Memorie

di KuromiAkira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Fiducia ***
Capitolo 3: *** Simbiosi ***
Capitolo 4: *** Prezioso ***
Capitolo 5: *** Possessività ***
Capitolo 6: *** Colpa ***
Capitolo 7: *** Maschera ***
Capitolo 8: *** Esitazione ***
Capitolo 9: *** Importante ***
Capitolo 10: *** Rassegnazione ***
Capitolo 11: *** Punizione ***
Capitolo 12: *** Angelo ***
Capitolo 13: *** Reciproco ***
Capitolo 14: *** Insieme ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


Avere a che fare con Polonia non era facile.
Era estremamente timido con chi non conosceva, ti scrutava con diffidenza e quando era proprio costretto a parlare lo faceva sottovoce e non si capiva nulla.
Era così difficile, per lui, abituarsi alla gente che ci voleva tanto per passare da 'sconosciuto' a 'conoscente' e solo allora si tranquillizzava.

Quando poi riuscivi a farci davvero amicizia si trasformava e diventava decisamente seccante avercelo vicino.
Parlava di tutto ciò che gli veniva in mente, rideva, non si arrabbiava mai e se lo faceva era per sciocchezze, pensava solo a sé stesso ma non era bravo a capire i problemi degli altri.

I suoi capi erano sempre preoccupati per questo e lo tenevano d'occhio di continuo, sopratutto in vista dell'unione personale con il Granducato di Lituania.

L'inizio della confederazione fu, in questo senso, un po' un miracolo.

Toris non aveva faticato a fare amicizia con Feliks, anche se a volte quest'ultimo lo irritava e lui si arrabbiava ma capiva che era inutile, che Polonia avrebbe continuato a seguire le sue idee, così lasciava perdere e tornava a giocarci normalmente.

Jadwiga, regina di Polonia e granduchessa di Lituania, sorrise rassicurata non dubitando che quell'unione sarebbe durata in eterno.


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Che vi posso dire... son stata ispirata dall'uscita delle Marukaite di questi due e dall'illustrazione che ho messo pure nel mio profilo da quanto è bella e dolce **
Le ho scritte tutte ieri a mano quindi sono già pronte e, salvo imprevisti, dovrei aggiornare velocemente.
I capitoli saranno tutti introspettivi e, a parte il primo (questo) e l'ultimo gli altri saranno alternativamente POV Lituania e POV Polonia.
Spero qualcuno gradisca.

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Capitolo 2
*** Fiducia ***


I sovrani stavano discutendo nella grande sala e, senza ascoltare nemmeno quello che dicevano, Lituania li fissava in disparte preoccupato.
Non che non fosse felice per quell'espansione di territorio e della potenza che stava conquistando, ed era anche consapevole delle innumerevoli guerre che avrebbe dovuto combattere, ma c'era sempre qualcosa che gli metteva ansia.

Forse era solo paura di perdere ciò che aveva quindi non si faceva mai prendere troppo dall'entusiasmo per non starci troppo male dopo.

Era proprio da lui, pensò sospirando, quell' atteggiamento.
Non riusciva proprio ad essere completamente sicuro di sé e dire che non era da solo.
Si voltò appena verso Polonia, come sempre accanto a lui, e vide i suoi occhi brillare di entusiasmo pensando alla prossima conquista.

Toris invidiava la sua incrollabile sicurezza.

Feliks lo guardò e sorrise dolcemente, per poi afferrargli la mano alla fine della riunione e trascinarlo fuori dalla stanza dichiarando che ci avrebbero pensato loro a vincere.

Lituania strinse le dita tra quelle del compagno.

Non credeva molto di sé stesso e provava sempre un po' di ansia ma si fidava di Polonia e quello era più che sufficiente per farlo scendere nuovamente sul campo di battaglia.

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Capitolo 3
*** Simbiosi ***


Si svegliò che il sole era già sorto da un po', avvolto dal calore delle coperte e dall'abbraccio del compagno, che gli facevano passare totalmente la voglia di alzarsi.

