And My Eyes Don't Recognize You No More

di Citizens_Erased
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Last night I called him, and I said 'I miss you'.
Then he told me 'no, I love her".


Lo guarda. Lui, con il suo fascino rude e insieme dolce e oscuro, con l'eleganza che gli viene naturale, ora che gli incubi sono passati. Gli occhi abissali catturano i suoi, e non può o non vuole opporsi; ed il pizzetto da Tony Stark che, assieme allo smoking perfettamente calzante sul suo corpo, gli dà un'aria pulita e matura, sotto la pioggia penetrante della Capitale.
-Se non fossi sicuro che è finta, comincerei ad avere problemi di identità!-, scherza guardando ammirato la statua di cera appositamente realizzata per promuovere il film. -Diavolo, se sono bello!
Un sorriso e il braccio possessivamente stretto attorno alla vita di Susan, che come sempre intimidita ma dolce saluta il pubblico strillante.
Tutti squittenti e premuti l'uno contro l'altro come tante acciughe in scatola, continuano ad urlare il suo nome. E lui mostra lo stesso sorriso sbilenco a mento abbassato come da copione - ironia? - nelle apparizioni pubbliche, per mostrarsi malizioso e accattivante. Perché fin dall'inizio ha imparato come comportarsi con loro, come fingere, come rispondere alle domande, come mascherarsi, come dare loro il sorriso giusto che vogliono, anche se loro sette o otto anni fa non l'avrebbero mai considerato, e lui non sarebbe stato lì. Al massimo l'avrebbero fotografato mentre si aggirava per il cortile della prigione come una bestia in gabbia, identificato come tutti gli altri da una fottuta divisa arancione.
Fra i flash, i sorrisi a trentadue denti tutti uguali, braccia e teste agitate istericamente, lo vede e lo saluta, gli occhi illuminati ora da una luce un pò diversa da quella dei riflettori, e un piacevole tuffo al cuore.
Jude risponde con un breve sorriso di pura cortesia ed un cenno, si volta sparendo in un istante fra i paparazzi. Istintivamente lui lo cerca allungando il collo oltre la marea di teste, l'espressione improvvisamente preoccupata. Susan se ne accorge, gli colpisce il fianco col gomito senza farsi vedere. Quando la guarda, sa che lei ha capito.
-Rob!- bisbiglia al suo orecchio, prendendolo per la giacca.
Sospira, e torna a rivolgersi sorridendo ai fotografi.
Al diavolo le foto!
-Scusate, devo proprio andare- annuncia con sorpresa di tutti, soprattutto della moglie, che si volta a guardarlo irritata.
-Mi spiace, Suzie, devo parlarci. Torno fra un'oretta, aspettami in albergo- soffia, le prende la mano e la stringe velocemente, baciandole la fronte preoccupata per il disappunto.
Facendosi largo nella folla fra flash improvvisamente più furiosi ed insistenti, in due minuti è fuori dalla bolgia, sospirando di sollievo. Nella rubrica dell'iPhone il suo è uno dei primi numeri che ha aggiunto, dopo quello di Susan. Fissa lo schermo, indeciso per qualche secondo, e lo chiama.
-Pronto, Rob.
-Grazie di avermi aspettato!
-Scusa, ho da fare
-Hahaha! Bella battuta! Cosa devi fare? Guardare Gossip Girl?
-Ok, vuoi parlare?- la voce si oscura di irritazione.
-Beh, se si potesse fare anche qualcos'altro...
Qualche secondo di silenzio.
-Non sono il tuo giocattolo- ripete sibilando lentamente, riagganciando subito dopo.

And I'd like to stay but I can't because
I've been fooling around and I know
That you called because you never even knew
That it was hurting me.

Jude guarda il cellulare, il display bagnato di pioggia gli restituisce a chiare lettere che gli ha davvero riattaccato in faccia.
Eppure c'è un motivo per cui l'ha fatto, c'è e Robert lo sa bene, eccome se lo sa. Stasera doveva esserci perché si trattava di situazioni coinvolgenti il film e quindi lui, ma nient'altro, davvero. Contando anche il fatto che fare gli stronzi con lui è un buon modo per farsi dimenticare. E poi lui non si è sempre comportato esattamente "bene".

Anche Robert, perso da solo, avendo deciso di tornare in albergo, ripensa al loro passato, e gli viene in mente un episodio di quella loro bizzarra relazione.
Era arrivato in Inghilterra solamente la sera prima. Finalmente dopo diversi mesi di continuo distruttivo lavoro era riuscito a guadagnarsi una dannatissima pausa; un mesetto e giù di lì, che decise di passare sul set di un suo amico, il regista Brian Gilbert, che in quel momento stava dirigendo un film su Oscar Wilde.
Fosse stato per lui probabilmente si sarebbe chiuso in una fottutissima camera d'albergo con droga di qualità, quanta ne poteva servire, alcool, e, nel peggiore dei casi, sarebbe sceso a rimorchiare due belle gambe, quando necessario, senza alcun senso di colpa. Senza quella maledetta coscienza che durante tutto il periodo di Less Than Zero non aveva voluto lasciarlo un secondo in pace, con tutte quelle allusioni a cose che faceva per davvero. Insomma, non è mica facile far finta di star recitando un personaggio che alla fine non è poi così diverso da te. Ormani non riusciva neanche a capire bene qualche fosse il limite tra sé e Julian.
Robert e Julian, Julian e Robert... mah, saper recitare non è proprio sempre un vantaggio.
In ogni caso, volente o nolente, era finito in una cittadina sperduta delle campagne inglesi ad assistere a qualcosa che in quel momento poteva tutto, fuorchè interessargli. Niente contro Wilde, che aveva letto e apprezzato in quel Dorian Gray, tanto peccatore quanto vittima, che sentiva un pò suo, per quanto poco poetica potesse essere la sua persona, ma proprio stare lì a far finta di riposare non era il massimo. In ogni caso adesso che aveva accettato non poteva di certo tirarsi indietro, avrebbe potuto trovare qualche attrice carina, o magari guardagnarsi un bell'ingaggio per il futuro, chi poteva mai dirlo.
Strinse la tazza di caffè bollente che si era versato con tutta la nonchalance possibile al buffet dello staff, per poi farsene scendere un pò nella gola, sperando di riuscire ad acquisire un'aria, come dire, un pò più sveglia, ma finendo col tossire a causa del troppo calore e a imprecare contro quella schifosa brodaglia inglese, perchè, ovviamente, l'unica cosa che sapevano bere era fottutissimo té. Che donnicciole, avevano fatto bene gli Americani a gettare tutto a mare durante il Boston Tea Party, fottutissimi elegantoni!
Notò una ragazza occhialuta, con l'aria intelligente, che aveva sentito i suoi borbottii poco fini, e le sorrise in modo seducente, levandosela dai piedi, mentre con lo sguardo cercava il regista. "Non ti sarà difficile trovarmi Robert, non preoccuparti!", gli aveva detto. Eccome, stava girando a vuoto da dieci minuti senza vedere assolutamente nessuno di conosciuto. Aveva persino perso di vista la quattrocchi, a cui avrebbe potuto chiedere da che parte dirigersi. Sbuffò e riprese a camminare, sentendosi anche un pò idiota.
Finalmente trovò i Grip Houses Studios, persi nel bel mezzo della contea del Middlesex, in mezzo al verde necessario per l'ambientazione della storia, perfetto per irritare un cittadino americano purosangue.
Entrò nell'edificio in cemento, squadrato con poco più di un cartello minuscolo che indicava cosa fosse - ah, ecco, e io che credevo fosse un poligono di tiro! - venendo subito investito dall'atmosfera di pacato relax creato dallo staff e dagli attori. Cazzo, se la prendono comoda questi finocchi, certo non come gli americani che corrono avanti e indietro tutto il giorno!
In effetti, non era esattamente una cosa negativa. E poi non che Robert passasse tutto il tempo a spaccarsi la schiena, ammise.
Si guardò intorno, e dal 1997 fu catapultato alla fine del diciannovesimo secolo - sì, ok, diciamo fine Ottocento - con tutto quello sfarzo aristocratico, specchio di una società completamente falsa, quella criticata dal divino scrittore dublinese. La location era una grande e lussuosa sala gigante, con tende e decorazioni rosse e oro, tutto orribilmente stucchevole eppure stranamente di buon gusto. Gli attori e le comparse erano radunati in gruppetti in un momento di quiete e nella solita noiosa attesa di cominciare a girare; tutti vestiti elegantissimi, quasi mettevano soggezione, eppure c'era qualcosa di ridicolo e caricaturale in tutti loro: la perfetta rappresentazione della nobiltà come è stata tramandata dalle fonti storiche.
Ad un certo puntò notò una truccatrice al lavoro sul tipo che sicuramente doveva fare Wilde: era identico, doveva essere per forza lui. Forse finalmente si stava avvicinando alla postazione di Gilbert. Difatti, voltatosi di novanta gradi a destra, trovò il regista, un paio di wayfarer neri mollemente poggiati sul naso, che gesticolava cercando di spiegare qualcosa ad un ragazzino biondo davanti a lui. Riusciva a vederlo solamente di schiena, ma ebbe l'impressione che fosse piccolino, non più di diciotto anni, forse. la testa con i riccioli ben pettinati, fece un movimento fluido e Robert ebbe l'impressione che stesse ridendo, anche se non riuscì a capire bene perchè.
Lo scorrere dei suoi pensieri fu interrotto da una mano che si strinse intorno al suo braccio. Sentì una voce roca rivolgersi a lui:
"Può dirmi chi è lei, signore?", chiese un uomo alto e corpulento con una bella scritta security sulla maglia scura.
Robert stava per prendere il suo pass dalla tasca - troppo ridicolo da appendere al collo per i suoi gusti - quando, giratosi di nuovo, vide che il ragazzino era scomparso e che il regista si stava avvicinando a lui a passi larghi e veloci, con un bel sorriso.
"Oh, Robert! finalmente sei arrivato...", esordì in inglese cockney esageratamente riconoscibile, per poi mandare via l'uomo della security in malo modo.
Robert sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi di circostanza e si fece trascinare dall'uomo, che dopo avergli detto quanto era lieto di vederlo lì, iniziò a parlare ininterrottamente delle riprese e di tutto quello che potesse concernere la questione.
Rob lo ascoltò con attenzione, nonostante non amasse particolamente la gente logorroica, soprattutto se inglese, in modo tale da capire qualcosa del film, giusto per non doversi girare i pollici tutta la giornata. Poi, visto che c'era, chiese degli attori.
"Aaah!", fece il regista, come se estasiato."Ho scelto degli ottimi interpreti! Specialmente Stephen, non mi hai mai dato alcuno problema..." E iniziò a parlare del tipo che faceva Wilde, come se fosse il suo primogenito che aveva vinto la sua prima partita a baseball, o a cricket, considerando che si trattava di inglesi, mentre continuavano a girare per il set, continuamente interrotti da gente che doveva sapere qualcosa dal regista. Ad un certo punto Robert, approfittando, riprese la parola:
"Si," lo interruppe. "E chi era quel ragazzino con cui parlavi prima?"
Gilbert rise. "Chi Jude?", chiese. "Quel ragazzino ventisettenne - sottolineò - interpreta Bosie, l'amante di Wilde. Sapevi che era omosessuale?"
"Oh si, lo sapevo." Robert rispose disinteressato.
Il regista lo afferrò di nuovo e chiese di mettere una sedia affianco la sua per il suo "ospite", dicendogli che adesso avrebbe visto tutti al lavoro.



