Storia di un amore e di una guerra

di bianchimarsi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sguardi fugaci ***
Capitolo 2: *** La prima volta che l'ho sfidato ***
Capitolo 3: *** La prima volta che l'ho sfidato- parte II ***



Capitolo 1
*** Sguardi fugaci ***


Tre Manici di scopa, Gennaio 1967, vicino al caminetto.

 

Seduto vicino al caminetto, in mano un calice di Burro-birra, un ragazzo ascoltava distrattamente il racconto dell’amico, troppo intento a scrutare una ragazza dalla parte opposta del bar, girata di spalle, della quale si notavano solo i fulvi capelli ricci lunghi fino a metà schiena.

-E poi ci siamo nascosti nell’armadio, è stato veramente divertente! Stavamo…

-Non è bellissima?

Sirius Black alzò gli occhi al cielo e appoggiò i piedi sulla sedia dell’amico.

-Dubito che mi stessi ascoltando.

-Effettivamente, stavo contemplando una persona molto più interessante di te- sospirò con aria trasognata James Potter, sorridendo furbescamente all’amico.

-Dovresti provarci, amico… Insomma, ancora un anno o poco più e le speranze caleranno sotto ai piedi. Insomma, con la fine della scuola, potresti anche non rivederla più…

James rabbrividì. In pochi attimi spuntò la pelle d’oca sulle sue braccia, il caldo del caminetto non bastava più a calmare il suo tremore.

-Lo so…

-Perché non lo fai?

-Lei è troppo importante… Non posso prenderla, sbatterla contro un muro, baciarla e poi aspettare un suo meritato schiaffo e non rivederla più.

La ragazza si girò improvvisamente, quasi irritata. James assunse lo sguardo strafottente che lo contraddistingueva e accennò un saluto spavaldo. Lily si voltò irritata.

-E poi, a me basta così…- sussurrò James Potter, il volto tornato scuro, le labbra a formare un sorriso triste.

 

Tre Manici di Scopa, Gennaio 1967, angolo opposto della Sala.

 

-Due Burro-birre, Rosmerta, per  piacere.

Due ragazze, stringendosi le spalle, ancora avvolte nei loro mantelli, si scrollarono la neve dai capelli e si sedettero pesantemente all’unico tavolo libero del locale.

-Fa veramente freddo oggi…  La prossima volta mi porto il cappello.

-Lo dici sempre e poi non lo fai mai.. Non abbiano a sciuparsi i capelli, eh?- ghignò Marlene Mckinnon, rivolta all’amica Lily Evans. La rossa rispose con una linguaccia.

- Com’è andata l’uscita don Muller, ieri?

-Niente di che… Siamo stati nel parco, abbiamo parlato… E poi lui mi ha baciata.- rivelò Lily.

-Davvero? E vi siete messi insieme?

-No…

-Perché? Non te l’ha chiesto?

-Si, ha detto che gli piaccio e se volevamo provarci, ma… Lo sai che a me piace un altro.

Marlene sbuffò, sdraiandosi quasi sulla sedia. –Quello che ti sta guardando adesso come un assetato guarda l’acqua?

Lily si voltò di scatto. Vide James rivolgergli un cenno strafottente, sbuffò irritata e si rivolse nuovamente all’amica.

-Lo odio. Sempre così, a fissarmi come un trofeo da conquistare.

-Perché non ci provi? Non gli confessi che ti piace?

-Sai che mi scaricherebbe subito, quel cretino puttaniere. Una giorno e poi, via! Da un’altra delle sue amichette. Lasciamo perdere. –sospirò, guardando il vuoto. –E poi a me va bene anche così. Preferisco essere inseguita all’infinito da lui che accettare di essere raggiunta, ma per un giorno soltanto. Almeno lo sento vicino. –

 

Tre Manici di Scopa, Ottobre 1967, vicino alla porta del locale.

 

-Non posso credere che sono solo pochi giorni che la scuola è iniziata! Ci stanno già sommergendo di compiti!- si lamentò Marlene. –Per venire oggi ho dovuto fare i salti mortali!

