La Corrente

di Harianne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** BDT 001: Inizio - Non come ogni altra volta. ***
Capitolo 2: *** BDT 033: Troppo - Trovare la Forza ***
Capitolo 3: *** Clichéclash 93 - Routine ***



Capitolo 1
*** BDT 001: Inizio - Non come ogni altra volta. ***


Note Iniziali!

Beh, ecco. Ho iniziato a bazzicare per la sezione qualche tempo fa, tutta colpa di Ayla lo ammetto, e siccome quest'ultima mi sta dicendo che se leggo le cose devo commentarle (non sono mai stata brava in questo, mi scuso!), ho deciso di diventare una parte più attiva della sezione... per, come dire, aiutarmi a farmi venire voglia di commentare! 
Così ho ripreso in mano un vecchio progetto, quello di iniziare a lavorare sulla "Big Damn Table" che ho salvato sul PC qualche secolo fa, e mi sono fatta coraggio.


-Dunque... considerando che io sono una grande fan del 104, Donuts, o DouWata come vogliate chiamare i nostri due piccioncini, non credo che metterò altre coppie... perlomeno, non mettero i nostri due eroi appaiati con qualcun'altro. Shonen-ai anche solo implicato nella mia testolina! (come in questa prima shot)
-Per quanto riguarda il
 rating, non avendo la minima idea di come andrà questa raccolta, lo metto su Giallo per iniziare... se dovesse salire per qualunque motivo lo cambierò sul momento, anche se non so quanto sarà il caso...
-Invece, sugli aggiornamenti, non so proprio che dire. Non sono esattamente miss regolarità, e questo è il primo fandom su cui scrivo di cui oso postare qualcosa (non posto su EFP da anni... e quella roba era orribile.)... quindi, ci proverò ^^"
-Altro punto, questa sarà probabilmente una raccolta di One-Shots totalmente scollegate l'una dall'altra... se per qualunque motivo ci sarà un qualche tipo di "serializzazione" all'interno di questo progetto, non sarà premeditata (ma non si sa mai!)

Detto questo, Andiamo con la storia e mi scuro per l'introduzione prolissa!
Buona lettura! 


Titolo: Non come ogni altra volta
Prompt: 001 - Inizio
Personaggi/Pairing: Yuuko; Doumeki/Watanuki... se si cerca attentamente ^^"
Disclaimer: xxxHolic non è mio... e per la Big Damn Table, sicuramente non ho una mente tanto diabolica da inventare una COSA simile.

* 

La donna si allungò voluttuosamente sul divanetto, lunghe gambe che si piegavano all'altezza del ginocchio con grazia, coperte dalla seta più fine appartenente ad un kimono in stile imperiale cinese - antico esattamente quanto lo sembrava.
Lunghi capelli scuri e lisci scivolarono, magicamente ancora in ordine, lungo il rivestimento floreale dell'imbottitura del divano. 
La loro padrona appoggiò pigramente il mento appuntito sul palmo della sua mano e sorrise misteriosamente.
 

«Doumeki-kun è qua fuori che ti aspetta, perché non prepari la colazione anche per lui oggi, Watanuki?» L'affascinante donna esordì, interrompendo a metà la tirata che impegnava l'altro occupante umano della stanza. 
La strega ne osservò le reazioni, sorridendo della lieve increspatura che si era andata a creare tra le sopracciglia del suo aiutante e dello scintillio furioso dei suoi occhi blu.
«Quel Doumeki...!» Esclamò irritato il suo
 part-timer subito dopo, lo sguardo che dardeggiava verso lo shoji che dava sul porticato, come aspettandosi di vederlo apparire da un momento all'altro. «Non ho bisogno di una balia! Non sono una ragazza, accidenti... che se la faccia da solo la colazione, poi!»
L'espressione con cui questa frase era stata detta poteva essere definita solo come 'imbronciata', soltanto il fatto che il suo dipendente avrebbe potuto sequestrarle il sakè per una settimana le impediva di farglielo notare.
Alzò la sua coppa richiedendone altro, ignorando i borbottii di Watanuki sull'alcool di prima mattina, sul suo fegato, sulla sua salute ed altri argomenti simili.
 

«Ma come, Wa-ta-nu-ki!» sogghignò al suo dipendente, socchiudendo leggermente gli occhi e guadagnandosi un'occhiata allarmata. «Ti sembra il caso di trattare così Doumeki-kun? Fallo entrare e preparagli la colazione! Infondo, se deve svegliarsi di prima mattina ogni giorno, non è forse interamente colpa tua?» Lo indicò pigramente, la coppa adesso nuovamente piena.
A quello, Watanuki sospirò e guardò colpevolmente verso il pavimento. «Non è come se io gli avessi mai chiesto qualcosa, comunque...!» si lamentò, avviandosi però a passo deciso verso la porta del negozio.
Soddisfatta della vittoria ottenuta Yuuko si sistemò più comodamente nel divano, una gamba adesso completamente scoperta che dondolava pigramente, il piede a pochi millimetri dal pavimento.
Watanuki, pensò, non capiva ancora bene cos'era l'Hitzusen, perché per lui chiedere non era mai stato necessario. 
Così si appoggiò comodamente, sorseggiando il sakè, ed attese con un sorriso sulle labbra finché non sentì le urla iniziare.

