Voi che per li occhi mi passaste l'core di LilianMoonAngel (/viewuser.php?uid=36176)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Voi che per li occhi mi passaste
l’core
e destaste la mente che
dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la
distrugge Amore.
E’ vèn tagliando di si gran valore,
che
deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria,
e voce
alquanta che parla dolore.
questa vertù d’amore che m’ha
disfatto
da’ vostr’occhi gentil’presta si mosse:
un dardo
mi gittò dentro dal fianco.
si giunse ritto l’colpo al
primo tratto,
che l’anima tremando si riscosse
veggendo
morto ‘l cor nel lato manco.
Voi
che per li occhi mi
passaste l'core
Capitolo
1
Era
sera, una tiepida serata di primavera; il cielo era limpido e il
vento viaggiava tra i monti trasportando i profumi, i suoni e i
colori delle terre del nord, dolcemente accarezzava gli alberi e i
capelli di una ragazza che era appoggiata al cornicione della
terrazza nella sua stanza.
I capelli color dell'oro lunghi fino
alla vita, il viso esile e bello, gli occhi color della notte che
guardavano la luna, mentre la sua mente era altrove, immersa nei suoi
sogni, nei suoi desideri, in quelle stupidaggini che tutte le ragazze
a quell'età pensavano, ma che lei non avrebbe mai potuto
realizzare. Sognava una famiglia, un uomo d'amare, una vita felice.
Ma il suo compito era quello di proteggere chi dichiarava l'amore
alla luna, la luna che tanto amava, la luna che era e sarebbe sempre
stata la casa per tutti gli innamorati.
Erano questi i pensieri di
Selene, e non riusciva a toglierli dalla mente, pur sapendo che non
si sarebbero mai realizzati.
Dei passi si avvicinarono e una
donna le somigliava tanto si appoggiò accanto a lei sul
cornicione della terrazza. “E' davvero bellissima la luna sta
notte
non è vero?” disse la donna.
“Sì, è
vero... - Selene sospirò - Però per stanotte la
sua
bellezza è sprecata” rispose allontanandosi e
rientrando
nella camera. La donna la raggiunse e si sedette sul letto.
“Figlia
mia, anche per te è giunto il momento di prendere marito,
non
devi fare quella faccia”
“Lo so madre, ma non mi sento ancora
pronta a sposarmi”. La fanciulla si sedette davanti allo
specchio e
iniziò a pettinarsi i capelli. “E poi neanche Eos
lo è
ancora, perché io dovrei prendere marito?”
“Perché
tua sorella ha deciso di rimanere casta finché non
troverà
quello giusto”. La donna si avvicinò alla figlia,
prese la
spazzola dalle sue mani e iniziò a pettinarla. “La
luna ha
bisogno di un erede mia cara, e tu sola puoi darglielo”
“Va
bene! Ma perché deve essere proprio un dio? Non potrebbe
essere anche un cavaliere?”
“Giammai! - disse la donna
inorridita smettendo di spazzolare i suoi lucenti capelli. Poi
riprese l'espressione dolce che l'aveva sempre caratterizzata e
ricominciò qualche ciocca più in là ad
accarezzare con la spazzola i fili lucenti della figlia –
Selene,
cara, devi capire che un figlio avuto da un umano non sarà
mai
pari ad una divinità. Ercole ne è una prova. E
guarda
la fine che ha fatto: gettato nell'Ade insieme a tutti gli altri
mortali, nonostante le sue origini per metà divine... Il
figlio di due divinità, invece, verrà onorato e
rispettato sempre, e avrà pieno potere finché
egli
stesso non decida di perderlo!”
“Avete ragione madre... -
Selene sospirò di nuovo - Non siete venuta per farmi la
predica, vero?”
“No figliola, in effetti no. Sono venuta per
dirti che siamo pronti, tutti gli ospiti sono arrivati”
“Perfetto,
inizia la tortura!” sbuffò la giovane dea
alzandosi e
avviandosi con la madre verso il salone dei ricevimenti.
Davanti
alla soglia c'era un uomo con i capelli lunghi fino alle spalle neri
come la notte. Teia si avvicinò a lui e lo baciò
teneramente, lui ricambiò con la stessa passione e la
strinse
a sé. Selene guardò i genitori con uno sguardo
dolce,
ma che nascondeva una punta di gelosia e invidia, perché
anche
lei avrebbe voluto una persona accanto a lei che la amasse con la
stessa dolcezza e la stessa passione, ma non sarebbe mai successo.
“Buona sera, padre” disse con un filo di voce.
Iperione
lasciò Teia e si avvicinò insieme a lei alla
figlia.
“Buona sera, figlia mia – sorrise dolcemente e le
carezzò una guancia - Spero che tu sia pronta per il grande
evento”
Selene lo guardò incerta. Poi rispose sommessa:
“Sì... E vorrei sapere almeno chi avete in mente
come mio
sposo”
“Nessuno in particolare, ma molte divinità mi
hanno chiesto la vostra mano, figliola”
“Chi in particolare?”
chiese leggermente curiosa.
“Beh... Odino mi ha chiesto di voi,
anche Pan, Efesto, ed Ares, Tritone e Apollo, persino Hades ha
chiesto di voi”
“Hades? - chiese scioccata Selene al padre –
Padre, non volete veramente darmi in sposa a lui spero!”
“Cosa
ci sarebbe di male? Hades sarebbe un ottimo partito, cosa non va in
lui?”
“Nulla, è solo che... “
“Dimmi figlia mia,
cosa c'è che non va?”
“Nulla padre, nulla”
Iperione
le sollevò leggermente il viso e la guardò negli
occhi.
“Non lo ritieni un partito adatto per dare alla luna un
figlio
degno del suo nome, vero?”
Selene annuì e abbassò
il capo. “Non perché non lo trovo adatto, ma...
Ecco, ho la
sensazione che non potrebbe dare un figlio degno della Luna”
Iperione
annuì alle parole della figlia e l'abbracciò con
tenerezza, accarezzandole i capelli e rassicurandola.
“Tranquilla
piccola mia, non sposerai nessuno che tu non voglia”
Lei sorrise
guardandolo negli occhi e si sentì più rilassata;
adorava sentirsi coccolata, come quando era una bambina.
“Padre,
e se fosse un cavaliere la persona che volessi sposare?”
chiese
gentilmente ed esitante la fanciulla.
