Tempesta

di BuryIt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Iris ***
Capitolo 3: *** Un tuffo nel passato ***
Capitolo 4: *** Nuovo incontro ***
Capitolo 5: *** Therinsford ***
Capitolo 6: *** Nuove domande ***
Capitolo 7: *** Decisione scomoda ***
Capitolo 8: *** Agguato ***
Capitolo 9: *** In trappola ***
Capitolo 10: *** Prigioniera ***
Capitolo 11: *** Visite ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Disclaimer: quasi tutti i personaggi appartengono a Paolini. Blah, blah, blah. Lo sapete.
Autore: Giuggiolina (cambierò nick prima o poi)
Rating: Verde.
Genere: Generale.
Note dell'autore: Storia iniziata un casino di tempo fa. Ripresa in mano da molto poco ._. E non si sa nemmeno per quanto.

Tempesta~

Fantastico. Veramente favoloso, non c’è che dire. Solo io mi posso cacciare in queste situazioni.
Rigirandomi la spada fra le mani, squadravo i lupi che lentamente mi stavano accerchiando, ringhiandomi cupamente contro; il pelo fulvo e ingarbugliato ritto sul dorso.
Io, che ero riuscita a scappare alle guardie scelte del re, a migliaia di agguati, a innumerevoli trappole e prigionie, mi ero fatta mettere nel sacco da un branco di cani bavosi. Fantastico.
Continuando a tenere d’occhio quelle schifose palle di pelo, mi guardavo intorno valutando le vie di fuga. Ero nel bel mezzo della foresta che costeggiava la Grande Dorsale, perciò soltanto alberi e spuntoni rocciosi. Maledizione!
I lupi continuavano a ringhiarmi contro, pronti ad attaccare, probabilmente vedendomi come una buona preda, sola e dal corpo in apparenza fragile e minuto, celato sotto un logoro mantello nero da viaggio. Ma si sa come si dice; le apparenze ingannano.
All’improvviso uno di qui sacchi di pulci mi salta addosso, prendendomi alle spalle e puntando alla mia gola. Io rapida lo sgozzai con la mia spada ma subito mi trovai ad affrontare tutto il branco che, approfittando della mia distrazione, mi attaccava da tutte le direzioni.
Io mi muovevo agile menando fendenti e tagliando gole da tutte le parti ma per quanti ne uccidessi erano sempre in troppi.
Le braccia mi si facevano più pesanti e reggevo a fatica la mia spada. Minuscole goccioline di sudore mi imperlavano la fronte.
Mentre il panico iniziava a stringermi il cuore in una morsa riuscii a intravedere un facile appiglio sulla corteccia di un grande albero.
Abbattendo un ultimo lupo che mi si parava davanti, spiccai un balzo e provai ad arrampicarmi sul tronco contorto che speravo fosse la mia salvezza. Con un ultimo sforzo riuscii a issarmi su un ramo basso, ma abbastanza in alto per poter mantenere gli animali a distanza.
Sotto di me, i lupi, abbaiavano, ringhiavano e ululavano, infuriati perché si erano fatti sfuggire la preda.
Anch’io pensavo di essere al sicuro e in silenzio cercavo un modo di scappare da quella situazione; insomma, non potevo rimanere appollaiata sull’albero per sempre come un pappagallo!
Un improvviso scricchiolio sotto di me mi fece sobbalzare.
No ti prego, non può essere!
Il ramo su cui mi ero seduta, gemette ancora. Abbassai lo sguardo: marcio. Il legno era marcio! Ma possibile che capitassero tutte a me?!
Con un ultimo lamento il ramo si spezzò e io caddi sul terreno freddo, battendo la testa. I polmoni mi si svuotarono e il respiro mi mancava. Sentii gli ululati dei lupi intorno a me. Ormai non avevo più forze per alzarmi e difendermi perciò chiusi i miei occhi nocciola e aspettai l’impatto con le zanne affilate degli animali ma ciò non accadde.
Come se provenissero da lontano, sentivo gli uggiolii e i guaiti di dolore dei lupi. Ma cosa stava succedendo?
Sentii il calore due mani sulla mia schiena che mi issavano da terra poi solo il nulla.



*************************
Note:

Che ve ne pare?? O è meglio che mi dia all'ippica?

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Capitolo 2
*** Iris ***


Mi svegliai che ero sdraiata su un pagliericcio improvvisato, all’ombra di un grande acero. Poco lontano da me, un fuocherello scoppiettava allegro e un giovane baio brucava mestamente l’erba. La testa mi faceva un male terribile e sentivo il sangue pulsarmi fastidiosamente nelle tempie. Avevo soltanto pochi e radi ricordi di cosa mi era successo. Provai ad alzarmi per mettermi seduta ma con un gemito ricaddi a terra. Ero assolutamente priva di equilibrio.
Ma possibile che capitassero tutte a me? Pensai truce.
Sentii dei fruscii provenire dai cespugli alle mie spalle. Mi voltai di scatto. Grande errore. La testa prese a girarmi terribilmente e caddi nuovamente lunga distesa.
Con la mano cercai la spada al mio fianco e solo allora mi accorsi che non c’era più.
Controllai anche lo stivaletto ma anche il pugnale era sparito. Accidenti!
Se fosse stato qualche animale feroce, mi avrebbe trovato impreparata e indifesa, con una grossa emicrania ed enormi problemi di equilibrio.
In quel momento i fruscii si fecero più vicini ed io iniziavo ad avere veramente paura.
Continuai a guardare impaurita in direzione dei rumori, sempre più vicini, quando, improvvisamente dalla fitta boscaglia emerse una figura: una ragazza.
Era smilza, sottile e a occhio e croce poteva avere qualche anno meno di me. Aveva lunghi capelli rossi che le ricadevano elegantemente sulle spalle disegnandole una morbida onda sulla schiena; niente a che vedere con i miei capelli sempre liscissimi e disordinati.
Il viso era di una forma squisita, leggermente affilata e il naso era piccolo e perfetto.
Era vestita in modo spartano, con un semplice completo di caccia marrone, sgualcito e strappato in più punti ma che nulla toglieva alla bellezza ammaliante della fanciulla.
A un fianco le pendeva un pugnale dall’impugnatura elaborata e, a tracolla, portava un arco di legno di cedro.
Ma la cosa più sorprendente del suo aspetto erano gli occhi: di un chiarore incredibile. Di ghiaccio.
Mi guardò e corrucciò le piccole labbra carnose in un sorriso, assumendo un’espressione divertita.
Solo in quel momento mi accorsi della faccia che dovevo aver dipinta in viso. Avevo la bocca spalancata e gli occhi colmi di sorpresa.
Mi diedi mentalmente dell’idiota.
Mi ricomposi in fretta, cercando di nascondere il mio imbarazzo nell’essere stata sorpresa con quella espressione.
Alzai gli occhi, sperando di riuscire a dissimulare la troppa curiosità che trapelava dal mio sguardo. La paura era sparita, quella ragazza non sembrava pericolosa, ma io ero ancora debole e la ferita alla testa pulsava. In fondo non sapevo ancora se potevo fidarmi di quella ragazza.
-Ah, vedo che finalmente ti sei svegliata! Pensavo fossi entrata in coma profondo!- mi disse continuando a sorridere.
Rimasi zitta e continuai a guardarla con sospetto.
Senza scomporsi davanti al mio silenzio si voltò e si avvicinò al baio legato all’esile tronco di un giovane abete. Rovistò per qualche secondo nella bisaccia che pendeva a fianco dell’animale e ne estrasse un fagotto di tela marrone. Lo srotolò e rivelò una piccola pagnotta. Me la porse.
-Mangia, devi essere affamata.-
In quel momento mi accorsi di quanta fame avessi. Il mio stomaco brontolava, ma ancora non sapevo chi fosse quella giovane. Amica o nemica?
La fame ebbe la meglio sulla mia diffidenza; afferrai il pane e lo addentai con voracità. In pochi minuti l’ebbi già finito.
Senza staccarmi gli occhi di dosso, la ragazza andò a sedersi su una grossa radice che sporgeva dal terreno e rimase a osservarmi mentre mangiavo.
-Come ti chiami?- mi chiese.
Silenzio.
-Cos’hai? Hai perso la lingua?- esclamò ironica, senza perdere il sorriso.
-Dimmi tu chi sei!" dissi quasi ringhiandole addosso.
-Ma allora la lingua ce l’hai!- scherzò.
Peccato che non fossi in vena di scherzi.
-Mi chiamo Iris.- disse fissandomi. -non ti preoccupare, sono anch’io nemica di Galbatorix-
Rimasi letteralmente a bocca aperta. Riprendendomi subito dopo e assumere una faccia sospettosa.
-Come fai a sapere che non sto dalla parte di Galbatorix?-
Sogghignò davanti alla mia espressione.
-So anche che sei un’alleata dei Varden.-
Quasi mi cadde la mascella.
-Come... cosa?!-
Il sogghigno si fece ancora più ampio.
-Il tuo anello- disse semplicemente, indicandolo.
Abbassai lo sguardo seguendo la direzione indicatami da Iris.
Certo, l’anello. Il mio maestro – mio padre – ne aveva uno simile. Fra i Varden era una specie di codice di riconoscimento, utilizzato, di solito, dalle spie. È noto soltanto a loro e hai ribelli più fidati. Io, ormai, lo portavo solo per abitudine.
Comunque, se non altro, adesso sapevo che quella ragazza era,come me, nemica di Galbatorix. Potevo fidarmi di lei.
-Sei una brava osservatrice.- le dissi e mi sciolsi in un timido sorriso.
-Allora? Ora mi dirai qual è il tuo nome?- tornò all’attacco.
Valutai per un secondo. Pochissime persone conoscono il mio vero nome, spesso usavo nomi falsi. Optai per la sincerità. Non so perché ma quella ragazza mi ispirava fiducia.
-Asyah-
Una strana luce si accese negli occhi di Iris, ma svanì in un lampo, tanto che pensai di essermelo immaginato.
Ritornò il sorriso.
-Molto piacere Asyah. Hai ancora fame?-
Come in risposta, il mio stomaco brontolò rumorosamente.
Iris proruppe in una risata cristallina e io abbassai gli occhi, imbarazzata e rossa fino alla radice dei capelli. -Pare proprio che il tuo stomaco abbia risposto da sé!-

