SasuHina

di Eglaya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 ***
Capitolo 19: *** Chapter 19 ***
Capitolo 20: *** Chapter 20 ***
Capitolo 21: *** Chapter 21 ***
Capitolo 22: *** Chapter 22 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***





Quando non hai nulla, non hai bisogno di nulla. Quando non vedi niente, il motivo può solitamente ridursi ad una opzione tra queste tre:

* sei cieco;
* il malfunzionamento della vista è temporaneo o indotto da alcune droghe;
* nella stanza è troppo buio.

In questo caso, comunque, tutte le varianti erano possibili. Qualsiasi fosse la ragione, Sasuke era disteso con gli occhi chiusi ed era totalmente disinteressato dalla possibilità di vedere qualcosa. Era immerso nell'oscurità della mezzanotte ad inverno inoltrato. Non sapeva che non c'era un singola stella nel cielo. Il cielo infatti era coperto da un denso strato di nuvole, che impedivano al freddo di espandersi, ma al tempo stesso opprimevano gli abitanti. I lampioni stradali non erano granché d'aiuto. A causa di quel tempo cupo la luce di solito brillante ora era fioca e pallida, come se si guardasse attraverso il vetro di una bottiglia sporca.

La finestra della sua stanza d'ospedale era coperta da una tenda scura che non lasciava passare un solo raggio neppure nella fase più luminosa della giornata. Ogni cosa appariva lugubre in quella piccola camera - bianche pareti spettrali, una sedia spartana vicino al letto del paziente e lo stesso paziente che sembrava più il Mietitore d'Anime che un giovane uomo nel fiore dei vent'anni.

Sasuke era cieco. Già da un paio di settimane. Fin da quel giorno, quando Sakura era precipitata nella sua stanza come se fosse passato un tifone e gli aveva bloccato i nervi visivi usando i canali di chakra, lui non ha mai riaperto gli occhi scuri. Quegli occhi che gli procuravano forti emicranie ormai da alcuni anni. La loro luce svaniva di tanto in tanto, anche se qualche volta la vista diventava più penetrante di quella di un rapace. Quando scandalosamente era tornato alla rinnovata Konoha (dopo aver pianificato e tentato per parecchio tempo di cancellare il suo paese natale dalla faccia della terra), Sasuke aveva provato a usare lo sharingan più raramente possibile, dipendendo solamente dai suoi taijutsu e ninjutsu ma il suo sangue era come una sorta di maledizione. Più conosci, più sai che devi sacrificarti per trattenere quella conoscenza, se non vuoi usarla.

Non c'è bisogno di dire che quando un'infermità è lì da tanto tempo, può capitare che una persona ci faccia l'abitudine, perciò Sasuke non era sorpreso più di tanto quando la sua vista iniziava a calare a metà giornata, dovendo far affidamento sul suo udito e sul tatto per tentare di tornare a casa attraverso la strada affollata di Konoha. Questa era una delle ragioni del perché non aveva intrapreso più nessuna missione. Magari la quinta strega gli avrebbe affidato le missioni di più alto livello, ma non era abbastanza "accecato" dalle sue abilità da offrire volontariamente i suoi servizi e rischiare il successo della missione.
Forse era solo un egoista emo idiota, ma non era completamente tocco.
Ad ogni modo non poteva durare a lungo, perché il biondo aveva capito tutto e aveva spettegolato su di lui con Sakura. Sakura, di rimando, aveva detto tutto alla vecchia strega e Sasuke, ch'era stato ricoverato tanto rapidamente da non essersi neppure registrato, aveva dovuto continuare a soffrire per strane analisi ed esperimenti ogni singolo giorno. Ogni cosa, passando da un mero controllo della vista guardando una tavola piena di forme geometriche con un occhio coperto, fino ai fantastici jutsu medici, che lo lasciavano solo affamato o gli procuravano un indescrivibile prurito alla schiena solitamente a metà tra la quinta o la sesta costola a sinistra.

Era così stanco di tutto che non aveva nessuna voglia di obiettare su qualcosa. Stava soffrendo in silenzio, senza mostrare emozioni sia positive che negative. Non aveva detto una parola neppure quando agli Hyuuga era stato chiesto “salvate Uchiha Sasuke”; specialmente in circostanze normali il suo occhio destro avrebbe cominciato a fremere e avrebbe sperimentato terribili crampi allo stomaco, mentre adesso non gli interessava per niente. Avrebbe potuto facilmente mandare a chiamare il Team Falco, che in questo momento portava a compimento per Konoha missioni di livello S. Ma tant'è. Non aveva nessuna voglia d'impedirglielo. Inoltre, quella folle di Karin avrebbe iniziato a seccarlo di nuovo… inutile dire, che dopo tutti quegli anni stava iniziando ad apprezzare la preoccupazione delle persone e tutto il resto, ma ora come ora voleva solo pace e quiete. Sasuke era sicuro che le opportunità di migliorare erano davvero irrisorie. Un Uchiha potrebbe essere curato solo da un altro Uchiha. Ma lui era l'unico rimasto. Adesso VERAMENTE l'unico. Chiunque poteva avere uno sharingan ma non poteva essere un Uchiha in nessun modo.

Così dopo un po' di mesi di ricerca totalmente inutile sulle cause della sua indisposizione e dopo aver mandato tutti gli Hyuuga all'inferno (Sasuke credeva in parte che il clan non stava nemmeno tentando di aiutarlo, erano giusto rimasti per un po' di giorni davanti alle analisi solo perché erano interessati a lui), Sakura aveva deciso di bloccare i suoi nervi ottici così che la vista non si deteriorasse ulteriormente, finché non avesse trovato una ragione al perché il mangekyo gli stava danneggiando gli occhi così pesantemente.
“Diventerai cieco prima o poi in ogni caso, se non ti curiamo,” gli disse lei. “Ecco qual'è la differenza – diventare cieco per un po' di tempo adesso, o diventare cieco per il resto della tua vita dopo?"

Aveva semplicemente alzato le spalle e lei gli aveva tolto la vista. Almeno lei non era più quella ragazza schizzata dai tempi dell'Accademia Ninja che gli veniva appresso tutti i giorni. Era veramente professionale e stava tentando veramente di scoprire cosa c'era che non andava. Lei viveva. Lo stupido biondino viveva. Tutto il maledetto Villaggio della Foglia viveva. Lui era sospeso nel tempo.

***

Sakura si stropicciò gli occhi stanchi e guardò fuori dalla finestra. Stava nevicando di nuovo. In grandi e soffici fiocchi di neve. Cadevano l'uno dopo l'altro, turbinando su Konoha in quella oscura notte di metà inverno, coprendo il villaggio con un manto bianco e soffice, dall'ingannevole bellezza. Sospirò e si concentrò sulla pila di fogli ancora sulla sua scrivania. Adesso, che era praticamente un ninja medico maggiore, il suo campo in ambito lavorativo si era ampliato tremendamente, ciò voleva dire che aveva a che fare costantemente con un mucchio di scartoffie. Talvolta desiderava stringere i pugni con tutta la sua forza e sommergere con quei fogli tutto il pavimento dell'ospedale, ma avrebbe causato danni all'intero edificio, così si conteneva e continuava a scrivere.

E adesso c'era il caso di Sasuke in cima a tutto. Non voleva ammetterlo, ma non aveva la più pallida idea su quella che poteva essere la causa della sua malattia. Doveva esserci un indizio. Qualsiasi genere di elemento, celato nell'iride, in fondo ai suoi occhi, nel suo sangue o nel DNA. Probabilmente non era abbastanza esperta sulle abilità innate. Per questo aveva chiesto aiuto agli Hyuuga, sperando che alla fine o Neji o Hinata potessero aiutarla a convincere i vecchi capi clan ad aiutare il loro ex compagno (o il Traditore, molte persone lo consideravano realmente così). Dopotutto era credenza comune che lo Sharingan fosse un derivato del Byakugan. Comunque, alle giovani generazioni non era permesso di avvicinarsi all'Uchiha. Gli anziani si presentarono solo un paio di volte, rimasero in piedi osservando gli esami, e poi se ne andavano via, dopo aver dato qualche consiglio ambiguo e distratto.

Sakura non poteva prendersela con loro. Un Uchiha con un alto livello di mangekyo sharingan era veramente una utile ma instabile arma, mentre un Uchiha cieco era solo un jounin mediocre ed assolutamente innocuo anche se una fonte inesauribile di informazioni. Specialmente adesso quando gli si chiede la risposta su qualche domanda riguardante una tecnica, lui la conosce. A meno che qualcuno non chiedeva qualcosa su di lui, l' Uchiha era calmo e pigro come un leopardo infinitamente sazio.

Sakura firmò un altro documento e portò un ciuffo ribelle dietro l'orecchio. I capelli rosa le arrivavano di nuovo ai gomiti e stava considerando seriamente di tagliarli in una acconciatura più pratica. Per prima cosa, si intromettevano durante le missioni e sul lavoro. Secondo, stava diventando sempre più simile al Quinto e non voleva essere comparata con la sua maestra almeno in quell'aspetto. Specialmente quando Naruto le ricordava costantemente cose del tipo: "Hai ancora bisogno di crescere prima di poter arrivare al livello tettonico di nonna Tsunade, forse dovresti bere qualche intruglio o cose del genere?"

Il medico spezzò la matita a metà e guardò sorpresa la sua mano. Si era lasciata trasportare di nuovo. Scosse la testa e si alzò. Il suo ufficio era spazioso, ma senza tutti quegli armadi con documenti e libri in abbondanza sarebbe stato molto più grande. Ogni tanto desiderava di avere come una sorta di aggeggio meccanico o un mezzo, leggermente più grande del suo mignolo o almeno più piccolo di una testa umana, per immagazzinare informazioni. Doveva parlarne con gli scienziati di Konoha. Basta con tutti quei ninjutsu. Era ora di pensare alla tecnologia.

Spense la lampada da tavolo e afferrò un mucchio di fogli con l'intenzione di portarli nell'ufficio del suo superiore. Doveva anche visitare Sasuke Uchiha prima di lasciare l'ospedale. In realtà avrebbe saltato volentieri quell'ultima visita, ma era necessaria per controllare i suoi indicatori di salute, e inoltre, aveva promesso a Naruto di dare un'occhiata al loro ex compagno di squadra. Non era né un dovere e né un obbligo, ma lui era costantemente solo. Solo nell'oscurità assoluta. Doveva essere terribile.

Sakura sorrise. Probabilmente la parola “terribile” non era presente nel vocabolario personale di Sasuke. Comunque, come capeggiò la porta sentì lo stomaco ribollire ansiosamente. La ragazza sapeva perché. Temeva che si sarebbe sentita troppo compassionevole nel momento stesso in cui avrebbe posato i suoi occhi su Sasuke. Aveva paura che lui percepisse la sua commiserazione. Aveva speso talmente tanti anni con lui da sapere che la sua pietà l'avrebbe fatto solo arrabbiare ulteriormente.

Quando raggiunse la maniglia, percepì un leggero bussare. Sakura aprì la porta sorpresa e incontrò dei trasparenti occhi nebbiosi. Hinata fece scivolare all'indietro il suo innevato e peloso cappuccio, e tentò di sorridere.

“Hinata-chan?” Sakura sbatté le palpebre.

"Sakura-chan," Hinata sbottonò il suo caldo piumino e tirò fuori un quaderno blu scuro“
"Ho copiato un capitolo dal libro del mio clan sulle abilità innate, come ti avevo promesso,” offrì a Sakura il quaderno, “Spero che ti sia d'aiuto.”

Sakura prese il quaderno stupita e aprì la prima pagina. Molte linee nell'accurata e minuta calligrafia di Hinata Hyuuga raccontavano della struttura dell'occhio e delle speciali abilità di quel particolare clan. Ricordò che Hinata aveva promesso di cercare qualsiasi genere di informazioni che potevano essere utili nel caso di Sasuke, ma doveva far particolare attenzione per non alimentare i sospetti del padre. Ogni singolo membro della sua famiglia avrebbe realizzato immediatamente che stava tentando d'aiutare l'Uchiha. Pertanto erano passate due settimane dalla sua promessa fino al suo adempimento. Immediatamente Sakura sperò che ci fossero più persone come Hinata, che aiutavano senza nessun tornaconto, aiutando semplicemente perchè erano sinceramente gentili.

“Ti ringrazio moltissimo,” disse flebilmente Sakura, sfogliando le pagine. Si morse il labbro, tentando di trattenere quel groppo in gola.

"E'... è tutto a posto?” durante quegli anni Hinata aveva imparato a nascondere i balbettii anche in presenza di Naruto, ma anche così il suo modo di parlare rimaneva sommesso e timido.

“In effetti…” Sakura si appoggiò alla porta e fissò la ragazza di fronte a lei. Non erano mai state troppo in confidenza. Hinata non era Ino, ma c'era qualcosa nella mora che le ispirava fiducia. “Non voglio andare nella sua stanza… Non voglio provare compassione per lui,” Hinata abbassò la testa, quando gli occhi smeraldini di Sakura si illuminarono. “Ma non voglio neppure che rimanga solo… e devo ancora consegnare queste scartoffie al mio superiore…” alzò il capo improvvisamente. "Hai il coprifuoco?"

“Scusami?” Hinata la guardò sorpresa. “Io… io… io non ho il coprifuoco. Io sono... adulta.”

“Puoi passare un po' di tempo con lui, per favore?” Sakura strinse le mani di Hinata. "Inizia ad essere pesante per me; non posso passare un'altra notte come questa.”

“Io?” Hinata sbatté le palpebre. “Ma io… praticamente non lo conosco… Non ho mai parlato decentemente con lui in tutta la mia vita…”

“Non c'è bisogno di chiacchierare,” Sakura scosse la testa. “Siediti vicino a lui per un po', per favore? Bastano 10 minuti. Per Favore,” Hinata sussultò quando quegli occhi smeraldo la trapassarono.

“Va- va bene.”

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Salve a tutti! E' la traduttrice che vi parla!!! *adrenalina a mille*
Come vi è sembrato questo primo capitolo?? Spero di essere stata quantomeno decente nella traduzione >///<
Io da NARUHINA persa non so perché ultimamente sto sclerando per le SASUHINA...cavolo...mi ispirano s***o selvaggio XD
E quindi mi sono cimentata in quest'impresa (anche perchè se non rinverdisco il mio inglese mi scordo pure che "The cat is on the table" (LEVATI sacco di pulci!!!))
OK...psichiatra e camicia di forza a parte...fino ad ora ho tradotto pochi capitoli quindi scoprirò anch'io la storia a poco a poco. ^^
Comunque questo è il link dell'originale----->SasuHina
Precisazione:
-la storia è stata scritta verso la fine del 2008 quindi non rispecchia la continuità temporale del manga ne tantomeno gli eventi...(tipo SPOILERSPOILERSPOILER >_< *aaargh*)

Beh, si salpaaa!!! Spero non abbandonerete la scialuppa!! -ci sono gli squali!-
Mi fido: alla prossima :)

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***





C'erano solo tre luci nel lungo corridoio. Le lampadine assolvevano appena ai loro doveri, visto che i muri erano coperti da una leggera patina verdastra, che poteva risultare claustrofobica anche per la persona più coraggiosa.

Hinata si strinse nel piumino, curva e piegata in avanti, contava ansiosamente le porte alla sua sinistra. I nomi dei pazienti passavano sfuggenti davanti ai suoi occhi. Tanaka Noriko, Lockon Stratos, Matsumoto Rangiku, Sugihara Kai…
Hinata si bloccò. “Uchiha Sasuke”. Rimase immobile di fronte alla porta chiusa, fissando le scheggiature della vernice grigiastra.

Da quando aveva salutato Sakura prima che andasse nell'ufficio del suo superiore e aveva raggiunto il 4° piano, Hinata si sentiva come un vitello mandato al macello senza opporre resistenza. Trovava strano che non avesse ancora provato a chiedere a sé stessa perché diavolo lo stesse facendo. Perché aveva accettato di adempiere alla richiesta di Sakura? Era una persona debole e se fosse capitato una volta d'uscire dalla solita routine, si sarebbe sentita persa e fuori dal mondo. Qualsiasi modifica nei suoi piani avrebbe prevalso su di lei, anche se il cambiamento fosse stato solo una persona incontrata per strada o un cane che corre nel cortile.

Non c'era bisogno di dire che talvolta certi cambiamenti sono benvenuti, talvolta non molto ma tutti hanno una cosa in comune: riuscivano a renderla immediatamente confusa. Si era sentita smarrita quando Neji le aveva comprato alcuni semi rari di erbe medicinali, bramati per secoli, ma di cui non aveva mai parlato con nessuno. Si era sentita smarrita quando uno straniero l'aveva fermata in una via di Konoha e le aveva chiesto indicazioni in una lingua straniera che conosceva perfettamente, ma esattamente in quel momento la sua lingua aveva deciso di non muoversi. Si era sentita smarrita quando un giorno il suo parrucchiere le aveva tagliato un po' più del solito la frangia, e ora portava i lunghi capelli con la piega a sinistra e la frangia di traverso che le copriva il sopracciglio destro, l'angolo dell'occhio e lo zigomo.

Si sentiva persa. Perché credeva che fosse maleducato piombare inaspettatamente nello spazio personale di una persona, anche se quella persona era malata e completamente sola. Hinata era una di quelle persone che conosceva la preziosità della solitudine. Ma d'altra parte era anche una di quelle che tengono alla parola data, quindi, qualsiasi opzione avesse scelto, avrebbe comunque calpestato almeno uno dei suoi principi. E poiché non c'era nessuno ad aspettarla a casa, Hinata aveva deciso che non c'era niente di male nello stare seduta in silenzio per un po' di minuti nella stanza di una persona addormentata.

Quando raggiunse la maniglia si rammaricò di non aver portato nessun regalo o qualcosa del genere. Si sarebbe potuta almeno fermare nella sala con il distributore automatico e comprare delle bibite o dei biscotti. Hinata abbozzò un sorriso triste - la sua mente era tarda come sempre. Girò la maniglia e aprì la porta.

Non fu sorpresa dalla completa oscurità, ma l'aria soffocante le risultò oppressiva. Sentiva il rumore dell'aria condizionata, ma sembrava che non stesse funzionando bene. Proprio come le lampadine. Forse neppure le apparecchiature elettriche avevano voglia di lavorare in inverno. Non c'era quindi nessun motivo di cercare l'interruttore della luce nella stanza.

Sulle guance di Hinata comparvero i vasi sanguigni in rilievo, quando attivò il suo byakugan. La vista della camera era in negativo, ma ora poteva vedere tutto più chiaramente. Si incamminò timidamente e diede una sbirciatina a sinistra verso il letto del paziente. Sasuke era disteso sulla schiena con gli occhi chiusi e respirava con calma. Stava dormendo, pensò Hinata muovendosi verso la finestra.

Non lavorava in un ospedale e non era brava a curare come Sakura, ma anche una persona senza esperienza sapeva che un alito d'aria fresca era meglio di quell'atmosfera stantia, quindi come s'avvicinò al davanzale, aprì silenziosamente una piccola parte della finestra. Leggermente. E addirittura così un soffio fresco e piuttosto raggelante d'aria invernale s'inoltrò dentro. Hinata camminò di nuovo verso la porta e controllò che fosse ben chiusa. Era preoccupata d'aver lasciato uno spiraglio aperto per la corrente. Poteva sentire il calore del pavimento attraverso la suola spessa delle scarpe, ma anche il più piccolo spiraglio sarebbe potuto essere pericoloso per una persona seriamente malata. Beh, il problema di Sasuke non era nei polmoni, ma tanto valeva. Hinata non voleva che la sua situazione peggiorasse mentre lei era là.

Stava facendo più caldo e Hinata si tolse la giacca appendendola sulla sedia che si trovava attaccata al comodino del paziente, rimanendo con un dolcevita. Diede uno sguardo ai poveri interni della stanza, e si sedette sull'orlo della sedia, poggiando le mani sulle ginocchia.

Rimase seduta silenziosamente per un po', guardando la finestra, concentrata sulla neve che precipitava oltre il vetro. Era veramente silenziosa quella stanza. Anche la respirazione di Sasuke era appena appena percettibile. Come se non fosse lì. Hinata si voltò con malavoglia e lo squadrò dalla testa ai piedi. Piegò la testa, provando a dare uno sguardo più da vicino alle sue caratteristiche.

C'era una cosa che non era cambiata in tutti questi anni - l'acconciatura dell'Uchiha, anche se senza la riga che partiva dal centro e con in un più una frangia improvvisata. Il resto era…
l'unica immagine chiara di Sasuke Uchiha risaliva nella sua memoria ai giorni dell' Accademia Ninja, quando era il personaggio misterioso ma pur sempre positivo. Il ragazzo geniale, che riceveva lettere d'amore ogni giorno. Hinata praticamente conosceva tutto questo, perché era nella stessa squadra di Naruto. Per quanto riguardava Sasuke stesso lo considerava una persona cupa e scontrosa. E non aveva nessuna ragione per provare a scoprire altro. Sasuke era… non interessante per Hinata. Semplicemente non la intrigava.

E adesso era seduta accanto ad una persona di cui non conosceva niente. Immaginava di dover rimanere vicino a lui per un po' di tempo, così che potesse sentire una presenza umana, sentire la compagnia, ma Hinata non aveva idea di come avrebbe potuto farlo. D'altra parte, il fatto che nel meccanismo complicato del suo cervello non provasse una singola emozione per Sasuke era solo una buona cosa, poiché non poteva sentire la pietà, che a Sakura faceva tanta paura.

I suoi occhi si spostarono in basso, sulle protuberanze degli zigomi e della mascella dalla forma squadrata. Era coperto con un lenzuolo bianco fino al busto e solo le sue pallide e rigide braccia erano visibili sopra il letto. I vasi sanguigni sulle guance di Hinata si gonfiarono ulteriormente, quando iniziò l'analisi dei canali di chakra. Uno sguardo era sufficiente per trovare il nervo visivo bloccato e il nuovo circuito che il chakra aveva trovato dopo aver aggirato l'ostacolo. Hinata non trovava altre anomalie e sbatté gli occhi, perdendo la concentrazione. Strano.

Guardò in basso. La struttura di base dello sharingan sarebbe dovuta essere qualcosa di simile a quella del byakugan. Forse doveva passare più tempo ad analizzarlo, ma anche ad un primo sguardo Hinata doveva ammettere che in sostanza non vi era nulla di sbagliato nei suoi occhi. Come se la malattia fosse una bugia. Come se… come se non avesse nessuna voglia di riprendersi.

Hinata sospirò e controllò l'orologio. Era stata lì per ben 7 minuti. Non poteva credere d'aver esaminato Sasuke Uchiha con il suo byakugan per così tanto tempo. Forse stava semplicemente provando a memorizzare più cose possibili, in modo che potesse ricercare in seguito alcune informazioni sulle abilità innate e sulle malattie oculari nella biblioteca di famiglia. Una cosa era certa però, non era troppo preoccupata delle sorti di Sasuke. Beh, lei era certamente una persona comprensiva e non voleva il male o il dolore di nessuno, d'altronde, Naruto era molto preoccupato per Sasuke (anche se cercava di far finta che non gli interessasse), e Hinata era pronta a compiere ogni sforzo per Naruto. Silenziosamente, con calma e perseveranza. Come solo Hinata Hyuuga poteva fare.

La lancetta dei minuti si mosse d'un altro passo, annunciando che era rimasta esattamente i dieci minuti che aveva promesso. Hinata s'alzò e camminò accanto al letto. Guardò in basso verso il viso rilassato di Sasuke e decise segretamente d'aiutarlo. Così che Sakura non dovesse più preoccuparsi di questo. E Naruto... Così che Naruto potesse sorridere da un orecchio all'altro ancora una volta.

Hinata scosse la testa insensibilmente e si girò per andarsene. Poté appena trattenere uno strillo, quando il suo polso destro fu afferrato da una presa decisa.

“Tu non sei Sakura” sentì. Era una voce rauca e assonnata, certamente non usata per parlare.

Hinata si girò. Sasuke stava praticamente sospeso oltre il letto. Le sue lunghe e forti dita serravano il suo polso, l'Uchiha la fissava con quei suoi occhi neri, che non potevano vedere nulla.


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UUUH, quanto sono pigra...e quanto siete pigri voi lettori XD
Che penserà questa povera autrice nel vedere così TANTE recensioni?? Ma che sono una capra a tradurre! ovviamente -_-
Però qualcuno l'ha messa tra le seguite e questa è già una buona cosa!!
Comunque, qua Hinata si fa una cifra di pippe mentali XD
Io non riesco a pensare così tanto!! :P
Vogliamo i fattiiiii susu!! ^^

Beh, alla prossimaaa!!!

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***





A causa del byakugan gli occhi di Sasuke sembravano bianchi come la neve. Hinata non se l'aspettava e per un secondo perse l'equilibrio. Disattivò la tecnica così che il bianco vuoto delle iridi non la disturbasse. Divenne buio in un attimo, eppure riusciva ancora a distinguere la sua figura.

Invece di fuggire dalla stanza il più velocemente possibile, dopo un attimo d'esitazione, Hinata afferrò le dita sul suo polso con la mano libera. Solo nel momento in cui lo toccò con l'altra mano si rese conto di quanto le sue dita fossero fredde. Afferrò più fermamente quella mano e la tirò via dal polso. Il fatto che egli non avesse opposto nemmeno un po' di resistenza non la sorprese, sebbene non sapesse perché. Lui si ridistese obbediente sul suo letto e non disse niente, neppure quando Hinata lo rimboccò e gli mise la mano che l'aveva catturata attentamente a lato. I suoi movimenti erano lenti, ma non indolenti.

“Io sono… Hinata,” disse dopo aver aggiustato il lenzuolo sgualcito. Lo sentì deglutire lentamente.

“Hyuuga,” se anche fosse stata una domanda, il suo tono era piatto come una sardina.

Hinata guardava la faccia impassibile dell'Uchiha e i suoi occhi che fissavano ciecamente il soffitto. Si risedette sulla sedia come se qualcuno l'avesse tirata giù a forza.

“Perché?” un'altra parola monocorde sfuggì dal suo petto e Hinata si sentì dispiaciuta di non avergli portato nulla da bere. Il modo in cui apriva e chiudeva la bocca era sufficiente a dimostrare che la sua gola era secca come il deserto.

“E' solo… accaduto così,” rispose, perché lei stessa non sapeva veramente ‘perché’. “Sakura doveva occuparsi di alcune carte e…” stava per dire altro, ma fu interrotta da un inaspettato “tsk” di Sasuke.

Sapeva che spesso le persone la consideravano noiosa o seccante, così Hinata non se ne preoccupò. Si limitò a tacere come aveva sentito Sasuke produrre quel suono pieno di disdegno. Ma in realtà non percepiva alcun tipo di ostilità provenire da lui e capì che la sua reazione non era causata dal fatto che stesse parlando. Era per il contenuto del suo discorso, che non aveva nulla a che fare con lei.

"Così alla fine s'è arresa,” disse Sasuke ed ella fu sorpresa di sentire sollievo nella sua voce.

Hinata si accigliò. Sembrava veramente un paziente che non aveva voglia di stare meglio, come se si ritenesse di meritarsi quella malattia. Non era nuova a quel tipo di situazioni ma quel genere di atteggiamento non corrispondeva del tutto alla reputazione dell'Uchiha. Qualcuno avrebbe potuto pensare che si stesse auto-punendo, come se si trattasse di un metodo particolare di pentimento.

“Non penso che Sakura abbia mollato,” scosse la testa nonostante Sasuke non potesse vederla. “Non abbandonerebbe un amico nel momento del bisogno.”

Tornò silenziosa dopo un'altro “tsk” di Sasuke. Lui volse la testa verso la parete e Hinata penso ch'era un segnale perché andasse via, ma quella persona… il suo atteggiamento era così strano che decise di rimanere un altro po' di minuti. Era strano, perché ognuno… beh, non proprio ogni singola persona, ma alcuni importanti e famosi ninja di Konoha stavano provando seriamente a salvare i suoi occhi. Aveva persone che si prendevano molta cura di lui. Persone che avrebbero venduto l'anima per lui. Ma lui non l'apprezzava. Sembrava che non stesse collaborando nemmeno con i dottori, a parte quelle risposte secche su dove sentiva male o dove non. Contraddiceva se stesso: rimaneva nell'ospedale, aveva lasciato che lo accecassero, ma non poteva interessargli di meno riguardo al risultato e all'obiettivo. Praticamente era come se fosse annoiato a morte e non avesse nulla di meglio da fare.

Era seduta e lo guardava, pensando a cosa avrebbe potuto dire ma il tempo passava via ticchettando e le parole fuggivano via tacite. La sua mente era vuota. Poteva immaginarlo rifiutare con disinvoltura qualsiasi suggerimento che potesse fargli o semplicemente che stesse muto come un pesce. Hinata sapeva da sempre di avere dei problemi (specialmente a causa del suo complesso d'inferiorità), ma questo ragazzo aveva davvero bisogno dell'aiuto di un professionista. Il trauma infantile che aveva subìto gli aveva fuso il cervello seriamente e non sarebbe mai stato capace di adattarsi propriamente alla società di Konoha.

Se qualcuno gli potesse dimostrare che ci sono ancora tante cose da fare e da vedere… Forse si sveglierebbe da questo letargo. Ma se neppure Naruto era stato capace di farlo tornare normale (fisicamente e in qualsiasi altro modo), Hinata non poteva nemmeno immaginare, cosa potesse penetrare quella pelle dura.

Lui inspirò e Hinata poté sentire il modo in cui l'aria inalata graffiava la sua gola secca. Smise di focalizzarsi su pensieri cervello-danneggianti e teorico-filosofici e si concentrò su problemi molto più pratici.

Si alzò.

“Tra un po' torno,” disse e uscì fuori dalla stanza.

Se fosse stato alcuni anni più giovane Sasuke, se ne sarebbe uscito con un "finalmente" o "fa come ti pare" o (se si fosse bevuto il cervello) "dove stai andando?”. Invece ora si era soltanto girato, portando indietro la testa verso il soffitto, disegnando varie forme su quella tela nera, che ora era tutto quel che lo circondava, con una mentale matita bianca.

Lui non aveva paura del buio. Non temeva nulla. Non aveva niente da perdere. Non voleva niente. In parte quell'oscurità era anche accogliente e attraente. Era disteso con tutti i muscoli rilassati e rimpiangeva solo una cosa: che potesse ancora sentire e provare di tutto. Durante le settimane passate il suo udito era diventato ipersensibile ed ora mentre giaceva disteso nella sua stanza riusciva a sentire persino le infermiere che camminavano silenziosamente all'estremita del corridoio. Era seccante. E talvolta sentiva crampi alla tibia destra. Anche quello era seccante. Il problema era, tuttavia, che per non sentire più nulla o doveva uccidersi, o doveva chiedere a qualcuno di mandarlo in coma.

E non aveva mai considerato il suicidio come una scappatoia. Si sarebbe torturato ogni singolo giorno con le stesse noiose attività piuttosto che uccidersi rapidamente. Credeva di non avere il diritto di suicidarsi.

L'udito lo avvisò di nuovo, la testa di Sasuke iniziò a pulsare con un martellare silenzioso proveniente da lontano, dalla fine del corridoio. Era il rumore di passi di una donna e poiché l'aveva già sentito prima, Sasuke realizzò immediatamente che era la Hyuuga. In effetti, la sua presenza era così strana, inaspettata e fortuita che era quasi...interessante. Come se fosse una canzone selezionata casualmente da un jude box. Come un alito d'aria fresca.

Sasuke trasse un respiro profondo attraverso il naso. Fra tutta quella massa di ossigeno inalato, poté sentire il fresco proveniente dall'esterno. Aveva sempre associato gli Hyuuga con il freddo. Probabilmente a causa dei loro occhi. Se gli Uchiha erano il fuoco, allora gli Hyuuga erano l'infrangibile ghiaccio. Ma proprio oggi era tutto l'opposto. Sasuke sentiva che il suo corpo e la sua circolazione erano intirizzite, e giaceva su quel letto come un vegetale. Invece, quando lei l'aveva toccato, aveva sentito che le mani della Hyuuga erano calde e senza la freddezza della professionalità. Non centravano niente con le mani di Sakura, che manifestavano tutta la sua esperienza e competenza; non centravano niente con le mani delle infermiere e dei dottori che facevano solo il loro lavoro.

La Hyuuga non stava tentando di curarlo e non aveva mostrato alcun segno di voler salvare i suoi occhi o di uscirsene con una altro discorso incoraggiante. E' un dato di fatto che ne avesse già sentiti centinaia ed esattamente per la stessa quantità di volte in cui avrebbe voluto prendere a calci le chiappe di quegli oratori. Finora era stata pure abbastanza silenziosa. E decise che avrebbe provato a tollerarla per un po'. Sempre se non fosse rimasta per troppo tempo.

La porta si aprì e Sasuke sentì la Hyuuga entrare e sedersi ancora una volta sulla sedia davanti al suo letto. I vestiti frusciarono con delicatezza e giudicò che qualsiasi fosse l'indumento che portava, era tanto ampio da non costringerla nei movimenti. Strinse la mascella quando la sentì schiarirsi la gola.

“Il distributore dell'acqua era vuoto," emise con quella voce fievole da suonare abbastanza bene alle orecchie. “Quindi ho preso due succhi – pesca e pomodoro…” afferrò fermamente il cartone tra le mani. “Quale preferisci? Mi dispiace ma non c'era una vastissima scelta, c'erano solo questi due gusti"”

In realtà, c'era anche il succo di carota nel distributore, ma Hinata aveva deciso che dare succo di carota ad una persona cieca poteva risultare un po' troppo grottesco.

“Non sono assetato,” ansimò.

"La tua voce dice il contrario, Uchiha-san," disse Hinata silenziosamente e guardò la sua faccia con attenzione quando aggrottò le sopracciglia all'aggiunta dell'onorifico al nome. Ma lei non poteva parlare diversamente. Era l'usanza che le avevano insegnato. Inoltre lui non aveva più dodici anni, e non poteva chiamarlo Sasuke-kun così inaspettatamente.

Hinata chinò il capo fissandosi le ginocchia, seduta in un silenzio di tomba. Qualche nervo nella testa di Sasuke cominciò a contrarsi. Comprese che, nonostante fosse una timida tonta, la Hyuuga doveva essere anche più caparbia di Sakura, e non c'era modo che lo lasciasse in pace finché non avesse bevuto almeno un pacco di quel succo maledetto.

Sasuke sospirò e si tirò su lentamente, centimetro dopo centimetro. Hinata lo guardò sorpresa. Aveva steso il braccio destro con il palmo rivolto verso l'alto.

“Pomodoro,” disse.

Hinata scartò immediatamente una piccola cannuccia e la spinse attraverso il pacco, forandolo in cima. Poi allungò con attenzione il braccio in avanti con l'intenzione di dare il succo a Sasuke, ma prese anche la mano di lui nella sua per sicurezza, in modo che il succo non cadesse se preso nel modo sbagliato.

Il pacco freddo fece rabbrividire il braccio di Sasuke. Beh, pensò che la causa fosse del succo di frutta. Portò la bevanda vicino alla bocca, tenendo il pacco con entrambe le mani, finché finalmente sentì la cannuccia tra le labbra e iniziò a succhiare lentamente ogni singolo millilitro. Nel frattempo Hinata pensava che molto probabilmente la vista non era l'unico dei suoi problemi. Doveva esserci qualcosa di sbagliato nella sua circolazione sanguigna visto che le sue labbra erano pallide quanto la sua pelle. Chiaramente, era difficile distinguere i colori in quel buio, ma il solo fatto che non potesse valutare la differenza tra la sua pelle e le sue labbra la disturbava parecchio.

Quando il pacco fu vuoto Sasuke lo porse disinvoltamente a Hinata e si distese di nuovo appena fu nelle mani di lei. Hinata annuì leggermente, soddisfatta con se stessa e si alzò, stavolta voleva dire veramente che poteva tornare a casa. Prese la giacca dallo schienale della sedia, infilò il pacco vuoto nella tasca, e s'infilò la giacca frusciante.

Tirò su la zip e si indirizzò verso la finestra con l'intenzione di chiuderla.

“Lascia perdere,” disse egli con voce disinvolta, che non era più così svogliata come prima.

Hinata ritirò la mano e mise il succo alla pesca sul davanzale. Attraversò lentamente la stanza e si fermò con la mano sulla maniglia. Nessuno visitava Sasuke, pensò. Naruto era in missione perché il figlio del Quarto era un articolo richiestissimo che il Quinto tentava costantemente di vendere o affittare il più possibile, e Sasuke non aveva altri amici che non lo visitassero solo per senso del dovere. E non aveva famiglia.

Hinata paragonava frequentemente il clan Hyuuga ad una prigione ma l'essere soli doveva essere molto peggio. Non osava dire nulla, ma non poteva andarsene così. Strinse la maniglia con fermezza.

“Parla,” lei quasi trasalì quando sentì il tono imperativo dell' Uchiha.

Sasuke era stanco di aspettare che parlasse. Non aveva bisogno di vedere per capire che non se ne sarebbe andata finché non avesse detto quello che voleva. E per il bene della sua pace era pronto ad ascoltare qualsiasi sciocchezza la Hyuuga dovesse dire.

“Io… beh, molto probabilmente tornerò qualche volta… per vedere ancora Sakura,” iniziò con una punta d'esitazione. “Forse… forse tu… Ti piace qualcosa? Cioè, potrei portare qualcosa di cui l'ospedale non è provvisto… o anche…”

Sasuke chiuse gli occhi e sorrise canzonatorio, meravigliandosi del carattere sottomesso dell'erede degli Hyuuga.

“Sì, pomodori freschi.”

Hinata annuì e lasciò la stanza, chiudendo la porta silenziosamente. Solo quando ebbe tirato sù il cappuccio peloso sulla testa, verso la fine del corridoio, realizzò una cosa:
"Dove li vado a trovare pomodori freschi in pieno inverno?"

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Ecco postato il nuovo capitolo!!

E cosa vedono i miei occhi?? (tiè Sasuke alla facciaccia tua!)------>Oh gioia! Oh gaudio! 2 recensioniiiii *_*

...e dei COMPLIMENTI per la mia traduzioneeeee!!! Yatta!!! ^///^ UnBeLiEvAbLe XD

Mi sono così fomentata che nonostante all'inizio volessi insultare l'"emosità" di Sasuke, adesso ho solo voglia di fare festa ubriacandomi col succo di pomodoro!!
Chi brinda insieme a me?? ^^ (balla di fieno in arrivo... -_-)

Grazie ancora a KiMiKo_93 e a Namine1593 (e prendete esempio da loro!! ^^ Scherzo dai XD No, non è vero, non sto scherzando! :P)
Alla prossimaaa!

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***





Quando dopo la terza svolta a sinistra sbatté ancora sulla parete, Hinata non trovò più la cosa divertente e aprì gli occhi, si sedette sul pavimento strofinandosi il bernoccolo in fronte. Non aveva idea del perché avesse chiuso gli occhi mentre tornava a casa e avesse cominciato a vagare alla cieca per tutto il palazzo. Si potrebbe pensare che dopo aver trascorso tutta la vita nella stessa casa, dovesse conoscerla da cima a fondo, e dovrebbe essere facile trovare la strada per la camera anche nell'oscurità più assoluta, ma Hinata saltava sempre uno scalino o due e continuava a sbattere contro il muro.

I membri della famiglia, che passavano in quel momento, la guardavano con sospetto, molto probabilmente pensavano che gli Hyuuga erano spacciati con quel genere di erede. Ma Hinata non se ne curava. In primo luogo, questa storia dell'erede era solo -de facto- per così dire. Sì, beh, ufficialmente era ancora la futura capo clan, ma Hinata aveva smesso di credere molto tempo fa che le sarebbe stato affidato il governo della famiglia. Naturalmente sapeva lottare ed era ragionevolmente forte, specialmente dopo che Neji aveva iniziato ad addestrarla due anni prima, ma le sue abilità puntavano alle attività mediche e al giardinaggio, e non avevano niente a che fare con la vita dei ninja, piena di strumenti per uccidere. Inutile dire, che le abilità mediche erano senza dubbio importanti, ma proprio come tutte le importanti famiglie tradizionaliste (o le nazioni) gli Hyuuga erano duri da smuovere fuori dalla loro radicata inerzia. Non valutavano nessuna abilità fuorché quelle inerenti al combattimento. Il solo fatto che Neji fosse stato ammesso alle riunioni di famiglia era stato un cambiamento immenso in quella mentalità retrograda. Non erano pronti per altro.

Come se non fosse abbastanza, Hanabi possedeva un carattere molto più adatto per un leader. Per quanto riguardava il vecchio Hyuuga, per lui era niente far saltare alcuni fasi alla minore e farla divenire l'erede. Hinata sperava silenziosamente che il giorno in cui gli Hyuuga avessero deciso il nuovo capo qualcuno le chiedesse o ascoltasse la sua opinione e che lei fosse capace di dire una parola o due per Neji. Dopotutto, lui era il membro più talentuoso del clan e negli anni passati anche il suo umore si era mitigato. Naruto Uzumaki aveva calciato abbastanza il suo didietro per far realizzare allo Hyuuga che i fili del destino erano solo nelle sue mani.

"Le persone normali di solito guardano davanti" Hinata vide due piedi in calze di lana e si piegò un poco, quando suo cugino s'inginocchiò davanti a lei, raccogliendogli le cose che aveva lasciato cadere - il suo zaino, un rotolo manoscritto, alcune matite, e un foglio piegato...

Le persone normali di solito guardano avanti, pensò Hinata, ma volevo solo sapere come ci si sente a essere ciechi. Alzò gli occhi verso Neji. Una parte del suo viso era coperto dai lunghi capelli setosi, che non legava mai.

