Blaise Zabini e il Principe Mezzosangue

di sofimblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Il Lumaclub ***
Capitolo 2: *** II. Il Trionfo di Piton ***
Capitolo 3: *** III. Una mano per Draco ***
Capitolo 4: *** IV. Litigi per Blaise ***
Capitolo 5: *** V. Un Natale molto gelato [pt.I] ***
Capitolo 6: *** V. Un Natale molto gelato [pt.II] ***
Capitolo 7: *** VI. Quidditch ***
Capitolo 8: *** VII. Sectumsempra ***
Capitolo 9: *** VIII. Chiusure ***
Capitolo 10: *** IX. Mangiamorte ***
Capitolo 11: *** X. EPILOGO ***



Capitolo 1
*** I. Il Lumaclub ***


ATTENZIONE: a distanza di tempo sto rivedendo e correggendo questa ff e siccome mi sembrava nonsense pubblicare qui per due volte la stessa storia (seppur modificata), la sto ripubblicando da un'altra parte. Ho modificato alcune scene, cercando di caratterizzare meglio i personaggi, e soprattutto aggiunto un bel po' di scene in più (a volte proprio interi capitoli). Se vi interessa basta che mi scriviate e vi farò sapere dove cercare ^^

Le frasi scritte in corsivo sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto. Inoltre,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se ci sono errori,pareri,idee eccetera...sarebbe un grande aiuto :)
Detto questo, vi saluto. :D




Una volta oltrepassata la barriera magica, Blaise Zabini si ritrovò nel consueto trambusto della partenza, sul binario 9 e 3/4: gatti, gufi e altri animali si agitavano nelle gabbie, saluti urlati dai compagni che si ritrovavano dopo le vacanze si diffondevano nell'aria mentre bambini del primo anno, terribilmente eccitati, ascoltavano le solite raccomandazioni familiari. Dietro tutto questo tramestio stava l'espresso di Hogwarts che, rassicurante e scarlatto come ogni anno, sbuffava denso fumo nero su tutta quella gente. Blaise si fece largo a fatica tra la folla, nonostante parecchi ragazzi lo lasciassero passare intimoriti, e raggiunse dopo pochi minuti uno dei tanti vagoni del treno, voltandosi.
«Ciao caro, fai buon viaggio.»
Gli occhi scuri del ragazzo si soffermarono in quelli della madre, specchio dei suoi; avrebbe voluto abbracciarla, ma sapeva che secondo regole non dette non gli era permesso.
«Arrivederci, madre.» rispose dopo una breve pausa, contraendo la mascella e salendo quei pochi gradini, senza voltarsi indietro.
Percorse il treno in tutta la sua lunghezza fino a raggiungere il penultimo vagone, dove si trovava la carrozza occupata dal suo gruppo.
«Blaise!»
Draco Malfoy lo accolse con uno dei suoi più che rari sorrisi sinceri, ma niente di più. Non un abbraccio, né una pacca fraterna. D'altronde tra i Serpeverde, così come in famiglia, non erano molto frequenti le manifestazioni d'affetto. Pansy Parkinson però non si fece troppi problemi, appiccicando sulle guance del ragazzo fastidiose tracce di lucidalabbra fruttato.
«Blaise, tesoro! Ma dove sei sparito per tutta l'estate?»
«Ho avuto molto da fare.» tagliò corto lui, sistemando il pesante baule nero nella rete sopra le loro teste e mettendosi finalmente a sedere.
Di lì a pochi minuti furono raggiunti da Tiger, Goyle e Daphne Greengrass, che come suo solito non gli staccò gli occhi di dosso. Sebbene fosse d'accordo col parere maschile unanime della scuola che fosse una bellissima ragazza, la riteneva estremamente vuota e superficiale. Non che questo le impedisse di scaldare il suo letto di quando in quando, ma finiva lì, e lei lo sapeva.
«Draco,Pansy... ma voi non dovreste controllare il treno, da bravi prefettucci cocchi di Silente?» chiese lei ghignando dopo che il treno si fu mosso, prendendo velocità e sparendo alla vista dietro la solita curva brusca. Pansy ridacchiò.
«Daphne, Daphne.... non ti facevo così ingenua sai? Perché dovremmo fare il lavoro sporco se ci pensa la feccia a svolgerlo?»
Ridacchiando, le due si misero a parlottare tra loro, malignando sui compagni di scuola e aggiornandosi dopo un'intera estate di novità. Tiger e Goyle leggevano le pagine di un fumetto, sghignazzando stupidamente. Draco, stranamente silenzioso, guardava apparentemente annoiato fuori dal finestrino, mentre gli immensi prati verdi si susseguivano, riflessi in quei duri e freddi occhi grigi. Blaise non commentò, ben consapevole che quelli non erano né il luogo né il momento adatti. Dopo un po' passarono Weasley e la Granger, che da bravi Grifondoro svolgevano senza indugi il loro dovere di prefetti. Quando si affacciarono al loro scompartimento però, Draco rispose semplicemente con un gestaccio, e neppure gli altri li degnarono di troppa considerazione, anche se le due ragazze sibilarono a Hermione un “sudicia mezzosangue” non troppo sussurrato.
Verso l'ora di pranzo, un ragazzino probabilmente del secondo anno bussò tremante alla porta del loro scompartimento.
«Che vuoi, moccioso?» lo apostrofò duramente Pansy.
«D...devo consegnare qu... questo a B...B...Blaise Z...Zabini.» balbettò spaventato.
«”B...B...Blaise”» rise lei perfida, facendogli il verso « sei figlio di Raptor per caso?»
Ghignarono tutti, meno Blaise e sorprendentemente Draco, ancora assorto nei propri pensieri.
«Sono io, dammi pure.»
Il ragazzino gli porse una pergamena, stretta da un nastro di raso viola.
«Grazie.»
«"Grazie"? Blaise, tesoro, non è che ti stai rammollendo?» chiese Pansy, una volta che il ragazzino si fu chiuso la porta alle spalle, mentre Tiger e Goyle ancora sghignazzavano.
Il ragazzo la ignorò, aprendo la pergamena e scorrendo rapidamente quelle poche parole, scritte in una calligrafia fastidiosamente pomposa. Subito un'espressione scocciata si dipinse sul suo volto.
« “Signor Zabini, sarei lieto di averla con me a pranzo, scompartimento C. Cordialmente, bla bla bla...Lumacorno”. Patetico.»
«Lumacorno? Non sapevo che fosse qui anche lui... secondo te che vuole? » chiese Draco, ora vagamente interessato.
«Non lo so, ma se posso evitare di mangiare schifezze da quel carrello...» disse sprezzante, indicando il carrello in questione appena giunto alle sue spalle, colmo di dolci dalle forme più strane su cui Tiger e Goyle avevano già messo gli occhi famelici.
«Beh, ci vediamo ragazzi.»
In realtà, non gli interessava affatto del cibo. In realtà, pensava che tra quella gente l'unica persona di cui gli importasse qualcosa fosse Draco. Nonostante facessero tanto i superiori erano feccia anche loro, forse più degli altri. Inoltre Zabini sapeva bene di essere egoista e da buon Serpeverde pensava più a se stesso che agli altri, perciò non si era fatto troppi problemi a scaricarli lì. Sovrappensiero, raggiunse una porta dietro la quale già si sentivano risatine; Blaise sospirò rassegnato, pronto a passare delle interminabili ore noiose.
«Blaise! Mio caro ragazzo, accomodati pure!» esordì Lumacorno sorridendo, indicandogli alcuni posti vuoti. Il ragazzo si sedette con un sorriso di circostanza, senza nemmeno guardarsi intorno; ormai esistevano poche cose che suscitavano il suo interesse.
«Anche Theodore Nott è qui sul treno?»
«Sì.»
«Oh cielo, avrei dovuto invitare pure lui! Sai come sta suo padre?»
«Beh, è stato arrestato da poco dal Ministero, sa com'è... non penso se la stia spassando al momento.»
Sul volto di Lumacorno si dipinse un'espressione contrariata, e l'argomento venne chiuso bruscamente. Nei dieci minuti seguenti arrivarono anche altri ragazzi, secondo il suo personale parere tutti del falliti, tra cui la ragazza Weasley. Ma l'arrivo che lo fece disgustare di più fu quello di Harry Potter e Neville Paciock.

«Harry, ragazzo mio!» esclamò Lumacorno, balzando in piedi appena lo vide. Il suo vasto ventre coperto di velluto parve riempire tutto lo spazio vuoto, e la pelata e i grandi baffoni argentei scintillavano al sole quanto i bottoni d'oro del panciotto.
«Che piacere, che piacere! E tu devi essere il signor Paciock!»
Neville annuì spaventato.
[…]
«Bene, vi conoscete tutti?√chiese Lumacorno a Harry e Neville. « Blaise Zabini è del vostro anno naturalmente...»


Blaise non si degnò nemmeno di rispondere, limitandosi a guardare annoiato fuori dal finestrino. Forse non era stata poi una così buona idea quella di unirsi a loro.

«Questo è Cormac McLaggen, forse vi siete già incontrati...?No?»
McLaggen, un ragazzo grosso con i capelli crespi, levò una mano e Harry e Neville gli risposero con un cenno.
«...e questo è Marcus Belby, non so se...?»
Belby, che era magro e nervoso, esibì un sorriso stiracchiato.
«... e questa affascinante signorina dice di conoscervi!» concluse Lumacorno. Ginny fece una smorfia a Harry e Neville dietro la schiena di Lumacorno.
«Bene, è un piacere straordinario» continuò Lumacorno in tono intimo «un'opportunità per conoscervi meglio. Ecco, prendete un tovagliolo. Mi sono portato il pranzo da casa, il carrello, se ricordo bene, ci va pesante con le Bacchette di Liquirizia, e il sistema digestivo di un povero vecchio non regge... un po' di fagiano, Belby?»


Come era ovvio che fosse, Lumacorno aveva invitato tutta gente che aveva a che fare con persone famose o influenti. Perlomeno il fagiano, seppure freddo, non era affatto male. Mentre mangiavano Lumacorno interrogò Belby, che si esibì in una scena piuttosto patetica, rivelandosi goffo e affatto importante. McLaggen, invece, si dette un sacco di arie quando fu il suo turno a parlare, vantandosi delle proprie conoscenze. Stupido Grifondoro.
«... e come sta tua madre, Blaise?»
Sentendola menzionare si irrigidì, anche se in modo davvero impercettibile. Era sempre stato un maestro nell'indossare maschere.
«Meravigliosamente. In questo momento dovrebbe essere anche lei in viaggio, verso Parigi.»
«Oh, Parigi, che magnifica, romantica città. Affascinante quasi quanto tua madre... una donna di classe, davvero, e credo di non essere l'unico a pensarla così. Quante volte hai detto che si è risposata?»
“Non l'ho detto infatti, brutto pezzo di deficiente.” pensò Blaise, fastidiosamente irritato. Non parlava mai di sé, meno che mai con quella gente, inoltre quell'argomento era piuttosto delicato per lui. Comunque sia non voleva fare la figura del debole davanti a quei falliti e tantomeno con Potter presente, perciò si costrinse a rispondere.
«Sette volte, adesso sta con Richardson, del Ministero. Ma ritengo che tra poco tirerà le cuoia pure lui» aggiunse perfido.
Lumacorno rise nervosamente, per poi passare a Neville. Blaise sorrise tra sé, soddisfatto. Giravano strane voci sul conto di sua madre, lo sapeva bene. Ormai era quasi un rituale: si sposava con uomini particolarmente ricchi o influenti, con i quali andava a vivere in ville lussuose, che morivano tutti misteriosamente nell’arco di pochi anni, lasciandole tutti i loro averi; non c’era da sorprendersi dunque se fossero schifosamente ricchi. Suo padre invece era morto quando Blaise era piccolo e troppo presto perché potesse averne qualche ricordo definito.

«E ora » proseguì Lumacorno, agitandosi sul sedile come un presentatore che annuncia il suo numero più brillante «Harry Potter! Da dove cominciare? Ho la sensazione di aver appena grattato la superficie quando ci siamo incontrati quest'estate!»
Contemplò Harry per un istante come se fosse un pezzo di fagiano particolarmente grosso e succulento, poi disse: «il “Prescelto”, è così che ti chiamano adesso!»
Harry non rispose.

Blaise, abbandonando per un po' la solita indifferenza, lo osservò. Si sarebbe divertito un sacco nel vedere come se la sarebbe cavata ora Potter. Il famoso “Prescelto”. Cazzate, in realtà aveva avuto un gran culo perchè un sacco di stupidi si erano sacrificati per lui.

«Naturalmente » continuò Lumacorno, osservando il ragazzo con attenzione «sono anni che circolano voci... Mi ricordo quando... be', dopo quella terribile notte... Lily... James... e tu sei sopravvissuto... e si diceva che tu avessi poteri straordinari...»
Zabini tossicchiò con divertito scetticismo. Una voce arrabbiata si levò da dietro Lumacorno. «Oh, è vero, Zabini, perchè tu invece hai un gran talento... per darti delle arie!»
«Oh, cielo!» ridacchiò Lumacorno tranquillamente, guardando Ginny che scrutava torva Zabini al di sopra del suo pancione. «Attento Blaise! Ho visto questa signorina scagliare una meravigliosa Fattura Orco volante mentre passavo dal suo scompartimento! Eviterei di contrariarla!»
Zabini si limitò ad assumere un'espressione sprezzante.

Apprezzava l'impulsività della Weasley, c'era un che di interessante il lei, ma certo non avrebbe risposto alle sue insulse provocazioni. Il vecchio insegnante continuò a interrogare interessato Harry, il quale però riuscì a sviare le domande con quella che Lumacorno definiva bonariamente “tanta modestia”. Di nuovo, cazzate.

Il pomeriggio passò noioso tra altri aneddoti su maghi illustri a cui Lumacorno aveva fatto da insegnante, tutti felicissimi di unirsi a quello che definiva “Lumaclub” a Hogwarts.
[…]
Infine il treno riemerse da un altro lungo tratto nebbioso dentro un tramonto rosso, e Lumacorno si guardò attorno, strizzando gli occhi davanti al crepuscolo.
«Santo cielo, è già buio! Non mi ero accorto che avevano acceso le lampade! È meglio se andate a cambiarvi, tutti quanti. McLaggen, devi passare a trovarmi e prendere in prestito quel libro sui Nogtail. Harry, Blaise... quando volete. Lo stesso vale per te, signorina» e strizzò l'occhio a Ginny.
«Be', andate, andate!»
Blaise, sollevato che l'incontro fosse finalmente finito, si avviò verso il suo scompartimento percorrendo i corridoi semivuoti, rimuginando per qualche secondo sulla Weasley. Beh, sarebbe potuta risultare una sfida interessante, in fondo non gli importavano le questioni tra Purosangue. Lui seguiva soltanto il suo istinto, la sua volontà... E forse era per questo che poteva risultare più mansueto di quanto non fosse. D'altronde però, non era finito a Serpeverde soltanto per la sua acutezza.
Aprì la porta dello scompartimento, ma quando fece per richiuderla non ci riuscì.
«Che cosa c'è che non va?» esclamò irritato, più a se stesso che agli altri. Spinse più volte la porta scorrevole, che si spalancò improvvisamente, facendolo finire addosso a Goyle. Quell'idiota gli ringhiò contro, mentre gli altri li osservavano divertiti. Fortuna che Daphne fosse andata via... odiava rendersi ridicolo.
Goyle chiuse violentemente la porta e Blaise tornò al proprio posto con i capelli arruffati, continuando a guardarlo torvo. Tiger proseguì la lettura del fumetto della mattina e Draco, sogghignando, si ridistese sulle gambe di Pansy, occupando due sedili. La ragazza cominciò ad accarezzargli i sottili capelli biondi, mentre lui sorridendo compiaciuto si rivolse a Blaise.
«Allora Zabini, che cosa voleva Lumacorno?»
«Solo ingraziarsi la gente ben ammanicata. Non che sia riuscito a trovarne molta.»
«Chi altri aveva invitato?» chiese Draco leggermente indispettito.
«McLaggen di Grifondoro...»
«Oh sì, suo zio è un pezzo grosso al Ministero.»
«... un altro che si chiama Belby di Corvonero...»
«Ma dai, è un idiota!» si intromise Pansy, interrompendolo di nuovo.
«... e Paciock, Potter e la ragazza Weasley» concluse lui, osservando, ora divertito, la reazione di Draco.
Il ragazzo infatti era scattato a sedere, allontanando in malo modo le mani della ragazza e fissandolo torvo.
«Ha invitato Paciock?»
«Beh, suppongo di sì, visto che Paciock era lì» rispose lui fingendo noncuranza.
«Che cos'ha Paciock che possa interessare Lumacorno?»
Blaise alzò le spalle.
«Potter, quel tesoro di Potter, ovvio che voleva dare un'occhiata al Prescelto» sogghignò Malfoy «ma quella Weasley! Che cos'ha lei di tanto speciale?» chiese, ormai punto sul vivo.
«Piace a un sacco di ragazzi. Anche tu pensi che sia carina, no, Blaise? E sappiamo tutti che sei tanto difficile!» commentò Pansy, punzecchiandolo come sempre.
«Non toccherei una sudicia piccola traditrice del suo sangue come lei per quanto carina possa essere» ribatté lui gelido, rimpiangendo di essersi lasciato sfuggire tempo addietro un apprezzamento su quella ragazzina ma recitando alla perfezione la sua parte. Ma cosa pensavano che gli importasse del suo sangue?
Draco si ridistese sulle gambe di Pansy, che soddisfatta ricominciò ad accarezzargli i capelli.
«Beh Lumacorno ha gusti da schifo. Forse sta diventando un po' demente. Peccato, mio padre diceva sempre che ai suoi tempi era un buon mago. Mio padre era uno dei suoi preferiti. Lumacorno probabilmente non ha saputo che sono sul treno, o...»
«Io non conterei su un suo invito » lo interruppe Blaise, incapace di trattenersi dall'infastidirlo. Si divertiva molto a far innervosire l'amico. «Appena sono arrivato mi ha chiesto del padre di Nott. Erano vecchi amici, a quanto pare, ma quando ha sentito che era stato arrestato dal Ministero non è parso contento, e Nott non è stato invitato. Non credo che Lumacorno sia interessato ai Mangiamorte.»
Malfoy, infuriato come secondo i piani del ragazzo, esordì in una falsa risata priva di allegria.
«Beh, chissenefrega. Che cos'è, a pensarci bene? Solo uno stupido insegnante». Sbadigliò vistosamente. «Voglio dire, può darsi che il prossimo anno io non sia nemmeno a Hogwarts, che cosa me ne importa se piaccio o no a un vecchio grasso relitto?»
«Come sarebbe, può darsi che il prossimo anno tu non sia nemmeno a Hogwarts?» chiese Pansy, ora indignata.
«Beh, non si può mai sapere. Magari... ehm... mi dedicherò a cose più grandi e più importanti» rispose lui con l'ombra di un ghigno.
Blaise lo osservò, concedendo ad una vaga curiosità di intaccare la sua solita espressione indifferente e sprezzante. Forse avrebbe capito il perché del suo strano comportamento.
«Vuoi dire...lui?» chiese Pansy, stordita.
Draco scrollò le spalle, come se non volesse dar peso alle sue parole.
«Mia madre vuole che porti a termine la mia istruzione, ma io non lo trovo importante, di questi tempi. Voglio dire, pensateci... quando il Signore Oscuro salirà al potere, baderà a quanti G.U.F.O. o M.A.G.O. uno ha preso? Certo che no... dipenderà tutto dal genere di servigi che ha ricevuto, dal livello di devozione che gli è stato dimostrato.»
«E tu credi di poter far qualcosa per lui?» gli chiese Blaise, pungente, nel tentativo di strappargli di bocca qualcosa di più «A sedici anni e senza nemmeno aver preso il diploma?»
«L'ho appena detto, no? Forse non gli importa se ho preso il diploma. Forse il lavoro che vuole da me non è qualcosa per cui serve il diploma» mormorò Malfoy.

Tiger e Goyle stavano a bocca aperta, come due doccioni. Pansy fissava Malfoy come se niente e nessuno le avesse ispirato tanta reverenza.
«Ecco Hogwarts» disse Malfoy, godendo chiaramente dell'effetto che aveva creato e indicando un punto oltre il finestrino annerito.«Meglio vestirsi».


Tutti iniziarono ad aprire i bauli, infilandosi la divisa mentre il treno cominciava a rallentare con uno stridio di freni. Dopo qualche minuto il treno si fermò e Goyle spalancò la porta, facendosi largo con violenza tra un gruppetto di quelli del secondo anno. Blaise e Tiger lo seguirono, raggiunti poco dopo da Pansy. Blaise lanciò a Draco un'occhiata interrogativa notando che l'amico indugiava nel vagone, ma proseguì per la sua strada, uscendo nell'aria fresca della sera e raggiungendo insieme agli altri una carrozza vuota. Per tutta la durata del viaggio verso il castello non aprì bocca, isolandosi dagli altri. Finalmente era tornato a Hogwarts, finalmente era a casa.

