A calm, quiet night

di Kuruccha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno di tre ***
Capitolo 2: *** Capitolo due di tre ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre di tre ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno di tre ***


Non possiedo One Piece o i suoi personaggi; questa è stata la fortuna di Eiichiro Oda. Ma il modo in cui è scritto tutto questo e la trama... sì, questo è tutto mio.


UNA NOTTE CALMA E TRANQUILLA - Capitolo 1 di 3

Vivi uscì dalla sua tenda, cercando conforto tra le rovine di marmo, in quella notte nel deserto.

Ma le notti del deserto sono fredde e il marmo delle rovine parla di cose lontane, cadute, perse nel passato. Non poteva fermare le lacrime che scivolavano sulle sue guance.

Un piccolo punto di luce brillò nel buio, illuminando la faccia di lui, che chiamò il nome della ragazza.

Non era sola e ne fu contenta, mentre si sedeva vicino al fuoco dove lui l'aveva invitata. "Nessuno mi aveva mai detto che questo maledetto deserto sarebbe stato così freddo," mormorò Sanji, mentre buttava un altro pezzo di legno nel fuoco. Le offrì una bottiglietta, dicendo solamente "Ti terrà al caldo."

"Non ne ho bisogno, grazie," disse lei. "E' solo una baggianata raccontata da qualche vecchia moglie. L'alcol non tiene al caldo."

"Beh, comunque sia..." fece lui, un po' offeso, aprendo lo stesso la borraccia, "L'età viene prima della bellezza, questa volta. Penso che sarò presto d'accordo con quelle mogli."

Sorrise per quella specie di complimento.

"Meglio così. Le belle ragazze non dovrebbero mai accigliarsi."

"Sanji!" lo rimproverò gentilmente, "Non dire cose come queste!"

"Mi stai chiedendo di mentire?"

"Certo che no."

"Ti serve qualcosa? Un'altra coperta? Magari un bicchiere d'acqua? Mi aiuta sempre ad addormentarmi."

Si stava comportando in modo asfissiante, proprio come tutti quei servi da cui lei aveva cercato di nascondersi fin da bambina. Ma non voleva mandarlo via; Con qualcuno attorno, avrebbe dimenticato quanto fredda era quella notte.

"Non dovresti morsicarti le labbra," osservò lui.

"Scusa." Il dolore l'aveva distratta, ma ora era concentrata pienamente sui suoi problemi. L'aveva giusto sentito dire "Non dovresti."

Provò a convincere se stessa che anche quella paura che provava dentro era parte del lavoro che Crocodile aveva fatto su di lei, ma forse quel timore era proprio quello che provava tutto il suo paese.

"Non c'è nulla per cui essere preoccupati," aggiunse Sanji.

O magari - magari era tutta colpa sua. Le lacrime traditrici scesero ancora una volta dagli occhi e le scappò un singhiozzo.

"Stai tremando." Buttò via la sigaretta, si sfilò velocemente il mantello e glielo mise sulle spalle. Quel peso confortante ruppe la sua risolutezza e uno dei singhiozzi si trasformò in un pianto sommesso.

"Vivi!" Le sue braccia erano attorno a lei. La ragazza si irrigidì istantaneamente e lui la lasciò subito andare.

"Non volevo - spero tu non abbia pensato..." Sanji balbettò una scusa e si alzò in piedi.

Vivi lo prese per la manica. "Non andare via."

"Credo sarebbe meglio che tornassimo alla tenda. E se qualcuno uscisse?" Guardò la fiaschetta ancora nella sua mano e rabbrividì. "Potrebbero farsi un'idea sbagliata."

Vivi piegò il viso. "E di cosa dovrebbero preoccuparsi?"

"I gentiluomini non dovrebbero far trovare le donne in queste situazioni."

L'imbarazzo di lui le fece dimenticare il suo. "E' stato carino, non c'è niente di cui vergognarsi. Perfavore, siediti."

