The 'Captain' and the 'Doctor'; Drabble & FlashFic Collect.

di Schwarzweis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** History ***
Capitolo 2: *** Magnetism ***
Capitolo 3: *** Sheets ***
Capitolo 4: *** Tabacco ***
Capitolo 5: *** Call ***
Capitolo 6: *** Kid ***
Capitolo 7: *** Law ***
Capitolo 8: *** Glasses ***
Capitolo 9: *** Lipstick ***
Capitolo 10: *** Smile ***
Capitolo 11: *** Fireworks ***
Capitolo 12: *** Panties ***
Capitolo 13: *** Pokerface ***
Capitolo 14: *** Impressions ***
Capitolo 15: *** Drugs ***
Capitolo 16: *** Lust ***
Capitolo 17: *** Gluttony ***
Capitolo 18: *** Greed ***
Capitolo 19: *** Sloth ***
Capitolo 20: *** Wrath ***
Capitolo 21: *** Envy ***
Capitolo 22: *** Pride ***
Capitolo 23: *** Heat ***
Capitolo 24: *** Silent ***
Capitolo 25: *** Liar ***
Capitolo 26: *** Cold ***
Capitolo 27: *** Moonlight ***
Capitolo 28: *** Arise ***
Capitolo 29: *** Opposites ***
Capitolo 30: *** TV ***
Capitolo 31: *** Goodbye ***
Capitolo 32: *** Demeanor ***
Capitolo 33: *** Unpredictable ***
Capitolo 34: *** Greets ***
Capitolo 35: *** Ultimatum ***
Capitolo 36: *** Mesmerize ***
Capitolo 37: *** Tulips ***
Capitolo 38: *** Three ***
Capitolo 39: *** Souvenir ***
Capitolo 40: *** Lullabye ***
Capitolo 41: *** Change ***
Capitolo 42: *** Sightseeing ***



Capitolo 1
*** History ***


-- History


Eri lì, davanti al timone della nave.
Sapevamo che sarebbe finito tutto,
che saremmo potuti morire.
Ma non ci importava.
Mi guardavi, con il cielo nero sopra le nostre teste, un'imminente tempesta.
Il segno evidente dell'ombra della guerra che si avvicinava, crudele,
i Pirati,
il Governo.

" La nuova generazione dovrà costruire la storia "

Hai detto, implicando un 'noi'.
Volevi dare un nuovo valore storico al tuo nome, Kidd, aspettandoti di non venire giustiziato.
Aspettandoti che io potessi credere che tu non avevi paura.

L'avevi detto,
la storia non ci dividerà.







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Capitolo 2
*** Magnetism ***


-- Magnetism


"Cosa diavolo stai facendo?"

"Mh? Non è abbastanza chiaro?"

Kidd gli stava sfregando con forza la mano da circa un'ora ed iniziava seriamente a credere che fosse diventato matto.
Per di più gli aveva disegnato una piccola N sul palmo della mano.
Notò che anche lui aveva qualcosa sul palmo, in effetti... una piccola S.
Dopo altri dieci minuti in cui credeva che il rosso volesse staccargli la pelle consumandola, l'altro si separò.

"Così dovrebbe andare bene, meglio di una Vivre Card, no?"

disse, cancellando via la S e poi alzando la mano verso Law, che ritrovò la sua inesorabilmente attirata da quella di Kidd.
La trattenne con un pò di difficoltà

"Come diamine hai fatto a magnetizzarmi la mano?"

"E' più importante il fatto che ora non potrai più fuggire da me, Trafalgar."

ghignò, stringendogliela.







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Capitolo 3
*** Sheets ***


-- Sheets


"Aahh....!"

"Kidd..."

"AH--! Ouh... oww.. così mi fai male.."

"Kidd, smettila di piagnucolare come una femminuccia."

"Ma... ahh--.."

Con la testa nel cuscino e le mani calde di Law sulla sua schiena..
.. aveva appena capito che attirare a sé anche i chiodi non era una buona idea.

"Ora dovremo cambiare le lenzuola.. razza di idiota, perdi meno sangue la prossima volta."

"Sì, sì, dottore. Hai finito con la fasciatura lì dietro?"







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Capitolo 4
*** Tabacco ***


-- Tabacco


Le quattro, ore pomeridiane. Caldo afoso e noia mortale sul mare dove due navi avanzavano con tutta calma.
Law agitava il giornale sperando di farsi aria, mentre scriveva su un foglio bianco caratteri e formule che sembravano essere incomprensibili.
Ancora una volta quella rara folata di vento aveva raggiunto la sua fronte sudata, ancora una volta la suddetta folata di vento portò con sé quell'insopportabile odore di fumo.

".... Eustass.. spegni quella sigaretta prima che lo faccia io.."

Aveva usato il suo cognome, probabilmente si stava innervosendo

"Scordatelo, Law. Sto crepando di noia, ed è finito il Rum... di nuovo."

Si girò a guardarlo, fulminandolo con gli occhi

"E' fastidioso, mi fa schifo. Spegnila, non riesco a lavorare"

"No."

"Spegnila."

"No."

"Ho detto spegnila."

"Ho detto no."

Kidd ghignò come suo solito, sfidandolo.
Il moro si girò velocemente verso di lui, avvicinandosi e con una mano prendendo la sigaretta dalle labbra del pirata con i capelli rossi, che subito catturò con le sue.
Accolse il bacio con la sua lingua mentre si approfondiva sempre di più, era un bacio passionale, senza freni, una lotta per il dominio sull'altro.
Era caldo, e non era solo l'effetto del sole, il sapore del tabacco e la bocca di Law che sapeva ormai a memoria.
Appena Kidd si mosse per tenergli un fianco, il chirurgo si staccò. Non fece in tempo a fare niente mentre cercava di riprendere fiato.
Law portò la mano sulle sue labbra con una velocità impressionante, tirandogli fuori la lingua e spegnendoci la sigaretta sopra

"Ti avevo avvisato, Eustass."