 
«Doumeki è qui!» Esclamò allegramente Mokona, seduto sull'altro bracciolo del divanetto. Poi sembrò riflettere pensosamente per un'attimo. «Quando Doumeki è qui, Watanuki si agita sempre.» 
Yuuko annuì. «È per via della tensione sessuale accumulata!» sorrise largamente, svuotando d'un fiato la coppa che aveva in mano e prendendo pigramente un dolcetto.
Watanuki scelse quel momento per entrare, portandosi dietro l'ospite atteso.
«Y-yuuko-san! Non sono Sessualmente Frustrato!!» Apparentemente, l'urlo del suo dipendente andò totalmente ignorato dagli altri occupanti della stanza.
«Ohayo*» Salutò infatti l'arciere, prima di sedersi alla tavola bassa schermandosi con nonchalance l'orecchio sinistro, dopo aver lanciato un'occhiata vagamente ironica al suo coetaneo.
«Buongiorno anche a te, Doumeki-kun.» rispose la strega, anch'ella totalmente indifferente alla voce esageratamente alta di Watanuki. «Perché non porti la colazione anche al nostro ospite, piuttosto, Watanuki?» Una pausa, un sorrisetto. «E portami un'altra bottiglia!»
L'interpellato corrucciò esageratamente le sopracciglia. «Tu! Smettila di... di... fare quelle occhiate! E lei! Non le fa bene tutto questo sakè di...» Si fermò, il dito ancora puntato contro Yuuko, e sospirò stancamente. «Oh, non capisco come mai continuo a provarci.» Borbottò il ragazzo in tono esasperato, prima di girarsi verso la porta.
«Oi.» Fu interrotto però dall'altro ragazzo, Doumeki.
Quest'ultimo non aveva risposto alle urla di Watanuki, se non con un'altra occhiata ironica, ma si era impegnato nell'osservare quello che era disposto sul tavolo con aria esternamente indifferente. Non che quell'espressione potesse veramente ingannare Yuuko, che aveva imparato a leggerlo senza difficoltà da sapere prima ancora che l'interessato lo sapesse.
Daltronde, pensò, una conoscenza lunga un'eternità insegna questo ed altro su una persona.

Intanto l'attenzione di Watanuki era tornata sull'arciere e, quando ne fu sicuro, quest'ultimo si limitò a tre parole. «Voglio del Chawan*» 
 
Il suo dipendente corrucciò ancora di più le sopracciglia e si infilò teatralmente le mani nei capelli, per poi iniziare a lamentarsi ad alta voce dannando il fato crudele che l'aveva messo nelle grinfie di quella donna.
«Argh!
 Non capisco come mai lei continui a farmi fare cose per questo stupido...» Sbottò infine il ragazzo urlante, voltandosi verso la porta, «... insaziabile...» attraversò la soglia, «... idiota!» rumori di calpestamenti pesanti ed infine lo shoji della cucina che si chiudeva.


Yuuko sorrise lentamente tra sé e sé. 
Osservò il punto dove il suo inserviente era sparito, rigirando nella sua mente quella domanda urlatale contro.
L'Hitzusen, pensò, aveva bisogno di una spinta nella giusta direzione ogni tanto, e lei aveva visto talmente tante volte quei due, in talmente tante situazioni e tempi differenti...
Lanciò uno sguardo pigro a Doumeki e lo scoprì a fissarla di rimando, gli occhi seri.
«Stai facendo un buon lavoro, Doumeki!» Mokona saltò giù dal punto dove era seduto e atterrò con incredibile grazia accanto all'interpellato, tendendo verso di lui la bottiglia scura che aveva in mano. «Watanuki è sempre più solido, dopo averti visto.» Esclamò seriamente l'animaletto scuro.
Nessuno degli altri due in quella stanza aveva bisogno di spiegazioni, a questa frase. 
Doumeki si era sicuramente accorto di qualcosa, anche se non lo aveva mostrato esteriormente; Yuuko semplicemente sapeva, e sapeva da prima dell'inizio. 
L'arciere annuì lentamente, la strega vide una risoluzione serpeggiare e solidificarsi nei suoi occhi e sorrise più apertamente.
Avrebbe potuto, in quel momento, dire precisamente cosa stesse pensando il giovane. E senza bisogno di leggergli la mente, oltretutto... non che non ne fosse capace. 

Non lascerò che Watanuki scompaia.


Afferrò le bacchette con grazia innata e si tese verso il tavolino, prendendo tra le due estremità in legno dei chicchi di riso.
Aveva letto quella decisione negli occhi di quel ragazzo migliaia di volte, negli anni.
Che si fosse trattato di questo ragazzo, di un uomo adulto, di un cavaliere, un sacerdote... le volte erano state innumerevoli, le dimensioni altrettanto.
Eppure quegli occhi color oro erano rimasti sempre gli stessi, così come il modo così fanciullesco che aveva Watanuki di imbronciarsi non era mai cambiato.
L'anima infondo era la stessa, così come lo erano i pericoli rappresentati dagli sconvolgimenti che quel mago stava creando, in tutti i tempi ed in tutte le realtà.
Quello sciocco. 
 

