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Hola!!!Eccomi qui
ancora!!!D’ora in poi comincerà la seconda parte di questa ff,che ho voluto
intitolare “Gerechtigkeit wird gebildet” cioè “Giustizia sarà fatta”
(complicato eh?).Ok,ora basta con le chiacchiere,qui comincio con ilcap 1,visto che è una nuova
serie,allora,BUONA LETTURA!!!
Rumori
sordi si percepivano da una stanza oscura in un corridoio altrettanto sinistro.Un’ennesima
sgridata,un ennesimo errore,ma che questa volta
avrebbe potuto rivelarsi fatale………
-Uffa
Creed!Sei sempre il solito!-si lamentò una voce
femminile.
-TACI
RAGAZZINA!!-controbattè il ragazzo furioso.
Kyoko
incrociò le braccia e spostò il suo sguardo seccato da un’altra parte.Gonfiò le
gote dalla rabbia,quel suo caratteraccio non le andava
proprio giù.Creed invece si diresse verso un tavolino di marmo,dove vi era
appoggiato un bicchiere di vino,e con fare nervoso,lo afferrò.Lo bevve tutto
d’un sorso,poi lo appoggiò pesantemente ed emise un
enorme sospiro.Successivamente si portò davanti alla
grande vetrata della stanza,e mettendosi le mani in tasca ed osservando
nostaligco il cielo pigolò:
-Tu
non comprendi la gravità della situazione……-cominciò,ma
il suo tono si fece più perentorio.
-……se
ho voluto tenerti ferma fino ad adesso ci sarà pur
stato un motivo……..tu hai agito di testa tua,hai osato toccare Train,gli hai
tatuato il simbolo degli apostoli,e gli hai dato un limite di tempo………-
La
ragazzina intanto,si era avvicinata lentamente a lui,e
con fare mortificato,mormorò:
-Forse
hai ragione,però……..-
Creed
si girò di scatto e la fulminò con lo sguardo.
-CERTO
CHE HO RAGIONE!-urlò isterico.
Poi
si rifece serio e calmo.
-Però
devi capire che non puoi agire di testa tua,devi
seguire certe regole,devi seguirmi,visto che adesso mi appartieni……..sei vuoi
essere un apostolo dele stelle devi innanzitutto rispettarmi……..-
-Ma
Creed!In fondo ho fatto una cosa giusta,no?-ribattè un
po’ seccata.
Creed
lasciò la sua posizione e si diresse verso Kyoko,un
po’ intimorita dal suo sguardo.Molto delicatamente appoggiò le proprie mani
sulle sue spalle,e con occhi sensuali e penetranti le
sussurrò:
-In
un certo senso sì,ma ho dovuto rimediare al tuo
errore,accelerando i tempi,e tu sai perfettamente che non mi piace velocizzare
i miei progetti……..-
-Mmm………-
-Perciò,piccola Kyoko……-disse flebilmente,ma con accento
cattivo,andando ad appoggiarsi all’incavo del suo collo,-……vedi di non
intralciarmi ulteriormente se non vuoi che ti punisca severamente………-
La
lasciò bruscamente,poi andò nuovamente a bere un
bicchiere di vino rosso.La ragazza rimase lì impalata ancora perplessa ed
impaurita dopo quello che era successo,non capiva più
niente,in fondo,aveva fatto la cosa giusta o no?
-Ora
vattene………-annunciò la voce di Creed,molto fredda e
leggermente stizzita.
Kyoko
eseguì un po’ ribelle il suo ordine,quindi si diresse
verso il grande portone d’uscita,ma prima di andarsene definitivamente,gli fece
una linguaccia molto indispettita.Dopodichè chiuse pesantemente la
porta,producendo un rimbombo assordante in tutta la stanza.
“Che
ingenua………” pensò Creed,mentre beveva un sorso di
vino.
Sharden
la stava aspettando appoggiato ad un muro in corridoio.Sorrise vedendola e con
tono pacato ma provocatorio le domandò:
-Allora?Ti
ha sgridata per bene?-
Kyoko
nemmeno gli rispose,si limitò a fare la stessa cosa
come aveva fatto con Creed precedentemente.Si mise poi a parlare da sola,camminando in un tragitto immaginario avanti e indietro.
-Quanto
lo odio!Io gli ho solo facilitato il lavoro e lui mi
tratta così?é solo un ingrato……….-
-Ma
forse l’ha fatto per una causa giusta……..-si intromise
l’uomo dal lungo cappello.
La
ragazzina si fermò all’improvviso,e guardandolo con
disprezzo e con le guance gonfiate,rispose urlando:
-CERTO
CHE NO!è SOLO UNO STUPIDO,ECCO COSA!-
Sharden
non potè trattenersi.Cominciò a ridacchiare discretamente,poi
però la sua divenne una risata sonora e limpida.Kyoko lo osservò meravigliata,ma
subito corrucciò le sopracciglia,infastidita da quel suo comportamento così
fuori luogo.
-Beh,e ora perché ridi?-domandò scocciata.
L’uomo
continuava senza sosta a ridere,davvero,gli stava
scoppiando la pancia!Le lacrime uscivano copiose dai suoi occhi e non volevano
proprio smettere,data la loro consistenza.Kyoko questa volta si arrabbiò a
morte,davvero non sopportava quella sua risata,la stava prendendo in giro quel
maledetto?Battè sonoramente un piede sul pavimento,cercando di attirare la sua
attenzione,poi si mise a gridare come una matta.
-INSOMMA!!!LA SMETTI UNA BUONA VOLTA DI RIDERE?MI DAI TERRIBIMENTE
SUI NERVI!!!-
Finalmente
Sharden si decise a parlare,ancora soffocato però
dalle risate e dalle lacrime.
-S-scusa,m-ma v-vedendoti così non h-ho saputo resitere……..-si scusò
balbettando.
-E cosa ci sarebbe di così irresistibile?-ribattè più distesa.
L’uomo
si ricompose velocemente,assumendo nuovamente quella
sua aria così seria e distaccata.Mettendosi a posto i suoi usuali occhiali le
spiegò calmo dicendo:
-Vedi,quando hai offeso Creed,mi sembravi il tipico impiegato che
si lamenta del suo capo!Ecco perché mi sono messo a ridere,mi ricordavi proprio
lui!-
-Mh,ho semplicemente detto la verità……….-commentò sarcastica.
-Lo
so,ed è per questo che noi dobbiamo andarcene da
qui……….-dichiarò più profondo che mai.
-Come?-
Sharden
si appoggiò nuovamente ad una colonna e con tono grave ripetè:
-Dobbiamo
scappare……..-
-E
perché?-chiese incuriosita Kyoko,ma con un accento di
ansia nei suoi occhi.
L’uomo
si tolse gli occhiali e mostrò i suoi bellissimi occhi cristallini,e con sguardo molto preoccupato,mormorò appena:
-Perché
noi non apparteniamo a Creed e non possiamo continuare a dipendergli……..-
Ci
fu qualche secondo di silenzio,in cui la ragazzina e
Sharden rimasero fermi a pensare.Davvero quello che aveva appena detto era
vero?In un certo senso sì,loro erano di sicuro gli
apostoli delle stelle,ma fondamentalmente dei subordinati.Non contavano nulla
come sostanza,erano dei burattini,potevano esere definiti
dei semplici gatti domestici.Ma loro erano indipendenti,anche
se lui non voleva,loro avevano le loro idee,le loro emozioni,avevano delle
personalità proprie…..Loro non appartenevano a Creed.E allora,sfuggire al loro
destino e ribellarsi al loro padrone?Potrebbe essere stata una soluzione,ma
dopo,cosa ci sarebbe stato?Libertà garantita,ma i loro ricordi e tutto quello
che avevano passato lì dentro,di certo non sarebbe svanito nel nulla…….E
allora,come rimediare?
-M-ma
come potremmo………-cominciò la ragazzina titubante.
Venne
però interrotta da un leggero rumore di passi proveniente dal fondo del corridoio.Shiki
li raggiunse in pochi secondi,con il suo solito
comportamento impassibile.Attraverso la fessura della benda,due
occhi intrisi di sangue li osservavano con odio,e con voce lugubre disse loro:
-Andatevene
via da qui……….-
-Per
quale motivo?-domandò secco Sharden.
La
figura bendata non gli diede risposta,e gli passò
accanto con aria di immensa superiorità.Aprendo il grande
portone della stanza dove si trovava il capo,concluse dicendo:
-Devo
parlare con Creed,non sono affari che vi riguardano………-
Sparì
dietro l’ombra.Kyoko lo guardò irritata,e strinse i
pugni dal nervoso,Sharden invece commentò tranquillo:
-Certo,noi siamo solo dei subordinati,lui invece è un braccio
destro,qualcosa di più……-
-Che
odioso pure quello!Ma chi si crede di essere?-esclamò
acida la ragazzina.
-Ma comunque ha ragione,qui è meglio andarcene……….-terminò
l’uomo togliendosi dalla colonna.
-E
dove andiamo?-chiese curiosa lei.
Sharden
si girò un attimo,e squadrò la ragazza che stava
proprio di fronte a lui con occhi vividi.Le sorrise dolce,poi
rispose alla sua domanda:
-Ce ne andiamo,ecco cosa……….-
Kyoko
ricambiò il sorriso più vivace che mai,era davvero
eccitata all’idea di scappare via con Sharden.Seguendolo sgambettando,sparì insieme a lui nell’ombra di quel corridoio,che
un’ultima volta avrebbero percorso.Sì,il profumo della libertà ormai si era
fatto senire,ed aveva attraversato prepotente le loro narici………
-Che
schifo di aria che si respira qui…….-si lagnò una voce
femminile.
Kagome
era lì da quasi ventiquattro ore,rinchiusa in quella
cella fredda ed umida.Gocce d’acqua gelida percorrevano
impassibili le pareti ferrigne, e numerosi topi ambulavano tranquilli
sul pavimento semibagnato.Continuava a camminare,preoccupata,arrabbiata,incredula
di fronte a tutto ciò.In pochissimo tempo si era ritrovata nel covo del nemico,senza sapere nulla di quello che accadeva al di fuori,e ciò
che la impauriva di più era se fosse mai riuscita ad uscirne…….
-Ma
sì!Non devo perdere le speranze!Train ed Inuyasha verranno a salvarmi,ne sono certa!-si rassicurò stringendo un pugno.
“Però
intanto devo trovare un modo per scappare via,non
posso rimanere qui in eterno!Ma come fare?”
Non
sarebbe riuscita a resistere a lungo,doveva agire!Ma
non sapeva come fare…….Più nervosamente cominciò a correre per tutta la stanza,impaziente di arrivare ad una conclusione pratica,fino a
che ad un tratto non inciampò su qualcosa di molto duro.
-Ahia,maledizione!-esclamò.