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Capitolo 2
*** II. Il Trionfo di Piton ***


Le frasi scritte in corsivo, sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie, bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry, ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto. Inoltre,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se ci sono errori,pareri,idee eccetera...sarebbe un grande aiuto :)
Detto questo, vi saluto. :D




Le carrozze si fermarono sferragliando, mentre gli studenti si affrettavano a scendere. L'imponente castello illuminato svettava su di loro, regalando al prato circostante una luce soffusa. In lontananza Blaise scorse il lago, ora liscio velluto nero, infrangersi al passaggio di piccole imbarcazioni illuminate che contenevano gli impauriti studenti del primo anno. Sorrise, al ricordo di un se stesso sei anni prima sulle stesse imbarcazioni, intimorito come Draco, che però ostentava tranquillità in maniera alquanto buffa. Salì i gradini di pietra, varcando la soglia accogliente della scuola e ritrovandosi nella Sala d'Ingresso, ampiamente illuminata dalle numerose torce che fluttuavano pigramente per aria. Circondato dal vociare degli altri studenti oltrepassò la doppia porta sulla destra, ritrovandosi finalmente nella Sala Grande che li accolse sotto il soffitto blu notte, puntellato di stelle che però si faticavano a vedere, oscurate dalla prepotente luce di centinaia di candele sospese. Blaise si affrettò a raggiungere il tavolo di Serpeverde mentre la Sala si riempiva, salutando e ricevendo poderose pacche sulla schiena o lascivi baci sulle guance. Gli insegnanti stavano seduti come ogni anno al lungo tavolo; tra loro riluceva ora la notevole pelata di Lumacorno, che chiacchierava bonario con gli altri professori. Dopo qualche minuto lo raggiunse Draco, che si sedette trafelato al suo fianco con un sorrisetto soddisfatto. Blaise lo guardò interrogativo ma quello gli fece un gesto con la mano, come a posticipare le spiegazioni. La McGranitt interruppe bruscamente il chiacchiericcio, andando a posare il consunto Cappello Parlante sul solito sgabello mentre i bambini del primo anno si allineavano nervosamente davanti al tavolo degli insegnanti. Di nuovo, ricordi. Ricordi di quando Draco gli aveva confessato sussurrando il suo timore.
«E se non finissi a Serpeverde? E se il Cappello mi mandasse a Tassorosso o, peggio ancora, a Grifondoro?»
E Blaise, pensando alla reazione del padre Lucius se fosse accaduto davvero, aveva sperato intensamente che l'amico finisse a Serpeverde, cosa che ovviamente era accaduta non appena il Cappello aveva sfiorato la chioma platino di Draco. Ricordi, di come anche per lui la scelta del Cappello Parlante fosse stata rapida; dopo pochi istanti era stato accolto al suo tavolo dall'applauso dei Serpeverde e dal sorriso di Draco, che a quel tempo ancora gli illuminava i freddi occhi grigi.
Dopo il consueto discorso in rima del Cappello Parlante, seguito da un applauso che rimbombò per tutta la Sala Grande, i bambini vennero smistati. Appena l'ultimo venne messo a Corvonero, la professoressa McGranitt portò via sgabello e Cappello e Silente si alzò in piedi.
«Buonasera a tutti. Ho solo una parola da dirvi, prima del banchetto» esordì, sorridendo da sopra i soliti occhialetti a mezzaluna.« Abbuffatevi!» concluse, tornando a sedersi. I cinque tavoli si riempirono magicamente di leccornie sotto lo sguardo glaciale dei fantasmi che fluttuavano per la Sala, e tutti gli studenti si affrettarono a seguire il consiglio di Silente. Blaise riempì il suo piatto con un po' di tutto, soprattutto carne e patate, intervenendo ogni tanto nei discorsi dei compagni senza però iniziarne mai uno lui stesso. Era ancora curioso di sapere cosa avesse fatto Draco, quando la risposta ai suoi dubbi fece ingresso nella Sala Grande. Harry Potter, col volto coperto di sangue raggrumato, si precipitò al tavolo dei Grifondoro, non abbastanza in fretta però da non suscitare l'interesse di gran parte della scuola. Guidato dall'istinto, Blaise si voltò verso Draco, che difatti se la rideva. Il ragazzo iniziò il suo racconto, parlando a tutti quelli che volevano ascoltare.
«Potter era nascosto nel nostro scompartimento, ficcando il naso come suo solito » esordì sprezzante ma anche terribilmente divertito « però ovviamente gli era sfuggito quanto io sia più furbo di lui. L'ho immobilizzato col Pietrificus, lasciandolo strisciante per terra, ai miei piedi, cioè il posto dove dovrebbe stare.» Sghignazzò. « Poi l'ho calpestato un po', lasciandolo lì in attesa che il treno ripartisse. Purtroppo la sua fortuna sfacciata non gli ha impedito di trovare il modo di tornare qui, ma almeno gli ho fatto passare un quarto d'ora non troppo piacevole.»
Concluse il racconto soddisfatto, mimando qualche scena tra le risate roche e gli applausi dei compagni Serpeverde. In pratica, ordinaria amministrazione.
Improvvisamente comparvero decine di dolci, tutti diversi ma dall'aspetto invitante, perciò il discorso venne per il momento messo da parte. Blaise passò il suo sguardo annoiato su tutta la Sala, osservandola anche con un po' di affetto, nonostante avrebbe ucciso la maggior parte di quelle persone senza stare a pensarci troppo. Ghignò tra sé, consapevole del proprio cinismo. D'un tratto percepì di essere osservato, e i suoi occhi non ci misero molto a individuare da chi: la Weasley, accorgendosi di essere stata scoperta, si affrettò a tornare alla sua torta di mele, leggermente arrossita. Il suo ghigno si accentuò, ma venne interrotto da Silente, che si era alzato in piedi per annunciare il solito discorso di inizio anno, facendo cadere il silenzio su tutta l'enorme stanza.
«Buonissima serata a voi!» esordì sorridendo a braccia aperte, benevolo, scoprendo così una mano nera e raggrinzita. Si sparse un fitto brusio tra gli studenti, che il Preside mise a tacere.
«Niente di cui preoccuparsi» disse in tono leggero, coprendosi la mano con la manica viola e oro. «Ora... ai nostri nuovi studenti, benvenuti; ai vecchi, bentornati!Un altro anno di istruzione magica vi attende. Come ogni anno, ho alcune comunicazioni da farvi: gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni, e alcuni degli studenti più anziani farebbero meglio a ricordarlo anche loro. Inoltre il signor Gazza...»
Blaise perse presto l'attenzione a quegli annunci, ma non poté fare a meno di osservare la reazione di tutti quando Silente annunciò che Lumacorno avrebbe insegnato Pozioni.
«Pozioni?»
La parola echeggiò per tutta la Sala Grande tra i ragazzi increduli.
«Il professor Piton nel frattempo ricoprirà il ruolo di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.»
Lungo tutto il tavolo di Serpeverde scoppiò un applauso, a cui il professore rispose con un pigro gesto della mano di ringraziamento. Blaise però non si unì ai festeggiamenti. In realtà, non gliene importava niente. Dopo un paio di minuti Silente prese nuovamente la parola, stavolta con un'espressione grave incisa sul volto.
«Ora, come tutti i presenti sanno, Lord Voldemort e i suoi seguaci sono ancora una volta in libertà e riprendono forza.»
Fece una breve pausa, per permettere a quelle parole di imprimersi nella testa di ogni studente. Dal canto suo, Draco stava facendo lievitare la forchetta a mezz'aria con palese disinteresse. Blaise alzò gli occhi al cielo, chiedendosi se prima o poi l'amico avrebbe mai smesso di fare lo sbruffone in modo così plateale.
«Non potrò mai sottolineare abbastanza quanto siano pericolose le attuali circostanze, e quanta attenzione ciascuno di noi a Hogwarts debba prestare per garantire la nostra sicurezza. Le difese magiche del castello sono state rafforzate durante l'estate, siamo protetti con mezzi nuovi e potenti, ma dobbiamo mantenere alto il livello di guardia contro le eventuali negligenze degli studenti o di personale della scuola. Vi raccomando dunque di attenervi a tutte le restrizioni che i vostri insegnanti potrebbero imporvi, per quanto fastidiose vi appaiano: in particolare, il divieto di trovarvi fuori dai vostri letti di notte. Vi supplico se doveste notare qualcosa di strano o sospetto dentro o fuori il castello, di riferirlo subito a un insegnante. Confido che voi vi comporterete sempre con il massimo rispetto della sicurezza vostra e di tutti gli altri.»
Silente scrutò tutti gli studenti, per poi tornare a sorridere.
«Ma ora i vostri letti vi attendono, caldi e comodi, e so che il vostro più grande desiderio è essere riposati per le lezioni di domani. Vi auguro dunque la buonanotte. Hasta la vista!»
Come risvegliati da un lungo sonno, tutti gli alunni si alzarono dalle panche con gran rumore, per poi iniziare a dirigersi verso i rispettivi dormitori.
Blaise se la prese comoda, evitando la calca e scendendo i gradini dei sotterranei con calma, parecchi minuti dopo rispetto a tutti gli altri. Arrivò davanti alla solita squallida parete di pietra, mormorando la parola d'ordine. Subito apparve una porta scorrevole, che Blaise oltrepassò senza esitazioni. Entrò nella Sala Comune, avvolta nella solita luce verdognola; tutti gli altri ragazzi erano già nei loro dormitori, intenti a disfare le valigie e a rilassarsi. Blaise si sedette su uno dei comodi e raffinati divani davanti all'imponente camino in marmo riccamente decorato, unica fonte di calore della stanza che però bastava ed avanzava. Gettò la testa all'indietro, schioccando le dita. Con un lieve “pop” apparve un elfo raggrinzito, che si inchinò fino a toccare il freddo pavimento in pietra con il lungo naso. «Desidera signorino?»
«Un bicchiere di Whisky Incendiario.»
«Subito.»
L'elfo ricomparve dopo pochi secondi, portando un grosso bicchiere colmo fino all'orlo dell'alcolico liquido ambrato. Il ragazzo lo congedò con un cenno, portandosi il bicchiere alle labbra. Il consueto bruciore gli raggiunse la gola, facendolo rilassare quasi del tutto dopo un'intera estate. Quando era in casa non si sentiva mai completamente a suo agio, e di sicuro non con i numerosi mariti della madre che si susseguivano dopo pochi anni. Con una smorfia sprofondò nei cuscini e nei suoi pensieri cupi. Stava meglio a Hogwarts, ma nemmeno lì la sua anima tormentata riusciva ad essere veramente in pace. Senza un briciolo di sonno, si costrinse ad andare nel dormitorio. Nonostante i loro fossero i dormitori più umidi, poiché posti sotto il lago, erano senz'altro i più comodi: ogni camera conteneva al massimo due studenti ed i prefetti e i capiscuola avevano il privilegio di stanze singole. Lui era stato sin dal primo anno in camera con Draco, ma poiché quest'ultimo era ormai un prefetto, Blaise si era ritrovato in camera con Nott. Comunque sia, Theodore non era affatto male come compagno: spesso era altrove, a trovare una delle sue numerose amanti, perciò il più delle volte Blaise avrebbe avuto la camera tutta per sé. Il ragazzo abbassò la maniglia in ottone a forma di testa di serpente, entrando così nella stanza. Le pesanti tende di velluto color smeraldo erano tirate, coprendo così le finestre incantate simili a quelle del Ministero. Theodore aveva già accatastato parte dei suoi averi nella sua metà di stanza, ricoprendo una poltroncina e il comodino, nonché quasi tutto l'armadio. Ormai Blaise, che conosceva bene il disordine del suo amico, vi si era rassegnato, perciò sistemò le sue cose con noncuranza nel poco spazio rimasto, prima di scostare le tende verdi del baldacchino riccamente ricamate da sottili fili d'argento e aspettare un sonno che lo catturò di lì a poco.
Dopo poche ore si alzò perfettamente sveglio, vestendosi in silenzio. Era ancora l'alba e tutto il castello era immerso in un silenzio irreale, un silenzio che sapeva ancora di sogni.
Uscì dai sotterranei, accogliendo di buon grado la luce del sole che lo salutava e dirigendosi verso il giardino per una pigra e solitaria passeggiata mattutina; sulle sponde del lago però, notò che qualcuno lo aveva incredibilmente preceduto: una ragazza dagli inconfondibili capelli rossi stava seduta tra l'erba, dandogli le spalle. Piacevolmente sorpreso le si sedette accanto, come se fosse la cosa più naturale del mondo; lei si voltò stupita, guardandolo con i profondi occhi azzurri e aprendo la bocca per parlare, cosa che il ragazzo le impedì con un gesto.
Stettero così a lungo, in silenzio, godendosi l'alba e la brezza mattutina.
«Arrivederci, piccola Weasley» mormorò poi, alzandosi e dandole le spalle.
«Ehi, Zabini...Aspetta!»
Evidentemente nella testa della ragazza si affollavano numerose domande, desiderose di venir pronunciate, ma lui volle negarle le risposte con somma soddisfazione
«Mi spiace, tempo scaduto » disse con un sorrisetto, avviandosi verso il castello, dove lo aspettava un abbondante colazione.
«Ehi, dov'eri finito? » chiese pochi minuti più tardi Draco con voce atona e strascicata, che però nascondeva un certo interesse.
«Che c'è, ti preoccupi per me?»
L'altro non rispose, limitandosi a fissarlo in attesa di una risposta più consistente.
«Ero a fare un giretto» rispose Blaise enigmatico, senza concedergli nulla di più.
Una volta finito di mangiare, Piton si diresse verso di loro per la distribuzione dell'orario.
«Allora Malfoy... Pozioni, Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi, Erbologia...»
Con un colpo di bacchetta gli compilò l'orario, per poi rivolgersi a Blaise.
«Zabini... molto ambizioso vedo. Antiche Rune, Astronomia, Erbologia, Trasfigurazione, Pozioni, Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi... Ecco fatto. Ci vediamo dopo.»
«Devo scappare ad Antiche Rune...»
Per tutta risposta il biondo gli grugnì dietro un saluto, voltandosi diretto ai sotterranei. Blaise, invece, entrò trafelato nell'aula dopo una corsa sfiancante attraverso parecchi piani della scuola, arrivando appena in tempo per l'inizio della lezione. Si sedette accanto Millicent Bulstrode, l'unica Serpeverde del corso: per il resto c'erano sei Corvonero, un paio di Tassorosso e l'immancabile Hermione Granger. Patetica, e non tanto per le sue origini, quanto piuttosto per la sua vita tremendamente piatta. Tutta scuola e amici, monotona e prevedibile; mai un ragazzo, mai uno strappo alle regole di sua spontanea iniziativa. Aveva avuto il suo momento di gloria un paio di anni prima, presentandosi al Ballo del Ceppo con Krum - era riuscita a sorprendere pure lui, che non si scomponeva mai - ma poi era finita lì. Sarebbe stato interessante vedere fin dove avrebbe potuto spingerla, fin dove arrivassero i suoi limiti tanto invalicabili. Questi pensieri comunque vennero messi a tacere dalla professoressa Babbling, che aveva appena fatto il suo ingresso nell'aula, squadrando la classe coi freddi occhi di ghiaccio.
«Bene ragazzi, vedo che siamo parecchie persone. Undici è un numero più che considerevole per essere il sesto anno» annunciò, sorprendentemente sorridendo.
«Spero che abbiate passato delle ottime vacanze estive, perchè adesso è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche...»
Blaise tentò di concentrarsi sulle parole della donna. Antiche Rune gli piaceva molto, solo che quella mattina trovava difficile seguire la lezione e lasciar perdere i sottili fili di pensiero che si intrecciavano nella sua mente. Alla fine dell'ora erano già stracolmi di compiti per la volta successiva.
«Mi raccomando ragazzi, dovete leggere per Mercoledì i due tomi che vi ho dato prima. Inoltre voglio cinquanta centimetri di saggio sull'uso delle Rune nelle vecchie comunità di maghi del nord Europa e dovete tradurre questi due passaggi del poema Hàvàmàl. È tutto, potete andare.»
Blaise, ora carico di libri e di doveri, si affrettò verso l'aula di Difesa dove lo aspettavano Draco, Pansy, Daphne e Theodore.
«Ecco qua il nostro studioso...» commentò Pansy con tono canzonatorio.
«Mia cara, capisco ti sia difficile crederlo ma ho una mente che, a differenza di quella di altri inetti, può applicarsi con risultati eccellenti in numerosi e variegati argomenti» rispose Blaise, pacato. Non dava peso alle parole della ragazza, poiché non la riteneva degna di interesse.
Lei alzò le spalle con un mezzo sorriso confuso, rivolgendosi a Draco con fare civettuolo ma interrotta quasi all'istante da Piton, appena sbucato fuori dall'aula.
«Dentro» abbaiò, aspettando che tutti i ragazzi entrassero per poi chiudere la porta sull'aula buia, illuminata da qualche sporadica candela. In silenzio, Blaise e gli altri presero posto ai soliti banchi in fondo all'aula, aspettando che Piton cominciasse la lezione.
«Voglio parlare con voi ed esigo la vostra massima attenzione. Finora avete avuto cinque insegnanti di questa materia, mi sembra. Naturalmente, questi insegnanti avranno tutti avuto i loro metodi e le loro priorità. Data questa confusione mi sono sorpreso che tanti di voi abbiano rimediato un G.U.F.O. in questa materia. Sarò ancora più sorpreso se tutti voi riuscirete a tenere il passo con il lavoro per il M.A.G.O., che sarà molto più complicato».
Piton abbassò il tono della voce, cominciando a girare per la stanza.
«Le Arti Oscure sono molte, varie, mutevoli ed eterne. Combatterle è come combattere un mostro con molte teste, il quale ogni volta che una testa viene mozzata ne fa ricrescere una ancora più feroce e astuta. Voi combatterete ciò che è indeterminato, cangiante, indistruttibile. Le vostre difese » continuò l'insegnante, alzando un po' la voce « devono dunque essere flessibili e fantasiose quanto le Arti che cercate di neutralizzare. Queste immagini » e indicò le pareti dell'aula, alle quali erano appesi numerosi quadri agghiaccianti che mostravano gente sofferente e disperata «danno un'onesta rappresentazione di ciò che accade a coloro che subiscono, per esempio, la Maledizione Cruciatus, provano in Bacio del Dissennatore o provocano l'aggressione dell'Inferius.»
«Allora è stato avvisato un Inferius? È vero che li usa?»
La stridente ed acutissima voce di Calì Patil rimbombò per tutta l'aula, suscitando le risatine soffocate di Daphne e Pansy, nonché un sorrisetto beffardo sul volto di Malfoy.
«Il Signore Oscuro ha usato degli Inferi in passato, quindi farebbe bene a pensare che possa usarli ancora. Dunque... voi siete, credo, principianti assoluti nell'uso degli incantesimi non verbali. Qual'è il vantaggio di un incantesimo non verbale?»
Prevedibilmente l'addestratissima mano della Granger svettò per aria.
Dopo un'impeccabile risposta che Piton liquidò con una battutina, l'insegnante li dispose a coppie, facendogli provare a lanciare e respingere maledizioni senza parlare. Blaise, in coppia con Daphne, sussurrò non troppo convinto uno Schiantesimo, che l'altra respinse borbottando a mezza bocca.
Improvvisamente, un grido dall'altra parte dell'aula li distolse dal loro compito. Potter aveva atterrato Piton con un potente Sortilegio Scudo urlato, attirando l'attenzione come suo solito.

Tutta la classe si voltò a guardare l'insegnante che si raddrizzava, torvo.
«Ricordi che stiamo praticando gli incantesimi non verbali, Potter?»
«Sì.» rispose Harry, rigido.
«Sì, signore.»
«Non c'è bisogno di chiamarmi signore, professore.»
Parecchi ragazzi trattennero il respiro, compresa Hermione.
«In punizione, sabato sera nel mio ufficio» disse Piton «non accetto l'impudenza da nessuno, Potter... nemmeno dal Prescelto.»


Malfoy uscì dall'aula ghignando soddisfatto, insultando Potter insieme a Nott.
Blaise, che in realtà aveva apprezzato quell’esibizione di umorismo del quale Potter non aveva mai fatto sfoggio, camminava dietro di loro, diretti alla Sala Comune. Oltrepassato il pannello attaccò subito con i compiti di Antiche Rune mentre Malfoy giocherellava annoiato con un Frisbee Zannuto. Dopo circa una mezz'ora aveva finito le traduzioni; non fece in tempo a mettere giù la piuma che si diressero verso di loro le due ragazze, e mentre Pansy si metteva a parlare con Draco con un fare che sperava essere seducente, Daphne dal canto suo si era seduta accanto a Blaise, allungando le lunghe gambe affusolate sulle sue.
«Allora Blaise, non abbiamo ancora parlato da soli da quando siamo arrivati...»
«Tesoro, sai contare? Se non sbaglio è solo un giorno che siamo qui» rispose lui con tono falsamente cortese.
«Lo so, ma mi sei mancato molto…» disse Daphne con voce suadente.
«Devi aver trascorso un’estate particolarmente priva di…soddisfazioni diciamo, se ti sono mancato sul serio» rispose lui pungente, togliendosela di dosso con malagrazia. In realtà non voleva mostrarsi così dispotico, eppure quel giorno non riusciva a farne a meno.
«Quanto sei antipatico...» commentò lei imbronciata, capendo che non era aria e dirigendosi verso il dormitorio femminile.
Lui, noncurante, cominciò a leggere un pesante libro, in attesa dell'ora di Pozioni, che giunse un po' troppo in fretta. Anche Potter, Weasley e la Granger avevano scelto quella materia, così come un Tassorosso altezzoso e quattro Corvonero. La porta della segreta si aprì, facendo sbucare Lumacorno che li guardò entrare uno a uno sorridendo da sotto i baffoni, e che lo salutò con particolare calore.
Si formarono tre gruppi attorno ai tavoli e Lumacorno attaccò a parlare, mostrando agli alunni diverse pozioni che la Granger individuò subito: Veritaserum, Pozione Polisucco, Amortentia.

«L'Amortentia non crea veramente l'amore, è ovvio. È impossibile confezionare o imitare l'amore. No, si limita a provocare una potente infatuazione od ossessione. Probabilmente è la pozione più pericolosa e potente in tutta questa stanza... oh, si» ribadì, annuendo grave verso Malfoy e Nott che ostentavano una smorfia scettica. «Quando avrete vissuto a lungo quanto me, non sottovaluterete la potenza di un amore ossessivo... E adesso è ora di metterci a lavoro!»

Nonostante quello che ne pensassero Draco e Theodore, Blaise era d'accordo col professore: niente era più distruttivo di un'insana passione, capace di stregare la mente e appannare i sensi. L'amore rendeva le persone terribilmente deboli e malleabili, e lui ne approfittava spesso col suo sottile gioco empatico, con la sua capacità di interpretare e dirigere a suo favore il volere umano altrui. Lumacorno interruppe i pensieri del ragazzo mostrando alla classe una bottiglietta di Felix Felicis, la complicata ed ambita pozione della fortuna, messa in palio alla fine dell'ora per il miglior Distillato di Morte Vivente che sarebbero stati in grado di produrre. Blaise notò sogghignando come Malfoy tagliasse rapidamente le sue radici, volendo vincere il premio. Il sorriso gli si allargò ancora di più, quando l'amico tentò di ingraziarsi il professore.
«Professore, credo che lei abbia conosciuto mio nonno, Abraxas Malfoy.»
«Sì» rispose quello senza nemmeno guardarlo «Mi spiace, ho saputo che è morto, anche se naturalmente c'era da aspettarselo, il vaiolo di drago alla sua età...»
Si allontanò, lasciando Draco stizzito e furente.
«Bah, vecchio tricheco rimbambito. Che vada dal suo Paciock o dalla Weasley...» borbottò tra sé, impegnandosi ancora più a fondo nella preparazione del Distillato, cosa che comunque si rivelò inutile in seguito alla vittoria di Potter.
«Ma come diavolo avrà fatto quel dannatissimo Potter? È sempre stato una schiappa in Pozioni...» commentò digrignando i denti.
«Beh, non è che fosse esattamente il cocco di Piton, mentre ora a quanto pare i ruoli si sono rovesciati...» commentò neutrale Blaise mentre andavano a cena in Sala Grande.
Guardò fuori da una delle enormi vetrate dalle quali entravano gli ultimi raggi del sole al tramonto osservando il giardino e, in lontananza, la Foresta. Da lì dentro il mondo sembrava più ottimista ma Blaise cinicamente non si cullava in false speranze. La sofferenza del mondo là fuori è molto più vicina di quanto non sembri pensò guardando Draco, mentre venivano accolti dal calore della Sala Grande che si apriva davanti a loro.



