La scogliera

di dav_id89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scogliera ***
Capitolo 2: *** Elios e Selene ***



Capitolo 1
*** La scogliera ***


La scogliera

La forza della tempesta che si scatenava in lontananza provocava lo sciabordare delle onde che si infrangevano, violente, sull’alta scogliera. Sembrava volessero conquistare la sommità di quelle pareti rocciose invadendo la costa sovrastante, maestose e apparentemente colleriche nei confronti di quelle rocce che le tenevano separate dalla madre terra. Il cielo nero in lontananza scagliava rabbioso le sue saette sulla superficie dell’oceano, e giungevano nitidi i boati dei tuoni, così netti ed improvvisi da far sobbalzare gli steli d’erba. Questi ultimi già mossi dalle improvvise folate di vento, le quali giungevano impetuose come lancinanti fitte di dolore che laceravano l’aria. Oltre la distesa verde che lambiva i bordi della scogliera si estendeva una foresta di pini ed abeti la quale si infittiva mano a mano che ci si allontanava dalla costa, questa distesa sempreverde era attraversata da un piccolo sentiero sterrato invisibile dall’alto.
Immerso in tutto ciò; incarnato nell’irrefrenabile forma della tempesta, dalla quale mi estendevo, fino a toccare il mare sotto forma di folgore, o mi slanciavo perdendomi tra le mille forme leggere del vento, dal quale poi mi scagliavo con violenza sul mare divenendo quelle onde che si abbattevano con tanta tenacia, una dopo l’altra sulla nuda roccia, nella quale mi tramutavo per godere dell’energico impatto che subiva; ed infine, stanco, cavalcavo di nuovo il vento per beneficiare della quiete degli steli d’erba, essi, abbandonati soltanto per bearmi della solida saggezza dei centenari tronchi che popolavano l’immensa foresta.
Immerso in tutto ciò, l’unica forma estranea a riportarmi alla realtà era la piccola chiesetta in pietra a picco sul mare, talmente piccola che il crocifisso sul vertice del tetto spiccava come un lume nell’ora più buia della notte. Mi diressi a passi lenti verso l’entrata di quel piccolo eremo, aprii la porta di legno inondandola di quella poca luce che proveniva dall’esterno. Percorsi il corridoio per tutta la sua esigua lunghezza e mi inginocchiai di fronte l’altare.
Vi era pace nel mio cuore, quella pace che, poi, tutto sommato pace non è. Anzi, è tutto il contrario della pace, è quella sensazione di intorpidita rassegnazione che ti estranea dal mondo e ti svuota di ogni sentimento, sia esso bello o brutto. Lessi il nome inciso sulla base sinistra dell’altare, e fui immediatamente inondato dai ricordi. Vidi di nuovo quegli occhi azzurri come il cielo e quel sorriso contornato da splendide labbra rosee, le quali promettevano tutto l’amore che un cuore puro può effondere in un bacio.

Elen…

La conobbi il giorno che presi servizio presso la tenuta di caccia del Duca. Giunse in carrozza insieme alla madre, il Duca le seguiva a cavallo insieme al figlio, accompagnato da un seguito di nobili che, come lui, erano scesi dalle carrozze per percorrere gli ultimi chilometri che li separavano dalla tenuta a cavallo. Tanto per apparire, all’ingresso del lungo viale, come veri e propri guerrieri che, sulle proprie cavalcature, affrontano l’inizio di una campagna di guerra per la conquista della terra e dell’onore; onore… conquista… guerra… parole ormai sconosciute da parecchie generazioni all’aristocrazia.
Fui presentato per primo ai nobili, il mio ruolo di rilievo mi permetteva dei privilegi, a differenza della maggior parte della delegazione schierata ad accogliere il corteo; sedetti a tavola con loro anche durante la cena, mantenendo rigorosamente la forma e gli usi che mi erano stati insegnati nei miei anni di studi. Dovetti quell’incarico privilegiato all’intercessione del mio maestro, molto influente e conosciuto all’interno della nobiltà, ciò mi permise, inoltre, di ottenere il rispetto di coloro che sedevano con me, già dal principio.
Chiacchierai amabilmente con tutti gli ospiti e mi trovai molto a mio agio con il Duca, il quale mi invitò ad assistere alla battuta di caccia del giorno seguente, tra il giubilo dei convitati che mal mi figuravano in sella ad un cavallo lanciato al galoppo. Accettai ben volentieri l’invito, quantomeno per far ricredere coloro che avevano messo in dubbio le mie capacità d’equitazione.
Stanchi del viaggio tutti si coricarono molto presto, per mia somma felicità, poiché mi restava da finire una lettura che mi ero prefissato di terminare quella sera. Dopo essermi congedato dagli stallieri, ai quali detti precise istruzioni sulla mia cavalcatura, mi diressi verso le mie stanze; tuttavia fui distolto dal mio percorso da una luce, proveniente da una delle finestre del lato ovest dell’immensa villa. Alzai gli occhi, domandandomi chi mai avesse le candele accese a quell’ora della notte, quando era oramai passata un ora abbondante dalla fine del pasto.
Incontrai col mio sguardo qualcosa comparabile soltanto alla visione di una angelo, ma che dico, alla visione della luce divina. Essa si irradiava come un aurora, dal corpo esile di una figura femminile, che si stagliava, bellissima, dietro la vetrata. Non so dire cosa provai in quell’istante, o cos’è che si mosse all’interno del mio corpo, della mia mente, del mio cuore e della mia anima. So solamente che mi inginocchiai a mani giunte ringraziando Dio di avermi concesso la vista di quel miracolo.
Mi riebbi solamente quando l’ala ovest tornò finalmente buia, orfana di quella miracolosa apparizione. Entrai a passo sostenuto nella villa e chiesi al primo servitore che trovai di chi fosse quella stanza; doveva essere sicuramente disabitata, doveva dimorarvi qualche anima toccata dalla beatitudine celeste...
La risposta che mi fu data mi fece sprofondare nella disperazione: quella stanza apparteneva ad Elen, la figlia del Duca.
Entrai nella mia camera da letto e per prima cosa mi inginocchiai di fronte al crocefisso, implorando perdono per aver scambiato l’opera tentatrice del Maligno per un apparizione mandatami da colui che servivo. La castità era uno dei doveri essenziali per condurre una buona opera al servizio di Dio.
Chiesi perdono e, ancora avvolto in una sensazione indefinibile mi addormentai sognando lei…
Il giorno successivo partecipai da spettatore all’uccisione di tre cervi, tre grossi esemplari che sarebbero stati parte del banchetto della sera, al quale, mi auguravo, non avrebbe partecipato la giovane vista la sera precedente. Tuttavia, le mie preghiere non furono ascoltate.