Si
rialzò immediatamente e cercò di orientarsi per vedere chi l’avesse
fatta cadere.Sfruttò la poca luce che filtrava dal soffitto della prigione e
cercò di delineare la forma dell’oggetto del suo dolore.Ne ispezionò
completamente la forma.Iniziò ad intravedersi prima una gamba,poi
il busto,fino alle braccia e il viso……..C’era un’altra persona con lei!Ma chi
poteva essere?Decise di non perdersi d’animo e la trascinò alla
luce,togliendola da quell’insulso angolino dove si trovava.Si
inginocchiò verso lei e la analizzò bene.Ne concluse
che era un uomo,alto circa 180 cm,biondo con la barba,una strana benda
sull’occhio destro,trasandato e ferito un po’ dappertutto,ma maggiormente sulla
gamba sinistra.Vide che respirava ancora,quindi era
vivo………Il più delicatamente possibile cercò di sollevarlo dal pavimento,e lo
appoggiò sulle sue ginocchia,in modo da tenerlo comodo.Gli sussurrò piano:
-Tu,chi sei?-
L’uomo
dapprima non rispose,continuò però a respirare a
fatica.Kagome non sapeva davvero cosa fare,curargli le ferite era praticamente
impossible,data l’insufficenza dei mezzi,ma forse avrebbe almeno potuto
alleviargli il dolore della gamba…….Con la camicia di cui era stata vestita
quando era svenuta,ne strappò un brandello e vi sputò
sopra.Successivamente lo avvolse attorno alla gamba
dell’uomo e lo strinse bene.Egli emise un urlo di dolore,prontamente
calmato dalla voce incoraggiante di Kagome.
-Aspetta
qualche secondo,poi sarà sparito tutto……..-
-S-sì………-
La
ragazza poi cercò di accostarlo ad un muro,sorreggendelo
sempre in caso fosse caduto.Con molta calma cominciò a parlargli,ripetendo la stessa domanda pronunciata precedentemente.
-Chi
sei?-
L’uomo
finalmente rispose,con voce flebile,interrotta da
qualche colpo di tosse.
-I-io mi chiamo Sven…….-
Quel
nome,l’aveva già sentito……Sì,due giorni prima mentre
camminava con Train gliene aveva parlato,sì,ora ricordava,era il suo attuale
partner,bravissimo a cucinare e che definiva “teatrale”………Allora anche lui era
stato rapito,ed ora si trovava lì,insieme a lei,a fin di vita.Provando ad
instaurare una conversazione,si presentò anche lei.
-Piacere,io sono Kagome Higurashi……..e anche tu ti trovi qui,a causa
di Creed……-
Sven,si fece più vigoroso,ed assunse un atteggiamento più forte
e resistente,rispondendo più deciso alle sue domande.
-Già,ha rapito me ed Eve una settimana fa…….ma
lei dov’è?-chiese preoccupato.
Kagome
si guardò attorno,sperando di trovare la persona che
lui aveva nominato,ma tanto sapeva che non sarebbe successo.Si rigirò poi sul
suo compagno di cella e gli rispose un po’ tremante:
-Non
so…….-
Sven,a quelle parole,spalancò gli occhi e si alzò di scatto
dalla sua posizione.Fu un grave errore,infatti la sua
gamba,che momentanemente aveva smesso di sanguinare,ritornò all’emorragia
precedente,procurandogli un grave dolore.Non resistette oltre e si abbandonò a
peso morto per terra.Chiuse gli occhi,cercando di
sopportare lo spasimo,e ritornò calmo.
-Non
pensare al peggio,ti prego!Forse l’hanno semplicemente
spostata di cella,non devi arrenderti,lei non è morta!-lo rimproverò lei.
L’uomo
la fissò intensamente,ed un lieve sorriso gli dipinse
il suo volto arreso.Con voce roca e gentile,le rispose
dicendo:
-Ti
ringrazio molto,sei davvero una brava ragazza………ma
come vedi,le speranze sono poche,io sto morendo ormai,non mi reggo quasi più in
piedi,e senza una sigaretta non so quanto potrò resistere ancora………-
-NON
DIRE SCIOCCHEZZE!TU VIVRAI,TE LO DICO IO!-insistette
Kagome,ormai più disperata che arrabbiata.
Sven
continuò a sorridere,ed allungò la sua mano sinistra
verso il volto della ragazza.Le accarezzò una guancia,molto
delicatamente,come se quel gesto lo stesse compiendo con la sua adorata
Eve,forse a questo punto morta.I suoi occhi bruscamente si chiusero,il suo
corpo si indebolì,facendolo cadere in un sonno profondo.Kagome lo assistette
subito,credendo fosse morto,una grande ansia l’assalì,alleviata fortunatamente
subito.Sven infatti si era addormentato di colpo,con le braccia a penzoloni e
il collo pesantemente sorretto da una spalla.La ragazza si tranquillizzò,e decise che per ora era meglio lasciarlo stare.Si alzò da
lì e lentamente si portò sulle sbarre della prigione.Ne afferrò
due con forza e vi si appoggiò ad esse.Voleva meditare,meditare
su quello che era successo,su quello che stava succedendo e su quello che
doveva succedere.Voleva meditare su un’immediata fuga……….
Nel
buio della notte un’automobile correva su una strada sterrata,mentre
una figura demoinaca la seguiva veloce.Erano diretti verso il covo di Creed,ormai era quasi giunta l’ora del riscatto.Man mano che il tempo
passava la loro voglia di rivincita cresceva,senza
sosta,implacabile e ardente.
-Non
resisisto più,dobbiamo raggiungere al più presto il
castello di Creed………-esclamò Jenos,strofinandosi le mani.
-Cerca
di stare calmo,piuttosto pensa ad una soluzione
pratica di come entrare una volta lì……-lo ammonì Nizer,che stava alla guida.
Beluga
e Train invece si trovavano ai sedili posteriori.Il numero V era seduto
comodamente,lasciando così il minimo spazio allo
sweeper per starci,che intanto si lamentava,soffocato.
“Maledetto
Beluga!Possibile che non possa stringersi un po’?”pensò lagnandosi.
-Allora,quand’è che arriviamo?-domandò impaziente la voce del
numero VII.
-SMETTILA UNA BUONA VOLTA!La strada è ancora lunga
idiota…….-tuonò deciso il numero VI.
-Lo
so,ma non posso sopportare che la mia Rins si trovì
lì,rinchiusa in quella fetida prigione…….-controbattè dirignando i denti.
Train,a sentirlo,si scandalizzò,e con forza si fece spazio tra il
corpo possente di Beluga.Andando ad appoggiarsi con i gomiti tra il sedile di
Jenos e Nizer,gli chiese preoccupato e aggressivo:
-Cosa?Rinslet
è stata rapita?-
Jenos
si girò verso lui e guardandolo con aria impensierita gli rispose:
-Purtroppo,oggi pomeriggio………mentre si stava inoltrando nel castello è
stata colta di sorpresa da Creed,ed è stata imprigionata……..-
Lo
sweeper si corrucciò in un’espressione di puro disprezzo,il
suo partner aveva colpito ancora una volta……….Strinse i pugni,cercando
di non esplodere e ritornò nella sua posizione originale,buttandosi pesantemente
sul sedile.Incrociò le braccia e strinse le ginocchia al petto,poi si mise a
guardare fuori dal finestrino.La figura di Inuyasha li
seguiva sempre,rapida più che mai,anch’essa impaziente di liberare Kagome.I
minuti passavano abbastanza lenti,mentre la voglia dei quattro uomini aumentava,sì,dovevano
raggiungere al più presto la loro meta………
Stava
scendendo ormai da tempo le scale che la avrebbero
condotta nelle prigioni sotterranee.Era annoiata,delusa,non
trovava niente di divertente in quel luogo,ma tanto valeva provare a curiosare
un po’ di più.Aveva ucciso circa quindici guardie,ma
ancora non le bastava,sentiva dentro di sé che la voglia non si era ancora
placata,allora quale luogo migliore se non le celle?Chissà quanti prigionieri
dentro da uccidere,sfigurare,martirizzare……
-Ma quando finiscono queste scale?-si lamentò mentre
camminava.
Era
stanca di aspettare,voleva raggiungere il suo fine il
più presto possibile.Quel labirinto desolato e stretto le dava terribilmente
noia…….Finalmente ad un certo punto cominciò ad intravedersi una luce fioca,che scopriva il riflesso delle gocce che cadevano dalle
pareti inumidite.Sì,era arrivata,quello era il luogo dove avrebbe potuto dar
sfogo al suo desiderio……Aumentò il passo,infervorata di una nuova energia,finchè
non raggiunse il lungo corridoio della prigione.Ai lati vi erano una
moltitudine di celle,molto buie ed inospitali,che le
suscitarono ancora di più la bramosia di uccidere.Sorrise,sorrise
apertamente,la bocca mostrava i suoi affilati e candidi canini,gli occhi vividi
e gelidi rispecchiavano tutta la sua gioia,le sue mani tremavano,non
resistevano più,dovevano infilarsi in carne umana……Analizzò attentamente tutti
i locali,per vedere se vi fosse stato dentro un essere umano,finchè non giunse
davanti ad una cella occupata.Le si illuminarono gli
occhi.Sì,il grande momento era arrivato……….Afferrò strette due sbarre,poi
sporse la testa per abbozzare la figura che vi abitava dentro.Una ragazza,accucciata acciambellata su se stessa,con lo sguardo
sofferente,i capelli lillà e la pelle candida.Stava probabilmente dormendo,il che le diede molto fastidio.Di certo non poteva
ammazzarla nel sonno,sarebbe stato vile.Quindi decise di aspettare.Si accucciò per terra ed osservò
bene la ragazza,aveva dei lividi su tutto il corpo e
tremava dal freddo.Chissà chi era,eppure le pareva di averla già vista da
qualche parte……..Ad un tratto un lampo di luce attraversò i suoi occhi e un
dolore lancinante le colpì la testa.Il vuoto totale e poi un tuono rimbombante
nel suo cervello.Si strinse la testa con forza,cercando
di scacciare via quell’improvviso dolore,ma non ce la fece.Dalla sua bocca uscì
un urlo sovraumano,lo spasimo era troppo
intenso,doveva assolutamente allontanarsi da lì………Si alzò di scatto da terra e
corse via da quella cella.Man mano che si separava da lei,il
dolore diminuiva,finchè non sparì del tutto.Allora si appoggiò pesantemente ad
un’altra cella,ancora col respiro affannato,ma cercò
con successo di tranquilizzarsi.Si portò lentamente una mano al petto.Il suo
cuore batteva fortissimo,ancora sotto shock dopo
quello che era successo,ma nonostante tutto era abbastanza serena.Ma perché
tutto un tratto?Cosa le era successo?Perchè quella
ragazza le aveva fatto così male?Doveva scoprirlo,e forse grazie all’aiuto di Creed
ci sarebbe riuscita………
-SCRASH……-(ma
che razza di rumore è?)
Sentì
qualcosa strisciare verso lei,ma non sapeva cosa.Si
girò verso quel qualcosa,che proveniva dall’interno
della cella,e provò a identificarlo.Nell’ombra cominciava ad intravedersi qualcosa,una
mano,sempre di più si avvicinava alla luce,e si faceva strada in mezzo a tutto
quel nero.Una mano bianca,delicata,la mano di una
donna……..Ma di chi era?Eve si inginocchiò verso essa e allungò lo sguardo per
vedere chi vi era dietro.Riconobbe dei capelli corvini,ed
un viso spaventato ed angelico.Chi era costei?Però,era
sveglia e questo contava ora,avrebbe potuto uccidere qualcuno alla
fine…….Però,pian piano,osservandola meglio,provò una strana
compassione,sconosciuta in lei,non se la sentiva di annientarla,proprio
no,anzi,sinceramente provava una strana curiosità verso lei,ma non sapeva dove
arrivasse…….Decise di conoscerla.
