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dove ci sono creature che mi temono
e che mi odiano.
Cammino per le strade di questo mondo da molto ormai.
La gente mi osserva, non dovrei nemmeno più farci caso.
Da che mi ricordi la gente mi osserva.
Non mi è mai piaciuto essere guardata, essere al centro dell’attenzione. Ho sempre voluto passare
inosservato.
Con un dono come il mio non è possibile.
Mia madre l’ha sempre chiamata la mia magia, diceva sempre
che emanavo un’aura magica e che la gente non poteva che essere attratta da me.
Quando diceva così mi sentivo speciale, ma questo solo con
lei. Chissà se sapeva che la gente mi disprezzava, vezzeggiava già a quell’età.
In fondo non possono nemmeno prendermela con qui bigotti.
Una bambina con i dorsi delle mani tatuati, in un paesino di non più di 100
anime era strano, soprattutto per quel tempo.
Quanti anni ho? Non ricordo, ho smesso di contarli da un bel
po’.
Mi specchio in una vetrina della 5th Evenue,
non dimostro più di 25 anni.
New York, sono le vie di questa città che sto percorrendo,
forse per la centesima volta. Ho visto cambiare questo posto,ora viene chiamata la città che non
dorme mai, hanno ragione a farlo ogni volta era sempre diversa, in movimento.
Ed eccola nel suo splendido manto nero, con quelle sue movenze
eleganti. Se la si osserva attentamente le sue
zampe non toccano nemmeno terra.
La mia Sofia, la
mia compagna di viaggio, colei che in un passato molto antico si diceva
sorvegliasse le porte del mondo dei morti.
Il suo arrivo
mi ricorda che sono qui per un lavoro, per un compito.
La seguo verso
l’entrata di un grattacielo, le porte al suo passaggio si aprono.
Entro in
questa scatola di cemento ferro vetro e persone. Freddo, impersonale, maestoso.
L’uomo con il
tempo ha sempre creato strutture, edifici grandi. Edifici in cui al suo interno
ti senti piccolo.
Ti senti come
Davide davanti a Golia.
Non amo i grattaceli, come non amavo i grandi palazzi del 600. Anche
se devo dire li preferisco a questi giganti di cemento, sono posti che
contengono così tanta arte, bellezza ingegnosità che mi affascinano tutte le
volte che mi capita di poterli vedere.
Il portiere
dietro la sua postazione mi chiede qualcosa, ma appena incrocia il mio sguardo
si ammutolisce e io salgo in ascensore seguita da Sofia.
11° piano è li che mi stanno aspettando, beh forse dire aspettando è un
po’ esagerato. Diciamo che aspettano da un bel po’ che accada, non sanno che
sarà proprio oggi.
Le porte
dell’ascensore si aprono e Sofia si dirige verso la porta dell’appartamento, le
passa attraverso. È scomparsa alla mia vista ma so già che la ritroverò dentro.
Busso alla
porta, attendo pochi secondi e davanti a me compare una donna sui 50 anni,
occhi gonfi dal pianto, aspetto trasandato.
<< Lei
chi è?>>
<<
Nessuno di importante cerco Michel>>. Come faccio a sapere di Michel? È
il mio appuntamento di oggi appena comparso sulla mia agenda.
<< E’ un amica, prego>>
La signora mi
fa entrare e continua farmi domande mentre mi accompagna nella stanza di
Michel. Mi giro e la guardo dritta negli occhi e come è già successo pochi
minuti prima con il portiere si ammutolisce.
Fisso Michel
dritto negli occhi, e la sua faccia è sconvolta ma poi si rilassa.
Le prime volte
non capivo come mai di questa reazione, poi Julian mi ha illuminato.
Julian un
piccolo angelo dalla carnagione scura e dagli occhi chiari come il ghiaccio.
Era la decima
volta che mi toccava aprire le porte a qualcuno, avevo solo 12
anni e tutte le volte succedeva sempre la stessa cosa quando il soggetto del
mio compito mi guardava.
Terrore e poi
un sorriso.
Quella volta
nel cuore dell’africa, Sofia mi aveva condotto da un bambino, quel bambino era Julian.
Aveva 6 anni
ed era molto malato, malnutrizione.
L’ho trovato
sul ciglio di una strada, circondato da sporcizia e mosche. Mi ha guardato e
anche lui ha reagito come gli altri.
<<
Finalmente sei arrivata>>. Per la prima volta, dopo avermi visto qualcuno parlava.
<< Mi
aspettavi da molto?>><< Un po’>>. Visto che mi parlava ho voluto
approfittarne, volevo sapere cosa aveva visto nei miei occhi. La sua risposta
mi stupì. Mi racconto che quando i miei occhi hanno incrociato i suoi erano
completamente neri, ma non solo la pupilla ma tutti neri. Poi ha visto la luce,
mi ha detto di aver visto sua madre che gli sorrideva e che gli diceva di
andare da lei.
Ho fatto segno
a Michel di chiudere gli occhi e lui l’ha fatto. Per l’ultima volta su questa
terra. Quando li ha riaperti gli ho dato la mano e l’ho aiutato ad alzarsi dal
letto.
Ci siamo
girati indietro ancora una volta e ha visto, i suoi parenti disperati intorno
al suo letto e il suo corpo li come un contenitore
vuoto.
Era ora di
farlo proseguire, lasciai la mano di Michel.
Come un rito
che ho fatto migliaia di volte, le mie mani rendono
visibile anche agli occhi di Michel una maestosa porta di oro nero. Sopra ci
sono scolpite immagini, di persone, di angeli, e le sue parole. Quelle che ci ripete ogni giorno. “Io vi Amo”. La
ritengo splendida, una delle sue migliori creazioni.
Sua di chi vi starete chiedendo.
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Grazie mille a
XXX_Ice_Princess_XXX che ha commentato la mia prima storia
Be’ gli hanno dato molti nomi, molti volti, in molti lo venerano, in
maniera diversa ma è pur sempre lui, il creatore
Be’ gli hanno dato molti nomi,
molti volti, in molti lo venerano, in maniera diversa ma è pur sempre lui, il
creatore. Il maestro è così che mi piace chiamarlo.
Ho visto molte delle sue forme, vecchio,
giovane, ma non scorderò mai la prima volta.
Avevo 5 anni, e quel giorno le
linee sulle mie mani pulsavano in modo incredibile. Mi era già capitato ma mai
come quel giorno. Tutte le volte che succedeva poi accadeva qualcosa di strano,
nascevano fiamme di luci dalle mi mani, oppure
uscivano fiumi di sangue, ma soprattutto facevano molto male.
Per evitare di essere di nuovo additata come una strega un mostro scappai nel bosco vicino al villaggio, era
mattina presto.
Corsi così tanto, mi fermai solo
quando non sentii più nulla. I miei piedi nudi erano pieni di tagli e mi
facevano male, la tunica che indossavo era tutta sgualcita e piena di strappi.
<< Ciao>>
Mi spaventai, chi poteva avermi seguito fino lì in mezzo
alla boscaglia. Mi voltai, probabilmente già piangevo.
Su un grosso masso, c’era seduto un vecchio con i capelli
bianchi che mi guardava sorridente.
Non ne ebbi paura. Mi avvicinai a lui che mi porse una mano.
<< Ti fanno ancora male>> indicandomi le mani.
Pensai che fosse un amico della mamma a
cui lei aveva raccontato dei dolori che avevo alle mani. Nel momento in
cui pensai al dolore mi resi conto che non facevano
più male.
<< No>>
<< Forza vieni qui siediti
vicino a me, sarai stanca dopo la corsa>>
Mi sedetti e lui comincio a passare un lembo della sua veste
sulle ferite che avevo e queste guarirono subito.
Ne rimasi sbalordita e incantata. Era la prima volta che
incontravo qualcuno che sapesse fare le magie.
<< Chi sei?>> Era come se la voce fosse uscita
da sola senza che io formulassi quel pensiero o avessi deciso di fare quella
domanda.
<< Un amico>>
<< Della mamma?>> io non lo avevo mai visto però.
<< Lisa sono qui per spiegarti che cosa sono
questi>> e passo il pollice della sua mano sul dorso delle mie mani.
<< Tu sai cosa sono? Perché li ho solo io? Perché
fanno tanto male? Come faccio a farli andare via?>> Ero piccola e avevo
un solo desiderio essere come gli altri bambini senza
quegli strani disegni.
<< Quante domande. Per prima cosa mi dispiace ma non
puoi farli andare via.>> La mia faccia si
rattristi.
<< Quegli strani disegni che hai sulle mani sono un
dono>>
<< Chi mi vuole così male da farmi questi segni sulle
mani che mi fanno tanto male>>
<< Nessuno ti vuole male anzi chi ti ha dato questi
disegni ritiene che tu sia una bimba speciale. Come vedi però adesso non ti
fanno più male>>
<< Si ma solo perché stanno
per uscire le luci>>
Quel vecchio mi guardo con aria interrogativa, e pensai a
come poteva aiutarmi se non sapeva nulla delle luci.
<< Se vuoi te le faccio
vedere. Però prometti di non spaventarti e di non lasciarmi qui da sola
vero?>>
<< Promesso, forza fammi vedere queste luci>>
Premetti i palmi delle mani uno
contro l’altro, i disegni diventarono rossi come il sangue e poi bianchi.
Cominciarono a staccarsi dai dorsi delle mie manine e si attorcigliarono
tutto in torno alle mani. Sembrava avessi dei guanti fatti di rete. E poi
cominciai a fare di disegni in aria. Disegni di farfalle luminose che volavano
per un po’ e poi svanivano.
Mi voltai a guardare l’uomo che aveva una faccia ancora più
stupita. Allora ricongiunsi le mani e tutto torno come prima.