Osservò ancora l'arciere e lo sguardo le cadde su quell'occhio, che appariva sbiadito quando la luce vi batteva sopra da alcune angolazioni.
Annuì.
La loro storia era sempre andata male, ogni volta, in modi sempre diversi eppure così uguali. 
Watanuki entrò nella stanza, Doumeki guardò verso di lui con la coda dell'occhio.
«Oi. Aspetta che finisca gli allenamenti, oggi.» 
Quando il suo dipendente si limitò ad annuire, sospirando qualcosa sulle baby-sitter, in quella che solo qualche mese prima sarebbe stata una fitta di urla, la Strega delle Dimensioni si concesse un'altro sorrisetto.
Ogni volta era stata tragica, ma dopo un ammontare di tempo che lei stessa non sapeva quantificare, adesso stava cambiando qualcosa.
Era solo un'inizio, certo.
Ma l'hitzusen era una strada sempre in movimento, una corrente in perenne mutamento.
Sicuramente, un'inizio sarebbe bastato.

--

Note:

*Ohayo - semplicemente, "buongiorno".

**Chawan - una delle colazioni più "famose" in giappone, zuppa bollente a base di uova e pesce, delicata e anche buona. Ovviamente però trattandosi della tavola di Yuuko-san, lei aveva sicuramente richiesto qualcosa di sofisticato! 



 

A/N:
E la prima è fatta.
Non so quando verrà la seconda, ah-ah... E sicuramente non seguirò l'ordine dei prompt sulla Table, ma andrò un po' con-il-vento.
Comunque, se non dovesse aggiornarsi così spesso come vorreste - e vorrei -, è per via di qualche altro... progettino in cui sono immersa. 
Progettini che hanno a che fare con la sezione, ma cosa lo scopriremo solo vivendo :P
Buona notte!

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Capitolo 2
*** BDT 033: Troppo - Trovare la Forza ***


Titolo: Trovare la Forza. 
Prompt: 033 - Troppo
Personaggi/Pairing: Doumeki Haruka, Watanuki Kimihiro, Doumeki Shizuka. Watanuki/Doumeki
Avvertimenti: Forse un po' di fluff qua e là? Mah. Più che altro è strana. 
Disclaimer: NON sono una delle CLAMP, quindi non ci guadagno niente. E anche la BDT non è mia, l'ho trovata anni fa su internet.



Watanuki si guardò attorno con una certa circospezione, assorbendo con lo sguardo i dettagli familiari del viale di ciliegi, il cancello, le stelle e della luna piena che brillava nel cielo.Non si ricordava come avesse fatto ad arrivare in quel luogo, non che fosse sorprendente:
Ultimamente la sua memoria era decisamente poco affidabile. 
Continuava ad addormentarsi in piedi ed incontrare persone, con le quali parlava esattamente come se fossero reali... la differenza per lui non era mai stata molta, tra sogno e realtà. Ormai non si stupiva più, ed alla fine chi poteva dire quale fosse la vera realtà e la realtà del sogno? Yuuko-san avrebbe detto che non c'era alcuna differenza tra le due, ne era sicuro.
Dato ciò, ritrovarsi in luoghi senza sapere come vi fosse arrivato non era niente di più strano rispetto a quello che affrontava ogni giorno, e lavorando per Yuuko-san ne vedeva di cose inquietanti.
Non che quella locazione non gli fosse familiare o avesse qualcosa di anche lontanamente pericoloso, non era quello. C'era semplicemente qualcosa che non quadrava, un presentimento di sbagliato che precedentemente non aveva mai incontrato.
Sbuffò e borbottando tra sé e sé si sedette sul pavimento rialzato di un familiare porticato in legno, guardando verso la luna e chiedendosi l'origine di quella sensazione.
Chissà come mai oggi Yuuko-san non mi ha chiesto di prepararle il sakè per i suoi party della luna piena, ponderò, chiedendosi se non fosse proprio quella l'origine della sensazione, poi scosse la testa.
Se Yuuko-san avesse avuto qualcosa a che farci, sicuramente Watanuki non si sarebbe ritrovato lì, tra tutti i luoghi.
Rimase così diverso tempo, a borbottare tra sé e sé, finché non gli sovvenne alla mente che in effetti la strega aveva guardato la luna piena con il suo sakè e la sua scorta di stuzzichini, accuratamente preparati da Watanuki stesso, una o due settimane prima.
I conti non tornavano, si disse.

Si guardò attorno nuovamente, tentando di catalogare altri dettagli, di capire.