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Grazie a tutti per i commenti!

XMarty23: grazie tesoraaa!!! mi fanno sempre piacere i tuoi commenti! Sai era un po' di tempo sul fatto di postare anche qui questa ff prima di di farlo. Mi fa piacere che questa ficcy ti piaccia ancora!

X sesshy94: Grazie mille anche a te!! mi ha fastto piacere il tou commento e come vedi ho fatto abbastanza presto!

Un enorme grazie anche a chi ha messo questa storia fra i preferiti!

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Capitolo 3
*** Un tuffo nel passato ***


La foresta era avvolta nell’oscurità della notte e tutto sembrava farsi più sinistro.
Quella notte avevo il primo turno di guardia. Dopo tante ferite e giramenti di testa di testa ero finalmente riuscita a mettermi in piedi, anche se la testa continuava a farmi un gran male e pulsava dolorosamente da sotto la fasciatura.
Rannicchiata accanto il falò appena acceso, ascoltavo, con la testa appoggiata sulle mie braccia, i rumori della foresta.
L’anello al mio dito scintillava alla pallida luce della luna che faceva capolino dalle alte fronde degli alberi. Il turchese riluceva azzurrino nella notte.
La conversazione di quel pomeriggio con Iris, mi aveva fatto ripensare al passato e aveva riaperto ferite che da troppo tempo mi impegnavo a celare e che, forse, mai si erano richiuse.
Nella mia mente comparve nitida un’immagine. Quegli occhi. Così scuri e profondi, come la notte. Da anni mi tormentavano ogni qualvolta osavo anche solo chiudere gli occhi e ogni notte avevo incubi spaventosi. Rivedevo quella scena di tanti anni prima.
Basta. Dovevo scacciare i cattivi pensieri.
Mi concentrai sulla foresta, immobile e silenziosa.
Era mezzanotte e il mio turno di guardia era terminato, ma io non avevo sonno.
Guardai Iris, addormentata ai piedi della stessa radice su cui si era seduta quel pomeriggio. Meglio lasciarla dormire, ieri sera sembrava davvero stanca.
Quella ragazza era ancora un mistero per me. Certo, adesso sapevo da che parte stava e questo semplificava un po’ le cose, ma potevo fidarmi veramente?
Decisi di rimandare la questione almeno fino alla mattina successiva.

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Iniziava ad albeggiare.
Ad Est il cielo si faceva lentamente più chiaro e le nuvole si tingevano di varie sfumature di rosa e azzurro. La foresta sembrava risvegliarsi e ogni cosa riprendere vita.

Era uno spettacolo che non mi stancavo mai di vedere. Mi era sempre piaciuto guardare il sorgere del sole, era un’abitudine che avevo sempre avuto, anche da bambina.
-Buongiorno!-
Mi voltai. Iris si era svegliata e si stava stiracchiando, gli occhi cisposi di sonno.
-Non credo mi abituerò mai a dormire per terra- aggiunse con una smorfia.
Mettendosi a sedere sul suo giaciglio improvvisato, assunse un’espressione a metà fra la sorpresa e la perplessità.
-Perché non mi hai svegliata per il mio turno di guardia?- mi chiese sospettosa.
Io le sorrisi.
-Sembravi così stanca ieri sera che ho pensato che era un vero peccato svegliarti. E poi non avevo sonno. Ieri ho dormito anche troppo!-
-Ti ringrazio Asyah. Avevi ragione, ieri ero esausta. Sai, non è stata per niente una passeggiata salvarti.-
- Bene, e adesso colazione!- aggiunse.
Si alzò con una grazia che io non avrei mai potuto possedere e in due salti raggiunse la bisaccia. Era incredibile l’entusiasmo di questa ragazza, spiazzante. Rimasi a guardarla finché non tornò porgendomi un pezzo di pane.
Lo presi con un sorriso di ringraziamento e lo addentai mentre anche lei mangiava.
Rimanemmo in silenzio fino a quando ebbimo finito.
-Dove andrai ora?- mi chiese Iris a un certo punto, alzando lo sguardo.
- Non lo so- risposi, sincera.
Io non avevo mai avuto una meta precisa. Da quando non esercitavo la professione di spia per i Varden non mi ero mai fermata per più di due giorni nello stesso posto, non di mia volontà almeno. Praticamente avevo viaggiato per metà Alagaesia.
-Beh, visto che neanch’io ho un posto dove andare, non vedo perché non dovremmo viaggiare insieme. Poi tu sei ancora debole, potresti trovarti in guai peggiori di quelli da cui ti ho salvata-
Le sorrisi.
-D’accordo.- Stranamente mi piaceva la sua compagnia. Era da tanto tempo che non mi sentivo così bene con qualcuno.
Mi sorrise di rimando.
-Allora non ci rimane che aspettare che tu recuperi le forze e poi potremo partire.-

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Voilà un nuovo pezzo! Com'era? Spero che vi sia piaciuto! Nel prossimo capitolo ci sarà una grande svolta... starete a vedere!

X solembum: fede!! sei approdata pure qui!! *___* ma che billo! grazie per il commento!! eh si! ho postato qui anche per spronarmi ada andare avanti! Mi era passata la voja XD tivibi girl!

X Silvietta: we grazie!! Asyah si legge come il continuente A-S-I-A... o almeno credo! XD sono messa bene! Non so nemmeno come si pronuncia il nome di un mio personaggio!

X sesshy94: grazieee!!! eh si... è un po' ingarbugliato lo so... ma nn sapevo come scriverlo! XD Cmq sì, il padre di Asyah era anche il suo maestro. Chi è Iris lo scoprirete nel prox cap, io nn vojo anticiparvi niente! Mi fa piacere che il suo personaggio ti sia piaciuto! ;)

X Marty23: wow grazie!! picchiarti? xk mai dovrei picchiarti? i tuoi commenti mi fanno sempre spuntare il sorriso! Tvb tesora!

X fuffy340: grazie per il tuo commento! mi fa piacere ti piaccia questa piccola storiella senza pretese!