-Chi
sei?-le domandò piano.
La
ragazza le rispose fievole,un po’ impaurita da lei.
-I-io,mi chiamo Kagome…….tu sei
buona?-chiese tremando.
Eve
rimase immobile di fronte a quella domanda.Poteva definirsi lei buona?Di sicuro
no,però,in quella circostanza un po’ se lo
sentiva……..Ma cosa rispondere?Il suo cuore le diede la risposta giusta.
-Non
posso proprio definirmi buona,però…..-
Kagome
fece un respiro di sollievo,poi ebbe lei la parola.
-Pfui!Tu chi sei invece?-
-I-io……..beh,io mi chiamo Dark Eve……..-rispose incerta.
-Mpf,che strano nome!Ma tu che ci fai qui?Sei una guardiana del
castello?-chiese più insistente.
-No,no!Cioè,io…..scusa,ma non vorrei rivelare la mia
identità…….-
Che
stupida!Ma perché si stava comportando così?E poi,davanti
ad un’insulsa ragazza che avrebbe potuto benissimo uccidere in un sol
colpo…..Dannazione!Forse era meglio darsela a gambe,un altro secondo lì e
sarebbe scoppiata!
-Va
bene,allora ti chiamerò semplicemente Eve!Ma per caso
tu sei amica di Sven?Perchè prima lui parlava di te…….-disse Kagome incuriosita
ed ironica.
Sven?Quel
nome,quel maledetto nome che aveva già sentito da
qualche parte………E che ad un tratto le ricordò tutto.Di nuovo quel dolore alla
testa,ma questa volta ancora più forte e
prepotente……Si protesse con le mani,poi strinse denti e occhi,per cacciare via
tutta quella negatività.Niente da fare.Il male c’era e non cessava in alcun
modo.Si alzò di scatto da terra,poi andò a sbattere
contro ua parete.Kagome la fissava inorridita ed impaurita,perché adesso si
stava facendo tutto questo?
-Ehi,che hai?-chiese con voce tremante.
Eve
non la ascoltò e come un toro infuriato continuò a battere la testa contro il
muro.Forse quello era l’unico modo per respingere il male.Ma
ancora nessun risultato…….Le tempie continuavano a pulsare,potenti
saette bombardavano il suo cervello,come se stesse per scoppiare……La sua mente
era percorsa da brevissime immagini,quasi irriconoscibili,quel nome aveva
materializzato nella sua memoria un uomo,alto,biondo,dal volto dolce……Un uomo
con una strana benda sull’occhio destro,un uomo inghiottito da milioni di mozzi
di sigaretta,un uomo con un computer portatile…….Quell’uomo le offriva il
gelato,quell’uomo le sorrideva,quell’uomo le accarezzava la testa……Ma chi
era?Perchè era così importante nei suoi ricordi?Non volle torturarsi oltre e
con forza corse via da lì,più veloce che mai,in cerca di Doctor,in cerca di Creed,che
di sicuro avrebber alleviato il suo dolore……
“M-ma………”
pensò Kagome incredula.
E la seguì con lo sguardo mentre spariva nell’ombra di
quella fetida prigione.
Perché
stava scappando?Perchè era scappata?Eve se lo chiese tante volte,là,distesa sul
suo meraviglioso letto a baldacchino,morbido,orlato di preziosi pizzi neri.Si
strinse con forza il petto,non ne sapeva il motivo,ma il cuore le batteva
fortissimo,appena pensava a lui.Già,Sven,un uomo che molto probabilmente aveva
contato qualcosa nella sua vita,ma non sapeva cosa.Si odiava a morte.Perchè
aveva lasciato vivere quella dannata ragazzina?Una femmina insulsa,stupida,ma
anche tanto buona e gentile……La sentiva come una specie di
mamma,protettiva,generosa,anche se l’aveva conosciuta per pochi minuti………Ma
perché quel maledetto sentimento di pietà?Perchè non l’aveva annientata
immediatamente?
-Toc,toc….-si
sentì ad un tratto.
Avevano
bussato alla porta.Ma certo,era Creed……..Lo aveva
chiamato qualche minuto prima,perché voleva scoprire qualcosa di più su
quell’improvviso cambiamento.Con voce flebile gli ordinò di entrare.Lui senza
farselo ripetere,accedette calmo nella grande stanza,con
passo lento e nobile e la raggiunse in pochi attimi.Senza dire una parola si
sedette sul letto insieme a lei.Eve,che gli dava le
spalle,si girò verso lui e lo guardò con aria stanca e preoccupata.Lui invece
ricambiò lo sguardo con aria serena.
Ma
non le diede il tempo di continuare oltre che Creed la baciò con passione sulla
bocca.Eve rimase sconcertata e imbarazzata allo stesso tempo,ma si lasciò
trasportare dall’amore e dalla sensualità di quel gesto.Poi,dopo qualche
secondo di puro piacere,si lasciarono e tornarono com’erano prima.Eve rimase
distesa sul letto col viso arrossato,senza spiccicare parola,mentre Creed le
accarezzava teneramente la testa.Finalmente si decise a parlare.
-Non
so cosa mi sia successo poco fa…….so perfettamente che non avrei dovuto andare
nei sotterranei,dove ci sono le prigioni,ma non ho saputo resistere
all’idea,volevo uccidere qualcuno……-
-Beh,l’hai
già fatto,visto che hai ucciso quindici guardie……-replicò lui gentile,ma con
accento di sfida.
-Certo,e
mi dispiace……..però,quando mi sono inoltrata lì dentro,e ho visto quella
ragazza dai capelli lillà,la mia testa è scoppiata,mi faceva male da morire…….-
Il
ragazzo si mise ad ascoltarla più attentamente,con occhi brillanti di sapere.
-E allora?-interruppe brusco.
Eve
lo guardò con occhi lucidi,come se da un momento
all’altro stesse per mettersi a piangere,poi rigirò la testa,per evitare di
incontrare i suoi occhi così magnetici e cattivi.
-Sono corsa via e il dolore si è magicamente alleviato.Poi
mi sono appoggiata ad un muro,e lì ho visto un’altra
ragazza,dai capelli corvini,rinchiusa in un’altra cella…….ho
pensato subito di ucciderla,ma poi osservandola meglio non me la sono sentita,e
così ho lasciato perdere……….abbiamo instaurato una
bella conversazione,fino a che……..-
Qui
si fermò ancora.Creed era più impaziente che mai di conoscere la continuazione,e molto insistente,le chiese:
-Finchè
cosa?Vai avanti………-
La
ragazza rimase in silenzio per qualche secondo.Attimi di tensione si
accavallarono nel cuore e nella mente di Creed,attimi
insopportabili e pesanti……..Eve continuò,con voce rotta.
-Q-quel nome…….-sussurrò.
-Quale
nome?-
-S-Sven…….mentre l’ha pronunciato tante cose sono ritornate alla
memoria,quell’uomo ha significato molto nella mia vita,ma io non mi ricordo……ma
perché?é questo quello che sto cercando di capire………tu sai darmi la risposta?-
Creed
rimase paralizzato di fronte a quella confessione.La medicina non aveva
funzionato del tutto,la sua mente era ancora fragile e
facilmente condizionabile,la vecchia memoria non era ancora sparita del
tutto,ne rimaneva ancora una briciola,che incontenibile si faceva strada
attraverso le sue debolezze.Si alzò di scatto dal letto,con
i pugni stretti,più indignato che mai,Doctor aveva fallito,doveva assolutamente
andare da lui e parlargli del suo fiasco…….Si diresse verso la porta d’uscita silenzioso ed arrabbiato,ora c’era una questione da
risolvere…….
“Un
essere inutile come lei di certo non può servire al mio scopo,se
i suoi sentimenti sono buoni…….”pensò infuriato.
-Creed,dove vai?-gli domandò ansiosa Eve.
Il
ragazzo le lanciò un’ ultima occhiata di sfida,poi si
congedò concludendo:
-Devo
andare a punire un bambino cattivo……..-
E
violento,chiuse dietro di sé la porta.La bellissima
ragazza dalle ali nere restò a fissare con occhi spenti,il
punto in cui se ne era andato poco prima il suo amore.Con aria affranta e rassegnata,pronunciò mentalmente il suo nome:
“Creed……..”
-Ma dove andiamo Sharden?-domandò ad un tratto la voce
stridula di Kyoko.
L’uomo
dal lungo cappello non le rispose,ma continuò
imperterrito a camminare.La ragazzina allora si innervosì
ed insistette con la sua domanda.Gli strattonò la lunga veste nera e ripetè con
voce sonora:
-Allora,dove diamine andiamo?-
Finalmente
Sharden si decise a parlare.Voltandosi verso lei,e
sorridendole amorevole,le rispose dicendo:
-Certo
che sei davvero petulante piccola!Comunque ce ne
andiamo in città,o forse direttamente in campagna,ma prima voglio sbrigare
un’ultima cosa……..-
-E che cosa?-
Ci
fu qualche secondo di pausa,interrotto dal respiro
profondo dell’uomo.Successivamente spiegò il suo “programma”.
-Che
ne dici di fare un piccolo scherzetto a Creed?-disse
con accento provocatorio,che fece stizzire ulteriormente Kyoko.
-Cioè?-
-Beh,mi è venuta voglia di aiutare il suo più acerrimo
nemico,facendogli trovare la strada favorevole……-
La
ragazzina lo guardò incerta,non avendo compreso ancora
cosa volesse dire con quella frase,ma subito dopo un sorriso dipinse il suo
giovane volto.Sì,ora aveva capito perfettamente…….
-Ma
certo,mi pare un’ottima mossa…….-sentenziò lasciva.
-Bene,allora andiamo!-concluse euforico lui.
-Sì!-rispose
lei a tono.
Era
sporca,piena di lividi su tutto il corpo.Aveva freddo e fame,stava malissimo…….Si alzò a fatica dal
pavimento umidiccio,poi si sedette con le gambe
incrociate,e si mise a riflettere,cercando di ricordare tutto quello che le era
successo.Dopo qualche minuto focalizzò vivamente vari flashback che le tornavano
alla mente uno dopo l’altro.
-Ma
certo,quel pervertito mi ha scoperta mentre ero in
quella stanza,e il suo amico mummia mi ha iniettato uno strano liquido nel
collo……-
Andò
a tastarsi il collo freddo,ed emise un piccolo urlo.Le
faceva abbastanza male,era dolorante,data l’iniezione
subita……Ma che era quello strano liquido?
“Ahia
che male!”pensò lamentandosi.
Provò
ad alzarsi da terra,ma non ce la fece.I muscoli erano
imobilizzati,le ossa pure,si sentiva davvero uno straccio……
-Accidenti,apena esco da qui la prima cosa che farò sarà un bel bagno
caldo……ma dove cavolo mi trovo ora?-si chiese grattandosi la testa.
Si
guardò attorno e vide solo nero.Sembrava notte fonda.Con molta cautela,per evitare di sforzare troppo i muscoli,strisciò a gattoni
verso le sbarre della sua prigione e si mise ad osservare il paesaggio
fuori.Desolazione totale,ed una luce fioca che faceva
luccicare le gocce che cadevano dalle pareti.Quel luogo era
silenzioso ed insopportabile per una ragazza vivace come lei!Decise
quindi di trovare un modo per uscire da lì.