[Prima fic che postiamo con l'account in comune <33 Comunque! Making of! Perché il making of è il bene! *o* Allora, questa probabilmente sembrerà un pò confusa, ma l'idea ci è venuta un pò così, e penso che la fic sia venuta esattamente come volevamo dall'idea originaria xD Nella prima parte siamo al presente, alle prime settimane di Sherlock Holmes (e per andare OT: su YouTube c'è un fiorire semplicemente sgiuggiolevole di fanvid *______*), nella seconda essendo un flashback siamo nel 1996-'97, più che altro perché penso che Jude in quel periodo fosse veramente meraviglioso, bellissimo e divino *///////* quindi diciamo che abbiamo forzato un pò le cose per farli incontrare in quel preciso periodo XDD La prima citazione sarebbe dovuta essere un paragrafo per spiegare il comportamento di Jude nella prima parte, con un ulteriore flashback ma temevo che la cosa sarebbe stata troppo incasinata XDD Ovviamente ringrazio la mia donna d'oro per avermi dato una mano (tutte le cose migliori sono sue, le descrizioni da cardiopalma di Rob e Jude comprese *çççç*). Ah, sarà in due parti =)
Comunque speriamo vi piaccia^^
Crediti (ovvero cose non nostre - si, e ovviamente anche i personaggi xD):
Titolo: For Reasons Unknown - The Killers
Daddy's Eyes - The Killers
"Wilde", 1997, di Brian Gilbert
"De Profundis" di Oscar Wilde <3]

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Robert, allora, si sedette e si guardò un pò intorno, senza vedere quel tipo, Jude, da nessuna parte. Comunque, se ne fece una ragione e attese che il regista desse le ultime indicazioni in giro.
"Bene, tutti pronti? Possiamo girare!"
Fu dato il ciack e la miriade di attori e comparse che popolava la sala iniziò a compiere il proprio lavoro. Il tipo che faceva Wilde scese da una scala e iniziò a parlare con degli altri tizi, iniziando poi a spostarsi sempre più verso destra durante la conversazione. Robert lo seguì con lo sguardo e poi vide che l'uomo al suo fianco gli stava indicando qualcuno. Si soffermò un attimo sulla sua espressione, perfetta, indubbiamente tutti quei complimenti che aveva ricevuto erano meritati, ed ebbe l'impressione stesse dicendo: "Dio mio, non ho mai visto qualcuno di più bello e attraente!" per dirla all'americana.
Quando si decise a girare il volto, poi si accorse che il destinatario di quello sguardo era il ragazzo di prima, Jude.
Aveva gli occhi socchiusi e il volto un pò alzato, in modo altezzoso, mentre un completo chiaro gli fasciava le membra. Robert, senza il minimo autocontrollo, come in preda ad una trance, si soffermò su quello che veramente aveva l'aspetto di un dono di Dio: bello, bellissimo. Il volto dai lineamenti perfetti, la pelle chiara, i capelli che l'incorniciavano come un'aureola, e gli occhi azzurri, così chiari, così trasparenti da sembrare acquamarine, pronte a brillare alla luce soffusa della sala, e le labbra, leggermente rosate, che sembravano implorare di essere morse e baciate. E il corpo, un pò troppo minuto per la sua reale età, ma così ben proporzionato, che risaltavano allo sguardo le forme scattanti e giovanili nonostante gli abiti accollati, che lasciavano intravedere solamente il collo invitante e le mani eleganti. Stupendo, stupendo, si trovo di nuovo a pensare.
Non si accorse nemmeno di aver naturalmente fatto la stessa identica espressione inebetita ed estasiata del collega, che però stava solo recitando molto bene, fino a quando, non si sa come, quasi se avesse potuto percepire quello sguardo desideroso contro di sé, come se l'avesse avvolto in un abbraccio illecito ma piacevolissimo, Jude incontrò i suoi occhi, e resosi subito conto che la trasparenza delle due stesse pupille non era semplice apparenza, ma che lasciava spazio a chiunque di entrare fin dentro la sua anima, abbassò lo sguardo, mentre faceva uno strano sorrisetto compiaciuto e le orecchie gli si arrossavano alla punta.
Robert pensò che era adorabile, ancora senza svegliarsi da quella specie di sogno, che non gli aveva neanche fatto capire che tutte quelle cose le aveva pensate su di un uomo, u o m o.
In ogni caso presto l'incanto dovette spezzarsi:
"Stop! Stop! Jude cosa ti succede?" Chiese Gilbert, facendo destare sia Robert, seduto al suo fianco, sia l'attore, da quel torpore in cui erano caduti, catturandosi a vicenda.
Il ragazzo alzò le spalle un secondo, preso alla sprovvista e poi si scusò, chiedendo di poter rigirare la scena con voce flebile, e assicurandosi di non guardare neanche la punta dei piedi di Robert, che invece non riusciva a distogliere lo sguardo da lui.
"Che strano, non gli era mai capitato di perdere la concentrazione." Disse il registra all'uomo al suo fianco, in tono sorpreso.
"Mah, sarà stanco. E' parecchio che girate no?", rispose l'attore, ringraziando mentalmente del fatto che il regista con si fosse accorto che era a causa sua che la scena era andata a monte.
Sarebbe anche rimasto a guardarlo per tutta la scena, più che volentieri, ma dopo un paio di ciak andati a puttane per colpa di quella sua osservazione da maniaco decise di dare una mano al povero e ignaro Brian, alzandosi e andando a farsi un giro nella saletta adiacente, dove aveva già adocchiato una macchinetta del caffè (caffeina, sempre droga). Sentì gli attori quasi gridare le loro battute in mezzo alla confusione fittizia della scena, sorridendo divertito.
Sorseggiando la bevanda (fin troppo annacquata, ma come si fa a dire che quello è caffè americano? Che cos'è? Una presa in giro?) un pensiero si infilò fra gli altri come un grillo parlante della tentazione. Questo sarebbe un ottimo momento per tirare fuori certe cosette, pensò.
Uscì velocemente dagli Studios, affrettato da un improvviso bisogno impellente che per la voglia gli faceva contorcere lo stomaco, come quando le farfalle nello stomaco svolazzano alla visione della persona che si ama. Trovò la propria auto, vi si chiuse dentro e, assicurandosi che nessuno lo vedesse, aprì il cassetto nel cruscotto e, sempre guardingo, ne estrasse il tipico sacchetto trasparente.
Non si perdette nemmeno a rimirarne il contenuto come fanno nei film di genere, ma rovesciò una piccolissima quantità della polverina bianca sulla mano, sniffandola direttamente, senza sistemarla in "piste" come fanno i ragazzini per far vedere quanto sono fichi.
La botta di adrenalina, piacere e allegria chimiche l'avrebbe soddisfatto mesi prima, ma ora doveva assumerne sempre di più. Con gli occhi bramosi ne prese ancora. E poi - sì, perché no? Tanto in giro non c'è nessuno! - ancora.
Finché ogni senso non smise semplicemente di rispondere.