"Terribile…" disse incoerentemente legandosi ai pensieri precedenti.

Neji si fermò per un momento, prima di continuare ad infilare il manoscritto e le matite nella sua borsa. Fece un sorrisetto beffardo e la guardò.

"Terribile davvero," le offrì la mano e l'aiuto ad alzarsi.

"Grazie," disse Hinata, quando Neji le diede lo zaino e le porgeva il foglietto piegato, ma la curiosità ebbe la meglio su di lui e lo spiegò.

Fece una smorfia. C'era un'enorme colonna con quasi tutti i negozi di Konoha, scritti nella calligrafia ordinata di Hinata. Ed erano tutti barrati. Come se fosse alla ricerca di qualcosa e non riuscisse a trovarlo.

"Alimentari?" chiese incredulo, mostrandole la sua lista.

"Oh..." Hinata s'irrigidì, fissando il foglio di carta nella mano del cugino. "Sì" chinò la testa.

Era passata una settimana dalla sua visita all'Uchiha. Durante quei giorni feriali era sgattaiolata nella biblioteca del clan e aveva copiato parecchi paragrafi sulle malattie oculari da un libro enorme e voluminoso, che diceva qualcosa anche sulla connessione tra sharingan e byakugan. Ne mise al corrente Sakura e furono d'accordo di incontrarsi nel fine settimana. In realtà, era piuttosto sorpresa che Sakura prendesse seriamente in considerazione la sua opinione sulla questione. Ma ora Hinata stava davvero per presentarsi ancora all'ospedale, e non poteva togliersi l'Uchiha dalla testa.

Per essere più precisi – era stata una sua richiesta. Non avrebbe dovuto offrirsi volontaria di portargli qualcosa. Ora lei correva come una pazza per le strade innevate di Konoha, saccheggiando i negozi di alimentari, in cerca di pomodori freschi. Ma ogni cosa era fermentata, marinata, in salamoia o conservata, congelata o preservata in qualsiasi altro modo dall'estate e l'autunno. Uno non avrebbe mai trovato frutta fresca o verdura in questo periodo dell'anno. Hinata aveva persino pensato di usare una tecnica di richiamo per trasferirsi direttamente a Sud del paese del Fuoco. Ma sarebbe stato un po' troppo esagerato.

"Alla ricerca di qualcosa?" chiese Neji, ridandole la lista.

"M…" Hinata annuì, mise il foglio in tasca e si avviò verso la sua camera.

"Posso chiederti per cosa?" Neji la seguì. Camminava fiero e dritto, ma la sua postura non emanava il solito disprezzo per gli altri. Era leggermente irritato da questo, ma durante gli anni passati la ragazza era riuscita a domarlo come un gatto selvatico. Hinata mise lo zaino in spalla.

"Pomodori freschi," guardò in su verso il suo alto cugino. "Sai, FRESCHI."

"Vuoi sradicare la boscaglia?" Neji piegò la testa da un lato.

"Mmm…" Hinata abbassò la testa e camminò ricurva su sé stessa.

"Raddrizzati," ordinò Neji e lei si tese come una corda. "Hina-chan, pomodori?" chiese di nuovo. "A te non piacciono i pomodori…"

"Ma devono essere saporiti," Hinata controbatté in silenzio e Neji la trattenne per il gomito. Si fermarono entrambi davanti alla porta della stanza di Hinata.

"Troppi pomodori rendono la tua lingua dolorante," disse solennemente, guardandola con i suoi occhi nebbiosi. "E comunque preferisci i cetrioli. Perché hai bisogno di pomodori freschi?" chinò la testa in modo che Hinata potesse guardarlo dritto negli occhi.

"Io… Io ho promesso…" Hinata deglutì nervosamente. "Sono per una persona. Ho promesso che glieli avrei portati."

Neji sospirò e guardò oltre. Se Hinata prometteva qualcosa, viveva per essa. E l'avrebbe adempiuta, prima o poi. Era leggermente fastidioso. Nonostante la sua personalità era piuttosto testarda...

"Dovresti smetterla di promettere cose a ogni singola persona che incontri," disse. "E smettila di essere una perfetta Yamato Nadeshiko
*. Questa è la ragione per cui tutti ti usano."

Hinata arricciò le labbra e non disse niente. Aveva appena chiuso la borsa ermeticamente e guardava davanti a sé. C'era il colletto di Neji. Non sapeva se era lei a essere davvero bassa o se fosse Neji ad essere ridicolmente alto, ma il suo naso era al livello delle sue spalle.

Neji la guardò per un po', finché alla fine non strinse il pugno e, afferrandola per la mano, la trascinò per i corridoi del palazzo degli Hyuuga.

"Andiamo," disse lui camminando rapidamente. Hinata correva dietro di lui.

"Neji-niisan?" Neji ansimò sorpreso. I suoi capelli ondeggiavano con ogni passo che compieva.

"Mi sento stupido a copiare Shikamaru," borbottò. "Ma… めんどうくさい
**..."

Neji non sapeva cosa lo scocciava di più– I desideri di Hinata o il fatto che cercasse di soddisfare questi desideri, ma entrambi si ritrovarono ben presto sulla soglia del palazzo ed egli saltò dentro gli stivali senza ulteriori indugi. Hinata rimase interdetta. Sbatteva gli occhi non capendo niente di tutto questo. Neji si voltò e, vedendola ancora in calzini, corse verso l'attaccapanni, afferrò la giacca, tirò fuori dalla manica la grossa sciarpa, l'avvolse attorno al collo e alla bocca di Hinata, le gettò la giacca sulle spalle e la spinse verso i caldi stivali numero 37
***. Mentre Hinata era occupata ad infilarsi le scarpe, Neji si allacciò il giacchetto e alzò il cappuccio.

Di fuori ululava un forte vento, i lunghi capelli si sarebbero tutti impicciati se non avesse fatto nulla in proposito.

"Oh!" la porta di fronte venne aperta e una Hanabi innevata precipitò all'interno. "Niisan~!"

"Dì allo zio che molto probabilmente arriveremo tardi per cena," toccò la testa umida della ragazzina di passaggio, afferrò la caldamente coperta Hinata per il polso e corse nella tempesta di neve con lei.

"O…" Hanabi guardò di sottecchi la sorella maggiore e suo cugino scomparire dietro a un muro di neve bianca. "Ma è solo mezzogiorno!!" gridò, ma loro non la sentivano già più.

L'unica cosa che Hinata poteva vedere completamente durante la corsa era la schiena del cugino. Correva dietro di lui, tirando in alto le gambe, affondando nella neve. Il vento colorava le sue guance e silenziosamente ringraziava Neji, per averla avvolta nella sciarpa fin sopra le orecchie. Sbatté gli occhi colpiti dai fiocchi di neve e non voleva sapere quanta neve stesse prendendo Neji che correva davanti a lei, e che in parte la schermava dal vento.

Non stavano andando al villaggio. Le terre degli Hyuuga erano limitrofe a Konoha, e quando erano passati attraverso il cancello principale, Hinata aveva pensato che lui volesse dirigersi verso il centro del villaggio, ma dopo un po' di iarde giù per la strada principale, che conduceva a Konoha, avevano girato dietro l'angolo dritti verso la foresta, che si estendeva molto lontano dalla fine dei limiti amministrativi del villaggio.

Gli alberi erano cresciuti tutti su un terreno collinare e, invece di saltare da un ramo ad un altro; continuavano a correre in salita sulla terra, visto che c'era poca neve sul letto invernale della foresta. Il sentiero si faceva sempre più ripido e Hinata si accorse che gli mancava il fiato. Tuttavia, non rallentava e continuava a seguire Neji con insistenza, anche se correva come un tornado.

Si fermò solo quando si trovarono entrambi lontano sulle colline. Molto lontano da Konoha. Hinata si girò attorno, vide i tetti delle case della grandezza di capocchie di spillo. Respirava con difficoltà, meravigliata con sè stessa che fosse stata capace di compiere un percorso tanto complicato in così poco tempo. Ora nevicava leggermente e non si era ancora fatto buio.

Neji si diresse verso un gruppo di alberi esageratamente innevati. I loro cappucci appariscenti li facevano apparire come immense cupole.

"Qui," disse, e Hinata camminò confusa verso il cugino; egli era in piedi accanto a un vecchio tronco d'albero.

"Io non capis…" mormorò Hinata, ma Neji l'abbracciò da dietro e le sollevò la mano destra.

Il cuore di Hinata iniziò a battere impazzito. La sua mano guantata, trattenuta da Neji, toccò l'albero grigio e qualcosa cliccò. Alzò lo sguardo allarmata. Ci sarebbe dovuto essere un intrico di rami, ma si stava aprendo uno strano buco. Hinata non ebbe il tempo di gridare, perché Neji stringeva la sua vita con fermezza e incominciarono a salire verso l'alto, passando entrambi attraverso quel buco, usando nient'altro che semplice inerzia.

Chiuse gli occhi, aspettandosi un urto, ma Neji la teneva, e atterrarono leggermente verso il basso e in modo sicuro. La luce penetrò le sue palpebre e Hinata aprì lentamente gli occhi. L'aveva fatto lentamente in modo che i suoi occhi si abituassero alla luce, ma rimase comunque attonita. Tirò indietro il cappuccio e iniziò a togliersi la sciarpa. Era a bocca aperta.

Era una serra. No. Un giardino. Un immenso giardino dallo scheletro di vetro, nascosto tra gli alberi innevati. Non si sarebbe potuto fare sicuramente senza ninjutsu. E forse anche con il genjutsu. Hinata si guardò attorno. Le girava la testa con così tanto verde. Era così grigio e bianco all'esterno, mentre lì ogni cosa era verde; i fiori erano sbocciati come se fosse primavera.

Erbe di varie specie erano state piantate in file ordinate e quell'ordine era molto simile a quello del giardino a casa sua. Hinata fece un passo in avanti realizzando improvvisamente il significato di tutto questo. C'erano almeno sei aiuole di fiori diversi davanti ai suoi occhi. Tre lunghi sentieri si estendevano per il giardino e poteva già immaginare dove l'avrebbero portata. Non c'erano grandi alberi che marcavano i confini abituali, ma Hinata sapeva che dietro i fiori dovevano esserci le erbe, e dietro le erbe…

Fece un passo. Poi un altro, e un altro ancora, finché si precipitò in avanti lasciando cadere a terra la giacca, la sciarpa e i guanti. Correva tra gli innumerevoli tipi di fiori, erbe e altre piante. Notò che alcuni di essi li aveva desiderati ardentemente per un lungo periodo, e li avrebbe comprati, se solo avesse saputo dove prenderli. Superò un'altra fila di erbe. Sapeva che era sgarbato correre in quel modo nella proprietà di qualcun'altro, ma aveva quella strana sensazione di cui sarebbe stata in grado di liberarsi se solo fosse stata sicura che i suoi sospetti fossero giusti (o sbagliati).

Non c'erano più erbe e ora correva tra i letti di fiori gialli che erano cetrioli. Poteva vedere miriadi di piccole asticelle infilate nel terreno dietro i cetrioli, e le piante legate ad essi; per aiutarli a stare dritti. In questo modo era più facile mietere il raccolto…

Hinata si bloccò. Pomodori. Reali, viventi, pomodori quasi rossi. Guardava alcuni filari di quegli ortaggi incapace di credere ai suoi occhi. Allora diede un'altra occhiata attorno, nel verde e alla persona che l'aveva portata lì. Neji era in piedi accanto a lei, senza nemmeno una goccia di sudore. Il suo volto era inespressivo. Hinata cominciò a respirare con difficoltà. Neji distolse lo sguardo quando incontrò gli occhi di lei.

"Non avresti dovuto vedere ancora…" borbottò. "Ci sono ancora gli uccelli e mancano le farfalle…" aggiunse e Hinata si sentì come se fosse stata colpita con uno straccio bagnato in pieno viso. Improvvisamente si coprì la bocca in modo che non potesse iniziare a ridere.

"Cosa?" Neji si girò verso di lei, leggermente irritato.

"E' solo che," ridacchiò lievemente. "La parola "farfalle" non si addice davvero alla tua faccia," e continuò a sghignazzare.

"Probabilmente," incrociò le braccia. "Ad ogni modo, questi pomodori non sono ancora maturi. Bisogna aspettare un po'… In ogni caso, ti avrei mostrato tutto, tra tre giorni…" la sua voce si era ammorbidita con ogni parola pronunciata.

"Tra tre giorni…" ripeté Hinata, rimasta senza parole. Le sue braccia penzolavano inermi. "Neji…" si guardò attorno. "Tutto questo…"

"Già… probabilmente…" la guardò come se fosse un cane bastonato, che tentava di tornare a casa. "Buon compleanno."

Hinata sentì aghi pungergli il viso. Sospirò. E improvvisamente accennò ad un sorriso. Ognuno era suo rivale e oppositore nel clan Hyuuga, ma in quel momento realizzò che almeno un membro della famiglia ERA la sua famiglia. Un vero amico di cui potersi fidare.

Camminò lentamente accanto a lui e gli tese le braccia. Neji non si ritirò neppure quando lei gli tolse la copertura sulla fronte, rivelando il sigillo maledetto. Se anche fosse stato sorpreso, Neji non lo diede a vedere. Hinata fece scorrere con attenzione le dita sul sigillo, si alzò in punta di piedi e vi diede un bacio. Contrariamente alla maggior parte degli Hyuuga, non aveva mai trovato il sigillo repulsivo. La rendeva solo triste.

"Ti ringrazio," disse allontanandosi e sorridendo debolmente.

Neji aprì la bocca come per dire qualcosa, ma alla fine ingoiò saliva e si piegò in avanti, raggiungendo la sua altezza. Hinata smise di respirare per un secondo, timorosa che potesse baciarla, ma il cugino l'abbracciò stretta, tirandola vicino a sé e seppellendo il naso nelle sue spalle. Neji chiuse gli occhi e sospirò come se tutti i problemi del mondo fossero scomparsi.

"Di niente."


Pomodori: fatto.

Coraggio di presentarsi nella stanza dell'Uchiha: errore in fase di caricamento. Premere un tasto per continuare.




* Yamato Nadeshiko si riferisce nella cultura giapponese ad una donna con attributi che vengono considerati tradizionalmente desiderabili dalla prospettiva maschile di dominazione sociale; generalmente attribuito a persone con educazione tradizionalista.
** Che seccatura…
*** Misura Europea 37 ~ Misura Americana 6.5 o 7 ~ Misura coreana 240

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Sarebbe molto più simpatico Neji senza quel palo ficcato su per il... oops >///<

Però Neji e Hinata che cariiini *_*
oddio, mi viene da accoppiare Hinata con chiunque XD

Allora gente... SAAALVEEEEEE!! ^_^ Come va??
Sappiate che voi mi risollevate lo spirito con le vostre recensioni! Troppa grazia!! :D
E magari avessi scritto io questa storia U_U
Comunque ho appena avuto la conferma che l'autrice ogni tanto fa capolino a vedere come vanno le cose, e pare che capisca anche un po' d'italiano! E sì, è davvero un genio! :D

Dal canto mio, cercherò di postare sempre con questa cadenza, anche perché se no non riesco a tradurre in tempo il capitolo successivo, spero vada bene :)

GRAZIE quindi a Secchan, Nironcina94, Arisa_14 e Hina93! Un bacione *o*
E buona festa delle donneeeee!!! :*

Alla prossimaaa!!!

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***





"Che cosa vuol dire, che non sai cosa c'è di sbagliato in lui?!"

Hinata si bloccò di fronte alla porta dell'ufficio di Sakura, non appena sentì una voce sonoramente arrabbiata. Strinse al petto la pesantissima borsa.

"Leggi le mie labbra – Non lo so!" Sakura rispose con voce stanca. "Fisicamente sta benissimo…"

"Certo, è solo cieco!" esclamò Naruto. Hinata poteva facilmente immaginare il suo viso contorto dall'ira.

"Beh, mi dispiace, non sono Madara e non so a sufficienza sullo sharingan…"

"Allora che COSA sai?!" esplose Naruto e Hinata trasalì, colpita da quell'impeto di emozioni. "Perché ti sei allenata con nonna Tsunade se non puoi fare niente?!"

Ci fu un tonfo sordo e Hinata cercò di indovinare se fosse stato Naruto ad aver colpito il tavolo con il pugno o Sakura ad aver fatto cadere qualche documento pesante.

"Tu pensi che non mi interessi?!" il medico era veramente arrabbiato. "Cosa pensi che abbia fatto in tutti questi mesi? Huh?! Hai una minima idea di quante ricerche e quanti test sono stati fatti? HUH?!"

"Sakura…" disse lui più morbidamente, notando la voce rotta di Sakura.

"Non toccarmi!"

Silenzio. Hinata schioccò le labbra chiedendosi se poteva bussare o se dovesse tornare più tardi, ma era quasi notte e stavolta avrebbe avuto seri guai in casa, se fosse tornata ancora all'alba. I capi del clan erano già abbastanza arrabbiati per il giorno prima, quando era arrivata in ritardo per la sua festa di compleanno. In realtà, Kiba e Shino le avevano persino suggerito di uscire insieme per una bevuta, ma Hinata aveva posticipato il loro incontro in qualche altro momento – le era impossibile conciliare tutto in 24 ore.

Il giorno prima aveva fatto tardi perché era stata a esaminare il giardino con Neji e a raccogliere i pomodori più o meno maturi. Non voleva ritardare di nuovo a causa di quegli stessissimi pomodori. Ma per andare doveva prima intromettersi nell'ufficio di Sakura…

Hinata non aveva più quindici anni e non arrossiva più ogni volta che incontrava Naruto. Nonostante tutto, con gli anni passati si dovrebbe imparare a distinguere tra un sentimento genuino e una cotta infantile. Avere un sogno ed idealizzarlo era una cosa, ma dar vita a quel sogno e concretizzarlo… era completamente differente. Certamente lei non era stupida; sapeva che Naruto non era perfetto, ma la domanda era – era peggio inseguire un ideale per tutta la vita? o era peggio vivere con quell'ideale? Una cosa Hinata sapeva con certezza – se mai avesse osato confessare a Naruto il fatto che lui gli piacesse e se (un "se" estremamente ipotetico) lui la ricambiasse… rischierebbe di passare la vita a confrontarsi con lui e a rimpiangere il fatto di non poter essere così forte. Rimpiangendo di non poter essere un valido sostegno.

Si incurvò su se stessa ed ebbe la sensazione di Neji dietro di lei che la colpiva sulla schiena per quei pensieri auto-degradanti; ma Naruto rimaneva tuttora un fantasma del suo passato. Il suo cuore continuava a battere freneticamente se stava vicino a lui, ricevendo il suo calore e guardando il suo sorriso. Forse era una reazione naturale al Kyuubi dentro di lui visto che la natura del Byakugan era di essere sensibile al chakra. Ma questo non era ancora stato provato scientificamente.

Hinata era abituata ad ascoltare favole in cui il vero amore era come un fulmine. Strano. Perché Naruto non era un fulmine (probabilmente non aveva ereditato questo tratto dal padre). Naruto era caramello fuso che poteva farti sciogliere come gelato al sole. In ogni caso, tutto si riduceva al fatto che una persona colpita da un fulmine e una persona fusa in una pozza zuccherosa avevano comunque una cosa in comune – l'incapacità di muoversi.

E Hinata voleva muoversi. Voleva andare avanti. E aprire quella dannata porta. Stava per alzare la mano e bussare, quando li sentì parlare di nuovo.

"Non ho tredici anni, Naruto," Sakura stava parlando a bassa voce, e Hinata appoggiò l'orecchio alla porta. "Ho smesso di inseguire Sasuke molto tempo fa. Voglio salvare un amico. Non guadagnare qualche punto in una gara."

"Lo so," rispose Naruto.

Basta; Hinata strinse le labbra e decise: alzò la mano e bussò. Aspettò un paio di secondi perché si preparassero (nel caso fossero in una strana posizione o cose del genere), poi spinse la porta ed entrò. Sakura era seduta dietro la scrivania e infilava alcune carte dentro un raccoglitore. Aveva i capelli legati in due trecce, che le ricadevano sul petto.

"Dovresti tenerle dietro la schiena," disse lui rivolto a Sakura, non appena Hinata fu dentro l'ufficio. "Così attirano l'attenzione dove non c'è niente da vedere…"

Naruto si trovava in piedi davanti all'enorme finestra con una vistosa manata rossa sulla guancia sinistra, e le mani dietro la schiena, guardando qualcosa in lontananza. Le ciocche dorate dei suoi capelli erano arruffate come al solito, e portava una lunga giacca di pelle, foderata di pelliccia, che gli arrivava agli stinchi. Uno sguardo all'alto e robusto giovane a sinistra non dava adito a dubbi – un giorno sarebbe diventato davvero Hokage.

"Ciao," Hinata chiuse la porta.

"Hinata-chan," Sakura alzò lo sguardo dalle carte e le sorrise con dolcezza. "Scusa per la confusione…"

"Ah, è tutto apposto," Hinata alzò le spalle, avvicinandosi. "Ho appena portato un paio di paragrafi in più dal libro… no, siediti," alzò la mano, fermando Sakura, che era pronta ad alzarsi. "Ti lascio questi e vado. E' tardi… Ciao, Naruto-kun."

"Hey, Hinata-chan," Naruto si girò e annuì con un sorriso di circostanza. Da quando Sasuke era stato ricoverato il sorriso che lo contraddistingueva era scomparso dal suo volto.

"Oh, grazie," Sakura prese l'altro quaderno di Hinata e lo aprì. "Qualche opinione?"

"Mmm… non molte," Hinata s'incupì leggermente, guardando come Sakura leggeva un'altra copia del manoscritto degli Hyuuga. Naruto guardava con curiosità Sakura, il quaderno e Hinata di rimando.

"Hinata-chan, anche tu sei dentro questa storia?" chiese lui, avvicinandosi con cautela alla poltrona Sakura, in quanto vi era ancora la possibilità di ricevere un pugno nucleare sull'altra guancia.

"Un pochino… beh, ad ogni modo…" Hinata sollevò la borsa di carta che stava iniziando a scivolarle giù dalle braccia. "Ho la sensazione che potrebbe essere ereditario, ma così il trattamento sarebbe molto più complicato."

"Speriamo veramente che non sia ereditario," borbottò Sakura. "Perché in quel caso ci sarebbe una possibilità elevata che non sia curabile per tutti…"

"Mmm…" Hinata scosse la testa. Il pensiero di vivere nell'oscurità le procurò uno spiacevole brivido. "Già… io vado allora."

"Ti ringrazio. A proposito," Sakura si alzò. "Hinata-chan, aspetta un secondo."

"M?" Hinata si girò fermandosi di colpo nella sua posizione.

Sakura aprì un cassetto e ne tirò fuori qualcosa. Il succo alla pesca fu posto sulla scrivania. Hinata lo fissò come se avesse appena visto un fantasma.

Si avvicinò, prese con attenzione il succo dal tavolo e controllo il pacchetto. Non era ancora scaduto. Strinse le labbra. Poteva almeno berlo, quel bastardo. La sua bocca era asciutta per tutti i medicinali che ingurgitava e per tutti i modi in cui veniva gonfiato.

"Sai dove ho trovato questo," disse Sakura, osservando da vicino la reazione di Hinata.

"Lo so," Hinata annuì e strinse fortemente il pacco. Era ora di farglielo bere con la forza.

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Non aveva bisogno di sentire due volte lo stesso suono per associarlo con la sua provenienza, cosa, animale o persona che fosse. Stavolta quei passi erano molto più lesti, ma la persona era certamente la stessa. Sasuke era leggermente sorpreso. Avrebbe scommesso che la Hyuuga non si sarebbe presentata nuovamente nella sua stanza, ma c'erano sicuramente i suoi passi rapidi e veloci nel corridoio.

Sasuke sogghignò come se avesse una cattiveria in mente. L'obbediente e debole agnello stava provando ardentemente a piacere a tutti, anche portando pomodori ad un figlio di buona donna come lui. Erano uno dei suoi peggiori punti deboli – i pomodori. Ma Sasuke si era divertito a pianificare tutto, dal come avrebbe gettato ogni cosa sul pavimento, rivendicando che le verdure non erano fresche e che erano state semplicemente conservate in qualche modo dall'estate. Forse era cieco, ma rimaneva ancora in contatto con lo scorrere del tempo. Era pieno inverno.

La porta si aprì silenziosamente ed ella camminò lentamente. Egli sentì il rumore dell'interruttore della luce e strinse gli occhi per pura abitudine, ma poi si rese conto che ormai quella era un'abitudine totalmente inutile.

"Sei tornata," disse.

"Sono tornata" rispose piuttosto rapidamente e Sasuke sentì un leggero peso sullo stomaco. Aggrottò le sopracciglia e distese il braccio, raggiungendo il corpo estraneo. Era una cosa rettangolare piccola e piuttosto morbida. Qualcosa sguazzò all'interno non appena la strinse.

"Ancora succo di pomodoro?" sollevò un sopracciglio, il disdegno percepibile nella sua voce. "Avevo chiesto pom—"

"No," tagliò corto Hinata, dolcemente ma con decisione. "Questo è il succo di pesca dell'altra settimana. L'avevo lasciato perché tu potessi berlo. E lo farai adesso. Altrimenti non ti darò i pomodori freschi."

"Tch…" Sasuke produsse quello strano suono. "Pomodori freschi? Non farmi ridere."

"Sì, pomodori freschi," Hinata posò il sacchetto pieno di verdura sul comodino del paziente. "Le mie braccia si sono intorpidite mentre li portavo, ad essere onesti."

"Bugie."

"Non sto mentendo. Bevi il succo, per favore. In cambio ti darò i pomodori," Hinata era decisa come la madre di un disubbidiente bambino di 5 anni.

"Come pensi che possa tirar fuori la cannuccia e perforare il pacco… Sono cieco," Sasuke alzò la mano e scosse il succo di frutta in suo possesso.

E veniva considerato uno dei migliori shinobi di Konoha, Hinata scosse la testa scioccata, accostandosi a lui. I piccoli Hyuuga che frequentavano l'asilo erano capaci di vuotare i succhi di frutta con gli occhi chiusi. Hinata prese il succo e nel momento in cui le loro dita si toccarono, Sasuke afferrò il suo polso con la mano libera e l'attirò a sé, seppellendo il naso nel suo petto. Hinata produsse un suono acuto e stridulo. Lui respirava sonoramente, tanto che lei pensò che i timpani le potessero esplodere. Milioni di piccoli aghetti acuminati le punzecchiarono la testa lungo l'attaccatura dei capelli.

La riallontanò improvvisamente, nello stesso modo in cui l'aveva avvicinata. Fece un accenno d'approvazione e iniziò a liberare la cannuccia fuori dalla sua prigione di plastica. Infine tastò intorno al pacco e spinse dentro la cannuccia.

"Beh, questi sono pomodori senza dubbio," disse tappandosi il naso. "Prepara il tavolo, Hyuuga. Sto bevendo il tuo stupido succo," trasse un avido sorso.

Il viso di Hinata stava andando a fuoco.

"T-tu… come… tu… avevi detto di non poter…" balbettò, maledicendo se stessa per il pessimo autocontrollo. "Avevi detto di non essere capace di perforare il pacco!" ricadde scioccata sulla sedia. La gioia di avere Sasuke Uchiha schiacciato nella propria scollatura non era cosa da tutti i giorni. Egli smise di sorseggiare il succo e volse la testa verso di lei. Anche se i suoi occhi neri non potevano vedere nulla, sembrava pensare che fosse tutto più noioso di quel che le mostrava.

"Hyuuga, sarò pure cieco, ma rimango lo stesso uno shinobi."




*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


O_O Sasukeee!! Ma ma...
Ah beh, sarà pure cieco...ma resta comunque un maschio! XD

HOOOOOLA gente! Purtroppo oggi vado un po' di fretta quindi continuo a ringraziarvi e vado:
Milioni di GRAZIE a Secchan (Anch'io ti adoro *_* e sono contenta che ad ogni capitolo trovi qualcosa che ti piace, è questo il bello nel leggere le storie *_*)
...e milioni di Grazie a Caletin (addirittura la traduzione è migliore che nei precedenti capitoli?? WOW Grazie ^_^ Questi complimenti mi daranno alla testa :D)

Alla prossimaaa!

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***





Hinata fremeva tutta, tirò fuori un tagliere dalla borsa e se lo mise sulle ginocchia. Aveva già avuto contatti ravvicinati durante gli allenamenti e i combattimenti, ma era la prima volta che qualcuno la toccava così… di punto in bianco. Fissava il marrone chiaro della tavoletta di legno, incapace di vedere realmente la cosa.
Se fosse stato capace anche di distinguerne l'odore, qualcuno avrebbe potuto pensare che per lui i pomodori erano come una droga.

Tuffò la mano nella borsa, ne tirò fuori un pomodoro grande come il pugno di un bambino e se lo portò al naso. Aveva lavato in precedenza tutti i pomodori e ora l'unico odore che avrebbero potuto diffondere era quello della foglia del pomodoro. Quel forte e un po' sgradevole aroma, le ricordava i verdi steli che il giorno prima le avevano colorato le dita e gli avambracci di verde scuro. Era persino riuscita a procurarsi qualche striscia sul viso.

Hinata s'accigliò e allontanò il pomodoro dal naso, concentrando lo sguardo sulla sua superficie. Era così lucida che poteva vederci il suo riflesso. Ricordò la sua immagine impressa nello specchio il giorno prima, mentre Neji le puliva il viso sporco.

Era stato davvero imbarazzante. Hinata mise il pomodoro sul tagliere e tirò fuori l'ultimo strumento dalla borsa – un coltello. Quando ieri aveva finito di raccogliere i pomodori, assolutamente soddisfatta e già immaginando come sarebbe stato riconoscente l'Uchiha solitamente scontroso, Neji l'aveva afferrata di scatto per la mano e, grugnendo con disprezzo, l'aveva trascinata fino a un delizioso prato in mezzo al giardino. Qui Hinata s'era seduta a terra e Neji le aveva strofinato via le strisce verdi dalle guance fino all'ultima particella, usando nient'altro che il suo fazzoletto e un atteggiamento da madre rimproverante. "Se la gente di fuori sapesse," disse allora "che tipo di persona diventi quando entri nel giardino…"

Era vero. Il coltello affondò nel pomodoro e trafisse il vegetale a metà. Hinata aveva la reputazione da ragazza per bene, ma una volta che si trovava in un giardino… diventava peggio di un bambino di cinque anni in un parco giochi. Questo era il motivo per cui era solita lavarsi da sola i vestiti, in modo che il suo abbigliamento non potesse spaventare a morte le donne del clan. Pertanto, pensò sorpresa come il tagliare il pomodoro le fosse stato stranamente confortante; molto probabilmente ognuno possedeva una strana ossessione, di qualsiasi tipo, così non c'era niente di straordinario se l'Uchiha andava pazzo per i pomodori.

Un altro taglio preciso e il rosso vegetale si divise facilmente in otto pezzi. Hinata alzò lo sguardo – l'Uchiha aveva già finito con il succo. Il pacchetto vuoto era in piedi sull'estremità del comodino. Sospirò, si chinò e aprì un cassetto del comodino. La sua intuizione si rivelò giusta – c'era un piattino all'interno.

Hinata tirò fuori la bianca porcellana sotto la luce artificiale e posizionò bene i pezzi di pomodoro su di essa. Si fermò pensierosa.

"Uchiha-san," disse. "Vuoi il sale?"

Sasuke si raddrizzò.

"Cosa?" chiese incredulo.

"Sale," ripeté Hinata. "Sui pomodori."

"Perché diavolo dovrei rovinare il gusto naturale?" l'Uchiha s'accigliò.

"Scusa, ho solo chiesto," mormorò, mettendogli il piatto sulle gambe.

Era di nuovo seduta sulla sedia, guardandolo prendere il piatto con entrambe le mani e tirarselo più vicino, ricercando a tentoni la verdura con la mano destra. Alla fine le sue lunghe dita afferrarono il primo pezzo e lo portarono alla bocca senza ulteriori indugi.

Un forte sospiro gli scappò attraverso il naso. Sembrava fosse stato trattenuto a lungo. Era così intenso che Hinata rischiò di tagliarsi il dito mentre affettava il secondo pomodoro. Alzò lo sguardo stupefatta. Stava divorando la verdura rosso scarlatta come un gourmet. Ma a giudicare dai suoni che produceva qualcuno avrebbe potuto pensare che stesse facendo qualcosa di molto più intimo.

Imbarazzata dalla piega improvvisa che avevano preso i suoi pensieri, Hinata guardò in basso e finì di tagliare il secondo pomodoro. Raccolse i pezzi nella mani a coppa e li portò sopra il piatto che si era già svuotato.

"Non tagliarli."

"M?" mise il coltello sul comodino.

"Non tagliarli," ripeté l'Uchiha, prendendone un altro pezzo. "Quanti ne hai portati in tutto?"

"Sei," Hinata si risedette. "Ma se non li taglio, mentre mangi rischi di versarti addosso tutto il succo."

"Bah..." Sasuke scrollò le spalle. "Però sono freschi. Dove li hai presi?"

"Erano un regalo."

Sasuke smise di mangiare e se non fosse stato cieco, avrebbe girato il viso impassibile verso Hinata, ma in quel momento si limitò a sollevare il mento, esprimendo le emozione nello stile Uchiha.

"Yamato Nadeshiko," sbottò e ricominciò a mangiare.

Hinata chinò la testa, tentando di creare un'immagine mentale di Neji che riduceva Sasuke in poltiglia, ma era troppo buona per sconfiggere qualcuno seppur solo nella sua immaginazione. D'altra parte, poteva sempre andarsene. Non aveva bisogno di sentire l'opinione di Sasuke su vari argomenti, soprattutto quelli che avevano qualcosa a che fare con lei. Di fatto, lui non parlava nemmeno di qualcun'altro. Era strano che possedesse ancora la sua voce.

Hinata era una persona che subiva in silenzio per ogni difficoltà per poi finire con l'allontanarsi, ma adesso, come guardò il piccolo orologio sul suo polso, si rese conto che era davvero tardi. Un paio di minuti alla mezzanotte.

Stava per alzarsi, quando l'Uchiha alzò la mano.

"Se te ne stai andando, lascia almeno qui i pomodori," disse.

Hinata arricciò le labbra e tirò fuori dalla borsa i quattro pomodori rimasti. Glieli mise sulle gambe, asciugò il piatto pulito con i tovaglioli che aveva portato con se, ripose il piatto al suo posto, rimise il coltello e la tavoletta di legno nella busta di carta e la richiuse. Il succo di pomodoro che era ancora sulla tavoletta, bagnava il tessuto della borsa, ma a Hinata non interessava. Una volta tornata a casa avrebbe gettato la busta comunque.

Si asciugò le mani e si voltò verso l'Uchiha. E sbatté le palpebre. Erano rimasti solo due pomodori sulle sue gambe, e un altro scompariva mentre lo guardava. Hinata sollevò il sopracciglio. La cosa strana era che (proprio come aveva detto) i pomodori freschi hanno questa tendenza a spruzzare ogni volta che vengono morsi senza cura, e adesso il risultato era ben visibile sul viso dell'Uchiha: il mento era tutto lucido di succo di pomodoro. Il liquido trasparente colava giù per il mento e scivolava lungo il collo diretto verso la clavicola, scomparendo al di sotto del banale pigiama dell'ospedale.

Le sue dita erano tutte bagnate e i semini del pomodoro vi erano rimasti appiccicati sopra, ma Hinata realizzò con orrore, che a dispetto delle selvagge abitudini alimentari, l'Uchiha continuava a sembrare gradevole. Possedeva ancora quell'aria nonchalant che l'aveva reso famoso ai tempi della scuola.

Prese un rotolone di carta e cominciò a strapparla come ipnotizzata, seduta su quella sedia, aspettando che lui finisse. Quest'individuo era interessante soprattutto fuori dall'aspetto professionale. Nei mesi passati in cui avevano cercato di curarlo non aveva mostrato la metà dell'entusiasmo che aveva espletato negli ultimi minuti, divorando quei pomodori. Potevano esserci solo due spiegazioni. O il cibo dell'ospedale doveva essere una vera porcheria, o aveva bisogno di uno strizzacervelli.

Il pigiama di carta velina dell'ospedale s'era attaccato sulla pelle attorno alla clavicola. Proprio dove era scivolato il succo di pomodoro. Hinata si chiese perché indossasse il pigiama dell'ospedale. Perché stava straiato in quella stanza e non a casa nel suo letto o in un centro riabilitativo, così come il resto dei pazienti normali, che potevano muoversi con facilità e non avevano bisogno di una cura costante ed intensiva?

Beh, teoricamente parlando, era molto più pratico vivere in un ospedale, perché l'isolato degli Uchiha era grande quasi quanto quello Hyuuga e sarebbe stato praticamente impossibile per una persona sostentarsi (e riscaldarsi) da sola in inverno. Hinata aveva anche congetturato che lui aveva semplicemente paura di rotolare giù dal letto e iniziare a camminare, perché avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di qualcuno e l'Uchiha era troppo orgoglioso per farsi portare in giro. Questa era la spiegazione più semplice che non richiedeva troppo lavoro mentale. Ma il problema con l'Uchiha era la sua imprevedibilità. Bastava prendere come esempio la scena di pochi minuti prima - chi avrebbe mai immaginato che andava cosi matto per i pomodori?

Sasuke sospirò e Hinata si arrampicò fuori dalla rete dei suoi pensieri. I pomodori erano tutti andati.

Si alzò con cautela, impugnando i tovaglioli di carta, e strisciando accanto al letto. Aggrottò la fronte.
Quell'essere molesto era un ragazzo ben messo, che ancora non riusciva a comprendere abbastanza, rimanendo in piedi al suo fianco.

"Per favore scusami," disse e si sedette sul bordo del letto tanto timidamente che qualcuno avrebbe potuto pensare che ci fosse una bomba ad orologeria sotto il materasso.

Sasuke s'irrigidì quando percepì il cambiamento del baricentro del suo letto e qualcosa gli toccò la gamba destra attraverso il lenzuolo. Un attimo dopo gli venne afferrata delicatamente l'umida mano destra e sentì un materiale piuttosto ruvido avvolgergli le dita. Era sottile e flessibile come carta igienica.

"Lascia perdere, non sono mele," disse.

Hinata non rispose. Aveva già asciugato completamente la mano destra. Poi, notando che non mostrava nessun segno di resistenza, gli prese la sinistra. Naturalmente, il succo di pomodoro non era appiccicoso come il succo di mela, ma aveva troppo cuore per lasciare un tizio adulto seduto completamente imbrattato come un bambino piccolo. Piluccò via i semi di pomodoro dalle sue dita e gli rimise la mano destra a fianco. Le sue dita erano lunghe e ancora forti e Hinata non avrebbe mai voluto sentirsele sul collo. Un piccolo osso rotondo era visibilissimo sul suo polso, ed una piccola formica sarebbe stata capace di farsi un giro sulle montagne russe delle vene sporgenti del suo avambraccio.

La Hyuuga alzò lo sguardo, accartocciando i tovaglioli umidi e lanciandoli sulla sedia. Ora rimanevano solo il mento, il collo e la clavicola sinistra. Allungò la mano e gli accarezzò il viso con la carta. Sasuke aggrottò le sopracciglia e sollevò il mento.

"Mi dispiace," Hinata ritirò la mano. "E' ruvido?"

"No," disse lui.

Stringendo le labbra gli asciugò il mento con cura e strofinò lentamente la pelle lucida del collo. Avrebbe potuto pensarci un po' di più, pensò irritata. Ora non sapeva cosa aspettarsi, se un ringraziamento o un jutsu fatale. Cercò di evitare di guardarlo negli occhi. Erano scuri e profondi come pozzi senza fondo, e il solo pensiero che non potessero vedere niente… procurò al suo stomaco una ritorsione spiacevole. Avere quegli occhi e non vedere nulla era come… Naruto avrebbe detto che era come avere una ciotola piena di ramen fumante e non mangiarla (o darla al cane).

Un altro pezzo di carta diventò bagnato fradicio. Hinata lo gettò sulla sedia e ne prese un'altro. Fece scorrere il fazzoletto asciutto lungo la clavicola e si fermò a metà di essa, meravigliandosi del contrasto tra le loro pelli. O per la mancanza di esso. Hinata sapeva di avere un pallore innaturale. L'aspetto di tutti gli Hyuuga era come se fossero stati lavati nella candeggina (fatta eccezione per i capelli), ma anche la pelle di Neji era più scura della sua. Sasuke però era quasi pallido come lei. Solo la tinta era differente. Hinata era rosa pallido. Sasuke era giallo pallido.

"Uchiha-san…" pronunciò pensierosa.

Sasuke tirò giù il colletto del pigiama, esponendo l'ultimo posto umido del suo corpo.

"Se devi fare qualcosa, falla fino alla fine," dichiarò, e la mano di Hinata scivolò malvolentieri dentro i suoi vestiti.

"Sasuke-san…" ripeté con insistenza, assorbendo gli ultimi resti del succo di pomodoro. "Ti capita mai di andare fuori?"

"No."

"Non portano i pazienti di fuori?"

"Durante il giorno."

"…" lo fissò come se pensasse che l'Uchiha fosse un po' strambo. "Sei davvero un cattivo paziente, Uchiha-san," disse alla fine. "Normalmente i pazienti collaborano con le persone che cercano di aiutarli. Quando sono sani."

Hinata si rialzò e Sasuke dovette ancora adattarsi al nuovo baricentro. La Hyuuga raccolse i tovaglioli umidi e li gettò nel secchio all'angolo della camera, ignorando completamente il fruscio. E quando si rigirò vide un Uchiha mezzo nudo, offrirle la sciupata maglietta del pigiama.

