Lasciati amare

di Sarty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


“Bonnie … Bonnie svegliati!”

Quella voce le era decisamente familiare, anche se non la sentiva da parecchio tempo ormai ...

“Nonna?!” Bonnie aprì lentamente gli occhi e vide la debole fiamma di una candela. La osservò attentamente, anche perché era l’unica fonte di luce che potesse vedere. Intorno a lei non c’era altro che buio, nero e un silenzio profondo.

Lentamente, dietro quella fiamma fioca, iniziò ad intravedere il volto di sua nonna, un debole sorriso sulle labbra, in netto contrasto con gli occhi seri e preoccupati.

“Nonna!” la voce di Bonnie era spezzata dai singhiozzi “Nonna, come sono felice di vederti!” Bonnie avrebbe voluto buttarle le braccia al collo, stingerla forte a sé o meglio, stringersi forte a lei!

“Piccola mia” iniziò sua nonna “Come mi spiace che non abbiamo avuto tempo di parlare di quello che avresti dovuto affrontare … Quando provai a spiegarti eri troppo giovane, sapevo che non mi avresti creduto, almeno all’inizio…”.

Adesso gli occhi di Bonnie si erano riempiti di lacrime, che iniziavano a scenderle lentamente sulle guance. “Oh nonna, quanto vorrei averti qui vicino! E’ tutto così difficile, non so come comportarmi a volte e ho tante domande…”

“Lo so tesoro mio”, la interruppe la nonna “Anche adesso purtroppo non abbiamo molto tempo. I tuoi poteri si sono decisamente rafforzati, la tua aura è diventata molto forte, per questo adesso possiamo parlare, anche se per poco”.

“Oh nonna…” iniziò Bonnie, ma l’anziana signora la interruppe.

“Bonnie, non abbiamo molto tempo, ascoltami attentamente: il tuo Potere sta crescendo a tal punto che potrebbe attirare l’attenzione di altri Poteri. Nonostante i progressi che hai fatto, devi imparare ancora molte cose, ma da sola non sarai in grado. Come ti spiegai a suo tempo, entrambe le famiglie da cui discendi erano dotate di Potere, per questo tu sei la più forte e la più dotata fra noi. E proprio per questo devi essere istruita da altre streghe, potenti e sagge. Alla prossima luna piena, esegui un incantesimo di congiunzione, richiamando “Gli spiriti di Silver Lake”. Saranno loro a curare la tua istruzione, ti aiuteranno a prendere pieno controllo sul tuo Potere e a prepararti ad affrontare ciò che ti ha riservato il futuro”.

“Ma nonna, cosa devo dir loro, io non sono sicura di poter…” Bonnie non riuscì a finire la frase: le parole di sua nonna l’avevano turbata, o meglio, spaventata.

“Ti stanno già aspettando Bonnie, loro sanno già tutto … Posso capire come ti senta, ma fidati di me, ti prego”.

Bonnie fissò gli occhi di sua nonna e una sensazione di fiducia la pervase. “Va bene nonna, farò ciò che mi hai chiesto”. Bonnie sentiva che il loro tempo era ormai giunto al termine “Quando potrò rivederti di nuovo?” Adesso la fiducia stava lentamente lasciando il posto alla tristezza.

“Presto Bonnie, ci rivedremo presto, questa è una promessa. Ma prima di andare un’ultima cosa” Gli occhi di sua nonna si chiusero e Bonnie sentì qualcosa materializzarsi nella sua mano. Abbassò gli occhi e guardò il suo palmo: vi era un piccolissimo talismano a forma di stella a cinque punte con al centro due onde intrecciate. Fissò il piccolo oggetto per un istante e poi rivolse nuovamente lo sguardo a sua nonna.

“Questo talismano ha il potere di richiamarti nel caso la persona che lo possieda si trovi in pericolo ed abbia bisogno di te. Ho pensato che sarebbe stata una prova del nostro incontro e…” Fece una pausa fissandola con uno sguardo che Bonnie non riuscì a decifrare “E penso che potrebbe servirti, prima o poi. Magari hai già in mente una persona a cui vorresti darlo”. Detto questo, un sorriso sereno si stese sulle labbra della nonna, mentre il suo viso iniziava lentamente a sparire, proprio come era comparso.

“Nonna, nonna aspetta!” Bonnie voleva correre da lei prima che fosse tardi, ma tutti i suoi tentativi erano vani, non riusciva a muoversi di un millimetro.

“A presto piccola mia, ti voglio bene” disse sua nonna in un soffio, sparendo.

“Anche io ti voglio bene, nonna!” urlò Bonnie mentre le lacrime continuavano a rigarle il viso.

Infine la candela si spense.

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Bonnie si svegliò di soprassalto con gli occhi bagnati e con una mano stretta forte a pugno.

Si guardò intorno: pareti ricoperte di quadri e poster, scrivania con sedia e annessi vestiti “abbandonati”, l’armadio semi aperto e in terra vicino al suo letto due pile di libri di magia, storia druida ed incantesimi vari.

Si, era decisamente la sua camera.

Lentamente si voltò verso la finestra, dalla quale entrava una debole luce: stava albeggiando.

Un nuovo giorno che inizia… pensò Bonnie con un sospiro ed il consueto velo di tristezza.

Eh si, perché purtroppo tutto era andato come aveva pensato solo un anno e mezzo fa, rientrando dal pensionato con Matt e Meredith. Proprio tutto!

Stefan ed Elena avevano lasciato Fell’s Church, era troppo rischioso per Elena restare nei paraggi. Se fosse stata vista da qualcuno, come avrebbe fatto poi a spiegare che era si morta, ma poi si era tramutata in vampiro, morta nuovamente, rinata come spirito ed infine tornata umana? A volte faceva fatica la stessa Bonnie a crederci, specialmente adesso che tutte le “prove” di questo si erano trasferite altrove. E così Stefan ed Elena erano partiti, anche se con la promessa di tornare a trovarla appena possibile. Cosa che si era verificata solo una volta per il brevissimo tempo di due giorni.

Meredith era stata trascinata via da Alaric, che le aveva riservato un posto nel college nel quale lavorava. Avevano preso in affitto un appartamento e vivevano insieme. Se non altro, Meredith e Bonnie si sentivano di frequente, tra le varie telefonate o mail, ma nulla poteva sostituire la sua presenza: Meredith la faceva sentire sicura, le aveva sempre fatto quell’effetto. E adesso le mancava da morire, come Elena: erano un trio perfetto insieme, lo erano sempre stato.

Poi veniva anche Matt che, come già previsto, aveva vinto una borsa di studio per meriti sportivi: ora che era al college in un posto lontano da Fell’s Church e dai ricordi, stava riprendendo una vita normale, fatta di studio, football, feste e sicuramente ragazze.

Ragazze! pensò Bonnie ed un mezzo sorriso le illuminò il volto. Strano, non le faceva più lo stesso effetto pensare a Matt con altre ragazze. Un tempo, prima di Stefan ed Elena, prima di tutti gli avvenimenti “strambi” che aveva vissuto, la cosa le dava parecchio fastidio, ma adesso non più. Beh, più che da adesso, dal giorno in cui ho conosciuto…Bonnie bloccò i suoi pensieri.

Si era ripromessa di fare il possibile per non ritrovarsi a pensare a LUI più spesso di quanto avrebbe dovuto. Non poteva permettere che il SUO volto le si parasse davanti ogni volta che chiudeva gli occhi: era già impossibile ignorare i ricordi che la assalivano ogni volta che vedeva un corvo!

Basta, pensò stringendo i pugni e in quel momento si accorse che una delle sue mani conteneva un oggetto. Aprì lentamente le dita e una lacrima le scese nuovamente sul volto.

E così non è stato solo un sogno… Pensò Bonnie mentre si alzava decisa dal letto: ora sapeva bene cosa doveva fare.

Iniziò a vestirsi tranquillamente, quella mattina era decisamente in anticipo. In effetti, aveva abbastanza tempo per riordinare anche la stanza: con un gesto della mano, fece volare i vestiti nell’armadio, che successivamente si chiuse. Un altro gesto e le carte sulla scrivania si impilarono, facendo posto alle due file di libri che si depositarono delicatamente in un angolo.

Beh, essere una strega se non altro ha i suoi vantaggi, per certi versi… pensò soddisfatta Bonnie guardandosi intorno.

Scese al piano di sotto a fare colazione, sua madre la intravide appena prima che uscisse per andare a lavorare in biblioteca. Si, perché si era trovata un lavoro per trascorrere il tempo che si era presa per riordinare le idee, prima di iniziare a frequentare il college.

Questa almeno era la versione ufficiale: quella ufficiosa era stata una visione, avuta appena prima di presentare l’iscrizione al college. In quella visione, sua nonna le era apparsa, le aveva detto di rimanere a Fell’s Church e di studiare le arti magiche da autodidatta, fino a nuovo “ordine”.

Ordine che stanotte è arrivato si disse Bonnie stringendo forte il talismano che aveva in tasca.

La biblioteca non era lontana da casa sua ed il lavoro al suo interno era tranquillo. Aveva un sacco di tempo per leggere, cosa che nell’ultimo anno aveva fatto parecchio. Lavorando in biblioteca aveva accesso a tutti i libri ed aveva la possibilità di recuperare tramite biblioteche affiliate parecchi testi. Tutti ovviamente riguardavano la magia.

Inizialmente si limitava a leggerli, ma più passava il tempo, più si accorgeva che era in grado di mettere in pratica quanto riportato in quei libri. Così passava i fine settimana ad esercitarsi con formule ed incantesimi in una parte remota del paese, dove nessuno avrebbe potuto vederla.

Arrivata in biblioteca e toltasi il cappotto, Bonnie andò diretta verso il suo scaffale “privato”, che conteneva il libro di suo interesse: “Incantesimi di congiunzione e trasmigrazione del corpo”.

Prese il testo e tornò alla sua scrivania: aveva sette giorni prima che la luna splendesse piena e lucente in cielo.

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Erano passati due giorni ed aveva praticamente finito il libro. Quella sera si sarebbe riposata.

Bonnie mise nel lettore l’ultimo CD musicale che si era comprata e si distese sul letto chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi.

E tutto fu talmente veloce che lei stessa fece fatica a ricostruire la scena in seguito: appena chiuse le palpebre, una visione l’assali. Il problema non era il fatto in sé – oramai alle visioni improvvise si era abituata – ma fu ciò che vide.

Sembrava si trovasse in un parco, tutt’intorno a lei c’erano degli alberi molto alti con i rami mossi convulsamente da un vento forte e gelido. Il cielo era completamente grigio, non filtrava nemmeno un debole raggio di luce. Ma la cosa peggiore era il silenzio, totale e opprimente: non un cinguettio, non una voce, non un rumore, nonostante tutto non sentiva assolutamente nulla.

Bonnie fissava immobile le cime degli alberi, finché una risata stridula e acuta alle sue spalle la fece voltare di colpo: un essere piccolo, non umano nonostante le sembianze, con i capelli rosso fuoco e gli occhi accesi da un odio tangibile, stava per infilzare con un bastone di legno appuntito un bellissimo corvo nero, che era steso immobile sull’erba con le ali spiegate.

“NO!” il grido spontaneo che uscì dalle labbra di Bonnie fece voltare il cacciatore verso di lei. Demone…pensò Bonnie ed in quello stesso istante le fini e rosse labbra dell’essere si incurvarono in un sorriso maligno. “Il mio padrone ti sta aspettando, Bonnie. Non vede l’ora di averti al suo fianco. Non è il caso di farlo attendere troppo, non credi?”.

Il tono di voce con cui pronunciò quelle parole fece venire i brividi a Bonnie: era calmo, freddo e calcolato. Sentiva che c’era qualcosa di diverso in quella visione, di troppo reale. Ma mentre cercava di capire cosa stesse effettivamente vivendo, il demone alzò il braccio nel quale teneva il bastone appuntito e posò nuovamente i suoi occhi carichi d’odio sul corvo.

Proprio mentre fendeva il colpo mortale, Bonnie raccolse il suo Potere e con una sferzata scaraventò il demone qualche metro lontano dal corvo inerme.

Il demone non fece altro che alzarsi sorridendo e fissando con uno sguardo vuoto un punto lontano del parco disse: “Abbiamo l’esca giusta mio signore, ora tutto è pronto” e schioccò un’ultima occhiata a Bonnie, che in quel momento uscì dal trance.

Per fortuna era stesa sul letto, perché ogni centimetro del suo corpo tremava e lei impiegò qualche minuto prima di riprendersi.

Quella visione era troppo realistica, l’ondata di Potere che sentiva ancora intorno a lei ne era una prova. Ma com’era possibile? Cosa  c’entrava lei con tutto questo? E soprattutto cosa c’entrava QUEL corvo nero?

Bonnie si mise lentamente a sedere sul letto e tentò di rimettere insieme le idee.

Innanzitutto, il luogo le era sconosciuto, ne era sicura. In nessuna delle zone che frequentava solitamente c’erano degli alberi come quelli della “visione” …

Visione è un termine corretto, pensò Bonnie, ma questa è stata una visione indotta, indotta da un altro Potere, forte e soprattutto malvagio.

Ma cosa poteva volere da lei quell’essere, chiunque fosse?

Ripensò lentamente alle parole pronunciate: “Il mio padrone ti sta aspettando…”. Quindi il demone in questione non era quello della visione, sicuramente. A Bonnie sembrava più un emissario, un portavoce. Ma se il portavoce era dotato del Potere che lei aveva percepito, allora cosa doveva aspettarsi dal suo “padrone”? Secondo logica sarebbe stato ben più potente… ma la domanda non aveva ancora  risposta: perché lei, cosa c’entrava?

E come un fulmine a ciel sereno, le parole di sua nonna riecheggiarono nella sua mente: “Il tuo Potere sta crescendo a tal punto che potrebbe attirare l’attenzione di altri Poteri”. Anche se questo fosse stato vero, cosa di cui non si capacitava perché non si era mai sentita speciale, cosa poteva implicare questo per lei? Cosa avrebbe potuto fare un demone con il suo Potere? C’era un solo modo per avere una risposta a questa domanda: porla alle Streghe di Silver Lake. Ma per questo avrebbe dovuto aspettare ancora cinque giorni, che comparisse la luna piena in cielo per poter eseguire l’incantesimo di congiunzione.

Nel frattempo avrebbe dovuto aspettare, sperando che quell’essere non decidesse di anticipare i suoi piani, qualunque essi fossero. Il potere che aveva percepito era forte, l’aura era nera, nera come…

Bonnie rabbrividì, non per l’idea del Potere del demone, ma per le altre parole pronunciate: “Abbiamo l’esca giusta…”. L’esca era sicuramente il corvo, quindi altri non poteva essere che … “Damon!” Bonnie si ritrovò a pronunciare il nome del vampiro dopo più di un anno che non lo faceva. Lo pensava, certo, non ne poteva fare a meno, ma non lo pronunciava più da quel lontano giorno in cui era partito.

Ed i ricordi riaffiorarono.

Era una giornata estiva, calda e piacevole. Lei, Matt e Meredith avevano appena finito gli esami e tutti si accingevano a ritrovarsi per un pic-nic serale con Elena e Stefan.

Ognuno di loro avrebbe preparato qualcosa da portare. Matt sarebbe passato a prendere Meredith e lei, per poi andare al ritrovo stabilito.

Bonnie era in cucina ed aveva appena finito di incartare i panini, quando un’ondata di Potere alle sue spalle la fece voltare si scatto.

“Damon?” Aveva mascherato nuovamente la sua aura, cosicché non potesse riconoscerlo “Come mai sei qui?” Pronunciò quella frase con un tremolio nella voce: non per la paura, ma per le emozioni che quel vampiro risvegliava in lei ultimamente. Sensazioni forti, intense, dolci, che Bonnie sapeva perfettamente non avrebbe dovuto provare, perché l’avrebbero solo fatta soffrire.

Ma nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva a soffocarle, non riusciva a ricacciarle indietro. Perché?

“Perché al cuore non si comanda, giusto uccellino?” Il vampiro la fissava serio: riusciva sempre a leggerle nella mente, riusciva sempre a stupirla. Damon lo sapeva e si divertiva a farlo.

Anche se in realtà questa volta anche Bonnie era riuscita a coglierlo di sorpresa con i suoi pensieri. Nemmeno ricordava da quanto tempo una fanciulla non provasse certe sensazioni per lui senza che le fossero state indotte dai suoi poteri. Eppure eccola li, quella streghetta piccola e indifesa provava attrazione per un vampiro malvagio, crudele ed insensibile. Sorrise.

“Non hai risposto alla mia domanda: come mai sei qui?” chiese Bonnie raccogliendo tutto il coraggio del quale disponeva.

“Sono in partenza streghetta! E tu ti sei meritata un salutino…” disse avanzando lentamente verso di lei. Si, pensò Damon, un bacio d’addio lo meriti, uccellino.

Bonnie era immobile, non riusciva a muoversi, ne a parlare. Poteva solo tenere i suoi occhi castani fissi in quelli neri e profondi del vampiro, che le si stava avvicinando con un lieve sorriso sulle labbra perfette.

Labbra che si posarono lievemente sulle sue, fredde e delicate, dolci e nostalgiche.

Bonnie si sentì pervadere da due tipi di sensazioni contrastanti ma ugualmente forti: felicità e piacere, per quel dolce bacio che Damon le stava dando volontariamente; dolore e paura, perché sentiva che quello era un bacio d’addio e questo significava che probabilmente non l’avrebbe mai più rivisto.

Una lacrima comparve sul viso di Bonnie, scendendo lenta lungo il profilo della sua guancia, finché non raggiunse le sue labbra e quelle di Damon.

Il vampiro la sentì sulla sua bocca, sentì tutti i sentimenti che quella lacrima celava. Sentì tutta la felicità e l’amore nascente, ma anche tutto il dolore e la tristezza, la paura e l’angoscia … di perderlo.

Perdere me? Tutto questo per me? Questa streghetta non mi conosce proprio, sapesse tutto ciò che ho fatto non proverebbe che terrore, odio e repulsione, perché non merito che questo da una fanciulla come lei…

Damon bloccò i suoi pensieri: riconobbe il sentimento che voleva nascere in lui e lo mise a tacere subito, staccandosi dalle labbra di Bonnie, da tutto quel calore, da tutti quei sentimenti ingiusti.

“Non hai una buona percezione di te stesso Damon, nonostante tutte le azioni malvagie che tu possa aver compiuto, sono convinta che la tua anima sia migliore di quanto tu non voglia credere”.

Damon alzò lo sguardo, sconcertato, fissando gli occhi della ragazza con un’intensità tale che qualsiasi persona avrebbe distolto lo sguardo dal suo. Ma non Bonnie: lei continuava a fissarlo con i suoi occhi profondi, sinceri e pieni di fiducia.

“Sei riuscita a sentire i miei pensieri?” Il tono di voce era talmente basso che Bonnie pensò non volesse farsi sentire, ma fece un cenno di assenso con il capo.

Lo sguardo di Damon si fece scioccato e per la prima volta scandagliò seriamente ed attentamente l’aura di Bonnie, rendendosi conto di quale fosse effettivamente il Potere celato nella sua piccola streghetta e, suo malgrado, ne rimase affascinato.

“Diventerai forte streghetta, se mai ci rivedremo dovrò stare attento a non farti arrabbiare” disse illuminandosi con un sorriso beffardo. Quindi si voltò e fece per andarsene, ma sul ciglio della finestra si fermò e senza guardarla in volto, le disse “Stai attenta, uccellino … ci sono troppi predatori li fuori” e senza nemmeno aspettare la risposta di Bonnie, si trasformò in corvo e volò via.

Nessuno seppe mai di quell’incontro, nemmeno Meredith ed Elena.

E dopo poco, iniziarono le partenze: prima Stefan ed Elena, poi Meredith ed infine Matt.

Fell’s Church si svuotò di tutti gli affetti di Bonnie: le sue migliori amiche, i suoi compagni di avventura, il suo amore nascente.

E questo le pesava sopra ogni altro.

 

Grazie a Valentina78 per la recensione, spero di non averti deluso con questo capitolo!

Un grazie anche a tutte le persone che hanno letto questa fanfic e l’hanno messa tra le seguite/preferite.

E’ la prima volta che scrivo, quindi ogni consiglio è ben accetto! A presto! 

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Lo sguardo di Bonnie tornò alla realtà, nella sua stanza, nel suo tempo: un anno e mezzo dopo tutto questo.

Si asciugò le lacrime che le scendevano sempre a quei ricordi e cercò di farsi forza: adesso aveva del lavoro da fare. Doveva ripassare bene gli incantesimi di congiunzione, non avrebbe avuto due possibilità le notte di luna piena, doveva riuscirci al primo colpo.

Per fortuna quel fine settimana non avrebbe dovuto lavorare alla biblioteca: sarebbe rimasta chiusa per dei lavori di manutenzione. E così avrebbe avuto più tempo a disposizione.