Dalla beatitudine agli schiaffi, non è esattamente un passaggio piacevole.
Ebbe appunto la prima sensazione di ceffoni dritti al viso, uno dietro l'altro, e poi di urla isteriche, e poi aprì gli occhi e vide una figura sfocata. Poi sentì il bruciore su per tutto il setto nasale, fino alla fronte; gli occhi misero a fuoco l'immagine: Brian.
Rimase immobile qualche secondo, lasciando che i neuroni collegassero gli impulsi fra loro come da dovere, poi scosse la testa. Si rese conto di avere la testa ficcata nello spazio fra i sedili alteriori, sopra il tappettino per i piedi dei passeggeri posteriori. Come cazzo era finito così? Peraltro, aveva le braccia strette nervosamente attorno alla pancia come se il fegato avesse preso fuoco, eppure non ricordava dolore. Così come non ricordava di aver staccato lo specchio del tettuccio buttandolo per terra.
Forse aveva avuto scatti incontrollabili cadendo nel vuoto. Forse.
Faticosamente, riuscì ad alzarsi da quella posizione fottutamente scomoda, sgranchendosi la schiena.
-Che...?-, bofonchiò.
-Ti ho chiamato mille volte! Volevo dirti che avevamo finito...ma a quanto pare avevi da fare-, commentò il regista, in tono di rimprovero.
-Uhm, sì, è che...che ore sono?-, chiese, stropicciandosi gli occhi.
-Sono le sette.
-Di sera?-, esclamò incredulo. Ma se era arrivato all'una!
-Esatto, di sera. Non vedi che si è fatto quasi buio?-, lo apostrofò l'altro, in tono disgustato.
-Oh. Beh, allora...io direi che me ne vado-, rispose Robert, cominciando a sentirsi a disagio e strofinandosi il naso insistentemente.
-A finire il sacchetto, magari?-, scattò l'amico. -No, Rob, stasera dormi nel nostro Hotel. E ti dirò di più, stai in camera con me.
Robert sentì salire un'ondata di irritazione.
-Cos'è, vuoi farmi da balia? No, grazie tante, Brian, posso sopravvivere da solo.
-Magari puoi cenare con noi, però-, esordì una voce giovane e altezzosa dall'accento londinese.
Robert aprì la bocca per rispondere stizzito, ma guardandolo si bloccò. Dannazione, da vicino era ancora più incredibilmente bello. Gli occhi azzurri e luminosi lo osservavano con furbesca curiosità da sotto le ciglia lunghe e sorgendo sopra le guance molto probabilmente morbile e lisce, non fosse per l'accenno di barba appena spuntata.
Gli occhi scuri gli si accesero intuitivi, e sorrise.
-D'accordo, la cena ci può stare-, annuì.
Jude gli rivolse un sorriso timido seppur smagliante, che lo faceva sembrare qualcosa di ultraterreno. Quanto cazzo era bello.
Nel tragitto in macchina Robert non trovava posa. Il fatto è che l'abitacolo, per quanto spazioso e arieggiato, continuava a fargli annusare l'odore di Jude. Doveva essere lui, esatto. Non dopobarba o qualche profumo, ma proprio l'odore della sua pelle. Cosa strana, da un finocchietto aggraziato così ci si aspetta un profumo costosissimo da checca preziosa, e invece no.
E com'era piacevole. Non esattamente buono, ma sicuramente particolare e meritevole d'attenzione. Era seduto davanti a lui. I capelli biondi mossi dal vento che entrava dal finestrino. Robert continuava a fissarlo mentre non ascoltava i due seduti davanti blaterare sul film. Al limite arraffava qualche stralcio di dialogo.
-Ma devo fare davvero l'isterico?
-Jude, ho letto il De Profundis e ti assicuro che, come lo descrive Wilde, Bosie era un viziatissimo figlio di puttana, quindi sì, fai l'odioso, domani.
Arrivarono nel centro del sobborgo di Londra chiamato Greenford, ovviamente immerso nel verde, dove li aspettava un piccolo e umile albergo, neanche troppo grazioso, ma dopotutto non ci si può aspettare l'Hilton in una periferia, no?
Robert osservò l'ambiente povero eppure piacevolmente intimo, seguì i due compagni e finì a sedersi con loro ad un tavolo in fondo al locale, preparato per loro in maniera vistosamente migliore rispetto a quelli degli altri avventori. Poi guardò Jude e sentì immediatamente il bisogno di abbassare lo sguardo.
L'altro invece lo fissò per un lasso di tempo indeterminato, incuriosito e col piacere dipinto sul viso con pennellate di rosso e di pura luce.
-Allora, Robert, hai fatto un bel colpo con Charlot, eh?-, esclamò gioviale, cercando di rompere il ghiaccio, gli occhi di nuovo illuminati da quel bagliore interessato.
-Eh?
-Ho detto...hai beccato il ruolo perfetto! Voglio dire, con Charlie Chaplin...
-Oh...ah, sì, è stato fico...
-...insomma, dovevano darti l'Oscar, secondo me! La scena dell'ubriaco! I movimenti, sono identici ai suoi! Mi è piaciuto da morire!-, continuò Jude, finendo ogni esclamazione con un punto esclamativo che gli si poteva leggere negli occhi, che per la fine dell'elogio avevano già cominciato a brillare.
Robert si schermì abbassando di nuovo lo sguardo e deglutendo lusingato. Era abituato a ricevere complimenti, ma a sentire tutto quell'entusiasmo non sapeva se esaltarsi o cercare di rimpicciolire.
-Uh, grazie-, borbottò con un sorriso gentile. -Anche se non credo di essere così bravo...
-Secondo me lo sei eccome-, replicò l'inglese con uno sguardo ammirato. Cavolo, sembrava che quel tizio non avesse altro che occhi!
Poi l'atmosfera si distese, fra un bicchiere di birra e uno di vino bianco tutti e tre si sciolsero dalle convenzioni di buon senso e buona educazione, finendo per ridere in modo sguaiato e parlando a voce davvero troppo alta, attirandosi gli sguardi degli altri clienti.
E in tutto questo Jude sfiorava il viso di Robert con occhiate lucide, forse per l'ebbrezza o per chissà cos'altro, attirandone altre ugualmente equivoche, delle quali Brian sembrava non avere il minimo sospetto.
Brian, in effetti, finì per sparire dalle loro attenzioni.
Ogni loro parola, ogni loro gesto, ogni loro sguardo alzava una polvere di significati sottintesi che probabilmente solo loro recepivano.
Sei bello, sei fottutamente bello, mi piaci, vorrei conoscerti meglio, stiamo soli?, appartiamoci, scopiamo.
-Sai, credo che il ruolo di Bosie sia perfetto per te. Fisicamente, intendo. Dovresti fare anche Dorian Gray.
Jude sorrise compiaciuto al primo complimento esplicito che ricevette, ed infilò fra le labbra una delle ciliegie nel cesto davanti a loro.
Robert credette di essersi reincarnato in una quindicenne in crisi ormonale.
Ooooooooh, calmaaaaaaaaa!
Sbatté le palpebre deglutendo di nuovo, e tornò a guardare Brian.
-Beh, ho mangiato come un maiale e direi che sono soddisfatto! C'è qualche programma per stasera? Che ne so, uno strip-bar, una saletta VIP piena di ballerine succinte...-, blaterò, lanciando un'occhiata a Jude che, sotto l'espressione neutra, fiammeggiava.
-No, Rob, ti sei già sballato abbastanza per oggi-, sbottò Brian in tono autoritario. -Tu, in camera con me. Jude, ci vediamo domattina ad un orario decente? Tipo...le sei, va bene?
-Ok, Brian-, rispose l'altro, lanciando a Robert un altro sguardo desideroso.
A dopo, Jude.