-Forse
nella mia borsetta c’è qualcosa di utile per il mio
scopo……..-si disse sicura.
Si
mise immediatamente all’opera,però,nonostante avesse
cercato dappertutto,la borsa non c’era.Ma dove poteva
essere finita?Ad un tratto le venne l’illuminazione.
“Ma
certo,quel maledetto deve avermela rubata mentre ero
svenuta…….accidenti,lì c’erano tutti i miei intrugli e le mie trappole…….”
“Ma
la grande Rinslet ha infinite risorse…….”
Quindi agì in diverso modo.Dato che i mezzi tecnici non vi
erano,decise di perseverare con quelli
tradizionali,che in questo caso corrispondevano a tutta la sua forza
fisica.Anche se i muscoli le facevano ancora male,lei
li adoperò lo stesso,e con forza si preparò ad uno scatto verso le sbarre.Le
corse velocemente contro,ed andò a sbattere contro di
loro,con una spalla.Pessima idea,le barre non si
mossero di un millimetro,e quella che ci rimise fu solo lei.Allora provò a
piegarle con la forza delle mani.Si mise d’impegno e con tutta l’ energia che possedeva,cercò di allargarle il più
possibile,stringendo i denti.Niente da fare,il
risultato fu il medesimo,e la stanchezza si faceva sentire.Si rassegnò all’dea che la forza fisica era una soluzione,dato che lei
non ne aveva abbastanza,quidni si sedette sualla sua branda e si mise a
riflettere per una possibile risoluzione.
-Maledizione,non ho speranze di uscire da qui da sola,se solo Train
potesse venire a salvarmi…….-
-AAAAAAH!MA
QUANTO CAVOLO MANCA???-esclamò spazientita la voce
sonora di Jenos.
-MA SMETTILA RAZZA DI DEMENTE!-lo rimproverò per l’ennesima
volta Nizer.
Era
l’alba e Cerbero,più Train e Inuyasha,si erano fermati
per una sosta.Erano tutti un po’ assonnati,tranne
l’haynou che sembrava più attivo che mai,infatti sprizzava energia da tutti i
pori.
-E
allora,quand’è che ripartiamo?-chiese affrettato.
-Ehi,calma amico,lasciami un attimo riposare…….-si lamentò il
numero V.
-MA
CHE DIAVOLO DICI DANNATO???!!!LO SAI CHE CI SONO DELLE
PERSONE IN PERICOLO???-ringhiò nuovamente Inuyasha.
-CERTO
CHE LO SO,COSA CREDI!-
Tra
i due scoppiò una lite vivace,seguita da
insulti,parolacce e tutto quello che non è verbalmente raffinato.
-E
ALLORA DATTI UNA MOSSA MALEDETTO!-
-PROVA
TU A GUIDARE TUTTA LA NOTTE,comunqe adesso ripartiamo,non
ti preoccupare……-concluse secco.
-Per
fortuna……-commentò l’altro.
Tutto
un tratto sotto le sue narici,passò il profumo così
buono e dolce di Kagome,che si prolungava verso l’alto,così decise di saltare
verso esso.Con un balzo felino,si portò su un albero
abbastanza alto,da cui si poteva godere una buona vista.Beluga,con la sua
solita espressione corrucciata,alzò lo sguardo verso il mezzodemone e brusco
gli chiese:
-Da
lì si vede un puntino rosso per caso?-
Inuyasha
osservò bene il paesaggio che gli si mostrava davanti,e
lo analizzò accuratamente.I suoi occhi furono poi catturati da una strana luce
rossa lampeggiante ed opaca,da cui proveniva anche l’approssimata essenza della
ragazza dallo strano kimono.Cosa poteva essere?Informò
il numero VI con aria vaga.
-Sì,vedo una strana luce rossa…….-mormorò.
-Perfetto………-disse
Jenos con un ghigno.
-Allora
ragazzi,andiamo?Siamo ormai vicini nella tana del
lupo………-dichiarò Nizer imitando il numero VII.
-CERTAMENTE!-risposero
in coro Train e Jenos.
Così,ancora più sicuri ed impavidi,ripartirono verso il castello
di Creed Diskens.
Ma buonasera!!!!Cosa
ve ne pare di questo capitolo???Forse un po’ affrettato,ma sapete com’è,i tempi
stringono e gli esami incombono…bene,vi saluto ora,alla prossima,CIAO!!!
-Hai
fallito Doctor, e questo è grave…- mormorò una voce
maligna.
-Creed,
io non pensavo che…-
-TACI MALEDETTO!- inveì l’altro.
Creed
Diskens non era ancora riuscito ad accettarlo e stava rimproverando perentoriamente
il suo subordinato, Doctor. Era rimasto deluso, amareggiato da quel
comportamento, da quell’ esperimento, da quel fiasco…
Sembrava tutto perfetto, l’esperimento, Eve, la sua malignità, i suoi poteri…
Un errore imperdonabile, impercettibile, eppure così evidente e così
incredibilmente fastidioso aveva rovinato tutto… E ora il suo cuore era pregno
di odio, di indignazione, verso quell’uomo in cui aveva riposto tanta fiducia…
E c’ aveva sperato, con tutto se stesso, che quel sogno si avverasse, quel piccolo
sogno che si era infilato nella sua mente e che aveva fermentato fino ad essere
concretizzato… Se solo non fosse stato per quella macchia nera…
-Non
posso tollerare un errore così importante, è una cosa imperdonabile…- pigolò con la rabbia dentro.
-Ti prego Creed, prestami ascolto solo per un attimo…- cercò di
giustificarsi Doctor.
Il
ragazzo annuì senza fiatare. Il dottore cominciò.
-L’
LCP che le ho iniettato, frutto di un anno di ricerca assidua, è servito solo
per metà per il suo scopo… dato che la sua potenza non è abbastanza efficace per mutarla del tutto, ho dovuto ricercare frettolosamente
un’altra sostanza in grado di renderla compleamente dipendente da noi…-
-E quindi?- interruppe seccato Creed.
-E
quindi- continuò l’altro – questa sostanza l’ho
trovata… è una specie di veleno, si chiama Fairy, ma è eccessivamente potente,
infatti non ho osato iniettarglielo nel sangue, perché, sperimentandolo su
alcune cavie, esse perdono totalmente il controllo, e non vorrei che questo si
ritorcesse contro noi… perciò sono arrivato alla conclusione che forse era
meglio usare qulacos’altro e quindi ho costruito nel giro di due mesi un
control microcip, in grado di manipolarla a
nostro piacere senza che però lei si ribelli… ma questo è nulla se non le iniettiamo
il Fairy…-
-Dove
vuoi arrivare?- domandò Creed con occhio scettico.
Doctor
sorrise e si mise a posto i suoi occhiali. Dalla tasca destra del suo camice
tirò fuori un sacchetto trasparente, con dentro una strana polverina bianca,
molto somigliante al talco. La mostrò compiaciuto al suo capo, che inizialmente
non capì di che cosa si trattava. Infatti dopo qualche
secondo chiese:
-E quello che cos’è?-
-Vedi
Creed, quello che vedi in questo sacchetto è qualcosa di molto potente… Cocaina
Creed, una droga rara da trovare, una sostanza che mescolata al Fairy creerà la
vera Dark Eve, sotto il nostro più pieno controllo, senza più nulla di umano, e questa volta per davvero…-
Creed
rimase in silenzio, meditando, poi sbuffò di piacere, e concluse
dicendo:
-Mh,
la tua idea mi piace, ora non resta solo che vederla applicata, e senza più
fallimenti, altrimenti caro Doctor…-
Si
avvicinò al suo subordinato a passo lento e gli si fermò proprio davanti, a
pochi centimetri. Sfilò dalla propria fondina L’ Image
Blade e la posizionò sul suo collo, ghingnando malvagiamente. Doctor però non
sembrava alterato da quel gesto, anzi, qualche secondo dopo lo
imitò anche lui sorridendo, ma con più superiorità.
-…
se non ce la farai nemmeno questa volta potresti
morire sul serio…- bisbigliò sadico.
La
lama della sua spada andò simulando una decapitazione, e successivamente
ritornò nel suo fodero più orgogliosa che mai. Creed gli voltò le spalle e
cominciò a camminare nella direzione opposta alla sua. Sparì entro qualche istante
nell’ ombra più nera, accompagnato dalle sue risate
malefiche, frutto di una sua intima soddisfazione. Doctor rimase a fissarlo per
un po’, poi si risitemò gli occhialini e disse a fil di voce, sorridendo
ancora:
-Uhu,
che paura ragazzi…-
-Ehi
Sven, ben svegliato…- bisbigliò dolce una voce femminile.
L’uomo
dall’ occhio bendato aprì gli occhi lentamente e potè
notare sopra di sé una figura gentile che gli sorrideva materna. Kagome lo
aveva accudito tutta la notte, gli venne spiegato
dopo, e non aveva smesso un secondo di vegliarlo. Com’era premurosa quella
creatura così pura e angelica, com’era generosa e buona… Sven le sorrise
lievemente, poi tentò di alzarsi con le braccia, ma non ce la fece, quindi venne aiutato da Kagome che lo sorresse subito. Lo appoggiò
delicatamente al muro e cercò di metterlo nella posizione più comoda possibile.
Rimasero in silenzio, uno davanti all’altra, solo ogni tanto
si udiva qualche sospiro, pregno di rassegnazione e debolezza…
-Hanno portato del cibo prima, ne vuoi un po’?- chiese la
ragazza.
-Uh?
S- sì va bene…- rispose lui fievolmente.
Si
alzò da lì, e si diresse verso le sbarre, dove era presente una ciotola di
minestra ancora calda. La portò al suo amico e gliela consegnò. Lo osservò
attentamente mentre mangiava, notando con dispiacere la fatica nei suoi
movimenti. Sentiva dentro di sé un grande spirito di solidarietà verso
quell’uomo, voleva dargli una mano a tutti i costi… Ed è
quello che fece dopo qualche secondo.
-Senti,
vuoi che ti aiuti?-
Sven
le scambiò uno sguardo strano, sembrava orgoglioso, come se non volesse essere
trattato da bambino. Con voce autoritaria e fredda rispose:
-No,
ce la faccio da solo, grazie lo stesso…-
-Uh,
di niente…-
Tacquero.
Nessuno aveva niente da dire. Kagome era stata un po’
freddata da quella risposta, così tranquilla ma allo stesso tempo così cattiva.
Si ritirò un po’ in se stessa, dentro di sé sentiva una strana amarezza, anche
se aveva cercato di fare una buona azione, era stata
ricambiata in modo brusco, sentiva come se avesse fatto la cosa più sbagliata
del mondo, invece…
-Cavoli,
questa minestra è quasi meglio dei ramen liofilizzati che mangiavo
una volta…- commentò Sven sarcastico.
La
ragazza ritornò in sé e lo fissò incredula.
-Davvero
una volta mangiavi ramen liofilizzati?-
-Sì,
quando eravamo a corto di soldi io, Train e Eve
compravamo sempre del ramen liofilizzato, è l’alimento meno caro di tutti…-
-è
vero! Anch’io ogni tanto lo prendo… quindi tu e Train non eravate
tanto ricchi? Me l’ha detto pure lui…-
-Cosa?
