Once again forever

di Maria Sole Cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nuova vita ***
Capitolo 2: *** La festa ***
Capitolo 3: *** Isola Esme ***
Capitolo 4: *** La visita inaspettata ***
Capitolo 5: *** Jacob e Renesmee, l'amore che cresce ***
Capitolo 6: *** Una brutta, bruttissima sensazione ***
Capitolo 7: *** Una nuova melodia ***
Capitolo 8: *** Ululati strazianti ***
Capitolo 9: *** Intanto cado a pezzi ***
Capitolo 10: *** Tante, troppe sparizioni. ***
Capitolo 11: *** Pensieri da lontano ***
Capitolo 12: *** Siamo i tuoi fratelli ***
Capitolo 13: *** Le voci girano in fretta ***
Capitolo 14: *** una storia mai raccontata ***
Capitolo 15: *** Il rumore del mare, il rumore di casa ***
Capitolo 16: *** La risposta che volevi ***



Capitolo 1
*** La nuova vita ***


La nuova vita

 

 

Erano passati tre anni da quando la mia vita era cambiata,tre anni da quando avevo iniziato a far parte di Edward ,tre anni da quando il suo veleno aveva fermato il mio cuore facendolo battere silenziosamente ancora più forte , tre anni da quando ero diventata un vampiro.

In tutto  quel tempo la mia vita era stata perfetta  ,tranne i primi mesi quando un gruppo di vampiri italiani aveva cercato di strapparmi mia figlia .    

Quel tempo sembrava volato,forse perché non sarebbe mai finito e non riuscivo a rendermene conto,era un concetto difficile anche per la mia nuova e spaziosa mente.
Ormai ero abituata al mio corpo, correre a una velocità supersonica era diventato naturale,la sete non era insopportabile, diversamente da come pensavo quando ero umana, riuscivo a stare senza cacciare per settimane intere.

I miei occhi non erano più rossi come quando ero neonata, adesso erano un dorato chiaro,che si faceva più scuro man mano che i giorni passavano da quando ero andata a caccia, me ne ero resa conto circa due anni prima, quando una mattina,mentre stavo alzando Renesmee dal suo letto, Edward mi era venuto accanto e mentre mi avvolgeva con le sue braccia mi diceva sorridendo”oggi sei bellissima”risi pensando a tutte le volte che me lo aveva detto.

“Ti rendi conto che me lo dici sempre, sono la stessa di ieri.”

Lui mi prese sotto il mento per portare i miei occhi all’altezza dei suoi.

“Perché sei sempre bella.”

E sfoderò il suo sorriso magnifico che, se dentro il mio petto avesse battuto ancora un cuore,avrebbe scatenato un infarto e invece l’unica reazione era un groppo pesante in gola che non riuscì a mandare giù.

“Ma,be vedi, oggi sei …….diversa”

 Il suo sorriso svanì per dare vita a un espressione seria, il groppo si fece più pesante.

”che……che vuol dire .”

Poi portò il suo dito sulla mia bocca .

“shhh, tranquilla vuol dire che sei più bella. Guardalo da sola.”

E mi liberò dalla stretta per indicarmi la cabina armadio, dove, sul fondo, era posizionato un grande specchio con una cornice argentata .

Renesmee non si svegliò al suono della mia voce, si era semplicemente girata dall’altra parte portandosi il cuscino sulla testa, quindi mi allontanai dal letto e mi diressi verso lo specchio.
L’immagine riflessa nello specchio era uguale e quella del giorno prima , ma sembrava avere qualcosa di diverso. All’inizio non capii cos’era, ma poi mi concentrai sul viso e poi sugli occhi , il rosso cremisi di qualche mese prima si era trasformato lentamente in un dorato chiaro che non aveva più le sfumature rossastre del giorno prima.

 

 Ma  quel giorno non era solo quello che segnava i primi tre anni dalla mia trasformazione .

Io avevo partorito Renesmee nello stesso giorno dell' inizio della mia rinascita ,quindi  non era solo il mio compleanno da vampiro, ma anche il suo.
Questo un po’ mi rincuorava,visto che nessuno era riuscito a fermare Alice, non dovevo essere l’unica a scartare regali e a ricevere auguri da tutti

Ma la storia della festa non mi rallegrava comunque.

Mentre mi rivestivo –dopo una lunga notte passata in compagnia di Edward -avevo la faccia imbronciata e preoccupato mi disse “Ma dai……..  non sarà così male”

“Si hai ragione , ne  ho passate di peggio”lo dissi con un fondo appena sarcastico.
“Se  proprio non vuoi posso costringere  Alice  a mollare tutto”

“No,ci tiene tanto”

“E tu ci tieni? Dai Bella , l’idea deve piacere a te non a lei “

“A me piace”cercavo di dirlo col tono più disinvolto possibile e lui scoppiò a ridere.

“Bella, ti devo ricordare quanto sei brava a dire bugie?”

Sbuffai e lui mi venne accanto costringendomi a guardarlo. Poi  si sedette sul letto  accanto a me cingendomi le spalle e con un tono più serio e sereno disse
“Ehi, a me non importa dei sogni e dei desideri degli altri , a me importa solo di me e te “

E mi diede un bacio leggero sulle labbra

“ Si ma lei ci rimarrebbe male, ma non capisco una cosa: perché si ostina a voler festeggiare il mio compleanno da vampira ? perché voi non i festeggiate i vostri compleanni da quando vi siete trasformati?”

“Perché Alice ti vuole bene, e vuole che per te sia tutto perfetto”

Alzai lo sguardo al livello dei suoi occhi e posai la mano sulla sua guancia
“Ma per me è tutto perfetto.”

Mi sorrise e restammo in silenzio per qualche secondo interminabile.

“ti amo!”

“già” Dissi “incredibile ma vero”.

“guardala”disse girandosi verso Renesmee “è bellissima”

Mi prese per mano e mi tirò per il braccio. Andai vicino al letto e  mi chinai, diedi un leggero bacio a Renesmee che mugugnò qualcosa poi, con gli occhi chiusi, portò la sua mano sulla mia guancia

HO SONNO, VOGLIO DORMIRE.

Fecee ricadere di peso la mano lungo il corpo.

Mi avvicinai ancora di più a lei e bisbigliai.

“Ehi bella addormentata, ti ricordi che giorno è?”  Si girò verso di me con gli occhi chiusi e le ciglia aggrottate. Poi di colpo si sedette sul letto e spalancò gli occhi sorridendo.

“Auguri piccola mia “ gli dissi baciandogli la fronte.

“Auguri mamma”Ecco, adesso ci si metteva anche lei.

Renesmee era cambiata molto dalla sua nascita. Aveva tre anni ma ne dimostrava circa quattordici o quindici.

Era comunque la più bella quattordicenne che avessi mai visto :

Il viso era perfetto come quello del padre,pallido quasi come quello dei vampiri:gli occhi color cioccolato  le arrotondavano il viso facendo capire-naturalmente non ad occhi umani- che forse non aveva propio 14 anni. I boccoli color bronzo le scendevano fin sotto il bacino e il suo corpo era  molto più bello di quello di sua zia Rosalie.

Anche la sua mente non era quella di una bambina –e a me non sembrava nemmeno di una quattordicenne-era molto più intelligente di qualsiasi ragazza della sua apparente età.

Si alzò dal letto e corse tra le braccia di Edward che la accolse sorridendo.

“dove è la zia?”

“Adesso andiamo dalla zia,ma prima vestiti”Renesmee aveva addosso un pigiama che avrebbe fatto invidia a una principessa;la lunga maglietta di seta rosa con attaccata una strana etichetta francese era ricamata da tanti fiori di perle e il pizzo intagliato a mano percorreva  tutta la lunghezza dei pantaloni. Glielo aveva regalato la zia per Natale, si vedeva da chilometri che il gusto era il suo.

Renesmee corse verso la cabina armadio saltellando-dove avevo sacrificato una colonna dei miei abiti per mettere quelli suoi -poi si cambiò e uscì con addosso una maglietta di cotone elasticizzato e un paio di jeans. Nella  scelta dei vestiti era d’accordo con la zia ma quel giorno voleva indossate qualcosa che mi piacesse. Si avvicinò e  portò la mano sulla mia guancia

TI PIACE?mi aveva chiesto silenziosamente

“sei bellissima”intervenne Edward con la mia stessa espressione in viso.

“Papà ha ragione ma se vuoi metterti qualcosa di più……..eccentrico a me piaci lo stesso”

A ME PIACE QUESTO

 

 

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Capitolo 2
*** La festa ***


La festa

Poi ci dirigemmo verso la grande casa bianca.

Renesmee -che correva tenendo per mano me e Edward –non era veloce come un vampiro, sicuramente nemmeno lenta come un umano, ma a noi non pesava il fatto di dover rallentare.

In pochi secondi eravamo davanti a casa.

“che cavolo…., bella se vuoi possiamo tornare indietro”

“perché ?”

“Be….. dentro non ce solo la nostra famiglia, ce tutto il branco di Jacob e di Sam e tutto il clan di Denali al completo “ inchiodai di colpo.

“non è possibile!Questa volta Alice me la paga”

“emm……..c’è anche tuo padre “

“cosa gli hanno detto?Il mio compleanno da umana e tra tre giorni”

“Gli hanno detto che volevano che la festa coincidesse con quella di Renesmee , e poi è abituato a tutti questi misteri,ha visto crescere la bambina così in fretta in tre anni e non ha detto una parola”

“si hai ragione”.

Entrammo in casa e Renesmee si buttò tra le braccia di Jacob -adesso che Renesmee sembrava più grande,la vicinanza sua a  Jacob non sembrava più quella di due persone che si vogliono molto bene –Edward mi strinse a se e mi sussurrò ”Stai tranquilla”

Nello stesso istante mio padre si avvicinò seguito da Carlisle e Esme.

“Auguri piccola mia”mi disse mentre teneva un bicchiere di aranciata traballante in mano.

Io sorrisi.

Mio padre aveva sopportato tutti questi misteri solo per stare accanto a me e non credo che un qualsiasi umano avrebbe reagito così vedendo la nipote  crescere in quel modo fino a sembrare fossero passati 14 anni. Eravamo riusciti a fargli capire che meno si faceva domande più poteva stare accanto a me.

Quando si avvicinò per baciarmi percepì un apetitoso pulsare da sotto il suo collo,quell’odore caldo e umido mi fece quasi perdere la testa ma ormai ero abituata e riuscivo a controllarmi. Poi Esme mi abbracciò e mi sussurrò

“Auguri piccola,lo so che questo non era quello che volevi ma sai com'è Alice” annuii , poi Carlisle mi strofinò il braccio e mi indicò il Clan di Denali che stava attorno a Renesmee facendole piccoli sorrisi.

Kate si giro verso di me –affiancata da Garrett che, dopo la faccenda con i volturi non si era mai separato da lei-e mi sorrise.

Kate trascinò Garrett per mano verso di me e mi strinse in un abbraccio

“Bella,da quanto tempo”poi si spostò verso Edward e si salutarono.

Intanto Tanya mi fece un cenno con la mano e si avvicinò seguita da Elezar e Carmen

“Auguri”mi disse sorridendo in modo strano, come se stesse nascondendo qualcosa.

Salutai tutto il clan di Denali al completo,che mi stava tirando strane occhiate e sorrisi maligni.

Intanto mio padre era andato verso il tavolo del grande salone dove Esme aveva preparato panini e bibite –naturalmente solo per i licantropi e mio padre ,

Edwrd scoppiò a ridere nascondendo il viso dietro i miei capelli,improvvisamente tutte le persone presenti lo imitarono

“che ce?” chiesi preoccupata e anche un po’ offesa.

Lanciai un occhiataccia a Edward che non fece altro che aumentare la sua risata.

Mi girai verso il banchetto circondato da tutti i licantropi ad eccezione di Jacob.

Poi cercai Renesmee con lo sguardo ma senti solo grida e risate

dal tavolo dei lupi che avevano formato una specie di circolo.

Al centro di quel circolo spuntò la testa di mia figlia. Andai avanti portandomi Edward dietro e intravidi la testa di Jacob.

Poi notai la mano di Renesmee intrecciarsi trai capelli del licantropo e allora capii.

Jacob e Renesmee si stavano baciando, quel ragazzo-lupo irresponsabile stava baciando mia figlia di appena tre anni.

Jacob si girò verso di me tenendo ancora Renesme tra le braccia

“OPS”disse guardandomi. Allontano mia figlia da lui e il veleno mi sgorgò dalla gola, mi misi in posizione di attacco e la mia vista si tinse di rosso.

“dai bella, tecnicamente ha 15 anni ,non è così piccola “disse lui indietreggiando impaurito

Mi girai verso Edward

“ e tu ridi? Ma ti rendi conto che quel mostro a appena baciato nostra figlia “ dissi ringhiandogli addosso.

“si ma……..” disse Jacob. Mi girai verso di lui con un sibilio feroce che mi cresceva in gola

“Piccola ti devo ricordare quello che è successo l’ultima volta che hai provato a dare cazzotti a Jacob ?”ribadì Charlie preoccupato ma anche divertito. Certo che me lo ricordavo , tre anni prima mi ero avventata sul suo collo quando avevo scoperto dell’imprinting con Renesmee ma per mio padre non poteva essere stata quella l’ultima volta.

Ripercorsi mentalmente i periodo offuscati della mia vita da umana

Ahh, si. Quando Jacob aveva provato a baciarmi, per cercare di oppormi mi ero fratturata una nocca. Ma adesso era diverso.

“portate via Charlie “dissi con voce bassa e tesa senza degnarlo di uno sguardo.

“Attenzione bella, poi te ne pentirai”e mi bloccò per un braccio Edward

Me lo scrollai di dosso e puntai al collo di Jacob

 

 

 

 

 

    

 

 

“Per quanto tempo dovremmo restare cosi”mi disse Edward con voce dolce. Mi girai verso il muro imbronciata

“Fin quando non mi spieghi la tua reazione “

“ahh , intendi la risata”

lo guardai con la bocca aperta

“e che cosa se no ?ma dico , ti rendi conto, Nessie ha tre anni e quel bastardo di cervello ne dimostra massimo 2 “

“dai Bella…… in teoria ne ha circa 15 e non credo che Jacob ne dimostri 2, credo più o meno 25 “

“è questo il punto “

Non rispose ma si avvicino e poso delicatamente la sua mano sopra la mia che stingeva nervosamente un lembo della coperta del letto di Rosalie . quando apri la mano individuai li strappo sulla stoffa, Rosalie si sarebbe arrabbiata parecchio

Poi posò le sue labbra lungo il collo e salì fino al mento ,cercò la mia bocca e prese a baciarmi.

Io risposi con altrettanta passione ma dopo qualche momento-che poteva essere un minuto come un ora-mi bloccai e alzai gli occhi.

Lui mi guardò con una espressione piena di confusione e io dissi

“ma si sono messi tutti a ridere”

Mi accucciai al suo petto, lui si sedette sul letto e mi prese in braccio.

Nascosi a testa nella sua camicia e mi baciò i capelli

“mmm”disse sorridendo

“diciamo che prevedevano la tua reazione  e tifavano per te , nn gli piace l’idea del cane con la nostra bambina”

Quando diceva la nostra bambina sentivo quasi il mio cuore muto battere ancora.

Mi girai per poterlo guardare in faccia

“lo puoi ripetere”

la sua mano sfioro la mia fronte e mi scanso i capelli

“l’idea del cane ?”

“no”dissi con finto orrore”come hai chiamato  Renesmee”

“ahh, la nostra bambina”

“si,    la nostra bambina” ribadii io “

“devo dire pero che Jacob ha avuto una bella lezione”

mi alzai di colpo

“Jacob. Come sta,  che gli ho fatto? “

“tranquilla sta benissimo,  l’osso del braccio e quasi guarito e Carlisle ha estratto tutto il veleno”

Certo,Jacob aveva sbagliato ma non credo che Renesmee sarebbe stata contenta se lo avessi ucciso,   e nemmeno io.

In quell’istante Rosalie busso alla porta

“uscite subito dalla mia stanza ho sfondo tutto”

“fai pure, la porta è tua”disse Edward

mi fece alzare e mi ricordai del buco sul lenzuolo

“Edward mi sa che ho combinato un disastro”

“e cosa mai avresti potuto combinare di cosi tragico?” chiese spostandomi i capelli da sopra le spalle.

“ho distrutto la coperta a Rosalie”

“è molto più tragico di quello che pensavo”

Poi si avvicinò al mio collo e mi bacio l’orecchio

“scappiamo finche siamo in tempo”mi sussurrò

Rosalie fece appena in tempo a dire

“vi date una mos…………”che io e Edward eravamo gia fuori la stanza.

Rosalie sarebbe stato un problema secondario, adesso dovevo affrontare Jacob e mia figlia

“Auguri bella” ahh , giusto, dovevo affrontare anche tutta la gente che stava in salone per festeggiare me e Renesmee.

La piccola corse da me e mi porse la mano-guardndo il suo viso mi dimenticai della scena di mezzora prima –io la presi e me la misi sulla guancia.

SCUSA MAMMA; NON LO FACCIO PIU
è STATO JACOB CHE…..

Disse con voce frustrata. Avrei fatto di tutto pur di vedere la felicita nei suoi occhi

“tranquilla tesoro, lo so che non è colpa tua”

Improvvisamente tutte le persone-si intende vampiri e licantropi – furono intorno a me e Renesmee.

Edward ci strinse a se e ci indicò un tavolo pieno di pacchi e nastri.

Alice -che non avevo visto per tutta la festa- mi fu accanto e mi sussurro

“ti prego non ti arrabbiare, ne parliamo dopo la festa”mi ero quasi scordata cosa intendesse ma poi mi resi conto che la festa l’aveva organizzata lei

Era a causa sua che tutte quelle persone mi stavano applaudendo indicandomi quel tavolo con i regali.

Ma non avevo in programma di litigare con Alice. L’idea della festa-bacio di Renesmee con Jacob a parte- mi stava piacendo.

Mi avvicinai al tavolo con Renesmee e mi chinai a prendere il primo regalo.

Sopra il pacchetto c’era un grosso cartoncino bianco tagliato male con su scritto “ Renesmee” in una calligrafia grossolana e disordinata.

Porsi il pacchetto a mia figlia che lo prese cominciò a scartarlo.

Charlie mi fece un cenno da lontano con la mano per farmi venire accanto a lui

“e vedi, non sapevo cosa regalargli,non so cosa possa piacere a una bambina di ...si di quell'età insomma”

“tranquillo papà, sono sicura che qualsiasi cosa gli hai regalato gli piacerà”

Andai di nuovo vicino a Renesmee che aveva già scartato il suo regalo.

In mano adesso aveva un orsetto peluche con un nastrino rosso sul collo e un campanellino attaccato.

Non avevo la più pallida idea di come potesse reagire al regalo del nonno.

Non li dimostrava ,certo, ma infondo aveva l’età per quel pupazzo dagli occhi dolci.

Con mia grande sorpresa le piacque,e me lo mostro tutta contenta.

Poi andò dal nonno e gli diede un bacio.

Io intanto presi una busta per le lettere dove cera scritto -questa volta in modo elegante e ordinato-“per Edward e Bella da Esme e Carlisle”  feci un sorriso a i miei Pseudo genitori e chiamai Edward ,che naturalmente sapeva quello che cera dentro la busta perche lo aveva visto nei loro pensieri.

Si mise dietro di me posando la testa sulla mia spalla destra e mise le mani sotto le mie braccia che presero la busta e la aprirono con un solo gesto.

A prima vista non capi cosa significava,

cerano 2 biglietti aerei,uno per Houston e uno per Rio de Janeiro e un biglietto per un traghetto.

Poi ripescai tra gli offuscati ricordi umani e mi venne in mente il viaggio che avevo fatto per raggiungere il luogo del mio viaggio di nozze, l’isola Esme.

Improvvisamente mi si illuminarono gli occhi, ero felicissima.

Mi girai verso Edward che sorrideva con me

“per il ritorno non hanno trovato niente, vuol dire che ce la faremo tutta a nuoto”

Non avevo mai nuotato dopo essermi trasformata ma credevo fosse istintivo come correre o saltare.

“è fantastico, non posso crederci.

Esme mi sorrise da dietro il tavolo, se avessi potuto piangere l’avrei fatto ma il mio corpo non me lo permetteva.

“o si ma non potete partire senza il nostro regalo “disse Emmet ridendo dal fondo dal divano, aveva Rosalie sulle sue gambe che rideva insieme a lui.

Edward intanto ringhiava dietro di me e sussurrò a denti stretti

“che imbecille “ sembrava irritato, infastidito da qualcosa ma non sapevo cosa

Poi mi disse a voce più alta.

“ Bella se vuoi lo possiamo aprire dopo, non devi aprirli tutti adesso”

“Perché non aprirlo subito”rispose Emmet

Edward mi lasciò dalla sua presa rassegnato

“ non dire che non ti avevo avvertito però “

Rosalie mi indicò un pacco grande quanto mezza parete, ma piatto, senza spessore,andai vicino al divano a prenderlo .

Era pesante-certo non mi impediva di prenderlo, facevo la stessa fatica che avrei fatto a sollevare un cuscino ma ne avvertivo maggio peso- sembrava di ferro o qualcosa del genere.

Edward esitò un po’ ma poi mi aiutò a scartarlo, quasi scocciato guardò il vuoto per evitare lo sguardo di Emmet.

Ci misi un po’ a capire cos’era.

Sembrava una scultura nera in ferro battuto fatta di rose e fiori vari, un intreccio di rami e foglie.

Po mi concentrai più sulla forma, era una testiera per il letto.

Adesso avevo davvero lo sguardo da “vampira”.

Fulminai Emmet con lo sguardo ma a lui non fece una piega, continuava a singhiozzare divertito con la faccia nascosta nei capelli di Rosalie che minacciava di scoppiare in una risata.

Edward sembrava ancora più infuriato di me , gli occhi erano chiusi come se stesse cercando di concentrarsi, i pugni chiusi lungo il corpo e la mascella tesa sembrava più spigolosa del solito.

Emmet per stuzzicare ancora di più il fratello gli disse

“be, sai come è ,  pensavo ve ne servisse una di ricambio casomai...”

“Edward non…”  ma era troppo tardi, aveva già attraversato la stanza davanti a Emmet e si trovavano tutti e due in posizione di attacco.

Anche io ero irritata, molto irritata , ma non avrei mai pensato di arrivare a quel punto

Guardai di sbieco mio padre che , inutilmente, cercava di calmare la situazione.

“ragazzi non ce bisogno di farsi male, dopotutto il regalo era carino”

Charlie non sapeva il motivo di quella lite, era ovvio , ma non era il caso che si mettesse in mezzo a una azzuffata tra vampiri.

Feci segno ad Alice di portare fuori mio padre, lei annui e lo prese per mano.

Jasper fece uscire dalla mano 20 dollari e li porse a Rosalie, lei ne tirò fuori dieci.

Era incredibile, stavano scommettendo; la rabbia mi stava appannando la vista.

“sangue , sangue “disse Seth alzando le mani .

"non è divertente “dissi io nervosa

Andai accanto a Edward e mi misi nella sua stessa posizione, la sagoma di Emmet era circondata da rosso vivo e dalla mia gola usci un ringhio spaventoso.

La rabbia per il regalo era quasi scomparsa, quello che mi dava fastidio era il vedere Emmet contro Edward, sapevo che nonostante Emmet fosse più forte Edward avrebbe vinto perché era un bravo combattente e sapevo anche che non avrebbero mai fatto sul serio, era solo una rissa in amicizia , ma anche solo la minima possibilità che Edward si facesse qualcosa mi metteva in agitazione, finalmente adesso che non ero una fragile umana, non mi sentivo più impotente come prima, adesso potevo contribuire non era solo lui a potermi salvare.

Quando mi avvicinai al lui si irrigidì e mi strattonò lontano da Emmet

“Tu non ci devi nemmeno provare “disse in tono serio e protettivo.

Mi  scrollai dalla presa.

“be, nemmeno tu dovresti”

Guardai la stanza, le gente mi fissava esterrefatta.

Mi girai verso Edward

“ok, Emmet grazie per il regalo, anche a te Rosalie grazie .

Emmet sembrava deluso, forse gli piaceva la mia ira.

Edward mi guardò confuso

“che……”

“mi da fastidio che litighi per una cosa del genere quindi …” lo presi per mano e lo portai lontano dagli sguardi della gente.

“ non voglio essere sempre l’unica a essere salvata e anche io non sopporto l’idea che tu ti faccia male”

“ma per favore bella, stiamo parlando di mio fratello Emmet”

Quando sentii il suo nome un’ondata di rabbia mi prese lo stomaco.

Edward se ne accorse e mi strinse a se

“giuro che gliela faccio pagare”

Per allentare la tensione dissi

“però la testiera è davvero carina, quando si parte?”

“fra 3 giorni” e capì che la  parte brutta della festa era finita.    

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Capitolo 3
*** Isola Esme ***


Isola Esme

 

  

 

 “Quanto manca ?”

“Non sei cambiata per niente”disse portandosi un pugno alla bocca per soffocare una risata

Aveva ragione , quell’ aspetto del mio carattere non l’avrei mai cambiato.

Molti dei miei ricordi umani erano scomparsi ma quello del viaggio di nozze non lo avrei mai scordato, ritornava vivo nella mia mente molto spesso e adesso avevo come una sensazione di dejavu.

“ Questo posto è stupendo” dissi appoggiandomi al suo petto.

Ci trovavamo in mezzo all’oceano su un piccola imbarcazione, il cielo era sgombro e limpido e la luna si specchiava nell’acqua.

 Edward  rispose con un sospiro e mi baciò i capelli.

Davanti a noi c’era un ragazzo scuro in viso, smilzo e basso con larghe narici e zigomi pronunciati.   che remava nervoso e faceva di tutto per ignorarci ma ogni volta che Edward mi sfiorava arrossiva imbarazzato

Ad un certo punto mio marito ci provava anche gusto e iniziò a stuzzicarlo sfiorandomi di continuo.

 Poi Al mio fianco Edward si irrigidì stringendo la presa sulla mia camicia.

Si  avvicinò al mio orecchio e con voce più bassa possibile mi sussurrò   “Il ragazzo sta facendo strani pensieri su di te e questo non mi va bene,  e pensare che è anche sposato ”

Sorrisi avvicinandomi per quanto possibile ancora di più a lui facendo in modo  che il povero ragazzo non sentisse

“Tranquilla , questi tre  giorni sono solo tua”

Sospirò fissandomi con i suoi occhi dorati che mi avrebbero trattenuta a lui con molto più successo di un miliardo di catene e mi prese il volto tra le mani.

Mi accarezzò la guancia con la mano e posò delicatamente le sue labbra sulle mie, poi cominciò a muoverle e mi baciò più forte.

Ogni bacio della mia nuova vita mi faceva tornare in mente quelli leggeri e accorti della mia precedente esistenza. Una delle cose che ricordavo con più chiarezza era l’atroce sofferenza che provava Edward ogni volta che mi sfiorava. Immaginai il veleno sgorgargli dalla bocca a pochi centimetri dalle mie labbra calde e morbide, il desiderio devastante di sentire il liquido denso e caldo bagnarli le labbra lasciando un aroma che solo il mio sangue poteva dargli .

La confusione che provava doveva essere tremenda quando la sua mente imponeva alle labbra di allontanarsi dalle mie per non mettermi in pericolo. Il pensiero mi fece quasi venire sete e mi avvinghiai ancora di più a lui pensando che adesso non doveva più soffrire. Edward sorrise compiaciuto.

I miei pensieri erano stati interrotti dal ragazzo della barca che si sbracciava davanti a noi per attirare l’attenzione, eravamo fermi sulla costa circondati da sabbia fine e chiara, la luce della grande  casa al centro dell’isola era accesa e la leggera brezza faceva svolazzare le foglie delle palme alte.

Mi prese in braccio con un movimento fluido  senza smettere di baciarmi e si avvicinò alla casa con una velocità più che umana, ignorando il povero ragazzo che scendeva  dall’imbarcazione con le nostre valigie Inciampando più di una volta nei suoi stessi piedi a causa del peso dei bagagli.

Edward lo guardò scocciato e gli fece segno con la mano di andare via senza badare a offenderlo.

Malvolentieri Staccai le labbra dalle sue e dissi prima che si girasse dall’altra parte.

“Molte  grazie , può lasciarle la” dissi per cercare di sembrare gentile, non c’eravamo certo comportati bene nei suoi confronti.

Fece una smorfia”certo, certo”

Poi bisbigliò in silenzio e alzò gli occhi al cielo“non mi pagano abbastanza” Ma forse era sua intensione farcelo sentire , per far capire il suo disappunto che in un certo senso meritavamo.

Senza staccare gli occhi dal ragazzo le mie mani cercarono i sui capelli e ricominciai a baciarlo.

Riprese la corsa verso la casa, spazientito dal mio comportamento. Senza che me ne accorgessi mi ritrovai sul grande letto  nella stanza bianca

La  camera  sembrava luminosa rispetto alla scura notte che c’era fuori ma non impiegai molto del mio tempo per contemplare il tempo perche mi trovai distesa, con Edward sopra e i suoi occhi caldi fissi sul mio viso.