Non sembrava molto contento, ma face come lei gli aveva chiesto. 'Adesso è nervoso ed è tutta colpa mia' pensò lei, brontolando, mentre lui si accendeva una nuova sigaretta. Cercò di dargli un risarcimento. "Sanji, grazie per aver cercato di farmi star meglio."

"Posso chiederti cos'è che ti infastidisce? Nessuno di loro ti ha fatto niente, vero?" fece, puntando il dito verso la tenda e lasciando che la domanda aleggiasse nell'aria.

"No, no, niente di tutto questo," Guardò oltre il fuoco, nel buio e poi verso le stelle. "E'... tutto."

Come poteva fargli capire che si sentiva lontana da casa almeno quanto lo era stata a Whiskey Peak?

"Penso di sapere cosa intendi," disse, premuroso. "E' come se ti sentissi vuota, giusto?"

Lei annuì piano.

"Esatto." Uno sbuffo di fumo uscì dall'angolo della sua bocca. "Sai che sono cresciuto su una nave, giusto? Per la maggior parte della mia vita le cose solide sotto il miei piedi erano tavole di legno tenute assieme da qualche chiodo. Tante volte non mi importava nemmeno - ma quando c'erano notti tranquille sì."

"Notti tranquille?"

Lui guardò attraverso il fuoco. "Divertente, vero? Le tempeste non erano nulla, ma le notti calme e tranquille mi hanno sempre messo addosso agitazione. Non ce n'erano spesso - il ristorante era sempre pieno e i cuochi erano dannatamente rumorosi."

"Ma certe volte il mare era una tavola. La nave era silenziosa. L'aria immobile. E il mio cuore, allora, batteva come quello di un coniglio spaventato. Era perchè c'ero solo io sotto quel cielo infinito. Solo io immerso nell'oceano che correva verso l'orizzonte." Buttò quello che rimaneva della sigaretta nel fuoco. "Avevo bisogno di limiti, come le onde, le nuvole e le altre persone, o pensavo che sarei volato via e mi sarei perso nel vuoto."

Anche allora, sembrava che gli facesse male.

"La Natura è abbastaza brava nel mostrarci quanto siamo piccoli nel grande progetto delle cose. Penso che parte della mia paura venga dal fatto che mi sono reso conto quanto grande potrebbe essere." Guardò il bagliore del fuoco che giocava tra i lineamenti di Vivi e disse piano, "E non sapendo se sarei mai arrivato a misurarlo tutto."

"Potremo," mormorò lei.

Il mantello scivolò via dalla sua schiena e lui lo prese al volo per fissarlo meglio. Vivi Pensò che stesse tantando di abbracciarla ancora. Questa volta, invece di sottrarsi, si inclinò verso di lui. Sanji vide il lampo nei suoi occhi, capendo che volevo confortarlo. Le diede un bacio che sapeva da liquore e fumo; calore e forza - era la prima volta che Vivi si sentiva sia sicura che senza preoccupazioni da quando era tornata ad Alabasta. Era la prima volta che si sentiva a casa nel suo paese.

I suoi problemi si fusero, così come fecero le sue labbra, le sue braccia, la sua risolutezza.
Fu Sanji a staccarsi per primo. "Sta diventando tardi," disse.

Un pirata gentiluomo; la frase non era contraddittoria se riferita a lui, pensò. "E domani avremo molto da camminare."

"E' vero."

Vivi si voltò indietro, non volendo andar via, ma sentendo che avrebbe dovuto. L'ultima occhiata di sfuggita che riuscì a prendere d ùi Sanji era lui che la aspettava per accompagnarla alla sua tenda - proprio come un principe che riaccompagnava a casa sana e salva la sua principessa.

Mentre cadeva nel sonno, un sorriso le nacque sulle labbra. Non aveva più freddo.

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Il giorno dopo...