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Capitolo 4
*** Nuovo incontro ***


Rimasi nell’accampamento di Iris per altri due giorni, il tempo di ristabilirmi completamente.
Decidemmo di fermarci a Therinsford per comprare un cavallo per me. Il mio era scappato durante l’attacco dei lupi –stupida bestia- e avevo bisogno di una nuova cavalcatura.
-Therinsford dista un giorno di marcia da qui. Se vogliamo arrivare prima di notte dobbiamo sbrigarci- annunciò Iris.
Ci incamminammo. Io procedevo a piedi, mentre lei conduceva il cavallo. Percorremmo un breve tratto di foresta in silenzio poi Iris mi domandò:
-Come mai hai deciso di unirti ai Varden?-
Mi irrigidii impercettibilmente. Rimasi in silenzio per qualche secondo, indecisa sul da farsi.
-Non devi dirmelo per forza. La mia era solo curiosità.-
-No, no, non fa nulla.- mi interruppi poi iniziai a raccontare. -mio padre era una spia, come me. Io sono cresciuta con lui, mia madre è morta di malattia quando avevo due anni. È stato lui a iniziarmi nell’arte della spada a dieci anni, era il mio maestro, la mia guida. Quando poi quattro anni fa è partito per una missione dalla quale non è mai tornato, ho deciso di prendere il suo posto di spia fra le schiere dei ribelli.- chinai lo sguardo, continuando a camminare.
Ripresi a parlare, nel tentativo di ignorare i ricordi che mi assediavano la mente: -E tu? Come mai ti sei unita ai Varden?-
Lei rise.
-Ma io non ho mai detto di fare parte dei Varden!-
Mi immobilizzai.
Avevo dato tutto per scontato. Stavo facendo troppi errori, maledizione!
Davanti alla mia espressione il suo sorriso si ampliò.
-Calmati. Non sto nemmeno dalla parte di quel mostro di Galbatorix!- pronunciò quel nome con una smorfia di disgusto che alterò per un attimo il suo viso angelico.
Si scostò i capelli dal volto e si voltò verso di me che intanto mi ero fermata. Sospirò.
L’onnipresente sorriso era sparito, al suo posto un’espressione triste.
-Sono una mezz’elfo- iniziò -mia madre, un mezz’elfo anche lei, abbandonò il riparo sicuro della Du Weldenvarden per amore di un giovane umano, un ribelle. Si stabilirono a Lyrine e lì nacqui io. Quando però ero ancora una bambina Galbatorix inviò le sue truppe a radere al suolo il villaggio. Io riuscii a salvarmi solo grazie a mia madre. Mi spedì lontano con un incantesimo. Di quel posto ormai non rimane che cenere- fece una pausa, lo sguardo triste fisso sul terreno. Gli occhi sempre accesi di entusiasmo erano spenti, guardavano la terra senza però vederla.
-Trovai rifugio presso una famiglia di contadini che mi accolse vedendomi ferita e ridotta allo stremo delle forze. Rimasi con loro per qualche tempo ma già meditavo vendetta contro chi mi aveva tolto i genitori.- mentre parlava gli occhi le si erano accesi di un furore che mai le avevo visto negli occhi. -A sedici anni me ne andai e viaggiai per tutta Alagaesia. Collaborai per un po’ con i Varden ma poi li abbandonai. Non ero d’accordo con alcune delle loro idee di giustizia.- aggiunse.
La guardai dubbiosa per un momento ancora. Il suo sguardo brillava di furia ma una nota di sincerità traspariva dal velo di rabbia che ricopriva i suoi occhi. Decisi di crederle, almeno per il momento, ma ero sicura che non fosse finita lì, c’era ancora altro che dovevo scoprire.
Le sorrisi, incerta, come a rassicurarla che le credevo. Anche lei mi sorrise in risposta ma era un sorriso strano, stiracchiato. Era evidente che era ancora scossa dal suo stesso racconto. Molto probabilmente si sentiva confusa come lo ero io in quel momento, investita da un’orda di ricordi.
Riprendemmo il viaggio senza una parola di più, Therinsford non era lontana ed entrambe volevamo dormire su un comodo letto invece che sul duro pavimento.
Procedemmo spedite lo sguardo fisso sul terriccio sotto i nostri piedi.
All'improvviso non percepii più la presenza di Iris accanto a me. Mi voltai e la vidi ferma a dieci passi di distanza da me. Fissava un punto imprecisato fra i cespugli che costeggiavano il sentiero, attenta a qualcosa che io non avevo visto o udito. Allo sguardo interrogativo che le indirizzai lei rispose premendosi un dito sulle labbra.
Sfoderò il pugnale che le pendeva alla cintola e si avvicinò silenziosa e felina come una gatta a un folto cespuglio di rovi.
In quel momento lo udii anch’io. Un lieve fruscio di foglie calpestate, quasi impercettibile a orecchio nudo. Mi affrettai a incoccare una freccia nell’arco che portavo a tracolla e raggiunsi anch’io il cespuglio, affiancandomi a Iris.
Con un cenno di intesa, la ragazza, scostò i cespugli con un rapido gesto, il pugnale alzato.
-Non fatemi del male, vi prego!-
Un ometto tutto sporco di fango, sangue e felci giaceva raggomitolato su se stesso ai nostri piedi. Sul suo volto ricoperto di terra spuntavano due piccoli e scintillanti occhi neri. Le spalle scosse da violenti singulti: singhiozzava.
Io e Iris ci scambiammo un’occhiata e abbassammo le armi, tenendole comunque a portata di mano.
-Chi sei?- chiesi.
Lui non rispose e si rannicchiò ancora di più, singhiozzando più forte e mormorando qualche parola sconnessa, dopodiché svenne.
Io rimasi immobile, lo sguardo fisso su quell’uomo, indecisa sul da farsi.
-Aiutami- la voce di Iris mi riscosse.
Mi avvicinai a lei e l’aiutai a issare quel piccolo uomo da terra, tenendolo per le braccia mentre Iris per le gambe.
-Dobbiamo portarlo da un medico: scotta- dissi mentre lo issavamo a cavallo.
-A Therinsford ho una conoscenza. Portiamolo lì.-

********************

Eccolo, l'angolo dei ringraziamenti!! =)

X Marty23: glassie teso!! ma dai ke sai come continua!!XD smak!

X Silvietta: graziee!! spero che lo sia anche questo di cap! a kiss

X sesshy94: eh si... io e i capitoli lunghi =_=" anyway, gli occhi... l'ho detto che Asyah ha un passato nn proprio roseo, vedrete... Adesso sai anche chi è Iris e viso che c'eri andata vicina? ;-) Mi ha fatto veramente grandissimo piacere la tua recensione esono contenta che Iris ti sia simpatica! un bacio!

X solembum: merci mon trèsore (così già che ci siamo fai pratica in francese XD)!! la voja mi sta lentamente ritornando... forse nei prossimi giorni riuscirò ad andare più avanti. grazie per il sostegno che sempre mi dai caVa!!! kiss!

X kyraya: glassie!!!!! *ç* se metterò eragon??!!! Ma certo!! come potrei escludere il mio eragonuccio (no comment sui nomignoli... poverina nn può farci nnt, abbiamo già provato a ricoverarla ma nn c'è verso)!!! Apparirà fra un po'... cmq per rispondere alla tua domanda: no, nessuno è la figlia di nessuno per adesso, tranqui XD! grazie 1000 ancora per la recensione!!! un bacio!!!

Grazie a chiunque abbia letto!

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Capitolo 5
*** Therinsford ***