-Non lo dire a me- replicò Lily- essere Caposcuola è una tortura: le ronde di notte mi ammazzano, non riesco a tenere gli occhi aperti! – fissò un punto sopra le spalle dell’amica.

-Gli occhi aperti per guardare il tuo “amico” però ce li hai…- sorrise la ragazza.

Colpita e affondata. -In vena di battute? Pensa per te che è meglio…- replicò Lily.

Ordinarono le solite due Burro-birre, e si misero a chiacchierare del più e del meno. Naturalmente l’argomento cocente erano i ragazzi.

-Guardalo, non lo sopporto!- Affermò ad un certo punto la rossa. –Sempre lì a ridere e scherzare con Madama Rosmerta!- Incrociò le braccia come una bambina, guardando astiosamente James Potter.

Marlene quasi scoppiò a ridere. -Gelosa, eh?

La porta del locale si aprì. Una folata di vento autunnale, che portava l’odore delle prime piogge, freddò gli animi di tutti i presenti. Calò il silenzio. Fuori si udì un urlo. Si vide il riflesso di una luce verde. Una figura incappucciata che emanava l’odore di morte entrò. Lily si voltò e guardò James. Anche lui la stava fissando, disperato. E fu l’inizio della fine.

 

Tre Manici di Scopa, Ottobre 1967, bancone del locale.

 

-Naturalmente Rosmerta, tu non farai parola col preside del nostro accordo, vero?

-Ovviamente no!- replicò la giovane con un occhiolino. –A patto che voi mi diciate come fate ad intrufolarvi ogni santo giorno a Hogsmeade!

-Segreto di stato- replicò James Potter, con un sorriso, bevendo la sua Burro-birra. Sirius rise rocamente.

- James, la tua bella ti sta fissando.

Prima che il ragazzo potesse voltarsi, intervenne Rosmerta: -Ancora con lei, James? Lily Evans? Guarda che se non ti vuole lei, ti prendo io!- affermò sorridente la ragazza.

-Mi hai scoperto, Rosmerta! In verità facevo tutto…

Le parole gli morirono in gola, la porta del bar si spalancò. Un uro che ghiacciò il sangue nelle vene ai due ragazzi rimbombò nell’aria. Un uomo incappucciato entrò nel locale. Emanava il fetore di morte. Lui era il Signore della Morte. Voldemort.

James cercò affannosamente lo sguardo di Lily. Lo trovò e vi si aggrappò furiosamente, quando scoppiò il caos.

 

 

 

 

 

 

 

Spero che vi sia piaciuto come inizio, anche se non è un granché. È la prima fanfic che scrivo su Harry Potter, perciò apprezzerò molto anche i giudizi negativi (naturalmente si spera però che siano soprattutto positivi).

Questo è l’inizio di una fic che durerà all’incirca per tre-quattro capitoli. Racconta il tema (purtroppo o per fortuna) trattato più volte in qesto sito, ovvero la storia fra Lily e James. Tutta la fic si svolgerà all’interno del locale i Tre Manici di Scopa, fra gli anni 1967 e 1968.

Me lo lasciate un commentino?

                                                                                                                        Bianchimarsi

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Capitolo 2
*** La prima volta che l'ho sfidato ***


Beh, non so veramente cosa dire… grazie veramente per i commenti che avete lasciato. Spero che questo capitolo vi piaccia come il primo…

                                                                                                            Bianchimarsi

 

 

La prima volta che l’ho sfidato

 

 

Tre Manici di Scopa, Ottobre 1967, vicino alla porta del locale.

 

 La porta del bar si chiuse di scatto.

Il fuoco nel camino, in un’ultima fiammata, si spense.

E, per effetto della magia, o semplicemente della paura che ci attanagliava, l’aria divenne quasi irrespirabile e fredda.

L’uomo calò il cappuccio.

Due occhi rossi come il sangue, felini, inumani, ci fissarono ad uno ad uno. La bacchetta puntata seguiva il percorso dei suo sguardo.

-Avada Kedavra.