Iperione
la guardò con uno sguardo scioccato.“Come...? Cosa
ti salta
per la testa Selene?”
“Era... era solo un'idea”
“Bene,
non voglio sentire di nuovo una cosa del genere! Intesi?”
disse
Iperione con tono severo.
“Certo padre” rispose la dea con
tono triste e abbassò lo sguardo. Iperione sorrise e
l'accompagnò dentro la sala da ballo.
La sala era piena di
Dei e Cavalieri, ed anche i Titani si trovavano lì. Selene
sentiva il cuore battergli all'impazzata nel petto, non aveva mai
visto tante persone tutte in una stanza, si sentiva spaurita e
confusa. Suo padre si accorse di questo e le sussurrò
dolcemente all'orecchio: “Tranquilla, non mordono
mica”. Selene a
quelle parole si calmò.
Insieme si avviarono verso il
centro della sala e lì Iperione prese la parola:
“Signori e
Signore, Dei, Dee e Cavalieri di ogni terra, che venite dalla terra e
dal mare, dalle fredde terre del nord o dalle lussureggianti terre
della Grecia, ho l'onore di presentarvi la mia dolce figlia, Selene,
che oggi festeggia i suoi vent'anni”
Un
applauso caloroso rimbombò per la stanza, Selene
abbassò
lo sguardo e arrossì leggermente.
Un
uomo alto dai capelli castani si avvicinò a lei e
s'inchinò
rivolgendole un sorriso. “Lady Selene, è un onore
vedervi.
Mi avevano raccontato che la vostra bellezza non era pari ad una
divinità dell'Olimpo, ed è vero! Siete splendida
Milady, degna di governare sulle terre di Asgard!”
Selene
arrossì delicatamente e abbassò lo sguardo.
“Voi
siete Odino, è un onore conoscervi” fece un lieve
inchino,
alzò lo sguardo e in pochi secondi si ritrovò
circondata da altri Dei e Cavalieri. Dopo mezz'ora con loro, qualcuno
la tirò via da quel caos e la portò fuori dalla
cerchia
di uomini, al centro della sala.
“Vi devo ringraziare, chiunque
voi siate” rispose Selene prendendo fiato.
“Dovere di
Cavaliere, Milady” disse il giovane, Selene alzò
lo sguardo
e lo fissò negli occhi: erano di un blu intenso, i capelli
biondi lunghi fino a metà schiena e indossava un'armatura
dorata. Selene rimase rapita da quell'uomo e si sentì
debole,
come se l'avessero ferita al petto con una freccia e tutte le sue
energie si stessero spegnendo in quel momento. Il ragazzo la
guardò
con aria confusa e lei arrossì; non aveva mai avuto rapporti
con persone dell'altro sesso, a parte i suoi parenti, e per lei
questa festa era un miscuglio di sensazioni d'imbarazzo.
“Perdonatemi...” rispose Selene con un tono dolce e
imbarazzato, il ragazzo sorrise dolcemente e s'inchinò
davanti
a lei.
“Perdonatemi voi, Milady, per avervi creato un simile
imbarazzo. Io sono Shaka, Cavaliere della sesta casa della Vergine,
uno dei dodici Cavalieri d'Oro al servizio della dea Athena.
È
un onore conoscervi”
Selene
sorrise e s'inchinò a sua volta. “Il piacere
è mio
Cavaliere”
“Milady, sono venuto a salvarvi perché la
mia signora voleva parlare con voi, se le è
concesso”
“Ma
certamente Cavaliere, mi farebbe molto piacere parlare con
lei”
“Bene, se volete seguirmi, Milady...”. Shaka le
porse la mano
e l'accompagnò verso un gruppo di donne che chiacchieravano
felicemente tra loro.
Le Dee erano cinque: una aveva i capelli
lunghi di un viola scuro e portava un abito bianco tenuto con una
cintura dorata sotto il seno, vicino a lei c'era un'altra donna con i
capelli bianchi indossava delle vesti pesanti, tipiche delle terre
del nord, un'altra portava abiti leggeri ed eleganti e il suo viso
era di una bellezza mai vista prima, l'ultima portava un copricapo
con delle spighe e le sue vesti rappresentavano la natura. E in mezzo
a loro si trovava una donna che portava abiti regali e in mano uno
scettro. Selene s'inchinò davanti a loro,
presentandosi.
“Signore, questa è Selene, la figlia
d'Iperione” rispose Shaka inchinandosi.
La
ragazza con i capelli viola scuro si voltò.
“Grazie mio
nobile Cavaliere, potete andare”
Shaka
fece un inchino e si avviò verso i suoi compagni.
“Dolce
Selene, sono così felice di conoscervi finalmente. Siete
davvero stupenda, mia cara!”
“Vi ringrazio Dea Athena, ma non
sono nulla di speciale, sono come voi”
“Ha ragione Athena, lei
è pari a noi, non puoi trattarla come una dea
superiore”
rispose la donna al centro che portava lo scettro, guardava Selene
con uno sguardo altezzoso, provocandole molto fastidio. Ma la
fanciulla faceva buon viso a cattivo gioco.
“Suvvia Era, non
dobbiamo trattarla come l'ultima arrivata, presto sarà
vostra
parente, oppure la mia signora, e per me sarebbe un enorme piacere
essere la vostra sacerdotessa, cara Selene” rispose la donna
con i
capelli bianchi che indossava gli abiti pesanti.
“Vi
ringrazio... ehm, perdonatemi ma non so chi siete” rispose
Selene
imbarazzata.
La
donna sorrise e si presentò. “Il mio nome
è Hilda di
Polaris e sono la sacerdotessa di Odino e regina di Asgard,
è
un onore conoscerla Dea Selene”
“E' un piacere conoscerla,
Hilda”
“Mia cara nipote, vi vedo raggiante questa sera”
disse la dea dai capelli biondi e gli abiti leggeri.
“Cara zia
Afrodite è un piacere vedervi qui” Selene fece un
piccolo
inchino.
“È bello rivederti dopo tanti anni, spero che
tu stia bene”
“Io sto bene cara zia, e voi?”
