Voi che per li occhi mi passaste l'core

di LilianMoonAngel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Voi che per li occhi mi passaste l’core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.
E’ vèn tagliando di si gran valore,
che deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria,
e voce alquanta che parla dolore.
questa vertù d’amore che m’ha disfatto
da’ vostr’occhi gentil’presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.
si giunse ritto l’colpo al primo tratto,
che l’anima tremando si riscosse
veggendo morto ‘l cor nel lato manco.





Voi che per li occhi mi passaste l'core




Capitolo 1

Era sera, una tiepida serata di primavera; il cielo era limpido e il vento viaggiava tra i monti trasportando i profumi, i suoni e i colori delle terre del nord, dolcemente accarezzava gli alberi e i capelli di una ragazza che era appoggiata al cornicione della terrazza nella sua stanza.
I capelli color dell'oro lunghi fino alla vita, il viso esile e bello, gli occhi color della notte che guardavano la luna, mentre la sua mente era altrove, immersa nei suoi sogni, nei suoi desideri, in quelle stupidaggini che tutte le ragazze a quell'età pensavano, ma che lei non avrebbe mai potuto realizzare. Sognava una famiglia, un uomo d'amare, una vita felice. Ma il suo compito era quello di proteggere chi dichiarava l'amore alla luna, la luna che tanto amava, la luna che era e sarebbe sempre stata la casa per tutti gli innamorati.
Erano questi i pensieri di Selene, e non riusciva a toglierli dalla mente, pur sapendo che non si sarebbero mai realizzati.
Dei passi si avvicinarono e una donna le somigliava tanto si appoggiò accanto a lei sul cornicione della terrazza. “E' davvero bellissima la luna sta notte non è vero?” disse la donna.
“Sì, è vero... - Selene sospirò - Però per stanotte la sua bellezza è sprecata” rispose allontanandosi e rientrando nella camera. La donna la raggiunse e si sedette sul letto.
“Figlia mia, anche per te è giunto il momento di prendere marito, non devi fare quella faccia”
“Lo so madre, ma non mi sento ancora pronta a sposarmi”. La fanciulla si sedette davanti allo specchio e iniziò a pettinarsi i capelli. “E poi neanche Eos lo è ancora, perché io dovrei prendere marito?”
“Perché tua sorella ha deciso di rimanere casta finché non troverà quello giusto”. La donna si avvicinò alla figlia, prese la spazzola dalle sue mani e iniziò a pettinarla. “La luna ha bisogno di un erede mia cara, e tu sola puoi darglielo”
“Va bene! Ma perché deve essere proprio un dio? Non potrebbe essere anche un cavaliere?”
“Giammai! - disse la donna inorridita smettendo di spazzolare i suoi lucenti capelli. Poi riprese l'espressione dolce che l'aveva sempre caratterizzata e ricominciò qualche ciocca più in là ad accarezzare con la spazzola i fili lucenti della figlia – Selene, cara, devi capire che un figlio avuto da un umano non sarà mai pari ad una divinità. Ercole ne è una prova. E guarda la fine che ha fatto: gettato nell'Ade insieme a tutti gli altri mortali, nonostante le sue origini per metà divine... Il figlio di due divinità, invece, verrà onorato e rispettato sempre, e avrà pieno potere finché egli stesso non decida di perderlo!”
“Avete ragione madre... - Selene sospirò di nuovo - Non siete venuta per farmi la predica, vero?”
“No figliola, in effetti no. Sono venuta per dirti che siamo pronti, tutti gli ospiti sono arrivati”
“Perfetto, inizia la tortura!” sbuffò la giovane dea alzandosi e avviandosi con la madre verso il salone dei ricevimenti.

Davanti alla soglia c'era un uomo con i capelli lunghi fino alle spalle neri come la notte. Teia si avvicinò a lui e lo baciò teneramente, lui ricambiò con la stessa passione e la strinse a sé. Selene guardò i genitori con uno sguardo dolce, ma che nascondeva una punta di gelosia e invidia, perché anche lei avrebbe voluto una persona accanto a lei che la amasse con la stessa dolcezza e la stessa passione, ma non sarebbe mai successo.
“Buona sera, padre” disse con un filo di voce. Iperione lasciò Teia e si avvicinò insieme a lei alla figlia.
“Buona sera, figlia mia – sorrise dolcemente e le carezzò una guancia - Spero che tu sia pronta per il grande evento”
Selene lo guardò incerta. Poi rispose sommessa: “Sì... E vorrei sapere almeno chi avete in mente come mio sposo”
“Nessuno in particolare, ma molte divinità mi hanno chiesto la vostra mano, figliola”
“Chi in particolare?” chiese leggermente curiosa.
“Beh... Odino mi ha chiesto di voi, anche Pan, Efesto, ed Ares, Tritone e Apollo, persino Hades ha chiesto di voi”
“Hades? - chiese scioccata Selene al padre – Padre, non volete veramente darmi in sposa a lui spero!”

Cosa ci sarebbe di male? Hades sarebbe un ottimo partito, cosa non va in lui?”
“Nulla, è solo che... “
“Dimmi figlia mia, cosa c'è che non va?”
“Nulla padre, nulla”
Iperione le sollevò leggermente il viso e la guardò negli occhi. “Non lo ritieni un partito adatto per dare alla luna un figlio degno del suo nome, vero?”
Selene annuì e abbassò il capo. “Non perché non lo trovo adatto, ma... Ecco, ho la sensazione che non potrebbe dare un figlio degno della Luna”
Iperione annuì alle parole della figlia e l'abbracciò con tenerezza, accarezzandole i capelli e rassicurandola. “Tranquilla piccola mia, non sposerai nessuno che tu non voglia”
Lei sorrise guardandolo negli occhi e si sentì più rilassata; adorava sentirsi coccolata, come quando era una bambina.
“Padre, e se fosse un cavaliere la persona che volessi sposare?” chiese gentilmente ed esitante la fanciulla.

