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di DalilaRock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 3 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** AVVISO! ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Ecco che passa un’altra noiosissima giornata. Ciao a tutti, mi chiamo Joe, ed ho 17 anni. Frequento il penultimo anno di liceo. Sono un ragazzo che non ama la sua città, non ama la sua scuola e non ama la sua famiglia. Posso dire che sono un ‘combina guai’. Ho tre fratelli: Frankie, il più piccolo, Nick, chiamato da me ‘pulce’, ragazzo ne troppo angioletto, ma nemmeno casinista come me... una via di mezzo. E infine c’è lui, il più odioso, il più perfetto, il più insopportabile fratello del mondo: Kevin. E’ il maggiore, ha due anni in più a me ed ovviamente è tutto il mio opposto.

Era un sabato, e come sempre mi trovavo con i miei amici in giro per Los Angeles. Ci trovavamo nel solito bar d’incontro. Io mi stavo fumando una sigaretta, Carl beveva il limoncello, e Brian con Set mi facevano compagnia. Carl è mio migliore amico da sempre. E’ un anno più piccolo di me. Ad un tratto Jason fece una proposta:

-Joe, scommetto che tu e Carl non avete il coraggio di rompere la finestra della scuola qui accanto, entrarci e distruggere tutto!-

-Perché dovremmo farlo?- Chiesi io non capendo quella sfida,

-Perché vincereste 300$-

Io e Carl rimanemmo a bocca aperta, ci scambiammo uno sguardo e ci capimmo subito. Io mi alzai e accettai la proposta di Set. Io e Carl ci avvicinammo alla scuola, trovammo un sasso. In meno di qualche secondo eravamo dentro l’edificio, iniziammo a rompere più cose che trovammo. Dai quadri ai trofei. Ci sentivamo solamente noi ridere, ma in quell’istante vedemmo entrare un poliziotto, entrambi cambiammo l’espressione sul volto. Ci dirigemmo correndo da dove eravamo entrati, Carl riuscì ad uscire, ma quando io misi solamente la testa fuori lo sbirro mi prese dalle braccia e mi tirò dentro. Carl stava per rientrare, voleva aiutarmi, ma io gli urlai di andarsene, e così fece. Riuscii a divincolarmi dalla presa di lui, e corsi verso quella che era l’uscita principale. Iniziai a correre per la strada, con il poliziotto dietro le costole. Non mi ricordai che i poliziotti uscivano sempre in coppia, ed infatti una macchina con dei lampeggianti blu mi bloccò la strada, io allora salii sul cofano, e non appena ripresi a correre uno dei due uscì dalla macchina e si buttò sopra di me, facendomi cadere a terra. Mi bloccò prendendomi le mani, provai a liberarmi, ma ormai ogni tentativo era vano. Quel poliziotto mi mise le manette e mi portò alla macchina facendomi sedere nella parte posteriore dell’auto. Ora ero davvero nei guai. I miei non avrebbero accettato molto bene un’altra denuncia, ma ormai ero abituato alle loro grida. Arrivammo alla centrale e il poliziotto mi fece entrare in una stanza, dove c’era solo un tavolo e tre sedie... Ma dove ero?

Ci andai vicino. Entrò un uomo, basso con gli occhiali e portava un farfallino rosso.

-Allora signorino... Come ti chiami?-

Mi domandò lui. Io tenevo le mani sul tavolo, con ancora quelle cavolo che mi facevano male ai polsi.

-Non vuoi rispondere? Dovrai farlo... Dobbiamo rintracciare i tuoi genitori... O sei maggiorenne?- Mi chiese di nuovo. Dovevo rispondergli?

-Ho 17 anni!- -Bene... Quindi devi parlare... Allora il tuo nome è?-

Ma dov’è finita quella frase che si vede nei film? ‘Ogni cosa che dirai potrà essere usata contro di te!’ Gente non ho ucciso nessuno!!

-E chi era l’altro tuo amichetto che era con te?-

-Non faccio la spia!-

-Senti ragazzino, o ti decidi a parlare o ti farò passare i più brutti momenti della tua vita! E non scherzo!-

Mi minacciò lui prendendomi dalla camicia. Io di tutta risposta sbuffai e gli risi in faccia. In quello stesso istante entrò un altro uomo. Alto, capelli castani, corti e occhi celesti. Avrà avuto più o meno una trentina d’anni.

-Connor, lascia stare, ci penso io!- Disse lui. Beh, Connor si avvicinava molto a Conan!

-Ok Richard... Buona fortuna!-

Il piccolo investigatore uscì, e Richard si posizionò di fronte a me. Mise la mano nella tasca e ne cacciò una piccola chiave, me la fece vedere bene, poi si avvicinò ai miei polsi e mi tolse quelle fastidiose manette. Mi avevano lasciato dei segni rossi, così iniziai a massaggiarmi i polsi.

-Piacere, io sono Richard. Mi hanno detto che hai combinato un bel guaio eh?!-

-Naaa, non ho ucciso nessuno mi pare!- Risposi io con molta naturalezza,

-Questo è vero... Allora, mi vuoi dire come ti chiami?-

Ci pensai un po’ su... Lui mi ispirava fiducia...

-Joseph...-

-Cognome?- -Jonas...-

-Joseph Jonas?-

Mi domandò lui per sicurezza,

-Joseph Adam Jonas...-

Lo corressi io dicendogli il mio secondo nome.