“Non posso
lamentarmi” rise insieme alle altre Dee, mentre Selene volse
lo
sguardo verso un gruppo di cavalieri non lontano da loro che tenevano
lo sguardo fisso su di loro: erano in dodici e tutti con
un’armatura
dorata. Tra loro c’era anche Shaka, che parlava con un altro
giovane con i capelli lunghi viola chiaro. Lo sguardo di Shaka era
perso nel vuoto, nei suoi pensieri. Selene distolse lo sguardo da
lui, salutò le dee e si avviò verso la terrazza,
per
prendere un po’ d’aria.
Il
vento che soffiava in quel momento era freddo e violento, come un
lama affilata. Ma la giovane dea si avviò comunque verso il
giardino e si sedette sotto un albero; la testa le girava, sentiva il
cuore pesante, che allo stesso tempo batteva ad un ritmo spietato,
come se dovesse esplodere in quel momento e non capiva il
perché.
“Milady…” disse una voce vicino a lei;
Selene
si spaventò e si alzò di scatto da terra. Vide
Shaka a
pochi passi da lei. “Perdonatemi Milady, non volevo
spaventarvi! Ho
notato che eravate uscita e volevo sapere cosa stavate
facendo”
Selene
fece un respiro profondo e si rilassò. “Come avete
visto non
stavo facendo nulla”
“Perdonatemi se vi ho mancato ancora di
rispetto, divina Selene”
“No, non lo avete fatto, mi avete
solo spaventata” rispose con tono impacciato.
Shaka
alzò lo sguardo verso di lei e la fissò negli
occhi e
di nuovo Selene riprovò quella sensazione di debolezza e di
smarrimento; fece un passo indietro ed inciampò. Shaka la
prese per i fianchi e l’avvicinò a sè.
Selene arrossì
violentemente e distolse subito lo sguardo da lui. Shaka la
lasciò
andare e si allontanò. Lei rimase lì, a guardarlo
andare via, confusa e con il cuore che batteva a mille.
Ci
volle qualche minuto perché si riprendesse, ma poi
rientrò
in sala.
Appena
varcò la soglia della sala suo padre si avvicinò
a lei.
“Selene dov’eri finita, devi venire con me, Hades
vuole
parlarvi”
“Hades?”
“Sì, seguimi, è molto
impaziente di conoscervi!”. La prese per mano e la
portò
dall’altro lato della sala, lontano da tutti. Hades era
lì,
circondato da tre uomini con l'armatura nera come la notte. Accanto a
lui c’era una donna con i capelli lunghissimi neri lisci e
indossava un abito dello stesso colore.
“Salve Hades, è
un piacere fare la vostra conoscenza” disse Selene
inchinandosi.
Hades
socchiuse gli occhi e li riaprì subito dopo
sorridendo.“Il
piacere è mio Lady Selene, le voci che giravano su di voi
sono
vere, siete splendida!”
“Siete un adulatore, non sono diversa
dalle altre dee che sono in questa sala”
“Come siete modesta!
Stanotte siete voi la luce che illumina tutta la sala e i cuori della
gente!” rispose sorridendo; Selene notò che nei
suoi occhi
c’era una punta di malvagità, mentre negli occhi
della donna
c’erano invidia e rabbia.
“Oh perdonatemi, Milady vorrei
presentarvi mia sorella Pandora Heistein” disse indicando la
donna
accanto a sé. Lei fece un piccolo inchino che Selene
ricambiò
allo stesso modo. “Potrei parlarvi in privato grande
Iperione? Così
potremo discutere di quella piccola cosa che abbiamo lasciato in
sospeso...”
“Certamente, caro nipote”. Iperione
guardò
negli occhi la figlia visibilmente preoccupato. Ma si
allontanò
con Hades.
“E così voi sareste la donna che mio fratello
vorrebbe come regina degli inferi? Ha davvero perso il
senno!”
disse ridendo la donna.
“Potrei sapere il perché Lady
Pandora?” chiese Selene educatamente.
“Siete… troppo candida
mia cara, non siete degna di governare l’Hade, e i giudici
sono
certamente d’accordo con me” disse rivolgendosi ai
tre uomini che
erano dietro di lei.
“Forse avete ragione, io non sono degna di
salire sul trono degli Inferi. E sinceramente non considero vostro
fratello degno di dare un erede alla Luna!” rispose Selene
con tono
arrogante. Gli occhi di Pandora si accesero di rabbia come quelli dei
tre giudici infernali.
“Che assurdità dite Selene? Solo
Lord Hades è degno di dare un figlio alla Luna!”
“Ne
siete sicura Lady Pandora? Secondo me il cuore di vostro fratello
è
troppo… come potrei definirlo?, troppo malvagio per dare un
erede
alla Luna! Preferirei un cuore puro piuttosto.”
“Nessuna
divinità ha il cuore puro come vorreste voi!”
“Chi ha
parlato di divinità?” disse divertita Selene.
Pandora
trattenne il respiro e poi rispose: “Sciagurata donna, volete
dare
un figlio per metà divino come erede della Luna?”
“Voglio
dare alla Luna un erede con il cuore puro che possa governare con
saggezza!”
“Siete pazza, porterete la Luna alla rovina, la
macchierete di disonore!”
“Non credo sarà così
mia cara Pandora. E ora, se volete scusarmi, avrei altri ospiti da
visitare. Arrivederci” fece un piccolo inchino e si
allontanò
da loro.
Dopo poche ore il ricevimento finì e la sala si
svuotò.
Selene
tornò nella sua stanza, ma non dormì. I suoi
pensieri
erano a quegli occhi blu notte e a quei capelli color del grano e
sentiva gridare nel suo cuore il suo nome: Shaka di Virgo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
L’alba era sorta
da poco, piano piano
la città di Atene si stava risvegliando, ma già
nel
grande tempio c’era movimento.
Il cavaliere delle nona
casa scese la
scalinata fino alla sesta casa. Arrivato lì vide il
cavaliere
della Vergine immerso nella sua meditazione.
“Perché
siete venuto qui da me Aiolos?” disse Shaka aprendo gli
occhi.
“Amico mio, credo che tu sappia il
perché”
rispose Aiolos.
Shaka si alzò e
guardò
negli occhi l’amico. “Sinceramente no, spiegati
meglio”
“La
guerra tra Dei e Titani è vicina, ormai manca poco. Athena
vuole che ci prepariamo, entreremo anche noi in campo”
Lo sguardo di Shaka si fece
cupo e si
distaccò da quello dell’amico.
“Parteciperanno tutti a
questa guerra?”