“Bonnie? Bonnie sei in casa?” la voce di sua madre la distolse dai suoi pensieri.

Si alzò velocemente dal letto e scese le scale, rispondendole “Si mamma, sono qui. Tutto bene?”

“Certo tesoro. Tu piuttosto, stai bene? Hai gli occhi stanchi…e mi sembri preoccupata”.

Sua mamma vedeva sempre un po’ più in là, nonostante non avesse del Potere, se non quello di essere madre. Sorrise.

“Tutto ok mamma, tranquilla. Volevi dirmi qualcosa?” le rispose velocemente Bonnie per cambiare argomento.

“Si: la zia Marie ci ha invitati tutti a trascorrere il fine settimana da lei per festeggiare il suo compleanno. Non le ho ancora confermato la tua presenza, con la scusa del lavoro. So che questo weekend la biblioteca è chiusa, ma ho pensato che ne avresti voluto approfittare per riposarti un po’… ovvio se vuoi venire a noi fa più che piacere…”

Perfetto! Anche se non sono sicura si tratti di una coincidenza…pensò Bonnie prima di rispondere.

“No grazie mamma, come hai detto, preferirei riposare un po’. Ultimamente sono piuttosto presa e l’idea di avere un fine settimana tutto per me mi piace proprio”.

“Lo immaginavo, cara. Nessun problema. Io preparo le valigie, partiremo domattina presto. Penseresti tu alla cena?”.

“Certo mamma, tu pensa pure ai bagagli” le rispose. Detto questo, si voltò e si diresse velocemente in cucina.

Preparare la cena la distolse per un po’ dai suoi pensieri e a tavola con la sua famiglia chiacchierò tranquillamente come se non fosse altro che una normalissima ragazza, spensierata a felice.

Tutto questo, però, non durò oltre la soglia della sua camera, la notte.

Come sempre tentò di prolungare il più possibile la doccia ed i vari preparativi per andare a letto, ma prima o poi sotto quelle coperte ci doveva andare. E li cominciavano i problemi.

Damon si insinuava costantemente tra i suoi ricordi ed i suoi sogni, nonostante gli sforzi di Bonnie di tenerlo lontano.

Ma quella notte era diverso.

Quella notte non provava tristezza o rimpianti.

Quella notte era preoccupata.

Abbiamo l’esca giusta…” continuava a sentire quelle parole nella sua mente e continuava a vedere quel bellissimo corvo nero steso a terra, immobile.

Oh andiamo! Stai parlando di Damon! continuava a ripetersi E’ sempre stato il più forte ed il Suo Potere è grande: cosa mai potrebbe succedergli? Il vero Damon quel piccolo demone lo avrebbe fatto sparire con un semplice battito di ciglia…

Ma nonostante si ripetesse quelle parole in continuazione, Bonnie sentiva qualcosa dentro di lei, sentiva che in fondo non era la verità. C’era qualcosa di troppo grande nel Potere che aveva avvertito dietro quel piccolo demone, troppo grande anche per Damon.

Le prime ore di quella notte trascorsero lente e tormentate, ma alla fine il sonno prese il sopravvento su tutte le preoccupazioni.

Quando Bonnie aprì gli occhi, il sole filtrava già dalla sua finestra. Si alzò e si vestì velocemente, scese in cucina a trovò un biglietto di sua madre, che la avvertiva che erano partiti presto e non avevano voluto svegliarla.

Mangiò rapida dei cereali e un succo d’arancia, prese il libro di incantesimi di congiunzione e si diresse verso la sua piccola radura deserta, che non frequentava nessuno perché troppo vicina al vecchio cimitero.

Fece la strada il più velocemente possibile, cercando di non pensare a niente ed una volta arrivata si sedette al centro e posò il libro sulle sue gambe, pronta ad iniziare gli esercizi.

Stava per praticare il primo incantesimo di congiunzione, quando un richiamo forte arrivò diretto alla sua mente.

Si concentrò, cercando di identificarne il punto di origine e fù allora che lo vide: Damon stava lottando contro quel piccolo demone dai capelli rossi come il fuoco. Lo scontro era cruento, Damon era … in difficoltà?

Impossibile…pensò Bonnie, eppure il potere di Damon era sempre più debole. Come riusciva a sentire così bene l’aura di Damon? Non era lui che la stava chiamando, eppure …

Un soffio di vento gelido voltò le pagine del libro posato sulle gambe di Bonnie e si fermò su un incantesimo di trasmigrazione del corpo.

Bonnie abbassò lo sguardo su quella formula e dietro alle parole stampate sulla pagina vide il corpo di Damon cadere a terra sotto un ennesimo terribile colpo del demone.

Quella non era una visione e nemmeno un sogno: tutto quello che vedeva stava accadendo realmente, da qualche parte e quell’incantesimo la avrebbe portata direttamente a lui.

Sapeva che era una trappola, sentiva che tutto quello che stava vivendo era controllato da un Potere malvagio, ma il desiderio di aiutare Damon era più forte di qualsiasi paura.

Raccolse il suo Potere e lesse l’incantesimo con tutto il fervore di cui disponeva.

 

Damon non riusciva a capacitarsi di come un essere piccolo e insulso come quello che aveva di fronte potesse emettere un simile Potere, potesse avere una simile forza.

C’era qualcuno oltre quel demone, un’altra presenza. Quello che aveva davanti non era altro che un burattino i cui fili erano tirati da un essere più forte, più malvagio.

Ma adesso non avrebbe avuto il tempo ne la forza per tentare di scovare quel potere celato: per quanto assurdo sembrasse, lui stava per soccombere.

Una smorfia mista tra dolore, incredulità e rabbia apparve sul suo volto.

Il prossimo poteva essere l’ultimo colpo, la fine di tutto: il suo corpo era pieno di ferite, ma la cosa peggiore era che il suo Potere era ormai esaurito.

Ma allora perché quell’essere stava esitando? Avrebbe già potuto abbatterlo, invece continuava quello stupido giochetto, come se stesse aspettando qualcosa.

Meglio così, se continua ad esitare forse…Damon stava tentando di convincersi di avere un’ultima possibilità, non avrebbe mai ammesso di essere il più debole, nemmeno in quella situazione.

SLAM!

Un nuovo colpo, una nuova ferita. Ma nemmeno questa mortale …

Dannazione, cosa diavolo stà aspettando questo maledetto?

E l’istante successivo a Damon sembrò che qualcuno avesse sentito quella domanda solo pensata: un’ondata di Potere lo travolse, un Potere forte, deciso.

“Il burattinaio ha finalmente deciso di unirsi a noi?” chiese al demone con la sua solita punta di sarcasmo e detto questo si voltò sputando a terra del sangue che aveva in bocca.

Nonostante tutto, era pur sempre Damon Salvatore.

Il demone si girò verso di lui, un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“E’ proprio un peccato che non potrai vedere chi diventerà! Del resto è per merito tuo che siamo arrivati a lei… Ma non credo che sentirà la tua mancanza, dopo aver conosciuto il mio padrone…” e detto questo quell’ultimo colpo arrivò: Damon cadde a terra, privo di sensi.

 

Un grazie ancora a tutte le persone che seguono questa fiction … a presto per il seguito! CIAO! 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Quando Bonnie aprì gli occhi, la scena che le si parò davanti era molto simile a quella di un incubo, ma con la terribile differenza che tutto quello che vedeva era reale.

Si trovava esattamente nel parco della visione, il vento gelido fischiava minaccioso tra gli alberi, il cielo era scuro e tutto era pervaso da un Potere forte e talmente malvagio che Bonnie rabbrividì avvertendolo. Era come un’immensa cupola di forza oscura che si stagliava sopra di lei.

L’incantesimo era riuscito alla perfezione, ma allora dov’era Damon? Del resto lui era l’unica ragione che l’aveva spinta a gettarsi in quella situazione senza nemmeno pensarci.

Si voltò lentamente controllando la scena intorno a lei, bloccandosi non appena i suoi occhi incontrarono quelli pieni d’odio del demone.

“Ti stavo aspettando Bonnie, sei stata più veloce del previsto a capire … ma del resto non poteva essere altrimenti, giusto?”

Bonnie deglutì prima di rispondere con un filo di voce. “Chi sei tu?”

“Domanda sbagliata: tu conosci già la risposta” la voce del demone aveva un tono che sembrava quasi divertito e questo colpì la ragazza. Tutto il Potere intorno a lei era denso di malvagità, ma nonostante questo sentiva che la sua vita non era in pericolo.

Bonnie allora si ricordò le parole della visione “Il mio padrone ti stà aspettando”, perciò cambiò la domanda: “Cosa volete da me?”

Allora il demone socchiuse gli occhi, la sua espressione si fece neutra, le sembrava di vedere sé stessa entrare in trance.

Ed in effetti, quando il demone parlò di nuovo, il tono di voce era diverso, lontano. Non era più lui a parlare, ma un’altra entità che stava usando il suo corpo: “Giusta osservazione Bonnie”.

La ragazza si accorse che riusciva a sentire due Poteri provenire dalla stessa fonte, ma uno dei due era nettamente superiore all’altro, sia come forza che come carica negativa.

“Sei riuscita a percepire molto più di quanto mi aspettassi, il che significa che il tuo Potere sarà forse più forte del previsto. In effetti, considerando il tempo dal quale sei “cosciente” della tua natura, hai fatto dei progressi enormi. La mia scelta è caduta sulla strega giusta, ovviamente.”

Bonnie allora si fece coraggio “Cosa vuol dire che la scelta è caduta sulla strega giusta?”

“Sei ancora inesperta e l’unica altra strega che tu abbia mai conosciuto era tua nonna. Ovviamente non puoi sapere di cosa sono capaci le streghe - specialmente se si affiancano ad un demone - una volta votate a quello che viene comunemente ed erroneamente definito il male, ma che io preferisco chiamare forza vitale”.

Adesso, nonostante il trance, le labbra del demone si incurvarono in un sorriso maligno e Bonnie si sentì attraversare da un brivido.

Ma le ultime due parole pronunciate dal demone la scossero in maniera diversa.

L’unica forza vitale che conosco è l’amore!  pensò con ardore.

“Dov’è Damon, cosa ne hai fatto di lui!” pronunciò quelle parole con tono deciso, nonostante la paura.

Il demone allora si voltò a guardare verso un groviglio di rami ammassati, che, dopo un gesto della sua mano, si sparpagliarono tutt’intorno, lasciando intravedere il corpo immobile del vampiro.

Il respiro di Bonnie si bloccò mentre osservava attentamente Damon: non per la sua perfezione, ma per le ferite che riusciva a vedere su tutto il suo corpo. I vestiti erano macchiati di sangue, la pelle del suo bellissimo viso era più pallida del solito.

Non ebbe nemmeno il tempo di pensare a testare la sua aura, perché sentì un’enorme potere crescerle nel petto, così velocemente che si sentiva scoppiare.

Dentro di lei un misto di emozioni si accalcavano: dolore, rabbia, amore, speranza. E più teneva gli occhi fissi sul corpo inerme del vampiro, più la forza dentro di lei aumentava.

E quando alla fine raggiunse il limite, Bonnie si voltò verso il demone, gli occhi decisi, le mani strette a pugno: “Vuoi vedere invece di cosa è capace una strega votata alla forza vitale dell’amore?”

Detto questo, Bonnie sferzò un colpo in direzione del demone, lasciando che tutta la forza raccoltasi dentro di lei uscisse in un sol colpo. Il demone ebbe a malapena il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo, prima di sparire nel nulla.

In un istante, il cielo si schiarì e il vento gelido smise di soffiare.

Bonnie si inginocchiò a terra, stremata, con le mani tremanti ed il fiatone.

La sua mente si era svuotata appena sferzato il colpo.

Ma non rimase così a lungo: un volto le si parò davanti agli occhi socchiusi.

“Damon!” Si alzò e corse verso il vampiro, inginocchiandosi in fianco al suo corpo.

Lo esaminò sia con gli occhi, che con il suo Potere.

La sua aura è debole, ma riesco ancora a sentirla. Pensò Bonnie mentre con un tocco leggero della mano gli spostava un ciuffo di capelli dal viso.

Nonostante tutto, la sua perfezione riusciva sempre a sconvolgerla, ad immobilizzarla.

Cosa poteva fare, adesso? Si, riusciva a sentire il suo debole Potere, ma sentiva nello stesso modo che si stava riducendo continuamente, inesorabilmente.

Se non avesse fatto qualcosa subito, per Damon sarebbe stato troppo tardi.

Cosa posso fare, cosa posso fare? I pensieri di Bonnie erano disperati: si sentiva impotente, inerme. I suoi occhi si staccarono dal viso del vampiro e scesero lentamente verso il resto del corpo, sui vestiti laceri e sporchi di sangue.

Sangue!

Ma certo, quello era il modo più veloce, forse l’unico. Avrebbe potuto donargli il suo sangue e con esso il suo Potere.

Bonnie guardò il giaccone di pelle del vampiro, e con una mano tremante cercò nella tasca interna, dove sapeva che avrebbe trovato il suo coltello. Lo estrasse e rimase a fissarlo, mentre ragionava sulla cosa migliore da fare. Doveva fare un’incisione su un punto del suo corpo che potesse avvicinare comodamente alla bocca del vampiro.

Il polso! Da un taglio sulla mano non uscirebbe abbastanza sangue…

Stava per praticare l’incisione, quando si ricordò di una cosa: estrasse dalla tasca dei suoi jeans il talismano che sua nonna le aveva donato e lo infilò nella tasca interna della giacca di Damon. Se tutto fosse andato come sperava, non si sarebbe accorto di averlo addosso.

Fatto questo, si incise il polso con un taglio netto, ripose il coltello nel fodero e si sdraiò accanto al corpo del vampiro, appoggiando il suo braccio sulle labbra fredde di Damon.

Poteva solo sperare di vedere un cambiamento in lui prima che lei perdesse conoscenza, anche se si era sdraiata proprio per quella prospettiva. E se Damon non si fosse ripreso?

Cercò di scacciare quel pensiero dalla sua mente, perché anche se così fosse stato, non le sarebbe proprio dispiaciuto morire tentando di salvarlo …

E non mi piacerebbe proprio vivere sapendo che non esisti più in questo mondo …

Sorrise ripensando a quella volta che Damon la salvò facendole bere il suo sangue. E adesso i ruoli si erano invertiti, in tutti i sensi.

Stavolta sono io a cercare di salvarti la vita donandoti il mio sangue! Speriamo solo che la conclusione sia la stessa…

Vedeva Damon deglutire di tanto in tanto, ottimo. Adesso, però, doveva cercare di concentrarsi per trasmettere al vampiro anche il suo Potere.

Continuò a fissare il volto di Damon, finchè dopo qualche minuto gli occhi di Bonnie si chiusero.

 

CIAO A TUTTI !

Vale78, mille grazie per i complimenti e per il sostegno.

Stesso ringraziamento per tutte le persone che hanno recensito e che continuano a seguire questa storia.

Spero di non avervi deluso … stò già lavorando al seguito, quindi a presto! 

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Sono ancora vivo? La mente di Damon iniziava lentamente a riprendersi.

Si sentiva debole, stanco, ma il suo corpo stava lentamente reagendo e le sue forze tornavano.

Stavo combattendo contro un demone ed era forte, a tal punto che stavo soccombendo … eppure… sono vivo …

Lentamente i ricordi riaffiorarono: la lotta cruenta, l‘indecisione nei colpi, fino al momento in cui non aveva avvertito un Potere forte tutt’intorno a lui, tanto da indurlo a pensare che il burattinaio si fosse unito a loro.

Ma adesso che ci pensava, quel Potere era diverso, era… bianco, lucente.

Non poteva appartenere ad un demone. Ma a chi altri allora?

Eppure quell’aura gli era famigliare, in qualche modo.

Ma adesso un’altra consapevolezza iniziava ad assalirlo: lui si stava rafforzando ogni secondo che passava, lui stava… bevendo sangue? Sentiva una pelle calda e morbida poggiata sulle sue labbra.

Qualcuno mi stà trasmettendo del Potere attraverso il suo sangue?

Non era Stefan, ne era sicuro e nemmeno Elena.

Ma allora, chi altri poteva essere?

Quel sangue, così dolorosamente nostalgico, così dolce, così puro… gli risvegliava dei ricordi lontani, delle sensazioni provate raramente per delle persone speciali, fanciulle uniche…

E’ per merito tuo che  siamo arrivati a lei!  Quella frase lo colpì come uno schiaffo.

E Damon capì.

Aprì gli occhi di scatto, chiuse il taglio con il veleno, prese quel piccolo e fragile polso nella sua mano e lo spostò delicatamente.

Si mise lentamente a sedere e con occhi scioccati fissò la ragazza stesa in fianco a lui.

Per un lungo istante la sua mente restò vuota ed il suo corpo restò immobile.

Ecco perché quel potere gli sembrava famigliare: era il potere che aveva avvertito in Bonnie prima di lasciare Fell’s Church, sebbene ora fosse molto, molto più forte.

Si guardò intorno, cercando un qualche segno del demone, un Potere che voleva celarsi, ma non trovò nulla, per il momento erano al sicuro.

Allora tornò con gli occhi verso Bonnie.

Sempre  più bella … sempre più forte…

Fissò il suo volto attentamente: nonostante la sua aura, adesso con quel viso pallido e i riccioli rossi che le ricadevano ribelli sul viso, gli sembrava sempre il suo Uccellino.

No, non dopo che mi ha … salvato la vita… LEI ha salvato ME? Non può aver sconfitto da sola quel demone, non è possibile, non…

Damon non sapeva cosa pensare: il suo orgoglio era ferito, ma sentiva qualcos’altro crescergli dentro, sensazioni a lui estranee che non avrebbe mai ammesso di provare.

Non riusciva neanche ad immaginare che quella streghetta fosse riuscita dove LUI aveva fallito.

No, sicuramente il demone ha lasciato perdere, è andato via per una qualche ragione che non riesco a comprendere…

Ma in fondo neppure Damon era convinto di quelle parole.

Del resto, lui stesso le aveva detto l’ultima volta che l’aveva vista che sarebbe diventata forte e come sempre aveva avuto ragione.

Voci lontane interruppero i suoi pensieri: doveva andarsene, doveva portare Bonnie in un posto sicuro e caldo, dove lei potesse riposare e lui pensare tranquillamente.

Si alzò senza problemi e si rese conto che le sue forze erano quasi totalmente tornate, il suo Potere era quasi integro.

Sei un fenomeno, streghetta! pensò mentre prendeva la ragazza dolcemente tra le sue braccia.

E in quel momento un brivido lo percorse.

Effetto collaterale della battaglia… si costrinse a pensare.

Ma in realtà sentiva il debole calore del corpo di Bonnie sul suo, vedeva il sangue scorrere sotto la pelle del suo viso da quanto era pallida, vedeva le occhiaie marcate sotto i suoi occhi chiusi e un'altra sensazione pervase Damon: preoccupazione.

Era terribilmente preoccupato per il suo piccolo Uccellino.

Sembra così debole adesso … devo fare qualcosa …

Si diresse velocemente verso il suo appartamento, per fortuna era sera ed il buio copriva la loro presenza ai pochi e deboli occhi umani che erano in giro.

Entrò e si diresse in camera da letto, dove posò attentamente Bonnie sulle morbide lenzuola di seta.

Damon era in piedi a fianco al letto, le mani in tasca, gli occhi fissi sul dolce viso del suo Uccellino. Tutta quella situazione era assurda per il vampiro: come aveva potuto quella piccola ragazza riuscire a tenere testa ad un demone così potente? Certo, l’aura che Damon aveva avvertito era decisamente tutt’altra cosa rispetto all’ultima volta, eppure adesso, guardandola così, le sembrava talmente fragile, indifesa…

I conti non gli tornavano, i suoi pensieri erano confusi.

Ho bisogno di nutrirmi! Mi ci vuole un buon “pasto”… La piccola è al sicuro e per adesso ha solo bisogno di riposo…

E lui aveva bisogno di allontanarsi da lei per tornare a pensare lucidamente!

Fece per girarsi ed uscire, ma il suo corpo si bloccò e senza un ordine preciso, la sua mano accarezzò dolcemente la guancia di Bonnie.

Damon fece una smorfia e uscì velocemente.

 

Ciao a tutti!

Capitolo corto, scusate, ma non volevo forzare troppo la cosa: l’ispirazione mi ha portato solo fin qui. Spero vi piaccia comunque e che il fine settimana sia di aiuto  ;-)

Come sempre grazie a tutti per le recensioni … siete un’ottima spinta per continuare.

A presto !

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Dopo meno di un’ora – cosa sorprendente per lui - Damon rientrò nell’appartamento.

Si diresse subito in camera da letto, tentando di mettere a tacere l’ansia che lo pervadeva dal momento in cui era uscito e che si placò solo nell’istante in cui posò nuovamente gli occhi sul viso di Bonnie.