Il ragazzo si alzò sorridente e se ne andò, lasciandolo sofferente e con la lingua di fuori.
Nota mentale: cercare di smettere fumare.








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Capitolo 5
*** Call ***


-- Call


' buru ~ buru ~ buru ~ '

"Di nuovo quella fottuta den den mushi..."

Kidd odiava quel suono più di ogni altra cosa, e ne aveva addirittura due da sfamare, purtroppo.
Alzò un braccio dal letto su cui era sdraiato in malo modo e mezzo addormentato scaraventò letteralmente la sua mano sulla povera den den mushi... poi rispose.

"Chi diavolo è? A questa fottuta ora?"

una voce pacata e molto conosciuta rispose dall'altra parte "Buongiorno, Capitano..."

"Trafalgar. Ti sembra il momento? Dannazione."

"Uhm, no, Kidd, sono le tre del pomeriggio se non l'hai ancora notato."

Ah, ecco.... stupido Killer, si è scordato di svegliarmi. "Sì. Già. Comunque, che vuoi?"

"Dovevi chiamarmi, ricordi?"

"Sì, ti ho detto che ti avrei chiamato, ma non ho specificato quando, Trafalgar"

"Certamente. Eustass, vuoi fare un gioco?"

Giurò che dietro a quella domanda si celava un ghigno largo come una casa. "No, non ho tempo per i tuoi stupidi gioch--"

venne interrotto, "vediamo.." iniziò Law, con voce un pò troppo calma e sensuale per i suoi gusti ".. sono nella vasca da bagno.."

"E perchè diavolo chiami me mentre t--"

venne interrotto ancora, ".. vedessi quante bolle di sapone, e quanta schiuma... è molto morbida, sai..."

lanciò un'occhiataccia alla den den mushi "Trafalg--"

".. e che profumo di vaniglia.. tu lo adori, mi pare, vero?...... E l'incenso è proprio ottimo,"

"Piantala di--"

"le candele... un bicchiere di rhum..."

"La vorresti smettere---"

continuò ad ignorare le sue repliche "... certo, non fa comunque molto caldo.... sono completamente nudo.. ah, ciao Bepo,"

"COSA DIAVOLO--"

inorridì un secondo all'interruzione e a quel 'ciao, Bepo,' come se fosse stato tutto molto normale, quello stronzo di un'orso.
Che diavolo di vice capitano entrerebbe nel bel mezzo di un bagno del proprio capitano, che razza di capitano metterebbe suo vice capitano uno stupido orso?

"sì, ecco, ti stavo dicendo...." sentì il suo tono tornare com'era poco prima e poi il rumore dell'acqua che si muoveva "...insomma, prova ad immaginarlo.. qui..... nella vasca con me......"

il suo tono di voce si abbassò ancora, gliela stava facendo pagare per il mese intero passato senza farsi sentire.

"... mentre mi accarezzi le gambe.. le cosce...... fino alla vita... e poi i fianchi....." disse, con una lentezza incredibile.

"Ti detesto, lo sai?" Kidd ritrovò la propria voce decisamente più bassa e più roca, e sapeva anche il perchè. Sopratutto perchè non poteva fare a meno di pensare a quella scena, in effetti.

"... e poi mi prendi i fianchi con le mani... le tue labbra bagnate sulle mie.... mmh~..." giurò che l'ultimo verso era più che naturale, perchè quel bastardo deve gemere così lontano?

non disse niente, anche se la sua faccia era tra il furioso e l'arrossato.
Aveva una mano nei pantaloni e sperava tanto che nessuno sarebbe entrato in quel momento.

".....ow....... le tue mani sul mio corpo..... sui glutei....... le tue dita....... oh...."

ma quante dannate pause ci metti, insomma? E anche, quante dita, poi?

"....... i miei capelli sudati e bagnati che sfiorano i tuoi...... il tuo profumo..... oh, .."

quel fottuto chirurgo infame...

"....Kidd.... ahh.... così...... ah--!... aah~..!"

oddio...

"Mmmhh~--!.... ahh.. aaah.. aa-----!"

Linea caduta. Morta. Niente più gemere. Silenzio totale.

".... TRAFALGAR, BRUTTO STRONZO!" tuonò alla den den mushi tirando un calcio al comodino, quasi fosse colpa sua, quando sapeva benissimo che era stato proprio Law a chiudere la chiamata.

Cercò di richiamarlo ma non gli rispondeva.

**

"Mmh, penso di esserci andato troppo leggero." riflettè tra sé e sé Law, immergendosi meglio nell'acqua e chiudendo fuori dalla finestra il suo den den mushi che suonava imperterrito.
Sogghignò, bevendo del rhum dal bicchiere di vetro "Sarà per un'altra volta, Eustass."

**

"...nnhg..." concluse, deluso, sdraiandosi di nuovo sul letto e svolgendo doverose attività.

Forse sarebbe meglio chiamare Law più spesso.







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Capitolo 6
*** Kid ***


-- Kid


Law aveva pensato molto e intensamente, davanti al cadavere fresco di una giovane donna.
Non sapeva cosa gli era preso... voleva solo sperimentare. Era notte fonda ma con calma uscì da quella stanza, salendo su uno dei bordi di legno che delimitavano la sua nave e saltando poi in quella di Kidd.
Entrò nella camera del pirata, non stava dormendo.

"Mhn? Trafalgar, a quest'ora? Devo iniziare a spogliarmi forse?"

vide il pirata ghignare come al solito, ma questa volta lo ignorò e si mise a sedere sul suo letto

"Kidd.." iniziò, serio

"..cosa?" ora il rosso era curioso e quasi preoccupato per la sua reazione, 'bene', pensò.

