Mysterious ways

di The White Lotus23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ch. 1 ***
Capitolo 2: *** Ch. 2 ***
Capitolo 3: *** Ch. 3 ***
Capitolo 4: *** Ch. 4 ***
Capitolo 5: *** Ch. 5 ***
Capitolo 6: *** Ch. 6 ***
Capitolo 7: *** Ch. 7 ***



Capitolo 1
*** Ch. 1 ***


Ch. 1



Si trovava a prendere il sole su quella magnifica spiaggia tropicale che ormai frequentava da tre settimane: la sua vacanza era ormai agli sgoccioli. Doveva ammettere che aveva avuto un fiuto davvero ottimo a scegliere quel resort a cinque stelle su quell’isola caraibica e decidere di passarci quattro settimane di completo e assoluto relax con le sue “ragazze”, come amava chiamarle. Ultimamente aveva passato un periodo infernale e necessitava di staccare la spina. Kagome Higurashi, 24 anni, era una modella piuttosto famosa e negli ultimi tempi era stata assediata dai giornalisti e dai fotografi. Il motivo? Aveva rotto il fidanzamento storico con Hojo Saitou, un noto architetto conteso dal jet-set internazionale, proprio un mese prima della data fissata per le nozze. Immaginate che cataclisma mediatico aveva suscitato questa notizia! Dunque la nostra eroina ne aveva approfittato per fuggire al largo insieme alle sue tre amiche del cuore, quelle che sai che non ti abbandoneranno né tradiranno mai. Si sentivano un po’ come le protagoniste di “Sex and the City”: donne in carriera terribilmente sfortunate in amore. Sango Murakami, 25 anni, era una fashion designer molto dotata che purtroppo non riusciva a trovare un uomo che le facesse battere il cuore e le facesse provare il “brivido dell’amore”, o meglio un uomo c’era ma a lei sembrava che la vedesse soltanto come una grande amica. Era molto dolce (nonostante l’aspetto coriaceo) e decisamente bella, aveva un corpo snello e sinuoso, gambe affusolate, splendidi capelli castani e due occhi da cerbiatta che incantavano chiunque. Kagura Shino, yasha di 26 anni, era un avvocato di successo dal carattere forte e volitivo. Bella quanto determinata, nessuno era in grado di contrastarla se si metteva in testa una cosa. Era proprio questo il problema: desiderava un uomo capace di tenerle testa, un uomo deciso che non gliele desse tutte vinte, ma era una rarità trovare un soggetto simile. Era di una bellezza estrema e peccaminosa: grandi occhi scarlatti, labbra carnose e di un rosso sanguigno, capelli neri lucenti acconciati sempre in un rigoroso chignon e un fisico tonico e longilineo. Poi c’era la vulcanica Ayame Watanabe, 24 anni anche lei una yasha (più precisamente una demone lupo), proprietaria dell’agenzia di pubbliche relazioni più famosa di Tokyo. Era afflitta dalla “sindrome dell’innamoramento facile”: appena incontrava un ragazzo carino e ci usciva insieme, si buttava a capofitto e prevedeva già un futuro con una famiglia, quando invece il tizio di turno voleva magari solo divertirsi per una notte. Potete immaginare le fregature colossali che aveva preso (e i pianti/tragedie che le amiche si erano sorbite)! Ma era una ragazza adorabile, di buon cuore, dolce, ingenua e oltretutto molto affascinante. Aveva degli splendidi capelli rossi e due vivacissimi occhi verdi, era minuta, magra ma ben proporzionata. Kagome però, era di sicuro quella che veniva notata per prima. Innanzitutto per la statura: certamente in Giappone non passava inosservata una stangona di 177 cm. La sua discendenza etnica mista poi, le aveva regalato un corpo slanciato e longilineo e due splendidi occhi di un colore tra l’azzurro e il grigio, abbinati alla tipica fisionomia orientale (leggermente addolcita dai tratti occidentali) caratterizzata da capelli lisci e neri come la pece e pelle nivea. Era una ragazza molto allegra, anche se decisamente timida, cordiale con tutti, solare e scherzosa (ma solo con chi conosceva). Le persone a lei estranee solitamente la giudicavano un po’ snob, ma questa era una caratteristica lontana anni luce dalla vera Kagome e Sango, Kagura e Ayame lo sapevano perfettamente.

Dunque, come già detto Kagome si era appena lasciata con il suo storico fidanzato. Era a pezzi. Il giorno in cui lo trovò a letto con la sua eterna rivale, Kikyo Eguchi, fu uno dei momenti più deludenti della sua vita. Aveva messo anima e corpo nella sua relazione con Hojo, che ormai durava da ben cinque anni. Tra le altre cose di lì a poco si sarebbero dovuti sposare … Le tornò alla mente la sera in cui lui le chiese di diventare sua moglie, le sembrava di vivere in una favola, era tutto così perfetto … non c’era una nota stonata, sembrava irreale … e si era rivelata davvero un’assurdità. Anche perché a quanto pare era ormai da diversi mesi che Hojo e Kikyo erano amanti. Avrebbe fatto meglio a non credere di poter vivere finalmente felice e contenta. Nonostante fosse vissuta in una famiglia agiata dell’alta borghesia di Tokyo, la perdita prematura dell’amatissima madre, avvenuta quando lei aveva solo otto anni, la fece sempre sentire infelice. Nello sguardo di Kagome c’era sempre una vaga nota di malinconia e tristezza che solo le persone a lei più vicine potevano cogliere. Sperava che la vacanza con le sue amiche la aiutasse a tornare la solita persona solare quale era e a cancellare il malessere interiore che la attanagliava. Grazie al cielo la vicinanza delle ragazze, il comfort del resort e la magnifica cornice delle acque cristalline, delle interminabili spiagge bianche e delle palme dell’isola di Barbados, avevano avuto l’effetto sperato. Quindi era distesa sull’asciugamano a riscaldarsi al sole dopo una bella nuotata, accanto a lei Sango stava leggendo un libro, e in sottofondo c’erano le risate sguaiate di Kagura e Ayame che si stavano cimentando nel kite-surf. Era il paradiso. Peccato che sarebbe durata solamente un’altra settimana, dopodiché sarebbero tornate tutte e quattro a condurre la frenetica vita quotidiana nella city. L’ultima sera di vacanza festeggiarono andando a ballare il latino americano, un’esperienza a dir poco disastrosa perché nessuna delle quattro sapeva ballare, ma fu estremamente divertente tant’è che tornate nella loro camera avevano il mal di pancia dal troppo ridere. Kagome si sentiva felice e spensierata come non lo era da tanto tempo, e le amiche ne erano entusiaste. Per fortuna la vecchia Kagome era tornata.

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Capitolo 2
*** Ch. 2 ***


Ch. 2 Miroku Kobayashi, 26 anni, era nel suo ufficio quando gli arrivò una e-mail di Kagome che lo avvisava che era appena arrivata a Tokyo e lo invitava ad un tête-à-tête la sera stessa al loro ristorante preferito. Sorrise contento di poter passare una serata in compagnia della sua “sorellina”. Eh sì, Kagome e Miroku erano legati da una profonda amicizia sin da quando erano bambini poiché le rispettive madri erano come sorelle, di conseguenza essi stessi si sentivano come consanguinei. Anche se avevano frequentato scuole diverse non si erano mai persi di vista, anzi, man mano che crescevano, Miroku aveva sviluppato una sorta di gelosia fraterna nei confronti della bella Kagome che era sempre contornata da ragazzi che le facevano una corte da sfinimento. Kagome era l’unica ragazza con la quale Miroku si comportasse decentemente, infatti una caratteristica del ragazzo era l’essere eccessivamente audace nel proporsi all’altro sesso. Quando metteva gli occhi su una bella ragazza si avvicinava ed esordiva con frasi del tipo “Bella fanciulla mi concederebbe l’onore di fare un figlio con lei?” oppure passava direttamente all’azione allungando le mani sul fondoschiena della malcapitata di turno, che inesorabilmente gli lasciava una cinquina sul bel viso o un  vistoso bernoccolo sulla testa. Kagome era speciale così come lui lo era per lei. Tra l’altro Kagome aveva anche delle amiche niente male e ciò non guastava affatto … c’era quella Sango che lo aveva colpito particolarmente, più di ogni altra donna che aveva incontrato fino a quel momento e doveva pianificare una tattica per conquistarla a dovere e ciò richiedeva tempo e pazienza. Del resto non poteva contare solamente sul fascino, che certamente non gli mancava; Sango non era proprio il tipo da cadere ai piedi di uomo solamente per la prestanza fisica. Tutto sommato però Miroku con le donne guadagnava molti punti anche grazie alla bellezza: era alto, un bel fisico asciutto, capelli neri legati in un microscopico codino basso e due occhi di un profondo blu cobalto. Aggiungendo l’inclinazione alle battute farcite di doppi sensi e l’allegria che lo caratterizzava, veniva fuori il ritratto di un personaggio unico. Era un manager nella grande azienda di telecomunicazioni di proprietà di suo padre, la Kobayashi Communications Inc. Un tipo interessante, che faceva parte di una “combriccola di svitati”, così Kagome definiva i tre amici d’infanzia di Miroku. Anche se lei non li aveva mai incontrati, già solo il fatto che andassero d’amore e d’accordo con lui la diceva lunga, inoltre l’amico glieli aveva vagamente descritti, e si era convinta sempre più che non fosse gente del tutto normale.
Detto questo Miroku uscì per la pausa pranzo e si ritrovò con il suo gruppetto di amici al solito bistrot del centro città. Ad aspettarlo al tavolo c’erano già i due fratelli Inuyasha e Sesshomaru Shimazu, 26 e 28 anni, rispettivamente un mezzo demone e un demone cane. Entrambi avevano intrapreso la carriera di ingegneri, così come voleva la tradizione della loro famiglia, e avevano messo su uno studio associato che ormai era molto ben avviato. Inuyasha e Sesshomaru erano molto simili di aspetto: lunghi capelli bianchi e soffici, occhi di un particolare colore giallo-ambrato, ipnotici ed enigmatici. Entrambi avevano un fisico statuario, ciò che li distingueva era che Sesshomaru aveva gli occhi dal taglio un po’ più allungato, strisce viola sulle guance, una mezzaluna nel mezzo della fronte ed era di poco più alto. Inuyasha invece aveva delle graziose e morbidissime orecchie canine sulla testa, candide come la neve, e degli occhi grandi e dolci. Avevano molto successo con le ragazze, ma in realtà Sesshomaru le prendeva in considerazione solamente per soddisfare meri desideri carnali, poiché non era ancora riuscito a trovare una donna con un carattere che lo colpisse. Inuyasha dal canto suo, dopo essere stato scaricato da Kikyo (della quale credeva di essere innamorato) per un damerino ricco e famoso, quattro mesi prima, non si era più interessato alle ragazze e si era dedicato completamente al lavoro, in modo da non pensare e non soffrire. Al tavolo si ritrovarono loro tre, all’appello mancava come sempre quel ritardatario cronico di Koga Takeda, 26 anni demone lupo, scapolo incallito e felice di esserlo. Era un broker finanziario, abile nel suo lavoro. Dotato di abbondante fascino, cambiava ragazza con la stessa velocità con cui si cambiano le camicie. Alto, fisico atletico, capelli neri legati in una coda e occhi di un rarissimo azzurro lattiginoso, era a tratti un po’ fanciullesco nei suoi modi di fare. Costantemente in competizione con Inuyasha, alla fine spesso si ritrovavano a bisticciare come dei bambini, ma alla fine le liti si risolvevano sempre con una bella pizza e una birra e tutto tornava come prima. Per fortuna Koga ci mise poco ad arrivare e così cominciarono a pranzare discutendo del più e del meno.

