Replica

di _tifaa_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Replica ***
Capitolo 2: *** Incontro. ***
Capitolo 3: *** La fine. ***
Capitolo 4: *** Decisioni ***
Capitolo 5: *** Complicazioni ***
Capitolo 6: *** Le cose non sono sempre come vorresti. ***



Capitolo 1
*** Replica ***


Replica.

Prologo.

Si dice che ormai la guerra sia imminente. Non se ne può fare a meno dice il telegiornale. Ma io non penso che sia poi così importante combattere. Anche ora,che sono passati migliaia di anni,la gente è cocciuta come lo era un tempo. Si scatenerà la terza guerra mondiale,ne sono più che sicura. In fondo lo sanno tutti,ma tutti hanno paura di ammetterlo e dicono che sono solo una bambina. Ma non sarà poi così difficile darmi la ragione quando inizierà la vera guerra. I telegiornali continuano a far passare le ultime notizie sovraimpressione durante i programmi televisivi,informando l’intera umanità. Io non posso combattere,essendo una ragazza,ma sono sicura che il mio migliore amico verrà reclutato. Al solo pensiero mi sento male,ma devo reggere,non gli succederà niente. Eccolo,lo vedo arrivare,vedo la sua sagoma nel buio della notte. La nostra notte. Mi avvicino anche io a lui,ma mi dice di restare ferma con un gesto della mano. La luce della luna riflette sul suo viso,dove un’espressione triste inizia a prendere forma. Cammina lento verso di me,mentre cerca di neutralizzare la paura che trapela dai suoi occhi. Cerco di trattenermi dal piangere ma una volta nelle sue braccia mi lascio andare. Il suo respiro caldo nella fronte mi conforta,ma non riesco a credere che lo perderò. Poi due uomini lo trascinano via contro la nostra volontà,contro la mia volontà più che altro,che cerco di stringerlo ancora a me,senza alcun risultato. Mi dice di lasciarlo andare e si gira per andarsene,scostandosi quelle braccia dal suo corpo. Resto in mezzo alla piazza,illuminata dalla luce della luna,mentre luminose lacrime cadono nell’asfalto,formando piccolissime pozzanghere d’acqua salata. I miei singhiozzi squartano il silenzio di quella notte infernale. Hanno rovinato tutto,quella doveva essere la nostra notte. Sento che devo salvarlo,devo vendicarmi di quello che mi hanno fatto.  

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Capitolo 2
*** Incontro. ***


1°capitolo.

Sono passati ormai tre anni dalla partenza di Sam,e ho ricevuto solo due lettere da parte sua. Non molto lunghe e scritte velocemente. Sembrava una proibizione scrivere ai propri cari. O forse lo era. Mi scriveva sempre che stava bene,che tornava presto e che la guerra era davvero brutta. E che gli mancavo. Inoltre alla fine di tutte e due le lettere mi aveva sempre scritto di non rispondere,che sarebbe sempre stato lui a scrivermi. Questo puzzava ancora di più,chi mai odiava ricevere notizie dai propri amici? Lasciai perdere,non volevo combinare troppi casini. Nessuno mi dava ancora ragione,riguardo la terza guerra mondiale. Anche mia mamma cercava di sviare il discorso,soprattutto perché aveva una paura tremenda della guerra. Mi faceva quasi pena,così l’aiutavo in negozio,lavorando per lei. Ogni giorno facevo metà città a piedi per arrivare all’edificio dove mia mamma vendeva delicati fiori,che amava tanto,forse troppo. Avrebbe dato tutto per loro,mentre io avrei dato tutto per rivedere anche solo una volta Sam. Ma dovevo essere forte,dovevo aiutare mia madre,perché anche mio padre era andato via e anche le sue lettere erano molto fugaci. Non sapevamo neanche se si erano incontrati,se erano nello stesso battaglione,niente. Iniziavo sempre di più a odiare la globalizzazione,ciò che aveva causato la terza guerra mondiale. Una causa alquanto futile. Eliminare le feste andava bene a un gruppo mentre all’altro no,una lingua mondiale che era stata adottata da tutti ora non andava più bene,si voleva tornare alle lingue proprie nei diversi continenti e così via. Restava il fatto che si stavano uccidendo l’uno con l’altro,perché nessuno ne ricavava piede. Ma qualcosa non quadrava,secondo me qualcosa di più grosso c’era sotto. E anche quella mattina si sentì un grosso boato provenire dall’oltre oceano,che fece tremare per l’ennesima volta la casa. A volte mi chiedevo dove riuscivo a trovare tutta quella forza,la forza di alzarmi ogni giorno. Eppure anche quella mattina mi scostai dal corpo quelle coperte così calde per dirigermi verso la finestra. Sollevai la serranda per osservare il paesaggio quasi distrutto. Il monumento che un tempo era stato il punto di riferimento per le nostre uscite ora si presentava solo a metà,con qualche pezzo a terra. La gente correva veloce lungo le strade,paurose di una nuova bomba in arrivo. Ma nessuno avrebbe mai colpito il nostro paesino ben nascosto dalle montagne circostanti. Sospirai,coprendo la finestra con la tenda turchese,per poi lavarmi e scendere giù in cucina,dove trovai mia mamma a piangere davanti al televisore. Finii di corsa le scale per raggiungerla. Teneva le mani davanti al volto,incapace di continuare a guardare il notiziario,che annunciava la morte di un intero battaglione bombardato durante la notte. La abbracciai,per consolarla,non capendo bene per cosa piangesse,non poteva sapere che papà era in quello. Spaventata dal mio tocco si ritrasse immediatamente,facendo cadere un foglio che teneva tra le mani,che non avevo visto. Cercò di raccoglierlo immediatamente,ma i miei riflessi erano più veloci dei suoi.

-No Kristal,ti prego non leggerlo … - Mi implorò lei,cercando di strapparmelo dalle mani. Le lanciai un’occhiataccia.

-Mamma,non ho più cinque anni,ho il diritto di sapere … - Sbottai io,sollevando in alto il foglio giallastro. Ormai,anche senza leggerlo sapevo cosa c’era scritto e la cosa in quel momento non mi faceva né caldo né freddo. Forse perché ero totalmente paralizzata dentro,spiccava solo la forza mentale,che mi aiutava in momenti come quelli,non potevo abbassarmi a certe debolezze,anche se nel profondo del cuore piangevo sempre. Ma la rabbia e il senso di protezione superavano tutto ciò. Il rumore della carta tra le mie mani riempiva ancora di pi la stanza di tensione,che ormai era diventata palpabile. Una grossa  scritta in neretto si ergeva nel foglio,data anche la grandezza. Nella mia mente le parole risuonavano come un normale testo scolastico,noioso e ripetitivo.

Siamo spiacenti di informare la gentile famiglia del signor Hardwich che è morto gloriosamente durante la guerra.

Cordiali saluti.