Robert non si era mai fatto impedire di fare ragazzate, al college, e non gli sarebbe sicuramente importato ora, se c'era qualche ostacolo.
Fanculo, non era la prima volta che gli capitava di sentirsi attratto da un ragazzo e di volerci scopare. Ma quelle poche volte che era successo si era dovuto reprimere. Ma Jude era diverso. Non sapeva perché, forse perché la sua era stima genuina? Perché fra tutti gli attori giovani in circolazione sembrava l'unico ad essere una persona vera?
E perché era la cosa più melensamente bella che avesse mai visto, un Adone?
Brian russava già da un bel pezzo, coprendo i rumori prodotti dalla camminata di Robert che scivolò come un ladro insinuandosi fuori dalla porta nella tenue luce del corridoietto della stanza.
Stanza...? Quale stanza? Si sentiva un idiota. E ora, avrebbe bussato a tutte le porte del piano?
Certe volte sentirsi un ragazzino ed esserlo effettivamente è un limite puramente biologico.
E certe volte sarebbe bello essere in un cazzo di film perché si possa beccare la porta giusta al primo colpo per qualche dannatissimo momento di culo.
Voleva un'altra pista.
Traghettò il proprio corpo giù per le scale, seguendo il vento della voglia fino a naufragare davanti all'auto altrui. Cazzo.
Cazzo, no, la droga, porca puttana! Ma come aveva fatto a dimenticarsene?!
Cazzo, cazzo, che enorme coglione.
Stava inavvertitamente ansimando per il nervosismo, quando una mano gli si appoggiò sulla spalla, facendolo voltare istintivamente con uno scatto.
-Che c'è?!-, sbottò, poi realizzò. -Oh...Jude...
L'altro lo guardava come in trance.
-Vieni su.
Robert lo fissò, poi capì che ogni fibra di sé voleva obbedire, ardentemente.
-Va bene.
L'aveva stregato? Con quel suo improvviso cambiamento di atteggiamento, dalla dolcezza rassicurante alla freddezza sicura, lo inquietava un bel pò. Ma con quell'atteggiamento risoluto era ancora più intrigante.
Forse sapeva di esserlo, perché dietro quel bell'aspetto c'era una persona complessa, si disse.

 

[Scusate per il ritardo OSCENO. Il fatto è che c'erano casini con l'account e io (Sweet Bee) non riuscivo più ad entrarci...vai a fare un profilo doppio! LOL Comunque finalmente eccola qui, ci sarà un altro capitolo. Spero vi piaccia, finora...

Grazie a sere9, _NeMeSiS_ e  Lady Of Sorrows per le recensioni. *Va ad aggiornare Find a Way XD*]

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



I wanna touch you deep inside,
and find the secrets that you hide...