I: “Ragazzi che ne dite se stasera ci ritroviamo tutti a casa mia a cena e poi andiamo a bere in un pub?”

Se: “Per me va bene, ho bisogno di svagarmi, poi magari rimedio un dopo cena interessante!”

Ko: “E’ perfetto, mi va proprio di passare un po’ di tempo a cazzeggiare con voi, a volte sento la vostra mancanza *_*”

I, Se e M: “-_-‘  “

M: “Mi dispiace ragazzi ma stasera non posso essere dei vostri, ho già preso un impegno, magari possiamo rimandare, oppure andate voi, non vi preoccupate…”

I: “Miroku come mai ti brillano gli occhi? Esci con una ragazza? Non è da te emozionarti per una semplice uscita! Ahahahahah”

Se: “Già è vero, quella faccia da idiota è la solita che adotti quando c’è di mezzo una donna … Dicci … Com’è?”

M: “E’ una donna ma non vi dirò chi è, potreste cominciare a fare i ficcanaso e non voglio che la importuniate perché è una persona importante per me!”

Ko: “Miroku dai diccelo, che ti costa? Tokyo è piena di belle ragazze, siamo solo curiosi di sapere che tipo è, mica te la vogliamo rubare!”

M: “Ma non è la mia fidanzata è solo una mia carissima amica!”

I: “E allora cosa sono tutti questi scrupoli? Anche noi siamo tuoi carissimi amici e abbiamo il diritto di sapere con chi esci!”

In quel momento Koga stava sfogliando una rivista e capitò su una pagina dove c’era la foto di una modella in costume da bagno, richiamò l’attenzione di Inuyasha che esclamò: “Accidenti che sventola!!! Non capisco perché Miroku faccia così il prezioso, lo potrei capire se uscisse con questa bellezza da copertina, ma con il suo carattere si ritroverebbe con uno zigomo rotto non appena le si avvicina!!! Ahahahahahah”
Sesshomaru, sporgendosi, osservò la foto e si unì alle risate degli altri due.
Miroku che si stava innervosendo per le prese in giro degli amici disse: “Fatemi un po’ vedere chi sarebbe la sventola inavvicinabile, cretini!”
Koga gli mostrò la pagina con  la fotografia e Miroku di colpo sbiancò. Con tutte le fotografie di modelle sulle riviste, Koga si doveva fermare proprio su quella? Era Kagome accidenti!!! Non aspettandosi di ritrovarsi davanti la sua foto, aveva avuto una reazione un po’ troppo evidente e i suoi amici se ne erano accorti.

I: “Non mi dire che esci con lei! Come puoi?!”

Ko: “Miroku?”

Se: “Miroku!!! Parla!!!”

M: “Ehm … ehhhh … ma guardate che bella fantasia che ha questa tovaglia! Non trovate anche voi? Eh eh eh!!!”

I, Se e Ko visibilmente irritati: “MIROKU NON CAMBIARE DISCORSO!!!”

M: “Oh … e va bene è lei, è lei!”

I, Se e Ko: “O_O”

Se: “Miroku, devo farti i complimenti, non avrei mai immaginato che saresti riuscito ad avere una “amica” così ben messa! Perché non ce ne hai mai parlato e non ce l’hai  fatta conoscere?”

M: “Beh … ecco, lei è come una sorella per me e non ve l’ho fatta conoscere perché non c’è stata mai l’occasione … Poi tra il lavoro e il fatto che era fidanzata anche io la vedevo di rado … ”

I: “Aspetta un attimo ma lei non è mica la ex fidanzata di quel damerino che ora sta con Kikyo? Mi sembra di aver letto sui giornali che si dovevano addirittura sposare ma che lei lo ha lasciato perché lo ha scoperto con Kikyo che era l’amante!”

Se e Ko: “ E’ vero!!!”

M: “Ottimo spirito d’osservazione Inuyasha, è proprio lei e se non sbaglio tu conosci personalmente suo padre il prof. Kyosuke Higurashi, archeologo stimato e direttore del Museo di Storia Naturale di Tokyo”.

I: “ Sì è vero lo conosco, ultimamente stiamo collaborando per quanto riguarda la messa in sicurezza di alcuni scavi di un sito archeologico in India … quindi la tua pseudo-sorella è proprio lei, che strano intreccio…”

M: “Già a volte il destino è davvero beffardo…”

Ko: “Quindi Miroku ce la presenti? Ora è single quindi avrà più tempo per stare con te e automaticamente avrà anche il tempo per conoscerci!”

Se: “In effetti Koga ha ragione, potresti farcela conoscere, magari ci può presentare qualche sua amica… essendo così bella avrà anche delle amiche belle! Ih ih ih!”

I: “Miroku amico mio, siamo dei gentiluomini, non devi temere di presentarcela”

M: “Ok va bene vedrò di organizzare una serata a casa mia e le chiederò di portare le sue amiche, però Sango è solo mia guai a voi se le mettete gli occhi addosso!”

I, Se e Ko: “Perché stasera invece non ci porti con te??? *_*”

M: “Ma non mi sembra proprio il caso…”

Ko: “E invece sì altrimenti scoveremo il tuo luogo d’incontro e vedrai che magnifica sorpresa che ti prepariamo…muahahahahah!!!”

Se: “Kouga ha ragione. E’ deciso, stasera verremo insieme a te! Che ne dici fratellino, sei dei nostri?”

I: “Va bene, tanto era in progetto di passare la serata tutti insieme! Dunque Miroku?”

M: “E va bene uffa!!!! Siete davvero delle palle al piede, io volevo passare una serata con una donzella e mi ritrovo a dover organizzare un baccanale … Accidenti a voi!!!!”

Dopo il pranzo movimentato, ognuno di loro tornò al proprio lavoro con diversi pensieri per la testa, ma Inuyasha era rimasto davvero colpito dalle strane coincidenze che in qualche modo lo legavano a quella ragazza e non riusciva a smettere di rimuginarci sopra. Voleva proprio incontrare questa Kagome e vedere che tipo era.

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Capitolo 3
*** Ch. 3 ***


Ch. 3 Kagome era pronta per uscire di casa, aveva appena chiuso la telefonata con il suo adorato padre e si stava sistemando le cose nella borsa. Non vedeva l’ora di incontrare Miroku, aveva davvero bisogno di parlare con lui e di sfogarsi. Dopo tutto quello che era successo era partita quasi subito con le sue amiche. Aveva avuto giusto il tempo di radunare tutte le cose che aveva a casa di Hojo e ritornare nel suo appartamento, spostare gli appuntamenti di lavoro nell’agenda e prenotare il viaggio, quindi non aveva avuto l’occasione di vedersi con Miroku e raccontargli per filo e per segno tutto quanto. Una volta arrivata al ristorante si fece guidare al tavolo e appena vide Miroku gli si buttò tra le braccia. Le era mancato il suo fratellone. Non appena si girò per sedersi al tavolo notò una cosa alquanto bizzarra: quello che doveva essere un tavolo per due, in realtà era una tavolata per otto! Era piuttosto sorpresa ma felice di vedere che c’erano anche Sango, Ayame e Kagura! Notò che erano presenti anche altri tre tizi che non aveva mai visto e che non le toglievano gli occhi di dosso. Ipotizzò che fossero i ¾ della combriccola di svitati e infatti non si sbagliò. Miroku glieli presentò e si accorse con piacere, che oltre ad essere dei ragazzi molto belli, erano anche simpatici ed educati, contrariamente alle aspettative. Cominciarono a cenare e la serata stava procedendo bene e in allegria.

Ko: “ Kagome sulle riviste sei davvero bellissima ma, lasciatelo dire, di persona lo sei ancora di più! ^_^”

K: “O/////O grazie mille Kouga-kun…"

M: “Kouga smettila di fare il cascamorto! Oh Sango…lascia che io decanti il tuo divino fascino”

Sa: “O////O Miroku ma sei scemo? Cosa stai blaterando?”