-Ok... E ora mi vuoi dire il nome del tuo amico?-

Ok, ora esagerava... Non avrei mai fatto la spia, Carl era un mio amico. –Questo potrebbe alleviare la tua posizione-

Mi suggerì, -Non mi importa niente... E’ un mio amico!- -Ok.... Fai come vuoi. Però una cosa devo dirtela. La prossima volta cercate di essere più furbi!-

Lui guardai storto, -Che intende?-

-La scuola non era dotata di allarmi... Abbiamo ricevuto una chiamata anonima. Ora te lo chiedo un ultima volta... Nome e cognome di quel tuo amico!- Ancora insisteva? Strinsi i pugni,

-E io te lo dico un ultima volta: Non faccio la spia!-

-Contento tu! Toglimi una curiosità... Che divertimento ci trovi nel danneggiare una scuola?-

Un piccolo sorriso comparì sulle mie labbra, -300$- Risposi con naturalezza.

-Wow... Spera che la scuola non ti denunci... Cosa che credo sia impossibile!- Passarono circa 10 minuti, e dopo di quelli si sentì una voce provenire dall’alto parlante della stanza:

-Richard sono arrivati i genitori del ragazzo... Li faccio entrare da te?-

-Sì!-

Subito dopo vidi entrare i miei genitori, e poteva non mancare anche quell’altro essere? Sì... Mi sto riferendo a Kevin.

-Joseph ma che hai combinato?- Disse mia madre preoccupata, alzai gli occhi al cielo

-Suo figlio ha danneggiato una scuola privata!- Rispose Richard al mio posto.

-Ma sei impazzito?- Quasi urlò Kevin,

-Kevin fatti gli affari tuoi! Non stare a pensare a me!- Gli risposi io alzandomi dalla sedia.

-Non rispondere così a tuo fratello!- Mi disse mia madre, mentre mio padre stava parlando con Richard,

-Ma perché non sei come lui eh? Perché non sei come Kevin! Dove abbiamo sbagliato? Diccelo...-

-In niente!-

Risposi io uscendo da quella stanza. Ero a metà corridoio quando una mano mi prese per il braccio bloccandomi. -Dove credi di andare?-

Mi domandò Richard, -In qualunque posto... Basta che sia lontano da loro!-

-Cosa è successo?-

Mi chiese, sembrava davvero interessato, ma soprattutto preoccupato. Di sicuro aveva notato la mia espressione.

-Io... Non ce la faccio più... Sempre a guardare i miei errori... A loro importa qualcosa che a scuola ho tutte ‘A’? No! Riescono solo a vedere i miei errori.. Ok, sono gravi lo ammetto. Ma quando faccio qualcosa di giusto non mi dicono neanche un ‘Bravo Joe, continua così!’ Mi dicono solamente, ‘Continua a studiare!’ ed io mi sono rotto di essere messo a paragone con Kevin!-

Gli confessai io. Riuscii a sfogarmi per la prima volta con qualcuno, ed era una cosa strana che lo feci con una persona che conoscevo da meno di un’ora.

-Ti capisco sai? Anche io ero sempre messo a paragone con mio fratello. Sai alla fine che ho fatto? Me ne sono infischiato, ed ho continuato a fare le cose per bene. Ma non per loro, per me!-

Poi mi infilò un bigliettino nella tasca dei pantaloni

-chiamami se ne hai bisogno... Sai tu mi ricordi tanto me!-

Gli sorrisi, stavo iniziando a fidarmi di lui.

-Che ne dici se ora rientriamo lì dentro insieme?-

-Ok..-

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Capitolo 2
*** capitolo 3 ***


Arrivammo al bar, dove ad aspettarci c’erano i nostri due amici.

-Ehy! Allora Joe com’è andata?- Mi domandò Set dopo che ci fummo salutati.

-Devo lavorare per quattro mesi in quella scuola e sono stato sbattuto fuori casa!-

-Wow... Però tenete.. Ve li siete meritati!- Ci disse lui dando a me e a set 150$ a testa

-Avete una sigaretta? Non ho il mio pacchetto con me!- Chiesi io, e Carl prontamente me ne offrì una.

-Joe Jonas?- Voce acuta, femminile, sexy... Solo lei poteva avere quella voce! Mi girai verso di lei e gli urlai:

-Alicia!!(si legge Alisia)- Lei si buttò tra le mie braccia, e io ricambiai.

-Abbiamo perso Joe!- Disse Brian dietro di me.

-E’ da un po’ che non ci si vede Joseph!-

-Fin troppo Trilly!- Trilly era il suo sopranome che io gli avevo dato. La vedevo così piccola e minuta, anche se aveva la mia età, ma il suo carattere era attivo e ‘pestifera’ che mi ricordava tanto Trilly. Ci scambiammo uno sguardo complice,

-Io questa sera sono libera!-

Disse lei. Io guardai verso i miei amici, non sapevo cosa fare, ma Carl mi rassicurò dicendomi di andare. Io e Alicia salimmo in macchina.

-Casa mia è libera!-

Perfetto, dato che la mia era inutilizzabile. Arrivammo a casa di Alicia.

Eravamo sul corridoio del piano di sopra. Già da lì iniziammo il nostro divertimento. Lei mi sbottonava la camicia, e io mi occupato della sua. Quando ci ritrovammo sopra quel letto ad una piazza e mezzo eravamo entrambi nudi. Io su di lei. Iniziai a spingere, e lei iniziò a gemere. Sì, il nostro era un rapporto strano, non eravamo come tutte le coppie; anzi, non eravamo proprio una coppia. Provammo una volta a stare insieme, ma non funzionò, la nostra era più un attrazione fisica. Lei aveva bisogno di me, ed io di lei, ma solo per quanto riguardava il ses**. Per il resto eravamo buoni amici. L’unica cosa brutta di quando mi trovavo da Alicia era che il letto si muoveva troppo...