Iperione la guardò con uno sguardo scioccato.“Come...? Cosa ti salta per la testa Selene?”
“Era... era solo un'idea”
“Bene, non voglio sentire di nuovo una cosa del genere! Intesi?” disse Iperione con tono severo.
“Certo padre” rispose la dea con tono triste e abbassò lo sguardo. Iperione sorrise e l'accompagnò dentro la sala da ballo.
La sala era piena di Dei e Cavalieri, ed anche i Titani si trovavano lì. Selene sentiva il cuore battergli all'impazzata nel petto, non aveva mai visto tante persone tutte in una stanza, si sentiva spaurita e confusa. Suo padre si accorse di questo e le sussurrò dolcemente all'orecchio: “Tranquilla, non mordono mica”. Selene a quelle parole si calmò.
Insieme si avviarono verso il centro della sala e lì Iperione prese la parola: “Signori e Signore, Dei, Dee e Cavalieri di ogni terra, che venite dalla terra e dal mare, dalle fredde terre del nord o dalle lussureggianti terre della Grecia, ho l'onore di presentarvi la mia dolce figlia, Selene, che oggi festeggia i suoi vent'anni”

Un applauso caloroso rimbombò per la stanza, Selene abbassò lo sguardo e arrossì leggermente.

Un uomo alto dai capelli castani si avvicinò a lei e s'inchinò rivolgendole un sorriso. “Lady Selene, è un onore vedervi. Mi avevano raccontato che la vostra bellezza non era pari ad una divinità dell'Olimpo, ed è vero! Siete splendida Milady, degna di governare sulle terre di Asgard!”

Selene arrossì delicatamente e abbassò lo sguardo. “Voi siete Odino, è un onore conoscervi” fece un lieve inchino, alzò lo sguardo e in pochi secondi si ritrovò circondata da altri Dei e Cavalieri. Dopo mezz'ora con loro, qualcuno la tirò via da quel caos e la portò fuori dalla cerchia di uomini, al centro della sala.
“Vi devo ringraziare, chiunque voi siate” rispose Selene prendendo fiato.
“Dovere di Cavaliere, Milady” disse il giovane, Selene alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi: erano di un blu intenso, i capelli biondi lunghi fino a metà schiena e indossava un'armatura dorata. Selene rimase rapita da quell'uomo e si sentì debole, come se l'avessero ferita al petto con una freccia e tutte le sue energie si stessero spegnendo in quel momento. Il ragazzo la guardò con aria confusa e lei arrossì; non aveva mai avuto rapporti con persone dell'altro sesso, a parte i suoi parenti, e per lei questa festa era un miscuglio di sensazioni d'imbarazzo.
“Perdonatemi...” rispose Selene con un tono dolce e imbarazzato, il ragazzo sorrise dolcemente e s'inchinò davanti a lei.
“Perdonatemi voi, Milady, per avervi creato un simile imbarazzo. Io sono Shaka, Cavaliere della sesta casa della Vergine, uno dei dodici Cavalieri d'Oro al servizio della dea Athena. È un onore conoscervi”

Selene sorrise e s'inchinò a sua volta. “Il piacere è mio Cavaliere”
“Milady, sono venuto a salvarvi perché la mia signora voleva parlare con voi, se le è concesso”
“Ma certamente Cavaliere, mi farebbe molto piacere parlare con lei”
“Bene, se volete seguirmi, Milady...”. Shaka le porse la mano e l'accompagnò verso un gruppo di donne che chiacchieravano felicemente tra loro.
Le Dee erano cinque: una aveva i capelli lunghi di un viola scuro e portava un abito bianco tenuto con una cintura dorata sotto il seno, vicino a lei c'era un'altra donna con i capelli bianchi indossava delle vesti pesanti, tipiche delle terre del nord, un'altra portava abiti leggeri ed eleganti e il suo viso era di una bellezza mai vista prima, l'ultima portava un copricapo con delle spighe e le sue vesti rappresentavano la natura. E in mezzo a loro si trovava una donna che portava abiti regali e in mano uno scettro. Selene s'inchinò davanti a loro, presentandosi.
“Signore, questa è Selene, la figlia d'Iperione” rispose Shaka inchinandosi.

La ragazza con i capelli viola scuro si voltò. “Grazie mio nobile Cavaliere, potete andare”

Shaka fece un inchino e si avviò verso i suoi compagni.

Dolce Selene, sono così felice di conoscervi finalmente. Siete davvero stupenda, mia cara!”
“Vi ringrazio Dea Athena, ma non sono nulla di speciale, sono come voi”
“Ha ragione Athena, lei è pari a noi, non puoi trattarla come una dea superiore” rispose la donna al centro che portava lo scettro, guardava Selene con uno sguardo altezzoso, provocandole molto fastidio. Ma la fanciulla faceva buon viso a cattivo gioco.
“Suvvia Era, non dobbiamo trattarla come l'ultima arrivata, presto sarà vostra parente, oppure la mia signora, e per me sarebbe un enorme piacere essere la vostra sacerdotessa, cara Selene” rispose la donna con i capelli bianchi che indossava gli abiti pesanti.
“Vi ringrazio... ehm, perdonatemi ma non so chi siete” rispose Selene imbarazzata.

La donna sorrise e si presentò. “Il mio nome è Hilda di Polaris e sono la sacerdotessa di Odino e regina di Asgard, è un onore conoscerla Dea Selene”
“E' un piacere conoscerla, Hilda”
“Mia cara nipote, vi vedo raggiante questa sera” disse la dea dai capelli biondi e gli abiti leggeri.
“Cara zia Afrodite è un piacere vedervi qui” Selene fece un piccolo inchino.
“È bello rivederti dopo tanti anni, spero che tu stia bene”
“Io sto bene cara zia, e voi?”
“Non posso lamentarmi” rise insieme alle altre Dee, mentre Selene volse lo sguardo verso un gruppo di cavalieri non lontano da loro che tenevano lo sguardo fisso su di loro: erano in dodici e tutti con un’armatura dorata. Tra loro c’era anche Shaka, che parlava con un altro giovane con i capelli lunghi viola chiaro. Lo sguardo di Shaka era perso nel vuoto, nei suoi pensieri. Selene distolse lo sguardo da lui, salutò le dee e si avviò verso la terrazza, per prendere un po’ d’aria.

