Wakaru yo

di Reina Murai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 10 Gennaio 2010 ***
Capitolo 2: *** Pazuru ***
Capitolo 3: *** Nanimo ***
Capitolo 4: *** Shinjitsu ***
Capitolo 5: *** Heikoo Sekai ***
Capitolo 6: *** Booryoku Teki Na Ai ***
Capitolo 7: *** Kyoufu ***
Capitolo 8: *** Kokuhaku ***



Capitolo 1
*** 10 Gennaio 2010 ***


Wakaru yo Titolo: Wakaru yo
Autore: Reina.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo, inoltre non intendo raccontare qualcosa realmente accaduto'



10 Gennaio 2010
"Caro Diario,
è da un po' che non ci sentiamo. Gli impegni del J-rocker mi lasciano poco tempo a disposizione per me stesso, per gli amici e la mia famiglia. Quanto mi mancano.
Sento la malinconia scorrermi nelle vene, ma dopotutto so che non devo affatto disperarmi. Questa vita mi piace, l'ho voluta io.
D'accordo, tu sei il mio unico mezzo di sfogo. Pensavo che questo periodo fosse il più bella della mia vita, ma mi sbagliavo. Eppure era così evidente. Non poteva durare per sempre.
Il problema è Saga. In questi ultimi giorni c'è qualcosa di diverso in lui. è sempre stato un tipo schivo e ombroso, che si teneva le cose per sè, simpatico e vivace solo quando ce n'era bisogno. Ma adesso è come se avesse conosciuto la felicità. Lo incontro la mattina e ha un sorriso a 32 denti scintillanti e bianchi come la neve, passo con lui tutto il giorno e la notte e il sorriso lo accompagna costantemente. Ride, ride e ride ancora. Non è che non sia contento per lui, ma è così strano vederlo allegro. Anche Shou e gli altri hanno notato la differenza ed ogni volta che proviamo a chiedergli il motivo di tanta euforia svia il discorso. Non lo capisco proprio. Tesoro mio, cosa ti succede? Vorrei tanto che l'origine di questa felicità sia io, ma so che non è così. Non la vuole condividere con me, con noi. Sorride, ride, ma continua a nascondersi. Tiene segregato questo sentimento, ma sembra più forte di lui e lo lascia scappare in tutta la sua bellezza. Adoro vederlo ridere. Ma non è lo stesso sorriso che mi ha fatto innamorare, questo è diverso, lo ha cambiato. Anche il suoi comportamenti nei miei confronti sono visibilmente cambiati. Ho paura, tanta paura. Spero sia solo una mia elucubrazione, un pensiero di uno sciocco innamorato come me. Non voglio perderlo. Ci ho messo così tanto a conquistarlo!
Mi sono sfogato abbastanza, so che sei solo un pezzo di carta, ma con qualcuno dovevo pur parlare.
Arigatou."




Chiuse il quadernino dei suoi ricordi e pensieri, accarezzandone la copertina sbiadita dal tempo e dall'utilizzo. Poggiava la testa sulla mano e sbuffava ripetutamente. Lo sapeva bene, sapeva che c'era qualcosa sotto tutta l'allegria di Saga e avrebbe fatto qualsiasi cosa per scoprire il motivo di tanta contentezza.  Ma per il momento decise che coricarsi a letto era un modo per liberarsi da questa tristezza e magari pensare al da farsi. Spense la luce e cadde inesorabilmente fra le braccia di Morfeo.





Primo capitolo completo.
Fottutamente corto, ma preferivo lasciare il meglio per i prossimi capitoli. Insomma, il meglio, diciamo la storia. xD
Cooomunque, spero vi abbia incuriosito e attendo tante recensioni =D
Arigatou.

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Capitolo 2
*** Pazuru ***


Puzzle. Titolo capitolo : Pazuru ( Puzzle)



La tenue luce del mattino filtrò debole dalle tendine cerulee della stanza del moro e lo svegliò appena. Si rivoltò fra le coperte fermandosi supino, cercando di riprendere il sonno e il sogno magico che stava vivendo. Troppo tardi, l'incanto era svanito e l'incubo avanzò malevolo, occupando gran parte delle due ore successive, in cui il povero ragazzo si dimenò e strillò inascoltato. Si svegliò di soprassalto quando sentì suonare il campanello del proprio appartamento. S'alzò di malavoglia e trascinando i piedi giunse davanti alla porta. Sbirciò dallo spioncino e si ritrovò davanti una figura deforme e male illuminata che si dondolava avanti e indietro. Aprì la porta e il piccolo Hiroto, seguito da Shou, spuntato dal nulla, entrarono senza tanti complimenti, spingendo Nao da una parte ancora mezzo addormentato.
-Buongiorno Nao-san!- gridò Hiroto nelle orecchie del ragazzo che, tuttavia, non riuscì a svegliarsi totalmente.
Naoyuki, con gli occhi impastati dal sonno, mise bene a fuoco i due ragazzi che lo guardavano stralunati. Assunse un'aria interrogativa e attese la reazione dei due band-mates.
-NON SEI ANCORA PRONTO?- strillò Shou, indietreggiando di due passi e puntando col dito verso l'orologio. - DICO! Fra 10 minuti abbiamo un'importantissima intervista e TU-NON-SEI-ANCORA-PRONTO?!- scandì, forse eccessivamente, le ultime parole.
Nao ci rimase un po' su a pensare, poi, come un fulmine a ciel sereno, schizzò nella sua stanza, recuperando le cose che, fortunatamente, il giorno prima aveva preparato. Hiroto fissò mesto Shou e si avvicinò lentamente a lui.
-Shou...- non riuscì a iniziare la frase che Nao scapicollò fuori dalla porta della camera da letto, preparato alla bell'è meglio e già si affrettava a ritrovare i suoi inseparabili occhialoni bianchi, per nascondere le evidenti occhiaie.
-NO, si si si, anzi No... Si. Okay, sono pronto- disse ansimando e sistemandosi meglio la giacchetta e i capelli.
Uscirono quasi di corsa dal suo appartamento ed entrarono nel SUV parcheggiato vicino al portone, nel quale li stavano aspettando Tora e Saga.
La macchina sgommò e in meno di cinque minuti riuscirono ad arrivare al luogo in cui sarebbe avvenuta l'intervista.
E lui, per tutto il tempo, aveva stampato quel sorrisetto soddisfatto sulle labbra, tant'è che ora sembrava lo facesse apposta, metteva rabbia a chiunque lo guardasse per più di due minuti. Il batterista lo scrutava da dietro le lenti scure e gli occhi gli si riempirono di saline lacrime.
"Non è per te quel sorriso, Nao. Ficcatelo in quella zucca vuota che ti ritrovi" si andava ripetendo, cercando di auto convincersi. Anche Saga portava occhiali scuri e non poté vedere altro del suo volto, se non quel terribile sorriso, deriderlo, narrargli qualcosa che preferirebbe non sapere mai. Doveva chiedere, assolutamente. Doveva informarsi, doveva scoprire perchè quel ragazzo che amava tanto era diventato così strano, così alieno. Avrebbe compromesso la loro relazione, ma era un rischio che doveva correre. Quanti imperativi, quanti doveri, e poteva contare solo su se stesso.

Per tutta la durata dell'intervista non fece altro che esaminare ogni suo singolo comportamento, ogni singola reazione a ogni singola domanda. Captare, analizzare e trarre le conclusioni, senza fare una mossa. Aveva considerato ogni situazione, aveva scartato le meno ovvie, le meno irrealizzabili, ma non le aveva trascurate del tutto. Le possibilità, alla fine, risultavano soltanto due...
-Nao-san, ci sei? Oggi ci sembri un po' assente. Di solito sei sempre te a intervenire- sorrise l'intervistatore verso il leader.
-Eh? Nono, ci sono. Scusate, ma ho dormito poco quest'oggi- era sconveniente per lui farsi vedere debole e immerso nei propri ragionamenti da rompicapo in sua presenza. Avrebbe lasciato le sue questioni di cuore a un altro momento e si sarebbe concentrato esclusivamente su quella intervista. E chissà, magari avrebbe scoperto qualcosa in più. Il tassello mancante di quello strano puzzle.



Ringraziamenti :
a cry_chan e amyreita per aver recensito questa storia.
Arigatou <3


Non ho mai tempo per scrivere. Uff. Sti diavolo di compiti!
Va beh... non so quando potrò postare il prossimo capitolo, spero non troppo tardi :D
Grazie per aver letto e RECENSiTE ;-)
Kizu.


Reina.

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Capitolo 3
*** Nanimo ***


Nanimo Titolo capitolo :  Nanimo ( Niente )




Fine intervista.