Pregai all’apertura del banchetto, ringraziando il Signore dei cibi che ci aveva concesso e mangiai, conversando sulla linea della sera precedente, con moderazione, sforzandomi di non incrociare mai gli occhi di quella meravigliosa tentazione.
Non potei oppormi a quella forza irrefrenabile, quella forza che era tutta insieme la tempesta, il fulmine, il vento ed il mare. Non potei sfuggirle quando mi parlò:

Ho sentito che ha avuto il permesso di studiare la letteratura classica, e che le sue conoscenze superano di gran lunga quelle del suo maestro”

A dire la verità non riuscirei nemmeno a confrontarmi con le conoscenze del mio maestro” risposi, sperando di smorzare quell’argomento sul nascere.

L’umiltà è la prima qualità che deve possedere un buon uomo di chiesa” sentenziò la Duchessa

Non è umiltà la mia, dico solamente la verità. Mi chiedo chi possa aver messo in giro tale assurdità” dissi io sorridendo alla tavolata che seguiva interessata la conversazione

Il vostro maestro in persona, in realtà, il Cardinale in persona. Dice che, nonostante abbiate meno della metà dei suoi anni possedete già il triplo delle sue conoscenze”

Arrossii visibilmente “Beh… io… non direi che…”

Vorreste dire che il Cardinale mi ha mentito? O che non sappia valutare un suo allievo?” incalzò la ragazza, che, mi resi conto solo ora, doveva avere sicuramente meno di vent’anni

No, assolutamente no, non mi permetterei mai, tuttavia…”

In realtà padre” mi interruppe lei rivolgendosi al Duca “ho aperto questa conversazione non per creare una disputa, bensì poiché vorrei che voi mi deste il vostro benestare per prendere lezioni di letteratura classica da colui che, a detta del Cardinale, è il migliore allievo che abbia avuto in tutta la sua, preghiamo Dio ancora lunghissima vita”

Noi ce ne andremo fra tre giorni al massimo Elen, non penso sia possibile impartirti tutti gli insegnamenti che desideri in questo breve periodo”

Beh… potrei sempre rimanere qui e prendermi cura anche della casa”

Così manderai in rovina la nostra tenuta di caccia…” commentò sarcastico Victor, il fratello di lei, l’occhiata che lui le lanciò mi rimase in quel momento oscura… in seguito ebbi modo di capirne il motivo.

Il sangue mi si era gelato nelle vene mentre seguivo da spettatore la conversazione tra i membri della famiglia, tutti se ne stavano in assoluto silenzio, interessati a come si sarebbe conclusa quella conversazione. Dentro di me si davano battaglia due sentimenti contrastanti, sul quale mi impegnai a far prevalere la ragione, sperando che il Duca non le desse il permesso di rimanere.

Devi continuare i tuoi studi musicali Elen, per non parlare del canto”

Erbert” intervenne la moglie “scommetto che il miglior allievo del Cardinale sappia di musica e di canto proprio quanto sa di letteratura e della parola del Signore”

Vedendo che non intervenivo ed ancora non mi ero pronunciato in merito il Duca mi incalzò “Ebbene? Sapete di musica e di canto quanto sapete di letteratura e della parola del Signore?”

Risposi mal volentieri a quella domanda, avrei voluto mentire, ma non potevo venir meno ad uno dei comandamenti.

Si, in realtà mi intendo sia di musica che di canto”

Sapete suonare il piano?” chiese Elen con quella voce che stavo cominciando a detestare

Si, so suonare numerosi strumenti ma eccello particolarmente nel piano e nel violino”

Non sarebbe poi una cattiva idea toglierti per un po’ dalle sottane di tua madre” bofonchiò il Duca “tuttavia dovremmo sentire l’opinione del tuo nuovo precettore”

La risposta era già implicita nella domanda, lo capii all’istante, non avevo spazio per obiezioni. Tuttavia decisi di avere bisogno di una consultazione con il mio maestro, il Cardinale, chissà se con le sue influenze poteva togliermi dall’onero di quel malaugurato compito.

Accetto volentieri” mentii “tuttavia dovrei recarmi nei prossimi giorni presso il Cardinale per alcune questioni, mi chiedo se fosse possibile rimandare l’inizio degli studi di qualche settimana…”

Tutti gli sguardi tornarono sul Duca.

E sia. Elen sarà di ritorno alla tenuta tra un mese e resterà finché voi non riterrete che non abbia appreso tutto ciò che voi avrete la pazienza di insegnarle. È pur sempre una donna…” rise, inducendo al riso anche il resto della tavolata. Tutti eccetto Victor, il quale si alzò e si congedò piuttosto bruscamente.

Il giorno seguente tutta la compagnia decise una passeggiata a cavallo che li avrebbe tenuti impegnati da mattina fino a sera, così ebbi il tempo di riflettere e di meditare su quanto stava accadendo. Era innegabile la folle attrazione che sentivo per quella ragazza, tuttavia la paragonai alle tentazioni che dovette subire Gesù nel deserto, tentato dal Diavolo per cadere nel peccato. Mi feci forza e pensai che soltanto con l’aiuto del mio maestro potevo districarmi da quella situazione.
Scrissi così una lettera al Duca, con la quel comunicavo la mia partenza per essere ricevuto dal Cardinale, motivando l’anticipazione di tale viaggio con la possibilità di abbreviare, così, i tempi dell’inizio delle lezioni alla duchessina. Feci preparare la carrozza e partii in pieno pomeriggio portando con me la mia inseparabile Bibbia, dalla quale traevo spesso conforto e consiglio riguardo alle difficoltà da affrontare quotidianamente.
Non avevo mai avuto difficoltà a rispettare il voto della castità; fui introdotto al seminario quando avevo quindici anni e ben presto le mie eccellenti doti di apprendimento riscossero successo sui miei precettori, questi ultimi furono da me ben presto superati e, quando un eminente Cardinale della chiesa di Roma venne in visita al convento e si accorse della mia particolare propensione ad apprendere tutto ciò che mi impartito, mi volle con sé. Fui sempre elogiato non solo per le mie capacità nello studio e nelle arti della musica e del canto, ma anche per la mia obbedienza e la mia dedizione alla preghiera.
Non avevo mai affrontato nulla che avesse rischiato di far vacillare i miei voti e i miei propositi di fede, perciò ero completamente disarmato ed inesperto di fronte alla situazione che si era venuta a creare.
Meditai a lungo su come presentare la cosa al mio maestro e compresi che l’unica maniera valida era dire la verità, in realtà mi sorpresi maggiormente del fatto che avevo, anche solo per un istante, preso in considerazione la possibilità di mentire. L’immagine di lei mi tornava in mente continuamente così decisi di aprire la Bibbia e rifugiarmi nelle Sacre Scritture.