Si sedette sul bordo del letto e le prese la mano: la sua temperatura corporea era salita e le sue forze stavano tornando. Un sospiro sfuggì dalle sue labbra … suo malgrado.

Adesso che stava ripensando con calma a tutto quanto era successo, il quadro iniziava a chiarirsi.

… E’ per merito tuo che  siamo arrivati a lei …

Quindi era la streghetta che volevano? La cosa aveva senso, tutto considerato. Ecco perché quell’indecisione nei colpi, quell’attesa che aveva avvertito durante lo scontro. Ma quindi lui non era stato altro che un’esca, un’esca per attirare lei.

Damon sentì un moto di rabbia salirgli dentro. LUI era stato usato, preso in giro. E nessuno dei pochissimi che aveva osato tentare di prenderlo in giro era sopravvissuto. E questo sarebbe valso anche per quel burattinaio.

Lui vuole Bonnie… controllando lei, controllerebbe il suo Potere ed una volta sotto l’influsso di quel demone, questa streghetta si trasformerebbe in un vero pericolo…

Nuovamente, la rabbia lo assalì, ma non era come quella precedente: era forte, intensa e incontrollabile…

NON TI PERMETTERO’ MAI DI TOCCARE IL MIO UCCELLINO!

Damon stesso si stupì dei suoi pensieri e lasciò la mano di Bonnie che aveva tenuto nella sua fino a quel momento. Sapeva cosa gli stava succedendo, riconosceva quelle sensazioni nonostante non le sentisse più da anni ormai. E non voleva sentirle.

Eppure, la sola idea che il suo uccellino venisse trasformato in una strega potente, crudele e malvagia gli provocava una vera a propria fitta di dolore.

A lui non doveva interessare, non avrebbe dovuto interessargli proprio niente.

Eppure i suoi tentativi di auto convincersi erano inutili, così come l’ordine mentale di non prendere nuovamente la mano di Bonnie tra le sue … ma il suo corpo non lo ascoltava.

Il tocco con la sua pelle era così piacevole, il suo profumo era unico, il suo viso così dolce… non riusciva nemmeno a pensare di vederla a fianco di un demone, di una creatura malvagia.

Fece una smorfia: non era lui stesso una creatura malvagia, dopotutto? Durante la sua esistenza aveva commesso azioni terribili, aveva ucciso parecchi umani, si era approfittato di moltissime donne e aveva ricavato piacere da tutto questo.

Non sono migliore di quel burattinaio…

“A quanto pare i tuoi pensieri non sono molto diversi dall’ultima volta” la debole voce di Bonnie colse di sorpresa Damon: era talmente preso che non si era nemmeno accorto che si era svegliata.

Le lasciò andare la mano e si alzò dal letto, allontanandosi.

Bonnie si mise lentamente a sedere prima di parlare.

“Scusami … io non ho fatto apposta … è solo che sono talmente … cioè io sento i tuoi pensieri anche senza volerlo … mi dispiace …” Bonnie abbassò lo sguardo.

Damon la fissava, sempre più scioccato, sempre più sconvolto, sempre più ammirato.

Restò qualche istante a fissare il viso del suo uccellino, le sue guance arrossate, le sue labbra tremanti, ma poi si rimise la sua maschera di indifferenza.

“A quanto pare sei diventata forte streghetta. Vorrei sapere cosa ci facevi in quel parco, però”.

“Io …” Bonnie alzò lo sguardo, incrociando quello di Damon e come sempre ne rimase paralizzata. Non ricordava nemmeno le volte che aveva sperato di poter vedere nuovamente dentro quegli occhi profondi e neri come la notte.

“A quanto pare solo il tuo Potere è cambiato!” Le disse Damon ironicamente “Cos’è non mi vuoi rispondere? O il mio fascino ti ha lasciata senza parole?”

Bonnie dovette distogliere lo sguardo da quello di Damon, prima di riuscire a parlare.

“Mi stavo esercitando con degli incantesimi di congiunzione, quando ho ricevuto un richiamo mentale. Mi sono concentrata per vedere da dove arrivasse e ho visto te ed il demone … ehm combattere… ”

Damon aveva avvertito l’indecisione nella timida voce di Bonnie prima della parola “combattere” e quell’indecisione era stata più chiara di ogni possibile parola pronunciata: più che combattere l’aveva visto soccombere, l’aveva visto debole.

Damon emise un ringhio e Bonnie lo fissò con occhi impauriti.

“Vai avanti” ordinò il vampiro.

“Io… io volevo…” la ragazza prese un respiro prima di continuare “Io volevo aiutarti, non potevo guardare senza fare niente… e poi quel demone mi ha messo davanti agli occhi un incantesimo di trasmigrazione e allora l’ho letto senza pensarci un attimo” Bonnie non aveva nemmeno ripreso fiato, sapeva che se avesse esitato non sarebbe più arrivata a dire ciò che voleva.

“Sei stata una stupida!” la voce di Damon era densa di rabbia, al punto che Bonnie sgranò gli occhi ed iniziò a tremare.

La rabbia che Damon provava era dovuta dalla preoccupazione, perché sapeva perfettamente che quel demone non si sarebbe arreso: anzì, il fatto che Bonnie fosse stata capace di tanto non avrebbe fatto altro che aumentare la sua voglia di averla.

E questo Damon non poteva sopportarlo, ma allo stesso tempo non voleva ammettere che tutto questo dipendesse da quello che iniziava a provare per lei.

E questo scontro di sensazioni non faceva altro che nutrire la rabbia che cresceva dentro di lui.

“Lui vuole te! Lui vuole il tuo potere, vuole usarti come un burattino. Ti vuole sottomettere, avere il controllo della tua mente! Ti farà votare al male e una volta in quello stato non ne potrai più uscire, a meno che qualcuno non ti uccida! Come hai fatto a non capirlo, come hai potuto essere così stupida ed ingenua!”

“Io lo sapevo! Avevo capito cosa voleva, era già stato chiaro nella mia visione.” La voce di Bonnie era chiara e decisa, nonostante gli occhi gonfi di lacrime “Ma cos’altro avrei dovuto fare, stare a guardare mentre ti uccideva?!”

E Damon si bloccò: il suo corpo, la sua mente, tutto era immobile, tutto era superfluo, tutto … tranne lei.

Bonnie rimase a fissare il volto del vampiro, mentre le lacrime le solcavano le guance.

L’ho ferito, ho ferito il suo orgoglio… Questa non me la perdonerà mai… ma preferisco sapere che mi odia per questo, piuttosto che sia morto! Sospirò Devo andarmene…

Bonnie si voltò dall’altra parte, attraversò lentamente il letto e scese, ma come si alzò in piedi sentì le gambe cederle e la sua testa girava talmente che le venne la nausea. Poi tutto diventò nero, ma prima di perdere i sensi avvertì la stretta salda e dolce delle braccia di Damon.

 

Ciao a tutti !

Riuscire a “entrare” nella testa di Damon è sempre complicato … spero che questo capitolo non vi deluda …

Vale 78 e Baby_Baby: mille grazie come sempre per le recensioni ed il sostegno.

Grazie alle persone che hanno messo questa fic tra le seguite / preferite.

Grazie anche a tutti quelli che leggono e come sempre ogni consiglio è ben accetto … 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Ha rischiato la vita per me… Sapeva a cosa sarebbe andata incontro, lo sapeva eppure…

Damon teneva il corpo privo di sensi di Bonnie dolcemente stretto la tra le sue braccia.

Non posso permetterle di farlo di nuovo… Non posso permettere che le cose tra noi vadano avanti… Devo andarmene una volta per tutte!

A questo pensiero le braccia di Damon si strinsero maggiormente intorno al delicato corpo del suo uccellino.

Sospirando, la prese in braccio, uscì dal suo appartamento e mise la ragazza in macchina.

L’avrebbe riportata a casa, al sicuro, e poi sarebbe andato a cercare il burattinaio. Perché in effetti la parola “sicuro” era un eufemismo. Quel maledetto demone sapeva perfettamente dove trovare Bonnie, non avrebbe impiegato molto per raggiungerla.

Ma Damon non lo avrebbe permesso.

Mentre guidava i suoi occhi non potevano fare a meno di spostarsi sistematicamente sul viso di Bonnie.

Com’era cambiata dal primo giorno in cui l’aveva vista! E pensare che all’inizio non ci avrebbe perso un minuto.

Invece con il passare del tempo le aveva salvato la vita più volte e l’aveva vista crescere in tutti i sensi.

Ed ora si ritrovava nella situazione più assurda che potesse mai immaginare: essere stato salvato da quella streghetta. Nuovamente la rabbia crebbe in lui.

Non posso, non voglio! Io non mi interesserò più a lei! Mi ha salvato e allora? Chi diavolo se ne frega, scelta sua! Dovrei lasciarla a casa sua e fregarmene! E se quel demone la trova, si arrangi. E’ stata una sua scelta, io non le ho chiesto niente!

E più pensava, più si arrabbiava, perché sapeva bene che non avrebbe mai potuto lasciarla alla mercé di quel demone. Non voleva farlo.

Dannazione! E va bene, farò fuori quel maledetto e poi me ne andrò per sempre! Del resto ho anch’io un conto in sospeso con lui.

Damon passò tutto il viaggio di ritorno a Fell’s Church continuando a pensare, a convincersi, a guardare il viso della streghetta: sapeva che tra poco non avrebbe più potuto farlo.

Per fortuna aveva fatto i conti giusti ed arrivò in paese di notte, lontano da sguardi indiscreti.

Lasciò la macchina in una zona disabitata poco lontana la casa di Bonnie, la prese in braccio e la portò in camera sua. Gli sembravano passati secoli dall’ultima volta in cui era stato lì.

Mise Bonnie sul suo letto e la coprì, la fissò per un istante che gli sembrò interminabile e poi uscì dalla finestra e si sedette su un ramo dell’albero appena fuori la sua camera.

Doveva pensare al modo per raggiungere il demone prima che lui arrivasse a Bonnie, ma non aveva la minima idea di come fare. Non era riuscito a riconoscere nessuno dei poteri che aveva avvertito durante la lotta, quindi non aveva idea di chi potesse esserci dietro tutto questo.

Forse aveva a che fare con Shinici, ma anche quello era oramai un capitolo chiuso.

Un ringhio sibilò tra le sue labbra: l’unico modo che aveva per arrivare al demone era aspettare che lui arrivasse al suo uccellino.

Dannazione! Non posso evitare di metterla in pericolo!

Damon sospirò: doveva allontanarsi subito da quella ragazza. Più le restava vicino, più si rendeva conto di diventare vulnerabile.

Ma come poteva lasciarla? Se solo fosse stato certo che lei era al sicuro… ma non lo sarebbe mai stata, del resto era una strega. Avrebbe dovuto ignorare la sua natura, rinnegare i suoi poteri, avrebbe potuto farlo quella notte nella cripta, quando Onoria Fell’s le aveva fatto scegliere prima del combattimento con Katherine.

Avrebbe potuto, ma non l’ha fatto. E adesso è troppo tardi…

Se solo avesse fatto quella scelta, ora non si troverebbero in quella situazione, nessuno dei due: perché Damon non si sarebbe mai e poi mai interessato minimamente a quella piccola umana, se non per “pasteggiarci” insieme – o forse nemmeno per quello.

Un pensiero scivolò nella sua mente: Ne sei sicuro?

Un nuovo moto di rabbia lo attraversò.

Comunque era perfettamente inutile riflettere su delle possibilità che non sarebbero mai esistite.

Tra poco sarebbe albeggiato e Damon aveva viaggiato un’intero giorno per tornare a Fell’s Church. Aveva bisogno di staccare. Quindi prese la forma di corvo e restò a riposarsi sul ramo più vicino alla finestra della camera di Bonnie.

A vegliare da quel ramo sul suo piccolo uccellino.

 

Dopo qualche ora Bonnie aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno, stupita.

Sono nella mia camera? Ma allora è stato solo un sogno…

Si alzò piano – si sentiva stranamente debole e ancora stanca – e il suo sguardo cadde sullo specchio appeso alla parete. Era andata a letto vestita?

Si guardò le braccia e si accorse che la maglia era sporca di sangue su una manica, vicino al polso.

Non è stato un sogno, è successo davvero! Ma allora come sono tornata a casa?

Lentamente si ricordò tutto: la lotta, il tentativo di salvare Damon, la discussione avuta con lui nel suo appartamento e poi più nulla.

“Ti ho riportato a casa io, hai dormito praticamente un giorno intero”

Bonnie si voltò di scatto nella direzione dalla quale arrivava quella bellissima voce: unica nel suo essere insieme rude e dolce, densa e vellutata.

Damon era appoggiato al davanzale della finestra, con indosso un paio di jeans, una maglietta nera aderente ed il suo giaccone di pelle. Divino come sempre.

“Io… Beh grazie per quello che hai fatto” Bonnie abbassò lo sguardo, non riusciva a formulare una frase sensata se lo guardava negli occhi. “Non eri tenuto a riportarmi a casa, specie dopo la discussione avuta nel tuo appartamento”.

Inaspettatamente Damon si mise a ridere “E cos’altro avrei dovuto fare? Non hai nemmeno la minima idea di dove ci trovassimo!”

Era vero: Bonnie non sapeva dov’era stata nell’ultimo giorno e mezzo.

Di colpo si rese conto che mancavano due notti alla luna piena e lei aveva lasciato – anche se non proprio volontariamente - il libro nella radura dove si esercitava. Sarebbe dovuta andare a riprenderlo, il suo viaggio stava per iniziare e lei doveva organizzare ancora molte cose.

Mille pensieri le stavano attraversando la mente.

“Sei stranamente silenziosa streghetta! Hai perso la lingua?”

Ecco, quella solita maschera beffarda! Non lo sopporto quando fa così…

“Ah non mi sopporti?” Ecco, si era dimenticata un’altra volta che poteva leggerle la mente.

Damon era sceso dal davanzale e si stava avvicinando lentamente alla ragazza.

E il respiro di Bonnie si bloccò.

“Mi spiace che la pensi così streghetta, speravo potessimo divertirci un po’ prima della mia partenza, ma forse mi sono sbagliato…”

Adesso Damon era di fronte a Bonnie, gli occhi fissi nei suoi. E osservandoli intensamente, lei riuscì a vedere oltre quella maschera di indifferenza che il vampiro indossava continuamente.

Bonnie prese un grosso respiro, lo trattenne un istante, come a farsi coraggio, schermò i suoi pensieri – per fortuna aveva imparato anche questo - e poi parlò.

“Non voglio costringerti ad affrontare questa situazione, Damon. Hai già fatto più di quanto fosse necessario e visto quanto ti pesa, forse sarebbe meglio salutarci adesso”

Ma che cavolo stò dicendo? Salutarci adesso? Lasciarlo andare? Sono impazzita!

“E potrei sapere cos’è che mi peserebbe, streghetta?”

“Lo sai perfettamente: stare qui, con me. Nessuno ti obbliga, non ho bisogno di una guardia del corpo.”

“Ti stai facendo intraprendente Bonnie, forse un po’ troppo…” Un sorriso maligno si stampò sulle labbra di Damon “Credi forse che mi importi qualcosa di te? O di qualcuno in questa stupida cittadina? Come ti vengono certe idee?”

“Me le dicono i tuoi pensieri: non sei più l’unico capace a vedere oltre, Damon.”

Un ringhio iniziava a crescere nel petto del vampiro.

“Stai attenta a come parli, Bonnie, potresti pentirtene!”

“Visto che non ti importa niente di…” la ragazza non riuscì a finire la frase e dovette deglutire prima di proseguire “Beh non vedo che motivi tu possa avere per restare. Io ti ho salvato da quel demone, tu mi hai salvato da una morte per dissanguamento: siamo pari”

Una risata fragorosa interruppe il discorso di Bonnie

“Se vuoi metterla su questo piano, streghetta, mi devi ancora parecchio!”

Ma poi l’umore del vampiro cambiò nuovamente: “TU non mi hai salvato da nessuno, quel demone se n’è andato.”

“Se vuoi convincerti che le cose siano andate così…” 

Gli occhi di Damon si fecero di ghiaccio e il suo braccio si alzò in aria preparandosi a colpire.

Ecco, adesso o mi uccide o se ne và…

Bonnie sostenne lo sguardo nonostante la paura.

I secondi sembravano infiniti.

Finchè Damon si voltò senza dire una parola e sparì in volo.

In quell’istante Bonnie si accasciò a terra ed iniziò a piangere.

 

Ciao ragazze! Non me ne vogliate se li faccio separare un'altra volta... ma ha tutto uno scopo. Nella mia testa a momenti c'è già quasi il finale, ma voglio metterlo giù nel modo giusto...

Il solito ringraziamento per tutti quelli chemi seguono, che hanno commentato, che leggono... spero di non deludervi. E cercherò di postare più velocemente, ma gli impegni sono sempre tanti...

GRAZIE - GRAZIE e un SALUTONE a TUTTI !

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Il tempo che trascorse dopo quella discussione sembrò interminabile a Bonnie, così come le sue lacrime.

Aveva dovuto farlo, aveva dovuto ferirlo così: l’alternativa sarebbe stata averlo vicino quando quel maledetto demone sarebbe tornato e lei non lo avrebbe mai permesso.

Anche a costo di soffrire come adesso.

Anche a costo di affrontare tutto da sola.

Del resto non poteva contare sull’aiuto di altri, non voleva: se quel demone aveva quasi ucciso Damon – che era il più forte – come avrebbe mai potuto chiedere ad altri di affiancarla in quella battaglia? Il rischio era troppo alto, per chiunque. E lei non avrebbe mai permesso ad altri di rischiare la loro vita per lei, non ne valeva la pena.

Forse solo le streghe maestre avrebbero potuto consigliarla o aiutarla.

Lo squillo del telefono la fece riprendere.

“Pronto” rispose con voce rotta.

“Bonnie? Bonnie che succede?” disse la voce allarmata di Meredith all’altro capo del telefono.

Ecco, colta in flagrante!

“Ehi Meredith! Come stai? E Alaric?”

“Non fare la furba, vuoi cambiare discorso. Cosa stà succedendo?”

“Niente, tranquilla. Ho solo… avuto una visione che mi ha scioccato un po’, tutto qui”

“Una visione? Di cosa? Riguardava Elena e Stefan? O qualcun’altro?”

“Nessuno di voi, tranquilla Meredith”

E parlando con lei le venne un’idea.

“Senti Meredith avrei bisogno un favore, se non è troppo”

“Ma certo Bonnie, tutto quello che vuoi… ma sei sicura di star bene?”

“Si, certo. Ascolta, la visione riguardava mia nonna e me. Devo fare… beh diciamo un viaggio. Ho bisogno che tu mi copra con i miei. Il problema è che non so esattamente quanto tempo starò via, ne esattamente dove andrò…”

“Alt, ferma! Spiegati meglio: cosa vuol dire non sai dove andrai?”

Bonnie sospirò e si mise a raccontarle della visione e del tempo che avrebbe dovuto passare con le streghe di Silver Lake, ovviamente omettendo attentamente ogni dettaglio o accenno a tutto quanto era successo con Damon e quel demone.

“Bonnie, sono sinceramente preoccupata. Sei sicura di quello che hai detto?”

“Sicurissima Meredith. Non ho altre alternative. Il mio problema adesso è la copertura. Mi aiuterai?”

“Sai che non ti direi mai di no, ma non credi sarebbe meglio sentire prima anche Stefan?”

“Non è il caso di tirarli in mezzo. Non stò andando a combattere o altro. Loro sono le streghe maestre, mi aiuteranno a capire meglio i miei poteri e a controllarli. Non c’è niente di rischioso.”

“Beh, se ne sei sicura tu… Diremo ai tuoi che ho avuto un problema con Alaric e che sei venuta a consolarmi, ok?”

“Oh Meredith, sei un tesoro, come sempre” e Bonnie odiava doverle mentire.

“Ok, ok, ma sentimi bene: qualsiasi cosa succeda, devi cercare di metterti in contatto con noi, chiaro? E soprattutto facci sapere appena torni”

Quel plurale le piaceva poco: aveva già capito che Meredith aveva intenzione di raccontare tutto a Stefan ed Elena.

“Ok, tranquilla. E prometto che cercherò di mettermi in contato con te ogni volta che potrò”

“Promesso?”

“Promesso. Senti, devo organizzare ancora alcune cosette. Vedo di chiamarti prima di… o cavolo, come posso dire, partire?”

“Si, certo: stai attenta, ok?”

“Ok… Mi mancheranno le nostre chiacchierate”

“Allora a presto Bonnie”

“Ciao Meredith e salutami Alaric”

E Stefan ed Elena, visto che stai per chiamarli!

Bonnie riattaccò: un altro problema risolto.

Ora doveva andare a recuperare il libro di incantesimi nella radura vicina il vecchio cimitero.

