The Secrets of Volterra di The White Lady (/viewuser.php?uid=94268)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: L'abbraccio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Il risveglio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: L’incontro ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Voglia di libertà ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Al chiaro di luna (punto di vista di Carlisle) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Il tradimento. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Tormento. (punto di vista di Aro) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Il verdetto. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Un cuore straziato. (punto di vista di Carlisle) ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: L'abbraccio ***
"The
secrets of Volterra"
di
Rossana Cleofe Camboni
Dedico
questa FanFiction a tutti i Fans della saga di Twilight.
La
ricchezza del mio cuore è infinita come il mare,
così profondo
il mio amore:
più te ne do, più ne ho,
perché entrambi sono
infiniti.
~William
Shakespeare~
Capitolo
1:
L'abbraccio
Mi
ricordo quando venni vampirizzata: avevo solo 21 anni.
Era l'anno
1689 a quel tempo i miei genitori mi avevano spedito via mare, da
Marsiglia, come fossi stata un pacco postale, fino a giungere in
Italia, da dei parenti a Volterra; ricordo ancora quella
città così
piena di luce, di gente. Era un luogo dove la mia creatività
si
sbizzarriva.
Il giorno del mio compleanno chiesi di poter cantare
ariette francesi alla festa patronale della città, il
sindaco
accettò con entusiasmo.
Venne sera e lo spettacolo canoro iniziò
al rintocco della campana della basilica cittadina sul promontorio
della città.
Le fiaccole e i lumi irradiavano tutta la piazza
come una mare di stelle in un grande cielo nero, era uno spettacolo
mozza fiato.
Nessuno conosceva le mie capacità, visto che ero
famosa solamente nella città di Marsiglia, ma rimasero
estremamente
estasiati dalla mia voce, che alla fine della serata, un drappello di
persone si era messo a far la fila per potermi fare il bacia mano e
complimentarsi con me per il dono che mi aveva donato Dio.
Mentre
cercavo di non strascinare il mio vestito di seta nera, vidi in un
viottolo una persona dall'aria sciupata, ma dalla bellezza mozza
fiato che mi osservava con interesse.
In quel momento mi sentii
come se tutto il mondo intorno a me fosse scomparso; quei suoi occhi
mi stavano ghermendo al suo volere, era una sensazione così
piacevole che non riuscii a trattenere la voglia irrefrenabile di
avvicinarmi a lui e assaporare caldamente questa sua magia.
Si
avvicinò lui e mi prese per mano, il suo tocco era gelido
come il
ghiaccio:
"Ha cantato splendidamente, Madame Roxanne Hearted.
Tutti gli angeli e i serafini invidiano la vostra voce. Mi permettete
che vi accompagni alla vostra dimora?"disse con voce
incredibilmente suadente,
"Vi ringrazio Messere. Potrei saper
il nome di cotanto gentiluomo?" risposi con voce incerta,
"Oh
perdonate la mia sbadataggine, il mio nome è Aro, e la mia
famiglia
abita qui da generazioni. Desidero accompagnarla, perché a
quest'ora
della notte non è sicuro girare per le strade."rispose con
voce
sottile e penetrante.
I suoi occhi erano cremisi intenso, come se
fossero stati fatti di sangue, avvicinò il suo viso al mio e
improvvisamente mi sentii scivolare in un abbraccio prima dolce e
delicato e poi bruciante ed insopportabile.
Sentivo il sangue
fluire dal mio collo come coppa da cui attingere succoso nettare
rosso, ero inerme alla sua morsa...e le forze mi stavano
abbandonando.
Il vicolo era sempre più buio, però riuscii a
distinguere una figura avvicinarsi.
Il mostro mi liberò dalla
presa e mi lasciò cadere a terra, e così prima di
svenire vidi il
figuro che si era avvicinato, per parlare col mostro, questi corse
versò di me e mi portò via fra le sue braccia.
Quell'uomo era il
mio salvatore...chiunque fosse stato sarebbe diventato il mio
cavaliere senza macchia.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2: Il risveglio ***
Capitolo
2:
Il
risveglio
Mi
svegliai come se avessi dormito per settimane: la mia bocca era arida
come se non avessi toccato più dell'acqua, una sete tremenda
cresceva in me.
Ero in una stanza a me sconosciuta, colma di tende
e arazzi, ed un enorme scaffalatura piena di libri. Il letto in cui
giacevo era ampio e scuro provvisto di baldacchino che faceva cascare
sulle sponde di quest'ultimo delle tende color purpureo.
La camera
era pure provvista di un camino dalla magnifica manifattura, colmo di
intarsi e sculture, difronte ad esso c'erano due ampie poltrone
rivestite in velluto dello stesso colore delle tende del baldacchino,
su una di esse sedeva un uomo molto affascinante, aveva i capelli
color del grano e occhi color del miele...stava leggendo un libro,
sembrava non essersi accorto che mi fossi svegliata.
Sentivo la
testa scoppiare come da un forte mal di testa, ma questo era diverso,
mi sembrava che qualcosa mi stesse lacerando il cervello. Finalmente
l'uomo misterioso vide che mi ero svegliata e con velocità
sovrumana
giunse al mio capezzale.
"Vi siete svegliata finalmente, non
è molto consueto per una come noi dormire per
così tanto tempo."
disse con voce dolce e tranquilla, "Che cosa mi è successo?
Ricordo solamente che sono entrata in un vicolo con un uomo e questo
mi ha morso..." dissi con un poco di agitazione, "Calmatevi
ora siete nella mia stanza, al sicuro, ad nessuno è permesso
entrare
qui. Ci troviamo nella dimora della famiglia Volturi, il mio nome
è
Carlisle Cullen e ho impedito io ad messer Aro di uccidervi."
rispose con fare premuroso e calmo, "Avete detto "uccidermi"?E
prima avete detto "una come noi", cosa intendete messere?"
la mia agitazione aumentò vertiginosamente, lui si sedette
accanto a
me e mi prese la mano con grande delicatezza, "L'altra notte nel
vicolo siete stata abbracciata da una creatura della notte Roxanne,
ora siete un bevitore di sangue, un immortale, un vampiro."
disse Carlisle guardandomi con amarezza negli occhi, come se quelle
parole facessero più male a lui che a me..."Sono un mostro?
E
questo che mi state dicendo? Mi dovrò nutrire di persone
innocenti
per sopravvivere? Non dite aberrazioni di questo genere signor
Cullen!!!" risposi non credendo alle sue parole.
Lui si alzo
e prese uno specchio in mano e me lo porse dicendo:"Forse questo
vi aiuterà a capire...", lo presi fra le mani e mi ci
specchiai
dentro...con estremo terrore lanciai lo specchio ai piedi del letto e
incominciai ad urlare e a piangere come una forsennata, lui si
sedette accanto a me e mi strinse forte al suo petto, carezzandomi la
testa con estrema dolcezza. "Lo so è difficile accettare
quello
che siamo, ma vi aiuterò come meglio posso a non diventare
un'assassina."disse con voce sincera, "Ho sete..."
risposi con voce tremante e singhiozzante per via delle lacrime,
"Venite con me." disse prendendomi per mano, così mi alzai
e lo seguii fuori dalla stanza.
Fuori dalla stanza c'era un lungo
corridoio colmo di mobilia di pregevole fattura e vari lampadari che
illuminavano con i loro lumi il percorso. Il silenzio era quasi per
me assordante, non vi era il minimo rumore, tutto era pieno di calma
e quiete, era inverosimilmente terrificante e spaventoso.
"Andremo
a caccia di animali, per me è l'unico modo per nutrirmi
senza far
del male a persone innocenti." disse Carlisle guardandomi con un
abbozzo di sorriso, "Non avete mai desiderato bere sangue...beh
umano?" chiesi con estremo timore, "Credo che finora la mia
"dieta" mi permetta di non far del male alle persone. Spero
solo che Aro non scopra che voi vi siate svegliata, perché
se no
sarei nei guai se sapesse cosa stiamo per fare..."disse
guardandosi intorno con fare sospettoso, "Perché Aro mi ha
"abbracciata"? E poi perché non vuole che voi vi prendiate
cura di me?" chiesi incuriosita da quella situazione a me
sconosciuta, "Lui è un vampiro che ama divertirsi, e si ciba
del sangue umano quasi per gioco, è un predatore temibile,
per
questo non ama il mio modo di pensare, io sono un diverso, vi vuole
per la sua collezione come molti dei suoi vampiri. Voi siete speciale
Roxanne è per quello che Aro vi ha abbracciata."disse
guardando
la fine del corridoio e indicandomi l'ultima porta a destra,
"Sono...speciale, perché?Io non ho nulla di speciale."chiesi
stupefatta, Carlisle mi guardò e rise in sordina, "La vostra
voce: è questo il vostro potere, ammaliare le persone con la
voce.
Da umana questo potere non aveva alcun effetto, ma da vampira questo
vostro potere ha preso vita. E' questo che Aro vuole da voi, vuole
che lo serviate con il vostro potere."disse aprendomi la porta,
lo guardai molto perplessa e continuai a seguire i suoi passi...i
pensieri mi affollavano la mente, gli odori che prima per me non
erano così evidenti si erano come amplificati, questo era
dovuto
alla trasformazione, Carlisle mentre camminavamo verso l'uscita mi
spiegò molte cose sulla mia nuova natura di vampiro e io lo
ascoltavo silenziosa.
Appena fuori le mura della residenza
Volturi, vidi che era notte fonda ma i miei occhi vedevano
perfettamente in quell'oscurità, Carlisle mi prese per mano
e mi
disse "Bene ora dobbiamo correre prima che ci scoprano."
detto questo corse in una maniera sovrannaturale e io che ero
attaccata ancora alla sua mano mi accorsi che pure io stavo correndo
come lui, era una sensazione incredibile, l'aria mi scompigliava i
capelli e tutti i suoi profumi riempivano le mie narici di "non
morto".
Appena giunti nella foresta ci soffermammo nel fitto
sotto bosco per attendere qualche animale da cui poter bere il suo
sangue.
La mia sete era quasi insostenibile a quel punto passò
una fanciulla che stava correndo spaventata: era inseguita da dei
briganti.
Io senza pensarci mi lanciai contro gli inseguitori e
questi si fermarono davanti a me coi loro cavalli.
Carlisle giunse
al mio fianco e invitò la fanciulla a tornare a casa, questa
ci
ringraziò spaventata e corse subito via.
I brutti ceffi ridevano
e sputavano a terra come delle bestie, uno di questi parlò e
disse:
"Non è posto per voi, è meglio che ve ne andiate
prima che mi
venga voglia di tagliarvi la gola!", sentivo il loro sangue e i
loro cuori pulsare, la fame cresceva inesorabile, Carlisle vide
uscire il mostro che era in me e mi trattenne per un braccio con
forza.
"Bravo, porta via la tua signora prima che si faccia
male!" disse il capo dei briganti, "Dacci uno dei tuoi
cavalli così potremmo andarcene e tornare su i nostri
passi."rispose
Carlisle cercando di tenermi ferma; sentivo sulla lingua un sapore
acido, i miei canini erano affilati come rasoi, non riuscivo
più a
trattenere il vampiro che era nel mio cuore senza vita.
"Ah,
si? e perché dovrei darti uno dei miei cavalli?"chiese
beffardo
l'uomo, "Perché ti conviene farlo se non vuoi
morire..."rispose
Carlisle con spavalderia, "Vuoi farmi ridere?!!Ah ah ah, credo
che sarai tu a morire bel damerino!!!Forza ragazzi uccideteli!"
detto ciò i tre uomini vennero nella nostra direzione con le
spade
sguainate, mentre il capo attese nelle retrovie, Carlisle sospiro e
lasciò la presa e mi disse "Allontanati ci penso io..."
detto ciò mi spinse via e lottò a mani nude con i
tre manigoldi, li
mise al tappeto in meno di un secondo e poi buttò a terra il
loro
capo con estrema facilità e gli diede un colpo in testa che
lo
tramortì. Sentii il sangue fuoriuscire da una delle bocche
dei tre
uomini stesi a terra, non resistetti e mi fiondai su di lui e cercai
di bere il suo sangue, ma Carlisle mi fermò in tempo: "Non
fatelo, fermatevi!Dovete resistere al richiamo del sangue
umano!Venite!"detto ciò prese il cavallo e ci allontanammo.