Aprì gli occhi trovandosi a pochi centimetri dal viso di Lituania, ancora profondamente addormentato.
Sorrise.
Quel viso era la prima cosa che vedeva la mattina e l'ultima prima di addormentarsi.
Nel mezzo di questi due momenti c'erano tutte le altre espressioni che il volto di Liet riusciva a fare.

Stavano sempre insieme, ormai.

In ogni momento della giornata, facevano qualsiasi cosa, dalla colazione al bagno, i giochi, gli scherzi, le guerre e anche nei momenti in cui proprio non avevano nulla da fare.
Non riusciva più a pensare al tempo in cui non si conoscevano affatto. Non voleva nemmeno provarci.
Era ormai un tempo lontano e troppo diverso da ciò che stava vivendo in quel momento.

Inizialmente non era proprio certo di riuscire a stare sempre al suo fianco.
Toris gli era stranamente piaciuto subito, era dolce e gentile e, anche se non sembrava, era forte.
Gli piaceva davvero tanto ma da lì a vivere sempre insieme ne passava.
E, ammetteva, non era del tutto certo che Lituania lo potesse sopportare.

Eppure, a poco a poco, avevano cominciato a vivere quasi in simbiosi, come se fossero una persona sola.
Anzi, loro erano una cosa sola, un unico stato, da molto tempo.

Sì affidavano l'un l'altro, c'era fiducia reciproca, affetto e complicità.
Probabilmente ormai dipendevano l'uno dall'altro e la cosa non gli dispiaceva affatto.
Non era affatto un sacrificio condividere ogni cosa con lui, anche il destino, qualunque esso fosse stato.

Percepì un leggero lamento da parte del compagno e lo vide muoversi appena.
Gli baciò la punta del naso e sorrise quando l'altro aprì gli occhi e lo guardò.

- Buongiorno, Liet! - esclamò, mettendosi immediatamente a sedere, imitato da Lituania, pronto a vivere un'altra giornata insieme a lui.

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Capitolo 4
*** Prezioso ***


Forse era un pensiero stupido ma Lituania era convinto di doverlo proteggere.

Non sapeva quando esattamente era nata quest'idea.

I primi tempi era lui ad affidarsi a Feliks, in tutto.
Il polacco gli stringeva sempre la mano e lo guidava per il palazzo, o ovunque volesse andare.

Inizialmente anche in battaglia era così. Poi cominciarono ad adottare strategie che prevedevano di ingannare il nemico e di colpirlo quando questi stava per attaccare uno di loro.

Quando fu lui a doverlo proteggere pensò di doverlo fare per qualsiasi altra cosa.

Presa questa consapevolezza alcune delle sue abitudini cambiarono.

Cominciò a svegliarsi prima del compagno e lo guardava dormire tranquillo, scostandogli i capelli quando questi andavano a coprirgli il volto.

Lo osservava anche in altri momenti della giornata, più o meno con discrezione, per capire da cosa poteva proteggerlo.
Voleva sapere se avesse anche lui insicurezze o qualcosa che gli faceva paura ma non riusciva ad essere mai certo della risposta.

Spesso credeva che Polonia non avesse affatto bisogno di lui per farcela e che quindi bastava solo combattere fianco a fianco come sempre.
Poi però volgeva ancora lo sguardo verso di lui e pensava che fosse prezioso.
Feliks era prezioso, quindi era da proteggere a prescindere da tutto. Non importava se non era necessario, se era forte anche da solo.

Magari era normale desiderare una cosa del genere, magari combattere insieme significava anche quello, magari anche il polacco pensava le stesse cose.
Ma non glielo chiese mai, per paura di una risposta negativa.

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Capitolo 5
*** Possessività ***


Grazie a Sifya per il commento ^-^ Spero la raccolta continui a piacerti fino alla fine.

Nota: avverto subito che la ripetività di alcuni concetti (nelle singole fiction o in generale in tutta la raccolta) è voluto, perchè sono POV e a volte volevo sottolineare l'ossessività dei due protagonisti su alcune cose.