Giunsi alla dimora del Cardinale qualche giorno dopo, fu piacevole ritrovarlo ancora in ottima salute. Conversammo a lungo degli ultimi accadimenti nel regno, lui era naturalmente molto più informato di me sui pettegolezzi di corte, e sulle vicende che animavano in generale le corti europee.

Dunque, mio allievo prediletto, cos’è che ti affligge?” vedendo la mia espressione sorpresa ridacchiò “ti conosco troppo bene per non capire che c’è qualcosa che turba la tua naturale quiete interiore, avanti, raccontami tutto”

Rimasi per un attimo indeciso sul da farsi, ma dopotutto avevo davanti a me la persona che mi aveva insegnato tutto ciò che sapevo, che mi aveva trattato proprio come un figlio, raccontai al Cardinale della mia visione e di come, da quel giorno, non mi era stata più data la possibilità di ritrovare la mia calma interiore.

Mi colse alla sprovvista quando lo vidi sorridere con dolcezza.

Caro ragazzo, sarebbe stato strano se, alla tua giovane età, non avessi mai dovuto affrontare tali difficoltà. Non mi preoccuperei del perché tu abbia determinate sensazioni, piuttosto, mi imporrei di resistere e di perseverare lungo la strada che Dio a scelto per me”

Compresi le sue parole e chiesi delucidazioni sulle motivazioni che avessero portato Dio a permettere che fossi colpito da una così grande difficoltà.

Figliolo, Nostro Signore ci mette alla prova ogni giorno. Tu ti sei sempre mostrato un figlio devoto e ligio ai suoi insegnamenti, Lui vuole solamente metterti alla prova”

Riflettei e compresi che vi era una logica in ciò che diceva; dopotutto anche Abramo era stato messo alla prova da Nostro Signore onnipotente quando gli era stato chiesto di sacrificare l’unico figlio.

Quindi Monsignore, lei mi consiglia di fronteggiare questa difficoltà senza tentare di aggirarla?”

Guardami negli occhi” lo guardai “ti sentiresti apposto con la tua coscienza se sapessi di aver cercato la strada più rapida per aggirare una tentazione invece di affrontarla e di sconfiggerla?”

Lo ringraziai per il suo consiglio, senza il quale, probabilmente avrei proseguito a brancolare nel dubbio e nell’incertezza. Mi fu chiesto di trattenermi per un po’, accettai ed inviai una lettera al Duca nella quale gli comunicavo la data del mio rientro alla tenuta, con la richiesta di farmi pervenire alcuni testi essenziali per l’indottrinamento della figlia.

Quella breve parentesi a fianco del mio precettore mi era servita per affrontare con maggiore tranquillità l’incontro con la duchessina.
Capii che ero stato fuorviato in quella notte di un mese prima, probabilmente dall’aver esagerato col vino, del quale, tuttavia, facevo un uso alquanto modesto. Probabilmente proprio a causa di ciò, appena mezzo bicchiere in più poteva aver determinato la mia non completa lucidità nelle ore successive alla cena.
La carrozza giunse in una mattinata di sole, scortata da alcune guardie e da Victor, il figlio del Duca. Ordinai alla servitù di sistemate i bauli contenenti i testi da me richiesti nella biblioteca, all’interno della quale avevo deciso di tenere le mie lezioni. Era infatti una delle stanze più luminose della villa e, naturalmente, anche la più vicina ai testi da consultare. Avevo dato disposizioni perché il salone nel quale sostava inutilizzato il pianoforte, fosse illuminato da numerose candele dopo l’ora di cena; alla musica avremmo dedicato, oltre ad alcune ore del mattino, anche momenti precedenti all’ora per coricarsi. La musica conciliava il sonno molto più della lettura a parer mio. Mi trattenni a parlare con Victor per rimandare, finché mi fosse stato possibile, l’incontro con Elen. Tuttavia non potei in alcun modo evitare la cena, attesi la duchessina per più di mezz’ora dall’ora convenuta per il pasto; il fratello se ne era andato nel pomeriggio, comportandosi per tutto il tempo in maniera piuttosto brusca ed arrogante sia con la servitù che con la mia persona.

Vogliate scusare il mio ritardo” esordì Elen quando si presento a tavola

Rimasi per un attimo incapace di proferir parole, le mie capacità mentali era completamente concentrate sulla bellezza di colei che mi si era presentata innanzi, con tale eleganza e sfarzo. Battei le palpebre a ripetizione per cercare di riprendermi. Mi sforzai di tornare impassibile.

duchessina…”

Elen, per favore, chiamatemi Elen”

Elen, vi informo innanzitutto che non vi era alcuna necessità di presentarsi a cena con tale sfarzo di vestiario”

permettete ad una giovane ragazza di godersi la propria vanità negli anni della gioventù” rispose quella, sempre sorridente

la vanità è uno dei sette vizi capitali Elen, ricordatevelo”

vedrò di ricordarmelo… posso chiamarvi maestro vero?”

Fui colto alla sprovvista da quella domanda, ma decisi che “maestro” poteva andare più che bene, acconsentii.
Cominciammo a mangiare, io cercando a fatica di tenere sempre lo sguardo rivolto alle pietanze sul mio piatto, ma, quando alzavo gli occhi per scorgere di sfuggita la ragazza, trovavo sempre quegli stupendi occhi color cielo di fronte ai miei. Tanto vicini da sembrarmi come se i nostri sguardi si toccassero. Ero turbato, fortemente turbato, decisi però di seguire i consigli del Cardinale ed affrontare la tentazione che il Maligno mi aveva mandato.
Dopo cena volli condurre la ragazza al pianoforte, per valutare quale fosse la sua preparazione.

Suono da quando avevo sei anni” mi comunicò lei.

Ascoltai le note emanate dallo strumento, seguendo con gli occhi il movimento di quelle angeliche mani, estasiato dal loro posarsi leggiadre sui questi tasselli neri e bianchi. Non riuscii a prestare troppa attenzione al modo in cui suonava, tuttavia da quel poco che avevo captato conclusi che aveva molto da imparare.
Le chiesi di cedermi il posto e suonai la stessa melodia.

insegnatemi a suonare come voi…” mi disse, guardandomi con occhi imploranti, quegli occhi, così meravigliosi…

vi insegnerò a suonare come me Elen, ma adesso è ora di andare a dormire. Domattina inizieremo al pianoforte, proseguiremo con la letteratura fino all’ora di pranzo, poi leggeremo le Sacre Scritture prima di riprendere lo studio, ceneremo, suoneremo e andremo a dormire: così sarà per tutto il tempo che voi sarete mia allieva.