Ci
fermammo poco più avanti e fece stendere il puledro, questi
si mise
sdraiato sull'erba fresca della rugiada della sera, Carlisle gli
tagliò la gola con un coltello e mi invitò a bere
i suo sangue, io
mi avventai su quel fiotto di sangue cremisi che sgorgava da quella
ferita come se fossi stata posseduta, mi sentivo tornare le forze ad
ogni assaggio di quel sangue. Gli odori attorno a me si facevano
più
intensi era una sensazione stranissima, ero diventata qualcosa di
maledettamente spaventoso. Carlisle attese che ebbi finito il mio
pasto, se così possiamo chiamarlo, mi voltai verso di lui e
mi
sorrise e disse: "Pensavo non avreste resistito con quei
briganti: siete stata molto brava, ne sono entusiasta. Ora venite
è
meglio che torniamo, prima che Aro si accorga che non siamo nella mia
stanza.", "Grazie Carlisle per l'aiuto che mi state dando,
te ne sono debitrice."risposi con estrema gratitudine, mi prese
ancora una volta per mano e tornammo alla tenuta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3: L’incontro ***
Capitolo
3:
L’incontro
Giunti
alla magione dei Volturi ci fiondammo velocemente attraverso i
corridoi per ritornare così alle stanze di Carlisle. Mentre
eravamo
a quasi pochi metri dalla porta della stanza un rumore dietro di noi
ci colse di sorpresa: era una ragazzina bionda dagli occhi cremisi
come Aro, dal portamento e dal modo di fare doveva essere una di
maggior livello fra i Volturi; guardò con disprezzo sia me
che
Carlisle e poi parlò con tono stridulo e fastidioso,
“Carlisle!!!Non
ti era stato ordinato, che appena si fosse svegliata
l’avresti
portata davanti al consiglio?”, lui la guardò
impaurito senza
muovere un muscolo, “E’ colpa mia, perdonatelo,
volevo
sgranchirmi le gambe e mi ha accompagnato a fare una
passeggiata…”dissi io con tono incerto, il suo
sguardo si
infiammò e mi prese la gola con una mano sola in pochi
secondi,
“Come osi prendermi in giro? Pensi che sia stupida? So dove
ti ha
portato! E Aro di certo vi punirà per questo
affronto!!!” detto
questo scaraventò Carlisle con l’altra mano in
fondo al corridoio,
perché stava cercando di liberarmi dalla sua stretta, mentre
le dita
della mano sulla mia gola stringevano sempre più forte il
mio collo,
ed io non riuscivo a divincolarmi anche perché il mio corpo
era
invaso da dolore lacerante e interminabile, non riuscivo a capire
cosa mi stesse facendo, l’unica cosa che riuscii a fare: fu
urlare
a squarcia gola. Lei lasciò di colpo la presa e
arretrò all’istante
portandosi le mani all'orecchie dal dolore di quel grido
interminabile e potente, Carlisle aveva ragione: la voce era il mio
dono, e avevo appena trovato uno dei molti modi per usarlo. Dopo
pochi minuti si mise a gridare di dolore: il sangue le usciva
interminabile dalle orecchie, d’improvviso mi bloccai, o
forse era
stato Carlisle a bloccarmi con scatto fulmineo solamente tappandomi
la bocca, infatti lei si alzò rantolante ancora intontita
per il
dolore e mi urlò contro con un ringhio spaventoso:
“Maledetta!!!Nessuna era mai riuscita a mettermi al tappeto!!
Ma la
pagherai, quando Aro verrà a saperlo, ti ucciderà
in men che non si
dica!Ah ah ah ah!” la sua risata diabolica pervase
l’intero
corridoio. In quello stesso istante vidi avvicinarsi un uomo: era
Aro, che beffardo applaudì a quella scena. “Che
splendida
visione!!! Abbiamo assistito a un evento sensazionale, non mi era mai
capitata una creatura con questo potere… Non trovi che sia
magnifica, Jane?”disse con quel suo tono amichevole, lo
stesso che
aveva usato per rendermi come lui. Jane lo guardò
inorridita, era
perplessa quanto me della reazione del suo capo, non rispose, e
abbassò la testa a mo di sconfitta. “Carlisle, mio
caro amico puoi
accompagnare la nostra cara Roxanne davanti al consiglio? I miei
fratelli attendono di sperimentare anche loro i poteri di questa
stupenda fanciulla!” disse Aro rivolgendosi a Carlisle, lui
prima
di rispondere guadò me e io gli presi la mano stringendola
forte, e
lui mi sussurrò all’orecchio “Non vi
lascio da sola, ve lo
prometto.”, in una frazione di secondi passò
subito a guardare Aro
e rispose: “Come desideri Aro. Siamo a tua completa
disposizione.”
detto ciò lo seguimmo a passi lenti come fossimo stati in
una
processione diretta al patibolo. Giungemmo, dopo quel lento incedere,
in fine ad un salone immenso che presentava uno scalone doppio al suo
limitare. Su questo scalone torreggiavano due figure una di fianco
all’altra, dovevano essere gli alti due fratelli Volturi:
quello
sulla destra, aveva la pelle più chiara del latte, sembrava
quasi
d’un trasparente pallido e aveva il capelli biondo chiaro e
uno
sguardo malinconico e annoiato, l’altro che era posto a
sinistra
sembrava più maturo del giovane al suo fianco e il viso era
più
marcato e per nulla angelico, la sua pelle sembrava polverosa, ma era
meno pallida di quella del fratello, i suoi capelli erano castani
scuro e a differenza del ragazzo i suoi erano ondulati e non lisci. I
due scesero lo scalone accompagnati da diverse figure, che erano
tutte rigorosamente vestite di nero. Si accomodarono al centro della
sala dove erano state poste tre poltrone regali, i due fratelli si
sedettero in quelle esterne, mentre Aro che ci precedeva si mise al
centro: evidentemente era lui al comando della famiglia. Carlisle si
mise al mio fianco e mi cinse le spalle con un braccio, era un modo
forse per calmarmi, perché stavo tremando e lui se ne era
accorto.
Avevo paura che facessero del male a Carlisle: era stato
così buono
e dolce con me che non avrei mai permesso che gli torcessero nemmeno
un capello. “Cara Roxanne, volete mostrarci il vostro potere
per
favore?” chiese Aro con un sorriso stranamente diabolico, i
due
fratelli parvero interessati a quella richiesta. Io annuendo mi
staccai dalla presa di Carlisle meccanicamente e feci qualche passo
avanti, e lo guardai per tranquillizzarlo facendogli capire che ero
conscia di quello che stavo facendo, lui mi sorrise e attese nelle
retrovie dove l’avevo lasciato. Mi misi a cantare un Ave
Maria che
conoscevo nella mia lingua, questi mi guardarono estasiati e
inconsciamente, forse, si alzarono entrambi e si avvicinarono a me,
così mi bloccai all’istante. “Oh, molto
interessante potete
comandare il vostro avversario col canto e ferirlo con le urla! Che
bello!!!Ne siamo entusiasti” disse per primo Aro, poi guardai
le
espressioni degli altri due e non mi parvero molto
“entusiasti”,
come aveva detto il loro fratello. “Aro, questa neonata sa
già
dominare a pieno i suoi poteri… è molto
pericolosa te ne rendi
conto?” disse il fratello di destra guardando in modo
impaurito
Aro, “Caius, non ti preoccupare fratello mio, credo che
diventerà
volentieri una dei nostri.” disse per tranquillizzarlo, senza
però
riuscirci, si misero a parlare in modo sommesso in modo da non farsi
sentire, anche se io riuscì a capire lo stesso quello che si
stavano
dicendo: “Come hai potuto lasciarla nelle mani di Carlisle,
guarda
i suoi occhi sono più chiari! Deve averla fatta
già passare dalla
sua parte, facendole bere sangue putrido di animali: dobbiamo
allontanarlo prima che crei scompiglio fra i nostri ranghi!”
disse
l’uomo di sinistra, “Marcus non credo sia
necessario
allontanarlo, anche perché se credi che ci sia
già un legame fra i
due, non credo sia il modo migliore per farla convertire alla nostra
causa…” disse in modo paziente Caius, Aro sembrava
molto
pensieroso e guardò la proposta di Marcus con un certo
piacere, poi
scrollò la testa a mo di ammonimento verso qualche pensiero
che gli
era passato per la testa, “Lasciate che ci pensi io fratelli,
credo
di aver trovato una soluzione.” disse Aro voltandosi verso di
me.
“Cosa dobbiamo fare con voi, mia cara? Spero che troveremo
insieme
una soluzione. Carlisle mio caro amico avvicinati per
piacere.”
alla domanda di Aro non risposi anche perché sembrava una
domanda
retorica, e aspettai che Carlisle fosse vicino a me per
tranquillizzarmi dalle parole che avevo udito prima da Marcus.
“Potete darmi gentilmente la vostra mano, mia
cara?” chiese con
voce melliflua porgendomi la sua mano in modo caritatevole, io lo
guardai impaurita poi mi voltai verso Carlisle per avere una conferma
che non mi avrebbe fatto del male, lui mi annuì e
abbozzò un mezzo
sorriso, tesi la mano tremante verso Aro, e lui la strinse nella sua
palmo contro palmo, e con l’altra con fare indagatore
massaggiava
il dorso della mia mano, come se stesse contando le vene e i
capillari presenti su questa. Il suo sguardo era perso in un mondo a
me sconosciuto, mi guardava negli occhi, ma poi capii che guardava
non me ma dentro di me… mi stava leggendo la mente e i
ricordi.
Dopo qualche istante mi lasciò dolcemente la mano e
guardò poi
Carlisle e porse anche a lui la sua, lui senza indecisione gliela
strinse subito, e mi guardò senza la minima preoccupazione.
“Uhm
c’è uno strano legame fra di voi, da parte di uno
e dell’altra.
E’ la prima volta che mi capita nella mia vita
d’immortale.
Comunque il punto che mi sta più a cuore è il
fatto che tu abbia
disubbidito ad un mio ordine, amico mio.” disse Aro guardando
Carlisle, “Mi spiace mio signore di aver trasgredito un tuo
ordine,
ma è stata una richiesta di Roxanne a pormi in dovere di
decidere in
quell’istante.”rispose con tono pacato, io lo
guardai un po’
preoccupata, poi Aro guardò me, “Ho visto la sua
richiesta, ma non
capisco il motivo di tale scelta… Potete dirmelo voi
cara?”, io
indugiai un attimo e poi parlai: “Ho fatto questa scelta
perché
non voglio uccidere la gente. Visto che la mia situazione attuale
è
stata decisa da altri, non intendo far sì che qualcun altro
possa
mettere mano all’andamento del mio destino, e alle mie
decisioni.
Voglio poter scegliere di non diventare un mostro, spero che questo
non rattristi i miei signori.” I tre fratelli si guardarono
stupiti, Aro si voltò a fissarmi con sguardo strano, e poi
scoppiò
in una risata stranamente isterica… “Capisco, la
vostra decisione
non fa una piega! Però dovete dirmi se volete essere parte
della mia
guardia privata per far rispettare le nostre leggi agli altri vampiri
come noi nel mondo… che ne dite?” chiese Aro dopo
aver smesso di
ridere, “Non mi sento in grado di adempiere a ciò
che mi chiedete.