“Delle nostre divinità sì, dei
Titani l’intero consiglio, a quanto ho saputo”
“Al consiglio
dei Titani si entra appena compiuti vent’anni”
sussurrò
Shaka.
“Sì... E se so a cosa stai pensando, anche Selene
parteciperà alla guerra” rispose Aiolos.
Shaka uscì dalla
sesta casa e si
avviò verso il grande tempio.
“Dove stai
andando?”
“Dalla
Milady, voglio saperne di più” e salì
la scalinata
fino ad arrivare al Grande Tempio per raggiungere le stanza della dea
Athena. Arrivato lì s’inchinò davanti a
lei.
“Salve
Shaka, come mai siete qui?” chiese dolcemente Athena al suo
Cavaliere.
“Sono qui per chiedervi una cosa importante”
“Ditemi
pure, sono a vostra disposizione” rispose la Dea.
Shaka abbassò lo
sguardo.
“Volevo chiedervi informazioni su questa nuova guerra, tra
Titani e
Divinità... Qual è il motivo? Cioè,
perché
si combatte?” chiese Shaka cercando di non far capire il vero
significato della domanda.
“Solo questo?”
Il Cavaliere
annuì.
“La risposta
è semplice Shaka:
loro credono di essere superiori a noi. È stato Crono a
dichiarare guerra, e noi gliela daremo” rispose Athena con
disprezzo.
“Capisco…”
“Potrei sapere perché mi
avete chiesto questo?”
“Solo per curiosità” rispose
abbassando ancora di più lo sguardo.
“Capisco... Devo
ammettere che un po’ mi dispiace, alcuni membri del consiglio
dei
Titani mi stanno davvero simpatici, sarebbe un peccato ucciderli. In
fondo i figli d’Iperione non hanno colpa, ma a quanto pare
saranno
i più giovani a partire per primi in questa
guerra” disse
con aria seria Athena guardando fuori.
“Allora è vero,
parteciperanno anche loro!” disse scioccato Shaka. Sperava
che
questo fosse solo uno scherzo.
“Purtroppo sì. E questo mi
rattrista molto. Soprattutto per la povera Selene, quella ragazza
è
molto dolce, ed io capisco perché molte delle
divinità
olimpiche abbiano perso la testa per lei. Ha davvero un cuore
d’oro”
“Non c’è un modo di salvarli?”
chiese visibilmente
preoccupato.
“Forse... Iperione non manderebbe mai i figli a
combattere. E spero per lui che rimangano a casa con la madre -
rispose la Dea - Ma spiegatemi, perché volete saperlo
Shaka?”
Shaka distolse lo sguardo
dalla sua
signora e si voltò dalla parte opposta. “N-nessun
motivo in
particolare, Milady”
“Uhm, come volete voi - rispose divertita
Athena - Se volete, potete andare Shaka”
Il Cavaliere si
alzò, fece un
inchino e si avviò verso la sesta casa.
Aiolos lo fermò
davanti
all’entrata della nona casa. “Allora? Ti sei
convinto adesso?
Dobbiamo prepararci per questa guerra!”
“Sì”
“Allora
mi spieghi dove stai andando?”
“Alla sesta casa, dove dovrei
andare?”
“Andiamo Shaka, come se nessuno di noi non si sia
accorto degli sguardi che rivolgevi a Selene. Ammettilo, non puoi
più
tenerlo nascosto, anche Athena si è accorta di ogni
cosa!”
“Ti
stai sbagliando, Aiolos! E poi non sarebbe possibile: lei è
una divinità, ed io non sono altro che un
Cavaliere”
“E'
per questo che devi dimenticarla, non fa per te”
Shaka si girò
verso Aiolos con sguardo severo. “Te lo ripeto: non ho alcuna
intenzione verso di lei”
“Lo spero! Anche perché gira
voce che diventerà sposa di Hades. Ha già chiesto
la
sua mano ad Iperione” disse Aiolos scherzando, ma Shaka non
lo
ascoltò, era già lontano.
Lontano da Atene, narrava
la leggenda,
si trovava un'isola rigogliosa e selvaggia. I grandi filosofi greci
la chiamavano “Isola dei Beati” e narravano che
lì
vivessero i grandi Titani, e che su quell'isola vivessero anche la
pace e la serenità.
Ma sicuramente
ciò non accadeva
in quel momento.
Infatti delle urla venivano
da un
palazzo costruito in mezzo all’isola: il Concilio era aperto.
“No,
non permetterò che i miei figli combattano questa guerra!
Sono
inesperti! Potrebbero lasciarci la vita ed io combatterò per
quattro piuttosto che vederli morire sotto i miei occhi!”
urlò
Iperione contro il fratello Giapeto.
“Non me ne frega nulla
della tua decisione, Iperione! Nostro padre ha deciso che ogni membro
del Concilio partecipi alla guerra. Cosa importa se perderanno la
vita? Anche noi potremmo perderla, ma questo pare non
t’importi!”
rispose urlando Giapeto.
“Sono d’accordo con Iperione.
Nessuno dei suoi figli dovrebbe partecipare, non sono abbastanza
esperti per partecipare” rispose Oceano cercando di calmarli.
“Cosa? Se la pensiamo così allora non dovrei
partecipare
nemmeno io per non vedere i miei figli morire, vero? Ma siete
diventati pazzi?” urlò Rea contro Oceano con tono
di sfida.
“Non sto dicendo questo, penso solo che Iperione abbia
ragione,
tutto qui”
“Ammettilo Iperione, non vuoi che i tuoi
figlioletti vadano in battaglia per non essere umiliato davanti a
tutti” disse Giapeto ridendo.
“Ora basta, questo è
troppo!” Iperione si scagliò contro il fratello e
lo afferrò
per la gola.
“Iperione! Lascialo subito!” urlarono i suoi
fratelli.
“Padre! Per favore lasciatelo andare!” urlarono Eos
e Selene che erano accanto a lui. Iperione guardò le sue
figlie e lo lasciò andare. Poi lasciò la Sala con
i
figli e la moglie dietro.
“Padre, vi prego fermatevi!” gridò
Selene e lui si bloccò.
La fanciulla si
avvicinò e lo
guardò negli occhi: il suo sguardo era basso e triste.
“Padre…
“
Iperione alzò lo
sguardo e
l’abbracciò. “Non voglio che voi
partiate con noi. Se vi
succedesse qualcosa non me lo perdonerei…”
“Padre non dovete
pensarci minimamente, non succederà nulla” rispose
Selene
cercando di consolarlo.