Faticai ad addormentarmi, mi sovveniva in continuazione l’immagine di quella folgorante bellezza. Come poteva una creatura così meravigliosa essere lo strumento delle diaboliche tentazioni ordite contro di me?

Con questa domanda che mi turbava la mente mi addormentai a notte ormai inoltrata.

La mattina seguente iniziammo col suonare il piano, nonostante la distrazione che mi provocava averla così vicina.

Quelle mani, che correvano leggiadre ma veloci creando melodia paradisiache...

Quegli occhi così avidi di conoscenza...

Quelle labbra così...

Mi imposi di smetterla di far vagare la mia mente.

Bene Elen, direi che riprenderemo stasera con l'attività musicale”

Avrei una proposta se non vi dispiace...” disse lei timidamente

Ditemi” le risposi, sentendo il cuore balzarmi in petto quando incrociai il suo sguardo

Ho pensato al vostro programma di lezione... e... vi volevo chiedere se foste propenso ad accordarmi il permesso di un ora libera nel pomeriggio per parlarvi...”

Per parlarmi?” rimasi interdetto

Si, beh... mi piacerebbe colloquiare con lei di argomenti comunque sempre affini alle... come dire... materie che mi insegnerà”

Non ne capisco la necessità”

Vorrei, di giorno in giorno, avere la possibilità di ripensare a ciò che ho imparato e porle delle domande, delle curiosità che potrei sviluppare. Non so se mi avete ben compresa”

Rimasi colpito in maniera positiva dall'idea della ragazza; pensandoci bene anche io ed il Cardinale, ai tempi dei miei studi, ci trovavamo spesso ad interloquire di argomenti affini alle lezioni trattate.
Acconsentii fissando l'ora del ripasso, così lo definimmo, appena dopo il pranzo in maniera che la lezione affrontata il giorno antecedente risultasse anche fresca alla mente della giovane.
Iniziai con lo spiegare ad Elen che molte delle cose che avrei esposto nelle mie lezioni risultavano contrarie con gli insegnamenti e le tradizioni cristiane. Perciò risultava necessario che tenesse a mente di non farsi in alcun modo influenzare, dal punto di vista morale, dagli influssi di uomini che, in epoche passate, erano ignoranti rispetto alla parola del Padre.

Per questo motivo Elen gradirei se, la sera, prima di andare a dormire, voi leggeste alcuni brani delle Sacre Scritture. Bene, direi di avervi detto tutto,possiamo iniziare”

La giornata trascorse rapida, Elen era interessatissima a tutto ciò che le spiegavo, pendeva letteralmente dalle mie labbra. Apprendeva ad una velocità straordinaria ma dovetti porre un freno alle sue domande e rimandarle tutte al dopo pranzo del giorno successivo.

Elen, dovete imparare che prima di criticare un autore o un opera è necessario studiare, se volete essere in grado di affrontare una disquisizione su qualsiasi cosa quella deve esser conosciuta da voi in maniera completa e approfondita”


Tutto proseguì al meglio per più di una settimana, Elen era ligia al programma stabilito e approfondiva il tutto con domande intelligenti ed argute. Così argute che dovetti far spesso ricorso ai miei libri per argomentare le mie risposte.
Era ogni giorno più facile starle vicino senza dover costantemente lottare contro la sua bellezza, contro l'incontrollabile attrazione che mi conduceva inesorabilmente verso di lei.
Tuttavia una sera, dopo aver concluso la lezione al piano, mi spiazzò:

Vi dispiace trattenervi un po'?” mi chiese la ragazza, la guardai con aria interrogativa “Avrei voglia di conversare di qualcosa che non sia la filosofia, la letteratura o la musica”

Credete di trovare in me un conversatore ideale?” le domandai

In questi giorni mi avete dato l'idea di esserlo”

Probabilmente vi hanno fuorviato le miliardi di parole al giorno che vi propino per insegnarvi ciò che so”

Sedetevi...”

Non potei rifiutare quella proposta, alla luce delle candele era, se possibile, ancora più bella.

Vorrei sapere qualcosa di voi, per esempio... qual'è il vostro vero nome?”

Ho abbandonato il mio nome di battesimo quando ho preso i voti Elen...”

Lo so, ma vorrei conoscerlo lo stesso”

Quegli occhi celestiali non lasciavano spazio a rifiuti o a bugie, sentivo l'irrefrenabile impulso di acconsentire ad ogni sua richiesta.

Il mio nome era Michele”

Michele? Siete di origine italiana?”

Esattamente, di Firenze per la precisione”

Ora capisco la vostra passione per le arti... avete da sempre desiderato di percorrere questa strada? Di prendere i voti intendo...”

In realtà si, inizialmente era l'unico modo per me di accedere ad un'istruzione che mi permettesse di soddisfare il mio desiderio di conoscenza, essendo di origini modeste. Tuttavia con il passare del tempo ho compreso la mia vocazione”

Capisco... avete mai, non so... dubitato della vostra scelta?”

A dire la verità mai”

Non vi siete mai innamorato quindi? Trovato una donna che provocasse in voi delle sensazioni”

Direi che è ora di andare a letto se non vi dispiace” la interruppi “buonanotte” mi congedai da lei turbato per la luce che avevo creduto di scorgere nei suoi occhi.

I miei sogni, solitamente così semplici, spesso addirittura assenti; risultavano ora così vividi e reali. Iniziare a sognarla sotto forma di un angelo vestito di abiti d'oro, munita di bianche ali con le quali mi sollevava da terra e mi conduceva verso il paradiso.
Mi svegliavo ogni notte credendo di vederla realmente di fronte a me. Sentivo il suo profumo inebriarmi i sensi e le mie mani bramavano la sua morbida pelle.
Il resto della notte lo trascorrevo insonne, perseguitato ancora e ancora dal suo viso e da quegli occhi color cielo.