Il vento che soffiava in quel momento era freddo e violento, come un lama affilata. Ma la giovane dea si avviò comunque verso il giardino e si sedette sotto un albero; la testa le girava, sentiva il cuore pesante, che allo stesso tempo batteva ad un ritmo spietato, come se dovesse esplodere in quel momento e non capiva il perché.
“Milady…” disse una voce vicino a lei; Selene si spaventò e si alzò di scatto da terra. Vide Shaka a pochi passi da lei. “Perdonatemi Milady, non volevo spaventarvi! Ho notato che eravate uscita e volevo sapere cosa stavate facendo”

Selene fece un respiro profondo e si rilassò. “Come avete visto non stavo facendo nulla”
“Perdonatemi se vi ho mancato ancora di rispetto, divina Selene”
“No, non lo avete fatto, mi avete solo spaventata” rispose con tono impacciato.

Shaka alzò lo sguardo verso di lei e la fissò negli occhi e di nuovo Selene riprovò quella sensazione di debolezza e di smarrimento; fece un passo indietro ed inciampò. Shaka la prese per i fianchi e l’avvicinò a sè. Selene arrossì violentemente e distolse subito lo sguardo da lui. Shaka la lasciò andare e si allontanò. Lei rimase lì, a guardarlo andare via, confusa e con il cuore che batteva a mille.

Ci volle qualche minuto perché si riprendesse, ma poi rientrò in sala.

Appena varcò la soglia della sala suo padre si avvicinò a lei. “Selene dov’eri finita, devi venire con me, Hades vuole parlarvi”
“Hades?”
“Sì, seguimi, è molto impaziente di conoscervi!”. La prese per mano e la portò dall’altro lato della sala, lontano da tutti. Hades era lì, circondato da tre uomini con l'armatura nera come la notte. Accanto a lui c’era una donna con i capelli lunghissimi neri lisci e indossava un abito dello stesso colore.
“Salve Hades, è un piacere fare la vostra conoscenza” disse Selene inchinandosi.

Hades socchiuse gli occhi e li riaprì subito dopo sorridendo.“Il piacere è mio Lady Selene, le voci che giravano su di voi sono vere, siete splendida!”
“Siete un adulatore, non sono diversa dalle altre dee che sono in questa sala”
“Come siete modesta! Stanotte siete voi la luce che illumina tutta la sala e i cuori della gente!” rispose sorridendo; Selene notò che nei suoi occhi c’era una punta di malvagità, mentre negli occhi della donna c’erano invidia e rabbia.
“Oh perdonatemi, Milady vorrei presentarvi mia sorella Pandora Heistein” disse indicando la donna accanto a sé. Lei fece un piccolo inchino che Selene ricambiò allo stesso modo. “Potrei parlarvi in privato grande Iperione? Così potremo discutere di quella piccola cosa che abbiamo lasciato in sospeso...”
“Certamente, caro nipote”. Iperione guardò negli occhi la figlia visibilmente preoccupato. Ma si allontanò con Hades.
“E così voi sareste la donna che mio fratello vorrebbe come regina degli inferi? Ha davvero perso il senno!” disse ridendo la donna.
“Potrei sapere il perché Lady Pandora?” chiese Selene educatamente.
“Siete… troppo candida mia cara, non siete degna di governare l’Hade, e i giudici sono certamente d’accordo con me” disse rivolgendosi ai tre uomini che erano dietro di lei.
“Forse avete ragione, io non sono degna di salire sul trono degli Inferi. E sinceramente non considero vostro fratello degno di dare un erede alla Luna!” rispose Selene con tono arrogante. Gli occhi di Pandora si accesero di rabbia come quelli dei tre giudici infernali.
“Che assurdità dite Selene? Solo Lord Hades è degno di dare un figlio alla Luna!”
“Ne siete sicura Lady Pandora? Secondo me il cuore di vostro fratello è troppo… come potrei definirlo?, troppo malvagio per dare un erede alla Luna! Preferirei un cuore puro piuttosto.”
“Nessuna divinità ha il cuore puro come vorreste voi!”
“Chi ha parlato di divinità?” disse divertita Selene.

Pandora trattenne il respiro e poi rispose: “Sciagurata donna, volete dare un figlio per metà divino come erede della Luna?”
“Voglio dare alla Luna un erede con il cuore puro che possa governare con saggezza!”
“Siete pazza, porterete la Luna alla rovina, la macchierete di disonore!”
“Non credo sarà così mia cara Pandora. E ora, se volete scusarmi, avrei altri ospiti da visitare. Arrivederci” fece un piccolo inchino e si allontanò da loro.
Dopo poche ore il ricevimento finì e la sala si svuotò.

Selene tornò nella sua stanza, ma non dormì. I suoi pensieri erano a quegli occhi blu notte e a quei capelli color del grano e sentiva gridare nel suo cuore il suo nome: Shaka di Virgo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


L’alba era sorta da poco, piano piano la città di Atene si stava risvegliando, ma già nel grande tempio c’era movimento.

Il cavaliere delle nona casa scese la scalinata fino alla sesta casa. Arrivato lì vide il cavaliere della Vergine immerso nella sua meditazione.
“Perché siete venuto qui da me Aiolos?” disse Shaka aprendo gli occhi.
“Amico mio, credo che tu sappia il perché” rispose Aiolos.

Shaka si alzò e guardò negli occhi l’amico. “Sinceramente no, spiegati meglio”
“La guerra tra Dei e Titani è vicina, ormai manca poco. Athena vuole che ci prepariamo, entreremo anche noi in campo”

Lo sguardo di Shaka si fece cupo e si distaccò da quello dell’amico. “Parteciperanno tutti a questa guerra?”
“Delle nostre divinità sì, dei Titani l’intero consiglio, a quanto ho saputo”
“Al consiglio dei Titani si entra appena compiuti vent’anni” sussurrò Shaka.
“Sì... E se so a cosa stai pensando, anche Selene parteciperà alla guerra” rispose Aiolos.

