La Corrente di Harianne (/viewuser.php?uid=2530)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** BDT 001: Inizio - Non come ogni altra volta. ***
Capitolo 2: *** BDT 033: Troppo - Trovare la Forza ***
Capitolo 3: *** Clichéclash 93 - Routine ***
Capitolo 1 *** BDT 001: Inizio - Non come ogni altra volta. ***
Note Iniziali!
Beh, ecco. Ho
iniziato a bazzicare per la
sezione qualche tempo fa, tutta colpa di Ayla lo ammetto, e siccome
quest'ultima mi sta dicendo che se leggo le cose devo commentarle (non
sono mai
stata brava in questo, mi scuso!), ho deciso di diventare una parte
più attiva
della sezione... per, come dire, aiutarmi a farmi venire voglia di
commentare!
Così ho ripreso in mano un vecchio progetto, quello di
iniziare a lavorare
sulla "Big Damn Table" che ho salvato sul PC qualche secolo fa, e mi
sono fatta coraggio.
-Dunque...
considerando che
io sono una grande fan del 104, Donuts, o DouWata come
vogliate chiamare i nostri due piccioncini, non credo che
metterò altre
coppie... perlomeno, non mettero i nostri
due eroi appaiati con
qualcun'altro. Shonen-ai anche solo
implicato nella mia testolina! (come
in questa prima shot)
-Per quanto riguarda il rating, non avendo la
minima idea di come andrà questa
raccolta, lo metto su Giallo per iniziare... se
dovesse salire per qualunque motivo lo
cambierò sul momento, anche se non so
quanto sarà il caso...
-Invece, sugli
aggiornamenti, non so proprio che
dire. Non
sono esattamente miss regolarità, e
questo è il primo fandom su cui scrivo di cui oso postare
qualcosa (non posto
su EFP da anni... e quella roba era orribile.)... quindi, ci
proverò ^^"
-Altro punto, questa sarà probabilmente una
raccolta di One-Shots totalmente scollegate l'una
dall'altra... se per qualunque motivo ci sarà un qualche
tipo di
"serializzazione" all'interno di questo progetto, non sarà
premeditata
(ma non si sa mai!)
Detto questo,
Andiamo con la storia e mi
scuro per l'introduzione prolissa!
Buona
lettura!
Titolo:
Non come ogni altra volta
Prompt:
001 - Inizio
Personaggi/Pairing: Yuuko;
Doumeki/Watanuki... se si cerca attentamente
^^"
Disclaimer: xxxHolic non
è mio... e per la Big Damn Table,
sicuramente non ho una mente tanto diabolica da inventare una COSA
simile.
*
La donna si
allungò voluttuosamente sul
divanetto, lunghe gambe che si piegavano all'altezza del ginocchio con
grazia,
coperte dalla seta più fine appartenente ad un kimono in
stile imperiale
cinese - antico
esattamente quanto lo sembrava.
Lunghi capelli scuri e lisci scivolarono, magicamente ancora in ordine,
lungo
il rivestimento floreale dell'imbottitura del divano.
La loro padrona appoggiò pigramente il
mento appuntito sul palmo della sua mano e sorrise misteriosamente.
«Doumeki-kun è qua fuori che ti aspetta,
perché non prepari la colazione anche per lui oggi,
Watanuki?» L'affascinante
donna esordì, interrompendo a metà la tirata che
impegnava l'altro occupante
umano della stanza.
La strega ne osservò le reazioni,
sorridendo della lieve increspatura che si era andata a creare tra le
sopracciglia del suo aiutante e dello scintillio furioso dei suoi occhi
blu.
«Quel Doumeki...!» Esclamò irritato il
suo part-timer subito
dopo, lo sguardo che dardeggiava verso lo shoji che dava
sul porticato, come aspettandosi di
vederlo apparire da un momento all'altro. «Non ho bisogno di
una balia! Non
sono una ragazza, accidenti... che se la faccia da solo la colazione,
poi!»
L'espressione con cui questa frase era
stata detta poteva essere definita solo come 'imbronciata', soltanto il
fatto
che il suo dipendente avrebbe potuto sequestrarle il sakè
per una settimana le
impediva di farglielo notare.
Alzò la sua coppa richiedendone altro, ignorando i borbottii
di Watanuki
sull'alcool di prima mattina, sul suo fegato, sulla sua salute ed altri
argomenti simili.
«Ma come,
Wa-ta-nu-ki!» sogghignò al suo
dipendente, socchiudendo leggermente gli occhi e guadagnandosi
un'occhiata
allarmata. «Ti sembra il caso di trattare così
Doumeki-kun? Fallo entrare e
preparagli la colazione! Infondo, se deve svegliarsi di prima mattina
ogni
giorno, non è forse interamente colpa
tua?» Lo
indicò pigramente, la coppa adesso
nuovamente piena.
A quello, Watanuki sospirò e guardò
colpevolmente verso il pavimento. «Non è come se
io gli avessi mai chiesto
qualcosa, comunque...!» si lamentò, avviandosi
però a passo deciso verso la
porta del negozio.
Soddisfatta della vittoria ottenuta Yuuko
si sistemò più comodamente nel divano, una gamba
adesso completamente scoperta
che dondolava pigramente, il piede a pochi millimetri dal pavimento.
Watanuki, pensò, non capiva ancora bene
cos'era l'Hitzusen, perché per lui chiedere non era mai
stato necessario.