Liet era suo.
Non lo diceva mai a voce e dentro di sé sapeva che non era affatto bello pensare una cosa del genere, Toris non era un oggetto.
Ma poi si diceva che forse non faceva nulla di male. Erano solo pensieri, in fondo.

Lituania era suo, o meglio, voleva che lo fosse.

L'unione dei due regni non gli bastava più, voleva qualcos'altro ma proprio non riusciva a capire esattamente cosa.
Egoisticamente voleva solo che gli appartenesse per non poter allontanarsi mai da lui.

Nonostante tutto non si sentiva in colpa, in fondo erano solo pensieri.

Cercava sempre più il contatto fisico, gli abbracci a letto su facevano più stretti e non riusciva a dormire.

Anche di giorno capitava che lo abbracciasse all'improvviso solo per sentire il calore della pelle del lituano.

A volte provava una strana paura e non comprendeva perchè si sentiva così.

Allora si diceva che Liet era suo e riusciva a tranquillizzarsi.

Erano solo pensieri, pensare non era sbagliato, quindi lasciava perdere e correva da Toris, lo stringeva a sé e ricambiava il sorriso che l'altro gli rivolgeva.

Lituania era suo ma erano solo pensieri.

Poi glielo portarono via.

E Polonia comprese perchè provava così tanta paura.

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Capitolo 6
*** Colpa ***


Camminava per i corridoi con la testa chinata e sospirò.

Non riusciva nemmeno più a disperarsi per quella situazione anche se non mancava di provare paura ogni volta che il signor Russia era nei paraggi.

La sua vita aveva subito un cambiamento in peggio così rapido che a volte gli sembrava di vivere un sogno.
Sperava di svegliarsi e di ritrovarsi abbracciato a Polonia, nella loro camera.

Ma ogni mattina le sue speranze venivano distrutte, lui non era più forte come un tempo, non era più una potenza europea e accanto a lui non c'era più Feliks.
Volse lo sguardo verso una recente cartina geografica e sentì una fitta al cuore.

Polonia era prezioso, era prezioso per lui, per questo voleva proteggerlo. E ora non esisteva più.
Al suo posto c'erano territori di Prussia, Austria e Russia.

Si portò una mano al petto e tornò a guardare il pavimento.

Avrebbe voluto piangere ma ormai non riusciva a fare più nemmeno quello.

Voleva proteggerlo e Feliks ora non c'era più.
E non riusciva a fare a meno di sentirsi in colpa per non essere scomparso insieme a lui.

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Capitolo 7
*** Maschera ***


Guardava il cielo stellato dalla finestra della casa di Austria e come sempre cercava il lato positivo.
Cercava di pensare a cose belle e, nonostante tutto, non è che non ce ne fossero.

Austria non lo trattava poi così severamente, di certo stare con Prussia o Russia sarebbe stato molto peggio, e poi c'erano Ungheria e Italia.

Quest'ultimo gli somigliava. Ci aveva messo un po' per riuscire a parlargli tranquillamente e aveva capito che era come lui.

Veneziano si comportava scioccamente e sembrava non capire bene tante cose.
Quando lui si nascondeva dietro Ungheria lei rideva e gli diceva che andava tutto bene, che Italia era una persona stupenda.

L'italiano non faceva mai caso al suo comportamento e gli parlava con entusiasmo come se fossero amici da sempre. Con uno così sei praticamente costretto a legare.

Ma grazie a questo riusciva a sorridere e a comportarsi come sempre senza lasciarsi andare alla disperazione.

Lo faceva quasi istintivamente, senza rendersene conto e solo quando capì che Feliciano nascondeva il suo dolore comprese di essere come lui e di star soffrendo.

Rideva, scherzava e si comportava da stupido ma in realtà voleva tornare indietro. Voleva tornare ai tempi della Confederazione, tornare a combattere e a vincere e stare al fianco di Liet, il suo Liet.

Abbassò lo sguardo. No, non era suo, non lo era mai stato e mai lo sarebbe stato.
Erano solo pensieri a cui non doveva più fare affidamento.

Non era suo e nonostante l'unione delle loro due Nazioni li avevano separati. L'aveva perso. Aveva perso la persona più importante.
Forse per sempre.