Tu lo conosci?- esclamò l’uomo con occhi sbarrati.
Kagome
era più tranquilla che mai nel rispondergli. Infatti
con tono pacato disse:
-Certo,
l’ho raccolto dalla strada, perché era ferito e per tre giorni è stato a casa
mia, in attesa di guarire…-
-E adesso dov’è?-
-Io,
non lo so… da quando sono stata rapita non ho più avuto sue notizie, ma sono
sicura che ci sta venendo a salvare…-
-Lo
credo anch’io… quello svitato, spero solo che non gli sia capitato nulla di
grave… e spero che non ti abbia arrecato disturbo…-
La ragazzina gli sorrise limpidamente, in un’espressione
trionfante, e bonariamente replicò dicendo:
-Macchè!
Figurati! È stato buono buono… o cavoli, non proprio,
nel senso che questi tre giorni con lui sono stati abbastanza movimentati, anche
perché Creed è venuto a farci una visitina, e hanno fatto un duello…-
-E come è andata a finire?-
-Beh,
in parità, no, Creed era ridotto peggio, ma anche Train ha rischiato di
lasciarci la pelle…-
-C’avrei
scommesso…-
-Però!-
cercò lei di tranquillizzarlo – Ora sta bene, l’ho curato come meglio potevo…-
Sven
ricambiò il sorriso, e con la mano sinistra le accarezzò teneramente la guancia
destra, in un gesto paterno e protettivo. Kagome arrossì vistosamente,
non si aspettava un segno così intenso da quell’uomo un po’ burbero. In fondo,
anche lui aveva un cuore, e lo aveva appena dimostrato…
-Ti
ringrazio, sei così cara, Train dovrà erigerti una
statua da quanto dovrà ringraziarti…- mormorò dolce.
-Ehm,
non importa! Anzi, quando tutto questo sarà finito,
voglio invitarvi a casa mia, preparerò degli squisiti oden, e voi vi leccherete
i baffi! Finalmente mangerete qualcosa di alternativo
al solito ramen… ci state?-
-Ma certo!-
-Yatta!!! È fatta! Perfetto, non vedo l’ora…- concluse stringendo
un pugno, con una forza sovraumana, determinata come non mai.
I
loro gai discorsi furono purtroppo interrotti da rumori di passi che si
avvicinavano a loro. Kagome tese l’orecchio e lo stesso fece Sven dopo. Chi
poteva essere? La guardia non di sicuro… Si approssimarono quindi alle sbarre
molto lentamente, con molta premura e cautela, come se avessero avuto paura di
ciò che vi era fuori. Allungarono l’occhio e osservarono in
attesa. Due sagome, dapprima indistinte, andavano formando un uomo alto dal
lungo cappello nero e una ragazzina con la sua tipica divisa scolastica.
Sorridevano, soddisfatti e maligni, appagati di
qualcosa, ma cosa? In pochi secondi furono davanti alla loro cella.
-Buongiorno…-
esclamò l’uomo.
Sven
e Kagome osservarono i due individui scettici, poi alla ragazza le si illuminarono gli occhi. Sì, quel tipo, lo aveva già
visto da qualche parte… Era colui che l’aveva
strangolata e l’aveva rapita! Quel maledetto… Sharden, ricambiò il suo sguardo,
e le sorrise malignamente, come quando si erano incontrati la prima volta. Se lo ricordava perfettamente… La voce rauca di Sven,
interruppe quel silenzioso scambio di sguardi.
-Ancora
voi? Cosa volete ora?- domandò brusco.
-Ma che brutti modi! E dire che noi eravamo venuti anche a
farvi un favore!- ribattè Kyoko stizzita, ma con un accento di
ironia.
-Che? Un favore?- disse Kagome.
Questa
volta fu Sharden a parlare. Non smise un solo istante di fissarla.
-Dato
che Creed ormai non ci serve più, e noi non serviamo più a lui, abbiamo deciso
di ribellarci… e quindi vogliamo fargli un piccolo dispetto, dato
che siamo liberi ormai… voi, servite ad attuare perfettamente il suo
piano, ma se voi fuggiste da lui, non potrebbe fare un bel nulla, non credete?-
-Perciò voi vorreste…- iniziò Sven.
-Liberarvi!-
completò Kyoko.
-M-ma è assurdo! Tu, signore dallo strano cappello, mi hai rapita, e ora vuoi liberarmi?- esclamò Kagome, quasi
urlando.
Sharden
le sorrise ancora, questa volta però molto sinceramente e subito dopo le rispose con voce tranquilla.
-Mi
piace il soprannome che mi ha dato… comunque sì, non
voglio renderla schiava di quell’uomo corrotto, dato che lei è un essere umano
come tutti noi, la voglio rendere libera, anzi, vi voglio rendere tutti liberi,
come con la signorina Walker…-
-Cosa?
Rinslet è stata rapita?-
-Sì,
è in qualche cella più in fondo… se volete attendere qualche minuto, andiamo ad
avvertirla, dopodichè fuggiremo tutti quanti…-
-Ma
aspettate… chi ci da la garanzia che questa non sia
una tutta una farsa?- chiese Kagome, ancora dubbiosa.
-Secondo
voi allora saremmo venuti fin qui per qualche scopo?-
replicò la ragazzina un po’ acida.
-Kyoko!
Per favore! Sii più gentile! Ora andiamo, sarà una cosa di pochi minuti, giusto
il tempo di spiegare il tutto pure a lei… allora siete dei nostri?-
Sven
e Kagome si guardarono un minuto, i loro occhi mandavano milioni di messaggi,
quasi fossero in contatto telepatico. Finchè, non vi
fu un ultimo sguardo d’intesa, segno di un netto sì. Si girarono
contemporaneamente verso Sharden e Kyoko e risposero allunisono.
-Va bene, accettiamo…-
-Perfetto,
pazientate qualche minuto, arriviamo subito…- concluse allora l’uomo dal lungo
cappello.
Così,
tra le risa di Kyoko e gli sguardi seducenti di Sharden, i due prigionieri
attesero la loro imminente fuga.
Here I am!!!
Finalmente!!! Quanto tempo è passato, mamma mia!!! Non vedevo l’ora!!! Spero
solo che questo capitolo vi sia piaciuto, altrimenti me lo dite commentandolo,
ok??? BYE BYE!!!
Si
sentirono in lontananza echeggiare alcune voci. Discutevano. Su
una possibile fuga, su una possibile liberazione, insomma, su qualcosa di
clandestinamente attuabile. Si sentivano voci di protesta, e voci di
consenso. Un composto di voci contraddittorie. Dopo qualche minuto Sharden e
Kyoko raggiunsero la cella di Sven e Kagome, succeduti da una Rinslet
abbastanza contrariata, dall’espressione cupa.
-Eccoci
qui, e come promesso ora vi leveremo da questo posto…-
annunciò abbastanza orgogliosa la voce dell’uomo dal lungo cappello.
I
due prigionieri rimasero ancora sulla difensiva, osservando ciò che stava
accadendo loro con occhio diffidente. Non riuscivano ancora a credere che i
loro più grandi nemici ora li stavano offrendo aiuto
per quella fuga, sembrava quasi un sogno, eppure era la realtà più vera… La
ragazzina in divisa prese dalla giacchetta blu che indossava un mazzo di chiavi
abbastanza pesante, estrasse una chiave, e la infilò lenta ma precisa nella
serratura di ferro. In pochi secondi la porta si aprì,
lasciando così libero spazio a Sven e Kagome. Spalancarono gli occhi. Ora non
vedevano più quelle dannate sbarre grigie, quell’impedimento materiale, quella
lugubre sensazione claustrofobica, ora potevano quasi definirsi esenti, ma
dovevano muoversi, altrimenti così non sarebbe stato
mai più…
-Allora
ci muoviamo?- esclamò Sharden un po’ spazientito.
-Sì!-
esclamarono gli altri due.
Si
alzarono in piedi e proseguirono verso il corridoio. Inizialmente camminarono
abbastanza lentamente, per evitare di produrre qualche rumore molesto, poi
cominciarono a correre, angosciati, come se da un momento all’altro fosse
accaduto qualcosa, un presagio… Salirono in fretta le scale, silenziosi,
impauriti, sospettosi, illuminati solo per un quarto dalla luce fioca dei
candelabri appesi ai muri di pietra. L’atmosfera non era
certo delle migliori, anzi, sembrava di vivere un incubo, ma allo stesso
tempo era così eccitante… Il buio li aveva avvolti ormai da tempo con la sua
aura fosca, riempiendo i loro animi di uno strano piacere. Tutto quel silenzio,
l’odore umido e il sapore d’umanità che proveniva dai loro corpi, creava una
miscela tenera e cinica allo stesso tempo, un equilibrio precario destinato a
dissolversi… Uscirono adagio da quel labrinto in
salita, e cercarono di orientarsi verso l’uscita. Continuarono a camminare,
senza mai spiccicare parola, convinti che quel
silenzio avrebbe solo giovato alle loro sottili vite. Sharden guidava il
gruppo, e sembava abbastanza sicuro di sé, nonostante anche lui sentisse dentro
il suo spirito qualcosa di amaro. Chissà cos’era… Di certo una sensazione abbastanza scomoda, viscida,
sgradevole… Kagome strinse le spalle. Sentiva freddo. Ad un tratto dal
nulla era sbucato uno strano vento, quasi calunniante, come se volesse
convincerla di qualcosa, che quella non era la cosa giusta, che avrebbe fatto
meglio a marcire in quella prigione. Ma lei non ci credeva, era convinta più
che mai che la soluzione migliore era scappare da lì per sempre, dato che avevano avuto un grosso vantaggio grazie a Sharden e Kyoko. Eppure, quella voce si faceva sempre più insistente,
tentando invano di convincerla a tornare indietro. Ma
lei era cocciuta e andava avanti. In fondo era lì, non aveva
senso ritornare indietro…
-Siamo
arrivati…- dichiarò profonda la voce di Sharden.
Si
erano fermati nel bel mezzo di una sala. Le pareti erano dorate, il soffitto
alto e decorato da lunghe aste di legno intarsiato di motivi strani, quasi
satanici. Non vi erano mobili. Un grande lampadario
fatto di gocce di vetro la illuminava, le finestre erano alte e divise in
quattro parti da sbarre di ottone, il pavimento ricoperto da pregiati tappeti
persiani e davanti a loro un enorme arazzo rosso. Non avevano mai visto tanto
lusso in un solo colpo. Ne rimasero meravigliati. Ma
perché ora si trovavavno lì? Che senso aveva tutto
ciò? Sharden avanzò senza preavviso, e bloccò Kyoko con una mano, che si era
già portata in avanti verso lui.
-Ma perché?- domandò sconcertata.
L’uomo
non le rispose, ma si limitò soltanto a fissarla un attimo e a simulare l’atto
del silenzio, portando l’indice della sua mano sulla sua bocca. La ragazzina
capricciosa capì e rimase indietro col resto della compagnia.
-Ma dove sta andando?- chiese Sven preoccupato ed
incuriosito allo stesso tempo.