<< Non devi avere paura non faccio male a nessuno>>
<< Da quando riesci a fare queste cose?>>
<< I disegni? Da un po’. Ogni 33
soli i disegni fanno male e poi posso fare le luci. All’inizio non riuscivo a
fare i disegni ma poi ho imparato a controllarli, con l’aiuto della mamma>>
Sul suo volto si dipinse un sorriso fantastico.
<< Sono fiero di te>>
<< Fiero di me?>>
<< Sono venuto qui perché
pensavo che ci volesse ancora molto tempo prima che tu riuscissi a fare i
disegni e volevo insegnarti>>
<< Insegnarmi ma io sono già capace>>. Avevo la
presunzione di sapere tutto.
<< Lo vedo piccola, sei veramente una bambina molto speciale.
Ora capisco anche perché le mani ti fanno così tanto
male. Per questo ti posso aiutare>>
<< Davvero?>>
<< Si davvero. Ora metti di nuovo le mani
giunte>>
Lo feci e nuovamente i disegni cominciarono a pulsare e a
colorarsi.
Lui però prese la collana che portava e me la mise in torno
ai polsi.
I disegni smisero subito e tornarono normali.
Quando staccai le mani mi ritrovai
con al polso due bracciali, formati da 17 palline l’uno.
<< Hai fatto una magia>>
<< Si ho fatto una magia. Non
togliere mai i bracciali e le mani non ti faranno più male. Ma
potrai fare sempre i disegni>>
<< Grazie>>
<< Ora io devo andare>>
<< No aspetta signore, non mi
hai ancora detto come ti chiami e a che cosa servono i disegni che ho sulle
mani>>
<< Che sbadato, sono venuto qui
per darti due regali e me li stavo dimenticando. Sofia, Ade uscite fuori>>
Da dietro il masso su cui eravamo seduti uscirono quelli che
da quel giorno sono stati i miei compagni di viaggio. Due
gatti, Sofia nera come la pece. E Ade bianco come la luna.
<< Loro verranno sempre con te e quando ne avrai
bisogno basta che li chiami. Saranno loro a spiegarti a cosa servono i disegni
sulle mani. Comunque puoi chiamarmi maestro>>
Maestro, si un maestro molto
particolare. Di sicuro molto diverso da quelli che si trovano nelle scuole.
Lui è un maestro di vita, con strani metodi di insegnamento.
Porto nuovamente la mia attenzione su Michel, che ha un viso
molto stupito.
<< Forza è ora per te di entrare>>
<< E’ la porta dell’infermo o del paradiso?>>
<< Mi dispiace ma non sono io a dover decidere quale
sia la tua destinazione, lo scoprirai appena varcata la soglia>>
<< Un’ultima curiosità posso?>>
<< Certo chiedi pure>>.
Alcuni sono così meravigliati che entrano e basta, altri fanno domande come
Michel e altri che si rifiutano di passare.
<< Com’è di là, in entrambi i casi?>>
<< Mi spiace ma non mi è dato sapere come sia, io non
posso varcare quella soglia>>
<< Capisco ora vado>>
<< Buon viaggio>>
<< Ormai sono arrivato direi>>
<< Sicuro?>>.
Non mi è permesso sapere come sia di là, ma un giorno Lui mi
disse che non sempre il traguardo di un percorso corrisponde alla fine di un
viaggio.
Posa le mani sui battenti della porta e lei sia apre.
Luce e poi eccola di nuovo chiusa.
Qualcosa di morbido sta toccando le mie gambe è Sofia, il mio compito è finito per me è ora di andare.
Esco dall’appartamento ed è come se non ci fossi mai entrata. Pochi
istanti e sono di nuovo in strada, Sofia è già sparita.
Il mio lavoro è questo far passare la gente. Ne ho fatti
passare così tanti, ma il viso di ognuno di loro è impresso nella mia mente. Ci
sono stati periodi e luoghi in cui la porta non aveva nemmeno il tempo di
chiudersi.
Questo incarico mi porta a vedere la crudeltà dell’uomo. Non
dovrei più meravigliarmi, con quanta facilità uccide, ma ogni volta trova
metodi nuovi e più crudeli.
Visto che sono in questa città vado
a trovare Padre Matteo.
L’ho conosciuto quasi 30 anni fa, è
stato uno dei miei 3 casi speciali. È stata la terza persona a
cui ho chiuso la porta al posto che aprirla. Non era la sua ora anche se qualcuno ci ha provato ad andare contro la Sua volontà.
Padre Matteo è l’unico essere umano che sa chi sono e cosa
faccio, è bello avere qualcuno dopo tanti anni con cui parlare.
Mi avvicino alla chiesa della Provvidenza, e vi entro. Padre
Matteo sta dicendo messa, alza gli occhi dal pulpito e mi fissa. Sorride e
continua nella sua predica.
La celebrazione è finita, la gente sta uscendo, la loro
curiosità è troppa per non darmi un’occhiata anche di sfuggita. Anche oggi come
in passato sono strana, lunghi rasta neri tenuti da
una fascia rossa. Occhi verdi come smeraldi. Mani tatuate, e la coda di due
gatti stilizzati che spuntano sulla mia schiena. Strana ecco che cosa hanno
pensato.
Aspetto che lui mi raggiunga tanto sa che lo aspetterò qui
anche per giorni.
Proprio come la prima volta.
Quella volta il maestro mi è apparso come una giovane
mendicante, e al posto di chiedermi la solita elemosina mi disse “ non per
tutti è l’ora di morire”. Questa frase mi fece ricordare le altre due volte in
cui la sentii e capii che dovevo mettermi a cercare.
Chiamai subito sia Ade che Sofia, e
gli dissi di cercarlo.
Feci lo stesso con quelli che camminano in mezzo agli uomini ma uomini non sono.
Chi dovevano cercare? Colui che vive
in un mondo di morti vivi. È un uomo, ma allo stesso tempo non lo è in quanto ha quasi 1000 anni ormai e nessun uomo può vivere
tanto. Non so come ci sia riuscito ma è praticamente
immortale, tutte le volte che ci incontriamo la prima cosa che mi dice è “voglio
essere io padrone della mia vita”. E’ pienamente consapevole dell’esistenza del
bene e del male, dell’esistenza del Maestro. Ma non
può concepire che sia qualcun altro a decidere quando sia la sua ora. Non
concepisce l’idea che qualcuno prenda decisioni sulle nostre vite. Percepisce
pienamente quali sono le persone straordinarie a questo mondo e cerca sempre in
qualche modo di andare contro il Maestro e di scombinargli i piani. All’inizio
cercava in tutti i modi di salvare le persone per cui l’ora era arrivata. Ma al massimo spostava il momento del passaggio di qualche
ora non di più. Da qualche centinaio d’anni cerca di far morire prima le
persone, è come una meteora impazzita. Lui è Albert.
Mentre gli altri cercano Albert io
devo trovare il suo obbiettivo. Probabilmente come le altre volte è una persona che emana un’energia molto forte.
Vado in un vicolo tolgo i miei bracciali e le luci escono
dalle mie mani potenti come poche volte questo mondo le ha viste. Il dolore che
sento è atroce ma è il modo più veloce di trovarlo. Cercando di non pensare al
dolore, disegno una ragnatela tutto in torno a me, la utilizzo per aumentare la
mia capacità di percepire l’energia della gente. Ma questa volta è stato facile
lo percepisco in modo chiaro, un energia così pura
l’ho sentita davvero rarissime volte.
Rimetto i bracciali e tutto sparisce, per il dolore ci vorrà
almeno qualche ora.
Mi dirigo a passo svelto verso la fonte di energia e mi
ritrovo davanti ad una chiesa, il parroco la sta chiudendo. È un giovane sui 20 anni.
Entro dentro come una furia, e mi
siedo in uno dei banchi.
<< Signorina la chiesa è chiusa, non può restare>>
<< La casa del Signore non chiude mai, lo dovrebbe
sapere lei>>. L’impertinenza: uno dei miei peggiori
difetti.
Mi guarda con aria stupita, e mi si avvicina ancora di più.
<< Se cerchi un posto dove dormire c’è un rifugio a
due isolati da qui>>.
<< Io dormo sotto le stelle protetta dalla veste di
quella Signora>> e gli indicai una statua di Maria. Una donna
straordinaria, una donna così non lo più incontrata.
Dare alla luce e tenere a bada una peste come la sua rincarnazione è un compito
impossibile.
Sospirando si è seduto vicino a me.
<< Cosa vuoi?>>
<< Da quanto conosci Albert?>>
Prima si è sbalordito dalla mia domanda poi con impertinenza
mi ha risposto.
<< Non sono cose che ti riguardano>>. Giovane,
troppo giovane.
<< E invece si. Perciò
rispondi alla mia domanda da quanto conosci Albert?>>. Ho già avuto una
giornata niente male oggi, la mia pazienza è praticamente
finita.
<< Non ti dirò niente sull’uomo più buono che abbia
mai conosciuto e anche il più generoso direi>>
La sua energia così pura è dovuta
anche all’ingenita e all’estrema fiducia che ha nel prossimo. Mi chiedo come
abbia superato la grande prova.
“ Perché lui crede ciecamente in me senza dubbi”. La sua
voce forte come un tuono, dolce come quella di un bambino riecheggio
in tutta la chiesa. Lui vicino a me si spaventò. E questo mi fece pensare che
questa volta il Maestro era molto preoccupato per questo suo figlio molto più
di tutte le altre volte, perché era difficile che si manifestasse in modo così
plateale.
<< Come hai fatto?>> Con queste parole tremanti
si rivolse a me.