"C'è un cambio nell'armadio," disse quando Hinata, più morta che viva, prese in silenzio la maglietta grigia. Si voltò e si diresse verso l'armadio incassato nel muro, tentando di smettere di contare mentalmente le cicatrici sul corpo dell'Uchiha.

Aprì l'armadio, appese la camicia col colletto umido ad un gancio e prese una maglietta pulita da una stampella. Sui vestiti c'era ancora l'odore dell'ammorbidente (un ammorbidente parecchio economico). Contò fino a dieci e chiuse l'armadio.

"Così preferisci uscire la notte?" chiese camminando verso il letto e poggiandogli l'abito sulle ginocchia.

"Non ho nessuna intenzione di abbronzarmi in inverno," disse allungandosi per raggiungere la maglietta, tendendo le braccia e i muscoli della schiena, che erano rimasti in letargo per tanto tempo, distesi e rilassati.

Maledizione, mi legge nella mente; Hinata strinse i denti non appena Sasuke si infilò la maglietta, nascondendo il pallido torso.

"E per quanto riguarda l'allenamento?" chiese improvvisamente.

Sasuke smise di aggiustarsi le maniche arrotolate e ghignò ironicamente.

"Hyuuga, ti stai offrendo volontaria per allenarmi? Stanca di vivere, o cosa?"

Hinata aggrottò la fronte. Non era una perfetta kunoichi. Infatti preferiva il giardinaggio al lancio dei kunai, ma anche Neji le aveva detto già un paio di volte che stava migliorando molto da quando avevano iniziato ad allenarsi insieme. Inoltre, l'Uchiha adesso era cieco e non poteva usare lo sharingan… Adesso era questione d'orgoglio.

"Tornerò la prossima settimana e vedremo a riguardo," dichiarò Hinata, prendendo la borsa bagnata dal comodino e dirigendosi verso la porta. "Buona notte, Uchiha-san."

Non appena chiuse la porta, Sasuke scivolò nel letto, aggrottando leggermente la fronte per la durezza del cuscino. Immediatamente prima di chiudere gli occhi si rese conto che non aveva sentito spegnere l'interruttore della luce, ma alla fine scosse le spalle indifferente. Le bollette dell'elettricità non lo preoccupavano. Gli angoli della bocca si incresparono nel fantasma di un sorriso.

"Vedremo a riguardo…"




*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Eccomi quaaa! Hinata mi fa una pena ogni volta, tutte queste situazioni equivoche...strano che non sia ancora svenuta! XD
Ah, ma questo è niente, ne arriveranno delle belle!! UUUH che bello sapere le cose in anticipo!! XD

A parte tutto GRAZIE x le recensioni a Secchan (sei una NaruSaku...accidenti (scherzo XD)...io ho il terrore di dover tradurre ancora qualcosa su di loro!! ^_^) e a Hina93 (graziegraziegraziegrazieeeee! Mi commuovo *_*).

Alla prossimaaa!!!

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***





Cattiva idea. Era stata una cattivissima idea. Hinata si appoggiava alla parete, deglutendo lentamente e spostandosi in avanti. Serpenti si dimenavano nel suo stomaco e ogni minuto, o quasi, un serpente minacciava di scivolare fuori.
Continuava a procedere per la strada innevata, maledicendo sé stessa per la milionesima volta per la sua stupida abitudine di tenere fede alle promesse.

La settimana era iniziata come un tornado. Aveva finalmente accettato l'invito di Kiba d'andare al bar con i suoi compagni di squadra per festeggiare il suo compleanno. "Adesso sei veramente adulta, Hinata-chan~" aveva dichiarato energicamente lui, accompagnato dall'abbaiare di Akamaru. Il bar dove erano ammessi anche i cani era piuttosto isolato, ma chissà come alla fine si unì a loro anche il Team 10 capitanato da un irritato Shikamaru ("Che seccatura…"), e tutto era incominciato.

Hinata non poteva dire quanto potesse aver già bevuto quando improvvisamente aveva deciso di sfidare Chouji in una gara a chi beveva di più, ma tutto era finito quand'era tornata a casa sulla schiena di Akamaru la mattina presto, mentre i suoi compagni avevano avuto abbastanza coraggio da fronteggiare un Neji furioso e le sue minacce di azzopparli (parte del loro coraggio molto probabilmente era dovuto all'alcool).

Il cugino aveva aiutato Hinata a nascondere la sua piccola avventura alla famiglia, ma lei aveva comunque trascorso l'intera mattinata abbracciata al water, mormorando incoerentemente qualcosa su uno strano pesce, tanto che le donne della famiglia le avevano chiesto se stesse bene. Inutile dire, che Hinata era in uno stato terribile e le sarebbe piaciuto tuffarsi nel suo letto dopo la notte insonne, ma la sua testa era ancora confusa dalla tardiva festa di compleanno, senza contare che al palazzo degli Hyuuga avevano appena celebrato l'Anno Nuovo e lei aveva ricevuto un'altra dose di alcool (anche se non così grande) sufficiente a mandarle ancora una volta il cervello in modalità ibernazione.

Come se non fosse abbastanza, quando tutti ormai erano andati a dormire, rimaneva alzata tutta la notte per pulire la villa, perché era il dovere di una padrona di casa. Neji la guardava raccogliere la spazzatura con il cuore dolorante, ma non poteva aiutarla, perché subito dopo la mezzanotte sarebbe dovuto partire per una missione a Suna. Ma non importava quanto potesse essere frustrato Neji, la sua frustrazione non era comunque nemmeno la metà di quella che provava Shikamaru. Per ordine del Quinto, Shikamaru doveva andare con Neji e non smetteva di borbottare: "Che seccatura, incontrare ancora quelle donne mezze svestite, che seccatura…" Pertanto, confortando il compagno angosciato (e realizzando che la sua situazione era decisamente migliore), Neji raccolse tutta la spazzatura che trovò sulla via d'uscita e, augurò ad Hinata tutto il bene possibile e una salute di ferro, scomparendo poi in una nuvola di fumo. Un ordine era un ordine dopotutto. Tsunade gli avrebbe tagliato tutti i peli del corpo (e anche alcuni arti) se non avesse obbedito al suo comando.

E Hinata non sarebbe stata Hinata se non avesse pulito ogni singolo angolo della casa. Ma quando le faccende erano finite era ormai mattina, ora di colazione e inizio della solita routine giornaliera.

Di solito i suoi occhi erano nebbiosi con una leggera tinta color lavanda, ma adesso erano iniettati di sangue e un estraneo avrebbe potuto pensare che la Hyuuga avesse eseguito uno speciale intervento chirurgico per acquisire il proprio sharingan personale.

Dopo 48 ore di insonnia, la ragazza si fermò di fronte al cancello dell'ospedale, cercando di trattenere il vomito, meravigliata della propria condizione. Per essere più precisi, era sorpresa d'essere ancora capace di camminare. Il corpo che agisce inconsapevole, era una magnifica cosa dopotutto. Il corpo umano era capace di fare tante cose senza l'interferenza del cervello. Ma ora, aggrottando la fronte, si costrinse a pensare.

Era quasi mezzanotte quando traballante superò l'ingresso ed entrò nell'edificio. Il suo cuore batteva come un matto, e l'eco delle pulsazioni rimbombava dolorosamente nelle sue tempie, nel naso e negli occhi. Hinata li chiuse e procedette a tentoni, regalando ai propri occhi un attimo di riposo. In un primo momento aveva avuto solo un terribile mal di pancia, ma adesso non sapeva cosa fosse peggio – i crampi costanti allo stomaco o la pesantezza della sua testa dovuta all'insonnia.

Sistemò il piede con attenzione sul primo scalino della rampa e cominciò a salire, in parte contenta che l'Uchiha non potesse vederla. Adesso doveva veramente assomigliare ad un fantasma. Hinata ridacchiò, trattenendosi alla ringhiera e continuando a salire. Se adesso qualcuno avesse visto l'Uchiha e la Hyuuga insieme, sarebbero sembrati il Mietitore d'Anime e un Fantasma. Due creature fuori dal mondo, perse nel Paese del Fuoco.

Invisibili artigli le stringevano la gola e Hinata si fermò allarmata in mezzo al pianerottolo. Trasse un respiro profondo e controllato, cercando di trattenere la nausea che tornò al suo posto. L'odore delle medicine e dei disinfettanti diffuso per i corridoi dell'ospedale non le era di grande aiuto. Trasse un'altro respiro profondo, incapace di capire come il suo stomaco potesse avere ancora tanta energia da causargli quei tremori. Dopo due giorni di costanti contrazioni avrebbe dovuto essere così stanco da... beh, adesso laggiù ci sarebbe dovuta essere solo una piccola sacca rugosa, vicino al pancreas e al fegato. Hinata non aveva mangiato nulla apposta, in modo che quella stupida cosa non avrebbe avuto nulla da rigettare fuori. Aveva bevuto solo acqua, visto che la sua bocca era costantemente disidratata.

Stupida, stupida cosa, s'incupì e andò avanti. Il corridoio verdognolo era vicino.
Anche se il suo cervello poteva a stento captare i piccoli segnali ed era difficile pensare, Hinata realizzò una cosa – la sua vaga promessa di un allenamento, per oggi sarebbe rimasta irrealizzata. Beh, non aveva mai avuto realmente intenzione di allenare l'Uchiha. Per quanto potesse essere cieco, rimaneva comunque uno shinobi di classe S. Anche se si trattava del suo orgoglio Hinata preferiva molto di più mantenere le ossa intatte. Oltretutto era sicura che lui avesse già dimenticato la faccenda.

***

Era questo il dilemma. Alzarsi dal letto o no. Vestirsi o no. In parte era meravigliato dalla persistenza della Hyuuga, abbastanza da portarlo alla conclusione che si sarebbe fatta rivedere proprio oggi, ma Sasuke era troppo…… beh, era imbarazzante da ammettere, ma era troppo PIGRO per alzarsi dal letto, davvero.
Problemi psicologici e cecità artificiale a parte, aveva un altro motivo che gli impediva di uscire fuori – s'era abituato a non fare niente. Non perché fosse un parassita per natura, ma semplicemente non poteva vedere (beh, metaforicamente parlando) qualcosa che lo interessasse. Konoha e tutte le terre al di fuori dei confini del Paese del Fuoco per lui non avevano nulla da offrire che lo spingessero a uscire dal letto…

Eccetto forse per i pomodori.

Ma questa era un'altra storia.

Se Hinata Hyuuga gli aveva portato i pomodori, pensò Sasuke nella sua persistente oscurità, poteva tentare un pochino. Ma proprio pochino pochino. Aprì gli occhi per pura abitudine e si sedette. Non era disturbato dalla possibilità di rimanere cieco per il resto della sua vita. Quando non hai nessun interesse e quando non hai niente d'interessante da osservare mentre hai ancora la possibilità di vedere qualcosa, non puoi davvero infastidirti del fatto di essere cieco.

D'altra parte, essendo maschio al 100% aveva ancora un po' d'orgoglio e un narcisismo ben sviluppato. Aveva notato già un paio di volte, durante la doccia mattutina, che su alcune parti del corpo la dimensione dei muscoli e dei tendini era diminuita in modo significativo. Era il risultato dell'essere rimasto nella stessa stanza per mesi. C'erano state volte in cui sarebbe uscito per una passeggiata in pieno inverno vestito solo di una maglietta e di una grossa sciarpa sul collo – tutto normale per le persone che ammiravano il suo aspetto. Non aveva mai messo in risalto questo fatto, ma ogni tanto gli piaceva l'attenzione del pubblico in generale. Ad eccezione di quelle ragazzine urlanti con un riflusso del sangue dalle altre parti del corpo fin sulle loro facce.

S'accigliò e, grugnì leggermente (perché non c'era un altro modo per chiamare quel suono), e si liberò del lenzuolo. Faceva caldo nella stanza, ma sui piedi sentiva un sottile pizzico di fresco. Sasuke portò il peso della testa a sinistra, spostando i capelli corvini dall'orecchio destro. Poteva sentire un po' di vento, ma poteva distinguere anche alcuni flebili suoni da qualche parte davanti a lui e sopra la sua testa. Erano molto più chiari rispetto ai passi attutiti nel corridoio, così Sasuke decise che il freddo proveniva da una finestra socchiusa.

Si voltò a destra, calò attentamente le gambe sul pavimento, cercando le pantofole attorno al letto con le dita dei piedi e alla fine le infilò. Inizialmente, stava per andare a cambiarsi, con la roba infilata da qualche parte nell'armadio, ma poco prima aveva registrato dei passi che si rivelarono essere la Hyuuga e decise di non preoccuparsi ancora.

Era puntuale come un orologio. Anche se in un primo momento gli fu difficile riconoscere la cadenza della falcata, perché c'era qualcosa di incostante. Come se stesse oscillando o qualcosa del genere. Ciononostante, come la sentì farsi più vicina, Sasuke arrivò alla conclusione, che fosse proprio lei. E si stava avvicinando.

Si alzò. Il letto cigolò sommessamente. Il moro shinobi si girò verso destra e si diresse lentamente verso la porta, trascinando i piedi non perché fosse timoroso di muoversi troppo velocemente e colpire qualcosa, ma perché pensava fosse noiosamente fuori di testa. Allungò la mano sinistra e, dopo alcuni passi incerti, le sue dita toccarono la porta. Afferrò la maniglia quasi istantaneamente e incominciò ad aspettare l'avvicinarsi di quei passi fiacchi fuori dal corridoio e che poi si sarebbero fermati.

Quando il distacco tra ogni passo diventò esageratamente lungo e quando poteva quasi toccare fisicamente quel suono Sasuke strinse la maniglia della porta e la girò.

Hinata non riusciva realmente a capire cosa stesse succedendo, poiché, non importava quanto stanco potesse essere il suo cervello, esso riusciva ancora a misurare correttamente la distanza tra la mano e la porta. Non sapeva perché aveva deciso di bussare, doveva essere a causa dell'educazione degli Hyuuga, ma tant'è – come stabilì correttamente la distanza tra il suo pugno e il battente, decise inconsciamente di appoggiarsi alla porta per un po'. Si sentiva così debole; per il momento voleva solo buttarsi a terra e addormentarsi.

Ad ogni modo, quando le sue mani non incontrarono nessun ostacolo, il segnale che l'avvisava che c'era qualcosa di sbagliato (che non andava) venne elaborato troppo tardi. Hinata si sporse tremendamente in avanti e finalmente, una trentina di centimetri più lontano dell' incrocio originale, le dita raggiunsero comunque l'ostacolo. E non solo le dita. Si appiccicò a Sasuke Uchiha in un angolo di 70 gradi. Il suo naso fu bloccato dal petto coperto dal pigiama, e le sue mani afferrarono le sue spalle come le zampe di un gattino.

La domanda era -Perché non si levava da mezzo?- Va bene che fosse cieco, ma doveva per forza aver sentito una kunoichi cadergli addosso. Forse aveva semplicemente pensato che cadendo a terra Hinata (e specialmente il suo naso rotto) avrebbe potuto rovinare il pavimento, per questo rimaneva rigido. Lei era davvero grata che avesse fermato il suo volo in picchiata, ma qualcos'altro stava per accadere.

Hinata non riusciva più a fare un respirare. Non c'era nemmeno un alito d'aria fresca. Prese atto di un leggero odore di sudore e di qualcosa su cui non avrebbe mai messo il dito. Poteva essere qualsiasi cosa, non era particolarmente interessata ai nomi dei profumi in quel momento, perché la sua mente era occupata a preoccuparsi dei suoi organi interni. Con uno solo per essere esatti. Quello che era capace di diventare 25 volte più grande della sua grandezza naturale, quello che adesso stava avendo delle pericolose contrazioni.

E quando Sasuke le toccò i gomiti con l'intenzione di spingerla via, Hinata non poté più resistere. Il suo stomaco super stressato si sbarazzò dell'ultima tazza d'acqua che aveva bevuto un'ora prima, fornendo al pigiama dell'Uchiha una nuova decorazione. Hinata lo sentì farsi indietro e allontanarla, stringendola per le braccia. Lei non aveva il coraggio di alzare lo sguardo. Voleva solo cadere stecchita e dormire fino alla fine del mondo. Tossì. Sasuke manteneva ancora la presa su di lei.

"Oh wow," sentì un sogghigno nella sua voce stranamente calma, e rabbrividì con disgusto, quando lasciò andare la presa sul braccio destro e staccò dal corpo il pigiama rovinato. "E io che avevo segretamente sperato di ricevere ancora pomodori…"

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Povero pigiama di Sasuke! Fa sempre una brutta fine: prima i pomodori, mo il vomito...! XD
Però però però ennesimo contatto ravvicinatooo! *_*

Ancora GRAZIE x i complimenti a Nitronie, Hina93 (nonono rilassati, nemmeno io so come finisce! XD ), Secchan (io Sakura la odio ancora ù_u) e evechan (Qualcosa tra Naruto e Sakura? io spero di nooo!)!!
Sto andando in brodo di giuggiole!! ^_^

Alla prossimaaa!!

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***





Hinata tossì coprendosi la bocca con la mano a coppa, cercando di domare un'altra ondata in arrivo. Percependo un tremito in tutto il suo corpo, Sasuke l'afferrò per il gomito con fermezza e la spinse nella stanza.

"Il bagno è dietro la porta vicino alla finestra," disse lui.

Hinata attraversò l'intera stanza inciampando, aprì la porta bianca e abbracciò il water con sollievo.
Il silenzio era probabilmente una caratteristica innata di tutte le donne Hyuuga, perché Sasuke non riusciva a sentire altro suono se non quello di un liquido che si scontrava con altro liquido. Come se qualcuno stesse versando acqua nel gabinetto. Ma quella non era acqua. E Sasuke poteva fiutarlo bene. Succhi gastrici. Probabilmente leggermente diluiti con una tazza d'acqua bevuta qualche ora prima. Scostò il pigiama, che adesso aderiva perfettamente al suo corpo, e lo annusò storcendo il naso. E lo storse ancora.

Beh, almeno non aveva mangiato ramen, a base di carne o di verdure che fosse. Se no la vista sarebbe potuta essere ancora più pittoresca. O la puzza, per essere più esatti. Si tolse la maglietta del pigiama disgustato, attento a non imbrattarsi anche i capelli, e la gettò a terra. Dopo alcuni secondi di ricerca, alla fine trovò l'armadio dall'altra parte della stanza e lo aprì. Fece scorrere le dita sui ganci, alla ricerca di un indumento caldo. Sebbene avesse convinto il personale che sarebbe rimasto in quella stanza fino alla fine di tutto il periodo di ospedalizzazione, Sakura gli portava insistentemente un nuovo cambio ogni due settimane. Ed era molto impaziente di annunciarglielo ogni volta.

La Haruno non era abbastanza sfacciata da insinuarsi nella magione degli Uchiha e portargli i vecchi indumenti del padre (dovevano essere fuori moda e probabilmente completamente lacerati). Così continuava sempre a comprargli, come immaginava Sasuke, vestiti di seconda mano. Fin da quando era tornato a Konoha, non aveva passato più di due notti nello stesso posto. Così la sua uniforme e tutti i suoi effetti personali erano sparsi per tutta la città. Nella tana di Kakashi, in quella di Naruto, nella torre di Tsunade, dove aveva passato un po' di tempo sorvegliato come se fosse una minaccia per la popolazione, e anche dai Nara, nella camera di Shikamaru (ancora non aveva idea di come fosse finito in quell'angolo remoto di Konoha), e beh… alla fine in ospedale.

Le sue dita strinsero un morbido tessuto di lana e Sasuke tolse la stampella. Tirò fuori la stoffa dall'armadio. Dopo un po' di contatto realizzò che si trattava di uno spesso e morbido maglione, lavorato a maglia. Bene. Sasuke gettò il maglione con la gruccia sul letto. O almeno dove pensava che fosse il letto e continuò ad esplorare l'armadio. A pensarci bene, era tutto un nuovo mondo per lui, nonostante l'armadio si trovasse a pochi metri dal letto.

Le dita si imbatterono in un altro oggetto lanoso e, giudicando dalla lunghezza, Sasuke decise che era una sciarpa. Bene. Un brivido gli percorse la schiena e non si allontanò finché non trovò un altro paio di magliette, pantaloni pesanti e stivali di pelle con piccoli cinghie all'estremità, foderati con la pelliccia all'interno. Era particolarmente contento di aver trovato scarpe con i gambali alti. Almeno in questo modo non avrebbe dovuto preoccuparsi di calze spaiate.

Si infilò nei pantaloni che erano un pochino ampi, e infilò i calzini. Poi si mise gli stivali (erano esattamente della sua misura), infilò i pantaloni nei gambali e si incamminò lentamente verso il bagno. Sentì la Hyuuga respirare profondamente. Al fine di non inciampare su di lei, inginocchiata a terra, aggirò lungo la parete tutto il perimetro del piccolo bagno. E quando riuscì a raggiungere il lavandino, girò la manopola dell'acqua calda.

Aveva fatto tutto molto silenziosamente, tanto che Hinata trasalì allarmata e alzò lo sguardo. Era stata abbastanza intelligente da trattenere tutti i capelli prima di assaltare il gabinetto, così non aveva ciuffi incollati sul viso e poteva vedere chiaramente Sasuke Uchiha mezzo nudo, chino sul lavandino, mentre si lavava il torso. La sua pelle era bianca quasi quanto i suoi stivali. Hinata lo guardò di sottecchi. Gli stivali bianchi non si addicevano davvero alla reputazione dell'Uchiha e rendevano la situazione piuttosto divertente, ma rimaneva comunque piuttosto intimorita dalla sua alta figura.

"Che— che fai?" chiese timidamente.

"Beh, che cosa ti sembra che stia facendo?" disse senza voltarsi. "Il tuo vomito è passato attraverso."

Hinata abbassò la testa, allungando la mano verso il rotolo di carta igienica, appeso alla parete.

"Mi dispiace…"

"Se non reggi l'alcool, bevi il kefir
*," dichiarò raddrizzandosi e afferrando un asciugamano asciutto da uno scaffale.

Hinata non rispose. Non le interessava. Iniziò ad alzarsi lentamente e si avvicinò al lavandino, dove Sasuke si stava asciugando. Girò ancora la manopola e si chinò verso il getto dell'acqua, con l'intenzione di sciacquarsi la bocca.

"Sbrigati," disse lui, uscendo dal bagno.

"M?" ignorava cosa intendesse, mentre la sua bocca era ancora piena d'acqua.

"Tra tutti e due, sei tu quella che ha un disperato bisogno d'aria fresca," infilò la prima maglietta e scosse la testa. I capelli neri erano scarmigliati in tutte le direzioni. "Inoltre, non posso rischiare di beccarmi un'altra chiazza di vomito. Stavolta sul pavimento. Ho bisogno di dormire qui, lo sai."

"Non ho bisogno di aria fresca, ho bisogno di un letto," Hinata mormorò camminando fuori dal bagno, appoggiata contro il muro.

"Sei la benvenuta," Sasuke alzò le spalle, indicando il suo letto. "Basta che non mi vomiti sul cuscino."

Hinata si accigliò. Lui ne parlava con tanta semplicità e disinvoltura, come se ai tempi della sua adolescenza avesse subìto una sbornia che l'aveva costretto a vomitare ogni singolo giorno. Mentre infilava un altro strato di maglietta, lei si accorse improvvisamente che lui molto probabilmente stava uscendo fuori senza una giacca pesante, ma non aveva la forza di obiettare su quello. Per non parlare del fatto che vedere la maglietta sporca giacere sul pavimento le procurò una spiacevole stretta al cuore.

Si chinò a raccoglierla.

"La laverò," disse rialzandosi silenziosamente e dirigendosi di nuovo verso il bagno.

Nel frattempo Sasuke aveva già infilato un voluminoso maglione nero e aveva avvolto il collo in una lunga sciarpa grigia. La sentì camminare e la fermò raggiungendola con la mano. Le dita di lui toccarono la spalla di lei. Seguirono il braccio per tutta la sua lunghezza fino alla sua mano, afferrò un angolo del pigiama e lei non ebbe altra scelta, se non lasciare andare la stoffa. L'Uchiha allungò il braccio, trattenendo la maglietta lontano da lui, come se fosse un ragazzino che se l'era appena fatta sotto.

"Se fossi in te," pronunciò con voce calma. "La butterei. E visto che questa è la mia maglietta, è proprio quello che faremo."

Hinata deglutì semplicemente e si strinse nelle spalle. Alla fine gli si avvicinò e gli si strinse al gomito timidamente ma con fermezza. Fu a causa del maglione così morbido e piacevole da stringere, mentre lo abbracciava strettamente, che per poco non aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, ma si era ricomposta all'ultimo secondo. Sasuke sbatté le palpebre. Il braccio sinistro era stretto in una presa salda e il gomito era affondato in qualcosa di morbido. Non bisognava essere un genio per capire. Lei vestiva un soffice piumino, ma anche attraverso tutti quegli strati di lana l'Uchiha realizzò che la Hyuuga era molto più donata in natura in confronto, come dire, a Sakura Haruno.

"Il motivo?" alzò le sopracciglia, cercando di liberare il braccio dalla sua stretta.

"Hai bisogno di essere guidato," disse Hinata con voce smorta, senza alcuna intenzione di lasciarlo andare. Fece un passo in avanti.

Sasuke era cieco per la prima volta nella sua vita, ma anche così, sarebbe stato capace di seguire l'eco dei passi di lei e camminare. Era un ninja dopotutto. Ma adesso, a giudicare dalla sua voce e dal respiro irregolare, realizzò che la Hyuuga non era nelle condizioni di poter essere minacciata. Anche la minaccia peggiore non avrebbe funzionato su di lei. Il corpo che agisce inconsapevolmente era una cosa pericolosa. Così alla fine si lasciò condurre fuori dalla stanza senza opporre resistenza.

Il pigiama rovinato era stato buttato nel primo secchio che avevano incrociato, in un angolo del corridoio verdognolo. E non era molto difficile camminare. Hinata diceva di tanto in tanto "scale" o "destra", o "sinistra". Anche se Sasuke dovette ammettere che gli ci vollero almeno tre minuti per imparare ad usare i nuovi sensi acquistati e per fidarsi di quella traballante ragazza incollata al suo fianco.

La centralinista di turno all'ospedale non disse una parola quando attraversarono il portone principale per uscire. Aveva giusto alzato un sopracciglio verso la strana coppia. Il resto non aveva importanza. Tecnicamente l'Uchiha era sano e aveva il diritto di lasciare l'ospedale ogni volta che voleva. Così nessuno aveva provato a fermarli ed entrarono in una fresca e stellata notte d'inverno.

Il vapore sfuggì dalla bocca di Sasuke, quando discesero le scale principali e si diressero verso il sentiero. La temperatura sottozero gli pizzicò leggermente le guance, ma il maglione era veramente caldissimo e lui non sentiva il debole vento, vorticargli attorno alla schiena. Il percorso era coperto da un nuovo strato di neve che scricchiolava sotto i loro piedi.

Percependo l'aria fresca, Hinata aprì gli occhi e aspirò l'aria profondamente. Si guardò attorno come se vedesse la notte per la prima volta e sospirò. Era bellissimo. Il cortile dell'ospedale era illuminato dalla luce argentea della luna piena. La neve rendeva ogni cosa più luminosa tanto da rendere possibile la distinzione dei colori. Gli alberi spogli tendevano i loro rami congelati verso il cielo. La brina e i luccicori adesso rendevano quei rami come lecca-lecca di stagione. Hinata diede un'occhiata a Sasuke. I suoi occhi scuri era persi in qualcosa in lontananza e lei rimpiangeva il fatto che lui non potesse vedere nulla.

Voleva scoprire la causa della malattia dei suoi occhi, ma cosa aveva fatto durante la settimana? Aveva aiutato la sua famiglia con la festa del Nuovo Anno e l'aveva completamente sprecata. Come se non fosse abbastanza; non aveva dormito per tre giorni.

Hinata notò una panchina di legno sotto un albero ricoperto di neve, e spinse Sasuke verso di essa. Si muovevano su un prato e a ogni passo che compievano, la neve scricchiolava sonoramente. Alla fine Hinata si lasciò cadere sulla panchina e sospirò. Sasuke si sedette lentamente vicino a lei, nascondendo le mani nelle lunghe maniche del maglione. Se non fosse stato per l'ambiente ospedaliero e la notte scura, qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse in corso un servizio fotografico, e lui era il modello della nuova stagione della moda nel mondo dei ninja.

Lo stomaco di Hinata brontolò. Sasuke tirò su col naso.

"Che hai bevuto, Hyuuga?"

"Non ho dormito per tre giorni…" rispose Hinata a bruciapelo.

Posso dirglielo, pensò l'Uchiha.

"Tre giorni senza dormire e mangiare?" chiese.

"Se mangiassi, vomiterei," disse lei tacitamente.

"Se mangiassi, ti sentiresti meglio," dichiarò convinto l'Uchiha. "Questo è il motivo per cui traballi. Sei affamata."

Hinata voleva dire che anche il solo pensiero del cibo le dava la nausea, ed ebbe la visione di una ciotola di ramen con la pasta fumante, le verdure, le uova e tutti gli altri ingredienti, e si coprì la bocca allarmata, quando il suo stomaco si contrasse un'altra volta.

"Non vomitare," l'avvertì Sasuke.

"Non lo farò," assicurò lei, abbassando la mano. Guardò il cielo attraverso i rami spogli degli alberi.

Tutt'attorno era calmo e silenzioso. Sasuke cercava di captare un qualsiasi suono attorno a sè con gli occhi chiusi. Il tempo era freddo, ma era luminoso, e si sentì come se un masso fosse rotolato fuori dal suo petto. C'era sicuramente una pressione differente tra lì e la stanza. Stava ascoltando i passi provenire dalla strada, dietro il cancello dell'ospedale. Da qualche parte a Konoha un ninja correva su e giù per i tetti delle case. A giudicare dalla velocità Sasuke congetturò che fosse qualcuno degli ANBU. Era anche sorpreso di poter sentire suoni così tanto distanti. Doveva avere qualcosa a che fare con l'abilità innata ninja, quando addirittura non aveva bisogno di vedere, ascoltare o toccare un sacco di cose. Adesso percepiva con tutta la sua essenza.

Smise di vagare con i pensieri e con le orecchie attraverso i quartieri distanti. Tornò alla panchina dell'ospedale che pian piano gli aveva congelato il didietro. L'Uchiha ascoltò il respiro calmo della ragazza e per un minuto il suo cervello si focalizzo sul tepore, emanato da qualcosa attaccata alla sua coscia destra, dove le loro gambe si toccavano. La panchina fredda e la gamba della Hyuuga facevano contrasto tra loro. L' Uchiha si sentiva come se avesse una mano nell'acqua gelida, e l'altra – nell'acqua bollente. E non c'era modo di creare un equilibrio accettabile.

Sasuke voleva alzarsi, quando qualcosa urtò la sua spalla e lui quasi trasalì. Ma si limitò a voltare la testa verso sinistra e reclinarla un pochino. Fu sufficiente al suo naso e alla sua bocca per raggiungere i capelli di lei e le origini del pesante oggetto non identificato divennero chiare. Le sue mani erano troppo confortate nelle maniche per tirarle fuori adesso e toccare il corpo estraneo. Così lo scoprì con la testa (letteralmente e metaforicamente parlando).

"Non sbavare sul mio maglione," disse.

Lei non rispose e il suo respiro era fin troppo calmo, così Sasuke si accigliò.

"Hyuuga?" scosse la spalla e la testa della Hyuuga scivolò sul suo petto, e si accasciò sulle sue gambe, proprio dove le pieghe finali del maglione si arricciavano.

Sulla sua gamba destra gravava metà del corpo della Hyuuga, quando gli cadde sulle gambe totalmente incosciente. La respirazione silenziosa e profonda manifestavano il fatto che s'era addormentata. Sasuke sospirò e tirò fuori la mano destra dall'ampia e calda manica. Le sue dita si posarono lentamente sui capelli setosi di Hinata. Stava per ritirare immediatamente la mano, ma non aveva calcolato come gli stava accarezzando i capelli. Poi ancora. E ancora. Un brivido corse lungo la schiena dell'Uchiha. Hinata Hyuuga era accomodata sulle sue gambe come una qualità molto rara di pomodoro.




*Il kefir è una bevanda fatta con il latte fermentato che ha avuto origine nel Caucaso. Alcune varietà hanno una percentuale irrisoria di alcool dovuto ai processi fermentativi dei lieviti, ma per le persone poco tolleranti questa minima quantità è sufficiente a rimanere storditi.


*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


E Sasuke sta cedendooooo! *_*

OK, devo chiedervi infinito perdono per non aver aggiornato prima, ma ho passato una settimana shockante!! >///<
Però ne è valsa la pena aspettare vero?? ^_^ Insomma, non è successo niente di che però... uuuuuh XD

GRAZIE a Nitronie (oddio povera te XD Comunque x quanto riguarda Neji ho pensato la stessa cosa, ma io mi limito solo a tradurre ^^), a Caletin (ma figurati! un commentino ogni tanto va bene, poco ma buono!), a Hina93 (scusa per l'aggiornamento tardivo!! Meglio tardi che mai :P), a Erena (scherzi??! accetto assolutamente le critiche anche perché...hai ragione! Anche solo per fare un esempio metto tutti gli accenti sbagliati...mi do la zappa sui piedi da sola XD Il fatto è che sono tremendamente pigra e non mi va di rileggermi settanta volte le cose in cerca di errori XD Però prometto che un giorno mi ci metterò d'impegno!! ^^) e a evechan (thanks!)

Che bello siete sempre di più!! :D
Alla prossimaaaaa!!!

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***





Era come una immensa mappa srotolata su un piano. Come se ogni cosa fosse sommersa nell'oscurità e le linee della mappa fossero in negativo, disegnate in bianco. Tutti i rilievi di Konoha erano scomposti e rovesciati un paio di volte, come in una lezione di geometria. Un'immagine tridimensionale, tessuta con fili sottili. Sarebbe scomparsa appena avesse perso la concentrazione. Focalizza, focalizza. I chiari contorni di Konoha furono invertiti ancora un paio di volte in quello spazio oscuro finché finalmente riuscì a trovare la giusta angolazione. La prospettiva dal cortile ospedaliero.

Sasuke diede un calcio ai sostegni del cancello dell'ospedale, per assicurarsi che fosse dove immaginava che si trovasse. Spostò il carico sulle sue spalle un po' più in alto, stringendole le gambe con più fermezza, bloccandole con i gomiti. Hinata Hyuuga era appesa alla sua schiena come un sacco di patate, il naso sepolto nel colletto del dolcevita. Le braccia pendevano sul suo petto e se non fosse stato per la leggera tensione dei suoi muscoli, qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse un cadavere accomodato sulla sua schiena.

Era difficile spiegare perché fosse finita così. C'erano un sacco di motivi. Pensò se fosse possibile definire la questione come un epilogo del tutto. Ma in qualche modo Sasuke sentì che i suoi guai erano solo all'inizio. I suoi pensieri dovevano solo essere messi in atto.

Prima di tutto, a dispetto del fatto che parte del suo corpo non aveva nessun problema a rimanere seduto sulla panchina e riceveva il calore che Hinata gli dava, alla fine quella sensazione causò qualche inconveniente. Non c'era equilibrio. Dopo una lunga seduta nello stesso posto la sua schiena era definitivamente morta e poco a poco il gelo aveva iniziato a penetrargli attraverso lo spesso maglione fino alla spina dorsale. Nel frattempo la gamba destra si era intorpidita e aveva cominciato a sudare. Era grato che fosse capitato solo a una gamba. Era una buona cosa che la Hyuuga non avesse deciso di dormirgli tra le braccia. Forse suona piacevole e romantico nei libri, ma le persone che scrivono queste cose non hanno mai provato a conoscere quale tortura possa essere reggere la testa di qualcuno sul braccio per un paio d'ore. La morte completa della circolazione sanguigna.

Così finì con l'incitare il suo rigido corpo. In secondo luogo, non era un pervertito, ma un leggero tocco era bastato per realizzare che la Hyuuga stava gradualmente diventando più fredda. Non solo a causa della temperatura sottozero. Stava anche sperimentando una palese sbornia (e probabilmente era vittima anche di una contaminazione ). Aveva preso in considerazione di svegliarla e trascinarla fino all'ospedale, ma da quando era finalmente entrato nella luce del giorno dopo un po' di mesi… o nella luce della notte per essere esatti (d'altra parte, a lui non interessava della luce), l'Uchiha non voleva tornare nella piccola camera proprio in quel modo. Dopotutto, non c'era nessuna ragione ufficiale per cui dovesse rimanere nell'ospedale 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Doveva solo presentarsi regolarmente per l'ispezione e nessuno avrebbe potuto tormentarlo. Così rimanevano solo due posti – portarla dagli Hyuuga o nelle proprietà degli Uchiha. Ma la residenza degli Uchiha adesso era fredda come lo stesso inverno e quel tipo di ambiente non era di certo buono per una persona ammalata. Questo gli lasciava come opzione null'altro se non la tenuta degli Hyuuga.

Vagava per la città nel cuore della notte, con l'erede di uno dei più famosi clan di Konoha sulla propria schiena… per una persona cieca era una sfida. Ma Sasuke Uchiha non sarebbe stato Sasuke Uchiha se non avesse accettato la sfida. Finché riguardava la cocciutaggine, era costretto e pronto a spaccare il muro con la testa, fintanto che avesse potuto dimostrare qualcosa alle persone attorno a lui. In parte questo tipo di comportamento era insito nel suo sangue, ma d'altra parte, aveva assorbito alcuni tratti persistenti da un idiota coi capelli biondi in particolare. E non c'era niente di possibile da fare a proposito – anni di esperienza comune rendono le persone simili.

Era particolarmente facile portare la Hyuuga sulla schiena, com'era stato facile uscire dal cortile dell'ospedale, ma adesso iniziava la lunga e lenta camminata. Si muoveva avanti e indietro, fermandosi ad ogni incrocio e verificando se stesse veramente dove immaginava di trovarsi o no, verificando che la mappa nella sua testa corrispondesse ai veri sfondi. A volte per non perdersi contava i passi. Era troppo orgoglioso per svegliare la Hyuuga e troppo ostinato per rinunciare. Era uno shinobi. La cecità non doveva costituire un ostacolo.

La luna piena illuminava ogni strada vivacemente, lasciando alcune case nell'ombra. Mentre Sasuke in stivali bianchi camminava giù per la strada innevata la sua ombra si allungava sempre di più, finché non svoltò lentamente a sinistra e scomparve dietro l'angolo.

Hinata tirò un sospiro assonnato e volse la testa nell'altra direzione. Il naso di lei non era più sepolto nel morbido maglione. Era scomparso nei morbidi capelli corvini. Sasuke rabbrividì quando la punta fredda del suo naso gli toccò il collo. Le braccia di lei diedero segno di vita e in un riflesso incondizionato premettero con forza sul suo petto. Si era attaccata a lui. Sasuke mormorò qualcosa di incoerente in fondo alla gola. Non erano parole. Solo un ringhio sommesso, che gli fece vibrare il costato.

Andava tutto bene fin quando rimaneva immobile. Ma se lei iniziava a contorcersi, la mappa nella sua testa era destinata a scomparire. Finché rimaneva ferma, era solo una strana ragazza, con gravi postumi di una sbornia. Finché rimaneva immobile, quella ragazza era Hinata Hyuuga, un membro del più esclusivo e intoccabile clan di Konoha. Quando si muoveva, Hinata Hyuuga diventava una spina nel fianco, che prima di tutto, gli aveva intorpidito la gamba nel cortile dell'ospedale, e ora lo stava facendo sudare, perché Sasuke aveva perso l'abitudine di esercitarsi fisicamente nel corso di quei pochi mesi. Non che fosse pesante. L'Uchiha poteva scommettere che le ossa grosse di Sakura Haruno pesassero molto di più, ma poi pensò con un sogghigno che probabilmente il petto della Hyuuga costituiva metà del suo peso.

E si fermò. I capelli gli coprivano il viso. No, aspetta un sec… Sasuke deglutì e fece pensare logicamente il suo cervello. Se le tette di qualcuno erano metà del peso di un corpo umano… quelle erano le tette del Quinto. Quella donna era vincitrice in un campionato tutto suo. A volte aveva difficoltà a capire, come potesse essere capace di combattere con un peso in più come quello. Hinata non avrebbe mai potuto batterla, anche se alla fine non ce n'era bisogno. Lei era davvero… ben proporzionata. E lui non avrebbe mai voluto iniziare a pensare a quello, se non fosse per quelle stesse parti del corpo, che stava segretamente comparando… l'Uchiha poteva sentire ogni cosa attraverso lo spesso maglione e il piumino eschimese della Hyuuga. Si morse le labbra e strinse le gambe di lei più fermamente. gettando le immagini fuori dalla sua testa e tornando alla mappa abbozzata nella sua mente.

Dopo alcuni giri verso sinistra e verso destra si era maledetto già tre volte per aver lasciato i suoi pensieri vagare in quei luoghi, quando di solito ci si perde in certi pensieri quando uno a quattordici o sedici anni. Lui era Sasuke Uchiha. Freddo e inavvicinabile. Non aveva solo un'immagine da mantenere. Doveva anche prendersi cura della sua sanità mentale. Naruto lo avrebbe deriso fino alla morte se avesse visto Sasuke diventare pazzo per qualcosa, o ancora peggio – per qualcuno. Non avrebbe mai permesso a nessuno di vederlo in pessime condizioni o, Dio non voglia, imbarazzato. O ancora peggio – arrossito oltremodo fino alla punta delle orecchie. Poteva solo sciogliersi un pochino durante la notte.

