Mysterious ways di The White Lotus23 (/viewuser.php?uid=73520)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ch. 1 ***
Capitolo 2: *** Ch. 2 ***
Capitolo 3: *** Ch. 3 ***
Capitolo 4: *** Ch. 4 ***
Capitolo 5: *** Ch. 5 ***
Capitolo 6: *** Ch. 6 ***
Capitolo 7: *** Ch. 7 ***
Capitolo 1 *** Ch. 1 ***
Ch. 1
Si trovava a prendere il sole su quella magnifica spiaggia tropicale
che ormai frequentava da tre settimane: la sua vacanza era ormai agli
sgoccioli. Doveva ammettere che aveva avuto un fiuto davvero ottimo a
scegliere quel resort a cinque stelle su quell’isola
caraibica e
decidere di passarci quattro settimane di completo e assoluto relax con
le sue “ragazze”, come amava chiamarle. Ultimamente
aveva passato un
periodo infernale e necessitava di staccare la spina. Kagome Higurashi,
24 anni, era una modella piuttosto famosa e negli ultimi tempi era
stata assediata dai giornalisti e dai fotografi. Il motivo? Aveva rotto
il fidanzamento storico con Hojo Saitou, un noto architetto conteso
dal jet-set internazionale, proprio un mese prima della data fissata
per le nozze. Immaginate che cataclisma mediatico aveva suscitato
questa notizia! Dunque la nostra eroina ne aveva approfittato per
fuggire al largo insieme alle sue tre amiche del cuore, quelle che sai
che non ti abbandoneranno né tradiranno mai. Si sentivano un
po’ come
le protagoniste di “Sex and the City”: donne in
carriera terribilmente
sfortunate in amore. Sango Murakami, 25 anni, era una fashion designer
molto dotata che purtroppo non riusciva a trovare un uomo che le
facesse battere il cuore e le facesse provare il “brivido
dell’amore”,
o meglio un uomo c’era ma a lei sembrava che la vedesse
soltanto come
una grande amica. Era molto dolce (nonostante l’aspetto
coriaceo) e
decisamente bella, aveva un corpo snello e sinuoso, gambe affusolate,
splendidi capelli castani e due occhi da cerbiatta che incantavano
chiunque. Kagura Shino, yasha di 26 anni, era un avvocato di successo
dal carattere forte e volitivo. Bella quanto determinata, nessuno era
in grado di contrastarla se si metteva in testa una cosa. Era proprio
questo il problema: desiderava un uomo capace di tenerle testa, un uomo
deciso che non gliele desse tutte vinte, ma era una rarità
trovare un
soggetto simile. Era di una bellezza estrema e peccaminosa: grandi
occhi scarlatti, labbra carnose e di un rosso sanguigno, capelli neri
lucenti acconciati sempre in un rigoroso chignon e un fisico tonico e
longilineo. Poi c’era la vulcanica Ayame Watanabe, 24 anni
anche lei
una yasha (più precisamente una demone lupo), proprietaria
dell’agenzia
di pubbliche relazioni più famosa di Tokyo. Era afflitta
dalla
“sindrome dell’innamoramento facile”:
appena incontrava un ragazzo
carino e ci usciva insieme, si buttava a capofitto e prevedeva
già un
futuro con una famiglia, quando invece il tizio di turno voleva magari
solo divertirsi per una notte. Potete immaginare le fregature colossali
che aveva preso (e i pianti/tragedie che le amiche si erano sorbite)!
Ma era una ragazza adorabile, di buon cuore, dolce, ingenua e
oltretutto molto affascinante. Aveva degli splendidi capelli rossi e
due vivacissimi occhi verdi, era minuta, magra ma ben proporzionata.
Kagome però, era di sicuro quella che veniva notata per
prima.
Innanzitutto per la statura: certamente in Giappone non passava
inosservata una stangona di 177 cm. La sua discendenza etnica mista
poi, le aveva regalato un corpo slanciato e longilineo e due splendidi
occhi di un colore tra l’azzurro e il grigio, abbinati alla
tipica
fisionomia orientale (leggermente addolcita dai tratti occidentali)
caratterizzata da capelli lisci e neri come la pece e pelle nivea. Era
una ragazza molto allegra, anche se decisamente timida, cordiale con
tutti, solare e scherzosa (ma solo con chi conosceva). Le persone a lei
estranee solitamente la giudicavano un po’ snob, ma questa
era una
caratteristica lontana anni luce dalla vera Kagome e Sango, Kagura e
Ayame lo sapevano perfettamente.
Dunque,
come
già detto Kagome si era appena lasciata con il suo storico fidanzato. Era a
pezzi. Il giorno in cui lo trovò a letto con la sua eterna
rivale,
Kikyo Eguchi, fu uno dei momenti più deludenti della sua
vita. Aveva
messo anima e corpo nella sua relazione con Hojo, che ormai durava da
ben cinque anni. Tra le altre cose di lì a poco si sarebbero
dovuti
sposare … Le tornò alla mente la sera in cui lui
le chiese di diventare sua moglie,
le sembrava di vivere in una favola, era tutto così perfetto
… non
c’era una nota stonata, sembrava irreale … e si
era rivelata davvero
un’assurdità. Anche perché a quanto
pare era ormai da diversi mesi che
Hojo e Kikyo erano amanti. Avrebbe fatto meglio a non credere di poter
vivere finalmente felice e contenta. Nonostante fosse vissuta in una
famiglia agiata dell’alta borghesia di Tokyo, la perdita
prematura
dell’amatissima madre, avvenuta quando lei aveva solo otto
anni, la
fece sempre sentire infelice. Nello sguardo di Kagome c’era
sempre una
vaga nota di malinconia e tristezza che solo le persone a lei
più
vicine potevano cogliere. Sperava che la vacanza con le sue amiche la
aiutasse a tornare la solita persona solare quale era e a cancellare il
malessere interiore che la attanagliava. Grazie al cielo la vicinanza
delle ragazze, il comfort del resort e la magnifica cornice delle acque
cristalline, delle interminabili spiagge bianche e delle palme
dell’isola di Barbados, avevano avuto l’effetto
sperato. Quindi era
distesa sull’asciugamano a riscaldarsi al sole dopo una bella
nuotata,
accanto a lei Sango stava leggendo un libro, e in sottofondo
c’erano le
risate sguaiate di Kagura e Ayame che si stavano cimentando nel
kite-surf. Era il paradiso. Peccato che sarebbe durata solamente
un’altra settimana, dopodiché sarebbero tornate
tutte e quattro a
condurre la frenetica vita quotidiana nella city. L’ultima
sera di
vacanza festeggiarono andando a ballare il latino americano,
un’esperienza a dir poco disastrosa perché nessuna
delle quattro sapeva
ballare, ma fu estremamente divertente tant’è che
tornate nella loro
camera avevano il mal di pancia dal troppo ridere. Kagome si sentiva
felice e spensierata come non lo era da tanto tempo, e le amiche ne
erano entusiaste. Per fortuna la vecchia Kagome era tornata.
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Capitolo 2 *** Ch. 2 ***
Ch. 2
Miroku Kobayashi, 26
anni, era nel suo ufficio quando gli arrivò una e-mail di
Kagome che lo avvisava che era appena arrivata a Tokyo e lo invitava ad
un tête-à-tête la sera stessa al loro
ristorante preferito. Sorrise contento di poter passare una serata in
compagnia della sua “sorellina”. Eh sì,
Kagome e Miroku erano legati da una profonda amicizia sin da quando
erano bambini poiché le rispettive madri erano come sorelle,
di conseguenza essi stessi si sentivano come consanguinei. Anche se
avevano frequentato scuole diverse non si erano mai persi di vista,
anzi, man mano che crescevano, Miroku aveva sviluppato una sorta di
gelosia fraterna nei confronti della bella Kagome che era sempre
contornata da ragazzi che le facevano una corte da sfinimento. Kagome
era l’unica ragazza con la quale Miroku si comportasse
decentemente, infatti una caratteristica del ragazzo era
l’essere eccessivamente audace nel proporsi
all’altro sesso. Quando metteva gli occhi su una bella
ragazza si avvicinava ed esordiva con frasi del tipo “Bella
fanciulla mi concederebbe l’onore di fare un figlio con
lei?” oppure passava direttamente all’azione
allungando le mani sul fondoschiena della malcapitata di turno, che
inesorabilmente gli lasciava una cinquina sul bel viso o un
vistoso bernoccolo sulla testa. Kagome era speciale così
come lui lo era per lei. Tra l’altro Kagome aveva anche delle
amiche niente male e ciò non guastava affatto …
c’era quella Sango che lo aveva colpito particolarmente,
più di ogni altra donna che aveva incontrato fino a quel
momento e doveva pianificare una tattica per conquistarla a dovere e
ciò richiedeva tempo e pazienza. Del resto non poteva
contare solamente sul fascino, che certamente non gli mancava; Sango
non era proprio il tipo da cadere ai piedi di uomo solamente per la
prestanza fisica. Tutto sommato però Miroku con le donne
guadagnava molti punti anche grazie alla bellezza: era alto, un bel
fisico asciutto, capelli neri legati in un microscopico codino basso e
due occhi di un profondo blu cobalto. Aggiungendo
l’inclinazione alle battute farcite di doppi sensi e
l’allegria che lo caratterizzava, veniva fuori il ritratto di
un personaggio unico. Era un manager nella grande azienda di
telecomunicazioni di proprietà di suo padre, la Kobayashi
Communications Inc. Un tipo interessante, che faceva parte di una
“combriccola di svitati”, così Kagome
definiva i tre amici d’infanzia di Miroku. Anche se lei non
li aveva mai incontrati, già solo il fatto che andassero
d’amore e d’accordo con lui la diceva lunga,
inoltre l’amico glieli aveva vagamente descritti, e si era
convinta sempre più che non fosse gente del tutto normale.