<< Fatto cosa? Strano pensavo
che un uomo come te che lo venera con tanta devozione sapesse riconoscere la
sua voce>>
<< Ti stai burlando di me>>. Pazza, sarei
davvero pazza a farlo.
<< Non mi è concesso farlo, anche se sarebbe davvero
divertente>>
“Lisa” questa volta la voce riecheggio
come monito solo nella mia mente.
<< Starò con te ovunque tu andrai finche non comincerai
a rispondere alle mie domande.>>
<< Non puoi, questa è persecuzione>>
<< Allora rispondi, da quando conosci Albert?>>
Dopo un altro paio di sbuffi e un po’ di reticenza rispose
alle mie domande.
<< 6 mesi fa questa chiesa rischiava di essere buttata
giù in quando non ero più in grado di pagare le rate del mutuo. Il signor
Albert è arrivato mandato dal signore e ha estinto il mutuo>> Mandato dal
Signore??? Interessante direi.
<< Devo ammettere che questa volta è stato geniale.
Sta organizzando tutto da 6 mesi.>> normalmente
non più di una settimana.
<< Organizzando cosa?>>
<< Sicuro di volerlo sapere?>>
<< Si>>
<< La tua morte>>
<< Non è vero>> Si è alzato, ha percorso tutta
la navata centrale della chiesa ed è salito nei suoi alloggi.
Ci avrei scommesso, mai una volta
che mi credano.
Per ora lui non era nei paraggi, non sentivo la sua energia.
Quindi feci quello che amo fare di più nelle chiese,
cantare. Sono fatte apposta perché la voce degli uomini arrivi alle orecchie
del Maestro. Andai all’organo mi sedetti, aprii uno spartito a caso e cantai
come mi hanno insegnato i Cherubini e i Serafini. Canto perché Albert sappia
che l’ho trovato, lui odia sentirmi cantare lodi a Lui. Dopo un’ora quel pretucolo scese e venne in chiesa a sentirmi cantare
<> << Grazie anche a Lui
piace>>, e indicai la croce. << Ti manda Lui?>> <<
Si>> <<Come posso crederti?>> mi
esce un sospiro, mi avvicino a lui. << Credi in qualcuno che non hai mai
viso perché non a me?>> mi sorride. <<
Sento la sua presenza e di Lui mi fido>>. La prossima volta che ci faccio
una chiacchierata a quattrocchi, mi faccio rilasciare
un attestato del fatto che lavoro per Lui. << Prima hai sentito la sua
voce, Lui ti ama molto per questo sono qui>>. Sembra credermi. <<
Perché hai detto quelle cose su Albert prima?>>. Quante domande mai che
ti dicano ok faccio cosa vuoi. << Conosco Albert da quasi 500 anni e tu
sei il terzo che vuole uccidere>>. Fra poco sviene. << Quanti anni
hai?>>, ma si fanno certe domande ad una
signora. << Cammino su questa terra da prima che suo figlio ci
arrivasse>>. Lo sorreggo per un braccio e ci sediamo. << L’hai
conosciuto?>>. Nottata lunga. Faccio un cenno di assenso con il capo.
<< Ed era così?>>. Eh???? << Cosi
come?>>. Mi guarda come se gli avessi fatto una domanda stupida. <<
Come dice la Bibbia?>>.
Curiosità umana, se penso che è quello che ama di più
negli uomini, ed è quella che li caccia sempre nei guai.
<< E’ molto buono, ha un
personalità molto forte, ha molta fiducia nell’uomo nonostante quello che ha
fatto e quello che farà>> Io ne ho visto solo una parte ma già mi
stufano.
<< Non ti piacciono gli uomini? Tu
cosa sei?>><< Sono un essere umano con un compito speciale.
Comunque hai ragione non mi piacciono gli uomini, ne ho conosciuti di molto
buoni ma sono quelli cattivi che ne hanno fatto la
storia>>. Scetticismo è quello che leggo nei suoi occhi.
<< Albert è buono>>. Si
e Ghandi è il fratello di Hitler.
<< Albert era buono, non so come ma vive da moto tempo
ed è diventato cattivo. Vuole essere Dio e decidere lui quando morire>>.
<< Capisco cosa devo fare?>> evviva, non poteva
dirmi questa cosa un’ora fa? “Lisa”. Lo so che senti anche i miei pensieri, ma
a volte penso che mi hai affidato un compito troppo
grande.
<< Fai quello che ti dico e non ti succederà
nulla>> Mi fa cenno di aver capito, con il capo.
<< Ora va a dormire veglio io su di te>>
<< Va bene, hai bisogno di qualcosa?>>. Sorrido. << Se avrò
bisogno di qualcosala Provvidenza
provvederà>> Sta per entrare in sacrestia quando si volta di nuovo verso
di me. << Come ti devo chiamare?>> << Io sono Lisa>>.
Ci ho messo quasi una settimana a capire e distruggere il
piano di Albert, ma ci sono riuscita.
Mi ridesto dai miei pensieri e faccio un sorriso a Padre
Matteo.
<< Al nostro primo incontro. Come stai?>> mi
sorride e fa una cosa che permetto solo a lui mi
stringe una mano tra le sue.
<< Bene, e tu?>> Il suo viso mi sembra
preoccupato, ho la netta sensazione che ci sia qualcosa che non va.
<< Il solito, sempre in giro. Adesso mi affida anche
compiti nuovi.>> Un giorno o l’altro qualcuno
dei miei nuovi incarichi mi ammazza.
<< Cioè?>>. Il Maestro è pazzo, ma dico io ci
sono schiere di angeli custodi al suo servizio e da questi assetati di sangue
manda me……
<< Casualmente fa capitare sulla mia strada una serie di individui poco raccomandabili, futuri stupratori,
omicida, rapitori…e chi ne ha pi ne metta. E vuole che gli parli, capisca
perché diventeranno dei malvagi, e gli faccia cambiare idea>> Ogni tanto
mi viene da pensare che dopo tutti questi anni di servizio non si preoccupi
realmente per me. Ma poi so che non è così. Ma non sono una santa, un angelo, sono umana lo sconforto
prende proprio tutti.
<< Bè ti capisco
è un po’ anche il mio di compito.>> <con tutto
ciò che farà di malvagio. Ti garantisco che molte volte ho fatto fatica
a trattenermi dal vomitare per le crudeltà che avrebbero compiuto>>
<< Lisa se ti ha chiesto di farlo sa che lo puoi fare>> “ Vedi che qualcuno di sano a questo mondo l’ha
creato”. Ecco ci mancava anche lui, il figlio perfetto. E non posso fare altro
che sorridere.
<< Lisa ti sta parlando?>> Matteo spera sempre
di poterlo sentire di nuovo chiaramente come la prima volta che ci siano
incontrati.
<< Non lui>> e gli indico la Croce. << Si
complimenta con il padre per la tua creazione>>. E Matteo sorridendo,
abbassa il capo in segno di ringraziamento e sottomissione.
<< Lisa, tu sai che da quando ti conosco
ho qualche confessione un po’ particolare vero?>>
Oh si a questo povero uomo anche io
ho complicato la vita.
<< Ti hanno dato problemi?>> Vi starete chiedendo
chi possano essere. Bè alcuni degli ex-assassini più efferati del mondo. Gli unici
che gli umani non potranno mai arrestare o condannare i Vampiri. Dico ex perché
qualcuno si è convertito ad una vita più umana. Se poi
ci aggiungiamo streghe/entità/mutaforma/e varie c’è
da mettersi le mani nei capelli.
<< Nessun problema, è passata
Sherry ieri>>. Sconforto è questa la parola che può descrivere il mio
stato d’animo.
<< Ha ucciso ancora?>> << No Eli, non lo fa da 5 anni ormai,
pensa che adesso mi aiuta alla mensa dei poveri alla sera>>. “Signore
questo segnatelo nel libro dei Miracoli”.
<< E cosa ti preoccupa?>> << Vogliono
te?>>. Muta non posso fare altro. E a far
crescere la mia preoccupazione sono comparsi Ade e
Sofia ai miei piedi. Loro non sono mai entrati in una
chiesa con me.
<< Cosa ti ha detto Sherry esattamente?>>
<< Che alcuni di loro a cui il tuo andare in
giro a convertire i Vampiri, e gli altri esseri non va più giù, si sono riuniti
e con loro c’era anche Albert>> E’ ora che vada.
<< Bè vorrà dire che il mio
compito speciale è finito. Ora è meglio che vada>>
<< Lisa resta qui con me, sai che non osano entrare
qui>>. Si preoccupa per me, pazzesco. Ma è
proprio per lo stesso sentimento che provo per lui che non posso restare.
<< Non posso restare qui per sempre, lo sai che ho dei
compiti da svolgere. Èstato un grande onore e piacere per me conoscerti. Spero di
rivederti un giorno.>> Mi alzo e mi incammino
verso il fondo della navata è ora di uscire prima che qualche pazzo decida di
attaccarmi qui.
Lo sentito dire un flebile “no” ma
non mi ha fermato sa che non ci sarebbe riuscito.
Fuori dalla chiesa con Ade e Sofia sempre con me, mi incammino per le strade ormai buie.