Cercava di pensare a cose belle e Ungheria e Italia lo facevano sorridere perciò indossò quella che ormai era diventata una vera e propria maschera e tornò da loro, comportandosi come al solito.

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Capitolo 8
*** Esitazione ***


Non ho ancora ringraziato le persone che hanno commentato, scusate, ci penso sempre poi quando pubblico metto solo la fiction e mi scordo di ringraziare.
Ringrazio quindi emily ff e Sifya per i commenti e rispondo all'ultimo di Sifya.
Prima di tutto, no problem, certo che continuo e non me la prendo di certo, anzi ti ringrazio!
Leggendo il commento mi son resa conto che hai ragione, almeno in 'colpa'.
Io intedevo sparito come Nazione ma sembra sia morto. In realtà non so bene se le nazioni muoiano se spariscono nelle cartine, Prussia c'è ancora ma magari è solo perchè si suppone sia diventata la Germania dell'Est e Polonia, tornando sempre, ovviamente non muore...
Siccome la fiction è ambientata dopo la prima spartizione magari Toris pensava che Feliks fosse morto ma ammetto che la mia intenzione non era quella quindi è davvero un errore mio.
In 'Maschera' invece non ho capito bene cosa intendi. Se intendi che il motivo della sofferenza di Italia non è spiegato non è un errore perchè Feliks si accorge della propria 'maschera' quando capisce di quella di Italia ma non sa il motivo per cui quest'ultimo finge.
Ed essendo una POV non potevo spiegarlo perché, appunto, nemmeno Polonia lo sa. Sa solo che c'è.
In ogni caso ti ringrazio, e se vedi altre cose che non ti convincono non esitare a dirmelo, spesso sbaglio o scrivo in modo poco chiaro senza accorgermene e i commenti dei lettori servono anche a imparare :)
Intanto pubblico l'ottavo capitolo. Grazie ancora, anche a chi legge solamente.




Polonia era cambiato.
Questo fu il primo pensiero che attraversò la sua mente quando lo rivide dopo tanto tempo.
I suoi occhi, anche se allegri, non brillavano più di entusiasmo e anche le sue parole sembravano svuotate di qualcosa.
Pensò fosse a causa della partizione, della sofferenza che doveva aver provato quindi non disse nulla.

Ma Feliks si comportava come sempre e Toris era davvero confuso.

Per qualche tempo non chiese nulla ma nel frattempo continuava a ripetersi che in quegli anni si era pentito della sua esitazione.
Non riuscì mai nemmeno a chiedergli scusa come si era ripromesso di fare, certo che Polonia si sarebbe messo a ridere e l'avrebbe preso in giro.

Così continuava ad osservarlo, preoccupato.
Avrebbe voluto rivedere Polonia con quel suo splendente sguardo.

Avrebbe voluto che tutte quelle cose non fossero successe, avrebbe voluto proteggerlo, avrebbe voluto fare e dire tante cose.

Sì posò la mano sullo stomaco ormai dolorante.

Presto si sarebbe nuovamente pentito della sua esitazione.

Polonia lo vide, gli prese la mano e lo trascinò da qualche altra parte, come ai vecchi tempi.

Lituania ricambiò la stretta ma non sentiva più quella forza che aveva Feliks un tempo.

Polonia era cambiato.

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Capitolo 9
*** Importante ***


Non gli importava più.
Li sentiva, i pareri della gente e delle altre Nazioni su di lui, ma non gliene fregava nulla.
Nulla aveva più senso per lui.
Combattere, comprendere. Per che cosa?

Quando cercava di reagire andava tutto peggio. E dire che una volta ci aveva provato, a cercare di opporsi alle altre potenze.
Ma era stato tutto inutile e aveva perso qualcosa di importante.

Liet non c'era. Non era lì insieme a lui.

Dovevano stare insieme per sempre invece dalla fine della confederazione non erano più riusciti a stare insieme come un tempo.

E senza di lui nulla era importante.

Non voleva qualcosa per cui combattere e continuava a comportarsi scioccamente come se ciò che accadeva non lo toccasse minimamente.

