Piano - A Love Story

di Shona
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Con una storia ancora da finire mi do della pazza da sola per averne iniziata un’altra!

Ma l’ispirazione è una brutta bestia e ho dovuto scrivere o il mio cervello rischiava di mandarmi ai pazzi!

Spero che vi possa piacere, è una piccola storia senza pretese e non credo supererà i dieci capitoli.

Buona lettura!

Piano

Prologo


I lunghi capelli rossi mi impedivano di vederne il volto e la barba lasciata crescere lo faceva somigliare ad un vecchio eremita. L’unica cosa che riuscii a notare furono le sue mani grandi e dalle lunghe dita bianche, se non mi avessero detto che era un pianista lo avrei potuto notare benissimo da sola.

Aveva un aspetto trasandato, con la grossa felpa grigia sformata che gli copriva il busto e i pantaloni neri di una vecchia tuta da ginnastica, tutti logori sul fondo, gli fasciavano le gambe coprendolo fin sotto ai piedi. Scoprii col tempo che non era avvezzo a portare nessun tipo di calzatura in casa. I piedi nudi lo trascinavano da una stanza all’altra spettro di se stesso.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ed eccoci qua con il primo capitolo di questa storia che è nata per caso =3

Grazie a tutte le ragazze che hanno commentato e che mi danno fiducia mettendo la storia fra le preferite, seguite e ricordate! Mille volte Grazie!

piano

Capitolo 1

 

Ho già lavorato in una casa come domestica. Solo per un anno certo, ma mi sono fatta il mio bagaglio d’esperienze. Sono passati circa due anni da quando sono andata via dalla casa dei signori Brandon, ma ancora ci teniamo in contatto e spesso mi sono trovata a passeggiare con la giovane Alice, secondogenita della famiglia e ormai mia grande amica.

È stato grazie a lei se ora posso riprendere a lavorare. Dopo tutto quello che è successo negli ultimi mesi tornare a lavorare sarà solo un beneficio per me.

Con le valigie ai miei piedi e la borsa stretta fra le mani cerco di trovare il coraggio per suonare il campanello.

Non so cosa sia questo timore che mi è salito addosso, il non sapere chi mi troverò davanti sicuramente mi sta suggestionando più del dovuto.

Dopo un respiro profondo premo finalmente il pulsante del campanello e il classico “ding dong” si propaga nel silenzio pomeridiano di fine settembre.

Un veloce scalpiccio preannuncia l’arrivo del padrone di casa con un “Arrivo!” tanto allegro quanto squillante che ricordo di aver sentito almeno un milione di volte.

Sull’uscio aperto la minuscola figura di Alice mi sorride raggiante. Con un saltello mi si butta contro abbracciandomi fin quasi a stritolarmi.

<< Oh Bella sei venuta veramente! Non sai quanto sono felice! >> Quasi incredula della mia presenza mi bacia le guance per poi prendermi per mano e trascinarmi dentro.

<< Non avrei mai potuto rifiutare la tua richiesta d’aiuto. Ma lascia almeno che porti dentro le valigie prima che qualcuno me le porti via! >> Il suo musetto imbronciato è sempre stato la sua arma prediletta, ma sono diventata ormai immune alla sua dolcezza.

<< Ci penserà Emmett alle tue valigie. Infondo dovrà pur rendersi utile in qualche maniera, non pensi? >> Emmett è il fratello maggiore di Alice, si distanziano di appena due anni, ma l’enorme mole del fratello messa a confronto con l’esile fisico della mia amica li fa apparire come se fra di loro corresse almeno un decennio.

<< Sei sempre molto gentile sorellina. >> Alle nostre spalle Emmett fa la sua comparsa con le borse piene di tutti i miei averi.

<< Emmett è un piacere rivederti. >> Gli vado incontro abbracciandolo e facendomi sollevare come suo solito.

<< Bella sei diventata ancora più piccola dall’ultima volta che ci siamo visti? >> I quasi due metri del moro fanno sfigurare il mio metro e sessantacinque.

Sia lui che la sorella hanno folti capelli color dell’ebano che circondano i loro stupendi visi. Hanno entrambi occhi chiari che risaltano sui loro volti pallidi.

<< Forse sei tu che sei diventato ancor più grande caro Emmett. >> Tronfio ci mostra i suoi muscoli vantandosi dei suoi progressi in palestra.

Li conosco da quando non erano ancora maggiorenni, ma la differenza d’età non è mai stato un problema fra di noi. Emmett ha ventidue anni mentre Alice venti. Quando entrai in servizio in casa loro frequentavano ancora le superiori mentre io toccavo la soglia dei venticinque anni.

<< Suvvia basta con tutte queste baggianate! È ora di mostrare questa catapecchia alla nostra Bella. >> Con un ampio gesto delle braccia Alice mi mostra l’entrata dove ci siamo fermati a parlare.

Non mi ero resa conto delle effettive condizioni della casa.

Le imposte sono chiuse, praticamente sigillate. I tappeti, così come il pavimento, sono coperti da uno strato di polvere non indifferente, mentre i mobili sono protetti da lenzuola e coperte.

<< Da quanto è disabitata questa casa? >> Mi tolgo il soprabito appoggiandolo su un attacca panni vicino al portone.

<< Oh da mai. Nostro cugino non è uno che si diletta nei lavori domestici. Sarà almeno un anno che è tutto così. Lui si limita a stare nella sua camera a scrivere musica. Come ti ho già detto è un pianista molto acclamato anche se non ama mostrarsi in pubblico. >> Mentre parla mi conduce in quello che dovrebbe essere il salotto per poi passare alla cucina. Mi mostra il piccolo bagno di servizio, la dispensa e la lavanderia.

<< Le camere sono tutte al piano di sopra e ognuna ha il suo bagno. >> Con un sinistro scricchiolio saliamo le scale seguite da Emmett che gentilmente porta le mie valigie fin dentro una camera già aperta.

<< Questa sarà la tua stanza. Ho aperto le finestre e messo biancheria pulita sia nel letto che nel bagno. >> La piccola Alice mi mostra anche il bagno attinente la camera. È modesto, ma c’è tutto l’occorrente. Le mattonelle sono verde pastello con disegnati fiori rampicanti ingrigiti dalla polvere. Mi chiudo la porta del bagno alle spalle tornando in camera. Scosto alcuni panni dai mobili rivelando un armadio e una cassettiera in legno di ciliegio, così come lo sono anche il comodino e la testata del letto.

Quando avrò finito di pulirla sarà veramente deliziosa.

Prendendomi per mano, Alice mi trascina lungo il corridoio indicandomi le altre stanze. Apre tutte le porte saltandone solamente due.

<< La stanza infondo al corridoio è quella di nostro cugino, mentre l’altra… beh su lasciamo perdere! Adesso è tempo che tu conosca Edward. >>

Il timore che mi aveva preso fuori dal portone torna prepotente. Dai racconti della piccola Brandon dovrei aspettarmi un orso taciturno e di poche parole che si esprime a grugniti.

Spero vivamente che non sia così, infondo dovrò conviverci d’ora in poi. Sebbene sia il mio nuovo datore di lavoro vorrei riuscire ad istaurare almeno un civile rapporto così come è successo con i Brandon.

Due colpi secchi e veloci alla porta e ancora silenzio. Il bel visino di Alice s’imbroncia arricciando le labbra.

<< Edward apri immediatamente questa porta! Non intendo aspettare un momento di più! >> Con le mani sui fianchi mi ricorda un piccolo generale.

Passi strascicati risuonano all’interno della stanza e il rumore della chiave che gira nella toppa mi fa salire un brivido lungo la schiena.

È possibile avere paura di una persona senza nemmeno averla mai vista o sentita?

Lentamente la maniglia si abbassa e la porta si apre quel tanto che basta per far uscire un terribile odoro di aria viziata.

<< Cugino esci da li. È arrivata Bella, lascia almeno che vi presenti. >> Le piccole mani di Alice spingono la porta cercando di aprirla, ma rischia solo di cadere per terra quando Edward la apre completamente uscendo dal suo rifugio.

Da quando la porta si è spalancata non ho ancora avuto il coraggio di alzare lo sguardo su di lui.

Il mio sguardo è fisso sul pavimento coperto da un morbido tappeto e polvere.

Un piede nudo entra nella mia visuale e, imponendomi coraggio, alzo la testa studiando il fantomatico Edward che ora mi porge la mano.

I vestiti sono vecchi e sformati e mi impediscono di capire che tipo di fisico abbia. Il viso è coperto da lunghi capelli rossi scuro lasciati crescere selvaggiamente così come la barba. Non riesco a vedere i suoi occhi e forse è proprio questo a darmi coraggio.

Alzo la mano tremolante stringendo la sua. La mia piccola mano sparisce quando la sua si chiude sulla mia con una stretta calda e decisa.

<< Chiedo scusa per come si presenta la casa, spero che riuscirà a sistemare e che si trovi a suo agio. Non credo che la mia presenza intralcerà il suo lavoro. >> La voce bassa e roca è appena sussurrata, come se a parlare fosse stato il vento.

Alice mi ha detto che è circa un anno e mezzo che suo cugino non lascia queste mura e che prima non era così chiuso e solitario. Non mi ha rivelato il motivo di tale cambiamento ed io non ho insistito nel chiederglielo. Ognuno ha dei segreti che vuole che rimangano tali ed io sono la prima a pensarla così.

<< Cercherò di fare del mio meglio. >> Sciogliamo le mani e lui torna nella stanza salutando i cugini con un cenno del capo.

<< Devi essergli piaciuta! >> Alice saltella allegra per il corridoio incamminandosi verso le scale.

<< Già. Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che l’ho sentito parlare tanto! >> La risata allegra di Emmett nasconde in realtà una nota malinconica.

Deve essere dura per loro vedere il cugino ridotto in questa situazione.

 

Una volta rimasta sola, per modo di dire, in casa inizio ad aprire tutte le finestre facendo entrare la luce che ancora riscalda l’aria.

La sala è più grande di quel che possa sembrare ad una prima occhiata.

Due divani sono disposti ad elle davanti ad un basso tavolino e una poltrona completa il tutto vicino al camino.

Tolgo i teli dai mobili scoprendo una credenza piena di bicchieri di cristallo e porcellane ed un grosso mobile con incastrata una grande televisione al centro.

In disparte a tutto un piano nero fa bella mostra di se ricoperto dalla polvere che sta volando in aria.

Porto i teli nella lavanderia lasciandoli a terra.

Entro in cucina aprendo pure li le finestre e facendo entrare la luce. Una montagna di piatti sporchi riempie il lavello e il ripiano accanto. Cartoni di pizza e scatole del ristorante cinese coronano il tutto.

Nella speranza di trovare una lavastoviglie apro tutte le ante appuntandomi mentalmente che l’indomani una spesa sia assolutamente necessaria.

Per fortuna la lavastoviglie mi si apre davanti con un cigolio. Deve essere diverso tempo che non viene usata, ma non mi stupisco. Inizio col caricare la prima mandata di piatti e stoviglie, almeno per stasera potremo mangiare sul pulito.

Torno in lavanderia cercando l’occorrente per iniziare a pulire.

Nell’armadietto infondo al piccolo stanzino trovo tutto il necessario nuovo di zecca con un biglietto.

“Visto che in casa non c’era nulla abbiamo pensato di prendere qualcosa che ti rendesse più facile l’inizio dei lavori di ristrutturazione di questo rudere! Un bacio Alice e Emmett”

Ringrazio mentalmente i miei due amici prendendo l’aspirapolvere e tornando in cucina.

 

Non so dopo quanto tempo ma ora il pavimento risplende e un buon profumo di fiori si spande per la stanza.

La lavastoviglie è già al suo terzo lavaggio e le stoviglie pulite sono riposte in perfetto ordine al loro posto.

La polvere, almeno qui, è ora un ricordo, ma il pensiero di quello che mi aspetta nel resto della casa mi fa scoraggiare.

Edward non si è fatto sentire minimamente. Ne rumore di passi o quant’altro.

L’ora di cena si sta avvicinando più in fretta del previsto ed io non so dove mettere le mani per preparare qualcosa.

Torno a frugare in dispensa e nei mobiletti della cucina, ma tutto quello che trovo sono scatolette di tonno e altri cibi a lunga conservazione.

Preferisco non pensare a cosa c’era nel frigo, ma forse nel freezer posso trovare qualcosa di utile.

Con un po’ di sforzo riesco ad aprire lo sportello incrostato dal ghiaccio.

Fra carne congelata e pizze ormai da buttare riesco a trovare un paio di scatole di cibi precotti non ancora scaduti. Per stasera dovrò arrangiarmi così.

Mentre il forno finisce di cuocere, chiudo tutte le finestre. Per fortuna l’aria viziata nel salotto se ne è quasi del tutto andata lasciando solo uno spiacevole odore di polvere.

Salgo in camera con l’aspirapolvere per toglierne almeno un po’. Il rumore assordante mi estrania.

Mi viene in mente quando in casa Brandon venivo sempre seguita da Alice che mi ossessionava con i suoi problemi amorosi che puntualmente venivano risolti in meno di due giorni.

O quando Emmett mi aiutava a pulire le finestre e mi raccontava delle sue conquiste facendomi ridere ogni volta per come finivano. Lei che se ne andava ancheggiando circondata dalle sue amiche e lui con cinque dita stampate sulla guancia.

Troppo presa dai miei ricordi non posso fare a meno di urlare quando una mano mi si poggia sulla spalla.

<< Santo cielo che spavento! >> Con una mano sul cuore e il respiro affannoso mi giro verso Edward che silenzioso mi è arrivato alle spalle.

<< Non era mia intenzione ma… c’è uno strano odore in casa e volevo avvertirti. >> Strascicando i piedi nudi esce lentamente dalla mia stanza lasciandomi interdetta.

Strano odore?

Annuso l’aria come un animaletto e subito riconosco l’odore di cui stava parlando Edward.

<< ODDIO! La cena! >>

Corro a perdifiato giù per le scale rischiando di inciampare su uno dei tappeti che domani dovrò iniziare a pulire.

Col fiatone spengo il forno e apro lo sportello coprendomi la mano con un guanto.

Il fumo nero mi fa tossire e corro alla finestra spalancandola. L’odore di bruciato mi si attacca ai vestiti ed ai capelli legati in una coda che lentamente si sta sciogliendo.

<< Bella. >> La voce sussurrata di Edward mi fa girare verso la porta. Con le mani in tasca e lo sguardo coperto dalla lunga frangia sembra quasi sorridere, ma è difficile dirlo sotto tutta quella barba.

<< I-io… mi dispiace! >> Con le lacrime agli occhi per colpa del fumo e per l’umiliazione mi avvicino di nuovo al forno tirando fuori quello che resta della cena.

Edward mi si avvicina guardando quello che ho fra le mani. << Pizza o cinese? >>

Il primo giorno non è iniziato nel migliore dei modi. Decisamente no.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ma buon giorno a tutti! Passate buone vacanze? Ovviamente qua a pasqua ha piovuto come se tirasse secchiate dal cielo perciò niente griglieta o altro ç_ç *me sfigatissima* Spero che a voi sia andata meglio XD

Bene bene bene! Eccoci qua col secondo chap! Ringrazio tantissimo tutte le ragazze che hanno recensito e che hanno messo la storia fra i preferiti/seguite/ricordate (prima o poi aggiungeranno altre sezione o possono bastare queste? XD)

Risposta alle recensioni:

_Albachiara_: Amore mioooooo!! Dai che con calma finisco anche questa! Non ti lascio col dubbio della fine tranquilla <3

giova71: Ehee mistero! Tutto a suo tempo e ogni mistero sarà svelato!

Piccola Ketty: Sono felice che ti piaccia =P Non ero molto sicura di questa storia, ma come ho già detto, non ne voleva sapere di rimanere solo nella mia testolina bacata!