Si alzò è con un movimento fluido buttò la camicia per terra,  riprese  a baciarmi e da li cominciò il mio secondo viaggio di nozze.                                                                                                                  

 

 

 

                                                                                                                             

   Man mano che passava il tempo sull’isola cresceva la voglia di rivedere mia figlia.

Era una cosa del tutto insensata visto che non la vedevo da appena tre giorni, tre giorni stupendi ma tempestati da telefonate preoccupate a Jacob e a Alice che ormai mi consideravano una pazza nevrotica.

Anche Edward era parecchio infastidito dal mio comportamento.

"Smettila di rompere la scatole a Alice. Nessie sta bene" mi disse il terzo giorno e per qualche ora mi fece veramente scordare di mia figlia dato che mi era saltato addosso facendomi cadere sulla sabbia calda e fine che ormai ci ricopriva. 

Tra un bacio e l'altro  fissavo il sole accecante nel cielo sgombro e privo di nuvole che illuminava la nostra pelle, improvvisamente si oscurò appena sotto la superficie velata di una piccola nuvola bianca che dopo qualche secondo si trasformò in un lupo enorme con in groppa una giovane fanciulla.

Mi divincolai dalle braccia di Edward scrollandomi la sabbia di dosso e mi precipitai al piccolo cellulare argentato sopra il tavolo.

Una mano pallida prese il telefono prima di me.

Lui mi fissava scocciato e infastidito.

"Scusa" dissi sfoderando un'espressione colpevole e dispiaciuta.

"Fra poche ore saremo da lei Bella non ti preoccupare"

L'ondata di tranquillità che avrebbe dovuto scatenare quella frase non arrivò.

Avevo veramente sprecato così il  tempo che avrei dovuto passare con Edward.

"Scusa" ripetei frustrata ma lui non sembrava affatto dispiaciuto, mi avvicino a se ridendo e mi baciò i capelli.

 

 

 Quando eravamo nel bosco poco distanti da casa trovammo Jacob e Renesmee a caccia.

Negli ultimi tempi non voleva più andare a caccia con me e Edward preferiva aspettare che Jacob si trasformasse e andare con lui. Jake  non gradiva molto la carne cruda, preferiva mangiare da umano Ma non c’era bisogno di chiederglielo più di una volta se la ricompensa sarebbe stata del tempo da solo con Renesmee senza i suoi genitori che gli ronzano intorno.

Inizialmente lei non si accorse di niente, se ne stava beata  in groppa a Jacob che correva veloce ma attento a percepire qualsiasi traccia utile alla caccia.

Mia figlia si stava divertendo, le piaceva il vento in faccia che gli scompigliava i capelli mentre sentiva il corpo di Jacob sotto caldo e grosso, era impossibile non sentirsi al sicuro sopra quella massa morbida.

Lei le stava quasi strappando il pelo per l’adrenalina dovuta alla corsa e Jacob  sua volta sembrava contento. Erano incatenati uno con latra più era felice lei  più lo era lui.

Ad un certo punto Jake si fermò di colpo infilando le zampe nel terreno e sollevando una nuvola di terra. Renesmee si sventolò la mano davanti agli occhi e tossì un paio di volte.

Lui mise il muso a terra scovando tra le foglie secche. Poi alsò il collo è puntò il naso verso due alberi antichi e massicci. Da quel punto percepivo un odore caldo e denso,  un battito frenetico e leggero. Erano un gruppo di cervi, non sembravano granchè  ma Jake portò di nuovo avanti il muso per fare segno a Renesmee di andare avanti per prendere il più grosso. Lei fece una smorfia, non li piaceva molto il sangue animale specialmente se era di qualche erbivoro  giovane e mingherlino. Apprezzò Comunque Il gesto di Jake, Lo abbracciò da dietro il collo giocando con le orecchie.

Lui si sedette  a terra per farla scendere, lei si aggrappo alla pelliccia, puntò il piede sul suo fianco e fece un salto atterrando con grazia a terra. Andò avanti fischiettando e dondolando le braccia dietro la scena poi si girò rapidamente, fece la linguaccia a Jacob e si diresse correndo verso i cervi.

Jake ululò divertito e la seguì a ruota.

Io e Edward ci guardammo. Ero felice che Jacob amasse Renesmee, Capii che la reazione che avevo avuto alla festa dopo il bacio tra mia figlia e il mio migliore amico era insensata, mi ricordava molto la reazione che avevo avuto quando avevo saputo del suo imprinting.  Ero stata colta di sorpresa ma dopotutto ero felice, era solo un altro gesto che mostrava non solo che Jacob amava Renesmee ma che lei ricambiava.

Ci dirigemmo verso di loro cercando di non farci vedere per farli finire le loro prede in pace ma Nessie, con la faccia ancora immersa nella pelle del cervo arricciò il naso e si giro verso di me, mollò la preda non del tutto dissanguata  e  corse tra le mie braccia.

Il sangue dell’animale colava ancora fresco dalla su bocca, si pulì strisciando le mani sul viso e mi saltò addosso.

La stinsi a me  infilando la faccia nei suoi capelli.

"mi sei mancata" sussurrai a mezza voce

"anche a me mamma, non sai quanto"e stinse ancore di piu l’ abbraccio

"EHI  Jake" disse Edward colpendolo su una spalla.

Jacob rispose con un colpo di muso mentre fissava Renesmee andare tra le braccia del padre.

Mi avvicinai lupo enorme di fronte a me.

Ma prima che potessi dire qualcosa si abbassò per guardarmi negli occhi e  rispose con un latrato profondo quasi a rimproverarmi.

"lo so, sono stata un po assillante in questi giorni"

Lui mi lanciò un occhiata come a dire "già"

"Fa tanto il duro ma sei mancata anche a lui"Disse Renesmee ridendo dell'espressione imbarazzata di Jacob che abbassò il muso tra le zampe.

Gli scompigliai il pelo all'altezza della testa con un gesto affettuoso.

Jacob sembrava assorto nei suoi pensieri, fissava il sangue scuro dei cervi colato sulle foglie secche. Era tutto molto silenzioso, il vento era quasi assente, gli uccelli non cantavano più dopo aver avvertito la nostra presenza, gli unici suoni che sentivo erano i cuori frenetici per la battuta di caccia di mia figlia e di Jacob e lo scalpiccio delle foglie secche sotto le sue zampe, Perciò fui presa alla sprovvista  quando il silenzio del bosco fu spezzato da  un sibilo profondo e cupo proveniente dal petto di Edward che fissava Jacob con occhi ardenti.

“come ha potuto Carlisle, dopo tutto quello che anno fatto, Alice mi poteva almeno avvertire, come fanno tutti a fidarsi di lui”disse con i denti serrati

 Jake  lo guardò con una faccia comprensiva,di qualunque cosa stessero parlando sia lui che Edward erano daccordo

“E non hanno ascoltato nemmeno te? Dico, potrebbe essere una trappola e loro si sono fidati cecamente”

Non mi piaceva che parlassero tra di loro senza rendermi partecipe. Misi le mani sui fianchi in segno di protesta e fissai prima mio marito, poi il mio migliore amico.

“scusate” dissi scocciata “si puo sapere di cosa diamine state parlando ,che cosa ce di così preoccupante?”

“forse niente di grave” Rispose Edward venendomi accanto e trascinandomi via

“andiamo a controllare, voglio capire se devo incazzarmi con Alice o no.”

E ci dirigemmo verso casa.

Appena qualche metro prima un odore inconfondibile mi invase le vie respiratorie.

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Capitolo 4
*** La visita inaspettata ***


 

La visita inaspettata

 

Era un odore vecchio e imponente, come vino invecchiato cent’anni, un odore forte e intenso, un odore che mi ammaliava ma allo stesso tempo provocava in me un senso di odio profondo, l’odore dei volturi.

Scoprì i denti e dalla gola mi uscì un suono cupo e terrificante.

Respirai più a fondo per avere la certezza che l’odore di mia figlia stesse dietro di me e feci un passo indietro per esserle più vicina.

Edward lo scambiò per un gesto di paura e mi strinse la mano.

Ma in quel momento non avevo paura  avevo solo voglia di prendere il mio nemico e staccargli la testa a morsi, di vederlo urlare di dolore senza potersi difendere, avevo voglia di uccidere.

Ritirai indietro il veleno che mi era sgorgato dalla gola per trovare una parte più razionale di me.

Istintivamente cercai il mio scudo e lo estesi fino al momento in cui senti Jacob, Edward e Renesmee protetti e al sicuro.

Andai avanti verso il mio nemico.

Feci lentamente i gradini di casa Cullen e stupidamente pensai di bussare, ma tutti dentro la  casa sapevano della mia presenza .Rimasi con la mano a mezz’aria e  la porta si aprì ma l’immagine che mi trovai davanti non era quella che mi aspettavo.

Davanti alla porta c’erano tutti i membri della mia famiglia: Alice e Jazz, Em e Rose, Esme e Carlisle.

Al centro del semicerchio da loro composto  cera Demetri, il segugio più potente che avessi mai visto, ma non in posizione di attacco come lo immaginavo, sembrava quasi…innocuo, un termine che non avrei mai pensato di  dare a un membro del corpo di guardia dei volturi.

Il suoi occhi cremisi scorrevano lentamente le facce della mia piccola famiglia: prima Edward, poi me e infine Renesmee su cui rimase più tempo del necessario. Ma il suo sguardo era privo di odio, anzi, era colmo di ammirazione. Mi rilassai ma tenni sempre attivo il mio scudo.

Edward, nervoso, si sporse in avanti verso Demetri  ma Carlisle uscì dal semicerchio e si mise tra di loro, quasi a voler difendere la persona che pochi anni prima sarebbe stata felice d fare a pezzi la sua famiglia. Questo gesto scatenò in me un gran quantitativo di domande a cui non riuscivo a trovare risposta

“Aspetta, vengo in pace” disse Demetri sulla difensiva

“sforzati almeno per qualche secondo, aspetta che ti racconti la mia storia”

Edward gli ringhiò contro”Sei un essere spregevole, e gia tanto se non ti ho ammazzato appena sono entrato, e meglio che te ne vai o per te e per i tuoi amichetti italiani finisce male, non abbiamo ancora dimenticato quello che ci avete fatto”

Demetri rimase in silenzio. Carlisle guardò Jasper negli occhi con uno sguardo di intesa ed Edward rilassò la presa che aveva sulla mia mano.

Fulminò Carlisle  con gli occhi  ma poi rimase in Attesa.

Dopo pochi minuti Edward, che era rimasto immobile per tutto il tempo, si mosse.

“non credo a quello che mi hai detto, so di quello che siete capaci voi volturi, non ho intenzione di essere succube dei vostri giochetti”

“ma dai fratello, me lai visto in testa”

“E non……..non chiamarmi fratello”disse mordendosi un pugno.

“Figlio mio” Parlò Carlisle serio “lo sapresti se quello che ti ha appena mostrato non fosse vero ed Alice avrebbe visto la decisione dei volturi di mandare Demetri da noi”

Edward fulminò sua sorella con lo sguardo e fece un gesto teatrale con la mano, quasi a chiedere spiegazioni.

“Edward non so perché non ho visto la decisione dei volturi, ho visto solo quella di Demetri qualche minuto prima che arrivasse qui, non gli ho dato molta importanza, ecco perché non ti ho chiamato. Non so nemmeno perché non ho visto tutti i giochetti che hanno fatto negli ultimi tempi i Volturi. Non avercela con me, io gli credo, e dovresti farlo anche tu.”

Ormai stavo per intervenire e chiedere spiegazioni per capire di più di tutta quella storia ma ad un tratto Jacob, ancora in forma di lupo fece un latrato di protesta per ricordare a tutti che io non sapevo niente.

“D’accordo cane “Disse Demetri con una smorfia Adesso spiegherò  tutta la storia.

“non chiamarlo cane” Ruggì Edward “ è molto più gradito di te in questa casa, è nostro amico”

“ah” Fece Demetri con la voce che era un misto tra disgusto e sorpresa”prima erano alleati, adesso sono addirittura amici. Come sei caduto in basso fratello mio.

“Ti ricordo che sei ancora in campo minato, portaci rispetto” mise in chiaro Carlisle.

“oh già, scusa  me ne ricorderò. Comunque volevo raccontare al ca …….a Isabella che cosa mi ha portato qui.

Molti vampiri negli ultimi due anni hanno lasciato i volturi a causa dei loro comportamenti insoliti.

Sono il primo ad affermare che la figura dei Volturi è stata indispensabile del corso della storia per il mantenimento della pace nel nostro mondo, mi sono avvicinato a loro per sostenere una giusta causa ma negli ultimi anni sono rimasto principalmente per paura, dovevo fare prima quello che ho fatto, insieme alla maggior parte del corpo di guardia.

Tutto è cominciato al ritorno del viaggio fatto qui vicino a causa di un equivoco  riguardo alla creazione da parte di voi Cullen di una bambina immortale.”Disse girando la testa verso Renesmee.

“Come di certo ricorderete si è quasi arrivati a uno scontro, cosa che i Volturi desideravano intensamente almeno prima di vedere la squadra che avevate preparato.

Si sono sempre sentiti minacciati da voi Cullen. Minacciati e affascinati dal vostro modo di vivere e dalla vostra….. umanità. Vi vedevano come un Clan potente, troppo potente, che avrebbe potuto rivoltarsi contro di loro ma voi non reagivate, non davate segno di ostilità anzi, vi consideravate loro amici, e ne erano infastiditi.

La maggior parte dei vampiri in questo mondo avrebbe agito diversamente se solo avesse avuto le vostre possibilità.

Dopo l’evento di quel giorno non si sono dati più pace, specialmente Aro.

Non capiva come aveste potuto creare una essere tanto speciale senza usarlo contro di loro . E Grazie alla bambina da quel momento siete stati il loro peggiore incubo,  gli incutevate ancora più timore.

Dopo un anno di tormenti hanno cominciato a lavorare ad un esperimento.

Nessuno hai mai saputo di cosa si trattasse.

Veniva tutto organizzato  all’interno di alcune stanze del palazzo. Da esse uscivano grida strazianti, lamenti, ma non entrava nessuno.

Nemmeno al corpo di guardia era concesso sapere. Solo Jein ne era a conoscenza e ogni giorno portava all’interno delle stanze animali crudi, non il loro sangue ma carne di animale insanguinata.

Ogni volta io e Felix  chiedevamo spiegazioni a lei

“Quello che si trova in questa stanza è una cosa spettacolare, porterà grandi cambiamenti in tutto il mondo. Fra qualche centinaio di anni potrete dire di essere stati presenti quando tutto questo aveva inizio e vedrete che ringrazierete Aro per aver avuto tanta tenacia”.

Queste parole scatenavano in noi maggiore curiosità che alla fine divenne anche morbosa.

Circa sei mesi fa vidi una donna uscire dalla stanza segreta. Era umana e Haidi aveva già portato tutto il bottino della caccia agli anziani,avevano detto che  il corpo di guardia si sarebbe nutrito dopo.

Ero con Felix, nel corridoio che portava alla stanza, stavamo chiacchierando sugli umani che ultimamente portavano all’interno del palazzo, erano tantissimi, molti di più di quando eravamo abituati a ricevere ,nonostante il corpo di guardia fosse diminuito.

La donna ci venne in contro,con lo sguardo vuoto e i vestiti stracciati. Era magra, quasi pelle e ossa  ed era pallida.

Non capivo perché venisse avanti, non sapeva forse che fine avrebbe fatto?

Ero pronto a ucciderla e a nutrirmi. Avevo sete ed era da tanto che non bevevo.

Però l’avrei uccisa velocemente risparmiandole un po’ di  dolore .Quella donna mi faceva pena Ma ne ero anche affascinato, ero affascinato da tanto coraggio . Il coraggio che l’aveva portata a mezzo metro di distanza da un vampiro. Poi fui colto di sorpresa. SI avvicinò ancora di più e mi prese per il laccio del mantello sotto il mento.

I suoi occhi bruciavano, erano pesti e vuoti quasi non avesse più lacrime per piangere. Sembrava che avesse sofferto un dolore devastante, che io non potevo neanche immaginare.

“tu devi uccidermi. Se non sei come gli altri devi uccidermi, adesso. Ormai ho abbandonato la speranza di essere felice, ma almeno fammi un ultimo regalo:la morte”

Adesso Però non volevo più ucciderla. Avevo paura di quella donna e questa cosa mi spaventava, come potevo aver paura di un’umana?

Mentre la sua mano tremante stingeva ancora il laccio del mantello la donna si morse le labbra, si fece ancora più bianca in viso  e cadette a terra inerme, guardandomi ancora con quegli occhi imploranti  di fuoco.

Mi girai verso la porta e vidi Jein che fissava sorridendo la donna stesa a terra.

Adesso capivo perché Aro l’aveva scelta. Lei era la più crudele, la più spietata.

Corsi da Jein e la presi per il collo , la alzai da terra a la sbattei contro il muro che gli stava dietro. Ebbi un pò di pace solo quando sentì il muro sgretolarsi sotto il peso della mia spinta. Ma la pace se ne andò non appena i miei occhi incontrarono quelli di Jein, mollai la presa e mi ritrovai a terra ansimando per il dolore. Lei rise e posò un piede sul mio petto.

“stanne fuori, e tutto molto più grande di te, non hai il diritto di sapere”

“perché tu? Schifosa leccapiedi di Aro. Tu celai il diritto?”Dissi sforzando di far uscire le parole in preda al dolore .

Schiacciò il piede sul mio petto con tutta la forza che aveva e sentì le ossa frantumarsi .

Gran parte del dolore se ne andò quando Jain smise di guardare me e passò alla donna che non sembrava affatto sorpresa della violenza che mi era stata inflitta.

Felix aveva assistito a tutta la scena e non si dava più pace. La curiosità era salita ancora di più e la stessa notte si intrufolò nella stanza.

Quando lo vidi uscire non ebbi nemmeno il tempo di sapere cosa aveva trovato nella stanza.

Mi guardò schifato e allo stesso tempo terrorizzato, con la mente ancora persa tra gli orrori della stanza.  Non si accorse quando Aro gli passò accanto e gli spezzò l’osso del collo tutto d’un colpo.

Lo vidi accasciarsi a terra e bruciare tra le fiamme che avevano preso vita grazie a un accendino che Caius aveva immediatamente fornito ad Aro .

Aveva ancora lo sguardo terrorizzato e vuoto ma non per il dolore.

Fissai Aro incapace di dire qualcosa, qualsiasi cosa che avrebbe reso più razionale quello che avevo appena visto.

Da quel giorno la gente ha cominciato ad andarsene o perché non approvava più lo stile di vita dei Volturi e ne era delusa  o semplicemente perché era impaurita.

Poi gli anziani cominciarono a uscire dal palazzo sempre più spesso per creare  vampiri neonati.

Andarono avanti così per mesi e quando cominciarono a perdere di mano la situazione tutti si aspettavano una ritirata ma loro insistettero  senza ascoltare il parere di nessuno.

Io stesso a quel punto ero deciso ad andarmene. Ero molto deluso dai volturi ed ero deciso ad avvertire gli anziani della mia partenza quel giorno stesso .

Mentre camminavo nel corridoio buio assorto nei miei pensieri vidi un’ombra e mi fermai di colpo,. Sentii una voce carica d’ansia urlare .

“Dobbiamo assolutamente cercare qualche punto debole in quei mostriciattoli. Un punto debole della “cosa” corrisponde a un punto debole dell’intero Clan.”Disse Aro

“Anche se non dovessimo trovare niente abbiamo pronto l’esercito, qualche scusa per attaccare la troviamo” Ribbattè Caius

“si ma abbiamo perso la maggior parte del corpo di guardia, non resisteremmo a un attacco”

“io direi di lavorare ancora un pò sulle “creature”

“non vi capisco”disse Marcus arrabbiato”State mandando a monte centinaia di anni di lavoro. I vampiri cominciano a capire quello che stiamo facendo”

“basta con questo pessimismo, non appena avremmo distrutto il clan tutto tornerà alla normalità.”.

Scappai impaurito da quello parole e decisi di non partire ma sapere di più su quello che stava accadendo.

 

Il giorno dopo Aro mi disse che dovevo partire, dovevo andare a cercare vampiri anziani e potenti, con le migliori qualità e la migliore esperienza. Dovevo convincerli a unirsi a noi.

A quel punto non avevo dubbi. Avevamo un esercito enorme di vampiri neonati, dovevamo cercare vampiri esperti e potenti e Caius Aro e Marcus  parlavano di dover distruggere un clan potente. L’unico clan che poteva far paura agli anziani era il vostro. Dovevamo combattere contro di voi.

Mentre ero in  viaggio per ordine di Aro Passavo da queste parti. Sta mattina stessa ho deciso di deviare e di venire a controllare il vostro clan. Volevo capire cosa aveva spinto i Volturi a reagire così. Credevo che si trattasse della creatura ma a quanto pare è tutto a posto, è cresciuta sana e deliziosamente bella.” 

Jacob ringhiò.

Demetri sorrise e guardò verso Renesmee. Mi avvicinai verso mia figlia. Ancora non mi fidavo di lui.

“ a questo punto ho deciso di lasciare i volturi. Stanno andando contro i principi che loro stessi hanno creato e non ho intenzione  di seguirli”

  Lo fulminai con gli occhi e mi avvicinai  per azzannarlo  ma Edward mi bloccò il braccio.

“Aspetta”disse rivolgendosi a me ma sempre fissando gli occhi di Demetri “sta dicendo la verità,  gli ha lasciati, non segue più i loro ordini”

“ Potrei sapere perché allora  sei ancora in questa casa” dissi quasi sputandogli addosso.

 Alzò gli occhi al celo come se fosse una cosa ovvia

“non ho un posto dove stare, non so dove andare”

“ Be, questo non è un albergo”

“Bella per favore” disse Carlisle gentilmente “è mostro ospite e non ha niente a che fare con i Volturi”

“Non ce né bisogno Carlisle , mi tratterrò solo per pochi giorni,il tempo di trovare qualcuno che come me si è staccato dal corpo di guardia”

“SI Demetri, ma non ce fretta, puoi rimanere quanto vuoi.

“Una cosa sola però”Fece Demetri”Niente cani in giro durante la mia permanenza” E Renesmee si aggrappò ancora di più a Jacob facendo la linguaccia a Demetri.

 

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Capitolo 5
*** Jacob e Renesmee, l'amore che cresce ***


                 Jacob e Renesmee   

     

 

La  vasta coltre di nubi che avvolgeva perennemente il cielo di Forks quel giorno aveva deciso di inspessirsi oscurando anche  i pochi raggi di sole che spuntavano di solito nel cielo.

La  felpa grigio topo che Jakob mi aveva prestato mi copriva fin sotto le ginocchia ma non eliminava del tutto il freddo che sentivo sin dentro le ossa.

Mentre saltellavo lungo la costa raccoglievo le conchiglie che trovavo sulla sabbia e le infilavo in tasca.

Ogni tanto guardavo il mare sperando di intravedere la testa di Jake, magari sorridente e spensierata, proprio uguale a uella di cui ero perdutamente innamorata.

Vidi una conchiglia e mi piegai a prenderla. Ne vidi due, poi tre, erano tantissime.. Mi girai verso il mare, niente da fare. Mi ripiegai per terra. Quattro, cinque…… Questa era proprio  bella, era grande quasi quanto la mia mano, argentata e nera e aveva un piccolo buco al centro.

La portai in alto e guardai il cielo attraverso il buco.

Due mani calde mi afferrarono per i fianchi.

Era lui, sorridente e felice, come se avesse visto la cosa più bella della sua vita.

“Wow, questa è proprio bella”fece

“già” dissi “guarda che colori, credo si senta il rumore del mare”avvicinai la conchiglia al suo orecchio.

Jacob la prese senza smettere di sorridere “Mi spiace deluderti Nessie ma credo che il rumore che senti provenga dal vero mare”

“Però è bella”dissi.

Posò la testa sulla mia spalla e sentii il freddo pungente dall’acqua bagnarmi il collo.

Mi allontanai di colpo.

Solo allora mi accorsi che indossava solo un paio di pantaloncini bagnati.

“Jacob Blak, tu sei completamente pazzo. E pieno inverno, l’acqua è ghiacciata e sei tutto bagnato”

Lui sbuffò “ Nessie non ho freddo” E scosse la testa per togliere l’acqua dai capelli.

“Si ma viene freddo a me vedendoti così”

“ questo cambia le cose” disse serio

Feci per togliermi la felpa grigia che mi aveva prestato per darla a lui  ma quasi mi saltò addosso

“Eiii eiii eiii, ferma la, che stai cercando di fare”

“cerco di non farti prendere una broncopolmonite”

“si, certo, così la prendi tu. Piuttosto hai freddo ?”

Si che avevo freddo, ero completamente gelata, specialmente dal momento in cui la mia stufa era ricoperta da uno strato di acqua fredda.           

“no, tranquillo, sto bene” Dissi

Si allontanò di qualche passo, si mise a braccia conserte e mi guardò con un espressione perplessa, come se mi stesse studiando. Poi scoppiò a ridere.

“ Ma perfavore,questa l’hai presa da tua madre. Non riesci a mentire, sei troppo..... mansueta e innocente. Se sei un angelo d'altronde, come pretendere che diventi una bugiarda cronica. Lo sai, hai le labbra viola e stai tremando dal freddo”.

Incrociai le braccia mordendomi la lingua pensierosa, poi alzai lo sguardo e lo fissai con un sorrisino sarcastico

“Non mi definirei esattamente un angelo,!!”

Cominciai a correre ridendo, scalciando la sabbia che ritrovavo sotto i piedi e schivando le pietre che riempivano la spiaggia. Mi avvicinai sempre di più alla costa e inciampai su un sasso anche a causa dell’enorme felpa che mi impediva di muovere le gambe.

L’impatto con l’ acqua fredda che  mi aspettavo non arrivò. Al suo posto sentii due braccia solide e calde afferrarmi  la schiena. Non avevo ancora smesso di ridere,le guancie mi facevano male e l’odore di salsedine bruciava nel naso.

Anche Jake rideva fissando i miei occhi con sguardo adorante.

“Tu sei proprio fuori” mi disse e fece per rimettermi giu .

“No”Urlai e lo attirai a me .Volevo godermi il calore del suo corpo ancora un po. Ormai l’acqua si era asciugata.

“E meno male che non avevi freddo”  disse stringendomi.

Mi allungai verso le sue spalle cercando di aggrapparmi. Ero una cosina minuscola in confronto a lui, nonostante avessi addosso una felpa che raddoppiava lo spazio che di solito occupavo. Solo in quei momenti mi sentivo a casa, nessuno mi poteva fare del male, nemmeno i mantelli grigi che sognavo solitamente la notte, era impossibile non sentirsi protetti vicino a jake.

Mi sistemai  tra le sua braccia e respirai l’odore intenso della sua pelle.

Sapeva di salsedine, muschio e rame.

Avvicinai  le labbra al suo braccio, ne  percepii l’odore più intenso.

Tagliai  appena appena la pelle con i denti, giusto il necessario  per sentire il sapore del sangue. Non era certo il sapore migliore che avessi assaggiato ma è quello che avrei voluto di piu,  era quello che mi ricordava lui. Quello con cui avrei voluto vivere.

Il tempo di spostare le labbra che la piccola ferita era già rimarginata.

“Aia”Fece lui per fare le vittima ma sapevo di non avergli fatto male

“spiegami”disse “Siamo andati a caccia 2 giorni fa e hai già sete?”

“Non ho sete, volevo sentire il tuo sapore”

Lui rise

Avvicinai la mano al suo viso, respirai l’odore della sua pelle e gli feci vedere quel momento dal mio punto di vista. Gli feci capire il modo in cui mi sentivo, e la voglia che avevo di stringerlo ancora più forte.

Poi l’immagine cambiò. Adesso il suo viso si avvicinava sempre di più al mio, lentamente.

Jacob non aspetto che la visione finisse. Mi prese la mano che stava sulla sua guancia e se la mise sul petto, poi l’immagine che avevo creato continuò e mi ritrovai a baciarlo.

Quel momento era molto meglio viverlo realmente che immaginarlo, e anche Jake era dacordo con me, sentivo il suo sorriso sulle mie labbra.

Poi non so per quale ragione si allontanò da me.

“Sai, se lo sapesse tua madre mi ammazzerebbe” Ma non era pentito, sorrideva ancora.

Sbuffai e mordicchiai ancora il suo dito.

“Ne vuoi un altro po?”E indicò il suo collo.

Feci finta di saltargli addosso e lo baciai sotto la mascella.

Improvvisamente un urlo arrivò dal bosco dietro la spiaggia.

“Nessie, Nessie” gridò la voce di una bambina

Feci appena in tempo ad aprire le braccia che mi ritrovai in braccio una ragazzina paffutella .

“hei Clare, che è successo”dissi accarezzandogli i capelli.

“Quill mi vuole portare da zia Emily, io non voglio” protestò.

“e adesso dove sta lui?”

Qualche secondo dopo, Quill spuntò fuori dal bosco con il fiatone.

“mamma… mia ….come….. corre…”

“Clare non fare storie e ascolta Quill” Disse Jacob in tono serio e scontroso.