Non avendo nessun desiderio di approfondire l'intricato labirinto della sua coscienza, decise che i suoi pensieri fossero stati deviati dall'influenza dell'aria fresca, e si mosse lentamente, percorrendo le strade di Konoha. Non c'era alcuna ragione per rovistare tra cause e risultati. Sasuke aveva notato da parecchio tempo che la sua logica di ferro era risoluta quando si trattava di combattimenti e affari ninja. La sua intelligenza era probabilmente seconda sola a quella di Kakashi o di Shikamaru. Ma quando era invischiato nelle faccende della vita vera, non poteva assolutamente affidarsi alla logica. Non avrebbe mai potuto spiegare qualcosa razionalmente. Durante decisioni inevitabili avrebbe spento la sua mente e l'Uchiha avrebbe agito d'istinto. E questo portava a risultati sempre più bizzarri.

Così era diventato migliore amico di Naruto. Così era finito per stare dove si trovava adesso, e non riusciva a spiegare perché stesse facendo tutto questo. Metaforicamente parlando, veniva spinto in avanti come una bambola obbediente, da alcuni uncini immaginari sul suo petto.

Sasuke stava ascoltando tutto quello che lo circondava. Una trave si incrinò in una casa nelle vicinanze. Un gatto saltò giù da una veranda e gli tagliò la strada (non gli importava se fosse nero o no). Era assorto nei propri passi, ascoltando la neve scricchiolare sotto i suoi stivali di pelle. Aveva sentito una persona o due passargli accanto di volta in volta, ma nessuno aveva prestato molta attenzione a loro. Non era né una zona commerciale né un distretto ninja. Era solo una tranquilla zona residenziale. Se qualcuno li avesse guardati da vicino, avrebbe potuto pensare che un ragazzo stava aiutando una ragazza a tornare a casa dopo una notte di bevute senza limiti. Che, a pensarci bene, era praticamente vero. Piuttosto vero.

Un cane abbaiò in lontananza e Sasuke si bloccò. Secondo i suoi calcoli, c'era solo un isolato prima della dimora degli Hyuuga e, anche se alla fine non gliene fregava un cazzo di niente, ancora non voleva presentarsi al domicilio degli Hyuuga con Hinata sulla schiena. Voleva solo vivere senza preoccupazioni per un po'.

"Hyuuga…" disse piegando la testa e la fronte di Hinata scivolò dalla spalla. Stava ancora dormendo.

"Hey…" Sasuke le diede una piccola scossa, ma non ci fu alcuna risposta.

L'Uchiha emise un ringhio sommesso.

"Oy, Hinata," saltò e atterrò sgraziatamente, in modo da scuoterla per bene. "Moshi moshi~!"

"Hn!" Hinata strizzò ermeticamente gli occhi, quando il suo mento colpì qualcosa di duro e i suoi denti sbatterono dolorosamente. La nebbia nella sua testa si disperse a poco a poco, ma una volta che fu perfettamente sveglia, sentì ancora un martello invisibile colpirle il cervello.

Aprì lentamente gli occhi ed ebbe quasi un attacco di cuore. La faccia dell'Uchiha era oltremodo vicina. Era tanto vicina da obbligarla ad incrociare gli occhi. Prese improvvisamente un profondo respiro . Stava per allontanarsi, ma con orrore realizzò che non era più seduta sulla panchina.

"U—Uchiha… kun?" balbettò.

L'aria calda spirò sulla sua faccia e Sasuke girò la testa dall'altra parte, sorpreso che non avesse un pessimo alito.

"Casa tua è lontana da qui?" le chiese.

Hinata si guardò attorno stupefatta, dimenticando tutti gli inconvenienti. La sua casa non era visibile, ma lei conosceva quella strada altrettanto bene. Le sue dita strinsero il maglione di Sasuke. Un tornado di pensieri infuriava nella sua testa, e lei non riusciva a distinguerne nessuno. Domande e dichiarazioni spuntavano l'una dopo l'altra.

Come aveva fatto a trovare la strada da lì all'ospedale? Che imbarazzo essere portata in quel modo. Per prima cosa perché l'Uchiha aveva lasciato l'ospedale? Perché la stava portando? Perché non era ancora a terra? Perché si era addormentata? Perché la testa continuava a farle male? Cosa avrebbe detto la sua famiglia quando…?

Hinata squittì impercettibilmente e fissò attonita il profilo di Sasuke. Non poteva assolutamente tornare a casa in quelle condizioni. Con l'Uchiha o senza di lui, era comunque troppo tardi. Lei non sapeva per quanto tempo lui aveva vagato per le strade di Konoha. Come se non fosse abbastanza, la sua testa continuava a dolere terribilmente e se lei avesse ascoltato le sgridate della sua famiglia… avrebbe finito col prendere il muro a capocciate. Se solo avesse potuto trovare un rifugio… ma per quanto riguardava l'Uchiha… doveva riportarlo all'ospedale.

"Io… non voglio andare a casa," disse.

Sasuke sospirò e le lasciò le gambe, lasciandola scivolare dalle sue spalle. Non appena toccò terra, Hinata mollò la presa dal suo collo. Sasuke volse la testa verso di lei. Le sue pupille era dirette verso il basso e a Hinata sembrò proprio come se la stesse guardando.

"Allora cosa suggerisci?" chiese con calma.

Hinata deglutì. Non appena si calmò un po', notò che… no, lei non aveva mai notato prima che l'Uchiha fosse così alto. Ovviamente, non era alto quanto Neji, ma lei era solita vedere Sasuke sdraiato a letto e adesso, reclinò un poco la testa per guardarlo bene in viso… era strano. E leggermente inquietante.

"To—Torni all'ospedale?" suggerì lei.

Sasuke storse il naso.

"Non voglio."

"Ma…" Hinata si morse il labbro. "Non posso lasciare che tu…"

"Allora non lo fare."

Lo guardò di sottecchi. Cosa fare? Cosa fare? Un pensiero fu seguito subito da un altro, e il fatto che lui fosse un concentrato di contraddizioni, non era davvero d'aiuto. Era una situazione strana e necessitava di una soluzione. Lei conosceva un solo luogo dove lei avrebbe potuto sentirsi come a casa, ma l'Uchiha… lasciarlo lì… Per lui non avrebbe significato nulla, ma lei non voleva che qualcosa di SACRO per lei potesse essere calpestato.

Lui era in piedi in mezzo alla strada. In pieno inverno. Con un paio di stivali di pelle bianca e un maglione di lana. E Hinata poteva vedere la pelle d'oca sul suo collo dove il colletto del maglione era stato abbassato. E prese la sua decisione.

Allungò la mano e strinse il palmo di Sasuke. Le dita di lui erano ghiacciate e intirizzite. Hinata rabbrividì. Tirò fuori dalla tasca della giacca dei guanti e li infilò sulle mani di Sasuke senza una parola. Erano decisamente troppo piccoli, ma completò il lavoro tirandogli giù le lunghe maniche del maglione fino al polso. Era leggermente sorpresa che non avesse opposto resistenza a tutto questo.

Riprese fermamente la sua mano destra.

"Andiamo."




*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Ma Sasuke è un genio, riesce persino a ricordarsi la posizione di tutti i lampioni tanto da non schiantarcisi addosso??!! Beato lui ^^
E poi "Moshi moshi~" sarebbe una specie di "Pronto??"... non suona troppo dolce?? :P

Son tornata!! Mi dispiace davvero tanto di essere diventata così lenta nel postare T_T ma ora ho anche la connessione che inizia a fare cilecca...
Chiedo venia!!! >_<

Vabbeh và, passiamo alle recensioni :D GRAZIE a Sunlight_girl, a Nitronie (hai perso la scommessa ^^ ma è stato meglio così!), a Hina93 (Ahahah, anche la mia tastiera galleggia ancora nella bava XD) e a evechan (XD)!!
Un bacione immenso :D

Alla prossimaaa!!!

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***







Le palpebre erano pesanti, ma una particolare sensazione di gaiezza nella sua testa, era abbastanza persistente da assicurarle che aveva riposato abbastanza. Gemette e si contorse, affondando il naso nel morbido cuscino. Il sopore si stava lentamente ritirando, Hinata trasse un respiro profondo e il cervello le si annebbiò, come se avesse appena inalato qualche sostanza allucinogena. Come se ci fosse una pressione sulla sua testa che le opprimeva il cervello e stendeva una tenda scura sulla sua coscienza. Ma la cosa bizzarra era – questa sensazione le piaceva.

Prese un altro profondo respiro, assorbendo avidamente quel forte profumo di fresco, tentando di seppellire se stessa nel cuscino di lana. Rassomigliava ad un gatto, stirandosi e sfregandosi nel giocattolo che amava. Hinata mugolò ancora e aprì lentamente gli occhi. E un allarme risuonò nella sua testa.

Il cuscino era scuro e intessuto con varie forme. Sapeva per certo che il suo cuscino era bianco. Un uccello cinguettò oltre la sua testa e Hinata si mise seduta in un lampo. Sbatté rapidamente le palpebre come se ci fosse una luce sfolgorante che le penetrava negli occhi. Il suo viso era leggermente gonfio mentre qualche ciuffo nero-blu era selvaggiamente arruffato sulla sua testa.

Tutt'attorno era verde. I fiori dai vari colori erano sbocciati. Farfalle dalle ali iridescenti svolazzavano qua e là. Il giardino, ricordò Hinata e guardò in basso. Era distesa su un prato, tra le aiuole dei fiori e delle verdure, e la sua mano destra stringeva… un maglione scuro. Le bastò una frazione di nanosecondo per realizzare a chi apparteneva quel maglione. La Hyuuga allontanò l'indumento come se stesse andando a fuoco.

Ma la sua mano destra continuava a stringerne la manica. Hinata chiuse e riaprì gli occhi, allungò la mano sinistra, sentendosi leggermente più calma. Strinse il capo con fermezza e lo avvicinò al viso con sempre maggior sospetto; chiuse gli occhi e respirò attraverso il naso. I suoi sensi furono catturati da quello stesso odore e allontanò sorpresa il maglione. Non era né profumo né naftalina. Solo qualche essenza naturale intrisa nell'indumento.

E lei non poteva proprio toccarlo.

Si alzò in piedi con la maglia in mano, guardandosi attorno. Non riusciva a ricordare bene quando e come si fosse addormentata, ma il fatto che avesse trascinato l'Uchiha nel suo rifugio le era rimasto profondamente impresso nella memoria.

In confronto al suo primo viaggio verso il giardino, quando tutto era accaduto così in fretta da apparire pittosto confuso davanti ai suoi occhi, il giorno prima entrambi avevano attraversato la foresta con calma e attenzione. Mentre lo conduceva, tenendo stretta la sua mano, Hinata aveva potuto sentire quanto fosse teso l'Uchiha.

Era una strana tensione, perché i muscoli di lui erano rilassati, e anche il suo respiro e i suoi passi lo erano… Nessuno avrebbe mai potuto pensare che quell'individuo fosse cieco. Ma quella strana tensione era sospesa nell'aria, come qualcosa di elettrico che poteva scintillare da un momento all'altro.

Poi aveva cercato di non farci caso e aveva continuato a muoversi, sorpassando gli ostacoli più complicati, e avvisando Sasuke in prossimità di pozzanghere e gobbe della strada. A parte quelle poche parole, che l'avevano salvato dall'inciampare, non avevano parlato affatto. Erano stati seguiti solo dai suoni di qualche occasionale rametto secco spezzato e dallo scrocchiare della neve sotto i loro piedi.

Anche quando arrivarono finalmente al giardino, Hinata non diede nessuna spiegazione. Aveva solo barcollato verso il prato tra le aiuole dei fiori e delle verdure, ed era crollata lì, perdendo conoscenza. Non sapeva cosa ne era stato di Sasuke.

Afferrò saldamente il maglione e si allontanò dal prato, discendendo tra le aiuole lussureggianti di fiori verso l'uscita. Si fermò dopo qualche passo, dove iniziava il terreno più scuro tra le aiuole. Il suo piede destro era fermo accanto a una profonda orma. Ed era troppo grande per essere la sua. Seguì le elaborate impronte con gli occhi notando che esse circondavano ogni singola aiuola e ogni singolo sentiero. Come se il proprietario delle orme avesse provato a misurare il giardino e a farsi un'idea generale di esso.

L'udito sensibile catturò un debole suono e alzò lo sguardo in un lampo solo per vedere l'Uchiha scagliarsi contro di lei a tutta velocità. Non emise nessun suono. I suoi occhi si volsero verso i propri pugni. La testa le doleva ancora un po', ma si rianimò immediatamente e un'entità, nascosta in un angolo remoto del suo cervello, prese possesso del suo corpo.

Il piede dal bianco stivale era quasi arrivato, quando Hinata lanciò il maglione in alto e, una volta che il piede destro dell'Uchiha fu catturato tra le sue pieghe, lei tirò verso il basso l'indumento. Sasuke non ebbe altra opzione se non superare la Hyuuga con una capriola, allungando in avanti la mano destra, in modo da attutire l'impatto.

Si rigirò sospeso oltre Hinata e piombò a capofitto verso il terreno. Non appena il palmo destro fu reclinato contro il terreno, si spinse lontano dalla superficie come una molla. Compì un altro giro completo e atterrò a circa 10 metri di distanza da lei, solcando tracce profonde con i piedi.

Hinata volse immediatamente il viso verso di lui. Il maglione era già a terra e lei era pronta a difendersi in tutti i modi possibili. Il suo cuore batteva come un uccellino rinchiuso in una gabbia troppo piccola. Si sentiva come se qualcuno l'avesse scalciata fuori dal letto direttamente in mezzo al campo di battaglia. Beh, era comunque qualcosa di simile. Squadrò Sasuke dalla testa hai piedi.

Era piegato sul ginocchio destro, la gamba sinistra era proprio sotto di lui, la mano destra era poggiata a terra. Il terriccio era raccolto sotto le sue unghie. Rimasto senza il suo maglione, adesso indossava solo una canottiera scura, che enfatizzava la sua pelle pallida e la faceva sembrare luminosa. Hinata scosse la testa, piegando le dita e preparandosi a combattere nello stile Hyuuga. Non voleva combattere contro lui. Non aveva neppure voglia di allenarsi con lui. Non aveva idea di cosa ci fosse di sbagliato in lui. D'altra parte, l'Uchiha era incline a questo genere di provocazioni – una farfalla avrebbe potuto persino posarsi sulla sua spalla.

I capelli corvini erano madidi di sudore e attaccati alla sua fronte. Gli occhi erano aperti ed erano fissi su qualcosa proprio davanti a lui, ma lei poteva vedere che stava in ascolto. Hinata percepì un nervo contrarsi da qualche parte nelle profondità del suo corpo. Non poteva dire esattamente quale nervo fosse. La sua mente le disse che non poteva combattere con l'Uchiha, perché:

* era davvero pericoloso; e

* era cieco e sarebbe stato ingiusto usare il byakugan contro di lui.

Ma tutto il suo corpo era completamente scosso dall'eccitazione, impaziente per lo scontro imminente.

"U…" sospirò. "Uchiha-kun… perché? Come?" sbatté le palpebre.

"Tu respiri parecchio rumorosamente," Sasuke inspirò e si lanciò in avanti, come un gatto all'inseguimento di un topo.

Hinata incrociò le braccia e parò il suo attacco, fece un salto all'indietro ed evitò il suo piede, puntato direttamente verso il suo viso. Mentre pensava febbrilmente cosa diavolo ci fosse di sbagliato in lui, il suo corpo compieva tutto il lavoro autonomamente, tentando di schivare gli attacchi dell'Uchiha. Era strano, ma Hinata non aveva paura. Semplicemente non voleva allenarsi così presto la mattina.

Alzò lo sguardo, tentando di assicurarsi attraverso il soffitto di vetro del giardino se fosse realmente mattina, ed esattamente in quel momento l'Uchiha le afferrò fermamente la maglietta. Hinata rimase a bocca aperta, realizzando troppo tardi il suo errore, ma lui era già radicato nella sua presa e, torcendo il braccio, la sollevò da terra e la scagliò lontano da lui come se fosse leggera come una piuma.

Hinata aveva avuto troppe sessioni d'allenamento con Neji per poter rinunciare in quel modo proprio adesso. Il suo orgoglio era divampato. Nel nanosecondo in cui era precipitata, il suo disprezzo s'era infiammato. Le emozioni erano emerse. E solo quando sarebbero state sommerse di nuovo, avrebbe potuto pensare logicamente e valutare il suo avversario in modo corretto. Quando Hinata atterrò stabilmente sui piedi decise che non avrebbe usato il byakugan.

Sasuke non stava usando nessun ninjutsu e si affidava solo a semplici mosse di taijutsu. Non avrebbe mai potuto rivaleggiare contro di lui in base alla forza fisica, ma era il suo giardino, e lei era agile. E lei poteva vedere.

Forse vedeva cose inesistenti, ma Hinata poteva giurare che nel momento in cui l'aveva attaccato, aveva visto Sasuke sorridere ironicamente. Anche se avesse sorriso, quel ghigno era scomparso la seconda volta che il suo palmo lo colpì al torace e lui era balzato all'indietro tossendo.

"Hyuuga…" ringhiò lui. "Cos'è questa? Resistenza?"

Hinata si accigliò. Quegli ultimi giorni erano stati troppo pesanti per accogliere benevolmente le sue beffe.

"Sei nel mio territorio. Sei mio ospite," disse con calma. "Mi sono appena svegliata. Il mio stomaco è agitato…"

"Beh non vomitare…"

"Non è divertente!" esclamò inaspettatamente Hinata e si coprì immediatamente la bocca con la mano, sorpresa dal suo stesso scoppio d'ira.

"Oh…" adesso Sasuke sogghignava veramente. "Allora cos'è divertente?"

Hinata aggrottò la fronte e si lanciò in avanti. Non poteva crederci, ma era lei quella ad essere attaccata. L'Uchiha avrebbe dovuto difendere sé stesso. Era difficile. Hinata pensò che, se un Uchiha cieco poteva far sudare il suo avversario come un matto, allora un Uchiha totalmente sano doveva essere un vero mostro. Provò ad immaginare sé stessa bloccare un genjutsu dell'Uchiha e mancò un colpo diretto alla sua spalla.

"Smettila di sognare ad occhi aperti," suggerì Sasuke.

"Stai. Zitto." Hinata respinse la sua mano e, scartando improvvisamente, lo colpì con il piede sulle caviglie.

Sasuke cadde pesantemente di schiena sull'aiuola in fiore, ma all'ultimo secondo si aggrappò alla mano di Hinata e tutto si concluse con lei che schiantò violentemente la mandibola contro il suo sterno. Pensò che qualcuno avesse percosso un tamburo nel suo cervello, quando i suoi denti sbatterono clamorosamente. La Hyuuga serrò gli occhi, controllando con la lingua (che, fortunatamente, non si era morsa) se tutti i denti fossero ancora intatti. L'Uchiha chiuse ermeticamente gli occhi, strofinandosi la testa dolente. Aveva avuto l'onore di verificare la densità del terreno. E poi l'aveva sentito…

Beh, aveva realizzato che sarebbe finito sull'aiuola fiorita con la Hyuuga nel momento stesso in cui aveva arpionato la sua mano. Tuttavia per essere più esatti – con la Hyuuga sopra di lui. All'inizio non era disturbato da un tale pensiero, ma adesso…

"Ow…" disse Hinata, sollevando la testa e massaggiandosi il mento gonfio, senza prestare attenzione al fatto che si trovasse distesa sopra l'Uchiha – adesso la fame era troppa, e tutte le altre questioni erano subito scomparse dalle sue percezioni.

"Da questo ne ricaverò sicuramente un livido," dichiarò Sasuke, tenendo a mente il suo sterno.

"Allora non avresti dovuto afferrarmi," Hinata poggiò le mani a terra a entrambi i lati dell'Uchiha, e si sollevò. Provò a piantare i piedi, come se stesse facendo delle flessioni, e di conseguenza... toccò tutto a modo suo.

Sasuke aprì gli occhi di scatto e prese un profondo respiro. "Non muoverti," sibilò a denti stretti.

"Cosa?" Hinata sbatté le palpebre e abbassò lo sguardo verso di lui.

"NON. MUOVERTI." ripeté enfatizzando ogni singola sillaba.

Hinata fissava il suo volto pallido totalmente ignara, guardando la pelle di lui assumere una certa sfumatura di colore per la prima volta. Il suo repentino cambiamento d'umore era qualcosa di incredibile. Erano senza dubbio al sicuro nel giardino. Erano completamente soli. Allora perché lui….

Il colore cangiante della sua faccia la guidò infine verso la giusta direzione e trasferì la sua attenzione nel posto proprio sotto di lei. Le sue dita scavarono nel suolo come gli artigli di un gatto. Un intero gallone di sangue venne sparato nella sua testa e deglutì a fatica.

"E'… è reale?" balbettò.

"Hai dormito durante le tue lezioni di biologia, Hyuuga?" disse l'Uchiha con scherno.

Fu sufficiente per far saltare Hinata lontano da lui come se stesse andando a fuoco. Sasuke si sedette lentamente e abbassò pesantemente la testa. Lo stomaco di Hinata brontolò.

Erano entrambi affamati. Ma probabilmente non per lo stesso motivo.




*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Ritradotto e Ripostato il capitolo... che faticacciaaaa!! Maledetta me e a quando faccio certi casini... me lo sono meritata in fondo! >///<

Rinnovo velocemente i ringraziamenti a chi commenta, a chi ha messo la storia tra le preferite, tra le seguite e tra le storie da ricordare...e a quelli che si limitano ad aprire la pagina e fanno aumentare il contatore XD

EDIT:ringrazio milioni di volte ecila94hina per aver tenuto da parte i capitoli *_* Ciauuuuuu

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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***







Ogni cosa era sommersa da una nebbiolina trasparente. La inalò e la testa le girò come impazzita, anche se nel profondo realizzò che quella rotazione fosse solo nel suo cervello, influenzato da una particolare combinazione di sostanze chimiche. Non poteva muoversi essendo totalmente stordita, ma allo stesso tempo sapeva che la sua mente stava per essere scagliata da un angolo all'altro.

Qualcosa compresse il suo cervello e lei annaspò, lo stimolo aveva raggiunto ogni singola cellula del suo corpo. Un'altra ondata di caldo e il sangue iniziò a martellarle nelle tempie. Un'immagine poco nitida lampeggiava davanti ai suoi occhi, ma era sicura di aver visto solo la sua pallida spalla nuda.

Si sentiva come se una pressa le comprimesse le tempie e le aspirasse via l'aria. Ogni volta che cercava di respirare, i suoi sensi erano aggrediti dal forte profumo di pulito, che la intossicava più della mancanza d'ossigeno.

Allungò la mano, cercando appoggio, tentando di acchiappare qualcosa. Aveva bisogno di un sostegno; aveva bisogno di qualcosa di forte in quella nebbia. E non riusciva a capire se la sua mano vi fosse passata attraverso. Non sapeva se aveva toccato la spalla. Era difficile concentrarsi, perché il mondo incolore assomigliava ad una stella morente, che si consuma, si consuma e si consuma fino a diventare un piccolo granello, e la tensione era cosi alta che per alcuni minuti pensò che i tendini le si fossero strappati. E quando non poté più tornare indietro, quando fu più piccola di un nucleo… esplose in miliardi di pezzi di polvere solare…

Hinata saltò dal letto, allungando le mani, come se cercasse di afferrare una visione fugace. Respirò a pieni polmoni. Era madida di sudore. La camicia da notte era incollata alla sua schiena. In un primo momento non riuscì a capire dove si trovasse, e sbatté rapidamente le palpebre.

Pareti di legno chiaro, alcune piante in vaso, un armadio dietro la porta scorrevole; raggi del sole invernale, penetravano attraverso la finestra; il letto con una coperta bianca. Si portò le mani al petto, calmando il battito violento del cuore. Era la sua camera. Un altro giorno. Era a casa. Era stato solo un...

Alzò lo sguardo e la sua attenzione fu catturata dal calendario sulla parete accanto allo specchio. La terza settimana del primo mese dell'anno era stata evidenziata con una matita rossa. Mancavano cinque giorni. Hinata si lamentò in silenzio e abbassò la testa, seppellendo la faccia nelle mani. Era l'inizio. E la cosa peggiore era che quei cinque giorni includevano anche la domenica in cui avrebbe dovuto far visita all'Uchiha…

In realtà, non c'era scritto da nessuna parte che dovesse fargli visita obbligatoriamente. Non c'era nessun accordo, ma molto probabilmente era come una comoda abitudine, che era difficile da interrompere. Non importava cosa sarebbe successo.

Hinata ricadde ancora nel cuscino e fece lavorare il cervello, pensando a tutto quel ch'era successo dal Nuovo Anno. Sprecato. Aveva tirato fuori Sasuke Uchiha dall'ospedale e alla fine le sue aiuole avevano sofferto per questo. E poi quel…

--

"Credo che ti riporterò all'ospedale," aveva detto allora, quando il suo viso era tornato dal viola al rosato.

"Bene," aveva convenuto l'Uchiha, finalmente rilassato e composto.

--

E questo fu quel che successe. Erano rimasti insieme in silenzio, finchè non l'aveva riportato a Konoha, di nuovo all'ospedale, lasciando le persone sussurrare nelle strade e nei corridoi ospedalieri. Ma quando finalmente avevano raggiunto la stanza era talmente affamata da non pensare a nient'altro se non a una grande e calda ciotola di ramen.

Sospirò con sollievo, quando il personale dell'ospedale la lasciò andar via senza chiederle alcuna spiegazione. Sakura non era visibile da nessuna parte, così aveva deciso di tornare immediatamente a casa e dormire per tutto il tempo che voleva. Ma il problema era che giusto prima di andarsene non si era dimenticata di dire:

"Tornerò la prossima domenica."

Il diavolo mi ha costretto a dirlo, pensò Hinata, e si nascose dietro la coperta, strizzando forte gli occhi.

Erano già passati un po' di giorni, da quella strana gita di metà inverno, ma ancora non era riuscita a dormire tranquillamente. Sbirciò attraverso una piccola apertura nella coperta il calendario sul muro. Avrebbe dovuto aspettare ancora per dormire pacificamente. Questo sicuramente non andava bene. Perché la domenica doveva stare in mezzo a quei giorni pieni d'ansia?

Hinata avrebbe voluto urlare. Ma in realtà non le si addiceva. Così iniziò a mordere la coperta e, senza prestare attenzione al fatto che la bava penetrava nella stoffa, e al sapore dell'ammorbidente nella sua bocca, strillò impercettibilmente.

Qualcuno bussò sommessamente alla sua porta e Hinata sputò fuori la coperta.

"Avanti," disse, provando a tergere l'umidità e appianare le grinze.

La porta scivolò facilmente da una parte e Neji entrò. Alto e diritto, ma con la stanchezza dipinta su tutto il volto. Hinata realizzò che molto probabilmente era appena tornato dalla sua missione a Suna.

"Buongiorno," disse lui, chiudendo la porta e guardandola da vicino.

"Buongiorno," Hinata tirò la coperta fin sopra il mento, tentando di nascondere i suoi pensieri più che il suo corpo.

Neji alzò un sopracciglio e se avesse potuto, avrebbe attivato il byakugan per leggerle la mente, ma (sfortunatamente) gli Hyuuga non avevano ancora quell'abilità.

Perciò la guardò da sopra la spalla come se sospettasse qualcosa. Gli occhi nebbiosi di lui furono catturati dal calendario e scrutarono la terza settimana del mese. Poi si rigirò verso Hinata e, invece di avvicinarsi a lei, fece qualche passo all'indietro.

"Non preoccuparti, per sicurezza non sono venuto per saltarti addosso," Hinata lasciò la coperta imbarazzata e guardò da un'altra parte.

"Non si può mai sapere," Neji si strinse nelle spalle e fece una smorfia, quando i crampi si accumularono sui suoi muscoli stanchi. "Dicono che le cose non sono mai come sembrano."

Hinata uscì lentamente fuori dal letto allarmata e si avvicinò a piccoli passi verso il cugino.

"Stai bene?" gli chiese guardandolo dritto negli occhi.

"Solo un po' stanco, ma sto bene," rispose esattamente con la stessa mancanza di emozioni di sempre.

"Dove ti fa male?"

"Sulla nuca."

"Levati i vestiti."

Neji si tolse sbrigativamente il maglione beige e la maglietta bianca. Hinata deglutì dolorosamente, rimanendo di fronte alla sua nuda e ampia schiena. Periodiche reazioni chimiche avevano già influenzato il suo cervello, ma Hinata scosse la testa e attivò il byakugan, stendendo le mani verso il cugino, pronta ad attenuare il dolore dei suoi muscoli.

Era seduto calmo e quieto da un paio di minuti, mentre lei giocava con i canali di chakra e la sua pelle. Sentì il suo corpo rilassarsi con comodo, ma la sua mente era ancora piuttosto tesa.

"Hina…" pronunciò infine.

"M?" fu la sua risposta. Era troppo focalizzata nell'immagine in bianco e nero dei canali di chakra davanti a lei.

"Chi c'era nel giardino?"

Le gambe le si irrigidirono, ma le sue mani continuarono a lavorare senza fallire. C'era da aspettarselo. Non si poteva nascondere niente a Neji. Malgrado fossero già passati un po' di giorni e avesse riordinato il giardino il più possibile, alcune tracce non potevano essere nascoste. Come ad esempio – l'ampia e lontana aiuola arata delle violette.

"Sasuke Uchiha," rispose sospirando.

Neji si girò per guardarla, disturbando la sessione di massaggio. I lunghi capelli ricaddero sulla sua schiena e Hinata notò che la sua criniera scura era molto più lunga della sua.

"Oh."

"Cosa?"

"Interessante."

"Interessante?" Hinata s'accigliò, ignorando ciò che intendesse.

"L'Uchiha ha una mente instabile, ma è un degno avversario," Neji espose la sua logica.

"Quindi non hai intenzione di bloccarmi con nove lucchetti e dirmi di rimanere a casa?" Hinata sbatté le palpebre incapace di crederci.

"Fai quel che vuoi," si alzò e si stirò, oscurando la luce che proveniva dalla finestra. "Ma non fare nulla che mi costringa ad ammazzarlo subito dopo."

Un brivido freddo le corse lungo la schiena.

"Voglio solo aiutarlo," spiegò lei.

"E com'è andata?" chiese Neji, rimettendosi la maglietta.

"Non molto bene" ammise Hinata, sedendosi sulla sedia che il cugino aveva appena usato. "Fisicamente i suoi occhi stanno bene."

"Non sono gli occhi, sono i limiti del sangue," disse, afferrando il maglione color sabbia.

"Scusami?"

"Lo sharingan. é una tecnica oculare. Ma basata sui limiti del sangue," Neji scrollò le spalle e si sedette sul letto di Hinata. "Quegli occhi rossi sono come lampadine bruciate. Proprio come le porte di chakra che apre Lee...

"Stai cercando di dire…" Hinata stava mettendo insieme i pezzi del puzzle. "Che rendere gli Uchiha ciechi è un'assicurazione naturale contro il potere illimitato?"

"Sono solo congetture. Ma un Uchiha armato con uno sharingan senza limiti probabilmente sarebbe pericoloso quanto un possessore del rinnegan.
D'altra parte, gli anziani direbbero che un ramo del byakugan non potrebbe mai superare la sua fonte originale, così la natura ha creato un dispositivo di arresto naturale."

"Ma… se la cecità è un esito naturale di un uso intensivo dello sharingan, allora come può essere curato?" Hinata sentì lo stomaco vuoto diventare pesante come un grande cumulo di piombo. "E' praticamente la stessa cosa del provare a fermare il passare degli anni."

"Ci dev'essere qualche via d'uscita," Neji si alzò e la guardò dall'alto. "Anche se penso sia ovvio che lo sharingan è una maledizione, per cui devi solo essere lieta d'essere una Hyuuga."

"Sì, sto saltando dalla gioia," disse lei con un tale livello di sarcasmo nella voce, che Neji si sentì a disagio. Lei guardò di nuovo il calendario e stringendo le labbra, pensò che avrebbe fatto in modo di comportarsi normalmente la prossima volta che fosse tornata nella camera dell'Uchiha. Per i prossimi giorni avrebbe lavorato più duramente possibile. Per quanto fosse fisicamente possibile.

"Allora è per questo che vai all'ospedale ogni fine settimana," fece notare Neji, indovinando il percorso dei suoi pensieri più o meno correttamente.

"M," lei annuì. L'opinione di Neji sullo sharingan avrebbe potuto guidarla verso la giusta direzione. Hinata stava pensando che gli scaffali della libreria degli Hyuuga sarebbero dovuti essere ispezionati prima di andare in ospedale. "Questa settimana sarà strana," disse lei.

"Non violentarlo."

"Non è divertente."

"Lo so. E' per questo che te l'ho detto."




*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


La depressione mi uccide... ho appena cancellato per sbaglio il capitolo precedente... mi dispiaceeee!!
Mi sento una cretina...
Se qualcuno non si ricorda cosa c'era scritto eravamo rimasti al risveglio di mini-Sas'ke dopo il combattimento tra Hinata e Sasuke...

Rimedierò rimedierò >_<

GRAZIE a Nitronie (grazie per avermi fatto notare l'errore! E grazie x la fatica! Come vedi non c'è più! Come tutto il resto...T_T); GRAZIE a Hina93; GRAZIE a Shark Attak (contenta di non aver fatto perdere la suspance ^^)e GRAZIE a evechan!!!

Alla prossima...

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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***





La penna ticchettava con cadenza regolare contro la scrivania, ma i colpi erano attutiti dai fogli di carta, quindi la ragazza non si preoccupava della gente che le era seduta accanto. In realtà non si rendeva conto di star giocando con la penna. I suoi pensieri erano altrove.

Il giorno prima i suoi piedi avevano lavorato duramente, schiavizzati nel centro d'assistenza diurna. Era tornata a casa con un terribile mal di testa e trascinandosi a malapena . Dopo un'ora o più immersa nella vasca, era riuscita chissà come ad arrampicarsi sul letto e s'era addormentata, sperando in un angolo profondo della sua mente, che il sonno sarebbe stato profondo, vuoto e privo di sogni. Sì certo. Già dalle prime ore la coscienza le aveva giocato un altro brutto tiro, e adesso era seduta tra persone per bene, mentre continuava a vedere chiaramente il sogno nella sua testa.

Lo stesso medesimo profumo l'aveva inondata. Le sue tempie erano state di nuovo strizzate nella pressa, ma stavolta non aveva visto nessuna spalla nuda. Aveva visto molto di più. Non aveva neppure il coraggio di nominare l'immagine che vedeva nella sua testa. Aveva paura di pensarci. Aveva giusto visioni fugaci nella sua mente, che la lasciavano nient'altro che scompensata. Era davvero vicina al prendere sedativi.

"Hinata-san."

"M?" alzò immediatamente lo sguardo, ridestandosi dal suo sogno ad occhi aperti. Era seduta ad un tavolo rotondo in una enorme stanza, illuminata da un lucente lampadario. Oltre a Sakura e a Naruto c'erano anche alcuni abili dottori di Konoha e un rappresentante della fazione ANBU con una maschera da coniglio sul viso.

"Sei d'accordo?" ripeté con voce zuccherosa il guerriero ANBU. Hinata sbatté le palpebre.

"Scusami?" aggrottò la fronte, totalmente ignara di cosa stesse dicendo.

"Gli ANBU vogliono usare le abilità di Sasuke nelle loro prossime missioni," spiegò Naruto con la voce piena di amarezza. "Ho già detto all'Hokage che lui non è ancora guarito, ma il corpo segreto continua a mantenere la sua posizione…"

"Ma lui è cieco," disse Hinata a bassa voce.

"Io posso sbloccare i canali visivi," disse Sakura, visibilmente contrariata. "Non penso che un normale sharingan possa danneggiare ulteriormente la sua vista, ma se usasse il mangekyo, sarebbe solo un altro passo verso la cecità assoluta…"

"E gli ANBU chiaramente vogliono solo il mangekyo," sbottò Naruto.

"Sei troppo precipitoso nelle tue conclusioni, Uzumaki…"

"Che cosa vuoi dire con sono precipitoso nelle mie conclusioni?" Naruto si infiammò, senza curarsi degli anziani presenti. I suoi occhi azzurri divennero viola, i segni sulle sue guance si intensificarono. "Pensi che non conosca le funzioni di un villaggio ninja? Sfruttate una persona fino all'ultimo respiro, poi ve ne sbarazzate e cercate un altro pazzo!"

"Naruto-kun…" Hinata si morse il labbro, commossa dalla sua espressione. Il Naruto impazzito poteva assumere momentaneamente alcune caratteristiche del Kyuubi, ma da giorni non spaventava più gli abitanti del villaggio, perché, con un piccolo aiuto da parte dell'Hachibi, aveva imparato a cooperare con la volpe dentro di lui. Erano persino in grado di comunicare tra di loro. Naruto a volte si lasciava andare e iniziava a recitare i suoi pensieri ad alta voce, così che le persone che non lo conoscevano pensavano che non fosse sano di mente.

"E' il pupillo dell'Accademia Ninja di Konoha," disse un rispettabile uomo dai capelli bianchi in un mantello chiaro, "Ognuno sceglie la propria strada…"

"Lui è mio amico," Naruto strinse i pugni agitati, parlando con voce greve e possente. "E' mio dovere tirarlo fuori da 'sto buco. Non credo che lo spingerò di più in questa faccenda."

"Lo sharingan…" incominciò Hinata, giocherellando con la penna tra le dita. "Lo sharingan ha i suoi limiti," tutti si concentrarono su di lei e lei arrossì con effetto immediato, ma si costrinse a parlare ulteriormente. "Quel che ho capito io è che la cecità è un risultato inevitabile di un uso troppo intensivo del mangekyo."

"Questo vuol dire che noi lo useremo finché non sarà troppo tardi…"

WHAM!

Hinata rabbridì appena Sakura sbatté il pugno sulla scrivania.

"Sasuke non si allena da mesi," ringhiò lei. "Smetta di dire sciocchezze."

Ma è ancora abbastanza agile, pensò Hinata, ricordando "l'avventura" nel giardino. Le sue guance si infiammarono di nuovo.

"Io… Io penso che in questo caso," si espresse ancora balbettando lievemente. "Dovremmo rivedere le nostre priorità – sia che si tratti dello sharingan o degli occhi."

"Cosa stai cercando di dire, Hyuuga-san?" chiese una donna dagli occhiali cerchiati di corno, seduta accanto al membro degli ANBU. Hinata deglutì. Un paio d'ore spese nella libreria degli Hyuuga avevano finalmente dato i loro frutti.

"E' ovvio che se non fosse per lo sharingan, i suoi occhi sarebbero perfettamente sani," disse.

"Stai suggerendo di sbarazzarci dello sharingan?"

"Non possiamo permettercelo," il membro degli ANBU scosse la testa. "Proprio come Kyuubi, lo sharingan è una delle migliori armi di Konoha."

"Ti rendi conto che sono qui, non è vero?" brontolò Naruto, squadrando l'uomo nascosto dietro la maschera. "E Kitsune-chan ha ascoltato ogni cosa."

Chiamami Kitsune-chan ancora una volta, e ti do fuoco dall'interno, NARU-CHAN, la voce cupa del Kyuubi ringhiò nella testa di Naruto.

Ti sfido, rispose Naruto nella sua mente e si concentrò sulla conversazione che si stava sviluppando.

"Sasuke sarebbe un'arma abbastanza pericolosa anche senza sharingan," disse Sakura. "Cosa hai in mente, Hinata?" si volse verso la Hyuuga dai capelli scuri.

"Beh, ancora non so come farlo," improvvisamente Hinata si sentì sollevata, era finalmente riuscita a tirar fuori tutto quello che le era passato per la mente in quei giorni. La borsa piena di pomodori, posata accanto alla sedia, ricadde da una parte e si appoggiò sulla sua gamba, dandole un altro motivo per parlare. "In teoria sarebbe necessario un sigillo che possa bloccare il limite, in modo da preservare la sua vista."

"Ma poi…" Sakura lasciò che le parole di Hinata filtrassero attentamente attraverso un setaccio nella sua mente. "Poi una parte delle informazioni genetiche degli Uchiha potrebbe cambiare. Non sarebbe in grado di trasferire lo sharingan ai suoi figli."

"Ma lui vuole anche riavere la sua vista…" la contraddisse pacatamente Hinata.

"Sasuke ha sempre voluto far rivivere il suo clan…" aggiunse Naruto.

Hinata si appoggiò allo schienale leggermente irritata. C'era qualche modo per spiegargli che ogni tanto è virtualmente impossibile prendere due piccioni con una fava? D'altra parte, dopo essere rimasta sorpresa a scoppio ritardato fu aggredita da un altro pensiero. La parola "rivivere" era positiva e davvero carina, ma una volta messa insieme a Sasuke, diventava piuttosto indecorosa. Aveva quasi spezzato la penna a metà.

"Non penso che per far rivivere il proprio clan Sasuke-san intenda la preservazione dello sharingan," disse improvvisamente e si volse verso Naruto. "Un clan, prima di tutto, è una famiglia."

Naruto la fissò intensamente, poi abbassò lo sguardo verso il tavolo, stringendosi le mani.

La Hyuuga ha centrato il bersaglio, eh? Naru-chan… il Kyuubi ridacchiò cupamente.

Ancora un'altra parola e sperimenterai di nuovo il cibo del villaggio dei rospi... minacciò Naruto.

"Beh, l'inizio della missione è fissato tra una quindicina di giorni," dichiarò il rappresentante degli ANBU. "E anche se non riuscite a isolare il limite fino ad allora, lui è nostro."

"In quel caso andremo ad appellarci all'Hokage," garantì Sakura.