-mi... mi è... ma.. mancato tutto...qu...questo..-

Riuscì a dire lei... Io gli sorrisi con un fare sexy, la baciai e continuai a fare quello che avevo interrotto.

Quando finimmo ci ritrovammo come sempre sotto le coperte abbracciati: lei con la testa sul mio petto che tracciava delle figure immaginarie sul mio petto con il dito indice, io invece avevo il mento poggiato sulla sua testa. Ad un tratto la sentii fare una piccola risata.

-Perché ridi?- Le chiesi io,

-No, niente... Pensavo che tu dovresti essere il ‘verginello Joe Jonas: casto fino al matrimonio!’- Mi disse.

-Già..-

Le risposi mentre mi guardavo quell’anello che portavo al dito. Invece di pesare qualche grammo, per me pesava più di sei tonnellate. Io, come i miei fratelli, avevo fatto una promessa: rimanere casto fino al matrimonio. Ovviamente non ci riuscii, ma i miei genitori non lo sapevano. Anche se odiavo parte della mia famiglia, mi dava fastidio mentirgli su una cosa per loro importante. Guardai l’orario erano le tre di notte: era meglio andare.

-Alicia io vado...-

-Di già?-

-Sì... Sono le tre se non te ne sei accorta...-

Le feci notare mentre mi rimettevo i miei boxer, lei ad un tratto si avvicinò a me. Mi mise le sue braccia intorno al collo, e iniziò a baciarmi...

-Alicia... non provocare...-

-Shh..-

Mi disse mettendomi il dito indice sulle labbra, e subito dopo mi ritolse i miei boxer, che ricadettero sul pavimento...

- Un ora... Ti chiedo solo questo..- Ci pensai un istante tra un bacio e l’altro...

-Ok..- E ricominciammo a fare la stessa cosa di prima.

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


Rientrammo nella stessa stanza di prima. Solo che questa volta c’era una persona in più. Era una donna.

-Signor Russo ho deciso di non denunciare il ragazzo!-

Disse la ‘nuova arrivata a Richard.

-Davvero?-

-Sì... Ho raggiunto un... Compromesso con i genitori. Lui verrà nella mia scuola ogni pomeriggio per pulire la scuola per quattro mesi!-

-QUATTRO MESI?- Dissi io incredulo,

-Accontentati che non ti sbattono dentro!- Esclamò mio fratello,

-Vaff*****o Kevin!- Gli urla facendo un passo avanti, ma Richard mi fermò dicendomi: -Calmati...-

Poi disse a voce più alta- Quindi ritirate la denuncia?-

-Sì... Il ragazzo, Joe giusto?- Io feci cenno di sì con la testa-

Inizierà da domani. Alle 14:00 puntuale!- Mi informò la donna.

-Ok.. Beh allora è tutto. Potete andare! Tu Joe ricordati ciò che ti ho detto prima!- Mi disse Richard.

Ritornammo a casa, e dopo la solita predica entrai in camera mia, dove mi aspettava Nick.

-Allora? Niente prigione?- Mi chiese lui scherzoso, Nick era così... Era un ottimo fratello.

-No, mi dispiace pulce, ma mi dovrai sopportare ancora!-

-Uffa, e io che speravo nella camera libera!- Esclamò ridendo,

-Sarà per la prossima!- Gli dissi io, e in quell’istante entrò Kevin.

-Non ci sarà nessuna prossima volta! Joseph se solo ti riazzardi...-

-Kevin basta! Non ce la faccio più! Mi hai rotto le scatole Kevin! Pensa a te! Non sei mio padre, non sei nessuno Kevin! NESSUNO!-

Gli urlai in faccia, lui lo vidi barcollare per un po’, ma poi mi diede uno schiaffo molto forte, che mi fece spostare la faccia.

-Io esco... Nick vieni con me?- Dissi io guardando negli occhi mio fratello maggiore,

-Dammi qualche secondo per cambiarmi- Nel frattempo io scesi al piano inferiore e presi il mio giaccone di pelle.

-Dove credi di andare Joe?- Domandò mio padre arrabbiato,

-Esco!-

-Non ci provare nemmeno!-

-Io vado dove mi pare!-

-Joseph, se esci ora da questa casa non rientrarci mai più!-

Mi disse mio padre serio. -Ok, Joe, sono pronto... Andiamo?- Mi domandò Nick che ormai era vicino a me,

-No..- Risposi io,

-Perché? Non ti va più?-

-No... Tu rimani qui... Sono io quello che esce!-

Esclamai continuando a guardare mio padre,

-Cosa vuoi dire?- mi domandò lui,

-Quello che mi hai detto prima.. Me ne vado.. Contento?-

-Vengo con te!- Esclamò Nick avvicinandosi alla porta, io lo presi per il braccio e lo trascinai dentro,

-No... Tu rimani qui Nick!-

-Ma io voglio stare con te!-

-Nick, hai 14 anni. Sei grande abbastanza per capire! Ci vedremo i pomeriggi!-

-Ma..-

Provò a protestare, ma io lo interruppi

-Nick, sei ancora in tempo per non diventare come me!-

E con questa ultima frase uscii di casa.

Dopo essere uscito di casa mi diressi in quella di Carl, e gli chiesi se sarei potuto rimanere da lui finché non avrei racimolato qualche soldo per comprarmi, o almeno affittarmi una casa, lui mi diede il consenso. Il giorno dopo mi recai in quella scuola. Andai dalla direttrice, lei mi disse che nelle ore in cui lavoravo c’erano ancora delle lezioni, e per cui non dovevo dare fastidio. Presi tutto l’occorrente, e con l’i-pod nelle orecchie iniziai a pulire la prima sala che avevo ‘distrutto’ con Carl.