Detto questo Miroku
uscì per la pausa pranzo e si ritrovò con il suo
gruppetto di amici al solito bistrot del centro città. Ad
aspettarlo al tavolo c’erano già i due fratelli
Inuyasha e Sesshomaru Shimazu, 26 e 28 anni, rispettivamente un mezzo
demone e un demone cane. Entrambi avevano intrapreso la carriera di
ingegneri, così come voleva la tradizione della loro
famiglia, e avevano messo su uno studio associato che ormai era molto
ben avviato. Inuyasha e Sesshomaru erano molto simili di aspetto:
lunghi capelli bianchi e soffici, occhi di un particolare colore
giallo-ambrato, ipnotici ed enigmatici. Entrambi avevano un fisico
statuario, ciò che li distingueva era che Sesshomaru aveva
gli occhi dal taglio un po’ più allungato, strisce
viola sulle guance, una mezzaluna nel mezzo della fronte ed era di poco
più alto. Inuyasha invece aveva delle graziose e
morbidissime orecchie canine sulla testa, candide come la neve, e degli
occhi grandi e dolci. Avevano molto successo con le ragazze, ma in
realtà Sesshomaru le prendeva in considerazione solamente
per soddisfare meri desideri carnali, poiché non era ancora
riuscito a trovare una donna con un carattere che lo colpisse. Inuyasha
dal canto suo, dopo essere stato scaricato da Kikyo (della quale
credeva di essere innamorato) per un damerino ricco e famoso, quattro
mesi prima, non si era più interessato alle ragazze e si era
dedicato completamente al lavoro, in modo da non pensare e non
soffrire. Al tavolo si ritrovarono loro tre, all’appello
mancava come sempre quel ritardatario cronico di Koga Takeda, 26 anni
demone lupo, scapolo incallito e felice di esserlo. Era un broker
finanziario, abile nel suo lavoro. Dotato di abbondante fascino,
cambiava ragazza con la stessa velocità con cui si cambiano
le camicie. Alto, fisico atletico, capelli neri legati in una coda e
occhi di un rarissimo azzurro lattiginoso, era a tratti un
po’ fanciullesco nei suoi modi di fare. Costantemente in
competizione con Inuyasha, alla fine spesso si ritrovavano a
bisticciare come dei bambini, ma alla fine le liti si risolvevano
sempre con una bella pizza e una birra e tutto tornava come prima. Per
fortuna Koga ci mise poco ad arrivare e così cominciarono a
pranzare discutendo del più e del meno.
I: “Ragazzi
che ne dite se stasera ci ritroviamo tutti a casa mia a cena e poi
andiamo a bere in un pub?”
Se: “Per me
va bene, ho bisogno di svagarmi, poi magari rimedio un dopo cena
interessante!”
Ko:
“E’ perfetto, mi va proprio di passare un
po’ di tempo a cazzeggiare con voi, a volte sento la vostra
mancanza *_*”
I, Se e M:
“-_-‘ “
M: “Mi
dispiace ragazzi ma stasera non posso essere dei vostri, ho
già preso un impegno, magari possiamo rimandare, oppure
andate voi, non vi preoccupate…”
I: “Miroku
come mai ti brillano gli occhi? Esci con una ragazza? Non è
da te emozionarti per una semplice uscita! Ahahahahah”
Se:
“Già è vero, quella faccia da idiota
è la solita che adotti quando c’è di
mezzo una donna … Dicci …
Com’è?”
M:
“E’ una donna ma non vi dirò chi
è, potreste cominciare a fare i ficcanaso e non voglio che
la importuniate perché è una persona importante
per me!”
Ko: “Miroku
dai diccelo, che ti costa? Tokyo è piena di belle ragazze,
siamo solo curiosi di sapere che tipo è, mica te la vogliamo
rubare!”
M: “Ma non
è la mia fidanzata è solo una mia carissima
amica!”
I: “E allora
cosa sono tutti questi scrupoli? Anche noi siamo tuoi carissimi amici e
abbiamo il diritto di sapere con chi esci!”
In quel momento Koga
stava sfogliando una rivista e capitò su una pagina dove
c’era la foto di una modella in costume da bagno,
richiamò l’attenzione di Inuyasha che
esclamò: “Accidenti che sventola!!! Non capisco
perché Miroku faccia così il prezioso, lo potrei
capire se uscisse con questa bellezza da copertina, ma con il suo
carattere si ritroverebbe con uno zigomo rotto non appena le si
avvicina!!! Ahahahahahah”
Sesshomaru,
sporgendosi, osservò la foto e si unì alle risate
degli altri due.
Miroku che si stava
innervosendo per le prese in giro degli amici disse: “Fatemi
un po’ vedere chi sarebbe la sventola inavvicinabile,
cretini!”
Koga gli
mostrò la pagina con la fotografia e Miroku di
colpo sbiancò. Con tutte le fotografie di modelle sulle
riviste, Koga si doveva fermare proprio su quella? Era Kagome
accidenti!!! Non aspettandosi di ritrovarsi davanti la sua foto, aveva
avuto una reazione un po’ troppo evidente e i suoi amici se
ne erano accorti.
I: “Non mi
dire che esci con lei! Come puoi?!”
Ko:
“Miroku?”
Se:
“Miroku!!! Parla!!!”
M: “Ehm
… ehhhh … ma guardate che bella fantasia che ha
questa tovaglia! Non trovate anche voi? Eh eh eh!!!”
I, Se e Ko
visibilmente irritati: “MIROKU NON CAMBIARE
DISCORSO!!!”
M: “Oh
… e va bene è lei, è lei!”
I, Se e Ko:
“O_O”
Se: “Miroku,
devo farti i complimenti, non avrei mai immaginato che saresti riuscito
ad avere una “amica” così ben messa!
Perché non ce ne hai mai parlato e non ce
l’hai fatta conoscere?”
M: “Beh
… ecco, lei è come una sorella per me e non ve
l’ho fatta conoscere perché non
c’è stata mai l’occasione …
Poi tra il lavoro e il fatto che era fidanzata anche io la vedevo di
rado … ”
I: “Aspetta
un attimo ma lei non è mica la ex fidanzata di quel damerino
che ora sta con Kikyo? Mi sembra di aver letto sui giornali che si
dovevano addirittura sposare ma che lei lo ha lasciato
perché lo ha scoperto con Kikyo che era
l’amante!”
Se e Ko: “
E’ vero!!!”
M: “Ottimo
spirito d’osservazione Inuyasha, è proprio lei e
se non sbaglio tu conosci personalmente suo padre il prof. Kyosuke
Higurashi, archeologo stimato e direttore del Museo di Storia Naturale
di Tokyo”.
I: “
Sì è vero lo conosco, ultimamente stiamo
collaborando per quanto riguarda la messa in sicurezza di alcuni scavi
di un sito archeologico in India … quindi la tua
pseudo-sorella è proprio lei, che strano
intreccio…”
M:
“Già a volte il destino è davvero
beffardo…”
Ko: “Quindi
Miroku ce la presenti? Ora è single quindi avrà
più tempo per stare con te e automaticamente avrà
anche il tempo per conoscerci!”
Se: “In
effetti Koga ha ragione, potresti farcela conoscere, magari ci
può presentare qualche sua amica… essendo
così bella avrà anche delle amiche belle! Ih ih
ih!”
I: “Miroku
amico mio, siamo dei gentiluomini, non devi temere di
presentarcela”
M: “Ok va
bene vedrò di organizzare una serata a casa mia e le
chiederò di portare le sue amiche, però Sango
è solo mia guai a voi se le mettete gli occhi
addosso!”
I, Se e Ko:
“Perché stasera invece non ci porti con te???
*_*”
M: “Ma non
mi sembra proprio il caso…”
Ko: “E
invece sì altrimenti scoveremo il tuo luogo
d’incontro e vedrai che magnifica sorpresa che ti
prepariamo…muahahahahah!!!”
Se: “Kouga
ha ragione. E’ deciso, stasera verremo insieme a te! Che ne
dici fratellino, sei dei nostri?”
I: “Va bene,
tanto era in progetto di passare la serata tutti insieme! Dunque
Miroku?”
M: “E va
bene uffa!!!! Siete davvero delle palle al piede, io volevo passare una
serata con una donzella e mi ritrovo a dover organizzare un baccanale
… Accidenti a voi!!!!”
Dopo il pranzo
movimentato, ognuno di loro tornò al proprio lavoro con
diversi pensieri per la testa, ma Inuyasha era rimasto davvero colpito
dalle strane coincidenze che in qualche modo lo legavano a quella
ragazza e non riusciva a smettere di rimuginarci sopra. Voleva proprio
incontrare questa Kagome e vedere che tipo era.
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Capitolo 3 *** Ch. 3 ***
Ch. 3
Kagome era
pronta per uscire di casa, aveva appena chiuso la telefonata con il suo
adorato padre e si stava sistemando le cose nella borsa. Non vedeva
l’ora di incontrare Miroku, aveva davvero bisogno di parlare
con lui e di sfogarsi. Dopo tutto quello che era successo era partita
quasi subito con le sue amiche. Aveva avuto giusto il tempo di radunare
tutte le cose che aveva a casa di Hojo e ritornare nel suo
appartamento, spostare gli appuntamenti di lavoro nell’agenda
e prenotare il viaggio, quindi non aveva avuto l’occasione di
vedersi con Miroku e raccontargli per filo e per segno tutto quanto.
Una volta arrivata al ristorante si fece guidare al tavolo e appena
vide Miroku gli si buttò tra le braccia. Le era mancato il
suo fratellone. Non appena si girò per sedersi al tavolo
notò una cosa alquanto bizzarra: quello che doveva essere un
tavolo per due, in realtà era una tavolata per otto! Era
piuttosto sorpresa ma felice di vedere che c’erano anche
Sango, Ayame e Kagura! Notò che erano presenti anche altri
tre tizi che non aveva mai visto e che non le toglievano gli occhi di
dosso. Ipotizzò che fossero i ¾ della combriccola
di svitati e infatti non si sbagliò. Miroku glieli
presentò e si accorse con piacere, che oltre ad essere dei
ragazzi molto belli, erano anche simpatici ed educati, contrariamente
alle aspettative. Cominciarono a cenare e la serata stava procedendo
bene e in allegria.
Ko: “ Kagome
sulle riviste sei davvero bellissima ma, lasciatelo dire, di persona lo
sei ancora di più! ^_^”
K: “O/////O
grazie mille Kouga-kun…"
M: “Kouga
smettila di fare il cascamorto! Oh Sango…lascia che io
decanti il tuo divino fascino”
Sa: “O////O
Miroku ma sei scemo? Cosa stai blaterando?”
