IL GUSTO AMARO DELLA VENDETTA
IL GUSTO AMARO DELLA VENDETTA
Quasi un monologo.
Autore: Miki_TR
Genere: Dark/Drammatico
Rating: R
...Improvvisamente Remus Lupin si girò, proprio nel punto più buio dello
squallido, sporco vicolo.
La Luna quasi piena era l'unica scarsa fonte di luce e l'odore marcio dei
bidoni insozzava l'aria di quell'angolo di Londra.
Il volto di Remus era in ombra solo parzialmente, e il poco visibile rivelava
un sorriso torto, un ghigno, una smorfia animale nella quale i denti
scintillavano pericolosamente come lame sguainate.
-Petrificus Totalis!- gridò, e la luce pallida illuminò come un
riflettore la sottile bacchetta stretta nella mano destra e puntata verso il
basso.
Remus guardò il suo bersaglio e il suo ghigno si allargò, sottolineato dalle
ombre spettrali che si concentravano ai lati della bocca come nel dipinto di un
pittore folle.
L'uomo si chinò lentamente verso il piccolo ammasso di carne e pelo, sentendo
il piccolo cuore pulsare furiosamente contro il palmo della sua mano mentre
raccoglieva la vittima della sua magia. Il primo incantesimo che faceva da mesi,
e il bersaglio perfetto.
-Bentrovato, Peter. E' parecchio che non ci vediamo, io e te.- sibilò alzando
il braccio per portare l'animaletto ancora paralizzato alla stessa altezza degli
occhi dorati.
-Vedo che come al solito hai dimenticato una lezione di fondamentale
importanza.- continuò l'uomo con la voce che trasudava veleno.
Poi rise brevemente, una risata fredda e senza allegria.
-Pete, Pete, pensavi davvero di potermi pedinare? Non ricordi che anche ai
tempi della scuola non potevi prendermi di sorpresa? I sensi di un lupo mannaro
non sono deboli come quelli di un essere umano. Dovresti saperlo, Peter.-
Remus cominciò ad accarezzare distrattamente la bestiola nella sua mano, un
gesto lento e vagamente minaccioso, come la voce roca che suonava fredda e
pericolosa come l'acciaio.
-Voldemort lo sapeva, sai, quando ti ha ordinato di pedinarmi. Devo ammettere
che ha sempre avuto un gran senso dell'umorismo nello sbarazzarsi di servi
scomodi. Dovrò ringraziare il tuo padrone, Peter, quando mi troverò finalmente
faccia a faccia con lui. Stanotte sei davvero un dono gradito. Un dono- sussurrò
mentre il piccolo roditore sgranava gli occhietti ancora immobili, -che intendo
gustarmi con calma.-
Se qualcuno avesse sbirciato nel vicolo in quel momento avrebbe visto un uomo
dagli occhi folli parlare con un sudicio ratto stretto nella mano, e avrebbe
pensato ad un pazzo mendicante, da compatire per il suo miserevole stato. Forse
si sarebbe chiesto cosa significava quella strana parola -Stupeficium!-
pronunciata dal pazzo, o da dove venisse la luce rossa che per un attimo aveva
illuminato il vicolo lurido, o ancora dove fossero spariti qualche minuto dopo
il folle e il suo topo.
Ma nessuno sbirciava nel vicolo tranne la Luna, pallida e silenziosa
testimone e complice dell'ultimo incontro tra due vecchi amici.
********************
Remus si muoveva a suo agio nel sotterraneo semibuio. Fischiettava tra sé una
melodia distorta e ripetitiva mentre disponeva vari oggetti di svariata
fattura su un vecchio tavolo macchiato di quello che sembrava sangue vecchio di
secoli.
In un angolo della stanza, proprio davanti ad una vecchia gabbia arrugginita,
c'era una sedia di legno scuro. Sulla sedia, incatenato, Peter si stava
riprendendo dallo schiantesimo. La sensazione doveva essere simile a quella che
si prova a riemergere da acque profonde, perché il mago annaspò rumorosamente in
cerca d'aria prima di guardarsi intorno spaventato.
-Buongiorno, Peter.- disse la voce di Remus, ancora fredda e ironica come
prima nel vicolo, attirando l'attenzione del prigioniero su colui che si
apprestava a diventare il suo carnefice.