-Sei stato tu allora! Sei un cretino! Per colpa tua ora non potremmo più fare il musical!!!-

Mi urlò contro una ragazza dai capelli castani,

-Piacere di conoscerti anche a te eh!-

- Piacere… o ma cosa dico!Per me non è un piacere conoscere uno come te!-

-Sono Joseph Jonas!-

-Demi Lovato!- C’era qualcosa di familiare in lei...

-Mi dispiace davvero per questo casino...-

-Sarei potuta diventare qualcuno... Ma grazie a te non posso più!-

-Ho già detto che mi dispiace!- Lo ero davvero. Mi dispiaceva per quella ragazza. Sembrò capire il mio dispiacere.

-Ok... Ormai è andata! Devo solo sperare che altre case discografiche mi vedranno...Ora vado a lezione.- Mi disse lei, -

Cosa ti aspetta?-

-Canto...-

-Mi piacerebbe sentirti qualche volta...-

-Mah.... Chissà se avrai questo onore!-

Disse lei andando via. Mi piaceva, aveva un bel carattere. Quando finii tutto tornai a casa di Carl, dove mi stava aspettando.

-Non ti mettere il pigiama... usciamo!- Mi disse lui appena mi sedetti sul mio letto improvvisato. Era un materasso messo a terra con un cuscino e le lenzuola, ma non mi lamentavo.

-Mi ha chiamato Jason. Lui e Brian ci aspettano al solito posto!-







NOTE: scusate nel primo capitolo non ho lasciato alcuna nota scusatemi… cmq innanzitutto volevo ringraziarvi per le recensioni che avete postato e ringrazio anche chi legge questa serie e non la commenta. Secondo: Questa è la mia seconda fan fiction che scrivo quindi sono ancora un inesperta ma spero che vi piaccia è molto diversa dalle solite fan fiction che si leggono su jemi ma a me piace molto i prossimi capitoli però saranno… come dire… più…bhe da bollino arancio ci sarà qualche scena piccante… possiamo dire così cmq in settimana penso che aggiornerò “joe e demi 4 ever” ! baci illy!

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Un ora e mezza dopo mi ritrovavo in macchina, stavo ritornando a casa di Carl. Entrai nella camera e lui era lì che mi aspettava in un dormi-veglia, era sul letto con la schiena appoggiata al muro. -Carl dormi...-

-Eh?? Sei tornato Joe?-

-Sì... Dormi che è meglio, sono le 4:30...-

-Ok.. Come è andata?-

-Come sempre.. Fantastico.. Alicia ci sa fare...-

Carl sbadigliò e borbottò un -Buona notte.-

Io invece mi misi alla scrivania e mi dedicai alla storia... Avevo 6 pagine da studiare per domani, non avevo avuto tempo e siccome la prof mi avrebbe interrogato iniziai a studiare. Finii per le 5:45, e mi finalmente riuscii ad addormentarmi.

La sveglia suonò puntuale alle sette, ed anche se la voglia di alzarmi era poca, lo feci ugualmente. Carl ancora dormiva... Poteva permetterselo dato che non andava a scuola... Mi preparai e con la macchina mi diressi nella mia scuola, dove avrei dovuto incontrare Kevin. Ora vi chiederete: ma non ha già finito la scuola? La risposta è no... Il signorino perfettino ha preso un anno in più di scuola per una specializzazione in arte&musica. Ovviamente i miei ne furono più che contenti, tanto per cambiare. Arrivai all’atrio, e poco più distante c’erano Kevin e Nick. Mi avvicinai, ma solo per mio fratello minore.

-Ehi pulce!-

-Joe!!!- Appena mi vide mi abbracciò...

-Nick non sono morto..-

-Scusa...- Disse un po’ in imbarazzo. -Quando intendi fare il serio e tornare a casa?- Mi domandò Kevin,

-Non tornerò a casa.-

-Non fare il bambino Joseph!-

-Kevin non faccio il bambino. Mi sono stufato di essere oppresso da voi! Ora sto meglio! Mi sento più libero!-

-Certo... Come no..- La campanella suonò, e alla prima ora avevo storia. -Vado.. Devo fare un interrogazione! Pulce ci vediamo questa sera... Alle 21:00 solito posto!-

Dissi riferendomi a Nick,

-Vai a prendere una ‘F’?-

Mi chiese ironico Kevin

-Per tua informazione ho voti migliori dei tuoi!-

Kevin mi guardò e poi scoppiò a ridere andando via. Lo odiavo quando faceva così... Anzi, in realtà lo odiavo sempre.

Passai lì quelle cinque ore. Ebbi una bella ‘A’ in storia, e per il resto andò tutto normalmente, lunedì sarei stato interrogato in latino. L’unica materia in cui andavo male. Sarei dovuto stare tutto il pomeriggio a studiare, ma non potevo: dovevo andare nell’altra scuola. Nell’ora di informatica mi ricordai di fare quella ricerca per Demi, avevo trovato che una casa discografica, la Hollywood records, cercava nuovi talenti, e avrebbero sentito qualche aspirante cantante il 5 giugno. Quando incontrai Demi le dissi tutto, lei era molto sorpresa, sia per il fatto dell’opportunità, e sia perché non si aspettava tutte queste attenzioni da parte mia.