Una luce verde partì dalle sue mani e colpì un uomo, un anziano, assiduo frequentatore dei Tre Manici di Scopa da tempo immemore, che cadde a terra. Morto.

Marlene, al mio fianco, iniziò a tremare, tanto da non riuscire a reggersi in piedi. Riuscì a stento a mettersi a sedere, facendo cigolare la sedia.

Voldemort, Colui che non deve essere Nominato, si voltò dalla nostra parte.

-Troppi Mezzosangue ci sono in questo mondo. NatiBabbani che devono sparire dalla faccia di questa terra.- esordì, puntando verso di noi la bacchetta.

-Perché, tu sei un Purosangue, Voldemort?

Il mio cuore mancò un battito. Due. Tre. Forse cessò il suo compito per qualche minuto. Il respiro mi mancava.

Voldemort si girò lentamente, assaporando il terrore che stava creando. 

-Un giovane. Molto coraggioso a quanto vedo. Servono fra le nostre schiere ragazzi come te.

-Mi unirò a te quando l’inferno gelerà- ghignò Potter, sorridendo. Come faceva ad essere così calmo in quel momento?

-Immagino che questa sia la tua ultima decisione. Vero ragazzino?

James cercò di afferrare la sua bacchetta, nascosta sotto il mantello, ma con un cenno Voldemort gliela fece volare via di mano.

-A quanto pare, il tuo coraggio non è dettato da alcuna intelligenza. Vedrai il destino che attende chi sfida il più grande Signore Oscuro di tutti i tempi. Crucio!

Il corpo di James fu scosso da tremiti violenti e l’aria silenziosa si riempì delle sue urla agghiaccianti. Frank Paciock afferrò Sirius, che cercava di andare in soccorso dell’amico.

Poi il mio istinto agì prima del buonsenso.

-Stupeficium!

Un fascio di luce ossa partì dalla mia bacchetta. Per bloccarlo Voldemort fu costretto a cessare l’incantesimo su James.

-Una ragazza. – Ghignò –Una ragazza con il coraggio di attaccare. Ma io mi chiedo… Perché, invece di schiantarmi, non hai provato a uccidermi?

-Perché io non sono come te. –Risposi fiera, riacquistando parte del mio coraggio.

-Perché tu sei debole. Voi tutti siete deboli!- Urlò – L’amore non vi salverà. Né oggi, né mai. Questa è una guerra e si combatte per ferire, per uccidere. Il vostro pensiero buonista non vi farà restare in vita. Hai salvato un ragazzo, che stai sicura che morirà, e cosa ne hai guadagnato?

Mi lanciò contro una Cruciatus, che prontamente evitai nascondendomi sotto il tavolo, che si frantumò sotto l’incantesimo.

-Scappate! – gridai, preda dell’adrenalina quanto del terrore, scagliando un incantesimo di Disarmo, prontamente bloccato da Voldemort.

Fu un rapido susseguirsi di luci rosse e verdi. Quelli che sapevano, si smaterializzarono. Nel locale rimanemmo solamente io e James. Uscii allo scoperto, già col fiatone. Di Voldemort nessuna traccia. Che fosse scappato?

-Lily attenta! – urlò ad un tratto James, mentre cercavo di raggiungerlo. Sentii qualcosa che mi premeva dietro la schiena. Una bacchetta.

-Lily, eh? Il nome di un fiore. Azzeccato per una ragazza come te. Puro. Ancora non ti ho visto usare una Maledizione senza Perdono. – Qualcosa di caldo si allargò a macchia d’olio dal punto in cui la bacchetta toccava i miei vestiti. Un calore che mi entrò dentro le ossa, facendole bruciare. –Ma la tua purezza non ti salverà dall’inferno, cara Lily…

L’urlo che cercai invano di trattenere fu così disumano che non riconobbi la voce come mia. Continuò per quelle che mi parvero ore. Quando cessò mi ritrovai a terra, ai suoi piedi.

-Alzati. Quando uccido una persona, io la guardo sempre negli occhi.