Il giorno successivo mi convinse a cavalcare, non sono in grado tutt'ora di spiegare in che modo accadde, come fece Elen a convincermi; so solo che mi abbandonai completamente al corso degli eventi.
Sellammo i cavalli appena dopo il pranzo, le chiesi dove avesse intenzione di portarmi ma ricevetti in risposta da lei solo un sorriso.
Imboccammo un sentiero laterale rispetto alla tenuta, lo avevo guardato con interesse molte volte poiché si trovava proprio di fronte alla finestra della mia camera da letto. Mi ero sempre domandato dove conducesse quel piccolo viale sterrato che si inoltrava nel bosco. Le stetti dietro osservano con occhi indagatori tutto ciò che ci circondava, nient'altro che alberi. Mi tranquillizzava il fare sicuro con cui la duchessina si inoltrava tra la foresta, sembrava conoscere a memoria ogni singola foglia di quella zona. Ogni tanto si fermava a mostrarmi qualche piccolo animale nascosto nel sottobosco, oppure mi parlava dei ricordi che quei luoghi le riportavano alla mente: ricordi d'infanzia.
Cavalcammo a lungo finché Elen si fermò e mi disse di scendere e di legare le nostre cavalcature ad un albero li vicino. Fui sul punto di obbiettare ma decisi infine di tacere, tutto quel mistero, tutta quella misteriosa situazione mi provocava una strana di euforia.
Lasciati i cavalli proseguimmo a piedi, camminammo abbastanza da farmi attingere alla mia bisaccia un paio di volte, finché non riuscii a scorgere la fine del percorso.
Elen si voltò verso di me, ammiccò un sorriso ed iniziò a correre, dapprima mi preoccupai; se fosse inciampata Dio sa quali fatiche avremmo dovuto fare per tornare alla villa prima di notte. Mi precipitai dietro di lei e all'improvviso mi fermai: scorsi di fronte a me la scena più bella che i miei occhi avessero mai visto, la terra ricoperta di un verde mando d'erba finiva improvvisamente a picco sul mare, in lontananza il cielo terso era punteggiato dai gabbiani.

anche voi non avete mai visto nulla di così bello?”

mi voltai verso di lei, aveva gli occhi fissi sul mare, gli occhi del medesimo colore del cielo.

già...”

mormorai osservandola sorridere, con i capelli lucenti sotto i raggi del sole.

Si voltò improvvisamente, i nostri sguardi si incrociarono, ma stavolta non distolsi gli occhi dai suoi. Ci guardammo non so per quanto tempo, poi lei proseguì fin quasi al ciglio della scogliera e si sedette.
La guardai, seduta a qualche metro da me, mi aspettavo di sentirla parlare, di sentirle chiedere di sedermi accanto a lei, non lo fece.
Avrei voluto poter dire di non aver avuto scelta di fronte alla richiesta di un po' di compagnia da parte della figlia di colui al quale offrivo i miei servigi, non me ne diede modo. Capii che quello era il momento di fuggire dal suo incantesimo, non ne avrei avuto più l'occasione. Elen, forse inconsapevolmente, mi stava dando la possibilità di salvare me stesso.

Mi avvicinai a lei e mi sedetti.

benvenuto” mi disse sorridendo.

Mise la sua mano sopra la mia e mi invitò a chiudere gli occhi. È quello che feci, sentii la sua voce guidarmi verso una sensazione che avrei in seguito provato tutte le volte che mi sarei recato in quel magnifico luogo.

ascolta il mare...” aveva abbandonato il “voi”, cosa che non fece mai più, e mi parlava con una voce che mi riscaldava il cuore e placava i miei sensi “...ascolta il vento, ascolta il fruscio dell'erba e delle foglie...” ascoltai.

Fu come se il mio spirito si fosse incarnato nel luogo in cui ero, non avevo più coscienza del mio corpo né della mia mente fisica, la mia anima vagava in estasi immersa nella forma più pura del creato. L'unica cosa che percepivo al di la del mio essere completamente un tutt'uno con la natura che mi circondava, era lei, era ciò che i miei sensi percepivano come lo spirito di Elen. In quel momento mi resi conto che lei non era la tentazione mandatami dal demonio, bensì un dono inviatomi da Dio. Quell'anima candida come la purezza stessa non poteva essere altro che l'incarnazione di un miracolo.
Riaprimmo entrambi gli occhi e ci guardammo, a passi lenti tornammo per mano alle nostra cavalcature e tornammo alla tenuta.
Tra di noi c'era stato qualcosa che andava al di la della comprensione umana, non conoscevo cosa si provasse nell'unione di due corpi, tuttavia avevo sperimentato cosa volesse dire l'unione di due anime.


Trascorsero tre giorni in cui i nostri animi in completa quiete permisero ai nostri corpi e alle nostre menti di proseguire il percorso di studi in maniera lineare. Era diverso da prima, era come se io ed Elen non fossimo più due individui distinti ma un unica forma riunita nell'essenza di entrambi.
Alla sera del terzo giorno Elen si sedette al pianoforte.

ho scritto un componimento per voi”

per me?”

beh... no, in realtà ho scritto un componimento per noi...”

Adagiò leggere le sue mani sul piano e suonò.

Sin dalla prima nota capii che era incompleta, compresi che tutto era a metà, le sedetti a fianco e, in un modo che tutt'ora non riesco a spiegarmi, suonai con lei. Completai quella melodia aggiungendo le mie dita alle sue, non avevo mai udito nulla di così bello.

la mia melodia era già completa nella mia mente, ma soltanto quando voi avete aggiunto le vostre mani al pianoforte è stata realmente completa...”

Capii all'istante il significato di quelle parole, mi voltai verso di lei e la baciai.
Per la prima volta conobbi la dolce sensazione delle labbra sulle mie, la vorticosa emozione delle lingue che si intrecciano, la tempesta dei sensi che si scatenano quando le mie mani toccarono i suoi seni, all'interno di quella stanza illuminata da una moltitudine di candele, e con la sola compagnia di un pianoforte a coda conobbi l'apoteosi del piacere e l'appagamento del corpo quando tutto quanto intorno a me si placò, conobbi infine la bellezza di un abbraccio vissuto per la sua semplice forma di dolcezza.

tornerò tra due settimane”

fuggite da me?”

no, Elen...” la rassicurai prendendo il suo viso tra le mie mano “mai fuggirò da voi amore mio” la baciai e partii.