M: “Ma non
è colpa mia, sono circondato da quattro bellezze
stratosferiche e Sango tu sei semplicemente superba!!! *_*”
Sa:
“E’ senza speranza…
-_-‘ ”
Ko: “Oh
è vero, siete talmente belle che i diamanti in confronto a
voi sono solamente pietre prive di luce!!! *_*”
I: “Miroku
che diavolo gli hai fatto? Perché adesso Kouga si esprime
come te? O.O”
Se:
“Aahahahahahahhaahahahhaah siete ridicoli!!! Tutte queste
femmine di prima categoria vi danno alla testa?”
Ka: “Scusa
Sesshomaru-kun, come hai detto? Femmine di prima categoria? Mica siamo
oggetti! Che razza di maschilista, non mi sorprende che non riesci a
trovare una donna che riesca a sopportarti!”
Dopo
l’affermazione di Kagura tutti quanti rabbrividirono... Mai
nessuno aveva osato parlare così a Sesshomaru! Tutti
temevano che potesse scatenarsi il finimondo, invece dentro Sesshomaru
qualcosa scattò e le fece un sorriso molto dolce. Kagura si
stupì della reazione e sorrise di rimando.
Se: “Kagura
mi piace molto il tuo carattere e mi piace il fatto che tu non ti
faccia problemi a dire ciò che pensi. E’ una
qualità che fatico a trovare nelle donne che incontro, ti
andrebbe di uscire con me?”
Tutti rimasero di
sasso. Quello era l’invito più assurdo che
avessero mai sentito! Si conoscevano sì e no da due ore e
già lui faceva la prima mossa. Incredibile! Non era una cosa
da Sesshomaru! Kagura era sempre più spiazzata, ma rimase
piacevolmente stupita da quest’uomo pieno di iniziativa e
rispose che sarebbe uscita con lui molto volentieri, lasciando di nuovo
tutti di stucco. Probabilmente si erano trovati, tanto meglio per loro,
si ritrovò a pensare Kagome. Lei non era più
sicura di volersi legare a qualcuno, non aveva voglia di rimanere
un’altra volta delusa… però
l’amore dava un sapore diverso alla vita…
chissà se si sarebbe innamorata di nuovo. Per fortuna la
serata passò tranquilla. Kouga aveva tentato più
volte di corteggiarla, ma senza successo: benché fosse un
tipo galante e simpatico, lei non aveva voglia di flirtare. Per fortuna
il ragazzo era sveglio e senza problemi si avvicinò ad
Ayame, che sembrava gradire particolarmente le attenzioni e gli sguardi
del demone lupo, tant’è che andarono via insieme,
prima di tutti gli altri, con la scusa che volevano fare una
passeggiata per conoscersi meglio. Mica male, a volte era sconcertata
dalla intraprendenza di Ayame! Al ristorante erano rimasti solo
Sesshomaru e Kagura, che parlavano fitto tra di loro; Sango e Miroku
che litigavano ogni momento a causa delle mani troppo lunghe del
ragazzo, ma alla fine si vedeva lontano un miglio che erano pazzi
l’uno dell’altra, serviva solamente la scintilla
per far accendere il fuoco! Gli unici non accoppiati erano Inuyasha e
Kagome… si erano parlati pochissimo durante la serata e ora
che si erano ritrovati vicini avrebbero potuto instaurare una
conversazione. Kagome era rimasta affascinata dalla bellezza statuaria
del ragazzo ed era un po’ in imbarazzo al pensiero di essere
seduta accanto ad un uomo così fascinoso, ne era quasi
intimorita. Inuyasha da parte sua faceva pensieri pressoché
simili: era rimasto abbagliato da una tale prepotente giovane bellezza.
Si era soffermato ad osservarla di sottecchi e doveva ammettere che non
aveva mai incontrato una donna così dannatamente seducente.
Non si spiegava come quell’idiota di Hojo avesse potuto
tradire Kagome con Kikyo. Dopo essere stato lasciato aveva aperto gli
occhi e si era reso conto che Kikyo era una succhia soldi, desiderava
un uomo ricco e potente che le potesse garantire uno stile di vita
reale senza che dovesse fare il minimo sforzo. Il lavoro di modella per
lei era solamente un passatempo e un modo per accalappiarsi facoltosi
cicisbei. E poi Kikyo non poteva reggere il confronto con lei: era
palese la abissale differenza tra le due, e Kagome ne usciva
vincitrice. Era davvero bella. Non poteva usare altre parole per
descriverla. Mentre Inuyasha era perso in questi pensieri, Kagome prese
coraggio e parlò.
K: “ Senti
Inuyasha-kun, Miroku mi ha detto che collabori con mio padre, di cosa
ti occupi precisamente?”
I:
“E’ vero, tuo padre mi ha affidato un lavoro per
quanto riguarda degli scavi archeologici nel nord dell’India.
Sembra che abbia trovato qualcosa di molto interessante e che sia
strettamente connesso con degli studi che stava compiendo una ventina
di anni fa in Siberia insieme ad un altro archeologo del quale si sono
prese le tracce. Sembra un racconto di Indiana Jones! Tuo padre
è proprio un tipo simpatico, chissà quante
nozioni di archeologia ti avrà insegnato!”
K: “A dire
il vero, nonostante io sia legatissima a mio padre, lui non mi ha mai
parlato dei suoi studi e del suo lavoro… Probabilmente ne
sai molto più tu di me… dopo la morte di mia
madre diventò ancora più restio a comunicarmi
dettagli sulla sua occupazione, io non so proprio nulla riguardo
l’archeologia! Mio padre, quando mi diplomai e decisi di
andare all’università, non volle farmi iscrivere
alla facoltà che mi avrebbe condotta al lavoro di
archeologa, cercò di dissuadermi e alla fine per amor suo
decisi di iscrivermi a legge. Per fortuna, benché
già lavorassi come indossatrice e fossi spesso in viaggio,
sono riuscita a laurearmi a pieni voti.”
Kagome si rese conto
troppo tardi di essersi lasciata andare un po’ troppo con le
confidenze. Dopotutto lo conosceva da poche ore…
però non sapeva spiegarsi il motivo, ma Inuyasha aveva
un’aura rassicurante, sentiva che poteva parlargli di
qualsiasi cosa senza alcun timore. Per una volta avrebbe dato retta al
suo cuore, non aveva voglia di pensare e aveva bisogno di aprirsi con
qualcuno.
I: “Caspita
complimenti! Deve essere stato difficile conciliare entrambe le
attività! Comunque mi dispiace averti reso triste, non
voglio che tu pensi che tuo padre voglia tenerti nascosta la sua vita.
Sai molto spesso mi parla del fatto che non si reputa un buon genitore
e avrebbe voluto starti accanto molto di più, ma che era
più il tempo che passavi con i nonni che con lui, a causa
delle sue spedizioni che lo portavano in giro per il mondo…
è molto orgoglioso di te e mi ha chiaramente detto che sente
molto la tua mancanza quando sei via per lavoro. Purtroppo la vita a
volte ti separa ingiustamente dalle persone che ami di più.
Io e Sesshomaru abbiamo perso entrambi i genitori quando eravamo
ragazzini e siamo cresciuti con i nonni. Sono morti in circostanze
misteriose in un incidente aereo al largo del Madagascar, in mezzo al
mare. Non fu mai ritrovato nemmeno il relitto dell’aereo
privato che li trasportava. Capisco come tu ti possa sentire, so che
anche tua madre è deceduta in circostanze poco
chiare.”
K:
“Già,ormai sono passati molti anni ma ancora non
mi do pace… fu un incidente stradale…io ero con
lei…stavamo tornando a Tokyo dopo una settimana di vacanza
trascorsa ad Hokkaido, su una curva scoppiò uno pneumatico e
la macchina inesorabilmente sbandò…non so come
sia potuto accadere…finimmo giù per un dirupo e
rimasi incosciente per non so quanto tempo…quando mi
risvegliai mi accorsi che la mamma non respirava
più…e poi qualcuno venne a
soccorrerci…ho dei ricordi molto vaghi di quello che
successe dopo…mi ricordo soltanto gli occhi di un uomo tra
la folla di gente e di soccorritori…erano maligni e
divertiti…sembrava essere felice della tragedia che si era
appena abbattuta su di me e su ciò che rimaneva della mia
famiglia…”
Senza che se ne
rendesse conto Kagome si era messa a piangere…lacrime amare
cominciarono a solcare il suo bel viso…Inuyasha era
costernato, non voleva che lei stesse male…che razza di
idiota che era stato a instaurare un discorso sul
passato…non tutti avevano avuto un’infanzia felice
e non era giusto rivangare ricordi che faticosamente erano stati chiusi
in fondo al cuore…eppure, sebbene fosse la prima volta che
la incontrava e che ci parlava, aveva la sensazione che lei potesse
capire più di chiunque altro come si era sentito fino a quel
momento…e le aveva parlato di cose molto personali.
Istintivamente le strinse una mano tra la sua e sentendo la stretta
ricambiata rimase sollevato. Miroku, Sango, Kagura e Sesshomaru si
accorsero che Kagome era in lacrime e si avvicinarono. Miroku
carezzò con fare quasi paterno il viso della ragazza,
tentando di calmarla. Sesshomaru con fare da cavaliere le porse un
fazzoletto e le sorrise. Sia Kagura che Sango guardarono con dolcezza
Inuyasha poichè avevano compreso che le loro anime erano
molto più vicine di quanto credessero. Quando Kagome si
calmò, si voltò verso Inuyasha che non aveva
lasciato la sua mano e, incatenando gli occhi ambrati del ragazzo nei
suoi disse: “Inuyasha quante strane coincidenze che ci
legano, abbiamo vissuto due vite gemelle e solo ora le nostre strade si
sono incrociate…chissà che significato ha il
nostro incontro…”
-Già…chissà…-
Anche lui si ritrovò a pensare di nuovo a tutto
ciò, senza però riuscire a trovare un nesso tra
gi eventi e facendogli tornare nuovamente quel peso sul cuore che per
molti anni aveva cercato di contrastare.