La ragazza si guardò: forse prima era il caso di cambiarsi. Si infilò velocemente un paio di jeans ed una maglia in cotone nero, che le faceva risaltare il volto pallido in contrasto con il rosso dei capelli.

Uscì di casa e si incamminò velocemente, sforzandosi di non guardare la cima di ogni albero che incrociava.

Si sentiva un vuoto enorme nel petto, sapeva di aver perso per sempre Damon. E nonostante gli sforzi, non riusciva a bloccare la sofferenza che la stava divorando dentro.

Il panorama non l’aiutava di certo: il cielo era coperto da nuvole scure ed un vento freddo fischiava senza sosta. Rispecchiava certamente il suo umore.

Probabilmente è opera di Damon …

Solo pensare il suo nome le provocò un’altra fitta di dolore.

Per fortuna era arrivata alla radura: si sarebbe distratta. Si guardò intorno cercando il libro, ma non vide nulla.

Oh no, senza quel libro non riuscirò ad eseguire l’incantesimo!

Iniziò a cercarlo dappertutto, spostandosi da una direzione all’altra e senza rendersi conto di avvicinarsi sempre più al vecchio cimitero.

Infine lo trovò, vicino al ponte, a quel ponte che avevano attraversato tante volte, insieme.

Ripensò a Elena e Meredith, a come erano felici nonostante tutti i problemi che avevano dovuto affrontare, nonostante i momenti dolorosi. Perché tutti insieme erano praticamente una famiglia.

Ma io non avrò più niente di simile, forse non avrò nemmeno più un futuro.

Se quel demone l’avesse realmente trasformata in un mostro? Se sotto il suo influsso lei avesse fatto male a degli innocenti? Avrebbe di certo preferito morire.

Quel pensiero era carico di angoscia e di dolore.

Non solo per l’idea della morte, ma perché non avrebbe mai più rivisto Damon.

Anche se vivessi altri cent’anni non lo rivedrei più … non dopo oggi, non dopo quello che gli ho detto. Anche se non avevo alternative  per tenerlo lontano dal pericolo …

Si inginocchiò sulle prime assi di legno del ponte tenendo stretto il libro tra le braccia.

Con Damon vicino magari avrebbe avuto una possibilità di vittoria, ma il rischio era troppo alto per lui. E lei si sarebbe fatta uccidere cento volte pur di salvare Damon.

Ho scelto un bel momento per capire che lo amo … sopra ogni cosa, sopra me stessa …

Una lacrima le scese lentamente sul viso.

Oh Damon … avrei voluto dirtelo … so che non ti importerebbe, ma forse ti renderesti conto di quanto sei speciale. Non sei malvagio come credi …tutti abbiamo commesso degli errori, ma non tutti sappiamo ammetterli. E se tante persone tengono a te…

Bonnie si asciugò le lacrime.

Sono certa che troverai la tua strada … che sarai felice …

Un sospiro disperato scivolò tra le sue labbra.

E se quel demone vincerà, posso solo sperare che qualcuno mi uccida …

Bonnie si alzò e si incamminò verso casa senza nemmeno guardarsi intorno.

Non si accorse dei due occhi neri che l’avevano fissata per tutto il tempo dall’altro lato del ponte.

Non si accorse dell’espressione indescrivibile dipinta su quel volto pallido.

 

CIAO A TUTTE!
Vale, scusa ... non avertela a male con me ... del resto Damon non può cedere subito, andrebbe contro il suo carattere, ma ... vedrai cosa ti combino nel seguito ;)
BabyBaby, tranquilla: tra un pò Bonnie si arrabbia!
BennyRobin del resto anche l'orgoglio rende Damon un pò speciale, no?
Feniceiside, Cicca, grazie per i complimenti e spero che questa fan continui a piacervi.
I soliti ringraziamenti a tutti e prometto che lavorerò nel weekend per aggiornare Lunedì!

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Il tempo che rimaneva prima della partenza trascorse tranquillo.

La sua famiglia rientrò dal fine settimana passato a casa della zia e venne informata dei problemi sentimentali di Meredith e dell’imminente viaggio di Bonnie, che sistemò la cosa anche con la biblioteca, tanto per riavere il lavoro se mai fosse tornata.

In quei due giorni, Bonnie cercò di passare del tempo con i suoi e lesse alcuni “articoli” che raccontavano delle antiche lotte tra demoni e streghe.

L’unico momento di tensione fù causato dalla ovvia quanto prevista telefonata di Elena e Stefan, che erano stati informati di tutto da Meredith.

O meglio, di tutto quello che era stato raccontato a Meredith … anche se Stefan si rivelò comunque troppo perspicace.

“Oh Bonnie, sei sicura? Devi proprio andare? Io non credo che dovresti”

“Elena, non ricominciamo da capo: è tutto ok, stai tranquilla”

“Ma se ti succedesse qualcosa? Come faremmo a trovarti, a venire ad aiutarti?”

“Non c’è nessun pericolo”

Ma il suo tono di voce la tradì.

“Bonnie, ci stai nascondendo qualcosa…”

Ecco, nemmeno a kilometri di distanza riesco ad ingannarlo!

“Stefan, fidati, va tutto bene. Non vi stò nascondendo niente. Ovvio che un po’ sono preoccupata, ma sono sicura che non ci sia nessun pericolo”

Se sopravvivo dovrò fare un corso di recitazione!

“Non è solo per questa cosa delle streghe … ho l’impressione che ci sia sotto dell’altro … in effetti abbiamo avvertito dei poteri strani e sentito girare alcune voci tra i vampiri …”

Una lunga pausa precedette la domanda  “Non è che c’entri qualcosa Damon?”

Silenzio.

“Bonnie? Ci sei ancora?”

“Pronto Stefan? La linea è disturbata … non vi sento bene …”

“Bonnie, ascoltami, aspettaci li che veniamo e ne parliamo prima ok?”

“Elena non posso aspettare: devo farlo domani notte. Sentite, vi capisco, ma state tranquilli ok? Vi chiamo appena torno…Un bacio a entrambi”

La lacrima cadde sul dorso della mano che teneva la cornetta appena riappesa.

A questo punto non vedeva l’ora di partire, per lasciarsi tutto alle spalle.

Forse sarebbe riuscita a distrarsi, a non pensare per un po’.

Adesso doveva rimettersi la sua maschera di tranquillità e tornare dalla sua famiglia: aveva ancora poco tempo da trascorrere con loro.

Il pomeriggio dopo quella telefonata, Bonnie partì: mise la valigia nel taxi, abbracciò e baciò tutta la sua famiglia.

Appena il taxi uscì dalla vista dei suoi, Bonnie disse al taxista di portarla al vecchio pensionato: li avrebbe nascosto le sue cose e si sarebbe preparata ad eseguire l’incantesimo, lontana da occhi indiscreti.

 

A mezzanotte era già tutto pronto: le candele, il cerchio magico, il libro … e lei.

Accese le candele e si posizionò esattamente al centro del cerchio.

La luna era alta in cielo e i suoi raggi illuminavano tutta la zona intorno, gli alberi e i pochi animali notturni che osservavano curiosamente la scena.

Bonnie raccolse il suo potere e iniziò a pronunciare ad alta voce l’incantesimo: una luce si irradiava tutt’intorno a lei, sempre più forte, sempre più calda.

E terminata la lettura, Bonnie aprì lentamente gli occhi mentre sentiva il suo corpo diventare sempre più leggero.

E fu in quel momento che lo vide: Damon era appoggiato con una mano ad un albero, la osservava con occhi sbarrati, le labbra socchiuse.

Bonnie gli sorrise appena prima di sparire nel buio della notte.

 

La luce si spense in un soffio e tutto tornò come prima.

Damon rimase immobile in quella posizione per minuti interi.

Era andata, sparita.

Il vuoto che sentiva al posto della sua aura ne era la prova.

Forse sarebbe tornata più forte di prima.

Forse non l’avrebbe più rivista.

C’era qualcosa di sbagliato in questo, ma lui non riusciva a capire di cosa si trattasse.

Ne riusciva a capire come mai gli sembrava che qualcuno gli avesse prosciugato tutto il sangue che gli scorreva nelle vene.

Vuoto.

Terribilmente, dolorosamente vuoto.

Damon non aveva ancora spostato lo sguardo dal punto in cui aveva visto sparire il suo uccellino, nonostante sapesse che nessun lampo di luce l’avrebbe riportata indietro in quel momento.

Il vento iniziò a soffiare tra le cime degli alberi, spezzando quel silenzio innaturale tutt’intorno a lui.

Damon!

Un richiamo mentale: ma prima ancora che potesse iniziare a sperare che fosse lei, vide Stefan ed Elena uscire dal fitto degli alberi.

“Cos’è successo? Dov’è Bonnie?” La voce di Elena era densa di preoccupazione.

Damon la osservò attentamente: era splendida come sempre, con quei capelli color del grano scompigliati dal vento, il suo viso dolce e perfetto.

Ma non la vedeva come prima. Non più.

“La streghetta ha appena eseguito un incantesimo di trasmigrazione, credo.” Gli occhi del vampiro si posarono nuovamente sul cerchio magico segnato sul prato. “Non credo la rivedrete molto presto”.

“Damon, tu perché sei qui?” la voce di Stefan aveva un chè di accusatorio e a Damon questo non piacque.

“Se stai insinuando che io c’entri qualcosa con la partenza della streghetta, sei completamente fuori strada, fratellino”.

“E allora perché sei qui?”

L’insistenza di Stefan era fastidiosa, decisamente troppo, soprattutto in quel momento.

“Ero passato a salutare. E adesso scusatemi, ma ho una cena che mi aspetta” disse con il solito sorriso beffardo stampato in volto.

“Damon, ci devi delle spiegazioni!”

Il volto del vampiro si fece terrificante: “IO non devo niente a nessuno! Specialmente a te, fratellino! E adesso lasciami stare, prima che decida di darti una lezione una volta per tutte!”.

Damon pronunciò le ultime parole urlando.

“Damon, ti prego, vogliamo solo capire …” Elena era implorante, attaccata al suo braccio “Bonnie potrebbe essere nei guai, potrebbe aver bisogno del nostro aiuto … “

Damon rise.

“Angelo … E’ più probabile che siate voi ad aver bisogno di lei!”

Detto questo, si voltò e sparì nel folto della foresta.

Stefan ed Elena rimasero a fissarsi qualche istante, straniti.

“Damon aveva qualcosa di strano, Stefan” Elena parlava a voce bassa, come se pensasse che il vampiro potesse ancora sentirla.

“In effetti non l’ho mai visto così. Sembrava … sconvolto. Non capisco.”

“E’ sicuro che ci ha nascosto qualcosa”

“Più di qualcosa. E se vogliamo aiutare Bonnie, dobbiamo scoprire cosa è successo.”

“Cosa pensi di fare, Stefan?”

“Per prima cosa proviamo a sentire Meredith. Magari non ci ha detto qualcosa… E poi ovviamente dobbiamo trovare Damon e convincerlo a parlare.”

“Pensi sia rimasto nei paraggi?”

“Sicuramente… aveva bisogno di nutrirsi, sarà sicuramente in paese.”

Stefan prese per mano Elena e si incamminò con lei verso il pensionato.

CIAO!!!
Come promesso ho aggiornato oggi: il weekend un pochino mi ha ispirato!  ;)
Vale, grazie mille per la fiducia e il sostegno ... sò che un pò mi odierai per aver fatto partire Bonnie, ma ho praticamente finito il prossimo capitolo e prometto di aggiornare presto!
Grazie anche a BennyRobin e Veggente per le graditissime recensioni ed il solito grazie a tutte le persone che seguono.
A PRESTO !!!!!

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Bonnie si ritrovò di colpo nel più incantevole posto che avesse mai visto: un grande lago si estendeva davanti ai suoi occhi, circondato sul lato sinistro da una radura pianeggiante e piena di fiori e sul lato destro da una foresta composta da alberi di ogni tipo.

L’acqua del lago era calma, la luna splendeva alta in cielo e la luce dei suoi raggi dava all’acqua dei riflessi color argento.

… Silver Lake…

“Esatto, cara Bonnie. Benvenuta, ti stavamo aspettando”.

Bonnie si girò lentamente nella direzione da cui proveniva quella voce rassicurante.

Ed eccole, un trio di anziane signore che fluttuavano mezzo metro sopra terra, vestite con candide tuniche bianche. I loro occhi erano profondi e rivelavano solo a guardarli l’enorme saggezza che le streghe maestre possedevano.

“Io… beh non so esattamente cosa dire … piacere di conoscervi”.

Bonnie si sentiva imbarazzata. Come doveva comportarsi con loro?

“Vedrai, sarà tutto molto più semplice di quanto tu non creda, Bonnie”.

La strega al centro stava parlando con un tono di voce talmente rassicurante che fece svanire all’istante tutti i dubbi della ragazza.

“Sappiamo cosa hai passato in questi giorni: il demone che ti stà cercando si chiama Ludos. E’ uno tra i più vecchi e potenti. Come ti ha già dimostrato, conosce i tuoi punti deboli e sa come usarli.”

“Ma cosa vuole da me? Io non capisco. Se è tanto forte, perché avrebbe bisogno del mio potere?”

“Vedi, come tutte le creature, anche i demoni hanno bisogno di nutrirsi. Gli esseri viventi mangiano, i vampiri si nutrono di sangue, i demoni si nutrono di potere negativo”

“E tu sei una fonte molto attraente per lui.” Proseguì la strega alla destra.

“Perché? Il mio potere non è malvagio…”

“Ora no, ma se lo diventasse per Ludos varrebbe il doppio. E con la tua discendenza, i poteri celati in te sono enormi”.

“Il che è il motivo che lo spinge a cercarti” riprese la strega al centro “Invece, se ben preparata potresti distruggerlo. E lui lo sa bene.”

“Se invece riuscisse a controllare la tua mente” iniziò la strega alla sinistra “oltre a eliminare un pericoloso nemico, si troverebbe ad aumentare il suo potere a tal punto che distruggerlo diventerebbe una sfida molto ardua”.

Adesso Bonnie sentiva nuovamente l’ansia crescerle dentro: come poteva essere fonte di tanto pericolo? Come poteva tenere testa ad una creatura centenaria tanto potente e malvagia? Era questo che le veniva chiesto? Affrontarlo?

“Tranquilla Bonnie” si affrettò a dirle la solita voce rassicurante “Non è una cosa che devi fare ora. Comunque ti assicuro che con la preparazione che riceverai qui sarà una sfida che potrai vincere.”

Nonostante il tono di voce, Bonnie non riusciva a placare l’ansia che sentiva dentro.

“Anche tua nonna è stata qui, cara. Anche lei ha affrontato questo percorso di preparazione, nel caso si fosse ritrovata nella tua situazione.”

Ma i miei poteri non erano come i tuoi, tesoro…

“Nonna!” Bonnie si guardò intorno, cercandola con lo sguardo.

“Il Potere in questo luogo è molto forte, Bonnie. Per questo riesci a metterti in contatto con lei senza entrare in trace.” La strega al centro le sorrise dolcemente.

Bonnie, piccola mia, tu puoi affrontare tutto questo e riuscirai a tenere testa a quel demone, ne sono più che sicura. Affidati alle streghe maestre, seguile, e vedrai che tutto andrà per il meglio.

“Oh nonna … non ti deluderò, te lo prometto!” rispose Bonnie con la voce rotta dal pianto.

Lo so, tesoro mio. E ricordati sempre che io sono con te, in ogni momento. A presto…

“A presto, nonna … sarai fiera di me.”

Detto questo, Bonnie si asciugò le lacrime e con passo deciso si diresse verso le tre streghe.

“Sono pronta: vi chiedo di istruirmi e vi assicurò che farò tutto ciò che mi chiederete. Non deluderò nemmeno voi, mie signore.”

Le tre streghe le sorrisero e le andarono incontro, circondandola.

Il suo viaggio era iniziato.

 

Nonostante si nutrisse anche più del dovuto, Damon non riusciva mai a colmare del tutto il vuoto che sentiva ancora dentro.

Erano passati diversi giorni, oramai, e lui era rimasto in quella cittadina già troppo tempo: tutte le sue ricerche si erano rivelate inutili.

Doveva andarsene. Aveva un lavoro da fare, un demone da trovare.

E poi non riusciva più a sopportare la vicinanza della ‘coppia felice’ che lo tormentava inutilmente di domande.

Non aveva la minima idea di dove fosse la streghetta, anche perché se lo avesse saputo di sicuro non sarebbe stato ancora li.

Ora gli toccava affrontare per l’ultima volta quell’appiccicoso di Stefan, perché anche volendo non sarebbe riuscito ad andarsene senza che lui lo stressasse nuovamente. Cosi si diresse nella radura vicino al vecchio cimitero e si appoggiò ad un albero, in attesa di Stefan ed Elena.

Si fanno sempre aspettare quei due … mi chiedo cosa sto qui a fare!

E mentre pensava, il suo sguardo cadde sul ponte di legno.

Il suo respiro si fermò, la sua mente tornò qualche giorno indietro: i pensieri di Bonnie riaffiorarono ad uno ad uno …

… lo amo … sopra ogni cosa, sopra me stessa … Sono certa che troverai la tua strada … che sarai felice …

Il pugno di Damon partì e l’albero sul quale si posò cadde in mille pezzi.

Sei stata una stupida ad innamorarti di me! Io amo solo il sangue e la mia libertà …

Eppure il suo corpo reagiva a quelle parole come se il colpo fosse stato inferto a lui.

Damon avvertì i pensieri di Stefan ancora prima di vederlo.

“Sto partendo fratellino. Dimmi quello che devi e poi sparisci.” La voce di Damon era densa di rabbia, anche se Stefan non ne era la causa.

“Dove andrai?”

“Non lo so e non vedo perché la cosa dovrebbe interessarti”

“Damon, ti prego” lo sguardo di Elena si fece intenso e implorante “Dicci cosa è successo con Bonnie prima del nostro arrivo”.

“Non è successo niente, angelo. Sono stato già abbastanza paziente con voi. Adesso basta. E comunque, sono sicuro che la streghetta stia benissimo. Mi state facendo perdere un sacco di tempo e non sono più disposto a farlo.”

Damon si voltò e fece per andarsene, ma Elena lo afferrò per un braccio.

“Damon, se sei così sicuro che Bonnie stia bene, devi sapere qualcosa che noi non sappiamo!”

“Infatti, sa perfettamente che non è con me, almeno … non ancora!”

Tutti si voltarono in direzione di quella voce fredda come il ghiaccio e malvagia oltre ogni limite: nessuno di loro avrebbe mai dimenticato quello sguardo.

CIAO A TUTTE!
Altro capitolo ... stò lavorando sul seguito e penso di postare lunedì. 
Non posso che ringraziare come sempre Vale, BennyRobin e Veggente per i commenti e tutti coloro che seguono e leggono.
Vale, tra poco vedrai come se ne renderà conto Damon di cosa prova! :p
Come sempre, ogni consiglio è ben accetto e BUON FINE SETTIMANA!

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Quella era decisamente l’aura più potente che Damon e Stefan avessero mai sentito. Anche Elena, nonostante i suoi deboli poteri residui, riusciva ad accorgersi di quanto male scaturisse da quell’essere. A guardarlo sembrava un demone “normale”: non troppo alto, di stazza quasi umana, capelli neri come una notte senza stelle. Ma gli occhi erano rosso fuoco, densi di malvagità e di odio, odio puro.

Stava lievitando appena qualche centimetro sopra terra, fissandoli con un sorriso malizioso, come fossero vecchi amici appena ritrovati.

“Chi sei tu?” Stefan esordì con la domanda più ovvia, per lui che non sapeva nulla di quello che era successo solo qualche giorno prima.

“Vedo che il tuo caro fratello non ha ritenuto opportuno informavi di nulla. Non è carino, Damon” rispose Ludos voltandosi verso il vampiro.

Damon si sentì crescere dentro una rabbia incontrollabile. Era lui, lui che lo aveva ingannato e usato per arrivare a Bonnie, lui che voleva il suo uccellino per farne una creatura del male.

Stefan si accorse dell’aumento di potere in Damon, ma non si sorprese più di tanto. Sapeva che Damon gli aveva nascosto molto e questo era il momento di chiarirsi. Quindi parlò calmo, non sapendo qual’era veramente la realtà dei fatti e soprattutto cosa li aspettava da li a poco.

“Non mi stupisce molto la cosa, ma a quanto pare tu sei altrettanto bene informato…”

Il demone si volse verso Stefan, mantenendo il sorriso. “Vedi, è successo che un mio sicario ha quasi ucciso il tuo caro fratello, in effetti Bonnie è stata più veloce del previsto…”

“Bonnie? Cosa c’entra Bonnie? Dov’è? E’ ferita?” la voce di Elena era più alta del solito per la preoccupazione.