Semolina81: Aww Mark Lenders ero il mio idolo di bambina ù_ù Le giornate passate a vedere Holly e Benji! XD per la "carica erotica latente" non saprei... mhmmm cosa nasconderà il nostro solitario Edward?

Goten: Biscottina <3 La mia infallibile critica d'arte XD Cercherò di aggiornare con regolarità, almeno ci provo XD

Piantadisole: Grazie grazie grazie X3

Mr Darcy: Sono felice che le mie storie ti piacciano tanto! Per me è un onore! Come detto sopra cercherò di essere regolare con gli aggiornamenti, anche se ora che ricominciano i corsi in università non so quanto tempo potrò dedicare alla scrittura.

grapattz: Pizza o Cinese è questo il dilemma... XD Pure io mi metto sempre a ridere quando me lo immagino capellone e barbone che se ne va in giro ciabattando (si fa per dire XD) per casa!

piano

Capitolo 2

 

È passata ormai una settimana da quella disastrosa cena e i rapporti col padrone di casa non si sono mossi.

In compenso ora la casa brilla come uno specchio, fatta eccezione per la stanza di Edward e l’altra che non mi sono permessa di aprire.

La dispensa ora è bella piena di cose perlomeno salutari.

Durante i pasti sono spesso da sola e sono state rare le volte in cui Edward mi ha fatto compagnia. Solitamente gli lascio un vassoio davanti alla porta, che qualche ora dopo ritrovo in cucina.

Non so se quello che gli cucino gli piaccia o meno, se quello che preparo sia di suo gusto o semplicemente butti tutto nello scarico del bagno.

Anche adesso mi trovo davanti alla sua porta con un vassoio di sandwich. L’unica cosa che mi ha richiesto con un biglietto lasciato appeso al frigo.

“Sandwich. Grazie.”

Busso due volte aspettando che mi apra. Questa volta non mi limito a lasciargli e pranzo ed andarmene. Purtroppo il mio spirito da crocerossina si sta risvegliando e vorrei almeno farlo stare in un ambiente pulito.

La chiave scatta nella serratura e la porta si apre appena lasciandomi intravedere la sua frangia rossa.

<< Le ho portato il pranzo. >> Mostro il vassoio sottolineando l’ovvio.

<< Non c’è bisogno che ti disturbi a bussare. >> Apre la porta prendendo il suo pranzo.

Posso finalmente vedere uno spiraglio di quello che è il suo rifugio.

Le tende sono tirate e le imposte chiuse come lo erano quelle del salotto al mio arrivo. Sui mobili e per terra ci sono decine e decine di fogli di pentagramma scarabocchiati, alcuni piegati addirittura ad aereo.

<< Edward, mi scusi. >> Allungo la mano toccandogli appena la spalla. Lui si gira facendomi un segno col capo per farmi continuare. << Ecco… mi chiedevo quando posso pulire la sua stanza. >>

La presa sul vassoio si stringe facendogli quasi sbiancare le nocche.

<< Non preoccuparti. Va benissimo così. >> Si volta chiudendosi la porta alle spalle con un colpo del piede.

<< Ma non le fa bene stare sempre chiuso la dentro! >> Sbuffo incrociando le braccia al petto.

<< Quello che mi fa più o meno bene non sono affari che ti riguardano. >> La porta si riapre di colpo facendomi spaventare. La voce pacata che ho sempre sentito uscire dalle sue labbra adesso è sostituita da un basso ringhio che mi fa tremare.

<< M-mi dispiace. >> Con le lacrime agli occhi me ne torno in cucina mentre alle mie spalle la porta della camera di Edward sbatte e viene chiusa nuovamente a chiave.

Non riesco a capire la sua reazione. Non riesco a comprendere questo suo sbalzo d’umore per una mia semplice domanda. So solo che ci sono rimasta male per come mi ha risposto.

Probabilmente la sua è stata una reazione più che normale, per lui io sono un’estranea che si è stabilita a casa sua e che alla fine mette le mani sulle sue cose.

Dio detta così è veramente orribile quello che sto facendo!

Per il resto del pomeriggio lavo e stiro la biancheria  rimasta chiusa negli armadi per mesi e, grazie al sole caldo riesco a fare diversi carichi.

Verso le sette, quando ormai le lenzuola sono stirate e piegate nel loro posto, posso pensare a cucinare per la cena.

Per scusarmi del mio comportamento ho pensato di preparare pollo arrosto con patate e una torta di mele.

Il dolce profumo di zucchero e mele riempie ben presto la casa facendomi venire l’acquolina in bocca.

Il pollo e la patate sono in caldo dentro al forno mentre la torta fa bella mostra di se in mezzo alla tavola.

Apparecchio per uno sopra la tovaglia ricamata a fiori gialli. Sul vassoio sistemo un piatto con una coscia di pollo e una buona porzione di patate.

Col coltello alla mano mi avvicino alla torta che non vedo l’ora di assaggiare. Affondo la punta d’acciaio nella pasta morbida ripiena di mele. Il calore fa offuscare il metallo mentre alcune briciole scappano dall’interno quando tiro fuori la lama.

<< Sembra buona. >> Col cuore in gola mi giro brandendo il coltello e tremando come una foglia.

Davanti a me un uomo in t-shirt e jeans fa bella mostra di se. I capelli sono rossi come quelli di Edward solo molto più corti. Ha due occhi verde smeraldo che mi guardano curiosi e uno strano sorriso gli piega solo un angolo della bocca.

<< Chi è lei? >> Indietreggio di un passo scontrandomi col ripiano del mobile e facendomi male all’anca.

Non mi risponde ma inarca un sopracciglio guardandomi stranito.

<< Bella non mi riconosci? >> La voce sussurrata e roca assomiglia in modo impressionante a quella di Edward.

Mi limito a scuotere la testa mentre lo sconosciuto si passa una mano fra i capelli scompigliati.

<< Avrei dovuto sistemarmi quando sei arrivata effettivamente. Ma ero troppo preso dal lavoro. >>

Questo vuol dire che quest’uomo è lo stesso che da una settimana vive come un rinnegato in casa sua e che io ho sempre visto come un bigfoot dal pelo rosso. Questo è…

<< Edward? >> La voce mi esce stridula e acuta.

<< Potresti abbassare il coltello? Sei alquanto inquietante così. >> Sposto la sguardo da lui alla mia arma e di nuovo su di lui.

Da bigfoot è uscito fuori un bronzo di Riace?

Senza più barba il suo viso ha un aspetto meraviglioso. Gli zigomi alti, le labbra piene e rosse, le guance incavate gli danno un aspetto trascurato così come le profonde occhiaie che gli circondano gli occhi.

Lentamente mi si avvina togliendomi il coltello dalle mani serrate.

<< So di averti risposto male oggi, ma non mi sembra un motivo valido per volermi accoltellare. >> Ripone il coltello sul piano accanto la torta e accenna un sorriso come poco prima.

<< No. Cioè non volevo accoltellarla! Oddio ma cosa mi fa dire! >> Mi porto le mani alla bocca ancora shockata da quello che è appena successo.

Sono ancora incredula nonostante lui sia ancora qua davanti a me.

<< Spero non ti dispiaccia se sono sceso per cena. Volevo scusarmi per quello che è successo oggi. >>

<< Non avete niente di cui scusarvi. Sono stata io ad essere troppo invadente. Mi dispiace! >> Finalmente ho ripreso il controllo della voce e riesco a parlare normalmente e non più come se qualcuno mi stesse strangolando.

<< Bella potresti smettere di darmi del voi? Siamo praticamente coetanei, mi fai sentire più vecchio di come già mi sento. >> Cerca di sorridere nonostante senta che sia imbarazzato. Si rimette le mani in tasca puntando lo sguardo sul ripiano dietro di me.

<< Mi dispiace. Cercherò di darl… darti del tu d’ora in avanti se ti va bene. >> Mi arrampico sulle parole cercando di fare come mi ha chiesto.

<< Non c’è bisogno che ti scusi sempre. >> Sposta il suo sguardo nel mio inchiodandomi con i suoi occhi verdi.

<< Scusami. >> Troppo tardi mi rendo conto di essermi scusata per l’ennesima volta ed è inutile portarmi le mani alla bocca, ormai il danno è fatto.

Una piccola risata gl’increspa le labbra e gli fa scuotere la testa.

<< Sto morendo di fame. E quest’ottimo odore non aiuta molto. >> Si guarda intorno annusando l’aria. Il profumo delle patate e del pollo si mescola con quello dolce della torta.

Velocemente tolgo il piatto dal vassoio poggiandolo al lato opposto del mio e apparecchio di tutto punto anche la sua parte.

Mangiamo in silenzio, quasi ad aver paura che il fragile equilibrio che si è creato fra di noi vado in frantumi da un momento all’altro.

<< Gradisci delle altre patate? >> Chiedo una volta che i nostri piatti sono vuoti.

<< Sono apposto così, grazie. Non sono abituato a mangiare così tanto, ma penso di avere ancora spazio per un pezzetto di torta. >> Sorride cordiale e mentre mi do da fare per sparecchiare lui ha già portato la torta in tavola e sta finendo di tagliare la fetta che avevo iniziato prima.

Metto dei piatti da frutta sulla tovaglia per appoggiare le fette di torta che ha tagliato, ma senza prestarmi attenzione Edward si porta la sua alla bocca mangiandone un gran boccone.

Lo imito felice di non dover usare le posate per gustarmi il mio piccolo capolavoro culinario.

<< Come ti trovi in casa? >> Colta in fallo con la bocca ancora piena mi sbrigo a mandar giù un boccone per rispondere.

<< E’ molto bella. >> Porto il bicchiere colmo d’acqua alle labbra per non dover aggiungere altro. Mi ha colto alla sprovvista e non so sinceramente come rispondergli.

Per sette giorni ho solo pulito e rassettato stando perennemente da sola. Non ho avuto molto tempo per pensare a come mi trovassi qui.

Capendo che non voglio aggiungere altro Edward si congeda ringraziando per la cena.

Tiro un sospiro di sollievo quando sento la porta di camera sua chiudersi.

 

La notte è passata silenziosa dopo che Edward si è congedato.

La luce del mattino entra dalle imposte aperte portando con se il profumo di fine estate.

In giardino l’erba è alta e incolta e prima o poi dovrò decidermi a dare una sistemata anche li.

Il suono del campanello mi distrae dai miei pensieri mentre spazzo la veranda sul retro.

Velocemente lascio la scopa appoggiata al muro e corro ad aprire la porta.

Una sorridente Alice mi saluta mostrandomi la scotola della pasticceria vicino casa sua.

<< Sono venuta a trovarti! >> Allegra entra in casa saltellando verso la cucina.

Ci accomodiamo in salotto dopo aver preparato del tea e sistemato i dolcetti su un vassoio.

<< Allora Bella come va? La casa adesso è fantastica! Edward come si comporta? Ma esce ogni tanto? No, sai perché lui di solito sta sempre chiuso in camera e sta sempre per i fatti suoi. >> Un fiume di parole le esce dalle labbra senza mai riprendere fiato.

Mi porto la tazza alle labbra prima di rispondere, ma una voce dietro di me mi fa sussultare facendomi saltare e rovesciare un po’ di tea sulle mani.

<< Alice quando imparerai a porre una domanda alla volta? >> La voce roca e sussurrata di Edward mi arriva da vicino come se fosse appoggiato allo schienale del divano dietro di me.

Mi giro per guardarlo e me lo ritrovo a pochi centimetri dal viso effettivamente poggiato accanto alla mia spalla fra me e Alice.

<< Cugino! Ti sei finalmente deciso a tornare umano? >> Posa la sua tazza sul tavolo per poi lanciarsi verso Edward che la stringe a se in un abbraccio.

<< Ho finito giusto ieri una composizione che mi ha rubato più tempo del previsto. Adesso posso concedermi un po’ di riposo. >> Sorride affabile facendo il giro del divano per sedersi di fianco alla cugina.

Mi chiedo quando ha completato la sua opera se mai l’ho sentito suonare. È così sicuro di se da scrivere soltanto le note senza mai sentire il loro effettivo suono?

Continuano a parlare tranquillamente mentre il tea si raffredda e i dolcetti finiscono.

Poco prima di pranzo Alice si congeda strappandomi la promessa di andare a fare una passeggiata con lei non appena avessi avuto un po’ di tempo libero.

Una volta chiuso il portone di casa raccolgo il vassoio con le tazze e la teiera dal salotto e lo porto in cucina dove trovo Edward seduto al tavolo che si tiene la testa con le mani.

<< Stai bene Edward? >> Ripongo le stoviglie sporche nel lavandino e il vassoio sul ripiano.

<< Non sono più abituato alla parlantina di Alice. Mi è solo venuto mal di testa. >> Mi avvicino un po’ preoccupata posandogli una mano sulla spalla e parlando più piano che posso.

<< Vai a stenderti sul divano. Fra poco sarà pronto il pranzo. >> Spero solo che non si vada a rinchiudere in camera come suo solito, con un mal di testa l’aria polverosa e viziata non è proprio l’ideale.

<< Penso che andrò a stendermi in camera. Puoi chiamarmi quando è pronto? >> Sfregando la sedia sulle mattonelle della cucina si allontana dal tavolo alzandosi.

Incerta annuisco abbassando lo sguardo e andando verso il mobiletto con le pentole.

<< Bella c’è qualcosa che non va? >> Come sempre mi spavento sentendo la sua voce alle mie spalle. Pensavo fosse già sulle scale.

<< No… no, nulla. >> Tiro fuori una padella per cuocere il condimento e una pentola dove far bollire l’acqua.

<< Ne sei sicura? >> Questa volta è lui a posarmi una mano sulla spalla e a farmi girare.

Fra le mani stringo ancora la pentola e il mio sguardo è tutto rivolto alle sfumature che la luce crea sull’acciaio.

<< No, ma non vorrei farti arrabbiare ancora. Sei adulto e vaccinato, non ho il diritto di dirti o chiederti cose che so già in partenza rifiuteresti. Ti chiamerò non appena sarà pronto. Adesso pensa solo a farti passare il mal di testa. >> Alzo la testa sorridendo, incontrando il suo sguardo indeciso.

<< Mi spiace per aver alzato la voce ieri, ma non sono più abituato ad avere qualcuno che si occupi di me. >> Mi toglie la pentola dalle mani poggiandola accanto alla padella alle mie spalle.

<< Ti sei già scusato ieri per questo e non vedo alcun motivo per cui tu debba continuare a farlo. È stata una mia scortesia dirti quelle cose e non rispettando le tue abitudini. >> Parlo continuando a guardarlo negli occhi, è difficile per me, ma se vogliamo riuscire a convivere pacificamente, queste, sono cose che vanno stabilite al principio.

<< Dobbiamo trovare un modo per venirci incontro allora. Almeno per un anno vivremo insieme e se continuerai a fare un ottimo lavoro come adesso non vedo perché non prologare il tuo contratto. >>

Mi sento avvampare le guance al complimento.

<< Cercherò di essere meno scorbutico che posso ogni volta che vorrai domandarmi qualcosa, ma non sperare che ci riesca fin da subito. >> Mi sorride alzando solo un angolo della bocca, come se si fosse dimenticato come si fa.

<< Perciò se chiedo di poter sistemare la tua camera non rischio la morte? >> Si irrigidisce contraendo la bocca. Mi sembra quasi di sentire i denti che sfregano fra di loro.

Dopo un respiro profondo mi risponde con la sua solita voce roca e pacata.

<< Dammi qualche giorno per sistemare i miei spartiti e poi… poi potrai farci quello che vuoi. >> La sensazione di vittoria mi fa quasi saltellare di gioia come spesso ho visto fare alla piccola Brandon.