E così si sono uniti e hanno deciso che è arrivata la mia
ora. “Potevi almeno avvertirmi no. Un segnale. Dopo tutti questi anni di servizio”. << Lisa sono
riusciti a nasconderglielo>>. Riesco a fermarmi un attimo prima di andare
a sbattere contro un ragazzo dagli occhi color glicine. Non è un ragazzo come
tutti gli altri, è Lele. La sua forma umana farebbe perdere la testa a molte
ragazzine. Capelli neri come la notte tagliati corti, un fisico da urlo, alto 1,80. Il suo viso non è ne da
uomo ne fanciullo. È dolce ma in una frazione di secondo diventa
imperturbabile, freddo.<< Buona sera, ormai non
parla più con me, manda te a dirmi le cose?>> Lele è uno dei suoi
preferiti, è un angelo. In forma reincarnata per me
sta sera. << Ha solo pensato che questa volta la sua voce non ti sarebbe
bastata, e io quando mi ha raccontato cosa aveva
scoperto Matteo ho deciso di venire subito da te>>. Lele mi vuole bene,
forse un po’ più degli altri angeli. In fondo lui era il mio angelo custode da
piccola. << Sto bene, non volevo solo che facessero del male alle persone
a cui mi sono affezionata, che siano mortali oppure
no>>.
<< Non sei spaventata, in fondo sei comunque un essere
umano. E la paura è parte di te?>> E lui è l’Angelo più forte e con cui
Lui si confida più di tutti. << Lele, Lele, paura e di cosa? Di morire,
questa è una delle paure più grandi degli uomini. Ma
io sono una messaggera di morte e in questo mio lungo camminare sulla terra la
morte è stata l’unica costante.>> << Non hai paura di cosa ti
faranno prima di farti morire? Tu sai che lì Lui non
ne può nulla. Non può intervenire>> << Si
la cosa mi preoccupa, ma anche se ci penso per mille giorni e mille notti non
risolverò nulla.>> Alzo lo sguardo e vedo una succedere una cosa
eccezionale, anche se è la più dolorosa a cui abbia
mai dovuto assistere. Sta piangendo, per me. Lo abbraccio e lo stringo forte.
Le sue sono lacrime di sangue. Un angelo non le piange quasi mai, tranne quando
il dolore che prova è ai picchi massimi. Mi stringe forte al suo petto, e sento
il suo cuore umano battere all’impazzata. Sento il mio corpo avvolto come non
mi era mai capitato prima da un calore e da un amore incredibile. Ho la
sensazione che se potesse mi porterebbe via con lui per sempre. Ma so anche che
se lo facesse, potrebbe essere cacciato e diventare un angelo dannato e io non voglio. Mi stacco a malincuore da lui, asciugo con
le dite le sue lacrime, e gli poso un bacio a fior di
labbra.
<< Lele è ora che tu torni>>. Mi tiene ancora
una mano stretta nella sua, e so che non vorrebbe lasciarmi andare. Prende la
mia mano se la posa sul viso, lo accarezzo un’ultima volta e poi se ne va.
Questa sarà una lunga notte, mi volto e faccio segno a Sofia e Ade di
andare
+++++++++++++++++++++++
Siamo al 6
capitolo!!!! Me lo merito un piccolo commento?
+++++++++++++++++++++++
Questa sarà una lunga notte,
mi volto e faccio segno a Sofia e Ade di andare. Anche loro non ne vogliono
sapere. << Forza piccoli andate>> li
accarezzo e loro spariscono.
Per me è ora di cambiare
aria, di continuare con il mio compito. Prossima destinazione Buenos Aires.
Mi dirigo verso i grandi
magazzini, lì troverò il mio passaggio. Entro dal retro e come sempre trovo Giulius e Lucas.
Sono una specie di guardiani
del mondo della notte. Giulius
è un mutaforma, grazie a questa sua capacità ha
ingannato molte persone e ne ha uccise altrettante.
Lucas è un vampiro, a vederlo
non gli daresti più di 20 anni. Ma
lui è uno dei più vecchi che conosco.
<< Ecco la nostra zingara>>
<< Buona sera signori>> << Cosa ti porta dalle nostre
parti?>> << Ho bisogno di un passaggio>>
<< Lisstai scappando? Ti posso trovare un posto sicuro per nasconderti
per un po’ lo sai vero>> A parlare è stato Lucas.
E’ stato il primo a cui ho presentato Ade. Il mio fido accompagnatore, è lui
il mio assistente quando devo occuparmi di essere
speciali. Non porto la morte per loro, diciamo non sempre, a volte solo una
riconciliazione con Lui. In fondo le loro anime dopo molto tempo passato su
questa terra sono sfinite, martoriate, a pezzi.
Solo Ade può
consegnare loro il messaggio di perdono che tanto attendono.
<< Non sto scappando ho
un incarico da svolgere a Buenos Aires, puoi portarmi là stanotte?>>
<< Lo sai che ti
troveranno anche là vero?>> << Si lo so
mio buon amico, loro sono ovunque. Mi preoccuperò di loro quando avranno il
coraggio di farsi avanti fino ad allora devo svolgere
i miei compiti>>
<< Bene allora
partiamo>>. Si avvicina a me mi stringe un
braccio intorno alla vita e il viaggio inizia. Saltiamo da un grattacelo all’altro, poi di corsa per le pianure, i
deserti.
Arrivati al confine con il Messico ha bisogno di un po’ di riposo, non cibarsi più di
sangue umano caldo lo stanca prima. Si siete per terra, sfinito, con il viso
imperlato di sangue. << Lucas ho necessità di
arrivare là il prima possibile.>> << Lo so adesso
ripartiamo>> << Non intendevo questo>>
Mi accuccio vicino al lui
sposto i capelli dal collo e gli offro la mia gola. << Cosa
stai facendo?>> e mi da un spintone che mi fa finire a terra.
<< Lucas l’hai fatto altre volte, sai che questo non porta nessun
problema con Lui. Te l’ha anche detto.>>
<< Hai bisogno di tutte
le tue forze per affrontarli>> In realtà ho
bisogno di arrivare il prima possibile per il mio compito ma soprattutto perché
così il rischio che mi attacchino quando c’è lui si riduce.
<< Forza bevi
altrimenti proseguo da sola e tu puoi tornare a New York>>
Mi avvicino di nuovo a lui
che affonda i suoi canini nella mia carne e beve. Dopo pochi minuti finisce e
lo guardo negli occhi. Quando beve sangue umano caldo
diventa di una bellezza sconvolgente, capisco il loro ascendente sugli uomini.
<< Sono pronto andiamo>>.
Continuiamo il nostro
viaggio, e finalmente sono a Buenos Aires. << Lisstai attenta, ho avuto la sensazione che qualcuno ci
osservasse>>
<< Torna subito a New
York e chiamami appena ci sei. Non voglio che ti succeda nulla>>
<< Con il tuo sangue in
corpo sono praticamente indistruttibile.>>
<< Non fare tanto il furbo oppure ti presento Sofia>> Sorridendo e
dandomi una bacio sulla guancia se ne va.
Sono ai piedi dell’obelisco
al centro della via principale di questa metropoli.
Respiro profondamente e chiudo gli occhi.
Voglio provare a sentire anche io la presenza che ha rilevato Lucas. Due occhi color
oro ecco cosa percepisco, due occhi che esprimono odio e qualcos’altro che non
riesco a distinguere.
Attraverso la strada e mi
dirigo verso Puerto Madero, questa sera moriranno 5 persone. Questa sera 5 ragazzi
moriranno, per cosa poi?
Aggiudicarsi un pezzo di
territorio in più dove spacciare, dove distribuire la morte ad altri ragazzi?
Appena arrivata
li vedo, eccoli lì davanti ad uno degli hotel più belli della città, con
coltelli e pistole in mano.
Ci sono 7
ragazzi, hanno una vita intera davanti e nemmeno se ne accorgono, per loro non
vale nulla.
Questa sera non voglio vedere
morire tutta questa gente, non ce la faccio. E faccio quello per cui so già Lui mi sgriderà, ma non importa.
Appena Ade e Sofia compaiono gli dico di andarsene, e capendo cosa sto per fare
spariscono. Mi avvicino ai ragazzi.
<< Ehi che state
facendo?>> Mi sento osservata, sia dai teppistelli
sia dalla gente che li sta osservando dietro le
finestre delle loro case.
<< Sparisci o faccio
fuori anche te, oltre a questi stupidi>>
A parlare è stato un bambino,
perché non avrà più di 16 anni. Ha ancora la bocca
sporca di latte. Bandana nera in testa, felpa verde militare,
e una pistola in mano.
<< Su ragazzi andate a
farvi un giro, sta sera non è la serata per ammazzare nessuno>>.
E quei ragazzini mi ringhiano
contro, i loro occhi sono pieni di odio.
E poi, lì vedo, lì riconosco
i segni che lascia sono come grandi insegne luminose,
drogati.
Fatti e strafatti della stessa roba che
spacciano per conto di chi sa chi.
Non avevo messo in conto
questo, infatti sento solo il colpo di uno sparo e poi
buio.
.
.
.
Che strana sensazione di
calore che mi circonda.
Assomiglia molto a quando
qualche ora fa Lele mi ha abbracciato ma è più
intensa.
TumTumTum
Il battito di un cuore, ma
non è il mio.
È come se fossero i suoi
primi battiti. È come se un orologio avesse ricominciato a funzionare in una
grande stanza vuota.
TumTumTum
Li sento rimbombare nel mio petto,
nella mia testa, nella mia anima. È fantastico sentire così un essere vivente.
Non pensavo che morire potesse farti provare un’esperienza del genere.
<< Stai bene?>>.
Una voce, una carezza.
Poi la sensazione di calore
che mi circonda la sento allontanarsi.
Spinta da qualcosa cerco di riavvicinarmi, e riesco ad
afferrare qualcosa. Ed ecco di nuovo quella splendida sensazione.
<< Stai bene?>>
Di nuovo una voce, ma non la riconosco. Non è Lui e non è nemmeno uno dei suoi
angeli.
<< Si sto bene>>
Quella voce arriva di nuovo
alle mie orecchie << Lisa apri gli
occhi>>.