Kyoko
si girò di scatto e lo squadrò da capo a piedi con aria schifata. Gli rispose
bruscamente dicendo:
-Tzk,
sta solo aprendo la porta d’uscita…-
-E dove si trova?- domandò questa volta Rinslet.
-Adesso
lo vedrete…-
Sharden
si diresse adagio verso il grande arazzo vermiglio, e lo raggiunse dopo pochi
secondi. Era davanti a lui. Lo ammirò compiaciuto ed un sensuale sorriso
pitturò il suo giovane volto. Abbassò la testa e rimase per un po’ di tempo in
silenzio, immobile, quasi non esistesse. Non si udiva
nemmeno il suo resipro… La rialzò, e con sguardo sadico fissò di nuovo
l’arazzo. Sollevò lentamente il braccio sinistro, e lo portò
esattamente sopra il suo capo. La mano era spalancata, le dita
affusolate, separate tra loro da circa un centimetro e più, erano tese e
tremanti, traboccanti di energia maligna. Con gesto
improvviso e invisibile esse si precipitarono verso il
quadro. Tutto era durato un attimo, un attimo di quiete, un attimo di tensione.
Spostarono di circa un metro il quadro, scoprendo così
un nuovo segreto, mai toccato e profanato fino ad ora. Dietro a quel
meraviglioso arazzo orientale, ingentilito di motivi artificiosi, vi era un
enorme buco, un’uscita che portava direttamente nel giardino anteriore del castello,
davanti ad un bosco di aceri e pioppi rigogliosi.
Tutti guardarono quello spettacolo col fiato mozzato. Non potevano crederci che
la libertà era lì a un passo da loro, che l’aria li
avrebbe toccati ancora, che finalmente si sarebbero allontanati da lì…
-Questa
è una piccola cosa che ho scavato qualche tempo fa,
una specie di premonizione che ora si è avverata…- dichiarò Sharden con un
accento di ironia.
-Allora
muoviamoci!- concluse esuberante la voce di Kyoko.
Rinslet,
Sven e Kagome la seguirono senza fiatare. Attraversarono tutta la sala molto
velocemente, poi entrarono, anzi uscirono da quell’ apertura.
Si trovarono fuori. In mezzo a quella natura, a quella meravigliosa radura, a
quel vento così puro, a quel sole così splendente, i loro spiriti furono
inebriati da una fresca luce di indipendenza. Erano lì, ad un passo dalla loro nuova vita, esenti da quella
prigionia grigia… Sharden li guidò ancora, verso la foresta, indicando
loro la loro unica via di fuga. Essi gli andarono dietro. Ma
mentre camminavano attentamente non facendosi vedere dalle guardie, assaporando
già il profumo della libertà, il cuore di Sven era impensierito da qualcosa,
qualcosa di molto importante…
“Eve…
dove sei finita?” pensò.
Quella
bambina, a cui tanto aveva voluto bene, e a cui tanto teneva, cos’era successo? L’ansia perseverava ininterrotta ad infastidirlo,
a stritolargli lo stomaco, a renderlo pazzo. Doveva assolutamente sapere
qualcosa su di lei, doveva farlo o sarebbe morto
all’istante. Già, ma come? Non se ne riparlava proprio di
rientrare di nuovo, sarebbe stato troppo rischioso seondo i suoi
compagni. Ma da parte sua, sentiva che per Eve avrebbe
fatto pure questo, andando incontro a qualsiasi imprudenza… Rinslet cercò di
svegliarlo da quel momentaneo smarrimento emotivo.
-Sven,
che succede? Hai l’aria preoccupata…- mormorò
incuriosita.
L’uomo
non potè più trattenersi. Troppi pensieri lo stavano tormentando. Prese le
spalle della ladra, e gliele strattonò violentemente, facendole del male. La
guardava spaventato, angosciato, tutto tremate.
-Eve,
voglio sapere dov’è Eve! Non me ne vado senza di lei!- urlò
isterico.
-S- stai calmo…- tentò di calmarlo lei.
-No,
NO! VOGLIO SAPERE DOV’è EVE, ORA!!!- ribadì lui ancora più forte.
-Lei
non esiste più…- gli rispose Sharden.
Sven
si fermò di scatto. Aveva sentito bene? La sua adorata Eve non esisteva più?
Com’era possibile? No, non ci credeva…
-Non
è vero… come puoi dire una cosa del genere?- domandò
incredulo.
-Te
lo spiegherò bene, se però lasci la signorina Walker…- intimò
distaccato.
Eseguì
il suo ordine meccanicamente e lo stette ad ascoltare con occhi e bocca aperti.
Sharden cominciò:
-La
dolce e innocente bambina che conosci tu ormai non esiste più… la vecchia Eve è
morta, lasciando posto ad una nuova creatura. Questa creatura si chiama Dark
Eve, e a differenza della Eve normale è un essere
mostruoso, cattivo, privo di sentimenti umani. È completamente dipendente da
Creed, esegue qualsiasi suo ordine, senza mai ribellarsi, proprio come Black
Cat… anche se tu andassi a salvarla ora, lei non ti seguirebbe, non ti degnerebbe di uno sguardo, anzi, ti respingerebbe e forse ti
ucciderebbe… lei non ti riconoscerebbe, e ti scambierebbe di sicuro per un
nemico. La sua vecchia memoria è stata cancellata quasi del tutto, grazie anche
all’aiuto della dottoressa Torju…-
-La
dottoressa Torju hai detto?- chiese Rinslet
sbalordita.
-Sì,
certo, come mai?-
La
ladra si mise una mano sul mento e cominciò a pensare. La dottoressa Torju, la
stessa che aveva creato Eve, sotto l’ordine di Torneo Ludman, la donna a capo dell’ equipe medica per la sua realizzazione… Allora anche
lei era un nemico? Lei era una collaboratrice degli apostoli? Ed ora stava per
distruggere completamente la mente e i ricordi di Eve?
-Purtroppo
la conosco… lei ha creato Eve, e lei sta per annientarla…- annunciò
con tono greve.
-CHE COSA? MA NON è POSSIBILE!- esclamò Sven, sconvolto.
-E invece è così purtroppo…- rispose fievole lei.
-Ma allora dobbiamo subito andare da lei!- si affrettò a
dire l’altro.
-Aspetta, non è così semplice…- lo ammonì Sharden.
-?!-
Si
mise ad osservarlo dubbioso.
-Non
vedi le tue precarie condizioni? Se entri lì hai morte
certa, e tanto ormai Eve non è più lei, è controllata da qualcosa di più grande
e di più pericoloso… la tua sorte sarebbe segnata…-
Sven
lo fissò un attimo, poi abbassò la testa e si mise a sogghignare. Nessuno
capiva il motivo di tale gesto.
-Voi,
non avete capito nulla… a me non importa niente se muoio, io voglio solo
salvare Eve, questo è il mio scopo, anche l’ultimo della mia vita…- disse molto convinto.
-Sven,
è una pazzia!- gli gridò dietro Kagome,
preoccupatissima.
-L’unica
cosa da fare è fuggire via, ormai Eve è sotto l’influenza di Creed, non è un
compito adatto a te, Train Heartnet è l’unico che forse può cambiare le cose…-
-Train?-
-Certo,
lui ha un conto in sospeso con Diskens, giusto? Dato che tu, la signorina
Walker e la signorina Higurashi siete stati rapiti da
noi, non tarderà di certo a venire qui… e certamente cercherà di fare qualcosa
anche per Eve… lui ha le potenzialità per farlo, può sconfiggerlo in qualche
modo…- chiarì Sharden.
-E dato
che a Cat ho tatuato il segno degli apostoli, e gli ho detto che se entro due
giorni non verrà qui, morirà carbonizzato, allora di
sicuro sarà sulle vostre tracce adesso, e magari sarà quasi arrivato da noi…-
-Che
cosa??? L’hai maledetto???- strillò Rinslet contro la
ragazzina.
-Ehm,
sì, cioè, non proprio…-
-AAAH!!! MA SEI IMPAZZITA??? VUOI PROPRIO AMMAZZARLO EH?- replicò
ancora più acida.
-Ascolta,
l’ho fatto quand’ero ancora un apostolo delle stelle…-
provò a giustificarsi l’altra.
-perché ORA COSA SEI??!!-
continuò la ladra senza pietà. Aveva gli occhi infuocati d’ira.
-Signorine,
smettetela per favore, non è ora il caso di litigare… lo potremmo
incontrare sul nostro cammino, quindi diamoci una mossa, abbiamo già perso fin
troppo tempo…- tagliò Sharden abbastanza severo.
“Stupidi…”
Quest’ultimo
poi avanzò col passo, e proseguì penetrando nel bosco. Gli altri lo seguirono
poco dopo. Ma appena il tempo di percorrere qualche
metro e un botto attirò la loro attenzione. Vicinissimi a loro, un gigantesco
lampo di fuoco li investì, inghiottendoli nel suo cerchio di calore. Li
scaraventò tutti quanti a terra, con la sua smisurata energia, procurandoli delle
ferite. Kyoko che questa forza la conosceva bene, dato che la possedeva nel suo
corpo, tentò in tutti i modi di placarla. Si alzò immediatamente da terra,
appena ne ebbe l’occasione, e allungando le braccia in
avanti, con le mani ben aperte, creò una palla di fuoco di pari forza a quella
avversaria. La voce di Sharden la incitò a resistere.
-KYOKO!!! CERCA DI RESTARE IN PIEDI IL Più POSSIBILE, VENGO AD AIUTARTI!!!-
-Gnnn…
muoviti, non s- so per quanto riuscirò a resistere ancora…- mormorò
affaticata la voce della ragazza.
L’uomo,
senza farselo ripetere, si drizzò in piedi e corse verso la sua compagna per
darle una mano. Con rapidità estrasse il suo coltello dalla veste nera e si
tagliò con forza il palmo della mano sinistra. Sgorgò qualche
leggera goccia di sangue, poi venne fuori qualcosa di più consistente.
Man mano che i secondi passavano sulla mano si accumulava qualcosa di denso,
che si muoveva sinuosamente, vivido e intenso. Si dilatava, a poco a poco,
diventando più grande della mano. Intanto Kyoko lo osservava sconcertata ed
interessata, ma contemporaneamente innervosita e frettolosa. Scambiava delle
svelte occhiate, e poi ritornava subito attenta a quello che aveva davanti.
-Sharden,
che cavolo stai facendo?- domandò velocissima.
Egli
sorrise lievemente, poi rispose alla sua domanda.
-Mi
prosciugherò, così grazie al mio sangue riuscirò a spegnere quest’incendio e a
portarvi in salvo…-
La
ragazzina lo fissò un istante, turbata. Davvero voleva uccidersi per salvare
lei e tutti gli altri? Davvero voleva farsi del male? Davvero voleva privarsi
della vita per tale scopo? Lui, un uomo che sempre aveva ammirato, che da
subito aveva preso in simpatia, che la aveva aiutata molte volte… Sharden
Flaberg, un ragazzo gentile, buono, che sempre l’aveva protetta, che le aveva insegnato il buon senso e la giustizia, e a cui mai si
sarebbe separata, nemmeno in un caso come questo… Si scambiarono alcuni
sguardi, poi l’uomo tornò a contemplare il fuoco e cominciò a fare un discorso
coscienzioso alla ragazza.