Così si appoggiò comodamente, sorseggiando il
sakè, ed attese con un sorriso
sulle labbra finché non sentì le urla iniziare.
«Doumeki è qui!» Esclamò
allegramente
Mokona, seduto sull'altro bracciolo del divanetto. Poi
sembrò riflettere pensosamente per un'attimo.
«Quando Doumeki è qui, Watanuki si agita
sempre.»
Yuuko annuì. «È
per via della tensione sessuale
accumulata!» sorrise largamente, svuotando d'un fiato la
coppa che aveva in
mano e prendendo pigramente un dolcetto.
Watanuki scelse quel momento per entrare,
portandosi dietro l'ospite atteso.
«Y-yuuko-san! Non sono
Sessualmente Frustrato!!» Apparentemente, l'urlo
del suo dipendente andò
totalmente ignorato dagli altri occupanti della stanza.
«Ohayo*» Salutò
infatti l'arciere,
prima di sedersi alla tavola bassa schermandosi con nonchalance
l'orecchio
sinistro, dopo aver lanciato un'occhiata vagamente ironica al suo
coetaneo.
«Buongiorno anche a te, Doumeki-kun.»
rispose la strega, anch'ella totalmente indifferente alla voce
esageratamente
alta di Watanuki. «Perché non porti la colazione
anche al nostro ospite,
piuttosto, Watanuki?» Una pausa, un sorrisetto. «E
portami un'altra bottiglia!»
L'interpellato corrucciò esageratamente le
sopracciglia. «Tu! Smettila di... di... fare quelle occhiate!
E lei! Non le fa
bene tutto questo sakè di...» Si fermò,
il dito ancora puntato contro Yuuko, e
sospirò stancamente. «Oh, non capisco come mai
continuo a
provarci.» Borbottò il ragazzo in
tono esasperato, prima di girarsi verso la porta.
«Oi.» Fu interrotto però dall'altro
ragazzo, Doumeki.
Quest'ultimo
non aveva risposto alle urla di Watanuki, se non con un'altra occhiata
ironica, ma si era impegnato nell'osservare quello che era disposto sul
tavolo con aria esternamente indifferente. Non che quell'espressione
potesse veramente ingannare Yuuko, che aveva imparato a leggerlo senza
difficoltà da sapere prima ancora che l'interessato lo
sapesse.
Daltronde, pensò, una conoscenza lunga
un'eternità insegna questo ed altro su una persona.
Intanto l'attenzione di Watanuki era tornata
sull'arciere e, quando ne fu sicuro, quest'ultimo si limitò
a tre parole.
«Voglio del Chawan*»
Il suo dipendente corrucciò ancora di
più
le sopracciglia e si infilò teatralmente le mani nei
capelli, per poi iniziare a lamentarsi ad alta voce dannando il fato
crudele che l'aveva messo nelle grinfie di quella donna.
«Argh! Non
capisco come mai lei continui a farmi fare cose per questo
stupido...» Sbottò
infine il ragazzo urlante, voltandosi verso la porta, «...
insaziabile...»
attraversò la soglia, «... idiota!»
rumori di calpestamenti pesanti ed infine
lo shoji della cucina che si chiudeva.
Yuuko sorrise lentamente tra sé e sé.
Osservò il punto dove il suo inserviente
era sparito, rigirando nella sua mente quella domanda urlatale contro.
L'Hitzusen, pensò, aveva bisogno di una
spinta nella giusta direzione ogni tanto, e lei aveva visto talmente
tante
volte quei due, in talmente tante situazioni e tempi differenti...
Lanciò uno sguardo pigro a Doumeki e lo
scoprì a fissarla di rimando, gli occhi seri.
«Stai facendo un buon lavoro, Doumeki!»
Mokona saltò giù dal punto dove era seduto e
atterrò con incredibile grazia
accanto all'interpellato, tendendo verso di lui la bottiglia scura che
aveva in
mano. «Watanuki è sempre più solido,
dopo averti visto.» Esclamò seriamente
l'animaletto scuro.
Nessuno degli altri due in quella stanza aveva bisogno di spiegazioni,
a questa
frase.
Doumeki si era sicuramente accorto di
qualcosa, anche se non lo aveva mostrato esteriormente; Yuuko
semplicemente
sapeva, e sapeva da prima dell'inizio.
L'arciere annuì lentamente, la strega vide una risoluzione
serpeggiare e
solidificarsi nei suoi occhi e sorrise più apertamente.
Avrebbe potuto, in quel momento, dire
precisamente cosa stesse pensando il giovane. E senza bisogno di
leggergli la
mente, oltretutto... non che non ne fosse capace.
Non
lascerò che Watanuki scompaia.
Afferrò le bacchette con grazia innata e
si tese verso il tavolino, prendendo tra le due estremità in
legno dei chicchi
di riso.
Aveva letto quella decisione negli occhi
di quel ragazzo migliaia di volte, negli anni.
Che si fosse trattato di questo ragazzo, di un uomo adulto, di un
cavaliere, un
sacerdote... le volte erano state innumerevoli, le dimensioni
altrettanto.
Eppure quegli occhi color oro erano rimasti sempre gli stessi,
così come il
modo così fanciullesco che aveva Watanuki di imbronciarsi
non era mai cambiato.
L'anima infondo era la stessa, così come
lo erano i pericoli rappresentati dagli sconvolgimenti che quel mago
stava
creando, in tutti i tempi ed in tutte le realtà.