"E se potessimo avere un figlio?" chiese innocentemente, ma prima della sua risposta dovette attendere una decina di secondi,

"Mi prendi per il culo? E lo sai che odio i ragazzini." disse Kidd, abbastanza allarmato da quella domanda, non era semplicemente possibile fare figli per un uomo.

"Ma ti dico che potrebbe essere possibile!" ora gli stava spuntando quasi un sorriso sul volto, ma lo nascose "Potremmo almeno provare.." abbassò leggermente la voce,

"LAW. Intanto è fisicamente impossibile, e tu sei diventato pazzo. E... beh, in quanto a provare.." sorrise di nuovo, alzandosi dalla scrivania "..proviamo." disse Kidd, avvicinandosi a lui.

Lo fece sdraiare sul letto, iniziando a baciarlo e mettendo una mano sotto la sua maglietta. Aveva ottenuto ciò che voleva: Kidd, un letto, il suo test...
... e voleva provare parecchie volte prima di saperne i risultati.

**

Kidd si svegliò senza avere Law al suo fianco, quella mattina. Aveva sentito il moro tornare di tutta fretta alla sua nave, per qualcosa di urgente..
..ma presto, a distanza di qualche settimana, avrebbe capito che si sbagliava su parecchie cose.

Law ritornò davanti al corpo esanime della donna, scambiando nuovamente il proprio bacino con il suo, femminile, per qualche ora.
Avere un potere che sconfigge le leggi della fisica era davvero comodo in molti casi...

**

"E come lo chiameremo?"







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Capitolo 7
*** Law ***


-- Law


La legge.
Era una di quelle cose che non avevano mai voluto seguire.
Per me non era altro che un mezzo per avere più avventure, più azione, più anarchia.
Ma per Law che ne portava anche il nome.. era di più, mi aveva accennato qualcosa, da cui avevo capito che addirittura scappava, da quel nome.
Forse mi sbagliavo. Però sinceramente non mi importava, non sono il tipo di persona a cui frega qualcosa del passato di qualcuno.
E l'avevo obbligato a non pensarci mai più, qualunque cosa fosse mi dava fastidio perchè riceveva più attenzioni di me, quel ricordo, a volte.

...
"E tua madre?"

"E' morta."

"Avrai almeno il padre, nh?"

"L'ho ucciso."

e sorridevi quando l'hai detto, Law. A volte mi illudo, ma rimani sempre il solito imprevedibile bastardo.

...
"Siamo nell'Era della Pirateria, la Legge per noi è solo un'ostacolo."

Allora se la Legge mi ostacolerà dal frequentarti, non mi farò scrupoli, li fotterò tutti uno ad uno. Dovranno temere il mio nome.
I nostri nomi.







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Capitolo 8
*** Glasses ***


-- Glasses


Erano le cinque del mattino, Kidd si ritrovò a svegliarsi a quell'ora per via della luce fioca accesa, nel buio.
Aprì lentamente gli occhi e vide il ragazzo accanto a sé, sfocato. Si sfregò sul volto con il dorso della mano, per guardare meglio..

"Che ci fai sveglio a quest'ora... Law..?"

il moro era quasi sdraiato sul letto, sotto le coperte e con la testa sul cuscino spostato in verticale. Aveva un libro tra le mani, quello che si direbbe un bel mattone.
Non lo notò subito, ma la bocca di Kidd si aprì stupidamente quando l'altro pirata abbassò quel libro e spostò gli occhi blu su di lui.
Aveva degli occhiali più o meno rettangolari, la montatura principale di plastica spessa, nera, mentre la restante ai lati era completamente bianca con qualche ricamatura in oro.
L'espressione calma, un pò persa. Alla luce della lanterna sul comodino gli sembrò ancora più incredibile, aveva anche un'aria un pò più aristocratica.

"Sei stupendo con quegli occhiali." disse Kidd, sempre con la bocca leggermente aperta ma, al contrario di ciò che poteva sembrare, con un tono molto normale e abbastanza assonnato.

Law appoggiò il libro sulle gambe e dedicò la sua attenzione al rosso, con tono gentile "Lo so."

"Narcisista." gli sorrise leggermente

"Pigrone." ricambiò il sorriso, più maligno

Altri scambi di battute, il rumore delle lenzuola, un libro scaraventato sul pavimento in legno.
I cuscini sparsi per la stanza, due corpi avvinghiati...
...un muro sfondato e tanti lividi, insulti e sarcasmo.
I compagni di Kidd e Law uscirono spaventati e sospettosi per quel gran fracasso, per poi provare a separarli con scarsi risultati.

La sua copia di 'Assassinio sull'Orient-Express' avrebbe dovuto aspettare.. di nuovo...







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Capitolo 9
*** Lipstick ***


-- Lipstick


Guardava Kidd da lontano, seduto sul letto. Era nel bagno vicino alla stanza, intento a truccarsi davanti allo specchio.

"Kidd, ma da quanto tempo è che ti metti quel rossetto?"

l'altro pirata si girò e chiuse il rossetto nella sua custodia, dandogli poca attenzione ".. mh, non lo so, non me lo ricordo molto bene.."

Law gli sorrise, sarcastico "Devi avere avuto un'infanzia terribile per essere arrivato a truccarti"

si aspettò una reazione scontrosa, ma invece Kidd prima spostò lo sguardo da un'altra parte e poi si sedette vicino a lui, sul letto, storcendo le labbra e guardando un punto a caso nel vuoto.
Ricordando un'altrettanto casuale episodio della sua infanzia, iniziò a parlargliene.

