And suddenly.. nothing happened. di Winona Lighteyes (/viewuser.php?uid=85527)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E il 31 Luglio iniziò male.. ***
Capitolo 2: *** Waiting ***
Capitolo 3: *** That Septemper 1st ***
Capitolo 4: *** The Sorting Hat ***
Capitolo 5: *** Saluti e Comunicazioni di Servizio.. ***
Capitolo 6: *** Che lo spettacolo cominci.. ***
Capitolo 7: *** E il sipario si chiude con il te'... ***
Capitolo 8: *** La gruccia dell'armadio e le pergamene... ***
Capitolo 9: *** Il Boccino d'oro e la Freccia D'Acqua ***
Capitolo 10: *** La luna, il lupo, la lupa e il lupo ***
Capitolo 11: *** Who assumes makes an a*s out of you and me ***
Capitolo 12: *** Enter the Vinx.. ***
Capitolo 13: *** Avviso + Omake (Update, chapter 4 online) ***
Capitolo 1 *** E il 31 Luglio iniziò male.. ***
And Suddenly... nothing Happened 1AVi
avevo promesso che l'avrei riscritto... e l'ho fatto. Molti di voi
saranno un po' perplessi, ma mi sento di dire che questa è una versione
migliore. Il capitolo due e tre sono pronti, e saranno postati entro
martedì così che per dicembre saremo pronti a procedere.
Grazie a tutti coloro che mi supportano e per favore fatemi sapere cosa ne pensate =D
And Suddenly.. nothing Happened (but it happened suddenly!)
E il 31 Luglio iniziò male..
La
mattina del 31 luglio si preannunciava inconsuetamente assolata nella regione
di Drenthe.
Era stata un’estate
piuttosto umida e piovosa in Netherland, non particolarmente fuori dal normale
ma abbastanza perché le piccole cittadine che erano situate sotto la Grande Diga potessero
osservare un po’ preoccupati i canali, insolitamente rigonfi d’acqua piovana.
Infatti, era noto che le grandi piogge sarebbero arrivate a settembre e l’idea
di dover rinforzare gli argini era diventato un comune luogo di conversazione. Anziani
e giovani potevano essere visti fissare la Diga di
tanto in tanto, senza motivo apparente, quasi a voler confermare fosse ancora
lì.
Pertanto,
quell’improvviso caldo intermezzo era il benvenuto per interrompere la serie di
precipitazioni incessanti che sembrava aver colpito senza pietà i centri
abitati olandesi.
L’unico paesino che non
si curava assolutamente di quello che per la popolazione Babbana poteva
considerarsi un grosso problema, era il minuscolo paesino di Flattenburg.
In realtà, c’era ben
poco che gli abitanti di Flattenburg trovassero problematico, anzi; c’era ben
poco che gli abitanti di Flattenburg trovassero interessante.
Per quanto riguardasse il fuori, perlomeno.
I paesani erano felici
così, ignoranti dei problemi altrui e immersi nei loro; perché certamente gli
estranei non avrebbero capito i loro problemi, e loro per primi non capivano
quelli degli estranei.
C’era
infatti, intorno a Flattenburg, un qualcosa di diverso. Non troppo, ma
abbastanza diverso da poter considerare il paese completamente alieno a
Drenthe, e a tutti i canoni della normalità.
Forse era dovuto
all’assoluta mancanza di turisti, mancanza dovuta al fatto che quasi nessuno
sapesse che il paese esisteva.
Se
una qualunque persona infatti, sulla strada che congiunge Groningen al Parco
Nazionale di De Alde Feanen, avesse sporto il naso dal finestrino della
vettura, avrebbe sicuramente visto una distesa di campi incontaminata, una
vista incantevole, ma decisamente nulla di lontanamente somigliante a un
villaggio.
Flattenburg,
però, c’era.
Dall’Acquitrino, che da
anni costituiva il Parco Nazionale, all’imbocco della statale per Groningen, si
diramavano varie stradine ciottolate, lastricate di pietrisco grigio e sassi di
fiume, sulle quali facevano capolino botteghe dai colori vivaci e dalla
mercanzia curiosa.
Apotecari e farmacie si
accavallavano a negozi di abiti a dir poco stravaganti, cedendo il passo a
deliziose sale da the coperte di trine e pizzi all’uncinetto, o a negozi di
accessori che promettevano, sulle vetrine luccicanti, calderoni autorimescolanti,
gufi di ogni forma e dimensione e, per la gioia degli increduli esseri umani,
manici di scopa.
Al
centro della piazza, dove la fontana monumento della cittadina zampillava
allegramente, si affacciavano l’Ufficio Postale, il Raccordo ICW per la Regolarizzazione dei
Mezzi di Trasporto e la
Libreria, l’unica del paese.
Proseguendo per le
strade, man mano che si giungeva verso l’esterno del ‘centro’, si potevano
notare abitazioni stravaganti sormontate da decine di comignoli, ma nessuna
poteva battere in stravaganza la dimora Dursley, che si trovava proprio al
margine della città, all’ingresso dell’Acquitrino.
A
prima vista, magari da molto lontano, sembrava un fungo cresciuto a dismisura,
ma più ci si avvicinava, più sembrava essere un tremendo aborto architettonico.
Il tetto era tozzo e rotondo, enorme, e i muri decisamente troppo stretti per
un tetto simile. Era come se qualcuno avesse fatto alla casa uno scherzo di
pessimo gusto, e attaccato sulle travi un gigantesco sombrero. La porta era
meravigliosamente anonima rispetto alle finestre, che erano disposte a caso su
tutte le pareti. Da una di esse un albero dagli enormi frutti rossi
galleggianti sbucava impudente, sorreggendo parte del tetto con i suoi rami e
sormontandolo con altri.
Nel giardino
verdeggiante, tra i cespugli di piante talmente curiose che persino i vicini di
casa ogni tanto osservavano con gli occhi sgranati, uno spaventapasseri vestito
in divisa troneggiava immobile, perfettamente inutile nel suo abito grigio
polvere da maggiordomo.
La
cosa assolutamente affascinante di quella casa era, comunque, che niente
sarebbe mai apparso troppo equivoco in quel contesto; come se fosse
perfettamente normale assistere, solo e soltanto in quel posto, all'apparizione
di Agrippa in persona, o a una banda di Gnomi aderenti a un sindacato.
Infatti, quella mattina
di quel 31 luglio 1997, quando il sole per la prima volta da giorni sfidò la
fitta coltre di nubi pesanti che aveva attanagliato il paese da settimane,
nessuno si stupì dello stropicciarsi dell’albero, del rifiorire delle piante
alla velocità di un Gytrash in corsa e della voce stridula della Signora
Dursley che riecheggiava tra le mura della casa.
Harry
Potter si svegliò con un sospiro, strappato a forza dal Regno di Morfeo dal
famigliare suono della zia, che tra un verso di disapprovazione a un ‘cip cip’
d’incoraggiamento, chiamava dal pian terreno.
Si stirò pigramente,
tirò le coperte, e sfregandosi la faccia a palmi aperti si guardò allo
specchio. Era uno straccio; nonostante avesse dormito quasi nove ore filate si
notavano ancora le borse agli occhi dovute alla mancanza di sonno protratta nel
tempo. Il volto era pallido, ma stava riacquistando colore.
Il giorno prima, di
ritorno dall’Accademia dopo 16 ore ininterrotte di treno, aveva avuto un
aspetto decisamente peggiore.
Un
nuovo richiamo della zia lo riscosse dai suoi pensieri, e lo fece affrettare al
bagno per darsi una ripulita.
Si accorse a malapena
del cugino che lo sorpassava in corridoio per andare in cucina, e con lo stesso
sguardo vacuo lo raggiunse venti minuti dopo.
Dudley
Dursley stava parlando fittamente col padre, Vernon, mentre zia Petunia stava
sbattendo in padella una quantità ridicola di uova.
Allo stesso tempo il
bacon sfrigolava allegramente nella padella accanto, mentre la donna agitava la
bacchetta assieme al cucchiaio di legno, facendo rimbalzare il cibo
direttamente nel piatto dei famigliari. Fuori dalla finestra, lo
spaventapasseri stava cercando di stendere dei panni particolarmente riottosi
su un filo sottile, appeso e fissato senza pietà da un ramo dell’albero al
davanzale della finestra, sotto lo sguardo ironico di un paio di corvi che,
approfittando della distrazione dell’uomo di paglia, avevano rubato un paio di
frutti.
- Buongiorno –
fece Harry assonnato, prendendo un piatto, una sedia e mettendosi accanto a
Dudley, che lo salutò con un colpo sul braccio prima di tornare a parlare col
padre dell’argomento del giorno, la Preselettiva di
Quidditch della sera scorsa, Transilvania VS Perù.
- Buongiorno,
Harry –
rispose zia Petunia, scodellando uova e pancetta nel suo piatto. – Spero
tu abbia avuto il tempo di riprenderti, sembravi un cadavere ieri, ma immagino
sia normale… quella scuola è così lontano – sospirò lei, scrutandolo in
viso soffermandosi leggermente preoccupata sui cerchi neri intorno agli occhi
del ragazzo
– Zia,
è la migliore scuola nei paraggi, e poi sono solo quaranta ore di treno; anzi,
questa volta solo sedici, abbiamo saltato le fermate a Grossberg e abbiamo
preso la Linea Diretta,
invece di scendere in Baviera prima di risalire. –
Interruppe lui, ingoiando un boccone di uova e mandandolo giù rapidamente.
- Lo
so, lo so, non pensare che lo dica tanto per dire. E lungi da me impedirti di
salutare i tuoi amici, ovviamente! Ma il viaggio è sempre stancante, e voi
dormite solo sei ore al giorno in quel posto. Due settimane di vacanza non sono
assolutamente sufficienti! – ritorse lei, contrariata,
scodellando sul tavolo delle aringhe fatte sul momento e dei toast. – Meno male che questa è l’ultima volta.
Dormirò più tranquilla sapendoti più vicino a casa, senza contare che ti vedrò
a Natale, a Capodanno, per le feste… -
- Comunque, ragazzo – si intromise zio Vernon, dopo aver preso un sorso di caffè
dalla sua tazza, - Buon Compleanno. Diciassette anni sono un
traguardo importante! – e mosse in una smorfia,
l’equivalente di un sorriso, i suoi baffi cespugliosi.
- E’
vero –
concordava la zia, mentre si sedeva a tavola a sua volta e si serviva di the – L’unico
peccato è che oggi lo passeremo all’ICW. Mi spiace, sul serio – ripeté
per l’ennesima volta ai due ragazzi – Se ci fosse un
modo per ritardare la partenza sapete che lo faremmo, ma dobbiamo assolutamente
raggiungere il professor Scamander entro la fine del mese. E’ un vero peccato
che sia proprio oggi – .
- Lo
so zia Petunia, è solo che non avrei voluto lasciare proprio all’ultimo anno,
stavo per dare i miei NEWT. -
- Puoi
darli da privatista – propose Dudley – Tanto
l’Accademia non conferisce i NEWT comunque, potresti studiare a casa mentre
viaggiamo e poi presentarti a giugno all’ICW inglese -
Il
mormorio d’assenso di Harry fu smorzato da un secco ‘Assolutamente no!’
dei due genitori.
- Non
se ne parla ragazzi, Harry andrà a scuola quest’anno. E’ il suo ultimo anno e
come tale va frequentato. – il tono del patriarca era
irremovibile.
Harry alzò un
sopracciglio, confuso – Scusa zio, ma è
già scomodo da qui, frequentare l’Accademia da oltremare mi sembra un po’
eccessivo –
E poi, qualcosa nello
sguardo degli zii gli fece capire. – Ah, frequenterò un’altra
scuola, quindi –
La zia sorrise
conciliante –
Non è così male come sembra dopo tutto, tutta la nostra famiglia è andata a Hogwarts
prima del Grande Viaggio! – Era
palesemente contenta che il nipote frequentasse gli stessi luoghi dei genitori
– Non è a più di sei ore di treno da Londra, unica fermata tra l’altro. E prima
che tu dica qualcosa ti assicuro che molti professori sono completamente
up-to-date. Magari non proprio agli standard della vecchia scuola, ma alcuni
insegnano da una vita e con la loro assistenza sono certa che passerai i tuoi
esami con colori brillanti e anche più. – lo rassicurò.
- Il
professor Silente è un amico di famiglia, - rincarò
la dose Vernon – una persona di cui puoi fidarti, e poi ho
sentito dire che persino la tua insegnante, Miss Marìa, si sta trasferendo là. –
Questo era interessante.
Non che Harry l’avrebbe vista di persona, visto che la donna era una rinomata
insegnante di Divinazione che lui per ovvi motivi non frequentava, ma il fatto
che Miss Maria per prima si fosse trasferita dal suo lavoro strapagato in un
paese tendenzialmente bigotto era un avvenimento insolito. Probabilmente sotto
c’erano venti motivi diversi, ma in fondo non era poi un dettaglio così
essenziale.
Il
ragazzo quindi annuì, non sarebbe valsa la pena comunque cercare di ribattere.
Non era personale, era lavoro, e sapeva che potendo i suoi zii avrebbero
rifiutato.
- Guarda
il lato positivo – lo incoraggiò Zia Petunia con un sorriso – Almeno
hai già le valigie pronte.
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Capitolo 2 *** Waiting ***
And Suddenly nothing happened 2aAggiungo
qui il secondo capitolo riscritto. Sul serio chi lo legge mi faccia un
fischio, le vostre opinioni sono importanti per me =)
- Finito! – esclamò Zia Petunia qualche tempo
dopo, non appena l’unico baule fu chiuso con un sonoro click.
Quel suono
riecheggiò sulle pareti vuote della stanza da letto dei padroni di casa: le
quattro mura che avevano ospitato la famiglia Dursley e Harry Potter per gli
scorsi sette anni erano ora completamente vuote.
I vari dipinti di buffe creature che
fino a poco tempo prima avevano
drappeggiato il soggiorno erano scomparsi, lasciando spazio alle loro sagome
chiare sul muro verdastro.
Tutti i
mobili erano stati riposti con cura in una scatola da imballaggi, che a sua
volta era stata incastrata meticolosamente nella borsa da viaggio della
matrona, e oscillava a tracolla della donna
sfidando ogni legge di Gravità conosciuta.
La famiglia si strinse nell’ingresso per un ultimo sguardo a
quella che fino a qualche tempo prima era casa.
Se
possibile, disabitata sembrava ancora più spettrale, sebbene non fosse ancora
stata lasciata. I ricordi di una vita si
accavallarono l’uno sull’altro, e mentre la signora Dursley sospirava guardando
la finestra da cui si sarebbe dovuta intravedere la cucina, il marito fissava
con insistenza quella corrispondente al suo studio.
Fu però con un gesto deciso che la famiglia Dursley girò i
tacchi e si diresse, baule alla mano, verso la piazza di Flattenburg, pronta ad
affrontare un’intensa giornata al Centro di Regolazione dell’International
Confederations of Wizards.
***
- NON E’ ASSOLUTAMENTE
CONCEPIBILE! –
Ruggì Vernon Dursley all’ennesimo suono metallico d’Attesa.
Erano rimasti
accampati nel formale Salotto dell’ICW da più di tre ore. Nel locale vi erano
una serie infinita di poltrone e poltroncine di legno tipiche dei luoghi
adibiti all’attesa, affiancati a tavolini bassi e rigidi, sopra i quali erano
stati posti vasi di piante ornamentali poco impegnative e varie riviste.
Su uno di
quelli il giornale del giorno, l’Het oog van Fox, recitava a grandi caratteri i
risultati del Quidditch del giorno prima, sotto i quali l’immagine delle due
squadre che si stringevano la mano spiccava tra l’inchiostro infittito.
Era ormai mezzogiorno, e l’unica risposta che avevano
ottenuto, attraverso lo Speaker posto sulla parete dell’ufficio, era stata una
fredda risposta registrata e circostanziale, che pregava gentilmente di
‘Attendere’.
- C’era da aspettarselo – sospirò
Petunia, seduta su uno dei sedili di quella sala dai colori neutri – Flattenburg è un paesino piuttosto piccolo;
è ovvio che la precedenza per il viaggio vada a città più grandi. Non possiamo
pretendere che il Ministero della Magia e Stregoneria faccia eccezioni per noi
–
Questo non
parve placare il marito, che prese a camminare avanti e indietro lanciando
occhiate di rimprovero alla superficie riflettente.
Al ritmo sfiancante dell’orologio posato alla parete della
Sala, arrivarono lentamente le due del pomeriggio,.
Harry, che nelle ore di attesa si era appisolato ed era
sceso dolcemente sulla nuvoletta celeste dei suoi sogni, si ritrovò a riscuotersi dal suo stato di
dormiveglia quando una gomitata si fece strada verso le sue costole. Perplesso,
sbatté due volte le palpebre, realizzando che non indossava gli occhiali. Li
rimise sulla punta del naso giusto in tempo per accorgersi che era stato il
cugino, e che stava per ripetere il gesto.
- Dudley che cos..? –
ma Dudley non lo stava guardando. Stava ridacchiando e fissando di
sottecchi la porta a vetri dell’ICW, dove una ragazza bionda stava sventolando
la manina e facendo segno di seguirla fuori.
Harry la
fissò sbigottito per qualche secondo.
- Vai – gli disse
quindi la zia dal suo posto a sedere. – Sospetto
che qui ci tratterranno ancora un bel po’, e ti prego non farla venire qui
dentro. Merlino sa se quello che mi manca per completare la giornata è un’altra
conversazione sul Quidditch… - Scosse la testa storcendo il naso.
Per quanto
zia Petunia amasse il suo mondo, lo sport non era mai stato nelle sue grazie.
Non ne capiva il fascino e poi, a dirla tutta,
il Quidditch tra tutti era uno sport
pericoloso, decisamente poco signorile.
Harry non se lo fece ripetere due volte: in fondo non era quello
il suo compleanno ideale, speso ad aspettare la Passaporta
Internazionale in un salotto standard dell’ICW.
- Happy Birthday! Guess
Who? – disse la ragazza, sfoderando un sorriso e una smorfia sul terribile
accento con cui suonavano le parole.
- Ciao, Vee. Non pensavo di vederti, in realtà. Avevo idea che saresti
rimasta a casa con la famiglia – disse Harry, sorpreso
- Infatti ho lasciato
a casa Vinx – spiegò l’amica gesticolando con la mano – Non potevo certo farti partire senza darti il mio regalo di compleanno di persona. Non avrei mai mandato un Gufo
Postale fino in Gran Bretagna, quindi se speravi di riceverlo tra qualche
settimana… fat chance. –
Aveva tra
le mani un pacchetto incartato velocemente, da cui sporgeva un lembo di stoffa
rossa. Harry lo prese e dopo una leggera soppesata si fece un’idea piuttosto
chiara del contenuto.