In quel preciso istante una voce gli arrivò portata dal vento, il tono lievemente divertito.
«Buona sera, Kimihiro-kun.» Si voltò di scatto e qualcosa, nella posa dell'uomo che improvvisamente gli era apparso davanti, lo mise a disagio.
Le braccia incrociate, il sorriso sul volto, la sigaretta che pendeva mollemente da una mano, il kimono color verde scuro con degli intricati motivi di foglie ricamati nella stoffa.
Non c'era niente in Haruka Doumeki che non fosse rassicurante, si disse Watanuki, eppure qualcosa alla sua vista si era come scosso.
Rispose al saluto ed al sorriso e, se lo fece in modo leggermente esitante, l'uomo non sembrò accorgersene. Si limitò anzi a guardarlo con quel sorriso gentile, che questa volta aveva una sfumatura ironica e forse leggermente preoccupata.
«Non dovresti essere qui, sai. Fuggire non è un'opzione.»
«Fuggire?» Ripeté il ragazzo, sentendosi perplesso. Lui non era fuggito da nessuna parte, si era semplicemente ritrovato lì, no? Non ricordava nemmeno come, era semplicemente successo.
Per un momento si guardò ancora attorno, chiedendosi se per caso nella realtà non stesse succedendo qualcosa di pericoloso.
Non aveva detto le stesse parole quando Tsuyuri-san, la madre di Kohane-chan, gli aveva tirato il tè negli occhi?
Dimostrando una comprensione degli altri come al solito fuori dal comune, Haruka-san scosse leggermente la testa e parlò in tono rassicurante, sedendosi accanto a lui incurante del vento che soffiava. «Non sta succedendo niente, non preoccuparti. Sei solo... fuggito.» L'uomo sospirò, alzò la sigaretta alle labbra e ne trasse una boccata pensierosa. 
Il fumo andò a disperdersi verso il cielo luminoso e la luna perennemente piena, piegandosi in volute sinuose, eleganti quanto il paesaggio stesso e dalla stessa qualità lievemente ipnotica del fumo che aleggiava sempre nel negozio della strega.
Sentendosi inspiegabilmente nervoso, Watanuki occhieggiò cautamente l'uomo più anziano.
«Io non penso di capire.» Rispose in tono incerto, lo sguardo che si spostava erratico tra la fila di ciliegi ed il cancello, il selciato, gli amuleti appesi al bordo del porticato che si muovevano delicatamente alla spinta del vento.
«No?» Fu l'unica risposta che ricevette. Sentendosi preso in giro, tornò a guardare il sacerdote.
Quando i suoi occhi caddero su di lui lo trovò a fissarlo intento, la sua immagine che si sovrapponeva nella sua mente a quella tanto identica del nipote.
Lentamente, la sua memoria inaffidabile lo supplì con delle parole che aveva sentito giusto pochi attimi prima, parole che probabilmente aveva voluto dimenticare.
Ciònonostante, Watanuki fu quasi tentato di affermare che no, non capiva. Lo sguardo saggio, calmo e pieno di comprensione dell'adulto lo dissuase. 
Sospirò.

«Ecco... forse...» Scosse la testa e poi appoggiò pesantemente la fronte sulle mani aperte, gli occhi concentrati su qualcosa che in realtà non era davanti a lui. «È che... non sembra... non lo so... giusto.» Sospirò ancora, tentando di trovare le parole. Non sembrava a vederlo, lui era una persona che parlava continuamente in fondo, eppure Watanuki non era affatto bravo ad esprimersi. Parlava e parlava, ma non diceva mai veramente niente di importante, ed anche quello era un'altro motivo per quella sua sensazione di inadeguatezza.
Haruka-san parlò, il tono quasi carezzevole. «Non penso che stia a te deciderlo. E non penso neanche che il problema sia questo, comunque.» La sua voce si fece più forte e Watanuki alzò di un minimo la testa, notando che l'uomo si era avvicinato e lo studiava attentamente, in attesa di una risposta forse.
Non sentendo altre parole da parte sua, decise di interpretarla come una domanda.
«Non lo so, gliel'ho detto Haruka-san, non sembra giusto... non sembra come qualcosa che debba succedere. È... troppo. Si tratta di me in fondo...» Haruka-san non si lasciò sviare né dalla frase appositamente sibillina, né dal tono basso delle ultime parole, né tanto meno dalla malinconia che aleggiava nelle sue parole. Vide che il sacerdote scuoteva la testa e lo guardava con una comprensione tale da far male.
«Chissà se Yuuko-san sarebbe d'accordo...» Un'altro tiro alla sigaretta, le parole che aleggiavano insieme al fumo ed all'odore di incenso nell'aria improvvisamente quasi pesante e pulsante. 
Il tempo sembrava essersi fermato in attesa mentre lui alzava lo sguardo sul sacerdote.  
«Nessuno è destinato a rimanere solo per sempre. È inutile che li allontani, qualcuno ci sarà comunque.»
Watanuki ascoltò con il fiato sospeso, chiedendosi se davvero fosse la verità. 
Non vide alcun motivo per cui non avrebbe dovuto chiederlo, quindi lo fece. «È davvero così? Anche per me?» Sussurrò, pieno di una qualche speranza crescente ed irrazionale che lottava con una convinzione avuta da sempre: lui sarebbe dovuto rimanere solo, no?
Haruka-san annuì. 
«Ti conviene tornare, comunque. Non se ne andrà per quanto tempo tu stia qui. È una persona testarda.»
Sbuffò. «È testardo come un mulo, altroché!» Rispose, una nuova vena di sollievo mischiata all'ironia nella sua voce. «Io... vado, allora.» Per una volta fu lui il primo ad alzarsi, sotto gli occhi benevolenti del sacerdote. 
Quest ultimo si limitò ad un solenne cenno col capo, ad un sorriso che augurava qualunque buona fortuna l'hitzusen volesse fargli capitare ed ad uno sguardo d'intesa ed affetto.
Poi, nonostante il porticato, il vento iniziò a soffiare insistentemente sollevando polveri e foglie da terra.
Chiuse gli occhi per schermarsi dalle improvvise raffiche.
Quando li riaprì, lo scenario non era cambiato.