Quello sciocco.
Osservò
ancora l'arciere e lo sguardo le cadde su quell'occhio, che
appariva sbiadito quando la luce vi batteva sopra da alcune
angolazioni.
Annuì.
La loro storia era sempre andata male,
ogni volta, in modi sempre diversi eppure così uguali.
Watanuki entrò nella stanza, Doumeki
guardò verso di lui con la coda dell'occhio.
«Oi. Aspetta che finisca gli allenamenti,
oggi.»
Quando il suo dipendente si limitò ad
annuire, sospirando qualcosa sulle baby-sitter, in quella che solo
qualche mese prima sarebbe stata
una
fitta di urla, la Strega delle Dimensioni si concesse un'altro
sorrisetto.
Ogni volta era stata tragica, ma dopo un
ammontare di tempo che lei stessa non sapeva quantificare, adesso stava
cambiando qualcosa.
Era solo un'inizio, certo.
Ma l'hitzusen era una strada sempre in movimento, una corrente in
perenne
mutamento.
Sicuramente, un'inizio sarebbe bastato.
--
Note:
*Ohayo - semplicemente,
"buongiorno".
**Chawan - una delle
colazioni più
"famose" in giappone, zuppa bollente a base di uova e pesce, delicata
e anche buona. Ovviamente però trattandosi della tavola di
Yuuko-san, lei aveva
sicuramente richiesto qualcosa di sofisticato!
A/N:
E la prima
è fatta.
Non so quando
verrà la seconda, ah-ah... E sicuramente non
seguirò l'ordine dei
prompt sulla Table, ma andrò un po' con-il-vento.
Comunque, se non
dovesse aggiornarsi così
spesso come vorreste - e vorrei -, è per via di qualche
altro... progettino in
cui sono immersa.
Progettini che hanno a
che fare con la sezione, ma cosa lo scopriremo solo
vivendo :P
Buona notte!
|
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Capitolo 2 *** BDT 033: Troppo - Trovare la Forza ***
Titolo:
Trovare la Forza.
Prompt:
033 - Troppo
Personaggi/Pairing:
Doumeki Haruka, Watanuki Kimihiro, Doumeki Shizuka. Watanuki/Doumeki
Avvertimenti:
Forse un po' di fluff qua e là? Mah. Più che
altro è strana.
Disclaimer:
NON sono una delle CLAMP, quindi non ci guadagno niente. E anche la BDT
non è mia, l'ho trovata anni fa su internet.
Watanuki
si guardò attorno con una certa circospezione,
assorbendo con lo sguardo i dettagli familiari del viale di ciliegi, il
cancello, le stelle e della luna piena che brillava nel cielo.Non si
ricordava come avesse fatto ad arrivare in quel luogo, non che
fosse sorprendente:
Ultimamente
la sua memoria era decisamente poco affidabile.
Continuava
ad addormentarsi in piedi ed incontrare persone, con le quali parlava
esattamente come se fossero reali... la differenza per lui non era mai
stata molta, tra sogno e realtà. Ormai non si stupiva
più, ed alla fine chi poteva dire quale fosse la vera
realtà e la realtà del sogno? Yuuko-san avrebbe
detto che non c'era alcuna differenza tra le due, ne era sicuro.
Dato
ciò, ritrovarsi in luoghi senza sapere come vi fosse
arrivato non era niente di più strano rispetto a quello che
affrontava ogni giorno, e lavorando per Yuuko-san ne vedeva di cose
inquietanti.
Non che
quella locazione non gli fosse familiare o avesse qualcosa di anche
lontanamente pericoloso, non era quello. C'era semplicemente qualcosa
che non quadrava, un presentimento di sbagliato che
precedentemente non aveva mai incontrato.
Sbuffò
e borbottando tra sé e sé si sedette sul
pavimento rialzato di un familiare porticato in legno, guardando verso
la luna e chiedendosi l'origine di quella sensazione.
Chissà
come mai oggi Yuuko-san non mi ha chiesto di prepararle il
sakè per i suoi party della luna piena, ponderò,
chiedendosi se non fosse proprio quella l'origine della sensazione, poi
scosse la testa.
Se Yuuko-san avesse avuto qualcosa a che farci, sicuramente Watanuki
non si sarebbe ritrovato lì, tra tutti i luoghi.
Rimase così diverso
tempo, a borbottare tra sé e sé,
finché non gli sovvenne alla mente che in effetti la strega
aveva guardato la luna piena con il suo sakè e la sua scorta
di stuzzichini, accuratamente preparati da Watanuki stesso, una o due
settimane prima.
I conti non tornavano, si disse.
Si guardò attorno
nuovamente, tentando di catalogare altri dettagli, di capire.
In quel preciso istante una voce
gli arrivò portata dal
vento, il tono lievemente divertito.
«Buona
sera,
Kimihiro-kun.» Si voltò di scatto e qualcosa,
nella posa dell'uomo che improvvisamente gli era apparso davanti, lo
mise a disagio.
Le
braccia incrociate, il
sorriso sul volto, la sigaretta che pendeva
mollemente da una mano, il kimono color verde scuro con degli intricati
motivi di foglie ricamati nella stoffa.
Non
c'era niente in Haruka
Doumeki che non fosse rassicurante, si disse
Watanuki, eppure qualcosa alla sua vista si era come scosso.