“Elena, la bella Elena…” gli occhi di Ludos la fissavano tanto intensamente che Stefan si frappose tra loro.

“Non preoccuparti Stefan, per adesso non è lei che voglio…” poi tornando a fissare nuovamente Elena proseguì “Bonnie è impegnata a studiare arti magiche, stà rafforzando i suoi poteri, il che per me è tutto di guadagnato. Ma adesso è arrivato il momento, ho bisogno di lei e voi la farete venire da me”

“MAI! Tu non l’avrai mai, perché ti ucciderò prima!” Il tono di voce di Damon era terrificante, almeno così sembrava a Stefan ed Elena. Ma Ludos non ne era per nulla intimorito: sapeva perfettamente che anche insieme quei due vampiri non avrebbero potuto nulla contro di lui.

Ma nonostante anche Damon fosse cosciente di questo, si scagliò comunque contro il demone, tentando invano di colpirlo. Ludos non si mosse nemmeno, si limitò ad alzare prima uno scudo di potere e poi sferrò un colpo a Damon, che cadde a terra con un tonfo sordo.

Stefan scattò in automatico verso il demone, mentre Elena corse a fianco di Damon per soccorrerlo. E in un attimo si ritrovò anche il corpo di Stefan accanto a quello del fratello.

Elena si voltò a guardare il demone, che apparentemente sono si era mosso di un millimetro: l’unica cosa che era cambiata in lui erano le labbra, che adesso disegnavano un sorriso di puro sadico piacere.

“Perché ci stai facendo questo? Cosa ti abbiamo fatto?” Elena era disperata, in lacrime. Stefan e Damon non erano nemmeno riusciti a sfiorarlo! Ed ora erano a terra, sopraffatti dal potere del demone. Lei non avrebbe mai potuto fare niente, se non vederli soccombere…

“Dolce Elena, voi siete il mezzo per arrivare al mio fine”.

“Bonnie? Perché lei, cosa ti ha fatto?” rispose, mentre tra sé pensava Se riesco a farlo parlare, magari Stefan e Damon possono avere il tempo di riprendersi

“Anche se si riprendessero non potrebbero nulla contro di me…”

Elena sgranò gli occhi e lo fissò stupita.

“Ingenua Elena, se un vampiro è in grado di leggere nella mente, vuoi che non sia in grado di farlo un demone molto più potente di un centinaio di loro messi assieme?” aveva solo ottenuto di farlo ridere. “Ti risponderò comunque, non mi piace vincere così facilmente. Bonnie cela in lei un potere enorme, tanto potente che con lei al mio fianco sarò in grado di raggiungere traguardi che non ho mai varcato finora. Una volta piegata alla mia volontà, con il suo potere legato al mio, nessuno potrà fermarmi.”

“Ma potrebbe farlo lei adesso, giusto?” La voce di Damon era debole e bassa “Ecco perché ti preoccupi tanto di averla al tuo fianco, perché se si schierasse contro di te potrebbe eliminarti.”

“Sei perspicace Damon, molto, ma la cosa non ti aiuterà comunque. Lei verrà, si accorgerà presto della lotta che stà per svolgersi qui, e verrà per voi … per te!, come ha fatto l’ultima volta”.

“E se io non combattessi?” Damon si stava alzando “Dai per scontato che lotterò contro di te, ma se non lo facessi, tu non riusciresti ad attirare qui Bonnie. Una volta terminata la sua istruzione, non sarai in grado di piegarla!”

“Resterai a guardare tuo fratello morire?” ribattè il demone senza battere ciglio.

“E chi ti dice che io abbia intenzione di darti corda?” adesso anche Stefan si stava lentamente alzando, guardandolo.

Ma Ludos si limitò a continuare a sorridere, mentre colpiva con un’ondata di potere Elena, che cadde a terra, rotolando per diversi metri mentre la sua pelle si lacerava in più punti, sanguinando.

La reazione di Stefan fu tanto immediata quanto inutile: il demone lo colpì nuovamente, facendolo sprofondare nella terra.

Ovvio, li aveva usati tutti… Stefan non sarebbe mai rimasto a guardare se avesse colpito Elena. E così facendo aveva innescato una reazione a catena che li avrebbe obbligati a combattere.

Maledetto, tu sia maledetto! Ma non l’avrai, non arriverai a lei, non te lo permetterò!

I pensieri di Damon tradivano il suo viso, il suo finto sguardo indifferente.

“Non potrai impedire che venga, Damon, e una volta qui non potrai impedirmi di prenderla!”

Un ringhio spaventoso proruppe contemporaneamente dal petto e dalle labbra di Damon.

“Stefan ed Elena sono già a terra, pensi che io adesso ti attaccherò? Per cosa? Oramai gli hai già fatto del male…”

“Vero, ma non li ho ancora uccisi: resterai veramente a guardare?” e così dicendo alzò una mano verso l’alto, accumulandovi al suo interno una sfera di potere.

“Cominciamo dalla dolce Elena?” disse volgendo il suo sguardo verso di lei e lanciando il colpo.

Damon fù più veloce, avendo intuito perfettamente le sue idee. Il colpo si assestò in pieno petto, facendo letteralmente volare Damon diversi metri indietro: se un’energia simile avesse l’avesse colpita, Elena sarebbe morta sul colpo.

Ma nello stesso istante in cui il potere di Ludos sfiorò Damon, il vampiro avvertì un’energia estranea intensificarsi vicino al suo cuore muto. Lentamente, con fatica, infilò la mano nella tasca interna della sua giacca e si accorse che l’energia sembrava concentrata in quel punto. Solo allora si accorse di avere nella tasca un oggetto a lui estraneo, piccolo, in metallo.

Lo estrasse e lo fissò: sembrava un talismano. Ed in quello stesso istante, quel piccolo amuleto iniziò a brillare, emettendo una luce tanto potente da indurre Ludos a coprirsi gli occhi con la mano.

Inizialmente Damon non capì, ma quando senti Ludos ridere un dubbio si insinuò in lui. Distolse allora lo sguardo dall’amuleto e lo pose sul demone: i suoi occhi rossi erano carichi di soddisfazione e le sue labbra erano incurvate in un sorriso.

Damon allora riconobbe quell’energia: era lo stesso potere bianco e lucente che aveva sentito il giorno in cui era stato attaccato, lo stesso che aveva portato Bonnie in quel parco.

“NO!” il grido di Damon accompagnava il movimento del suo braccio, un movimento veloce con il quale scagliò il talismano il più lontano possibile da lui e sopratutto da Ludos.

“E’ tutto inutile Damon: Bonnie mi ha semplificato notevolmente il lavoro. Quel talismano ha il potere di richiamare, in caso di pericolo, chi te lo ha donato. Il che significa che tra poco lei sarà qui” e detto questo Ludos scoppiò a ridere.

Damon senti crescere una rabbia enorme in lui. Raccolse tutta l’energia che gli era rimasta e sferzò un colpo di Potere verso Ludos. Ma il demone si mosse in un lampo, schivò il colpo e si affiancò al vampiro. Con una mano prese per il collo di Damon e lo sollevò da terra.

Fissandolo dritto negli occhi, aggiunse “La rabbia che provi dipende da me o piuttosto dal fatto che ti senti debole e vulnerabile?”

Damon non rispose: stava solo cercando di identificare le sensazioni che si agitavano incontrollabili dentro di lui, ma Ludos continuava, indifferente “Oppure il problema è  Bonnie? O dovrei chiamarla il tuo uccellino?”

Adesso Damon aveva sgranato gli occhi e fissava il demone con odio crescente. Come poteva arrivare così a fondo nella sua mente?

Lei si stà preoccupando per te a tal punto da rischiare tutto, tutto, incondizionatamente… E’ questo il problema vero?”

“Pensi di sapere tutto? O di riuscire a vedere tutto?” rispose allora Damon a denti stretti “Ti sbagli di grosso, se sei convinto di averci azzeccato, beh devi ricrederti”

“Tu dici? Lo sapremo tra poco!” e detto questo lanciò il corpo del vampiro qualche metro da lui. 

 

Vale, Fre_Wanderer, Cicca grazie per le recensioni e i complimenti. Cerco di postare il prima possibile, per non farvi aspettare troppo...
Per Veggente e bennyrobin: grazie per il consiglio, cercherò di metterlo in pratica.
E a tutti voi, comuqneu, mille grazie per il sostegno: vedere che leggete la storia mi dà la spinta per contnuare a scriverla.
A presto e Ciao a tutti!

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


 

Bonnie stava terminando un incantesimo di annullamento del controllo mentale, quando si sentì invadere da un’energia forte, che non riusciva ad ignorare. Anche le streghe maestre la sentirono e capirono subito di cosa si trattava. Ma non poterono fare nulla per vanificarne l’effetto, perché anche la ragazza aveva capito quale ne era l’origine e rispose immediatamente al richiamo.

Perdonatemi mie signore, ma non posso lasciare che persone innocenti soffrano per causa mia riuscì mentalmente a trasmettere prima di svanire.

Le tre streghe si fissarono, sapendo perfettamente che non avendo finito il suo periodo di istruzione, Bonnie era vulnerabile ai poteri di controllo di Ludos e nemmeno loro sarebbero state in grado di dire se Bonnie avesse potuto batterlo o meno.

 

Eccola, quell’energia, quella sensazione di calore … E’ arrivata …

Damon riconobbe subito quel Potere. Era diventata forte, poteva sentirlo, ma lo era abbastanza da tener testa a quel maledetto demone?

“Damon, Stefan, Elena!” la voce di Bonnie era densa di preoccupazione, di paura, ma nonostante tutto Damon fu invaso da una strana sensazione di calore nel sentirla. E appena apri gli occhi e fissò il suo piccolo uccellino, quella sensazione iniziò a crescere, incontrollabile: come poteva trovarla sempre più bella ogni volta che la vedeva?

Osservò Bonnie correre verso Stefan ed Elena,  chinarsi su di loro per testarne le auree ed infondergli del potere: le ferite di Elena guarirono all’istante e la loro energia vitale tornò a livelli di sicurezza.

“Mi spiace, di più non posso fare: ho bisogno di tutte le energie possibili per affrontarlo” quello di Bonnie era un sussurro, ma Damon lo sentì lo stesso.

Affrontarlo? No, non può farlo, è troppo rischioso per lei.

“Sei stata gentile a facilitarmi la ricerca, Bonnie. Grazie al tuo talismano è stato tutto molto più semplice”.

Damon si voltò in direzione di Ludos: il modo in cui stava fissando Bonnie faceva aumentare la sua smania di uccidere! E la sua piccola rossa nel frattempo si era girata a guardarlo, lo stava fissando con uno sguardo deciso e arrabbiato… ma nonostante la sua aura potente, gli sembrava tanto piccola e indifesa di fronte a quell’essere.

“Ludos, non l’avrai vinta! Farò tutto quello che posso per distruggerti!”

Lo stava minacciando?

E’ troppo convinta, decisa. Non si è resa ancora conto di chi si trova di fronte …

“Mettiamola così, piccola Bonnie: se mi segui senza problemi, risparmierò la vita ai tuoi amici. Mi sembra una proposta ragionevole considerando la situazione, non credi?”

“No, non credo proprio: loro tra poco non saranno un problema.” E detto questo, Damon sentì un’energia intensificarsi intorno a lui, Stefan ed Elena, mentre le labbra di Bonnie pronunciavano chissà quale incantesimo.

“Pensi che te lo lasci fare?” Ludos scagliò un colpo in direzione di Bonnie, che cadde a terra. “I tuoi amici devono vedere il finale della storia, non posso permetterti di trasportarli altrove” il demone continuava a parlare, ma Damon non lo sentiva nemmeno.

Ogni millimetro del suo corpo era concentrato su Bonnie.

Con uno scatto fulmineo si avvicinò al suo uccellino e la prese tra le braccia per alzarla. Bonnie lo guardò negli occhi ed iniziò a tremare. Il vampiro sapeva perfettamente che non era per paura e per quel secondo Damon dimenticò tutto: dove si trovavano e perché, chi avevano intorno, cosa dovevano affrontare. Lei era li tra le sue braccia e questo bastava a colmare tutti i vuoti che aveva sentito, tutto quello di sbagliato che aveva fatto. Si sentiva… completo.

Ma quel momento non potè durare più di un secondo: Ludos stava ripartendo all’attacco e la sua piccola rossa aveva già alzato una barriera protettiva.

Poteva permetterglielo? Poteva lasciare che lei combattesse per proteggerlo? Non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe dovuto sentirsi in dovere di farlo.

Ecco il punto: li doveva fare pressione, li doveva colpire se voleva che lei fosse al sicuro.

Damon si allontanò da Bonnie, mentre fissava Ludos con uno sguardo beffardo e distaccato: “Pensi che a noi importi vedere il finale della storia?” gli disse con una risata “Sbagliato Ludos. Ti ho già detto che sei convinto di sapere tutto, ma ti sbagli!”.

Con la coda dell’occhio vide Bonnie voltarsi verso di lui: i suoi occhi lo colpirono più forte di quanto avrebbe potuto fare quel maledetto demone. Lui era bravo a mentire, almeno questo era quello che gli diceva lo sguardo del suo uccellino.

“Vorresti farmi credere che non ti interessa sapere cosa le succederà?” il demone sembrava divertito.

“No, ma questo la streghetta già lo sapeva, giusto?” continuò Damon impassibile voltandosi verso Bonnie, che si limitò ad annuire con un cenno della testa.

“E Stefan ed Elena? Certo ti sono amici, così dicono. Ma quante volte ti sono venuti a trovare dopo aver lasciato Fell’s Church? O Meredith, o quel Mutt?” la voce di Damon si stava facendo tagliente. “Tu sei diversa da loro, tu attrai il pericolo: pensi che i tuoi amici non lo sappiano? Dal numero di volte che sono venuti da te, direi proprio di si. Pensi davvero sia il caso di preoccuparsi per noi? Se vuoi fallo, ma non ne avrai niente in cambio”.

Detto questo si voltò e fece per avvicinarsi a Stefan ed Elena, ma di scattò si voltò verso Ludos e aggiunse: “La vuoi? Prenditela, veditela con lei. Ma io, Elena e Stefan ce ne andiamo. Non c’entriamo niente con questa storia! Ci hai usato per attirarla qui, il nostro lavoro lo abbiamo fatto”.

 

Ogni sua parola era una pugnalata, ma poteva dargli torto? Lo sapeva che Damon non avesse alcun interesse per lei, ma forse anche quello che diceva sugli altri aveva un certo fondamento.

Bonnie si sforzava di trovare un senso diverso a quelle parole, ma non ne vedeva nessuno.

Sola, era sola, ultimamente lo era sempre stata. E adesso la sua natura aveva messo in pericolo le poche persone a cui teneva veramente.

Era giusto che lui pensasse questo di lei.

Era giusto che loro se ne andassero.

E lei avrebbe fatto il possibile per farli uscire da li, vivi.

Iniziò a raccogliere tutto il suo potere: doveva combattere con Ludos per dare il tempo agli altri di scappare. Damon aveva ragione: quello che sarebbe successo dopo non doveva essere un loro problema.

“Non è più il momento di chiacchierare, Ludos. Tu vuoi me: eccomi. Vediamo cosa riesci a fare!”.

Vattene! Prendi Stefan ed Elena e lasciate questo posto. Cercherò di coprirvi …Addio … Damon

Trasmesso questo pensiero, scagliò un’ondata di potere verso il demone con tutta la forza che aveva. Non poteva mollare, non finchè loro non fossero stati al sicuro.

 

Quel pensiero lo colpì in modo diverso: aveva sbagliato a pensare che avrebbe reagito arrabbiandosi. Martire fino in fondo, maledizione!

Non si era arrabbiata, gli aveva dato ragione: adesso stava definitivamente esponendo se stessa per salvare tutti loro.

Ma come diavolo ragionava quella ragazza?

Solo la rabbia l’avrebbe aiutata a sconfiggere quel demone.

E nonostante odiasse ammetterlo, aveva sbagliato.

Aveva dato per scontato che nel sentire quelle parole si sarebbe lasciata sopraffare dalla rabbia e con quella sarebbe riuscita a battere Ludos.

E invece gli aveva creduto e si era arresa ad una falsa verità.

Falsa, decisamente. Sapeva che Elena e Stefan tenevano a lei, più di quegli altri due umani insignificanti … ma nessuno di loro avrebbe potuto battere quello che provava lui.

Ma cosa diavolo mi passa per la testa? Specie adesso con un combattimento in corso!

La sua streghetta tentava di tenere testa a quel demone. Ma non ci sarebbe riuscita, lo sentiva.

E in quell’istante, vide Ludos creare generare un’onda di potere e scagliarla contro il suo uccellino: non l’avrebbe uccisa, ma stava tentando di metterla ko. E senza nemmeno pensarci, Damon si frappose tra loro, assorbì il colpo e cadde a terra senza più energie.

 

CIAO RAGAZZE!

Stò postando a razzo prima delle ferie, poi non avrò accesso a Internet per qualche giorno...

Cosa dirvi, se non i soliti ringraziamenti per le recensioni, per il fatto che leggete questa fan e che mi sostenete.

Da parte mia, primo spero di non avervi deluso con questo capitolo e secondo (e + importante) auguro a tutti una Felice Pasqua!  CIAO

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


Un secondo prima stava guardando Ludos prepararsi a colpirla e un attimo dopo il corpo di Damon le faceva da scudo. Perché?

Lui era stato chiaro e lei aveva ascoltato cose che già conosceva, delle quali era certa.

O almeno lo era stata fino a quel momento.

Ma se lei gli era indifferente, allora perché Damon adesso stava accasciandosi a terra senza forze? Perché l’aveva protetta con il suo corpo?

Bonnie era confusa, sempre di più: era una situazione completamente assurda! Mille pensieri, mille sensazioni si agitavano in lei, finchè la voce di Ludos non la riportò alla realtà.

“Damon, ma non volevi andartene con i tuoi amici? Non mi avevi appena detto che non ti importava niente di lei?” il volto del demone era sorridente e sarcastico.

“Istinto: il più forte in favore del debole…” la voce di Damon si sentiva appena.

“Basta, tutti e due!” Bonnie si sentiva stranamente sicura e insolitamente arrabbiata. “Basta con questi giochetti Ludos! Facciamola finita, io e te, una volta per tutte!” e mentre pronunciava le ultime parole, Bonnie attaccò il demone con tutta la forza che aveva.

Il demone venne colpito: dall’espressione che gli si dipinse in volto, forse era la prima volta.

Bonnie era soddisfatta di sé stessa, tanto che si preparò per  sferrare un nuovo colpo.

Ma Ludos, anziché attaccare lei, cercò di colpire Stefan ed Elena, che giacevano ancora a terra, quasi senza forze.

“NO!” Bonnie creò uno schermo difensivo intorno ai suoi amici, ma il demone continuava a lanciare colpi su colpi, tentando di abbattere la sua difesa.

“Perché lo stai facendo? Loro non c’entrano con tutto questo!” ma sembrava stesse parlando da sola. Ludos non si fermava e lei oramai aveva perso il conto dei colpi assorbiti dal suo scudo.

“Stà cercando di stancarti … non potrai mantenere quella protezione per sempre!” Damon le stava parlando con voce bassa, ma arrabbiata “Smettila, togli quell’incantesimo!”

“Non posso, li colpirà” la voce di Bonnie si stava facendo disperata: ora si rendeva conto che non sarebbe resistita oltre.

Ma forse …posso tentare di colpirlo tenendo lo scudo alzato…

“Sei impazzita? Userai tutta l’energia che ti è rimasta!”

Damon aveva letto i suoi pensieri … e aveva ragione, ma lei non aveva alternative.

E cosi, con un ultimo sforzo, lanciò un’ondata di potere a Ludos, che di riflesso smise di attaccare Stefan ed Elena e si difese.

 

Bonnie stava in piedi a malapena, aveva il respiro corto e accelerato per lo sforzo ed era diventata pallida, proprio come il giorno in cui l’aveva salvato donandogli il suo sangue.

La scena era quasi identica, con la sola differenza che lui era incapace a muoversi, era senza forze e non avrebbe potuto prenderla tra le sue braccia e portarla via.

“Vattene, Bonnie scappa! Non puoi batterlo dannazione!” doveva capire, lei doveva andarsene, prima che fosse troppo tardi.

“Non prima di avervi portato via di qui …”

“Non hai abbastanza forze! Ti prenderà! E’ questo che vuoi? Diventare malvagia, un’assassina di persone innocenti?” Damon sperava di ottenere una reazione battendo su quel tasto … e la ottenne.

“Giurami che se riuscirà nel suo intento mi ucciderai!”

Il tempo si bloccò.

Damon non riusciva a pensare, nemmeno se si sforzava di farlo.

E non voleva farlo.

“Damon, giuramelo!”

Era la voce del suo uccellino? No, impossibile.

Lei non poteva chiedergli una cosa simile.