<< Oh non ti preoccupare! Non toccherò nulla! Ritroverai tutte le cose al loro posto te lo prometto! >>

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ma buon sabato! Spero per voi che siate fuori e non chiuse in casa come me! Ahahaha
So che avrei dovuto aggiornare la Maschera, ma il capitolo è in revisione! A breve aggiornerò anche li, sarà questione di qualche giorno anche perchè lunedì ricominciano i corsi in Uni e la faccendo si fa alquando complicata!
Scusate se non risponde alle recensioni, ma sto per uscire! (E allore non dire che stai chiusa in casa il sabato pomeriggio!)(Dettagli ù_ù)
Vi ringrazio infinitamente per ogni singolo commento che avete lasciato! Li adoro tutti e sono felice che questa storiellina sia di vostro gradimento! In questo capitolo ci sarà una rivelazione! Forse anche due ù.ù So che avrei potuto allungare e descrivere, spiegare, ammorbarvi con descrizioni introspettive e cazzi e mazzi, ma... Questa storia è nata veloce e veloce procede senza intoppi! Spero di non deludervi con i prossimi capitoli! Un bacio a tutti voi che leggete!
Ps: Mi dimentico sempre di metere lo SPOILER ù.ù

Piano

Capitolo 3

Sono passati dieci giorni da quella promessa e ancora non sono potuta entrare nella camera di Edward.

Cencio alla mano tolgo la polvere che si è accumulata in questi giorni sui mobili del secondo piano.

Come sempre più spesso mi accade negli ultimi giorni l’occhio mi cade sulla seconda porta che non ho ancora varcato.

Non ha niente di differente dalle altre porte del piano. Il legno è chiaro e riprende quello dei mobili, la maniglia è dorata come tutte le altre. L’unica cosa che la differenzia è che è chiusa a chiave.

Nonostante quest’ultima sia nella toppa non mi sono mai permessa di aprirla.

Ma, si sa, la curiosità è donna.

Mi guardo intorno furtiva come se stessi per commettere un reato. Nessuno mi ha vietato di entrare in questa stanza e non mi è mai stato nemmeno proibito.

Titubante passo le dita sul metallo freddo della maniglia. Cosa dovrei aspettarmi? Forse una camera vuota? Una camera da letto? E se ci fosse della roba strana che Edward tiene nascosta?

Mi tolgo questi stupidi pensieri dalla mente. Edward è un uomo a posto.

Il rumore della serratura che scatta risuona nel silenzio della casa facendomi correre un brivido per la schiena.

Abbasso la maniglia e la porta cigola sui cardini quando la faccio ruotare.

La stanza è buia e, come quella di Edward, piena di polvere e di aria viziata.

<< La curiosità uccise il gatto. >> Spaventata lascio che l’urlo che mi è nato in gola esca in tutta la sua potenza.

Assorta nel cercar di non far rumore non ho sentito, come al solito, Edward avvicinarsi.

Con il cuore in gola e il respiro ansante mi giro incontrando gli occhi allegri del padrone di casa.

<< Prima o poi mi farai morire! >>

Non mi risponde, si limita a spalancare la porta camminando a piedi scalzi in mezzo alla polvere.

Arriva alla finestra spalancando le tende e aprendo le imposte.

La luce mi acceca abituata com’ero al buio della camera.

Sbatto un paio di volte le palpebre cercando di abituarmi nuovamente alla luce mentre riprendo controllo del respiro.

Quando le fastidiose macchioline bianche non mi ostacolano più la vista posso finalmente vedere la stanza.

I muri sono beige con una striscia di orsetti su ogni parete. In disparte una sedia a dondolo coperta da un lenzuolo e nel mezzo una culla montata solo per metà.

La polvere prende a danzare guidata da un lieve venticello che entra nella camera sostituendo il cattivo odore di chiuso.

<< Ecco io… visto che mi manca solo la tua camera e questa da sistemare, volevo approfittare del fatto che avessi finito col resto e… ehm… >> Finite le parole faccio un passo entrando nella stanza.

Edward, creando un sentiero scuro fra il tappeto di polvere, passeggia assorto accarezzando con cura sia la sedia che la culla.

<< Sarebbe dovuta essere la stanza di mio figlio. >> Quelle parole, come una coltellata nel petto, mi fanno stringere la gola e pizzicare gli occhi di lacrime troppo a lungo versate.

<< Fino a un paio di anni fa o poco meno ero fidanzato. >>

Mentre parla torna verso la sedia scoprendola.

Il legno chiaro, come quello della culla, è perfetto per il colore delle pareti.

Segue le linee dei fiori incisi sullo schienale accennando un sorriso.

<< E’ stata mia madre a regalarmi questa. >> Accarezza i braccioli una volta che si è seduto.

<< Non le è mai piaciuta Hannabel, ma non appena le dissi che sarei diventato padre, caricò la sua sedia a dondolo in macchina e me la portò. Mi ha raccontato che quando ero piccolo e la notte piangevo riusciva a calmarmi solo quando si sedeva qua sopra e mi cullava. >> Stende le gambe e si lascia scivolare quasi sdraiandosi.

<< Siamo stati insieme per anni. Pensavo che fosse tempo di fare le cose per bene. E allora le chiesi di andare a vivere insieme. La mia compagna mi disse di essere incinta poco dopo che ci trasferimmo qui. Ero talmente felice che non aspettai un momento di più per iniziare a sistemare questa stanza, ma lei non era dello stesso parere. Una settimana dopo abortì senza dirmi nulla e se ne andò dicendo che questa non era la vita che voleva e che un pianista non le avrebbe dato tutto quello che si meritava. >> Parla tranquillo, con la voce piatta come se non fosse la sua storia quella che sta raccontando.

Le lacrime ormai scendono senza sosta sul mio viso bagnandolo e le mie braccia sono strette intorno alla vita.

Per la prima volta sento i suoi passi mentre mi si avvicina.

Sul pavimento polveroso le sue impronte arrivano fino a me.

<< Bella, non volevo farti piangere. Scusami. >> Mi appoggia le mani sulle spalle accarezzandomi confortante.

Non riesco a parlare a causa dei singhiozzi che mi scuotono il corpo. Scuoto solo la testa e alzo una mano per dirgli di aspettare.

Non riuscirei a dire niente nemmeno se non stessi singhiozzando come una disperata.

Mi giro dandogli le spalle, con passo tremante mi avvio per il corridoio chiudendomi in camera.

Con la schiena appoggiata alla porta mi lascio scivolare a terra portandomi le ginocchia al petto.

I singhiozzi non smettono di salirmi dalla gola e le lacrime non accennano a smettere di bagnarmi il viso.

Non posso continuare a piangere. Non voglio continuare a piangere.

Cerco di rialzarmi in piedi e barcollando mi trascino in bagno. L’acqua fredda scorre nel lavandino schizzandomi alcune gocce sulle mani.

Mi bagno i polsi e unendo a coppa le mani le riempio d’acqua buttandomela sul viso arrossato.

I singhiozzi lentamente si calmano e le lacrime si acquietano lasciandomi, come ricordo, gli occhi rossi e gonfi.

Dopo qualche respiro profondo riesco a tornare padrona di me stessa nonostante il dolore nel petto non accenni a scomparire.

Mi asciugo le mani e il viso con la morbida spugna profumata di fuori.

Due colpi alla porta mi fanno sobbalzare dallo spavento. Mai era successo che Edward mi venisse a chiamare di sua spontanea volontà.

Con una leggera corsa arrivo alla porta aprendola di un soffio, proprio come fa lui di solito.

<< Ti ho… ehm… portato della camomilla. >> Sorpresa apro la porta mentre lui entra in camera con un vassoio in mano, sopra una teiera fumante e una tazza.

Posa tutto sul comodino spostando la sveglia.

Tiene una mano in tasca mentre con l’altra si scompiglia i capelli, che sono cresciuti incredibilmente in questi giorni, come se non sapesse cosa fare.

Si guarda in giro imbarazzato con le guance leggermente arrossate.

<< Siediti pure sul letto. >> Mi accomodo accanto al comodino versando la camomilla nella tazza.

<< E’ già zuccherata. >> Grattandosi la nuca si siede sul letto accanto a me.

Prendo la tazza in mano beandomi del suo calore e soffiando faccio sparire il fumo caldo per un istante.

Me la porto alla bocca prendendone una piccola sorsata e risputandola subito.

<< Scotta? >> Preoccupato Edward mi da qualche colpo sulla schiena mentre tossisco a causa del cattivo sapore.

<< E’ salata! >> Poso la tazza sul piattino continuando a tossire finché non ne sento più il bisogno.

Spero di non dover mai più assaggiare una schifezza del genere.

La faccia di Edward è impagabile. Dispiaciuta e sorpresa allo stesso tempo.

Non riesco a trattenermi e le risate nascono spontanee lenendo un poco il dolore di prima.

Poco dopo anche Edward si unisce alle risate e per la prima volta lo vedo ridere davvero.

Ride con gli occhi chiusi e la testa piegata indietro. Le mani affondate sulla leggera coperta arancione gli fanno da appoggio altrimenti si sarebbe già sdraiato.

Era da tanto che non ridevo così e credo che anche per lui sia lo stesso. Non avrebbe senso ridere così tanto per un’assurdità del genere, ma ne sento il bisogno.

Mi asciugo una lacrima all’angolo dell’occhio, per fortuna non ha niente a che fare con quelle versate fin’ora.

<< Mi dispiace per prima… e per la camomilla! Ero convintissimo che fosse zucchero. >> Si ricompone facendo scomparire il sorriso dalla sua bocca che rimane comunque piegata nel suo sorriso strano.

<< Scriverò sul barattolo “Zucchero” e “Sale” appena torno in cucina. >> Incrocio le mani in grembo torturandomi le dita.

È strano ritrovarmi qui con lui.

È una cosa che non avevo mai nemmeno osato immaginare.

Mi chiedo come una donna possa scappare da un uomo del genere. Si è dimostrato premuroso, quando parlava del figlio che non ha mai potuto conoscere i suoi occhi erano pieni d’amore. È indubbiamente bello, non so se sia un bravo pianista o meno dato che non ho mai avuto l’occasione di ascoltarlo, ma se si può permettere questa casa e tutto il resto non credo proprio che abbia problemi di soldi.

Cosa avrebbe mai dovuto desiderare la sua ex per lasciarlo di punto in bianco e decidere di non voler costruire una famiglia con lui.

Certe persone hanno la fortuna di avere tutto, ma voltano le spalle a questa fortuna in cerca di qualcosa di più.

<< Ho avuto una reazione esagerata prima. Mi spiace di essere scappata a quella maniera, ma avevo bisogno di stare un attimo da sola per riprendermi. >> Alzo lo sguardo trovando i suoi occhi fissi su di me.

<< Se avessi saputo che la mia storia ti avrebbe rattristato fino a questo punto non ti avrei raccontato nulla. Ma rivedere quella stanza… >> Lascio le mie mani libere dalla tortura che mi sono autoimposta e ne sposto una coprendone una delle sue sulla sua gamba.

In pochi sanno quello che sto per dirgli e non so bene perché sto per farlo, ma ne sento il bisogno.

<< Purtroppo… condividiamo lo stesso dolore. >> Tengo lo sguardo fisso sui ricami dello scendiletto troppo codarda per guardarlo negli occhi e leggere la tristezza, la compassione, il dolore che ci accomuna.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Carissimiiiii! Ma quanti bei commentini che mi avete lasciato! *Me very very happy!* Sono più happy di un happy hippo! *O*

Vabbè basta cazzate XD

Che dire... Edward ha lasciato un fiume di lacrime dietro di se! E per il passato di Bella... be dai vi farò attende poco! Il prossimo capitolo sarà rivelatore!

Sappiate che amo particolarmente questo capitolo. Non c'è un perchè, è semplicemente così! Mi è piaciuto scriverlo e mi sono divertita ad immaginare ogni scena come se fossi anche io li con loro!

Perciò basta parlare e... Buona Lettura!

PS: SPOILER!

Risposte alle recensioni

ada90thebest: la vita è dura... per loro forse un pò di più in questa storia e, magari... chissà forse hai ragione tu =P

harrytat: Come ho detto un po' di righe sopra... il prossimo chap vi renderà tutto più chiaro ù.ù

Fuffy91: Grazie per la tua bella recensione! Mi hai fatto sorridere di cuore! X3

grepattz e Giova71: Purtroppo la mente umana è geneticamente tarata male, alcuni di più altri meno. Hannabel ha ben visto di essere un'egoista totale privando Edward della loro futura famiglia.

Goten: Biscottina mia <3 Io sono sempre felice degli aggiornamenti delle tue lo sai... perciò muoviti a scrivere! è___é (XD)

chi61: Grazie! Non posso dire altro se non questo! Sono lieta che il mio semplice stile ti piaccia! Non sono mai stata prolissa, infatti sono molto sintetica nel parlare (come puoi ben vedere dalle risposte ai commenti XD) o nel descrivere luoghi persone e città XD


plubuffy: Giusy <3 Ormai ti ho intrappolato nelle spire delle mie parole! Mahuahuahuahua! ù-ù

Piano

Capitolo 4

Non mi ha chiesto niente. Non ha domandato nulla a riguardo. Si è limitato a starmi accanto carezzandomi i capelli mentre nuove lacrime mi riempivano gli occhi.

Sono riuscita ad entrare in camera sua pochi giorni dopo.

Mi sono messa le mani nei capelli non appena le finestre si sono aperte e ho potuto vedere tutto quello che c’era nella stanza.

I pentagrammi avevano lasciato posto ad un disastro nucleare.

Sono ancora indecisa sulla causa del caos che regnava in quella camera. Una bomba? Un tifone? Un terremoto? Uno tsunami? Sicuramente è stata colpa di un disastro naturale tutto quel casino!


Edward mi sta accanto rosso come un pomodoro maturo e si tortura i capelli nervosamente.

<< Tu vuoi farmi intendere che hai vissuto in questo… qui da quanto tempo? >> Armata di un sacco per la sporcizia mi avvicino alla scrivania iniziando a buttare scatole del cinese e lattine vuote.

<< Ehm… beh non saprei… quando lavoro perdo la cognizione del tempo. >> Vicino al letto tira via le coperte e le lenzuola sporche.

Mi avvicino a lui liberando il comodino da un portacenere pieno di mozziconi, alcuni finiti anche per terra.

<< Ma fumi? >> Svuoto i mozziconi nel sacco nero guardandolo mentre litiga con il cuscino e la federa.

<< Ho smesso. >> Liberato il primo cuscino passa all’altro.

<< Da quanto? >> Lo aiuto a togliere le federe anche agli altri cuscini del letto.

Da quello che posso vedere dormirebbe per terra con duemila cuscini come un maharaja .

<< Mhmm… qualche mese. Non avevo voglia di andarle a ricomprare. >> Butta le federe sporche nel mucchio con le lenzuola.

Io sono rimasta un momento basita.

<< Questo vuol dire che sono mesi che nessuno pulisce questa stanza. >> Il cuscino mi cade dalle mani finendo a terra e alzando un po’ di polvere.

<< Beh… ho aperto le finestre qualche giorno fa! >>

<< Edward… >> Mi guarda con una faccia innocente come se fosse la prima volta che entra in questa stanza.

<< Vai a prendere una tanica di benzina e un accendino. Non c’è altra soluzione. >> Esco di camera lasciandolo basito con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.

Mi riaffaccio alla porta trovandolo ancora fermo come l’ho lasciato.

<< Stavo scherzando… più o meno. Vado a prendere l’aspirapolvere. >> Mi avvio verso le scale ma il rumore della porta che si chiude e della chiave che gira nella toppa mi fanno correre verso la camera di Edward.

Batto i pugni alla porta urlandogli di aprire.