"Buona fortuna," la sua faccia era coperta dalla maschera, ma Hinata poteva giurare che stesse sorridendo malignamente dietro di essa. Aveva voglia di attivare il byakugan e vedere il suo vero viso, ma il guerriero fece un rapido jutsu ed evaporò in una nuvola di fumo.

--

"Credi davvero che sia possibile salvare la sua vista sigillando i limiti del suo sangue?" chiese Sakura quando rimasero solo lei, Hinata e Naruto nella stanza. Una volta che il membro degli ANBU se ne fu andato, anche i rimanenti si affrettarono ad andarsene, in quanto non c'era nient'altro su cui discutere.

"Per curare una malattia, bisogna rimuoverne la causa," Hinata si piegò verso il basso e raccolse la borsa piena di verdure dal pavimento. "E una causa della sua malattia è lo sharingan."

"Sasuke andrà fuori di testa quando lo scoprirà," Naruto sospirò.

"Non c'è bisogno di essere frettolosi," Sakura lo avvertì, raccogliendo le carte sparse sul tavolo circolare. "Ancora non sappiamo se questo metodo sarà efficace. Non sappiamo come farlo."

"Ma dovremmo almeno avvertirlo di questa possibilità," Naruto si caricò lo zaino sulla spalla e raddrizzò le pieghe del lungo cappotto nero. Era slacciato, come se non gli interessasse assolutamente che fosse inverno. Il cappotto era rivestito all'interno con una pelliccia arancione.

"Posso dirglielo," Hinata si appoggiò la borsa sul fianco, spingendo la sedia verso il tavolo.

Naruto e Sakura si scambiarono un'occhiata. Hinata s'incurvò pensando che fosse in arrivo una tempesta, ma loro continuarono a fare quello che facevano pochi secondi prima. Sakura spinse tutte le carte in una enorme cartella e Naruto infilò gli stivali scuri dalla spessa suola.

"Ho sentito che lo stai visitando tutte le settimane," disse Sakura, camminando verso la libreria della caposala – dopotutto era il suo ufficio, usato per l'incontro di oggi.

"M," Hinata annuì, posando un altro quaderno sulla scrivania, pieno delle sue scritte a mano sui limiti del sangue. "E' solo che… un paziente che non cerca di stare meglio… non può essere lasciato solo."

"E l'ultima domenica l'hai portato fuori," Sakura guardò attentamente l'espressione della Hyuuga.

"Ero in un cattivo stato," Hinata abbassò lo sguardo imbarazzata. "Mi dispiace."

"Grazie."

"Huh?" alzò sorpresa lo sguardo verso Naruto, che si trovava proprio davanti a lei.

"Lui non ha nessun altro a parte Sakura e me," l'Uzumaki poggiò la mano sulla sua spalla e la guardò con quei suoi caldi occhi blu. "Sasuke ha bisogno di amici e tu… come posso vedere," sorrise sornione, guardando i pomodori rossi nella borsa. "Lo conosci già abbastanza bene."

Le orecchie di Hinata andarono a fuoco.

"Non- non c'è bisogno che mi ringrazi, Na-Naruto-kun…"

"Ti aspetto nel mio ufficio, Naruto," la voce di Sakura penetrò attraverso il suo imbarazzo. "Hinata-chan," le sorrise benigna. "Sasuke e i suoi occhi… yoroshiku onegaishimasu," si inchinò e lasciò l'ufficio con una cartella gialla sotto il braccio.

Hinata pensò perplessa, il motivo per cui tutto a un tratto era diventata la figura principale nel gioco: "Salvate la vista di Sasuke". Solo alcune settimane fa non aveva idea di nessuna cosa che riguardasse l'Uchiha e adesso lui indugiava nella sua testa e nel suo subconscio maggior parte del tempo, facendola ritornare all'ospedale ogni fine settimana. Stava diventando piuttosto sinistro.

"Hinata-chan," la voce di Naruto interruppe i suoi sogni ad occhi aperti e lei sbatté gli occhi, focalizzandolo completamente.

"M?"

"Questo…" prese lo zaino e ne tirò fuori un quadernone dalla copertina nera. "L'Hokage mi ha trasferito a lavorare nella torre parecchio tempo fa, ma mi sono stabilito vicino al suo ufficio solo recentemente… così ho finito di pulire il mio disordine solo oggi… heh heh…" rise imbarazzato e Hinata alzò un sopracciglio, chiedendosi dove volesse andare a parare.

"E?" chiese lei.

"Ah, già… dunque qui…" si ricompose, mettendo la borsa sul tavolo e prendendo il quaderno con entrambe le mani. Divenne serio. "Quando hai detto che Sasuke desidera una famiglia più dello sharingan… Ho pensato, che avresti dovuto leggere questo," offrì il quadernone a Hinata.

"Cos'è questo?"

"I miei appunti," Naruto si strinse nelle spalle. "Uno dei tanti quaderni che stavo per riportare a casa, ma…" realizzò che si stava di nuovo allontanando dall'argomento, strinse le mani nelle tasche del cappotto. "Quando Sasuke è tornato a Konoha e quando finalmente ci siamo sbarazzati di Madara… Nonna Tsunade mi ha ordinato di interrogare Sasuke riguardo Itachi e scrivere un rapporto su di esso. Era un ninja di Konoha dopotutto, e ogni cosa doveva essere documentata."

"Itachi?"

"Il fratello maggiore di Sasuke. Uchiha Itachi," spiegò Naruto.

"Sì, lo so, io…"

"Questa è una bozza della mia relazione," la interruppe. "Ho omesso un sacco di roba nella versione finale, perché non mi aspetto che Sasuke lo apra," sospirò. "Solo Sasuke, Sakura e io conosciamo quel che c'è scritto in questo quaderno. Anche Tsunade-san, ma solo con la versione ufficiale."

"Allora perché…"

"Perché capirai," Naruto sorrise. "E scusa per la pessima calligrafia. Ci vediamo," le fece l'occhiolino e uscì dalla stanza.

Hinata guardò il quaderno nero tra le sue mani, sentendosi totalmente confusa. La curiosità era forte in lei, ma allo stesso tempo si sentiva in imbarazzo nonostante non sapesse perché. Si sentiva sbilanciata. Le emozioni si erano mescolate nella sua testa come impazzite, fin quando il suo cervello si era svuotato completamente. Vuoto, ma con un serio proposito. Lasciò la stanza diretta verso una particolare camera.

Strinse con fermezza il dorso del quaderno, salendo le scale, alla fine avrebbe avuto qualcosa da fare mentre lui si ingozzava con quei pomodori.




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*distribuisce forconi e fiaccole*
Avete tutto il diritto di pestarmi a sangue!! A questo punto risparmiamo tempo XD
Vi chiedo davvero davvero davvero SCUSA per aver fatto passare più di due mesi dall'ultimo aggiornamento...
Ho i miei motivi e i miei alibi ma non bastano per giustificare un tale ritardo -_-'

Cooomunque, l'unico appunto che posso fare al capitolo è per quel "yoroshiku onegaishimasu" detto da Sakura che, se le mie ricerche su internet sono giuste può essere letto come un "Lieta di avervi incontrato"... ma correggetemi se sbaglio!!

GRAZIE a Nitronie e a Shark Attack oltre che per le recensioni anche per aver risposto al mio appello XD

A questo punto spero che non abbiate abbandonato la zattera scialuppa per colpa mia...
Adesso corro che vado a vedermi l'ITALIA!!!

Alla prossimaaaaa!!

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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***





Entrò silenziosamente e senza bussare. Era sicura che avrebbe comunque trovato l'Uchiha disteso nel suo letto con gli occhi chiusi. E forse stava persino dormendo.

Era buio nella stanza così attivò istintivamente il byakugan. L'immagine divenne negativa e Hinata ebbe quasi un attacco di cuore – c'era un fantasma davanti alla finestra.

Chiuse la porta appoggiandosi al muro, e accese rapidamente la luce con il gomito. I vasi sanguigni sporgenti sulle sue guance scomparvero immediatamente e il fantasma bianco divenne un Uchiha vestito di nero. Stava in piedi a capo chino, ascoltando tutto con attenzione.

"Sei venuta," disse allontanandosi dalla finestra e dirigendosi verso il tavolo.

Hinata sbatté le palpebre. Il piccolo tavolo di legno rotondo chiaramente prima non c'era. Un piccolo pezzo d'arredamento con due sedie era posizionato proprio accanto alla finestra, schiacciato tra l'armadio e il davanzale. L'angusta camera adesso era completamente stipata, ma Hinata non aveva trovato soffocante questo cambiamento.

La sensazione era duplice. Se non avesse pensato troppo, Hinata avrebbe apprezzato l'attenzione che Sasuke dimostrava (non importava quanto strano fosse quel che stava facendo), ma la parte razionale della Hyuuga le disse che non avrebbe dovuto aspettarsi niente da lui. Avrebbe potuto mostrare una cosa, per poi compiere altro di assolutamente diverso.

Hinata continuava a sognare quell'episodio, quando lui le si era letteralmente attaccato addosso, cercando di sentire l'odore del pomodoro. La Hyuuga scosse la testa e camminò verso il tavolo in fondo alla camera. Ficcò tutti i pensieri suggestivi in un angolo scuro del suo intricato cervello e decise di agire semplicemente secondo i suoi piani, essendo altruista senza aspettarsi molto, come se stesse lavorando con un bambino che ancora non ha avuto il dono della parola.

"Buona sera," lo salutò, tirando indietro la sedia. "Qualche rinnovamento."

"Fatto personalmente da me," spiegò Sasuke, prendendo un'altra sedia e sedendosi su di essa.

Si sarebbe ammazzato piuttosto che ammettere che qualche giorno prima, durante la solita ispezione aveva sbottato rivolto a Sakura: "Ho bisogno di un tavolo". La sua mente avrebbe desiderato inventare milioni di scuse, in modo da soddisfare anche il suo orgoglio, ma realizzò chiaramente, che il tavolo era apparso al fine di equilibrare tutto quello che stava accadendo.

Le visite di Hinata erano diventate così regolari che alla fine (anche se non troppo volentieri) ci aveva fatto l'abitudine. Prima non gli era mai importato se si trovasse a letto o no. Non gli interessava se la gente lo considerava un paziente o un maniaco, ma per qualche strana ragione non voleva che la Hyuuga lo credesse debole o impotente. E il solo fatto che continuava a stare a letto, con la coperta rimboccata mentre lei era seduta sulla sedia… non poteva vederlo realmente, ma l'Uchiha aveva davvero una fervida immaginazione e quell'immagine nel suo cervello continuava ad intaccare la sua dignità settimana dopo settimana. Alla fine si era staccato faticosamente dal suo letto e aveva richiesto un tavolo.

Hinata si sedette e fissò il volto indifferente dell'Uchiha con sospetto. Mise la borsa di carta con i pomodori sul tavolo. Stavolta avrebbe tagliato tutto invece di lasciarlo mangiare a suo piacimento. Se avesse pulito ancora lo sporco Sasuke Uchiha, stavolta non sarebbe stata capace di trattenersi – avrebbe iniziato a ridere come una matta o gli sarebbe semplicemente saltata addosso, con intenzioni piuttosto indecenti. L'ultima opzione non suonava troppo bene.

La borsa scrocchiò sonoramente quando tirò fuori il coltello e il tagliere. Sasuke ghignò.

"E' l'ortaggio che credo io?" chiese allungando la mano verso la fonte del suono, ma Hinata batté sul palmo di lui con il piatto della lama.

"Non toccare," ordinò lei. "Stavolta dovrai aspettare finché non avrò finito di affettare," tirò fuori dalla borsa un grande piatto di bianca porcellana e un pomodoro. Il quaderno che Naruto le aveva dato giaceva sulle sue gambe, in modo che non potesse sporcarlo accidentalmente con il succo di pomodoro.

In circostanze normali Sasuke avrebbe, tanto per usare un eufemismo, tranciato via a morsi la testa della persona che l'aveva interrotto, ma aveva un difetto comune a tutta l'umanità – era curioso. Era interessato al comportamento anomalo di Hinata Hyuuga. Dopotutto, era solito passare le sue giornate nella totale monotonia e oscurità, e solitudine (che veniva violata occasionalmente da un'infermiera o da qualcun altro), così alla fine si era immerso nel gioco che la Hyuuga aveva iniziato. Pensò che non fosse pericoloso e, dopotutto, come poteva un'attività, durante il quale avrebbe ricevuto pomodori freschi, essere in qualche modo dannosa?

Strinse insieme le dita e mise le mani sul tavolo come un padre paziente, in attesa che il suo unico figlio produca qualcosa di incredibile.

Il coltello affilato affondò attraverso il pomodoro con facilità e Hinata si calmò immediatamente, nonostante fosse abbastanza nervosa solo un paio di minuti prima. Forse stava immaginando di affettare un suo nemico. Peccato che il primo pomodoro fu tagliato in 6 pezzi molto velocemente e fu costretta a prenderne subito un altro.

"Potrebbe essere possibile che abbiamo trovato la causa della tua malattia," disse, immaginando che alla fine potesse parlargli un pochino della sua teoria.

"M?"

"Sharingan."

Sasuke tirò improvvisamente e con disprezzo su col naso e Hinata rischiò di tagliarsi un dito. Alzò lo sguardo stupefatta solo per vederlo sogghignare canzonatorio.

"E ci sono voluti mesi per capire QUESTO?" chiese canzonatorio.

"Non sembri sorpreso…"

"E' una semplice sequenza di causa ed effetto – se non avessi avuto lo sharingan, non sarei stato cieco," disse Sasuke con calma.

"Allora ti rendi conto," il coltello affettò il terzo pomodoro. "Che per salvare la tua vista è necessario liberarsi dello sharingan."

"Se dovessi camminare con lo sharingan disattivato, farei prima a rimanere cieco," la contraddisse a sangue freddo, ricordando i giorni in cui la luce scompariva dai suoi occhi nel bel mezzo del giorno. "Non sto parlando di questo," Hinata sospirò, disponendo le fette di pomodoro nel piatto. "Sbarazzarsene significa sigillare completamente i limiti del sangue."

Sasuke si accigliò.

"Uchiha senza sharingan? Se questo fosse possibile, diventerei ridicolo."

Il coltello affondò fino al tagliere e il succo di pomodoro schizzò sulla guancia di Hinata.

"Che te ne fai dello sharingan adesso che sei cieco?" chiese pacatamente. "Non so, forse non c'è differenza. Cieco con lo sharingan o vedente senza di esso. Sta a te decidere… ma qual'è l'utilità di un'arma se non puoi usarla?"

"Che utilità ha il byakugan se non lo utilizzi?"

Hinata strinse le labbra come se avesse calpestato una verità sacrosanta. Voleva sottolineare che gli Hyuuga nascevano con il byakugan mentre gli Uchiha lo acquisivano più tardi, quando erano di fronte a pericoli letali o a qualche altra situazione complicata, ma avrebbe solo portato ad ulteriori discussioni e lei non voleva imbarcarsi in questo. Non era stata una sua scelta essere una Hyuuga. Era nata tra di loro. E poi chi gli diceva che non usava il byakugan?

"Io lo uso," disse. “Ogni tanto," aggiunse. "Nel buio."

"Hentai," gli angoli delle labbra dell'Uchiha si arricciarono e Hinata lo guardò imbarazzata, temendo che lui potesse vedere ogni cosa, anche attraverso di lei. Aveva paura che potesse leggerle nella mente, e quella roba sulla cecità era solo un bello spettacolo di recitazione. Ma si costrinse a finire di tagliare i pomodori; posizionò i pezzi rimanenti nel piatto e lo spinse verso Sasuke.

"Divertiti," disse lei.

Si alzò, lasciando il quaderno di Naruto sulla sedia, quando Sasuke allungò la mano verso il piatto pieno di verdure. Hinata si diresse verso il bagno per mettere il coltello e il tagliere sotto l'acqua corrente. Guardò per un po' il getto, ascoltando il flusso dell'acqua, poi alzò lentamente lo sguardo e incontrò il suo riflesso nello specchio.

La pelle era leggermente pallida, nessuna tinta distintiva. Un altro po' e avrebbe assunto lo stesso colore dei nebbiosi occhi Hyuuga. I capelli erano neri fino al punto in cui sembravano blu scuro o viola scuro, a seconda dell'illuminazione. Sbuffò a tratti e allungò la mano verso la carta igienica, ricordandosi che doveva pulire il succo di pomodoro che aveva sulla guancia.

Lanciò un foglietto bianco e umido nel secchio, alla fine strappo dieci pezzi di carta igienica, perché non aveva portato tovaglioli di carta da casa e l'Uchiha avrebbe avuto bisogno di fazzoletti nonostante il fatto che stavolta avesse triturato i pomodori in pezzi.

Trattenendo la tavoletta e il coltello in una mano, e i pezzi di carta igienica nell'altra, tornò nella stanza solo per scoprire che l'Uchiha aveva già mangiato metà dei pomodori. Non riusciva a capire se andava pazzo per quei vegetali o lo faceva solo per irritarla.

Si fermò e diede un occhiata più da vicino al suo profilo. Aveva in bocca un pezzo di pomodoro ma in qualche modo riusciva ad evitare di gonfiare le guance mentre mangiava. I capelli corvini erano ancora sollevati nella parte posteriore della testa come la coda di un'anatra, e a causa dei vestiti scuri, che evidenziavano il pallore della sua pelle, assomigliava ad una statua di cera. Non sapeva nemmeno come si chiamasse quel pezzo di indumento che indossava, ma non riusciva a staccare gli occhi dal colletto ricamato longitudinalmente, che evidenziava le spalle larghe.

E proprio mentre lo ammirava, il meraviglioso Uchiha si strofinò il naso e la guancia con la mano bagnata, imbrattandosi come un bambino di cinque anni che cerca di asciugarsi il mocciolo. Hinata roteò gli occhi.

"Se ti pizzica il naso, devi solo dirmelo. Ti avrei dato un fazzoletto," disse camminando verso di lui.

"Non ne ho bisogno," brontolò Sasuke, agguantando il penultimo pezzo di pomodoro.

“Che vuol dire - non ne ho bisogno?" sospirò lei, fermandosi proprio davanti a lui. "Hai una vaga idea di come ti sei ridotto?"

"Non è importante il mio aspetto, è come mi sento ciò che conta," sputacchiò l'Uchiha, avendo la bocca ricolma di pomodori.

"Non è il mio lavoro," dichiarò Hinata e si inginocchiò accanto a lui, afferrando saldamente un pezzo di carta igienica. "Non muoverti," ordinò.

Il braccio di Sasuke si congelò a mezz'aria con il pezzo di pomodoro ancora in mano, quando Hinata gli strinse il mento tra le dita e iniziò ad asciugargli la guancia umida. La pelle di lui era morbida e ben curata, e Hinata si ritrovò a pensare improvvisamente a quale fosse il suo segreto – la barba non gli cresceva o era davvero così bravo a radersi? Ridacchiò sommessamente, ricordando quando hai tempi dell'Accademia Ino era solita dire: "E' meglio partorire piuttosto che raschiarsi la faccia con il rasoio per il resto della vita."

L'Uchiha rilasciò uno strano e soffocato sospiro, che probabilmente indicava la sua noia o il disappunto per quello che stava facendo, ma Hinata cercava di finire e si mosse accanto a lui, così che potesse raggiungere quella macchia sporca sulla sua pelle vicino all'orecchio sinistro.

Sbatté le palpebre quando qualcosa di famigliare solleticò i suoi sensi, ma non poteva dire esattamente dove e quando avesse sentito prima la stessa cosa. Hinata guardò Sasuke con le sopracciglia aggrottate e, vedendo che lui era totalmente ignaro della sua scoperta, si avvicinò ulteriormente. E poi quell'essenza la colpì. O l'attirò, più probabilmente.

L'attirò con tanta violenza, che Hinata, dimenticando completamente il proprio buonsenso, seppellì il naso nell'incavo del suo collo e trasse un profondo respiro, come se fosse rimasta un minuto sott'acqua e adesso era appena riemersa, sforzandosi per riprendere fiato. Il suo cervello era rivestito dalla familiare foschia e riconobbe il profumo che l'aveva ossessionata per tutta la settimana. La sua memoria si accese e si ricordò del maglione che le aveva fatto da cuscino. Quel maglione odorava allo stesso modo, ma adesso il profumo era molto più forte. Una sirena lampeggiò da qualche parte in un angolo profondo del suo cervello, quando realizzò che la fonte di quella sostanza allucinogena era Sasuke Uchiha, ma il problema era che lei non era in grado di allontanarsi da lui.

La mano dell'Uchiha iniziò a tremare e si strinse in un pugno, comprimendo il pomodoro al massimo, quando la punta del naso di Hinata sfiorò il suo collo.

"Hyuuga, cosa stai facendo?" chiese deglutendo lentamente.

"Troverò un modo per sigillare i limiti," espirò attaccata al suo orecchio sinistro, e questo gli procurò dappertutto la pelle d'oca.

"Stai diventando ridicola," era grato di poter nascondere il brivido. "Cosa stai facendo?" lei trasse un altro profondo respiro e lui non poté ignorare ulteriormente la faccenda. "Hyuuga, svegliati," gettò il pezzo di pomodoro schiacciato sul tavolo e, tenendola stretta per il mento con la mano sinistra, la spinse lontano.

"Tu…" Hinata sbatté le palpebre, percependo il battito dell'Uchiha sulla punta delle sue dita. "tu," poteva sentire quelle stesse dita ungerle la pelle con il succo di pomodoro. "Tu mi hai sporcato."

Ora, pensò Sasuke, questo dovrebbe svegliarla. Forse lo farà bruscamente...

"Oh, mi dispiace," ghignò beffardo e alzò il mento così che sembrasse che la stesse guardando dritta negli occhi. "Lo pulirò. Cosa preferisci? Un fazzoletto o la mia lingua?"




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LINGUALINGUALINGUALINGUA!!! XD
Hina-chan ma che mi combini?? :P

GRAZIE a Vaius (anch'io sono una Naruhina persa... infatti non so cosa mi sia preso! E temo i risvolti NaruSaku della storia :S Comunque sono contenta che abbia fatto sentire anche la tua voce :P); Shark Attack (devi avere giusto tanta pazienza XD Mi dispiace di essere diventata tanto incostante -__-' Ma direi che al nudo ci vuole davvero mooolto poco :P); IreneTH (Oddio oddio XD Ecco qua il capitolo! Contenta?? susu, abbassa il forcone :D Però ricordo che io sono solo la traduttrice :> Forse se scrivi i complimenti in inglese li leggerà e capirà anche l'autrice ^^)!!

Alla prossimaaaaaa!!!

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Capitolo 14
*** Chapter 14 ***





Hinata sbatté le palpebre quando le parole di lui rimbalzarono sulle pareti del suo cervello ed echeggiarono nello spazio dei suoi corridoi mentali. Il suono divenne immagine e la ragazza balzò immediatamente lontano da lui, arrossendo più intensamente del pomodoro appena schiacciato.

Si strofinò febbrilmente le guance con la manica della blusa e si abbassò per pulire il tavolo sporco.

"Mi dispiace," respirò. "Ho perso un pochino il controllo," asciugò il tavolo bagnato con la carta igienica, portando i pezzi rimanenti di pomodoro nella mano sinistra. “Da poco ho avuto un periodo piuttosto difficile."

"Di che tipo?" Sasuke la schernì. "Sei in calore?"

Hinata quasi si lasciò cadere sul pavimento. Aveva certi pensieri di tanto in tanto, ma ce ne voleva per arrivare ad esprimerli ad alta voce…

"Su quello non commento," disse lei, lanciando i rimasugli del pomodoro nel cestino.

Sasuke non poteva essere d'aiuto. Il ragazzo ghignò, rivelando solo l'arcata superiore dei suoi denti, e lei rimase immobile, guardandolo sorridere. In sostanza si sarebbe dovuta sentire almeno un po' offesa, visto che lui era visibilmente divertito dalla sua risposta debolmente arraffata, che l'aveva solo aiutata a scappare dalla verità, ma per la prima volta aveva visto l'Uchiha sorridere. Un reale, genuino sorriso, che aveva dato al suo volto solitamente freddo e sprezzante una sorta di confortevolezza. Appariva persino carino…

Hinata scosse la testa. Uchiha + carino = x__x

Mise il piatto ancora gocciolante di succo di pomodoro nella borsa di carta, (la bagnò attraverso ma al momento non poteva preoccuparsene), il coltello e la tavoletta nella sua borsa, s'infilò nel giacchetto, prendendo il quaderno di Naruto dalla sedia e girandosi per andarsene, dispiaciuta dall'idea che avrebbe potuto fare qualcosa di più interessante se fosse rimasta.

"Te ne vai?" chiese Sasuke continuando a sorridere, poggiando il gomito sul tavolo. Se i suoi occhi fossero stati vivi, adesso avrebbero avuto scintille maliziose.

Hinata strinse con fermezza il quaderno, percependo i polsini, intrisi con il succo di pomodoro, attaccati alla sua pelle.

"Tornerò," disse aprendo la porta e lasciando la camera in fretta e furia.

Si ritrovò nel corridoio, si appoggiò contro il muro e si coprì la bocca con la mano, schifata da se stessa. La cosa positiva era che aveva finalmente trovato da dove proveniva il profumo dei suoi sogni. La cosa negativa era che… aveva influito fin troppo su di lei.

--

Il sorriso scomparve immediatamente dal volto di Sasuke. Come se fosse sparito con il vento. Tastò il tavolo con la mano sinistra e, percependo un pezzo asciutto di carta igienica, si appoggiò in avanti con l'intenzione di asciugarci le dita bagnate. Passò il pollice sulle altre dita ricordando il modo in cui avevano toccato la pelle di Hinata. Un desiderio fiammante esplose dentro di lui e Sasuke si accigliò, perché la cosa non gli piaceva...Voleva vederla.

***

Iniziò a leggere mentre continuava a scendere le scale dell'ospedale. L'aveva fatto per scacciare dalla testa certi pensieri. Concentrarsi su un argomento totalmente differente sarebbe stato d'aiuto. Ma dal momento in cui era uscita non era più riuscita a staccare gli occhi dal quaderno ed era costretta a camminare per le strade illuminate per poter distinguere la calligrafia instabile di Naruto. Il punto era che le cose più interessanti erano nascoste nei margini e al di sopra delle linee principali. Mentre gli appunti personali di Naruto erano scritti con un differente colore.

Fin da quando era piccola conosceva questa storia per sentito dire, sapeva quanto le era stato concesso di sapere. E ora i fatti si stavano svolgendo davanti a lei in vero e proprio stile Technicolor. La persona, con il quale non aveva alcun attaccamento emotivo fino a poche settimane prima, la persona, che stava risvegliando in lei una bestia selvatica... le stava cominciando a sembrare più come ... un essere umano. Come se avesse finalmente notato le ragioni di questo grande schermo opaco. Eppure, purtroppo, le ragioni che lo facevano sembrare più come un essere umano erano totalmente diverse dal suo sorriso gentile.

Aveva finito di leggere quando mancavano solo un paio di isolati dalla villa degli Hyuuga. Chiuse il quaderno nel momento stesso in cui notò le lacrime cadere sulle linee d'inchiostro. Sbatté rapidamente le palpebre, tentando di sopprimere l'imminente acquazzone, ma le lacrime stavano già scendendo come pioggia e ciò le aveva fatto cambiare idea. Non sarebbe mai tornata a casa in quello stato. Aveva preso quella decisione in un lampo, si girò e si diresse verso un quartiere totalmente diverso, con in mente una sola persona.

Correva più forte che poteva. Le lacrime sulle sue guance si erano gradualmente incrostate sulla pelle ghiacciata e se avesse fatto leggermente più freddo, le cascate salate si sarebbero trasformate immediatamente in ghiaccio.

La borsa era rimasta abbandonata nei pressi della drogheria. Sfrecciava per le fredde strade di Konoha, ma Hinata non percepiva la sua corsa; non percepiva l'impegno messo in quell'azione, perché le linee irregolari sul quaderno di Naruto lampeggiavano nella sua mente. Dipingevano il suo mondo con nitidi e nuovi colori, ma la combinazione era tutt'altro che positiva. Il rapporto ufficiale era mischiato ai commenti di Naruto. Più correva, più quei commenti risaltavano.

--

Uchiha Itachi

Data di Nascita: 06 / 09

Rango raggiunto: ANBU

Classe: S

Doppiogiochista

Talvolta penso di aver sbagliato nel dire ad Itachi che sarei stato un fratello migliore per Sasuke, migliore di quanto lui non fosse mai stato…

Pacifista. Entrò a far parte degli ANBU sotto l'influenza di Uchiha Fugaku. Divenne un capitano ANBU all'età di 13 anni. Spia Uchiha. Si suppone abbia aiutato a preparare una ribellione contro Konoha, ma è passato dalla parte di Konoha ed è diventato un doppiogiochista. Ha sterminato l'intero clan Uchiha dietro ordine di Konoha, lasciando in vita solo suo fratello minore, Uchiha Sasuke.

Amava suo fratello più di Konoha, più del suo villaggio. E dev'essere stato piuttosto formidabile; perché gli anziani di Konoha non hanno fatto fuori Sasuke anche dopo che lui se n'era andato. Egli doveva persino odiare follemente la guerra, se ha potuto sacrificare tutto il suo clan per amore della pace.

Qualche volta penso che anche allora aveva in programma di farsi uccidere da Sasuke…


Membro dell'Akatsuki. Durante gli ultimi anni della sua vita è stato colpito da una complicata malattia. Infine è stato ucciso da Uchiha Sasuke.

Molto probabilmente Itachi era il più forte shinobi di tutti i tempi. Ma tutto è stato nascosto per un motivo molto semplice – Sasuke. Ho ricordato spesso i giorni in cui mio padre ha sacrificato la propria vita per il nostro villaggio, ma il modo in cui Itachi ha rovinatola sua vita per amore del suo fratellino… è semplicemente irreale.

Gli Uchiha erano dei traditori. Principalmente a causa delle provocazioni di Madara. Sasuke è cresciuto credendo che il suo clan fosse grandioso e onorabile. É stato spinto per anni dall'idea di sconfiggere Itachi. Sasuke ha perso completamente la testa quando Madara gli ha rivelato dopo la morte di Itachi alcune parti della verità.

Non lo sto incolpando. Itachi ha avuto un forte impatto sulla mia vita. Il Kyuubi non è l'unica cosa di cui la gente ha paura di questi tempi…


--

La stanza era molto luminosa. Il calore si diffondeva verso l'alto dal pavimento riscaldato, e lui soddisfatto camminava a piedi nudi nel suo appartamento, lasciando svolazzare i lembi della sua vestaglia. Mancava davvero poco perché si mettesse a cantare qualcosa di stupido. Tipo “Oh!Enka.”

Ogni tanto le persone che venivano a casa sua gli dicevano che doveva economizzare sul riscaldamento, ma il calore era necessario durante l'inverno. Quando fuori faceva tanto freddo da far male alle ossa, non c'era niente di meglio di un pavimento caldo appena tornati a casa.

Lasciava che i suoi passi assorbissero il calore mentre muoveva le dita dei piedi, quando sentì un bussare veloce e nervoso alla porta. Naruto sbatté le palpebre e diede un'occhiata all'orologio sulla parete. Era inclinato leggermente a destra. Chi poteva essere a quest'ora?

L'Uzumaki raggiunse la porta in punta di piedi e l'aprì con una piroetta, ignorando completamente il fatto che lasciò entrare una copiosa ventata di aria invernale. Un brivido gli corse lungo la spina dorsale – dopotutto, non indossava altro che la biancheria e la vestaglia. Ma ebbe un grosso fremito a causa dell'immagine che aveva proprio di fronte.

Hinata-chan era ferma davanti alla sua porta. Le sue guance erano terree; aveva gli occhi rossi a causa delle lacrime. I lunghi capelli neri erano scompigliati e alcuni ciuffi venivano sferzati in tutte le direzioni possibili per colpa della corrente nel corridoio. Inalava traendo profondi respiri, stringendo al petto il quaderno scuro.

Naruto rimase attonito.

"Hinata-chan…" strinse le labbra. "Adesso non piangere…"

Ma lei non ne poteva più, soffocando il pianto che aveva represso per tanto tempo tirò su col naso e si fiondò nell'appartamento di Naruto, praticamente scontrandosi contro il suo petto.

"Quello…" le sue spalle tremavano mentre cercava di parlare. "Questo. E' troppo…"

Naruto chiuse meccanicamente la porta e accarezzò sgraziatamente la testa di Hinata. Aveva aperto completamente le dighe. Non avrebbe mai pensato che una semplice relazione su Itachi Uchiha potesse avere effetti tanto devastanti. Voleva solo che lei conoscesse di più Sasuke. Così che potesse capirlo meglio. O almeno così che potesse realizzare il perché fosse così; perché era diventato ciò che era. Naruto non voleva farla piangere. Sapeva che Hinata era sensibile, ma così era troppo…

Nervi, nervi…

Scommetto che è completamente persa per colpa dell'Uchiha- il Kyuubi era entrato nel flusso dei suoi pensieri.

La ragazza è davvero agitata e tu… Naruto si accigliò.

Avanti, Uzumaki, cedi. Ci scommetto dai, una bottiglia di sake. Naruto poteva vedere il vasto ghigno del Kyuubi nella sua mente. Le bianche fauci gli davano fastidio agli occhi.

Hai già rotto, ribatté Naruto e abbracciò con sicurezza la piangente Hinata.




*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


E niente, manco stavolta è andata :S

Da una parte picchierei Hinata per essere scappata quando poteva davvero divertirsi un po'... eheheh :P
Ma dall'altra parte il mio animo Naruhina gioisce >///<
Aaargh, sono davvero combattuta!! X(

GRAZIE a Vaius (Ecco, si è svegliata ed è scappata via! Anche a lei x cedere ci vorrà un po' :P E prometto che la prossima storia che tradurrò sarà una Naruhina XD ), ad AyuTsukimiya (Che bel commento! Quoto tutto :D E spero che l'istinto prenda presto il sopravvento!!), a Shark Attack (Wahahah XD Anch'io ci speravo sul serio! *ripone il binocolo da stalker* Tocca aspettare ancora purtroppo :P ), a Hina93 (Eheh, anche il mio inglese è pessimo XD Infatti traduco per allenarmi :P Come on! ), a giusygiu (purtroppo Hinatuccia se l'è data a gambe XD Ma prima o poi il momento arriverà!!), a foreverme96 e a Nitronie (Che figata vivere in America! Fossi in te mi nasconderei nella stiva di un battello e ci tornerei anche da clandestina XD E sì, l'autrice è lituana ma la storia è in inglese, quindi è ovvio che lo sa anche parlare!! Comunque ha un'amica che sa l'italiano quindi non preoccuparti :P)!!
E' stupendo vedere sempre più recensioni *___*
Di nuovo grazie :P

Alla prossimaaaaa!!

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Capitolo 15
*** Chapter 15 ***





Hinata fissava con sospetto la tazza di tè fumante e il liquido giallastro all'interno. Il tè era trasparente senza nessuna strana tinta e ciò la portò alla conclusione che la tazza fosse pulita. Sbatté lentamente le palpebre, sentendosele pesanti e gonfie da tutte le lacrime che aveva appena finito di versare.

La casa di Naruto era pulita. Non c'erano piatti sporchi nel lavandino e il pavimento era praticamente lucente. Solo il secchio era stracolmo di contenitori vuoti di ramen istantaneo, e c'era giusto qualche boxer sparso qua e là. Ma in fondo era Naruto e associata alla sua immagine ogni cosa era al posto giusto.

"Scusa, Ho solo tè in bustine," Naruto era curvo su una ciotola di noodles fumanti. Erano seduti l'uno di fronte all'altra ad un tavolo rotondo in una cucina aperta che diventava salotto. L'arredo principale nella stanza era un vecchio, malandato ma apparentemente confortevole divano. Tra di loro, sul tavolo, c'era solo l'infausto quaderno scuro di Naruto.

"E' tutto a posto," disse Hinata, tirando su col naso per l'ultima volta.

"Davvero?" Naruto prese dei noodles con le bacchette di legno e guardò verso la Hyuuga.

"M," lei annuì e prese un sorso di tè, stringendo la tazza con entrambe le mani.

"Se avessi saputo che avresti reagito in questo modo, non ti avrei dato il quaderno," mormorò lui.

"No no," posò la tazza sul tavolo e infine lo guardò negli occhi. "Probabilmente ho bisogno di una terapia. Dovrei scusarmi per essere piombata così," guardò l'orologio inclinato sul muro. "E così tardi."

"Non avrei dormito comunque," Naruto scrollò le spalle. "E' solo strano che tu sia venuta qui."

"Volevo restituirtelo," i suoi occhi vagarono verso il quaderno in mezzo al tavolo.

Naruto la fissò e alzò un sopracciglio. C'era qualcosa che non andava. Chi poteva irrompere nella casa di qualcuno nel bel mezzo della notte per restituire qualcosa che non aveva neppure una data di scadenza…?

E che diavolo, stai analizzando ogni cosa, il Kyuubi si intromise nei suoi pensieri. La ragazza ha solo bisogno di una sana chiacchierata e tu… seriamente =.=;;

Se avesse potuto, Naruto avrebbe preso a calci la volpe, ma il problema era che anche nel migliore dei casi avrebbe menato se stesso. Così dovette scartare quell'opzione.

"E' proprio difficile da credere, huh?" Naruto prese una buona porzione di noodles e se la ficcò in gola.

"M," Hinata annuì, seguendo la superficie della tazza con l'indice. "Ho pensato che fosse semplicemente un cattivo paziente, che si ostinava a non voler star meglio, ma adesso… adesso… sento come… come se qualcuno avesse dissipato un po' la nebbia… e riesco a vedere la ragione di tutto questo," sospirò. "Penso che non gli piacerà il mio ragionamento, ma… mi sento male per averlo malgiudicato in questo modo…"

Naruto non aveva mai pensato a questo, ma adesso, mentre la guardava trangugiando i suoi noodles, notò che Hinata era in qualche modo diversa. Diversa dall'Hinata che conservava nella memoria dai tempi dell'Accademia Ninja. C'era qualcosa di diverso, anche se non se n'era reso conto prima; il cambiamento adesso sembrava ovvio. Il Kyuubi roteò gli occhi.

"Oh," mormorò lui come se fosse avesse scoperto che fosse l'Epifania.

"M?" Hinata alzò lo sguardo, abbandonando il labirinto dei suoi pensieri.

"Tu non balbetti più," dichiarò Naruto, puntando una bacchetta verso Hinata.

Hinata sbatté le palpebre e reclinò da un lato la testa, contemplando Naruto annunciare lentamente la sua scoperta.

"Mm," annuì lentamente, percependo che qualcosa era cambiato, ma non poteva dire esattamente cosa fosse. "Forse non balbetto tanto come prima."

"Tutta la graziosità è scomparsa," borbottò Naruto imbronciato, impastando i suoi noodles.

"Scu-scusami?" Hinata arrossì furiosamente e rimase attonita.

"E' proprio così," sogghignò Naruto, strofinandosi la testa con un movimento ampio. Aveva un pezzo di cipolla verde incastrata tra gli incisivi. Hinata trattenne a stento una risatina. "Heh, heh… beh, quando arrossivi e balbettavi, ero solito pensare, waaaaaaaaa~ che carina… adesso, sei così," scrollò le spalle. "Sei più seria."

"Intendi – più difficile da approcciare," disse Hinata, sorpresa di riuscire a parlare ad alta voce.

"Oh," Naruto si bloccò. "Già… probabilmente…"

L'ambiente influenza inevitabilmente le persone, pensò Hinata. Immaginò che un paio di settimane in compagnia dell'Uchiha l'avessero resa molto più resistente ai commenti esterni. Se Naruto le avesse detto "che carina" un paio d'anni prima o anche solo qualche mese fa, sarebbe svenuta a terra, ma adesso il suo cervello aveva risposto: "Ah, e allora? Non hai ancora la più pallida idea di come sigillare i limiti."

Hinata scosse la testa. Che le piacesse o no, le proporzioni dei pensieri nel suo cervello stavano cambiando gradualmente. Non sapeva ancora se in meglio o in peggio.

"Beh," Naruto tossì. "Ad ogni modo, non dirgli che ti ho detto tutto… beh… sai," puntò il mento verso il quaderno.

"Va bene, ho capito," Hinata annuì e Naruto la guardo per un momento, masticando i noodles e qualche pezzo di verdura.

" E cosa vuoi farne di Sasuke? Ti ha impaurito molto?" chiese lui improvvisamente.

"Scusa?" la colse di sorpresa. "No. Perché… So che dovrei andarci cauta, ma lui è solo un altro paziente che ha bisogno d'aiuto…"

"Grazie…" mormorò Naruto incoerentemente.

"Eh?" Hinata si piegò in avanti.

"Prima," abbracciò la ciotola di noodles e abbassò lo sguardo tristemente. "Quando gli facevo visita, rimaneva sdraiato a letto e non mi rivolgeva parola… Beh, mi avrebbe maledetto ogni volta se l'avessi offeso per scuoterlo un po'… ma questo fino al Nuovo Anno… ora ogni volta che vengo, è seduto al tavolo e l'altro giorno ha anche accettato di giocare a carte con me…"

"Chi ha vinto?"

"Lui…" borbottò Naruto stizzito. Hinata ridacchiò sommessamente. "Comunque…" l'Uzumaki si rianimò. "Non ho idea di cosa tu abbia fatto, ma davvero grazie mille."

"Ho solo… i pazienti che non vogliono stare meglio mi fanno diventare matta…"

"Oh, Sasuke è davvero bravo in questo…"

Si guardarono entrambi negli occhi e scoppiarono a ridere contemporaneamente. Hinata non avrebbe mai immaginato che Sasuke Uchiha potesse essere il nesso che la collegava a Naruto, ma adesso avevano un argomento di conversazione di reciproco interesse e Hinata non era inciampata ogni parola pronunciata. S'irritò prendendosi a calci mentalmente – perché era capace di essere normale solo quando parlava di cose serie o del suo lavoro?