M: “Ma non è colpa mia, sono circondato da quattro bellezze stratosferiche e Sango tu sei semplicemente superba!!! *_*”

Sa: “E’ senza speranza… -_-‘   ”

Ko: “Oh è vero, siete talmente belle che i diamanti in confronto a voi sono solamente pietre prive di luce!!! *_*”

I: “Miroku che diavolo gli hai fatto? Perché adesso Kouga si esprime come te? O.O”

Se: “Aahahahahahahhaahahahhaah siete ridicoli!!! Tutte queste femmine di prima categoria vi danno alla testa?”

Ka: “Scusa Sesshomaru-kun, come hai detto? Femmine di prima categoria? Mica siamo oggetti! Che razza di maschilista, non mi sorprende che non riesci a trovare una donna che riesca a sopportarti!”

Dopo l’affermazione di Kagura tutti quanti rabbrividirono... Mai nessuno aveva osato parlare così a Sesshomaru! Tutti temevano che potesse scatenarsi il finimondo, invece dentro Sesshomaru qualcosa scattò e le fece un sorriso molto dolce. Kagura si stupì della reazione e sorrise di rimando.

Se: “Kagura mi piace molto il tuo carattere e mi piace il fatto che tu non ti faccia problemi a dire ciò che pensi. E’ una qualità che fatico a trovare nelle donne che incontro, ti andrebbe di uscire con me?”

Tutti rimasero di sasso. Quello era l’invito più assurdo che avessero mai sentito! Si conoscevano sì e no da due ore e già lui faceva la prima mossa. Incredibile! Non era una cosa da Sesshomaru! Kagura era sempre più spiazzata, ma rimase piacevolmente stupita da quest’uomo pieno di iniziativa e rispose che sarebbe uscita con lui molto volentieri, lasciando di nuovo tutti di stucco. Probabilmente si erano trovati, tanto meglio per loro, si ritrovò a pensare Kagome. Lei non era più sicura di volersi legare a qualcuno, non aveva voglia di rimanere un’altra volta delusa… però l’amore dava un sapore diverso alla vita… chissà se si sarebbe innamorata di nuovo. Per fortuna la serata passò tranquilla. Kouga aveva tentato più volte di corteggiarla, ma senza successo: benché fosse un tipo galante e simpatico, lei non aveva voglia di flirtare. Per fortuna il ragazzo era sveglio e senza problemi si avvicinò ad Ayame, che sembrava gradire particolarmente le attenzioni e gli sguardi del demone lupo, tant’è che andarono via insieme, prima di tutti gli altri, con la scusa che volevano fare una passeggiata per conoscersi meglio. Mica male, a volte era sconcertata dalla intraprendenza di Ayame! Al ristorante erano rimasti solo Sesshomaru e Kagura, che parlavano fitto tra di loro; Sango e Miroku che litigavano ogni momento a causa delle mani troppo lunghe del ragazzo, ma alla fine si vedeva lontano un miglio che erano pazzi l’uno dell’altra, serviva solamente la scintilla per far accendere il fuoco! Gli unici non accoppiati erano Inuyasha e Kagome… si erano parlati pochissimo durante la serata e ora che si erano ritrovati vicini avrebbero potuto instaurare una conversazione. Kagome era rimasta affascinata dalla bellezza statuaria del ragazzo ed era un po’ in imbarazzo al pensiero di essere seduta accanto ad un uomo così fascinoso, ne era quasi intimorita. Inuyasha da parte sua faceva pensieri pressoché simili: era rimasto abbagliato da una tale prepotente giovane bellezza. Si era soffermato ad osservarla di sottecchi e doveva ammettere che non aveva mai incontrato una donna così dannatamente seducente. Non si spiegava come quell’idiota di Hojo avesse potuto tradire Kagome con Kikyo. Dopo essere stato lasciato aveva aperto gli occhi e si era reso conto che Kikyo era una succhia soldi, desiderava un uomo ricco e potente che le potesse garantire uno stile di vita reale senza che dovesse fare il minimo sforzo. Il lavoro di modella per lei era solamente un passatempo e un modo per accalappiarsi facoltosi cicisbei. E poi Kikyo non poteva reggere il confronto con lei: era palese la abissale differenza tra le due, e Kagome ne usciva vincitrice. Era davvero bella. Non poteva usare altre parole per descriverla. Mentre Inuyasha era perso in questi pensieri, Kagome prese coraggio e parlò.

K: “ Senti Inuyasha-kun, Miroku mi ha detto che collabori con mio padre, di cosa ti occupi precisamente?”

I: “E’ vero, tuo padre mi ha affidato un lavoro per quanto riguarda degli scavi archeologici nel nord dell’India. Sembra che abbia trovato qualcosa di molto interessante e che sia strettamente connesso con degli studi che stava compiendo una ventina di anni fa in Siberia insieme ad un altro archeologo del quale si sono prese le tracce. Sembra un racconto di Indiana Jones! Tuo padre è proprio un tipo simpatico, chissà quante nozioni di archeologia ti avrà insegnato!”

K: “A dire il vero, nonostante io sia legatissima a mio padre, lui non mi ha mai parlato dei suoi studi e del suo lavoro… Probabilmente ne sai molto più tu di me… dopo la morte di mia madre diventò ancora più restio a comunicarmi dettagli sulla sua occupazione, io non so proprio nulla riguardo l’archeologia! Mio padre, quando mi diplomai e decisi di andare all’università, non volle farmi iscrivere alla facoltà che mi avrebbe condotta al lavoro di archeologa, cercò di dissuadermi e alla fine per amor suo decisi di iscrivermi a legge. Per fortuna, benché già lavorassi come indossatrice e fossi spesso in viaggio, sono riuscita a laurearmi a pieni voti.”

Kagome si rese conto troppo tardi di essersi lasciata andare un po’ troppo con le confidenze. Dopotutto lo conosceva da poche ore… però non sapeva spiegarsi il motivo, ma Inuyasha aveva un’aura rassicurante, sentiva che poteva parlargli di qualsiasi cosa senza alcun timore. Per una volta avrebbe dato retta al suo cuore, non aveva voglia di pensare e aveva bisogno di aprirsi con qualcuno.

I: “Caspita complimenti! Deve essere stato difficile conciliare entrambe le attività! Comunque mi dispiace averti reso triste, non voglio che tu pensi che tuo padre voglia tenerti nascosta la sua vita. Sai molto spesso mi parla del fatto che non si reputa un buon genitore e avrebbe voluto starti accanto molto di più, ma che era più il tempo che passavi con i nonni che con lui, a causa delle sue spedizioni che lo portavano in giro per il mondo… è molto orgoglioso di te e mi ha chiaramente detto che sente molto la tua mancanza quando sei via per lavoro. Purtroppo la vita a volte ti separa ingiustamente dalle persone che ami di più. Io e Sesshomaru abbiamo perso entrambi i genitori quando eravamo ragazzini e siamo cresciuti con i nonni. Sono morti in circostanze misteriose in un incidente aereo al largo del Madagascar, in mezzo al mare. Non fu mai ritrovato nemmeno il relitto dell’aereo privato che li trasportava. Capisco come tu ti possa sentire, so che anche tua madre è deceduta in circostanze poco chiare.”

K: “Già,ormai sono passati molti anni ma ancora non mi do pace… fu un incidente stradale…io ero con lei…stavamo tornando a Tokyo dopo una settimana di vacanza trascorsa ad Hokkaido, su una curva scoppiò uno pneumatico e la macchina inesorabilmente sbandò…non so come sia potuto accadere…finimmo giù per un dirupo e rimasi incosciente per non so quanto tempo…quando mi risvegliai mi accorsi che la mamma non respirava più…e poi qualcuno venne a soccorrerci…ho dei ricordi molto vaghi di quello che successe dopo…mi ricordo soltanto gli occhi di un uomo tra la folla di gente e di soccorritori…erano maligni e divertiti…sembrava essere felice della tragedia che si era appena abbattuta su di me e su ciò che rimaneva della mia famiglia…”

Senza che se ne rendesse conto Kagome si era messa a piangere…lacrime amare cominciarono a solcare il suo bel viso…Inuyasha era costernato, non voleva che lei stesse male…che razza di idiota che era stato a instaurare un discorso sul passato…non tutti avevano avuto un’infanzia felice e non era giusto rivangare ricordi che faticosamente erano stati chiusi in fondo al cuore…eppure, sebbene fosse la prima volta che la incontrava e che ci parlava, aveva la sensazione che lei potesse capire più di chiunque altro come si era sentito fino a quel momento…e le aveva parlato di cose molto personali. Istintivamente le strinse una mano tra la sua e sentendo la stretta ricambiata rimase sollevato. Miroku, Sango, Kagura e Sesshomaru si accorsero che Kagome era in lacrime e si avvicinarono. Miroku carezzò con fare quasi paterno il viso della ragazza, tentando di calmarla. Sesshomaru con fare da cavaliere le porse un fazzoletto e le sorrise. Sia Kagura che Sango guardarono con dolcezza Inuyasha poichè avevano compreso che le loro anime erano molto più vicine di quanto credessero. Quando Kagome si calmò, si voltò verso Inuyasha che non aveva lasciato la sua mano e, incatenando gli occhi ambrati del ragazzo nei suoi disse: “Inuyasha quante strane coincidenze che ci legano, abbiamo vissuto due vite gemelle e solo ora le nostre strade si sono incrociate…chissà che significato ha il nostro incontro…”
-Già…chissà…- Anche lui si ritrovò a pensare di nuovo a tutto ciò, senza però riuscire a trovare un nesso tra gi eventi e facendogli tornare nuovamente quel peso sul cuore che per molti anni aveva cercato di contrastare.