-E dire che ti credevo un vigliacco.- sputai fra i denti, pulendomi dal sangue che mi usciva dal naso. - Lui sorrise, se sorriso si poteva definire il ghigno sul suo volto.

Mi afferrò per il mento, alzando il mio sguardo verso i suoi occhi. Il tocco delle sue mani mi faceva ribrezzo e cercai di allontanarmi, senza però riuscirci.

-Posso vedere l’anima che scivola via dagli occhi di un uomo mentre lo uccido. È affascinante. Non credi?.- chiese, rivolto a James, che inerme ci fissava, la bacchetta (che era riuscito a recuperare) puntata, ma senza il coraggio di lanciare un incantesimo. –Lily, non vuoi dare l’ultimo saluto al tuo amichetto? E dire che voi ragazzini ci tenete di solito a queste cose… L’ultimo addio… Che romantici…

Scossi la testa, trattenni le lacrime e affrontai spavalda la morte.

-Avada…- Chiusi gli occhi. In quel momento speravo semplicemente che, anche nella morte, il mio volto assumesse un’espressione pacifica. – Ked…-

Ciò che successe dopo fu un susseguirsi di immagini e colori. Di urla. E schiamazzi.

Voldemort lasciò la presa su di me, inspiegabilmente. Braccia robuste mi cinsero la vita. Labbra sconosciute si posarono un momento sulle mie.

-In condizioni normali non avrei mai potuto farlo, vero Evans?- sussurrò rocamente James.

Non aprii gli occhi. Speravo di morire così, fra le sue braccia, senza dover sentire altro dolore. Senza dover vedere la morte di tutti i miei amici. Nascosi il volto nell’incavo del suo collo.

-Grazie, Potter…- soffiai.

-Puoi chiamarmi James… replicò con un filo di voce. –E comunque, ti amo, Evans. Ricordatelo.-

-Non credo che vi servirà ricordarlo, da morti.- disse Voldemort, scoppiando in una risata sguaiata e cattiva. -Ma che bei piccioncini… Quasi quasi mi commuovo…- Con un cenno della bacchetta, si appropriò delle nostre, finite inspiegabilmente in un angolo della stanza. –Se non fosse stati così stupidi da credere di potermi sfuggire, di vincere grazie a questo sentimento inutile che chiamate amore, sareste stati dei grandi uomini.  Avada…-

-Fermati, Tom. – disse Albus Silente, uscendo da una fiammata verde del camino.

Era finita.

 

 

 

Questo secondo capitolo sarà seguito a breve da quello del POV di James. Grazie ancora per i commenti che avete lasciato la volta scorsa.. Naturalmente sappiate che non piangerò se deciderete di farne ancora, ovviamente.

                                                                                                                        Bianchimarsi

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Capitolo 3
*** La prima volta che l'ho sfidato- parte II ***


So che non ci sono scuse per questo ritardo, ma queste settimane sono state così fitte che nemmeno le vacanze mi hanno dato il tempo di scrivere. Spero che i sopravvissuti abbiano ancora voglia di leggere questo capitolo.

 

La prima volta che l’ho sfidato – parte II

 

Alla mia amica Greta,

alias Isabella Cullen,

che adora questa coppia e

riesce sempre a strapparmi un sorriso con le sue battute.

Grazie Gre…

 

Il silenzio calò improvvisamente nella stanza ed un inspiegabile freddo, simile a quello dovuto ai Dissennatori, ci entrò nei polmoni, bloccando tutti i nostri discorsi a metà.

L’uomo misterioso calò il cappuccio, mostrando un viso felino e un paio di occhi del colore del sangue. Ci fissava, puntandoci contro la bacchetta, uno ad uno, fino a quando non bloccò il suo sguardo su un uomo.

-Avada Kedavra.

Guardai Sirius, terrorizzato. Era morto un uomo. Nel silenzio, all’improvviso, avevamo visto uccidere un uomo. Perché?

Sentimmo un rumore, forse di qualcuno che si era spostato e gli occhi di tutta la sala si volsero verso la fonte del rumore. Marlene e Lily.