Non avrebbe più lottato, nemmeno se era lo stesso Toris a dirglielo.

Ma ogni volta che vedeva la sua gente sul campo di battaglia si chiedeva quanto grande fosse a sua colpa per non essere lì con loro.

Però non c'era nemmeno Liet.
Quindi non aveva alcun senso.

Sorrise, prese la vernice rosa e cominciò a pitturare un muro della sua casa consapevole che la guerra non gli avrebbe mai permesso di finire quel lavoro.

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Capitolo 10
*** Rassegnazione ***


Grazie a Kurenai per tutti i commenti xD Le storie dovrebbero essere betate, ancora, in effetti. Ecco perchè probabilmente alcune frasi suonano confuse, sai come son fatta ç__ç



In passato pensava seriamente di dipendere da Polonia.
Facevano tutto insieme e lui, insicuro per natura, si affidava sempre al polacco che era l'esatto contrario, almeno apparentemente.

Poi cercò di fare in modo che fosse Feliks ad affidarsi a lui.

Durante il periodo in cui era a casa del signor Russia aveva sofferto così tanto la lontananza dal compagno che pensava di non farcela.
Col tempo si era rassegnato e aveva imparato ad andare avanti comunque.
Ubbidiva al signor Russia per evitare troppi guai sbrigava silenziosamente le faccende che gli assegnava e pensava al passato con nostalgia senza sperare più in nulla.

Così, quando rivide Polonia dopo tanto, pensò di non dipendere più da lui e di non poter più nemmeno sperare di pensare di doverlo difendere.
D'altronde per Polonia non era mai stata necessaria, quella protezione.

Tuttavia, desiderava riavvicinarsi a lui.

Sempre con rassegnazione, aveva accettato il nuovo carattere di Feliks.
Agli occhi degli altri poteva sembrare uguale a prima ma per lui era proprio una persona diversa.

Poi l'aveva visto sorridere e dirigersi verso un'altra persona, parlargli normalmente senza balbettare, impacciarsi o nascondersi dietro la sua schiena.

Polonia e Italia sembravano davvero molto amici, amicizia sviluppata quando lui non era lì.

Non aveva un carattere semplice e diverse volte aveva sentito parlar male di Feliks.

Ne era sempre dispiaciuto ma, da qualche parte del suo cuore, era onorato di poter essere l'unico a riuscire a stargli vicino in ogni momento.

Ora invece c'era qualcuno che sembrava riuscirci meglio di lui.

Concepì una profonda gelosia e per una volta non riuscì a rassegnarsi a questo.

Polonia aveva un altro amico importante?
Più importante di lui?

Era un egoista a voler Polonia tutto per sé, doveva essere felice che il suo migliore amico fosse riuscito a socializzare con qualcuno durante il periodo della partizione.

Eppure non riusciva a farsene una ragione e provava irritazione.
E paura.

Paura di perdere una persona che, alla fine, non era mai stata sua.

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Capitolo 11
*** Punizione ***


Essere una Nazione era strano.

Vivevi con gli essere umani, sembravi come loro ma eri diverso, eri speciale.

Nella sua lunga vita aveva visto tante cose fatte dalla popolazione, cose che non avrebbe mai pensato potessero esistere.

Polonia ammetteva di esser sempre rimasto al Medioevo con la testa.

Era stato il periodo più bello della sua vita e in cuor suo voleva ancora tornarci.

Ma indietro non si torna, la popolazione cambia, i tempi anche e le Nazioni stesse cambiano.

La Confederazione polacco-lituana non ci sarebbe mai più stata, nonostante lui non si fosse mai del tutto arreso.

Ultimamente gli capitava di leggere ciò che gli umani scrivevano su di loro. Sulle Nazioni, sulle loro terre.

Inevitabilmente finiva a leggere qualcosa sul Medioevo.

Nella sua mente si formavano immagini e sensazioni che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Continuava a pensare di volerci tornare, incessantemente e disperatamente.