Non capisco ma provo a fare
quello che mi chiede.
<< I miei occhi sono
aperti ma non vedo altro che buio. Chi sei? Dove sono?>>
<< No ti prego
no>>.
Tristezza, rammarico. Ho solo
il mio udito per riconoscere queste emozioni.
Cerco di concentrarmi per
capire. Porto una mano al mio viso e lo sento riesco a toccarlo.
Non sono morta. Ma allora che cosa è successo? Perché non vedo?
++++++++++++++++++++++++++++++++++
Grazie a tutti quelli che
stanno seguendo la mia storia….. sarei felice se mi
lasciaste un piccolo commentino….anche piccolo piccolo
Grazie a tutti quelli che stanno leggendo la mia storia!!!
Ditemi che cosa non vi piace della storia? Ho del mio modo
di scrivere. Ho bisogno di consigli
+++++++++++++++++++++++++++++++++
Cerco di concentrarmi per capire. Porto una mano al mio viso
e lo sento riesco a toccarlo.
Non sono morta. Ma allora che cosa
è successo? Perché non vedo?
Sento nuovamente quel calore allontanarsi da me, non so
perché, non so a chi appartenga, non voglio che vada
via.
Allungo le braccia e lo riafferro. Quello che sto stringendo
probabilmente è un maglia, ma è il calore di chi la
indossa che voglio, che il mio spirito brama.
<< Che cosa è successo?>> Con non poca fatica riesco a pronunciare queste parole, la mia gola è secca.
<< Ti sei fatta quasi sparare da quei ragazzini.
Volevi forse morire?>>. Disprezzo, astio, c’è altro ma non lo riconosco.
Devo impegnarmi di più senza i miei occhi umani le cose
diventano più difficili.
<< No, non volevo che fossero loro a morire questa
notte>>
Sono pazza. Per lo shock stavo quasi per dire a un perfetto
sconosciuto che cosa/chi sono.
<< Se ti può tranquillizzare
ci sei riuscita non sono morti>>
Strano, se ci sono riuscita come mai Lui non è qui?
<< Tu sai chi sono?>>. È una sensazione la mia,
ma non so di quanto mi possa fidare dei miei sensi. Quelli rimasti per lo meno.
<< Tu sei Lisa, la Morte è il messaggio che porti al Mondo>>.
Terrificante, ogni volta che sento qualcuno chiamarmi così è
l’unico aggettivo che mi viene in mente. Con gli anni ho imparato a vedere la
morte sotto un altro punto di vista, non solo con gli occhi di un mortale.
Anche se a 10 anni la prima persona che aiuterai a
passare è tua madre, sconvolgerebbe chiunque. Mia madre, solo grazie alle sue
parole sono stata in grado di affrontare questo
compito così gravoso per una bambina.
<< Tu chi sei?>> Le possibilità erano molteplici.
Un uomo, alcuni sanno che le creature fantastiche esistenti
nella fantasia umana in realtà esistono.
Una creatura della notte, vampiro, mutaforma,
stregone, orco, goblin, troll, loro sanno che esisto.
Una creatura fatata, quelle che gli uomini chiamano i
possessori della magia bianca, anche per loro non sono un mistero.
<< Nulla, io non sono niente>>. È la prima volta
che qualcuno mi risponde così.
<< Tu non puoi essere il nulla, il niente, altrimenti
non avresti potuto salvarmi>> E gli sorrido, non so cosa sia. Ma la sua riposta mi è sembrata triste. È brutto che
chiunque sia, buono o cattivo, si consideri il nulla, il niente.
<< Ho bisogno ancora del tuo aiuto se puoi?>>
Devo assolutamente capire dove sono.
<< Cosa?>> << Dove siamo adesso?>>.
Non sento più la gente, le macchine. Non siamo più in mezzo ad una strada.
<< Nel mio nascondiglio, nella mia casa se preferisci
chiamarla così>>. Sorrido, è un essere fortunato. Non dovrei farmi
prendere dallo sconforto. Ma io non ho un posto da
chiamare casa. Mi sposto in continuazione, raramente sono nello stesso posto
per 2 giorni di fila. Dormo nei posti più impensati,
sotto i ponti, davanti alle chiese, nei parchi, sotto gli alberi, sotto l’ombra
dei grandi monumenti, sui tetti di grandi palazzi.
<< Almeno tu hai un posto da chiamare casa>>. Mi
afferra per le spalle e mi allontana da lui. Abbasso il capo, non voglia che
veda i miei occhi, probabilmente velati dalle lacrime.
<< Scusa?>> << Nulla lascia
perdere, mi puoi portare in un posto, da alcuni amici?>> <<
Certo>>
Mi prende in braccio e mi stringe forte al suo petto.
L’agilità con cui l’ha fatto mi fa escludere che sia
un uomo.
<< Posso camminare non c’è problema>> <<
Facciamo prima così>> sento queste parole sussurrate a due centimetri dal
mio viso. Il suo respiro mi sta mandando in confusione.
<< Dovrei andare al monumento dei Desaparecidos. Sai
dov’è?>>. Non mi risponde ma ci stiamo muovendo. Che strano il mio animo
è calmo, mi sto completamente fidando di un estraneo. Lui potrebbe anche essere
uno di quelli che mi vogliono morta.
Approfitto di questo tempo per mettere in ordine le idee.
Dovevo far passare 5 ragazzi.
Ho deciso di no
Ho provato a parlare con loro
Non mi ero resa conto che non erano
in grado di pensare perché troppo fatti.
Poi uno sparo.
Buio.
E poi lui, il mio misterioso salvatore, che si crede il nulla, il niente.
L’essere di cui il mio animo sta agognando la presenza, la
sua stretta forte ma gentile intorno al mio corpo.
<< Siamo quasi arrivati, cosa o meglio chi devo
cercare?>>
<< Non devi cercare nessuno, portami solo lì, poi me
la caverò da sola>>
<< Come vuoi>> Mi è sembrato arrabbiato, chissà
per cosa. Non è facile non poter leggere le emozioni sul volto di una persona.
Si è fermato e mi sta facendo posare i piedi per terra.
Ruoto su me stessa in cerca di qualche riferimento che mi possa aiutare a
capire la mia posizione rispetto al monumento.
La sua presa sulle mie spalle mi blocca, mi gira lentamente.
Posa le sue mani, calde, sulle mie. Il suo torace adesso aderisce alla mi schiena.
È una frazione di secondo, quando sento nuovamente il suo
cuore.
TumTumTum
Le mie mani incontrano qualcosa di freddo, ecco il
monumento.
<< Ora ci sei di fronte>>. Ho le guance in
fiamme, pazzesco non mi è mai capitato in tutti questi
secoli, per una cosa così piccola poi.
Stacca le mani dalle mie e sento il suo calore allontanarsi
da me.
<< Grazie, ora puoi andare. Grazie mille
ancora>>
Non sento nulla, non sono in grado di dire se sia ancora qui
con me oppure no.
Mi siedo per terra, unisco le mani e prego. Lui sa che
questo monumento è una delle cose adoro di più al mondo. Racchiude in se tanto
di quel dolore, tante di quelle lacrime, ma tanta di quella speranza da farmi
venire i brividi ogni volta.
“ Lo so che puoi sentirmi, per cui ti prego
parla con me. Ho bisogno di te. Se non vuoi o non puoi
rivelarti a me, ti prego manda lui.”.
Mi stendo per terra ai piedi del monumento e rannicchiata su
me stessa cerco di dormire un po’. Tutto quello che mi
è successo oggi mi ha sfinita.
Lentamente cado in sonno profondo, in un sonno in cui sento
nuovamente il calore di quello sconosciuto che mi ha salvata
e rivedo quegli occhi dorati che mi seguivano.
-----0000----
“Lisa sono qui svegliati”.
Con grande fatica cerco di aprire gli occhi, ma mio malgrado la situazione non è cambiata non vedo assolutamente
nulla.
<< Chi sei?>> porto una mano davanti a me in
cerca di qualcosa, o qualcuno. Afferro un lembo di stoffa.
<< Lisa sono Lele non mi vedi?>> . Come ho potuto non riconoscere la sua voce. Ha esaudito
la mia preghiera l’ha mandato da me.
<< Oh Lele>>. Di slancio mi lancio verso quella
voce, due forti braccia mi afferrano e mi stringono.
<< Piccola che ti è successo?>> << Non lo so Lele, però non ci vedo più>> posa due dita sulle
mie palpebre e ci passa sopra. Ma non capita nulla.
Nemmeno lui puoi ridarmi la vista.
<< Oh Lisa, sono stati quei …..figli
degeneri vero a farti questo. Ti hanno picchiato? Dimmi cosa ti hanno
fatto?>>
Dire che è preoccupato è poco.
<< Non credo siano stati loro. Non mi hanno fatto
nulla>>
E con calma cullata dal suo abbraccio gli racconto tutto,
gli racconto anche dello sconosciuto che mi ha
protetto e aiutato.
<< Non so cosa ti sia successo. Ti ha cercata per giorni dal nostro ultimo incontro. Non riuscivo
a percepirti da nessuna parte. Ha avvertito tutti i suoi angeli per cercarti ma
nulla. Eri come sparita.>>
Giorni? << Lele come giorni? Lucas mi ha portato a
Buenos Aires solo ieri notte>>. Mi accarezza il volto.
<< Lucas ti ha portato a Buenos Aires 5 giorni fà. È stato proprio lui attraverso
Matteo a chiederci se ti era successo qualcosa perché non riusciva a contattarti. Ha pensato che fossi morta>>
5 giorni.. ho passato 5 giorni in
compagnia di quello sconosciuto. Ma che cavolo mi è
successo.