Dopo aver ringraziato con un profondo inchino ogni membro dello staff, si congedarono, riunendosi in una stanza poco dopo, adiacente a quella dell'intervista. Occupata al centro da un grande tavolo imbandito, aveva una grande vetrata che dava su un giardino pieno di spogli ciliegi e nel mezzo una fontana. Approfittando dell'assenza di Saga, Hiroto si avvicinò a Nao.
-Nao...posso parlarti un momento?-
Il moro annuì e lo seguì fuori.
Il piccolo chitarrista si stropicciava le mani e, benché fosse ancora pieno inverno, si sentiva sudare dal profondo.
-Nao... ascolta. Mi... mi dispiace per la situazione che stai vivendo, ma...-
-MA COSA?- scattò il batterista, alzando in modo eccessivo la voce, tant'è che gli uccellini posati quieti sui rami glabri degli alberi, volarono via, stridendo e schiamazzando. Hiroto era sempre più agitato e gli tremavano le mani, non aveva mai avuto paura di Nao fino a quel momento. Temeva di ferirlo, di rivelargli qualcosa di doloroso e che avrebbe preferito non sapere, pena la tristezza eterna. Si fece coraggio e bloccò il respiro.
-Ragazzi, scusate l'interruzione, ma qua sta suonando un cellulare...- li avvisò Shou, sbucando dalla vetrata. -e penso sia il tuo Hiroto...-
Il chitarrista corse dentro lasciando Shou e Nao soli. Il sangue gli ribolliva nelle vene. Tutte le soluzioni che aveva trovato, le ipotesi e le dimostrazioni gli risultarono un vero fiasco in quel momento. La pazienza aveva preferito andarsi a fare un giro, lasciandolo irrequieto e innervosito. Nella sua testa pensieri confusi ronzavano sparsi, le tempie gli pulsavano dolorosamente e il cuore batteva troppo forte, lo sentiva nelle orecchie, attutire qualsiasi altro rumore, anche la camminata del vocalist verso di lui. Gli occhi si appannarono e la figura di Shou ne era chiaramente compromessa. Scoppiò in un pianto insensato che suscitò la preoccupazione del cantante, il quale si fiondò su di lui, abbracciandolo. Si coprì il volto umido con le mani e singhiozzò silenzioso, in ginocchio, mettendo a nudo la sua parte più debole, più vulnerabile, il Nao-bambino che odiava con tutto se stesso, che voleva uscire a giocare nelle situazioni sbagliate.
Hiroto apparve sulla soglia della vetrata e guardò la scena commosso. Nel frattempo Saga era tornato e per fortuna loro, aveva deciso di abbuffarsi con un budino al cioccolato e della Fanta. Tora lanciò un'occhiata d'angoscia a Hiroto, che, lasciando Shou a consolare Naoyuki, si concentrò a distrarre Saga per non fargli notare l'assenza di due componenti.

Dopo una decina di minuti, Saga, sfortunatamente, finì di ingurgitare qualsiasi cosa gli capitasse fra le mani e questo comportamento non piacque affatto a Shinji
.
-Ooh... sono sazio- esordì, massaggiandosi la pancia.
"Era ora" pensò Tora sconcertato. Saga si guardò velocemente intorno e rivolgendosi a Hiroto chiese innocentemente dove fossero Shou e Nao.
"Okay, ora mi serve una balla" non ebbe neanche il tempo di concepirla che Nao, correndo come un pazzo, si scagliò sul bassista, afferrandolo per il colletto della giacca. Grosse lacrime gli rigavano il viso paffuto e i singhiozzi gli devastavano la voce.
-SAGA!.... Dimmi la verità... Ti PREGO SAGA! perché... perché...- ringhiò strapazzando il bassista che doveva ancora comprendere quello che stava accadendo. Non potendo confidare sulle parole, Nao si affidò ad un profondo bacio che gli sarebbe costato caro, molto probabilmente. Con un'incredibile forza di autocontrollo, il moro si staccò e corse fuori da quella stanza, a rotta di collo lungo il corridoio e all'aria aperta, dove un vento gelido gli fece bruciare le guance fradice, ma non gli fermò il pianto. Voleva correre via da lui, lontano mille miglia, non vederlo mai più. Quello che aveva sentito era abbastanza, le sue congetture erano errate, la verità era proprio sotto i suoi occhi e non se n'era minimamente reso conto. Come aveva potuto tradirlo così? COME AVEVA POTUTO! Dio, com'è ingiusta la vita. Si era sacrificato per lui, aveva fatto qualsiasi cosa, qualsiasi e lui lo ricambiava così. Andandosene con un altro. E con lui POi!
Si asciugò le lacrime e continuando a correre, giunse in una piazza completamente deserta e fredda.

Hiroto tirò da parte Kazamasa
e mestamente lo guardò per qualche istante.
-Penso che abbia frainteso...-
-Noooo, TU DiCi?- sbuffò il vocalist, massaggiandosi le tempie. Mise le mani sui fianchi e si soffiò via un ciuffo dal viso. -Quindi, se dici che ha frainteso, significa che non sei riuscito a dirglielo....-
-Esatto- annuì Hiroto.
-Ora mi spiegate che cavolo sta succedendo...- intervenne Saga, alquanto frastornato.
Shou si voltò di scatto e fulminandolo con lo sguardo, si avvicinò velocemente con tre lunghi e minacciosi passi.
-COSA STA SUCCEDENDO? COSA STA.....! Ma Saga! Lo sai che questo casino è solo colpa tua?!- il viso rosso dalla rabbia e il fumo che usciva dalle orecchie spaventarono in un primo istante Saga che indietreggiò di un passo, mettendosi in posizione di difesa. Meglio stare alla larga da Shou quando si arrabbia, è più pericoloso di un toro imbufalito.
-Ascolta! Io non gli devo niente, hai capito? NiENTE! Io faccio quello che voglio della mia vita e non sarà di certo lui a farmi cambiare idea- Combatterlo con le stesse armi si rivelò una mossa vincente, tutti e tre tacevano indignati di tanto menefreghismo ed egoismo.
Hiroto scansò malamente Shou e puntando un dito verso Saga lo assalì con tutti gli insulti da lui conosciuti. Il bassista gli afferrò il braccio scarno e lo spinse da parte, superando Shou il quale era ancora immobile a bocca aperta.
Fatti due passi, Saga si senti afferrare da una spalla e un dolore lancinante gli arrivò dal naso trovandosi a terra sanguinante. Shou lo sovrastava col fiato corto e col pugno ancora proteso, digrignava i denti e lo fissava in cagnesco. Tora intervenne e soccorse Saga, mentre Hiroto tentò di calmare Shou, il quale ebbe un altro moto assassino, ma venne fermato.
-TU NON GLi DEVi NiENTE? Ma ti sei bevuto il cervello per caso? Non ti ricordi di tutto quello che ha fatto per te? Te lo sei scordato!? Rispondi Saga! Lui ti ama, cazzo! Perché non lo capisci?!-
Il bassista si pulì il naso sanguinante col dorso della mano e, aiutato da Tora, si alzò e abbozzò un sorriso sforzato.
-Tu non sai proprio un bel nulla Shou... io non gli ho mai promesso nulla. Non gli ho promesso una vita insieme, felice e contenti fino alla fine dei secoli. Sapeva a cosa andava incontro-
Shou rimase paralizzato, coi pugni chiusi e Hiroto a bloccarlo dalla vita.
-Tu, come lui, non potete darmi degli ordini, faccio quello che voglio, Punto.- finì con voce calma e tranquilla. Lentamente si allontanò dal giardino e i tre compagni rimasero muti e non osavano guardarsi.

Il freddo gli penetrava fin nella pelle, lo sentiva, gli ghiacciava le vene e il cuore distrutto. Dondolandosi come un pazzo con una camicia di forza, fissava un punto imprecisato di fronte a sé e tentava di scacciare la triste realtà. Cosa avrebbe fatto adesso? Senza di lui? Sarebbe andato avanti nella sua vita, come se nulla fosse successo o lo avrebbe rimpianto per sempre? Mille domande, nessuna risposta. Un fiocco gelido gli cadde su una guancia e lo ridestò dal torpore della disperazione. Si alzò e vagando per la piazza ritrovò la strada verso casa.
La prima cosa che fece arrivato a casa, fu lanciarsi sul letto e irrompere con un altro fragoroso pianto. Non sapeva che altro fare, solo piangere e disperarsi, chiamarlo e gridare il suo nome invano.






Ringraziamenti :
Amyreita : spero che questo capitolo sia abbastanza lungo. Ti dirò la verità: non li so far molto lunghi per la mancanza di tempo e mi dispiace un sacco per questo. Poi, un'altra cosa: sarebbe troppo scontato mettere Saga con Hiroto, no? Però ci sei andata moooolto vicina!
:D
Comunque grazie mille per aver recensito
alla prossima!
Kizu


fliss90 : mi fa molto piacere sentire che sei una sostenitrice delle recensioni!
Penso che anche tu dovresti riguardare la tua idea di ShouxSaga.... xD
Sarà difficile capire come andrà a finire!
Spero di risentirti presto,
grazie mille.
Kizu


E anche questo capitolo è andato!
Spero che recensirete in molti e soprattutto che vi piaccia! Questo è l'importante u__u Sìsì
Bene, ora vi saluto, Ciaooooooh



Reina.

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Capitolo 4
*** Shinjitsu ***


Shinjitsu Titolo capitolo : Shinjitsu ( Verità )





Non si fece sentire per parecchi giorni, non rispose al cellulare, non aprì la porta al suono del campanello, alle urla dei compagni, nulla. Era in uno stato di morte celebrale apparente, vagava per la casa senza una meta precisa: ora verso il bagno, ora verso il salotto, sempre con la stessa faccia, segnata da asciutte lacrime e graffi lungo le braccia candide.