"Dovrebbe essere veramente angosciato per suo fratello," disse Hinata, stringendo la tazza tra le mani.

"Anche se lo è, non lo da a vedere con nessuno," Naruto alzò le spalle e, notando lo strano sguardo di Hinata mentre lo guardava, abbassò la testa. "Tsk~ certo che è tormentato," Naruto si tirò i capelli. "Se fossi stato in lui sarei impazzito da un bel pezzo."

"Dev'essere stato una persona eccezionale," Hinata allungò la mano e accarezzò con le dita la copertina del quaderno.

"Lo era," Naruto annuì. "Sono davvero dispiaciuto dal fatto che tutto sia finito in questo modo. Itachi-san avrebbe potuto battere Jiraiya… e adesso, tutto quello che ha lasciato è il mio malditesta e quella persona senza equilibrio interiore nell'ospedale di Konoha…"

...

"Cosa hai fatto a Naruto?" notò Hinata.

"Cosa hai fatto a Hinata?" rispose lui sorridendo tristemente. "Perlomeno dovremmo rilassarci un pochino, non credi? Nonna Tsunade mi fa sgobbare come un cavallo per vedere se sarò adatto come Hokage. Naturalmente io un giorno sarò Hokage," strizzò l'occhio e puntò il dito verso di lei. Hinata sorrise, lasciando che le sue guance si tingessero delicatamente di rosa, e appoggiò il mento sulla mano.

"Dopotutto non sei cambiato, Naruto-kun," disse.

"E' una cosa buona o cattiva?"

"Buona," annuì convinta.

Ed era senza dubbio una cosa buona. Anche se qualche volta Naruto cercava di agire da uomo maturo e da giovane dignitoso, la sua natura ribelle riemergeva di tanto in tanto nei momenti più inaspettati. Era seduta crogiolandosi sotto al suo sole, calmandosi e mettendo in ordine i suoi pensieri girovaghi. Naruto era così semplice e tutto era più facile con lui. Sapevi sempre cosa ti saresti dovuto aspettare. Probabilmente non era capace di commettere qualcosa di inaspettato… Beh, poteva sorprenderla, ma non avrebbe mai fatto qualcosa di speciale o di sconvolgente, capovolgendo il suo mondo di 180 gradi… Come Sasuke Uchiha.

Hinata sorrise. Erano migliori amici, ma erano differenti come la notte e il giorno. Se uno era l'inverno, allora l'altro era l'estate. Oppure il contrario, ma mai la stessa cosa nello stesso momento. La Hyuuga ascoltò il battito calmo del proprio cuore e si portò la tazza alle labbra pronta a finirla e andare a casa. Aveva finalmente deciso di dare il 100% di sé stessa per la ricerca dei limiti. Qualche sigillo, marchio o un segno… O un jutsu medico che potesse bloccare lo sharingan in profondità, isolandolo totalmente e nascondendolo in un angolo remoto del sistema circolatorio dell'Uchiha…

"Oh…" percepì la voce perplessa di Naruto e alzò lo sguardo "Stai aspettando qualcuno?"

"Io?" Hinata sbatté le palpebre. "No… perché…"

"Non sono molto bravo con il riconoscimento del chakra, ma quando ribolle con tanta brutalità…”

"Cosa?"

WHAM~!!

La porta dell'appartamento di Naruto cadde all'interno leggera come una piuma, staccata via dai cardini. Per lo shock Naruto aveva lanciato via i noodles che erano rimasti attaccati al soffitto, mentre la ciotola era atterrata sul tavolo con un gran fragore.

Uno shinobi davvero arrabbiato si precipitò all'interno con la tempesta. I fiocchi di neve roteavano attorno ai suoi lunghi capelli neri. Hinata si bloccò attonita.

"N-nii-san?!" strinse lo schienale della sedia.

"Hinata," Neji ridusse a una fessura i suoi occhi nebbiosi. "Che ore sono?"

"Ehm…" volse la testa per vedere l'orologio storto sulla parete.

"A casa! Adesso," ordinò il cugino.

"Oops," Naruto si nascose dietro la ciotola.




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Milioni di grazie a Shark Attack, a ecila94hina, a Vaius, a Nitronie, a AyuTsukimiya e a Delphinium_Love per le loro recensioni!!!
E naturalmente anche a tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite ^__^

Scusate per la stringatezza!! >///<

Alla prossimaaa!!!

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Capitolo 16
*** Chapter 16 ***





"Sei strano," disse Hinata, riscaldandosi davanti al fuoco appena avviato.

"Perché?" chiese Neji, evitando il suo sguardo.

"Casa è questa?" Hinata agitò le mani, coprendo le aiuole fiorite accanto a loro.

Era incredibile, ma Neji l'aveva impressionata un pochino. Erano seduti su un prato nel giardino di vetro, guardando le lingue di fuoco giocare pigramente tra le fiamme.

Il quaderno era rimasto nell'appartamento di Naruto. Così come la porta scardinata. Hinata si sentiva anche leggermente arrabbiata visto che Neji aveva deciso di non aiutare Naruto a rimettere la porta a posto. La sua unica consolazione era il fatto che il pavimento di Naruto era così caldo che anche se fosse entrata una raffica di vento più generosa del solito l'appartamento non si sarebbe raffreddato più di tanto.

E se solo qualcuno avesse potuto catturare lo sguardo sul suo volto quando aveva finalmente capito che Neji non la stava trascinando a casa ma da tutt'altra parte…

"E' troppo tardi, i cancelli saranno chiusi," disse stendendosi, le mani appoggiate al suolo.

Hinata lo guardò come se fosse pazzo.

"Capisco che sono passate le 2 del mattino," pronunciò la ragazza. "Ma questa è la peggior scusa che abbia mai sentito. Anche se sono chiusi, puoi sempre farti strada attraverso un muro."

Neji si sentì come se avesse costruito una casa di mattoncini e gliela avessero distrutta tutta insieme.

"Mngmng," produsse uno strano suono e si stiracchiò sul prato. Il terreno era talmente pianeggiante che neppure un piccolo bozzo gli diede problemi alla schiena.

Hinata seguì il suo esempio e si sdraiò accanto a lui. Il tetto del giardino non era innevato e lei poté vedere le stelle scintillare dietro i sottili rami degli alberi. Il cielo sembrava fatto di velluto nero (la luna era sospesa dall'altra parte della cupola) ed era tempestato da migliaia di capocchie di spillo incandescenti. Alcuni erano luminosi, alcuni erano a malapena visibili... ma Hinata non poteva continuare a guardarli ancora a lungo.

"Domani farà freddo," disse lei improvvisamente.

Neji giaceva a terra con gli occhi chiusi già da un po', godendosi il silenzio che fu interrotto dal respiro di Hinata e dal costante crepitio del fuoco. Aveva un leggero mal di testa e poteva dire che la sua coscienza lo stava abbandonando. Non avendo voglia di dormire, lo Hyuuga alla fine aprì gli occhi e sospirò lentamente, pensando al miglior modo di iniziare una conversazione, ma fin da quando era piccolo non era mai stato un buon conversatore, eccetto per un argomento: la determinazione.

"Hina, cosa sta succedendo?" espirò lentamente.

"Non ne ho idea," Hinata scosse la testa, tenendo gli occhi fissi al cielo.

"Sembri ossessionata."

"Non riesco a trovare la risposta," Hinata sbatté rapidamente le palpebre poiché gli occhi avevano iniziato a pungerle di nuovo e si coprì il viso dietro le mani.

"Quale risposta?" chiese Neji, preoccupato per il tono addolorato della sua voce.

"Come sigillare l'abilità innata…"

"Davvero, cos'è successo tra te e le abilità innate…" brontolò Neji.

"So che alla fine potrei risolvere ogni cosa," Hinata parlava più o meno da sola. “Ma non c'è più tempo…"

"Tempo?" Neji aveva trovato una nuova parola nel solito vocabolario di sua cugina, e l'aveva presa in prestito.

"Due settimane."

"Fino a cosa?"

"Fino alla missione ANBU."

"Che missione?"

"Gli ANBU vogliono lo sharingan," spiegò Hinata.

"Ma se tu sigilli l'abilità innata…" Neji volse la testa verso di lei, e Hinata si voltò anch'essa verso di lui fissandolo con i suoi occhi di nebbia, tentando di infondergli un pensiero. La faccia di lei diceva: beh, questo è quello che sto cercando di…

"Questo è il punto, huh?" Neji sorrise ironico, focalizzando ancora una volta lo sguardo sulla sfera celeste. "Comunque, perché ti stai accanendo così tanto per lui?"

"Come possono assegnare una persona cieca ad una missione?"

"Da quanto ne ho sentito, la sua cecità è artificiale ed è possibile ripristinarla quando lui vuole…"

"Allora diventerà cieco di sicuro!" Hinata alzò la voce e si schiaffò allarmata la mano sulla bocca quando Neji si voltò sorpreso verso di lei.

"Hina?" sollevò un sopracciglio.

Hinata sospirò e si mise a sedere, poggiando le mani sulle ginocchia, fissandosi i piedi. Anche Neji si sedette, in attesa che parlasse. Il fuoco stava gradualmente morendo, le fiamme divenivano sempre più piccole.

"E' solo che a volte mi sento come se non potessi andare né avanti né indietro," disse alla fine. "Se lo lasciamo così com'è, diventerà cieco, ma manterrà le informazioni genetiche nel sangue. Se sigilliamo l'abilità innata – i suoi occhi si salveranno, ma non potrà ricreare il clan Uchiha."

"Allora dovrà scegliere ciò a cui tiene di più," dichiarò Neji, guardando il tremolante rosso del legno carbonizzato.

"Non ne ho idea," Hinata scosse la testa. "E poi c'è questa storia del sigillo," si strofinò il viso stanco. "Se solo fosse semplice come una trasfusione di sangue…"

"Hina, hai realizzato che lo sharingan è nel suo cervello e non nel suo sangue, giusto?" disse Neji con calma.

"Per—" Hinata si bloccò, fissando il cugino con stupore. "Perché la pensi così?"

Neji roteò gli occhi come se fosse stanco della sua ingenuità.

"Avresti dovuto leggere la storia del clan invece dei libri di medicina," disse e si strappò la fascia dalla fronte. "Perché pensi che io abbia questo sigillo in fronte e non da un'altra parte?" indicò il sigillo degli Hyuuga. "Tutti i segreti del byakugan sono qui," si batté la tempia. "E' praticamente lo stesso principio base dello sharingan…"

Hinata lo guardò stupidamente con la bocca aperta, simile ad un pesce arenato a riva. Era tardi, ma gli ingranaggi del suo cervello avevano finalmente iniziato a lavorare e parole casuali saltarono da un emisfero all'altro.

Queste parole non erano scritte con una calligrafia piacevole. Non erano pronunciate ad alta voce. Erano più come immagini separate, lampeggianti in un tunnel buio, che cambiano rapidamente, come se qualcuno le stesse mescolando con un telecomando. Non c'era un chiaro ordine cronologico. Chakra e sigilli, grafici sulla struttura dell'occhio, canali energetici… Hinata quasi si schiaffeggiò.

"Sono così stupida," ansimò guardando Neji negli occhi. "Così dannatamente stupida…"

"Beh, se lo dici tu," il cugino si strinse nelle spalle, sorridendo ironicamente.

"No!" Hinata strisciò in ginocchio e strinse Neji per le spalle ampie. "Voglio dire," i suoi occhi brillavano (e non perché fossero praticamente bianchi). "Ho cercato sempre una risposta in qualche luogo lontano, mentre era nascosta proprio…" si bloccò, fissando la fronte di Neji. "Qui…" Hinata si coprì la bocca con la mano. Spalancò gli occhi.

Neji si accigliò.

"Cosa c'è adesso?" chiese lui.

Hinata allungò esitante la mano e accarezzò con le dita tremanti le linee del sigillo. Neji quasi trasalì quando le dita fredde gli toccarono la pelle.

“Ma certo," sussurrò. "Posso usare un juinjutsu…"

Neji si ritrasse da lei come se avesse un virus mortale.

"Se usi il sigillo della Casata Principale sull'Uchiha," strinse i denti con vigore. "Gli friggerai il cervello."

"Posso modificarlo," disse lei con fermezza.

"Hina," Neji scosse la testa. "E' un jutsu di classe A. Non tutti possono eseguirlo. Ed è accessibile solo alla Casata Principale."

"Tecnicamente, sono ancora l'erede della Casata Principale," Hinata strinse fermamente le labbra prima di continuare. "Posso reclamare i miei diritti. Posso chiedere a mio padre di insegnarmelo… e poi," i suoi occhi si addolcirono. "Se conoscessi come usare il juinjutsu, sarei capace di cancellare il tuo…"

"Hina, smettila di essere ridicola," Neji non ne poteva più. Si alzò.

"Non sono ridicola," ribatté Hinata con fermezza, alzandosi anche lei in piedi.

Si fissarono l'un l'altra nella luce soffice del giardino al crepuscolo. L'unica fonte di luce erano le stelle in alto e il fioco fuocherello sul terreno. Tizzoni carbonizzati solcavano il torrido fuoco di scure venature, ma tutt'attorno era troppo buio da rendere abbastanza difficile distinguere i colori.

Neji guardò i pugni serrati di Hinata e strinse i denti. Parte del viso di lei era all'ombra ma c'era una risoluzione inconfondibile nei suoi occhi nebbiosi e Neji iniziò a chiedersi segretamente che cosa le avesse fatto l'Uchiha, se lei fosse pronta a scalare ogni montagna per quella creatura insignificante.

***

La scazzottata con il biondo non era andata troppo male. Lui continuava a dire che le sue gaffe non erano casuali e si stava trattenendo, ma c'era da aspettarselo da una persona che si distingue per la sua eccessiva compassione.

Sasuke sedeva sulla sedia davanti alla finestra della sua stanza e si massaggiava il gomito contuso. Dall'inizio della settimana Naruto l'aveva trascinato fuori per fare a botte ogni singolo giorno per incitare i suoi muscoli rigidi. La ragione era semplice:se, alla peggio, Sasuke AVESSE preso parte nella missione ANBU, sarebbe stato preparato per essa. Sakura si rifiutava di sbloccargli i nervi visivi per l'allenamento ma Sasuke non se ne lamentava molto, poiché contribuiva a sviluppare gli altri sensi.

La prima volta, proprio il primo giorno, Naruto l'aveva trascinato fuori a forza. Sasuke era famoso per la sua velocità. Naruto invece poteva superare chiunque in quanto a capacità di sopportazione, così il loro scontro era stato praticamente un confronto tra un ostacolo invincibile e una forza inarrestabile, ma Sakura si sbilanciava a favore di Naruto, mentre quasi gli fracassava la spina dorsale nel più piccolo dei pezzi.

Gli amici del vecchio Team 7 non volevano assolutamente che partecipasse alla missione ANBU, ma quei due seguivano sempre un solo principio: sperare sempre nel meglio, essere pronti al peggio. Per questo Sasuke fu costretto a subire gli scherzi di Naruto,i suoi calci pidocchiosi e i pugni per un paio di giorni di fila. Ma l'Uchiha doveva ammettere che aveva fatto bene al suo corpo visto che ultimamente l'aveva usato al minimo.

Appena alzato dal letto, la mattina del secondo giorno i suoi muscoli e i tendini gli dolerono parecchio. Anche l'Uzumaki aveva notato che c'era qualcosa che non andava nella velocità dell'Uchiha, perché anche se era cieco, all'inizio riusciva ad essere veloce quanto la sua golosità. Così per altri due giorni l'Uchiha non era stato spronato per niente dal Kyuubi e tutto questo l'aveva solo reso furioso, alimentando il suo desiderio di ritornare in forma come prima. Alla fine era rimasto a fare flessioni mattutine nella sua stanza.

Tuttavia, nonostante il fatto che il suo spirito bellico si stava riaccendendo, era pure leggermente irritato da quel programma. Gli piaceva la sua solitudine. E adesso avrebbe dovuto sopportare Naruto ogni giorno. Era abituato a restare sdraiato a letto e pensare a... niente. E la sua unica occupazione era attendere il fine settimana, perché ogni fine settimana...

Sasuke smise di strofinarsi il gomito contuso con la pomata dall'odore amarognolo e abbassò le braccia, nascondendo la pelle pallida sotto le lunghe maniche scure. L'allenamento invernale giornaliero lo turbava meno dei pensieri su Hinata Hyuuga che lo visitava notte dopo notte. Maggior parte del tempo aveva tentato di far finta che non esistesse ed era padrone della sua mente al massimo, così sarebbe stato la forza portante. Ma il tempo scorreva settimana dopo settimana e il petto di Sasuke era stretto in una morsa, finché non aveva realizzato che era pronto ad aspettarla ogni volta. E l'ultimo fine settimana aveva persino desiderato di vedere la sua faccia… Sasuke strinse i pugni. E oggi era in ritardo…

La mezzanotte era passata da un bel po', ma lui non aveva intenzione di andare a letto. Era solo nel buio, in attesa, e la preoccupazione lo attanagliava ogni secondo che passava, ma allo stesso tempo era arrabbiato con se stesso perché si stava preoccupando così tanto. Naturalmente, poteva fingere di essere totalmente stupido direndo che era successo tutto questo giusto per i pomodori e aveva cercato di sfruttarla il più possibile. Mentre essendo nient'altro che razionale la spiegazione risiedeva nel fatto che lei stesse provando a salvare la sua vista e lui era semplicemente incline a cooperare con una persona che voleva aiutarlo. Eppure l'Uchiha si era reso conto che questo voleva dire mentire a sé stesso. E si arrabbiò ancora di più, per essere entrato in qualcosa da cui era difficile uscire.

Così quando i rapidi passi echeggiarono finalmente nel corridoio, afferrò il tubetto della pomata fermamente, ignorando completamente il fatto che a causa dell'energia eccessiva l'alluminio gli stava pungolando il palmo e il tubetto si stava spezzando. Il suo respiro era lento e profondo. Il suo cuore batteva dolorosamente e la sua testa era così pesante... come se Naruto ci avesse lasciato sopra due ciotole di ramen. Lei era quasi lì, proprio lì. Poteva sentire persino mentre ingoiava l'aria. La porta si aprì dopo un secondo…

"Mi dispiace sono in ritardo…"

"Fuori!"

Hinata rabbrividì come se fosse stata colpita da un fulmine e si bloccò, fissando l'Uchiha, fermo davanti alla finestra, tremante con quella tensione tremenda. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Aveva le guance arrossate febbrilmente dalla corsa. Sì, era in ritardo. Ma aveva una ragione valida per questo e voleva condividerla con lui, ma adesso, appena era entrata dalla porta, era stata mandata K.O.. Di punto in bianco.

"Scusami?" disse lei con voce ansante, sforzandosi di respirare dopo la corsa.

"Ho detto FUORI!" l'Uchiha alzò la voce. Quell'urlo vigoroso e improvviso le fece venire la pelle d'oca dappertutto. "E non tornare mai più!" aggiunse, lanciandole il tubetto di pomata.

Hinata, che teneva ancora appoggiata la mano sulla maniglia della porta, boccheggiò e, calcolando tutto in un nanosecondo, si chiuse la porta dietro in un lampo, poiché avrebbe perso troppo tempo se avesse cercato di evitare il pezzo d'alluminio che volava verso di lei.

Più morta che viva si ritrovò ancora nel corridoio dell'ospedale e si appoggiò alla porta della camera dell'Uchiha, respirando pesantemente. Sentì il tubo d'alluminio schiantarsi sonoramente dall'altra parte della porta. I suoi occhi guardarono a sinistra e a destra. Si portò le mani al petto cercando di sedare il battito selvaggio del suo cuore. Era davvero stanco per lo sforzo fisico precedente, ma adesso correva a causa della paura e della sorpresa.

Inaspettato. Troppo inaspettato. Era completamente spaesata e Hinata si afferrò la testa, cercando di capire dove avesse sbagliato. Aveva invertito il suo stato d'animo di 180 gradi e ora si sentiva come se fosse caduta da un carretto in rapido movimento. Pochi secondi prima si sentiva così esaltata, voleva parlare all'Uchiha del fatto che avesse finalmente compiuto progressi significanti.

Dopo alcuni giorni in cui era rimasta seduta persistentemente davanti alla porta dell'ufficio paterno, Hiashi Hyuuga aveva finalmente accettato di parlarle del Juinjutsu degli Hyuuga. Il discorso non era stato niente di simile ad un insegnamento, ma anche così, tenendo a mente la reputazione del capo degli Hyuuga, era stato un gran risultato. Hinata credeva che alla fine sarebbe riuscita a persuadere suo padre (in qualche modo miracoloso) a mostrarle almeno il modo in cui veniva effettuato il juinjutsu. Ma anche ora si sentiva come se fosse riuscita a spostare una montagna. E voleva condividerlo con lui, ma l'Uchiha l'aveva sbattuta fuori.

Hinata non riusciva a capire il perché. Naturalmente, iniziò a cercare la colpa in se stessa ma stavolta non voleva essere il capro espiatorio. Oggi era euforica. Si sentiva grandiosamente prima che la cacciasse via. La Hyuuga si sentiva come se avesse allungato le braccia, come una pianta verso il sole quando appena passato l'inverno, fin quando qualcuno improvvisamente non l'aveva celata con un coperchio, ordinandole di rimanere per sempre al buio.

Di solito si sarebbe rassegnata a quella decisione e all'opinione dell'altra persona, ma le parole di Neji penetrarono attraverso la sua mente: "Yamado Nadeshiko". Echeggiarono per un po', tintinnando nelle sue orecchie e quando alla fine sembrava che l'eco fosse scomparsa, vennero ripetute con la fredda voce dell'Uchiha:
"Yamato Nadeshiko"… Quel nome iniziò a vorticarle nella testa, rimbombando nelle orecchie e Hinata chiuse gli occhi.

Era stanca. Era stanca di essere umile e obbediente. Era stanca di tentare e non ricevere niente in cambio. Sì, era egoista, ma voleva almeno un piccolo plauso. Sentiva che se lo meritava. Hinata aprì gli occhi e si accigliò, stringendosi il maglione con fermezza. Respirava ancora a fatica, ma stavolta non era più la paura o la stanchezza: stava venendo sopraffatta da una rabbia silenziosa e fredda.

La Hyuuga strinse le labbra, serrando il pugno sinistro e, per la seconda volta in quella notte, girò con decisione la maniglia. Aprì la porta in un gesto secco e si precipitò all'interno come un tornado.

L'Uchiha era appoggiato al davanzale con la testa abbassata, e la schiena rivolta alla porta. Si stirò lentamente e si voltò percependo che non era più solo.

"Hyuuga?" chiese cautamente.

Hinata sbatté sonoramente la porta.

"No! Adesso ascolta!" esclamò e la sua voce, più alta di un paio di decibel, assunse un tono completamente differente. Espirò sonoramente attraverso il naso e fece un passo verso di lui. "Non sono venuta qui pe- per sottostare ai tuoi ordini, hai capito?" era proprio accanto a lui e lo punzecchiava sul petto con l'indice.

Sasuke soffocò un singhiozzo sentendo le scarpe di lei toccargli le pantofole. Nonostante tutto, era davvero vicina.

"E p-prima di mandare via qualcuno ascolta cosa ha da dirti," colpì ancora il suo sterno, fissando furente proprio i suoi scuri occhi vuoti, ignorando completamente le sue condizioni. "Sì, so di essere in ritardo, ma ho una buona ragione per questo. E ti ho già detto che mi dispiace, appena mi sono presentata, allora perché," colpì il suo torace con il pugno. "Perché diavolo mi hai cacciato via? Eh?"

L'ascoltava a malapena con un'illeggibile maschera sul volto e la lasciò sgualcirgli la maglietta.

"Voglio solo aiutarti e s-se ti vergogni allora cresci," la sua voce tremula risuonò nelle sue orecchie quando il pugno di lei lo colpì ad una spalla. "Perché s-se tu pensi che provo pietà per te o qualcosa del genere, allora ti sbagli di grosso!" gridò lei, usandolo come un sacco da pugile mentre gli diceva la verità: anche dopo aver scoperto la verità su Itachi, non provava alcuna pietà per Sasuke; c'era comunque qualcosa che però non aveva analizzato. "Non provo pietà per te, hai capito?" tirò su rumorosamente col naso rischiando di iniziare a piangere, visto che Sasuke subiva stoicamente ogni singolo colpo, senza alcuna traccia di evidente emozione. "Sono arrabbiata, mi hai sentito? Arrabbiata, arrabbiata, arrabbiata!" lo colpiva per ogni parola pronunciata e alla fine, una volta che il suo sfogo fu finito, la Hyuuga iniziò a trattenere il pesante respiro e si sentì leggermente impaurita per quel che aveva fatto.

Trattenne il respiro, e si voltò lentamente verso l'Uchiha sperando che non cercasse di strangolarla, perché il senso di auto-difesa che si era appena svegliato le diceva che quelle provocazioni non avevano raggiunto il cuore dell'Uchiha.

Era quasi fuori dal suo spazio personale, quando il suo polso fu afferrato improvvisamente da degli artigli dalla presa di ferro. Conosceva quelle dita fin troppo bene e Hinata si voltò per guardare allarmata Sasuke. Il suo volto era una fredda pietra, una statua di marmo impossibile da decifrare. Anche se i suoi occhi fossero stati vivi, avrebbero nascosto perfettamente i suoi pensieri.

Di scatto la tirò verso di sé e la Hyuuga, ansimando leggermente, se lo ritrovò di fronte. Dovette persino puntellarsi con la mano libera sul suo petto altrimenti, dopo aver perso l'equilibrio, avrebbe sbattuto il naso contro il suo maglione. Alzò lo sguardo e tentò di deglutire, ma era talmente stupefatta che la bocca le era diventata secca e non sentì più nulla. Il sangue pulsava febbrilmente nelle sue orecchie. Il suo naso era tra le labbra di lui.

Centinaia di piccoli aghetti le trapassarono le tempie quando la mano libera dell'Uchiha atterrò sul suo viso e discese lungo la sua guancia con il pollice, come se stesse cercando di scoprire i suoi connotati. Come se stesse tentando di disegnarla nella sua mente. Stava per dirgli qualcosa, anche se al momento non si fidava assolutamente della sua lingua, quando la sua guancia fu afferrata con tutto il palmo e il suo viso fu sollevato verso l'alto. Gli artigli di lui, attorno al suo polso, non si erano rilassati.

"Anch'io sono arrabbiato," disse e la baciò.




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Adesso so che mi odierete con tutto il vostro cuore, ma vi avviso che me ne vado in vacanza (sperduta tra le montagne figuratevi se potrò connettermi), e quindi per minimo un mese sarete costretti a bramare ardentemente il continuo della storia!
Mwahahahah!!
Sì, sembro cattiva ma potevo non postare questo capitolone?? No!!! XD
Insomma, è arrivato il tanto agognato bacio!! Yuppi, non ci speravo più :P
Ed è stato Sasuke a darci dentro per primo, l'avreste mai detto?? :P

GRAZIE a larix (tnx!), a Vaius (anch'io ho provato istinti omicidi verso Neji ma ci voleva un diversivo ovviamente! E poi io non mi sarei mai immaginata Sasuke con chiodi e martello a rinsaldare la porta!), a ecila94hina (ahah! Già, povero Naruto :P ), a Lisey91 (ti ringrazio! Ma non pensare che sia chi sa quale genio ^_^ ), a Delphinium_Love (ti sei goduta questo Neji allora? Aggiornato!) e a Shark Attack (e adesso sei davvero sicura di voler aspettare il mio ritorno senza spoilerarti niente?? :P Comunque grazie x aver apprezzato la scelta stilistica :P)

Auguro davvero un buon proseguimento d'estate a tutti!!!

Alla prossimaaaaa!!!

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Capitolo 17
*** Chapter 17 ***





Faceva parte di una solida massa che non aveva né un inizio né una fine. Calda e confortevole. Solo un pazzo avrebbe scelto di lasciare quel posto paradisiaco. Eppure, improvvisamente, sentì come se venisse tagliato fuori dalla lama fredda di un coltello. Penetrava proprio attraverso di lui, lasciando schegge e dolore, come se quella lama non fosse abbastanza affilata.

Sasuke scivolò dalle tenebre del sonno alle tenebre del risveglio, respirando pesantemente, sedendosi sul letto in un lampo come se fosse stato morso. Era congelato e non riusciva a riprendere fiato. Aveva i capelli appiccicosi e, quando un brivido corse lungo la sua schiena, realizzò sbattendo rapidamente le palpebre che era bagnato. Non era semplice sudore, era completamente zuppo. L'acqua gli correva giù per il naso.

Le tempie dolevano a causa della mancanza di sonno e avrebbe cercato di fare a pezzi la prima persona che avesse incontrato, proprio come un orso appena svegliato dal letargo. Il fatto che non potesse vedere nulla ingigantiva solo la sua collera. E quando le sue orecchie piene d'acqua percepirono un ghigno soffocato, l'Uchiha saltò immediatamente giù dal letto verso la provenienza del suono.

Le dita strinsero il collo del perdente e rotolarono sul pavimento. La coperta di Sasuke si avvolse attorno alle loro gambe.

Non aveva bisogno di vedere per sapere chi fosse la sua vittima. Le sue dita toccarono una collana ritorta. E aveva già avuto fin troppi scontri con quello stronzo, da non poter non sapere chi stava tenendo schiacciato a terra.

"Naruto, sei un fottuto pazzoide," sibilò Sasuke all'orecchio del biondo. "Sei stanco di vivere?" strinse forte attorno al collo dell'Uzumaki e sbatté la testa di Naruto sul pavimento.

"Ow," Naruto chiuse gli occhi senza alcuna intenzione di liberarsi. "Wa~ Sei davvero arrabbiato…" una ciotola vuota, che pochi secondi prima conteneva un po' d'acqua fredda, giaceva abbandonata sul pavimento.

"Beh, secondo te?" ringhiò l'Uchiha tirandosi indietro e cercando di rialzarsi, ma i suoi piedi erano intrappolati tra le pieghe della coperta e sarebbe finito piacevolmente con la faccia a terra se Naruto non fosse saltato in piedi all'improvviso e l'avesse aiutato.

Sasuke finì appeso alle braccia di Naruto come una bambola di pezza. Ci volle qualche secondo perché si accorgessero di come sarebbero sembrati dalla prospettiva di un osservatore esterno. Sasuke ringhiò sommessamente, stringendo le braccia di Naruto.

"Se adesso qualcuno entra da quella porta," disse. "Lo gonfio."

"Mmm," pronunciò Naruto perplesso, soffiando via i capelli scuri di Sasuke fuori dal suo campo visivo.

L'Uchiha si stiracchiò gradualmente, ancora sorretto dalle braccia di Naruto e quando fu di nuovo capace di stare in piedi da solo, si accigliò, percependo i brividi correre su e giù lungo la sua schiena. Sasuke spinse lontano Naruto con asprezza ed egli, perdendo l'equilibrio, cadde all'indietro sul pavimento.

"Ow," l'Uzumaki si accigliò.

"Sei fuori di testa?" Sasuke brontolò, asciugandosi la fronte bagnata con l'unico pezzo rimasto asciutto della sua maglietta, dopo che Naruto l'aveva ripulito con un intero litro d'acqua del rubinetto.

"Non è ancora stato provato scientificamente," Naruto ghignò, ma Sasuke ignorò totalmente la sua battuta puerile.

L'Uchiha si chinò e sollevò la coperta da terra. Si diresse lentamente verso il letto, lasciando Naruto sul pavimento. La camera aveva il riscaldamento, ma Sasuke si sentiva malissimo, proprio come un fradicio ratto. Gettò la coperta sul letto e invece di sedersi per riposare la testa che ancora scampanellava, si diresse verso l'armadio. Naruto sobbalzò e strisciò a terra appena in tempo per spostare la ciotola fuori dalla portata di Sasuke, altrimenti sarebbe finito per caderci di nuovo sopra.

Naruto sospirò con sollievo, abbracciando la ciotola scura, quando Sasuke aprì l'armadio e si tolse l'umida maglietta nera. La sua schiena bianca era piena di lividi, procuratigli da Naruto nei giorni passati ad allenarsi. Ma Sasuke non sentiva dolore. Si frizionò i capelli con la parte asciutta della maglietta per poi gettare il capo sul pavimento.

"Uhm già," concordò Naruto alzandosi lentamente. "Forse ho esagerato un pochino…"

Sasuke sbuffò per il disprezzo, tastando le stampelle e tirando fuori una pesante maglia di flanella. L'Uchiha sapeva perché Naruto era venuto: voleva trascinarlo fuori per un'altra sessione d'allenamento. E per amore della pace e della tranquillità aveva deciso di non opporre resistenza. Aveva deciso di muoversi così che tutto finisse il più presto possibile.

Quando iniziò a mettersi una maglietta di tartan rosso scuro, che stava riuscendo ad infilare dalla parte sbagliata, Naruto guardò fuori e strinse gli occhi. Il luminoso sole invernale era abbagliante per lui, e l'onnipresente neve aumentava solo lo sfolgorante riverbero. A causa di tali circostanze non aveva praticamente nessun vantaggio nel combattere contro Sasuke. Uno era accecato dalla luce; l'altro era perso nell'oscurità.

L'Uzumaki si voltò verso il proprio compagno di squadra, che si stava infilando il maglione. Oggi sembrava parecchio gonfio. Come se fosse contuso o fosse caduto da un albero. Durante il tragitto per arrivare all'ospedale si era aspettato di trovarlo al tavolo, tutto baldanzoso e pronto ad andare (ma l'Uchiha non l'avrebbe mai ammesso a sé stesso), ma a sorpresa Naruto l'aveva trovato a dormire profondamente. Beh, il resto era ormai storia…

"Ascolta," l'Uzumaki si strofinò la testa e scompigliò ancora di più i suoi capelli dorati. "Tu sei un tipo mattiniero. Ma quando mi sono presentato russavi come un cinghiale… cosa hai fatto ieri notte?"

Sasuke si bloccò mentre infilava gli stivali che erano già abbastanza malridotti. Il metodo di Naruto di svegliare una persona aveva completamente distaccato il suo cervello e quindi la sua memoria a breve termine aveva bisogno di tempo per lavorare.

In un lampo tutte le vene del suo volto si contrassero e divenne pallido, come se fosse stato colorato col gesso. Il maglione era caldo ma aveva la pelle d'oca dappertutto.

La prima cosa che ricordò fu una pressione sul suo petto quando le mani di lei si erano appoggiate contro di lui, in cerca di sostegno. Poteva ancora percepire il movimento della punta delle sue dita quando le mani erano scivolate lentamente verso l'alto e si erano strette alle sue spalle. Poi le sue dita avevano raggiunto il suo collo nudo e al ricordo un brivido gli corse lungo la spina dorsale.

Anche le sue mani avevano vagato finché alla fine non si erano abbracciati talmente forte da trovare difficile respirare. D'altra parte, Sasuke chinò la testa mentre chiudeva lo sportello dell'armadio, era stato difficile respirare anche per un'altra ragione.

All'inizio l'aveva fatto per un'unica ragione – la noia. Sì, era arrabbiato con sé stesso per alcuni pensieri particolari e, molto probabilmente, la cosa più logica da fare sarebbe stata cacciare a calci la Hyuuga, ma esattamente in quel momento l'Uchiha era semplicemente troppo stanco della routine, stanco dopo l'allenamento, leggermente irritato e piuttosto scompensato. Aveva desiderato semplicemente di poter commettere qualcosa di impulsivo per una volta. Ma non ne era ancora certo. Aveva solo percepito che dall'azione sarebbe scaturita la situazione attuale. Non gli interessava come avrebbe reagito la Hyuuga. Infatti, aveva persino segretamente sperato che avrebbe perso la testa e sarebbe corsa via.

Ma dopo un paio di secondi rimasta come il tronco secco di un albero morto, Hinata alla fine si era rianimata e aveva risposto al suo bacio. All'inizio fu lenta e insicura, ma come una diligente studentessa raggiunse molto presto l'Uchiha e alla fine a lui mancò il fiato come se i suoi quattro sensi fossero stati aggrediti tutti nello stesso momento. Sentiva d'esser stato sopraffatto. E non che a lui non piacesse.

Difficile dire quando si concesse il primo, sonoro sospiro. Quel sospiro era pieno di qualcosa di profondo e soffocato, e appena echeggiò nelle orecchie della Hyuuga lei realizzò quello che stava accadendo. Si tirò indietro sconcertata e sconvolta ma l'Uchiha aveva sentito che non c'era paura in lei. Si allontanò lentamente dall'abbraccio e uscì silenziosamente dalla stanza, lasciando un vuoto dietro di sé. Lui avrebbe avuto difficoltà ad addormentarsi subito dopo.

"Moshi moshi~!" l'Uzumaki lo pescò fuori dal suo sogno ad occhi aperti. "Ieri hai bevuto o cosa?"

"No," Sasuke si voltò e si diresse verso la porta, indicando a Naruto che non avrebbe tirato fuori altro da lui.

Il suo personaggio era peggiore di quel che si poteva immaginare. Era imprevedibile, indifferente e freddo. Non aveva alcun riguardo per nulla e per nessuno. Era difficile capire se fosse affidabile o no. E non c'era alcuna utilità nel cercare di comprendere i suoi pensieri. Eppure, gettando da una parte tutti i valori "spirituali", il pacchetto rimanente era completamente diverso.

---

Si piegò e si tirò la coperta fin sopra il naso. I capelli corvini di lui erano sempre scapigliati ma erano comunque soffici e piacevoli al tatto. Era pallido come la luna ma nonostante qualche cicatrice qua e là, la sua pelle era liscia e soda. I suoi occhi erano morti, ma erano due pozzi senza fondo, scuri come lo è la notte, e lei non aveva paura di annegare in essi. Forse era un po' troppo magro dopo i mesi passati in ospedale, ma era ancora ben piazzato e aveva delle spalle larghe che facevano venir voglia di sbavarci sopra finché il corpo cedeva alla disidratazione totale.

Hinata gemette e si nascose sotto la coperta. Non era troppo grave il fatto che si fosse baciata proprio con l'Uchiha la notte scorsa. La cosa peggiore era che ne voleva ancora.




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Ok, dopo 2 anni d'assenza non posso trovare nessuna scusa per aver lasciato in sospeso la traduzione... ma COMPLIMENTI per la pazienza!! Lodevole :P ...e finalmente ricompensata.

Mi sto anche impegnando a mettere a posto i capitoli precedenti (certi termini li ho proprio inventati di sana pianta...chiedo venia!) ma sto vivendo a Dublino da 9 mesi... il mio inglese sarà migliorato o no??

Spero stavolta di essere abbastanza costante fino alla fine, d'altronde non manca molto :)

Resistete!!

Alla prossimaaa!!

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Capitolo 18
*** Chapter 18 ***





Una cosa era certa, non sarebbe mai stata capace di imparare un juinjutsu in pochi giorni. Mentre ascoltava il discorso ambiguo del padre Hinata traduceva mentalmente ogni cosa nella propria lingua. E per ogni secondo che passava si sentiva sprofondare sempre di più .

Il punto era che sarebbe stata capace di usare quel jutsu maledetto solo dopo anni di formazione intensiva. O forse un po' prima. Ma avrebbe dovuto pure modificarlo. Tuttavia per raggiungere quel livello avrebbe prima dovuto scavalcare un muro incredibilmente alto, chiamato - Hiashi Hyuuga.

Lui avrebbe chiesto spiegazioni. Spiegazioni che Hinata non era in grado di garantirgli. O spiegazioni che al capo del clan non sarebbero piaciute. Quindi lo ascoltò fino alla fine, poi lo ringraziò educatamente e lasciò l'ufficio del padre in silenzio. Non c'era un motivo ben preciso. Il suo cervello stava semplicemente digerendo le informazioni ricevute.

Alla fine si ritrovò nella biblioteca degli Hyuuga e si accasciò su un tavolo accanto a uno scaffale in un angolo estremo della stanza. Le doleva la testa e gli occhi pizzicavano. Aveva voglia di urlare e strappare i libri, ma non aveva più forza. Il terrore la colpì appena pensò al fine settimana in arrivo. Non poteva offrire alcuna soluzione. Si vergognava. Provava vergogna e paura.

Hinata alzò lo sguardo e fissò il calamaio sul tavolo. Alcuni fogli di carta giacevano accanto ad esso. Si accigliò. Il dilemma principale era: voleva salvare i suoi occhi ma avrebbe avuto il coraggio di incontrare ancora una volta solo il Sasuke cieco. Al solo pensiero che un giorno avrebbe incontrato lo sguardo di quegli occhi neri… In qualche modo, dopo tutto quello che era successo, sentiva che la cecità di lui le dava un certo senso di sicurezza. E quando pensava che lui ora potesse vederla come…

Hinata gemette e allungò la mano verso il calamaio. Prese un foglio di carta bianco, immerse un sottile pennello nell'inchiostro scuro e iniziò a disegnare e pitturare. Era impreparata. Non aveva idea di quel che stesse facendo.

Disegnò un sole e i suoi raggi. E c'erano macchie scure nel sole, che facevano ombra sulla luce, ma non erano fuori dal contesto. Sembrava che quei vortici neri dovessero essere lì. Disegnò un cerchio, poi un altro e un altro ancora. Delineò e riempì ognuno di essi con centinaia di sottili venature simili a raggi. Una volta che ebbe finito, Hinata allontanò il disegno e diede un'occhiata migliore al suo disegno. Si accigliò. Pensava di aver disegnato un sole, ma assomigliava più ad un...

"Hinata?"

