La mia Oscar

di Mina7Z
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un amore ***
Capitolo 2: *** Margot ***
Capitolo 3: *** Il dolore ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Insieme per sempre ***
Capitolo 6: *** Una vita ancora ***
Capitolo 7: *** Julienne ***
Capitolo 8: *** L'amico ritrovato ***
Capitolo 9: *** La decisione - Varennes ***
Capitolo 10: *** Il perdono ***
Capitolo 11: *** Gioie e paure ***
Capitolo 12: *** Verso un nuovo destino ***



Capitolo 1
*** Un amore ***


Un amore

 

Non poteva più fare a meno di pensare a lui. Lo aveva sempre considerato un amico fidato, era il suo compagno di  giochi, e di avventure.

Era sempre stato presente nei momenti più belli e più difficili della sua vita, l’aveva sempre confortata, rallegrata e consolata.

Era una presenza rassicurante, sapeva leggerle dentro e pareva capire i suoi stati d’animo e i suoi sbalzi d’umore.

A lui non aveva mai potuto nascondere niente  neanche il suo amore per Fersen e la disperazione che aveva provato nel momento in cui si era sentita rifiutata come donna.

 

Ora, però, il pensiero del suo compagno di giochi la faceva soffrire terribilmente. Pensava a quegli occhi verdi, profondi e intensi, alla sua risata allegra, alle sue mani  forti e ferme e al calore che riusciva a darle. E si sorprendeva di questi  pensieri.

 

E’ forse amore  il desiderio di averlo vicino, il bisogno della sua stessa presenza? Come era possibile che questi sentimenti fossero  nati   solo  dopo tanti anni e dopo tante sofferenze  che lei involontariamente gli aveva procurato?

 

Si, forse è questo l’amore.

 

Ma ammettere con se stessa di essere innamorata di Andrè le provocava una sensazione strana di felicità e di dolore, sentimenti sconosciuti che non riusciva a comprendere.

Del resto, non era certo stata educata per provare tali passioni e l’unico modo che aveva per  gestire la situazione era tacere finchè non avesse fatto chiarezza dentro il suo cuore.

 

Era passata qualche settimana dall’incidente a St. Antoine. Aveva temuto per la sua vita  ma ora l’accaduto sembrava dimenticato. In quei momenti  terribili, nei quali lei stessa aveva rischiato di essere uccisa dalla folla inferocita, tutti i pensieri erano rivolti solo a lui. L’aveva visto trascinato via dalla folla delirante e quando Fersen l’aveva trovata e portata in salvo,  aveva provato un dolore profondissimo. Non era la preoccupazione per un amico in pericolo, era una sensazione di angoscia, di vuoto, di disperazione.   Improvvisamente, in pochi secondi, tutto si era chiarito nella mente e  nel  cuore e aveva capito che senza di lui la vita non avrebbe avuto senso e che il dolore per la  perdita di Andrè sarebbe stato insopportabile.  Non avrebbe potuto  concepire  di continuare a vivere senza  potere vedere il suo corpo forte e muscoloso nel quale avrebbe tanto voluto perdersi. Pensò alla voce  armoniosa, calda e infinitamente dolce  a quegli occhi  intensi che  ultimamente la scrutavano tristemente. Quando Fersen aveva messo in salvo Andrè, lei  l’aveva aiutato a risalire su una carrozza di passaggio mentre le lacrime continuavano a scendere incontrollate. L’aveva preso tra le sue braccia, dolorante e insanguinato, l’aveva tenuto stretto, ma lui era troppo  malconcio per accorgersi della disperazione dipinta sul volto di lei. Si era assicurato che  stesse bene, che non le fosse accaduto nulla di grave, e si era assopito con la testa  buttata all’indietro mentre  il sangue scendeva abbondante dalle ferite che aveva in viso.  Avrebbe tanto voluto dirgli che era stata  in pena per lui, che si era sentita sola, disperata, che non avrebbe sopportato l’idea di perderlo, ma mentre la carrozza correva verso palazzo Jarjayes,  la ragione aveva il sopravvento e  riprendeva il controllo delle proprie emozioni lasciandola però attonita e angosciata per la scoperta improvvisa di quell’amore antico. 

Se tu mi avessi guardata, se il tuo corpo  avesse sfiorato il mio avresti capito che il mio turbamento era profondo, che i miei sensi e la mia coscienza  erano in subbuglio,  che il mio corpo chiamava il tuo, che la mia anima era legata a te indissolubilmente”.

Si alzò e andò alla finestra.

Quanta tristezza, quanto dolore c’è nel tuo cuore Andrè, te lo leggo  sul volto. Un  alone di tristezza che non ti lascia mai dal giorno in cui mi gettasti sul letto  strappandomi i vestiti. Non ho avuto paura in quei momenti, sapevo che non mi avresti mai fatto del male.  La cosa che mi ha fatto soffrire è stato il fatto di non avere capito quello che tu provavi per me. Io non mi ero mai resa conto che tu mi amavi, che soffrivi in silenzio. Mai. Forse ero troppo occupata a credere che Fersen fosse un uomo che io potevo amare, degno di me.  Le tue mani mi stringevano forte  ma ciò che mi ha ferito era vedere il tuo volto disperato. Hai avuto i paura di perdermi  per sempre in quel momento”.

Oscar tornò a sedersi al suo posto. Pensò con stupore che quello era il momento esatto in cui aveva incominciato a vedere Andrè con una luce diversa. Si era anche resa conto, nonostante  avesse fatto di tutto per dimostrare il contrario, che il suo corpo aveva risposto inaspettatamente  al contatto con il corpo dell’uomo.  La mente si era ribellata ma dentro di sé qualcosa  si era rotto e aveva percepito che l’odore della pelle, il calore, la forza di Andrè l’avevano colpita profondamente. L’uomo era riuscito nel suo intento. Aveva tentato però di soffocare questi sentimenti che non riusciva decifrare.

 

Un rumore la fece trasalire. Oscar sentì gli uomini prepararsi alla serata  di libera uscita. Alain, Andrè e altri soldati volevano andare a divertirsi nelle locande di Parigi.  Doveva ritornare alla realtà.

Avrebbero sicuramente bevuto e forse avrebbero fatto a botte ma non se ne preoccupava.

Lei, come di consueto decise di passare la serata compilando  documenti e pratiche che aveva lasciato in arretrato. 

Era già molto  tardi ma non aveva sonno. Era una bella serata e il cielo stellato sembrava  colmo di piccole gemme preziose.

Sento che non riuscirò a soffocare i miei sentimenti ancora per molto…e che senso avrebbe  farlo…..non mi resta poi molto da vivere …..pochi mesi chissà. Dovrei pensare a me stessa una volta nella vita, solo a messa  stessa e a te Andrè.  Ma come potrei dirti che  sto per morire? Come potrei dare questo dolore a te che daresti la vita mille volte in cambio della mia?”

 

Ripensò al giorno in cui il padre stava per ucciderla perché si era macchiata di tradimento nei confronti della famiglia Reale. Andrè aveva cercato di salvarla e  poi si era offerto di morire con lei, prima di lei perché mai avrebbe potuto  assistere alla morte della donna amata. Pensò alla sua reazione in quel momento. Lei non aveva fiatato, non aveva mosso un dito per sostenerlo nella decisione di scappare con lei………….di prenderla in moglie. Ricordava  di essere rimasta impietrita  nell’udire quelle parole tanto ardite che mai avrebbe creduto di sentire da Andrè.  Sposarla, lui che non era nobile, come avrebbe potuto sposarla, sarebbe stato inconcepibile……vietato, impossibile.  Si era sorpresa a condividere  le ragioni del rifiuto che il padre con tono sprezzante elencava all’uomo.

Si vergognò dell’atteggiamento tenuto allora. 

Saresti morto per me, non ho dubbi………come posso dirti adesso che la mia vita  è finita? Come posso darti questo doloreAndrè” pensò “cosa devo fare non so come comportarmi. Io non ho mai provato  sentimenti così intensi per un uomo”. 

Si sorprese a fantasticare sull’amore tra un uomo e una donna,  su quanto dovesse  essere piacevole e intenso l’incontro di due amanti.

Si ricordò di una volta tanto tempo prima, quando  a Versailles, durante un’ispezione  lungo i corridoi della Reggia accompagnata dall’inseparabile Andrè,  aveva udito dei lamenti provenire dalla stanza di un nobile. La porta era rimasta socchiusa e i due giovani  si soffermarono a guardare all’interno. Quello che videro lasciò Oscar senza fiato. Il nobile era in compagnia di due  donne  e i tre si rotolavano nel letto compiendo atti talmente impudichi da non lasciare nulla all’immaginazione.

Andrè capendo il disagio di Oscar le disse  dolcemente “Questo non  è amore Oscar.  Non è quello che succede quando due persone si amano. L’amore può essere infinitamente bello e piacevole quando un uomo e una donna si appartengono  completamente nel corpo e nello spirito”. Lui l'aveva aguardata con un’espressione triste ma intensa. 

Lei aveva preferito soprassedere ed andarsene.  

Oscar sorrise ripensando all’imbarazzo provato quel giorno. Lui le aveva voluto fare capire che se c’è l’amore,  il sesso è  il connubio tra corpo e anima. E’ l’unione perfetta tra due esseri.  Un connubio che lei però non conosceva ancora.

 

 

Un rumore in lontananza la allontanò da questi pensieri. Erano gli uomini che rientravano in caserma dopo una serata di divertimento.

Si affacciò sul terrazzo e vide Alain che sorreggeva Andrè per un braccio.  Udì l’uomo dire ad Andrè di non preoccuparsi e che l’avrebbe portato in infermeria.

Si precipitò per le scale, li raggiunse temendo che fosse successo qualcosa di grave, ma appena fu loro vicino capì che i soldati  era sbronzi e che si erano sicuramente azzuffati. Andrè non nera certo grave, ma aveva una ferita al braccio e sul viso.

“Eilà comandante, ci siamo divertiti stasera sapete! Siamo un po’ ammaccati e Andrè ha bisogno di medicazioni” disse Alain che sembrava avere bevuto davvero parecchio.

“Forse è meglio che lo medichiate voi, io non mi reggo in piedi”. Devo avere bevuto una damigiana intera, per Dio!”.

 

Oscara osservava la scena con aria crucciata. “Non sono affari miei cosa fate quando siete in libera uscita ma non potete tornare sempre malconci”esclamò. 

“Si, si, avete ragione ma è così bello sbronzarsi e fare a botte, è l’unica cosa che ci rimane” rispose Alain l’aria di un bambino sgridato.

“Va bene, porto io Andrè in infermeria. Nessun’altro ha bisogno di medicazioni?”

La risposta fu negativa e se ne andarono immediatamente a letto.

Oscar fece sedere Andrè sul tavolo dell’infermeria.

La stanza era illuminata solo dalla tenue luce di una candela. Le ferite non erano profonde e lei cercò di pulirle con dell’alcool.

“Ahia…brucia”si lamentò lui con l’aria di chi è ancora un po’ alticcio. “Ma dai, non fare il bambino” lo canzonò lei mentre gli tamponava una ferita vicino al labbro.

La luce illuminava leggermente  il volto di Andrè. Era talmente bello e la guardava con aria sognante. La mano le tremò mentre si avvicinava alla ferita.

“Va bene, soffierò sulla ferita, pauroso!” e dopo averlo medicato si avvicinò con le labbra alla ferita soffiando leggermente.

Era così vicino alle sue labbra che le sembrava di sentirne il calore.

Si sorprese a desiderare immensamente di posare le labbra sulle sue, come era successo quella maledetta sera di molto tempo prima.

Ma ora sarebbe stato tutto diverso perché era lei a desiderarlo. Bastava così poco…..così poco……e si sarebbe persa definitivamente…

Un rumore improvviso la fece sobbalzare. “Ah, siete ancora qua?” Era Alain che  intuendo l’intimità della situazione avrebbe voluto scomparire.

“Beh…. scusate ma ero venuto solo …….a cercare qualcosa per il dopo sbornia, non mi sento affatto bene!”

“Abbiamo finito non ti preoccupare” lo rassicurò Oscar. “Comunque buonanotte” e se ne andò in gran fretta.

Alain e Andrè rimasero nella stanza. Alain era imbarazzato e sbigottito “Non vorrei avere interrotto qualcosa” scherzò Alain. “Figurati” disse Andrè sospirando. “Però per un attimo ho avuto la sensazione……..ma no, mi sbaglio…non può essere. Sono ancora un illuso Alain.

“Beh, il comandante era piuttosto imbarazzato.  Accidenti a me!”

Rientrata di corsa nelle sue stanze Oscar rifletteva sull’accaduto. “Forse è stato meglio così. Devo ancora riflettere…..”e arrossì pensando a quello che sarebbe potuto accadere quella notte stellata.

 

 

 

Non ci furono occasioni per scambiare quattro chiacchiere con Andrè. La vita in caserma era piuttosto frenetica e le comunicazioni tra le i e i soldati sempre molto formali.

Sentì bussare alla porta e si sorprese trovandosi a pensare che poteva trattarsi di Andrè.  La porta riaprì ed entrò Alain. “Comandante  siamo pronti per  la ronda  notturna in città.  Voi pensate di venire con noi?.

“Certo” rispose lei  “Ora scendo”.

Il sorriso di Alain non le piaceva affatto. Aveva l’abitudine di intromettersi in cose che non lo riguardavano direttamente e non apprezzava le battute di spirito con le quali si rivolgeva alle parlando di Andrè.  Sapeva però che  Alain era affezionato ad Andrè e che lo avrebbe protetto e aiutato in qualsiasi circostanza. 

Scese le scale e trovò  i soldati ad attenderla. Era aprile e  faceva un insolito caldo a Parigi. L’aria era afosa  e anche di notte non vi era uno sprazzo di vento.

Il compito era sorvegliare l’Opera  dove alla rappresentazione partecipavano membri dell’aristocrazia e della famiglia reale. 

Una parte dei soldati della guardia restarono a pattugliare l’ingresso, Oscar Andrè Alain e altri soldati  entrarono e arrivarono sino ai  palchi d’onore. 

Oscar notò M.me Adelaide, la sorella del Re che, seguita da una dama e un servitore si recava verso l’uscita del teatro senza scorta armata. Raggiunse la donna e con un inchino reverente le chiese di poterla scortare sino alla carrozza.

“Vi ringrazio Madamigella, siete sempre molto gentile”.

Mentre stavano per raggiungere la carrozza, in una frazione di secondo, si vide un uomo uscito da un vicolo oscuro  avventarsi sulla Principessa. Oscar non ebbe il tempo di intervenire. 

L’uomo le cinse un braccio intorno alla gola tenendo impugnato un filato coltello.

“ Dovete morire cos’ì l’austriaca capirà di cosa è capace la povera gente e la prossima sarà lei!” Oscar era ad un passo dall’uomo, i soldati erano a qualche decina di metri ma non potevano intervenire per paura dei mettere in pericolo l’ostaggio. 

 

“Fermi tutti" gridò Oscar, “non vi muovete”. Oscar non poteva fare altro che mantenere il sangue freddo e tentare di fare ragionare l’uomo.

“Non ti muovere soldato” gridò l’uomo “ altrimenti questa nobile è morta”. 

“Guarda che non hai scampo, sei circondato dai miei uomini e anche se riuscissi a fare del male a  M.me Adelaide non ne uscirai vivo”

“E tu credi che me ne importi?” gridò l’uomo “sono pronto a morire per la Francia! E tu non fare neanche un passo, anzi butta via la pistola e la spada!.

 

Oscar non potè fare  meno di obbedire.  Andrè e Alain  guardavano la scena impietriti.

“Ti propongo uno scambio” disse Oscar “perché non uccidi me al posto della Principessa? Sai, io sono stata al servizio della Regina per  molti anni, sono stata il comandante delle Guardie Reali e l’ho difesa, seguita e ammirata per venti anni. E sono una donna. Penso che se tu uccidessi  me la Regina soffrirebbe enormemente perché solo io sono in grado di proteggerla! O forse hai paura di affrontare una donna?”

 

“Quella donna è pazza Andrè” disse Alain, è disarmata che diavolo vuole fare? Vuole farsi ammazzare?.

Andrè non riusciva neanche a  respirare dalla tensione. “Dio Santo Oscar, devo aiutarti ma come? Cosa vuoi fare?

 

“Allora è così, hai paura di una donna in uniforme? Non vuoi ammazzare  l’amica della Regina? Non mi sembri poi un gran combattente!” La voce di Oscar era ferma e chiara.  

 

L’uomo invece sembrava confuso e tremava visibilmente. 

 

Improvvisamente si scosse,  lascio dalla presa M.me Adelaide che si accasciò  tramortita dal terrore provato e si scaraventò su Oscar  che era ad un metro da lui  gridando “Muori maledetta!”.

Con un movimento fulmineo Oscar  estrasse da sotto la giacca un coltello e  prima che l’uomo avesse il tempo di colpirla  mirò al collo e gli recise la gola.  

I  soldati e i presenti che nel frattempo si erano accalcati per vedere la scena si affrettarono ad avvicinarsi.

Soccorsero M.me Adelaide  accasciata a terra senza sensi e si accertarono che Oscar stesse bene.

L’uomo giaceva a terra in una pozza di sangue.

“Ve la siete vista brutta comandante” esclamò Alain con aria tesa  “pensavo foste disarmata”. 

“Beh, dopo tanto tempo passato tra di voi devo avere  imparato qualche piccolo trucco, non ti pare Alain?” rispose lei  abbozzando un sorriso.

“Già”, certi trucchi li usano solo i soldati un po’ rozzi!. Ma a volte sono utili, no?”.

 

Andrè era rimasto in disparte. Era sconvolto. Non aveva potuto aiutarla in nessun modo, si era sentito impotente. Sarebbe morto per lei ma non  aveva potuto  soccorrerla. Ma quanto era stata coraggiosa la sua Oscar. Mille soldati non avrebbero fatto di meglio.

Aveva sfidato la vita  rischiato la vita ancora una volta e ancora una volta si era salvata.

 

L’indomani tutto sembrava scorrere normalmente. Tra i soldati però non si faceva altro che parlare dell’accaduto e si tessevano le lodi del loro comandante. 

Alain bussò alla porta del suo ufficio.

La trovò  fredda e distaccata come al solito.  “ Cosa vuoi Alain?” 

“Volevo farvi nuovamente  i miei complimenti per ieri sera comandante”, Non ho mai visto nulla di simile! Gli avete tagliato la gola con un colpo solo. Io non avrei saputo fare di meglio.”

“ Non ero disarmata Alain, sapevo esattamente a cosa andavo incontro.

“La cosa strana” continuò Alain “ è che siete tanto coraggiosa da affrontare un pazzo omicida ma non avete il coraggio di guardarvi dentro e ammettere i vostri sentimenti per Andrè!”.

La guardava con aria di sfida.

Lei lo guardò tentando di lanciargli un’occhiata gelida.

“Come diavolo ti  permetti di parlarmi così Alain? Io non sono un tuo amico, sono il tuo comandante e non vedo come ti possa intromettere in cose che  non ti riguardano!”

La porta era socchiusa e  nessuno si accorse che Andrè era rimasto sull’uscio ad osservare la scena.

“Non sono affari miei ma Andrè è mio amico e  voglio solo il suo bene” ribattè Alain.  

“Comunque dato che devi sempre impicciarti di cose altrui sappi che quello che hai detto non è affatto vero. Io non amo Andre, io non amerò mai nessuno e non mi importa quello che tu pensi.

Questo dovete mettervelo testa e che sia chiaro. Io sono un soldato”.    

“Volete farmi credere che se Andrè decidesse di avere un’altra donna non vi importerebbe?” Alain aveva alzato la voce.

“Non mi importerebbe perché può decidere come vuole, può vivere la sua vita  qui o altrove, a me non importa! Anzi, almeno finireste di scocciarmi con questa storia!”.

Pronunciò queste parole con una durezza che sorpresero anche lei. Ma che diavolo aveva detto? Come aveva potuto dire quelle cose ad Alain?

Non voleva farsi schiacciare dalle insinuazioni di Alain ma forse aveva esagerato. 

Alain la stava ancora guardando con un’aria di sfida quando si accorsero che Andrè era dietro la porta e che aveva sentito tutto.

Un attimo dopo però scompare. Alain guardo Oscar e ironicamente disse “O forse avete ottenuto quello che volevate Comandante. Avete detto chiaro ad Andrè quello che è per voi, un servo, una presenza scomoda di cui non vedete l’ora di liberarvi.”

E detto questo se ne andò sbattendo la porta e lasciandola impietrita. 

Alain raggiunse Andrè nel corridoio  visibilmente scosso.

“Sono uno stupido Alain, come ho potuto sperare. Come ho potuto credere che lei potesse ricambiare i miei sentimenti? Sono un idiota!  Sono solo  un povero cieco, un orfano, un servo. Ma come ho potuto!

Aveva la testa tra le mani e dagli occhi verdi scorrevano calde lacrime.

“Non è una donna da amare Andrè, ti distruggerai se non la dimentichi. Devi togliertela dalla testa amico mio o finirai per impazzire.”

“Già, .lo so……ma non posso…non riesco…..sapessi quante volte  ho provato a dimenticarla Alain….è più forte di me…..io ho vissuto per lei …..solo per lei. La mia vita non avrebbe più senso senza Oscar. Mi è entrata nel sangue capisci?”. “

Ma che uomo sei”  pensò Andrè “stai impazzendo e provi quasi gioia dal dolore terribile che senti giorno dopo giorno, ogni volta che vedi i suoi occhi blu,ogni volta che ti sorride e ogni volta che la senti  ridere. Impazzirai Andrè….impazzirai per un donna che non sarà mai tua che non potrà mai ricambiarti. Hai vissuto nella sua casa ma sei solo un servo non dimenticarlo”.

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Capitolo 2
*** Margot ***


 

Margot

 

I giorni trascorsero senza che   avessero l’occasione di incontrarsi da soli.

Lei avrebbe tanto voluto spiegargli che in realtà quello che aveva detto le era uscito involontariamente dalla bocca solo perché Alain l’aveva esasperata e provocata e che i suoi sentimenti erano molto diversi. Ma non trovò il coraggio. 

Del resto, lui evitava persino di incrociare il suo sguardo e si era chiuso in un mutismo assoluto. “Andrè oggi abbiamo la giornata libera, andiamo a Parigi a divertirci, farà bene a tutti e due.”propose Alain. “Va bene Alain, hai ragione andiamo”.

Si prepararono e uscirono. I momenti di libertà erano così pochi che valeva la pena non sprecarli in inutili tormenti.

Giravano per un mercatino affollato. Faceva molto caldo e videro un banchetto dove si vendevano angurie.

Due belle ragazze servivano i clienti. “Ragazzi prendetene due pezzi, sono fresche e dissetanti” Si grazie rispose Andrè timidamente. “Siete nuovi di queste parti! Non vi abbiamo mai visto” chiesero le giovani. “No, siamo soldati della guardia di Parigi. E’ che non abbiamo molto tempo per divertirci!” scherzò Alain.

“Beh è un vero peccato” risposero le ragazze ridacchiando. “Io mi chiamo Camille e lei è mia cugina  Margot.”

“E io mi chiamo Alain e il mio amico Andrè, piacere ragazze!”. Camille era una bella ragazza  castana dagli occhi scuri.

Margot era bionda e aveva meravigliosi occhi verdi e un sorriso dolce. Avevano entrambe un aspetto curato. Il banchetto è della nostra famiglia e noi lavoriamo qui tutti  i giorni.  Veniteci a trovare ogni tanto” esclamò Camille.  “Ci fa sempre piacere conoscere dei bei giovanotti!. “In realtà  oggi abbiamo tutta  la giornata libera.” Dissè Alain con aria maliziosa. “Davvero? Tra poco arriva la zia a darci il cambio, potremmo fare una passeggiata!” ribattè Camille. “Va bene” e  iniziarono aridere.

Con l’arrivo della zia si incamminarono per le vie della città. Alain e Camille sembravano subito essere in sintonia. Andrè eMargot erano più taciturni. Poi però iniziarono a scherzare raccontando aneddoti sulla vita da caserma.

La giornata trascorse velocemente e si salutarono con la promessa di rivedersi appena possibile.

“Andrè hai visto come ti guardava! Le piaci, si vede!”. Andrè arrossi. “Ma si” pensò “un po’ di distrazione non può farmi male”. E poi Margot è davvero carina.  I capelli biondi le ricordavano quelli di Oscar ma l’espressione e l’atteggiamento erano davvero molto diversi. Era sensuale, femminile, procace. Il suo seno era strizzato nel corpetto aderente.

Si rincontrarono dopo qualche giorno in occasione di un permesso di qualche ora. Andrè aveva pensato a lei qualche volta. Si sforzava di sostituire l’immagine della ragazza a quella di Oscar che gli procurava tanto dolore.

Fecero una passeggiata lungo la Senna e Alain e Margot  rimasti in disparte iniziarono a  flirtare.  “Margot fissava Andrè con aria interrogativa. “A cosa stai pensando?” gli chiese. “Penso che sono con un ragazza molto bella e mi sento un po’ impacciato. Sai, la vita del soldato ti fa perdere certi piaceri della vita”. Si sorprese di se’ nel dire quelle parole. Ma cosa voleva fare?  Era forse quello il modo di dimenticare Oscar? Forse no, ma quella sera non voleva pensarci. 

“Conosciamo un posto dove si può stare più tranquilli” disse Camille “ ci andiamo?” “Per me va bene, tu che dici Andrè?” “Va bene Alain” rispose.

 

Raggiunsero una casa e vi entrarono  forzando il portone.

“ E’ disabitata” spiegò Camille “ ogni tanto veniamo  qui per stare da sole”.

“Beh, fantastico”. Notarono  che nella casa vi erano due piccole camere dove vi erano dei letti malridotti. Camille e Alain sparirono in una di queste camere. Andrè e Margot rimasti soli iniziarono a guardarsi negli occhi e si baciarono teneramente. Ben presto i baci si fecero più focosi e si trovarono distesi sul letto.

La mente di Andrè era completamente svuotata, si sentiva libero da ogni pensiero. Continuò a baciarla e accarezzarla fino a che, ritrovandosi quasi completamente spogliati,  i loro corpi si unirono in un atto di amore.  

Si ritrovò  poi a tenerla tra le braccia  accarezzandole i capelli sciolti. Era stato davvero bello, ne aveva bisogno. Dopotutto era un uomo, no? E gli uomini hanno le loro necessità.

 

Quando si ritrovarono i quattro capirono che l’esito della serata era stato lo stesso per tutti. 

Le riaccompagnarono a casa e si promisero di vedersi il prima possibile.

Non aveva mai pensato ad Oscar in quei momenti. Risentiva liberato e sollevato.

“Amico mio hai seguito il mio consiglio!” scherzò Alain. “Forse inizia una nuova vita”.

 

 

Dopo qualche giorno però Andrè fu assalito dai dubbi e dal rimorso.

Come posso cancellare il tuo ricordo nelle braccia di un’altra donna?  Questo mi farà stare meglio? Ne dubito purtroppo”.

Alain era però entusiasta e Andrè si fece coinvolgere  dall’euforia.

Seguirono altri incontri furtivi nei momenti in cui era loro permesso uscire dalla caserma. 

Ma presto Andrè si trovò a pensare ad Oscar anche quando era tra le braccia di Camille e a tratti odiandola perché non era lei. E si sentiva anche in colpa per non essere sincero con la ragazza che gli donava il suo amore senza chiedergli nulla in cambio.

Una volta lei aveva colto un’espressione triste nel volto di lui e aveva chiesto la ragione. “Non vi è nessuna ragione piccola indovina, pensavo alla mia vita e a quanto sono stato spesso stupido.” “Per amore?” ribattè lei. “Mah, anche”.

“Andrè chi è Oscar? Ti ho sentito pronunciare quel nome mentre dormivi. E’ un tuo amico?”.

Andrè risentì le lacrime salire dal profondo del suo animo sino agli occhi. “Si, una persona alla quale tengo molto.  Ma è una persona troppo complicata, è un’anima libera  che è stata chiusa in gabbia per troppo tempo. E temo che non ci sia più la possibilità per lei di ritornare sui suoi passi.   “ In che senso?”

“Non ne parliamo ti spiace?”

“Va bene, come vuoi”sembrò rassegnarsi lei.

 

Avevano passato la notte insieme e al mattino presto  lui doveva tornare i caserma.

 Lei  insistette per accompagnarlo sino all’edificio. 

Quella mattina Oscar rientrava in caserma dopo un soggiorno a casa Jarjayes. Mentre raggiungeva a cavallo il cancello della  caserma vide una scena  alla quale no riusciva a credere. 

Andrè si avvicinava dalla parte opposta alla sua in compagnia di una bella ragazza bionda. I due scherzavano allegramente e giocavano a rincorrersi.

Rimase impietrita e si sentì gelare il sangue nelle vene. Chi diavolo era quella donna? Cosa faceva con Andre? Sentiva il cuore pulsarle nel petto e la testa le girava. Andrè non la vide e lei si precipitò in caserma.

L’aveva perso dunque? Era stata così stupida da rifiutarlo e umiliarlo  e ora l’aveva perso.

Ora lui aveva una donna con la quale magari era felice.

Forse lei non era più nel suo cuore e nei suoi pensieri. E la colpa non era certo di Andrè.

Persa tra questi pensieri senti delle voci provenire dal corridoio. “ Certo che Alain e Andrè se la stanno spassando da un po’ di tempo!. Magari capitasse anche a noi”.

Si chiuse nel suo ufficio e iniziò a piangere disperatamente cercando di soffocare ogni singhiozzo per non farsi sentire. Si sentiva sola, inutile, stupida.

Si era comportata come la peggiore delle donne.  Si era fatta sopraffare dalla sua codardia, dalle convenzioni  sociali,dal timore della reazione del padre. Ma soprattutto dal rifiuto di essere donna. E ora era troppo tardi. Lo aveva perso.

 

Andrè non si accorse di nulla e continuava a crogiolarsi nei suoi tornenti.

Non amava Margot. Amava Oscar e questo era fuori discussione.

Venti anni di  amore e devozione non si dimenticano. Oscar non si dimentica.

Non poteva cancellare i lunghi capelli  il cui colore faceva invidia al sole,  gli occhi azzurri profondi, intensi e cristallini come il più limpido degli oceani.

Non poteva scordare il suo corpo perfetto, le lunghe gambe, le mani affusolate. La sua risata allegra, i pianti disperati.  I suoi tormenti e le sofferenze per  le imposizioni del padre. La sua profonda intelligenza, la bontà d’animo, il coraggio, la lealtà.

Non dimenticava la gioia che la sua semplice presenza aveva il potere di infondergli.  

Ma non poteva neanche dimenticare che lei lo aveva respinto e che non avrebbe mai potuto amarlo. Non poteva scordare che lei non sarebbe mai stata sua.

 

Nonostante il tentativo  di rimanere impassibile,  Alain notò che Oscar era particolarmente triste da qualche giorno.  Aveva gli occhi rossi e sembrava essere indifferente a tutto.

“E’ strana  da qualche giorno  il comandante” disse Alain rivolgendosi ad  Andrè.

“Non lo so, ormai non riesco più a capirla. Vedrai che non è niente. La situazione a Parigi sta precipitando e la decisione di sciogliere gli Stati Generali  ha aggravato la situazione. Il popolo reagirà in modo incontrollabile.”

“Cosa faremo se ci fosse la rivoluzione Andrè? Le resterai vicino Andrè?”.

“Vedi Alain, molti anni fa Oscar offrì  la sua vita in cambio della mia e io decisi che un giorno, se fosse stato necessario avrei  fatto la stessa cosa. Quello che è successo tra di noi con cambia nulla”. “Capisco” sospirò Alain.

“E nonostante tutto continui ad amarla vero?”

“Si Alain, non potrei vivere senza di lei”.

“Quindi neanche la dolce Margot è riuscita a farti rinsavire” lo sbeffeggiò Alain.

“E  una cara ragazza e io non merito il suo affetto. Non potrò mai ricambiare  il suo amore e penso che l’abbia capito.”

 

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Capitolo 3
*** Il dolore ***


 

Il dolore

 

Il dolore non accennava a diminuire. Si era insinuato in lei come una pietra che le pesava nel petto e nello stomaco.

Trascorreva le notti ad immaginare  gli incontri amorosi tra Andrè e quella donna. 

Pensava ai loro corpi nudi che ansimavano di piacere, pensava a lui che la baciava e le sussurrava parole d’amore e si sentiva impazzire. 

L’unico rimedio alle sofferenze era l’alcool. Spesso si recava in una taverna isolata per ubriacarsi senza essere vista dai suoi soldati e beveva tanto da stare male.

Una sera Alain la incontrò  mentre scendeva le scale della caserma. “Uscite comandante?”

“Si Alain, vado a fare un giro, fa molto caldo.”

“Volete un po’ di compagnia? Potremo andare a bere in una locanda  poco frequentata, che ne dite?”

“Va bene Alain” rispose lei rassegnata “Ma non sarò una buona compagnia, non sono dell’umore adatto”.

Oscar fissava senza parlare il bicchiere di vino rosso che teneva tra le mani.

“A cosa pensate comandante?”

“A niente Alain, o forse a tutto, chissà”.

“Beh, certo che siete un po’ complicata non vi pare?” Alain scoppiò in una rumorosa risata.

L’espressione di Oscar sembrava diventare ancora più cupa.

“Alain, tu pensi che Andrè sia felice con quella donna?” 

“Alain trasalì, non pensava che lei lo sapesse. 

Notò che i suoi occhi erano lucidi e aveva un’espressione profondamente triste. 

“Io spero di si, ma temo che Andrè voglia essere felice solo con voi,……… nonostante tutto”.

“Io gli auguro di essere felice, tanto felice lui se lo merita,  davvero Alain, mi devi credere”.

Non riuscì più a trattenere le lacrime che iniziarono a scorrerle sulle guance.

“Vi credo non temete”.

 

 

Oscar si sentiva rincuorata dalle parole di Alain. Era mai possibile che Andrè non l’avesse dimenticata?. Erano settimane che  non le rivolgeva neanche la parola. Non sapeva cosa pensare.

La sera seguente faceva un caldo insopportabile, Oscar non riusciva a dormire. Era troppo assorta nei suoi pensieri per Andrè. 

Erano quasi le due di notte e con indosso una camicia bianca  e pantaloni uscì sulla terrazza e si sedette per terra appoggiando la testa  sulle ginocchia. Nessuno l’avrebbe vista a quell’ora.

Non si accorse che Alain, affacciato aduna finestra della caserma, condividendo con lei una notte insonne, la osservava allibito. Si rese conto che stava piangendo. Era dunque una corazza quell’aria altera e severa che la caratterizzava? Anche lei poteva soffrire. Per amore forse? Per Andrè? Chissà.  Lui si era intromesso spingendola a  respingerlo e Andrè si era buttato tra le braccia di una donna che non amava.

Avrebbe voluto correre da lei, prenderla tra le braccia, asciugarle le lacrime  e consolarla ma non poteva farlo. Era la donna amata dal suo amico.Era una donna che aveva negato a se stessa il permesso di amare.

 

C’era un’altra cosa che preoccupava Oscar. La sua salute era molto peggiorata e non poteva più fingere di non avere nulla. Era spesso preda di attacchi di tosse incontrollabili  che le toglievano il respiro  e spesso la febbre la lasciava sfinita e priva di forze. 

Non si era confidata con nessuno e temeva che prima o poi chi le stava vicino si sarebbe potuto accorgere della  gravità della malattia.

I turni di guardia erano massacranti e spesso passava ore sotto la pioggia senza potersi riparare.

Una sera fu colta da una febbre molto alta e decise di rimanere in caserma.

Non  sarebbe riuscita ad affrontare il viaggio da sola sino a casa Jarjayes e non voleva chiedere aiuto ad Andrè per paura che si accorgesse delle sue condizioni. Inoltre quella sera lui era in libera uscita e non voleva certo essere di peso.

Si sentiva male, la testa le girava ed  era assalita da tremori incontrollabili. Si sedette sul divanetto dell’ufficio pensando di avere chiuso la porta a chiave.

Era già molto tardi  quando Alain, rientrato prima di Andrà si accorse della luce che ancora illuminava l’ufficio.  Bussò piano e non sentendo risposta decise di aprire la porta.

Trovò Oscar  distesa sul divano  che ansimava visibilmente.

“Comandante state male? Oscar!” 

Lei aprì gli occhi e lo guardò con sorpresa. “Che fai qui Alain? Non ti devi preoccupare, non è nulla”

Lui le posò la mano sulla fronte.. “Volete che chiami un dottore? Avete un bel febbrone. Bruciate!. Volete che chiami Andrè?”

Queste parole riuscirono a scuotere Oscar dal torpore. “No….no…..ti prego non gli dire nulla..non voglio disturbarlo”.

“Non potete rimanere qui per tutta la notte, prenderete  freddo. Vi accompagno  nei vostri appartamenti”. Non sentendo lamentele da parte di Oscar, la aiutò ad alzarsi e la accompagnò nelle sue stanze.

“E’ da un po’ di tempo che siete sempre pallida, non state bene vero? Non volete che chiami un medico comandante?. 

“No, non è necessario, grazie Alain”. 

Oscar si infilò sotto le coperte  senza spogliarsi e si addormentò subito.  Alain non voleva lasciarla sola. Sembrava così triste e infelice. La fissò intensamente. Era bella, maledettamente bella anche in quelle condizioni. 

Decise di rimanere accanto a lei ancora un po’ di tempo.  Prese un panno,  lo bagnò con dell’acqua fresca e lo posò sulla sua fronte. Voleva darle un po’ di sollievo.

All’improvviso sentì un lamento, Oscar era incosciente, forse vaneggiava per la febbre alta ma  pronunciava chiaramente un nome “Andre…..Andrè..” Alain ne fu molto sorpreso.

Notò che dai suoi occhi iniziavano a scendere delle lacrime. “Andre…..non mi lasciare…ti prego………non lasciarmi sola…..”.

Alain era sconvolto.

Era mai possibile che lei ricambiasse i sentimenti dell’amico? Perché lo stava chiamando in quel modo?  Non si era sbagliato dunque quando l’aveva provocata gridandole in faccia che non aveva il coraggio di ammettere  i propri sentimenti. 

Lei tornò per un attimo in sé e si rese conta di avere chiamato Andrè di fronte ad Alain. Lui la guardava con aria interrogativa.  “Comandante………”

Lei non gli lasciò terminare la frase. “Non dirgli niente Alain per favore, non deve sapere niente di quello  che hai visto o sentito stasera. Me lo devi giurare.”

L’uomo era perplesso. “Perché vi ostinate in questo modo a farvi del male?  Fate male anche ad Andrè così, non ve ne rendete conto?.” 

Lei non riuscì ad obiettare. Disse solo “Ti prego…giuramelo..” e le  lacrime le rigarono nuovamente  il viso 

“Va bene, come volete. Accidenti a voi due…. Ma come siete complicati !”. 

“Alain, io sto un po’ meglio. Puoi andare a dormire adesso.  Ti ringrazio di tutto.”

 

 

La situazione era davvero precipitata. Da quando il Delfino di Francia era morto  la Regina era caduta in una disperazione profonda.

Poco di quello che stava accadendo le interessava veramente. Pensava solo ad allontanarsi da Versailles. L’occasione per  risollevarsi le venne dalla notizia che M.me Noel, l’anziana dama di compagnia al tempo del suo attivo in Francia era in fin di vita. Decise di raggiungerla nel castello di Vendome.

La guardia  reale non poteva  scortarla nel viaggio e chiese quindi al Generale Boullie la scorta dei soldati comandati da Oscar.  Dopo qualche insistenza riuscì a convincere il Re e ottenne l’autorizzazione di partire.

La notizia sorprese Oscar e ancor più i suoi soldati. Sarebbero stati in grado di proteggere la Regina?  E poi non era certo compito loro proteggere i nobili, né tanto meno l’odiata austriaca.

Dovettero accettare l’incarico di buon grado, senza  esprimere apertamente il loro disappunto.

I preparativi furono frenetici. Boullie aveva avvisato Oscar della pericolosità dell’operazione. Potevano esserci gruppi di ribelli che approfittando dell’occasiona  avrebbero potuto tentare atti inconsulti. Oscar doveva stare particolarmente all’erta e non lasciare nulla al caso.

La sua salute peggiorava di giorno in giorno. Aveva quasi sempre la febbre e iniziava a preoccuparsi di non essere più in grado di  essere all’altezza del suo ruolo.

Sarebbero partiti  due giorni dopo e Oscar pensò di rientrare a casa per riposarsi e tentare di ristabilirsi un po’.

Giunse a palazzo in serata, cenò da sola e salì in camera sua. Si sentiva stanca, maledettamente stanca e sapeva che questo poteva solo dire che la malattia la stava consumando lentamente.  La febbre era salita di nuovo. Sentiva continuamente brividi di freddo che le provocavano un tremolio incontrollabile e la testa le girava. Pensò di andare subito a letto. Si svestì, si mise la camicia da notte bianca e si infilò sotto le coperte. Il respiro era affannoso e sentiva bagnata dal sudore provocato dalla febbre.  Si addormentò subito ma dopo un paio d’ore di sonno agitato, si svegliò  con la gola arsa dalla sete.  Nonostante non si sentisse in forze, si costrinse a scendere nelle cucine per prendere dell’acqua fresca.

 

Anche Andrè aveva deciso di tornare a palazzo per salutare la nonna. Erano diverse settimane che non la vedeva e sapeva che era molto in ansia per lui. Aveva pensato di arrivare a casa dopo cena  per non incontrare Oscar.  Si era talmente abituato al clima di gelo che si era instaurato tra di loro che l’idea di vederla  in privato lo spaventava.  Non avrebbe sopportato uno sguardo di disprezzo o di pietà da parte sua. E alla commiserazione era arrivato a preferire l’indifferenza. Da tempo non si parlavano se non per dare o chiedere ordini, lei non lo guardava più negli occhi, non gli chiedeva più consigli, non si confidava più con lui.

La cosa che lo faceva soffrire maggiormente era però il pensiero che adesso Oscar era sola. 

Non avrebbe più potuto o voluto contare sull’aiuto  di un amico fidato. E si sentiva in colpa per averla lasciata sola. Sapeva che lei non aveva mai avuto altre persone sulle quali potere contare o con le quali confidarsi. Temeva che se si fosse trovata in pericolo si sarebbe trovata sola.

Fissava il fuoco del camino della cucina. Era molto tardi e i domestici erano tutti a dormire.

Prese del vino rosso, si sedette vicino al fuoco e non riuscì a non pensare a quante serate avevano trascorso vicino al fuoco a sorseggiare vino parlando di poesia, di  letteratura, di Versailles e dei suoi scandali, della fame a Parigi e della rabbia del popolo oppresso.

 

Ad un tratto, mentre era immerso in questi ricordi, sentì un rumore e un lamento  provenire dal salone. Pensò fosse il caso  di andare a controllare. Non era facile vedere chiaramente se c’era qualcuno. L’ambiente era buio e la sua vista  malandata non gli era di aiuto.

Gli parve di scorgere una figura  bianca sulle scale e avvicinandosi  riconobbe Oscar. Era  seduta su di un gradino e con le mani si teneva stretta alla balaustra. Non era normale vederla in quello stato, doveva esserle accaduto qualcosa. La  raggiunse e notò che aveva gli occhi chiusi.  Era visibilmente sudata e il respiro era affaticato. “Oscar….stai male? Oscar…..che  hai rispondimi sono Andrè Oscar…..” Pronunciò queste parole con un tono calmo e rassicurante, non voleva farla agitare.

Lei aprì gli occhi e lo osservò con aria stupita. Che ci faceva a casa? Stava forse sognando?

“Sono scesa per prendere dell’acqua, ma mi girava la testa…….forse ho un po’ di febbre…non è niente, non preoccuparti Andrè, ora passa”.

Era felice di averlo lì con lei, si sentiva sicura  con Andrè. Non voleva però  fargli sospettare che avesse problemi di salute.

“Senti, facciamo una cosa, io ti porto in camera tua e poi ti prendo l’acqua. D’accordo?”

Oscar si sentiva troppo debole per protestare. “Va bene, come vuoi”

La sollevò delicatamente e la prese in braccio. Lei si sentì avvolta da braccia forti, protettive e fidate. Entrò in camera di Oscar e la pose sul grande letto. Le portò l’acqua e si sedette sul bordo del letto vicino a lei e le rimboccò la coperta.

“Sei sicura di stare bene Oscar? Vuoi che chiami il medico?” Sapeva che la proposta l’avrebbe potuta irritare.

“Non è niente Andrè è solo stanchezza domani starò bene, non ti preoccupare, ma ti ringrazio lo stesso….sei  stato gentile.

Nel pronunciare quelle parole le lacrime iniziarono  a riempirle gli occhi e rigarle le guance. Si sentiva troppo debole per controllare tutte le emozioni che provava….. nascondere la malattia…..nascondere i sentimenti per l’uomo che amava……..nascondere la gelosia, la solitudine che provava da tempo…..si sentiva senza difese e  in balia delle emozioni.

“Cosa c’è Oscar, cosa posso fare per aiutarti, dimmelo ti prego”. La vedeva soffrire e non era in grado di fare niente per lei e si sentiva morire dentro.

“Andrè dimmi  perché  non posso essere felice…….perché non mi è concesso?”

Lui la guardò con  aria triste. “A pochi è concesso di essere felici Oscar…….a pochi fortunati. Eppure basterebbe così poco……” Si accorse che  lei aveva chiuso gli occhi e che si era addormentata.  I segni delle lacrime le rigavano ancora il bel volto.

A me basterebbe il tuo amore Oscar …per essere felice” pensò.

Poche volte l’aveva vista in quello stato. Cosa stava succedendo alla sua Oscar? Perché stava soffrendo in quel modo? Si sentì inutile e sciocco per  non essere in grado di fare qualcosa per lei.  Andò in camera sua e si soffermò a fissare il cielo stellato.

Mi basterebbe il tuo amore Oscar, solo il tuo amore”.

 

Dopo un giorno di riposo Oscar si era ripresa. La febbre era calata e si sentiva in forze. Non ricordava  molto di quello che era successo quella notte sulle scale. Il giorno seguente aveva incontrato Andrè solo nel tardo pomeriggio. Si era affrettata a rassicurarlo sul fatto che non avesse nulla di grave, solo   un po’ di stanchezza. Avevano cenato velocemente e erano tornati in caserma quasi senza parlarsi.

 

 

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni

 

Partirono all’alba. Il viaggio non era lungo, il castello distava circa sei   ore di cammino da Versailles. Maria Antonietta era felice che la sua vecchia amica avesse accettato l’incarico di scortarla e proteggerla. Solo con Oscar si era  sempre sentita protetta e completamente al sicuro.

Seduta nella magnifica carrozza, in compagnia della piccola principessa Marie Therese  e di 2 dame di compagnia la regina osservava Oscar dal finestrino della carrozza. Come era bella,coraggiosa e decisa Oscar. Quanto avrebbe voluto avere la sua tenacia e la saggezza che aveva sempre dimostrato in mille occasioni.  Lei invece, era sempre stata frivola, leggera, più attenta alle sue esigenze che alle condizioni del popolo francese.

E ora era troppo tardi. Ora i francesi la odiavano e lei non li poteva biasimare. Ma nessuno avrebbe potuto negarle  il diritto di regnare che  le era stato concesso per volere di Dio. 

Arrivarono a destinazione dopo qualche breve sosta per fare riposare i cavalli. Era una bella giornata e faceva molto caldo. L’aria era afosa e non c’era un soffio di vento.

Il castello era  splendido, un piccolo gioiello di architettura barocca. Era circondato da cancelli e siepi e Oscar diede l’ordine ai suoi uomini di predisporre una sorveglianza continua, giorno e notte.

Una strana sensazione la pervadeva. Sentiva  stava per succedere qualcosa e  lei doveva avere assolutamente tutto sotto controllo. Non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita della Regina.

Iniziò a percorrere il perimetro del parco ispezionando centimetro per centimetro con aria insofferente.  “Mi sembra un po’ tesa oggi il comandante, Andrè, non ti sembra? Forse non si fida di noi? Penserà che  tra i soldati ci sia un traditore disposto a  tentare qualche colpo di testa?” “E tu pensi che sia così Alain?” chiese Andrè preoccupato. “No, non penso. I soldati rimasti sono assolutamente affidabili,  potrei giurarlo”.

 

Oscar  fissava i due amici da lontano. Come era bello Andrè…..come  avrebbe voluto chiarirsi con lui,  dirgli che stava soffrendo per lui e che aveva bisogno del suo amore, che lo desiderava immensamente.

Si sentiva una codarda. Il solo pensiero di  parlare dei suoi sentimenti la imbarazzava tantissimo, Non ci sarebbe mai riuscita. E comunque quello non era certo il momento di pensare all’amore. Aveva un compito importante e doveva cercare di mantenere la calma.

Il giorno successivo la Regina era di buon umore. I suoi occhi erano ancora velati da una tristezza profonda e ogni tanto, vedendo in lontananza  qualche bambino del  paese giocare  felice le si riempivano di lacrime. Aveva tentato di essere una buona madre ma non aveva potuto salvare il delfino dal quell’atroce destino. Spesso si ritrovava a pensare  che Dio le aveva tolto il bambino per punirla delle sue colpe. Le restavano  pur sempre la figlia e Louis Charles e lei li amava più della sua stessa vita.

Le giornate trascorsero velocemente in compagnia  della Principessina, della vecchia contessa e delle sue dame di compagnia.  Si sentiva  serena in quel posto tanto lontano dalla corte e dall’etichetta che odiava disperatamente.

Dal canto suo, Oscar continuò a predisporre turni di guardia  e a vegliare su di lei.  “Penso che la Regina stia soffrendo molto per la morte del figlio” disse Alain ad Andrè. “Già, vedi la Regina è molto diversa dall’immagine che i francesi avevano di lei, è buona e caritatevole  ma di certo non ha saputo farsi amare capire.

Purtroppo si è messa nelle mani di uomini e donne di pochi scrupoli che si sono approfittati delle sua ingenuità per ottenere privilegi e denaro.” “Sarà così Andrè ma ora è troppo tardi e il popolo la odia ferocemente E’ la Regina che viene attaccata e messa in discussione, non Luigi XVI.”

Dopo cena, Oscar  uscì in giardino per controllare che fosse tutto sotto controllo. Le guardie erano ai posti assegnati e la situazione sembrava tranquilla. Andrè e Alain le si avvicinarono. 

“Mi sembra tutto tranquillo comandante” le disse Andre con un tono distaccato.

“Si” intervenne Alain “l’unica cosa che può succedere stasera è che venga giù un brutto acquazzone. Guardate che nubi!”  In effetti il tempo si era guastato e sembrava che stesse per arrivare un temporale”. C’era nell’aria un forte elettricità e ad Oscar vennero  i brividi.

“C’è una strana atmosfera  nell’aria, non  sentite?”

“Veramente no” fu la risposta di entrambi. “Boh, sarà una mia impressione ma a parte il vento mi sembra che sia tutto immobile, come in una finzione”.

“Forse siete stanca, andate a riposare, rimaniamo noi qui non vi preoccupate”.

“Alain, voglio che  sia chiara una cosa: se dovesse succedermi qualcosa, qualunque cosa, tu devi prendere il comando al posto mio. E dovrai fare  del tuo meglio per proteggere la Regina , ricordatelo, è un ordine.” Aveva pronunciato questa frase   con un tono molto serio e preoccupato.

“Va bene comandante, ma penso non ce ne sarà bisogno.”

“Io rientro in casa. Tu Alain sei di guardia ma tu Andrè dovresti riposare, il tuo turno è domani. Dovresti dormire un po’”.

Andrè si sorprese della frase premurosa di Oscar. “va bene, farò come vuoi”.

Si diressero verso la porta di entrata ma all’improvviso degli  spari provenienti dall’esterno del castello  ruppero  il silenzio.

“Che diavolo sono questi spari? “ Oscar si precipitò nella direzione da cui provenivano ma si accorse che da un’entrata del cancello degli uomini armati erano riusciti ad entrare ed avevano colpito  due soldati.

Si girò a guardare la facciata del castello e vide che la Regina si trovava sul terrazzo dei suoi appartamenti ed era  pericolosamente visibile nonostante l’oscurità della notte.

Doveva reagire, non poteva permettersi di farsi prendere dal panico.

“Maestà rientrate in camera, Maestà, presto…..rientrate……soldati sparate…sparate….non lasciateli avvicinare..sparate”    Oscar aveva gridato con tutto il fiato che aveva in gola. Chissà  se i suoi uomini sarebbero riusciti a mantenere la calma.

Era iniziato lo scontro a fuoco. I soldati sparavano e gli assalitori, circa una quindicina, riuscivano a tenere testa. Erano nascosti dietro una piccola costruzione e di notte non era facile colpirli. I suoi soldati erano invece molto più visibili e rischiavano di più.

Non riusciva a vedere Andrè… lo aveva perso di vista pochi secondi prima dell’inizio degli spari…..dove era finito…..uno scontro a fuoco nelle sue condizioni non era certo l’ideale. Sapeva che la vista di Andrè stava peggiorando e temeva che riuscissero a fargli del male. Ma ora doveva pensare a difendere la Regina.

Oscar si diresse verso la porta di entrata, doveva controllare che nessuno fosse riuscito a salire.  All’improvviso vide una figura  maschile correre verso di lei…era Andrè.

“Oscar, la Regina sta bene, non ti preoccupare, non è entrato nessuno e ci sono dei soldati a proteggerla.

Dopo poco il fuoco cessò,  il tutto era durato pochi minuti ma ad Oscar era parsa un’eternità.

Oscar vide che gli assalitori tentavano la fuga. “Non devono scappare”gridò “Alain prendi il comando e ricorda quello che ti ho detto!”

Seguita da Andrè e da altri quattro  uomini corsero verso le scuderie e iniziarono l’inseguimento. 

Doveva prenderli…doveva capire chi aveva potuto organizzare un agguato simile …..non poteva lasciarseli scappare.

“Oscar, siamo solo in sei e loro sono rimasti in dieci, dobbiamo stare attenti”

“Si Andrè, ma non potevo certo lasciare la Regina senza scorta”.

I fuggiaschi sembravano avere le ali ai piedi. Evidentemente conoscevano molto bene la zona e se non fossero stati attenti avrebbero rischiato di perderli di vista.

Ad un tratto il gruppo  si divise e presero  due direzioni diverse. 

“Andrè vieni con me, voi  seguite gli altri”  “Quei due mi sembrano i capi Andrè,  dobbiamo assolutamente prenderli”.

 

I fuggiaschi si infilarono in una stradina scoscesa che  costeggiava un torrente.

I due uomini  abbandonarono i cavalli e attraversarono il corso d’acqua percorrendo un ponticello di lego e corda.

Oscar e Andrè decisero di fare lo stesso. Il ponte non avrebbe retto il peso dei cavalli.

Iniziarono ad attraversare ma si resero conto che le assi si muovevano e cedevano  sotto i loro piedi.  Evidentemente quegli uomini sapevano esattamente dove mettere i piedi!  Ma dovevano tentare di attraversare….dovevano prenderli. 

Ad un tratto un legno più fragile degli altri si ruppe completamente sotto i piedi di Oscar che sentendosi cadere nel vuoto lanciò un grido.

Riuscì ad aggrapparsi ad una corda  con una mano e Andrè che era a un metro da lei cercava di avvicinarsi per aiutarla. “Andrè stai attento..rischi di cadere” Vedeva il torrente in piena scorrere impetuosamente sotto di lei.

“Non ti preoccupare Oscar e poi non ti posso certo lasciare qui, no?” Doveva stare realmente attento, se fosse caduto anche Oscar sarebbe stata irrimediabilmente in pericolo.

I briganti gli avevano fatto davvero un brutto tiro!

Andrè tento di muoversi  calpestando le assi che sembravano più resistenti ma non aveva calcolato che dall’altra parte del torrente, i loro assalitori erano ancora liberi e intenzionati a disfarsi di loro una volta per tutte.

I due uomini  sbucarono dall’oscurità del bosco, si avvicinarono al ponticello e con un coltello ben affilato tagliarono le corde che ancora tenevano legate le assi.

La caduta fu inevitabile. Oscar e Andrè si ritrovarono in un istante nel torrente.

La sensazione fu terribile….si sentirono avvolgere completamente dall’acqua ghiacciata. Oscar non riusciva neanche a respirare. Non vedeva più nulla. Tutto era buio. Non poteva muoversi e sentiva sul suo corpo stordito la pressione della corrente che la trascinava via.  Era terrorizzata. Era dunque arrivata la fine? Era uscita indenne da tante battaglie per morire affogata nell’acqua ghiacciata?

E dov’era Andrè….non riusciva vederlo….doveva fare qualcosa..non poteva lasciarlo morire…  ma cosa poteva fare? L’acqua la stava trascinando senza che lei avesse la forza di tentare la minima resistenza.

Non aveva più ossigeno…doveva tentare di tornare in superficie per respirare.

Ad un tratto sentì una pressione sul braccio, sentì una mano che l’afferrava con forza.Si voltò e le parve di vedere  il corpo di Andrè  vicino al suo.

Poteva sentire la sua presenza, ora niente era impossibile con lui al suo fianco. Lui l’avrebbe salvata, sarebbe riuscito a tirarla fuori di li.

Le correnti erano fortissime. I due ragazzi tentavano di risalire in superficie per respirare  ma dopo pochi secondi l’acqua ghiacciata sembrava impadronirsi dei loro corpi e controllarli completamente.

Si aggrappò ad Andrè con tutte le sue forze. Se non ce l’avessero fatta almeno sarebbero morti  insieme, vicini. Avrebbero condiviso anche questo scherzo che il destino aveva voluto riservare loro. 

Dal canto suo Andrè sembrava lottare come un leone. Non poteva finire così, avevano ancora tante cose da dirsi, tante cose da fare insieme.

Il tempo sembrava essersi fermato, e  pochi minuti di agonia sembrarono interminabile.

Andre riuscì ad afferrare una tavola  che il torrente aveva ingoiato e i due giovani vi si aggrapparono con tutte le loro forze.

“Dobbiamo arrivare a riva” riuscì a gridare Andrè “Oscar ti prego resisti!”.

Il torrente li trascinò sino a raggiungere dei grossi tronchi d’albero che bloccati da  rocce appuntite sembravano tagliare il suo corso. Con la forza della disperazione Andrè  vi si  aggrappò e reggendosi con un braccio e  tenendo Oscar con l’altro riuscì  a raggiungere la riva.

Era la fine di un incubo. Avevano pensato di non farcela.

Oscar ansimava visibilmente, era stremata e aveva bevuto parecchia acqua. E non riusciva a smettere di tremare.

“Stai bene Oscar?” chiese preoccupato.

“Si Andrè sono solo stremata e tu?

“Beh, potrei stare meglio ma direi che non è il caso di lamentarsi”.

Si buttarono per terra l’uno accanto all’altra e persero i sensi. .

Dopo qualche minuto Andrè rinvenne. Oscar era  rannicchiata accanto a lui e lo stringeva forte. La testa  di lei appoggiata sul suo petto. Andrè la guardò incredulo.  Era bagnato fradicio e non aveva neanche la forza di alzarsi. Era comunque riuscito a salvare la sua Oscar e questa era la sola cosa importante. In quel momento tutto il resto non sembrava avere importanza. Ma non potevano restare li, era pericoloso,  dovevano cercare un riparo per asciugarsi e rifocillarsi.

“Oscar svegliati…Oscar”

Lei però non sembrava riprendersi. “Oscar.. amore mio…. Oscar ti prego apri gli occhi ….amore”

Andre aveva pronunciato  quella frase dolcemente ma iniziava a preoccuparsi non vedendola riprendersi.

Oscar  aprì gli occhi e lui  sospirò sollevato.

“Dormigliona dai dobbiamo andare via da qui”.

“Va bene Andrè”.

Aveva sentito tutto, l’aveva chiamata amore….amore…amore….quella parola le  rimbalzava in testa come una cantilena.   Allora l’amava ancora, non l’aveva dimenticata!

Si avviarono a piedi, non era il caso di cercare i  cavalli, erano stati trascinati per un percorso troppo lungo e dovevano trovare un posto sicuro per scaldarsi.

Mentre tentavano di arrivare alla strada principale videro delle luci provenire da un villaggio non troppo lontano. Decisero di raggiungerlo. Trovarono una locanda dove l’oste vedendo il loro stato li accolse gentilmente  mettendo a loro  disposizione una stanza con un bel camino per scaldarsi e qualche asciugamano.

L’arredamento era molto povero  ma almeno sembrava pulita.

“Devi toglierti i vestiti” disse Andrè mentre cercava di accendere il fuoco “Rischi di prendere freddo”.

In circostanza normali Oscar avrebbe protestato ma pensò che non era il caso di rimanere con quei vestiti inzuppati. Prese un asciugamano e si andò a sedere sul letto dando le spalle ad Andrè Si tolse la camicia e si voltò a guardarlo.

Il fuoco iniziava  ad attaccare ed Andrè  si era spogliato Quello che vide la fece sussultare. Andrè era bellissimo, L’asciugamano gli copriva solo  le gambe. Aveva un corpo perfetto. Le spalle erano forti e possenti e il petto glabro era muscoloso. Si sentì un brivido percorrerle la schiena.  Si tolse  stivali e pantaloni e si sedette nuovamente sul letto.

Andrè non resistette alla tentazione di guardarla.  Lei era seduta sul letto e gli dava le spalle.

Poteva vedere la schiena nuda coperta dai meravigliosi capelli biondi ancora bagnati. Non indossava più i pantaloni e lo sguardo si soffermo sulle natiche perfette posate sul letto. Era  bella come una dea. La pelle bianca sembrava trasparente alla luce dorata del fuoco.

In tanti anni passati insieme non erano mai stati così intimi, non l’aveva mai vista così.  Gli sembrava di impazzire dal desiderio di lei. Cosa avrebbe dato per potere toccare quel corpo magnifico, per baciarne la pelle vellutata almeno una volta!

Oscar si avvolse nell’asciugamano e si avvicinò a lui sedendosi a terra. Lui  sistemò i vestiti vicino al fuoco e si sedette.

La guardò con tenerezza e le sorrise.

“Ce l’abbiamo fatta per un pelo questa volta vero? Hai ancora i capelli bagnati Oscar asciugali” e prendendo un asciugamano  pulito  le si avvicinò ancora di più. Mise l’asciugamano sulla testa di Oscar e attirandola  a sé  iniziò a strofinarla dolcemente.

Lei lo fissava con aria sognante.  Com’era possibile che Andrè fosse sempre così dolce e premuroso, che pensasse sempre a lei? Che  rischiasse la sua vita per lei? 

Improvvisamente le tornarono alla mente alcune parole che ricordava di avere sentito al suo risveglio sulla sponda del fiume. L’aveva chiamata amore, ne era sicura. Era mai possibile che  l’amasse ancora, che non l’avesse dimenticata  tra le braccia dell’altra donna?  Pregò Dio perché non si sbagliasse.

“Andrè devo chiederti una cosa” bisbigliò fissando il pavimento.

“Dimmi!”.

