Le mie Mani

di lolle23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° ***
Capitolo 2: *** 2° ***
Capitolo 3: *** passato ***
Capitolo 4: *** Un caso speciale!! ***
Capitolo 5: *** presente ***
Capitolo 6: *** chi è? ***
Capitolo 7: *** con altri occhi! ***
Capitolo 8: *** Mistero ***
Capitolo 9: *** Da quanto lo senti? ***
Capitolo 10: *** Fine ***



Capitolo 1
*** 1° ***


Le mie mani, il mio dono

Le mie mani,

il mio dono.

 

Le mie mani,

la mia condanna.

 

Mani che puniscono,

mani che salvano.

 

Mani che mi hanno portato

ai confini del mondo,

 

dove ci sono creature che mi temono e che mi odiano.

Cammino per le strade di questo mondo da molto ormai.

La gente mi osserva, non dovrei nemmeno più farci caso.

Da che mi ricordi la gente mi osserva.

Non mi è mai piaciuto essere guardata, essere al centro dell’attenzione. Ho sempre voluto passare inosservato.

Con un dono come il mio non è possibile.

Mia madre l’ha sempre chiamata la mia magia, diceva sempre che emanavo un’aura magica e che la gente non poteva che essere attratta da me.

Quando diceva così mi sentivo speciale, ma questo solo con lei. Chissà se sapeva che la gente mi disprezzava, vezzeggiava già a quell’età.

In fondo non possono nemmeno prendermela con qui bigotti. Una bambina con i dorsi delle mani tatuati, in un paesino di non più di 100 anime era strano, soprattutto per quel tempo.

Quanti anni ho? Non ricordo, ho smesso di contarli da un bel po’.

Mi specchio in una vetrina della 5th Evenue, non dimostro più di 25 anni.

New York, sono le vie di questa città che sto percorrendo, forse per la centesima volta. Ho visto cambiare questo posto,  ora viene chiamata la città che non dorme mai, hanno ragione a farlo ogni volta era sempre diversa, in movimento.

Un miagolio mi riporta alla realtà.

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Capitolo 2
*** 2° ***


Le mie mani, il mio dono

Ed eccola nel suo splendido manto nero, con quelle sue movenze eleganti. Se la si osserva attentamente le sue zampe non toccano nemmeno terra.

La mia Sofia, la mia compagna di viaggio, colei che in un passato molto antico si diceva sorvegliasse le porte del mondo dei morti.

Il suo arrivo mi ricorda che sono qui per un lavoro, per un compito.

La seguo verso l’entrata di un grattacielo, le porte al suo passaggio si aprono.

Entro in questa scatola di cemento ferro vetro e persone. Freddo, impersonale, maestoso.

L’uomo con il tempo ha sempre creato strutture, edifici grandi. Edifici in cui al suo interno ti senti piccolo.

Ti senti come Davide davanti a Golia.

Non amo i grattaceli, come non amavo i grandi palazzi del 600. Anche se devo dire li preferisco a questi giganti di cemento, sono posti che contengono così tanta arte, bellezza ingegnosità che mi affascinano tutte le volte che mi capita di poterli vedere.

Il portiere dietro la sua postazione mi chiede qualcosa, ma appena incrocia il mio sguardo si ammutolisce e io salgo in ascensore seguita da Sofia.

11° piano è li che mi stanno aspettando, beh forse dire aspettando è un po’ esagerato. Diciamo che aspettano da un bel po’ che accada, non sanno che sarà proprio oggi.

Le porte dell’ascensore si aprono e Sofia si dirige verso la porta dell’appartamento, le passa attraverso. È scomparsa alla mia vista ma so già che la ritroverò dentro.

Busso alla porta, attendo pochi secondi e davanti a me compare una donna sui 50 anni, occhi gonfi dal pianto, aspetto trasandato.

<< Lei chi è?>>

<< Nessuno di importante cerco Michel>>. Come faccio a sapere di Michel? È il mio appuntamento di oggi appena comparso sulla mia agenda.

<< E’ un amica, prego>>

La signora mi fa entrare e continua farmi domande mentre mi accompagna nella stanza di Michel. Mi giro e la guardo dritta negli occhi e come è già successo pochi minuti prima con il portiere si ammutolisce.

Fisso Michel dritto negli occhi, e la sua faccia è sconvolta ma poi si rilassa.

Le prime volte non capivo come mai di questa reazione, poi Julian mi ha illuminato.

Julian un piccolo angelo dalla carnagione scura e dagli occhi chiari come il ghiaccio.

Era la decima volta che mi toccava aprire le porte a qualcuno, avevo solo 12 anni e tutte le volte succedeva sempre la stessa cosa quando il soggetto del mio compito mi guardava.

Terrore e poi un sorriso.

Quella volta nel cuore dell’africa, Sofia mi aveva condotto da un bambino, quel bambino era Julian.

Aveva 6 anni ed era molto malato, malnutrizione.

L’ho trovato sul ciglio di una strada, circondato da sporcizia e mosche. Mi ha guardato e anche lui ha reagito come gli altri.

<< Finalmente sei arrivata>>. Per la prima volta, dopo avermi visto qualcuno parlava.

<< Mi aspettavi da molto?>>  << Un po’>>. Visto che mi parlava ho voluto approfittarne, volevo sapere cosa aveva visto nei miei occhi. La sua risposta mi stupì. Mi racconto che quando i miei occhi hanno incrociato i suoi erano completamente neri, ma non solo la pupilla ma tutti neri. Poi ha visto la luce, mi ha detto di aver visto sua madre che gli sorrideva e che gli diceva di andare da lei.

Ho fatto segno a Michel di chiudere gli occhi e lui l’ha fatto. Per l’ultima volta su questa terra. Quando li ha riaperti gli ho dato la mano e l’ho aiutato ad alzarsi dal letto.

Ci siamo girati indietro ancora una volta e ha visto, i suoi parenti disperati intorno al suo letto e il suo corpo li come un contenitore vuoto.

Era ora di farlo proseguire, lasciai la mano di Michel.

Come un rito che ho fatto migliaia di volte, le mie mani rendono visibile anche agli occhi di Michel una maestosa porta di oro nero. Sopra ci sono scolpite immagini, di persone, di angeli, e le sue parole. Quelle che ci ripete ogni giorno. “Io vi Amo”. La ritengo splendida, una delle sue migliori creazioni.

Sua di chi vi starete chiedendo.

 

 

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Grazie mille a XXX_Ice_Princess_XXX che ha commentato la mia prima storia

 

Spero che anche questo capitolo vi piaccia!!

 

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Capitolo 3
*** passato ***


Be’ gli hanno dato molti nomi, molti volti, in molti lo venerano, in maniera diversa ma è pur sempre lui, il creatore

Be’ gli hanno dato molti nomi, molti volti, in molti lo venerano, in maniera diversa ma è pur sempre lui, il creatore. Il maestro è così che mi piace chiamarlo.

Ho visto molte delle sue forme, vecchio, giovane, ma non scorderò mai la prima volta.

Avevo 5 anni, e quel giorno le linee sulle mie mani pulsavano in modo incredibile. Mi era già capitato ma mai come quel giorno. Tutte le volte che succedeva poi accadeva qualcosa di strano, nascevano fiamme di luci dalle mi mani, oppure uscivano fiumi di sangue, ma soprattutto facevano molto male.

Per evitare di essere di nuovo additata come una strega un mostro scappai nel bosco vicino al villaggio, era mattina presto.

Corsi così tanto, mi fermai solo quando non sentii più nulla. I miei piedi nudi erano pieni di tagli e mi facevano male, la tunica che indossavo era tutta sgualcita e piena di strappi.

<< Ciao>>

Mi spaventai, chi poteva avermi seguito fino lì in mezzo alla boscaglia. Mi voltai, probabilmente già piangevo.

Su un grosso masso, c’era seduto un vecchio con i capelli bianchi che mi guardava sorridente.

Non ne ebbi paura. Mi avvicinai a lui che mi porse una mano.

<< Ti fanno ancora male>> indicandomi le mani.

Pensai che fosse un amico della mamma a cui lei aveva raccontato dei dolori che avevo alle mani. Nel momento in cui pensai al dolore mi resi conto che non facevano più male.

<< No>>

<< Forza vieni qui siediti vicino a me, sarai stanca dopo la corsa>>

Mi sedetti e lui comincio a passare un lembo della sua veste sulle ferite che avevo e queste guarirono subito.

Ne rimasi sbalordita e incantata. Era la prima volta che incontravo qualcuno che sapesse fare le magie.

<< Chi sei?>> Era come se la voce fosse uscita da sola senza che io formulassi quel pensiero o avessi deciso di fare quella domanda.

<< Un amico>>

<< Della mamma?>> io non lo avevo mai visto però.

<< Lisa sono qui per spiegarti che cosa sono questi>> e passo il pollice della sua mano sul dorso delle mie mani.

<< Tu sai cosa sono? Perché li ho solo io? Perché fanno tanto male? Come faccio a farli andare via?>> Ero piccola e avevo un solo desiderio essere come gli altri bambini senza quegli strani disegni.

<< Quante domande. Per prima cosa mi dispiace ma non puoi farli andare via.>> La mia faccia si rattristi.

<< Quegli strani disegni che hai sulle mani sono un dono>>

<< Chi mi vuole così male da farmi questi segni sulle mani che mi fanno tanto male>>

<< Nessuno ti vuole male anzi chi ti ha dato questi disegni ritiene che tu sia una bimba speciale. Come vedi però adesso non ti fanno più male>>

<< Si ma solo perché stanno per uscire le luci>>

Quel vecchio mi guardo con aria interrogativa, e pensai a come poteva aiutarmi se non sapeva nulla delle luci.

