The Secrets of Volterra

di The White Lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: L'abbraccio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Il risveglio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: L’incontro ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Voglia di libertà ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Al chiaro di luna (punto di vista di Carlisle) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Il tradimento. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Tormento. (punto di vista di Aro) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Il verdetto. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Un cuore straziato. (punto di vista di Carlisle) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: L'abbraccio ***


"The secrets of Volterra"

di Rossana Cleofe Camboni







Dedico questa FanFiction a tutti i Fans della saga di Twilight.



La ricchezza del mio cuore è infinita come il mare,
così profondo il mio
amore: più te ne do, più ne ho,
perché entrambi sono infiniti.
~
William Shakespeare~




Capitolo 1:
L'abbraccio


Mi ricordo quando venni vampirizzata: avevo solo 21 anni.
Era l'anno 1689 a quel tempo i miei genitori mi avevano spedito via mare, da Marsiglia, come fossi stata un pacco postale, fino a giungere in Italia, da dei parenti a Volterra; ricordo ancora quella città così piena di luce, di gente. Era un luogo dove la mia creatività si sbizzarriva.
Il giorno del mio compleanno chiesi di poter cantare ariette francesi alla festa patronale della città, il sindaco accettò con entusiasmo.
Venne sera e lo spettacolo canoro iniziò al rintocco della campana della basilica cittadina sul promontorio della città.
Le fiaccole e i lumi irradiavano tutta la piazza come una mare di stelle in un grande cielo nero, era uno spettacolo mozza fiato.
Nessuno conosceva le mie capacità, visto che ero famosa solamente nella città di Marsiglia, ma rimasero estremamente estasiati dalla mia voce, che alla fine della serata, un drappello di persone si era messo a far la fila per potermi fare il bacia mano e complimentarsi con me per il dono che mi aveva donato Dio.
Mentre cercavo di non strascinare il mio vestito di seta nera, vidi in un viottolo una persona dall'aria sciupata, ma dalla bellezza mozza fiato che mi osservava con interesse.
In quel momento mi sentii come se tutto il mondo intorno a me fosse scomparso; quei suoi occhi mi stavano ghermendo al suo volere, era una sensazione così piacevole che non riuscii a trattenere la voglia irrefrenabile di avvicinarmi a lui e assaporare caldamente questa sua magia.
Si avvicinò lui e mi prese per mano, il suo tocco era gelido come il ghiaccio:
"Ha cantato splendidamente, Madame Roxanne Hearted. Tutti gli angeli e i serafini invidiano la vostra voce. Mi permettete che vi accompagni alla vostra dimora?"disse con voce incredibilmente suadente,
"Vi ringrazio Messere. Potrei saper il nome di cotanto gentiluomo?" risposi con voce incerta,
"Oh perdonate la mia sbadataggine, il mio nome è Aro, e la mia famiglia abita qui da generazioni. Desidero accompagnarla, perché a quest'ora della notte non è sicuro girare per le strade."rispose con voce sottile e penetrante.
I suoi occhi erano cremisi intenso, come se fossero stati fatti di sangue, avvicinò il suo viso al mio e improvvisamente mi sentii scivolare in un abbraccio prima dolce e delicato e poi bruciante ed insopportabile.
Sentivo il sangue fluire dal mio collo come coppa da cui attingere succoso nettare rosso, ero inerme alla sua morsa...e le forze mi stavano abbandonando.
Il vicolo era sempre più buio, però riuscii a distinguere una figura avvicinarsi.
Il mostro mi liberò dalla presa e mi lasciò cadere a terra, e così prima di svenire vidi il figuro che si era avvicinato, per parlare col mostro, questi corse versò di me e mi portò via fra le sue braccia.
Quell'uomo era il mio salvatore...chiunque fosse stato sarebbe diventato il mio cavaliere senza macchia.




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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Il risveglio ***


Capitolo 2:
Il risveglio

Mi svegliai come se avessi dormito per settimane: la mia bocca era arida come se non avessi toccato più dell'acqua, una sete tremenda cresceva in me.
Ero in una stanza a me sconosciuta, colma di tende e arazzi, ed un enorme scaffalatura piena di libri. Il letto in cui giacevo era ampio e scuro provvisto di baldacchino che faceva cascare sulle sponde di quest'ultimo delle tende color purpureo.
La camera era pure provvista di un camino dalla magnifica manifattura, colmo di intarsi e sculture, difronte ad esso c'erano due ampie poltrone rivestite in velluto dello stesso colore delle tende del baldacchino, su una di esse sedeva un uomo molto affascinante, aveva i capelli color del grano e occhi color del miele...stava leggendo un libro, sembrava non essersi accorto che mi fossi svegliata.
Sentivo la testa scoppiare come da un forte mal di testa, ma questo era diverso, mi sembrava che qualcosa mi stesse lacerando il cervello. Finalmente l'uomo misterioso vide che mi ero svegliata e con velocità sovrumana giunse al mio capezzale.
"Vi siete svegliata finalmente, non è molto consueto per una come noi dormire per così tanto tempo." disse con voce dolce e tranquilla, "Che cosa mi è successo? Ricordo solamente che sono entrata in un vicolo con un uomo e questo mi ha morso..." dissi con un poco di agitazione, "Calmatevi ora siete nella mia stanza, al sicuro, ad nessuno è permesso entrare qui. Ci troviamo nella dimora della famiglia Volturi, il mio nome è Carlisle Cullen e ho impedito io ad messer Aro di uccidervi." rispose con fare premuroso e calmo, "Avete detto "uccidermi"?E prima avete detto "una come noi", cosa intendete messere?" la mia agitazione aumentò vertiginosamente, lui si sedette accanto a me e mi prese la mano con grande delicatezza, "L'altra notte nel vicolo siete stata abbracciata da una creatura della notte Roxanne, ora siete un bevitore di sangue, un immortale, un vampiro." disse Carlisle guardandomi con amarezza negli occhi, come se quelle parole facessero più male a lui che a me..."Sono un mostro? E questo che mi state dicendo? Mi dovrò nutrire di persone innocenti per sopravvivere? Non dite aberrazioni di questo genere signor Cullen!!!" risposi non credendo alle sue parole.
Lui si alzo e prese uno specchio in mano e me lo porse dicendo:"Forse questo vi aiuterà a capire...", lo presi fra le mani e mi ci specchiai dentro...con estremo terrore lanciai lo specchio ai piedi del letto e incominciai ad urlare e a piangere come una forsennata, lui si sedette accanto a me e mi strinse forte al suo petto, carezzandomi la testa con estrema dolcezza. "Lo so è difficile accettare quello che siamo, ma vi aiuterò come meglio posso a non diventare un'assassina."disse con voce sincera, "Ho sete..." risposi con voce tremante e singhiozzante per via delle lacrime, "Venite con me." disse prendendomi per mano, così mi alzai e lo seguii fuori dalla stanza.
Fuori dalla stanza c'era un lungo corridoio colmo di mobilia di pregevole fattura e vari lampadari che illuminavano con i loro lumi il percorso. Il silenzio era quasi per me assordante, non vi era il minimo rumore, tutto era pieno di calma e quiete, era inverosimilmente terrificante e spaventoso.
"Andremo a caccia di animali, per me è l'unico modo per nutrirmi senza far del male a persone innocenti." disse Carlisle guardandomi con un abbozzo di sorriso, "Non avete mai desiderato bere sangue...beh umano?" chiesi con estremo timore, "Credo che finora la mia "dieta" mi permetta di non far del male alle persone. Spero solo che Aro non scopra che voi vi siate svegliata, perché se no sarei nei guai se sapesse cosa stiamo per fare..."disse guardandosi intorno con fare sospettoso, "Perché Aro mi ha "abbracciata"? E poi perché non vuole che voi vi prendiate cura di me?" chiesi incuriosita da quella situazione a me sconosciuta, "Lui è un vampiro che ama divertirsi, e si ciba del sangue umano quasi per gioco, è un predatore temibile, per questo non ama il mio modo di pensare, io sono un diverso, vi vuole per la sua collezione come molti dei suoi vampiri. Voi siete speciale Roxanne è per quello che Aro vi ha abbracciata."disse guardando la fine del corridoio e indicandomi l'ultima porta a destra, "Sono...speciale, perché?Io non ho nulla di speciale."chiesi stupefatta, Carlisle mi guardò e rise in sordina, "La vostra voce: è questo il vostro potere, ammaliare le persone con la voce. Da umana questo potere non aveva alcun effetto, ma da vampira questo vostro potere ha preso vita. E' questo che Aro vuole da voi, vuole che lo serviate con il vostro potere."disse aprendomi la porta, lo guardai molto perplessa e continuai a seguire i suoi passi...i pensieri mi affollavano la mente, gli odori che prima per me non erano così evidenti si erano come amplificati, questo era dovuto alla trasformazione, Carlisle mentre camminavamo verso l'uscita mi spiegò molte cose sulla mia nuova natura di vampiro e io lo ascoltavo silenziosa.
Appena fuori le mura della residenza Volturi, vidi che era notte fonda ma i miei occhi vedevano perfettamente in quell'oscurità, Carlisle mi prese per mano e mi disse "Bene ora dobbiamo correre prima che ci scoprano." detto questo corse in una maniera sovrannaturale e io che ero attaccata ancora alla sua mano mi accorsi che pure io stavo correndo come lui, era una sensazione incredibile, l'aria mi scompigliava i capelli e tutti i suoi profumi riempivano le mie narici di "non morto".
Appena giunti nella foresta ci soffermammo nel fitto sotto bosco per attendere qualche animale da cui poter bere il suo sangue.
La mia sete era quasi insostenibile a quel punto passò una fanciulla che stava correndo spaventata: era inseguita da dei briganti.
Io senza pensarci mi lanciai contro gli inseguitori e questi si fermarono davanti a me coi loro cavalli.
Carlisle giunse al mio fianco e invitò la fanciulla a tornare a casa, questa ci ringraziò spaventata e corse subito via.
I brutti ceffi ridevano e sputavano a terra come delle bestie, uno di questi parlò e disse: "Non è posto per voi, è meglio che ve ne andiate prima che mi venga voglia di tagliarvi la gola!", sentivo il loro sangue e i loro cuori pulsare, la fame cresceva inesorabile, Carlisle vide uscire il mostro che era in me e mi trattenne per un braccio con forza.
"Bravo, porta via la tua signora prima che si faccia male!" disse il capo dei briganti, "Dacci uno dei tuoi cavalli così potremmo andarcene e tornare su i nostri passi."rispose Carlisle cercando di tenermi ferma; sentivo sulla lingua un sapore acido, i miei canini erano affilati come rasoi, non riuscivo più a trattenere il vampiro che era nel mio cuore senza vita.
"Ah, si? e perché dovrei darti uno dei miei cavalli?"chiese beffardo l'uomo, "Perché ti conviene farlo se non vuoi morire..."rispose Carlisle con spavalderia, "Vuoi farmi ridere?!!Ah ah ah, credo che sarai tu a morire bel damerino!!!Forza ragazzi uccideteli!" detto ciò i tre uomini vennero nella nostra direzione con le spade sguainate, mentre il capo attese nelle retrovie, Carlisle sospiro e lasciò la presa e mi disse "Allontanati ci penso io..." detto ciò mi spinse via e lottò a mani nude con i tre manigoldi, li mise al tappeto in meno di un secondo e poi buttò a terra il loro capo con estrema facilità e gli diede un colpo in testa che lo tramortì. Sentii il sangue fuoriuscire da una delle bocche dei tre uomini stesi a terra, non resistetti e mi fiondai su di lui e cercai di bere il suo sangue, ma Carlisle mi fermò in tempo: "Non fatelo, fermatevi!Dovete resistere al richiamo del sangue umano!Venite!"detto ciò prese il cavallo e ci allontanammo.
Ci fermammo poco più avanti e fece stendere il puledro, questi si mise sdraiato sull'erba fresca della rugiada della sera, Carlisle gli tagliò la gola con un coltello e mi invitò a bere i suo sangue, io mi avventai su quel fiotto di sangue cremisi che sgorgava da quella ferita come se fossi stata posseduta, mi sentivo tornare le forze ad ogni assaggio di quel sangue. Gli odori attorno a me si facevano più intensi era una sensazione stranissima, ero diventata qualcosa di maledettamente spaventoso. Carlisle attese che ebbi finito il mio pasto, se così possiamo chiamarlo, mi voltai verso di lui e mi sorrise e disse: "Pensavo non avreste resistito con quei briganti: siete stata molto brava, ne sono entusiasta. Ora venite è meglio che torniamo, prima che Aro si accorga che non siamo nella mia stanza.", "Grazie Carlisle per l'aiuto che mi state dando, te ne sono debitrice."risposi con estrema gratitudine, mi prese ancora una volta per mano e tornammo alla tenuta.