“Andrè….poco fa io…..io… ho sentito….ho sentito una cosa…..ma non so…..non vorrei essermi sbagliata….”

“Coraggio” la rassicurò lui.

“Io ho sentito che tu mi chiamavi amore. E’ mai possibile che nonostante tutto tu mi ami ancora Andrè?”

Gli occhi le si riempirono di lacrime e non riusciva a guardarlo. Ecco, ora gli aveva chiesto quello che voleva sapere da tanto, ora non gli avrebbe più potuto celare i suoi sentimenti, qualunque fosse stata la sua risposta.

Lui  fu scosso dal sentire questa domanda. Perchè gli stava chiedendo spiegazioni su quello che le era parso di sentire? Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva mentirle, doveva dirle la verità. Doveva essere sincero come aveva sempre fatto anche a costo di rischiare di allontanarla nuovamente.  “Oscar non ti sei sbagliata… io…ti amo e ti amerò per tutta la vita. Non potrei vivere senza di te. Ci ho provato sai, ma il solo pensiero di non starti accanto mi faceva impazzire”. 

Lei sentì le lacrime riempirle gli occhi sempre più impetuose  iniziare a scorrere  incontrollate lungo le guance.

“Io pensavo che tu mi avessi dimenticata grazie a quella donna…..che ora amassi lei”

Lui trasalì. Come aveva fatto a saperle di Margot e perché ora gli diceva quelle cose?

“Vedi Oscar, quella donna mi ha aiutato a, lenire il mio dolore per alcuni attimi, a farmi dimenticare che la persona con la quale avrei voluto condividere la mia vita non sarebbe mai stata mia, ma è stata solo un’illusione durata brevi istanti”.

Lui aveva pronunciato queste parole con una dolcezza e una intensità tali da convincere Oscar ad abbandonare le ultime remore e ad aprirsi a lui sinceramente.

“Andrè … Ti ho fatto soffrire Andrè, ti ho detto cose orribili che non ho mai pensato, neanche per un solo istante. Ero arrabbiata con me stessa perché mi sentivo incapace di affrontare la situazione, ero infastidita dalle pressioni di Alain e ti ho detto cose assurde…..ma non è stato facile ammetterlo con me stessa e non lo è neanche dirlo a te…..ma non posso più nascondere i miei sentimenti, non ne sono più capace.  Anch’io…… ti amo Andrè, ti amo …..da tanto… ti amo da morire”. 

Lo guardava  fisso negli occhi ora.   Aveva un’espressione dolcissima,  indifesa  e fragile.

Andrè non poteva credere alle proprie orecchie. Non osava più neanche sperare che quel giorno sarebbe potuto arrivare.

 “Oscar amore mio …vieni qui” 

Lei si precipitò tra le sue braccia piangendo.

“Perdonami Andrè ti ho fatto soffrire, ti ho respinto, ti ho fatto del male……….perdonami amore, perdonami….non volevo farti soffrire ma non riuscivo a fare altrimenti…….io non potevo…. non riuscivo ad ammetterlo……perdonami”

“Non piangere Oscar non devi piangere mai più. Ora tutto cambierà perché finalmente apparterremo l’uno all’altra per sempre”.

Le prese il viso tra le mani, la guardò con una dolcezza infinita e la baciò teneramente.

“Ti amo, ti amo, ti amo, potrei gridarlo al mondo intero” le disse.

Continuarono a baciarsi e lentamente la dolcezza lasciò il posto alla passione  e al desiderio.

Oscar  baciava quelle labbra calde, morbide, dolci, assaporava il sapore della sua  bocca, quel sapore che aveva avuto timore di desiderare,  toccava la  pelle  di Andrè, ne respirava l’odore intenso, eccitante e attimo dopo attimo la sensazione di avere perso per sempre il controllo tra le braccia di lui si faceva sempre più concreta.

“Andre voglio essere tua…completamente…..da questa sera per tutto il resto della mia vita. Insegnami ad amarti ti prego”.

Lui la sollevò delicatamente e l’appoggiò sul letto.  Finalmente  sarebbe stata sua, per sempre. Finalmente lei aveva ceduto  all’amore e si abbandonava completamente a lui. Ebbe un fremito improvviso. La mano dell’uomo si soffermò timorosa sulle gambe di lei  ormai completamente scoperte.  Era la donna più bella che avesse mai visto, non vi era dubbio. La perfezione di quel corpo sinuoso  lo lasciava senza fiato.  Era bella,  indifesa, dolce, calda. Era la sua donna.

Le tolse l’asciugamano che ancora nascondeva parte del suo bellissimo corpo e iniziò a baciarle il collo, i seni, il ventre.

Oscar era in completa balia delle sue mani potenti e abili che le percorrevano tutto il corpo sino a scendere nelle zone più intime.  Liberò la mente da ogni pensiero. Era felice, completamente felice. Non aveva mai provato sensazioni simili. Sentiva un brivido caldo percorrerle tutto il corpo.

Sentiva il desiderio crescerle dentro. Voleva Andrè, voleva sentire il suo corpo dentro di sé, lo desiderava disperatamente.

Non esisteva più il soldato, il guerriero, non esisteva più l’amico, l’attendente, il confidente. Erano solo Oscar e Andrè. Erano solo due anime sole che si erano ritrovate per unirsi e non lasciarsi più. 

Dopo attimi di piacere che sembravano interminabili, Andrè le si sdraiò sopra le  aprì dolcemente  le cosce e la penetrò lentamente.

Lei sentì un dolore intenso che svanì quando lui iniziò a muovere il suo corpo con movimenti  regolari. Era questo l’amore dunque? Questa meravigliosa sensazione di piacere che arriva a  stordire la coscienza e la volontà per lasciare il posto al desiderio? 

Nulla al mondo poteva essere paragonato a ciò che stava provando in quel momento.

Lui la baciava, la accarezzava, le sussurrava  dolci  parole d’amore, la rassicurava, si preoccupava che stesse bene.

E lei si sorprendeva nel rispondere con altrettanto trasporto all’amore del suo uomo.

Si inarcava sotto i colpi potenti e al contempo dolci di lui,  cercava la sua bocca e le dita affusolate percorrevano il corpo di lui, prima con carezze, poi graffiando la pelle scura e profumata di Andrè.

Arrivarono al culmine dell’eccitazione, sentirono l’estasi impadronirsi dei loro corpi e ricaddero ansimanti e completamente stremati l’uno tra le braccia  all’altra. 

Restarono in silenzio qualche istante. Era stato meraviglioso, perfetto, indimenticabile, magico.

Non avrebbero più scordato l’intensità della passione provata quella notte.

Non avrebbero mai dimenticato  il sapore della felicità assaporato dopo una vita  di sofferenze e solitudine.

“Andre ti amo tanto” mormorò  perdendosi  in quegli occhi color smeraldo che la guardavano dolcemente.

“Chiedimi di morire per te Oscar e  io lo farò amore mio” rispose lui baciandola teneramente sulla fronte.

“No, non devi morire Andrè,  non te lo permetterei mai. Dobbiamo vivere per amarci ogni giorno e ogni sera.  Ti amo più della mia stessa vita”.

Erano felici finalmente. Dopo tanti anni passati insieme ora  si sentivano uno parte dell’altra. Adesso niente avrebbe potuto dividerli. Si sentivano completamente vivi.

“Andrè, non avrei mai pensato che amarti fosse tanto bello. Io non conoscevo l’amore. Una volta qualcuno  mi disse che l’amore porta  solo  ad una lenta ed eterna agonia ma io non ci volli credere. Speravo esistesse un amore capace di donare la felicità completa e ora l’ho trovato Andrè,  la vivo con te questa forma di felicità. Sono tanto felice che mi metterei ad urlare e a piangere… non so!.  Penso solo che se avessi trovato prima il coraggio di parlare avremmo potuto provare prima questa felicità, ma io ero troppo fragile, troppo spaventata da quello che sentivo. Promettimi che saremo sempre insieme e che saremo felici per tutta la vita, ti prego Andrè”.  Le lacrime ripresero a scendere  calde e salate sulle guance.  Gli prese la mano e la stinse forte. Lui era la sua ancora di salvezza, l’unica ragiona che la portava a lottare  per restare in vita.   Pensò che non poteva arrendersi,  ma sentiva anche che la malattia stava avanzando molto velocemente.

Lui la guardava  sorridendo. Come poteva essere forte e fragile nello stesso tempo la sua Oscar. “Certo amore, te lo prometto. Non voglio altro dalla vita. Desidero solo starti accanto. Ti amo da tanto Oscar……non ricordo neanche più da quanto…...forse dalla prima volta che ti ho vista.”

La sua mente tornò alla bambina bionda che credeva di essere un maschio e che voleva sempre battersi con lui per dimostrare a tutti di essere forte e coraggiosa come un uomo.  Gli aveva fatto una grande tenerezza quella bambina che era sola come lui nonostante vivesse in una bella casa e avesse dei genitori nobili che non le facevano mancare niente. Niente tranne che il loro affetto e la loro presenza. Le loro solitudini si erano trovate ed erano cresciuti sostenendosi reciprocamente. Le baciò la fronte e poi le labbra  delicatamente.

“Ti amerò per sempre Oscar”.

 

Era tardi e si addormentarono esausti. Non avevano parlato di cosa li avrebbe aspettati domani, di come sarebbe cambiata la loro vita.  

Oscar non ebbe il coraggio di parlare ad Andrè della sua malattia, non  quella sera. Non voleva rovinare tutto. Quella sera, solo il loro amore sembrava essere importante.

 

Al castello la situazione era sotto controllo. Alcuni aggressori erano stati uccisi, altri erano riusciti a fuggire e la Regina era spaventata ma incolume.

Tutti erano però molto preoccupati per il comandante e per Andre che  a differenza degli altri uomini non erano ancora tornati.  Avevano trovato i loro cavalli vicino ad un torrente ma  di loro neanche l’ombra. Alain era agitatissimo. Oscar gli aveva affidato un compito ingrato

“Proteggere la Regina…già…..  pensare che io odio i nobili, figuriamoci l’austriaca che  ha rovinato la Francia. Mi avete  fatto un bello scherzo comandante” pensava “Cosa diavolo vi è successo ragazzi, spero che siate vivi, non oso pensare al peggio!”.

“Soldato”una voce lo aveva chiamato e si girò. Era Maria Antonietta.

“Soldato ci sono notizie di Oscar e Andre? Sapete cosa è accaduto loro?”

Alain si inchinò  “No…no..Maestà ….non….non ci sono notizie. Ho mandato altri uomini a cercarli ..ma nessuna traccia. Comunque  state tranquilla, ci siamo noi a proteggervi”e abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Prego il Signore che a Madamigella Oscar e al suo amico non sia successo nulla. Vedete, li conosco da tanti anni e  nutro nei loro confronti stima ed affetto. Siamo cresciuti insieme in fondo anche se ultimamente molti accadimenti ci hanno allontanato”  La Regina era visibilmente preoccupata.   Alain rimase sorpreso da tanta sincerità. “Vi prego, fate di tutto per trovarli sani e salvi”.

 

 

Si svegliarono all’alba. Erano nudi e avevano dormito l’uno tra le braccia dell’altra, come se avessero paura che lasciandosi un solo attimo  i momenti meravigliosi trascorsi insieme si potessero trasformare in  un sogno.

Oscar aprì gli occhi e vide  i magnifici occhi verdi del suo uomo che la fissavano intensamente. “Buon giorno” le disse “Dormito bene?”.

“Si….mai dormito meglio. Sai, stanotte mi sono svegliata  e  ho avuto  paura che fosse tutto un sogno. Poi ti ho sentito accanto a me, mi sono stretta forte a te  e sono stata felice,..immensamente felice.” Lui le sorrise “allora voglio esserti vicino tutte le notti così quando avrai questa sensazione sarò li a rassicurarti, d’accordo?”

“Certo Andre”.

“Oscar cosa pensi di fare adesso?”. Aveva posto questa domanda con un po’ di timore. Ci aveva pensato al risveglio perché sapeva che la spensieratezza della notte precedente lasciava il posto  alla realtà della loro vita quotidiana.

“Dobbiamo tornare al castello, saranno in pensiero” ma sapeva che la sua domanda  era riferita a ben altro. “ Non so esattamente cosa fare, ma so che prenderemo insieme qualunque decisione. Sono la tua donna adesso e ti seguirò ovunque deciderai di andare”. 

“Certo, ma ora il dovere ci chiama non è vero?”.

“Già”.

Rimasero abbracciati ancora per un po’ di tempo. Non volevano spezzare l’incantesimo di un’unione così perfetta.

Si erano amati finalmente  ma ora iniziavano i problemi. Come avrebbero spiegato  questo amore alla famiglia? Dove sarebbero andati? 

 

 

Riuscirono a tornare al castello grazie al passaggio chiesto ad un vecchio che conduceva un carro  colmo di paglia. 

Alain li vide arrivare in lontananza e iniziò a gridare dalla gioia. “Eilà comandante, Andrè…ma che diavolo vi è successo? Eravamo in pensiero.  Però iniziavo a prenderci gusto a comandare questa banda di selvaggi!” e scoppiò in una sonora risata.

“Beh, abbiamo solo rischiato di affogare Alain, ma stiamo bene. Dopo vi spiegheremo tutto. Qui è tutto  posto Alain? La Regina sta bene? Avete catturato gli assalitori? Sai, ero un po’ preoccupata di lasciarti il  comando!”.Lo guardò con aria divertita.

“Tutto a posto…ma non vi fidavate di me?”

“Si, ma solo per le emergenze Alain!” E continuarono a  ridere divertiti.

 

“Oscar amica mia, Andrè state bene, ero in pensiero”. La Regina si era precipitata a raggiungere i due giovani. “State bene vero? Dio sia ringraziato. Ero tanto in pena per voi!!”

 

Oscar e Andrè si guardarono. Erano passati pochi minuti da quando non erano più soli che già sentivano il peso di dovere fingere. Avrebbero voluto tenersi per mano, baciarsi  e scambiarsi tenerezze e invece dovevano mantenere la calma. Almeno per il momento.

 

Iniziarono immediatamente i preparativi per la partenza. Era troppo pericoloso fermarsi li senza ulteriore scorta e Oscar non se la sentiva di aspettare rinforzi da Parigi.

 

Alain però aveva notato qualcosa di strano nel loro comportamento e ne aveva chiesto conferma all’amico.

“Andrè, dimmi, è successo qualcosa tra  te e il comandante?  Mi sembrate  di buon umore……lei non ha più gli occhi tristi e lo sguardo perso nel vuoto che aveva ultimamente…e tu mi sembri sollevato……felice insomma. Dimmi dunque, non lasciarmi sulle spine. Sono il tuo migliore amico no?” 

“Vedi Alain, sono cambiate molte cose ma  te ne parleremo insieme quando torneremo a Parigi. Sarai il primo a saperlo”. 

La risposta aveva lasciato Alain ancora più confuso.  Oscar non gli aveva voluto dire niente per paura che i soldati  trovassero a  ridire nel prendere ordini da una  donna che stava con un loro commilitone e avevano deciso di rimandare.

“Come vuoi, non mi dire niente ma io te lo leggo in faccia!”

Gli diede un pacca sulla spalla e si allontanò fischiettando.

 “E bravo il nostro Andrè”.

 

Era arrivato il momento di ripartire per Versailles. Oscar era preoccupata. Temeva  un altro attacco durante il viaggio. Bisognava tenere gli occhi ben aperti per evitare il minimo errore. Del resto però era improbabile che gli aggressori  fossero in grado di colpire nuovamente.

Tutto era pronto e la Regina si decise a salire in carrozza per fare ritorno alla Reggia e a una vita di corte che le pesava terribilmente. 

 

Il viaggio sembrava procedere senza imprevisti  ma Oscar non era tranquilla. Continuava a guadarsi intorno con aria preoccupata. Non voleva farsi cogliere impreparata.

Andrè e Alain la fissavano preoccupati. “Dici che corriamo pericoli Alain?”

“Non saprei che dire. Ho paura che ci siano persone disposte a tutto pur di attentare alla vita della Regina. Il popolo la vorrebbe morta.”

“Siamo già a questo punto Alain?” continuò Andrè preoccupato. “Temo di si amico mio e tra poco tempo non potremo più fare finta  di niente. Dovremo decidere da che parte stare.”

“Forse hai ragione Alain”.

Andrè decise di non ritornare sull’argomento. Gia. Cosa avrebbe fatto ora?  E Oscar….cosa avrebbe deciso? Lui l’avrebbe certamente seguita ma Oscar si sarebbe trovata a scegliere  tra ideali di libertà e uguaglianza e le nobili origini. E non sarebbe stata una scelta indolore.

Oscar si avvicinò ai due ragazzi.

“Non vi sembra che ci sia un po’ troppo silenzio da queste parti? Ho una brutta sensazione…….come quella dell’altra sera.”

“Santo cielo comandante,  spero che nona abbiate sempre ragione!”.

Continuarono il viaggio  e non accadde nulla di particolare.   

Dopo circa due ore di strada udirono improvvisamente dei rumori provenire dal bosco che circondava lo sterrato. Oscar rabbrividì. No….non poteva essere……..non aveva più la forza di rimettersi a combattere. Si udirono degli spari che venivano dritti nella loro direzione.

“Via ..…via ….io porto via la Regina  presto ….. ……cinque uomini mi seguano…..gli altri rimangano  sulle retrovie …non devono raggiungere la carrozza!”

I soldati tentarono in pochi attimi di riprendere il controllo e di obbedire agli ordini del comandante. Videro uscire dal bosco un ventina di uomini ben armati. In un attimo gli furono addosso e scoppiò l’inferno. . 

“Sparate…sparate……..fuoco……non devono avvicinarsi”. 

Gli uomini  di Oscar tentavano di difendersi come potevano, con la pistola e con la spada. I nuovi aggressori sembravano però non essere molto abili con le armi.

I soldati riuscirono a  disarcionare e colpire molti di loro senza  troppe difficoltà. Pochi sembravano  veramente  preparati. Non era facile però prendere il sopravvento perché gli assalitori erano più numerosi.

Andrè non era riuscito a seguire Oscar, Alain gli era rimasto vicino,  colpiva a fondo tentando di non farsi ammazzare. Non poteva certo morire proprio  adesso.

Alcuni riuscirono a  sfuggire al controllo dei soldati e si diressero  nella direzione verso cui era andata la carrozza reale.

I due ragazzi si trovarono liberi  per alcuni secondi “ Devo andare da lei Alain, è in pericolo” “Allora andiamo coraggio!” gridò Alain finendo di colpire un uomo.

Oscar aveva scortato la carrozza in una folle corsa che non  era ancora cessata.

Non vedeva nessuno dietro di sé ma non poteva ancora fermarsi. E non vedeva neanche Andrè. “Signore proteggilo ti prego ……….fai che non gli succeda  niente  ti supplico”.

I cavalli iniziavano a rallentare. Il peso della  carrozza era troppo ed erano stremati. 

Sentiva la Regina piangere terrorizzata all’interno  stringendosi la figlia al petto.

“Non temete Maestà vi porterò via di qui!” Stava tentando di rassicurare la Regina, ma in realtà  riusciva pensare solo al suo Andrè. 

Improvvisamente udì  il rumore di cavalli lanciati al galoppo  dietro di loro ma non fece in tempo a  vederli avvicinare. Sentì una gran fitta alla testa, provò una sensazione di  sbandamento, sentì il calore del sangue percorrerle il viso. Era stata colpita alla testa. Non poteva arrendersi però.

Sentì chiaramente le parole di un uomo “Devi morire  insieme alla puttana austriaca”

Cadde da cavallo e svenne.

Rinvenne solo quando sentì una  pressione alla gola che la soffocava. Tentò di aprire gli occhi “Muori ….devi morire”.

Non riusciva a opporre la minima resistenza. Era arrivata la fine?  Quando aveva perso le speranze udì uno sparo e sentì che le mani dell’uomo perdevano di vigore intorno al suocollo.

 Era stato colpito.

“Oscar….Oscar…ti hanno colpito ..Oscar….amore…..guardami”

Riuscì a mettere a fuoco le immagini e vide il suo Andrè che la osservava terrorizzato. L’aveva presa tra le braccia.

“Mi fa male la testa…tu stai bene? La Regina Andrè  dov’è”  

“Non ti preoccupare sta bene, siamo riusciti a  metterla in salvo. Dobbiamo portarti da un dottore Oscar. Stai perdendo molto sangue”.

Lei tentò di alzarsi, voleva riprendere il controllo della situazione.

“No, andremo fino a Versailles, non  è una ferita profonda Andrè e non manca molta strada ormai”. “No Oscar, non puoi farcela”

“Non posso rischiare di mettere ancora in pericolo la Regina non ci si può fidare di nessuno” 

“Non ho mai visto una persona più testarda” tentò  di sdrammatizzare Alain. “Vorrà dire che voi due viaggerete sulla carrozza Reale e tireremo i cavalli più che possono per arrivare il prima possibile a casa. E ricordate che se voi state male comando io!”

Oscar non riuscì  replicare. Era troppo stanca per continuare a cavallo. 

Si sistemò accanto ad Andrè nella carrozza  di fronte alla Regina che era ancora visibilmente sconvolta dall’accaduto.

“Madamigella, Dio mio, per poco non vi uccidono. Chi vuole la mia morte Oscar? Chi mi può odiare a tal punto di organizzare questi attentati? Il popolo?” 

“Maestà  questi attentati sono opera di gruppi ben organizzati . Il  popolo non ha né le armi né la preparazione per compiere questi attacchi. Io direi che c’è dietro una mente diabolica e temo che vada ricercata tra la nobiltà”.

“Tra la nobiltà? Allora anche i nobili mi vogliono morta? Come è possibile Oscar?”

Oscar non rispose. Non poteva certo  dire alla Regina che  i nobili si erano allontanati da molto tempo per l’impossibilità di ottenere udienza da lei  sempre presa da una festa, da un ballo o dal bel conte svedese e che stavano iniziando a pensare ad una alternativa alla famiglia Reale per regnare sulla nazione.  Non avrebbe potuto comprenderlo.  

Oscar era appoggiata  alla spalla di Andrè che le premeva  un fazzoletto  contro la ferita per tamponare il sangue. Guardò Andrè e gli sorrise.

Ancora una volta le  aveva salvato la vita. Com’era forte  e coraggioso il suo uomo.

Ancora una volta si era battuto come un leone per difenderla. Si sentiva felice, immensamente felice di essere riuscita a compiere un passo tanto difficile. Si sentiva una persona nuova, si sentiva donna per la prima volta nella sua vita.  Si sentiva completa finalmente. Non avrebbe più dovuto vivere come suo padre le ordinava. Ora avrebbero deciso insieme cosa fare. E non sarebbe stata una decisione semplice.  Avrebbero dovuto affrontare la famiglia, lo scandalo.

Ma ora nulla aveva più importanza. Si sarebbe battuta per difendere la loro felicità. Andrè lo meritava, il loro amore lo meritava. 

Andrè ricambiò il suo sguardo pieno d’amore “Dormi un po’ Oscar, riposati. Non manca molto a Parigi”.

 “Si Andre, forse hai ragione”.

Maria Antonietta  fissava i due giovani che conosceva da anni e che le erano  sempre stati vicini nei momenti di bisogno. Notò che tra di loro c’era una sorta di intimità che non aveva mai  notato prima.  Andrè stringeva Oscar come se avesse voluto proteggerla e coccolarla e la  guardava con  uno sguardo intenso.

Lei si era abbandonata sulla sua spalla e una mano ricadeva sopra la gamba di lui. Forse la sua amica aveva finalmente accettato di vivere la vita che le era stata preclusa sin da bambina?  Era mai possibile che avesse trovato in Andrè l’uomo capace di risvegliare in lei  la sua natura di donna? Certo Oscar era una donna bellissima. Molti uomini a corte avrebbero dato la loro fortuna per averla in moglie. E lei li aveva rifiutati tutti con distacco.

Andrè però era diverso dagli altri uomini. Le era sempre stato accanto e aveva vegliato su di lei senza chiedere nulla.

Non era nobile certo, ma era bello, affascinante, intelligente. Era forte, coraggioso, tenace e leale. Si sorprese a pensare che se Oscar avesse chiesto  al Re il permesso di sposare Andrè lei avrebbe interceduto per  benedire questa unione. Del resto, pochi uomini sarebbero stai all’altezza di una donna come Oscar. Non avrebbe mai potuto sposare un damerino incipriato e indolente come i nobili di Corte. Lei era un essere speciale, era come una rosa di primavera, bella ma pericolosa  se non si faceva attenzione alle spine. 

“Siamo  quasi a Versailles Maestà  disse Andrè”.

“Benissimo, questo terribile viaggio è finito finalmente, è stato un incubo. Andrè  accompagnate a casa madamigella Oscar, non  è necessario che la portiate sino a palazzo”. 

Arrivarono a  palazzo Jarjayes ma Oscar si sentiva troppo debole per camminare. 

Mentre il Generale e alcuni lacchè correvano verso la carrozza Reale Andrè la prese tra le braccia e la portò lungo il cortile interno.

“Nonna manda chiamare   il medico Oscar è ferita!”.

Oscar era aggrappata a lui con le braccia intorno al collo. Il padre non potè fare a meno di notare lo strano atteggiamento della figlia. .

La portò in camera e la posò sul letto. “Bambina mia cosa è successo …è mai possibile che ogni volta debba mettere in pericolo la sua vita? E tu  buono a nulla invece di difenderla la riporti a casa in queste condizioni!”

“Non prendertela con lui non è colpa sua. Mi ha salvato l vita ancora un a volta. Ne abbiamo passate di tutti  i colori durante  questo viaggio! E poi  è solo un graffio non fare l’esagerata come al solito!”.

Il dottore medicò la ferita alla testa e si accorse che anche Andrè  aveva una brutta ferita al braccio.  “Penso che dobbiate rimanere a riposo per un po’ ragazzi. Siete la mia disperazione!”.

Rimasti soli  Andrè si sedette sul letto di Oscar. “Non sono mai stato tanto felice di essere ferito. Almeno posso rimanere qui con te” 

“Beh, ti avrei potuto concedere una  licenza”

“Accidenti, e allora la prossima volta starò più attento comandante!” e scoppiò a ridere.

Lei lo guardava  teneramente “ Andrè, non voglio mai più correre simili pericoli, stavolta ce la siamo cavata per in pelo. Sai. quando ho visto quegli uomini correre verso la carrozza ho pensato che ti fosse accaduto qualcosa di brutto e che io non potevo fare nulla per  aiutarti. . E’ stato terribile e non voglio mai più vivere una cosa simile. Mai più. Te lo prometto Andrè!”. Gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Vieni qui amore..non piangere….non ci succederà più nulla vedrai.”

Non riusciva a smettere però. “Già, non ci succederà nulla…..” pensava “ma io sto male. Potrei morire e tu non puoi fare niente per salvarmi, nessuno può fare niente.

Andrè capì che dietro a quelle lacrime vi era qualcosa di più serio.

“Cosa mi stai nascondendo Oscar? Perché piangi? Dimmi la verità io ti aiuterò amore…ti prego confidati. Cosa ti spaventa?”

Disse queste parole con una dolcezza tale che lei ne fu sconvolta. Come aveva fatto a capire  che c’era qualcosa che la spaventava? Lui poteva davvero leggerle dentro.

“Io non ti ho detto una cosa Andrè, una cosa importante che non sa nessuno. Nessuno a parte il dottore. Io sto male da un po’. Ho la tubercolosi Andrè  e il dottore mi ha detto che solo cambiando vita e clima potrei salvarmi.”

Gli  occhi di Andrè si riempirono di lacrime

“Dio Oscar perché non me l’hai detto? Perché ti sei tenuta tutto dentro amore mio?”

Le accarezzava il viso con una mano

“Ti salverò Oscar, giuro su Dio che non ti lascerò morire! Devi vivere anche per me amore perché la mia vita senza di te non avrebbe senso”.

La prese tra le braccia e se la strinse forte al petto. “Ti amo Oscar e ne usciremo insieme vedrai. Ti darò la forza, insieme ce la faremo!” 

“Si Andrè insieme” Andrè si sdraiò sul letto accanto ad Oscar che teneva sempre stretta tra le braccia.

“Partiremo, dobbiamo parlare con il dottore e fare tutto quello che ci dice.  Chiederemo aiuto alla nonna, ci aiuterà non ti preoccupare. E poi ci sposeremo Oscar, diventerai mia moglie e niente potrà più dividerci”.

Oscar annuì senza parlare. Si affidava completamente a lui, al suo uomo. Si sentiva stanca, svuotata, non aveva più la forza di combattere contro il mondo. Doveva trovare solo il coraggio di resistere alla malattia e sapeva che solo Andrè avrebbe potuto aiutarla.

 “Stai qui stanotte ti prego, non voglio dormire sola senza di te…mai più”

“Va bene amore….mai più”. Dissero alla nonna che sarebbe rimasto lui accanto ad Oscar e che non doveva preoccuparsi. 

Trascorsero tutta la notte abbracciati. Non parlarono molto ma sentivano che l’amore che si donavano reciprocamente sarebbe stata la loro forza.

Il mattino seguente Andrè si svegliò molto presto. Era ancora sconvolto da quello che aveva saputo. In effetti lei non era stata bene da un po’ di  tempo, era sempre pallida. Lui l’aveva notato ma non era riuscito a farsi dire nulla da Oscar. 

Si alzò e si sedette sulla poltrona di fianco al letto fissando la meravigliosa creatura che dormiva ancora. “Signore non puoi farmi questo”pensò “Non è giusto!”.

Calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance e iniziò a pensare a  alta voce. “Non puoi portarmela via adesso che ci siamo trovati, non puoi farla morire. Non è giusto. Io darei la mia vita per lei ma stavolta senza il tuo aiuto io non posso fare nulla, nulla!” 

Disperato si mise la testa tra le mani. Il corpo proteso in avanti. “Devi lottare amore mio,  devi trovare la forza, lotteremo insieme,  e insieme sconfiggeremo questa malattia. Non morirai amore, te lo prometto!”.

Improvvisamente, udì uno scricchiolio provenire dalla porta della camera. Era ancora buio nella stanza  e questo non facilitava la sua vista già compromessa.

Quando riuscì  a mettere a fuoco l’immagine vide il generale che lo guardava  con aria sorpresa. “Andrè vieni fuori con me” disse con una voce tremante. Andrè lo seguì fuori dalla stanza sino allo studio del  generale.

“”Io …io ho udito ciò che tu hai detto Andrè ma non ne ho capito il senso. Cosa vuole dire che Oscar è in pericolo di vita. La ferita non è tanto profonda da costituire un pericolo. Rispondimi Andrè. Te lo ordino.”

Andrè ebbe un attimo di indecisione.

Cosa  doveva fare? Raccontare tutto al padre di Oscar e chiedere il suo aiuto o trovare un diversivo e non parlare della malattia?

Non era certo che fosse la soluzione giusta ma decise di parlare. Lui aveva i mezzi per aiutare Oscar ed era solo questo quello che contava.

“Generale, Oscar è ammalata, molto ammalata.  Ha la tubercolosi già da qualche tempo”.

Il Generale impallidì e si fece cadere senza forze su una sedia e iniziò a piangere

“No…..Dio no…questa è la mia punizione per essere andato contro il volere di Dio quando è venuta al mondo. Povera figlia mia..povera Oscar”.

“Non dobbiamo perdere le speranze, dobbiamo tentare l’impossibile per salvarla. Ce la farà vedrete, lei è forte, non si farà vincere dalla malattia. Lotterà con tutte le sue forze. Ma dobbiamo aiutarla. Oscar mi ha parlato della malattia solo ieri sera, altrimenti avrei già tentato qualcosa. Ma ora abbiamo bisogno del vostro aiuto”..

Andre pronunciò queste parole con decisione e ardore e si accorse che il Generale lo fissava con aria interrogativa.

“Andrè,  quando io avevo deciso di giustiziare mia figlia che aveva infangato il nome della famiglia Jarjayes, tu ti sei offerto di morire con lei. Anzi prima di lei. E questo perché l’amavi. Lei non ha detto niente in quell’occasione ma io credo che i sentimenti tra di  voi  siano cambiati non è vero?”

Andrè chinò la testa.

“Si Generale, sono cambiati. Noi saremmo andati via insieme comunque”. 

“Capisco.” Jaujayes restò in silenzio fissando il vuoto.

Che senso aveva rimanere attaccati alle vecchie convenzioni sociali ora che la Francia era sull’orlo della rivoluzione e la figlia stava morendo? Dividere i ragazzi non avrebbe certo aiutato Oscar. Anzi, l’avrebbe distrutta per sempre. La cosa giusta da fare era appoggiare le decisioni della  figlia e tentare di salvarla.

Questo ragazzo l’aveva seguita, protetta e amata per tutta la vita. Poteva fidarsi di Andrè più di chiunque altro. Sapeva che sarebbe morto per lei e che avrebbe lottato come un leone per salvare  la vita. Si, l la decisione giusta era lasciare che Andrè si prendesse cura di lei lontano da Parigi in un posto tranquillo dove forse avrebbe ritrovato la sua natura femminile e dove avrebbe potuto vivere felice.

“Porta via Oscar con te Andre. Portala lontano e falla felice. Avete la mia benedizione. Penso che solo tu possa farlo. Lei non potrebbe mai sposarsi con un uomo qualunque seppur nobile. Mi figlia è un essere speciale e io sono grato a Dio per avermi concesso l’onore di essere suo padre. Sposala Andrè e rendila felice. Dalle tutto ciò che io le ho impedito di avere in questi anni”.  

Andrè non poteva credere alle parole che aveva udito

“Io…..Generale….io non so cosa dire. Vi ringrazio Generale”.

Jarjayes gli mise le mani sulle spalle

No Andrè, non devi ringraziarmi. Del resto sei stato come un figlio per me, hai vissuto nella mia casa  accanto a mia figlia. Forse era destino che  vi trovaste anche nell’amore Chiederò al Re oggi stesso la dispensa per sposare Oscar. Voglio fare tutto quello che posso per benedire questa unione. Chiederò il congedo per Oscar e per te. Vai da lei e dille tutto”.

Oscar si destò non appena sentì entrare Andrè.

“Buongiorno amore, come stai?” chiese lui accarezzandole la testa.

“Meglio. Ho la testa dura sai!”.

Lui continuò ad accarezzarle il viso e le raccontò di quello che era accaduto pochi minuti prima con il padre. Lei era visibilmente scossa.

Ad un tratto sentirono bussare alla porta e entrò il Generale.

“Figlia mia, come stai oggi? Sai, io e Andrè abbiamo parlato un po’ e …….perché non me l’hai detto prima …..ti avrei aiutato…..ora farò tutto il possibile per salvarti. Affido la tua vita ad Andrè e vi auguro di essere felici insieme”.

Dagli occhi di Oscar e da quelli del padre iniziarono  a scorrere le lacrime. Era un pianto liberatorio  di gioia e di paura perché il suo destino era appeso ad un filo sottilissimo. 

Iniziava una vita nuova piena di incertezze e di incognite.

Iniziava una battaglia per la vita che lei avrebbe combattuto accanto al suo uomo.

 

Non ci volle molto per ottenere dal  Re la dispensa per il matrimonio. Il Generale decise però di non informare nessuno della famiglia sulla malattia di Oscar . neanche. M.me Jarjayes fu messa al corrente. Alla nonna di Andrè fu detto che il Generale accettava la loro unione ma che preferiva che vivessero  altrove.

 

Partirono un mattina  di inizio luglio. Parigi era affollata di gente in rivolta e di soldati provenienti da tutta la Francia. Lo scontro era inevitabile come inevitabile era la vittoria del popolo oppresso da secoli di ingiustizie sociali..

 

Oscar e Andrè lasciavano la Parigi puzzolente e sporca che avevano conosciuto sin da piccoli e si incamminavano verso una nuova vita  di speranze e di incertezze

Solo l’amore profondo e incondizionato che provavano l’uno per l’altra li avrebbe accompagnati  e avrebbe dato loro la forza di superare i momenti difficili.

 

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Capitolo 5
*** Insieme per sempre ***


 

Rivelazioni

 

Partirono all’alba. .Il viaggio non era lungo, il castello distava circa sei   ore di cammino da Versailles. Maria Antonietta era felice che la sua vecchia amica avesse accettato l’incarico di scortarla e proteggerla. Solo con Oscar si era  sempre sentita protetta e completamente al sicuro.

Seduta nella magnifica carrozza, in compagnia della piccola principessa Marie Therese  e di 2 dame di compagnia la regina osservava Oscar dal finestrino della carrozza. Come era bella,coraggiosa e decisa Oscar. Quanto avrebbe voluto avere la sua tenacia e la saggezza che aveva sempre dimostrato in mille occasioni.  Lei invece, era sempre stata frivola, leggera, più attenta alle sue esigenze che alle condizioni del popolo francese.

E ora era troppo tardi. Ora i francesi la odiavano e lei non li poteva biasimare. Ma nessuno avrebbe potuto negarle  il diritto di regnare che  le era stato concesso per volere di Dio. 

Arrivarono a destinazione dopo qualche breve sosta per fare riposare i cavalli. Era una bella giornata e faceva molto caldo. L’aria era afosa e non c’era un soffio di vento.

Il castello era  splendido, un piccolo gioiello di architettura barocca. Era circondato da cancelli e siepi e Oscar diede l’ordine ai suoi uomini di predisporre una sorveglianza continua, giorno e notte.

Una strana sensazione la pervadeva. Sentiva  stava per succedere qualcosa e  lei doveva avere assolutamente tutto sotto controllo. Non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita della Regina.

Iniziò a percorrere il perimetro del parco ispezionando centimetro per centimetro con aria insofferente.  “Mi sembra un po’ tesa oggi il comandante, Andrè, non ti sembra? Forse non si fida di noi? Penserà che  tra i soldati ci sia un traditore disposto a  tentare qualche colpo di testa?” “E tu pensi che sia così Alain?” chiese Andrè preoccupato. “No, non penso. I soldati rimasti sono assolutamente affidabili,  potrei giurarlo”.

 

Oscar  fissava i due amici da lontano. Come era bello Andrè…..come  avrebbe voluto chiarirsi con lui,  dirgli che stava soffrendo per lui e che aveva bisogno del suo amore, che lo desiderava immensamente.

Si sentiva una codarda. Il solo pensiero di  parlare dei suoi sentimenti la imbarazzava tantissimo, Non ci sarebbe mai riuscita. E comunque quello non era certo il momento di pensare all’amore. Aveva un compito importante e doveva cercare di mantenere la calma.

Il giorno successivo la Regina era di buon umore. I suoi occhi erano ancora velati da una tristezza profonda e ogni tanto, vedendo in lontananza  qualche bambino del  paese giocare  felice le si riempivano di lacrime. Aveva tentato di essere una buona madre ma non aveva potuto salvare il delfino dal quell’atroce destino. Spesso si ritrovava a pensare  che Dio le aveva tolto il bambino per punirla delle sue colpe. Le restavano  pur sempre la figlia e Louis Charles e lei li amava più della sua stessa vita.

Le giornate trascorsero velocemente in compagnia  della Principessina, della vecchia contessa e delle sue dame di compagnia.  Si sentiva  serena in quel posto tanto lontano dalla corte e dall’etichetta che odiava disperatamente.

Dal canto suo, Oscar continuò a predisporre turni di guardia  e a vegliare su di lei.  “Penso che la Regina stia soffrendo molto per la morte del figlio” disse Alain ad Andrè. “Già, vedi la Regina è molto diversa dall’immagine che i francesi avevano di lei, è buona e caritatevole  ma di certo non ha saputo farsi amare capire.

Purtroppo si è messa nelle mani di uomini e donne di pochi scrupoli che si sono approfittati delle sua ingenuità per ottenere privilegi e denaro.” “Sarà così Andrè ma ora è troppo tardi e il popolo la odia ferocemente E’ la Regina che viene attaccata e messa in discussione, non Luigi XVI.”

Dopo cena, Oscar  uscì in giardino per controllare che fosse tutto sotto controllo. Le guardie erano ai posti assegnati e la situazione sembrava tranquilla. Andrè e Alain le si avvicinarono. 

“Mi sembra tutto tranquillo comandante” le disse Andre con un tono distaccato.

“Si” intervenne Alain “l’unica cosa che può succedere stasera è che venga giù un brutto acquazzone. Guardate che nubi!”  In effetti il tempo si era guastato e sembrava che stesse per arrivare un temporale”. C’era nell’aria un forte elettricità e ad Oscar vennero  i brividi.

“C’è una strana atmosfera  nell’aria, non  sentite?”

“Veramente no” fu la risposta di entrambi. “Boh, sarà una mia impressione ma a parte il vento mi sembra che sia tutto immobile, come in una finzione”.

“Forse siete stanca, andate a riposare, rimaniamo noi qui non vi preoccupate”.

“Alain, voglio che  sia chiara una cosa: se dovesse succedermi qualcosa, qualunque cosa, tu devi prendere il comando al posto mio. E dovrai fare  del tuo meglio per proteggere la Regina , ricordatelo, è un ordine.” Aveva pronunciato questa frase   con un tono molto serio e preoccupato.

“Va bene comandante, ma penso non ce ne sarà bisogno.”

“Io rientro in casa. Tu Alain sei di guardia ma tu Andrè dovresti riposare, il tuo turno è domani. Dovresti dormire un po’”.

Andrè si sorprese della frase premurosa di Oscar. “va bene, farò come vuoi”.

Si diressero verso la porta di entrata ma all’improvviso degli  provenienti dall’esterno del castello  ruppero  il silenzio.

“Che diavolo sono questi spari? “ Oscar si precipitò nella direzione da cui provenivano ma si accorse che da un’entrata del cancello degli uomini armati erano riusciti ad entrare ed avevano colpito  due soldati.

Si girò a guardare la facciata del castello e vide che la Regina si trovava sul terrazzo dei suoi appartamenti ed era  pericolosamente visibile nonostante l’oscurità della notte.

Doveva reagire, non poteva permettersi di farsi prendere dal panico.

“Maestà rientrate in camera, Maestà, presto…..rientrate……soldati sparate…sparate….non lasciateli avvicinare..sparate”    Oscar aveva gridato con tutto il fiato che aveva in gola. Chissà  se i suoi uomini sarebbero riusciti a mantenere la calma.

Era iniziato lo scontro a fuoco. I soldati sparavano e gli assalitori, circa una quindicina, riuscivano a tenere testa. Erano nascosti dietro una piccola costruzione e di notte non era facile colpirli. I suoi soldati erano invece molto più visibili e rischiavano di più.

Non riusciva a vedere Andrè… lo aveva perso di vista pochi secondi prima dell’inizio degli spari…..dove era finito…..uno scontro a fuoco nelle sue condizioni non era certo l’ideale. Sapeva che la vista di Andrè stava peggiorando e temeva che riuscissero a fargli del male. Ma ora doveva pensare a difendere la Regina.

Oscar si diresse verso la porta di entrata, doveva controllare che nessuno fosse riuscito a salire.  All’improvviso vide una figura  maschile correre verso di lei…era Andrè.

“Oscar, la Regina sta bene, non ti preoccupare, non è entrato nessuno e ci sono dei soldati a proteggerla.

Dopo poco il fuoco cessò,  il tutto era durato pochi minuti ma ad Oscar era parsa un’eternità.

Oscar vide che gli assalitori tentavano la fuga. “Non devono scappare”gridò “Alain prendi il comando e ricorda quello che ti ho detto!”

Seguita da Andrè e da altri quattro  uomini corsero verso le scuderie e iniziarono l’inseguimento. 

Doveva prenderli…doveva capire chi aveva potuto organizzare un agguato simile …..non poteva lasciarseli scappare.

“Oscar, siamo solo in sei e loro sono rimasti in dieci, dobbiamo stare attenti”

“Si Andrè, ma non potevo certo lasciare la Regina senza scorta”.

I fuggiaschi sembravano avere le ali ai piedi. Evidentemente conoscevano molto bene la zona e se non fossero stati attenti avrebbero rischiato di perderli di vista.

Ad un tratto il gruppo  si divise e presero  due direzioni diverse. 

“Andrè vieni con me, voi  seguite gli altri”  “Quei due mi sembrano i capi Andrè,  dobbiamo assolutamente prenderli”.

 

I fuggiaschi si infilarono in una stradina scoscesa che  costeggiava un torrente.

I due uomini  abbandonarono i cavalli e attraversarono il corso d’acqua percorrendo un ponticello di lego e corda.

Oscar e Andrè decisero di fare lo stesso. Il ponte non avrebbe retto il peso dei cavalli.

Iniziarono ad attraversare ma si resero conto che le assi si muovevano e cedevano  sotto i loro piedi.  Evidentemente quegli uomini sapevano esattamente dove mettere i piedi!  Ma dovevano tentare di attraversare….dovevano prenderli. 

Ad un tratto un legno più fragile degli altri si ruppe completamente sotto i piedi di Oscar che sentendosi cadere nel vuoto lanciò un grido.

Riuscì ad aggrapparsi ad una corda  con una mano e Andrè che era a un metro da lei cercava di avvicinarsi per aiutarla. “Andrè stai attento..rischi di cadere” Vedeva il torrente in piena scorrere impetuosamente sotto di lei.

“Non ti preoccupare Oscar e poi non ti posso certo lasciare qui, no?” Doveva stare realmente attento, se fosse caduto anche Oscar sarebbe stata irrimediabilmente in pericolo.

I briganti gli avevano fatto davvero un brutto tiro!

Andrè tento di muoversi  calpestando le assi che sembravano più resistenti ma non aveva calcolato che dall’altra parte del torrente, i loro assalitori erano ancora liberi e intenzionati a disfarsi di loro una volta per tutte.

I due uomini  sbucarono dall’oscurità del bosco, si avvicinarono al ponticello e con un coltello ben affilato tagliarono le corde che ancora tenevano legate le assi.

La caduta fu inevitabile. Oscar e Andrè si ritrovarono in un istante nel torrente.

La sensazione fu terribile….si sentirono avvolgere completamente dall’acqua ghiacciata. Oscar non riusciva neanche a respirare. Non vedeva più nulla. Tutto era buio. Non poteva muoversi e sentiva sul suo corpo stordito la pressione della corrente che la trascinava via.  Era terrorizzata. Era dunque arrivata la fine? Era uscita indenne da tante battaglie per morire affogata nell’acqua ghiacciata?

E dov’era Andrè….non riusciva vederlo….doveva fare qualcosa..non poteva lasciarlo morire…  ma cosa poteva fare? L’acqua la stava trascinando senza che lei avesse la forza di tentare la minima resistenza.

Non aveva più ossigeno…doveva tentare di tornare in superficie per respirare.

Ad un tratto sentì una pressione sul braccio, sentì una mano che l’afferrava con forza.Si voltò e le parve di vedere  il corpo di Andrè  vicino al suo.

Poteva sentire la sua presenza, ora niente era impossibile con lui al suo fianco. Lui l’avrebbe salvata, sarebbe riuscito a tirarla fuori di li.

Le correnti erano fortissime. I due ragazzi tentavano di risalire in superficie per respirare  ma dopo pochi secondi l’acqua ghiacciata sembrava impadronirsi dei loro corpi e controllarli completamente.

Si aggrappò ad Andrè con tutte le sue forze. Se non ce l’avessero fatta almeno sarebbero morti  insieme, vicini. Avrebbero condiviso anche questo scherzo che il destino aveva voluto riservare loro. 

Dal canto suo Andrè sembrava lottare come un leone. Non poteva finire così, avevano ancora tante cose da dirsi, tante cose da fare insieme.

Il tempo sembrava essersi fermato, e  pochi minuti di agonia sembrarono interminabile.

Andre riuscì ad afferrare una tavola  che il torrente aveva ingoiato e i due giovani vi si aggrapparono con tutte le loro forze.

“Dobbiamo arrivare a riva” riuscì a gridare Andrè “Oscar ti prego resisti!”.

Il torrente li trascinò sino a raggiungere dei grossi tronchi d’albero che bloccati da  rocce appuntite sembravano tagliare il suo corso. Con la forza della disperazione Andrè  vi si  aggrappò e reggendosi con un braccio e  tenendo Oscar con l’altro riuscì  a raggiungere la riva.

Era la fine di un incubo. Avevano pensato di non farcela.

Oscar ansimava visibilmente, era stremata e aveva bevuto parecchia acqua. E non riusciva a smettere di tremare.

“Stai bene Oscar?” chiese preoccupato.

“Si Andrè sono solo stremata e tu?

“Beh, potrei stare meglio ma direi che non è il caso di lamentarsi”.

Si buttarono per terra l’uno accanto all’altra e persero i sensi. .

Dopo qualche minuto Andrè rinvenne. Oscar era  rannicchiata accanto a lui e lo stringeva forte. La testa  di lei appoggiata sul suo petto. Andrè la guardò incredulo.  Era bagnato fradicio e non aveva neanche la forza di alzarsi. Era comunque riuscito a salvare la sua Oscar e questa era la sola cosa importante. In quel momento tutto il resto non sembrava avere importanza. Ma non potevano restare li, era pericoloso,  dovevano cercare un riparo per asciugarsi e rifocillarsi.

“Oscar svegliati…Oscar”

Lei però non sembrava riprendersi. “Oscar.. amore mio…. Oscar ti prego apri gli occhi ….amore”

Andre aveva pronunciato  quella frase dolcemente ma iniziava a preoccuparsi non vedendola riprendersi.

Oscar  aprì gli occhi e lui  sospirò sollevato.

“Dormigliona dai dobbiamo andare via da qui”.

“Va bene Andrè”.

Aveva sentito tutto, l’aveva chiamata amore….amore…amore….quella parola le  rimbalzava in testa come una cantilena.   Allora l’amava ancora, non l’aveva dimenticata!

Si avviarono a piedi, non era il caso di cercare i  cavalli, erano stati trascinati per un percorso troppo lungo e dovevano trovare un posto sicuro per scaldarsi.

Mentre tentavano di arrivare alla strada principale videro delle luci provenire da un villaggio non troppo lontano. Decisero di raggiungerlo. Trovarono una locanda dove l’oste vedendo il loro stato li accolse gentilmente  mettendo a loro  disposizione una stanza con un bel camino per scaldarsi e qualche asciugamano.

L’arredamento era molto povero  ma almeno sembrava pulita.

“Devi toglierti i vestiti” disse Andrè mentre cercava di accendere il fuoco “Rischi di prendere freddo”.

In circostanza normali Oscar avrebbe protestato ma pensò che non era il caso di rimanere con quei vestiti inzuppati. Prese un asciugamano e si andò a sedere sul letto dando le spalle ad Andrè Si tolse la camicia e si voltò a guardarlo.

Il fuoco iniziava  ad attaccare ed Andrè  si era spogliato Quello che vide la fece sussultare. Andrè era bellissimo, L’asciugamano gli copriva solo  le gambe. Aveva un corpo perfetto. Le spalle erano forti e possenti e il petto glabro era muscoloso. Si sentì un brivido percorrerle la schiena.  Si tolse  stivali e pantaloni e si sedette nuovamente sul letto.

Andrè non resistette alla tentazione di guardarla.  Lei era seduta sul letto e gli dava le spalle.

Poteva vedere la schiena nuda coperta dai meravigliosi capelli biondi ancora bagnati. Non indossava più i pantaloni e lo sguardo si soffermo sulle natiche perfette posate sul letto. Era  bella come una dea. La pelle bianca sembrava trasparente alla luce dorata del fuoco.

In tanti anni passati insieme non erano mai stati così intimi, non l’aveva mai vista così.  Gli sembrava di impazzire dal desiderio di lei. Cosa avrebbe dato per potere toccare quel corpo magnifico, per baciarne la pelle vellutata almeno una volta!

Oscar si avvolse nell’asciugamano e si avvicinò a lui sedendosi a terra. Lui  sistemò i vestiti vicino al fuoco e si sedette.

La guardò con tenerezza e le sorrise.

“Ce l’abbiamo fatta per un pelo questa volta vero? Hai ancora i capelli bagnati Oscar asciugali” e prendendo un asciugamano  pulito  le si avvicinò ancora di più. Mise l’asciugamano sulla testa di Oscar e attirandola  a sé  iniziò a strofinarla dolcemente.

Lei lo fissava con aria sognante.  Com’era possibile che Andrè fosse sempre così dolce e premuroso, che pensasse sempre a lei? Che  rischiasse la sua vita per lei? 

Improvvisamente le tornarono alla mente alcune parole che ricordava di avere sentito al suo risveglio sulla sponda del fiume. L’aveva chiamata amore, ne era sicura. Era mai possibile che  l’amasse ancora, che non l’avesse dimenticata  tra le braccia dell’altra donna?  Pregò Dio perché non si sbagliasse.

“Andrè devo chiederti una cosa” bisbigliò fissando il pavimento.

“Dimmi!”.

“Andrè….poco fa io…..io… ho sentito….ho sentito una cosa…..ma non so…..non vorrei essermi sbagliata….”

“Coraggio” la rassicurò lui.

“Io ho sentito che tu mi chiamavi amore. E’ mai possibile che nonostante tutto tu mi ami ancora Andrè?”

Gli occhi le si riempirono di lacrime e non riusciva a guardarlo. Ecco, ora gli aveva chiesto quello che voleva sapere da tanto, ora non gli avrebbe più potuto celare i suoi sentimenti, qualunque fosse stata la sua risposta.

Lui  fu scosso dal sentire questa domanda. Perchè gli stava chiedendo spiegazioni su quello che le era parso di sentire? Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva mentirle, doveva dirle la verità. Doveva essere sincero come aveva sempre fatto anche a costo di rischiare di allontanarla nuovamente.  “Oscar non ti sei sbagliata… io…ti amo e ti amerò per tutta la vita. Non potrei vivere senza di te. Ci ho provato sai, ma il solo pensiero di non starti accanto mi faceva impazzire”. 

Lei sentì le lacrime riempirle gli occhi sempre più impetuose  iniziare a scorrere  incontrollate lungo le guance.

“Io pensavo che tu mi avessi dimenticata grazie a quella donna…..che ora amassi lei”

Lui trasalì. Come aveva fatto a saperle di Margot e perché ora gli diceva quelle cose?

“Vedi Oscar, quella donna mi ha aiutato a, lenire il mio dolore per alcuni attimi, a farmi dimenticare che la persona con la quale avrei voluto condividere la mia vita non sarebbe mai stata mia, ma è stata solo un’illusione durata brevi istanti”.

Lui aveva pronunciato queste parole con una dolcezza e una intensità tali da convincere Oscar ad abbandonare le ultime remore e ad aprirsi a lui sinceramente.

“Andrè … Ti ho fatto soffrire Andrè, ti ho detto cose orribili che non ho mai pensato, neanche per un solo istante. Ero arrabbiata con me stessa perché mi sentivo incapace di affrontare la situazione, ero infastidita dalle pressioni di Alain e ti ho detto cose assurde…..ma non è stato facile ammetterlo con me stessa e non lo è neanche dirlo a te…..ma non posso più nascondere i miei sentimenti, non ne sono più capace.  Anch’io…… ti amo Andrè, ti amo …..da tanto… ti amo da morire”. 

Lo guardava  fisso negli occhi ora.   Aveva un’espressione dolcissima,  indifesa  e fragile.

Andrè non poteva credere alle proprie orecchie. Non osava più neanche sperare che quel giorno sarebbe potuto arrivare.

 “Oscar amore mio …vieni qui” 

Lei si precipitò tra le sue braccia piangendo.

“Perdonami Andrè ti ho fatto soffrire, ti ho respinto, ti ho fatto del male……….perdonami amore, perdonami….non volevo farti soffrire ma non riuscivo a fare altrimenti…….io non potevo…. non riuscivo ad ammetterlo……perdonami”

“Non piangere Oscar non devi piangere mai più. Ora tutto cambierà perché finalmente apparterremo l’uno all’altra per sempre”.

Le prese il viso tra le mani, la guardò con una dolcezza infinita e la baciò teneramente.

“Ti amo, ti amo, ti amo, potrei gridarlo al mondo intero” le disse.

Continuarono a baciarsi e lentamente la dolcezza lasciò il posto alla passione  e al desiderio.

Oscar  baciava quelle labbra calde, morbide, dolci, assaporava il sapore della sua  bocca, quel sapore che aveva avuto timore di desiderare,  toccava la  pelle  di Andrè, ne respirava l’odore intenso, eccitante e attimo dopo attimo la sensazione di avere perso per sempre il controllo tra le braccia di lui si faceva sempre più concreta.

“Andre voglio essere tua…completamente…..da questa sera per tutto il resto della mia vita. Insegnami ad amarti ti prego”.

Lui la sollevò delicatamente e l’appoggiò sul letto.  Finalmente  sarebbe stata sua, per sempre. Finalmente lei aveva ceduto  all’amore e si abbandonava completamente a lui. Ebbe un fremito improvviso. La mano dell’uomo si soffermò timorosa sulle gambe di lei  ormai completamente scoperte.  Era la donna più bella che avesse mai visto, non vi era dubbio. La perfezione di quel corpo sinuoso  lo lasciava senza fiato.  Era bella,  indifesa, dolce, calda. Era la sua donna.

Le tolse l’asciugamano che ancora nascondeva parte del suo bellissimo corpo e iniziò a baciarle il collo, i seni, il ventre.

Oscar era in completa balia delle sue mani potenti e abili che le percorrevano tutto il corpo sino a scendere nelle zone più intime.  Liberò la mente da ogni pensiero. Era felice, completamente felice. Non aveva mai provato sensazioni simili. Sentiva un brivido caldo percorrerle tutto il corpo.

Sentiva il desiderio crescerle dentro. Voleva Andrè, voleva sentire il suo corpo dentro di sé, lo desiderava disperatamente.

Non esisteva più il soldato, il guerriero, non esisteva più l’amico, l’attendente, il confidente. Erano solo Oscar e Andrè. Erano solo due anime sole che si erano ritrovate per unirsi e non lasciarsi più. 

Dopo attimi di piacere che sembravano interminabili, Andrè le si sdraiò sopra le  aprì dolcemente  le cosce e la penetrò lentamente.

Lei sentì un dolore intenso che svanì quando lui iniziò a muovere il suo corpo con movimenti  regolari. Era questo l’amore dunque? Questa meravigliosa sensazione di piacere che arriva a  stordire la coscienza e la volontà per lasciare il posto al desiderio? 

Nulla al mondo poteva essere paragonato a ciò che stava provando in quel momento.

Lui la baciava, la accarezzava, le sussurrava  dolci  parole d’amore, la rassicurava, si preoccupava che stesse bene.

E lei si sorprendeva nel rispondere con altrettanto trasporto all’amore del suo uomo.

Si inarcava sotto i colpi potenti e al contempo dolci di lui,  cercava la sua bocca e le dita affusolate percorrevano il corpo di lui, prima con carezze, poi graffiando la pelle scura e profumata di Andrè.

Arrivarono al culmine dell’eccitazione, sentirono l’estasi impadronirsi dei loro corpi e ricaddero ansimanti e completamente stremati l’uno tra le braccia  all’altra. 

Restarono in silenzio qualche istante. Era stato meraviglioso, perfetto, indimenticabile, magico.

Non avrebbero più scordato l’intensità della passione provata quella notte.

Non avrebbero mai dimenticato  il sapore della felicità assaporato dopo una vita  di sofferenze e solitudine.

“Andre ti amo tanto” mormorò  perdendosi  in quegli occhi color smeraldo che la guardavano dolcemente.

“Chiedimi di morire per te Oscar e  io lo farò amore mio” rispose lui baciandola teneramente sulla fronte.

“No, non devi morire Andrè,  non te lo permetterei mai. Dobbiamo vivere per amarci ogni giorno e ogni sera.  Ti amo più della mia stessa vita”.

Erano felici finalmente. Dopo tanti anni passati insieme ora  si sentivano uno parte dell’altra. Adesso niente avrebbe potuto dividerli. Si sentivano completamente vivi.

“Andrè, non avrei mai pensato che amarti fosse tanto bello. Io non conoscevo l’amore. Una volta qualcuno  mi disse che l’amore porta  solo  ad una lenta ed eterna agonia ma io non ci volli credere. Speravo esistesse un amore capace di donare la felicità completa e ora l’ho trovato Andrè,  la vivo con te questa forma di felicità. Sono tanto felice che mi metterei ad urlare e a piangere… non so!.  Penso solo che se avessi trovato prima il coraggio di parlare avremmo potuto provare prima questa felicità, ma io ero troppo fragile, troppo spaventata da quello che sentivo. Promettimi che saremo sempre insieme e che saremo felici per tutta la vita, ti prego Andrè”.  Le lacrime ripresero a scendere  calde e salate sulle guance.  Gli prese la mano e la stinse forte. Lui era la sua ancora di salvezza, l’unica ragiona che la portava a lottare  per restare in vita.   Pensò che non poteva arrendersi,  ma sentiva anche che la malattia stava avanzando molto velocemente.

Lui la guardava  sorridendo. Come poteva essere forte e fragile nello stesso tempo la sua Oscar. “Certo amore, te lo prometto. Non voglio altro dalla vita. Desidero solo starti accanto. Ti amo da tanto Oscar……non ricordo neanche più da quanto…...forse dalla prima volta che ti ho vista.”

La sua mente tornò alla bambina bionda che credeva di essere un maschio e che voleva sempre battersi con lui per dimostrare a tutti di essere forte e coraggiosa come un uomo.  Gli aveva fatto una grande tenerezza quella bambina che era sola come lui nonostante vivesse in una bella casa e avesse dei genitori nobili che non le facevano mancare niente. Niente tranne che il loro affetto e la loro presenza. Le loro solitudini si erano trovate ed erano cresciuti sostenendosi reciprocamente. Le baciò la fronte e poi le labbra  delicatamente.

“Ti amerò per sempre Oscar”.

 

Era tardi e si addormentarono esausti. Non avevano parlato di cosa li avrebbe aspettati domani, di come sarebbe cambiata la loro vita.  

Oscar non ebbe il coraggio di parlare ad Andrè della sua malattia, non  quella sera. Non voleva rovinare tutto. Quella sera, solo il loro amore sembrava essere importante.

 

Al castello la situazione era sotto controllo. Alcuni aggressori erano stati uccisi, altri erano riusciti a fuggire e la Regina era spaventata ma incolume.

Tutti erano però molto preoccupati per il comandante e per Andre che  a differenza degli altri uomini non erano ancora tornati.  Avevano trovato i loro cavalli vicino ad un torrente ma  di loro neanche l’ombra. Alain era agitatissimo. Oscar gli aveva affidato un compito ingrato

“Proteggere la Regina…già…..  pensare che io odio i nobili, figuriamoci l’austriaca che  ha rovinato la Francia. Mi avete  fatto un bello scherzo comandante” pensava “Cosa diavolo vi è successo ragazzi, spero che siate vivi, non oso pensare al peggio!”.

“Soldato”una voce lo aveva chiamato e si girò. Era Maria Antonietta.

“Soldato ci sono notizie di Oscar e Andre? Sapete cosa è accaduto loro?”