<< Non entrerai mai più qua dentro! Non ti permetterò di mandarmi a fuoco due anni di lavoro! >>

<< Edward, per l’amor del cielo apri immediatamente questa porta o giuro che chiamo Emmett e la faccio sfondare! >>

<< No! >> Peggio di un bambino ostinato!

<< Ti prometto che non mando a fuoco niente, ma ora fammi entrare o giuro che ti lascio morire di fame chiuso dentro quel porcile! >> Continuo a bussare finché la serratura non scatta e la porta si apre di un soffio.

<< Non lo faresti davvero. >> Vedo solo un occhio verde e un ciuffo di capelli ramati, il resto è nascosto.

<< Oh si che lo faccio! >> In posizione “piccolo generale”, come ho visto fare spesso alla piccola Alice, mi paro davanti a lui con la faccia “cattiva” che usavo quando i fratelli Brandon non mi lasciavano lavorare.

<< Ma non puoi! >> Apre la porta con un broncio adorabile in viso.

<< Se mi fai pulire dopo ti faccio la torta. >> Uomini…

<< Al cioccolato?>> Basta…

<< Al cioccolato. >> Prenderli per la gola!

Il suo solito sorriso gli piega le labbra dandomi il via libero al suo regno del caos.


Da allora è passato diverso tempo. Giorni, settimane, mesi.

Ora pranziamo, ceniamo e facciamo colazione insieme, sempre più spesso accompagnati da Alice e da Emmett lieti di rivedere loro cugino tornato a vivere fuori dalla sua stanza.

Non so se sia effettivamente il suo lavoro ad averlo tenuto rinchiuso o se sia colpa del dolore provato nella perdita di suo figlio. Mi ha spiegato che l’unica cosa che è riuscito a sentire per la sua ex compagna dopo quello che ha fatto è solo disprezzo e tristezza.

Non ha più avuto contatti con lei e si è buttato sul suo lavoro anima e corpo.

Ho anche scoperto quando prova le sue composizioni. Di notte.

Mentre io dormo profondamente lui, in sala, suona per ore.

Come ho fatto a non accorgermene per tutto questo tempo? Le pareti delle stanze sono per la maggior parte insonorizzate.

È stato un puro caso che io l’abbia scoperto. Una notte sono scesa in cucina per prepararmi una camomilla visto che non riuscivo a dormire e sono rimasta incantata nel sentirlo suonare. Mi sono seduta sul divano e l’ho ascoltato per tutta la notte suonare e sistemare le sue composizioni.

Quando l’alba si stava ormai avvicinando, ha coperto i tasti col coperchio e si è stiracchiato le braccia. Senza fare rumore ha spostato lo sgabello e si è voltato verso di me rimanendo di sasso.

Le sue guance si sono arrossate ed ha iniziato a balbettare come un bimbo sorpreso con le mani nel barattolo di marmellata.

<< Trovo che l’ultima sia la più bella di tutte. >> Sorridendo mi sono alzata e sono tornata in camera per dormire qualche ora prima di ricominciare con la solita routine.

Sempre più spesso mi ritrovo in sala, nel tardo pomeriggio, a sentirlo suonare mentre mi leggo un libro o rammendo qualche vestito.

Da quando l’ho sorpreso quella notte non si è fatto molti problemi ad esercitarsi con me nei paraggi.

Adesso, ad esempio, il dolce suono del suo pianoforte mi accompagna mentre taglio le verdure per la cena.

La musica scompare e me lo immagino con una mano scompigliarsi i capelli rossi tagliati da poco e la matita che scrive e cancella note.

È incredibile la velocità col quale i suoi capelli crescano in breve tempo.

Più di una volta mi ha chiesto di aiutarlo a sistemarsi “la massa informe”, come la chiama lui, che si ritrova in testa.

<< Non mi piacciono le melanzane. >> Salto letteralmente sul posto facendo cadere il coltello a terra.

La voce non più sussurrata ma limpida mi fa spaventare come ogni volta.

Da quando ci siamo conosciuti è cambiato in maniera impressionante. Piccole cose che nell’insieme però sono tanto.

<< Oh per l’amor del cielo Edward! Non potresti fare un po’ di rumore quando mi vieni alle spalle? Sarò costretta a metterti un campanello come ai gatti. >> Lo minaccio con un dito mentre lui sghignazza e ruba un pezzo di peperone.

<< Ti rovini la cena se mangi prima. >> Si gira dandomi le spalle e facendomi il verso.

<< Edward! >> Arrotolo lo strofinaccio con cui mi pulisco le mani e lo faccio schioccare contro la sua gamba.

<< Ahi! >> Si massaggia la coscia guardandomi con occhi sorpresi e divertiti.

<< Potresti, ma solo se non ti è di disturbo, comportarti come un adulto e smetterla di fare il bambino? >> Arrotolo di nuovo lo strofinaccio minacciandolo.

<< Tu continua così e io chiamo il telefono azzurro! >> Scappa in salotto ridacchiando e io torno alla mia torta salata.

<< E comunque le melanzane non mi piacciono davvero! >> Con un urlo degno di una cantante lirica e l’espressione da psicopatica alla “Shining” mi volto verso Edward che silenzioso come un gatto mi è tornato alle spalle e mi ha afferrato per i fianchi facendomi spaventare a dovere.

Ho il cuore che batte a mille per la paura.

<< Ti diverte così tanto spaventarmi? >> Imbronciata incrocio le braccia sotto al seno.

<< Immensamente. >> Sorride col suo sorriso strano, che negli ultimi tempi è diventato davvero stupendo tanto da illuminargli anche gli occhi.

Le sue mani sono ancora sui miei fianchi, calde e sicure accarezzano la morbida lana del maglione che indosso.

Non siamo mai stati così vicini e la cosa mi imbarazza e mi metto un po’ a disagio.

Non ho mai mentito a me stessa e ho sempre ammesso che Edward sia un bellissimo uomo, ma non sarebbe etico da parte mia lasciarmi andare a questi pensieri da adolescente.

Eppure è così dannatamente bello. Non ha più l’aspetto trascurato di settembre, ora le sue guance sono piene e le occhiaie sotto agli occhi sono praticamente scomparse. La barba, che stamani non ha fatto, gli da un’aria tremendamente sexy, così come il sorriso che ancora gli piega le labbra e gli occhi accesi di divertimento.

Mi sento le guance andare a fuoco. Da quanto non vengo toccata da un uomo, che non sia solo un saluto o un abbraccio fraterno?

Per fortuna il campanello suona salvandomi da questa situazione imbarazzante.

Mi affretto a fuggire dalla sua presa e ad aprire la porta.

Se mai avessi saputo chi avrei trovato sull’uscio non mi sarei mai mossa dalla stretta di Edward.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Oddio! Volete farmi morire? 18 recensioni? Sto gongolando. Se vedete qualcuno passeggiare con un sorriso ebete stampato in faccia sappiate che sono io XD

Bene… per rispondere ad una domanda comune (Così non lo ripeto diciotto volte nelle risposte ai commenti) alla porta c’è… Ahuahuahua Leggete e lo scoprirete ù.ù

Sono perfida, vero? No in realtà sono solo un po’ idiota XD

Bene… che devo aggiungere? Ah, si. Non uccidetemi o non saprete mai come continua la storia!

Al solito lo spoiler si trova sul blog Here!

Ps: Per chi volesse contattarmi il mio indirizzo msn è: NekoHari@msn.com

Mentre il link per face book lo trovate sul blog! Basta che mi dite chi siete e sarò felice di aggiungervi!

Risposta alle recensioni

 

Marika92: Un piccolo passo avanti per loro, un grande passo avanti per l’umanità ù_ù XD

harrytat: Grazie per i complimenti *.*

Semolina81: Penso che Bella la stiamo invidiando un po’ tutte… maledetta a lei XD Si ritrova in casa, da sola, con un bel esemplare di pianista maschio adulto e non ne ha ancora approfittato! Ma io non lo so! ù.ù  La nostra piccola Bellina è passiva/aggressiva! Quando serve sa tirare fuori gli artigli, ma è principalmente di indole pacata. Vediamo un po’ in questo capitolo come si comporta =3

plubuffy: Giusy piccina! Lo so che i chap sono troppo corti ç_ç Ma mi sembra inutile e ridondante aggiungere così prettamente inutili per allungare il brodo! Ma tanto tu mi perdoni lo stesso, vero? *occhioni da cucciolo*

grepattz: Il pezzo della stanza è anche il mio preferito! Pensa che nella prima stesura non c’era, ma mentre lo scrivevo mi sono divertita troppo! Sono veramente contenta di averlo aggiunto! Penso sia una delle parti che preferisco di tutte le storie che ho scritto XD

luis: Non ti preoccupare del mancato commento! A fine storia faccio la conta e chi manca… beh sappi solo che gli ultimi non sono sopravvissuti! u.ù … XD

giova71: Spero di non far sembrare le cose troppo veloci… il tempo passa è vero, ma certe volte tempo che tutti questi salti temporali facciano perdere un po’ il filo =P

kandy_angel: Benvenuta! X3 I nuovi fan sono sempre ben accetti! In omaggio una copia autografata, da qualcun altro, della storia XDD

chi61: Vorrei riuscire a descrivere di più le loro giornate sinceramente, ma ho paura di diventare troppo noiosa e monotona! Spero che anche questo capitolo ti possa piacere!

fabiolina: Nella camera di Edward si stava formando un ecosistema a parte XD Non ho nemmeno osato immaginare cosa nascondesse sotto al letto… Brrrr! XD

Goten: Biscottina! Ogni volta che Bella si spaventa lo faccio in tuo onore XD

Mr Darcy: Oddei addirittura dieci minuti? Sono contenta di averti rallegrato così tanto! Ahahaha!

ForgottenSnow: Benvenuta! Grazie per tutti i belliFFimi complimenti! Se andate avanti così rischio di montarmi la testa! Vorrei anche io un Edward mi arriva di soppiatto alle spalle e mi agguanta! *O*Però lo preferisco sbarbato ù.ù Sono d’accordo con te sulla Bella della Meyer! Infatti in tutte le mie storie è OOC! XD proprio non ce la faccio a vederla originale! Mi verrebbe da tirarle qualcosa dietro! Hihi!

Fuffy91: Beati loro che fanno i novelli sposini ç_ç Che invidia!

JessikinaCullen: Ma io ti adoro! Hai commentato capitolo per capitolo! Sto con gli occhi a cuore! Mi sono mancate le tue recensioni, ma se ti tolgono tempo alle scrivere posso farne a meno! Ogni volta che vedo un tuo aggiornamento sembro Alice che batte le mani e ride come una scema XD Un bacio grande grande!

jennyvava: Il tuo segreto con me è al sicuro ù_ù E ti dirò di più… anche io detesto le melanzane! XD In ogni mia storia c’è sempre un qualcosa di autobiografico dall’odio per le melanzane a… boh altro XD Ora non mi viene in mente e a parlar di cibo mi è venuta fame!

Antonya: Benvenuta anche a te! Mi è piaciuto tanto come hai descritto i miei personaggi! È stato bello leggere il tuo commento! ^_^

Anthy: Ciao carissima! È una vita che non ci sentiamo hehe! Ah ah ah quale mancanza da parte tua non recensire la sorella maggiore di questa piccolina ù_ù (Shona stai zitta che tu ti dimentichi di recensire una volta si è l’altra pure! Arg ù.ù) Sono contenta che la storia ti piaccia ^_^ Era nata quasi per sfogo perché l’altra non la sopportavo più! XD La mia piccolina fa conquiste lol! *spero sia la fame che parla perché tra una cosa e l’altra sto dicendo un sacco di strullate XD* Un bacioneee!

Piano


Capitolo 5

 

Il campanello continua a suonare impazzito mentre corro fuori dalla cucina.

<< Arrivo! Arrivo! >> Urlo stupidamente visto che la casa è quasi completamente insonorizzata.

Prendo un respiro per calmare il fiato mentre abbasso la maniglia e apro un po’ la porta.

<< Chi è? >>

<< Ciao Bella. >> La voce strascicata che per tanto tempo ho amato mi sfiora con una viscida carezza.

<< Lucas… >> Tremante e immobile con la mano ancora sulla maniglia non riesco a dire o pensare altro.

Alto come me lo ricordavo. Le spalle grandi leggermente sproporzionate dal resto del corpo. I capelli tagliati quasi a zero che gli colorano di nero la testa. Gli occhi scuri come pozzi senza fondo.

Ho la bocca secca e la gola chiusa, le parole non ne vogliono sapere di uscire.

<< Non mi fai accomodare? Ti sei trovata un bel posticino dove stare. >> Si muove di un passo poggiando una mano alla porta per aprirla del tutto.

Con uno scatto di paura cerco di richiudere il portone, ma come sempre, Lucas è troppo forte e senza sforzo riesce a spalancarlo facendomi cadere a terra.

<< Ti sembra il modo di accogliermi dopo così tanto tempo che non ci vediamo? >> Si abbassa afferrandomi per i polsi e stringendo fino a farmi male.

<< Lasciami… >> Sussurro solo. Non riesco a parlare.

<< Come hai detto tesoro? Non credo di aver sentito. >>

Mi tira su di peso e tutto quello che riesco a fare è urlare terrorizzata.

<< Lasciami! Lasciami! >> Scalcio cercando di liberarmi, ma sembra di colpire un muro di cemento.

<< Sta ferma! Sai cosa ho dovuto passare a causa del tuo scherzetto? >> Stringe ancora di più la presa facendomi dolore i polsi.

<< Lasciami bastardo! È colpa tua! È stata tutta colpa tua! >>

Richiamato dalle mie urla Edward arriva appena in tempo per vedere Lucas, l’uomo che un tempo amavo, colpirmi al volto con uno schiaffo.

<< Lasciala immediatamente. >> Edward corre verso di noi strappandomi dalla sua presa.

Mi lascio andare contro di lui shockata dalla paura.

Il dolore dello schiaffo è nulla in confronto a quello che sento dentro.

<< Ma brava la mia piccola puttana, hai già trovato qualcun altro da cui farti sbattere? >> Urla senza ritegno mentre le lacrime mi bruciano gli occhi. Edward mi lascia ed io scivolo a terra carponi.

<< Vattene immediatamente da casa mia. >> La sua voce è bassa e roca, quasi un ringhio.

<< Levati dalle palle! Devo finire di parlare con quella piccola sgualdrina. >> Senza che me ne renda conto Edward si è scagliato contro Lucas dandogli un pugno in faccia.

Non so bene come ma si ritrovano a terra vicino a me continuando a colpirsi.

Il labbro di Edward è spaccato così come il naso di Lucas che perde sangue.

Dalla strada il suono delle sirene della polizia mi fa distogliere lo sguardo e quando un agente corre in casa per separare i due non posso far altro che gattonare verso Edward ora seduto a terra.

<< Lucas Woofer è in arresto per aggressione e violazione del mandato d’ingiunzione restrittiva nei confronti della signorina Isabella Swan. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dica può e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto alla presenza di un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene verrà assegnato uno d'ufficio. >> Mentre il poliziotto fa scattare le manette sui polsi di Lucas, non posso non notare lo sguardo di disprezzo che mi rivolge.

Un altro agente, una donna, ci si avvicina inginocchiandosi accanto a noi.

<< Per fortuna avete chiamato in tempo. Avete bisogno che vi chiami un’ambulanza? >> L’unica cosa a cui riesco a pensare è quando Edward abbia trovato il tempo di chiamare le autorità.

<< Non si preoccupi agente. Basterà del ghiaccio. >> Con un po’ di difficoltà Edward si tira in piedi e io con lui.

<< Uno di voi deve venire in centrale ha esporre denuncia. Per stanotte non dovete preoccuparvi, potete venire anche domani in mattinata. La ringraziamo per la chiamata signor Cullen. >>

Ancora ammutolita guardo l’agente uscire di casa chiudendosi il portone alle spalle.