– Oh, no. Non ti
azzardare ad aprirlo ora! – gli disse lei precipitosamente – Lo
aprirai stasera, quando sarai dall’altra parte del continente –
Harry
sorrise e senza fare domande mise in tasca il pacchetto.
- Allora, - fece
Harry – Vinx si sta già preparando a un
anno senza concorrenza? –
Vee ridacchiò – No,
non penso. Magari quest’anno Craig avrà una visione e diventerà imbattibile;
non è possibile, non ci credo neanche io - aggiunse allo sguardo ironico del compagno – Ma la speranza è sempre l’ultima a morire.
E poi un po’ di sana competizione non farebbe male a quella serpe di mia
sorella. –
Harry rise del tono acido che aveva assunto la ragazza verso
le ultime parole, che risultavano assolutamente ridicole se pronunciate con
quell’orribile suono duro che tamburellava a ogni consonante. Nonostante Vee
volesse molto bene alla gemella, era molto competitiva e non sopportava di
essere semplicemente ‘brava’ in qualcosa in cui Vinx risultava ‘meravigliosa’. Ovviamente,
il sentimento era ben ricambiato e molto
spesso i compagni d’Accademia si erano trovati a pacificare le due ragazze.
Il fatto
che gli standard Accademici fossero alti e rigidi non aiutava la questione.
Harry per un attimo si chiese cosa sarebbe successo a separarne i piani di
studio. Magari l’una lontana dalla rivalità dell’altra.
- … Harry mi stai
ascoltando? – disse Vee perplessa.
- Oh, scusa Vee, ero
sovrappensiero. – si scusò lui.
La ragazza sospirò, indulgente – dicevo,
che sono rimasta sorpresa dall’annuncio dell’altro giorno. Insomma, Maria che
se ne va? La nostra Maria? Qualcosa
decisamente non va. A insegnare Divinazione poi!
Ma lo sai cosa ho sentito? Che in
quella scuola la precedente Insegnante di Divinazione sia stata trovata morta! – scosse la testa
- La cosa fa venire i
brividi. –
- Magari è proprio
per questo che è stata assunta? – rifletté Harry. - In fondo Maria è piuttosto
difficile da .. uhm.. abbattere –
Vee rise del doppio senso implicito – In effetti…-
La
conversazione da lì sfociò nel più e nel meno. Intanto nella piazza assolata la Fontana zampillava serena,
i bambini di pietra che giocavano osservati da genitori orgogliosi sullo
sfondo* , mentre lentamente il primo pomeriggio sfociava nella sera.
***
Alle cinque del pomeriggio la famiglia Dursley era ancora
seduta là, in quel salottino dai toni neutri,
a fissare quell’ormai terribilmente famigliare specchio che insisteva nel suo
mutismo.
Fu con
sollievo che videro finalmente un mago dall’aspetto consumato, piccolo e
rotondeggiante, trotterellare dall’altra parte del vetro e procedere verso di
loro.
Aveva una tunica blu vivace contornata di quelli che
sembravano orribili tulipani rossi, il cui riverbero faceva quasi male agli
occhi. L’uomo si asciugò il viso pallido con un fazzoletto giallo, prese un
registro e senza proferire parola si apprestò
a registrare le generalità dei viaggiatori.
Senza
porgere alcuna scusa, cercare di accampare un discorso o
qualsiasi altra cosa,
l’ometto li accompagnò di fretta nella saletta interna e con i soliti modi poco
cortesi cominciò a scribacchiare.
La sola presenza di una persona tanto maleducata fece
stringere le labbra a zia Petunia in una linea molto, molto sottile, mentre zio
Vernon lo fissava con nuove sfumature di disgusto che fino ad allora avevano
graziato soltanto lo specchio della hall.
Qualche minuto dopo, per fortuna prima che la tempra del
signor Dursley potesse essere messa alla prova, il nucleo famigliare atterrò
traballante nella grande Sala Circolare dell’Ufficio Metropolvere del Ministero
della Magia inglese, dove una signorina dai modi garbati, nonostante fossero affettati e palesemente imparati a memoria,
prese le loro generalità e indicò loro il camino più vicino.
Fu una famiglia molto stanca, provata e sporca di fuliggine
che arrivò al numero 10 di Greenpool Road, Peaslake, Surrey.
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Capitolo 3 *** That Septemper 1st ***
And Suddenly nothing happened 3ATerzo
capitolo online. Ci sto mettendo più del previsto lo so, ma la mia beta
sembra essere scappata... (chi vuole rimpiazzarla mi faccia segnali di
fumo XD) No scherzi a parte, eccovi il terzo capitolo, sperando di
poter proseguire più speditamente.
Commenti sempre graditi <3
Con un fischio prolungato, che nonostante il suono acuto non
era possibile distinguere dai tuoni e dal rumore della pioggia battente, l’Espresso
dalla locomotiva rosso brillante sussultò in avanti e lasciò la banchina del
binario nove e tre quarti.
La mattina del Primo Settembre, che era stata inaugurata da
un cielo plumbeo e minacciava di peggiorare ulteriormente, aveva superato ogni
aspettativa. La cupola di nubi si era addensata come previsto sulla Gran
Bretagna, e senza dar torto ai diligenti meteorologi che da giorni prevedevano
abbondanti precipitazioni, si stava sfogando in un magnifico acquazzone.
In quella particolare situazione, era stata una gran
scomodità non avere il proprio camino allacciato alla Floo Network. Purtroppo
quel genere di burocrazia richiedeva tempo, specialmente se non si poteva
abbinare ai vari moduli in pergamena nomi importanti o modeste somme di denaro.
Abbonarsi alla Posta era un discorso, ma allacciare un dispositivo palesemente
magico come la Floo
in un ambiente suburbano molto
Babbano era una procedura molto più delicata.
Per questo motivo, il primo settembre, Harry Potter era
salito sull’autobus viola a tre piani che lo aspettava alla fine di Greenpool
Road, sotto gli occhi ignari e ciechi dei Babbani. Aveva pagato diciotto falci
per quelle trentasei miglia di viaggio, e si era seduto su quei tremendi
sgabelli infernali, che traballavano pericolosamente senza freni.
Si era poi recato direttamente al treno, caricando il baule
nel vagone deposito e tenendo con sé lo zaino, ove era piegata una divisa
scolastica.
***
Il treno sfrecciava sicuro tra la campagna. La città di
Londra era sparita da tempo all’orizzonte e le case sparute diventavano sempre
più rade. Un nuovo manto più selvaggio ricopriva i boschi circostanti. In breve
i campi arati e curati dalle macchine agricole fecero posto alle foreste di
latifoglie. Le montagne coperte di eriche e brugo non erano che macchie
indistinte, sotto la pesante coltre di pioggia. Tutto sommato, il tempo
orribile e quel tripudio di rossi e ori della vegetazione facevano un tremendo
clash da film dell’orrore, accentuato dai lampi e dal cupo rimbombo dei tuoni
che faceva sobbalzare i passeggeri e le gabbie, con tutto ciò che c’era
all’interno.
Nei corridoi gente chiassosa e rumorosa si ammassava e
arrabattava da una parte all’altra, cercando gli amici, i conoscenti, la
propria rana fuggiasca o semplicemente cercando un posto libero per sedersi. A
quanto pareva, i posti non sembravano mai essere sufficienti.
Nonostante ciò lo scompartimento in cui Harry Potter stava
seduto, era vuoto. I posti di fronte erano palesemente liberi, mentre quelli
accanto al ragazzo erano stati occupati da giornali vecchi, dai quali erano
stati ritagliati articoli e trafiletti. Recensioni scritte in olandese erano
state smembrate per fare spazio agli articoli di cronaca nera, che erano stati
impilati in un angolo vicino alla borsa. Il ritaglio in cima recava l’immagine
di una donna avvolta in scialli e merletti, con due occhiali che rendevano gli
occhi enormi e dilatati, che sorrideva svanita alla camera, le pupille un po’
vitree, mentre faceva ‘ciao’ con la manina. Sotto la foto, in caratteri neri,
c’erano la data di nascita e di morte,
seguiti da un titolo in neretto maiuscolo e densi commenti.
‘E’ scandalo in Inghilterra per
l’omicidio avvenuto qualche settimana fa. Sybil Trelawney, docente di Divinazione alla
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts…
… la donna trovata in
condizioni disperate nella sua casa a Cheeswick…
…nessuna idea su chi
possa essere l’omicida… E’ riconducibile al serial killer che negli ultimi mesi
ha ucciso uomini donne e bambini?...
…Il ministero brancola
nel buio… cosa fanno gli Auror mentre i cittadini tremano?...
…il Ministro della
Magia nonostante tutto non era disponibile per alcun commento o dichiarazione
ufficiale.’
Harry sospirò, guardando l’orologio. Erano partiti solo da un’oretta
e mezzo. Normalmente questo avrebbe dovuto significare altri due tremendi
giorni di viaggio sigillati in uno scompartimento a due con una persona con la
quale spesso e volentieri non si voleva parlare, ma visto che Hogwarts non era
che a sei mere ore di viaggio, si sentiva più fortunato.
Il treno sferragliò in protesta e per un istante le luci si
spensero, per poi riaccendersi subito dopo. Fu questione di un attimo, ma in
quell’attimo la porta dello scompartimento si era aperta e richiusa con un
suono secco.
Harry
sbatté le palpebre perplesso per qualche secondo; davanti a lui una ragazza era
per terra accanto ai sedili di fronte a lui, probabilmente si era ribaltata
durante l’ultima ribellione delle carrozze alla locomotiva, e non accortasi
della sua presenza si era messa a posto e seduta, chiudendo subito gli occhi
mentre si massaggiava la tempia con una mano.
La prima cosa che saltava all’occhio era il fatto che fosse
molto bella. Lunghi capelli rossi ricadevano sulle spalle, incorniciando il
viso a cuore. Solo in seguito si notava il fisico trascurato. Gli occhi avevano
cerchi viola e profondi, la pelle era pallida e il viso smunto. Sembrava nel
complesso terribilmente fragile e stanca, come una persona che non dormiva da
mesi. I vestiti sciupati non miglioravano la situazione. Era come se si fosse
lasciata andare a un certo punto della sua vita, o fosse convalescente da una
pesante e sfiancante malattia.
La ragazza non dava segni di voler aprire gli occhi, anzi;
aveva lasciato ricadere la testa di lato, facendola appoggiare sul vetro umido
di condensa del finestrino, e aveva tutta l’aria di volersi appisolare. Da un
lato Harry non poteva biasimarla, sembrava che avesse davvero bisogno di un
paio d’ore di sonno, ma dall’altro una sottile punta d’egoismo gli diceva che
lo scompartimento era occupato, e che la giovane avrebbe almeno potuto chiedere
permesso
- Ahem – fece
quindi, fingendo un leggero colpo di tosse.
La ragazza si irrigidì per un secondo, poi aprì gli occhi
color caramello e li posò sulla fonte del rumore. Il colorito pallido del viso
s’infiammò in un istante di rosa acceso
- Oh dear – arrossì lei – Mi spiace, pensavo che lo scompartimento fosse vuoto. Non me ne sono
proprio accorta! –
- Nessun problema – rispose Harry.
- Sul serio ero
sicura che fosse vuoto. - ribadì
lei.
- Sul
serio – la scimmiottò – non è un
problema, non è che ci sia la fila per entrare qua dentro – scherzò lui,
per alleggerire.
Funzionò,
lei sorrise e si rilassò sul posto.
- Grazie.
Ginny Weasley – e gli porse la mano
- Harry Potter – fece lui, stringendogliela
La ragazza lo fisso attentamente, poi scuotendo
la testa disse – No, decisamente non ti
ho mai visto in questi sei anni –
- In
effetti escludo che tu possa avermi incrociato per strada – fece lui con una
scrollata di spalle – Mi sono trasferito
in Gran Bretagna da poco, io e la mia famiglia abitavamo nelle Netherlands fino
a qualche tempo fa -.
Ginny per un attimo rimase perplessa, poi notò
la divisa neutra, tipica degli studenti non ancora Smistati, che lui indossava.
In fondo la persona di fronte a lei sembrava decisamente troppo adulta per
essere un nuovo studente, e quel particolare completo segnalava ‘Transfer student’ da ogni parte. Non
era effettivamente la prima volta che uno studente si trasferiva per gli ultimi
anni d’istruzione, e visto che il Sorting si svolgeva in Sala Grande davanti a
un grande pubblico era soltanto logico che cravatta, stemma e tunica non
avessero ancora i bordi dei colori caratteristici della sua Casa.
Strano
che non l’avesse notato prima.
- Wow,
quindi hai vissuto in Olanda… –
- Netherlands
– corresse lui automaticamente
- Uh –
Ginny sbatté le palpebre – Netherlands.
Quindi hai frequentato una Scuola da quelle parti, immagino. Non sono
un’esperta ma mi pare che nelle zone ci siano Beauxbatons e Durmstrang…? –
- Ho
frequentato Durmstrang per qualche tempo, poi sono stato trasferito per cause
di forza maggiore alla Latvia’s Accademy for Young Magical Trainees – rispose.
Ginevra lo fissò confusa. Era piuttosto sicura
che non esistesse una Scuola del genere, altrimenti ne avrebbe sentito parlare
almeno una volta. Subito pensò che il ragazzo la volesse prendere in giro, ma
non c’era traccia d’ironia nei suoi occhi verdi. ‘Be’, non sarebbe tanto strano se fosse stato Homeschooled e finga di
aver frequentato un’Accademia per non dare l’idea sbagliata’ si disse tra
sé. Era noto che alcuni Purosangue venissero educati in casa da Tutori Privati,
e forse questo nuovo arrivato non voleva alienarsi da subito potenziali
amicizie ammettendo che i parenti non ritenevano soddisfacente l’educazione
pubblica. Vero, Hogwarts aveva tra gli insegnanti migliori del Regno Unito, ma
era in voga tra le Antiche e Nobili Famiglie il pensiero che i Nati Babbani che
frequentavano abbassassero gli standard. Cosa non vera ovviamente.
Si ridestò dai suoi pensieri; magari aveva solo
capito male il nome, in fondo questo ragazzo aveva un accento tedesco piuttosto
marcato nonostante la parlata fosse fluente. Decise comunque di lasciar
correre, non aveva intenzione di fare gaffe nel caso avesse capito bene la
pronuncia.
- Certo,
capisco. Hai già un’idea della Casa in cui vorresti finire? – chiese.
-
Sinceramente no, ma in fondo non si sa finché non si arriva sul posto, giusto?
–
rispose lui.
-
Giusto. La mia famiglia è stata tutta
nel Grifondoro, quindi immagina la sorpresa quando sono finita a Corvonero.
Questo non vuol dire che io sia una secchiona! – Aveva aggiunto
precipitosamente – Mio fratello pensava
che sarei finita a Serpeverde… Per un po’ di tempo ne sono stata convinta
anch’io…-
Harry sollevò le sopracciglia – Scusa, ma cosa ci sarebbe di male nel
finire a Serpeverde? –
Ginny arrossì – Be’, niente… E’ solo che molti maghi Oscuri della storia erano
Serpeverde, e alla Casa è rimasto un po’ impresso il pregiudizio. Da piccola
pensavo che fosse il male incarnato, la cosa peggiore che potesse capitarmi –
- Ah.
Pregiudizio rampaging nella scuola? – chiese Harry.
- Molto. E tutto si riflette nella vita reale. Puoi star
certo che se una persona finisce a Serpeverde, tutta la sua vita ne risentirà,
dal mondo del lavoro alla morte. –
- Sembra si parli di una malattia contagiosa –
- Yes, potremmo dire così – sorrise lei.
- Scommetto
che i Serpeverde ne sono entusiasti – suppose Harry
- Da morire – confermò ironica.
In
quell’istante un chiacchiericcio sommesso sorse da poco lontano, e una ragazza
con la divisa bordata di blu, evidentemente appartenente a Corvonero, fissò
dritto nel loro compartimento sorridendo svanita, aprì la porta e senza
chiedere il permesso entrò seguita da un’altra ragazza.
La prima aveva i capelli biondo sporco e gli occhi grigi,
sporgenti, ed aveva un’aria talmente trasognata che avrebbe fatto concorrenza
ad una veggente oppiomane, nonostante sembrasse piuttosto lucida. Non c’era niente
di normale in lei, dalla borsa a penzoloni sulla spalla agli orecchini fatti
con ravanelli. Portava in mano occhiali multicolore e una copia del Cavillo.
La seconda aveva capelli chiarissimi,
quasi bianchi, e occhi verdi. Aveva un aspetto compito e professionale dietro
gli occhiali squadrati, e sembrava molto più interessata a Ginevra di quanto lo
fosse l’altra, che dopo qualche secondo aveva già perso qualsiasi interesse per
la compagna e scrutava assorta i giornali impilati sulla poltroncina.
Le si sedette accanto e le chiese
domande preoccupate a ripetizione, con il rischio di sembrare una madre o una
fidanzata iperprotettiva, e non si rilassò finché Ginny non le assicurò più
volte di stare bene. Questo confermò le teorie sulla malattia stancante che il
ragazzo aveva fatto qualche momento prima, ma visto che non erano assolutamente
affari suoi Harry non fece alcun commento a riguardo.
Sorrise invece all’altra ragazza,
salutandola.
- Hello,
Luna –
- Hello
a te, Harry Potter – rispose lei con la sua aura di perpetuo stordimento – I tuoi zii sono citati ancora a pagina sei
– disse senza fermarsi – Mio padre dice
che non vede l’ora di rivederli per Natale, a proposito – disse poi
serissima, come se il commitment fosse un messaggio importantissimo o un invito
formale.
Harry sorrise ampiamente, come se gli improvvisi
mood swing di Luna fossero una cosa del tutto normale, - Riferirò il messaggio –
Questo
sembrò appagare l’amica, che si tuffò soddisfatta nella rivista.
-
Ahem – fece Ginny, che non aveva perso lo scambio di battute – Vi conoscete? –
-
Ya – rispose Luna da sotto il
giornaletto – I suoi lavorano per
Scamander e papà li ha intervistati un sacco di volte. Dice sempre che le menti
geniali di chi ha scoperto i Ricciocorni sono a rischio a causa dei
Gorgosprizzi, pertanto ci tiene a tenerli sempre sotto controllo - aggiunse.
-
Sì certo, Luna, come dimenticare il problema dei Gorgo… er? – rispose
seriamente l’altra ragazza – Gorgoschizzi?