Mi spiace ma la mia risposta è no.” risposi io,
“Beh allora,
credo però che dovrò punire il nostro amato
Carlisle per aver
disubbidito ad un mio ordine…” disse con tono
sadico, io mi
infuocai di rabbia e gli urlai contro, questi fu subito raggiunto da
una donna che si mise alle sue spalle e in qualche modo lo difese dal
mio attacco. “Non costringermi a punire anche te mia piccola
infante!!” disse Aro con tono sprezzante, Carlisle mi
trattenne
cingendomi alla vita con le mani, io in quel momento sentii salire un
fuoco per la mia gola e la mia bocca si riempì di veleno, i
miei
canini erano spuntati da soli all’esterno per via della
rabbia,
però al contatto con Carlisle si ritrassero pian piano, e mi
calmai
quasi subito. “Punite me!!Ve ne prego, non fategli del male,
ve lo
chiedo in ginocchio!!!” i miei occhi si riempirono di lacrime
e
Carlisle mi baciò la guancia e di disse in un sussurro
rapido: “Non
temere per me, non mi ucciderà… ora devi calmarti
se no sarà più
difficile per me lasciarti alla mercé dei
Volturi.”. Mordevo le
mie labbra in modo affannoso, non riuscivo a capire quale fosse il
piano di Aro, e avevo paura. Aro osservava la scena un po’
amareggiato, ma non era per nulla stupito della mia reazione sapeva
che avrei scelto il buon Cullen. “Ora puoi allontanarti
Renata, non
mi serve più la tua protezione, ti ringrazio.” la
donna alle sue
spalle lo guardò stupita, “Ma mio signore, ne
siete sicuro?” lui
non rispose ma annuì solamente, lei ubbidì e si
allontanò e si
rimise nella sua postazione. “Credo che tre giorni in cella
sia una
pena quasi troppo benevola per te Carlisle, spero che tu capisca la
gravità della situazione che hai
causato…”si fermò un istante
per fissarmi e vedere la mia reazione e poi proseguì
“…Io ti
rispetto molto amico mio, ma questo tuo gesto da te non me lo sarei
mai aspettato. Sai quello che prova per te questa neonata?”
chiese
indicandomi, Carlisle si irrigidì di colpo, mi
guardò e rispose
“Credo che lei si sia affezionata a me…
Però credo anche, che
voi lo sappiate meglio di me, e sapete anche quello che provo per
lei. Comunque mio malgrado mi rendo conto di aver creato scompiglio
nei vostri piani e quindi accetto il vostro verdetto. Però
chiedo,
in modo umile, di lasciare agire per proprio conto Roxanne, in questi
tre giorni, potete farlo?”, io sentii la sua mano cercare la
mia e
l’afferrai in modo istintivo il suo contatto mi creava un
enorme
piacere. Marcus era tremendamente impaziente di tagliare qualche
testa, e lo si leggeva dal suo sguardo, Caius invece era
tremendamente annoiato. “Amico mio, credo che abbiamo trovato
un
accordo, anche se penso che metterò solo un limite a queste
pretese:
lei può andare dove vuole ma solo nel limitare della mia
proprietà…
Ne convieni che è più giusta così la
tua proposta?” disse con
voce suadente, Carlisle annuì e si inchinò in
modo profondo e fece
fare lo stesso anche a me. Lo guardai mentre lo incatenavano mani e
piedi senza poter far nulla, il mio cuore era pieno di dolore e non
riuscivo a trattenere le lacrime, lui mi guardò dolcemente e
prese
il mio viso fra le sue mani, mi baciò le lacrime fino ad
arrivare a
pochi centimetri dalle mie labbra dove si fermò titubante e
disse in
un sospiro profondo: “Credo di amarti,
Roxanne…”, mi strinsi a
lui e lo baciai teneramente e lui rispose a quel bacio, al sapore di
acqua salata, con un sospiro di piacere.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4: Voglia di libertà ***
Un giorno passò lento e inesorabilmente mi fece
sperare che
gli altri non fossero stati altrettanto colmi di snervamento. Quella
sera la mia sete crebbe a dismisura e pensai che forse anche Carlisle
era nella mia stessa situazione. Non riuscivo a non pensarlo solo in
quella cella buia senza nemmeno qualcuno che gli portasse del
sostentamento, non mi era stato permesso di vederlo, perché
Aro pensava che l’avrei potuto liberare per poi scappare con
lui lontano: in effetti questa idea sfiorò i miei pensieri,
ma non la volli attuare, per non rischiare che facessero ulteriormente
male all’unica persona che mi aveva dimostrato del bene in
questa mia nuova vita di immortale. Durante il giorno venivo
sorvegliata da un certo Alec, un ragazzetto che al quanto pareva era
fratello di Jane, mentre alla sera gli dava il cambio un omaccione
grande e muscoloso di nome Demetri: erano abbastanza silenziosi, ma
quando parlavano con me non erano nemmeno troppo antipatici, a
differenza di Jane che era ancora in collera con me per averla resa
inoffensiva con un solo colpo del mio potere, che a mio avviso, avevo
utilizzato solo per difendermi, ma a quanto pareva lei non era dello
stessa linea di pensiero.
Il terzo giorno non resistetti alla sete e decisi di cercarmi qualcosa
di cui nutrirmi. Mentre facevo un giro di perlustrazione dei giardini
della immensa villa, sempre seguita dall’inseparabile Alec,
mi accorsi di un bel cervo al limitare della staccionata che marcava i
confini del piccolo bosco in miniatura della tenuta: Alec sembrava aver
capito che volevo prenderlo, mi guardò e sorrise allegro,
“Non ti è permesso uscire, lo sai…
anche se non approvo questa tua dieta, credo che se ti aiuto non mi
succederà nulla, quindi desideri che te lo porti?”
chiese indicandomi il cervo, io lo guardai un po’ stupita e
poi gli sorrisi annuendo in modo bambinesco, lui ne fu entusiasta e
corse in pochi attimi verso il cervo e gli balzò sopra e con
un colpo veloce delle mani gli spezzò il collo e me lo
portò trotterellando fra gli alberi, “A lei
madama, il pasto è servito!” io senza nemmeno
ringraziarlo mi fiondai sul collo dell’animale e bevvi il suo
sangue, che era ancora caldo e piacevolmente profumato di muschio e
fiori di campo. Alec era tremendamente schifato da quella scena e
quindi si voltò e si allontanò qualche metro per
non sentire i miei canini avidi del sangue del cervo che maciullavano
la sua carne. Appena sentii che non c’era più
linfa benefica per il mio organismo da trarre da quella carcassa, la
presi e la deposi vicino allo steccato. Non ero ancora sazia, guardai
Alec titubante e gli chiesi in modo gentile: “Alec, amico
mio, potresti eventualmente catturarmene un altro?”, lui mi
guardò alzando un sopracciglio, forse era sorpreso che non
avessi ancora placato la mia sete, si avvicinò a me e allo
steccato, io annusai l’aria e gli indicai nella selva della
foresta, “Vedo che sai usare bene l’olfatto per
essere una neonata!Te ne prenderò solamente uno
però, e spero che questa volta ti basti… Sai
dirmi precisamente dove sono e quanti sono? Voglio metterti alla
prova!” disse Alec guardandomi in modo malizioso, io risi
divertita e gli risposi dopo aver annusato la scia dell’odore
che emanava il branco di cervi, “Sono vicino ad un ruscello
poco lontani da qui sul pendio orientale, sono in cinque uno di loro
è zoppo, infatti ha il respiro affannato… Sei
soddisfatto Alec?”, lui mi guardò in modo
indefinito e poi annuì in modo compiaciuto.
“Aspetta qui e non metterti nei guai, mi
raccomando!” disse Alec prima di sparire nella boscaglia, io
lo aspettai fiduciosa. Una voce inconfondibilmente melliflua e suadente
al tempo stesso, mi chiamò alle mie spalle: era Aro.
“Mi sbaglio mia cara o ti avevo ordinato di non andare al di
fuori della proprietà? E il mio infante dove si
trova?”chiese indagatore avvicinandosi con quel suo incedere
lento e snervante, “Non sono uscita dai confini mio signore!
Alec è stato molto gentile, e mi è andato a
prendere un altro cervo per pranzo.” Aro mi guardò
con fare sospetto non disse nulla, e attese il ritorno di Alec assieme
a me. Io non ero molto allegra quando Aro si presentava sovente a fine
serata per controllare se stessi bene e che i suoi
“cari” stessero altrettanto in salute, in fondo ero
pur sempre una vampira neonata e questo per lui era un pericolo
più grande di quanto io me ne rendessi conto.
Però era strano vederlo passeggiare di giorno.
“Avete passato bene la notte? Siete la prima della nostra
specie a dormire, sapete Roxanne?” disse Aro con tono dolce,
“Sì ho dormito bene, anche se Demetri era molto
rumoroso ieri sera… Si me l’ha detto anche
Carlisle, voi sapete perché sento questo bisogno
incondizionato di riposare?” dissi sorridendogli, lui rispose
con altrettanto sorriso, “Non saprei, penso che alcune
abitudini avute in vita poi si ripetano in modo più
accentuato in questa vita d’immortali… Questa
è solo una supposizione però, perché
non mi ero molto soffermato su questo vostro aspetto
stravagante.”, anche se aveva molti anni alle spalle per lui
ero un mistero, e questo un po’ mi inquietava: essere una
diversa fra i diversi. Vidi infine con scatto felino uscire dalla
radura Alec tutto sorridente con la mia preda sulle spalle.
“Sei stato velocissimo!” dissi guardandolo
scavalcare la staccionata e pormi il cervo ai miei piedi, Aro
guardò perplesso Alec, forse per il suo comportamento troppo
servizievole. “Spero che il suo sangue sia ancora caldo, non
potevo fare più in fretta.” mi disse un
po’ amareggiato, notai che Aro ci stava ancora guardando
senza proferire alcuna parola, lo fissai un istante poi mi avventai
nuovamente sulla nuova carcassa per placare di qualche altro tono la
mia sete, ed Alec come aveva fatto poco prima si voltò per
non guardare lo scempio di quel povero animale, invece Aro era
estremamente curioso e quindi si avvicinò di qualche passo
per osservarmi meglio. Questo cervo era più anziano di
quello che avevo bevuto poco prima, sapeva di uno strano sapore, ma non
vi feci molto caso, volevo essere al meglio per l’indomani
che avrei potuto rivedere finalmente il mio adorato Carlisle, anche
perché non volevo essergli un peso e volevo dimostrargli che
ero in grado di gestire la mia sete anche senza la sua presenza. Appena
ebbi finito mi voltai verso Alec e lo ringraziai. Aro diede ad Alec
disposizione di tornare alla villa , poiché avrebbe passato
lui la giornata con me. Io non ne fui molto entusiasta, e Alec
sembrò anche lui molto triste all’idea di
tornarsene da quella vipera di sua sorella. Aro mi prese per mano e
passeggiò con me nel giardino, portandomi, con il suo
incedere lento, ad un piccolo angolo paradisiaco pieno di fiori e
cespugli di rose ognuno di una tipologia differente di rosa, e
rampicanti lungo il pergolato che racchiudeva quel luogo, con al centro
una fontana bellissima con un grande basamento per potervici sedere
tranquillamente senza essere bagnati dagli spruzzi d’acqua.
“Vi piace questo posto, mia signora?” chiese Aro
facendomi sedere sulla seduta della fontana, “E'
meraviglioso, non ho mai visto tanta bellezza in tutta la mia
vita...” quella affermazione era quasi un eufemismo, visto
che ero non ero più viva. Lui prima di sedersi colse una
rosa che sembrava essere sbocciata in ritardo rispetto alle altre e me
la porse con fare gentile, “La più bella rosa del
mio giardino per voi mia cara, che sie il fiore più bello
fra tutti quelli che io abbia colto in piena giovinezza.”,
rimasi un attimo imbarazzata a quell'affermazione, non mi ero mai
considerata una donna attraente, avevo un certo fascino ma non ero di
certo bellissima. Io la presi goffamente dal suo palmo teso verso di me
e mi punsi con una spina, lui mi prese la mano e baciò la
ferita, io rimasi un attimo pietrificata da una scossa di piacere che
mi percorse tutta la schiena, lui alzò lo sguardo e disse:
“Dovete stare attenta, mia signora, non esiste rosa senza
spine...”, era un grande ammaliatore dovevo ammetterlo, ecco
perché mi ero fatta incantare così facilmente
quella sera dopo il mio concerto. “Perché mi avete
abbracciata, mi signore?”, beh la domanda era quasi banale,
anche perché Carlisle vi aveva già risposto in
modo esauriente, ma mi interessava sentire qual era la sua versione.