<< Bella. >> Alzo lo sguardo su di lui.

Il taglio sul labbro ha quasi smesso di sanguinare e ora il sangue si sta lentamente coagulando. Ha uno zigomo livido e sicuramente domani avrà un ematoma coi fiocchi.

Mi prende per mano trascinandomi fino al soggiorno dove mi fa sedere su un divano.

Sparisce dietro la porta per poi tornare pochi istanti dopo con una pezza bagnata in mano.

Si siede accanto a me e, delicatamente, mi sfiora la guancia arrossata a causa dello schiaffo.

<< Dovrei essere io a medicarti. >> Piatta, la mia voce rompe il silenzio che si era creato.

<< Pensavo stessi per svenire da un momento all’altro. Sei bianca come un fantasma. >> Gli fermo la mano col panno mentre l’altra continua ad accarezzarmi i capelli.

Gli tolgo la pezza stringendola fra le dita, alcune gocce d’acqua mi bagnano il palmo scivolando sul braccio quando lo alzo per pulire il viso di Edward.

Lentamente tolgo il sangue dal labbro con diversi gemiti di dolore da parte dell’uomo che mi ha in qualche modo salvato.

<< Come sapevi… >> Non trovo le parole per chiedergli come ha fatto ad essere così tempestivo nel chiamare il 911.

<< Alice mi ha accennato al fatto che hai avuto problemi con un tuo ex quando mi ha parlato di te. E quando ho deciso di assumerti ne ho parlato con mia zia. Mi ha spiegato un po’ la situazione. >>

Mi domando quanto in realtà sappia di tutta la faccenda.

Però è grazie a lui se ora non mi trovo ancora fra le grinfie di Lucas. Edward si è aperto con me ed io non gli ho reso niente in cambio. Posso dire di non avergli mentito, ma ho omesso tutta la mia verità.

<< Sono stata con Lucas da quando ho lasciato casa Brandon. Ci frequentavamo già prima, ma solo dopo qualche mese abbiamo deciso di andare ad abitare insieme. Pensavo fosse l’uomo della mia vita, ma mi sono decisamente sbagliata. Scoprii di aspettare un bambino circa un anno fa. Ero così felice. Ho sempre sognato di avere una famiglia. Io, l’uomo che amavo e un bambino, o forse anche di più. >> Ho lo sguardo fisso su Edward, ma in realtà non lo vedo neppure.

<< Negli ultimi mesi che sono stata con lui… beh… era diverso, cambiato. Tornava tardi a casa e spesso portava i suoi amici per giocare a carte o bere. Scommetteva e quando perdeva… se la rifaceva su di me. >> Mi fermo un attimo prendendo un lungo respiro. Non è facile ricordare tutto questo dolore.

<< Ero al quarto mese quando successe. Perse una grande somma di denaro a poker e una volta tornato a casa, ubriaco perso, iniziò ad insultarmi e strattonarmi finché non arrivammo alle scale e li mi spinse di sotto. >> Mi porto una mano al ventre, piatto come non vorrei che fosse.

<< Persi il bambino per colpa sua. Non ricordo molto dei giorni successivi. Mio padre mi riportò a casa con lui a Forks. Pensò lui a tutto, dalla denuncia al suo arresto. E ora è tornato… >> Sfinita dalle mie parole mi lascio andare sul divano portandomi anche l’altra mano in grembo.

Non ho la forza nemmeno di piangere, perché quello che mi fa davvero male è la perdita di mio figlio e non tutto quello che mi è successo a causa di Lucas.

Edward mi ha ascoltata in silenzio così come io ascoltai lui mesi prima.

Le sue braccia mi circondano stringendomi a lui e mi sento protetta nella sua stretta calda e rassicurante.

<< Non uscirà tanto presto e se anche dovesse uscire non sarai sola Bella. >> Mi alza il viso facendo scontrare i nostri sguardi. I suoi occhi verdi sono fermi e decisi illuminati di determinazione.

Ci si può innamorare di uno sguardo così che promette amore e protezione.

<< Non guardarmi così ti prego, o potrei iniziare a pensare cose non vere. >> Lentamente lo shock sta lasciando posto alla sensazione di sicurezza che Edward riesce a trasmettermi.

<< Pensale, ti prego. >> Mi sfiora la guancia arrossata delicatamente come se fossi fragile come cristallo.

Lo guardo confusa e i miei pensieri contrastano fra loro così come il mio cuore e la mia mente.

Il primo bisognoso di affetto che Edward sembra provare sincero per me. La seconda, razionale, pensa che stia succedendo tutto a causa della nostra strana situazione.

<< Non confondere il bisogno che hai di me per qualcosa che non è. >> Mi alzo lasciandolo muto sul divano.

In cucina mi riempio un bicchiere d’acqua che bevo tutto d’un fiato.

È tutto così sbagliato. Non posso appoggiarmi a lui e lui non può provare niente più che… che cosa?

<< Perché pensi che non sia capace di comprendere i miei sentimenti? >> Il bicchiere mi sfugge di mano cadendo sul pavimento e cospargendolo di piccoli cristalli affilati.

Non smetterò mai di impaurirmi per le sue improvvise apparizioni, ma questa quasi me l’aspettavo. Nonostante la paura ancora presente in me riesco  a riprendere  bene o male il controllo.

<< Perché io sono l’unica persona con cui hai vissuto, parlato, visto negli ultimi mesi se non anni. Se anche adesso ci fosse qualcosa fra di noi, che sia un sentimento vero o no, cosa ti fa credere che non appena uscirai di qua e tornerai a vivere tu non capisca che c’è un mondo intero fuori da quella porta e che io sono una donna come tante. Non sei l’unico ad aver sofferto Edward ed io non voglio soffrire più. >>

Allunga la mano come per toccarmi, appena mi sfiora e poi abbassa la mano come se questa pesasse cento kg.

A passi lenti lascio la cucina, salgo le scale, attraverso il corridoio fino a chiudermi la porta della mia camera alle spalle.

La chiave gira due volte facendo scattare la serratura.

Mi stendo sul letto cercando di non pensare a nulla. Impossibile. Da sotto la porta vedo la luce del corridoio accendersi e non posso fare a meno di pensare, sperare, che Edward sia dietro la mia porta.

Perché in fondo anch’ io vorrei…

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Non vi sto a intortare con inutili chiacchiere! Sappiate solo che vi adoro!

Risposta alle recensioni!

plubuffy: Giusy! Grazie tesoro per avermi betato gli ultimi due chap X3

harrytat: Sono felice di farti provare così tante emozioni con le mie parole! E complimenti per l’intuizione =P

vanderbit: Ciao! Posso solo immaginare cosa voglia dire perdere un figlio… per fortuna non è mai successo a nessuno dei miei cari. Ho cercato di rendere al meglio quello che penso possa provare una persona e spero di esserci riuscita almeno in minima parte!

LadySile: Dai su! Vediamo se questi due riescono a darsi una svegliata come dici =P

Marika82: Per mia fortuna quando leggo sono da sola e posso mettermi a ridere o a piangere come più mi aggrada XD Al massimo la mia compagna di stanza mi guarda male XD Ma tanto lo sa che sono pazza ù.ù Per quanto riguarda Lucas non credo che lo farò tornare. Anche perché passerà un bel po’ di tempo al fresco! XD

ada90thebest: Penso che quella di Bella fosse la reazione più logica. Ha sofferto e ha paura e, come ha detto, la loro è una situazione un po’ strana. Vediamo ora che combinano =P

ForgottenSnow: Ti rassicuro subito per Lucas: è archiviato! Al massimo potrei rinominarlo, ma solo questo! Davvero la scena della cucina ti è piaciuta tanto? Sono very very happy! Ci sto mettendo veramente il cuore in questa storia… mi sono lasciata trascinare dai personaggi e beh… la storia se la stanno scrivendo da soli! Ps: sappi che ti odio (ma anche no XD) per quello che stai facendo passare a Jake e Leah nella tua storia ù.ù

barbidoluzza: Oddei non avevo intenzione di regalare droga gratuitamente! La prossima volta mi farò pagare ù.ù I “se” e i “ma” e quant’altro vedremo di fargli capire che sono inutili a breve! Parola di lupetta!

fabiolina: Edward si è esposto, ma Bella ha paura. Chissà se dietro quella porta ci sia veramente il nostro musicista solitario o meno…

chi61: Edward al salvataggio! Riusciranno i nostri eroi a darsi una svegliata? Lo scopriremo solo nella prossima puntata! XD

grepattz: Per ammazzare Lucas prendi il bigliettino che sta la fila! Aahuahuah! Quel “pensale, ti prego” di Edward è stata una delle prime scene che mi sono immaginata e avevo gli occhi a cuoricino mentre la scrivevo! Ma dove lo trovo uno così?

giova71: Speriamo che ora la loro relazione sia tutta in discesa… odio farli soffrire! Amo troppo questi due X3

Semolina81: Edward ciuffo ribelle? XD Sto morendo dalle risate! I miei spoiler sono sempre molto criptici vero? Sono sadica dentro! Adoro farvi scervellare per capirci qualcosa ahahahah! Bella che si innamora all’istante di Edward penso che sia una delle cose che meno sopporto in una storia. Va bene colpo di fulmine o quel che ti pare, ma passare da “non ti conosco” a “sei l’amore della mia vita” in due secondi netti mi pare una gran cazzata (passatemi il termine XD). Non dico che non possa succedere, ma penso che si debba ragionare anche con la testa oltre che col cuore.

luis: Sono voluta essere cattiva con la nostra povera Bella lo ammetto… non pensavo che sarei mai riuscita a scrivere una cosa del genere. Però eccola qua. La storia si è praticamente scritta da sola e la vita dei personaggi si è palesata come meglio voleva. Prometto che non sarò più cattiva con loro due!

Goten: Biscottina mia! Grazie! Tanto poi noi sparliamo su msn XD

lorek92: Grazie mille! X3 spero che ti continuerà a piacere anche il seguito!

Fuffy91: Eh pure io ci andrei di volata fra le braccia di Edward… che uomo! *ç* La faccia spaccata è solo un piccolo prezzo che ha pagato per farla pagare (scusa il gioco di parole!) a quel maledetto! Non mi sono volutamente andata ad impelagare in descrizione di eventi e racconti kilometrici. Credo che quando uno debba raccontare una cosa del genere cerchi di farlo il più semplicemente e velocemente possibile.

consu: Benvenuta! Allora Bella ha 28 anno e il nostro bell’Edward 30 X3 Sinceramente non mi sono messa a cercare foto che li potrebbero ritrarre… perciò pensateli pure come più preferite! Anche se Edward per me è il bellissimo Rob *O*

JessikinaCullen: Tesorooo! Si avevo letto la notizia sul tuo profilo/blog/non ricordo dove altro XD! È un’ingiustizia! ç_ç Trovo che sia una cosa idiota poter scrivere a rating rosso ma non poterlo leggere… la legge italiana non ha un perché perciò ce la dobbiamo tenere così e basta… valli a capire quei vecchi caproni! Ribadisco la mia felicità nell’aver letto i tuoi commenti e le tue impressioni capitolo per capitolo! Ero in brodo di giuggiole! (bone *ç* XD) Se ti va di leggere la maschera non ti preoccupare che il modo lo troviamo ù.ù Ti farò una proposta che non potrai rifiutare *accarezz Jake/lupo mafiosamente* A presto! Un bacione da parte di Edward (penso lo gradirai più di uno mio XD)

Elly4ever: Owww mi fai commuovere a me così! Grazie grazie grazie! Spero che questo capitolo ti chiarisca tutti i dubbi sulla nostra Bella! ^_^

Piano

Capitolo 6

Natale, così come capodanno, è passato lento. La casa sempre più silenziosa mi riporta alla mente i miei primi giorni di servizio. L’unica differenza sta nei mobili spogli dai teli e dalla polvere e dal mio cuore ferito per l’ennesima volta, da me stessa stavolta.

Per non soffrire in futuro sto soffrendo adesso.

Da quando non vedo Edward? Giorni? Forse settimane.

Ora esce.

Esce e quando torna si chiude in camera sua.

Non so dove vada. Non so con chi si veda.

Il mio unico svago è Alice che, dolce e allegra come sempre, mi porta a spasso con lei come se fossi un cagnolino ben addestrato.

Di ritorno da una delle nostre passeggiate, corredata con tanto di shopping, Alice mi aggiorna sulla sua disastrosa vita sentimentale che, secondo lei, è piatta come una tavola surf.

Il solo fatto che è più di un mese che non esce con un ragazzo, per lei, è motivo di grande disperazione.

Vorrei poterle dire che anche io desidero dei problemi come i suoi e che effettivamente ho, ma non solo.

Di certo non posso dirle: “Sai Alice io e tuo cugino forse proviamo qualcosa l’uno per l’altra, ma sono così codarda da avergli dato un due di picche che basta da qui all’eternità!”

Apro il portone di casa con difficoltà per colpa dei mille sacchetti che mi occupano le braccia.

Quando finalmente riesco ad aprire il solito silenzio ci accoglie.

<< Vado a salutare Edward! >> Saltellando, Alice si avvia verso le scale.

<< E’ uscito. >> Come se avesse le pile scariche la piccola Brandon si blocca voltandosi verso di me con una faccia da Oscar.

<< COSA? >> Lascia cadere tutti i suoi sacchetti a terra e corre a perdifiato su di me. Non verso di me. Su di me.

Infatti ci ritroviamo a terra cosparse di carte e stoffe colorate.

<< Alice dovresti imparare a controllare la tua esuberanza. >> Cerco di tirarmi su, ma con una forza che non le avrei mai concesso, m’inchioda a terra per le spalle.

<< Da quando quell’orso in letargo perenne esce? Lo sai da quanto non mette il naso fuori da quella porta. >> Seduta sul mio stomaco indica il portone dal quale siamo appena entrate.

Sbuffo rinunciando ad alzarmi.

<< Lo so Alice. Ma ora potresti farmi alzare? Il pavimento non è molto comodo e devo preparare la cena. >>

Finalmente in piedi raccolgo tutti i vari sacchetti portandoli in camera.

Alice mi segue curiosa di sapere più dettagli, ma io non so che dirle più di quello che ho già detto.

In cucina mi aiuta a preparare delle lasagne, si è auto invitata a dormire qui ed io non potrei esserne più felice.

Un po’ di compagnia infondo non può farmi che bene.

La cena passa tranquilla fra chiacchiere più o meno frivole e un bicchiere di vino ogni tanto.

Nel forno la cena di Edward si sta lentamente raffreddando.

Non è tornato, non ancora.

Con una ciotola di popcorn e un boccale pieno di vino rosso ci godiamo le ultime scene di Titanic, tanto per rimanere allegri, ma Alice ha insistito così tanto e in tv non c’era altro.

Quando Rose lancia il suo prezioso ciondolo negli abissi la porta di casa si apre con un gran schiamazzo di risate.

<< Eddai Eddie non lo vuoi un bacinooooo… >> Il tono lento e strascicato non è quello di una donna come avrei potuto pensare dalle parole.

<< Sì, sì certo. Magari dopo. >> La voce roca di Edward… da quanto non sentivo questo suono?

Alice mi lancia uno sguardo stranito e con lei mi alzo per andare a vedere cosa sta succedendo all’ingresso.

Sul portone ancora aperto Edward si fa forza cercando di non far cadere l’uomo che è con lui.

È biondo con i capelli mossi, non riesco a vedere bene quanto sia alto in quanto è piegato addosso ad Edward.

<< Cugino ti sei dato al rapimento degli ubriachi? >> Alice senza timore cammina velocemente verso i due aiutando il cugino a portare lo sconosciuto in salotto.

Mentre cercano di portare l’ubriaco in sala corro in cucina a prendere un bicchiere di latte.

Una volta in salotto Alice e Edward mi guardano straniti per quello che ho portato.