Solo che stavolta due mani forti lo stavano tenendo fermamente per le spalle e due occhi magnetici, pieni di scintillanti pagliuzze color oro, erano fissi nei suoi e solo lievemente più chiari di quelli di Haruka-sama, stretti in due fessure indecifrabili.
Non era passato neanche un'attimo, si rese conto, da quando era caduto nel sogno. O fuggito, che dir si voglia.
Prese lentamente fiato ed esalò una volta e, rifiutando il comando della propria mente, si obbligò a non distogliere lo sguardo.
Per uno sciocco istante si ritrovò a pensare a come quello stupido potesse mantenere un'espressione così neutra nonostante quello che aveva appena detto.
Poi pensò che, forse, forse aveva sempre sbagliato e quella in realtà era solo una maschera. Il pensiero, stranamente, era quasi confortante.
«Io... ci riuscirò.» affermò dopo una lunga pausa, rifiutandosi di registrare qualunque minimo barlume di emozione da parte dell'altro. Lo avrebbe senz'altro fatto cadere nella confusione e nell'imbarazzo. O nell'irritazione, nel caso non ci fosse stato alcunché su quel volto. «Ci... riusciremo insieme. Se vuoi.» Propose quindi, la voce ancora più bassa ed incerta, un bisbiglio che il vento avrebbe potuto tranquillamente spazzare via come faceva col fumo dell'incenso e le foglie nel piazzale. 
Distolse lo sguardo.
La reazione di Doumeki, per un momento, lo lasciò sorpreso.
Sentì la presa sulle spalle allentarsi e per un attimo cruciale temette di aver detto troppo, semplicemente. Di aver frainteso, magari. 
Una frazione di secondo più tardi era immerso in un'abbraccio, sicuro e sereno come non lo era stato da tempo, la confusione che quel gesto gli aveva portato soltanto una piccola punta incerta tra le altre sensazioni.
Calore umano, braccia che lo stringevano, e quella sensazione di giusto che apparteneva solo a Doumeki Shizuka.
Forse c'è qualcosa, qualcuno, anche per me, allora. Si disse, la speranza sorta con le parole di Haruka-san che da lieve andava solidificandosi.
Strinse le proprie braccia intorno all'arciere e sentì la presa dell'altro farsi più forte di riflesso.
«Certo che voglio, idiota.» Un sussurro, ancora inspiegabilmente calmo eppure così intenso, poco lontano dal suo orecchio.
Tirò un sospiro tremulo ed un'attimo dopo, la tensione che si era improvvisamente allontanata, rise lievemente.
Doumeki non rilasciò l'abbraccio, ed anzi Watanuki si accorse che il naso dell'altro era andato ad appoggiarsi tra i suoi capelli e stava inspirando lentamente.
«Cosa c'è adesso?» Gli chiese, assorto, tra un respiro profondo e l'altro.
«Ridevo di una cosa che ho pensato.» Rispose Watanuki, un piccolo sorriso ancora sulle labbra. Come aveva potuto pensare che esistesse un Troppo di questo? Che sciocco era stato.
«Solo gli idioti ridono da soli.» Gli ricordò Doumeki, senza peraltro permettergli di staccarsi quando in preda all'irritazione iniziò a tentare di agitarsi. Puntò le mani contro le sue spalle e prese a spingerlo indietro, nuovamente consapevole di come il tempio fosse aperto e quindi soggetto a sguardi di altre persone, che sicuramente non avrebbero approvato né quello che stavano facendo né le condizioni in cui entrambi vessavano.
«Vuoi smetterla?» Nella voce dell'arciere era infine trapelata una punta di irritazione. Si era allontanato leggermente da lui ed adesso lo stava nuovamente fissando dritto negli occhi.
Watanuki si imbronciò - anche se di suo non lo avrebbe mai ammesso - e appoggiò una mano su un fianco. Corrucciò la fronte.
«Non dirmi cosa fare!» Borbottò, per poi toccargli con cautela il torso sulla sinistra. «Questa va fasciata, stupido. Mi stai sanguinando sull'uniforme. E quel Gi andrà ricucito.» 
A quello, l'arciere abbassò lo sguardo sulla mano di Watanuki ed osservò le punte delle dita tinte di rosso. Watanuki aveva appoggiato la mano su uno strappo come di artigli sul Gi dell'uniforme di Kyudo di Doumeki, sopra una ferita. Con una fitta di senso di colpa, si rese conto che l'altro probabilmente non avrebbe potuto allenarsi finché l'artigliata non si fosse rimarginata completamente. 
«Hn.» Il suono, che l'arciere probabilmente aveva inteso come un'espressione di accordo, tramutò la colpa di Watanuki in irritazione. Aspettò che la presa si fosse allentata prima di sganciarsi dall'abbraccio e prenderlo per un polso per trascinarlo verso il tempio, borbottando.
Doumeki, con suo grande scorno, non sembrò affatto impressionato dalle minacce di cosa il grande Watanuki-sama gli avrebbe fatto se avesse soltanto di nuovo osato farsi ferire al suo posto. Infatti l'arciere si limitava a stare in silenzio, o rispondere con i suoi soliti monosillabi.
Tanto da fargli chiedere dentro di sé cosa, cosa ci trovasse lui stesso in quel cretino di un armadio vivente.   
«E potresti anche parlare con più di una sillaba, una volta tanto!» Lo rimbottò consequenzialmente, lanciandogli un'occhiata velenosa.
Doumeki oltrepassò lo shoji dell'ingresso per poi scoccargli uno sguardo ed uno dei suoi soliti sorrisetti irritanti, quelli che consistevano in un unico angolo della bocca alzato. «L'ho fatto.» 
A quello Watanuki si ricordò del discorso di poco prima, prima del sogno con Hauka-san e dopo della eliminazione degli Akayashi di turno, e diventò rosso scarlatto prima di gettarsi alla ricerca frenetica della cassetta del pronto soccorso, borbottando sugli idioti con i sorrisetti troppo maliziosi e compiaciuti e sulla loro mancanza di espressioni e tatto, e di come questi suddetti soggetti riuscissero a mantenere un tono di voce totalmente identico anche mentre, accidenti, ti prendevano in giro!
Però, dentro di sé, la speranza bruciava.
E di quello non ve n'era mai troppo, né abbastanza.