Shaka uscì dalla sesta casa e si avviò verso il grande tempio.

“Dove stai andando?”
“Dalla Milady, voglio saperne di più” e salì la scalinata fino ad arrivare al Grande Tempio per raggiungere le stanza della dea Athena. Arrivato lì s’inchinò davanti a lei.
“Salve Shaka, come mai siete qui?” chiese dolcemente Athena al suo Cavaliere.
“Sono qui per chiedervi una cosa importante”
“Ditemi pure, sono a vostra disposizione” rispose la Dea.

Shaka abbassò lo sguardo. “Volevo chiedervi informazioni su questa nuova guerra, tra Titani e Divinità... Qual è il motivo? Cioè, perché si combatte?” chiese Shaka cercando di non far capire il vero significato della domanda.
“Solo questo?”

Il Cavaliere annuì.

“La risposta è semplice Shaka: loro credono di essere superiori a noi. È stato Crono a dichiarare guerra, e noi gliela daremo” rispose Athena con disprezzo.
“Capisco…”
“Potrei sapere perché mi avete chiesto questo?”
“Solo per curiosità” rispose abbassando ancora di più lo sguardo.
“Capisco... Devo ammettere che un po’ mi dispiace, alcuni membri del consiglio dei Titani mi stanno davvero simpatici, sarebbe un peccato ucciderli. In fondo i figli d’Iperione non hanno colpa, ma a quanto pare saranno i più giovani a partire per primi in questa guerra” disse con aria seria Athena guardando fuori.
“Allora è vero, parteciperanno anche loro!” disse scioccato Shaka. Sperava che questo fosse solo uno scherzo.
“Purtroppo sì. E questo mi rattrista molto. Soprattutto per la povera Selene, quella ragazza è molto dolce, ed io capisco perché molte delle divinità olimpiche abbiano perso la testa per lei. Ha davvero un cuore d’oro”
“Non c’è un modo di salvarli?” chiese visibilmente preoccupato.
“Forse... Iperione non manderebbe mai i figli a combattere. E spero per lui che rimangano a casa con la madre - rispose la Dea - Ma spiegatemi, perché volete saperlo Shaka?”

Shaka distolse lo sguardo dalla sua signora e si voltò dalla parte opposta. “N-nessun motivo in particolare, Milady”
“Uhm, come volete voi - rispose divertita Athena - Se volete, potete andare Shaka”

Il Cavaliere si alzò, fece un inchino e si avviò verso la sesta casa.

Aiolos lo fermò davanti all’entrata della nona casa. “Allora? Ti sei convinto adesso? Dobbiamo prepararci per questa guerra!”
“Sì”
“Allora mi spieghi dove stai andando?”
“Alla sesta casa, dove dovrei andare?”
“Andiamo Shaka, come se nessuno di noi non si sia accorto degli sguardi che rivolgevi a Selene. Ammettilo, non puoi più tenerlo nascosto, anche Athena si è accorta di ogni cosa!”
“Ti stai sbagliando, Aiolos! E poi non sarebbe possibile: lei è una divinità, ed io non sono altro che un Cavaliere”
“E' per questo che devi dimenticarla, non fa per te”
Shaka si girò verso Aiolos con sguardo severo. “Te lo ripeto: non ho alcuna intenzione verso di lei”
“Lo spero! Anche perché gira voce che diventerà sposa di Hades. Ha già chiesto la sua mano ad Iperione” disse Aiolos scherzando, ma Shaka non lo ascoltò, era già lontano.

Lontano da Atene, narrava la leggenda, si trovava un'isola rigogliosa e selvaggia. I grandi filosofi greci la chiamavano “Isola dei Beati” e narravano che lì vivessero i grandi Titani, e che su quell'isola vivessero anche la pace e la serenità.

Ma sicuramente ciò non accadeva in quel momento.

Infatti delle urla venivano da un palazzo costruito in mezzo all’isola: il Concilio era aperto.
“No, non permetterò che i miei figli combattano questa guerra! Sono inesperti! Potrebbero lasciarci la vita ed io combatterò per quattro piuttosto che vederli morire sotto i miei occhi!” urlò Iperione contro il fratello Giapeto.
“Non me ne frega nulla della tua decisione, Iperione! Nostro padre ha deciso che ogni membro del Concilio partecipi alla guerra. Cosa importa se perderanno la vita? Anche noi potremmo perderla, ma questo pare non t’importi!” rispose urlando Giapeto.
“Sono d’accordo con Iperione. Nessuno dei suoi figli dovrebbe partecipare, non sono abbastanza esperti per partecipare” rispose Oceano cercando di calmarli.
“Cosa? Se la pensiamo così allora non dovrei partecipare nemmeno io per non vedere i miei figli morire, vero? Ma siete diventati pazzi?” urlò Rea contro Oceano con tono di sfida.
“Non sto dicendo questo, penso solo che Iperione abbia ragione, tutto qui”
“Ammettilo Iperione, non vuoi che i tuoi figlioletti vadano in battaglia per non essere umiliato davanti a tutti” disse Giapeto ridendo.
“Ora basta, questo è troppo!” Iperione si scagliò contro il fratello e lo afferrò per la gola.
“Iperione! Lascialo subito!” urlarono i suoi fratelli.
“Padre! Per favore lasciatelo andare!” urlarono Eos e Selene che erano accanto a lui. Iperione guardò le sue figlie e lo lasciò andare. Poi lasciò la Sala con i figli e la moglie dietro.
“Padre, vi prego fermatevi!” gridò Selene e lui si bloccò.