Quando improvvisamente lesse che, secondo molti, la confederazione finì a causa della Polonia rimase immobile a fissare la frase per diversi secondi.

Continuò poi a leggere e rifletté. Forse era stato davvero così.

Forse era stata davvero colpa sua e quella era la sua punizione.

Liet ormai, anche se indipendente, era sempre molto vicino alla Russia e, sopratutto, era innamorato di Bielorussia.

Non pensava più a lui e comunque dubitava avesse mai pensato a lui in 'quel senso'.

Con la sua superficialità aveva fatto soffrire anche il suo Liet.

Una persona che continuava scioccamente a definire 'sua', tra l'altro.

Se la meritava proprio, quella punizione.

Tuttavia continuò a leggere e a ricordare.

Soffrire per quel periodo che non tornerà mai più era la sua punizione, ma per nulla al mondo avrebbe smesso di rievocare quei preziosissimi momenti.

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Capitolo 12
*** Angelo ***


Ringrazio ancora tutti per i commenti, sono contenta sopratutto che il capitolo precedente sia piaciuto.
Avverto che ho aggiunto un capitolo alla raccolta, questo, che doveva essere il penultimo, è diventato il terzultimo.
Spero continuerete a seguire questa raccolta quasi giunta al termine.
Grazie ancora.



Per lui era stato un angelo.

Un' aquila bianca, un angelo, una fenice e poi ancora un angelo.

La prima volta che si incontrarono e vide lo stemma dell'aquila bianca pensò che era proprio adatto a Feliks.
Fiero, forte, semplicemente bellissimo.

Quando cominciarono a legare e si mise ad osservarlo bene, a vederlo sorridere, a dormire insieme a lui, parlare con entusiasmo del futuro che li attendeva, lo paragonò però a un angelo.
Troppo perfetto, troppo spendente per essere davvero di questo mondo.

Poi fu una fenice che tornava dalle proprio ceneri, una creatura meravigliosa e da ammirare.

Ora, davanti a lui, era tornato ad essere un angelo.

Da quando erano riusciti a tornare entrambi indipendenti facevano in modo di incontrarsi appena potevano.

Lituania fissava Polonia seduto davanti a lui sul divano del salotto con lo sguardo perso in chissà quali pensieri.

Aveva un' espressione strana, vagamente triste.
Era la prima volta che lo vedeva così.
Si alzò e si sedette accanto a lui, preoccupato, notando però come la luce del sole che penetrava dalle finestre facesse brillare i suoi capelli e i suoi occhi, come se fosse un'aura divina.
Forse dire così era esagerato, ma non poteva fare a meno di pensarlo.

Era bello e splendente ma non come un tempo.

Quando gli domandò se ci fosse qualcosa che non andava lui lo guardò e sorrise poco convinto, negando.
Poi gli chiese se per lui era stata colpa sua se la loro unione era finita in quel modo.

Non rispose, sorpreso. Non era da lui fare certe domande.
Ma fissandolo capì perchè negli ultimi anni gli sembrava così diverso.
Non era solo una sua impressione, c'era davvero qualcosa che non andava.
E d'altronde nessun'altro se n'era accorto. Lui era ancora l'unico che riusciva a capirlo davvero.

Sorrise e lo abbracciò.

Probabilmente doveva semplicemente andare così e comunque ormai era passato.
Un passato da cui forse erano stati entrambi troppo ossessionati.
Così tanto che non riuscivano a godersi più il presente, non riuscivano a pensare che il tempo passa e anche quel periodo di sofferenze sarebbe finito.

Sentì Polonia ricambiare la stretta e questo lo tranquillizzò.

Era una persona preziosa, che fosse Nazione, aquila, fenice o angelo.
Era semplicemente la persona più importante per lui.

Voleva proteggerlo e non ci era riuscito.
Ora voleva farlo risplendere nuovamente, come i vecchi tempi.

D'altronde, nonostante tutto, loro erano ancora lì, insieme.

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Capitolo 13
*** Reciproco ***


Si era lasciato prendere per mano fissando con serenità la schiena del compagno.