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Legenda:
Kyudo (o Kyuudo): Nome della disciplina del Tiro con L'Arco Tradizionale Giapponese, associata allo Shintoismo. 
A differenza del tiro con l'arco occidentale, è più importante la preparazione che porta al tiro e non il centrare il bersaglio. Altra particolarità, l'arco usato ha l'impugnatura non al centro ma spostata verso il basso. Si ritiene la perfezione se l'arco dopo il tiro gira su sé stesso e colpisce l'esterno del braccio dell'arciere.   
Gi: è il nome della parte superiore di un'uniforme tradizionale sia di Judo che di Karate che appunti di Kyudo. Il nome del pezzo in quanto uniforme per il tiro con l'arco giapponese è Kyudogi e si indossa insieme ai pantaloni larghi a pieghe tradizionali di nome Hakama. 
Akayashi: "Spettri Persecutori", usato in questo per identificare gli spettri maligni che appunto seguono e vorrebbero mangiarsi Watanuki. 


NdA:
E questa è la seconda oneshot della serie!
È alquanto strana, in questa ho provato uno stile un po' più dettagliato per rispecchiare il prompt. "Troppo" era quello che diceva, e quindi io ho abbondato nei dettagli.
Non so ancora se questa One-Shot avrà una "compagna", l'idea ci sarebbe ma non so se i nostri due rompi... ahem... amatissimi personaggi vorranno dirmi o suggerirmi COSA si sono detti o cosa è successo.
Intanto posto questa shot, e mi scuso per i troppi giorni che sono passati dall'ultimo aggiornamento ma sono stata male! (a luglio, esatto. SIGH).

Risposte:

Ayla: E chi spoilera! Tanto ormai DI è in piena vista a tutti :P E l'altro progettino, l'altro progettino... giuro che mi ci rimetto.
Comunque, Doumeki cavaliere che va a salvare la sua bella principessa Watanuki, completa di abito rinascimentale con gonne, trine e sbuffi... ahahah!
Però beh, il loro rapporto infondo è così. È Hitzusen, direbbe qualcuno.

Naco chan:  Grazie del complimenti e delle correzioni! Qui dannatissimi apostrofo tra "un" e qualcosa di maschile mi perseguitano, sigh. Vedrò di starci più attenta! Non so se ci sono riuscita in questo caso ma ci spero... gli antibiotici mi annebbiano il cervello.
Comunque, spero di essere riuscita a mantenere tutti IC anche qui: è complesso, considerando che questo può essere l'inizio della relazione e loro, beh, nel manga ancora non ne fanno accenni... (continuiamo a sperare nelle Clamp: oh, divine Clamp, dateci almeno lo shonen-ai se non lo yaoi!)


Ringrazio ancora per le recenzioni, alla prossima!

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Capitolo 3
*** Clichéclash 93 - Routine ***


Note e simili a fine pagina!
Comunque, prima di tutto ringrazio la gentilissima Yusaki per avermi aiutato a chiarire diversi passaggi ed a dar loro un senso compiuto, betandomi questa one-shot.
Ci vediamo in fondo alla pagina, vi auguro buona lettura!

TitoloRoutine
Prompt: # 93 Precipitevolissimevolmente
Personaggi e Pairing: Doumeki/Watanuki
Conteggio Parole: 1379
Disclaimer: Doumeki, Watanuki, xxxholic e simili non mi appartengono, sono delle clamp e di vari editori e simili. Se mi appartenessero, vedremmo molto più Yaoi. 
Il prompt appartiene, invece, alla tavola della community "La Torre dei cliché".


---

Ed ecco che succedeva.
Di nuovo.

La scena aveva davvero un che di familiare, come tutte le altre volte. Quante, ormai, nessuno dei due lo ricordava.
Lui perché, francamente, in quei momenti fare il conto non gli importava più di tanto.
Non che normalmente, checché l'altro ne pensasse, si mettesse a contare per fargliele pagare tutte.
L'altro non ricordava, invece, perché in quei casi sicuramente aveva altro a cui pensare. E perché la sua memoria era sempre meno affidabile, ma quello preferiva non rinfacciarglielo.
Non che gli rinfacciasse tutto il resto.
Non avrebbe mai terminato, in quel caso, la lista di accadimenti per cui l'altro era indebitato, e non aveva intenzione di terminarla: Finché ci fossero state cose in sospeso, tra loro, avrebbe potuto rimanergli accanto.
E tanto gli bastava.
Con un sospiro si riscosse, dopo quel pensiero, tornando alla situazione presente.
Tornando a guardare lui.