La fanciulla si avvicinò e lo guardò negli occhi: il suo sguardo era basso e triste. “Padre… “

Iperione alzò lo sguardo e l’abbracciò. “Non voglio che voi partiate con noi. Se vi succedesse qualcosa non me lo perdonerei…”
“Padre non dovete pensarci minimamente, non succederà nulla” rispose Selene cercando di consolarlo.
“Ma voi non siete capaci di combattere, non avreste possibilità” disse sconsolato.
“Possiamo provare! Io non ho paura di morire per difendere i miei ideali!” rispose Elios esaltato.
“E’ fuori discussione! Nessuno di voi parteciperà a questa guerra! Parlerò con Urano e tenterò di convincerlo... - abbracciò i figli e la moglie - Farò qualsiasi cosa perché voi non facciate la mia stessa fine, non me lo perdonerei mai”
“Padre, per favore non dite così, non vi succederà nulla, lo so!” rispose con le lacrime agli occhi Selene.

Iperione le accarezzò il viso, le asciugò le lacrime e la coccolò dolcemente tra le sue braccia. “Ora torniamo a casa, non abbiamo nulla da fare qui”
“Sì” dissero in coro i figli, e insieme si avviarono verso casa.
La stessa sera Eos entrò nella stanza di Selene per parlarle.

Quando entrò la trovò al balcone con lo sguardo rivolto verso est. Si avvicinò a lei e si appoggiò al cornicione. “Perché hai lo sguardo rivolto verso Atene?”

Selene saltò in aria e arrossì violentemente. “Oh nulla Eos! Così, è per vedere” rispose imbarazzata.

.Eos la coccolò un po'. “E' inutile che neghi, tanto so che hai un debole per il Cavaliere della Vergine! E poi è un gran bel partito, complimenti!”
“Ma papà non accetterà mai. È un cavaliere, non una divinità”
“Beh, riusciremo a convincerlo. Intanto potrei farlo felice io” disse rientrando in camera e sedendosi sul letto.

Selene la guardò scioccata. “Perché? Cos'è successo?”
“Credo di aver trovato l'amore”
“Chi? Voglio saperlo! Dimmi chi è?” chiese emozionata Selene alla sorella.
“Ecco... si tratta di Arawn... una... una divinità Celtica” disse Eos nascondendo il suo viso che era di un rosso porpora.
“Aspetta, era per caso il ragazzo con cui hai parlato per tutto il tempo al mio compleanno? Quello alto, capelli lunghi bianchi, viso pallido...”
“Sì, è lui...” disse Eos abbassando lo sguardo.
“Mi piace! È davvero bello! E ha uno sguardo così neutro, mi ricorda... - Selene si fermò e abbassò lo sguardo - ... Shaka”
“In effetti, ora che me lo fai notare, si assomigliano molto - disse pensierosa Eos. Poi rivolse lo sguardo verso Selene - C'è qualcosa che non va Selene?”
“Pensavo alla nuova guerra.... Ho paura che succeda qualcosa”
“Oh dai, è un Cavaliere! È abituato a tutto questo!”
“Lo so, ma non è una guerra come le altre! Combatterà contro i Titani, potrebbe succedere di tutto!”
Selene si coprì il viso con le mani e si mise a piangere. Eos si avvicinò a lei, l'abbracciò e le accarezzò la testa, cercando di consolarla.
“Su sorellina calmati, vedrai che andrà tutto bene, fidati!”
“Lo spero Eos” disse Selene singhiozzando.
“Facciamo così: ora vai a letto e ti riposi. E domani andiamo al lago, d'accordo?” disse dandole un bacio sulla fronte.
“D'accordo - disse la giovane Dea un po' rincuorata - Buonanotte”
“Notte sorellina” le augurò Eos uscendo dalla stanza. Selene si sciacquò il viso ed andò a dormire. Ma anche quella notte non dormì. I suoi pensieri erano preda di brutti presentimenti e di incubi, e sperava con tutto il cuore che quei sogni non si avverassero per niente al mondo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

La notte stava per calare, un rumore di passi si sentiva nel palazzo dei Titani.

Un ragazzo con i capelli azzurro chiaro e scompigliati bussò alla porta di una stanza in fondo al corridoio, aspettò per qualche minuto senza risulati. Bussò di nuovo, ma nessuno rispose. Alla terza volta decise di entrare comunque ed aprì la porta con una chiave che teneva dentro la tasca. Si avvicinò al letto argenteo che troneggiava nella stanza, dove trovò una ragazza con i capelli biondi che dormiva beatamente stringendo il cuscino. Lui scosse la testa e cominciò a strattonarla, finché non si svegliò.

La ragazza lo guardò confusa e rispose con tono assonnato. “Elios, cosa ci fai qui? Come sei entrato?”
“Ho fatto una copia delle chiavi delle vostre stanze. Su alzati, hai un impegno con tua sorella, sei in ritardo di 3 ore!”
“Cosa?? - chiese scioccata Selene alzandosi dal letto - Mamma mia, sono in ritardissimo!”
“Sbrigati! Eos già è furiosa perché ha dovuto rinunciare alla gita al lago, dovrai trovare una buona scusa per salvarti dalla sua ira!”
“Sì, subito, arrivo!” urlò la Dea. E vestendosi di fretta si avviò correndo nella stanza della sorella. Entrando si avvicinò a lei urlando. “Sorellina mi dispiace, non mi ero accorta che fosse così tardi! Mi dispiace davvero tanto, perdonami!”

Eos la guardò confusa; lei era ancora in vestaglia, in mano teneva lo spazzolino e si stava avviando verso il bagno. “Selene, calmati, non dobbiamo ancora partire” disse assonnata.

Selene la guardò scioccata, la bocca spalancata e lo sguardo perso nel vuoto. Si girò verso la porta è osservò il fratello che entrava ridendo come un pazzo. Selene divenne rossa in viso e lo guardò malissimo. “Stupido, mi hai fatto prendere un colpo!” disse urlando contro Elios.
“Dai, non è successo nulla! Era solo uno sciocco scherzetto innocente - disse il Dio asciugandosi gli occhi - Oddio com’è divertente la tua faccia!”