“Ma voi non siete capaci di combattere,
non avreste possibilità” disse sconsolato.
“Possiamo
provare! Io non ho paura di morire per difendere i miei
ideali!”
rispose Elios esaltato.
“E’ fuori discussione! Nessuno di voi
parteciperà a questa guerra! Parlerò con Urano e
tenterò di convincerlo... - abbracciò i figli e
la
moglie - Farò qualsiasi cosa perché voi non
facciate la
mia stessa fine, non me lo perdonerei mai”
“Padre, per favore
non dite così, non vi succederà nulla, lo
so!”
rispose con le lacrime agli occhi Selene.
Iperione le
accarezzò il viso,
le asciugò le lacrime e la coccolò dolcemente tra
le
sue braccia. “Ora torniamo a casa, non abbiamo nulla da fare
qui”
“Sì” dissero in coro i figli, e insieme
si
avviarono verso casa.
La stessa sera Eos entrò nella
stanza di Selene per parlarle.
Quando entrò la
trovò al
balcone con lo sguardo rivolto verso est. Si avvicinò a lei
e
si appoggiò al cornicione. “Perché hai
lo sguardo
rivolto verso Atene?”
Selene saltò in
aria e arrossì
violentemente. “Oh nulla Eos! Così, è
per vedere”
rispose imbarazzata.
.Eos la coccolò
un po'. “E'
inutile che neghi, tanto so che hai un debole per il Cavaliere della
Vergine! E poi è un gran bel partito,
complimenti!”
“Ma
papà non accetterà mai. È un
cavaliere, non una
divinità”
“Beh, riusciremo a convincerlo. Intanto
potrei farlo felice io” disse rientrando in camera e
sedendosi sul
letto.
Selene la guardò
scioccata.
“Perché? Cos'è successo?”
“Credo di aver
trovato l'amore”
“Chi? Voglio saperlo! Dimmi chi è?”
chiese emozionata Selene alla sorella.
“Ecco... si tratta di
Arawn... una... una divinità Celtica” disse Eos
nascondendo
il suo viso che era di un rosso porpora.
“Aspetta, era per caso
il ragazzo con cui hai parlato per tutto il tempo al mio compleanno?
Quello alto, capelli lunghi bianchi, viso pallido...”
“Sì,
è lui...” disse Eos abbassando lo sguardo.
“Mi piace!
È davvero bello! E ha uno sguardo così neutro, mi
ricorda... - Selene si fermò e abbassò lo sguardo
- ...
Shaka”
“In effetti, ora che me lo fai notare, si assomigliano
molto - disse pensierosa Eos. Poi rivolse lo sguardo verso Selene -
C'è qualcosa che non va Selene?”
“Pensavo alla nuova
guerra.... Ho paura che succeda qualcosa”
“Oh dai, è un
Cavaliere! È abituato a tutto questo!”
“Lo so, ma non
è una guerra come le altre! Combatterà contro i
Titani,
potrebbe succedere di tutto!”
Selene si coprì il viso con
le mani e si mise a piangere. Eos si avvicinò a lei,
l'abbracciò e le accarezzò la testa, cercando di
consolarla.
“Su sorellina calmati, vedrai che andrà tutto
bene, fidati!”
“Lo spero Eos” disse Selene
singhiozzando.
“Facciamo così: ora vai a letto e ti
riposi. E domani andiamo al lago, d'accordo?” disse dandole
un
bacio sulla fronte.
“D'accordo - disse la giovane Dea un po'
rincuorata - Buonanotte”
“Notte sorellina” le augurò
Eos uscendo dalla stanza. Selene si sciacquò il viso ed
andò
a dormire. Ma anche quella notte non dormì. I suoi pensieri
erano preda di brutti presentimenti e di incubi, e sperava con tutto
il cuore che quei sogni non si avverassero per niente al mondo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
La
notte stava per calare, un rumore di passi si sentiva nel palazzo dei
Titani.
Un ragazzo con i capelli
azzurro chiaro
e scompigliati bussò alla porta di una stanza in fondo al
corridoio, aspettò per qualche minuto senza risulati.
Bussò
di nuovo, ma nessuno rispose. Alla terza volta decise di entrare
comunque ed aprì la porta con una chiave che teneva dentro
la
tasca. Si avvicinò al letto argenteo che troneggiava nella
stanza, dove trovò una ragazza con i capelli biondi che
dormiva beatamente stringendo il cuscino. Lui scosse la testa e
cominciò a strattonarla, finché non si
svegliò.
La ragazza lo
guardò confusa e
rispose con tono assonnato. “Elios, cosa ci fai qui? Come sei
entrato?”
“Ho fatto una copia delle chiavi delle vostre
stanze. Su alzati, hai un impegno con tua sorella, sei in ritardo di
3 ore!”
“Cosa?? - chiese scioccata Selene alzandosi dal letto
- Mamma mia, sono in ritardissimo!”
“Sbrigati! Eos già
è furiosa perché ha dovuto rinunciare alla gita
al
lago, dovrai trovare una buona scusa per salvarti dalla sua
ira!”
“Sì, subito, arrivo!” urlò la
Dea. E
vestendosi di fretta si avviò correndo nella stanza della
sorella. Entrando si avvicinò a lei urlando.
“Sorellina mi
dispiace, non mi ero accorta che fosse così tardi! Mi
dispiace
davvero tanto, perdonami!”
Eos la guardò
confusa; lei era
ancora in vestaglia, in mano teneva lo spazzolino e si stava avviando
verso il bagno. “Selene, calmati, non dobbiamo ancora
partire”
disse assonnata.
Selene la guardò
scioccata, la
bocca spalancata e lo sguardo perso nel vuoto. Si girò verso
la porta è osservò il fratello che entrava
ridendo come
un pazzo. Selene divenne rossa in viso e lo guardò
malissimo.
“Stupido, mi hai fatto prendere un colpo!” disse
urlando contro
Elios.
“Dai, non è successo nulla! Era solo uno sciocco
scherzetto innocente - disse il Dio asciugandosi gli occhi - Oddio
com’è divertente la tua faccia!”
Selene lo guardò
adirata e urlò:
“Ti odio!”
“Selly, non prendertela. Adesso andiamo, prima
che ci veda nostro padre. A dopo Elios” disse Eos trascinando
la
sorella fuori dalla stanza.