Bene, rieccomi qui ^^. Lo so, questo capitolo è uscito un po' lungo e pesantuccio, ma del resto lo sono un po' tutti i capitoli iniziali.
Annypervinca: grazie mille, la prima recensitrice ^^... non è facile adottare lo "stile Rowling"...i prossimi capitoli comunque saranno molto più leggeri, nel caso ti fossi spaventata. Un saluto :)
Inoltre ringrazio quelle tre buon'anime che mi hanno messa tra i preferiti e le seguite *-*, e anche chi legge e basta ^^ Ciaociao :D

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Capitolo 3
*** III. Una mano per Draco ***


Le frasi scritte in corsivo, sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie, bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry, ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto.
 Inoltre,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se ci sono errori,pareri,idee eccetera...sarebbe un grande aiuto :)
Detto questo, vi saluto. :D



Ben presto si resero conto che il sesto anno non sarebbe stata una pacchia. Le lezioni erano il triplo più difficili rispetto agli anni passati, e non soltanto per l'utilizzo degli incantesimi non verbali. Arrivare al fine settimana fu un sollievo e in quella Domenica mattina persino Blaise era di buon umore. Il ragazzo raggiunse il tavolo di Serpeverde con un lieve sorriso che gli aleggiava sul volto, perfettamente sveglio e affamato.
«Buongiorno Draco» disse, sedendosi sulla lunga panca di legno.
Quello rispose con un cenno assonnato del capo.
« 'giorno Blaise.»
Addentò con gusto un muffin, mentre centinaia di gufi planavano su tutta la Sala Grande.
Un bel barbagianni reale gli lanciò con grazia una lettera di sua madre e una copia de La Gazzetta del Profeta, che iniziò subito a sfogliare con interesse.
«Novità?» chiese Draco tra un boccone e l'altro, giusto per dire qualcosa.
«Dissennatori ovunque, oltre al fatto che il Ministero è sempre più disperato. Sono arrivati ad arrestare Stan Picchetto spacciandolo per Mangiamorte» commentò lui,con una risata di compatimento piuttosto vuota.
«Quel sudicio bigliettaio un Mangiamorte? Come se il Signore Oscuro si servisse di feccia del genere...»
Il fastidio che emergeva dalle sue parole era evidente e Blaise ci colse qualcosa di più. Forse non lo diceva soltanto per vantarsi, forse era sul serio diventato uno di loro. Avrebbe dovuto davvero parlargliene, in fondo erano amici da sempre, nonostante i rapporti nell'ultimo periodo si fossero raffreddati. Finirono la colazione in silenzio, mentre gli altri studenti si avviavano verso il campo di Quidditch grattando rumorosamente le panche per terra.
«Vieni anche tu ad ammirare il provino di Weasley?»
«Ne faccio volentieri a meno. Ci vediamo a pranzo.»
Draco rispose con un'alzata di spalle, dirigendosi verso il portone insieme a Pansy, sbucata da chissà dove. Blaise finì di mangiare con estrema calma e uscì anche lui sotto una lieve pioggerellina, affatto fastidiosa.  Voltando le spalle al campo di Quidditch e alle decine di studenti che vi accorrevano, andò verso la riva del Lago, ormai uno dei luoghi del castello che più preferiva. Si sedette sull'erba, decidendosi finalmente ad aprire la lettera della madre. Sulla spessa pergamena ornata con lo stemma di famiglia erano state tracciate poche eleganti righe scritte in bella calligrafia.
 
 
Blaise, figlio mio
spero che l'anno scolastico sia iniziato nel migliore dei modi.
Stai attento, ora più di sempre: è difatti altamente probabile che verrai controllato, ora che il ritorno del Signore Oscuro è sempre più imminente.
Sono inoltre venuta a conoscenza del fatto che il professor Lumacorno nutra una certa simpatia nei tuoi confronti; ti consiglio di coltivarla, potrebbe risultarti molto utile.
Ora ti devo lasciare.
Con affetto,
 
                                            Selene Clairedelune in Zabini

 
Rispose sbrigativo, altrettanto cordiale, altrettanto distaccato, mentre alle sue spalle arrivavano chiarissime le urla eccitate dei suoi compagni. Il Quidditch, altra cosa che lo lasciava del tutto indifferente. Che cosa poteva importargliene di battersi e faticare per star dietro a qualche palla volante? Osservò pensoso il lago, le cui acque si riflettevano nei suoi profondi occhi scuri.
Doveva assolutamente parlare con Draco.
Dopo quelle che gli parvero delle ore, dalle voci affievolite dei compagni affamati che abbandonavano il campo per andare a mangiare dedusse che i provini fossero finiti. Il sole tentava di farsi spazio nel cielo, bucando le nuvole con i suoi deboli raggi ed illuminando un poco il volto cupo di Blaise, che si alzò sgranchendosi le gambe per poi dirigersi anche lui verso il portone principale. Era già sui gradini di pietra quando la fortuna, come suo solito, gli fu favorevole: Draco era pochi metri più indietro, circondato da alcune ragazzine che lo ascoltavano rapite. A differenza degli anni precedenti però, sembrava quasi infastidito da queste attenzioni, infatti se ne liberò piuttosto in fretta imboccando un corridoio secondario, camminando spedito. Blaise lo seguì finchè non lo raggiunse, mettendogli una mano sulla spalla. Draco sobbalzò, visibilmente teso, già con la bacchetta puntata contro di lui.
«Che diavolo...Blaise?!Per poco non mi fai venire un infarto!Ma sei cretino?» disse stizzito, rimettendo la bacchetta in tasca.
«Devo parlarti. O meglio, se tu che devi parlare a me.»
Subito si avvertì un cambiamento nell'aria; gli occhi di Draco si fecero seri, l'aria scocciata era sparita dal suo volto, cedendo il posto ad un'espressione cupa. Poi sospirò, come arrendendosi.
«Non qui. Seguimi.»
Lo condusse in un'aula vuota lì vicino e una volta entrati sigillò la porta, rendendola impenetrabile a occhi ed orecchi indiscreti. Blaise si appoggiò al bordo della cattedra, mentre Draco preferì sedersi su un banco, parlando per primo.
«Ok. Ora puoi parlare.»
«Non fare finta di non capire. Sai bene cosa voglio sapere.»
«No che non lo so.»
Lo sguardo di Blaise divenne truce; quei giochetti gli erano sempre piaciuti, ma solo se era lui a sottoporli agli altri. Draco dal canto suo ostentava un mezzo sorriso, ben sapendo però che all'amico non poteva nascondere nulla, e non per questioni di fiducia o lealtà: Blaise sapeva essere dannatamente persuasivo, e non sempre usando le buone maniere.
«Avanti, chiedimelo» sussurrò infine Draco malizioso, con un tono leggermente sadico.
Blaise nascose la sua irritazione, evitando accuratamente di assecondare il suo divertimento.
«Draco, sei un Mangiamorte?»
Quello per tutta risposta si limitò a tirarsi su la manica sinistra della divisa. Il temuto teschio, dalla cui bocca fuoriusciva un serpente minaccioso, faceva bella mostra di sé sulla smagliante pelle diafana del ragazzo, nero e indelebile. Blaise osservò l'espressione di Draco, che gli sorrideva con finta spavalderia.
«E ne sei felice?»
«Certo, non dovrei esserlo?»
Blaise alzò un sopracciglio, sarcastico.
«Questa domanda dovresti porla a te stesso, perchè davanti a me ho una lampante dimostrazione del contrario.»
«Pensala come ti pare» rispose l'altro tirandosi bruscamente giù la manica, come a voler troncare la discussione. Ci fu una lunga pausa, ma Blaise non avrebbe certo abbandonato l'argomento proprio adesso.
«Che compito ti ha dato?»
Draco esitò un momento, visibilmente incerto; si guardarono per un intenso interminabile istante. Blaise non era certo uno scemo, sapeva che doveva esserci un motivo ben preciso se il Signore Oscuro in persona si era disturbato a reclutare un sedicenne... probabilmente era una vendetta sul padre.
«Devo uccidere Silente» disse infine in un soffio.
Ora, nei suoi freddi occhi chiari, si poteva scorgere il bambino che era stato un tempo. Ora, Blaise poteva vederci tutta la sincera paura che lo opprimeva. Paura di non farcela, paura di morire. Paura di condannare tutta la sua famiglia con sé.
«Ti aiuterò.»
«No. Stanne fuori, Zabini.»
Blaise stava per protestare richiamato da un'antica amicizia, abbandonando i modi pacati che aveva usato fino a quel momento, ma venne interrotto dall'altro.
«Ti prego.»
Quanto orgoglio erano costate quelle due parole? Poteva immaginarselo, ma decise lo stesso di non ascoltarle.
«Non impedirmelo, sai che lo farò ugualmente, e anche con più gusto.»
Draco saltò giù dal banco, recuperando la sua gelida maschera.
«Come ti pare allora. Libero di morire, se è questo che vuoi» rispose stizzito.
«Bene, allora siamo d'accordo. Hai un piano?»
Draco esitò solo un secondo.
«Certo, ed è esattamente nella Stanza delle Necessità.»
Dopo parecchie ore a discutere sulle difficoltà riscontrabili nel riparare un Armadio Svanitore, i due ragazzi uscirono dalla Stanza, esausti e affamati. Come facevano da ragazzini, complici nelle notti invernali che si meravigliavano di tutti i passaggi e i luoghi segreti del castello, andarono a solleticare una certa pera nei sotterranei. Appena misero piede nella cucina, vennero circondati da un gruppetto di elfi. Uno di loro, particolarmente gracile, prese la parola, chiedendo cosa desiderassero i signorini.
«Beh, cibo direi... carne, patate, dolcetti.»
«E succo di zucca. Tanto succo di zucca.»
Blaise guardò Draco quasi sorridendo sotto i baffi; quanto era facile farlo tornare la stessa spensierata persona che era un tempo. Sembrava che avergli confessato quel pesante segreto gli avesse tolto dalle spalle una vita di preoccupazioni. Uscirono dalle cucine carichi di roba e diretti al dormitorio, dove mangiarono tranquilli, scherzando e facendo battutacce. Parecchi Serpeverde rimasero stupiti nel vedere due persone distaccate e fredde come loro comportarsi a quel modo, ma ebbero comunque il buon senso di tenere per sé i commenti. Condividere quel segreto li aveva resi ancora più uniti.
«Penso che ora andrò nella Stanza delle Necessità... se solo trovassi quei due idioti di Tiger e Goyle... loro non sanno nulla» si affrettò ad aggiungere Draco, in risposta all’espressione incredula di Blaise «sanno soltanto che devono fare da palo mentre io mi occupo di cose che non li riguardano.»
«Beh…Saranno a dormire. O a mangiare» ipotizzò Blaise, senza commentare la scelta dell’amico di averli come aiutanti.
«Propendo per la seconda. Eccoli là » esclamò con disgusto Draco, indicando un angolo della Sala Comune dove effettivamente due grossi ragazzi, di spalle, si stavano abbuffando di torta.
«Tiger. Goyle. Portate i vostri culi obesi qui» gridò autoritario.
«Beh, allora ci vediamo» disse Blaise, avviandosi verso la porta del dormitorio e uscendo nei sotterranei. Stava andando verso la biblioteca, quando un'affascinante ragazza del quarto anno lo fermò.
«Sei Blaise, vero?» chiese quella con voce suadente.
«Sì. Mentre tu saresti...?»
«Melinda, Melinda Bobbin. Sono di Corvonero, però ti ho già visto spesso a giro. Senti, il vecchio Luma mi ha chiesto se stasera sei dei nostri. Facciamo una festicciola, giusto tra noi» aggiunse, in risposta al suo sguardo interrogativo.
In realtà Blaise ne avrebbe fatto decisamente a meno, anche se una cenetta con lei se la sarebbe fatta volentieri. Ma la madre non gli aveva forse consigliato, tra l'altro la mattina stessa, di assecondare questa cosa?
Con un sospirò sfoderò un sorriso smagliante, che di solito aveva un certo successo sulle ragazze.
«Bene, ci sarò. Ci vediamo stasera allora.»
«A stasera!» cinguettò Melinda, saltellando via per i corridoi.
Blaise si ricredette. Una cenetta con lei avrebbe comportato solo un gran mal di testa, al massimo avrebbe potuto passarci una notte insieme e certamente non a chiacchierare.
 
Quella sera nell’ufficio di Lumacorno c’erano un McLaggen disgustosamente pieno di sé, un paio di Corvonero di cui non conosceva il nome, altra gente comunque non particolarmente degna della sua attenzione e, ciliegina sulla torta, la Granger. Fortunatamente niente Potter. Blaise si sedette con una smorfia, seguendo con la coda dell’occhio Ginny, appena entrata nella stanza e salutata calorosamente dal professore, mentre Melinda cercava di richiamare la sua attenzione con discorsi vuoti. La serata passò soporifera, tra numerosi aneddoti su maghi e streghe famose a cui Lumacorno aveva preso parte e almeno una decina di portate con pietanze degne di casa Zabini.
Ogni tanto Ginny lo guardava, per lo più pensierosa e interrogativa; a fine cena gli fece un sorrisino, che Blaise non ricambiò.
«Mio caro Blaise, sei stato un po’ taciturno stasera!» gli esclamò Lumacorno alle spalle, facendolo sobbalzare.
«Non mi sento molto bene» mentì prontamente, con un sorrisetto tirato «Credo che sarebbe meglio se andassi a letto.»
«Oh, ma certo caro ragazzo, vai pure. Forse è il caso che ti faccia accompagnare in infermeria?»
«No grazie, non è necessario.»
«Lo accompagno io!» si offrì Melinda, e al professore parve davvero una buona idea.
Blaise era leggermente infastidito da tutta quell’invadenza, ma il sollievo di andarsene da quella stanza bastò a tranquillizzarlo. La ragazza accanto a lui era già scivolata sotto il suo braccio, camminandogli appiccicata. Beh, se voleva passare la notte con lui, certo non glielo avrebbe rifiutato.
 
 «Quanto odio Piton! Quel leccapiedi di Silente insiste nel voler sapere cosa sto architettando, è sicuro che io sia un bambino e che non possa farcela, o probabilmente vuole prendersi tutto il merito».
Blaise osservò Draco imprecare tirando calci alle centinaia di cianfrusaglie che c’erano nella Stanza delle Necessità, illuminato da un debole raggio di luce.
«Lascialo perdere. Quanto tempo credi che ti serva ancora?»
A quella domanda l’amico si fermò, meditandoci seriamente. Era passato dalla rabbia alla preoccupazione in mezzo secondo.
«Non lo so Blaise… inizio ad avere davvero paura di non farcela.Il Signore Oscuro si sta spazientendo, mi mette pressione… potrebbe arrivare anche a far rapire la mia famiglia per “incentivarmi”. Dannazione, io sto facendo più che posso… cos'altro devo fare?»
Blaise non rispose, impotente davanti agli occhi colmi di terrore che lo osservavano. Sapeva bene cosa avrebbe comportato il suo fallimento, per lui quanto per la sua famiglia, stavano giocando col fuoco. Erano passante intere settimane e ancora l’armadio non si decideva a dare i frutti sperati.
«Beh, potresti prendere tempo. Potresti tentare qualche mezzuccio per dare l’impressione che almeno ci provi. Certo, non servirà a molto, però…» propose dopo un po', poco convinto.
«Del tipo?»
«Non so, recapitargli un oggetto maledetto per esempio.»
«Certo, magari col gufo delle otto.»
Blaise ci pensò a fondo, poi gli tornò in mente una cosa che Draco gli aveva detto poche settimane prima.
«Non avevi detto che hai fatto l’Imperius su Madama Rosemerta? Potresti sfruttarla in qualche modo, in fondo tra due settimane è prevista un’uscita a Hogsmeade.»
«Hai ragione.» concesse Draco, vagamente speranzoso « potrei costringerla a scagliare a sua volta un Imperius su qualcuno di impensabile, magari un Tassorosso o uno stupido Grifondoro, e fare recapitare a Silente un oggetto pregno di antiche maledizioni. Potrei far stregare la Granger oppure la femmina Weasley, sarebbe assolutamente insospettabile che due come loro tentino di uccidere Silente, probabilmente arriverebbero fino a lui senza essere ostacolate.»
Draco ormai seguiva un filo logico tutto suo, estraniandosi dalla realtà e senza quindi notare che per una frazione di secondo lo sguardo di Blaise si leggermente rabbuiato.
« Credo sia meglio usare qualcuno di più anonimo. Sia la Weasley che la Granger fanno parte dell’allegra combriccola di Potter, che ovviamente non esiterebbe a mandare il piano all’aria.»
L’altro parve rifletterci un momento.
«Hai ragione, forse è meglio pensare a qualcun altro. Mi metterò in contatto con quell’idiota di Sinister per cercare un bel regalo di Natale per Silente» sogghignò, ritrovando un po’ di quel sadismo che ormai da un po’ lo aveva abbandonato.
 
«Come sarebbe che non puoi venire a Hogsmeade?»
Blaise aveva parlato a voce un po’ troppo alta, infatti un gruppetto di ragazzini del terzo anno li guardò vagamente intimorito, assottigliandosi il più possibile contro la parete del corridoio mentre li superavano.
«Sarebbe come ti ho detto: quella megera della McGranitt mi ha messo in punizione perché non ho finito i suoi stupidi compiti, al diavolo! Ma da una parte meglio così, almeno ho un alibi se il nostro piano andasse storto» disse Draco, facendo spallucce.
«Su questo non ti do torto. Vorrà dire che ti porterò una burrobirra stasera.»
«Grazie» fece Draco sarcastico, una smorfia leggermente scocciata sul volto «E se avrò la fortuna di assistere alla consegna del pacchetto ti farò sapere se a Silente gli opali donano» ghignò.
Blaise uscì dal castello, diretto al piccolo villaggio completamente solo. In realtà non gli dispiaceva affatto tutta quella solitudine, più che altro perché riusciva a sopportare la compagnia di pochissime persone e quindi preferiva starsene per conto suo piuttosto che ascoltare futili chiacchiere. Si diresse verso i Tre Manici di Scopa, per tenere d’occhio la situazione ma anche per farsi un bicchiere di Whisky. Con una folata di vento gelato entrararono Weasley, la Granger e un Potter isterico, che urlava contro Mundungus. Blaise, appoggiato a una colonna lì vicino, cercò di ascoltare cosa stessero dicendo ma dopo un’occhiataccia da parte di Hermione abbassarono notevolmente la voce, così decise di andarsene, mentre Potter alle sue spalle si rovesciava della Burrobirra sul mantello. Patetico.
 
Quella sera, la voce che una Grinfondoro era stata stregata da una collana maledetta aveva già fatto il giro della scuola; nei sotterranei dei Serpeverde qualcuno ci rise sopra ma niente di più.
Malfoy sedeva cupo su una poltrona, visibilmente di pessimo umore; Blaise gli si avvicinò, sedendosi elegantemente sul bracciolo di un divanetto.
«E così ha colpito la Bell…»
«Già, maledizione. Fortunatamente oggi ero con la McGranitt e questo mi esclude automaticamente dalla lista dei sospettati… anche se dubito che qualcuno in questa scuola si sia accorto dei miei piani.»
«Credo anch’io, ma stacci attento.»
Vennero interrotti da una ragazza del quinto anno molto carina, con la quale era andato a letto qualche notte prima e che appena l’aveva individuato era cosa verso di lui.
«Ciao Blaise, passi da me stanotte?»
«Prego?»
Il sorriso della ragazza vacillò.
«Mi chiedevo se ti andasse di passare di nuovo la notte insieme.»
Blaise inarcò un sopracciglio, irrompendo in una breve risata tagliente.
«No grazie, non mi va» disse, per poi tornare a parlare tranquillamente con Draco mentre lei se ne andava, visibilmente scossa.
«Che classe» commentò l’amico.
«Se non faccio così non si staccano più. Guarda Pansy per esempio, ti sta sempre appiccicata. Non so come tu faccia a sopportarla.»
L’evidente successo che Blaise riscuoteva nel sesso opposto irritava Draco, che voleva eccellere sempre in tutto; nonostante fossero amici ogni tanto aleggiava una certa aria di competitività tra loro, almeno da parte sua.
«Anche quella ragazza ha i suoi lati positivi» disse Draco, affatto convinto delle sue parole
«Sarà» ghignò Blaise, senza celare in alcun modo il suo scetticismo.





Saaaalve :)
Ok, lo so lo so, per il momento sto sviluppando solamente la vita di Blaise con i Serpeverde, ma è per contestualizzare e far capire un po' il suo carattere... comunque la storia inizia a prendere vita e Ginny avrà a brevissimo (forse già dal prossimo capitolo...?) un ruolo attivo nella vicenda! A presto :)
sofimblack

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Capitolo 4
*** IV. Litigi per Blaise ***


Le frasi scritte in corsivo, sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie, bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry, ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto. Inoltre,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se ci sono errori,pareri,idee eccetera...sarebbe un grande aiuto :)
Detto questo, vi saluto. :D


Era un pomeriggio come tanti, Blaise era chino su una pergamena intento a finire i compiti di Antiche Rune  quando una ragazza del terzo anno gli si avvicinò titubante. Stava per scacciarla in malo modo - non aveva molta voglia di flirtare - invece quella gli tese una pergamena arrotolata da un nastro viola che conosceva bene.
«Scusami, il professore Lumacorno mi ha chiesto di darti questo. E ha aggiunto anche che rischia di offendersi se non ci vai.»
«Grazie» rispose Blaise con un sorriso quasi sincero, già incupitosi al pensiero del contenuto del messaggio. In effetti, disobbedendo a ciò che gli aveva detto sua madre, aveva saltato parecchie di quelle cenette barbose. Questa volta l’invito era per una festa di Natale, ed era consentito portare qualcuno. Fantastico, pensò sarcasticamente tra sé. 
Decise di farsi una passeggiata al lago per schiarirsi le idee.
Con un piede ancora sul grande portone assaporò l’aria fresca scompigliargli i capelli, già molto più rilassato. Camminò per un po’ sul limitare della Foresta Proibita mentre la luce scemava, finché tutto fu avvolto da un’inquietante oscurità. Sentì in lontananza delle grida interrompere quel silenzio di quiete; provenivano dal campo di Quidditch, così virò da quella parte e raggiunse lo spiazzo, sedendosi invisibile tra gli spalti. Era in corso l’allenameno di Grifondoro e Blaise osservò a lungo una figurina dai capelli rossi filare con la sua scopa e continuare a segnare gol. Suo fratello invece, che non si spiegava cosa ci facesse in porta, lasciava passare tutte le palle, finché non tirò un pugno a una delle Cacciatrici. Anche da quella distanza riusciva a vedere che le aveva fatto piuttosto male. Tutta la squadra atterrò attorno alla ragazza ma dopo cinque minuti tornarono in aria; Blaise non se ne intendeva particolarmente di Quidditch, ma si era accorto anche lui che stavano giocando davvero da schifo. Finiti gli allenamenti vide Ginny uscire dagli spogliatoi; la seguì, sentiva un'inspiegabile bisogno di parlarle, ma Dean Thomas fu più rapido di lui a raggiungerla prendendola per mano. Oltretutto andavano nella stessa direzione, quindi gli toccò sorbirsi un’infinita serie di baci e smancerie fino al Castello. Decise di andare nella Stanza delle Necessità, giusto per vedere come procedeva l’instancabile lavoro di Draco, ma mentre aveva già messo un piede sulle scale sentì Ginny e suo fratello urlare, la voce che rimbombava per tutto il piano. Tornò indietro, origliando incuriosito; aveva saputo del famoso caratterino della Weasley, ma non aveva ancora avuto l’onore di osservarlo di persona.
 
«Non voglio che la gente dica che mia sorella è  una…»
«Una cosa?» urlò Ginny, sfoderando la bacchetta « Una cosa di preciso?»
«Non voleva dire niente, Ginny…»
[…]
«Invece si!» sbraitò lei, infiammandosi con Harry. «Solo perché lui non ha mai baciato nessuno in vita sua, solo perché il più bel bacio che abbia mai ricevuto è stato da Zia Muriel…»
«Sta’ zitta!» gridò Ron, più che rosso ormai quasi marrone.
«Col cavolo!» strillò Ginny, fuori di sé. «Ti ho visto con Flebo: tutte le volte che la incontri speri che ti baci sulle guance, fai pena! Se andassi in giro a pomiciare un po’ anche tu non ti seccherebbe tanto che lo facciano tutti gli altri!»
 
Blaise rise tra sé.
 