Lei rispose con una linguaccia e si aggrappò ancora di più a me

“Uffa Nessie,a me non mi piace che Quill se ne va,io li voglio taaanto bene ma lui non vuole stare con me, mi manda via”

“Credo che sia impossibile” disse Quill con occhi adoranti e si mise Clare sulle spalle “ A me piace tantissimo stare con te ma adesso dobbiamo andare da Emily”

“Mi dispiace vederla così” dissi “Lasciala a noi, quanto tempo devi stare fuori?”

“Jake guarda che devi andare anche tu , Sam ha sentito odore di vampiri e ci ha chiamato, per questo sono venuto qua”

“scusa ma non avrebbe dovuto avvertire prima me, sono io l’alfa ”disse offeso.

“Quando è stata l’ultima volta che ti sei trasformato?” disse in tono ovvio. “Stai sempre con Renesmee, come faceva ad avvertirti?”

Io arrosii.

“In un certo senso…..    però non credo che ci sia pericolo. Dai Cullen 3 giorni fa è arrivato Demetri. Hai presente il succhiasanque che segue la gente, quello dei Volturi. Ma sembra che sia venuto in pace”

“tu stai proprio dormendo Jake.

Lo sappiamo da giorni. E’ un altro odore quello che abbiamo sentito. Dai lascia Nessie da Emily e vieni con me”

“Non  ho bisogno che mi lasciate da nessuna parte. So badare a me stessa”Risposi offesa.

Be ero più piccola di Clare ma questo non voleva dire che ero una bambina.

“già” fece Jacob sorridendo e stringendo le braccia attorno a me. “La mia piccola bambina grande” sbuffai e mi liberai dalla presa stufa di essere trattata come una poppante.

“Lasciate Clare da me, la tengo io per un po’” conclusi.

Un ululato squarciò il cielo.

 “Dai”sbuffò Jacob “Se non andiamo si incavolerà sul serio”

“Scusate, Noi come ci torniamo a casa, ci serve un passaggio, vero Clare?” e presi la piccola in braccio.

“Tu accompagnale dai Cullen, io vado a dire a Sam che  stai portando le “bambine” a casa”disse Quill.

“Eiiii”protestai.

Lui mi ignorò e cominciò a parlare

“Eii nessie, partitina a carte domani sera? Ci sarà annche Embry”

“Contaci”dissi battendo il cinque. Avevo un debole per Embry, era quasi un fratello per me, mi divertivo a prendere in giro Jake con lui, ed era uno dei pochi che non mi faceva sentire una bambina nelle mani di un enorme lupo buono.

Quill mi fece l’occhiolino e scomparve tra gli alberi insieme a Jacob. Tornarono dopo pochi secondi in forma di lupo.

Jake si sedette a terra per farmi salire e allungò il muso per aiutare Clare.

Strinzi la bambina fra le braccia e cominciammo a correre nel bosco.

“foooooorte”disse Clare “Quill non mi fa mai andare così veloce, dice che è pericoloso”

“Be allora reggiti forte, Jake è capace di farti vedere le stelle” Mi strinzi a lui che accelerò compiaciuto.   

 

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Capitolo 6
*** Una brutta, bruttissima sensazione ***


Una brutta, bruttissima sensazione

 

   (Dal punto di vista di Jacob)

 

 

Quella doveva essere la solita riunione  con il branco: un falò, un mazzo di carte, la ragazza che amo vicino a me e magari un po’ di  buon cibo preparato da Emily.

 Si quella doveva essere una sera come un'altra, se solo non avessi avuto in programma di dire al mio raggio di sole LA COSA PIU IMPORTANTE DELLA MIA VITA.

Non ero sicuro che l’avrei detta. Prima di tutto per lei, Nessie, avevo paura che la mia richiesta la confondesse, la spiazzasse.

Poi per Bella, la madre, la mia migliore amica. Le volevo un mondo di bene.

La situazione non era cambiata molto rispetto a 4 o 5 anni prima.

È vero, adesso non l’amavo più , adesso avevo la mia Nessie ma questo non voleva dire che le volevo meno bene. 

Era cambiato il sentimento, ma non la sua intensità. Non avrei mai voluto ferire Bella, la mia Bella, e avevo paura che QUELLO CHE AVREI VOLUTO DIRE QUELLA SERA, invece, l’avrebbe fatto.

Anche  per Edward ero preoccupato. Il mio Nemico, o quello che almeno avrei dovuto considerare un nemico.

La persona che fino a pochi anni prima odiavo e avrei voluto uccidere, e non solo perché era scritto nel mio destino ma perché ogni suo passo avanti, fino a poco tempo prima, ne comportava uno indietro da parte mia: lui possedeva Bella, io dovevo soffrire .

Lui l’avrebbe avuta per tutta la sua esistenza trasformandola in qualcosa di più simile a se steso, io l’avrei persa per sempre vedendola cambiare in un essere che era molto ma molto diverso da me e che probabilmente avrei odiato per la vita .

Adesso la situazione era molto cambiata, ci ritrovavamo a proteggere la stessa cosa: Renesmee, ma questa volta c’era spazio per tutti e due, nessuno doveva farsi da parte.                       

 Lo consideravo  un amico come, d’altra parte, lui considerava me e credevo che LA NOTIZIA CHE AVEVO INTENZIONE DI DARE  l’avrebbe fatto cambiare opinione.

Non era la prima volta che ragionavo sulle conseguenze della MIA DECISIONE, a dir la verità era un pensiero fisso nella mia testa da quando era nata Renesmee, quando  pensavo che ogni secondo  per la sua breve vita fosse un’ eternità, quando non sapevo che invece avrei potuto passare tutta la mia infinita vita con lei.

Gli unici a conoscenza della mia decisione erano i miei fratelli.

Ovviamente volevo mantenere il segreto ma loro me lo avevano strappato dalla testa.

Non era solo il mio branco ad esserne a conoscenza ma anche quello di Sam.

 In realtà non esistevano nemmeno due branchi. Quando la faccenda dei Volturi si era conclusa  tre anni prima io volevo rientrare nel mio vecchio branco e ridare il posto di maschio Alfa a Sam. Nel momento in cui avevo provato a farlo mi ero accorto che continuavo io ad essere l’alfa, il branco rispondeva ai miei ordini e non a quelli di Sam, non perché fosse diventato infedele al suo vecchio capo ma per una questione di sangue, era più forte di loro. Allora mi feci  da parte e creai il mio piccolo branco come era stato fino a quel momento. Dopo pochi mesi mi accorsi che potevamo sentirci tutti tra di noi, non solo io e Sam come era  accaduto prima.  Percepivo i pensieri di Seth come quelli di Paul e rispondevano tutti ai miei ordini come tutti rispondevano agli ordini da Sam, in pratica si era creato un branco con due Alfa e fino a quel momento c’è l’eravamo cavata alla grande.

Quindi  tutti i licantropi erano a conoscenza di CIO CHE VOLEVO DIRE a Renesmee e la maggior parte di loro non era d’accordo, la consideravano una pazzia e la cosa peggiore era che probabilmente avevano ragione.

 Avevo ordinato loro, però, di non farne parola con nessuno.

E adesso ero li, davanti alla sua piccola casa grigia di mattoni, ansioso come non mai.

La mia temperatura che solitamente raggiungeva quarantadue  caldissimi gradi quel giorno sembrava arrivare fino ai quarantacinque per l’agitazione.

Controllai  per l’ennesima volta di avere in tasca la conchiglia argentata e nera che Nessie aveva trovato in spiaggia. Avevo aggiunto un cordoncino di cuoio passante per il buco e avevo fatto un incisione all’interno: per sempre tuo, per sempre mia.

Era tutto il giorno che ragionavo sulle parole da  incidere all’interno della conchiglia ma la maggior parte delle altre frasi che avevo provato a scrivere erano sdolcinate e poco chiare. Alla fine avevo optato per una frase incisiva e sincera, qualcosa che potesse veramente ricordargli di me senza fare troppi giri di parole. Non vedevo l’ora di consegnargliela.

Rimisi la conchiglia nella tasca maneggiandola delicatamente e fissai la casa.

All’interno di questa si sentiva canticchiare.

Mi avvicinai alla porta che era aperta, afferrai la maniglia ed entrai.

Edward e Bella erano andati a caccia, in casa c’era solo lei pronta per andare alla festa.

Mi diressi verso la sua camera cercando di non fare rumore. Non si accorse subito di me, canticchiava allegramente seduta a gambe incrociate davanti a uno specchio. I suoi ricci di bronzo le ricadevano sulle spalle, a ogni sua mossa ondeggiavano assieme a lei. Poi prese alcune ciocche in mano cercando di intrecciarle. Alice non voleva che si legasse i capelli, diceva che era uno spreco con i ricci che aveva Nessie. Ogni volta che Bella d’estate cerava di legarglieli per paura che sentisse caldo, Alice cominciava a ringhiare furiosa. Oggi che la zia non la vedeva voleva provare a legarli da sola, ma i suoi tentativi non sembravano funzionare, mi faceva ridere, era divertente guardarla. Aveva le sopracciglia aggrottate per la concentrazione.

Dopo un po ci rinunciò, sbuffo e alzò lo sguardo sullo spacchio.

Appena si accorse di me mi sorrise piena di gioia.  

Che bello vederla serena e felice, l’esatto contrario di come mi sentivo in quel momento, confuso e affascinato mentre cercavo le parole per DIRE CIO CHE VOLEVO.

“mi sa che hai qualche problema, vero amore?”Feci io.

Mi sedetti dietro di lei e iniziai a intrecciarle i capelli. Ero abbastanza bravo, Billy mi aveva insegnato a intrecciare i fili di cuoio. Poi gli sfilai due nastrini verdi che aveva in mano e li legai alla fine di ogni treccia.

Si girò velocemente e mi diede un bacio leggero.

“Adoro queste serate, hanno qualcosa di magico”

“Già” feci io “ se tu definisci magico passare tutto il tempo a progettare insieme a Embry il modo per battermi a Briscola”

Lei rise.

“Sai” dissi “anche tua madre definiva magiche queste serate, diceva che tutto cio che riguardava i lupi era magico”

Lei spalancò gli occhi.

“Mamma è stata a una riunione del consiglio?e i vampiri potevano andare?”

“Devi tener presente che tua madre non era un vampiro fino a tre anni fa ed era quasi una di famiglia per il branco.”

“Io non la ricordo, come era mamma da umana?”chiese lei incuriosita. Vedevo nel riflesso dei suoi occhi la Bella umana che immaginava fosse sua madre.

 A volte succedeva, specialmente se provava forti emozioni. Ciò che pensava veniva riflesso nei suoi occhi, Era convinta che facesse parte del suo potere. A lei  però dava fastidio, diceva che in quello stato era impossibile mantenere qualche segreto. Immaginavo fosse già dura sopportare l’intrusione di Edward tutto il giorno. Mi ricordava Bella quando si lamentava dichiarandosi un libro aperto .

Nonostante Avrei fatto qualunque cosa per Nessie e l’avrei assecondata su tutto non potevo negare che adoravo poter vedere quello che gli passava per la testa.

“Be, Bella era la stessa di adesso, solo che aveva gli occhi color cioccolato come i tuoi, era pronta a inciampare dappertutto e soprattutto puzzava di meno,”

Lei rise e io  la seguì a ruota.

“secondo me avete un buono odore tutti e due.” Disse con sguardo perso. Nei suoi occhi erano apparsi un barattolo di miele con fiori di lillà e un bosco pieno di legna e muschio.

“Lo sai, gli somigli tanto, molto più di quanto tu possa immaginare”

“Mi piace l’idea di somigliare a mia madre” sorrise lei

“E fai bene”Dissi io”Solo che tu sei più bella” Gli feci il solletico sulla pancia.

Rise a crepapelle finchè non cercò di sfuggirmi e provò ad alzarsi.  Quando il suo sguardo però incrociò il mio, nei suoi occhi si accese una scintilla e mi fissò allarmata.

“Ehi Jake” disse preoccupata posandomi le dita fredde sulla guancia “Tutto a posto? Sembri teso”

Mi poggiò le mani sul collo e cercai di rilassarmi. Non mi ero certo scordato del DISCORSO che dovevo fargli. La presi per la vita e l’attirai a me.

“va tutto benissimo, amore mio”. E la baciai.

Se solo quel bacio glielo avessi dato poco tempo prima probabilmente mi avrebbe preso per un pazzo. Probabilmente mi avrebbe dato un pugno, proprio come sua madre, ma lei non si sarebbe fratturata una nocca.

Sei mesi prima lei mi considerava solo un buono, buonissimo amico, per lei ero il suo braccio destro, suo fratello maggiore, il suo maggior confidente, e per me non era poco. 

Io desideravo soltanto averla per me in qualsiasi forma questo avvenisse, ma solo adesso, nel momento in cui avevo la certezza che  mi amava ero pienamente felice.  

Mi spinse verso il letto dietro di me. Nonostante fossi molto più forte di lei mi lasciai trasportare.  Mi sarei fatto trasportare ovunque da lei.

Sentii il tessuto ruvido delle lenzuola grattarmi il collo e le sue mani lisce infilarsi dietro la schiena per stringermi in un abraccio. Quello era il momento giusto per DIRGLIELO. La sollevai e la appoggiai sul letto accanto a me senza smettere di baciarla.  Si era  proprio il momento, dovevo solo trovare il coraggio. Presi un bel respiro per parlare ma un ululato trapasso le pareti della casa.

Le labbra sopra lei mie formarono un sorriso e cercarono di parlare.

“Questo è Embry, Mi sta spettando, è pronto a prenderti in giro”.

“E tu che ne sai che voleva dire, Per caso sei un lupo?”.

“Perché ho ragione?” Fece lei

Alzai le spalle in segno di sconfitta e lei sorrise.

Si alzò e corse fuori di casa quasi a velocità da vampiro, dopo qualche attimo la seguì.

Aperta la porta fece due ruote in aria evitando di pochi centimetri un abete, atterrò su un masso e si mise in cammino dietro di me. Dopo qualche istante mi acorsi di averla persa di vista.

Mi girai allarmato ma non vidi niente.

“Nessie” urlai cercando di mantenere un tono tranquillo “ dove diamine sei, siamo in ritardo”.

Poi da dietro le mie spalle vidi un lampo. Renesmee aveva appena fatto un salto da un albero ad un altro poco distante. Facendo zig-zag nella foresta, con cinque balzi colmò la distanza che c’era tra noi e atterrò dritta dritta sulle mie spalle.

“prima o poi mi farai impazzire” dissi io senza aver ancora smaltito la tensione.

“Quando esco mi devo sfogare. La casa è piccola e fragile e sembra che qualunque mossa io faccia  possa distruggerla.”

“heii piccola, non tirartela, io sono più forte di qualsiasi vampiro, figurati  se non lo sono di una piccola vampirastra senza muscoli”Dissi scherzando.

“Già,”Fece lei ancora issata sopra la mia schiena, portando il suo piccolo braccino vicino al mio che era dieci volte il suo.

Quando fummo davanti a casa di Emily prima di scendere dalle mie spalle avvicinò la sua bocca all’orecchio. Sentii l’alito fresco sul collo.

“Sei troppo teso, secondo me nascondi qualcosa.” Sussurrò.

Prima che me ne accorgessi scese e corse vicino al fuoco dove si trovavano la maggior parte dei miei fratelli. Compreso Embry.

Io rimasi imbambolato come un cretino, con la mano ancora sul collo e gli occhi spalancati.

“Jake?” sentì una voce ronzarmi nell’orecchio.

“Jake stai bene?” abbassai lo sguardo e vidi Cody, l’ultimo che si era unito al branco. Aveva appena tredici anni, era un ragazzino simpatico e vivace con i capelli lunghi sempre raccolti in una coda. Quando io e Sam gli avevamo detto di tagliarli si era rifiutato, diceva che li teneva così da quando era piccolo e noi non ce l’eravamo sentita di imporglielo come ordine. Ogni volta che si trasformava però non ci vedeva niente, gli occhi erano totalmente coperti dal pelo.

“Heii fratello, che brutta cera che hai” Mi diede una pacca sulla spalla.

“Tutto a posto Cody, solo un po di stanchezza”

“Vedrai che appena arriva il cibo che ha preparato Emily ti passa. Da la dentro esce un odore…… e poi Quill è andato a prendere qualche bibita, vuoi?” disse porgendomi due bottiglie di birra. Ne aprì una e cominciò a berla ingordamente. Accettai la bottiglia.

“Tu non potresti bere questa roba”

“gia, si, sono troppo piccolo eccetera eccetra, risparmia la ramanzina. Me la gia fatta Sam” disse in tono scocciato allontanandosi ad ogni parola.

Mi avvicinai al falò dopo qualche richiamo e vidi Nessie chiacchierare con Embry”

“Hei amico”fece lui ironicamente, sapeva gia il perché della mia ansia

 “La tua ragazza dice che sei strano oggi, chissà per quale motivo?”

“Ooo, perché era oggi, e come andata?”disse Seth.

Lo fulminai con lo sguardo.

“Capito scusa, ancora niente”

“Ancora niente cosa?”Disse Renesme incuriosita. Mi sedetti a terra vicino a lei che mi cinse le spalle.

“Roba tecnica del branco,niente di importante”. Tagliai corto

“Gia”fece Quill soffocando una risata.

“A proposito di roba tecnica, prima della festa c’è la parte burocratica. Allora, qualcuno ha scoperto qualcosa sulla vampira che abbiamo sentito ieri?”
“Io continuo a dire che ho già sentito l’odore tre anni fa, quando c’è quasi stata la battaglia, secondo me fa parte dei volturi.” Disse Jared deciso.

“Alice avrebbe visto la decisione dei Volturi se fosse così vero  Jake?”

Non stavo seguendo molto la conversazione, pensavo al momento in cui avrei dovuto consegnare la conchiglia a Renesmee.

“Credo di si”risposi confuso “Ma in questo periodo Alice ha delle falle, tutte le decisioni prese dai Volturi che hanno portato Demetri da noi lei non le ha percepite.”

“Cosa pensano i Cullen a proposito della Vampira sconosciuta?”

Mi ero completamente dimenticato di avvertire i Cullen.

“Be, in realtà io…… non glielo detto, non pensavo fosse necessario, non sappiamo se fosse qui per noi”

“Jake, Nessie ti sta facendo fumare il cervello”Disse Cody. “guarda che non scappa, puoi vederla quando ti pare, possibile che non hai trovato dieci minuti per avvertire i Cullen”

Quando smise di pronunciare quelle parole, sentì come un vuoto dentro al petto, doloroso e profondo. Avevo la sensazione, anzi no, la certezza che Cody avesse detto il falso, come se quella clessidra infinita che delimitava il mio tempo assieme a la mia Nessie, stesse miracolosamente esaurendo la sua sabbia. Non era vero che avrei potuto vederla quando mi pareva.

Guardai il viso di Renesme  rosso dalla vergogna, ma non preoccupato o ansioso, lei non aveva la mia sessa sensazione.

“ooh si certo, farò più attenzione” conclusi.

Poi tutti cominciarono a chiacchierare. Io mi girai verso Nessie.

“Tutto a posto tesoro?”chiesi a bassa voce.

“certo,tutto bene” rispose lei confusa dalla mia domanda.

“Ok, ok” disse Sam “Credo che il momento delle chiacchiere sia finito. Amore, qua è tutto pronto, puoi iniziare”

Emily usci dalla casa con tre teglie in mano. Il profumo di carne arrosto arrivò fino al mio naso ma invece di scatenare in me una violenta fame come era accaduto a tutti i presenti, mi si rivoltò lo stomaco, avevo ancora quella strana sensazione che tutto stesse per finire.

Emily socchiuse la porta alle sue spalle con un piede e si diresse verso il falò intorno al quale c’eravamo noi.

Tutti cominciarono  a mangiare, persino Nessie, che di solito non gradiva il cibo solido, aveva in mano uno spiedino di carne, Evidentemente quell’odore che non mi allettava molto doveva essere ottimo.

“Emily.tu.sei.un .genio, questa roba è pazzesca” disse Seth riempiendosi di polpette.

Mi girai verso Renesmee che mangiava con gusto il suo spiedino, quando si accorse che la stavo guardando arrossì impercettibilmente. Poi sorrise

“Questo è davvero strano, tu che non mangi del cibo preparato da Emily, sicuro di non volerlo assaggiare?”Mi disse porgendomi lo spiedino che aveva in mano.

Basta non potevo più aspettare, se la mia sensazione aveva un fondamento dovevo DIRGLIELO adesso.

“Nessie, tesoro mio devo dirti una cosa importante.” Mi alzai trascinandomi anche lei, andai in mezzo alla boscaglia.

Mi guardò con sguardo allarmato.

“Lo sapevo che avevi qualcosa , cosa diamine……”

“ Tu mi ami?“ la interruppi.

Posò la piccola mano sulla mia guancia.

MA CERTO CHE TI AMO disse silenziosamente NON HAI BISOGNO CHE TE LO DICA.

Mi dimenticai della festa, dei miei fratelli che mi aspettavano a pochi metri di distanza e della sensazione che avevo avuto di perderla poco prima.

Accarezzai la mano che aveva posato sul mio viso e strinsi più forte la collanina con la conchiglia che avevo in tasca, pronto a tirarla fuori.

“Allora devo dirti una cosa, La cosa più importante di tutta la mia vita, e probabilmente anche della tua…………………………."

 

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Volevo ringraziare di cuore le persone che seguono la storia, Karman e diciasette che l'hanno inserita nelle storie da ricordare, Sweet Isabella Cullen che ha inserito questa storia tra le preferite e kekka cullen, giucullen e diciasette che hanno recensito.

Sono pochissime persone , ma per me sono importanti. Vi prego lasciate commenti, anche negativi se credete sia necessario.

 

 

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Capitolo 7
*** Una nuova melodia ***


     Una nuova melodia

 

Nonostante l’arrivo di Demetri, in casa Cullen tutto sembrava normale.

Emmet e Jazz stavano guardando uno stupido reality in televisione.

Alice stava giocando a scacchi insieme a Rose, con faccia annoiata, era la tredicesima volta che vinceva in un giorno.

Edward suonava il pianoforte alternando la canzone preferita di Esme e la mia ninnananna.

Qualche volta cambiava completamente con una melodia che non avevo mai sentito, era bellissima.

Alice sosteneva che fosse una ninnananna che stava componendo da un paio di giorni per Renesmee perché ogni tanto un pezzo di canzone spariva ma non avevo mai chiesto a Edward se fosse realmente così.

Carlisle chiacchierava con Demetri sul divano, probabilmente sperando di cavarne fuori qualche informazione importante sui Volturi.

Io sedevo a terra accanto al pianoforte, Ascoltando la musica di Edward. Ogni tanto mi guardava e sorrideva, senza smettere di suonare e io rispondevo affascinata dalla melodia.

Tra una canzone e l’altra però pensavo a mia figlia, erano le tre del mattino, e non era ancora arrivata. Non ero molto preoccupata però, sapevo che le riunioni del branco duravano parecchio e se c’era Jake con lei non le sarebbe successo niente. Ero solo curiosa di sapere cosa stesse facendo, magari si era addormentata davanti al fuoco, proprio come era successo a me qualche anno prima e Jake l’aveva portata a casa sua per non svegliarla.

La canzone preferita di Esme si trasformò nella melodia sconosciuta, questa volta però era più cupa, più triste, ma sempre bellissima.

Lo interpretai come un presagio. Mi alzai e mi diressi verso la porta di casa, la aprii e uscii alla luce tenue della luna.

Mi sedetti sul primo gradino di casa con la testa tra le gambe e ispirai più che potevo, volevo sentire ogni singolo odore.

Il muschio nella foresta, la legna bagnata dalle gocce di pioggia del giorno prima, l’aroma di qualche cervo in lontananza e l’inconfondibile scia di mia figlia.

Rimasi di stucco e sospesi il respiro a metà.

“Mamma” sentii sussurrare in lontananza.

“Ho bisogno di un favore”

Lungo il viale, dietro un albero di cedro vidi spuntare la testa di Renesmee. Corsi da lei.

Alla luce  della luna intravidi l’espressione che aveva in viso: era pensierosa, strana. Un misto tra  la gioia più immensa e la tristezza piu sconvolgente. La confusione che provava era contagiosa, le tremavano le mani sia per il terrore che per trattenere la felicità.

Le accarezzai una guancia.

“Hei mamma, papà da qui mi sente?”

“No amore, credo di no, perchè?”

“Devo un attimo riflettere su una……cosa prima di comunicargliela,  ho bisogno di un po di tempo. Mi puoi coprire?”

“ Ma certo, hai tutto il tempo che vuoi” Estesi il mio scudo finchè non vidi la sua luce all’interno della mia area di protezione.

Lei si sedette a terra, a gamba incrociate sulle felci umide. Io la imitai.

“Mamma secondo te io sono………piccola?”Guardava un punto fisso nel vuoto.

“Dipende che intendi amore. Si tu sei giovane, hai pochi anni, ma non so se l’età per te sia valida.” Risposi senza capire dove volesse arrivare.

“No, intendevo, secondo te io sono capace di prendere decisioni importanti, adesso?. Decisioni che possono cambiare tutto il mio futuro o sono troppo…………………immatura?”

Mi morsi il labbro pensando a una risposta. Dopo qualche secondo parlai.

“Sai, io ero poco più grande di te quando ho iniziato a prendere decisioni importanti per la mia vita, sempre se la mia crescita può essere paragonata alla tua.

Quando ho conosciuto tua padre avevo diciassette anni,dentro mi sentivo una bambina ma quando devi affrontare certe cose le affronti e basta, non pensi a quanti anni hai. La prima grande decisione è stata quella di fidarmi di Edward. Non era semplice sai, io ero umana, avevo una visione del mondo molto ridotta, per me è stato uno scok, specialmente quando mi sono trovata davanti a……… certe situazioni molto dolorose o estreme. Sono andata in contro a lui certa che ad aspettarmi ci fosse la morte una volta, quando tuo padre aveva cercato di lasciarmi credendo che questo mi avrebbe salvata dalla sua natura.

Un’altra decisione importante fu quella del matrimonio. Quando hai appena diciotto anni è difficile fare un passo del genere.”

“Diciotto”sussurrò lei con un sorrisino sarcastico alzando gli occhi al cielo. Continuai facendo finta di niente.

“Ma il matrimonio era legato a un’altra decisione. Io volevo passare molto più tempo di una singola vita con tuo padre, mi sembrava un tempo ridottissimo dopo tutto quello che avevo sopportato. Volevo essere un vampiro per avere Edward tutta l’eternità e per essere trasformata da lui dovevo prima sposarlo, avevamo fatto un patto.

Nonostante quella della metamorfosi fosse la scelta più difficile e radicale, era anche quella di cui ero più convinta, dovevo buttarmi alle spalle tutta la mia vecchia vita, ma quello che mi aspettava dopo era ciò che volevo, e ne ero sicura.

Adesso non ho rimpianti, certo,

 

 

 alcune cose mi mancano ma sono contenta delle decisioni che ho preso e se potessi tornare indietro rifarei tutto allo stesso modo.

Ma lo sai perché io posso dire di non aver mai preso le decisioni sbagliate? Perché tutte erano dipese dall’amore e io l’ho seguito cecamente, senza esitare.

Ora, non credo ci sia bisogno della tua conferma per capire che in questa decisione da prendere ci sia di mezzo Jacob” Lei arrossì e trattenne un sorriso.

“E non voglio nemmeno chiederti quale sia la scelta che devi fare, primo perché probabilmente non me lo diresti e secondo perché so che prenderai la strada giusta.

Un ultimo consiglio però, gli altri, per quanto ti siano vicini, non potranno mai capire veramente cosa è giusto per te, persino io, che sono tua madre probabilmente se me lo chiedessi ti direi la cosa sbagliata, guarda Edward per esempio, qualche anno fa si è allontanato credendo fosse la cosa giusta per me ma ha creato solo dolore a entrambi. Quindi, lascia perdere me che il giorno della festa mi sono arrabbiata parchè hai baciato Jake, lascia perdere quella vocina dentro di te che ti dice di pensare a cosa direbbero le altre persone. Quando mi dovevo sposare non l’ho fatto e stavo per fare la scelta sbagliata.

Segui il cuore e basta, ascolta solo quello che dice lui.”

Sembrava persa, ancora confusa mentre ragionava sulle mie parole. Piano piano però una lucina si accendeva nei suoi occhi, stava iniziando a capire. Portò le mani alla gola stringendo un ciondolo. Solo allora mi accorsi di cosa portava al collo. Un conchiglia argentata, molto bella, con delle striature nere.

Sulle sue labbra apparve un sorriso smagliante.

“Gia”disse come se fosse una cosa ovvia.

“è una cosa così semplice, perché non ci ho pensato prima”

Chiuse gli occhi felice. Adesso la confusione e la tristezza che c’erano poco prima si erano trasformate in gioia purissima.

Era serena,allegra. Sapevo di averla spinta dritta dritta tra le braccia di Jake ma non ero pentita, anzi ero felice.