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Capitolo 3
*** Capitolo 3: L’incontro ***


Capitolo 3:
Lincontro



Giunti alla magione dei Volturi ci fiondammo velocemente attraverso i corridoi per ritornare così alle stanze di Carlisle. Mentre eravamo a quasi pochi metri dalla porta della stanza un rumore dietro di noi ci colse di sorpresa: era una ragazzina bionda dagli occhi cremisi come Aro, dal portamento e dal modo di fare doveva essere una di maggior livello fra i Volturi; guardò con disprezzo sia me che Carlisle e poi parlò con tono stridulo e fastidioso, “Carlisle!!!Non ti era stato ordinato, che appena si fosse svegliata l’avresti portata davanti al consiglio?”, lui la guardò impaurito senza muovere un muscolo, “E’ colpa mia, perdonatelo, volevo sgranchirmi le gambe e mi ha accompagnato a fare una passeggiata…”dissi io con tono incerto, il suo sguardo si infiammò e mi prese la gola con una mano sola in pochi secondi, “Come osi prendermi in giro? Pensi che sia stupida? So dove ti ha portato! E Aro di certo vi punirà per questo affronto!!!” detto questo scaraventò Carlisle con l’altra mano in fondo al corridoio, perché stava cercando di liberarmi dalla sua stretta, mentre le dita della mano sulla mia gola stringevano sempre più forte il mio collo, ed io non riuscivo a divincolarmi anche perché il mio corpo era invaso da dolore lacerante e interminabile, non riuscivo a capire cosa mi stesse facendo, l’unica cosa che riuscii a fare: fu urlare a squarcia gola. Lei lasciò di colpo la presa e arretrò all’istante portandosi le mani all'orecchie dal dolore di quel grido interminabile e potente, Carlisle aveva ragione: la voce era il mio dono, e avevo appena trovato uno dei molti modi per usarlo. Dopo pochi minuti si mise a gridare di dolore: il sangue le usciva interminabile dalle orecchie, d’improvviso mi bloccai, o forse era stato Carlisle a bloccarmi con scatto fulmineo solamente tappandomi la bocca, infatti lei si alzò rantolante ancora intontita per il dolore e mi urlò contro con un ringhio spaventoso: “Maledetta!!!Nessuna era mai riuscita a mettermi al tappeto!! Ma la pagherai, quando Aro verrà a saperlo, ti ucciderà in men che non si dica!Ah ah ah ah!” la sua risata diabolica pervase l’intero corridoio. In quello stesso istante vidi avvicinarsi un uomo: era Aro, che beffardo applaudì a quella scena. “Che splendida visione!!! Abbiamo assistito a un evento sensazionale, non mi era mai capitata una creatura con questo potere… Non trovi che sia magnifica, Jane?”disse con quel suo tono amichevole, lo stesso che aveva usato per rendermi come lui. Jane lo guardò inorridita, era perplessa quanto me della reazione del suo capo, non rispose, e abbassò la testa a mo di sconfitta. “Carlisle, mio caro amico puoi accompagnare la nostra cara Roxanne davanti al consiglio? I miei fratelli attendono di sperimentare anche loro i poteri di questa stupenda fanciulla!” disse Aro rivolgendosi a Carlisle, lui prima di rispondere guadò me e io gli presi la mano stringendola forte, e lui mi sussurrò all’orecchio “Non vi lascio da sola, ve lo prometto.”, in una frazione di secondi passò subito a guardare Aro e rispose: “Come desideri Aro. Siamo a tua completa disposizione.” detto ciò lo seguimmo a passi lenti come fossimo stati in una processione diretta al patibolo. Giungemmo, dopo quel lento incedere, in fine ad un salone immenso che presentava uno scalone doppio al suo limitare. Su questo scalone torreggiavano due figure una di fianco all’altra, dovevano essere gli alti due fratelli Volturi: quello sulla destra, aveva la pelle più chiara del latte, sembrava quasi d’un trasparente pallido e aveva il capelli biondo chiaro e uno sguardo malinconico e annoiato, l’altro che era posto a sinistra sembrava più maturo del giovane al suo fianco e il viso era più marcato e per nulla angelico, la sua pelle sembrava polverosa, ma era meno pallida di quella del fratello, i suoi capelli erano castani scuro e a differenza del ragazzo i suoi erano ondulati e non lisci. I due scesero lo scalone accompagnati da diverse figure, che erano tutte rigorosamente vestite di nero. Si accomodarono al centro della sala dove erano state poste tre poltrone regali, i due fratelli si sedettero in quelle esterne, mentre Aro che ci precedeva si mise al centro: evidentemente era lui al comando della famiglia. Carlisle si mise al mio fianco e mi cinse le spalle con un braccio, era un modo forse per calmarmi, perché stavo tremando e lui se ne era accorto. Avevo paura che facessero del male a Carlisle: era stato così buono e dolce con me che non avrei mai permesso che gli torcessero nemmeno un capello. “Cara Roxanne, volete mostrarci il vostro potere per favore?” chiese Aro con un sorriso stranamente diabolico, i due fratelli parvero interessati a quella richiesta. Io annuendo mi staccai dalla presa di Carlisle meccanicamente e feci qualche passo avanti, e lo guardai per tranquillizzarlo facendogli capire che ero conscia di quello che stavo facendo, lui mi sorrise e attese nelle retrovie dove l’avevo lasciato. Mi misi a cantare un Ave Maria che conoscevo nella mia lingua, questi mi guardarono estasiati e inconsciamente, forse, si alzarono entrambi e si avvicinarono a me, così mi bloccai all’istante. “Oh, molto interessante potete comandare il vostro avversario col canto e ferirlo con le urla! Che bello!!!Ne siamo entusiasti” disse per primo Aro, poi guardai le espressioni degli altri due e non mi parvero molto “entusiasti”, come aveva detto il loro fratello. “Aro, questa neonata sa già dominare a pieno i suoi poteri… è molto pericolosa te ne rendi conto?” disse il fratello di destra guardando in modo impaurito Aro, “Caius, non ti preoccupare fratello mio, credo che diventerà volentieri una dei nostri.” disse per tranquillizzarlo, senza però riuscirci, si misero a parlare in modo sommesso in modo da non farsi sentire, anche se io riuscì a capire lo stesso quello che si stavano dicendo: “Come hai potuto lasciarla nelle mani di Carlisle, guarda i suoi occhi sono più chiari! Deve averla fatta già passare dalla sua parte, facendole bere sangue putrido di animali: dobbiamo allontanarlo prima che crei scompiglio fra i nostri ranghi!” disse l’uomo di sinistra, “Marcus non credo sia necessario allontanarlo, anche perché se credi che ci sia già un legame fra i due, non credo sia il modo migliore per farla convertire alla nostra causa…” disse in modo paziente Caius, Aro sembrava molto pensieroso e guardò la proposta di Marcus con un certo piacere, poi scrollò la testa a mo di ammonimento verso qualche pensiero che gli era passato per la testa, “Lasciate che ci pensi io fratelli, credo di aver trovato una soluzione.” disse Aro voltandosi verso di me. “Cosa dobbiamo fare con voi, mia cara? Spero che troveremo insieme una soluzione. Carlisle mio caro amico avvicinati per piacere.” alla domanda di Aro non risposi anche perché sembrava una domanda retorica, e aspettai che Carlisle fosse vicino a me per tranquillizzarmi dalle parole che avevo udito prima da Marcus. “Potete darmi gentilmente la vostra mano, mia cara?” chiese con voce melliflua porgendomi la sua mano in modo caritatevole, io lo guardai impaurita poi mi voltai verso Carlisle per avere una conferma che non mi avrebbe fatto del male, lui mi annuì e abbozzò un mezzo sorriso, tesi la mano tremante verso Aro, e lui la strinse nella sua palmo contro palmo, e con l’altra con fare indagatore massaggiava il dorso della mia mano, come se stesse contando le vene e i capillari presenti su questa. Il suo sguardo era perso in un mondo a me sconosciuto, mi guardava negli occhi, ma poi capii che guardava non me ma dentro di me… mi stava leggendo la mente e i ricordi. Dopo qualche istante mi lasciò dolcemente la mano e guardò poi Carlisle e porse anche a lui la sua, lui senza indecisione gliela strinse subito, e mi guardò senza la minima preoccupazione. “Uhm c’è uno strano legame fra di voi, da parte di uno e dell’altra. E’ la prima volta che mi capita nella mia vita d’immortale. Comunque il punto che mi sta più a cuore è il fatto che tu abbia disubbidito ad un mio ordine, amico mio.” disse Aro guardando Carlisle, “Mi spiace mio signore di aver trasgredito un tuo ordine, ma è stata una richiesta di Roxanne a pormi in dovere di decidere in quell’istante.”rispose con tono pacato, io lo guardai un po’ preoccupata, poi Aro guardò me, “Ho visto la sua richiesta, ma non capisco il motivo di tale scelta… Potete dirmelo voi cara?”, io indugiai un attimo e poi parlai: “Ho fatto questa scelta perché non voglio uccidere la gente. Visto che la mia situazione attuale è stata decisa da altri, non intendo far sì che qualcun altro possa mettere mano all’andamento del mio destino, e alle mie decisioni. Voglio poter scegliere di non diventare un mostro, spero che questo non rattristi i miei signori.” I tre fratelli si guardarono stupiti, Aro si voltò a fissarmi con sguardo strano, e poi scoppiò in una risata stranamente isterica… “Capisco, la vostra decisione non fa una piega! Però dovete dirmi se volete essere parte della mia guardia privata per far rispettare le nostre leggi agli altri vampiri come noi nel mondo… che ne dite?” chiese Aro dopo aver smesso di ridere, “Non mi sento in grado di adempiere a ciò che mi chiedete. Mi spiace ma la mia risposta è no.” risposi io, “Beh allora, credo però che dovrò punire il nostro amato Carlisle per aver disubbidito ad un mio ordine…” disse con tono sadico, io mi infuocai di rabbia e gli urlai contro, questi fu subito raggiunto da una donna che si mise alle sue spalle e in qualche modo lo difese dal mio attacco. “Non costringermi a punire anche te mia piccola infante!!” disse Aro con tono sprezzante, Carlisle mi trattenne cingendomi alla vita con le mani, io in quel momento sentii salire un fuoco per la mia gola e la mia bocca si riempì di veleno, i miei canini erano spuntati da soli all’esterno per via della rabbia, però al contatto con Carlisle si ritrassero pian piano, e mi calmai quasi subito. “Punite me!!Ve ne prego, non fategli del male, ve lo chiedo in ginocchio!!!” i miei occhi si riempirono di lacrime e Carlisle mi baciò la guancia e di disse in un sussurro rapido: “Non temere per me, non mi ucciderà… ora devi calmarti se no sarà più difficile per me lasciarti alla mercé dei Volturi.”. Mordevo le mie labbra in modo affannoso, non riuscivo a capire quale fosse il piano di Aro, e avevo paura. Aro osservava la scena un po’ amareggiato, ma non era per nulla stupito della mia reazione sapeva che avrei scelto il buon Cullen. “Ora puoi allontanarti Renata, non mi serve più la tua protezione, ti ringrazio.” la donna alle sue spalle lo guardò stupita, “Ma mio signore, ne siete sicuro?” lui non rispose ma annuì solamente, lei ubbidì e si allontanò e si rimise nella sua postazione. “Credo che tre giorni in cella sia una pena quasi troppo benevola per te Carlisle, spero che tu capisca la gravità della situazione che hai causato…”si fermò un istante per fissarmi e vedere la mia reazione e poi proseguì “…Io ti rispetto molto amico mio, ma questo tuo gesto da te non me lo sarei mai aspettato. Sai quello che prova per te questa neonata?” chiese indicandomi, Carlisle si irrigidì di colpo, mi guardò e rispose “Credo che lei si sia affezionata a me… Però credo anche, che voi lo sappiate meglio di me, e sapete anche quello che provo per lei. Comunque mio malgrado mi rendo conto di aver creato scompiglio nei vostri piani e quindi accetto il vostro verdetto. Però chiedo, in modo umile, di lasciare agire per proprio conto Roxanne, in questi tre giorni, potete farlo?”, io sentii la sua mano cercare la mia e l’afferrai in modo istintivo il suo contatto mi creava un enorme piacere. Marcus era tremendamente impaziente di tagliare qualche testa, e lo si leggeva dal suo sguardo, Caius invece era tremendamente annoiato. “Amico mio, credo che abbiamo trovato un accordo, anche se penso che metterò solo un limite a queste pretese: lei può andare dove vuole ma solo nel limitare della mia proprietà… Ne convieni che è più giusta così la tua proposta?” disse con voce suadente, Carlisle annuì e si inchinò in modo profondo e fece fare lo stesso anche a me. Lo guardai mentre lo incatenavano mani e piedi senza poter far nulla, il mio cuore era pieno di dolore e non riuscivo a trattenere le lacrime, lui mi guardò dolcemente e prese il mio viso fra le sue mani, mi baciò le lacrime fino ad arrivare a pochi centimetri dalle mie labbra dove si fermò titubante e disse in un sospiro profondo: “Credo di amarti, Roxanne…”, mi strinsi a lui e lo baciai teneramente e lui rispose a quel bacio, al sapore di acqua salata, con un sospiro di piacere.