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Capitolo 4 *** Ch. 4 ***
Ch.4
Inuyasha
insistette per accompagnare a casa Kagome. Si sentiva molto in colpa
per averla fatta piangere, ma la ragazza gli disse che non era successo
assolutamente nulla e che se avesse osato ripetere che la colpa era
sua, si sarebbe arrabbiata davvero. Inuyasha rincuorato da queste
parole le fece un sorriso sincero e, dopo aver salutato tutti quanti ed
essersi sorbiti alcune frecciatine maliziose di Miroku (interrotto
prontamente da Sango che con il tacco a spillo gli aveva pestato
l’alluce), si avviarono insieme alla macchina del ragazzo.
Arrivati sotto casa di Kagome, tra i due era calato un
leggero imbarazzo. Inuyasha fu il primo a rompere quel silenzio
fastidioso.
I:
“Kagome
mi ha fatto molto piacere conoscerti, sai? Sarebbe bello se potessimo
uscire di nuovo tutti insieme, è stata una serata davvero
molto carina. Io spesso sono negli uffici del museo dove tuo padre ha
lo studio, ultimamente vado lì molto di frequente, se
dovessi capitare da quelle parti e hai abbastanza tempo, avrei piacere
ad offrirti un caffè!”
K: “Anche io
sono stata felice di fare la tua conoscenza Inuyasha-kun, accetto molto
volentieri di prendere un caffè insieme. Vorrei poter
ricambiare il gesto, quindi uno di questi giorni, vorrei invitarti a
prendere il tea in un posto molto grazioso. Naturalmente quando hai
tempo e voglia, sarei molto contenta di godere della tua
compagnia.”
Kagome
arrossì e si morse la lingua per l’audacia che
aveva dimostrato, ma Inuyasha sembrava molto stupito e contento. Il
ragazzo sorridendo accettò l’invito e si
congedò dalla fanciulla baciandole la mano con fare molto
galante. Kagome pensò che probabilmente doveva essere rossa
come un semaforo e ringraziò che fosse notte inoltrata e che
nessuno potesse notare il suo colorito vergognoso.
I: “Buona
notte Kagome, spero di rivederti molto presto. E ti prego di chiamarmi
solo Inuyasha, ormai siamo amici!”
K: “Buona
notte a te Inuyasha! A presto!”
Detto questo il
ragazzo salì sulla sua bella macchina e se ne
andò. Kagome entrò in casa sorridendo come una
ebete. Si stese sul letto e, prima di addormentarsi, si
ritrovò a pensare che Inuyasha era proprio un ragazzo carino
e che le sarebbe piaciuto davvero uscirci insieme.
Anche Inuyasha era
rimasto molto colpito da Kagome, in tutti i sensi, e prima di chiudere
gli occhi espresse il desiderio di rivederla il giorno seguente, magari
si sarebbe avverato!
Il mattino seguente
Kagome si sentiva in forma e piena di energie come non accadeva da
molto tempo. Era evidente che il mese di vacanza era stato davvero
corroborante per spirito e corpo! Ottimo, si disse, non c’era
modo migliore per iniziare la giornata! Quel giorno aveva in programma
di andare in palestra, pranzare insieme alle ragazze e far loro il
terzo grado (soprattutto a quella matta di Ayame, sperando di non
trovarla in lacrime come al solito, dopo che aveva passato la notte con
un uomo). Nel pomeriggio sarebbe passata al museo a salutare suo padre
che non vedeva da un mese: voleva fargli una sorpresa e non lo aveva
avvisato, sicuramente sarebbe stato felicissimo! E poi magari per puro
CASO avrebbe rivisto Inuyasha…! Piena di buoni propositi,
uscì di casa tutta sorridente. Durante la mattinata Miroku
la chiamò al cellulare e si fece raccontare cosa era
accaduto dopo che si erano salutati. Si ritrovò a ridere
come una matta mentre era sulla cyclette, in palestra, per colpa di
quello scemo che si ritrovava come amico.
M: “Ka-chan,
tesoro mio, non sai che delusione ieri sera…Sango non mi ha
fatto nemmeno entrare in casa sua…ma
perché?”
K: “Eh,
povero il mio dongiovanni da strapazzo…cosa le hai
detto?”
M: “Le ho
chiesto gentilmente se potevo salire perchè volevo
controllare che sotto il materasso del suo letto non ci fossero spiriti
maligni e poi le ho detto che sarei stato felice e onorato di scaldare
il suo bellissimo corpo…invece della solita coperta avrebbe
avuto me! Ma niente, si è anche arrabbiata e mi ha dato uno
schiaffo…ho ancora il segno dell’anello che
indossa sempre, quello uguale a quelli che portate tu, Kagura e Ayame.
Come posso fare per conquistarla? In questo mese che siete state via mi
è mancata da morire, non avevo il coraggio di
chiamarla…sai Kagome, credo di essere profondamente
innamorato di lei…dammi una mano, dimmi cosa posso fare per
farle capire cosa provo!”
K: “Oh era
ora che te ne rendessi conto!!! Evviva! Punto primo: non dovevi dirle
quelle cose, razza di cretino! Avrà sicuramente inteso che
volevi solamente andare a letto con lei, senza che ci fosse alcuna
implicazione sentimentale, e questa è una cosa che Sango
ODIA profondamente! Punto secondo: visto che ti sei accorto di amarla,
perché non la inviti a cena e cerchi di dimostrarle che sei
diverso da tutti gli altri uomini? Sono certa che se ti comporti come
il vero Miroku, lei non avrà dubbi e accetterà di
buon grado la tua corte. Vi conoscete ormai da tanti anni, sono sicura
al 100% che lei è pazza di te ma è convinta che
la consideri solo come una amica e che tu non abbia intenzioni serie!
Dimostrale che non è così e che per te lei
è l’unica donna! Sono sicura che ce la farai!
Metticela tutta!”
M: “Piccola
mia, sei davvero la migliore amica che si possa avere. La
inviterò a cena questa sera stessa! Grazie per i tuoi
consigli, ti farò sapere come va. Ti voglio bene sorellina,
tanti baci”
K: “Miroku
anche tu sei l’amico migliore del mondo! Ti voglio bene anche
io, farfallone che non sei altro! Ci sentiamo presto! Tanti baci a te!
Ah, Miroku? Lo sai che quando siamo al telefono sembriamo due
deficienti?”
M:
“Sì lo so, ma è questo che ci rende
favolosi! Ciao tesoro!”
Dopo aver chiuso la
telefonata si sentì sollevata e pregò che ai due
amici andasse bene. All’ora di pranzo si ritrovò
con Kagura, Ayame e Sango in un locale molto carino e caratteristico
che erano solite frequentare. Era pronta per le chiacchiere di
mezzogiorno, non aspettava altro! Si chiese da quando in qua fosse
diventata così assetata di gossip e automaticamente si
lasciò scappare una breve risatina, incurante che la gente
potesse pensare che non avesse tutte le rotelle al loro posto.
K: “Salve
dolcezze! Come andiamo? Io ho tanta fame e voi?”
Ka: “Ciao
tesori! Tutto bene, e voi? Kagome ma è possibile che pensi
sempre al cibo? -_-‘ ”
S: “Buon
pomeriggio amori miei, non c’è
male…anche se ho mille pensieri e mi è venuto mal
di testa!”
A:
“Bellezze! Che bello vedervi!!! Oggi è una
magnifica giornata non trovate anche voi? Che felicità!
*_*”
Ka: “Ayame,
scommetto che stai morendo dalla voglia di raccontarci come
è andata la tua “passeggiata” con quel
bel figliolo di Kouga…non è vero?”
A: “Oh
ragazze, è stata la serata più bella della mia
vita! Tra noi non è successo ancora niente, ma vi giuro che
questo è l’uomo giusto…E’
così bello, galante, simpatico, gentile…ha anche
un bel sedere ^_^!!!”
S: “Aya cosa
intendi con “uomo giusto”? Non ti starai
già facendo il film della vostra vita insieme, contornati da
3 o 4 frugoletti!? Bada bene che l’ultima volta, quando quel
Nobunaga ti ha mollata dopo due settimane che vi frequentavate, hai
pianto per tre giorni di fila e sinceramente ci è sembrata
una reazione spropositata, non vorremmo assistere ad un’altra
delle tue scene melodrammatiche!”
K: “Aya,
Sango ha ragione, non puoi ogni volta buttarti giù per una
simile sciocchezza! Neanche io l’ho tirata tanto per le
lunghe dopo che ho mollato quel demente di Hojo, se consideri poi che
la nostra storia è durata cinque anni! Certo ero molto
giù, ma non ho passato le giornate a piagnucolare, alla fine
me ne sono fatta una ragione e ora mi sento serena. Giuro che sono
rinata, soprattutto grazie a voi!”
Sango, Kagura e Ayame
sorrisero soddisfatte. Per loro era una gioia sentire quelle parole
dette da Kagome.
Ka: “Dunque
Aya, abbiamo appurato che non ci sei ancora andata a letto e che oggi
hai un umore stellare, cosa è successo tra voi?”
A: “Ragazze,
lui è molto simile a me, abbiamo condotto una vita
sentimentale molto simile con la differenza che io ho sempre dato molto
peso alle mie avventure…Ebbene lui mi ha chiesto se possiamo
uscire ancora insieme e che con me vorrebbe fare le cose sul serio,
perché dice che sono diversa e che sono l’unica
che l’abbia mai colpito così
profondamente…insomma, vorrebbe andare per gradi,
corteggiarmi come si deve…ora capite perché sono
così immensamente felice?”
K: “Ma
è meraviglioso!!! Oh Aya sono così contenta per
te!!!”
Ka: “Se sono
rose, fioriranno…!”
S: “Speriamo
che siano dei bei fiori allora!”
A: “E voi
che mi dite ragazze? Kagura tesoro, ho notato un certo feeling tra te e
il bel tenebroso Sesshomaru, mi sembrate una bella coppia
così come Sango e Miroku, eh eh eh!”
S:
“O///////////O Aya, non dire scemenze per favore! Tra me e
quel maniaco non potrà mai esserci nulla!”
K: “E invece
secondo me ha ragione Ayame, tra voi c’è quella
che chiamano “attrazione fatale” solo che per il
momento è latente…si vede lontano un miglio che
Miroku è pazzo di te, credimi lo conosco da una vita e non
l’ho mai visto così preso da una donna!”
Ka: “Sango
non capisco perché ti ostini a dire che non è
vero che ti piace Miroku…Quando fai così mi fai
venire i nervi! E’ palese che basterebbe creare il
presupposto e di conseguenza sareste travolti dalla passione! Non si
spiegherebbe il motivo della tua gelosia quando lui fa lo scemo con le
altre!”