Rispose al saluto ed al sorriso
e, se lo fece in modo leggermente esitante, l'uomo non
sembrò accorgersene. Si limitò anzi a guardarlo
con quel sorriso gentile, che questa volta aveva una sfumatura ironica
e forse leggermente preoccupata.
«Non
dovresti essere qui, sai. Fuggire non è
un'opzione.»
«Fuggire?»
Ripeté il ragazzo, sentendosi perplesso. Lui non era fuggito
da nessuna parte, si era semplicemente ritrovato lì, no? Non
ricordava nemmeno come, era semplicemente successo.
Per un
momento si guardò ancora attorno, chiedendosi se per caso
nella realtà non stesse succedendo qualcosa di pericoloso.
Non
aveva detto le stesse parole quando Tsuyuri-san, la madre di
Kohane-chan, gli aveva tirato il tè negli occhi?
Dimostrando
una comprensione degli altri come al solito fuori dal
comune, Haruka-san scosse leggermente la testa e parlò in
tono rassicurante, sedendosi accanto a lui incurante del vento che
soffiava. «Non sta succedendo niente, non preoccuparti. Sei
solo... fuggito.» L'uomo sospirò, alzò
la sigaretta alle labbra e ne trasse una boccata pensierosa.
Il fumo
andò a disperdersi verso il cielo luminoso e la luna
perennemente piena, piegandosi in volute sinuose, eleganti quanto il
paesaggio stesso e dalla stessa qualità lievemente ipnotica
del fumo che aleggiava sempre nel negozio della strega.
Sentendosi
inspiegabilmente nervoso, Watanuki occhieggiò
cautamente l'uomo più anziano.
«Io
non penso di capire.» Rispose in tono incerto, lo sguardo che
si spostava erratico tra la fila di ciliegi ed il cancello, il
selciato, gli amuleti appesi al bordo del porticato che si muovevano
delicatamente alla spinta del vento.
«No?»
Fu l'unica risposta che ricevette. Sentendosi preso in giro,
tornò a guardare il sacerdote.
Quando i
suoi occhi caddero su di lui lo trovò a fissarlo
intento, la sua immagine che si sovrapponeva nella sua mente a quella
tanto identica del nipote.
Lentamente,
la sua memoria inaffidabile lo supplì con delle parole che
aveva sentito giusto pochi attimi prima, parole che probabilmente aveva
voluto dimenticare.
Ciònonostante,
Watanuki fu quasi tentato di affermare che
no, non capiva. Lo sguardo saggio, calmo e pieno di comprensione
dell'adulto lo dissuase.
Sospirò.
«Ecco...
forse...» Scosse la testa e poi appoggiò
pesantemente la fronte sulle mani aperte, gli occhi concentrati su
qualcosa che in realtà non era davanti a lui.
«È che... non sembra... non lo so...
giusto.» Sospirò ancora, tentando di trovare le
parole. Non sembrava a vederlo, lui era una persona che parlava
continuamente in fondo, eppure Watanuki non era affatto bravo ad
esprimersi. Parlava e parlava, ma non diceva mai veramente niente di
importante, ed anche quello era un'altro motivo per quella sua
sensazione di inadeguatezza.
Haruka-san
parlò, il tono quasi carezzevole. «Non penso che
stia a te deciderlo. E non penso neanche che il problema sia questo,
comunque.» La sua voce si fece più forte e
Watanuki alzò di un minimo la testa, notando che l'uomo si
era avvicinato e lo studiava attentamente, in attesa di una risposta
forse.
Non
sentendo altre parole da parte sua, decise di interpretarla come una
domanda.
«Non
lo so, gliel'ho detto Haruka-san, non sembra giusto... non sembra come
qualcosa che debba succedere. È... troppo. Si tratta di me
in fondo...» Haruka-san non si lasciò sviare
né dalla frase appositamente sibillina, né dal
tono basso delle ultime parole, né tanto meno dalla
malinconia che aleggiava nelle sue parole. Vide che il sacerdote
scuoteva la testa e lo guardava con una comprensione tale da far male.
«Chissà
se Yuuko-san sarebbe d'accordo...» Un'altro tiro alla
sigaretta, le parole che aleggiavano insieme al fumo ed all'odore di
incenso nell'aria improvvisamente quasi pesante e pulsante.
Il tempo
sembrava essersi fermato in attesa mentre lui alzava lo
sguardo sul sacerdote.
«Nessuno
è destinato a rimanere solo per sempre. È inutile
che li allontani, qualcuno ci sarà comunque.»
Watanuki
ascoltò con il fiato sospeso, chiedendosi se davvero fosse
la verità.
Non vide
alcun motivo per cui non avrebbe dovuto chiederlo, quindi lo fece.
«È davvero così? Anche per
me?» Sussurrò, pieno di una qualche speranza
crescente ed irrazionale che lottava con una convinzione avuta da
sempre: lui sarebbe dovuto rimanere solo, no?
Haruka-san
annuì.
«Ti
conviene tornare, comunque. Non se ne andrà per quanto tempo
tu stia qui. È una persona testarda.»
Sbuffò.
«È testardo come un mulo,
altroché!» Rispose, una nuova vena di sollievo
mischiata all'ironia nella sua voce. «Io... vado,
allora.» Per una volta fu lui il primo ad alzarsi, sotto gli
occhi benevolenti del sacerdote.
Quest
ultimo si limitò ad un solenne cenno col capo, ad un
sorriso che augurava qualunque buona fortuna l'hitzusen volesse fargli
capitare ed ad uno sguardo d'intesa ed affetto.