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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Voglia di libertà ***


Un giorno passò lento e inesorabilmente mi fece sperare che gli altri non fossero stati altrettanto colmi di snervamento. Quella sera la mia sete crebbe a dismisura e pensai che forse anche Carlisle era nella mia stessa situazione. Non riuscivo a non pensarlo solo in quella cella buia senza nemmeno qualcuno che gli portasse del sostentamento, non mi era stato permesso di vederlo, perché Aro pensava che l’avrei potuto liberare per poi scappare con lui lontano: in effetti questa idea sfiorò i miei pensieri, ma non la volli attuare, per non rischiare che facessero ulteriormente male all’unica persona che mi aveva dimostrato del bene in questa mia nuova vita di immortale. Durante il giorno venivo sorvegliata da un certo Alec, un ragazzetto che al quanto pareva era fratello di Jane, mentre alla sera gli dava il cambio un omaccione grande e muscoloso di nome Demetri: erano abbastanza silenziosi, ma quando parlavano con me non erano nemmeno troppo antipatici, a differenza di Jane che era ancora in collera con me per averla resa inoffensiva con un solo colpo del mio potere, che a mio avviso, avevo utilizzato solo per difendermi, ma a quanto pareva lei non era dello stessa linea di pensiero.
Il terzo giorno non resistetti alla sete e decisi di cercarmi qualcosa di cui nutrirmi. Mentre facevo un giro di perlustrazione dei giardini della immensa villa, sempre seguita dall’inseparabile Alec, mi accorsi di un bel cervo al limitare della staccionata che marcava i confini del piccolo bosco in miniatura della tenuta: Alec sembrava aver capito che volevo prenderlo, mi guardò e sorrise allegro, “Non ti è permesso uscire, lo sai… anche se non approvo questa tua dieta, credo che se ti aiuto non mi succederà nulla, quindi desideri che te lo porti?” chiese indicandomi il cervo, io lo guardai un po’ stupita e poi gli sorrisi annuendo in modo bambinesco, lui ne fu entusiasta e corse in pochi attimi verso il cervo e gli balzò sopra e con un colpo veloce delle mani gli spezzò il collo e me lo portò trotterellando fra gli alberi, “A lei madama, il pasto è servito!” io senza nemmeno ringraziarlo mi fiondai sul collo dell’animale e bevvi il suo sangue, che era ancora caldo e piacevolmente profumato di muschio e fiori di campo. Alec era tremendamente schifato da quella scena e quindi si voltò e si allontanò qualche metro per non sentire i miei canini avidi del sangue del cervo che maciullavano la sua carne. Appena sentii che non c’era più linfa benefica per il mio organismo da trarre da quella carcassa, la presi e la deposi vicino allo steccato. Non ero ancora sazia, guardai Alec titubante e gli chiesi in modo gentile: “Alec, amico mio, potresti eventualmente catturarmene un altro?”, lui mi guardò alzando un sopracciglio, forse era sorpreso che non avessi ancora placato la mia sete, si avvicinò a me e allo steccato, io annusai l’aria e gli indicai nella selva della foresta, “Vedo che sai usare bene l’olfatto per essere una neonata!Te ne prenderò solamente uno però, e spero che questa volta ti basti… Sai dirmi precisamente dove sono e quanti sono? Voglio metterti alla prova!” disse Alec guardandomi in modo malizioso, io risi divertita e gli risposi dopo aver annusato la scia dell’odore che emanava il branco di cervi, “Sono vicino ad un ruscello poco lontani da qui sul pendio orientale, sono in cinque uno di loro è zoppo, infatti ha il respiro affannato… Sei soddisfatto Alec?”, lui mi guardò in modo indefinito e poi annuì in modo compiaciuto. “Aspetta qui e non metterti nei guai, mi raccomando!” disse Alec prima di sparire nella boscaglia, io lo aspettai fiduciosa. Una voce inconfondibilmente melliflua e suadente al tempo stesso, mi chiamò alle mie spalle: era Aro. “Mi sbaglio mia cara o ti avevo ordinato di non andare al di fuori della proprietà? E il mio infante dove si trova?”chiese indagatore avvicinandosi con quel suo incedere lento e snervante, “Non sono uscita dai confini mio signore! Alec è stato molto gentile, e mi è andato a prendere un altro cervo per pranzo.” Aro mi guardò con fare sospetto non disse nulla, e attese il ritorno di Alec assieme a me. Io non ero molto allegra quando Aro si presentava sovente a fine serata per controllare se stessi bene e che i suoi “cari” stessero altrettanto in salute, in fondo ero pur sempre una vampira neonata e questo per lui era un pericolo più grande di quanto io me ne rendessi conto. Però era strano vederlo passeggiare di giorno. “Avete passato bene la notte? Siete la prima della nostra specie a dormire, sapete Roxanne?” disse Aro con tono dolce, “Sì ho dormito bene, anche se Demetri era molto rumoroso ieri sera… Si me l’ha detto anche Carlisle, voi sapete perché sento questo bisogno incondizionato di riposare?” dissi sorridendogli, lui rispose con altrettanto sorriso, “Non saprei, penso che alcune abitudini avute in vita poi si ripetano in modo più accentuato in questa vita d’immortali… Questa è solo una supposizione però, perché non mi ero molto soffermato su questo vostro aspetto stravagante.”, anche se aveva molti anni alle spalle per lui ero un mistero, e questo un po’ mi inquietava: essere una diversa fra i diversi. Vidi infine con scatto felino uscire dalla radura Alec tutto sorridente con la mia preda sulle spalle. “Sei stato velocissimo!” dissi guardandolo scavalcare la staccionata e pormi il cervo ai miei piedi, Aro guardò perplesso Alec, forse per il suo comportamento troppo servizievole. “Spero che il suo sangue sia ancora caldo, non potevo fare più in fretta.” mi disse un po’ amareggiato, notai che Aro ci stava ancora guardando senza proferire alcuna parola, lo fissai un istante poi mi avventai nuovamente sulla nuova carcassa per placare di qualche altro tono la mia sete, ed Alec come aveva fatto poco prima si voltò per non guardare lo scempio di quel povero animale, invece Aro era estremamente curioso e quindi si avvicinò di qualche passo per osservarmi meglio. Questo cervo era più anziano di quello che avevo bevuto poco prima, sapeva di uno strano sapore, ma non vi feci molto caso, volevo essere al meglio per l’indomani che avrei potuto rivedere finalmente il mio adorato Carlisle, anche perché non volevo essergli un peso e volevo dimostrargli che ero in grado di gestire la mia sete anche senza la sua presenza. Appena ebbi finito mi voltai verso Alec e lo ringraziai. Aro diede ad Alec disposizione di tornare alla villa , poiché avrebbe passato lui la giornata con me. Io non ne fui molto entusiasta, e Alec sembrò anche lui molto triste all’idea di tornarsene da quella vipera di sua sorella. Aro mi prese per mano e passeggiò con me nel giardino, portandomi, con il suo incedere lento, ad un piccolo angolo paradisiaco pieno di fiori e cespugli di rose ognuno di una tipologia differente di rosa, e rampicanti lungo il pergolato che racchiudeva quel luogo, con al centro una fontana bellissima con un grande basamento per potervici sedere tranquillamente senza essere bagnati dagli spruzzi d’acqua. “Vi piace questo posto, mia signora?” chiese Aro facendomi sedere sulla seduta della fontana, “E' meraviglioso, non ho mai visto tanta bellezza in tutta la mia vita...” quella affermazione era quasi un eufemismo, visto che ero non ero più viva. Lui prima di sedersi colse una rosa che sembrava essere sbocciata in ritardo rispetto alle altre e me la porse con fare gentile, “La più bella rosa del mio giardino per voi mia cara, che sie il fiore più bello fra tutti quelli che io abbia colto in piena giovinezza.”, rimasi un attimo imbarazzata a quell'affermazione, non mi ero mai considerata una donna attraente, avevo un certo fascino ma non ero di certo bellissima. Io la presi goffamente dal suo palmo teso verso di me e mi punsi con una spina, lui mi prese la mano e baciò la ferita, io rimasi un attimo pietrificata da una scossa di piacere che mi percorse tutta la schiena, lui alzò lo sguardo e disse: “Dovete stare attenta, mia signora, non esiste rosa senza spine...”, era un grande ammaliatore dovevo ammetterlo, ecco perché mi ero fatta incantare così facilmente quella sera dopo il mio concerto. “Perché mi avete abbracciata, mi signore?”, beh la domanda era quasi banale, anche perché Carlisle vi aveva già risposto in modo esauriente, ma mi interessava sentire qual era la sua versione. “Mi avete incantato col la vostra voce, non avevo mai udito una voce così bella negli anni che ho vagato su questa terra. Mi avete stregato, in una maniera a me ignota, mi avete reso succube di voi dal primo momento che vi ho vista...”, le sue parole erano sincere, mi guardava con aria serena, mentre continuava con le sue dita vellutate e delineare tutta la superficie della mia mano, era un momento di estrema quiete, era da molto tempo che non provavo quella sensazione di pace interiore. Ad un tratto si interruppe e si avvicinò a me col suo viso, e si mise col l'altra mano a sfiorarmi leggero il mio profilo e il collo. Provai una vampata di eccitazione seguitarmi in tutto il corpo fino a toccare gli angoli più lontani della mia essenza, lui era perso a guardare il mio viso, in ogni suo millimetro di pelle, estasiato. Si avvicinò lentamente alle mie labbra con fare cauto e mi sfiorò le labbra con le sue e poi con le dita umide dell'acqua della fontana le bagnò delicatamente: ero completamente sopraffatta da quelle emozioni e da lui. Aro si avvicinò nuovamente e mi baciò con più passione: era un'apoteosi di piacere. Le sue mani percorrevano il mio corpo, con fare bramoso e sensuale, sentivo una voglia che cresceva, lo volevo, e lui voleva me...
...Ma un certo punto mi ritrassi brutalmente: come potevo fare questo a Carlisle? Lui era in cella per colpa mia! Lui mi aveva detto che mi amava, non Aro!
“Ho fatto qualcosa che non avete gradito mia signora?” chiese preoccupato, “No, mio signore ho fatto io una cosa che non dovevo fare...Ho lasciato agire il piacere della carne invece della testa. Ora sicuramente vi avrò illuso inutilmente mio signore, e me ne dispiaccio grandemente...ma io provo quello che voi provate per me, per messer Cullen...Vi prego di...”, non potei finire la frase, che lui mi bloccò mettendomi una mano sulla bocca delicatamente, “No, Roxanne non colpevolizzate voi stessa. Vi volevo e vi ho indotto io a volermi pochi istanti fa, non eravate voi. Sono io che devo chiedere il perdono e non voi...Io vi amo Roxanne, per quello vi abbracciata alla vita immortale, volevo che diventaste mia per sempre! E invece il caso ha voluto che voi, vi innamoraste di un altro. Potete perdonarmi, mia signora?” mentre parlava delle lacrime gli solcarono il viso, era strano vederlo in quello stato, “Vi perdono, mio caro Aro...e vi comprendo molto bene: al cuore non si comanda. Oggi ci siamo concessi una libertà troppo grande, però in fondo ne è valsa la pena, sia per me che per voi. Non vi pare?” gli sorrisi dolce e gli diedi un bacio sulla guancia umida per via delle lacrime, lui abbozzo un sorriso e sospirò, “Ecco cosa mi piace di voi mia signora: che non serbate rancore alcuno e siete dolce con tutti, anche con chi non se lo meriterebbe. Comunque sì avete ragione, oggi per me è stato un giorno speciale, che non scorderò mai, vi ringrazio per la vostra sincera amicizia, bella Roxanne...Vogliamo rientrare che ne dite? Anche perché credo che sarete impaziente di rivedere il mio caro amico Carlisle, non è così?”, disse mentre si avviava verso l'esterno del pergolato, io lo raggiunsi e lo abbracciai e lui rispose all'abbraccio accarezzandomi la testa. In fondo era una persona buona. “Vi ringrazio!!Con tutto il mio cuore!!”, “Voglio solo che siate felice...non chiedo altro.” rispose lui baciandomi il capo. Ripercorremmo così il viale alberato verso la villa, con Aro che mi porgeva il suo braccio come appoggio e io che mi cingevo a lui teneramente come una bambina troppo cresciuta.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Al chiaro di luna (punto di vista di Carlisle) ***