«Ma cosa stai dicendo! Solo perché non lo faccio in pubblico…»
Ginny rise sprezzante.
«Tu…»
Un lampo di luce arancione sfrecciò sotto il braccio sinistro di Harry e mancò Ginny di pochi centimetri; Harry spinse Ron contro il muro.
«Non fare lo stupido…»
«Harry ha baciato Cho Chang! » urlò Ginny, ormai vicina alle lacrime « E Hermione ha baciato Victor Krum, sei solo tu che ti comporti come se fosse una cosa disgustosa, Ron, ed è perché hai l’esperienza di un dodicenne!»
E con questo corse via.
 
Oltre ai vari pettegolezzi appresi sul fratello – immaginava che fosse un imbranato, ma non fino a quel punto – aveva pure notato qualcosa riguardo a Potter. Si vedeva lontano un miglio che fosse cotto di Ginny e la cosa lo infastidiva. Non è che odiasse Potter come qualsiasi Serpeverde (o come Draco stesso) perché era il cocco di Silente, faceva il paladino della giustizia e si godeva un successo che di suo non aveva nulla, solo l’aiuto di gente più furba di lui. In realtà anche quell’aspetto lo irritava, ma il vero motivo dell’astio nei suoi confronti era che Potter gli sembrava fondamentalmente un idiota, un perfetto imbecille. Altro che coraggio, la sua era stupidità. Quando Ginny gli passò accanto correndo, Blaise le si parò davanti, fermandola. Lei lo guardò, stupefatta, cercando di nascondere le lacrime.
«C..che vuoi Zabini?»
«Solo parlarti, se ti va.»
Lei annuì con sguardo interrogativo, asciugando con la manica le ultime tracce di pianto. Entrarono in un’aula in disuso, senza alcun tipo di arredamento, così Blaise evocò un divanetto. Ginny lo guardò ancora più stupita.
«Non pensavo fossi così bravo a fare incantesimi.»
«Non ci siamo praticamente mai parlati e già ti sei fatta un’idea precisa sulla mia abilità di mago?»chiese Blaise con tono leggero. Lei non rispose, arrossì soltanto.
«Sei più andato alle cene di Lumacorno?» disse Ginny, cercando di cambiare argomento.
«No, puoi biasimarmi?» chiese Blaise con un sorriso beffardo.
«Nemmeno io sono più andata, di solito ho gli allenamenti di Quidditch che coincidono con le serate del Lumaclub…»
«“Lumaclub”, che cosa stupida… oltretutto là dentro non ce n'è uno che valga davvero qualcosa.»
«Giusto, hai ragione, solo l’eccelso Zabini è degno di attenzioni» commentò lei acida, tornando a scaldarsi come poco prima contro suo fratello.
«Non ho detto questo.»
Su di loro cadde un pesante silenzio.
«Credevo che volessi parlarmi.»
«Infatti stiamo parlando.»
Ginny sbuffò ironica.
«Vuoi venire alla Festa di Natale con me?» chiese Blaise di getto, per metà ironico e per metà un po’ meno.
«Che cosa?» chiese Ginny, allibita.
«Mi hai sentito perfettamente» rispose calmo Blaise.
«Se è uno scherzo è davvero di pessimo gusto.»
«Avanti, rispondi.»
Ginny lo guardò, vagamente imbarazzata.
«Ci vado con Dean.»
Blaise, per niente offeso, esplose in un’involontaria risata di scherno.
«Tu…con Thomas? Sì, vi ho visti insieme prima ma… per favore, tu con quello stupido Grifondoro che...»
«Dean non è uno stupido. So dove vuoi andare a parare, come ogni viscido Serpeverde sei sempre pronto a giudicare, così tronfio e arrogante, mentre ti aggiri felice di vedere che nessuno è alla tua altezza! E invece ti informo che facendo così ti ritroverai solo come un cane, anche se probabilmente non ti interessa, basta il tuo smisurato ego a farti compagnia!» disse lei, sempre più arrabbiata.
Blaise la guardò e lei capì immediatamente di aver oltrepassato il limite.
«Tu non sai niente di me né di quello che penso, niente…» sibilò a denti stretti, cercando di controllarsi «sei tu che giudichi senza conoscere le cose, ti ho sopravvalutato se pensavo che Thomas fosse stupido tanto da non meritarti. Quella stupida sei tu.»
Uscì di fretta dall’aula sbattendo la porta, lasciando Ginny in preda al rimorso. Gli bruciavano le mani, aveva bisogno di sfogarsi; entrò in un’altra aula e ridusse in cenere gran parte del mobilio, prima che il suo respiro affannoso tornasse regolare.
 
Quella mattina era il giorno della partita tra Grifondoro e Serpeverde, e come al solito tra i due tavoli correvano urla e frecciatine, soprattutto dal suo. Draco gli si sedette accanto con l’aria assente.
«Blaise, credo che approfitterò del fatto che sono tutti alla partita per andare nella Stanza delle Necessità. Ho già dato a quegli scemi di Tyger e Goyle la Polisucco, credi di potermi aiutare? » gli bisbigliò all’orecchio, attento a non farsi sentire da nessuno.
«Certo. Lo sai che non sono un appassionato di Quidditch.»
Ma Blaise aveva notato lo sguardo di Draco, più distaccato del solito; aveva l’aria malaticcia e le occhiaie gli si erano incavate nel volto ancora di più.
«Draco, che hai?»
L’altro lo guardò tristemente, poi si alzò. Non è che la situazione dell'amico fosse un invito a far festa, ma questa volta era ridotto proprio male.
«Seguimi.»
Raggiunto il Settimo Piano entrarono nella Stanza delle Necessità, poi Draco si voltò fissando Blaise, stravolto e distrutto. Aveva abbandonato ogni tentativo di rendersi impenetrabile, mostrandogli come si sentiva veramente.
«Hanno catturato mio padre. L’hanno rinchiuso ad Azkaban, adesso lo tengono lì con una decina di Dissennatori. Mia madre è distrutta e io sono qui, che permetto tutto questo… è colpa mia! Sta fallendo tutto Blaise…»
E con grande orrore di Blaise, Draco scoppiò in lacrime.
«No che non sta fallendo tutto. Azkaban ormai è in mano ai Mangiamorte, basta un attimo ed è fuori. E forse è meglio che sia lì, lontano da Voldemort» disse Blaise, cercando di tirarlo su.
Draco lo incenerì con lo sguardo, un misto tra rabbia e paura.
«Tu non… non oserai mica… pronunciare…»
«Certo che oso, è solo uno stupido nome. Soltanto gli sciocchi hanno paura di un nome… o rispetto per un essere del genere.»
Draco lo guardò sbalordito, non avevano mai affrontato direttamente l’argomento.
«Un essere del genere? Lui è il Mago più grande di tutti i tempi, lui è…»
«…un folle assetato di potere a cui non interessa quanta gente ammazza per strada» completò Blaise per lui «Draco, per quanto ci abbiano inculcato questa idea della superiorità dei Purosangue o simili, arriveresti davvero a uccidere qualcuno solo perché ha dei genitori Babbani?»
«Certo!» rispose subito, con una spavalderia poco credibile.
«Oh andiamo, tu non sei un assassino. Smettila di assecondare questa pazzia.»
Per lo meno questo discorso aveva messo un freno alle sue lacrime.
«Bene Blaise, allora vai da Potter, Silente e dai tuoi amati Babbani e combatti per la loro causa!»
«Sai che non ne ho intenzione.»
«E allora?»
«Allora cosa?»
«Allora cosa hai intenzione di fare.»
«Di salvarmi la pelle cercando di mantenermi il più coerente possibile alle mie idee, senza eccedere nella stupidità chiaramente. La vita non è solo bianco o nero.»
«Beato te che hai la possibilità di scegliere allora» sibilò a denti stretti Draco.
«Forza, mettiamoci a lavoro» tagliò corto Blaise, ponendo fine alla discussione.
 
Incontrò nuovamente Ginny qualche giorno dopo, in corridoio, mentre lui andava a Incantesimi con Nott, Tiger e Daphne; lei era diretta verso la sua Sala Comune, circondata da un gruppetto di amiche. Ovviamente Daphne non perse occasione di schernirle, seguita a ruota dagli altri due. Ginny arrossì violentemente –e non per gli insulti- lanciandogli un’occhiata imbarazzata. Blaise non la considerò minimamente. Era ancora furibondo per quello che aveva osato dirgli, non poteva crederci che avesse una così bassa opinione di lui e che avesse avuto il coraggio di sputargliela in faccia così. Ma in fondo anche lui giudicava e disprezzava tutti a prescindere, gli fece notare una vocina piccola piccola dentro la sua testa, che Blaise ignorò prontamente.
Con la coda dell’occhio la vide tornare indietro verso di loro; fortunatamente gli altri le davano le spalle perché Blaise avrebbe giurato che Ginny gli avesse appena fatto un cenno. Fingendo di aver lasciato qualcosa in Biblioteca e chiedendo agli altri di avvertire il professor Vitious del suo ritardo, tornò sui suoi passi. Si guardò intorno, il corridoio era deserto.
«Che vuoi?»
Ginny, seminascosta dietro una colonna, si sporse verso di lui.
«Senti… mi dispiace. Scusami» disse subito, senza giri di parole.
«E dov’è tutto il tuo orgoglio di Grifondoro?» domandò Blaise canzonatorio, più aspro di quanto non avesse voluto.
«Beh avevi ragione, ti ho giudicato senza sapere niente di te. Voglio conoscerti meglio.»
«Cos’è questo, un invito?» chiese lui, stavolta vagamente malizioso.
Ginny si limitò a lanciargli un’occhiataccia.
«Va bene, come vuoi, conosciamoci meglio. A tuo rischio…» le soffiò nell’orecchio, e senza attendere una risposta se ne andò a lezione.
 
«Blaise, tesoro, allora ci stai per la festa?»
«Come?»
Era immerso nei compiti di Astronomia perciò non aveva badato molto ai discorsi dei suoi compagni. Per tutto il pomeriggio la Sala Comune era stata invasa da un chiacchiericcio esaltato a proposito di un festino illegale per quella sera; ad organizzare l’evento ci avrebbero pensato Pansy e Daphne. Nott, Tyger e Goyle già pensavano a come introdurre un paio di casse di Whisky Incendiario, mentre Draco era stravaccato su una poltrona, lo sguardo assente e la mente probabilmente al Settimo Piano, dove si trovava l’Armadio Svanitore.
«La festa, Blaise. Lo fai questo investimento di dieci galeoni?» chiese Pansy, un po’ offesa dall’essere stata ignorata.
«Si, certo. Anche se “investimento” mi sembra una parola azzardata perché non credo che rivedrò mai i miei soldi» rispose beffardo, mentre appoggiava con noncuranza una manciata di monete dorate sul tavolo.
«Perfetto» esclamò Nott, afferrando il denaro e alzandosi « Noi facciamo una capatina a Hogsmeade. Tyger, Goyle, muovetevi. Da solo non ce la faccio di certo.»
E con questo sparirono dietro la porta scorrevole.
Pansy e Daphne si lanciarono in congetture per il vestito e presto per loro fu il momento di andare a preparasi.
«Allora noi andiamo ragazzi, ci vediamo dopo» trillò Daphne eccitata.
«Sapete, la bellezza ha bisogno di tempo…» aggiunse maliziosa Pansy.
«Allora a te non basterebbe un’era geologica» disse Blaise tra sé, e anche se le ragazze non dettero segno di aver sentito vide Draco sogghignare impercettibilmente.
«Sai Zabini, non so come facciano le ragazze a dire che tu abbia classe» disse infatti, appena se ne furono andate.
«Oh andiamo, solo perché te la porti a letto non puoi negare che non sia esattamente una bellezza. E comunque ho classe, ma non ho mai trovato necessario doverla sfoggiare con te. O per caso c’è qualcosa che dovrei sapere?» sogghignò Blaise.
«Idiota.»
 
Nonostante ci avesse messo i soldi, Blaise era molto combattuto quella sera: aveva poca voglia di stare nel caos della Sala Comune con gente probabilmente già molto più che brilla; d’altro canto si stava chiudendo in se stesso più del solito e probabilmente gli avrebbe fatto bene svagarsi un po’.
Inoltre la musica delle Sorelle Stravagarie era talmente alta che era come se le avesse avute in camera, dunque si decise a scendere.
La stanza era stata decorata con stendardi verdi e argento, mentre al centro della stanza troneggiavano ben tre botti di Whisky Incendiario: Nott e gli altri si erano proprio dati da fare.
In ogni angolo c’erano persone abbastanza fuori di sé che ballavano come forsennate, coppie che si appartavano nell’intimità di angoli ombrosi o direttamente nei dormitori, gente che rideva e beveva. Riconobbe qualche Corvonero e addirittura dei Tassorosso, che erano sgattaiolati dai loro letti e non si sa come erano riusciti a imbucarsi in Sala Comune. Di Grifondoro ovviamente nemmeno l'ombra.
Si poteva dire molto sui Serpeverde, ma non che non sapessero come organizzare una festa.
Nott, sbucato tra la folla, gli diede una grande pacca sulle spalle ficcandogli in mano un bicchiere pieno, che Blaise liquidò in un sorso.
«Whoooa! QUESTA SÌ CHE È UNA FESTA, RAGAZZI!» urlò Nott, e sparì nuovamente tra la gente.
Blaise non ci mise molto ad individuare una testa biondo platino un po’ in disparte, a cui si avvicinò senza indugi.
«Ehi, cerchi di fregarmi il ruolo? Lo sai che sono io quello che alle feste non considera nessuno…»
Draco teneva in mano un bicchiere vuoto ed era visibilmente alticcio. E depresso. Fece un sorrisino che si spense prima di arrivargli agli occhi, cerchiati da occhiaie profonde. Che spettacolo deprimente.
«Senti, hai intenzione di restare qui  tutta la sera? Lo so che è un periodo schifoso ma stare in un angolo a rimuginare non è certo la soluzione.»
«Certo, è facile parlare per te! Tu non rischi nulla, tuo padre non è in prigione e tua madre non rischia la vita, se ne va a Parigi o chissà dove a divertirsi!» scattò subito Draco.
«Hai ragione, in effetti mio padre non è in prigione visto che ha avuto il buonsenso di morire anni fa, che fortuna vero? Un uomo previdente!» esclamò Blaise, arrabbiato. Sapeva che le parole dell’amico derivavano  principalmente dall’alcool e dalla depressione ma aveva toccato un nervo scoperto. «E mia madre… credi davvero che siano viaggi di piacere i suoi? Cerca di fuggire senza dare nell’occhio, lasciandomi qui» aggiunse con amarezza.
«Tu non capisci! Io devo ammazzare Silente e se sbaglio so bene cosa succederà a me e alla mia famiglia… e tu ti lamenti del fatto che te ne devi stare a Hogwarts a non far nulla.»
«A non fare nulla? Ti sto aiutando mi pare, anche se effettivamente l’acume di Tiger e Goyle ti saranno più utili del mio. Non ho intenzione di starmene qui ad ascoltare i tuoi piagnistei.»
Detto questo si allontanò da lui, mascherando la rabbia e cercando di lanciarsi nell’entusiasmo della festa. Poco dopo vide Draco salire verso i dormitori accompagnato da una ragazzina probabilmente del Quarto anno sotto lo sguardo offeso di Pansy, che si avviò decisa verso di lui.
«Blaise… vuoi farmi compagnia stanotte?» chiese, tentando di apparire sensuale.
Lui rise, per niente allettato.
«Tesoro, dovrei aver bevuto ben più di un paio di bicchieri di Whisky per prendere una tale decisione!» rispose maligno, ancora ridendo. Passò accanto a Sally Peppertone, una ragazza molto carina con cui era stato una volta, le cinse la vita e le sussurrò qualcosa all’orecchio; lei rise maliziosa e senza la necessità di tanti discorsi lo seguì nella sua stanza. Nott avrebbe fatto bene a dormire da qualche altra parte per quella notte.

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Capitolo 5
*** V. Un Natale molto gelato [pt.I] ***


Le frasi scritte in corsivo, sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie, bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry, ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto. Inoltre,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se ci sono errori,pareri,idee eccetera...sarebbe un grande aiuto :)
Detto questo, vi saluto. :D


 
Blaise uscì dalla lezione di Erbologia attraversando l’aria gelida. La bacchetta tesa davanti a sé per sciogliere la neve, cercava di ignorare i bisbigli tra Draco, Tyger e Goyle. Ultimamente Draco si stava isolando dal resto del mondo, trascorrendo sempre più tempo nella Stanza delle Necessità, come divorato da una febbrile ossessione che faceva fiorire sulla candida pelle delle profonde occhiaie violacee. Per quanto Blaise fosse preoccupato si rendeva conto di non poter fare molto, inoltre aveva la spiacevole sensazione che l’amico si stesse allontanando da lui... certo, il litigio alla festa non aveva aiutato. Entrarono nel castello e si prepararono.
Stava giusto riflettendoci su, percorrendo i corridoi della scuola, quando vide Ginny camminare accanto a Dean Thomas. Colto da un’ispirazione improvvisa si avvicinò a loro con calma.
«La Weasley deve venire con me, la vuole il professor Piton» disse, usando il tono più sprezzante di cui fosse capace.
Dean lo guardò con evidente sospetto, gli occhi stretti in due fessure, mentre Ginny al suo fianco lo guardava incuriosita.
«Va bene, ci vediamo dopo in Sala Comune» disse lei rivolta a Thomas, avviandosi poi con Blaise con tutta la naturalezza del mondo mentre l'altro continuava a guardarlo con aria torva.
La guidò per il Castello sogghignando.
«Non stiamo andando nell’ufficio di Piton vero?» chiese lei, affatto preoccupata.
«Perspicace.» commentò lui ironico, avviandosi verso la Torre di Astronomia. Arrivarono in cima con un leggero fiatone a causa delle scale a chiocciola; Ginny rabbrividì contro il vento che le soffiava addosso.
«Perché mi hai portata qui?»
«Perché così non saremo disturbati. Allora…mi è giunta voce che la piccola Weasley sia diventata una rubacuori…»
«Sbagliato. Sto con Dean e già da un bel po', il che non vuol dire esattamente “essere una rubacuori”.»
«Oh andiamo, Corner, Thomas, mezza Grinfondoro ti viene dietro e lo stesso vale per un sacco di altri ragazzi della scuola. Perfino Potter è chiaramente cotto di te.»
A quella rivelazione Ginny ebbe un sussulto, che a Blaise non sfuggì.
«Oh-oh, Potter. Mi deludi, non credevo che fossi caduta anche te nella Potter-mania. Nessuno si è ancora accorto che è un idiota?»
«Harry non è un idiota!» ribattè Ginny piccata «È una persona fantastica e…»
«Si si, come ti pare. Non m’interessa sentire l’ennesima sviolinata sull’eroico paladino della giustizia.»
Sui due calò un silenzio nervoso che però Blaise ignorò con palese indifferenza. Ginny stava appoggiata con le spalle contro il muro e lui le era così vicino che poteva sentirne il profumo.
«Comunque il punto non è questo. Nonostante il tuo caratteraccio continuo ad essere fermamente convinto che né Potter né tanto meno quel Thomas siano alla tua altezza, come già ti ho detto.» riprese poco dopo, come nulla fosse.
«Oh certo, perché purosangue e mezzosangue non possono stare insieme eccetera…»
Blaise la fulminò con lo sguardo, tanto che la ragazza si zittì.
«No, non m’importa un bel niente delle questioni di sangue» disse Blaise, ignorando l’espressione stupita e diffidente di Ginny «Dico semplicemente che ti meriteresti di più.»
«Del tipo?» chiese lei con cipiglio scettico.
«Del tipo…»
«Te?» chiese, in tono di sfida.
Incredibilmente, Blaise scoppiò a ridere.
«Ehi Weasley, vacci piano. Forse sei tu a non essere alla mia, di altezza!»
«Spaccone» bofonchiò Ginny, facendolo ridere ancora di più.
«Dico solo che forse non reggeresti i miei ritmi» la punzecchiò, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra.
«Spaccone» ripetè lei, più piano.
«Vuoi provare?» chiese facendosi tremendamente serio, gli occhi scuri fissi in quelli di lei, che arrossì visibilmente. Restarono per un po’ così, a distanza di un soffio, poi Blaise si allontanò di colpo.
«Ci stai mettendo un po’ troppo per rispondere, potrei pensare di piacerti sul serio…» la stuzzicò sogghignando.
«Idiota» gli rispose Ginny con un gestaccio, fiondandosi giù per le scale a chiocciola.
«Hai un pessimo senso dell’umorismo, sai?» le urlò di rimando, con una risata diabolica.
Lei si girò, guardandolo quasi scocciata, come a dirgli che in realtà sapevano entrambi che non era poi così uno scherzo.
 
 
Mentre la scuola si preparava ad accogliere il Natale, impreziosita da addobbi di ghiaccio scintillanti o festoni dorati, inondata da un mare brulicante di ragazzi in fibrillazione, Blaise camminava per i corridoi insensibile a quell’aria di festa. I ragazzi intorno a lui cominciavano a rilassarsi in vista delle vacanze, desiderosi di tornarsene finalmente a casa. Avrebbe dato un sacco pieno di galeoni d’oro pur di provare anche lui quel buonumore che gli dava tanto ai nervi, avere il suo bianco Natale con una famiglia calorosa e uno sfavillante albero di Natale. In realtà, in casa Zabini l’atmosfera era tutt’altro che gioiosa, al limite del frustrante. Lui, sua madre e il marito di turno cenavano ad un tavolo davvero troppo lungo per loro, mentre gli elfi affaccendati servivano le più improbabili e ricercate pietanze, interrompendo quel silenzio di cristallo col tintinnio delle posate. Non riusciva mai ad arrivare fino al dolce, solitamente sgattaiolava in camera sua appena possibile, scartando i pochi regali degli amici con una lancinante rabbia in petto. Quasi come un dono natalizio anticipato, una mattina il barbagianni reale di famiglia planò dolcemente sulla sua colazione, lasciandogli assieme alla Gazzetta del Profeta una lettera che gli illuminò la giornata.
 
Caro Blaise,
mi premeva comunicarti che questo Natale dovrai restare a Hogwarts. Io e Robert abbiamo intenzione di andare in vacanza su una qualche isola tropicale (non scriverò il luogo con precisione, non è sicuro), perciò mi spiace ma non ci saremo.
Spero vivamente che tu stia continuando a frequentare le persone giuste; mi riferisco ovviamente a Lumacorno, anche se la notizia che del suo club faccia parte feccia come Paciock mi rattrista un po’.
Io e Robert ti auguriamo buone vacanze.
 
Selene Clairedelune in Zabini
 
Un improvviso tepore gli riempì il petto, la bocca si curvò in un involontario sorriso.
Non faceva i salti di gioia nel sapere che sua madre se la spassava con l’ennesimo bellimbusto, ma l’idea di passare il Natale finalmente a Hogwarts, la sua vera casa, lo rendeva incredibilmente felice. Adesso, mentre camminava per i corridoi tra una lezione e l’altra, guardava gli addobbi con un affetto speciale, come se fossero stati messi lì solo per lui; le lezioni sembravano trascorrere più velocemente, le verdi poltrone della Sala Comune erano comode e accoglienti come non mai. In realtà agli occhi degli altri il suo cambiamento d’umore fu impercettibile poiché come sempre non lasciava trapelare nulla, eppure osservandolo bene si poteva notare che il suo sguardo non era più così duro e freddo.
 