<< Se vuoi te le faccio vedere. Però prometti di non spaventarti e di non lasciarmi qui da sola vero?>>
<< Promesso, forza fammi vedere queste luci>>

Premetti i palmi delle mani uno contro l’altro, i disegni diventarono rossi come il sangue e poi bianchi. Cominciarono a staccarsi dai dorsi delle mie manine e si attorcigliarono tutto in torno alle mani. Sembrava avessi dei guanti fatti di rete. E poi cominciai a fare di disegni in aria. Disegni di farfalle luminose che volavano per un po’ e poi svanivano.

Mi voltai a guardare l’uomo che aveva una faccia ancora più stupita. Allora ricongiunsi le mani e tutto torno come prima.

<< Non devi avere paura non faccio male a nessuno>>
<< Da quando riesci a fare queste cose?>>

<< I disegni? Da un po’. Ogni 33 soli i disegni fanno male e poi posso fare le luci. All’inizio non riuscivo a fare i disegni ma poi ho imparato a controllarli, con l’aiuto della mamma>>

Sul suo volto si dipinse un sorriso fantastico.

<< Sono fiero di te>>

<< Fiero di me?>>

<< Sono venuto qui perché pensavo che ci volesse ancora molto tempo prima che tu riuscissi a fare i disegni e volevo insegnarti>>

<< Insegnarmi ma io sono già capace>>. Avevo la presunzione di sapere tutto.

<< Lo vedo piccola, sei veramente una bambina molto speciale. Ora capisco anche perché le mani ti fanno così tanto male. Per questo ti posso aiutare>>

<< Davvero?>>

<< Si davvero. Ora metti di nuovo le mani giunte>>

Lo feci e nuovamente i disegni cominciarono a pulsare e a colorarsi.

Lui però prese la collana che portava e me la mise in torno ai polsi.

I disegni smisero subito e tornarono normali.

Quando staccai le mani mi ritrovai con al polso due bracciali, formati da 17 palline l’uno.

<< Hai fatto una magia>>

<< Si ho fatto una magia. Non togliere mai i bracciali e le mani non ti faranno più male. Ma potrai fare sempre i disegni>>

<< Grazie>>

<< Ora io devo andare>>

<< No aspetta signore, non mi hai ancora detto come ti chiami e a che cosa servono i disegni che ho sulle mani>>

<< Che sbadato, sono venuto qui per darti due regali e me li stavo dimenticando. Sofia, Ade uscite fuori>>

Da dietro il masso su cui eravamo seduti uscirono quelli che da quel giorno sono stati i miei compagni di viaggio. Due gatti, Sofia nera come la pece. E Ade bianco come la luna.

<< Loro verranno sempre con te e quando ne avrai bisogno basta che li chiami. Saranno loro a spiegarti a cosa servono i disegni sulle mani. Comunque puoi chiamarmi maestro>>

Maestro, si un maestro molto particolare. Di sicuro molto diverso da quelli che si trovano nelle scuole.

Lui è un maestro di vita, con strani metodi di insegnamento.

Porto nuovamente la mia attenzione su Michel, che ha un viso molto stupito.

<< Forza è ora per te di entrare>>

<< E’ la porta dell’infermo o del paradiso?>>

<< Mi dispiace ma non sono io a dover decidere quale sia la tua destinazione, lo scoprirai appena varcata la soglia>>

<< Un’ultima curiosità posso?>>

<< Certo chiedi pure>>. Alcuni sono così meravigliati che entrano e basta, altri fanno domande come Michel e altri che si rifiutano di passare.

<< Com’è di là, in entrambi i casi?>>

<< Mi spiace ma non mi è dato sapere come sia, io non posso varcare quella soglia>>

<< Capisco ora vado>>

<< Buon viaggio>>

<< Ormai sono arrivato direi>>

<< Sicuro?>>.

Non mi è permesso sapere come sia di là, ma un giorno Lui mi disse che non sempre il traguardo di un percorso corrisponde alla fine di un viaggio.

Posa le mani sui battenti della porta e lei sia apre.

Luce e poi eccola di nuovo chiusa.

Qualcosa di morbido sta toccando le mie gambe è Sofia, il mio compito è finito per me è ora di andare. Esco dall’appartamento ed è come se non ci fossi mai entrata. Pochi istanti e sono di nuovo in strada, Sofia è già sparita.

Il mio lavoro è questo far passare la gente. Ne ho fatti passare così tanti, ma il viso di ognuno di loro è impresso nella mia mente. Ci sono stati periodi e luoghi in cui la porta non aveva nemmeno il tempo di chiudersi.

Questo incarico mi porta a vedere la crudeltà dell’uomo. Non dovrei più meravigliarmi, con quanta facilità uccide, ma ogni volta trova metodi nuovi e più crudeli.

Visto che sono in questa città vado a trovare Padre Matteo.

 

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Vi prego ditemi se vi piace, o se è meglio che lasci perdere!!!

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Capitolo 4
*** Un caso speciale!! ***


L’ho conosciuto quasi 30 anni fa, è stato uno dei miei 3 casi speciali

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Grazie mille a tutti quelli che stanno leggendo!!!

Aspetto una recensione…..vi prego almeno una!!

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 ecco a voi Lisa!!!!

 

Iniziamo……

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L’ho conosciuto quasi 30 anni fa, è stato uno dei miei 3 casi speciali. È stata la terza persona a cui ho chiuso la porta al posto che aprirla. Non era la sua ora anche se qualcuno ci ha provato ad andare contro la Sua volontà.

Padre Matteo è l’unico essere umano che sa chi sono e cosa faccio, è bello avere qualcuno dopo tanti anni con cui parlare.

Mi avvicino alla chiesa della Provvidenza, e vi entro. Padre Matteo sta dicendo messa, alza gli occhi dal pulpito e mi fissa. Sorride e continua nella sua predica.

La celebrazione è finita, la gente sta uscendo, la loro curiosità è troppa per non darmi un’occhiata anche di sfuggita. Anche oggi come in passato sono strana, lunghi rasta neri tenuti da una fascia rossa. Occhi verdi come smeraldi. Mani tatuate, e la coda di due gatti stilizzati che spuntano sulla mia schiena. Strana ecco che cosa hanno pensato.

Aspetto che lui mi raggiunga tanto sa che lo aspetterò qui anche per giorni.

Proprio come la prima volta.

Quella volta il maestro mi è apparso come una giovane mendicante, e al posto di chiedermi la solita elemosina mi disse “ non per tutti è l’ora di morire”. Questa frase mi fece ricordare le altre due volte in cui la sentii e capii che dovevo mettermi a cercare.

Chiamai subito sia Ade che Sofia, e gli dissi di cercarlo.

Feci lo stesso con quelli che camminano in mezzo agli uomini ma uomini non sono.

Chi dovevano cercare? Colui che vive in un mondo di morti vivi. È un uomo, ma allo stesso tempo non lo è in quanto ha quasi 1000 anni ormai e nessun uomo può vivere tanto. Non so come ci sia riuscito ma è praticamente immortale, tutte le volte che ci incontriamo la prima cosa che mi dice è “voglio essere io padrone della mia vita”. E’ pienamente consapevole dell’esistenza del bene e del male, dell’esistenza del Maestro. Ma non può concepire che sia qualcun altro a decidere quando sia la sua ora. Non concepisce l’idea che qualcuno prenda decisioni sulle nostre vite. Percepisce pienamente quali sono le persone straordinarie a questo mondo e cerca sempre in qualche modo di andare contro il Maestro e di scombinargli i piani. All’inizio cercava in tutti i modi di salvare le persone per cui l’ora era arrivata. Ma al massimo spostava il momento del passaggio di qualche ora non di più. Da qualche centinaio d’anni cerca di far morire prima le persone, è come una meteora impazzita. Lui è Albert.

Mentre gli altri cercano Albert io devo trovare il suo obbiettivo. Probabilmente come le altre volte è una persona che emana un’energia molto forte.

Vado in un vicolo tolgo i miei bracciali e le luci escono dalle mie mani potenti come poche volte questo mondo le ha viste. Il dolore che sento è atroce ma è il modo più veloce di trovarlo. Cercando di non pensare al dolore, disegno una ragnatela tutto in torno a me, la utilizzo per aumentare la mia capacità di percepire l’energia della gente. Ma questa volta è stato facile lo percepisco in modo chiaro, un energia così pura l’ho sentita davvero rarissime volte.

Rimetto i bracciali e tutto sparisce, per il dolore ci vorrà almeno qualche ora.

Mi dirigo a passo svelto verso la fonte di energia e mi ritrovo davanti ad una chiesa, il parroco la sta chiudendo. È un giovane sui 20 anni.

Entro dentro come una furia, e mi siedo in uno dei banchi.

<< Signorina la chiesa è chiusa, non può restare>>

<< La casa del Signore non chiude mai, lo dovrebbe sapere lei>>. L’impertinenza: uno dei miei peggiori difetti.

Mi guarda con aria stupita, e mi si avvicina ancora di più.

<< Se cerchi un posto dove dormire c’è un rifugio a due isolati da qui>>.

<< Io dormo sotto le stelle protetta dalla veste di quella Signora>> e gli indicai una statua di Maria. Una donna straordinaria, una donna così non lo più incontrata. Dare alla luce e tenere a bada una peste come la sua rincarnazione è un compito impossibile.

Sospirando si è seduto vicino a me.

<< Cosa vuoi?>>
<< Da quanto conosci Albert?>>

Prima si è sbalordito dalla mia domanda poi con impertinenza mi ha risposto.

<< Non sono cose che ti riguardano>>. Giovane, troppo giovane.