Cadde a peso morto sul divano, emettendo un brontolio soffocato e accese il televisore con aria stanca. Le immagine presero a scorrere sullo schermo e i suoi occhi faticavano a riconoscerle e a dargli un senso. Il cellulare vibrò per l'ennesima volta. Chi sarà questa volta? Shou? Hiroto? o forse Tora? Spense la tv e s'alzò, dirigendosi verso il tavolino, dove era poggiato il cellulare. Un istante dopo aver letto sul piccolo schermo,  gli cadde dalle mani e una paura folle gli attanagliò le viscere. Aveva tentano di ignorarlo, di dimenticarlo. C'era quasi riuscito e lui cosa faceva? Gli mandava un messaggio, stupido e insulso. Tre semplici parole : "Ti devo parlare".
Se ora aveva i sensi di colpa, cavoli suoi, c'erano altri problemi a cui pensare. Ma la forza del cuore sottomise quella della ragione e le dita corsero veloci sui piccoli tasti neri : "Dove e quando". Attese impaziente una risposta ed eccola: "Scendi adesso". Rianimato dopo così lungo tempo, sentì dolori ai muscoli quando iniziò a precipitarsi giù dalle scale e in meno di dieci secondi si ritrovò faccia a faccia con il suo problema più grande. Appoggiato alle sbarre del cancello stava Saga, con le braccia conserte e il viso coperto da grossi occhiali scuri. Nao, scosso e senza fiato, lo guardò da lontano, si avvicinò di un passo, poi esitò. Un altro e Saga si mosse, gli voltò le spalle e camminò dalla parte opposta. Voleva che lo seguisse. Nao, come un bimbo e i suoi primi passi, avanzò adagio soffermandosi su ogni particolare di Saga. Se lo ricordava più magro e vestito peggio, coi capelli più chiari di come erano adesso. Si fermò in mezzo a una piazza e voltandosi verso il batterista alzò una mano. Nao s'arrestò dov'era e attese. Saga scomparve in mezzo a dei tavoli di un bar vicino e ne uscì con una ragazza. La donna, probabilmente sui 25 anni, era più alta di Saga di 10 centimetri non considerando il tacco 18 che portava; aveva lunghi capelli neri e un viso scarno e pallido, come il resto del corpo che faceva pensare a una modella. Si avvicinò elegantemente al sempre più sconcertato Nao e si fermò fissandolo con occhi scuri e profondi, sembrava volessero trafiggerlo, leggergli il cuore e gridargli in faccia che Saga era solo suo. Spostò il peso su una gamba e attese la presentazione del ragazzo. Sapeva o non sapeva? Nao la guardò con un po' di stizza e invidia, finché Saga non gli presentò la ragazza.
- Nao, questa è Kiyoko, la mia nuova ragazza-
La donna allungò l'esile braccio e porse una mano a Nao che la guardò con ribrezzo, ma per non sembrare scortese l'accettò e la strinse impercettibilmente. Si ritrassero entrambi. Saga circondò la vita della giovane con l'intero braccio e le lasciò un sonoro bacio sulle labbra, poi le sussurrò qualcosa all'orecchio. Lei si allontanò mandando un bacio al bassista e sparendo in mezzo ai tavoli.
Nao era scosso da tremiti di rabbia mista a disprezzo e odio puro. Sarebbe riuscito a contenersi? Era sicuro solo di una cosa: non avrebbe più pianto per lui. Saga lo fissò per qualche secondo, poi si avvicinò a testa basta, togliendosi gli occhiali.
Si guardarono occhi negli occhi per istante interminabili.
-Nao... mi... mi dispiace....- sussurrò.
Il batterista strinse così forse i pugni che sentì le unghie perforargli la carne, la mandibola e la mascella serrate.
-Stronzate, a te non te ne frega niente di me. Ma sì, vai con la prima ragazza che incontri, non mi interessa. Ma non dovevi tenermelo nascosto per così tanto tempo. Sei stato sleale, un bastardo....- queste parole gli uscirono come un fiume in piena che straripa violento dagli argini. Lo guardò dritto in faccia senza temerlo. Saga contraccambiò la sguardo duro e disse:- io non ti avevo promesso fedeltà, Nao, lo sai.-
A questa affermazione Nao non ci vide più e in mezzo secondo si trovò già a percorrere la strada al contrario. Si sentì afferrare da una spalla e trattenuto con forza. Poi di nuovo dal polso, uno strattone violento lo costrinse a voltarsi e trovarsi così a pochi centimetri dalla faccia del suo incubo.
-Che cazzo vuoi adesso, lasciamo in pace.- soffiò sulle sue labbra, con rabbia.
-Non pensi dovremmo parlarne? Perché rovinare la nostra amicizia?-
Ma cosa aveva in testa questo ragazzo? I criceti sulla ruota? Come poteva essere così insensibile?
-Perché dovrei essere tuo amico, dopo quello che mi hai fatto?-
-Manderesti a puttane la band.-
-Non me ne frega un bel niente-
-Prova a dirlo agli altri. Questa nostra assenza non piacerà ne ai fan ne a noi-
-é TUTTA COLPA TUA, LO SAi QUESTO?- Gridò Nao imbestialito.
Saga lo guardò spaesato e indietreggiò di un passo, mollando la presa dal suo polso.
Il respiro di Naoyuki diminuì e abbassò il capo, coprendosi il viso con la frangia rosata.
-Sai, pensavo di potermi fidare di te. Invece ho commesso un grande errore- alzò il viso rigato dalle lacrime. La prima promessa fatta a se stesso era già andata a quel paese e le lacrime scorrevano copiose sulle guance. Sorrise mestamente e concluse: - Ho sempre creduto in qualcosa che non mi apparteneva. Ho sempre creduto in te, Saga- detto questo, corse il più velocemente possibile via da quella maledetta piazza, da quel maledetto ragazzo, dagli spietati sentimenti.
Correndo si asciugò le lacrime con le maniche ormai fradice della felpa, andava senza una meta precisa, a vuoto, dove lo spingevano le gambe.

Dopo quasi un ora di corsa sfrenata si ritrovò dall'altra parte della città, stanco e spossato. Si sedette su una panchina del parco e osservò il cielo limpido e turchino e le rondini che si rincorrevano felici nella stagione dell'amore. Pensò e ripensò a mille cose, senza trovarci una logica, tutto era così diverso e deforme. L'unica cosa che poteva fare era dimenticarlo, tornare amici come aveva proposto, scordare tutto quello che c'era stato tra di loro. S'alzò con nuovi propositi per il futuro e guardando l'orario si accorse che era abbastanza tardi. Si diresse verso casa con la testa china ma col volto illuminato da un nuovo sentimento che lo avrebbe salvato dalla pazzia. Salì velocemente le scale e trovò davanti alla sua porta un sacco di borse e valige e un omino seduto dietro ad esse.
Si avvicinò cautamente e vi trovò Shou, intento a scartarsi una barretta di cioccolato.
-Shou? Che diavolo ci fai?-
Il ragazzo scattò in piedi e lasciando cadere la barretta si apprestò a giustificarsi:- mi stanno imbiancando la casa, posso restare da te per qualche giorno?-





to Amyreita :
Beh, prima di tutto GRAZiE per aver recensito anche il capitolo precedente e poi ti rispondo subito. Non erano fidanzati dichiarati, per così dire. A dir la verità non stavano neanche insieme, ma facevano tutte le loro cose... non so se comprendi xD
So che questo capitolo è un po' cortino, mi spiace ç___ç
Spero di non averti delusa con questo e spero che lo recensirai!
Grazie ancora.
Kizu



Allora, io non so se le prof lo fanno apposta a darci tutti sti compiti, ci trovano gusto? Maaah.
Comunque, ecco dopo un po' di tempo il nuovo capitolo, spero vi piaccia :D
Bene, vado. Alla prossima!
Recensite xD

Reina.

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Capitolo 5
*** Heikoo Sekai ***


Heikoo Sekai Titolo capitolo : Heikoo Sekai ( Mondi Paralleli )



Alzò un sopracciglio sconcertato e spostò tutto il peso su una gamba, continuando a fissare il vocalist.
-Avvertire?-domandò in malo modo.
-Se magari il signorino leggesse i messaggi che gli si mandano...- rispose nello stesso tono, Shou. Emise un flebile sibilo di stizza e tirò fuori dalle tasche dei pantaloni le chiavi dell'appartamento, le fece girare e aprì la porta.
Aiutò di malavoglia a portar dentro le valigie e quant'altro, sbattendosi rumorosamente la porta alle spalle e guardando infastidito Shou, che già aveva buttato un'occhiataccia al salotto completamente sottosopra. Il caos regnava indisturbato per tutta l'abitazione, c'era odore di chiuso e muffa. Storse il naso e dischiuse una finestra, permettendo il cambio d'aria nella casa. Era davvero obbligato ad ospitare quel ragazzetto? Ma sì, per qualche giorno, non gli avrebbe fatto male. O almeno, questo è quello che si augurava.
-Dove dormo?- chiese Shou, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Ci rimase un attimo a pensare, poi optò per il divano. Kazamasa si avviò al sofà e lo trovò ingombro di sacchetti di patatine e pattumiera varia. Se si fosse anche solo lamentato del disordine lo avrebbe ucciso. Stressato com'era, l'unica cosa che voleva era un po' di pace, doveva scaricare tutta la tristezza e la rabbia e di sicuro lo avrebbe fatto su di lui se avrebbe protestato. Si massaggiò stancamente le tempie e si diresse in camera, lasciando Shou indeciso nel salotto. Seguì con lo sguardo la figura esile di Nao e prima che varcasse la soglia della porta lo afferrò da una spalla e lo voltò delicatamente. Nao restituì lo sguardo con gli occhi gonfi e arrossati e attese.

-Come pensi l'abbia presa?- disse scagliando un sasso al centro del lago.
-Non penso molto bene- si sedette sulla sponda dello specchio d'acqua e imitò il compagno, lanciando un ciottolo piatto che saltellò tre volte sulla superficie.
-Lo penso anche io- sospirò, dondolandosi avanti e indietro. Hirot si sedette accanto a Tora e raccattando altri sassi, li buttò nell'acqua provocando piccole ondine che si infransero liete sulla sponda. Ogni tanto qualche pesciolino affiorava sulla superficie o guizzava rapido nell'aria. Grossi e magnifici cigni bianchi stavano appollaiati dall'altra parte dell'argine, all'ombra di un grande salice piangente. Tora fissò a lungo quei maestosi uccelli e involontariamente li paragonò al ragazzo seduto di fianco a lui. Bello come nessun altro, così piccolo e carino, fragile esternamente, ma una vera bomba all'interno. Quante volte lo aveva sognato, senza pentimento, senza pudore, sotto di lui, ansimare e gridare forte il suo nome. C'era solo un ostacolo fra lui e il ragazzo dei suoi sogni: il padre. Cosa avrebbe detto quell'uomo, di cui aveva tanta paura, se il figlio si fosse innamorato di un ragazzo?  Avrebbe accettato la cosa? No, assolutamente, lui odiava quel ragazzino, odiava quella band, voleva costringere Tora a lasciare il gruppo, ritenendolo solo "uno spreco di tempo". Shinji si era opposto quanto poteva per non lasciare i suoi amici, ma soprattutto il piccolo Hiroto. Aveva promesso al padre che non avrebbe mai praticato Fanservise e così è sempre stato. Ma quanto è doloroso vedere quel ragazzo baciarsi con Saga, ballare con Shou e fare l'indifferente con lui. Non pretendeva molto da Hiroto, soltanto un po' d'affetto e di comprensione, ma nulla, sembrava vivere in un mondo a parte. Come due linee rette e parallele non si incontrano mai, così sarebbero stati i loro destini e i loro cuori. Uniti solo dal filo invisibile e sottile dell'amicizia effimera che si era instaurata fra loro, così fragile che un passo falso l'avrebbe spezzata. Ma in fondo ringraziava il fato per quei piccoli momenti in cui si trovava da solo con lui, col suo amore segreto e inafferrabile.
-Stai bene, Tora?- Chiese Hiroto fissando interrogativo il ragazzo.
L'altro chitarrista si svegliò dal sogno ad occhi aperti e balbettando, rispose un "Sì" flebile e non convincente. Il biondo si alzò, esaminandolo attentamente poi gli porse una mano per alzarsi.
-Torniamo a casa Tora-san- sorrise. Il moro si sentì avvampare come mai prima d'allora e si mise a seguire silenzioso Hiroto.