“Mi avete incantato col la vostra voce, non avevo mai udito
una voce così bella negli anni che ho vagato su questa
terra. Mi avete stregato, in una maniera a me ignota, mi avete reso
succube di voi dal primo momento che vi ho vista...”, le sue
parole erano sincere, mi guardava con aria serena, mentre continuava
con le sue dita vellutate e delineare tutta la superficie della mia
mano, era un momento di estrema quiete, era da molto tempo che non
provavo quella sensazione di pace interiore. Ad un tratto si interruppe
e si avvicinò a me col suo viso, e si mise col l'altra mano
a sfiorarmi leggero il mio profilo e il collo. Provai una vampata di
eccitazione seguitarmi in tutto il corpo fino a toccare gli angoli
più lontani della mia essenza, lui era perso a guardare il
mio viso, in ogni suo millimetro di pelle, estasiato. Si
avvicinò lentamente alle mie labbra con fare cauto e mi
sfiorò le labbra con le sue e poi con le dita umide
dell'acqua della fontana le bagnò delicatamente: ero
completamente sopraffatta da quelle emozioni e da lui. Aro si
avvicinò nuovamente e mi baciò con più
passione: era un'apoteosi di piacere. Le sue mani percorrevano il mio
corpo, con fare bramoso e sensuale, sentivo una voglia che cresceva, lo
volevo, e lui voleva me...
...Ma un certo punto mi ritrassi brutalmente: come potevo fare questo a
Carlisle? Lui era in cella per colpa mia! Lui mi aveva detto che mi
amava, non Aro!
“Ho fatto qualcosa che non avete gradito mia
signora?” chiese preoccupato, “No, mio signore ho
fatto io una cosa che non dovevo fare...Ho lasciato agire il piacere
della carne invece della testa. Ora sicuramente vi avrò
illuso inutilmente mio signore, e me ne dispiaccio grandemente...ma io
provo quello che voi provate per me, per messer Cullen...Vi prego
di...”, non potei finire la frase, che lui mi
bloccò mettendomi una mano sulla bocca delicatamente,
“No, Roxanne non colpevolizzate voi stessa. Vi volevo e vi ho
indotto io a volermi pochi istanti fa, non eravate voi. Sono io che
devo chiedere il perdono e non voi...Io vi amo Roxanne, per quello vi
abbracciata alla vita immortale, volevo che diventaste mia per sempre!
E invece il caso ha voluto che voi, vi innamoraste di un altro. Potete
perdonarmi, mia signora?” mentre parlava delle lacrime gli
solcarono il viso, era strano vederlo in quello stato, “Vi
perdono, mio caro Aro...e vi comprendo molto bene: al cuore non si
comanda. Oggi ci siamo concessi una libertà troppo grande,
però in fondo ne è valsa la pena, sia per me che
per voi. Non vi pare?” gli sorrisi dolce e gli diedi un bacio
sulla guancia umida per via delle lacrime, lui abbozzo un sorriso e
sospirò, “Ecco cosa mi piace di voi mia signora:
che non serbate rancore alcuno e siete dolce con tutti, anche con chi
non se lo meriterebbe. Comunque sì avete ragione, oggi per
me è stato un giorno speciale, che non
scorderò mai, vi ringrazio per la vostra sincera amicizia,
bella Roxanne...Vogliamo rientrare che ne dite? Anche perché
credo che sarete impaziente di rivedere il mio caro amico Carlisle, non
è così?”, disse mentre si avviava verso
l'esterno del pergolato, io lo raggiunsi e lo abbracciai e lui rispose
all'abbraccio accarezzandomi la testa. In fondo era una persona buona.
“Vi ringrazio!!Con tutto il mio cuore!!”,
“Voglio solo che siate felice...non chiedo altro.”
rispose lui baciandomi il capo. Ripercorremmo così il viale
alberato verso la villa, con Aro che mi porgeva il suo braccio come
appoggio e io che mi cingevo a lui teneramente come una bambina troppo
cresciuta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5: Al chiaro di luna (punto di vista di Carlisle) ***
La cella dove mi avevano
segregato era l'unica che non avesse finestre
o almeno una feritoia per poter vedere la luce del sole, forse
perché non volevano che scappassi via, anche se sarebbe
stata un'idea allettante, se avessi avuta l'occasione
propizia, anche se sapevo che se l'avessi fatto avrebbero fatto del
male a Roxanne, e non potevo permetterglielo.
I ratti erano di casa in quel luogo, fortunatamente per me
avrei avuto qualche spuntino di cui cibarmi almeno, anche se a dire il
vero erano disgustosi, ma c'ero già abituato a quella vita:
nei ghetti di Londra non avevo fatto altro che cibarmi di quelle
bestiacce. Non so che ora fosse, poiché sembrava sempre
notte in quel posto tetro e umido. I topi percorrevano zampettando per
tutto il perimetro della cella, nascondendosi di tanto in tanto nel mio
giaciglio fatto di fieno e stracci per riposarsi: non avevano una vita
molto intensa. Il soffitto era colmo di ragnatele: su una di essa si
era depositata dell'umidità che faceva brillare ogni suo
singolo filo di tessitura, ero rimasto per più di un'ora a
fissare con quale bravura quel ragno di terra la stesse tessendo. Mi
misi a fissare le catene alle quali ero stato messo: i polsi come anche
le caviglie non rimarginavano le proprie piaghe...avevo bisogno di
sangue, ero troppo debilitato non avrei resistito ancora per molto. In
quel momento sentii dei passi avvicinarsi verso la segreta dal
corridoio antistante ad essa. Era Demetri con un grosso cervo sulle
spalle. “Padron Aro mi ha mandato da te con questo
regalino.” disse con tono divertito, aprendo la cella e
cacciandomi a terra la povera bestia esanime, “E come mai
tanta gentilezza da parte sua?” chiesi beffardo,
“Vuole che tu sia in forze, perché gliela chiesto
la “Lady Rossa” di farti questo piacere. Poi quando
hai finito, ti devo portare a fare un bagno, perché puzzi
mio caro!” disse una vocina fastidiosa dietro di lui, era
Heidi, la solita lecca piedi del suo amato Aro: tanto bella quanto
stupida. “La “Lady Rossa”?”
chiesi stupito di quel nome, “Si è così
che chiamano la tua fanciullina, Marcus e Caius, e si divertono al
quanto a vedere Aro fare tutto quello che lei gli ordina, come se fosse
il suo cagnolino personale. E' molto spassoso!” disse Heidi
sogghignando divertita, “Heidi porta un po' di rispetto per
padron Aro!” disse con tono cupo e minaccioso Demetri,
“Va beh era tanto per dire, che guasta feste che
sei!” rispose impettita lei girandosi dall'altro lato: una
bambina piccola avrebbe avuto più personalità di
lei sicuramente.
Bevvi con foga dalla preda che mi era stata portata, e dopo che ebbi
finito Demetri mi libero dalle catene e lui e Heidi mi accompagnarono
ai bagni dove avrei potuto togliermi tutto quel sudiciume di dosso.
“Questo l'ha scelto “lei” per
te.” disse Heidi mostrandomi un completo damascato beige
tendete al color del grano che teneva in mano, “Ha detto che
si intona con i riflessi dei tuoi capelli...bleah che cosa
stucchevole!”, Roxanne aveva pensato a me tutto il tempo: di
ciò ne fui molto entusiasta.
Dopo che finii di fare il bagno mi vestii e i miei due guardiani mi
accompagnarono nuovamente in direzione, questa volta delle mie stanze.
Lei era là, seduta nella mia poltrona vicino al camino, e
appena mi vide si alzò e mi accolse con un sorriso
dolcissimo. Mi precipitai verso di lei e la abbracciai, il suo profumo,
i suoi occhi, il suo viso, i suoi capelli mi era mancato tutto di lei
in quei tre giorni di reclusione. Era bellissima: indossava un abito
verde malachite, che delineava ogni sua curva in modo perfetto. Io suoi
occhi erano lucidi per la gioia. Quanto la volevo, quanto la
desideravo: senza pensare se i due scagnozzi di Aro se ne fossero
andati, la baciai con passione. Sentii una porta sbattere: finalmente
soli. “Come state mia amata?”, mi sorrise ancora e
disse con voce dolce e soave, che avevo quasi scordato: “Sto
benissimo ora che vi ho di nuovo al mio fianco mio adorato
Carlisle.”, “Aro vi ha fatto del male?”
chiesi impaziente di sapere perché aveva quell'atteggiamento
premuroso nei confronti di lei, “No, anzi si è
premurato lui di farmi avere tutto quello che più mi
aggrada, è stato molto buono, vi ha fatto uscire un po'
prima della scadenza della pena, non trovate che sia stato gentile,
nonostante tutto?” disse carezzandomi i capelli,
“Credo di sì, l'importate per me è che
non vi abbia fatto del male in mia assenza.”detto
ciò la presi per i fianchi e la condussi dolcemente verso il
letto, lei mi guardò con aria maliziosa e si distese sulle
lenzuola. Con estrema calma le slacciai il vestito e poi il complicato
corsetto che sembrava inespugnabile, lei mi sfilò dolcemente
il panciotto di velluto e la camicia di seta. Erano da parte di
entrambi un susseguirsi di movimenti sinuosi e piacevoli. Il suo corpo
era qualcosa di meraviglioso: la sua pelle bianca illuminata dalla sola
luce del fuoco era così pura quasi da sembrare neve
immacolata. Carezzai dolcemente ogni centimetro del suo corpo,
soffermandomi più volte su i suoi seni e sul suo monte di
venere: i suoi ansimi di piacere mi soddisfacevano piacevolmente. Le
sue areole si fecero turgide al contatto con le mie labbra e la mia
lingua: lei ansimava più forte. La mia mano scese verso la
sua intimità e sentii il suo piacere come se fosse stato
mio. Il mio viso era immerso nelle sue curve, il suo profumo si faceva
sempre più intenso, quasi da rendermi pazzo. Sospirammo in
all'unisono e il suo piacere crebbe quando la mia bocca
toccò il suo profondo: la baciai tutta. Lei in un piacevole
sussurro sospirò: “Vi voglio amore
mio...”. Tolsi gli ultimi indumenti dal mio corpo ed insieme
a lei ci mettemmo sotto le lenzuola. La abbracciai questa volta con
tutto il mio corpo e mi misi sopra di lei delicatamente, volevo entrare
in lei, però avevo paura di farle male...lei se ne accorse
di questa mia titubanza e mi strinse a se con le sue cosce. Io questa
volta non potei esitare: entrai in lei e feci pochi movimenti lenti, e
Roxanne invece di proferire qualche lamento sospirò e
reclinò la testa all'indietro...stava provando piacere?
“Roxanne, cara vi ho fatto male?”, “No
amore mio, vi prego continuate...mi piace da impazzire.”.
Sentivo ad ogni mio movimento crescere in me un fuoco, il mio ritmo
aumentò quando lei mi sospinse ancora di più in
lei...Roxanne urlò eccitata e io esplosi dentro di lei:
avevamo raggiunto il picco del nostro piacere, insieme.
“Amore mio come state?” le chiesi baciandole il
collo, “Sono in Paradiso e nessuno me l'ha detto...Sto
benissimo per essere un morto che cammina su questa
terra!”dopo la sua risposta si mise a ridere e io risi di
gusto insieme a lei, “Vi amo, Roxanne...credo di essermi
perso in voi appena vi ho raccolto in quel vicolo.”,
“Ed io come voi: mentre esalavo il mio ultimo respiro di
umanità vi vidi portarmi via fra le vostre braccia, e
lì mi innamorai di voi, messer Cullen.”, i suoi
occhi erano già del colore dei miei, erano
però tendenti ancora all'arancio, ma erano comunque
bellissimi, la baciai e lei mi abbracciò tenera e rispose al
mio bacio con estrema tranquillità. “E' sera ora:
che ne dite di venire con me a vedere la luna?” disse
sedendosi a gambe incrociate sul letto con i capelli che le scendevano
come onde fluenti sui suoi seni, “Nudi o vestiti mia
signora?”, chiesi io ridacchiando divertito mentre giocavo
vicino a lei con una ciocca della sua capigliatura, lei mi
guardò seria poi non riuscì a trattenersi e
scoppio in una fragorosa risata: era stupenda quando rideva, non potevo
far altro che gioire con lei. “Io verrò dovunque
la mia “Lady Rossa”, desideri.”,
“Anche voi con questo nomignolo? Odio Marcus! Me l'ha dato
lui e ora tutti mi usano questo appellativo per chiamarmi...speravo che
almeno voi non l'avreste detto...”, “Mia cara stavo
solo scherzando, se non vi piace non vi chiamerò mai
più così, va bene?”, lei mi sorrise e
mi baciò fugacemente e scese di corsa dal letto e si diresse
verso il mio scrittoio dove prese un cofanetto porta gioie.