Arrivammo in vista di Therinsford poco dopo il tramonto. Le finestre delle case erano illuminate dalla fioca luce delle candele e dei focolai e dai comignoli si levavano pennacchi di fumo. Nell’aria aleggiava un odore di legna bruciata e dalle taverne proveniva il vociare rumoroso degli uomini che al termine di una dura giornata di lavorasi godevano il meritato riposo davanti a uno schiumante boccale di birra.
Ci dirigemmo a capo chino verso la periferia del villaggio, dove Iris aveva detto che viveva il suo contatto.
-E’ un mio vecchio amico, mi ha aiutata quando ero ancora sola e assetata di vendetta- mi aveva informato.
Camminava spedita fra le case, lo sguardo che saettava da destra a sinistra. Si fermò davanti a una piccola casa di mattoni ingrigiti dal tempo e dal tetto di paglia.
Con il cappuccio calato sul volto per proteggersi da quella pioggerellina gelata che aveva appena iniziato a cadere si avvicinò alla porta e bussò piano.
Dopo qualche secondo di silenzio dall’interno della casa si sentì la voce soffocata di un uomo dire un nervoso: -Chi è?-
Iris sussurrò qualcosa che non riuscii a udire ma che doveva aver sentito il proprietario della casupola perché la porta si spalancò di colpo. -Iris!- un uomo alto, grassoccio e con un inizio di calvizie apparve sulla soglia.
-Ciao Tamron- rispose lei con un sorriso.
-Che piacere rivederti, ragazza! Non ti sei fatta sentire molto in questi ultimi 7 anni. Morjan sarà felice di vederti-
-Hai ragione, scusami, ma per favore possiamo entrare? Avremo un favore da chiederti- disse indicando me e il cavallo su cui avevamo sistemato l’uomo coperto alla bell’e meglio con il mio mantello; mentre io battevo i denti al freddo della notte.
Portammo dentro l’uomo dopo averlo scaricato da cavallo e lo appoggiammo su una brandina posta in uno studiolo colmo di bendaggi e libri.
-Iris, vai a chiamare Morjan, dovrebbe essere nel retro.- disse Tamron mentre trafficava con bende e garze. Iris sparì dietro la porta.
Rimanemmo soli nella stanza e cadde un pesante silenzio.
Ogni tanto Tamron mi lanciava un’occhiata sospettosa da sopra i medicamenti mentre io cercavo di confondermi il più possibile con la tappezzeria dello studiolo.
Mi sentivo a disagio sotto gli sguardi indagatori di quell’uomo.
Per fortuna Iris tornò pochi minuti più tardi accompagnata da una donna bassina e ben in carne, con i capelli scuri striati di bianco raccolti in una crocchia sopra la testa.
Con la coda dell’occhio vidi che Iris mi si era affiancata silenziosamente.
Morjan mi scoccò un’occhiata incuriosita poi si avvicinò a passi veloci alla branda.
Ma perché quel giorno tutti mi guardavano come se mi fosse spuntato un terzo occhio in mezzo alla fronte?
-Cosa è successo a questo poveraccio?- chiese Morjan a Iris. Lei si limitò a stringersi nelle spalle.
La donna sbuffò ma non aggiunse altro.
La guardammo trafficare con erbe secche e medicamenti ancora per qualche minuto poi, come accorgendosi della nostra presenza, esclamò rivolta al marito:
-Beh? Siete ancora qui? Io ho bisogno di spazio per lavorare!-
Tamron levò gli occhi al cielo ma non disse nulla e oltrepassò la porta e così fece Iris con un mezzo sorriso sulle labbra. Era bello vedere come certe cose non erano cambiate.
Accorgendomi di essere rimasta indietro mi affrettai a seguirli.
Ad aspettarmi fuori dalla stanza c’erano Iris e Tamron.
-Venite ragazze, vi faccio vedere la vostra stanza.-
Sospirai di sollievo. Finalmente un po’ di solitudine dove poter riordinare le idee.

**********************************

X sesshy94: sono strafelice che ti sia piaciuto, nonostante fosse corto! pure questo lo è ma prometto che il prossimo sarà più lungo! Eragon... eh Eragon... dovrete aspettare un po' ma arriverà! L'identità di quell'omuncolo che hanno trovato si scoprirà molto presto, sempre nel prox, ma penso sia abbastanza facile da intuire =) Ti ringrazio per i tuoi commenti sempre pieni di entusiasmo che mi fanno sempre spuntare un sorriso, grazie!!

X marty23: grazie teso!!! adoro i tuoi commenti e sono felice del successo che ha suscitato il personaggio di Iris! wow non me lo aspettavo!!! un bacione!

X solembum: ma ciao tesoooo!! davvero era questo? XD non mi sembra sto granchè! comunque è vero: piano piano, con la mia breve scrittura da lumaca in cancrena, stiamo raggiungendo il vivo della storia! un bacione e grazie!!! smak!

X bgirl: grazie *__*! sono contenta di essere riuscita a incuriosire i lettori nel rendere così misteriose Asyah e Iris, era proprio quello che speravo!


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Capitolo 6
*** Nuove domande ***


Un rumore di ceramica infranta mi svegliò di soprassalto. Quell’incubo, ancora. Rabbrividii, non so se per il freddo o per la paura.
Con il respiro ancora affannoso mi girai verso la finestra aperta. Era notte fonda.
Mi trovavo nella stanza affidatami dai Tamron e Morjan la sera prima, per la notte.
Sospirai e mi districai da quell’ammasso soffocante di coperte che mi avvolgevano le gambe impedendomi di muovermi.
Ancora quel rumore di cocci che mi aveva svegliata. Cosa stava succedendo?
Mi alzai in fretta e presi il pugnale dallo stivale che giaceva ai piedi del letto, dove li avevo lasciati la sera prima. Mi avvicinai cauta alla porta. I rumori continuavano. La socchiusi e sbirciai fuori ma quello che vidi fu soltanto il corridoio buio.
Uscii silenziosamente.
Il buio mi avvolgeva. Davanti a me la porta chiusa della camera di Iris, alla mia destra la porta dello studiolo in cui ero stata quella sera. Tesi le orecchie cercando di captare ancora quel rumore che mi aveva destato dal mio sonno agitato.
Non udii nulla, solo il mio respiro lento e regolare. Stavo per tornarmene in camera dandomi dell’idiota, quando sentii una specie di mormorio proveniente dalla porta in fondo al corridoio.
Mi voltai immediatamente, avanzando verso la porta socchiusa da cui filtrava la pallida luce di una candela accesa. Tenevo il pugnale alzato, pronto a colpire.
Dopo pochi passi mi ritrovai davanti alla porta.
Facendo attenzione la aprii lentamente, i sensi all’erta, i muscoli tesi allo spasimo.
La candela, accesa sulla scrivania brillava fioca e lanciava ombre cupe su tutta la stanza. Sulla brandina sotto la finestra giaceva l’uomo che avevamo salvato, mentre a terra si vedevano chiaramente i cocci della brocca d’acqua che Morjan aveva messo a sul tavolino accanto alla branda quella sera.
Gettai uno sguardo all’uomo che continuava ad agitarsi, preda di un sonno inquieto e capii immediatamente cosa era accaduto. Mi affiancai a quel letto improvvisato.
Molto probabilmente la febbre doveva essere risalita durante la notte e lui nel delirio della febbre aveva fatto cadere la brocca a terra.
Scossi la testa. Feci per tornarmene in camera quando mi sentii afferrare per il braccio. Mi voltai di scatto, il pugnale pronto a colpire.
-Ti prego aiutami.- l’uomo doveva avermi sentito e essersi svegliato.
Maledizione a me e al mio passo leggero!
Mi guardava, lo sguardo appannato, come se non mi vedesse veramente. Sembrava debole, un velo di sudore gli imperlava la fronte, ma la presa sul mio braccio era salda e bruciava sulla mia pelle. Era bollente.
-Ti prego... i Varden... mia figlia... mia figlia... Katrina...-
Continuava a ripetere queste parole sconnesse. Iniziavo a spaventarmi. La scintilla del panico brillava già nei miei occhi.
Poi chiuse gli occhi e mollò la presa continuando ad agitarsi.
Rimasi immobile, il cuore che mi batteva a mille.
Non seppi mai quanto rimasi lì imbambolata ma alla fine mi riscossi. Stava male. Dovevo andare ad avvertire Iris e Morjan.
Mi fiondai in corridoio, rischiando di inciampare.
Quasi andai a sbattere contro la porta della camera di Iris, di fronte alla mia, per la fretta. Bussai freneticamente.
-Iris! Svegliati!-
Quasi immediatamente la porta si spalancò, rivelando una Iris completamente sveglia e vestita che mi guardava interrogativa.
Prima che potesse aprire bocca le spiegai: -L’uomo! Sta male, la febbre gli si è alzata! Presto devi chiamare Morjan!-
Senza dire una parola mi passò accanto e con passo veloce scese al piano di sotto.
Rimasi sola in mezzo al corridoio.
Dopo pochissimi minuti vidi spuntare Morjan accompagnata da suo marito e da Iris. Senza degnarmi di uno sguardo spari oltre la porta dello studiolo.
Io e Iris ci scambiammo un’occhiata. Non ci rimaneva che aspettare.

################

Mi rinchiusi nella mia stanza, immersa nei miei pensieri.
Chi era quell’uomo? Aveva nominato i Varden... che fosse uno di loro? E poi aveva nominato un nome; Katrina... la figlia forse? Sembrava davvero disperato. Non riuscivo a venirne a capo.
Dei colpi sordi alla porta mi sottrarono a questi pensieri.
Aprii la porta. Era Iris che mi disse: -Sta meglio, adesso si è calmato. Che è successo? Come mai ti sei accorta che stava male?-
Sicuramente aveva anche visto il pugnale ancora nelle mie mani quando ero andata a chiamarla, ma nel suo tono di voce non c’era accusa, solo sincera curiosità.
Le raccontai tutto, comprese le parole che avevo udito, mentre lei mi guardava impassibile.
Quando terminai lei assunse un’espressione pensosa, molto probabilmente pensava le stesse cose su cui riflettevo io poco prima.
-La sua situazione per adesso è stabile, Morjan dice che possiamo stare tranquilli. Forse quando si sveglierà potrà darci spiegazioni.-
Anuii in silenzio e poi la salutai, augurandole la buonanotte.
Mi sdraiai sul letto consapevole che, comunque, non avrei chiuso occhio per il resto della notte.