Restai almeno un minuto con il telegramma tra le mani,mentre mia madre mi guardava preoccupata. Alla fine lo appallottolai sotto lo sguardo spavento di lei che oltretutto aveva smesso di piangere,per poi buttarlo nella spazzatura. Mentre finivo di prepararmi per andare a lavorare,lo sguardo di mia madre mi seguiva senza sosta. La guardavo con la coda dell’occhio. Sorpresa,spaventata,triste,depressa. Riuscivo a leggere il suo viso come un libro aperto. Il mio viso invece presentata solo una linea dritta al posto delle labbra. Sguardo vuoto,senza sentimenti. Vedevo davanti allo specchio me stessa completamente cambiata. Sempre la stessa ragazza,certo,capelli neri e lisci ricadevano nella schiena,mentre il ciuffo veniva ritirato da una forcellina con un pupazzetto sopra. Forme prosperanti coperte solo da una magliettina nera,notevolmente attillata,un paio di jeans stretti alla caviglia con un normale paio di scarpe da ginnastica. Una ragazza normale. Ma il solo tono di voce,la reazione davanti a tutto tradiva l’aspetto. Vidi mia madre aprire la bocca come per dire qualcosa e poi richiuderla,per venirmi dietro e accarezzarmi la schiena.

-Cazzate,tutte cazzate – Sbottai io,allontanandomi da lei. Rimase un momento ferma per riflettere su quello che avevo appena detto.

- So che non ti va giù Kris,ma devi accettare le cose come stanno. Forse è meglio se oggi non vai a lavoro – Disse lei infine,con la voce che tremava,stava per rimettersi a piangere,ma non glielo avrei permesso in mia presenza,no volevo vederla soffrire. Le stampai un bacio nella guancia per poi aprire la porta d’ingresso.

-Non è quello mamma,forse un giorno te lo spiegherò. È meglio che vada a lavoro,ho bisogno di distrarmi. Tu resta qui,non disperarti. Vedrai che tutto si risolverà- Era ristoppiata a piangere e mi salutava con una mano,mentre con l’altra cercava di trattenere le lacrime. Feci un cenno con la testa per poi chiudermi la porta alle spalle. Restai un attimo con la schiena rivolta verso essa,per inspirare l’aria fresca. Sembravo l’unica che si trovava bene fuori dalle proprie mura domestiche. Constatavo che c’era troppa tensione e disperazione dentro la mia,nonostante fosse solo mia madre a produrla. Lasciai alle spalle la mia vita per incamminarmi nelle strade quasi deserte verso il negozio. Qualcuno non aveva ancora perso la speranza nella fine immediata della guerra,anche se si vedeva la paura negli occhi di tutte le persone che mi trovavo davanti ogni giorno. Mi guardavano male,si stupivano di me,vedendomi serena. Sparlavano di me,lo sapevo. Ma ciò non m’importava. Dovevo resistere. Arrivai al negozio in tempo da record,forse perdermi nei miei ricordi mi faceva essere più veloce. Naturalmente nessuna fila aspettava l’apertura del negozio,quindi potevo aprire quando volevo. Girai le chiavi nella serratura della vetrina e entrai nel negozio. Mi accolse un profumo di rose,gigli e quant’altro che mi sollevò un po’ il morale. Cliccai il tasto dello stereo che giaceva sopra uno scaffale,per riempire il locale di una musica rilassante,che riempiva interamente già il negozio così carino. Restai un attimo a fissare la foto di Sam sorridente che avevo messo in una cornice in oro e appoggiato vicino a me nel bancone,così da ricordarlo. I suoi capelli biondi ispidi e acconciati in spuntoni  simili a chiodi giganti risplendevano alla luce del sole d’estate,mentre i suoi occhi celesti sprizzavano felicità,seguiti dal suo sorriso, e accanto a lui,circondata da un suo braccio,una ragazzina che accenna un sorrisino timido e cerca di nascondersi tra le sue braccia. Io. Quelli si che erano momenti belli. Il tintinnio del campanellino posto sopra la porta mi riportò alla realtà. Dopo molte settimane noiose  ad ascoltare musica e spruzzare acqua per abbeverare i fiori finalmente una cliente. Cercai di assumere la posa e il sorriso più accogliente che avessi mai fatto,per poi sollevare lo sguardo verso la cliente,anzi le clienti. Una mamma e la sua figlioletta. Sembravano di tutt’altro mondo,con vestiti sgargianti e dei colori più armoniosi. La donna aveva i capelli mossi legati in una coda alta. Indossava un vestito bianco stretto in vita da un nastro in seta blu scuro. La bambina invece aveva i capelli legati in una treccia con un grosso fiocco rosso,un vestitino rosa lungo fino alle ginocchia e un giacchino in jeans rosso. Avevano tutte e due grandi occhi verde smeraldo e un piccolo sorriso.

-Buongiorno … - Le salutai io,mentre si avvicinavano al bancone. Emanavano un odore di pesca così forte a essere nauseante. La bambina guardava meravigliata i fiori che la circondavano,cercando di staccarsi dalla presa della madre. O forse la sorella. Ora che si avvicinava sembrava troppo giovane per essere sua madre.

-Mamma! Voglio questo! – Disse la piccola,strattonando il braccio della madre. Eh si,era proprio la madre.

-Certo Heart ,ora lo chiediamo a questa bellissima ragazza alla cassa- Arrossii un poco e sorrisi alla ragazza che mi guardava. Era così confortante il suo sorriso,così caldo … rigenerante.  Sorpassai il bancone per dirigermi verso i fiori.

-Emh … - Cercai di richiamare l’attenzione delle due,mentre mi inchinavo per prendere il fiore desiderato dalla piccola.

-Vuoi questo … Heart? – Chiesi,mostrando un ibisco blu notte. Lei si avvicinò velocemente a me,quasi correndo.

-Si! Grazie signora fioraia!- Rispose lei,saltellando dalla felicità. Le sorrisi e poi mi sollevai di nuovo,notando che la madre aveva tra le mani la mia foto e la guardava seria. Mi avvicinai a lei,togliendogliela bruscamente dalle mani e portandomela al cuore.

-Scusi! Cosa stava facendo?- La sgridai io,tornando di nuovo dietro al bancone. Rimase per un po’ assente,per poi guardare un'altra volta la foto di Sam,che avevo poggiato nella mensola dietro di me. Feci un pacchettino al fiore e lo porsi alla bimba.

-Grazie- Rispose la madre. Non era più felice,si limitava a fare dei piccoli sorrisi alla figlia. Poi,dopo aver pagato il fiore se ne andò via velocemente,sempre turbata. Si era limitava a salutare con la mano,senza parlare,al contrario della bambina,che sembrava troppo felice per la situazione che stavamo vivendo. Volevo porgli qualche domanda,ma non aveva esitato ad andarsene,per poi scomparire all’orizzonte. Restai tutto il giorno a rigirare la foto di Sam e a ripensare alla strana reazione di quella donna alla sua vista,nonostante il loro strano comportamento. Forse facevano finta che tutto andasse per il verso giusto. Per il resto della giornata nessun altro cliente si era fatto avanti e intanto molti dei fiori si seccavano,data la poca disponibilità di acqua. E finalmente una lacrima quel giorno solcò il mio viso alla vista di quei fiori che morivano e alla scomparsa di mio padre. La sete e la fame inoltre contribuivano a tutto ciò. Serrai la vetrina prima dell’orari odi chiusura,visto che tanto ormai nessuno sarebbe arrivato così lontano. Inserii un CD di vecchia data nello stereo per poi perdermi nei miei ricordi con la sua foto tra le mani e qualche lacrima sopra essa. Avevo anche io bisogno di togliere la maschera che ricopriva il mio viso ogni tanto.