**

Nel Mare Meridionale, in un'isola dal nome sconosciuto, in una popolosa città ...
Era primavera, i ciliegi erano splendidi, in fiore per tutte le vie.
Specialmente in una certa zona, in uno dei più famosi distretti a luci rosse di quel tempo, costruito con il 'vecchio stile' di una volta.
Circa diciotto anni prima.

"E' così carino..!!" disse scalpitando una donna bionda, forse troppo trucco, tacchi alti.

Davanti a lei un'altra donna dai capelli rossi, mossi e fluenti, occhi dello stesso colore, alta, slanciata e con vestiti appariscenti.
Aveva una sigaretta tra le labbra rosse, uno sguardo fiero mentre teneva per mano un bambino di forse neanche quattro anni, che si reggeva a malapena in piedi per la timidezza.
La bionda gli stava tirando una guancia, il piccolo aveva un broncio stampato sul volto, ma si limitò a stringersi alla madre, gli occhi con più sfumature arancioni di quelli di lei, e fili rossi accuratamente pettinati.

C'erano altre donne vicino a loro, e presto si avvicinarono per ammirare il povero bambino dai capelli rossi.

"Su, Kidd tesoro, non essere timido, saluta le amiche della mamma.." uno sguardo che doveva essere tenero, forse, ma metteva quasi paura.

Ancora il piccolo non replicò, ed allungò una manina per salutare... ma si ritrovò ad essere trascinato tra le grinfie di una donna mora e formosa che lo guardava come se fosse stato un rubino.

"AlloVa è lui?! E' veVamente adoVabile!" Kidd la guardò spaventato, che terribile voce acuta..!

"Credevo volessi una femmina!" squittì un'altra, che lo tirò a sé per vederlo meglio.
La madre spostò una ciocca di capelli rossi e prese la sigaretta in mano, sedendosi su una sedia lì vicino, e riflettè tra sé e sé senza un tono particolare "E' così di poche parole... proprio come suo padre."

Kidd venne strattonato da una decina di donne dai gusti discutibili nel vestirsi e truccarsi, e quasi si mise a piangere quando una di loro si avvicinò con un rossetto.
Cercò di tornare da sua madre ma lei lo guardò sorridente "Però vestito da bambina sarebbe molto carino.."

Quelle parole segnarono una condanna ad un senso estetico terribile per il resto della sua esistenza.
Le donne lanciarono urletti eccitati mentre alcune si dileguarono e tornarono qualche minuto dopo con degli oggetti in mano.
Il piccolo Kidd non riuscì a spiccicare parola, con le lacrime agli occhi, mentre gli mettevano un pesante vestito lungo di seta bordeaux, con pizzo e stoffa bianca.
Un'altra bionda si avvicinò felice a lui, riempiendolo di cipria, poi vide una donna dai capelli corti a caschetto che lo costrinse a stare fermo mentre un'altra ancora gli metteva il rossetto.

"E' un'AMOVE!!"

Guardò quella con la R moscia catturare il suo polso sinistro, che si sentì quasi staccare, per mettergli dello smalto rosso scuro sulle unghie.

Il bambino dai capelli rossi tremolò piagnucolando "aiuto--"

non riuscì a terminare, si sentì sollevare a qualche centimetro da terra e si ritrovò con delle scarpette nere e lucide ai piedi.
Sua madre lo guardò sogghignando e gli fece una foto appena le donne finirono il loro 'lavoro'.

E quella foto finì incorniciata in un'angolino imbarazzato della sua memoria...

**

"Kidd... tu.. hai problemi.."

Law lo guardò sbalordito e poi si mise a ridere in faccia a Kidd, che avrebbe seriamente voluto ucciderlo di botte.
Dopo due minuti buoni, Kidd tirò un pugno sul petto dell'altro pirata pur di farlo smettere di ridere, quindi Law cadde sdraiato sulle coperte disfatte cercando di recuperare un pò di controllo.

"E finiscila, Trafalgar!"

"Oh.. dio, Kidd.. hahahah, devo proprio conoscere tua madre, davvero"

"Scordatelo."

"Ma sei così.. MASCHIO, vorrei quella foto, sul serio.. ahaha-"

"Piantala. E chiudi quella dannata boccaccia, bastardo!"

Kidd si chinò su di lui baciandolo, segnando le sue labbra, le sue guance e il suo collo con il rossetto.
Gli mise una mano sulla bocca per metterlo a tacere, proseguendo sul suo corpo con l'altra.

E ora vediamo chi dei due è messo peggio, qui..























to Alty ~ my Kiddo







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Capitolo 10
*** Smile ***


-- Smile


Poteva dirsi ossessionato dal suo corpo, poteva dirsi pazzo per farsi piacere così tanto un'uomo.
Ma ormai Kidd credeva che Law fosse un pò troppo effemminato per gli standard di un ragazzo, e lo prendeva in giro parecchie volte per questo.

Partiamo dalle gambe..
Quanti uomini hanno delle gambe così strette, lunghe, e delle cosce del genere?
Così, abbronzate.. Non è assolutamente normale, no, però con quelle corre come un fulmine, almeno.
Riesce sempre a sfuggirmi quando vorrei prenderlo a calci...
Beh, questo non c'entra assolutamente.
Per non parlare del sedere, o meglio ancora della vita.
Nessuno dovrebbe avere una vita simile, a meno che non sei una donna con una decente forza fisica.
E' perfetta, e tra l'altro quel bastardo mangia così tanto che credo sia un pozzo senza fondo.
O un mostro marino di dubbia provenienza. Non ingrassa mai, magari è merito mio.
Il petto almeno è qualcosa di normale, ma le braccia neanche tanto.
Sono troppo fini per un tizio del genere, non sembra nemmeno che abbia dei muscoli.
Almeno, io credevo che non ne avesse..
Però con tutti gli schiaffi, pugni e calci che mi sono preso, direi di essermi ricreduto.
E le sue mani, che sa usare fin troppo bene, con quelle dannatissime dita lunghe..
..con cui minaccia di farmi a fettine ogni tanto, o come ha già fatto in passato.
Oltre a questo non ha le spalle larghe, e sembra che quella sua felpa sia di una taglia di troppo.
E la cosa non mi dispiace, i segni che gli lascio si vedono di più da quella fottuta scollatura,
ogni volta che gli chiedono cosa sono,
come se li è fatti,
risponde sempre che è un marchio.
Sono schifosamente possessivo, non posso fare altro che essere compiaciuto, no?
La sua testa si salva-- anzi. No. Ha una faccia un pò tonda.
Se non avesse il pizzetto e le basette potrebbe cambiare sesso e nessuno si accorgerebbe della differenza.
Insomma, sono diventato pazzo, più di quello che già dovrei essere.