-Ti
prego Kyoko, resisti ancora un po’, dopo quando ti darò il via, scappa con i
prigionieri e lascia fare tutto a me… ormai non ho più
motivo di vivere, tu invece sei ancora così giovane e bella, hai una vita
davanti a te…-
Kyoko
lo guardava con occhi preoccupati e privi del solito luccichio allegro che li
illuminava. Con voce rotta e testa bassa gli rispose:
-Non
posso lasciarti così Sharden, non voglio lasciarti così…-
L’altro
da parte sua le accarezzò dolcemente la testa, e le disse molto pacatamente:
-Sciocchina,
vai tu, qui ci penso io…-
Ma la ragazzina non voleva arrendersi, e mentre il tempo
passava e il sangue di Sharden fuoriusciva quasi del tutto dalla sua mano, si
girò verso gli altri che si tiravano su e li guardavano impauriti. Sorrise amara,
e ordinò loro:
-Stupidi,
non vedete che qui crepate? Andatevene…-
Riuscì
a finire questa frase che una colpo molto potente la
allontanò dalla sua posizione. Era la mano destra di Sharden, che l’aveva
spinta via apposta. Kyoko cadde a terra, ma cercò di sollevarsi con le braccia,
e seduta chiamò il suo compagno a gran voce:
-SHARDEN!!!!-
L’uomo
si girò verso di lei, analizzandola un istante. Rise leggermente, mostrando i
suoi candidi denti, mentre una grossa lacrima scavava il suo pallido viso,
prossimo ormai alla morte. Kyoko cercò di corrergli incontro per toglierlo di
lì, ma la presa ferma di Sven glielo impedì. Le strinse le spalle e la sollevò
dall’erba. La ragazzina si dimenava in tutti i modi, agitando braccia e gambe,
ma non c’era modo di opporsi.
-Stupido,
lasciami! Devo andare ad aiutarlo!- protestò isterica.
-Sciocca!
Non gli serviresti a un bel niente, gli saresti solo
d’intralcio!- ribadì l’altro.
-Non
me ne importa niente, voglio andare da lui, ti prego, TI PREGO!!! Ti prego…-
Kyoko
ormai era quasi priva di forze, stanca dopo tutta la resistenza che aveva usato
per controbattere quel fuoco. Sven lo capì e la prese in braccio, per evitare
di farle fare sforzi inutili. Fuggì via raggiungendo
le altre due donne, mentre le fiamme imperversavano contro di loro. Tutto
quello che riuscì a vedere Kyoko prima di svenire, fu la figura di Sharden
puntare una mano contro il fuoco, e sparire divorata dalle fiamme.
-S- Sharden…- bisbigliò.
Poi
chiuse gli occhi e dormì profondamente, con un dolore al petto.
“E fuori uno…”
-Tutta
quella era opera di Creed…- dichiarò Sven, mentre correva.
-Che? Creed ha escogitato questo piano?- chiese Rinslet incredula.
-Sì,
qualche istante prima che scoppiasse l’incendio ho
notato all’entrata del castello una figura maschile, dai capelli argentati…
sono certo che era lui…-
-Ma allora…-
-Si
era accorto di tutto… ha voluto farci credere di riuscire a scappare, invece
all’ultimo minuto ha fatto tutto questo…-
-M- ma Sharden?- disse Kagome.
Sven
la fissò, poi abbassò la testa e la mosse da destra a sinistra, sospirando.
-Non
ce l’ha fatta…-
-Kamisama…
poverino…- sentenziò la ragazza con le lacrime agli occhi.
Ci
furono dei minuti di silenzio, in cui tutti erano concentrati a pregare per
quell’uomo. Volevano ringraziarlo per quello che aveva fatto loro, per la fuga,
per essersi sacrificato, anche se non avrebbero mai più potuto farlo
personalmente… Quella quiete fu però interrotta ad un certo punto da una voce
squillante che stava interpellando la ladra.
-RINSLET!!! AMOREEEE!!!- esclamò.
La
donna si voltò e capì all’istante di chi era quella voce. Di chi, se non di
Jenos Hazard? Quel balordo… Il numero VII la raggiunse in pochi attimi e le
venne incontro abbracciandola. Rinslet fu travolta e non potè fare a meno di
essere stretta da lui. Continuò ad urlare il suo nome per tre quarti d’ora,
ininterrottamente, piangendo dalla gioia di averla
rivista.
-OH,
RINS!!! QUANTO MI SEI MANCATA!!! COM’è BELLO POTERTI RIVEDERE!!!-
Si
strusciava fortemente contro la sua testa, senza sosta. Era tremendamente
fastidioso. Rinslet, stanca di tutto ciò, decise di dare un taglio netto a
tutte quelle smancerie. Senza avvertire Jenos, gli diede un pugno in pancia e
lo scaraventò via, senza pietà. L’uomo volò in cielo, finchè
non divenne un puntino luminoso in mezzo a tutto quell’azzuro.
-Oh,
e finalmente si è tolto dalle scatole…- consluse seccata la ladra,
strofinandosi le mani.
-KAGOME!
SVEN! RINLSET!- urlò un’altra voce.
Questa
volta era un ragazzo dai capelli corti neri, seguito
da un altro ragazzo dai capelli lunghi e argentati. Li raggiunsero a velocità
impressionante, dopo solo qualche momento. Inuyasha si precipitò su Kagome, e
l’abbracciò stretta, non lasciandola respirare. La ragazza era
imbarazzatissima, e soffocata da tutto quell’affetto.
-Kagome,
meno male che sei viva! Credevamo che Creed ti avesse fatto qualcosa!- esclamò
eccitato il mezzodemone.
-C- calma Inuyasha, sto bene ora…- rispose lei, rossa in
volto.
Train
invece osservò attentamente i suoi due compagni, e Kyoko in braccio a Sven. Con
voce seria e insistente disse:
-Come
state? Vi ha fatto qualcosa? Cosa ci fa quella
ragazzina con te? È una nosta nemica… e il cappello a cilindro?-
-Noi
stiamo tutti bene, siamo riusciti a scappare grazie a Kyoko e Sharden… si sono
convertiti e ora non sono più parte degli apostoli delle stelle…- iniziò Sven.
-Purtroppo
mentre fuggivamo Creed Diskens ha fatto esplodere un incendio vicinissimo a noi
e Sharden si è sacrificato per non farci morire, prosciugandosi del suo sangue
per spegnere il fuoco… è morto…- completò Rinslet.
Il
ragazzo rimase momentaneamente scosso da quella rivelazione, provava un fondo di amarezza per quello che era succeso all’apostolo e una
certa compassione per Kyoko, anche se lo aveva maledetto con quel tatuaggio, e
fatto tutto quel male.
-Ah!-
gridò dolorante ad un tratto.
-Che
succede?- chiese allarmata la ladra.
Lo
sweeper si tastò il braccio sinistro. Bruciava. Proprio come pensava, appena
aveva nominato quella ragazzina, il disegno aveva cominciato a scottare. Era
tutta la notte che ci pensava, a Kyoko, alla maledizione, alla sua sorte… Ed
ogni volta che questo capitava sentiva quel tremendo bruciore che si espandeva
in tutto l’arto. Era come un collegamento diretto tra lei e il tatuaggio… Un
male da morire, uno spasimo mostruoso, e così lento e rovente…
-N-niente,
il marchio che mi ha impresso Kyoko… rispose
balbettando.
-Maledizione,
ma allora devi sbrigarti Train! Altrimenti…- esclamò
Rinslet.
-Lo
so Rins, non serve che me lo dici… muoviamoci, dove si trova il castello?-
-A
cento metri da qui…-
-ANDIAMO!-
-Un
momento, ma Cerbero? E di loro che ne facciamo?-
domandò Sven indicando Kagome e Kyoko.
Lo
sweeper si fece pensieroso in volto, e diede un veloce sguardo alle due
ragazze. Molto autorevole disse a Kagome:
-Te
la senti di portarla con te via? Salite nella macchina di Cerbero e aspettate il nostro ritorno rintanate lì…-
Kagome
ci pensò un attimo, poi la sua espressione divenne
abbastanza triste. Con occhi languidi osservò Train. Forse quella sarebbe stata l’ultima occasione di vederlo vivo, non voleva
perderlo così vilmente, scappando da una realtà così visibile… Anche se era lui
ad ordinarle di salvarsi, non voleva saperne, non era giusto lasciar fare il
lavoro sporco agli altri, in fondo c’entrava anche lei in quella storia e poi,
voleva vendicarsi per quello che gli aveva fatto Creed due giorni prima…
-Non
ci sto!- affermò.
Tutti
la guardarono sconcertati. Fu Inuyasha poi ad intervenire, tentando di
convincerla.
-Che? Ma Kagome, è una follia
venire con noi! Pensaci un attimo: vuoi davvero rischiare la vita? E poi, ci sono io a vendicarti…-
Ma la ragazza non mollava.
-Non
se ne parla! Io vengo con voi e basta! Ho deciso, non posso lasciarvi in preda
a quel pazzo scatenato fuggendo via, non me la sento proprio…-
-Ma Kagome, SEI APPENA STATA LIBERATA! Vuoi
rendere vano lo sforzo di Sharden?- strillò Train innervosito.
Kagome
lo fissò incollerita ed allo stesso tempo molto decisa.
Voleva trovare una motivazione a tutti i costi. E dopo
poco la trovò. Strinse molto vigorosamente i pugni, che tremavano quasi, e a
gran voce spiegò il suo obiettivo.
-So
perfettamente che Sharden ci ha salvato la vita, gliene sono grata, ma non
pensate che non è riuscito a realizzare il suo scopo? Non è riuscito ad essere
libero… ebbene, io voglio rendergli il favore, uccidendo Creed e vendicando
così la sua morte… e lo stesso vale per Kyoko. Di sicuro non se ne starà con le
mani in mano ad aspettare voi, ma anch’essa di sicuro vorrà darvi una mano,
come lo voglio io… quindi noi due non ce ne andiamo,
anzi, vi seguiremo fino all’ultimo, resistendo fino alla fine, come ho sempre
fatto quand’ero nella Sengoku Jidaii… voglio esservi d’aiuto, non d’impiccio,
chiaro? E ora se volete scusarmi io vorrei proseguire verso il castello…-
Train
e gli altri rimasero impressionati da tanta determinazione, era un lato di
Kagome che ammiravano tutti, e che avevano avuto la fortuna di sperimentare
sulle loro pelli. Quelle parole infusero loro una nuova energia, inducendoli ad
andarle dietro. E così fecero. La ragazza questa volta
guidava la comitiva, e con passo deciso si dirigeva fuori dal
bosco, per incontrare una seconda volta quella splendida radura prima
dell’imponente castello del capo degli apostoli. Era eccitata, concentrata,
decisa più che mai a porre fine una volta per tutte a
quella terribile battaglia. E gli altri provavano gli
analoghi sentimenti.
-Benvenuta
dottoressa Torju…- mormorò una voce maschile molto sensualmente.
Una
donna, dai lunghi capelli biondi e dagli occhi di un celeste meraviglioso,
vestita di un camice bianco, si dirigeva verso un uomo vestito allo stesso
modo, dai capelli cortissimi e neri e dagli occhi di un bruno intenso e
maligno. Era finalmente arrivato il momento della svolta. Qualcosa di
definitivo, di terminale. Si avvicinò a Doctor a passo nervoso, a testa alta e
sguardo impassibile. Il collega la osservò compiaciuto, e un lieve sorriso gli
cambiò l’espressione del volto.