“Non lo sopporto quando fa così,
mi da sui nervi! Perché mi prende sempre in giro?”
disse
Selene sbuffando.
“Dai, in fondo non puoi aspettarti altro da
nostro fratello! Andiamo dai!” disse trascinandola con
sé
fino alle scale.
“Va bene, spero che nient'altro vada storto”
disse sbuffando Selene.
“Beh non andrà nulla storto se mi
dite cosa state facendo voi due signorine” disse una voce
profonda
dietro di loro. Eos e Selene si girarono lentamente terrorizzate, il
padre le guardava severamente.
“Ehm... buongiorno padre...
ecco... noi...” disse Eos balbettando.
“... stiamo andando a
fare un giro” disse Selene decisa.
“Ah
sì? E dove di preciso?”
disse nervoso Iperione alle figlie. Selene ed Eos si guardarono negli
occhi terrorizzate e poi risposero tenendo lo sguardo basso.
“Andiamo
al lago, vicino ad Atene” dissero insieme.
“Siete impazzite?!
Volete farvi uccidere dalle ninfe di Artemide? È territorio
loro, lo sapete?!” disse adirato, i suoi occhi avevano preso
un
colore rosso scarlatto.
“Solo l'ala nord è territorio
delle ninfe. Noi staremo a sud, lo promettiamo!”
“Non ha
importanza! Ora filate nelle
vostre stanze signorinelle, siete nei guai fino alla punta dei
capelli!”
“Cosa?? Per quale
motivo padre? Non
abbiamo fatto nulla!” dissero Selene ed Eos in coro.
“Niente
ma signorine! Filate subito in camera vostra, senza fiatare, siete in
punizione fino al mio ritorno dalla guerra” rispose urlando
Iperione.
“No” rispose a tono Selene.
“Sì”
rispose Iperione alla figlia.
“No”
“Sì”
“No”
“Sì
invece! Ed ora andate, prima che decida di mettervi in punizione fino
al resto dei vostri giorni!” disse infuriato Iperione. Selene
ed
Eos, rassegnate alla decisione del padre, si avviarono verso le loro
stanze. Selene chiuse la porta sbattendola ferocemente e si
buttò
sul letto piangendo. Dopo qualche minuto Iperione entrò
nella
sua stanza e vedendola piangere si sedette accanto a lei e
iniziò
ad accarezzarle i capelli.
“Perché mi fate fare sempre la
figura del padre cattivo ed insensibile? Io voglio solo il vostro
bene”
“Perché non ci permetti mai di fare nulla! Oltre
alle mura dell'isola io non so cosa ci sia o come sia!” disse
Selene furiosa.
“Lo so, ma non posso fare nulla - disse Iperione
abbracciandola dolcemente - ho paura che vi capiti qualcosa”
“Lo
so papà” disse Selene ricambiando l'abbraccio e
accarezzandogli il viso.
“Va bene... E va bene, su, preparati.
Potete andare al lago, ma solo fino a mezzogiorno. A quell'ora vi
voglio qui”
“Davvero? Oh grazie papà!” disse Selene
abbracciandolo ancora più forte e baciandolo sulla fronte.
“Di nulla - sorrise - ma ora vai! E da domani, in punizione
per
due settimane” disse sereno Iperione.
“Ok papà”
rispose Selene avviandosi verso la stanza della sorella. Iperione
rimase lì seduto sul letto fissando la porta per qualche
secondo.
“Oceano” disse sottovoce, e subito dietro di lui
apparve la figura del fratello; i capelli blu come le onde del mare
riflettevano i raggi del sole che stava spuntando, gli occhi fissi
verso l'orizzonte, come assorto nei suoi pensieri.
“Dimmi
fratello, perché mi hai convocato? È successo
qualcosa?” disse tranquillamente senza distogliere lo
sguardo.
“Devo chiederti un enorme favore... Ti chiedo... di
seguire le mie figlie, di proteggerle se sarà
necessario”
“Mi stai chiedendo di spiarle per caso?” rispose
Oceano
scioccato dalle parole del fratello.
Iperione si girò
verso il
fratello. “Non voglio che le spii! Voglio solo che le
controlli a
distanza, visto che stanno andando al lago vicino Atene. Ed essendo
territorio delle ninfe di Artemide, non avranno scrupoli ad
ucciderle” rispose preoccupato.
“In questo caso va bene, le
osserverò da lontano... Però devi farmi un favore
fratello”
“E quale sarebbe? Sentiamo!”
“Non permettere a
Selene di sposare
Hades, le faresti solo del male”
“Voglio solo il meglio per le
mie figlie! E se lui è la persona giusta lo
sposerà,
con o senza il vostro consenso, fratello”
“Io credo che
starebbe meglio con un Cavaliere... sarebbe felice”
“Mai! -
urlò Iperione - Preferisco morire piuttosto che vedere mia
figlia sposata con un lurido umano!”
“Non dire così! Ci
sarà qualche Cavaliere che è degno di diventare
una
divinità... E io lo troverò!”
“Figurati! Ma se
lo trovi avvisami, e se piacerà a mia figlia, le
permetterò
di sposarlo. Ma adesso scusami, nostro padre mi ha chiamato, voleva
parlarmi” disse Iperione uscendo dalla stanza.
“E credo di
sapere di cosa. Ora vado, a dopo fratello”. Oceano
uscì
dalla stanza raggiungendo le nipoti ad Atene.
Il sole era sorto da un pezzo, le
acque del lago riflettevano i raggi del sole, il vento accarezzava
dolcemente le chiome degli alberi rendendo l'aria frizzantina. Selene
ed Eos avevano appena raggiunto il lago, così che rimasero
meravigliate da quello spettacolo.
“È... davvero
stupendo, non mi sarei immaginato nulla del genere!” disse
Eos
entusiasta.
“Neanche io Eos, tutto questo è davvero
meraviglioso!” rispose Selene sedendosi sotto un albero
sfogliando
un libro. Eos invece poggiò a terra un asciugamano da
spiaggia.
“Selene, non dirmi che è di nuovo quel libro di
quell'autore greco che parla delle nostre origini! L'avrai letto un
milione di volte, non ti ha stancato?”
“L'ho letto solo una
decina di volte! E poi non è quello... È una
raccolta
di poesie dal 1200 al 1600” rispose senza distogliere lo
sguardo
dal libro.