La scarpinata attraverso il deserto aveva preso una direzione che Sanji non credeva possibile.

Era consapevole della situazione. Da una parte, aveva baciato Vivi. Questa era una buona cosa. Dall'altra parte, aveva baciato la principessa di Alabasta. Questa poteva essere una cosa negativa.

Vivi e Nami stavano cavalcando il cammello. Sentì Vivi ridacchiare, sorridendo a qualcosa che Nami aveva detto.

Sanji fu sopraffatto da un'inspiegabile voglia di dare un calcio a quel dannato cammello, prenderla in braccio e scappare via, portandola ovunque volesse. Poi l'avrebbe messa giù e -

No, pensò rabbiosamente, stringendo la sigaretta tra i denti. Non avrebbe mai fatto nulla. Principessa o Vivi che fosse, non importava. Non avrebbe agito. La notte passata era stata una stranezza passeggera. Lei era agitata, lui era lì intorno - caso chiuso. Nulla di più.

D'altra parte, era abbastanza sicuro che la sera non sarebbe andata come era successo se uno qualunque dei ragazzi fosse stato al suo posto.

Sorrise. Questo pensiero lo confortò per tutto il resto della giornata.

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Nota dell'autrice: Questa è solo una prova del Sistema di Trasmissione delle Fanfics. E' solo una prova. Sono sicura che se mai sarà scritto qualcosa di romantico su Vivi, coinvolgerà anche Kosa. Questa è solamente una prova. Perfavore, tornate alla lettura delle normali fic sensate. Grazie

Nota della traduttrice: A quanto pare Hazard (l'autrice) non era molto contenta di questa fic, eh? A me invece è piaciuta, e soprattutto il discorso di Sanji sui limiti mi è sembrato bello. Quindi... dall'autrice di WATERMARK, un'altra bella storiella. Spero di poter tradurre presto i due capitoli rimanenti. A presto, allora!

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Capitolo 2
*** Capitolo due di tre ***


Non possiedo One Piece o i suoi personaggi; questa è stata la fortuna di Eiichiro Oda. Ma il modo in cui è scritto tutto questo e la trama... sì, questo è tutto mio.

UNA NOTTE CALMA E TRANQUILLA - Capitolo 2 di 3

La cattiva comunicazione fra i sessi è tipica e non inaspettata.

Vivi fissò la cucitura della tenda. Karl stava russando al suo fianco, Nami dormiva silenziosamente alla sua destra.

Aveva bisogno di dormire. Ma non ci riusciva. Non poteva smettere di pensare ad una cosa.

Sta diventando tardi.

Un paio di cose.

Oh, Nami-san! Vuoi un po' della mia acqua?

Allora, la notte passata non aveva significato niente.

Oh, Nami-saaaaaaan! Vivi-chan! Ecco la vostra cena!

Era tutto molto chiaro. Aveva aspettato tutto il giorno un segno - un gesto, un commento disinteressato - ma non aveva visto nulla. Era stato un giorno come gli altri.

Ed era questo che la distraeva - quello non avrebbe dovuto essere un giorno comune.

Decise che aveva bisogno di un po' d'aria fresca. Stette attenta a non svegliare nè Karl nè Nami. Era abbastanza brava ad evadere da qualunque posto. Aveva un sacco di pratica, prima quando era una bambina, negli incontri del Clan Suna Suna, e poi come Frontier Agent.

Slegò cautamente i legacci che tenevano chiusa la porta. Subito, l'aria fredda scivolò dentro.

"Vivi?" Nami si sedette e si stropicciò gli occhi. "Dove stai andando?"

"Solo qui fuori, per respirare un po' d'aria fresca," rispose lei, sbrigativa.

"E' tutto a posto?" chiese l'altra ragazza, sbadigliando."

"Sì. Torna a dormire, Nami."

Soddisfatta, Nami si distese di nuovo nel suo sacco a pelo e Vivi andò fuori.