La cella dove mi avevano segregato era l'unica che non avesse finestre o almeno una feritoia per poter vedere la luce del sole, forse perché non volevano che scappassi via, anche se sarebbe stata un'idea allettante, se avessi avuta l'occasione propizia, anche se sapevo che se l'avessi fatto avrebbero fatto del male a Roxanne, e non potevo permetterglielo.
I ratti erano di casa in quel luogo, fortunatamente per me avrei avuto qualche spuntino di cui cibarmi almeno, anche se a dire il vero erano disgustosi, ma c'ero già abituato a quella vita: nei ghetti di Londra non avevo fatto altro che cibarmi di quelle bestiacce. Non so che ora fosse, poiché sembrava sempre notte in quel posto tetro e umido. I topi percorrevano zampettando per tutto il perimetro della cella, nascondendosi di tanto in tanto nel mio giaciglio fatto di fieno e stracci per riposarsi: non avevano una vita molto intensa. Il soffitto era colmo di ragnatele: su una di essa si era depositata dell'umidità che faceva brillare ogni suo singolo filo di tessitura, ero rimasto per più di un'ora a fissare con quale bravura quel ragno di terra la stesse tessendo. Mi misi a fissare le catene alle quali ero stato messo: i polsi come anche le caviglie non rimarginavano le proprie piaghe...avevo bisogno di sangue, ero troppo debilitato non avrei resistito ancora per molto. In quel momento sentii dei passi avvicinarsi verso la segreta dal corridoio antistante ad essa. Era Demetri con un grosso cervo sulle spalle. “Padron Aro mi ha mandato da te con questo regalino.” disse con tono divertito, aprendo la cella e cacciandomi a terra la povera bestia esanime, “E come mai tanta gentilezza da parte sua?” chiesi beffardo, “Vuole che tu sia in forze, perché gliela chiesto la “Lady Rossa” di farti questo piacere. Poi quando hai finito, ti devo portare a fare un bagno, perché puzzi mio caro!” disse una vocina fastidiosa dietro di lui, era Heidi, la solita lecca piedi del suo amato Aro: tanto bella quanto stupida. “La “Lady Rossa”?” chiesi stupito di quel nome, “Si è così che chiamano la tua fanciullina, Marcus e Caius, e si divertono al quanto a vedere Aro fare tutto quello che lei gli ordina, come se fosse il suo cagnolino personale. E' molto spassoso!” disse Heidi sogghignando divertita, “Heidi porta un po' di rispetto per padron Aro!” disse con tono cupo e minaccioso Demetri, “Va beh era tanto per dire, che guasta feste che sei!” rispose impettita lei girandosi dall'altro lato: una bambina piccola avrebbe avuto più personalità di lei sicuramente.
Bevvi con foga dalla preda che mi era stata portata, e dopo che ebbi finito Demetri mi libero dalle catene e lui e Heidi mi accompagnarono ai bagni dove avrei potuto togliermi tutto quel sudiciume di dosso.
“Questo l'ha scelto “lei” per te.” disse Heidi mostrandomi un completo damascato beige tendete al color del grano che teneva in mano, “Ha detto che si intona con i riflessi dei tuoi capelli...bleah che cosa stucchevole!”, Roxanne aveva pensato a me tutto il tempo: di ciò ne fui molto entusiasta.
Dopo che finii di fare il bagno mi vestii e i miei due guardiani mi accompagnarono nuovamente in direzione, questa volta delle mie stanze.
Lei era là, seduta nella mia poltrona vicino al camino, e appena mi vide si alzò e mi accolse con un sorriso dolcissimo. Mi precipitai verso di lei e la abbracciai, il suo profumo, i suoi occhi, il suo viso, i suoi capelli mi era mancato tutto di lei in quei tre giorni di reclusione. Era bellissima: indossava un abito verde malachite, che delineava ogni sua curva in modo perfetto. Io suoi occhi erano lucidi per la gioia. Quanto la volevo, quanto la desideravo: senza pensare se i due scagnozzi di Aro se ne fossero andati, la baciai con passione. Sentii una porta sbattere: finalmente soli. “Come state mia amata?”, mi sorrise ancora e disse con voce dolce e soave, che avevo quasi scordato: “Sto benissimo ora che vi ho di nuovo al mio fianco mio adorato Carlisle.”, “Aro vi ha fatto del male?” chiesi impaziente di sapere perché aveva quell'atteggiamento premuroso nei confronti di lei, “No, anzi si è premurato lui di farmi avere tutto quello che più mi aggrada, è stato molto buono, vi ha fatto uscire un po' prima della scadenza della pena, non trovate che sia stato gentile, nonostante tutto?” disse carezzandomi i capelli, “Credo di sì, l'importate per me è che non vi abbia fatto del male in mia assenza.”detto ciò la presi per i fianchi e la condussi dolcemente verso il letto, lei mi guardò con aria maliziosa e si distese sulle lenzuola. Con estrema calma le slacciai il vestito e poi il complicato corsetto che sembrava inespugnabile, lei mi sfilò dolcemente il panciotto di velluto e la camicia di seta. Erano da parte di entrambi un susseguirsi di movimenti sinuosi e piacevoli. Il suo corpo era qualcosa di meraviglioso: la sua pelle bianca illuminata dalla sola luce del fuoco era così pura quasi da sembrare neve immacolata. Carezzai dolcemente ogni centimetro del suo corpo, soffermandomi più volte su i suoi seni e sul suo monte di venere: i suoi ansimi di piacere mi soddisfacevano piacevolmente. Le sue areole si fecero turgide al contatto con le mie labbra e la mia lingua: lei ansimava più forte. La mia mano scese verso la sua intimità e sentii il suo piacere come se fosse stato mio. Il mio viso era immerso nelle sue curve, il suo profumo si faceva sempre più intenso, quasi da rendermi pazzo. Sospirammo in all'unisono e il suo piacere crebbe quando la mia bocca toccò il suo profondo: la baciai tutta. Lei in un piacevole sussurro sospirò: “Vi voglio amore mio...”. Tolsi gli ultimi indumenti dal mio corpo ed insieme a lei ci mettemmo sotto le lenzuola. La abbracciai questa volta con tutto il mio corpo e mi misi sopra di lei delicatamente, volevo entrare in lei, però avevo paura di farle male...lei se ne accorse di questa mia titubanza e mi strinse a se con le sue cosce. Io questa volta non potei esitare: entrai in lei e feci pochi movimenti lenti, e Roxanne invece di proferire qualche lamento sospirò e reclinò la testa all'indietro...stava provando piacere? “Roxanne, cara vi ho fatto male?”, “No amore mio, vi prego continuate...mi piace da impazzire.”. Sentivo ad ogni mio movimento crescere in me un fuoco, il mio ritmo aumentò quando lei mi sospinse ancora di più in lei...Roxanne urlò eccitata e io esplosi dentro di lei: avevamo raggiunto il picco del nostro piacere, insieme.
“Amore mio come state?” le chiesi baciandole il collo, “Sono in Paradiso e nessuno me l'ha detto...Sto benissimo per essere un morto che cammina su questa terra!”dopo la sua risposta si mise a ridere e io risi di gusto insieme a lei, “Vi amo, Roxanne...credo di essermi perso in voi appena vi ho raccolto in quel vicolo.”, “Ed io come voi: mentre esalavo il mio ultimo respiro di umanità vi vidi portarmi via fra le vostre braccia, e lì mi innamorai di voi, messer Cullen.”, i suoi occhi erano già del colore dei miei, erano però tendenti ancora all'arancio, ma erano comunque bellissimi, la baciai e lei mi abbracciò tenera e rispose al mio bacio con estrema tranquillità. “E' sera ora: che ne dite di venire con me a vedere la luna?” disse sedendosi a gambe incrociate sul letto con i capelli che le scendevano come onde fluenti sui suoi seni, “Nudi o vestiti mia signora?”, chiesi io ridacchiando divertito mentre giocavo vicino a lei con una ciocca della sua capigliatura, lei mi guardò seria poi non riuscì a trattenersi e scoppio in una fragorosa risata: era stupenda quando rideva, non potevo far altro che gioire con lei. “Io verrò dovunque la mia “Lady Rossa”, desideri.”, “Anche voi con questo nomignolo? Odio Marcus! Me l'ha dato lui e ora tutti mi usano questo appellativo per chiamarmi...speravo che almeno voi non l'avreste detto...”, “Mia cara stavo solo scherzando, se non vi piace non vi chiamerò mai più così, va bene?”, lei mi sorrise e mi baciò fugacemente e scese di corsa dal letto e si diresse verso il mio scrittoio dove prese un cofanetto porta gioie. “Queste cose l'ho fatte fare per me e per voi...Ho visto il simbolo della vostra casata su uno dei vostri libri di famiglia e ho pensato che sarebbe stato bello poter avere un ricordo tangibile della sua esistenza, così ho fatto fare queste cose da un mastro orafo...”, guardai il cofanetto con un certo stupore, lo aprii e vi trovai un anello, e due spille assieme a due collane, tutte con il marchio della casata dei Cullen: erano fatti di oro bianco e le parti dello stemma erano impreziosite da piccole pietre nere luccicanti alternate a piccoli diamanti. “Sono bellissimi mia signora!”, “Sapevo che vi sarebbero piaciuti! Logicamente questo e quello sono per voi e gli altri due per me!”, indossai subito l'anello, mi dava un non so ché di regale, lei mi chiese di allacciarle la collana: era stupenda, il suo collo era bellissimo già di per se da solo, ma il pendente accentuava quella sua perfezione statuaria. Raccolse i miei vestiti e me li porse. Mentre si vestiva notai una voglia sulla schiena nell'interno della sua scapola: aveva la forma di un cuore. Mi avvicinai per esaminarla e lei lo notò subito: “Guardate la voglia, vero? Ce l'ho da quando sono nata, ha una forma davvero particolare.” disse lasciandomela toccare con la punta delle dita. “Andiamo a passeggiare al chiaro di luna...”disse prendendomi per mano, io senza esitazione mi lasciai condurre dai i suoi passi leggiadri quasi come se stesse danzando verso i giardini della villa.
Il giardino era cosparso di lanterne ad olio colorate: sembrava aver organizzato tutto nei minimi dettagli, e ciò mi rese davvero felice. Lei sembrava soddisfatta del proprio lavoro e io la stavo adulando per la sua bravura innata per creare delle così belle sorprese. Arrivammo dunque ad pergolato che ospitava al suo interno una bellissima fontana. In terra giacente a fianco ad essa c'era un giaciglio con delle coperte e molti cuscini, da li si poteva vedere in modo perfetto il cielo con i suoi astri e le sue stelle. Lei si posò sull'improvvisata alcova e mi invitò a distendermi affianco a lei. Tutto era come se fosse stata una fiaba, sembrava di vivere un sogno divenuto realtà: io avevo smesso di sperare qualche tempo fa sul fatto se avrei, o meno, trovato la donna che mi avrebbe reso felice, visto che non ero più un uomo, ma un temibile mostro. Il profumo di quei fiori avvolgeva l'aria e la rendeva leggera e rilassante.
“Vi amo moltissimo mio signore...Siete stato dolce con me dal primo istante, e spero che sia così per l'eternità che avremo da vivere insieme. Sono vostra e non vi lascerò mai, lo giuro!” disse tenendo le mie mani vicino al suo petto, come per farmi udire il suo cuore, che anche se era ormai inanimato, che pulsava in modo simbolico per quello che provava per me, e io ne fui, in modo profondo, estasiato da questo suo giuramento d'amore. “Mia signora io amo voi, allo stesso modo in cui voi amate me. E prometto che vi proteggerò affinché nessuno possa separare questo nostro amore.” detto questo la baciai con ardore e facemmo nuovamente l'amore: era ancora più bello di pochi istanti prima.
Rimanemmo lì abbracciati nei nostri attimi di piacere sotto il chiarore della luna per l'intera notte, fino all'alba di un nuovo giorno.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Il tradimento. ***