<< E invece si. Perciò rispondi alla mia domanda da quanto conosci Albert?>>. Ho già avuto una giornata niente male oggi, la mia pazienza è praticamente finita.

<< Non ti dirò niente sull’uomo più buono che abbia mai conosciuto e anche il più generoso direi>>

La sua energia così pura è dovuta anche all’ingenita e all’estrema fiducia che ha nel prossimo. Mi chiedo come abbia superato la grande prova.

“ Perché lui crede ciecamente in me senza dubbi”. La sua voce forte come un tuono, dolce come quella di un bambino riecheggio in tutta la chiesa. Lui vicino a me si spaventò. E questo mi fece pensare che questa volta il Maestro era molto preoccupato per questo suo figlio molto più di tutte le altre volte, perché era difficile che si manifestasse in modo così plateale.

<< Come hai fatto?>> Con queste parole tremanti si rivolse a me.

<< Fatto cosa? Strano pensavo che un uomo come te che lo venera con tanta devozione sapesse riconoscere la sua voce>>

<< Ti stai burlando di me>>. Pazza, sarei davvero pazza a farlo.

<< Non mi è concesso farlo, anche se sarebbe davvero divertente>>

“Lisa” questa volta la voce riecheggio come monito solo nella mia mente.

<< Starò con te ovunque tu andrai finche non comincerai a rispondere alle mie domande.>>

<< Non puoi, questa è persecuzione>>

<< Allora rispondi, da quando conosci Albert?>>

Dopo un altro paio di sbuffi e un po’ di reticenza rispose alle mie domande.

<< 6 mesi fa questa chiesa rischiava di essere buttata giù in quando non ero più in grado di pagare le rate del mutuo. Il signor Albert è arrivato mandato dal signore e ha estinto il mutuo>> Mandato dal Signore??? Interessante direi.

<< Devo ammettere che questa volta è stato geniale. Sta organizzando tutto da 6 mesi.>> normalmente non più di una settimana.

<< Organizzando cosa?>>

<< Sicuro di volerlo sapere?>>

<< Si>>

<< La tua morte>>

<< Non è vero>> Si è alzato, ha percorso tutta la navata centrale della chiesa ed è salito nei suoi alloggi.

Ci avrei scommesso, mai una volta che mi credano.

Per ora lui non era nei paraggi, non sentivo la sua energia. Quindi feci quello che amo fare di più nelle chiese, cantare. Sono fatte apposta perché la voce degli uomini arrivi alle orecchie del Maestro. Andai all’organo mi sedetti, aprii uno spartito a caso e cantai come mi hanno insegnato i Cherubini e i Serafini. Canto perché Albert sappia che l’ho trovato, lui odia sentirmi cantare lodi a Lui. Dopo un’ora quel pretucolo scese e venne in chiesa a sentirmi cantare <> << Grazie anche a Lui piace>>, e indicai la croce. << Ti manda Lui?>> << Si>> <<Come posso crederti?>> mi esce un sospiro, mi avvicino a lui. << Credi in qualcuno che non hai mai viso perché non a me?>> mi sorride. << Sento la sua presenza e di Lui mi fido>>. La prossima volta che ci faccio una chiacchierata a quattrocchi, mi faccio rilasciare un attestato del fatto che lavoro per Lui. << Prima hai sentito la sua voce, Lui ti ama molto per questo sono qui>>. Sembra credermi. << Perché hai detto quelle cose su Albert prima?>>. Quante domande mai che ti dicano ok faccio cosa vuoi. << Conosco Albert da quasi 500 anni e tu sei il terzo che vuole uccidere>>. Fra poco sviene. << Quanti anni hai?>>, ma si fanno certe domande ad una signora. << Cammino su questa terra da prima che suo figlio ci arrivasse>>. Lo sorreggo per un braccio e ci sediamo. << L’hai conosciuto?>>. Nottata lunga. Faccio un cenno di assenso con il capo. << Ed era così?>>. Eh???? << Cosi come?>>. Mi guarda come se gli avessi fatto una domanda stupida. << Come dice la Bibbia?>>. Curiosità umana, se penso che è quello che ama di più negli uomini, ed è quella che li caccia sempre nei guai.

<< E’ molto buono, ha un personalità molto forte, ha molta fiducia nell’uomo nonostante quello che ha fatto e quello che farà>> Io ne ho visto solo una parte ma già mi stufano.

<< Non ti piacciono gli uomini? Tu cosa sei?>><< Sono un essere umano con un compito speciale. Comunque hai ragione non mi piacciono gli uomini, ne ho conosciuti di molto buoni ma sono quelli cattivi che ne hanno fatto la storia>>. Scetticismo è quello che leggo nei suoi occhi.

<< Albert è buono>>. Si e Ghandi è il fratello di Hitler.

<< Albert era buono, non so come ma vive da moto tempo ed è diventato cattivo. Vuole essere Dio e decidere lui quando morire>>.

<< Capisco cosa devo fare?>> evviva, non poteva dirmi questa cosa un’ora fa? “Lisa”. Lo so che senti anche i miei pensieri, ma a volte penso che mi hai affidato un compito troppo grande.

<< Fai quello che ti dico e non ti succederà nulla>> Mi fa cenno di aver capito, con il capo.

<< Ora va a dormire veglio io su di te>> << Va bene, hai bisogno di qualcosa?>>. Sorrido. << Se avrò bisogno di qualcosa la Provvidenza provvederà>> Sta per entrare in sacrestia quando si volta di nuovo verso di me. << Come ti devo chiamare?>> << Io sono Lisa>>.

Ci ho messo quasi una settimana a capire e distruggere il piano di Albert, ma ci sono riuscita.

<< Allora Lisa a che pensavi?>>.

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Capitolo 5
*** presente ***


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Buona Pasqua a tutti!!!!

 

 

 

Mi ridesto dai miei pensieri e faccio un sorriso a Padre Matteo.

<< Al nostro primo incontro. Come stai?>> mi sorride e fa una cosa che permetto solo a lui mi stringe una mano tra le sue.

<< Bene, e tu?>> Il suo viso mi sembra preoccupato, ho la netta sensazione che ci sia qualcosa che non va.

<< Il solito, sempre in giro. Adesso mi affida anche compiti nuovi.>> Un giorno o l’altro qualcuno dei miei nuovi incarichi mi ammazza.

<< Cioè?>>. Il Maestro è pazzo, ma dico io ci sono schiere di angeli custodi al suo servizio e da questi assetati di sangue manda me……

<< Casualmente fa capitare sulla mia strada una serie di individui poco raccomandabili, futuri stupratori, omicida, rapitori…e chi ne ha pi ne metta. E vuole che gli parli, capisca perché diventeranno dei malvagi, e gli faccia cambiare idea>> Ogni tanto mi viene da pensare che dopo tutti questi anni di servizio non si preoccupi realmente per me. Ma poi so che non è così. Ma non sono una santa, un angelo, sono umana lo sconforto prende proprio tutti.

<< ti capisco è un po’ anche il mio di compito.>> <con tutto ciò che farà di malvagio. Ti garantisco che molte volte ho fatto fatica a trattenermi dal vomitare per le crudeltà che avrebbero compiuto>>

<< Lisa se ti ha chiesto di farlo sa che lo puoi fare>> “ Vedi che qualcuno di sano a questo mondo l’ha creato”. Ecco ci mancava anche lui, il figlio perfetto. E non posso fare altro che sorridere.

<< Lisa ti sta parlando?>> Matteo spera sempre di poterlo sentire di nuovo chiaramente come la prima volta che ci siano incontrati.

<< Non lui>> e gli indico la Croce. << Si complimenta con il padre per la tua creazione>>. E Matteo sorridendo, abbassa il capo in segno di ringraziamento e sottomissione.

<< Lisa, tu sai che da quando ti conosco ho qualche confessione un po’ particolare vero?>>

Oh si a questo povero uomo anche io ho complicato la vita.

<< Ti hanno dato problemi?>> Vi starete chiedendo chi possano essere. alcuni degli ex-assassini più efferati del mondo. Gli unici che gli umani non potranno mai arrestare o condannare i Vampiri. Dico ex perché qualcuno si è convertito ad una vita più umana. Se poi ci aggiungiamo streghe/entità/mutaforma/e varie c’è da mettersi le mani nei capelli.

<< Nessun problema, è passata Sherry ieri>>. Sconforto è questa la parola che può descrivere il mio stato d’animo.

<< Ha ucciso ancora?>> << No Eli, non lo fa da 5 anni ormai, pensa che adesso mi aiuta alla mensa dei poveri alla sera>>. “Signore questo segnatelo nel libro dei Miracoli”.

<< E cosa ti preoccupa?>> << Vogliono te?>>. Muta non posso fare altro. E a far crescere la mia preoccupazione sono comparsi Ade e Sofia ai miei piedi. Loro non sono mai entrati in una chiesa con me.

<< Cosa ti ha detto Sherry esattamente?>> << Che alcuni di loro a cui il tuo andare in giro a convertire i Vampiri, e gli altri esseri non va più giù, si sono riuniti e con loro c’era anche Albert>> E’ ora che vada.

<< vorrà dire che il mio compito speciale è finito. Ora è meglio che vada>>

<< Lisa resta qui con me, sai che non osano entrare qui>>. Si preoccupa per me, pazzesco. Ma è proprio per lo stesso sentimento che provo per lui che non posso restare.

<< Non posso restare qui per sempre, lo sai che ho dei compiti da svolgere. È  stato un grande onore e piacere per me conoscerti. Spero di rivederti un giorno.>> Mi alzo e mi incammino verso il fondo della navata è ora di uscire prima che qualche pazzo decida di attaccarmi qui.