“Grazie mamma,sapevo che mi avresti aiutato”

Ci alzammo e mi strinse in un abraccio. Da dietro la sua testa vidi un lampo fulmineo, una macchia di colore muoversi veloce fra gli alberi. Un vampiro.

Presa dall’entusiasmo del momento non gli diedi molta importanza.

Nessie si staccò da me e mi fissò.

“Però avrei bisogno di un altro favore, mi potresti coprire con lo scudo, adesso che andiamo dentro?”

“Ma certo, potrai avvertire me e tuo padre quanto vorrai”

Ci dirigemmo verso casa dove non era cambiato niente, tutti facevano le stesse cose di quando ero uscita.

Appena ci sentì entrare, Edward cambiò immediatamente canzone, suonando la mia ninna nanna. Evidentemente non voleva far sentire a Renesmee la sua melodia  finchè non l’avrebbe finita.

Nessie corse da Edward e l’abbracciò.

“Hei piccola”disse lui. “passato una bella serata?”

“Stupenda, fece lei “ho mangiato tantissima roba e adesso mi è venuta sete”

“Facciamo una cosa. Domani andiamo a caccia solo io te e mamma. Non credo che il tuo lupo si offenderà”

“Credo che per lui vada bene” rispose lei ridendo.

Ad un certo punto la voce squillante di Alice emerse tra quelle presenti nella casa.

“Finalmente”Sbuffò lei “Ti prego Nessie vieni a giocare a scacchi con me, almeno non vedo le mosse che fai, con Rosalie è una noia”

“Hei” Protestò Rose “non sarò una veggente ma sono brava a giocare a scacchi”

Renesmee raggiunse le zie e iniziò a giocare.

Edward mi fece andare vicino a lui, chiamandomi con un gesto della mano. Mi sedetti sulle sue ginocchia.

“Per quale motivo stai coprendo Nessie? Stavo cercando di capire di cosa avete parlato fuori ma non ci sono riuscito, mi sembra strana”
“Quando vorrà dirtelo te lo dirà, lasciale un po’ di tempo”

Dopo pochi secondi un lupo ululò fuori dalla porta. Renesmee svolazzò fino a noi. Ci diede un bacio leggero sulla guancia e velocemente, troppo velocemente, uscì da casa.

Io e Edward ci guardammo.

“è completamente matta” disse lui in tono affettuoso.

“No, è innamorata, e quando uno è innamorato farebbe di tutto”.

Ispirò lentamente guardandomi con un sorrisetto provocante.

“Gia”fece, e mi baciò stringendomi a se, infischiandosene delle persone che stavano in quella stanza.

Il tempo ci sfuggì di mano, non so quanto ne passò prima che mi staccai da lui.

Poi mi venne in mente la domanda che volevo fare sulla ninna nanna di Renesmee.

“Quella canzone la stai scrivendo per nostra figlia?  È veramente stupanda! ”

“SI, vuoi sentirla?” Mi chiese.

Appoggiai la testa alla sua spalla in attesa che le mani di Edward cominciassero a danzare sul piano.

Dopo qualche minuto che quelle meravigliose note riempirono la stanza, un ululato straziante squarciò il cielo.

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Grazie ancora alle persone che seguono la storia e la commentano.

E vi prego, recensite, recensite, recensite, recensiteeeeeeeee.... Ne ho veramente bisogno.

 

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Capitolo 8
*** Ululati strazianti ***


Ululati strazianti

 

Non era un normale ululato,era un suono agghiacciante, straziante. Un urlo di dolore.

Jake guaiva in lontananza arso dalla disperazione.

Non sembrava in cerca di aiuto ma solo desideroso di sfogarsi.

Il dolore che provava era contagioso, mi sentì subito male.

Fissai Edward terrorizzata.

“che cosa… che cosa è successo, sta male, è ferito”mi mise una mano sulla bocca.

“Non so, non riesco a sentirlo, è troppo lontano.” Sembrava teso.

Carisle mi fu subito vicino.

“Cosa succede a Jacob’” chiese preoccupato.

“Sembra disperato” Intervenne Alice.

Jasper le fu acanto e le cinse la vita.

“Tu puoi anche non sentirlo Edward, ma io si, è completamente logorato dal dolore”. disse.

Un altro ululato agghiacciante spezzò il silenzio. Urlai in preda all’ansia.

“Non…non c’è la faccio, io devo andare non posso……… io non posso permettere… Jake “

Mi precipitai fuori e iniziai la corsa seguendo la scia di Jake ma non servì molto. I guaiti e le urla facevano da traccia perfetta. Non mi fermai a vedere se Edward o il resto della famiglia mi avesse seguita, volevo solo andare a soccorrere Jacob, dagli ululati sembrava stare davvero male.

Poi mi venne in mente che insieme a lui c’era mia figlia. Accelerai cercando di trattenere i miei pensieri.

Lo trovai in forma di lupo accasciato a terra, sembrava morto.

Guaiva disperato, come se lo avessero torturato.

Cercò di alzarsi da terra. Prima una zampa, poi l’altra, si tirò su a forza, tremante ma appena si mise in piedi vacillò e si accasciò sul suolo di peso. Ululò ancora di dolore.

Corsi da lui e mi sedetti.

“Jake, cosa diamine ti è successo”Gridai. “Che ti hanno fatto,che cosa………” Sentì un liquido denso scendermi lungo il braccio. Alzai la mano che fino a pochi secondi prima era appoggiata sulla sua pelliccia. Il suo sangue aveva creato una pozza tra le felci. 

Avevo la voce tremante.

“J-Jak-ke”sussurrai guardandolo negli occhi, anche quelli pieni di disperazione.

Ululò ancora e con una zampata mi spinse via facendomi sbattere contro un albero a trenta metri di distanza.

Edward mi corse in contro, con lo sguardo in preda al dolore, la copia esatta di quello di Jacob.

Tutta la famiglia mi aveva seguita fino a li, compreso Demetri.

Non me la presi con lui per avermi catapultato su quell’albero, mi girai verso Edward.

“Hei, cos’ hai tu, cosa ha Jake?”

Non mi rispose per qualche istante.

“Lei non, lei non c’è, lei è……” Il lupo ululò ancora.

Improvvisamente mi accorsi di una persona che mancava all’appello.

Renesmee doveva essere con Jacob, perhè non era li?

“Lui non sta male per la frattura, lui sta male perché lei non c’è, lei è stata……”Fece Edward senza concludere

“Quale frattura, chi è che non c’è?”Lui non rispose, cadde a terra, in ginocchio.

“Heii”Urlai disperata, scotendolo più forte che potevo.

“Bella, Renesmee è stata rapita”.

Ed eccolo, l’ululato più agghiacciante che avessi mai sentito, molto più dei precedenti.

In quel momento avrei tanto voluto poter piangere, gli occhi gonfi e pesti all’assenza delle lacrime bruciavano, ma mai quanto la ferita che mi si era aperta in quel momento dentro al petto.

Mi sedetti a terra e portai le mani alla gola, mi mancava l’aria nonostante non ne avessi bisogno per vivere, ma quella che mi era stata sottratta era essenziale, come se un pezzo di me fosse tornato umano.

Dopo qualche minuto mi avvicinai a Jake strisciando sui gomiti che intanto continuava a guaire. Mi stesi accanto a lui poggiando la testa sulla sua spalla ma questa volta non mi respinse. Affondai il viso nella sua pelliccia e intravidi una scena che mi diede un po’ di coraggio.

Nessuno osò aprire bocca, erano tutti occupati a consolarsi.

Carlisle passava la mano tra i capelli di sua moglie sussurrandole parole all’orecchio.

Alice era in braccio a Jasper con gli occhi spalancati e desiderosi di piangere come i miei.

Persino Demetri stava dando delle pacche sulla spalla a Emmet.

L’espressione che mi fece più paura però fu quella di Rosalie. I suoi occhi erano spenti, vuoti, le braccia strette al ventre come se anche quello adesso fosse un po’ più vuoto, il viso coperto dai capelli biondi e i denti bianchissimi e scoperti.

Non mi andava più di vedere quella scena. Mi strsi a Jacob e chiusi gli occhi, avevo un assoluto bisogno di piangere mia figlia.

 

 

 

 

Non so con precisione quanto tempo passò, ne come feci a passare quella notte senza morire lacerata dal dolore.

Ma perché tutti si comportavano come se Renesmee fosse morta?

Non era stata solo rapita?

Ero certa, però che ci fosse qualcos’altro. Se Renesmee fosse stata solamente rapita Jacob non l’avrebbe forse cercata all’infinito? Poi mi ricordai del sangue che zampillava dal torace, del suo tentativo fallito di alzarsi e delle parole di Edward: “Lui non sta male per la frattura, lui sta male perché lei non c’è”

Quindi Jake aveva una frattura, ecco perché non era corso dietro a Renesmee. C’era ancora speranza di ritrovarla.

Raccolsi la forza per aprire gli occhi e tornare alla realtà.  

La vista era coperta dal pelo di Jacob. Rimasi qualche secondo in quella posizione, sospirai. Sentii due braccia solide afferrarmi per le spalle.

“Heii amore” Edward sussurrò nel suo poco riuscito tentativo di nascondere il dolore. Jake stava dormendo, quindi cercai di non svegliarlo. Che fortuna che aveva, riuscire a sfuggire a quel dolore almeno per un attimo. Guardai il suo sangue incrostato sulla mia maglietta.

Mi sedetti a terra, sorretta da mio marito.

“Non devi fingere davanti a me, non serve”dissi appoggiando una mano sul suo viso.

“Voglio farti sentire meglio” mi fissava con sguardo tenero.

“Fatica sprecata” dissi cercando di non offenderlo. “ma infondo basta cercarla no? Cerchiamo la sua scia, dovrà pur essere da qualche parte”parlavo come una mitragliatrice, senza fermarmi, aspettando che nello sguardo di Edward apparisse anche una singola ombra della speranza che provavo mentre pronunciavo quelle frasi.

“Bella” disse lui lentamente, cercando di trovare le parole “non ha lasciato tracce. Sappiamo solo che è stata una donna, non c’è una scia, una  qualche prova. Ha ferito Jacob e se n’è andata portando con se anche Nessie, Persino Demetri ha detto che è impossibile trovare la traccia della donna”

Gli tappai la bocca.

“Senti , Edward Cullen, io non posso vivere senza mia figlia. Tu ti vuoi arrendere solo perché non riusciamo a trovare la scia della donna? Allora la cerco da sola, ho l’eternità davanti”

Mi alzai con decisione e Edward mi bloccò.

“No Bella, non hai l’eternità, chiunque abbia rapito Renesmee lo ha fatto con l’intensione di ……… ucciderla.

Che senso avrebbe senò?”

L’entusiasmo mi abbandonò ancora.

“Magari l’hanno rapita solo perché lei non è normale, perché è un ibrido, magari volevano scoprire qualcosa?

“Non sarebbe stato più semplice crearne un altro?”

Non volevo credere alle sue parole, mi rifiutai di ascoltare.

Poi mi accorsi che tutti erano spariti. Come avevo fatto a non accorgermene? Naturalmente quella notte non stavo dormendo, non potevo, anche se nulla mia vrebbe fatto più felice in quel momento, avevo semplicemente gli occhi chiusi per staccarmi un attimo dal resto del mondo.

Guardai Jake, anche nel sonno sembrava soffrire. La ferita si era chiusa ma il sangue nero era incrostato al terreno.

“La frattura è abbastanza grave, ma non se ne è preoccupato nemmeno per un secondo, ha pensato tutta la notte ad un modo per suicidarsi,sai per i licantropi è difficile”disse Edward accorgendosi di dove era diretta la mia attenzione. “E credo che adesso sarà un vero guaio perche le ossa si sono riattaccate in maniera sbagliata. Non vuole ritrasformarsi, è più facile sopportare il dolore da lupo,ti ricordi quando ………… o non fa niente.”

Sapevo a cosa si riferiva, quando io avevo scelto Edward al posto suo e lui si era rintanato nella sua forma animale per mesi e mesi.

 Ma adesso era molto peggio. Lui prima mi amava, mi amava e basta. Ma Renesmee per lui era molto di più, era tutto.

“Carlisle però deve visitarlo, si dovrà trasformare per forza”

Improvvisamente l’enorme lupo accasciato a terra si svegliò e senza avere il tempo di rendermene conto, provò ad alzarsi, poi però guaì a causa del dolore alla zampa.

“Fermo, stai fermo Jake” Mi avvicinai a lui e lo aiutai a ristendersi.

“Calmo, la ritroveremo” Gli accarezzai il pelo all’altezza della testa.

“Ma devi trasformarti e farti vedere da Carlisle, le fratture non guariscono da sole”

Lui mi fissò.

“ok forse si ma devi farti vedere lo stesso” sorrisi, non credevo di poterlo ancora fare. Lui si riaccasciò al suolo.

“Ti prometto che la cercheremo, neanche io posso vivere senza di lei, domani stesso se starai meglio partiremo per cercarla”

Ma non partimmo l’indomani, e nemmeno il giorno dopo. Era passata una settimana e ripetevamo per la centesima volta le poche cose che sapevamo.

“Ve lo detto, non ricordo niente. Ero li vicino a lei, poi tutto è diventato nero, ho sentito un dolore lancinante alla gamba e dopo qualche minuto mi sono risvegliato tra le urla di Renesmee in lontananza e il sorriso perfido della donna davanti a me. Poi è ridiventato tutto buio.”

Jacob era stufo di ripetere ancora quella storia, voleva andare a cercarla, tutti volevano andare a cercarla ma non sapevamo da dove cominciare, non avevamo nessuna traccia da seguire, nessun indizio,nonostante avessimo rovistato tra i ricordi di Jake un milione di volte.

“Iniziamo a considerare chi avrebbe interesse a rapire Renesmee”Disse Carlisle.

Cercavo di ragionare ma a me venivano in mente solo loro: I volturi.

“Io lo ripeto”fece Demetri. “Non so se possiamo dichiarare innocenti i volturi. È vero, stanno lavorando a un progetto importante ma questo non vuol dire che non possono trovare il tempo per rovinare la vita ai Cullen.

Jake sbuffò, Il discorso aveva preso la stessa piega del giorno prima. Prese le stampelle da accanto al divano e uscì da casa. A quanto pare Carlisle dopo averlo visitato, aveva trovato la frattura estremamente grave quindi lo aveva costretto a ingessarsi la gamba, ma si trattava solo di qualche giorno, aveva la fortuna di guarire in fretta, almeno la gamba, il cuore era un'altra storia.

Mi alzai anche io e mi precipitai fuori. Jacob era seduto sui gradini, mi sedetti vicino a lui.

Piangeva, ma senza fare rumore, era un pianto intimo, privato e probabilmente, molto doloroso.

Gli scompigliai i capelli.

“Jake ti ho promesso che andremo a cercarla, ma andare adesso non risolverebbe le cose. Sarebbe solo uno spreco di forze girare a vuoto senza una meta.”

“lo so”disse mordendosi le labbra. “è solo che mi sento impotente, incapace di fare qualsiasi cosa, grazie anche a questo coso” e si diede un pugno sul gesso.”Mi chiedo in continuazione se avessi potuto fare qualcosa in quel momento, se avessi  potuto proteggerla e mi sento terribilmente in colpa, ma la cosa peggiore è che sto perdendo le speranze e io vivo di speranze. Se spariscono quelle, sparisce anche la mia vita. Sai,a volte credo che dovremmo lasciar perdere.”

Rimasi a bocca aperta e con tutte le mie forze gli diedi uno schiaffo in faccia.

Lui si mise una mano in viso e mi guardò spaventato.

“Jacob Black, tu non devi nemmeno pensare una cosa del genere, Noi cercheremo Nessie e la troveremo e non provare a toglierti la vita perché dovunque lei sia e l’ultima cosa che vorrebbe e anche io non lo sopporterei.”

Mi colse di sorpresa e mi abbracciò

“Grazie Bella. In realtà sei tu che mi dai la speranza, è grazie a te se non sono ancora impazzito.”

Risposi all’abbraccio, lo strinsi forte ignorando la puzza.

“ti volevo chiedere scusa per averti fatto volare su quell’albero la settimana scorsa, non cel’avevo con te”

“e io per lo schiaffo di poco fa. Heii, nessuna battuta su quanto puzzo oggi?” feci.

Lui sorrise. In realtà mi piace il tuo odore. Non fraintendermi, puzzi sempre, ma hai conservato un po’ di odore di quando eri umana, ed è uguale a quello di Nessie, solo che adesso il tuo è mischiato al fetore dei vampiri. Meno male che Renesmee non ha preso l’odore da Edward.”

Ecco il risultato che volevo, gli occhi di Jake stavano diventando più vivi, non erano vuoti come il giorno prima. La sua dose di speranza stava crescendo.

La porta di casa si aprì e ne usci Rosalie.

Jacob si girò.

“Fantastico”fece ironicamente .“è arrivata Rose. Senti non sono in vena ne di scherzi ne di battutacce, ti prego”

“aspetta” disse lei “ ti devo dire una cosa, so come ti senti”

“no ti sbagli, non lo sai”fece lui.

“ok,magari lo immagino soltanto, anche io sto male, malissimo,  le volevo un bene dell’anima e posso immaginare come sia per te, ti volevo dire che mi dispiace.”

“Perche dovete parlare tutti al passato”le volevo bene”perché adesso non gliene vuoi più? Lei e viva, aspetta noi che l’andiamo a salvare.”protestai.

Da dentro la casa sentii il brusio crescere, poi i tacchi a spillo di Alice si avvicinarono alla porta e lei spuntò fuori agitata.

“preparatevi, fra pochi minuti avremo una altra visita, l’ho appena visto.

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Aspetto recensioni.

 

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Capitolo 9
*** Intanto cado a pezzi ***


 Intanto cado a pezzi


(dal punto di vista di Jacob)

                                 

 

“Che razza di tempismo”dissi in tono acido.

“Be io me ne vado, non voglio vedere nessuno”

Presi le stampelle appoggiate alla ringhiera della scala e provai ad alzarmi.

Bella cercò di aiutarmi ma mi tirai in dietro. Possibile che tutti si preoccupavano della mia gamba, la mia stupida e insignificante gamba.

Non era quella che mi faceva male.

Il dolore veniva da dentro, un dolore che non si poteva confrontare con quello della frattura, tutto dentro di me si stava lacerando, e ogni secondo che passava dall’ultima volta che l’avevo vista il tormento cresceva. E lei si preoccupava della gamba, mi veniva quasi da ridere, ma non mi ricordavo più come si rideva.

“Ragiona Jake, sai che non puoi trasformarti e non puoi nemmeno andartene in giro conciato così” disse Bella indicando la mia gamba ingessata.

Sbuffai e mi risedetti.

“ok, chi è l’ospite tanto atteso?” mi rassegnai.

“Siobhan e Liam hanno deciso di venire, ma non so per quale motivo non ho visto Maggie con loro.”Fece Alice

“be, sono sicuro che appena arriveranno avrete il buon senso di cacciarli fuori di casa a calci,non è così?”
Alice sembrò sbuffare

“Ma certo Jake, figurati, non voglio altri problemi”Fece Bella

Vedere altri vampiri era l’ultima cosa che volevo. Io ero stato creato per ucciderli, almeno quelli che facevano del male agli umani, e non mi andava di fare il pacifico, ma non avevo scelta, non avevo lo spirito adatto per ammazzare succhiasangue puzzolenti in quel momento. In realtà speravo che ci avrebbero dato una mano, dopotutto erano affezionati a Nessie.

“Fra quanto saranno qua?”domandò Rosalie.

Una vampata di tanfo puzzolente e sconosciuto mi arrivò in pieno viso.

“scommetto che ci sono già” dissi in tono acido.

“proprio così, qualche altro minuto”confermò Alice.

Mi alzai con fatica, appoggiandomi alle stampelle ed entrai dentro casa.

Trovai Esme con il grembiule da cucina addosso e un piatto fumante di uova e pancetta in mano.

“Jacob, ti prego mangia qualcosa, è da una settimana che non tocchi cibo.”disse con le ciglia aggrottate per la preoccupazione. La rabbia salì, non era per me che dovevano essere preoccupati, c’era qualcuno che in quel momento ne aveva molto più bisogno. Ricacciai dentro le lacrime.

“Scusa Esme ma ho lo stomaco chiuso.” Improvvisai un sorrisino per non farla rimanere troppo male. Ero stanco di ripetere le stesse cose a tutti.

“Ti ha avvertito Alice?” chiese Carlisle.

“Si, come no, la visita a sorpresa”dissi con un fondo sarcastico.

“Jacob, lo so che per te è difficile sopportare la presenza di vampiri …… tradizionali in questa casa, specialmente in questo momento ma ti prego, non fare niente di stupido. Se collaborerai li manderemo via prima e potremmo andare a cercare Renesmee.”Disse Carlisle in tono gentile.

“Si, certo, andremo a cercarla, proprio come avremmo dovuto fare ieri o due giorni fa.”

Il dottore mi ignorò, sbuffai e mi sedetti accanto a Emmet sul divano. Bella mi venne subito vicino e mi accarezzò la testa.

“Stai tranquillo, li mandiamo via subito.” Ma in realtà a me non importava delle due sanguisughe, avevo altro per la testa.

Le ruote di una macchina sgommarono davanti al vialetto di casa Cullen. Alice si diresse alla porta e fece entrare i due Vampiri. Mi ricordavo del Clan irlandese, la donna alta mi faceva anche abbastanza paura, era bella e imponente ma si muoveva in un modo che metteva una certa ansia.

Subito iniziai a tremare.

“Heii Siobhan, Liam, da quanto tempo, come mai da queste parti?”

Prima di rispondere al saluto di Alice, Siobhan si accorse di una persona di troppo presente sul divano. Demetri era sereno, con le gambe accavallate e uno stupido sorrisetto stampato in faccia. “I volturi sono venuti anche da voi? O santo cielo, non hanno ancora appreso la lezione di qualche anno fa?.” Disse in tono acido fissando Demetri.

“I Cullen mi hanno spiegato chi sei Siobhan e ti assicuro che puoi stare tranquilla, ho abbandonato I volturi già da qualche tempo ormai”fece Demetri .

Siobhan fissò Alice che la rassicurò.

“Sta dicendo la verità”

Lei sorrise ignorando gli intrusi- compreso il licantropo appoggiato sul divano.

“Spero di non avervi disturbato, come vedete manca un componente del nostro clan, Maggie è stata portata via da Chelsea due giorni fa. Sappiamo  che andare dai volturi a reclamarla sarebbe una mossa avventata, siamo venuti a chiedere il vostro aiuto”. Ecco qual’era l’espressione che aveva in viso Siobhan: Preoccupazione, ma si vedeva che il legame che la univa a Maggie non era molto stretto. Liam se ne stava dietro la sua Ragazza con sguardo serio.

Carlisle si alzò dal divano lentamente, si avvicinò al clan irlandese e molto gentilmente iniziò a parlare.

“In un qualsiasi altro momento ti avrei aiutata con piacere cara Siobhan ma come ben vedi anche nella nostro famiglia manca una presenza”Sottolineò con la voce la parola famiglia

“La piccola Renesmee è stata rapita la settimana scorsa ma al contrario di voi non siamo a conoscenza ne dell’artefice della rapimento ne del posto in cui si trova adesso.”

“Bene, capisco la vostra situazione e se permetti, Carlisle vorrei darti un consiglio, credo che i nostri due clan potrebbero darsi una mano a vicenda.  Se posso dare il mio parere credo che la scomparsa della vostra Renesmee e quella della nostra Maggie siano in qualche modo collegate. Mi sembra improbabile che i volturi abbiano lasciato perdere la vostra famiglia dopo quello che avevamo organizzato, ma naturalmente questo è solo il mio parere” Lanciava in continuazione occhiatacce a Demetri ma su di lui scivolavano senza lasciare traccia, le ignorava.

“Abbiamo già escluso tempo fa questa opzione, Alice avrebbe visto la decisione dei Volturi se così fosse” spiegò Carlisle.

“Infatti era solo una teoria ma insisto nel dire che potremmo comunque aiutarci.”

“Niente mi farebbe più felice”

“Ma dovete considerare ogni aspetto di questa unione” s’intromise Edward alzandosi dal divano e venendo vicino a Siobhan “Già siete a conoscenza del legame che hanno i licantropi con la bambina, quindi se accettate la nostra famiglia, accettate anche loro” disse indicandomi.

Incredibile, si stavano cacciando in un'altra storia che avrebbe fatto perdere solo tempo, non ci stavo. La situazione si stava complicando e Nessie era sempre più lontana da me.

Tutta la speranza che avevo accumulato  cedette sotto tanta pressione, fu in quel momento che mi sentì veramente male, il dolore era salito al sua apice.

“Puoi stare tranquillo Edward, Qualche lupacchiotto non mi darà fastidio, e magari ci aiuterà anche a ritrovare tua figlia.”

Era un insulto? Un complimento? Ormai non mi interessava, la vista si stava appannando, i suoni erano quasi scomparsi, non mi importava più niente, volevo solo sparire, Proprio come aveva fatto la mia Nessie. Non ero più cosciente di ciò che accadeva intorno a me, ero accecato dal dolore.

Dopo qualche ora uno sprazzo di lucidità mi si aprì davanti.

Il clan Irlandese non c’era più. Bella era seduta a terra sotto una colonna, lontano dal resto della famiglia, aveva la testa tra le gambe, desiderosa di piangere. Quanto avrei voluto prestargli qualche lacrima, ma ormai non ne avevo più, ero morto dentro. Improvvisamente una rabbia devastante mi fece tornare quasi del tutto la lucidità. Le mani iniziarono a tremare, Appena Bella mi vide in quello stato mi venne vicino.

“shh,shh, calmo Jake, non è niente, stai calmo.” Cercava di bloccarmi le mani ma così si sarebbe fatta solo male.

“Bella ha ragione, stai calmo Jacob, la troveremo.” Fece Carlisle.

Stavo per scoppiare, mi scrollai Bella di dosso.

“Mi dispiace dottore ma non le credo, non credo più a nessuno ormai, sinceramente, non me ne frega niente se due sanguisughe puzzolenti fanno finta di aiutarci, ho altro per la testa in questo momento. Vi siete solo complicati la vita accettando la loro alleanza. Credevo di avere tutti voi dalla mia parte ma a quanto pare mi sbagliavo. L’unica cosa che vi chiedo adesso è quella di lasciarmi in pace, non parlatemi, non avvicinatevi, perché mi farebbe sentire peggio” Ormai avevo perso il controllo di me stesso, tutto il mio corpo tremava, vidi il gesso spaccarsi in mille pezzi e i vestiti lacerarsi, proprio come il mio cuore. Bella che, si trovava troppo vicino a me, volò dall’altra parte della stanza insieme ad un tavolino di legno nero. Vidi Esme disperata.

 “Basta, basta” urlava per paura che qualcuno si fosse fatto male. Scappai, probabilmente rompendo la porta, e a quattro zampe, iniziai a correre e a sfogarmi. Il dolore alla gamba si faceva sentire ma lo ignorai. L’annebbiamento di prima tornò e iniziai a correre meccanicamente, come se dentro al mio  corpo ci fosse un’altra persona, io era solo uno spettatore che osservava la vita di un sfortunato licantropo dall’esterno.

Non vedevo gli alberi accanto a me, non sentivo alcun animale a parte il lupo che stava correndo in mezzo al bosco.

Durante la corsa mi ritrovai a pensare a quella notte:

Nessie accanto a me felice pronta a dare una risposta alla mia domanda.

“Sai” Mi aveva detto imbarazzata, “è tutto merito di mia madre se ho preso una decisione” Abbassava lo sguardo per non incrociare i miei occhi. Non parlava, stava elaborando le parole da dire in testa. La curiosità mi stava logorando, stringevo le dita attorno alla lupetto in legno che avevo in tasca molto più del necessario, era simile a quello che avevo regalato a Bella il giorno del diploma solo più grande, volevo appenderlo nella collana vicino alla conchiglia.

 La mano bruciava dalla voglia di darglielo. 

Cedetti e glielo porsi, prima di ricevere una risposta. I suoi occhi, che fino a pochi istanti prima erano concentrati e stanchi, impegnati a trovare le parole adatte, in quel momento erano felici, pieni di gioia e estasiati. Le labbra carnose si aprirono in un sorriso sincero e smagliante.

“Jake, l’hai fatto tu? Questo è ………………perfetto, senza ombra di dubbio la cosa più bella che potessi fare” Non riusciva a contenere la gioia. La presi in mano con delicatezza e gli feci segno di girarsi, gli scostai i capelli, e con un movimento fluido slacciai la collana, inserii il lupetto e rilegai il cordoncino di caucciù dietro al suo collo.

Dopo questo gesto non ricordavo più nulla, come se per qualche minuto avessi cessato di esistere, un muro spesso e invalicabile mi barricava la testa, non riuscivo a ricordare niente.

Solo dopo qualche minuto avevo ripreso lucidità, ma ormai era troppo tardi. Mi ero ritrovato sotto forma di lupo, con il torace sanguinante e una gamba dolorante.

Una donna inquietate stava sopra di me schiacciandomi contro il terreno. I suoi capelli biondi come il grano pendenti sopra la mia faccia mi oscuravano la vista, gli occhi cremisi acceso mi puntavano soddisfatti e le labbra color nero carbone grazie al rossetto incorniciavano una schiera di denti bianchissimi a confronto con la pelle scura, che sorridevano maligni e perfidi. 