Passarono i giorni, le settimane, i mesi ed io e Carlisle eravamo sempre più in sintonia perfetta, non c'era nemmeno che parlassimo: un semplice sguardo e capivamo benissimo che cosa volevamo dirci l'un l'altra.
Aro, era occupato fortunatamente con una sua nuova conquista, di cui non ricordavo il suo nome, ma questo non impediva di darci ordini: non ci permetteva di uscire dalla villa, ma questo a me non importava, mi bastava che stessi con Carlisle, il resto era solo un futile dettaglio.
“Vorrei farvi vedere dove sono nato, vorrei potervi portare lontano da questo posto infame! Odio questa situazione, voi come fate ad essere così serena nonostante tutto?” mi disse amareggiato il mio compagno, “Tesoro mio non dovete crucciarvi in questa maniera, ne va della vostra salute mentale! Fate come faccio io, non pensateci, e non date a vedere il vostro malumore, e sono più che sicura che ben presto Aro si stuferà di vedere le nostre facce felici!” risposi io sedendomi sulle sue ginocchia, “Forse avete ragione...avete delle doti che alcune volte invidio, sapete?” disse massaggiandomi dolcemente il collo e la schiena, “Siete geloso di quello che sono?!” risposi io con sguardo incuriosito, “Non ho detto questo mia cara...Siete perfetta in tutto, sapete come comportarvi in ogni situazione, alcune volte vorrei essere perfetto e speciale come lo siete voi, era questo che volevo intendere...”, “Non sono per nulla perfetta, e voi lo sapete meglio di me! Siete voi la persona migliore che io abbia mai conosciuto: voi siete speciale non io!” detto questo mi alzai un po' offesa per la sua scarsa fiducia che dimostrava a se stesso, e uscii dalle sue stanze.
Ormai il giardino era la mia casa: mi misi a potare le rose e a togliere le erbacce dalle aiuole . Nel mentre coltivavo ancora una volta la mia passione per il giardinaggio, mi accorsi di essere osservata...
“Cara, è da molto che non mi fate visita, perché non facciamo due passi e parliamo un po'?”, era Aro, stranamente era vestito di blue, ed indossava una camicia a balze sotto il giacchetto: era una novità vederlo vestito con toni allegri, solitamente era sempre in nero. “Va bene mio signore...”mi alzai e presi la sua mano che mi porse immediatamente appena arrivai accanto a lui. “Come vanno le cose col vostro amato?” chiese in un sorriso, “Bene, a parte oggi... ho avuto un comportamento poco felice con lui, e ora me ne pento, sono venuta qui in giardino per liberare la mia testa dai cattivi pensieri e per trovare un modo per scusarmi.”, lui mi guardò pensoso, “Volete che parli con lui?” chiese infine, “No ho sbagliato io, ed intendo rimediare io soltanto!”, “Come desiderate...ma qual'è il motivo che ha scaturito il vostro litigio, se mi è permesso?” disse con tono dolce e comprensivo, “Si sente inferiore a me ed è triste perché non può andare via dalla tenuta per farmi conoscere il mondo.” dissi tristemente, “Avete litigato per una cosa così banale mia signora? Mi deludete fortemente! Siete una donna forte e orgogliosa, ma siete anche umile in fondo. Dovreste smettere di sentirvi ininterrottamente sotto esame...Siete libera ora di fare ciò che volete, vi do il permesso di partire. “ disse in un dolce sorriso baciandomi la fronte, “Avete cambiato idea mio signore?” dissi stupita, “Si siete libera di viaggiare dove vorrete col vostro amato.” rispose Aro, “Sono un po' confusa mio signore, fino a ieri non volevate che ce ne andassimo dalla vostra residenza, e ora, ci lasciate andare? Cosa vi ha fatto cambiare idea?” lo guardai incuriosita dal suo nuovo atteggiamento, lui sospirò e si mise ad massaggiare le mie mani fra le sue, “Voglio il vostro bene, e vedervi triste mi affligge in modo deleterio: in fondo sono stato io a crearvi e sento le vostre emozioni meglio di qualunque altro. Quindi è questo il motivo per cui vi lascio partire, voglio vedervi sorridere veramente, non solo col viso ma anche col vostro animo...” quelle sue parole mi strinsero il petto di estrema malinconia e dalla profondità delle sue parole che avevano colpito nel vivo i miei sentimenti, mi misi a singhiozzare per via delle lacrime che stavo cercando di trattenere. Lui mi abbracciò dolce e mi strinse forte a se, “Vi amo troppo per vedervi in questo stato, mia adorata Roxanne...”disse in sussurro vicino al mio orecchio, “Siete buono con me, e ora mi sento in debito con voi per questa vostra gentilezza così grande...” dissi guardandolo negli occhi, “Voglio ancora un vostro bacio e il vostro sapore sulle mie labbra, e così il vostro debito sarà estinto e potrete partire stasera stessa con messer Cullen...”, la sua richiesta era molto infida ma cosa mi costava, sarei stata finalmente libera con Carlisle e lui sarebbe stato felice e io con lui. Si avvicinò a me e come quella volta vicino alla fontana, mi baciò. Le sue labbra seguivano in un dolce movimento le mie e la sua lingua sfiorava la mia e bagnava sensualmente le mie labbra: io ero stranamente eccitata e volevo che continuasse, cercai un modo per non rispondere a quelle sue provocazioni sensuali, ma non ce la feci. Il mio collo e il mio seno sentirono le sue labbra e le sue dita assaporare il mio sapore, e io stavo provando piacere, dovevo farlo smettere, però avevo paura che poi ci avrebbe ripensato alla sua promessa. Presi il suo viso fra le mani e lo baciai con impeto, lui mi strinse a se con foga e mi sospinse contro un albero in modo talmente impetuoso da farlo muovere in modo talmente violento che pensavo si sarebbe spezzato sotto i suoi movimenti turbinosi. Non resistevo più a lui ormai mi ero addentrata in luogo di perdizione, non potevo più controllarlo o fermarlo, ero sua succube. Non so come ebbi la forza di farlo ma lo feci: lo staccai da me e lo scaraventai contro un albero adiacente, che si spezzò inequivocabilmente. Cosa avevo fatto? Ero impazzita? Lui si alzò immediatamente e si pulì la bocca dal sangue che gli stava uscendo dal labbro inferiore, si voltò verso di me io impaurita scappai verso la tenuta, verso le stanze di Carlisle.
Entrata di corsa nella sua stanza lo trovai intento a scrivere al suo scrittoio. “Amore dobbiamo andarcene in fretta, ho fatta una cosa che non avrei dovuto fare e ora rischiamo di pagare le conseguenze!” dissi in tutta fretta prendendolo per una mano, “Cara calmatevi, vi prego che cosa è successo? Non è da voi comportarvi così....il vostro vestito è strappato...come anche il corsetto...sento l'odore di Aro su di voi...che cosa avete fatto?!!!” la sua voce si fece straziata, aveva capito tutto, non mi avrebbe mai perdonato, “Non ho avuto scelta, amore mio!!! Lui mi ha detto che se volevo che fossimo liberi avrei dovuto accontentarlo...Vi prego perdonatemi!” dissi io in lacrime in ginocchio aggrappata al suo braccio, “E voi sciocca gli avete creduto?! Come avete potuto farmi questo? Ma non solo a me anche a voi stessa!! Andare con quella bestia!! Guardate cosa vi ha fatto!”, disse indicando lo scempio del mio abito, le sue parole mi laceravano il petto in modo straziante, non riuscivo a ricompormi, continuai a piangere con più strazio per non sentire le sue parole, anche se erano in quel momento giustificate, “Voi dite di amarmi e poi fate questo!Come posso fidarmi di voi?” disse allontanandosi da me per appoggiarsi a un a colonna del letto, lì sospirò e si portò le mani al viso e scoppiò in lacrime, scivolando a terra inesorabilmente. Stupida, stupida!!! Avevo ferito la sola ed unica persona che mi avesse mai amato! Mi avvicinai a lui e in modo incerto: avvicinai la mia mano alla sua spalla, e ve la appoggiai, lui tolse le mani dal viso e mi guardò con rammarico. “Come ho potuto essere così ingenuo, lo dovevo capire, quel giorno che mi aveva liberato prima per farmi stare con voi... Era già ossessionato da voi da quel giorno, e io stupido non l'avevo capito...Perché non me l'avete detto, vi avrei protetta, saremmo fuggiti subito all'istante, perché l'avete fatto? Perché?”, io suoi occhi erano vuoti in quel momento se avesse scelto avrebbe preferito morire in quell'istante dal dolore, lo sapevo perché anche io avrei augurato quella sorte a me stessa per non vedere il danno che avevo provocato nella nostra vita. Io presi il suo viso e cercai di baciarlo, lui si ritrasse: a quel gesto sentii come un coltello penetrarmi il petto. “Sarà difficile per me perdonarvi, ora è meglio che ve ne andiate...” disse tenendo gli occhi fissi sul pavimento, “No, io non vado da nessuna parte senza di voi!” dissi alzando il tono di voce, “Non rendete questa situazione ancora peggio di quella che è già...vi prego lasciatemi solo...”, singhiozzava in modo muto, e le lacrime continuavano a cadere dalle sue guance, “Va bene come volete...” mi alzai, e me ne andai.
Sapevo cosa avrei dovuto fare: uccidere Aro, almeno così saremmo stati veramente liberi dalla sua ombra di sventura.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Tormento. (punto di vista di Aro) ***