–
- Sprizzi
– la corresse Harry, mentre Luna alzava gli occhi sull’amica
- Visto
Chantal? Hanno preso anche te… vuoi indossare per un po’ i miei Spettrocoli? -
-
Nooo – si riprese subito la ragazza, impallidendo – Sto bene così Luna, sul serio. – Luna non se la prese a male, e
indossati i buffi occhiali multicolore si immerse nella lettura.
Ginny si schiarì la gola con un deciso hem hem, - Allora, Harry, lei è Chantal Malkin. Chantal, lui è Harry Potter, si è
appena trasferito qui e… - Notò che Harry aveva alzato un sopracciglio – Sì… Giusto, scusa, non è carino da parte
mia parlare al posto tuo – sorrise mesta a mo’ di scuse.
- Molto
piacere – disse lui stringendo la mano di Chantal
- Likewise – sorrise lei.
Qualche ora dopo, sotto la pioggia battente, il
treno arrivò al capolinea, con un fuggi-fuggi di studenti che cercavano
disperatamente di ripararsi.
Le
ragazze si diressero di corsa alle Carrozze, Ginny che salutava debolmente con
la mano mentre si allontanava; Harry seguì gli studenti del primo anno come da
regolamento.
Notò con
sorpresa di non essere l’unico più grande, ce n’erano altri più alti della
media statura di un undicenne, che sembravano seccati di non potersi riparare
almeno quanto lui, in mezzo alla massa di bambini nervosi. Erano saliti con
crescente irritazione su barchette pericolanti, e stavano percorrendo il Lago
che circondava il castello con una lentezza esasperante, mentre l’acqua
minacciava di affogarli da due fronti.
- Welcome
to the Good Ship Misery – commentò sarcastica una voce dietro di lui. Era stata una
ragazza a parlare, probabilmente poco più piccola di lui. Aveva uno sguardo
castano molto ironico, ma era troppo buio per distinguere la concreta sfumatura
dei capelli, troppo bagnati sotto il diluvio. Era vestita anche lei in divisa
neutra.
- Don
Bluth? – chiese lui, sorpreso. Non era una citazione nota a tutti.
- Ya
– rispose lei – Battuta caustica in
situazione bagnata, magari mi asciugo. ‘liz’ Richardson, the Misery’s all yours
– continuò poi, concludendo la citazione con una smorfia mentre gli
stringeva la mano.
- Sperando
solo di non fare la fine dei protagonisti – borbottò Harry.
Ma
in lontananza si intravedeva già il Castello.
Bagnati, seccati e preoccupati, la fila
incessante di studenti percorse i corridoi seguendo un Gazza sconvolto, al solo
pensiero di dover sistemare tutto.
Gli studenti del primo anno fissarono attoniti
gli studenti più grandi, che con la bacchetta avevano aspirato l’acqua dai
vestiti e dai capelli.
- Bene
– una strega vestita di verde con un cappello a punta li accolse – Benvenuti a Hogwarts! –
- Joy –
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Capitolo 4 *** The Sorting Hat ***
ASNH 4Quarto capitolo riveduto e corretto. Duh, ci siamo quasi ci siamo quasi! Pazientate, io vi amo <3
AND SUDDENLY, NOTHING HAPPENED... BUT IT HAPPENED SUDDENLY.
La Sala Grande era sfarzosa, magnifica.
Una cosa
che non si poteva negare del castello era la sua imponenza. Essendo abituato ad
un ambiente molto più sobrio e ristretto, poiché l’Accademia non aveva più di
un mezzo centinaio di studenti in tutto, l’esuberanza del posto colpì Harry
come centinaia di fari accesi. Sfilava meravigliato davanti a tutti quegli studenti: sembravano duecento, anzi, almeno trecento.
La professoressa McGranitt aveva avuto
tempo di parlare brevemente agli studenti, e di informarli sull’andamento e la
tenuta ad Hogwarts. Era più che altro common sense, ma Harry sentì nel momento
stesso in cui i suoi occhi si erano posati sul cipiglio offeso della sua nuova
conoscenza che ce ne sarebbe stato largamente bisogno. Dal canto suo Liz non
sembrava essersene minimamente curata, e continuava a voltare la testa in ogni
direzione, stringendo le labbra quando scorgeva una persona dall’aspetto
particolarmente arrogante o ridacchiando quando qualcuno si rovesciava addosso qualcosa.
Harry non poteva che roteare gli occhi
davanti al suo comportamento poco raffinato, ma se non altro lei si stava
divertendo.
- Quando
chiamerò il vostro nome – aveva cominciato la Vicepreside – Verrete avanti, indosserete il Cappello
Parlante, e sarete smistati.
Alphard, Sarah – chiamò e una ragazzina bionda
coperta di lentiggini su tutto il volto si fece avanti. Il Cappello non aspettò
che dieci secondi prima di gridare, dallo strappo alla base - CORVONERO – facendo esultare uno dei
quattro tavoli.
- Augustine, Jason - - SERPEVERDE! –
E in questo
modo la fila di ragazzi più o meno grandi veniva sfoltita pian piano. Alcune
volte il Cappello gridava più forte, altre ci metteva più tempo, qualche volta
non sembrava nemmeno sicuro della
scelta fatta.
- Doe, Jane – chiamò la donna. Liz sghignazzò
forte dal suo posto.
- Deve essere uno scherzo – soffocò un attacco di risate – Jane
Doe? Seriamente, i genitori non
dovevano amarla granchè… -
Una
ragazzina piccola dai capelli rosso fiamma, in fila accanto a un bimbetto che
poteva essere la sua fotocopia, si sedette sotto al Cappello.
- Se quel ragazzino si chiama John non credo
che riuscirò a trattenermi – disse la ragazza sottovoce, cercando ancora di
controllarsi.
Ironicamente,
non appena Jane fu smistata a Grifondoro, - Doe, John – fu chiamato per lo Smistamento.
- Potter,
Harry - disse la McGranitt dopo quelle
che sembravano ore. Il Cappello sembrò
avere pietà dell’impazienza di Harry, perché dopo qualche secondo urlò forte GRIFONDORO, e Harry fu lasciato libero
di andare.
Prese posto al tavolo all’estrema sinistra, nella serie di
posti vuoti al centro della tavolata. Con le spalle al muro, poteva intravedere
serenamente tutta la sala. Al tavolo dei Corvonero intravide Luna e Ginny
salutarlo, e gli dispiacque di essere in una Casa differente dalle persone che
aveva appena conosciuto; Luna e le altre sarebbero state un valido appiglio nei
primi giorni, il posto era talmente diverso.
- Richardson,
Elizabeth – disse forte la voce della McGranitt.
Ecco uno
Smistamento a cui voleva assistere. La ragazza sembrava decisamente abbastanza
arrogante per finire a Serpeverde, si disse Harry. Decisamente non la vedeva a
Tassorosso, forse a Corvonero considerate le sue citazioni…
- TASSOROSSO – gridò invece il Cappello,
facendo spalancare gli occhi al ragazzo. That
pensò Harry, mentre osservava la sfacciataggine fatta persona sedersi al tavolo
dei ‘piccoli tassi gentili’, i didn’t see
it coming. Non se l’era aspettato. Ma, effettivamente, lui non la conosceva
poi così bene. In fondo si erano incontrati solo qualche ora prima, e sotto un
acquazzone da Guinness, magari era soltanto seccata per questo motivo.
Eppure
qualcosa in quello sguardo ironico gli diceva che l’acredine non era dovuta
alla situazione.
-
Spero che si sbrighino con questi ultimi pivelli – brontolò una voce dietro
di lui – Sto morendo di fame! –
Un ragazzo
dai capelli rossi, coperto di efelidi, alto e dinoccolato si lamentava con gli
amici. Ad esaminarlo bene, c’erano somiglianze con Ginny Weasley. Probabilmente
un parente, dedusse Harry tra sé.
Dopo un periodo che sembrava un
eternità, reso certamente meno piacevole dalle insistenti e sempre meno
soffocate invocazioni del nuovo vicino di tavolo nonché compagno di casa, lo
Smistamento si trasse alle V, alle W e infine alle Y. ‘Yaxley, Cassiopeia’ era
rimasta qualche minuto sotto al Cappello, prima che questo gridasse CORVONERO,
e quando finalmente Yerners, Gerald, un ragazzino corpulento dalla pelle
olivastra prese posto al tavolo dei Grifondoro tra gli applausi della sua
nuova Casa, la McGranitt
senza proferire parola prese sgabello e Cappello e uscì dalla Sala.
- Era ora! –
esclamò a gran voce il ragazzo di prima, incurante degli sguardi esasperati dei
compagni, la cui reazione variava da un rassegnato roteare gli occhi di alcuni
a un involontario spasmo della mano di altri, come a voler colpire qualcosa, qualsiasi cosa, ma trattenersi a metà
strada. – Per favore, Ron!- sibilò una ragazza qualche posto più in là, - Finirai in punizione prima ancora del
discorso di Silente, e lo sai che Piton non vede l’ora di togliere qualche
punto, specialmente se ci manda in negativo. – Il suo parlare era così
basso che Harry fece fatica a coglierne le parole, ma tagliente abbastanza da
ricordargli Vee. Scosse energicamente la testa. Il solo pensiero di Vee in
quella scuola lo faceva rabbrividire, e, per tutta risposta, i capelli sulla
nuca si raddrizzarono per la pelle d’oca.
Harry aveva iniziato a mangiare
serenamente e silenziosamente la sua cena, quando il ragazzo dai capelli rossi
della stessa sfumatura di Ginny gli si avvicinò con fare cospiratorio.
–Ciao – cominciò il ragazzo –Io sono
Ron, Ron Weasley, Settimo anno del Grifondoro. Se avessi bisogno di
qualsiasi cosa sentiti libero di rivolgerti a me, sono un esperto della
scuola. Inoltre sono Capitano della Squadra di Quidditch. Giochi a Quidditch?
Noi siamo i migliori. Abbiamo i provini tra un paio di settimane, puoi sempre
fare un tentativo - e qui sfoggiò uno sguardo quasi arrogante –Siamo
molto selettivi noi del Grifondoro - . E detto questo si sedette e
affondò la testa nel cibo. Harry si limitò ad
alzare le sopracciglia, sorpreso dall’improvviso slancio e dalla velocità in
cui ‘Ron’ sembrava ingoiare il cibo, e tornò silenziosamente a mangiare. Aveva
comunque registrato che il cognome di Ron era Weasley, lo stesso di Ginny. Decisamente parenti confermò tra sé
Harry, prima di rivolgersi al ragazzo.
- Weasley, hai detto? - chiese quindi –Allora forse ho
conosciuto tua sorella, Ginevra, sul treno?- Ronald per poco non si
strangolò col cibo –Ahem. – diede
un falsissimo quanto forzato colpo di tosse - Sì, è mia sorella - e lo sguardo si oscurò, come se il
solo pensiero di essere parenti lo irritasse – Ma noi non parliamo molto,
anzi, non parliamo mai, - all’improvviso
si schiarì rumorosamente la gola, le sue orecchie si arrossarono e lui
interruppe qualsiasi contatto visivo. – E non vedo come questi siano affari
tuoi – fu l’unica risposta sputacchiata tra i denti, e detto questo
si rituffò nel cibo, ignorando qualsiasi altro tentativo di fare conversazione.
La cena proseguì senza altri eventi particolari. Ron
ignorava Harry, e a lui non importava granché. Dal tavolo dei Corvonero si
intravedeva la testa bionda di Luna Lovegood che si scuoteva di qua e di là,
mentre al tavolo dei Tassorosso ‘liz’
Richardson aveva già fatto conoscenze, e ridacchiava con un ragazzo dai capelli
biondi.
Dopo che tutti erano sazi, e quindi
meno lucidi di quando erano entrati, nonostante avessero affrontato la pioggia
battente, il Preside si alzò e cominciò il suo discorso.
-Ed eccoci di nuovo qui ragazzi,
per un altro anno ad Hogwarts. Ora, vi ricordo che l’accesso alla Foresta Proibita è vietato a
tutti gli Studenti non autorizzati. In seguito alla morte del povero Aragog, le
Acromantule sono terribilmente inospitali e Hagrid ha confermato che l’entrarvi
sarebbe assai pericoloso. Il coprifuoco per gli studenti del Primo, Secondo e
Terzo anno sono le nove, Quarto e Quinto anno le nove e trenta, Sesto e Settimo
per le dieci. Il Signor Gazza vi
raccomanda di non usare incantesimi nei Corridoio, di non correre negli stessi,
di evitare l’uso di alcuni oggetti poco funzionali, tra qui le sostanze Tiri
Vispi Weasley: la lista completa la trovate nel suo Ufficio, o potete
richiederne una copia direttamente al nostro Custode- Sonori sbuffi si alzarono da
alcuni tavoli, ed Harry fu convinto che nessuno sarebbe mai andato a prendere
quella lista. Silente però non parve scoraggiato dalla scarsa partecipazione, e
sorridendo da dietro gli occhiali a mezza luna riprese gioviale –Inoltre,
vorrei presentare ai nuovi studenti il corpo insegnanti, e ai vecchi studenti i
nuovi membri appena entrati. Come voi sapete, la nostra insegnante di
Divinazione, Sybil Trelawney, è passata alla prossima grande avventura. La
ricorderemo sempre con affetto, una talentuosa donna. Siamo stati comunque
fortunati ad trovare qualcuno che, nonostante il poco preavviso, abbia
accettato il posto in maniera provvisoria. – e
con un ampio gesto indicò al tavolo i vari professori.
Il tavolo si snodava e ospitava
quattordici sedie, tredici professori e il Preside.
-… Vorrei quindi presentarvi la nuova insegnante di Divinazione – Aveva continuato il Preside – Miss Maria. – E
qui una giovane donna sui trent’anni si alzò dalla sedia, e fissò tutti gli
studenti.
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Capitolo 5 *** Saluti e Comunicazioni di Servizio.. ***
And suddenly .. nothing happened 5Buhu, profondo dolore.. solo due recensioncine ç_ç
Ok, stavolta speriamo di più..
Però *o* ho avuto 3 preferiti in più, +2 ricordate e +4 seguite, e vi ringrazio tantissimo! <333
Vi avevo promesso un aggiornamento, ed eccomi qui. In realtà
programmavo di postarlo il 5, ma poi mi sono detta che sarebbe stato
troppo crudele farvi aspettare così tanto, e ho deciso di postare in
anticipo un capitolo di lunghezza decente, così che abbiate qualcosa da
sgranocchiare in questi 7 giorni di pazienza.
ika90 - Awie, la dipendenza fa male credimi, ma sono lieta tu sia dipendente da questo e non da altre cose più nocive lol
CriCri97 - Eccoti accontentata <3
Il capitolo è lungo yeeeeeeee XD Oggi dovrei in Teoria finire di
aggiungere personaggi per un po' (grazie al cielo XD). Oggi avremo gli
annunci dello Staff, dalla cattedra di Difesa alla cattedra di
Divinazione, e inoltre incontreremo per la prima volta Ron e Draco
Malfoy. Vorrei che le fan di Draco leggessero l'avviso. SE SIETE FAN ACCANITE DI DRACO MALFOY SAPPIATE CHE NELLA STORIA INIZIALE NON FA "BELLA FIGURA", =) Anche se vi posso assicurare che il principe delle Serpi tornerà normale presto XD
And Suddenly .. Nothing Happened (But it happened Suddenly)
Saluti e Comunicazioni di Servizio..
La sala grande era addobbata a festa, i
quattro colori dei fondatori che pendevano dal soffitto, mentre quattro grandi
tavoli si allungavano paralleli, fino al tavolo degli insegnanti.
Harry era sorpreso da quando la sala
gli apparisse piccola: le dimensioni non erano poi troppo diverse da quelle
dell’Accademia, ma evidentemente 28 studenti erano una cosa diversa da 280.. il
rumore inoltre era quasi assordante.
Seduto al tavolo dei Grifondoro, con
una nuova divisa, il ragazzo osservava perso tutta la gente che lo circondava.
Aveva intravisto Ginny e le sue amiche al tavolo accanto, tra i Corvonero, e
Luna aveva agitato la manina verso di lui sorridendo vacua, mentre Chantal
aveva sorriso ed era tornata al cibo.
Seguendo alla lettera le regole di Zia
Petunia, Harry aveva iniziato a mangiare serenamente e silenziosamente la sua
cena, quando un ragazzo dai capelli rossi della stessa sfumatura di Ginny gli
si avvicinò. Indossava una divisa bordata di rosso che, come la professoressa
gli aveva detto precedentemente, apparteneva ai Prefetti. –Ciao – cominciò il ragazzo –Io
sono Ron, Ron Weasley, Prefetto del Grifondoro.. se avessi mai bisogno per
qualsiasi cosa, sentiti libero di rivolgerti a noi Prefetti. Inoltre, sono
Capitano della Squadra di Quidditch e quest’anno ci manca un Cercatore, quindi
puoi sempre pensare di fare un tentativo, ma ti avverto- e qui sfoggiò uno
sguardo quasi arrogante –Siamo molto
selettivi noi del Grifondoro - . E detto questo si sedette e affondò la testa
nel cibo.
Harry si limitò ad alzare le
sopracciglia incredulo, e tornò silenziosamente a mangiare. Non appena finito,
decise che magari intavolare una conversazione male non gli avrebbe fatto,
nonostante il ragazzo sembrasse più un gallo da pollaio che un essere umano.
-
Weasley, hai detto? - chiese quindi –Allora
forse ho conosciuto tua sorella, Ginevra, sul treno?- Ronald per poco non
si strangolò col cibo –Ahem. Sì, è mia
sorella, ma noi.. ecco- e le sue orecchie si arrossarono –Noi non parliamo molto, anzi, non parliamo
mai- e detto questo si rituffò nel cibo, ignorando qualsiasi altro
tentativo di fare conversazione.
Il modo in cui aveva detto quelle
parole incuriosì Harry, in quanto la ragazza aveva dato una versione diversa
dei fatti, e sembrava dalle frasi scambiate che lei e il fratello andassero
piuttosto d’accordo… magari era un altro fratello, o magari aveva semplicemente
sbagliato lui.
La cena proseguì senza altri eventi
particolari, se non che tutte le ragazze dal quarto anno in su si erano
presentate ad Harry, tutte sperando fosse single ovviamente, provocando non poca
irritazione a Ron, che fissava irritato il nuovo compagno che in meno di due
ore era più quotato di quanto lui fosse riuscito a ottenere in sette anni di
duro lavoro.
Dopo che tutti erano sazi, e quindi
meno lucidi di quando erano entrati, nonostante avessero affrontato la pioggia
battente, il Preside si alzò e cominciò il suo discorso.