<< Non si porta un bicchier d’acqua in questi casi? >> Edward se ne sta zitto mentre Alice continua con le sue occhiate.

<< Portatelo in bagno e fategli bere questo. Dopo aver vomitato starà meglio. >>

<< Ma non voglio vomitare! Sto benisshimo. >> Il biondo mi si rivolge con gli occhi rossi e le occhiaie pronunciate.

L’odore di vino mi arriva anche a distanza.

Edward si passa un braccio dell’uomo sulle spalle mentre Alice fa lo stesso dall’altra parte.

Con un po’ di difficoltà riescono a portarlo in uno dei bagni del secondo piano. Porgo il bicchiere di latte ad Alice che sembra quella con più esperienza e aspetto con Edward fuori dalla porta.

<< Sono uscito. >> Con le mani in tasca si guarda la punta delle scarpe.

<< Ho notato. >> Mi torturo le dita conficcandomi le unghie nella pelle.

<< Ho conosciuto altra gente. >> Si toglie una mano di tasca e se la passa sulla nuca, sembra imbarazzato, o forse è solo stanco.

<< Mi fa piacere. >> Le mezze lune mi coprono gran parte delle dita senza, tuttavia, farmi male.

<< Jasper è un mio compagno del conservatorio. >>

<< Spero che suoni meglio di come si ubriaca. >> Tutti i momenti in cui Lucas tornava a casa in quelle condizioni mi passano davanti facendomi rabbrividire.

La porta del bagno si apre rivelando un’Alice dai capelli più scompigliati del solito.

<< La cosa mi sembra andare per le lunghe. Andate a fare un po’ di caffè per favore? >> Come posso dirle di no con quel musetto?

Accidenti. Le armi di Alice tornano a farmi effetto. Pensavo ormai di esserne diventata immune.

Scendo in cucina prendendo il caffè macinato da mettere nella moka. Una buona cosa che mi ha insegnato mio padre è che il vero caffè va fatto con la moka e non quelle “schifezze liofilizzate che ci rifilano al minimarket”.

<< Bella. >> Un sussurro al mio orecchio e il cucchiaino pieno di caffè si sparge per tutto l’acquaio.

Mi è mancato. Mi è mancato anche non sentirlo arrivarmi alle spalle e farmi paura.

<< Oh che disastro! >> Poso tutto affrettandomi a pulire con la spugna umida.

<< Bella fermati. >> Le sue mani mi bloccano i polsi senza farmi male. È una presa ferma ma non dolorosa.

Mi lascio girare verso di lui senza, però, guardarlo negli occhi. Non tengo la testa bassa e i miei occhi sono fissi sulla sua gola.

Il pomo d’Adamo si alza e si abbassa quando inghiotte la saliva prima di iniziare a parlare.

<< Ora sono uscito, ho conosciuto e parlato con qualcuno che non fossi tu. Adesso possiamo darci una possibilità? >> Alzo la testa di scatto, shockata dalle sue parole, fino ad incrociare il suo sguardo.

È serio, non sta scherzando.

<< Chi ti dice che io provi i tuoi stessi sentimenti? >> Cosa sto dicendo? Perché ho fatto questa domanda?

<< Tutto di te. Quando sei in giardino e stendi i vestiti per farli asciugare alzi sempre lo sguardo verso la mia finestra. Quando cucini sospiri alzando gli occhi verso le camere. Quando passi per il corridoio ti sento fermarti davanti alla mia porta. Di notte, mentre suono, ti siedi sulle scale ad ascoltarmi. >> Mi lascia i polsi accarezzandomi le guance con le sue lunghe dita.

<< N… non è vero! >> Rossa, mi sento rossa come una mela matura.

<< Invece lo è. E le tue guance rosse ne sono una prova. Non sai mentire e il tuo corpo mi aiuta a capirti meglio di quanto pensi. >> Si avvicina di un altro passo e ora i nostri corpi si sfiorano come mai hanno fatto.

Le mani mi accarezzano le guance. Gli occhi mi accarezzano l’anima. Le labbra accarezzano le mie.

Non mi sta baciando. Sta aspettando che io gli dica di farlo e non riesco a resistere.

Mi alzo sulle punte dei piedi e mi aggrappo alle sue spalle. Ora le nostre labbra sono unite, si toccano, si conoscono, si amano.

Non c’è fretta, non c’è lussuria. Solo quello che un giorno, forse, sarà amore.

Mi sfiora la gola con le sue dita calde, le spalle, mi accarezza le braccia e mi stringe e sé.

Nessuno dei due ha fretta, nessuno dei due cerca qualcosa in più.

Se non fosse per Alice, che rumorosa, scende di corsa le scale ci staremmo ancora baciando.

Ci stacchiamo guardandoci negli occhi e i suoi sono belli e luminosi come mai li ho visti. Mi chiedo se anche i miei siano come i suoi visto che il sorriso che mi è spuntato sulle labbra lo ha anche lui.

Finisco di sistemare il caffè nella macchinetta e lo metto a bollire sul fornello intanto che Edward si aggiorna sulle condizioni di Jasper.

<< Penso abbia vomitato il vomitabile. Ancora un po’ e tira fuori l’anima. >> Ride allegra come se fosse andata a far compere.

<< Grazie dell’aiuto Alice. >> Edward le sorride tranquillo con le mani in tasca. Non si è ancora tolto la giacca e quando glielo faccio notare si guarda stranito addosso correndo a cambiarsi.

Una volta tornato servo il caffè tenendone da parte un po’ per il povero Jasper abbandonato a se stesso sul pavimento del bagno.

<< Mi piace. >> La piccola Brandon poggia violenta la tazzina sul piattino facendomi temere di averli rotti.

<< Sono felice che il mio caffè sia di tuo gradimento. >> Con molta più delicatezza poso anch’io la tazza.

<< Ma che caffè e caffè! Jasper! Non trovi che sia adorabile? Prima mi ha anche toccato le tette e ha detto che sono perfette per lui! >> Sbalordita la guardo mentre con le mani sulle guance ride tutta contenta come una bimba.

Edward a momenti si strozza con l’ultimo sorso e gli corro in soccorso dandogli delle pacche sulla schiena.

<< Vado a vedere come sta! >> Colta da chissà quale folle idea si alza facendo quasi cadere la sedia a terra e corre per le scale.

<< Ma Jasper ha trent’anni! È troppo piccola! >> Mi guarda scandalizzato come se fosse colpa mia.

<< Anche io sono più piccola di te eppure non ti sei fatto tanti problemi! >> Lo guardo fintamente imbronciata e i suoi occhi si spalancano dallo stupore.

<< Ma non abbiamo dieci anni di differenza! >> Fa per alzarsi ma lo tiro per la maglietta facendolo risedere.

Mi sporgo continuando a tirarlo finché le nostre labbra non si toccando per la seconda volta.

<< Lasciala fare. Sa badare a se stessa. >> Gli sorrido e lo sento sbuffare mentre mi passa le braccia intorno alla vita tirandomi a sedere su di lui.

Mi sento avvampare da tanta intimità. Non avrei mai immaginato che un giorno ci saremo ritrovati in una situazione del genere nonostante l’abbia sognato più di una volta.

Torniamo a baciarci come due adolescenti alla prima cotta.

Le mie mani si perdono fra i suoi capelli morbidi e rossi come fiamme scure.

Mi stringe a lui, ora possessivo, come se non volesse più lasciarmi andare.

È bello potersi lasciar andare così con lui.

Mi fa sentire bene, in qualche modo rilassata, anche se l’emozione mi riempie.

Sono mesi che non tocco un uomo e lo stesso deve essere per lui.

È un po’ come ricominciare. Ripartiamo da zero tutti e due cercando di mettere da parte il passato.

<< Ullallalà! Mi sono persa qualcosa? >> Come se niente fosse Alice sorride sulla porta della cucina.

Rossa come un peperone mi stacco da Edward. Lui ridacchia facendo segno alla cugina di tornarsene da dove è venuta.

<< Ma Jasper dorme! >> Imbronciata incrocia le braccia al petto.

<< Alice sono le tre di notte e lui è ubriaco cosa ti aspettavi che facesse? Anzi sarà bene andare a dormire tutti quanti. >> Mi alzo dalle gambe di Edward andando verso la pestifera ragazza che ancora mi guarda imbronciata.

<< Finisco di sistemare la cucina e arrivo, tu intanto cambiati. >> La spingo fuori dalla stanza e fra proteste e piagnistei riesco a farla salire.

<< Penso tu sia l’unica persona in grado di tenerla a bada. >> Le mani appoggiate ai miei fianchi e la sua voce roca mi fanno sussultare come sempre.

<< Smetterai mai di spaventarti quando mi avvicino? >> Ridacchia dandomi un bacio sulla guancia.

<< Smetterai mai di essere così silenzioso? >> Ride stringendomi a lui.

<< Non ho voglia di dividerti con Alice ora che ti ho finalmente preso. >> Gli accarezzo le mani intrecciate sul mio addome beandomi del suo calore che mi circonda.

<< Avremo tutto il tempo che vorremo. È questo il bello di vivere insieme, no? Ci possiamo vedere quando vogliamo. >> Mi giro nel suo abbraccio circondandogli il collo con le braccia.

<< Allora posso ritenermi fortunato di vivere con la donna di cui mi sto innamorando. >>

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Bimbe buon giorno! Scusate l'immenso ritardo, ma in questi giorni non sono riuscita nemmeno ad accendere il pc! Perciò chiedo venia se non rispondo alle recensioni, ma non volevo più farvi aspettare! Grazie per tutte le vostre bellissime parole! Non sapete quanto mi fate felice! X3 Bene che dire... il capitolo parla da solo... ù.ù  Ho notato un certo interessamente per la nostra piccola Brandon e il bel Jasper! Chissà cosa combineranno da qui alla fine della storia, che per inciso è fra esattamente un capitolo+epilogo! Penso che aggiornerò al massimo ogni tre giorni perciò entro settimana prossima la storia sarà finita... e io piango! ù.ù Mi sono affezionata tantissimo a questi due e non riesco a lasciarli andare ç_ç 

Vabbè bando alla ciance... lasciamo posto ai nostri due ritrovati piccioncini! 

Piano

Capitolo 7

 

Si sta innamorando… Edward si sta innamorando… di me!

Mi sento come un’adolescente alla sua prima cotta, anche se questa sicuramente non lo è.

So riconoscere l’amore, l’ho provato sulla mia pelle, e quello che sta succedendo tra di noi lo sta diventando velocemente.

Da quella sera è passato un mese e mi sembra di vivere in un mondo colorato di rosa.

Siamo usciti insieme.

Mi ha portato a fare una passeggiata per il viale alberato vicino casa e ci siamo presi un gelato. Abbiamo visto un film e ci siamo divertiti a tirare i pop corn nelle parrucche delle signore sedute sotto di noi. Non facevo una cosa del genere da quando avevo sedici anni, ma con lui è tutto così naturale.

Come adesso, che tornati quindicenni, ci stiamo baciando sul divano coperti da una soffice coperta mentre la televisione ci fa da sottofondo.

Adoro i suoi baci. Adoro le sue labbra. Adoro tutto di lui.

Sto diventando “Edward-dipendente”, e la cosa mi piace.

<< …piogge torrenziali colpiranno la città durante la notte, si consiglia ai cittadini di rimanere in casa e di chiudere bene porte e finestre. >> La sigla del telegiornale va diminuendo lasciando il posto ad una simpatica pubblicità.

<< Che peccato dobbiamo chiuderci in casa. >> Ridendo sulla mia pelle Edward continua a torturarmi di baci.

<< Non potrò stendere il bucato! È una settimana che continua a piovere. >> Sbuffo sprofondando fra le sue braccia.

<< Potresti sempre stare nuda, nessuno te lo vieta. >> Le mie guance non ci impiegano molto a diventare rosse mentre mi sento la faccia andare a fuoco.

Non siamo ancora stati insieme in quel senso, ma le frecciatine ultimamente si sprecano.

<< Ma ci conosciamo noi che si prende tutte queste confidenze? Abbiamo mai mangiato insieme, mi scusi? >> Fintamente indignata, ma realmente imbarazzata, metto il broncio spingendolo lontano da me.

<< Oh chiedo venia signorina. Lasci che mi presenti: Elric Gustav proctologo, al suo servizio! >> Mi allunga la mano serio.

<< Quale onore signor Gustav! Sono la contessa Anastasia Beaverhausen. Prego si prostri pure. >> Con un accento che non mi appartiene e le r alla francese faccio svolazzare una mano alzando il naso all’insù.

<< Ma stai zitta! >> Mi si butta addosso facendomi il solletico ed io non posso fare a meno di ridere come una bambina.

È tutto così semplice e naturale con lui.

È… Bello.

<< Oh ma piantatela voi dueeeeee! >> La voce lamentosa di Alice ci fa fermare, le mani di Edward sono ancora sotto la mia maglietta mentre le mie sono immerse nei suoi capelli.

La piccola Brandon barcolla fino al divano, dove adesso siamo stesi, buttandosi a sedere sulle gambe di Edward che con un sonoro “ahi” cerca di mettersi più comodo.

Gli occhi di Alice sono rossi e gonfi e le sue lacrime sono state asciugate dai kleenex che si porta in giro da ormai tre giorni.

Tira su col naso e si stropiccia gli occhi cercando di non rimettersi a piangere.

Qualche giorno fa si è presentata alla porta di casa con tre valigie piene di vestiti chiedendoci asilo. Da allora va avanti in modalità “zombie” in crisi esistenziale.

<< Alice sono giorni che vai avanti così… devi tirarti su! >> Mi allungo verso di lei, sdraiandomi praticamente sulle gambe di Edward, cercando di accarezzarle una coscia per rassicurarla un po’.

<< Come faccio a tirarmi su… mi ha lasciatoooooooooooo! >> Un lamento degno di un cucciolo abbandonato ci fa sospirare.

Scendo dal divano accosciandomi davanti alla piccola piagnucolona.

<< Tesoro, non ti ha lasciato. Non stavate nemmeno insieme come ha fatto a lasciarti? >> I suoi grandi occhi lucidi di pianto mi trapassano incolleriti.

<< Come puoi dire una cosa del genere? Siamo usciti per tre settimane! TRE SETTIMANE! Siamo andati a cena, al cinema, in albergo, nella sua macchina, a casa sua, a casa vostra… >> Queste sono tutte cose che avrei preferito non sapere.

<< In che senso a casa nostra? Alice, per l’amor del cielo, già non ci tengo a sapere cosa tu, mia piccola cugina ventenne, abbia combinato col mio trentenne amico, ma sapere che l’avete fatto anche in casa nostra mi sta facendo venire la pelle d’oca! >>

Per la seconda volta in meno di cinque minuti ha detto “casa nostra” e non “casa mia”.

Persa nei miei pensieri mi accorgo a malapena che Alice, con sotto braccio la sua fedele scatola di kleenex, ci lascia tornando a chiudersi nella camera degli ospiti che ormai ha decretato come sua.

<< Devo ancora capire perché si è chiusa in casa nostra e non a casa sua. >> Edward si porta un ginocchio al petto accoccolandosi in un angolo del divano.

La coperta è finita per terra e la raccolgo alzandomi e tornando a sedere accanto a lui.

Me la prende dalle mani ricoprendoci e, come lui, raccolgo le gambe al petto abbracciandole.

Con le testa posata sulle ginocchia l’osservo.

È stupendo come sempre.

Un accenno di barba gli sporca le guance, i capelli sono scompigliati più del solito per colpa mia, le labbra imbronciate per il disappunto di avere Alice che gira per casa lamentandosi come un fantasma e gli occhi verdi che ricambiano il mio sguardo.

<< A cosa stai pensando? >> Allunga un braccio circondandomi le spalle e tirandomi verso di lui.