Il mio piano era semplice separare Roxanne da Carlisle, e ci stavo riuscendo benissimo, quasi alla perfezioni, c'era solamente un piccolissimo problema: come sbarazzarsi di lui? L'avevo accolto io quando aveva avuto bisogno....perché avevo questo stimolo incontrollabile di raccogliere dei randagi quando ne incontravo uno?
Lei era mia , la mia nuova creazione, nessun altro avrebbe dovuto toccarla a parte me, e io stupidamente avevo permesso a quella sottospecie di decerebrato vampiro di ghermirla al suo volere. Dovevo convincerla ad entrare nella mia guardia: in un modo o nell'altro.
Lei percepiva il nostro legame, ma ogni volta sentiva che veniva sovrastato da quello stupido sentimento che aveva insinuato in lei, come un veleno, Carlisle. Il mio ultimo tentativo forse finalmente l'aveva fatta dubitare del loro amore. Se non avesse dovuto funzionare almeno avrei avuto la magra consolazione di averla posseduta anche solo per un'istante, e di aver assaporato il suo odore pieno del piacere che le stavo facendo provare.
Quant'era bella, molto per i mie canoni, non riuscivo a mandare la mia mente altrove. Però non riuscivo a togliermi dalla testa la sua voce, il suo profumo... Tutto di lei mi faceva sentire in estasi: era perfetta.
Carlisle le aveva messo in testa quelle idee malsane sulla bontà e sul fare del bene alla gente e di non uccidere per sopravvivere, e per questo motivo lo odiavo con tutto me stesso: aveva plagiato l'unica cosa che avessi mai potuto amare, era riuscito a far sbocciare quella rosa perfetta con un solo suo tocco. Era mia, e doveva essere mia! La ferita che Roxanne mi aveva procurato non era solamente in superficie ma era anche dentro di me, nel mio petto: quel suo rifiuto improvviso dopo che mi aveva accolto fra le sue braccia, mi faceva sentire così demoralizzato...era uno schiaffo alla mia dignità.
Tornai zoppicando verso la mia dimora.
Nel tragitto incontrai la mia devota Jane che accorse verso di me preoccupata: “Che cosa vi è successo maestro? Chi vi ha fatto questo?”, “Non è nulla mia cara è stato uno stupido incidente fra me e madamigella Roxanne, non vi dovete allarmare...” risposi io accarezzandole il viso, lei avvampò di rabbia e disse: “Come ha osato, andrò a dirlo agli altri! Dovrà pagare per quello che vi ha fatto!” stava per voltarsi e correre dai miei fratelli a dare la notizia, ma fortunatamente riuscii a fermarla in tempo, strattonandola per un braccio violentemente, lei mi guardò con fare basito: non le avrei mai permesso ne lei, ne i miei fratelli, di torcere un solo capello a quella dolce e bella creatura. “Non farai nulla del genere, mia cara...sbaglio o sono io il tuo padrone?”, lei annuì con un cenno di paura, “Bene ora da brava tornatevene nelle vostre stanze e non fate parola a nessuno di quello che mi è successo, siamo intesi?”, la mia voce in quel momento si fece melliflua e maledettamente ambigua, lei mi fissava incerta, poi annuì col capo molto lentamente e poi se ne andò verso le sue stanze con altrettanta lentezza. Io continuai verso il mio alloggio, che il quel periodo era diventato tremendamente vuoto senza la presenza di mia moglie. Un fatale passo falso l'aveva potata alla morte ultima: bruciata viva per così dire davanti ai miei occhi per via degli umani, che l'avevano sorpresa in pieno giorno sotto la luce del sole e l'avevano scambiata per una figlia di satana, una strega, ma come poteva esserlo...i suoi capelli erano i più belli che avessi mai veduto e il suo viso era bello come un cammeo...forse qualcosa di Roxanne, mi ricordava lei.
Entrato nelle mie stanze, mi lasciai cadere sul letto, le lenzuola di seta mi lasciavano sentire i vecchi profumi di quando la mia compagna era ancora in vita. La tristezza sobbarcò la mia rabbia nei confronti di Carlisle e di Roxanne, non potevo far del male ne a lei ne a lui, perché lei ne avrebbe sofferto e avrebbe finito per odiarmi. Volevo solo avere qualcosa di mio, e non ci sono riuscito ancora una volta. Sono attimi bellissimi che mi sfuggono inesorabilmente dalle dita come nebbia o brezza mattutina.
Sentii bussare alla porta in modo violento: era Roxanne, non potevo sbagliarmi avrei sentito il suo odore anche a miglia di distanza. La invitai ad entrare, lei senza nemmeno pensarci si fiondò contro di me come una furia...mentre stringeva il mio collo vidi attraverso il contatto con le sue mani quello che era successo, per renderla desiderosa della mia morte: il suo amato non la voleva più per colpa mia. Avevo ottenuto il mio scopo, ma lei non voleva me...voleva solamente lui: nei suoi pensieri c'era solo lui che la guardava straziato in lacrime. Contro la sua morsa sembrò impossibile una via di fuga, non riuscivo a contrastarla, in fondo era una lotta impari: un vampiro anziano contro una neonata piena del suo vigore. Volevo lasciare che mi uccidesse, in fondo le avevo solo fatto del male, e poi forse così avrebbe placato la sua ira, però poi i miei fratelli avrebbero vendicato la mia morte e l'avrebbero trucidata assieme a Carlisle....no non potevo farle fare quella fine: usai tutta la forza che avevo in corpo e la scaraventai contro la libreria, che si ruppe inevitabilmente. Lei si alzò in un batter di ciglia e mi guardava con un ghigno di rabbia spaventoso, io massaggiandomi il collo la guardai e le feci segno di fare una tregua. “Implorate quanto volete! Non riuscirete a calmarmi, mi avete distrutto l'esistenza e mi avete fatto odiare dall'unica persona che io abbia mai amato!!Siete un mostro e meritate di morire!” disse con il viso pieno di lacrime in un urlo di rabbia che mi perforò i timpani e mi fece provare un dolore lancinante al cervello, “Vi prego calmatevi! Vi chiedo perdono!Parlerò io con Carlisle, mi scuserò e dirò che sono stato io ed è colpa mia!” dissi in preda al dolore, lei si bloccò e cadde a terra sconvolta dalle lacrime...vederla così mi rese pazzo, non riuscivo a vederla i quello stato.
Entrò nella stanza l'unica persona che non avrei voluto vedesse quella scena: era Caius che mi stava cercando.
“Maledetta!Che cosa avete fatto!!??” disse avvicinandosi a me e poi fiondandosi in modo brutale su di lei prendendola per i capelli. Io con la forza che mi rimaneva cercai di fermare quel suo gesto infame, e lui mi guardò con aria perplessa mentre lo staccavo da lei con la foga di un leone, “Questa donna vi ha reso pazzo?!Le permettete di farvi questo! Siete fuori di voi mi caro fratello!!” , disse con aria giudicatrice e schifata, “E' la mia infante non è la vostra! Lasciate che sia io a punirla!” dissi cercando di convincerlo ad andarsene, “No Aro! Voi non siete nella condizione di decidere in modo lucido in questo momento! Ci penseremo io e Marcus a lei!” disse scaraventandomi contro il letto distruggendo il baldacchino. No, non potevano! Dovevo avvertire Carlisle, lui mi avrebbe aiutato a salvarla, doveva farlo! Era sua, doveva impedire tutto questo per salvare la sua amata...io non feci in tempo ad alzarmi, che Caius aveva già portato via Roxanne. Cosa ho fatto? Come ho potuto? L'unico mio pensiero era proteggerla, ed ora l'avevo portata sulla via della morte, dovevo salvarla.
Corsi alle stanze di Carlisle e lo trovai ancora in lacrime per terra contro la sua poltrona vicino al camino. “Amico mio, non è il momento di piangere!” dissi in fretta senza pensare, lui mi guardò e mi guardò con disprezzo, si avvicinò ad un palmo dal mio viso e mi sputo sulla faccia tutto il suo veleno. Io rimasi impassibile, in fondo, me lo meritavo, e con deferenza mi pulii il viso col risvolto della manica e lo guadai serio: “Hanno preso Roxanne, dobbiamo salvarla!...è colpa mia, lei voleva uccidermi ma non ne ha avuto la forza è troppo buona e questo penso l'abbia preso da voi, purtroppo Caius è entrato e l'ha portata via, e non ho più voce in capitolo per proteggerla. Dovete pensarci voi...Siete la sua unica speranza! Portatela via da tutto questo: vi do il permesso di andare...vi prego!” dissi con un filo di voce, era la prima volta che imploravo qualcuno e poi implorare messer Cullen per me era come attuare un eufemismo bello e buono. Il suo viso si illumino improvvisamente, “Che intenzione hanno? Non vorranno ucciderla?”disse con fare allarmato, “Temo di sì, l'unica maniera è che io provi a difenderla nel verdetto, però avrò bisogno di voi per farlo!”dissi felice che avesse cambiato la sua espressione truce nei miei confronti, “L'amate, vero?” chiese Carlisle voltandosi per guardare un cofanetto sulla scrivania, “Si, ma lei non ama me, ama voi e io solo ho cercato di comprare il suo amore, e le ho mentito con false promesse, e sono dispiaciuto di aver creato questa situazione così spiacevole, potrete mai perdonare la mia stupidità?”, il suo sguardo tornò su di me e sorrise, “Forse, l'importate è che almeno vi siate fatto peso delle vostre azioni, già questo mi basta...Ora non perdiamo altro tempo andiamo a salvarla!” in men che non si dica uscimmo per andare alla sala delle udienze dove sicuramente Caius aveva portato Roxanne per giudicarla.
Non ero mai stato un credente però sperai che Dio avesse pietà di quella esile fanciulla.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Il verdetto. ***


Ero davanti a una giuria con più di cinquanta occhi puntati su di me, molti dei quali, solo la metà, per l'esattezza, conoscevo: mi sentivo spaesata e in trappola come una volpe in una battuta di caccia. Caius e Marcus discutevano fra loro animosamente, Alec mi guardava triste, era in pena per me, come anche Demetri, solamente che lui a differenza del suo amico non riusciva a guardarmi, infatti si era messo in un angolo più buio e remoto della sala e si teneva il viso in una mano, forse per nascondere qualche lacrima. Heidi e Felix invece ridevano divertiti al mio fianco tenendomi in ginocchio difronte ai tre troni uno dei quali mancava del proprio padrone. I miei pensieri erano tutti ormai per Carlisle, il mio amore, il mio tutto; la morte non mi importava più, sapevo già che mi aspettava dietro l'angolo: volevo solamente salutarlo almeno per l'ultima volta, non chiedevo nient'altro.