-Ed
eccoci di nuovo qui ragazzi, per un altro anno ad Hogwarts. Ora, vi ricordo che
l’accesso alla Foresta Proibita è
vietato a tutti gli Studenti non autorizzati. Il Signor Gazza vi raccomanda di
non usare alcuni oggetti, che sono stati ritenuti pericolosi: la lista completa
la trovate nel suo Ufficio, o potete richiederne una copia direttamente al
nostro Custode- Sonori sbuffi si alzarono da alcuni tavoli, ed Harry fu
convinto che nessuno sarebbe andato a prendere quella lista.. mai. Silente però non parve scoraggiato
dalla scarsa partecipazione, e sorridendo da dietro gli occhiali a mezza luna
riprese gioviale –Inoltre, vorrei
presentare ai nuovi studenti il corpo insegnanti, e ai vecchi studenti i nuovi
membri appena entrati. Allora – e con un ampio gesto indicò al tavolo i
vari professori.
Il tavolo si snodava e ospitava quattordici
sedie, tredici professori e il Preside.
-… Vorrei quindi presentarvi la
nuova insegnante di Divinazione – Aveva continuato il Preside –La
Signorina Maria. – E qui una ragazza sui vent’anni si
alzò dalla sedia, e fissò tutti gli studenti.
Harry rabbrividì, fissando l’insegnante
che lo aveva istruito per anni, e lei lo perforò con i suoi occhi blu, prima di
sorridere a tutti e di risedersi. Tutta la scuola era rimasta piacevolmente
colpita, nonostante due o tre ragazze Grifondoro piangessero isteriche per la
mancanza della precedente insegnante, la professoressa Cooman. Molti avevano
sospeso il giudizio; certo, la nuova insegnante era molto carina, ma era anche
molto giovane e di sicuro non sarebbe stata all’altezza del compito. Altri
erano curiosi di sapere se avesse la
Vista, altri ragazzi, Harry udì, volevano già chiederle di
uscire. Gli altri professori la guardavano con apprensione, come fossero
preoccupati, con una sola eccezione: il professor Lupin, di Difesa contro le
Arti Oscure, la guardava in cagnesco, con una sfumatura di disgusto che, a
quanto un ragazzino del terzo anno aveva appena detto, non era solita del
professore.
La folla si disperse lentamente,
tutti concentrati sull’andare a concedersi un meritato risposo, mentre Harry,
che non era abituato a dormire otto ore ma circa quattro ogni notte, decise di
fare un giretto, considerato che ne mancavano almeno due ore al coprifuoco.
Stava vagando senza meta per il quinto
piano quando –Ouch- si ritrovò ribaltato per terra, volato
letteralmente addosso ad una ragazza, che si scoprì essere la povera Ginny. –Whops- fu l’unico commento che fece,
prima di aiutarla ad alzarsi.
Fu allora che Harry notò un graffio sul
braccio della rossa, che lei si affrettò a nascondere, e che lui finse di
ignorare. Parlarono del più e del meno fino all’ingresso alla sala comune dei
Corvonero, che la ragazza attraversò di filato, approfittando che Luna ne stava
uscendo in quel momento.
-Ciao Harry Potter – sorrise
lei – Cosa fai in giro? Cerchi dei
Plimpi? Anche io…- e detto questo gli prese il braccio e lo trascinò verso
i sotterranei, dove era assolutamente certa si potesse trovare qualche Plimpo.
Avevano cercato, senza successo, per circa un’ora, quando si
imbatterono in una banda di Serpeverde (il colore verde che spiccava dalle
divise ne era un chiaro segnale), che aggredivano un ragazzo chino su una pila
di libri. –Hey voi!- li fermò Harry,
facendo scappare i più piccoli, spaventati. I più grandi si voltarono,
gonfiarono i muscoli e in poco tempo stavano già attorno ai due, mentre il moro
con nonchalance aveva già estratto la bacchetta. Pochi minuti dopo gli
assalitori erano appesi al soffitto con Levicorpus, lasciando il corridoio
sgombro.
L’assalito era un ragazzo biondo dai capelli un po’ unti e
gli occhi grigi, nascosti dietro un paio di occhiali spessi quanto un fondo di
bottiglia. La divisa sembrava fatta su misura, ma sformata, troppo grande, o
forse il ragazzo era talmente amorfo da non riuscire a stare dritto. Sembrava
bassissimo, o forse gobbo, per avere diciassette anni, e il suo comportamento
introverso non aiutava la cosa.
-Tutto a posto Draco
Malfoy?- chiese Luna, come se l’avesse visto per la prima volta. Lui annuì
e girando i tacchi se ne andò, lasciando Harry perplesso.
-Draco Malfoy?-
chiese incredulo a Luna. Non poteva credere che quello fosse il figlio di
Lucius, per quanto non gli piacesse il tipo doveva ammettere che il padre del
ragazzo fosse almeno carismatico, mentre Draco… be’ sembrava più un mollusco
per essere un purosangue degno della fama di suo padre. Lei annuì trasognata –E’ sempre stato un po’ un cruccio per il
padre, sai, un figlio che si comporta da nerd, ma non ci si può fare molto..
temo che i Nargilli abbiano rapito il suo charme- e annuì molto convinta.
Harry annuì assorto, sicuro che non era stato un Nargillo a rendere un
esponente delle più importanti famiglie, praticamente “il principe di
Serpeverde”, un secchione, o almeno un incompetente. Decise che avrebbe chiesto
a Ron prima o poi, se gli avesse mai rivolto la parola.
Si diresse verso la sala Comune, già sicuro di passare una serata
in silenzio, in un angolo, magari con un buon libro: di sicuro aveva sottovalutato
il numero di Grifoni presenti nella sala.
Sembrava che tutti dovessero fare chiasso, che tutte le ragazze
dovessero chiederli che cosa stesse facendo e che tutti i ragazzi volessero chiedergli
se sapeva cosa fosse il Quidditch. E lui, con molta pazienza, rispondeva sempre
che sì, sapeva cosa fosse il Quidditch e che no, non gli serviva aiuto per nessuna
cosa, poiché era piuttosto sicuro di riuscire a cavarsela con le lezioni, insistendo
sul fatto che in quegli anni non era vissuto in un eremo ma ad una scuola, nonostante
non potesse farne il nome in alcun modo (i membri dell’Accademia erano votati al
segreto, ed ufficialmente erano educati a casa dalle madriparenti).
Si arrese al fatto che no, non sarebbe mai riuscito a leggere
quella sera, e si unì alla fitta conversazione sul Quidditch, che si concluse con
un torneo di Scacchi dei Maghi.
Nonostante Harry non fosse una cima a quel gioco, riuscì a terminare
in Stale mate (stallo) una partita, ricevendo però una sonora batosta da Ron, che
dopo aver confermato quello che riteneva essere il “suo territorio” si dimostrò
molto più amichevole con il ragazzo.
Ayeh, spero che il capitolo sia
più piacevole del precedente, e spero vi tenga impegnati almeno 3-4
giorni... spero di riuscire ad aggiornare presto, ma il entro 6 luglio
aggiorno sicuro!
Byes and Bisez, Wì <3
|
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Capitolo 6 *** Che lo spettacolo cominci.. ***
And Suddenly.. Nothing happened 6Stanotte
ho fatto un sogno. Avevo ricevuto tantissime recensioni ed ero ultra
felice **. Stamattina quindi mi sono alzata tutta carica dicendomi che
sì avevo ricevuto senz'altro la quarta recensione e che quindi avrei
certamente potuto postare il capitolo nuovo.. ho acceso il computer.. e
le recensioni erano ancora tre ç_ç
In compenso ho accumulato tantissimi fave in più che non mi aspettavo
*O* perciò mi appresto a postarvi il nuovo capitolo woot! E stavolta
speriamo in almeno quattro recensioni <3
LAZIONELCUORE: Eggià, Ginny è a
Corvonero. Nell'idea originale l'avevo messa a Serpeverde, ma allora
non avrebbe davvero avuto amici.. e in un sogno che aveva molto
dell'incubo la stessa Ginny mi ha minacciato di non farle questo o mi
avrebbe pestato a sangue, allora decidendo che non potevo
torturarmi..torturarLA così l'ho messa a Corvonero, con un po' di
amiche. Grazie per i complimenti. Essì, Draco nerd ha fatto soffrire
anche me, ma presto tornerà "normale", perciò signore cominciate a
prendere l'insulina da adesso! =)
ika90: Lo so =S E scusa per il
ritardo, ma proprio speravo nella recensione numero 4 prima di postare
DX Vabbe', ora ti posto un capitolo lungo, così facciamo pace <3
CriCri97: Già, Ron
Caposcuola... io non ce lo vedo, ma ehi, questa è la mia FF quindi
scrivo io LOL. Diciamo che il povero Ronnie Ronnie si è trovato il suo
"pollaio" decisamente minato perché, diciamocelo, Harry è più figo, viene da fuori, è più bravo a Quidditch eccetera, ma questo lo scopriremo a breve *O*
Nuovo anno nuovo giorno <3 Nuove lezioni, iscrizioni, incidenti,
pozioni, esplosioni, insegnanti, litigi, morsi di gatto e Nargilli
volanti.. è questo uno spoiler del capitolo? Assolutamente no XD In una
scuola ci sono lezioni, ma non prevedo esplosioni per oggi... si
prevede sole e vento, la stagione adatta per il Quidditch. Nella serata
potrebbe diluviare, ma chi sopravviverà avrà tempo perfetto per andare
a pesca. XD
And Suddenly … Nothing Happened (But it happened
suddenly)
Che lo
spettacolo cominci.. sipario...
Le lezioni cominciavano alle ore 8 precise, gli studenti
dovevano recarsi nella sala Grande per la colazione dalle 7 in avanti, per ricevere gli
orari ed avere tempo di abbuffarsi e di recarsi nelle varie ali della Scuola.
La scuola si svegliava alle 7, Harry si era svegliato alle
4.
Non era colpa sua, all’Accademia non si dormiva mai più di
quattro ore, generalmente dalle 2 di notte alle 6, includendo nelle quattro ore
il tempo per una doccia.
Le lezioni ricominciavano alle 7, nel campo da Quidditch, e
continuavano non-stop fino alle 2, con la lezione di Orientamento.
Avendo avuto un sacco di tempo a disposizione Harry aveva
scritto a tutti gli amici e parenti, sottolineando nelle lettere che la
presenza di Maria lo inquietava: aveva la pessima sensazione che si fosse auto
spedita dall’Olanda giusto per perseguitarlo.. Vee l’aveva detto che l’avrebbe
ucciso.
Aveva poi tirato fuori la scopa dal baule, stando attento a
non danneggiare niente della sua attrezzatura, ed era filato in silenzio verso
il campo.
L’aria frizzante gli scompigliava i capelli mentre filava
come un razzo intorno agli anelli, senza curarsi di niente che non fosse il
cielo.
Aveva volato per secondi, o forse ore.. ma dal buio che c’era
il sole era già sorto.. ed era ormai bello alto.. saranno state indicativamente
le sei circa.
Dall’altezza a cui si trovava poteva vedere a stento i
cespugli, mentre lo stadio era diventato quella famigliare macchia verde-grigia,
disturbata soltanto da una macchietta color carota, che si rivelò appartenere al
Caposcuola Weasley, che lo fissava indeciso tra l’invidioso, l’incredulo, lo
sgomento, il disgustato e l’ammirato.
Nel tempo in cui
Harry raggiunse il ragazzo, il rosso aveva assunto coloriti strani e smorfie
tali da acuire il suo dissidio interiore, che terminò con la topica e molto
significativa frase –Co Co.. Cos’era
quello?!- (Wow Ronald, epico! N.d.A.)
Harry scrollò le spalle e con un breve –Fai tardi a colazione- se la svignò dritto verso la
Sala Grande, felice di potersela sbrigare
con così poco, viste le facoltà intellettive del rosso.
Purtroppo il Caposcuola non lo mollò per tutta la colazione,
finché Harry esasperato non giurò che si sarebbe presentato ai provini come
Cercatore.
Non appena il moro spergiurò che avrebbe partecipato, l’altro
sembrò molto più amichevole, come se avesse appena deciso in maniera Platonica
che avere il nuovo arrivato sotto i suoi ordini affermasse il suo “potere” all’interno
della casa… perché il capo era lui.
Fu allora che Harry cominciò a chiedere a Ronald di Malfoy,
non ricavandone però niente di utile: a quanto pareva il poveretto era sempre
stato amorfo, e Lucius Malfoy, tra l’altro, era l’acerrimo nemico del Signor
Weasley, pertanto lui e il figlio non si erano mai frequentati –Quella gente non capisce niente- e con
questo Ron concluse il discorso.
Alle 7 e trenta precise la professoressa McGrannit distribuì
gli orari delle lezioni, ed Harry gemette: il lunedì mattina era terrificante:
Lunedì:
8.00 Divinazione
10.00 Pozioni
12.00 Pranzo
Non che Harry non fosse pronto in entrambe le materie, ma
Maria era tendenzialmente crudele quando si trattava della sua materia e chi la
snobbava, e il ragazzo era piuttosto sicuro che molti ragazzi, che avevano
scelto Divinazione giusto per riempire un curriculum di materie facili,
avrebbero presto imparato cosa significasse la parola Maria.
Inoltre, a quanto Zia Petunia gli aveva detto, il professore
di Pozioni, il professor Piton, era un vecchio arcinemico di suo padre, mentre
aveva amato profondamente Lily, sua madre. Purtroppo Harry sospettava che l’odio
per il Padre avrebbe avuto la meglio.
Il pomeriggio del lunedì però sembrava promettere meglio:
15.00 Difesa contro le Arti Oscure
16.30 Trasfigurazione
Per la prima volta nella mattinata Harry poté respirare:
Difesa e Trasfigurazione non presentavano un problema, il ragazzo era sicuro
che il pomeriggio sarebbe stato facile.
Ronald invece rideva all’idea di due ore con quella nuova
insegnante che sembrava uscita da un film. La nuova professoressa era troppo
giovane, troppo piccolina, troppo carina
per essere seria. Sembrava che tutta la scuola fosse convinta che Maria era
soltanto una Barbie, assunta per la sua bella presenza.
Non sapevano quanto si sbagliavano.
In silenzio i Grifoni del settimo anno si recarono in cima
alla Torre Ovest, sede della classe di Divinazione; in testa al gruppetto
stavano le ragazzine isteriche, decise a portarsi via dal sacrario almeno un brandello
di tenda appartenente alla vecchia insegnante.
Purtroppo l’aula non ne aveva.
Gli chiffon e i broccati pesanti erano spariti, come l’odore
di sherry e il caminetto acceso. La stanza era luminosa e ariosa, le finestre
tutte spalancate e il soffitto assente, incantato come la
Sala Grande, e mostrava un luminoso cielo
azzurro.
Le tende erano di seta celeste, e svolazzavano pigre intorno
ai davanzali. Vasi di fiori dai colori luminescenti e aloni variopinti
foggiavano fuori e dentro la classe, pervasa da un buon odore di vento e di
fresco.
La classe era stupita, chi si aspettava lo stesso ambiente,
chi si aspettava una stanza da the in stile Barbie-e-Ken, chi avrebbe
ardentemente desiderato una fila di banchi.
Tonk
Con un tonfo sordo una ragazza dai capelli color
topoalmieledalcoloreindefinito cadde a
terra svenuta dallo shock, mentre le altre due ragazze si aggrappavano l’una
all’altra piangendo disperate.
Con un fruscio quasi impercettibile Maria entrò in classe,
alle 8.00 spaccate.
Indossava un abito blu di tessuto leggero, che svolazzava
silenzioso. La divisione tra i suoi capelli, blu come l’abito, non si
distingueva quasi, e gli occhi blu (identici a capelli e vestito) spiccavano
come zaffiri nel suo viso perfetto.
I ragazzi trattennero il fiato, Harry tremò e le ragazze
guardarono Maria con disgusto.
Prima che chiunque
potesse muoversi, Maria parlò
-Buongiorno- e
sorrise, abbracciando tutti con lo sguardo –Mi chiamo Maria, e sono la nuova insegnante di Divinazione. Ora, visto
che avete frequentato la materia per tre anni non vi farò il solito sermone del
perché-la-divinazione-è-importante, ma mi auguro di poter cominciare- l’ultima
frase sembrava quasi una domanda –Se avete
domande- e si sedette –Prego, adesso
o mai più- e fissò seria gli studenti.
La prima mano a scattare fu quella di un ragazzo dai capelli
color sabbia, che sorrideva impudente. Maria lo fissò con le sopracciglia
corrugate, come se il ragazzo avesse già fatta la domanda, ed Harry non fece in
tempo a fare Facepalm che il giovane aveva già chiesto –I suoi capelli sono naturali?- e un altro –Uscirebbe con me professoressa?-
provocando una serie di risate senza fine.
Maria sorrise, e con la sua vocina dolce –Signor Finnegan, sigor Thomas, stasera vi
unirete al Signor Gazza in castigo, e per l’impudenza mostrata saranno detratti
10 punti a testa al Grifondoro – aveva detto tutto ciò come se avesse
parlato del tempo, con un tono trasognato e leggero.
La classe piombò nel silenzio più totale, questo dalla
Barbie non se l’aspettavano, invece Harry sospirò di sollievo: poteva andargli
molto peggio.
Le lezioni seguitarono nel rispetto dell’ordine civile,
Maria si mostrò un’insegnante molto competente e attenta, oltre ad essere super
disponibile ed evidentemente dotata per la Vista, a tal punto che persino le ragazzine
gnaulanti in quelle due ore erano diventate sue accanitissime sostenitrici, e
lo sguardo carico di rancore del corpo studentesco femminile era diventato pura
ammirazione.
Persino i ragazzi avevano visto crollare il mito della
Barbie, poiché Maria, nonostante fosse praticamente uscita da un quadro, aveva
un incredibile polso fermo e la bacchetta che teneva con un legaccio fissata
alla caviglia dimostrava che probabilmente nessuno sarebbe sopravvissuto ad un
duello con lei.
La classe uscì dalla classe esagitata: una lezione così
dettagliata e competente non era mai stata percorsa, e gli studenti non
vedevano già l’ora che fosse giovedì sera. Harry non la pensava così, Maria lo
perforava con lo sguardo da tutte le parti: non che il moro non fosse bravo a
scuola, ma la donna dai capelli blu aveva sempre avuto una predilezione per le
torture (che spesso implicavano il lancio di un libro sulla testa del moro), soprattutto dirette ai Cercatori.
Si diresse sospirando verso l’aula di Pozioni, a cui sarebbe
sopravvissuto.. forse.