Viaggiai comodamente seduto all'interno di una carrozza fino alla lussuosa abitazione del mio Maestro, il quale mi ricevette subito.
Mi accolse abbracciandomi.

cosa ti turba?” la sua voce era rassicurante, come sempre.

padre...” mi inginocchiai

alzati figliolo...” mi disse accompagnandomi su una poltrona lì vicino e sedendomi accanto.

padre, io la amo..” fui sorpreso nel vedere nei suoi occhi una scintilla di felicità, l'ombra di un sorriso attraversò il suo volto e mi guardò con comprensione “voglio liberarmi dei miei voti” continuai “se sarò scomunicato mi assumerò tutte le colpe che...”

zitto...” mi interruppe “è la figlia del Duca?”

si...”

togli le tue vesti, non ricoprirai più il tuo ruolo alla tenuta da oggi in poi, manderò presto qualcun altro. Sarò io a parlare con il Duca e ad assicurarmi che nessuno scandalo colpisca né te né tanto meno la famiglia che servi. Inoltre potrai vivere il tuo amore con Elen nella più assoluta felicità...”

ma io... io ho peccato, io sono venuto meno ai miei voti, ho offeso Dio e...”

credi che Dio riservi la dannazione a colui che ama?” mi domandò, non capii cosa volesse intendere “l'uomo ama coloro che lo circondano e se viene amato a sua volta è felice, dare amore e ricevere amore è la cosa più bella a cui un essere umano può aspirare; poiché l'amore è il dono più grande che Dio ha dato ai suoi figli. Pensaci, figliolo, quello che avviene tra un uomo e una donna nell'atto di procreare non è come in tutte le altre creature. Se un uomo e una donna uniscono i propri corpi per amore, come in realtà dovrebbe essere, lo fanno per vivere fino al suo apice quell'emozione che li attrae in maniera così forte l'uno all'altra, vivere l'apice dell'amore conduce gli esseri umani a generare un figlio. Vivere l'amore porta l'uomo a ripetere il miracolo della creazione.”

ma allora, l'amore verso il prossimo, l'amore verso...”

l'amore verso un figlio, l'amore verso un amico, l'amore verso i propri genitori... tutte le forme d'amore portano a creare qualcosa di buono, mai a distruggere, l'amore è il mezzo concesso all'uomo per compiere i miracoli. Dio ci ha creato a sua immagine, ricorda, Dio è amore.”

ma... io...”

ascoltami: finché le tue azioni saranno guidate dal sentimento dell'amore tu non sarai un peccatore. Ora va, torna da lei, ci vedremo presto Michele.”

Fu la prima volta che mi chiamò per nome, mi sciolsi in lacrime e lo abbracciai. Ripartii verso il luogo in cui mi attendeva la persona che dava un senso ad ogni attimo della mia vita.


Il Cardinale osservò la carrozza allontanarsi, con le lacrime che gli scendevano dagli occhi bagnandogli il viso ed il cuore colmo di felicità. Mormorando al cielo: “Fa che possa vivere l'amore che non mi è stato concesso di vivere con sua madre. Fa che anche lui,come l'ho avuta io, abbia la possibilità di crescere suo figlio. Proteggi mio figlio Padre mio, proteggilo...”


















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Capitolo 2
*** Elios e Selene ***


La scogliera (parte II)

L'influenza che il Cardinale aveva in quegli anni in Europa mi permisero di poter tornare da lei, mi permisero di poterla amare con tutto me stesso. Quando il mio Maestro venne in visita alla tenuta per comunicare e farsi difensore della mio amore con Elen, promettendo al Duca onori e terreni che quest'ultimo nemmeno poteva immaginare, l'unico che si oppose fermamente fu proprio il giovane cavaliere, figlio del Duca. Costui si scagliò con rabbia contro questa relazione che giudicava immorale, ed il suo rancore non fece che aumentare quando vide suo padre ordinargli di tacere poiché ammaliato dalle promesse di ricchezza e prestigio.
L'odio effuso dai suoi occhi mi impietrì, l'unica promessa che mi fece, sussurratami all'orecchio fu:

Un giorno mio padre morirà ed il Cardinale ha molti anni sulle spalle. Non ci sarà sempre qualcuno a proteggervi, ricordatevi queste parole: godetevi la felicità che il tempo vi concede, perché un giorno ve la farò rimpiangere”.

Quelle parole mi turbarono profondamente, ma la memoria umana è fragile e ben presto mi scordai quella minaccia, facendomi pienamente trascinare dai giorni di ebbra felicità insieme alla mia amata. Tutte le difficoltà che avrebbero potuto porsi innanzi a noi furono ostacolate, sia dall'impegno del mio mentore, sia dalla divina provvidenza. Infatti colui che più di tutti aveva tentato di dividermi da Elen fu chiamato lontano da casa per doveri irrinunciabili, Victor era dovuto partire in guerra in veste di ufficiale di cavalleria.


Erano passati ormai quasi sei mesi dal giorno in cui mi recai dal Cardinale per confessargli quello che credevo essere il mio peccato più grande, e aver scoperto invece che Elen era tutt'altro che una tentazione, lei era un miracolo, la donna che avrebbe elevato la mia anima verso il cielo. Il Duca non si vedeva oramai da qualche settimana, era soddisfatto di aver constatato che le promesse fatte dal mio mentore erano state mantenute, tuttavia non riusciva ancora a considerarmi a pieno come il compagno di sua figlia. Non potevamo celebrare un matrimonio ufficiale, sarebbe stato troppo in vista anche per una società che, spinta dalla legge della convenienza, faceva finta di non vedere cose ben più gravi di uomo di chiesa che prendeva moglie. Decidemmo di sposarci in segreto non appena fosse giunto alla tenuta il frate che il Duca aveva promesso di mandare. 
Quella mattina giunse su di un cavallo piuttosto malandato un grasso fraticello, dalla tunica marrone e logora, che canticchiava allegramente. La sensazione che provai guardandolo avvicinarsi a noi fu strana ma tranquillizzante, era come se sapessi già, in quel momento, che avrebbe fatto per me ed Elen più di quanto avremmo mai potuto credere. A dispetto del rossore del viso rotondo, provocato sicuramente dall'abbondanza di vino a cui aveva abituato la sua pancia prominente, sembrava possedesse una sorta di saggezza atavica che gli conferì ai miei occhi il rispetto che un discepolo porta ad un santo.
Mi sorridette gioviale e si presentò.

Sono Fra Guglielmo, al vostro servizio padre”

No, sono io al vostro. Chiamatemi Michele, probabilmente sarà difficile raccontarvi la mia storia senza incorrere in giudizi, tuttavia...”

Vi prego, non vi prodigate in inutili spiegazioni. So già tutto ciò che mi occorre sapere. Allora, posso esservi utile per qualcosa in particolare prima che mi sistemi nelle stanze della servitù?”

Era come se quel frate avesse già intuito i miei pensieri.

In realtà c'è qualcosa che potreste fare per noi, intanto però vi comunico che le vostre stanze saranno all'interno della villa, ho già fatto preparare per voi una camera”

Chiedete pure ciò che vi occorre, tuttavia vi ricordo che sono votato ad una vita di povertà, perciò dormirò con la servitù se ciò non vi offende Michele”

Rimasi affascinato dal modo in cui i suoi modi ed il suo modo di parlare, riconducibili ad un vecchio saggio, cozzassero così violentemente con il suo aspetto da frate dedito alla buona tavola e all'abbondanza di vino.