La ragazza rabbrividì e coprì il disegno con le mani come se fosse un giornaletto porno. L'inchiostro non si era asciugato in tempo e le aveva intriso i palmi. La Hyuuga alzò timidamente lo sguardo e la gola si inaridì come vide il padre accanto a lei. La sua faccia marmorea, i lunghi capelli e i vestiti scuri davano forma all'impressionante entità che avrebbero lasciato senza parole ogni passante. Emanava grandiosità e freddezza e Hinata non poteva sopraffarlo. Nel corso degli anni si era solo abituata a fingere di non notarlo.

"Ho già detto che ultimamente stai spendendo troppo tempo nella biblioteca," disse Hiashi e Hinata deglutì a fatica, fissandosi le nocche. "E certamente non nella sezione giardinaggio," aggiunse e Hinata chinò il capo: il padre non era mai troppo entusiasta dei suoi hobby.

"Io…" strinse i pugni, sbaffando i neri raggi. "Stavo semplicemente…"

"Cos'è questo?" lui stese la mano e toccò il foglio di carta con due dita. Non poteva più nasconderlo.

"Io… stavo disegnando… u-un poco," disse Hinata alzando le mani e lasciando che il padre prendesse il disegno.

Hiashi alzò lentamente il foglio fino al livello dei suoi occhi e diede un'occhiata da vicino. La sua mascella si irrigidì. Gettò il disegno sul tavolo e compì lentamente qualche passo, poi si appoggiò sulla libreria di fronte ad Hinata. La biblioteca era ampia e vuota ma i passi del padre erano così silenziosi che non c'era nessuna eco del suo calpestio. Hinata cominciò ad avvolgersi l'angolo del foglio sul dito. Non aveva il coraggio di guardare in alto.

"Hinata Hyuuga, non hai niente da dirmi?" Hiashi nascose le mani nelle ampie maniche haori.

"Scusami?" alzò lo sguardo sorpresa e incontrò gli occhi del padre. Imbarazzata guardò di nuovo in basso.

"Hai visitato regolarmente l'Uchiha nelle ultime settimane. Sei anche stata vista in sua compagnia per le strade di Konoha… Hinata, hai pensato che non ne sarei venuto a conoscenza?" la sua voce era calma e atona, ma Hinata sentì la pelle venir trafitta da lame taglienti.

"Non ho fatto niente di male," disse delicatamente.

"Qualsiasi cosa tu abbia fatto o non abbia fatto, non è questo il problema. Dovresti però conoscere i tuoi limiti e agire secondo il tuo stato sociale."

"Mi è stato chiesto di aiutarlo e ho accettato," disse insistentemente Hinata con voce calma. "E questo non ha niente a che fare con il mio stato sociale," alzò gli occhi sopportando lo sguardo del padre. "Tutti i pazienti sono uguali."

"Visiti così diligentemente anche altri pazienti?" Hiashi Hyuuga inarcò un sopracciglio.

"Ho fatto una promessa. Inoltre, quando è stato chiesto aiuto alla nostra famiglia…"

"Hinata, non iniziare con questa storia…"

"Non posso CREDERCI," la sua voce aumentò d'un paio di decibel. "Che il membro più intelligente della nostra famiglia non sia capace di trovare la causa della malattia di Sasuke…"

"Sasuke?"

"Voglio dire, è così semplice. È così difficile essere umani e aiutare una persona sola?!" esplose improvvisamente e si coprì la bocca realizzando che la sua voce echeggiava in tutta la biblioteca. I suoi occhi spalancati erano pieni di paura e stupore. "M-mi dispiace," balbettò.

Hiashi non si mosse di un muscolo. La sua faccia non tradiva i suoi pensieri. La guardò per un po', per poi portare lo sguardo verso il foglio di carta.

"Questa è la ragione per cui stai progettando un nuovo sigillo?" chiese lui.

"Cosa?" squittì lievemente, guardando il padre e poi il proprio disegno strampalato.

"Tre tomoe dello sharingan in un sole," spiegò Hiashi e Hinata si coprì la bocca con entrambe le mani, completamente stupefatta, realizzando finalmente cosa avesse disegnato. "La struttura base sembra simile a una tecnica di richiamo, ma è molto più simile alla fusione tra un sigillo maledetto e il juinjutsu degli Hyuuga…" Hiashi tacque e la guardò come se vedesse sua figlia sotto una luce completamente diversa. "Che cosa stai cercando di fare? Bloccare lo sharingan dentro di lui e serrare ogni possibile sbocco?"

"Qu-qualcosa del genere…" Hinata annuì, nascondendosi dietro il muro dei suoi capelli neri. Hiashi stava lentamente collegando i suoi pensieri, guardando sua figlia e pensando che forse avrebbe dovuto rivoltare ogni cosa sottosopra altrimenti il meccanismo non avrebbe funzionato.

"Eppure, in questo caso, sarebbe impossibile passare lo sharingan alle future generazioni…"

"Se conosci qualche altra opzione," Hinata alzò lentamente lo sguardo. "Potresti dirmela?" gli occhi di lei erano pezzi di ghiaccio e Hiashi strinse i denti realizzando che Hinata lo stava testando. E forse lei si aspettava una risposta arrabbiata o persino una bacchettata. Tuttavia alla fine lui stese la mano e strinse il foglio di carta col sigillo disegnato sopra.

"Non è ancora finito," disse arrotolando il foglio come una pergamena. "Lo sviluppo del sigillo richiederà del tempo," fece scorrere il rotolo appena fatto nella lunga manica e lasciò in silenzio il posto di Hinata.

Appena rimase da sola, Hinata guardò verso gli scaffali su cui si era appoggiato il padre, ma non riuscì a vedere nulla. Rimase in silenzio e a bocca aperta come un pesce gettato a terra. Si sentiva come se fosse stata appena sculacciata, ma si sentiva anche così leggera da pensare di poter fluttuare in aria in qualsiasi momento. Come se fosse stata gonfiata con l'elio. Il suo respiro divenne sempre più rapido e appena si sedette sulla sedia, Hinata pensò spaventata che potesse essere iperventilazione.

A un tratto balzò in piedi, lasciando precipitare la sedia, e, senza badare ai mobili caduti, corse fuori dalla biblioteca pronta a partire.

---

Le sue gambe tremavano come se fosse un bambina, portata dal dentista per la prima volta. Deglutì faticosamente e salì uno scalino più in alto, stringendo a sé una busta di carta marrone che conteneva solo tre pomodori. Beh, almeno per quello aveva una spiegazione. Poteva cavarsela dicendo che la notizia era migliore di ogni cibo possibile. Eppure, d'altro canto, Sasuke Uchiha era un folle e il suo sistema di valori era totalmente differente da quello di una persona ordinaria, così forse le avrebbe spezzato la schiena in due per quella dose troppo misera di pomodori.

Hinata scosse la testa e, infine coprì l'ultimo gradino, misurando lentamente coi passi il lungo corridoio, leggendo i nomi dei pazienti sulla porta, proprio come aveva fatto molto tempo prima. Parla, consegna e vai, parla, consegna e vai, parla, consegna e vai: stava recitando un mantra speciale nella sua testa che avrebbe dovuto aiutarla a mantenere intatto il suo autocontrollo. Voleva essere professionale. Non aveva voglia di rivivere di nuovo l'incidente della settimana prima (o questo è quello che la parte logica del suo cervello le aveva detto), perché altrimenti sarebbe stato difficile concentrarsi e procedere nella sua missione che consisteva in tre parti: parla, consegna e vai.

Bussò alla porta grigiastra ed entrò senza aspettare il permesso. Lui era in piedi appoggiato sul davanzale della finestra con il viso rivolto verso di lei, vestiva solo di una maglietta blu navy e dei pantaloni di una tuta nera. Portava le semplici pantofole dell'ospedale, le sue mani erano nascoste nelle tasche. I suoi capelli erano scompigliati come sempre ma il sangue cominciò a pompare nelle tempie di Hinata alla sola vista di lui, e si prede a calci mentalmente, grata allo stesso tempo che lui non potesse vedere il rossore sul suo viso.

Quando entro, lui era in piedi a testa bassa e occhi chiusi, ascoltando attentamente. Appena la porta fu chiusa, alzò la testa e aprì lentamente gli occhi scuri.

Lei indossava stivali color sabbia e una parte della pelliccia bianca che imbottiva gli stivali era visibile nella parte superiore. Stretti pantaloni scuri che non differenziavano molto da quelli che portava all'Accademia Ninja. Un piumino color lavanda che sembrava decisamente troppo gonfio e la faceva apparire come un lecca-lecca, ma questo pensiero era meglio farlo sparire perché lo guidava verso una direzione sbagliata.

Le sue mani, coperte dai guanti, stringevano un sacchetto di carta e metà del suo viso era fasciato da una calda sciarpa bianca che rendeva la fronte arrossata ancora più rossa, anche se parte di essa era coperta da capelli nero-bluastri. E i suoi occhi… i suoi occhi erano quasi bianchi come quella spessa sciarpa. Si spalancarono e vagarono come due grandi lune.

"T-tu puoi vedere!" squittì Hinata mentre la busta coi pomodori cadeva a terra. Gli ortaggi rotolarono sotto al letto. Sasuke schioccò la lingua con disappunto e si allontanò dal davanzale.

"Sì, posso," confermò dirigendosi verso di lei e Hinata si appiattì contro la porta, ma lui si inginocchiò semplicemente vicino al letto, senza nessuna intenzione di avvicinarlesi e raccolse i pomodori da sotto al letto. Tutti e tre. L'uno dopo l'altro. "Sei un po' maldestra, eh?" alzò lo sguardo verso di lei e Hinata quasi singhiozzò. Quei pozzi neri erano vivi. Ma il suo viso rimaneva freddo. Sembrava ancora più pericoloso di prima.

"Pe-perché?" quasi soffocò.

"ANBU," si alzò stringendosi nelle spalle e si diresse verso il bagno, con l'intenzione di lavare le verdure.

"Ma la missione è solo domani," disse radunando il suo coraggio e seguendolo subito dopo. O oggi, la corresse una voce nella sua testa, ricordandole che era già passata la mezzanotte.

"Mattina presto," l'Uchiha rispose, la sua voce era accompagnata dallo scrosciare dell'acqua nel lavandino.

"Ma…" Hinata si ritrovò all'ingresso del bagno.

"Hyuuga, smettila di fare la regina del dramma. Non tornerò cieco in appena un paio di giorni," scosse i pomodori liberandoli dall'acqua in eccesso e si voltò per andarsene.

"Ma…" Hinata stava ancora camminando e si schiantò contro il suo petto. "Ouch," si strofinò accigliata il naso contuso.

"Non hai ancora finito?" le chiese Sasuke guardandola, tenendo accuratamente i pomodori. Hinata incontrò il suo sguardo e dovette sbattere velocemente le palpebre perché era davvero possibile annegare in quegli occhi neri. Lui sospirò e la sorpassò, lasciando il bagno. Hinata scosse la testa e si tolse la sciarpa.

La vista dell'Uchiha era come acqua corrente tra le dita. Adesso ce l'hai, adesso non più.

"Almeno promettimi che non userai il mangekyo," lo seguì e si sedette su una sedia al piccolo tavolo, mentre lui posizionava elegantemente gli ortaggi su un bianco piatto di porcellana. "Abbiamo lavorato sul jutsu del sigillo per un po' di giorni. Non manca molto…"

"Perché non mi hai detto che i miei stivali erano bianchi?" chiese sedendosi davanti a lei e accavallando le gambe.

"Scusami?" Hinata sbatté perplessa le palpebre.

"I miei stivali," puntò la testa verso l'armadio dietro di lei. "Perché non mi hai detto che erano bianchi?"

"Fa qualche differenza?" ne era all'oscuro. Era sicuramente bravo a cambiare argomento. Se non fosse stato Sasuke Uchiha, qualcuno avrebbe potuto pensare che stesse provando con tutte le sue forze ad evitare il contatto ravvicinato con la Hyuuga, perché era… timido?

Hinata si lasciò sfuggire una risatina incontrollata che le valse il sopracciglio alzato da Sasuke. Lui la squadrò dalla testa ai piedi. Era piuttosto bella. Con tutte le curve al posto giusto. Beh, Sasuke lo sapeva già molto bene, ma era meglio vedere una volta che toccare più volte… Corrugò la fronte. No, non suonava bene. E poi, non era del tutto vero…

"La differenza?" la sua voce rimase calma e atona. "Una persona della mia statura sembra abbastanza… folle con gli stivali bianchi," non aveva il coraggio di dire che, secondo la sua opinione, gli stivali bianchi lo facevano assomigliare ad un individuo di... non convenzionale orientamento sessuale.

"Non hai bisogno di stivali per sembrare matto," sbottò Hinata senza pensare minimamente alle possibili conseguenze.

"Oh davvero?" gli occhi di Sasuke saettarono mentre le dita tamburellavano sul tavolo. Hinata si trovò a disagio e nascose le mani nelle tasche della giacca.

"Perché non stai mangiando?" puntò il mento verso i pomodori, mantenendo gli occhi perlacei sul predatore dinanzi a lei.

"Sto pensando…" poggiò la mano sulla guancia. "Non mi interessa l'antipasto; forse dovrei solo afferrare il dessert."

"Dessert?" Hinata si guardò attorno e strinse le labbra. "Mi è stato detto che odi i dolci. Che dessert?"

"Un lecca-lecca," Sasuke sorrise ironico.

"Un cooosa?"

"Te."




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Scena finale succosissima direi :D
Nuovo capitolooo!! :3 Purtroppo temo di essermi persa lettori e recensori per strada...

Beh, pochi ma buoni!!
Alla prossima :)

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Capitolo 19
*** Chapter 19 ***





Atterrò in silenzio su un ramo robusto, abbastanza grande da poter sorreggere un elefante e si inginocchiò dando un'occhiata attorno. Gli occhi neri si tinsero di rosso quando attivò lo sharingan alla ricerca di chakra. Il covo era chiaramente lì. Anche se non vi era altro che una macchia di cespugli spogli e alberi, il covo doveva essere chiaramente lì. Nascosto da un genjutsu ben evocato.

Sasuke ispezionò ancora l'intero territorio. Attorno non c'era praticamente neve e ciò gli dava qualche vantaggio. Era una notte nuvolosa e senza luna. Era buio pesto e la mancanza di neve aiutava il camuffamento ninja e aumentava la possibilità di successo della missione. Sasuke chiuse gli occhi ghignando. Era così buio che anche un gatto si sarebbe sentito cieco. Era strano, ma lui sentiva a suo agio.

Un'altra figura atterrò sul ramo accanto a lui e l'Uchiha ebbe un tic nervoso non appena quella persona si sistemò rumorosamente la borsa dei kunai in vita.

"Hai intenzione di continuare ancora per molto?" aprì gli occhi e guardò Naruto. Il suo profilo irregolare era chiaramente visibile anche nel bel mezzo della notte. Una maschera ANBU a forma di volpe pendeva dietro la sua testa e l'Uzumaki stesso vestiva una stretta uniforme ANBU. Sasuke sembrava quasi identico a lui con la stessa uniforme e gli stessi guanti. L'unica differenza era che aveva due spade sulla schiena e sulla nuca portava una maschera ANBU con le fattezze di un falco.

"E' qui?" Naruto ignorò la sua domanda e finse di essere totalmente assorto dalla missione.

"Sì."

"Quante teste?"

"Non posso dirlo esattamente. Circa cinque, ma potrebbero essercene altri nascosti."

"Eh?"

"Eh cosa?" Sasuke si voltò irritato verso l'Uzumaki.

"Che significa che non puoi dirlo con esattezza, adesso hai lo sharingan," Naruto guardò perplesso l'amico. L'Uchiha roteò gli occhi.

"Non sono uno Hyuuga, idiota. Non posso vedere attraverso i muri."

"Ah."

Sasuke focalizzò ancora lo sguardo sul covo davanti a loro, pensando da che parte avrebbe dovuto iniziare. C'erano altri tre membri nella loro squadra a parte lui e Naruto. Si sarebbero probabilmente mostrati più tardi, dopo che Sasuke avesse finito con le guardie principali. Realizzò che il lavoro sporco era stato lasciato a lui da affrontare ma l'Uchiha era un guerriero troppo professionale per offendersene. Pensava solo a come avrebbe potuto concludere tutto il prima possibile. Meglio se senza l'aiuto di quegli altri ANBU.

Naruto si dimenava accanto a lui e cominciò ad innervosire l'Uchiha. Non aveva nessun dubbio sulle abilità combattive di Naruto. La volpe, la tenacia, il potere che Itachi gli aveva lasciato e il fascino personale… vale a dire il talento che faceva dell'Uzumaki uno dei più potenti ninja della sua generazione. Ma i suoi tratti caratteriali erano… altamente insopportabili. Aveva anche convinto il capitano ANBU a lasciarlo partecipare a questa missione, anche se ufficialmente non aveva nemmeno un grado ANBU. D'altra parte… ufficialmente Sasuke stesso era ancora un genin. Non aveva né superato l'esame dei chunin né ricevuto il rango di jounin da qualcuno.

Sasuke si accigliò mentre mentalmente trovava il modo di liberarsi dalle guardie più vicine a loro; quando hai passato la ventina e sei ancora un genin, c'è qualcosa che non va. Avrebbe dovuto curarsene appena possibile. Se solo non diventassi cieco, pensò e deglutì. Ah, questo era un altro argomento interessante.

"Hey," Naruto si trascinò accanto a lui.

"Cosa?" Sasuke si voltò verso l'Uzumaki e si sentì immediatamente confortato e animato, osservando quella faccia priva d'intelligenza… Ehm... c'era davvero qualcosa di sbagliato.

"Solo... non usare il mangekyo, ok?" disse Naruto serio. "Perché Sakura mi ha detto di badare a te. Se non preservo i tuoi occhi, mi picchia di sicuro…" trasalì. "E lei sa veramente come fare…"

"Lo so, lo so," Sasuke roteò gli occhi irritato e un brivido di freddo gli corse lungo tutta la schiena, ricordando gli eventi di qualche giorno prima, quando Sakura gli aveva quasi distrutto la spina dorsale. "Non sei il primo a dirmelo…"

"Oh?" Naruto si tirò indietro sorpreso.

"Ascolta, baka, stai zitto, potrebbero sentirci," sibilò Sasuke a denti stretti.

"Chi altro te l'ha detto, chi altro te l'ha detto?" Naruto stava praticamente saltando sul ramo come un piccolo cagnolino, tenendo i guanti stretti in bocca. Gli brillavano gli occhi. Sasuke ne era quasi disgustato.

" La Hyuuga," sbottò, preparandosi a saltare giù e lanciare un genjutsu per lo meno sui quattro soggetti a lui più vicini. Naruto rimase senza parole per un po' e poi ghignò a mo' di Stregatto.

"Heeeeeee~" sghignazzò soffocando. "È successo qualcosa, eh?" sollevò le sopracciglia e Sasuke già se ne rammaricava.

"Crepa," brontolò l'Uchiha oltre la propria spalla, praticamente appiattendosi sul ramo e pronto a saltare in ogni momento, ma improvvisamente Naruto boccheggiò e lo afferrò per la spalla. Sasuke aggrottò la fronte, perché la spalla ancora gli doleva dall'ultima domenica. "Che diavolo, cosa c'è adesso?" si voltò verso Naruto, perdendo la pazienza. C'erano due occhi attoniti fissi su di lui.

"Allora… se gli Hyuuga possono vedere attraverso i muri," mormorò l'Uzumaki. "Questo vuol dire che possono vedere anche attraverso i vestiti?"

Sasuke strinse le labbra. Non voleva davvero sentire nient'altro. Avrebbe prima avuto a che fare con la missione, per poi pensare a quella stupida famiglia e ai loro occhi onniveggenti. Lo sharingan iniziò a roteare e lui si avventò come un falco che ha deciso finalmente quale topo avrebbe acchiappato.

Si lanciava da una guardia all'altra e la sua velocità era da meno solo al leggendario Lampo della Foglia – Minato Namikaze. I ninja non percepirono l'arrivo della spada dell'Uchiha. Fece un giro attorno al boschetto, lasciando gli uomini falciati in giro come raggi di sole attorno a un'enorme frittella poi si volse verso un forte rumore alle sue spalle.

Vide scintillare qualcosa di bianco che somigliava ad una maschera ANBU e fu allora parte che la macchia vegetativa scomparve, non appena Naruto ruppe il genjutsu ed entrò nel nascondiglio. Le urla e il clangore del metallo raggiunsero le orecchie dell'Uchiha. Roteò gli occhi, correndo dietro l'Uzumaki, e afferrò la spada con maggior fermezza. Quando tendeva i muscoli aveva ancora crampi alla spalla, ma non aveva tempo per pensare a cosa fare con il flusso disturbato del chakra nel deltoide destro.

Al diavolo gli Hyuuga, sbottò Sasuke scontento, quando due uomini che Naruto gli aveva lasciato affrontare saltarono verso di lui. Notando la spada sporca di sangue i due ninja decisero di usare un genjutsu invece di un taijutsu, ma Sasuke strinse semplicemente gli occhi, vanificando il loro debole sforzo, e li lasciò combattere con la loro stessa illusione, contrastando i loro attacchi con un semplice genjutsu riflettente. La spalla gli doleva ancora.

– . /--/ . – . /--/ . –

"Pe-penso che sia ora per te di andare a dormire," disse la Hyuuga, stringendo fermamente i braccioli della sedia. Le nocche le erano diventate bianche. "Lascia i pomodori per domani," tentò d'alzarsi.

"Corri via? Scappi?" chiese Sasuke noncurante, reclinando la testa da un lato, scrutandola con i suoi occhi ipnotici.

"Non corro," si alzò lentamente. "Cammino," si voltò.

"Oh wow, ha anche senso dell'umorismo," l'Uchiha sorrise ironico.

"Ingrato…" mormorò Hinata, stringendo i pugni e voltandosi verso di lui. "Sei uno stronzo solo quando puoi vedere o semplicemente non l'ho notato prima?"

Sasuke inarcò le sopracciglia. Wow. Qualcuno stava avendo degli improvvisi sbalzi d'umore. Forse aveva uno scompenso ormonale o qualcosa del genere?

"Forse non volevi accorgertene," Sasuke scrollò le spalle. "O non ti è mai interessato."

"Probabilmente," Hinata strinse gli occhi. "Buona notte," eppure non riuscì a raggiungere la porta che l'Uchiha gli apparì davanti e alzando lo sguardo verso di lui rimase nuovamente scioccata. Aghetti le penetrarono le tempie. Gli occhi di lui s'infiammarono di rosso. Si irrigidì sentendosi con le spalle al muro, ma per qualche ragione sconosciuta quegli occhi rosso sangue dai tomoe turbinanti non sembravano solo pericolosi ma anche belli. Non riusciva a staccare gli occhi da loro. Anche se sapeva che questo era il modo più semplice per perdere totalmente il controllo.

Era talmente arrabbiata da poter piangere.

"Ti ho chiesto di non usare lo sharingan," la ragazza mise il broncio, prendendo a pugni il suo petto.

"Ricominci con questa storia?" chiese calmo Sasuke, afferrandola per il gomito. "Non è il mangekyo. Lo sharingan normale non è deleterio."

"Ma tu sei comunque un mulo testardo," colpì distrattamente il suo petto con l'altra mano e Sasuke le strinse il suo polso mezzo irritato, mezzo divertito.

"Le tue azioni e il tuo vocabolario mi sorprendono," disse lui. "Ho bisogno di ricordarti cos'è successo l'ultima volta che ti sei comportata così?" agitò la sua stessa mano davanti al suo volto.

Hinata rimase a bocca aperta e deglutì a fatica. Il battito del suo cuore echeggiava nelle sue orecchie e il suo viso prese fuoco. Sasuke guardò con ammirazione come a poco a poco il suo pallido viso divenne rosa e infine rosso come quei pomodori sul tavolo. I suoi occhi nebbiosi erano come due gocce di panna su una ciliegia matura.

S'incupì, maledicendo sé stesso per quel pensiero. Non gli erano mai piaciuti i dolci così non aveva idea del perché avesse appena fatto quell'associazione. Sasuke cercò rapidamente un'altra comparazione e ne trovò una – due gocce di panna acida su un pomodoro appena lavato. Mancava solo il sale…

"N-no," bisbigliò Hinata, sostenendo lo sguardo sul viso di lui.

"Sei strana, Hyuuga," disse Sasuke con voce morbida, attirandola a sé.

"Il mio nome è Hinata," dichiarò.

"Bene," si chinò sul suo orecchio. "Hinata," disse con voce bassa e profonda e la povera erede degli Hyuuga quasi se la fece nei pantaloni, percependo la vibrazione nel petto di lui alla pronuncia del suo nome. La mano libera di Sasuke scivolò lungo la sua schiena e s'infilò dietro il voluminoso giacchetto.

"Per favore, no," i suoi palmi si sostenevano al suo petto, mentre guardava la sua spalla con gli occhi spalancati.

"E perché no?" lui strofinò il naso contro la sua guancia.

"Perché…" balbettò Hinata. "Perché non saprei come fermarmi d-dopo…" sbottò e divenne rossa come una barbabietola.

"Dopo?" lui respirava sul suo collo, divertito dalle strane risposte della Hyuuga, e la sua mano scivolò verso il basso.

"Per favore fermati," sussurrò Hinata.

"Woah, Hyuuga, e quando quel "dopo" accad—"

Nel momento in cui la sua mano le toccò il fondoschiena accadde tutto così in fretta che l'Uchiha non ebbe il tempo di reagire. Il byakugan fu attivato in un nanosecondo e il pugno gentile di Hinata si schiantò contro la spalla destra di Sasuke.

Si sentì come se fosse stato penetrato da una scarica elettrica. Punto da un'ape. Un momento prima indugiava sull'inconfondibile odore della Hyuuga e un momento dopo era stato scosso da un chidori. Non aveva idea del perché cadde, ma mentre lo faceva era riuscito a pensare: "Ah merda, juuken…" La spalla s'era intorpidita di sicuro. Forse era persino paralizzata. Sasuke non poteva dire quanto era stato concentrato quell'attacco.

Come colpì il pavimento emise un sospiro affaticato e trovò Hinata con gli occhi. Stava per arrabbiarsi veramente, ma la rabbia scomparve nel momento in cui vide la Hyuuga. Respirava pesantemente e aveva i capelli leggermente scompigliati. La punta delle sue dita era ancora debolmente illuminata dal chakra concentrato in esse, e i suoi occhi bianchi erano praticamente lucenti col byakugan attivato. Le guance arrossite era percorse da sottili venature. Sembrava… pericolosa. Selvaggia e indomita. E così attraente.

"Ti ho chiesto di fermarti," disse scuotendo la testa e i nervi ottici si appiattirono. "Se la mattina la spalla continua a farti male, chiedi a Sakura di riassettare il flusso del chakra," afferrò la sciarpa e corse verso la porta. "Buona fortuna per la tua missione. E per favore non usare il mangekyo!" la porta sbatté.

Sasuke chiuse gli occhi e picchiò la testa sul pavimento. E che cazzo.

– . /--/ . – . /--/ . –

Sasuke aggrottò la fronte, agitando la mano guantata di fronte al proprio viso, cercando di disperdere la polvere sospesa a mezz'aria. Che cazzo. Doveva essere una missione di classe A ma non erano serviti più di cinque minuti a lui e al biondo fuori di testa per affrontare tutti gli shinobi nel covo. Avevano deviato una pioggia di shuriken e di kunai; Sasuke aveva dovuto respingere per un paio di volte genjutsu abbastanza decenti, ma anche Naruto era riuscito a evadere dalle illusioni per conto suo.

E adesso erano al centro della base sotterranea, nell'ufficio del capo dei ribelli, aspettando che si disperdesse la polvere (perché Naruto aveva spaccato il muro facendosi strada fino a lì). Beh, per essere più precisi, Sasuke era in piedi e Naruto correva come un matto e con le chiappe in fiamme. Qualche minuto prima era finito accidentalmente nel raggio d'azione di Sasuke, mentre stava usando un katon jutsu. Fogli sparsi e frammenti di oggetti rotti giacevano sul pavimento.

"È bollente, sto bruciando~" gridava Naruto, agitando le braccia e correndo in circolo attorno a Sasuke. Una vena si gonfiò sulla tempia dell'Uchiha. Ma ti pare che – l'ANBU e erede dell'Hokage, debba correre come un bambino di 5 anni... "STO BRUCIANDO, È BOLLENTE~"

GRAB~

"Gah~"

Sasuke lo acchiappò per la nuca e lo costrinse a sedere dentro un vaso sbeccato che poco prima conteneva del thé. Ci fu uno splash e il sibilo del fuoco che si dissolve.

"Ah… merda," Naruto si accigliò, percependo una buona parte dei pantaloni bagnarsi. Il fuoco ora si era spento, ma fuori era inverno e un viaggio attraverso la foresta coi vestiti bagnati era un po'… "Ah merda…"

Sasuke incrociò le braccia al petto, osservando il tizio che tanto gli dava da pensare.

"Infatti," disse.




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Hinata fa la difficile :P (la amo!!)

Alla prossimaaa.

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Capitolo 20
*** Chapter 20 ***





Voleva morire. Era così dura che avrebbe scelto la morte piuttosto che la sofferenza in quella valle di dolore. Sasuke si strinse lo stomaco e rotolò via gemendo a bassa voce. Neppure Naruto si sentiva troppo bene. Se avesse potuto avrebbe passato almeno metà del suo dolore al suo più intimo amico, ma in fondo entrambi si sentivano come se stessero per morire.

"Naruto," ansimò Sasuke. "Ti ammazzo…"

Naruto si accigliò, rotolandosi per terra, e tentò un calcio verso gli stinchi di Sasuke, mancandolo.

"Stai zitto," borbottò. "Mi prenderei a schiaffi da solo se potessi…"

Posso picchiarti dall'interno, se sei d'accordo, Naru-chan, sibilò il Kyuubi.

Naruto piagnucolò miseramente e rotolò verso Sasuke, le mani ancora sul ventre.

Erano passate un paio d'ore dalla fine della missione e la piccola squadra si era radunata attorno ad un modesto fuoco in mezzo alla foresta. Tuttavia, un membro del gruppo aveva deciso di rompere certe regole e aveva tirato fuori cibo precotto dalla sua borsa, vale a dire un pacco di ramen istantaneo. Era praticamente una coppetta di plastica con della pasta secca dentro, che diventava un piatto quasi commestibile e quasi sano una volta che vi veniva versata sopra dell'acqua bollente. Poi ne avevano presa un'altra. E un'altra. E, mentre gli altri tre ANBU controllavano i territori circostanti (da quando si erano accampati proprio accanto alla base distrutta della ribellione), Naruto e Sasuke avevano ingurgitato cinque ciotole di ramen ciascuno.

L'Uchiha non riusciva a capire il perché si fosse trovato d'accordo con tutto questo. Inoltre non riusciva a capire il perché avesse mangiato quel cibo sbrigativo in primo luogo, specialmente perché non era salutare. Tuttavia, doveva aver gradito il suggerimento di Naruto di mangiare tutto mentre gli altri ANBU erano via (Sasuke non poteva vantarsi di provare teneri sentimenti verso gli ANBU). Per di più, l'Uchiha era divenuto famelico. E quindi, avevano finito col trangugiare il tutto così che il loro stomaco doleva come ai tempi dell'Accademia Ninja, quando Kakashi gli aveva comprato troppo Ramen da Ichiraku.

Naruto si lamentò e poggiò la testa sulla propria borsa, volgendo il fondoschiena al fuoco. I suoi pantaloni si erano asciugati parecchio tempo prima, ma nessuno avrebbe mai potuto sminuire il calore di un vero fuoco in inverno.

"Non voglio tornare a casa," disse piagnucolando.

"Cosa?" rispose Sasuke con voce strozzata. La sua miserabile esperienza gli diceva che se non avesse chiesto a Naruto cosa ci fosse che non andava, quest'ultimo lo avrebbe tormentato finché la sua "curiosità" non fosse stata provocata.

"Nonna Tsunade ha detto che ho bisogno di sposarmi…"

Sasuke aprì gli occhi e inarcò un sopracciglio, fissando il cielo scuro. Beh, questa era sicuramente una novità. Si voltò a malincuore verso sinistra e incontrò gli occhi azzurri di Naruto.

L'Uchiha corrugò la fronte. L'Uzumaki era sdraiato un po' troppo vicino. Per questo c'era sempre una ragione logica: si erano accampati a cielo aperto nel bel mezzo dell'inverno e faceva abbastanza freddo. Solitamente un ninja normale avrebbe montato una tenda in quelle circostanze, ma i due ninja diplomati all'Accademia di Konoha erano troppo imbottiti di cibo per muovere effettivamente le chiappe e montarla. Così Naruto cercava di mantere il calore corporeo in modo differente.

"Tu? Sposarti?" decidendo di ignorare l'evidente distanza irrisoria tra di loro, Sasuke impostò la voce sul neutrale. Non poteva assolutamente immaginare Naruto sposato con qualcuno. L'Uzumaki aveva ancora bisogno d'essere accudito, non poteva assolutamente prendersi cura di qualcun altro. "Non è un po' troppo presto?"

"Beh, vedi," Naruto tirò su col naso e si strofinò via una caccola immaginaria. "Se fossi un civile sarebbe troppo presto, ma dato che secondo le statistiche la vita media di un ninja… è… insomma… corta," Naruto sorrise semplicemente e si grattò la testa. "La mia età attuale è adatta per il matrimonio."

Sasuke si voltò e alzò di nuovo lo sguardo al cielo. Avevano tutti fatto passi avanti (o almeno avevano cercato di farlo). Ultimamente si sentiva come se avesse iniziato ad arrampicarsi fuori da un pantano, ma una volta che Sakura gli aveva riattivato il flusso di chakra nel nervo visivo, Sasuke era ricaduto nel pozzo. Come se il sé stesso vedente non potesse vedere più a fondo. L'Uchiha sbuffò sprezzante. Stronzate.

"Allora vai," disse. "Che cosa stai aspettando?"

"Beh, se potessi suggerirmi qualche club di cuori solitari... fai pure!" Sasuke poteva giurare che Naruto avesse messo il broncio.

"Quale club di cuori solitari?" Sasuke si accigliò. "Cretino, prendi Sakura e hai fatto. L'Hokage sarà soddisfatta e, oserei dire, anche tu."

"Oh wow, è DAVVERO facile," Naruto roteò gli occhi.

"E perché no," Sasuke sbadigliò. "Gli sbavi dietro da quando eravamo piccoli…"

Naruto tacque per un po', cercando di digerire ciò che Sasuke gli aveva appena detto. Alla fine si limitò a scuotere la testa e decise di affrontare l'argomento da un'altra angolazione.

"Naaah, adesso almeno mi parla come a un normale essere umano, non voglio che questo si rovini…"

"Cosa c'è da rovinare," Sasuke sospirò. "Penso che tu non abbia capito davvero qual'è il tuo status."

"E quale sarebbe?" chiese Naruto e Sasuke alzò la mano destra, pronto a piegare le dita.

"Il figlio del Quarto, l'erede del Quinto, lo studente di uno dei Tre Ninja Leggendari, un ninja di classe A, e infine," Sasuke si voltò verso Naruto, prima di piegare il mignolo. "Quando è stata l'ultima volta che ti sei guardato allo specchio?"

"…" Naruto si allontanò lentamente dall'Uchiha di almeno dieci centimetri. "Non penso che Sakura sia così… carrierista…"

"Augh," Sasuke produsse uno strano suono. "Sono tutte uguali. Fanno solo finta di aver bisogno di tutte quelle stronzate romantiche. Quello di cui hanno davvero bisogno è un maschio alpha che porti avanti la specie."

Naruto sbatté gli innocenti occhi azzurri. Oh wow, replicò il Kyuubi nella sua testa.

"Hai bisogno d'aiuto," Naruto sbuffò e seppellì il viso nel gomito, cercando di tenersi caldo.

"Penso di averne avuto abbastanza," Sasuke chiuse gli occhi e mise le mani dietro la testa.

"Oh…" la pietà lampeggiò negli occhi di Naruto per un minuscolo nanosecondo, ma venne immediatamente rimpiazzato da preoccupazione genuina. "Ma… accadrà presto, giusto?" disse speranzoso. "Ho sentito che Hinata-chan ha trovato una scappatoia."

"Mm mm," Sasuke annuì a malincuore.

"Ma disporrai dello sharingan, giusto?"

"Mmm," Sasuke aprì gli occhi. "Anche se…" il suo volto si rilassò e Naruto inarcò perplesso un sopracciglio. "Pensaci, qual'è l'utilità dello sharingan quando…" tacque immediatamente.

"Quando cosa?" chiese Naruto curioso.

"…" Sasuke si coprì gli occhi con le mani. "Aspetta un secondo. È buio."

Naruto boccheggiò e saltò, gettandosi su Sasuke. Lo afferrò per i polsi, e gli tirò via le mani dagli occhi. L'Uzumaki era praticamente sospeso sopra di lui.

"Non ci vedi di nuovo, eh?" esclamò. "Non vedi nulla?!"

"Non urlare," Sasuke si accigliò quando la voce sonora di Naruto echeggiò stridula nei suoi timpani sensibili. "E dacci un taglio. Tornerà presto alla normalità. Lascia perdere."

"Che vuol dire dacci un taglio," Naruto strinse di più i polsi di Sasuke. "Cosa dirò a Sakura se diventi completamente cieco mentre sei con me? Mi picchierà!"

Naruto guardò il viso di Sasuke e i suoi scuri occhi morti si animarono. Il fuoco che colorava il loro accampamento di tonalità deprimenti gettava su di loro una luce rossa e ne allungava le ombre . Naruto trattenne il respiro, quando qualcosa guizzò in quegli occhi neri che annegarono gradualmente nel rosso. Presto neri tomoe incominciarono a roteare nelle pupille e Sasuke sbatté le palpebre.

"Ti avevo detto che sarebbero tornati presto normali," grugnì sommessamente, meravigliandosi della persistenza di Naruto. "E cos'è quella faccia patetica!" l'Uchiha ringhiò guardando la faccia di Naruto contorta dalla preoccupazione.

Stava per spingere via Naruto, perché in quelle circostanze si sentiva praticamente imprigionato, ma un debole fischio raggiunse le sue orecchie e invece di prendere a calci Naruto sullo sterno, Sasuke allungò le braccia, afferrandogli le spalle, lo strinse ed entrambi rotolarono insieme verso il fuoco. Sasuke si fermò solo quando mancavano approssimativamente dieci centimetri dal fuoco cocente. Stava sopra, stringendo la testa di Naruto al petto.

"Mbbmbmmmbm!" dichiarò stupefatto Naruto e Sasuke lo lasciò andare, guardando in basso. "Bah~" Naruto prese un profondo respiro appena gli fu permesso di farlo. "Beh, sai…" o il fuoco tingeva la sua faccia di rosso o il suo cuore pompava tutto il sangue nella sua testa. "Ti voglio bene, Sasuke, ma non in quel senso…"

"Tsk… idiota," Sasuke lo spinse via, sbattendo senza indugio la testa di Naruto sul terreno duro. "Hai bisogno d'aiuto."

L'Uchiha strisciò fino al punto in cui era stato disteso solo un paio di secondi prima, ignorando gli sbuffi e i reclami di Naruto. Guardò in basso e sorrise. Si inginocchiò silenziosamente, assolutamente soddisfatto di sé stesso.

"Mi ringrazierai più tardi," disse voltandosi verso Naruto con un kunai nella mano. L'Uzumaki boccheggiò e sbarrò gli occhi stupefatto.

"Sopravvissuti?"

"O i nostri amici ANBU hanno agitato un altro nido di vespe," disse cupamente Sasuke e c'era così tanta intenzione omicida nei suoi occhi, che Naruto deglutì il più sommessamente possibile.

"Molti?"

"Taci," Sasuke alzò il dito, chiudendo gli occhi e ascoltando ogni singolo suono attorno a loro. Naruto non sentì nulla. C'era solo il crepitare del fuoco e il gracchiare occasionale di un corvo da qualche parte nella foresta.

Improvvisamente Sasuke si voltò in un lampo e lanciò il kunai tra i cespugli. Ci fu un velato schiocco. Lo sharingan bruciò completamente. L'Uchiha sbuffò con disprezzo.

"Perché anche noi abbiamo shinobi ciechi che ci attaccano," disse.

"Ciechi?" Naruto mise il broncio. "Ah merda, odio avere a che fare con i ciechi. I loro sensi sono così dannatamente ben sviluppati. E si muovono davvero silenziosamente…" si zittì appena Sasuke si voltò a guardarlo con un ghigno sul bel viso.

"Come se io non sapessi come ci si sente ad essere cieco," disse l'Uchiha e scomparve.

"Ah, che vada al diavolo," lo maledisse Naruto, rimettendosi in piedi e correndo dietro l'amico. Lo stomaco aveva smesso di dolergli.

***

In qualche modo era riuscito a trascinare i piedi fino alla pesante porta di quercia e la spinse con la spalla contusa. Entrò nell'ufficio con gli occhi fissi sul pavimento. L'interno era caldo e accogliente. Sarebbe caduto volentieri sul pavimento caldo o si sarebbe diretto di filato in camera sua, ma dopotutto doveva incontrare il capo. Per farsi vedere e dimostrare che era ancora vivo.

"Sono venuto solo per un secondo, e poi me ne torno nella mia cella," Sasuke deglutì, si era morso la lingua e gli doleva ancora. "Non vorrei annoiarti, potresti solo controllare il flusso del chakra in questa spalla?" alzò lo sguardo. "Continua a…"

L'ufficio di Sakura era illuminato da un enorme lampadario. Dietro la finestra la neve cadeva ancora su Konoha e un brivido spiacevole corse lungo la schiena di Sasuke, quando i fiocchi di neve in scioglimento sui suoi capelli penetrarono nel cuoio capelluto. Sakura era in piedi davanti alla propria scrivania. Sembrava che avesse fatto irruzione nel suo santuario proprio nel mezzo di un'importante conversazione. Di fronte al medico c'era Hiashi Hyuuga.