-Ed ora? Che porto? Devo scrivere una canzone... Non posso portare una cover!-

Disse Demi entrando nel panico. -Non ti preoccupare... Ti aiuterò io. Ho già scritto qual cosina in passato. Se vuoi ti aiuto-

Le proposi, -Veramente vorrei scriverla da sola... Ma tu sai cantare?-

-Sì... Me la cavo..-

-E sai anche suonare?-

-Sì.... Me la cavo!- Ripetei io, -Ti prego, ti prego, ti pregoooo.... Mi impari a suonare la chitarra?- Mi implorò lei. Ci conoscevamo da due giorni.... Ma a me sembrava di conoscerla da sempre.

-Certo che ti aiuto! Facciamo così... Lunedì quando vengo qui mi porto anche la chitarra ok? Così alterno tra le pulizie e la chitarra! Ok?-

Le chiesi speranzoso.

-Ok! Grazie mille Joseph!-

-Chiamami Joe.-

-Naaa... E’ più bello Joseph!-

Mi disse sorridendo e se ne andò. Poco dopo mi ricordai di dover mandare un messaggio ad Alicia.

-Oggi Carl mi lascia la casa libera. Ti passo a prendere alle 01:30 questa sera. Non ti far attendere Trilly. A questa sera... Joe-

Inviai il messaggio e ripresi a fare le mie pulizie.



NOTE: Ciaooo ecco a voi un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Comunque volevo ringrazziarvi per le vostre recensioni e per chi segue le mie storie senza commentarle! Miraccomando recensite!!!! PS. Avete letto gli articoli? Joe e Demi si sono fidanzati!!! Jemi esiste! Ho visto le immagini di Joe e Demi che si baciavano al parco!!! Troppo carini!!!

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


-Nick- Sono le 20:30 e io mi annoio... Come al solito da quando Joe è andato via. Questa sera dovevo incontrarlo, ma non so perché mi disse che non si poteva più. Kevin non fa altro che parlare male di Joe e lo stesso i miei genitori. Ma sono l’unico a volergli bene? Uscii dalla mia camera per scendere giù. Dovevo misurare la glicemia. Quando arrivai in cucina sentii i miei parlare di Joe e.... di me. Mi nascosi dietro la colonna della cucina e rimasi a sentire.

-Credo sia meglio Paul.. Dobbiamo andare da Joe e dirglielo!- Disse mia madre,

-Tesoro sai che non verrebbe. Che debba andare dallo psicologo sono d’accordo anche io. Ma con le buone non risolveremo niente.-

Concluse mio padre, ma mia madre riprese il discorso.

-Paul... Credo che sia meglio portarci anche Nicholas. Si sta facendo trasportare troppo da Joe. Meglio rimediare.-

Disse mia madre. In quel momento entrai in cucina, e i due fecero finta di niente.

-Nicholas... Ti serve qualcosa?-

Domandò mia madre,

-Devo... devo misurare la glicemia.-

-Nick... Noi volevamo parlarti.-

-Non ci vengo. Non andrò da uno psicologo. Non sono matto!-

Dissi io lasciando il mio glugometer sul tavolo senza aver misurato la glicemia e uscendo di casa. Sinceramente non sapevo dopo andare. Così per prima cosa decisi di uscire ed andare nel luogo dove Joe usciva sempre, ma non lo trovai. Però c’era Carl. Rimasi con lui per un po’, e dopo qualche ora riuscii a convincere Carl a tornare a casa. Gli avevo chiesto di se potevo rimanere da lui per qualche giorno. Mi disse di sì, ma per qualche strano motivo questa sera non voleva tornare a casa sua.

Dopo qualche minuto fummo nella sua stanza. Si era fatto tardi, erano più o meno l’1: 40.

-Joe-

1:35. Ero in macchina con Alicia e avevo appena parcheggiato sotto casa di Carl. Entrammo e ci togliemmo il cappotto e lei posò la sua borsa all’entrata. Salimmo le scale tranquillamente ma appena fummo sul corridoio Alicia mi si parò davanti, ed con un gesto fluido mi tolse la maglia, rimanendo così con i Jeans. Le sorrisi e anche io le tolsi la sua maglia. Ci baciammo. Camminavamo per il corridoio alla ceca, appoggiati sempre al muro. Le mi baciava il collo e io facevo altrettanto facendo scorrere le mie mani dalla sua schiena in giù. Arrivammo alla stanza di Carl entrammo ancora uniti come se fossimo una sola persona, ma all’istante ci bloccammo vedendo che la luce era già accesa, e quando girammo lo sguardo vedemmo che nella stanza non eravamo soli: c’erano anche Carl e Nick. Mi misi una mano tra i capelli. Ora come lo spiegavo a Nick?

-Joe... Ma che...-

Provò a dire lui.

-Alicia vatti a rimettere la maglietta!-

Le dissi con tono severo e lei obbedì all’istante. Ok, non eravamo fidanzati, ma ero comunque geloso di lei quando ci trovavamo in quelle circostanze. Alicia tornò dopo pochi secondi. -Credevo che oggi la casa fosse libera!-

Dissi riferendomi a Carl.

-Scusa...-

Rispose Carl scusandosi,

-Joe ma... La promessa?-

Mi domandò mio fratello.

-Nick ora sei piccolo e non mi capisci. Ma quando sarai più grande saprai capire. Per me questa è stata una stupida promessa, fosse per me non l’avrei mai fatta, ma papà mi ha costretto. Ma un momento... Che ci fai qui?-

-Io... Non voglio tornare a casa.-

-Tu invece ci torni-

-Mi... anzi CI vogliono portare da uno psicologo!-

-Io non ci andrò...E se tu non ci vuoi andare non ci vai! Carl ti dispiace riportarlo a casa?-

-No, certo che no! Andiamo Nick!-

-Io voglio rimanere con te!-

-Nicholas per favore torna a casa!-

Gli dissi in tono severo, e lui non poté che acconsentire.