Come un fulmine è improvviso e il tuono travolgente, così fu il pianto involontario di Nao che si rifugiò nella sua stanza, lasciando Shou dispiaciuto e amareggiato. Abbracciò stretto il cuscino e vi affondò la faccia umida emettendo qualche singhiozzo strozzato. Gli faceva schifo quella situazione, mostrarsi debole agli occhi degli altri, piangere come una femminuccia e le sue prime cotte. Ma cos'era per lui Saga? Era una semplice cotta o qualcosa di più? Non conosceva la risposta, aveva cercato più volte di capire se per lui era essenziale la presenza del bassista o era solo un bisogno carnale. Abbracciarlo, essere abbracciati, gli sembravano cose così preziose che viveva ogni piccolo gesto come se fosse arrivato ad un traguardo importante. Si, era qualcosa di più di quello che poteva immaginarsi. Lo avrebbe superato? Forse, solo con un po' di forza di volontà. In fondo Saga aveva ragione: non gli aveva mai promesso alcun tipo di fedeltà. Ielo aveva ripetuto ogni qualvolta vedeva Nao ingelosirsi se faceva complimenti a qualche bella fanciulla o cose del genere. Ma ormai era troppo tardi, lo aveva perso per sempre.
Shou si era inginocchiato davanti alla porta della stanza del batterista e malediceva Saga e se stesso poichè non era di grado di aiutare, anche solo un pochino, il ragazzo. Fece scivolare una mano sul legno freddo e prese a piangere silenziosamente, ascoltando attentamente i singhiozzi flebili di Nao, ed emettendoli all'unisono. Cosa avrebbe fatto d'ora in poi?


To amyreita :
Eh, Shou è un bel problema. Chissà cosa gli farò fare *risata diabolica*
Cooomunque, mi spiace che l'attesa fra un capitolo e l'altro sia così lunga, ma la scuola non mi vuole lasciare in pace.
Penso tu capisca xD
E sì, Saga è un BastardoDentro u_ù
Ma che ci vuoi fare, nessuno è perfetto :D
Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento,
alla prossima.
Arigatou.

To fliss90 :
Ma mi leggi nel pensiero? No, perchè la storia l'ho già completata tutta, ma tu me la precedi ogni volta! Sei incredibile xD
Ahah, spero ti sia piaciuto anche questo,
alla prossima.
Arigatou.

To testychan:
Ebbene sì, la pensiamo tutti allo stesso modo. Saga Bastardooo u__u
Grazie per aver recensito,
alla prossima.
Arigatou.



Beeeeeeeeeeeeeeeeeene. Un altro capitolo finito. Dovrei iniziare a farne di più lunghi, o qui arriviamo a un numero incalcolabile di cap. O.O
Okei, ora vi saluto, spero vi sia piaciuto e recensite ;D
Kizu.




Reina.

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Capitolo 6
*** Booryoku Teki Na Ai ***


booryoku teki na ai Titolo capitolo : Booryoku Teki Na Ai ( Amore Violento )


Volevo subito scusarmi con tutti voi per questo capitolo. Sarà privo di humour e alquanto monotono, ma non ce l'ho fatta a dargli enfasi poiché sono amareggiata per la scomparsa di un mio compagno delle medie che si è tolto la vita.
Vogliate scusarmi vi prego.




-Tora-kun? Sei qui?- Hiroto vagava per le stanze degli studios della PS Company da almeno diedi minuti, invano, tentando di scovare l'altro chitarrista. Era un gioco infantile, ma adoravano farlo quando gli altri erano impegnati nelle proprie faccende, e da quando l'aria si era fatta pesante all'interno della band, loro avevano avuto il tempo di vedersi più spesso.
-Ah! ah! Ti ho scoperto!- squittì gioioso, spalancando le antine di un armadietto e trovandoci dentro il chitarrista raggomitolato.
-Era ora! mi stavo addormentando.- Sorrise dolcemente Tora e, alzatosi da quello spazio angusto, si stiracchiò per bene.
-Che vuoi fare adesso?-
-è uguale- scosse le spalle e si voltò per dare un occhiata alla stanza.-se uscissimo? andiamo a farci due passi- propose avviandosi verso la porta.
-Buona idea- e lo seguì.
Messo piede fuori dall'edificio, un sole accecante li accolse con tutto il suo splendore, riscaldando l'atmosfera intorno mista al profumo dei fiori appena sbocciati. Respirarono a pieni polmoni quell'emanazione spontanea della natura e si diressero alla fontana vicina. Hiroto mosse la mano nell'acqua fredda e si bagnò un po' il viso. Osservando le altre persone immergere i piedi nella fontana non ci pensò due volte a far lo stesso e la sensazione che ne derivò fu più che gratificante. Tora lo fissava confuso e scettico e gli si avvicinò finché non fu a pochi centimetri dal suo viso. Studiò ogni millimetro del suo volto perfetto e giovane, fresco e sorridente godersi quell'alito di vento che aveva iniziato a soffiare dalle montagne. Il piccolo chitarrista si voltò di scatto e le loro labbra si trovare a poco meno di due centimetri, Tora divenne paonazzo e il respiro pesante, Hiroto ritirò i piedi dall'acqua e si mise in ginocchio, afferrando le guance dell'altro chitarrista. Chiusero entrambi gli occhi.

Shou non sapeva proprio che pensare di quella situazione spinosa e indistricabile, fra quei due non correva più buon sangue, le occhiate che si lanciava preannunciavano sempre qualcosa di sgradevole e la maggior parte delle volte era così. Nell'ultimo periodo avevano addirittura smesso di guardarsi, parlarsi, ma quello che ne stava risentendo di più era sicuramente Naoyuki. Era seduto al suo fianco, fissando distrattamente le immagini che correvano sullo schermo della televisione, mandando ogni tanto qualche impulso nervoso alla mano per cambiare canale. Queste erano le sue giornate. Stare a casa a guardare la tv, scambiando qualche parola con Shou e andare a letto. Non aveva più il coraggio di guardarlo in viso, devastato dal digiuno e dal dolore, ogni singolo movimento che compiva sembrava richiedergli uno sforzo inimmaginabile eppure continuava a ripete che stava alla grande. Mentre il vocalist posava lo sguardo assente su una pianta poco lontano dal divano, secca e priva del verde brillante che aveva qualche mese prima, si sentì abbracciare da due arti scheletrici e spigolosi, lo attrassero delicatamente, finché non toccò il torace del batterista con un orecchio e poté udire i battiti troppo lenti del suo cuore distrutto. Avvolse la vita minuta di Nao con un braccio e posò una mano sul petto, dalle parte del cuore. Il suo batteva all'impazzata, sembrava dover scoppiare da un momento all'altro. Nao prese a massaggiargli la schiena con dolcezza e Shou sentì grosse gocce cadergli fra i capelli. Non poteva andare avanti così, il corpo scosso da fremiti e singhiozzi, l'intera anima sbiadita e senza un compito, rinchiusa nei più profondi meandri del suo essere, invocava il suo nome flebilmente.
Kazamasa scattò in piedi e puntò un dito verso Nao.
-Nao, ti ho sopportato fino adesso. Ma non vedi come ti sei ridotto per lui? Pelle e ossa, senza una coscienza, senza quello spirito gioioso e allegro che ho conosciuto tanti anni fa. Dove sei finito Nao?- gridando con le lacrime, lo afferrò dal colletto della maglia- Dov'è il vero Nao?-
Il batterista si limitò a fissarlo negli occhi e ricacciare indietro le lacrime, una lampadina nella sua mente si accese per pochi istanti, doveva reagire?
Gli scappò un risolino e abbassò la testa.
-Pensi che non stia cercando di dimenticarlo?- la voce roca e bassa arrivò a malapena alle orecchie dell'attonito Shou che lo guardava con le guance rigate di lacrime. La sua mente non si capacitò di quello che stava compiendo, ma lo prese per una mano, trascinandolo fuori da quel buco di casa, fuori, nella strada, in un parco dove giocavano sereni cinque bambini, poi ancora più in là, fra la gente, fra tante persone umane che hanno condiviso i suoi stessi sentimenti, che hanno reagito. Nao non cadrà in basso, riprenderà in mano la sua vita, tornerà ad essere felice. Se lo ripeteva di continuo il vocalist, lo avrebbe aiutato a tornare indietro, a liberarsi dal passato opprimente, dai ricordi malvagi, avrebbe vissuto la sua nuova vita senza di lui.