Ma la cosa più terrificante non era ne il dolore alla gamba ne il sorriso inquietante della donna. Renesmee gridava da dietro la vampira, terrorizzata e confusa. L’ultima immagine che avevo di lei non era per niente un bel ricordo: il viso contorto dalle urla,  le mani strette intorno alla conchiglia e il suo corpo troppo fragile e impotente sopra le spalle della vampira che si allontanava velocemente. 

Quei ricordi facevano malissimo, li avevo rivisti così tante volte che ormai non avevo nient’altro in mente.

Una voce lontana iniziò a bisbigliare.

-Heii Jake, non farti del male, vieni da noi.

Fece Sam

Non risposi, non trovavo più la forza per parlare o pensare.

-Reagisci, non puoi comportarti in questo modo pensò

-E come dovrei comportarmi, immagina di perdere Emily, non averla più vicino e te, senza avere la certezza che sia viva ma  con la probabilità che sia morta, cosa faresti tu al posto mio?

Cercò di frenare i suoi pensieri ma ormai avevo sentito, non avrebbe potuto mai vivere senza la sua metà.

-ed è proprio quello che sto andando a fare io, non c’è altra soluzione, nessuno mi vuole aiutare a cercarla, voglio morire, proprio come il suo ricordo sta facendo pian piano.

-Non devi pensare a una cosa del genere, guardala in questo modo, tu non hai la certezza che sia morta, potrebbe essere ancora viva, e chissà quanto soffrirebbe se sapesse del tuo gesto. Aspetta qualche altra settimana per accertarti che il suo cuore abbia smesso di battere, oppure non sei disposto a soffrire qualche altro giorno per Renesmee?

Il suo discorso aveva una logica. Sam si tranquillizzò quando capì che stavo cambiando idea. Solo un paio di settimane di sofferenza, dovevo farlo per lei. Altre quattro voci tirarono un sospiro di sollievo. Non mi ero accorto che ascoltavano la conversazione, forse si erano trasformati, allarmati dagli ululati di Sam.

-Voi mi aiuterete a cercarla vero?

-ma certo. Rispose Embry.

-fino alla morte, amico mio. Concluse Quill.

Non ero solo come avevo creduto prima, ma la speranza ormai l’avevo abbandonata già da un pezzo, volevo solo accertarmi che la mia morte avesse davvero un senso, volevo accertarmi che l’unica ragione della mia esistenza fosse realmente senza vita.

Magari non ero ancora del tutto morto, ma ci ero molto vicino, ormai il mio cuore non batteva più come prima, ero a pochissimi passi dalla morte.

Jacob comunque non esisteva più e mentre mi lasciavo invadere dal dolore la vista si affievoliva, finché non persi completamente lucidità. 

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Capitolo 10
*** Tante, troppe sparizioni. ***


Tante, troppe sparizioni

 

(Dal punto di vista di Bella) 

 

Era da più di due ore che fissavo quel letto vuoto.

La pioggia ticchettava senza sosta sul vetro della finestra della camera di Renesmee.

Quella situazione mi ricordava quando mia figlia aveva appena compiuto un anno, una pomeriggio, mentre una tempesta rimbombava fuori casa, si era nascosta sotto le coperte terrorizzata.

Non aveva paura dei tuoni di per se, ma credeva che le notti di pioggia portassero brutte notizie. Io mi ero seduta accanto a lei, scostandole la coperta dal viso

“ Ti prometto che un giorno ti porterò da tua nonna Renèe, lei vive in un posto dove non piove mai, c’è sempre il sole.” Avevo detto accarezzandogli la fronte. Ma non avevo mantenuto la mia promessa, adesso non l’avrei più potuta portare da mia madre. Chissà se nel luogo in cui si trovava in quel momento c’era il sole o pioveva, magari nevicava. A lei piaceva la neve. L’anno prima, era andata  con jacob in mezzo al bosco innevato, si era divertita un mondo, e ogni volta che nevicava mi chiedeva di uscire di casa.

Ma adesso quel letto era vuoto e probabilmente lei non avrebbe più visto la neve.

Edward era andato per l’ennesima volta con Carlisle, Emmet e Jasper nel luogo in cui era stata rapita Nessie, speravano di trovare un traccia da seguire, ma era la settima volta che lo facevano in due giorni e non si erano ancora visti risultati.

Dal momento che avevamo accettato l’alleanza con il Clan Irlandese, Carlisle aveva organizzato una specie di riunione dove avremmo potuto parlare dei dettagli di entrambi le sparizioni, così da facilitarne il ritrovamento. Quindi entro pochi secondi  Edward e gli altri sarebbero tornati per parlare con Siobhan e Liam.

Nell’attesa avevo deciso di andare a casa mia, volevo sfogarmi senza gente intorno, volevo esprimere tutto il mio dolore senza dovermi preoccupare di qualcuno che ne avrebbe risentito.

Me ne stavo in ginocchio, a terra, nella camera di Renesmee, il luogo dove il suo odore era più forte. 

Ero entrata nella stanza in punta di piedi, come ero solita fare quando lei dormiva profondamente nel suo letto, ma quando mi ero accorta che quel giesto non aveva più senso sono letteralmente. Quel dolore che avevo soffocato per Cos’ tato tempo adesso stava esplodendo tutto d’un colpo.

Presi una camicetta a fiori appoggiata sul letto e la portai vicino al naso. Ispirai e sentii il suo odore invadermi la mente, la sentivo quasi vicina.

Improvvisamente la porta si aprì ed Edward entrò, si avvicinò a me con cautela, bagnando il pavimento con le scarpe umide a causa della pioggia.

Quando sentì le sue mani intrecciarsi ai capelli, cercai di riprendermi, anche lui provava a contenere la sofferanza.

“Amore, non smettere”disse “Hai bisogno di sfogarti”.

Era troppo complicato tenere a bada il dolore. Cedetti e mi avvinghiai a Edward più forte che potevo. Lui mi prese in braccio, e mi strinse a se facendomi spazio sul suo petto .

“Non si puo più ad aspettare. Jacob ha ragione, dovremmo andare avanti a tentativi.

Magari potremmo provare in Egitto, Jake dice che la donna aveva lineamenti egiziani.” Mi rendevo conto da sola però che quello che dicevo non aveva senso, era una cosa impossibile e insensata.

“OK”disse mentre mi accarezzava i capelli, fece un sospiro profondo“Ne parlo con Carlisle, se non è d’accordo partiamo solo noi due”

Un ululato acuto risuonò tra gli alberi.

“Noi due e Jacob” si corresse.

“Sta devvero tanto male, sembra……… quasi uno zombi , dovremmo fare qualcosa.”

“È gia tanto se non si è suicidato, Bella, non credo che possiamo fare altro per farlo stare meglio. Hai gia fatto tanto”

Si, dovevamo partire per forza, non si poteva andare avanti così.

Per qualche minuto rimasi tra le braccia di Edward, lasciando correre a briglia sciolta il dolore.

“Non capisco una cosa” dissi curiosa dopo un po’.

“Chiedi tutto quello che vuoi” mormorò e mi sorrise.

“per quale motivo i volturi hanno rapito Maggie? Non erano impegnati nell’orribile progetto segreto?” Edward fissava un punto sulla parete, ma in realtà stava cercando di ricomporre i pensieri confusi della gente .

“Bee, vedi.. credo che le cose siano collegate,dopotutto Demetri era stato mandato qui per trovare vampiri dotati da unire ai volturi, magari Chelsea aveva lo stesso compito, e ha preso la persona più…… speciale del Clan Irlandese.” Improvvisamente mi venne un dubbio.

“E… a te non accadrebbe vero?, se i volturi ti chiedessero di unirsi a loro tu non te ne andresti giusto?”

Si morse le labbra per trattenere una risata.

“Hai paura che me ne vada?”
Feci segno di si con la testa timidamente.

“Lo sai che è l’ultima cosa che voglio, e poi Aro non avrebbe niente di più di quello che già ha, lui in realtà vuole Alice, ma anche lei rifiuterebbe.

Non pensavo di doverti rassicurare su certe cose.

E se venissero a casa a chiedermelo io risponderei “Mi dispiace, ma ho una moglie bellissima che mi aspetta e una figlia da cercare.” Sorrisi insieme a lui e gli diedi un bacio leggero.

“Adesso però dobbiamo andare, Carlisle ci aspetta” disse mentre mi rimetteva in piedi.

Uscimmo sotto la pioggia mano nella mano e lentamente raggiungemmo casa Cullen.

Alla normalità ormai avevo rinunciato, ma così era veramente troppo. Tutti erano tristi, nessuno apriva bocca, nessuno andava più a caccia da più di una settimana, nessuno sembrava avere speranze, nemmeno ora che avevamo due vampiri in più disposti ad aiutarci.

La persona che più mi faceva paura in quella stanza però era Jacob: gli occhi vuoti, fissi sul pavimento, le labbra serrate in una perenne smorfia di dolore, le braccia lungo i fianchi, le mani strette in pugno. L’aggettivo che avevo usato prima con Edward era proprio azzeccato, sembrava uno zombi. Era da giorni che stava così. Non aveva aperto bocca con nessuno, non mangiava, non dormiva e le occhiaie profonde accentuavano lo sguardo perso e vuoto.

Gli feci un segno di saluto con la mano e sorrisi, lui mi fissò per qualche secondo e riabbassò lo sguardo.

Mi rassegnai e raggiunsi Carlisle e gli altri sul tavolo del soggiorno. Le persone più felici-se così si possono definire- erano Liam e Siobhan. Certo, non sprizzavano gioia dai pori della pelle, ma almeno non erano così addolorati per la scomparsa di Maggie. Sapevo il perché di questo diverso approccio con la perdita.

Noi eravamo una famiglia, loro solo un clan. Per Chelsea era stato semplicissino spezzare i legami che aveva la ragazza con il suo Gruppo di appartenenza, ma allo stesso tempo ero certa che se fosse venuta da noi, la vampira non sarebbe riuscita a separarci, noi eravamo uniti, una cosa unica, una famiglia.

Vidi una sedia libera accanto a quella di Alice e mi sedetti.

Lei si girò verso di me, mi guardò con compassione e mi accarezzò la guancia.

Il mio viso era ancora intriso di dolore dallo sfogo di poco prima . Cercai di ricompormi. Edward si sedette subito accanto a me e da sotto il tavolo mi strinse la mano.

“Ok”Iniziò Carlisle con tono ufficiale “Direi di cominciare parlando dei dettagli delle sparizioni. Volete parlare per primi?”fece con tono gentile rivolgendosi al clan Irlandese.

“Grazie Carlisle” Siobhan si schiarì la voce e congiunse le mani.

“Più o meno sapete già tutto, tre giorni fa è arrivata Chelsea, dicendo che era stata mandata da Aro a fare un controllo.

A dir la verità neanche lei sembrava convinta di quello che diceva, come se le parole che aveva pronunciato fossero il frutto di bugie su bugie.

La prima cosa che ci chiese fu se avevamo poteri o talenti particolari, in quale circostanze li usavamo e come li usavamo. Ricordo che mentre Maggie raccontava di se, la vampira sembrava affascinata dalle sue capacità.

Quando ha iniziato a parlare dei suoi talenti, la nostra ragazza sembrava diffidente, prudente, ma man mano che andava avanti si sentiva più spigliata. Quasi mi spaventai di tanta spavalderia. Quando gli chiesi se stava bene ci rispose in malo modo, insultandoci. Era scontrosa e fredda. Chelsea aveva usato il suo potere su di lei, ci aveva divise.

In quel momento fui invasa dalla rabbia e sferrai un colpo all’intrusa, ma lei era forte e gli bastarono pochi secondi per scaraventare me e Liam a terra e scappare con Maggie in spalla.

Non c’è alto, è tutto ciò che è successo, e vorremmo almeno vendicarci su di loro, nonostante sappiamo sia un’impresa impossibile.”

Carlisle annuì mentre studiava la faccenda.

“Io avrei una teoria” si intromise Demetri deciso.

“Come i Cullen già sanno, io sono venuto qui grazie all’ordine di Aro. Mi ha chiesto di trovare vampiri dotati e portarli dai Volturi.

Non ero l’unico ad essere stato scelto per la missione. Molte persone del corpo di guardia avevano lo stesso mio compito.

Quindi credo che sia questa la causa del rapimento della vostra Maggie. Per caso aveva talenti o particolari capacità?”

Siobhan rispose con diffidenza.

“Si, lei ha la capacità di comprende se una cosa è vera o falsa, molto spesso puo tornare utile.”

“è senz’altro un’ottima qualità, quindi ritengo che la mia ipotesi possa essere valida.”

“e adesso si torna al punto di partenza. Cosa ci devono fare i Volturi con dei vampiri dotati di capacità straordinarie?” Chiese Carlisle più a se stesso che ai presenti.

“Quello che hanno sempre fatto, arricchiscono  il corpo di guardia, dopotutto, come ci ha detto precedentemente Dementri, molti componenti se ne stavano andando” si intromise Edward.

“No,non credo. È una cosa troppo in grande, hanno mandato più di trenta vampiri a cercare “i talenti”, non è possibile che sia solo per arricchire la loro squadra.”disse Demetri.

Siobhan si alzò sinuosa dalla sedie, poggiò le mani sul tavolo e fissò Carlile con sguardo minaccioso.

“A noi non importa perché i Volturi hanno rapito Maggie, noi la rivogliamo solo indietro. Credo sia il caso che parliate voi adesso.”

Edward annuì e porse lo sguardo verso Jacob.

“Non credo sia il momento, Siobhan, l’unico che può raccontare la storia è Jacob, lui la vissuta in prima persona, adesso però non sembra in grado di parlare.”Disse Carlile mantenendo il tono gentile ed educato, il contrario di quello che aveva Siobhan.

“Beh, dite al cane di sbrigarsi, non abbiamo tutto questo tempo.”

Jacob non reagì, forse non sentì nemmeno le parole di Siobhan.

Accanto a me sentì il legno sgretolarsi. Alice aveva gli occhi chiusi, le labbra serrate e le mani strette sul tavolo ammaccato per la forza. Non stava avendo una visione, era diversa la sua espressione quando ne aveva una. Sembrava come se si stesse sforzando per averla, sperava che da un momento all’altro un messaggio dal futuro gli arrivasse nella testa. Dopo qualche secondo si rassegnò, stremata dallo sforzo.

“Heii Alice, cos’hai?”Mormorai, cercando di non farmi sentire dalle persone che continuavano a parlare sedute a tavola.”

Lei si coprì il viso con le piccole mani affusolate, come se si vergognasse.

“Non ..riesco.. a vedere.. niente” La voce le tremava. “Assolutamente niente, tutti stano cercando di fare qualcosa, si danno da fare, io ci provo ma non vedo ne la bambina ne il posto in cui si trova. Scusa Bella, giuro che sto facendo il possibile ma non riesco a vederla.” Disse frustrata. Gli presi una mano che aveva sul viso e gliela strinsi.

“Tu non devi chiedere scusa a nessuno, stai già facendo tanto Alice, non hai mai visto Nessie, non puoi pretendere di vederla adesso.”

Il viso triste e frustrato di Alice si trasformò in un’espressione persa e vuota, i suoi occhi vedevano qualcosa che io non avevo ancora visto, eccola la sua espressione quando aveva una visione.

Dopo qualche secondo ritornò lo sguardo triste.

“Carlisle, il telefono” disse senza  nemmeno guardarlo. Dopo pochi secondi il telefonino argentato appoggiato sul divano sqillò.

Carlisle era già li vicino, lo prese e rispose, facendo un gesto di scuse indirizzato al tavolo dove sedeva il clan irlandese.

“Chi è?” Chiesi a Edward.

“Senna” rispose sovrappensiero, senza nemmeno guardarmi, era impegnato a seguire la telefonata.

“Ma che cosa........”Disse tra se confuso. Si allontanò da me e raggiunse Carlisle.

Per quale motivo Senna stava telefonando? Non avevamo avuto contatti con altri clan da più di tre anni. Perché dovevano farsi sentire tutti nel momento meno adatto?

“Mi dispiace Senna, ma in questo periodo siamo molto impegnati, non credo che riusciremo a darvi una mano. Ti prometto che appena avremo finito vi aiuteremo. Ma certo, ne saremo lieti. Ciao.” Carlisle riataccò pensieroso e preoccupato. Lui ed Edward si fissavano, occupati in una conversazione silenziosa.

“Allora?” chiese Emmet curioso.

“Un altro rapimento, se così si può chiamare, la situazione sta diventando veramente troppo spinosa, bisogna fare qualcosa, i Volturi stanno davvero esagerando” Rispose Carlisle teso, senza staccare gli occhi da Edward.

“Chi sarebbe scomparso questa volta?” chiesi.

Edward si girò a guardarmi

“Zafrina” Disse “ con lo stesso pretesto di Maggie. Un controllo da parte di un ragazzo a nome di Aro e la richiesta di unirsi ai volturi, ma questa volta non si tratta di una mossa controvoglia. Zafrina, nonostante fosse contraria fino a pochi secondi prima, in quel momento era d’accordo ad unirsi ai Volturi. Senna è sicura che il ragazzo avesse qualche potere che ha convinto Zafrina a cambiare idea, per questo mi ha chiamato.” Concluse.

C’era qualcosa sotto, Non poteva essere una coincidenza. Due clan potenti e le persone più dotate che lo compongono rapite nel giro di due giorni.

Ma sotto tutto questo mistero, sentivo una grande speranza nascere pian piano, sentivo mia figlia sempre più vicina, come se in qualche modo anche lei avesse qualcosa a che fare con questa faccenda.

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Capitolo 11
*** Pensieri da lontano ***


 Pensieri da lontano

 

(dal punto di vista di Bella)

 

Per quale motivo i Volturi avevano rapito Maggie e Zafrina, alcune delle vampire più forti e dotate che avessi mai visto?

E perché continuavano a lavorare ad un progetto senza farsi vedere da nessuno, nemmeno dal corpo di guardia stesso?

Le due cose erano collegate oppure era solo un’enorme coincidenza?

Non mi sarei mai posta delle domande del genere se non avessi avuto la speranza, anzi la certezza, che mia figlia centrasse in qualche modo con questa faccenda.

Nessuno sembrava aver avuto, però, la mia stessa intuizione. Dopotutto il rapitore di Renesmee non aveva ne l’aspetto, ne l’odore di qualcuno del corpo di guardia.

Tutta la mia famiglia era impegnata a trovare un modo per riavere mia figlia, nessuno considerava i due clan che vivevano la nostra stessa situazione a causa dei Volturi.

Mentre pensavo alle complicazioni riscontate dopo l’ennesima scomparsa, suonavo qualche nota al pianoforte. Edward non l’aveva più toccato dalla sera in cui se ne era andata Nessie.  Mi sembrava triste senza di lui, un oggetto senza senso, messo lì per una questione di estetica, un mobile come un altro. Mi mancavano le melodie intricate e sinfoniche di Edward. Quella di cui avevo più nostalgia  era la ninna nanna a Renesmee. Lui risvegliava l’anima del pianoforte con le sue note, lo faceva parlare con la sua musica.

Cercai di riprodurre quella canzone da me tanto amata ma ne uscì fuori solo qualche nota stonata.

Tutto d’un tratto sentì il fiato di Edward sul collo.

Lui si sedette dietro di me, sullo sgabello di legno davanti al pianoforte. Mi spostò i capelli dalla spalla per mettere il suo viso. Le sue mani si posarono accanto alle mie, sulla tastiera e cominciarono a muoversi eleganti e veloci. Finalmente aveva ricominciato a suonare.

La melodia più dolce che avessi mai sentito riempì la stanza, mentre le note di Renesmee mi colpirono al cuore come una coltellata.

Cercai di ignorare la reazione del mio corpo ma ormai il ricordo di mia figlia mi aveva occupato la mente. L’immagine che mi riempiva la testa, risaliva all’ultimo ricordo che avevo di lei: le mani strette alla strana catenina con la conchiglia, il viso felice e le guance rosse. Provai a ricordare cosa aveva scatenato l’espressione che aveva quella sera e subito mi venne in mente una domanda che volevo fare a Edward da Tantissimo tempo.

-Hei, Amore?. Pensai scrollandomi lo scudo di dosso, non volevo parlare ad alta voce, avevo paura che Jacob mi potesse sentire.

Lui sorrise senza smettere di suonare. Adorava i momenti in cui poteva sentire tutto quello che mi passava per la testa, ma quando si accorse che la maggior parte della mia testa era intrisa dal dolore si rattristò .

-Per caso hai sentito Jacob che pensava a qualcosa riguardante una decisione da prendere da parte di Renesmee?

Lui strinze gli angoli della bocca.

“Sinceramente no, non pensa più a niente, ha la testa completamente annebbiata e vuota, lo fa per tenere lontano il dolore” 

Fissai il volto cupo e spento di Jake, faceva rabbrividire.

-poverino, posso immaginare come si sente.

Edward però non mi stava più ascoltando. Mi mise una mano sulla bocca e rimase immobile con sguardo allarmato.

Tutto d’un tratto si alzò dallo sgabello facendomi quasi cadere e corse fuori dalla porta d’ingresso, dove una pioggia scrosciante attenuava qualsiasi altro rumore. Tutti i presenti nella stanza lo seguirono. Rimase fermo sulla soglia di casa, con gli occhi fissi verso la foresta. Diedi un’occhiata in quella direzione per capire cosa aveva attirato la sua attenzione ma  vidi  solo alberi, verde e pioggia.

Gli posai una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, i muscoli del collo erano tesi  e le mani si muovevano incessantemente per il nervosismo.

“é Maggie, riesco a percepirei suoi pensieri, è nel bosco.  Sa che la sto sentendo o almeno lo spera. Vuole dirmi qualcosa. È preoccupata, ma non riesco a capire perché” Disse Edward con voce bassa e veloce.

Liam e Siobhan si scambiarono un bacio veloce, felici della notizia che Maggie fosse così vicina.

“Cosa aspettiamo” esclamò la donna “Andiamo a cercarla”

Edward  gli fece segno di tacere.

“Non vuole che andiamo a cercarla, C’è qualcuno che la insegue, e se andassimo nella foresta ci scoprirebbe, è venuta solo per dirmi qualcosa è solo che non riesco  . . . . . . “    

Lasciò la frase in sospeso, ma il suo sguardo quasi la completò.

L’orrore e il disgusto si leggevano chiari sul suo volto, il terrore riempiva pian piano l’aria.

Adesso la sua voce era spiritata, inorridira.

“Sa quello che hanno architettato i Volturi, sa quello che succede nella stanza di cui ci ha parlato Demetri ed è………terribile”

Ormai era furioso, non terrorizzato, furioso come non l’avevo mai visto.

Un ghigno terrificante uscì tutto d’un tratto dalla sua bocca, scoprì i denti, feroce e selvaggio.

“Re..nes..mee”sussurrò con voce profonda. Gli occhi ardevano di odio.

Al nome di mia figlia un urlo risuonò a pochi passi da me.

Jacob, che fino a pochi secondi prima si poteva dichiarare quasi morto, adesso aveva lo sguardo vivo, aveva ripreso contatto con la realtà.

“Cosa gli hanno fatto” urlò verso Edward “è viva?”

Edward annuì ma il sollievo che la notizia mi doveva offrire non si fece sentire. Qualcosa nella voce di Edward mi aveva fatto capire che non lo sarebbe stato per molto.

“La percepisco nei pensieri di Maggie. Si, è viva, per ora. È stata rapita dai volturi, Ma è solo un pretesto per sconfiggerci. Tutto ciò che stanno architettando è indirizzato a noi, Demetri si sbagliava. È stato creato per distruggere il nostro clan.”

A Jake però il resto non importava, lui voleva sapere solo se Rensmee era viva e adesso i suoi occhi traboccavano di speranza.

Demetri stava ribollendo di curiosità.

“Tu sai tutto? Tutto quanto?” quasi fece un risolino.

“nessuno a parte Jane era a conoscenza di ciò che accadeva nella stanza segreta. Felix è morto per questa storia, non se lo meritava, ha sempre seguito cecamente gli ordini dei volturi e in cambio ha avuto la morte. Mi devi assolutamente dire quello che sta succedendo in quella stanza” Aveva gli occhi spalancati, le mani giunte e i denti serrati, lo sguardo pieno di curiosità morbosa, chissà cosa aveva fatto pochi mesi prima per cercare di avere quelle informazioni e adesso grazie a Maggie  ce le aveva davanti.

“Non adesso” Rispose secco Edward.” Non riesco più a sentirla. Non può essersi allontanata così rapidamente, gli è successo qualcosa.” Non aspettò risposta. Si diresse dentro il bosco, sotto la pioggia. Siobhan e Liam si tenevano la mano preoccupati.

Dopo pochi secondi, incrociammo  una piccola radura spoglia e nuda. Al centro di questa un albero enorme copriva una torre di fuoco e fumo. L’odore inconfondibile di metallo bruciato mi invase i polmoni.

Siobhan sconvolta, dandomi le spalle, si precipitò vicino alla pira, trascinando per mano Liam.

Fissò per qualche secondo i resti di Maggie bruciare tra le fiamme e lanciò un urlo agghiacciante che fece tremare il terreno.

Vidi Liam Staccare gran parte del grande albero e lanciarlo verso il lato oscuro del bosco.

Io inorridita da quello che avevo appena visto mi strinsi a Edward.

“è stato Aro, sento ancora i suoi pensieri, non è lontano ma sta scappando. È convinto che i pensieri della ragazza non mi abbiano Raggiunto, ma la ha comunque uccisa perché non è stata fedele.” La voce di Edward era cupa, ma tranquilla. Non voleva trasmettere altro dolore al clan Irlandese, o almeno a quello che ne restava.

Vidi Siobhan fissare Edward in modo agghiacciante. Lo sguardo ardente, i denti scoperti e un sibilo cupo che usciva dal petto.

“Dimmi.immediatamente.dove.è.andato”Sembrava intenzionata a sgozzare Edward se non avesse avuto una risposta.

Si avvicinò lentamente a mio marito che non fece una piega sotto la potenza dello sguardo della vampira.

“Lo so che è doloroso, Siobhan ma non serve a niente seguire Aro adesso, morirese anche voi. Ci vendicheremo, stanne certa.

Nelle mani di quel mostro c’è anche mia figlia, non dimenticarlo.”

Gli occhi di fuoco della vampira incrociarono quelli del vampiro che un tempo era stato agli ordini di Aro. Siobhan si avventò su Demetri, quasi facendolo a pezzi.

Carlisle cercò di intervenire, si mise in mezzo alla rissa ma fu spazzato via da Siobhan.

Edward scambiò uno sguardo di intesa con Emmet. I due si precipitarono verso  la vampira furiosa, bloccandole le braccia. Lei cercò di divincolarsi, mordendo tutto ciò che incontrava ma Jasper la fissò dritta negli occhi e le sue braccia cominciarono a rilassarsi.

La pioggia piano piano spegneva le fiamme e io, Jacob, Siobhan ,Liam , Demetri e la mia famiglia ci incamminammo lentamente verso casa lasciandoci dietro i resti di Maggie.

L’atmosfera era completamente cambiata: tutti, tranne il clan Irlandese, erano pieni di speranze nuove e fresche, determinati ma anche molto più felici. Mi sentivo quasi in colpa verso Siobhan e Liam

Il cambiamento più radicale era quello di Jacob: il suo viso, senza colori e con lo sguardo spento fino a pochi istanti prima, adesso era acceso, vivo e pieno di speranza. Le lacrime scendevano senza sosta dai suoi occhi, ma erano lacrime di gioia che arrivavano fin sotto la sua  bocca, aperta in un sorriso smagliante e sincero.

“Lei è viva, lei c’e ancora”Chiese come conferma a Edward. Era stato in silenzio per così tanto tempo che a mala pena ricordavo  il suono della sua voce.

Edward non rispose. Lui non era felice come tutti gli altri, sembrava  persino più triste di prima. Il suo comportamento mi spiazzò. Perché reagiva così? Non avevamo avuto forze quello che volevamo? Un punto di inizio, un’informazione che ci spiegasse dove fosse Nessie?

“Allora siamo pronti a partire per cercarla?” Chiese Jake

“Credo che sia un po’ più complicato di come sembri. I Volturi hanno creato l’armata più grande di tutta la storia, ci serve protezione, l’ho letto nella mente di Maggie.”Disse Edward.

“c’è ancora una cosa che non mi torna però” fece presente Alice “ Se è vero che hanno tirato su tutta questa resistenza, perché io non ho visto niente?”

“Pensaci un po’ Alice, quali sono le cose che tu non riesci a vedere?” Fece Edward.

Lei ci ragionò un po’ su, non aveva capito dove volesse arrivare su fratello.

“I licantropi” rispose lei senza troppa convinzione.

“e poi?”

“Nessie” aggiunse “ma lei non centra, io non riuscivo a vedere niente anche prima che i Volturi la rapissero”

Edward sbuffò, come per dimostrare quanto gli pesasse dire quelle parole.