Poi,
nonostante il porticato, il vento iniziò a soffiare
insistentemente sollevando polveri e foglie da terra.
Chiuse
gli occhi per schermarsi dalle improvvise raffiche.
Quando
li riaprì, lo scenario non era cambiato.
Solo che
stavolta due mani forti lo stavano tenendo fermamente per le spalle e
due occhi magnetici, pieni di scintillanti pagliuzze color oro, erano
fissi nei suoi e solo lievemente più chiari di quelli di
Haruka-sama, stretti in due fessure indecifrabili.
Non era
passato neanche un'attimo, si rese conto, da quando era caduto
nel sogno. O fuggito, che dir si voglia.
Prese
lentamente fiato ed esalò una volta e, rifiutando il comando
della propria mente, si obbligò a non distogliere lo sguardo.
Per uno
sciocco istante si ritrovò a pensare a come quello stupido
potesse mantenere un'espressione così neutra nonostante
quello che aveva appena detto.
Poi
pensò che, forse, forse aveva sempre sbagliato e quella
in realtà era solo una maschera. Il pensiero, stranamente,
era quasi confortante.
«Io...
ci riuscirò.» affermò dopo una lunga
pausa, rifiutandosi di registrare qualunque minimo barlume di emozione
da parte dell'altro. Lo avrebbe senz'altro fatto cadere nella
confusione e nell'imbarazzo. O nell'irritazione, nel caso non ci fosse
stato alcunché su quel volto. «Ci... riusciremo
insieme. Se vuoi.» Propose quindi, la voce ancora
più bassa ed incerta, un bisbiglio che il vento avrebbe
potuto tranquillamente spazzare via come faceva col fumo dell'incenso e
le foglie nel piazzale.
Distolse
lo sguardo.
La
reazione di Doumeki, per un momento, lo lasciò sorpreso.
Sentì
la presa sulle spalle allentarsi e per un attimo
cruciale temette di aver detto troppo, semplicemente. Di aver
frainteso, magari.
Una
frazione di secondo più tardi era immerso in un'abbraccio,
sicuro e sereno come non lo era stato da tempo, la confusione che quel
gesto gli aveva portato soltanto una piccola punta incerta tra le altre
sensazioni.
Calore
umano, braccia che lo stringevano, e quella sensazione di giusto che
apparteneva solo a Doumeki Shizuka.
Forse
c'è qualcosa, qualcuno, anche per me, allora. Si
disse, la speranza sorta con le parole di Haruka-san che da lieve
andava solidificandosi.
Strinse
le proprie braccia intorno all'arciere e sentì la presa
dell'altro farsi più forte di riflesso.
«Certo
che voglio, idiota.» Un sussurro, ancora inspiegabilmente
calmo eppure così intenso,
poco lontano dal suo orecchio.
Tirò
un sospiro tremulo ed un'attimo dopo, la tensione che si era
improvvisamente allontanata, rise lievemente.
Doumeki
non rilasciò l'abbraccio, ed anzi Watanuki si accorse che il
naso dell'altro era andato ad appoggiarsi tra i suoi capelli e stava
inspirando lentamente.
«Cosa
c'è adesso?» Gli chiese, assorto, tra un respiro
profondo e l'altro.
«Ridevo
di una cosa che ho pensato.» Rispose Watanuki, un piccolo
sorriso ancora sulle labbra. Come aveva potuto pensare che esistesse un Troppo di
questo? Che sciocco era stato.
«Solo
gli idioti ridono da soli.» Gli ricordò Doumeki,
senza peraltro permettergli di staccarsi quando in preda
all'irritazione iniziò a tentare di agitarsi.
Puntò le mani contro le sue spalle e prese a spingerlo
indietro, nuovamente consapevole di come il tempio fosse aperto e
quindi soggetto a sguardi di altre persone, che sicuramente non
avrebbero approvato né quello che stavano facendo
né le condizioni in cui entrambi vessavano.
«Vuoi
smetterla?» Nella voce dell'arciere era infine trapelata una
punta di irritazione. Si era allontanato leggermente da lui ed adesso
lo stava nuovamente fissando dritto negli occhi.
Watanuki
si imbronciò - anche se di suo non lo avrebbe mai ammesso -
e appoggiò una mano su un fianco. Corrucciò la
fronte.
«Non
dirmi cosa fare!» Borbottò, per poi toccargli con
cautela il torso sulla sinistra. «Questa va fasciata,
stupido. Mi stai sanguinando sull'uniforme. E quel Gi andrà
ricucito.»
A
quello, l'arciere abbassò lo sguardo sulla mano di
Watanuki ed osservò le punte delle dita tinte di rosso.
Watanuki aveva appoggiato la mano su uno strappo come di artigli sul Gi
dell'uniforme di Kyudo di Doumeki, sopra una ferita. Con una fitta di
senso di colpa, si rese conto che l'altro probabilmente non avrebbe
potuto allenarsi finché l'artigliata non si fosse
rimarginata completamente.
«Hn.»
Il suono, che l'arciere probabilmente aveva inteso come un'espressione
di accordo, tramutò la colpa di Watanuki in irritazione.
Aspettò che la presa si fosse allentata prima di sganciarsi
dall'abbraccio e prenderlo per un polso per trascinarlo verso il
tempio, borbottando.