“Queste cose l'ho fatte fare per me e per voi...Ho visto il
simbolo della vostra casata su uno dei vostri libri di famiglia e ho
pensato che sarebbe stato bello poter avere un ricordo tangibile della
sua esistenza, così ho fatto fare queste cose da un mastro
orafo...”, guardai il cofanetto con un certo stupore, lo
aprii e vi trovai un anello, e due spille assieme a due collane, tutte
con il marchio della casata dei Cullen: erano fatti di oro bianco e le
parti dello stemma erano impreziosite da piccole pietre nere luccicanti
alternate a piccoli diamanti. “Sono bellissimi mia
signora!”, “Sapevo che vi sarebbero piaciuti!
Logicamente questo e quello sono per voi e gli altri due per
me!”, indossai subito l'anello, mi dava un non so
ché di regale, lei mi chiese di allacciarle la collana: era
stupenda, il suo collo era bellissimo già di per se da solo,
ma il pendente accentuava quella sua perfezione statuaria. Raccolse i
miei vestiti e me li porse. Mentre si vestiva notai una voglia sulla
schiena nell'interno della sua scapola: aveva la forma di un cuore. Mi
avvicinai per esaminarla e lei lo notò subito:
“Guardate la voglia, vero? Ce l'ho da quando sono nata, ha
una forma davvero particolare.” disse lasciandomela toccare
con la punta delle dita. “Andiamo a passeggiare al chiaro di
luna...”disse prendendomi per mano, io senza esitazione mi
lasciai condurre dai i suoi passi leggiadri quasi come se stesse
danzando verso i giardini della villa.
Il giardino era cosparso di lanterne ad olio colorate:
sembrava aver organizzato tutto nei minimi dettagli, e ciò
mi rese davvero felice. Lei sembrava soddisfatta del proprio lavoro e
io la stavo adulando per la sua bravura innata per creare delle
così belle sorprese. Arrivammo dunque ad pergolato che
ospitava al suo interno una bellissima fontana. In terra giacente a
fianco ad essa c'era un giaciglio con delle coperte e molti cuscini, da
li si poteva vedere in modo perfetto il cielo con i suoi astri e le sue
stelle. Lei si posò sull'improvvisata alcova e mi
invitò a distendermi affianco a lei. Tutto era come se fosse
stata una fiaba, sembrava di vivere un sogno divenuto
realtà: io avevo smesso di sperare qualche tempo fa sul
fatto se avrei, o meno, trovato la donna che mi avrebbe reso felice,
visto che non ero più un uomo, ma un temibile mostro. Il
profumo di quei fiori avvolgeva l'aria e la rendeva leggera e
rilassante.
“Vi amo moltissimo mio signore...Siete stato dolce con me dal
primo istante, e spero che sia così per
l'eternità che avremo da vivere insieme. Sono vostra e non
vi lascerò mai, lo giuro!” disse tenendo le mie
mani vicino al suo petto, come per farmi udire il suo cuore, che anche
se era ormai inanimato, che pulsava in modo simbolico per quello che
provava per me, e io ne fui, in modo profondo, estasiato da questo suo
giuramento d'amore. “Mia signora io amo voi, allo stesso modo
in cui voi amate me. E prometto che vi proteggerò
affinché nessuno possa separare questo nostro
amore.” detto questo la baciai con ardore e facemmo
nuovamente l'amore: era ancora più bello di pochi istanti
prima.
Rimanemmo lì abbracciati nei nostri attimi di piacere sotto
il chiarore della luna per l'intera notte, fino all'alba di un nuovo
giorno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6: Il tradimento. ***
Passarono i giorni, le settimane, i mesi ed io e Carlisle
eravamo
sempre più in sintonia perfetta, non c'era nemmeno che
parlassimo: un semplice sguardo e capivamo benissimo che cosa volevamo
dirci l'un l'altra.
Aro, era occupato fortunatamente con una sua nuova conquista, di cui
non ricordavo il suo nome, ma questo non impediva di darci ordini: non
ci permetteva di uscire dalla villa, ma questo a me non importava, mi
bastava che stessi con Carlisle, il resto era solo un futile dettaglio.
“Vorrei farvi vedere dove sono nato, vorrei potervi portare
lontano da questo posto infame! Odio questa situazione, voi come fate
ad essere così serena nonostante tutto?” mi disse
amareggiato il mio compagno, “Tesoro mio non dovete
crucciarvi in questa maniera, ne va della vostra salute mentale! Fate
come faccio io, non pensateci, e non date a vedere il vostro malumore,
e sono più che sicura che ben presto Aro si
stuferà di vedere le nostre facce felici!” risposi
io sedendomi sulle sue ginocchia, “Forse avete
ragione...avete delle doti che alcune volte invidio, sapete?”
disse massaggiandomi dolcemente il collo e la schiena, “Siete
geloso di quello che sono?!” risposi io con sguardo
incuriosito, “Non ho detto questo mia cara...Siete perfetta
in tutto, sapete come comportarvi in ogni situazione, alcune volte
vorrei essere perfetto e speciale come lo siete voi, era questo che
volevo intendere...”, “Non sono per nulla perfetta,
e voi lo sapete meglio di me! Siete voi la persona migliore che io
abbia mai conosciuto: voi siete speciale non io!” detto
questo mi alzai un po' offesa per la sua scarsa fiducia che dimostrava
a se stesso, e uscii dalle sue stanze.
Ormai il giardino era la mia casa: mi misi a potare le rose e
a togliere le erbacce dalle aiuole . Nel mentre coltivavo ancora una
volta la mia passione per il giardinaggio, mi accorsi di essere
osservata...
“Cara, è da molto che non mi fate visita,
perché non facciamo due passi e parliamo un po'?”,
era Aro, stranamente era vestito di blue, ed indossava una camicia a
balze sotto il giacchetto: era una novità vederlo vestito
con toni allegri, solitamente era sempre in nero. “Va bene
mio signore...”mi alzai e presi la sua mano che mi porse
immediatamente appena arrivai accanto a lui. “Come vanno le
cose col vostro amato?” chiese in un sorriso,
“Bene, a parte oggi... ho avuto un comportamento poco felice
con lui, e ora me ne pento, sono venuta qui in giardino per liberare la
mia testa dai cattivi pensieri e per trovare un modo per
scusarmi.”, lui mi guardò pensoso,
“Volete che parli con lui?” chiese infine,
“No ho sbagliato io, ed intendo rimediare io
soltanto!”, “Come desiderate...ma qual'è
il motivo che ha scaturito il vostro litigio, se mi è
permesso?” disse con tono dolce e comprensivo, “Si
sente inferiore a me ed è triste perché non
può andare via dalla tenuta per farmi conoscere il
mondo.” dissi tristemente, “Avete litigato per una
cosa così banale mia signora? Mi deludete fortemente! Siete
una donna forte e orgogliosa, ma siete anche umile in fondo. Dovreste
smettere di sentirvi ininterrottamente sotto esame...Siete libera ora
di fare ciò che volete, vi do il permesso di partire.
“ disse in un dolce sorriso baciandomi la fronte,
“Avete cambiato idea mio signore?” dissi stupita,
“Si siete libera di viaggiare dove vorrete col vostro
amato.” rispose Aro, “Sono un po' confusa mio
signore, fino a ieri non volevate che ce ne andassimo dalla vostra
residenza, e ora, ci lasciate andare? Cosa vi ha fatto cambiare
idea?” lo guardai incuriosita dal suo nuovo atteggiamento,
lui sospirò e si mise ad massaggiare le mie mani fra le sue,
“Voglio il vostro bene, e vedervi triste mi affligge in modo
deleterio: in fondo sono stato io a crearvi e sento le vostre emozioni
meglio di qualunque altro. Quindi è questo il motivo per cui
vi lascio partire, voglio vedervi sorridere veramente, non solo col
viso ma anche col vostro animo...” quelle sue parole mi
strinsero il petto di estrema malinconia e dalla profondità
delle sue parole che avevano colpito nel vivo i miei sentimenti, mi
misi a singhiozzare per via delle lacrime che stavo cercando di
trattenere. Lui mi abbracciò dolce e mi strinse forte a se,
“Vi amo troppo per vedervi in questo stato, mia adorata
Roxanne...”disse in sussurro vicino al mio orecchio,
“Siete buono con me, e ora mi sento in debito con voi per
questa vostra gentilezza così grande...” dissi
guardandolo negli occhi, “Voglio ancora un vostro bacio e il
vostro sapore sulle mie labbra, e così il vostro debito
sarà estinto e potrete partire stasera stessa con messer
Cullen...”, la sua richiesta era molto infida ma cosa mi
costava, sarei stata finalmente libera con Carlisle e lui sarebbe stato
felice e io con lui. Si avvicinò a me e come quella volta
vicino alla fontana, mi baciò. Le sue labbra seguivano in un
dolce movimento le mie e la sua lingua sfiorava la mia e bagnava
sensualmente le mie labbra: io ero stranamente eccitata e volevo che
continuasse, cercai un modo per non rispondere a quelle sue
provocazioni sensuali, ma non ce la feci. Il mio collo e il mio seno
sentirono le sue labbra e le sue dita assaporare il mio sapore, e io
stavo provando piacere, dovevo farlo smettere, però avevo
paura che poi ci avrebbe ripensato alla sua promessa. Presi il suo viso
fra le mani e lo baciai con impeto, lui mi strinse a se con foga e mi
sospinse contro un albero in modo talmente impetuoso da farlo muovere
in modo talmente violento che pensavo si sarebbe spezzato sotto i suoi
movimenti turbinosi. Non resistevo più a lui ormai mi ero
addentrata in luogo di perdizione, non potevo più
controllarlo o fermarlo, ero sua succube. Non so come ebbi la forza di
farlo ma lo feci: lo staccai da me e lo scaraventai contro un albero
adiacente, che si spezzò inequivocabilmente. Cosa avevo
fatto? Ero impazzita? Lui si alzò immediatamente e si
pulì la bocca dal sangue che gli stava uscendo dal labbro
inferiore, si voltò verso di me io impaurita scappai verso
la tenuta, verso le stanze di Carlisle.
Entrata di corsa nella sua stanza lo trovai intento a scrivere al suo
scrittoio. “Amore dobbiamo andarcene in fretta, ho fatta una
cosa che non avrei dovuto fare e ora rischiamo di pagare le
conseguenze!” dissi in tutta fretta prendendolo per una mano,
“Cara calmatevi, vi prego che cosa è
successo? Non è da voi comportarvi
così....il vostro vestito è strappato...come
anche il corsetto...sento l'odore di Aro su di voi...che cosa avete
fatto?!!!” la sua voce si fece straziata, aveva capito tutto,
non mi avrebbe mai perdonato, “Non ho avuto scelta, amore
mio!!! Lui mi ha detto che se volevo che fossimo liberi avrei dovuto
accontentarlo...Vi prego perdonatemi!” dissi io in lacrime in
ginocchio aggrappata al suo braccio, “E voi sciocca gli avete
creduto?! Come avete potuto farmi questo? Ma non solo a me anche a voi
stessa!! Andare con quella bestia!! Guardate cosa vi ha
fatto!”, disse indicando lo scempio del mio abito, le sue
parole mi laceravano il petto in modo straziante, non riuscivo a
ricompormi, continuai a piangere con più strazio per non
sentire le sue parole, anche se erano in quel momento giustificate,
“Voi dite di amarmi e poi fate questo!Come posso fidarmi di
voi?” disse allontanandosi da me per appoggiarsi a un a
colonna del letto, lì sospirò e si
portò le mani al viso e scoppiò in lacrime,
scivolando a terra inesorabilmente. Stupida, stupida!!! Avevo ferito la
sola ed unica persona che mi avesse mai amato! Mi avvicinai a lui e in
modo incerto: avvicinai la mia mano alla sua spalla, e ve la appoggiai,
lui tolse le mani dal viso e mi guardò con rammarico.