“Non è Nessie che tu non riesci a vedere, sono i Vampirastri. Tutti gli ibridi tra umani e vampiri per te sono punti cechi.

Ricordi Nahuel? Non riuscivi a sentire nemmeno lui.

È questo che ha visto Felix prima di morire, ecco perche aveva la faccia inorridita.

I Volturi stanno creando centinaia di Vampirastri in una maniera orribile. Catturano le donne umane e le violentano, facendo crescere in loro qualcosa di molto più forte. Proprio come è successo a Bella, solo che lei aveva la nostra protezione, quelle donne invece muoiono lacerate dal dolore durante il parto, almeno la maggior parte.

Questa operazione gli permette  guadagnare tre punti fondamentali:

Prima di tutto noi siamo all’oscuro di tutto, Alice non riesce a vederli e loro possono fare tutto in segreto.

Secondo, dato che il loro scopo è quello di distruggerci,in questo modo hanno assicurate tantissime persone da far morire in battaglia.     

E per ultima cosa, lo studio di quelle creature può aiutarli a trovare un punto debole in Renesmee quindi ci renderebbe tutti più vulnerabili.  L’ultimo obbiettivo però non è stato raggiunto, non sono riusciti a trovare nessun punto debole quindi hanno rapito Nessie, per studiarla di persona.

Naturalmente non sono solo questi i provvedimenti che hanno preso. Hanno creato un esercito enorme, mai visto nella storia, composto da più di 300ampiri neonati e 100 vampiri dotati di qualche potere utile in battaglia, capaci di controllare i neonati e allenarli alla lotta.  Maggie e Zafrina erano le loro vittime, facevano parte di quel gruppo di vampiri anziani ed esperti.

Tutto questo è stato fatto per noi, per annientarci.”

Le facce dei Vampiri presenti fissavano il viso di Edward ipnotizzate, non riuscivo a credere a quelle parole.

Se fino a poco prima era triste perché credevo di aver perso Nessie, in quel momento ero completamente arsa dal dolore.

Stavo per perdere tutto: La mia famiglia, mia figlia, il mio migliore amico e ...... Edward.

Sembrava di essere tornati tre anni prima, solo che a quel tempo una piccola speranza che i Volturi si fermassero ad ascoltare c’era, adesso invece, con l’esercito che avevano preparato contro di noi, la morte era certa. Mi sembrava una cosa ridicola creare un’armata di 400 persone solo per distruggerne 9 vampiri, che senso aveva?

In testa però, avevo ancora l’immagine di una donna in lacrime, con la pancia enorme piena di lividi e le ossa spezzate una ad una dall’interno. Piano piano l’immagine sfumava e la sconosciuta si trasformava nella Bella umana e sofferente che ero stata tre anni prima. Però il finale non sembrava quello che ero abituata a ricordare. Giacevo a terra senza vita, la bambina sana e salva i braccio a Jacob che piangeva e urlava il mio nome. Edward mi guardava sorridendo, meschino e divertito, gli occhi rossi puntati sul mio corpo senza vita. Di nuovo l’immagine cambiò e il viso di Edward si tramutò nella faccia di Aro.

Quasi urlai dallo spavento e ritornai alla relatà .

Fissai i volti tristi della mia famiglia-compreso quello di Jacob, ormai anche lui ne faceva parte, e anche lui sarebbe morto insieme a noi-

Solo Carlisle sembrava avere, se pur piccolo, qualche pensiero positivo.

“ok” disse alzando il tono della voce “se dobbiamo morire,  ci portiamo dietro anche i Volturi, è una promessa. Sono dei mostri, e non siamo gli unici a pensarlo. Quanto ci può volere a radunare 400 vampiri? Questa volta andiamo fino in fondo, non la possono avere vinta”

Non ci aveva promesso la vita, ci aveva promesso la loro morte, e per quanto non potesse essere confortnte, era sempre una cosa che desideravo con tutta me stessa.

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lo so che lo ripeto in continuazione ma vi prego, recensiteeeeeeeeeee



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Capitolo 12
*** Siamo i tuoi fratelli ***


 

 

 

Siamo i tuoi fratelli

 

 

(dal punto di vista di Jacob)

 

 


Stavo per morire, era un dato di fatto, e non capivo perché avevo quel sorriso idiota stampato sulla faccia.

Cercavo disperatamente un solo motivo per cui avrei dovuto essere felice in quel momento. Me ne veniva in mente solo uno: Lei era viva, almeno per ora.

Sapevo che sarebbe morta entro pochi giorni, come tutti noi d’altronde , ma era come se sentissi il battito del suo cuore vicino al mio. Saremmo morti insieme, almeno, era un finale tragico, certo, ma molto romantico. Non avrei voluto vivere nemmeno un secondo senza averla accanto.

Sarei comunque andato a ringraziare Sam per avermi convinto a non mollare nei giorni precedenti, quando credevo che Nessie ,ormai, avesse fatto il suo ultimo respiro. La mia scomparsa non avrebbe avuto senso, non l’avrei aiutata in alcun modo. Adesso invece avevo la possibilità di combattere per lei. Avevo promesso a me stesso che avrei ucciso i volturi.

Mentre pensavo agli avvenimenti futuri mi piegai sulle ginocchia e scesi con un salto dal grande albero poco distante da casa Cullen.

Raccolsi una tavola di legno e qualche chiodo che avevo lasciato sull’erba. Risalì sopra la quercia, testai con le mani un ramo che all’apparenza sembrava robusto e mi sedetti sopra a cavalcioni. Afferrai al volo il vecchio martello che avevo posato su di un altro ramo e posizionai la tavola in modo da  farla combaciare con le altre fissate in precedenza.

Il progetto iniziale era quello di una piccola casa sull’albero, ma in questa fase della lavorazione sembrava più che altro un mucchio di legna da ardere.

L’avrei utilizzata come rifugio.

Mi sarebbe servito di sicuro dal momento che il posto dove trascorrevo più tempo stava per essere infestato da un mucchio di succhiasangue puzzolenti.

Carlisle aveva deciso di chiamare un po di rinforsi per la battaglia. “Un po’” si fa per dire. 

Per avere qualche speranza di distruggere quel branco di assassini italiani, dovevamo radunare più di 400 vampiri. Una cifra impossibile, ne erano tutti al corrente, ma nessuno perdeva la speranza.

Edward e Bella si trovavano in Europa, ad est della Francia. Alice e Jasper in Texsas; Emmet e Rosalie in india; Liam e Siobhan in Irlanda, a chiamare un po’ di vecchi amici; mentre Carlisle ed Esme rimanevano nei dintorni e chiamavano tutte le persone che avevano conosciuto nella loro vita.

Il mio unico compito, era quello di avvertire il branco.

Nonostante fosse il compito più semplice di tutta la famiglia, per me era quello più doloroso, e non l’avevo ancora fatto. Come potevo dire ai miei fratelli che entro pochi giorni sarebbero morti?

Sapevo anche che non avrei mai avuto il coraggio di  porre la domanda come un ordine, non volevo costringere il mio branco a morire per me, che razza di alfa sarei stato,  Sam non l’avrebbe mai fatto.

 Perciò potevo affidarmi solo all’efficacia del mio discorso.

Mentre picchettavo con il martello sul chiodo arrugginito, pensai, probabilmente per la centesima volta, alle parole da utilizzare.  Sicuramente avrei dovuto nascondere il mio sollievo  di morire, una casa difficile quando i tuo pensieri sono un’ evidente fonte di felicità, se pur insensata. Avrei dovuto essere addolorato, e considerare la morte come un sacrificio da fare per il mio branco, mi sentivo in colpa per la mia irrazionale ilarità.

Un dolore lancinante al pollice interruppe il flusso dei miei pensieri. Non avevo dosato la forza mentre avevo colpito il chiodo con il martello e il dito ci era finito sotto.

 L’unghia adesso era coperta da una spessa macchia violacea che dopo qualche secondo ridiventò rosa.

Se il dolore al mondo fosse stato solo quello, tutto sarebbe stato più semplice.

 Il dolore di Bella ad esempio, lei era triste, anche più di prima. Ma il suo male veniva da dentro, e lei non aveva la possibilità di guarire le ferite in fretta come me, almeno quelle fisiche.

La casa aveva cominciato a prendere forma, il tetto era quasi terminato  ma il vento sembrava poterla spazzare via da un momento all’altro.  Fissai i fiori ai piedi della quercia. Tulipani rossi, i suoi preferiti.

Ricordavo chiaramente quel posto. Da Piccola Renesmee, durante una battuta di caccia, si era fermata li a raccogliere quei fiori per Bella, avrà avuto poco più di un anno e mezzo.

La immaginai scorrazzare felice tra quelle querce secolari e raccogliere i tulipani, con il vestitino svolazzante e le guancie rosse per il freddo, proprio come allora.

Quella volta però non resistette molto a lungo. Dopo qualche ora si stese su di me, godendosi il caldo della mia pelliccia e crollò dal sonno, dopo la lunga giornata. 

L’immagine del suo felice passato si dissolse in un attimo.

Ed eccola, la vampata di dolore che aspettavo, non era vero che ero felice. Si, ero sollevato rispetto a prima, ma non avrei potuto fare niente perché lei potesse rimanere in vita.

Quella casetta in realtà, l’avevo costruita pensando a lei.  Magari sarebbe potuto diventare il suo posto preferito, il nostro posto, magari li mi avrebbe risposto alla domanda che avevo fatto.

 Per la maggio parte delle volte cercavo di non concedermi il lusso delle illusioni, sapevo che niente di tutto quello che pensavo si sarebbe mai potuto realizzare, saremmo morti, non c’erano vie di scampo, ma l’immagine felice di come sarebbe stata la nostra vita insieme se avessimo vinto era troppo invitante. Illudermi portava dolore e adesso era proprio quello che serviva, dovevo sembrare addolorato. Dovevo parlare con il banco ed essere solidale.

Rassegnato saltai dall’albero, raccolsi un tulipano, lo annusai e lo misi in tasca.

Era incredibile come quell’odore mi ricordasse le giornate assolate in cui scorrazzava felice su quel prato.

Il momento era arrivato, non potevo rimandare ancora.

Cominciai a correre tra gli alberi e mi tolsi i pantaloncini. Li legai alla cordicella sulla caviglia e lanciai un urlo che dopo pochi secondi si tramutò in un ululato, il richiamo dell’alpha.

Naturalmente il primo a rispondere fu Sam.

Hei, Jacob. Per quale motivo questa riunione straordinaria? Pensò lui mentre correva verso di me.

Vi sto per chiedere la cosa più orribile del mondo, ma so che tu capirai. Vi sto chiedendo di morire.

Ripercorsi mentalmente gli ultimi giorni: La telefonata di Senna, la faccia di Edward mentre leggeva i pensieri di Maggie, la sua morte nel bosco e la decisione terribile che avevamo preso.

Lui rimase immobile, un milione di emozioni diverse gli passarono nella mente: pena, comprensione, dolore, tristezza, orrore.

Mi sentivo troppo in colpa per richiamare la sua attenzione, dopotutto gli avevo chiesto di morire per me.

Uffa Jacob. Protestò Quill. Stavo dormendo, che cavolo vuoi a quest’ora.

Cercai di trattenere i pensieri il più possibile.

Già. Si accodò Cody.

Si può sapere che fine hai fatto, Tua sorella è preoccupatissima, sono appena tornato da casa tua e lei è completamente fuori di testa. Fece Paul mentre ripassava in mente tutti i momenti passati con lei, involontariamente.

Sto per vomitare. Disse Embry con una smorfia. Tieni per te i particolari  della tua vita con Rachel, è disgustoso.

Nessuno fino a quel momento si era accorto dello stato in cui era l’altro capo branco.

Hei. Disse Leah preoccupata. Cosa è successo a Sam?.

Intanto i suoi pensieri continuavano a scorrere, fornendo una chiara spiegazione a tutto il branco.

Ormai mi avevano raggiunti quasi tutti nella radura dei tulipani. Io abbassai il muso, arso dalla vergogna.

Scusate, non sapete quanto mi costa riferirvi una cosa del genere. Pensai cercando di far comprendere quanto ero dispiaciuto.

Mi accasciai a terra, il muso fra le zampe, in attesa degli insulti dei miei fratelli.

Aspettai vari minuti, nei quali il branco aveva in testa solo orrore. Nessuno parlava. Il vento scrosciante che muoveva le foglie era l’unico rumore presente.

Wow, vampiri da uccidere. Fece entusiasta Jared rompendo il silenzio.

Ero quasi infastidito dal suo comportamento.

Ti ho chiesto di morire, possibile che reagisci così.

Sarà. rispose lui indifferente. Ma non è sicuro che ci uccideranno

Gia, come se fosse possibile rimanere vivi contro un esercito di quella portata.

Perché sei così pessimista. Pensò Embry. Siamo forti, potenti e soprattutto tanti.

L’unico che capiva la situazione era Sam. Ancora non aveva smesso di riflettere.

Non siete obbligati. Ribbaì io. Non vi ordinerò di combattere per me, non avrei il coraggio. Quindi se volete rifiutare potete farlo liberamente.

Non avevo ancora alzato lo sguardo, avevo troppa paura di vedere le espressioni dei miei fratelli.

Improvvisamente mi trovai davanti un altro muso.

Gli occhi erano tristi, contagiati dal mio dolore, ma anche pieni di comprensione.

Leah mi sollevò la testa con il muso,  costringendomi a guardarla dritta negli occhi, nonostante fosse più bassa di qualche spanna.

Jake. Disse dolcemente. Noi ti aiuteremo sempre e comunque. Siamo il tuo branco, siamo i tuoi fratelli, non hai bisogno di darci l’ordine di combattere al tuo fianco.

La sua gentilezza mi spiazzò per qualche secondo, è vero che i nostri rapporti erano migliorati ma di certo non ero abituato a tutto quell’altruismo.

Leah fece un latrato simulando un sorriso.

Si certo, non ti ci abituare però.

Strofinai il muso sulla sua guancia in segno di affetto.

Grazie, veramente, non potete capire quanto sia sollevato sapendo che mi appoggiate tutti, ma credo che la decisione non spetti a me.

Mi voltai verso Sam, che era ancor occupato a confabulare con se stesso sulle conseguenze della mia decisione.

Tutti fissarono il lupo nero davanti a me.

Tutto dipendeva dalla sua risposta.

Alzò lo sguardo verso di me.

Non hai bisogno del mio parere Jacob, noi siamo nati per questo genere di cose, e nostro dovere uccidere i vampiri. Non sei tu che stai portando il branco a morire, Jacob, è la nostra stesa natura. Ti ricordo però, che siamo anche fratelli, e indipendentemente da ciò che siamo portati a fare per compiere il nostro dovere, personalmente non ti lascerei mai affrontare da solo tutto questo, quindi non sei tu che ci stai chiedendo di aiutarti, ma siamo noi che ti imploriamo di lasciarti aiutare. Sappiamo che tu faresti così, per ognuno di noi. Ti vogliamo bene Jake, non dimenticarlo.

Non c’era un briciolo di menzogna in ogni singola parola, la sincerità traboccava dagli occhi di Sam e da quelli di tutto il branco che approvava.

Leah ha ragione. Pensò Quill. Io e Embry ti avevamo fatto una promessa. Ti avremmo aiutato a cercarla, fino alla morte.

Gli ululati di conferma arrivarono uno dopo l’altro.

Cercavo di trattenere le lacrime.

Non ero solo, avevo i miei fratelli con me.

Senza dire una parola, mi allontanai da loro, ringraziandoli di cuore ma senza parlare.

Corsi verso casa Cullen. Adesso dovevo affrontare l’amara realtà.

Il pensiero felice del mio branco però mi aveva risvegliato, mi sentivo vivo come non lo ero da tantissimo tempo. Non mangiavo da più di due settimane, e adesso, miracolosamente, avevo fame. Se ero fortunato, “mamma vampira” mi avrebbe preparato qualcosa, come ogni giorno, per paura che mi sentissi male. Era incredibile come Esme si preoccupasse per me. Non avevo mai capito se lo faceva perché ero fidanzato con sua nipote, oppure perché gli ero simpatico. L’ultima opzione era davvero strana visto che in teoria, ma molto in teoria, noi dovevamo essere nemici.  Però credevo che il suo amore incondizionato derivasse anche dal fatto che gli piacevo, e a dire la verità, anche lei piaceva a me.

Adesso finalmente avrei mangiato qualcosa, facendo felice quella vampira inspiegabilmente dolce con me.

 Arrivato tra gli alberi mi trasformai in corsa e mi rinfilai i pantaloncini di Jeans tutti sbrindellati.

A pochi chilometri da casa Cullen, una puzza sconosciuta mi arrivò in piena faccia. Non era una sola, ma centinaia di odori diversi. Possibile che fossero già arrivati così tanti vampiri?

Mi tappai il naso e sputai a terra cercando di togliermi di dosso quel sapore terribile.

Mi avvicinai con cautela al vialetto che precedeva la casa. Una ventina di macchine erano parcheggiate davanti allìingresso.

Resistetti all’impulso di graffiarne qualcuna.

Aprì lentamente la porta, cercando di non farmi sentire.

Speravo che nessuno nella stanza si accorgesse di me, ma appena entrai, un sfilza di occhi rossi come il fuoco si girarono a guardarmi inorriditi. Tra gli sguardi cremisi riconobbi quelli neri- a causa dell’astinenza dalla caccia- di Emmet, Rosalie, Edward e Bella.

Il resto delle facce, pallide e fredde mi fissavano arricciando il naso.

“Che puzza” disse disgustata una vampira con le trecce, che sembrava avere 12 anni.

“Ci sono tante cose che puzzano qui dentro, ma ti assicuro che io non sono tre quelle” risposi sfacciato. Ero troppo affamato per offendermi.

Bella mi sorrise timidamente da lontano, in segno di scuse. Io feci spallucce e salii le scale diretto alla cucina.

“Questa è l’arma vincente di cui vi parlavo prima e come vi ho già detto è il padrone di casa, quindi trattatelo bene.” Disse Edward di sottofondo al piano di sotto. 

Grazie. Pensai rivolgendomi a lui mentre mi precipitai al frigorifero.

Esme non c’era, probabilmente era insieme agli altri Cullen  a cercare  altra gente da portare a casa. Sbuffai. Come avrebbero fatto quando la casa sarebbe diventata troppo piccola per ospitare quattrocento persone?

Il frigo era stracolmo di roba da mangiare. Naturalmente solo per me e per qualche visita occasionale di Seth. Cercai di non pensare a chi altro avrebbe potuto usare quel cibo se solo fosse stato li.

Afferrai una bibita gasata e una scatoletta di tonno. Non mi andava di mangiare cose complicate, avevo solo fame.

Sbattei il frigorifero con più forza del necessario e mi sedetti sul tavolo di legno in mezzo alla stanza.

Iniziai a mangiare con foga, senza pensare a nulla.

Alla sesta scatoletta di tonno cominciai a sentirmi pieno. Diedi un ultimo sorso alla bibita e sentii la porta di casa sbattere bruscamente.  Rassegnto presi una boccata d’aria- per quanto potesse essere già in cucina puzzolente- e scesi velocemente le scale. In pochi minuti la scena era cambiata completamente.

Nella stanza adesso si trovavano il doppio dei vampiri che c’erano in precenza. Ad occhio, sembravano più di cento. Erano tutti strettissimi nello striminzito spazio del salone.

Anche i nuovi arrivati si girarono a guardarmi infastiditi.

Cercai di rimanere calmo nonostante le mani mi stessero tremando.

Tra tutti i presenti riconobbi qualche volto che avevo visto tre anni prima.

Mi avvicinai a Edward spingendo tra i corpi ammassati nella stanza. Stavo per vomitare dalla puzza, cercai di respirare il meno possibile.

Perché sono aumentati in così poco tempo? Chiesi mentalmente a Edward.

Lui quasi strillò per farsi sentire, soffocato dalle voci di centinaia di vampiri all’interno della stanza.

“Non conosciamo tutta la gente che è venuta. Le voci girano in fretta, quando si è saputo che un coraggioso clan stava per sfidare il Volturi, tutti sono venuti a sostenerci e a darci una mano. È stato molto più semplice del previsto, tutti odiano i volturi, e la maggior parte ha subito un rapimento da parte loro, in questo periodo, proprio come è successo a Zafrina e Maggie. Molti altri devono ancora arrivare. Comincio a pensare che potremmo avere addirittura qualche possibilità di vittoria.”

 

 

 

 

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Ditemi che ne pensate..........   







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Capitolo 13
*** Le voci girano in fretta ***


Le voci girano in fretta

 

 .......................::::::::::::::::::::::::::::::::mi raccomando, commentate::::::::::::::::::::::::::::..............................

 

Il brusio continuo delle persone presenti in casa mi stava dando alla testa. Non sapevo quanto sarei riuscita  a resistere.

Le pareti della camera di Edward tremavano per il rumore.

Mi distesi sul piccolo divano bianco e mi coprii la testa con il cuscino, come se il mio udito “vampiresco” potesse perdere la sua efficacia sotto un pezzo di stoffa.

Cercai di ignorare le voci al piano di sotto per godermi la quiete qualche istante, dopo pochi minuti sarei dovuta scendere per spiegare la situazione a qualche atro nuovo arrivato. 

tutto era orribilmente uguale a tre anni prima .

La sensazione di dejavu era fortissima, come se il tempo trascorso dalla prima minaccia dei Volturi a quel momento, l’avessi solo immaginato.

Ricordavo una conversazione fatta tre anni prima, alla fine della “quasi” battaglia. Carlisle aveva immaginato che i volturi sarebbero tornati, ma era convinto che Alice gli avrebbe visti e tutti i vampiri che allora avevamo radunato si sarebbero riuniti. Era sicuro che il mondo prima o poi sarebbe stato pronto ad essere del tutto libero dai Volturi.

Ci aveva azzeccato quasi su tutto. I Volturi erano tornati, ma Alice non li aveva visti e sicuramente, per avere una minima speranza di vittoria, dovevamo radunare molte più persone di quelle che avevamo chiamato tre anni prima.  

Nell’ultima parte del piano ce l’eravamo cavata alla grande.

Nel piccolo salone bianco, un centinaio di persone non avevano nemmeno lo spazio per respirare.

Carlisle era convinto che non sarebbe stato così difficile convincere la gente a unirsi a noi. Questa volta non dovevamo spiegare una storia impossibile su una bambina mezza vampira, dovevamo semplicemente confermare l’idea che i Volturi erano un pericolo per tutto il mondo degli immortali e probabilmente anche dei mortali. Non era così complicato, molta gente già lo aveva intuito.

Quando ero in Francia con Edward, eravamo riusciti a radunare sessantatre vampiri. Il clan che mi aveva colpito di più era il clan di Julia. Una vampira starna quanto potente.  I capelli biondo grano le scendevano con onde ampie sino al ginocchio, da dove ogni tanto spuntava qualche fiore colorato, grande quanto un pugno. Gli occhi rossi facevano uno strano effetto con l’ombretto verde acceso che ricopriva le palpebre, e le labbra perfette e rosse erano quasi attaccate al naso piccolissimo. Nel complesso, però era davvero bellissima.  Ripeteva cose che solo lei capiva, come se parlasse una lingua tutta sua. Aveva un talento enorme, era capace di privare per qualche istante la gente dei loro poteri, rendendoli impotenti.

Sarebbe stata una cosa utilissima in battaglia. Immaginai Jane senza il suo dono, piccola e fragile non sarebbe potuta essere più la minaccia che credevamo. Edward, però, era convinto  che per quello il mio scudo sarebbe bastato; i nostri poteri erano molto simili, sia io che lei potevamo svolgere lo stesso compito quando sarebbe arrivato il momento. Tutte e due potevamo evitare che il nemico attaccasse con qualche strano talento il nostro esercito, ma lei agiva sui nemici, cancellando per qualche istante i loro poteri, io invece, proteggevo solo i  miei amici senza bisogno di coinvolgere gli avversari.

Insieme a lei c’erano altri due vampiri, Manuèl e Alexì. Tutti e due giravano attorno a Julia in continuazione. Lei era convinta che fosse per non perdere il suo straordinario potere , ma Edward che la sapeva lunga, aveva scoperto che c’era molto di più.

“è particolare il modo di pensare della ragazza” mi disse una volta Edward. “diverso da qualsiasi abbia mai visto, è come se vivesse in un mondo a parte, per lei non esiste l’inconcepibile o l’irrazionale”

Quando rintracciammo il suo clan lungo il cammino eravamo convinti che il suo modo si pensare ci avrebbe ostacolati, credevamo che la strana vampira non ci avrebbe ascoltati, come a voler escludere qualsiasi tipo di accusa verso i volturi.

In realtà era bastato nominarli, che la donna aveva iniziato ad agitarsi. Gli spiegammo che non erano più quelli che la gente conosceva, tutto in modo semplice e lineare, facendo presente che le probabilità di morire erano altissime.

Se dovevamo avere coscienze sulla spalle, meglio non usare imbrogli, dopotutto Carlisle non voleva far morire gente a causa nostra.

 “Très bien mes amis “ aveva risposto Julia decisa.

“Non c’è bisogno che aggiungiate altro. Sappiamo di cosa sono capaci i Volturi. Pochi giorni fa si è presentato un vampiro dai capelli color grano, che diceva di essere stato mandato dai volturi. Voleva convincermi a unirmi a loro, e quando ha visto che non ero intenzionata a farlo, ha cercato di utilizzare il suo potere su di me. Il vampiro è capace di ribaltare i sentimenti. Naturalmente io grazie al mio talento sono stata capace di evitarlo ma non so cosa sarebbe successo se avesse provato a convincere uno dei miei compagni.”

Da quella discussione avevamo capito che i Volturi si erano messi d’impegno a cercare i vampiri dotati di cui parlava Demetri  e probabilmente il vampiro biondo era lo stesso che aveva rapito Zafrina. Aveva ribaltato i suoi sentimenti. Lei voleva troppo bene a Senna e a Kakiri per poterle lasciare da sole; ricordavo che il rapporto tra le tre vampire era davvero speciale, non si separavano mai.

Soprattutto, negli anni precedenti, si era affezionata a Renesmee e alla nostra famiglia, non poteva collaborare alla nostra distruzione così a cuor leggero.

Dalla francia ci avevano seguito anche i clan di Audret, Antony e Jerardin. Il resto erano nomadi, girovaghi o clan poco numerosi. Le pesone che ci sarebbero servite di più in battagli, a parte Julia erano Marsel e Marie Clare. Erano due nomadi, con poteri molto particolari. Marie Clare, era la vampira più bella che avessi visto, tutta curve e capelli biondi. Se non avesse avuto gli occhi rossi probabilmente li avrebbe avuti azzurri. Marie, però, era bella quanto crudele.  Aveva il dono di estorcere qualsiasi informazione alla gente, utilizzando la persuasione. Non ero sicura che fosse un potere, probabilmente era solo una qualità dovuta al suo fascino.

Marsel invece, era un tipo taciturno,  silenzioso, capace di far scappare di paura la gente.  Il suo dono consisteva nel riempire di terrore i nemici. Probabilmente era per questo che girovagava per Parigi da solo.

I pezzi cominciavano a combaciare e i vampiri presenti in casa a crescere.

Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta della camera di Edward.

La porta si accostò leggermente e la faccia di Emmet sorridente e spensierata spuntò fuori allegra.

“Toc toc” disse scherzando.

Mi ributtai sul divano ricoprendomi il viso.

“Hei, muso lungo, cos’è questa faccia”

“Altri due minuti con questo brusio di sottofondo e rischierò di scoppiare.”

Lui ridacchiò

“Rose ne ha già sbattuti al muro due”.

“Credo che userò il suo stesso metodo” dissi, non ero sicura che stessi scherzando.

“sotto ci sono altri sette clan che hanno sentito parlare della battaglia e sono venuti a sentire la situazione. In oltre fra pochi minuti arrivano Jazz ed Alice con un ottantina di vampiri, che aspettano la nostra presentazione. Edward mi ha mandato a chiamarti. Dobbiamo scendere.”

Sbuffai esasperata e mi misi le mani tra i capelli.

“a che vi servo io, non è meglio che fate tutto da soli?”

“Lo sai che dobbiamo presentarci come clan intero, nonostante siamo una squadrone di nov........otto persone” si corresse pensando a Nessie. Non volevo che considerassero Renesmee ormai spacciata.

“Ok”dissi rassegnata. “Lo squadrone tra poco scende”

“Così ti voglio” disse mentre mi prendeva in braccio e mi faceva volare per la stanza.

“mettimi giù, però” dissi ridendo.

Al piano di sotto tutto era spaventosamente diverso dal solito.

Non avevo mai visto così tanti vampiri insieme.

La gente che ci aveva aiutato tre anni prima, era già arrivata da un pezzo, mancavano solo il clan di Denaly, i rumeni, Senna, kakiri e naturalmente Maggie e zafrina.

Persino il clan egizio si era unito a noi, nonostante Amun avrebbe fatto volentieri a meno di quella seconda “condanna a morte”.

Sapevo che si era unito dalla parte dei “ribelli” principalmente per paura di perdere il suo Benjamin.  Il vampiro così dotato e così inerme sarebbe stato di certo uno dei bersagli più ambiti dai Volturi. 