La mano giovane, fresca e leggera di Jude, intenzionalmente, ma con delicatezza, si avvicinò alla sua, andando a giocare un secondo con le dita, prima di stringerle lievemente quasi alla punta, più come se volesse essere sicuro della sua presenza, che per non lasciarselo scappare. Forse sapeva bene che con i suoi occhi aveva fatto in modo che non sarebbe fuggito per alcuno motivo.
Comunque, si fece trascinare su, come un bambino che viene portato a letto dalla sua amata prima baby sitter, quella che non avrebbe mai più dimenticato, guardando la linea delle spalle un pò esili di Jude e a momenti senza neanche accorgersi di quando questi chiuse la porta dietro di sé, o ancora di quando erano sul pianerottolo, o ancora di quando il ragazzo l'aveva mollato per aprire la porta della stanza, la porta della stanza 221B, e questo non l'avrebbero mai dimenticato entrambi, come se fosse stato una sorta di segno del destino.
Era così intontito che iniziò a chiedersi ironicamentese quel giovanotto non si fosse cosparso di cocaina per fargli quell'effetto, perchè era quello il suo unico interesse, alla fin fine, e ormai lui l'aveva intuito senza neanche troppa difficoltà.
Jude, nel frattempo, si era fermato di fronte a lui a guardarlo, con il suo strano sorrisetto malizioso sul volto. Robert pensò che avrebbe sul serio potuto recitare la parte di Dorian Gray, perchè nel secondo in cui i loro sguardi si erano incontrati la prima volta, gli era sembrato il dolce e ingenuo Dorian, che poi, dopo aver conosciuto lord Henry, o lui, in questo caso, il tossicodipendente Robert Downey Jr, aveva avuto una sorta di trasformazione, che lo aveva reso amante del vizio, e soprattutto della lussuria. Solo che tutto ciò era accaduto nel giro di una giornata, e questa cosa sicuramente non funzionava.
In ogni caso, Robert si soffermò a guardare le sue labbra, e poi a carezzare con gli occhi impenetrabili e segnati dalla vita difficoltosa che aveva trscorso, il mento perfetto e più giù la mascella un pò squadrata e il collo e il petto, acerbo, che la camicia semi-aperta lasciava intravedere, e la sua coscienza fu annebbiata di nuovo. Fece un passo avanti, e Jude ne fece uno indietro, anche se non allontanò il suo sguardo dal volto dell'altro, sbattendo contro la porta di mogano. Quando se ne accorse si voltò un secondo, lasciando intravedere il suo profilo perfetto a Robert, e nei suoi occhi balenò un secondo una specie di terrore, come se pensasse di poter gestire la situazione e invece si fosse appena reso conto che questa non era affatto nelle sue mani.
Robert allora prese il suo mento tra le mani, e dopo averlo guardato dritto negli occhi, non permettendogli di nascondere la sua natura abbassando lo sguardo o tentanto di nascondersi a suo modo, potè constatare quanto in realtà Jude fosse realmente dolce, ingenuo, pulito, così come lui si ricordava di non essere mai stato in tutta la sua vita,e quanto tentasse di nascondere questa cosa sotto una finta sicurezza, che lo stava facendo letteralmente impazzire. Di solito le persone che si atteggiavano ad essere qualcosa che non erano lo irritavano, perchè lui era sempre stato un tipo schietto, che non si vergona, ma Jude era veramente stupendo.
Capì che gli era praticamente caduto ai piedi, non appena lo aveva guardata a suo modo, non appena lo aveva mangiato con lo sguardo la prima volta. Forse non era abituato a chi, come lui, non si faceva remore ed esprimeva i suoi sentimenti senza sé né ma, e questa cosa l'aveva colpito, ma adesso, una cosa era certa: e cioè che Jude in quel momento si sarebbe lasciato consumare fino all'ultimo da lui, fino a farsi corrompere ogni singola cellula di quel corpo, che, come tutti noi, è romanticamente, e scientificamente, formato da polvere di stelle.
Comunque, all'improvviso, Rob si avvicinò con velocità a lui e poi posò le labbra sulle sue. Jude si irrigidì un secondo, attaccandosi ancora di più alla porta della camera, si cui Robert non aveva notato assolutamente nulla, tanto preso dalla situazione, per poi sciogliersi morbidamente tra le sue mani, che gli avevano afferrato il volto, per alzarlo verso di sé.
Le sue labbra erano morbide, incredibilmente morbide, e dolci, al latte e miele, con un pungente sottofondo di menta. Si chiese come fosse possibile trovare un uomo ancora così tanto adorabilmente ingenuo e tenero sulla terra, e per di più abbastanza adulto da non farlo sentire una specie di pedofilo con qualche sindrome strana.
Non appena iniziò ad esplorare quella bocca, schiusasi con accondiscendenza alle carezze della sua lingua, Jude lo abbracciò stringendo lembi della sua camicia, come se cercasse un appiglio. Robert sorrise nel bacio e poi spostando una mano a carezzaergli la nuca e l'altra intorno alle spalle. Si staccarono solamente diversi minuti dopo, quando furono costretti a riprendere fiato.
Roert allora, si stacco un pò bruscamente da Jude, che lo guardò di nuovo con il suo sguardo un pò sprezzante. Sottovoce gli disse:
"Che succede?", lasciando intendere qualcosa di piacevole. Robert però lo spiazzò.
"E' meglio smetterla per stasera.", disse.
In realtà avrebbe desiderato vivamente sbatterlo sul letto e scoparselo senza neanche prendersi la briga di chiedersi se potesse fargli male o se veramente fosse pronto, ma non ci riusciva. Quel ragazzo era un gioiello, e non gli sembrò giusto sprecarlo in un moto di lussuria. Anzi, sarebbe stato uno spreco e basta anche solo con lui. Poteva trovare donne, o uomini, bellissimi, ricchi e soprattutto che riuscissero ad apprezzarlo e amarlo più di quanto avrebbe mai potuto fare lui. Non poteva. E sentì che il desiderio di cocaina si acuiva sempre di più, doveva assolutamente lasciare quella stanza.
Jude iniziò a ridere cristallinamente.
"Per un attimo pensavo parlassi sul serio.", disse, convinto che realmente lui stesse scherzando.
Robert rimase interdetto un momento, e Jude ne approfittò per spingerlo sul letto, qualche passo dietro di lui. L'uomo lo fissò nuovamente preso da quella sua bellezza celestiale ed elegante, che non aveva niente a che vedere con la sua rozza e virile, e il dubbio si insinuò nuovamente in lui: non sapeva davvero cosa fare, avrebbe voluto resistergli ma non ci riusciva.
Dal canto suo Jude non pensava sarebbe toccato a lui prendere l'iniziativa, e pertanto, notanto che forse Robert stava parlando sul serio, si sentì costretto a prendere coraggio, e dopo essersi messo a cavalcioni su di lui, con dei movimenti lenti, misurati e quasi timorosi allungò le braccia verso il moro, guardando in basso imbarazzato.
Gli piaceva stare così, vicino a lui, e non solo perché sentire la consistenza della sua pelle, o il calore del sangue che pulsava veloce nelle vene, o ancora i muscoli sodi e svettanti era qualcosa che lo mandava letteralmente in visibilio, ma soprattutto perché poteva osservarlo da vicino, in ogni suo minimo particolare.
Si fermò sul viso, senza alzare troppo gli occhi, e ammirando quelle forme ancora un po’ acerbe e forse troppo asimmetriche, che da una parte gli davano un fascino tutto misterioso, mentre dall’altra un’aria sbarazzina, che riusciva a confondergli le idee. Pensò che gli piaceva molto il suo volto: il naso dalla forma singolare, o gli occhi resi vispi dalle linee di espressione che creavano un’ombreggiatura irresistibile, alle labbra stranamente scure e perfette.
In ogni caso, ad un certo punto, afferrò il colletto della camicia e vi si aggrappò per qualche secondo, come per trovare la decisione di farlo da solo. Robert rimase immobile, respirando piano il profumo dolce e pungente dell'inglese,e socchiuse un momento gli occhi, abbassandosi abbastanza per far muovere leggermente le ciocche di capelli morbide e ribelli, che incorniciavano selvaggio il volto, rendendolo, che dir si voglia, elegante. Rob, intanto, tornò a fissarlo in silenzio.
Jude gli lanciò un'occhiata indecisa, poi prese a sbottonargli la camicia deglutendo.
E se l'avesse fermato? Se gli avesse detto che non lo voleva?
Ma sotto le mani sentiva solo il calore del suo corpo e il cuore che batteva con forza. Nessun'altra reazione.
Un bottone dopo l'altro, lentamente, aprì gli occhi sul petto, magro e non troppo muscoloso, che sembrava stargli pregando di assalirlo, e salì alle spalle, che da così vicino gli sembravano più grandi e forti, come se avessero potuto fargli da ancora di salvataggio, per poi continuare quell’estatico percorso verso il collo, sotto la cui pelle sottile e liscia, le vene creavano un ipnotica linea che andava dalla mascella per giungere al torace, che si alzava e abbassava con tranquillità. E nonostante non avesse alzato il volto oltre quella soglia per una seconda volta, sentì che il suo sguardo lo trafiggeva inquietantemente con calma, attraverso gli occhi scuri e indecifrabili.
Lo fissava e basta. Respirava e lo fissava.
Jude non sapeva che fare.
Poi prese l'iniziativa e si sporse per baciarlo di nuovo. Nei suoi piani doveva riuscire a scaldarlo e a farlo sciogliere un pò, ma Robert lo bloccò. Spinse il suo petto con le mani per poi avvolgere le dita attorno ai suoi polsi.
-No- sussurrò.
Jude lo fissò stranito, cercando di trovare un motivo sensato a quel rifiuto.
-Come sarebbe a dire "no"?-, mormorò Jude, confuso, con la stessa espressione di un cagnolino abbandonato per strada sotto la pioggia.
-No, non voglio fare sesso con te-, si costrinse a rispondere l'altro, avvertendo tutto il corpo del ragazzo contrarsi e il suo pomo d'adamo salire e scendere per il disagio.
-Oh. Pensavo volessi fare sesso quando mi guardavi come se fossi una miniera di eroina, però-, lo canzonò l'inglese, con un ghigno ferito e sarcastico.
-No, non voglio-, ripeté con la massima tranquillità.
-Ah sì?
-Sì.
Jude non sapeva perché si sentisse così. Come se si fosse illuso di qualcosa di perfettamente plausibile, poi confutata nel momento più bello, quando si crede di poter toccare quell'astrazione.
-Bene-, disse con la voce roca, scendendo dal suo corpo teso per ricomporsi. -Bene, va...va bene, allora esci dalla mia camera.
Avrebbe voluto suonare più cattivo, ma la sorpresa ancora glielo impediva. Lo guardò mentre si rialzava dal letto in disordine e si dirigeva muto verso la porta.
-So che è una frase fottutamente banale...ma capirai-, concluse Robert, uscendo di lì.