“Come ho potuto essere così ingenuo, lo dovevo
capire, quel giorno che mi aveva liberato prima per farmi stare con
voi... Era già ossessionato da voi da quel giorno, e io
stupido non l'avevo capito...Perché non me l'avete detto, vi
avrei protetta, saremmo fuggiti subito all'istante, perché
l'avete fatto? Perché?”, io suoi occhi erano vuoti
in quel momento se avesse scelto avrebbe preferito morire in
quell'istante dal dolore, lo sapevo perché anche io avrei
augurato quella sorte a me stessa per non vedere il danno che avevo
provocato nella nostra vita. Io presi il suo viso e cercai di baciarlo,
lui si ritrasse: a quel gesto sentii come un coltello penetrarmi il
petto. “Sarà difficile per me perdonarvi, ora
è meglio che ve ne andiate...” disse tenendo gli
occhi fissi sul pavimento, “No, io non vado da nessuna parte
senza di voi!” dissi alzando il tono di voce, “Non
rendete questa situazione ancora peggio di quella che è
già...vi prego lasciatemi solo...”, singhiozzava
in modo muto, e le lacrime continuavano a cadere dalle sue guance,
“Va bene come volete...” mi alzai, e me ne andai.
Sapevo cosa avrei dovuto fare: uccidere Aro, almeno così
saremmo stati veramente liberi dalla sua ombra di sventura.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7: Tormento. (punto di vista di Aro) ***
Il mio piano era semplice separare Roxanne da
Carlisle, e ci stavo
riuscendo benissimo, quasi alla perfezioni, c'era solamente un
piccolissimo problema: come sbarazzarsi di lui? L'avevo accolto io
quando aveva avuto bisogno....perché avevo questo
stimolo incontrollabile di raccogliere dei randagi quando ne incontravo
uno?
Lei era mia , la mia nuova creazione, nessun altro avrebbe dovuto
toccarla a parte me, e io stupidamente avevo permesso a quella
sottospecie di decerebrato vampiro di ghermirla al suo volere. Dovevo
convincerla ad entrare nella mia guardia: in un modo o nell'altro.
Lei percepiva il nostro legame, ma ogni volta sentiva che veniva
sovrastato da quello stupido sentimento che aveva insinuato in lei,
come un veleno, Carlisle. Il mio ultimo tentativo forse finalmente
l'aveva fatta dubitare del loro amore. Se non avesse dovuto funzionare
almeno avrei avuto la magra consolazione di averla posseduta anche solo
per un'istante, e di aver assaporato il suo odore pieno del piacere che
le stavo facendo provare.
Quant'era bella, molto per i mie canoni, non riuscivo a mandare la mia
mente altrove. Però non riuscivo a togliermi dalla testa la
sua voce, il suo profumo... Tutto di lei mi faceva sentire in estasi:
era perfetta.
Carlisle le aveva messo in testa quelle idee malsane sulla
bontà e sul fare del bene alla gente e di non uccidere per
sopravvivere, e per questo motivo lo odiavo con tutto me stesso: aveva
plagiato l'unica cosa che avessi mai potuto amare, era riuscito a far
sbocciare quella rosa perfetta con un solo suo tocco. Era mia, e doveva
essere mia! La ferita che Roxanne mi aveva procurato non era
solamente in superficie ma era anche dentro di me, nel mio petto: quel
suo rifiuto improvviso dopo che mi aveva accolto fra le sue braccia, mi
faceva sentire così demoralizzato...era uno schiaffo alla
mia dignità.
Tornai zoppicando verso la mia dimora.
Nel tragitto incontrai la mia devota Jane che accorse verso di me
preoccupata: “Che cosa vi è successo maestro? Chi
vi ha fatto questo?”, “Non è nulla mia
cara è stato uno stupido incidente fra me e madamigella
Roxanne, non vi dovete allarmare...” risposi io
accarezzandole il viso, lei avvampò di rabbia e disse:
“Come ha osato, andrò a dirlo agli altri!
Dovrà pagare per quello che vi ha fatto!” stava
per voltarsi e correre dai miei fratelli a dare la notizia, ma
fortunatamente riuscii a fermarla in tempo, strattonandola per un
braccio violentemente, lei mi guardò con fare
basito: non le avrei mai permesso ne lei, ne i miei fratelli, di
torcere un solo capello a quella dolce e bella creatura. “Non
farai nulla del genere, mia cara...sbaglio o sono io il tuo
padrone?”, lei annuì con un cenno di paura,
“Bene ora da brava tornatevene nelle vostre stanze e non fate
parola a nessuno di quello che mi è successo, siamo
intesi?”, la mia voce in quel momento si fece melliflua e
maledettamente ambigua, lei mi fissava incerta, poi annuì
col capo molto lentamente e poi se ne andò verso le sue
stanze con altrettanta lentezza. Io continuai verso il mio alloggio,
che il quel periodo era diventato tremendamente vuoto senza la presenza
di mia moglie. Un fatale passo falso l'aveva potata alla morte ultima:
bruciata viva per così dire davanti ai miei occhi per via
degli umani, che l'avevano sorpresa in pieno giorno sotto la luce del
sole e l'avevano scambiata per una figlia di satana, una strega, ma
come poteva esserlo...i suoi capelli erano i più belli che
avessi mai veduto e il suo viso era bello come un cammeo...forse
qualcosa di Roxanne, mi ricordava lei.
Entrato nelle mie stanze, mi lasciai cadere sul letto, le lenzuola di
seta mi lasciavano sentire i vecchi profumi di quando la mia compagna
era ancora in vita. La tristezza sobbarcò la mia rabbia nei
confronti di Carlisle e di Roxanne, non potevo far del male ne a lei ne
a lui, perché lei ne avrebbe sofferto e avrebbe finito per
odiarmi. Volevo solo avere qualcosa di mio, e non ci sono riuscito
ancora una volta. Sono attimi bellissimi che mi sfuggono
inesorabilmente dalle dita come nebbia o brezza mattutina.
Sentii bussare alla porta in modo violento: era Roxanne, non potevo
sbagliarmi avrei sentito il suo odore anche a miglia di distanza. La
invitai ad entrare, lei senza nemmeno pensarci si fiondò
contro di me come una furia...mentre stringeva il mio collo vidi
attraverso il contatto con le sue mani quello che era successo, per
renderla desiderosa della mia morte: il suo amato non la voleva
più per colpa mia. Avevo ottenuto il mio scopo, ma lei non
voleva me...voleva solamente lui: nei suoi pensieri c'era solo lui che
la guardava straziato in lacrime. Contro la sua morsa sembrò
impossibile una via di fuga, non riuscivo a contrastarla, in fondo era
una lotta impari: un vampiro anziano contro una neonata piena del suo
vigore. Volevo lasciare che mi uccidesse, in fondo le avevo solo fatto
del male, e poi forse così avrebbe placato la sua ira,
però poi i miei fratelli avrebbero vendicato la mia morte e
l'avrebbero trucidata assieme a Carlisle....no non potevo farle fare
quella fine: usai tutta la forza che avevo in corpo e la scaraventai
contro la libreria, che si ruppe inevitabilmente. Lei si
alzò in un batter di ciglia e mi guardava con un ghigno di
rabbia spaventoso, io massaggiandomi il collo la guardai e le feci
segno di fare una tregua. “Implorate quanto volete! Non
riuscirete a calmarmi, mi avete distrutto l'esistenza e mi avete fatto
odiare dall'unica persona che io abbia mai amato!!Siete un mostro e
meritate di morire!” disse con il viso pieno di lacrime in un
urlo di rabbia che mi perforò i timpani e mi fece provare un
dolore lancinante al cervello, “Vi prego calmatevi! Vi chiedo
perdono!Parlerò io con Carlisle, mi scuserò e
dirò che sono stato io ed è colpa mia!”
dissi in preda al dolore, lei si bloccò e cadde a terra
sconvolta dalle lacrime...vederla così mi rese pazzo, non
riuscivo a vederla i quello stato.
Entrò nella stanza l'unica persona che non avrei voluto
vedesse quella scena: era Caius che mi stava cercando.
“Maledetta!Che cosa avete fatto!!??”
disse avvicinandosi a me e poi fiondandosi in modo brutale su di lei
prendendola per i capelli. Io con la forza che mi rimaneva cercai di
fermare quel suo gesto infame, e lui mi guardò con aria
perplessa mentre lo staccavo da lei con la foga di un leone,
“Questa donna vi ha reso pazzo?!Le permettete di farvi
questo! Siete fuori di voi mi caro fratello!!” , disse con
aria giudicatrice e schifata, “E' la mia infante non
è la vostra! Lasciate che sia io a
punirla!” dissi cercando di convincerlo ad andarsene,
“No Aro! Voi non siete nella condizione di decidere in modo
lucido in questo momento! Ci penseremo io e Marcus a lei!”
disse scaraventandomi contro il letto distruggendo il baldacchino. No,
non potevano! Dovevo avvertire Carlisle, lui mi avrebbe aiutato a
salvarla, doveva farlo! Era sua, doveva impedire tutto questo per
salvare la sua amata...io non feci in tempo ad alzarmi, che Caius aveva
già portato via Roxanne. Cosa ho fatto? Come ho potuto?
L'unico mio pensiero era proteggerla, ed ora l'avevo portata sulla via
della morte, dovevo salvarla.
Corsi alle stanze di Carlisle e lo trovai ancora in lacrime per terra
contro la sua poltrona vicino al camino. “Amico mio, non
è il momento di piangere!” dissi in fretta senza
pensare, lui mi guardò e mi guardò con disprezzo,
si avvicinò ad un palmo dal mio viso e mi sputo sulla faccia
tutto il suo veleno. Io rimasi impassibile, in fondo, me lo meritavo, e
con deferenza mi pulii il viso col risvolto della manica e lo guadai
serio: “Hanno preso Roxanne, dobbiamo
salvarla!...è colpa mia, lei voleva uccidermi ma non ne ha
avuto la forza è troppo buona e questo penso l'abbia preso
da voi, purtroppo Caius è entrato e l'ha portata via, e non
ho più voce in capitolo per proteggerla. Dovete pensarci
voi...Siete la sua unica speranza! Portatela via da tutto questo: vi do
il permesso di andare...vi prego!” dissi con un filo di voce,
era la prima volta che imploravo qualcuno e poi implorare messer Cullen
per me era come attuare un eufemismo bello e buono. Il suo viso si
illumino improvvisamente, “Che intenzione hanno? Non vorranno
ucciderla?”disse con fare allarmato, “Temo di
sì, l'unica maniera è che io provi a difenderla
nel verdetto, però avrò bisogno di voi per
farlo!”dissi felice che avesse cambiato la sua espressione
truce nei miei confronti, “L'amate, vero?” chiese
Carlisle voltandosi per guardare un cofanetto sulla scrivania,
“Si, ma lei non ama me, ama voi e io solo ho cercato di
comprare il suo amore, e le ho mentito con false promesse, e sono
dispiaciuto di aver creato questa situazione così
spiacevole, potrete mai perdonare la mia
stupidità?”, il suo sguardo tornò su di
me e sorrise, “Forse, l'importate è che almeno vi
siate fatto peso delle vostre azioni, già questo mi
basta...Ora non perdiamo altro tempo andiamo a salvarla!” in
men che non si dica uscimmo per andare alla sala delle udienze dove
sicuramente Caius aveva portato Roxanne per giudicarla.
Non ero mai stato un credente però sperai che Dio avesse
pietà di quella esile fanciulla.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8: Il verdetto. ***
Ero
davanti a una giuria con più di cinquanta occhi puntati su
di me,
molti dei quali, solo la metà, per l'esattezza, conoscevo:
mi
sentivo spaesata e in trappola come una volpe in una battuta di
caccia. Caius e Marcus discutevano fra loro animosamente, Alec mi
guardava triste, era in pena per me, come anche Demetri, solamente
che lui a differenza del suo amico non riusciva a guardarmi, infatti
si era messo in un angolo più buio e remoto della sala e si
teneva
il viso in una mano, forse per nascondere qualche lacrima. Heidi e
Felix invece ridevano divertiti al mio fianco tenendomi in ginocchio
difronte ai tre troni uno dei quali mancava del proprio padrone. I
miei pensieri erano tutti ormai per Carlisle, il mio amore, il mio
tutto; la morte non mi importava più, sapevo già
che mi aspettava
dietro l'angolo: volevo solamente salutarlo almeno per l'ultima
volta, non chiedevo nient'altro.