*******************************

X marty23: grazie tesora!! i tuoi commenti sn bellissimi! un bacione! tivibi

X sesshy94: ciaoo! lo so XD mi dimentico sempre ke nn si leggono le virgolette! xò questa volta me ne sono ricordata! questo qui è un bel po' più movimentato e sono proprio curiosa di leggere il tuo prossimo commento (sempre che nn ti sia passata la voglia di commentare questo orrore xD) un bacio!

X solembum: tessora!!!!! a proposito di bazooka, hai fatto male a ricordarlmelo! adesso ti tormenterò fino alla morte!! (mamma mia come siamo sadiche oggi...) cmq, grazie x il commento! eh si... le cose si fanno serie e dal prossimo cap ancora di più! tivibi, un bacione!

grazie a chiunque abbia letto e continui a seguire questa storia!

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Capitolo 7
*** Decisione scomoda ***


Ma i giorni passavano e l’uomo non dava cenni di miglioramento, anzi peggiorava di giorno in giorno. Continuava ad avere la febbre alta e a ripetere le stesse parole: Katrina e Varden.
Ormai Morjan non sapeva che pesci pigliare, pensava che il suo malessere fosse dovuto più che altro alle numerose ferite che gli martoriavano il corpo ma adesso, pur essendo per la maggior parte guarite, continuava a stare sempre peggio. Ormai dovevamo organizzare delle ore di veglia notturna per controllare le sue condizioni.
Quanto a me, stavo diventando ansiosa. Non potevo permettermi di fermarmi più di qualche giorno nello stesso posto e ormai era più di una settimana che alloggiavo da Tamron e sua moglie. Non era sicuro e tanto meno prudente. Le guardie reali mi stavano alle costole, dovevo muovermi. Ma non so perché non mi decidevo a partire. Mi trovavo bene da loro.
La svolta si ebbe il giorno in cui Morjan ci convocò in fretta nella cucina al piano terra.
La sua aria era grave ed era scura in volto.
Insieme a Iris mi sedetti al tavolo mentre Tamron stava in piedi accanto alla moglie.
-Penso sia stato avvelenato.- annunciò -I sintomi ci sono tutti-
-Ho riconosciuto il veleno, è una particolarità di Skilna Brangh. Peggiorerà sempre di più fino a quando...- Non si curò di finire la frase. Avevamo capito tutti.
Quando finì di parlare sulla cucina scese il silenzio.
Io rimasi per un istante a guardarla, sorpresa. Era stato avvelenato? E per di più con lo Skilna Brangh! Non mi curai più di tanto del fatto che Morjan conoscesse quel particolare veleno, avevo altri pensieri per la testa.
Spesso mi ero chiesta come quell’uomo potesse essersi procurato tutte quelle ferite semplicemente vagando per il bosco ma avevo pensato che fosse semplicemente caduto o che fosse stato aggredito da una di quelle bestie selvatiche che spesso si aggirano sulla Dorsale, quelli che avevano cercato di aggredire anche me. Ma il fatto che sia stato avvelenato cancella tutte le mie precedenti teorie. Naturalmente qualcuno lo aveva attaccato. E quel qualcuno... pensai immediatamente a Galbatorix. Conoscevo soltanto lui in possesso di quel veleno. Ma con quale movente?
Mi guardai intorno. Nessuno si muoveva e ognuno di loro sembrava immerso nelle proprie riflessioni con in volto un’espressione grave.
Quando Tamron si schiarì la voce sobbalzammo tutti.
-Quanto tempo gli resta?- chiese con aria grave.
-Il veleno in circolo nel sangue è una dose molto piccola, ed è un veleno usato quando si vuole uccidere lentamente e con dolore, ma noi abbiamo perso tempo... se continua così potrebbe essere qualche settimana, ma anche qualche mese. Non saprei dirlo.-
-C’è qualcosa che possiamo fare per salvarlo?- era stata Iris a parlare.
-C’è un antidoto raro quanto il suo veleno. Le uniche persone che conosco che lo possiedono sono i Varden oltre naturalmente a Galbatorix-
Non mi piaceva la piega che aveva preso la conversazione.
Dopo queste parole calò di nuovo il silenzio. Un silenzio carico di tensione.
Ci ritirammo poco dopo. Ognuno si andò a rinchiudere nella proprio stanza a riflettere. La situazione sembrava disperata e i Varden erano lontani. Comunque io non avevo intenzione di mettere anche solo un piede nel Surda. Neanche morta.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sul letto.
Conoscevo Iris, ero sicura che lei sarebbe stata disposta ad andare fino al Surda pur di salvare la vita ad un uomo. Anche se non lo conosceva. Ma io sarei stata disposta?
Sospirai e mi lasciai cadere all’indietro sul letto.
La risposta ce l’avevo chiara in testa. Ma se Iris avesse deciso di andare? Io avevo un ancora un debito con lei e non intendevo lasciarlo tale. La mia testardaggine me lo impediva.
Sentii bussare alla porta.
-Avanti- dissi stanca.
Iris entrò con decisione.
-Ho deciso di partire per il Surda.-
Bingo.
-Se c’è anche solo una remota possibilità per la salvezza di quell’uomo ho deciso di tentare. Saresti disposta a venire con me?-
Imprecai mentalmente. Come se non avessi previsto anche questo.
Adesso toccava a me.
Sospirai ancora una volta prima di rispondere.
-Verrò con te-
L’orgoglio aveva avuto la meglio. L’avrei seguita.
Mi stavo ficcando nella tana del lupo come un agnello imprudente... e mi odiavo per questo.

**************************************

X bgirl: eh già avevi indovinato! Uh, anche a te sta antipatico Sloan, eh? Beh, allora, premettendo che io non anticipo nnt (certo, come no? ILLUSA!), potrei dire che prossimamente potresti anche essere felice XD

X BAbyDany94: che bello nuova lettrice! Mi fa piacere che ti piace! *_* merci!

X solembum: tesora!! lo so, lo so che tu proprio non lo mandi gù questo tizio... ma siccome sai come andrà a finire direi che sarai accontentata XD cmq merci amo... i tuoi commenti sn bellisshimi!

X marty23: davvero ti viene voglia di rileggertela ogni volta? wow, mi sento realizzata! XD mi fanno molto piacere i tuoi commenti *-* grazie cicci!

X sesshy94: tranquillaa! sn felice che tu sia riuscita a leggerla comunque, alla fine! ^_^ Eh si, è quel traditore di Sloan, e ormai la storia è entrata nel clou XD sn contenta che tu continui a seguirmi! ^_^ un bacio!

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Capitolo 8
*** Agguato ***


Il fuoco scoppiettava tranquillo di fronte a me, illuminandomi di tetri bagliori nel buio della notte.
L’aria afosa della sera ci circondava già da qualche giorno, segno che ormai dovevamo esserci addentrate nel Surda. Il silenzio regnava sovrano, rotto ogni tanto dai gemiti di dolore di quell’uomo a cui stavamo cercando di salvare la vita.
Era quasi un mese che eravamo in viaggio, avevamo cavalcato a briglia sciolta, concedendoci soltanto poche ore di sonno e, come potrete bene immaginare, avevo il sedere a pezzi, completamente sbriciolato.
Per cosa poi? Il vecchio non aveva fatto altro che peggiorare. Era alla fine del viaggio, anche Iris stava perdendo le speranze, e io non sapevo nemmeno se ce le avessi mai avute.
Ero stanchissima, erano giorni che non chiudevo occhio, un po’ per gli incubi un po’ per i soldati che ci inseguivano. Le palpebre mi si stavano facendo pesanti, non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Vidi Iris in un angolo china sull’uomo in preda gli spasmi. Buffo, ci stavamo impegnando per salvargli la vita e non sapevamo nemmeno il suo nome.
Chiusi gli occhi per un istante. Grandissimo errore. Nell’istante in cui le mie palpebre entrarono a contatto sprofondai nel sonno.