Sarebbe bello potersi guardare alla tv un bel paio di tette e stuzzicare Susan fingendo che mi interessino davvero, farlo tranquillamente e anche ridendo. Ma non posso, non stasera. Stasera piove, e anche se mia moglie sta qui, abbracciata al mio petto, al caldo ascoltando i battiti regolari del mio cuore, non posso sentirmi a posto con la coscienza. Sento che devo spiegargli qualcosa, non so cosa ma qualcosa. Il fatto è questo: vederlo tutti i giorni sul set non era così pesante, almeno perché non si era arrivati a questo punto, al punto in cui lui mi telefona e mi dice che gli manco. Mi verrebbe voglia di mandarlo affanculo, perchè lui lo sa che anche se provo qualcosa per lui, oggettivamente non può succedere. Cazzo, è così, cosa posso farci? Non ci siamo comportati da adulti, ci siamo comportati come due ragazzini e la cosa sta cominciando a diventare scocciante, dovrà essere sempre così? E non voglio dire che disprezzo il tempo passato insieme, ma quanto vorrei che fossimo solo colleghi. Partner sul lavoro, punto.
E invece lui mi prende a forza e mi costringe a guardarlo, anche per un secondo solo, non per il fatto che è fottutamente bello ma perché...boh, quando è in una stanza con me non riesco a guardare altrove troppo a lungo. Ecco perché mi comporto come un ragazzino del liceo, e dovrei saper controllarmi, ma siccome sono un idiota e l'astensione dalle dipendenze non è il mio forte, ecco che mi ritrovo a dirle che devo uscire.
-No, cazzo, Rob. Tu non vai da Jude.
Cristo! Ricominciamo.
-Non vado da Jude.
-Ah no? E perché a mezzanotte (...quasi l'una) senti il bisogno irrefrenabile di uscire?
-Cazzo, Suzie, lasciami in pace cinque minuti, puoi?
Mi sta fissando avvicinandosi rapidamente, rossa in viso, e questo non è decisamente un buon segno. E poi all'improvviso, quand'è abbastanza vicina, mi accorgo con una stretta allo stomaco che ha gli occhi lucidi. Ha paura di perdermi, lei, me l'ha detto qualche volta. Mi ha detto che a volte soffre quando mi vede sullo schermo con donne che magari avevo conosciuto prima di lei, come Calista, o con donne che ho conosciuto dopo, persino Rosario che sul set non mi ha mai baciato neanche una volta. Sto uscendo dal seminario, vero? Il fatto è che io e lei siamo in simbiosi, quello che non ho lo posso attingere da lei, ci costruiamo una vita come il letto di un fiume e tutto quello che c'è fra noi scorre in mezzo. La amo, certo. Anche perché di solito è molto ragionevole ed equilibrata, ancora una volta quello che non sono io.
Ma in momenti come questo la trovo incredibilmente fastidiosa, lo ammetto. Soprattutto da quando le ho confessato del mio passato con Jude. All'inizio ci era rimasta incredibilmente male, e quando le ho detto che io e lui avremmo lavorato insieme per un attimo voleva mandare affanculo la Warner, Guy e tutto il resto, ma in qualche modo l'avevo convinta... 
-Rob...lascia stare. Per favore. Non voglio che...
-...cosa? Che mi leghi al letto e mi violenti? Suze, ho solo bisogno di...
Di cosa? Dì la verità, Robert, di cosa hai bisogno?
Vuoi farti otto isolati solo per sentire di nuovo quella bella sensazione di vertigine che provi quando lo vedi?
No. Non sono un ragazzino, questa cosa dovrò ripetermela un bel pò, perché deve diventare vera, eccheccazzo! Non è così? Non è vero che quando si entra nel mondo degli adulti si smette di fare cazzate e si agisce un pò meno egoisticamente? Quindi comportati di conseguenza, Robert.
-Almeno posso uscire sul terrazzo o hai paura che cali giù un lenzuolo?
Lei mi guarda di nuovo glaciale.
-Non mi prendere per il culo, adesso non sono in vena.
-Bene! Allora se ho il regale permesso vado a fumarmi una sigaretta-, taglio corto. E prendo il cellulare.

Il fumo è probabilmente l'unica droga che mi posso ancora concedere, ogni tanto. Almeno quella, voglio dire. Ma qui fuori fa un freddo assurdo, ho le mani che mi tremano per il gelo e il mio respiro prende il volo in nuvolette bianche, quindi è meglio che mi sbrighi a litigare per l'ennesima volta con lui.
Possibile che il suo numero lo sappia a memoria meglio di quello di Suzie? Dio, la cosa è inquietante!
Ok, Rob, digli che è finita definitivamente, punto e a capo. Diglielo, però. Non fare l'amichevole e non indorargli la pillola. "Jude, non si può fare, siamo solo colleghi", pum, fatta.
-Rob.
Ecco, non un "pronto?" cortese e incolore, mi sbotta all'orecchio come se fosse davvero colpa mia.
"Non può funzionare" è troppo banale, vero?
-Jude, volevo parlarti, e stavolta non riattaccare, per favore.
Silenzio. Ora come ora un pò di grilli come sottofondo ci starebbero da dio.
Ecco, e adesso cosa dico? Ha! Rob, sei un coglione integrale.
No, parla lui.
-Senti, Rob, ho capito che non vuoi più storie con me, non ti preoccupare a cercare un modo per scaricarmi. Comunque l'hai già fatto l'altra sera, ti ricordi?
Eh?
-Quando?
Sono sinceramente stupito e lui ride. Amaramente.
-Allora non te lo ricordi- constata amareggiato. -Quando mi hai detto che tu ami Susan. Per inciso, che ami solo Susan. Non sto qui a dirti che non dovresti, perché ho superato da un sacco di tempo la fase infantile possessiva, ma almeno dammi il permesso di evitarti.
Ecco, me l'ha detto chiaro e tondo. Ah, che bello sentirsi una merda e non essere in grado di rispondere.
-...quindi quando ci vediamo domani io sono io e tu sei tu e non ci sarà più nessun noi e non avremo più niente a che fare l'uno con l'altro. Tranne il fatto che siamo colleghi.
Dio, quasi quasi ho voglia di riaprire il caso. No, aspetta, uomo, hai una famiglia. Non fare cazzate.
Quando rientro sento il corpo di Susan stretto al mio prima ancora di vederla, poi prendo fra le dita una ciocca dei suoi capelli neri sentendo il profumo del suo balsamo alla pesca, una zaffata di familiarità che mi colpisce dritto al viso. Ecco, sì, avevo bisogno di un pugno di realtà, ma non basta a scacciare il senso di agrodolce che sento sul palato.