Lo sentito dire un flebile “no” ma non mi ha fermato sa che non ci sarebbe riuscito.

Fuori dalla chiesa con Ade e Sofia sempre con me, mi incammino per le strade ormai buie.

E così si sono uniti e hanno deciso che è arrivata la mia ora. “Potevi almeno avvertirmi no. Un segnale. Dopo tutti questi anni di servizio”. << Lisa sono riusciti a nasconderglielo>>. Riesco a fermarmi un attimo prima di andare a sbattere contro un ragazzo dagli occhi color glicine. Non è un ragazzo come tutti gli altri, è Lele. La sua forma umana farebbe perdere la testa a molte ragazzine. Capelli neri come la notte tagliati corti, un fisico da urlo, alto 1,80. Il suo viso non è ne da uomo ne fanciullo. È dolce ma in una frazione di secondo diventa imperturbabile, freddo.<< Buona sera, ormai non parla più con me, manda te a dirmi le cose?>> Lele è uno dei suoi preferiti, è un angelo. In forma reincarnata per me sta sera. << Ha solo pensato che questa volta la sua voce non ti sarebbe bastata, e io quando mi ha raccontato cosa aveva scoperto Matteo ho deciso di venire subito da te>>. Lele mi vuole bene, forse un po’ più degli altri angeli. In fondo lui era il mio angelo custode da piccola. << Sto bene, non volevo solo che facessero del male alle persone a cui mi sono affezionata, che siano mortali oppure no>>.

<< Non sei spaventata, in fondo sei comunque un essere umano. E la paura è parte di te?>> E lui è l’Angelo più forte e con cui Lui si confida più di tutti. << Lele, Lele, paura e di cosa? Di morire, questa è una delle paure più grandi degli uomini. Ma io sono una messaggera di morte e in questo mio lungo camminare sulla terra la morte è stata l’unica costante.>> << Non hai paura di cosa ti faranno prima di farti morire? Tu sai che lì Lui non ne può nulla. Non può intervenire>> << Si la cosa mi preoccupa, ma anche se ci penso per mille giorni e mille notti non risolverò nulla.>> Alzo lo sguardo e vedo una succedere una cosa eccezionale, anche se è la più dolorosa a cui abbia mai dovuto assistere. Sta piangendo, per me. Lo abbraccio e lo stringo forte. Le sue sono lacrime di sangue. Un angelo non le piange quasi mai, tranne quando il dolore che prova è ai picchi massimi. Mi stringe forte al suo petto, e sento il suo cuore umano battere all’impazzata. Sento il mio corpo avvolto come non mi era mai capitato prima da un calore e da un amore incredibile. Ho la sensazione che se potesse mi porterebbe via con lui per sempre. Ma so anche che se lo facesse, potrebbe essere cacciato e diventare un angelo dannato e io non voglio. Mi stacco a malincuore da lui, asciugo con le dite le sue lacrime, e gli poso un bacio a fior di labbra.

<< Lele è ora che tu torni>>. Mi tiene ancora una mano stretta nella sua, e so che non vorrebbe lasciarmi andare. Prende la mia mano se la posa sul viso, lo accarezzo un’ultima volta e poi se ne va.

 

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Grazie mille a Turkina per il commento!!!

Vi prego commentate!!!!

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Capitolo 6
*** chi è? ***


Questa sarà una lunga notte, mi volto e faccio segno a Sofia e Ade di andare

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Siamo al 6 capitolo!!!! Me lo merito un piccolo commento?

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Questa sarà una lunga notte, mi volto e faccio segno a Sofia e Ade di andare. Anche loro non ne vogliono sapere. << Forza piccoli andate>> li accarezzo e loro spariscono.

Per me è ora di cambiare aria, di continuare con il mio compito. Prossima destinazione Buenos Aires.

Mi dirigo verso i grandi magazzini, lì troverò il mio passaggio. Entro dal retro e come sempre trovo Giulius e Lucas.

Sono una specie di guardiani del mondo della notte. Giulius è un mutaforma, grazie a questa sua capacità ha ingannato molte persone e ne ha uccise altrettante.

Lucas è un vampiro, a vederlo non gli daresti più di 20 anni. Ma lui è uno dei più vecchi che conosco.

<< Ecco la nostra zingara>> << Buona sera signori>> << Cosa ti porta dalle nostre parti?>> << Ho bisogno di un passaggio>>

<< Lis stai scappando? Ti posso trovare un posto sicuro per nasconderti per un po’ lo sai vero>> A parlare è stato Lucas.

E’ stato il primo a cui ho presentato Ade. Il mio fido accompagnatore, è lui il mio assistente quando devo occuparmi di essere speciali. Non porto la morte per loro, diciamo non sempre, a volte solo una riconciliazione con Lui. In fondo le loro anime dopo molto tempo passato su questa terra sono sfinite, martoriate, a pezzi.

Solo Ade può consegnare loro il messaggio di perdono che tanto attendono.

<< Non sto scappando ho un incarico da svolgere a Buenos Aires, puoi portarmi là stanotte?>>

<< Lo sai che ti troveranno anche là vero?>> << Si lo so mio buon amico, loro sono ovunque. Mi preoccuperò di loro quando avranno il coraggio di farsi avanti fino ad allora devo svolgere i miei compiti>>

<< Bene allora partiamo>>. Si avvicina a me mi stringe un braccio intorno alla vita e il viaggio inizia. Saltiamo da un grattacelo all’altro, poi di corsa per le pianure, i deserti.

Arrivati al confine con il Messico ha bisogno di un po’ di riposo, non cibarsi più di sangue umano caldo lo stanca prima. Si siete per terra, sfinito, con il viso imperlato di sangue. << Lucas ho necessità di arrivare là il prima possibile.>> << Lo so adesso ripartiamo>> << Non intendevo questo>>

Mi accuccio vicino al lui sposto i capelli dal collo e gli offro la mia gola. << Cosa stai facendo?>> e mi da un spintone che mi fa finire a terra.

<< Lucas l’hai fatto altre volte, sai che questo non porta nessun problema con Lui. Te l’ha anche detto.>>

<< Hai bisogno di tutte le tue forze per affrontarli>> In realtà ho bisogno di arrivare il prima possibile per il mio compito ma soprattutto perché così il rischio che mi attacchino quando c’è lui si riduce.

<< Forza bevi altrimenti proseguo da sola e tu puoi tornare a New York>>

Mi avvicino di nuovo a lui che affonda i suoi canini nella mia carne e beve. Dopo pochi minuti finisce e lo guardo negli occhi. Quando beve sangue umano caldo diventa di una bellezza sconvolgente, capisco il loro ascendente sugli uomini. << Sono pronto andiamo>>.

Continuiamo il nostro viaggio, e finalmente sono a Buenos Aires. << Lis stai attenta, ho avuto la sensazione che qualcuno ci osservasse>>

<< Torna subito a New York e chiamami appena ci sei. Non voglio che ti succeda nulla>>

<< Con il tuo sangue in corpo sono praticamente indistruttibile.>> << Non fare tanto il furbo oppure ti presento Sofia>> Sorridendo e dandomi una bacio sulla guancia se ne va.

Sono ai piedi dell’obelisco al centro della via principale di questa metropoli. Respiro profondamente e chiudo gli occhi.

Voglio provare a sentire anche io la presenza che ha rilevato Lucas. Due occhi color oro ecco cosa percepisco, due occhi che esprimono odio e qualcos’altro che non riesco a distinguere.

Attraverso la strada e mi dirigo verso Puerto Madero, questa sera moriranno 5 persone. Questa sera 5 ragazzi moriranno, per cosa poi?

Aggiudicarsi un pezzo di territorio in più dove spacciare, dove distribuire la morte ad altri ragazzi?

Appena arrivata li vedo, eccoli lì davanti ad uno degli hotel più belli della città, con coltelli e pistole in mano.

Ci sono 7 ragazzi, hanno una vita intera davanti e nemmeno se ne accorgono, per loro non vale nulla.

Questa sera non voglio vedere morire tutta questa gente, non ce la faccio. E faccio quello per cui so già Lui mi sgriderà, ma non importa.

Appena Ade e Sofia compaiono gli dico di andarsene, e capendo cosa sto per fare spariscono. Mi avvicino ai ragazzi.

<< Ehi che state facendo?>> Mi sento osservata, sia dai teppistelli sia dalla gente che li sta osservando dietro le finestre delle loro case.

<< Sparisci o faccio fuori anche te, oltre a questi stupidi>>

A parlare è stato un bambino, perché non avrà più di 16 anni. Ha ancora la bocca sporca di latte. Bandana nera in testa, felpa verde militare, e una pistola in mano.

<< Su ragazzi andate a farvi un giro, sta sera non è la serata per ammazzare nessuno>>.

E quei ragazzini mi ringhiano contro, i loro occhi sono pieni di odio.

E poi, lì vedo, lì riconosco i segni che lascia sono come grandi insegne luminose, drogati.

 Fatti e strafatti della stessa roba che spacciano per conto di chi sa chi.

Non avevo messo in conto questo, infatti sento solo il colpo di uno sparo e poi buio.

.

.

.

 

Che strana sensazione di calore che mi circonda.

Assomiglia molto a quando qualche ora fa Lele mi ha abbracciato ma è più intensa.

 

Tum Tum Tum

 

Il battito di un cuore, ma non è il mio.

È come se fossero i suoi primi battiti. È come se un orologio avesse ricominciato a funzionare in una grande stanza vuota.

 

Tum Tum Tum

 

Li sento rimbombare nel mio petto, nella mia testa, nella mia anima. È fantastico sentire così un essere vivente. Non pensavo che morire potesse farti provare un’esperienza del genere.