Alain si inchinò  “No…no..Maestà ….non….non ci sono notizie. Ho mandato altri uomini a cercarli ..ma nessuna traccia. Comunque  state tranquilla, ci siamo noi a proteggervi”e abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Prego il Signore che a Madamigella Oscar e al suo amico non sia successo nulla. Vedete, li conosco da tanti anni e  nutro nei loro confronti stima ed affetto. Siamo cresciuti insieme in fondo anche se ultimamente molti accadimenti ci hanno allontanato”  La Regina era visibilmente preoccupata.   Alain rimase sorpreso da tanta sincerità. “Vi prego, fate di tutto per trovarli sani e salvi”.

 

 

Si svegliarono all’alba. Erano nudi e avevano dormito l’uno tra le braccia dell’altra, come se avessero paura che lasciandosi un solo attimo  i momenti meravigliosi trascorsi insieme si potessero trasformare in  un sogno.

Oscar aprì gli occhi e vide  i magnifici occhi verdi del suo uomo che la fissavano intensamente. “Buon giorno” le disse “Dormito bene?”.

“Si….mai dormito meglio. Sai, stanotte mi sono svegliata  e  ho avuto  paura che fosse tutto un sogno. Poi ti ho sentito accanto a me, mi sono stretta forte a te  e sono stata felice,..immensamente felice.” Lui le sorrise “allora voglio esserti vicino tutte le notti così quando avrai questa sensazione sarò li a rassicurarti, d’accordo?”

“Certo Andre”.

“Oscar cosa pensi di fare adesso?”. Aveva posto questa domanda con un po’ di timore. Ci aveva pensato al risveglio perché sapeva che la spensieratezza della notte precedente lasciava il posto  alla realtà della loro vita quotidiana.

“Dobbiamo tornare al castello, saranno in pensiero” ma sapeva che la sua domanda  era riferita a ben altro. “ Non so esattamente cosa fare, ma so che prenderemo insieme qualunque decisione. Sono la tua donna adesso e ti seguirò ovunque deciderai di andare”. 

“Certo, ma ora il dovere ci chiama non è vero?”.

“Già”.

Rimasero abbracciati ancora per un po’ di tempo. Non volevano spezzare l’incantesimo di un’unione così perfetta.

Si erano amati finalmente  ma ora iniziavano i problemi. Come avrebbero spiegato  questo amore alla famiglia? Dove sarebbero andati? 

 

 

Riuscirono a tornare al castello grazie al passaggio chiesto ad un vecchio che conduceva un carro  colmo di paglia. 

Alain li vide arrivare in lontananza e iniziò a gridare dalla gioia. “Eilà comandante, Andrè…ma che diavolo vi è successo? Eravamo in pensiero.  Però iniziavo a prenderci gusto a comandare questa banda di selvaggi!” e scoppiò in una sonora risata.

“Beh, abbiamo solo rischiato di affogare Alain, ma stiamo bene. Dopo vi spiegheremo tutto. Qui è tutto  posto Alain? La Regina sta bene? Avete catturato gli assalitori? Sai, ero un po’ preoccupata di lasciarti il  comando!”.Lo guardò con aria divertita.

“Tutto a posto…ma non vi fidavate di me?”

“Si, ma solo per le emergenze Alain!” E continuarono a  ridere divertiti.

 

“Oscar amica mia, Andrè state bene, ero in pensiero”. La Regina si era precipitata a raggiungere i due giovani. “State bene vero? Dio sia ringraziato. Ero tanto in pena per voi!!”

 

Oscar e Andrè si guardarono. Erano passati pochi minuti da quando non erano più soli che già sentivano il peso di dovere fingere. Avrebbero voluto tenersi per mano, baciarsi  e scambiarsi tenerezze e invece dovevano mantenere la calma. Almeno per il momento.

 

Iniziarono immediatamente i preparativi per la partenza. Era troppo pericoloso fermarsi li senza ulteriore scorta e Oscar non se la sentiva di aspettare rinforzi da Parigi.

 

Alain però aveva notato qualcosa di strano nel loro comportamento e ne aveva chiesto conferma all’amico.

“Andrè, dimmi, è successo qualcosa tra  te e il comandante?  Mi sembrate  di buon umore……lei non ha più gli occhi tristi e lo sguardo perso nel vuoto che aveva ultimamente…e tu mi sembri sollevato……felice insomma. Dimmi dunque, non lasciarmi sulle spine. Sono il tuo migliore amico no?” 

“Vedi Alain, sono cambiate molte cose ma  te ne parleremo insieme quando torneremo a Parigi. Sarai il primo a saperlo”. 

La risposta aveva lasciato Alain ancora più confuso.  Oscar non gli aveva voluto dire niente per paura che i soldati  trovassero a  ridire nel prendere ordini da una  donna che stava con un loro commilitone e avevano deciso di rimandare.

“Come vuoi, non mi dire niente ma io te lo leggo in faccia!”

Gli diede un pacca sulla spalla e si allontanò fischiettando.

 “E bravo il nostro Andrè”.

 

Era arrivato il momento di ripartire per Versailles. Oscar era preoccupata. Temeva  un altro attacco durante il viaggio. Bisognava tenere gli occhi ben aperti per evitare il minimo errore. Del resto però era improbabile che gli aggressori  fossero in grado di colpire nuovamente.

Tutto era pronto e la Regina si decise a salire in carrozza per fare ritorno alla Reggia e a una vita di corte che le pesava terribilmente. 

 

Il viaggio sembrava procedere senza imprevisti  ma Oscar non era tranquilla. Continuava a guadarsi intorno con aria preoccupata. Non voleva farsi cogliere impreparata.

Andrè e Alain la fissavano preoccupati. “Dici che corriamo pericoli Alain?”

“Non saprei che dire. Ho paura che ci siano persone disposte a tutto pur di attentare alla vita della Regina. Il popolo la vorrebbe morta.”

“Siamo già a questo punto Alain?” continuò Andrè preoccupato. “Temo di si amico mio e tra poco tempo non potremo più fare finta  di niente. Dovremo decidere da che parte stare.”

“Forse hai ragione Alain”.

Andrè decise di non ritornare sull’argomento. Gia. Cosa avrebbe fatto ora?  E Oscar….cosa avrebbe deciso? Lui l’avrebbe certamente seguita ma Oscar si sarebbe trovata a scegliere  tra ideali di libertà e uguaglianza e le nobili origini. E non sarebbe stata una scelta indolore.

Oscar si avvicinò ai due ragazzi.

“Non vi sembra che ci sia un po’ troppo silenzio da queste parti? Ho una brutta sensazione…….come quella dell’altra sera.”

“Santo cielo comandante,  spero che nona abbiate sempre ragione!”.

Continuarono il viaggio  e non accadde nulla di particolare.   

Dopo circa due ore di strada udirono improvvisamente dei rumori provenire dal bosco che circondava lo sterrato. Oscar rabbrividì. No….non poteva essere……..non aveva più la forza di rimettersi a combattere. Si udirono degli spari che venivano dritti nella loro direzione.

“Via ..…via ….io porto via la Regina  presto ….. ……cinque uomini mi seguano…..gli altri rimangano  sulle retrovie …non devono raggiungere la carrozza!”

I soldati tentarono in pochi attimi di riprendere il controllo e di obbedire agli ordini del comandante. Videro uscire dal bosco un ventina di uomini ben armati. In un attimo gli furono addosso e scoppiò l’inferno. . 

“Sparate…sparate……..fuoco……non devono avvicinarsi”. 

Gli uomini  di Oscar tentavano di difendersi come potevano, con la pistola e con la spada. I nuovi aggressori sembravano però non essere molto abili con le armi.

I soldati riuscirono a  disarcionare e colpire molti di loro senza  troppe difficoltà. Pochi sembravano  veramente  preparati. Non era facile però prendere il sopravvento perché gli assalitori erano più numerosi.

Andrè non era riuscito a seguire Oscar, Alain gli era rimasto vicino,  colpiva a fondo tentando di non farsi ammazzare. Non poteva certo morire proprio  adesso.

Alcuni riuscirono a  sfuggire al controllo dei soldati e si diressero  nella direzione verso cui era andata la carrozza reale.

I due ragazzi si trovarono liberi  per alcuni secondi “ Devo andare da lei Alain, è in pericolo” “Allora andiamo coraggio!” gridò Alain finendo di colpire un uomo.

Oscar aveva scortato la carrozza in una folle corsa che non  era ancora cessata.

Non vedeva nessuno dietro di sé ma non poteva ancora fermarsi. E non vedeva neanche Andrè. “Signore proteggilo ti prego ……….fai che non gli succeda  niente  ti supplico”.

I cavalli iniziavano a rallentare. Il peso della  carrozza era troppo ed erano stremati. 

Sentiva la Regina piangere terrorizzata all’interno  stringendosi la figlia al petto.

“Non temete Maestà vi porterò via di qui!” Stava tentando di rassicurare la Regina, ma in realtà  riusciva pensare solo al suo Andrè. 

Improvvisamente udì  il rumore di cavalli lanciati al galoppo  dietro di loro ma non fece in tempo a  vederli avvicinare. Sentì una gran fitta alla testa, provò una sensazione di  sbandamento, sentì il calore del sangue percorrerle il viso. Era stata colpita alla testa. Non poteva arrendersi però.

Sentì chiaramente le parole di un uomo “Devi morire  insieme alla puttana austriaca”

Cadde da cavallo e svenne.

Rinvenne solo quando sentì una  pressione alla gola che la soffocava. Tentò di aprire gli occhi “Muori ….devi morire”.

Non riusciva a opporre la minima resistenza. Era arrivata la fine?  Quando aveva perso le speranze udì uno sparo e sentì che le mani dell’uomo perdevano di vigore intorno al suocollo.

 Era stato colpito.

“Oscar….Oscar…ti hanno colpito ..Oscar….amore…..guardami”

Riuscì a mettere a fuoco le immagini e vide il suo Andrè che la osservava terrorizzato. L’aveva presa tra le braccia.

“Mi fa male la testa…tu stai bene? La Regina Andrè  dov’è”  

“Non ti preoccupare sta bene, siamo riusciti a  metterla in salvo. Dobbiamo portarti da un dottore Oscar. Stai perdendo molto sangue”.

Lei tentò di alzarsi, voleva riprendere il controllo della situazione.

“No, andremo fino a Versailles, non  è una ferita profonda Andrè e non manca molta strada ormai”. “No Oscar, non puoi farcela”

“Non posso rischiare di mettere ancora in pericolo la Regina non ci si può fidare di nessuno” 

“Non ho mai visto una persona più testarda” tentò  di sdrammatizzare Alain. “Vorrà dire che voi due viaggerete sulla carrozza Reale e tireremo i cavalli più che possono per arrivare il prima possibile a casa. E ricordate che se voi state male comando io!”

Oscar non riuscì  replicare. Era troppo stanca per continuare a cavallo. 

Si sistemò accanto ad Andrè nella carrozza  di fronte alla Regina che era ancora visibilmente sconvolta dall’accaduto.

“Madamigella, Dio mio, per poco non vi uccidono. Chi vuole la mia morte Oscar? Chi mi può odiare a tal punto di organizzare questi attentati? Il popolo?” 

“Maestà  questi attentati sono opera di gruppi ben organizzati . Il  popolo non ha né le armi né la preparazione per compiere questi attacchi. Io direi che c’è dietro una mente diabolica e temo che vada ricercata tra la nobiltà”.

“Tra la nobiltà? Allora anche i nobili mi vogliono morta? Come è possibile Oscar?”

Oscar non rispose. Non poteva certo  dire alla Regina che  i nobili si erano allontanati da molto tempo per l’impossibilità di ottenere udienza da lei  sempre presa da una festa, da un ballo o dal bel conte svedese e che stavano iniziando a pensare ad una alternativa alla famiglia Reale per regnare sulla nazione.  Non avrebbe potuto comprenderlo.  

Oscar era appoggiata  alla spalla di Andrè che le premeva  un fazzoletto  contro la ferita per tamponare il sangue. Guardò Andrè e gli sorrise.

Ancora una volta le  aveva salvato la vita. Com’era forte  e coraggioso il suo uomo.

Ancora una volta si era battuto come un leone per difenderla. Si sentiva felice, immensamente felice di essere riuscita a compiere un passo tanto difficile. Si sentiva una persona nuova, si sentiva donna per la prima volta nella sua vita.  Si sentiva completa finalmente. Non avrebbe più dovuto vivere come suo padre le ordinava. Ora avrebbero deciso insieme cosa fare. E non sarebbe stata una decisione semplice.  Avrebbero dovuto affrontare la famiglia, lo scandalo.

Ma ora nulla aveva più importanza. Si sarebbe battuta per difendere la loro felicità. Andrè lo meritava, il loro amore lo meritava. 

Andrè ricambiò il suo sguardo pieno d’amore “Dormi un po’ Oscar, riposati. Non manca molto a Parigi”.

 “Si Andre, forse hai ragione”.

Maria Antonietta  fissava i due giovani che conosceva da anni e che le erano  sempre stati vicini nei momenti di bisogno. Notò che tra di loro c’era una sorta di intimità che non aveva mai  notato prima.  Andrè stringeva Oscar come se avesse voluto proteggerla e coccolarla e la  guardava con  uno sguardo intenso.

Lei si era abbandonata sulla sua spalla e una mano ricadeva sopra la gamba di lui. Forse la sua amica aveva finalmente accettato di vivere la vita che le era stata preclusa sin da bambina?  Era mai possibile che avesse trovato in Andrè l’uomo capace di risvegliare in lei  la sua natura di donna? Certo Oscar era una donna bellissima. Molti uomini a corte avrebbero dato la loro fortuna per averla in moglie. E lei li aveva rifiutati tutti con distacco.

Andrè però era diverso dagli altri uomini. Le era sempre stato accanto e aveva vegliato su di lei senza chiedere nulla.

Non era nobile certo, ma era bello, affascinante, intelligente. Era forte, coraggioso, tenace e leale. Si sorprese a pensare che se Oscar avesse chiesto  al Re il permesso di sposare Andrè lei avrebbe interceduto per  benedire questa unione. Del resto, pochi uomini sarebbero stai all’altezza di una donna come Oscar. Non avrebbe mai potuto sposare un damerino incipriato e indolente come i nobili di Corte. Lei era un essere speciale, era come una rosa di primavera, bella ma pericolosa  se non si faceva attenzione alle spine. 

“Siamo  quasi a Versailles Maestà  disse Andrè”.

“Benissimo, questo terribile viaggio è finito finalmente, è stato un incubo. Andrè  accompagnate a casa madamigella Oscar, non  è necessario che la portiate sino a palazzo”. 

Arrivarono a  palazzo Jarjayes ma Oscar si sentiva troppo debole per camminare. 

Mentre il Generale e alcuni lacchè correvano verso la carrozza Reale Andrè la prese tra le braccia e la portò lungo il cortile interno.

“Nonna manda chiamare   il medico Oscar è ferita!”.

Oscar era aggrappata a lui con le braccia intorno al collo. Il padre non potè fare a meno di notare lo strano atteggiamento della figlia. .

La portò in camera e la posò sul letto. “Bambina mia cosa è successo …è mai possibile che ogni volta debba mettere in pericolo la sua vita? E tu  buono a nulla invece di difenderla la riporti a casa in queste condizioni!”

“Non prendertela con lui non è colpa sua. Mi ha salvato l vita ancora un a volta. Ne abbiamo passate di tutti  i colori durante  questo viaggio! E poi  è solo un graffio non fare l’esagerata come al solito!”.

Il dottore medicò la ferita alla testa e si accorse che anche Andrè  aveva una brutta ferita al braccio.  “Penso che dobbiate rimanere a riposo per un po’ ragazzi. Siete la mia disperazione!”.

Rimasti soli  Andrè si sedette sul letto di Oscar. “Non sono mai stato tanto felice di essere ferito. Almeno posso rimanere qui con te” 

“Beh, ti avrei potuto concedere una  licenza”

“Accidenti, e allora la prossima volta starò più attento comandante!” e scoppiò a ridere.

Lei lo guardava  teneramente “ Andrè, non voglio mai più correre simili pericoli, stavolta ce la siamo cavata per in pelo. Sai. quando ho visto quegli uomini correre verso la carrozza ho pensato che ti fosse accaduto qualcosa di brutto e che io non potevo fare nulla per  aiutarti. . E’ stato terribile e non voglio mai più vivere una cosa simile. Mai più. Te lo prometto Andrè!”. Gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Vieni qui amore..non piangere….non ci succederà più nulla vedrai.”

Non riusciva a smettere però. “Già, non ci succederà nulla…..” pensava “ma io sto male. Potrei morire e tu non puoi fare niente per salvarmi, nessuno può fare niente.

Andrè capì che dietro a quelle lacrime vi era qualcosa di più serio.

“Cosa mi stai nascondendo Oscar? Perché piangi? Dimmi la verità io ti aiuterò amore…ti prego confidati. Cosa ti spaventa?”

Disse queste parole con una dolcezza tale che lei ne fu sconvolta. Come aveva fatto a capire  che c’era qualcosa che la spaventava? Lui poteva davvero leggerle dentro.

“Io non ti ho detto una cosa Andrè, una cosa importante che non sa nessuno. Nessuno a parte il dottore. Io sto male da un po’. Ho la tubercolosi Andrè  e il dottore mi ha detto che solo cambiando vita e clima potrei salvarmi.”

Gli  occhi di Andrè si riempirono di lacrime

“Dio Oscar perché non me l’hai detto? Perché ti sei tenuta tutto dentro amore mio?”

Le accarezzava il viso con una mano

“Ti salverò Oscar, giuro su Dio che non ti lascerò morire! Devi vivere anche per me amore perché la mia vita senza di te non avrebbe senso”.

La prese tra le braccia e se la strinse forte al petto. “Ti amo Oscar e ne usciremo insieme vedrai. Ti darò la forza, insieme ce la faremo!” 

“Si Andrè insieme” Andrè si sdraiò sul letto accanto ad Oscar che teneva sempre stretta tra le braccia.

“Partiremo, dobbiamo parlare con il dottore e fare tutto quello che ci dice.  Chiederemo aiuto alla nonna, ci aiuterà non ti preoccupare. E poi ci sposeremo Oscar, diventerai mia moglie e niente potrà più dividerci”.

Oscar annuì senza parlare. Si affidava completamente a lui, al suo uomo. Si sentiva stanca, svuotata, non aveva più la forza di combattere contro il mondo. Doveva trovare solo il coraggio di resistere alla malattia e sapeva che solo Andrè avrebbe potuto aiutarla.

 “Stai qui stanotte ti prego, non voglio dormire sola senza di te…mai più”

“Va bene amore….mai più”. Dissero alla nonna che sarebbe rimasto lui accanto ad Oscar e che non doveva preoccuparsi. 

Trascorsero tutta la notte abbracciati. Non parlarono molto ma sentivano che l’amore che si donavano reciprocamente sarebbe stata la loro forza.

Il mattino seguente Andrè si svegliò molto presto. Era ancora sconvolto da quello che aveva saputo. In effetti lei non era stata bene da un po’ di  tempo, era sempre pallida. Lui l’aveva notato ma non era riuscito a farsi dire nulla da Oscar. 

Si alzò e si sedette sulla poltrona di fianco al letto fissando la meravigliosa creatura che dormiva ancora. “Signore non puoi farmi questo”pensò “Non è giusto!”.

Calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance e iniziò a pensare a  alta voce. “Non puoi portarmela via adesso che ci siamo trovati, non puoi farla morire. Non è giusto. Io darei la mia vita per lei ma stavolta senza il tuo aiuto io non posso fare nulla, nulla!” 

Disperato si mise la testa tra le mani. Il corpo proteso in avanti. “Devi lottare amore mio,  devi trovare la forza, lotteremo insieme,  e insieme sconfiggeremo questa malattia. Non morirai amore, te lo prometto!”.

Improvvisamente, udì uno scricchiolio provenire dalla porta della camera. Era ancora buio nella stanza  e questo non facilitava la sua vista già compromessa.

Quando riuscì  a mettere a fuoco l’immagine vide il generale che lo guardava  con aria sorpresa. “Andrè vieni fuori con me” disse con una voce tremante. Andrè lo seguì fuori dalla stanza sino allo studio del  generale.

“”Io …io ho udito ciò che tu hai detto Andrè ma non ne ho capito il senso. Cosa vuole dire che Oscar è in pericolo di vita. La ferita non è tanto profonda da costituire un pericolo. Rispondimi Andrè. Te lo ordino.”

Andrè ebbe un attimo di indecisione.

Cosa  doveva fare? Raccontare tutto al padre di Oscar e chiedere il suo aiuto o trovare un diversivo e non parlare della malattia?

Non era certo che fosse la soluzione giusta ma decise di parlare. Lui aveva i mezzi per aiutare Oscar ed era solo questo quello che contava.

“Generale, Oscar è ammalata, molto ammalata.  Ha la tubercolosi già da qualche tempo”.

Il Generale impallidì e si fece cadere senza forze su una sedia e iniziò a piangere

“No…..Dio no…questa è la mia punizione per essere andato contro il volere di Dio quando è venuta al mondo. Povera figlia mia..povera Oscar”.

“Non dobbiamo perdere le speranze, dobbiamo tentare l’impossibile per salvarla. Ce la farà vedrete, lei è forte, non si farà vincere dalla malattia. Lotterà con tutte le sue forze. Ma dobbiamo aiutarla. Oscar mi ha parlato della malattia solo ieri sera, altrimenti avrei già tentato qualcosa. Ma ora abbiamo bisogno del vostro aiuto”..

Andre pronunciò queste parole con decisione e ardore e si accorse che il Generale lo fissava con aria interrogativa.

“Andrè,  quando io avevo deciso di giustiziare mia figlia che aveva infangato il nome della famiglia Jarjayes, tu ti sei offerto di morire con lei. Anzi prima di lei. E questo perché l’amavi. Lei non ha detto niente in quell’occasione ma io credo che i sentimenti tra di  voi  siano cambiati non è vero?”

Andrè chinò la testa.

“Si Generale, sono cambiati. Noi saremmo andati via insieme comunque”. 

“Capisco.” Jaujayes restò in silenzio fissando il vuoto.

Che senso aveva rimanere attaccati alle vecchie convenzioni sociali ora che la Francia era sull’orlo della rivoluzione e la figlia stava morendo? Dividere i ragazzi non avrebbe certo aiutato Oscar. Anzi, l’avrebbe distrutta per sempre. La cosa giusta da fare era appoggiare le decisioni della  figlia e tentare di salvarla.

Questo ragazzo l’aveva seguita, protetta e amata per tutta la vita. Poteva fidarsi di Andrè più di chiunque altro. Sapeva che sarebbe morto per lei e che avrebbe lottato come un leone per salvare  la vita. Si, l la decisione giusta era lasciare che Andrè si prendesse cura di lei lontano da Parigi in un posto tranquillo dove forse avrebbe ritrovato la sua natura femminile e dove avrebbe potuto vivere felice.

“Porta via Oscar con te Andre. Portala lontano e falla felice. Avete la mia benedizione. Penso che solo tu possa farlo. Lei non potrebbe mai sposarsi con un uomo qualunque seppur nobile. Mi figlia è un essere speciale e io sono grato a Dio per avermi concesso l’onore di essere suo padre. Sposala Andrè e rendila felice. Dalle tutto ciò che io le ho impedito di avere in questi anni”.  

Andrè non poteva credere alle parole che aveva udito

“Io…..Generale….io non so cosa dire. Vi ringrazio Generale”.

Jarjayes gli mise le mani sulle spalle

No Andrè, non devi ringraziarmi. Del resto sei stato come un figlio per me, hai vissuto nella mia casa  accanto a mia figlia. Forse era destino che  vi trovaste anche nell’amore Chiederò al Re oggi stesso la dispensa per sposare Oscar. Voglio fare tutto quello che posso per benedire questa unione. Chiederò il congedo per Oscar e per te. Vai da lei e dille tutto”.

Oscar si destò non appena sentì entrare Andrè.

“Buongiorno amore, come stai?” chiese lui accarezzandole la testa.

“Meglio. Ho la testa dura sai!”.

Lui continuò ad accarezzarle il viso e le raccontò di quello che era accaduto pochi minuti prima con il padre. Lei era visibilmente scossa.

Ad un tratto sentirono bussare alla porta e entrò il Generale.

“Figlia mia, come stai oggi? Sai, io e Andrè abbiamo parlato un po’ e …….perché non me l’hai detto prima …..ti avrei aiutato…..ora farò tutto il possibile per salvarti. Affido la tua vita ad Andrè e vi auguro di essere felici insieme”.

Dagli occhi di Oscar e da quelli del padre iniziarono  a scorrere le lacrime. Era un pianto liberatorio  di gioia e di paura perché il suo destino era appeso ad un filo sottilissimo. 

Iniziava una vita nuova piena di incertezze e di incognite.

Iniziava una battaglia per la vita che lei avrebbe combattuto accanto al suo uomo.

 

Non ci volle molto per ottenere dal  Re la dispensa per il matrimonio. Il Generale decise però di non informare nessuno della famiglia sulla malattia di Oscar . neanche. M.me Jarjayes fu messa al corrente. Alla nonna di Andrè fu detto che il Generale accettava la loro unione ma che preferiva che vivessero  altrove.

 

Partirono un mattina  di inizio luglio. Parigi era affollata di gente in rivolta e di soldati provenienti da tutta la Francia. Lo scontro era inevitabile come inevitabile era la vittoria del popolo oppresso da secoli di ingiustizie sociali..

 

Oscar e Andrè lasciavano la Parigi puzzolente e sporca che avevano conosciuto sin da piccoli e si incamminavano verso una nuova vita  di speranze e di incertezze

Solo l’amore profondo e incondizionato che provavano l’uno per l’altra li avrebbe accompagnati  e avrebbe dato loro la forza di superare i momenti difficili.

 

Insieme per sempre

 

Il viaggio fu molto lungo e decisamente faticoso. Oscar non era in grado di cavalcare troppe ore sotto il caldo sole estivo e si dovevano fermare frequentemente per riposarsi.

Decisero di non aspettare di arrivare a destinazione per celebrare il matrimonio.

 

Trovarono un paesino tranquilli, arroccato su una collina e attraversato da un fiumiciattolo dall’acqua cristallina.

 

Si sposarono  una bella mattina di piena estate e la cerimonia fu molto semplice. .

Una leggera brezza mattutina  sembrava cercare di sollevare le vesti della sposa che indossava un abito beige fatto preparare dalla nonna di Andrè.  I capelli raccolti  in modo molto naturale  le incorniciavano il meraviglioso  viso.

Andrè era senza parole, non l’aveva mai vista così bella. Era splendida  e sarebbe stata sua finalmente. Davanti a Dio e davanti agli uomini. Nessuno avrebbe mai più potuto opporsi alla loro unione, nessuno.  E questa era una promessa che fece anche a se stesso.

Neanche la morte l’avrebbe portata via. Lui avrebbe lottato per entrambi e non l’avrebbe mai lasciata andare.

Lei era emozionata e  a tratti non riusciva trattenere le lacrime. Non avrebbe mai voluto nulla di diverso per quel giorno, non una cerimonia più sontuosa, non un abito più ricco o una carrozza ad attenderla. Non avrebbe neanche voluto ospiti alla cerimonia. Non avrebbe certo potuto condividere la sua felicità con la madre o il padre. Si sarebbe sentita a disagio.

Cercava lo sguardo rassicurante del suo uomo e sapeva che lui era l’unica persona della  quale sentiva di avere bisogno. Gli altri erano state presenze nella sua vita, ma solo Andrè le apparteneva fino in fondo e sentiva di appartenere  completamente solo a lui. 

Pronunciarono i giuramenti  tenendosi le mani e guardandosi negli occhi, teneramente, ripensando in pochi  attimi alla vita trascorsa insieme e a tutto quello che sarebbe accaduto loro da quell’istante di felicità.

 

Pranzarono in una trattoria  del paesino e poi trascorsero il pomeriggio  sdraiati  sull’erba  vicino al fiume baciandosi e tenendosi stretti.

 

Rientrati in camera Oscar si soffermò dinnanzi allo specchio  a scrutare l’immagine di donna riflessa.  Stentava quasi a riconoscersi ma quello che vedeva  non le dispiaceva affatto. Era dimagrita, era un po’ pallida, ma i capelli raccolti le incorniciavano il viso ovale mettendo il risalto il lungo collo e il corpetto  che sembrava cucito  addosso,  esaltava  i suoi seni perfetti e appuntiti.

Andrè sorrise nel vedere la sua Oscar tanto presa da quell’immagine di donna sconosciuta.

“Sei bellissima Oscar, sei una dea. Non esiste al mondo una donna più bella. Sei la più incantevole di tutte le  dame di corte”.

“Non mi sento molto a mio agio in questi abiti, sai? Non so cosa darei per rimettermi i miei maschili”

“Io propongo di toglierli allora, se sono tanto scomodi, che ne dici?”

Le baciò teneramente  il collo e iniziò a slegarle i lacci del corsetto. Quando il corpo di lei fu libero dagli abiti, la sollevò e la portò a letto.

Fecero l’amore teneramente e con molta passione. I baci di lui esploravanono ogni angolo del corpo di lei e Oscar gemeva di piacere. Sentiva onde calde che le pervadevano il corpo e che si facevano più intense ad ogni spinta del corpo di Andrè dentro il suo.

Baciava  il suo uomo con tutta la passione della quale era capace e si stringeva a lui.

Sentiva che erano  una cosa sola,  sentiva di riuscire a fondersi completamente e che i loro corpi si muovevano  all’unisono. Arrivò il culmine del piacere e si ritrovarono ansimanti, sudati ma ancora stretti.

“Ti amo Oscar” le sussurrò lui  stringendola ancora più forte e guardandola negli occhi blu. “Ti amo così tanto…sei l’aria che respiro, sei ogni mio sorriso”

Lei fissava quegli occhi verdi  che rappresentavano tutto il suo futuro”.

“Ti amo amore, ti amo……ti amo” e le lacrime iniziarono a scorrere sulle guance.

“Oscar..….”

“Non ti preoccupare Andrè, piango di gioia, è bello piangere di felicità vero? Vorrei che il tempo si fermasse in questo preciso istante..…non voglio niente di più dalla vita…sono tua moglie……tua moglie e sono completamente felice. Ora il mio compito è quello di vivere……con te…….e .per te. Niente potrà più separarci, te lo prometto”.

 

 

Decisero di  continuare il viaggio verso il sud.  Oscar sembrava stare un po’ meglio.  Non aveva la febbre da qualche giorno e  gli attacchi di tosse erano  meno frequenti. 

Erano diretti verso Marsiglia dove il medico di Oscar aveva  consigliato di recarsi.  Aveva anche parlato loro di un certo dottor  Alencon,  che si diceva molto abile a curare certe patologie  come la tisi.

L’incontro con il medico non   fu  molto rassicurante. Il dottore disse chiaramente che la malattia era già in uno stadio molto avanzato e che era un miracolo a suo avviso che la paziente fosse ancora  in forze.  Consigliava bagni caldi, una dieta ricca di frutta, passeggiate in riva al mare e anche bagni di sole. L’abbronzatura non si addiceva certo a donne di rango superiore, ma il sole poteva avere effetti miracolosi per malattie come la sua.

 

Oscar accettò di buon grado di seguire i consigli del medico,  non le costava poi molta fatica  sonnecchiare sul terrazzo  della casa di  Marsiglia che avevano preso in affitto, o  passeggiare mano nella mano con Andrè. La cosa difficile  era pensare  che non  aveva la certezza di essere ancora lì tra qualche mese a condividere tutto quello con il suo uomo.

Preferivano non parlare dell’argomento, sarebbe stato troppo doloroso per entrambi perché solo insieme la loro esistenza aveva un significato.

Andrè dal canto suo era terrorizzato di perderla.  La obbligava a mangiare anche quando lei non aveva appetito, la controllava in ogni istante,  si ritrovava ad osservarla attentamente per  vedere se perdeva peso.

Si svegliava di notte  per controllare che stesse bene e la guardava dormire. Passava le ore  a fissarla nella penombra e piangeva  in silenzio per non farsi sentire.  Non avrebbe sopportato di perderla, non . ne sarebbe stato in grado.  La sua vita  non avrebbe  più avuto senso e sarebbe terminata nel preciso momento in cui Oscar se ne fosse andata.

 

Nonostante tutte le cure,  Oscar  non sembrava migliorare. Gli attacchi di tosse erano frequenti e  la febbre sempre più alta ed improvvisa.  E ogni volta che si presentava,  pareva non volere più andarsene. Pareva volere impossessarsi del corpo di Oscar  definitivamente e irrimediabilmente.

E arrivarono anche le piogge autunnali, incessanti e  monotone che li costrinsero a restare chiusi in casa per giorni mentre la salute di Oscar peggiorava di giorno in giorno.

 

E lei non tardò a manifestare tutta l’insofferenza alla condizione di ammalata alla quale non era mai stata abituata. Lei, per venti anni comandante di un esercito, vanto della famiglia per destrezza, agilità, intelligenza e vivacità, si ritrovava costretta in un letto di sofferenza.  Questa condizione la faceva sentire inferiore, debole, senza difese. E spesso si scopriva infastidita dalle attenzioni che Andrè le riservava.   Ma un attimo dopo si ritrovava a pensare che lui era la sola ragione di vita, Avrebbe lottato  con tutte le sue forze per restare vicina a lui  finchè  il Signore le concedeva un alito di vita.

Oscar si alzò dal letto e si diresse verso la finestra.

“E’tanto che piove vero?  Sembra quasi che io non possa più vedere l’ azzurro  del cielo e i raggi del sole. Non vorrei morire ricordando solo la pioggia e l’umidità che sale dalla campagna”.

Un sorriso amaro le comparve sul volto  stanco.

“Questo tempo mi ricorda tanto Versailles, non ti pare? E poi dicono che nel sud non piove mai!”

Andrè era rimasto senza parole. Le si avvicinò, la strinse forte appoggiandosi alla schiena di lei e mise il volto tra i suoi capelli.

“Non devi dire queste cose neanche per scherzo amore, non devi. Io non permetterò che ti succeda nulla. E’ una vita che ti difendo da assassini e briganti e non posso arrendermi ora”.

Oscar poteva sentire  le lacrime di Andrè che  come gocce di rugiada le cadevano sulle spalle nude.

“Dobbiamo considerare anche questa eventualità, io non voglio che tu sia impreparato”.

Si liberò dal suo abbraccio e lo fissò negli occhi. Poi prese il suo bel volto tra le mani e gli parlò con determinazione.

“Promettimi che se mi dovesse accadere qualcosa tu continuerai la tua vita, promettimi che non farai sciocchezze. Promettimi che continuerai a vivere anche per me……..senza di me. Io ti sarò vicina amore. Sarò sempre dentro di te. Ma tu dovrai trovare la forza di lottare. Non potrei sopportare l’idea di provocarti tanta sofferenza. Sarebbe tutto ancora più difficile, non capisci?”.

 Non riuscì più a trattenere le lacrime.

Andrè scuoteva la testa in segno di disapprovazione.

“Fallo per me Andrè ti prego. Non darmi questo dolore”.

Andrè le aveva preso le mani, le baciò delicatamente fregandole contro il viso mentre  le sue lacrime le bagnavano la pelle.

“Vivrò per te amore mio, farei tutto per te Oscar….tutto”.

La aiutò a ritornare  a letto.

“Sono stanca ora, voglio riposare un po’”.

Lui rimase a fissarla per ore. Voleva fissare nella memoria l’immagine della creatura magnifica che aveva avuto l’onore di amare.

 

Ad un tratto la vide svegliarsi.

“Andrè perché non    beviamo   un po’ di vino accanto al fuoco, come ai vecchi tempi”

“Non abbiamo più vino Oscar ma se vuoi faccio un salto alla locanda”. Non era  una cattiva idea, un po’ di vino l’ avrebbe stordito  e almeno per qualche ora non avrebbe pensato al dolore che sentiva dentro.

Alla locanda notò un frate  molto anziano che  distribuiva  del cibo e della verdura a dei ragazzini  poveri.“Chi è quel frate e  da dove viene?” chiese alla padrona della locanda.

“E padre Turzel, del Convento dei cappuccini di Morleaux.  E’ un sant’uomo, ogni settimana porta cibo ai poveri e si dice che abbia  la capacità di guarire da molte malattie incurabili.” 

Andrè  fu molto sorpreso d quest’ultima affermazione “malattie incurabili…..forse………”.

 

Prese il vino e tornò a casa.  Trovò Oscar già addormentata e non gli sembrava certo il caso di svegliarla.  Le toccò la fronte. Era calda,  calda  da troppi giorni ormai.  Decise che non fosse il caso di bere quella sera, lei avrebbe potuto avere bisogno di lui. 

Cosa avrebbe dato però per sbronzarsi tanto da non stare in piedi come faceva in passato con i soldati della guardia. Allora lo faceva per dimenticare Oscar, ora l’avrebbe fatto per  dimenticare che l’avrebbe persa per sempre.

“Strano scherzo del destino”, pensò,  Ho assaporato la felicità più completa ma rischio di ricadere nelle tenebre. Stavolta da solo però perché non avrei neanche più la  consolazione di saperla lontana ma viva. Signore” pensava “ Potrei anche rinunciare a lei per sempre se solo le ridonassi la salute.  Prenditi la mia vita mio Dio, ma  non  farla morire ti prego…….ti prego………mio Dio….non la abbandonare”.

Nei giorni successivi la febbre si fece ancora più pressante.  Ed era talmente alta che spesso Oscar delirava ed il suo corpo era scosso da brividi di freddo. Riprendeva coscienza solo per alcuni momenti. 

Il dottore si diceva molto pessimista. “Il fisico di vostra moglie è molto indebolito ragazzo mio, probabilmente non ce la farà a superare questa crisi. Dovete prepararvi”.

Andrè rimase impietrito. Da  mesi aveva temuto si sentirsi dire queste parole ed ora che  il dottore le aveva pronunciate era come se una lama gli avesse trapassato il cuore.

 

“Non posso…non mi rassegnerò mai…non posso….vi prego dite alla nostra vicina di  restare qui con Oscar, io devo andare a cercare una persona!

“Chi?” chiese con aria sorpresa il dottore. 

“ Padre Tourzel lo conoscete?”

“Ne ho sentito parlare. Si dicono molte cose sul suo conto ma io sono  un uomo di scienza, non posso certo credere a tutto quello che sento”.

“Cosa avete sentito dottore?”

“Si dice che sia un veggente e che possa predire il futuro.”

“Credete che possa aiutare Oscar?”

“Non so ragazzo….ma se fosse mia moglie non lascerei niente di intentato. Del resto la medicina non è in grado di curare che poche malattie”.

 

Andrè  montò sul suo cavallo e si diresse come una furia verso il convento di Morlaux. La pioggia cadeva fittissima e una coltre di nebbia avvolgeva  il paesaggio rendendolo ancora più cupo.

Non ci volle molto per raggiungere il convento. Scese da cavallo e  si mise a bussare al  grosso portone  di legno intagliato.

“Chi cercate?” La voce proveniva da una fessura che  seppur alzata non permetteva di vedere il faccia l’interlocutore.

“Cerco Padre Tourzel, è qui vero? E’ urgente dovete chiamarlo, mia moglie sta morendo e lui forse può fare qualcosa per lei. Potete chiamarlo, vi prego!”

“E’ molto occupato, non potrà aiutarvi”

“No, vi prego, dovete chiamarlo. Lui forse può aiutarla, il dottore ha detto che non c’è più niente da fare. Mi resta solo lui. E’ l’ultima speranza”.  Le lacrime iniziarono a  scorrere sulle guance e si mischiavano con le gocce di pioggia che bagnavano il bel viso triste.

“Lei è una donna speciale, il Signore non può abbandonarla, vi prego chiamatelo, Oscar non deve morire vi prego!”.

“Avete detto Oscar? Non è un nome da donna” il tono dell’interlocutore era incuriosito.

“Il padre le ha dato un nome da  uomo e l’ha allevata  come un maschio per avere un erede che potesse continuare la  tradizione militare della casata.  Ha vissuto come un uomo ma ora è mia moglie e sta morendo e io non posso permetterlo non posso. Passerò qui l’intera notte se non volete chiamare Padre Tourzel ora.  Non mi scoraggio tanto facilmente, Vedrete”.

Sentì però chiudersi la fessura e vide  il frate comparire dietro il portone che si era aperto.

Riconobbe Padre Tourzrl.

“Ma siete voi…perché non volevate aprirmi?”

“Muoviti ragazzo, dov’è questa donna? Portami da lei. Ti seguo con il mio calesse”.

Non aveva certo risposto alla sua domanda, ma era contento che si fosse deciso a seguirlo. Oscar avrebbe forse avuto una possibilità.

A casa trovarono la vicina molto agitata. “Oscar sta male Andrè, sta molto male”.

Si precipitarono da lei. Era pallida, gli occhi erano chiusi e il respiro molto affannoso.  Era fradicia di sudore e tremava  di freddo. La fronte bruciava,

“Dobbiamo portarla subito al convento. Speriamo che non sia troppo tardi. Avvolgila nella coperta e portala sul calesse, muoviti”.

Andrè obbedì senza battere ciglio. La avvolse in una coperta di lana, la sollevò, la prese tra le braccia  e la portò così com’ era, in camicia da notte, sul calesse.

La pioggia continuava a cadere senza sosta.

Arrivarono al convento e Oscar venne sistemata in una piccola camera buia  arredata con mobili molto poveri.

“Vediamo un po’ questa donna  destinata all’onore del casato” disse il frate avvicinandosi al capezzale di Oscar.

Iniziò a visitarla con cura mentre Andrè pregava Dio che il responso  le desse qualche speranza di vita.

“E’ molto grave, se l’avessi vista otto mesi fa le cose sarebbero state diverse”

“Immagino, ma otto mesi fa lei era il comandante dei soldati della guardia e io un suo sottoposto”. Il tono di Andrè era infastidito. “Quindi dovrete fare qualcosa per lei oggi , così com’è”

“Non ti arrendi mai vero? Scommetto che se ti dicessi che non c’è più niente da fare  non ti arrenderesti lo stesso!”

“Già, non mi arrenderei….non mi arrenderò mai!”

“Padre Tourzel lo guardò con  un’espressione rassicurante. “Se il Signore mi assiste  forse  non tutto è perduto ragazzo. Non ti garantisco nulla, solo una speranza in più. Dobbiamo iniziare le cure, dovremo passare degli unguenti sui polmoni di Oscar e dobbiamo abbassare la febbre. Tu credi di poterti sistemare su quel divanetto? Forse sei un po’ troppo alto per starci”

“Non vi preoccupate per me, non dormo molto ultimamente quindi andrà benissimo”

 

.Nei giorni successivi Padre Tourzel si dedicò completamente alla cura di Oscar. Preparava con molta attenzione degli unguenti  da spalmare e degli infusi  puzzolenti che Oscar doveva  bere.

Dopo due giorni la febbre iniziò a calare. Non aveva più ripreso conoscenza e il suo colorito era talmente pallido che la pelle sembrava trasparente.

Restò immobile ed addormentata per una settimana intera.

“Devi pregare molto Andrè, ma ti posso dare una speranza. Il Signore non mette mai nelle mie mani una creatura che non è destinata a salvarsi”.

“Perché non volevate aprirmi quando vi sono venuto a cercare Padre?”.

“Non tutti gli uomini possono essere salvati Andrè. Io aspettavo il segno  che mi facesse capire se  aiutarti o no ragazzo.”

“E qual’è stato il segno?” Andrè era confuso.

“Avere riconosciuto nel tuo racconto una persona incontrata molti anni fa”.

“Che volete dire?”

“Io incontrai questa donna  a Versailles  circa quindici anni fa. Lei fu gentile con me e io non l’ho dimenticato”.

“A Versailles?” Andrè era sempre più perplesso e allo stesso tempo allibito.

“Vedi Andrè,  io ebbi la presunzione di volere portare un messaggio alla Regina Maria Antonietta che mi affidò un angelo venuto in sogno. Mi rivelava scenari terribili per il destino  famiglia Reale. Sventure inenarrabili. Credetti follemente che avrei potuto rivelare le  premonizioni alla Regina perché potessero essere un monito a molti suoi comportamenti.

Arrivai a Versailles chiedendo umilmente udienza a Sua Maestà. Fui deriso da tutti i nobili presenti e dai lacchè della Regina. Sari stato accompagnato fuori in malo modo se non fosse stato per l’intervento di un giovane soldato, bello come il sole. Mi offrì il suo aiuto e la sua protezione.  Mi accorsi allora che era una donna in uniforme, una bellissima fanciulla bionda dagli occhi dolci e intensi. Le raccontai che ero venuto per predire eventi nefasti, ma lei  con un sorriso dolce e rassicurante mi spiegò che la Regina non dava udienza   a coloro che portano tali notizie e purtroppo erano in tanti a recarsi a Versailles per predire il futuro.  La Regina era stata traumatizzata dall’incontro con un certo Cagliostro che  le aveva predetto grosse sventure e non voleva più sapere nulla in merito al futuro. Si diceva scettica e malfidente. Mi procurò del cibo per rifocillarmi e mi scortò sino fuori dal cancello. Magari anche lei mi prese per pazzo e visionario, ma sentìì  che il suo cuore era grande, nobile e generoso e capace di un amore infinito. Ricordo che quando la salutai le dissi “Grazie Colonnello,  non vivrete accanto alla Regina le tragedie di questa nazione, ma avrete la consolazione di avere tentato fino all’ultimo di salvare la famiglia Reale..  Addio, o forse è un arrivederci…”. Sapevo in cuor mio che un giorno il destino avrebbe riportato quella fanciulla  fattasi donna  sulla mia strada”.

 

Non era cero facile per Andrè credere alla storia appena raccontata. Era  ammutolito e fissava il frate con un’espressione incredula. Non lo sorprendeva il fatto che lei si fosse comportata in modo umano con uno sconosciuto ma non gli aveva mai parlato di quest'incontro. Evidentemente non aveva dato molta importanza  alle parole dell’uomo.

“Ma voi potete predire il futuro padre? Lo potete fare sempre? Voi  siete in grado di dirmi se Oscar guarirà? Lo sapete vero, ditemi qualcosa, vi prego”.

“Potrei dirtelo, ma penso di averti già risposto non credi? Riparleremo di queste cose tra qualche giorno vedrai”.

Andrè era visibilmente agitato. Il frate aveva riconfermato che il destino aveva voluto metterla di nuovo sul suo cammino. Si sentiva sollevato,  sentiva il respiro  spezzato dalla tensione che aveva accumulato da troppo tempo ormai.  Se conosceva veramente il futuro, avrebbe voluto chiedere tante cose,  la  sua  vita con Oscar, il destino della Francia,  il destino del  suo occhio malandato. Ma forse questa domanda non avrebbe avuto il coraggio di porla. Preferiva vivere   ogni giorno pienamente  cercando di scacciare  il pensiero della sua imminente cecità. Non poteva sopportare l’idea che avrebbe potuto precipoitare presto in una penombra senza fine, in un buio avvolgente e freddo. Non poteva neanche pensare di  dovere vivere senza vedere  la donna più bella che Dio avesse mai posto sulla terra. E non avrebbe sopportato  la commiserazione e la pena che avrebbe inevitabilmente provocato negli altri, forse persino in Oscar.  Aveva trascorso più di venti anni della sua vita difendendo la donna amata e ora sarebbe stato solo un peso per lei. Non sarebbe più stato in grado di difenderla dagli altri, e forse nemmeno da se stessa.

Assorto in questi pensieri dolorosi, Andrè non si accorse che il frate si trovava ancora nella stanza.

“Devi mangiare qualcosa ragazzo, altrimenti  ti mancheranno le forze”. Pronunciò queste parole con un tono affettuoso appoggiando affettuosamente la mano sulla spalla.

 Trascorsero altri giorni nei quali sembravano esistere solo incertezza, paura e dolore. Oscar non dava segno di miglioramento. La febbre era calata definitivamente, ma sembrava caduta in uno stato di incoscienza nel quale  sembrava non riuscire a trovare la strada per tornare da chi la amava e la aspettava.

 

 

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Capitolo 6
*** Una vita ancora ***


 

Rivelazioni

 

Partirono all’alba. .Il viaggio non era lungo, il castello distava circa sei   ore di cammino da Versailles. Maria Antonietta era felice che la sua vecchia amica avesse accettato l’incarico di scortarla e proteggerla. Solo con Oscar si era  sempre sentita protetta e completamente al sicuro.

Seduta nella magnifica carrozza, in compagnia della piccola principessa Marie Therese  e di 2 dame di compagnia la regina osservava Oscar dal finestrino della carrozza. Come era bella,coraggiosa e decisa Oscar. Quanto avrebbe voluto avere la sua tenacia e la saggezza che aveva sempre dimostrato in mille occasioni.  Lei invece, era sempre stata frivola, leggera, più attenta alle sue esigenze che alle condizioni del popolo francese.

E ora era troppo tardi. Ora i francesi la odiavano e lei non li poteva biasimare. Ma nessuno avrebbe potuto negarle  il diritto di regnare che  le era stato concesso per volere di Dio. 

Arrivarono a destinazione dopo qualche breve sosta per fare riposare i cavalli. Era una bella giornata e faceva molto caldo. L’aria era afosa e non c’era un soffio di vento.

Il castello era  splendido, un piccolo gioiello di architettura barocca. Era circondato da cancelli e siepi e Oscar diede l’ordine ai suoi uomini di predisporre una sorveglianza continua, giorno e notte.

Una strana sensazione la pervadeva. Sentiva  stava per succedere qualcosa e  lei doveva avere assolutamente tutto sotto controllo. Non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita della Regina.

Iniziò a percorrere il perimetro del parco ispezionando centimetro per centimetro con aria insofferente.  “Mi sembra un po’ tesa oggi il comandante, Andrè, non ti sembra? Forse non si fida di noi? Penserà che  tra i soldati ci sia un traditore disposto a  tentare qualche colpo di testa?” “E tu pensi che sia così Alain?” chiese Andrè preoccupato. “No, non penso. I soldati rimasti sono assolutamente affidabili,  potrei giurarlo”.

 

Oscar  fissava i due amici da lontano. Come era bello Andrè…..come  avrebbe voluto chiarirsi con lui,  dirgli che stava soffrendo per lui e che aveva bisogno del suo amore, che lo desiderava immensamente.

Si sentiva una codarda. Il solo pensiero di  parlare dei suoi sentimenti la imbarazzava tantissimo, Non ci sarebbe mai riuscita. E comunque quello non era certo il momento di pensare all’amore. Aveva un compito importante e doveva cercare di mantenere la calma.

Il giorno successivo la Regina era di buon umore. I suoi occhi erano ancora velati da una tristezza profonda e ogni tanto, vedendo in lontananza  qualche bambino del  paese giocare  felice le si riempivano di lacrime. Aveva tentato di essere una buona madre ma non aveva potuto salvare il delfino dal quell’atroce destino. Spesso si ritrovava a pensare  che Dio le aveva tolto il bambino per punirla delle sue colpe. Le restavano  pur sempre la figlia e Louis Charles e lei li amava più della sua stessa vita.

Le giornate trascorsero velocemente in compagnia  della Principessina, della vecchia contessa e delle sue dame di compagnia.  Si sentiva  serena in quel posto tanto lontano dalla corte e dall’etichetta che odiava disperatamente.

Dal canto suo, Oscar continuò a predisporre turni di guardia  e a vegliare su di lei.  “Penso che la Regina stia soffrendo molto per la morte del figlio” disse Alain ad Andrè. “Già, vedi la Regina è molto diversa dall’immagine che i francesi avevano di lei, è buona e caritatevole  ma di certo non ha saputo farsi amare capire.

Purtroppo si è messa nelle mani di uomini e donne di pochi scrupoli che si sono approfittati delle sua ingenuità per ottenere privilegi e denaro.” “Sarà così Andrè ma ora è troppo tardi e il popolo la odia ferocemente E’ la Regina che viene attaccata e messa in discussione, non Luigi XVI.”

Dopo cena, Oscar  uscì in giardino per controllare che fosse tutto sotto controllo. Le guardie erano ai posti assegnati e la situazione sembrava tranquilla. Andrè e Alain le si avvicinarono. 

“Mi sembra tutto tranquillo comandante” le disse Andre con un tono distaccato.

“Si” intervenne Alain “l’unica cosa che può succedere stasera è che venga giù un brutto acquazzone. Guardate che nubi!”  In effetti il tempo si era guastato e sembrava che stesse per arrivare un temporale”. C’era nell’aria un forte elettricità e ad Oscar vennero  i brividi.

“C’è una strana atmosfera  nell’aria, non  sentite?”

“Veramente no” fu la risposta di entrambi. “Boh, sarà una mia impressione ma a parte il vento mi sembra che sia tutto immobile, come in una finzione”.

“Forse siete stanca, andate a riposare, rimaniamo noi qui non vi preoccupate”.

“Alain, voglio che  sia chiara una cosa: se dovesse succedermi qualcosa, qualunque cosa, tu devi prendere il comando al posto mio. E dovrai fare  del tuo meglio per proteggere la Regina , ricordatelo, è un ordine.” Aveva pronunciato questa frase   con un tono molto serio e preoccupato.

“Va bene comandante, ma penso non ce ne sarà bisogno.”

“Io rientro in casa. Tu Alain sei di guardia ma tu Andrè dovresti riposare, il tuo turno è domani. Dovresti dormire un po’”.

Andrè si sorprese della frase premurosa di Oscar. “va bene, farò come vuoi”.

Si diressero verso la porta di entrata ma all’improvviso degli  provenienti dall’esterno del castello  ruppero  il silenzio.

“Che diavolo sono questi spari? “ Oscar si precipitò nella direzione da cui provenivano ma si accorse che da un’entrata del cancello degli uomini armati erano riusciti ad entrare ed avevano colpito  due soldati.

Si girò a guardare la facciata del castello e vide che la Regina si trovava sul terrazzo dei suoi appartamenti ed era  pericolosamente visibile nonostante l’oscurità della notte.

Doveva reagire, non poteva permettersi di farsi prendere dal panico.

“Maestà rientrate in camera, Maestà, presto…..rientrate……soldati sparate…sparate….non lasciateli avvicinare..sparate”    Oscar aveva gridato con tutto il fiato che aveva in gola. Chissà  se i suoi uomini sarebbero riusciti a mantenere la calma.

Era iniziato lo scontro a fuoco. I soldati sparavano e gli assalitori, circa una quindicina, riuscivano a tenere testa. Erano nascosti dietro una piccola costruzione e di notte non era facile colpirli. I suoi soldati erano invece molto più visibili e rischiavano di più.

Non riusciva a vedere Andrè… lo aveva perso di vista pochi secondi prima dell’inizio degli spari…..dove era finito…..uno scontro a fuoco nelle sue condizioni non era certo l’ideale. Sapeva che la vista di Andrè stava peggiorando e temeva che riuscissero a fargli del male. Ma ora doveva pensare a difendere la Regina.

Oscar si diresse verso la porta di entrata, doveva controllare che nessuno fosse riuscito a salire.  All’improvviso vide una figura  maschile correre verso di lei…era Andrè.

“Oscar, la Regina sta bene, non ti preoccupare, non è entrato nessuno e ci sono dei soldati a proteggerla.

Dopo poco il fuoco cessò,  il tutto era durato pochi minuti ma ad Oscar era parsa un’eternità.

Oscar vide che gli assalitori tentavano la fuga. “Non devono scappare”gridò “Alain prendi il comando e ricorda quello che ti ho detto!”

Seguita da Andrè e da altri quattro  uomini corsero verso le scuderie e iniziarono l’inseguimento. 

Doveva prenderli…doveva capire chi aveva potuto organizzare un agguato simile …..non poteva lasciarseli scappare.

“Oscar, siamo solo in sei e loro sono rimasti in dieci, dobbiamo stare attenti”

“Si Andrè, ma non potevo certo lasciare la Regina senza scorta”.

I fuggiaschi sembravano avere le ali ai piedi. Evidentemente conoscevano molto bene la zona e se non fossero stati attenti avrebbero rischiato di perderli di vista.

Ad un tratto il gruppo  si divise e presero  due direzioni diverse. 

“Andrè vieni con me, voi  seguite gli altri”  “Quei due mi sembrano i capi Andrè,  dobbiamo assolutamente prenderli”.

 

I fuggiaschi si infilarono in una stradina scoscesa che  costeggiava un torrente.

I due uomini  abbandonarono i cavalli e attraversarono il corso d’acqua percorrendo un ponticello di lego e corda.

Oscar e Andrè decisero di fare lo stesso. Il ponte non avrebbe retto il peso dei cavalli.

Iniziarono ad attraversare ma si resero conto che le assi si muovevano e cedevano  sotto i loro piedi.  Evidentemente quegli uomini sapevano esattamente dove mettere i piedi!  Ma dovevano tentare di attraversare….dovevano prenderli. 

Ad un tratto un legno più fragile degli altri si ruppe completamente sotto i piedi di Oscar che sentendosi cadere nel vuoto lanciò un grido.

Riuscì ad aggrapparsi ad una corda  con una mano e Andrè che era a un metro da lei cercava di avvicinarsi per aiutarla. “Andrè stai attento..rischi di cadere” Vedeva il torrente in piena scorrere impetuosamente sotto di lei.

“Non ti preoccupare Oscar e poi non ti posso certo lasciare qui, no?” Doveva stare realmente attento, se fosse caduto anche Oscar sarebbe stata irrimediabilmente in pericolo.

I briganti gli avevano fatto davvero un brutto tiro!

Andrè tento di muoversi  calpestando le assi che sembravano più resistenti ma non aveva calcolato che dall’altra parte del torrente, i loro assalitori erano ancora liberi e intenzionati a disfarsi di loro una volta per tutte.

I due uomini  sbucarono dall’oscurità del bosco, si avvicinarono al ponticello e con un coltello ben affilato tagliarono le corde che ancora tenevano legate le assi.

La caduta fu inevitabile. Oscar e Andrè si ritrovarono in un istante nel torrente.

La sensazione fu terribile….si sentirono avvolgere completamente dall’acqua ghiacciata. Oscar non riusciva neanche a respirare. Non vedeva più nulla. Tutto era buio. Non poteva muoversi e sentiva sul suo corpo stordito la pressione della corrente che la trascinava via.  Era terrorizzata. Era dunque arrivata la fine? Era uscita indenne da tante battaglie per morire affogata nell’acqua ghiacciata?

E dov’era Andrè….non riusciva vederlo….doveva fare qualcosa..non poteva lasciarlo morire…  ma cosa poteva fare? L’acqua la stava trascinando senza che lei avesse la forza di tentare la minima resistenza.

Non aveva più ossigeno…doveva tentare di tornare in superficie per respirare.

Ad un tratto sentì una pressione sul braccio, sentì una mano che l’afferrava con forza.Si voltò e le parve di vedere  il corpo di Andrè  vicino al suo.

Poteva sentire la sua presenza, ora niente era impossibile con lui al suo fianco. Lui l’avrebbe salvata, sarebbe riuscito a tirarla fuori di li.

Le correnti erano fortissime. I due ragazzi tentavano di risalire in superficie per respirare  ma dopo pochi secondi l’acqua ghiacciata sembrava impadronirsi dei loro corpi e controllarli completamente.

Si aggrappò ad Andrè con tutte le sue forze. Se non ce l’avessero fatta almeno sarebbero morti  insieme, vicini. Avrebbero condiviso anche questo scherzo che il destino aveva voluto riservare loro. 

Dal canto suo Andrè sembrava lottare come un leone. Non poteva finire così, avevano ancora tante cose da dirsi, tante cose da fare insieme.

Il tempo sembrava essersi fermato, e  pochi minuti di agonia sembrarono interminabile.

Andre riuscì ad afferrare una tavola  che il torrente aveva ingoiato e i due giovani vi si aggrapparono con tutte le loro forze.

“Dobbiamo arrivare a riva” riuscì a gridare Andrè “Oscar ti prego resisti!”.

Il torrente li trascinò sino a raggiungere dei grossi tronchi d’albero che bloccati da  rocce appuntite sembravano tagliare il suo corso. Con la forza della disperazione Andrè  vi si  aggrappò e reggendosi con un braccio e  tenendo Oscar con l’altro riuscì  a raggiungere la riva.

Era la fine di un incubo. Avevano pensato di non farcela.

Oscar ansimava visibilmente, era stremata e aveva bevuto parecchia acqua. E non riusciva a smettere di tremare.

“Stai bene Oscar?” chiese preoccupato.

“Si Andrè sono solo stremata e tu?

“Beh, potrei stare meglio ma direi che non è il caso di lamentarsi”.

Si buttarono per terra l’uno accanto all’altra e persero i sensi. .

Dopo qualche minuto Andrè rinvenne. Oscar era  rannicchiata accanto a lui e lo stringeva forte. La testa  di lei appoggiata sul suo petto. Andrè la guardò incredulo.  Era bagnato fradicio e non aveva neanche la forza di alzarsi. Era comunque riuscito a salvare la sua Oscar e questa era la sola cosa importante. In quel momento tutto il resto non sembrava avere importanza. Ma non potevano restare li, era pericoloso,  dovevano cercare un riparo per asciugarsi e rifocillarsi.

“Oscar svegliati…Oscar”

Lei però non sembrava riprendersi. “Oscar.. amore mio…. Oscar ti prego apri gli occhi ….amore”

Andre aveva pronunciato  quella frase dolcemente ma iniziava a preoccuparsi non vedendola riprendersi.

Oscar  aprì gli occhi e lui  sospirò sollevato.

“Dormigliona dai dobbiamo andare via da qui”.

“Va bene Andrè”.

Aveva sentito tutto, l’aveva chiamata amore….amore…amore….quella parola le  rimbalzava in testa come una cantilena.   Allora l’amava ancora, non l’aveva dimenticata!

Si avviarono a piedi, non era il caso di cercare i  cavalli, erano stati trascinati per un percorso troppo lungo e dovevano trovare un posto sicuro per scaldarsi.

Mentre tentavano di arrivare alla strada principale videro delle luci provenire da un villaggio non troppo lontano. Decisero di raggiungerlo. Trovarono una locanda dove l’oste vedendo il loro stato li accolse gentilmente  mettendo a loro  disposizione una stanza con un bel camino per scaldarsi e qualche asciugamano.

L’arredamento era molto povero  ma almeno sembrava pulita.

“Devi toglierti i vestiti” disse Andrè mentre cercava di accendere il fuoco “Rischi di prendere freddo”.

In circostanza normali Oscar avrebbe protestato ma pensò che non era il caso di rimanere con quei vestiti inzuppati. Prese un asciugamano e si andò a sedere sul letto dando le spalle ad Andrè Si tolse la camicia e si voltò a guardarlo.

Il fuoco iniziava  ad attaccare ed Andrè  si era spogliato Quello che vide la fece sussultare. Andrè era bellissimo, L’asciugamano gli copriva solo  le gambe. Aveva un corpo perfetto. Le spalle erano forti e possenti e il petto glabro era muscoloso. Si sentì un brivido percorrerle la schiena.  Si tolse  stivali e pantaloni e si sedette nuovamente sul letto.

Andrè non resistette alla tentazione di guardarla.  Lei era seduta sul letto e gli dava le spalle.

Poteva vedere la schiena nuda coperta dai meravigliosi capelli biondi ancora bagnati. Non indossava più i pantaloni e lo sguardo si soffermo sulle natiche perfette posate sul letto. Era  bella come una dea. La pelle bianca sembrava trasparente alla luce dorata del fuoco.