La cosa spavetosa però, era che il numero di gente cresceva a vista d’occhio.  Molti vampiri nemmeno li conoscevamo. La voce della ribellione si era sparsa e spontaneamente la gente veniva in casa Cullen per combattere contro i protettori di una ormai nulla legge.  Nulla perché nessuno provava a rispettarla. 

Solo radunando quei vampiri, noi stavamo infrangendo miliardi di regole. Neanche gli stessi Volturi sembravano più tener fede ai principi da loro creati. Il panico in italia si era già sparso: a Volterra il grande spargimento di sangue causato dalla sete dell’esercito di neonati creato dai volturi non era passato inosservato e le urla delle donne fatte a pezzi dentro le mura dell’edificio non erano di certo sfuggite alle orecchie umane dei cittadini. Si stava giocando il tutto per tutto, e i volturi non credevano più indispensabile indossare la maschera da protettori della legge che fino a quel momento avevano portato, non avevano nemmeno cercato un pretesto per attaccarci. Si stava giocando il tutto per tutto, sarebbe stata la battaglia più grande della storia e poco importava che questo implicava la rivelazione del nostro segreto, probabilmente i sopravvissuti – che potevamo essere noi come i volturi - sarebbero riusciti ad uccidere abbastanza umani prima che la notizia si spargesse.  Rabbrividii al pensiero di quante vite sarebbero state sprecate a causa di questa battaglia. Mi diressi lentamente verso le scale, per nulla impaziente di trovarmi tra la folla e cercai disperatamente il viso di Edward tra quelli presenti. Lui era inpegnato in una conversazione con Kazim: un vampiro indiano  portato da Rosalie e Emmet.

Mi avvicinai a lui che appena mi vide mi sorrise, mi diede un bacio legero e mi presentò all’uomo.

“Questa è mia moglie, Bella”

“Adorabile, proprio come mi avevi detto.” Disse kazim baciandomi la mano. Al contatto con la sua pelle, sentì la mano bruciare. Non era doloroso, ma di sicuro molto fastidioso.

Edward mi scansò da lui.

“O, scusami” fece il vampiro.

“Vedi Bella, Kazim è capace di simulare un contatto con le fiamme, mi dispiace, non riesce ancora a controllare bene i suoi poteri.” Chiarì Edward.

Io accennai un sorriso al vampiro indiano.

Tra gli schiamazzi nella casa udivo un leggero suono provenire dalle ruote di un auto. Dopo pochi istanti il campanello trillò ma il suono venne attutito dal rumore all’interno dell’abitazione.

Anche Edward sembrava aver sentito il campanello e si precipitò verso la porta con me al suo fianco. Prima che la mia mano potesse raggiungere il pomello, le dita abili e veloci di Carlisle aprirono la porta.

Lo sguardo dei cinque vampiri dagli occhi d’orati- uno di questi coronato da leggerissime sfumature rossastre- sembrava triste e irritato. Kate si tuffò tra le braccia di Carlisle.

“oh, Carlisle” disse la vampira piena di angoscia “si può sapere perché non ci avete chiamato immediatamente. Lo abbiamo saputo da un Clan di passaggio vicino a casa nostra, non me lo sarei mai aspettato da voi, pensavo che fossimo una famiglia”

 

Carlisle  parlò subito dopo, ma sarebbe bastato guardare la sua espressione addolorata per capire la risposta.

“Kate, è proprio per questo che non vi ho chiamati, non voglio far morire la mia famiglia. Questa non è come l’ultima volta, lo scontro e inevitabile, e anche le conseguenze di questo lo sono.”

Tanya schizzò vicino alla sorella in modo da stare davanti a noi.

“Ma come puoi credere che dopo ciò che ci hanno fatto possiamo restare fermi senza reagire, abbiamo una sorella da vendicare”

Il ricordo della morte di Irina mi invase la testa come un lampo: la pira scoppiata all’improvviso dalle mani di Caius, lo sguardo disperato delle sorelle dall’altra parte del campo.

“Si” concesse Carlisle “è vero, avrei dovuto avvertirvi, ma niente mi farebbe più piacere che risparmiarvi questa tortura.”

Garret, che restava accanto a Kate i ogni momento, si spostò di qualche passo e porse la mano a Carlisle.

“Siamo con voi” disse formale, in attesa di stringere la mano del vampiro davanti a lui.

Carlisle accettò la stretta, ma lo fece a malincuore.

Solo allora, il clan di denaly sembrò accorgersi della marea di ospiti che alloggiavano in salotto.

“Wow, disse Carmen studiando la camera con o sguardo

“Cero che avete tirato su una bella squadra”

“Non è ancora abbastanza” disse Edward concentrato.

“Il loro esercito è composto da più di quattrocento elementi, di cui la maggior parte neonati nel pieno delle forze, fino a questo momento ne abbiamo radunati solo duecento, ma sono sicuro che andando avanti così non faremo alcuna fatica a raggiungere il numero prestabilito. “ poi la sue espressione cambiò, si fece più seria, più decisa, e fissò il nulla davanti a se.

“ormai la scintilla è scoppiata, il mondo non aspettava altro, lo abbiamo dalla nostra parte. L’unico problema è capire se questo mondo è più forte della cosa che cerchiamo di distruggere.”

“ci avete mai pensato a.........” disse Garret pensieroso, ma l’espressione di Edward gli fece capire che non era opportuno continuare il discorso.

“Certo, capito, so che Carlisle non approverebbe,tranquillo, anche io mi sono convertito al vostro sistema, era solo un pensiero come un altro”

“di cosa parlate” chiese Carlisle.

“Garret pensava che sarebbe stato più semplice creare un esercito più che radunarlo, ma sa che è sbagliato, non lo farebbe mai”

Carlisle sembrò riflettere per qualche secondo poi quasi urlò dall’entusiasmo di quell’intuizione.

“Ha ragione” disse entusiasta.

“cosa?” gridammo io kate e Tanya all’unisono.

“Non vi allarmate, non ho intenzione di togliere la vita agi umani,sapete che non ne sono capace” chiarì Carlisle sorridendo, come se quel pensiero fosse la cosa più ridicola che avesse mai sentito.

“farò proprio come ho fatto con te, figliolo, darò una seconda possibilità, dopotutto lavoro in un ospedale, tantissime persone muoiono ogni giorno. Regalerò semplicemente la vita che altrimenti avrebbero perso, e naturalmente potranno scegliere se partecipare alla battaglia o andare per la propria strada. Come ho fatto a non pensarci prima.”

Edward sembrava soddisfatto della logica di suo padre.

“wow” disse sconcertato da qualche pensiero di Carlisle.

“Potresti riuscire a trovarne fino a un centinaio!!!!”

“Certo sarebbe faticoso, dovrei provare a vedere anche in qualche ospedale più affollato di quello di Forks, e non è detto che tutti saranno d’accordo con noi nell’unirsi allo scontro, ma di certo aiuterebbero” rispose.

“poi dovremmo sfollare una casa, ci servirà un posto dove poter trasformare quelle persone e di certo trecento vampiri che schiamazzano non aiuterebbero” continuò.

“io direi di dare degli orari. Potremmo dire ai vampiri anziani di stare nei dintorni, poco lontani da casa ma anche non troppo vicini al nostro territorio per cacciare e ad una certa ora di trovarsi in qualche radura per allenarci e fare progetti”

Suggerì Edward.

“perfetto” accordarono più voci insieme.

 

 

Dopo aver accolto i vampiri chiamati da jazz e Alice e altri occasionali visitatori eravamo arrivati a trecento- naturalmente la maggior parte fuori casa- sapevamo che nei giorni seguenti sarebbero arrivati altri vampiri spinti dalle voci e con i neonati in fin di vita che doveva salvare Carlisle  avremmo raggiunto un numero spropositato. Avevo chiesto ad Alice di darmi un idea su quanti vampiri avremmo dovuto aspettarci.

“oltre cinquecento, credo” aveva detto frustrata.”uffa, sapete che non riesco a vedere niente, è inutile che continuate ad assillarmi”

Avevamo detto ai vampiri presenti di allontanarsi e di trovarci ogni giorno, al crepuscolo, nella radura vicino al ruscello- la stessa dove qualche anno prima i volturi ci avevano “fatto visita”- per iniziare l’allenamento. Elzar, Demetri e Carlisle- le persone che avevano conosciuto più da vicino i volturi- si erano offerti a farci da maestri.

Nella casa regnava una strana quiete, che da diversi giorni non si respirava più in casa Cullen. Il salone bianco, poco prima affollatissimo, adesso ospitava soltanto la mia famiglia, il clan di Denali, qualche nomade intento a salutare Carlisle e infine  Jacob, Quill ed Embry che chiacchieravano in un angolo.

I diversi aromi dei vampiri, piano piano stavano svanendo, lasciano posto ad aria più pulita, un sollievo per i tre licantropi che arricciavano il naso appoggiati al muro.

Un nuovo odore, però, attirò la mia attenzione e anche quella delle persone presenti nella stanza. La mia prima reazione fu di difesa, mi misi in posizione di caccia, proteggendo il corpo immobile di Edward, intento a leggere nel pensiero la nuova presenza sul vialetto di casa.

Ed eccoli dunque, erano arrivati, il momento era giunto. Ma perché dovevano venire proprio nel momento meno opportuno? Proprio quando avevamo cacciato via il nostro esercito?

L’odore antico era quello, ne ero sicura. Sentivo quasi la loro strana pelle,apparentemente fragile e velata, sotto le mie dita.

Mi accorsi subito però, anche senza che la mano di Edward mi bloccasse davanti alla porta, che avevo tratto conclusioni troppo in fretta. L’aroma vecchio e pesante che avvertivo, non era lo stesso che ricordavo appartenesse ai Volturi.

Con cautela Carlisle si avvicinò alla porta e la aprì lentamente, tenendo lo sguardo fisso su ciò che si trovava aldilà della soglia.

La prima cosa di cui mi accorsi fu l’assoluta somiglianza con l’essere che immaginavo apparisse: la pelle velata trasparente che poco prima avevo immaginato di toccare, avvolgeva il viso ossuto della creatura di fronte a me, il mantello del nero più cupo copriva la figura dell’essere che conoscevo fin troppo bene ma che allo stesso tempo non conoscevo affatto.

Le labbra scarnite e piccole lasciavano intravedere la sfilza di denti scintillanti curvati in un sorriso.

“Allora è tutto vero” disse la creatura, fissandomi con gli occhi cremisi.

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Capitolo 14
*** una storia mai raccontata ***


Una storia mai raccontata

 

 

 

“Non avrei mai immaginato che le dicerie sul vostro clan avessero qualche fondamento, ma i vostri occhi dorati ne sono una lampante prova”

Il vampiro parlava molto lentamente, sorridendo, quasi divertito.

Era bonario e amichevole, il che mi spaventava ancora di più.

Non avevo mai visto nessuno, a parte i volturi e i rumeni ,con quelle particolari caratteristiche. La pelle diafana sembrava di carta, fragile e sottile, la voce profonda e grave sembrava una sinfonia di trombe.

Tutti i vampiri presenti nella stanza rimasero a bocca aperta, le mani dritte sui fianchi e gli occhi fissi sul volto antico dell’uomo.

“Oh, scusate la maleducazione miei cari, non mi sono presentato. Sono William Hannibal Hardwich, vengo dall’Inghilterra, da Londra con precisione ma mi considero principalmente italiano, mi dispiace avervi disturbato, spero di ricevere il vostro perdono d’ora in avanti.”

Una mano affusolata e ossuta spuntò fuori dall’enorme mantello e si avvicinò a Carlisle.

Lui rimase immobile, confuso da quell’offerta.

“o ma certo”rispose dopo qualche secondo Carlisle stringendo la mano allo sconosciuto. “Nessun disturbo, mi chiedevo soltanto chi fosse e il perché della sua visita” Per quale motivo Carlisle aveva fatto una domanda del genere, non era forse chiaro il motivo della sua presenza qui? Stringevo forte la mano di Edward confusa da quella situazione.

“oh Carlisle, mi dai addirittura del lei, saremo presto alleati e buoni amici spero, non credi sia il caso di cominciare a darci del tu?”

 Perhè Wiliam stava dando tanta confidenza a Carlisle, per caso lo conosceva? Lui però non sembrava conoscere l’ospite.

“ma certo, se credi possa essere d’aiuto ti darò del tu” sorrise lui.” Ma potrei sapere come fai a conoscere il mio nome?”

Wiliam rise sotto i lunghi baffi grigi che aveva sul naso, come se la risposta fosse ovvia.

“Non credo che al mondo in questo momento ci siano immortali che non conoscano il nome dei “grandi rivoluzionari”. Naturalmente però tu non puoi conoscere me, bhe vedi, credo che debba cominciare a raccontarvi la mia storia, per farvi capire la mia missione da queste parti.”

Carlisle si accigliò sulla difensiva.

“Non sei stato mandato dai Volturi, vero?” e si girò verso Edward per avere una conferma.

“Ma no, mio giovane amico, l’esatto contrario. Non avrei mai potuto perdermi la seconda grande battaglia, ma spero ardentemente che questa abbia maggior successo della precedente”

Le parole mi spiazzarono, cosa voleva dire con seconda grande battaglia? C’era stata per caso una guerra ancora più catastrofica di quella che doveva avvenire?Ricordavo le storie di Jasper sulle guerre del sud, a suo parere erano state davvero orribili, ma non avevano coinvolto l’intero mondo degli immortali come stava accadendo, il vampiro londinese che avevo davanti ne era una conferma. Oppure si riferiva alla caccia ai bambini immortali? Quanti vampiri erano morti per proteggere quei piccoli? Non lo sapevo con precisione, ma mi sembrava improbabile che le vittime sarebbero state maggiori di quelle che la battaglia imminente minacciava di fare.

Wiliam Hannibal si accorse delle facce confuse presenti nella stanza e fece un risolino.

“Forse è meglio che parta dall’inizio, ma vi consiglio di mettervi comodi, state per ascoltare un storia sconcertante, nessuno a parte me è ancora vivo per raccontarle. Sto per svelare un lato dei volturi che solo una minima parte del mondo conosce.” Si appoggiò al muro dietro di lui, incrociò le dita e fissò il vuoto davanti a se concentrandosi.

“Avete mai incontrato fin ora un vampiro più vecchio o della stessa età dei volturi?” chiese Wiliam  già sicuro di conoscere la rispota.

“Ovviamente no” continuò senza aspettare che qualcuno parlasse. “Vi posso assicurare di essere l’unico vampiro a parte quegli sporchi assassini ad avere più di duemilacinquecento anni, nemmeno il corpo di guardia raggiunge più di mille anni, e nemmeno lui è a conoscenza di questa storia. Vi siete mai chiesti perché?” di nuovo non aspettò la risposta dei presenti.

“Perché qualcosa o qualcuno ha sterminato gli immortali di quel tempo. Io vivevo in Italia, in toscana. Era il tempo degli Etruschi, popolo affascinante secondo il mio parere.

Da umano ero un personaggio molto importante, ero figlio di un Lucumone, una specie di antico re, e se l’immortalità non avesse fermato la mia gloria, lo sarei stato anche io dopo pochi mesi. Proprio per questo sono un grande amante della legge, ero destinato a farla rispettare. Un lato del mio carattere mi aiutava molto in questo genere di cose. Riuscivo a far capire alle persone ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, mio padre era convinto che avessi una specie di dote nel parlare alle persone. Questa capacità l’ho ritrovata anche nella mia seconda vita. La gente che è sotto il mio potere capisce ciò che è giusto fare e segue quella strada. E molto utile da utilizzare in battaglia.

In quel periodo, tre uomini dalla straordinaria bellezza, venivano di notte minacciando mio padre di prendersi il suo potere. Già allora Aro Marcus e Caius non riuscivano a tenere sotto controllo la loro sete di potere nemmeno se riguardava il controllo degli umani. Credo sia stato il periodo migliore per i Volturi. Avevano tutto, il controllo degli immortali, e stavano per avere quello dei mortali.

La mia trasformazione avvenne per questo motivo: i volturi vennero nel palazzo e mi portarono via, ignorando le mie suppliche. Mi ripetevano in continuazione che io ero destinato a governare molto di più di un piccolo territorio. Le loro parole mi piacevano, ero abbastanza egoista a quel tempo, e sentirmi parlare della mia potenza mi faceva stare meglio.  Aro mi trasformò la notte in cui ci sarebbe dovuta essere la mia incoronazione. Quando venni a conoscenza del mondo immortale in me non era cambiato quasi niente. Eravamo i volturi, i quattro uomini più potenti al mondo. Io avevo continuato a governare sul mio popolo dopo aver ucciso mio padre e adesso gli etruschi erano al massimo del loro potere. Ci espandevamo sempre di più, ma mentre il potere saliva, ci sentivamo in grado di fare a meno dell’umanità che avevamo utilizzato fino a quel momento. Se la gente aveva paura di noi era inutile adottare la copertura dei protettori della legge. Dovunque andavamo spargevamo sangue, e i vampiri cominciarono ad accorgersi della crudeltà dei volturi.

A me così non andava bene. Io volevo far parte del loro gruppo perché ero veramente affezionato alla legge, e da quel momento in poi cominciò a crescere in me un odio profondo nei confronti di quegli assassini. Dopo pochi anni me ne andai disgustato dai Volturi.

Dopo qualche decennio feci credere al mio popolo umano di essere morto, naturalmente non potevo regnare su di loro in eterno, come avrei fatto a spiegare la mia crescita interrotta.

Intanto la carneficina dei volturi continuava e gli immortali cominciarono a ribellarsi, piccoli gruppi cominciarono a farsi avanti ma l’unico risultato era la morte.

Si andò avanti così per decenni, nessuno aveva mai pensato di organizzare un vero e proprio esercito, per sconfiggere definitivamente i Volturi. Come ho già detto io adoro le regole ed ero disgustato da quello che erano diventati i volturi, dei veri e propri animali, niente a che vedere con quello che sono adesso, nonostante anche in questo periodo la loro crudeltà e il loro egoismo siano saltati fuori . La segretezza con gli umani non esisteva più, cacciavano in pieno giorno e in mezza alla folla, fregandosene dei mortali. Erano i primi a infrangere le regole, uccidendo in modo scoperto e creando vampiri a non finire. Naturalmente fui io a pensare di creare un vero esercito.  Ci misi vent’anni per organizzarlo. Ero un eroe per tutti i vampiri che mi avevano seguito e odiavano i volturi. Creai anche molti neonati, più di quanti ne abbia mai creati una sola persona nella storia, ma il numero immenso di gente che avevo dalla mia parte non bastò a frenare i Volturi. La battaglia durò 6 mesi, Nessuna creatura aveva mai assistito a un spettacolo così terrificante.

Oltre duemila vampiri che ero riuscito a radunare erano morti dopo pochi giorni. Quando i Volturi si accorsero che avevano vinto, uccisero qualsiasi immortale sulla faccia della terra, a cominciare da coloro che li avevano aiutati nella battaglia. Non volevano avere testimoni .

Poi ammazzarono la gente terrorizzata sparsa per il mondo, nessuno escluso, a parte me,non si erano accorti che ero ancora vivo, mi nascosi in Inghilterra e ci rimasi per altri duemilacinquecento anni. Io sono l’unico sopravvissuto, ecco perché è impossibile trovare in giro persone vecchie come i volturi, perché vennero sterminate tutte oltre duemila anni fa. Da quel giorno i Volturi iniziarono una nuova falsa vita, ancora utilizzando la storia dei protettori della legge, ed io da più di duemila anni non aspetto altro che un gruppo di potenti ribelli a cui accodarmi. Se avessi potuto creare il mio esercito l’avrei fatto, ma non posso attirare l’attenzione, io per i volturi sono morto insieme a tutte le persone che avrebbero avuto la possibilità di raccontare questa storia.

Adesso avrete capito il perché della mia presenza in questo posto, devo vendicare la mia gente, e sono la persona che in assoluto conosce meglio i volturi, insieme a me potete realmente sconfiggerli. Grazie alla mia precedente esperienza conosco i loro punti deboli e i loro punti di forza, con i miei consigli potete fare un regalo grandissimo all’umanità.”

Ci misi un po per ritornare alla realtà, senza sapere ne dove mi trovavo ne perché ero lì.

Possibile che le parole del vampiro davanti a me fossero vere?

Quindi quella che stava venendo non era la battaglia Epica che tutti credevano. Si, sarebbe stata di certo importante, ma non abbastanza da entrare al primo posto nella classifica delle guerre catastrofiche.

Era una seconda possibilità per l’umanità di liberarsi dei volturi, ma nessuno a parte noi e quello strano e antichissimo vampiro ne erano a conoscenza. Adesso vedevo tutto da una diversa prospettiva. Fino a quel momento per me la battaglia era solo un modo per riprendermi mia figlia. A quel punto capii l’enormità di ciò che stavamo facendo, e quasi mi sentii mancare la terra sotto i piedi.

Tutti erano sbalorditi, gli unici ad essere composti e quasi annoiati erano i tre licantropi dall’altra parte della stanza, come se fossero già a conoscenza della crudeltà dei vampiri.

“Naturalmente mettere in giro questa storia sarebbe estremamente pericoloso” aggiunse Wiliam quando si accorse che nessuno parlava. “I volturi si accorgerebbero che qualcuno è sopravvissuto al massacro e sarebbe subito caccia aperta, rischieremmo di attirare l’attenzione, ma è anche vero che facendo sapere di quale pasta sono fatti i volturi riusciremmo ad attirare molte più persone. A voi la scelta, amici, siete voi i capi di questa guerra.”

Carlisle pensò per qualche istante

“ci serve una spia, qualcuno che tenga i volturi lontano da queste storie, qualcuno che ci avverta di quando hanno intenzione di attaccare e che ci aiuti a capire cosa dobbiamo aspettarci.”

Edward annuì ma non sembrava convinto come il padre.

“con i poteri che si ritrova Aro non credo che potremmo mandare una persona qualsiasi, leggerebbe nella mente del nostro alleato e capirebbe le nostre intenzioni, non potremmo più giocare sull’effetto sorpresa.”

Io feci una smorfia, non avremmo mai potuto giocare l’effetto sorpresa. Sapevano che noi eravamo pronti, ma in qualsiasi momento avrebbero attaccato noi non avremmo potuto saperlo.

La voce di Demetri da dietro il tavolo mi colse di sorpresa, negli ultimi giorni era stato sempre in disparte.

“Scordatevi di poter usare l’effetto sorpresa, sono molto più preparati di noi e oltretutto non sappiamo quando attaccheranno.”

Improvvisamente ebbi un’illuminazione. Demetri  ufficialmente non faceva forze parte del corpo di guardia dei volturi?

“Heii ho trovato” dissi euforica girandomi verso mio marito. Lui mi prese il viso tra le mani preoccupato.
“Amore tutto a posto” mi chiese. Lo ignorai.

“Mandiamo Demetri a fare la spia, dopotutto i Volturi non sanno che ormai ha cambiato schieramento, pensano che sia ancora fedele a loro.

“Bella , Aro sentirebbe i suoi pensieri, e capirebbe tutto” Disse Edward senza essere convinto della mia intuizione.

“Neanche questo è un problema. Hai presente Julia,la ragazza del clan francese, lei è capace di annullare i poteri delle persone che gli stanno attorno e Demetri in questo momento dovrebbe essere in giro per il mondo a cercare talenti. Manderemo la ragazza con lui, così potrà far credere ai volturi di aver compiuto il suo lavoro e grazie a Julia, Aro non capirà mai le nostre intenzioni.”

Ero fiera della mia conclusione, era un piano perfetto.

Demetri annuì.

“Bella ha ragione, è di sicuro il metodo migliore. Io potrei avvertirvi nel momento in cui avranno intenzione di venire a Forks per attaccare. Ma saremo noi a presentarci in Italia. Loro sono sicuri che avendo creato dei vampirastri, che come tutti gli ibridi sono un’eccezione per le visioni di Alice, non  possiamo sapere del loro attacco. Invece grazie alla povera Maggie sappiamo tutto e il nostro piano li coglierà di Sorpresa.”

Adesso anche lui ne sembrava convinto, ed Edward cominciò ad annuire.

Soltanto Esme sembrava incerta e preoccupata, si mordicchiava le labbra incapace di parlare.

Il marito la guardò negli occhi e capì subito l’origine dei suoi tormenti.

“Non possiamo, però, costringere Julia a correre un pericolo del genere, dovremmo almeno chiedere il suo permesso” disse Carlisle.

“ è troppo pericoloso” Aggiunse Esme balbettando.

“Ovvio, prima lo chiederemo a lei” dissi per cercare di tranquillizzarla.

Presi dalla discussione non ci accorgemmo dei passi che si udivano fuori dalla porta.

Solo il suono del campanello riuscì a catturare la nostra attenzione.

“Sono i rumeni” disse Edward in tono piatto. “ E sono molto arrabbiati”

Carlisle si avvicinò di nuovo cauto alla porta.

L’espressione di Vladimir e di Stefan mi mise subito in guardia. Mi allontanai dai nuovi arrivati in posizione di difesa.

Mi accorsi che stavano fissando Demetri  furiosi e spaventati. “È tutto a posto Vladimir, è dalla nostra parte”

Il vampiro fece una smorfia e ci fissò in tono di accusa.

“Sicuro che sia tutto a posto Carlisle? Come mai abbiamo saputo della rimpatriata da persone che non c’entravano assolutamente niente e non da voi? Credevo di essere stato chiaro l’ultima volta. Non c’è niente che desideri di più  della morte dei Volturi. Per quale motivo non avete chiesto i nostro aiuto? “

“Semplicemente non credevamo fosse opportuno chiamarvi di persona, sapevamo che prima o poi sareste venuti a sapere della battaglia.”

Stefan zittì Crlisle con un gesto di mano.

“Vogliamo sapere soltanto una cosa” disse serio e la stanza si riempì di tensione.

“questa è la volta decisiva? Si arriverà ad uno scontro?”

“Si” rispose Carlisle con la voce colma i preoccupazione “si gioca il tutto per tutto, non ci sono vie di scampo sta volta”

Sui volti dei vampiri rumeni si accese un sorriso maligno e terrificante .

 

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Capitolo 15
*** Il rumore del mare, il rumore di casa ***


 

Il rumore del mare, il rumore di casa

(dal punto di vista di Renesmee)

 scrivete le vostre impressioni

 

 

Stai calma, mi ripetevo continuamente, cercando di trattenere le lacrime, avevo già pianto abbastanza per quel giorno. Mi asciugai con la manica della maglietta le ultime lacrime che erano rimaste ad inumidirmi le guancie.

Dovevo essere forte, mostrarmi coraggiosa. Tirai su col naso e mi stropicciai gli occhi.

All’interno del corridoio, era tutto buio, i miei occhi per metà deboli e umani, ci misero un po’ ad abituarsi, ma sapevo che le due vampire  accanto a me, non avevano alcuna difficoltà a scorgere ogni mio movimento: scappare mi era impossibile.

Una era la vampira che mi aveva rapita. Il rossetto nero si confondeva con il buio di quel posto, ma non facevo fatica a distinguere i capelli biondo grano. I tacchi a spillo ticchettavano vicini a me, come ad indicarmi che al mio fianco c’era qualcuno che mi avrebbe impedito la fuga, se solo avessi provato ad andarmene.

L’altra vampira la ricordavo chiaramente. Jane poco più bassa di me, procedeva avanti spedita, fissando il vuoto davanti ai suoi occhi. L’unico ricordo che avevo di lei risaliva a tre anni prima: il suo viso contorto dalla rabbia mentre cercava disperatamente di colpire mia madre senza trovare uno squarcio nello scudo. Il suo sorriso grottesco mi era rimasto così impresso nella mente che quasi mi sorprendeva vederla così seria e altezzosa.

Il mio passo lento sembrava infastidirle, accelerarono leggermente, aspettando che le seguissi.

Riportare alla mente gli ultimi due giorni era davvero molto doloroso, ma le ferite erano troppo fresche per poterle ignorare. Senza riuscire a opporre resistenza mi ero ritrovata tra le braccia di quella vampira strana e inquietante. Il muso del mio Jacob, contorto dal dolore a causa della ferita, cercava disperatamente il mio volto, ma tutti i suoi sforzi di provare a rialzarsi erano inutili, ricadeva a terra, incapace di tenere la gamba dritta. Sapevo che urlare non serviva a nulla, avrebbe solo inflitto altre pene al lupo rossiccio che avevo davanti, ma non riuscivo a smettere.

Avevo passato il giorno precedente sull’aereo piangendo. Quando feci il primo scalo- senza chiedermi dove fossi o dove fossi diretta, ero troppo triste per pensarci- Jane mi accolse con un sorriso malsano.

“Eccola qua, brava Daphne, sei riuscita a prendere il mostriciattolo, Aro ne sarà orgoglioso” aveva detto con voce stridula ma senza attirare la mia attenzione, non mi importava cosa significava ciò che voleva dire, non mi importava più niente di niente.

