Choji
La sagoma di un ragazzo in carne si stagliava
sull’orizzonte
d’orato.
In mano un pacchetto di patatine e sul viso
un’espressione
beatificante e tranquilla.
Sedeva a gambe incrociate sorridendo, come se
stesse
aspettando qualcosa di cui conosceva l’evolversi.
Dopo poco una ragazza bionda infuriata si
dirigeva verso di
lui.
“choji, oh grazie a dio ti ho
trovato! Lo sai cosa mi ha
fatto? Cioè quel ragazzo è assurdo io
ahhhhh!!”
Il ragazzo paffutello la osservò
continuando a mangiare
lentamente il suo snack mentre la giovane kunoichi si lasciava cadere
sull’erba
accanto a lui raccontando tutti i particolari.
“come al solito
è… è… il solito ecco! Choji
ma perché non se
ne accorge?”
Il giovane annuì, poi le disse con
una mano sulla spalla
“vedrai che si sistemerà
tutto, sai com’è fatto prova ad
andargli incontro”
La giovane si asciugò le lacrime e
lo ringraziò prima di
sparire dietro al boschetto che riportava in città.
Dopo qualche minuto apparve un ragazzo moro,
coi capelli
raccolti in una coda, dall’espressione furente.
“Choji, amico, non immagini che
pomeriggio di inferno!”
Choji lo osservò lanciarsi sul
prato e mettere le mani
dietro la nuca.
Lui era più silenzioso della
bionda,
ma ugualmente l’amico sapeva ormai
distinguere le tonalità
del suo tacere.
Infatti non si sorprese quando dopo
mezz’oretta il moro aprì
bocca
“che razza di seccatura. Devo
andare a scusarmi vero?”
Il ragazzo paffutello sorrise mentre vedeva
l’ombra del
giovane allontanarsi di schiena con un braccio alzato in segno di
saluto.
Giorno dopo, stesso luogo.
Ino spuntò dagli alberi correndo
ad abbracciare l’amico.
“Cho… stavo andando a
scusarmi quando, quando l’ho visto con
lei.. Cho non sai come sto male.. “
Il ragazzo sollevò lo sguardo al
cielo mentre con un braccio
cingeva le esili spalle della bionda consolandola. Non poteva fare
altro,
avrebbe potuto dirle come stavano le cose, ma non poteva intervenire
rivelandole che quella ragazza non era niente per lui.
La giovane si allontanò con un
sorriso amaro sulle labbra.
“meno male che ci sei tu
Choji”
Disse prima di scomparire fra gli alberi
L’ombra del nostro grazioso amico
si colorava del rosso del
tramonto, mentre un’altra ombra più esile lo
affiancava.
“ma cos’ha quella ragazza
nel cervello secondo te? E se non
la vedo sono misogino e se sto parlando con qualcuno impazzisce e se la
rincorro scappa, se le parlo per scusarmi mi insulta,
ma che cavolo devo fare mendokuse!”
“prova a dirle la
verità”
esordì il paffutello.
“si come se ricambiasse, ma che
sciocchezze vai dicendo. Le donne
sono solo seccature”
L’Akimichi rise.
Lui sapeva che le donne di cui parlava
l’amico in realtà si
chiamavano Ino e le seccature derivavano dall’irrealizzato
desiderio di avere
Ino.
Terzo giorno, stesso posto.
“ciao Cho” fece il moro
tirando un calcio a una pietra,
disintegrandola.
“cos’è
successo Shika? Qualcosa non va?”
“niente, assolutamente
niente”
Il volto di Choji si rattristì, il
niente voleva dire tutto.
Anzi probabilmente voleva dire Sai.
Shikamaru tirò un pugno al verde
prato fiorito, senza
rovinare neanche un bocciolo.
Poi si alzò ringraziando
l’amico.
Quarto giorno. Choji si era stufato.
Il luogo era lo stesso ma lui non
c’era.
O meglio non era visibile.
Ino corse piangendo al centro del prato,
smarrita senza la
presenza dell’amico.
Shikamaru la vide dalla parte opposta e le si
avvicinò
preoccupato.
Lui non
l’aveva
mai vista piangere.
Choji li vide parlare.
Poi osservò la mano di lui
accarezzare le lacrime di lei e
lei lanciarsi tra le braccia di lui.
Poi due ombre si fondevano in una sola nel
rosso del
tramonto.
Choji mangiò una patatina.
D’ora in poi le avrebbe gustate
senza troppi pensieri.
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