In tanti anni passati insieme non erano mai stati così intimi, non l’aveva mai vista così.  Gli sembrava di impazzire dal desiderio di lei. Cosa avrebbe dato per potere toccare quel corpo magnifico, per baciarne la pelle vellutata almeno una volta!

Oscar si avvolse nell’asciugamano e si avvicinò a lui sedendosi a terra. Lui  sistemò i vestiti vicino al fuoco e si sedette.

La guardò con tenerezza e le sorrise.

“Ce l’abbiamo fatta per un pelo questa volta vero? Hai ancora i capelli bagnati Oscar asciugali” e prendendo un asciugamano  pulito  le si avvicinò ancora di più. Mise l’asciugamano sulla testa di Oscar e attirandola  a sé  iniziò a strofinarla dolcemente.

Lei lo fissava con aria sognante.  Com’era possibile che Andrè fosse sempre così dolce e premuroso, che pensasse sempre a lei? Che  rischiasse la sua vita per lei? 

Improvvisamente le tornarono alla mente alcune parole che ricordava di avere sentito al suo risveglio sulla sponda del fiume. L’aveva chiamata amore, ne era sicura. Era mai possibile che  l’amasse ancora, che non l’avesse dimenticata  tra le braccia dell’altra donna?  Pregò Dio perché non si sbagliasse.

“Andrè devo chiederti una cosa” bisbigliò fissando il pavimento.

“Dimmi!”.

“Andrè….poco fa io…..io… ho sentito….ho sentito una cosa…..ma non so…..non vorrei essermi sbagliata….”

“Coraggio” la rassicurò lui.

“Io ho sentito che tu mi chiamavi amore. E’ mai possibile che nonostante tutto tu mi ami ancora Andrè?”

Gli occhi le si riempirono di lacrime e non riusciva a guardarlo. Ecco, ora gli aveva chiesto quello che voleva sapere da tanto, ora non gli avrebbe più potuto celare i suoi sentimenti, qualunque fosse stata la sua risposta.

Lui  fu scosso dal sentire questa domanda. Perchè gli stava chiedendo spiegazioni su quello che le era parso di sentire? Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva mentirle, doveva dirle la verità. Doveva essere sincero come aveva sempre fatto anche a costo di rischiare di allontanarla nuovamente.  “Oscar non ti sei sbagliata… io…ti amo e ti amerò per tutta la vita. Non potrei vivere senza di te. Ci ho provato sai, ma il solo pensiero di non starti accanto mi faceva impazzire”. 

Lei sentì le lacrime riempirle gli occhi sempre più impetuose  iniziare a scorrere  incontrollate lungo le guance.

“Io pensavo che tu mi avessi dimenticata grazie a quella donna…..che ora amassi lei”

Lui trasalì. Come aveva fatto a saperle di Margot e perché ora gli diceva quelle cose?

“Vedi Oscar, quella donna mi ha aiutato a, lenire il mio dolore per alcuni attimi, a farmi dimenticare che la persona con la quale avrei voluto condividere la mia vita non sarebbe mai stata mia, ma è stata solo un’illusione durata brevi istanti”.

Lui aveva pronunciato queste parole con una dolcezza e una intensità tali da convincere Oscar ad abbandonare le ultime remore e ad aprirsi a lui sinceramente.

“Andrè … Ti ho fatto soffrire Andrè, ti ho detto cose orribili che non ho mai pensato, neanche per un solo istante. Ero arrabbiata con me stessa perché mi sentivo incapace di affrontare la situazione, ero infastidita dalle pressioni di Alain e ti ho detto cose assurde…..ma non è stato facile ammetterlo con me stessa e non lo è neanche dirlo a te…..ma non posso più nascondere i miei sentimenti, non ne sono più capace.  Anch’io…… ti amo Andrè, ti amo …..da tanto… ti amo da morire”. 

Lo guardava  fisso negli occhi ora.   Aveva un’espressione dolcissima,  indifesa  e fragile.

Andrè non poteva credere alle proprie orecchie. Non osava più neanche sperare che quel giorno sarebbe potuto arrivare.

 “Oscar amore mio …vieni qui” 

Lei si precipitò tra le sue braccia piangendo.

“Perdonami Andrè ti ho fatto soffrire, ti ho respinto, ti ho fatto del male……….perdonami amore, perdonami….non volevo farti soffrire ma non riuscivo a fare altrimenti…….io non potevo…. non riuscivo ad ammetterlo……perdonami”

“Non piangere Oscar non devi piangere mai più. Ora tutto cambierà perché finalmente apparterremo l’uno all’altra per sempre”.

Le prese il viso tra le mani, la guardò con una dolcezza infinita e la baciò teneramente.

“Ti amo, ti amo, ti amo, potrei gridarlo al mondo intero” le disse.

Continuarono a baciarsi e lentamente la dolcezza lasciò il posto alla passione  e al desiderio.

Oscar  baciava quelle labbra calde, morbide, dolci, assaporava il sapore della sua  bocca, quel sapore che aveva avuto timore di desiderare,  toccava la  pelle  di Andrè, ne respirava l’odore intenso, eccitante e attimo dopo attimo la sensazione di avere perso per sempre il controllo tra le braccia di lui si faceva sempre più concreta.

“Andre voglio essere tua…completamente…..da questa sera per tutto il resto della mia vita. Insegnami ad amarti ti prego”.

Lui la sollevò delicatamente e l’appoggiò sul letto.  Finalmente  sarebbe stata sua, per sempre. Finalmente lei aveva ceduto  all’amore e si abbandonava completamente a lui. Ebbe un fremito improvviso. La mano dell’uomo si soffermò timorosa sulle gambe di lei  ormai completamente scoperte.  Era la donna più bella che avesse mai visto, non vi era dubbio. La perfezione di quel corpo sinuoso  lo lasciava senza fiato.  Era bella,  indifesa, dolce, calda. Era la sua donna.

Le tolse l’asciugamano che ancora nascondeva parte del suo bellissimo corpo e iniziò a baciarle il collo, i seni, il ventre.

Oscar era in completa balia delle sue mani potenti e abili che le percorrevano tutto il corpo sino a scendere nelle zone più intime.  Liberò la mente da ogni pensiero. Era felice, completamente felice. Non aveva mai provato sensazioni simili. Sentiva un brivido caldo percorrerle tutto il corpo.

Sentiva il desiderio crescerle dentro. Voleva Andrè, voleva sentire il suo corpo dentro di sé, lo desiderava disperatamente.

Non esisteva più il soldato, il guerriero, non esisteva più l’amico, l’attendente, il confidente. Erano solo Oscar e Andrè. Erano solo due anime sole che si erano ritrovate per unirsi e non lasciarsi più. 

Dopo attimi di piacere che sembravano interminabili, Andrè le si sdraiò sopra le  aprì dolcemente  le cosce e la penetrò lentamente.

Lei sentì un dolore intenso che svanì quando lui iniziò a muovere il suo corpo con movimenti  regolari. Era questo l’amore dunque? Questa meravigliosa sensazione di piacere che arriva a  stordire la coscienza e la volontà per lasciare il posto al desiderio? 

Nulla al mondo poteva essere paragonato a ciò che stava provando in quel momento.

Lui la baciava, la accarezzava, le sussurrava  dolci  parole d’amore, la rassicurava, si preoccupava che stesse bene.

E lei si sorprendeva nel rispondere con altrettanto trasporto all’amore del suo uomo.

Si inarcava sotto i colpi potenti e al contempo dolci di lui,  cercava la sua bocca e le dita affusolate percorrevano il corpo di lui, prima con carezze, poi graffiando la pelle scura e profumata di Andrè.

Arrivarono al culmine dell’eccitazione, sentirono l’estasi impadronirsi dei loro corpi e ricaddero ansimanti e completamente stremati l’uno tra le braccia  all’altra. 

Restarono in silenzio qualche istante. Era stato meraviglioso, perfetto, indimenticabile, magico.

Non avrebbero più scordato l’intensità della passione provata quella notte.

Non avrebbero mai dimenticato  il sapore della felicità assaporato dopo una vita  di sofferenze e solitudine.

“Andre ti amo tanto” mormorò  perdendosi  in quegli occhi color smeraldo che la guardavano dolcemente.

“Chiedimi di morire per te Oscar e  io lo farò amore mio” rispose lui baciandola teneramente sulla fronte.

“No, non devi morire Andrè,  non te lo permetterei mai. Dobbiamo vivere per amarci ogni giorno e ogni sera.  Ti amo più della mia stessa vita”.

Erano felici finalmente. Dopo tanti anni passati insieme ora  si sentivano uno parte dell’altra. Adesso niente avrebbe potuto dividerli. Si sentivano completamente vivi.

“Andrè, non avrei mai pensato che amarti fosse tanto bello. Io non conoscevo l’amore. Una volta qualcuno  mi disse che l’amore porta  solo  ad una lenta ed eterna agonia ma io non ci volli credere. Speravo esistesse un amore capace di donare la felicità completa e ora l’ho trovato Andrè,  la vivo con te questa forma di felicità. Sono tanto felice che mi metterei ad urlare e a piangere… non so!.  Penso solo che se avessi trovato prima il coraggio di parlare avremmo potuto provare prima questa felicità, ma io ero troppo fragile, troppo spaventata da quello che sentivo. Promettimi che saremo sempre insieme e che saremo felici per tutta la vita, ti prego Andrè”.  Le lacrime ripresero a scendere  calde e salate sulle guance.  Gli prese la mano e la stinse forte. Lui era la sua ancora di salvezza, l’unica ragiona che la portava a lottare  per restare in vita.   Pensò che non poteva arrendersi,  ma sentiva anche che la malattia stava avanzando molto velocemente.

Lui la guardava  sorridendo. Come poteva essere forte e fragile nello stesso tempo la sua Oscar. “Certo amore, te lo prometto. Non voglio altro dalla vita. Desidero solo starti accanto. Ti amo da tanto Oscar……non ricordo neanche più da quanto…...forse dalla prima volta che ti ho vista.”

La sua mente tornò alla bambina bionda che credeva di essere un maschio e che voleva sempre battersi con lui per dimostrare a tutti di essere forte e coraggiosa come un uomo.  Gli aveva fatto una grande tenerezza quella bambina che era sola come lui nonostante vivesse in una bella casa e avesse dei genitori nobili che non le facevano mancare niente. Niente tranne che il loro affetto e la loro presenza. Le loro solitudini si erano trovate ed erano cresciuti sostenendosi reciprocamente. Le baciò la fronte e poi le labbra  delicatamente.

“Ti amerò per sempre Oscar”.

 

Era tardi e si addormentarono esausti. Non avevano parlato di cosa li avrebbe aspettati domani, di come sarebbe cambiata la loro vita.  

Oscar non ebbe il coraggio di parlare ad Andrè della sua malattia, non  quella sera. Non voleva rovinare tutto. Quella sera, solo il loro amore sembrava essere importante.

 

Al castello la situazione era sotto controllo. Alcuni aggressori erano stati uccisi, altri erano riusciti a fuggire e la Regina era spaventata ma incolume.

Tutti erano però molto preoccupati per il comandante e per Andre che  a differenza degli altri uomini non erano ancora tornati.  Avevano trovato i loro cavalli vicino ad un torrente ma  di loro neanche l’ombra. Alain era agitatissimo. Oscar gli aveva affidato un compito ingrato

“Proteggere la Regina…già…..  pensare che io odio i nobili, figuriamoci l’austriaca che  ha rovinato la Francia. Mi avete  fatto un bello scherzo comandante” pensava “Cosa diavolo vi è successo ragazzi, spero che siate vivi, non oso pensare al peggio!”.

“Soldato”una voce lo aveva chiamato e si girò. Era Maria Antonietta.

“Soldato ci sono notizie di Oscar e Andre? Sapete cosa è accaduto loro?”

Alain si inchinò  “No…no..Maestà ….non….non ci sono notizie. Ho mandato altri uomini a cercarli ..ma nessuna traccia. Comunque  state tranquilla, ci siamo noi a proteggervi”e abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Prego il Signore che a Madamigella Oscar e al suo amico non sia successo nulla. Vedete, li conosco da tanti anni e  nutro nei loro confronti stima ed affetto. Siamo cresciuti insieme in fondo anche se ultimamente molti accadimenti ci hanno allontanato”  La Regina era visibilmente preoccupata.   Alain rimase sorpreso da tanta sincerità. “Vi prego, fate di tutto per trovarli sani e salvi”.

 

 

Si svegliarono all’alba. Erano nudi e avevano dormito l’uno tra le braccia dell’altra, come se avessero paura che lasciandosi un solo attimo  i momenti meravigliosi trascorsi insieme si potessero trasformare in  un sogno.

Oscar aprì gli occhi e vide  i magnifici occhi verdi del suo uomo che la fissavano intensamente. “Buon giorno” le disse “Dormito bene?”.

“Si….mai dormito meglio. Sai, stanotte mi sono svegliata  e  ho avuto  paura che fosse tutto un sogno. Poi ti ho sentito accanto a me, mi sono stretta forte a te  e sono stata felice,..immensamente felice.” Lui le sorrise “allora voglio esserti vicino tutte le notti così quando avrai questa sensazione sarò li a rassicurarti, d’accordo?”

“Certo Andre”.

“Oscar cosa pensi di fare adesso?”. Aveva posto questa domanda con un po’ di timore. Ci aveva pensato al risveglio perché sapeva che la spensieratezza della notte precedente lasciava il posto  alla realtà della loro vita quotidiana.

“Dobbiamo tornare al castello, saranno in pensiero” ma sapeva che la sua domanda  era riferita a ben altro. “ Non so esattamente cosa fare, ma so che prenderemo insieme qualunque decisione. Sono la tua donna adesso e ti seguirò ovunque deciderai di andare”. 

“Certo, ma ora il dovere ci chiama non è vero?”.

“Già”.

Rimasero abbracciati ancora per un po’ di tempo. Non volevano spezzare l’incantesimo di un’unione così perfetta.

Si erano amati finalmente  ma ora iniziavano i problemi. Come avrebbero spiegato  questo amore alla famiglia? Dove sarebbero andati? 

 

 

Riuscirono a tornare al castello grazie al passaggio chiesto ad un vecchio che conduceva un carro  colmo di paglia. 

Alain li vide arrivare in lontananza e iniziò a gridare dalla gioia. “Eilà comandante, Andrè…ma che diavolo vi è successo? Eravamo in pensiero.  Però iniziavo a prenderci gusto a comandare questa banda di selvaggi!” e scoppiò in una sonora risata.

“Beh, abbiamo solo rischiato di affogare Alain, ma stiamo bene. Dopo vi spiegheremo tutto. Qui è tutto  posto Alain? La Regina sta bene? Avete catturato gli assalitori? Sai, ero un po’ preoccupata di lasciarti il  comando!”.Lo guardò con aria divertita.

“Tutto a posto…ma non vi fidavate di me?”

“Si, ma solo per le emergenze Alain!” E continuarono a  ridere divertiti.

 

“Oscar amica mia, Andrè state bene, ero in pensiero”. La Regina si era precipitata a raggiungere i due giovani. “State bene vero? Dio sia ringraziato. Ero tanto in pena per voi!!”

 

Oscar e Andrè si guardarono. Erano passati pochi minuti da quando non erano più soli che già sentivano il peso di dovere fingere. Avrebbero voluto tenersi per mano, baciarsi  e scambiarsi tenerezze e invece dovevano mantenere la calma. Almeno per il momento.

 

Iniziarono immediatamente i preparativi per la partenza. Era troppo pericoloso fermarsi li senza ulteriore scorta e Oscar non se la sentiva di aspettare rinforzi da Parigi.

 

Alain però aveva notato qualcosa di strano nel loro comportamento e ne aveva chiesto conferma all’amico.

“Andrè, dimmi, è successo qualcosa tra  te e il comandante?  Mi sembrate  di buon umore……lei non ha più gli occhi tristi e lo sguardo perso nel vuoto che aveva ultimamente…e tu mi sembri sollevato……felice insomma. Dimmi dunque, non lasciarmi sulle spine. Sono il tuo migliore amico no?” 

“Vedi Alain, sono cambiate molte cose ma  te ne parleremo insieme quando torneremo a Parigi. Sarai il primo a saperlo”. 

La risposta aveva lasciato Alain ancora più confuso.  Oscar non gli aveva voluto dire niente per paura che i soldati  trovassero a  ridire nel prendere ordini da una  donna che stava con un loro commilitone e avevano deciso di rimandare.

“Come vuoi, non mi dire niente ma io te lo leggo in faccia!”

Gli diede un pacca sulla spalla e si allontanò fischiettando.

 “E bravo il nostro Andrè”.

 

Era arrivato il momento di ripartire per Versailles. Oscar era preoccupata. Temeva  un altro attacco durante il viaggio. Bisognava tenere gli occhi ben aperti per evitare il minimo errore. Del resto però era improbabile che gli aggressori  fossero in grado di colpire nuovamente.

Tutto era pronto e la Regina si decise a salire in carrozza per fare ritorno alla Reggia e a una vita di corte che le pesava terribilmente. 

 

Il viaggio sembrava procedere senza imprevisti  ma Oscar non era tranquilla. Continuava a guadarsi intorno con aria preoccupata. Non voleva farsi cogliere impreparata.

Andrè e Alain la fissavano preoccupati. “Dici che corriamo pericoli Alain?”

“Non saprei che dire. Ho paura che ci siano persone disposte a tutto pur di attentare alla vita della Regina. Il popolo la vorrebbe morta.”

“Siamo già a questo punto Alain?” continuò Andrè preoccupato. “Temo di si amico mio e tra poco tempo non potremo più fare finta  di niente. Dovremo decidere da che parte stare.”

“Forse hai ragione Alain”.

Andrè decise di non ritornare sull’argomento. Gia. Cosa avrebbe fatto ora?  E Oscar….cosa avrebbe deciso? Lui l’avrebbe certamente seguita ma Oscar si sarebbe trovata a scegliere  tra ideali di libertà e uguaglianza e le nobili origini. E non sarebbe stata una scelta indolore.

Oscar si avvicinò ai due ragazzi.

“Non vi sembra che ci sia un po’ troppo silenzio da queste parti? Ho una brutta sensazione…….come quella dell’altra sera.”

“Santo cielo comandante,  spero che nona abbiate sempre ragione!”.

Continuarono il viaggio  e non accadde nulla di particolare.   

Dopo circa due ore di strada udirono improvvisamente dei rumori provenire dal bosco che circondava lo sterrato. Oscar rabbrividì. No….non poteva essere……..non aveva più la forza di rimettersi a combattere. Si udirono degli spari che venivano dritti nella loro direzione.

“Via ..…via ….io porto via la Regina  presto ….. ……cinque uomini mi seguano…..gli altri rimangano  sulle retrovie …non devono raggiungere la carrozza!”

I soldati tentarono in pochi attimi di riprendere il controllo e di obbedire agli ordini del comandante. Videro uscire dal bosco un ventina di uomini ben armati. In un attimo gli furono addosso e scoppiò l’inferno. . 

“Sparate…sparate……..fuoco……non devono avvicinarsi”. 

Gli uomini  di Oscar tentavano di difendersi come potevano, con la pistola e con la spada. I nuovi aggressori sembravano però non essere molto abili con le armi.

I soldati riuscirono a  disarcionare e colpire molti di loro senza  troppe difficoltà. Pochi sembravano  veramente  preparati. Non era facile però prendere il sopravvento perché gli assalitori erano più numerosi.

Andrè non era riuscito a seguire Oscar, Alain gli era rimasto vicino,  colpiva a fondo tentando di non farsi ammazzare. Non poteva certo morire proprio  adesso.

Alcuni riuscirono a  sfuggire al controllo dei soldati e si diressero  nella direzione verso cui era andata la carrozza reale.

I due ragazzi si trovarono liberi  per alcuni secondi “ Devo andare da lei Alain, è in pericolo” “Allora andiamo coraggio!” gridò Alain finendo di colpire un uomo.

Oscar aveva scortato la carrozza in una folle corsa che non  era ancora cessata.

Non vedeva nessuno dietro di sé ma non poteva ancora fermarsi. E non vedeva neanche Andrè. “Signore proteggilo ti prego ……….fai che non gli succeda  niente  ti supplico”.

I cavalli iniziavano a rallentare. Il peso della  carrozza era troppo ed erano stremati. 

Sentiva la Regina piangere terrorizzata all’interno  stringendosi la figlia al petto.

“Non temete Maestà vi porterò via di qui!” Stava tentando di rassicurare la Regina, ma in realtà  riusciva pensare solo al suo Andrè. 

Improvvisamente udì  il rumore di cavalli lanciati al galoppo  dietro di loro ma non fece in tempo a  vederli avvicinare. Sentì una gran fitta alla testa, provò una sensazione di  sbandamento, sentì il calore del sangue percorrerle il viso. Era stata colpita alla testa. Non poteva arrendersi però.

Sentì chiaramente le parole di un uomo “Devi morire  insieme alla puttana austriaca”

Cadde da cavallo e svenne.

Rinvenne solo quando sentì una  pressione alla gola che la soffocava. Tentò di aprire gli occhi “Muori ….devi morire”.

Non riusciva a opporre la minima resistenza. Era arrivata la fine?  Quando aveva perso le speranze udì uno sparo e sentì che le mani dell’uomo perdevano di vigore intorno al suocollo.

 Era stato colpito.

“Oscar….Oscar…ti hanno colpito ..Oscar….amore…..guardami”

Riuscì a mettere a fuoco le immagini e vide il suo Andrè che la osservava terrorizzato. L’aveva presa tra le braccia.

“Mi fa male la testa…tu stai bene? La Regina Andrè  dov’è”  

“Non ti preoccupare sta bene, siamo riusciti a  metterla in salvo. Dobbiamo portarti da un dottore Oscar. Stai perdendo molto sangue”.

Lei tentò di alzarsi, voleva riprendere il controllo della situazione.

“No, andremo fino a Versailles, non  è una ferita profonda Andrè e non manca molta strada ormai”. “No Oscar, non puoi farcela”

“Non posso rischiare di mettere ancora in pericolo la Regina non ci si può fidare di nessuno” 

“Non ho mai visto una persona più testarda” tentò  di sdrammatizzare Alain. “Vorrà dire che voi due viaggerete sulla carrozza Reale e tireremo i cavalli più che possono per arrivare il prima possibile a casa. E ricordate che se voi state male comando io!”

Oscar non riuscì  replicare. Era troppo stanca per continuare a cavallo. 

Si sistemò accanto ad Andrè nella carrozza  di fronte alla Regina che era ancora visibilmente sconvolta dall’accaduto.

“Madamigella, Dio mio, per poco non vi uccidono. Chi vuole la mia morte Oscar? Chi mi può odiare a tal punto di organizzare questi attentati? Il popolo?” 

“Maestà  questi attentati sono opera di gruppi ben organizzati . Il  popolo non ha né le armi né la preparazione per compiere questi attacchi. Io direi che c’è dietro una mente diabolica e temo che vada ricercata tra la nobiltà”.

“Tra la nobiltà? Allora anche i nobili mi vogliono morta? Come è possibile Oscar?”

Oscar non rispose. Non poteva certo  dire alla Regina che  i nobili si erano allontanati da molto tempo per l’impossibilità di ottenere udienza da lei  sempre presa da una festa, da un ballo o dal bel conte svedese e che stavano iniziando a pensare ad una alternativa alla famiglia Reale per regnare sulla nazione.  Non avrebbe potuto comprenderlo.  

Oscar era appoggiata  alla spalla di Andrè che le premeva  un fazzoletto  contro la ferita per tamponare il sangue. Guardò Andrè e gli sorrise.

Ancora una volta le  aveva salvato la vita. Com’era forte  e coraggioso il suo uomo.

Ancora una volta si era battuto come un leone per difenderla. Si sentiva felice, immensamente felice di essere riuscita a compiere un passo tanto difficile. Si sentiva una persona nuova, si sentiva donna per la prima volta nella sua vita.  Si sentiva completa finalmente. Non avrebbe più dovuto vivere come suo padre le ordinava. Ora avrebbero deciso insieme cosa fare. E non sarebbe stata una decisione semplice.  Avrebbero dovuto affrontare la famiglia, lo scandalo.

Ma ora nulla aveva più importanza. Si sarebbe battuta per difendere la loro felicità. Andrè lo meritava, il loro amore lo meritava. 

Andrè ricambiò il suo sguardo pieno d’amore “Dormi un po’ Oscar, riposati. Non manca molto a Parigi”.

 “Si Andre, forse hai ragione”.

Maria Antonietta  fissava i due giovani che conosceva da anni e che le erano  sempre stati vicini nei momenti di bisogno. Notò che tra di loro c’era una sorta di intimità che non aveva mai  notato prima.  Andrè stringeva Oscar come se avesse voluto proteggerla e coccolarla e la  guardava con  uno sguardo intenso.

Lei si era abbandonata sulla sua spalla e una mano ricadeva sopra la gamba di lui. Forse la sua amica aveva finalmente accettato di vivere la vita che le era stata preclusa sin da bambina?  Era mai possibile che avesse trovato in Andrè l’uomo capace di risvegliare in lei  la sua natura di donna? Certo Oscar era una donna bellissima. Molti uomini a corte avrebbero dato la loro fortuna per averla in moglie. E lei li aveva rifiutati tutti con distacco.

Andrè però era diverso dagli altri uomini. Le era sempre stato accanto e aveva vegliato su di lei senza chiedere nulla.

Non era nobile certo, ma era bello, affascinante, intelligente. Era forte, coraggioso, tenace e leale. Si sorprese a pensare che se Oscar avesse chiesto  al Re il permesso di sposare Andrè lei avrebbe interceduto per  benedire questa unione. Del resto, pochi uomini sarebbero stai all’altezza di una donna come Oscar. Non avrebbe mai potuto sposare un damerino incipriato e indolente come i nobili di Corte. Lei era un essere speciale, era come una rosa di primavera, bella ma pericolosa  se non si faceva attenzione alle spine. 

“Siamo  quasi a Versailles Maestà  disse Andrè”.

“Benissimo, questo terribile viaggio è finito finalmente, è stato un incubo. Andrè  accompagnate a casa madamigella Oscar, non  è necessario che la portiate sino a palazzo”. 

Arrivarono a  palazzo Jarjayes ma Oscar si sentiva troppo debole per camminare. 

Mentre il Generale e alcuni lacchè correvano verso la carrozza Reale Andrè la prese tra le braccia e la portò lungo il cortile interno.

“Nonna manda chiamare   il medico Oscar è ferita!”.

Oscar era aggrappata a lui con le braccia intorno al collo. Il padre non potè fare a meno di notare lo strano atteggiamento della figlia. .

La portò in camera e la posò sul letto. “Bambina mia cosa è successo …è mai possibile che ogni volta debba mettere in pericolo la sua vita? E tu  buono a nulla invece di difenderla la riporti a casa in queste condizioni!”

“Non prendertela con lui non è colpa sua. Mi ha salvato l vita ancora un a volta. Ne abbiamo passate di tutti  i colori durante  questo viaggio! E poi  è solo un graffio non fare l’esagerata come al solito!”.

Il dottore medicò la ferita alla testa e si accorse che anche Andrè  aveva una brutta ferita al braccio.  “Penso che dobbiate rimanere a riposo per un po’ ragazzi. Siete la mia disperazione!”.

Rimasti soli  Andrè si sedette sul letto di Oscar. “Non sono mai stato tanto felice di essere ferito. Almeno posso rimanere qui con te” 

“Beh, ti avrei potuto concedere una  licenza”

“Accidenti, e allora la prossima volta starò più attento comandante!” e scoppiò a ridere.

Lei lo guardava  teneramente “ Andrè, non voglio mai più correre simili pericoli, stavolta ce la siamo cavata per in pelo. Sai. quando ho visto quegli uomini correre verso la carrozza ho pensato che ti fosse accaduto qualcosa di brutto e che io non potevo fare nulla per  aiutarti. . E’ stato terribile e non voglio mai più vivere una cosa simile. Mai più. Te lo prometto Andrè!”. Gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Vieni qui amore..non piangere….non ci succederà più nulla vedrai.”

Non riusciva a smettere però. “Già, non ci succederà nulla…..” pensava “ma io sto male. Potrei morire e tu non puoi fare niente per salvarmi, nessuno può fare niente.

Andrè capì che dietro a quelle lacrime vi era qualcosa di più serio.

“Cosa mi stai nascondendo Oscar? Perché piangi? Dimmi la verità io ti aiuterò amore…ti prego confidati. Cosa ti spaventa?”

Disse queste parole con una dolcezza tale che lei ne fu sconvolta. Come aveva fatto a capire  che c’era qualcosa che la spaventava? Lui poteva davvero leggerle dentro.

“Io non ti ho detto una cosa Andrè, una cosa importante che non sa nessuno. Nessuno a parte il dottore. Io sto male da un po’. Ho la tubercolosi Andrè  e il dottore mi ha detto che solo cambiando vita e clima potrei salvarmi.”

Gli  occhi di Andrè si riempirono di lacrime

“Dio Oscar perché non me l’hai detto? Perché ti sei tenuta tutto dentro amore mio?”

Le accarezzava il viso con una mano

“Ti salverò Oscar, giuro su Dio che non ti lascerò morire! Devi vivere anche per me amore perché la mia vita senza di te non avrebbe senso”.

La prese tra le braccia e se la strinse forte al petto. “Ti amo Oscar e ne usciremo insieme vedrai. Ti darò la forza, insieme ce la faremo!” 

“Si Andrè insieme” Andrè si sdraiò sul letto accanto ad Oscar che teneva sempre stretta tra le braccia.

“Partiremo, dobbiamo parlare con il dottore e fare tutto quello che ci dice.  Chiederemo aiuto alla nonna, ci aiuterà non ti preoccupare. E poi ci sposeremo Oscar, diventerai mia moglie e niente potrà più dividerci”.

Oscar annuì senza parlare. Si affidava completamente a lui, al suo uomo. Si sentiva stanca, svuotata, non aveva più la forza di combattere contro il mondo. Doveva trovare solo il coraggio di resistere alla malattia e sapeva che solo Andrè avrebbe potuto aiutarla.

 “Stai qui stanotte ti prego, non voglio dormire sola senza di te…mai più”

“Va bene amore….mai più”. Dissero alla nonna che sarebbe rimasto lui accanto ad Oscar e che non doveva preoccuparsi. 

Trascorsero tutta la notte abbracciati. Non parlarono molto ma sentivano che l’amore che si donavano reciprocamente sarebbe stata la loro forza.

Il mattino seguente Andrè si svegliò molto presto. Era ancora sconvolto da quello che aveva saputo. In effetti lei non era stata bene da un po’ di  tempo, era sempre pallida. Lui l’aveva notato ma non era riuscito a farsi dire nulla da Oscar. 

Si alzò e si sedette sulla poltrona di fianco al letto fissando la meravigliosa creatura che dormiva ancora. “Signore non puoi farmi questo”pensò “Non è giusto!”.

Calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance e iniziò a pensare a  alta voce. “Non puoi portarmela via adesso che ci siamo trovati, non puoi farla morire. Non è giusto. Io darei la mia vita per lei ma stavolta senza il tuo aiuto io non posso fare nulla, nulla!” 

Disperato si mise la testa tra le mani. Il corpo proteso in avanti. “Devi lottare amore mio,  devi trovare la forza, lotteremo insieme,  e insieme sconfiggeremo questa malattia. Non morirai amore, te lo prometto!”.

Improvvisamente, udì uno scricchiolio provenire dalla porta della camera. Era ancora buio nella stanza  e questo non facilitava la sua vista già compromessa.

Quando riuscì  a mettere a fuoco l’immagine vide il generale che lo guardava  con aria sorpresa. “Andrè vieni fuori con me” disse con una voce tremante. Andrè lo seguì fuori dalla stanza sino allo studio del  generale.

“”Io …io ho udito ciò che tu hai detto Andrè ma non ne ho capito il senso. Cosa vuole dire che Oscar è in pericolo di vita. La ferita non è tanto profonda da costituire un pericolo. Rispondimi Andrè. Te lo ordino.”

Andrè ebbe un attimo di indecisione.

Cosa  doveva fare? Raccontare tutto al padre di Oscar e chiedere il suo aiuto o trovare un diversivo e non parlare della malattia?

Non era certo che fosse la soluzione giusta ma decise di parlare. Lui aveva i mezzi per aiutare Oscar ed era solo questo quello che contava.

“Generale, Oscar è ammalata, molto ammalata.  Ha la tubercolosi già da qualche tempo”.

Il Generale impallidì e si fece cadere senza forze su una sedia e iniziò a piangere

“No…..Dio no…questa è la mia punizione per essere andato contro il volere di Dio quando è venuta al mondo. Povera figlia mia..povera Oscar”.

“Non dobbiamo perdere le speranze, dobbiamo tentare l’impossibile per salvarla. Ce la farà vedrete, lei è forte, non si farà vincere dalla malattia. Lotterà con tutte le sue forze. Ma dobbiamo aiutarla. Oscar mi ha parlato della malattia solo ieri sera, altrimenti avrei già tentato qualcosa. Ma ora abbiamo bisogno del vostro aiuto”..

Andre pronunciò queste parole con decisione e ardore e si accorse che il Generale lo fissava con aria interrogativa.

“Andrè,  quando io avevo deciso di giustiziare mia figlia che aveva infangato il nome della famiglia Jarjayes, tu ti sei offerto di morire con lei. Anzi prima di lei. E questo perché l’amavi. Lei non ha detto niente in quell’occasione ma io credo che i sentimenti tra di  voi  siano cambiati non è vero?”

Andrè chinò la testa.

“Si Generale, sono cambiati. Noi saremmo andati via insieme comunque”. 

“Capisco.” Jaujayes restò in silenzio fissando il vuoto.

Che senso aveva rimanere attaccati alle vecchie convenzioni sociali ora che la Francia era sull’orlo della rivoluzione e la figlia stava morendo? Dividere i ragazzi non avrebbe certo aiutato Oscar. Anzi, l’avrebbe distrutta per sempre. La cosa giusta da fare era appoggiare le decisioni della  figlia e tentare di salvarla.

Questo ragazzo l’aveva seguita, protetta e amata per tutta la vita. Poteva fidarsi di Andrè più di chiunque altro. Sapeva che sarebbe morto per lei e che avrebbe lottato come un leone per salvare  la vita. Si, l la decisione giusta era lasciare che Andrè si prendesse cura di lei lontano da Parigi in un posto tranquillo dove forse avrebbe ritrovato la sua natura femminile e dove avrebbe potuto vivere felice.

“Porta via Oscar con te Andre. Portala lontano e falla felice. Avete la mia benedizione. Penso che solo tu possa farlo. Lei non potrebbe mai sposarsi con un uomo qualunque seppur nobile. Mi figlia è un essere speciale e io sono grato a Dio per avermi concesso l’onore di essere suo padre. Sposala Andrè e rendila felice. Dalle tutto ciò che io le ho impedito di avere in questi anni”.  

Andrè non poteva credere alle parole che aveva udito

“Io…..Generale….io non so cosa dire. Vi ringrazio Generale”.

Jarjayes gli mise le mani sulle spalle

No Andrè, non devi ringraziarmi. Del resto sei stato come un figlio per me, hai vissuto nella mia casa  accanto a mia figlia. Forse era destino che  vi trovaste anche nell’amore Chiederò al Re oggi stesso la dispensa per sposare Oscar. Voglio fare tutto quello che posso per benedire questa unione. Chiederò il congedo per Oscar e per te. Vai da lei e dille tutto”.

Oscar si destò non appena sentì entrare Andrè.

“Buongiorno amore, come stai?” chiese lui accarezzandole la testa.

“Meglio. Ho la testa dura sai!”.

Lui continuò ad accarezzarle il viso e le raccontò di quello che era accaduto pochi minuti prima con il padre. Lei era visibilmente scossa.

Ad un tratto sentirono bussare alla porta e entrò il Generale.

“Figlia mia, come stai oggi? Sai, io e Andrè abbiamo parlato un po’ e …….perché non me l’hai detto prima …..ti avrei aiutato…..ora farò tutto il possibile per salvarti. Affido la tua vita ad Andrè e vi auguro di essere felici insieme”.

Dagli occhi di Oscar e da quelli del padre iniziarono  a scorrere le lacrime. Era un pianto liberatorio  di gioia e di paura perché il suo destino era appeso ad un filo sottilissimo. 

Iniziava una vita nuova piena di incertezze e di incognite.

Iniziava una battaglia per la vita che lei avrebbe combattuto accanto al suo uomo.

 

Non ci volle molto per ottenere dal  Re la dispensa per il matrimonio. Il Generale decise però di non informare nessuno della famiglia sulla malattia di Oscar . neanche. M.me Jarjayes fu messa al corrente. Alla nonna di Andrè fu detto che il Generale accettava la loro unione ma che preferiva che vivessero  altrove.

 

Partirono un mattina  di inizio luglio. Parigi era affollata di gente in rivolta e di soldati provenienti da tutta la Francia. Lo scontro era inevitabile come inevitabile era la vittoria del popolo oppresso da secoli di ingiustizie sociali..

 

Oscar e Andrè lasciavano la Parigi puzzolente e sporca che avevano conosciuto sin da piccoli e si incamminavano verso una nuova vita  di speranze e di incertezze

Solo l’amore profondo e incondizionato che provavano l’uno per l’altra li avrebbe accompagnati  e avrebbe dato loro la forza di superare i momenti difficili.

 

 

Una vita ancora

 

Oscar si avvicinò alla finestra, spostò la tenda grigia e guardò fuori. La pioggia cadeva fitta da ore. Andrè le aveva detto che durante il suo stato di incoscienza aveva piovuto parecchio.  Era tra trascorso tanto tempo  dal suo arrivo al convento. Non ricordava neanche quanto,  tre mesi….quattro forse, o addirittura di più. Ma che importanza aveva?   Si sentiva ancora debole, ma tutto sommato le era andata bene. Era viva, e questa era l’unica cosa importante. Non avrebbe sopportato il pensiero di dare un simile dolore al suo uomo, lui sarebbe impazzito dalla disperazione. Lui aveva sempre vissuto per lei e la loro si poteva chiamare vita solo se condivisa con la persona amata.

Aveva passato un brutto momento del quale non ricordava nulla al suo arrivo al convento. Le era stato detto che per diverso tempo non aveva più  dato cenno di ripresa. Sembrava che si fosse arresa alla malattia, che  non avesse più la forza di lottare. Poi un giorno aveva aperto gli occhi e aveva visto  il volto di Andrè che la guardava  sorridendo. Si era svegliata in una camera sconosciuta, in un letto mai visto ma la presenza dell’uomo l’aveva immediatamente rassicurata.

“Sei qui” gli aveva sussurrato e lui aveva risposto piangendo  che non avrebbe potuto lasciarla sola….mai.

Dal momento del risveglio era trascorso tanto tempo nel quale si era dedicata alle cure del proprio corpo per cercare di vincere quella terribile malattia, seguendo le pazienti indicazioni del frate.

“Non  sei una paziente molto disciplinata comandante….”  Le diceva  scherzando quando  insofferente cercava di ribellarsi alle prescrizioni del suo salvatore.

Le aveva raccontato l’episodio dell’incontro a Versailles, tanti anni prima. In realtà non  riusciva a ricordare con chiarezza quello che le aveva detto in quell’occasione.

 

“Sei pronta Oscar?” La voce di Andrè la fece trasalire.

 “ Si, sono pronta. Dov’è Padre Tourzel?” Oscar  si diresse verso il salone principale del convento dove il frate le venne incontro sorridente.

“Padre, vi devo la vita” Gli occhi le si riempirono  di lacrime.

“No cara bambina, devi ringraziare il buon Dio e tuo marito che non ha lasciato nulla di intentato per salvarti. Sai, pensavo che mi avrebbe rapito se non avessi accettato di seguirlo da te quel giorno”. Diede una pacca sulla spalla al giovane che sorrideva imbarazzato.

“Buona fortuna ragazzi, ora inizia  per voi una vita  nuova. Sarete felici ma ricordate che le difficoltà non vi dovranno mai scoraggiare”.

“Addio Padre e grazie”

“Addio  mio caro Andrè e addio Madamigella Oscar”.

 

Forse era finalmente  giunto il momento di godersi la felicità tanto agognata. Avevano combattuto contro il loro pudore, contro  la società che li voleva divisi, contro la malattia e ora niente avrebbe potuto dividerli.

Niente e nessuno.

 

 

“Mi sembra perfetta, che ne dici Andrè” Oscar fissava con aria sognante il magnifico paesaggio che si poteva godere dalla terrazza della casa che Padre  Thierry aveva mostrato loro. A Dieppe quella era una delle poche case ancora in buone condizioni. I proprietari, dei ricchi borghesi l’avevano lasciata alla Chiesa del paese anni prima.

“L’affitto è un po’ caro Oscar, dovremo fare qualche lavoretto, è disabitata da un bel po’ di anni, ma mi pare che vada bene.

“Allora che fate la prendete?” chiese l’uomo  insofferente.

“Ma si  Padre, la prendiamo e speriamo che non ci cada il tetto in testa!”

“In quel caso dirò al Dottor  Fabre di farvi uno sconto sulla parcella!”

Risero di cuore. Quella casa rappresentava tutto ciò che da anni avevano voluto. Era il loro nido d’amore, un focolare dove raccogliersi finalmente in pace.  Era una casa  bianca con due piani e grosse finestre bianche.  Era spaziosa e i pochi mobili rimasti  testimoniavano  il gusto fine ed elegante di chi l’aveva abitata. Di fronte alla casa c’era un piccolo cortile diviso dalla strada da un muro alto.  Dal retro della casa partiva una scalinata che portava direttamente su una piccola spiaggia alla quale l’accesso era possibile solo via mare.

Presa consegna delle chiavi e pagata la pigione, Oscar corse sulla terrazza e si fermò a fissare il mare. Respirò a pieni polmoni. Si sentiva libera, libera di vivere, di amare, libera di essere felice in un angolo di paradiso tutto suo.  Libera di confessare i suoi segreti a quel mare di Normandia che tante volta l’aveva vista piangere, soffrire, disperarsi. Non era riuscita a  vivere nel sud della Francia nonostante il clima fosse migliore. Non poteva vivere così lontano da Parigi, dai suoi ricordi, e la Normandia era il posto ideale.

Già, Parigi.  Parigi infiammata dalla Rivoluzione, dalla rabbia del popolo. Da quella Rivoluzione dalla quale lei era scappata appena in tempo per affrontare  una battaglia più personale contro la sua malattia.

 Parigi messa sotto assedio da un popolo che manifestava apertamente tutto l’odio represso da secoli  nei confronti dei nobili. Un popolo sanguinario, violento, assetato di morte e di vendetta. Non passava giorno senza che un nobile venisse ucciso senza processo ne’ difensore, solo per placare la rabbia del popolo. .

“Perché sei triste. Che hai?”

“Io sono felice Andrè, sono tanto felice ma pensavo a Parigi, a mio padre, a mia madre, alle mie sorelle, a tua nonna. Non sarà affatto facile la vita per loro”.

Andrè la prese tra le braccia. “Lo so, non è facile. Il popolo sembra impazzito. Oscar, dimmi la verità, tu vuoi tornare a Parigi ?  Oscar io sarei comunque pronto a seguirti, lo sai!.”

Oscar si sciolse dall’abbraccio caldo di Andrè e lo guardò negli occhi. “No Andrè, non voglio tornare là, non voglio. Quella parte della mia vita è definitivamente chiusa. Ora la mia vita è qui con te. Ti prego, non pensare che io rimpianga qualcosa di questa vita perché l’unica cosa che posso rimpiangere è di non avere avuto prima il coraggio di fare  questa scelta. Non vorrei essere in nessun altro posto al mondo. Ora esistiamo solo io e te. Parigi è lontana. Non c’è motivo per tornarci”.

“Come vuoi piccola”. E tornarono ad abbracciarsi e a guardare il mare.

 

 

 

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Capitolo 7
*** Julienne ***


 

Rivelazioni

 

Partirono all’alba. .Il viaggio non era lungo, il castello distava circa sei   ore di cammino da Versailles. Maria Antonietta era felice che la sua vecchia amica avesse accettato l’incarico di scortarla e proteggerla. Solo con Oscar si era  sempre sentita protetta e completamente al sicuro.

Seduta nella magnifica carrozza, in compagnia della piccola principessa Marie Therese  e di 2 dame di compagnia la regina osservava Oscar dal finestrino della carrozza. Come era bella,coraggiosa e decisa Oscar. Quanto avrebbe voluto avere la sua tenacia e la saggezza che aveva sempre dimostrato in mille occasioni.  Lei invece, era sempre stata frivola, leggera, più attenta alle sue esigenze che alle condizioni del popolo francese.

E ora era troppo tardi. Ora i francesi la odiavano e lei non li poteva biasimare. Ma nessuno avrebbe potuto negarle  il diritto di regnare che  le era stato concesso per volere di Dio. 

Arrivarono a destinazione dopo qualche breve sosta per fare riposare i cavalli. Era una bella giornata e faceva molto caldo. L’aria era afosa e non c’era un soffio di vento.

Il castello era  splendido, un piccolo gioiello di architettura barocca. Era circondato da cancelli e siepi e Oscar diede l’ordine ai suoi uomini di predisporre una sorveglianza continua, giorno e notte.

Una strana sensazione la pervadeva. Sentiva  stava per succedere qualcosa e  lei doveva avere assolutamente tutto sotto controllo. Non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita della Regina.

Iniziò a percorrere il perimetro del parco ispezionando centimetro per centimetro con aria insofferente.  “Mi sembra un po’ tesa oggi il comandante, Andrè, non ti sembra? Forse non si fida di noi? Penserà che  tra i soldati ci sia un traditore disposto a  tentare qualche colpo di testa?” “E tu pensi che sia così Alain?” chiese Andrè preoccupato. “No, non penso. I soldati rimasti sono assolutamente affidabili,  potrei giurarlo”.

 

Oscar  fissava i due amici da lontano. Come era bello Andrè…..come  avrebbe voluto chiarirsi con lui,  dirgli che stava soffrendo per lui e che aveva bisogno del suo amore, che lo desiderava immensamente.

Si sentiva una codarda. Il solo pensiero di  parlare dei suoi sentimenti la imbarazzava tantissimo, Non ci sarebbe mai riuscita. E comunque quello non era certo il momento di pensare all’amore. Aveva un compito importante e doveva cercare di mantenere la calma.

Il giorno successivo la Regina era di buon umore. I suoi occhi erano ancora velati da una tristezza profonda e ogni tanto, vedendo in lontananza  qualche bambino del  paese giocare  felice le si riempivano di lacrime. Aveva tentato di essere una buona madre ma non aveva potuto salvare il delfino dal quell’atroce destino. Spesso si ritrovava a pensare  che Dio le aveva tolto il bambino per punirla delle sue colpe. Le restavano  pur sempre la figlia e Louis Charles e lei li amava più della sua stessa vita.

Le giornate trascorsero velocemente in compagnia  della Principessina, della vecchia contessa e delle sue dame di compagnia.  Si sentiva  serena in quel posto tanto lontano dalla corte e dall’etichetta che odiava disperatamente.

Dal canto suo, Oscar continuò a predisporre turni di guardia  e a vegliare su di lei.  “Penso che la Regina stia soffrendo molto per la morte del figlio” disse Alain ad Andrè. “Già, vedi la Regina è molto diversa dall’immagine che i francesi avevano di lei, è buona e caritatevole  ma di certo non ha saputo farsi amare capire.

Purtroppo si è messa nelle mani di uomini e donne di pochi scrupoli che si sono approfittati delle sua ingenuità per ottenere privilegi e denaro.” “Sarà così Andrè ma ora è troppo tardi e il popolo la odia ferocemente E’ la Regina che viene attaccata e messa in discussione, non Luigi XVI.”

Dopo cena, Oscar  uscì in giardino per controllare che fosse tutto sotto controllo. Le guardie erano ai posti assegnati e la situazione sembrava tranquilla. Andrè e Alain le si avvicinarono. 

“Mi sembra tutto tranquillo comandante” le disse Andre con un tono distaccato.

“Si” intervenne Alain “l’unica cosa che può succedere stasera è che venga giù un brutto acquazzone. Guardate che nubi!”  In effetti il tempo si era guastato e sembrava che stesse per arrivare un temporale”. C’era nell’aria un forte elettricità e ad Oscar vennero  i brividi.

“C’è una strana atmosfera  nell’aria, non  sentite?”

“Veramente no” fu la risposta di entrambi. “Boh, sarà una mia impressione ma a parte il vento mi sembra che sia tutto immobile, come in una finzione”.

“Forse siete stanca, andate a riposare, rimaniamo noi qui non vi preoccupate”.

“Alain, voglio che  sia chiara una cosa: se dovesse succedermi qualcosa, qualunque cosa, tu devi prendere il comando al posto mio. E dovrai fare  del tuo meglio per proteggere la Regina , ricordatelo, è un ordine.” Aveva pronunciato questa frase   con un tono molto serio e preoccupato.

“Va bene comandante, ma penso non ce ne sarà bisogno.”

“Io rientro in casa. Tu Alain sei di guardia ma tu Andrè dovresti riposare, il tuo turno è domani. Dovresti dormire un po’”.

Andrè si sorprese della frase premurosa di Oscar. “va bene, farò come vuoi”.

Si diressero verso la porta di entrata ma all’improvviso degli  provenienti dall’esterno del castello  ruppero  il silenzio.

“Che diavolo sono questi spari? “ Oscar si precipitò nella direzione da cui provenivano ma si accorse che da un’entrata del cancello degli uomini armati erano riusciti ad entrare ed avevano colpito  due soldati.

Si girò a guardare la facciata del castello e vide che la Regina si trovava sul terrazzo dei suoi appartamenti ed era  pericolosamente visibile nonostante l’oscurità della notte.

Doveva reagire, non poteva permettersi di farsi prendere dal panico.

“Maestà rientrate in camera, Maestà, presto…..rientrate……soldati sparate…sparate….non lasciateli avvicinare..sparate”    Oscar aveva gridato con tutto il fiato che aveva in gola. Chissà  se i suoi uomini sarebbero riusciti a mantenere la calma.

Era iniziato lo scontro a fuoco. I soldati sparavano e gli assalitori, circa una quindicina, riuscivano a tenere testa. Erano nascosti dietro una piccola costruzione e di notte non era facile colpirli. I suoi soldati erano invece molto più visibili e rischiavano di più.

Non riusciva a vedere Andrè… lo aveva perso di vista pochi secondi prima dell’inizio degli spari…..dove era finito…..uno scontro a fuoco nelle sue condizioni non era certo l’ideale. Sapeva che la vista di Andrè stava peggiorando e temeva che riuscissero a fargli del male. Ma ora doveva pensare a difendere la Regina.

Oscar si diresse verso la porta di entrata, doveva controllare che nessuno fosse riuscito a salire.  All’improvviso vide una figura  maschile correre verso di lei…era Andrè.

“Oscar, la Regina sta bene, non ti preoccupare, non è entrato nessuno e ci sono dei soldati a proteggerla.

Dopo poco il fuoco cessò,  il tutto era durato pochi minuti ma ad Oscar era parsa un’eternità.

Oscar vide che gli assalitori tentavano la fuga. “Non devono scappare”gridò “Alain prendi il comando e ricorda quello che ti ho detto!”

Seguita da Andrè e da altri quattro  uomini corsero verso le scuderie e iniziarono l’inseguimento. 

Doveva prenderli…doveva capire chi aveva potuto organizzare un agguato simile …..non poteva lasciarseli scappare.

“Oscar, siamo solo in sei e loro sono rimasti in dieci, dobbiamo stare attenti”

“Si Andrè, ma non potevo certo lasciare la Regina senza scorta”.

I fuggiaschi sembravano avere le ali ai piedi. Evidentemente conoscevano molto bene la zona e se non fossero stati attenti avrebbero rischiato di perderli di vista.

Ad un tratto il gruppo  si divise e presero  due direzioni diverse. 

“Andrè vieni con me, voi  seguite gli altri”  “Quei due mi sembrano i capi Andrè,  dobbiamo assolutamente prenderli”.

 

I fuggiaschi si infilarono in una stradina scoscesa che  costeggiava un torrente.

I due uomini  abbandonarono i cavalli e attraversarono il corso d’acqua percorrendo un ponticello di lego e corda.

Oscar e Andrè decisero di fare lo stesso. Il ponte non avrebbe retto il peso dei cavalli.

Iniziarono ad attraversare ma si resero conto che le assi si muovevano e cedevano  sotto i loro piedi.  Evidentemente quegli uomini sapevano esattamente dove mettere i piedi!  Ma dovevano tentare di attraversare….dovevano prenderli. 

Ad un tratto un legno più fragile degli altri si ruppe completamente sotto i piedi di Oscar che sentendosi cadere nel vuoto lanciò un grido.

Riuscì ad aggrapparsi ad una corda  con una mano e Andrè che era a un metro da lei cercava di avvicinarsi per aiutarla. “Andrè stai attento..rischi di cadere” Vedeva il torrente in piena scorrere impetuosamente sotto di lei.

“Non ti preoccupare Oscar e poi non ti posso certo lasciare qui, no?” Doveva stare realmente attento, se fosse caduto anche Oscar sarebbe stata irrimediabilmente in pericolo.

I briganti gli avevano fatto davvero un brutto tiro!

Andrè tento di muoversi  calpestando le assi che sembravano più resistenti ma non aveva calcolato che dall’altra parte del torrente, i loro assalitori erano ancora liberi e intenzionati a disfarsi di loro una volta per tutte.

I due uomini  sbucarono dall’oscurità del bosco, si avvicinarono al ponticello e con un coltello ben affilato tagliarono le corde che ancora tenevano legate le assi.

La caduta fu inevitabile. Oscar e Andrè si ritrovarono in un istante nel torrente.

La sensazione fu terribile….si sentirono avvolgere completamente dall’acqua ghiacciata. Oscar non riusciva neanche a respirare. Non vedeva più nulla. Tutto era buio. Non poteva muoversi e sentiva sul suo corpo stordito la pressione della corrente che la trascinava via.  Era terrorizzata. Era dunque arrivata la fine? Era uscita indenne da tante battaglie per morire affogata nell’acqua ghiacciata?

E dov’era Andrè….non riusciva vederlo….doveva fare qualcosa..non poteva lasciarlo morire…  ma cosa poteva fare? L’acqua la stava trascinando senza che lei avesse la forza di tentare la minima resistenza.

Non aveva più ossigeno…doveva tentare di tornare in superficie per respirare.

Ad un tratto sentì una pressione sul braccio, sentì una mano che l’afferrava con forza.Si voltò e le parve di vedere  il corpo di Andrè  vicino al suo.

Poteva sentire la sua presenza, ora niente era impossibile con lui al suo fianco. Lui l’avrebbe salvata, sarebbe riuscito a tirarla fuori di li.

Le correnti erano fortissime. I due ragazzi tentavano di risalire in superficie per respirare  ma dopo pochi secondi l’acqua ghiacciata sembrava impadronirsi dei loro corpi e controllarli completamente.

Si aggrappò ad Andrè con tutte le sue forze. Se non ce l’avessero fatta almeno sarebbero morti  insieme, vicini. Avrebbero condiviso anche questo scherzo che il destino aveva voluto riservare loro. 

Dal canto suo Andrè sembrava lottare come un leone. Non poteva finire così, avevano ancora tante cose da dirsi, tante cose da fare insieme.

Il tempo sembrava essersi fermato, e  pochi minuti di agonia sembrarono interminabile.

Andre riuscì ad afferrare una tavola  che il torrente aveva ingoiato e i due giovani vi si aggrapparono con tutte le loro forze.

“Dobbiamo arrivare a riva” riuscì a gridare Andrè “Oscar ti prego resisti!”.

Il torrente li trascinò sino a raggiungere dei grossi tronchi d’albero che bloccati da  rocce appuntite sembravano tagliare il suo corso. Con la forza della disperazione Andrè  vi si  aggrappò e reggendosi con un braccio e  tenendo Oscar con l’altro riuscì  a raggiungere la riva.

Era la fine di un incubo. Avevano pensato di non farcela.

Oscar ansimava visibilmente, era stremata e aveva bevuto parecchia acqua. E non riusciva a smettere di tremare.

“Stai bene Oscar?” chiese preoccupato.

“Si Andrè sono solo stremata e tu?

“Beh, potrei stare meglio ma direi che non è il caso di lamentarsi”.

Si buttarono per terra l’uno accanto all’altra e persero i sensi. .

Dopo qualche minuto Andrè rinvenne. Oscar era  rannicchiata accanto a lui e lo stringeva forte. La testa  di lei appoggiata sul suo petto. Andrè la guardò incredulo.  Era bagnato fradicio e non aveva neanche la forza di alzarsi. Era comunque riuscito a salvare la sua Oscar e questa era la sola cosa importante. In quel momento tutto il resto non sembrava avere importanza. Ma non potevano restare li, era pericoloso,  dovevano cercare un riparo per asciugarsi e rifocillarsi.

“Oscar svegliati…Oscar”

Lei però non sembrava riprendersi. “Oscar.. amore mio…. Oscar ti prego apri gli occhi ….amore”

Andre aveva pronunciato  quella frase dolcemente ma iniziava a preoccuparsi non vedendola riprendersi.

Oscar  aprì gli occhi e lui  sospirò sollevato.

“Dormigliona dai dobbiamo andare via da qui”.

“Va bene Andrè”.

Aveva sentito tutto, l’aveva chiamata amore….amore…amore….quella parola le  rimbalzava in testa come una cantilena.   Allora l’amava ancora, non l’aveva dimenticata!

Si avviarono a piedi, non era il caso di cercare i  cavalli, erano stati trascinati per un percorso troppo lungo e dovevano trovare un posto sicuro per scaldarsi.

Mentre tentavano di arrivare alla strada principale videro delle luci provenire da un villaggio non troppo lontano. Decisero di raggiungerlo. Trovarono una locanda dove l’oste vedendo il loro stato li accolse gentilmente  mettendo a loro  disposizione una stanza con un bel camino per scaldarsi e qualche asciugamano.

L’arredamento era molto povero  ma almeno sembrava pulita.

“Devi toglierti i vestiti” disse Andrè mentre cercava di accendere il fuoco “Rischi di prendere freddo”.

In circostanza normali Oscar avrebbe protestato ma pensò che non era il caso di rimanere con quei vestiti inzuppati. Prese un asciugamano e si andò a sedere sul letto dando le spalle ad Andrè Si tolse la camicia e si voltò a guardarlo.

Il fuoco iniziava  ad attaccare ed Andrè  si era spogliato Quello che vide la fece sussultare. Andrè era bellissimo, L’asciugamano gli copriva solo  le gambe. Aveva un corpo perfetto. Le spalle erano forti e possenti e il petto glabro era muscoloso. Si sentì un brivido percorrerle la schiena.  Si tolse  stivali e pantaloni e si sedette nuovamente sul letto.

Andrè non resistette alla tentazione di guardarla.  Lei era seduta sul letto e gli dava le spalle.

Poteva vedere la schiena nuda coperta dai meravigliosi capelli biondi ancora bagnati. Non indossava più i pantaloni e lo sguardo si soffermo sulle natiche perfette posate sul letto. Era  bella come una dea. La pelle bianca sembrava trasparente alla luce dorata del fuoco.

In tanti anni passati insieme non erano mai stati così intimi, non l’aveva mai vista così.  Gli sembrava di impazzire dal desiderio di lei. Cosa avrebbe dato per potere toccare quel corpo magnifico, per baciarne la pelle vellutata almeno una volta!

Oscar si avvolse nell’asciugamano e si avvicinò a lui sedendosi a terra. Lui  sistemò i vestiti vicino al fuoco e si sedette.

La guardò con tenerezza e le sorrise.

“Ce l’abbiamo fatta per un pelo questa volta vero? Hai ancora i capelli bagnati Oscar asciugali” e prendendo un asciugamano  pulito  le si avvicinò ancora di più. Mise l’asciugamano sulla testa di Oscar e attirandola  a sé  iniziò a strofinarla dolcemente.

Lei lo fissava con aria sognante.  Com’era possibile che Andrè fosse sempre così dolce e premuroso, che pensasse sempre a lei? Che  rischiasse la sua vita per lei? 

Improvvisamente le tornarono alla mente alcune parole che ricordava di avere sentito al suo risveglio sulla sponda del fiume. L’aveva chiamata amore, ne era sicura. Era mai possibile che  l’amasse ancora, che non l’avesse dimenticata  tra le braccia dell’altra donna?  Pregò Dio perché non si sbagliasse.

“Andrè devo chiederti una cosa” bisbigliò fissando il pavimento.

“Dimmi!”.

“Andrè….poco fa io…..io… ho sentito….ho sentito una cosa…..ma non so…..non vorrei essermi sbagliata….”

“Coraggio” la rassicurò lui.

“Io ho sentito che tu mi chiamavi amore. E’ mai possibile che nonostante tutto tu mi ami ancora Andrè?”

Gli occhi le si riempirono di lacrime e non riusciva a guardarlo. Ecco, ora gli aveva chiesto quello che voleva sapere da tanto, ora non gli avrebbe più potuto celare i suoi sentimenti, qualunque fosse stata la sua risposta.

Lui  fu scosso dal sentire questa domanda. Perchè gli stava chiedendo spiegazioni su quello che le era parso di sentire? Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva mentirle, doveva dirle la verità. Doveva essere sincero come aveva sempre fatto anche a costo di rischiare di allontanarla nuovamente.  “Oscar non ti sei sbagliata… io…ti amo e ti amerò per tutta la vita. Non potrei vivere senza di te. Ci ho provato sai, ma il solo pensiero di non starti accanto mi faceva impazzire”. 

Lei sentì le lacrime riempirle gli occhi sempre più impetuose  iniziare a scorrere  incontrollate lungo le guance.

“Io pensavo che tu mi avessi dimenticata grazie a quella donna…..che ora amassi lei”

Lui trasalì. Come aveva fatto a saperle di Margot e perché ora gli diceva quelle cose?

“Vedi Oscar, quella donna mi ha aiutato a, lenire il mio dolore per alcuni attimi, a farmi dimenticare che la persona con la quale avrei voluto condividere la mia vita non sarebbe mai stata mia, ma è stata solo un’illusione durata brevi istanti”.

Lui aveva pronunciato queste parole con una dolcezza e una intensità tali da convincere Oscar ad abbandonare le ultime remore e ad aprirsi a lui sinceramente.

“Andrè … Ti ho fatto soffrire Andrè, ti ho detto cose orribili che non ho mai pensato, neanche per un solo istante. Ero arrabbiata con me stessa perché mi sentivo incapace di affrontare la situazione, ero infastidita dalle pressioni di Alain e ti ho detto cose assurde…..ma non è stato facile ammetterlo con me stessa e non lo è neanche dirlo a te…..ma non posso più nascondere i miei sentimenti, non ne sono più capace.  Anch’io…… ti amo Andrè, ti amo …..da tanto… ti amo da morire”. 

Lo guardava  fisso negli occhi ora.   Aveva un’espressione dolcissima,  indifesa  e fragile.