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Sanji si era piazzato vicino al fuoco, cercando di tenersi al caldo. Deserto freddo, notte calma. Ringraziò Dio per le sigarette, che tenevano le sue mani e la sua mente occupate.

Pensò che stava perdendo il suo tempo, ma poi arrivò anche lei sotto i raggi della luna.

"Sanji? Cosa stai facendo qui?"

Non si aspettava di vederlo. Fu una sorpresa per lei; lui, invece, si era preparato anche a stare lì tutta la notte. "Nemmeno tu riesci a dormire?" chiese.

Lei annuì.

"Beh... per una volta è positivo. Volevo parlarti della scorsa notte."

"Anch'io."

"Oh. Bene." 'E' davvero una buona cosa?' si chiese, sedendosi.

Non le aveva chiesto di fare altrettanto, pensò delusa. Tutto il discontento della giornata sembrava manifestarsi come elettricità statica tra i due.

"Sono rimasta meravigliata da ieri notte," cominciò, improvvisamente, lui.

"Non ha significato molto," rispose lei brevemente. Era meglio dire subito quello che lui voleva sentire.

Si sentì torcere dentro. "Me lo stai chiedendo o lo stai semplicemente dicendo?"

"E' quello che vogliamo tutti e due, no?" tagliò corto lei.

Stava dicendo ad alta voce quello che lui aveva pensato tutto il giorno. Sanji prese tutto il coraggio che aveva e disse, "Non è qualcosa che posso cancellare con un colpo di spugna, Vivi-chan."

"No?" Impastò le mani nervosamente. "Ah, ma quello che stavi dicendo a Nami..."

La voce di lui si ruppe. "Non penserai che oggi io ero -"

"E' stata una tipica e normalissima giornata." Cercò di tenere alto il suo tono di voce, ma quando si spostò i capelli dagli occhi era un gesto pieno di nervosismo. "Hai fatto molta attenzione a Nami. Non che tu non abbia badato a me, certo..." aggiunse rapidamente. "E' solo che -"

"Non ti ho dato nessuna attenzione speciale," finì lui.

Vivi si morse il labbro. Ora probabilmente lui stava pensando che lei era una di quelle piagnucolose che volevano l'attenzione di tutti sempre puntata addosso.

"Lo avrebbero notato subito." Fece cadere quello che rimaneva della sigaretta e guardò la sabbia che uccideva lentamente la fiamma. "Avrebbero supposto chissaccosa."

Aveva visto che lei non aveva capito. Fece un mezzo sorriso. "Avresti voluto che Luffy si fosse messo a puntarti col dito e a chiedere a Chopper strane cose ad alta voce?" La lasciò pensare per un momento, poi disse, "Il punto era che non volevo metterti in imbarazzo, quindi ho lasciato scorrere la giornata e mi sono comportato in modo tipicamente mio - ma pensando che sarebbe stato come sempre."

"Tu fingevi che non fosse successo nulla," ripetè piano, rendendosi conto che la sua apprensione era stata interpretata come nonchalanche. "E io non ho fatto nulla per farti credere diversamente."

La sensazione di pesantezza sullo stomaco di Sanji scomparve. "Vuoi dire che - " Era possibile che lei stesse sentendo anche una piccola parte di quello che anche lui provava? Magari ricambiava quei sentimenti?

Lei sorrise. "E' stata davvero una giornata difficile, vedendo te e Nami. Grazie per esserti spiegato. Ora ha tutto più senso."

La felicità combatteva con il senso di colpevolezza; l'aveva fatta stare male. Ma ciò significava che le importava e Sanji sentì il cuore sobbalzare, come un gioco in cui il pesce viene preso all'amo. Lui era il pesce e il sorriso di lei, il modo in cui diceva il suo nome, come l'aveva guardato quella notte - tutto questo era l'amo.

"E in quanto a domani?" chiese Vivi.