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Capitolo 4
*** Ch. 4 ***


Ch.4 Inuyasha insistette per accompagnare a casa Kagome. Si sentiva molto in colpa per averla fatta piangere, ma la ragazza gli disse che non era successo assolutamente nulla e che se avesse osato ripetere che la colpa era sua, si sarebbe arrabbiata davvero. Inuyasha rincuorato da queste parole le fece un sorriso sincero e, dopo aver salutato tutti quanti ed essersi sorbiti alcune frecciatine maliziose di Miroku (interrotto prontamente da Sango che con il tacco a spillo gli aveva pestato l’alluce), si avviarono insieme alla macchina del ragazzo. Arrivati sotto casa di Kagome,  tra i due era calato un leggero imbarazzo. Inuyasha fu il primo a rompere quel silenzio fastidioso.

I: “Kagome mi ha fatto molto piacere conoscerti, sai? Sarebbe bello se potessimo uscire di nuovo tutti insieme, è stata una serata davvero molto carina. Io spesso sono negli uffici del museo dove tuo padre ha lo studio, ultimamente vado lì molto di frequente, se dovessi capitare da quelle parti e hai abbastanza tempo, avrei piacere ad offrirti un caffè!”

K: “Anche io sono stata felice di fare la tua conoscenza Inuyasha-kun, accetto molto volentieri di prendere un caffè insieme. Vorrei poter ricambiare il gesto, quindi uno di questi giorni, vorrei invitarti a prendere il tea in un posto molto grazioso. Naturalmente quando hai tempo e voglia, sarei molto contenta di godere della tua compagnia.”

Kagome arrossì e si morse la lingua per l’audacia che aveva dimostrato, ma Inuyasha sembrava molto stupito e contento. Il ragazzo sorridendo accettò l’invito e si congedò dalla fanciulla baciandole la mano con fare molto galante. Kagome pensò che probabilmente doveva essere rossa come un semaforo e ringraziò che fosse notte inoltrata e che nessuno potesse notare il suo colorito vergognoso.

I: “Buona notte Kagome, spero di rivederti molto presto. E ti prego di chiamarmi solo Inuyasha, ormai siamo amici!”

K: “Buona notte a te Inuyasha! A presto!”

Detto questo il ragazzo salì sulla sua bella macchina e se ne andò. Kagome entrò in casa sorridendo come una ebete. Si stese sul letto e, prima di addormentarsi, si ritrovò a pensare che Inuyasha era proprio un ragazzo carino e che le sarebbe piaciuto davvero uscirci insieme.
Anche Inuyasha era rimasto molto colpito da Kagome, in tutti i sensi, e prima di chiudere gli occhi espresse il desiderio di rivederla il giorno seguente, magari si sarebbe avverato!
Il mattino seguente Kagome si sentiva in forma e piena di energie come non accadeva da molto tempo. Era evidente che il mese di vacanza era stato davvero corroborante per spirito e corpo! Ottimo, si disse, non c’era modo migliore per iniziare la giornata! Quel giorno aveva in programma di andare in palestra, pranzare insieme alle ragazze e far loro il terzo grado (soprattutto a quella matta di Ayame, sperando di non trovarla in lacrime come al solito, dopo che aveva passato la notte con un uomo). Nel pomeriggio sarebbe passata al museo a salutare suo padre che non vedeva da un mese: voleva fargli una sorpresa e non lo aveva avvisato, sicuramente sarebbe stato felicissimo! E poi magari per puro CASO avrebbe rivisto Inuyasha…! Piena di buoni propositi, uscì di casa tutta sorridente. Durante la mattinata Miroku la chiamò al cellulare e si fece raccontare cosa era accaduto dopo che si erano salutati. Si ritrovò a ridere come una matta mentre era sulla cyclette, in palestra, per colpa di quello scemo che si ritrovava come amico.

M: “Ka-chan, tesoro mio, non sai che delusione ieri sera…Sango non mi ha fatto nemmeno entrare in casa sua…ma perché?”

K: “Eh, povero il mio dongiovanni da strapazzo…cosa le hai detto?”

M: “Le ho chiesto gentilmente se potevo salire perchè volevo controllare che sotto il materasso del suo letto non ci fossero spiriti maligni e poi le ho detto che sarei stato felice e onorato di scaldare il suo bellissimo corpo…invece della solita coperta avrebbe avuto me! Ma niente, si è anche arrabbiata e mi ha dato uno schiaffo…ho ancora il segno dell’anello che indossa sempre, quello uguale a quelli che portate tu, Kagura e Ayame. Come posso fare per conquistarla? In questo mese che siete state via mi è mancata da morire, non avevo il coraggio di chiamarla…sai Kagome, credo di essere profondamente innamorato di lei…dammi una mano, dimmi cosa posso fare per farle capire cosa provo!”

K: “Oh era ora che te ne rendessi conto!!! Evviva! Punto primo: non dovevi dirle quelle cose, razza di cretino! Avrà sicuramente inteso che volevi solamente andare a letto con lei, senza che ci fosse alcuna implicazione sentimentale, e questa è una cosa che Sango ODIA profondamente! Punto secondo: visto che ti sei accorto di amarla, perché non la inviti a cena e cerchi di dimostrarle che sei diverso da tutti gli altri uomini? Sono certa che se ti comporti come il vero Miroku, lei non avrà dubbi e accetterà di buon grado la tua corte. Vi conoscete ormai da tanti anni, sono sicura al 100% che lei è pazza di te ma è convinta che la consideri solo come una amica e che tu non abbia intenzioni serie! Dimostrale che non è così e che per te lei è l’unica donna! Sono sicura che ce la farai! Metticela tutta!”

M: “Piccola mia, sei davvero la migliore amica che si possa avere. La inviterò a cena questa sera stessa! Grazie per i tuoi consigli, ti farò sapere come va. Ti voglio bene sorellina, tanti baci”

K: “Miroku anche tu sei l’amico migliore del mondo! Ti voglio bene anche io, farfallone che non sei altro! Ci sentiamo presto! Tanti baci a te! Ah, Miroku? Lo sai che quando siamo al telefono sembriamo due deficienti?”

M: “Sì lo so, ma è questo che ci rende favolosi! Ciao tesoro!”

Dopo aver chiuso la telefonata si sentì sollevata e pregò che ai due amici andasse bene. All’ora di pranzo si ritrovò con Kagura, Ayame e Sango in un locale molto carino e caratteristico che erano solite frequentare. Era pronta per le chiacchiere di mezzogiorno, non aspettava altro! Si chiese da quando in qua fosse diventata così assetata di gossip e automaticamente si lasciò scappare una breve risatina, incurante che la gente potesse pensare che non avesse tutte le rotelle al loro posto.

K: “Salve dolcezze! Come andiamo? Io ho tanta fame e voi?”

Ka: “Ciao tesori! Tutto bene, e voi? Kagome ma è possibile che pensi sempre al cibo? -_-‘   ”

S: “Buon pomeriggio amori miei, non c’è male…anche se ho mille pensieri e mi è venuto mal di testa!”

A: “Bellezze! Che bello vedervi!!! Oggi è una magnifica giornata non trovate anche voi? Che felicità! *_*”

Ka: “Ayame, scommetto che stai morendo dalla voglia di raccontarci come è andata la tua “passeggiata” con quel bel figliolo di Kouga…non è vero?”

A: “Oh ragazze, è stata la serata più bella della mia vita! Tra noi non è successo ancora niente, ma vi giuro che questo è l’uomo giusto…E’ così bello, galante, simpatico, gentile…ha anche un bel sedere ^_^!!!”

S: “Aya cosa intendi con “uomo giusto”? Non ti starai già facendo il film della vostra vita insieme, contornati da 3 o 4 frugoletti!? Bada bene che l’ultima volta, quando quel Nobunaga ti ha mollata dopo due settimane che vi frequentavate, hai pianto per tre giorni di fila e sinceramente ci è sembrata una reazione spropositata, non vorremmo assistere ad un’altra delle tue scene melodrammatiche!”

K: “Aya, Sango ha ragione, non puoi ogni volta buttarti giù per una simile sciocchezza! Neanche io l’ho tirata tanto per le lunghe dopo che ho mollato quel demente di Hojo, se consideri poi che la nostra storia è durata cinque anni! Certo ero molto giù, ma non ho passato le giornate a piagnucolare, alla fine me ne sono fatta una ragione e ora mi sento serena. Giuro che sono rinata, soprattutto grazie a voi!”

Sango, Kagura e Ayame sorrisero soddisfatte. Per loro era una gioia sentire quelle parole dette da Kagome.

Ka: “Dunque Aya, abbiamo appurato che non ci sei ancora andata a letto e che oggi hai un umore stellare, cosa è successo tra voi?”

A: “Ragazze, lui è molto simile a me, abbiamo condotto una vita sentimentale molto simile con la differenza che io ho sempre dato molto peso alle mie avventure…Ebbene lui mi ha chiesto se possiamo uscire ancora insieme e che con me vorrebbe fare le cose sul serio, perché dice che sono diversa e che sono l’unica che l’abbia mai colpito così profondamente…insomma, vorrebbe andare per gradi, corteggiarmi come si deve…ora capite perché sono così immensamente felice?”

K: “Ma è meraviglioso!!! Oh Aya sono così contenta per te!!!”

Ka: “Se sono rose, fioriranno…!”

S: “Speriamo che siano dei bei fiori allora!”

A: “E voi che mi dite ragazze? Kagura tesoro, ho notato un certo feeling tra te e il bel tenebroso Sesshomaru, mi sembrate una bella coppia così come Sango e Miroku, eh eh eh!”

S: “O///////////O Aya, non dire scemenze per favore! Tra me e quel maniaco non potrà mai esserci nulla!”

K: “E invece secondo me ha ragione Ayame, tra voi c’è quella che chiamano “attrazione fatale” solo che per il momento è latente…si vede lontano un miglio che Miroku è pazzo di te, credimi lo conosco da una vita e non l’ho mai visto così preso da una donna!”

Ka: “Sango non capisco perché ti ostini a dire che non è vero che ti piace Miroku…Quando fai così mi fai venire i nervi! E’ palese che basterebbe creare il presupposto e di conseguenza sareste travolti dalla passione! Non si spiegherebbe il motivo della tua gelosia quando lui fa lo scemo con le altre!”