Doumeki,
con suo grande scorno, non sembrò affatto impressionato
dalle minacce di cosa il
grande Watanuki-sama gli
avrebbe fatto se avesse soltanto di nuovo osato farsi ferire al suo
posto. Infatti l'arciere si limitava a stare in silenzio, o rispondere
con i suoi soliti monosillabi.
Tanto da
fargli chiedere dentro di sé cosa, cosa ci trovasse
lui stesso in quel cretino di un armadio vivente.
«E
potresti anche parlare con più di una sillaba, una volta
tanto!» Lo rimbottò consequenzialmente,
lanciandogli un'occhiata velenosa.
Doumeki
oltrepassò lo shoji dell'ingresso per poi scoccargli uno
sguardo ed uno dei suoi soliti sorrisetti irritanti, quelli che
consistevano in un unico angolo della bocca alzato. «L'ho
fatto.»
A quello
Watanuki si ricordò del discorso di poco prima, prima del
sogno con Hauka-san e dopo della eliminazione degli Akayashi di turno,
e diventò rosso scarlatto prima di gettarsi alla ricerca
frenetica della cassetta del pronto soccorso, borbottando sugli idioti
con i sorrisetti troppo maliziosi e compiaciuti e sulla loro mancanza
di espressioni e tatto, e di come questi suddetti soggetti riuscissero
a mantenere un tono di voce totalmente identico anche mentre, accidenti, ti
prendevano in giro!
Però,
dentro di sé, la speranza bruciava.
E di
quello non ve n'era mai troppo, né abbastanza.
----
Legenda:
Kyudo (o
Kyuudo): Nome della disciplina del Tiro con L'Arco
Tradizionale
Giapponese, associata allo Shintoismo.
A
differenza del tiro con l'arco occidentale, è più
importante la preparazione che porta al tiro e non il centrare il
bersaglio. Altra particolarità, l'arco usato ha
l'impugnatura non al centro ma spostata verso il basso. Si ritiene la
perfezione se l'arco dopo il tiro gira su sé stesso e
colpisce l'esterno del braccio dell'arciere.
Gi:
è il nome della parte superiore di un'uniforme tradizionale
sia di Judo che di Karate che appunti di Kyudo. Il nome del pezzo in
quanto uniforme per il tiro con l'arco giapponese è Kyudogi e si
indossa insieme ai pantaloni larghi a pieghe tradizionali di nome Hakama.
Akayashi:
"Spettri Persecutori", usato in questo per identificare gli spettri
maligni che appunto seguono e vorrebbero mangiarsi Watanuki.
NdA:
E
questa
è la seconda oneshot della serie!
È
alquanto strana, in questa ho provato uno stile un po' più
dettagliato per rispecchiare il prompt. "Troppo" era quello che diceva,
e quindi io ho abbondato nei dettagli.
Non
so
ancora se questa One-Shot avrà una "compagna", l'idea
ci sarebbe ma non so se i nostri due rompi... ahem... amatissimi
personaggi vorranno dirmi o suggerirmi COSA si sono detti o cosa
è successo.
Intanto
posto questa shot, e mi scuso per i troppi giorni che sono passati
dall'ultimo aggiornamento ma sono stata male! (a luglio, esatto. SIGH).
Risposte:
Ayla:
E
chi spoilera! Tanto ormai DI è in piena vista a tutti :P E
l'altro progettino, l'altro progettino... giuro che mi ci rimetto.
Comunque,
Doumeki cavaliere che va a salvare la sua bella principessa
Watanuki, completa di abito rinascimentale con gonne, trine e sbuffi...
ahahah!
Però
beh, il loro rapporto infondo è
così. È Hitzusen, direbbe qualcuno.
Naco
chan: Grazie del complimenti e delle correzioni!
Qui
dannatissimi apostrofo tra "un" e qualcosa di maschile mi perseguitano,
sigh. Vedrò di starci più attenta! Non so se ci
sono riuscita in questo caso ma ci spero... gli antibiotici mi
annebbiano il cervello.
Comunque,
spero di essere riuscita a mantenere tutti IC anche qui:
è complesso, considerando che questo può essere
l'inizio della relazione e loro, beh, nel manga ancora non ne fanno
accenni... (continuiamo a sperare nelle Clamp: oh, divine Clamp, dateci
almeno lo shonen-ai se non lo yaoi!)
Ringrazio
ancora per le recenzioni, alla prossima!
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Capitolo 3 *** Clichéclash 93 - Routine ***
Note e simili a fine pagina!
Comunque, prima di tutto ringrazio la gentilissima Yusaki per avermi aiutato a chiarire diversi passaggi ed a dar loro un senso compiuto, betandomi questa one-shot.
Ci vediamo in fondo alla pagina, vi auguro buona lettura!
Titolo: Routine
Prompt: # 93 Precipitevolissimevolmente
Personaggi e Pairing: Doumeki/Watanuki
Conteggio Parole: 1379
Disclaimer: Doumeki, Watanuki, xxxholic e simili non mi appartengono, sono delle clamp e di vari editori e simili. Se mi appartenessero, vedremmo molto più Yaoi.
Il prompt appartiene, invece, alla tavola della community "La Torre dei cliché".
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Ed ecco che succedeva.
Di nuovo.
La scena aveva davvero un che di familiare, come tutte le altre volte. Quante, ormai, nessuno dei due lo ricordava.
Lui perché, francamente, in quei momenti fare il conto non gli importava più di tanto.