-Dunque,
a che scopo questo invito?- domandò acida.
-Carissima
dottoressa, l’ho chiamata qui perché solo lei è a conoscenza di tutte le
funzioni e segreti di una cosa che ha creato lei stessa…- alluse
Doctor.
-E
di cosa si tratta?- interrogò la donna indifferente.
Il
dottore con un gesto la incitò a seguirlo. E lei
obbedì. Camminarono per qualche metro in quella stanza buia, rischiarata
leggermente da piccole finestre circolari poste quasi in cima ai muri. I raggi
del sole filtravano da esse, creando così un’amosfera funebre
e ferma, simile a quella di una chiesa medievale. Il pavimento era liscio e grigio, vi si specchiava il corpo, le mura
fatte di pietra e spoglie, e davanti solo buio. Poi, ad un
tratto, una strana luce, fioca e rossa, qualcosa di magico. Essa
diventava sempre più grande e lampeggiava, come un semaforo. E poi, una sagoma
che si delineava, qualcosa che man mano assumeva la
somiglianza di una enorme vasca. Ed è quello che fu
dopo qualche secondo ancora, quando finalmente la raggiunsero. La dottoressa
Torju allungò lo sguardo verso di essa, per
riconoscere ciò che vi era dentro. Le si raggelò il
sangue. Quella era…
-Eve…-
sibilò Doctor togliendole le parole di bocca.
-M- ma che c’entra lei? E Toreo
Ludman?- chiese confusa.
L’uomo
si sistemò gli occhiali, e dopo un bel respiro cominciò la sua spiegazione.
-Vede,
Eve, o meglio, Dark Eve, è ora sotto il nostro controllo. È assolutamente
necessaria al nostro scopo, e per esserci utile, deve assumere tutte le
caratteristiche che servono a realizzarlo. Ma dato che la sua mente è ancora
vacillante, e i suoi precedenti ricordi persistono, lei è l’unica che può
cancellarli, dato che la conosce molto bene… o no?-
La
donna deglutì. Cominciarono a tremarle le gambe e le mani. Eve,
rappresentava un brutto ricordo per lei, che avrebbe voluto rimuovere molto
presto. Una vecchia ferita riaperta, un dolore improvviso… Quei giorni di prigionia, quei giorni rinchiusa in quel laboratorio,
senza quasi mai mangiare o bere, quei giorni in cui fu trattata come una
schiava ed impazzì, giorno e notte, senza mai un momento di pace, era lì,
davanti a quella creatura artificiale, che cresceva e le assomigliava sempre di
più… Un incubo, il panico, l’angoscia di quei momenti così duri e tetri…
-Lei
ci aiuterà a renderla una persona completamente nuova. Ha portato quello che le
ho detto, vero?- la interruppe il collega, con voce
algida.
-S-sì…- rispose la dottoressa balbettando.
Da una tasca del suo camice, tirò fuori una boccetta di plastica a
forma di cilindro, dove vi era contenuto un liquido nero. La consegnò
automaticamente a Doctor, senza nemmeno degnargli di uno sguardo. L’uomo sorrise soddisfatto e le scambiò uno sguardo molto
provocante.
-Perfetto,
con il veleno che ha costruito lei con tanta fatica in questi ultimi tre mesi,
ora potremo dare il definitivo via al nostro progetto! Vuole
avere lei l’onore di iniettarglielo?- annunciò Doctor a gran voce.
La
dottoressa Torju alzò finalmente gli occhi e lo guardò quasi impaurita,
mantenendo comunque una certa freddezza. Non poteva
farsi condizionare da quello stato d’animo, in fondo quello che era stato era
stato, non poteva tornare indietro. Quindi, con
energia, prese la fiala e se la portò al petto.
“Non
posso tirarmi indietro ora… ne va della mia reputazione di donna di ghiaccio…
però, il suo sguardo non mi ispira, chi mi da la
sicurezza che ora sto per farle del male? Eppure, io non sono mai stata dalla
parte di nessuno, e nessuno mi impedisce di
distruggere una cosa che ho creato io stessa…”
-Allora?
Si decide?- la esortò il collega.
Senza
rispondere, gli diede le spalle, e si voltò verso la vasca. Eve, era distesa,
gli occhi chiusi, lo sguardo freddo, e il corpo immobile e impietrito. Era
nuda, lì, davanti a lei. Anche se era una macchina
assassina, costruita basandosi sulle nanomacchine, rimaneva pur sempre una
ragazza, qualcosa di delicato e dolce, come un petalo di rosa… Un qualcosa di
fragile e debole, puro come l’acqua, e sporcato da una corruzione, da una prostituzione
morale, da una mente degradata… Era una vittima, ritornata alle origini. Alla
fin fine, non stava compiendo gli stessi atti di molto tempo prima? Quando era controllata da qualcun altro… Era come se fosse stata un
trestimone, passato da una staffetta ad un’altra, senza avere il tempo di
opporsi. In fin dei conti, non era cambiato molto, aveva solo cambiato
padrone… Eppure, in questo caso, alla donna pareva che Eve fosse una schiava,
più martire di quello che era già stato… Ma perché sentiva questa sensazione,
perché? Non ebbe risposta. Quella situazione orrenda doveva finire prima o poi, senza porsi tante domande. Quindi,
ora, si doveva agire e anche in fretta. Sotto il suo naso vi era un tubicino
abbastanza sottile e lungo di plastica, collegato direttamente alla vasca.
Sembrava una cannuccia. Molto probabilmente era lì che bisognava immettere il
liquido. E così fu. Avendo la conferma da Doctor che
quello che stava facendo era giusto, la dottoressa Torjou osservò un’ultima
volta con occhi di ghiaccio quella macchina incubatrice, ma più precisamente,
ciò che vi era dentro, cioè Eve, meglio conosciuta con
un nuovo nome, Dark Eve. Strizzò poi gli occhi, per scacciare quel grande senso di colpa che le opprimeva il cuore.
“Addio piccolina…” pensò con animo materno.
E con gesto immediato della mano, cancellò per sempre la sua
aura da dolce bambina. Un sorriso, e nient’altro, proveniva da quella bocca… La
bocca di Eve… La sua figlia adorata… E nella sua mente
vivida come non mai…
-Ehi,
Kyoko, ti sei svegliata…- mormorò Sven meravigliato.
La
ragazzina era ancora in braccio a lui, e con occhi spenti osservava gli alberi.
Sembrava che corressero, invece era lei, o meglio lui a muoversi… Si fece un
po’ di forza e con le braccia andò a stringere il collo dello sweeper. Con voce
velata poi domandò al suo orecchio:
-é morto?-
Sven
abbassò gli occhi e la fissò un attimo. Nel suo sguardo da bambina si poteva
notare tutta la tristezza e tutta la rassegnazione di una risposta che
insconciamente sapeva già.
-Sì…-
disse profondo e dispiaciuto.
Dalle
gemme nere della ragazza sgorgarono due lacrime pesanti, che solcarono
le sue guance molto lentamente. Si sentiva male, come se non volesse sapere, eppure
conosceva benissimo quello che era successo al suo amico… Ma perché non l’aveva
lasciata combattere al suo fianco? Perché l’aveva
respinta in quel modo? Non voleva anche lui alla fin fine
esere libero? E allora, perché
quell’ostinazione? Non riusciva a spiegarselo… Sapeva solo che ora stava
soffrendo come un cane, per la perdita di Sharden, di suo fratello maggiore…
-Siamo
quasi arrivati…- annunciò fredda la voce di Rinslet.
-Benissimo…
Cerbero dovrebbe essere già lì, e in teoria dovrebbe già essere entrato nel
castello…- disse Train tra sé e sé.
-Ma, Cerbero non disturberà le nostre azioni, vero?- chiese
la ladra sentendolo.
Lo
sweeper la guardò, e ghignò maligno e soddisfatto.
-Certo
che no… Jenos ha detto che si occuperanno dei subordinati di Creed, ed avranno
un bel po’ da fare… ci lasceranno campo libero…- rispose
col sorriso sulle labbra.
-Meglio…-
mormorò Rinslet.
Erano
praticamente giunti alla grande radura. Kagome guidava
ancora il cammino, ora un po’ più incerta e vacillante. Tutta l’energia
iniziale l’aveva quasi del tutto abbandonata, lasciando spazio ad un senso di
lieve angoscia. Voleva tornare indietro, ma non poteva. Altrimenti,
tutto si sarebbe sfasciato, così, in un colpo. Tutto il coraggio che aveva
infuso ai suoi amici si sarebbe dissolto in un attimo.
Non doveva arrendersi, questo gliel’aveva insegnato suo
padre, molto tempo prima, e ci credeva ancora. Se
non fosse stato così, che ne sarebbe stato di lei? La rassegnazione,
l’abbattimento, e tutto quello che ci girava attorno, l’avrebbero annullata,
completamente…
-Eccoci,
ci siamo…- annunciò macchinalmente.
Si
ritrovarono davanti alla radura, un posto meraviglioso, verdeggiante,
rigoglioso, un paradiso naturale. E in lontananza
videro una figura maschile ridere sguaiatamente, un ragazzo dal lungo manto e
dai capelli argentati, un ragazzo dallo sguardo malvagio, Creed Diskens…
-Salve
miei cari amici!- esclamò contento aprendo le braccia.
Gli
altri non ricambiarono il suo saluto allo stesso modo, ma si limitarono a
guardarlo schifati ed adirati. Kyoko, che intanto si era ripresa del tutto,
fece cenno a Sven di lasciarla. E lo sweeper
acconsentì, facendo così rimanere in piedi la ragazza.
-Maledetto…-
sussurrò dirignando i denti.
-Ebbene, vi vedo in forma! Che ne
dite allora di cominciare il nostro gioco? Sarei lieto se voi partecipaste…- disse sarcastico.
-Ma certo, noi non vediamo l’ora…- rispose a bassa voce
Train.
Creed
allora, indicò con un braccio l’entrata del castello, un enorme portone di
ferro già aperto. Con fare elegante invitò loro dicendo:
-Dunque avviatevi verso l’interno… io vi aspetterò alla sala
principale… sempre se ci arriverete…- concluse ghignando maligno.
Quindi agitado il manto molto sensualmente, sparì dalla loro
visuale. Tutti i presenti rimasero a guardarlo, poi Train
proferì parola. Rivolgenosi a Kyoko le ordinò:
-Tu
non sei ancora del tutto a posto… salimi in groppa, così ci indicherai
la strada, dato che la conosci…-
-Ma io…- protestò la ragazzina.
Rinslet
però, molto fermamente, la bloccò sul nascere, e concordò con Train.
-Ti conviene farlo senza storie, non abbiamo tempo da perdere…-
bisbigliò severa.
Kyoko,
di malavoglia, salì sulla schiena dello sweeper, che la teneva ben stretta. Dunque si avviarono verso l’entrata, infervorati da un fuoco
di vendetta dentro.
“Non
preoccuparti, staimo arrivando Creed…”
Mamma mia quanto è durato questo capitolo!!! Non ce la facevo più!!! Spero solo di finire presto
questa ff, intanto voi commenate, CIAO!!!