Ma c'era qualcosa che gli piaceva più di tutto quello, più del Rum, anche più della sua pelliccia, forse.
Il suo sorriso.
Lo trovava incredibile, ci aveva messo un pò per ammetterlo a sé stesso, come le altre cose.

Ogni suo sorriso è diverso,
la maggior parte di quelli sono.. falsi, orribilmente falsi.
Altri sono omicida, o sensuali, di quelli invitanti. O nervosi, strafottenti, e quant'altro.
Ma ho perso le parole l'altro giorno.
Ho perso le parole quando per la prima e unica volta ho visto il sorriso più sincero e dolce che potesse darmi.
Mi ha veramente spiazzato.
Voglio vivere abbastanza da poterne vedere altri così, con lui.

Devo proprio avere un'aria stupida in questo momento.







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Capitolo 11
*** Fireworks ***


-- Fireworks


Un'altro fischio, un'altra esplosione di colori sgargianti nella notte ancora piena di stelle.
Gli Heart Pirates erano seduti sul punto più alto della nave, in cima all'albero maestro, ad ammirare quello spettacolo mozzafiato.
I fuochi d'artificio si susseguirono in alto, sull'isola davanti a loro, formando figure come rombi, cerchi, giochi di luce e forme semplici sempre più varie.
Non parlavano, non c'erano parole da dire durante quell'evento, erano troppo impegnati a guardare quei fuochi, estasiati come bambini.
Ancora quel fischio, questa volta però fu molto più grande delle precedenti, una sfera rossa che sembrava essere una meteora che si disperdeva nell'aria.

La mano di Law si strinse alla Vivre Card. L'immagine fervida di Kidd nella sua testa l'aveva colto alla sprovvista, di nuovo.
Il suo volto illuminato di rosso si abbassò sul pezzo di carta come aveva già fatto un pò di volte quello stesso giorno, era come se il suo istinto gli volesse dire qualcosa... ma...
...i suoi occhi si allargarono quando vide la Vivre Card iniziare a bruciare da un'angolo.
Sapeva benissimo cosa voleva dire, per dei pirati così ricercati... si aspettava un'attacco in ogni momento.
Ma..

"Kidd.."

il suo nome gli uscì sussurrato dalle labbra, senza che lo volesse.

*

Di nuovo una grande quantità di sangue si mescolò con la terra ed il sudore.
Ferro e pezzi metallici caddero sul suolo roccioso, un'altro colpo.
Il fiato pesante, il battito del cuore accelerato.
Altre gocce di sangue.

*

La Vivre Card continuò a bruciare, consumando la carta poco a poco.
Le luci rosse nel cielo si annullarono, caddero in aria, spegnendosi.

Forse stava diventando uno stupido, o un sentimentalista. L'angoscia lo raggiunse.. Forse si stava preoccupando troppo, forse non era niente di così grave...
...ma...
avrebbe voluto guarire ogni sua ferita. Di qualsiasi tipo sarebbe stata.
Le sue cicatrici non sarebbero sparite.







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Capitolo 12
*** Panties ***


-- Panties


"KIDD!!"

ormai Killer, da un pò di giorni, si svegliava con le urla dei due capitani e ci stava facendo l'abitudine, purtroppo per lui.
Cercò di non badarci quella volta, girandosi dall'altra parte, ma un'altro urlo lo raggiunse:

"PERCHE' CI SONO LE TUE MUTANDE NEL MIO LAVANDINO?!"

.. Killer si alzò in piedi temendo per la salute del proprio capitano, quando arrivò davanti alla porta del bagno ancora bellamente in pigiama e più spettinato del solito.
Esattamente come aveva immaginato: Kidd e Trafalgar stavano litigando ancora lì dentro per l'ennesima volta e per qualcosa di stupido, probabilmente..
Fece il primo passo verso l'interno, ma lo spazzolone del water gli volò addosso cogliendolo alla sprovvista e facendolo sbattere sul lato della porta.

"LAW! Hai usato di nuovo la mia matita nera!"

"NON CAMBIARE DISCORSO! C'è del rhum al posto del sapone!!"

"Hey, NON E' COLPA MIA SE ERO UBRIACO IERI SERA!"

Si alzò dolorante solo per avere una visione completa della stanza: un campo di battaglia, e poteva sembrare tutt'altro che il bagno di due uomini.
Boccette di smalto, tutte di colori diversi, rossetti e contenitori di cipria erano disseminati ovunque, rasoi, boccette di profumo, lacche spray, pettini di qualsiasi forma, piastre e matite per gli occhi, più un'altra marea di cose.
Qualcosa nascosto da vestiti e biancheria intima.. evidentemente di Kidd. Il suo capitano non era certo il massimo dell'ordine personale.