Ormai a ridosso delle vacanze, stava camminando lungo le sponde del lago, la sciarpa verde e argento stretta attorno al collo, le mani in tasca. Osservava la Foresta Proibita benevolo, mentre il respiro gli si condensava in piccole nuvolette davanti al suo naso.
«Ciao.»
Non si voltò, rilassandosi all’istante nel sapere Ginny così vicina.
«Ciao. Te ne torni a casa domani?»
«Si, vado alla Tana come ogni Natale, ricevendo l’ennesimo maglione fatto da mia mamma. E tu?»
Blaise respirò a pieni polmoni la fredda aria invernale, sorridendo tra sé.
«Io resto qui.»
Ginny lo osservò bene, provando inconsciamente un moto di tenerezza. Poteva vedere bene quanto Hogwarts lo facesse sentire a casa, lo capiva da quella rarissima espressione felice dipinta sul suo volto.
«Alla fine hai trovato una ragazza per il ballo?»
«Sì, ma non ci andrò. Credo che passerò direttamente al dopo serata, se capisci cosa intendo.»
«Buon per te… nemmeno io credo che andrò» rispose, con un velo di amarezza –o se lo era solo immaginato?- nella voce.
«Probabilmente lo getterai nel lago senza nemmeno scartarlo, però volevo darti questo» aggiunse, cercando di sembrare noncurante.
Blaise, che per tutto quel tempo non aveva mai smesso di guardare il lago scuro, si girò finalmente verso di lei. Ginny aveva il naso arrossato dal freddo, che spuntava dall’enorme sciarpa rossa e oro in cui si era avvolta, eppure il sorriso sincero che si poteva intuire da quei suoi occhi incredibilmente azzurri gli fecero venire voglia di tenerla stretta a sé. Notò che tra le mani tremanti teneva un pacchetto infiocchettato, teso verso di lui. Lo prese sorpreso e, anche se finse estrema indifferenza, avrebbe giurato che lei l’avesse capito quanto gli facesse piacere.
«Grazie.»
«Non lo apri?» chiese lei, ora impaziente, nella speranza di avergli donato qualcosa che gli piacesse.
«Di solito i regali di Natale si aprono a Natale, no?» disse lui con un sorriso, accostandosi a Ginny.
Le si avvicinò così tanto che adesso i loro respiri ghiacciati formavano un’unica nuvoletta e le guance della ragazza erano diventate scarlatte.
«G-giusto» balbettò imbarazzata.
Blaise, leggermente divertito, le si avvicinò ancora di più. Poi, come ripensandoci, le accarezzò dolcemente una guancia allontanandosi.
«Buon Natale piccola Weasley.»
La lasciò lì, il piccolo cuore emozionato che batteva all’impazzata.
 
Quel pomeriggio sgattaiolò nel passaggio segreto dietro la statua di una strega orba per fare un giretto ad Hogsmeade, così dopo aver comprato qualche dolcetto a Mielandia decise di andare ai Tre Manici di Scopa da Madama Rosmerta. Solo lui sapeva che in realtà la donna era colpita dal potente incantesimo dell’amico. Si diresse al bancone, dove ordinò uno Whisky Incendiario doppio, accogliendo con soddisfazione il pizzicorino alla gola. Poi prese un paio di burrobirre da portar via, abbandonando il caldo locale per gettarsi nell’inverno freddo che copriva tutto quanto. Camminando passò davanti a un negozietto che vendeva chincaglierie varie: fialette per Pozioni, vecchi libri di Artimanzia ed Erbologia, pietre dalle proprietà curative e gabbie accatastate. Qualche anno fa non ci avrebbe speso nemmeno mezzo secondo, eppure entrò incuriosito, facendo tintinnare il campanello sopra la porta. Il negozio era semideserto, qualche sporadica cliente si attardava tra i vari espositori sotto lo sguardo assopito della proprietaria, una donna avvolta in numerosi scialli che gli ricordava vagamente la Cooman. Girellò senza fretta, finché non si imbatté in un bel bracciale dall’aria antica, incastonato con pietre probabilmente finte color zaffiro. Subito pensò a Ginny, chiedendosi se fosse il caso di regalarglielo. Pochi minuti dopo uscì dal negozio con qualche falci d’argento in meno e con un pacchetto nascosto in tasca, spensierato e contento, vagamente contagiato dal clima natalizio che si respirava. La sera della vigilia andò a letto felice, non prima di aver spedito il suo barbagianni reale dalla piccola Weasly, che il mattino seguente sarebbe probabilmente rimasta molto sorpresa.
La mattina di Natale si svegliò, stiracchiandosi pigramente e urtando il piede contro un paio dei regali accatastati ai piedi del letto. Voleva scartare subito quello di Ginny, ma decise di lasciarselo per ultimo. La madre gli aveva regalato un piccolo tamburello tribale riccamente decorato di perline che, almeno da quanto recitava il bigliettino da cui era accompagnato, sarebbe servito a diffondere armonia. Blaise se lo gettò alle spalle, cercando il regalo di Draco: un interessante libro finemente rilegato che desiderava moltissimo, scritto da un mago russo sconosciuto ai più. Scansò numerosi regali costosi: una ricercata sciarpa con intrecciati crini di unicorno da Daphne, un profumo troppo dolce da parte di Pansy, una guida al Quidditch da Nott, che cercava sempre di coinvolgerlo nell’amore per quel gioco. Da sua nonna, che non vedeva mai, il classico sacchetto di cioccorane che gli regalava da quando era bambino, forse dimenticandosi che ormai non aveva più otto anni, ma comunque sempre gradito. Finalmente, tra il mucchio di roba e di carta accatastata, rimase un piccolo pacchetto a brillare nel mezzo, davanti a lui. Lo aprì dolcemente, scoprendo un libro che aveva l’aria di essere vecchissimo; era una raccolta di poesie di scrittori sconosciuti – babbani probabilmente, dato che non ne aveva sentito nominare nemmeno uno – sottolineate e commentate dalla tondeggiante calligrafia di Ginny. Piacevolmente sorpreso si immerse subito nella lettura di un certo William Shakespeare, quasi dimentico dell’immensa colazione che lo aspettava in Sala Grande. 


Salve! :D
Rieccomi qua, dopo un imperdonabile ritardo nel postare questo capitolo (che poi è pure diviso in due parti, voglio proprio morire ehm :D)... Essendo però che ora sono in vacanza, avrò più tempo per dedicarmi alla scrittura! (I hope so) :) :) :)
Detto questo, oltre ad apprezzare (TANTO) la pazienza (TANTISSIMA) di chi continua a seguirmi, voglio ringraziare chi mi ha recensita, aggiunta ai preferiti o anche chi legge e basta... GRAZIE, di cuore :)
Spero che questo capitolo vi stia piacendo, un bacio :* e A PRESTO (giuro)
sofimblack

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Capitolo 6
*** V. Un Natale molto gelato [pt.II] ***


Le frasi scritte in corsivo, sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie, bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry, ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto. Inoltre,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se ci sono errori,pareri,idee eccetera...sarebbe un grande aiuto :)
Detto questo, vi saluto. :D



Dopo la spettacolare colazione di Natale, Blaise trascorse il resto della mattinata sprofondato in una delle comode poltrone verdi della Sala Comune di Serpeverde a leggere il libro che Ginny gli aveva regalato, mentre fitti fiocchi di neve cadevano dal cielo, imbiancando il mondo al di là della finestra. Quando andò in Sala Grande per il pranzo vide che, tra le mille lucenti decorazioni, era stato apparecchiato un unico grande tavolo stracolmo di pietanze invitanti, attorno al quale erano già seduti professori e studenti che chiacchieravano tranquilli e sereni. C’erano centinaia di tacchini, montagne di patate cotte in tutti i modi, carne, salsiere d’argento ricolme e ogni sorta di leccornia che si potesse immaginare. Qua e là tra le pietanze erano stati disposti gruppi di petardi magici, così per tutto il pranzo si udirono scoppi ed esclamazioni interessate o sorprese a seconda di ciò che la gente vi trovava in regalo. Blaise aveva trovato una scacchiera magica completa di pezzi e un cappello svanitore, che tutti coloro che gli stavano accanto si provarono con grande divertimento, anche se Nick-quasi-senza-testa non apprezzò molto la faccenda. Dopo che ebbe mangiato anche svariati tipi di dolce, Blaise decise di fare una passeggiata attorno al castello, sotto la neve. Camminò un po’ tra qualche sporadica banda di studenti che ingaggiava animate battaglie di palle di neve ma dopo un po’, infreddolito, tornò nella Sala Comune per scaldarsi col fuoco. Anche tra i Serpeverde regnava aria di festa e di pace, i pochi che erano rimasti erano più cordiali e Blaise partecipò persino ad un mini torneo di scacchi magici con alcuni ragazzi del terzo e quarto anno, ricevendo delle sconfitte clamorose. Il giorno di Natale per lui fu meravigliosamente fiabesco come mai lo era stato, tra leccornie di ogni tipo e sorrisi felici; quando quella sera sprofondò nel suo letto a baldacchino si addormentò subito, senza un solo pensiero al mondo.
 
Il resto delle vacanze passò a rilento, in una sorta di dolce torpore, mentre leggeva i suoi due nuovi libri o andava ad affrontare l’enorme montagna di compiti in biblioteca. Gli insegnanti avevano preso tremendamente sul serio la storia dei M.A.G.O., per lui lontanissimi in quanto sarebbero arrivati di lì a un anno e mezzo, per loro vicini e temibili.
Già un paio di giorni prima che ricominciassero le lezioni la scuola cominciò lentamente a riempirsi, Theodore si riappropriò della sua parte di stanza con irruenza caotica, Daphne tornò dalle vacanze con il preciso intento di portarselo a letto e ci riuscì pure. Draco diventava sempre più inquieto: stare a Malfoy Manor in quei giorni non gli aveva affatto giovato ed era più pallido che mai. Eppure mancava ancora qualcuno, una testolina rossa che non si decideva ad apparire tra quelle sempre più numerose degli studenti che rientravano. La sera dell’ultimo giorno di vacanza se ne stava su una delle poltrone più comode della sala comune, vicino al fuoco che sembrava anch’esso verdognolo; stava leggendo il libro di poesie ma in realtà vagando altrove col pensiero, quando con un piccolo pop apparve un elfo domestico. Lo guardò incuriosito e quello fece all’istante un profondo inchino.
«Signorino, mi dispiace disturbarla ma mi è stato recapitato questo messaggio da consegnarle.»
Blaise temette che fosse uno dei soliti rotoli di pergamena rilegati dal nastro viola che annunciava un’imminente cena col Lumaclub, ma si rilassò subito quando vide che era un piccolo pezzetto di carta scribacchiato con una calligrafia tondeggiante ormai familiare.
 
Ti aspetto davanti alla statua della strega orba.
                                                              
G.W.
 
Con una piccola fitta allo stomaco si avviò rapido verso il corridoio di quella statua, che aveva varcato poche settimane prima per andare a Hogsmeade. La ragazza lo stava aspettando appoggiata al muro, i sensi all’erta, ma sussultò quando lo vide spuntare dal corridoio buio.
«Buonasera piccola Weasley, passato un buon Natale?»
Annuì soltanto, mentre si alzava la manica dell'uniforme, sfoggiando il bracciale nuovo.
«Grazie» disse con un enorme sorriso stampato in faccia, le pietre che riprendevano perfettamente il colore dei suoi occhi entusiasti.
«Figurati. Come mai sei uscita a quest’ora di sera? Lo sai che c’è il coprifuoco.»
«Beh, è valido anche per te se è per questo, eppure sei qui.»
Blaise rispose con un’alzata di spalle, come a dire che delle sciocche regole non potevano certo compromettere la sua volontà di andarsene a zonzo per il castello a qualsiasi ora del giorno e della notte.
«Vuoi vedere cos’è che diventa la Stanza delle Necessità quando le chiedo di trasformarsi nel posto perfetto per me?» chiese lei dal nulla, spiazzandolo.
Ovvio che gli interessava. Ginny lo prese per mano quasi inconsapevolmente, guidandolo rapida lungo strade che in realtà conosceva benissimo. In un paio di punti avrebbe saputo anche suggerire una scorciatoia, ma la consapevolezza di quella piccola mano liscia e calda, ancorata alla sua, lo rese piuttosto silenzioso. Ebbe tutto il tempo di riflettere su tutto ciò che aveva dentro mentre superavano scale e corridoi. Sicuramente la Weasley era una ragazza molto intelligente e interessante, e altrettanto di sicuro stuzzicarla senza permetterle di capirlo a fondo lo divertiva molto. Sapeva bene però che le dedicava attenzioni diverse rispetto a chiunque altro; aveva il potere di affascinarlo, di sorprenderlo ogni volta con le sue reazioni. E poi c’era l’elemento fisico, perché l’attrazione che scorreva tra loro era indubbiamente elettrica, percepibile al tatto. Sperando che la Stanza non fosse occupata da Draco - ma sicuramente no, visto l'assenza di Tiger e Goyle - osservò la ragazza passare accanto alla porta tre volte, per poi entrare in un posto che gli piacque all’istante: c’erano il fuoco, un divano dall’aria comoda e una vera e propria montagna di libri. Letteralmente. Qua e là poster di giocatori di Quidditch famosi e, su una mensola, un modellino di Firebolt. Lei lo guardò, incerta della sua reazione.
«Allora, ti piace?»
Blaise, consapevole che non si potessero materializzare all’interno del castello cibo e bevande, schioccò le dita. Col solito “pop” ovattato apparve il suo elfo domestico.
«Desidera?»
«Due bicchieri di Whisky Incendiario. Magari porta anche tutta la bottiglia.»
L’elfo depositò il tutto su un tavolino dopo nemmeno un minuto, per poi rimaterializzarsi nelle cucine, lasciandoli soli.
Blaise sorseggiò il liquore ambrato, soddisfatto.
«Ecco, ora si che è perfetta» mormorò.
Ginny prese l’altro bicchiere, buttando giù d’un fiato il suo contenuto ma subito scossa da un brivido.
«Ehi, vacci piano.»
Con una punta d’orgoglio la ragazza fece un gesto spavaldo, noncurante. Lo guardava con i profondi occhi azzurri, scrutandogli l’anima con attenzione silenziosa, seduta sul divano.
Anche Blaise si mise a sedere, curioso di sapere che piega avrebbe preso la conversazione.
«Allora, ti è piaciuto il libro?» chiese lei.
«Molto. Devo dire che tra tutti i regali che ho ricevuto in questi anni, è tra quelli che mi piace di più» rispose sincero.
Il suo volto si aprì in un sorriso, che lo fece sorridere a sua volta. Sorrideva fin troppo quando c'era lei nei dintorni. Bevve un altro sorso di Whisky.
«Sapevo che saresti stato l’unico ad apprezzarlo, ho visto che leggi un sacco di cose interessanti» disse lei con semplicità.
«A quanto pare non sono l’unico che osserva allora. Mi sento onorato da tante attenzioni» osservò, vagamente malizioso.
«Quindi mi osservi anche tu? » domandò lei prontamente, arrossendo un poco.
«Touchè» ammise lui, piegando la testa di lato con un sorrisetto.
Ci fu un eloquente momento di silenzio, di sguardi noncuranti che però dicevano tutto. L’avrebbe baciata, avrebbe voluto davvero, ma il suo sottile gioco di attrazione e l’orgoglio aspettavano che lo facesse lei, perciò fece passare quel momento rimandando ancora una volta il suo desiderio, lasciando la ragazza quasi amareggiata.
«Perché quella faccia?»
«Cosa? Che faccia?»
«Sembri delusa, come se stessi aspettando qualcosa che però non arriva…» la punzecchiò.
«Sei una vera Serpe» sbottò lei per tutta risposta.
«E tu una Grifondoro cocciuta e orgogliosa. Stupidi stereotipi.»
Si alzò spavaldo, prendendo un libro a caso dalla copertina anonima e immergendosi nella lettura. Ginny fece lo stesso, molto più a suo agio adesso che avevano finito quel discorso per lei molto imbarazzante.
«Mi piaci, piccola Weasley. Sei una ragazza interessante» disse Blaise all’improvviso, facendola sussultare.
Ginny non si era accorta che lui la stava osservando da un po’, un dito tra le pagine del libro per tenere il segno, i profondi occhi quasi neri fissi su di lei. Aveva aperto la bocca per rispondere qualcosa – non sapeva nemmeno lei cosa -  ma lui riprese a leggere enigmatico, senza prestarle attenzione, e lei lo imitò col cuore in subbuglio. Dannazione, la irritava il fatto che non riuscisse mai a capire cosa potesse passargli per la testa. Eppure quella sua indifferenza verso tutte le questioni di sangue che tanto ossessionavano gli altri Serpeverde, lo sguardo tanto intenso da far male, la sua passione per i libri... Blaise leggeva ormai da un po’, quando sentì che la ragazza gli si era avvicinata impercettibilmente. Gli si accoccolò addosso, continuando a leggere, e lui sentì che quella era la cosa più giusta del mondo e che quello era esattamente l’unico posto dove avrebbe voluto essere.
 
Si rese conto di essersi addormentato soltanto quando si svegliò, leggermente indolenzito, il mattino seguente. Ginny dormiva ancora dolcemente appoggiata a lui, così la posò con delicatezza sui cuscini del divano. Silenzioso, le lasciò un segreto bacio a fior di labbra prima di andarsene in Sala Grande, dove i più mattinieri già facevano colazione. Si affrettò a mangiare per evitare i commenti di chiunque, ma quando stava mandando giù l’ultimo boccone di bacon i suoi amici entrarono nella stanza, dirigendosi verso di lui. Fece finta di niente, concedendosi una più che lunga sorsata di succo di zucca; quando riemerse dal bicchiere, Draco lo osservava col solito sguardo sprezzante intaccato però da una spiccata curiosità.
«Zabini, come mai così mattiniero?»
Blaise rispose con un’alzata di spalle, sperando di cavarsela con poco, ma quel fesso di Nott non perse l’occasione di smascherarlo.
«In realtà il vecchio Zabini non era nel suo lettuccio stanotte» rise maligno.
«Beh, tu non ci sei mai e io non vengo certo a fartelo notare ogni volta» sottolineò Blaise a denti stretti.
Alle parole di Nott però, una Daphne indispettita alzò lo sguardo, imitata da Pansy, soltanto avida di pettegolezzi. Blaise non aggiunse altro, cercando di far cadere la conversazione.
«Allora, ce lo vuoi dire stavolta chi è riuscita a soddisfare il tuo gusto così pretenzioso, tanto da fare andare te, il sommo Blaise, da lei?» insistette Draco. Accidenti a lui.
«Non vedo come possano essere affari vostri.»
«Credevo che solo Daphne e poche altre bellezze Serpeverde ci riuscissero, ma comunque sia te le sei già girate tutte. E ora che ci penso anche molte delle altre case… Questa è una nuova?» si informò subito la Parkinson.
Blaise, visibilmente irritato, le tappò la bocca in uno svolazzo di bacchetta, per poi andare a Artimanzia. Se solo i suoi compagni Serpeverde avessero osservato con molta attenzione, avrebbero visto le stesse vaghe occhiaie di Zabini sul volto di una Grifondoro a loro nota.
 
 
Ciao! :D Eccola qua, la seconda parte... questo capitolone è stato tutto incentrato sul rapporto Blaise-Ginny, ma ci poteva stare vista la "magia del Natale" e tutto il resto ;) (anche se scrivere di tacchini e focolari ad agosto è stato strano xD)
Ringrazio chi mi ha messo tra le preferite, le seguite e chi mi ha recensita... grazie mille, vuol dire molto per me :)
Un grazie pure a chi continua a leggere questa storia, anche se preferisce farlo in silenzio ;)
Baci :* e a presto
sofimblack

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Capitolo 7
*** VI. Quidditch ***


Le frasi scritte in corsivo sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto. Inoltre,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se ci sono errori,pareri,idee eccetera...sarebbe un grande aiuto :)
Detto questo, vi saluto. :D

 

Dopo le vacanze di Natale le cose tra lui e Draco andavano meglio. Malfoy Manor senza il padre gli aveva fatto capire quanto la situazione fosse seria e quanto lui avesse bisogno di ogni aiuto possibile. Oltretutto, Piton gli stava col fiato sul collo; sapevano che il suo Voto Infrangibile lo avrebbe portato a non dargli mai tregua. Quel pomeriggio, tra i fumi che esalavano dai calderoni durante l’ora di Pozioni, Draco gli bisbigliò all’orecchio il suo piano. Tutti erano intenti a decifrare il proprio manuale, cercando di non far saltare in aria le loro pozioni e di creare qualcosa di vagamente dignitoso, mentre Lumacorno si gustava un pacco di Api Frizzole leggendo il Profeta. Nessuno faceva troppo caso a loro.

«L’altra sera ero andato in Biblioteca per cercare qualche manuale che potesse essermi utile con quell’accidenti di armadio. Come al solito mi sono ritrovato tra i piedi quegli idioti di Potter e Miss-Sangue-Sporco-Granger…». Aspettò una risata di scherno di Blaise, che non arrivò. Leggermente indispettito proseguì col racconto.
«Fortunatamente non mi hanno visto, stavo per tornare a farmi i fatti miei e invece per una volta quella sporca mezzosangue ha detto qualcosa di utile e non ho potuto fare a meno di origliare. Nonostante tutta la posta venga perquisita, il contenuto delle bottiglie spedite viene controllato da quel rimbambito di Gazza. “Qualcosa che è solo stato messo nella bottiglia sbagliata non viene notato” » scimmiottò con tono saccente. «Credo che potrei utilizzare questa informazione a mio favore, spedendo una bottiglia di qualcosa a Silente, qualcosa di casualmente molto avvelenato, non credi? Ovviamente sempre per vie traverse…»
Si rendeva conto pure lui di quanto quella pensata suonasse debole e disperata, ma al momento non aveva altro per le mani se non uno stramaledetto armadio che non riusciva a riparare e il Signore Oscuro che lo incalzava sempre di più.
«Sì, puoi fare un tentativo. Lo sai che molto probabilmente fallirà pure questo piano, vero?
Non voleva essere crudele, ma nemmeno si faceva troppi scrupoli a dire quello che pensava. Non era più il momento per scherzare.
«Lo so bene, ma non posso rimanere con le mani in mano. Dopo mio padre potrebbe decidere di catturare mia madre o di uccidermi ed io non posso permettere che accada.» 
Detto questo si concentrò sul suo calderone, troncando così qualsiasi discussione. A Blaise non restò fare altro se non osservarlo, notando tutta la preoccupazione nei lineamenti affilati dell’amico. Era più pallido del solito, probabilmente non si pettinava da giorni, e mentre lo guardava starsene lì, col volto teso e scavato, sentì qualcosa agitarglisi nel petto. Se non fosse stato del tutto impossibile, l’avrebbe quasi chiamata compassione.