-Troppi Mezzosangue ci sono in questo mondo. NatiBabbani che devono sparire dalla faccia di questa terra.- declamò, guardandole e puntando la bacchetta verso Lily.

“Tutti, ma lei no!” pensai, sull’orlo del pianto. Lei non poteva essere uccisa come l’altro uomo. Non avrei resistito a guardarla cadere a terra, esanime, per colpa di un pazzo.

-Perché, tu sei Purosangue, Voldemort?- esclamai, tentando di mantenere la voce ferma. Tutto, pur di distogliere l’attenzione da lei.

Colui che non deve essere Nominato si voltò dalla nostra parte, assaporando il terrore che stava incutendo a tutti i presenti.

-Un giovane. Molto coraggioso a quanto vedo. Servono fra le nostre schiere ragazzi come te.

Se c’era una cosa che sapevo, era quella: non mi sarei mai unito a lui.

-Mi unirò a te quando l’inferno gelerà- dichiarai, guardandolo in quegli occhi che niente avevano di umano.

-Immagino che questa sia la tua ultima decisione. Vero ragazzino?

Dovevo giocare sul tempo. Cercai di afferrare la bacchetta, ma prima ancora che l’avessi sfiorata una forza ignota me la allontanò.

-A quanto pare, il tuo coraggio non è dettato da alcuna intelligenza.- ghignò Voldemort. - Vedrai il destino che attende chi sfida il più grande Signore Oscuro di tutti i tempi. Crucio!

Il dolore più grande che avessi mai provato si fece spazio fra le mie ossa, facendomi urlare contro la mia volontà.

Sembrò durare ore, giorni, anni… O forse solo qualche istante. Non capivo cosa succedeva attorno a me.. Riuscivo solo a pensare “Forse è salva”. E il pensiero che non fosse così faceva ancora più male dell’oscura maledizione.

Il dolore cessò all’improvviso. Voldemort voleva forse infliggermi il colpo di grazia? Poco male. Non credo che avrei sopportato altro dolore. Una luce verde e via… senza pensieri. Restai inerte sul pavimento.

Mi svegliò dal trans un urlo: -Scappate!- diceva. Mi era familiare. Troppo familiare. Perché non se ne era andata prima, mentre era distratto? Perché?

Mi alzai, improvvisamente lucido. Sirius mi guardava spaesato. Era riuscito ad unirsi a Marlene. In molti si smaterializzarono.

-Sirius!- Urlai. –Prendete i più piccoli e portateli ad Hogwarts! Quelli che non sanno smaterializzarsi! Chiamate aiuto!-

- James, io resto con te!- urlò, cercando di contrastare il terrore.

-Ti prego… chiama aiuto. Io resto qui.- lo implorai. Raccolsi la bacchetta, finita fra uno sgabello e il tavolino, fortunatamente intatta.

-Ti aspetto a casa, amico- sussurrò guardandomi negli occhi. Prese per mano una ragazzina. Marlene fece lo stesso con un altro bambino. In uno scoppio, sparirono.

Mi voltai appena in tempo per vedere Voldemort che, nascosto da una colonna nel caos che si era creato, stava per tendere un agguato alla Evans.

-Lily attenta! Gridai in preda al terrore, scagliando uno schiantesimo in direzione di Voldemort. Ma non abbastanza in tempo. L’Oscuro l’aveva già raggiunta, puntandole la bacchetta nella schiena. Le sussurrò qualcosa. E poi sentii solo le sue urla perforarmi le orecchie.

Per attimi che mi parvero infiniti, Voldemort mi guardò negli occhi, ghignando.La teneva in piedi tenendola per il cappuccio, rischiando di strozzarla.

-Basta! Smettila!- Urlai disperato. Voldemort rise sguaiatamente, lanciandola ai suoi piedi.

-Alzati. Quando uccido una persona, io la guardo sempre negli occhi.- le disse, guardandomi con una luce folle negli occhi.

-E dire che ti credevo un vigliacco.- Replicò lei, spavaldamente.

Sempre così fiera, la mia Lily…

Il mago oscuro la afferrò per il mento, facendo incrociare i loro sguardi.