“Oh piccolina, che ti è successo, perché stai piangendo, ti manca la mamma forse” disse ridendo, avvicinandosi a me tanto da poter toccare il naso con il mio. Poi all’improvviso, mi diede uno schiaffo con tutta la sua forza. Sentì il sangue pulsarmi sotto la guancia e misi una mano sul viso per esaminare i danni. Le lacrime cominciarono a sgorgare più velocemente e anche i singhiozzi presero il sopravvento, ma non degnai mai Jane di uno sguardo.

Le vampire mi ignorarono per tutto il viaggio. Io cercai di dormire ma fu difficile tenere a bada i pensieri.

Mi svegliarono quattro mani gelide che con violenza mi strattonarono per scendere dall’aereo.

Appena scesa mi accorsi del panorama che avevo intorno. La vegetazione diversa e variopinta mi fece capire di essere molto più lontana da casa di quanto immaginavo.

I familiari toni del verde qui erano completamente assenti.

Sulla pianura sconfinata l’arancione e il rosso della vegetazione dominavano rispetto agli altri colori. Veramente esisteva un posto dove le foglie diventavano di color rosso?

Il sole accecante non faceva fatica a passare tra le piccole e sottili nuvole bianche. Sentivo il calore bruciante sulla mia pelle lucida e brillante.  Niente a che vedere però con la pelle fosforescente delle mani delle vampire accanto a me,completamente avvolte da mantelli sciarpe e cappelli. Se non fossi stata così impaurita magari avrei detto che quel posto era bellissimo. Forze era proprio quello dove viveva mia nonna Reneè. Quel paesaggio sembrava combaciare perfettamente con le descrizioni fatte da mia madre.

In quel momento però, in mezzo alla strada, un uomo con una lunga barba attirò la mia attenzione.  Parlava in modo strano, che non riuscivo a comprendere.

Non poteva essere il posto dove viveva mia nonna, lei abitava in America, ma in quello strano luogo nessuno sembrava conoscere l’inglese.

Da quel momento in poi fu veramente difficile tenere a bada le lacrime. L’unica cosa che mi dava forza era avere la certezza, che qualcuno mi stava cercando.

Il corridoio sembrava non finire mai, ogni tanto Jane mi spingeva avanti, annoiata dal mio passo. Dopo un tempo lunghissimo, finalmente iniziai a vedere un po’ di luce, ma non alzai comunque lo sguardo. Continuavo a tenere gli occhi fissi sul pavimento, con la faccia imbronciata e concentrata per tenere a bada il mio umore.

Diedi un’occhiata davanti a me solo quando avvertì il suono cigolante di una porta a pochi passi. Me ne accorsi troppo tardi, quando ormai la porta mi era arrivata in faccia dopo che Jane e Daphne erano entrate.

Mi massaggiai la fronte, probabilmente sanguinava, perché le due vampire quasi arrestarono il passo, fiutando l’odore. Ci misi la mano sopra sperando di soffocare il profumo che ormai anche io sentivo.

Dopo aver superato qualche altra porta mi ritrovai in un atrio, i polsi bloccati dalle mani delle streghe al mio fianco e la testa sempre a fissare per terra.

Jane si schiarì la voce per attirare l’attenzione di qualcuno, ma non riuscii a capire di chi.

“Mia cara” sussurrò una voce in lontananza, squillante e inquietante allo stesso tempo.

“Hai già svolto il tuo compito? Wow che velocità, avrei giurato che saresti arrivata solo fra qualche giorno.”

Daphne fece una smorfia ed un risolino nervoso.

“Tutto liscio come l’olio, mio signore, non ho incontrato nessuna difficoltà, e le posso assicurare che mandare Jane a controllarmi sia stato superfluo.”

“Ne, sono certo, tesoro” rispose Aro nervoso, ma la sua attenzione ormai gravitava oltre, fissava divertito il mio viso basso e contorto dalla rabbia.

“Con il tuo talento non poteva andare diversamente, che magnifica qualità poter cancellare una parte di ricordi dalla mente della gente. Lo hai usato sulla ragazza?” chiese lui indicandomi, ma senz staccarmi gli occhi di dosso.

Daphne serrò la stretta sul mio polso.

“oh no, non c’è ne stato bisogno. L’ho utilizzato soltanto sulla creatura orrenda che la proteggeva, la tregua con tra i Cullen e i licantropi è ancora attiva”

Alzai gli occhi, mi girai verso Daphne e gli ringhiai contro. Lei mi diede un altro schiaffo ma continuai a guardarla in cagnesco.

“Modera i modi, mia dolce Daffy, la nostra ospite ha diritto ad un trattamento eccellente” disse Aro serio, senza l’ombra di una risata. Le sue parole mi confusero ancora di più, ma non ci diedi troppo peso.

“Allora, sei sicura che il tuo talento abbia funzionato sul ....... lupo” chiese dopo qualche secondo.

“Ma certo, l’unica cosa che ricorderà saranno buchi neri, vuoti di memoria, ma non l’ho usato durante tutto il rapimento, solo l’indispensabile per non farmi riconoscere” Il vampiro si fece pensieroso.

“Ma che brutta parola, rapimento, non è di certo quella che avrei usato io” Disse Aro disgustato dalle parole di Daphne. Si avvicinò a me lentamente, e mi prese il viso tra le mani, lo sollevo e mi alitò contro mentre parlava.

“lo considererei di più un invito a trascorrere del tempo con i tuoi simili, non credi sia più opportuno metterla in questo modo, mia cara Renesmeè?”

Poi si distrasse di nuovo.

“quanto sei cresciuta, mio piccolo bocciolo, ed è passato così poco tempo. Sei diventata veramente splendida, un vero fiore, anche di più della tua bellissima madre” cercai di divincolarmi dalla sua stretta sul mio viso, ringhiandogli contro.

Le lacrime ricominciarono a rigarmi il viso, cercai di ricacciarle dentro ma non seguivano i miei comandi.

Lui sembrò preoccupato.

“Cosa c’è Renesmee, qualcosa non va?” le mani delle vampire intanto non cessavano di stringermi i polsi.

Singhiozzai per parlare, ma non mi voltai a guardarlo.

“P..perr.rchè” dissi in preda ad una crisi.

“cosa ti ho fatto, perché mi avete rapito” cercavo di non urlare ma non riuscivo a regolare il tono della voce.

Aro non sembrò accorgersi del mio tentativo di liberarmi i polsi. Avvicinò una grande mano ai miei occhi e raccolse una lacrima con le dita .

“Tu proprio niente” disse mentre la esaminava sotto la luce delle lampade a neon.

“Sei solamente un’adorabile creatura, finita in mezzo a questo macello, è a causa del tuo clan se sei qui”

Continuava a fissare la mia lacrima sul suo polpastrello, studiandola da ogni angolazione.

“e cosa ti hanno fatto i Cullen allora” chiesi confusa.

Per qualche secondo lui non reagì, rimase immobile con lo sguardo fisso sul suo dito poi alzò la faccia a pochissimi centimetri dalla mia. I suoi occhi erano colmi di odio, le labbra serrate, storte in una smorfia.”

“E-SIS-TO-NO” sibilò lentamente,respirandomi addosso,  quasi spuntando quella parola. Ogni traccia di gentilezza, sembrava volata via.

Poi però si accorse di aver detto qualcosa di sbagliato, e il finto sorriso riapparve sul suo viso.

“Non vorrai farmi credere che non sei a conoscenza del piano dei tuoi genitori, è da anni che ormai ci lavorano, ma non riusciranno a prendere il nostro potere tanto in fretta”

Era una cosa ridicola, i miei non volevano prendere il potere dei volturi

“Ma cosa ............” dissi singhiozzando. Aro però mi bloccò le labbra con un dito. Mi guardò con occhi colmi di rabbia.

Si voltò di scatto dall’altra parte e cominciò a camminare, facendo il gesto di andare a Jane e Daphne.

“ Quello che hanno fatto i Cullen è oltraggioso, cercare di rubare il potere ai volturi è il crimine peggiore che si possa immaginare,è inutile ribellarsi Renesmee Cullen.

Portatela dagli altri, è ora di insegnarle le buone maniere, le auguro una buona permanenza.”

Quella volta non opposi resistenza, ero stata traumatizzata dallo sguardo omicida di Aro, non lo avevo mai visto così, nemmeno nei miei incubi peggiori.

Mi lasciai trasportare in un altro corridoio, questa volta più stretto e più luminoso. Alla fine del cunicolo c’era una grande porta di legno consumato dal tempo. All’interno di essa, numerose voci si rincorrevano rumorose. Sembravano voci infantili, di bambini.

Jane da sotto il mantello, fece uscire un anello pieno di chiavi, prese in mano la più vecchia, con la vernice incrostata. La avvicinò alla serratura e aprì la porta senza difficoltà. Lo scatto che fece la chiave zittì tutte le voci. La porta si affacciava su un altro piccolissimo corridoio, non più lungo di tre metri. Ai due rispettivi lati del muro si trovavano due porticine, molto meno imponenti della precedente.

I bisbigli, nonostante fossero cessati quasi del tutto, provenivano dalla porticina a destra. Da sinistra invece, qualcuno ansimava di dolore.

Jane si avvicinò alla porta di destra, spingendomi dietro per passare. Prese un’altra chiave, questa volta più piccola e aprì. Quanto la porta si spalancò, mi accorsi che subito attaccata, si trovava una grata di metallo, come un piccolo cancello a sbarre larghe e spesse. Abbassai di nuovo lo sguardo.

Il ticchettio di un’altra serratura che si apriva fece sussultare le persone all’interno di quella strana stanza, ma ancora non avevo alzato il viso per capire di chi si trattava.

Il sospiro incredulo di alcuni bambini mi costrinse ad alzare il volto.

Arretrai per la sorpresa. Cosa significava quello scenario?. Decine e decine di bambini erano seduti per terra con gli occhi spalancati dalla paura e dalla sorpresa. Studiai le facce dei ragazzini all’interno della stanza. L’odore di sangue era fresco e inconfondibile, le guance rosee coronavano il volto di quelle bellissime creature, i piccoli cuori battevano con vigore ma nonostante tutte quelle caratteristiche, i loro volti non avevano niente di umano, la pelle dura e pallida  ne era una prova e gli occhi intelligenti sembravano appartenere a persone molto più mature. Riconobbi qualcosa di molto familiare.

Possibile che esistettero così tanti “me”? Io Nhawel e le sue sorelle, non eravamo gli unici ibridi sulla terra? Ero confusa, molto confusa, ma mai quanto le facce dei piccoli vicino a me.

“Perché lei è già grande?” Domandò una bambina che sembrava avere cinque anni. Per mia esperienza, sapevo che ne aveva poco più di uno. Jane si avvicinò a quella ragazzina, con sguardo minaccioso. La bambina si ritirò terrorizzata e iniziò a piangere. Improvvisamente un ragazzo biondo, che poteva avere qualche mese in meno di me, si mise tra lei e Jane.

“Ti prego non farle del male, non voleva parlare, non torturarla”

Il sorriso di Jane si allargò ancora di più. A quanto pare quei  vampirastri conoscevano il potere della vampira, e ne erano terrorizzati.

Il ragazzo biondo chiuse gli occhi e si morse le labbra, tremando e stringendo i pugni ma senza mai gridare.

Non avevo visto nessuno reagire così ad un attacco di Jane.

“Basta”urlai senza nemmeno rendermi conto di quello che avevo fatto. Il ragazzo si rilassò e Jane si girò a fissarmi furiosa. Il dolore però non arrivò, non mi stava attaccando, forse non voleva perdere tempo.

Prese per mano Daphne e velocemente uscì dalla stanza, chiudendo le porte a chiave.

In quel momento caddi a terra in ginocchio, lasciando uscire fuori i singhiozzi che avevo soffocato per tutto il viaggio. Quanto mi mancava casa: lo sguardo di mia madre, il volto di mio padre, Le corse spensierate e felici in groppa a Jacob...........

Eccolo il pensiero proibito. Il mio pianto isterico crebbe, mi accasciai a terra, raggomitolandomi su me stessa. Non mi chiesi cosa pensavano di quella scena i vampirastri davanti a me, nonostante in mente avessi tantissime domande da porre loro.

Presi in mano la conchiglia che portavo al collo, la annusai, profumava di casa. Poi la avvicinai tremando all’orecchio.

Jake si sbagliava. Il rumore del mare era forte e chiaro, il rumore del mio Jacob.

Ma lui non mi avrebbe mai abbandonato li, vero? Mi avrebbe continuato a cercare a qualunque costo, insieme alla mia famiglia, giusto? Nessuno rispose alle mie domande ma sperare era l’unica cosa che mi rimaneva.

Dopo non so quanto tempo presi sonno, sempre appoggiata al pavimento, sempre in lacrime, con la mano stretta alla collana con il lupo e la conchiglia che avevo al collo. Il suo volto era l’ultima cosa che avevo visto prima che tutto finisse, ed era anche la prima che avrei voluto rivedere.

 

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Capitolo 16
*** La risposta che volevi ***


                                                                       La risposta che volevi

 

La prima cosa che vidi quando riaprii gli occhi fu il viso di un ragazzo biondo accoccolato accanto a me, era lo stesso che aveva salvato la bambina il giorno prima. Non riuscii a sentirmi infastidita da quel gesto, in effetti, nemmeno lo conoscevo.

Il pavimento sotto il mio viso era bagnato dalle lacrime e le guancie appiccicose e rosse. Mi sedetti a terra, lentamente, portando le ginocchia al petto, per colmare il vuoto che avevo dentro e mi stropicciai gli occhi cercando di levare via le ultime tracce delle mie lacrime.

La collana  che avevo al collo tintinnò e il viso del ragazzo accanto a me si mosse impercettibilmente. Fissai il suo volto trattenendo il respiro, per non fare rumore, ma dopo pochi secondi aprì gli occhi. Sembrava sorpreso e saventato ma non prestai molta attenzione a lui, ero impegnata a scacciare via le lacrime.

Si sedette per terra, proprio nella mia stessa posizione, mi fissò senza parlare e sospirò appena vide che le lacrime stavano ricominciando a rigarmi il volto, quasi volesse consolarmi.

Io nascosi la testa fra le gambe, cercando di fuggire da quello sguardo.

Dopo qualche minuto, con voce squillante il ragazzo mi parlò.

“Ma tu sei umana?”chiese pensieroso, abbassando la testa da un lato, come se volesse studiarmi da un’altra angolazione. Mi costrinsi ad alzare gli occhi.

Avevo tantissime domande da fare a quel ragazzo. Che era un ibrido come me era fuori dubbio, ma come era possibile? Ero convinta che gli unici esemplari al mondo fossimo io Nhauel e le sue sorelle.

Quella domanda mi confuse, non aveva ancora capito che ero come lui?

“no”risposi, e fui sorpresa da quanto risultasse strana e cupa la mia voce dopo una notte di pianto.

“Ma non sei nemmeno un vampiro, perché prima dormivi, e perché sento il tuo cuore battere forte” disse avvicinando la sua mano al mio petto, quasi a toccarlo, ma poi la ritirò immediatamente, incerto e impaurito. Questa non era una domanda ma risposi comunque.

“No”

Tornò a fissarmi, con i suoi strani occhi azzurri. Fino a quel momento non mi ero resa conto del colore degli occhi del ragazzo, e nemmeno di quanto fosse bello.

La pelle pallida si accordava perfettamente con il suo sguardo blù, le labbra rosse e carnose e i capelli biondo grano.

“Io sono......” dissi incerta se fosse la cosa giusta da dire.

“Come te, credo” Me ne pentii immediatamente. Si spostò a velocità incredibile a sei metri da me, fino a raggiungere il muro più lontano della stanza.

“No, tu non sei uguale a me,non puoi essere come noi, tu sei più...... giusta”

Non capivo, perché avevo fatto paura a quel ragazzo?

“In che senso sono più giusta di voi, che cosa vuol dire?” chiesi confusa.

“Tu non sei uno sporco ibrido, non puoi esserlo, non lo sembri”

Aveva l’aria di essere un complimento, ma ancora non capivo.

“Sporco ibrido, e perché mai i vampirastri dovrebbero essere sporchi ibridi, nessuno mi ha mai chiamato in questo modo” continuai, cercando di tranquillizzare il ragazzo. Sembrava agitatissimo e nervoso.

“Ma se sei un ib.......una di noi, perché sei già grande, perché Jane non ti ha spedito in questa stanza appena sei nata?”

Non risposi, non riuscivo a dare un senso alle sue parole.

“Chi sei” chiesi per cercare chiarire la situazione.

Lui sembrò sorpreso da questa domanda, ma anche felice, sorrise timido e balbettò.

“N-nness-ssuno mi aveva mai fatto una domanda del genere.”

“E perché mai?” chiesi io, sempre più confusa.

“Noi non siamo esseri degni di attenzione, non dovremmo esistere, tutta la nostra vita è uno sbaglio”

“ E chi vi ha detto una cosa del genere?” domandai sbalordita. Nessuno mi aveva mai considerata in quel modo. Mia madre mi aveva sempre trattato da figlia, proprio come qualsiasi madre avrebbe fatto, forze anche meglio.

“I padroni” rispose lui, non avevo bisogno di chiedere chi fossero questi padroni per capire che i volturi si erano presi gioco di quei ragazzi.

“Noi siamo speciali, non è una brutta cosa” dissi ripetendo le parole che aveva usato mia madre tre anni prima.

 Lui scosse la testa inorridito.” Non dovresti pensare certe cose, se Jane lo venisse a sapere ti ucciderebbe subito”

Non arrivando a nessuna conclusione decisi di chiedergli un po di lui, per capire meglio chi era.

“ Chi sono i tuoi genitori?”

“Io non ho genitori” rispose subito senza guardarmi. Quante menzogne avevano raccontato i volturi a questi ragazzi?

“Ma certo che ce li hai, come credi di essere nato.”

Fece una smorfia, mentre si riavvicinava piano a me.

“Nessuno lo sa, per questo siamo esseri sbagliati. Nessuno ci conosce fino in fondo, siamo dei mostri, incatenati tra due mondi, nessuno si sente pienamente vampiro o pienamente umano. Jane dice sempre che se seguiremo i suoi ordini il padrone prima o poi ci consegnerà ad uno dei due mondi e ci darà la felicità”  

Quasi sorrisi per le fantasie di quelle parole, quindi questi poveri bambini credevano che prima o poi sarebbero diventati vampiri o umani. Perché si credevano così sbagliati? Io non mi ero mai sentita così.

“Non è la verità” dissi ma lui mi ignoro. Era incredibile che parlassi con tanta disinvoltura ad un ragazzino che nemmeno conoscevo.

“posso sapere come ti chiami?” chiesi, per cercare di rompere la tensione che si era creata.

Si alzò in piedi spaventato, spalancando gli occhi. Si coprì la bocca con le mani per soffocare un urlo. Io lo guardai allarmata.

“cosa c’è che non va?” chiesi porgendoli una mano per invitarlo a sedersi di nuovo. Lui mi ignorò.

“Tu hai un nome?”  gridò sorpreso

“Certo che c’è l’ho, tutti hanno un nome” che razza di domanda era.

“Tu hai un nome, non ci posso credere, chi è che te l’ha dato?”

“Vuoi dirmi che tu non hai un nome, è una cosa ridicola, come è possibile”

“ Nessuno di noi c’è l’ha, non ne siamo degni, e poi chi ce lo dovrebbe dare, visto che non abbiamo genitori?”

“si che li avete, solo che nessuno vi ha detto chi siano, tua madre deve essere per forza umana, se no non ti avrebbe potuto portare in grembo, e tuo padre un vampiro, è così che sono nata io.”

“Non è bene mettersi certe idee in mente, è sbagliato” disse.

Lo ignorai.

“Bhè da adesso avrai un nome, come vuoi chiamarti?” Non rispose.

“Va bene Zac?” Ancora silenzio.

“Allora da oggi in poi, ti chiamerai Zac”

Continuai sorridendogli.

Improvvisamente un sorriso smagliante si aprì sul suo viso. Il volto duro e serio di quel ragazzo, si trasformò in una maschera di felicità.

“Io mi chiamo Zac?” Disse indicando il suo corpo.

“Solo se lo vuoi tu, se non ti piace si può cambiare”

“Zac è ... perfetto.”

Quando un po di sorpresa si sciolse sul suo volto, tornò a fissarmi.

“E se dici di avere un nome, qual è?” chiese.

“Renesmee, ma tutti mi chiamano Nessie, è più semplice da pronunciare” Lui sorrise.

“Ciao Nessie” disse

“Ciao Zac”risposi, e lui sobbalzò di felicità nel sentire il suono del suo nuovo nome.

Poi si rabbuiò ancora.

“Ma credo comunque che pensare certe cose sia sbagliato.”rispose cupo.

Mi rassegnai e non insistetti più.

Mi accorsi che tutti i ragazzini che avevo visto il giorno prima, dormivano su dei cuscini enormi che coprivano gran parte del pavimento,in un angolo della stanza.

“Da quanto tempo state qui?” chiesi a Zac girandomi verso i bambini.

“Da quando siamo nati” Rispose sovrappensiero, giocando con il lembo di un cuscino che aveva tra le braccia.

“Io sono stato il primo ibrido a nascere, quello che ha dato origine alla mia razza o almeno così credevo “ disse indicandomi. “Tu sembri poco più grande di me. Almeno così mi hanno fatto credere i Volturi, e per il fatto di essere stato il primo della mia razza, sono considerato il più spregevole. 

Non so quanti anni ho precisamente, ero troppo piccolo per ricordarmi il giorno della mia nascita, e nessuno me lo ha riferito, ma credo di avere poco meno di tre anni.

Il ricordo più vecchio che ho, è quello di Jane che mi portava dentro questa stanza. Quasi tutti i giorni entrava e controllava che non fossi scappato, mi sgridava, dicendomi che la mia esistenza era totalmente assurda, insisteva nel dire che non dovevo esistere,che ero l’essere più sbagliato del mondo, che lei mi stava proteggendo, perché fuori la gente mi avrebbe ucciso e che dovevo ringraziarla per la sua generosità, che di certo non meritavo. Ogni volta mi torturava, diceva che non gli portavo rispetto, e che non ero degno nemmeno di rivolgere la parola a un essere giusto e puro come lei. Non ho ancora capito come faccia a fare quell’effetto ma è una cosa terribile. Sono cresciuto così, tra il dolore, ormai sono quasi abituato alla tortura, l’ho inserita nelle cose normali della mia vita, se la mia si può chiamare realmente vita.  ” La voce era tremante, sembrava stesse per piangere. Poi si ricompose e sorrise.

“Dopo sei mesi arrivarono i miei fratelli, uno dopo l’altro. Il primo è stato quel bambino” disse indicando un bambino bruno sui cuscini che sembrava avere otto o nove anni.

“Sono stato quasi un padre per loro, nonostante con alcuni ho pochi mesi di differenza, li ho cresciuti, e li ho protetti da Jane. Volevo risparmiare loro quello che avevo passato io. Ma credo di aver fallito.

L’ultima arrivata è lei” Mi indicò una bambina che sembrava avere poche settimane. Era in braccio ad un altra ragazzina, un po più grande di lei, che dormiva beata, con la schiena appoggiata ai cuscini e la piccola in braccio. Nell’espressione della neonata, c’era qualcosa di molto familiare, ma non capii che cos’ era.

“è bellissima vero? Ha quattro giorni, non sa ne parlare ne camminare. È  dolcissima  ed è la nostra piccola speranza. Spero che per lei il futuro sia un po diverso”

Aveva gli occhi sognanti, persi nel viso della piccolina.

“Perché non dai un nome anche a lei? Se speri che il suo futuro sia diverso, perché non iniziare dal nome?”

I suoi occhi si illuminarono.

“Sei tu il fratello maggiore, come la vuoi chiamare?”

Ci pensò su un’attimo.

“HOPE,speranza” decise infine.” Sono sicuro che il suo nome gli porterà fortuna.

“ Ne sono certa anche io” sorrisi.

Che pena che provavo per quei poveri ragazzi, dovevo perdere tutto per capire quanto ero fortunata. Io avevo ricevuto amore, loro solo dolore, eppure cosa avevamo di diverso io e Zac?  Appartenevamo allo stesso mondo, ma lui considerava il suo spregevole e sbagliato, io consideravo il mio, perfetto e accogliente. Quale era la verità?

Ad un certo punto mi venne un’idea.

“Zac io posso aiutare Hope, posso aiutare tutti voi, vi farò da madre, almeno finchè starò qui, la piccola riceverà tanto amore, proprio come si merita. Racconterò alla bambina come è il mondo fuori, le meraviglie che ci sono e un domani, giuro solennemente, che Hope avrà la libertà, tutti voi l’avrete, vi aiuterò io a conquistarla.” Mi sentivo orgogliosa di me stessa. Avevo trovato un compito importante, qualcosa su cui impegnarmi. Volevo già bene a quei poveri vampirastri sfortunati.

Il suo sorriso si accese, mi fisso negli occhi, gonfi di pianto e mi abbracciò all’improvviso.

“grazie” disse.

“Ti posso chiedere una cosa?”disse dopo qualche minuto. Sorrisi come risposta.

“Perché sei qua? E cosa hai fatto fin ora, dove vivevi?”

Pensai a cosa rispondere. Alla prima domanda nemmeno io sapevo la risposta. Aro insisteva nel dire che era perché la mia famiglia voleva rubare il potere, ma io sapevo che non era così, era l’ultima cosa che volevano.

“ Non so perché sono qui , mi hanno rapita. Io vivo a Forks, hai presente dove è ?”

“No” fece lui “Mi dispiace.

“abito lì con tutta la mia famiglia.

Mia madre mi ha dato alla luce poco prima di essere trasformata da mio padre, ha quasi dato la vita per me.”

Lui si rabbuiò

“ti devono mancare molto, adesso non potrai più vederli”

“Noo” urlai io alzandomi in piedi di scatto.

“Certo che li rivedrò, loro stanno venendo a prendermi, insieme al mio Jacob, si ne so o certa. Io non posso restare qui, ho troppo da perdere. Mia madre, mio padre, E probabilmente Jake proverebbe ad uccidersi, è una legge, nessuno può vivere senza l’oggetto del suo imprinting, mi devo SPOSARE, glielo ho promesso il giorno del falò, loro non mi abbandoneranno mai, sono troppo importante per la mia famiglia, io non posso rimanere qui, io non voglio, non voglio.”

Scoppiai in lacrime e mi riaccasciai a terra.

Lui si avvicinò a me e mi accarezzò i capelli.

“shh, stai tranquilla, sono sicuro che verranno,stai tranquilla”

Quasi mi presi a schiaffi per cercare di calmarmi.

Lui sorrise e mi alzò il viso.

“prova a raccontarmi di loro, magari ti senti meglio”

La mia mente schizzò subito a Jake.

“Io non posso rimanere qui, perché ho preso un impegno, mi devo sposare. Jacob me lo ha chiesto pochi giorni fa, ci ho messo un po per prendere una decisione, ma adesso capisco che non c’è niente che vorrei di più di lui in questo momento.”

Le mie mani scivolarono alla catenina che avevo al collo, eccolo il suo pegno d’amore, il suo anello di fidanzamento, se così si può chiamare.  Girai la conchiglia tra le dita, brillava alla luce tenue della stanza. All’interno  le parole catturarono la mia attenzione. PER SEMPRE TUO, PER SEMPRE MIA.

Possibile che quel per sempre si fosse tramutato in pochi anni, tre anni della mia vita perfetta, ma che era gia finita. Ricordavo perfettamente le parole che aveva usato per convincermi a sposarlo. In effetti, a sentirla sembrava una cosa ridicola. Anche se avessi avuto i sedici anni che dimostravo, sarebbe stato comunque un passo affrettato per qualsiasi altra coppia al mondo. Non che avessi paura che dopo qualche anno non mi avesse più amato. Era impossibile, tra noi l’amore era intrecciato alla magia.

“Non ha senso aspettare” aveva detto con gli occhi sognanti che di solito aveva quando mi guardava.

“Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, niente cambierà fra dieci cento o mille anni. Io rimarrò così, tu rimarrai così, più o meno. Quanto potrai crescere ancora? Due, tre anni massimo, Non ha alcun senso sposarci fra qualche anno se sappiamo che tutto rimarrà stupendamente, magnificamente perfetto come oggi.” Poi mi aveva baciata come mai aveva fatto, probabilmente aveva conservato quel bacio per quel momento tutta la vita.

Non ero mai stata tanto confusa come in quel momento, ero felicissima ma anche triste, Non sapevo che fare, mi sentivo piccola. Naturalmente mia madre mi aveva dato una mano. Lei riusciva sempre a trovare le parole giuste, e capiva sempre i miei problemi. Aveva indovinato subito, che il mio umore era legato a Jacob.

Non avevo fatto in tempo a rispondere però. Quando l’avevo rivisto dopo aver parlato con mia madre, Daphne mi aveva portata via con la forza. Lui era preoccupatissimo  per la mia risposta.

Quanto avrei voluto dirgli in quel momento.

“Certo Jake, Certo che ti sposo. Ti amo e niente cambierà d’ora in avanti. Rilassati, perche il mio cuore apparterrà a te per l’eternità, ma tu in cambio mi devi dare il tuo, e lo terrò con me per sempre”

E avrei continuato a tenerlo anche in quella stanza che mi aveva fatta prigioniera.

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