<< Appena l’hai pregato, sono venuto da te. Matteo ha
già avvertito Lucas in qualche modo.>>
Davvero non capisco. Se fosse stato uno degli amici di Albert mi avrebbe consegnato a loro non mi avrebbe lasciato
andare. Dovevo cercare di capire di più di quello
sconosciuto.
<< Lele, per favore, tu che puoi vedere il mio corpo.
Noti qualcosa di diverso dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Ferite, lividi?>>
Sento le sue mani, calde spostare la mia maglia.
Una scossa, ma non sono le mani di Lele viene da qualche
parte intorno a noi.
<< No Lisa sei a posto>> oh cavolo come ho fatto
a dimenticarmene.
<< Sofia e Ade dove sono?>> Non li sento, anche
se non li vedo sempre ne percepisco la presenza ma
adesso nulla.
<< Sono con Lui ora. Dopo due giorni che non ti trovavamo sono arrivati da Lui. Anche loro ci hanno riferito
che sei sparita.>>
Sparita. Sparita per 5 giorni con
uno sconosciuto, in un posto in cui nemmeno Lui poteva sentirmi. E non mi ha
fatto nulla, nemmeno un graffio. Il mio istinto aveva ragione mi potevo fidare.
<< Bene sono contenta che stiano bene.>>
<< Mi ha detto di dirti che
per un po’ i tuoi compiti sono sospesi.>>
In più di 3000 anni non ha mai sospeso i miei compiti.
<< Sospesi, ma stiamo scherzano. Solo perché sono cieca non vuol dire che non possa fare il mio lavoro. Che
Lui sia d’accordo o no io continuo. Non vorrà mica che
aspetti senza fare nulla che quelli mi vengano a prendere per poi farmi morire
vero?>> Ride, ecco cosa fa quello screanzato del
mio ex angelo custode.
<< Voleva solo darti il tempo di abituartici
e magari capire cosa ti è successo>>
È davvero preoccupato questa volta, mai ha sospeso i miei
compiti.
<< Mi abituerò, in fondo tutti gli esseri umani in
qualche modo sono ciechi. Chi fisicamente, chi spiritualmente.
Se proprio vuole aiutarmi, mi servirebbe un bastone. E poi avrei un’altra
richiesta>>. Prende le mie mani e sento qualcosa di freddo, direi metallo.
Il bastone.
<< Su stacanovista del lavoro cosa vorresti?>>.
Mi prende in giro, buon segno.
<< Vorrei che mi desse il
permesso di svolgere il mio compito senza Ade e Sofia. Non voglio che capiti
qualcosa a loro mentre quei suoi bravi figli cercano
ancora di ammazzarmi>>. Sta sbuffando, un angelo
senza pazienza. Siamo proprio a cavallo.
<< Ok ha detto che puoi. Però
per farlo dovrai toglierti i bracciali.>>
Togliermi i bracciali! Cavolo che male che proverò. Però se questo serve a proteggere quelle due palle di pelo.
<< Va bene>>. Mi sfilo i bracciali e li lascio
nelle mani di Lele. Il dolore comincia a farsi sentire.
<< Su Lele ora vai, immagino ti stia
aspettando>>. Mi stringe forte a lui. Ecco di nuovo quel calore, ma non è
come quello dello sconosciuto è più debole.
Non capisco come può avermi trasmesso più calore di quanto
possa fare uno dei figli a Lui più vicini. Gli angeli sono delle creature che
sanno regalare un amore, un calore, impareggiabile rispetto a qualunque altra
creatura. Eppure quello sconosciuto mi ha trasmesso un calore immenso più forte
di quello di Lele. Pazzesco!!
<< Ciao piccola, se hai bisogno chiama e arrivo subito>>
+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
<< Ciao
piccola, se hai bisogno chiama e arrivo subito>>
<< Si così ti giochi
tutti i tuoi permessi. Forza torna al tuo posto, immagino che abbia molto
bisogno di te>>
<< Non ti preoccupare,
tu chiama e io arrivo. Ora vado>>
Di nuovo sola.
Bene Lisa in piedi. Mi alzo e
con non poca fatica cerco di orientarmi.
Ci metto un po’ a prendere
dimestichezza con il bastone. Tra buche, angoli spigoli e chi più ne ha più ne
metta, ho fatto una bella collezioni di lividi.
Sono ritornata verso il
centro della città. Viverla senza l’uso della vista è pazzesco.
Frustrante oserei anche dire in certi momenti. Sembra di essere
in un posto completamente diverso.
Le uniche cose, sui cui mi baso sono il bastone, i suoni e gli odori. Sono molto
vulnerabile in questo momento, facile preda di chiunque.
Anche gli uomini, che prima
non mi preoccupavano adesso possono essere pericolosi.
Ho chiesto ad
un ragazzo, o per lo meno penso lo fosse dal suono della sua voce, l’ora. È
sera, ho girovagato tutto il giorno, è ora che mangi qualcosa.
Grazie a qualche altra
piccola indicazione sono riuscita ad arrivare nel quartiere italiano. Adesso
devo solo riuscire a raggiungere il ristorante di Havier.
Qualcuno sta passando vicino
a me sento i suoi vestiti sfrusciare vicino ai miei. Con la mano, che non tiene
il bastone, afferro un braccio.
<< Cosa
vuole?>> Giornata no per quest’uomo.
<< Mi scusi mi potrebbe
indicare la direzione per il ristorante “ Sapore italiano”>>. E Sorrido,
sperando che aiuti.
<< Mi scusi non avevo
capito, comunque ci è davanti signorina>>.
<< Grazie mille e si
ricordi che Lui la ama qualsiasi cosa succeda>>. Ogni tanto bisogna
ricordarglielo, sembra che ogni tanto dalla mente di un uomo questo venga cancellato.
Proseguo il mio cammino senza
aspettare una risposta dall’uomo. Con il bastone cerco l’entrata del
ristorante.
Facendo molta attenzione agli
scalini, entro.
<< Lisa, che bello
rivederti>>. Poi si blocca, si è accorto della mia momentanea condizione
immagino.
<< Piccola che ti è
successo?>> mi porge un braccio e mi accompagna all’interno. Mi fa sedere
ad un tavolo. Poi sento una sedia posizionarsi
vicino a me.
<< Non vedo più, ecco
cosa mi è successo. Ma non mi chiedere ne il perché ne
il per come, perché non lo so. Mi potresti portare qualcosa da mangiare, ho una
fame tremenda.>>
<< Certo, arriva subito
il tuo piatto preferito.>>
<< Grazie mille>>
Havier, il più buono dei
Mutaforma che esista al mondo. È un armadio, non un uomo. Ma
con un sorriso enorme.
Non l’ho mai e dico mai visto
arrabbiarsi con nessuno. Anche se su di lui ne ho
sentite di tutti i colori.
C’è chi dice che quando si
arrabbia sia una belva, la più feroce che esista. Non lo credo possibile,
comunque.
Mangio la mia cena, e dopo
aver rifiutato per almeno 5 mila volte di passare la
notte a casa sua.
Finalmente torno all’aria
aperta. Non voglio cambiare le mie abitudini solo perché non ci vedo più. Se mi
faccio fermare da una cosa come questa la mia vita è finita.
Mi inoltro nelle strade ancora piene di gente visto che è
sabato, e domani la gente non lavora. Ci sono molti ragazzi in giro, alcuni
ubriachi, direi dall’odore d’alcol.
Passo davanti ad un disco pub
quando un gruppo di loro esce e mi travolge. Mi
ritrovo con il sedere per terra.
<< Ehi guarda qui chi
c’è. Una povera cieca.>> sento una mano
sudaticcia stringermi il mento e sollevarmi il viso.
<< Carina direi>>
e poi tante fragorose risate. L’odore d’alcol mi sta facendo venire la nausea.
Sento qualcuno sollevarmi da
terra. Non li vedo ma sento la presenza di due persone, uno alla mia destra e
uno alla mia sinistra.
<< Divertiamoci un
po’>>. E adesso sono spacciata, almeno quando ci vedevo questi ragazzini li fermavo solo con uno sguardo.
Ma ora non saprei nemmeno in che direzione guardare.
Punto i piedi a terra, ma
loro mi trascinano via. Credo in un vicolo. Sento odore di marcio. Che schifo.
Sento la mano di uno di loro
sul mio petto, cerco di toglierla. Ma altri due
prontamente mi tengono ferme le braccia.
Non ho possibilità di
muovermi.
<< Andate via>>.
Qualcuno ha urlato, rabbia, ferocia. Sembrava quasi un ringhio.
Sento le mani dei ragazzi
abbandonare il mio corpo.
Li sento correre via. Sento
una di loro, probabilmente rivolto alla persona che ha urlato chiedergli che
cosa è.
Ecco perfetto, sono passata
dall’essere violentata da alcuni ragazzini, ad una
creatura della notte. Chissà chi. Dire che sono sfortunata e dire
poco.
Sono ferma con le spalle
contro il muro freddo. Il bastone nelle mani. Sento i suoi passi. Si sta
avvicinando a me.
Potrei provare a difendermi,
ma in queste condizioni non potrei fare proprio nulla.
Si è fermato, è davanti a me.
Appoggia le sue mani sulle mie spalle e mi stringe al suo petto.
Stupore e felicità è questo
che pervade ogni cellula del mio corpo.
Di nuovo quella sensazione di
calore, di nuovo il battito di quel cuore che rimbomba nella mia anima.
È lo sconosciuto.
Lascio andare il bastone, lo
sento cadere ai miei piedi. Abbraccio colui che mi sta
davanti con tutta me stessa, e poi succede.