S: “Uffa
ragazze…non posso nascondervi nulla, vero? Solo che ieri
sera quando mi ha accompagnata a casa sembrava volesse prendersi gioco
di me…si è comportato come tutti gli altri
uomini, ovvero come uno a cui interessa solo il sesso…non ho
speranze… anche se prima mi ha chiesto se stasera mi va di
andare a cena fuori con lui…non so cosa pensare”
K: “Non
disperare Sanguccia, vedrai che Miroku ti saprà stupire, ti
ricrederai e presto te lo ritroverai ai piedi! Accetta
l’invito a cena e vedrai che non te ne pentirai, dai retta a
me!”
A: “Ih ih ih
Kagome mi sembra sicura del fatto suo! Comunque Kagura, devi
raccontarci di te e Sesshyno! Non deviare le domande!”
Ka:
“Sesshyno??!!! Ahahahahahahah! Questa è bella,
credo che gliela riproporrò! Ammetto che
c’è del feeling ma non sono pronta a buttarmi in
una storia, vorrei conoscerlo meglio…stasera mi ha invitata
in un ristorante lussuoso, cercherò di sapere un
po’ di più sulla sua vita. Lui è
potenzialmente il mio tipo d’uomo: un po’ freddo e
duro all’apparenza anche se alla fine sembra molto
dolce…è come il Cremino: fuori croccante, dentro
un cuore di panna. Anche se nutro qualche dubbio, non so se siamo
realmente così compatibili”
S, K, A:
“Ahahahahahahaahahahahahaahahahahahahah!!!!”
K: “Ma avete
sentito ragazze?! Sesshyno è come il Cremino!!! Fa anche
rima!!!”
S:
“E’vero!!! Oh mamma Kagura mi hai fatto venire le
lacrime agli occhi, sei troppo forte!”
A:
“Ah…aiuto…che ridere! Comunque, a
prescindere dai tuoi dubbi, scommetto che stasera, dopo cena,
Sesshomaru ti offrirà un buon dessert!
Ahahahahahah”
K e S:
“Ahahahahahahahahhah”
Ka:
“Ayameeee ma che dici!!!??? Ahahahahahahah, sei
incorreggibile!”
Passarono tutto il
tempo a ridere spensierate, fino a quando non arrivò il
momento di salutarsi. Non chiesero più di tanto a
Kagome per paura di renderla triste, dopotutto era single da un mese e
il modo in cui si era mollata con il suo ex era uno dei peggiori,
quindi non volevano starle addosso e si limitarono a dire che Inuyasha
era risultato simpatico a tutte e che lo trovavano davvero un bel
ragazzo. - Sarebbe assurdo sostenere il contrario- pensò
divertita Kagome. Tutto sommato stava bene, stranamente non si sentiva
triste o abbattuta per essere stata tradita, certo provava un
po’ di solitudine, ma era circondata da amici e amiche che le
volevano sinceramente bene e, pensandoci bene, dopo la rottura con Hojo
provava una sensazione particolare, come se si fosse tolta un peso. Del
resto quando stava con lui si era accorta che non riusciva ad
esprimersi pienamente. Anche le ragazze glielo avevano fatto notare:
Hojo a loro non era mai piaciuto granché, ma non avevano mai
interferito con giudizi ed osservazioni ed avevano sempre sostenuto
Kagome. Alla fine doveva quasi ringraziare quell’antipatica
di Kikyo: le aveva restituito la libertà e la sua
personalità. Non doveva più prestare attenzione
alle critiche di Hojo, che si permetteva addirittura di decidere che
abito dovesse indossare per le loro cene fuori. Riflettendo, lo aveva
sempre lasciato fare (nonostante la scocciasse parecchio)
perché le sembrava (o meglio, aveva voluto convincersi) che
fosse un modo di fare che lui adottava per dimostrare che teneva a lei,
ma in realtà aveva cercato di reprimere la
personalità di Kagome, e questo non era giusto. Tanto
meglio, ora poteva fare quello che voleva! Poteva anche decidere di
andare a spasso in bikini per le lussuose boutique del distretto di
Ginza, alla fine se lo poteva pure permettere! Ridacchiò tra
sé e si avviò allegra verso il museo di storia
naturale. Prossima tappa: sorpresa a papà!
//////////////////////////////////////
Hello everybody, guys!!!
Ringrazio tutte le persone che leggono e che (spero vivamente)
continueranno a seguire questa storia, spero di non deludervi.
Volevo dire grazie in particolare a lirinuccia
e Crisan che
per prime hanno recensito la mia fic, mi auguro che i prossimi capitoli
siano di vostro gradimento!
A presto! Baci!
Sandy23
|
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Capitolo 5 *** Ch. 5 ***
Ch.5
Ciao a
tutti voi che leggete! Mi scuso in anticipo per il capitolo
che risulta un pò corto, ma prometto che il prossimo
sarà più "sostanzioso". Vi lascio alla
storia e vi auguro una buona lettura!!!
Ps= naturalmente ringrazio di cuore tutti coloro che leggono e coloro
che inseriscono le recensioni! Thank you so much!
Un bacione!
Sandy
Kagome entrò nel museo e si guardò attorno. Erano
le 16.30 e ormai l’orario di visita era terminato e
praticamente non c’era anima viva nelle sale, si sentiva solo
il rumore del condizionatore d’aria e dei suoi passi. Erano
innumerevoli le volte che si era trovata a girovagare per il museo
vuoto e aveva scoperto anche un nascondiglio segreto dove andava a
leggere i racconti noir di Edgar Allan Poe: una nicchia nascosta da una
parete scorrevole, alla base del piedistallo in cartongesso dello
scheletro fossile del Tirannosauro Rex. Sorrise ripensando a quanto
quel luogo così buio e silenzioso la facesse sentire a casa.
Allungò il passo e si diresse al piano superiore, aveva
voglia di riabbracciare suo padre al più presto. Arrivata
davanti alla porta del suo studio bussò, aspettandosi una
risposta. Strano che non ci fosse nessuno nella stanza, di solito suo
padre ci rimaneva anche fino a tarda ora e difficilmente, durante il
giorno, si allontanava da lì. Attese per qualche minuto e
poi decise di entrare poiché la porta era aperta, lo avrebbe
aspettato all’interno. Appena mise piede dentro alla stanza
rimase scioccata: c’era un disordine tremendo. Suo padre non
era certamente un uomo con la mania dell’ordine, ma il caos
presente in quella stanza era sicura al 100% che non fosse opera sua.
C’erano cassetti aperti, fogli sparsi su tutto il pavimento,
gli schedari erano stati buttati qua e là, il vetro della
teca dove conservava la sua collezione di monete romane era rotto, ma
non era stato rubato alcunché. Notò che da un
plico rilegato erano state strappate diverse pagine e si accorse che
erano documenti relativi ad una ricerca condotta proprio da suo padre.
Sembrava che qualcuno fosse entrato con l’intenzione di
rubare qualcosa in particolare e sapeva con certezza che il prof.
Higurashi ne era in possesso. Cercò inutilmente di
rintracciare suo padre chiamandolo al cellulare che risultava sempre
irraggiungibile. Decise che era il caso di chiamare la polizia che
sfortunatamente non le fu di nessun aiuto. Alla sua richiesta di
mandare degli agenti al museo si sentì rispondere che se non
era certa che fosse stato rapito sarebbe stato inutile e che
probabilmente suo padre sarebbe ritornato presto. Chiuse la telefonata
allibita dalla risposta del centralino…che
assurdità!!!! Aveva un diavolo per capello, se avesse avuto
davanti colei che le aveva risposto in quel modo, sicuramente le
avrebbe strappato i pollici con le pinze! Non si ricordava di aver mai
fatto dei pensieri così sadici, ma probabilmente
l’ansia e la rabbia che l’avevano assalita le
facevano questo effetto. Decise che era meglio agire da sola.
Uscì dalla studio per dirigersi alla reception e chiedere se
lo avevano visto, ma mentre stava percorrendo il corridoio
sentì dei rumori provenire dall’ufficio adiacente
a quello del prof. Higurashi. Tornò sui suoi passi,
bussò e attese che l’individuo
all’interno le aprisse la porta. Si ritrovò di
fronte il bel viso di Inuyasha, sorpreso e sorridente (in
realtà esultava mentalmente: il desiderio che aveva espresso
la sera prima, si era avverato! Doveva ricordarsi di andare al tempio e
ringraziare i Kami!). Anche Kagome era rimasta stupita di vederlo, ma
in effetti solo dopo esserselo ritrovato sotto al naso, notò
che sulla targa provvisoria di fianco alla porta c’era
scritto: Ing. Shimazu I. e si ricordò che lui le aveva detto
che da qualche tempo collaborava con il museo. Poco male, almeno era
una persona che l’avrebbe ascoltata. Raccontò ad
Inuyasha dello stato in cui aveva trovato lo studio di suo padre e gli
chiese se lo avesse visto o sentito nelle ultime ore.
K:
“Inuyasha, spero che tu possa dirmi dove si trova mio padre.
Il suo ufficio è stato messo a soqquadro da qualcuno di
estraneo che ha strappato le pagine di un plico rilegato che conteneva
gli appunti di una sua ricerca. La polizia a quanto pare pensa che io
sia pazza e non manderà alcun agente a controllare.
L’unico che potrebbe fornirmi qualche informazione, al
momento, sei tu. Sono preoccupata. Di solito papà quando
parte mi avvisa sempre. Mi sembra alquanto improbabile che questa volta
se ne sia dimenticato.”
I: “Kagome a
dire il vero tuo padre non lo incrocio da un paio di giorni. Sono
venuto oggi qui al museo perché dovevamo incontrarci verso
le 18 per organizzare un cantiere. Io sono qui da circa
mezz’ora ma ancora non l’ho visto, ho pensato che
fosse fuori come spesso capita. Fino a ieri ero nel mio studio a
Shiodome, quindi non so proprio dirti dove possa essere stato negli
ultimi giorni o che cosa sia successo. Magari il custode del museo, il
sig. Kawashima, ci può dire se lo ha visto e dove
può essere andato, di solito quando esce gli lascia detto
dove può essere rintracciato. Vieni con me.”