-Carl noi andiamo nella stanza dei tuoi!-

Dissi io uscendo con Alicia e entrando nella stanza da letto dei genitori di Carl. Le tolsi nuovamente la maglietta, e la feci allungare sul letto. E cominciammo a fare ciò che facevamo ogni sera.



NOTE: Scusate per il ritardo dovevo aggiornare altre storie cmq spero che vi piaccia questo nuovo capitolo e miraccomando recensite!!!! PS. Aggiorno presto!

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Il giorno dopo mi risvegliai nello stesso letto, fortunatamente era sabato, non dovevo andare a scuola. Ma mi aspettò comunque una brutta visita.

-Scendi dal letto, mangia e cambiati!-

Mi disse una voce familiare. Aprii gli occhi e vidi Kevin.

-Vattene!-

borbottai, Kevin mi prese per il braccio e mi fece cadere dal letto. Io mi cambiai e mi lavai. Scesi giù in cucina e vidi i miei nel salotto di casa che parlavano con Carl.

-Joe andiamo!-

Mi disse mio padre mentre apriva la porta.

-Dove?-

-Andiamo!-

-Non ci penso nemmeno. Ho capito dove mi volete portare e io non ci vengo! Non ho alcun problema!-

-Invece sì! Ora entra nella macchina forza!-

-NO!-

Kevin mi prese il braccio e mi trascinò con la forza fino davanti la macchina.

-Ma mi vuoi lasciare in pace? Kevin che cavolo vuoi? Non sei tu a decidere per me! Non voglio andare da quello psicologo!-

Gli gridai in faccia. Lui non mi rispose, ma aprì la portiera.

-NO!- Gli ripetei.

-Entra... ORA!-

Entrai nella parte posteriore della macchina, Nick era già dentro, e vicino a me si mise Kevin, davanti invece c’era mio padre, al posto di guida e mia madre a fianco. Dopo circa mezz’ora arrivammo davanti un edificio, scendemmo e quando vi entrammo ci fecero sedere in una sala d’attesa. Il primo ad entrare nella stanza dello psicologo fu Nick, e subito dopo fecero entrare me, ma in un’altra stanza.

-Tu sei Joseph?- Mi domandò un signore con gli occhiali e la barba bianca. Era seduto dietro una scrivania.

-Sì...- Risposi, e lui mi indicò un lettino. Io invece di sdraiarmi mi sedetti normalmente.

-Di cosa vuoi parlarmi?- Mi domandò lui,

-Di niente! Sono stato costretto a venire qui.-

-Ok... Allora ti faccio io le domande e tu rispondi. Ti senti inferiore a tuo fratello?-

Non risposi.

-Credi che i tuoi genitori ti disprezzino?-

Non risposi. Decisi di passare la mezz’ora così. Lui faceva domande a vuoto dato che io non rispondevo. Passato quel tempo uscii fuori seguito da quel signore, non mi fermai a parlare con i miei, uscii direttamente fuori e mi incamminai verso la fermata dell’autobus più vicina. La trovai e mi sedetti sulla panchina aspettando il prossimo autobus, ma invece di quello arrivò la macchina dei miei. Uscì mia madre e si sedette vicino a me.

-Torno con l’autobus.- Le dissi prima che potette farmi qualche domanda.

-Tesoro ti prego... Torna a casa con noi.-

-No... Mi sono stufato di tutto questo. Non tornerò mai più a casa ok? Fra un po’ avrò 18 anni, così potrò fare quello che voglio!-

-Amore per favore... non farmi questo... non fare questo alla tua famiglia!-

-Io mamma? E quello che avete fatto voi a me non conta? Mamma voi sapete solo mettermi a paragone con Kevin e io non ne posso più! Domani devo tornare dallo psicologo? Ok.. Lo farò... Ma sappi che stai sprecando i soldi perché non dirò mai niente a quello sconosciuto ok?-

Mia madre mi guardò con lo sguardo triste. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Mi dispiaceva parlargli così, ma doveva sapere la verità. In quell’istante arrivò l’autobus e la portiera si aprì.

-Scusami!-

Le dissi salendo poi nel trasporto pubblico.

Scesi dall’autobus e camminai per circa 5 minuti prima di arrivare a casa di Carl. Mi stava aspettando sul divano.

-Come è andata?-

-Ho litigato con mia madre, e riguardo lo psicologo non gli ho detto niente!-

Risposi sedendomi a fianco a lui sul divano.

-Domani mattina credo che dovrò riandarci.-

-E ti va?-

-NO! Poi oggi pomeriggio e domani sono occupato!-

-Cosa devi fare?- Mi domandò lui curioso,

-Devo studiare per un interrogazione!-

-Secchione!-

-Almeno io vado a scuola!-

-Quindi preferisci lo studio ad Alicia?- Mi domandò malizioso,

-Ma che dici! Da lei ci vado questo pomeriggio!-

-State recuperando quel mese perso vero?-

-Esatto!-

A pranzo andammo in una paninoteca, dato che a nessuno dei due andava di cucinare. Dopo di che tornammo a casa. Il tempo di fumarci una sigaretta insieme e io andai via diretto a casa di Alicia. E tutto successe come sempre. Oltre alla solita nostra “attività” dopo ci andammo a prendere un gelato da buoni amici e poi io verso le 18:30 tornai a casa di Carl e salii in camera: mi aspettavano due giorni di studio latino.