Il mantello e i capelli scuri facevano contrasto con i vestiti chiari di Sakura e le sue rosee trecce. Sasuke sbatté le palpebre, meravigliandosi della statura del capo del clan Hyuuga: quel vecchio era ancora alto. E le persone che ti sembrano giganti quando sei bambino di solito diventano più corte una volta che sei cresciuto.

"Hyuuga…" Sasuke annuì malvolentieri. "-san…"

Sakura strinse minacciosamente gli occhi.

"Te ne vai per una settimana e torni completamente stremato," si diresse verso Sasuke ed egli volle improvvisamente fare un passo indietro, ma in qualche modo riuscì a riprendersi, maledicendo Naruto per aver trasmesso gradualmente anche a lui la sua fobia personale.

"Non abbiamo un medico nella nostra squadra," Sasuke si asciugò con il pugno il sangue che usciva dal taglio che aveva sul labbro, quando Sakura iniziò a controllargli la spalla. "E non hai ancora visto Naruto."

"Il flusso del chakra nella tua spalla è stato ripristinato molto tempo fa," appoggiò la mano contro la clavicola di Sasuke e torcendo il suo braccio verso di sé – STOC!

"Argh!" Sasuke si accigliò.

"Lussazione. E Naruto ha la volpe, così guarisce più velocemente," spiegò Sakura istruendolo come una maestra elementare. "E tu sei quasi in stato comatoso," s'appoggiò la mano sinistra al fianco e picchiettò sulla fronte di Sasuke coll'indice destro. "Sei così intontito che non senti bene neppure il dolore."

"Ogni colpo è segno d'amore, ogni colpo è segno d'amore," recitò Sasuke con calma, cercando di riprendersi e non reagire.

"COSA?!" ruggì Sakura.

"Niente," brontolò Sasuke.

Hiashi Hyuuga si meravigliò della capacità dell'Uchiha di resistere contro la propria volontà e gli attribuì pian piano una caratteristica positiva dopo l'altra. Sopportava bene il dolore. Era paziente. Era padrone di sé. E tollerava persino Sakura Haruno che si preoccupava inutilmente per lui. Inoltre, membro di un clan famoso (non importa quanto fu sfortunato); studente di uno dei Tre Ninja Leggendari (non importa quanto perverso fosse); molto probabilmente già al livello di un ninja di classe S e inoltre… non doveva vergognarsi di nulla.

"Haruno-san," La voce fredda dello Hyuuga riecheggiò nella stanza e i due ex compagni di squadra si voltarono verso l'uomo di mezza età.

"Ah, sì," Sakura arrossì leggermente. "Chiedo scusa," colpì Sasuke sulla schiena e lo spinse verso la scrivania. "Siediti," puntò il dito verso una sedia vuota accanto a Hiashi.

Sasuke si diresse lentamente verso la sedia e si sedette, rubando occhiate al capo del clan Hyuuga. Sembrava una roccaforte sicura e i suoi occhi nebbiosi erano illeggibili.

"Spogliati," ordinò Sakura.

"Scusami?" Sasuke si sentì braccato.

"Hyuuga-san ha sviluppato il sigillo che ha creato Hinata. Adesso possiamo saldare lo sharingan," spiegò Sakura.

Lo stomaco di Sasuke si trasformò in un pezzo di piombo. Aveva ricevuto un po' troppe informazioni. Il primo pensiero che comparve nella sua testa fu quello di correre via il più veloce possibile, così che non avessero la possibilità di toccare lo sharingan e l'eredità Uchiha. Ma quando lavorò di logica, considerando anche quanto Naruto avesse ragione riguardo la breve aspettativa di vita di un ninja, pensò che una persona cieca chiaramente non aveva nessun vantaggio a possedere lo sharingan. Sasuke deglutì a fatica, ricordando gli ultimi minuti di Itachi. Davvero nessun vantaggio… nessun vantaggio.

"Sigillerà completamente lo sharingan?" chiese Sasuke con voce spenta, guardando in alto. I suoi occhi neri incontrarono lo sguardo nebbioso dello Hyuuga.

"Bloccherà ogni possibile sbocco," annuì lo Hyuuga con la sua faccia di pietra.

"Ma salverà la tua vista," aggiunse veloce Sakura, pronta ad acchiappare Sasuke se avesse provato a scappare.

"Voi…" iniziò Sasuke, ma poi cambiò idea. "Adesso?"

"Sì, adesso," Hiashi annuì.

Sasuke strinse le labbra e chinò la testa. La comparsa di Hiashi Hyuuga significava qualcosa, ma la sua testa risuonava troppo rumorosamente in quel momento per capire cosa significasse realmente. Nel corso di quella missione erano scappati via. Avevano dovuto combattere contro i predoni, quasi ogni ora, sulla strada del ritorno a Konoha. C'era forse altro modo per spiegare a quei tizi che gli ANBU non hanno soldi? Sasuke fu sorpreso da come si sentiva dentro. Normalmente non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo neppure con un dito. Forse non gli interessava più. O forse voleva solo che tutto questo finisse il prima possibile.

"Bene," disse l'Uchiha, slacciandosi il giubbotto ANBU.




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Tra riferimenti NaruSaku e velatissimo Yaoi, tradurre questo capitolo è stato quasi una sofferenza XD Lo giuro, la prossima storia che tradurrò sarà una Naruhina tanto smielata da far venire il diabete!!

Oh, è vero, salutiamo calorosamente il nostro caro sharingan, è stato un piacere averla con noi. É apparso poco, ma abbiamo apprezzato il pathos di certe scene. La sua presenza è stata breve ma intensa...!

Scusate se non rispondo (o almeno non subito) alle recensioni ma sto postando un po' tardino e ho sonno XD Vi ringrazio comunque x tutti i complimenti!! Siete... SPECIALI :P

Beh, alla prossima!!

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Capitolo 21
*** Chapter 21 ***





Qualche volta certe cose ce l'hai nel sangue (letteralmente e figurativamente) ed è difficile immaginare il mondo o sé stessi senza di esse. Anche se questa caratteristica o il suo abituale impiego è dannoso, gli utilizzatori più costanti non la rinnegherebbero mai e gli intellettualoidi sostenitori filosofeggianti potrebbero inoltre aggiungere: "Ma questo è esattamente ciò che fa di lui quello che è." Già, molti di loro dimenticano che le persone cambiano.

Lo sharingan era nel suo sangue e Sasuke non poteva immaginare la sua vita senza di esso. Era parte della sua eredità. Parte della sua famiglia. Parte di sé stesso. Una parte troppo importante per sbarazzarsene così facilmente. Un Uchiha non era un Uchiha senza lo sharingan. Ma in fondo, cos'era davvero un Uchiha? Cos'erano loro e per cosa doveva provare orgoglio? Potevano le loro precedenti azioni provocare un moto d'orgoglio nel cuore di qualcuno?

Naturalmente, Sasuke era sempre stato fiero d'essere un Uchiha. Conservava un po' di quell'orgoglio anche dopo esser venuto a conoscenza dell'oscuro passato del suo clan. Non importa quanto anormale è il suo sangue, rimane comunque il suo.

Una persona molto più disinvolta avrebbe minimizzato e non avrebbe prestato attenzione a quel che gli altri pensavano, ma Sasuke (ed era difficile da ammettere per una persona orgogliosa) era ancora piuttosto sensibile all'opinione pubblica generale. E questa opinione era davvero scontata: Uchiha + sharingan = come si suppone debba essere; Uchiha – sharigan = chi ha bisogno di questo scarto. Anche gli ANBU lo avevano voluto nella loro missione solo per lo sharingan, anche se inconsciamente aveva mantenuto la promessa e non aveva usato lo sharingan ipnotico. Allora questo voleva dire che un Uchiha senza sharingan non è niente?

Vari pensieri si schiantarono nella sua testa. Erano qualcosa più simile ad emozioni e immagini casuali che parole chiare e ben formulate. Qualcosa si stava accendendo dentro di lui, come se una goccia di liquido infiammabile fosse stata versata su delle ceneri fumanti. Non sapeva se fosse una rivolta contro il fato o la morte, ma ricordava chiaramente cos'era successo al deterministico Neji Hyuuga quando Naruto lo aveva preso a calci nel di dietro quando erano giovani.

Naruto credeva che ognuno era padrone del proprio destino. Sasuke non poteva accettare completamente quella teoria. Troppo spesso la sua vita era stata storpiata da altre persone e la cosa peggiore era che su questo si sentiva assolutamente impotente. E adesso era pure costretto a rinunciare allo sharingan. Sono un ninja? Chiese. Non c'era bisogno di una risposta. La natura di un guerriero è nel suo sangue. Sono un ninja senza lo sharingan?

Sasuke strinse i pugni ed espirò silenziosamente dalle narici. Diavolo, sì. C'erano stati un sacco di shinobi potenti e temibili nel corso della storia, senza abilità innate, che erano riusciti a raggiungere il loro status grazie alla loro persistenza, al duro lavoro e al talento.

Prendi Sakura. É sufficiente la sua sola personalità per terrorizzare anche il più pericoloso degli shinobi. Improvvisamente divenne un punto d'onore per questo giovane uomo. Doveva dimostrare a tutto il mondo dei ninja che era capace di diventare uno shinobi rispettabile e intimidatorio anche senza lo sharingan. Anche se la parte sinistra del suo petto faceva male ogni volta che pensava che l'eredità del suo clan sarebbe morta con lui, era pur vero che talvolta qualcosa deve essere sacrificato per acquisire altro.

Volle immediatamente che le persone associassero gli Uchiha al suo nome non allo sharingan. Era una sfida che il fiero Uchiha era pronto ad accettare. Per cambiare l'atteggiamento delle persone. Per cambiare la propria reputazione. Per cambiare sé stesso...

Sasuke guardò nello specchio sul muro dell'ufficio di Sakura, ma non guardava il proprio volto. I suoi occhi si erano focalizzati sulla sua spalla sinistra. Un nuovo tatuaggio nella curva del collo, proprio accanto alla clavicola attraeva il suo sguardo. Se solo fosse stato un tatuaggio… un rotondo sigillo nero gli ricordava la maledizione che aveva una volta. Anche la forma era simile. C'erano tre immobili tomoe neri al centro di un cerchio, e rassomigliavano a macchie solari. L'unica cosa che mancava erano i raggi.

L'Uchiha sospirò e abbassò lo sguardo. Molto probabilmente questo sole non riavrà mai i suoi raggi. Qualcosa simile a scariche elettriche ancora correva su e giù per la sua spina dorsale dall'esecuzione del jutsu.

"Ho pensato che il sigillo fosse basato sul juinjutsu degli Hyuuga," sentì Sakura parlare. "Allora perché non sulla…"

"Avrebbe pregiudicato le sue onde celebrali," Hiashi Hyuuga la interruppe. "Non possiamo permettercelo."

Sasuke aggrottò la fronte non appena il suo cervello catturò qualcosa di sospetto nella voce dello Hyuuga e nella sua intonazione. Come se il capo del clan fosse angustiato per lui. Da quando gli Hyuuga si preoccupavano per gli altri? L'Uchiha scosse la testa che per la mancanza di sonno gli risultava pesante. Era in procinto di riallacciarsi la divisa ANBU e filare via da là, e compatirsi, e pensare a tutte le conseguenze del mattino, ma percepì una strana sensazione proveniente dal sigillo, come se qualcuno gli stesse delicatamente incidendo la pelle con un ago.

Si voltò verso lo specchio con sospetto e si fissò la spalla. Sembrava come se qualcuno stesse usando un attizzatoio davvero appuntito per marchiargli a fuoco una linea lunga e sottile lungo il bordo del sigillo fino al centro. I tomoe rimanevano invariati, ma quella linea rassomigliava ad un solitario raggio di sole e Sasuke si voltò verso lo Hyuuga in un lampo, sperando in una spiegazione. I suoi occhi si fecero rossi e lo sharingan iniziò a roteare in essi.

Gli occhi nebbiosi di Hiashi sostennero lo sguardo infuocato di Sasuke ed egli si avvicinò al giovane, schermando una Sakura perplessa dalla sua vista. Sasuke guardò riluttante Hiashi. Aveva dimenticato quanto potesse essere alto quell'uomo. Calde e morbide dita toccarono la spalla di Sasuke e quasi trattenne un fremito che gli percorse la schiena su e giù. L'Uchiha non temeva l'uomo che aveva di fronte, ma persino il suo subconscio doveva averne abbastanza delle dita dello Hyuuga. Tutti sapevano di cosa potevano essere capaci in un combattimento ravvicinato.

Sasuke fissò Hiashi con i suoi occhi rossi. Un lungo dito pallido percorse con leggerezza il raggio appena emerso.

"Se non fosse stato per il design di Hinata," disse e Sasuke ascoltò attentamente. "Sarebbe stato molto difficile calcolare il limite di efficienza del jutsu. Non importa quanto sia ridotta la concentrazione, il juinjutsu degli Hyuuga rimane fatale una volta attivato."

"Cosa stai cercando di dire?" Sasuke strinse gli occhi.

"Il tuo sigillo non è ancora completamente attivo," Hiashi ritirò il dito e fissando l'Uchiha affiorarono sulle sue guance i vasi sanguigni a malapena visibili. "Questo è il motivo per cui lo sharingan funziona ancora. Se avessi attivato immediatamente il sigillo, ti avrebbe letteralmente bollito il sangue nelle vene."

"Quindi…" Sasuke abbassò le braccia; lo sharingan rosso stava scomparendo lentamente dai suoi occhi.

"Il sigillo sarà attivato progressivamente. Lo sharigan sarà sigillato completamente quando l'ultimo raggio brucerà sulla tua pelle," mentre Hiashi diceva questo, Sasuke sentì un altro ago sfregarsi contro la sua pelle e un'altra sottile linea scura apparve sulla sua spalla, allungandosi verso il centro del sigillo. Hiashi guardò Sasuke direttamente negli occhi, come se potesse leggergli nella mente. "Hai dodici ore."

Il tempo si fermò. Sasuke sentiva solo l'assordante silenzio, squarciato dal ticchettio dell'orologio sulla scrivania di Sakura, che risuonava quasi come il rombo di un tuono. Vide il byakugan che lo fissava e sentì le budella rivoltarsi. La cartellina di Sakura cadde sulla scrivania e Sasuke si risvegliò dalla sua strana trance.

Sbatté le palpebre interrompendo il contatto visivo con Hiashi Hyuuga e si richiuse la divisa ANBU come se stesse proteggendo qualcosa. Continuando a guardare lo Hyuuga con la coda dell'occhio, si diresse verso la porta.

"Mi hai appena scaricato, Sakura," borbottò oltre la propria spalla e aprì la porta.

"Cosa?" lei sbatté le palpebre. "As-aspetta," si appoggiò contro il tavolo come una furente Tsunade. "Tu non hai…" tacque notando Hiashi alzare una mano. La porta si chiuse. Sakura si accigliò e sospirò, guardando in basso. "E' meglio che lei sappia cosa ha fatto."

"Lo spero," borbottò il capo del clan Hyuuga a bassa voce.

-/-/-/-

Sì fermò ai cancelli dell'ospedale con gli occhi chiusi, cercando di spiegare la mappa nella sua testa, perché questo era l'unico modo per ricordare la via che aveva appena preso. Il problema era ricordare che la sua attenzione doveva essere distratta da qualcosa in particolare, in modo da poter ricreare con precisione la stessa mappa nello stesso modo, come quando se ne fotteva di qualsiasi cosa.

Quel punto accanto alle costole pizzicò ancora e Sasuke aprì gli occhi. Divenne rabbioso improvvisamente. L'Uchiha sentiva di esser stato manipolato. Come se lo Hyuuga gli avesse ordinato mentalmente di andare da qualche parte e Sasuke sapesse esattamente dove fosse “qualche parte”. Una folata di vento gelido si avvolse attorno alle sue braccia nude e praticamente gli congelò le ferite, ma Sasuke non sentiva né freddo né dolore. Non gli importava assolutamente della pelle d'oca presente su tutta la sua pelle o sulle sue labbra livide. Ribolliva di rabbia, perché voleva andare dove si aspettavano che si recasse.

L'Uchiha strinse i pugni, voltandosi verso una direzione completamente differente e scomparve oltre il cancello dell'ospedale. Era pronto a subire l'ipotetico acciaio freddo pugnalargli il cuore. Era pronto a soffrire il dolore, il freddo e i muri disadorni. Trovava i ricordi e gli incubi molto più accettabili – e questo era il motivo per cui poteva essere manipolato da chiunque.

La mano di Sasuke tremò scattosamente quando spinse la porta di una grande casa in un edificio buio e vuoto. Era pronto a respirare polvere, freddo e umido, ma un piacevole calore aggredì il suo volto. Poteva persino sentire l'odore del cibo. Lo sharingan scomparve e i suoi occhi scuri fissarono la figura che teneva una ciotola di impasto nel corridoio illuminato.

La porta si chiuse lentamente e Sasuke si tolse automaticamente le scarpe, senza distogliere lo sguardo dalla figura in grembiule. Inarcò un sopracciglio, aspettandosi una spiegazione e un'onda di dolore gli trafisse la fronte.

"I-io ho pensato che saresti t-tornato a casa una volta dimesso," balbettò Hinata, schiacciandosi la ciotola al petto. "Pensavo che saresti tornato più tardi…" stava contando allarmata le ferite visibili e non dell'Uchiha visto che il byakugan s'era attivato come un riflesso incondizionato.

"Beh," Sasuke sospirò, fissando la faccia sporca di farina della Hyuuga. "Sorpresa," si strinse nelle spalle e si accasciò in ginocchio, quando alla fine la stanchezza prese il sopravvento. La giornata era stata un po' troppo lunga.

-/-/-/-

Una calda spugna bagnata scivolò lentamente giù per la schiena graffiata e Sasuke strinse i pugni per impedirsi di produrre qualche suono inappropriato. Era più che surreale. Era come se fosse entrato in un altro mondo.

Casa sua era pulita, ordinata e calda. La cena lo aspettava sul tavolo. Ed era disteso ammollo in una grande vasca piena di acqua calda e fumante. Ed era stato tutto fatto dalla fragile Hyuuga alle sue spalle?

"Perché?" chiese chiudendo gli occhi e dimenando beatamente le dita dei piedi sott'acqua.

"Mi sento in debito," disse Hinata sommessamente, mordendosi il labbro inferiore. "Hai perso lo sharingan per colpa mia," le sue morbide dita sfiorarono il sigillo di recente acquisizione e non si accorse del brivido che scosse quelle spalle.

"Non ancora," disse. "Tuo padre ha detto che può ripresentarsi ancora per dodici ore."

"Nove," tracciava con l'indice il cerchio del sigillo. Un quarto di esso era già stratificato di sottili raggi neri.

"Sono svenuto?"

"Già."

Sasuke sospirò e si sommerse senza preavviso nella vasca, scomparendo totalmente sotto l'acqua. Hinata si tirò indietro frettolosamente, ma le increspature sulla superficie fuoriuscirono oltre il bordo della vasca e le schizzarono la maglietta. Il celeste divenne blu oltremare e la vita si tinse di macchie scure. Hinata strinse la maglietta aspettando che l'umido calore sul suo corpo diventasse freddo. Avrebbe posato la spugna e si sarebbe diretta verso l'atrio per cambiarsi. Aveva solo un vecchio maglione ceruleo, quello che aveva sporcato di farina, ma Hinata preferiva un indumento asciutto piuttosto che uno umido, non importava quanto fosse imbrattato.

Stava per alzarsi dal pavimento quando l'Uchiha riemerse di nuovo dalla vasca per fronteggiarla viso a viso. La spugna era caduta sulle piastrelle pulite. I suoi capelli neri erano schiacciati sulla fronte e si premevano sui suoi occhi che ora bruciavano d'una luce rossa. L'acqua scorreva sul suo corpo. La luce fioca del bagno si rifletteva su di lui.

Hinata sbatté due volte le palpebre, chiedendosi segretamente se fosse il caso d'attivare il byakugan, ma la parte logica del suo cervello (che aveva ancora il controllo) le disse chiaramente che anche col byakugan attivato non avrebbe avuto comunque nessuna possibilità contro l'Uchiha. A causa di vari motivi. Strinse i pugni in grembo e abbassò lo sguardo.

Sasuke raddrizzò la testa e sorrise ironico.

"Hn."

"Cosa?" lei non ne poteva più e alzò lo sguardo. Il suo sharingan stava gradualmente scomparendo. Sasuke fece scorrere una mano tra i capelli bagnati. Le scie gocciolanti formarono uno strano disegno.

"Avrei potuto giurare che saresti arrossita," disse, studiando il suo volto pallido.

"Non è la prima volta che ti vedo mezzo nudo," disse fermamente, determinata a mantenere l'equilibrio fino alla fine.

"E se mi alzassi?" chiese con leggerezza, afferrando il bordo della vasca. Hinata rimase a bocca aperta e i suoi occhi nebbiosi lo fissarono attoniti. Le sue guance furono le prime a tingersi di rosa, e poi la fronte divenne rossa come carta assorbente immersa nell'inchiostro. Sasuke ghignò. "Hentai."

Hinata non voleva ascoltare niente del genere. Scosse la testa e si raddrizzò, pronta ad alzarsi ma Sasuke allungò la mano e le afferrò una spalla con l'intenzione di fermarla. Hinata rispose come ogni altro Hyuuga avrebbe fatto quando il proprio spazio personale viene invaso. Il byakugan si attivò in un nanosecondo e spinse via la mano dell'Uchiha, dirigendo il proprio pugno semiaperto al suo petto.

Però Sasuke non era persona da commettere due volte lo stesso errore. Lei stava quasi per interrompere il flusso del chakra da qualche parte sul suo sterno quando lui le afferrò il polso e l'attirò a sé. I muscoli affaticati stridetterò per quella tensione e la stanchezza gli fece venire le vertigini, ma la Hyuuga lo colpì con tutta la parte superiore del suo corpo e lui percepì immediatamente parte dell'acqua gocciolante inzupparsi nella sua maglietta. Lei aveva una presa sicura sui suoi avambracci e lo fissava con i suoi occhi spettrali. Lui avrebbe voluto alzare un dito e tracciare il percorso di ogni singola vena sulle sue guance ma le stava stringendo il polso con una mano (la mano ancora pulsava di candido chakra) e l'altra faceva pressione sulla testa di lei e le impediva di ritrarsi. Le sue dita bagnate rimasero intrecciare nei suoi lunghi capelli.

Lui era inginocchiato nella vasca. Lei era inginocchiata sul duro pavimento. Nessuno dei due lo trovava confortevole, ma in qualche modo lo dimenticarono immediatamente entrambi. Infine Hinata abbassò lo sguardo, cercando di non respirargli in faccia.

"Forse prima dovresti asciugarti," disse.




*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Hinaaaaaaa!! Perché vuoi farmi penare così tanto??
C'è mancato tanto così, dico io, tanto così!! DX
M'avesse preso a me l'umido Sasuke a torso nudo... lo consumavo!!

Hola amigos!! Non mi sono defilata ancora, non preoccupatevi!!
E' solo che spiando i due piccioncini perdo un po' di tempo! :P

"Ma su! Datevi una mossa però!!" :)

Uff, quanta pazienza che ci vuole vero?? :P

Comunque se non sapete cosa fare, o siete stanchi di aspettarmi, o siete stanchi di aspettarLi vi consiglio di andare su --> questo <-- dove potrete trovare molte altre traduzioni di fanfiction di qualsiasi lingua e di qualsiasi fandom :P

Gente, alla prossima... con il penultimo capitolo!! :)

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Capitolo 22
*** Chapter 22 ***





Le corde vocali produssero un suono rauco. Aggrottò la fronte per colpa di qualcosa che gli stuzzicava il naso. Non riusciva neppure a riconoscere che odore fosse. Freddo e lingue miti strisciavano nel suo cervello e avvolgevano ogni singola spirale, comprimendolo ritmicamente. Sasuke si accigliò e gemette come un gatto stanco che si contorce nel proprio letto. Aprì gli occhi.

Era buio. Sbatté il naso contro qualcosa di altrettanto nero. Si rigirò sulla schiena e provò a deglutire la saliva, ma aveva la gola talmente secca che era come se dei rasoi la stessero lacerando. I suoi occhi iniziarono ad abituarsi alla luce proveniente dalla finestra e l'Uchiha si rese conto che era disteso sul tiepido pavimento del vecchio salotto. Il vecchio riscaldamento funzionava ancora. Tirò fuori la mano da sotto il lenzuolo e si strofinò il collo intorpidito. Quando le sue dita strinsero la spalla sinistra, Sasuke realizzò finalmente che... era mattina.

Si mise immediatamente a sedere e poté a malapena trattenere le lenzuola pelose con cui era coperto, si sentiva in preda alle vertigini e per poco non rimetteva. Sentiva tutto il proprio corpo intorpidito e sapeva se fosse per colpa delle ferite procurate in missione o per qualche altra ragione. L'alta pressione sanguigna lo picchiò in testa. Cercando di resistere a tale reazione, Sasuke ringhiò sommessamente e, incurvandosi, abbassò la testa.

Udì un leggero affaccendarsi alle sue spalle. Sasuke alzò lentamente la testa e si girò sospettoso, pronto ad assaltare immediatamente il nemico. Ma c'era solo la Hyuuga. Sonnecchiava a gambe tese sul pavimento e solo il suo viso era mezzo coperto dalla soffice pelliccia. I suoi capelli erano sparsi tutt'attorno e Sasuke realizzò perplesso che aveva scambiato quei capelli nero-bluastri per il suo cuscino. L'Uchiha si avvolse dentro un vecchio haori bianco e aguzzò la vista, prendendo in considerazione tutto quello che c'era sul suo “letto”.

Un vassoio con una brocca d'acqua e una coppia di bicchieri giaceva all'altezza della tibia di Hinata. Un piatto con pomodori tagliati, una ciotola di riso, un piatto di zuppa fredda con degli involtini e qualche altro piatto con varie portate accanto. Apparentemente, era stato tutto preparato per lui, ma Sasuke non riusciva a ricordare d'aver mangiato la notte precedente. La sua memoria era come annebbiata e ricordava vagamente d'essere passato dal bagno al salotto ed essersi avvolto nelle morbide lenzuola di pelo (da dove le aveva tirate fuori?). A quel punto Hinata aveva detto qualcosa riguardo la cena già pronta, ma appena lei si era diretta in cucina per prendere da mangiare, Sasuke era caduto in catalessi sul cuscino e s'era addormentato immediatamente.

Molto probabilmente lei s'era addormentata con i vestiti ancora indosso mentre aspettava che si svegliasse. O mentre discuteva tra sé e sé se dovesse svegliarlo oppure no. Sasuke ghignò, trascinandosi come un bambino piccolo verso il vassoio e prese un pezzo di pomodoro. Il bordo del vegetale era già asciutto e raggrinzito, ma poteva ancora vedere il luccicore della polpa all'interno, così Sasuke lo inghiotti avidamente, massaggiandosi il collo intorpidito con la mano libera. La spalla continuava a sembrar trafitta da lievi aghetti, ma non aveva intenzione di pensare né allo sharingan, né al sigillo.

La bocca secca si riempì gradualmente di saliva e, per aiutare il proprio corpo a gestire questo compito, Sasuke si versò un intero bicchiere d'acqua dalla brocca e lo bevve lentamente, lavando via il sapore del pomodoro e il respiro del mattino. Quando poggiò il bicchiere sul vassoio e alzò lo sguardo, vide Hinata sedersi e strofinarsi gli occhi, guardandolo.

"Buongiorno," gracchiò lei, reprimendo uno sbadiglio. Sasuke immaginò che non era riuscita a dormire abbastanza. Metà della sua faccia era rosa e striata da sottili linee, causate dall'essersi appoggiata alle pelose lenzuola. I capelli alla sinistra della sua testa erano completamente aggrovigliati e Sasuke desiderò di poter immediatamente scioglierglieli, ma alla fine scosse la testa e invece di far qualcosa di stupido con i capelli di lei, versò un altro bicchiere d'acqua e lo offrì bruscamente alla Hyuuga.

" 'giorno" disse.

"Ti ringrazio," Hinata prese il bicchiere, senza preoccuparsi che le loro dita si toccassero nel passaggio.

Sasuke si voltò a fissare la parete, pensando che la Hyuuga si sentisse davvero a suo agio in sua presenza. Era chiaro che già da molto non lo trattava più come un paziente, per questo quella preoccupazione che lui percepiva provenire da lei, era qualcosa di anormale. L'Uchiha realizzò che la perfetta spiegazione potesse essere il senso di colpa che lei aveva menzionato il giorno prima, ma il problema era che comunque, la sua postura e il suo atteggiamento non dimostravano né rimorso né tanto meno pentimento. E quella parete…

L'Uchiha socchiuse gli occhi. Scosse la testa e fissò ancora la parete. C'era qualcosa di strano in quel che vedeva. Chiuse gli occhi e s'afferrò la testa.

"C'è qualcosa che non va?" sentì il vetro mentre veniva poggiato sul vassoio e un leggero fruscio di vestiti. Alzò lo sguardo e vide la Hyuuga china di fronte a lui, gli stava esaminando il viso con la preoccupazione negli occhi. L'aspetto del suo viso era perfetto nonostante le leggere occhiaie e i capelli arruffati, ma appena Sasuke si voltò dall'altra parte i piccoli dettagli fu come se... scomparirono.

"Vedo delle cose… piuttosto stra—"

Sasuke non finì la frase, perché Hinata gli prese il viso tra le mani e lo avvicinò. I suoi occhi si spalancarono attoniti, rendendo il saluto alle piccole vene sulle sue guance pallide e al byakugan nei suoi occhi.

"Cosa…" poteva a malapena muovere le mascelle con i palmi di lei sul viso.

"Sto controllando la tua retina, come ti sembra?" chiese lui con tono serio e poté a malapena trattenersi dal rimarcare che gli sembrava una persecuzione nei suoi confronti. Si arrabbiò con sé stesso per quella divagazione mentale.

"Dipende," lei sospirò ma, prima che si potesse abituare a quella posizione, s'allontanò.

"Dipende da cosa?"

"Lo sharigan si sta gradualmente serrando e i tuoi occhi si stanno abituando ai... come posso mettertela," si grattò la testa. "Postumi regolari dell'operazione."

"Scusami?" Sasuke, scettico, inarcò un sopracciglio.

" Stai sviluppando una leggerissima miopia," nonostante l'Uchiha pensasse d'essere un maestro nel gestire le proprie emozioni, Hinata poté vedere un velo d'orrore sul suo viso gelido. Lei chinò la testa come fa una matrona che educa un bambino, e si puntellò con le mani sui fianchi. "Pensavi forse che quei black-out, visto che Sakura bloccava i tuoi nervi visivi, non avrebbero lasciato alcuno strascico?"

"Quando volevi dirmelo?" sibilò Sasuke a denti stretti.

"Oops," Hinata scrollò le spalle vistosamente. Sasuke strinse minaccioso gli occhi.

"Non sei proprio impaurita da me, vero?" chiese.

"Perché dovrei esserlo?"

"Beh… Potrei anche… ucciderti…"

Hinata alzò lo sguardo e fissò l'Uchiha come se fosse appena caduto da un albero. Per di più, quella minaccia (sempre che fosse uno scherzo) suonava ridicola, visto che aveva concluso la sua sentenza sottovoce.

Non siamo nemici, pensò Hinata sbattendo le palpebre senza nessuna traccia di paura, pensando semplicemente allo strano comportamento dell'Uchiha. Non poteva dire con esattezza cosa cercasse di ottenere con uscite del genere ma, naturalmente, Sasuke Uchiha si rivelava sempre più imprevedibile visto che solitamente era un uomo di poche parole. D'altra parte, non sembrava stesse per entrare nella modalità predatore e scagliare kunai dove capitava. Stramboide. Hinata scrollò le spalle.

"Ci sono più cose peggiori nella vita che nella morte," disse lei rimanendo in piedi col vassoio tra le mani (il cibo freddo non doveva avere un buon sapore).

Ed era vero, anche essendo l'erede del clan Hyuuga, Hinata non si era mai davvero interessata a una parte importante della vita di un ninja: la morte. Non era perché confidava nella suprema protezione del clan, era solo che... forse Sasuke Uchiha non era l'unica persona stanca di tutto.

"Potrei…" Sasuke si stava esprimendo come se stesse cercando qualche orribile sentenza che potesse impaurirla o almeno impressionarla. "Violentar...ti?" si lasciò sfuggire.

L'ultima parola aveva tentennato ad uscire, perché aveva visto il sorriso di lei. Era vicina a scoppiare a ridere in effetti. Hinata guardò il vassoio e, prendendo il piatto con i pomodori, si chinò e lo mise sul pavimento di fronte a lui, come se stesse dando la pappa a un cucciolo. Lo guardò dall'alto in basso, finché non si bloccò. Capelli neri scapigliati, bianco haori slacciato e lenzuola pelose tutt'attorno…

"Non credo che resisterei molto…" fece spallucce e lasciò la stanza.

Sasuke sbatté le palpebre e quasi batté la testa al suolo. Era diventato ridicolo. Assolutamente ridicolo. Gli dolevano le ossa e aveva crampi ovunque. Gli tirava la nuca e come se non fosse abbastanza il sangue gli affluì alla testa e ora era quasi rosso come lo sharingan.

"Stai bene?" non s'era accorto che era tornata indietro e gli si era accucciata accanto. I nebbiosi occhi Hyuuga erano pieni di preoccupazione. Sasuke grugnì dentro di sé, pensando d'essere ancora un paziente. "Sei bollente," aveva poggiato una mano sulla sua fronte e Sasuke saltò come se gli avesse indotto una scarica elettrica.

"Sto bene," disse girandosi frettolosamente dall'altra parte. "Giusto il sigillo pizzica un po'," disse con amarezza. "Farà sempre così?" si grattò la spalla destra con veemenza, come se tentasse si strapparsi via la pelle.

"Non graffiarlo… quanti anni hai?" Hinata gli afferrò il polso e lo allontanò dalla spalla formicolante. Piccoli pezzi di pelle rimasero sotto le sue unghie. La Hyuuga spinse l'haori oltre la sua spalla e diede un'occhiata da vicino al sigillo. Sasuke sedeva silenzioso e stizzito e avrebbe voluto abbassare la testa, ma in quel caso il suo naso sarebbe finito proprio sulla spalla di Hinata.

"Che incubo…" borbottò sottovoce. Hinata fece finta di non averlo sentito.

"Prude, perché il sigillo non è ancora completamente bloccato," tracciò una parte sottile del cerchio, ancora priva di raggi.

S'allontanò dalla Hyuuga e la fissò con un punto interrogativo negli occhi. Aveva così tanto da chiedere, così tanto da dire, ma sembrò solo ora accorgersi di quanto lei fosse vicina. Voleva provare ad attivare lo sharingan ancora una volta ma il suo cervello era annebbiato come se fosse stato spinto avanti da qualcun altro e non di sua spontanea volontà.

Hinata ritrasse la mano dalla spalla di lui e raggiunse il colletto dell'haori, così da rimettere il tessuto sulla spalla, ma Sasuke si aggrappò al suo polso e si morse un labbro, guardandola dritta negli occhi.

Fu come un bip ad alta frequenza, come quello che dovrebbe tener lontane le zanzare. Come se non ci fosse altro che uno schermo buio e una lunga linea sottile ad attraversarlo. Completamente morto, nessuna pulsazione. Hinata poteva sentire solo il rumoroso suono nelle proprie orecchie finché non fu rimpiazzato da un pesante tamburellare e ci volle un po' di tempo per realizzare che era il battito del suo stesso cuore. Guardò quella faccia di marmo che le stava di fronte e sospirò cedendo. Nessuno avrebbe detto che sarebbe stato facile in qualunque caso.

L'Uchiha ancora tentava di far muovere i muscoli quando la Hyuuga si chinò in avanti e lo baciò. E lui smise di pensare da quel momento in poi. La lasciò semplicemente fare quello che voleva. Lasciare sé stesso fare quello che voleva. Non ricordava di come s'era liberato dell'haori e come era rotolato sulle coperte pelose con lei, sbattendo contro il piatto con i pomodori. Non sentì le sue unghie graffiargli la schiena e non sentì la spalla sinistra pizzicare per davvero l'ultima volta, poiché ogni cosa annegò nella sua voce.




*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


WOOT WOOT XD

Inutile aggiungere altro <3

Ah, prossima settimana (se saremo ancora vivi! :P io intanto la mezzanotte l'ho passata :P) il tanto atteso finale!! evvai! :P

Ah, e BUONE FESTE!! ;D

E ovviamente GRAZIE a tutti :3

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Capitolo 23
*** Epilogo ***





"Ho fame," protestava così un ragazzino di 10 anni, seduto sul ciglio del tetto dove si trovava la cisterna dell'acqua. La sua compagna di squadra seduta accanto a lui non disse niente. Guardava semplicemente il cielo turchese. Il sole aveva percorso molta strada su in alto sin da quando il Team 15 era sopraggiunto nel posto designato quella mattina per l'incontro con il nuovo capogruppo. Cominciava a far davvero caldo e la dodicenne prese un sottile elastico dalla tasca della sua maglia celeste, così da poter legare i capelli lunghi fino ai gomiti in una coda. Il calore annunciava l'arrivo dell'estate su Konoha.

"Altri cinque minuti e ce ne andiamo a casa, lo giuro," borbottò il terzo membro del gruppo, in piedi sul bordo del tetto, poco più lontano degli altri due bambini.

"Ci era stato detto che il maestro avrebbe ritardato," disse calma la ragazza dai capelli lunghi, senza curarsi nemmeno di guardare verso la brontolona in nero. "E non possiamo andare a casa, perché ancora dobbiamo andare a prendere l'attestato all'accademia”

La ragazzina in nero si sedette con malagrazia. Puntellò i gomiti sulle ginocchia e assestò la testa tra i palmi. I suoi due codini neri erano tanto corti da raggiungere a malapena le spalle. Il ragazzino dai capelli dorati si sentiva a disagio confinato tra le due strane ragazzine. Avevano la stessa identica faccia con gli stessi profondi occhi neri e la carnagione pallida, ma i loro vestiti e le loro pettinature erano completamente differenti. Il decenne non capiva perché dopo essersi graduato all'accademia di Konoha con due anni d'anticipo rispetto ai suoi coetanei (era stato promosso tanto in fretta grazie al suo eccezionale controllo del chakra, la diligenza e l'incredibile resistenza), si era ritrovato nello stesso gruppo delle due giovani kunoichi. Normalmente non ci dovrebbe essere solo una ragazza per gruppo? E a dispetto del fatto che le conoscesse da quando era nato, continuava talvolta a trovarle intimidatorie. E fastidiose.

Un ruggito leonino sfuggì dallo stomaco del ragazzo ed egli si strinse imbarazzato. La ragazza accanto a lui gli rivolse un sorriso indulgente e, togliendosi il piccolo zaino dalle spalle, ne tirò fuori una piccola scatola di bento.

"Hai bisogno di fare colazione, Soba-kun," disse e mise la scatola sul grembo del ragazzo.

"L'ho fatta, ma è passato un sacco di tempo… Yuuki nee-chan," Soba ghignò, gli occhi blu brillarono. "Ti voglio bene," aprì la scatola e la vide piena di cibo fatto in casa d'alta qualità.
"Itadakimaaaaaaaasu~," e vi affondò le bacchette.

I bambini non parlavano molto. Era una strana squadra. C'era solo il rumore del masticare dell'affamato Soba a disturbare il silenzio. Sentivano il trambusto nelle strade di Konoha poco lontano e sotto di loro. La gente sbottava e urlava. L'aria stava gradualmente bollendo e tentava di avvolgere ogni animo in un pigro fannullone.

"Argh!" esclamò la ragazza in nero, incapace di resistere oltre. Saltò in piedi e si volse verso i compagni di squadra, puntando il pugno destro. I suoi occhi bruciavano d'un rosso acceso. "Se non si fa vedere in questo preciso istante, io…"

"Tu cosa, Hikari?" una fredda voce tuonò alle spalle dei bambini che si girarono contemporaneamente. Soba aveva ancora la bocca piena di riso; alcuni chicchi bianchi erano incastrati tra le sue labbra.

Un alto shinobi dall'uniforme ANBU era in piedi sul tetto. Il suo viso era coperto dalla maschera ma Hikari aguzzò la vista sospettosamente, notando i lunghi capelli castani che ondeggiavano al vento.

"Ho un motivo per essere in ritardo," disse e si tolse la maschera. Soba si strozzò con un pezzo di carne di manzo. Se quel tizio era il loro sensei, erano condannati.

"Zio Neji?!" esclamò la ragazza stupefatta.

Neji Hyuuga osservò i tre ragazzini esterrefatti e realizzò il motivo per cui era stato assegnato come sensei proprio a quel gruppo. L'iperattivo Uzumaki e le gemelle Uchiha con entrambe uno sharingan perfettamente funzionante. Grandioso.




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E' finalmente finita! Questa è l'unica cosa che posso dire :P

Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra i preferiti, nelle seguite, nelle storie da ricordare e in quei baldi combattenti che hanno recensito e sono sopravvissuti per leggere la fine di questa storia!

Se siete interessati a qualcos'altro ecco il link a una nuova traduzione :P ----> Risvolti inaspettati da parte tua
Mi prometto di seguirla con più costanza ora che sono tornata :D

Scusatemi milioni di volte, sono pessima!

Sayonaraaaaa
*Fugge*

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