Ayeah, speriamo di arrivare a quattro stavolta LOL. Riuscirà Harry a
sopravvivere a Pozioni? Perché Ginny non è citata nel capitolo? e
soprattutto.. perché non c'è ancora stato il diluvio? ... non lo so o_O
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Capitolo 7 *** E il sipario si chiude con il te'... ***
asnh 7Uuuuh
quattro recensioni in una notte *O*, inoltre 4 persone hanno aggiunto
la Fiction tra le seguite, 2 preferiti e 1 rocordati... wow, questa
Fiction sta avendo successo. °°
Visto che siamo arrivati a quattro, oggi aggiornamento speciale, sperando di arrivare a... non so... facciamo 5 stavolta? =)
LAZIONELCUORE: Aw grazie <3
CriCri97: Dankiu <3
erikappa: Grazie =) Ginny
all'inizio doveva andare a Serpeverde, ma dopo un sogno colorito in cui
mi minacciava di morte ho deciso di metterla a Corvonero =P
ika90: woot woot <3 Numero
quattro *suona il campanaccio della lotteria* hai vinto un biscotto =)
Oh sì, l'Accademia era durissima, perchè allenava solo i migliori. Da
mille che facevano il test solo 28 erano ammessi ogni anno, e
l'ammissione al primo anno non garantiva l'ammissione agli altri in
automatica. Draco cambierà, ve l'assicuro, e sì, la missione di Harry
sarà "trasformiamo Malfoy", perciò sarà una cosa da ridere XD Se ti
dico perché Maria ha seguito Harry svelo la storia °^° Scusa ma a
questo non posso rispondere (LOL).
Visto che siete stati bravissimi vedrò di postare un bel capitolo e non
un filler (che devo annunciare purtroppo arriverà presto perchè qui
sembrano mancare le transizioni xD) Pensavo di fare Piton un figlio dei fiori eroinomane, ma poi sono
tornata sui miei passi (haha), mentre invece la McGrannit avrà
un'ottima impressione del nostro eroe XD
Oggi inoltre mi sono decisa a dare un nome al bufalo biondo LOL. Godetevi il capitolo XD
And Suddenly … Nothing happened (but it happened
suddenly)
E il sipario si chiude con il te'...
La classe si diresse imprecando
verso la lezione di Pozioni.
Era appena stato comunicato che il
Corridoio del quinto piano (scorciatoia per i sotterranei non indifferente per
la quale si accedeva all’aula senza bisogno di uscire dal Castello) era stato
devastato da Pix, e per questo chiuso a tutti gli studenti, e per questo tutti
coloro che dovessero raggiungere l’Ingresso Ovest avrebbe dovuto recarsi nel
punto richiesto dal Ponte di Pietra, completamente
scoperto. Non sarebbe stato un problema, se non fosse stato che negli ultimi
quaranta secondi sembrasse che il cielo azzurro fosse stato preso a pedate da
nuvoloni scuri, e che fosse giunto il Diluvio Universale Parte seconda.
Grandine e scudisciate d’acqua
precipitavano con la stessa violenza di una pioggia di proiettili, anche se
nessun membro della comunità Magica sapeva cosa fossero…
Giunsero ai
Sotterranei morti affogati, zuppi fino al midollo e con i capelli attaccati
alla pelle tanto erano fradici. Alcune ragazze truccate cercavano
disperatamente di correggere quello che fino a qualche minuto prima era stato
un make-up degno di una bambola di porcellana giapponese (che ai ragazzi
sembrava una caricatura ma alle ragazze piaceva), mentre altre con incantesimi
in cecoslovacco arcaico aspiravano dalla loro permanente ormai distrutta
qualsiasi residuo d’acqua e ghiaccio secco.
Ronald Weasley era piuttosto contento
della pioggia, e si scuoteva con fare ferino i capelli, vantandosi con gli
altri ragazzi di essere un vero uomo, mostrando fiero i pettorali che si
intravedevano sotto la camicia bianca dell’uniforme.
Harry Potter dal canto suo si limitò ad
asciugare i libri e la tunica, al resto avrebbe pensato dopo, non aveva bisogno
di arrivare in ritardo a causa di un po’ d’acqua.
L’aula di Pozioni era gelida. Le
finestre erano oscurate e l’aria stantia, e il clima umido dava alla stanza un’aria
ancora più sfitta. Il fuoco sotto ogni calderone era spento, e non bolliva
nulla in nessuno di essi. Sembrava infatti che l’aula di Pozioni fosse deserta.
I ragazzi rimpiansero amaramente il non
aver tentato di asciugarsi prima per gonfiare i muscoli, il giorno dopo si
prospettava una bruttissima polmonite per ciascuno di loro, mentre le ragazze
cercavano a turni di fingere un attacco di freddo improvviso, giusto per farsi
notare. Quando fu
palese che tutti i ragazzi, a parte alcuni che nemmeno le guardavano, avessero
troppo freddo per cedere il loro mantello, con uno sbuffo seccato tornarono a
compattarsi in branco, cercando di scaldarsi.
Passarono diversi minuti, ma del
Professor Piton nessuna traccia. Gli studenti stavano diventando euforici,
Piton che saltava una lezione? Potevano davvero sperare tanto? A giudicare
dallo stato di trascuratezza dell’aula sembrava di sì.
La conferma giunse quando una ragazzina
con le trecce, di tredici anni o appena più, giunse timida alla porta,
annunciando che il Professore non si sarebbe presentato, poiché non si sentiva
bene.
Grida di giubilo proruppero dai
Grifondoro, che non si aspettavano una tale fortuna al primo giorno.
La gioia diminuì parecchio al pensiero
del ponte di Pietra.
Dopo pranzo gli
studenti si trascinarono a Trasfigurazione. Avevano avuto il tempo di
asciugarsi e sistemarsi, e magari anche di rifocillarsi.
La classe di Trasfigurazione era ampia e
aveva importanti finestre, situate però troppo in alto perché un qualsiasi
studente potesse distrarsi guardandovi fuori, anche se non abbastanza da
impedire la visuale sul Diluvio, che dall’atto secondo sembrava giunto allo
Spannung.
La professoressa McGrannit entrò in
classe senza molti complimenti, con un’andatura severa che scostava
terribilmente dal balletto grazioso di Maria.
Senza troppi complimenti agitò la bacchetta e porcellini d’india
furono sbattuti in gabbia dalla lezione prima, i banchi furono puliti e sulla lavagna
scritti complicati a proposito della Trasfigurazione da un animale all’altro fino
a giungere alla trasfigurazione umana apparvero dal nulla.
La classe fissò terrorizzata quello che li aspettava, di certo
trasformare un Cane in un gatto era una cosa che non avevano mai fatto, e non volevano
certo provare adesso!
-Dunque- cominciò la professoressa –Oggi non cominceremo con questa roba, voglio
fare un ripasso della materia precedente, e controllare chi si sia esercitato durante le vacanze- La mano di Harry subito
scattò in risposta, ma la professoressa tagliò corto –Sì,Potter, lo so, spero solo che tu riesca a metterti in pari con gli altri
presto, anche se non so quanto tu possa
essere in grado di recuperare considerato che non danno mai compiti estivi in quel
posto…-
Harry sollevò le sopracciglia, quanto poco sapessero i professori
della loro preparazione era allarmante, il solo fatto che l’Accademia desse solo
2 settimane di vacanze estive doveva far capire che ovviamente non potevano dare
compiti.
La classe lo guardava stranita, le ragazze erano già tutte contente
all’idea che forse avrebbero potuto offrirgli ripetizioni, i ragazzi (e soprattutto
Ronald) ridevano sotto i baffi, se il ragazzo si fosse dimostrato incompetente a
Trasfigurazione, potevano sempre vantarsi di essere migliori di lui.
La prof distribuì le teiere, da trasformare in Testuggini.
Molti ragazzi, reduci da tale esame al terzo anno e quindi terrorizzati dalle
tartarughe sbuffa-vapore o con la corazza a foglioline, pregarono di riuscire
bene stavolta, mentre con un occhio tenevano sotto tiro il nuovo arrivato.
Un’ora dopo, circa a lezione ultimata, varie tartarughe
stavano sedute sui banchi (può una tartaruga stare seduta?! Nda), mentre
l’insegnante passava tra i banchi alternando sorrisi a sguardi severi.
Quando arrivò al banco di Potter, che sedeva da solo, fissò
incredula la teiera ancora intatta, senza alcun segno di essere cambiata,
mentre il moro la fissava concentrato.
-Troppo difficile,
Potter?- Chiese scettica –Eppure è
roba da terzo anno… sono davvero de- Non riuscì a finire la frase, perché
il ragazzo la precedette –Veramente
professoressa, stavo cercando di farlo con il pensiero, perché così- e
batté la bacchetta sulla teiera, che si mise all’istante a muoversi poiché
divenuta testuggine –mi era già
riuscito…- e detto questo ritrasformò la testuggine e riprese a fissarla.
L’insegnante, pallida, non disse nulla, si allontanò dal suo
banco e con un “10 punti a Grifondoro” dichiarò conclusa la lezione.
Se prima i ragazzi erano convinti che il moro sarebbe stato una
preda “facile”, appena arrivato, educato Diosolosadove, si erano sbagliati: il ragazzo
sembrava più avanti a tutti loro, e la cosa li irritava.
Dopo la lezione di Trasfigurazione e quella di Difesa, la classe
esausta si diresse verso la Sala Comune,
per rinfrescarsi e sistemarsi prima della cena.
Ronald, però, considerati gli avvenimenti del giorno (la lezione
di Difesa era andata fin troppo bene per il moro, che aveva sbalordito la classe
ancora una volta), rimase di pessimo umore tutta la serata, e soltanto la sua LavLav
(la ragazzina gnaulante dai capelli color topoalmieledalcoloreindefinito) riuscì
a rimettere in sesto il suo “orgoglio ferito”.
Al tavolo dei Corvonero Harry scorse Ginny e le sue amiche, che
però erano troppo concentrate sulle loro chiacchiere per notarlo, pertanto il moro
si concentrò sul pasto.
***
Nei giorni seguenti Harry si sorprese di quanto il fatto che
lui fosse più avanti negli studi gli impedisse di farsi dei compagni. Tutti
nella classe lo fissavano come se fosse un alieno irraggiungibile… tranne le
femmine, che sembravano morirgli dietro ancora più di prima.
Aveva anche notato quanto fosse difficile incrociare Ginny
nei corridoi, ne’ quando doveva andare a
lezione ne’ nelle ore libere, e quando la intravedeva nei corridoi era
sempre seguita a stretto raggio dall’energumeno che aveva affatturato sul
treno, che aveva poi scoperto chiamarsi Dalton, Corvonero del Sesto anno, anche
se aveva l’età di uno del settimo.
In compenso aveva stretto una buona amicizia con Luna, con
cui passava moltissimo tempo a cercare bizzarre creature, e avevano preso con
successo qualche Nargillo, inviandone qualcuno agli zii, che erano stati a dir
poco euforici a riguardo.
Aveva scoperto da lei molte cose riguardanti ogni persona
che viveva nel Castello, come per esempio perché Malfoy si comportasse a quel
modo e aveva inoltre scoperto che la famiglia Weasley era divisa profondamente
da quando Ginny faceva il secondo anno, e la fazione “Ronald” non parlava più
con la fazione “Ginny” da anni, provocando nei genitori (che pure si erano
schierati dalla parte del ragazzo) un immenso dolore. Il motivo del litigio
però lo teneva segreto;
-Non faccio apposta, Harry, - disse Luna quella volta –Ma non spetta a me parlartene-.
Harry aveva capito ovviamente, ma non poteva fare a meno di incuriosirsi
su quella storia.
Eeeh, ora gli annunci di servizio... domani parto DX torno il 3, ma non temete, vedrò di scrivere qualcosa nel mentre =P
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Capitolo 8 *** La gruccia dell'armadio e le pergamene... ***
And suddenly.. nothing happened 8OHMYGOODGRIEF!
Un mese di ritardo? Ugh, ragazzi (e ragazze), potevate mandarmela una
minaccina di morte no? Anche perché il capitolo era praticamente pronto
DX Le recensioncine sono diminuite (sigh!), in compenso abbiamo
acquistato dei seguiti.Comunque:
Buon rientro a scuola ragassuoli =D Almeno per chi ci va, sennò niente (lol)
Eccovi un nuovo capitolo, sperando vi piaccia. (Riusciranno i nostri eroi a raggiungere 5 recensioni?)
And Suddenly … Nothing happened (but it happened suddenly)
La gruccia dell’armadio e le pergamene..
Harry
si svegliò presto anche quella mattina. Dopo essersi lavato e sistemato,
concluse che una passeggiata non gli avrebbe fatto male, in fondo erano solo le…
quattro e mezzo del mattino.
Percorse in silenzio le scale e giunse ai cortili, ma quando
arrivo allo scalone del Cortile di Pietra dovette fermarsi.
Chantal se ne stava seduta in un angolo, mentre dava da
mangiare a quelli che sembravano, e probabilmente erano, piccioni.
Tossicchiò appena per farsi notare, e si sedette quando lei
gli fece un po’ di posto.
-Um.. tu.. vieni
spesso qui?- cominciò lui
-Qualche volta,
quando devo pensare- rispose lei,
senza curarsi troppo di guardarlo
-Okay- si limitò
a fare lui, cercando di capire perché pensare alle 4 del mattino -Posso farti una domanda a bruciapelo?-
Non seppe trattenersi
-Spara- disse
lei, voltandosi per la prima volta verso di lui
-Ecco.. tu
esattamente cosa sei?- La ragazza lo guardò interrogativa –Intendo, che ruoli hai nella storia? In
queste settimane non hai parlato, ti sei fatta le unghie (e mi chiedo ancora
come faccia ad averle così lunghe nonostante passi il 46% del tempo a limarle),
e nonostante tutto giri con Luna e Ginny e loro ti dichiarano la loro migliore
amica. Non è una critica… non riesco a capire quale sia il tuo ruolo. Ginny è
il capo, un po’ sciupato ma il capo. Luna è … Luna. Fuori come un balcone ma
geniale. E tu?- E alzò un sopracciglio.
-Umm- Lei ci pensò un po’, con gli occhi verso il cielo e un’espressione
molto concentrata –Credo di essere la
gruccia nell’armadio.- Disse infine.
-Uh?- fu l’unica risposta che Harry riuscì a formulare.
-Massì! – disse lei
ridacchiando un poco –Nell’armadio si ha
un’infinità di grucce. Non ti serve un appendiabiti se non hai abiti da
appendere- Continuò il suo paragone –Come
non ti servo io se non hai bisogno di aiuto. Io sono quella che se ne sta nell’angolo
a nutrire i piccioni finché qualcuno non ha davvero
bisogno di me, credo.- concluse assorta.
Harry rimase a riflettere sulla cosa per un po’, poi infine
chiese –Ma cosa succede se una gruccia
ha bisogno d’aiuto? Non credo che queste abbiano armadi a cui domandare un
appendiabiti… -
Chantal ci rimuginò su un poco, poi decise che –Gli umani mettono spesso rinforzi o
fasciature agli appendiabiti rotti – Poco importava che non fosse
esattamente quello il punto della questione.
Restarono così, in silenzio
per qualche minuto, quando un improvviso rannuvolarsi del cielo li costrinse a
rientrare.
***
La colazione era sempre silenziosa al tavolo Rosso-Oro,
almeno per gli studenti mattinieri. Teste brune, bionde e more che
sonnecchiavano nella loro tazza di caffelatte o succo di zucca, mentre altri
meno discreti non si degnavano nemmeno di alzarla, la testa, e russavano
sottovoce sul tavolo.
Il solo pensiero di due ore filate di Storia Della Magia di
prima mattina provocava attacchi di improvvisa catalessi nella maggioranza
delle persone, ma due ore di storia della magia alle due ultime ore del venerdì
mattina, quando non vedi l’ora di correre beato nei prati pregustandoti il
sabato sportivo, sono il massacro.
-E Orick il Barbaro
nacque nel…- La lezione proseguiva nella sua interminabile eternità.
Il silenzio era quasi affettabile. La classe intera, a parte
qualche coraggioso, dormiva beata con la testa sul banco, libro aperto,
cercando di convincersi che certo, non c’era bisogno di prestare attenzione,
perché sicuramente avrebbero imparato qualcosa per osmosi.
Accanto ad un assopito Dean Thomas Harry Potter stava
attento ad ogni parola, interessato alla vicenda tra Orick il Barbaro e un Orco
malvagio chiamato Urg il Castigatore (o qualcosa di simile!).
Ogni volta che il fantasma, il professor Binns, osservava il
ragazzo rabbrividiva inconsciamente e riprendeva la lezione con tono sempre più
perentorio e noioso, come a sfidarlo ad addormentarsi.
Ma il moro non cedette, ed
uscì dalla classe perfettamente lucido e riposato.
-Hey Potter… Potter?
POTTER – Il moro fu costretto a voltarsi al tono insistente del Rosso che
lo chiamava a squarciagola.
Tutto il corridoio si era fermato ad osservare la scena. Il
capitano del Grifondoro sembrava minaccioso, si preannunciava una rissa? Un
mormorio eccitato si sparse tra i ragazzi, mentre le ragazze si coprivano già
gli occhi, nonostante i due ragazzi stessero a 10 metri e un gruppo di primini di distanza.
Ronald Weasley, in rigorosa tuta da Quidditch (quando si era
cambiato?!) lo raggiunse col fiatone.
-Potter. Tryouts. Domattina. Alle 8. Ti
voglio vedere sudare per entrare in squadra. – E detto questo gli sbatté
sul petto una pergamena che recitava a grandi lettere DOMANDA DI ISCRIZIONE
ALLA SQUADRA…
Harry
lo fissò un po’ stranito, non ricordava di aver mai fatto richiesta, ma con un’alzata
di spalle rispose –Ci sarò, ma dovrai
spiegarmi le regole del torneo scolastico – sarebbe stato troppo complicato
spiegare a Ron il fatto che loro giocassero con 2 boccini, tempo limitato, 6
anelli e con regole troppo diverse dalle loro. Senza contare che il campetto di
Hogwarts era tre volte più piccolo del loro campo.
Quella
frase fu un fulmine a ciel sereno per Ronald -ossessionato -del -quidditch- Weasley.
–Non hai mai.. mai giocato …? – Nel mentre però era diventato di uno
sgradevole blu cobalto, e il moro dovette interromperlo rassicurandolo che sì,
aveva giocato a Quidditch molte volte, ma il Quidditch giocato in Olanda era diverso dal Quidditch
inglese, per questo la Squadra
dei Dutch Wanderers non aveva mai preso parte ai campionati mondiali.
L’effetto
fu istantaneo: il rosso riprese colore e cominciò a ridere gioviale, dando dei
cretini agli olandesi perché non capivano cosa fosse il vero Quidditch.
La
cosa innervosì Harry, che girò i tacchi velocemente e se ne andò prima di
urlare in faccia al compagno di scuola quanto si sentisse più olandese che
inglese e quanto fosse lui a non capire niente.