“Sei davvero una secchiona Selene! Perché un
giorno di questi non fai qualche scherzo a mamma e papà con
me
ed Elios? Almeno non sarai l'unica a non prendere sculacciate da
nostro padre!”
Certo, mio fratello non
poteva lasciare
i suoi geni dispettosi per sé. Doveva pur contagiare
qualcuno
in famiglia. E visto che con me non c'era riuscito, Eos era diventata
la sua assistente a tutti gli effetti. Se non peggio.
“Perché
preferisco stare in
disparte... E poi non voglio fare la tua fine, come per esempio
quando hai quasi fatto esplodere la cucina, o quando hai colorato di
rosa i vestiti di papà”
“Ahahahah sì me le
ricordo, è stato davvero esilarante! Peccato che dopo mi
sono
presa non solo le sculacciate, ma anche otto mesi di
punizione!”
“Ecco! E visto che io ho la fedina pulita, preferisco tenerla
tale” rispose Selene sfogliando le pagine del libro.
“Dai,
solo una volta!” chiese supplicando la sorella.
“Ti ho salvato
più di una volta, sono la più piccola e intanto
sono il
vostro avvocato difensore! per favore, evitiamo Eos. Già mi
basta il fatto che devo sposare Hades, ora mi chiedi pure di mettermi
nei guai con nostro padre? Un guaio già l'ho
combinato”
“E
quale sarebbe?”
“Innamorarmi di un Cavaliere... - disse la
fanciulla con aria sognante e malinconica - Se lo viene a scoprire
papà di sicuro mi uccide”
“Beh... non ci pensare, forse
capirà”
“Stai scherzando? La mamma capirebbe, ma
papà... mai! Preferisce farsi uccidere piuttosto che vedermi
sposata con un Cavaliere!”
“Come dici tu, io vado a farmi un
bagno ma... - prese velocemente il libro dalle mani di Selene -
insieme a questo! A dopo
sorellina”. Eos si
tuffò in acqua.
“EOS! Guasta feste!” urlò
arrabbiata Selene rimanendo seduta sull'erba. Dopo un po' di tempo
decise di alzarsi e di fare una piccola passeggiata vicino alle
sponde del lago. Si inoltrò verso il bosco per sgombrare la
testa dai pensieri, quando ad un tratto sentì una mano sulla
sua spalla. Si girò di scatto e vide lo zio Oceano che le
sorrideva.
“Dove stai andando Selene?” chiese gentilmente
Oceano alla nipote.
“Io? Da nessuna parte, volevo fare una
passeggiata... tutto qui” rispose Selene con lo stesso tono
gentile. Oceano sorrise e le accarezzò il viso.
“Piccola, sai che
devi stare attenta
in queste zone, le ninfe di Artemide potrebbero vederti e
catturarti”
“Lo farò, ma non sono più una
bambina, so badare a me stessa”
“Vallo a dire a tuo padre, poi
ne parliamo cara” disse scherzando Oceano, Selene
sbuffò.
“Uffa,
ci aveva promesso che ci avrebbe dato fiducia, e invece non
è
così”
“Su piccola, vostro padre vuole solo difendervi.
Siete le sue figlie, è normale che si preoccupi un po' per
voi!” disse Oceano abbracciandola e coccolandola.
“Lo so, ma
zio, io vorrei che ci desse un po' più di fiducia, non siamo
più bambine!”
“Un giorno lo farà, stai
tranquilla. Comunque, io vado al lago a vedere che combina tua
sorella. Tu non combinare guai, intesi?”
“Contaci zio!”
rispose Selene con un sorriso ed Oceano sparì tra gli
alberi.
La ragazza passeggiò ancora per un po', finché
non si
trovò in una radura. La luce che trapelava dalle folte
chiome
degli alberi era riflessa dal piccolo ruscello che si trovava
lì.
Selene notò
quasi subito che
davanti a lei si trovava un cavaliere con l'armatura dorata; non ci
mise molto a capire che si trattava di Shaka.
Rimase paralizzata, non
sapeva cosa
fare.
Si spostò
lentamente, rompendo
un ramo secco che era sotto i suoi piedi. Shaka lo sentì e
si
girò immediatamente, ma non vide nessuno, così si
alzò
e si avvicinò al luogo dove aveva percepito il rumore. La
fanciulla si spostò immediatamente ed entrò nella
radura, Shaka la vide e le sorrise dolcemente. “Milady, cosa
ci
fate qui? E perché vi stavate nascondendo? Avete paura di me
per caso?”
Selene arrossì
di colpo ed
abbassò lo sguardo. “No, è che... vi
stavate
allenando, non volevo disturbarvi”
Si avvicinò a
lei e le sollevò
il viso. “Mi siete mancata Milady, temevo di non rivedervi
più”
Selene lo guardò
scioccata. Non
si sarebbe mai aspettata una cosa del genere! “Anche voi mi
siete
mancato Shaka, mi dispiace avervi fatto preoccupare”
“Fa
nulla Milady” rispose dolcemente accarezzandole il viso. Si
allontanò immediatamente, dandole le spalle. La dea si
avvicinò a lui, che subito si allontanò verso il
ruscello. Si sciacquò il viso e rimase lì, a
fissare la
sua immagine riflessa nell'acqua. Selene rimase lì a
fissarlo,
sospirò e si allontanò lentamente tornando dalla
sorella. Shaka lo notò; l'afferrò per il braccio
e la
fermò, lei si girò di scatto e lo
fissò negli
occhi.
Il cavaliere la strinse al
suo petto
non smettendo di guardarla negli occhi. “Milady... non andate
via...” sussurrò fissandola intensamente. Selene
abbassò
lo sguardo arrossendo, mentre il suo interlocutore sorrideva. Con un
dito le sollevò il viso “Milady... c'è
una cosa...
che devo dirvi assolutamente”.
Selene notò che le mani di
Shaka tremavano, e gli accarezzò il viso con le dita,
cercando
di calmarlo. “Shaka... state tremando, cosa vi
succede?” chiese
dolcemente.
Lui si rilassò e
poggiò
la testa sulla sua spalla, stringendola a sé ancora di
più.
La dea rimase immobile, sorpresa dal gesto del cavaliere.
“Milady,
c'è una cosa che dovete assolutamente sapere, è
molto
importante...”