Se così desiderate sarò felice di accontentarvi. Vorrei chiedervi comunque di celebrare le nozze tra me ed Elen, in segreto”

È sempre bello celebrare l'unione di due anime affini unite dal sentimento d'amore. È la celebrazione che amo più di tutte” acconsentì sorridendo “Quando vorreste celebrarlo?”

Stanotte” risposi sull'onda dell'entusiasmo che quell'uomo mi infondeva.

E stanotte sia... avete già scelto il luogo?”

C'è una cappella all'interno della tenuta...”

Ma...?” mi interruppe lui.

Stavo cominciando seriamente a credere che i miei pensieri fossero completamente visibili alla mente del frate.

Ma... Elen ed io vorremo che il posto sia un altro, però non è una chiesa...” risposi.

Dio è ovunque caro Michele...”

Ma, le regole non...”

Regole? Diffida di coloro che cercano di rinchiudere l'infinito nel finito”

Ma... celebrare un rito sacro in un luogo non consacrato...”

Seppellire un santo fuori da un cimitero gli precluderà la via per il paradiso? Michele... sarete voi ed Elen a rendere sacro il posto in cui celebreremo il matrimonio, lo farete con il vostro amore, se è sincero. È Dio che consacra l'unione, io mi faccio solamente da tramite per le sue volontà.”

Le sue volontà... ricordate che sono un uomo di chiesa, e se le sue volontà fossero diverse? Se alla fine io avessi deviato dalla strada che il Signore aveva stabilito per me? Perdonatemi, voi siete l'unico a cui sento di poter esprimere le mie perplessità.”

Beh... se volete sapere qual'è la vostra strada e nel caso in cui Dio non approvasse le vostre nozze l'unica persona in grado di aiutarvi sarebbe il Pontefice.”

Rimasi pensieroso a sentire quell'affermazione.

Il Papa?”

Certo, è l'unico a cui è stata concessa l'infallibilità e le cui decisioni sono approvate senza remore da Dio. Inoltre è il suo intermediario in terra, quindi qualunque sia la strada che vi dirà di compiere sarà quella che il Signore stesso ha scelto per voi alla vostra nascita.”

Voi credete?”

Certo, perché voi no?”

Rimasi in silenzio, a scrutare il viso rosso del frate che con i suoi occhi azzurri e vispi mi osservava aspettando che parlassi.

In realtà no” dissi sviluppando il pensiero che si stava mano a mano dipanando nella mia testa “penso che Dio non abbia minimamente approvato le guerre che il Papa ha definito “Sante”. Penso che Dio non approvi lo sfarzo e gli intrighi della chiesa del nostro tempo, né molte decisioni del pontefice stesso che ritengo essere assolutamente contrarie alla mia fede. Ritengo che non conosca la via che è stata stabilita per me.”

Quindi sostenete che non sia l'emissario delle volontà divine in terra?”

Ritengo che Dio sappia che al gregge serve un pastore, e che il pastore del gregge può commettere degli errori proprio perché umano, anzi, credo fermamente che lui, più di tutti si troverà a dover rispondere dei suoi errori di fronte a Dio, poiché essi influiscono direttamente su tutto il gregge. Nostro Signore ha affidato ad un suo figlio di guidare verso la salvezza gli altri suoi figli, penso che non sarebbe affatto contento se constatasse che il pastore si disinteressa completamente del suo gregge. Inoltre mi rendo conto che nessuno può rivelarmi la mia strada, devo sceglierla io, basandomi sugli insegnamenti del Signore e sui segni che quotidianamente dispone sul mio cammino. Chiamatemi eretico se volete ma questo è quello che penso.”

Si disegnò sul viso del frate un'espressione sorpresa, che si tramutò ben presto in un sorriso.

Vedete Michele che da buon uomo di conoscenza alle cose potete arrivarci anche da solo? Se qualcuno oserà definirvi eretico consolatevi col fatto che sarete in mia compagnia. Ora scusatemi ma devo sistemare la mia roba, attenderò voi e la vostra futura sposa alle stalle quando la luna sarà alta nel cielo. Posso sperare che avremo una buona luce, il cielo è sereno e la luna sarà al suo culmine. A più tardi amico mio.”

A più tardi...” lo osservai dirigersi verso gli alloggi della servitù, sempre più convinto che quell'uomo di fronte a me avrebbe potuto insegnarmi più di quanto il suo aspetto avrebbe mai potuto suggerirmi.
Decisi di correre in casa e dare la splendida notizia ad Elen, mi sentivo felice, forse come non lo ero mai stato.


Era una notte bellissima, perché Elen era bellissima, vestita di uno stupendo ma semplice abito bianco ed i capelli raccolti in una treccia che le scendeva dritta giù per la schiena. Era raggiate, il sorriso che aveva in quell'istante mi sarebbe rimasto impresso come un ricordo indelebile.

Sono emozionata” mi sussurrò arrossendo

Anche io, sei bellissima lo sai?”

Se mi dici così mi emoziono ancora di più”

Stavamo aspettando Fra Guglielmo che avrebbe dovuto celebrare le nozze in gran segreto. Insieme a noi, a condividere quel meraviglioso giorno c'erano un uomo e una donna, marito e moglie, erano la levatrice di Elen,Giselle, con il consorte, Luis. Soltanto in loro la mia amata riponeva la fiducia necessaria per partecipare al rito. Tutto era pronto, i cavalli erano sellati e si intravedeva la sagoma del frate che giungeva in groppa alla sua stanca e malandata cavalcatura.

È un piacere conoscervi duchessina” si annunciò chinando il capo dinnanzi alla sposa

Vi prego, chiamatemi Elen. Dopo la cortesia che ci avete concesso questa sera mi sento in dovere di ricompensarvi”

Non disturbatevi, Elen, ho già tutto ciò di cui ho bisogno nella sistemazione che mi avete procurato”

Non starete scomodo nelle stanze della servitù?” gli chiese premurosa

Ne ho già parlato con il vostro futuro consorte e vi ringrazio per la premura, ma sto benissimo così. Dunque, vogliamo andare?”