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Note dell'autrice: Allora,spero vi sia piaciuto ... No che sia bravissima a scrivere ..infatti si vede il risultato di questo capitolo ç____ç vabbe... non so che aggiungere vediamo ... allora premetto che Kristal non è apatica,come potete ben vedere alla fine anche lei si lascia andare alla disperazione,alla percita di suo padre... ma poi .. no niete =D non vi posso anticipare nulla se no faccio spoiler  U_U Ah...continuate con le recensioni sia belle che brutte !

baci _Tifaa_

 

Ah si ainim skywalker ...grazie per la recensione ... beh vedrai che non è un gran che ... e  che questo capitolo l'ho aggiornato ora perchè sono a casa..ma da domani tornerò a scuola e aggiornerò meno frequentemente ç_ç mi dispiace. però mi fa piacere che ti piaccia xD

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Capitolo 3
*** La fine. ***


2° capitolo.

Quella notte cenammo presto,come sempre,perché il coprifuoco prevedeva che tutte le luci fossero spente alle dieci in punto. Soffrivo a vedere mia madre così triste,paurosa e depressa,ora avevo ancora più impegni,ancora più cose di cui occuparmi,nonostante lei mi ripetesse di lasciar perdere,che se ne occupava lei. Ma alla fine lasciava sempre fare tutto a me.  La guardai ancora un po’ e poi serrai la porta della sua camera,mentre la sentivo piangere. E io ero impotente. Ecco,di nuovo altre bombe lanciate oltre le montagne fanno tremare il terreno sotto di noi. Mi misi a correre verso la mia camera,tenendomi alle pareti del corridoio per evitare di cadere. Mi infilai sotto le coperte con il mio cellulare,cercando di neutralizzare le grida di donne e bambini lontane. Mi mancava così tanto lui. Un’idea mi balzò in testa,proprio mentre digitavo numeri a caso nella tastiera del cellulare. Ripassai mentalmente il suo numero e lo digitai. Lo portai al mio orecchio e,con mia grande sorpresa si mise a squillare. Il mio cuore accelerò notevolmente quando una voce conosciuta rispose. Era lui,era la sua voce,ma aveva uno strano accento.

-S-Sam?- Chiesi io,sussurrando.

-Kris?- Rispose lui,alzando la voce. Intorno si sentivano tanti,troppi spari,doveva essere in qualche trincea. Si sentivano anche le voci di uomini,alcuni che ridevano,altri che bestemmiavano,sicuramente non era il loro turno.

-Si. Sono Kristal. Oh Sam!- Scoppiai a piangere,quando sentii un fruscio dall’altra parte della cornetta. Poi dei passi.

-Kris stai … piangendo?- Continuò lui. Ora gli spari erano lontani,però il rumore di una bomba si sentì chiaramente,anche perché l’eco arrivava fino a casa mia. Quindi significava che lui era vicino a me! Era oltre le montagne!

-Non Sam,solo che … tu non sai quanto io sia felice di sentirti! Anche perché … dove ti trovi?- Chiesi euforica. I passi si bloccarono e secondi interminabili di silenzio mi fecero capire che non me lo voleva o non me lo poteva dire.

-è morto mio padre … - Continuai io. Riprese a camminare e una voce lo salutò.

-Lo so era … eravamo insieme quando è successo – La sua voce cominciava ad affievolirsi,sicuramente il ricordo lo turbava.

-Oh Sam! Tu non l’hai salvato! L’hai lasciato morire! Mia mamma è disperata! Io non c’e la faccio più,sto facendo tutto io!- Stavo quasi gridando,anche se era insensato,visto che non avrebbe riportato in vita mio padre.

-Kris,ascolta. Non è colpa mia,lui … mi ha salvato. Kristal,ti prometto che ti proteggerò,ti sto proteggendo anche ora- Un rombo di moto riempì la cornetta. Poi una sgommata e il suo respiro durante il viaggio.

-Cosa … stai facendo?- Chiesi io,visto il silenzio.

-Aspetta. Aspetta ancora … resta in linea,tra cinque minuti lo sentirai- Disse lui. Aspettai i cinque minuti,sempre con il cellulare attaccato all’orecchia. Mi sedetti nel letto,faceva troppo caldo tra le coperte e non riuscivo a restare coricata,data la strana situazione.

-Kris. Affacciati- Esclamò poi lui. Mi alzai velocemente verso la finestra,scostando le tende e sollevando la serranda. Giù,nella luce della luna,un ragazzo dai capelli dorati stava sopra una moto nera,di grande cilindrata,dato il rombo. Quel ragazzo aveva un telefono in mano. Un sorriso spuntò nel viso di entrambi. Mi salutò con la mano e vidi le sue labbra muoversi.

- Kris … - Si sentì nella cornetta.

- Sam … posso … scendere?- Chiesi,anche se stavo per svenire. Dopo tre anni,tre anni. Rivederlo mi faceva un effetto strano. Dalla mia camera sembrava cambiato,cresciuto. In effetti,l’ultima volta che l’avevo visto aveva diciassette anni,adesso ne aveva venti. Un adulto,ma anche io ero cambiata. Lo vidi guardarsi intorno.

-Si,ma fai in fretta-. Devi fare molto in fretta- Disse lui,a voce bassa,bassissima.

-Certo!- Squittì,correndo di già lungo le scale. Aprii senza pensarci due volte la porta,trovandolo lì davanti. L’aria fredda della notte mi colpì in pieno viso,ma ormai non c’era tempo di mettersi  giubbotti o cose varie. Poggiai il telefono tra la porta e lo stipite,per evitare di farla chiudere,per poi correre incontro a lui. Sentivo il suono che producevano i miei piedi nudi a contatto con l’asfalto e mi sembrava di essere una bambina piccola che correva verso il proprio padre. Lo abbracciai e lui si irrigidì,in effetti era da tre anni che non aveva contatti fisici. Poi si sciolse un po’ sotto la mia presa e ricambiò l’abbraccio. Lo guardai in viso

- Sam … non sai quanto mi sei mancato – Sussurrai,perdendomi negli occhi.

-Non sai quanto è stato difficile per me starti lontano – Posò una mano dietro la mia testa e iniziò ad accarezzarmi. Chiusi gli occhi,mentre lui continuava a fissarmi con i suoi bei occhioni. Poi una pressione sulla mia testa da parte sua e mi ritrovai a baciarlo. Le mie labbra si incastrarono perfettamente alle sue,così morbide … I nostri respiri iniziarono ad accelerare. Portai le mie  mani dietro la sua nuca,accarezzando i suoi ispidi capelli biondi. Non avevo mai pensato di provare un sentimento simile per lui,ma nel profondo ecco cosa mi teneva aggrappata al mondo. Continuava a tenermi con una mano,mentre con l’altra scendeva lungo i miei fianchi,coccolandomi. I nostri respiri si facevano sempre più affannati,alla ricerca di qualcosa che fosse più di un bacio. Cercavo di avvicinarmi di più a lui,nonostante fossimo già troppo attaccati.