Piango. Piango come non ho
mai fatto davanti a nessuno. Piango tutte le lacrime che non ho mai osato
versare in questi lunghi anni.
Piango perché una bambina di 10 anni non può e non deve scoprire quale sarà il suo ruolo
nel mondo vedendo morire sua madre.
Piango perché la solitudine
che mi ha accompagnato è una cosa che si apprezza in alcuni momenti, ma ti
distrugge in altri.
Piango perché è forse la cosa
più difficile da fare E io che mi sono sempre ritenuta forte, non ho mai avuto
il coraggio di farlo.
Non ho mai avuto la forza di
mostrare al mondo quanto ho sofferto. C’era sempre un nuovo incarico, un nuovo essere da redimere.
Ho sempre trovato qualcosa da
fare piuttosto che pensare a me.
<< Ti prego non
piangere, così mi uccidi>>
Le mie lacrime si sono
fermate, all’istante. Stupita di aver ricevuto una delle più belle
dichiarazioni d’amore che un essere vivente può fare ad
un altro.
Mi scosta da lui e porta via
le mie lacrime.
<< Non ti hanno fatto
del male vero?>>. Nego con un cenno del capo, non sono in grado di
parlare.
<< Non ti farò del male
promesso>> Sorrido. Non so come ma lo so. In
fondo se avesse voluto lo avrebbe già fatto.
<< Lo so>>. E lo
riabbraccio forte. La sensazione che mi dà stare tra le sue braccia non l’ho
mai provata.
Potrei forse dire che è come
quando da piccola tornavo a casa dalla mamma. Il posto in cui nessuno mi
prendeva in giro, o mi faceva cose cattive.
Si a pensarci bene è proprio quella la sensazione, mi fa strano provarla di nuovo
dopo tutto questo tempo. E poi provarla tra le braccia di uno sconosciuto.
<< Come ti
chiami?>>
<< Cris>>
Sorrido. Sono così contenta
che sia lui.
<< Che cosa sei? >> Vorrei proprio sapere con che razza o a
che fare. Anche per comportarmi in modo adeguato.
<< Che cosa sono secondo
te?>> Tipo molto misterioso direi.
<< Bè forse potrei provare a dirti che cosa non sei.>> << Ok
allora dimmi che cosa non sono>> Ho l’impressione di averlo fatto
sorridere.
Ma i miei occhi non lo possono vedere.
<< Non sei un essere
umano, sei troppo forte e ti muovi con una agilità che
non ha nulla che vedere con i mortali>> << Corretto>>.
Bene e uno è andato. Bè poi
c’è il tepore che emana.
<< Mi faresti toccare
una tua mano?>> e lui lo fa. Nel modo più bello che lo
si possa fare. Posa una carezza sul mio viso.
<< Non sei un Vampiro,
il tuo calore corporeo me lo dimostra>>. << Potrei anche essermi
appena cibato>>. Faccio segno di no con la testa.
I miei amici vampiri anche
dopo essersi cibati non hanno questa temperatura.
<< Non sei un vampiro,
anche se avessi ucciso e bevuto il sangue di cento uomini
non potresti avere questo tipo di calore.
Il calore che emana il corpo
di un vampiro che ha appena bevuto, non ha nulla a che fare con questo. Non
saprei spiegartelo è una cosa di pelle>>
Mi accarezza nuovamente il
volto.
<< Esatto
non sono un vampiro>>. Non posso escludere nessuna delle
altre milioni di creature che conosco, in quanto molte di loro posso
trasformarsi in umani.
<< Per ora non ho altri
indizi su cui basarmi, quindi direi che il mio tentativo di capire che cosa sei si ferma qui>>
<< Peccato mi stavo divertendo>>. << E’ giusto che almeno uno
di noi due si diverta. Bè forse posso ancora dire che
non sei una delle creature che vogliono uccidermi>>
Non so per quale motivo ma mi
sta nuovamente abbracciando.
A meno che lui non sia una creatura che ritiene che i miei quasi 3000
anni siano pochi
A meno che lui non sia una creatura che ritiene che i miei quasi
3000 anni siano pochi.
Bè il mio campo si restringe un pochino allora. Ne fate,
ne troll, nemmeno altre creature così piccole mi
ritengono giovane.
Per quanto loro possano
vivere più a lungo di un essere umano, tra di loro rarissime creature sono
arrivate alla mia età.
Bene quindi direi che la
possibilità che possa essere una delle creature classificate come buona è molto
ma molto bassa.
Anche se forse avrei dovuto
intuirlo per il fatto che sono sparita per 5 giorni.
Se fosse stata una delle creature che pratica la magia bianca
avrebbe avvertito di sicuro Lui.
<< Ma non fai nemmeno
parte della squadra bianca giusto?>>.
Mi è sempre stato più facile
distinguerli in squadra bianca e nera.
Con questo non vuole dire che
non ci sia chi sta nel mezzo. Ma la mia distinzione
deriva dall’origine della specie.
<< Io non faccio parte
di nessuna squadra>>. Bene, meglio di niente direi.
<< Come mai allora mi
segui?>> In fondo se voleva conoscermi poteva farsi vivo prima di tutta
questa situazione.
Queste creature come l’uomo hanno di base la curiosità, in passato molte si sono presentate
a me per conoscermi vedermi.
Lucas è uno di quelli. Anche
se devo dire che il trattamento che mi ha riservato non è stato dei migliori.
Mi aveva fatto rapire da
alcuni suoi seguaci umani. Mi ha tenuta chiusa in una
stanza per 3 giorni e 3 notti. Senza cibo ne acqua.
Poi ha fatto entrare nella
stanza un novizio, sono i più pazzi. Hanno sempre una sete paurosa. Ho guardato
quel ragazzo dritto negli occhi.
Stava già partendo alla
carica per mordermi. Ma si è fermato. Stupore,
sconcerto. Sono i miei occhi ad averlo fermato.
Era lui il mio compito, era
lui che doveva passare. La trasformazione in vampiro era quasi completa al
100%.
Ma c’era ancora un po’ di umanità altrimenti non avrei
potuto fare nulla. Quel ragazzo è passato oltre e poi Lucas si è presentato a
me.
<< Non voglio che ti
capiti nulla>> << Perché?>>. Appoggio le mani al suo petto e
mi allontano da lui.
Mi chino per prendere il
bastone, ma lui è più veloce e me lo mette tra le mani.
<< E’ tanto difficile
accettare che qualcuno si preoccupi per te?>>.
Mi sto allontanando da lui,
un po’ di mistero va bene, ma non ho la forza di sopportare altro dopo quello che mi sta capitando.
Mi volto e gli sorrido, non
so se sia ancora nel vicolo, ma lo faccio lo stesso. La risposta alla sua
domanda comunque è si.
Mi rimetto nuovamente nella
strada principale in mezzo alla gente, sta notte dormirò vicino alla
cattedrale.
Con passo lento, muovendo il
bastone per capire cosa c’è davanti a me. Mi muovo in direzione della
cattedrale.
Lui mi sta seguendo, non so
come ma riesco a percepirlo.
<< E fatti curare!!>> Qualcuno lo sta dicendo ad alta voce, e non so
come ma so che sta parlando di me.
<< Farmi curare
cosa?>> Spero seriamente che questo deficiente non si riferisca ai miei
occhi.
<< Con il tuo sangue
stai infettando questo posto>> Sangue? Oh cavolo le mie mani.
Mi tocco il dorso delle mani
e le sento ricoperte da un liquido caldo e viscoso. Sangue! Devo fare qualcosa.
Ma cosa? Non ho altra scelta.
<< Lo so che mi stai
seguendo aiutami>> l’ho urlato, perché non so a quanta distanza sia da
me.
<< Adesso mi è permesso
preoccuparmi per te?>> Dietro di me, ecco che sento la sua voce.
Vorrei urlargli di no. Ma non posso fare altro.
<< Forse>> Sento
provenire una risata. Mi volta verso di lui, prende la mia mano sinistra e la
avvolge con della stoffa.
La stessa cosa fa con
l’altra. Il suo tocco è stato leggero.
<< Ecco fatto, non so
se questo le farà smettere di sanguinare>>
. << Non lo farà, ho
bisogno di trovare dell’acqua benedetta.>>
<< Va bene andiamo>> E di nuovo mi prende in braccio.
<< Posso
camminare>> << Si ma con la lentezza con
cui ti muovi rischi di morire dissanguata>>
Stupido, allora non sa
proprio tutto su di me.
<< Non è il mio
sangue>> Si è fermato.
<< Come non è il tuo
sangue?>> Mi ha posato per terra e mi ha fatto sedere su una specie di
gradino. Lui è vicino a me.
<< Questo è il sangue
di qualche innocente, che probabilmente io avrei dovuto aiutare. Ma essendo in questa situazione non lo posso fare.>>
<< Non capisco>>
Ma non sapeva perfettamente chi ero?
<< Io non sono solo una
messaggera di morte, aiuto anche gli innocenti che sono in difficoltà.
Quando non riesco ad arrivare
in tempo, le mie mani sanguinano. In questo modo partecipo al dolore che stanno
provando e me ne faccio carico.>>
Sento un suo braccio
circondarmi le spalle e portarmi vicino a lui. << Come può farti
sopportare tutto questo? Perché di odia tanto?>>
Mi scosto da lui brutalmente.
<< Non parlare di cose che non sai. Lui non mi odia, anzi mi ama. Come
ama di sicuro te.
E sono stata io a chiedergli
di farmi provare una parte del dolore>> Sbuffa, e sospira.
<< Lui non mi ama
stanne certa. Tu sei davvero strana, hai chiesto di provare dolore.>>
Sorrido e mi alzo. Davanti a
me c’è una strada, sento le macchine passare.