 

Il rientro degli altri studenti, che in un primo momento lo aveva quasi rallegrato, adesso gli stava decisamente stretto. Avere Hogwarts solo per sé era stata una sensazione magnifica e, se già non apprezzava particolarmente la gente, adesso odiava tutti o quasi. Rispondeva a monosillabi e si chiudeva sempre più in se stesso. Solo di rado si concedeva qualche scappatella, per lo più per non far insospettire nessuno ed evitarsi così ulteriori scocciature. La Greengrass ultimamente aveva spostato le sue attenzioni su uno del settimo e persino la Parkinson si era data un freno, capendo che adesso Draco aveva la testa completamente altrove. Nonostante ciò preferiva trascorrere gran parte del suo tempo a studiare in camera sua: avrebbe fatto una statua a Nott, che con il suo perenne vagabondare di letto in letto gli regalava preziose ore di solitudine. Doveva essere in grado di produrre un incantesimo Confundus estremamente potente per ingannare le scale che portavano al Dormitorio femminile.
L’evento che scosse tutti dalla malinconia del rientro fu annunciato dalle bacheche delle quattro Case: da pochi giorni erano infatti comparsi gli avvisi per le iscrizioni alle lezioni di Materializzazione, diffondendo sussurri eccitati tra quelli del sesto anno. I suoi compagni avevano ceduto la loro maschera di arrogante indifferenza, immaginando dove sarebbero potuti andare o raccontando con vero gusto del truce di parenti vari che si erano persi per strada gambe o orecchie, Spaccandosi. Blaise era quasi curioso di vedere i patetici sforzi di Tiger e Goyle nel padroneggiare quell’arte, ma doveva ammettere che l’idea di poter scomparire e comparire a suo piacimento lo intrigava. Soprattutto, voleva capire come riuscire a Smaterializzarsi in silenzio, col fruscio attutito e la grazia con cui aveva visto apparire soltanto pochi tra i maghi che aveva visto in tutta la sua vita.
Per la loro primissima lezione erano stati tutti sistemati in Sala Grande, poiché fuori infuriava la tempesta. Se ne stavano tutti lì in piedi, davanti ai direttori delle quattro Case e ad un esile mago, sicuramente il loro Istruttore. Quello non aveva nemmeno fatto in tempo a presentarsi che la McGranitt lo aveva già interrotto, sgridando Draco che bisbigliava furente nell’orecchio di Tiger. Incredibilmente persino lui e Goyle stavano maturando un certo di spirito di ribellione, per il semplice fatto che doveva essere un’enorme umiliazione per loro quella di assumere le fattezze di minuscole bambinette, oltretutto senza saperne il vero motivo. L’Ispettore riprese a parlare come niente fosse.
«Prego, disponetevi in modo da avere un metro e mezzo di spazio davanti a voi.»
Nel tumulto che seguì, Blaise vide, con la coda dell’occhio, che Potter si stava avvicinando a loro col chiaro intento di origliare. Draco aveva ripreso la discussione con Tiger, ma vennero interrotti quasi subito.

«Io racconto ai miei amici che cosa ho in mente, se voglio che facciano la guardia per me» fece Harry, abbastanza forte perché Malfoy lo sentisse.
Malfoy si voltò di scatto e la mano gli volò alla bacchetta, ma in quel preciso istante i quattro direttori delle Case gridarono “zitti!” e calò di nuovo il silenzio. Malfoy si voltò lentamente per guardare davanti a sé.

Blaise poteva soltanto immaginare l’istinto omicida che stava assalendo Draco in quel momento. Dopo la lezione, totalmente infruttuosa dato che l’unico avvenimento degno di nota era stato lo Spaccamento della Bones di Tassorosso, lui, Tiger, Goyle, Draco e la Parkinson scacciarono in malo modo dei ragazzini del secondo anno e si sedettero sui divanetti in Sala Comune, davanti al camino di marmo. In realtà soltanto Pansy e Goyle avevano voglia di chiacchierare, facendo commenti maligni su coloro che erano cascati mentre cercavano di Smaterializzarsi; tra Draco e Tiger c’era ancora dell’evidente tensione, infatti sedevano entrambi chiusi in un cupo silenzio, mentre Blaise dal canto suo stava leggendo uno dei manuali che la Babbling gli aveva affibbiato. Fu solamente quando rimasero soli che Draco si concesse di dire quello che gli passava per la testa.
«Ci mancava solo Potter. Quel leccapiedi di Silente sospetta qualcosa, ne sono sicuro».
«Dovrai soltanto stare più attento. Non ha prove, altrimenti Silente sarebbe senz'altro intervenuto» rispose Blaise, sfoggiando una sicurezza che in realtà non aveva. Ad essere onesti non era così facile prevedere le mosse del Preside, nemmeno per lui.
«Lo odio.»
« Potter » aggiunse con la voce piena di disgusto, in risposta allo sguardo interrogativo dell’altro. «Crede che sia un gioco, se ne sta lì a godersi la fama e ad atteggiarsi su quella diavolo di scopa, un bamboccio inutile e tronfio. Lui non sa in cosa si sta ficcando, il Signore Oscuro in persona vuole la mia testa. Se osasse mettermi i bastoni tra le ruote, se dovessi fallire per colpa sua…»
«
Non accadrà.»
Draco gli lanciò uno sguardo a metà tra scetticismo e paura.
«Lo spero davvero.»


La notizia che Weasley era stato avvelenato aveva prevedibilmente fatto il giro del castello, raggiungendo proporzioni di nonsense stratosferiche. Draco aveva sfruttato nuovamente l’Imperius su madama Rosmerta, ordinandole di spedire a Lumacorno una bottiglia di Idromele destinata poi a Silente. Quell’inetto di Gazza non avrebbe mai sospettato di una bottiglia proveniente dai Tre Manici di Scopa, e difatti così era stato, nonostante non avesse mai raggiunto il suo vero destinatario. Il fatto che fosse stato il famoso “Prescelto” a salvarlo con prontezza ed eroismo non faceva altro che aumentare l’irritazione di Blaise per la monomania che dilagava ad Hogwarts; non che volesse Weasley morto, ma era stufo di tutti quei pettegolezzi e delle chiacchiere vuote. Non capiva davvero cosa ci trovassero tutti, compreso Silente, in quello stupido. Doveva solamente sperare che la vicenda si placasse alla svelta, come in effetti fece; l’attacco alla Bell aveva creato molto più scompiglio. Nel frattempo, come lui e Draco avevano convenuto, niente più tentativi sciocchi. Avrebbero rischiato di attirare fin troppo l’attenzione sulla questione: due studenti che sfiorano la morte nel giro di pochi mesi non passano certo inosservati, nonostante nessuno pareva ancora sospettare nulla. Solo Piton continuava a tenerlo d’occhio, sfruttando ogni occasione per costringere Draco a rivelargli il suo piano. “A quanti altri studenti hai intenzione di far rischiare la morte, prima di far saltare tutto all’aria?”. Patetico.

Nei giorni seguenti per fortuna tutta l’attenzione della scuola si catalizzò sulla partita tra Grifondoro e Tassorosso, evento che anche Draco aspettava con ansia. Con tutti quanti fuori dai piedi avrebbe avuto alcune ore per dedicarsi completamente all’Armadio Svanitore, senza temere scocciatori; Blaise invece - per niente entusiasta - sarebbe andato alla partita, per avvertirlo una volta finita e controllare che le sue numerose assenze passassero inosservate. Draco aveva rubato un’altra idea alla Granger, ovvero quella dei galeoni che comunicavano tra loro. Per quanto Blaise non fosse un suo sostenitore, doveva ammettere che alle volte aveva delle pensate notevolmente ingegnose.

Con Weasley in Infermeria era McLaggen a sfrecciare tra i cerchi delle Porte; Blaise poteva percepirne la spocchia persino dalla cima della tribuna dei Serpeverde. Si era arrampicato fino ai posti più in alto, quelli evitati accuratamente dai suoi compagni in quanto sferzati impietosamente dal vento. A lui non importava, bastava soltanto stare lontano dalla folla; oltretutto aveva creato attorno a sé un utilissimo incantesimo che lo schermava dalle pungenti raffiche, per cui adesso doveva soltanto rassegnarsi a passare il tempo in qualche maniera. Se non altro - si sorprese a pensare - avrebbe avuto una scusa per osservare Ginny quanto gli pareva, visto che avrebbe giocato pure lei. In realtà, la partita si rivelò più divertente del previsto poiché a commentarla c’era Lunatica Lovegood, personaggio a parer suo del tutto incompreso dai suoi compagni Serpeverde.
«Ecco Smith di Tassorosso con la Pluffa. La volta scorsa era era lui a fare la cronaca, e Ginny Weasley l’ha travolto, credo apposta… o almeno così pareva. Smith è stato piuttosto insolente con Grifondoro, immagino che se ne penta, adesso che sta giocando contro di loro… Oh, guardate ha perso la Pluffa, Ginny gliel’ha presa, lei mi piace, è molto carina…».
Blaise sogghignò e si mise comodo, trovandosi per una volta d’accordo con Luna.
Mentre in campo le due squadre segnavano e si battevano, lei parlava con tono sognante della forma delle nuvole e di una malattia chiamata “Broccopatia” che temeva stesse affliggendo Zacharias Smith. Il momento clou della partita fu quando Mc Laggen, impadronitosi di una mazza da Battitore, colpì Potter con un Bolide, causandogli probabilmente una frattura cranica. Prevedibilmente Grifondoro, senza il suo Cercatore, subì una sonora batosta.

Per culminare la redenzione del Quidditch agli occhi di Blaise, un paio di giorni dopo beccò Ginny e Thomas che litigavano furiosamente, soltanto perché lui rideva dell’infortunio di Potter; lei, insultandolo, se ne andò via furente, quasi andando a sbattere contro Blaise.
«Comincio ad averne abbastanza di questi teatrini, Weasley, li trovo davvero di pessimo gusto» commentò, beffardo.
«Zabini, non mettertici pure tu.»
«
Beh, è stata comunque una scena divertente. Credo che dovrei venire più spesso a vedere le partita… è uno sport che sto seriamente rivalutando.»
Ginny ridusse gli occhi a fessura.
«Non è stato affatto divertente. Harry sarebbe potuto morire!» sottolineò, incamminandosi verso le scale.
Blaise fece un’espressione come a dire “E allora?” ma non disse nulla, sorprendentemente di ottimo umore, seguendola.
«Dove stai andando?»
«Ti accompagno, ovviamente» esordì con un mezzo inchino come un gentiluomo di altri tempi, un lampo di giocosità negli occhi scuri.
Ginny alzò gli occhi al cielo, ma si vedeva che ogni traccia di rabbia o irritazione le era scomparsa dal volto.
«Come ti pare.»
«Dunque… quando ti deciderai a lasciare quel fesso di Thomas? E no, non dire che non è un fesso perché sei troppo intelligente per non averlo capito pure tu» aggiunse rapidamente notando la sua occhiataccia, anticipandola.
«Non è così semplice. Dean è un bravo ragazzo e non voglio fargli del male».
«Guarda guarda, una Grifondoro codarda» la stuzzicò Blaise, pungendola sul vivo.
Nel frattempo erano arrivati al Settimo Piano, troppo vicini alla Stanza delle Necessità nella quale probabilmente c’era Draco; sperò che non decidesse di uscire proprio in quel momento. Di Tiger e Goyle, in incognito nelle spoglie di ragazzine del primo anno, non gli importava.
«Non. Sono. Una. Codarda.» ringhiò lei.
«Perdonami, sì che lo sei.»
Senza alcun preavviso lo afferrò per una spalla e lo spinse contro il muro, facendosi tremendamente vicina: poteva senza alcuna difficoltà contare ogni singola lentiggine che le puntellava il naso, o respirare quel suo odore buono.
«Allora dimmi, Zabini, se fossi veramente una codarda credi che mi avvicinerei così tanto ad una Serpe velenosa come te?» gli soffiò nell’orecchio, con le labbra quasi appoggiate sulla sua pelle.
Blaise sentì un brivido di eccitazione lungo la schiena, non le aveva mai visto quello sguardo così sensuale negli occhi. L’aveva decisamente preso in contropiede, eppure quel ribaltamento dei ruoli -inaspettatamente - aveva il potere di intrigarlo.
«Ma guarda, finalmente ho lasciato senza parole Mr. Presunzione! » rise vittoriosa e beffarda, scostandosi da lui.
«Scherzi col fuoco piccola Weasley, la trovo una cosa terribilmente sexy.» commentò lui fissandola, piegando leggermente la testa di lato. Stavolta fu lei ad ammutolire: non sapeva mai che rispondere quando Blaise le diceva certe cose in quel modo così diretto, confondendola. A destabilizzarla maggiormente però era il suo sguardo scuro, profondo, magnetico. Sembrava davvero un serpente pronto a mangiarla, ipnotico e pericolosissimo, e lei non poteva far a meno di restarsene lì, totalmente affascinata da lui, consapevole di essere soltanto una piccola preda indifesa.
«Beh, vogliamo andare?»




Ciao a tutti!! :D Ai nuovi lettori, benvenuti, ai vecchi... bentornati e mille scuse! So di non avere aggiornato questa storia per un periodo di tempo indecente ma è stato un momento della mia vita davvero molto molto intenso, oltretutto segnato dalla mancanza di ispirazione. Ma adesso eccomi qui, spero che possiate perdonarmi e che resterete con me fino alla fine della vicenda, che è piuttosto vicina e - soprattutto - che ho praticamente finito di scrivere ed aspetta solo di essere pubblicata! Perciò non temete, da adesso fino alla conclusione della storia mi occuperò di aggiornare con una cadenza più che dignitosa... Tra l'altro, per quanto riguarda Blaise e Ginny, nonostante mi piaccia un sacco questo loro stuzzicarsi a vicenda potrebbe esserci una svolta decisiva... eheh (lo so sono maligna a mettervi curiosità così, ehmehm).
Un abbraccio fortissimo, sofimblack.

 

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Capitolo 8
*** VII. Sectumsempra ***


Le frasi scritte in corsivo sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto. 

Premessa: questo è  stato un capitolo estremamente difficile da scrivere. È un momento cruciale, di svolta, in cui ho cercato di conciliare i caratteri forti di Draco, Blaise e Ginny in modo credibile, in un momento in cui tutti e tre iniziano ad avviarsi verso quello che poi sappiamo accadrà (stranziaaaaante sigh). Spero che ne sia uscito qualcosa di buono, ed è in questo capitolo più che mai (forse anche nel prossimo, altrettanto difficile) che mi piacerebbe sapere quali sono i vostri pensieri, le critiche, ecc. Detto questo, vi auguro buona lettura e vi abbraccio forte :)

sofimblack



«Blaise, adesso mi dici che succede.»

Era sera tardi, entrambi erano per metà dentro l’Armadio Svanitore che stringevano viti e bussavano il legno con le nocche per vedere dove fosse marcio.

«Succede che questo cavolo di armadio non è affatto semplice da riparare.»

Draco interruppe il suo lavoro, alzandosi in piedi e asciugandosi la fronte sudata.

«Ti conosco Zabini, mi nascondi qualcosa.»

«Se lo faccio forse c’è un buon motivo, perciò…» rispose Blaise evasivo, rituffandosi nell’armadio.

In realtà non pensava che Draco, preoccupato com’era per la sua famiglia e impegnato con l’Armadio, avesse notato alcunché. Fino a quel momento non si era preoccupato che nessuno potesse proprio sospettare niente, men che mai l’amico il cui volto era ormai solcato dalle occhiaie e la mente altrove. Lo aveva preso in contropiede e forse per questo aveva lasciato trapelare qualcosa.
«È per la femmina-feccia-Weasley, vero?»

Blaise si immobilizzò, ancora dentro l’armadio per non mostrare l’espressione dura che era calata sul suo volto.

«Non so di cosa tu stia parlando.» disse, un tono di avvertimento nella voce tagliente.

«Lo sai benissimo invece» insistette Draco, crudele « Mi sono accorto di come la guardi e di come da mesi le gironzoli attorno. O credevi forse che non avessi capito che te la facevi con una sudicia traditrice del suo sang…»

Non finì mai la frase. Blaise si era voltato, la bacchetta alzata e lo sguardo feroce. Non se lo aspettava nemmeno lui di reagire così, in fondo erano anni che si faceva scivolare certe cose di dosso. Sapevano entrambi quanto lui fosse un mago di gran lunga superiore e che non gli ci sarebbe voluto nulla per Schiantarlo o peggio, perciò Draco lo guardava sorpreso ma anche vagamente preoccupato. 

«Non oserai…»

«Non voglio sentire un’altra parola su di me o sulla Weasley. Mai più. Non una sillaba su tutte le cazzate di sangue e di tradimento. Niente di niente. Io me ne tiro fuori. » aggiunse poi, abbassando la bacchetta ma continuando a guardarlo torvo.

Vedeva lo sguardo adirato ed incredulo dell’amico, poteva indovinare senza problemi cosa gli passasse per la mente. Sapeva che se aveva iniziato ad infastidirlo era soltanto perché era nervoso, e sapeva altrettanto bene che la notte non dormiva a causa del terrore che lo attanagliava. Nonostante questo non aveva rimorsi. Non gli avrebbe fatto del male soltanto perché era suo amico, ma aveva detto e fatto cose ben peggiori per molto meno nella vita, e nemmeno Draco doveva dimenticarsene.

«Codardo.»

Blaise se ne andò, indifferente all’accusa dell’altro. Voleva scappare via da lì.

 

Nelle settimane successive Draco e Blaise non si parlarono mai. Vide l’amico incupirsi sempre di più, costantemente chiuso in un silenzio meditabondo e preoccupato. Non era necessario essere granché in confidenza con Draco per accorgersi di quanto fosse cambiato ultimamente, ma chiunque provasse a farglielo notare veniva cacciato via in malo modo. Per il resto, le rare volte che si faceva vedere in giro, appariva sempre più depresso e stanco, il volto emaciato e malaticcio. Evidentemente non stava progredendo con la riparazione dell’Armadio Svanitore ed al Signore Oscuro questo ritardo non doveva fare affatto piacere. Blaise non si concesse alcun senso di colpa, nemmeno quando, una volta, decise di seguirlo. Negli ultimi tempi Draco spariva tra una lezione e l’altra ma Blaise sapeva che non era nella Stanza delle Necessità perché non portava con sé né Tiger né Goyle. Quando lo vide salire le scale, invece di dirigersi verso le serre per andare a Erbologia, non ci pensò due volte: silenzioso come un’ombra lo pedinò fino al Secondo Piano. Perplesso, lo vide infilarsi nel bagno delle ragazze, quello evitato da chiunque a causa del petulante fantasma di Mirtilla Malcontenta. Con finta noncuranza si avvicinò alla porta e quello che udì lo lasciò di stucco: non solo Draco piangeva, sopraffatto dal terrore e dalla preoccupazione di non riuscire a portare a termine la missione, ma Mirtilla era lì a consolarlo! Poteva udire la voce tremante dell’amico distintamente, non c’erano dubbi. Stava quasi per scappargli un’esclamazione di stupore e farsi così scoprire, troppo sconvolto per nascondersi; fortuna che nessuno dei due gli stava prestando attenzione. Sapeva che sarebbe dovuto stare accanto all’amico, tirandogli su il morale e aiutandolo per quanto possibile, ma lui non era così. Riparare l’Armadio era al di fuori delle sue capacità e a livello umano non gli sarebbe stato di alcun conforto, non coi suoi modi bruschi e la sincerità sferzante. Oltretutto capiva che Draco non gli avrebbe mai perdonato di vederlo in quelle condizioni, debole e vulnerabile, perciò Blaise continuò a fingere di ignorarlo, per quanto avesse comunque iniziato a tenerlo d’occhio. 

 

Piton si dirigeva verso di lui a passi svelti e Blaise per un momento pensò che volesse fare il terzo grado pure a lui; sapeva bene del continuo interrogatorio a cui sottoponeva l’amico e non pensava affatto che l’insegnante potesse aver desistito. Dal canto suo, si dedicava alla Occlumanzia da quando aveva memoria e la sua mente sarebbe stata sigillata per chiunque. Restò quindi sorpreso quando vide la preoccupazione su quel volto solitamente sprezzante ed arcigno.

«Zabini, Draco è in Infermeria. »

«Che è successo?»

Non poté impedire alla sua voce di tremare in modo strano, non da lui. Mille scenari agghiaccianti gli affollarono la mente nel giro di due secondi.

«È stato vittima di un incantesimo piuttosto potente, ha rischiato di morire dissanguato. Madama Chips sta medicando le sue ferite, ma essendo di natura magica ci metteranno un bel po’ a guarire.»

«E perché lo sta dicendo a me?» chiese Blaise con finto distacco.

«Sono il direttore della vostra Casa e tu e Draco siete amici. E, forse, è in un momento in cui gli servirebbe un po’ di aiuto» aggiunse Piton, lanciandogli un’occhiata significativa. Blaise chiuse la mente e sfoderò quell’aria di sufficienza ed arroganza che mostrava spesso.

«Non è un moccioso, non so in cosa si stia cacciando ma certo non sono la sua balia.»

Piton lo fulminò con lo sguardo ma non disse nulla, sospettoso. Si girò per andarsene ma si fermò subito, richiamato dalla voce di Blaise.

«Chi è  stato?»

«Temo di non seguirla, signor Zabini.»

«Chi ha lanciato l’incantesimo.»

Piton non lo disse ad alta voce, lo sillabò semplicemente con le labbra, ma fu più che sufficiente. Potter.

 

Blaise si era precipitato in Infermeria, dove Draco giaceva privo di conoscenza con delle bende che gli fasciavano il torace e una pomata sul viso, soltanto per torturarsi nella sensazione di vendetta che stava covando. Sembrava impossibile che il paladino Potter potesse aver fatto una cosa simile. Certo, lui e Draco si erano sempre amabilmente detestati, ma non avrebbe mai creduto che uno dei due avrebbe cercato seriamente di ammazzare l’altro. La notizia trapelò rapidamente ma lui non volle averci niente a che fare; nei giorni successivi andò spesso a trovare l’amico, assicurandosi sempre però che stesse dormendo. Questa cosa non cambiava nulla di quello che era accaduto tra loro. 

Aveva incrociato Ginny per i corridoi un paio di volte, ma ogni volta l’aveva ignorata. Non avrebbe sopportato l’ennesimo elogio a Potter, non ora, o avrebbe sputato tutto il veleno accumulato. Nel corso della sua vita poche volte gli era capitato di arrabbiarsi sul serio, lasciandosi andare. Quei momenti di furia cieca ed implacabile gli facevano paura, perché sarebbe stato in grado sul serio di uccidere senza ripensamenti. Una volta ci era andato davvero molto, molto vicino, per questo cercava di tenere a bada quel suo lato sadico.
Evidentemente stanca di essere ignorata, fu Ginny Weasley ad andare da lui. Era un sabato pomeriggio e la Sala Grande era quasi deserta. Quasi. Blaise stava ascoltando svogliato il resoconto delle ultime scappatelle di Nott assieme a Goyle, quando furono improvvisamente interrotti.

«Ciao Blaise.»

«Che vuoi Weasley? Hai finalmente deciso di prendere lezioni di stile rivolgendoti al migliore?»

Gli altri due ghignarono perfidi e Ginny divenne rossa, ma non perse un briciolo di determinazione. 

«Ho bisogno di parlarti.»

Blaise la guardò come per dire “e quindi?”, scatenando altre risate di scherno.

«Adesso » insistette.

«Theodore, Goyle, come vedete neppure io ho perso il mio fascino presso le ragazze…» e detto questo seguì Ginny. Voltato l’angolo poterono abbandonare quella stupida farsa.

«Che scenetta esilarante. Una classe invidiabile.»

«Sei tu che sei venuta a cercarmi davanti a tutti. Ho una reputazione da mantenere.»

E soprattutto non voleva dare adito a quelle chiacchiere che tanto lo infastidivano. Andarono insieme dietro una delle colonne del cortile, alla ricerca di un po’ di privacy. Erano molto vicini, stretti in una specie di nicchia, eppure lei lo sentiva fin troppo distante.

«Dunque che vuoi?» sbottò lui, infastidito.

«Sapere perché mi stai ignorando.»

Non provò nemmeno ad inventarsi una scusa, anzi, gli bastò uno sguardo per mostrarle le dimensioni della sua furia.

«Sai vero cosa ha fatto il tuo amato Potter?»