- Callagan!- Una voce tuonò dietro di noi,facendoci staccare all’istante per lo spavento. Sam si girò,tenendomi ben stretta a se. Un uomo grosso,dai lineamenti spigolosi ci guardava quasi divertito,con una strana tuta. Ora che guardavo bene,anche Sam ne indossava una simile.

-Non sapevo che ti davi da fare con una ragazza … - Continuò lui,girandoci intorno. Parlava a voce normale,fregandosene del coprifuoco. Sam allentò la presa dal mio corpo e rise.

-No,no. Non pensare male, è la mia migliore amica e non ci vediamo da tre anni … - Si era stabilizzata anche la voce di Sam ora. Si conoscevano,evidentemente. L’uomo si avvicinò a Sam e prendendolo per la testa gli scompigliò tutti i capelli. Restai ferma tra loro due,a guardare la scena. Inoltre,ora che la luce della luna illuminava il viso del ragazzo,potevo notare che non era poi così grande,doveva avere due anni in più di Sam. Era un bel ragazzo,capelli neri con una ciocca ribelle ricadente sul viso. Poi il sorriso e il carattere scherzoso,sembrava quasi un bambino. Sentire e vedere per la prima volta dopo tanto tempo due ragazzi così belli giocare mi riportava alla felicità,facendomi dimenticare la situazione. Ecco come facevano le due ragazze,si staccavano dal mondo,ne immaginavano uno migliore. La mano di Sam tornò a cingermi un fianco.

-Oh certo … anche io baciavo così appassionatamente la mia migliore amica – Esclamò Il ragazzo con fare ironico,gesticolando con le braccia.

-Piacere Kristal!- Dissi io,rivelando la mia vera voce,quella spensierata. Allungai una mano verso lui,sorridente.

-Piacere Alex!- Rispose lui,stringendo con foga la mia mano. Era veramente bello riuscire a vederli felici. Poi due sirene irruppero nella nostra conversazione così … normale. Quasi normale. Alex e Sam si guardarono per poi annuire.

-Beh Kristal,piacere di averti conosciuto … - Disse Alex,salendo sopra la moto dietro Sam.

-Noi dobbiamo andare … - Concluse Sam,mettendosi al posto del guidatore.

-Aspetta!- Urlai,trattenendolo per il braccio. Si girò verso di me e mi sorrise,stampandomi un bacio nelle labbra. Avrei voluto durasse un’infinità,perché non l’avrei visto sicuramente per molto tempo,ma con Alex che rideva non era possibile.

- Sam,tornerai?- Chiesi,con ancora il suo braccio così muscoloso.  Annuì,con gli occhi chiusi.

-Tornerò a prenderti. Ah Kristal … - Disse infine,riaprendo gli occhi turchesi. Feci un gesto con la testa,come per dirgli di continuare.

-Ti voglio bene- Concluse.

- Anch’io – Risposi,per poi lasciarlo andare. L’ultima frase che sentii prima di rientrare in casa fu da parte di Alex

-Solo migliori amici eh?- Per poi dileguarsi dietro all’orizzonte. Chissà come erano riusciti a evadere da quella prigione. Se ci erano riusciti loro,perché non gli altri? Perché non tornavano a casa? Perché restare a combattere la guerra visto che erano sempre restati lì? Troppi perché senza risposta,ma presto sarebbe venuto a riprendermi.  Richiusa la porta restai un momento a riflettere su quello che era appena successo. Mi aveva baciato,e io ero al settimo cielo. Gli volevo troppo bene,ma forse era solo un saluto un po’ spinto per gli anni in cui non ci eravamo visti. Poi le sue fattezze così belle,delicate ma spigolose allo stesso tempo. Gli occhi sempre turchesi ma allo stesso profondi e i capelli dorati. Iniziavo a guardar lo con occhi diversi,ora che si era fatto un uomo. Ma era il mio migliore amico,non dovevo lasciarmi condizionare dalle apparenze.

 

La mattina seguente la mamma era di buon umore,mi svegliò lei,anzi l’aroma del caffè che stava preparando. Mi alzai immediatamente dal letto per vedere cosa succedeva fuori dalla mia casa. Il sole splendeva sulla piazza e la gente passeggiava felice. Ma come? Fino a ieri tutti cercavano il più velocemente possibile di tornare a casa e ora se ne stavano fuori come se niente fosse successo? Forse mi ero persa qualcosa. Scesi velocemente le scale per raggiungere mia madre che canticchiava felice mentre versava il caffè nelle tazzine.

-Mamma,cos’è tutta questa felicità? E perché tutti si comportano in modo così strano come se … tutto andasse bene?- Mi sedetti a cavalcioni nella sedia davanti a lei,mentre sorrideva.

-Oh Kris … la guerra è finita!- Disse mia madre quasi commossa. Poi mi guardò in faccia con uno strano sorriso.

-e tuo padre non è morto! Sono riusciti a salvarlo!- Concluse infine,correndo ad abbracciarmi. Naturalmente il mio corpo si irrigidì di colpo,come poteva essere possibile? C’era qualcosa che non andava. E io dovevo assolutamente scoprirlo. Dovevo fare qualcosa,dovevo contattare di nuovo Sam. Mi lavai per poi andare a lavoro,naturalmente ormai quel negozio era mio.  Quando girai l’angolo che mi avrebbe portato al negozio,vidi una strana figura raggomitolata davanti alla vetrina. Aggrottai le sopraciglia, chi era? I capelli castani mossi … Avevo già visto da qualche parte quella .. ma certo! Era la ragazza che fissava la foto di Sam. Mi avvicinai al suo corpo,notando con grande sorpresa che teneva una valigia e vicino a lei c’era Heart.

-Scusi, desidera qualcosa?- Sollevarono lo sguardo insieme,piangevano. La donna si alzò,tenendo lo sguardo fisso a terra.

-Quella foto … Quando ho salvato la vita dalle grinfie di quelli scienziati la sua vera madre,quella biologica mi ha detto di affidarla al ragazzo dagli occhi turchesi e i capelli color oro,lui la proteggerà. Ne sono sicura,è il ragazzo della foto,anche perché ho sentito una strana sensazione ieri,entrando nel tuo negozio,come una presenza. Tu sembri essere la persona più vicina a lui,quindi la affiderò a te- Tutto sembrò crollarmi intorno,e cercai in qualche modo di rispondere.

-Beh … tu dove vai?- Riuscii a dire. Mi porse la valigia e la bambina mi prese la mano,coprendosi con l’altra il viso arrossato.

-Io … mi hanno trovato,morirò. L’ho letto nelle carte- Disse lei.

-Loro chi? Che carte? Perché ti cercano?-

-Perché so cosa succede  … - Rispose,per poi correre lontano. Cercai di afferrarla per un braccio,senza riuscire a raggiungerla,visto  che la bambina era più lenta di me e non volevo lasciarla sola. Sapevo di non poter fare più niente,avrei fatto delle domande alla bambina,una volta dentro.



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Capitolo 4
*** Decisioni ***


3°capitolo.