Non che normalmente, checché l'altro ne pensasse, si mettesse a contare per fargliele pagare tutte.
L'altro non ricordava, invece, perché in quei casi sicuramente aveva altro a cui pensare. E perché la sua memoria era sempre meno affidabile, ma quello preferiva non rinfacciarglielo.
Non che gli rinfacciasse tutto il resto.
Non avrebbe mai terminato, in quel caso, la lista di accadimenti per cui l'altro era indebitato, e non aveva intenzione di terminarla: Finché ci fossero state cose in sospeso, tra loro, avrebbe potuto rimanergli accanto.
E tanto gli bastava.
Con un sospiro si riscosse, dopo quel pensiero, tornando alla situazione presente.
Tornando a guardare lui.
Era arrivato a poter dire quando stava per succedere qualcosa di potenzialmente pericoloso anche senza bisogno di vedere esattamente cosa lo avesse causato, basandosi solo sull'espressione dell'altro.
Aveva avuto bisogno di farlo fino a qualche tempo prima, e lo faceva tutt'ora.
Certo, poter finalmente vedere gli spettri in avvicinamento o gli accadimenti sconvolgenti era comodo, ma nient'affatto necessario.
Un'abilità a cui non voleva affidarsi troppo spesso, mantenendosi sempre all'erta.
Una nuova capacità che non amava e riteneva poco utile.
Per prima cosa per ragioni pratiche.
(Doumeki pensava sempre, per prima cosa, alle ragioni pratiche. Dato che quell'idiota sembrava troppo, beh, idiota per farlo. Adorabilmente tale, purtroppo.)
Per quanto fosse infatti comodo finalmente vederli, trovarsi a dover mirare uno spettro intenzionato a mangiare il tuo migliore amico vedendolo dall'angolo di visuale del suddetto era piuttosto scomodo.
Aveva dovuto imparare presto a fare complicate operazioni geometriche nell'arco di qualche decimo di secondo, e si ritrovava a pensare che gli sarebbe bastato, spesso, soltanto seguire lo sguardo terrorizzato di una certa persona per trovare in modo molto più comodo la mira.
Quando poi quest'ultima persona, il famoso migliore amico di cui sopra, era anche colui che amava, le cose si complicavano ulteriormente.
Il Kyudo aveva sempre richiesto concentrazione e lucidità, condizioni che quando il tuo innamorato è in pericolo di vita, per quante volte in un giorno succedesse, rimanevano difficili da mantenere anche per lui.
Le ragioni emotive della sua contrarietà alla condizione del loro occhio, invece, erano di matrice piuttosto diversa.
Come ad esempio il sapere di aver fallito nel suo compito, ovvero impedire a quel folle di fare idiozie (quali dare un occhio per lui, ad esempio).
O come la consapevolezza, tutt'altro che di seconda importanza, di aver perso uno di quegli amati, ammalianti, occhi blu profondo.
Anche se, doveva ammetterlo, vedere uno dei suoi occhi nel volto di Watanuki gli dava una certa soddisfazione.
Scacciò quei pensieri, concentrandosi sull'oggetto di essi (la figura come sempre sbraitante del suo folle, amato, migliore amico). Era arrivato quasi il momento.
Sospirò e ritrovò la concentrazione, separando con due fluidi passi i piedi, l'arco tenuto all'altezza dei fianchi che alzò con calma, lo sguardo fisso e deciso sul bersaglio (che vedeva solo con un'occhio, dalla prospettiva sbagliata tra l'altro).
Passò poi attraverso tutti gli stadi del tiro, con una calma che avrebbe fatto infuriare Watanuki, se solo avesse avuto modo di guardarlo in quel momento, rilasciando infine la freccia di ki, che poteva sentire ma non vedere.
Come, si ritrovò a pensare con un certo rammarico, con la maggior parte degli esseri che popolavano lo strano mondo di Watanuki.
Avrebbe voluto farne parte in maniera più profonda.
Attese di avvertire che il tiro era andato a buon segno (cosa che avrebbe fatto arrabbiare, ancora, l'altro. Perché quell'idiota non si rendeva conto che, pur riuscendo a calmarsi abbastanza da tirare, in realtà era sempre preoccupato per lui, sempre all'erta).
Quando fu certo che la creatura fosse sparita, dispersa e purificata, si concesse infine di correre verso il bordo della terrazza, l'arco lasciato a terra senza nemmeno uno sguardo.
Si piegò sopra la ringhiera in ferro, allungando una mano appena in tempo per evitargli di cadere. «Oi! Watanuki!» Lo chiamò, sperando di riscuoterlo.
Proprio il momento adatto per diventare catatonico, si disse, vedendolo perso nella sua solita quasi-trance:
Quella in cui (a detta di Watanuki) si ritrovava in sogni così realistici da sembrare parte della realtà.
Sogni, si, ma che a Doumeki piacevano ben poco. Sembrava quasi che, ogni volta che riemergeva da quel suo stato catatonico, si allontanasse un po' da lui.
Era inutile pensarci, però.
Non l'avrebbe comunque permesso, non sarebbe successo.
Si allungò ancora, afferrandolo con più sicurezza per un polso e tentando di riportarlo al sicuro, cosa non troppo facile quando rischiava lui stesso di cadere.
Fortunatamente quei movimenti riuscirono, apparentemente, a riscuotere l'altro.