S: “Uffa ragazze…non posso nascondervi nulla, vero? Solo che ieri sera quando mi ha accompagnata a casa sembrava volesse prendersi gioco di me…si è comportato come tutti gli altri uomini, ovvero come uno a cui interessa solo il sesso…non ho speranze… anche se prima mi ha chiesto se stasera mi va di andare a cena fuori con lui…non so cosa pensare”

K: “Non disperare Sanguccia, vedrai che Miroku ti saprà stupire, ti ricrederai e presto te lo ritroverai ai piedi! Accetta l’invito a cena e vedrai che non te ne pentirai, dai retta a me!”

A: “Ih ih ih Kagome mi sembra sicura del fatto suo! Comunque Kagura, devi raccontarci di te e Sesshyno! Non deviare le domande!”
Ka: “Sesshyno??!!! Ahahahahahahah! Questa è bella, credo che gliela riproporrò! Ammetto che c’è del feeling ma non sono pronta a buttarmi in una storia, vorrei conoscerlo meglio…stasera mi ha invitata in un ristorante lussuoso, cercherò di sapere un po’ di più sulla sua vita. Lui è potenzialmente il mio tipo d’uomo: un po’ freddo e duro all’apparenza anche se alla fine sembra molto dolce…è come il Cremino: fuori croccante, dentro un cuore di panna. Anche se nutro qualche dubbio, non so se siamo realmente così compatibili”

S, K, A: “Ahahahahahahaahahahahahaahahahahahahah!!!!”

K: “Ma avete sentito ragazze?! Sesshyno è come il Cremino!!! Fa anche rima!!!”

S: “E’vero!!! Oh mamma Kagura mi hai fatto venire le lacrime agli occhi, sei troppo forte!”

A: “Ah…aiuto…che ridere! Comunque, a prescindere dai tuoi dubbi, scommetto che stasera, dopo cena, Sesshomaru ti offrirà un buon dessert! Ahahahahahah”

K e S: “Ahahahahahahahahhah”

Ka: “Ayameeee ma che dici!!!??? Ahahahahahahah, sei incorreggibile!”

Passarono tutto il tempo a ridere spensierate, fino a quando non arrivò il momento di salutarsi.  Non chiesero più di tanto a Kagome per paura di renderla triste, dopotutto era single da un mese e il modo in cui si era mollata con il suo ex era uno dei peggiori, quindi non volevano starle addosso e si limitarono a dire che Inuyasha era risultato simpatico a tutte e che lo trovavano davvero un bel ragazzo. - Sarebbe assurdo sostenere il contrario- pensò divertita Kagome. Tutto sommato stava bene, stranamente non si sentiva triste o abbattuta per essere stata tradita, certo provava un po’ di solitudine, ma era circondata da amici e amiche che le volevano sinceramente bene e, pensandoci bene, dopo la rottura con Hojo provava una sensazione particolare, come se si fosse tolta un peso. Del resto quando stava con lui si era accorta che non riusciva ad esprimersi pienamente. Anche le ragazze glielo avevano fatto notare: Hojo a loro non era mai piaciuto granché, ma non avevano mai interferito con giudizi ed osservazioni ed avevano sempre sostenuto Kagome. Alla fine doveva quasi ringraziare quell’antipatica di Kikyo: le aveva restituito la libertà e la sua personalità. Non doveva più prestare attenzione alle critiche di Hojo, che si permetteva addirittura di decidere che abito dovesse indossare per le loro cene fuori. Riflettendo, lo aveva sempre lasciato fare (nonostante la scocciasse parecchio) perché le sembrava (o meglio, aveva voluto convincersi) che fosse un modo di fare che lui adottava per dimostrare che teneva a lei, ma in realtà aveva cercato di reprimere la personalità di Kagome, e questo non era giusto. Tanto meglio, ora poteva fare quello che voleva! Poteva anche decidere di andare a spasso in bikini per le lussuose boutique del distretto di Ginza, alla fine se lo poteva pure permettere! Ridacchiò tra sé e si avviò allegra verso il museo di storia naturale. Prossima tappa: sorpresa a papà!


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Hello everybody, guys!!!

Ringrazio tutte le persone che leggono e che (spero vivamente) continueranno a seguire questa storia, spero di non deludervi.

Volevo dire grazie in particolare a lirinuccia e Crisan che per prime hanno recensito la mia fic, mi auguro che i prossimi capitoli siano di vostro gradimento!

A presto! Baci!

Sandy23


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Capitolo 5
*** Ch. 5 ***


Ch.5 Ciao a tutti voi che leggete! Mi scuso in anticipo per  il capitolo che risulta un pò corto, ma prometto che il prossimo sarà più "sostanzioso".  Vi lascio alla storia e vi auguro una buona lettura!!!
Ps= naturalmente ringrazio di cuore tutti coloro che leggono e coloro che inseriscono le recensioni! Thank you so much!
Un bacione!
Sandy




Kagome entrò nel museo e si guardò attorno. Erano le 16.30 e ormai l’orario di visita era terminato e praticamente non c’era anima viva nelle sale, si sentiva solo il rumore del condizionatore d’aria e dei suoi passi. Erano innumerevoli le volte che si era trovata a girovagare per il museo vuoto e aveva scoperto anche un nascondiglio segreto dove andava a leggere i racconti noir di Edgar Allan Poe: una nicchia nascosta da una parete scorrevole, alla base del piedistallo in cartongesso dello scheletro fossile del Tirannosauro Rex. Sorrise ripensando a quanto quel luogo così buio e silenzioso la facesse sentire a casa. Allungò il passo e si diresse al piano superiore, aveva voglia di riabbracciare suo padre al più presto. Arrivata davanti alla porta del suo studio bussò, aspettandosi una risposta. Strano che non ci fosse nessuno nella stanza, di solito suo padre ci rimaneva anche fino a tarda ora e difficilmente, durante il giorno, si allontanava da lì. Attese per qualche minuto e poi decise di entrare poiché la porta era aperta, lo avrebbe aspettato all’interno. Appena mise piede dentro alla stanza rimase scioccata: c’era un disordine tremendo. Suo padre non era certamente un uomo con la mania dell’ordine, ma il caos presente in quella stanza era sicura al 100% che non fosse opera sua. C’erano cassetti aperti, fogli sparsi su tutto il pavimento, gli schedari erano stati buttati qua e là, il vetro della teca dove conservava la sua collezione di monete romane era rotto, ma non era stato rubato alcunché. Notò che da un plico rilegato erano state strappate diverse pagine e si accorse che erano documenti relativi ad una ricerca condotta proprio da suo padre. Sembrava che qualcuno fosse entrato con l’intenzione di rubare qualcosa in particolare e sapeva con certezza che il prof. Higurashi ne era in possesso. Cercò inutilmente di rintracciare suo padre chiamandolo al cellulare che risultava sempre irraggiungibile. Decise che era il caso di chiamare la polizia che sfortunatamente non le fu di nessun aiuto. Alla sua richiesta di mandare degli agenti al museo si sentì rispondere che se non era certa che fosse stato rapito sarebbe stato inutile e che probabilmente suo padre sarebbe ritornato presto. Chiuse la telefonata allibita dalla risposta del centralino…che assurdità!!!! Aveva un diavolo per capello, se avesse avuto davanti colei che le aveva risposto in quel modo, sicuramente le avrebbe strappato i pollici con le pinze! Non si ricordava di aver mai fatto dei pensieri così sadici, ma probabilmente l’ansia e la rabbia che l’avevano assalita le facevano questo effetto. Decise che era meglio agire da sola. Uscì dalla studio per dirigersi alla reception e chiedere se lo avevano visto, ma mentre stava percorrendo il corridoio sentì dei rumori provenire dall’ufficio adiacente a quello del prof. Higurashi. Tornò sui suoi passi, bussò e attese che l’individuo all’interno le aprisse la porta. Si ritrovò di fronte il bel viso di Inuyasha, sorpreso e sorridente (in realtà esultava mentalmente: il desiderio che aveva espresso la sera prima, si era avverato! Doveva ricordarsi di andare al tempio e ringraziare i Kami!). Anche Kagome era rimasta stupita di vederlo, ma in effetti solo dopo esserselo ritrovato sotto al naso, notò che sulla targa provvisoria di fianco alla porta c’era scritto: Ing. Shimazu I. e si ricordò che lui le aveva detto che da qualche tempo collaborava con il museo. Poco male, almeno era una persona che l’avrebbe ascoltata. Raccontò ad Inuyasha dello stato in cui aveva trovato lo studio di suo padre e gli chiese se lo avesse visto o sentito nelle ultime ore.


K: “Inuyasha, spero che tu possa dirmi dove si trova mio padre. Il suo ufficio è stato messo a soqquadro da qualcuno di estraneo che ha strappato le pagine di un plico rilegato che conteneva gli appunti di una sua ricerca. La polizia a quanto pare pensa che io sia pazza e non manderà alcun agente a controllare. L’unico che potrebbe fornirmi qualche informazione, al momento, sei tu. Sono preoccupata. Di solito papà quando parte mi avvisa sempre. Mi sembra alquanto improbabile che questa volta se ne sia dimenticato.”

I: “Kagome a dire il vero tuo padre non lo incrocio da un paio di giorni. Sono venuto oggi qui al museo perché dovevamo incontrarci verso le 18 per organizzare un cantiere. Io sono qui da circa mezz’ora ma ancora non l’ho visto, ho pensato che fosse fuori come spesso capita. Fino a ieri ero nel mio studio a Shiodome, quindi non so proprio dirti dove possa essere stato negli ultimi giorni o che cosa sia successo. Magari il custode del museo, il sig. Kawashima, ci può dire se lo ha visto e dove può essere andato, di solito quando esce gli lascia detto dove può essere rintracciato. Vieni con me.”