 

-Cosa … cosa dovrei fare io con te?-

-Devi accudirmi,volermi bene e soprattutto penso … proteggermi,per come ha detto la mia mammina..-

-Oh certo. Ho diciannove anni,come credi che possa accudirti? Abito ancora d amia madre!-

-Io invece ho otto anni! E io non so niente di questa storia! Pensa quanto ci sono rimasta male io sapendo che mia madre non è mia madre e sta anche per morire perché sa cose che non dovrebbe sapere e che neanche io so!- Sveglia la ragazzina,pur avendo solo otto anni. Smisi di innaffiare i fiori e mi inchinai di fronte a lei,quando la sentì singhiozzare. Cercai di coccolarla il meglio possibile,forse non ero quella che si poteva definire proprio una brava mamma. Cosa avrei fatto ora con lei? Cosa dovevo fare? La strinsi forte a me,come se il calore del suo corpo mi aiutasse a riflettere.

-Dove abitavi?- Chiesi,quando il suo corpicino smise di tremare. Restò un attimo interdetta.

-Io … non lo so- rispose infine

-Come non lo sai! È … impossibile!- Staccò il suo viso dalla mia spalla,guardandomi con i suoi grandi occhi color smeraldo.

-Oltre la montagna,dove ci sono i … i … -

-Cosa?- La incitai io.

-I replicanti –

-I replicanti?- Aggrottai le sopraciglia,cosa voleva dire?

-Si,i replicanti. Penso che mia madre adottiva fosse uno dei primi esperimenti, e la mia vera madre sia morta durante uno di questi. Per questo mi hanno affidato alla sua replica- Affermò lei,stringendo forte la mia maglietta. Era intelligente,aveva un forte senso di pensiero,non naturale per una bambina di otto anni,anche lei doveva aver subito qualche strano esperimento.

-Sai qualcos’altro? La tua teoria,se è vera,è alquanto sensata-

-Non so nient’altro. Dopo tutto,cosa dovrei mai sapere? So già troppo,secondo te perché mia madre è ricercata?- Sbottò lei,facendo ritornare i suoi occhi lucidi.

-Perché prima mi hai detto che non sapevi niente?- Le chiesi ancora,nonostante fosse alquanto spaventata.

-Perché sono una bambina! Ho paura anche io avvolte! Ma che problemi hai?- Gridò lei,rimettendosi a piangere. Io invece mi persi nei miei pensieri. Ora si spiegava perché erano riusciti a salvare mio padre,perché la guerra era finita e tutto il resto. E se anche Sam fosse una copia di se stesso? E quel ragazzo così perfetto … Alex? Poi,un altro pensiero mi balzò in testa. La donna aveva parlato anche di carte.

-Cosa intendeva con … l’ho letto nelle carte?- La bambina non rispose all’inizio,sembrava riflettere. Mi stupivo ogni secondo in più restando accanto a quella bambina,le sue capacità intellettive superavano quelle del miglior studente universitario. La sua voce cristallina mi riportò alla realtà,restai ad ascoltare ammirata la risposta alla mia domanda.

-Beh,in effetti lei diceva di saper leggere le carte ma secondo me era solo un’illusione,lei sapeva già cosa succedeva,e con quelle carte si convinceva ancora di più-

-Suggestione-

-Si,suggestione- Finimmo la nostra conversazione lì e,dopo averla consolata ancora un po’ girai il cartellino fuori dalla vetrina. Iniziarono ad arrivare clienti per la prima volta dopo tre anni. La visita di Sam il giorno prima sembrava avermi portato fortuna. Heart mi aiutava a consegnare i fiori e a richiuderli in deliziose composizioni floreali. Chissà perché quella donna doveva affidare a Sam quella bimba. Quando,dopo una breve riflessione,decisi di riportarla a casa con me,ne approfittai per fargli un’ultima domanda. Serrai il negozio e mi incamminai,tenendo con una mano la sua valigia e con l’altra la sua manina.

-Ascolta,tu conosci il ragazzo di cui parlava tua madre?- Allungò il passo,per restarmi al fianco. Passavamo in mezzo alla gente ormai felice,che festeggiava,senza destare alcun sospetto,anche se il nostro umore non era alle stelle.

- No.  No ho idea di chi sia. Però ho capito che per te è molto importante. È il tuo ragazzo?- La sua domanda mi colse di sorpresa,anche se era solo una bambina. Mi guardò e sorrise,aspettando una mia risposta. Ero sicura che le mie guance avessero qualche alone di rosso,ma decisi comunque di risponderle.

- No. Però è il mio migliore amico e a lui ci tengo tantissimo- Sembrò riflettere su quello che le avevo detto,ma la bloccai prima io.

-Siamo arrivati,cerca di essere disperata e triste. Cerca anche di non parlare e piangi qualche volta. Aspetta,sei troppo ben messa- Mi abbassai verso di lei e alzò un sopraciglio,per la prima volta non capiva quello che stavo per fare. Le sorrisi,cercando di convincerla. Sciolsi la lunga treccia e arruffai i suoi capelli,sotto il suo sguardo disgustato. Evidentemente non gli andava a genio. Poi strappai una manica del suo vestitino e gli lanciai addosso un po’ di fango,sporcandola per bene. Mi alzai soddisfatta strofinando le mani.

-Va decisamente meglio ora. Ricorda quello che ti ho detto!- Sorrisi ancora,girando la chiave nella serratura della porta di casa. Borbottò qualcosa di incomprensibile,ma ero troppo soddisfatta della mia idea per restare ad ascoltare le sue lamentele.

-Mamma !- Urlai,affacciandomi alla porta. Sentii dei passi provenire dalle scale e poi una figura giuliva farsi spazio nel buio del salotto.

- Kristal! Ho bellissime notizie! Il tuo papà tornerà presto- Rispose lei,correndomi incontro ad abbracciarmi. Si bloccò quando vide la piccola bimba guardarla con occhi languidi dal basso. Sembrò quasi commuoversi. Si abbassò verso di lei,accarezzandoli il visino sporco. Heart si ritirò dietro di me,tenendosi ai miei fianchi. Perfetto.

- Ma … chi è questa povera bambina?- Mia mamma si alzò e mi guardò apprensiva.

- Non so,stamattina l’ho trovata per strada,mentre si incamminava con questa grossa valigia e … mi ha fatto pena. Così l’ho presa- Risposi io,con voce fievole. Mia madre prese la valigia e fece segno di entrare,dirigendosi in cucina. Mi girai da Heart e sorridemmo insieme,battendo il cinque. Entrammo dentro,un forte odore di sugo inebriò il mio naso,facendomi pregustare la cena. Mamma continuava a guardare la bambina,che restava sempre dietro di me. La presi per le mani e la feci sedere in uno degli sgabelli davanti al bancone della cucina.

-è proprio bella con quegli occhi. Come si chiama?- Chiese,alzando la voce all’ultima frase.

-Non lo so,non vuole parlare,forse vuole ancora un po’ di tempo per riprendersi- Riposi io,accarezzando una guancia di Heart.