-AMANO SHiNJi!- una voce tuonò nell'aria, imperiosa.
Raggiunse le orecchie del malcapitato, prima che questo potesse coronare il suo sogno. Sfuggì le mani di Hiroto e si voltò di scatto. A pochi metri di distanza, un omone per niente felice avanzava a grandi passi verso il chitarrista che si stava preparando al peggio.
-E' QUESTO QUELLO CHE Ti HO iNSEGNATO? AD AMARE UNO STUPiDO RAGAZZETTO? SAi COSA Ti DiCO? TU NON LO RiVEDRAi PiU', NON RiVEDRAi PiU' LA TUA STUPiDA BAND...- gridò verso il ragazzo.
-Sono grande e vaccinato, papà, non mi puoi più comandare come una volta!- rispose con lo stesso tono di voce.
Quello, al posto di rispondere umanamente, fece risuonare uno schiaffo sulla guancia del figlio che ne rimase scioccato. Hiroto si fiondò sul ragazzo e gli massaggiò la guancia arrossata. Si alzò con uno sguardo truce e assalì l'uomo. L'evidente disparità di forza e di massa muscolare non scoraggiarono il piccolo chitarrista che lottava per difendere quello che voleva creare con Tora, un amore senza quell'uomo che interferiva, conservatore e con la mente ottusa e chiusa ai nuovi orizzonti, aveva sempre cresciuto Shinji insegnandogli i valori della virilità ma sapeva che primo o poi sarebbe stato un fallimento, e tutta la colpa è solo di un insignificante moscerino. Scaraventò Hiroto nella fontana mentre una massa di persone si era già radunata tutt'intorno. L'uomo entrò nell'acqua deciso a farla finita con quel ragazzino ma sentì un dolore lancinante provenirgli dalla testa, la vista si annebbiò e cadde svenuto. Hiroto si vide davanti Tora con un pugno proteso in avanti e il respiro irregolare. Cadde in ginocchio e abbracciò Hiroto, affondandogli il capo nell'incavo del collo.
-Mi dispiace....mi dispiace..- continuò a ripete singhiozzando, ma non udendo risposta guardò Hiroto e lo ritrovò svenuto fra le sue braccia.






TO AMYREITA :
Grazie per aver recensito, grazie davvero. ( L )




Reina.

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Capitolo 7
*** Kyoufu ***


Kyoufu Titolo capitolo : Kyoufu ( Paure )




-Tora-kun? Ehi Tora? Svegliati! Va bene che ci ho messo un'ora a trovarti, ma addormentarsi mi pare esagerato!- gridò il piccolo chitarrista a Shinji, raggomitolato in un armadietto. Scosse violentemente la testa e fissò spaesato Hiroto che ricambiava lo sguardo.
-Stai bene?- chiese aiutandolo ad uscire.
Si portò una mano alla testa tentando di ricordare lo strano sogno che aveva fatto. Gli sembrava tutto così vero, maledettamente vero: lui, Hiroto e infine suo padre. Dal sogno all'incubo. Si massaggiò le tempie, stanco e si sgranchì le ossa doloranti, per la posizione scomoda tenuta troppo a lungo.
-Si, sto bene- rispose poi voltandosi verso Hiroto.
-Bene, dato che non sono bravo a giocare a nascondino, che vuoi fare adesso?-  quella stessa identica domanda che aveva udito nel sogno gli bloccò il respiro per qualche istante, finchè non gli venne a mancare totalmente l'aria e con una grande inspirazione si riempì i polmoni, tornando a fissare Hiroto. Quello era un Déjà vu? Aveva già vissuto quella giornata? Gli rispose esattamente con le stesse parole: -è uguale. se uscissimo? andiamo a farci due passi- e si avviò alla porta, senza attendere la risposta che si aspettava - buona idea -
Lo stesso sole lo colpì in volto, lo stesso profumo gli invase le narici e nella stessa fontana Hiroto si bagnò le mani per rinfrescarsi. Ma prima di sedersi sul bordo della fontana si guardò intorno circospetto, osservando il viso di ogni singolo passante, l'inizio di ogni via con il terrore che da una di quelle strade potesse arrivare suo padre. Hiroto si comportava esattamente come nel suo sogno ma Tora non poteva lasciarsi andare, era percorso da un' incredibile paura e non smetteva di preoccuparsi per la probabile comparsa del padre, tant'è che Hiroto se ne accorse e si sedette di fianco a lui, rimettendosi le scarpe e dondolando i piedi dal muretto.
-Sei sicuro di stare bene?-
-Si- rispose nervosamente, il biondo chitarrista si ritrasse spaventato e guardò altrove. Tora era completamente immerso nei suoi pensieri, quando sentì la voce di Hiroto gridare un po' distante da lì. Si voltò di scatto preso dall'angoscia, ma appena si accorse che quelli che stava salutando erano semplicemente Shou e Nao, si portò una mano al petto tentando per l'ennesima volta di calmarsi. Quello che si aspettava era la fine tragica di quella giornata, ma così non fu, per sua grande fortuna. Si alzò anche lui, raggiungendo i tre amici.

Girarono per qualche ora per le strade della grande Tokyo, finchè una grande fame colpì il batterista, che iniziò a trascinarsi sempre con più fatica dietro agli altri tre ragazzi.
-Forse è meglio che porto a casa Nao. Non vorrei morisse di fame- rise Shou afferrando Nao-shi per un braccio, sollevandolo appena. I quattro ragazzi si salutarono e si diedero appuntamento allo studio di registrazione il giorno seguente.
-Oh avanti Nao, come la fai lunga. Siamo quasi arrivati-
-Fameeeh- continuava a boccheggiare l'affamato batterista, trascinando rumorosamente i piedi.
Arrivati a casa, Shou si mise subito ai fornelli e cucinò un delizioso piatto di pasta che Nao gradì particolarmente. Shou osservava mangiare Nao dolcemente, con un misto di piacevolezza e felicità che da lungo tempo non provava. Andarono a letto presto quella sera poichè il giorno seguente alle sei dovevano trovarsi negli studios per registrare il nuovo singolo. Nao si addormentò subito, mentre Shou tardò, troppo preso da un programma che trasmettevano in tv quella sera. Prima di andare a dormire, decise di entrare in camera di Naoyuki: adorava guardarlo dormire. Come aveva notato molto tempo addietro Saga, Nao quando dormiva serenamente somigliava molto a un orsetto di peluche. Si avvicinò silenzioso al suo letto e gli si sedette accanto, sistemandogli il lenzuolo e accarezzandolo in viso. Sulle labbra aveva disegnato un sorriso sbarazzino che fece pensare a Shou quello che il goloso batterista stava sognando: migliaia di dolci e bicchieri del suo caffè preferito piovere dal cielo. Gli stampò un flebile bacio sulla guancia e tornò nel salotto, si sistemò sul divano e chiuse gli occhi.

Quella stessa sera Tora dovette partecipare alla cena di famiglia. Era sempre felice di passare la serata coi suoi parenti, ma questo delizioso sentimento scemava alla vista della sua più grande paura. Si sedeva molto spesso lontano da lui ma per tutto il tempo si sentiva il suo sguardo imperioso addosso. Due grandi occhi immobili e inanimati lo tenevano inchiodato sulla sedia, senza che potesse ribattere guardandolo fisso. Anche quando cercava di distrarsi coi cuginetti, lo avvertiva distintamente ammonirlo, anche per la più semplice stupidata. Neanche durante la cena di quel giorno il moro chitarrista potè rilassarsi un attimo. Alla fine della grande mangiata tutti gli ospiti tornarono alle proprie abitazioni, lasciando solo Tora con suo padre. Avrebbe dovuto occuparsi della casa e aiutarlo a sistemare le varie stanze. Avrebbe tanto voluto lasciarlo lì da solo, a fargli venire un infarto per lo sforzo, a morire in quella stramaledetta casa.  Lo odiava, con tutto se stesso. Preso dalle sue meditazioni e dalla concentrazione per tenere un aspetto normale e armonioso non sentì la voce del padre che lo chiamava duramente.
-Shinji!- gridò per l'ennesima volta. Il ragazzo si voltò di scatto e lo osservò stancamente.
-Cosa vuoi papà-
-Avvicinati-
Pauroso ma senza farselo ripetere due volte, si avvicinò guardingo all'uomo sulla sedia. Lo prese da un orecchio e lo trasse vicino alla sua bocca.
-Come sta il tuo caro amico Hiroto- chiese soffiando rum e fumo di sigaretta. A quella domande il cuore di Tora aumentò doppiamente il battito e i suoi occhi si spalancarono un poco.
Scosse la testa violentemente per staccarsi da lui e guardandolo furioso rispose - Sta benissimo -
-Davvero?- domandò nuovamente il vecchio, guardandolo sottecchi, con un sorrisetto agghiacciante.
La sicurezza che Tora stava acquistando si ridusse notevolmente e senza rispondere alla domanda sparecchiò velocemente, e si rintanò in cucina.
-Shinjii- cantilenò divertito il padre. Poi emise un rumore roco con la gola e lo richiamò nuovamente.
-Shinjii non avrai paura del tuo vecchio, vero? - e rise senza moderazione. Nel frattempo Tora si era raggomitolato in un angolo della stanza e affondato il viso fra le gambe gli vennero in mente tutte le cose che il padre potrebbe fare al suo amato Hiroto. Le immagini del sogno iniziarono a tormentarlo, avrebbe potuto ucciderlo con soli due pugni, suoi padre era vecchio ma stranamente forte. Hiroto sarebbe collassato come un fiore appena sbocciato, spezzarsi su se stesso a causa del vento forte e della pioggia.
-Shinji, lascia quella band, Shinji. Fatti una vita per amor del cielo!- gridò infuriato e ubriaco il vecchio.
-Smettila papà, non mi farai mai cambiare idea!- iniziò a piagnucolare Tora, abbracciandosi le gambe più saldamente. Sentì dei passi pesanti avvicinarsi sempre di più, finchè la porta della cucina non si spalancò sbattendo contro la parete. Il padre con una mossa fulminea lo prese per il colletto della maglia e lo tirò su.
-è questo che ti ho insegnato? non sei degno di essere mio figlio!- e lo scaraventò a terra.
Tora si toccò la guancia dolorante, che aveva sbattuto contro lo spigolo del mobile e si rialzò deciso.
-Forse tu non hai capito papà, io non ti ho mai ascoltato, non voglio essere come te, non voglio ridurmi come te! Se solo mamma fosse qui...- abbassò la voce spezzata e guardò i piedi del padre non avendo il coraggio di fissarlo negli occhi.
-Bene, tua madre non è qui, ora ci sono solo, dovrai dare retta solo ed esclusivamente a me, Amano Shinji! Sono io che ho sempre mandato avanti la famiglia, spezzandomi la schiena per te e tuo fratello, lavorando dalla mattina alla sera, ed è cosi che mi ripagate? E' grazie a me che ora sei qui, con una casa, non è certo grazie a tua madre!- lo prese per le braccia gettandolo nuovamente a terra.
-Mamma, lei mi aveva sempre incoraggiato ad inseguire i miei sogni, ed è quello che ho fatto! sono diventato un chitarrista famoso grazie a lei! Non è grazie a te che sono qui!- si alzò nuovamente e dando una spallata violenta al padre uscì di fretta da casa e corse verso la sua abitazione. Appena arrivato in casa, scoppiò in lacrime, ricordando la defunta madre e a quanto le voleva bene. Era sempre stata un punto di riferimento per lui, lo scoglio a cui aggrapparsi nelle situazioni difficili, mite ma con la capacità di tenere a bada il marito, seppur a lui devota. Riempì il cuscino di fredde gocce salate ripercorrendo ogni istante della vita passata con lei, ricordando i suoi folti capelli corvini scendere morbidi sulle guance rosate, questi occhi magnetici e dolci, neri come il petrolio, avevano il potere di calmare qualsiasi persona e la sua voce così soffice che poteva essere paragonata all'ovatta. Lei così perfetta, strappata alla vita solo qualche anno prima. Da quel momento il padre aveva iniziato a torturarlo, intimandogli di lasciare quella band, di lasciare Hiroto. Ripensando a lui, un brivido gli attraversò la schiena e voltò lo sguardo su un poster appeso alla parete che ritraeva gli Alice Nine con i costumi di Tsubasa. Forse lui non contraccambiava i suoi sentimenti, forse non sarebbe mai stato in grado di confessargli i propri. E' in questi forse che Tora si addormentò sul cuscino ormai fradicio di lacrime di dolore.