Andrè non poteva credere alle proprie orecchie. Non osava più neanche sperare che quel giorno sarebbe potuto arrivare.

 “Oscar amore mio …vieni qui” 

Lei si precipitò tra le sue braccia piangendo.

“Perdonami Andrè ti ho fatto soffrire, ti ho respinto, ti ho fatto del male……….perdonami amore, perdonami….non volevo farti soffrire ma non riuscivo a fare altrimenti…….io non potevo…. non riuscivo ad ammetterlo……perdonami”

“Non piangere Oscar non devi piangere mai più. Ora tutto cambierà perché finalmente apparterremo l’uno all’altra per sempre”.

Le prese il viso tra le mani, la guardò con una dolcezza infinita e la baciò teneramente.

“Ti amo, ti amo, ti amo, potrei gridarlo al mondo intero” le disse.

Continuarono a baciarsi e lentamente la dolcezza lasciò il posto alla passione  e al desiderio.

Oscar  baciava quelle labbra calde, morbide, dolci, assaporava il sapore della sua  bocca, quel sapore che aveva avuto timore di desiderare,  toccava la  pelle  di Andrè, ne respirava l’odore intenso, eccitante e attimo dopo attimo la sensazione di avere perso per sempre il controllo tra le braccia di lui si faceva sempre più concreta.

“Andre voglio essere tua…completamente…..da questa sera per tutto il resto della mia vita. Insegnami ad amarti ti prego”.

Lui la sollevò delicatamente e l’appoggiò sul letto.  Finalmente  sarebbe stata sua, per sempre. Finalmente lei aveva ceduto  all’amore e si abbandonava completamente a lui. Ebbe un fremito improvviso. La mano dell’uomo si soffermò timorosa sulle gambe di lei  ormai completamente scoperte.  Era la donna più bella che avesse mai visto, non vi era dubbio. La perfezione di quel corpo sinuoso  lo lasciava senza fiato.  Era bella,  indifesa, dolce, calda. Era la sua donna.

Le tolse l’asciugamano che ancora nascondeva parte del suo bellissimo corpo e iniziò a baciarle il collo, i seni, il ventre.

Oscar era in completa balia delle sue mani potenti e abili che le percorrevano tutto il corpo sino a scendere nelle zone più intime.  Liberò la mente da ogni pensiero. Era felice, completamente felice. Non aveva mai provato sensazioni simili. Sentiva un brivido caldo percorrerle tutto il corpo.

Sentiva il desiderio crescerle dentro. Voleva Andrè, voleva sentire il suo corpo dentro di sé, lo desiderava disperatamente.

Non esisteva più il soldato, il guerriero, non esisteva più l’amico, l’attendente, il confidente. Erano solo Oscar e Andrè. Erano solo due anime sole che si erano ritrovate per unirsi e non lasciarsi più. 

Dopo attimi di piacere che sembravano interminabili, Andrè le si sdraiò sopra le  aprì dolcemente  le cosce e la penetrò lentamente.

Lei sentì un dolore intenso che svanì quando lui iniziò a muovere il suo corpo con movimenti  regolari. Era questo l’amore dunque? Questa meravigliosa sensazione di piacere che arriva a  stordire la coscienza e la volontà per lasciare il posto al desiderio? 

Nulla al mondo poteva essere paragonato a ciò che stava provando in quel momento.

Lui la baciava, la accarezzava, le sussurrava  dolci  parole d’amore, la rassicurava, si preoccupava che stesse bene.

E lei si sorprendeva nel rispondere con altrettanto trasporto all’amore del suo uomo.

Si inarcava sotto i colpi potenti e al contempo dolci di lui,  cercava la sua bocca e le dita affusolate percorrevano il corpo di lui, prima con carezze, poi graffiando la pelle scura e profumata di Andrè.

Arrivarono al culmine dell’eccitazione, sentirono l’estasi impadronirsi dei loro corpi e ricaddero ansimanti e completamente stremati l’uno tra le braccia  all’altra. 

Restarono in silenzio qualche istante. Era stato meraviglioso, perfetto, indimenticabile, magico.

Non avrebbero più scordato l’intensità della passione provata quella notte.

Non avrebbero mai dimenticato  il sapore della felicità assaporato dopo una vita  di sofferenze e solitudine.

“Andre ti amo tanto” mormorò  perdendosi  in quegli occhi color smeraldo che la guardavano dolcemente.

“Chiedimi di morire per te Oscar e  io lo farò amore mio” rispose lui baciandola teneramente sulla fronte.

“No, non devi morire Andrè,  non te lo permetterei mai. Dobbiamo vivere per amarci ogni giorno e ogni sera.  Ti amo più della mia stessa vita”.

Erano felici finalmente. Dopo tanti anni passati insieme ora  si sentivano uno parte dell’altra. Adesso niente avrebbe potuto dividerli. Si sentivano completamente vivi.

“Andrè, non avrei mai pensato che amarti fosse tanto bello. Io non conoscevo l’amore. Una volta qualcuno  mi disse che l’amore porta  solo  ad una lenta ed eterna agonia ma io non ci volli credere. Speravo esistesse un amore capace di donare la felicità completa e ora l’ho trovato Andrè,  la vivo con te questa forma di felicità. Sono tanto felice che mi metterei ad urlare e a piangere… non so!.  Penso solo che se avessi trovato prima il coraggio di parlare avremmo potuto provare prima questa felicità, ma io ero troppo fragile, troppo spaventata da quello che sentivo. Promettimi che saremo sempre insieme e che saremo felici per tutta la vita, ti prego Andrè”.  Le lacrime ripresero a scendere  calde e salate sulle guance.  Gli prese la mano e la stinse forte. Lui era la sua ancora di salvezza, l’unica ragiona che la portava a lottare  per restare in vita.   Pensò che non poteva arrendersi,  ma sentiva anche che la malattia stava avanzando molto velocemente.

Lui la guardava  sorridendo. Come poteva essere forte e fragile nello stesso tempo la sua Oscar. “Certo amore, te lo prometto. Non voglio altro dalla vita. Desidero solo starti accanto. Ti amo da tanto Oscar……non ricordo neanche più da quanto…...forse dalla prima volta che ti ho vista.”

La sua mente tornò alla bambina bionda che credeva di essere un maschio e che voleva sempre battersi con lui per dimostrare a tutti di essere forte e coraggiosa come un uomo.  Gli aveva fatto una grande tenerezza quella bambina che era sola come lui nonostante vivesse in una bella casa e avesse dei genitori nobili che non le facevano mancare niente. Niente tranne che il loro affetto e la loro presenza. Le loro solitudini si erano trovate ed erano cresciuti sostenendosi reciprocamente. Le baciò la fronte e poi le labbra  delicatamente.

“Ti amerò per sempre Oscar”.

 

Era tardi e si addormentarono esausti. Non avevano parlato di cosa li avrebbe aspettati domani, di come sarebbe cambiata la loro vita.  

Oscar non ebbe il coraggio di parlare ad Andrè della sua malattia, non  quella sera. Non voleva rovinare tutto. Quella sera, solo il loro amore sembrava essere importante.

 

Al castello la situazione era sotto controllo. Alcuni aggressori erano stati uccisi, altri erano riusciti a fuggire e la Regina era spaventata ma incolume.

Tutti erano però molto preoccupati per il comandante e per Andre che  a differenza degli altri uomini non erano ancora tornati.  Avevano trovato i loro cavalli vicino ad un torrente ma  di loro neanche l’ombra. Alain era agitatissimo. Oscar gli aveva affidato un compito ingrato

“Proteggere la Regina…già…..  pensare che io odio i nobili, figuriamoci l’austriaca che  ha rovinato la Francia. Mi avete  fatto un bello scherzo comandante” pensava “Cosa diavolo vi è successo ragazzi, spero che siate vivi, non oso pensare al peggio!”.

“Soldato”una voce lo aveva chiamato e si girò. Era Maria Antonietta.

“Soldato ci sono notizie di Oscar e Andre? Sapete cosa è accaduto loro?”

Alain si inchinò  “No…no..Maestà ….non….non ci sono notizie. Ho mandato altri uomini a cercarli ..ma nessuna traccia. Comunque  state tranquilla, ci siamo noi a proteggervi”e abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Prego il Signore che a Madamigella Oscar e al suo amico non sia successo nulla. Vedete, li conosco da tanti anni e  nutro nei loro confronti stima ed affetto. Siamo cresciuti insieme in fondo anche se ultimamente molti accadimenti ci hanno allontanato”  La Regina era visibilmente preoccupata.   Alain rimase sorpreso da tanta sincerità. “Vi prego, fate di tutto per trovarli sani e salvi”.

 

 

Si svegliarono all’alba. Erano nudi e avevano dormito l’uno tra le braccia dell’altra, come se avessero paura che lasciandosi un solo attimo  i momenti meravigliosi trascorsi insieme si potessero trasformare in  un sogno.

Oscar aprì gli occhi e vide  i magnifici occhi verdi del suo uomo che la fissavano intensamente. “Buon giorno” le disse “Dormito bene?”.

“Si….mai dormito meglio. Sai, stanotte mi sono svegliata  e  ho avuto  paura che fosse tutto un sogno. Poi ti ho sentito accanto a me, mi sono stretta forte a te  e sono stata felice,..immensamente felice.” Lui le sorrise “allora voglio esserti vicino tutte le notti così quando avrai questa sensazione sarò li a rassicurarti, d’accordo?”

“Certo Andre”.

“Oscar cosa pensi di fare adesso?”. Aveva posto questa domanda con un po’ di timore. Ci aveva pensato al risveglio perché sapeva che la spensieratezza della notte precedente lasciava il posto  alla realtà della loro vita quotidiana.

“Dobbiamo tornare al castello, saranno in pensiero” ma sapeva che la sua domanda  era riferita a ben altro. “ Non so esattamente cosa fare, ma so che prenderemo insieme qualunque decisione. Sono la tua donna adesso e ti seguirò ovunque deciderai di andare”. 

“Certo, ma ora il dovere ci chiama non è vero?”.

“Già”.

Rimasero abbracciati ancora per un po’ di tempo. Non volevano spezzare l’incantesimo di un’unione così perfetta.

Si erano amati finalmente  ma ora iniziavano i problemi. Come avrebbero spiegato  questo amore alla famiglia? Dove sarebbero andati? 

 

 

Riuscirono a tornare al castello grazie al passaggio chiesto ad un vecchio che conduceva un carro  colmo di paglia. 

Alain li vide arrivare in lontananza e iniziò a gridare dalla gioia. “Eilà comandante, Andrè…ma che diavolo vi è successo? Eravamo in pensiero.  Però iniziavo a prenderci gusto a comandare questa banda di selvaggi!” e scoppiò in una sonora risata.

“Beh, abbiamo solo rischiato di affogare Alain, ma stiamo bene. Dopo vi spiegheremo tutto. Qui è tutto  posto Alain? La Regina sta bene? Avete catturato gli assalitori? Sai, ero un po’ preoccupata di lasciarti il  comando!”.Lo guardò con aria divertita.

“Tutto a posto…ma non vi fidavate di me?”

“Si, ma solo per le emergenze Alain!” E continuarono a  ridere divertiti.

 

“Oscar amica mia, Andrè state bene, ero in pensiero”. La Regina si era precipitata a raggiungere i due giovani. “State bene vero? Dio sia ringraziato. Ero tanto in pena per voi!!”

 

Oscar e Andrè si guardarono. Erano passati pochi minuti da quando non erano più soli che già sentivano il peso di dovere fingere. Avrebbero voluto tenersi per mano, baciarsi  e scambiarsi tenerezze e invece dovevano mantenere la calma. Almeno per il momento.

 

Iniziarono immediatamente i preparativi per la partenza. Era troppo pericoloso fermarsi li senza ulteriore scorta e Oscar non se la sentiva di aspettare rinforzi da Parigi.

 

Alain però aveva notato qualcosa di strano nel loro comportamento e ne aveva chiesto conferma all’amico.

“Andrè, dimmi, è successo qualcosa tra  te e il comandante?  Mi sembrate  di buon umore……lei non ha più gli occhi tristi e lo sguardo perso nel vuoto che aveva ultimamente…e tu mi sembri sollevato……felice insomma. Dimmi dunque, non lasciarmi sulle spine. Sono il tuo migliore amico no?” 

“Vedi Alain, sono cambiate molte cose ma  te ne parleremo insieme quando torneremo a Parigi. Sarai il primo a saperlo”. 

La risposta aveva lasciato Alain ancora più confuso.  Oscar non gli aveva voluto dire niente per paura che i soldati  trovassero a  ridire nel prendere ordini da una  donna che stava con un loro commilitone e avevano deciso di rimandare.

“Come vuoi, non mi dire niente ma io te lo leggo in faccia!”

Gli diede un pacca sulla spalla e si allontanò fischiettando.

 “E bravo il nostro Andrè”.

 

Era arrivato il momento di ripartire per Versailles. Oscar era preoccupata. Temeva  un altro attacco durante il viaggio. Bisognava tenere gli occhi ben aperti per evitare il minimo errore. Del resto però era improbabile che gli aggressori  fossero in grado di colpire nuovamente.

Tutto era pronto e la Regina si decise a salire in carrozza per fare ritorno alla Reggia e a una vita di corte che le pesava terribilmente. 

 

Il viaggio sembrava procedere senza imprevisti  ma Oscar non era tranquilla. Continuava a guadarsi intorno con aria preoccupata. Non voleva farsi cogliere impreparata.

Andrè e Alain la fissavano preoccupati. “Dici che corriamo pericoli Alain?”

“Non saprei che dire. Ho paura che ci siano persone disposte a tutto pur di attentare alla vita della Regina. Il popolo la vorrebbe morta.”

“Siamo già a questo punto Alain?” continuò Andrè preoccupato. “Temo di si amico mio e tra poco tempo non potremo più fare finta  di niente. Dovremo decidere da che parte stare.”

“Forse hai ragione Alain”.

Andrè decise di non ritornare sull’argomento. Gia. Cosa avrebbe fatto ora?  E Oscar….cosa avrebbe deciso? Lui l’avrebbe certamente seguita ma Oscar si sarebbe trovata a scegliere  tra ideali di libertà e uguaglianza e le nobili origini. E non sarebbe stata una scelta indolore.

Oscar si avvicinò ai due ragazzi.

“Non vi sembra che ci sia un po’ troppo silenzio da queste parti? Ho una brutta sensazione…….come quella dell’altra sera.”

“Santo cielo comandante,  spero che nona abbiate sempre ragione!”.

Continuarono il viaggio  e non accadde nulla di particolare.   

Dopo circa due ore di strada udirono improvvisamente dei rumori provenire dal bosco che circondava lo sterrato. Oscar rabbrividì. No….non poteva essere……..non aveva più la forza di rimettersi a combattere. Si udirono degli spari che venivano dritti nella loro direzione.

“Via ..…via ….io porto via la Regina  presto ….. ……cinque uomini mi seguano…..gli altri rimangano  sulle retrovie …non devono raggiungere la carrozza!”

I soldati tentarono in pochi attimi di riprendere il controllo e di obbedire agli ordini del comandante. Videro uscire dal bosco un ventina di uomini ben armati. In un attimo gli furono addosso e scoppiò l’inferno. . 

“Sparate…sparate……..fuoco……non devono avvicinarsi”. 

Gli uomini  di Oscar tentavano di difendersi come potevano, con la pistola e con la spada. I nuovi aggressori sembravano però non essere molto abili con le armi.

I soldati riuscirono a  disarcionare e colpire molti di loro senza  troppe difficoltà. Pochi sembravano  veramente  preparati. Non era facile però prendere il sopravvento perché gli assalitori erano più numerosi.

Andrè non era riuscito a seguire Oscar, Alain gli era rimasto vicino,  colpiva a fondo tentando di non farsi ammazzare. Non poteva certo morire proprio  adesso.

Alcuni riuscirono a  sfuggire al controllo dei soldati e si diressero  nella direzione verso cui era andata la carrozza reale.

I due ragazzi si trovarono liberi  per alcuni secondi “ Devo andare da lei Alain, è in pericolo” “Allora andiamo coraggio!” gridò Alain finendo di colpire un uomo.

Oscar aveva scortato la carrozza in una folle corsa che non  era ancora cessata.

Non vedeva nessuno dietro di sé ma non poteva ancora fermarsi. E non vedeva neanche Andrè. “Signore proteggilo ti prego ……….fai che non gli succeda  niente  ti supplico”.

I cavalli iniziavano a rallentare. Il peso della  carrozza era troppo ed erano stremati. 

Sentiva la Regina piangere terrorizzata all’interno  stringendosi la figlia al petto.

“Non temete Maestà vi porterò via di qui!” Stava tentando di rassicurare la Regina, ma in realtà  riusciva pensare solo al suo Andrè. 

Improvvisamente udì  il rumore di cavalli lanciati al galoppo  dietro di loro ma non fece in tempo a  vederli avvicinare. Sentì una gran fitta alla testa, provò una sensazione di  sbandamento, sentì il calore del sangue percorrerle il viso. Era stata colpita alla testa. Non poteva arrendersi però.

Sentì chiaramente le parole di un uomo “Devi morire  insieme alla puttana austriaca”

Cadde da cavallo e svenne.

Rinvenne solo quando sentì una  pressione alla gola che la soffocava. Tentò di aprire gli occhi “Muori ….devi morire”.

Non riusciva a opporre la minima resistenza. Era arrivata la fine?  Quando aveva perso le speranze udì uno sparo e sentì che le mani dell’uomo perdevano di vigore intorno al suocollo.

 Era stato colpito.

“Oscar….Oscar…ti hanno colpito ..Oscar….amore…..guardami”

Riuscì a mettere a fuoco le immagini e vide il suo Andrè che la osservava terrorizzato. L’aveva presa tra le braccia.

“Mi fa male la testa…tu stai bene? La Regina Andrè  dov’è”  

“Non ti preoccupare sta bene, siamo riusciti a  metterla in salvo. Dobbiamo portarti da un dottore Oscar. Stai perdendo molto sangue”.

Lei tentò di alzarsi, voleva riprendere il controllo della situazione.

“No, andremo fino a Versailles, non  è una ferita profonda Andrè e non manca molta strada ormai”. “No Oscar, non puoi farcela”

“Non posso rischiare di mettere ancora in pericolo la Regina non ci si può fidare di nessuno” 

“Non ho mai visto una persona più testarda” tentò  di sdrammatizzare Alain. “Vorrà dire che voi due viaggerete sulla carrozza Reale e tireremo i cavalli più che possono per arrivare il prima possibile a casa. E ricordate che se voi state male comando io!”

Oscar non riuscì  replicare. Era troppo stanca per continuare a cavallo. 

Si sistemò accanto ad Andrè nella carrozza  di fronte alla Regina che era ancora visibilmente sconvolta dall’accaduto.

“Madamigella, Dio mio, per poco non vi uccidono. Chi vuole la mia morte Oscar? Chi mi può odiare a tal punto di organizzare questi attentati? Il popolo?” 

“Maestà  questi attentati sono opera di gruppi ben organizzati . Il  popolo non ha né le armi né la preparazione per compiere questi attacchi. Io direi che c’è dietro una mente diabolica e temo che vada ricercata tra la nobiltà”.

“Tra la nobiltà? Allora anche i nobili mi vogliono morta? Come è possibile Oscar?”

Oscar non rispose. Non poteva certo  dire alla Regina che  i nobili si erano allontanati da molto tempo per l’impossibilità di ottenere udienza da lei  sempre presa da una festa, da un ballo o dal bel conte svedese e che stavano iniziando a pensare ad una alternativa alla famiglia Reale per regnare sulla nazione.  Non avrebbe potuto comprenderlo.  

Oscar era appoggiata  alla spalla di Andrè che le premeva  un fazzoletto  contro la ferita per tamponare il sangue. Guardò Andrè e gli sorrise.

Ancora una volta le  aveva salvato la vita. Com’era forte  e coraggioso il suo uomo.

Ancora una volta si era battuto come un leone per difenderla. Si sentiva felice, immensamente felice di essere riuscita a compiere un passo tanto difficile. Si sentiva una persona nuova, si sentiva donna per la prima volta nella sua vita.  Si sentiva completa finalmente. Non avrebbe più dovuto vivere come suo padre le ordinava. Ora avrebbero deciso insieme cosa fare. E non sarebbe stata una decisione semplice.  Avrebbero dovuto affrontare la famiglia, lo scandalo.

Ma ora nulla aveva più importanza. Si sarebbe battuta per difendere la loro felicità. Andrè lo meritava, il loro amore lo meritava. 

Andrè ricambiò il suo sguardo pieno d’amore “Dormi un po’ Oscar, riposati. Non manca molto a Parigi”.

 “Si Andre, forse hai ragione”.

Maria Antonietta  fissava i due giovani che conosceva da anni e che le erano  sempre stati vicini nei momenti di bisogno. Notò che tra di loro c’era una sorta di intimità che non aveva mai  notato prima.  Andrè stringeva Oscar come se avesse voluto proteggerla e coccolarla e la  guardava con  uno sguardo intenso.

Lei si era abbandonata sulla sua spalla e una mano ricadeva sopra la gamba di lui. Forse la sua amica aveva finalmente accettato di vivere la vita che le era stata preclusa sin da bambina?  Era mai possibile che avesse trovato in Andrè l’uomo capace di risvegliare in lei  la sua natura di donna? Certo Oscar era una donna bellissima. Molti uomini a corte avrebbero dato la loro fortuna per averla in moglie. E lei li aveva rifiutati tutti con distacco.

Andrè però era diverso dagli altri uomini. Le era sempre stato accanto e aveva vegliato su di lei senza chiedere nulla.

Non era nobile certo, ma era bello, affascinante, intelligente. Era forte, coraggioso, tenace e leale. Si sorprese a pensare che se Oscar avesse chiesto  al Re il permesso di sposare Andrè lei avrebbe interceduto per  benedire questa unione. Del resto, pochi uomini sarebbero stai all’altezza di una donna come Oscar. Non avrebbe mai potuto sposare un damerino incipriato e indolente come i nobili di Corte. Lei era un essere speciale, era come una rosa di primavera, bella ma pericolosa  se non si faceva attenzione alle spine. 

“Siamo  quasi a Versailles Maestà  disse Andrè”.

“Benissimo, questo terribile viaggio è finito finalmente, è stato un incubo. Andrè  accompagnate a casa madamigella Oscar, non  è necessario che la portiate sino a palazzo”. 

Arrivarono a  palazzo Jarjayes ma Oscar si sentiva troppo debole per camminare. 

Mentre il Generale e alcuni lacchè correvano verso la carrozza Reale Andrè la prese tra le braccia e la portò lungo il cortile interno.

“Nonna manda chiamare   il medico Oscar è ferita!”.

Oscar era aggrappata a lui con le braccia intorno al collo. Il padre non potè fare a meno di notare lo strano atteggiamento della figlia. .

La portò in camera e la posò sul letto. “Bambina mia cosa è successo …è mai possibile che ogni volta debba mettere in pericolo la sua vita? E tu  buono a nulla invece di difenderla la riporti a casa in queste condizioni!”

“Non prendertela con lui non è colpa sua. Mi ha salvato l vita ancora un a volta. Ne abbiamo passate di tutti  i colori durante  questo viaggio! E poi  è solo un graffio non fare l’esagerata come al solito!”.

Il dottore medicò la ferita alla testa e si accorse che anche Andrè  aveva una brutta ferita al braccio.  “Penso che dobbiate rimanere a riposo per un po’ ragazzi. Siete la mia disperazione!”.

Rimasti soli  Andrè si sedette sul letto di Oscar. “Non sono mai stato tanto felice di essere ferito. Almeno posso rimanere qui con te” 

“Beh, ti avrei potuto concedere una  licenza”

“Accidenti, e allora la prossima volta starò più attento comandante!” e scoppiò a ridere.

Lei lo guardava  teneramente “ Andrè, non voglio mai più correre simili pericoli, stavolta ce la siamo cavata per in pelo. Sai. quando ho visto quegli uomini correre verso la carrozza ho pensato che ti fosse accaduto qualcosa di brutto e che io non potevo fare nulla per  aiutarti. . E’ stato terribile e non voglio mai più vivere una cosa simile. Mai più. Te lo prometto Andrè!”. Gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Vieni qui amore..non piangere….non ci succederà più nulla vedrai.”

Non riusciva a smettere però. “Già, non ci succederà nulla…..” pensava “ma io sto male. Potrei morire e tu non puoi fare niente per salvarmi, nessuno può fare niente.

Andrè capì che dietro a quelle lacrime vi era qualcosa di più serio.

“Cosa mi stai nascondendo Oscar? Perché piangi? Dimmi la verità io ti aiuterò amore…ti prego confidati. Cosa ti spaventa?”

Disse queste parole con una dolcezza tale che lei ne fu sconvolta. Come aveva fatto a capire  che c’era qualcosa che la spaventava? Lui poteva davvero leggerle dentro.

“Io non ti ho detto una cosa Andrè, una cosa importante che non sa nessuno. Nessuno a parte il dottore. Io sto male da un po’. Ho la tubercolosi Andrè  e il dottore mi ha detto che solo cambiando vita e clima potrei salvarmi.”

Gli  occhi di Andrè si riempirono di lacrime

“Dio Oscar perché non me l’hai detto? Perché ti sei tenuta tutto dentro amore mio?”

Le accarezzava il viso con una mano

“Ti salverò Oscar, giuro su Dio che non ti lascerò morire! Devi vivere anche per me amore perché la mia vita senza di te non avrebbe senso”.

La prese tra le braccia e se la strinse forte al petto. “Ti amo Oscar e ne usciremo insieme vedrai. Ti darò la forza, insieme ce la faremo!” 

“Si Andrè insieme” Andrè si sdraiò sul letto accanto ad Oscar che teneva sempre stretta tra le braccia.

“Partiremo, dobbiamo parlare con il dottore e fare tutto quello che ci dice.  Chiederemo aiuto alla nonna, ci aiuterà non ti preoccupare. E poi ci sposeremo Oscar, diventerai mia moglie e niente potrà più dividerci”.

Oscar annuì senza parlare. Si affidava completamente a lui, al suo uomo. Si sentiva stanca, svuotata, non aveva più la forza di combattere contro il mondo. Doveva trovare solo il coraggio di resistere alla malattia e sapeva che solo Andrè avrebbe potuto aiutarla.

 “Stai qui stanotte ti prego, non voglio dormire sola senza di te…mai più”

“Va bene amore….mai più”. Dissero alla nonna che sarebbe rimasto lui accanto ad Oscar e che non doveva preoccuparsi. 

Trascorsero tutta la notte abbracciati. Non parlarono molto ma sentivano che l’amore che si donavano reciprocamente sarebbe stata la loro forza.

Il mattino seguente Andrè si svegliò molto presto. Era ancora sconvolto da quello che aveva saputo. In effetti lei non era stata bene da un po’ di  tempo, era sempre pallida. Lui l’aveva notato ma non era riuscito a farsi dire nulla da Oscar. 

Si alzò e si sedette sulla poltrona di fianco al letto fissando la meravigliosa creatura che dormiva ancora. “Signore non puoi farmi questo”pensò “Non è giusto!”.

Calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance e iniziò a pensare a  alta voce. “Non puoi portarmela via adesso che ci siamo trovati, non puoi farla morire. Non è giusto. Io darei la mia vita per lei ma stavolta senza il tuo aiuto io non posso fare nulla, nulla!” 

Disperato si mise la testa tra le mani. Il corpo proteso in avanti. “Devi lottare amore mio,  devi trovare la forza, lotteremo insieme,  e insieme sconfiggeremo questa malattia. Non morirai amore, te lo prometto!”.

Improvvisamente, udì uno scricchiolio provenire dalla porta della camera. Era ancora buio nella stanza  e questo non facilitava la sua vista già compromessa.

Quando riuscì  a mettere a fuoco l’immagine vide il generale che lo guardava  con aria sorpresa. “Andrè vieni fuori con me” disse con una voce tremante. Andrè lo seguì fuori dalla stanza sino allo studio del  generale.

“”Io …io ho udito ciò che tu hai detto Andrè ma non ne ho capito il senso. Cosa vuole dire che Oscar è in pericolo di vita. La ferita non è tanto profonda da costituire un pericolo. Rispondimi Andrè. Te lo ordino.”

Andrè ebbe un attimo di indecisione.

Cosa  doveva fare? Raccontare tutto al padre di Oscar e chiedere il suo aiuto o trovare un diversivo e non parlare della malattia?

Non era certo che fosse la soluzione giusta ma decise di parlare. Lui aveva i mezzi per aiutare Oscar ed era solo questo quello che contava.

“Generale, Oscar è ammalata, molto ammalata.  Ha la tubercolosi già da qualche tempo”.

Il Generale impallidì e si fece cadere senza forze su una sedia e iniziò a piangere

“No…..Dio no…questa è la mia punizione per essere andato contro il volere di Dio quando è venuta al mondo. Povera figlia mia..povera Oscar”.

“Non dobbiamo perdere le speranze, dobbiamo tentare l’impossibile per salvarla. Ce la farà vedrete, lei è forte, non si farà vincere dalla malattia. Lotterà con tutte le sue forze. Ma dobbiamo aiutarla. Oscar mi ha parlato della malattia solo ieri sera, altrimenti avrei già tentato qualcosa. Ma ora abbiamo bisogno del vostro aiuto”..

Andre pronunciò queste parole con decisione e ardore e si accorse che il Generale lo fissava con aria interrogativa.

“Andrè,  quando io avevo deciso di giustiziare mia figlia che aveva infangato il nome della famiglia Jarjayes, tu ti sei offerto di morire con lei. Anzi prima di lei. E questo perché l’amavi. Lei non ha detto niente in quell’occasione ma io credo che i sentimenti tra di  voi  siano cambiati non è vero?”

Andrè chinò la testa.

“Si Generale, sono cambiati. Noi saremmo andati via insieme comunque”. 

“Capisco.” Jaujayes restò in silenzio fissando il vuoto.

Che senso aveva rimanere attaccati alle vecchie convenzioni sociali ora che la Francia era sull’orlo della rivoluzione e la figlia stava morendo? Dividere i ragazzi non avrebbe certo aiutato Oscar. Anzi, l’avrebbe distrutta per sempre. La cosa giusta da fare era appoggiare le decisioni della  figlia e tentare di salvarla.

Questo ragazzo l’aveva seguita, protetta e amata per tutta la vita. Poteva fidarsi di Andrè più di chiunque altro. Sapeva che sarebbe morto per lei e che avrebbe lottato come un leone per salvare  la vita. Si, l la decisione giusta era lasciare che Andrè si prendesse cura di lei lontano da Parigi in un posto tranquillo dove forse avrebbe ritrovato la sua natura femminile e dove avrebbe potuto vivere felice.

“Porta via Oscar con te Andre. Portala lontano e falla felice. Avete la mia benedizione. Penso che solo tu possa farlo. Lei non potrebbe mai sposarsi con un uomo qualunque seppur nobile. Mi figlia è un essere speciale e io sono grato a Dio per avermi concesso l’onore di essere suo padre. Sposala Andrè e rendila felice. Dalle tutto ciò che io le ho impedito di avere in questi anni”.  

Andrè non poteva credere alle parole che aveva udito

“Io…..Generale….io non so cosa dire. Vi ringrazio Generale”.

Jarjayes gli mise le mani sulle spalle

No Andrè, non devi ringraziarmi. Del resto sei stato come un figlio per me, hai vissuto nella mia casa  accanto a mia figlia. Forse era destino che  vi trovaste anche nell’amore Chiederò al Re oggi stesso la dispensa per sposare Oscar. Voglio fare tutto quello che posso per benedire questa unione. Chiederò il congedo per Oscar e per te. Vai da lei e dille tutto”.

Oscar si destò non appena sentì entrare Andrè.

“Buongiorno amore, come stai?” chiese lui accarezzandole la testa.

“Meglio. Ho la testa dura sai!”.

Lui continuò ad accarezzarle il viso e le raccontò di quello che era accaduto pochi minuti prima con il padre. Lei era visibilmente scossa.

Ad un tratto sentirono bussare alla porta e entrò il Generale.

“Figlia mia, come stai oggi? Sai, io e Andrè abbiamo parlato un po’ e …….perché non me l’hai detto prima …..ti avrei aiutato…..ora farò tutto il possibile per salvarti. Affido la tua vita ad Andrè e vi auguro di essere felici insieme”.

Dagli occhi di Oscar e da quelli del padre iniziarono  a scorrere le lacrime. Era un pianto liberatorio  di gioia e di paura perché il suo destino era appeso ad un filo sottilissimo. 

Iniziava una vita nuova piena di incertezze e di incognite.

Iniziava una battaglia per la vita che lei avrebbe combattuto accanto al suo uomo.

 

Non ci volle molto per ottenere dal  Re la dispensa per il matrimonio. Il Generale decise però di non informare nessuno della famiglia sulla malattia di Oscar . neanche. M.me Jarjayes fu messa al corrente. Alla nonna di Andrè fu detto che il Generale accettava la loro unione ma che preferiva che vivessero  altrove.

 

Partirono un mattina  di inizio luglio. Parigi era affollata di gente in rivolta e di soldati provenienti da tutta la Francia. Lo scontro era inevitabile come inevitabile era la vittoria del popolo oppresso da secoli di ingiustizie sociali..

 

Oscar e Andrè lasciavano la Parigi puzzolente e sporca che avevano conosciuto sin da piccoli e si incamminavano verso una nuova vita  di speranze e di incertezze

Solo l’amore profondo e incondizionato che provavano l’uno per l’altra li avrebbe accompagnati  e avrebbe dato loro la forza di superare i momenti difficili.

 

 

 

Julienne

 

Oscar si guardò allo specchio sconsolata. Non si sentiva affatto a suo agio con quegli abiti femminili che da quando si erano trasferiti  si era convinta a portare. Non aveva infatti voluto attirare su di sé la curiosità della gente. Una donna può vestire con abiti maschili per una cavalcata, ma una donna che veste sempre come un uomo avrebbe suscitato scalpore. Non voleva correre il rischio di essere riconosciuta. Era troppo pericoloso  essere  nobile e doveva continuare a preservare la sua incolumità e quella di Andrè. Il paese era tranquillo, l’odio e le violenze riservate ai nobili a Parigi non erano ancora arrivati ad intaccare la vita del luogo, ma era meglio non correre rischi.

L’immagine che lo specchio le rifletteva era quella di una bella donna bionda, alta e snella con un vestito beige  molto semplice ma elegante.

Spesso però faceva fatica a riconoscersi  nell’immagine di quella donna misteriosa. Era troppo vivo il ricordo della stoffa pesante dell’uniforme militare. Se chiudeva gli occhi poteva ricordarne anche l’odore. E poteva sentire gli schiamazzi degli uomini in caserma e l’odore acre  delle camerate dei  soldati della guardia. Non era stato facile adattarsi a vivere con uomini così rozzi, ma ci era riuscita. Ricordava  il  fischio delle lame della spada durante le esercitazioni e il rumore dello scalpitio  dei suoi soldati che la seguivano al galoppo. 

Poteva sentire il profumo delle dame imbellettate alla Reggia di Versailles, rammentava l’odore delle ciprie e soprattutto poteva risentire il  gradevole profumo della Regina mischiato agli odori nauseanti del Palazzo.

Riusciva a percepire il profumo delle rose della sua camera a Palazzo Jarjayes  raccolte dalla nonna di Andrè.

E quando i ricordi  facevano capolino sentiva una malinconia profonda che la assaliva e la lasciava smarrita e senza difese..

Come era diversa la vita che il destino  ora aveva riservato per lei dalla vita condotta in precedenza.

Quante persone aveva lasciato dietro di sé, quanti amici non avrebbe più incontrato, quanti luoghi non avrebbe  mai più rivisto.

E mentre osservava la donna dello specchio, avrebbe voluto correre a Parigi  per ritrovare se stessa, il suo passato, la sua identità. Voleva ritrovare la donna in uniforme che indomita comandava  gli eserciti. Voleva ritrovare la guerriera che sfidava il nemico affrontando la morte.

Ma questi pensieri seppur frequenti, duravano il tempo di un respiro e lasciavano il posto ai sensi di colpa per avere pensato, ricordato, rimpianto e sofferto.

Avrebbe voluto urlare, piangere, disperarsi, ma non poteva manifestare ad Andrè le sue ansie, le sue paure. Lui forse avrebbe capito, come sempre, ma lei non voleva che lui pensasse di non essere amato. Non era infatti l’amore per lui che metteva in discussione. Aveva solo bisogno  di convivere con il suo passato.

 

 

“Non sono un gran che come cuoca vero?” sospirò Oscar fissando sconsolata il contenuto del piatto. Pensare che ci ho messo tutto il pomeriggio”.

“Non sono i manicaretti di mia nonna ma non è poi così male”.

Gli lanciò un’occhiata gelida. Prese i piatti e rovesciò nervosamente il contenuto tra i rifiuti.

“E’ inutile che tu menta. Andrè, non sei più il mio attendente e non sei obbligato a compiacermi. Non sarò mai come le altre donne. Non ne sono capace. Scusami, devo prendere un po’ d’aria”. E uscì  quasi di corsa.

Che ti succede Oscar” pensava “Hai appena trattato male Andrè e non c’era ragione. Che diavolo ti prende?”

Si ritrovò a correre giù per la scalinata e arrivò sino al mare.  Quanto avrebbe voluto indossare i suoi abiti maschili per spronare Cesar al galoppo  tra le onde..

Quando tornò in casa vide che Andrè aveva sistemato tutto. Non era venuto a cercarla. Aveva capito che aveva bisogno di rimanere sola.

Salì a cercarlo in camera. “Sei qui” constatò, trovandolo in piedi vicino alla finestra.

Si sentiva in colpa per averlo ferito. Non era mai stata brava a manifestare  apertamente i propri sentimenti e capiva che il suo atteggiamento nei confronti dell’uomo poteva essere frainteso.

Andrè non si era voltato, continuava a fissare il mare.

“Andrè perdonami, non era mia intenzione ferirti. Non ti rimprovero niente.Sono io che a volte sono nervosa, non so perché. La mia vita  è splendida ma devo abituarmi ad essere una moglie e non più un comandante!” Non riuscì più a trattenere le lacrime.

Lui si girò e la guardò con dolcezza. “Lo so che per te è difficile Oscar, ti chiedo solo di non escludermi dai tuoi pensieri e dalle tue sofferenze.  Non isolarti ti prego”.

“Abbracciami Andrè, ho tanto bisogno di te”.

Rimasero abbracciati per molto tempo e poi si sdraiarono sul letto.

Lei gli sbottonò la camicia e lo baciò sul collo. Sentivano la passione crescere di intensità. Lui la aiutò a liberarsi dei vestiti. Continuarono a  baciarsi intensamente, andando a scoprire luoghi proibiti che portavano al piacere assoluto. Quando la prese, Oscar sentiva il suo cuore battere insieme a quello del suo uomo. Il piacere che provava la stordiva, le sue difese si annullavano e si concedeva completamente a quell’uomo che amava più della sua stessa vita.

Dopo momenti di passione che erano sembrati interminabili ma che avrebbero potuto durare in eterno, si ritrovarono abbracciati, ansimanti e appagati.   Ogni volta era come se fosse la prima tanto era forte  il desiderio  di prendersi e donarsi l’un l’altro tutto l’amore che sentivano  bruciare dentro.

“Ti amo Andrè, ti amo da morire”. Gli accarezzò i capelli dolcemente.

“Ti amo infinitamente, e lo so che mi ami veramente Oscar, lo sento”.

“Lo senti?” chiese lei incuriosita.

“Si, lo sento, lo sento quando facciamo l’amore, sento di appartenerti completamente e sento che tu ti doni a me con tutta te stessa. Siamo una cosa sola Oscar”.

“E’ bello quello che dici Andrè ed è vero. Siamo una cosa sola, lo siamo sempre stati anche se l’ho capito da poco. Tu sei la parte migliore di me”. Si strinse all’uomo ancora più forte e  lui raccolse il suo corpo meraviglioso in un abbraccio caldo e protettivo mentre gli occhi di lei si riempivano nuovamente di lacrime. Era più serena ora, ma sapeva che avrebbe avuto bisogno di tutto l’amore e la comprensione del suo uomo per adattarsi a quella vita così nuova.

 

 

“Ne siete sicuro dottore, è mai possibile?” la voce di Oscar era tremante.

“Certo Madam Grandier, ne sono sicurissimo. Non ne siete felice? Certo, avere  il primo figlio alla vostra età non è forse comune ma non è impossibile”.

“Vedete, io ho avuto la tisi e ne sono guarita da pochi mesi. Non pensavo fosse possibile avere un bambino”.

Il corpo umano è una macchina meravigliosa Madame. Pensate solo a riposarvi e chiamatemi se ci sono problemi, d’accordo?.

“Grazie dottore.”.

Uscì dallo studio del dottore e si diresse verso casa. Arrivò a casa. Andrè non c’era e si sedette in terrazza fissando il mare.  “Lei, comandante delle guardie di Sua   Maestà, lei cresciuta e educata per lottare e combattere, ora aspettava un bambino. La sua natura di donna le si era manifestata con una forza tale da lasciarla atterrita e senza difese.

Ma dov’era Andrè, dove era finito? Ma forse era meglio non averlo trovato in casa. Voleva avere il tempo di realizzare quello che era accaduto. Nonostante gli ultimi avvenimenti infatti, le prerogative maschili ancora dominavano nel suo carattere. Non aveva mai pensato a questa eventualità. Diventare madre. Il pensiero la spaventava e la incuriosiva.

Un bambino da amare, da accudire. Un bambino tutto nostro. “Un bambino..un bambino” pensava “Un bimbo mio e di Andrè, del mio amore, Andrè…un bimbo con i tuoi occhi e il tuo sguardo dolce, amore mio….un bimbo come eri tu quando sei entrato nella mia vita”.

Questo pensiero la colmò mi tenerezza. Chissà come ne sarebbe stato felice Andrè. Sarebbe impazzito dalla gioia.

Ma che madre sarebbe stata? Lei non sapeva niente di bambini. Sapeva che sin dalla nascita lei e le sorelle erano state affidate alle cure di una balia e che la madre era sempre assente o troppo impegnata a corte. Sapeva che nelle famiglie nobili  i figli erano eredi del patrimonio oppure merce da sfruttare con matrimoni vantaggiosi e che nelle famiglie povere i genitori erano troppo impegnati a non crepare di fame per preoccuparsi di dare amore.

La voce di Andrè la riportò alla realtà. “Che hai Oscar, sembra che tu abbia visto un fantasma” .

“No, nessun fantasma…….Andrè, hai mai pensato all’idea di un figlio?”

La domanda  lo lasciò impietrito. “Ma…si..cioè, sarebbe bello……sarebbe bellissimo.Perché mi fai questa domanda?”

“Perché penso che abbiamo sette mesi per pensare ad un nome per nostro figlio Andrè”

“Vuoi dire che sei…sei……..aspetti un bambino?” Il sorriso di Oscar suonò come una conferma.

“Vieni qui amore.vieni qui………stringimi Oscar stringimi amore. Potrei impazzire dalla gioia, vorrei urlare, saltare, cantare”

“Guarda che tuo figlio potrebbe prenderti per matto sai?” E risero ancora tenendosi stretti.

 

 

 

“Lo sento muoversi Oscar, lo sento!”. La mano di Andrè era appoggiata delicatamente sul ventre di Oscar.

“Siamo già al sesto mese, è normale che si muova. Il dottore dice che procede tutto bene e di non preoccuparsi. Piuttosto, stai continuando a fare quegli impacchi agli occhi che ti ha dato Padre Tourzel a Marsiglia?  Non devi scordarti di  farli, è importante.”

“Certo, li faccio sempre e mi sembra che l’occhio vada un po’ meglio. La vista non è più peggiorata e a volte mi pare di vederci abbastanza bene. In effetti pensavo di perdere l’uso dell’occhio molto più velocemente. Sai Oscar, spero solo di potere vedere nostro figlio. Non vorrei diventare cieco prima della nascita”.

Aveva pronunciato quelle parole con  un sorriso triste. Non parlavano mai della sua vista. Lei sapeva che l’argomento lo innervosiva e lo rattristava. E comunque poteva accorgersi da sola dello stato della sua vista. Spesso si ritrovava ad osservarlo attentamente per cogliere incertezze o difficoltà nei movimenti.

“Sarà un maschio o una bambina Andrè, chissà………tu cosa vorresti?”

“Non so, vorrei una bambina con i capelli biondi e gli occhi  blu come il mare. Vorrei che somigliasse a te. Ma la vorrei con un caratterino meno impulsivo però!”

Oscar rise “A si? Magari potrebbe assomigliare a tua nonna, che ne dici?”

“Santo cielo, no! Povero me!”

“Andre, che ne dici di chiedere a tua nonna di raggiungerci qui e di vivere con noi. Sarebbe al sicuro e il suo aiuto ci farebbe comodo”.Oscar diventò improvvisamente triste. E’ da un po’ che non abbiamo notizie da casa. Chissà se stanno tutti bene. Non sanno neanche del bambino!”.

“Non possiamo dire loro dove siamo, lo sai. E’ pericoloso. E’ meglio che a Parigi non sia abbiano più notizie di noi”.

“Già, a qualcuno potrebbe venire in mente di dare la caccia alla donna che comandava la Guardia Reale. Tanto  una testa vale l’altra ormai. Non hanno rispetto per niente e nessuno.

Dicono che stiano pensando concretamente di ghigliottinare tutti i nobili di Parigi. Non era questa la Francia alla quale pensavamo vero Andrè?  Hanno perso tutti la ragione, l’Assemblea Nazionale è diventata un covo di carnefici assetati di sangue. Io temo per la Famiglia Reale. Potrebbe accadere qualsiasi cosa”.

“Il popolo riconosce ancora  e ama la figura di Luigi XVI. Non sarà facile liberarsi di lui!”.

“Spero che tu abbia ragione. Comunque dobbiamo trovare il modo di contattare tua nonna”.

Dopo un attimo di tristezza, il sorriso tornò ad illuminare il volto di Oscar.

“Io spero sia un maschio. Spero che assomigli a te” Gli accarezzò il viso dolcemente.

“Spero che abbia i tuoi occhi verdi Andrè e soprattutto che sia forte, coraggioso e generoso come te. Lo chiameremo Julienne, che ne dici?”.

“Julienne Grandier. Mi pare perfetto”.

“E se fosse una bambina?”

“Charlotte ”

Mi piace, vada per Charlotte”

 

 

 

 

Non fu facile riuscire a contattare la nonna, ma tramite Alain i ragazzi riuscirono a inviare un messaggio con la richiesta di raggiungerli.

Non aveva creduto ai suoi occhi quando aveva visto il messaggio non firmato nel quale aveva riconosciuto la calligrafia del nipote.

Si era precipitata a preparare la partenza. Da qualche settimana non viveva più a casa Jarjayes. Era troppo pericoloso. Si era trasferita in un piccolo appartamento di Parigi dove aveva potuto portare con sé anche molti gioielli affidatale da Madame Jarjayes e destinati ad Oscar. Madame era partita per l’Inghilterra e aveva chiesto a Nanny di consegnare questi suoi averi alla figlia perché avrebbero potuto essere utili.

Arrivò a Dieppe in corriera. Oscar e Andrè la accolsero emozionati. L’anziana donna non riusciva a trattenere le lacrime dalla felicità quando vide Oscar che portava in grembo il frutto del loro amore.

“Questa è il momento più felice della mia vita bambina mia”.

 

Gli ultimi mesi della gravidanza trascorsero serenamente. Oscar amava passava le serate chiedendo alla nonna di raccontare aneddoti sulla loro vita da bambini. Chiedeva all’anziana donna anche di parlare degli  ultimi avvenimenti di Parigi.

Il padre viveva ancora a palazzo ma si aggirava spesso tra le stanze spoglie come un fantasma irrequieto. La folla inferocita aveva  rubato e distrutto tutti gli oggetti di valore ma lui non si rassegnava ad abbandonare ala casa.

Diventava triste quando pensava al padre.  Poteva immaginare la sofferenza di un uomo vissuto da privilegiato  in un’epoca ormai chiusa. Poteva immaginare il rancore che provava nei confronti di coloro che avevano intaccato quel mondo perduto. Lui non avrebbe mai tentato di comprendere le ragioni di un popolo oppresso che si ribellava da secoli di oppressione.

La stanza di Oscar e Andrè, che si trovava all’ultimo piano della casa, era affacciata sul mare. Trascorrevano molte ore del giorno sdraiati sul letto a parlare del futuro di quel figlio che solo pochi mesi prima  non avrebbero mai osato sperare  di avere..

Il fuoco del camino illuminava i loro corpi abbracciati. Andrè posava il viso sul ventre di lei, chiudeva gli occhi e gioiva nel sentire i movimenti del figlio.

“Gli insegneremo ad andare a cavallo e a tirare di scherma, sarà divertente, vedrai” diceva Andrè con aria sognante.

“E se fosse una bambina?”

“Allora le insegneremo le stesse cose! Saranno utili anche a una femminuccia, no?”

Oscar rideva e passando le dita tra i capelli ormai cresciuti di Andrè lo scherzava chiamandolo con appellativi affettuosi.

“Senti ,senti il paparino, vuole insegnare a una bimba a tirare di spada……e l’uncinetto o il cucito chi lo insegnerà?”

“La nonna?”

“O poveri noi…….ci farà impazzire!”. Oscar rideva di cuore e Andrè la abbracciava e la stringeva forte. “Sarai una madre fantastica amore”.

 

 

 

“Non ti preoccupare Andrè, andrà tutto bene, non ti agitare”.La donna cercava di rassicurare il nipote che si agitava di fronte alla porta dove Oscar urlava di dolore.

“Voglio Andrè, fallo entrare dov’è, Andrè”. Oscar lo chiamava, lo voleva lì con lei. Aprì la porta e si precipitò vicino al letto.

E fu accanto a lei nel momento in cui venne alla luce un bambino bellissimo, un angelo biondo dalla pelle diafana che si presentava al mondo strillando con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

“Piccolo Julienne, benvenuto bambino mio”. Andrè  commosso prese tra le braccia il figlio per porgerlo alla madre.

Oscar era stremata ma negli occhi socchiusi di quel bimbo intravide il coraggio, nelle manine delicate riconobbe la forza e nel pianto ribelle ravvisò onore e fierezza.

Per questo bambino era valsa la pena di lottare contro la morte. Per lui ora avrebbero lottato sino alla morte.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** L'amico ritrovato ***


 

Rivelazioni

 

Partirono all’alba. .Il viaggio non era lungo, il castello distava circa sei   ore di cammino da Versailles. Maria Antonietta era felice che la sua vecchia amica avesse accettato l’incarico di scortarla e proteggerla. Solo con Oscar si era  sempre sentita protetta e completamente al sicuro.

Seduta nella magnifica carrozza, in compagnia della piccola principessa Marie Therese  e di 2 dame di compagnia la regina osservava Oscar dal finestrino della carrozza. Come era bella,coraggiosa e decisa Oscar. Quanto avrebbe voluto avere la sua tenacia e la saggezza che aveva sempre dimostrato in mille occasioni.  Lei invece, era sempre stata frivola, leggera, più attenta alle sue esigenze che alle condizioni del popolo francese.

E ora era troppo tardi. Ora i francesi la odiavano e lei non li poteva biasimare. Ma nessuno avrebbe potuto negarle  il diritto di regnare che  le era stato concesso per volere di Dio. 

Arrivarono a destinazione dopo qualche breve sosta per fare riposare i cavalli. Era una bella giornata e faceva molto caldo. L’aria era afosa e non c’era un soffio di vento.

Il castello era  splendido, un piccolo gioiello di architettura barocca. Era circondato da cancelli e siepi e Oscar diede l’ordine ai suoi uomini di predisporre una sorveglianza continua, giorno e notte.

Una strana sensazione la pervadeva. Sentiva  stava per succedere qualcosa e  lei doveva avere assolutamente tutto sotto controllo. Non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita della Regina.

Iniziò a percorrere il perimetro del parco ispezionando centimetro per centimetro con aria insofferente.  “Mi sembra un po’ tesa oggi il comandante, Andrè, non ti sembra? Forse non si fida di noi? Penserà che  tra i soldati ci sia un traditore disposto a  tentare qualche colpo di testa?” “E tu pensi che sia così Alain?” chiese Andrè preoccupato. “No, non penso. I soldati rimasti sono assolutamente affidabili,  potrei giurarlo”.

 

Oscar  fissava i due amici da lontano. Come era bello Andrè…..come  avrebbe voluto chiarirsi con lui,  dirgli che stava soffrendo per lui e che aveva bisogno del suo amore, che lo desiderava immensamente.

Si sentiva una codarda. Il solo pensiero di  parlare dei suoi sentimenti la imbarazzava tantissimo, Non ci sarebbe mai riuscita. E comunque quello non era certo il momento di pensare all’amore. Aveva un compito importante e doveva cercare di mantenere la calma.

Il giorno successivo la Regina era di buon umore. I suoi occhi erano ancora velati da una tristezza profonda e ogni tanto, vedendo in lontananza  qualche bambino del  paese giocare  felice le si riempivano di lacrime. Aveva tentato di essere una buona madre ma non aveva potuto salvare il delfino dal quell’atroce destino. Spesso si ritrovava a pensare  che Dio le aveva tolto il bambino per punirla delle sue colpe. Le restavano  pur sempre la figlia e Louis Charles e lei li amava più della sua stessa vita.

Le giornate trascorsero velocemente in compagnia  della Principessina, della vecchia contessa e delle sue dame di compagnia.  Si sentiva  serena in quel posto tanto lontano dalla corte e dall’etichetta che odiava disperatamente.

Dal canto suo, Oscar continuò a predisporre turni di guardia  e a vegliare su di lei.  “Penso che la Regina stia soffrendo molto per la morte del figlio” disse Alain ad Andrè. “Già, vedi la Regina è molto diversa dall’immagine che i francesi avevano di lei, è buona e caritatevole  ma di certo non ha saputo farsi amare capire.

Purtroppo si è messa nelle mani di uomini e donne di pochi scrupoli che si sono approfittati delle sua ingenuità per ottenere privilegi e denaro.” “Sarà così Andrè ma ora è troppo tardi e il popolo la odia ferocemente E’ la Regina che viene attaccata e messa in discussione, non Luigi XVI.”

Dopo cena, Oscar  uscì in giardino per controllare che fosse tutto sotto controllo. Le guardie erano ai posti assegnati e la situazione sembrava tranquilla. Andrè e Alain le si avvicinarono. 

“Mi sembra tutto tranquillo comandante” le disse Andre con un tono distaccato.

“Si” intervenne Alain “l’unica cosa che può succedere stasera è che venga giù un brutto acquazzone. Guardate che nubi!”  In effetti il tempo si era guastato e sembrava che stesse per arrivare un temporale”. C’era nell’aria un forte elettricità e ad Oscar vennero  i brividi.

“C’è una strana atmosfera  nell’aria, non  sentite?”

“Veramente no” fu la risposta di entrambi. “Boh, sarà una mia impressione ma a parte il vento mi sembra che sia tutto immobile, come in una finzione”.

“Forse siete stanca, andate a riposare, rimaniamo noi qui non vi preoccupate”.

“Alain, voglio che  sia chiara una cosa: se dovesse succedermi qualcosa, qualunque cosa, tu devi prendere il comando al posto mio. E dovrai fare  del tuo meglio per proteggere la Regina , ricordatelo, è un ordine.” Aveva pronunciato questa frase   con un tono molto serio e preoccupato.

“Va bene comandante, ma penso non ce ne sarà bisogno.”

“Io rientro in casa. Tu Alain sei di guardia ma tu Andrè dovresti riposare, il tuo turno è domani. Dovresti dormire un po’”.

Andrè si sorprese della frase premurosa di Oscar. “va bene, farò come vuoi”.

Si diressero verso la porta di entrata ma all’improvviso degli  provenienti dall’esterno del castello  ruppero  il silenzio.

“Che diavolo sono questi spari? “ Oscar si precipitò nella direzione da cui provenivano ma si accorse che da un’entrata del cancello degli uomini armati erano riusciti ad entrare ed avevano colpito  due soldati.

Si girò a guardare la facciata del castello e vide che la Regina si trovava sul terrazzo dei suoi appartamenti ed era  pericolosamente visibile nonostante l’oscurità della notte.

Doveva reagire, non poteva permettersi di farsi prendere dal panico.

“Maestà rientrate in camera, Maestà, presto…..rientrate……soldati sparate…sparate….non lasciateli avvicinare..sparate”    Oscar aveva gridato con tutto il fiato che aveva in gola. Chissà  se i suoi uomini sarebbero riusciti a mantenere la calma.

Era iniziato lo scontro a fuoco. I soldati sparavano e gli assalitori, circa una quindicina, riuscivano a tenere testa. Erano nascosti dietro una piccola costruzione e di notte non era facile colpirli. I suoi soldati erano invece molto più visibili e rischiavano di più.

Non riusciva a vedere Andrè… lo aveva perso di vista pochi secondi prima dell’inizio degli spari…..dove era finito…..uno scontro a fuoco nelle sue condizioni non era certo l’ideale. Sapeva che la vista di Andrè stava peggiorando e temeva che riuscissero a fargli del male. Ma ora doveva pensare a difendere la Regina.

Oscar si diresse verso la porta di entrata, doveva controllare che nessuno fosse riuscito a salire.  All’improvviso vide una figura  maschile correre verso di lei…era Andrè.

“Oscar, la Regina sta bene, non ti preoccupare, non è entrato nessuno e ci sono dei soldati a proteggerla.

Dopo poco il fuoco cessò,  il tutto era durato pochi minuti ma ad Oscar era parsa un’eternità.

Oscar vide che gli assalitori tentavano la fuga. “Non devono scappare”gridò “Alain prendi il comando e ricorda quello che ti ho detto!”

Seguita da Andrè e da altri quattro  uomini corsero verso le scuderie e iniziarono l’inseguimento. 

Doveva prenderli…doveva capire chi aveva potuto organizzare un agguato simile …..non poteva lasciarseli scappare.

“Oscar, siamo solo in sei e loro sono rimasti in dieci, dobbiamo stare attenti”

“Si Andrè, ma non potevo certo lasciare la Regina senza scorta”.

I fuggiaschi sembravano avere le ali ai piedi. Evidentemente conoscevano molto bene la zona e se non fossero stati attenti avrebbero rischiato di perderli di vista.

Ad un tratto il gruppo  si divise e presero  due direzioni diverse. 

“Andrè vieni con me, voi  seguite gli altri”  “Quei due mi sembrano i capi Andrè,  dobbiamo assolutamente prenderli”.

 

I fuggiaschi si infilarono in una stradina scoscesa che  costeggiava un torrente.

I due uomini  abbandonarono i cavalli e attraversarono il corso d’acqua percorrendo un ponticello di lego e corda.

Oscar e Andrè decisero di fare lo stesso. Il ponte non avrebbe retto il peso dei cavalli.

Iniziarono ad attraversare ma si resero conto che le assi si muovevano e cedevano  sotto i loro piedi.  Evidentemente quegli uomini sapevano esattamente dove mettere i piedi!  Ma dovevano tentare di attraversare….dovevano prenderli. 

Ad un tratto un legno più fragile degli altri si ruppe completamente sotto i piedi di Oscar che sentendosi cadere nel vuoto lanciò un grido.

Riuscì ad aggrapparsi ad una corda  con una mano e Andrè che era a un metro da lei cercava di avvicinarsi per aiutarla. “Andrè stai attento..rischi di cadere” Vedeva il torrente in piena scorrere impetuosamente sotto di lei.

“Non ti preoccupare Oscar e poi non ti posso certo lasciare qui, no?” Doveva stare realmente attento, se fosse caduto anche Oscar sarebbe stata irrimediabilmente in pericolo.

I briganti gli avevano fatto davvero un brutto tiro!

Andrè tento di muoversi  calpestando le assi che sembravano più resistenti ma non aveva calcolato che dall’altra parte del torrente, i loro assalitori erano ancora liberi e intenzionati a disfarsi di loro una volta per tutte.

I due uomini  sbucarono dall’oscurità del bosco, si avvicinarono al ponticello e con un coltello ben affilato tagliarono le corde che ancora tenevano legate le assi.

La caduta fu inevitabile. Oscar e Andrè si ritrovarono in un istante nel torrente.

La sensazione fu terribile….si sentirono avvolgere completamente dall’acqua ghiacciata. Oscar non riusciva neanche a respirare. Non vedeva più nulla. Tutto era buio. Non poteva muoversi e sentiva sul suo corpo stordito la pressione della corrente che la trascinava via.  Era terrorizzata. Era dunque arrivata la fine? Era uscita indenne da tante battaglie per morire affogata nell’acqua ghiacciata?

E dov’era Andrè….non riusciva vederlo….doveva fare qualcosa..non poteva lasciarlo morire…  ma cosa poteva fare? L’acqua la stava trascinando senza che lei avesse la forza di tentare la minima resistenza.

Non aveva più ossigeno…doveva tentare di tornare in superficie per respirare.

Ad un tratto sentì una pressione sul braccio, sentì una mano che l’afferrava con forza.Si voltò e le parve di vedere  il corpo di Andrè  vicino al suo.

Poteva sentire la sua presenza, ora niente era impossibile con lui al suo fianco. Lui l’avrebbe salvata, sarebbe riuscito a tirarla fuori di li.

Le correnti erano fortissime. I due ragazzi tentavano di risalire in superficie per respirare  ma dopo pochi secondi l’acqua ghiacciata sembrava impadronirsi dei loro corpi e controllarli completamente.

Si aggrappò ad Andrè con tutte le sue forze. Se non ce l’avessero fatta almeno sarebbero morti  insieme, vicini. Avrebbero condiviso anche questo scherzo che il destino aveva voluto riservare loro. 

Dal canto suo Andrè sembrava lottare come un leone. Non poteva finire così, avevano ancora tante cose da dirsi, tante cose da fare insieme.

Il tempo sembrava essersi fermato, e  pochi minuti di agonia sembrarono interminabile.

Andre riuscì ad afferrare una tavola  che il torrente aveva ingoiato e i due giovani vi si aggrapparono con tutte le loro forze.

“Dobbiamo arrivare a riva” riuscì a gridare Andrè “Oscar ti prego resisti!”.

Il torrente li trascinò sino a raggiungere dei grossi tronchi d’albero che bloccati da  rocce appuntite sembravano tagliare il suo corso. Con la forza della disperazione Andrè  vi si  aggrappò e reggendosi con un braccio e  tenendo Oscar con l’altro riuscì  a raggiungere la riva.

Era la fine di un incubo. Avevano pensato di non farcela.

Oscar ansimava visibilmente, era stremata e aveva bevuto parecchia acqua. E non riusciva a smettere di tremare.

“Stai bene Oscar?” chiese preoccupato.

“Si Andrè sono solo stremata e tu?

“Beh, potrei stare meglio ma direi che non è il caso di lamentarsi”.

Si buttarono per terra l’uno accanto all’altra e persero i sensi. .