-Oh poverina,starà morendo di fame. Ecco,un gustoso piatto di pasta a tutti e due. Questa notte possiamo restare sveglie quanto vogliamo,il coprifuoco è stato ritirato!- Mia madre ci porse i piatti e la bambina iniziò a mangiare avidamente la sua porzione. Forse in quello non fingeva. Io assaggiai appena la pasta,non avevo tanta fame. Sapendo che quello che rendeva felice mia madre era tutta finzione. Cercai di sembrare più serena possibile,ma nella mia mente c’erano troppe informazioni. Mi aspettavo che da un momento all’altro mi apparisse davanti agli occhi qualche insegna luminosa con su scritto sovraccarico di informazioni. Per mia fortuna arrivai a fine serata sana e salva,senza destare alcun sospetto su mia madre.

Portai Heart in camera mia,mentre cercava di aggiustarsi i capelli in ogni superficie lucida che riflettesse la sua immagine. Preparai un lettino vicino al mio,per farla dormire comoda.

- Heart calmati, tra poco ti farò fare una doccia. Sei stata bravissima- Sussurrai,facendola sorridere. Quando fummo sicure che mia mamma si fosse addormentata,la accompagnai in bagno,dove la lasciai tranquilla a farsi una doccia. Io restai in camera mia,a preparare una piccola valigia dove mettere tutto il necessario. Poi programmai la sveglia poco prima che Heart tornasse in camera mia. Ci sedemmo sul mio letto.

-Ascolta,noi domani dobbiamo partire-

-Perché?-

-Perché dobbiamo cercare Sam -

-Chi è Sam?- Chiese lei dopo alcuni minuti di silenzio,sicuramente cercava di ricordarsi qualcuno con quel nome. Iniziai a mordermi le labbra,pensare a lui mi faceva soffrire,magari anche il ragazzo che avevo baciato non era lui.

-Beh,il ragazzo biondo … - Risposi infine.

-Salveremo il mondo?- Restai un attimo incerta,stavo quasi scoppiando a ridere,ma mi trattenni.

-Oh … certo! Ho solo diciannove anni e non so neanche dove ho la testa … però potremmo provarci,ecco perché dobbiamo provarci. Ora dovremmo dormire,domani ci sveglieremo presto,prestissimo. Prima che mia madre si svegli,naturalmente- Risposi,prendendola in braccio e coricandola nel letto,per poi sistemare le coperte sopra il suo corpicino.

-D’accordo!- Rispose lei,allungandosi per darmi un bacio sulla guancia. Sorrisi,coricandomi anche io e addormentandomi poco dopo.



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Capitolo 5
*** Complicazioni ***


4°capitolo.

Il trillo della sveglia mi fece alzare immediatamente,anche  perché non volevo che mia madre se ne accorgesse. Heart mugugnò,per poi tornare a russare. Finii di preparare la mia valigetta,dove la notte prima avevo inserito alcuni vestiti di Heart. La svegliai,contro la sua volontà.

- Heart,stai zitta … dobbiamo andare – Sussurrai,in modo che tutta la casa non sentisse il nostro parlare. Poi,come se si fosse ricordata,ai alzò tutto insieme,facendomi prendere un colpo.

- Kristal,possiamo partire! – Esclamo lei. Le tappai la bocca con la mano,in segno di fare silenzio. Dopotutto,dovevamo essere silenziose come fantasmi. Sgattaiolammo fuori dalla casa in fretta e furia,facendo molta attenzione a non far scricchiolare niente. Prima di uscire però,lasciai un biglietto sul tavolo della cucina.

Ciao Mamma,

ti sembrerà strano ma ho deciso di fare una pazzia. Quella bambina so chi è,abita oltre le montagne,dove si svolgeva la guerra. Sa cose che nessuno di noi sa,e io devo scoprire,per il bene di tutti noi,di cosa si tratta. Non ti posso annunciare niente,ma non cercarmi e non dirlo a nessuno. Tornerò,prima o poi.

Ti voglio bene.

Tua Kristal.  Brucia questo foglio dopo,non deve vederlo nessuno.

Restai a guardare ancora un po’ l’interno della mia casa,non l’avrei vista per molto tempo. Heart mi tirava da un braccio,mentre io restavo ferma. Una leggera lacrima solcò il mio viso,facendomi riprendere. La asciugai veloce e richiusi la porta alle mie spalle,senza fare molto rumore. Non c’era nessuno a quell’ora,era ancora tutto buio e il freddo della notte unito all’umido provocavano un effetto pungente sulla mia pelle. Sull’asfalto rimbombavano solo i nostri passi veloci,diretti chissà dove. Sorpassai la piazza,il mio negozio e la campagna,fino ad arrivare alle montagne che separavano il mio paese dal resto del mondo.

- Kristal,adesso il percorso si fa molto più difficile. Secondo me dovremmo aspettare un’altra ora,fino a quando farà luce-

- Hai ragione,dovremmo aspettare,sono solo … - Cercai il cellulare nella borsa,erano solo le sei. Ci avevamo messo due ore per arrivare lì,sulla montagna. Non riuscivo a vedere molto,era tutto ancora completamente buio.

- … le sei – Conclusi,sedendomi su una distesa di erba,con la schiena appoggiata in una parete di roccia. Heart seguì i miei movimenti,mettendosi vicino a me.

-Secondo te mi riconosceranno?- Chiese,dopo un po’. Se non avesse parlato mi sarei addormentata del tutto. Apro gli occhi,cercando un po’ di lucidità per risponderle.

- Hai ragione,ti riconosceranno. Aspetta un attimo – Presi lo zainetto che teneva lei nelle spalle e mi misi a cercare al suo interno,per poi estrarre un paio di forbici. La faccia che fece fu indescrivibile. Paura,orrore,pazzia .

- No .. allontanale .. i miei capelli non si toccano .. – Disse lei. Mi bloccai dal ridere,non volevo offenderla,ma era davvero divertente. La sua paura era divertente.

- Oh si invece. Vuoi morire? No. Allora vieni qui. Guarda che ho fatto un corso di parrucchiera sai?- Risposi,avvicinandomi con le forbici. Cercò di resistermi,ma alla fine si lasciò tagliare i capelli,mentre piangeva. Le feci un taglio carino,da ragazzina. Non era vero che avevo seguito un corso da parrucchiera,ma mi piaceva tagliare i capelli. Dopo aver sciolto la lunga treccia,iniziai a tagliarli fino alla spalla. Le feci anche la frangetta leggermente lunga,almeno così l’avrebbero riconosciuta di meno. Il sole incominciò a fare capolino da dietro le montagne alle sette in punto,come un orologio svizzero. Heart,dopo essersi ripresa dallo shock per i suoi capelli,che d’altronde non poteva vedere perché eravamo sprovviste di specchio. Davanti a noi si ergeva un ponticello di legno malandato,ma che dovevamo percorrere per arrivare dall’altra parte.

- Heart,sei sicura che non cada? – Chiesi,vedendolo traballare a causa del vento.

- Si! Ti ricordo che io percorrevo tutti i giorni questo ponte. Non è mai crollato,e non crollerà di certo ora. Su forza,andiamo- Mi incoraggiò lei,porgendomi anche la manina. La afferrai,per sicurezza,e ci incamminammo sul ponte traballante.  Durante il percorso si sentivano solo i nostri respiri mozzati,totalmente concentrate sul ponte,che sembrava molto instabile. Cercavo di non guardare giù,ma era impossibile,visto che la distanza tra una trave di legno,marcio, e l’altra era di venti centimetri. Sotto di noi un fiume di cui ci giungeva solo l’eco,dati i tanti metri d’altezza. Nonostante la presenza del fiume tutto era rinsecchito,li sotto. Il tragitto sul ponte sembrò più lungo del provvisto,forse anche perché camminavano molto lente. Ogni tanto Heart stringeva di più la mia mano,soprattutto quando veloci spifferi d’aria facevano traballare il ponte. Toccare la terra fu quasi una salvezza,ci sedemmo un momento per riprenderci dopo lo sforzo,lontano dal burrone,naturalmente.