La mattina dopo, nonostante tutto, mi alzo un pò in ritardo. Sembra strano, ma avevo cercato di ricacciare indietro quelli che erano i miei sentimenti sulla questione decidendo che li avrei affrontati oggi, in un modo o nell'altro. Sono sempre stato un tipo che prende le cose piuttosto alla leggera, e che piuttosto che farsi problemi al momento preferisce vedersela in seguito, e nonostante questa cosa, certe volte, mi avesse portato anche grossi problemi, l'abitudine non l'ho mai voluta perdere, e pertanto ieri mi ero tranquillizzato, ed ero andato a dormire, stringendo tra le braccia la mia bella moglie.
Mentre mi vesto Susan è ancora addormentata. Di solito la mattina preparo un caffè e lei viene svegliata all'odore forte e intenso della bevanda, e si alza in modo da venirmi a salutare prima che mi diriga ai set. Ma stamattina non mi metto a preparare un bel niente, e scendo in fretta, volendo arrivare in orario, in modo da cercare di riprendere la routine quotidiana senza problemi, mentre mi chiedo come Jude abbia preso la cosa e soprattutto come si comporterà stamattina. Sicuramente non come sempre, anche se una parte di me desidera che sia così, dal momento che non si dimentica in una notte qualcosa come quello che è successo ieri.
In ogni caso scendo in garage, prendo le chiavi della mia meravigliosa Maserati grigia e mi metto a bordo. Cinque minuti dopo mi trovo sul set, e prendo il mio caffè macchiato mattutino, mentre parlo del più e del meno con la truccatrice. Jude ancora non è arrivato, e non posso neanche parlare con Guy di alcuni punti che vorrei chiarire prima di andare in scena, sempre che, dopo la telefonata di ieri, si riesca a registrare qualcosa di decente nell'arco della giornata.
Mentre mi avvio in camerino vedo Jude arrivare, bello come sempre, e sorridente e allegro come non mai. Penso che in quel momento il mio sopracciglio si sia alzato almeno di mezzo centimetro, con disappunto, e senza il mio permesso, a dire dallo sguardo stupito che il biondo mi rivolge, quando i nostri occhi si incrociano. In ogni caso fa una risatina divertita alla mia reazione e alza la mano in saluto, mentre va a farsi truccare, scusandosi per essere arrivato in ritado. Alzo la mia mano in aria, per rispondegli, ma senza alcuna convinzione.
Bè, miei cari lettori, questo è solo l'inizio di una lunga giornata che probabilmente non saprò come spegarmi in futuro. Infatti, per quanto Jude possa essere un perfetto attore, io lo conosco troppo bene per comprendere che c'è qualcosa che non va: a prescindere dalla tua professione, infatti, rimani sempre un essere umano, e questo, ovviamente vale anche per lui. In ogni caso cerco di accantonare la cosa almeno momentaneamente e mi do da fare per combinare qualcosa, visto che ormai mancano solo due o tre settimane al termine delle riprese, e, per come mi senta, sarebbe meglio mettere la parola fine a questa situazione al più presto.
Quando siamo ormai pronti, Jude si avvicina a me, continuando a sorridere in una maniera che mi sembra così sincera che non posso fare a meno di ricambiare, nonostante sia un pò preoccupato. Si avvicina, stando ben lungi dal toccarmi in un qualche modo, ma senza far vedere che dia alcun peso alla cosa e mi saluta, facendo come se non sia successo nulla. Sto per dirgli, quasi sicuramente sbagliando, che non serviva si tenesse tutto dentro, ma veniamo interrotti da Guy, che viene verso di noi per dirci qualcosa. Rimango imbambolato a fare finta di ascoltare mentre guardo i due scambiarsi qualche battuta, e poi mi dirigo al mio posto.

Le riprese vanno magnificamente, forse addirittura meglio che precedentemente. Non avevamo mai girato delle scene così poche volte, e siamo riusciti addirittura a farne più di quelle previste nella giornata. Mi sorprendo anche un pò di me stesso, dal momento che mi sto lasciando molto trascinare da questa cosa, senza in realtà rendermi bene conto neanche di quello che sta accadendo dentro di me, oltre che di ciò che vi è fuori.
E mi sento anche incredibilmente stupido, quando, a fine giornata, quando non abbiamo avuto neanche un minuto da dedicare a noi, tanto il ritmo del lavoro è stato serrato, mi lascio cadere sul divano di pelle nera del camerino di Jude, dove l'avevo seguito, mentre parlavamo di una scena in particolare del film che aveva dato un pò di problemi. Insomma, è come se realmente non fosse successo nulla, a parte che la porta della stanza era rimasta aperta e che non ci eravamo lanciati in una lunga sessione di sesso sfrenato prima di cena. Insomma, come prima di quando iniziassimo a fare sesso, se proprio devo essere chiaro.
"... mi sono fatto un pò male con quel dannato sportello. Devo vedere di metterci qualcosa sopra se non voglio finire KO domani. Vuoi qualcosa da bere?... Rob?"
Jude spezza il fluire dei miei pensieri, richiamandomi alla realtà. Ero talmente preso dai miei pensieri che avevo addirittura smesso di seguire la conversazione, e, per di più, non mi ero neanche accorto che lui si era alzato e diretto alla vetrina dove si era fatto mettere un'ottima riserva di superalcolici. Non che bevesse tanto, ma gli piaceva tenerli a portata di mano, o almeno così mi aveva detto una volta, tra un bacio e l'altro.
In ogni caso cerco di non avvampare ripensando a tutto quello che avevamo fatto nell'ultimo mese, e gli rispondo:
"Come? Mi sono distratto un attimo..."
In risposta mi sorride, e per l'ennesima volta penso che è assolutamente bellissimo, di una bellezza che rende la sua stessa presenza oppressiva, perchè ogni volta che i tuoi occhi incontrano i suoi non puoi fare a meno di perdere un battito, e questa cosa ti uccide, fisicamente e psicologicamente. E nemmeno l'abitudine era riuscita a smorzare questo sentimento.
"Si. Qualcosa di leggero però, sono venuto in macchina.", sussurro, in risposta.
"Va bene.", si gira e si mette a trafficare con bottiglie e bicchieri per un paio di minuti per poi porgermi qualcosa di simile ad un aperitivo, ma che non mi era mai capitato di assaggiare.
"Che cos'è?"
"Ah, niente di particolare. E' un cocktail che ho scoperto durante un viaggio a Praga, però non chiedermi il nome, è impronunciabile."
"Non sapevo ti dilettassi in queste cose...", rispondo un attimo inebetetito.
"Ma se ti preparo qualcosa ogni sera? E poi sono anche un ottimo cuoco!", chiude gli occhi e alza un pò il busto, come a voler fare il superiore, e mi ritrovo di nuovo a pensare quanto sia adorabile, e quanto vorrei catturare quelle labbra imbronciate con le mie.
Mentre prende a bere anche lui, mi viene voglia di provare a dirgli qualcosa di intelligente, o comunque di riprendere il discorso di ieri, perchè, insomma, sono stato un idiota e in realtà vorrei spiegarmi meglio, anche se forse è una cosa stupida. Probabilmente lo farebbe soffrire ancora di più, ma non vorrei pensasse che per me non è stato niente, o che sia un corpo bellissimo e basta. Il suo carattere, il modo di parlare, le sue idee, mi hanno sempre attirato in una sorta di trappola psicologica, che forse mi ha coinvolto ancora di più, ma che ho sempre saputo non sarebbe bastata per mandare a monte il mio matrimonio.
"Senti Jude...", inizio, e lui si gira, fissando per bene i suoi occhi nei miei, e sconvolgendomi, perchè non mi sarei mai aspettato un tale atteggiamento il giorno dopo che l'avevo scaricato.
Non sorride, e sento che ha intuito qualcosa dal mio tono di voce. Ovvio, nella vita reale, quando non c'è la telecamera sono sempre stato un pessimo attore, anche se questo è un segreto.
"Io volevo parlare un attimo con te di...-", ma non riesco a terminare la frase, che vedo un uomo entrare nella stanza.
Ok, vedo un uomo, su questo ci siamo sicuramente, ma non è che sia proprio un uomo qualsiasi. Insomma, forse è idiota dirlo, ma davanti a me - e a Juse, di conseguenza - c'è Ewan McGregor. Insomma, quello non troppo alto, biondiccio, con due occhioni verdi che perforano lo schermo - e, si, ti perforano anche dal vivo -, il fisico asciutto e l'aria da bravo ragazzo che faceva il belloccio al fianco della Kidman in Moulin Rouge, o l'esempio della cattiva gioventù scozzese in Trainspotting, o ancora il Jedi in Star Wars. Insomma, quello lì.
Entra nella stanza, nei suoi jeans firmati, e fasciato da un maglioncino nero e prende a sorridere. Tutti a sorridere oggi, non capisco perchè. Comunque lancia uno sguardo di saluto a Jude, e poi mi porge una mano.
"Ciao, piacere di conoscerti. Ewan!", il nome lo sussurrà un pò, perchè, insomma è sempre un pò idiota presentarsi quando chiunque sul globo sa chi sei.
Comunque mi alzo, stringo la sua mano calorosamente e sfoggio il mio miglior sorriso.
"Eh si, avevo già qualche idea sul tuo nome - botto - comunque piacere di conoscerti. Rob!"
"Ho visto qualche tuo film e mi sei sempre piaciuto, specialmente in Iron Man, penso sia stata la tua migliore interpretazione."
"Grazie, sei gentile. Vorrei citarne una delle tue ma non saprei proprio scegliere.", rispondo.
Stava per dire qualcos'altro, ma Jude, che intanto si è messo il giubbotto di pelle addosso, gli stringe un braccio e gli fa segno che possono andare.
"Ci vediamo domattina."
Annuisco, saluto Ewan, che ricambia, e poi li lascio andare via, sotto il mio sguardo.
La sera torno a casa e accantono per l'ennesima volta la questione, perchè non sarei comunque sarei mai arrivato a nulla. E, come dice il mio personaggio, senza indizi è inutile tentar di ragionare, si perde solamente la pista, cercando di adattare poi i dati a quello che avevamo pensato, quindi, non mi metto davanti al piano, e ammazzo il tempo con Chopin.