Le
lacrime scesero colme della mia paura di perdere il mio amato, non
per la rabbia o l'odio verso quella famiglia così crudele,
ma per la
paura di perdere l'anima mia, il mio paradiso in terra, il mio cuore
ancora pulsante in questo corpo senza vita: Carlisle...
“Ti
prego, non mi abbandonare proprio ora...” dissi a me stessa
in un
sospiro di sconforto.
Sentii
il portone della sala sbattere violentemente, voltai leggermente la
testa per vedere chi fosse... il suo odore ormai conosciuto, lo
sentivo in modo netto e pungente, “Fermate questo
delirio!!!”
urlò Aro oltrepassandomi e liberandomi dai miei aguzzini: i
due si
tallonarono da me ancora prima di essere scaraventati via dalla sua
furia...mi stava salvando? Perché? Il suo odore sapeva anche
di
qualcos'altro... quel profumo era solo di una persona, era quello
della mia metà...mi voltai leggermente e lo vidi-. Stava
fermo e
immobile con aria impassibile al fianco di Alec, che ora stava
facendo sfuggire dai suoi occhi, anche lui, qualche lacrima come il
fido compagno Demetri. “Come osi fratello? Dopo quello ha
fatto, tu
le permetti di essere libera senza che niente fosse?” chiese
Marcus
con sguardo stupito e alterato, smanioso di vedermi al patibolo,
“Si
è già scusata!Non era in lei in quel momento,
conoscete meglio di
me il comportamento illogico e mutevole dei vampiri neonati: non ha
nessuna colpa!” disse Aro facendomi alzare,
“Fratello, io e
Marcus abbiamo convenuto, che tu non sia in grado di emettere alcun
giudizio su questo caso, che abbiamo preso in considerazione noi
altri, nei confronti della fanciulla.” gli occhi di Caius di
fecero
arroganti e Aro li guardò furioso, “Come
osate?!!Se le succederà
qualcosa ve la farò pagare a tutti quanti!” disse
voltandosi verso
i presenti, alcuni indietreggiarono perché avevano capito
l'avvertimento. Carlisle con fare incerto si avvicinò a me,
io gli
presi inconsciamente le mani e mi strinsi a lui. “Non voglio
perdervi, non mi lasciate...” dissi in una lacrimosa
supplica, “Non
ho mai voluto lasciarvi e non permetterò che vi facciano del
male.”
mi rispose portando il suo viso contro il suo, il suo odore mi
circondò completamente, e il suo bacio mi riempì
il cuore di gioia,
temevo che non mi avesse perdonato, invece sentii le sue dita fremere
sul mio collo ad ogni movimento della mia bocca sulla sua:ero ancora
sua. “Aro, tu e il dottore non potete mettervi contro di noi,
non
sfidarci fratello, sai che siamo molto più crudeli di te se
solo
volessimo!” disse Marcus con aria di sfida,
“Sentiamo il vostro
verdetto e poi dirò se avete scelto bene
fratelli...” rispose con
altrettanto fervore, Carlisle lo guardò con stupore, non
sapeva
nemmeno lui quel che era il piano di Aro. A che gioco stava giocando?
“Qualunque cosa succeda, sappiate che io vi amo, e tutte le
quelle
cose cattive che vi ho detto non le pensavo davvero, amore mio. Se
potessi darei la mia stessa vita per salvare la vostra...”,
lo
fermai prima che potesse aggiungere altro alla frase e lo bacia
nuovamente tenendolo stretto a me, i presenti guardarono con disgusto
quella scena così mielosa e stucchevole. “Abbiamo
deciso che la
ragazza debba sottostare al tormento dei cento morsi e che le vengano
tagliati i capelli. Starà a lei avere la forza di
sopravvivere a
questa piaga che a noi è parsa congeniale per il suo
caso...”
disse Marcus sorridendo malefico. “Questa è una
pazzia! Non ce la
farà mai a sostenere tutto questo! Non ve lo
permetterò!!!” disse
Carlisle cercando di portarmi via, ma sfortunatamente si mise sul
nostro cammino Jane che atterrò Carlisle col suo potere e in
un
rantolo di dolore mi implorava di scappare, ma come potevo lasciarlo
lì... l'unica soluzione era quella di usare il mio potere:
mi misi
ad urlare a pieni polmoni e tutti nella sala in modo sussultante si
accasciarono a terra tappandosi le orecchie, gli unici che rimasero
illesi furono i tre fratelli protetti dallo scudo di Renata. Mi
voltai verso il mio amato: era svenuto! Cosa avevo fatto?! Avevo
fatto del male anche a lui! Accorsi per tenerlo comodamente fra le
mie braccia. “Mia cara, il vostro sangue è forte,
vi ho creato io,
e so che ce la farete, lasciate che agiscano e attuino la loro
sentenza.” disse Aro mettendomi una mano sulla spalla, mi
ritrassi
e gli dissi con rabbia: “Tutto questo è colpa
vostra! Se non fosse
stato per la vostra cupidigia e ingordigia a quest'ora sarei lontana
da voi con messer Cullen!”, lui si rattristò in
viso, “Lo so
benissimo, mia adorata! Vi prego fate attuare la sentenza, ve lo
chiedo col cuore, poi provvederò a farvi partire lontano da
qui io
stesso, voi e il vostro Cullen...Non fategli cambiare idea facendovi
fare di peggio.” disse supplichevole Aro vicino al mio viso,
guardai il viso di Carlisle ancora contratto dal dolore, che
poggiava dolcemente contro il mio seno, mi sentii come una madre
premurosa col proprio bambino gli carezzai il viso e gli baciai la
fronte. “Acconsento alla mia sentenza!” dissi a
gran voce nel
salone: questo echeggiò in modo tonante, e gli occhi di Aro
parvero
lucidi di pianto improvviso, Caius e Marcus si guardarono compiaciuti
e diedero disposizione ai vampiri presenti nella sala di fare
ciò
che avevano ordinato. Alec si avvicinò a me e prese Carlisle
sulle
spalle e insieme a Demetri si allontanarono: si stavano rifiutando di
eseguire l'ordine...Pazzi! Perché rischiavano
così? Aro fece lo
stesso, però prima, mi baciò la fronte dolcemente
e mi disse
lasciando sfuggire qualche lacrima: “Pregherò per
voi mia cara
Roxanne...mia dolce Roxanne.” e dopo una fugace carezza al
suo
viso, gli feci di andarsene e non assistere a quella violenza. Un
ultimo sguardo al viso di Carlisle che dondolava sulla spalla di
Alec, pareva quasi mi stesse salutando per l'ultima volta, e
finalmente il portone si chiuse. Mi alzai a aprii le braccia come un
orante e attesi ad occhi aperti il mio destino con sguardo di sfida,
e quasi con una nota di pazzia, mi misi a ridere di gusto, e tutti i
presenti nella sala, tranne i miei carnefici, che mi guardavano
adirati, forse per colpa di quella mia risata piena di sfida, si
avventarono su di me come lupi famelici della loro preda prediletta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9: Un cuore straziato. (punto di vista di Carlisle) ***
Capitolo
9:
Un
cuore straziato.
(punto
di vista di Carlisle)
Mi
risvegliai intontito come se avessi ricevuto un forte colpo in testa.
Ero nella mia stanza con Alec, Demetri ed Aro che si guardavano in
modo silente e vigile, seduti sulle poltrone vicino al caminetto.
Perché avevano quell'aria da funerale? Cosa era successo
mentre ero
svenuto? Aro notò il mio risveglio, e si alzò e
venne verso di me
al mio capezzale. “La sentenza è stata attuata, ma
nessuno di noi
aveva il coraggio di vedere quello scempio del suo corpo, quindi
siamo stati qui a farvi compagnia, spero che non vi dispiaccia, mio
caro amico.”, la mia amata Roxanne in balia del veleno degli
altri
vampiri: tutti insieme c, che si avventavano sulla sua carne come un
cane col proprio osso, non potevo sopportare quel
pensiero!”Dobbiamo
fare qualcosa! Anzi, devo fare qualcosa! Morirà se non li
fermiamo!”
dissi alzandomi con scatto felino in direzione della porta,
però
purtroppo Demetri mi anticipò e mi frenò,
“Dottore calmatevi, è
inutile fra poco la sentenza sarà conclusa e dobbiamo solo
attendere
e sperare per il meglio! E' una ragazza forte la vostra Roxanne, sono
sicuro che ce la farà.” disse mettendomi una mano
sulla spalla con
fare sincero e rincuorante. Anche io volevo essere così
certo e
ottimista come Demetri dell'esito positivo di questa spiacevole
situazione, ma come potevo stare con le mani in mano mentre lei stava
agonizzando e patendo tra le pene più tremende: quanto
essere arsi
vivi fra le fiamme dell'inferno stesso?... “Amico mio,
sedetevi, vi
prego, agitarsi e tormentarsi in questa maniera non serve a nulla. So
come vi sentite, anche io mi sento inerme di fronte a questa
situazione. Vorrei poter fare qualcosa, ma non posso, ne andrebbe a
scapito della vita della mia infante e non voglio concedere ai miei
fratelli di dargli un motivo per infliggerle la morte
ultima.”
disse Aro accompagnandomi a sedere con lui. Alec fissava il fuoco con
sguardo vitreo, in un modo paurosamente inquietante, sembrava essere
anche lui molto in pena per Roxanne, in effetti, quando io ero
occupato nelle faccende dei Volturi altrove e lei non poteva
seguirmi, aveva instaurato un bel rapporto con lui: erano diventati
molto amici, e di ciò ero sinceramente contento, ma vederlo
in
quello stato catatonico mi fece fremere ancora di
più...rimanere
indifferente a quello che le stava accadendo non faceva che aumentare
la mia voglia di libertà, e di poterla prendere e scappare
via,
lontano. “Dottore voi sapete come fare a pulire il sangue di
Roxanne, dal veleno degli altri vampiri?” chiese Alec che
sembrava
essere tornato fra noi allontanando parzialmente i brutti pensieri,
anche se ora sembrava esprimerli a parole a me, “Credo che
avremo
poco tempo, forse una o due ore, per far fluire il sangue a lei
estraneo e sostituirlo con del sangue nuovo e freso.” dissi
molto
calmo, come per consolarlo anche se quello che doveva essere
consolato ero proprio io. “Padron Aro, posso andare a
prendere un
cervo per mademoiselle Roxanne?” chiese ancora Alec come se
avesse
avuto un'idea di come svagarsi per non pensare a ciò che
pativa la
sua amica, “Certo mio caro! Demetri, si gentile,
accompagnalo: non
voglio che vada da solo...” rispose Aro sorridente.
Inconsciamente
incominciai a rilassarmi, anche se forse era una cosa sbagliata,
avrei voluto mettermi a correre nel bel mezzo della stanza per
sfogarmi ma mi sembrò un'idea bislacca. Mentre i due soci
uscivano
per cacciare una preda per Roxanne, io e Aro ci studiavamo l'un
l'altro in modo silente... chissà cosa stava pensando:
quello era il
mio quesito principale. Forse, pensai scioccamente, stava studiando
quale poteva essere il mio fascino manipolatore, che aveva stregato
Roxanne a tal punto da trovare la sua persona insignificante e
ripugnante, ma era una cosa veramente banale non era propriamente da
lui un comportamento del genere....”Mi affascina il vostro
legame
con la dolce Roxanne, vorrei capire qualcosa di più...posso,
vi
dispiace?”, e a quanto pareva quello che avevo dedotto non
era del
tutto una banalità, Aro stava pensando al motivo del mio
grande
attaccamento a lei e viceversa, lo guardai incerto e poi vidi che
aveva teso la sua mano verso di me: voleva guardare lui
stesso...l'aspetto migliore di Aro forse era questo: non dovevi fare
tante parole con lui, gli bastava guardarti all'interno della
complicatissima ragnatela di ricordi e pensieri, senza dover
proferire parola.