K: “Speriamo che sia solamente un malinteso e che il sig. Kawashima ci possa aiutare.”

I: “Vedrai che è così, tuo padre starà sicuramente bene, non preoccuparti. Ad ogni modo, per qualsiasi cosa, sappi che puoi contare su di me.”

K: “Ti ringrazio Inuyasha.”

Si avviarono verso la reception del museo, dove sapevano di poter trovare il custode che avrebbe sicuramente detto loro dove potevano trovare il prof. Higurashi. Con loro somma sorpresa, il custode non era al solito posto. Si guardarono attoniti: Kawashima era un uomo ligio al dovere, tutti lo sapevano. Non avrebbe mai lasciato il posto durante il suo turno di lavoro. Per quanto insolito e strano fosse il fatto, il ragazzo non si perse d’animo e propose a Kagome di andarlo a cercare all’interno delle sale del museo. Prima di dividersi però, Inuyasha, grazie ai suoi sensi sviluppati, udì un rumore particolare che proveniva dal piedistallo in cartongesso dello scheletro del Tirannosauro posto nell’atrio all’ingresso del museo. Kagome si mise dietro le spalle sicure del mezzo demone ed entrambi si avvicinarono quatti-quattialla sorgente del rumore. Inuyasha aprì di scatto la parete scorrevole e all’interno vi trovò il custode. Era rannicchiato su se stesso e visibilmente scosso. Non gli era mai sembrato un uomo pauroso, ma da come tremava sembrava avesse visto qualcosa di spaventoso. Kagome si avvicinò all’uomo e molto dolcemente gli parlò, tentando di tranquillizzarlo e di farsi dire il motivo che lo aveva spinto a nascondersi.

K: “Signor Kawashima, come si sente? Sta bene? Eravamo preoccupati per lei e non lo trovavamo, mi dica, come mai si è nascosto qui?”

Sig. K: “Oh signorina Higurashi! C’è anche lei, dott. Shimazu! Dovete andare via di qua! Scappate! Forse sono ancora qui…o potrebbero ritornare! VIA VIA!!! ANDATEVENE!!!”

I: “Sig. Kawashima cosa è accaduto? Chi erano questi individui? Dei ladri forse?”

Sig. K: “Non erano persone…e nemmeno ladri…erano spiriti silenziosi con sembianze umane! Indossavano delle lunghe tuniche nere che impedivano di vederne il volto e avevano uno strano medaglione al collo… Hanno portato via con loro il prof. Higurashi…non sono neanche sicuro che camminassero…sembravano non toccare il suolo…fatemi andare via di qua…e anche voi, scappate! Date retta ad un povero vecchio…IO LI HO VISTI DAVVERO!”

K: “Ora è tutto a posto, oltre a noi non c’è nessun altro all’interno del museo, venga fuori da lì, la prego.”

Il custode appena uscì dal nascondiglio, scappò velocemente fuori dal museo per poi dileguarsi. Inuyasha e Kagome si guardarono…erano senza parole. Non sembrava un pazzo visionario…però era difficile credere ad una storia simile…Non sapevano proprio cosa pensare. L’unica cosa certa era che il padre di Kagome era sparito nel nulla e la ragazza, all’idea di aver perso anche lui, si sentiva morire. Inuyasha le disse di stare tranquilla e che presto avrebbero risolto l’arcano. Mentre si stavano dirigendo verso l’ufficio del ragazzo dove avrebbero parlato con calma e cercato una soluzione, si imbatterono in uno strano individuo che si presentò come l’ispettore Tamaki e disse loro di essere un detective della polizia.

Ta: “Salve, sono stato inviato dalla polizia per indagare sulla scomparsa del professor Kyosuke Higurashi. Lei è sua figlia? E’ stata lei a chiamarci non è così? Mi dica tutto quello che sa.”

Kagome rispose a tutte le domande di Tamaki, gli mostrò l’ufficio del padre e gli disse che l’aveva trovato in quelle condizioni pietose, omettendo volutamente  il racconto del custode. Tamaki disse ai due ragazzi che sarebbero dovuti andare via perché restando lì avrebbero solamente ostacolato le indagini, li avrebbe informati non appena ci fosse stato qualche sviluppo. Così Kagome e Inuyasha si salutarono e ognuno andò verso la propria casa. La ragazza decise che quella notte l’avrebbe trascorsa a casa del padre, ma ignorava il fatto che qualcuno, nell’ombra, la stesse seguendo e fosse diretto nello stesso luogo.

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Capitolo 6
*** Ch. 6 ***


Ch.6 Salve a tutti!!!
Prima di tutto ringrazio lirinuccia: mia cara i tuoi commenti mi fanno un piacere immenso, sei davvero molto carina e gentile!!!! ^_^   la storia ho tutte le intenzioni di finirla, spero che continuerai a seguirla e a recensire e che a lungo andare non ti annoi!  Un bacio grande!
Naturalmente ringrazio di vero cuore anche tutti coloro che leggono! ^_^
Ordunque ecco qui un altro capitolo (mi sa che è penoso ç_ç)! Per ragioni di "copione" è corto ed è una sorta di collegamento per introdurre il prossimo. Spero di non aver deluso le aspettative, ma prometto che i capitoli seguenti saranno un pò più movimentati.
Vi saluto e vi auguro una buona lettura!!!
Un bacio!
Sandy

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Mentre si dirigeva verso casa, Kagome provava una strana sensazione: le sembrava che qualcuno la stesse seguendo. Si diede della stupida e si convinse che probabilmente gli avvenimenti strani accaduti nel pomeriggio l’avevano un po’ suggestionata. Quando arrivò dinanzi alla bella villa dove viveva suo padre, e dove fino a sei anni prima aveva vissuto anche lei, si sentì un po’ meno tesa. Nonostante le luci all’interno della villa fossero tutte spente, l’aria familiare che la circondava le sollevò un po’ il morale. Amava molto quella casa, era piena dei ricordi della madre; quando vi entrava immaginava di essere avvolta dalla sua aura benevola e istantaneamente si sentiva meglio, dimenticava i dolori e i brutti pensieri. Entrò e andò decisa verso lo studio di suo padre. Era buffo che all’interno di casa sua si potessero trovare così tanti cimeli e pezzi d’antiquariato da far invidia ad un vero museo! Era sempre rimasta affascinata da tutte quelle anticaglie che lui stesso aveva disseppellito durante le sue ricerche in giro per il mondo in così tanti anni di lavoro. Immersa in questi pensieri, improvvisamente sentì un tonfo provenire dal piano superiore e un brivido di paura le corse lungo la spina dorsale. In casa era sicura che non ci fosse nessuno: quando c’era, suo padre aveva l’abitudine di lasciare la luce del portico accesa tutta la notte, fino all’alba; quando lei era arrivata il sole era già tramontato e la luce era spenta, segno che la villa era completamente deserta. Raccolse tutto il suo coraggio e decise di salire di sopra per scoprire l’origine di quel rumore, se si fosse trovata in pericolo avrebbe urlato in modo da attirare tutto il vicinato e si sarebbe difesa a colpi di aikido (in quel momento ringraziò mentalmente Miroku per averla costretta, quando erano bambini, a fare con lui il corso di arti marziali). Era appena arrivata davanti alla porta della camera di suo padre quando questa di scatto si aprì e un’ombra, con un gesto fulmineo, la colpì con forza sulla testa. Svenne immediatamente e rimase incosciente fino a mattino inoltrato.