-Non farei un tentativo di trasformarmi se fossi in te. Senti quel laccio
attorno alla gola? E' un collare che impedisce la metamorfosi. Era di Sirius,
capisci? Lo usava se doveva uscire come Padfoot, perché nessun incantesimo
potesse costringerlo a tornare in forma umana. Ho faticato parecchio per
mettertelo, sai? Sei ingrassato, vecchio mio, ma rimedieremo a breve, non
preoccuparti.-
Durante tutto il discorso Remus aveva continuato a riordinare il tavolo senza
guardare Peter, con la noncuranza che da giovane riservava agli argomenti
frivoli come il Quidditch. Ma dopo aver concluso la frase si girò e il suo
sguardo trafisse Wormtail come una lama rovente. Il suo volto era ancora
atteggiato in un ghigno ferino e nei suoi occhi c'era un gelo che Peter non
conosceva, ma che annebbiava persino il colore caldo delle iridi.
-Remus...- cominciò il prigioniero in tono di supplica, ma un incantesimo lo
zittì immediatamente.
-Silencio!- risuonò nel sotterraneo, e prima che l'eco si spegnesse
Peter si ritrovò a muovere inutilmente la bocca da cui non usciva alcun suono.
-No no, Peter, non credo che tu abbia capito. Stanotte io parlo e tu ascolti,
niente piagnistei, grazie. Non rovinare questa bella riunione.- disse il
licantropo e la sua voce, apparentemente dolce, strisciava sulla pelle di Peter
come un brivido gelido.
-Sai,- continuò Remus, in tono quasi casuale, ma senza smettere di trafiggere
gli occhi di Peter come se bevesse il suo panico. -ho sognato a lungo di
catturarti, Pete. Ma adesso che sei qui ho un grosso dilemma. Forse tu puoi
aiutarmi a risolverlo. Il fatto è che ho l'occasione di vendicare finalmente i
Malandrini, ma... non so quale di noi vendicare.-
Moony prese a giocherellare con la bacchetta quasi casualmente mentre la sua
voce si alzava leggermente e i suoi occhi restavano fissi in quelli della sua
preda.
-Potrei semplicemente lanciarti un' Avavda Kedrava. All'inizio avevo pensato
di fare così. Ucciderti come il tuo tradimento ha ucciso James e Lily. Pensaci,
Peter. Un attimo di luce verde e puf! Tu non esisti più. Un istante prima sei
una persona e un istante dopo solo un inutile ammasso di ossa e carne. Non c'è
più vita dentro di te. Irreversibile. Basta un secondo. Non è poi così
difficile, giusto? Due parole e sei cibo per vermi, Wormtail.-
Mentre parlava Moony aveva puntato più di una volta la bacchetta verso Peter,
che ogni volta aveva sentito il sudore scendergli dalle tempie fino ad infilarsi
sotto la tunica lurida. Ma Remus quella notte non aveva ancora finito il suo
gioco.
-Però sarebbe un po' riduttivo, giusto? Voglio dire, James e Lily hanno
lasciato solo Harry quando sono morti. Tu cosa lasci, Peter, al mondo stanotte?
Nulla. Neanche i bei ricordi, amico mio, perché il tuo tradimento schifoso li ha
resi falsi.-
Moony appoggiò la bacchetta e fissò un attimo il tavolo, come a cercare
ispirazione tra i macabri oggetti in bella vista. Quindi scelse una fialettina
piena di un liquido trasparente, la stappò e ne annusò un attimo il contenuto,
poi sorrise soddisfatto e prese ad avvicinarsi lentamente a Wormtail che
tremava. Ricominciò a parlare e la sua voce sembrava una lugubre cantilena.
-Oppure potrei vendicare Sirius. Vendicare i suoi dodici ad Azkaban a
scontare la tua pena.-
Si avvicinò di un passo.
-Sai che cosa ho in mano, Pete? Ti ricordi il nostro esame per i G.U.F.O.
tanti anni fa? C'era una domanda... come recitava? Ah, sì.-
Un altro passo.
-"Formula e preparazione dell'antidoto alla pozione nota come Elisir di
follia mortale." Hai capito che cosa ho in mano Peter? Sai come funziona
questo veleno? Te lo spiego io.-
Ancora un passo.
-Impazzisci, Peter, lentamente, come se un parassita divorasse la tua mente
dall'interno. E sai quanto ci vuole a morire in questo modo, Peter? Dodici ore.
Curioso, vero?-
Il passo successivo portò Moony a poca distanza da Wormtail.
-Ma non adeguato, forse. Dodici ore non sono dodici anni, Peter. Non è
abbastanza. Non è paragonabile a quello che ha sofferto Sirius. Dodici anni di
inferno in terra, con il pensiero costante e tormentoso di aver lasciato solo
Harry. Inaduguato dunque, anche questo.-
Remus richiuse con cura la fialetta e tornò al tavolo. Posò il piccolo
oggetto e raccolse al suo posto un pugnale di ossidiana nera.