Selene lo guardò adirata e urlò: “Ti odio!”
“Selly, non prendertela. Adesso andiamo, prima che ci veda nostro padre. A dopo Elios” disse Eos trascinando la sorella fuori dalla stanza.
“Non lo sopporto quando fa così, mi da sui nervi! Perché mi prende sempre in giro?” disse Selene sbuffando.
“Dai, in fondo non puoi aspettarti altro da nostro fratello! Andiamo dai!” disse trascinandola con sé fino alle scale.
“Va bene, spero che nient'altro vada storto” disse sbuffando Selene.
“Beh non andrà nulla storto se mi dite cosa state facendo voi due signorine” disse una voce profonda dietro di loro. Eos e Selene si girarono lentamente terrorizzate, il padre le guardava severamente.
“Ehm... buongiorno padre... ecco... noi...” disse Eos balbettando.
“... stiamo andando a fare un giro” disse Selene decisa.

“Ah sì? E dove di preciso?” disse nervoso Iperione alle figlie. Selene ed Eos si guardarono negli occhi terrorizzate e poi risposero tenendo lo sguardo basso. “Andiamo al lago, vicino ad Atene” dissero insieme.
“Siete impazzite?! Volete farvi uccidere dalle ninfe di Artemide? È territorio loro, lo sapete?!” disse adirato, i suoi occhi avevano preso un colore rosso scarlatto.
“Solo l'ala nord è territorio delle ninfe. Noi staremo a sud, lo promettiamo!”

“Non ha importanza! Ora filate nelle vostre stanze signorinelle, siete nei guai fino alla punta dei capelli!”

“Cosa?? Per quale motivo padre? Non abbiamo fatto nulla!” dissero Selene ed Eos in coro.
“Niente ma signorine! Filate subito in camera vostra, senza fiatare, siete in punizione fino al mio ritorno dalla guerra” rispose urlando Iperione.
“No” rispose a tono Selene.
“Sì” rispose Iperione alla figlia.
“No”
“Sì”
“No”
“Sì invece! Ed ora andate, prima che decida di mettervi in punizione fino al resto dei vostri giorni!” disse infuriato Iperione. Selene ed Eos, rassegnate alla decisione del padre, si avviarono verso le loro stanze. Selene chiuse la porta sbattendola ferocemente e si buttò sul letto piangendo. Dopo qualche minuto Iperione entrò nella sua stanza e vedendola piangere si sedette accanto a lei e iniziò ad accarezzarle i capelli.
“Perché mi fate fare sempre la figura del padre cattivo ed insensibile? Io voglio solo il vostro bene”
“Perché non ci permetti mai di fare nulla! Oltre alle mura dell'isola io non so cosa ci sia o come sia!” disse Selene furiosa.
“Lo so, ma non posso fare nulla - disse Iperione abbracciandola dolcemente - ho paura che vi capiti qualcosa”
“Lo so papà” disse Selene ricambiando l'abbraccio e accarezzandogli il viso.
“Va bene... E va bene, su, preparati. Potete andare al lago, ma solo fino a mezzogiorno. A quell'ora vi voglio qui”
“Davvero? Oh grazie papà!” disse Selene abbracciandolo ancora più forte e baciandolo sulla fronte.
“Di nulla - sorrise - ma ora vai! E da domani, in punizione per due settimane” disse sereno Iperione.
“Ok papà” rispose Selene avviandosi verso la stanza della sorella. Iperione rimase lì seduto sul letto fissando la porta per qualche secondo.
“Oceano” disse sottovoce, e subito dietro di lui apparve la figura del fratello; i capelli blu come le onde del mare riflettevano i raggi del sole che stava spuntando, gli occhi fissi verso l'orizzonte, come assorto nei suoi pensieri.
“Dimmi fratello, perché mi hai convocato? È successo qualcosa?” disse tranquillamente senza distogliere lo sguardo.
“Devo chiederti un enorme favore... Ti chiedo... di seguire le mie figlie, di proteggerle se sarà necessario”
“Mi stai chiedendo di spiarle per caso?” rispose Oceano scioccato dalle parole del fratello.

Iperione si girò verso il fratello. “Non voglio che le spii! Voglio solo che le controlli a distanza, visto che stanno andando al lago vicino Atene. Ed essendo territorio delle ninfe di Artemide, non avranno scrupoli ad ucciderle” rispose preoccupato.
“In questo caso va bene, le osserverò da lontano... Però devi farmi un favore fratello”
“E quale sarebbe? Sentiamo!”

“Non permettere a Selene di sposare Hades, le faresti solo del male”
“Voglio solo il meglio per le mie figlie! E se lui è la persona giusta lo sposerà, con o senza il vostro consenso, fratello”
“Io credo che starebbe meglio con un Cavaliere... sarebbe felice”
“Mai! - urlò Iperione - Preferisco morire piuttosto che vedere mia figlia sposata con un lurido umano!”
“Non dire così! Ci sarà qualche Cavaliere che è degno di diventare una divinità... E io lo troverò!”
“Figurati! Ma se lo trovi avvisami, e se piacerà a mia figlia, le permetterò di sposarlo. Ma adesso scusami, nostro padre mi ha chiamato, voleva parlarmi” disse Iperione uscendo dalla stanza.
“E credo di sapere di cosa. Ora vado, a dopo fratello”. Oceano uscì dalla stanza raggiungendo le nipoti ad Atene.


Il sole era sorto da un pezzo, le acque del lago riflettevano i raggi del sole, il vento accarezzava dolcemente le chiome degli alberi rendendo l'aria frizzantina. Selene ed Eos avevano appena raggiunto il lago, così che rimasero meravigliate da quello spettacolo.
“È... davvero stupendo, non mi sarei immaginato nulla del genere!” disse Eos entusiasta.
“Neanche io Eos, tutto questo è davvero meraviglioso!” rispose Selene sedendosi sotto un albero sfogliando un libro. Eos invece poggiò a terra un asciugamano da spiaggia.
“Selene, non dirmi che è di nuovo quel libro di quell'autore greco che parla delle nostre origini! L'avrai letto un milione di volte, non ti ha stancato?”
“L'ho letto solo una decina di volte! E poi non è quello... È una raccolta di poesie dal 1200 al 1600” rispose senza distogliere lo sguardo dal libro.
“Sei davvero una secchiona Selene! Perché un giorno di questi non fai qualche scherzo a mamma e papà con me ed Elios? Almeno non sarai l'unica a non prendere sculacciate da nostro padre!”