L’urlo
di Ron riecheggiò per il corridoio – Tryouts. DOMANI.- Harry sbuffò e in
silenzio entrò in biblioteca.
Tryouts.
Domani. Eccheccavolo.
Capitolo
di passaggio, ma noi li amiamo così vero? =D Prometto un aggiornamento
record per domani sera (massimo massimo mercoledì), e voi regalatemi un
bel bentornato =P
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Capitolo 9 *** Il Boccino d'oro e la Freccia D'Acqua ***
And suddenly nothing happened 9Promesso
aggiornamento, aggiornamento concluso (lol). Abbiamo aggiunto alla
lista un totale di 3 persone, quindi il numero di seguiti ha raggiunto
il 30 WEEE =D
Tryouts tryouts! Non siamo tutti eccitati in proposito? =DDDD
Comunque, lancio una sfida a tutti voi. La storia cita varie
incongruenze (ad esempio la "calligrafia di Hermione" nonostante
Hermione non ci sia!), se mi aiutaste a riguardare le suddette e me le
faceste notare mi fareste un favoroneoneone, così rendiamo la storia
più organica =D
tyumas: Eheh, Harry sa come
sgonfiare i palloncini.. dimenticandoseli nell'armadio (si sgonfiano
DAVVERO da soli xD), e Ron non mi starà mai simpatico, quindi bho,
credo dovrò limitarmi a non farmi impietosire. La ragione del litigio è
grossa, e posso dirvi che perdonarsi a vicenda dopo l'accaduto sarà
*davvero* difficile, e non è nemmeno detto che si perdonino. Non
prendetevela con Molly ed Arthur però, loro pensavano di fare il giusto
D=.
Ok, vi lascio al capitolo, sperando che almeno stavolta il tempo regga
e non ci costringa a vedere un branco di maschietti che si scuote con
fare cino-leonino X°DDDDDD
And Suddenly… Nothing Happened (But it happened suddenly)
Il Boccino d’oro e la Freccia d'Acqua...
La
mattinata quel sabato si era preannunciata plumbea, ma in poco tempo le nuvole
si erano dissolte grazie a non si sa quale Dio misericordioso, e un vento
tiepido seccava ciò che il diluvio della settimana scorsa aveva bagnato.
Il cielo era terso e limpido, senza
foschie e nuvole impiccione, mentre gli uccellini svolazzavano.
Sembrava un paradiso idilliaco, invece
nel Campo da Quidditch Ronald Weasley si era già fatto venire due attacchi, un
terribile mal di gola, un attacco di cervicale e una vena gli stava
sgradevolmente pulsando sul collo.
Nelle prime due ore di prova si erano presentati
quarantasette candidati, e i primi trentacinque si erano dimostrati dei veri
incompetenti.
Alcuni ragazzini del primo anno si erano impudentemente
presentati infischiandosene delle regole, altri non sapevano cosa fosse un
Boccino, altri ancora non resistevano al primo Bolide.
Uno dei pochi che finora si reggeva in sella, Jack Slendry, aveva
poi perso il Boccino nella nebbia, e ora tutta la Squadra lo stava cercando,
sperando di trovarlo prima o poi.
Era ufficiale: tutti gli imbecilli nella Casa si erano
riversati in quello che poteva essere l’unica cosa in cui accumulare
popolarità, lo sport, fallendo miseramente.
Dopo quarantasei minuti il Boccino fu dato per perso, e un
incavolatissimo Ron dovette chiedere alla Signora Hooch, responsabile del
campo, una nuova sferetta dorata, tornandosene con un bel cesto di palline da
golf.
- Ron – Lo chiamò
Amanda Robin, la Battitrice
– Non possiamo andare avanti così, su
quarantasette trentacinque sono deficienti, e l’unico che sembra un minimo
competente è tra altri undici candidati – E indicò Harry, che stava seduto
in un angolo spostando lo sguardo a destra e a manca nel campo senza motivo
preciso.
- Cosa vuoi che
faccia, Amanda? Che lo faccia passare avanti? Non ho intenzione di dare a
nessuno la ‘pappa pronta’, magari c’è un talento nascosto tra questi undici
prima di lui…- Le parole gli morirono in gola quando vide i candidati. Amanda
si limitò ad alzare le sopracciglia scettica, poi tornò al suo posto in
silenzio.
- Prossimo! – Gridò esasperato il Capitano, pregando che
almeno uno di quegli undici si dimostrasse valido.
Certo, aveva visto l’abilità di Potter, ma detestava dare
ragione ad Amanda, inoltre non sopportava l’idea che quel tipo lo oscurasse anche nel Quidditch “Dio solo sa quanto mi ucciderà la McGrannit se non prendo
il migliore però” Pensò infine. (26)
Come predetto dalla
Battitrice però, il massimo che i poveretti poterono fare fu uccidersi con un
Bolide e prendersi una pallina dritta sparata nell’occhio.
Con un grido esasperato Ronald cacciò via anche l’ultimo in
concorso, mentre un secondino veniva portato in infermeria con un pesante
occhio nero.
- I peggiori Provini
mai fatti – Scosse la testa Jake, uno dei Cacciatori, in volo da più di
quattro ore e ormai seccato da questa parata di ridicoli clown. Tutti gli altri
giocatori concordarono in silenzio, mentre osservavano la vena sul collo del
Capitano, che ormai aveva raggiunto il punto critico.
-PROSSIMO!! – Urlò
Ronald, senza essersi accorto che l’ultimo rimasto era proprio Potter.
- Potter! – Gridò
quando si accorse di chi aveva davanti – In
sella, ADESSO. I Cacciatori ti lanceranno delle palline da golf e tu vedi di
prenderle. -
Harry imbracciò la scopa e montò in sella, ma invece di
fermarsi davanti ai cacciatori prese in silenzio a mulinare intorno al campo,
gli occhi che seguivano una traiettoria indefinita.
- Dove CAVOLO VAI
POTTER!! – Sbraitava con gli occhi fuori dalle orbite il Rosso da terra.
Harry roteò gli occhi e agitò qualcosa in mano.
- E’ il boccino! E’ il
boccino!! – Strillava Amanda euforica, avendo passato le ultime ore a cercarlo.
-Roteava intorno agli anelli da un po’ – Alzò le spalle il moro,
lanciandoglielo.
La Squadra rimase senza parole, mentre la mascella di Ronald era sicuramente
andata a tenere compagnia alla mascella di Harry, rimasta in Olanda.
- Va bene Potter… ti
faremo sapere – Disse Ron riluttante. – I provini sono finiti, Squadra, a terra -
Con grida di esultanza i giocatori scesero dalle scope,
avvicinandosi al nuovo arrivato.
-Sei stato grande,
noi non l’avevamo nemmeno visto! – Diceva Amanda ammirata, mentre Jake e
gli altri occhieggiavano il suo manico di scopa.
-Ma che modello è Harry? Non ne ho mai viste di
simili!! – Esclamava uno, mentre un altro diceva – Saranno modelli Olandesi, ho saputo che alcuni dei modelli orientali
vanno come delle saette! –
- E’ una Freccia d’Acqua vero? – Gridava eccitata Eleese, una
Cacciatrice - Ho sentito che arrivano a velocità mai viste, frenata automatica e tutti gli optional; le Squadre professionali ammazzerebbero per un set di scope simili, ma gli artigiani che le producono sono quasi introvabili!!- Un mormorio invidioso si levò dagli ascoltatori, che ora volevano tutti almeno toccare il manico di scopa.
- Okay signori, niente Salotto! – sbraitò Ronald – Tornatevene
nel dormitorio, sparite da qui mentre io scelgo il candidato più adatto – E con un gesto imperioso fece
ordine di andarsene.
Amanda roteò gli occhi “il
più adatto.. ma per favore!”, mentre sfollava il campo assieme a tutti gli altri,
che non smettevano di fare domande ad Harry.
***
Il giorno dopo una bella pergamena era affissa in Bacheca
SQUADRA DEL GRIFONDORO
Baters – Amanda Robin, Mark Dumas
Chasers
– Jake Morales, Cormac McLaggen, Eleese
Seas
Keeper
– Ronald Weasley (Capitano!!!!!)
Seeker
– Harry Potter
La squadra
fissò soddisfatta il cartello, mentre Harry lo osservava senza particolare interesse
– Sapevo che ce l’avresti fatta!- Asserì
Amanda sicura – Anche se non capisco perché abbia messo tanti punti esclamativi dopo la parola capitano – disse ridendo.
|
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Capitolo 10 *** La luna, il lupo, la lupa e il lupo ***
And suddenly nothing happened 10Mi confesso delusa. Duh, capisco che scrivo piuttosto male, ma nessuna recensioncina piccina piccina?
Vabbe', mi ritengo fortunata di avere così tanta gente che mi segue, e
ne approfitto per ringraziarvi tuttituttitutti! *mega hug*
800 visite *coriandolizza il mondo* grazie mille <333
Comunque, mi serve davvero aiuto con le incongruenze, ho cercato e ricercato ma non riesco a trovare un rimpiazzo.
Ok, a parte questo, oggi si prevede Luna Piena =D
Avevo cercato di farlo cortino per permettere a tutti di evitarsi
un'aspirina.. FAIL.(digitare su google youfail.org, godetevi la canzone
e compatitemi)
Quindi avete tipo un papiro non lungo ma confusionario come al solito!... duh, bare with me. (sopportatemi).
SONDAGGIO
Preferireste da me:
-Capitoli più lunghi
-Capitoli più corti
-Cadenza più regolare
-Capitoli senza spiegazione all'inizio (credits in fondo)
-Capitoli con credits in alto come al solito.
Fatemi sapere =D
And suddenly, nothing happened… But it happened
suddenly!
La luna, il
lupo, la lupa e il lupo (di nuovo)
Dopo le
selezioni, la vita ad Hogwarts sembrava tornata alla normalità… se normalità
poteva essere chiamata la vita ad Hogwarts si intende.
Le lezioni si susseguivano senza
interruzione, e ormai nessuno faceva più caso al nuovo arrivato, che sembrava
essere più avanti di tutti in ogni materia. Per i ragazzi la competizione era
deprimente, e giustificata dal fatto che ‘non ci sarebbe stato gusto’. Per le
ragazze il nuovo era troppo bello per essere vero, e in poco tempo si sparse la
voce che il moro fosse in realtà gay.
L’unica cosa fuori posto nella scuola
sembrava essere lo strano comportamento del professore di Difesa Contro le Arti
Oscure. In molti anni, gli studenti non l’avevano mai visto così strano. Il
professor Lupin era sempre stato mesto e tranquillo, gentile e cooperante con
tutti i suoi colleghi e i suoi studenti, ma il suo umore aveva bruschi risvolti
quell’anno.
Gli studenti non capivano perché, ma
avevano la sensazione che il cambiamento improvviso avesse a che fare con la
nuova insegnante di Divinazione. Si poteva spesso scorgere l’uomo lanciare
occhiate velenose, anzi no, cariche d’odio, alla giovane donna, che per
educazione fingeva ignoranza.
Quando nei corridoi si scorgeva un
fruscio di seta blu, immediatamente dopo era certo che sarebbe arrivato un
infuriato professore, pugni serrati e lampi dagli occhi.
Nessuno riusciva a spiegarselo, ma era
ovvio che lui la odiasse, e dal profondo. Si sparsero voci a proposito di una
loro torbida relazione, nella quale (nel giro di una settimana) si vociferava
ci fossero stati tre amanti e un divorzio spella ossa che aveva lasciato il
poveretto sul lastrico.
Tali voci erano profondamente scornate
da tutto il corpo insegnanti, ma più essi continuavano ad affermare che i due
non si erano mai incontrati, più il mulino del pettegolezzo inventava storie
più fantasiose e variopinte.
La voce giunse fino a Maria stessa, che
ridendo aveva assicurato che in effetti no, lei e il professor Lupin non si
erano mai incontrati, ma avevano avuto un diverbio sul significato della vita
la prima sera, e da allora Remus le stava decisamente troppo sul collo. La
risposta non fece che incuriosire di più gli studenti, pensosi a proposito del ‘significato
della vita’.
***
Era giunto
circa il primo di ottobre, e il professore si sentiva male come al solito.
Certo, era noto a tutti gli studenti più grandi il problema di licantropia dell’uomo,
ma i ragazzi non potevano fare a meno di preoccuparsi per il migliore
insegnante di Difesa mai avuto. I ragazzi del settimo anno ricordavano con
orrore il professor Duncan, un uomo orribile paragonabile soltanto al
sottosegretario anziano del ministro, che aveva cercato di educarli alla difesa
sicura.
Quel giorno gli studenti si alzarono con la sicurezza che il
professore non si sarebbe presentato. Il nuovo arrivato, ovviamente, non aveva
idea del perché del rilassamento generale, quindi Ronald fece capire agli altri
che non c’era bisogno di avvertirlo, e sghignazzando lo guardarono recarsi al
terzo piano, da solo.
Stavano ancora
sghignazzando quando
-Buongiorno cari.- una voce dietro di loro li fece
sobbalzare. Maria era esattamente alle loro spalle, sorridente e rilassata come
sempre.
- Non avreste DCAO adesso ragazzi?- Trillò lei tranquilla
-Ma, veramente prof, - Disse Ronald a voce di tutti – Il professor
Lupin oggi non si sente bene quindi pensavamo c-
-Oh gentile da parte sua caro, - Lo interruppe lei – Ma il
professor Silente oggi mi ha chiesto di fare sostituzione al suo posto – I suoi
occhi scintillarono per un attimo – Quindi vi aspetto puntuali in classe. Accidenti,
sembra cominci tra quaranta secondi… buona fortuna. – E sorridendo se ne andò
verso un ritratto la cui parola d’ordine era nota soltanto agli insegnanti e
ovviamente a Gazza, bisbigliò la parola d’ordine e vi scivolò dentro.
-Oh crud! -
Esclamò un ragazzo del settimo anno, a voce così alta che l’intera Sala Grande
si voltò trattenendo il fiato all’imprecazione.
Un’intera
folla di giovani del settimo anno corse a perdifiato per le scale, cercando
disperatamente di battere il record dei quaranta secondi, scavalcando tutti gli
studenti che passavano accanto a loro.
Giunsero in classe trafelati, i vestiti
scomposti, i capelli spettinati, i maschi evidentemente sudati. Harry Potter
era seduto al suo solito posto, mentre Maria aveva già cominciato l’argomento
del giorno.
-Ritardo di qualche minuto, credo toglierò un punto a
ciascuno, sì. Mi aspetto che d’ora in poi vi presentiate tutti in orario, non
importa che lezione, che orario o che professore. Se anche il professore fosse
morto vi presenterete in aula come se nulla fosse, vi sarà detto poi cosa fare –
Disse quindi Maria, incurante delle proteste degli allievi, mentre settava il
proiettore.
-Morto?!?!? – Chiese Ernie, un Tassorosso
seduto in primo banco - Che è successo al nostro professore?! – Tutta la classe
era caduta in un silenzio tombale. Maria si voltò e sbatté gli occhi perplessa.
– Merlino no! Era solo un esempio ragazzi, settatevi prego. Il vostro
professore sta bene… cioè, insomma… bene per quanto uno come lui possa stare
bene in questo periodo capitemi… quelli come lui non stanno mai troppo bene… ma…
ecco… - e qui il suo discorso crollò nella nebbia, poiché Ronald Weasley si era
alzato e con voce tonante aveva sbraitato – Ma come si permette, solo perché il
professore è un Licantropo non significa che debba chiamarlo ‘uno come lui’ con
tanto disprezzo! E’ cento volte migliore di lei! – E urla di approvazione si
alzarono per tutta la classe.
Maria si seccò per la prima volta nella
sua lunga carriera, ed Harry sentì il disperato bisogno di eclissarsi in un
buco, desiderio irrealizzabile, così il moro ripiegò sull’appiattirsi sul
banco.
-MISTER WEASLEY – Tuonò la donna, gli occhi blu che
scintillavano di una furia rabbiosa – Come si permette di alzare la voce con
ME. – E avanzò pericolosamente – Giusto perché lo sappia io NON ho alcun
pregiudizio. Sono perfettamente consapevole di tutto ciò che comporta la
licantropia almeno di CENTO VOLTE rispetto ad ogni studioso, e non tollero
commenti sul mio ‘non essere uomo’, e le GARANTISCO che se alza di nuovo la
voce con me, può considerarsi morto. –
Finì l’ultima frase con un sospiro e una fulminata che avrebbe ucciso Voldemort
in un lampo di atroce dolore e sofferenza.
Il rosso
impallidì davanti a tanta forza magica, e si sedette piano piano, sull’orlo del
tracollo nervoso solo per aver fissato negli occhi dell’insegnante.
Fu allora che una giovane di Corvonero,
Padma Patil, alzò la mano e, con voce che sfiorava l’incredulità, esclamò –
oooh professoressa, lei è un licantropo!!!
–
Se il silenzio avesse potuto uccidere,
in quel momento i ragazzi nella classe sarebbero tutti morti. – Invero Miss
Patil, io sono un licantropo, cambia qualcosa? – Rispose lei alzando un
sopracciglio
-Uh no… suppongo… ma è denunciata? Voglio
dire, so che bisogna registrarsi e non ho mai visto il suo nome in lista… - la
ragazzina si zittì quando Maria la trapanò con lo sguardo. – Dovrei farmi
marchiare come un bovino Miss Patil? – Ribatté lei stizzita – Non sono un
animale, ho solo un gene diverso dal vostro. E comunque in Olanda non abbiamo
queste stupidaggini come regole, il nostro Vise – E mostrò una carta d’identità
scritta in olandese – Mostra il nostro status tranquillamente. Io sono fiera
di essere diversa. – E così dicendo si raddrizzò sul posto, e fece capire che
non avrebbe risposto ad altre domande.
***
La lezione
era proseguita silenziosa e senza intoppi, e sembrò evidente che Maria la
sapeva molto lunga anche sulle arti oscure. Purtroppo i giovani erano troppo
sconvolti dalla recente rivelazione per notarlo.
Maria… un licantropo?! Non poteva
essere, era anormale. I licantropi si sentivano malissimo prima e dopo la luna
piena, dovevano prendere interi calderoni di Antilupo per sentirsi in grado di
alzarsi da letto… lei era fresca come una rosa. Decisamente i conti non
tornavano.
- Ma
secondo voi è vero? – Sussurrò Ernie, facendo attenzione a non farsi sentire da
altri mentre uscivano dall’aula
- Secondo me no. – Disse un ragazzo di
Grifondoro, Seamus. – Insomma… abbiamo il professor Lupin da anni e lui si è
sempre sentito male… lei sembra abbia appena riposato 100 anni e si sia
svegliata con la rosea prospettiva di incontrare il principe azzurro… Cioè… -
Molti ragazzi si videro costretti a convenirne, Maria non poteva essere un
licantropo.