-Oppure, Peter, potrei vendicare Remus.-
Passò la lama del pugnale lentamente sul palmo della sua mano, scalfendo la
pelle senza fare uscire neppure una goccia di sangue.
-Potrei usare questo curioso artefatto. Non so esattamente cosa sia, ma
apparteneva ai Black e certamente non mi deluderebbe.-
Rigirò l'oggetto tra le mani.
-Potrei tagliarti prima le dita, almeno quelle che ti rimangono; poi le
braccia o le orecchie. Insomma, farti soffrire un po' prima di ucciderti.
Toglierti tutto quello che fa di te un essere umano, per quanto sgradevole. Un
pezzo alla volta.-
Moony si interruppe e guardò quasi incuriosito il suo prigioniero che si
agitava sulla sedia.
-Cosa c'è, Pete? Vuoi dire qualcosa? Bene, ma ricordati che potrebbero essere
le tue ultime parole, quindi vedi di non sprecarle. Finitem Incantate.-
-R-Remus...- balbettò Peter in tono di supplica, -Non ti riconosco... il mio
v-vecchio amico... sempre così gentile... tu non potresti mai...-
-Hai centrato il punto, Wormtail, per una volta.- Lo sguardo gelido di Moony
ebbe l'immediato effetto di zittire l'Animagus più delle sue parole.
-Io- continuò Moony, -non sono più quello che ricordavi. Tu mi hai reso
quello che sono ora. Mi hai strappato i pezzi uno ad uno. I miei amici. La mia
famiglia. Coloro che mi rendevano umano. Il mio branco.-
Remus fece una piccola pausa per godersi l'espressione di puro terrore
comparsa sul viso del suo prigioniero.
-Vedo che adesso hai capito chi sono, Peter. Remus è morto. Tu l'hai ucciso.
E adesso devi fare i conti con quello che resta. Io sono quello che hai lasciato
dietro di te, l'unico sopravvissuto al tuo tradimento. Io sono il lupo, Peter.
Io sono Moony.-
Nella stanza scese un silenzio gelido, greve di attesa. Sembrava che neanche
l'aria osasse muoversi tra i due maghi intenti a fissarsi. Peter respirava
rumorosamente, incapace per una volta di trovare le parole per impietosire
l'essere che aveva davanti. Moony era avvolto dal silenzio come da un mantello,
e il suo volto sembrava aver perso ogni espressione.
Un leggero bussare alla porta ruppe il silenzio. La voce di Minerva McGranitt
giunse attutita dal legno spesso alle orecchie del carnefice e del prigioniero.
-Lupin, è ora. Stanno aspettando.-
-Grazie, Minerva. Solo un attimo, per favore.- rispose Moony e per un istante
la sua cortesia lo fece sembrare il vecchio Remus di un tempo. Ma il suo sguardo
rimase fisso su Peter e il ghigno da lupo si allargò di nuovo sul volto segnato.
-Allora, Peter. Cosa facciamo con te? Ho pensato a lungo a questo, sai? E poi
ho realizzato un'altra cosa. Che c'è un'altra persona che ho l'occasione di
vendicare stanotte. E sai, credo che sarà lui. Sto parlando di Harry, Peter.
Harry che ha perso i suoi genitori per il tuo tradimento, che ha perso il suo
padrino per la tua codardia, che ha perso anche l'ultimo contatto con la sua
storia quando Remus se n'è andato lasciandomi questo nostro corpo. E' Harry che
verrà vendicato stanotte, Wormtail. E lo vendicherò come lui stesso ha deciso.-
L'espressione crudele era svanita dal viso di Moony mentre andava verso la
porta e la spalancava. Il suo viso era impassibile e i suoi occhi vuoti mentre
due guardie prelevavano di malagrazia Peter dalla sedia.
-Azkaban ti aspetta, mio vecchio amico. Buon viaggio, e addio.-
Minerva McGranitt guardò verso il licantropo, le sopracciglia alzate in
un'espressione di preoccupazione. Ma lui le fece cenno con una mano di stare
bene e lei seguì le guardie fuori dalla stanza senza voltarsi.
Rimasto solo Moony si lasciò cadere sulla sedia che poco prima aveva occupato
Peter, fissando con sguardo vacuo la stanza intorno a lui e gli oggetti
ordinatamente riposti sul vecchio tavolo da tortura. Poi, poggiando stancamente
la fronte sulle mani, Remus chiuse gli occhi e pianse.
FINE
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