Un lampo illuminò l'intera stanza in cui dormiva da qualche ora Shou che si destò spaventato, cercando tastoni il cellulare per farsi un po' di luce. Si alzò lentamente, guardando fuori dalla finestra: una grosse nube nera sovrastava Tokyo illuminata e la pioggia fitta non permetteva di vedere oltre qualche centinaio di metri. Non gli erano mai piaciuti tanto i temporali e di certo con quella tempesta che infuriava di fuori non sarebbe riuscito a riprender sonno tanto facilmente. Andò in cucina e per ingannare il tempo si mise a prepararsi qualcosa da mangiare, attendendo che il temporale passasse. Erano le 3 e un quarto quando sentì un rumore violento provenire dalla stanza di Nao e poi dei lamenti bisbigliati. Si precipitò in camera sua e lo ritrovò a terra dolorante. Lo aiutò ad alzarsi e preoccupato gli chiese come stesse. Nao lo guardò confuso, poi si voltò verso il letto.
-Era da un sacco di tempo che non cascavo dal letto!- rispose divertito. Shou lo guardò attonito e gli fece la stessa domanda.
-Sisi, non ti preoccupare, stavo sognando di afferrare un grosso gelato panna e fragola, ma a quanto pare non l'ho preso- disse ridendo, guardandosi le mani e alzando le spalle con un sorrisetto dolcissimo. -Approposito, ti ho svegliato?-
Kazamasa scosse la testa e prima che potesse rispondere un altro tuono lo spaventò a morte. Quando fu passato si ritrovò abbarbicato stretto al braccio di Nao che lo guardava divertito.
-Non mi avevi mai detto che avevi paura dei temporali-
-Io non ho "paura"- disse, mettendo il broncio. Si sentì afferrare il mento fra due dita e sollevare fino a raggiungere una distanza di pochi centimetri dal viso del batterista.
-Ah no? Allora potresti gentilmente lasciarmi andare il braccio?- soffiò sul suo viso con un sorriso malizioso sulle labbra.
Shou arrossì, ma, complice il buio, Nao non se ne accorse, lo lasciò subito e tornò in cucina per finire il suo spuntino. Naoyuki lo seguì con difficoltà fra il buio della casa e iniziò a rovistare fra gli armadietti appesi in cucina, cercando anche lui qualcosa da sgranocchiare. Un altro tuono squarciò il silenzio della notte e fece sussultare nuovamente Shou che nel frattempo aveva terminato il suo pasto e si stava dirigendo in salotto, ma si bloccò sullo stipite della porta. Il batterista trattenne a stento la risatina malefica per la paura del cantante, ma poi non riuscì più a resistere e scoppià a ridere, avvicinandosi a Shou. Gli mise una mano sulla spalla cercando di soffocare la risata con l'altra, spingendolo fuori e accompagnandolo in camera sua.
-Se ti fanno così tanta paura i temporali allora dormi qui- rise tornando in cucina. Shou era arrossito nuovamente, ma seguì il suggerimento dell'amico e si sdraiò nel suo letto, profumava esattamente come lui ed era ancora caldo. Aspirò avidamente quell'odore dolciastro finchè non lo scolpì indelebile nella sua mente, si riempì totalmente i polmoni ed espirò flebilmente per non far scappare quel dolce profumo.
Si mise supino e fissò il soffitto ascoltando attentamente ogni movimento di Nao in cucina. Non riusciva a capire se sarebbe tornato a dormire con lui o preferiva andare sul divano. Era quasi stato catturato dalle braccia di Morfeo quando sentì il letto traballare e qualcuno avvilupparsi nelle coperte. E di nuovo l'ennesimo tuono echeggiò nella casa, Shou si accucciò nel suo spazzietto, tirandosi le coperte fin sopra la testa tremando leggermente. Un braccio caldo e pesante lo prese dalla vita stringendolo a sè, Kazamasa sentì il respiro tiepido e profumato di Nao sui suoi capelli e il suo corpo come se gli fungesse da scudo. Nessuno dei due osò parlare e si addormentarono così, abbracciati, in un dolce sonno.




To amyreita:
Scusa se ci ho messo un po', ma le idee scarseggiavano. Ora ho tutta la storia perfetta e ben delineata in mente!
Ho aggiunto il padre di Tora perchè avevo letto in qualche blog che lui era la sua più grande paura, quindi cascava a pennello con quello che avevo in mente.
Saga, eh, Saga, sempre con quella tizia. Bah..
Comunque, grazie mille per aver recensito anche il capitolo precedente!
Arigatou.

To misa_chan:
Grazie mille Misa Misa per aver recensito :D
Tranquilla per le altre recensioni, con questa mi hai già resa molto felice!
Beh spero che andando avanti ti piaccia ancora di più.
Nel frattempo ti saluto, byee.
Arigatou.


Ooooooookei, ci ho messo una vita a scrivere questo capitolo, ma alla fine Reina ce l'ha fatta!
Penso di riuscir ad aggiungere un altro cap. prima di agosto, perchè parto e non mi farò sentire per un po'.
Lo sto già scrivendo, quindi penso tempo una-due settimana e la posto!
Speriamo vi appassioni fino alla fine!
Un bacio grande!
Recensite please >-<


Reina.

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Capitolo 8
*** Kokuhaku ***


Kokuhaku Titolo capitolo :  Kokuhaku ( Confessioni )


Venne svegliato dai rumori provenienti dalla cucina e alzando lentamente le palpebre, si trovò nel mezzo del letto di Nao, accuratamente coperto col lenzuolo. Si tirò stancamente e si massaggiò le tempie, cercando di scacciare l'imbarazzo che lo aveva colpito risvegliandosi nel letto di Naoyuki. Andò in cucina e con la testa bassa augurò un buongiorno al batterista.

-Buongiorno Shou-kun!- gridò tutto felice il ragazzo e si alzò per abbracciarlo. Kazamasa non se lo aspettava e rimase interdetto fra le sue braccia, guardando oltre le sue spalle, notò la tavola imbandita di brioches e biscotti.
-Ti ho preparato la colazione, hai visto?- Sorrise attendendo una risposta dal vocalist.
-Sono quasi due mesi che sono qui e questa è la prima volta che mi prepari qualcosa. Sono colpito Nao-shi- rispose, scansandolo appena e avvicinandosi alla tavola. Si sedettero uno di fronte all'altro e iniziarono a mangiare silenziosamente. Nao iniziò a ridere tranquillamente e Shou lo guardò interrogativo.
-Scusa Shou, ma la tua paura per i temporali mi fa ridere- e abbozzò un sorriso divertito.
Al vocalist venne in mente quello che era successo quella notte e divenne paonazzo, abbassando il viso e tentando di nasconderlo con la frangia. Una mano gli si posò sulla spalla e lo costrinse a voltarsi verso Nao che lo guardava dolcemente.
-Ehi, non ti devi preoccupare, sarà il nostro piccolo segreto- disse soffiando sul viso del ragazzo, gli fece l'occhiolino e tornò al suo posto, terminando velocemente la sua colazione.
-Forza Shou-kun, che siamo un po' in ritardo!- squillò il batterista sistemando la tavola. In meno di dieci minuti si vestirono  e uscendo si diressero sgommando verso gli studi di registrazione dove già li aspettavano Hiroto e Tora.
-Sbaglio o manca qualcuno?- chiese Hiroto guardandosi intorno.
-In effetti sì- rispose Tora e tirò fuori il cellulare. Compose il numero di Saga e aspettò che rispondesse. Dall'altra parte della linea, il biondo bassista, svegliato dal suono del cellulare, lo afferrò di malavoglia e rispose.
-Signorino, spero per te che tu sia già pronto e per strada-
Si afferrò il setto nasale, cercando di capire di cosa stesse parlando Tora.
-Ma che stai dicendo Tora- disse con voce roca.
-Te lo sei dimenticato? Oggi dobbiamo registrare il singolo!-
A quelle parole Saga fece un balzo sul letto e corse a prepararsi chiudendo di netto la comunicazione con Shinji.
-Mmh Amore, dove stai andando?- chiese flebilmente la ragazza sdraiata nel letto di Takashi, vestita solo con indumenti intimi.
-Scusa amore, ma oggi non posso accompagnarti a fare shopping, mi sono ricordato che devo andare allo studio di registrazione-
Kiyoko si alzò dal letto e guardò malamente il ragazzo, iniziò a piangere e si sedette sul pavimento. Saga la sentì dal bagno e sbuffando tornò da lei. L'abbracciò e le fece tante piccole promesse per farla calmare.
-Uffa, Saga! Quando voglio stare un po' con te, quei quattro mostriciattoli devono sempre portarti via! Io li odio Taka-kun!- Gridò la ragazza afferrando saldamente il collo del biondo che non reagì alle affermazione della fidanzata, ma lasciò correre. Sapeva di quanto fosse gelosa dei suoi amici, ma non poteva farci niente:la carriera prima di tutto. L'aiutò a tirarsi su e la riaccompagnò a letto e dopo averle stampato un bacio sulle labbra rifatte uscì di casa, e a tutto gas partì, raggiungendo i compagni in meno di cinque minuti. Quando arrivò fu salutato da sguardi truci e minacciosi, per niente contenti di questo suo smisurato ritardo. Saga si fece piccolo piccolo e imbracciò il suo basso mettendosi in posizione.