- Ma chi ha detto che devi soffrire per
forza se sei un lican scusate? – Li interruppe qualcuno. Harry stava seduto su
una panca, senza alzare gli occhi dal suo libro.
Amanda, la beater del Grifondoro, alzò
lo sguardo verso di lui – Tu sapevi che era una mannara? – Chiese. Lui alzò le
spalle – Certo, a scuola lo sapevamo tutti, i lican sono piuttosto popolari
come insegnanti in Olanda… lunga vita, memoria perfetta, mai una malattia… - e
cominciò ad elencare sulle dita – Ovviamente, i licantropi devono controllarsi.
Niente da dire su Remus badate, si controlla in maniera incredibile visto lo
stato delle cose, ma magari bisognerebbe si allenasse un po’ per- Fu interrotto
da Ronald, che senza fare una piega lo mandò a raccogliere cavoli, e si tirò
dietro tutta la classe.
Harry alzò le spalle di nuovo, e si
rimise a leggere.
***
Quella
notte nessuno del settimo anno chiuse occhio, all’udire ululati di vario genere
provenire dalla foresta.
***
La mattina dopo lei era là. Sorseggiava il suo tè mentre
parlava con il professor Vitious, mentre il professor Lupin, malaticcio come al
solito, la fissava con orrore.
Era noto,
riguardo ai lupi mannari, che l’unico modo per non mutilarsi durante la luna
piena era mutilare altre persone, e gli studenti guardarono con terribile
consapevolezza, e una certa nausea, il corpo di Maria, che non presentava alcun
graffio.
Come poteva
essere?
grazie profondo a chiunque recensisca! Grazie a tutti, Wì <3
|
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Capitolo 11 *** Who assumes makes an a*s out of you and me ***
And Suddenly nothing happened 11 Hellows.
Grazie molte per il vostro supporto. Abbiamo raggiunto la magica quota
di 950 visite!!! *danza felice e tribale* Grazie grazie grazie <3
Grazie anche per le 4 recensioni, che spero diventino 5 in questo
capitolo. Ho risposto a tutti, credo, se non l'avessi fatto siete
liberi di punzecchiarmi con uno stick.
Awww povera Maria, così incompresa T^T. Comunque, mi pareva di averlo
già detto, ma lo ripeto nel caso mi fosse sfuggito: Non è una Remus x
Maria!!! *No nononononono* Per quanto io ami tutti i personaggi, Maria
è felicemente sposata, e non le interessa Remus; inoltre tra loro non
corre buon sangue... almeno per ora ù_u
Mi hanno inoltre chiesto del Quidditch. Tengo a precisare che io
Ad-doro il Quidditch, e vedremo spesso degli incontri, non appena
abbiamo assestato il problema peloso.
Warning. Questo capitolo contiene parole colorate. Non forti, ma colorate. Per evitare problemi, ho deciso di metterle in olandese.
Maria è Olandese, e visto che nessuno in famiglia conosce
l'olandese, ho deciso di chiedere dritta a una mia amica che viene da Amsterdam per queste frasi taglienti. Ho visto termini ben più dipinti, quindi spero mi
perdoniate la licenza poetica. Se le scritte vi disturbassero davvero tanto tanto tanto tanto da non poter vivere vi chiedo di scusarmi e di farmelo sapere, sono una donna molto adulta molto impegnata e non mi sembravano forti.
Il coding di questo capitolo per la dimensione carattere è esploso, perciò sopportate il carattere piccino.
And Suddenly... Nothing Happened (But it happened suddenly)
Who assumes makes an ass out of you and me.
I giorni dopo la luna piena esplosero in
una moltitudine di pareri contrastanti e proposte di rivolta. Chiunque
fosse
abbastanza grande da capire capì, e chi non lo era fu debitamente
avvertito. La notizia che Maria fosse un licantropo crudele e
sanguinario si sparse come fiamme al vento, e l'ufficio dei Direttori
delle quattro Case fu immediatamente riempito di studenti che
necessitavano di cambiare l'orario delle lezioni. Il corso di
Divinazione si svuotò all'improvviso, gli studenti preferivano
addirittura il corso avanzato di Storia della Magia allo stare in
classe con la creatura maligna anche solo per un'ora.
I professori potevano essere visti camminare
preoccupati, il viso cereo, lungo i corridoi mentre la ragazza
camminava nell'opposta direzione. Tutti erano convinti di una cosa:
Maria era un mostro.
-Mi chiedo cosa avesse in testa Albus quando l'ha assunta, quella- stava dicendo una nervosa professoressa Sinistra ad una pallida professoressa Vector - Quando ci ha detto cosa fosse avevo dato per scontato che fosse tipo Remus, cioè... non come gli altri. - e si coprì la bocca con un fazzoletto, come se l'aria fosse improvvisamente malsana o come dovesse svenire sul posto.
-Capisco cosa vuoi dire! - Diceva l'altra tutta concitata, -E' così giovane, uno penserebbe che sia stata morsa da piccola, e che capisca cosa vuol dire il dolore - e la prima annuiva solenne.
La cosa incredibile era come in
realtà Maria gestiva la situazione. Non aveva assolutamente smentito
ne' confermato le supposizioni che giravano. Era completamente
indifferente a tutte le voci,
continuava tranquilla a fare lezione a classe vuota, ignorando il fatto
che solo quattro o cinque studenti frequentassero il suo corso.
Aveva anche preso l'abitudine di
frequentare le serre, la foresta e i sotterranei; ma nessuno sapeva, di fatto, cosa facesse.
I più fervidi sostenitori della
campagna di boicottaggio, nonostante Silente in persona avesse preso le
difese della donna, erano i Grifondoro del settimo anno. La loro lealtà
andava al professor Lupin, e i ragazzi avevano automaticamente
catalogato la lupa tra i 'nemici mortali' del loro amato insegnante.
Alcuni di loro avevano cominciato a
pedinare Maria come un'ombra, ma chissà come la bella professoressa
riusciva sempre a seminarli, facendoli piombare in vicoli ciechi o
nelle grinfie di Gazza. La cosa finì bruscamente quando furono colti in
flagrante da nientemeno che il professor Lupin, che li aveva ricacciati
malamente al loro dormitorio.
L'insegnante non prese bene tutto quel trambusto
- E' una questione tra me e un membro del corpo docenti - Aveva strillato ai ragazzi - Dovete rispetto ad ogni membro della facoltà, e fossi in voi mi vergognerei di aver fatto una cosa simile! -
Aveva gli occhi fuori dalle orbite, lui che non perdeva quasi mai la
calma, ovviamente, finchè non era in presenza di Maria. I
ragazzi si erano vergognati ed erano tornati al dormitorio, in
silenzio, promettendosi di riprendere la settimana dopo.
Fu proprio la settimana dopo, che i
Grifondoro meno Harry pedinarono la giovane donna dalla Torre a tutti i suoi
percorsi.
Maria scese leggera dalla torre, senza
fare rumore sugli scalini, quasi senza toccare terra, in uno svolazzo
di stoffa.
Non fece però in tempo a raggiungere
la sua meta, perchè sulla strada c'era il professor Lupin, con un'espressione
rigida e dura in volto, i pugni chiusi e le braccia serrate. Sembrava
quasi volesse trattenersi dal picchiarla.
-Dobbiamo parlare - Esordì, glaciale.
Gli studenti sobbalzarono a quel tono
e si fecero piccoli piccoli dietro una colonna, sperando di poter
origliare prima di essere scoperti.
Maria sospirò - Di cosa vuoi parlare? Hai già fatto tutte le tue 'assunzioni', no?- disse con la sua voce sottile
-Sai benissimo di cosa parlo, la situazione è insostenibile!- Remus era livido
-No,
non lo so affatto, e mi piacerebbe la smettessi di sottintendere ci sia una
situazione, considerando che non so nemmeno di cosa parli!-
-Parlo di tutte quelle aggressioni, e del fatto che tu non abbia graffi, mai!-
-Oh! E quindi, genio, visto che sono l'unico licantropo che conosci nel raggio di chilometri, hai pensato ovviamente che il problema fossi io- Sembrava molto irritata
-Forse dovremmo andarcene - Sussurrò Lavanda agli altri, terrorizzata al pensiero di essere beccata lì
-NO!- La zittì Ron tra i denti - Aspettiamo, scommetto che ora lei cede e confessa, Lupin è terribile!- E assunse un'espressione un po' maligna.
Intanto le voci stavano rapidamente diventando urla
-... Permettere che accada di nuovo! Sei una pazza sanguinaria!-
-HOE DURF YE!- Strillò lei nella sua lingua nativa - Come. Ti. Permetti. di dirmi una cosa simile!- la sua compostezza stava rapidamente svanendo
-Senti, sappiamo tutti e due che sei un licantropo...-
-Ma guarda?! Io pensavo lo fossi anche tu, mio caro!-
-Io non vado fuori a mordere carne umana!-
-E chi ti ha mai detto che sia quello che faccio!
-E' l'unico modo di evitare i graffi
-E
cosa ti dice che io non abbia cicatrici! Non dirmi che in trentaquattro
anni non hai mai imparato a fare trasfigurazione umana! Il Glamour
Charm è insegnato al terzo anno all'Accademia! Pensi
davvero che una ragazza non spenda tempo a mettersi del Glamour pur di
non apparire sciancata?! Lo faccio da una vita, per la mia famiglia, e
non mi piace sia considerato un crimine!
A queste parole la risoluzione
dell'uomo vacillò. Maria arcuò le sopracciglia, un sorriso sardonico
sul suo viso.
-Ma certo.
Molto Grifondoro da parte tua Lupin. Il 'jumping to conclusions' è
tipico di quella casa. Mente ristretta se mi permetti, è qualcosa che
hanno nel cervello... - Sembrava si stesse calmando
-Ciò non cambia lo stato delle cose! Sei l'unica lupa in giro, e stai attirando altri, e loro fanno massacro!
Maria si gelò sul posto
-Fammi capire- Alzò le mani, in segno di stop, l'espressione truce ribollente di rabbia - Ora che non puoi più accusarmi di essere io la carnefice, mi accusi di attirare i carnefici?
-E' colpa mia se sono una femmina?! - Riprese - E' colpa mia se voi inglesi non avete mai visto una donna?
Sono problemi miei anche questi??! Be' sappi che io sono felicemente
sposata, da prima che tu fossi nato. Non dare aria ai denti senza sapere di cosa
parli Lupin, Ik. hou. niet van mensen die dingen zomaar aannemen. Al mio paese diciamo
una cosa- E puntò il dito in faccia al licantropo, minacciosa - Degene
met aannemens, beenadelt ons beiden. Dat kan je maar beter monthouden,
voordat je mij beschuldigt. Nogmaals, ik hou er niet van om mijn op te
dringen, mar ik doe het wel als dat noding is -
Il professore rimase senza
parole, confuso e scioccato, non solo perchè non aveva capito una sola
parola.
Maria lo lasciò così, svolazzando
serena per il corridoio, il bracciale intarsiato blu che scintillava al
suo avambraccio.
I ragazzi scivolarono fuori dal
nascondiglio. Era sorprendente il fatto che fossero riusciti a
comprimersi e stare fermi abbastanza da non farsi scoprire per così
tanto tempo. Le ragazze si reggevano, alcune si lasciarono cadere a
terra, mentre i ragazzi erano scossi.
-Quindi Maria non è cattiva?- Scimmiottò Seamus dal nulla
-No, sono convinto che gli abbia detto chissà che cosa in quella lingua! Magari ha confessato - Ronald era assolutamente convinto
-Non lo so Ronnie - asserì Lavanda - Non mi pare il tipo, e poi aveva molta ragione quando ha detto che non era colpa sua se era femmina...
-Ma allora non ascolti? Scommetto che ha pure confessato! Dobbiamo solo sapere cosa ha detto
-E
come farai? Andrai da lei e le dirai 'scusa ma non ho capito l'ultima
frase che hai detto, me la ripeti'? Wow, funzionerà di sicuro-
-Arrenditi Ron - disse Seamus - Non c'è nessuno qui che capisca quella roba-
-In realtà c'è - Disse Calì, guadagnandosi gli sguardi di tutti - Che c'è?- Fece lei - Harry lo capisce, vengono dallo stesso posto- e scrollò le spalle, come se fosse una cosa ovvia
-No! Non chiederò aiuto a Potter... no, no cento volte...NO
...Potter ho bisogno del tuo aiuto-
Harry alzò le sopracciglia, e levò gli
occhi dal libro che stava leggendo in Sala Comune. Tutti i ragazzi del
settimo anno erano trafelati, parati davanti a lui, tutti dietro al
rosso.
- Ah sì?- Domandò il moro
-Senti, se noi avessimo una o due frasi nella tua lingua da tradurre, le tradurresti in lingua comprensibile?-
Harry sapeva delle tendenze 'spionistiche' dei compagni, quindi aggrottò le sopracciglia - E queste dove le avreste sentite?-
-Non ha importanza!- Fece l'altro secco - Era qualcosa tipo 'u meics an asse aut of iu end m... che c'è!?- chiese seccato alle risate del moro.
-Allora, non ho idea nè voglio sapere da dove l'abbiate tirata fuori,
ma letteralmente vuol dire 'chi salta alle conclusioni tira fuori un
sedere da me e te'. Significa che se salti alle conclusioni troppo in
fretta e accusi metti nei guai sia te che l'accusato - Spiegò paziente davanti all'espressione stupita dei compagni. - Nient'altro? Sai, avrei da fare..-
-Sì infatti, c'è altro- Disse Ronald brusco, sperando che nella seconda frase ci fosse la confessione.
Gli ripeterono la frase meglio che poterono, e Harry sorpreso si rimise a posto gli occhiali -
Maria ha detto questo? Allora era seccata. Ha praticamente detto che se
chiunque fosse il destinatario del messaggio assuma ancora, lei farà
valere le sue ragioni anche con la forza, nonostante non sia nella sua
natura. -
Gli studenti stettero in silenzio. Era Maria davvero innocente?
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Capitolo 12 *** Enter the Vinx.. ***
And suddenly nothing happened VinxSono tornata 8D
Ringrazio tutte le email carinissime che mi hanno invitato (e
minacciato) a tornare a scrivere, è stato davvero tanto tanto dolce da
parte vostra, pertanto inserisco qui un bel capitolo con Spannung che
ci piace tanto.
Maria mia Maria, perchè non piaci a nessuno? °^°
Amo Vinx, 10 secondi è uno dei miei personaggi preferiti. Bella e mortale.
ATTENZIONE Riferimenti inglesi presenti nel capitolo!
* Avere rogna - Essere vegetariano. In inglese avere problemi con
qualcuno si dice To have beef. Ora, visto che si traduce anche con
"avere carne di vitello", mi sembrava più che appropriato dire che
Harry è vegetariano, quindi gli fa il baffo il vitello ;D
* Pulire l'orologio - Dare una lezione / Fargliela vedere =)
Ho risposto alle recensioni nel metodo incorporato, quindi le vostre risposte sono lì <3
AND SUDDENLY… NOTHING
HAPPENED (But it Happened Suddenly)
Enter the Vinx
Il mese di
settembre andava lentamente scemando in ottobre, e ottobre sfumava ancora più
lentamente in ottobre.
Gli studenti che
erano sopravvissuti alle raffiche di vento di settembre non erano preparati
alle nebbie del mese successivo, interrotte improvvisamente da scrosci di
potenza inaudita.
Si intravedevano spesso dalle finestre banchi di nebbia poco
invitante, in cui la leggenda diceva che un pivello del primo anno di Tassorosso
si fosse perduto e non ne fosse mai più uscito, trasformarsi all’improvviso in
temporali proprio sulle loro teste, che causa la scarsa visibilità erano
impossibile prevedere.
Le voci su Maria
impregnavano ancora i muri del Castello, che erano diventati umidi e carichi di
spifferi, e non accennavano a quietarsi, nemmeno davanti all’interessata stessa.
La cosa positiva
riguardante ottobre, era che con tutti gli allenamenti di Quidditch inseriti
all’imbrunire nessuno aveva troppo tempo per pedinare o sparlare sulla donna.
Il campo era
diventato luogo di risse e discussioni, su chi avesse prenotato, su chi dovesse
allenarsi, su chi non avesse il diritto e su chi si sarebbe trovato per primo a
mangiare lumache. Allo sguardo incuriosito di Harry sull’argomento era stato
risposto che il capitano del Grifondoro era stato condannato a mangiare lumache
a causa di una Fattura Mangialumache anni prima, e da allora era diventato il
bersaglio di simili frecciatine.
Nonostante tutte
le liti, i ricoveri, le Fatture in lallinese*, la squadra del Grifondoro si
allenava 3 volte alla settimana, rigorosamente di sera. Come diceva Ronald, la partita con i
Serpeverde era a soli venti giorni e non potevano e non dovevano perdere, o
nessuno avrebbe potuto sopportare Nott per mesi interi.
Pur non amando
il comportamento arrogante del rosso, Harry dovette concordare con lui su
questo: se c’era una cosa che non sopportava erano i galletti strafottenti, e
in quelle settimane Nott si era reso assolutamente odioso.
Era un Serpeverde
loro coetaneo non troppo alto e bruno, anche se la mancanza di altezza era
compensata dai suoi scagnozzi Crabbe e Goyle, delle dimensioni di un armadio a
doppia anta ciascuno. Era il classico bulletto con cui non si vuole avere
rogne. Dal primo momento in cui il
bruno aveva posato gli occhi sul moro, l’aveva odiato. E non solo nel
comportamento, ma in un paio di situazioni aveva persino cercato di metterlo
nei guai; non che potesse farlo.
Peccato che
Harry fosse vegetariano. Non aveva alcuna intenzione di chinare la testa, anche
a costo di pulirgli l’orologio come si deve, e insegnargli una lezione, cosa
che non era restio a fare.
Un’altra cosa
che lo mandava sul muro era il comportamento della Casa verso Draco Malfoy.
Sicuramente non era ciò che si aspettava, si immaginava un tipo simile a Nott,
e il vederlo così gli faceva decisamente pietà. A quanto aveva sentito, le
Serpi viaggiavano unite. Era un fattore di necessità, con tre Case avversarie
era consigliabile, almeno all’esterno, stare uniti e compatti; almeno questo
era quello che predicava il Maestro di Pozioni. Invece nei riguardi del biondo
amorfo, erano gli stessi Serpenti ad allontanarlo e a spadroneggiare su di lui.
Era una situazione strana e intollerabile.