Lui ci pensò su e disse, "Credo dovremo fare lo stesso, Vivi-chan. Non ci dovrà essere una singola ragione per cui loro potrebbero pensare che sia cambiato qualcosa tra noi." Stette zitto per un momento. "Penso sia cambiato, giusto?"

Era una speranza in una domanda; Vivi realizzò che voleva che fosse differente. "Sì." Sentì le guance calde. "Ma deve essere un segreto?"

"Non vuoi avere un segreto? Fra noi due e basta?" chiese, canzonandola gentilmente.

"Penso..." Lei stessa sapeva quello che stava pensando. Viveva già con troppi segreti. Per una volta, non poteva essere tutto alla luce del sole? Ma sapeva che lui non avrebbe mai fatto nulla che potesse farla star male - nemmeno se lo voleva. "Penso che potrebbe andar bene."

Lui sentì la sua esitazione. "Potremo inventarci un segnale. Un modo per dirci che stiamo pensando l'uno all'altra."

"Ad esempio?"

Rimuginò un momento. "Ad esempio ogni volta che ti mordi le labbra."

"Ma io lo faccio sempre - " soffocò una risata. "Non prenderti gioco di me."

"Ma dovresti pensarmi." Prese una delle sue mani fra le proprie. "Ogni volta che sei preoccupata - pensami. E saprai che ti sto pensando anch'io."

Non poteva sostenere l'intensità del suo sguardo e abbassò gli occhi. "Quando pensi a me..."

"Sì?"

"Agita il sopracciglio."

"Cosa?!"

Lei rise scioccamente.

"Oh - in modo che quella testa di lattuga possa trovare un'altra ragione per prendermi in giro?" chiese con il broncio. Vivi non potè trattenersi e scoppiò rumorosamente a ridere.

In quel momento si sentì una voce provenire dalla tenda dei maschi. Entrambi si bloccarono e ascoltarono in silenzio.

"Conigli bianchi giganti.... migliaia... capitan Usoooooooop..."

Sanji fece un sospiro di sollievo. "E' solo il nasone che parla nel sonno."

Vivi si rese conto di quanto era diventato nervoso in quel momento. Aveva stretto la sua mano così forte... magari era un segno per dire che era abbastanza per quella sera. Si erano detti così tante cose, e lei aveva un sacco di cose su cui pensare. "Sta diventando tardi," disse riluttante.

Sanji si alzò e la aiutò a rimettersi in piedi, non volendo lasciare la sua mano. "Sù. 'Abbiamo una lunga strada davanti a noi.' Questa è la mia direzione, giusto?"

"Quindi... penso che questo sia un buonanotte," disse lei.

"Magari rivuoi indietro la tua mano." Separò le dita dalle sue, a cui erano intrecciate, e iniziò a camminare.

"Sanji. Aspetta." Vivi tornò indietro in punta di piadi. La sabbia la fece scivolare e il bacio che in realtà era per le sue labbra finì sul suo mento ruvido.

Ma lui aggiustò tutto.

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NOTA DELL'AUTRICE: Quando sono solo con te, mi fai sentire come se fossi di nuovo pieno... per quanto possa scappar via, ti amerò. Qualunque parola dirò, ti amerò per sempre. Vorrei ringraziare 'The Cure'. Ho messo la loro canzone in 'ripeti continuamente' e... tadaan! Mi ha guidato automaticamente a scrivere questo.
Kosa: Ma pensavo questa fic sarebbe stata solo una prova...
Autrice:...oops. Oddio. Non preoccuparti. Ancora un paio di capitoli e la rosa del deserto verrà deflorata e -
Kosa: COSA?
Autrice: Stavo scherzando. Shhhh. Senso dell'humor - proprio non ne hai, eh?
Kosa (arrabbiato nero): so io dove ficcartele le tue metafore sui fiori.