Notò proprio Kidd accendere il phon con una certa noncuranza per asciugarsi i capelli, vicino a Law che lo stava guardando in modo molto, molto inquietante, avrebbe detto.
... e ora che l'aveva notato, nessuno dei due aveva fatto caso alla sua presenza: avrebbe potuto offendersi, no? No. Purtroppo per lui era normale anche questo, durante i loro litigi.

Aveva detto bene, però: Law tirò un potente pugno in direzione della testa di Kidd, che cadde con la faccia sotto l'acqua del lavandino con il phon in mano ricevendo una bella scossa.

"AAAHH! MA CHE CAZZO TI PRENDE, LAW?!" il rosso si rialzò di colpo, furioso e bruciacchiato

"TI DO QUELLO CHE TI MERITI, IDIOTA."

in risposta Law ricevette una spruzzata dello spray per capelli sugli occhi, quindi si coprì con le mani

"CHI SAREBBE L'IDIOTA, AH?"

Killer guardò perplesso la scena. Il litigio, in un'attimo, si trasformò in un'autentica rissa (e nessuno dei due l'aveva ancora notato, sulla porta).
Iniziarono a prendersi a pugni e calci, sbattere teste sul povero lavandino, aprire la doccia per poi fare a cazzottate anche lì dentro, uscire bagnati e prendersi a gomitate, sbattendo su altri mobili e facendo cadere oggetti scatenando un putiferio.
Usavano pettini e forcine come armi di distruzione di massa, non si sa come c'era anche un piccolo incendio, in un'angolo.
Quando vide Law tentare di strozzare Kidd con il filo del phon e Kidd con il rasoio in mano tentare di far sparire il pizzetto di Law, Killer avanzò verso i due, stufo.

"SMETTETELA di litigare, c'è gente che dovrebbe dormire, qui."

Prese tra le mani le lame che portava sempre con sé (da sotto il pigiama rosa) ed attaccò i due capitani, che solo in quel momento si erano accorti della sua esistenza, ritrovandosi pieni di tagli e bozzi sulla testa a terra.
Un Killer furente uscì dalla porta, sbattendola, e poi tornò a dormire.

Forse avrebbero dovuto considerare il vice-capitano Killer un pochino di più.

**

Il giorno dopo.

Davanti allo specchio, due Kidd e Law un pò pesti e un pò pieni di cerotti ed anche un pò cauti si sistemavano per la mattinata.
Il bagno era miracolosamente in ordine, intatto.

"Senti, Law...." il pirata si stava mettendo il rossetto fissando il riflesso.

"Dimmi, Kidd." il chirurgo non si voltò nemmeno a guardarlo, con tutta calma, mentre si metteva la matita nera sugli occhi.

"...l'altro giorno..."

"Sì?"

"I miei boxer neri li hai lanciati tu sul lavandino." ghignò, sempre senza guardarlo.

"....."







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Capitolo 13
*** Pokerface ***


-- Pokerface


Ti sei mai chiesto perchè.
Perchè ti ostini, sempre, a mentire,
ad usare la carta del bluff con me, a fare quei sorrisi che vorrei strapparti di dosso?
Falso, sei solamente uno squallido bucaniere che gioca con la vita delle persone.
Sangue, i tuoi occhi lo riflettono e brillano quando ne vedi.. sgorgare dalle ferite aperte della tua ennesima vittima,
mentre perde quel barlume di vita che gli restava e si congela sulla tua lama.
Meschino, il tuo comportamento da jolly, perchè a volte ricorri a sotterfugi che nemmeno mi sogno di pensare.
Ed io che credevo di averti conosciuto, io che pensavo di averti capito..
..decidi di cambiare, di nuovo, di voltare la carta e di stupirmi.
Forse mi stai odiando,
ma posso fare benissimo a meno della tua stima.

Prendi in mano il bicchiere di scotch whisky, alzi lo sguardo, indecifrabile.

“È cominciata.”

Non riesco più a capire se è un'altro bluff, sei riuscito a confondermi. E in pochi riescono in quest'impresa.
Alzi il mignolo. Hai di nuovo assunto quel fare naturale aristocratico che non riesci a cancellare..
..e che ti hanno inculcato da piccolo, e ti sei ribellato a quello che non sei, senza nessun risultato.
Il cubetto di ghiaccio si scontra con l'altro, si scioglie nel bicchiere.
La candela si spegne, annullando l'unica luce che mostrava il tuo volto elegante.
    Scala reale.
Sta piovendo. Il suono di un corno.
Il fischio delle palle di cannone che si infrangono nelle onde o sulle navi vicine, mentre si mescola con il tuonare delle nubi nere.
Ora ho finalmente capito.
Il Governo Mondiale, gli Yonkou, gli Shichibukai, i Rivoluzionari, il Nuovo Mondo.
La gente coinvolta, i civili, plotoni, popoli, ribelli e pirati in cerca di libertà.
Avevano preso la loro decisione, qualcuno si sarebbe sacrificato dando inizio a tutto questo.
L'accaduto ad Impel Down, i pochi che potevano sapere della situazione.
Quanti morti ci sarebbero stati...
Era la scintilla.

Ti alzi, sorridi di nuovo, frantumando il bicchiere di vetro al fischio di un'altra cannonata.
Riesco a vederti grazie alle fiamme che divagano là fuori.
So che ti stanno tornando in mente le mie parole.

“Sei pronto a stabilire questa nuova Era... Eustass?”




      -
       548 549;

    don't
        die.







        A, B & s.







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Capitolo 14
*** Impressions ***


-- Impressions


"E' lungo, ti dico." disse sicuro di sé il capitano, discutendo animatamente con uno dei suoi sottoposti ad un tavolino.

"Law, non dire scemenze, non è lungo! E' stretto, sì, però.."

"Invece dico che è lungo, dovresti guardarlo meglio! A me di larghezza sembra nella norma..."  proseguì il moro, pensieroso.