<< Stai bene?>>. Una voce, una carezza.

Poi la sensazione di calore che mi circonda la sento allontanarsi.

Spinta da qualcosa cerco di riavvicinarmi, e riesco ad afferrare qualcosa. Ed ecco di nuovo quella splendida sensazione.

<< Stai bene?>> Di nuovo una voce, ma non la riconosco. Non è Lui e non è nemmeno uno dei suoi angeli.

<< Si sto bene>>

Quella voce arriva di nuovo alle mie orecchie << Lisa apri gli occhi>>.

Non capisco ma provo a fare quello che mi chiede.

<< I miei occhi sono aperti ma non vedo altro che buio. Chi sei? Dove sono?>>

<< No ti prego no>>.

Tristezza, rammarico. Ho solo il mio udito per riconoscere queste emozioni.

Cerco di concentrarmi per capire. Porto una mano al mio viso e lo sento riesco a toccarlo.

Non sono morta. Ma allora che cosa è successo? Perché non vedo?

 

 

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Grazie a tutti quelli che stanno seguendo la mia storia….. sarei felice se mi lasciaste un piccolo commentino….anche piccolo piccolo

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Capitolo 7
*** con altri occhi! ***


Cerco di concentrarmi per capire

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Grazie a tutti quelli che stanno leggendo la mia storia!!!

Ditemi che cosa non vi piace della storia? Ho del mio modo di scrivere. Ho bisogno di consigli

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Cerco di concentrarmi per capire. Porto una mano al mio viso e lo sento riesco a toccarlo.

Non sono morta. Ma allora che cosa è successo? Perché non vedo?

Sento nuovamente quel calore allontanarsi da me, non so perché, non so a chi appartenga, non voglio che vada via.

Allungo le braccia e lo riafferro. Quello che sto stringendo probabilmente è un maglia, ma è il calore di chi la indossa che voglio, che il mio spirito brama.

<< Che cosa è successo?>> Con non poca fatica riesco a pronunciare queste parole, la mia gola è secca.

<< Ti sei fatta quasi sparare da quei ragazzini. Volevi forse morire?>>. Disprezzo, astio, c’è altro ma non lo riconosco.

Devo impegnarmi di più senza i miei occhi umani le cose diventano più difficili.

<< No, non volevo che fossero loro a morire questa notte>>

Sono pazza. Per lo shock stavo quasi per dire a un perfetto sconosciuto che cosa/chi sono.

<< Se ti può tranquillizzare ci sei riuscita non sono morti>>

Strano, se ci sono riuscita come mai Lui non è qui?

<< Tu sai chi sono?>>. È una sensazione la mia, ma non so di quanto mi possa fidare dei miei sensi. Quelli rimasti per lo meno.

<< Tu sei Lisa, la Morte è il messaggio che porti al Mondo>>.

Terrificante, ogni volta che sento qualcuno chiamarmi così è l’unico aggettivo che mi viene in mente. Con gli anni ho imparato a vedere la morte sotto un altro punto di vista, non solo con gli occhi di un mortale. Anche se a 10 anni la prima persona che aiuterai a passare è tua madre, sconvolgerebbe chiunque. Mia madre, solo grazie alle sue parole sono stata in grado di affrontare questo compito così gravoso per una bambina.

<< Tu chi sei?>> Le possibilità erano molteplici.

Un uomo, alcuni sanno che le creature fantastiche esistenti nella fantasia umana in realtà esistono.

Una creatura della notte, vampiro, mutaforma, stregone, orco, goblin, troll, loro sanno che esisto.

Una creatura fatata, quelle che gli uomini chiamano i possessori della magia bianca, anche per loro non sono un mistero.

<< Nulla, io non sono niente>>. È la prima volta che qualcuno mi risponde così.

<< Tu non puoi essere il nulla, il niente, altrimenti non avresti potuto salvarmi>> E gli sorrido, non so cosa sia. Ma la sua riposta mi è sembrata triste. È brutto che chiunque sia, buono o cattivo, si consideri il nulla, il niente.

<< Ho bisogno ancora del tuo aiuto se puoi?>> Devo assolutamente capire dove sono.

<< Cosa?>> << Dove siamo adesso?>>. Non sento più la gente, le macchine. Non siamo più in mezzo ad una strada.

<< Nel mio nascondiglio, nella mia casa se preferisci chiamarla così>>. Sorrido, è un essere fortunato. Non dovrei farmi prendere dallo sconforto. Ma io non ho un posto da chiamare casa. Mi sposto in continuazione, raramente sono nello stesso posto per 2 giorni di fila. Dormo nei posti più impensati, sotto i ponti, davanti alle chiese, nei parchi, sotto gli alberi, sotto l’ombra dei grandi monumenti, sui tetti di grandi palazzi.

<< Almeno tu hai un posto da chiamare casa>>. Mi afferra per le spalle e mi allontana da lui. Abbasso il capo, non voglia che veda i miei occhi, probabilmente velati dalle lacrime.

<< Scusa?>> << Nulla lascia perdere, mi puoi portare in un posto, da alcuni amici?>> << Certo>>

Mi prende in braccio e mi stringe forte al suo petto. L’agilità con cui l’ha fatto mi fa escludere che sia un uomo.

<< Posso camminare non c’è problema>> << Facciamo prima così>> sento queste parole sussurrate a due centimetri dal mio viso. Il suo respiro mi sta mandando in confusione.

<< Dovrei andare al monumento dei Desaparecidos. Sai dov’è?>>. Non mi risponde ma ci stiamo muovendo. Che strano il mio animo è calmo, mi sto completamente fidando di un estraneo. Lui potrebbe anche essere uno di quelli che mi vogliono morta.

Approfitto di questo tempo per mettere in ordine le idee.

Dovevo far passare 5 ragazzi.

Ho deciso di no

Ho provato a parlare con loro

Non mi ero resa conto che non erano in grado di pensare perché troppo fatti.

Poi uno sparo.

Buio.

E poi lui, il mio misterioso salvatore, che si crede il nulla, il niente.

L’essere di cui il mio animo sta agognando la presenza, la sua stretta forte ma gentile intorno al mio corpo.

<< Siamo quasi arrivati, cosa o meglio chi devo cercare?>>

<< Non devi cercare nessuno, portami solo lì, poi me la caverò da sola>>

<< Come vuoi>> Mi è sembrato arrabbiato, chissà per cosa. Non è facile non poter leggere le emozioni sul volto di una persona.

Si è fermato e mi sta facendo posare i piedi per terra. Ruoto su me stessa in cerca di qualche riferimento che mi possa aiutare a capire la mia posizione rispetto al monumento.

La sua presa sulle mie spalle mi blocca, mi gira lentamente. Posa le sue mani, calde, sulle mie. Il suo torace adesso aderisce alla mi schiena.

È una frazione di secondo, quando sento nuovamente il suo cuore.

Tum Tum Tum

Le mie mani incontrano qualcosa di freddo, ecco il monumento.

<< Ora ci sei di fronte>>. Ho le guance in fiamme, pazzesco non mi è mai capitato in tutti questi secoli, per una cosa così piccola poi.

Stacca le mani dalle mie e sento il suo calore allontanarsi da me.

<< Grazie, ora puoi andare. Grazie mille ancora>>

Non sento nulla, non sono in grado di dire se sia ancora qui con me oppure no.

Mi siedo per terra, unisco le mani e prego. Lui sa che questo monumento è una delle cose adoro di più al mondo. Racchiude in se tanto di quel dolore, tante di quelle lacrime, ma tanta di quella speranza da farmi venire i brividi ogni volta.

“ Lo so che puoi sentirmi, per cui ti prego parla con me. Ho bisogno di te. Se non vuoi o non puoi rivelarti a me, ti prego manda lui.”.

Mi stendo per terra ai piedi del monumento e rannicchiata su me stessa cerco di dormire un po’. Tutto quello che mi è successo oggi mi ha sfinita.

Lentamente cado in sonno profondo, in un sonno in cui sento nuovamente il calore di quello sconosciuto che mi ha salvata e rivedo quegli occhi dorati che mi seguivano.

-----0000----

 

“Lisa sono qui svegliati”.

Con grande fatica cerco di aprire gli occhi, ma mio malgrado la situazione non è cambiata non vedo assolutamente nulla.

<< Chi sei?>> porto una mano davanti a me in cerca di qualcosa, o qualcuno. Afferro un lembo di stoffa.

<< Lisa sono Lele non mi vedi?>> . Come ho potuto non riconoscere la sua voce. Ha esaudito la mia preghiera l’ha mandato da me.

<< Oh Lele>>. Di slancio mi lancio verso quella voce, due forti braccia mi afferrano e mi stringono.

<< Piccola che ti è successo?>> << Non lo so Lele, però non ci vedo più>> posa due dita sulle mie palpebre e ci passa sopra. Ma non capita nulla. Nemmeno lui puoi ridarmi la vista.

<< Oh Lisa, sono stati quei …..figli degeneri vero a farti questo. Ti hanno picchiato? Dimmi cosa ti hanno fatto?>>

Dire che è preoccupato è poco.

<< Non credo siano stati loro. Non mi hanno fatto nulla>>

E con calma cullata dal suo abbraccio gli racconto tutto, gli racconto anche dello sconosciuto che mi ha protetto e aiutato.

<< Non so cosa ti sia successo. Ti ha cercata per giorni dal nostro ultimo incontro. Non riuscivo a percepirti da nessuna parte. Ha avvertito tutti i suoi angeli per cercarti ma nulla. Eri come sparita.>>

Giorni? << Lele come giorni? Lucas mi ha portato a Buenos Aires solo ieri notte>>. Mi accarezza il volto.