Le lacrime scesero colme della mia paura di perdere il mio amato, non per la rabbia o l'odio verso quella famiglia così crudele, ma per la paura di perdere l'anima mia, il mio paradiso in terra, il mio cuore ancora pulsante in questo corpo senza vita: Carlisle...

Ti prego, non mi abbandonare proprio ora...” dissi a me stessa in un sospiro di sconforto.

Sentii il portone della sala sbattere violentemente, voltai leggermente la testa per vedere chi fosse... il suo odore ormai conosciuto, lo sentivo in modo netto e pungente, “Fermate questo delirio!!!” urlò Aro oltrepassandomi e liberandomi dai miei aguzzini: i due si tallonarono da me ancora prima di essere scaraventati via dalla sua furia...mi stava salvando? Perché? Il suo odore sapeva anche di qualcos'altro... quel profumo era solo di una persona, era quello della mia metà...mi voltai leggermente e lo vidi-. Stava fermo e immobile con aria impassibile al fianco di Alec, che ora stava facendo sfuggire dai suoi occhi, anche lui, qualche lacrima come il fido compagno Demetri. “Come osi fratello? Dopo quello ha fatto, tu le permetti di essere libera senza che niente fosse?” chiese Marcus con sguardo stupito e alterato, smanioso di vedermi al patibolo, “Si è già scusata!Non era in lei in quel momento, conoscete meglio di me il comportamento illogico e mutevole dei vampiri neonati: non ha nessuna colpa!” disse Aro facendomi alzare, “Fratello, io e Marcus abbiamo convenuto, che tu non sia in grado di emettere alcun giudizio su questo caso, che abbiamo preso in considerazione noi altri, nei confronti della fanciulla.” gli occhi di Caius di fecero arroganti e Aro li guardò furioso, “Come osate?!!Se le succederà qualcosa ve la farò pagare a tutti quanti!” disse voltandosi verso i presenti, alcuni indietreggiarono perché avevano capito l'avvertimento. Carlisle con fare incerto si avvicinò a me, io gli presi inconsciamente le mani e mi strinsi a lui. “Non voglio perdervi, non mi lasciate...” dissi in una lacrimosa supplica, “Non ho mai voluto lasciarvi e non permetterò che vi facciano del male.” mi rispose portando il suo viso contro il suo, il suo odore mi circondò completamente, e il suo bacio mi riempì il cuore di gioia, temevo che non mi avesse perdonato, invece sentii le sue dita fremere sul mio collo ad ogni movimento della mia bocca sulla sua:ero ancora sua. “Aro, tu e il dottore non potete mettervi contro di noi, non sfidarci fratello, sai che siamo molto più crudeli di te se solo volessimo!” disse Marcus con aria di sfida, “Sentiamo il vostro verdetto e poi dirò se avete scelto bene fratelli...” rispose con altrettanto fervore, Carlisle lo guardò con stupore, non sapeva nemmeno lui quel che era il piano di Aro. A che gioco stava giocando? “Qualunque cosa succeda, sappiate che io vi amo, e tutte le quelle cose cattive che vi ho detto non le pensavo davvero, amore mio. Se potessi darei la mia stessa vita per salvare la vostra...”, lo fermai prima che potesse aggiungere altro alla frase e lo bacia nuovamente tenendolo stretto a me, i presenti guardarono con disgusto quella scena così mielosa e stucchevole. “Abbiamo deciso che la ragazza debba sottostare al tormento dei cento morsi e che le vengano tagliati i capelli. Starà a lei avere la forza di sopravvivere a questa piaga che a noi è parsa congeniale per il suo caso...” disse Marcus sorridendo malefico. “Questa è una pazzia! Non ce la farà mai a sostenere tutto questo! Non ve lo permetterò!!!” disse Carlisle cercando di portarmi via, ma sfortunatamente si mise sul nostro cammino Jane che atterrò Carlisle col suo potere e in un rantolo di dolore mi implorava di scappare, ma come potevo lasciarlo lì... l'unica soluzione era quella di usare il mio potere: mi misi ad urlare a pieni polmoni e tutti nella sala in modo sussultante si accasciarono a terra tappandosi le orecchie, gli unici che rimasero illesi furono i tre fratelli protetti dallo scudo di Renata. Mi voltai verso il mio amato: era svenuto! Cosa avevo fatto?! Avevo fatto del male anche a lui! Accorsi per tenerlo comodamente fra le mie braccia. “Mia cara, il vostro sangue è forte, vi ho creato io, e so che ce la farete, lasciate che agiscano e attuino la loro sentenza.” disse Aro mettendomi una mano sulla spalla, mi ritrassi e gli dissi con rabbia: “Tutto questo è colpa vostra! Se non fosse stato per la vostra cupidigia e ingordigia a quest'ora sarei lontana da voi con messer Cullen!”, lui si rattristò in viso, “Lo so benissimo, mia adorata! Vi prego fate attuare la sentenza, ve lo chiedo col cuore, poi provvederò a farvi partire lontano da qui io stesso, voi e il vostro Cullen...Non fategli cambiare idea facendovi fare di peggio.” disse supplichevole Aro vicino al mio viso, guardai il viso di Carlisle ancora contratto dal dolore, che poggiava dolcemente contro il mio seno, mi sentii come una madre premurosa col proprio bambino gli carezzai il viso e gli baciai la fronte. “Acconsento alla mia sentenza!” dissi a gran voce nel salone: questo echeggiò in modo tonante, e gli occhi di Aro parvero lucidi di pianto improvviso, Caius e Marcus si guardarono compiaciuti e diedero disposizione ai vampiri presenti nella sala di fare ciò che avevano ordinato. Alec si avvicinò a me e prese Carlisle sulle spalle e insieme a Demetri si allontanarono: si stavano rifiutando di eseguire l'ordine...Pazzi! Perché rischiavano così? Aro fece lo stesso, però prima, mi baciò la fronte dolcemente e mi disse lasciando sfuggire qualche lacrima: “Pregherò per voi mia cara Roxanne...mia dolce Roxanne.” e dopo una fugace carezza al suo viso, gli feci di andarsene e non assistere a quella violenza. Un ultimo sguardo al viso di Carlisle che dondolava sulla spalla di Alec, pareva quasi mi stesse salutando per l'ultima volta, e finalmente il portone si chiuse. Mi alzai a aprii le braccia come un orante e attesi ad occhi aperti il mio destino con sguardo di sfida, e quasi con una nota di pazzia, mi misi a ridere di gusto, e tutti i presenti nella sala, tranne i miei carnefici, che mi guardavano adirati, forse per colpa di quella mia risata piena di sfida, si avventarono su di me come lupi famelici della loro preda prediletta.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Un cuore straziato. (punto di vista di Carlisle) ***


Capitolo 9:

Un cuore straziato.

(punto di vista di Carlisle)



Mi risvegliai intontito come se avessi ricevuto un forte colpo in testa. Ero nella mia stanza con Alec, Demetri ed Aro che si guardavano in modo silente e vigile, seduti sulle poltrone vicino al caminetto. Perché avevano quell'aria da funerale? Cosa era successo mentre ero svenuto? Aro notò il mio risveglio, e si alzò e venne verso di me al mio capezzale. “La sentenza è stata attuata, ma nessuno di noi aveva il coraggio di vedere quello scempio del suo corpo, quindi siamo stati qui a farvi compagnia, spero che non vi dispiaccia, mio caro amico.”, la mia amata Roxanne in balia del veleno degli altri vampiri: tutti insieme c, che si avventavano sulla sua carne come un cane col proprio osso, non potevo sopportare quel pensiero!”Dobbiamo fare qualcosa! Anzi, devo fare qualcosa! Morirà se non li fermiamo!” dissi alzandomi con scatto felino in direzione della porta, però purtroppo Demetri mi anticipò e mi frenò, “Dottore calmatevi, è inutile fra poco la sentenza sarà conclusa e dobbiamo solo attendere e sperare per il meglio! E' una ragazza forte la vostra Roxanne, sono sicuro che ce la farà.” disse mettendomi una mano sulla spalla con fare sincero e rincuorante. Anche io volevo essere così certo e ottimista come Demetri dell'esito positivo di questa spiacevole situazione, ma come potevo stare con le mani in mano mentre lei stava agonizzando e patendo tra le pene più tremende: quanto essere arsi vivi fra le fiamme dell'inferno stesso?... “Amico mio, sedetevi, vi prego, agitarsi e tormentarsi in questa maniera non serve a nulla. So come vi sentite, anche io mi sento inerme di fronte a questa situazione. Vorrei poter fare qualcosa, ma non posso, ne andrebbe a scapito della vita della mia infante e non voglio concedere ai miei fratelli di dargli un motivo per infliggerle la morte ultima.” disse Aro accompagnandomi a sedere con lui. Alec fissava il fuoco con sguardo vitreo, in un modo paurosamente inquietante, sembrava essere anche lui molto in pena per Roxanne, in effetti, quando io ero occupato nelle faccende dei Volturi altrove e lei non poteva seguirmi, aveva instaurato un bel rapporto con lui: erano diventati molto amici, e di ciò ero sinceramente contento, ma vederlo in quello stato catatonico mi fece fremere ancora di più...rimanere indifferente a quello che le stava accadendo non faceva che aumentare la mia voglia di libertà, e di poterla prendere e scappare via, lontano. “Dottore voi sapete come fare a pulire il sangue di Roxanne, dal veleno degli altri vampiri?” chiese Alec che sembrava essere tornato fra noi allontanando parzialmente i brutti pensieri, anche se ora sembrava esprimerli a parole a me, “Credo che avremo poco tempo, forse una o due ore, per far fluire il sangue a lei estraneo e sostituirlo con del sangue nuovo e freso.” dissi molto calmo, come per consolarlo anche se quello che doveva essere consolato ero proprio io. “Padron Aro, posso andare a prendere un cervo per mademoiselle Roxanne?” chiese ancora Alec come se avesse avuto un'idea di come svagarsi per non pensare a ciò che pativa la sua amica, “Certo mio caro! Demetri, si gentile, accompagnalo: non voglio che vada da solo...” rispose Aro sorridente. Inconsciamente incominciai a rilassarmi, anche se forse era una cosa sbagliata, avrei voluto mettermi a correre nel bel mezzo della stanza per sfogarmi ma mi sembrò un'idea bislacca. Mentre i due soci uscivano per cacciare una preda per Roxanne, io e Aro ci studiavamo l'un l'altro in modo silente... chissà cosa stava pensando: quello era il mio quesito principale. Forse, pensai scioccamente, stava studiando quale poteva essere il mio fascino manipolatore, che aveva stregato Roxanne a tal punto da trovare la sua persona insignificante e ripugnante, ma era una cosa veramente banale non era propriamente da lui un comportamento del genere....”Mi affascina il vostro legame con la dolce Roxanne, vorrei capire qualcosa di più...posso, vi dispiace?”, e a quanto pareva quello che avevo dedotto non era del tutto una banalità, Aro stava pensando al motivo del mio grande attaccamento a lei e viceversa, lo guardai incerto e poi vidi che aveva teso la sua mano verso di me: voleva guardare lui stesso...l'aspetto migliore di Aro forse era questo: non dovevi fare tante parole con lui, gli bastava guardarti all'interno della complicatissima ragnatela di ricordi e pensieri, senza dover proferire parola.