“Allora ditemela, mi piacerebbe tanto saperla”
Selene gli carezzava i capelli.
Shaka alzò lo
sguardo e lo
incatenò a quello della fanciulla. “Non so come
spiegarvelo,
è... difficile, almeno a parole” disse sottovoce.
Selene sorrise e gli
accarezzò
il viso con la mano. “Spiegatemelo a gesti allora. Non credo
cambi
qualcosa” rispose serenamente.
“Non posso, peccherei di
superbia davanti a voi” iniziò Shaka amareggiato
allentando
l'abbraccio; Selene abbassò lo sguardo. “Voi...
siete
davvero... importante per me, non... riesco... a stare un solo
secondo senza pensare a voi, Milady” continuò
sollevandole
il viso e cercando di trovare le parole adatte.
“Non capisco
cosa volete dire, Shaka” rispose confusa Selene.
Il cavaliere le prese le
mani e sorrise
accarezzandole. Erano morbide e così delicate!
“Spero voi mi
perdoniate questo gesto” rispose fissandola intensamente
negli
occhi.
Lei sorrise e
arrossì
leggermente. “Vi perdonerei ogni minima cosa,
Shaka” rispose con
tono impacciato.
“Allora mi
perdonerete anche questo”
disse Shaka tirandola a sé e stringendola per i fianchi.
Avvicinò piano il suo viso a quello di Selene, la fanciulla
si
avvicinò a lui, delicatamente si sfiorarono le labbra
chiudendole con un bacio. Shaka le accarezzò il viso con una
mano con l'altra la tenne stretta a sé alla vita. Selene lo
strinse a se accarezzandogli i capelli, poi scese sul collo. Ma Shaka
si staccò, dolcemente, mordendole il labbro inferiore, lei
sorrise imbarazzata. Shaka teneva il suo viso fra le mani.
“Milady... io... provo per voi qualcosa di...
indescrivibile...
io credo, anzi ne sono certo, so di amarvi!” disse Shaka con
tono
serio.
“Shaka...” Selene lo guardò negli occhi
“io...
non so cosa dire”
“Ditemi solo quel che provate, del resto non
m'importa!” Il cavaliere rimase serio, ma anche speranzoso, e
ricambiò teneramente lo sguardo. Lei lo distolse e si
allontanò da lui; in quel momento la speranza che brillava
negli occhi di Shaka scomparì nel nulla lasciando posto
all'amarezza “Voi non provate lo stesso, vero?”
“Al
contrario... voi avete preso ogni minima cosa di me, non mi
è
rimasto nulla, tranne il desiderio di avervi accanto ancora una
volta!” rispose Selene avvicinandosi e appoggiando la testa
sulla
sua spalla.
Shaka sorrise e
iniziò a giocare
con i capelli di lei. “Non potevate farmi più
felice Milady”
“Voi potreste fare una cosa Shaka, anzi due”
“Quali
sarebbero Milady? Farò qualsiasi cosa!”
Selene rise e gli premette
un dito
sulle labbra.
“Primo: smettetela di chiamarmi Milady, non mi
piacciono tutte queste formalità. E secondo...” lo
strinse a
sé “Vi prego, non partite per questa
guerra”. Mentre
parlava nei suoi occhi si accumulavano lacrime.
Shaka le sollevò
il viso e
asciugò le gocce sulle sue guance. “Mi dispiace
Milady, non
posso. È dovere di ogni cavaliere proteggere la propria dea,
soprattutto se è un cavaliere d'oro. Posso solo promettervi
una cosa...”
“Quale sarebbe?” chiese Selene singhiozzando;
Shaka prese fra le mani il suo viso e la baciò con passione
sulle labbra.
“Tornerò da voi, ve lo prometto!”
“Shaka...
grazie”
“E' il minimo che io possa fare per voi, Milady”
rispose dandole un bacio sulla guancia.
Selene arrossì
di colpo.
“Vi ho mancato di
rispetto?”
“No
no, è solo che... devo abituarmi”
“Non dovete”
rispose Shaka abbassando lo sguardo.
“Perchè
non dovrei?” chiese
Selene preoccupata.
“Vostro padre non permetterà mai una
cosa del genere”
“Si convincerà, un giorno. Io non
rinuncerò a voi!”
“Lo stesso vale per me, non
rinuncerei mai a voi!”
“Selene? Dove sei?” urlò una
voce maschile che proveniva dalla foresta.
“E' Oceano, mi starà
cercando. Devo andare!” sussurrò preoccupata la
dea.
“Va
bene, ma voglio vedervi, stasera. Come posso entrare nella vostra
casa senza farmi notare?”
“Prendete questa” Selene si sfilò
una collana dal collo a forma di mezza luna e gliela porse
“Prendete
questa, vi farà entrare nell'Isola dei Beati”
“Verrò
sicuramente” disse prendendo la collana e indossandola
“a presto
Selene, vi amo!”
“Anch'io Shaka! Oh Shaka!” gli baciò
una mano. “Ora andate!”
Il cavaliere
sparì nel nulla
nello stesso istante in cui apparve Oceano.
“Perchè non
mi hai risposto Selene?” disse Oceano entrando nella radura.
“Scusami, non ti avevo sentito” si scusò
la dea.
“Sicura? Non è che eri presa da un certo cavaliere
di
Athena?” ironizzò Oceano.
Subito Selene
arrossì e abbassò
lo sguardo. “Come lo sapevi?”
“Vi ho visto e sentito”
“Già, sempre la solita fortuna... Ora mi dirai che
non
possiamo stare insieme, vero?”
“Lo direi se lo pensassi... Ma
non lo penso, quindi non te lo dirò” rispose
dolcemente il
Titano.
Selene alzò lo
sguardo, era
scioccata.“Vuol dire che posso?”
“Se fosse per me, sì
bambina! Per questo cercherò di convincere tuo padre ad
accettare tutto questo” La dea abbracciò lo zio
gioiosamente. “Grazie grazie zio, non so come ringraziarti!
Sei
fantastico!” urlò di gioia.
“Va bene va bene! Ahahah”.
Le profonde risate del vecchio Oceano scossero gli alberi della
radura. “Su, ora andiamo. Vi devo riportare a casa”
“Sì”
rispose gioiosa la fanciulla.
Subito dopo si avviarono
verso il lago
dove andarono a prendere Eos e tornarono nella dimora dei Titani.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=471134
|