Gli
posai la mia mano sulla sua e lui la strinse con forza, cosa che,
solitamente, non faceva...lo vidi concentrarsi maggiormente come se
si stesse sforzando con tutte le sue forze di superare un ostacolo a
lui invalicabile. Dopo una ventina di minuti in quella posizione
così
fastidiosa ed imbarazzante, finalmente, lasciò la presa e si
ritrasse lentamente. Il suo sguardo cambiò in pochi attimi,
da serio
a pensoso, e disse: “Non siete propriamente voi che
l'attraete, ma
qualcosa dentro di voi...e ciò per me è un fatto
ignoto: ho sempre
pensato che voi foste speciale messer Cullen, e continuo a crederlo,
ciò nonostante, non riesco ancora a capirvi e a leggere una
parte di
voi...”, “E' un male questo, amico mio?”
chiesi stupefatto alla
sua affermazione, “No, non è un male, in voi
c'è qualcosa di
puro, e non definirlo tale sarebbe solamente un eufemismo. Vedo in
voi una luce, ma non riesco a capire di cosa si
tratti...”rispose Aro con aria pensante carezzandosi il
mento. Rimasi totalmente basito
da quanto stava dicendo Aro, c'era qualcosa in me di estraneo, che
non avrebbe dovuto esserci...che cosa poteva essere? L'unico che
poteva saperlo era lo stesso Aro. “Sapete che cosa possa
essere?”,
lui si mise qualche istante a fissare il fuoco e poi come se avesse
avuto mi illuminazione si voltò verso di me,
“Credo di aver capito
mio caro, però devo provare un'ultima cosa...”,
disse porgendomi
entrambe le mani, questa volta, e chiuse gli occhi in modo rilassata
e io in modo incerto feci lo stesso procedimento di poco prima, solo
con entrambe le mani: bastò solo un minuto...Aro, infatti
aprì la
bocca per dire solamente “strabiliante” e sorridere
in modo
beato. Riaprì gli occhi e io tolsi istintivamente le mani,
“Mio
caro dottore Cullen, siete molto fortunato non avrete mai il destino
di ogni vampiro: la dannazione eterna.” lo guardai perplesso
e gli
domandai “Come posso non subire la dannazione eterna quando
io come
voi non posseggo più la mia anima, in questo corpo senza
vita?”,
“Il punto è proprio questo mio caro, voi quando
siete stato
trasformato non avete perduto la vostra anima: è dentro di
voi solo
che non la sentite, perché la parte oscura della vostra
natura di
vampiro la tiene nascosta anche a voi stesso.” disse con un
sorriso smagliante che il crepitare del fuoco rese quasi diabolico.
“Quindi
voi credete che la luce che vedete in me sia la mia anima?”,
lui si
limitò ad annuirmi, mi accomodai meglio sulla poltrona per
poter
riflettere: poi ricordai le parole di Roxanne che mi disse poco tempo
prima nei guardini della villa, “luminoso”, lei
riusciva a
vederla, quindi era quella la parte di me che l'affascinava? Quindi
amava solo la mia anima e non me? O forse stavo sbagliando tutto, e
lei mi amava per quello che ero e in più era riuscita a
vedermi
dentro ed ad amare anche quella parte? No, non era questo quello, che
dovevo pensare: dovevo pensare a lei ad alla sofferenza che stava
provando per colpa mia e della mia poca fiducia in lei. Ma in quel
momento capii qual era lo scopo di quella conversazione: Aro voleva
insinuare in me il dubbio come un tarlo divoratore, che fa marcire
il legno più robusto e vergine. Maledetto! Lo stavo odiando
con
tutto me stesso, prima l'aveva fatto con Roxanne portandola alla
decisione di concendersi a lui per poter diventare finalmente liberi
da quella reclusione forzata e ora lo stava facendo con me per
allontanarmi ancora di più per averla tutta per se: ora ero
arrivato
a capire il suo giochetto. Non gli avrei mai permesso di averla
ancora a portata di mano, io l'amavo veramente, per lui era solo un
premio, un trofeo da conquistare con le unghie e con i denti se
avesse solamente avuto l'occasione. Mi ricomposi e mi sedetti con
postura più appropriata e cercai di non guardarlo in viso,
avevo
paura che capisse che sapevo del suo doppio gioco: finsi infine
furbescamente di guardare la libreria in cerca di un titolo di testo
da leggere. “Cosa provate quando la baciate? Chiese nel
silenzio
più totale Aro mentre si aggiustava la manica del cappotto
nero di
velluto. Rimasi sbigottito e finsi di non averlo ascoltato, poi
incominciò a cercare il mio sguardo e allora dovetti
inventarmi
qualcosa da dirgli: “Non vi seguivo, mi scusi avete detto?,
“Mi
avete sentito benissimo, io credo...” rispose maliziosamente:
in
confronto a lui una volpe non era così furba.
“Perché vi
interessa?” chiesi con fare indifferente mentre mi alzavo per
prendere un libro a casaccio nella libreria,
“Perché leggere in
voi è semplice, ma alcune cose, in articolare questa
è meglio
sentirla per voce e non per pensiero.” disse sorridendomi,
stava
incominciando a darmi sui nervi con queste sue domande mirate: cosa
voleva sapere esattamente? Se baciava meglio me di quando baciava
lui? La mia pazienza stava incominciando a cedere nervosamente.
“Se
vi ho messo in imbarazzo mi spiace, era sola per fare conversazione,
in questo periodo abbiamo solo parlato di questioni burocratiche e mi
sarebbe piaciuto poter cambiare la tematica del soggetto di
discussione.” disse accavallando le gambe e poggiando le mani
sul
ginocchio come faceva solitamente quando pensava troppo, “No,
non
sono in imbarazzo è solo...che sto cercando le parole
adatte...per
dirvela tutta.” dissi spiccio io. Una delle sue risate
sarcastiche
spense il dolce crepitare del fuoco nel camino, “Ah quindi
non
trovate le parole per una cosa incredibilmente afrodisiaca e sensuale
quale è la vostra Roxanne!Mi deludete un po' mio caro: un
uomo
erudito e studioso come voi non riesce a trovare l'aggettivo
adatto?”
disse lui sarcastico, “ La sua bocca per me...è
come avete detto
voi la cosa più sensuale che abbia mai assaporato con le mia
labbra,
e se volete sapere cosa provo quando mi bacia...beh...mi sembra una
coppa colma di nettare d'ambrosia mista all'assenzio: mi inebria e mi
ammalia e allo stesso tempo mi intontisce fino a rendermi succube dei
suoi dolci petali di rosa...Siete soddisfatto mio signore?”
dissi
beffardo facendogli un mezzo sorriso, lui mi guardò con una
punta
di invidia, poi mi si avvicinò e mi disse in un sussurro:
“Volete
sapere un segreto? Beh anche io ho provato la stessa cosa quando l'ho
baciata l'ultima volta.”, se voleva che gli rompessi la
faccia a
suon di pugni mi stava dando un motivo per farlo, “Bene
allora buon
per voi, visto che quella era davvero l'ultima volta...”
dissi
ampliando ancora di più il mio sorriso a mo' di sfida, lui
non
cedette alla provocazione e si rimise a sedere. Dentro la mia testa
tenni un punteggio immaginario: uno a zero per me! Chissà se
avrebbe
mai smesso di volerla possedere a tutti i costi solo per farmi
imbestialire: se voleva testare la mia pazienza non avrebbe dovuto
tirare ancora tanto la corda...tutto ha un limite. Mi sedetti con il
libro che avevo scelto e e mi misi a leggere in modo poco concentrato
visto che avevo lo sguardo di Aro fisso su di me.
“Passerà un
secolo prima che le ricrescano almeno fino all'orecchio...”
disse
fra se Aro guardando nel vuoto, “Vi riferite ai capelli di
Roxanne
vero? Quello non è un male così grande tanto per
me con o senza
capelli sarà bella comunque, e sopratutto in qualunque modo,
anche
se avesse una ” dissi voltando pagina del mio libro che avevo
appena terminato. “Che cosa anti-estetica che avete detto: i
suoi
capelli sono la cosa più bella che abbia mai visto in vita
mia e
sostituirli o comunque nascondere il suo capo sarebbe un vero e
proprio scandalo.” disse Aro con fare schifato, “Mi
piace così
come è non importano i suoi capelli, se sono lunghi o corti
o
rasati, per me è perfetta dentro, per me non conta poi molto
l'aspetto esteriore.” dissi in tutta risposta alla sua
affermazione. Uffa quella attesa mi stava opprimendo in modo tedioso.
La compagnia di Aro non era di certo un sollievo, anzi stava
incominciando ad essere la causa della mia impazienza. “Come
mai
volete a tutti i costi Roxanne? La amate come dite?”, voleva
fare
conversazione no? Beh adesso l'avevo accontentato, però non
mmi
sembrò molto incline a rispondere, avevo colpito nel vivo
delle sue
manie ossessive, sospirò infastidito, e mi rispose a
malincuore: “Io
a differenza vostra la amo con molta più
profondità: non perché
lei è la mia infante, ma perché so osa vuol dire
amare e voi non lo
sapete ancora così bene, ho molti più anni di voi
e so quello che
sto dicendo. Voi non potete mai amarla come l'amo io, vio volete che
stia con voi e non l'avete perdonata quando ha avuto un intoppo il
vostro amore per colpa mia: siete egoista e ve accorgerete presto...
soddisfate voi stesso non lei...” disse facendo un altro
sospiro.
“Io almeno non ho cercato di violentarla.” dissi
rabbioso, le sue
per me sembravano solo veleno ed invidia. “Non l'ho
violentata era
consenziente vi ha raccontato questo solo per non farvi andare fuori
di matto...vedete lei è altruista, voi no. Se l'amaste
veramente le
lascereste scegliere per proprio conto, come faccio io, senza
obbligarla e soprattutto cosa più importante, se si ama
davvero, per
rendere felice la persona del nostro cuore la si rende felice a costo
di soffrire noi stessi per lei: io le ho lasciato scegliere voi e non
mi pento di tale decisione, voglio vederla sorridere e questa
è la
cosa che mi rende più felice, è compiacerla,
anche se non sceglierà
mai me, in qualunque caso.” disse con occhi lucidi, io mi
sentii
sprofondare sotto terra...l'avevo accusato di una osa che non aveva
fatto e soprattutto avevo dedotto in modo erroneo che lui la voleva
perché era mia, ma non era così: l'amava
più di quanto l'amassi
io, aveva sacrificato il suo amore per vederla felice, avrei mai
fatto anche io una cosa del genere per lei? Non conoscevo
“l'amore”
e su questo punto credo che Aro avesse pienamente ragione.
“Potete
perdonare questo sciocco per avervi accusato ingiustamente?”
chiesi
mentre cercavo il suo sguardo che pareva sfuggire dal mio per non
farmi vedere i suoi occhi gonfi di lacrime, mi fece segno con la mano
di aspettare, si alzò e appoggiò la testa contro
il marmo granitico
del grande camino. Che persona insensibile stavo diventando? Odiavo
la loro famiglia, e stavo mutandomi in loro! Mi alzai e andai verso
di lui e gli misi una mano sulla spalla, volevo che capisse che non
ce l'avevo per niente con lui e che avevo capito lo sforzo che aveva
fatto a dirmi quelle cose, in fondo anche se era passato quasi un
secolo dalla morte di sua moglie, capivo quanto poteva essere
difficile amare follemente per poi perdere ancora una volta qualcosa
che ami. Voltò leggermente il capo verso di me e disse con
voce
tremante: “Vi perdono, anche perché siete
così comprensivo e
buono che non riesco ad odiarvi.”, “Vi ringrazio,
mio signore.”
dissi massaggiandogli in modo amichevole la spalla e la schiena,
“State pensando a delle cose molto profonde è per
questo che credo
di aver fatto bene a lasciarvi Roxanne...” aggiunse
voltandosi
completamente verso di me, io gli sorrisi e chinai il capo in segno
di rispetto. In quell'istante entrarono Demetri e Alec con due cervi
sulle spalle. “Siete tornati finalmente miei cari!”
disse Aro
cambiando improvvisamente espressione: era davvero un perfetto
trasformista mimico facciale. “Maestro, avranno terminato con
Roxanne?” chiese Alec impaziente dopo aver appoggiato il
cervo a
terra assieme a Demetri, lui annuì e aggiunse
“andiamo a
riprendercela ora.” . Detto questo uscimmo tutti e quattro
lasciando la stanza per andare verso il salone d'onore.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=472732
|