Dopo qualche minuto Andrè rinvenne. Oscar era  rannicchiata accanto a lui e lo stringeva forte. La testa  di lei appoggiata sul suo petto. Andrè la guardò incredulo.  Era bagnato fradicio e non aveva neanche la forza di alzarsi. Era comunque riuscito a salvare la sua Oscar e questa era la sola cosa importante. In quel momento tutto il resto non sembrava avere importanza. Ma non potevano restare li, era pericoloso,  dovevano cercare un riparo per asciugarsi e rifocillarsi.

“Oscar svegliati…Oscar”

Lei però non sembrava riprendersi. “Oscar.. amore mio…. Oscar ti prego apri gli occhi ….amore”

Andre aveva pronunciato  quella frase dolcemente ma iniziava a preoccuparsi non vedendola riprendersi.

Oscar  aprì gli occhi e lui  sospirò sollevato.

“Dormigliona dai dobbiamo andare via da qui”.

“Va bene Andrè”.

Aveva sentito tutto, l’aveva chiamata amore….amore…amore….quella parola le  rimbalzava in testa come una cantilena.   Allora l’amava ancora, non l’aveva dimenticata!

Si avviarono a piedi, non era il caso di cercare i  cavalli, erano stati trascinati per un percorso troppo lungo e dovevano trovare un posto sicuro per scaldarsi.

Mentre tentavano di arrivare alla strada principale videro delle luci provenire da un villaggio non troppo lontano. Decisero di raggiungerlo. Trovarono una locanda dove l’oste vedendo il loro stato li accolse gentilmente  mettendo a loro  disposizione una stanza con un bel camino per scaldarsi e qualche asciugamano.

L’arredamento era molto povero  ma almeno sembrava pulita.

“Devi toglierti i vestiti” disse Andrè mentre cercava di accendere il fuoco “Rischi di prendere freddo”.

In circostanza normali Oscar avrebbe protestato ma pensò che non era il caso di rimanere con quei vestiti inzuppati. Prese un asciugamano e si andò a sedere sul letto dando le spalle ad Andrè Si tolse la camicia e si voltò a guardarlo.

Il fuoco iniziava  ad attaccare ed Andrè  si era spogliato Quello che vide la fece sussultare. Andrè era bellissimo, L’asciugamano gli copriva solo  le gambe. Aveva un corpo perfetto. Le spalle erano forti e possenti e il petto glabro era muscoloso. Si sentì un brivido percorrerle la schiena.  Si tolse  stivali e pantaloni e si sedette nuovamente sul letto.

Andrè non resistette alla tentazione di guardarla.  Lei era seduta sul letto e gli dava le spalle.

Poteva vedere la schiena nuda coperta dai meravigliosi capelli biondi ancora bagnati. Non indossava più i pantaloni e lo sguardo si soffermo sulle natiche perfette posate sul letto. Era  bella come una dea. La pelle bianca sembrava trasparente alla luce dorata del fuoco.

In tanti anni passati insieme non erano mai stati così intimi, non l’aveva mai vista così.  Gli sembrava di impazzire dal desiderio di lei. Cosa avrebbe dato per potere toccare quel corpo magnifico, per baciarne la pelle vellutata almeno una volta!

Oscar si avvolse nell’asciugamano e si avvicinò a lui sedendosi a terra. Lui  sistemò i vestiti vicino al fuoco e si sedette.

La guardò con tenerezza e le sorrise.

“Ce l’abbiamo fatta per un pelo questa volta vero? Hai ancora i capelli bagnati Oscar asciugali” e prendendo un asciugamano  pulito  le si avvicinò ancora di più. Mise l’asciugamano sulla testa di Oscar e attirandola  a sé  iniziò a strofinarla dolcemente.

Lei lo fissava con aria sognante.  Com’era possibile che Andrè fosse sempre così dolce e premuroso, che pensasse sempre a lei? Che  rischiasse la sua vita per lei? 

Improvvisamente le tornarono alla mente alcune parole che ricordava di avere sentito al suo risveglio sulla sponda del fiume. L’aveva chiamata amore, ne era sicura. Era mai possibile che  l’amasse ancora, che non l’avesse dimenticata  tra le braccia dell’altra donna?  Pregò Dio perché non si sbagliasse.

“Andrè devo chiederti una cosa” bisbigliò fissando il pavimento.

“Dimmi!”.

“Andrè….poco fa io…..io… ho sentito….ho sentito una cosa…..ma non so…..non vorrei essermi sbagliata….”

“Coraggio” la rassicurò lui.

“Io ho sentito che tu mi chiamavi amore. E’ mai possibile che nonostante tutto tu mi ami ancora Andrè?”

Gli occhi le si riempirono di lacrime e non riusciva a guardarlo. Ecco, ora gli aveva chiesto quello che voleva sapere da tanto, ora non gli avrebbe più potuto celare i suoi sentimenti, qualunque fosse stata la sua risposta.

Lui  fu scosso dal sentire questa domanda. Perchè gli stava chiedendo spiegazioni su quello che le era parso di sentire? Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva mentirle, doveva dirle la verità. Doveva essere sincero come aveva sempre fatto anche a costo di rischiare di allontanarla nuovamente.  “Oscar non ti sei sbagliata… io…ti amo e ti amerò per tutta la vita. Non potrei vivere senza di te. Ci ho provato sai, ma il solo pensiero di non starti accanto mi faceva impazzire”. 

Lei sentì le lacrime riempirle gli occhi sempre più impetuose  iniziare a scorrere  incontrollate lungo le guance.

“Io pensavo che tu mi avessi dimenticata grazie a quella donna…..che ora amassi lei”

Lui trasalì. Come aveva fatto a saperle di Margot e perché ora gli diceva quelle cose?

“Vedi Oscar, quella donna mi ha aiutato a, lenire il mio dolore per alcuni attimi, a farmi dimenticare che la persona con la quale avrei voluto condividere la mia vita non sarebbe mai stata mia, ma è stata solo un’illusione durata brevi istanti”.

Lui aveva pronunciato queste parole con una dolcezza e una intensità tali da convincere Oscar ad abbandonare le ultime remore e ad aprirsi a lui sinceramente.

“Andrè … Ti ho fatto soffrire Andrè, ti ho detto cose orribili che non ho mai pensato, neanche per un solo istante. Ero arrabbiata con me stessa perché mi sentivo incapace di affrontare la situazione, ero infastidita dalle pressioni di Alain e ti ho detto cose assurde…..ma non è stato facile ammetterlo con me stessa e non lo è neanche dirlo a te…..ma non posso più nascondere i miei sentimenti, non ne sono più capace.  Anch’io…… ti amo Andrè, ti amo …..da tanto… ti amo da morire”. 

Lo guardava  fisso negli occhi ora.   Aveva un’espressione dolcissima,  indifesa  e fragile.

Andrè non poteva credere alle proprie orecchie. Non osava più neanche sperare che quel giorno sarebbe potuto arrivare.

 “Oscar amore mio …vieni qui” 

Lei si precipitò tra le sue braccia piangendo.

“Perdonami Andrè ti ho fatto soffrire, ti ho respinto, ti ho fatto del male……….perdonami amore, perdonami….non volevo farti soffrire ma non riuscivo a fare altrimenti…….io non potevo…. non riuscivo ad ammetterlo……perdonami”

“Non piangere Oscar non devi piangere mai più. Ora tutto cambierà perché finalmente apparterremo l’uno all’altra per sempre”.

Le prese il viso tra le mani, la guardò con una dolcezza infinita e la baciò teneramente.

“Ti amo, ti amo, ti amo, potrei gridarlo al mondo intero” le disse.

Continuarono a baciarsi e lentamente la dolcezza lasciò il posto alla passione  e al desiderio.

Oscar  baciava quelle labbra calde, morbide, dolci, assaporava il sapore della sua  bocca, quel sapore che aveva avuto timore di desiderare,  toccava la  pelle  di Andrè, ne respirava l’odore intenso, eccitante e attimo dopo attimo la sensazione di avere perso per sempre il controllo tra le braccia di lui si faceva sempre più concreta.

“Andre voglio essere tua…completamente…..da questa sera per tutto il resto della mia vita. Insegnami ad amarti ti prego”.

Lui la sollevò delicatamente e l’appoggiò sul letto.  Finalmente  sarebbe stata sua, per sempre. Finalmente lei aveva ceduto  all’amore e si abbandonava completamente a lui. Ebbe un fremito improvviso. La mano dell’uomo si soffermò timorosa sulle gambe di lei  ormai completamente scoperte.  Era la donna più bella che avesse mai visto, non vi era dubbio. La perfezione di quel corpo sinuoso  lo lasciava senza fiato.  Era bella,  indifesa, dolce, calda. Era la sua donna.

Le tolse l’asciugamano che ancora nascondeva parte del suo bellissimo corpo e iniziò a baciarle il collo, i seni, il ventre.

Oscar era in completa balia delle sue mani potenti e abili che le percorrevano tutto il corpo sino a scendere nelle zone più intime.  Liberò la mente da ogni pensiero. Era felice, completamente felice. Non aveva mai provato sensazioni simili. Sentiva un brivido caldo percorrerle tutto il corpo.

Sentiva il desiderio crescerle dentro. Voleva Andrè, voleva sentire il suo corpo dentro di sé, lo desiderava disperatamente.

Non esisteva più il soldato, il guerriero, non esisteva più l’amico, l’attendente, il confidente. Erano solo Oscar e Andrè. Erano solo due anime sole che si erano ritrovate per unirsi e non lasciarsi più. 

Dopo attimi di piacere che sembravano interminabili, Andrè le si sdraiò sopra le  aprì dolcemente  le cosce e la penetrò lentamente.

Lei sentì un dolore intenso che svanì quando lui iniziò a muovere il suo corpo con movimenti  regolari. Era questo l’amore dunque? Questa meravigliosa sensazione di piacere che arriva a  stordire la coscienza e la volontà per lasciare il posto al desiderio? 

Nulla al mondo poteva essere paragonato a ciò che stava provando in quel momento.

Lui la baciava, la accarezzava, le sussurrava  dolci  parole d’amore, la rassicurava, si preoccupava che stesse bene.

E lei si sorprendeva nel rispondere con altrettanto trasporto all’amore del suo uomo.

Si inarcava sotto i colpi potenti e al contempo dolci di lui,  cercava la sua bocca e le dita affusolate percorrevano il corpo di lui, prima con carezze, poi graffiando la pelle scura e profumata di Andrè.

Arrivarono al culmine dell’eccitazione, sentirono l’estasi impadronirsi dei loro corpi e ricaddero ansimanti e completamente stremati l’uno tra le braccia  all’altra. 

Restarono in silenzio qualche istante. Era stato meraviglioso, perfetto, indimenticabile, magico.

Non avrebbero più scordato l’intensità della passione provata quella notte.

Non avrebbero mai dimenticato  il sapore della felicità assaporato dopo una vita  di sofferenze e solitudine.

“Andre ti amo tanto” mormorò  perdendosi  in quegli occhi color smeraldo che la guardavano dolcemente.

“Chiedimi di morire per te Oscar e  io lo farò amore mio” rispose lui baciandola teneramente sulla fronte.

“No, non devi morire Andrè,  non te lo permetterei mai. Dobbiamo vivere per amarci ogni giorno e ogni sera.  Ti amo più della mia stessa vita”.

Erano felici finalmente. Dopo tanti anni passati insieme ora  si sentivano uno parte dell’altra. Adesso niente avrebbe potuto dividerli. Si sentivano completamente vivi.

“Andrè, non avrei mai pensato che amarti fosse tanto bello. Io non conoscevo l’amore. Una volta qualcuno  mi disse che l’amore porta  solo  ad una lenta ed eterna agonia ma io non ci volli credere. Speravo esistesse un amore capace di donare la felicità completa e ora l’ho trovato Andrè,  la vivo con te questa forma di felicità. Sono tanto felice che mi metterei ad urlare e a piangere… non so!.  Penso solo che se avessi trovato prima il coraggio di parlare avremmo potuto provare prima questa felicità, ma io ero troppo fragile, troppo spaventata da quello che sentivo. Promettimi che saremo sempre insieme e che saremo felici per tutta la vita, ti prego Andrè”.  Le lacrime ripresero a scendere  calde e salate sulle guance.  Gli prese la mano e la stinse forte. Lui era la sua ancora di salvezza, l’unica ragiona che la portava a lottare  per restare in vita.   Pensò che non poteva arrendersi,  ma sentiva anche che la malattia stava avanzando molto velocemente.

Lui la guardava  sorridendo. Come poteva essere forte e fragile nello stesso tempo la sua Oscar. “Certo amore, te lo prometto. Non voglio altro dalla vita. Desidero solo starti accanto. Ti amo da tanto Oscar……non ricordo neanche più da quanto…...forse dalla prima volta che ti ho vista.”

La sua mente tornò alla bambina bionda che credeva di essere un maschio e che voleva sempre battersi con lui per dimostrare a tutti di essere forte e coraggiosa come un uomo.  Gli aveva fatto una grande tenerezza quella bambina che era sola come lui nonostante vivesse in una bella casa e avesse dei genitori nobili che non le facevano mancare niente. Niente tranne che il loro affetto e la loro presenza. Le loro solitudini si erano trovate ed erano cresciuti sostenendosi reciprocamente. Le baciò la fronte e poi le labbra  delicatamente.

“Ti amerò per sempre Oscar”.

 

Era tardi e si addormentarono esausti. Non avevano parlato di cosa li avrebbe aspettati domani, di come sarebbe cambiata la loro vita.  

Oscar non ebbe il coraggio di parlare ad Andrè della sua malattia, non  quella sera. Non voleva rovinare tutto. Quella sera, solo il loro amore sembrava essere importante.

 

Al castello la situazione era sotto controllo. Alcuni aggressori erano stati uccisi, altri erano riusciti a fuggire e la Regina era spaventata ma incolume.

Tutti erano però molto preoccupati per il comandante e per Andre che  a differenza degli altri uomini non erano ancora tornati.  Avevano trovato i loro cavalli vicino ad un torrente ma  di loro neanche l’ombra. Alain era agitatissimo. Oscar gli aveva affidato un compito ingrato

“Proteggere la Regina…già…..  pensare che io odio i nobili, figuriamoci l’austriaca che  ha rovinato la Francia. Mi avete  fatto un bello scherzo comandante” pensava “Cosa diavolo vi è successo ragazzi, spero che siate vivi, non oso pensare al peggio!”.

“Soldato”una voce lo aveva chiamato e si girò. Era Maria Antonietta.

“Soldato ci sono notizie di Oscar e Andre? Sapete cosa è accaduto loro?”

Alain si inchinò  “No…no..Maestà ….non….non ci sono notizie. Ho mandato altri uomini a cercarli ..ma nessuna traccia. Comunque  state tranquilla, ci siamo noi a proteggervi”e abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Prego il Signore che a Madamigella Oscar e al suo amico non sia successo nulla. Vedete, li conosco da tanti anni e  nutro nei loro confronti stima ed affetto. Siamo cresciuti insieme in fondo anche se ultimamente molti accadimenti ci hanno allontanato”  La Regina era visibilmente preoccupata.   Alain rimase sorpreso da tanta sincerità. “Vi prego, fate di tutto per trovarli sani e salvi”.

 

 

Si svegliarono all’alba. Erano nudi e avevano dormito l’uno tra le braccia dell’altra, come se avessero paura che lasciandosi un solo attimo  i momenti meravigliosi trascorsi insieme si potessero trasformare in  un sogno.

Oscar aprì gli occhi e vide  i magnifici occhi verdi del suo uomo che la fissavano intensamente. “Buon giorno” le disse “Dormito bene?”.

“Si….mai dormito meglio. Sai, stanotte mi sono svegliata  e  ho avuto  paura che fosse tutto un sogno. Poi ti ho sentito accanto a me, mi sono stretta forte a te  e sono stata felice,..immensamente felice.” Lui le sorrise “allora voglio esserti vicino tutte le notti così quando avrai questa sensazione sarò li a rassicurarti, d’accordo?”

“Certo Andre”.

“Oscar cosa pensi di fare adesso?”. Aveva posto questa domanda con un po’ di timore. Ci aveva pensato al risveglio perché sapeva che la spensieratezza della notte precedente lasciava il posto  alla realtà della loro vita quotidiana.

“Dobbiamo tornare al castello, saranno in pensiero” ma sapeva che la sua domanda  era riferita a ben altro. “ Non so esattamente cosa fare, ma so che prenderemo insieme qualunque decisione. Sono la tua donna adesso e ti seguirò ovunque deciderai di andare”. 

“Certo, ma ora il dovere ci chiama non è vero?”.

“Già”.

Rimasero abbracciati ancora per un po’ di tempo. Non volevano spezzare l’incantesimo di un’unione così perfetta.

Si erano amati finalmente  ma ora iniziavano i problemi. Come avrebbero spiegato  questo amore alla famiglia? Dove sarebbero andati? 

 

 

Riuscirono a tornare al castello grazie al passaggio chiesto ad un vecchio che conduceva un carro  colmo di paglia. 

Alain li vide arrivare in lontananza e iniziò a gridare dalla gioia. “Eilà comandante, Andrè…ma che diavolo vi è successo? Eravamo in pensiero.  Però iniziavo a prenderci gusto a comandare questa banda di selvaggi!” e scoppiò in una sonora risata.

“Beh, abbiamo solo rischiato di affogare Alain, ma stiamo bene. Dopo vi spiegheremo tutto. Qui è tutto  posto Alain? La Regina sta bene? Avete catturato gli assalitori? Sai, ero un po’ preoccupata di lasciarti il  comando!”.Lo guardò con aria divertita.

“Tutto a posto…ma non vi fidavate di me?”

“Si, ma solo per le emergenze Alain!” E continuarono a  ridere divertiti.

 

“Oscar amica mia, Andrè state bene, ero in pensiero”. La Regina si era precipitata a raggiungere i due giovani. “State bene vero? Dio sia ringraziato. Ero tanto in pena per voi!!”

 

Oscar e Andrè si guardarono. Erano passati pochi minuti da quando non erano più soli che già sentivano il peso di dovere fingere. Avrebbero voluto tenersi per mano, baciarsi  e scambiarsi tenerezze e invece dovevano mantenere la calma. Almeno per il momento.

 

Iniziarono immediatamente i preparativi per la partenza. Era troppo pericoloso fermarsi li senza ulteriore scorta e Oscar non se la sentiva di aspettare rinforzi da Parigi.

 

Alain però aveva notato qualcosa di strano nel loro comportamento e ne aveva chiesto conferma all’amico.

“Andrè, dimmi, è successo qualcosa tra  te e il comandante?  Mi sembrate  di buon umore……lei non ha più gli occhi tristi e lo sguardo perso nel vuoto che aveva ultimamente…e tu mi sembri sollevato……felice insomma. Dimmi dunque, non lasciarmi sulle spine. Sono il tuo migliore amico no?” 

“Vedi Alain, sono cambiate molte cose ma  te ne parleremo insieme quando torneremo a Parigi. Sarai il primo a saperlo”. 

La risposta aveva lasciato Alain ancora più confuso.  Oscar non gli aveva voluto dire niente per paura che i soldati  trovassero a  ridire nel prendere ordini da una  donna che stava con un loro commilitone e avevano deciso di rimandare.

“Come vuoi, non mi dire niente ma io te lo leggo in faccia!”

Gli diede un pacca sulla spalla e si allontanò fischiettando.

 “E bravo il nostro Andrè”.

 

Era arrivato il momento di ripartire per Versailles. Oscar era preoccupata. Temeva  un altro attacco durante il viaggio. Bisognava tenere gli occhi ben aperti per evitare il minimo errore. Del resto però era improbabile che gli aggressori  fossero in grado di colpire nuovamente.

Tutto era pronto e la Regina si decise a salire in carrozza per fare ritorno alla Reggia e a una vita di corte che le pesava terribilmente. 

 

Il viaggio sembrava procedere senza imprevisti  ma Oscar non era tranquilla. Continuava a guadarsi intorno con aria preoccupata. Non voleva farsi cogliere impreparata.

Andrè e Alain la fissavano preoccupati. “Dici che corriamo pericoli Alain?”

“Non saprei che dire. Ho paura che ci siano persone disposte a tutto pur di attentare alla vita della Regina. Il popolo la vorrebbe morta.”

“Siamo già a questo punto Alain?” continuò Andrè preoccupato. “Temo di si amico mio e tra poco tempo non potremo più fare finta  di niente. Dovremo decidere da che parte stare.”

“Forse hai ragione Alain”.

Andrè decise di non ritornare sull’argomento. Gia. Cosa avrebbe fatto ora?  E Oscar….cosa avrebbe deciso? Lui l’avrebbe certamente seguita ma Oscar si sarebbe trovata a scegliere  tra ideali di libertà e uguaglianza e le nobili origini. E non sarebbe stata una scelta indolore.

Oscar si avvicinò ai due ragazzi.

“Non vi sembra che ci sia un po’ troppo silenzio da queste parti? Ho una brutta sensazione…….come quella dell’altra sera.”

“Santo cielo comandante,  spero che nona abbiate sempre ragione!”.

Continuarono il viaggio  e non accadde nulla di particolare.   

Dopo circa due ore di strada udirono improvvisamente dei rumori provenire dal bosco che circondava lo sterrato. Oscar rabbrividì. No….non poteva essere……..non aveva più la forza di rimettersi a combattere. Si udirono degli spari che venivano dritti nella loro direzione.

“Via ..…via ….io porto via la Regina  presto ….. ……cinque uomini mi seguano…..gli altri rimangano  sulle retrovie …non devono raggiungere la carrozza!”

I soldati tentarono in pochi attimi di riprendere il controllo e di obbedire agli ordini del comandante. Videro uscire dal bosco un ventina di uomini ben armati. In un attimo gli furono addosso e scoppiò l’inferno. . 

“Sparate…sparate……..fuoco……non devono avvicinarsi”. 

Gli uomini  di Oscar tentavano di difendersi come potevano, con la pistola e con la spada. I nuovi aggressori sembravano però non essere molto abili con le armi.

I soldati riuscirono a  disarcionare e colpire molti di loro senza  troppe difficoltà. Pochi sembravano  veramente  preparati. Non era facile però prendere il sopravvento perché gli assalitori erano più numerosi.

Andrè non era riuscito a seguire Oscar, Alain gli era rimasto vicino,  colpiva a fondo tentando di non farsi ammazzare. Non poteva certo morire proprio  adesso.

Alcuni riuscirono a  sfuggire al controllo dei soldati e si diressero  nella direzione verso cui era andata la carrozza reale.

I due ragazzi si trovarono liberi  per alcuni secondi “ Devo andare da lei Alain, è in pericolo” “Allora andiamo coraggio!” gridò Alain finendo di colpire un uomo.

Oscar aveva scortato la carrozza in una folle corsa che non  era ancora cessata.

Non vedeva nessuno dietro di sé ma non poteva ancora fermarsi. E non vedeva neanche Andrè. “Signore proteggilo ti prego ……….fai che non gli succeda  niente  ti supplico”.

I cavalli iniziavano a rallentare. Il peso della  carrozza era troppo ed erano stremati. 

Sentiva la Regina piangere terrorizzata all’interno  stringendosi la figlia al petto.

“Non temete Maestà vi porterò via di qui!” Stava tentando di rassicurare la Regina, ma in realtà  riusciva pensare solo al suo Andrè. 

Improvvisamente udì  il rumore di cavalli lanciati al galoppo  dietro di loro ma non fece in tempo a  vederli avvicinare. Sentì una gran fitta alla testa, provò una sensazione di  sbandamento, sentì il calore del sangue percorrerle il viso. Era stata colpita alla testa. Non poteva arrendersi però.

Sentì chiaramente le parole di un uomo “Devi morire  insieme alla puttana austriaca”

Cadde da cavallo e svenne.

Rinvenne solo quando sentì una  pressione alla gola che la soffocava. Tentò di aprire gli occhi “Muori ….devi morire”.

Non riusciva a opporre la minima resistenza. Era arrivata la fine?  Quando aveva perso le speranze udì uno sparo e sentì che le mani dell’uomo perdevano di vigore intorno al suocollo.

 Era stato colpito.

“Oscar….Oscar…ti hanno colpito ..Oscar….amore…..guardami”

Riuscì a mettere a fuoco le immagini e vide il suo Andrè che la osservava terrorizzato. L’aveva presa tra le braccia.

“Mi fa male la testa…tu stai bene? La Regina Andrè  dov’è”  

“Non ti preoccupare sta bene, siamo riusciti a  metterla in salvo. Dobbiamo portarti da un dottore Oscar. Stai perdendo molto sangue”.

Lei tentò di alzarsi, voleva riprendere il controllo della situazione.

“No, andremo fino a Versailles, non  è una ferita profonda Andrè e non manca molta strada ormai”. “No Oscar, non puoi farcela”

“Non posso rischiare di mettere ancora in pericolo la Regina non ci si può fidare di nessuno” 

“Non ho mai visto una persona più testarda” tentò  di sdrammatizzare Alain. “Vorrà dire che voi due viaggerete sulla carrozza Reale e tireremo i cavalli più che possono per arrivare il prima possibile a casa. E ricordate che se voi state male comando io!”

Oscar non riuscì  replicare. Era troppo stanca per continuare a cavallo. 

Si sistemò accanto ad Andrè nella carrozza  di fronte alla Regina che era ancora visibilmente sconvolta dall’accaduto.

“Madamigella, Dio mio, per poco non vi uccidono. Chi vuole la mia morte Oscar? Chi mi può odiare a tal punto di organizzare questi attentati? Il popolo?” 

“Maestà  questi attentati sono opera di gruppi ben organizzati . Il  popolo non ha né le armi né la preparazione per compiere questi attacchi. Io direi che c’è dietro una mente diabolica e temo che vada ricercata tra la nobiltà”.

“Tra la nobiltà? Allora anche i nobili mi vogliono morta? Come è possibile Oscar?”

Oscar non rispose. Non poteva certo  dire alla Regina che  i nobili si erano allontanati da molto tempo per l’impossibilità di ottenere udienza da lei  sempre presa da una festa, da un ballo o dal bel conte svedese e che stavano iniziando a pensare ad una alternativa alla famiglia Reale per regnare sulla nazione.  Non avrebbe potuto comprenderlo.  

Oscar era appoggiata  alla spalla di Andrè che le premeva  un fazzoletto  contro la ferita per tamponare il sangue. Guardò Andrè e gli sorrise.

Ancora una volta le  aveva salvato la vita. Com’era forte  e coraggioso il suo uomo.

Ancora una volta si era battuto come un leone per difenderla. Si sentiva felice, immensamente felice di essere riuscita a compiere un passo tanto difficile. Si sentiva una persona nuova, si sentiva donna per la prima volta nella sua vita.  Si sentiva completa finalmente. Non avrebbe più dovuto vivere come suo padre le ordinava. Ora avrebbero deciso insieme cosa fare. E non sarebbe stata una decisione semplice.  Avrebbero dovuto affrontare la famiglia, lo scandalo.

Ma ora nulla aveva più importanza. Si sarebbe battuta per difendere la loro felicità. Andrè lo meritava, il loro amore lo meritava. 

Andrè ricambiò il suo sguardo pieno d’amore “Dormi un po’ Oscar, riposati. Non manca molto a Parigi”.

 “Si Andre, forse hai ragione”.

Maria Antonietta  fissava i due giovani che conosceva da anni e che le erano  sempre stati vicini nei momenti di bisogno. Notò che tra di loro c’era una sorta di intimità che non aveva mai  notato prima.  Andrè stringeva Oscar come se avesse voluto proteggerla e coccolarla e la  guardava con  uno sguardo intenso.

Lei si era abbandonata sulla sua spalla e una mano ricadeva sopra la gamba di lui. Forse la sua amica aveva finalmente accettato di vivere la vita che le era stata preclusa sin da bambina?  Era mai possibile che avesse trovato in Andrè l’uomo capace di risvegliare in lei  la sua natura di donna? Certo Oscar era una donna bellissima. Molti uomini a corte avrebbero dato la loro fortuna per averla in moglie. E lei li aveva rifiutati tutti con distacco.

Andrè però era diverso dagli altri uomini. Le era sempre stato accanto e aveva vegliato su di lei senza chiedere nulla.

Non era nobile certo, ma era bello, affascinante, intelligente. Era forte, coraggioso, tenace e leale. Si sorprese a pensare che se Oscar avesse chiesto  al Re il permesso di sposare Andrè lei avrebbe interceduto per  benedire questa unione. Del resto, pochi uomini sarebbero stai all’altezza di una donna come Oscar. Non avrebbe mai potuto sposare un damerino incipriato e indolente come i nobili di Corte. Lei era un essere speciale, era come una rosa di primavera, bella ma pericolosa  se non si faceva attenzione alle spine. 

“Siamo  quasi a Versailles Maestà  disse Andrè”.

“Benissimo, questo terribile viaggio è finito finalmente, è stato un incubo. Andrè  accompagnate a casa madamigella Oscar, non  è necessario che la portiate sino a palazzo”. 

Arrivarono a  palazzo Jarjayes ma Oscar si sentiva troppo debole per camminare. 

Mentre il Generale e alcuni lacchè correvano verso la carrozza Reale Andrè la prese tra le braccia e la portò lungo il cortile interno.

“Nonna manda chiamare   il medico Oscar è ferita!”.

Oscar era aggrappata a lui con le braccia intorno al collo. Il padre non potè fare a meno di notare lo strano atteggiamento della figlia. .

La portò in camera e la posò sul letto. “Bambina mia cosa è successo …è mai possibile che ogni volta debba mettere in pericolo la sua vita? E tu  buono a nulla invece di difenderla la riporti a casa in queste condizioni!”

“Non prendertela con lui non è colpa sua. Mi ha salvato l vita ancora un a volta. Ne abbiamo passate di tutti  i colori durante  questo viaggio! E poi  è solo un graffio non fare l’esagerata come al solito!”.

Il dottore medicò la ferita alla testa e si accorse che anche Andrè  aveva una brutta ferita al braccio.  “Penso che dobbiate rimanere a riposo per un po’ ragazzi. Siete la mia disperazione!”.

Rimasti soli  Andrè si sedette sul letto di Oscar. “Non sono mai stato tanto felice di essere ferito. Almeno posso rimanere qui con te” 

“Beh, ti avrei potuto concedere una  licenza”

“Accidenti, e allora la prossima volta starò più attento comandante!” e scoppiò a ridere.

Lei lo guardava  teneramente “ Andrè, non voglio mai più correre simili pericoli, stavolta ce la siamo cavata per in pelo. Sai. quando ho visto quegli uomini correre verso la carrozza ho pensato che ti fosse accaduto qualcosa di brutto e che io non potevo fare nulla per  aiutarti. . E’ stato terribile e non voglio mai più vivere una cosa simile. Mai più. Te lo prometto Andrè!”. Gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Vieni qui amore..non piangere….non ci succederà più nulla vedrai.”

Non riusciva a smettere però. “Già, non ci succederà nulla…..” pensava “ma io sto male. Potrei morire e tu non puoi fare niente per salvarmi, nessuno può fare niente.

Andrè capì che dietro a quelle lacrime vi era qualcosa di più serio.

“Cosa mi stai nascondendo Oscar? Perché piangi? Dimmi la verità io ti aiuterò amore…ti prego confidati. Cosa ti spaventa?”

Disse queste parole con una dolcezza tale che lei ne fu sconvolta. Come aveva fatto a capire  che c’era qualcosa che la spaventava? Lui poteva davvero leggerle dentro.

“Io non ti ho detto una cosa Andrè, una cosa importante che non sa nessuno. Nessuno a parte il dottore. Io sto male da un po’. Ho la tubercolosi Andrè  e il dottore mi ha detto che solo cambiando vita e clima potrei salvarmi.”

Gli  occhi di Andrè si riempirono di lacrime

“Dio Oscar perché non me l’hai detto? Perché ti sei tenuta tutto dentro amore mio?”

Le accarezzava il viso con una mano

“Ti salverò Oscar, giuro su Dio che non ti lascerò morire! Devi vivere anche per me amore perché la mia vita senza di te non avrebbe senso”.

La prese tra le braccia e se la strinse forte al petto. “Ti amo Oscar e ne usciremo insieme vedrai. Ti darò la forza, insieme ce la faremo!” 

“Si Andrè insieme” Andrè si sdraiò sul letto accanto ad Oscar che teneva sempre stretta tra le braccia.

“Partiremo, dobbiamo parlare con il dottore e fare tutto quello che ci dice.  Chiederemo aiuto alla nonna, ci aiuterà non ti preoccupare. E poi ci sposeremo Oscar, diventerai mia moglie e niente potrà più dividerci”.

Oscar annuì senza parlare. Si affidava completamente a lui, al suo uomo. Si sentiva stanca, svuotata, non aveva più la forza di combattere contro il mondo. Doveva trovare solo il coraggio di resistere alla malattia e sapeva che solo Andrè avrebbe potuto aiutarla.

 “Stai qui stanotte ti prego, non voglio dormire sola senza di te…mai più”

“Va bene amore….mai più”. Dissero alla nonna che sarebbe rimasto lui accanto ad Oscar e che non doveva preoccuparsi. 

Trascorsero tutta la notte abbracciati. Non parlarono molto ma sentivano che l’amore che si donavano reciprocamente sarebbe stata la loro forza.

Il mattino seguente Andrè si svegliò molto presto. Era ancora sconvolto da quello che aveva saputo. In effetti lei non era stata bene da un po’ di  tempo, era sempre pallida. Lui l’aveva notato ma non era riuscito a farsi dire nulla da Oscar. 

Si alzò e si sedette sulla poltrona di fianco al letto fissando la meravigliosa creatura che dormiva ancora. “Signore non puoi farmi questo”pensò “Non è giusto!”.

Calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance e iniziò a pensare a  alta voce. “Non puoi portarmela via adesso che ci siamo trovati, non puoi farla morire. Non è giusto. Io darei la mia vita per lei ma stavolta senza il tuo aiuto io non posso fare nulla, nulla!” 

Disperato si mise la testa tra le mani. Il corpo proteso in avanti. “Devi lottare amore mio,  devi trovare la forza, lotteremo insieme,  e insieme sconfiggeremo questa malattia. Non morirai amore, te lo prometto!”.

Improvvisamente, udì uno scricchiolio provenire dalla porta della camera. Era ancora buio nella stanza  e questo non facilitava la sua vista già compromessa.

Quando riuscì  a mettere a fuoco l’immagine vide il generale che lo guardava  con aria sorpresa. “Andrè vieni fuori con me” disse con una voce tremante. Andrè lo seguì fuori dalla stanza sino allo studio del  generale.

“”Io …io ho udito ciò che tu hai detto Andrè ma non ne ho capito il senso. Cosa vuole dire che Oscar è in pericolo di vita. La ferita non è tanto profonda da costituire un pericolo. Rispondimi Andrè. Te lo ordino.”

Andrè ebbe un attimo di indecisione.

Cosa  doveva fare? Raccontare tutto al padre di Oscar e chiedere il suo aiuto o trovare un diversivo e non parlare della malattia?

Non era certo che fosse la soluzione giusta ma decise di parlare. Lui aveva i mezzi per aiutare Oscar ed era solo questo quello che contava.

“Generale, Oscar è ammalata, molto ammalata.  Ha la tubercolosi già da qualche tempo”.

Il Generale impallidì e si fece cadere senza forze su una sedia e iniziò a piangere

“No…..Dio no…questa è la mia punizione per essere andato contro il volere di Dio quando è venuta al mondo. Povera figlia mia..povera Oscar”.

“Non dobbiamo perdere le speranze, dobbiamo tentare l’impossibile per salvarla. Ce la farà vedrete, lei è forte, non si farà vincere dalla malattia. Lotterà con tutte le sue forze. Ma dobbiamo aiutarla. Oscar mi ha parlato della malattia solo ieri sera, altrimenti avrei già tentato qualcosa. Ma ora abbiamo bisogno del vostro aiuto”..

Andre pronunciò queste parole con decisione e ardore e si accorse che il Generale lo fissava con aria interrogativa.

“Andrè,  quando io avevo deciso di giustiziare mia figlia che aveva infangato il nome della famiglia Jarjayes, tu ti sei offerto di morire con lei. Anzi prima di lei. E questo perché l’amavi. Lei non ha detto niente in quell’occasione ma io credo che i sentimenti tra di  voi  siano cambiati non è vero?”

Andrè chinò la testa.

“Si Generale, sono cambiati. Noi saremmo andati via insieme comunque”. 

“Capisco.” Jaujayes restò in silenzio fissando il vuoto.

Che senso aveva rimanere attaccati alle vecchie convenzioni sociali ora che la Francia era sull’orlo della rivoluzione e la figlia stava morendo? Dividere i ragazzi non avrebbe certo aiutato Oscar. Anzi, l’avrebbe distrutta per sempre. La cosa giusta da fare era appoggiare le decisioni della  figlia e tentare di salvarla.

Questo ragazzo l’aveva seguita, protetta e amata per tutta la vita. Poteva fidarsi di Andrè più di chiunque altro. Sapeva che sarebbe morto per lei e che avrebbe lottato come un leone per salvare  la vita. Si, l la decisione giusta era lasciare che Andrè si prendesse cura di lei lontano da Parigi in un posto tranquillo dove forse avrebbe ritrovato la sua natura femminile e dove avrebbe potuto vivere felice.

“Porta via Oscar con te Andre. Portala lontano e falla felice. Avete la mia benedizione. Penso che solo tu possa farlo. Lei non potrebbe mai sposarsi con un uomo qualunque seppur nobile. Mi figlia è un essere speciale e io sono grato a Dio per avermi concesso l’onore di essere suo padre. Sposala Andrè e rendila felice. Dalle tutto ciò che io le ho impedito di avere in questi anni”.  

Andrè non poteva credere alle parole che aveva udito

“Io…..Generale….io non so cosa dire. Vi ringrazio Generale”.

Jarjayes gli mise le mani sulle spalle

No Andrè, non devi ringraziarmi. Del resto sei stato come un figlio per me, hai vissuto nella mia casa  accanto a mia figlia. Forse era destino che  vi trovaste anche nell’amore Chiederò al Re oggi stesso la dispensa per sposare Oscar. Voglio fare tutto quello che posso per benedire questa unione. Chiederò il congedo per Oscar e per te. Vai da lei e dille tutto”.

Oscar si destò non appena sentì entrare Andrè.

“Buongiorno amore, come stai?” chiese lui accarezzandole la testa.

“Meglio. Ho la testa dura sai!”.

Lui continuò ad accarezzarle il viso e le raccontò di quello che era accaduto pochi minuti prima con il padre. Lei era visibilmente scossa.

Ad un tratto sentirono bussare alla porta e entrò il Generale.

“Figlia mia, come stai oggi? Sai, io e Andrè abbiamo parlato un po’ e …….perché non me l’hai detto prima …..ti avrei aiutato…..ora farò tutto il possibile per salvarti. Affido la tua vita ad Andrè e vi auguro di essere felici insieme”.

Dagli occhi di Oscar e da quelli del padre iniziarono  a scorrere le lacrime. Era un pianto liberatorio  di gioia e di paura perché il suo destino era appeso ad un filo sottilissimo. 

Iniziava una vita nuova piena di incertezze e di incognite.

Iniziava una battaglia per la vita che lei avrebbe combattuto accanto al suo uomo.

 

Non ci volle molto per ottenere dal  Re la dispensa per il matrimonio. Il Generale decise però di non informare nessuno della famiglia sulla malattia di Oscar . neanche. M.me Jarjayes fu messa al corrente. Alla nonna di Andrè fu detto che il Generale accettava la loro unione ma che preferiva che vivessero  altrove.

 

Partirono un mattina  di inizio luglio. Parigi era affollata di gente in rivolta e di soldati provenienti da tutta la Francia. Lo scontro era inevitabile come inevitabile era la vittoria del popolo oppresso da secoli di ingiustizie sociali..

 

Oscar e Andrè lasciavano la Parigi puzzolente e sporca che avevano conosciuto sin da piccoli e si incamminavano verso una nuova vita  di speranze e di incertezze

Solo l’amore profondo e incondizionato che provavano l’uno per l’altra li avrebbe accompagnati  e avrebbe dato loro la forza di superare i momenti difficili.

 

 

 

L’amico ritrovato

 

Julienne cresceva forte e sano. Oscar non si era sbagliata. Già a pochi mesi dimostrava di essere un bimbo ostinato e coraggioso.  Ed era bello, bellissimo. Aveva gli occhi verdi di Andrè e capelli ondulati e biondissimi di Oscar.

 

Andrè passava le notti intere a osservarlo, ripetendosi che quell’angelo era  l’unione perfetta dei loro corpi e delle loro anime. Era un padre affettuoso,  presente e attento.

Non ricordava molto dei suoi genitori. Da bambino la nonna  gli parlava della madre, sua figlia e del marito morti tragicamente quando lui  aveva circa sei anni. Gli diceva che  la sua mamma e il suo papà lo proteggevano dal cielo, ma  rammentava di essersi sentito sempre molto solo. Un bambino cresciuto senza genitori è un bambino infelice e lui non avrebbe permesso che a Julienne potesse accadere la stessa cosa.

“Ma tu sei fortunato piccolo mio, hai un papà e una mamma che ti amano immensamente e che ti staranno sempre accanto. Noi veglieremo su di te piccolo monello.”

Pensò ad Oscar e a quanto era affettuosa e tenera con il figlio. A modo suo naturalmente, perché per lei non era sempre facile manifestare apertamente i sentimenti. Nonostante tutto  nutriva ancora una sorta di pudore che le impediva di rivelare sempre quello che sentiva dentro.

Lui non aveva bisogno di sentire da lei ciò che provava. Poteva leggerle dentro, come aveva sempre fatto.  La vedeva gioire, ridere,  arrabbiarsi ma  percepiva che nei silenzi di Oscar vi era un mondo al quale tutti erano esclusi. Un mondo fatto di ricordi, di rimpianti, un mondo di parole non dette e di frase spezzate. Un mondo di inquietudine e amarezza.

 

“Scusate Madame, sapete dove posso trovare la famiglia Grandier? Dovrebbero abitare nei paraggi”.

Oscar si girò verso l’uomo che le aveva appena rivolto la domanda. Era mai possibile che non l’avesse riconosciuta? Era così diversa in abiti femminili?  L’uomo le stava parlando  rimanendo fermo all’ingresso  del cortile.  Era accompagnato da una donna bruna ed esile che lo seguiva un po’ intimorita.

Oscar stava raccogliendo alcuni fiori dal piccolo giardino di fronte alla casa. Si tolse il cappellino bianco che aveva indossato pensando che avrebbe aiutato il suo interlocutore nel difficile compito di riconoscere il suo vecchio comandante. in quella dama vestita con un semplice ma incantevole abito beige che sottolineava  le forme del seno diventato più abbondante con la gravidanza.

 “Io direi che sei arrivato nel posto giusto Alain!”

“L’uomo si avvicinò incredulo. “Non ci posso credere….o Signore, ma voi siete.non è possibile……..voi siete  Oscar! Siete incantevole Comandante,  non credo ai miei occhi!”

Alain era molto emozionato. Con un impeto di gioia la prese tra le braccia e la sollevò di peso facendola roteare.

“Che sorpresa Alain, sono contenta…..davvero”

“Ma dov’è quel mascalzone di Andrè?”

“Andrè, Andrè, abbiamo visite, vieni a vedere chi è arrivato fin qui!” gridò Oscar aprendo la porta di casa.

Andrè comparse  sulla porta con Julienne tra le braccia. “Mi sembrava di sentire una voce conosciuta, ma pensavo di essere impazzito. Come stai Alain, che piacere vederti!”

“Come stai amico, come te la passi?”

Lo sguardo di Alain  si era soffermato sul piccolo che fissava impassibile  la scena inconsueta.

“Non mi dire che questo è vostro! E’ bellissimo, assomiglia a tutti e due!. Vieni qui dallo zio Alain, vieni piccolino”.

Il bimbo si aggrappò al padre. “Lui si chiama Julienne ed è già un monello” scherzò Oscar.

“E allora assomiglia alla madre” disse Alain scoppiando in una fragorosa risata.

Dopo qualche momento di confusione, Alain passò alle presentazioni ufficiali.della donna che era rimasta in disparte. “Lei è Justine, mia moglie. Ci siamo sposati prima di partire da Parigi. Pensavamo di trasferirci da queste parti. Che ne dite?”

“Sarebbe meraviglioso, ci sono altre case disponibili in paese. Abbiamo bisogno di compagnia, sai? Non frequentiamo molta gente qui”. Andrè era visibilmente felice per la visita inaspettata. Pensava spesso all’amico e aveva desiderato avere  sue notizie.

Oscar guardò Justine incuriosita. Era graziosa. Aveva un viso aggraziato, occhi verdi, corporatura minuta. Pensò che non era la donna che si sarebbe immaginata di vedere con Alain, ma forse era il tipo di donna giusta per frenare la sua impulsività.

“Comandante siete meravigliosa, siete più bella che mai”

“Grazie Alain” rispose Oscar arrossendo “Non sono più il tuo comandante, quindi chiamami Oscar e non darmi del voi.”

“Come vuoi Oscar. Sono felice di trovarvi così bene ragazzi, davvero. Vi meritavate un po’ di felicità. ”

Più tardi, dopo pranzo, si ritrovarono a parlare dei vecchi tempi, della vita da caserma, delle battaglie combattute insieme e vennero avvolti da un’atmosfera malinconica.

La Parigi raccontata da Alain era ben lontana dai ricordi di Oscar. La Famiglia Reale era  stata costretta da tempo a lasciare Versailles e a trasferirsi al palazzo delle Tuileries.  Il loro futuro come regnanti era messo in discussione seriamente.

Fiumi di sangue iniziavano a scorrere. Il popolo guidato da boia travestiti da uomini di stato, gridava vendetta contro gli oppressori.

Colpevoli e innocenti erano giustiziati alla stessa stregua, in nome  di un’uguaglianza senza più  regole né pietà.

 

 

Si trasferirono in una piccola casa vicino a quella di Oscar e Andrè. Erano felici di essersi ritrovati perché con Alain avrebbero potuto parlare, confidarsi, non vi era nulla da nascondere sull’identità di Oscar e in lui avrebbero sempre trovato un sostegno anche nei momenti difficili.

Bustine era una donna riservata e un po’ timida. Si erano conosciuti al mercato di Parigi. Lei aiutava la zia a vendere fiori, ma gli affari andavano sempre peggio. Si erano innamorati subito. Lei era dolce e affettuosa e Alain molto protettivo nei suoi confronti. Per alcuni versi Justine  rammentava ad Oscar Diane.  La risata allegra, la dolcezza, l’ingenuità,   l’estrema  femminilità. Forse Alain era rimasto colpito da questi particolari. Forse in lei rivedeva l’amata sorella.

Lei sembrava essere  molto innamorata di Alain. Pendeva  letteralmente dalle sue labbra. Lei era più giovane del marito e sembrava essersi affidata a lui completamente. Ascoltava ammirata  i racconti di quando era arruolato nei soldati della Guardia. Amava  ascoltare soprattutto i  racconti su Oscar e Andrè. Sentiva di conoscerli già molto bene proprio perché sapeva cosa avevano affrontato e come erano riusciti a superare le differenze di classe e la solitudine in cui avevano vissuto. 

Justine  era affascinata da Oscar. Spesso la osservava con l’aria di chi volesse scrutare a fondo per sondare tutti i misteri non svelati. Ammirava profondamente quella donna tanto bella, forte e coraggiosa che non si era mai arresa di fronte agli ostacoli e che aveva dimostrato di essere superiore a qualunque uomo  per abilità, destrezza nel combattimento. Era stata vincente come Comandante e ora sembrava vincente anche come moglie e madre.  Ammirava  la profonda intelligenza e la bellezza di Oscar, ammirava la saggezza e il coraggio che aveva dimostrato nei momenti difficili, ma ammirava anche la lealtà, la dignità  e l’irrequietezza.

La ammirava, ma sentiva che  non avrebbe mai potuto essere come lei. Si sentiva debole,  impreparata e paurosa al suo confronto.  Sapeva però che la vita non era stata facile per Oscar, neanche nella condizione  privilegiata in cui si era trovata per nascita. Aveva dovuto negare la sua femminilità per colpa di un padre eccentrico che l’aveva sacrificata per l’onore della casata.

 

“Oscar posso chiederti una cosa?” chiese Justine incerta mentre ancora seduti a tavola aspettavano che venisse buio.

“Certo,  dimmi pure”

“Cosa provi nei confronti di tuo padre? Il rapporto con lui non deve essere stato facile…..scusa sono troppo indiscreta, vedi.io non ho mai conosciuto mio padre e mi chiedo spesso come avrei reagito se mi avesse imposto qualcosa che io non avessi voluto”

Oscar sorrise tristemente. “Già,  mio padre mi ha imposto una vita in uniforme, mi ha negato tutti i piaceri che dilettano le donne nobili. Ma chi non subisce imposizioni in un modo o nell’altro?  Tutti accettano dei compromessi Justine. Tutti. Vedi, io ho pensato che gratificare mio padre, diventare il figlio che non ha mai avuto fosse una cosa giusta e positiva.  Poi però mi sono sentita soffocare da queste imposizioni e ho odiato il mio corpo che mi rammentava ogni istante che non ero un uomo. 

Forse avevo capito sin dall’inizio che l’imposizione di vivere come un uomo mi avrebbe permesso di essere libera. Libera di pensare, di parlare, di combattere le mie battaglie. Libera di frequentare Versailles e  la Regina ma per proteggerla,  non come quelle stupide donne incipriate, frivole e opportuniste. Ma soprattutto  ho compreso che  sarei stata libera dall’obbligo di sposare uno sconosciuto scelto da mio padre solo in funzione del titolo o del casato. Non avrei dovuto sopportare di vivere con un uomo magari vecchio e disgustoso come accade alla maggior parte delle giovani nobili. Sai, alcune ragazzine vengono date in sposa anche a undici anni. 

E così è stato sai. Ho vissuto liberamente e intensamente. E penso di non potere che essere grata a mio padre per questo. Sai, quando ha capito  che ero ammalata e che ero innamorata di Andrè ci ha aiutato senza indugi. Non posso che essere grata a mio padre per avermi educata e cresciuta come un uomo. Se avesse fatto diversamente ora non proverei l’immensa felicità che la vita con Andrè mi dà”.

Andrè , Alain e Justine erano rimasti senza parole.

Oscar abbassò lo sguardo e pensò al vecchio padre rimasto solo in una città che non gli apparteneva più.  Non aveva mentito poco fa quando parlava della sua vita. Era stata sincera, forse per la prima volta aveva capito di avere elaborato il difficile rapporto con il Generale. Aveva sempre temuto in fondo al cuore di non riuscire a renderlo fiero di se’, ma ora si rendeva conto che il cammino tanto difficile che aveva intrapreso da ragazzina  l’aveva resa una donna consapevole, matura e felice.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** La decisione - Varennes ***


 

La decisione

 

 “ Oscar, Andrè, venite a vedere chi è arrivato fin qui!” La voce della nonna raggiunse i ragazzi che rientravano da una passeggiata sul cortile di casa.

“Buongiorno Madamigella Oscar, Andrè, come state cari amici, è meraviglioso rivedervi” Fersen era in piedi di fianco al camino del soggiorno e aveva in mano un bicchiere. Non potè fare  a meno di restare piacevolmente sorpreso dal nuovo abbigliamento di Oscar. Pensò che fosse infinitamente bella, una dea.

“Fersen……che piacere avervi qui.non ci posso credere……..come avete fatto a trovarci?” Oscar sorrideva ma l’espressione sul suo viso tradiva una certa tensione.

“La nonna aveva lasciato il vostro recapito in caso di necessità” Rise imbarazzato. “ Spero di non disturbarvi. Andrè come stai? Io devo ancora farvi le congratulazioni per il vostro matrimonio e per questo meraviglioso bimbo”

“Grazie  Fersen, siete molto gentile. Non ci disturbate affatto, è sempre un piacere avervi tra di noi”. Andrè rispose con tono sicuro. Anni prima solo la visione del conte avrebbe potuto irritarlo, ingelosirlo e innervosirlo. Ora no. Ora Oscar era sua e Fersen solo un ricordo del passato.

“Santo cielo Oscar, siete incantevole, splendida. Andrè è un uomo fortunato, veramente.”

“Rimarrete con noi qualche giorno vero? Ne saremmo lieti”.

“Non vorrei disturbare Oscar, però mi farebbe piacere”.

“D’accordo allora, sistemiamo la camera degli ospiti”.

Quella sera a cena c’era una strana atmosfera. Momenti di gioia e divertimento si alternavano a forti sensazioni di dolore. Nel rammentare episodi  divertenti del passato non potevano non tornare alla mente ricordi di un mondo che stava per essere definitivamente spazzato via.

Oscar aveva a tratti lo sguardo perso nel vuoto. Quanto dolore le davano quei ricordi…..Versailles, la corte, Parigi, la Regina, suo padre…….tutto ciò che Fersen nominava  non faceva altro che accrescere una sensazione di angoscia e di rimpianto. Pensò che avrebbe tanto voluto indossare abiti maschili in quel momento per  potersi riappropriare di quel passato che non le apparteneva più.

Si sentiva a disagio davanti a Fersen che l’aveva conosciuta in altre vesti.

Parigi…….Parigi….Versailles, la Corte……il Re… avrebbe voluto spronare il suo cavallo bianco al galoppo per cancellare i ricordi che le tornavano alla mente vorticosamente.

Aveva Julienne tra le braccia. Il bambino sorrideva e le tirava i capelli. Poi batteva le manine.  Oscar lo fissava e lo teneva stretto. Solo lui in quei momenti poteva riportarla alla realtà.

Fersen osservava la scena attentamente. Non riusciva a distogliere lo sguardo da Oscar. La ritrovava madre, donna bellissima e felice. E la disperazione lo assalì.

“Perché siete venuto qui Fersen? Non posso credere che abbiate fatto questo viaggio solo per vederci” Il tono di Andrè si era fatto improvvisamente serio. Quella visita improvvisa non lo tranquillizzava affatto. Aveva notato anche l’inquietudine di Oscar.

Fersen si alzò e si diresse verso la finestra aperta. Era metà luglio e faceva molto caldo. Una folata di vento gli  scompigliò i capelli. Lo sguardo perso nel vuoto.

“Io sono venuto qui spinto dall’egoismo che spinge l’uomo più disperato e solo del mondo. Avevo un progetto e volevo coinvolgere anche voi. Ma appena vi ho visto ho capito che non ho il diritto di coinvolgervi nei miei piani”.

“Fersen, parlate, di cosa si tratta? Che piani avete?” La voce di Oscar era tremante.

Senza distogliere lo sguardo da un infinito che sembrava indirizzato ad una meta precisa, Fersen iniziò a svelare il motivo della visita. “Sto organizzando la fuga della famiglia Reale  dalle Tuileries.  Sono in pericolo ogni giorno di più. Voi non immaginate  neanche  che il popolo francese sia arrivato ad un livello tale di odio nei confronti della Regina da chiederne la morte.  E non si tratta più di voci isolate. Il popolo nutre un odio infinito nei confronti della Regina e a Parigi la sua vita è in pericolo. Ho un piano per portare la famiglia Reale in Belgio. Ho l’appoggio di Boullie e di altri soldati. Non è un ‘impresa difficile, ho procurato dei lasciapassare che appartengono a una famiglia straniera. Usciranno dalle Tuileries travestiti. Li scorterò oltre il confine e saranno in salvo. Dal Belgio, o dall’Austria aspetteranno che gli animi tornino sereni e che il popolo capisca che la Francia senza Re non può esistere.

Oscar e Andrè erano senza parole.

Fersen continuò a parlare. “Voi siete una famiglia felice adesso, non ho il diritto di coinvolgervi in questo piano, non posso. Anzi, perdonate la mia intrusione e dimenticate ciò che vi ho detto.  Consideratemi solo un vecchio amico in visita di cortesia”.

Andrè volse lo sguardo verso Oscar. Sapeva che le parole del conte l’avrebbero turbata profondamente. Era fragile in quel periodo e temeva che l’arrivo di Fersen avrebbe potuto minare un equilibrio sempre più delicato. Ma Oscar non aveva detto una sola parola e lui sapeva che quando la donna non parlava l’inquietudine che aveva dentro si stava scatenando.

 

Quella notte non fu facile prendere sonno. “Cosa ne dici Andrè, che ne pensi?”

“Di cosa?”

“Del piano di Fersen, può funzionare? Pensi che riuscirà a condurre la famiglia Reale in Belgio?”

“Non senza inconvenienti, temo.” La voce di Andrè era tremante. Sentiva che Oscar era già troppo coinvolta nella questione. Le candele non si erano ancora spente e il viso di lei era lievemente illuminato dalla luce soffusa. La vedeva seria e pensosa. Fissava il soffitto con le braccia raccolte intorno alla nuca.

Cosa stai pensando” rifletteva tra sé Andrè “Pensi che vorresti unirti a Fersen per salvare la Regina? E’ questo che vuoi Oscar? Percepisco i battiti accelerati del tuo cuore. Sento la tensione che provi in questo momento. So che dentro di te ricordi e emozioni si stanno agitando. Ma non permetterò che tu ti perda Oscar. Non più”.

Chiuse gli occhi per qualche minuto e riuscì ad addormentarsi. Dopo un po’ però percepì che Oscar non era più  sdraiata nel letto e aprì gli occhi. Lei era seduta sul letto con la testa tra le mani.

“Cos’hai Oscar, perché non riesci a dormire?” Si tirò su e le si avvicinò.

“Non ho niente Andrè, non ti preoccupare”. La voce era debole e il tono molto indeciso.

“Tu vuoi andare con lui vero?”

“Da solo non ha molte possibilità di riuscire. Noi potremmo aiutarlo”

“Noi? Noi chi Oscar, io e te? E a Julienne non ci pensi? Se ci accadesse qualcosa chi si prenderebbe cura di lui?” Si alzò dal letto in preda alla rabbia.

“Ci posso andare io”

“Tu Oscar? Certo, tu sei solo la madre. Se ti accadesse qualcosa avrebbe sempre me vero?” La voce di Andrè si era fatta dura. “Non posso credere a quello che sento. Tu devi essere completamente impazzita. Che diavolo ti prende? Tieni così poco a noi? Non ti importa nulla se dovessimo soffrire per causa tua?  Che non ti importi di me posso anche capirlo, ma che tu non  pensi a Julienne non posso accettarlo”.

Andrè aveva pronunciato queste parole con rabbia. Oscar non si era neanche girata a guardarlo. Respirò profondamente per cercare di calmarsi e di trovare le parole giuste. Ma i pugni chiusi in una stretta  tremante tradivano tutta la sua agitazione. Le si avvicinò  e chinandosi la  scrutò. Gli occhi erano fissi verso un punto inesistente e sul viso un’espressione glaciale.

“Oscar……ti prego dimmi che non andrai…….dimmi che è stato l’impulso di un momento”.

Il tono di Andrè si era fatto più calmo.

“Andrè non puoi pensare che non mi importi di te o di Julienne. Siete le persone più importanti della mia vita. Darei la vita per entrambi. Però  io non posso dimenticare quello che sono stata. Non riesco a chiudere gli occhi e fare finta che la Regina non  esista e che non sia in pericolo. Ho trascorso venti anni della mia vita  proteggendola. Non posso rinnegare ciò che sono stata”.

Oscar alzò il viso e Andrè noto che le lacrime iniziavano a scorrere lungo il bel viso.

 “E non dimenticare vuole dire rischiare la propria vita per la famiglia Reale? Vuole dire sacrificare tutto ciò che abbiamo? No Oscar, non è giusto. Tu non sei più libera di decidere solo per te stessa. Tu sei una moglie e una madre e hai delle responsabilità. Devi ricordarlo”

“Io ci ho provato Andrè, con tutte le forze, ma dentro di me sento che il mio compito al servizio del Re non è ancora terminato. Devo aiutarli per l’ultima volta. Non capisci che la mia vita sarebbe stata vana se accadesse loro qualcosa”

“No Oscar, non è più un tuo problema. Tu non sei più al servizio della Regina. Altri pensano a lei ora. Io non ci posso credere….quel damerino piomba qui e tu ti precipiti ad aiutarlo. Cosa vuoi ottenere? La sua riconoscenza?  E noi? Noi non contiamo proprio per te vero? Cosa sono stati per te questi anni? Un ripiego per una vita che non hai potuto avere con lui?” Andrè era fuori di sé. La sollevò di peso e tenendole con forza le braccia le gridava in faccia tutta la sua disperazione.

“Rispondi per Dio………dì qualcosa”.

“Non puoi credere questo, non tu Andrè non puoi pensarlo veramente. Io ti ho sposato perché ti amo. non per ripiego, come puoi dire una cosa del genere. Ti chiedo solo di capire i motivi che mi spingono a aiutare la Regina”.  La voce di Oscar era tremante.

“E quali sono questi maledetti motivi?  Non è abbastanza avere rischiato mille volte la vita per lei? Non è sufficiente? Lei non si merita che tu ti sacrifichi…….non ha mai appreso nulla dai suoi errori…….è  rimasta la ragazzina capricciosa e insoddisfatta che  è sempre stata. E’ riuscita a farsi odiare da tutta la Francia e ora anche io la odierò se tu partirai per raggiungerla”

La lasciò dalla stretta e lei ricadde sul letto come senza forze. Andrè uscì dalla stanza ancora furioso. Corse giù dalle scale e raggiunta la cucina si precipitò a prendere una bottiglia di vino rosso. Aveva la testa in fiamme, sentiva i battiti del cuore che gli salivano in gola.  Si versò il primo bicchiere e lo bevve d’un fiato. Voleva solo bere tanto da dimenticare quello che era successo. Almeno fino al giorno successivo.Si versò un altro bicchiere e lo bevve senza gustarne il sapore. Avrebbe voluto  urlare, inveire,  battere i pugni contro il tavolo ma non voleva creare scompiglio in casa. Oscar non aveva neanche tentato di fermarlo e non era scesa a vedere come stava.

Avrebbe giurato che niente e nessuno fosse in grado di minare la felicità che avevano costruito. E ora si presentava  Fersen a rovinare tutto. E la bufera si era scatenata in Oscar.

Lui sapeva che il passato rappresentava un pericolo per l’equilibrio della moglie, ma non avrebbe mai creduto che  il sogno meraviglioso che stavano vivendo sarebbe andato in pezzi tanto facilmente.  Ma si sentiva stanco e appoggiando la testa e le braccia sul tavolo, si addormentò.

In camera Oscar continuava a pensare agli ultimi avvenimenti. Si sentiva come frastornata. Andrè non aveva capito e forse non l’avrebbe mai fatto. Lui difendeva la famiglia e lei voleva mettere in pericolo la felicità di tutti. Non riusciva a biasimare Andrè. Lui era sempre stato protettivo nei suoi confronti e ora  proteggeva la felicità del figlio.

Il mattino successivo l’atmosfera era tesa.  Dopo una colazione dove tutti i conviviali tentarono una conversazione superficiale, Oscar e Andrè si ritrovarono di nuovo soli.

“Non ho cambiato idea Andrè, io vorrei partire. Tu però hai dei diritti su di me come marito. Se tu mi imponessi di rimanere io ti obbedirei”. La voce di Oscar era ferma.

“Andrè abbozzò un sorriso “ Tu che prendi ordini da un marito, non ti ci vedo proprio sai Oscar, E comunque io non ti ordino nulla”.