Alla fine non era riuscito a trattenersi nel porre quella domanda che lo stava ossessionando in maniera preoccupante, tanto da non permettergli, almeno davanti a Lituania, di indossare la sua solita maschera.

Il lituano si era limitato a sorridergli e ad abbracciarlo e quello era bastato per tranquillizzarlo e fargli accantonare anche quel discorso.

Anche se non aveva risposto, con quei gesti aveva capito perfettamente cosa voleva dirgli il suo Liet.

Ora sentiva di poter tornare a far affidamento su quel pensiero perchè sentiva di aver compreso una cosa importante.

Lui apparteneva a Toris.
Era una cosa che non aveva mai tenuto in considerazione nonostante fosse una cosa così semplice...

Liet era suo e lui era di Liet.

Tutto di lui apparteneva a quel ragazzo dal momento in cui aveva cominciato a fare pensieri che riteneva sbagliati.

In realtà non era proprio così, semplicemente non aveva mai pensato che la cosa fosse reciproca.
A quei tempi non se n'era ancora reso conto, forse era troppo immaturo, troppo piccolo, troppo infantile.

Solo quando li avevano separati per così tanto tempo l'aveva capito.
La paura di perderlo, l'ossessione del passato, la gelosia, la maschera che indossava per non fargli vedere il dolore che lo stava divorando... Ciò che provava per lui.

Era davvero una cosa così semplice, alla fine. Quasi ovvia.

Liet era suo e lui era di Liet.
Era una cosa reciproca.
Come aveva fatto a non capirlo prima?

Ma in quel momento non voleva più pensare al passato.
Lui era lì ed era con Toris. Questa era la cosa importante.

E finalmente, dopo tanto tempo, si sentiva come ai tempi della Confederazione.

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Capitolo 14
*** Insieme ***


Eccoci all'ultimo capitolo.
Come avevo avvertito, ne avevo aggiunto un altro che (poi è quello precedente) perchè rileggendo il dodicesimo e questo mi sono resa conto che mancava qualcosa.
Anche se sono contenta di essere riuscita a fare questa raccolta non sono pienamente soddisfatta.
Purtroppo, come sempre, l'idea iniziale è diversa e poi, a causa dell'inesperienza, finisco sempre per scrivere tutt'altro. Questo perchè non riesco a esprimermi come vorrei e finisco per fare troppi giri di parole.
Questo però non significa non mi piaccia del tutto questa raccolta, se no non l'avrei pubblicata, chiaramente.
Solo che... avrei voluto uscisse meglio.
Magari, un giorno, riuscirò a scrivere come voglio.
In ogni caso ringrazio chi ha letto questa raccolta e chi l'ha commentata.
Sono felice di sapere che qualcuno seguiva la raccolta, nonostante non sia uscita bene come avrei voluto, e che l'ha commentata.

Grazie ancora.




Dopo tanto tempo si ritrovarono a dividere il letto.

Polonia non aveva più detto nulla, lo osservava sorridendo dolcemente, senza più preoccupazioni, come un tempo.

Non era più come prima. Questa volta, però, nessuno dei due era dispiaciuto da questo.

D'altronde, erano cambiati.

Senza poterci far nulla il tempo era passato, tutto era diverso e loro erano andati avanti in qualche modo, nella speranza di tornare insieme.

Non c'erano più abbracci innocenti ma lente e timide carezze, che erano comunque capaci di riscaldarli come e più delle effusioni passate.
Non c'erano più quei i bacini innocenti, dati solamente a fior di labbra, che erano soliti scambiarsi durante l'infanzia, si erano trasformati in appassionati e profondi baci.

Era tutto diverso ma c'erano entrambi e quella era la cosa davvero importante.

C'era Polonia, allegro e spendente.
C'era Lituania, dolce e gentile.
C'era affetto, complicità, fiducia e amore.
C'era il desiderio di voler condividere ancora lo stesso destino.

La confederazione non esisteva più, non ci sarebbe mai più stata.
Perchè le cose cambiano e il tempo passa ma per quante volte erano state divisi altrettante si erano ritrovati.
Loro erano ancora lì, insieme, nonostante tutto.

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