Era arrivato a poter dire quando stava per succedere qualcosa di potenzialmente pericoloso anche senza bisogno di vedere esattamente cosa lo avesse causato, basandosi solo sull'espressione dell'altro.
Aveva avuto bisogno di farlo fino a qualche tempo prima, e lo faceva tutt'ora.
Certo, poter finalmente vedere gli spettri in avvicinamento o gli accadimenti sconvolgenti era comodo, ma nient'affatto necessario.
Un'abilità a cui non voleva affidarsi troppo spesso, mantenendosi sempre all'erta.
Una nuova capacità che non amava e riteneva poco utile.

Per prima cosa per ragioni pratiche.
(Doumeki pensava sempre, per prima cosa, alle ragioni pratiche. Dato che quell'idiota sembrava troppo, beh, idiota per farlo. Adorabilmente tale, purtroppo.)
Per quanto fosse infatti comodo finalmente vederli, trovarsi a dover mirare uno spettro intenzionato a mangiare il tuo migliore amico vedendolo dall'angolo di visuale del suddetto era piuttosto scomodo.
Aveva dovuto imparare presto a fare complicate operazioni geometriche nell'arco di qualche decimo di secondo, e si ritrovava a pensare che gli sarebbe bastato, spesso, soltanto seguire lo sguardo terrorizzato di una certa persona per trovare in modo molto più comodo la mira.
Quando poi quest'ultima persona, il famoso migliore amico di cui sopra, era anche colui che amava, le cose si complicavano ulteriormente.
Il Kyudo aveva sempre richiesto concentrazione e lucidità, condizioni che quando il tuo innamorato è in pericolo di vita, per quante volte in un giorno succedesse, rimanevano difficili da mantenere anche per lui.

Le ragioni emotive della sua contrarietà alla condizione del loro occhio, invece, erano di matrice piuttosto diversa.
Come ad esempio il sapere di aver fallito nel suo compito, ovvero impedire a quel folle di fare idiozie (quali dare un occhio per lui, ad esempio).
O come la consapevolezza, tutt'altro che di seconda importanza, di aver perso uno di quegli amati, ammalianti, occhi blu profondo.
Anche se, doveva ammetterlo, vedere uno dei suoi occhi nel volto di Watanuki gli dava una certa soddisfazione.

Scacciò quei pensieri, concentrandosi sull'oggetto di essi (la figura come sempre sbraitante del suo folle, amato, migliore amico). Era arrivato quasi il momento.
Sospirò e ritrovò la concentrazione, separando con due fluidi passi i piedi, l'arco tenuto all'altezza dei fianchi che alzò con calma, lo sguardo fisso e deciso sul bersaglio (che vedeva solo con un'occhio, dalla prospettiva sbagliata tra l'altro).
Passò poi attraverso tutti gli stadi del tiro, con una calma che avrebbe fatto infuriare Watanuki, se solo avesse avuto modo di guardarlo in quel momento, rilasciando infine la freccia di ki, che poteva sentire ma non vedere.
Come, si ritrovò a pensare con un certo rammarico, con la maggior parte degli esseri che popolavano lo strano mondo di Watanuki.
Avrebbe voluto farne parte in maniera più profonda.

Attese di avvertire che il tiro era andato a buon segno (cosa che avrebbe fatto arrabbiare, ancora, l'altro. Perché quell'idiota non si rendeva conto che, pur riuscendo a calmarsi abbastanza da tirare, in realtà era sempre preoccupato per lui, sempre all'erta).
Quando fu certo che la creatura fosse sparita, dispersa e purificata, si concesse infine di correre verso il bordo della terrazza, l'arco lasciato a terra senza nemmeno uno sguardo.

Si piegò sopra la ringhiera in ferro, allungando una mano appena in tempo per evitargli di cadere. «Oi! Watanuki!» Lo chiamò, sperando di riscuoterlo.
Proprio il momento adatto per diventare catatonico, si disse, vedendolo perso nella sua solita quasi-trance:
Quella in cui (a detta di Watanuki) si ritrovava in sogni così realistici da sembrare parte della realtà.
Sogni, si, ma che a Doumeki piacevano ben poco. Sembrava quasi che, ogni volta che riemergeva da quel suo stato catatonico, si allontanasse un po' da lui.
Era inutile pensarci, però.
Non l'avrebbe comunque permesso, non sarebbe successo.

Si allungò ancora, afferrandolo con più sicurezza per un polso e tentando di riportarlo al sicuro, cosa non troppo facile quando rischiava lui stesso di cadere.
Fortunatamente quei movimenti riuscirono, apparentemente, a riscuotere l'altro.
Non che fosse un problema, era deciso a rimanere fermo e tenerlo fin quando fosse stato necessario.
Aveva atteso dieci ore sotto la pioggia, qualche minuto con l'altro che pendeva da un tetto non avrebbe fatto la differenza.