Suonarono più volte lo stesso pezzo, cercando la melodia perfetta, finché non furono stanchi e fecero una pausa.
-Io vado un attimo in bagno- disse Tora avviandosi verso la porta, lo guardarono silenziosamente. L'avevano notato tutti quel gigantesco livido che gli occupava buona parte della guancia e numerosi piccoli lividi segnargli le braccia magre, anche se tentava di nasconderli in ogni maniera. Sapevano che fra lui e suo padre non scorreva buon sangue e che la colpa era esclusivamente loro.
Tora fissò a lungo la sua immagine riflessa nello specchio dell'angusto bagnetto, tastandosi delicatamente l'ematoma violaceo sulla guancia spigolosa. Faceva male, parecchio male e passando ad esaminare gli altri piccoli lividi sparsi per le braccia notò con fastidio che anche quelli non erano per nulla innocui. Sentì la porta del bagno aprirsi e spuntò Hiroto visibilmente preoccupato.
-Tora-kun, stai bene?- chiese avvicinandosi al band-mate. Shinji si coprì il volto col cappuccio della felpa e rispose che stava bene.
Lo guardava riflesso nello specchio, fissarlo a sua volta, poi Hiroto uscì dalla stanzetta e chiuse la porta. Tora sospirò felice che non si fosse accorto della botta e continuò a fissare i suoi stessi occhi nocciola nello specchio. Parevano più spenti del giorno precedente e temeva che il successivo sarebbe stati ancora più cupi e vuoti. Non voleva trasformarsi come suo padre. Preso dalle sue elucubrazioni non sentì la porta nuovamente aprirsi per far entrare tutta la band.
Shou tirò giù il cappuccio di Tora senza che questo potesse neanche ribattere e Hiroto lo afferrò dal collo lievemente, tirandolo indietro.
Saga aveva in mano un tubetto di gel antidolorifico e guardò Nao che gli offrì un dito con un sorriso. Spruzzò un po' della gelatina sul suo dito magro e Nao lo passò delicatamente sulla guancia di Tora. Poi passò ai vari lividi sulle braccia. Quando ebbero finito si guardarono soddisfatti e aspettarono la reazione di Tora.
Si nascose il viso con i capelli e pronunciò un debole grazie. Lo abbracciarono tutti, stampandogli qualche bacio sulla parte di viso sano. Le lacrime pizzicarono gli angoli degli occhi di Tora, lacrime di felicità e devozione per i suoi amici, che c'erano sempre quando lui aveva bisogno di loro. Questo decretò in fine la sua decisione: non li avrebbe lasciati. Erano la sua famiglia, erano tutto quello che voleva, tutto quello che di meraviglioso si poteva permettere. Tornarono tutti nella sala di registrazione senza parlare dell'accaduto e, riprendendo in mano gli strumenti, incominciarono a suonare, accompagnati dalla voce meravigliosa di Shou.

Registrarono il singolo fino alle sette di sera, quando ormai stanchi ma soddisfatti del lavoro, tornarono ognuno a casa propria. Saga e Nao si salutarono come se fossero stati sempre amici, come se tutto quello successo i quattro mesi precedenti non fosse mai accaduto. Era una buona cosa, sia per loro che per la band.
Tora, rientrando in casa, voltò involontariamente lo sguardo su una foto che ritraeva lui e sua madre vicino a un tempio. Si avvicinò e prendendola in mano la fissò a lungo. Era come se quella foto volesse incoraggiarlo a non mollare, a continuare quello che aveva iniziato, a non dar peso alle parole del padre. Decise allora, dopo mangiato, di fare una visita alla madre.
Sapeva bene che non era il periodo dell'O-bon, ma decise ugualmente di portare una lanterna alla madre. L'appoggiò sulla sua tomba immacolata e iniziò a pregare. Si incantò a guardare la fiamma dentro la piccola lanterna, finché non la vide cambiare colore. Divenne bluastra, poi violacea, sembrava danzasse in un vento insensibile. Una pallina di fuoco cadde sulla tomba della madre, si propagò su di essa e una grande fiamma pallida devastò la scultura che sovrastava Tora. Lui, esangue e senza fiato, tentò di gridare, ma le parole gli morivano nella gola. Indietreggiò cadendo a terra e continuò a fissare impotente la fiamma che divorava il letto di riposo della madre. Il fuoco inglobò la statua in una sfera di fiamme e terra e iniziò a vorticare su se stessa, fino a che non divenne un puntino luminoso che brillava in mezzo al buio. Tutto era piombato nel nero più totale, il cimitero era sparito, il cielo scomparso, il terreno dissolto. Tora si guardò intorno terrorizzato e alzandosi iniziò a correre a vuoto. Sentì il suono di un campanello lontano e quando si voltò, due farfalle colorate volavano davanti a lui, facendo cadere dalle loro ali pigmenti liquidi, infrangendosi al suolo, lo dipinsero e immediatamente al posto del buio si materializzò una collinetta di verde fresco, il cielo turchino e pieno di vita. Shinji guardò meravigliato quello splendore impossibile e curioso salì sulla collina. Poco distante c'era un altro rilievo ricoperto d'erba secca e in cima un grosso cipresso faceva ombra ad un gruppo di persone, totalmente vestite di nero, che lanciavano nell'aria leggera lamenti e pianti. Aguzzò la vista e fra le persone che accerchiavano un qualcosa, comparve una bimba, vestita di bianco, i capelli color del grano e gli occhi come l'acqua di una sorgente, corse giù dalla collina smorta e risalendo con inspiegabile felicità la collina verde si fermò davanti a Tora. Un alito di vento si alzò da est e fece muovere i fili d'oro che ricadevano sulle spalle della piccola. La carnagione chiara della bambina risplendeva di luce propria e gli occhi si muovevano come fossero acqua vera. Tora si abbassò per annullare la disparità di altezze e la fissò a lungo. Non sapeva se parlarle, se abbracciarla, sapeva solo che in quel momento, per quella bambina sconosciuta avrebbe dato la vita. L'atmosfera surreale che li circondava continuava a cambiare aspetto, ma l'ammasso di persone che si lamentavano restava immobile dov'era. La bimba allungò la manina pallida fino a toccare la guancia violacea di Tora che tornò ad avere un colore normale. Fece la stessa cosa con i lividi delle braccia e concluso il suo lavoro, lo guardò sorridendo. Shinji contraccambiò confuso, quando vide la bimba portare una mano al petto, le unghie si trasformarono in artigli, li premette, affondandoli nella carne e senza batter ciglio, tirò fuori il suo cuore. La veste bianca si tinse di rosso, il sangue usciva a fiotti dal suo petto e Tora cadde seduto. Fissava quel cuore raggrinzito e scuro battere nella mano della bambina, mentre una pozza di sangue le circondava i piedini. Piegò la testa da un lato e guardò Tora con lo stesso sorriso enigmatico della Gioconda. Strinse il cuore nella sua piccola mano ed esplose. Tora chiuse gli occhi e quando gli riaprì si ritrovò davanti Hiroto, mezzo preoccupato, che lo strattonava dalla maglia.
-Tora! Svegliati! TORA!- smise di gridare quando lo vide rinvenire.
-Hiroto ma che ci fai qui- disse, osservando attentamente i piedi dell'altro chitarrista, cercando la pozza di sangue. Tutto era tornato come prima.
-Cosa ci faccio qui? Al telefono non rispondevi, sono venuto a casa tua e non c'eri! Ti abbiamo cercato ovunque. Sei pazzo a farci spaventare così tanto?!- gridò fra le lacrime e lo abbracciò.
Shinji lo strinse forte a sè e cercò di calmarlo.
-Ma come facevi a sapere che ero qui?-
-Non lo sapevo, non so cosa mi abbia spinto a venire al cimitero- rispose Hiroto asciugandosi le lacrime. Si alzò e aiutando Tora uscirono da quel posto desolato. Prima di uscire, dietro all'ultima lapide, la vide, la bambina vestita di bianco e macchiata di rosso, sorridergli col cuore in mano.