NOTE: Ciaoo a tutti scusate se ho aggiornato così tardi ma avevo un sacco da studiare! Gli esami di terza media si stanno avvicinando (purtroppo!) e poi sono i miei primi esami, aiutoo! Vbb passiamo alla ff, spero che vi piaccia questo nuovo capitolo, lo so mi uccidere xkè in questo cap non c’è demi ma non vi preoccupate comparirà presto! PS. Volevo dire una cosa sull’altra mia ff “J.O.N.A.S nuova edizione” il nuovo capitolo l’ho già pronto ma aspetto a postarlo nel primo cap ho ricevuto 6 recensioni e nel secondo solo 2!! Aspetto di riceverne delle altre prima di postare il terzo capitolo! Mi dispiace! Non uccidetemi!

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Il tempo continuava a passare. Il pomeriggio andavo sempre nell’altra scuola, e mentre io facevo le pulizie Demi mi faceva sentire quello che aveva imparato con la chitarra, e io la aiutavo a migliorare sia nel suonare, ma anche nell’intonazione della canzone. A scuola andava sempre tutto bene, i miei genitori continuavano a portare me e Nick dallo psicologo, ma come sempre io non dicevo una parola. Passavamo l’ora lui leggendo una rivista e io mandando messaggi col cellulare. Ero ancora a casa di Carl, e quasi ogni sera andavo a casa di Alicia. Passò così un mese...

-Allora... I greci credevano negli dei.. Come Zeus, Era, Ares... E in loro onere vi erano le olimpiadi, che si facevano ogni quattro anni nella città di Olimpia... Giusto Carl?-

Gli domandai per conferma.

-Sì Joe... E’ la millesima volta che mi ripeti lo stesso argomento.. Ormai lo so anche io!-

-Scusa, ma la prof vuole confermarmi il voto!-

Cercai di scusarmi.

-Ok... Dai oggi esci? O vai da Alicia?-

-No, esco... Non mi ha fatto sapere nulla.-

Parlai troppo presto, ecco che mi arrivò un messaggio da parte di lei:

-Joe raggiungimi a casa mia. Ti prego sbrigati... E’ importante. Ti devo parlare. Alicia.-

Ero confuso e preoccupato da quel messaggio. Così presi la macchina e corsi da lei. Ad aprirmi fu la madre di Alicia.

-Buona sera signora, cerco Alicia. Sono Joe, un suo amico.-

-Certo.. Vai pure è in camera sua Joe!-

La madre di Alicia era una persona gentilissima e cortese. Salii le scali, e per la fretta le feci due a due. Aprii la porta della sua camera, e trovai la mia migliore amica seduta nell’angolo del letto, le gambe strette al petto avvolte dalle braccia, e stringeva tra le mani una scatolina.

-Alicia che succede?-

Gli domandai preoccupato e mi avvicinai a lei, non parlava, guardava avanti nel vuoto.

-Aly vuoi parlare? Che cosa è successo?!-

-Io... io... credo che...-

-Aly credi cosa?-

Diventavo sempre più nervoso ed agitato.

-Credo di essere.... incinta.-

Ci rimasi di stucco. No.. Non poteva essere vero. Scherzava.

–Ehy Trilly non scherzare!-

-Joseph non scherzo! Ho un ritardo, ho fatto quel cavolo di test due volte, ed è sempre positivo!-

Di solito i test sbagliano... Poteva essere così anche ora?

-Aly prendi l’appuntamento dal ginecologo. Dobbiamo essere sicuri!-

- L’ho già chiamato. Ci andrò la settimana prossima.-

-Vuoi dire CI andremo!-

-Verrai anche tu?-

-Non ti lascio sola Trilly!-

-Grazie!-

Disse lei per poi buttarsi tra le mie braccia. Quella sera rimasi lì tutto il tempo. Rimanemmo nella stessa posizione abbracciati, in silenzio. Ognuno con i suoi pensieri. Un figlio? Io sarei diventato padre... Ma io non amavo Aly... La nostra ero solo forte amicizia. Certo avrei preso le mie responsabilità, ma eravamo ancora troppo piccoli per un figlio. Poi io dovrei essere ancora ‘puro’. Già i miei erano incavolati, sapere che avevo rotto la promessa sarebbe stato come mettere una tovaglia rossa davanti un toro. Cosa avremmo fatto? Verso le 3:30 andai via da casa di Alicia e tornai a casa di Carl: avevo bisogno di parlare con il mio amico.

-Alicia- Joe andò via credendo che stessi dormendo, così rimasi sola. Un figlio. Cosa bella o brutta? Avevo paura. I miei mi avrebbero appoggiato, dato che mia madre mi ebbe quando aveva solo 19 anni, ma i genitori di Joe? Loro erano dell’idea ‘casto&puro’ fino al matrimonio. Avevo paura. Dovevo sapere. Dovevo scoprire la verità. Al più presto. Il giorno dopo avrei chiamato il ginecologo per farmi spostare l’appuntamento. Non potevo aspettare una settimana, era più forte di me.

-Joe- Il pomeriggio dopo la grande notizia andai nella mia ‘seconda’ scuola... Presi il solito scopettone ed iniziai a lavare il pavimento dell’aula di danza immerso nei miei pensieri. Per la prima volta avevo paura, avevo bisogno qualcuno che mi aiutasse. I miei fratelli erano da escludere, i miei genitori anche... Carl, ma non poteva capirmi in pieno. In quell’attimo ebbi un lampo di genio. Corsi al mio zaino e frugai tra le tasche finché non trovai ciò che cercavo: il numero di telefono giusto.