Quando riprese i sensi, provò un dolore terribile alla testa…in principio non riuscì a ricordarsi perché fosse svenuta, ma poi, a poco a poco, riacquistò lucidità e le tornò alla mente l’ombra che l’aveva colpita la sera precedente. Realizzò che la botta ricevuta doveva essere stata davvero molto forte per farla rimanere svenuta dalle 20 fino alle… 9, come segnava il suo orologio da polso. Incredibile…chissà che cosa aveva usato per darle la botta in testa? Come a voler rispondere alla sua domanda, accanto a lei c’era una statuina di Buddha in giada… - Accidenti che male! Maledizione! – disse tra sé. La raccolse e la rimise al suo posto sul comodino di fianco al letto di suo padre. Si guardò intorno e si accorse che l’individuo misterioso aveva messo un po’ in disordine la stanza frugando nei cassetti e nell’armadio come se stesse cercando qualcosa, magari era la stessa persona che aveva ridotto ad un campo di battaglia lo studio al museo. Riordinò il tutto e si sedette per terra in mezzo alla stanza. Era da tanto tempo che non entrava lì dentro, ma non era affatto cambiata dall’ultima volta. C’era un bell’acquario grande con una dozzina di pesci dai colori vivaci, un grande armadio, una serie di mensole stracolme di libri e il mobile toilette con il grande specchio davanti al quale sua madre, prima di andare a dormire, si spazzolava i suo splendidi capelli…Su di esso era appoggiata una elegante cornice d’argento lavorato e dentro c’era la foto che ritraeva lei e sua madre sedute in un campo fiorito. Era una donna bellissima dai lunghi capelli biondi, due occhi azzurri chiari e limpidi come il cielo di primavera e una pelle di porcellana. La foto era stata scattata durante una vacanza estiva in Svezia, la terra natìa di sua madre. Si chiamava Heléne Karolina Karlsson ed era una violoncellista dell’orchestra sinfonica di Tokyo, conobbe suo padre dopo un concerto, nel foyer del Teatro dell’Opera cittadino, e fu amore a prima vista. Una splendida quanto triste storia d’amore la loro, che però continuava ad esistere nonostante la morte prematura di Helène: Kyosuke non aveva mai smesso di pensare a lei neanche per un istante. Una lacrima solitaria scese dai suoi bellissimi occhi pervinca e sorrise cullata da quei dolci ricordi. Uscì dalla stanza e tornò al piano inferiore, le era venuto in mente che aveva lasciato lì tutte le sue cose. Andò nello studio, si accoccolò sulla grande poltrona in pelle vicino al caminetto e cominciò a riflettere su dove potesse trovarsi suo padre. La sua attenzione fu improvvisamente catturata da un luccichio particolare che proveniva da sotto una delle tavole dell’antico e pregiato parquet. Si avvicinò alla fessura illuminata da un raggio di sole e notò che al di sotto di essa si trovava qualcosa. Con un po’ di fatica riuscì a sollevare l’asse e al suo interno vi trovò una sorta di piccola cassetta di sicurezza a forma di libro chiusa da una serratura dall’aspetto solido. Il problema ora era trovare la chiave: non aveva idea di dove fosse né tantomeno dove potesse cercarla. Mentre pensava alla soluzione per aprire la cassetta decise di dare un’occhiata all’account di posta elettronica di suo padre, nella speranza di reperire qualche informazione. Magari era andato dal suo amico che lavorava al Museo della Tradizione Giapponese che c’era a Kyoto e si era scordato di avvisarla (cosa poco plausibile, ma possibile). Purtroppo per lei, non sapeva la password, ma suo padre a volte era un uomo assai prevedibile, quindi dopo soli tre tentativi riuscì ad accedere all’account. Lesse attentamente le ultime mail che aveva inviato e ricevuto e appurò che lo scambio di mail più recente era avvenuto con due signori: uno era un certo Totosai Mizuki e  l’altro si chiamava Onigumo Atsuko. Non aveva idea di chi fossero ma voleva rintracciarli e sapere se erano in qualche modo implicati nella scomparsa di suo padre. Cercò i loro indirizzi su internet e sull’elenco ma non li trovò. Sconsolata tornò di sopra nella camera da letto e cercò tra i libri di suo padre, sperando di trovare una rubrica o un’agenda con i recapiti dei suoi conoscenti. Non c’era proprio nulla di tutto ciò: aveva trovato saggi sull’archeologia, storie di faraoni, atlanti, mappe, libri di E. A. Poe (quelli che lei, quando aveva dieci anni, prendeva di nascosto e che leggeva rintanata nello spazio angusto del piedistallo al museo, suo padre riteneva che fosse ancora troppo piccola per leggere quel tipo di storie), romanzi storici e chi più ne ha più ne metta. Niente rubriche, niente agende, nessun indirizzo. Si avvicinò all’acquario per dare da mangiare ai pesci e osservando bene, vide che tra le foglie delle piantine acquatiche era nascosta una piccola chiave. Sorrise vittoriosa e la ripescò subito, era sicura che fosse quella necessaria per aprire la cassetta: che ingegnoso il prof. Higurashi! Un nascondiglio improbabile che nessuno avrebbe immaginato! Tornò di sotto tutta baldanzosa, la inserì nella piccola serratura del finto libro…et voilà, aperta!!! Si fece i complimenti da sola per l’acume dimostrato ed esaminò il contenuto: era un piccolo taccuino sul quale erano annotati gli indirizzi di alcuni scienziati e professori che probabilmente avevano collaborato con suo padre nelle varie spedizioni. Sfogliò velocemente per vedere se erano presenti anche i nomi dei due tizi delle mail. Trovò solo l’indirizzo di Onigumo Atsuko: abitava dall’altra parte della città ma  decise che era il caso di fargli una visita. Avrebbe avvertito Inuyasha più tardi, dopo aver ottenuto qualche informazione in più. Sperò che il ragazzo non avesse raccontato nulla a Miroku, non voleva farlo preoccupare, gli avrebbe detto tutto nel momento in cui fosse riuscita a trovare un nesso logico che legasse l’assurda successione di eventi.  
- Ti troverò  a qualsiasi costo, papà…Resisti… - Kagome, decisa più che mai, prese le sue cose ed uscì di corsa da casa diretta alla dimora di Atsuko: non aveva tempo da perdere.

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Capitolo 7
*** Ch. 7 ***


Ch.7 Ciao a tutti!!! Chiedo venia per il ritardo con il quale aggiorno, ma sono stata un pò presa con l'uni e non ho avuto molto tempo! Perdonate l'attesa!  eco quindi un altro capitolo, spero che vi piaccia e che continuiate a seguire la storia!
Un ringraziamento very very special a: lirinuccia, marrion ed Erica_8 per i loro bellissimi commenti!
Naturalmente ringrazio di cuore chi continua a leggere la mia fic!
Mi scuso in anticipo se l'impaginazione rende difficile la lettura, ma purtroppo non ho ancora capito come sistemare l'html: nonostante  su word abbia aumentato l'interlinea, quando lo riporto in html diventa così...devo farci ancora amicizia, quindi scusatemi per il disagio!!!
Via abbraccio forte e vi mando un bacione! Al prossimo capitolo!
Sandy


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Arrivò davanti alla casa di Atsuko verso le 12 e parcheggiò la macchina poco distante. Era una tipica villetta situata in un quartiere residenziale tranquillo ed elegante. Sperò vivamente che il tale fosse in casa e varcò il cancelletto del giardino che era aperto. Arrivata davanti alla porta, deglutì rumorosamente e suonò il campanello. Poco dopo le aprì un uomo di circa cinquant’anni di bell’aspetto e molto distinto. Kagome si presentò dicendogli che era la figlia del prof. Kyosuke Higurashi e chiese garbatamente se per caso lo aveva visto negli ultimi giorni. L’uomo, con somma sorpresa della giovane, negò categoricamente di conoscere suo padre e, dicendo che aveva cose ben più importanti da sbrigare, le chiuse la porta in faccia. Kagome digrignò i denti infastidita, aveva voglia di sfondare la porta di casa di quel bugiardo. L’aveva guardata come se fosse stata una che non si rende conto di quello che dice, con quell’aria altezzosa tipica di chi crede di sapere tutto: se prima le poteva apparire come un uomo di buone maniere, ora le sembrava il più cafone su tutta la faccia della terra. Stava per andarsene, quando le venne la brillante idea di fare il giro della casa e andare nella parte retrostante per sbirciare dalle finestre e scoprire cosa aveva di più importante da fare quell’individuo maleducato. Lo vide dalla finestra socchiusa della cucina, era girato di spalle e parlava animatamente al telefono. Kagome poteva sentire la voce dell’uomo, ma per timore di essere vista nel caso si fosse girato, decise di mettere il suo smartphone sul davanzale per registrare la conversazione di Atsuko, lo avrebbe comunque tenuto d’occhio attraverso lo specchietto che si portava nella trousse dei trucchi. Quando egli finì di parlare, prontamente la ragazza riprese il cellulare e sgattaiolò furtiva verso la sua auto. Si allontanò velocemente e, quando fu sicura di essere abbastanza lontana, si mise ad ascoltare la registrazione vocale.  La voce dell’uomo sembrava agitata, aveva menzionato più volte il nome di suo padre e parlava del fatto che probabilmente doveva essere successo qualcosa che era strettamente legato a un evento successo nel 1988. Dunque Atsuko aveva mentito spudoratamente e in più sapeva molte cose su Kyosuke Higurashi. Decise di andare da Inuyasha al museo e raccontargli le ultime scoperte e chiedergli se magari gli andava di accompagnarla a trovare quel bugiardo di un cafone: era sicura che una volta di fronte al mezzo demone non si sarebbe permesso di sbattergli la porta in faccia!

Nello studio al museo, trovò il ragazzo che ascoltava la musica con le cuffie ed era intento a fare dei calcoli complicati, era talmente assorto che non si era accorto dell’arrivo di Kagome e quando lei gli sfiorò la spalla, sobbalzò spaventato.

I: “Ahh!!! Oh, buon pomeriggio Kagome, che sorpresa! Stavo ascoltando la musica e non ti ho sentita entrare! Tutto bene? Hai qualche novità? Scusa se te lo dico, ma non mi sembri molto in forma oggi…cioè sei sempre in forma, ma non come al solito…è successo qualcosa?”

K: “Ciao Inuyasha, scusa se ti disturbo e se sono entrata senza bussare, ma ho delle novità importanti. Ieri sera, via da qui, sono andata a casa di mio padre e sono stata aggredita da qualcuno, era buio e praticamente ho intravisto solo una figura  nera, mi ha colpito in testa e sono svenuta. Non aveva intenzione di uccidermi altrimenti avrebbe avuto tutto il tempo per farlo. Gli serviva solamente tempo per frugare in camera di mio padre. Non ho idea di che cosa stesse cercando e ho scartato già l’ipotesi del ladro: ha guardato solo nella camera, il resto della casa era intatto."

I: “Per tutti i Kami!!! Kagome, è terribile! Non avrei dovuto lasciarti andare a casa da sola! Se fossi stato lì con te, ti avrei evitato quella brutta botta in testa e il grande spavento. Ora stai meglio?”

K: “Per fortuna è tutto passato, ora sto bene, ti ringrazio Inuyasha, sei davvero molto gentile e premuroso… Comunque tra le altre cose ho scoperto che mio padre, nell’ultima settimana, ha avuto uno scambio di mail con due tizi: Totosai Mizuki e Onigumo Atsuko. Il primo non so chi sia e non sono riuscita a rintracciarlo, mentre il secondo…beh…sono andata a trovarlo verso l’ora di pranzo e, quando gli ho chiesto di mio padre ha detto che non conosceva nessuno chiamato Kyosuke Higurashi e mi ha letteralmente chiuso la porta in faccia. Ho registrato una parte della sua conversazione al telefono che ha avuto poco dopo avermi liquidata e ho appurato che, a quanto pare lui, mio padre, lo conosce bene e anche da parecchio tempo. Tu che dici di fare?”

I: “Accidenti potresti fare la 007! Bella intuizione quella di registrarlo! Comunque…hai detto Totosai Mizuki? Questo nome non mi è nuovo…Uhmmmm fammi pensare…Ma certo! Totosai Mizuki è un archeologo che insegna all’Università di Glasgow, un mio ex compagno del college per un periodo è stato il suo assistente, dopo la specializzazione è rimasto lì e so che talvolta collaboravano. Vedo di rintracciarlo subito e di chiedergli se mi può mettere in contatto con lui. Che fortunata coincidenza, non trovi anche tu?”