Mi lascio trascinare accoccolandomi sul suo petto. Sistema la coperta in modo che ci copra tutti e due.

<< Vuoi una risposta che ti faccia piacere o che sia veritiera? >> Accarezzo l’orlo di ciniglia della coperta beandomi della sua morbidezza.

<< Devi essere sempre sincera con me piccola. >> Arrossisco. Ogni volta che mi chiama “piccola” mi fa sentire importante, ma non so perché, infondo è uno dei tanti nomignoli che ci si da quando si è una coppia.

E noi lo siamo da un mese, e se non fosse stato per me lo saremmo da un po’ di tempo in più.

<< Stavo pensando che forse stiamo correndo un po’ troppo, non credi? >> La mano che mi stava accarezzando i capelli si blocca all’improvviso.

Prendendomi per le spalle mi tira su e i nostri sguardi s’incrociano.

<< Che vorresti dire? >> La sua voce è solo un sussurro roco, come la prima volta che ci siamo parlati.

<< Non so… è solo una sensazione. Non sto dicendo che tutto questo non vada bene, anzi. Sono veramente felice di quello che c’è tra di noi Edward, ma… non so… prima quando hai detto “casa nostra” mi è suonato così dannatamente bene. >> Gli accarezzo una guancia pungendomi con la barba che sta ricrescendo.

<< Bella… se davvero stessimo correndo troppo adesso staremo nella mia camera e fare l’amore e subito dopo ti chiederei di sposarmi. >> Mi guarda come se fossi la cosa più preziosa di questo mondo.

Sono senza parole, perché cosa potrei mai dire a questo punto.

Il mio cuore mi sta gridando “Sì!”, ma la ragione… la ragione è d’accordo.

Da quando ci siamo trovati non ho passato un solo giorno a immaginare la mia vita al suo fianco insieme al figlio che tutti e due desideriamo.

<< Se… >> Mi schiarisco la voce intrappolata in gola. << Se fossi sicuro che risponderei di sì… me lo chiederesti davvero? >>

<< Se anche mi rispondessi di no te lo chiederei altre dieci, cento, mille volte finché un Sì non uscirà dalle tue belle labbra rosse. >> La vista mi si appanna di lacrime. E piangendo mi butto fra le sue braccia stringendolo a me.

<< Sì… >>

<< Sì? >>

<< Sì! >>

Ridendo e piangendo continuo a ripeterlo coprendo di baci il mio stupendo fidanzato.

Cosa importa se stiamo insieme da un mese o da un anno? Sento che il mio posto è accanto a lui, in questa casa, su questo divano, fra le sue braccia.

 

Il passo nell’andare dal divano in camera sua è più breve di quanto mai potessimo immaginare.

I vestiti volano sul pavimento mischiandosi fra loro. Le mani scoprono i corpi per la prima volta. Le labbra si baciano per l’ennesima volta sorridenti ed eccitate.

Nudi sul letto ci accarezziamo, ci coccoliamo, ci amiamo.

<< Bella… Bella ti amo… >> Un sussurro roco e velato di eccitazione mi sfiora il collo facendomi rabbrividire.

<< Anch’io. Ti amo anch’io Edward. >> Lacrime di gioia mi rigano le guance mentre i baci di Edward le catturano.

Quello che stava diventando amore lo era già diventato senza che me ne accorgessi.

Mi sfiora il corpo con le sue lunghe dita da pianista suonando una melodia sulla mia pelle accompagnata dai miei sospiri.

Le nostre gambe sono intrecciate così come le mie mani fra i suoi capelli che spingono la sua testa verso la mia.

I baci diventano pura passione e lussuria.

<< E’ passato così tanto dall’ultima volta che non sono sicura di ricordami come si fa. >> Rido dei miei sciocchi pensieri.

<< Lo riscopriremo insieme. >>

<< Sì… insieme. >>

Le sue labbra tornano a baciarmi mentre le mani scendono ad accarezzarmi le cosce e la pelle sensibile dell’inguine.

Quando mi sfiora, per la prima volta, un brivido più forte mi fa inarcare la schiena facendomi gemere.

Le sue dita mi accarezzano facendomi bagnare più di quanto ricordassi possibile e quando sono dentro di me, le muove sicure facendomi impazzire.

Sciolgo la presa dai suoi capelli scendendo ad accarezzargli il collo e la schiena che graffio quando un altro dito mi entra dentro.

Torturandomi, con le sue dita e la sua lingua che mi lambisce il seno, vengo cercando di non urlare e in cerca d’aria mi lascio andare sul letto ansante.

<< Sei bellissima. >> Il calore di Edward mi abbandona mentre mi scivola a fianco per poi abbracciarmi e tirarmi addosso a lui.

Bacio il suo sorriso strano che tanto ho imparato ad amare e, ancora scossa dai brividi, gli accarezzo il petto, scendendo sull’addome piatto, fino a toccarlo.

Lo stringo fra le dita facendogli trattenere il fiato.

Non c’è bisogno di parlare, viene tutto naturale.

Mi metto a cavalcioni su di lui mentre si alza sui gomiti per tornare a baciarmi.

Seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto mi abbraccia per la vita stringendomi a lui.

Gli bacio il petto mordendolo giocosamente ogni tanto.

Le sue mani mi sfiorano i fianchi salendo ad accarezzarmi il ventre e la schiena.

Ci abbracciamo godendo del calore che i nostri corpi insieme hanno creato sorridendo dei nostri occhi velati di passione e quando mi scivola dentro un gemito più forte si scontra con le sue labbra.

Un leggero fastidio mi prende per il troppo tempo passato dall’ultima volta e lentamente mi abituo a sentirlo dentro di me mentre si muove piano.

Il tempo è solo tempo e non so quanto ne sia passato da quando seduti come eravamo ci siamo sdraiati e le nostre mani si sono intrecciate mentre il mio corpo veniva scosso dal piacere così come il suo dopo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Ma salveeeee… spero che non mi arrivino sassate per il ritardo mostruoso, ma non sono proprio riuscita ad aggiornare fra una cosa e l’altra! Alur come è andato questo week end di festa? X3

Io ho portato per la prima volta fuori il mio cucciolone *O* (Vedi Cucciolone: Pastore Tedesco di nemmeno 4 mesi dolcissimo e puzzone ù.ù) Bene lasciamo perdere le mie questioni personali che non credo v’interessino più di tanto! (anche se io quella palla di pelo la amo troppo *O*)

Mwahahuahua sono stata un po’ perfida a lasciarvi così tanti eventi senza spiegazione vero? Ù.ù Beh che dire… sono sadica di natura! XD

In molte (se ci sono anche ragaFFi mi scuso ù.ù) vi siete chieste cosa mai sia successo alla folletta e al bel Jasper… tranquille! Non vi strappate i capelli! Fra poco capirete tutto =P Magari è solo Alice che pensa al peggio!

Per quanto riguarda il matrimonio… beh forse si… forse no… chi lo sa? XD

Oddei  siamo davvero all’ultimo capitolo? ç_ç  (fantastico vedere come salto da un argomento all’altro! XD) Cooooomunque! Spero che l’ultimo capitolo sia di vostro gradimento e di non aver scritto qualche cavolata di troppo che possa rovinare l’insieme! Il prossimo aggiornamento col bellissimo (io lo amo) Epilogo sarà fra tre/quattro giorni se qualcuno non attenterà alla mia vita!

Vi lascio un piccolo spoiler sul Blog!

Ringrazio tutti voi che avete seguito questa storia e tutti quelli che la leggeranno (sono fiduciosa! XD)

Grazie Mille!

Piano

Capitolo 8

 

La luce del mattino filtra fra le persiane accostate.

Subito dopo aver fatto l’amore non mi ha chiesto di sposarlo come aveva detto sul divano, ci siamo semplicemente addormentati. Insieme.

Abbiamo dormito abbracciati tutta la notte con le gambe intrecciate e i corpi nudi coperti dalle soffici coperte.

E va bene così.

Sbadigliando inizio ad aprire gli occhi stropicciandomeli con una mano.

Un braccio di Edward mi avvolge la vita e il suo respiro calmo e regolare mi solletica la nuca.

Sorrido della sua espressione beata e leggermente corrucciata e delle sue belle labbra dischiuse che ieri sera hanno ripetuto mille volte quel “Ti Amo” che ho desiderato così tanto.

Cercando di non svegliarlo scivolo via dal suo abbraccio prendendo la sua maglietta da terra e indossandola.

Fuggo letteralmente nella mia stanza, ma solo per potermi fare una doccia e cambiarmi.

Una volta sistemata scendo in cucina per preparare la colazione e un buon caffè in grado di tirar su Alice che oggi deve andare a lezione.

Mentre tosto il pane e lo spalmo di marmellata due braccia calde mi avvolgono la vita facendomi spaventare.

<< Edward. >> Un sospiro mi esce dalle labbra quando mi rendo conto che è lui.

<< Pensavo fossi scappata. >> Mi stringe di più posandomi un bacio sul collo scoperto dai capelli legati in una morbida coda.

<< Non potrei mai scappare da te. >> Poso coltello e pane sul ripiano per poter girarmi e abbracciarlo come si deve.

Ha gli occhi ancora assonnati e solo i pantaloni di una vecchia tuta a coprirgli le gambe. I piedi come sempre sono scalzi.

Mi alzo sulle punte dei piedi e lui mi viene incontro facendo sfiorare le nostre labbra.

<< Oh vi prego! Non avete un briciolo di buon cuore! >> Alice vestita di tutto punto entra in cucina con la cartella dei disegni sotto braccio.

<< Buon giorno Alice. >> La saluto sorridendole.

<< Buon giorno un accidenti! Dopo tutto il casino che avete fatto stanotte come può essere un buon giorno per me?! >> Stizzita si versa il caffè in una tazza bevendolo e risputandolo subito visto che si è dimenticata di zuccherarlo.

Rossa come una mela matura nascondo il viso sul petto di Edward che ride divertito.

<< Mi fa piacere vedere che vi rendo la mattinata tanto allegra! >> Il suono del campanello interrompe il suo sproloquio facendola irritare ancora di più << E adesso chi è che rompe alle otto del mattino?! >>

A passo di carica va alla porta spalancandola con un “Chi è?” praticamente ringhiato in faccio al povero mal capitato.

Non mi stupirei se fosse il postino e se da domani non ci arrivasse più la posta.

Il silenzio regna sovrano per alcuni minuti finché uno schiocco secco non ci fa strabuzzare gli occhi.

Corriamo all’ingresso giusto in tempo per vedere Alice ancora col braccio teso e la guancia rossa di Jasper.

Cinque piccole dita spiccano sulla sua carnagione abbronzata.

Non facciamo in tempo a dire “ah” che i due s’incollano baciandosi come se da quello dipendesse la loro vita.

Dopo dieci minuti buoni sono ancora sulla porta a divorarsi di baci mentre io e Edward ci siamo defilati in cucina a fare colazione.

 

Quando si degnano, finalmente, di chiudere il portone ed entrare in cucina mano nella mano, il caffè è diventato imbevibile ed il pane tostato freddo.

Jasper si siede di fronte a Edward portandosi Alice sulle gambe che non smette di fare le fusa.

<< Sono dovuto scappare in Texas e non ho avuto occasione per avvisarti. Lo zio di mia madre è venuto a mancare improvvisamente e mi sono dovuto occupare di tutto io. >> Spiega mentre servo del caffè appena fatto.

Mi ringrazia prima di soffiare via il fumo e berne una sorsata.

<< Sono tornato nemmeno un’ora fa e volevo vederti. >> Con un “Oh Jazz!” da premio Oscar Alice lo abbraccia rischiando di soffocarlo e di fargli rovesciare il caffè bollente addosso.

Jasper ricambia l’abbraccio dopo aver messo in salvo la tazza e se la stringe addosso nascondendo il viso fra i capelli neri della piccola Brandon.

Lasciamo i due piccioncini soli e i rumori dei baci schioccati arrivano quasi fino al salotto.

Mentre apro l’ultima finestra rimasta chiusa, Edward mi abbraccia da dietro facendomi spaventare.

Ride divertito nascondendo il viso nell’incavo del mio collo.

<< Quel famoso campanello te lo compro prima o poi. >> Imbronciata mi giro nel suo abbraccio trovandomi i suoi occhi divertiti di fronte.

<< Sarei così bravo da non farlo suonare. >> Ridiamo ed io sono sicurissima che ne sarebbe capace.

<< Buon giorno amore mio. >> Con un sussurro dolce mi da il buon giorno che ancora non mi aveva dato.

<< Buon giorno. >> Sorrido incapace di trattenermi e lo bacio appoggiando appena le labbra alle sue.

Passiamo minuti dolcissimi a baciarci e accarezzarci. Mi sento tornata adolescente!

<< ODDIO E’ TARDI! >> L’urlo animalesco di Alice mi fa spaventare non poco.

Il tornado Alice attraversa il corridoio d’ingresso cantilenando un “È tardi! È tardi! È tardi!” da far invidia al Bianconiglio.

Jasper, con una mano a tapparsi un orecchio, si presenta in sala sbalordito.

<< Credo che stia facendo tardi per la sua lezione di Design. >> Mi stacco da Edward incamminandomi verso la cucina.

<< Almeno il mio timpano è stato sfondato per una buona causa! >> Sorride verso la porta lasciata aperta da Alice.

<< Andiamo a finire di fare colazione così ci racconti come è stato il tuo ritorno dal Texas. >>

 

Il ritorno di Jasper ha riportato la pace.

Alice ha smesso di aggirarsi per casa coi kleenex sempre con sé e non si lamenta più ogni volta che ci vede baciarci o altro.

Beh in realtà sono più di tre settimane che non la vediamo.

Edward dice di non preoccuparsi troppo e che, matta com’è, se ne uscirà fuori con un’altra delle sue idee strampalate quando meno ce lo aspettiamo.

 

Sono passati alcuni mesi d’allora.

L’inverno ha lasciato il posto a una calda primavera.

Il giardino di Casa Cullen adesso è ricoperto di verdeggiante erbetta e le aiuole di fiori colorati lo colorano come il disegno di un bambino.

Con la cesta del bucato sotto braccio esco in veranda schermandomi il viso con una mano.

Il sole picchia forte stamani e ho deciso di approfittarne per fare qualche bucato che rimandavo da tempo.

Edward è chiuso in camera ricoperto di scartoffie e di tazze di caffè. Sono almeno tre giorni che si è rinchiuso in camera e sulla porta gli ho appeso un simpatico cartello con scritto “Artista all’opera”.

Le tende bianche del salone ondeggiano sotto il lieve venticello che si è alzato.

Sembra quasi un’immagine da film.

La bella villetta circondata dallo steccato bianco e i panni ad asciugare sui fili appesi fra i pali di legno.

Poggio la cesta e terra e mi siedo sul dondolo, dove avevo lasciato un libro ieri pomeriggio.

Leggo rapita dalle parole dell’autrice per non so quanto tempo e nel momento esatto in cui il bel Mr Darcy fa la sua dichiarazione alla giovane Elisabeth il campanello suona riportandomi ai nostri giorni.

Sistemo il segnalibro e poggio Orgoglio e Pregiudizio nel cesto di vimini che porto in casa mentre vado ad aprire la porta.

Controllo dallo spioncino chi sia, un errore è stato sufficiente, e il volto sorridente e solare di Alice mi si presenta davanti.

Sblocco la serratura facendo entrare in casa il piccolo tornado.

<< Oh Bella! Bella! Bellaaaa! >> Alice mi riempie il viso di baci soffocandomi nel suo abbraccio.

Dietro di lei riesco a malapena a scorgere il povero Jasper sommerso dalle valigie.

<< Alice, sono felice di vederti! Sono settimane che non ti fai sentire! >> L’abbraccio stringendola più forte che posso. La mia piccola matta.