"E' stretto, è stretto."

"Ok, è stretto, ma è a punta. Insomma.. come hai fatto a non vederlo?"

"Ma è evidente! Ha una forma strana, dev'essere difficile per te, capitano.."

"No, no, adesso lo chiamo e ti faccio vedere."

"Davvero, non è il caso cap--"

"KIDD! Porta il tuo culo qui!"

Law agitò una mano in direzione di Kidd, mentre il compagno davanti a sé si metteva una mano sulla faccia, imbarazzato.
Quello con i capelli rossi si avvicinò sbuffando, furente.

"Che diavolo vuoi da me Law?" Kidd si chinò verso di lui, ma Law lo strattonò per un braccio verso il tavolo.

Il ragazzo con il basco guardò in volto Kidd, molto ma molto più imbarazzato di prima.

"B-Beh... avevi ragione.. già.."

"Visto? Il suo naso è stretto, lungo, e a punta. Io ho sempre ragione." terminò Law, fiero.

"MA COS-- TRAFALGAR," Kidd sfondò il tavolino con un pugno prima di mettere K.O. il timido amico di Law con il basco, che, a quanto pare, non c'entrava niente di niente "stronzo, non provare più a sfottere il mio naso."

Già, il naso di Eustass Kidd è sacro.

















Basata su di una discussione realmente accaduta.
Il mio Kiddo (Alty) lo sa, lo sa... srsly.
Spero che gli esami del mio caro Ace, o meglio, Haku, siano andati bene ~

Mi scuso, questo capitolo è veramente squallido, ma devo riprendermi da questi giorni, e non ho resistito.

Grazie per i vostri commenti.
E se leggete, vi invito sempre a fare delle recensioni.. non per me, ma per lanciare di più la coppia.








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Capitolo 15
*** Drugs ***


-- Drugs


Beveva spesso.. rhum, vino, whisky, sake, vodka, e chi ne ha più ne metta. Ormai frequentemente si presentava alla sua porta ubriaco, cercando anche di portarselo a letto.. finendoci poi sopra, addormentato e senza nemmeno aver combinato qualcosa.
Si chiedeva come facesse il suo fisico a reggere tutto quell'alcohol, non sembrava portato per quel tipo di cose.
Era stanco di assistere ai suoi sintomi post-sbornia, l'avrebbe buttato volentieri in mare.
Ma comunque non l'avrebbe mai fatto... (beh, non per quel motivo almeno.)
Si era abituato ai loro baci affamati che sapevano di liquore in quei momenti, e si era abituato a vederlo addormentato come un bambino sul suo letto.
Però non si era mai abituato al suo repentino cambio di carattere: quando era brillo diventava una canaglia quasi amabile.
"Sì, ho detto quasi."
Perchè dopotutto l'odore dell'alcohol non andava via, era difficile da cacciare, e per lui lo era anche Kidd.
E per questo lo faceva rimanere sveglio parecchie notti.

--

"Law, Law..." ancora assonnato, si stropicciò gli occhi ".. stai dormendo..?"
In realtà sapeva già la risposta, infatti quella arrivò puntuale dal moro con un sonoro e secco "No."

La sua insonnia peggiorava ogni giorno di più, o almeno, era quello che gli sembrava.
Beveva così tanto caffè nero o così tanto zuccherato che glielo si vedeva galleggiare negli occhi, delle volte.
Lui correggeva il caffè con il rhum, ma Law correggeva il rhum con il caffè... e questo era un motivo più che valido per preoccuparsi della sua salute mentale.
Sapeva che era abbastanza masochista come persona, ma non così tanto da stare sveglio notti intere per fare operazioni chirurgiche, esperimenti o leggere libri di medicina o di qualsiasi altro tipo.
Fortunatamente l'insonnia era il suo unico sintomo, anche perchè per farlo dormire bisognava davvero davvero sfinirlo (il fatto che anche lui stesso finiva esausto era un problema secondario.)
Ma grazie a questo ormai da tanto tempo si era abituato a svegliarsi di mattina sentendo l'aria impregnata del profumo del caffè nella cabina.
Dopo certe notti tempestose gli sembrava quasi nostalgico, gli sembrava di essere ancora nei mari del sud... e il tutto affievoliva le sbornie.
Si era abituato a vedere Law seduto sul bordo del letto, vicino a lui, che sorseggiava dalla tazzina mentre lo fissava, credendo che fosse ancora addormentato, coperto appena dalle lenzuola.
Ma di quel passo.. avrebbe avuto anche lui le sue stesse occhiaie.