NOTA DELLA TRADUTTRICE: Ecco che il lato scherzoso dell'autice emerge! (Mamma mia, mi fa proprio paura, altrochè...) Beh, un altro capitolo e questa fic finirà! Che peccato! Beh... ringrazio Kairi84 e Mercutia per aver commentato! Grazie! *inchino* E... per musukishi, aspettate e sperate che mi ritorni l'ispirazione. =_=

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Capitolo 3
*** Capitolo tre di tre ***


Non possiedo One Piece o i suoi personaggi; questa è stata la fortuna di Eiichiro Oda. Ma il modo in cui è scritto tutto questo e la trama... sì, questo è tutto mio.


UNA NOTTE CALMA E TRANQUILLA - CAPITOLO 3 DI 3

La città-oasi era completamente deserta. I ribelli non erano lì. Il vecchio Toto sembrava un fantasma. Non c'era acqua.
Crocodile!

Era sveglia quando il vecchio Toto aveva portato Luffy dentro l'edificio. L'aveva guardato mentre metteva una coperta sopra il capitano. L'aveva ascoltato mentre si era chiuso attentamente la porta alle spalle.

Perchè? Perchè Yuba? Perchè Toto? Perchè, con tutta la sfortuna del mondo rivolta contro di loro, i ribelli non erano ancora lì?

Non riusciva a dormire, perciò scivolo via da sotto le lenzuola e uscì fuori.

Sanji la sentì e la seguì. La trovò che camminava come un gatto sulla sabbia. "Ehi, piccola Vivi."

Lei si voltò. "Perchè prima hai detto quello? Perchè eri nel mio letto quando l'altra notte hai detto che non volevi destare sospetti?" chiese con rabbia. "E' quello che vuoi da me, Sanji? E' tutto quello che vuoi da me?"

"Ma certo che no, piccola Vivi. Era uno scherzo. Uno scherzo di cattivo gusto." Sanji incrociò le mani, con un comportamanto di pacificazione. "Perfavore, non arrabbiarti con me. Perfavore."

"Non sono arrabbiata, solo preoccupata. Preoccupata per il vecchio Toto."

Stava mentendo più di Usop, pensò lui. "Sì. Non sembra che stia mangiando bene."

"Ha una bruttissima cera," disse aspramente.

"Gli lascerò qualcosa, prima di andare via."

"Non tutto può essere messo a posto con del cibo," gli rispose, acida.

"Lo so, Vivi."

Lei camminò via. "Perfavore, torna a letto. Domani dovremo camminare molto."

"Non voglio. Non adesso. Non finchè sei così."

La voce di lei si fece pericolosamente alta. "Così come?"

"Così fuori di te." 'Così sola e bisognosa di qualcuno', pensò lui.'Perchè insisti nel voler portare tutto il peso sulle tue spalle? Quando ammetterai di aver bisogno di noi?'

La sua rabbia gelò nell'aria fredda. Sanji non meritava di dover reggere il peso della sua rabbia solo perchè il suo nemico non era lì.

Fece un passo verso di lui. "Mi dispiace."

"Vivi..."

"Perfavore, perdonami."

"Una principessa che chiede perdono? Non mi sembra opportuno," disse Sanji, sperando di distrarla dal suo umore nero.

Non aveva mai funzionato prima e non poteva funzionare ora.

Le cosa opportuna potevano anche andare all'inferno, pensò Vivi furiosamente. Le principesse che si comportavano nel modo giusto non desideravano avere il collo del loro nemico tra le mani, togliendogli la vita piano piano. Le principesse che si comportavano nel modo giusto non facevano patti coi pirati. Le principesse non...
Vivi voleva mostrare a Sanji esattamente cosa intendeva per 'modo giusto'.

Non erano quei baci soffici e attardati dati nel mezzo delle notti passate. Voleva provare a se stessa di saper sentire qualcosa di più che rabbia e disperazione. Voleva sentirsi viva nel freddo della notte e perdere le sue paure in qualcosa di fisico e non mentale.