Certo, mio fratello non poteva lasciare i suoi geni dispettosi per sé. Doveva pur contagiare qualcuno in famiglia. E visto che con me non c'era riuscito, Eos era diventata la sua assistente a tutti gli effetti. Se non peggio.

“Perché preferisco stare in disparte... E poi non voglio fare la tua fine, come per esempio quando hai quasi fatto esplodere la cucina, o quando hai colorato di rosa i vestiti di papà”
“Ahahahah sì me le ricordo, è stato davvero esilarante! Peccato che dopo mi sono presa non solo le sculacciate, ma anche otto mesi di punizione!”
“Ecco! E visto che io ho la fedina pulita, preferisco tenerla tale” rispose Selene sfogliando le pagine del libro.
“Dai, solo una volta!” chiese supplicando la sorella.
“Ti ho salvato più di una volta, sono la più piccola e intanto sono il vostro avvocato difensore! per favore, evitiamo Eos. Già mi basta il fatto che devo sposare Hades, ora mi chiedi pure di mettermi nei guai con nostro padre? Un guaio già l'ho combinato”
“E quale sarebbe?”
“Innamorarmi di un Cavaliere... - disse la fanciulla con aria sognante e malinconica - Se lo viene a scoprire papà di sicuro mi uccide”
“Beh... non ci pensare, forse capirà”
“Stai scherzando? La mamma capirebbe, ma papà... mai! Preferisce farsi uccidere piuttosto che vedermi sposata con un Cavaliere!”
“Come dici tu, io vado a farmi un bagno ma... - prese velocemente il libro dalle mani di Selene - insieme a questo! A dopo sorellina”. Eos si tuffò in acqua.
“EOS! Guasta feste!” urlò arrabbiata Selene rimanendo seduta sull'erba. Dopo un po' di tempo decise di alzarsi e di fare una piccola passeggiata vicino alle sponde del lago. Si inoltrò verso il bosco per sgombrare la testa dai pensieri, quando ad un tratto sentì una mano sulla sua spalla. Si girò di scatto e vide lo zio Oceano che le sorrideva.
“Dove stai andando Selene?” chiese gentilmente Oceano alla nipote.
“Io? Da nessuna parte, volevo fare una passeggiata... tutto qui” rispose Selene con lo stesso tono gentile. Oceano sorrise e le accarezzò il viso.

“Piccola, sai che devi stare attenta in queste zone, le ninfe di Artemide potrebbero vederti e catturarti”
“Lo farò, ma non sono più una bambina, so badare a me stessa”
“Vallo a dire a tuo padre, poi ne parliamo cara” disse scherzando Oceano, Selene sbuffò.
“Uffa, ci aveva promesso che ci avrebbe dato fiducia, e invece non è così”
“Su piccola, vostro padre vuole solo difendervi. Siete le sue figlie, è normale che si preoccupi un po' per voi!” disse Oceano abbracciandola e coccolandola.
“Lo so, ma zio, io vorrei che ci desse un po' più di fiducia, non siamo più bambine!”
“Un giorno lo farà, stai tranquilla. Comunque, io vado al lago a vedere che combina tua sorella. Tu non combinare guai, intesi?”
“Contaci zio!” rispose Selene con un sorriso ed Oceano sparì tra gli alberi. La ragazza passeggiò ancora per un po', finché non si trovò in una radura. La luce che trapelava dalle folte chiome degli alberi era riflessa dal piccolo ruscello che si trovava lì.

Selene notò quasi subito che davanti a lei si trovava un cavaliere con l'armatura dorata; non ci mise molto a capire che si trattava di Shaka.

Rimase paralizzata, non sapeva cosa fare.

Si spostò lentamente, rompendo un ramo secco che era sotto i suoi piedi. Shaka lo sentì e si girò immediatamente, ma non vide nessuno, così si alzò e si avvicinò al luogo dove aveva percepito il rumore. La fanciulla si spostò immediatamente ed entrò nella radura, Shaka la vide e le sorrise dolcemente. “Milady, cosa ci fate qui? E perché vi stavate nascondendo? Avete paura di me per caso?”

Selene arrossì di colpo ed abbassò lo sguardo. “No, è che... vi stavate allenando, non volevo disturbarvi”

Si avvicinò a lei e le sollevò il viso. “Mi siete mancata Milady, temevo di non rivedervi più”

Selene lo guardò scioccata. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere! “Anche voi mi siete mancato Shaka, mi dispiace avervi fatto preoccupare”
“Fa nulla Milady” rispose dolcemente accarezzandole il viso. Si allontanò immediatamente, dandole le spalle. La dea si avvicinò a lui, che subito si allontanò verso il ruscello. Si sciacquò il viso e rimase lì, a fissare la sua immagine riflessa nell'acqua. Selene rimase lì a fissarlo, sospirò e si allontanò lentamente tornando dalla sorella. Shaka lo notò; l'afferrò per il braccio e la fermò, lei si girò di scatto e lo fissò negli occhi.

Il cavaliere la strinse al suo petto non smettendo di guardarla negli occhi. “Milady... non andate via...” sussurrò fissandola intensamente. Selene abbassò lo sguardo arrossendo, mentre il suo interlocutore sorrideva. Con un dito le sollevò il viso “Milady... c'è una cosa... che devo dirvi assolutamente”.
Selene notò che le mani di Shaka tremavano, e gli accarezzò il viso con le dita, cercando di calmarlo. “Shaka... state tremando, cosa vi succede?” chiese dolcemente.

Lui si rilassò e poggiò la testa sulla sua spalla, stringendola a sé ancora di più. La dea rimase immobile, sorpresa dal gesto del cavaliere. “Milady, c'è una cosa che dovete assolutamente sapere, è molto importante...”
“Allora ditemela, mi piacerebbe tanto saperla” Selene gli carezzava i capelli.