«Lo so, me lo ha detto, ma non aveva idea degli effetti di quell’incantesimo. Inoltre neppure Malfoy è tanto innocente, voleva cru…»

Sbem. Il pugno di lui si era abbattuto sulla parete dietro di lei, che non riusciva a vederlo in faccia. Sulle sue nocche comparvero delle macchioline di sangue ma lui non se ne curò.

«È esattamente per questo che ti ho ignorata. Perché sapevo che avresti preso le sue difese. Io…» 

Gli stava montando dentro una rabbia cieca, una specie di mostro che a stento riusciva a tenere sotto controllo. L’aria si fece tesissima, quasi pesante. Non ce la faceva più, non riusciva a sopportare tutta la preoccupazione e l'ansia e le emozioni che gli vorticavano dentro da settimane. Per un momento lei ebbe paura, e lui con lei, ma poi fu come se qualcosa avesse soffiato via tutta quella rabbia e lui si accasciò, come una bambola di pezza. Si sedette per terra, crollando.

«Scusami, non volevo spaventarti.»

Ginny si sedette per terra accanto a lui e - cogliendolo del tutto impreparato -  lo strinse tra le braccia, con un’infinita dolcezza.

«Non è successo nulla, stai tranquillo» gli mormorò lei tra i capelli, cullandolo come se fosse un animale ferito ed abbandonato e forse lo era davvero. Blaise non era sicuro se si riferisse alla sua uscita di poco prima o a Draco, ma non disse nulla, godendosi la presenza di lei e tranquillizzandosi lentamente. Appoggiò il viso nell’incavo della sua spalla, respirando il suo profumo, passando dalla malinconia a qualcos’altro di diverso nel giro di mezzo secondo. D’improvviso gli venne voglia di “assaggiarla”, di sapere cosa si provava, che sapore avesse, e senza pensarci troppo iniziò a darle alcuni baci sul collo, piano. La sentì irrigidirsi e lui temette di essere scacciato in malo modo, invece dopo alcuni istanti col fiato sospeso la sentì abbandonarsi al tocco delle sue labbra. Non gliene fregava nulla se stava superando chissà quale limite insuperabile, lui era fatto di istinto e razionalità in egual maniera, a seconda di quella che gli conveniva di più, ed in questo caso non c’erano dubbi su quale delle due parti lo stesse guidando. Tracciò il profilo della sua pelle, spalla, clavicola, collo, zigomo, guancia. Si fermò all’angolo delle sue labbra, sorprendendola con gli occhi chiusi e l’espressione beata.

«Non va affatto bene così.»

Lei aprì gli occhi bruscamente, l’espressione scocciata.

«Che c’è, non ti piaccio?» chiese a bruciapelo, ferita e delusa.

«Certo che mi piaci. Mi piaci molto.»

Lei arrossì a quella dichiarazione diretta.

«Allora qual è il problema?»

Lui si alzò in piedi e le porse una mano, per aiutarla ad alzarsi.

«Il problema è che non posso farti questo.»

Le baciò il dorso della mano e poi se ne andò, rapido e silenzioso, lasciandola in mezzo al corridoio, ammutolita.

 

Erano ore che se ne stava chiuso in Biblioteca, gli altri erano quasi tutti scesi in Sala Grande per la cena e lui aveva finito i compiti da un bel po’, eppure non aveva voglia di unirsi al resto degli studenti. Era immerso nella lettura di un libro sull’uso delle Antiche Rune presso i popoli antichi, perciò si accorse della presenza di Ginny solamente quando lei si sedette sulla sedia accanto alla sua.
«Ciao.» sussurrò lei, sorridendogli.
«Guarda guarda, la piccola Weasley. Come mai non sei a cena con gli altri?»
«
Non ho fame, inoltre potrei chiederti la stessa cosa.»
«
Neanche io ho fame» mentì.

Tornò al suo libro fingendo noncuranza, anche se in realtà si limitava ad osservare assente le pagine, lanciando ogni tanto qualche occhiata a Ginny. Ora lei lo osservava in silenzio, tormentandosi una ciocca di capelli rossi.
«Senti Blaise… dobbiamo parlare.»
«Ah si?»

Ginny sbuffò scocciata, alzando gli occhi al cielo.
«Non vuoi rendermi le cose facili eh?»

Blaise fece spallucce ma si alzò, ripose i libri ed insieme si avviarono fuori dalla Biblioteca; camminarono per un po’ senza una meta precisa finché la tensione non si fece insostenibile. Si fermò nel bel mezzo di un corridoio deserto.
«Allora?» chiese impassibile, quasi scocciato.

In realtà Blaise aveva temuto quel momento. Ci aveva riflettuto lungamente, sapeva cosa lei stava per dirgli e sapeva quello che lui avrebbe dovuto fare ma aveva cercato di rimandare il più possibile perché non aveva voglia di affrontare… il dopo. Non aveva voglia di recitare lo spregevole ruolo che gli sarebbe toccato ricoprire. Lei lo attirava come miele, come luce, e lui doveva imporsi una immensa forza di volontà per mantenersi lucido.

«Blaise io…»

Ginny esitò un attimo, incerta. Poi, come se avesse trovato il coraggio tutto insieme, gli si avvicinò, inchiodandolo coi suoi occhi azzurri, bella da far male. Con tutta la naturalezza del mondo posò le labbra sulle sue, baciandolo con passione, senza più scrupoli. Lui la strinse a sé quasi con disperazione, ricambiando il bacio, sapendo che ciò che stava facendo era del tutto sbagliato ma allo stesso tempo incapace di trattenersi.Blaise era lacerato, sentiva che doveva fermarla ma era così facile abbandonarsi a lei. La desiderava, non voleva assolutamente privarsi della sua presenza, ma non poteva… Lei allontanò le labbra dalle sue e per un momento temette che potesse avergli letto nel pensiero, che avesse deciso di allontanarsi da lui proprio quando aveva deciso di mandare al diavolo  tutto il buonsenso. Proprio quando si era arreso a lei.

«Blaise, credo di essermi innamorata di te.»


Bum. Rimase immobile, stordito. Impossibile descrivere ciò che provava. Tutto si era come fermato, rendendolo incapace di pensare razionalmente… fu con un enorme sforzo di volontà che finalmente parlò, dopo un silenzio che pareva essere durato anni.
«No. »

Lei lo guardò, il volto che fino a un momento prima brillava di felicità adesso si era offuscato, confuso.
«Non è la cosa giusta. Tu… tu devi stare con Potter, Thomas o con chiunque ti pare, ma non con me.»

«Ma che stai dicendo? Io voglio te.»

Gli stava rendendo tutto più complicato di quanto già non fosse. Era praticamente impossibile mostrare il suo solito contegno.
«Sul serio. Io sono meschino ed egoista, stare con me non ti porterebbe a nulla, solo a farti del male. Tra poco ci sarà una guerra, lo sai anche tu, ed un Serpeverde come me, un Purosangue e tutte queste idiozie… devi starmi lontana. È troppo pericoloso. Ed oltre a questo, non sono la persona giusta per te.»

«Sono perfettamente in grado di decidere per il mio bene da sola» rispose lei sprezzante, combattiva.

Ma non capiva? Lei, così pura e coraggiosa, e lui, marcio e meschino… si sentiva altamente infettivo, non voleva contagiarla. La cosa migliore che poteva fare per lei era regalarle la possibilità di un futuro luminoso, e con lui non l’avrebbe certo avuta. Raccolse ogni briciola di forza di volontà che aveva in corpo, doveva pronunciare quelle poche parole che l’avrebbero allontanata da lui per sempre. Quelle poche parole che erano esattamente il contrario di ciò che provava.
«Io non ti voglio.»

Lei lo guardò, gli occhi spalancati, incapace di nascondere il dolore che gli aveva provocato sentire una frase del genere. Blaise si odiò con tutto se stesso. D’un tratto si rese conto di essere ancora stretto a lei, anche mentre pretendeva di fare lo sprezzante, anche mentre cercava di chiudere quel loro strano rapporto. Si allontanò da lei, come se avesse preso la scossa.

«Non è vero. Non mentirmi fino a questo punto… lo sai benissimo che ci tieni a me» insistette lei, testarda e fiera.

«Ginevra… ti prego.»

Lei ammutolì. Forse era stato perché era la prima volta che la chiamava per nome, forse perché aveva capito tutto di come si sentiva... forse l’aveva sempre saputo che sarebbe andata a finire così.

«Dimmi solo una cosa… una cosa soltanto » mormorò lei con voce rotta dopo un po’ «…Cosa provi per me? Sono stata soltanto un gioco?»

Blaise la osservò a lungo, il cervello bloccato, nelle orecchie il rumore sordo di ogni battito del cuore che sembrava lacerargli il petto. Ormai aveva abbandonato ogni maschera.

«Lo sai… lo sai benissimo cosa provo. Dirlo non cambierebbe nulla, noi non possiamo comunque stare insieme.»

Cercava di convincere anche se stesso perché in realtà ogni fibra del suo essere gli gridava di smetterla con tutti quei discorsi e di stringerla a sé.

«Dimmelo Blaise.»

Passarono i secondi, esasperati, inesorabili.

«Io... ti amo.»

Ecco, l’aveva detto. 

«Ti amo come non ho mai amato nessuno in tutta una vita e proprio per questo ti prometto che da adesso in poi sarà come se non ci fossimo mai parlati, sparirò dalla tua vita. Dimenticami.»

Detto questo si voltò senza lasciarle possibilità di replicare e corse via, fin quando non ebbe più fiato, e anche allora continuò a correre, i polmoni in fiamme, i pensieri in subbuglio. Mai più. Non avrebbe mai più permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto a lui.

 

Nei giorni successivi si comportò come se niente fosse, indifferente al resto del mondo. Sedette con gli altri studenti, dormì nel dormitorio dei Serpeverde e mangiò in Sala Grande, ma dentro di lui qualcosa si era spezzato. Stava arrivando la bella stagione e fu in un dolce pomeriggio assolato, mentre camminava sulla riva del Lago, che accadde ciò che si aspettava ma che al tempo stesso temeva: la vide per mano a Potter. Si scambiarono un intenso sguardo che diceva tutto mentre le passò accanto ma quando li superò non si voltò. Indietro non si tornava più.

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Capitolo 9
*** VIII. Chiusure ***


«Blaise, ho riparato l’armadio. Tieniti pronto.»

A quelle parole, qualcosa piombò dentro di lui. Ormai era fatta. Draco non gli aveva più parlato dalla loro ultima discussione ma sapeva che sarebbe venuto da lui una volta giunto il momento. Lo guardò, la rabbia ormai lontana. Gli mise una mano sulla spalla, senza dire niente perché non c’era niente da dire. Qualsiasi raccomandazione sarebbe stata inutile, sapevano di essere sull’orlo di un precipizio, pronti a saltare senza essere ben sicuri della profondità in cui sarebbero andati a ficcarsi. Aumentò la stretta. Da quel momento avrebbero dovuto soltanto aspettare il momento giusto, poi sarebbe cambiato tutto. Non appena Silente si fosse distratto un attimo Draco ne avrebbe approfittato, introducendo finalmente i Mangiamorte all’interno della scuola. Dimostrando al Signore Oscuro che non tutti i Malfoy erano degli inetti, riscattando il nome della sua famiglia e soprattutto salvando i suoi genitori, e se stesso… o almeno così credeva. Uccidendo uno dei maghi più abili e stimati di tutti i tempi.

«Buona fortuna.»

Draco annuì, teso, ma con un lampo di folle soddisfazione negli occhi. In realtà non aveva ancora pensato al dopo. Erano mesi che concentrava ogni briciolo del suo tempo e della sua concentrazione nella riparazione dell’Armadio, ma non si era soffermato a riflettere su cosa fare davvero una volta sistemato. Adesso non aveva più scuse, avrebbe dovuto ammazzare Silente ed il solo pensiero gli faceva agitare qualcosa dentro. Si rese conto che l’atto in sé di uccidere qualcuno lo spaventava a morte, che ritrovarsi faccia a faccia con questa consapevolezza era destabilizzante. Quando era finalmente riuscito a sistemare il mobile, stabilendo un effettivo canale tra Hogwarts e Magie Sinister, aveva esultato e gioito, ma adesso… Decise di non pensarci, ma in una piccola parte del suo cuore, nascosta e quasi dimenticata, sperò che Silente non gli desse mai l’occasione di portare a compimento la missione.

 

 

Ginny si stava godendo il calore di quella giornata in riva al lago, con ogni possibile combinazione di azzurro e di blu negli occhi e l’espressione stanca. Erano anni che sognava quel momento, quasi non ci sperava più. Credeva che Harry l’avrebbe sempre considerata soltanto la sorellina di Ron e niente più… il bacio che le aveva dato dopo la vittoria della loro squadra era stato del tutto inaspettato, euforico, ma meglio di quanto avesse mai potuto immaginare in tutti quegli anni. Anche quando Blaise le aveva detto che in realtà era evidente che fosse cotto di lei, non ci aveva mai creduto per davvero; eppure ormai avrebbe dovuto saperlo, lui era il diavolo ed il diavolo è a conoscenza di tutto. Blaise. Ogni cosa perdeva volume e colore se paragonata a lui. Non l’avrebbe mai creduto possibile, e non si riferiva soltanto al fatto di una Weasley che si innamora di un Serpeverde, oltretutto della cerchia di Malfoy. Quello che non riusciva a comprendere pienamente erano le proporzioni del suo dolore. Perlopiù cercava di ignorarlo e Harry, inconsapevole ed ignaro, la aiutava molto in questo… ma quando restava sola non c’era modo di arginare quella strana voragine che spegneva tutto il resto, togliendole il fiato. In fondo sapeva di essere abbastanza forte da superarla. Un giorno, forse. Come evocato dai suoi pensieri lo vide uscire dal portone e dirigersi verso di lei, con quel volto da angelo triste che aveva imparato a conoscere così bene. Si accorse subito che c’era  qualcosa di spezzato in lui, qualcosa che non gli aveva mai visto prima negli occhi. Lo raggiunse senza la minima esitazione come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, come se non avessero mai smesso di parlarsi, certa che lui fosse lì solo per lei. Lo sguardo che le posò addosso era straziante e bruciava, pece bollente dentro la sua testa.

Non si dissero nulla, lui la guidò attraverso i corridoi della scuola tenendola per mano come una vita prima aveva fatto lei, senza voltarsi né preoccuparsi se qualcuno li stesse guardando. Attraversarono la Sala Comune di Serpeverde stranamente deserta, arrivarono nella sua stanza vuota e, sempre in silenzio, la trascinò con sé sul letto. Prima di baciarla la osservò a fondo, radiosa e al contempo così triste, cercando di imprimersela nella mente, consapevole che dopo quella volta probabilmente non si sarebbero più nemmeno potuti parlare. Percepiva l’enormità degli avvenimenti che si sarebbero abbattuti su di loro e sapeva che, non appena i Mangiamorte avrebbero messo piede nella scuola, tutto sarebbe cambiato. Premette le labbra sulle sue, tremendamente dolce, seguendo delicatamente la curva della sua schiena con la punta delle dita. Iniziò a spogliarla piano, godendosi ogni singolo centimetro di quella sua pelle chiara, liscissima, puntellata qua e là dalle lentiggini. Lei lo osservava, magnetica, godendosi le sue attenzioni con altrettanta consapevolezza. Era sbagliato, tutto quanto; era lui al colmo del suo egoismo. Si sentiva contagioso, ma lei non era una ragazzina. Era forte, sicura, sapeva quello che faceva e non c’era senso di colpa o pentimento nel suo sguardo. Fu preso improvvisamente da un istinto famelico ed incontrollabile, quasi le strappò gli ultimi vestiti di dosso con un ringhio, mentre le mani sottili ma decise di lei gli sfilavano a loro volta l’uniforme. Si baciarono con disperazione e si amarono con altrettanta intensità, aggrappati l’una all’altro, entrandosi nella pelle e toccando punti dentro di loro che neppure immaginavano di avere. Quando alla fine si separarono Blaise sentì il freddo dentro sé e non poter far a meno di abbracciarla, respirando nei suoi capelli. 

«Piccola Weasley, io…» cominciò, la voce sottile e malinconica. Aveva il vuoto nel cuore.

Lei si girò, facendolo ammutolire con uno sguardo. L’espressione della ragazza era lo specchio della sua.

«Lo so. Non devi dirmi nulla.»  

Blaise non dubitò nemmeno per un secondo che lei sapesse, per davvero. Che sapesse di quanto il loro assurdo legame fosse forte ma destinato a morire, che sapesse che stava per accadere qualcosa di terribile ma che lui non le avrebbe detto nulla, perché appartenevano a due mondi opposti ed inconciliabili. Che sapesse che lui la amava col suo modo strano di amare e che quella sarebbe stata la loro prima ed unica volta insieme. 

«Non c’è bisogno di torturarsi » disse lei dolce e sicura, mentre una lacrima già le scivolava dagli occhi. Si rivestirono lentamente, come a voler prolungare quei momenti strazianti per puro masochismo. Si baciarono un’ultima volta, infine si avviarono in due direzioni diverse. E da quel momento Blaise più non fu.


Buongiorno a tutti, lettori abituali e nuovi arrivati :) :) . Ho voluto creare questo capitolo e lasciarlo così, breve ma intenso, ma soprattutto fatto di momenti e non di dialoghi. Era un pezzo cruciale della storia, in cui si tirano le somme, si va a guardare cosa c'è nella testa di Draco, Ginny e Blaise. Per quanto MI riguarda è stato davvero straziaaaante scriverlo, anche perché sono una che crede un sacco negli happy ending... però di questa storia - essendo missing moments- si sa già la fine [sigh :( ], quindi spero solo di aver reso giustizia al mio amato Blaise, ma anche agli altri due. Nulla, ringrazio chi recensisce, chi segue la mia storia e chi invece preferisce leggermi in silenzio ... baci a tutti.

sofimblack

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Capitolo 10
*** IX. Mangiamorte ***


Le frasi scritte in corsivo sono riprese pari pari dal libro, quindi non sono affatto mie bensì di J.K.Rowling; per alcuni dialoghi che erano riportati nel libro dal punto di vista di Harry ho lasciato intatte le parole dette, cambiando però tutto il resto. Inoltre,mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se ci sono errori,pareri,idee eccetera...sarebbe un grande aiuto :)
Detto questo, vi saluto. :D



 

Erano giorni che Ginny si trascinava apatica, fingendo di star bene ma morendo dentro ad ogni sorriso forzato. Aveva perso interesse per tutto. Nonostante la bella giornata, se ne stava appallottolata su una poltrona in Sala Comune, vicino al caminetto. Alzò appena lo sguardo quando Hermione entrò dal buco del ritratto andando spedita verso di lei, l’espressione preoccupata. 

«Ginny… non so come dirtelo.»

Solo allora la osservò per davvero, notando la tensione sul suo volto mentre si mordicchiava un labbro. Si vedeva che non aveva voglia di dirle qualsiasi cosa dovesse dirle, ma alla fine si fece coraggio.

«Harry stasera è andato via. Ha detto di stare all’erta, ci ha dato la sua Felix Felicis ed è corso da Silente… temo che stavolta abbia ragione. Che stia per succedere qualcosa di grosso. Ci ha dato anche la Mappa, per controllare meglio la situazione.»

Ginny sentì crescere un’infinita preoccupazione dentro di sé… Harry sapeva essere tanto stupido a volte, quando si metteva in testa di fare l’eroe. Lei amava quel lato del suo carattere ma al contempo le suscitava molta ansia; se non altro l’anno scorso c’erano pure lei e gli altri dell’ES assieme a lui. Poi pensò che dopotutto era con Silente, e si concesse un piccolo moto di sollievo.

In quel momento Neville uscì dal Dormitorio dei ragazzi e si diresse verso di loro, la faccia scura.

«Ragazze, avete visto il Galeone dell’ES? Harry ha bisogno di noi.»

In verità era dall’anno scorso che non guardavano più quel Galeone... provarono un improvviso imbarazzo.

Ron si unì a loro e, una volta usciti dalla Sala Comune, videro che Luna li stava aspettando.

«E adesso che si fa?»

«Adesso aspettiamo.»

 

Appena aveva saputo che quella sera Silente se ne sarebbe andato per qualche ora Draco era filato verso la Stanza delle Necessità, la Mano della Gloria nascosta sotto al mantello e della Polvere Buiopesto in tasca. Prima di uscire dalla Sala Comune aveva incrociato lo sguardo di Blaise, che leggeva su una delle poltrone verdi accanto al camino. Gli era bastato un cenno, Blaise aveva capito, e per un bel po’ era rimasto lì, fissando la pagina del suo libro, riflettendo su cosa fare. Aveva una spiacevole sensazione… era preoccupato perché Draco quella notte rischiava letteralmente tutto, e perché era sicuro che qualcosa sarebbe andato storto. Alla fine si alzò dalla poltrona e uscì dalla Sala Comune, decidendo di abbandonare per una volta la sua indifferenza e di stare accanto al suo amico, osservatore invisibile, pronto ad intervenire. Era sin troppo consapevole di quanto alto fosse il rischio che correva e di cosa ci fosse in gioco. Non era ancora arrivato alla Stanza delle Necessità che sentì uno scalpiccio frenetico e sussurri concitati. Si nascose dietro un’armatura, protetto dalla penombra, e da dietro l’angolo spuntarono delle persone avvolte in mantelli neri - riconobbe Greyback e Gibbon - mentre davanti a loro correva Draco, il volto reso quasi irriconoscibile dalla concentrazione. Blaise li lasciò passare e poi si lanciò all’inseguimento, rapido e silenzioso. Non sapeva bene neanche lui, in realtà, cosa stesse facendo. Per precauzione decise di Disilludersi. Si stavano dirigendo verso la Torre di Astronomia e lui sapeva bene che, nonostante fosse diventato praticamente un camaleonte umano, non avrebbe potuto seguirli per le ripide scale a chiocciola senza rischiare di farsi scoprire. Non ebbe bisogno tuttavia di scervellarsi troppo su cosa fare perché evidentemente non era l’unico sulle tracce del gruppo di Mangiamorte: vide Lupin, la McGranitt ed altri maghi farsi avanti, seguiti da Paciock, Weasley e - notò con un tuffo al cuore - Ginny. 

«Stupeficium!»

«Protego!»

«Crucio!»