L’espressione di Andrè si era fatta seria.

“ Io voglio che sia tu che decida di rimanere, che capisca l’errore che stai commettendo. Non ti imporrò una decisione che non condividi. Non avrebbe comunque senso.  Sappi Oscar che se ti accadesse qualcosa io non ti perdonerò mai. Mai”.

“Io tornerò te lo prometto. Tornerò da voi e non mi accadrà niente”

Gli occhi si riempirono di lacrime.

Con quelle parole Andrè aveva capito che neanche la minaccia di non perdonarle la decisione l’aveva persuasa a rimanere. Non le aveva imposto ordini. Obbligarla a restare non avrebbe risolto il problema. Doveva essere una sua scelta e lei aveva deciso di partire.

“L’hai già detto a Fersen?”.

“No, gli parlerò più tardi”.

“Non diremo  a mia nonna il motivo della tua partenza. Diremo che accompagni Fersen per un pezzo del vaggio e che starai via qualche giorno”.

“Andrè io ti amo, ti amo, non dimenticarlo mai”

Sei tu che l’hai dimenticato Oscar, sei iu” pensò e uscì dalla stanza.

 

Avevano deciso di partire la mattina successiva. Il viaggio per Parigi non era lungo ma occorreva qualche giorno per ultimare i preparativi.

Quella sera Oscar entrò nella camera da letto. Andrè si era già preparato e si stava coricando.

Si tolse i vestiti e si infilò la camicia da notte. Entrò nel letto e sentì il bisogno di stringersi a lui. Gli si avvicinò e non notò resistenze.

“Ti amo da morire e ti amerò per sempre. Non dubitare del mio amore ti prego, tu sei tutta la mia vita. In questo momento sento di avere un compito   da portare a termine prima di chiudere definitivamente con il passato. Se non lo facessi rinnegherei me stessa e ciò che sono stata. Non credere che sia facile lasciarvi qui. So benissimo che soffrirete e sarete in pena per me. Io penserò a voi ogni istante e farò di tutto per tornare sana e salva da voi”.

Andrè si voltò a guardarla e l’espressione del suo volto tradiva  un dolore profondo che non era in grado di nascondere.  “Oscar…….io…..”

“Andrè stringimi  ti prego, voglio sentirti vicino”.

L’uomo l’aveva presa tra le braccia. Avrebbe voluto respingerla ma era troppo grande il desiderio che provava. Aveva bisogno di sentire il suo corpo, la sua pelle vellutata e morbida.

“Io voglio una cosa sola da te stasera. Voglio che nessuno di noi faccia l’amore pensando che possa essere l’ultima volta. Non lo sopporterei” .

La guardava negli occhi e poteva leggere la sorpresa  sul suo volto.

Lei gli prese il viso tra le mani. “Non sarà l’ultima volta amore, te lo prometto”.

Fecero l’amore con passione, trasporto, dolcezza e disperazione. Nonostante cercassero di nascondere  il dolore e l’amarezza entrambi sapevano che avrebbero ricordato quella notte per tutta la vita.

 

Oscar fissava i Julienne che dormiva nel lettino. Voleva imprimere nella memoria tutti i tratti del figlio. Sentì Fersen che la chiamava e scese in cucina. Andrè li raggiunse. Era l’alba e  si poteva udire solo il rumore del vento.

“Io incomincio ad andare” disse Fersen “Andrè, non ti preoccupare, te la riporterò sana e salva”

Andrè non rispose e abbozzò un sorriso ironico.

“Sta attenta ti prego, non correre rischi inutili. Quanto vorrei venire con te, ma non posso, lo sai” La prese tra le braccia e la strinse forte.

“Starò via solo qualche giorno, non ti preoccupare. Ti amo Andrè, ti amo tanto.  Lo so che non condividi la mia scelta ma cerca almeno di comprenderla, ti prego”.

Rimasero abbracciati ancora per qualche istante, poi lei sciolse l’abbraccio e lo guardò negli occhi verdi. Si sentì improvvisamente incerta della decisione presa. Ebbe come il presentimento che sarebbe accaduto qualcosa che l’avrebbe portata lontano. Era troppo tardi per cambiare idea e poi  quella sensazione di perdita che stava provando dipendeva sicuramente dalla  separazione dalla famiglia.  Uscirono in cortile, salì sul suo cavallo bianco e se ne andò con le lacrime agli occhi.

“Siete sicura Oscar? Non venite a costo di sacrificare la vostra felicità, non potrei mai perdonarmelo!”

“Non vi preoccupate Fersen, tornerò sana e salva”. E spronò il cavallo al galoppo voltandosi  per salutare con un cenno della mano Andrè.

 

 

Varennes

 

Giunsero a Parigi che era ormai sera. Decisero di fermarsi in una piccola locanda alle porte della città dove i controlli non erano  altrettanto minuziosi.

Nei giorni seguenti si recarono in città  per definire gli ultimi preparativi. Oscar indossava.  abiti femminili per non essere riconosciuta. In realtà era lei a non riconoscere Parigi. Come era cambiata la città in questi anni di assenza. Era persino più sporca e sudicia e la gente sembrava più povera e disperata di prima.

Aveva deciso di recarsi a palazzo Jarjayes in cerca del vecchio padre. Non sapeva se stesse ancora lì o se si fosse trasferito ma era certa che non avrebbe abbandonato Parigi.

Arrivò da sola al cancello di quella casa che l’aveva vista nascere, crescere e affrontare  i momenti più difficili della sua vita.  Aprì il cancello e entrò nel cortile. Nessuno le corse incontro. Non vi era più nessun servitore ad adempiere a quella mansione. Arrivò al portone principale del palazzo. Era aperto. Spinse la porta ed entrò. Notò subito che vi erano chiari segni di  danneggiamenti. Alcune pareti erano annerite dal fuoco e i tendaggi bruciati. Non vi erano rimasti molti mobili. Percorse i l lunghi corridoi un tempo arredati preziosamente ma non vide nessuno. Salì le scale, si fermò e si voltò a guardare  dall’alto  l’ampio ingresso. Quante volte era entrata correndo   in quella casa  per rifugiarsi in camera sua…….quanti successi, quanti dolori aveva conosciuto di lei quell’antico palazzo. Si diresse verso la sua vecchia stanza.  Aprì la porta ed entrò. L’arredamento era parzialmente distrutto. La furia del popolo non aveva risparmiato neanche il suo pianoforte. Si recò alla finestra e guardò il cortile con tristezza.  Ad un tratto sentì dei passi avvicinarsi dal corridoio e trattenne il respiro.

“Padre.padre mio….siete vivo”

“Non è possibile, ma tu sei…….sei mia figlia Oscar…..Oscar”. Il generale le si avvicinò e la abbracciò. In tanti anni quello era il primo gesto  di affetto che il padre le riservava.

“Cosa fai qui? E Andrè dov’è? Come sei bella figlia mia sei meravigliosa in questi abiti femminili…..io l’ho sempre saputo che eri bellissima sai Oscar…….l’ho sempre saputo”

“Andrè non è qui con me, lui mi aspetta in Normandia. Sono venuta qui per portare in salvo la famiglia Reale. Fersen ha ideato un piano e io ho deciso di aiutarlo”.

“Parlami di te Oscar sei felice?”

Oscar raccontò al padre della sua vita  nella casa sul mare, gli parlò di Julienne e di quanto fosse infinitamente felice con Andrè e con il piccolo. Provava molto imbarazzo, non era abituata a parlare in quel modo al generale. Un figlio….figlio suo e di Andrè……il ragazzo cresciuto nella casa per volere del padre, per aiutarla a diventare un uomo. Oscar abbassò lo sguardo. Un figlio tanto amato, desiderato, voluto, un figlio dell’uomo più meraviglioso del mondo che non aveva  esitato a   chiedere di morire con  lei quando il padre voleva  punirla per il tradimento.

“Un nipotino…chissà se mi somiglia un po’…..sono contento per voi figlia mia, veramente. Mi piacerebbe tanto conoscere il piccolo Julienne ma il mio destino è al Parigi al fianco del Re. Tua madre e le tue sorelle sono in Inghilterra. Non volevo che corressero dei pericoli. Io darò la mia vita per la famiglia Reale se necessario.  Non posso dimenticare che la famiglia Jarjayes  si è sempre distinta per lealtà e fedeltà alla casa Reale. Sono lieto che anche tu senta il bisogno di continuare a proteggere il Re, ma ti prego di stare attenta a non sacrificare la tua vita. Non sei più un soldato adesso”.

L’addio al vecchio padre fu molto doloroso. Entrambi sentivano che non si sarebbero mai più visti.

 

 

Oscar giunse  in anticipo al luogo dove avrebbe dovuto incontrare la carrozza Reale. Era molto nervosa e continuava a fissare l’orizzonte. “Andrè  mi manchi da morire. E’ quasi fatta….ora comparirà la carrozza e dovremo solo scortarla sino al confine. Non è difficile, non succederà nulla. Non vedo l’ora di tornare da te Andrè Eccoli  eccoli…sono loro…………ci è riuscito, li ha fatti scappare…….ci è riuscito…”.

Corse incontro alla carrozza. La Regina fu immensamente felice di rivederla.

“Oscar…mio Dio.amica mia……...che felicità rivedervi..che sorpresa…..”

“Non avrei potuto abbandonarvi nel momento del bisogno Maestà”.

Durante  il viaggio Oscar raccontò a Maria Antonietta della sua nuova famiglia, di Andrè e Julienne. Parlò della sua malattia e di come l’amore di Andrè  l’avesse  tenuta aggrappata alla vita.

“Vorrei tanto vedere il vostro bimbo madamigella….sono sicuro che vi assomiglia tanto e che sarà bellissimo”.  La Regina era commossa.

“In realtà Maestà Julienne è un bambino bellissimo ma è un vero monello. Ha pochi mesi ma  ha un bel caratterino!” E risero di cuore.

Oscar era però preoccupata. Erano in ritardo sulla tabella di marcia. La berlina  era pesantissima e piena di oggetti preziosi  che contribuivano a rallentare la corsa dei cavalli.  I passeggeri inoltre continuavano a chiedere al convoglio di fermarsi per riposare, per passeggiare un po’ o per mangiare.  Rischiavano di essere riconosciuti troppo presto e fermati prima di oltrepassare il confine.

Si fermarono per la notte e Oscar espresse  tutti i dubbi a Fersen. “Sembra stiano facendo una scampagnata, non una fuga. I cavalli si affaticano troppo con quel peso, non ce la fanno”.

“Lo so Oscar, ma la Regina è stata irremovibile. Ha voluto utilizzare la berlina che ha fatto preparare mesi fa e ha preteso di portare tutti i suoi  gioielli e molti preziosi. Non sono riuscito a dissuaderla”

“Dobbiamo fare più attenzione Fersen, se li riconoscono è la fine”.

 

 

 

“Vi prego non ‘possiamo fermarci adesso, tra poco saremo nel luogo dove il generale  Boullie ci attende. Avremo la scorta del suo esercito e arriveremo in Belgio senza problemi. Ci riposeremo più avanti”. Luigi VI sembrava non capire le ragioni delle suppliche di Oscar.  Erano lontani da Parigi e pensava che nessuno avrebbe  fatto del male al Re di Francia. In campagna la gente non era feroce come a Parigi. Continuò a dilettarsi nella conversazione con un contadino incontrato sulla strada.

 

Finalmente si decise a risalire in carrozza. Oscar e Fersen  la seguivano sui loro cavalli.

 

Erano giunti al luogo dell’appuntamento ma Boullie non c’era.

“Siamo in ritardo ma Boullie non si vede. Dove diavolo sarà?” Oscar era molto agitata.

“Io non vedo nessuno Oscar. Accidenti a lui. Senza la sua scorta non arriveremo al confine. Verremo fermati prima” Anche Feren era visibilmente  in ansia.  Arano ai piedi di una collina e da quella posizione non potevano vedere nulla.

“Forse è il caso di andare a vedere se dalla collina si vede qualcosa. Magari quell’idiota ha frainteso le mie indicazioni”.

“Andiamo allora” rispose Oscar. “Maestà  andiamo a cercare Boullie. Su quella collina vedremo tutto il territorio. Torneremo subito, voi non vi muovete”.

Spronarono i cavalli al galoppo e raggiunsero la cima. 

“Accidenti Fersen, non si vede nessuno. Cosa sarà successo?  Avranno pensato che fossimo già passati e non ci hanno aspettato………o..non so cosa diavolo possa essere successo a Boullie” Oscar era  scossa.Qualcosa era andato storto, ne era sicura. Temeva che avessero intercettato i soldati del generale.

“Maledizione Oscar, cosa facciamo adesso? E’ il caso di procedere senza induci verso il confine, che ne dite? Non sarà facile senza scorta”.

“Già, e poi la famiglia Reale non ci aiuta molto,  sembrano non capire che la loro sorte è in pericolo”.

 

Dalla collina si godeva di una vista molto ampia su tutta  la vallata. Ad un tratto notarono  che qualcosa in lontananza che procedeva rapidamente verso la carrozza.

“Guardate…che diavolo è? Sembrano cavalli al galoppo e si stanno avvicinando rapidamente. Dobbiamo raggiungere la carrozza”

Spronarono i cavalli più che poterono ma lungo il percorso la situazione fu chiara. I soldati guidati da La Favette stavano raggiungendo la carrozza sulla quale viaggiavano il Re e la Regina di Francia che scappavano da Parigi. Fersen tentò di continuare la discesa della collina. Era disperato. “No.  no….no  ..Oscar …dobbiamo raggiungerli, maledizione…Maestà…..no!”           

“Fersen fermatevi, è troppo tardi, non potremo fare più nulla per loro” Oscar tentava di fermare Fersen impedendo la discesa al cavallo dell’uomo”.

“Dobbiamo liberarli, dobbiamo fare qualcosa……”

“Ci ammazzeranno non capite e non potrete più fare nulla per lei. Dovete restare vivo per continuare ad aiutarla a Parigi.non capite……Fersen!”

Fersen  rallentò la corsa del cavallo che parve fermarsi. “Dio Santo, mancava così poco Oscar, così poco”

“Guardate, si stanno avvicinando a noi, ci hanno visto….dobbiamo fuggire Fersen….via…via” Oscar  lanciò il cavallo  in una corsa disperata per la fuga. Due uomini li avevano notati e correvano all’inseguimento.

Oscar mirò ad uno di loro, fece fuoco e lo colpì. Non riuscì però ad evitare i colpi di un altro inseguitore. Sentì un dolore fortissimo alla gamba, poi udì uno sparo, una fitta lancinante alla testa le impedì di continuare  la corsa. La vista si stava annebbiando.  Percepì una sensazione di calore che le percorreva la fronte, il viso sino ad arrivare alle labbra.   Capì che era sangue. Era stata colpita due volte. Si guardò intorno in cerca di Fersen  mentre il cavallo rallentava la marcia.  Lo vide cavalcare al fianco del suo cavallo.  L’uomo cercava di mirare all’inseguitore. Uno sparo…due spari….tre spari………poi più nulla. Non sentì più nulla.  Non vide più nulla. Fu avvolta da una sensazione di calore profondo che arrivò a stordirla completamente. Poi fu il buio.

 

“Oscar, Oscar, aprite gli occhi per carità Oscar…….”

Udiva una voce che la stava chiamando. Chi poteva essere? Ma dov’era e perché quell’uomo la chiamava così? Era Andrè forse, il suo caro Andre? No….non poteva essere lui.

Tentò con fatica di Aprire gli occhi. Riconobbe Fersen.

“Siete stata colpita Oscar, come vi sentite? Riuscite a muovervi?”

“Colpita? Dove?” Improvvisamente i ricordi le tornarono alla mente.

“Dov’è il Re, la Regina…dove sono?” Tentò di alzarsi. Fersen la pregò di fare attenzione. Notò che anche lui era stato colpito e sanguinava ad un fianco.

“Dobbiamo andare via Oscar, dobbiamo metterci in salvo e cercare un dottore. Siete ferita”.

Risalirono sui cavalli e dopo qualche minuto di  notarono degli uomini a cavallo che procedevano verso di loro.Riconobbero Boullie e i suoi uomini.

“Dove diavolo eravate generale?  Avete mancato all’appuntamento e questo è imperdonabile.  La famiglia Reale è stata catturata. Quale motivazione avete  Boullie? Risponedete!”  Oscar era  fuori di sé.

Il generale non rispondeva e fissava il vuoto.

“Non ho scuse Jarjayes, non ho scuse. Mi resta solo l’esilio e il rimorso mi seguirà per tutta la vita. Voi dovete cercare un dottore state perdendo molto sangue”.

“Non è un problema vostro” rispose Oscar gelida.

 

Sentiva   però che le forze le stavano di nuovo venendo meno.

“Venite, dobbiamo cercare un medico.  Fersen  le mise le mani sulle spalle. Lei si voltò a guardarlo.

“Va bene, andiamo”.

Risalirono a cavallo e si diressero verso un villaggio indicato da Boullie.

Arrivarono di fronte allo studio del medico. Scesero da cavallo ma il buio  la assalì  di nuovo.

 

 

 

 

“Io non so perché Oscar abbia voluto accompagnare il conte di  Fersen per una parte del viaggio, non poteva andarci da solo?” La nonna di Andrè era in agitazione. Oscar era via da quasi due settimane e nonostante il nipote continuasse a ripeterle di non preoccuparsi non riusciva a stare tranquilla.

Andrè si alzò e  uscì  sulla terrazza che dava sul mare. Erano troppi giorni che Oscar era via e lui non  sapeva più nulla. Del resto, le notizie arrivavano spesso  con molti giorni di ritardo  in quel piccolo paese in Normandia. “In caso di fuga del Re però la notizia sarebbe dovuta arrivare subito, nel giro di un giorno. E non si sa ancora niente. Sarete riusciti   nel vostro folle piano? Torna presto Oscar, non resisto più con quest’ansia”.

Il giorno dopo Andrè si recò come al solito in paese. Alain era con lui. Videro un gruppo di uomini radunati  nel centro di una piazza. Si avvicinarono.

“L’Austriaca voleva scappare capite, voleva scappare  con tanti soldi e gioielli. Ha convinto lei il Re a tentare la fuga. Erano travestiti sapete e avevano lasciapassare appartenenti ad altre persone.  Li hanno  fermati a Varennes e riportati a Parigi. . E’ vergognoso che il Re di Francia si sia abbassato a tanto. L’Austriaca deve essere punita per questo!”

Andrè si precipitò dall’uomo. “Sai qualcosa di più sulla fuga? Chi li ha aiutati? Hanno arrestato qualcuno?”

“No, non so niente di più di quello che ho detto. Forse al paese vicino sanno qualcosa di più, la notizia arriva da là”

Andrè era sconvolto. Sentiva che era accaduto qualcosa di grave ad Oscar. Sentiva che si trovava in pericolo. Sentì l’ansia stringergli la gola e i battiti del cuore si facevano sempre più forti.

“Devo andare a Rochette, Alain, devo andare” Corse verso il cavallo e vi montò come una furia.

Alain non capiva cosa stesse succedendo.  Vedeva che Andrè era  impallidito ma non ne capiva il motivo.  “Ma che diavolo ti prende….perché ti interessa tanto sapere della fuga?”

Improvvisamente  venne assalito da un dubbio. “Andrè ti prego non dirmi che ….che Oscar……tu sei preoccupato per Oscar, per questo hai chiesto se si sapesse chi li ha aiutati nella fuga.  Non ci posso credere….quella donna è impazzita….è completamente matta!”

Lesse nello sguardo dell’amico la tacita conferma alle sue supposizioni.

“Andiamo a Rochette, lì ci sapranno dire di più.  E’ pazza è completamente pazza. Che diavolo credeva di fare? Di liberare da sola il Re?”

Andrè non rispose. Come poteva spiegare in quel momento le ragioni che avevano spinto la donna a tentare un’impresa disperata? Come poteva spiegare che lui non le aveva imposto di rimanere?

Arrivarono nella cittadina in cerca di notizie. Nessuno però seppe aggiungere ulteriori particolari alla fuga. Nessuno sapeva chi aveva aiutato il Re nel piano tanto sfortunato.

 

“Andrè non ti preoccupare, Oscar tornerà sana e salva. Quella donna ha la testa dura, lo sai. Te l’ho sempre detto”. Alain sedeva al fianco di Andrè di fronte al camino acceso. Erano passati cinque giorni dalla notizia della fuga ma della donna ancora nessuna traccia.

Andrè fissava il fuoco. Il suo viso non tradiva nessuna emozione.

“Già, tornerà.  Tornerà qui e si arrabbierà perché ci siamo preoccupati per lei. Non ha mai voluto che qualcuno si preoccupasse per lei Alain, lo sai? Ha sempre voluto essere forte e indipendente.  Alain,  non sopporto non avere sue notizie. Non ce la faccio più. Sto impazzendo”.

“Lo so Andrè, lo so”. Alain finì d’un sorso il bicchiere di vino rosso che stringeva tra le mani.

 

 

Non riusciva a muovere la gamba. Sentiva che un forte torpore l’aveva avvolta senza che lei fosse in grado di ribellarsi. Aprì gli occhi.  Vide un soffitto marrone rivestito da travi malandate.  Dove diavolo era?  Cercò di sollevare la testa e di guardarsi intorno. Tentò di mettere  a fuoco i particolari di quella stanza molto povera. Da una tenda scura intravide la luce proveniente da una finestra. Notò una  piccola scrivania sulla quale vi erano libri e una grossa borsa. Ma dov’era finita? Non ricordava niente di quel posto. Si girò alla sua sinistra e vide la figura  familiare di un uomo che era sdraiato in un letto accanto a lei. “Fersen,  Fersen” cercò di chiamarlo ma non ottenne risposta. Tentò allora di tirarsi un po’ su.

“Piano,  piano, non dovete sforzarvi Madame, siete ancora debole”.

Cercò nella stanza la provenienza di quella voce matura. Riuscì a definire i contorni di un  uomo anziano che la osservava dalla porta.

“Chi siete? Perchè sono qui? Come sta lui?” indicando Fersen.

“Quante domande Madame, vi ho già detto che non dovete stancarvi”.rispose l’uomo con tono pacato.  “Io sono il dottor Romer e voi siete arrivati qui nel mio studio feriti e malridotti. Lui non sta bene, la sua ferita è profonda e si è infettata. Voi Madame avete perso molto sangue ma le vostre ferite non erano profonde. Ve la caverete, non temete. Come vi sentite piuttosto? Vi duole qualcosa?”.

“La testa…..mi fa male…e mi gira, mi sento debole” Oscar tentò di toccarsi la ferita.

“E’ normale che vi sentiate  debole, non mangiate da parecchi giorni”.

La frase  riportò  improvvisamente Oscar alla realtà. “Da quanto siamo qui? Da quanti giorni?”

“Da dieci giorni Madame”.

“Dieci giorni.santo cielo, da così tanto!” Oscar  sospirò. Povero Andrè. Non aveva sue notizie da troppo tempo.  Doveva fare qualcosa.

“Io…io devo andare via…devo tornare a…devo andare….” Cercò di sollevare le coperte ed uscire dal piccolo letto. Le mancarono le forze.

“Non siate imprudente Madame!. Non siete in condizioni di alzarvi. Dovete riposare ancora un po’ di tempo”.

“Va bene” Oscar sentiva di non avere più forze. Si sentiva debole, stanca….tanto stanca…e si riaddormentò.

 

 

“Devo andare a cercala Alain, devo andare a Parigi”

“Vengo con te  e non accetto un rifiuto sia chiaro”

Non poteva più  continuare a rimanere inerme ad aspettare. Passava le giornate a fissare il mare, a pensare a lei…a suoi occhi blu…… ai suoi magnifici capelli biondi…..al suo corpo sinuoso…..alla pelle bianca, vellutata e profumata come le rose del  giardino.

Chiudeva gli occhi e ripercorreva  ogni centimetro del suo corpo, ricordava la risata allegra e spensierata che lo sapeva rendere infinitamente felice. Ricordava lo sguardo innamorato di lei quando godeva tra le sue braccia, quando lo supplicava di amarla ancora.  Ricordava il suono della sua voce quando lo chiamava, quando gli sussurrava “Ti amo” quando lo supplicava di non lasciarla mai.

Ma era lei che lo aveva lasciato per correre a rischiare la vita per uno strano conto in sospeso  con il passato. Un passato troppo presente e  troppo doloroso per  rimanere inascoltato. E lui l’aveva lasciata andare, non si era imposto. Non aveva saputo proteggere lei e la sua famiglia. Non aveva protetto Julienne, non gli aveva risparmiato la sofferenza di crescere senza una  madre.

 

Partirono per Parigi la mattina di due giorni dopo. Avevano deciso di rivolgersi a Bernard perché avrebbe potuto essere a conoscenza di informazioni riservate.

La folla si era riunita in manifestazioni di protesta contro la famiglia Reale. L’odio che oramai il popolo nutriva nei confronti dei nobili e del Re era dichiarato apertamente, senza più remore.

Ogni pretesto era buono per distruggere palazzi  e compiere antiche vendette.

Bernard non fu di aiuto nella ricerca di Oscar. Non aveva avuto sue notizie da diverso tempo. Consegnò però agli amici un lasciapassare per visitare le prigioni della città. Se Oscar fosse stata coinvolta in faccende legate al Re sarebbe stata sicuramente condotta a Parigi e rinchiusa lì. Difficilmente prigionieri di quel tipo vengono tenuti in campagna.

Andrè seguì i consigli di Bernard.

Si recarono immediatamente alle prigioni della città. Andrè  vagava per le camerate affollate, ispezionava attentamente le celle buie  pensando di potere trovare Oscar o Fersen.

Alain accompagnava l’amico. “Se la troviamo come diavolo facciamo  a farla uscire dalla galera?” pensava. “Non so se sia meglio augurarmi di trovarla.”.

Percorreva i corridoi al fianco di Andrè e poteva vedere chiaramente l’angoscia sul volto dell’amico. Capiva che Andrè era combattuto tra il desiderio di trovarla e la preoccupazione di saperla prigioniera.

“Non c’è Andrè, non è neanche qui” disse Alain rassegnato. “Forse non è mai stata catturata. Forse si trova da qualche altra parte”.

“Già, ma dove? Io non so molto del piano organizzato per la fuga. Non conosco il luogo dell’incontro con i soldati di Bouille. Non saprei dove cercare Alain”.

“Torniamo a casa Andrè, forse è meglio”. Mise una mano sulla spalla dell’amico. “Vedrai, tutto si sistemerà”.

“Già” Ripresero il viaggio verso casa.

Andrè era molto  silenzioso. Non aveva aperto bocca da Parigi.

“A cosa pensi amico? Posso fare qualcosa?”

“No Alain, non puoi fare niente. Pensavo che il non sapere mi provoca più sofferenza della certezza, qualsiasi essa sia. Sai,  sono arrivato al punto di immaginare che Oscar se ne sia andata per scelta, che abbia deciso di sparire, di cambiare vita, di andarsene, magari con un altro uomo. Ti giuro che la sofferenza sarebbe minore rispetto a non sapere più niente di lei .

“Ma che diavolo stai dicendo, cosa ti viene in mente?”

Già” pensò Andrè  fissando il cielo stellato di quella notte di agosto. “Preferirei sapere che sei scappata con Fersen, che hai deciso di andare via con lui. Preferirei sapere che non mi hai mai amato, che la tua vita con me ti rendeva infelice, che hai avuto quello che volevi, una vita con lui. Preferirei mille volte  questa spiegazione piuttosto che saperti morta, amore mio. Preferire saperti felice lontano da me, per sempre,  preferirei non vederti più, non sentire più la tua voce, ma sapere che qualcuno ha ancora la gioia della tua risata, che qualcuno guarda i tuoi occhi intensi e meravigliosi, che qualcuno ricambia il tuo amore. Dove sei  Oscar, dove sei”.

 

 

“Come state Fersen? Come vi sentite?”

Oscar osservava l’amico che tentava di  aprire gli occhi.

“Dove siamo…non ricordo molto….quanto tempo è passato….voi piuttosto come state? Siete ferita vero?”

Romer  interruppe la serie di domande che il conte era già pronto a chiedere.

“Madame sta bene e voi  grazie al cielo vi siete ripreso. Ho temuto per voi sapete. La vostra ferita si è infettata e la febbre era alta”.

“Siamo qui da diverso tempo Fersen, troppo. Io devo tornare a casa il prima possibile, Andrè sarà preoccupato”

Abbozzò un sorriso. Preoccupato……erano passate più di due settimane e lei non era stata in grado di inviargli sue notizie. Temeva che Andrè avesse potuto commettere qualche sciocchezza, magari andarla a cercare. Doveva partire il prima possibile, si sentiva  abbastanza bene e poteva intraprendere il viaggio. Ci avrebbe messo almeno tre giorni  a tornare in Normandia, ma sarebbe partita il prima possibile.

“Io parto Fersen, torno a casa, non posso rimanere qui, voi sapete perché”:

Il conte era preoccupato.

“Aspettatemi amica mia, vi prego, ancora qualche giorno e mi sarò ripreso completamente. E’ pericoloso viaggiare da sola e nelle vostre condizioni”.

“Non posso. Non mi è possibile rimandare ancora. Partirò dopodomani mattina”.

“Con cambierete mai, vero? Siete la solita temeraria”. Fersen abbozzò un sorriso triste.

“Non mi perdonerò mai per avervi coinvolta amica mia e temo che neanche Andrè mi possa perdonare. Non lo biasimo di certo. Ha tutte le ragioni del mondo. Sono un egoista e  ho rischiato la vostra vita invano.

Andrè….. Andrè, chissà se avrebbe perdonato anche lei per quella scelta azzardata. Aveva agito d’impulso, si era lasciata sopraffare dai ricordi e dal senso di dovere e responsabilità verso un passato ormai lontano. Non aveva potuto fare altrimenti. Non era riuscita a non rispondere alla richiesta di aiuto della donna che aveva protetto per tanti anni. Non si pentiva della scelta fatta ma si sentiva terribilmente in colpa per il dolore che aveva provocato inevitabilmente al suo uomo.

“Tornerò da te amore mio, tornerò tra le tue braccia forti. Aspettami amore, aspettami”.

 

 

 

Andrè fissava il figlio che dormiva  nella culla. Faceva molto caldo quella notte e la finestra era spalancata. Si udiva chiaramente il rumore delle onde che sbattevano impazzite sugli scogli.

“Dormi almeno tu piccolo mio, dormi tranquillo”.

Dormire….da quanto tempo non dormiva?….Forse  una settimana, un mese, un anno….non ricordava l’ultima volta che aveva fatto un sonno tranquillo. Spesso si ritrovava sdraiato sul sofà del soggiorno dopo essersi addormentato ubriaco e stordito. L’alcol stava diventando un  compagno fidato, poteva dimenticare con lui dolori e sofferenze, ma  il risveglio era ogni giorno più doloroso.

Osservò attentamente il bimbo. Quegli occhi, quella bocca,  la pelle candida,  i riccioli biondi, tutto di lui ricordava la madre. “Spero che tu abbia anche il carattere della tua mamma piccolino, sai? Lei è forte, coraggiosa, indomita, leale, intelligente….lei è splendida…….lei è la donna che amerò per tutta la vita, per sempre. Lei tornerà da noi vedrai, non ci abbandonerà mai. Piccolo mio, sei bello sai, sei infinitamente bello. Dormi beato Julienne perché il tuo papà ti proteggerà sempre, non ti lascerà mai solo”.

Tornò nel salone. “Dove sei, dove diavolo sei………Dio santo……non sopporto più di non sapere….sto impazzendo”.

Si sedette  sul sofà, la testa tra le mani.

“Oscar……Oscar……quello che mi fa impazzire è che non credo che tu sia  scappata con lui, non può essere vero. Ti è successo qualcosa, lo sento…….sto impazzendo…” afferrò un bicchiere e lo scagliò contro il camino. L’ansia gli opprimeva il respiro.  Prese un altro bicchiere e questa volta  versò del vino rosso che bevve in d’un fiato. La mattina successiva si sarebbe risvegliato  dolorante  sul divano,

 

 

 

Tre giorni, al massimo quattro e sarebbe arrivata a casa. Lanciò il cavallo al galoppo.  Il tempo non era di aiuto, la pioggia aveva iniziato a cadere fitta poco  dopo l’inizio del viaggio.

Cavalcò sino a tardo pomeriggio e poi si decise a fermarsi per la notte in una piccola locanda.

Cenò e si coricò  immediatamente. Doveva riposare per continuare il viaggio. Era molto stanca ma non riusciva a prendere sonno. Fissava il soffitto  mentre fuori infuriava  il temporale.

Quel posto le ricordava la  locanda dove lei e Andrè avevano fatto l’amore per la prima volta. Ritornò con la mente a quel momento e sorrise. Ricordò dapprima  la paura, l’incertezza, la disperazione che si erano impossessate di lei rendendola chiusa e distante, ricordò la gioia, il piacere, la felicità che aveva provato quella sera quando finalmente si era aperta all’amore di Andrè. Ricordò i suoi occhi intensi, il suo corpo perfetto, ricordò le carezze incerte ma intense, dolci, ricordò il piacere profondo, intenso, completo provato  quella notte. Ricordò di essersi data a lui completamente, pienamente, senza riserve, ricordò quella sensazione di godimento, di appagamento,  di straniamento, di gioia, di felicità di amore.  Ricordò i gemiti, gli sguardi, le frasi sussurrate mentre le fiamme del camino illuminavano i loro corpi nudi. Ricordò di non essersi sentita mai  più sola da quella notte perché per la prima volta in vita sua apparteneva ad  un uomo e un uomo era parte di lei.

Al risveglio la pioggia cadeva ancora fitta. Decise comunque di riprendere  immediatamente il viaggio. Continuò  a cavalcare per ore fino a crollare esausta alla sera nel letto di una locanda qualsiasi.

Quella notte  si svegliò molto agitata. Sentiva freddo, tanto freddo. Si toccò la fronte e si accorse di avere la febbre. Cercò di riaddormentarsi.

Il mattino seguente si rimise in viaggio nonostante non si sentisse ancora bene. “Devo farcela, devo, potrei essere a casa entro sera, devo resistere”.

Non aveva mai smesso di piovere quel giorno. Si sentiva stanca, tanto stanca,  ma continuò a cavalcare senza fermarsi. mancavano solo poche ore, poche ore tra lei e Andrè.  Rallentò la corsa. La vista le si era appannata e decise di fermarsi per riposare qualche minuto. Anche il cavallo era esausto.

Non posso rinunciare adesso, manca così poco. Tra tre ore potrei essere a casa.……a casa .

Risalì a cavallo e si sforzò di incitarlo alla corsa.

 

 

“Resta a bere qualcosa Alain, fammi compagnia” Andrè fissava l’amico con aria di chi cerca un complice..

“Vorrai dire a prendere una bella sbornia! L’invito è allettante” Accompagnò Justine a casa e ritornò da Andrè.

Dopo qualche bicchiere, Andrè sembrava stare meglio.  La presenza dell’amico riusciva a fargli dimenticare  per qualche momento la sofferenza che lo accompagnava sempre.

Bevvero molto e si addormentarono sul sofà.

Un rumore improvviso svegliò Andrè dal  Torpore in cui era caduto. Aprì gli occhi. Gli pareva di avere udito il nitrito di un cavallo. Rimase immobile pensando di avere semplicemente sognato. Dopo qualche istante, udì di nuovo  lo stesso rumore provenire dal cortile di casa.

Si alzò di scatto,si diresse verso la porta e la aprì. La pioggia continuava a cadere più fitta che mai.  Si guardò intorno ma non vide nulla. Decise di uscire fino al cancello, e notò  il muso di un cavallo bianco che scalpitava sulla strada. “Quel cavallo……è….non è possibile…..è ….Cesar…..Cesar” Si era reso conto che si trattava del cavallo di Oscar.  Ma lei non c’era.  Si guardò intorno, controllò la sella. Ebbe la certezza che si trattasse del cavallo della donna. Notò alcune gocce di colore scuro che avevano macchiato la sella. Sembrava sangue.  Si precipitò in casa e svegliò Alain. Corsero fuori i e decisero di  seguire Cesar che scalpitando sembrava indicare loro di seguirli.

“E’ successo qualcosa ad Oscar, me lo sento,  potrebbe essere qui vicino e trovarsi in pericolo. Dobbiamo fare presto Alain.”.

Il cuore di Andrè batteva all’impazzata. Oscar era vicino, lo sentiva, non poteva trattarsi di un sogno, non poteva.  Cesar li stava conducendo da lei, ne era certo. E tra poco l’avrebbe rivista, abbracciata, l’avrebbe riavuta.

Percorsero qualche centinaia di metri fino a che il cavallo rallentò la corsa e lasciando la strada principale si diresse verso una piccola stalla.

“Oscar….. Oscar,  la vedo  Andrè è là  per terra, la vedo”.

Si precipitarono da lei. Oscar  era per terra e aveva perso i sensi. Era inzuppata e non si muoveva. Andrè cercò di girarla. “Dio Santo è ferita  alla testa Alain,  perde molto sangue. Ma è viva, è viva. Dobbiamo portarla a casa e chiamare il dottore”

“Apri gli occhi Oscar…….Oscar…”.La sollevò delicatamente, e la caricò sul suo cavallo. La tenne stretta sino a casa.

“Nonna, nonna, svegliati  presto nonna” Andrè  entrò in casa con Oscar tra le braccia.

“Alain, va chiamare il dottore, ti prego. Io la porto in camera!:

“Certo, non ti preoccupare”. E corse via.

Salì con molta attenzione i gradini che portavano alla sua camera e adagiò delicatamente la donna sul letto mentre la nonna giunse sulla soglia della porta. La felicità fu immensa.

“Bambina mia adorata, sei salva…..bambina……o Signore , che brutta  ferita…....Andrè, dobbiamo toglierle  questi vestiti fradici. Dio mio, questa ferita non mi piace, non mi piace. Povera bambina..cosa ti è successo”.

“Certo nonna, aiutami, dobbiamo spogliarla. Tra poco il medico sarà qui, è meglio controllare che non vi sia niente di compromettente”.

Le tolsero velocemente i panni bagnati.  Il sangue uscito in abbondanza le aveva sporcato i vestiti ed era arrivato sino al seno.  Andrè le tolse anche i pantaloni. Notò una fasciatura che aveva sulla coscia sinistra. Sciolse le bende ma vide con sollievo che la ferita si era rimarginata quasi completamente. 

“Dobbiamo lavare via il sangue che le ha sporcato il corpo. E poi è anche sporca di fango”. Prese una spugna e un catino che tenevano in camera. 

“Andrè non è il caso che tu veda madamigella Oscar così, non sta bene” disse la nonna con tono contrariato. “Ci penso io a lei ”.

“Nonna, madamigella  è mia moglie, non te ne dimenticare. Non è certo  la prima volta che la vedo nuda, sai!”.

L’anziana donna  borbottò ed arrossì.  Andrè immerse la spugna nell’acqua e iniziò  a passarla sul viso di Oscar, sul collo, sul seno e sul ventre.  Le aprì le cosce e passò la spugna nella parte  più intima della moglie. Non è la prima volta pensava, già, ma quanto tempo era passato da quando questo meraviglioso corpo si era donato a lui  completamente e totalmente come solo Oscar poteva fare? Da quanto tempo non toccava più quei seni perfetti, non baciava più il collo lungo e delicato, da quanto tempo i loro corpi non si univano in una passione capace di fermare il tempo e lo spazio, capace di cancellare passato e futuro?

Mentre le  infilava una camicia da notte bianca un rumore improvviso lo distolse da questi pensieri. “Venite dottore, venite. Grazie Alain, ti ringrazio di tutto”.

“Io aspetto fuori va bene?” rispose l’uomo sorridendo all’amico.

La visita fu accurata. La  ferita alla gamba non destava preoccupazione, a differenza di quella alla testa.  “E’ una gran brutta ferita, ha perso molto sangue. Penso si tratti di una ferita che si stava rimarginando e che si è riaperta magari per una caduta. La febbre è molto alta, dobbiamo cercare di farla scendere. Il suo fisico è molto provato.  Se passa la notte ci sono buone speranze. Dovete tenerla al caldo e farla riposare serenamente. Io non ho altri rimedi purtroppo, posso solo mediare la ferita perché non si riapra”.

Dopo avere proceduto con medicamenti ed unguenti puzzolenti,  se ne andò con la promessa di tornare  il giorno dopo.

Oscar non aveva mai ripreso conoscenza. Brividi di freddo le percorrevano il corpo e a tratti  si lamentava e sembrava delirare.

“Ce la farà Andrè, non ti preoccupare.  Non  si fa certo  vincere da una ferita alla testa il nostro comandante, stanne certo” disse Alain all’amico con un sorriso triste.

“Già..vai a casa Alain, ti ringrazio di tutto. Sarai stanco anche tu. Ci vediamo domani”.

Rimase con la nonna al capezzale di Oscar. Era ormai notte fonda e la vecchia decise di ritirarsi nella sua camera. Avrebbe dato il cambio al nipote l’indomani.

Andrè rimase da solo con Oscar.

“Avevo perso le speranze sai Oscar..mi ero quasi convinto che non saresti più tornata da me. Tu non puoi sapere quanto ho sofferto Oscar, non puoi”.

Le teneva la mano e continuava a fissarla.

“Devi farcela amore, devi vivere. Non vorrai perdere la tua battaglia proprio ora, non ne sei il tipo”.

Vide che i brividi  della donna aumentavano. Decise di avvicinare un sofà al camino, la  sollevò e  si sedette sul divanetto tenendola tra le braccia. Voleva stringerla a sé ancora di più, voleva tenerla forte. Voleva scaldarla con il suo corpo e farle sentire che era a casa e che non era più sola. Voleva che lei riconoscesse  il suo calore, che ricordasse il suo amore. Voleva che ritrovasse la forza per tornare da lui, nonostante tutto. La tenne stretta vicino al cuore per tutto il resto della notte, senza mai addormentarsi, perché se si fosse svegliata avrebbe dovuto vedere i suoi occhi e  avrebbe dovuto sentire il suo amore infinito.

Oscar non riprese conoscenza neanche il giorno seguente. Il dottore era però fiducioso. Riteneva che la donna avesse una fibra particolarmente forte e robusta e se era stata in grado di vincere la tisi  avrebbe potuto riprendersi anche da questo accadimento. Pensava che la febbre fosse dovuta ad uno sforzo fisico eccessivo, a una cavalcata prolungata, magari senza mangiare, e il tutto era stato poi acuito dalla perdita di sangue causato dalla riapertura della ferita. Si chiedeva però cosa potesse essere accaduto alla donna per trovarsi in tali condizioni. Un’aggressione forse, un incidente spiacevole.  Probabilmente un cattivo incontro con dei malintenzionati, chissà. Andrè non poteva però rispondere a nessuna di queste domande. Lui non  aveva avuto più notizie della moglie da diverso tempo, da quel giorno maledetto in cui lei si era ostinatamente decisa a partire per  tentare di portare in salvo il Re. Una missione suicida, adesso ne era certo. 

Si alzò e andò  ad osservare dalla finestra della camera le onde del mare che si infrangevano  furiose sugli scogli. Si maledì per  non averle impedito con tutti i mezzi di partire con Fersen per quell’impresa assurda. Avrebbe dovuto  imporsi, fare valere i suoi diritti di marito, ricordarle che non era possibile ad una moglie disobbedire agli ordini del marito e nemmeno contrariarlo.

Si voltò ad osservare la donna che giaceva inerme tra le lenzuola candide. Sorrise. 

Come avrebbe potuto imporsi come marito alla donna più decisa, forte, coraggiosa e ostinata che Dio avesse mai posto sulla terra? Non ci sarebbe mai riuscito se non a costo di perderla comunque, per sempre. Lei forse avrebbe accettato di obbedire ma in cuor suo gli  avrebbe rinfacciato  di averla costretta alla remissività.  Avrebbe finito per odiarlo, forse, si sarebbe sentita soffocata, oppressa,  provata della facoltà di decidere sempre e comunque. Non si poteva imporre  una scelta sofferta  senza pagarne le conseguenze.

Ma ora, le conseguenze del non essersi imposto  non erano altrettanto gravi?  Cos’era meglio per Oscar, per lui, essere in salute e sentirsi schiacciata dai doveri di moglie o trovarsi in fin di vita per avere seguito sino in fondo le proprie idee?

Non poteva dimenticare però che la donna non aveva esitato ad abbandonare lui e soprattutto Julienne per  seguire il folle progetto di un uomo disperato  innamorato della Regina di Francia.

Cosa poteva significare quella decisione tanto avventata se non che Oscar fosse ancora indissolubilmente legata al passato e che la vita di moglie  e madre non la realizzasse pienamente?

Cosa rappresentava per lei quel  meraviglioso bimbo tanto piccolo  e indifeso che aveva rischiato di non vedere mai più?  E cosa rappresentava per lei, il compagno fedele di una vita fatta di ricchezza e agiatezza, di balli, di ricevimenti sfarzosi e al contempo di caserme colme di uomini rudi e arroganti?  Cosa rappresentava l’uomo che l’aveva condotta lontano, che  l’aveva curata, amata, protetta, posseduta, con il quale aveva condiviso ogni istante di una vita colma  di  immensa felicità ma anche di ricordi dolorosi?.

Quante volte l’aveva sentita lamentarsi nel sonno reso inquieto  da incubi che  sembravano  soffocarla  facendola ripiombare nelle sale di Versailles?

Ma Julienne ora doveva venire prima di tutto. Prima del passato, prima di Parigi, prima dei ricordi dolorosi. Lui avrebbe dovuto essere la luce che illumina ogni cosa. Lui avrebbe dovuto riportare  la donna alla ragione nei momenti di indecisione. Per lui Oscar avrebbe dovuto  rinunciare al folle piano. E non lo aveva fatto. Ricordava la mattina della partenza. L’aveva vista entrare nella stanza dove dormiva il figlio e  fermarsi qualche istante ad osservarlo. Aveva udito le parole che gli aveva rivolto. “Ciao piccolo mio.  Non mi dimenticare mai Julienne”. 

Gli aveva baciato la manina e accarezzato i riccioli biondi.  Andrè ripensò a quelle parole.  Sapevano di addio.  Una sensazione di rabbia lo assalì.  Tornò a guardare il mare. Sentiva che anche dentro di sé qualcosa si stava agitando. Provava un risentimento molto forte nei confronti della donna ma nonostante tutto la amava disperatamente. Non avrebbe mai smesso di amarla, neanche se lei si  fosse macchiata delle colpe più  ignobili, ma questo amore conviveva nel suo cuore con un  sentimento di rabbia tanto acceso da farlo fremere.

“Andrè..Andrè……..”  si voltò di scatto e il suo cuore ebbe un sussulto. Lo stava chiamando, Oscar lo stava chiamando…… Si avvicinò al letto e le prese la mano.

“Sono qui Oscar, sei a casa, apri gli occhi ti prego Oscar….”.

La mano era fredda ed immobile.  Andrè chiuse gli occhi. “La tua voce amore, da quanto tempo non la sentivo. La tua voce che pronuncia il mio nome, che mi chiama……….è il suono più bello dell’universo amore mi”.

Le accarezzò la testa bionda, le strinse forte la mano finchè non la sentì muovere. Era sera inoltrata quando Oscar aprì gli occhi e riprese conoscenza.

“Andrè.. .….dove sei?” Aprì gli occhi e cercò di mettere a fuoco ciò che vedeva.

“Sono qui Oscar, vicino a te. Sei a casa.”

“A casa? Allora….sono riuscita a mantenere la mia promessa…….ho temuto di non farcela sai………..ho avuto paura di non riuscire a rivederti Andrè”. Oscar piangeva e cercava lo sguardo dell’uomo.

“Si, ce l’hai fatta Oscar, sei a casa, Cesar  è riuscito a condurci da te”

“Andrè……non ci sono riuscita, sai……..non ci sono riuscita……la Regina non …….non è in salvo…….è stato tutto inutile, ci hanno trovato prima che  raggiungessimo il confine”

“Lo so Oscar lo so, stai tranquilla adesso, devi riposare, dormi un po’. Sei debole, hai perso molto sangue”

“Si, ho tanto sonno…….tanto”e chiudendo gli occhi si riaddormentò.

Andrè sospirò. Era fuori pericolo,  avrebbe avuto bisogno di molto riposo e si sarebbe ripresa completamente. Sarebbe tornata la Oscar di prima, forte, coraggiosa e ostinata. Ma sarebbe ancora stata sua?

Decise di coricarsi sul sofà per la notte. Non voleva disturbare il riposo di lei.

Il giorno seguente la donna riprese le forze. Raccontò di come era miseramente fallito il piano di fuga e di quanta responsabilità avesse Boullie nell’accaduto. Raccontò delle ferite e dell’uomo che si prese cura di loro senza domandare troppo. Raccontò di come avesse ostinatamente voluto partire per tornare a casa  per poi essersi  risvegliata  sanguinante e senza forze  in  mezzo al fango. La caduta aveva riaperto la ferita che si era quasi rimarginata.

“Ci hai fatto stare in pena bambina, sai? Che diavolo ti è venuto in mente? Rischiare la tua vita in quel modo assurdo! Se l’avessi saputo te l’avrei impedito io!” La nonna era in lacrime.

Oscar si voltò in cerca dello sguardo complice di Andrè ma non lo trovò. Lui aveva abbassato la testa. Sul viso dell’uomo un’espressione triste non lasciava presagire difese da parte sua.

“Dai Marie, sono tornata no? Voglio vedere Julienne, dov’è Jilienne? Come sta? Portalo qui ti prego, mi sento bene veramente, portamelo per favore”

Oscar abbracciò il figlio con tenerezza e trasporto  e poi  ricevette le visite di Alain e Juliette.  Arrivò presto l’ora di andare a dormire ma Andrè preferì  coricarsi nella stanza degli ospiti.

Oscar non capiva.

”Vedi Oscar, non voglio  disturbarti, dormirai meglio da sola”.

“No, dormi qui ti prego, non mi disturbi, veramente”.

“E’ meglio così  Oscar, dammi retta. Buonanotte”. Prese alcune cose e se ne andò.

Lei rimase impietrita. Perché mai non voleva rimanere con lei?  Si coricò ma non riuscì  a prendere sonno. “Sei freddo con me Andrè, non sei più lo stesso. Cosa ti è successo, non capisco! Non mi hai abbracciato, non mi hai tenuta stretta tra le tue braccia piangendo di felicità. ”

Si addormentò esausta.

 

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Capitolo 10
*** Il perdono ***


Il perdono

 

Oscar si rimise completamente. La vita riprese a scorrere tranquilla nel paesino sul mare dove la fuga del Re era arrivata come una notizia tra le tante. . Andrè non era ancora tornato a condividere la camera con Oscar. I gesti d’affetto che le riservava erano scarsi. Passavano le ore a  fissare il mare, insieme, ognuno perso nei propri pensieri.

“Andrè, cosa ti ho fatto per provocare in te questa freddezza che mi riservi? Possibile che tu non mi abbia perdonato?” Dopo tante incertezze si era rivolta a lui con tono fermo e deciso ma dal viso traspariva tutta la sofferenza che stava provando.

Andrè la guardò. Era bellissima e una parte di sé avrebbe voluto  stringerla in un  abbraccio forte e protettivo mentre le dichiarava tutto l’amore che sentiva dentro. Ma non riuscì a farlo. Più forte dell’amore era in quel momento il sentimento di rabbia che provava nei suoi confronti. Un desiderio di punirla.

Non rispose e continuò a fissarla.

“Ti prego parlami, ho diritto a una spiegazione, dimmelo  per favore, non provi più niente per me? Cosa è cambiato Andrè, cosa ci ha separato?” Ora le lacrime che non riusciva più a trattenere inondavano gli occhi  e rigavano il  bel viso.

“Tu hai scelto di abbandonarci Oscar, non te ne dimenticare. Hai preferito mettere in pericolo  la nostra felicità, quella di nostro figlio per salvare  il Re. Io ti ho detto che non ti avrei perdonato se ci avessi fatto soffrire e tu l’hai fatto. Non riesco a  dimenticare tutto questo Oscar. Forse con il tempo mi sarà più facile capire, ma adesso non riesco a comportarmi  come se nulla fosse accaduto”.

“Io ti amo Andrè ti amo infinitamente. E amo Julienne, come puoi dubitarne?”

“Io non dubito che a modo tuo tu ci ami, ma non mi basta. Non mi importa di me, sia chiaro, ma devo pensare a Julienne. Non posso dimenticare che la madre l’ha  lasciato dicendogli addio. Non posso”:

Oscar sentì il mondo crollarle addosso e il pianto si fece più disperato. “Andrè……tu..tu mi hai sempre amato per com’ero….senza chiedere niente…….mi hai amato e basta. Io non ho mai fatto niente per meritare il tuo amore, per farmi amare da te……e  ho pensato che tu mi avresti  amata comunque, qualunque cosa avessi fatto…..ho sbagliato Andrè, ma  il tuo amore era una certezza per me, non l’ho mai messo in discussione. Ho sbagliato a partire contro la tua volontà ma non pensavo di arrivare  questo punto. Io ti amo e ti amerò sempre Andrè. Forse hai ragione a dubitare di me, a non fidarti più. Io vorrei solo recuperare la tua stima, il tuo amore. Dimmi come fare Andrè e io lo farò.”

L’uomo sentì una fitta al cuore. La sua Oscar lo stava implorando di fidarsi di lei, di tornare ad amarla come prima, come se nulla fosse accaduto. Chiuse gli occhi e strinse i pugni forte.Non l’aveva mai vista in quello stato, disperata e implorante il perdono di qualcuno, tanto meno il suo. Gli occhi erano arrossati dal pianto e respirava con fatica.

“Lasciami un po’ di tempo, te lo ripeto. Non ti ho mai chiesto di cambiare per me, ti ho amato e basta, senza chiedere mai niente in cambio ma forse  questo non mi basta più. Ti chiedo solo del tempo Oscar”.

“Va bene…….se è quello che vuoi Andrè, lo capisco” disse Oscar tristemente. Si alzò e corse via, verso casa. Non voleva far vedere che le lacrime avevano ripreso a scorrere, sempre più forte, sempre più irrefrenabili. Non voleva fargli sentire i suoi singhiozzi disperati.

Si buttò sul grande letto della camera che un giorno li aveva visti felici ed appassionati. Si sentì sola, infinitamente sola. Lui non aveva capito le ragioni della sua partenza. Ma come avrebbe potuto capire? Non aveva certo tutti i torti a credere che avesse messo in secondo piano la famiglia per correre dalla Regina. Al suo posto lei non avrebbe fatto lo stesso? Non avrebbe pensato di essere stata messa da parte? Come poteva capire Andrè una cosa che neanche lei riusciva a spiegarsi fino in fondo? Non aveva esitato un momento ad aderire al piano proposto da Fersen. Forse sarebbe partita anche se il piano fosse stato ancora più rischioso. Perchè l’aveva fatto? Cosa l’aveva spinta a quella decisione? Ripensò alle emozioni provate nel momento della proposta e le parve di  risentire la stessa  vibrazione che il piano aveva suscitato in lei.  Si era sentita viva, forte, potente come non le accadeva da tempo. Sentiva che dentro di sé emozioni e ricordi di un passato doloroso si scatenavano con una forza incontrollabile. Incontrollabile e incomprensibile. Aveva una famiglia adesso, un marito, un figlio, una casa sua e si era lasciata vincere da quella maledetta sensazione  che le aveva ricordato la donna che era stata in passato.

Si alzò dal letto e andò dinnanzi allo specchio. Non aveva mai parlato apertamente ad Andrè dell’inferno che a volte si scatenava in lei pensando a tutti i cambiamenti che aveva dovuto affrontare ed aveva sbagliato in questo. Ma come avrebbe potuto dirgli che si sentiva spesso ridicola, inadatta e maldestra nelle nuove vesti di moglie? Come poteva confessare al suo uomo che a volte  avrebbe rinunciato a tutto per essere ancora il comandante di un reggimento di soldati francesi e che questo desiderio durava il tempo di un battito d’ali di  farfalla? Perché poi bastava il ricordo del viso di Andrè, del suo sorriso, bastava sentire la sua voce calda e serena per  vergognarsi profondamente di quello che pochi istanti prima aveva osato desiderare.  Forse lui l’avrebbe capita, e aiutata, anzi, forse lui immaginava che nei momenti di  solitudine che si riservava i pensieri correvano ai ricordi del passato, ma non  ne aveva la certezza. 

Si asciugò gli occhi e uscì dalla  stanza per andare in quella del figlio che dormiva beatamente.

Rimase lì ad osservarlo rimproverandosi per non avere scacciato gli incubi del passato con questo meraviglioso dono del cielo. Gli prese una manina e la baciò. “Non ho potuto piccolo mio, non ho resistito. Potrai perdonarmi almeno tu?”

 

La situazione non migliorò nei giorni successivi. Andrè era sempre distante e continuava a evitarla con modi gentili. Oscar iniziò a sentire la mancanza anche dal punto di vista fisico. Lo fissava spesso cercando di saziare il suo desiderio  osservando avidamente le mani forti e affusolate, il petto muscoloso, le gambe lunghe e sottili.  Fissava la bocca del suo uomo desiderando ardentemente di baciarla, di morderla, di possederla.  Sentiva l’odore della sua pelle e avrebbe voluto diventare con lui una cosa sola.

Un rumore alla porta ala fece trasalire. Era Alain. “Dov’è Andrè? Dovevamo cavalcare insieme”.

“E’ già uscito Alain………non so…….credevo venisse da te……..non so” rispose Oscar con tono assente.

“Vuoi venire tu a fare una passeggiata a cavallo? E’ tanto tempo che non ti vedo uscire”

Oscar accolse l’idea con un sorriso. Una cavalcata non le avrebbe certo fatto male.

Corse a cambiarsi e uscì con Alain.

Lanciarono i cavalli al galoppo sino a giungere ad una scogliera  a picco sul mare dalla quale si poteva godere un panorama magnifico. Oscar non aveva detto una parola da quando erano usciti da casa.

Alain notò che sul viso della donna era impressa un’espressione triste. Sapeva che le cosa tra lei e Andrè non andavano bene.

“Se hai bisogno di parlare Oscar io sono qui, ricordalo” La guardò sorridendo.

Lei fece un cenno come per scostarsi da quell’invito pericoloso.

“Sai, in abiti femminili sei una donna meravigliosa Oscar, sei bellissima e lo sai. Ma quando ti vedo in abiti maschili, come oggi, non posso fare a meno di ricordare quello che sei stata per me, cosa hai rappresentato nella mia vita”

Oscar lo guardò con aria interrogativa. Non capiva cosa volesse dire con quelle parole.

.”Sei stata il migliore comandante che abbia mai avuto e hai dimostrato a tutti noi soldati della guardia che anche un nobile può essere coraggioso, valoroso e leale. Ci hai trattati come tuoi simili, non come bestie e per questo ti devo la mia più sincera stima e ammirazione. Ci hai insegnato il valore dell’onore e del coraggio, non lo scordare mai. Non ti abbattere Oscar, qualunque cosa accada”.

“Ti sbagli Alain,  in nome di quel coraggio ho dato un dolore profondissimo ad Andrè, ho tradito la sua fiducia, ho tradito il suo amore. Non sono stata capace di chiudere con il passato e l’ho fatto soffrire. Ho sbagliato tutto e lui ha ragione a non perdonarmi, sono una stupida”.

“Non è vero Oscar, tu hai risposto al richiamo di un passato  che ti tormenta, non sei una stupida”.

“Andrè non capirà mai e ha ragione, come dargli torto!”

Alain le prese  il viso tra le mani e lo sollevò. Voleva guardarla negli occhi, in quegli occhi infinitamente belli e profondi che  si era ritrovato a sognare e desiderare tanto tempo prima. Una parte  si sé forse non l’aveva mai dimenticata.

“Oscar, io ho detto tante volte ad Andrè che tu non eri una donna da amare ma solo da ammirare ma lui non ha mai sentito ragioni. Credi che quello che vi è successo possa allontanarvi per sempre? Non conosco amore più grande del vostro”

“Lui mi evita, non mi guarda,  non mi parla neanche, ho paura Alain, ho tanta paura”.

“Oscar, tu non sai quello che ha passato durante la tua assenza. Io c’ero. Ti posso dire che se adesso si comporta freddamente è perché  ha sofferto troppo. Io ho visto il suo sguardo  terrorizzato quando siamo venuti a cercarti nelle prigioni di Parigi, ho visto la disperazione nei suoi occhi quando  cercava la sua donna tra le celle buie e tra la folla rinchiusa alla Conciergerie. L’ho visto pregare  per chiedere a Dio di trovarti sana e salva  e al contempo  tremando all’idea di vederti rinchiusa in galera e di non potere poi aiutarti. Ho visto Andrè piangere e augurarsi che tu avessi preferito andare via da lui per vivere una vita diversa perché qualunque tradimento sarebbe stato meno doloroso rispetto alla tua morte. Avrebbe rinunciato a te per sempre pur di saperti viva e felice. Non puoi pretendere che quello che ha passato non lo abbia segnato per sempre. Vedi, devi lasciargli del tempo, solo del tempo”.

Oscar era senza parole. Ora riusciva a comprendere meglio ciò che aveva provato.

“Io……io…ti ingrazio Alain…davvero”.

“Si sistemerà tutto non temere” la rincuorò l’uomo.

“Già, lo spero di cuore”.

“Povero amore, quanto devi avere sofferto per causa mia. Deve essere stato terribile”

Era quasi ora di cena quando fecero ritorno a casa. Andrè era già rientrato. Cenarono e si ritirarono nelle proprie camere.

Quella notte Oscar non riusciva a prendere sonno. Dopo essersi rigirata per ore nel letto decise di andare da Andrè. Voleva averlo vicino, sentire la sua presenza. Voleva di nuovo  il suo amore.

Prese una candela e si diresse verso la stanza del marito.  Percorse silenziosamente le scale che conducevano alla piccola stanza e cercò di aprire la porta. Non vi riuscì. Era chiusa a chiave. Era decisa ad andare fino in fondo. Bussò e chiamò il suo nome. Nessuna risposta.

“Andrè sono io apri ti prego……..Andrè…….apri la porta per favore”.

Udì un rumore provenire dalla camera. Sentì la porta aprirsi.

“Cos’hai Oscar, stai male? “

“No, io voglio solo parlare con te, ti prego fammi entrare”.

“No, è meglio di no. Parleremo domani, torna a letto”

Oscar vide la porta chiudersi di fronte ai suoi occhi. Tutto era perduto? Non aveva neanche voluto ascoltarla.  Rimase per qualche istante inerme di fronte alla porta chiusa. La mente completamente sgombra da ogni pensiero. Si sentiva completamente svuotata e  disorientata.

Sentì che le forze le mancavano e si accasciò sulle scale. L’aveva rifiutata, respinta, umiliata. Non l’avrebbe mai perdonata, mai. E lei non avrebbe avuto la forza di  vivere senza il suo amore.

Iniziò a piangere disperatamente.

“ Ti prego amami Andrè….. amami come hai sempre fatto, non chiedo altro, non voglio altro. Io ho bisogno del tuo amore, non potrei vivere senza….perdonami Andrè, perdonami  ti prego……….perdonami……io non posso continuare così. Ti ho fatto soffrire e per questo non basterebbe che ti chiedessi perdono ogni giorno della mia vita……..”