K: “Speriamo
che sia solamente un malinteso e che il sig. Kawashima ci possa
aiutare.”
I: “Vedrai
che è così, tuo padre starà
sicuramente bene, non preoccuparti. Ad ogni modo, per qualsiasi cosa,
sappi che puoi contare su di me.”
K: “Ti
ringrazio Inuyasha.”
Si avviarono verso la
reception del museo, dove sapevano di poter trovare il custode che
avrebbe sicuramente detto loro dove potevano trovare il prof.
Higurashi. Con loro somma sorpresa, il custode non era al solito posto.
Si guardarono attoniti: Kawashima era un uomo ligio al dovere, tutti lo
sapevano. Non avrebbe mai lasciato il posto durante il suo turno di
lavoro. Per quanto insolito e strano fosse il fatto, il ragazzo non si
perse d’animo e propose a Kagome di andarlo a cercare
all’interno delle sale del museo. Prima di dividersi
però, Inuyasha, grazie ai suoi sensi sviluppati,
udì un rumore particolare che proveniva dal piedistallo in
cartongesso dello scheletro del Tirannosauro posto nell’atrio
all’ingresso del museo. Kagome si mise dietro le spalle
sicure del mezzo demone ed entrambi si avvicinarono quatti-quattialla
sorgente del rumore. Inuyasha aprì di scatto la parete
scorrevole e all’interno vi trovò il custode. Era
rannicchiato su se stesso e visibilmente scosso. Non gli era mai
sembrato un uomo pauroso, ma da come tremava sembrava avesse visto
qualcosa di spaventoso. Kagome si avvicinò
all’uomo e molto dolcemente gli parlò, tentando di
tranquillizzarlo e di farsi dire il motivo che lo aveva spinto a
nascondersi.
K: “Signor
Kawashima, come si sente? Sta bene? Eravamo preoccupati per lei e non
lo trovavamo, mi dica, come mai si è nascosto qui?”
Sig. K: “Oh
signorina Higurashi! C’è anche lei, dott. Shimazu!
Dovete andare via di qua! Scappate! Forse sono ancora qui…o
potrebbero ritornare! VIA VIA!!! ANDATEVENE!!!”
I: “Sig.
Kawashima cosa è accaduto? Chi erano questi individui? Dei
ladri forse?”
Sig. K: “Non
erano persone…e nemmeno ladri…erano spiriti
silenziosi con sembianze umane! Indossavano delle lunghe tuniche nere
che impedivano di vederne il volto e avevano uno strano medaglione al
collo… Hanno portato via con loro il prof.
Higurashi…non sono neanche sicuro che
camminassero…sembravano non toccare il
suolo…fatemi andare via di qua…e anche voi,
scappate! Date retta ad un povero vecchio…IO LI HO VISTI
DAVVERO!”
K: “Ora
è tutto a posto, oltre a noi non c’è
nessun altro all’interno del museo, venga fuori da
lì, la prego.”
Il
custode appena uscì dal nascondiglio, scappò
velocemente fuori dal museo per poi dileguarsi. Inuyasha e Kagome si
guardarono…erano senza parole. Non sembrava un pazzo
visionario…però era difficile credere ad una
storia simile…Non sapevano proprio cosa pensare.
L’unica cosa certa era che il padre di Kagome era sparito nel
nulla e la ragazza, all’idea di aver perso anche lui, si
sentiva morire. Inuyasha le disse di stare tranquilla e che presto
avrebbero risolto l’arcano. Mentre si stavano dirigendo verso
l’ufficio del ragazzo dove avrebbero parlato con calma e
cercato una soluzione, si imbatterono in uno strano individuo che si
presentò come l’ispettore Tamaki e disse loro di
essere un detective della polizia.
Ta:
“Salve, sono stato inviato dalla polizia per indagare sulla
scomparsa del professor Kyosuke Higurashi. Lei è sua figlia?
E’ stata lei a chiamarci non è così? Mi
dica tutto quello che sa.”
Kagome
rispose a tutte le domande di Tamaki, gli mostrò
l’ufficio del padre e gli disse che l’aveva trovato
in quelle condizioni pietose, omettendo volutamente il
racconto del custode. Tamaki disse ai due ragazzi che sarebbero dovuti
andare via perché restando lì avrebbero solamente
ostacolato le indagini, li avrebbe informati non appena ci fosse stato
qualche sviluppo. Così Kagome e Inuyasha si salutarono e
ognuno andò verso la propria casa. La ragazza decise che
quella notte l’avrebbe trascorsa a casa del padre, ma
ignorava il fatto che qualcuno, nell’ombra, la stesse
seguendo e fosse diretto nello stesso luogo.
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Capitolo 6 *** Ch. 6 ***
Ch.6
Salve a
tutti!!!
Prima di tutto ringrazio lirinuccia:
mia cara i tuoi commenti mi fanno un piacere immenso, sei davvero molto
carina e gentile!!!! ^_^ la storia ho tutte le intenzioni di
finirla, spero che continuerai a seguirla e a recensire e che a lungo
andare non ti annoi! Un bacio grande!
Naturalmente ringrazio di vero cuore anche tutti coloro che leggono! ^_^
Ordunque ecco qui un altro capitolo (mi sa che è penoso
ç_ç)! Per ragioni di "copione" è corto
ed è una sorta di collegamento per introdurre il prossimo.
Spero di non aver deluso le aspettative, ma prometto che i capitoli
seguenti saranno un pò più movimentati.
Vi saluto e vi auguro una buona lettura!!!
Un bacio!
Sandy
//////////////////////////////////////////////////////
Mentre si dirigeva verso casa, Kagome provava una strana sensazione: le
sembrava che qualcuno la stesse seguendo. Si diede della stupida e si
convinse che probabilmente gli avvenimenti strani accaduti nel
pomeriggio l’avevano un po’ suggestionata. Quando
arrivò dinanzi alla bella villa dove viveva suo padre, e
dove fino a sei anni prima aveva vissuto anche lei, si sentì
un po’ meno tesa. Nonostante le luci all’interno
della villa fossero tutte spente, l’aria familiare che la
circondava le sollevò un po’ il morale. Amava
molto quella casa, era piena dei ricordi della madre; quando vi entrava
immaginava di essere avvolta dalla sua aura benevola e istantaneamente
si sentiva meglio, dimenticava i dolori e i brutti pensieri.
Entrò e andò decisa verso lo studio di suo padre.
Era buffo che all’interno di casa sua si potessero trovare
così tanti cimeli e pezzi d’antiquariato da far
invidia ad un vero museo! Era sempre rimasta affascinata da tutte
quelle anticaglie che lui stesso aveva disseppellito durante le sue
ricerche in giro per il mondo in così tanti anni di lavoro.
Immersa in questi pensieri, improvvisamente sentì un tonfo
provenire dal piano superiore e un brivido di paura le corse lungo la
spina dorsale. In casa era sicura che non ci fosse nessuno: quando
c’era, suo padre aveva l’abitudine di lasciare la
luce del portico accesa tutta la notte, fino all’alba; quando
lei era arrivata il sole era già tramontato e la luce era
spenta, segno che la villa era completamente deserta. Raccolse tutto il
suo coraggio e decise di salire di sopra per scoprire
l’origine di quel rumore, se si fosse trovata in pericolo
avrebbe urlato in modo da attirare tutto il vicinato e si sarebbe
difesa a colpi di aikido (in quel momento ringraziò
mentalmente Miroku per averla costretta, quando erano bambini, a fare
con lui il corso di arti marziali). Era appena arrivata davanti alla
porta della camera di suo padre quando questa di scatto si
aprì e un’ombra, con un gesto fulmineo, la
colpì con forza sulla testa. Svenne immediatamente e rimase
incosciente fino a mattino inoltrato.
Quando riprese i
sensi, provò un dolore terribile alla testa…in
principio non riuscì a ricordarsi perché fosse
svenuta, ma poi, a poco a poco, riacquistò
lucidità e le tornò alla mente l’ombra
che l’aveva colpita la sera precedente. Realizzò
che la botta ricevuta doveva essere stata davvero molto forte per farla
rimanere svenuta dalle 20 fino alle… 9, come segnava il suo
orologio da polso. Incredibile…chissà che cosa
aveva usato per darle la botta in testa? Come a voler rispondere alla
sua domanda, accanto a lei c’era una statuina di Buddha in
giada… - Accidenti che male! Maledizione! – disse
tra sé. La raccolse e la rimise al suo posto sul comodino di
fianco al letto di suo padre. Si guardò intorno e si accorse
che l’individuo misterioso aveva messo un po’ in
disordine la stanza frugando nei cassetti e nell’armadio come
se stesse cercando qualcosa, magari era la stessa persona che aveva
ridotto ad un campo di battaglia lo studio al museo.
Riordinò il tutto e si sedette per terra in mezzo alla
stanza. Era da tanto tempo che non entrava lì dentro, ma non
era affatto cambiata dall’ultima volta. C’era un
bell’acquario grande con una dozzina di pesci dai colori
vivaci, un grande armadio, una serie di mensole stracolme di libri e il
mobile toilette con il grande specchio davanti al quale sua madre,
prima di andare a dormire, si spazzolava i suo splendidi
capelli…Su di esso era appoggiata una elegante cornice
d’argento lavorato e dentro c’era la foto che
ritraeva lei e sua madre sedute in un campo fiorito. Era una donna
bellissima dai lunghi capelli biondi, due occhi azzurri chiari e
limpidi come il cielo di primavera e una pelle di porcellana. La foto
era stata scattata durante una vacanza estiva in Svezia, la terra
natìa di sua madre. Si chiamava Heléne Karolina
Karlsson ed era una violoncellista dell’orchestra sinfonica
di Tokyo, conobbe suo padre dopo un concerto, nel foyer del Teatro
dell’Opera cittadino, e fu amore a prima vista. Una splendida
quanto triste storia d’amore la loro, che però
continuava ad esistere nonostante la morte prematura di
Helène: Kyosuke non aveva mai smesso di pensare a lei
neanche per un istante. Una lacrima solitaria scese dai suoi bellissimi
occhi pervinca e sorrise cullata da quei dolci ricordi. Uscì
dalla stanza e tornò al piano inferiore, le era venuto in
mente che aveva lasciato lì tutte le sue cose.