Lui non riusciva nemmeno ad immaginare la sua streghetta … morta.

Figuriamoci per mano sua.

Ludos si era ripreso, stava guardando la scena e rideva.

Ma Damon non lo sentiva nemmeno: cercava con tutte le sue forze di scacciare l’immagine delle sue mani che stringevano il collo del suo uccellino, cercava di scacciare l’immagine di Bonnie senza vita.

Perché quell’immagine gli causava un dolore che non aveva mai provato durante tutti i suoi anni di esistenza.

Perché quel dolore stava portando con lui una verità che Damon non voleva ascoltare.

Damon io conto su di te … e ti giuro che questa è l’ultima cosa che ti chiedo …FALLO!

Il pensiero di Bonnie arrivò alla sua mente nello stesso istante in cui lei tentò invano di colpire Ludos, mentre Damon osservava immobile e sconvolto.

Non posso farlo … Io non posso… io …ti amo …

Ma quel pensiero non la raggiunse: era a terra, svenuta.

Gli occhi del vampiro erano fissi sul suo volto, mentre quel pensiero rimbombava nella sua mente, ancora e ancora.

Damon era talmente sconvolto dai suoi pensieri che non vide Ludos che si stava avvicinando e quando se ne accorse, il demone si stava già piegando per prendere in braccio Bonnie.

“NO!” la voce era l’unica cosa che gli era rimasta, ma ovviamente non serviva a nulla.

Ludos aveva il corpo del suo uccellino tra le braccia, tra le sue braccia.

Il vampiro non riusciva a togliere lo sguardo dal volto di Bonnie. Dentro di lui si agitavano talmente tante sensazioni contrastanti che Damon si sentiva spiazzato e impotente come non mai. La cosa peggiore era quel misto di gelosia rabbiosa e dolore, dolore provocato dal sapere che il motivo principale di tutto quel casino era lui.

Ludos fece un passo verso di lui, scotendolo dai suoi pensieri, avvicinandosi sempre di più e, soprattutto, avvicinando il corpo senza sensi di Bonnie a lui, che istintivamente allungò un braccio per toccarla “Allora, pronto ad eliminarla? Vuoi dissanguarla o preferisci spezzarle il collo?”

Damon di scatto ritirò la mano, mentre Ludos scoppiò a ridere malvagiamente divertito.

… non posso fare quello che mi chiede, non posso … io la amo…

I suoi pensieri erano disperati: dopo tanti anni, dopo tante vite, dopo tante donne, una piccola e fragile streghetta aveva abbattuto quella corazza che si era costruito intorno all’anima, che pensava essere diventata oramai indistruttibile. Erroneamente.

“Sei stato così cieco, Damon, che non ti sei voluto rendere conto dei tuoi veri sentimenti. Ma la tua cecità è venuta in mio favore. GUARDALA!” Gli occhi di Ludos si posarono un istante su Bonnie, prima di tornare a fissare il vampiro “Lei è qui, tra le mie braccia, e tu sai già cosa la aspetta… con me. Ora non riesci nemmeno a muoverti, ma se solo avessi ascoltato il tuo vero io prima, magari adesso sarebbero le tue braccia a stringerla, il suo futuro sarebbe stato tuo.” E le labbra di Ludos disegnarono il solito sorriso sadico “Ora, l’unica cosa che avrai da lei sarà la morte!” E ridendo sparì nel nulla … e Bonnie con lui. 

 

CIAO RAGAZZE! Grazie a tutte, come sempre, anche per gli auguri!

Scusate se ci ho messo un pò a postare, ma gli impegni sono sempre tanti. 

Come sempre spero di non avervi deluso e sono ansiosa di sapere cosa ne pensate e se ci ho azzeccato con il povero Damon!

Per il resto, ringrazio tutte voi per il sostegno e cercherò di veloccizzare il seguito. CIAO !!!

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Gli aveva portato via tutto, tutto.

Nonostante fosse impossibile per uno come lui, si sentiva come se gli avessero rubato l’anima.

E forse era proprio cosi.

Perché lei era l’unica che riusciva ad insinuare in lui dei dubbi ogni volta che faceva qualcosa di sbagliato. Perché lei era l’unica che l’aveva fatto sentire nuovamente “vivo”.

E ora l’aveva persa, per sempre.

In un modo o nell’altro lui era sicuro che l’avrebbe persa.

A rispecchiare il suo umore, iniziò a cadere una fitta pioggia e si alzò un vento freddo e gelido, come il suo cuore ora.

Damon non riusciva a muovere un solo muscolo del suo corpo: a paralizzarlo non era la mancanza di potere o la lotta appena affrontata. A paralizzarlo era la paura. La sua mente da vampiro gli stava facendo vivere troppe possibilità future tutte insieme. La sua anima scura non gli permetteva di vederne nessuna con un “lieto fine”.

La terra si stava inzuppando d’acqua e il fischio del vento si faceva più minaccioso mano a mano che i minuti passavano. Damon non si rendeva conto del tempo che passava. La sua anima era stata sepolta per troppo tempo ed era tornata in superficie troppo drasticamente. L’enormità di quel pensiero, di quella rivelazione, lo aveva scioccato a tal punto che tutto ciò che esisteva intorno a lui era diventato un unico vuoto nero. Nero da quando quel bastardo gli aveva portato via l’unica fonte di luce che avesse mai trovato. Si, perché rispetto al suo Uccellino, rispetto al suo Amore, Katherine non era stata altro che una lucciola, piccola e debole, che tenta di scontrarsi con i caldi raggi del sole d’estate.

Ma ora per Damon non c’era nemmeno l’inverno, freddo, gelido, buio.

Ora non c’era altro che il nulla.

 

Stefan sentiva le sue forze tornare lentamente. Ora se non altro poteva avvicinarsi ad Elena, per controllarla, per aiutarla. Bonnie aveva guarito le sue ferite, ma per far si che lei recuperasse in pieno le forze ci sarebbe voluto più tempo. Lui invece non era riuscito a fare niente, aveva dovuto assistere impotente alla lotta e questo pensiero lo rattristava più di qualsiasi altra cosa. Perché niente poteva venire prima della sua Elena.

Ora che sentiva che non c’era più pericolo intorno a loro, Stefan iniziò a riflettere con calma, come il suo carattere lo aveva sempre portato a fare. La prima cosa era tornare al pensionato, tutti, per discutere. Si, avevano molte cose di cui parlare lui e suo fratello. E mentre pensava, voltò lo sguardo in direzione di Damon.

Quello che vide scioccò perfino lui: quello non poteva essere suo fratello. Damon aveva l’espressione più indescrivibile che avesse mai visto. Il suo volto, i suoi occhi, esprimevano un misto di terrore, dolore e angoscia che forse avrebbe visto con uno specchio solo sul suo stesso volto alla vista del corpo di Elena senza vita.

“No, no! Damon dimmi che non è vero, dimmi che Bonnie è viva!”

Silenzio.

“Damon, Damon, dannazione dì qualcosa!”

Silenzio.

Da suo fratello non arrivava niente, né voce, né pensiero. Niente.

La situazione era più difficile del previsto. Prese in braccio Elena e si avvicinò a suo fratello.

“Torniamo al pensionato Damon. Dobbiamo parlare”.

“Non c’è più niente di cui parlare, l’ho … persa”

“E’ … morta?”

A quelle parole gli sembrò veder passare una scintilla di qualcosa nello sguardo di Damon.

“E’ come se lo fosse…”

“Allora Bonnie è ancora viva!”

“Come lo si può essere nelle mani di quel maledetto bastardo!” adesso Stefan sentiva nascere nel fratello un nuovo sentimento: rabbia. Forte, intensa, incontrollabile.

“Damon, torniamo al pensionato: devi dirci come stanno le cose se vuoi che ti aiutiamo”

“Non voglio l’aiuto di nessuno, non mi serve!”

“E invece si! Pretendi di salvarla da solo? Pensi di poterci riuscire? Non siamo nemmeno riusciti a toccarlo ed eravamo in due. Cosa pensi di poter fare da solo?”.

Stefan stava cercando di far ragionare il fratello, sperava di riuscirci facendo leva su Bonnie

“Se Bonnie è ancora viva c’è una ragione. Tu la conosci. Se vuoi aiutarla devi raccontarmi tutto. E’ l’unico modo per trovare una soluzione a tutto questo”.

Damon era nuovamente in silenzio. Fissava un punto lontano, tentando di controllare il dolore, la rabbia e quel misto di emozioni che gli crescevano dentro.

Stefan insistè nuovamente, con voce più tranquilla “Damon, se sappiamo lo scopo possiamo provare a chiedere informazioni a qualcuno. Ci sono vampiri millenari che hanno combattuto contro i demoni. Possiamo chiedere anche alle streghe. Ci sono delle possibilità, ma devi reagire! Stare qui a tenere il broncio non salverà la vita di Bonnie!”

Stefan sperava di ottenere una reazione dal fratello, nonostante si rendesse perfettamente conto del fatto che quello che aveva davanti era un Damon diverso. Cosa fosse successo veramente non lo sapeva, ma intuiva perfettamente il motivo di quel cambiamento. Non poteva restare per sempre indifferente al mondo: prima o poi qualcosa o meglio qualcuno, sarebbe riuscito a toccarlo nuovamente nel profondo. E quel qualcuno era Bonnie.

In effetti Stefan aveva già notato che con lei si era sempre comportato in maniera diversa, anche se inizialmente pensava che il motivo fosse l’amicizia di Bonnie con Elena. Almeno fino al giorno che le salvò la vita dopo l’attacco dei malach.

Stefan stava ancora fissando Damon, che per tutta risposta lo guardò e si avviò verso il pensionato: per la prima volta nella sua esistenza, suo fratello gli aveva dato ragione.

Bonnie ha compiuto un mezzo miracolo! pensò Stefan seguendolo con un mezzo sorriso sulle labbra ed Elena tra le braccia. Adesso doveva pensare a lei.

 

Damon camminava come un automa, con lo sguardo rivolto avanti, ma la sua mente era indietro, vagava nei ricordi. Il loro primo incontro, il loro primo bacio, dato quasi per scherzo, il suo sguardo innocente da bambina che diventava mano a mano sempre più deciso, sempre più sfrontato. Il suo uccellino era entrata nel suo cuore, nel suo animo, lentamente, dolcemente, sorprendendolo ogni volta con un gesto, con uno sguardo, con un’affermazione. La sua piccola streghetta si era trasformata sotto i suoi occhi, era diventata potente, forte.

Adesso si che iniziava a rendersi conto di quanto non fossero stati poi tanto strani certi suoi comportamenti, certe sue reazioni: erano dovuti al fatto che la sua imponente corazza che si era costruito intorno stava cedendo di fronte a una piccola, fragile e dolce streghetta.

Ma resterà così? Sarà ancora il mio piccolo uccellino?

Non voleva rispondere ai suoi pensieri, non voleva pensarci, non osava immaginare.

Si concentrò nuovamente sul suo volto, sui suoi grandi occhi marroni che gli penetravano “l’anima” ogni volta che li fissava.

E decise: li avrebbe ritrovati, avrebbe ritrovato quegli occhi, quel dolce viso, quelle labbra morbide, avrebbe ritrovato la Sua luce, quella che era diventata per lui l’unico motivo per continuare a lottare. E con fare deciso affrettò il passo.

 

CIAO RAGAZZE!

Devo farmi perdonare per il ritardo con cui posto, ma ho avuto dei giorni “movimentati”. Quindi tanto per cominciare, scusate!

Proseguendo:  Robbina, TerryDreamy, Lianneh, Bennyrobin e Veggente mille grazie per le recensioni, mi fa piacere sapere che siete sempre con me. Iry nessun disastro per il commento, anzi, è molto apprezzato. Cmq, pensare ad un libro è un po’ esagerato, ma mi stà venendo un’altra idea per scrivere qualcosa su Twilight, sempre che vi piaccia la serie … prima però voglio finire questa fan!

E il solito grazie a tutte le persone che leggono e seguono. A PRESTO !!!

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


POV Bonnie

Freddo e nero. L’unica cosa di cui riesco a rendermi conto. Il gelo mi sta penetrando le ossa, l’animo, tutto. Quest’oscurità mi sta opprimendo, mi soffoca … faccio sempre più fatica a respirare e sono sempre più stanca. Ma niente di questo ha importanza. L’unica cosa che conta è Damon: il suo volto si sta allontanando lentamente, il suo ricordo sta svanendo… Non posso perderlo, non posso! Mi devo concentrare su di lui, sui suoi occhi, perché è l’unico motivo che ho per restare ancora legata a questo mondo… DAMON!

 

Il vampiro aprì gli occhi di scatto, il respiro affannato, le mani tremanti.

“Damon che succede?” la voce di Stefan era preoccupata

“L’ho sentita… Era tutto molto debole, ho percepito solo qualche frammento, ma era LEI!” poi la sua voce si fece più debole “Aveva freddo, era spaventata … sta soffrendo …”.

Nella stanza del pensionato calò il silenzio.

Elena stava dormendo, era il momento di chiarirsi.

“Damon, devi dirmi cosa è successo.” Gli occhi di Stefan erano fissi sul volto del fratello, ma lui non distolse i suoi dalle sue mani.

Passarono altri secondi di silenzio, ma poi Damon iniziò con riluttanza a spiegare.

“Quel bastardo mi ha fatto attaccare da un demone solo per attirare Bonnie. Era quasi riuscito nel suo intento, ma ha commesso l’errore di sottovalutare la streghetta.” Poi un sorriso gli attraversò velocemente il volto “In effetti ha stupito anche me: ha sferrato un colpo con una potenza che non mi sarei mai aspettato da lei. E li ho capito che Ludos non si sarebbe arreso finché non l’avesse avuta per lui.”

“In effetti, con il potere di Bonnie sommato al suo la situazione si farebbe decisamente brutta. Ma non capisco una cosa: Bonnie non era dalle streghe maestre? Come ha fatto a sapere della lotta tra te e il sicario?”

“Questo è successo prima della sua partenza. E’ stato Ludos a richiamarla quella volta. E lei …” Damon non riusciva a finire la frase, si sentiva già abbastanza in colpa, per tutto. Avrebbe dovuto starle lontano, avrebbe dovuto rendersi conto di quello che gli stava succedendo…

“Lei è venuta per te …” Stefan sospirò prima di proseguire “Damon non è colpa tua, non avresti mai potuto impedirle di innamorarsi…”

“Balle! Dovevo tenerla lontana da me, invece ho pensato solo a me stesso e il risultato è che lei si è sacrificata per me! Nonostante tutto! Non posso accettarlo, non posso!” Damon si era alzato di scatto, tuonando quelle parole.

Fissava Stefan negli occhi, con aria di sfida, aspettando una conferma alle sue parole.

“Al cuore non si comanda … questo detto è uno dei pochi veri che io abbia mai sentito. E comunque sia, avrebbe potuto usare uno qualsiasi di noi come esca. Sarebbe venuta lo stesso. Solo che con te era sicuro di raggiungere prima il suo scopo…”

Damon si rimise seduto sul bordo del letto, prendendosi la testa tra le mani.

“Mi ha salvato la vita … quella streghetta non ha solo sconfitto quel demone, mi ha … mi ha donato il suo sangue e il suo potere. Ho tentato di starle lontano, l’ho riportata a Fell’s Church, le ho detto addio anche se in realtà la stavo tenendo d’occhio senza farmi vedere… Quando è partita pensavo che sarebbe stata al sicuro… Volevo andare a uccidere quel bastardo, ma lui ha anticipato le mie mosse. Non mi ero accorto che Bonnie aveva nascosto nella giacca quell’amuleto. Altro errore. Avrei potuto distruggerlo, lei non avrebbe mai lasciato le streghe maestre e invece…” Damon prese un grosso respiro, come per calmarsi “Il resto lo conosci anche tu.”

Passò un altro istante di silenzio.

“Tu la ami?” adesso era Stefan che guardava Damon con aria di sfida.

Il fratello alzò lo sguardo verso di lui “Che differenza fa oramai?”

“Ne fa molta! Se la ami davvero l’unica cosa che devi fare adesso è combattere!” lo sguardo di Stefan si fece più intenso “Vai a riprendertela!”

Damon rimase un secondo immobile a fissare il fratello, poi sorrise e scuotendo la testa disse “Ridicolo! Il mio fratellino mi fa la predica… e ha pure ragione!”.

“Verrò con te, ma abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per capire come sconfiggerlo”.

“Scordatelo fratellino. Andrò da solo e non voglio sentire discussioni in merito”.

“Sei impazzito? Cosa pensi di ottenere da solo? E comunque, io sono in debito con Bonnie ed il minimo che posso fare è cercare di salvarla”.

“In debito con lei?” Damon stava guardando il Stefan con un’espressione dubbiosa.

“Certo… Mi ha riportato mio fratello!”.

E grazie a quelle parole Damon si sentì stranamente più sollevato, ma allo stesso tempo più convinto che Stefan doveva restare a Fell’s Church.

“Questo non conta. IO ho un conto in sospeso con quel maledetto. TU devi pensare a Elena, tu hai lei… Ho già perso la persona più importante per me, non voglio rischiare di perdere anche te o di permettere che tu ed Elena vi dividiate un’altra volta a causa mia.”

Damon si alzò e fece per andarsene, ma a bloccarlo stavolta fu la voce di Elena “Se pensi che staremo qui tranquilli mentre la mia migliore amica è in pericolo, non ci conosci bene”.

La ragazza si stava lentamente mettendo seduta.

“Damon, andremo anche noi alla ricerca di Bonnie, non puoi impedircelo. Considerando questo, penso che avremmo più possibilità se restassimo uniti, non credi?” gli occhi azzurri di Elena erano fissi in quelli neri del vampiro.

Damon sbuffò. “E va bene, ma voi starete in seconda linea!”

“Perfetto, da che parte iniziamo?” disse Elena voltandosi verso Stefan, che si sedette vicino a lei prendendole la mano.

“Tu adesso riposati, sei ancora debole. Io e Damon andremo a cercare qualche informazione su quel Ludos. Dobbiamo trovare qualcuno che lo conosca e possa dirci qualcosa.”

“Ma io voglio venire con voi, non posso stare qui senza far niente!” Elena sembrava quasi una bimba capricciosa, sebbene entrambi i vampiri capivano perfettamente il suo stato d’animo.

“Principessa, credo sia meglio che tu faccia come dice Stefan. Potremmo aver bisogno di contattare le streghe maestre ed in questo caso ci servirà tutto il tuo potere residuo…” Damon usò il suo solito tono persuasivo, che nonostante tutto aveva sempre effetto.

“E va bene, ma state attenti…” Elena si sporse per baciare Stefan.

“Non credo sia il caso che tu venga, Stefan. Per trovare delle informazioni posso cavarmela da solo. E le vecchie conoscenze da cui ho intenzione di andare non si fidano molto dei vampiri sdolcinati come te, se capisci cosa intendo” fece l’occhiolino, poi aggiunse “Elena sarebbe troppo esposta se ce ne andassimo entrambi. Resta qui con lei, tornerò nel giro di un paio di giorni al massimo.”

Stefan stava per replicare, ma Damon non gli diede il tempo di aprire bocca “Fidati, non farò mosse avventate… la posta in gioco è troppo alta”. Detto questo si trasformò in corvo e volò via.

Stefan sospirò ed Elena gli strinse la mano con più forza “Pensi dicesse sul serio?” gli chiese dolcemente. Il vampiro la guardò negli occhi “L’ultima frase di sicuro. Ora riposati, vedrai che andrà tutto bene” e baciandola la rimise sdraiata.

 

Questa notte sembra anche più scura del solito… o forse sono io che non riesco più a riadattarmi all’oscurità dopo aver visto la luce…

Damon stava volando il più velocemente possibile verso la sua meta: vampiri millenari che aveva conosciuto durante i suoi periodi più bui. Se fosse stato fortunato, sarebbe tornato prima del previsto con le informazioni che gli servivano.

Sono diventato peggio di mio fratello! Poco tempo fa una frase del genere non mi sarebbe passata nemmeno per l’anticamera del cervello!

Eppure non gli spiaceva affatto averla pensata. In effetti Bonnie era diventata il suo sole personale.

Ma lei adesso è nell’oscurità più totale… e se non riuscissimo a salvarla…

Damon non riusciva a pensarci, così come non era riuscito a dire a Stefan qual’era stata l’ultima richiesta della Suo uccellino. Il suo amore sarebbe stato abbastanza grande da sopportarne la perdita pur di evitarle l’oblio di una vita votata al male?

NO, adesso devo concentrarmi su quello che devo fare. Riuscirò a portarti via da li le sue ali battevano sempre più veloci Ti salverò, è una promessa … resisti, ti prego, resisti amore mio…

 

E bravo il mio amico vampiro, stai facendo esattamente quello che volevo il ghigno malvagio si stampò al solito sulle labbra di Ludos Peccato sia tutta energia sprecata… Lei stà per cedere, non arriverete in tempo …Vi raggiungeremo prima noi, per il suo battesimo di sangue! E mentre quei pensieri gli attraversavano la mente, dalle sue mani posate sulla testa di Bonnie continuava a fluire il Potere nero.