K: “Già Inuyasha…che strane coincidenze…ormai non riesco neanche a rimanerne stupita. C’è qualcosa di strano, sono sicura che tutti questi fatti e questi individui sono strettamente legati tra loro e, non so perché ma mi torna alla mente quando mi dicesti che in una delle spedizioni di mio padre, scomparve nel nulla uno scienziato del suo gruppo di ricerca…chissà se c’entra anche l’avvenimento del 1988 menzionato da Atsuko…Inuyasha potresti cercare informazioni anche su questi argomenti? Mi dispiace averti coinvolto in questo guazzabuglio intricato, mi sembra di approfittare della tua disponibilità…ma non è così, solo che tu sei l’unico che in questo momento sembra capire come mi sento e che mi ascolta. Non saprò mai come sdebitarmi per tutto l’aiuto che mi stai dando.”

I: “Kagome non devi dire così, ti ho offerto io il mio aiuto e sono felice di averlo fatto, non mi piace vedere il volto di una bella ragazza oscurato dalla tristezza, soprattutto se la ragazza in questione è la quasi-sorella del mio migliore amico. A proposito, credo che sia il caso di informare Miroku di tutta questa vicenda, magari anche lui ci può dare una mano per la ricerca, che ne dici?”

K: “Hai ragione, ora vado in ufficio da Miroku. Vieni insieme a me?”

I: “Sì ti accompagno, non voglio che ti accada nulla come invece è successo ieri sera. Vado a prendere dei libri che possono tornare utili e che sono in magazzino, torno tra poco, aspettami qui nel mio ufficio.”

Inuyasha andò a prendere i libri e Kagome rimase da sola nello studio. Si poteva notare benissimo che era una sistemazione provvisoria e che l’ufficio era stato ricavato da una specie di stanza/magazzino. Era pieno di reperti ancora da catalogare: si guardò intorno curiosa e vide che oltre ai fossili di rettili preistorici, c’erano monili egiziani, calendari Maya, spade romane, e dei calchi in gesso di ossa di chissà quale animale. Che accozzaglia di antichità! Decise di andare un momento nello studio del padre per vedere che cosa avevano prelevato i poliziotti supervisionati dall’ispettore Tamaki. Quando vi entrò si rese conto che era rimasto tutto come il giorno precedente e non c’erano neanche i nastri di delimitazione che impedivano l’accesso ai non addetti: era pur sempre una zona interdetta, visto che suo padre era sparito. Cominciò subito a dubitare dell’affidabilità di Tamaki. Gironzolò in mezzo ai fogli sparsi sul pavimento e si avvicinò alla teca di vetro, ormai rotta, dove suo padre custodiva la sua preziosa collezione di monete romane. C’erano tutte e decise di raccoglierle per metterle in un posto sicuro, non voleva che andassero perse visto che ci teneva molto. Mentre era alla ricerca di un contenitore dove metterle, inciampò in uno dei cassetti divelti e, per non cadere si aggrappò al bancone delle soluzioni chimiche. Inevitabilmente una fiaschetta cadde a terra e il suo contenuto si rovesciò su un foglio. Kagome cercò di ripulire immediatamente e prese da terra il foglio zuppo di quella strana soluzione. Mentre lo stava asciugando con la carta assorbente, si accorse che tra le righe era comparso un codice numerico, scritto con una sorta di inchiostro simpatico, che sembrava quello dei libri che erano conservati al museo. Si mise a cercarlo e lo trovò ben mimetizzato nella libreria super fornita dell’ufficio di suo padre. Lo aprì e notò che non era un libro, bensì il diario di una delle spedizioni intraprese dall’archeologo Higurashi. Cominciò a leggerlo avida di informazioni e capì che si riferiva ad una ricerca fatta tra il 1986 e il 1988 nella tundra siberiana, che riguardava la caduta di un meteorite avvenuta nel 1908 nella località di Tunguska. Durante la lettura cadde l’etichetta con il codice di un altro libro conservato al museo. Non trovandolo, pensò di chiedere ad Inuyasha di cercarlo nel magazzino, e infatti per sua fortuna il libro era lì: si trattava di un libro di mineralogia scritto da uno scienziato cinese negli anni cinquanta e che era finito anche sui giornali. Quando il ragazzo tornò di sopra chiese a Kagome il perché di quella richiesta e, in risposta, la ragazza gli fece vedere l’etichetta e il diario e insieme sfogliarono il libro. L’autore, tale Yao Xihuan, nella zona di impatto del meteorite di Tunguska, aveva trovato un oggetto di forma indefinita di un materiale sconosciuto e lo aveva analizzato: era risultato diverso da qualsiasi altro materiale presente sulla Terra; in seguito poi l’oggetto studiato svanì misteriosamente e non venne mai più ritrovato.
I due ragazzi si guardarono sbalorditi. Yao Xihuan sosteneva che l’oggetto fosse un manufatto alieno. Erano increduli. Decisero di andare da Miroku per parlargli, la faccenda si stava complicando parecchio e volevano un parere sul da farsi. Fecero per uscire dall’ufficio quando gli si parò davanti il detective Tamaki, che li guardava con aria minacciosa. Prima che potesse parlare, venne colpito da un vaso e cadde a terra svenuto. Colui che aveva “salvato” i ragazzi non era altri che Onigumo Atsuko! Egli si presentò a dovere e invitò i giovani, che volevano delle spiegazioni, ad andare con lui alla villa del padre di Kagome. Una volta arrivati lì, egli raccontò la sua storia e si scusò sinceramente con la ragazza per essere stato tanto sgarbato quella mattina, ma spiegò che il suo comportamento era stato dettato dal timore che fosse stato rintracciato da una squadra speciale dell’esercito russo, che ultimamente prendeva in custodia alcuni scienziati per poter condurre delle ricerche sconosciute ai più. L’uomo conosceva da molti anni Kyosuke Higurashi, era un geologo che aveva collaborato con lui in diversi scavi e che faceva parte del gruppo di ricerca sul meteorite caduto in Siberia. Dopo quella missione interruppero i loro contatti, soprattutto a causa degli eventi terribili che la caratterizzarono. Infatti fu proprio a Tunguska che si persero misteriosamente le tracce del chimico Myoga Takigawa, uno degli scienziati del gruppo di Higurashi che non fu mai più rintracciato; inoltre, per cercarlo, persero un altro componente della spedizione che cadde in un fiume e morì annegato. Si rivelò quindi un’esperienza talmente traumatica che vennero sospese le ricerche e nessuno volle più avere rapporti con gli altri partecipanti. Ultimamente però Atsuko e Higurashi erano nuovamente in contatto, poiché erano giunte voci che nella base scientifica di Tunguska fossero riprese le ricerche con un massiccio investimento da parte di un privato e uno strano spiegamento di forze militari, che avevano “sequestrato” diversi studiosi e scienziati di varie università. Ciò li incuriosiva e li faceva temere che ci fosse qualcosa sotto, per questo avevano deciso di incontrarsi. Purtroppo però Higurashi era irreperibile e l’incontro non avvenne mai, era convinto che fosse stato prelevato e portato nella base di ricerca siberiana.
Atsuko, che possedeva un aeroplano e aveva dei contatti a Mosca, propose ai ragazzi di partire alla volta di Tunguska e cercare di scoprire cosa stesse accadendo. Kagome avrebbe cercato informazioni infiltrandosi nelle truppe dell’esercito che sarebbero state convogliate in Siberia: era il soggetto adatto poiché non avrebbe destato alcun sospetto per via dei suoi lineamenti leggermente occidentali. Si sarebbe potuta spacciare benissimo per una russa. Atsuko poteva essere riconosciuto da qualcuno e Inuyasha non sarebbe riuscito ad ingannare nessuno, il suo viso dai tipici tratti giapponesi era fin troppo evidente, quindi loro due, dopo la sosta a Mosca, sarebbero direttamente andati a Tunguska e lì si sarebbero ricongiunti. Kagome e Inuyasha decisero di fidarsi, dopotutto non sembrava avere cattive intenzioni, del resto poi la ragazza aveva capito che la reazione che l’uomo aveva avuto quella mattina era scaturita dalla paura che gli potesse succedere qualcosa, dopo aver saputo degli altri suoi colleghi era plausibile che anche lui temesse una requisizione in piena regola. La partenza era fissata per due giorni dopo, Onigumo doveva far controllare l’aereo e consegnare il piano di volo alla torre di controllo. Si diedero quindi appuntamento all’aeroporto cittadino di Haneda, che oltre ad essere molto affollato a causa dei voli intercontinentali, possedeva anche le piste per i velivoli privati. -Perfetto – pensarono contemporaneamente i ragazzi, in questo modo avrebbero avuto il tempo per andare da Miroku il giorno dopo. Onigumo si congedò e Inuyasha (sperando di non fare la figura dell’approfittatore e del provolone) si offrì di rimanere a casa Higurashi per assicurarsi che non succedesse nulla a Kagome. La ragazza dal canto suo era rassicurata dalla presenza del bel mezzo demone ed era felice di poter passare qualche ora in sua compagnia. Dopo aver cenato si salutarono e andarono a dormire. Kagome si chiuse nella stanza dei genitori e si buttò sul letto…si mise a piangere sommessamente, aveva bisogno di stare da sola e non voleva che qualcuno la sentisse, anche se era sicura che Inuyasha con il suo udito finissimo lo avesse già fatto. Stremata dal tanto piangere, si asciugò le lacrime residue e, prima di addormentarsi, le sembrò di essere avvolta in un caldo abbraccio…anche se solo per un istante, ebbe come l’impressione di sentire il profumo di sua madre. Rasserenata e cullata da quella dolce sensazione, cadde in un sonno profondo e senza sogni.

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