Shaka alzò lo sguardo e lo incatenò a quello della fanciulla. “Non so come spiegarvelo, è... difficile, almeno a parole” disse sottovoce.

Selene sorrise e gli accarezzò il viso con la mano. “Spiegatemelo a gesti allora. Non credo cambi qualcosa” rispose serenamente.
“Non posso, peccherei di superbia davanti a voi” iniziò Shaka amareggiato allentando l'abbraccio; Selene abbassò lo sguardo. “Voi... siete davvero... importante per me, non... riesco... a stare un solo secondo senza pensare a voi, Milady” continuò sollevandole il viso e cercando di trovare le parole adatte.
“Non capisco cosa volete dire, Shaka” rispose confusa Selene.

Il cavaliere le prese le mani e sorrise accarezzandole. Erano morbide e così delicate! “Spero voi mi perdoniate questo gesto” rispose fissandola intensamente negli occhi.

Lei sorrise e arrossì leggermente. “Vi perdonerei ogni minima cosa, Shaka” rispose con tono impacciato.

“Allora mi perdonerete anche questo” disse Shaka tirandola a sé e stringendola per i fianchi. Avvicinò piano il suo viso a quello di Selene, la fanciulla si avvicinò a lui, delicatamente si sfiorarono le labbra chiudendole con un bacio. Shaka le accarezzò il viso con una mano con l'altra la tenne stretta a sé alla vita. Selene lo strinse a se accarezzandogli i capelli, poi scese sul collo. Ma Shaka si staccò, dolcemente, mordendole il labbro inferiore, lei sorrise imbarazzata. Shaka teneva il suo viso fra le mani.
“Milady... io... provo per voi qualcosa di... indescrivibile... io credo, anzi ne sono certo, so di amarvi!” disse Shaka con tono serio.
“Shaka...” Selene lo guardò negli occhi “io... non so cosa dire”
“Ditemi solo quel che provate, del resto non m'importa!” Il cavaliere rimase serio, ma anche speranzoso, e ricambiò teneramente lo sguardo. Lei lo distolse e si allontanò da lui; in quel momento la speranza che brillava negli occhi di Shaka scomparì nel nulla lasciando posto all'amarezza “Voi non provate lo stesso, vero?”
“Al contrario... voi avete preso ogni minima cosa di me, non mi è rimasto nulla, tranne il desiderio di avervi accanto ancora una volta!” rispose Selene avvicinandosi e appoggiando la testa sulla sua spalla.

Shaka sorrise e iniziò a giocare con i capelli di lei. “Non potevate farmi più felice Milady”
“Voi potreste fare una cosa Shaka, anzi due”
“Quali sarebbero Milady? Farò qualsiasi cosa!”

Selene rise e gli premette un dito sulle labbra.
“Primo: smettetela di chiamarmi Milady, non mi piacciono tutte queste formalità. E secondo...” lo strinse a sé “Vi prego, non partite per questa guerra”. Mentre parlava nei suoi occhi si accumulavano lacrime.

Shaka le sollevò il viso e asciugò le gocce sulle sue guance. “Mi dispiace Milady, non posso. È dovere di ogni cavaliere proteggere la propria dea, soprattutto se è un cavaliere d'oro. Posso solo promettervi una cosa...”
“Quale sarebbe?” chiese Selene singhiozzando; Shaka prese fra le mani il suo viso e la baciò con passione sulle labbra.
“Tornerò da voi, ve lo prometto!”
“Shaka... grazie”
“E' il minimo che io possa fare per voi, Milady” rispose dandole un bacio sulla guancia.

Selene arrossì di colpo.

“Vi ho mancato di rispetto?”
“No no, è solo che... devo abituarmi”
“Non dovete” rispose Shaka abbassando lo sguardo.

“Perchè non dovrei?” chiese Selene preoccupata.
“Vostro padre non permetterà mai una cosa del genere”
“Si convincerà, un giorno. Io non rinuncerò a voi!”
“Lo stesso vale per me, non rinuncerei mai a voi!”
“Selene? Dove sei?” urlò una voce maschile che proveniva dalla foresta.
“E' Oceano, mi starà cercando. Devo andare!” sussurrò preoccupata la dea.
“Va bene, ma voglio vedervi, stasera. Come posso entrare nella vostra casa senza farmi notare?”
“Prendete questa” Selene si sfilò una collana dal collo a forma di mezza luna e gliela porse “Prendete questa, vi farà entrare nell'Isola dei Beati”
“Verrò sicuramente” disse prendendo la collana e indossandola “a presto Selene, vi amo!”
“Anch'io Shaka! Oh Shaka!” gli baciò una mano. “Ora andate!”

Il cavaliere sparì nel nulla nello stesso istante in cui apparve Oceano.
“Perchè non mi hai risposto Selene?” disse Oceano entrando nella radura.
“Scusami, non ti avevo sentito” si scusò la dea.
“Sicura? Non è che eri presa da un certo cavaliere di Athena?” ironizzò Oceano.

Subito Selene arrossì e abbassò lo sguardo. “Come lo sapevi?”
“Vi ho visto e sentito”
“Già, sempre la solita fortuna... Ora mi dirai che non possiamo stare insieme, vero?”
“Lo direi se lo pensassi... Ma non lo penso, quindi non te lo dirò” rispose dolcemente il Titano.

Selene alzò lo sguardo, era scioccata.“Vuol dire che posso?”
“Se fosse per me, sì bambina! Per questo cercherò di convincere tuo padre ad accettare tutto questo” La dea abbracciò lo zio gioiosamente. “Grazie grazie zio, non so come ringraziarti! Sei fantastico!” urlò di gioia.
“Va bene va bene! Ahahah”. Le profonde risate del vecchio Oceano scossero gli alberi della radura. “Su, ora andiamo. Vi devo riportare a casa”
“Sì” rispose gioiosa la fanciulla.

Subito dopo si avviarono verso il lago dove andarono a prendere Eos e tornarono nella dimora dei Titani.

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