################

Il tocco leggero di una mano sulla mia spalla mi svegliò, dopo quello che mi parve un secondo. Aprii gli occhi lentamente. Uno strano silenzio mi circondava. Il panorama non era cambiato, per quel che ne sapevo poteva davvero essere passato un secondo da quando avevo chiuso gli occhi. Mi trovavo nella stessa posizione nella quale mi ero addormentata. Era accucciata vicino al fuoco, la testa appoggiata alle ginocchia.
Alzai il mio sguardo assonnato verso la figura che mi aveva svegliato.
Iris era in piedi davanti a me. Mi alzai barcollando, eh sì facevo proprio fatica a connettere... ecco cosa succede a chi non dorme abbastanza.
 -Cosa succede?-
La guardai meglio. Avevo la vista appannata dal sonno per questo non avevo notato i suoi occhi colmi di lacrime. Capii immediatamente; io l’avevo già previsto da un po’.
Mi voltai di scatto verso la sagoma dell’uomo, immobile. Compresi immediatamente il significato di quello strano silenzio che avevo notato quando mi ero svegliata.
Immaginai come poteva sentirsi Iris, lei si era impegnata tanto per la salvezza di quello sconosciuto. Non avrei mai capito perché questa ragazza si impegnasse tanto per gli altri, mettendoli in primo piano in confronto a se stessa. In confronto a lei mi sentivo una persona estremamente insignificante ed egoista.
Avrei voluto dirle qualcosa, esserle di conforto, ma le parole non mi uscivano, mi morivano in gola prima che potessi aprire bocca. Mi limitai a starle vicino, cingendole le spalle con un braccio. Mi dispiaceva per lei, dopotutto avevo imparato a conoscerla.

###################

Guardai il mio riflesso tremolante nell’acqua del ruscello. Avevo due occhiaie sotto gli occhi che facevano pensare che mi stessi riprendendo da una rissa. Sospirando infilai le mani nell’acqua gelida e me la spruzzai sul viso nel tentativo di svegliarmi.
Assolutamente inutile. In quel momento sarei riuscita ad addormentarmi in piedi, come i cavalli.
All’orizzonte l’alba faceva capolino con la sua timida luce rosata, tingendo di azzurro il cielo.
Era stata una nottata tremenda. Iris si era ripresa ma ancora dovevamo seppellire il corpo. La mia compagna di viaggio aveva insistito perché gli donassimo una degna sepoltura. Non ho potuto fare altro che acconsentire.
Sospirai nuovamente e feci per alzarmi quando alle mie spalle sentii un debole fruscio, quasi inudibile, ma che il mio udito allenato aveva colto. Mi bloccai a metà del movimento e tesi l’orecchio. Nulla. Ma non ero ancora convinta.
Allungai lentamente la mano verso il piccolo pugnale nascosto nel mio stivale sinistro, pronta ad utilizzarlo in caso di necessità.
Poi successero molte cose contemporaneamente. Un dolore. Acuto. Alla spalla. Il mio pugnale che si conficcava nel tronco di un albero, lo sferragliare delle armi intorno a me e una voce che sovrastava i rumori circostanti:
-FERMI!-
Avevo la vista appannata non più per il sonno ma per il dolore.
Un istante prima di abbandonarmi all’incoscienza e forse, chi lo sa, alla morte, nel mio campo visivo entrarono due occhi, azzurri, come il cielo. Poi il buio mi avvolse.


***********************

X stefy_81: tu sei artemisia del forum di eragon vero? *__* ciaooo!! che bello anche tu stai leggendo qui la mia ficcy! XD sono contenta!! un bacio

X BAbyDany94: davvero secondo te potrei scrivere un libro? ti ringrazio ma penso di avere ancora mooolta strada da fare, sono appena alle prime armi, scrivo delle storielle tanto per, senza nessuna pretesa! XD ma il tuo commento mi ha fatto davvero molto piacere!

X marty23: grazie teso per i tuoi bei commenti! ma davvero, non penso siano così belli, io scrivo solo per divertimento! XD

X sesshy94: wow ti giuro che sei la prima persona che conosco a cui sta simpatico sloan! allora mi sa che questo cap non ti abbia fatto molto piacere... speroc he comunque lo commenterai! un bacio!!

X solembum: nooooo! figurati non l'avrei mai intuito che sloan ti fosse antipatico se non me lo avessi detto! cmq voilà!! il pezzo che ti ha fatto mooolto felice all'epoca! XD grazie per i tuoi commenti cicci!! tivibi!

grazie a chiunque abbia letto e abbia messo questa storia fra i preferiti, mi fa piacere che così tanti lettori si siano appassionati a questa storia!

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Capitolo 9
*** In trappola ***


Immagini contrastanti mi vorticavano in testa. Bianco, nero, chiaro, scuro, luce ombra...
Aprii gli occhi di scatto. Mi ritrovai a guardare la cupola di pelle di una tenda, l’aria calda era satura di fumi carichi di spezie e aromi che mi fecero girare la testa. Dal soffitto pendevano molte erbe messe a essiccare, belladonna, sabina, rododendro, cicuta. Piante che conoscevo fin troppo bene, pensai con un brivido.
Mi sentivo i capelli bagnati di sudore appiccicati alla fronte febbricitante e le bambe intrappolate sotto una ruvida coperta di lino.
I ricordi di quanto successo in riva al piccolo ruscello mi travolsero, istintivamente portai una mano alla spalla e mi sorpresi di non sentire il tessuto di una fasciatura. La mia palle nuda era intatta e liscia, rosea come sempre.
Qualcuno mi aveva curata, e non intendo con il classico panno bollente.
No, per favore, anche la mia sfortuna doveva avere un limite.
Mi alzai in fretta, forse anche troppo in fretta, con un orribile presentimento, ignorando la sranza che continuava a girare.
Naturalmente mi avevano tolto tutte le armi.Imprecai a denti stretti, adesso mi sarebbe toccato cercarle. Lanciai una rapida occhiata intorno pur sapendo che era inutile, trovai i miei vestiti piegati su una sedia ma nessuna traccia della mia spada o del mio pugnale.
Raccolsi i miei vestiti e raggiunsi a passi rapidi ma calcolati l’entrata della tenda, ma mi ritrovai la strada bloccata da una donna dai folti capelli ricci con un cestino di funghi in mano.
Alzò lo sguardo da uno strano fungo dal cappello verde a macchie arancioni che stava esaminando.
-Dove pensi di andare tu? Fila a letto!- lo disse in modo talmente autoritario che l’idea di disubbidirle non mi passò nemmeno per l’anticamera del cervello.
Mi infilai a letto mentre la donna appoggiava il cestino su un tavolino basso e si avvicinava al calderone che, in angolo, sobbolliva sommessamente. Si scostò un ricciolo ribelle dalla fronte e con un mestolo versò una brodaglia scura in un bicchiere e me lo porse.
-Bevi-
La guardai con sospetto scoccando un’occhiata alle erbe velenose appese al soffitto.
Lei sorrise. Immerse nuovamente il mestolo nel calderone e bevve una lunga sorsata facendo poi scocchiare le labbra.
-E’ una pozione ricostituente, nessun veleno.-
Lentamente portai la tazza alle labbra e bevvi un piccolo sorso. Sentii il liquido bollente scorrermi in gola e repressi un attacco di tosse.
Appena recuperai l’uso delle corde vocali diedi voce ai miei timori.
-Dove sono?-
-In un accampamento Varden, nei pressi di Aberon-
Uccidetemi. Ora.
Sprofondai la testa nel cuscino soffocando un gemito. Dovevo andarmene di là.
Voltai lo sguardo verso la donna intenta a fissarmi con curiosità.
-Quando potrò andarmene?-
La donna sembrò sorpresa dalla mia domanda.
-Temo che questo non sia possibile, per adesso.-
Cosa?!
-Non prima di esserti fatta esaminare la mente, almeno- No! Sentii la troppo familiare senzazione di panico attanagliarmi le viscere. Dovevo andarmene. Subito!
Accortasi della mia agitazione la donna mi guardò con sospetto.
-Tu resta qui, io andrò ad avvertire il Cavaliere che ti sei svegliata-
Il Cavaliere?! Mi erano giunte delle voci su di lui e sulle recenti vittorie dei Varden sull’Impero. Pare che siano dovute per gran parte a lui. Rabbrividii. La situazione stava rapidamente degenerando. Mi sentivo in trappola.
Osservai la donna uscire dalla tenda e la sentii parlottare sottovoce con qualcuno fuori.
Sospirai accasciandomi sul cuscino.
I miei pensieri corsero a Iris, forse avevano preso anche lei. Probabilmente si trovava nella mia stessa situazione.
In quel momento non aveva importanza. Dovevo scappare. L’avevo accompagnata fino a quando avevo potuto ma adesso in gioco non c’era più la vita di uno sconosciuto, c’era la mia.
Senza perdere tempo raccolsi nuovamente i miei abiti e mi vestii velocemente gettando a terra senza tante cerimonie la camicia che mi aveva coperto fino a quel momento.
Mi avvicinai al tavolo da lavoro accanto al calderone e afferrai veloce il coltellaccio usato per tagliuzzare le erbe.
Se non potevo avere le mie armi, mi sarei fatta bastare questo, pensai con amarezza.
Me lo infilai nello stivale e mi diressi per la seconda volta verso l’entrata della tenda. Guardinga misi appena fuori il naso.
Un improvviso giramento di testa mi mozzò il fiato ma non vi badai, non mi feci distrarre. Il paesaggio disseminato di tende sembrava deserto. Uscii lentamente della tenda.
Un soldato armato di tutto punto mi passò a fianco, la mia mano corse immediatamente a dove di solito tenevo la spada. Questo stupido gesto mi tolse il tempo di nascondermi.
Sicura che ormai mi avesse visto mi preparai a scappare, sperando che le mie gambe ancora intorpidite non mi tradissero proprio nel momento del bisogno, ma il soldato sembrava andare troppo di fretta per notarmi.
Mi lasciai sfuggire un sorrisetto soddisfatto. Sarà più facile per me uscire da qui.
Ritornai alla mia ricerca di una via di fuga. Lontano, lungo una lunga, interminabile fila di tende c’era quella che sembrava l’uscita dell’accampamento. Quasi non credendo alla mia fortuna, mossi veloce qualche passo in quella direzione.
Non andrei da quella parte se fossi in te.
Sobbalzai, voltandomi di scatto cercando la fonte di quella voce.
A meno che tu non stia cercando guai, ovviamente. Ma c'è uno squadrone di soldati che controlla l'uscita dell'accampamento.
Continuai a voltare la testa, sempre più nervosa.
-Chi sei?-
Quaggiù.
Abbassai lo sguardo e vidi un gatto dall’aspetto selvatico intento a leccarsi una zampa.
Ok, è uno scherzo.
Il gatto alzò lo sguardo e mi scrutò con i suoi intelligenti occhi gialli.
No.
No cosa?
No, non è uno scherzo.
Sbarrai gli occhi, sempre più incredula, mentre la voce di mio padre mi ritornava alle orecchie attraverso ricordi dimenticati, in cui io lo ascoltavo raccontarmi le vecchie leggende seduta sulle sue ginocchia.
“Ma non ti avevo detto di rimanere nella tenda?” disse una voce seccata alle mie spalle.
Alzai gli occhi. La donna ora intenta a guardare il gatto era tornata in compagnia di un ragazzo che presumevo dovesse essere il Cavaliere di Draghi. Per un attimo incrociai il suo sguardo azzurro.
Adesso ero davvero in trappola.