Faccio qualche passo in
direzione delle auto, non voglio farmi ammazzare. InfattiCris mi ha fermato.
<< Perché l’hai
fatto?>> ecco che cosa gli chiedo. << Perché stavi per finire sotto
una macchina>>
<< E tu non
volevi>> << Pazza psicopatica, non c’era un altro modo per farmi capire>>
Ci è arrivato allora. Anche io non volevo che capitasse qualcosa di male a quegli
innocenti, ma visto che non sempre ci riuscivo o chiesto di condividere il loro
dolore.
Per aiutarli in qualche modo.<<
No. Posso farti una domanda, ma devi essere sincero con me>>
<<Cosa
vuoi sapere?>> mi avvicino a lui e poso una mano sul suo petto, la
sposto finché non riesco a sentire il battito del suo cuore.
Si è allontanato di me di un
passo. Lascio scivolare il mio braccio lungo il fianco. Forse è spaventato.
<< Da quando ti ho
salvato da quei teppisti>>.
È lui il mio compito
speciale. Sempre modi molto contorti di presentarmeli.
<< Lo sai perché gli
uomini hanno un cuore?>>
<< Che domande stupide
fai. Per vivere>>
Come sempre le risposte date
senza pensare sono quelle sbagliate.
<< Sbagliato. Gli
uomini hanno un cuore perché è l’unica cosa che gli dimostra di che possono
provare emozioni>>
Faccio un passo verso di lui.
Tocco il suo braccio, lo percorro fino ad arrivare alla sua mano.
La stringo nella mia e poi me
la porto al petto.
<< Non batte>> Ma
poi basta il calore emanato dalla sua mano a farlo battere all’impazzata.
<< Oh cavolo, ma
come…>> << Si chiama emozione>> e poi di nuovo cerca di
ritrarre la mano.
Ma gliela blocco, anche se
forte com’è potrebbe tranquillamente andarsene se
davvero lo volesse.
Porto la sua mano,
all’altezza del suo cuore, in modo che lo senta. E poi con l’altra raggiungo il
suo viso e lo accarezzo. Ed eccolo il suo cuore che nuovamente batte.
<< Basta non voglio che succeda mai più>> e si allontana da me.
Se il mio viso rispecchia il
mio stato d’animo lo vedrà sicuramente triste. Faccio qualche passa indietro verso lo scalino su cui eravamo
seduti prima finché non vado a sbattere contro il mio bastone. Lo raccolgo e mi incammino nella direzione opposta a quella in cui c’è
lui.
Una mano sul bastone e
l’altra al petto. Il mio cuore sta facendo davvero male.
Non ho mai provato un dolore
simile, nemmeno il dolore che provo a causa delle mani
è così forte.
Il mio cuore in questi secoli
ha battuto molto spesso, ma non per pompare sangue nel mio corpo, ma per le
emozioni che ho provato. I momenti in cui ho pensato che mi uscisse
dal petto sono stati quelli più significativi della mia vita.
La volta che però ha battuto
più forte di tutte è stato2 minuti fa, e la persona
che mi ha fatto provare questa emozione non vuole che succeda mai più.
Bene ora non so più dove sono, una grande stanchezza si sta impossessando di
me. Devo trovare un posto per riposarmi. Cammino ancora per un po’, finché mi
ritrovo a girare intorno ad un enorme palazzo, appena trovo un angolo un po’ riparato decido di fermarmi.
Rannicchiata su me stessa,
sento ogni cellula del mio corpo gridare per la tristezza che sto provando.
In 3000 anni non ho mai avuto
la fortuna di incontrare qualcuno come Cris, che mi
facesse provare le emozioni che mi ha fatto provare
lui.
In 3000 anni ho sempre
desiderato che succedesse, ho visto gli uomini provare l’amore e festeggiarlo
in tutte le sue forme, ma non sono mai arrivata a provare un sentimento così
puro come invece l’ho visto tra molti uomini e donne.
Mi è capitato di pensare di
averlo raggiunto, ma poi svaniva come soffio.
Sono arrivata a credere che
forse per il mio compito io non possa provare amore all’ennesima potenza verso
un unico essere.
In fondo per quello che faccio devo dare amore a molti. E così mi sono arresa.
Lo so che è brutto quello sto
pensando, ma vorrei tanto che il prossimo essere che devo far passare sulla mia
lista fossi io.
Da un lato spero che visto che vogliono vedermi morta vengano da me il prima
possibile e lo facciano. Almeno poi potrò stare lassù con i miei amati angeli,
che mi vogliono bene.
<< Lisa>> un urlo
spaventoso. Ma questa volta so perfettamente chi è.
Albert.
Come si suol
dire preghiere esaudite.
Mi alzo, o per lo meno mi
trascino fino alla strada davanti a me. Non so dove
sia Albert, ma so che mi troverà.
<< Bene, bene eccoti
qui>> Siamo pieni di boria sta sera.
<< Forza Albert
facciamola finita. Cosa vuoi?>>
In passato l’ho sempre
fronteggiato a testa alta, ma sta sera non ce la faccio proprio.
<< Che ti succede, il
tuo capo ti ha sgridato. E poi guardami in faccia>>
Si il mio capo mi sgriderà per come mi sono ridotta, ma
ci penserò dopo.
Guardarti in faccia. L’ho
fatto per più di 500 anni e so com’è fatto.
Un uomo sui 30 anni, capelli biondi raccolti in una coda, alto 1,70
circa. Un bel uomo. Ma sono i
suoi occhi grigi che fanno più paura. Sanno solo odiare.
<< Non ci vedo Albert.
Ecco perché non di guardo in faccia. Pensavo che un
uomo della tua età certe cose le notasse.>> Mi
piace ricordargli che è un vecchietto.
<< Non prendermi in
giro. Ho detto guardami>>. Alzo il visto davanti a me. Senza capire bene
dove lui sia.
<< Oh cavolo>>
L’ha notato, pensavo che dopo 500 anni capisse che non dico
bugie.
<< Bene adesso che ti
sei convito, puoi farmi il favore di fare quello per
cui sei venuto>>.
Voglio veramente lasciare questo
posto. Non ho più motivo per starci.
<< No>> Mai che
mi dia soddisfazione.
<< Cosa
vuoi che mi metta a combattere contro di te, in questo stato. Sono così
da 2 giorni, pensi veramente che sia in grado di
battermi con te. Avete deciso di uccidermi, bene allora fatelo.>>.
Alzo il viso al cielo.
<< Voglio morire>> e lo urlo a squarcia
gola. Piove. Mi hanno sentito e stanno piangendo. Mi spiace per loro ma io non
ce la faccio più.
<< Eh tu che vuoi? Che
ci fai qui?>> Con chi cavolo sta parlando.
<< Tu non la tocchi con
un dito>> Cris!!Ma che ci fa qui?
<< Cris
sei tu?>> mi prende una mano e la stringe.
<< Non sapevo che
avessi anche la balia adesso, Lisa>>
Oh no ecco che cosa voleva, vuole veramente combattere. E io
invece arrendendomi subito gli ho scombinato i piani.
<< Non è la mia balia,
è solo uno stupido che si mette in mezzo. Cris
vattene>> Ti prego non voglio che sfoghi l’odio che prova per me da tutti
questi anni su di te.
<< Non me ne
vado>>.
<< Ma che carini che
siete, Lisa non ti preoccupare, prima ucciderò lui e
poi te>>. In un attimo non so come ma ci vedo di nuovo. Giusto in tempo per mettermi tra il colpo sferrato da Albert e Cris.
<< Noooo>>
Sono seduta a terra appoggiata a Cris. Di cui
finalmente posso vedere gli splendidi occhi d’orati. Quegli occhi, sono quelli
che ho percepito appena arrivata. La pelle chiara, le labbra
sottili, i capelli castani. E poi capisco finalmente che cos’è. Appena
vedo il marchio sul suo collo. È un angelo caduto. Un meraviglioso angelo
caduto.
<< Stupida perché l’hai
fatto?>> Albert, Albert. In 500 anni non ha capito nulla.
<< Albert
avvicinati>> mio malgrado sono costretta a
spostare il mio sguardo da Cris ad Albert.
Prendo una mano di Albert, la
porto al mio petto. E sente il mio cuore battere, come non ha mai battuto. Lo sente battere per quell’essere che adesso sta
piangendo, e mi sta stringendo a lui.
Per Cris
di che mi ha fatto provare almeno per una volta l’amore.
<< Cos’è?>> Da
quanto non senti battere il tuo cuore Albert?
<< Amore, ecco cos’è.
L’amore di Lui nei tuoi confronti. Il suo grande amore
di ha fatto vivere per tutto questo tempo perché tu
capissi. La morte che tu tanto temi è solo il modo con
cui lui può finalmente stringerti tra le sue braccia.>> Albert sta
sorridendo, i suoi occhi ora sono azzurri, non trasmettono più odio ma solo
serenità. E in un battito di ciglia si è dissolto davanti ai miei occhi. Albert
ha deciso di morire.
<< Non mi lasciare ti
prego>>. Sento le forze abbandonarmi, sento la
disperazione nella voce di Cris, e la leggo nei suoi
occhi.
<< Sei stato il mio
ultimo compito, Lui ti ama. È per questo che ci ha fatti
incontrare. Perché potessi capire che ti ha sempre amato. Perché fossi tu a
decidere di tornare da Lui.>> Cris si abbassa su di me e mi bacia. Il marchio che ha sul
collo sparisce. Ha deciso tornerà ad essere uno dei
suoi angeli.
Le mie mani per l’ultima
volta fanno comparire la porta. Ma questa volta sono
io ad attraversarla con Cris a tenermi in braccio.