- Visto Kristal,non era poi così complicato-

- No,tranne quando stavamo rischiando di cadere e morire. Ma niente di grave – Mi guardò con gli occhi spalancati,per poi passarsi una mano nei pantaloni.

- Sei tragica- Non le risposi neanche. Cercai la foto di Sam nella borsa. Mi sarei calmata e anche ricordata il motivo della mia partenza. La girai e rigirai tra le mani,come se avesse uno scopo. Volevo trovare qualcosa che non avevo mai visto,magari un indizio,ma niente. Un urlo squarciò il silenzio che cullava i miei pensieri. Mi alzai velocemente,appena in tempo per scorgere una sagoma scura che prendeva Heart di peso.

- Lasciala! – Lo afferrai per un braccio,in un vano tentativo di farlo cadere. Sembrava di roccia. Heart si divincolava,muovendo freneticamente i piedi. Provai a dare vari calci in tutte le parti del corpo dell’uomo,ma questo continuava a camminare. Era grosso,certo. Si limitò a sbuffare.

- Smamma ragazzina. Tu non puoi stare da queste parti-

- lascia stare la bambina brutto stron … - Un calcio ben assestato mi colpì in pieno ventre,facendomi cadere a terra,contratta dai dolori. Restò a guardarmi un momento,per poi puntarmi una pistola. Il dolore era troppo forte,non riuscivo a capire più nulla. Riuscivo solo a sentire Heart che gridava e si dimenava dal corpo del grosso uomo,che la teneva con un braccio sulla sua spalla. Sparò un colpo che mi colpì la spalla. Un urlo,che stentai a credere da parte mia,talmente era forte. Il sangue rossiccio zampillava dalla spalla. Appoggiai con un po’ di difficoltà l’altra mia mano,per evitare che uscisse troppo sangue e,sotto lo sguardo compiaciuto del rapitore,io soffrivo. Mi diede un  calcio in pancia,costringendomi a raggomitolarmi in me stessa. Chiusi gli occhi. Sentii i suoi passi mentre si allontanava,accompagnato dal pianto e le urla di Heart. Cercai di parlare,mugugnando solo qualcosa di incomprensibile. Poi tutto divenne nero e mi rilassai all’istante.

 

Una stanza bianca,completamente bianca. Delle voci …

-Papà?- Un pianoforte compare davanti a me e i tasti incominciarono a muoversi,componendo una melodia bellissima. Iniziai a camminare verso esso,fino a toccare i tasti. In un secondo comparvero delle impronte rosse su ogni tasto che avevo toccato.

- Kristal … - Mi girai verso la voce,vedendo un Sam luminoso e adulto,che non avevo mai visto.

- Ma .. sono morta? – Chiesi,avvicinandomi alla sua figura. I capelli sembravano mossi dal vento,ma non c’era assolutamente neanche uno spiffero d’aria. Allungai la mano per toccarlo ma sparì come polvere. Qualcosa sembrò risucchiarmi,facendo perdere nuovamente i sensi.

 

Un rumore rimbombava nella mia testa,provocandomi un tremendo mal di testa.

- Kristal?- Sam mi chiamava di nuovo. Volevo vederlo,aprire gli occhi e vederlo,ma non riuscivo.

- Sam..- Riuscii a gracchiare,a voce bassissima. Sentii dei passi e poi del caldo sul mio braccio. La spalla mi doleva tantissimo,mi pulsava violentemente. Tossii un pochino e poi riuscii finalmente ad aprire gli occhi,trovandomi davanti una luce bianchissima e accecante. Richiusi gli occhi immediatamente,per poi aprirli con più calma.

- Alex! È uscita dal coma! – Sentii urlare da Sam,talmente forte che cercai di tapparmi le orecchie,senza buoni risultati,visto che non riuscivo ancora a coordinarmi.

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Capitolo 6
*** Le cose non sono sempre come vorresti. ***


5° Capitolo.

Mi trovai davanti un ragazzo che mi guardava curioso,come se aspettasse qualche mia reazione. Ma riuscivo solo a fissarlo di rimando. Sentivo Sam che chiedeva come mi sentissi e i suoi passi agitati dimostravano la sua preoccupazione. Il ragazzo dai capelli corvini mi fissava sempre,con un luccichio negli occhi,mentre restava fermo nella sua posizione sopra di me. Poi aprì la bocca come per parlare,ma la richiuse immediatamente. Sospirò e poi si allontanò da me. Richiusi gli occhi e restai ad ascoltare quello che dicevano,a seguire i loro movimenti. Quando iniziò a parlare erano ancora dentro la stanza e Alex teneva per un braccio Sam.

-Sembra non essere in questo mondo,ha gli occhi aperti,mi guarda,ma sembra sorpassarmi,fissare qualche altra cosa oltre me – Silenzio.

- Ma prima ha parlato!- Era Sam

- Sarà stato un momento di lucidità,comunque ora è qui,ma da tutt’altra parte. Hai visto come l’hanno ridotta? Avrà qualche shock. Poi la ferita che ha in testa,secondo me è grave – Ecco il dolore che sentivo,ecco perché i movimenti mi risultavano così difficili. Iniziai a ricordare cosa mi fosse accaduto. Stavamo andando oltre le montagne e un uomo ci ha aggredite,mi ha picchiato,mi ha sparato e ha preso

- HEART!- Urlai,alzandomi dal lettino e mettendomi seduta,con gli occhi completamente spalancati. Il bip aumentò e i due ragazzi mi raggiunsero correndo,sostenendomi per le spalle. Respiravo pesantemente,anche perché l’alzata brusca mi aveva fatto venire le vertigini,la testa pulsava e il corpo era malfermo e molliccio. Mi lasciarono calmare,sempre tenendomi. Non riuscivo a vedere benissimo,tanti piccoli puntini offuscavano la vista,così scelti di chiudere gli occhi e portare le mani come protezione.

- Kris … sei tu? –

- Chi dovrebbe essere secondo te?- Alex era freddo,in effetti era una domanda alquanto stupida.

- Dov’e Heart? Merda. Si fidavano di me- Alex e Sam si guardarono,secondo i miei sensi.

- Heart? Chi si fidava? –

- Dove sono?- Questa volta gli guardai,facendo un movimento leggero della testa per guardargli tutti e due. Un rumore di tacchi arrivò alle nostre orecchie,non si era ancora sentivo alcun rumore al di fuori della stanza dove mi trovavo. Una donna si dirigeva verso noi con fare deciso,mentre giocherellava con una cartellina. I capelli corti e rossi sbattevano sul suo viso a causa del suo passo saltellante. Zack mi fece ricoricare mentre Sam mi teneva la mano.