<< Lucas ti ha portato a Buenos Aires 5 giorni . È stato proprio lui attraverso Matteo a chiederci se ti era successo qualcosa perché non riusciva a contattarti. Ha pensato che fossi morta>>

5 giorni.. ho passato 5 giorni in compagnia di quello sconosciuto. Ma che cavolo mi è successo.

<< Appena l’hai pregato, sono venuto da te. Matteo ha già avvertito Lucas in qualche modo.>>

Davvero non capisco. Se fosse stato uno degli amici di Albert mi avrebbe consegnato a loro non mi avrebbe lasciato andare. Dovevo cercare di capire di più di quello sconosciuto.

<< Lele, per favore, tu che puoi vedere il mio corpo. Noti qualcosa di diverso dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Ferite, lividi?>>

Sento le sue mani, calde spostare la mia maglia.

Una scossa, ma non sono le mani di Lele viene da qualche parte intorno a noi.

<< No Lisa sei a posto>> oh cavolo come ho fatto a dimenticarmene.

<< Sofia e Ade dove sono?>> Non li sento, anche se non li vedo sempre ne percepisco la presenza ma adesso nulla.

<< Sono con Lui ora. Dopo due giorni che non ti trovavamo sono arrivati da Lui. Anche loro ci hanno riferito che sei sparita.>>

Sparita. Sparita per 5 giorni con uno sconosciuto, in un posto in cui nemmeno Lui poteva sentirmi. E non mi ha fatto nulla, nemmeno un graffio. Il mio istinto aveva ragione mi potevo fidare.

<< Bene sono contenta che stiano bene.>>

<< Mi ha detto di dirti che per un po’ i tuoi compiti sono sospesi.>>

In più di 3000 anni non ha mai sospeso i miei compiti.

<< Sospesi, ma stiamo scherzano. Solo perché sono cieca non vuol dire che non possa fare il mio lavoro. Che Lui sia d’accordo o no io continuo. Non vorrà mica che aspetti senza fare nulla che quelli mi vengano a prendere per poi farmi morire vero?>> Ride, ecco cosa fa quello screanzato del mio ex angelo custode.

<< Voleva solo darti il tempo di abituartici e magari capire cosa ti è successo>>

È davvero preoccupato questa volta, mai ha sospeso i miei compiti.

<< Mi abituerò, in fondo tutti gli esseri umani in qualche modo sono ciechi. Chi fisicamente, chi spiritualmente. Se proprio vuole aiutarmi, mi servirebbe un bastone. E poi avrei un’altra richiesta>>. Prende le mie mani e sento qualcosa di freddo, direi metallo. Il bastone.

<< Su stacanovista del lavoro cosa vorresti?>>. Mi prende in giro, buon segno.

<< Vorrei che mi desse il permesso di svolgere il mio compito senza Ade e Sofia. Non voglio che capiti qualcosa a loro mentre quei suoi bravi figli cercano ancora di ammazzarmi>>. Sta sbuffando, un angelo senza pazienza. Siamo proprio a cavallo.

<< Ok ha detto che puoi. Però per farlo dovrai toglierti i bracciali.>>

Togliermi i bracciali! Cavolo che male che proverò. Però se questo serve a proteggere quelle due palle di pelo.

<< Va bene>>. Mi sfilo i bracciali e li lascio nelle mani di Lele. Il dolore comincia a farsi sentire.

<< Su Lele ora vai, immagino ti stia aspettando>>. Mi stringe forte a lui. Ecco di nuovo quel calore, ma non è come quello dello sconosciuto è più debole.

Non capisco come può avermi trasmesso più calore di quanto possa fare uno dei figli a Lui più vicini. Gli angeli sono delle creature che sanno regalare un amore, un calore, impareggiabile rispetto a qualunque altra creatura. Eppure quello sconosciuto mi ha trasmesso un calore immenso più forte di quello di Lele. Pazzesco!!

 

 

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Capitolo 8
*** Mistero ***


<< Ciao piccola, se hai bisogno chiama e arrivo subito>>

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<< Ciao piccola, se hai bisogno chiama e arrivo subito>>

<< Si così ti giochi tutti i tuoi permessi. Forza torna al tuo posto, immagino che abbia molto bisogno di te>>

<< Non ti preoccupare, tu chiama e io arrivo. Ora vado>>

Di nuovo sola.

Bene Lisa in piedi. Mi alzo e con non poca fatica cerco di orientarmi.

Ci metto un po’ a prendere dimestichezza con il bastone. Tra buche, angoli spigoli e chi più ne ha più ne metta, ho fatto una bella collezioni di lividi.

Sono ritornata verso il centro della città. Viverla senza l’uso della vista è pazzesco.

Frustrante oserei anche dire in certi momenti. Sembra di essere in un posto completamente diverso.

Le uniche cose, sui cui mi baso sono il bastone, i suoni e gli odori. Sono molto vulnerabile in questo momento, facile preda di chiunque.

Anche gli uomini, che prima non mi preoccupavano adesso possono essere pericolosi.

Ho chiesto ad un ragazzo, o per lo meno penso lo fosse dal suono della sua voce, l’ora. È sera, ho girovagato tutto il giorno, è ora che mangi qualcosa.

Grazie a qualche altra piccola indicazione sono riuscita ad arrivare nel quartiere italiano. Adesso devo solo riuscire a raggiungere il ristorante di Havier.

Qualcuno sta passando vicino a me sento i suoi vestiti sfrusciare vicino ai miei. Con la mano, che non tiene il bastone, afferro un braccio.

<< Cosa vuole?>> Giornata no per quest’uomo.

<< Mi scusi mi potrebbe indicare la direzione per il ristorante “ Sapore italiano”>>. E Sorrido, sperando che aiuti.

<< Mi scusi non avevo capito, comunque ci è davanti signorina>>.

<< Grazie mille e si ricordi che Lui la ama qualsiasi cosa succeda>>. Ogni tanto bisogna ricordarglielo, sembra che ogni tanto dalla mente di un uomo questo venga cancellato.

Proseguo il mio cammino senza aspettare una risposta dall’uomo. Con il bastone cerco l’entrata del ristorante.

Facendo molta attenzione agli scalini, entro.

<< Lisa, che bello rivederti>>. Poi si blocca, si è accorto della mia momentanea condizione immagino.

<< Piccola che ti è successo?>> mi porge un braccio e mi accompagna all’interno. Mi fa sedere ad un tavolo. Poi sento una sedia posizionarsi vicino a me.

<< Non vedo più, ecco cosa mi è successo. Ma non mi chiedere ne il perché ne il per come, perché non lo so. Mi potresti portare qualcosa da mangiare, ho una fame tremenda.>>

<< Certo, arriva subito il tuo piatto preferito.>>

<< Grazie mille>>

Havier, il più buono dei Mutaforma che esista al mondo. È un armadio, non un uomo. Ma con un sorriso enorme.

Non l’ho mai e dico mai visto arrabbiarsi con nessuno. Anche se su di lui ne ho sentite di tutti i colori.

C’è chi dice che quando si arrabbia sia una belva, la più feroce che esista. Non lo credo possibile, comunque.

Mangio la mia cena, e dopo aver rifiutato per almeno 5 mila volte di passare la notte a casa sua.

Finalmente torno all’aria aperta. Non voglio cambiare le mie abitudini solo perché non ci vedo più. Se mi faccio fermare da una cosa come questa la mia vita è finita.

Mi inoltro nelle strade ancora piene di gente visto che è sabato, e domani la gente non lavora. Ci sono molti ragazzi in giro, alcuni ubriachi, direi dall’odore d’alcol.

Passo davanti ad un disco pub quando un gruppo di loro esce e mi travolge. Mi ritrovo con il sedere per terra.

<< Ehi guarda qui chi c’è. Una povera cieca.>> sento una mano sudaticcia stringermi il mento e sollevarmi il viso.

<< Carina direi>> e poi tante fragorose risate. L’odore d’alcol mi sta facendo venire la nausea.

Sento qualcuno sollevarmi da terra. Non li vedo ma sento la presenza di due persone, uno alla mia destra e uno alla mia sinistra.

<< Divertiamoci un po’>>. E adesso sono spacciata, almeno quando ci vedevo questi ragazzini li fermavo solo con uno sguardo.

Ma ora non saprei nemmeno in che direzione guardare.

Punto i piedi a terra, ma loro mi trascinano via. Credo in un vicolo. Sento odore di marcio. Che schifo.

Sento la mano di uno di loro sul mio petto, cerco di toglierla. Ma altri due prontamente mi tengono ferme le braccia.

Non ho possibilità di muovermi.

<< Andate via>>. Qualcuno ha urlato, rabbia, ferocia. Sembrava quasi un ringhio.

Sento le mani dei ragazzi abbandonare il mio corpo.

Li sento correre via. Sento una di loro, probabilmente rivolto alla persona che ha urlato chiedergli che cosa è.

Ecco perfetto, sono passata dall’essere violentata da alcuni ragazzini, ad una creatura della notte. Chissà chi. Dire che sono sfortunata e dire poco.

Sono ferma con le spalle contro il muro freddo. Il bastone nelle mani. Sento i suoi passi. Si sta avvicinando a me.

Potrei provare a difendermi, ma in queste condizioni non potrei fare proprio nulla.

Si è fermato, è davanti a me. Appoggia le sue mani sulle mie spalle e mi stringe al suo petto.

Stupore e felicità è questo che pervade ogni cellula del mio corpo.

Di nuovo quella sensazione di calore, di nuovo il battito di quel cuore che rimbomba nella mia anima.

È lo sconosciuto.

Lascio andare il bastone, lo sento cadere ai miei piedi. Abbraccio colui che mi sta davanti con tutta me stessa, e poi succede.