Andò nello studio, si accoccolò sulla grande
poltrona in pelle vicino al caminetto e cominciò a
riflettere su dove potesse trovarsi suo padre. La sua attenzione fu
improvvisamente catturata da un luccichio particolare che proveniva da
sotto una delle tavole dell’antico e pregiato parquet. Si
avvicinò alla fessura illuminata da un raggio di sole e
notò che al di sotto di essa si trovava qualcosa. Con un
po’ di fatica riuscì a sollevare l’asse
e al suo interno vi trovò una sorta di piccola cassetta di
sicurezza a forma di libro chiusa da una serratura
dall’aspetto solido. Il problema ora era trovare la chiave:
non aveva idea di dove fosse né tantomeno dove potesse
cercarla. Mentre pensava alla soluzione per aprire la cassetta decise
di dare un’occhiata all’account di posta
elettronica di suo padre, nella speranza di reperire qualche
informazione. Magari era andato dal suo amico che lavorava al Museo
della Tradizione Giapponese che c’era a Kyoto e si era
scordato di avvisarla (cosa poco plausibile, ma possibile). Purtroppo
per lei, non sapeva la password, ma suo padre a volte era un uomo assai
prevedibile, quindi dopo soli tre tentativi riuscì ad
accedere all’account. Lesse attentamente le ultime mail che
aveva inviato e ricevuto e appurò che lo scambio di mail
più recente era avvenuto con due signori: uno era un certo
Totosai Mizuki e l’altro si chiamava Onigumo
Atsuko. Non aveva idea di chi fossero ma voleva rintracciarli e sapere
se erano in qualche modo implicati nella scomparsa di suo padre.
Cercò i loro indirizzi su internet e sull’elenco
ma non li trovò. Sconsolata tornò di sopra nella
camera da letto e cercò tra i libri di suo padre, sperando
di trovare una rubrica o un’agenda con i recapiti dei suoi
conoscenti. Non c’era proprio nulla di tutto ciò:
aveva trovato saggi sull’archeologia, storie di faraoni,
atlanti, mappe, libri di E. A. Poe (quelli che lei, quando aveva dieci
anni, prendeva di nascosto e che leggeva rintanata nello spazio angusto
del piedistallo al museo, suo padre riteneva che fosse ancora troppo
piccola per leggere quel tipo di storie), romanzi storici e chi
più ne ha più ne metta. Niente rubriche, niente
agende, nessun indirizzo. Si avvicinò all’acquario
per dare da mangiare ai pesci e osservando bene, vide che tra le foglie
delle piantine acquatiche era nascosta una piccola chiave. Sorrise
vittoriosa e la ripescò subito, era sicura che fosse quella
necessaria per aprire la cassetta: che ingegnoso il prof. Higurashi! Un
nascondiglio improbabile che nessuno avrebbe immaginato!
Tornò di sotto tutta baldanzosa, la inserì nella
piccola serratura del finto libro…et voilà,
aperta!!! Si fece i complimenti da sola per l’acume
dimostrato ed esaminò il contenuto: era un piccolo taccuino
sul quale erano annotati gli indirizzi di alcuni scienziati e
professori che probabilmente avevano collaborato con suo padre nelle
varie spedizioni. Sfogliò velocemente per vedere se erano
presenti anche i nomi dei due tizi delle mail. Trovò solo
l’indirizzo di Onigumo Atsuko: abitava dall’altra
parte della città ma decise che era il caso di
fargli una visita. Avrebbe avvertito Inuyasha più tardi,
dopo aver ottenuto qualche informazione in più.
Sperò che il ragazzo non avesse raccontato nulla a Miroku,
non voleva farlo preoccupare, gli avrebbe detto tutto nel momento in
cui fosse riuscita a trovare un nesso logico che legasse
l’assurda successione di eventi.
- Ti
troverò a qualsiasi costo,
papà…Resisti… - Kagome, decisa
più che mai, prese le sue cose ed uscì di corsa
da casa diretta alla dimora di Atsuko: non aveva tempo da perdere.
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Capitolo 7 *** Ch. 7 ***
Ch.7
Ciao a
tutti!!! Chiedo venia per il ritardo con il quale aggiorno, ma sono
stata un pò presa con l'uni e non ho avuto molto tempo!
Perdonate l'attesa! eco quindi un altro capitolo, spero che
vi piaccia e che continuiate a seguire la storia!
Un ringraziamento very very special a: lirinuccia, marrion ed Erica_8 per i loro
bellissimi commenti!
Naturalmente ringrazio di cuore chi continua a leggere la mia fic!
Mi scuso in anticipo se l'impaginazione rende difficile la lettura, ma
purtroppo non ho ancora capito come sistemare l'html: nonostante
su word abbia aumentato l'interlinea, quando lo riporto in
html diventa così...devo farci ancora amicizia, quindi
scusatemi per il disagio!!!
Via abbraccio forte e vi mando un bacione! Al prossimo capitolo!
Sandy
/////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
Arrivò davanti alla casa di Atsuko verso le 12 e
parcheggiò la macchina poco distante. Era una tipica
villetta situata in un quartiere residenziale tranquillo ed elegante.
Sperò vivamente che il tale fosse in casa e varcò
il cancelletto del giardino che era aperto. Arrivata davanti alla
porta, deglutì rumorosamente e suonò il
campanello. Poco dopo le aprì un uomo di circa
cinquant’anni di bell’aspetto e molto distinto.
Kagome si presentò dicendogli che era la figlia del prof.
Kyosuke Higurashi e chiese garbatamente se per caso lo aveva visto
negli ultimi giorni. L’uomo, con somma sorpresa della
giovane, negò categoricamente di conoscere suo padre e,
dicendo che aveva cose ben più importanti da sbrigare, le
chiuse la porta in faccia. Kagome digrignò i denti
infastidita, aveva voglia di sfondare la porta di casa di quel
bugiardo. L’aveva guardata come se fosse stata una che non si
rende conto di quello che dice, con quell’aria altezzosa
tipica di chi crede di sapere tutto: se prima le poteva apparire come
un uomo di buone maniere, ora le sembrava il più cafone su
tutta la faccia della terra. Stava per andarsene, quando le venne la
brillante idea di fare il giro della casa e andare nella parte
retrostante per sbirciare dalle finestre e scoprire cosa aveva di
più importante da fare quell’individuo maleducato.
Lo vide dalla finestra socchiusa della cucina, era girato di spalle e
parlava animatamente al telefono. Kagome poteva sentire la voce
dell’uomo, ma per timore di essere vista nel caso si fosse
girato, decise di mettere il suo smartphone sul davanzale per
registrare la conversazione di Atsuko, lo avrebbe comunque tenuto
d’occhio attraverso lo specchietto che si portava nella
trousse dei trucchi. Quando egli finì di parlare,
prontamente la ragazza riprese il cellulare e sgattaiolò
furtiva verso la sua auto. Si allontanò velocemente e,
quando fu sicura di essere abbastanza lontana, si mise ad ascoltare la
registrazione vocale. La voce dell’uomo sembrava
agitata, aveva menzionato più volte il nome di suo padre e
parlava del fatto che probabilmente doveva essere successo qualcosa che
era strettamente legato a un evento successo nel 1988. Dunque Atsuko
aveva mentito spudoratamente e in più sapeva molte cose su
Kyosuke Higurashi. Decise di andare da Inuyasha al museo e raccontargli
le ultime scoperte e chiedergli se magari gli andava di accompagnarla a
trovare quel bugiardo di un cafone: era sicura che una volta di fronte
al mezzo demone non si sarebbe permesso di sbattergli la porta in
faccia!
Nello studio al museo,
trovò il ragazzo che ascoltava la musica con le cuffie ed
era intento a fare dei calcoli complicati, era talmente assorto che non
si era accorto dell’arrivo di Kagome e quando lei gli
sfiorò la spalla, sobbalzò spaventato.
I:
“Ahh!!! Oh, buon pomeriggio Kagome, che sorpresa! Stavo
ascoltando la musica e non ti ho sentita entrare! Tutto bene? Hai
qualche novità? Scusa se te lo dico, ma non mi sembri molto
in forma oggi…cioè sei sempre in forma, ma non
come al solito…è successo qualcosa?”
K:
“Ciao Inuyasha, scusa se ti disturbo e se sono entrata senza
bussare, ma ho delle novità importanti. Ieri sera, via da
qui, sono andata a casa di mio padre e sono stata aggredita da
qualcuno, era buio e praticamente ho intravisto solo una
figura nera, mi ha colpito in testa e sono svenuta. Non aveva
intenzione di uccidermi altrimenti avrebbe avuto tutto il tempo per
farlo. Gli serviva solamente tempo per frugare in camera di mio padre.
Non ho idea di che cosa stesse cercando e ho scartato già
l’ipotesi del ladro: ha guardato solo nella camera, il resto
della casa era intatto."
I:
“Per tutti i Kami!!! Kagome, è terribile! Non
avrei dovuto lasciarti andare a casa da sola! Se fossi stato
lì con te, ti avrei evitato quella brutta botta in testa e
il grande spavento. Ora stai meglio?”
K:
“Per fortuna è tutto passato, ora sto bene, ti
ringrazio Inuyasha, sei davvero molto gentile e premuroso…
Comunque tra le altre cose ho scoperto che mio padre,
nell’ultima settimana, ha avuto uno scambio di mail con due
tizi: Totosai Mizuki e Onigumo Atsuko. Il primo non so chi sia e non
sono riuscita a rintracciarlo, mentre il
secondo…beh…sono andata a trovarlo verso
l’ora di pranzo e, quando gli ho chiesto di mio padre ha
detto che non conosceva nessuno chiamato Kyosuke Higurashi e mi ha
letteralmente chiuso la porta in faccia. Ho registrato una parte della
sua conversazione al telefono che ha avuto poco dopo avermi liquidata e
ho appurato che, a quanto pare lui, mio padre, lo conosce bene e anche
da parecchio tempo. Tu che dici di fare?”
I:
“Accidenti potresti fare la 007! Bella intuizione quella di
registrarlo! Comunque…hai detto Totosai Mizuki? Questo nome
non mi è nuovo…Uhmmmm fammi pensare…Ma
certo! Totosai Mizuki è un archeologo che insegna
all’Università di Glasgow, un mio ex compagno del
college per un periodo è stato il suo assistente, dopo la
specializzazione è rimasto lì e so che talvolta
collaboravano. Vedo di rintracciarlo subito e di chiedergli se mi
può mettere in contatto con lui. Che fortunata coincidenza,
non trovi anche tu?”