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X Stefy_81: Steee! sai che mi viene strano chiamarti così? XD sono trp abituata con artemisia! XD cmq vedi alla fine ce la sto facendo a continuare, ce la farò!! *O* contenta che continui a piacerti!! ^_^

X solembum: caVa, ecco qui il new cappy, completo di nuovo pezzo!! eheh lo so, noi di cervelli fusi non dobbiamo proprio parlarne... il fatto che io riesca a scrivere anche con il mio unico neurone è già tutto un programma poi! (infatti i risultati si vedono...) un bacio! tivibi!

X BAbyDany: grazie per il tuo commento gentilissimo! *__* adesso mi mento la testa!! nooo dai, scherzo! grazie anche x averla messa in preferiti!

X Sesshy94: cara sesshy! penso che adesso tu abbia capito di chi sono i nostri misteriosi occhi azzurri... e non dico altro che già mi stava scappando uno spoiler! XD grazie per recensire sempre!! *__* un bacio!

X Marty23: tesora!! che dire? i tuoi commenti sono sempre molto belli, grazie! un bacio!

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Capitolo 10
*** Prigioniera ***


Rientrai nella tenda a testa bassa, sconfitta mi lasciai cadere sul letto. Quello stupido gatto mi aveva fatto perdere tempo.
Il Cavaliere prese una sedia e si sedette davanti a me, la maga fece lo stesso, prendendo posto su uno sgabello in un angolo. Con la coda dell’occhio vidi lo strano gatto entrare tenendo la coda a scovolino ritta e con un balzo saltare sulle ginocchia dell’erborista, solo per riprendere a scrutarmi.
-Questo lo prendo io- vidi il Cavaliere chinarsi e sfilarmi il coltello dallo stivale. Gli scoccai un’occhiata truce e mi sembrò di vedere l’ombra di un sorriso divertito sul suo volto.
Lo osservai meglio. Delle profonde occhiaie scure gli sottolineavano gli occhi e il volto che sembrava segnato da una profonda sofferenza. I capelli biondo scuro erano scarmigliati e disordinati. Al fianco gli pendeva una lunga spada coperta da un semplice fodero di pelle.
-Mi scuso per l’aggressione di poco fa, non era nostra intenzione assalirti, una freccia è partita incontrollata.-
Lo guardai negli occhi e per un attimo rividi il lampo azzurro che avevo visto prima di perdere conoscenza.
-Dovreste imparare a controllare i vostri soldati, Cavaliere.- Calcai sull’ultima parola.
Il sorrisetto divertito dipinto sul suo volto si allargo, acuendo la mia irritazione.
-Fatto sta che non potrai andartene senza prima averci dato alcune spiegazioni.-
Spiegazioni? Io non dovevo un bel niente né a lui né (e soprattutto) ai Varden!
Assunsi un’espressione spavalda, pronta a replicare ma lui continuò.
-La tua amica è con noi, ma la cosa che ci interessa è l’uomo che è stato trovato in vostra compagnia, morto. Iris ci ha detto che lo avete trovato sulle Grande Dorsale, poco meno di due mesi fa, ma dovremmo esaminare anche la tua mente, per accertarci che sia la verità e evitare di introdurre nell’accampamento altri traditori, ce ne sono stati fin troppi.- La sua voce si abbassò e il suo sguardo si fece cupo. Ma io non vi badai.
Le sue parole avevano dato voce ai miei più grandi timori. Sentivo la rabbia pulsarmi sorda nelle orecchie. Tutta colpa mia e del mio dannato orgoglio. Dovevo per forza seguire Iris, se no non mi sarei ritrovata nei guai e io non sarei stata contenta! Immobilizzai i muscoli.
Nessuno sarebbe entrato nella mia mente. Nessuno.
Con la coda dell’occhio vidi lo strano gatto di prima entrare a passo lento nella tenda, la coda a scovolino ritta.
-Non penso sia possibile- dissi gelida.
-E perché mai?- rispose beffardo.
Mi trattenni dal mollargli un pugno sul naso e rovinargli il suo bel faccino.
Prima che potessi rispondere a tono però fuori dalla tenda si udì un gran trambusto. Volsi lo sguardo incuriosito all’entrata della tenda. Il gatto acciambellato sulle ginocchia di Angela soffiò.
-Lasciatemi passare, dannazione! Ho bisogno di parlargli!- urlava una voce furiosa.
-Non è possibile, il Cavaliere ha detto esplicitamente che non vuole essere disturbato mentre interroga la prigioniera.-
Prigioniera.
Scoccai un’occhiata infuriata al Cavaliere, ma lui rimase impassibile.
Lo vidi alzarsi in fretta.
In quel momento fece irruzione nella tenda un uomo. Aveva il viso arrossato e contratto dalla furia. In mano impugnava un pesante martello.
-Eragon! Perché diamine non me lo hai detto subito? Lo sono venuto a sapere solo poco fa e solo perché ho sentito Horst parlarne!Diavolo.. lui...- non terminò e strinse più forte le mani che tenevano in mano il martello.
-Roran, calmati- cercò di tranquillizzarlo Eragon, posandogli le mani sulle spalle. -Non te l’ho detto subito proprio perché temevo una reazione del genere, ti saresti solo fatto accecare dalla rabbia. Fratello, te lo avrei detto non appena avessi finito con lei- scoccò un’occhiata nella mia direzione -Viaggiava con lui.-
Vidi Roran abbassare lo sguardo sulle mani tremanti che ancora impugnavano il martello.
-Che fine ha fatto la guardia?- chiese Eragon.
-L’ho solo tramortita-
-Aspetta fuori ne parliamo dopo.-
Roran fece un impercettibile cenno si assenso. Respirava ancora affannosamente.
Si volse e fece per uscire quando si voltò e guardò negli occhi Eragon.
-Ricordati della promessa.-
-Non l’ho mai dimenticata.-
Roran annuì di nuovo e uscì con passi di marcia dalla tenda.
Eragon si voltò verso di me. Ricambiai il suo sguardo con curiosità.
Poi distolse lo sguardo e sospirò. In quel momento mi sembrò incredibilmente stanco, le occhiaie sotto i suoi occhi mi sembravano più evidenti che mai.
-Non ti costringerò ad aprire la tua mente. Non è mia prerogativa farlo. Ma fino a che non desidererai farti esaminare dovrai rimanere reclusa in questa tenda. Non ti sarà permesso uscire. Angela per te è un problema?- chiese poi rivolgendosi all’erborista.
Lei fece cenno di no. -Sarà interessante.- Disse scrutandomi.
Eragon annuì e uscì senza una parola o uno sguardo in mia direzione.
Rimasi sola con Angela.
-Sarà interessante ragazza- ripetè la donna guardando me e poi il gatto.
Rimasi in silenzio.