Piango. Piango come non ho mai fatto davanti a nessuno. Piango tutte le lacrime che non ho mai osato versare in questi lunghi anni.

Piango perché una bambina di 10 anni non può e non deve scoprire quale sarà il suo ruolo nel mondo vedendo morire sua madre.

Piango perché la solitudine che mi ha accompagnato è una cosa che si apprezza in alcuni momenti, ma ti distrugge in altri.

Piango perché è forse la cosa più difficile da fare E io che mi sono sempre ritenuta forte, non ho mai avuto il coraggio di farlo.

Non ho mai avuto la forza di mostrare al mondo quanto ho sofferto. C’era sempre un nuovo incarico, un nuovo essere da redimere.

Ho sempre trovato qualcosa da fare piuttosto che pensare a me.

<< Ti prego non piangere, così mi uccidi>>

Le mie lacrime si sono fermate, all’istante. Stupita di aver ricevuto una delle più belle dichiarazioni d’amore che un essere vivente può fare ad un altro.

Mi scosta da lui e porta via le mie lacrime.

<< Non ti hanno fatto del male vero?>>. Nego con un cenno del capo, non sono in grado di parlare.

<< Non ti farò del male promesso>> Sorrido. Non so come ma lo so. In fondo se avesse voluto lo avrebbe già fatto.

<< Lo so>>. E lo riabbraccio forte. La sensazione che mi dà stare tra le sue braccia non l’ho mai provata.

Potrei forse dire che è come quando da piccola tornavo a casa dalla mamma. Il posto in cui nessuno mi prendeva in giro, o mi faceva cose cattive.

Si a pensarci bene è proprio quella la sensazione, mi fa strano provarla di nuovo dopo tutto questo tempo. E poi provarla tra le braccia di uno sconosciuto.

<< Come ti chiami?>>

<< Cris>>

Sorrido. Sono così contenta che sia lui.

<< Che cosa sei? >> Vorrei proprio sapere con che razza o a che fare. Anche per comportarmi in modo adeguato.

<< Che cosa sono secondo te?>> Tipo molto misterioso direi.

<< Bè forse potrei provare a dirti che cosa non sei.>> << Ok allora dimmi che cosa non sono>> Ho l’impressione di averlo fatto sorridere.

Ma i miei occhi non lo possono vedere.

<< Non sei un essere umano, sei troppo forte e ti muovi con una agilità che non ha nulla che vedere con i mortali>> << Corretto>>.

Bene e uno è andato. Bè poi c’è il tepore che emana.

<< Mi faresti toccare una tua mano?>> e lui lo fa. Nel modo più bello che lo si possa fare. Posa una carezza sul mio viso.

<< Non sei un Vampiro, il tuo calore corporeo me lo dimostra>>. << Potrei anche essermi appena cibato>>. Faccio segno di no con la testa.

I miei amici vampiri anche dopo essersi cibati non hanno questa temperatura.

<< Non sei un vampiro, anche se avessi ucciso e bevuto il sangue di cento uomini non potresti avere questo tipo di calore.

Il calore che emana il corpo di un vampiro che ha appena bevuto, non ha nulla a che fare con questo. Non saprei spiegartelo è una cosa di pelle>>

Mi accarezza nuovamente il volto.

<< Esatto non sono un vampiro>>. Non posso escludere nessuna delle altre milioni di creature che conosco, in quanto molte di loro posso trasformarsi in umani.

<< Per ora non ho altri indizi su cui basarmi, quindi direi che il mio tentativo di capire che cosa sei si ferma qui>>

<< Peccato mi stavo divertendo>>. << E’ giusto che almeno uno di noi due si diverta. Bè forse posso ancora dire che non sei una delle creature che vogliono uccidermi>>

Non so per quale motivo ma mi sta nuovamente abbracciando.

<< No piccola, non sono uno di loro>>.

Mi ha chiamato “piccola”.

Ma ha una vaga idea di quanti anni posso avere?

 

 

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Grazie mille a tutti quelli che leggono!!

Spero che qualcuno commenti!!

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Capitolo 9
*** Da quanto lo senti? ***


A meno che lui non sia una creatura che ritiene che i miei quasi 3000 anni siano pochi

A meno che lui non sia una creatura che ritiene che i miei quasi 3000 anni siano pochi.

il mio campo si restringe un pochino allora. Ne fate, ne troll, nemmeno altre creature così piccole mi ritengono giovane.

Per quanto loro possano vivere più a lungo di un essere umano, tra di loro rarissime creature sono arrivate alla mia età.

Bene quindi direi che la possibilità che possa essere una delle creature classificate come buona è molto ma molto bassa.

Anche se forse avrei dovuto intuirlo per il fatto che sono sparita per 5 giorni. Se fosse stata una delle creature che pratica la magia bianca avrebbe avvertito di sicuro Lui.

<< Ma non fai nemmeno parte della squadra bianca giusto?>>.

Mi è sempre stato più facile distinguerli in squadra bianca e nera.

Con questo non vuole dire che non ci sia chi sta nel mezzo. Ma la mia distinzione deriva dall’origine della specie.

<< Io non faccio parte di nessuna squadra>>. Bene, meglio di niente direi.

<< Come mai allora mi segui?>> In fondo se voleva conoscermi poteva farsi vivo prima di tutta questa situazione.

Queste creature come l’uomo hanno di base la curiosità, in passato molte si sono presentate a me per conoscermi vedermi.

Lucas è uno di quelli. Anche se devo dire che il trattamento che mi ha riservato non è stato dei migliori.

Mi aveva fatto rapire da alcuni suoi seguaci umani. Mi ha tenuta chiusa in una stanza per 3 giorni e 3 notti. Senza cibo ne acqua.

Poi ha fatto entrare nella stanza un novizio, sono i più pazzi. Hanno sempre una sete paurosa. Ho guardato quel ragazzo dritto negli occhi.

Stava già partendo alla carica per mordermi. Ma si è fermato. Stupore, sconcerto. Sono i miei occhi ad averlo fermato.

Era lui il mio compito, era lui che doveva passare. La trasformazione in vampiro era quasi completa al 100%.

Ma c’era ancora un po’ di umanità altrimenti non avrei potuto fare nulla. Quel ragazzo è passato oltre e poi Lucas si è presentato a me.

<< Non voglio che ti capiti nulla>> << Perché?>>. Appoggio le mani al suo petto e mi allontano da lui.

Mi chino per prendere il bastone, ma lui è più veloce e me lo mette tra le mani.

<< E’ tanto difficile accettare che qualcuno si preoccupi per te?>>.

Mi sto allontanando da lui, un po’ di mistero va bene, ma non ho la forza di sopportare altro dopo quello che mi sta capitando.

Mi volto e gli sorrido, non so se sia ancora nel vicolo, ma lo faccio lo stesso. La risposta alla sua domanda comunque è si.

Mi rimetto nuovamente nella strada principale in mezzo alla gente, sta notte dormirò vicino alla cattedrale.

Con passo lento, muovendo il bastone per capire cosa c’è davanti a me. Mi muovo in direzione della cattedrale.

Lui mi sta seguendo, non so come ma riesco a percepirlo.

<< E fatti curare!!>> Qualcuno lo sta dicendo ad alta voce, e non so come ma so che sta parlando di me.

<< Farmi curare cosa?>> Spero seriamente che questo deficiente non si riferisca ai miei occhi.

<< Con il tuo sangue stai infettando questo posto>> Sangue? Oh cavolo le mie mani.

Mi tocco il dorso delle mani e le sento ricoperte da un liquido caldo e viscoso. Sangue! Devo fare qualcosa.

Ma cosa? Non ho altra scelta.

<< Lo so che mi stai seguendo aiutami>> l’ho urlato, perché non so a quanta distanza sia da me.

<< Adesso mi è permesso preoccuparmi per te?>> Dietro di me, ecco che sento la sua voce.

Vorrei urlargli di no. Ma non posso fare altro.

<< Forse>> Sento provenire una risata. Mi volta verso di lui, prende la mia mano sinistra e la avvolge con della stoffa.

La stessa cosa fa con l’altra. Il suo tocco è stato leggero.

<< Ecco fatto, non so se questo le farà smettere di sanguinare>>

. << Non lo farà, ho bisogno di trovare dell’acqua benedetta.>>

<< Va bene andiamo>> E di nuovo mi prende in braccio.

<< Posso camminare>> << Si ma con la lentezza con cui ti muovi rischi di morire dissanguata>>

Stupido, allora non sa proprio tutto su di me.

<< Non è il mio sangue>> Si è fermato.

<< Come non è il tuo sangue?>> Mi ha posato per terra e mi ha fatto sedere su una specie di gradino. Lui è vicino a me.

<< Questo è il sangue di qualche innocente, che probabilmente io avrei dovuto aiutare. Ma essendo in questa situazione non lo posso fare.>>

<< Non capisco>> Ma non sapeva perfettamente chi ero?

<< Io non sono solo una messaggera di morte, aiuto anche gli innocenti che sono in difficoltà.

Quando non riesco ad arrivare in tempo, le mie mani sanguinano. In questo modo partecipo al dolore che stanno provando e me ne faccio carico.>>

Sento un suo braccio circondarmi le spalle e portarmi vicino a lui. << Come può farti sopportare tutto questo? Perché di odia tanto?>>

Mi scosto da lui brutalmente. << Non parlare di cose che non sai. Lui non mi odia, anzi mi ama. Come ama di sicuro te.

E sono stata io a chiedergli di farmi provare una parte del dolore>> Sbuffa, e sospira.