Questi strani sogni non lo lasciavano in pace, doveva parlarne assolutamente con qualcuno. Scartando Shou, Nao e Hiroto per ovvi motivi, scelse Saga, di certo non avrebbe riso di lui. Lo invitò a casa sua il giorno seguente dicendogli semplicemente che doveva parlargli. Il bassista chiese se in tutto questo c'entrasse il piccolo chitarrista, conoscendo l'amore che Tora provava per lui. Shinji non era affatto sicuro della risposta, forse il primo sogno lo riconduceva palesemente a Hiroto, ma il secondo non se lo sapeva spiegare. Fece entrare il biondo e lo fece accomodare in salotto. Gli raccontò per filo e per segno entrambi i sogni e Saga lo ascoltò attentamente. Sembrava preso da pensieri infiniti finché non alzò lo sguardo incontrando gli occhi di Tora,  schiettamente gli rispose che non sapeva cosa pensare. Il chitarrista, dal canto suo, si sentiva più libero dopo aver confessato all'amico quegli incubi e si augurava di non farne altri in futuro. Il telefono di Saga squillò e prontamente rispose.
-Sisi, amore, sto tornando. Si, d'accordo. Arrivo arrivo, ciao- e mise giù sbuffando. Guardò il chitarrista e alzando le sopracciglia disse che doveva proprio andare. Prima di uscire di casa Tora lo fermò:- non rimpiangerai quello che hai perso, Saga-kun?-
Sapeva bene a cosa si stava riferendo, ma quello, oramai, era un capitolo chiuso della sua vita. Sarebbero andati avanti come semplici amici, come se tutto quello che avevano vissuto fosse stata soltanto un'illusione. Non rispondendo, chiuse la porta e tornò a casa.

-Ma bene!- esclamò irritato Nao, aprendo il frigorifero -siamo senza cibo- guardò Shou che stava appoggiato allo stipite della porta, mangiandosi l'ultimo ghiacciolo rimasto.
-Andrò a fare la spesa- decise dirigendosi verso camera sua.
Shou voleva chiedergli se poteva venire con lui, ma optò per rimanere a casa e dare una sistemata. Nao uscì di casa e andò in macchina verso il più vicino supermercato. Fece la spesa abbastanza velocemente se non fosse stato mezz'ora davanti a uno scaffale con i cioccolatini al latte e fondenti. Non sapeva proprio decidersi e per non deludere nessuno dei due pacchetti li prese entrambi e soddisfatto della buona azione si diresse alle casse. Prima di tornare a case volle passare davanti all'abitazione di Shou, per vedere come andavano avanti i lavori. Ci stavano mettendo un'eternità, forse oltre  a dipingere stavano sistemando totalmente la casa o chissà cos'altro. Incontrò la vecchia portinaia simpatica dell'edificio e la salutò cortesemente.
-Buonasera Shizuka-san!-
-Oooh Nao-san, da quanto tempo non ci si vede, buonasera!-
Parlarono per quasi un quarto d'ora degli ultimi tempi, poi Nao fece cadere l'argomento sull'appartamento di Shou. La vecchia rimase scioccata da quello che il ragazzo le riferì, rispondendogli che nessuno in quegli ultimi due mesi si era fatto vivo con pennelli e vernici  e che, sinceramente, era da un sacco di tempo che non vedeva Kazamasa. Al che Nao rimase perplesso e continuò a insistere spiegandole come mai  Shou non tornava più a casa. La vecchia lo accompagnò fino all'appartamento di Shou, al quinto piano e gli mostrò come nulla, da fuori, era cambiato. Non si sentiva odore di vernice, né altro che potesse far pensare a lavori in corso. Scese le scale rimuginando sul perché il vocalist gli avesse mentito. Ringraziò e salutò la signora Shizuka e lentamente, assorto nei suoi pensieri, tornò a casa.

Per tutto il tragitto pensò alla bugia che gli aveva rinfilato Shou, non trovandoci una scusa plausibile. Ripassò più e più volte nella sua mente i comportamenti del vocalist, soprattutto in quegli ultimi due mesi. Inchiodò di colpo in mezzo alla strada con gli occhi sbarrati quando una piccola ideuzza guizzò lestamente nel suo piccolo cranio. Fortunatamente alle spalle del ragazzo non c'erano auto ed ebbe tutto il tempo per rivisitare quel pensiero. Non c'era assolutamente altra spiegazione. Aveva avuto la soluzione proprio sotto il suo naso per tutto quel tempo e lui non se n'era minimamente reso conto. Le auto sopraggiunsero e iniziarono a strombazzare innervositi. Rimise in moto e un sorriso beffardo gli si dipinse sulle labbra.

Arrivò prima di quanto si aspettasse ed entrando nell'appartamento lo vide splendere e luccicare, l'ordine era stato ripristinato e un delicato profumino di lavanda aleggiava nella stanza. Lasciò i sacchetti della spesa all'entrata e si avvicinò al divano dal quale sbucavano un ciuffetto di capelli biondi e uno spolverino grigiastro. Fece qualche passo e ci ripensò, portando per prima cosa la spesa in cucina. Con tutta calma sistemò gli alimenti nei giusti posti poi tornò lentamente in salotto.
-Shou..- lo chiamò dolcemente. Quello ebbe un sussulto ma non si mosse dal divano. Nao si decise e si avvicinò di più. Shou indossava un vestito da cameriera nero e bianco estremamente corto, pieno di nastri, fiocchetti e pizzo.  Si nascondeva il viso arrossato col piumino e tremava visibilmente. Le gambe magre e snelle, sbucando dal pizzo bianco della gonna si rintanavano in alti stivali neri e lucidi, decorati con bottoni e fiocchi. Nao non disse nulla e,  circumnavigando il divano, si sedette al fianco di Shou e gli abbracciò le spalle. Con l'altra mano tentava delicatamente di scostare il piumino dalla sua faccina e poterla così ammirare. Shou teneva gli occhi chiusi con forza e la mano ben salda al divano, sentì le labbra di Nao sfiorargli la guancia e scendere fino al collo. Il respiro divenne pensante e, aprendo gli occhi, vide subito il sorrisetto di Nao, che gli tolse un ciuffo biondo dal viso.
-Perché mi hai raccontato una bugia, Shou-chan?- non lo aveva mai chiamato in quel modo e soprattutto non lo aveva mai sentito parlare così affettuosamente.
Non rispose, ma continuò a fissare Nao negli occhi. Sapeva esattamente di cosa stava parlando. Si sentì afferrare dai polsi e sdraiare velocemente sul divano, Nao a cavalcioni su di lui.
Di nuovo rosso d'imbarazzo, si nascose il viso con le mani e iniziò a singhiozzare.
-iO... iO non volevo la-lasciarti solo Nao... dopo, dopo quello che ti è successo...- il batterista continuava a sorridere, ma un'amara tristezza gli stava colmando l'anima.
-Perché?- chiese semplicemente. Sapeva chiaramente la risposta, ma voleva sentirla pronunciare dalla sua voce.
Le lacrime continuavano a bagnare il viso di Shou e gli occhi vistosamente truccati, diventarono rossi e gonfi.
-Perché.... perchè tu mi piaci Nao!- gridò tutto d'un fiato, scoprendo il viso umido e le labbra curvate all'ingiù. Il batterista lo fissò intensamente negli occhi: cosa poteva fare? Mise le mani sul divano, vicino alla faccia di Shou e repentinamente avanzò verso di lui, catturando le sue labbra in un dolce bacio. Shou spalancò gli occhi totalmente sorpreso e strinse le mani, finché le unghie decorate non trafissero leggermente i palmi. Nao gli asciugò le lacrime con la bocca, scese verso il collo, continuando a baciarlo delicatamente. Il cantante era senza fiato e non sapeva come comportarsi, lasciò tutto il lavoro a Naoyuki che si era fermato all'inizio del vestito, scostandolo appena, rivelando la clavicola sporgente del ragazzo e leccandola con foga. Smise e lo fissò negli occhi ancora una volta. Si alzò e senza proferire parola andò in cucina, lasciando Shou mezzo sconvolto sul divano a riprender gradualmente fiato e lucidità. Si sedette e prendendosi la testa fra le mani la scosse ripetutamente, passò le esili dita sulle labbra al gusto di fragola e seguì il percorso dei baci di Nao.
-Shou-chan?- lo chiamò con allegria Nao dall'altra stanza. Il vocalist non riusciva a trovare la sua voce e stette in silenzio.
-Grazie- continuò il batterista e scoppiando in una risata sadica aggiunse- sei molto carino con quel vestito Shou-chan!- al che il biondo cadde imbarazzato sul divano.



To Misa-Chan:
Uhahahaa, hai visto ? Sono riuscita a finirlo prima di partire. Anzi con una settimana di anticipo! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, soprattutto la parte riguardante Nao e Shou...
Poi mi farai sapere!
Arigatou <3

To AmyReita:
Non so perchè, ma mi pare una cosa un po' strana avere terrore dei temporali! iO li adoro! Però è una cosa così carina in certe situazioni! (vedi Shou e Nao u_u)
Ti ringrazio per i continui complimenti, magari la mia Prof di Italiano me li facesse TT_TT Dice che non sono affatto buona a scrivere Y_Y
Mi sono stupita di me stessa per la lunghezza, spero vada bene e non sia troppo pesante!
Ti piace questo capitolo? XD
Arigatou <3



Uaaah Allora, devo dare un po' di informazioni.
Comincio col dire che se a qualcuno interessa ho aggiunto una mia presentazione u_u
Poi, la mia piccola testolina bacata stava elaborando una storiella riguardante Uruha e Aoi, ma non sono sicura della trama, nel caso vi farò sapere.
Mmmh, dovevo dire molte cose ma me le sono scordate. Maah bene (ーー゛)
Aahhah sisi, me lo ricordo! Dico, ma ve lo immaginate Shou vestito da Gothic Lolita o roba simile?!
Penso che scoppierei a Ridere! Sono sicura che ci stia benissimo, ma mi parrebbe un po' inquietante!
Povero ragazzo, come lo maltratto UuU
Forse e dico forse, riesco ad aggiungere un altro capitolo prima della fine della settimana prossima e penso che sia il penultimo. *Meno male non ne potevamo più (ーー゛) *
Beeene ho detto tutto, spero che recensirete questo luuuuungo capitolo per farmi sapere che ne pensate.
Ora vi saluto,
Byee ( L )


Reina.






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