<< Cos’è tutto questo casino? Sto lavorando! >> Con un diavolo per capello Edward ci raggiunge nell’ingresso.

Il rasoio non lo vede da diversi giorni e i capelli sono ormai due mesi che non li taglia.

È tornato il bigfoot di settembre, ma un bigfoot molto affettuoso.

<< Cugino! >> Alice mi libera correndo dal povero Edward che se l’è ritrovata attaccata addosso come un piccolo koala.

Gli tempesta il viso di baci così come ha fatto con me e Edward cerca di staccarsela di dosso facendo dei versi assurdi.

<< Jasper lascia pure le valigie qui nell’ingresso e accomodati. >> Con un grazie davvero sentito si libera del suo peso stiracchiandosi.

Dopo che Alice ha obbligato Edward ad andare a rendersi presentabile servo del tea freddo in salone.

<< Allora, dove siete stati di bello in tutto questo tempo? >> Finisco di riempire il bicchiere di Edward che mi ringrazia con un bacio sulla guancia.

Si è tirato i capelli indietro con una delle mie fasce, non posso nascondere che è un po’ buffo.

<< Oh siamo stati in Texas dalla madre di Jazz. Ha insistito così tanto perché rimanessimo un po’ con lei. E poi ci siamo sposati. >>

Il tea mi va di traverso e, se non fosse per Edward che mi da delle pacche sulla schiena, starei ancora tossendo.

<< Co-come scusa? >> Poggio il bicchiere sul tavolino prima che lo lasci cadere a terra dalla sorpresa.

<< Ci siamo sposati! >> Tutta felice, Alice ci mostra la fede d’oro sull’anulare sinistro.

Sbalorditi ascoltiamo il racconto, anche troppo dettagliato, sulla loro cerimonia e sul viaggio di nozze.

<< Già che eravamo li con tutta la famiglia di Jazz ne abbiamo approfittato! >> Finisce accoccolandosi contro il petto di suo marito. Oddio mi fa strano anche solo pensarlo.

<< E gli zii cosa hanno detto? >> Edward deve schiarirsi la voce prima di parlare.

<< Oh… forse avrei dovuto avvertirli… >> Pensierosa si picchietta le labbra con un dito.

<< ALICE! >> In coro la richiamiamo obbligandola ad andare a casa dei suoi genitori per informali del fatto che hanno acquistato un genero nuovo di zecca.

Una volta rimasti soli torniamo in sala e ci lasciamo andare sul divano. Ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere come due bambini che hanno visto qualcosa di divertente.

<< Non ci posso credere! >> Mi asciugo le lacrime che mi sono venute per le troppe risate cercando di riprendere un po’ fiato.

Edward scuote la testa e se ne torna in camera col suo solito passo strascicato.

Raduno tutti i bicchieri e la caraffa del tea e, una volta in cucina, metto tutto nell’acquaio.

Non posso credere che quella che fino a nemmeno sei mesi fa si disperava per non aver nessuno con cui uscire adesso sia sposata.

Se ci ripenso non posso fare a meno di sorridere per l’assurdità della cosa.

Prendo l’insalata dal frigo ridendo fra me e me.

<< Oddio! >> La lattuga mi cade di mano per lo spavento.

Edward è di fronte a me, comparso come per magia, con il suo bellissimo sorriso strano.

<< Non te l’ho più chiesto. >> Raccolgo l’insalata da terra poggiandola sul lavello.

<< Cosa? >> Lo guardo incuriosita e il suo sorriso mi fa sciogliere come al solito.

Fa un passo avanti avvolgendomi fra le sue braccia.

<< La sera che abbiamo fatto l’amore per la prima volta ti dissi che subito dopo ti avrei chiesto di sposarmi, ma non l’ho fatto. Spero che tu non abbia pensato che fossero parole dette a caso o in preda all’emozione del momento. >> Alzo lo sguardo incontrando il suo.

<< Io ti amo Isabella. Ti amo come non avrei mai pensato di poter fare. Se provo ad immaginare la mia vita senza di te mi sento perso. Voglio stare con te per tutta la vita. Voglio costruire una famiglia con te. Voglio crescere un figlio con te, anche di più. Voglio un sacco di cose, ma senza di te non ce la posso fare. Sposami Bella. Sposami amore mio. >> I suoi occhi non hanno lasciato un momento i miei, sicuri e determinati mi hanno rapito così come le sue parole.

Cosa posso dire se non << Sì… >>

 

Quando ho varcato la porta di questa casa avevo nel cuore solo la speranza di poter tornare vivere. Quella speranza è divenuta realtà da quando le nostre mani si sono toccate per la prima volta. Ti Amo Edward.

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Eccoci finalmente giunti alla fine…

Adoro questo capitolo, lo amo veramente e l’ho scritto col cuore.

Chiedo scusa per il ritardo, avevo detto che avrei postato prima, ma non ho potuto farlo e mi sembra indecente aspettare ancora. Perciò spero mi perdonerete se non rispondo alle recensioni (Sto diventando una lavativa, lo so…).

Vi ringrazio un milione di volte per uno per le magnifiche parole che avete speso per me! Il nostro bigfoot vi manda tanti baci (mentre Bella non guarda ovvimente!)

È la prima “long” che finisco e non pensavo che mettere la parole fine fosse così triste… Ma per ogni fine c’è sempre un inizio e non pensate di liberarvi di me così facilmente! Ho già un paio di storielline in cantiere =P Per ora solo qualche one shot, poi chissà…

Un bacio a tutti voi che avete seguito Piano e un saluto... A Presto!


Piano

Epilogo

 

19 anni dopo

 

Un leggero venticello caldo porta l’odore d’inizio estate dentro casa. Le tende si muovono senza voglia accarezzando i mobili vicino.

La classica quiete prima della tempesta.

Seduta sul divano in salotto finisco di rammendare la camicia che mio marito ha rotto per aggiustare la grondaia.

Il prossimo anno compirà cinquant’anni e pretende ancora di fare cose che nemmeno vent’anni fa riusciva a fare.

Sono passati diciannove anni da quando ho detto il fatidico Sì.

Non dimenticherò mai quel giorno. Fasciata nel mio bell’abito bianco accanto all’uomo che ho amato e che amo tutt’ora come fosse il primo giorno, forse di più.

La porta d’ingresso si apre per poi richiudersi il secondo dopo con un tonfo sordo.

Passi, degni di un bufalo inferocito, si avvicinano velocemente al salotto e la testa mora di Adam sbuca dalla porta.

<< Ben tornato tesoro. >> Sorrido della sua espressione imbronciata.

<< Ciao. >> Mi saluta secco lanciando lo zaino di scuola sul divano.

Si siede al piano iniziando a suonare per scaricare la sua evidente rabbia.

Mi schiarisco la voce reprimendo il sorriso che mi è nato conoscendo perfettamente il motivo del suo mal umore.

<< Come è andata oggi a scuola? >>

Sbatte le mani sui tasti d’avorio facendo un fracasso infernale.

<< Come vuoi che sia andata con quella svampita di Tori che fa l’oca con tutti quelli che le girano intorno? >>

La piccola Tori Withlock è la figlia di Alice e Jasper ed ha sedici anni come il mio Adam.

Quando Alice ci disse di essere in dolce attesa eravamo combattuti tra la gioia e l’invidia.

Io ed Edward abbiamo provato per anni ad avere un figlio senza mai riuscirci; il trauma dell’aborto mi ha reso impossibile anche solo l’idea di una gravidanza.

Ormai sono dieci anni che Adam fa parte della nostra famiglia e non potrò mai dimenticare la prima volta che l’abbiamo visto.

 

Il caldo opprimente d’Agosto si è abbattuto sulla città lasciandola quasi deserta.

Il fuggi fuggi generale verso il mare o le fresche montagne ci permette di muoverci liberamente fra le strada assenti dal solito traffico.

Una volta scesi di macchina ci accoglie il frinire delle cicale e le risate allegre dei bambini che giocano nel cortile dell’orfanotrofio.

<< Signori Cullen, buon pomeriggio. Vi stavamo aspettando. >> La signorina Everwood ci viene incontro sorridendoci. Attaccate alla sua gonna due gemelline dai capelli biondi e gli occhi grandi ci sorridono teneramente.

Scambiandoci i soliti convenevoli entriamo dal cancello che da sul cortile dove i bambini si divertono a rincorrersi o a giocare nel box della sabbia.

<< Sono felice che finalmente abbiano accettato la vostra richiesta. È difficile trovare due persone come voi al giorno d’oggi. >> Miss Everwood ci sorride riconoscente. Sono ormai diversi mesi che siamo in contatto con lei e oggi, finalmente, potremmo diventare genitori.

<< Sono certa che Adam sarà felice di conoscervi. >> Ci fermiamo all’ombra di un grande albero e alcuni bambini ci vengono incontro per salutarci.

<< Signora tu sei la nuova mamma di Ado? >> Una bambina di forse quattro o cinque anni mi fa un sorriso bellissimo a cui manca un dentino.

<< Lo spero tesoro. >> I maschietti si allontanano subito, mentre le bimbe continuano a farmi domande su domande.

Mi guardo intorno cercando l’aiuto di Edward, ma non è più vicino a me.

Lo cerco con lo sguardo e lo trovo accucciato vicino ad un bambino che gioca con una pianola.

<< Vedo che il signor Edward non ha avuto bisogno di presentazioni con il piccolo Adam. >> La signorina Everwood fa tornare le bambine a giocare e mi accompagna dai miei uomini.

<< E’ Mi Sol Sol, non Mi Sol La. Ecco così va bene. >> Le note di “Oh Susanna”, ancora un po’ incerte, rallegrano il piccolo angolo in cui Adam si è andato a rifugiare.

Non posso che sorridere a questa scena. Adam muove le mani lungo i tasti seguendo il ritmo con la testa e Edward gli sta accanto suggerendogli le note.

<< Non posso lasciarti solo un attimo che subito mi tradisci per un pianoforte anche se in miniatura! >>

Rido quando Edward finisce col sedere per terra spaventato dalla mia apparizione.

Per una volta sono stata io a sorprenderlo.

Due paia di occhi verde smeraldo mi guardano, entrandomi dentro.

Mi sono innamorata a prima vista di Adam. Il mio bambino.

<< Ciao Adam. >> Mi accuccio vicino a loro allungandogli una mano. << Mi chiamo Bella, è un piacere conoscerti. >>

Timido allunga la sua piccola manina che sparisce dentro la mia. Le sue gote sono colorate da un rosso adorabile e la sua piccola vocina mi saluta con un << Ciao. >>

 

Da quando quella piccola mano ha stretto la mia non l’ho più lasciata andare.

Il processo per l’affidamento non era certo finito, ma abbiamo tenuto duro.

Il pre-affidamento c’è stato accordato in tempi irrisori e, dopo un anno, Adam è diventato un Cullen a tutti gli effetti.

<< Mamma! Mamma ma mi stai ascoltano? >> Sbuffando si viene a sedere davanti a me a gambe incrociate sul tappeto.

<< Scusami tesoro, mi sono un attimo distratta. Cosa stavi dicendo? >> Accarezzo la folta chioma nera del mio bambino.

Adam s’imbroncia arricciando le labbra come spesso faccio io.

<< Ti stavo dicendo che sabato vado al cinema con Tori. >> Le sue guance si colorano di rosa e sposta lo sguardo verso destra come fa sempre quando è imbarazzato.

<< Ti sei finalmente deciso a chiederle un appuntamento? >> Il tintinnio di un campanellino precede la voce di Edward che si appoggia alla spalliera del divano dietro di me.

Dopo anni e anni, alla fine si è arreso al campanello.

I primi giorni che Adam si è trasferito da noi si spaventava per qualsiasi cosa e Edward non faceva altro che peggiorare la situazione.

Così un pomeriggio, mentre ero a spasso con Alice e i bambini, ho visto un bel campanello d’argento e non ho resistito a comprarlo.

 

Una volta rientrati a casa Adam mi aiuta a sistemare la spesa in cucina.

Si muove piano fra le sedie con due pacchi di farina fra le braccia, ho promesso di fargli i biscotti al cioccolato.

<< Bella hai comprato roba per un esercito! >> Spaventato dall’improvvisa, solita, apparizione di Edward, Adam si lascia sfuggire uno dei due pacchi che cade a terra.

<< Edward! Quante volte ti ho detto di farti sentire quando entri in una camera? Tesoro stai bene? >> Corro dal mio bambino che guarda a terra mortificato.

<< Mi dispiace. >> La sua vocina è appena sussurrata e distinguo a malapena le parole.

<< Non ti scusare. Non è successo nulla, tranquillo. >> Gli accarezzo la testa cercando di tranquillizzarlo.

Gli tolgo la farina dalle mani poggiandola a terra con l’altro pacchetto.

<< Adesso ci pensiamo io e te a sistemare tuo padre! >> Lo prendo per mano e lo porto in sala dove ho lasciato la borsa.

Mentre passo accanto ad Edward non posso non notare i suoi occhi illuminati di gioia. Essere definito “padre” lo rende immensamente felice.

Ci segue sospettoso fino in sala.

Prendo la borsa e do ad Adam una scatolina dicendogli di aprirla.

Il tintinnio del campanello lo sorprende e mi guarda incuriosito.

<< Visto che è sempre così silenzioso ora gli mettiamo questo così quando arriva lo sentiamo! >> Sorrido all’<< Ehi! >> di Edward che si è andato a sedere sul divano con le braccia incrociate e il broncio sul viso.

Adam guarda di sottecchi Edward per poi tornare con lo sguardo sul campanello posato nella scatolina.

<< Scommetto che se glielo dai tu se lo mette subito. >> Sussurro, anche se so che mio marito mi ha sentita benissimo.

Annuisce col capo per poi andare subito verso Edward che gli tende le braccia per prenderlo e farlo sedere sulle sue gambe.

Non riesco a trattenere un sorriso vedendoli insieme. Sono semplicemente bellissimi.

<< Devo proprio metterlo? >> Edward prende fra le mani il cordino con cui è legato il campanello.

Adam annuisce solamente, è un bimbo di poche parole, ma di una dolcezza infinita.

<< La mamma è perfida. >> Muove il ciondolo facendolo tintinnare.

<< La mamma è buona. >> Mamma… è la prima volta che mi chiama così.

Mi sento gonfiarsi gli occhi di lacrime. È una sensazione così stupenda.

Adam aiuta Edward a sistemarsi il cordino intorno al polso e lo fa suonare toccandolo con un dito.

Raggiungo i miei due uomini e li abbraccio più forte che posso sperando di riuscire a trasmettergli tutto l’amore che provo per loro.

 

<< Ma… Papà stai scherzando? È mia cugina! Non potrei chiederle di uscire nemmeno se lo volessi! E non lo voglio sia chiaro! >> Sempre più rosso parla a raffica, un altro segno del suo imbarazzo.

<< Non è propriamente tua cugina… e poi si vede che ti piace! >> Edward lo prende in giro ridacchiando ed io non riesco a non ridere della faccia del mio bambino.

<< Mamma, mamma! Ma digli qualcosa, no? >> Cerca la mia protezione perché sa benissimo che non potrei mai dirgli di no.

<< Hai ragione tesoro. Edward lasciagli i soldi per i pop corn. È il loro primo appuntamento, deve essere un gentiluomo e offrire lui! >> Scoppiamo a ridere sentendolo balbettare “se” e “ma” senza senso.

Si alza da terra e si viene a sedere vicino a me.

Lo abbraccio baciandogli una guancia.

<< Ti voglio bene. >> Gli sussurro dopo un altro bacio.

<< Anche io ti voglio bene mamma. >>

 

La mia famiglia. La mia vita. Non potrei chiedere altro per essere più felice.

 

The End

~~~~~~~

Adam Cullen

Tori Withlock


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