Eppure il
ragazzo non andava male, era piuttosto dotato per la magia. Harry proprio non
si spiegava questo suo comportamento, ma si promise che prima o poi avrebbe
conosciuto personalmente il ragazzo e avrebbe giudicato.
Quella mattina
gelida, il castello si svegliò con un mormorio molto eccitato. Era in fondo
Halloween ed era stato promesso il solito enorme banchetto festante.
Circolavano voci su una banda di Goblin, ma nulla era certo.
Come ogni anno,
Harry si era alzato con voglia di festeggiare minore o uguale a zero. Si
sentiva inappropriato a celebrare il giorno dell’Incidente, giornata in cui
avrebbe soltanto voluto chiudersi in stanza e non uscirne.
Ovviamente sarebbe andato alle lezioni, ma il suo piano
perfetto includeva una serata intera di studio in Biblioteca, e al diavolo le
feste. Il giorno dopo si sarebbe disputata la prima partita della stagione e
non aveva alcuna intenzione di
ubriacarsi, appesantirsi, non dormire la notte e via dicendo.
Era sceso a
colazione, aveva mangiato e si era recato a lezione.
La lezione di pozioni c’era eccome. Passarono l’ora al
tepore dei calderoni fumanti, i cui vapori facevano girare la testa, mentre i
Grifi e le Serpi cercavano disperati di dare consistenza alla soluzione che
dovevano preparare.
La soluzione di
Seamus era diventata arancio acceso e collosa, quella di Dean di una
preoccupante consistenza, sembravano fiocchi di latte a grumi.
Quella preparata da Ronald e la sua LavLav era trasparente
come l’acqua e sprigionava fumo viola.
Fu con sorpresa
che Harry notò che tra tutti, solo lui e Draco Malfoy erano riusciti ad
arrivare fin là. Il ragazzo era una sorpresa, e il moro si chiese come mai non
se ne fosse accorto prima.
Era stata una
giornata pesante. Piton li aveva messi davanti al distillato della Pace, la McGranitt aveva cominciato
senza pietà con le Trasfigurazioni silenti e Storia della Magia era sempre
storia della magia.
Fu una folla silenziosa e stanca che si recò ai dormitori,
pronta a ricaricarsi con una bella festa.
Harry invece si
diresse filato in Biblioteca.
Era già stato più volte nella sala, ed era diventata da
tempo la sua preferita. Prese un bel compendio sulla Trasfigurazione da
Battaglia e si mise a leggere e prendere note.
- Ciao Harry Potter - cinguettò una voce sognante dietro di lui
Harry si voltò e il viso stralunato di Luna Lovegood gli si
parò davanti – Hello Luna, cosa fai qui?
Niente festa?- gliel’aveva chiesto più per educazione che per altro, avendo
la ferma intenzione di continuare a leggere.
-Non proprio, sospetto
sia pieno di Nargilli laggiù e non vorrei essere contagiata-
Harry annuì e tornò al suo tomo
- Preoccupato per
domani?- fece lei, incurante del fatto, più che evidente, che il giovane
non avesse alcuna intenzione di conversare
-Decisamente no,
annoiato magari: il Quidditch qui è molto diverso dal nostro-
-Capisco.- Disse, e con grande disappunto di
Harry, riattaccò di nuovo - Ti manca la
tua scuola?- Continuò così per molti
minuti, saltabeccando da un argomento all’altro, fino allo scattare del
coprifuoco.
A Harry piaceva
Luna, in un senso fraternistico e decisamente non romantico, ma la lettura era
qualcosa che non andava disturbata, era lettura individuale per un motivo non
per puro piacere di colui che gli aveva dato un nome. Leggere era sacro. Rise
di sé quando realizzò che era una frase molto Corvonero da dire.
La bionda però
non si era accorta di nulla, e continuava a fare domande sempre più personali.
Erano appena usciti dalla zona di comfort di Harry e la giovane Corvonero
cominciava a fare domande molto imbarazzanti quando grazie a qualche Divinità
pelosa Madama Pince entrò nel corridoio e li cacciò via in fretta perché la Biblioteca doveva
chiudere.
Il Grifondoro
accampò due scuse con Luna, e se la diede a gambe mentre quella sorrideva e
salutava con la manina.
Alle sei del
mattino del giorno dopo, Harry Potter era in piedi. La sua Casa aveva fatto
festa tutta notte, lui era andato a dormire.
Aveva avuto otto ore di riposo, ed era tranquillo. Mentre
sentiva il russare del rosso, mentre sentiva i gorgoglii dello stomaco di Seamus,
si rese conto di aver fatto un’ottima scelta ad aver evitato la cena.
Qualche ora
dopo, il Castello si svegliò eccitato come se fosse stato percorso da una
scarica elettrica. La tensione accumulata tra Weasley e Nott, che era aumentata
fino a potersi tagliare col coltello o con un Incantesimo Tagliuzzante, e
sembrava essere giunta al punto di rottura pochi giorni prima, era
improvvisamente svanita nel vapore, anche se molti sapevano che era la calma
prima della Tempesta.
Alle dieci meno
un quarto, l’intera Scuola era confluita nel piccolo stadio di Hogwarts,
piccolo per gli standard di Harry ovviamente.
Ronald dilettò tutta la squadra con un illuminante discorso,
interrotto però dal commento ovviamente pertinente di McLaggen
-Woah ma chi è quella?- era echeggiato per la tenda.
La squadra lo
ignorò, e al primo fischio si gettò in campo.
Il tempo era stato clemente oggi, non c’era nebbia, e tra la
coltre di nubi si intravedeva un pallido sole.
-Buon giorno everyone – La voce
signorile di Chantal Delacour si spanse nell’aria attraverso il megafono – Non importa quanto diluvi, quanto
detestiamo l’umido nei capelli, quanti funghi velenosi siano sul campo e quanti
Bolidi vaganti prenderemo sugli spalti, Benvenuti alla prima partita di
Quidditch della Stagione, Grifondoro contro Serpeverde. – Un forte grido
esultante nacque dagli spalti rossi oro e verde argento. – Oggi si affrontano le due Squadre più rivali del campionato, capitani
Theodore Nott – Dagli spalti rossi si udì un “buuuu” – e Ronald Weasley – Un coretto di “Weasley is Our King” dalla parte
verde argento.
- Le regole del gioco
sono semplici – Continuava Chantal formale, come un vero speaker – Dieci punti ogni goal e 150 per il boccino,
e il resto direi che lo sappiamo tutti. Ecco che Madama Bumb entra in campo. E
l’ingresso dei Bolidi – Due palle nere schizzarono fuori dal baule – Seguiti dal Boccino d’Oro. E ora, Signore e
Signori, Let’s play Quidditch! –
Un assordante “Aye” si librò da tutto il campo, tanto che
chi non aveva avuto la fortuna di trovarsi sui palchi, dovette tapparsi le
orecchie.
- La Pluffa è entrata in campo! – Annunciò Chantal
– E inizia la partita. –
Pronti, lancio,
via. Non appena la Pluffa
si staccò dalle mani dell’arbitro, Harry era schizzato a caccia del Boccino.
Il gioco andava troppo lento per i suoi gusti, fece appena
in tempo a notare che Nott aveva intercettato la palla dalle mani di McLaggen,
che aveva gli occhi piantonati chissà dove, quando WOSHHH un bolide gli passò
davanti.
Okay, pensò, starne fuori non funziona. Sbuffando si rilanciò nella mischia.
- E Nott passa a
Doughlass, Doughlass a Nott, Nott tira e
Segna. 20 a
0 per i Serpeverde – Annunciò Chantal qualche minuto dopo.
La partita cominciava ad accendersi. Prima Amanda colpiva un
Bolide verso i Cacciatori avversari, poi lo stesso bolide tornava indietro.
I Battitori stavano dando filo da torcere agli avversari, ma
nonostante tutto nessuno segnava. Il gioco era ancora fermo 20 a 10 per i Serpeverde.
- Ed ecco che Nott si
avvicina in possesso ai cerchi avversari. Scarta un Bolide lanciato da Robin,
tira e PARATA – Trillò all’improvviso – Weasley para il colpo, Grifondoro in possesso e ricominciamo da capo
-.
E continuò così per altri quaranta minuti, con la folla che
incitava esagitata, come se non avessero mai visto nulla di meglio.
Harry però si
era stancato della partita molto loffia, avvistò il Boccino vicino agli spalti
e scese in picchiata per prenderlo. Il Cercatore avversario, un certo Aaron
Yaxley, si accorse della manovra troppo tardi e cercò di improvvisare un
salvataggio disperato, ma invano.
Qualche minuto dopo il fischio secco di un fischietto mise
fine alla partita, tra le esultanze di tre quarti della folla.
- E Grifondoro prende
il Boccino, 170 a
20 Signori. Grifondoro vince. E questo conclude la partita di oggi, un saluto
dalla vostra Chantal. – E così dicendo la Corvonero scese dalla
postazione di megafono.
Tra gli spalti la gente rosso e oro strillava euforica,
avevano vinto la partita.
Un paio di mani applaudiva educatamente dalla Tribuna degli
insegnanti. Maria aveva assistito alla partita e stava battendo delicatamente
le mani, mentre accanto a lei una ragazza bionda stette composta quanto
bastasse per fare un fischio a due dita, guadagnandosi uno sguardo di
rimprovero.
- Vinx tesoro, -
esordì Maria – le signorine per bene non
fischiano, fischiare è volgare - . La ragazza dal canto suo soffocò una
risatina leggera e aristocratica.
- Piuttosto Signorina,
ho sentito che ti fermi qualche giorno per fare l’internato, hai già deciso le
materie in cui prenderai il Mastery? – Cambiò politicamente discorso il
Professor Vitious che stava seduto poco lontano.
La ragazza piantò gli occhi viola sul piccolo professore e
rispose con un bel sorriso – Ancora no,
però ho qualche settimana per farmi un’idea, spero di ambientarmi presto –
rispose con un tono tutto zuccheroso, tradito soltanto dallo sguardo serio e
altero che avrebbe gelato il sangue a un troll.
- Uhm sì certo..
– il Professore ebbe l’improvviso desiderio di cambiare punto focale – Benvenuta a Hogwarts –
- Sì, davvero
Benvenuta – mormorò lei, lanciando a tutti coloro che la guardavano curiosi
dagli spalti un’occhiata gelida e altezzosa che avrebbe fatto invidia a Nyra in
persona.
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Capitolo 13 *** Avviso + Omake (Update, chapter 4 online) ***
Avviso Coff. Salve a tutti e grazie per il vostro tempo.
Sappiate dall'inizio, che vi amo.
Ora che avete letto le cose importanti, passo subito all'avviso che vi renderà tutti oscenamente tristi (ma anche no). La FanFiction entra in restauro.
NO, non è uno hiatus, ho
intenzione di scrivere e ho già la plot dei prossimi capitoli pronta,
ma in tutta coscienza non mi sento di scrivere oltre fino ad aver
corretto tutto.
Ma come, correggere tutto?! Sì,
mi spiace dirlo ma i primi capitoli di questa Fiction non sono più di
mio gradimento. Dicendo questo, non intendo che ho intenzione di
scrivere una nuova storia, ma di ristirare la storia originale da quei
capitoli che l'hanno persa. Se rileggete la fanfiction noterete quanto
i primi capitoli siano di qualità scadente rispetto agli ultimi.
Nonostante questo da una parte mi faccia piacere, e mi lusinghi sapere
che sono migliorata, il mio istinto da perfezionista mi impone di sistemare quello che va sistemato (in puro stile Umbridge).
Pertanto la Fiction sarà risistemata in maniera
sistematica, allungata, accorgiata, le verrà fatto il lifting la
liposuzione e poi, giusto perchè ho dei soldi che avanzano, le farò
anche un trapianto integrale di capelli. Con questo, come ho già detto,
non sto dicendo che tornando tra due settimane troverete Dobby che
balla nudo su un tavolo o Draco e Hermione che si divertono a giocare a
Scarabeo, ma il mio intento è quello di farvi trovare una Fiction
omogenea, fluente e discorsiva, chiara nelle parti che devono esserlo e
non ripetitiva, un lavoro di cui possa andare fiera per mia
soddisfazione personale.
Io vi amo, amo il vostro supporto e quello che fate
per me, amo le email di minaccia che mi mandate quando non aggiorno,
amo le critiche positive e quelle costruttive, ma questo passaggio
forzato devo farlo, se non per voi (e sappiate che lo faccio per voi,
perchè la vostra lettura sia piacevole quanto per me sia stato
scriverlo), per me.
Vi ringrazio infinitamente
per la comprensione, davvero, e prometto che in pochissimo tempo la
Fiction sarà up-to-date, pertanto aspettate un mio avviso presto.
NO NON SMETTETE DI LEGGERE
Non per tanto, ma perchè ho pensato di distrarvi dal
problema con un piccolo OMAKE, che mi riguarda in prima persona. E' un
modo per ringraziarvi, e, chissà, anche per farvi fare due risate sulle
mie disgrazie.
Come dice Charlie Chaplin, "What a sad business is being funny", e come
Thomas Becket "Happy, just isn't funny enough", pertanto non avrebbe
senso darvi un OMAKE comico su di me che cammino in un prato felice =).
Ho, da sempre, avuto seri problemi nello scrivere.
Sono sempre stata una ragazza dal carattere debole e introverso, ho
sempre cercato di fare tutti contenti, seguire i miei personaggi
dall'inizio alla fine, chiedendomi cosa farebbero e cosa invece non
farebbero mai.
E ovviamente la libertà che gli concedo spesso finisce per tradirmi.
I problemi sorsero, come sempre, quando il mio ennesimo personaggio si
ribellò alla mia esile autorità, e, strappando il guinzaglio che di
proposito non tenevo stretto, decise che non aveva alcuna intenzione di
farmi una scrittrice felice.
Era da una settimana che progettavo la mia fic. Ero molto soddisfatta
di come volevo che fosse, ovviamente il punto era realizzarla.
Il primo problema fu partorire il personaggio. Era
un protagonista, quindi l'avevo di proposito disegnato e immaginato
forte e deciso, aitante e con quella dose di carattere che a me era
sempre mancata. Appena creato già sentivo che questo Gianni si sarebbe
ribellato al mio volere, e mi sentivo come un dittatore che crea
inconsapevolmente il suo peggior nemico.
Il secondo dilemma con cui mi ero cimentata quella
giornata, una volta partorito e messo nella camera d'incubazione il mio
prematuro protagonista, era se volevo che vivesse o meno. Non
fraintendete, gli avevo dato la vita per un motivo, ma il lieto fine
non è mai scontato, vista la mia indecisione.
Per fortuna con me portavo, come sempre, la mia moneta da venti
centesimi. E' grande abbastanza da essere visibile, ma non abbastanza
grande per essere rubata, e ovviamente i suoi 5.74g di peso sono molti
più di quanti il mio cervello possa vantare, quindi in genere è lei che
prende le decisioni al posto mio. Perfetto, lieto fine.
Con un lieto fine previsto in programma, non avrei mai pensato a una
tragedia. In un rosa non ero in grado di cimentarmi, e avventura
sarebbe diventato molto pericoloso per la mia incolumità. Optai per una
semplice, e poco impegnativa, commedia.
Ed ecco! Il momento magico in cui si osserva il
protagonista uscire dal banco surgelati della Conad, scrollarsi di
dosso i ghiaccioli e immagino quello che sia un residuo di pancetta
surgelata, e puntare sulla storia.
Scrivere l'incipit del primo capitolo è stato, a mia
modesta opinione, il preludio della catastrofe. Il protagonista, o
personaggio forte, o Gianni, si è ribellato alla sesta parola e mezzo
del prologo, è rotolato da un ponte ed è morto.
Tutto in sei parole.
A mia difesa, non è colpa mia se quelle sei parole erano "Gianni camminava su un ponte tibetano"
... okay, sembra che la storia di Gianni Vittoria sia finita.
Stop, fine. end.
Molto soddisfatta del mio lavoro ho chiuso il computer.
Dopo 30 minuti l'avevo riacceso, in preda alla disperazione: avevo
detto lieto fine, e in sei parole avevo ucciso il protagonista
(insomma, un'impresa non da tutti!).
Col cuore a pezzi ho cancellato il mio sudato e travagliato operato.
Ho pensato allora di regalare a Frankestein una lady
Frankestein. In genere, per acquietare i personaggi turbolenti basta
affiancarci personaggi dall'indole debole e inetta che, nel caso
fallissero nella nobile impresa di contagiare l'eroe, possano diventare
il punching ball della situazione, invece di un debilitante sfogo
contro l'autore. Questo ovviamente in un mondo ideale in cui il
personaggio forte non sia anche un abile politico, cosa che potrebbe
rendere controproducente l'idea anche solo remota di dargli una folla.
In questo caso ho deciso di rischiare. Ho
volutamente inserito il mio pacchetto di lardo surgelato nel freezer, e
l'eroe della mia Fic in un mondo difficile e ostile, armandolo di
pistola. Un po' crudo, direte voi, ma sono positiva. Ho creato la
creatura femminile indifesa, carina e possibilmente più innocua che mi
venisse in mente, e li ho messi l'uno accanto all'altra.
Il fatto che lui sia armato di pistola mi ha lasciato un attimino
perplessa, non ho avuto finora ottime sensazioni, e non volevo
ovviamente che Gianni si liberasse della nuova amichetta prima ancora
che la storia iniziasse, ma ho puntato sul suo senso dell'onore e sul
suo istinto di protezione. Siccome questo non mi rassicurava granchè,
ho anche messo a Gina un paio di occhiali, per andare sul sicuro.
Il fatto che in poche righe Gianni non fosse finito
in carcere, Gina fosse ancora viva e forse vegeta, mi diede false
speranze in cui non dovevo crogiuolarmi.
Infatti, al primo momento di distrazione, ecco di come scrivevo della
violenza inedita e inaudita con il quale Gianni apriva una scatola di
surgelati.
Sofferente davanti a tanta crudeltà verso gli stessi surgelati che
l'avevano tenuto al fresco, sotto lo sguardo atterrito di Gina ho preso
il mouse, e trascinato codesto figuro nel surgelatore. Non era pronto.
Ho spento il computer pochi minuti dopo, accertandomi che Gina stesse bene, regalandole un cane.
La mattina dopo ho riacceso il computer con rinnovata solerzia, pronta
a cimentarmi di nuovo nella stesura di quella storia. Avevo già preso
il guinzaglio e stavolta ero carica, non mi sarei fatta dominare da
Gianni.
Purtroppo, durante la notte, Gina aveva comprato un altro cane, si era
costruita una casa in campagna e viveva felice e contenta.
Con un depresso sospiro, mi sono arresa ancora una volta.
Certe volte scrivere non è proprio destino.
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