NOTE: scusa te per il ritardo! Ma non ho proprio avuto tempo di aggiornare sono stata impegnata con i compiti (gli esami sono alle porte) e il mio fan-club ANZI vi d’ho il link www.joe-demi-jemi.fan-club.it vi prego venite è un fan club su i jonas brothers e Demi Lovato ma c’è anke uno spazio per Selena E Miley è c’è la new chat cmq passiamo alla ff allora non ve lo aspettavate! Alicia forse è incinta! Ma ve lo immaginate Joe padre? Miraccomando recensite e andate sul mio fan club! C’è uno spazio per le fan fiction! Baci illy!

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Corsi al mio zaino e frugai tra le tasche finché non trovai ciò che cercavo: il numero di telefono giusto. Composi il numero sul mio cellulare, e lo lasciai squillare, al terzo squillo rispose

-Pronto?-

-Moser? Sono Joe!-

-Joe?! Cos’è successo?-

Mi chiese preoccupato, ma come mai mi fidavo così tanto di uno che avevo incontrato solo una volta?

-Possiamo incontrarci? Devo parlare con qualcuno...-

-Certo! Appena puoi vieni al numero 10 di rose street!-

-OK.. grazie!-

E riattaccai... Anche se di poco mi sentivo meglio... Demi arrivò tutta pimpante con la chitarra tra le mani. Oggi non ero dell’umore adatto, ma per lei avrei fatto uno sforzo.

-Senti qui... Mi sono imparata!-

Iniziò a suonare e cantare la canzone a cui lavorava da un mese. L’aveva chiamata ‘Don’t forget’ e il testo era fantastico. Mentre l’ascoltavo mi arrivò un messaggio: Alicia

-Joseph dal ginecologo ho spostato l’appuntamento a domani, non riesco ad aspettare. Alicia.-

-L’ansia cresceva sempre di più... nella mia testa rimbombava sempre la stessa parola: Un figlio, un figlio, un figlio...

-Joseph tutto ok?-

Mi domandò Demi abbastanza preoccupata,

-Sì.. va tutto bene.-

-Stai sudando..-

Mi passai una mano sulla fronte, sudavo freddo, non era da me. Dovevo assolutamente calmarmi:

-Demi scusa devo andare!-

Dissi alzandomi e lasciando Demi da sola in quella enorme stanza. Presi lo zaino e corsi verso l’indirizzo che Moser mi aveva dato. Suonai il campanello e mi venne ad aprire lui, vide che ero sconvolto e mi fece subito entrare. Ci sedemmo sul divano e mi diede un bicchiere d’acqua, che però non riuscii a bere. Gli raccontai tutto, in qualche modo sentivo di potermi fidare di lui.

-Wow...-

Commentò lui... Solo questo sapeva dire?

-Un figlio è una cosa seria Joe lo sai questo?-

-Certo che lo so... Però non so cosa fare, come comportarmi... Ho paura!-

-E’ normale. Ma non devi vedere questo come un vero errore. Vedilo sotto un altro punto di vista: Questo bambino nascerà da un bellissimo errore.-

-Ma i test di solito sbagliano. Non sono affidabili. E danno sempre risposte sbagliate... E dopo.. Io dovrei essere il ragazzo casto! Non quello che mette incinta la sua amica...-

Qualcosa di bagnato mi rigò il viso. Passai la mano sulla mia guancia, e vidi che anche i miei polpastrelli erano bagnati. Stavo piangendo? No... Non era vero. Pioveva al chiuso? Più probabile. Continuai a guardarmi i polpastrelli bagnati, come se fossero qualcosa di sconosciuto a me.

-Si risolverà tutto Joe! Ricordati che puoi sempre contare su di me.- Mi abbracciò. Fu un gesto istintivo stringerlo forte a me. Sentivo dei rumori strozzati. Come un martello che ripete sempre lo stesso suono

-Shh..-

Disse Moser accarezzandomi la testa. Ero io? Invece di staccarmi dal suo abbraccio lo strinsi ancora di più. Volevo un posto sicuro. Volevo qualcuno che mi facesse SENTIRE al sicuro. Un riparo... Chiedevo troppo?! I singhiozzi erano sempre più forti: non riuscivo a controllarmi.

-Ssh... Calmati.-

Continuava a dirmi Moser, forse il mio riparo era lui? Riuscii a calmarmi a poco a poco. Lasciai cadere la mie braccia lungo i miei fianchi e Moser si allontanò. Avevo gli occhi gonfi, lo sentivo.

Puoi rimanere qui quanto vuoi Joe! Ho una stanza in più.-

Mi propose lui,

-Non vorrei disturbare!-

-Sono da solo, mi farai solo compagnia!-

Un peso in meno per i genitori di Carl, era meglio così. Per rispondere alla domanda di prima: Sì, Moser era il mio rifugio.

-Grazie.-

-Joseph posso farti una domanda?-

Mi chiese lui, ed io feci cenno di sì con la testa.

-Questo sfogo… E’ stato per la notizia di Alicia o per altro?-

Domandò… Ma cosa intendeva?

-Come?-

-Cioè… Sei sicuro che lo sfogo non derivi dal fatto che… i tuoi genitori non..-

Capii dove voleva andare a parare, e così lo interruppi.

-Non centrano niente loro!-

-Ok... Ora andiamo a prendere le tue cose dal tuo amico.-



NOTE: Ciaooo scusate non posto da una vita! Scusate ma sono andata in gita con la scuola! Spero ke il capitolo vi piaccia! Non ve lo aspettavate ke fosse Moser! Hehe cmq miraccomando recensite!!!

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Capitolo 9
*** AVVISO! ***


Oddio ragazze non aggiorno da una vita!! O.o
VOLETE CHE CONTINUI LA STORIA??

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