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Capitolo 11
*** Visite ***


I due giorni seguenti passarono in una monotonia esasperante.
Passavo le mie ore di veglia a osservare il vapore che si sollevava in strane volute dal calderone sempre acceso. Angela non c’era quasi mai, tornava solo all’ora dei pasti o per aggiungere qualche ingrediente a quel dannato calderone, che iniziava ad apparirmi incredibilmente sospetto. Il gatto invece sembrava divertirsi molto a fissarmi. Sentivo costantemente i suoi pungenti occhi gialli sul viso. Inquietante? Niente affatto.
Ero relegata in una tenda. Con l’unica compagnia di un gatto oltremodo antipatico.
La situazione aveva un qualcosa di comico, se avevi un particolare senso dell’umorismo.
Mi rimaneva solo di fissare il soffitto, oppure fingere di dormire.
-Non puoi rimanere a letto tutto il giorno. Dovrai alzarti prima o poi.- mi diceva Angela, impegnata ad intrecciare un paiolo di vimini
.

Costringimi
, pensavo, chiusa nell’ermetico silenzio su cui mi intestardivo da giorni. Forse avrei dimenticato come si parlava.
La sentii sbuffare, rassegnata.
-Posso entrare? Il Cavaliere a detto che posso, a patto che non mi lasci sfuggire niente.-
Mi girai di scatto, riconoscendo quella voce. Un lembo di tenda si era scostato lasciando entrare la figura di Iris, sorridente come sempre, con un’espressione interrogativa rivolta ad Angela. Mi sentii subito in colpa, dal mio risveglio mi ero come dimenticata di lei, presa dalla mia situazione e troppo impegnata a macchinare un piano di fuga... o semplicemente a fissare il soffitto. Impiegai qualche secondo prima di rendermi conto che lei poteva
andare dove voleva: io invece no. Da imbarazzata com’ero sentii un’ondata di furia calda crescermi in petto. Dopotutto era anche colpa sua se ero una prigioniera. Quando si voltò verso di me, non poté fare a meno di ritrarsi sotto il mio sguardo arrabbiato. Il sorriso le abbandonò il volto e abbassò gli occhi, consapevole del perché della mia rabbia.
-Bene, credo che andrò a raccogliere funghi.- disse Angela ad un tratto, battendosi le mani sulle ginocchia, prima di alzarsi e uscire silenziosamente dalla tenda.
-Ciao.- Si sedette accanto a me sulle coperte.
La guarda
i con rimprovero, mentre cincischiava giocherellando con un buchetto sui lenzuoli. -Come stai?-
-Potrei stare meglio, sai com’è.- risposi gelida.
-Sarebbe molto più facile, se ti lasciassi leggere la mente.-
- Anche tu?- con mio disappunto non potei fare a meno di sentirmi pizzicare da un lieve sentimento di tradimento. -No.-
-Ma perché?- mi disse, quasi esasperata, incapace di capire.
-Perché sono fatti miei!- mi trattenni a stento dall’urlarle in faccia tutto il mio sdegno. -Non mi conosci, non
potresti capire.-
Adesso anche il suo sguardo si era fatto freddo: le sue iridi grigie erano diventate come due specchi. Tuttavia non disse niente. I suoi occhi caddero sulle mie mani contratte.
-Non indossi più l’anello.-
Le mie dita corsero in un gesto automatico dove avrebbe dovuto essere il mio anello, come per rigirarmelo intorno al dito in un gesto nervoso.
-L’ho tolto. Non apparteneva a me.- Adesso ero io a poter leggere il senso di tradimento e completo stupore
che traspariva da tutta la sua espressione.
-Sarà difficile farti uscire da qui.- commentò Iris fredda, prima di andarsene a grandi passi.

Non mi importa
, pensavo testarda.
-Non mi fissare.- borbottai in direzione del gatto. Lui rispose facendo le fusa

################# 

Il Cavaliere tornò a farmi visita nella tenda.
Doveva essere un giorno speciale, due visite in un solo giorno.
Questa volta mi trovò in piedi a contare i passi dal letto al tavolo, e ancora e ancora. Dopo che Iris se n’era andata non riuscivo a stare ferma.

Solo quando mi voltai, impassibile, mi accorsi che non era solo. Mi fermai in mezzo alla stanza, inconsciamente divaricai appena le gambe in una posizione che mi dava stabilità, come se fossi pronta all’azione. Il Cavaliere sembrò accorgersene mentre si faceva da parte per rivelare chi vi fosse alle sue spalle, perché sorrise. Mi apparve una donna, piccola sebbene l’aura di importanza che le aleggiava intorno la facesse sembrare più imponente di quanto fosse. La sua carnagione era scurissima, molto più che abbronzata dal sole, e in un flash mi parve di vedere una figura con una pelle simile alla sua vicina a mio padre. Si fece avanti lentamente, squadrandomi con interesse e sospetto; dietro di lei c’erano delle figure che avevano tutta l’aria di essere una scorta armata e pericolosa. Quelli laggiù erano Urgali...? Quello spazio iniziò a sembrarmi incredibilmente piccolo e caldo.
-E’ lei, mia Signora Nasuada- sentii dire Eragon formalmente. L’istinto mi aveva detto giusto, era sicuramente un pezzo grosso. Se non fosse stata una donna, avrei pensato...
-Lo vedo, Eragon. C’è solo lei qui dentro.- rispose quella, secca.
Sia io che Eragon sorridemmo involontariamente sotto i baffi, anche se credo per motivi diversi.
Nasuada continuò a osservarmi a lungo prima di rivolgermi la parola.
-Persisti ancora nella tua testardaggine, rifiutando di farti esaminare la mente? Sei prigioniera e ti sarà impossibile scappare, abbiamo posizionato guardie tutto intorno alla tenda. Tuttavia, non possiamo stare dietro a una ragazzina cocciuta. Siamo sotto attacco e dobbiamo muoverci. - La mia mente soffiò di rabbia all’insulto.
-La ringrazio, Signora- la chiamai, sebbene dovesse avere più o meno la mia età. - Ma credo che la mia mente resterà mia ancora per un po’.-

Lei sollevò un po’ il mento. -Benissimo, ma in questo caso, sebbene Iris abbia garantito per te, potremmo fare davvero poco per la tua situazione. Non credo tu ti renda conto di quello che rischi. Siamo reduci da una dura battaglia, non è un momento in cui possiamo permetterci debolezze.-
Si voltò in un fruscio di abiti e scatti metallici e la piccola processione di uomini (e Urgali e nani) la seguì fuori dalla tenda. Seguii la sua uscita con un piccolo inchino di scherno. Eragon sparì per ultimo dietro i tendaggi, lasciandomi di nuovo sola nel mio silenzio.

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La mattina dopo fui svegliata da un’esplosione.

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Note:

non mi dilungherò in scuse per aver abbandonato questa ff. Non so ancora se la continuerò ma oggi mi andava di scrivere. Chiedo venia XD
Ringrazio in anticipo chiunque la segui ancora. Lo apprezzo moltissimo e sicuramente non me lo merito.

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