Gli posai la mia mano sulla sua e lui la strinse con forza, cosa che, solitamente, non faceva...lo vidi concentrarsi maggiormente come se si stesse sforzando con tutte le sue forze di superare un ostacolo a lui invalicabile. Dopo una ventina di minuti in quella posizione così fastidiosa ed imbarazzante, finalmente, lasciò la presa e si ritrasse lentamente. Il suo sguardo cambiò in pochi attimi, da serio a pensoso, e disse: “Non siete propriamente voi che l'attraete, ma qualcosa dentro di voi...e ciò per me è un fatto ignoto: ho sempre pensato che voi foste speciale messer Cullen, e continuo a crederlo, ciò nonostante, non riesco ancora a capirvi e a leggere una parte di voi...”, “E' un male questo, amico mio?” chiesi stupefatto alla sua affermazione, “No, non è un male, in voi c'è qualcosa di puro, e non definirlo tale sarebbe solamente un eufemismo. Vedo in voi una luce, ma non riesco a capire di cosa si tratti...”rispose Aro con aria pensante carezzandosi il mento. Rimasi totalmente basito da quanto stava dicendo Aro, c'era qualcosa in me di estraneo, che non avrebbe dovuto esserci...che cosa poteva essere? L'unico che poteva saperlo era lo stesso Aro. “Sapete che cosa possa essere?”, lui si mise qualche istante a fissare il fuoco e poi come se avesse avuto mi illuminazione si voltò verso di me, “Credo di aver capito mio caro, però devo provare un'ultima cosa...”, disse porgendomi entrambe le mani, questa volta, e chiuse gli occhi in modo rilassata e io in modo incerto feci lo stesso procedimento di poco prima, solo con entrambe le mani: bastò solo un minuto...Aro, infatti aprì la bocca per dire solamente “strabiliante” e sorridere in modo beato. Riaprì gli occhi e io tolsi istintivamente le mani, “Mio caro dottore Cullen, siete molto fortunato non avrete mai il destino di ogni vampiro: la dannazione eterna.” lo guardai perplesso e gli domandai “Come posso non subire la dannazione eterna quando io come voi non posseggo più la mia anima, in questo corpo senza vita?”, “Il punto è proprio questo mio caro, voi quando siete stato trasformato non avete perduto la vostra anima: è dentro di voi solo che non la sentite, perché la parte oscura della vostra natura di vampiro la tiene nascosta anche a voi stesso.” disse con un sorriso smagliante che il crepitare del fuoco rese quasi diabolico. “Quindi voi credete che la luce che vedete in me sia la mia anima?”, lui si limitò ad annuirmi, mi accomodai meglio sulla poltrona per poter riflettere: poi ricordai le parole di Roxanne che mi disse poco tempo prima nei guardini della villa, “luminoso”, lei riusciva a vederla, quindi era quella la parte di me che l'affascinava? Quindi amava solo la mia anima e non me? O forse stavo sbagliando tutto, e lei mi amava per quello che ero e in più era riuscita a vedermi dentro ed ad amare anche quella parte? No, non era questo quello, che dovevo pensare: dovevo pensare a lei ad alla sofferenza che stava provando per colpa mia e della mia poca fiducia in lei. Ma in quel momento capii qual era lo scopo di quella conversazione: Aro voleva insinuare in me il dubbio come un tarlo divoratore, che fa marcire il legno più robusto e vergine. Maledetto! Lo stavo odiando con tutto me stesso, prima l'aveva fatto con Roxanne portandola alla decisione di concendersi a lui per poter diventare finalmente liberi da quella reclusione forzata e ora lo stava facendo con me per allontanarmi ancora di più per averla tutta per se: ora ero arrivato a capire il suo giochetto. Non gli avrei mai permesso di averla ancora a portata di mano, io l'amavo veramente, per lui era solo un premio, un trofeo da conquistare con le unghie e con i denti se avesse solamente avuto l'occasione. Mi ricomposi e mi sedetti con postura più appropriata e cercai di non guardarlo in viso, avevo paura che capisse che sapevo del suo doppio gioco: finsi infine furbescamente di guardare la libreria in cerca di un titolo di testo da leggere. “Cosa provate quando la baciate? Chiese nel silenzio più totale Aro mentre si aggiustava la manica del cappotto nero di velluto. Rimasi sbigottito e finsi di non averlo ascoltato, poi incominciò a cercare il mio sguardo e allora dovetti inventarmi qualcosa da dirgli: “Non vi seguivo, mi scusi avete detto?, “Mi avete sentito benissimo, io credo...” rispose maliziosamente: in confronto a lui una volpe non era così furba. “Perché vi interessa?” chiesi con fare indifferente mentre mi alzavo per prendere un libro a casaccio nella libreria, “Perché leggere in voi è semplice, ma alcune cose, in articolare questa è meglio sentirla per voce e non per pensiero.” disse sorridendomi, stava incominciando a darmi sui nervi con queste sue domande mirate: cosa voleva sapere esattamente? Se baciava meglio me di quando baciava lui? La mia pazienza stava incominciando a cedere nervosamente. “Se vi ho messo in imbarazzo mi spiace, era sola per fare conversazione, in questo periodo abbiamo solo parlato di questioni burocratiche e mi sarebbe piaciuto poter cambiare la tematica del soggetto di discussione.” disse accavallando le gambe e poggiando le mani sul ginocchio come faceva solitamente quando pensava troppo, “No, non sono in imbarazzo è solo...che sto cercando le parole adatte...per dirvela tutta.” dissi spiccio io. Una delle sue risate sarcastiche spense il dolce crepitare del fuoco nel camino, “Ah quindi non trovate le parole per una cosa incredibilmente afrodisiaca e sensuale quale è la vostra Roxanne!Mi deludete un po' mio caro: un uomo erudito e studioso come voi non riesce a trovare l'aggettivo adatto?” disse lui sarcastico, “ La sua bocca per me...è come avete detto voi la cosa più sensuale che abbia mai assaporato con le mia labbra, e se volete sapere cosa provo quando mi bacia...beh...mi sembra una coppa colma di nettare d'ambrosia mista all'assenzio: mi inebria e mi ammalia e allo stesso tempo mi intontisce fino a rendermi succube dei suoi dolci petali di rosa...Siete soddisfatto mio signore?” dissi beffardo facendogli un mezzo sorriso, lui mi guardò con una punta di invidia, poi mi si avvicinò e mi disse in un sussurro: “Volete sapere un segreto? Beh anche io ho provato la stessa cosa quando l'ho baciata l'ultima volta.”, se voleva che gli rompessi la faccia a suon di pugni mi stava dando un motivo per farlo, “Bene allora buon per voi, visto che quella era davvero l'ultima volta...” dissi ampliando ancora di più il mio sorriso a mo' di sfida, lui non cedette alla provocazione e si rimise a sedere. Dentro la mia testa tenni un punteggio immaginario: uno a zero per me! Chissà se avrebbe mai smesso di volerla possedere a tutti i costi solo per farmi imbestialire: se voleva testare la mia pazienza non avrebbe dovuto tirare ancora tanto la corda...tutto ha un limite. Mi sedetti con il libro che avevo scelto e e mi misi a leggere in modo poco concentrato visto che avevo lo sguardo di Aro fisso su di me. “Passerà un secolo prima che le ricrescano almeno fino all'orecchio...” disse fra se Aro guardando nel vuoto, “Vi riferite ai capelli di Roxanne vero? Quello non è un male così grande tanto per me con o senza capelli sarà bella comunque, e sopratutto in qualunque modo, anche se avesse una ” dissi voltando pagina del mio libro che avevo appena terminato. “Che cosa anti-estetica che avete detto: i suoi capelli sono la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia e sostituirli o comunque nascondere il suo capo sarebbe un vero e proprio scandalo.” disse Aro con fare schifato, “Mi piace così come è non importano i suoi capelli, se sono lunghi o corti o rasati, per me è perfetta dentro, per me non conta poi molto l'aspetto esteriore.” dissi in tutta risposta alla sua affermazione. Uffa quella attesa mi stava opprimendo in modo tedioso. La compagnia di Aro non era di certo un sollievo, anzi stava incominciando ad essere la causa della mia impazienza. “Come mai volete a tutti i costi Roxanne? La amate come dite?”, voleva fare conversazione no? Beh adesso l'avevo accontentato, però non mmi sembrò molto incline a rispondere, avevo colpito nel vivo delle sue manie ossessive, sospirò infastidito, e mi rispose a malincuore: “Io a differenza vostra la amo con molta più profondità: non perché lei è la mia infante, ma perché so osa vuol dire amare e voi non lo sapete ancora così bene, ho molti più anni di voi e so quello che sto dicendo. Voi non potete mai amarla come l'amo io, vio volete che stia con voi e non l'avete perdonata quando ha avuto un intoppo il vostro amore per colpa mia: siete egoista e ve accorgerete presto... soddisfate voi stesso non lei...” disse facendo un altro sospiro. “Io almeno non ho cercato di violentarla.” dissi rabbioso, le sue per me sembravano solo veleno ed invidia. “Non l'ho violentata era consenziente vi ha raccontato questo solo per non farvi andare fuori di matto...vedete lei è altruista, voi no. Se l'amaste veramente le lascereste scegliere per proprio conto, come faccio io, senza obbligarla e soprattutto cosa più importante, se si ama davvero, per rendere felice la persona del nostro cuore la si rende felice a costo di soffrire noi stessi per lei: io le ho lasciato scegliere voi e non mi pento di tale decisione, voglio vederla sorridere e questa è la cosa che mi rende più felice, è compiacerla, anche se non sceglierà mai me, in qualunque caso.” disse con occhi lucidi, io mi sentii sprofondare sotto terra...l'avevo accusato di una osa che non aveva fatto e soprattutto avevo dedotto in modo erroneo che lui la voleva perché era mia, ma non era così: l'amava più di quanto l'amassi io, aveva sacrificato il suo amore per vederla felice, avrei mai fatto anche io una cosa del genere per lei? Non conoscevo “l'amore” e su questo punto credo che Aro avesse pienamente ragione. “Potete perdonare questo sciocco per avervi accusato ingiustamente?” chiesi mentre cercavo il suo sguardo che pareva sfuggire dal mio per non farmi vedere i suoi occhi gonfi di lacrime, mi fece segno con la mano di aspettare, si alzò e appoggiò la testa contro il marmo granitico del grande camino. Che persona insensibile stavo diventando? Odiavo la loro famiglia, e stavo mutandomi in loro! Mi alzai e andai verso di lui e gli misi una mano sulla spalla, volevo che capisse che non ce l'avevo per niente con lui e che avevo capito lo sforzo che aveva fatto a dirmi quelle cose, in fondo anche se era passato quasi un secolo dalla morte di sua moglie, capivo quanto poteva essere difficile amare follemente per poi perdere ancora una volta qualcosa che ami. Voltò leggermente il capo verso di me e disse con voce tremante: “Vi perdono, anche perché siete così comprensivo e buono che non riesco ad odiarvi.”, “Vi ringrazio, mio signore.” dissi massaggiandogli in modo amichevole la spalla e la schiena, “State pensando a delle cose molto profonde è per questo che credo di aver fatto bene a lasciarvi Roxanne...” aggiunse voltandosi completamente verso di me, io gli sorrisi e chinai il capo in segno di rispetto. In quell'istante entrarono Demetri e Alec con due cervi sulle spalle. “Siete tornati finalmente miei cari!” disse Aro cambiando improvvisamente espressione: era davvero un perfetto trasformista mimico facciale. “Maestro, avranno terminato con Roxanne?” chiese Alec impaziente dopo aver appoggiato il cervo a terra assieme a Demetri, lui annuì e aggiunse “andiamo a riprendercela ora.” . Detto questo uscimmo tutti e quattro lasciando la stanza per andare verso il salone d'onore.



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