Ci avviammo per il sentiero in mezzo al bosco, ricordo ora come se fosse successo ieri ogni pensiero ed ogni emozione che ebbi quella notte, mano a mano che ci avvicinavamo alla scogliera la mia felicità diveniva incontenibile. Alla fine della stretta strada sterrata, quando gli alberi terminavano bruscamente e si spalancava alla vista quella meraviglia, il mio cuore sussultò. Lo stupore che ogni volta mi destava, e continua a destami, quella vista è inimmaginabile, lo sciabordare dell'acqua, le onde, la roccia eternamente bagnata della scogliera, e l'infinito che si svela oltre di essa fino alla linea in cui il mare ed il cielo si fondono in un tutt'uno. L'infinito che nasce dalla fusione di due opposti, il tutto ed il niente riuniti a creare qualcosa di cui solo l'anima umana può cogliere la bellezza.
E poi mi volsi a guardare Elen, i suoi occhi, passaggi terreni per raggiungere la sua essenza celeste. Unico mezzo concessomi per capire quel miracolo.
Il frate interruppe la mia contemplazione silenziosa.

Elen, so di aver detto che non avevo bisogno di nulla... ma c'è in realtà qualcosa che vorrei chiedervi” disse con voce sognante, quasi assente

Chiedete pure qualsiasi cosa”

Vorrei che mi costruiste una piccola cappella, qui, in questo luogo”

Sarà fatto” acconsentì lei, comprendendo a pieno la meraviglia del frate di fronte ad una bellezza del genere.

Grazie...” rispose il frate con le lacrime agli occhi, commosso da quella meraviglia che riconosceva come miracolo del cielo.

Ci unimmo in matrimonio, benedetto sia il cielo, sotto la luna piena inondati da quella luce bianca ed accarezzati da un lieve venticello. Fra Guglielmo, Giselle e Luis, gli unici testimoni del coronamento di quell'amore.

Tornammo a palazzo e lì, uniti in un bramoso abbraccio Elen mi disse:

Voglio un figlio da te”

La mia gioia fu immensa nell'udire quelle parole.

Amor mio” le sussurrai e facemmo l'amore finché i primi raggi di un nuovo giorno non penetrarono timidi i tendaggi bianchi della nostra camera.


Fra Guglielmo! Fra Guglielmo!” correvo a rotta di collo giù per il prato che conduceva agli alloggi della servitù, inseguito da Ettore il bianco Pastore Maremmano che sei mesi prima avevo riportato con me dal mio viaggio in Italia.
Raggiunsi trafelato la mia meta e venni informato che il frate si trovava ad ultimare i preparativi per la consacrazione della cappella sulla scogliera. Montai sul primo cavallo sellato che trovai alle stalle, la mia felicità era tale da farmi sentire leggero come una piuma, spronai il baio giù per il sentiero in mezzo al bosco, sempre con Ettore al seguito che correva ansimando con la lingua fuori dai denti.
Poco dopo scorsi la fine della piccola strada sterrata e quando giunsi sul prato verde smontai al volo, senza nemmeno legare il cavallo.

Fra Guglielmo! Fra Guglielmo!”

Vidi il frate paffuto affacciarsi dall'uscio della piccola chiesetta e domandarmi preoccupato “Michele! Che succede?”

Mi fermai, piegato in due con i gomiti poggiati sulle ginocchia, respirai affannosamente cercando di recuperare il fiato che mi serviva per parlare. Ettore saltellava intorno a Fra Guglielmo abbagliando di tanto in tanto per attirare l'attenzione su di lui.

Elen... Elen...”

Elen cosa? Vi prego Michele parlate o mi verrà un colpo!”

Elen... sono nati! Sono nati!”

Nati?” domandò il frate perplesso “Oh...! Nati!”

Si, sono due! Sono due gemelli Fra Guglielmo! Sono bellissimi!”

Il frate mi abbracciò sollevandomi da terra e facendomi volteggiare in tondo.

Ah! Siete diventato padre Michele!”

Lo so! Lo so! è... è... è stupendo! È bellissimo!”

Venite dentro, ho con me una bottiglia di vino pronta da stappare per l'occasione”

Non c'è tempo, sono venuto ad avvertirvi, devo tornare da lei, devo tornare da Elen”

C'è tempo Michele! Venite stappiamo il vino!”

Mi condusse dentro alla chiesetta di mattoni, era quasi terminata, mancava solo la consacrazione che doveva avvenire il giorno seguente. Il frate prese una bottiglia di vino rosso dal cestello di vivande che portava sempre con sé e tolse il tappo provocando un sonoro “Clop!”. Prese due bicchieri dal cestello e li colmò di buonissimo nettare scuro. Bevemmo due bicchieri a testa e subito dopo montammo sulle cavalcature, dirigendosi cantando a squarciagola verso la tenuta.
Il sole di mezzogiorno splendeva alto nel cielo benedicendo con i suoi raggi quel meraviglioso giorno, salutava le due piccole vite appena nate con il suo calore. Mi precipitai nella stanza in cui le levatrici avevano assistito il parto di Elen e mandai subito un messaggero al villaggio a chiamare un dottore che verificasse le condizioni di mia moglie.

Come ti senti?” le chiesi inginocchiandomi accanto al letto, le strinsi la mano e rimasi a fissare il suo bel sorriso e i suoi occhi color cielo. Sembrava diversa, sembrava più bella, ora era madre.

Sto bene” mi rispose baciandomi sulla fronte “ti amo...” aggiunse in un dolcissimo sussurro.

Fra Guglielmo se ne stava sulla porta, impacciato, le gote imperlate di un forte rossore. Elen voltandosi lo scorse e gli fece cenno di avvicinarsi.

Sono contenta che siete arrivato, spero di non avervi arrecato troppo disturbo” la sua voce, dolce come il miele, era debole e stanca.

Nessun disturbo duchessina! Scherzate?! Se avessi saputo che oggi sarebbe stato il giorno più adatto per voi per partorire non sarei nemmeno partito questa mattina”

Sorrisi osservando l'impaccio con cui il frate le parlava, era emozionato quanto me per la nascita di quelle due splendide creature.

Ma dove sono? Posso, si possono vedere?”

Certo Fra Guglielmo che potete vederle” gli risposi “le nutrici li stanno lavando, li riporteranno qui a breve”

Udimmo i vagiti lungo il corridoio e poco dopo Giselle mi sistemò tra le braccia mio figlio e porse la bambina ad Elen che l'accoccolò fra le sue braccia.

Fra Guglielmo si asciugò gli occhi umidi di lacrime.

Scusatemi, mi commuovo sempre in certe situazioni... Come li chiamerete?”

Non dovetti nemmeno pensarci, il nome affiorò sulle mie labbra all'istante.

Lo chiamerò Elios, per il sole che ha benedetto questo giorno di felicità”

Elen mi guardò sorridendo.

Lei si chiamerà Selene, come la luna che con la sua bianca luce ha illuminato la notte in cui furono concepiti questi due miracoli”

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