Non che fosse un problema, era deciso a rimanere fermo e tenerlo fin quando fosse stato necessario.
Aveva atteso dieci ore sotto la pioggia, qualche minuto con l'altro che pendeva da un tetto non avrebbe fatto la differenza.
«Uh?» Watanuki aveva sbattuto gli occhi un paio di volte, guardandosi attorno come se non si ricordasse il luogo dov'era.
O di aver appena rischiato, in rapida successione, di essere mangiato, di cadere e di diventare una frittella a terra, diversi piani più sotto.
Però, per i Kami, era così adorabile in quel momento.
«Oi!» Lo chiamò, ancora. «Ti sembra il momento di mettersi a dormire? Prendimi la mano, idiota.» Lo rimbeccò, per abitudine e perché, beh, quella scena stava diventando surrealmente familiare.
Per fortuna lo spettro, questa volta, non era stato un serpente gigante.
E non c'erano nemmeno state buffe orecchie da far indossare a quell'idiota. Purtroppo.
Watanuki lo fissava stranito. «Eh? Dormire, io non...» Sembrò poi rendersi conto del resto della frase. «Tu! Idiota a chi!?!» Prese a sbraitare, agitandosi in aria come una qualche strana farfalla nera (proprio il paragone adatto, si ritrovò a pensare).
«Sei rumoroso.» Sibilò, infastidito, tentando ancora di issarlo sul tetto.
La sua mano perse la presa, solo un po'.
Per fortuna stavolta non aveva niente di invisibile ad aggrapparsi alla sua spalla ferendolo, pensò.
Ci stava già pensando quell'idiota a minare la sua stessa sicurezza.
Quel lieve cedere della presa non passò, comunque, inosservato al suo Watanuki, che si bloccò immediatamente, rigido e spaventato.
Riusciva a vedere sé stesso da quell'occhio, ora.
Cadere doveva essere un pensiero spaventoso per lui, dopo quanto era successo nemmeno tanto tempo prima.
Cadere di nuovo.
Questa volta c'era lui, però, e non l'avrebbe permesso.
«Ti tengo io.» Gli fece, con sicurezza, allungando l'altra mano.
Ci fu un momento di esitazione, quasi come se quell'idiota avesse davvero voluto cadere al terreno e poi una mano, più piccola e fredda, afferrò la sua.
Prese a tirarlo su con più facilità, mentre Watanuki puntellava i piedi sulla parete per aiutarlo nel processo.
Tirarono un sospiro di sollievo nell'essere di nuovo entrambi coi piedi saldamente piantati per terra.
Doumeki recuperò il suo arco, mentre Watanuki borbottava appena, tra sé e sé, sulla strega ed i suoi lavori da schiavista.
E poi gli si avvicinò un po', il volto leggermente rosso, puntato verso il terreno, e provò ad iniziare a parlare.
Lo fermò in tempo.
«Frittelle.» Dichiarò, prendendo ad incamminarsi verso la scala che conduceva dentro a quel condominio.
Aveva fame. E per ora poteva sfogarla sul cibo.
Prima o poi si sarebbe sfamato anche di qualcos'altro, ma non era quello il momento.
Watanuki lo guardò senza capire, solo per un attimo.
Poi, però, prese di nuovo a sbraitargli contro con forza, sprizzando energia da tutti i pori, lo spavento di poco prima dimenticato, il pallore sparito, sostituito da un interessante rossore.
Missione riuscita, pensò Doumeki con un sorrisetto interno.
Quando uscirono dal palazzo si diressero verso il tempio, così, con il più giovane che borbottava ed il silenzioso, protettivo, arciere al suo fianco.
Protettivo, silenzioso e goloso arciere, che era riuscito a farsi aggiungere anche i pancake alle cose da mangiare da avere in cambio di quell'ennesimo salvataggio in extremis.
E la crema.
Non aveva bisogno di ringraziamenti, si disse, sorridendo appena tra sé e sé.
Gli bastava lui, al suo fianco.
E se quell'idiota ancora non aveva capito che non lo salvava solo per il cibo, beh, prima o poi avrebbe trovato il modo di fargli cambiare idea.
Per il momento era ancora divertente così.
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NOTE:
Kyudo - Tiro con l'arco giapponese tradizionale, lo sport che pratica Doumeki.
E per chi non li avesse colti, ci sono evidenti riferimenti all'episodio dell'Angelo.
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Note dell'autrice:
Ed eccomi qua a dar ancora retta a questa raccolta!
Che, ammetto, mi ero totalmente dimenticata... per il semplice motivo che i prompt presenti della Big Damn Table, insieme ad altri che ho raccolto a destra e manca, mi servono anche per qualche altro progettino che, forse, prima o poi posterò.
Questo per dire che questa raccolta, da questo momento in avanti, non sarà più sulla BDT soltanto ma anche su altri prompt e simili, questo perché se anche scrivessi qualcos'altro con qualche prompt già usato nel progettino, sicuramente mi verrebbe simile a quello già scritto in quella sede, e quello scritto in quella sede non va assolutamente postato qui.
Quindi, da ora in poi, quando userò un prompt specificherò la tabella e dove può essere trovata, rispettivi diritti d’autore e quant’altro!
Spero, comunque, che il mio ritorno sulle scene sia piaciuto.
Ho pensato a questa oneshot senza troppe pretese perché, diciamocelo, per come sta andando il manga ora... serve.
Ma evito di spoilerare.
Alla prossima! |
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