La voce soffocata dai singhiozzi e la testa tra le mani. Non si accorse che la porta della stanza si stava aprendo di nuovo.

Andrè la vide. Era così bella, così infinitamente bella. E immensamente disperata. Indossava una camicia da notte bianca che lasciava intravedere le lunghe gambe affusolate, i piedi nudi.  I capelli arruffati le ricadevano sulle spalle sino ad arrivare ai fianchi. Il suo pianto era  toccante, profondo. Cosa diavolo stava facendo lì impalato sulla porta mentre la sua donna disperata implorava  un po’ del suo amore? Si avvicinò  e si sedette sugli scalini accanto a lei. Non disse nulla.

Lei  si accorse della sua presenza e ne fu sorpresa.  “Andrè……Andrè……perdonami ti prego”.

Lui sorrise. “Non ho niente da perdonarti Oscar. Non posso chiederti di rinnegare la tua vera natura perché è di quella Oscar che  mi sono innamorato tanti anni fa, di quella ragazzina leale e  coraggiosa che ha sempre difeso le sue idee e i suoi principi. Io…..ce l’avevo con te perchè la paura di perderti è stata troppa, troppa Oscar”.

Le asciugò le lacrime che continuavano a rigare il viso.

“Allora mi puoi amare nonostante tutto? Mi amerai ancora Andrè?”

“Vieni qui piccola, certo che ti amerò per sempre, finchè avrò vita” e la strinse in un abbraccio caldo.

Lei si sentì  protetta, confortata, sicura.

“Non ho mai smesso un solo istante di amarti Andrè, mi devi credere. Ti ho fatto soffrire ma il mio amore per te non è mai stato messo in discussione. Sono stata una maledetta egoista, ho pensato solo a me e ai miei problemi….vedi…..pensavo che non mi sarebbe accaduto niente……..e che c’eri tu con Julienne……che aveva te….mi sentivo forte,  mi sentivo  potente in quel momento, pensavo di essere l’unica al mondo in grado di portare a termine  il compito……invece mi sbagliavo..è andato tutto storto e per poco non ci ammazzano….ho avuto paura sai……in quel momento ho pensato a te, ho pensato solo che dovevo tornare da te e da Julienne, e questo mi ha tenuto in vita Andrè, voi mi eravate vicini, tanto vicini…Andrè proteggimi da me stessa .ti prego….dai miei incubi del passato, proteggimi da una donna soldato  che non esiste più e che a volte si diverte a comparire per tormentarmi.  ”

“Io sono qui anche per lei, per confortarla e rassicurarla. Sono qui per ricordare a quella donna che ora è una madre meravigliosa e che quando avrà i suoi momenti di malinconia troverà sempre un conforto.”.

“Sono stata a palazzo Jarjayes, ho detto addio a mio padre, sai. E’ stato molto doloroso. So che non lo rivedrò più, lo sento……gli ho parlato di Julienne, ha detto che era felice e che avrebbe tanto voluto vederlo. Ha chiesto di te, sai”.

.” Oscar si stringeva a lui con tutte le sue forze e non riusciva a trattenere il pianto.

Andrè le accarezzava i lunghi capelli. Si scostò e la guardò negli occhi.

“Vieni Oscar, prenderai freddo qui, non sei molto vestita”.

La aiutò ad alzarsi e la condusse tenendola stretta  nella piccola camera che era stata il suo rifugio nei momenti di sofferenza e di distacco.

Tornò a stringerla forte, la baciò appassionatamente, prima sulla bocca, poi sul collo e continuò a scendere lungo il meraviglioso corpo orami libero dalla camicia da notte.

“Ti amo da morire, ti ho sempre amato” le disse mentre si sdraiavano sul letto.

“Ti amo, ti amo………tanto”.

Fecero l’amore con trasporto e passione, con tutta la tensione provata la prima volta.  In effetti   quell’amore aveva un sapore nuovo. Sapeva di  perdono. Sapeva di comprensione.

 

 

 

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Capitolo 11
*** Gioie e paure ***


Non ho apportato modifiche a questo capitolo, ma mi sono accorta metà capitolo era sparito nel nulla e non so da quanto...quindi ho pensato di ripostarlo -----------------------------------------------------------

 

 

 

Gioie e paure

 

Erano trascorsi molti mesi dal tentativo di fuga di Varennes. Il Re e la Regina erano ormai prigionieri dell’assemblea Nazionale. Dopo essere scampati miracolosamente a numerosi assalti da parte del popolo, erano stati trasferiti alla prigione del Tempio Dopo secoli di devozione e rispetto alla famiglia Reale,  il popolo francese reagiva con  inaudita violenza  alle sopraffazioni e  agli abusi che avevano dovuto subire.

Nel settembre 1792 la Francia  divenne una Repubblica e Sua Maestà Luigi XVI  semplicemente  Luigi Capeto.  Con l’uccisione della Principessa di Lamballe,  la cui testa mozzata venne  impalata e mostrata alla regina,  la ferocia del popolo non ebbe più limiti.

Se nei primi mesi dopo la fuga del Re vi era ancora qualche francese che  amava e rispettava il Re, dopo un anno  l’odio per la famiglia Reale e per tutti i nobili non aveva più limiti.

 

Oscar  giocherellava con le mani di  Julienne che rideva beatamente.

Sentì  la porta aprirsi e vide Andrè e Alain che entravano   nel salone con aria preoccupata.

“Che avete, è successo qualcosa?” Notò che nelle loro mani c’era un giornale.

“La Convenzione ha deciso di processare il Re per tradimento nei confronti della nazione. E’ la prima volta nella storia che accade una cosa del genere. Non si era mai arrivati a tanto. Qui c’è scritto che se verrà riconosciuto colpevole sarà condannato a morte”.

“…co…cosa……” Oscar era allibita. “ ….a morte……come è possibile mio Dio, è il Re di Francia….”

“Non più Oscar, non più”. Anche Alain era scioccato. Non aveva mai amato il Re, ma la pena di morte gli sembrava veramente un sacrificio inutile.

Oscar si sedette sul sofà con la testa tra le mani. “Non ci posso credere…..siamo a questo punto….come è potuto accadere…cosa può un uomo orami debole e inerme dal fondo della prigione contro lo strapotere della Convenzione? Hanno paura di lui o si vogliono solo vendicare?”

“In questo modo rischiano  un intervento inglese o austriaco” affermò Andrè stancamente.

“No Andrè…nessuno muoverà un dito per salvarlo……nessuno se non qualche   realista ancora fedele alla corona…nessuno”.

Oscar  pensò a Fersen, non aveva più avuto sue notizie da tanto tempo. Le aveva scritto che si era completamente ripreso dopo Varenne, ma da allora più nessun contatto.

Chissà se anche lui li ha abbandonati, se è tornato in Svezia..”

“Penso alla Regina Andrè, povera donna. E penso ai suoi figli.che pena……..”

“Già, forse è stato un bene che il Delfino sia morto prima di  subire queste sofferenze”. Andrè abbassò lo sguardo.

“Povero bambino……e ora Louis Charles e Marie Therese sono rinchiusi in una prigione…..che senso ha tutto ciò?”.  Oscar aveva alzato lo sguardo cercando sul volto dei due uomini un risposta.

“Forse non era questa la rivoluzione che ci aspettavamo. E’ triste dirlo, ma è vero. Non si volevano abbattere  i Borboni, ma solo farne finire lo strapotere”.

“Vieni qui Julienne, sei un birichino……fatti prendere……..”

“No mamma……no………io scappo………..!  Le fragorose risate del bambino che correva  irrequieto  nel salone riuscirono a rompere la tensione che c’era nella stanza.

“Dov’è Annette…….chiedi allo zio Alain dov’è Annette……la sua bella bimba..dov’è”

“Dov’è Annette……è a dormire?” chiese il bimbo con aria innocente.

“Si, dorme, ma poi se fai il bravo te la porto giù un po’ così potrai giocarci va bene?” rispose Alain sorridendo al  diavoletto biondo che aveva ripreso a  saltare allegramente.

Mentre lo osservava Oscar ripensò al Delfino di Francia chiuso in prigione. Sentì una pena infinita per quel bambino. Lui sarebbe stato un grande Re. Era coraggioso e sincero, leale e onesto. Lui sarebbe diventato un Re migliore di tutti i suoi predecessori se  il destino gli fosse stato amico.

Più tardi, a cena, l’atmosfera era cupa e sul volto dei due ragazzi passavano i ricordi di anni passati a proteggere  quel Re tanto umiliato.

“Lo condanneranno a morte Andrè? Tu cosa ne pensi?”

“Temo di si Oscar,  il Re è un simbolo scomodo del quale liberarsi in fretta”

“Come liberarsi…….a quale scopo….se poi resta una vedova e un erede al trono di Francia”

“Già, finchè non riusciranno a sbarazzarsi  anche di loro.”

“Anche di loro………..pensi che li manderanno al patibolo…..anche la Regina?”

Si  alzò e andò alla finestra. Fuori   i  lampi di un temporale che si avvicinava illuminava il mare.

Oscar non riusciva a respirare. Ma come si era arrivati a questo punto, come? Era mai possibile che i complotti di corte avessero infangato a tal punto la reputazione dei sovrani che non si chiedeva altro che la loro morte?. Non bastava avere tolto loro il regno..averli umiliati?  Era necessario togliere loro la vita?

 

Andrè la raggiunse alla finestra e la abbracciò da dietro,  prendendola per la vita.

Lei rafforzò l’abbraccio stringendo le forti braccia. Da tempo aveva imparato a non nascondere più i sentimenti a Andrè, anche i più dolorosi e complicati  Sapeva che  lui l’avrebbe capita e aiutata, che sarebbe sempre stato presente in ogni momento di sconforto.

Non dissero niente, lasciarono che le lacrime cadessero lente  e salate  come le piccole gocce di pioggia che il cielo aveva iniziato a  liberare.

 

Il 21 gennaio 1792 Luigi Capeto veniva condannato a morte. La Convenzione aveva deciso idi sbarazzarsi di lui con una sentenza  pronunciatali 17 gennaio. La notizia dell’esecuzione  preannunciata raggiunse anche il piccolo porto della Normandia.

“Il Duca d’Orlean ha votato per la morte del cugino, bastardo…….ha tramato contro di lui per tutta la vita e ora  chiede la sua morte! Il suo voto è stato decisivo, se non avesse votato contro il Re  non sarebbero riusciti ad ucciderlo”.

Oscar era sconvolta.  I pugni chiusi in un fremito di rabbia incontrollabile. “Bastardo…..vigliacco”.

Attesero con agitazione il giorno della sentenza prevista per l’alba. . Avrebbero voluto recarsi in chiesa per essere più vicini al Sovrano ma  ritennero che fosse troppo pericoloso.  Molte persone in quel paesino avevano iniziato a condividere  l’odio per gli aristocratici e non  erano certo dispiaciuti dalla fine del loro Re.

Nella notte si udirono urla di ubriachi che tra una bestemmia e l’altra  inveivano contro la “puttana austriaca” augurandole la stessa fine in tempi brevi.

Per molti quella sarebbe stata  una giornata di festa.  Oscar e Andrè trascorsero  insonni la notte precedente l’esecuzione.  Si tennero abbracciati e  Oscar pianse tra le braccia del marito pensando a quel  Re goffo  insicuro e impacciato, mai all’altezza della situazione e sempre  in balia delle trame di corte che lo avevano portato alla rovina. Pensavano all’amore profondo, mai ricambiato nei confronti della  moglie, pensavano all’attaccamento che aveva sempre dimostrato per i suoi figli. Pensavano che sarebbe salito sul patibolo con dignità, perché  nella sofferenza, avrebbe  ritrovato la consapevolezza di essere il discendente di una delle casate reali più  antiche al mondo.

 

“Il Re è morto Andrè,  viva il Re”.L’ora dell’esecuzione era passata. Oscar sentiva in cuor suo che la sentenza era stata eseguita.  “Signore, accogli la sua anima e abbi pietà di lui almeno tu”.

Nei giorni seguenti arrivarono volantini con macabre descrizioni dell’esecuzione di Luigi Capeto. La  folla era accorsa a godersi lo spettacolo.

Dopo la sua morte, erano corsi in centinaia  per  strappare un lembo del vestito del Re, ormai ridotto a brandelli e qualcuno era arrivato a  immergere le braccia nel sangue reale. Il Re era morto dimostrando una dignità che  solo alla fine della sua vita  si era presentata con prepotenza e aveva sostituito il piccolo Re goffo.

Si era rivolto con grande coraggio al popolo francese "Muoio innocente di tutti i crimini che mi sono imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia” ma le sue ultime parole erano state  coperte dalle urla del popolo assetato di sangue.

 

Da qualche giorno Oscar non si sentiva bene. Era stanca e sempre affaticata. Troppi avvenimenti tristi si erano abbattuti  sulle persone che aveva conosciuto e protetto nel passato.  Leggeva i volantini propagandisti che riportavano la triste cronaca delle esecuzioni  di rango e  risaliva ai volti di quelle persone i sacrificate in nome della libertà dell’uguaglianza e della fraternità.

 

Si accorse poi con stupore che la ragione dei frequenti malori non era altro che l’arrivo inaspettato e insperato di un  altro piccolo Grandier. E ne fu immensamente contenta. Finalmente, dopo tanto dolore una notizia lieta arrivava a rallegrare la vita della sua famiglia.

 

“Sarà una bimba vedrai Andrè, me lo sento”

“Sarebbe bello “ sorrise lui abbracciandola. “Julienne, arriva la sorellina lo sai? Sei contento?”

“Si, la  chiamo  Alain, possiamo?”

“Ma Alain è un nome da uomo, Julienne, non puoi chiamarla così…….!  Andrè era divertito. Ma come gli venivano in mente certe cose?

“Ma anche Oscar è da uomo e lei è la mia mamma femmina…..”

Scoppiarono a ridere….come dargli torto?  Oscar prese il bambino tra le braccia  passandogli le mani tra i capelli ribelli. “Hai ragione anche tu.piccolo furfante…….ma non ti piacerebbe di più  un nome da bambina…..come  Marie…..Paoline…….Rose? Che ne dici?”

“La chiamiamo Charlotte?  Mi piace Charlotte” urlò il piccolo.

“E’ un bel nome, dove lo hai sentito?”

“Non so…….”

“Non è che hai già la fidanzata e non ce l’hai ancora detto?” Andrè rideva  con un’espressione sorniona.

“Vai a riposarti Oscar, altrimenti Charlotte si farà sentire”.

“Vado, ma venite anche voi nel lettone”

“Vieni nel lettone con la mamma?” chiese a Julienne.

“Si”. Il sorriso del bimbo era luminoso.

Si addormentarono tutti e tre nel grande lettone. Il camino acceso riscaldava l’ambiente  mentre il mare in tempesta sembrava  volere  portare con  se gli scogli  appuntiti abbattendosi furiosamente  con onde alte e schiumose.

Oscar aprì gli occhi e vide che Julienne dormiva beato sul petto di Andrè. Sorrise serena e si riaddormentò.

 

 

“Come stai amore? Hai ancora mal di schiena?  Justine ha preparato un bel pranzetto,  dobbiamo sbrigarci. C’è  un sole meraviglioso oggi ” Andrè  era entrato nella stanza e aveva tirato le tende permettendo ai raggi del sole di entrare. Oscar si coprì il viso con  il lenzuolo.

“Sono stanca, questa pancia è sempre più grossa e la mia schiena è a pezzi…..per fortuna che arriva l’estate, tutto sembra più bello con la stagione calda”.

“Già…allora? Ci alziamo madame Grandier……o Colonnello Jarjayes…..come preferisci….”

Lei  si decise ad  alzarsi. “Beh.madame Grandier direi che è più adatto al pancione…..colonnello sarebbe un po’ fuori luogo, non trovi?”. Gli stava sorridendo e questo preannunciava che Oscar sarebbe stata di buon umore quel giorno.

“Direi di si, vada per madame Grandier.”

Oscar si guardò allo specchio. La pancia era davvero  diventata enorme. Mancava  poco più di  un mese al parto ma si era ingrossata già tanto. Con Julienne non era diventata così grossa.  

Colonnello Jarjayes….chi l’avrebbe mai detto allora?  Un colonnello con una pancia così grossa….che sta per avere un bambino. Pensò a quanti pettegolezzi la sua gravidanza avrebbe suscitato all’epoca dei fasti di Versailles. Allora lei era molto ammirata, ne era consapevole. Sapeva anche che  aveva sempre avuto l’ammirazione sia degli uomini sia delle donne.  Si accorgeva degli sguardi innamorati che le nobildonne le rivolgevano, più o meno apertamente, e sapeva che anche per gli uomini aveva rappresentato un oggetto di desiderio.  Molti avrebbero voluto conoscere a fondo i misteri di quel corpo meraviglioso che era sempre stato celato.

Sapeva che Girodelle non era l’unico uomo che si era innamorato di lei. Forse era stato solo il più leale in quanto i suoi sentimenti erano puri, onesti. Aveva chiesto la sua mano al padre di lei sperando di ricevere una risposta positiva.  Ma la proposta era arrivata nel momento in cui si stava rendendo conto di provare sentimenti  molto  forti per l’uomo che le era sempre stato accanto, da una vita intera, per proteggerla e aiutarla.

“Era destino che trovassi in te l’amore Andrè, oltre che l’amicizia e la lealtà. Tu hai condiviso con me tutte le esperienze più significative della mia vita”.

Ebbe un improvviso sussulto. Che ne sarebbe stato di lei se avesse continuato ostinatamente a rinnegare i sentimenti che provava per lui…..se si fosse decisa a scappare da Andrè magari rifugiandosi nelle braccia di un altro uomo…..”

Scacciò immediatamente quei pensieri assurdi. Non aveva certo senso ripensare in quei termini al passato”.

“Ma non sei ancora pronta?” La voce di Andrè la fece trasalire.

“Si……..quasi….vieni qui Andrè, voglio che tu mi tenga stretta qualche minuto. Ho bisogno di sentirti vicino”.

Lui sorrise e capì che la richiesta aveva lo scopo di spazzare via i fantasmi del passato. La abbracciò teneramente e la strinse forte. Si perse nel profumo intenso dei capelli di lei.

“Lasciali  sciolti oggi..i tuoi capelli……sono così belli Oscar…..”

“Va bene, come vuoi, io farei qualunque cosa per te amore”.

“Ti amo madame Grandier, e amo il piccolino che ti fa crescere il pancione”.

“Temo che esploderò prima che nasca…….”. Scoppiarono a ridere e Oscar terminò di prepararsi per  uscire.

 Pranzarono a casa di Alain. La bimba, Annette, era molto graziosa, assomigliava a Justine.  La sua gravidanza non era stata facile, ma era andato tutto per il meglio. Oscar faticava a  riconoscere  in quel padre affettuoso  il soldato burbero che le aveva creato molti grattacapi al suo arrivo  al comando dei soldati della guardia.  Aveva sempre stimato profondamente l’uomo per  la sua indole onesta e leale e  sapeva che aveva accolto Andrè a braccia aperte al suo arrivo in caserma.

“Chissà cosa direbbero  i tuoi compagni se ti vedessero così Alain” L’uomo teneva in braccio la bimba e ne era completamente rapito.

“Già….ma penso che avrebbero da ridire di più sulla tua pancia Oscar…….”.

“Eh..si..hai ragione”  incassò il colpo ridendo. “Rammenti quando ci siamo battuti  dopo l’arresto di Lasalle? Ricordo di avere pensato che eri il primo che riusciva a tenermi testa”.

“Io ho pensato la stessa cosa Oscar. Non avevo mai perso con nessuno….figuriamoci con una donna..è stato un po’ umiliante!”.

“Ma hai ammesso di avere perso  allora, sei stato leale Alain e ti sono sempre stata grata per questo. Non pensavo di trovare tra i soldati della guardia uomini come te”.

“Non mi hai mai detto perché hai abbandonato le guardia reali Oscar……c’è un motivo particolare?”

Andrè la fisso e sorrise.

“Si, avevo deciso di scappare da tutto, da Versailles, dalla regina, da me stessa …..sai ero diventata brava a scappare e forse avrei continuato a farlo se tu e Andrè non fosse stato anche più testardo di me”.

Justine decise di intervenire per metter fine a quel rinnovarsi di ricordi che potevano essere dolorosi per Oscar.

“Ma davvero Alain hai perso con lei in combattimento? Allora Oscar se dovessi trovarmi in pericolo chiamerò te e non mio marito!” La donna scoppiò n una fragorosa risata lasciando Alain imbronciato.

“Non è una cattiva idea…..!

La giornata passò allegramente tra le risa e i racconti dei ragazzi.

Alain e Andrè avevano deciso di recarsi  l’indomani  all’alba in un paese nell’entroterra per informarsi sul venditore di alcune terre che avrebbe potuto coltivare. Sarebbero mancati da casa per due giorni.

Oscar e Justine rimasero a casa ad aspettare il rientro dei mariti.  Oscar si era completamente abituata a questa nuova vita di moglie e madre.

“Non ti manca mai la ricchezza in cui sei vissuta Oscar?” chiese  Justine candidamente.

“No, non ho mai dato importanza a quello che avevo. E poi quando vedi la gente morire di fame ti rendi conto di essere un privilegiato e che la roba che in quel momento ti appartiene non hai fatto nulla per meritarla, è solo un caso il fatto di essere nato ricco e nobile”.

Sentì il rumore dei cavalli. Alain e Andrè erano rientrati. Avevano percorso diversi chilometri ed erano molto stanchi.

Andrè decise di coricarsi presto quella sera. Oscar rimase accanto al fuoco per un po’. Pensava a quello che le aveva detto Justine.

Privilegiati, in fondo lo siamo ancora…conduciamo una vita  normale  ma abbiamo molti soldi e gioielli con noi. Serviranno per garantire un futuro ai nostri figli. Quanti sprechi di denaro ho visto in vita mia…….fiumi di soldi spesi per abiti dorati,  gioielli preziosissimi,  palazzi da favola……che affronto per chi vive di stenti e muore di fame”.

Si decise a recarsi in camera da letto. Andrè giaceva immobile  sotto le coperte. Non aveva neanche spento la candela.

Si avvicinò a lui e si apprestò a soffiare sulla fiamma Sentì però che il sonno era molto agitato.

Lo guardò più attentamente e si accorse che era sudato, forse aveva la febbre. Gli si avvicinò di più e notò delle macchie  rose sul volto. Sentì un tonfo al cuore…poi i battiti accelerati.come impazziti…….”Andrè amore…..Andrè……no…Andrè…”

L’uomo aprì gli occhi, faticosamente e cercò di mettere a fuoco l’immagine che gli era di fronte.

“Oscar…..ho la febbre.non sto bene..”

“Non ti preoccupare…chiamo subito il dottore, tu riposa”.

Si precipitò giù per le scale. Era preoccupata, terribilmente  preoccupata….quelle macchie  rosse.facevano pensare alla rosolia, ma le macchie sembravano diverse rispetto ai sintomi consueti. Corse da Alain  chiedendo di andare a cercare il dottore.

Fece appena in tempo a rientrare in casa e a svegliare la nonna che  Alain era già arrivato con il dottore.

Salì le scale che portavano alla camera con fatica. Non era certo facile essere agili con quel pancione. Ma arrivata  di fronte alla sua camera  trovò la porta chiusa dall’interno. Tentò di  aprire ma dall’interno dì la voce di Alain che la rassicurava. “Non ti preoccupare Oscar, apriamo subito”.

Che diavolo stava succedendo.perché avevano chiuso la porta a chiave? Cosa  stavano facendo ad Andrè. Sentì  il tocco di una mano sulla spalla. Era la nonna che con  aria preoccupata  tentava di capire cosa stesse succedendo.

Oscar sentiva le voci del dottore.di Alain.ma non capiva, non riusciva a dare un senso alle parole che udiva. Stavano parlando molto piano.

“Dottore cos’ha Andrè, cosa sono queste macchie….”. Alain era molto preoccupato.

“Non so, potrebbe essere rosolia…….ditemi, siete stati fuori Dieppe nelle ultime ore o negli ultimi giorni?”

“Ma si, siamo andati a   Chevre dottore ieri  mattina”.

“Da quelle parti, a qualche decina di chilometri c’è un’ epidemia di una malattia che sembra uan forma molto aggressiva di rosolia e i sintomi di Andrè mi fanno pensare proprio a questa malattia. La rosolia sta decimando la popolazione da quelle parti, non si riesce a fermare il contagio,  è una forma particolarmente aggressiva, più del solito. Non  ci sono medicine che la possano curare. Sono già morte decine di persone”.

“No. Santo Dio .no, non può essere….”

Andrè si scosse e tentò di aprire gli occhi.

“Ragazzo mio, temo che abbiate contratto questa strana malattia, dovete immediatamente isolarvi in questa camera, non dovete venire a contatto con nessuno.soprattutto con vostra moglie”

Amdrè cercò di tirarsi su ma ricadde senza forze sul cuscino. “Alain.devi  mandare via Oscar…..ti prego, portala via e non falla avvicinare a questa casa…..con tutti i mezzi…..promettimelo”

“Certo amico, stai tranquillo, la porterò via immediatamente, penserò io a lei”.

“Al bambino Alain,  dille di pensare a Julienne e al bambino che deve nascere”. La voce di Andrè era tremante. “Dille che vorrò loro sempre bene, ti prego Alain, qualunque cosa accada”.

“Certo Andrè,  riposati adesso, sistemo tutto io”

Alain uscì dalla stanza e trovò Oscar  agitata e  irrequieta.

“Vieni giù un attimo Oscar, dobbiamo preparare delle cose per il dottore. La trascinò giù dalle scale, sino in cucina.

“Cosa….cosa dobbiamo preparare Alain, cos’ha Andrè…come sta……….dimmi qualcosa accidenti”. Sul viso della donna era dipinta un’espressione di angoscia.

“Oscar….vedi….Andrè ha la rosolia…..ed è meglio che tu non stia qui, per un po’  devo  portarti via, te e Julienne”. Pronunciò queste parole con estrema calma. Non voleva agitarla più del necessario.

Oscar restò immobile, come impietrita dallo shock. Non poteva essere, non lui , non Andrè, non ora,  non quella malattia, non il suo amore. Improvvisamente si voltò e corse verso le scale che portavano al piano superiore senza che Alain riuscisse a fermarla arrivò di fronte alla porta, ancora irrimediabilmente chiusa.

“Andrè…...Andrè …….ti prego fammi entrare……Andrè ti prego…..voglio entrare….fai aprire questa porta….Andrè……”. Oscar  batteva i pugni contro l’uscio, le sue grida erano disperate.

“Andate via madame, dovete pensare al bambino, non vi avvicinate”.

“No…..non me ne vado….no…..voglio stare qui con te Andrè…….no, non mi mandare via ti prego, non posso sopportarlo, ti prego”

Continuava a battere i pugni contro la porta. Alain l’aveva raggiunta e cercava di tranquillizzarla. Il pianto di lei era toccante e disperato.

“Oscar ti prego  vattene, ti supplico, non fare la testarda devi pensare ai bambini, anche a quello che sta per nascere..va via Oscar, va via”.

Era il suo amore, il suo uomo che la pregava di lasciarlo, di  andare via da quella casa. No, non lo avrebbe mai lasciato, lui al suo posto non l’avrebbe fatto.

“Penserò io a lui bambina, non piangere più”. Oscar ebbe un sussulto. Era la voce della nonna……si accorse che aveva lasciato la donna davanti alla porta quando Alain l’aveva portata giù con  una scusa e ora lei si trovava in quella camera, con Andrè.

“No, nonna, fammi entrare, non puoi farcela da sola, no è giusto…….lasciatemi entrare…..voglio entrare.Andrè…Andrè…”.

Oscar si era accasciata, le forze le erano mancate di colpo, si sentiva stanca, tanto stanca,  percepiva che qualcosa in lei le diceva di ascoltare  la richiesta del suo uomo. In un mare di lacrime,  accovacciata sulle gambe, continuava con le ultime forze a supplicare e invocare il nome del marito.

“Oscar , vieni via, coraggio, andiamo via”. Alain non trovò più resistenza. La donna aveva ceduto alle insistenze  e alle preghiere di Andrè.

La aiutò a sollevarsi. “Andrè, non mi lasciare ti scongiuro, devi lottare anche per me amore, e per i bambini…….”.

“Vieni via Oscar,  forza”.

Si lasciò guidare dall’amico fino al piano di sotto. Le lacrime continuavano a scendere incontrollabili. 

“Devi prendere Julienne e qualche vestito di ricambio, verrai da noi”

“Io potrei avere già contratto la malattia,  potrebbe essere tardi”.

“Già, ma potrei averla anch’io Oscar, io sono stato con lui, negli stessi posti”

Si guardarono come impotenti,. Come fare per scongiurare il contagio?

“Abbiamo tutti le stesse probabilità, non c’è nulla da fare ormai, possiamo solo sperare. Vieni a casa con me”.

Oscar si lasciò convincere. Era troppo stanca per opporre resistenza. Si sentiva svuotata, inerme, per la prima volta in vita sua completamente impotente.

Prese Julienne che dormiva beato e non si era accorto del gran trambusto e si sistemarono in una camera della casa di Alain.

“Non è un gran che Oscar, mi spiace, ma il letto penso sia comodo”

“Non ti preoccupare Alain, grazie”.

Rimasta sola Oscar osservò il figlio che si era riaddormentato. Che ne sarebbe stato di loro se Andrè non ce l’avesse fatta?  Poteva essere una forma mortale,  Andrè era forte, ma la malattia era comparsa in una forma molto aggressiva. Il contagio era stato immediato e le macchie già molto evidenti. La febbre alta inoltre non era certo un buon segno. Riprese a  piangere  sconsolatamente. Non le restava  che pregare e per la prima volta nella vita pregò quel Dio al quale non aveva mai i

chiesto nulla per se stessa. Aveva chiesto la felicità o la salvezza per altri,  ma mai niente per lei. Ma ora il suo uomo era in pericolo e  quel suo Dio avrebbe dovuto ascoltarla. Glielo doveva.

Si svegliò molto presto. Nella notte molti incubi avevano turbato il suo sonno. Aveva sognato Andrè  che la chiamava, la cercava ma  lei non c’era.non c’era.

“Posso entrare? Sei sveglia”. Sentì la voce di Justine che la chiamava dal corridoio.

“Si, entra, sono sveglia”.

La donna le riservò un bel sorriso rassicurante.

“Hai dormito un po’ Oscar?”

“Si, un po’ si. Come sta Alain?”

“Bene, nessuna traccia della malattia”.

“L’ho sempre detto che ha la testa dura, grazie a Dio almeno lui sta bene”

Julienne si svegliò e  cercò le braccia della mamma.

“Scendete  a mangiare qualcosa, ti farà bene”.

“Va bene”.

Il bimbo la guardava con aria smarrita. “Mamma, ma dove siamo? Dov’è la nonna e papà…dov’è il mio papa?”

Lei gli sorrise e lo prese tra le braccia. “Hanno il raffreddore sai, e noi siamo venti qui perché papà non voleva che tu prendessi il raffreddore, piccolino. Tra qualche giorno papà sarà guarito e torneremo a casa. Non sei contento di stare  per un po’ di tempo dallo zio Alain e da Justine? C’è la piccola Annette, sai? Puoi giocare con lei.”

Julienne la fissava con gli occhini verdi sgranati. “Si, sono contento ma voglio papà, anche se ha il raffreddore”.

“Devi avere pazienza, devi fare l’ometto Julienne e  non devi fare i capricci. Papà non vuole, lo sai…devi fare il bravo bambino va bene? Me lo prometti?”

Non  udendo altre  lamentele gli diede un bacio in fronte e lo portò  in cucina.

Quel giorno non mangiò molto. Non aveva fame, non se la sentiva proprio di mangiare. E non aveva voglia neanche di parlare. Aveva solo voglia di stare da sola per pregare e riflettere. Voleva ricordare. Ricordare ogni attimo della sua vita con Andrè. Voleva che ogni particolare, ogni istante le tornasse alla mente per poterlo rivivere pienamente.

Ricordò  il periodo più triste della sua vita con lui, quello nel quale lui la amava senza essere riamato. La amava  in solitudine, in disparte, la amava con il pudore di chi teme la forza dei propri sentimenti. Ricordò il suo sguardo sofferente quando la vedeva  soffrire per un uomo che non poteva  ricambiare i suoi sentimenti. Ricordò la sua espressione  ammirata quando la vide per la prima volta in abito da sera, un abito che aveva indossato per un altro uomo.  Quante volte aveva incontrato il suo sguardo  inquisitore, penetrante e a volte sfuggente senza che lei si sentisse in grado di ricambiare quell’amore.

E quanta felicità aveva visto sul volto dell’uomo da quando lei si era aperta al suo amore….quanta gioia, quanti momenti di amore intenso e  travolgente avevano vissuto  mentre  corpo e anima si univano una volta ancora .e ancora.……e ancora  scoprendo di essersi in realtà ritrovati, come due parti della stessa unità divisi per il volere di un dio  capriccioso   e  destinati a cercarsi   e ritrovarsi.

Quanta gioia in quel volto di  padre che ama intensamente il figlio perché in lui rivede se stesso ma soprattutto l’essenza della donna amata più della sua vita e il connubio del loro  amore infinito.

Alain e  Justine cercarono di starle vicino, ma non era facile esserle di sollievo. Erano passati alcuni giorni e dalla casa non giungeva nessuna novità.

Il dottore, temendo un espandersi dell’epidemia non era più andato a visitare l’uomo. Oscar sapeva che tutto il peso della malattia era sulle spalle dell’anziana donna.  Alain si avvicinava alla casa chiedendo notizie dalla casa e ricevendo come risposta un flebile “Non ci sono novità Alain,  Andrè sta riposando. Le macchie sono ancora visibili e la febbre alta”.

Alain tornava in casa e riportava ad Oscar le parole della nonna.

“Sono passati già sei giorni, è possibile che non sia cambiato nulla! Sono preoccupata, molto preoccupata. Non avrei dovuto lasciarlo in questo momento, lui ha bisogno di me”.

“Lui ha chiesto che tu fossi portata via Oscar. Andrè ha avuto la lucidità di capire ciò che era meglio per te e per i bambini”.

“Lui è sempre stato molto saggio Alain.molto più di me”.

“Già, anche se anni fa io l’ho visto soffrire molto per te. Io ho continuato a ripetergli di lasciarti perdere, di rifarsi una vita, gli dicevo che anche lui aveva il diritto di essere felice, che tu non eri una donna da amare. Lui però mi ribadiva che solo con te sarebbe stato felice e che la sua vita non aveva senso lontano da te Oscar. L’ho visto bere  fino allo stordimento per cercare di dimenticarti. Ho cercato persino  di buttarlo tra le braccia di una ragazza, ma neanche questo è servito”. Alain si  fermò,  Justine era entrata nella stanza nel mezzo della conversazione.

“Allora non mi era sembrato  affatto saggio, ma solo un pazzo ostinato”. L’uomo sorrise tristemente.

“Non è stato facile per me ammettere di essere innamorata di Andrè, siamo cresciuti insieme, era normale averlo vicino. Era l’unico amico che avessi. E’ stato un fratello per molti anni, fino a che non mi sono resa conto che quello che provavo per lui non era più amicizia, non era più affetto fraterno. E anche allora ho lasciato passare molto tempo prima di riuscire a parlare apertamente ad Andrè”.

“Già, mi ricordo quel periodo, dovevate  rischiare di affogare perché tu capissi cosa stavi perdendo”.

“Ma come fai a sapere certe cose?. Oscar era arrossita e sul viso era comparso un sorriso imbarazzato.

“Beh, siete tornati al castello con un’espressione diversa, serena. Andrè non riusciva a smettere di sorridere. Ho immaginato che fosse accaduto qualcosa di importante tra di voi”.

“Ed è stato così…vi siete chiariti quel giorno?” si intromise Justine. Non aveva resistito all’idea di conoscere meglio quella storia.

Oscar alzò lo sguardo sino a quel momento perso nel vuoto e guardò i due amici. Non era certo abituata a parlare di sé, dei propri sentimenti, del suo amore per Andrè. Forse però in quel momento  non le avrebbe fatto ,male sfogarsi con loro. Parlare di Andrè lo faceva sentire vicino, molto più vicino.

“Quella notte sono successe molte cose……..molte cose belle. Ci  siamo chiariti, ho trovato il coraggio di parlare. Sai Alain, avevi ragione quando mi dicesti che avevo coraggio per affrontare un pazzo disarmata  ma non per affrontare i miei sentimenti. Mi sentivo un soldato, non una donna. Avrei combattuto un esercito piuttosto che ammettere quello che provavo. Ora ringrazio Dio di avere compreso in tempo il mio amore per lui. Se gli succedesse qualcosa io impazzirei, non potrei vivere e non mi perdonerei mai per non essergli stata vicino”.

Oscar  voleva piangere ma si rese conto di non avere più lacrime.

“Guarirà vedrai, è forte e tu devi pensare ai tuoi figli, solo a loro adesso. Andrè ti ha chiesto di occuparti di loro, non di lui”. Justine era intervenuta con tono autoritario.

Oscar si sorprese di tanta arditezza. Non le si era mai rivolta con quel tono. Pensò che probabilmente  il fatto di essere diventata madre le conferisse  una certa autorità in materia di ciò che è bene per i figli.

“Perdonami Oscar, sono stata brusca, non volevo offenderti”.

“Non mi hai offeso, non ti preoccupare. E poi hai ragione, devo pensare a Julienne e al bambino. Andrè vuole questo da me”. Si rivolse sorridendo ad  Alain “Abbiamo sposato due persone sagge vero Alain.  Noi non lo siamo altrettanto”.

“Hai ragione…qualcuno saggio ci vuole in famiglia” e scoppiò a ridere.

Si sentiva però molto stanca. Anche Julienne si era addormentato  sulle sue gambe. Con l’aiuto di Alain portò in camera il bambino.

“Passerà Oscar, è solo un brutto momento, ce ne sono tanti nella vita, supererai anche questo”. Le sorrise mettendole una mano sulla spalla.

“Ti ho sempre ammirato  per il tuo coraggio comandante, non  arrenderti adesso, pensa al bambino che deve nascere. Devi stare bene per lui, devi riposarti”.

“Va bene Alain, grazie di tutto”.

 

Le notizie che arrivavano dalla casa erano rassicuranti. La febbre era calata  e Andrè sembrava stare un po’ meglio. Ancora pochi giorni e  non ci sarebbe stato più  pericolo di contagio.

Oscar trascorse altri giorni  di tensione continuando a pregare che  tutto andasse per il meglio. A quel punto iniziava a sentirsi fiduciosa. Forse anche quella prova che il destino aveva messo sul loro cammino sarebbe stata superata anche se  avevano dovuto combattere separati.

Una fitta improvvisa  al ventre la distrasse da questi pensieri. Sentì il cuore battere all’impazzata e un brivido gelato le percorse la schiena. Dopo qualche istante un nuovo dolore la lasciò senza fiato.

Cosa stava succedendo? Non era ancora arrivato il momento di partorire, era troppo presto. Mancava almeno un mese al periodo indicato dal dottore.  Cercò di tranquillizzarsi  e restò  sdraiata nel buio in attesa di un’altra fitta.

Dopo qualche minuto lo stesso dolore tornò con maggiore intensità. Pochi istanti  di attesa e poi ancora, sempre più forte. Si alzò dal letto e cercò di arrivare alla porta. Doveva chiamare aiuto.

 

“Dai nonna, mi sento bene, direi che sono perfettamente guarito non ti  pare?”. Andrè  andò alla finestra e tirò le tende. Era buio e la luna splendida  risplendeva in cielo.

“Domani chiameremo il dottore Andrè e ti visiterà. Solo allora potrai lasciare questa casa.  Siamo stati fortunati figlio mio. Non pensavo che entrambi ce l’avremmo fatta. Ero rassegnata per me, ma non avrei voluto lasciare la mia bambina da sola.  Sarebbe stato terribile”.

Andrè le sorrise. Aveva messo in pericolo la sua vita per curarlo. Era una vita che si prendeva cura di lui, a qualunque costo.

Udì ad un tratto delle voci provenire dalla casa di Alain. Si affacciò e vide che la casa era illuminata a giorno. Dalle finestre delle camere superiori si vedevano le luci delle candele accese. Cosa’era successo?  Ebbe un fremito improvviso. “…..Oscar..il bambino,   nonna   ho paura che sia successo qualcosa”

 

 

“Justine, ti prego chiama Andrè, voglio che sia qui con me, per favore  chiamalo….”

Oscar era molto agitata. Era arrivato il momento di partorire e sentiva che non ce l’avrebbe fatta se lui non fosse stato lì con lei, se non le avesse stretto forte la mano.

“Dottore cosa facciamo? Andrè dovrebbe essere fuori pericolo ormai e anche il contagio dovrebbe essere evitato”.

“Andrò a vedere  madame, se è tutto a posto non vedo ragioni per continuare a tenere  Andrè  in isolamento”.

Le fitte si facevano sempre più frequenti e dolorose. Come era difficile non gridare, eppure lei era abituata a sopportare il dolore fisico. Si chiese perché una nuova vita portasse alla madre tanto dolore. Pensò che solo negli occhi di Andrè avrebbe trovato la risposta.  In fondo sarebbe stato sufficiente averlo accanto per capire che la risposta era il desiderio di mettere al mondo una creatura che appartenesse ad entrambi, che fosse il  risultato del loro amore infinito.

“Quegli  occhi.  I suoi occhi…..” Si sentiva debole, infinitamente debole. Chiuse gli occhi. Voleva riposare e riprendere fiato.

Si sentì come avvolgere da una sensazione di calore, di pace, anche il dolore sembrava essere sparito.Non riusciva neanche ad aprire gli occhi.  Le immagini si presentavano offuscate e prepotenti nella sua mente. Vide il volto della Regina. Era a Versailles e stava partorendo il suo primo bambino. Quanta gente c’era ad assistere, come da tradizione. Una folla di curiosi e di sconosciuti che volevano assistere alla nascita dell’erede al trono si accalcavano nella stanza rendendo l’aria irrespirabile. Anche lei era presente quel giorno ma era rimasta fuori dalla camera. Una donna del popolo avrebbe partorito in tranquillità, ma il dovere della  Regina era di fare del parto uno spettacolo per la corte.  Come era giovane la sua Regina allora….e come era bella.tanto bella e infelice. Lo era sempre stata. Solo Fersen aveva potuto donarle qualche attimo di felicità completa.  Sentì  un pianto…è il pianto del delfino pensò……..no..è una bimba….è solo una bimba….sentiva del brusio.tutta la corte era in subbuglio. Forse anche suo padre, alla sua nascita aveva usato le stesse parole..è solo una bambina…….una bambina…….udì una voce che la chiamava, una voce conosciuta tra il brusio…..Andrè…..dove sei……….sei anche tu a palazzo? Non ti vedo……dove sei Andrè. 

“Oscar……Oscar…….apri gli occhi amore…ti prego”

Non  era a Versailles,  il soffitto era troppo povero per essere quello della reggia. Sgranò gli occhi e sorrise. “Andrè.sei tu Andrè……..mi stavi chiamando?”

“Oscar….abbiamo avuto una bella bambina amore,  sei stata bravissima”

Le stringeva forte la mano e le accarezzava dolcemente  i capelli.

“E’ bellissima” disse mentre stringeva tra le braccia quel corpicino indifeso. Sarebbe stata una bambina speciale, già lo sapeva.

“Piccola Charlotte……..piccola  mia”.

“Andrè stai bene?” chiese preoccupata.

“Benissimo amore….lo sai che non vi avrei mai lasciato soli……mai”.

“Si amore……lo sapevo ma ho avuto paura, sai”

 

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Capitolo 12
*** Verso un nuovo destino ***


 

Verso un nuovo destino

 

“Il tribunale ha votato per la condanna a morte della Regina……..la sentenza sarà eseguita domani mattina. Verrà condotta al patibolo e giustiziata”.

Oscar rimase senza fiato. Non poteva credere che le parole che Alain aveva appena pronunciato fossero vere.  Un brivido freddo le percorse la schiena.  Chiuse gli occhi. Lacrime………lacrime sul viso oramai stanco…….perché non scendevano adesso? Non doveva più essere  il soldato forte che non mostra i propri sentimenti. Era una madre adesso e le madri piangono. Si sentiva come immobilizzata dal dolore che sentiva insinuarsi in fondo al cuore.

Andrè la fissò preoccupato. Cosa dire in un momento simile, come trovare le parole per confortarla, per lenire il dolore?  Ma che parole usare per sollevarla da quella sofferenza, quali?  Cosa dire per impedire di soffrire quando la regina di Francia alla quale avevano dedicato quasi venti anni di vita viene giustiziata dopo che il suo nome e la sua reputazione sono stati infangati nel modo più vigliacco  e vergognoso? Come si può arrivare a  mettere in bocca ad un bambino accuse tanto infamanti sulla madre e sulla zia?

“E’ finita  allora è davvero finita..” Oscar si era scossa.

“Già” Andrè fissava il pavimento.  La sua voce aveva un tono profondamente triste. Per un attimo ebbe paura che la reazione di Oscar fosse quella di imbracciare un fucile e di saltare sul cavallo per volare verso Parigi nel tentativo disperato di salvarla.  Il pensiero durò solo un attimo perché alzando lo sguardo notò l’espressione di lei.  Triste, malinconica, come lo era stata spesso, ma nei suoi occhi blu non vi era alcuna traccia dell’impetuosità del passato.

Oscar si accasciò come senza forze sul sofà tenendo la testa tra le mani.

“Come siamo arrivati a questo.come è possibile.non siamo più un popolo civile…..questo è il terrore. Cosa diavolo vogliono dimostrare? Che una povera donna chiusa in carcere è ancora una minaccia per la Repubblica? Robespierre non si è ancora stancato di tutto il sangue che ha versato? Cosa vuole per fermare la carneficina?”

Non era facile dare una risposta a quelle domande. Né Andrè né Alain erano in grado di rispondere sensatamente perché niente di quello che stava accadendo aveva più un senso, o forse non lo aveva mai avuto.

Il pianto della bambina li distolse da queste dolorose riflessioni.

“Piccola, cos’hai? Vuoi la tua mamma vero?” Oscar sollevò la bimba e se la strinse al petto come per proteggerla.

“Chissà cosa ti riserverà il futuro piccola mio, chissà se vivrai in un mondo migliore……..almeno tu”

 

 

La mattina del 16 ottobre 1793 Maria Antonietta, vedova Capeto salì sul patibolo.  Il coraggio dimostrato in quei momenti  non le valse il rispetto del popolo che seguì il suo percorso sulla carretta  urlando frasi ingiuriose e di disprezzo. Nessuno era più odiato in Francia della puttana austriaca che era stata individuata come la responsabile della  rovina della nazione.

 

 

“Signore accogli il suo spirito e dalle la felicità che in terra non ha mai avuto” Oscar non riuscì a non piangere mentre pregava per la sua Regina. Aveva vissuto con lei, la conosceva meglio di chiunque altro. Sapeva quanta influenza negativa avevano esercitato sulla regina persone di pochi scrupoli come la Polignac. Neanche lei era riuscita ad impedire che si circondasse di nobili arrivisti e avidi di denaro e potere.

Sapeva quanta sofferenza nascondeva dietro quei sorrisi aperti, dietro i ricevimenti sfarzosi, dietro i vestiti e i gioielli  costosi. Sapeva che le era stato impedito di amare l’unico uomo che l’avrebbe resa felice, sapeva che aveva tentato di piegarsi alle ragioni di stato per il bene del paese ma che molti errori erano dovuti ad inesperienza e superficialità. Sapeva quanto avrebbe desiderato essere una donna qualunque, libera di vivere ed amare.

 “Maestà, riposate in pace ora. Nessuno può più farvi del male”. Le lacrime presero a scendere incontrollabili sulle sue guance. Andrè era vicino a lei e la prese tra le braccia.

Sto bene Andrè, non ti preoccupare. Mi rialzerò anche questa volta. E sarò più forte di prima”

“Non ho dubbi amore, ma vorrei tenerti tra le braccia.per un po’ “.

La morte della Regina di Francia suscitò l’indignazione dell’intera Europa. L’Austria, paese di origine di Maria Antonietta, non aveva mosso un dito per  tentare di salvarla.

Il terrore si diffuse senza limite. Le esecuzioni si susseguivano a Parigi e nell’intera
Francia. Bastava anche avere lavorato per un nobile per essere mandato al patibolo. Centinaia di camerieri, servitori, sarte, bottegai furono giustiziati. Le carceri erano affollate di nobili in attesa di incontrare Madam Ghigliottina  al termine dell’ultimo tragitto della vita. A Parigi le esecuzioni divennero talmente numerose, oltre cento al giorno, che si dovette trasportare la ghigliottina in un’altra piazza per lasciare che il terreno assorbisse tutto il sangue versato. Nulla aveva più in senso. Dopo l’esecuzione di un re e di una regina nessuno spettacolo poteva essere al pari. Eppure il sangue continuava a scorrere incessantemente.

 

“Andrè, è successo qualcosa.devo parlarvi. Dov’è Oscar?”Alain er arrivato in casa trafelato.

“Sono qui Alain, cosa è successo?

“E’ arrivato l’ordine di giustiziare i nobili, simpatizzanti e collaboratori, servitù e chiunque li aiuti. Siete in pericolo, dovete fare attenzione. Arriverà un commissario da Parigi che si occuperà di dirigere le operazioni. Potrebbe riconoscerti Oscar, non si sa chi sia, ma potresti averlo conosciuto. E’ pericoloso”.

“Non agitarti Alain, non è necessario”Oscar si era mantenuta estremamente calma.

“Non capisci Oscar, a Parigi uccidono i ragazzini senza pietà, qui potrebbe non essere molto diverso”.

Oscar guardò Andrè. “Cosa ne pensi Andrè. Cosa dici di fare?”

“Nessuno sa chi siamo qui. Non sanno che Oscar è nobile. Non vedo come possano riconoscerci. Però staremo attenti e al primo segnale di pericolo ce ne andremo. Sei d’accordo?”

“Si, completamente”

Alain li fissava con aria alterata. “Ma non capite, se vi riconoscono è la fine. Accidenti, siete due incoscienti”.

“Non avrei mai pensato di sentirlo dire da te Alain” lo schernì Oscar sorridendo.

“Fate come volete…….”.

 

Rimasti soli Oscar e Andrè ritornarono sull’argomento.

“Alain ha ragione Oscar, siamo in pericolo.”

“Lo so Andrè, ma è meglio non coinvolgere anche lui nei nostri problemi”.

“Cosa pensi di fare? Forse dovremmo andarcene da qui”

“Si.ma dove ? sino ad ora questo posto si era mantenuto al di fuori degli orrori della rivoluzione. Era troppo bello per essere vero..non poteva durare per sempre….” Oscar si mise il capo tra le mani. Aveva l’aria sconsolata.

“Forse è il caso di fare come hai detto ad Alain, aspetteremo qualche giorno e poi decideremo”.

“Sono d’accordo Andrè, ma staremo con gli occhi aperti”.

Andrè le si avvicinò e si sedette vicino con aria protettiva. “Non permetterò che ci succeda nulla…stai tranquilla Oscar”.

 

“Che diavolo dice quel manifesto? Cosa vuole dire?” Oscar fissava tremante il cartello che era stato affisso nella piazza principale.

“Ogni buon cittadino ha il dovere di denunciare i nobili che conosce come traditori, altrimenti a sua volta verrà arrestato……è terribile..si scatenerà il finimondo..anche qui come a Parigi.come in tutta la Francia….” Alain era  sbigottito.  Si voltò a osservare Oscar e la vide impallidire.

Un trambusto proveniva dal palazzo del Comune. Alcuni uomini su un carro trasportavano una ghigliottina.

“Mi sento male Alain, andiamo via ti prego……”

“Stai tranquilla, non devi dare nell’occhio, non dobbiamo suscitare curiosità”.

“Secondo te una donna che si veste da uomo non suscita curiosità? Questa gente mi ha visto vestita da uomo, basterebbe un dispaccio nel quale si descrive Oscar Francoise de Jarjayes e risalirebbero immediatamente a me Alain…..anche se sono diversi mesi che non mi vesto più così….Oddio Alain….ho paura, ti giuro che ho paura”.

Alain la prese per un braccio e la condusse verso casa. Non l’aveva mai vista in quello stato.

Sentirono però delle grida disperate provenire dal Comune. Un uomo  legato era trascinato nella piazza.

Dal portone principale un uomo vestito di nero si incamminava verso il centro della piazza.

Oscar e Alain si fermarono ad osservare la scena…….confusi”

“Quello deve essere il commissario e….stanno…stanno per eseguire una sentenza…..non ci posso credere ….Dio Santo”.

La folla accorse alle urla dell’uomo. Quando molti si furono radunati, il commissario iniziò il suo proclama. “ Quest’uomo è condannato a morte perché ha tradito la Repubblica. E’ nobile di origine e i nobili saranno giustiziati……tutti………”

Tra la folla sgomenta, Oscar e Alain osservavano la scena impietriti. In pochi secondi l’uomo fu posizionato sull’asse sotto il patibolo e fu giustiziato.

“Andiamo via……Andrè sarà in ansia, andiamo a casa” L’uomo la prese con forza e la trascinò via.

Oscar tentava di mantenere il controllo. Temeva che il suo viso scosso non passasse inosservato.

Percorsero la strada che portava a casa con passo  veloce, senza correre però. Tutto in quel momento sembrava pericoloso.

Una volta dentro casa Oscar non potè più trattenere le lacrime. Andrè la scrutava con aria interrogatoria.

“Hanno iniziato a ghigliottinare la gente Andrè…….è terribile………direi che siamo tutti in pericolo…..anche chi conosce un nobile e non lo denuncia. Io non ho mai visto una cosa simile..in tanti anni di battaglie.mai……..una crudeltà simile….mai!”

“Facciamo i bagagli, non abbiamo altra scelta. Partiremo prima dell’alba. Andrè aveva  deciso in pochi minuti sul da farsi. Aveva letto negli occhi della moglie  il terrore e doveva prendere in mano la situazione.

“Dove andremo Andrè?”

“In Inghilterra. Non riusciremmo a superare il confine con gli altri paesi  senza subire controlli nel tragitto. L’§Inghilterra è la nostra unica possibilità.”

“Sta bene”

 “Verremo con voi”.Alain sembrava convinto della sua decisione.

“Sei sicuro Alain? Voi non correte rischi qui e seguire noi potrebbe mettervi in pericolo. Saresti pronto a la sciare la Francia per vivere in un paese straniero?” disse Oscar.

“Credo di si Oscar, questo paese ormai è pieno di odio e di terrore. Non voglio crescere i miei figli mentre in piazza ammazzano la gente innocente”.

Oscar sorrise amaramente. Si, forse era arrivato il momento di lasciare questo suo paese che negli ultimi tempi le aveva dato solo dolore e paura.

“Porteremo solo lo stretto necessario, qualche vestito e il denaro. Nient’altro. Faremo i bagagli quando sarà già buio, non vorrei che sospettassero la fuga”. Andrè sembrava l’unico in grado di prendere in mano la situazione.

Oscar lo fissava intensamente. Del resto lui era sempre stato più saggio dei due. Lei era più soggetta ai colpi di testa.

Non sarebbe stato facile riuscire a partire con i documenti che potevano mostrare. Avevano però i soldi per procurarsene di falsi. E con i soldi si poteva comprare tutto e tutti.

Quando fu sera iniziarono i preparativi. La nonna sceglieva i vestiti con cura, tra un pianto e l’altro.

Oscar si soffermò a guardare fuori dalla finestra della camera da letto. Il mare era agitato.

“Siamo stati bene qui Andrè vero?”

“Già, siamo stati felici, tanto felici” Le cinse la vita  da dietro e le diede un bacio sulla guancia. Voleva tenerla tra le sue braccia per un po’. Sentiva che lei ne aveva bisogno almeno quanto lui.”.

La strinse ancora più forte. Il profumo dei capelli biondi aveva ancora il potere di inebriarlo. Si sorprese a pensare che anche dopo anni di amore, tutto in lei era sempre fonte di sorpresa e di attrattiva. La pelle bianca e vellutata lo faceva impazzire come la prima volta che aveva potuto accarezzarla. Riusciva a perdersi negli occhi blu come il mare esattamente come faceva quando da ragazzo la fissava da lontano sognando il giorno in cui le avrebbe rivelato il suo amore.

Sorrise e lei se ne accorse.

“Cos’hai Andrè…a cosa pensi?”

“Al profumo dei tuoi capelli.e che ti amo…da impazzire”..

“Andrè, ciò che ho visto oggi è stato terribile……… ti prego, non dire mai  più che daresti la vita per me, non sopporterei neanche il pensiero di perderti, non dirlo mai più, promettimelo” Si era liberata dall’abbraccio e lo fissava con aria impaurita.

Lui sorrise.  Le prese il viso tra le mani. “Te lo prometto”.

Improvvisamente udirono dei battiti alla porta. Erano Alain, Justine e la piccola. Avevano con loro i bagagli.

“Dobbiamo andare ora, muovetevi…stanno iniziando a perquisire le case.stanno cercando qualcuno….dobbiamo scappare subito”.

Alain, attacca i cavalli al calesse, tu andrai a cavallo, Oscar Justine, i bambini e la nonna sul calesse.

In pochi minuti furono sulla strada che portava fuori città. I cavalli lanciati verso la possibilità di salvezza.

Oscar ebbe solo il tempo di voltarsi per guardare per l’ultima volta la casa bianca che li aveva visti felici. Sentiva che non sarebbe tornata mai più in quel posto.

Pistole e spade nascoste per ogni evenienza.

Arrivati al porto, cercarono una nave diretta verso l’Inghilterra. Sulle navi passeggeri i controlli erano accurati. Dovevano trovare una nave meno pericolosa.

“Forse dovremmo tentare con una goletta inglese…..l’esercito francese non può perquisirle come quelle francesi”

“Hai ragione Oscar, molti mercanti inglesi continuano a venire in Francia per affari”.

Il porto iniziava  ad animarsi. Dovevano decidere in fretta.

Una carrozza si affiancò alla loro. Un uomo si affacciò dal finestrino.

“Perdonate Madame, ma voi assomigliate ad una persona che ho conosciuto tempo fa……e mi chiedevo se voi.se voi….”

Oscar si sentì gelare il sangue nelle vene. L’avevano riconosciuta, qualcuno aveva riconosciuto in lei la donna soldato che comandava le guardie del Re.

“Perdonate madame, non vorrei mancarvi di rispetto. Potrei essermi sbagliato  Permettete di presentarmi, sono Lord  Kingsely. Sono stato ambasciatore in Francia per il mio paese, l’Inghilterra, tanti anni fa. Il generale Jarjayes era un mio buon amico e io ho visto spesso la figlia a corte. Mi sono sbagliato Madame?”

Oscar era impallidita. Forse questo incontro rappresentava l’occasione propizia. Quell’uomo avrebbe potuto aiutarli nel trovare una nave sicura per l’Inghilterra, ma avrebbe potuto trattarsi di una trappola.

Vide lo sguardo di Andrè che la fissava. Nella mano destra, nascosta sotto il mantello stringeva la pistola.

“Non pensate sia fuori luogo pensare di riconoscere un nobile di questi tempi Mylord?. Non è cosa gradita. Se vi sbagliasse rischiereste di nuocere alla persona in questione”.

“Io vorrei solo portare alla famiglia Jarjayes notizie della figlia. Sono molto in pena sapete?”

Oscar era visibilmente scossa.  Si sentì chiamare dalla nonna.

“Oscar, penso che ti puoi fidare di quest’uomo. Mi sembra proprio di averlo visto a palazzo Jarjayes.”.

Andrè sospirò. Sentiva che la nonna aveva ragione e cercò di intervenire nel discorso.

“Mylord, pensate che sia possibile raggiungere l’Inghilterra? Conoscete navi che partono oggi?”

“Certo, la mia nave salpa tra circa un’ora. Sarei lieto di ospitarvi”

“Ve ne saremmo grati Mylord”

“E’ un onore per me Madame”.

Salirono sulla goletta che batteva bandiera inglese.

“Vostra madre è in pena per voi sapete, vostro padre è ancora in Francia e molte persone stanno cercando di trovarlo per facilitargli la fuga in Inghilterra.  Io l’ho cercato per qualche settimana, a Parigi, ma la situazione è diventata troppo pericolosa e io, Madame, non sono più un ragazzo. Sono un vecchio nostalgico che ha visto la morte della Regina più incantevole dì Europa”.

Oscar rabbrividì. Sentiva di essere finalmente al sicuro. La nave stava salpando senza che i militari francesi salissero per i controlli.

“Voi avete visto l’esecuzione della Regina? Deve essere stato terribile………”

Abbassò lo sguardo. Sul bel volto, un’espressione di tristezza infinita.

“Si, è stato straziante. Sapete, c’era un piano per liberarla che è fallito miseramente. Probabilmente anche vostro padre ha partecipato al piano di fuga. Non è stato arrestato però, non risulta tra gli arrestati. Vedete Oscar, ho potuto incontrare il generale qualche settimana fa. Volevo convincerlo a partire con me ma non ha voluto sentire ragioni. Mi ha detto di essere riuscito a incontrare la Regina quando era chiusa alla Conciergerie. Gli ha affidato un anello da consegnare a Fersen. Prima di partire per l’Inghilterra voleva adempiere all’ultima richiesta della sua Regina”.

“Padre mio………ditemi ….come sono stati gli ultimi attimi della Regina……..cosa è successo..”

“La Regina è salita sul patibolo con una dignità e un coraggio ammirevoli. Ha guardato il popolo con la testa alta. E’ morta da vera Regina”.

Oscar scosse la testa. Si voltò a cercare lo sguardo di Andrè. La costa francese si allontanava sempre più  e le onde si infrangevano sugli scogli. Le alte falesie sembravano ergersi a difesa della costa francese, come se anche la natura fosse stata domata dal comitato di salute pubblica.

Sentiva il vento freddo che le pungeva la pelle e le scompigliava prepotentemente i capelli.

La Francia, Parigi, Versailles, la corte, la Regina…………quante storie, quanti intrighi…..passioni nascoste, sentimenti celati……..Fersen………quanti dolori e quante sofferenze

Ricordava  il primo giorno in cui aveva preso  posto a Corte……Girodelle, Bernard, Rosalie, quanti volti, quanti ricordi…la rivoluzione…...il terrore………il sangue……..la casa bianca………..Andrè.

Si, tutto riconduceva a lui. L’unico punto fermo nella sua vita.  Cercò di nuovo il suo sguardo e gli si strinse in cerca di protezione.

“La Francia Andrè………forse non torneremo più nel nostro paese”

“Tra qualche tempo……..forse…………”

“La mia casa è ovunque ci siate tu e i bambini Andrè. Non mi importa di nient’altro”.

“Ti amo……….ti amerò per sempre”

“Ti amo…sei la mia vita, la parte migliore di me”.

Continuò a tenerla stretta finchè le falesie scomparvero dietro di loro.

 

 

 

 

 

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