Senza sapere cosa fare, puntai la bacchetta verso di lui.

-Posso vedere l’anima che scivola via dagli occhi di un uomo mentre lo uccido. È affascinante. Non credi?.- Mi chiese sadicamente, mentre terrorizzato cercavo di trovare un modo per salvarla.

–Lily, non vuoi dare l’ultimo saluto al tuo amichetto? E dire che voi ragazzini ci tenete di solito a queste cose… L’ultimo addio… Che romantici…-

Lily scosse la testa.

-       Avada…- no, finche James Potter sarebbe stato al mondo nessuno avrebbe fatto del male a Lily Evans. Nemmeno il più oscuro di tutti i maghi. –Ked…

-       -Stupeficium!-gridai, riuscendo a distrarre Voldemort dall’incanto che stava per fare. Scaglia un altro schiantesimo nella sua direzione. Lily era a terra. Cosa stava facendo? Perché non scappava? Corsi come mai avevo fatto prima nella loro direzione. In tre balzi la raggiunsi e riuscii a sollevarla. Voldemort mi guardava sorridendo. Sapeva che per me era finita, come lo sapevo io. Quanto dovevamo aspettare perché ci raggiungessero i rinforzi? Dovevo prendere tempo…

Voldemort ci scagliò contro un’Avada, che riuscii ad evitare. Nascosi me e la Evans dietro una colonna.

Sentii un boato e parte del soffitto rischiò di caderci addosso. Riuscii a non far colpire Lily dal turbinio di macerie stringendola contro la colonna. Un pezzo di muro mi colpì ad una spalla. Era finita?

Guardai Lily in preda al panico. Era finita, stava per finire… Ne ero ormai sicuro. Aveva gli occhi chiusi. Mi soffermai su ogni parte del suo viso, fino alle labbra.

Era finita? Bene, che finisse in grande stile allora: ero o non ero James Potter?

Le cinsi la vita con le braccia e appoggiai le mie labbra sulle sue.

Erano come le avevo sempre sognate. Piene, carnose, sapevano ancora della Burrobirra che stava bevendo poco prima. Lily rimase inerme tra le mie braccia, senza neanche aprire gli occhi.

-In condizioni normali non avrei mai potuto farlo, vero Evans?- le sussurrai, quasi sorpreso di non aver ricevuto un pugno. In tutta risposta lei mi abbracciò, nascondendosi dietro di me.

-Grazie Potter…- soffiò vicino al mio orecchio.

La strinsi più forte al mio petto. Che me ne fregava del mondo, se stavo per andarmene?

-Puoi chiamarmi James… - Replicai sottovoce. –E comunque, ti amo, Evans. Ricordatelo. –

 -Non credo che vi servirà ricordarlo, da morti.- disse Voldemort, scoppiando a ridere.. -Ma che bei piccioncini… Quasi quasi mi commuovo…- Con un cenno della bacchetta, si appropriò delle nostre, finite inspiegabilmente in un angolo della stanza. Mi voltai, tenendo Lily per la mano, fronteggiandolo inerme.

–Se non fosse stati così stupidi da credere di potermi sfuggire, di vincere grazie a questo sentimento inutile che chiamate amore, sareste stati dei grandi uomini.-

Rivolsi un ultimo sguardo a Lily. Aveva ancora gli occhi chiusi e stringeva la mia mano con forza.  Mi sentivo grande solo per averla avuta vicina per quei pochi anni avendola sempre amata. Sempre.

-Avada…-

-Fermati, Tom. – disse Albus Silente, uscendo da una fiammata verde del camino.

Forse non era ancora finita.

 

 

Grazie ancora per le recensioni e i preferiti e volevo precisare una cosa: l’arrivo di Voldemort potrà anche essere stato un po’ banale, incorre spesso nelle James/Lily, ma nella profezia della Cooman viene specificato che Harry è “nato da chi tre volte lo ha sfidato… “. Per dare un po’ di pepe a questa storia ho deciso quindi di inserire uno di questi “incontri amichevoli” nei Tre manici di scopa.

Me lo lasciate un commentino? 

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