 

Non ce la faccio più, sono così stanca …

“Avanti Bonnie, lasciati andare…”

Ancora la sua voce…

 “Saremo invincibili insieme, io e te conquisteremo il mondo”

Stà diventando così familiare, così tranquillizzante…mi viene voglia di seguirla, come un ordine psichico… ma allora perché sento come un blocco? C’è qualcosa che devo fare prima, lo sento…  

Dalle labbra della ragazza uscì un gemito.

“Non verrà Bonnie”

Damon! Ecco cosa devo fare…

“Damon se ne è andato, per sempre… Cancellalo dal tuo cuore e dalla tua mente…”

Niente e nessuno potrà cancellare il mio amore… Perdonami, non posso lottare oltre… potrà annullare la mia mente, ma nel mio cuore sarai al sicuro…

Le labbra del demone si avvicinarono all’orecchio della ragazza “Io e te adesso ci apparteniamo, tutto il resto non esiste più” e sussurrato questo Ludos si scostò e vide apparire un sorriso sulle labbra di Bonnie.

 

Ciao a tutti!

Sorry per gli errori (Ciao e grazie Vale, ho provveduto a correggere), ma l’influenza mi aveva messo proprio ko!

Per il resto, grazie a tutti per le recensioni e il sostegno. Grazie anche alle new entry, mi fa piacere sapere che la storia è apprezzata nonostante i mostri ortografici!  ; )

Non so se vi interessa, ma stò lavorando in contemporanea ad una one-shot su Twilight, quando posto vi faccio sapere.

Per il momento spero che il nuovo capitolo sia apprezzato e non preoccupatevi per il seguito: non vi anticipo niente, ma io sono un tipo da lieto fine!

Alla prossima e grazie ancora a tutti! CIAO 

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


Aveva volato per quasi tutta la notte, ora aveva bisogno di nutrirsi, i suoi poteri stavano calando. Ma per la prima volta nella sua esistenza, l’idea non gli dava piacere. Non voleva nemmeno pensare al fatto che avrebbe dovuto irretire un’altra ragazza con i suoi poteri.

Non deve necessariamente essere una ragazza…e quel pensiero lo scombussolò un po’. Ma del resto aveva una missione importante da compiere, non poteva permettersi di essere debole.

Era praticamente arrivato nel luogo dove si trovavano i suoi “amici millenari”, ragione di più per rafforzare il suo potere. Così andò a caccia.

 

Elena era ancora distesa tra le lenzuola del loro letto al pensionato, così come Stefan era ancora accanto a lei.

Era rimasta scioccata dal racconto di Stefan: non pensava che Damon potesse amare così profondamente. Sicuramente era anche un po’ infastidita da questo: era sempre stata abituata ad essere la prima in tutto, ma stavolta Bonnie era stata più brava. Era riuscita ad entrare nel cuore di Damon come lei non avrebbe mai fatto.

“Pensi che stia bene?” disse debolmente Elena.

“Tranquilla, lui sa quello che fa… Tornerà presto con le informazioni che ci servono”

Stefan era sicuro di quelle parole, un po’ meno del fatto che sarebbero riusciti nel loro intento.

Quel demone era dannatamente potente, forse troppo anche per loro.

Tentò di scacciare quei pensieri.

“Ti senti meglio, amore mio?”

“Si grazie, adesso mi stanno tornando le forze…” e dicendo questo, Elena sfiorò le labbra di Stefan con le sue…

“Andrà tutto bene, stai tranquilla…” ma forse Stefan tentava di convincere più sé stesso che lei.

 

Aveva bevuto più del dovuto, ma del resto doveva mascherare bene la sua aura… ora, forse, lui era diventato più sdolcinato del suo fratellino e questo gli altri vampiri lo avrebbero sicuramente notato.

Era sera inoltrata quando entrò nel bar malfamato della periferia dove era solito trascorrere le sue nottate diversi anni prima. Non era cambiato poi molto: soliti tavoli sudici, pareti imbrattate di sangue, stesse brutte facce, ovviamente non invecchiate nemmeno di un secondo. Tra tutti quei volti, Damon riconobbe subito quello del vampiro che stava cercando: Alexander.

Si avvicinò a lui, lentamente, stampandosi sul volto una maschera di malvagia indifferenza, mentre quattro vampiri gli si fecero intorno, come delle guardie del corpo.

Il vampiro non si voltò nemmeno: “Damon, erano parecchi anni che non ti si vedeva nei dintorni.”

“Alexander”

“Allora, per quali informazioni sei venuto da me?”

Damon tentò di nascondere la sorpresa, non troppo bene.

“Avanti, amico mio. Mi conosci bene, sai perfettamente che certi cambiamenti non mi sfuggono”

“Ludos: mi servono informazioni su di lui”

Quel nome sembrò attirare l’attenzione di Alexander, che a sua volta si voltò a fissare Damon.

I suoi capelli lunghi e di un biondo quasi bianco, nascondevano un volto pallido e scavato. Poteva quasi sembrare un ragazzo giovane, ma i suoi occhi trasmettevano una conoscenza che solo centinaia di anni vissuti intensamente avrebbero potuto dare.

“Era tempo che non sentivo quel nome, ma ogni volta mi sembra che non ne trascorra mai abbastanza… Cosa c’entra lui con te?”

“Ha rapito una persona”, il tono nella voce di Damon non mascherava i sentimenti che c’erano dietro quella frase.

Alexander lo fissò attentamente per qualche istante, prima di rispondergli.

“Nessun umano o vampiro può nulla, amico mio. Mi spiace che la scelta di quel demone sia ricaduta sulla tua compagna, ma di sicuro è già troppo tardi”.

Quella frase non scosse Damon per l’idea dell’impossibilità della sua missione, ma per il fatto che Alexander aveva detto “la tua compagna”. Quelle tre parole vagavano nella mente del vampiro creando immagini di un futuro che forse sarebbe riuscito ad ottenere. Lui e Bonnie, insieme, felici e senza demoni da distruggere… sembrava quasi… vita.

“Lei non è una semplice umana, è una strega, discende dai druidi”

“La cosa cambia poco: per nulla toglierle, ma ho visto solo una strega in grado di contrastarlo, ma anche lei… non riuscì ad ucciderlo” per una frazione di secondo l’espressione del vampiro divenne indecifrabile “Ci vuole un potere enorme, una conoscenza ed una pratica data da anni di esperienza… e conoscendoti, dubito che lei possa avere più di vent’anni!”

“Ha annientato un suo sicario con un solo colpo ed è riuscita a ferirlo prima che la prendesse.”

Stavolta fu Alexander a rimanere sorpreso.

Fissò nuovamente Damon con uno sguardo pensieroso.

Ho bisogno di leggere i tuoi pensieri… devo capire…

Damon prese un grosso respiro: l’idea non gli piaceva per niente, ma era il solo modo per sbloccare la situazione: fece un cenno di assenso con la testa.

Pensa a lei, al suo potere, devo rendermi conto di cosa può fare…

I vampiri si fissavano, ma il loro sguardo era vuoto.

Passò qualche istante, poi le labbra di Alexander sussurrarono un “incredibile”.

Damon sorrise compiaciuto: la sua streghetta era riuscita a colpire una vampiro millenario come lui ed erano poche le cose che riuscivano ancora a stupire Alexander!

“Il suo potere potrebbe essere abbastanza forte da eliminarlo, ma non sono sicuro che la sua volontà sia abbastanza forte da annientare il suo controllo. E’ giovane ed ha poca esperienza…”

“Ti prego, dimmi cosa dobbiamo fare…” le parole di Damon erano quasi una supplica.

“Amarvi”

“Cosa?”

“Non ti sei accorto che è stato l’amore che prova per te a farle raggiungere quel livello di potere?”

Damon sembrava spiazzato.

“Quando si tratta di te, lei dà sfogo a tutta la sua energia. Per difenderti. L’unica cosa che può salvarla sei tu. Non ci sono incantesimi, riti o cose del genere. Tu sei il mezzo per arrivare alla fonte del suo potere. L’unica cosa che puoi fare è trovarla e cercare di arrivare al suo cuore…”

Alexander rimase in silenzio, abbassando lo sguardo verso le assi di legno sporche del pavimento.

E in quel momento Damon riuscì a vedere una piccola scintilla di amore attraversargli gli occhi.

L’altra strega l’aveva contrastato per te…

Alexander alzò lo sguardo di scatto verso il volto di Damon.

Cos’è successo… lo supplicò Damon con il pensiero.

Alexander abbassò nuovamente lo sguardo e attese qualche secondo.

Il suo amore era forte, ma il mio non abbastanza da permettermi di salvarle l’anima a scapito della sua vita…e quel pensiero fù accompagnato dall’immagine di una bellissima ragazza in piedi a fianco di Ludos, nei suoi occhi la stessa malvagità del demone.

Damon rabbrividì.

La sua mente stava generando la stessa immagine, solo che al posto della sconosciuta ragazza c’era il suo dolce uccellino.

“Ora vattene” disse Alexander con uno sguardo duro “Qui sono ben accetti solo i vampiri sanguinari e devoti a me!” doveva pur sempre salvare le apparenze.

Damon non disse niente, si limitò a voltarsi ed uscire, mentre un pensiero lo raggiungeva, debole… Spero che il tuo finale sia diverso…

 

“Un altro vampiro che si è rammollito… che peccato, era così più votato al male prima…” la voce di Ludos non sarebbe mai potuta arrivare alle orecchie di Damon.

“Allora, lo eliminiamo?” disse voltandosi verso la ragazza.

“Non qui, non ora…” l’espressione del demone divenne interrogativa

“Sarebbe una fine troppo poco dolorosa…” disse lei continuando a seguire con gli occhi il vampiro che procedeva per la sua strada, ignaro di essere osservato..

Gli occhi di Ludos si illuminarono.

“Cosa hai in mente, tesoro?”

Lei si voltò e fissandolo con un sorriso rispose “Una festa in famiglia” e poi le loro risate risuonarono all’unisono.

 

Elena stava fissando il bosco fuori dalla finestra della sua camera del pensionato, tentando di scovare un qualsiasi movimento oltre il buio. Sapeva perfettamente che era una cosa inutile, Damon poteva esserle a un metro di distanza che lei non se ne sarebbe accorta comunque.

Stefan le si avvicinò, posandole entrambe le mani sulle spalle. Lei alzò il braccio destro e appoggiò la sua mano sul dorso di quella del vampiro.

“Pensi che dovremmo avvertire Meredith ed Alaric di tutto questo?”

Stefan attese un istante, prima di rispondere “Io credo che si arrabbieranno per non avergli detto niente, ma se parlassimo verrebbero sicuramente qui anche loro e sarebbero inutilmente in pericolo”.

Elena sospirò.

“Hai ragione, ma se fossi al loro posto vorrei sapere… e poi se quel demone si fosse già impossessato della mente di Bonnie, chi ci dice che siano al sicuro?”

“Anche questo è vero, ma Ludos ha detto a Damon che Bonnie l’avrebbe ucciso e credo che questa sarebbe la sua prima azione malvagia… Pensaci: cosa c’è di più crudele di obbligare una persona ad uccidere l’amore della sua vita?”

A quelle parole Elena ebbe un fremito ed una fitta al cuore: come aveva potuto non accorgersi di quello che provava Bonnie? Come poteva definirsi la sua migliore amica? Era sempre stata troppo impegnata a far si che tutti cadessero ai suoi piedi, in un modo o nell’altro… Ed era sempre stata convinta di essere nel cuore di Damon in un modo tale da non lasciare spazio ad altri…

Che sciocca ipocrita sono stata… Per non essermi accorta che solo Bonnie era veramente riuscita ad entrargli nel cuore… e questo perché lei lo amava sopra tutto e tutti…

E adesso la sua amica era sola nelle mani di quel demone che voleva farle male e questo anche perché lei si era messa sempre davanti agli altri…

“Non pensare così, non è vero” la voce di Stefan la fece sobbalzare, tanto era persa nei suoi pensieri, ma la sorpresa durò poco.

“Se solo mi fossi accorta prima di questo, magari avrei potuto aiutarla, magari lei e Damon adesso sarebbero insieme, sarebbero…”

“Elena, smettila. Anche se ti fossi accorta dei sentimenti di Bonnie, cosa avremmo mai potuto fare con Damon? Se non si fosse trovato in questa situazione, i suoi sentimenti non sarebbero tornati a galla… Li aveva seppelliti troppo in profondità e li aveva tenuti nascosti per troppo tempo…”

Elena sospirò, mentre Stefan le cinse la vita con le braccia e le disse “Andrà tutto bene, amore mio, vedrai che si sistemerà tutto” e con un bacio delicato le sfiorò la guancia.

CIAO A TUTTI!

Per farmi perdonare della lunga latitanza, prometto di postare il prossimo capitolo domani... e siamo quasi alla fine!

Cmq, per ora ancora grazie e un CIAO !

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***


La giornata trascorse tranquilla, Stefan tenne sempre i suoi sensi all’erta, mentre Elena fissava continuamente fuori dalla finestra.

La scena rimase statica e immobile fino al tardo pomeriggio, quando il vampiro si alzò di scatto dai piedi del letto e disse: “Sento l’aura di Damon, stà arrivando”.

Elena si alzò a sua volta ed iniziò a scendere le scale di corsa, con Stefan alle sue spalle.

Rimasero qualche istante nel porticato della pensione e poi dai fitti rami della boscaglia comparse Damon.

Il suo sguardo era indecifrabile.

Elena corse da lui, lo abbracciò e poi gli chiese se fosse riuscito a trovare le informazioni che gli servivano. Lui fece lentamente un cenno di assenso col capo.

“E quindi?” suonò la voce di Elena “Cosa dobbiamo fare?”

Damon la fissò per qualche istante, prima di rispondere “Aspettare…”

“Cosa? Aspettare? Perché?”

“Non ci sono mezzi per ucciderlo… solo lei può farlo”

“Ma se Bonnie fosse già sotto il suo controllo?” lo sguardo di Elena passava disperato dal volto di Damon a quello di Stefan, che si stavano fissando, impassibili.

Stefan vide nella mente di Damon la conversazione avuta con Alexander e sospirò.

“Allora?!” la voce di Elena era quasi un urlo.

Damon prosegui, stancamente “Possiamo solo provare a far tornare Bonnie in sé. Se riprendesse il controllo, potrebbe eliminarlo…”.

“Ma come? Cosa dobbiamo fare?”

Stavolta fu Stefan a parlare “Dobbiamo provare ad arrivare a lei… In realtà la volontà di Bonnie, il suo io, sono ancora in lei. Bisogna farli riemergere, provando a fare leva sui suoi sentimenti.”

“E se non ci riuscissimo?”

Il viso di Damon fù attraversato da una smorfia di dolore, mentre Stefan osservava l’immagine mentale che ne era la causa.

“No, Damon, non puoi farlo!”

Stefan si era sporto verso di lui, afferrandolo per le spalle.

“Non avrei alternative”

“No, non puoi, non puoi, deve esserci un altro modo!”

“Non c’è… hai visto anche tu, Alexander non ne fù capace ed ora è lacerato dai rimorsi e dal dolore”

“Ed è solo per questo?”

Un moto di rabbia attraversò Damon, che spinse via il fratello.

“Cosa faresti tu?” iniziò ad urlargli “Se fosse lei? Cosa faresti! Dimmelo!”

Stefan abbassò lo sguardo e sottovoce rispose “Lascia almeno che sia io a farlo, non posso farti vivere con questo peso sulle spalle…”

“No, se sarà necessario lo farò io… Le ho fatto una promessa…”

Calò il silenzio.

Lo sguardo di Elena passava inesorabilmente da un volto all’altro, mentre ripensava a quanto si erano detti Damon e Stefan. Poi ad un tratto si bloccò. Il suo respiro accelerò, mentre le lacrime iniziavano a rigarle il volto.

Stefan la strinse in un abbraccio, mentre cercava di calmarla “Elena, non arriveremo a questo, vedrai, riusciremo a salvarla…”

Ma Elena non lo ascoltava: tutto il suo corpo tremava, mentre ripeteva in continuazione “Volete ucciderla, voi volete uccidere Bonnie! Non potete, non potete!”.

Stefan la strinse ancora più forte a lui. Mentre con il suo potere le induceva il sonno.

La prese tra le braccia e prima di salire nella loro camera fissò il fratello per un istante. Poi lentamente si voltò ed entrò.

Damon a sua volta si allontanò da li: voleva restare solo, voleva pensare senza doversi preoccupare di schermare i suoi pensieri.

Si trasformò in corvo e iniziò a volare sopra la città, passando in rassegna ogni luogo che aveva un qualche significato, pensando che se Bonnie doveva apparire, lo avrebbe fatto in uno di quei luoghi: la sua casa – quante notti passate su quel ramo a guardarla dormire – la scuola – quel misto di attrazione e paura negli occhi quando tornai insieme a Stefan – la casa di Caroline – quel primo bacio dato volontariamente, quella dolcezza, quell’audacia – il vecchio cimitero e la radura – il suo sguardo determinato mentre si frapponeva tra Stefan e Klaus – per poi tornare al pensionato - dove le nostre vite si sono legate per sempre, quando la salvai donandole il mio sangue, quando distrusse la prima volta la mia corazza, quando riuscì ad entrare nel mio cuore morto, senza che me ne rendessi conto…

E quale luogo poteva essere più adatto alla fine, se non quello dove tutto ebbe inizio?

Era così concentrato nei suoi ricordi che non si era accorto dell’appello del fratello.

Guardò in basso e vide Stefan ed Elena appena fuori dal pensionato, a terra, feriti. Scese in picchiata e riprese la sua forma umana.

“Tutto ok?” chiese a Stefan, mentre un moto di rabbia iniziava a crescergli dentro.

“Si, ma non li ho nemmeno sentiti arrivare… non ho avvertito la loro presenza finché non ci hanno attaccato…”

Perché parla al plurale? Avverto un solo potere…

Si voltò e vide Ludos: lo sguardo fiducioso, malvagio e strafottente, il solito sorriso sadico sulle labbra, quella stessa espressione che gli faceva venire voglia di uccidere.

Poi la sorpresa lo immobilizzò: piegò leggermente la testa di lato… e la vide.

Lei era li, al suo fianco.

La stessa identica espressione, lo stesso identico sorriso.

Sembrava un tutt’uno con quel demone.

Il suo corpo era fasciato da una veste rosso sangue, che le aderiva fin sopra le ginocchia e terminava con degli strascichi svolazzanti nell’aria, i suoi piedi nudi, il suo corpo fluttuava un metro sopra la terra.

Lentamente, sempre sorridendo, si fece avanti e mise il suo braccio attorno a quello di Ludos, che le rivolse uno sguardo compiaciuto e poi parlò senza staccarle gli occhi di dosso.

“Sai Damon, mi ha fatto… lavorare. Mi ha tenuto testa, per un po’. E’ stata la strega più difficile da piegare - e ne ho piegate tante - ma questo le ha fatto guadagnare punti.”.

Detto questo si voltò a fissare il vampiro, prima di proseguire “Lei sarà veramente una principessa delle tenebre… la mia!”.

E mentre realizzava quelle parole, Bonnie alzò la mano e la passò delicatamente sul volto di Ludos.

Non poteva vederla così.

La sua mente si rifiutava di convincersi che fosse veramente lei.

L’aura che emanava era potente, ma scura come una notte senza stelle.

Quello era il suo corpo, ma era rimasto solo quello del suo uccellino.

Un involucro di carne e ossa, vuoto.

Da lei arrivava solo malvagità. La stessa che aveva pervaso lui per tanto tempo, troppo.

E questo lo fece decidere.

Doveva farlo, glielo doveva!

Non poteva lasciare che lei diventasse come era stato lui, prima di conoscerla.

Prendere quella decisione provocò un dolore lancinante a Damon.

Bonnie se ne accorse ed iniziò ad avvicinarsi a lui, con un sorriso sadico sul volto “Un vampiro del tuo stampo non è abituato al dolore? Questo è ancora poco rispetto a quello che proverai…”

“Bonnie, Uccellino… Me lo sono meritato, per tutto quello che ho fatto in passato, ma tu… non è giusto, non per te.”

A quelle parole una lacrima luccicò sul volto di Damon e Bonnie si bloccò. I suoi occhi erano fissi su quella piccola gocciolina che stava scendendo lungo la guancia del vampiro.

“Perdonami,  per quello che ti ho fatto, per il dolore che ti ho causato… per quello che sto per fare…” Damon si concentrò tentando di racchiudere tutto il suo potere in un unico punto della sua mano, per sferrare poi il colpo.