«Uh?» Watanuki aveva sbattuto gli occhi un paio di volte, guardandosi attorno come se non si ricordasse il luogo dov'era.
O di aver appena rischiato, in rapida successione, di essere mangiato, di cadere e di diventare una frittella a terra, diversi piani più sotto.
Però, per i Kami, era così adorabile in quel momento.

«Oi!» Lo chiamò, ancora. «Ti sembra il momento di mettersi a dormire? Prendimi la mano, idiota.» Lo rimbeccò, per abitudine e perché, beh, quella scena stava diventando surrealmente familiare.
Per fortuna lo spettro, questa volta, non era stato un serpente gigante.
E non c'erano nemmeno state buffe orecchie da far indossare a quell'idiota. Purtroppo.

Watanuki lo fissava stranito. «Eh? Dormire, io non...» Sembrò poi rendersi conto del resto della frase. «Tu! Idiota a chi!?!» Prese a sbraitare, agitandosi in aria come una qualche strana farfalla nera (proprio il paragone adatto, si ritrovò a pensare).
«Sei rumoroso.» Sibilò, infastidito, tentando ancora di issarlo sul tetto.
La sua mano perse la presa, solo un po'.
Per fortuna stavolta non aveva niente di invisibile ad aggrapparsi alla sua spalla ferendolo, pensò.
Ci stava già pensando quell'idiota a minare la sua stessa sicurezza.

Quel lieve cedere della presa non passò, comunque, inosservato al suo Watanuki, che si bloccò immediatamente, rigido e spaventato.
Riusciva a vedere sé stesso da quell'occhio, ora.
Cadere doveva essere un pensiero spaventoso per lui, dopo quanto era successo nemmeno tanto tempo prima.
Cadere di nuovo.
Questa volta c'era lui, però, e non l'avrebbe permesso.
«Ti tengo io.» Gli fece, con sicurezza, allungando l'altra mano.
Ci fu un momento di esitazione, quasi come se quell'idiota avesse davvero voluto cadere al terreno e poi una mano, più piccola e fredda, afferrò la sua.
Prese a tirarlo su con più facilità, mentre Watanuki puntellava i piedi sulla parete per aiutarlo nel processo.

Tirarono un sospiro di sollievo nell'essere di nuovo entrambi coi piedi saldamente piantati per terra.
Doumeki recuperò il suo arco, mentre Watanuki borbottava appena, tra sé e sé, sulla strega ed i suoi lavori da schiavista.
E poi gli si avvicinò un po', il volto leggermente rosso, puntato verso il terreno, e provò ad iniziare a parlare.
Lo fermò in tempo.

«Frittelle.» Dichiarò, prendendo ad incamminarsi verso la scala che conduceva dentro a quel condominio.
Aveva fame. E per ora poteva sfogarla sul cibo.
Prima o poi si sarebbe sfamato anche di qualcos'altro, ma non era quello il momento.

Watanuki lo guardò senza capire, solo per un attimo.
Poi, però, prese di nuovo a sbraitargli contro con forza, sprizzando energia da tutti i pori, lo spavento di poco prima dimenticato, il pallore sparito, sostituito da un interessante rossore.
Missione riuscita, pensò Doumeki con un sorrisetto interno.

Quando uscirono dal palazzo si diressero verso il tempio, così, con il più giovane che borbottava ed il silenzioso, protettivo, arciere al suo fianco.
Protettivo, silenzioso e goloso arciere, che era riuscito a farsi aggiungere anche i pancake alle cose da mangiare da avere in cambio di quell'ennesimo salvataggio in extremis.
E la crema.

Non aveva bisogno di ringraziamenti, si disse, sorridendo appena tra sé e sé.
Gli bastava lui, al suo fianco.
E se quell'idiota ancora non aveva capito che non lo salvava solo per il cibo, beh, prima o poi avrebbe trovato il modo di fargli cambiare idea.
Per il momento era ancora divertente così.

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NOTE:
Kyudo - Tiro con l'arco giapponese tradizionale, lo sport che pratica Doumeki.
E per chi non li avesse colti, ci sono evidenti riferimenti all'episodio dell'Angelo.

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Note dell'autrice:
Ed eccomi qua a dar ancora retta a questa raccolta!
Che, ammetto, mi ero totalmente dimenticata... per il semplice motivo che i prompt presenti della Big Damn Table, insieme ad altri che ho raccolto a destra e manca, mi servono anche per qualche altro progettino che, forse, prima o poi posterò.

Questo per dire che questa raccolta, da questo momento in avanti, non sarà più sulla BDT soltanto ma anche su altri prompt e simili, questo perché se anche scrivessi qualcos'altro con qualche prompt già usato nel progettino, sicuramente mi verrebbe simile a quello già scritto in quella sede, e quello scritto in quella sede non va assolutamente postato qui.
Quindi, da ora in poi, quando userò un prompt specificherò la tabella e dove può essere trovata, rispettivi diritti d’autore e quant’altro!


Spero, comunque, che il mio ritorno sulle scene sia piaciuto.
Ho pensato a questa oneshot senza troppe pretese perché, diciamocelo, per come sta andando il manga ora... serve.
Ma evito di spoilerare.
Alla prossima!

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