La battaglia scoppiò improvvisamente e Blaise ebbe la fortuna di trovarsi accanto ad una nicchia seminascosta, che gli permetteva di non doversi preoccupare troppo di essere colpito da qualche incantesimo. Vide Amycus svettare su Ginny, cercare di cruciarla più e più volte, e più e più volte fallire; gli incantesimi non la colpivano mai perché Blaise deviava da lei ogni tentativo di Maledizione Senza Perdono, cosa affatto semplice. Era una vera Fortuna che ci fosse lui a proteggerla; schivava le maledizioni, velocissima, ma i Mangiamorte erano senza dubbio superiori, non soltanto come numero ma anche come abilità. Ogni tanto Blaise deviava anche gli incantesimi rivolti a Paciock e persino al fratello di Ginny, neppure lui sicuro sul perché lo facesse. Draco pareva cavarsela benissimo da solo, con un’abilità che non gli aveva mai visto, sicuramente dettata dalla disperazione e dall’adrenalina. Ogni incantesimo che respingeva, ogni maledizione contrastata, si ripeteva che quella sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto per lei, lo giurava a se stesso, ma intanto continuava in quella impresa disperata; in tutta quella confusione, nessuno faceva caso a lui. Questa è l’ultima volta, si ripeteva, concentratissimo, attento a non farsi scoprire e - lo sapeva - pronto anche a lanciarsi nel mezzo del campo di battaglia e a farle scudo col suo corpo, se necessario. Eppure la sua abilità con la bacchetta non gli avrebbe reso necessario un sacrificio simile, lo sapeva molto bene. C’era il caos ovunque, maledizioni che sfrecciavano in ogni direzione, e bastava distrarsi mezzo secondo per beccarsi una Maledizione Senza Perdono. Ad un certo punto era passato Piton, correndo, e Blaise si era fatto ancora più teso. Cosa stava succedendo? Che fine aveva fatto Draco? Dopo quella che parve un’eternità lo vide scendere le scale con un’espressione di terrore sul volto, assieme a Piton, che gridò “è finita, andiamo” prima di rituffarsi in una corsa precipitosa, seguiti poco dopo da Potter. Da dove diavolo era spuntato? Tutti li fecero passare, senza sospettare nulla, per poi riprendere a combattere. A quel punto però ognuno dei Mangiamorte si affrettò dietro agli altri due, verso l’uscita del Castello, per potersi Smaterializzare. Così, improvvisamente com’era iniziato tutto, altrettanto rapidamente la battaglia era finita. Vide Ginny e Weasley correre verso un ragazzo dai capelli rossi steso a terra - probabilmente uno dei loro fratelli -; era stato morso da Greyback e al momento giaceva nel mezzo del corridoio senza dare segni di vita. Anche Paciock non se l’era cavata molto bene, gli altri per fortuna erano quasi illesi, mentre il corpo di un Mangiamorte era in un angolo, piegato come una marionetta spezzata, morto a causa di un incantesimo rimbalzato. Blaise non aveva più niente da fare lì ma dovette aspettare che tutti se ne fossero andati in fretta verso l’Infermeria. Fu solo a quel punto che sciolse l’incantesimo di Disillusione e si incamminò verso la Sala Comune di Serpeverde, accompagnato da una melodia triste e meravigliosa al tempo stesso. Non riuscì a capire da dove venisse, ma pareva essere dentro di lui. Silente, infine, era morto.

 

Tutte le lezioni furono sospese, tutti gli esami posticipati. Alcuni studenti furono portati frettolosamente via da Hogwarts dai genitori nei due giorni che seguirono […] Harry, Ron, Hermione e Ginny non si lasciavano mai. […] Andavano in infermeria due volte al giorno: Neville era stato dimesso, ma Bill era ancora ricoverato da Madama Chips. 

 

La mattina del funerale si respirava un’aria strana in Sala Grande. Tutti erano vestiti con abiti da cerimonia e al lungo tavolo dei professori sedeva Scrimgeour. La professoressa McGranitt li fece alzare e, ogni Casa dietro il rispettivo direttore, si diressero tutti ordinatamente verso il lago. Era una giornata splendida e in tantissimi si erano riuniti là, in attesa di rendere un ultimo omaggio a Silente. Sirene e tritoni cantavano tristemente, in uno strano contrasto col cinguettio gioioso degli uccellini. Fu Hagrid a posare il corpo di Silente, avvolto da un drappo di velluto viola stellato, sulla tavola di marmo attorno alla quale erano state disposte centinaia di sedie. Il discorso funebre fu una sequela di frasi fatte, assolutamente inadatte a descrivere il mago straordinario e l’uomo geniale che era stato Albus Silente per ognuno dei presenti, ma i veri addii erano quelli silenziosi. Quando la cerimonia era ormai conclusa si levarono delle fiamme attorno alla tavola - in molti gridarono sorpresi e spaventati - e poco dopo al suo posto vi era una tomba di marmo bianco. I centauri, anche loro presenti, lanciarono delle frecce in tributo. Poi era tutto finito.

 

Se c’era qualcosa che Ginny aveva imparato in quegli anni era che Harry era uno stupido eroe, con un incredibile senso dell’onore e con la perenne preoccupazione di non ferire le persone attorno a lui - che poi ci riuscisse davvero era un altro discorso. Quasi se lo era aspettato che lui andasse da lei per chiudere la loro storia; un altro che la lasciava “per il suo bene”. Eppure non faceva meno male, nonostante iniziasse quasi ad esserci abituata. Si sentiva amareggiata, come mai in vita sua. In realtà capiva davvero le loro ragioni, capiva ed incassava, e sperava. Sperava che finisse tutto in fretta e odiava quella realtà malata che Voldemort ed i suoi seguaci avevano creato, quell’odio verso Mezzosangue e Sanguesporco e non solo, quella paura del diverso che li costringeva a vivere così, nel terrore di perdere le persone amate, impedendo a due persone di stare insieme, distruggendo famiglie. Persone eccezionali e dal cuore grande come Lupin e Hagrid costrette ad essere emarginate a causa del bigottismo del mondo magico, adesso alimentato dal terrore e dall’incertezza. Senza guardare troppo lontano, per colpa di Voldemort continuava a fare incubi sul suo Primo Anno, quando aveva quasi ucciso altri studenti innocenti; soltanto l’anno scorso suo padre era stato ferito gravemente per colpa di quel suo orribile serpente e Percy… beh, Percy era un idiota, eppure era l’esempio lampante di dove potesse arrivare il governo con la sua cecità. Ogni volta che pensava a queste cose le saliva dentro un impeto di rabbia difficile da sopportare, ma soprattutto un senso di impotenza disarmante. 

 

«Ginny, ascolta…» mormorò pianissimo, mentre il brusio cresceva attorno a loro e la gente cominciava ad alzarsi. «Non posso più stare con te. Dobbiamo smettere di vederci. Non possiamo stare insieme». 

Lei chiese, con uno strano sorriso storto: «È per qualche stupida, nobile ragione, vero?» 

«Queste ultime settimane con te sono state come… come la vita di un altro» continuò Harry. «Ma io non posso… noi non possiamo… Devo fare delle cose da solo, ora». 

Lei non pianse; lo guardò negli occhi. 

«Voldemort usa le persone a cui i suoi nemici tengono. Ti ha già usato una volta come esca, e solo perché sei la sorella del mio migliore amico. Pensa a quanto più grande sarà il pericolo che correrai se continuiamo a stare insieme. Lo verrà a sapere, lo scoprirà. Cercherà di arrivare a me attraverso di te». 

«E se a me non importasse?» ribatté Ginny con forza. 

«Importa a me» rispose Harry. «Come credi che mi sentirei se questo fosse il tuo funerale… e fosse colpa mia…» 

Lei distolse lo sguardo per fissare il lago. 

«Io non ho mai davvero rinunciato a te» disse. «Mai. Ho sempre sperato… Hermione mi ha detto di vivere la mia vita, magari di stare con altri, di lasciarti perdere per un po’, perché non riuscivo a spiccicare parola se c’eri tu nella stessa stanza, ti ricordi? E lei pensava che forse mi avresti notato di più se io fossi stata un po’ più… me stessa».

«Astuta, quell’Hermione». Harry cercò di sorridere. «Vorrei solo averti chiesto di stare con me prima. Avremmo avuto un sacco di tempo… mesi… forse anni…» 

«Ma tu eri troppo occupato a salvare il mondo magico» lo interruppe Ginny con una mezza risata. «Be’… non posso dire di essere sorpresa. Sapevo che sarebbe successo, alla fine. Sapevo che non saresti stato contento se non fossi andato a caccia di Voldemort. Forse è per questo che mi piaci tanto».

 

Mentre Harry le parlava lei lo aveva guardato fisso in quegli occhi verdi le cui espressioni ormai sapeva interpretare fin troppo bene. Vedeva la sua preoccupazione, il suo amore nei suoi confronti. Si chiedeva quanto ancora avrebbe potuto e dovuto sopportare. Non aveva versato nemmeno una lacrima. Vide Blaise in lontananza, il volto una maschera, eppure avrebbe potuto giurare di aver visto la sua espressione ammorbidirsi mentre, quasi per caso, posava lo sguardo su di lei.

Due addii del tutto diversi eppure quasi simili per certi versi. Apparteneva alle braccia di Blaise ed al cuore di Harry… ma a lei adesso cosa rimaneva? Un ragazzo che le ardeva dentro ma che non le era possibile neppure toccare col pensiero, un altro dal cuore d’oro che non poteva più accudirla col suo affetto, le rimanevano paura e preoccupazione, il vuoto dentro. Si sentiva terribilmente sola, e triste.

 

Dopo quella notte terribile Draco era sparito. Se ne era andato via, lo aveva visto Smaterializzarsi assieme a Piton e agli altri Mangiamorte; da quel momento più nulla. Blaise non poteva far a meno di pensarci… alla fine Silente era morto, per mano di Piton però. Come aveva previsto, Draco non era un assassino - e almeno di questo era contento - eppure adesso si trovava chissà dove, in mezzo a sadici e violenti, tutti manipolati secondo il volere di un mostro ancora più sadico, ancora più violento, e soprattutto senza un briciolo di pietà. Ad essere onesto Blaise dubitava che, anche dopo aver portato a compimento la sua missione, Voldemort avrebbe liberato suo padre o gli avrebbe dato pace. Quello era l’inizio di una serie infinita di ricatti sottili e minacce velate; sospettava che il realtà Lui avesse voluto il fallimento di Draco, così da poter punire con una scusa una di quelle famiglie dal sangue purissimo che però l’avevano molto deluso. Comunque la pensava non riusciva a vedere una soluzione, e sapeva bene che di non potere farci nulla. Doveva chiamarsene fuori, come aveva sempre fatto… eppure perché questa volta gli riusciva così difficile? Si aspettava da un momento all’altro che un gufo gli portasse un qualche messaggio sgualcito, un segno qualsiasi del fatto che l’amico stesse bene, invece fino a quel momento tutto taceva. Quel giorno il sole brillava in cielo insensibile a tutto il dolore sotto di sé, mentre si celebrava il funerale di Silente. Come era prevedibile erano accorsi maghi e creature magiche da ogni angolo della terra, riunite sulle sponde del Lago per dare il loro ultimo saluto, mentre un tizio dalla voce fastidiosa ripeteva parole tutto sommato vuote su ciò che era stato Albus Percival Wulfrin Brian Silente. Nonostante tutto anche Blaise alla fine ci era andato, per rendere il suo ultimo, personale omaggio ad un mago che, in fondo, rispettava molto. Tra tutta quella gente non aveva comunque fatto fatica ad individuare Ginny, bella e triste, quasi spezzata. Le aveva letto tristezza negli occhi e lui avrebbe voluto soltanto abbracciarla stretta; l’aveva vista parlare con Potter, sapeva che la stava lasciando - lo sapeva e basta- , e avrebbe voluto andare da quel cretino e tirargli un pugno in faccia e urlargli che almeno lui si prendesse cura di lei, che non la abbandonasse. Invece era rimasto lì, immobile, straziato, ad osservarla. Poteva fingere indifferenza quanto voleva, ma lui sapeva bene cosa si agitava dentro se stesso. “Se non altro ho trovato qualcosa che mi ha distolto dalla mia solita noia” pensò cinicamente… Il sorriso amaro che voleva distendersi sulla sua bocca si dissolse ancora prima di comparire. Aveva amato, aveva malvolentieri dato se stesso a qualcun altro, aveva cercato di aiutare un amico, aveva provato per una volta a spogliarsi della sua solita indifferenza… ma a lui adesso cosa rimaneva? L’odio feroce e la rabbia indistinta, la scoperta di avere un cuore, certo, che però ormai era irrimediabilmente lacerato, gli rimanevano i pensieri e il ricordo di lei, il vuoto dentro. Si sentiva terribilmente solo, e furioso.


Angolo Autrice: Ciao a tutti, per prima cosa chiedo scusa per il ritardo nella pubblicazione... ho avuto un po' da fare, inoltre sono una perfezionista e quindi non ero molto soddisfatta di come mi era venuto sto capitolo (non che lo sia anche ora eh .-.). Btw eccoci qui, la "conclusione"... e metto le virgolette perché ho deciso che non volevo che finisse tutto in questo modo, perciò la prossima settimana sarà la vera FINE, la conclusione a questa storia a cui sono molto affezionata e che mi ha preso un sacco di teeempo. Spero che vi piacerà, perciò per il momento ringrazio tutti voi, che state leggendo questa storia, che l'avete messa nelle seguite o nelle preferite, che l'avete recensita o solamente letta in silenzio... grazie. Un bacio

sofimblack
 

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Capitolo 11
*** X. EPILOGO ***


                          EPILOGO

E a te
se sei rimasto con Blaise
fin proprio alla fine...



Dopo il funerale tutti gli studenti raccolsero le loro ultime cose, accompagnati da un chiacchiericcio mesto e dagli stridii e miagolii dei loro animali. Come ogni anno salirono sulle carrozze senza cavalli, diretti verso Hogsmeade. Blaise non fece neppure caso a chi fosse con lui sulla carrozza; fu solo quando erano quasi arrivati che si accorse che con lui c’era soltanto la Lovegood, che lo osservava interessata con espressione onnisciente. Sapeva che era amica di Ginny ed era quasi altrettanto sicuro che lei non avesse detto nulla a nessuno, eppure Blaise era convinto che sapesse qualcosa… certo, era una ragazza strana, eppure non stupida, e non solamente perché era una Corvonero. Non si dissero nulla, la salutò appena con un cenno di cortesia quando arrivarono in stazione e si incamminò con passo calmo verso l’ultima carrozza del treno, quella che occupava tutti gli anni assieme ai suoi compagni. In realtà all’interno dello scompartimento si respirava un’aria strana. C’erano tutti: Tiger e Goyle, quasi confusi e spiazzati nei loro modi goffi e prepotenti, Daphne, che per una volta non provò nemmeno a flirtare con Blaise, assorta nei suoi pensieri, Nott. Fu Pansy a rompere il silenzio.

«È così strano essere qui senza Draco » disse con gli occhi lucidi, dando voce ai pensieri di tutti. 

«Però l’aveva detto, no?» bofonchiò Goyle, quasi imbarazzato.

Tutti lo guardarono.

«A inizio anno… lui lo aveva detto che aveva progetti più importanti, che il Signore Oscuro… insomma…»

«È vero. Almeno lui adesso può far parte degli eventi, agire direttamente, invece che stare ad ammuffire in questa scuola. Oltretutto, ora che Silente è morto, se la McGranitt prenderà il suo posto credo che starà meglio di tutti noi.»

L’incredibile leggerezza e convinzione con cui Nott aveva pronunciato questo discorso infastidì Blaise. Non si rendeva conto di ciò che stava dicendo? Draco non aveva voluto tutto quello, era una maschera quella che mostrava… non era un gioco. C’era la sicurezza sua e della propria famiglia in ballo.

«Sei libero di andare, nessuno ti trattiene.»

«Cosa vorresti dire?»
Gli altri ammutolirono, guardando alternativamente sia lui che Theodore.

«Che niente sarà più come prima. Che senza Silente il mondo magico è in balia di Vol… del Signore Oscuro. Che anche Hogwarts cambierà… credete che si lascerà scappare l’occasione di plagiare giovani menti secondo il suo volere? Credetemi, sarò davvero molto sorpreso se non metterà qualcuno dei suoi Mangiamorte all’interno del Castello.»

Detto questo si alzò bruscamente ed uscì dallo scompartimento, cercando di controllarsi. Se avesse detto proprio tutto di quello che pensava non avrebbe avuto più pace. Ma come facevano a non capirlo? A volte pensava di essere circondato da idioti ma al contempo non aveva alcuna voglia di “illuminarli” col proprio sapere, era abituato ad agire e a pensare da solo, e se gli altri si mostravano meno scaltri tanto meglio per lui.

Il treno era stranamente silenzioso, tutti preferivano starsene nel proprio scompartimento a confabulare. Anche i ragazzini del Primo Anno erano inquieti, come se tutti su quel treno presagissero che qualcosa stava per cambiare. Verso metà pomeriggio tuttavia afferrò per la collottola un Tassorosso del Secondo Anno che tornava dal bagno e gli regalò uno sei suoi sguardi più glaciali e sprezzanti.

«Tu. Sai chi è Ginny Weasley, vero?»

Quello annuì, guardandosi attorno nervosamente.

«Bene, cercala e dille che la vogliono nella prima carrozza. Glielo direi io, ma non sono certo il messaggero di nessuno…» disse, cercando di suonare il più scocciato possibile.

Il ragazzino filò via e Blaise si avviò verso la testa del treno, fermandosi nel punto in cui il primo vagone ed il secondo si incontravano. Era un luogo lontano da occhi indiscreti, solitamente punto di passaggio ma in quel momento deserto. Senza averlo progettato aveva deciso di concedersi un po' di sano masochismo; in fondo da quel momento il poi sarebbe cambiato tutto, perciò cosa importava se le parlava un'ultima volta? La sentì arrivare, prima ancora di vederla, e si chiese se avrebbe avuto il coraggio di parlargli o se sarebbe semplicemente scappata via. Ovviamente avanzò verso di lui, dura e orgogliosa, in questo vera Grifondoro.

«Zabini. Che vuoi?»

Purtroppo per lei, che in quel momento ostentava un'espressione di indifferente disprezzo, era un libro aperto agli occhi di Blaise, che le si avvicinò e la abbracciò e basta. Inizialmente lei stette lì ferma, rigidissima, ma piano piano si sciolse ricambiando l’abbraccio.

«Mi dispiace per tuo fratello. Come sta?» chiese dopo un po’, sincero.

Lei lo guardò negli occhi.

«Molto meglio, grazie. Fleur vuole sposarlo comunque, ma ho paura che sarà l’unica cosa positiva per un bel po’ di tempo. Tu come stai? Sai nulla di Malf… Draco? »

Da quella domanda quasi casuale capì che ovviamente Potter doveva averle raccontato tutto e che anzi, poiché lo aveva visto scendere dalla Torre di Astronomia sicuramente sapeva meglio di chiunque altro cos’era successo.

«Io sto splendidamente, grazie.» rispose, la mascella contratta.

«Sai… Harry ci ha detto che Draco in realtà non lo avrebbe mai fatto…» ci riprovò lei, testarda.

«Beh “Harry” aveva anche detto che ti amava tanto, eppure com’è che ti ha lasciata?» sbottò, pentendosene subito nonappena vide l'espressione ferita di lei. 

«Sei crudele.»

«Scusami. Sono solo nervoso, non dovrei lanciarti addosso le mie cattiverie gratuite» rispose sinceramente dispiaciuto, un sorriso sbilenco intrappolato negli angoli della sua bocca.
«Di Draco non so nulla e sono preoccupato… Potter ha ragione, non lo avrebbe mai fatto, ma non è tutto o bianco o nero. Non hai visto la sua disperazione crescere, la preoccupazione per i suoi… e adesso non so cosa potrebbe essere costretto a fare. È nelle sue grinfie, l’ho perso. »

Ammetterlo ad alta voce gli faceva un male incredibile, ma lei gli prese il volto tra le piccole mani delicate, fissandolo.

«Ascoltami Blaise, tu non l’hai perso. Potrà essere un insopportabile arrogante immerso nelle Arti Oscure, ma nel momento in cui avrebbe potuto scegliere davvero di stare da quella parte non l’ha fatto. In fondo, da qualche parte, c’è del buono in lui, una luce che per tutta la sua vita è stata oscurata dai suoi genitori e dal mondo circostante… eppure credo che comunque quella luce non lo abbandonerà. So bene fin dove Voldemort possa spingere le persone… credimi, lo so anche più di Malfoy stesso. Ma tu devi avere fiducia in lui, hai capito?»

Blaise annuì. Era strano confidarsi con qualcuno e ricevere conforto, ma sapeva che gli aveva detto tutte quelle cose perché ci credeva sul serio e non solamente per consolarlo.

«Tu come stai?»

Ginny abbassò le braccia, distogliendo lo sguardo da lui e mordicchiandosi il labbro.

«Insomma.»

«Vuoi che vada a picchiare Potter? Ti assicuro che sarebbe un vero piacere, per quanto poco signorile, lo ammetto.»

Lei sospirò, una vaga ombra di sorriso nella sua rassegnazione.

«Non ce n’è bisogno. Capisco perché mi ha lasciata, lo capisco e lo rispetto. Sai… lo ha fatto per il mio bene.»

Forse per la prima volta in vita sua, Blaise provò un vago senso di colpa e si trovò a corto di parole.

«Vi odio quando fate così, sai? Ma in fondo mi sono rassegnata, si vede che non sono in grado di farmi piacere un ragazzo normale.» disse, malinconicamente ironica.


Non sapendo cosa rispondere Blaise decise di cambiare argomento con la prima cosa folle che gli venne in mente.

«Senti… so che non dovrei. So che è del tutto incoerente con quanto ho detto e fatto fin’ora, ma…»

Esitò. Lei lo guardò incuriosita, un sopracciglio inarcato.

«Ma?»

«Ma se vorrai scrivermi, ne sarei molto felice. Lo so, non dire niente» aggiunse, intercettando lo sguardo incredulo e polemico della ragazza «apprezza quantomeno il fatto che io mi stia rendendo ridicolo per te.»

Lei sembrò apprezzarlo davvero, perché gli concesse un rapido sorriso luminoso.

«Lo farò. Ti scriverò.»

Ormai si stavano avvicinando sempre di più a Londra, a breve lo stretto corridoio dell’Espresso si sarebbe riempito di studenti.

Poi, siccome non era stato abbastanza sadico o masochista - a seconda dei punti di vista - e siccome si era comportato in modo fin troppo etico fino a quel momento, si chinò su di lei, che però non si ritrasse affatto. Appoggiò le labbra sulle sue, baciandola dapprima delicatamente, unendo i loro respiri e le loro bocche, per poi scoprirsi sempre più famelico; quel bacio divenne un qualcosa di più intenso, di disperato, mentre si stringevano l’un l’altra come due amanti che non si sarebbero visti mai più… e in effetti era proprio così. In lontananza si iniziarono a sentire le prime porte degli scompartimenti aprirsi.

«Mi mancherai, piccola Weasley, ma temo proprio che questo sia un addio » e detto ciò sciolse a malincuore il loro abbraccio e se ne andò verso il proprio scompartimento.

Sul volto di Ginny spuntò un sorriso sincero e a tratti malinconico mentre lo guardava allontanarsi; il cuore di lui si era fatto inspiegabilmente un po' più leggero, come non accadeva da giorni o, forse, da una vita intera.



Ciao a tutti, lettori vecchi e nuovi! ...e così eccoci qua. Alla fine. Non potevo assolutamente lasciare le cose come nell'ultimo capitolo... alla fine questi due si meritavano la cosa più vicina all'happy ending che potevo concedergli! Che volete farci, sono un'inguaribile romantica, lo so :). È stata una storia tormentata, e non solo per i contenuti... l'ho scritta, modificata, perfezionata. L'ho abbandonata per un po', ripresa in mano - credo anche perché ho seri problemi nel chiudere le cose e negli addii - e questo racconto è stato un po' come un figlioccio di carta che ti dispiace proprio lasciare andare. Ho amato scriverla e accompagnare per un po' questi personaggi così diversi e complessi, cercando di dare un piccolo contributo. E niente, è stato un vero piacere intraprendere questo viaggio con voi, perciò grazie. Grazie a chi ha recensito, grazie a chi ha messo questa piccola storia tra le seguite o addirittura le preferite, grazie anche a chi ha preferito leggere in silenzio e a chi, magari, si è imbattuto nelle mie parole soltanto adesso. Grazie. Un abbraccio e ...a presto (!?)

sofimblack     :')

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