“Damon fermati, ti prego! Non puoi farlo, non puoi! Lei è Bonnie, lei è la mia amica” Elena stava urlando quelle parole, tra un singhiozzo disperato e l’altro.

“Non più Elena… Lei non è più Bonnie e io devo tenere fede a una promessa che le ho fatto”.

“Come puoi farlo, come?! Allora non è vero che la ami!” le urla disperate di Elena riempivano l’aria.

Damon la fissò, arrabbiato “E’ proprio perché la amo più della mia stessa esistenza che lo faccio! Se non l’amassi così tanto, non potrei accettare di perderla per salvarle l’anima!”.

E sotto il peso di quelle parole, il corpo di Bonnie si piegò.

Ludos si voltò di scatto verso di lei, avendo intuito cosa le stava accadendo, anche se non riusciva a crederci. Quella ragazzina umana non poteva annullare il suo controllo mentale, era impensabile!

Eppure…

Il corpo di Bonnie tremava, il suo sguardo era fisso su un punto lontano e perso nel vuoto.

Ludos le fu accanto in un secondo e solo in quel momento Damon si accorse di cosa stava succedendo, perché il demone aveva iniziato a riversare nuovamente il suo potere nero su Bonnie.

“La stai perdendo! Lei sta cercando di riprendere il controllo della sua mente!”

E al termine di quella frase, il cuore di Damon iniziò inspiegabilmente a battere di nuovo.

Speranza.

Elena era ancora accanto al corpo di Stefan, entrambi fissavano la scena immobili, in silenzio.

Ma non Damon: le sue parole l’avevano scossa, le sue parole le erano entrate talmente in profondità da ridestarla, la sua voce…

“Bonnie, Bonnie! Reagisci, ti prego! Ascoltami, segui la mia voce, ti prego… torna da me!”

Un nuovo fremito scosse il corpo della ragazza.

Ed in risposta Ludos aumentò il suo potere.

“Lasciala, maledetto bastardo!” Damon avrebbe voluto colpirlo con tutta la sua forza, ma il demone era posizionato alle spalle di Bonnie: non poteva attaccare senza colpire anche lei.

“Torna con me, Bonnie, torna da me!” Ludos non sembrava aver nemmeno sentito le parole del vampiro, che per tutta risposta emise un ringhio terribile.

Altro potere nero, un altro fremito e poi Bonnie tornò immobile.

“Hai visto, Damon? Il mio potere è troppo grande, il male è troppo forte, anche per lei!” il demone sembrava compiaciuto del suo operato, con quel solito ghigno stampato sulle labbra.

“Damon…” la voce di Bonnie risuonò decisa e chiara, almeno per il vampiro.

Quella era la sua voce, quel timbro lo avrebbe riconosciuto anche tra migliaia… quella era la voce del suo uccellino!

Bastò loro solo uno sguardo e si intesero alla perfezione. Bonnie si buttò a terra nello stesso istante in cui Damon scagliò un’ondata di potere verso Ludos, che fù colpito in pieno e volò qualche metro indietro.

In una frazione di secondo, Damon fu accanto a Bonnie e la prese tra le braccia: non fece altro che guardarla negli occhi, con un’intensità tale che lei iniziò a tremare, come aveva sempre fatto.

Nessuno dei due aveva mai vissuto un momento così dolce, intimo e appagante.

“Streghetta…” le disse Damon accarezzandole dolcemente la guancia.

Era solo una parola, ma per Bonnie fu sufficiente. Non era quello che le diceva che contava, era il modo in cui lo diceva. La sua voce e i suoi occhi non erano mai stati così chiari… Ci lesse tutto l’amore che il vampiro provava per lei ed il moto di felicità che ne seguì fu inebriante.

“Non è possibile! Tu non puoi averlo fatto, tu sei solo una piccola ragazzina umana!” La voce stridula di Ludos li fece ridestare entrambi.

Bonnie si alzò di scatto voltandosi verso il demone, lo sguardo deciso e arrabbiato.

“Non ti permetterò di fare ad altri quello che hai fatto a me!”, ma Ludos non sembrava sentirla… continuava a ciondolare la testa, farfugliando un fiume di parole.

“Non è possibile, non è mai successo, nessuno ci è mai riuscito, nessuno, mai…”

“Il super demone mi sembra un tantino scosso…” disse Damon con un sorriso beffardo sulle labbra.

“TU! Maledetto vampiro! TU non puoi portarmela via! Lei oramai mi appartiene!” Ludos si stava avvicinando, un passo ad ogni parola pronunciata.

Damon si mise davanti a Bonnie, per farle da scudo con il corpo, mentre gli rispondeva con un ringhio “Lei non ti è mai appartenuta! Tu non sei mai riuscito a piegarla, non ci riuscirai mai!”

“TACI!” l’urlo di Ludos fù accompagnato da una scarica di potere.

Bonnie si spostò al fianco di Damon e con un incantesimo creò uno scudo che assorbì il colpo del demone e lo riversò nuovamente su di lui.

La cosa non lo scalfì minimamente.

“Non obbligarmi a ucciderti, Bonnie. Ho già scritto un futuro per te, non vorrei dover cambiare i miei piani…”

“Beh, preferisco di gran lunga morire, piuttosto che dover passare la mia vita al tuo fianco!” la voce di Bonnie non lasciava dubbi sulla veridicità delle sue parole.

“E sia! Ma prima dovrai assistere alla morte di tutti i tuoi amici, poi a quella del tuo amato Damon!”

Ludos iniziò a raccogliere tutte le sue energie.

Bonnie spostò il suo sguardo prima su Stefan ed Elena, poi su Damon.

“Puoi batterlo, Uccellino, tu puoi riuscirci!” le disse lui in risposta prendendola per le spalle.

Bonnie fissò il vampiro, che vide nel suo sguardo insicurezza e paura.

“Io sono sicuro di ciò che ho detto. Ti fidi di me?”

“Si, ma io non sono sicura di riuscirci senza che voi vi facciate del male…dovete andarvene…”

“Non mi sposterai di un millimetro… lo affronteremo insieme, qualsiasi cosa accada!” e detto questo, Damon avvicinò il suo volto a quello di Bonnie, lo sguardo fisso nei suoi occhi, e poi le diede il più dolce, delicato, puro bacio che due amanti si siano mai scambiati.

Quel lieve tocco di labbra creò in entrambi un’ondata di emozioni talmente forti ed intense che furono avvertite perfino da Stefan ed Elena, sempre immobili ad osservare la scena.

E poi in Bonnie scattò qualcos’altro: sentì un’energia crescere in lei, sempre più forte, sempre più potente, sempre più incontrollabile. L’amore che provava per Damon le stava dando potere.

Così quando Ludos sferrò il suo colpo, Bonnie fece altrettanto.

Le energie sembravano eguagliarsi, nessuno dei due sembrava cedere o soccombere, i due poteri si scontravano nell’esatta metà della distanza che separava Bonnie dal demone.

Finché Damon si mise dietro Bonnie e le prese dolcemente le spalle: non le stava trasmettendo potere, le stava trasmettendo amore.

La ragazza fece uno sforzo, si concentrò e aumentò l’intensità del potere, accedendo a tutta la forza di cui disponeva: Ludos fù investito in pieno da un fascio di luce e scomparve in esso.

Non era tanto per la forza del colpo, ma per ciò che essa rappresentava: amore.

Quel demone era stato distrutto dall’amore, vero, semplice, unico.

 

CIAO !

Come promesso, ecco il nuovo capitolo… e forse sarà il penultimo… non mi sembrava il caso di spezzarlo!

Vale, BennyRobin, Ila_D, BonnieMora mille grazie per le recensioni e scusate per l’attesa… e un grazie anche a tutti quelli che hanno letto.

A chi interessasse, passando dalla mia pagina autore potete accedere alla one shot che ho scritto su Twilight, ossia l’incontro tra Edward e Bella a Volterra dal punto di vista di Edward.

A PRESTO ! 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII ***


CIAO A TUTTI !

Questa per il momento è la fine… se la mia mente malata mi ispirerà, magari ci produrrò un seguito… Mai dire mai!

Cmq, un particolare ringraziamento a Vale, Bennyrobin, Bonniemora, Ila_D, Veggente, Robbina e Lunetta per il costante sostegno tramite le recensioni.

Un grazie a tutti coloro che hanno messo questa fan tra le seguite / preferite e a tutti quelli che l’hanno letta… Mi ha fatto piacere.

E adesso vi lascio all’ultimo capitolo! GRAZIE ANCORA E CIAO!

 

 

Rimasero tutti immobili per qualche secondo, ma poi Damon sentì il corpo di Bonnie accasciarsi e la prese in braccio.

“Ci sei riuscita…” le disse il vampiro dolcemente.

Bonnie sorrise “Ci siamo riusciti… Non ce l’avrei mai fatta senza di te!”

“Bonnie, oh Bonnie!” Elena si era alzata e stava correndo verso di lei. Goffamente, dato che era ancora tra le braccia di Damon, Elena l’abbracciò e le diede un bacio sulla guancia, piangendo.

“Hey, non sarebbe il caso di festeggiare?” le rispose l’amica sorridendo.

“Oh scusami Bonnie, ti prego, non vorrei piangere, ma è che sono così felice!”.

Adesso anche Stefan si era avvicinato a loro e accarezzò fraternamente il volto della ragazza.

Poi alzò lo sguardo verso Damon, fissò i suoi occhi … e capì.

“Vorremmo restare soli, se non vi dispiace” disse Damon, un mezzo sorriso forzato sulle labbra.

“Cosa?!” iniziò Elena “Non puoi portarmela via adesso! Dobbiamo parlare di così tante cose!”

Stefan le cinse delicatamente la vita “Anche loro devono parlare, Elena… Lasciamoli soli”.

“Perché adesso? Avranno tutto il tempo dopo che ci saremo ripo…” ma lo sguardo di Stefan le bloccò le parole in gola.

“Cosa… Come… NO, non …”

“Lasciali andare, Elena” Stefan la stava delicatamente tirando a sé, per farla rientrare.

“Torneremo in tempo, per salutarci…” come potesse essere così chiara e serena la voce di Bonnie, Elena non riuscì a capirlo, ma non obbiettò.

Si limitò ad osservare Bonnie, che aveva il viso felicemente appoggiato al petto di Damon, e lui che le baciava i capelli, mentre si allontanavano nel tramonto.

 

“Perché?” Elena piangeva da quasi mezz’ora sulla spalla di Stefan, che si limitava ad accarezzarle teneramente i capelli.

“Non è giusto, non doveva finire così…” continuava a ripetere tra un singhiozzo e l’altro.

“Elena” disse dolcemente Stefan “Lo so, ma farti vedere in questo stato adesso non l’aiuterà… Hai visto anche tu com’era serena. Lei ha salvato il suo amore, i suoi amici, tutti noi. Solo che per farlo ha dovuto usare tutta la sua forza vitale…”

Lo sguardo che Elena gli rivolse fu sufficiente, come domanda. 

“Non si può fare niente, amore mio… Ha chiesto troppo a sé stessa…”

Elena ricominciò a piangere e anche sul volto di Stefan scese una lacrima.

Passò qualche altro minuto, poi Elena sembrò riprendersi e disse “Dobbiamo avvertire gli altri: Meredith, Matt e Alaric, devono avere anche loro l’occasione di salutarla…se possibile”.

Presero il telefono e chiamarono i loro amici: ogni conversazione era una pugnalata al cuore, ma dovevano farlo. E una volta finito, non poterono fare altro che aspettare.

 

I loro corpi erano sdraiati uno accanto all’altro, sudati, accaldati e ancora frementi.

La sensazione di pace che provavano era una cosa unica, fuori dal tempo, così come le sensazioni che li avevano pervasi fino a qualche minuto prima.

Damon faceva perno sul gomito destro, la guancia appoggiata alla mano, mentre con l‘altra accarezzava dolcemente il viso di Bonnie.

Lei lo fissava, ammaliata, con quegli occhi dolci colmi d’amore e di felicità.

Era felice, anche se le sue forze stavano svanendo lentamente, anche se stava per morire, era felice come non lo era mai stata prima.

Quei momenti, quelle ore, erano valse tutto quello che aveva fatto, tutto il tempo che aveva dovuto aspettare, tutto il dolore che aveva sentito. Tutto ciò che era stato e che la aveva portata li… e lo avrebbe affrontato nuovamente anche solo per un altro minuto con il suo Amore.

Ma la stanchezza iniziava ad avere la meglio su di lei: si accoccolò tra le braccia di Damon, che la strinse delicatamente al suo petto.

Il mio uccellino…una lacrima scese nuovamente sul volto di Damon, mentre stringeva ancora di più il piccolo e fragile corpo di Bonnie tra le sue braccia.

“Damon…” la voce di Bonnie era debole, ma serena “Io non ho rimpianti… Tu mi hai regalato te stesso, il tuo amore e questo è molto più di quanto sperassi di ricevere. Sono felice, non voglio che tu soffra ora, ti prego…”

“Non puoi chiedermi questo… Se non fosse stato per me, se non ci fossi stato io, tu ora saresti…”

“Infelice!”

“Viva!”

“Ma io sono viva…”

“Lo sai cosa intendo! Tu stai…” ma il vampiro non riuscì a finire la frase.

Bonnie a fatica si mise a sedere e prese il volto di Damon tra le mani.

“Io stò morendo, Damon, ma non potevo pensare ad una morte più felice. Se non ti avessi incontrato non avrei mai scoperto il significato dell’amore… Il mio unico rimpianto è lasciarti… ma non sarai solo, una parte di me sarà sempre con te, se vorrai, se mi porterai nel tuo cuore…”

Bonnie sentì le sue forze svanire sempre più inesorabilmente.

“Portami dagli altri adesso, non ho più molto tempo…”

Con una fitta al cuore, Damon si vestì e aiutò Bonnie, poi la prese tra le braccia e volò verso il pensionato.

Quando arrivarono erano tutti li fuori, in attesa.

Bonnie rimase sorpresa di vedere anche Matt e Meredith, entrambi con le lacrime agli occhi.

“Allora, se dovete piangere tutti mi faccio portare da un’altra parte!” Bonnie tentava di dare alla sua voce un ché di ironico, ma l’emozione era troppa, anche per lei.

Meredith e Matt la strinsero entrambi, a turno. Poi fu la volta di Alaric, Stefan ed Elena per ultimi.

Damon non la lasciò nemmeno un secondo, la teneva stretta a lui, come se così facendo potesse impedirle di andarsene.

Bonnie guardò a turno i suoi amici, li salutò uno ad uno. Poi, con un sorriso, aggiunse “Scusatemi, ma l’ultimo volto che voglio vedere è il suo”.

Si voltò verso Damon, gli diede un lieve e dolce bacio sulle labbra, poi appoggiò delicatamente il palmo della sua mano sulla guancia del vampiro, che rimase a fissarla intensamente.

Quegli istanti sembrarono infiniti a tutti gli occhi che stavano osservando la scena, almeno fino al momento in cui il braccio di Bonnie cadde a terra.

In quello stesso istante, partì un pianto all’unisono.

 

Due giorni dopo…

 

Avevano dovuto inscenare un incidente, come se non bastasse dover affrontare quel momento, avevano dovuto anche affrontare la famiglia di Bonnie.

Il funerale fu veloce e sobrio, partecipò quasi tutta la città.

Al termine, la bara di Bonnie venne portata nella cappella dove si trovava anche quella di Elena, così avevano deciso.

Il cimitero si svuotò lentamente, ma verso sera, nuovamente, un brusio si levava nella cappella.

“Damon ti prego, vieni via con noi…” Elena lo stava supplicando, ma niente e nessuno lo avrebbe fatto spostare di un centimetro da li.

Stefan le si avvicinò e dolcemente le disse “Vai con Meredith e Matt, tornate al pensionato, provo a parlargli io… Vi raggiungo tra poco”.

Elena lo fissò un istante, poi i suoi occhi si posarono su Damon, che fissava con il solito sguardo vuoto la bara di Bonnie. Infine uscì e li lasciò soli.

“Damon, si sarebbe già svegliata…” Stefan aveva intuito il motivo che teneva li Damon, ma non voleva che Elena sentisse, per non darle vane illusioni.

In realtà il fratello non gli aveva mai parlato del tempo passato con Bonnie, ma sicuramente le aveva fatto bere il suo sangue, nella speranza che si trasformasse.

Ma quando ci sono di mezzo i demoni, le cose non sono mai semplici.

“Non la lascerò qui da sola, non stanotte almeno…” gli rispose Damon, aprendo il coperchio della bara.

Anche nella morte è sempre così bella…Lo diceva sempre, giovane e bella nella mia bara… Non è giusto…

“Vattene ora, fratellino. Pensa agli altri, hanno sicuramente bisogno di te” Damon fissò Stefan “E io ho bisogno di restare da solo”.

Stefan di avvicinò a lui, gli mise una mano sulla spalla per un istante e poi se ne andò.

Finalmente erano soli, in pace.

Damon tornò con lo sguardo sul volto di Bonnie e si maledisse per tutto quello che aveva fatto. Se solo si fosse accorto prima… ma non avrebbe rinunciato al suo amore. Se all’inizio aveva pensato al fatto che il suo uccellino non si sarebbe dovuta innamorare di lui, ora aveva solo la certezza che per niente al mondo avrebbe mai rinunciato a quell’amore. Perché la sua purezza lo aveva riportato in vita, anche se per un vampiro era un eufemismo.

E ora capiva perfettamente anche lei, le sue ultime parole: era stato meglio vivere intensamente solo quelle ore, che avere davanti un’eternità… vuota.

Delicatamente, come potesse ancora ferirla, le accarezzò la guancia.

La sua pelle era così fredda e il suo cuore così muto… il ricordo dei suoi battiti era così chiaro nella sua mente: batteva all’impazzata, specie quando le si avvicinava, all’inizio per paura, poi per amore… Tum-tum … Tum-tum

Un sospiro uscì dalle sue labbra, gli sembrava ancora di sentirlo battere…chiuse gli occhi, immaginando che quel suono fosse reale…Tum-tum… Tum-tum…

Sapeva che gli avrebbe fatto male, sapeva che sarebbe stato peggio continuare a sognare in quel modo, ma non gli importava.

Lentamente, sempre con gli occhi chiusi, Damon appoggiò la testa sul petto di Bonnie…

Tum-tum, Tum-tum...

Si alzò di colpo, aprendo gli occhi e osservando attentamente il suo uccellino.

Le prese la mano e ne testò l’aura … stava forse impazzendo? O aveva permesso alla sua immaginazione di andare troppo oltre? Lui sentiva qualcosa…

Tentò di non farsi sommergere dalla speranza… inutilmente.

Iniziò a trasmetterle del potere, sempre di più, con sempre più ardore.

No, questo non era un sogno, quel suono era reale, quell’aura era reale.

Il respiro di Damon accelerò, mentre le sue mani stringevano sempre più forti quella del suo uccellino…

Altri secondi trascorsero, ancora e ancora…

Gli sembrava di correre all’impazzata senza mai raggiungere il traguardo… perché non si svegliava? Non poteva essere un sogno, quella doveva essere la realtà!

Non per lui, avrebbe dato la sua … esistenza se fosse servita, non gli importava. Ma lei, lei doveva vivere, se lo meritava, per quello che aveva fatto, per quello che aveva passato, per la sua purezza…

Il vampiro richiuse gli occhi e lanciò una preghiera… per lei.

“Damon!”

La sua voce…

“Damon cos’hai?”

Così dolce, così angelica….

“Damon, guardami”

Piccolo uccellino mio…

“Damon rispondimi, mi stai spaventando!”

Paura? Non devi avere paura amore mio…

“Perché siamo qui? Cosa ci faccio in una… bara?”

Il suo tono di voce lo scosse e in quel momento Damon aprì gli occhi: lei si era messa seduta e lui non se n’era nemmeno accorto… Lo stava fissando, un misto tra amore e preoccupazione nello sguardo, quello sguardo che tanto gli aveva dato la caccia…

Restarono immobili, fissandosi a vicenda, per un istante che sembrò infinito per entrambi.

Le loro sensazioni viaggiavano in sintonia: la paura di essersi persi per sempre, la speranza che ciò che stavano vivendo fosse reale, la felicità di essersi ritrovati, di essere insieme, l’amore…

Damon fu il primo a reagire “Bonnie…”

Ma in quel momento le parole erano superflue: la prese in braccio, la fece uscire dalla bara e la strinse a sé, delicatamente ma con ardore.

Senza dire una parola, Damon mise la mano nella tasca dei suoi pantaloni e ne estrasse un piccolo anello in oro bianco sul quale era montata una splendente pietra azzurra. Prese la mano sinistra di Bonnie e le infilò l’anello sull’anulare.

Lei fissò l’anello un istante e poi i loro sguardi si fusero nuovamente per qualche secondo, prima di scambiarsi il bacio che avrebbe suggellato il loro amore per l’eternità.

FINE

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