Quando si buttò tra le sue braccia, Sanji voleva solamente proteggerla dalle sue preoccupazioni e calmare la sua rabbia. Era quello che doveva fare un perfetto gentiluomo. Ma lui non era solo quello; era anche un pirata. Quando quel bacio ardente catturò le sue labbra, non poteva fermare le risposte alle sue domande mai chieste.

Il suo desiderio di proteggerla dal buio del mondo era divorato dalla fame per tutto quello che lei era e faceva.

Vivi ansimò e si allontanò un po'. Rimise a posto i vestiti, scompigliati.

Sanji restò a bocca aperta, guardandola e rendendosi conto di quello che aveva inziato a fare. "Non intendevo... mi spiace." Vivi sembrava un animale spaventato, pronto a scappar via per una sola mossa sbagliata. Cosa stava per fare, in nome dell'amore?

"Mi spiace", ripetè. La sua voce era bassa e piena di odio per se stesso.

Vivi non era capace di guardarlo negli occhi. Era stata troppo veloce a buttarsi nel vento, ma aveva sentito tutto il suo corpo ritirarsi quando lui l'aveva toccata. Prese un profondo respiro per calmare il cuore, che batteva all'impazzata, e iniziò a rimproverarsi. Ora lui probabilmente stava pensando che fosse una codarda! Oppure una bambina.

Doveva fargli capire che non era la paura di lui che l'aveva fatta allontanare, ma piuttosto la risposta improvvisa e forte che aveva sentito, un'emozione che aveva trapassato il suo cuore e la sua testa e era arrivata a parti di lei che non aveva mai sentito.

Sanji pensava che il cuore stesse per esplodergli di sollievo mentre lei tornava verso di lui, con esitazione ma non con timidezza. Qualunque cosa stesse provando in quel momento per lui non era certo odio o paura.

Si fermò poco distante da lui, come se ci fosse un'invalicabile barriera tra loro. La raggiunse e tracciò una linea che dalla sua tempia arrivava al mento, cercando di convincerla con il suo tocco che poteva fidarsi ancora di lui.

"...Non pensare che io possa darti ciò che vuoi," sussurrò lei, sforzandosi di non piangere.

Volere? Aver bisogno, desiderare... Sanji scacciò quei pensieri. "Io non ti stavo chiedendo nulla, Vivi."

"No, non capisci. E' quello che voglio anch'io." Tagliò corto, sicura di nulla meno che della loro vicinanza.

Lentamente la fece avvicinare, perdendosi nel profumo dei suoi capelli. Il silenzio era duro come mille e mille desideri mai espressi.

"Sanji?" provò a chiamare.

"Ho mentito. C'è una cosa," le sussurrò nell'orecchio.

Si irrigidì, pensando a come poter reagire se avesse continuato così.

"Vivi, io voglio..."

Magari se lui non si fermava non ne sarebbe stata capace nemmeno lei... Provò a dire di no, ma le sue labbra non volevano obbedire, dopo aver visto i suoi occhi. Erano fieri, gentili e tristi.

Se gliel'avesse chiesto, sarebbe stata capace di rifiutare? Ma lo voleva davvero, poi?

Sanji deglutì con decisione. "Io voglio te... e tanto...."

Chiuse gli occhi, decidendo di far parlare il suo cuore.

"... bene."

Singhiozzò sul suo petto. Sanji chiuse gli occhi e la strinse forte.

La felicità della propria principessa, tutto quello che un vero principe poteva desiderare.

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^
18 - 11 - 2003
Niente note dell'autrice, questa volta. E io non so cosa dire, davvero. Ringrazio tutti quelli che hanno commentato finora e commenteranno quest'ultimo capitolo. Spero che vorrete mandare una mailuccia anche ad Hazard...
Alohaaaaaaaaaaaa
kurumi

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