K:
“Già Inuyasha…che strane
coincidenze…ormai non riesco neanche a rimanerne stupita.
C’è qualcosa di strano, sono sicura che tutti
questi fatti e questi individui sono strettamente legati tra loro e,
non so perché ma mi torna alla mente quando mi dicesti che
in una delle spedizioni di mio padre, scomparve nel nulla uno
scienziato del suo gruppo di ricerca…chissà se
c’entra anche l’avvenimento del 1988 menzionato da
Atsuko…Inuyasha potresti cercare informazioni anche su
questi argomenti? Mi dispiace averti coinvolto in questo guazzabuglio
intricato, mi sembra di approfittare della tua
disponibilità…ma non è
così, solo che tu sei l’unico che in questo
momento sembra capire come mi sento e che mi ascolta. Non
saprò mai come sdebitarmi per tutto l’aiuto che mi
stai dando.”
I:
“Kagome non devi dire così, ti ho offerto io il
mio aiuto e sono felice di averlo fatto, non mi piace vedere il volto
di una bella ragazza oscurato dalla tristezza, soprattutto se la
ragazza in questione è la quasi-sorella del mio migliore
amico. A proposito, credo che sia il caso di informare Miroku di tutta
questa vicenda, magari anche lui ci può dare una mano per la
ricerca, che ne dici?”
K:
“Hai ragione, ora vado in ufficio da Miroku. Vieni insieme a
me?”
I:
“Sì ti accompagno, non voglio che ti accada nulla
come invece è successo ieri sera. Vado a prendere dei libri
che possono tornare utili e che sono in magazzino, torno tra poco,
aspettami qui nel mio ufficio.”
Inuyasha
andò a prendere i libri e Kagome rimase da sola nello
studio. Si poteva notare benissimo che era una sistemazione provvisoria
e che l’ufficio era stato ricavato da una specie di
stanza/magazzino. Era pieno di reperti ancora da catalogare: si
guardò intorno curiosa e vide che oltre ai fossili di
rettili preistorici, c’erano monili egiziani, calendari Maya,
spade romane, e dei calchi in gesso di ossa di chissà quale
animale. Che accozzaglia di antichità! Decise di andare un
momento nello studio del padre per vedere che cosa avevano prelevato i
poliziotti supervisionati dall’ispettore Tamaki. Quando vi
entrò si rese conto che era rimasto tutto come il giorno
precedente e non c’erano neanche i nastri di delimitazione
che impedivano l’accesso ai non addetti: era pur sempre una
zona interdetta, visto che suo padre era sparito. Cominciò
subito a dubitare dell’affidabilità di Tamaki.
Gironzolò in mezzo ai fogli sparsi sul pavimento e si
avvicinò alla teca di vetro, ormai rotta, dove suo padre
custodiva la sua preziosa collezione di monete romane.
C’erano tutte e decise di raccoglierle per metterle in un
posto sicuro, non voleva che andassero perse visto che ci teneva molto.
Mentre era alla ricerca di un contenitore dove metterle,
inciampò in uno dei cassetti divelti e, per non cadere si
aggrappò al bancone delle soluzioni chimiche.
Inevitabilmente una fiaschetta cadde a terra e il suo contenuto si
rovesciò su un foglio. Kagome cercò di ripulire
immediatamente e prese da terra il foglio zuppo di quella strana
soluzione. Mentre lo stava asciugando con la carta assorbente, si
accorse che tra le righe era comparso un codice numerico, scritto con
una sorta di inchiostro simpatico, che sembrava quello dei libri che
erano conservati al museo. Si mise a cercarlo e lo trovò ben
mimetizzato nella libreria super fornita dell’ufficio di suo
padre. Lo aprì e notò che non era un libro,
bensì il diario di una delle spedizioni intraprese
dall’archeologo Higurashi. Cominciò a leggerlo
avida di informazioni e capì che si riferiva ad una ricerca
fatta tra il 1986 e il 1988 nella tundra siberiana, che riguardava la
caduta di un meteorite avvenuta nel 1908 nella località di
Tunguska. Durante la lettura cadde l’etichetta con il codice
di un altro libro conservato al museo. Non trovandolo, pensò
di chiedere ad Inuyasha di cercarlo nel magazzino, e infatti per sua
fortuna il libro era lì: si trattava di un libro di
mineralogia scritto da uno scienziato cinese negli anni cinquanta e che
era finito anche sui giornali. Quando il ragazzo tornò di
sopra chiese a Kagome il perché di quella richiesta e, in
risposta, la ragazza gli fece vedere l’etichetta e il diario
e insieme sfogliarono il libro. L’autore, tale Yao Xihuan,
nella zona di impatto del meteorite di Tunguska, aveva trovato un
oggetto di forma indefinita di un materiale sconosciuto e lo aveva
analizzato: era risultato diverso da qualsiasi altro materiale presente
sulla Terra; in seguito poi l’oggetto studiato
svanì misteriosamente e non venne mai più
ritrovato.
I due ragazzi si
guardarono sbalorditi. Yao Xihuan sosteneva che l’oggetto
fosse un manufatto alieno. Erano increduli. Decisero di andare da
Miroku per parlargli, la faccenda si stava complicando parecchio e
volevano un parere sul da farsi. Fecero per uscire
dall’ufficio quando gli si parò davanti il
detective Tamaki, che li guardava con aria minacciosa. Prima che
potesse parlare, venne colpito da un vaso e cadde a terra svenuto.
Colui che aveva “salvato” i ragazzi non era altri
che Onigumo Atsuko! Egli si presentò a dovere e
invitò i giovani, che volevano delle spiegazioni, ad andare
con lui alla villa del padre di Kagome. Una volta arrivati
lì, egli raccontò la sua storia e si
scusò sinceramente con la ragazza per essere stato tanto
sgarbato quella mattina, ma spiegò che il suo comportamento
era stato dettato dal timore che fosse stato rintracciato da una
squadra speciale dell’esercito russo, che ultimamente
prendeva in custodia alcuni scienziati per poter condurre delle
ricerche sconosciute ai più. L’uomo conosceva da
molti anni Kyosuke Higurashi, era un geologo che aveva collaborato con
lui in diversi scavi e che faceva parte del gruppo di ricerca sul
meteorite caduto in Siberia. Dopo quella missione interruppero i loro
contatti, soprattutto a causa degli eventi terribili che la
caratterizzarono. Infatti fu proprio a Tunguska che si persero
misteriosamente le tracce del chimico Myoga Takigawa, uno degli
scienziati del gruppo di Higurashi che non fu mai più
rintracciato; inoltre, per cercarlo, persero un altro componente della
spedizione che cadde in un fiume e morì annegato. Si
rivelò quindi un’esperienza talmente traumatica
che vennero sospese le ricerche e nessuno volle più avere
rapporti con gli altri partecipanti. Ultimamente però Atsuko
e Higurashi erano nuovamente in contatto, poiché erano
giunte voci che nella base scientifica di Tunguska fossero riprese le
ricerche con un massiccio investimento da parte di un privato e uno
strano spiegamento di forze militari, che avevano
“sequestrato” diversi studiosi e scienziati di
varie università. Ciò li incuriosiva e li faceva
temere che ci fosse qualcosa sotto, per questo avevano deciso di
incontrarsi. Purtroppo però Higurashi era irreperibile e
l’incontro non avvenne mai, era convinto che fosse stato
prelevato e portato nella base di ricerca siberiana.
Atsuko, che possedeva
un aeroplano e aveva dei contatti a Mosca, propose ai ragazzi di
partire alla volta di Tunguska e cercare di scoprire cosa stesse
accadendo. Kagome avrebbe cercato informazioni infiltrandosi nelle
truppe dell’esercito che sarebbero state convogliate in
Siberia: era il soggetto adatto poiché non avrebbe destato
alcun sospetto per via dei suoi lineamenti leggermente occidentali. Si
sarebbe potuta spacciare benissimo per una russa. Atsuko poteva essere
riconosciuto da qualcuno e Inuyasha non sarebbe riuscito ad ingannare
nessuno, il suo viso dai tipici tratti giapponesi era fin troppo
evidente, quindi loro due, dopo la sosta a Mosca, sarebbero
direttamente andati a Tunguska e lì si sarebbero
ricongiunti. Kagome e Inuyasha decisero di fidarsi, dopotutto non
sembrava avere cattive intenzioni, del resto poi la ragazza aveva
capito che la reazione che l’uomo aveva avuto quella mattina
era scaturita dalla paura che gli potesse succedere qualcosa, dopo aver
saputo degli altri suoi colleghi era plausibile che anche lui temesse
una requisizione in piena regola. La partenza era fissata per due
giorni dopo, Onigumo doveva far controllare l’aereo e
consegnare il piano di volo alla torre di controllo. Si diedero quindi
appuntamento all’aeroporto cittadino di Haneda, che oltre ad
essere molto affollato a causa dei voli intercontinentali, possedeva
anche le piste per i velivoli privati. -Perfetto – pensarono
contemporaneamente i ragazzi, in questo modo avrebbero avuto il tempo
per andare da Miroku il giorno dopo. Onigumo si congedò e
Inuyasha (sperando di non fare la figura dell’approfittatore
e del provolone) si offrì di rimanere a casa Higurashi per
assicurarsi che non succedesse nulla a Kagome. La ragazza dal canto suo
era rassicurata dalla presenza del bel mezzo demone ed era felice di
poter passare qualche ora in sua compagnia. Dopo aver cenato si
salutarono e andarono a dormire. Kagome si chiuse nella stanza dei
genitori e si buttò sul letto…si mise a piangere
sommessamente, aveva bisogno di stare da sola e non voleva che qualcuno
la sentisse, anche se era sicura che Inuyasha con il suo udito
finissimo lo avesse già fatto. Stremata dal tanto piangere,
si asciugò le lacrime residue e, prima di addormentarsi, le
sembrò di essere avvolta in un caldo
abbraccio…anche se solo per un istante, ebbe come
l’impressione di sentire il profumo di sua madre. Rasserenata
e cullata da quella dolce sensazione, cadde in un sonno profondo e
senza sogni.
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