<< Lui non mi ama stanne certa. Tu sei davvero strana, hai chiesto di provare dolore.>>

Sorrido e mi alzo. Davanti a me c’è una strada, sento le macchine passare.

Faccio qualche passo in direzione delle auto, non voglio farmi ammazzare. Infatti Cris mi ha fermato.

<< Perché l’hai fatto?>> ecco che cosa gli chiedo. << Perché stavi per finire sotto una macchina>>

<< E tu non volevi>> << Pazza psicopatica, non c’era un altro modo per farmi capire>>

Ci è arrivato allora. Anche io non volevo che capitasse qualcosa di male a quegli innocenti, ma visto che non sempre ci riuscivo o chiesto di condividere il loro dolore.

Per aiutarli in qualche modo.<< No. Posso farti una domanda, ma devi essere sincero con me>>

<<Cosa vuoi sapere?>> mi avvicino a lui e poso una mano sul suo petto, la sposto finché non riesco a sentire il battito del suo cuore.

<< Da quanto lo senti?>>

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Capitolo 10
*** Fine ***


Si è allontanato di me di un passo

Si è allontanato di me di un passo. Lascio scivolare il mio braccio lungo il fianco. Forse è spaventato.

<< Da quando ti ho salvato da quei teppisti>>.

È lui il mio compito speciale. Sempre modi molto contorti di presentarmeli.

<< Lo sai perché gli uomini hanno un cuore?>>

<< Che domande stupide fai. Per vivere>>

Come sempre le risposte date senza pensare sono quelle sbagliate.

<< Sbagliato. Gli uomini hanno un cuore perché è l’unica cosa che gli dimostra di che possono provare emozioni>>

Faccio un passo verso di lui. Tocco il suo braccio, lo percorro fino ad arrivare alla sua mano.

La stringo nella mia e poi me la porto al petto.

<< Non batte>> Ma poi basta il calore emanato dalla sua mano a farlo battere all’impazzata.

<< Oh cavolo, ma come…>> << Si chiama emozione>> e poi di nuovo cerca di ritrarre la mano.

Ma gliela blocco, anche se forte com’è potrebbe tranquillamente andarsene se davvero lo volesse.

Porto la sua mano, all’altezza del suo cuore, in modo che lo senta. E poi con l’altra raggiungo il suo viso e lo accarezzo. Ed eccolo il suo cuore che nuovamente batte.

<< Basta non voglio che succeda mai più>> e si allontana da me.

Se il mio viso rispecchia il mio stato d’animo lo vedrà sicuramente triste. Faccio qualche passa indietro verso lo scalino su cui eravamo seduti prima finché non vado a sbattere contro il mio bastone. Lo raccolgo e mi incammino nella direzione opposta a quella in cui c’è lui.

Una mano sul bastone e l’altra al petto. Il mio cuore sta facendo davvero male.

Non ho mai provato un dolore simile, nemmeno il dolore che provo a causa delle mani è così forte.

Il mio cuore in questi secoli ha battuto molto spesso, ma non per pompare sangue nel mio corpo, ma per le emozioni che ho provato. I momenti in cui ho pensato che mi uscisse dal petto sono stati quelli più significativi della mia vita.

La volta che però ha battuto più forte di tutte è stato2 minuti fa, e la persona che mi ha fatto provare questa emozione non vuole che succeda mai più.

Bene ora non so più dove sono, una grande stanchezza si sta impossessando di me. Devo trovare un posto per riposarmi. Cammino ancora per un po’, finché mi ritrovo a girare intorno ad un enorme palazzo, appena trovo un angolo un po’ riparato decido di fermarmi.

Rannicchiata su me stessa, sento ogni cellula del mio corpo gridare per la tristezza che sto provando.

In 3000 anni non ho mai avuto la fortuna di incontrare qualcuno come Cris, che mi facesse provare le emozioni che mi ha fatto provare lui.

In 3000 anni ho sempre desiderato che succedesse, ho visto gli uomini provare l’amore e festeggiarlo in tutte le sue forme, ma non sono mai arrivata a provare un sentimento così puro come invece l’ho visto tra molti uomini e donne.

Mi è capitato di pensare di averlo raggiunto, ma poi svaniva come soffio.

Sono arrivata a credere che forse per il mio compito io non possa provare amore all’ennesima potenza verso un unico essere.

In fondo per quello che faccio devo dare amore a molti. E così mi sono arresa.

Lo so che è brutto quello sto pensando, ma vorrei tanto che il prossimo essere che devo far passare sulla mia lista fossi io.

Da un lato spero che visto che vogliono vedermi morta vengano da me il prima possibile e lo facciano. Almeno poi potrò stare lassù con i miei amati angeli, che mi vogliono bene.

<< Lisa>> un urlo spaventoso. Ma questa volta so perfettamente chi è.

Albert.

Come si suol dire preghiere esaudite.

Mi alzo, o per lo meno mi trascino fino alla strada davanti a me. Non so dove sia Albert, ma so che mi troverà.

<< Bene, bene eccoti qui>> Siamo pieni di boria sta sera.

<< Forza Albert facciamola finita. Cosa vuoi?>>

In passato l’ho sempre fronteggiato a testa alta, ma sta sera non ce la faccio proprio.

<< Che ti succede, il tuo capo ti ha sgridato. E poi guardami in faccia>>

Si il mio capo mi sgriderà per come mi sono ridotta, ma ci penserò dopo.

Guardarti in faccia. L’ho fatto per più di 500 anni e so com’è fatto.

Un uomo sui 30 anni, capelli biondi raccolti in una coda, alto 1,70 circa. Un bel uomo. Ma sono i suoi occhi grigi che fanno più paura. Sanno solo odiare.

<< Non ci vedo Albert. Ecco perché non di guardo in faccia. Pensavo che un uomo della tua età certe cose le notasse.>> Mi piace ricordargli che è un vecchietto.

<< Non prendermi in giro. Ho detto guardami>>. Alzo il visto davanti a me. Senza capire bene dove lui sia.

<< Oh cavolo>> L’ha notato, pensavo che dopo 500 anni capisse che non dico bugie.

<< Bene adesso che ti sei convito, puoi farmi il favore di fare quello per cui sei venuto>>.

Voglio veramente lasciare questo posto. Non ho più motivo per starci.

<< No>> Mai che mi dia soddisfazione.

<< Cosa vuoi che mi metta a combattere contro di te, in questo stato. Sono così da 2 giorni, pensi veramente che sia in grado di battermi con te. Avete deciso di uccidermi, bene allora fatelo.>>.

Alzo il viso al cielo. << Voglio morire>> e lo urlo a squarcia gola. Piove. Mi hanno sentito e stanno piangendo. Mi spiace per loro ma io non ce la faccio più.

<< Eh tu che vuoi? Che ci fai qui?>> Con chi cavolo sta parlando.

<< Tu non la tocchi con un dito>> Cris!! Ma che ci fa qui?

<< Cris sei tu?>> mi prende una mano e la stringe.

<< Non sapevo che avessi anche la balia adesso, Lisa>>

Oh no ecco che cosa voleva, vuole veramente combattere. E io invece arrendendomi subito gli ho scombinato i piani.

<< Non è la mia balia, è solo uno stupido che si mette in mezzo. Cris vattene>> Ti prego non voglio che sfoghi l’odio che prova per me da tutti questi anni su di te.

<< Non me ne vado>>.

<< Ma che carini che siete, Lisa non ti preoccupare, prima ucciderò lui e poi te>>. In un attimo non so come ma ci vedo di nuovo. Giusto in tempo per mettermi tra il colpo sferrato da Albert e Cris.

<< Noooo>> Sono seduta a terra appoggiata a Cris. Di cui finalmente posso vedere gli splendidi occhi d’orati. Quegli occhi, sono quelli che ho percepito appena arrivata. La pelle chiara, le labbra sottili, i capelli castani. E poi capisco finalmente che cos’è. Appena vedo il marchio sul suo collo. È un angelo caduto. Un meraviglioso angelo caduto.

<< Stupida perché l’hai fatto?>> Albert, Albert. In 500 anni non ha capito nulla.

<< Albert avvicinati>> mio malgrado sono costretta a spostare il mio sguardo da Cris ad Albert.

Prendo una mano di Albert, la porto al mio petto. E sente il mio cuore battere, come non ha mai battuto. Lo sente battere per quell’essere che adesso sta piangendo, e mi sta stringendo a lui.

Per Cris di che mi ha fatto provare almeno per una volta l’amore.

<< Cos’è?>> Da quanto non senti battere il tuo cuore Albert?

<< Amore, ecco cos’è. L’amore di Lui nei tuoi confronti. Il suo grande amore di ha fatto vivere per tutto questo tempo perché tu capissi. La morte che tu tanto temi è solo il modo con cui lui può finalmente stringerti tra le sue braccia.>> Albert sta sorridendo, i suoi occhi ora sono azzurri, non trasmettono più odio ma solo serenità. E in un battito di ciglia si è dissolto davanti ai miei occhi. Albert ha deciso di morire.

<< Non mi lasciare ti prego>>. Sento le forze abbandonarmi, sento la disperazione nella voce di Cris, e la leggo nei suoi occhi.

<< Sei stato il mio ultimo compito, Lui ti ama. È per questo che ci ha fatti incontrare. Perché potessi capire che ti ha sempre amato. Perché fossi tu a decidere di tornare da Lui.>> Cris si abbassa su di me e mi bacia. Il marchio che ha sul collo sparisce. Ha deciso tornerà ad essere uno dei suoi angeli.

Le mie mani per l’ultima volta fanno comparire la porta. Ma questa volta sono io ad attraversarla con Cris a tenermi in braccio.

                                                                          

Fine

 

 

Spero che vi sia piaciuta!

 

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