Il giorno dopo, e quello seguente, e quello dopo ancora, e così via per più di una settimana, le giornate si svolsero più o meno allo stesso modo, senza che il tram tram quotidiano riuscisse a farmi trovare un attimo di tmepo da dedicare a Jude. Ogni giorno Jude arrivava in ritardo, ogni giorno più solare e lieto che mai, e ogni igorno le riprese si susseguivano con un ritmo incontrollabile che ci lasciava solo un paio di minuti di conversazione a fine giornata. Un paio di preziosissimi minuti, in cui avrei potuto intavolare una discussione con jude tranquillamente, prendendoci il tempo che ci voleva, e soprattutto in cui poter approfittare del suo buon umore, che ormai era un dato di fatto, e non un qualcosa di apparente dal momento che era perdurato tutti questi giorni. Ma, ogni volta, saltuariamente, quando mi trovavo con la bocca spalancata, pronto a richiamare l'attenzione del mio "amico", giungeva Ewan, che se lo portava via sotto il mio naso, lasciandomi con qualche parola gentile lì da solo a rimuginare un pò sulla cosa.
In ogni caso, dopo questa settimana infernale ho deciso che stasera Ewan non mi metterà i bastoni fra le ruote. Insomma, con tutto il piacere di vederlo, ma mi doveva lasciare due minuti con Jude, da solo.
sono già sduto sul divano di pelle nera di Jude, e lui si sta preparando qualcosa, solo per sé stasera. Oggi abbiamo finito più tardi del solito, e sono già le dieci passate. Gli fisso la schiena, ancora fasciata dalla camicia del Dottor Watson, godendo delle sue forme perfette e poi il mio sguardo si sposta verso l'orologio. Porta le dieci passate.
Penso a Ewan, che sicuramente starà arrivando qui in tutta fretta a prendersi Jude, il mio Jude. Però, intanto, noto che lui non si sta affatto preparando ad andarsene, come ogni sera, e che anzi, se la sta prendendo veramente comoda.
"Stasera il suo cavaliere non viene a prenderla?", butto lì, senza pensare minimamente all'insensibilità della battuta.
Jude si gira e mi fissa.
"No. E' dovuto partire per lavoro, credo che non tornerà prima della fine delle riprese."
Lo guardo stupito, e ancora una volta mi sento incredibilmente stupido. Questo è certamente il momento propizio per parlargli, ma stranamente sento una sorta di blocco. Perdo completamente la voglia di chiarire, e sento addirittura un'insensata rabbia che sale, come sangue nel mio cervello, anche se non capisco perchè. Non dovrei poter pretendere più nulla da Jude, ma per tutto questo tempo non ha fatto altro che farmi sentire sempre peggio. Come se a lui in realtà non sia stato nessuno, come se quel tipo mi avesse sostituito alla perfezione. Perchè dovrei spiegargli come stanno le cose se a lui sembrano non interessare?
"Rob?"
"Eh? Hai detto qualcosa?"
Mi fissa con aria stranita.
"No, ma mi sembravi sovrappensiero. C'è qualcosa che ti preoccupa? Quando non giriamo sei sempre con la testa fra le nuvole..."
C'è qualcosa che mi preoccupa? Qualcosa che mi preoccupa? Ovvio che mi preoccupano i suoi maledetti sentimenti, ma come fa a non rendersene conto? In momenti come questi odio gli inglesi. Sono così fottutamente ipocriti e freddi.
"Si, Jude. Indovina un pò... ma c'è qualcosa che mi preoccupa...", sbotto irritato.
Lui non risponde ma si limita ad osservarmi, in attesa.
"Hai una vaga idea di cosa possa essere?"
"Ovviamente, no."
No, ovviamente no. Come può immaginare che mi stia preoccupando per lui. Oh, adesso si che mi arrabbio.
"Bè, forse non l'hai capito, troppo preso a trovare qualche altra preda di cui fare strage, ma mi pare ovvio che sono preoccupato per te.", dico senza fermarmi. Poi prendo fiato e riprendo, alzandomi e ignorando i suoi bellissimi occhi azzurri che mi guardano come se fossi impazzito.
"E forse non hai capito neanche che me ne frega dei tuoi sentimenti! Ma evidentemente per me non ne hai provati affatto. Hai trovato in fretta qualcuno che ti consolasse no? Non mi sento dalla parte della ragione, perchè non lo sono. Ma non pensavo che per te quello che abbiamo vissuto fosse stato così poco. E pensare che al tempo, mi feci persino dei scrupoli nei tuoi confronti...", gli sputo in faccia queste parole, con una cattiveria che non credevo potesse essere mia.
Si alza, composto, con gli occhi chiusi e poi alza il volto verso di me. Non credo di essere in grado di descrivere il suo volto, ma l'unica parola che mi viene in mente è ferito. Non vi sono traccie di lacrime, neanche un rossore soffuso, ma i suoi occhi mi sembrano gli stessi di dieci anni fa, quando ero in grado di leggere fin nei punti più nascosti della sua anima. Improvvisamente mi rendo conto di quello che ho fatto.
Cazzo.
"Non capisco tu cosa voglia da me...", inizia, cercando di darsi un tono. "Non avevi detto che sarebbe stato meglio ricominciare da capo? Come quando non c'era nulla tra di noi? L'ho fatto, ho fatto tutto quello che mi hai chiesto. Ho fatto di tutto per non farti sentire in colpa, per farti sentire felice. Era questa l'unica cosa che mi interessava... ho messo da parte i miei sentimenti per questo. Ancora non ti basta? Non posso neanche più chiedere il supporto ad un amico? Pensi di potermi mollare e poi di avere ancora diritti sulla mia vita?", a questo punto sta già gridando, ma con la voce strozzata.
Non so che dire. Non so cosa fare, vorrei solo abbracciarlo e dirgli che ho sbagliato, e se mi vuole perdonare, ma non posso. I miei pensieri volano per un attimo verso Susan e penso che non posso. Rimango lì come uno stupido, ad aspettare che succeda qualcosa che mi tolga dai "guai", rendendomi finalmente conto che non avevo capito quello che veramente era ovvio. Era ovvio che Jude stesse male, che Ewan fosse venuto a supportarlo, che Jude forse mi amava... ma non potei fare nulla quando si voltò andandosene.
Solo guardare.

 

[Ed eccoci alla fine! :) Eh si, finale triste. Su su, in un fandom come questo direi che è doveroso ç.ç Io e mia moglie ringraziamo chi ha letto, recensito, preferito e seguito!

Barbara: Tranquilla XD Era la mancanza della password su EFP. Eh si, tutti i problemi si riducono a questo .-.]

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