- Sei in ospedale Kristal! – Disse la donna,dopo avermi raggiunto e controllato il mio corpo martoriato. Avevo una benda nella spalla che mi impediva ampi movimenti delle braccia e dei grossi lividi sparsi per quasi tutto il corpo e soprattutto un grosso ematoma nel ventre.

- Perché non c’e una guerra? – Chiesi sofferente,mentre mi faceva fare dei giri con il braccio fratturato. Non mi stupivo affatto della lucidità che avevo in quel momento,pur essendo così tanto fratturata. Ma ero sempre stata una ragazza forte,anche di fronte agli episodi più sconcertanti . Anche da bambini,tra me e Sam,ero sempre io quella che andava a controllare le case abbandonate,le grotte buie e che mi tuffavo nelle acque ‘’senza fondo ’’ così chiamate da Sam perché la loro profondità era talmente ampia da non riuscire a toccare le rocce alla base. Lo guardai e sorrisi un poco,ma vidi che lui sembrava seriamente preoccupato. Ero in pericolo di morte? Non mi sentivo poi così male … La … dottoressa si allontanò da me e richiamò con un gesto della mano Alex e Sam. Quest’ultimo,prima di seguirla mi diede un bacio nella guancia e mi sorrise malinconico. Ma cosa succedeva? Avevo sempre odiato essere esclusa nei discorsi,specialmente perché c’ero di mezzo io. Mi misi seduta sul lettino,ispezionando la stanza. Non era molto grande ed era molto simile alla stanza di un ospedale,con le tendine bianche,gli apparecchi elettronici,i tavoli in acciaio,le luci bianche,ma nessuno in corridoio,nessun rumore al di fuori di quello prodotto dal mio respiro. Chissà dove erano andati quei tre,magari in un’altra stanza. Era un buon momento per fare un giro in ospedale. Mi alzai dal letto un po’ barcollante e presi con un braccio la flebo,trascinandola con me. Non indossavo più i miei vestiti,ma una lunga camicia bianca a mezze maniche,che prima non avevo notato a causa del dolore. La mia borsa,insieme alla valigia erano poggiate per terra,tutte impolverate. Mi avvicinai,cercando nella borsa la foto di Sam. La trovai poco dopo,era ancora intera e così la presi con me,anche se presto l’avrei rivisto. Non era stato il modo migliore di rincontrarlo,ma stare con lui mi faceva sentire bene. Scostai le tendine dalla finestra,per osservare fuori. Era notte. Quanti giorni? Quante notti? Ecco un’altra domanda da porre a Sam. Fuori,il paesaggio,non dava alcun segno di vita. Nessun rumore,nessuna persona,nessuna macchina,nessun animale. Solo una vasta distesa di pietruzze e sabbia e grandi capannoni.  Dove mi trovavo? Forse oltre le montagne. Mi avevano riportato Alex e Sam,o chi? Perché quella dottoressa conosceva il mio nome? Perché non mi hanno chiesto il motivo della mia allegra scampagnata? Troppe domande incominciavano a premere insistenti nel mio cervello,come a volere una risposta adeguata e non una semplice appagazzione fornita dai miei pensieri. Uscii dalla mia stanza,osservando che non era un ospedale,ma un piccolo edificio a un piano completamente vuoto,come se l’avessero fatto apposta per me. C’era la stanza dove ero io e altre due. Non mi rimaneva che origliare dalla porta che non stava di fronte alla mia camera,anche perché gli avrei visti entrare,se fossero stati lì. In effetti non c’era bisogno di avvicinarsi,il silenzio del luogo faceva in modo che tutte le parole rimbombassero perfettamente nello stabile. Mi appoggiai al muro,già stanca,e smisi per un secondo anche di respirare,per ascoltare meglio il discorso.

- … anche perché lei potrebbe farcela – Parlava la ragazza dai capelli rossi. Cosa? Che dovrei fare?

- Ma è ferita!-

- Sai che guarirà in fretta,gli ho sparato quella sostanza strana endovena-

- M sei pazzo? Vuoi provocarle gravi danni … -

- Oh,non sono così pazzo da imbottirla-

- Cosa me lo dice?- Sam sembrava allarmarsi. Mi avvicinai ancora un po’-

- Il fatto che non è guarita in due minuti e ha ancora le ferite!-

- Basta! O ci sentirà. Siamo riusciti a scappare e già è qualcosa,lei è l’unica che ha provato a oltrepassare la montagna anche se sotto il mio comando- Era la donna dai capelli rossi,sembrava come un capo,visto che si zittirono all’istante.

- E il mio – Sobbalzai,una voce nuova. Di ragazza,forse giovane. Una voce cristallina,chiara … mi sembrava di conoscerla. Non capivo niente,cosa stavano dicendo? Da cosa scappavano? Chi ha osato comandarmi? Perché senza che io me ne accorgessi? Non dovevo distrarmi,dovevo ascoltare il più che potevo. Ma … soprattutto,cosa mi aveva iniettato Alex? Posai una mano sulla spalla,la ferita c’era ancora.

- Hai ragione. Almeno tu però hai ancora la tua replica. Ho disattivato la mia quando quell’uomo mi ha catturato. Non so se riuscirò a recuperarla. Anche perché sicuramente hanno disattivato la scheda e se cerco di mettermi in contatto con essa … -

- Il cervello ti andrà a fuoco – Concluse la frase Zack. Ma di cosa parlavano? Sembrava la vaga descrizione dell’episodio di quella mattina. La mia replica? Chi o cosa sono? Ma quindi Heart … non esiste. Quella dolce bambina non esiste. Eppure era così vera,così reale. Replica,l’aveva nominata anche lei. I replicanti. Sono delle copie,quindi lei era una copia di questa donna? Ma non hanno nulla in comune. E sua mamma? Perché mi aveva detto quelle cose?

Tutto iniziò a girarmi intorno,la testa mi pulsava. Persi l’equilibrio,cadendo sulle ginocchia e provocando un grande tonfo sbattendo la schiena sul muro,che pareva cartongesso. La flebo si stacco,facendo uscire piccole gocce dall’ago. L’ultima cosa che vidi prima di svenire. Mi ricordavo le loro voci,sembravano spaventati,poi qualcosa di caldo sul mio corpo,l’avevo sentito anche la volta prima. Quella maledetta botta in testa.

 

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Ciao ^^ scusate se questo capitolo è corto ma ... l'essenziale è qui O___O nel prossimo capitolo descriverò meglio le cose,ma questo era un capitolo,diciamo di passaggio ^^

 

Brokenpromiseland Beh,i replicanti.. no anzi O_O non te lo dico *malefica* lo spiegherà nel prossimo capitolo ... ^^ comunque sono contenta che ti piaccia (perchè a me fà schifo xD) Tranquilla,non sei scema! o.o  Comunque,mi fà piacere che Sam ti piaccia,anche perchè è a somiglianza di un mio amico molto caro ^^

 

Continuate a recensire,mi fà molto piacere ... il prossimo capitolo riuscirò a metterlo entro la settimana prossima,perchè sono in vacanza ma poi il 3 parto a parigi e torno il dieci,quindi non sò quando aggiornerò ^^

Ciao e ancora grazie per le recensioni ^^

_Tifaa_

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