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Capitolo 16
*** Lust ***


-- Lust


Il pirata con i capelli rossi guardava il suo compagno in modo torvo e accigliato.. mentre si appoggiava all'albero centrale della nave.
Lo fissava in ogni suo movimento: stava sistemando delle corde e dei grossi fogli che sembravano essere del navigatore ed era molto indaffarato.
Passarono dieci minuti buoni, quando i dubbi nella testa di Kidd s'infittirono e le vene iniziarono a pulsare sulla sua fronte.
"Trafalgar." disse con un tono che non ammetteva repliche.
Il moro si girò verso di lui guardandolo con fare innocente "Cosa c'è?".
Kidd alzò lo sguardo e lo bruciò con gli occhi "Ci sei stato a letto, vero?" chiese adirato.
Sorpreso da quella domanda, Law posò corde e fogli "Che stai dicendo, Kidd? Ti riferisci ancora a Bep--"
"NO!" tuonò il pirata quasi spaventando l'altro capitano "Intendo.. intendo con quel tizio della ciurma di Luffy. Come si chiamava.. Benjo, Sango..?".
Al contrario delle sue aspettative Law gli sorrise in modo dolce, ma più che essere dolce gli sembrava arrendevole "Sanji? E che motivo avrei di andare insieme a lui, sentiamo?"
"Beh. Lui.. uhm, lui viene dal mare del Nord come te e..." riflettè Kidd cercando vari ed impossibili motivi per cui Sanji dovrebbe andare con il suo amante "...ci sarebbero un sacco di motivi!"
Il chirurgo si avvicinò a lui ridendo "Non ci sono motivi, non ci ho mai nemmeno parlato con quel tizio.. Kidd, davvero."
Kidd alzò un sopracciglio "Va bene. E con Drake? Sono sicuro che ci sei stato."
"Beh... magari...." iniziò l'altro, ma il rosso lo fulminò con lo sguardo.
"LO SAPEVO."
Sorrise furbo come era suo solito fare "...no, nemmeno con lui. Magari qualche bacetto per gioco c'è stato, tanto tempo fa.."
Lo sguardo omicida del pirata magnetico si fece più accentuato "Come sarebbe a dire..? CON QUEL LUCERTOLONE?"
"Ti stavo prendendo ingiro." gli disse mettendosi al suo fianco.
Si trattenè dal mandarlo al diavolo, valutando l'ipotesi di fare una lista di possibili amanti segreti da uccidere "E cosa mi dici di Penguin? E di quel tuo amico, Casquette?"
"Mi credi tipo da una cosa a tre? Smettila con questa gelosia, Kidd!" disse Law tirandogli un leggero calcio alle gambe anche se prontamente fermato.
Lo guardò sempre più indagatorio "O sei stato con.. Killer..?" chiese con un pò di inquietudine per quell'idea.
"Non sono stato con Killer, non sono stato nemmeno con Penguin e nemmeno con Basquette." disse l'altro, risoluto.
Kidd ora sembrava essere abbastanza irritato "Insomma, non è possibile che proprio TU sia stato vergine prima di andare con me..! Qualcuno dev'esserci stato."
Ma Law tacque di colpo, abbassando gli occhi "Non te lo posso dire." poi rialzò lo sguardo verso l'altro e sogghignò, malefico, avvicinandosi alle sue labbra "Ma non è stato niente confronto a te."







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Capitolo 17
*** Gluttony ***


-- Gluttony


Law si mise a cavalcioni su di lui, guardandolo sensuale ed accarezzandogli i capelli rossi.
Da un pò di giorni Kidd aveva notato questo suo cambiamento più eccitante, più pretenzioso, più accattivante.. e ne era entusiasta di certo.

Passarono alcuni minuti, il rossetto del pirata era ormai andato perso sul corpo dell'altro capitano mentre gli stringeva i fianchi con le mani.
Il moro ricominciò a toccare ed accarezzare il petto muscoloso del compagno tornando a baciarlo con rinnovato vigore.

"Ho fame.."

Disse Law a pochi millimetri dalle sue labbra.
Il ghigno felice di Kidd gli arrivò fino alle orecchie, quasi.

"Ti accontento subito.."

Rispose flebile e furbo il rosso, avvicinandolo a sè.
L'altro pirata sorrise contento.

"Mi offri una pizza?"

Kidd lo guardò sconcertato, indeciso se tirargli un pugno o meno.

"... non ne ho assolutamente voglia, torna a fare quello che stavi facendo."

Ricominciò adirato, ma Law gli diede un'altro bacio e si spostò, lasciando lui da solo sopra il suo letto.

"Magnifico, vado a prepararmi!"

Così uscì veloce dalla cabina.
Il magnetico si passò il palmo della mano sulla faccia, deluso.

"Ma che diavolo... fottuto ingordo."







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Capitolo 18
*** Greed ***


-- Greed


Due navi riposavano in un piccolo arcipelago, i loro capitani si stavano godendo l'ultimo arrembaggio compiuto e le loro vittime stavolta erano state ricche navi da merce.
Law vide nuovamente fiumi di rum e alcolici scorrere tra le mani dei pirati e suoi sottoposti.. quando sentì un braccio forte avvolgergli la vita.
Si ritrovò di nuovo nella morsa di Kidd, contro al suo petto, mentre le labbra del magnetico mordevano e baciavano affamate il suo collo.
"Kidd-- Kidd cosa stai--, aspetta un'attimo-"
Poteva dire con certezza che non era ubriaco. Quelle labbra dal collo salirono fino alla sua bocca, avide del suo sapore.
Continuando a baciarlo, senza dire una parola, l'aveva girato e messo con le spalle al muro.
"Aspetta? Cosa?"
Ghignò il rosso fiatandogli nell'orecchio, mentre il luccichìo degli ori, dei diamanti e dei gioielli rubati scaturiva poco distante da loro.
"E' pieno di gente."
Sentenziò Law, seccato.
"Devo marcare il territorio, taci."
L'espressione di Kidd era una di quelle imperative, che pochi avrebbero potuto fronteggiare.
"Animale. Come al solito."
Quella sua avidità per la fama, il potere ed il denaro per raggiungere i suoi scopi l'aveva sempre affascinato.
L'aveva conquistato, si sarebbe potuto dire, come lo One Piece che cercava.







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Capitolo 19
*** Sloth ***


-- Sloth


16 anni nel futuro di One Piece.

Era successo di nuovo. Era stato obbligato ad uccidere uno dei suoi compagni senza volerlo.
Erano passate più di due settimane ma non riusciva a scacciare quel nodo formatosi nella sua gola e quella scena dalla sua testa.
Ricordava le sue mani avvolte nel sangue, le urla di dolore e poi la stessa voce che gli diceva che sarebbe andato tutto bene.
Anche se non era stato così, perchè l'angoscia lo stava uccidendo, adesso, perchè poteva accadere di nuovo.
La sua ciurma aveva ancora il coraggio di non odiarlo.

"Non è colpa tua."

Sentì la voce bassa di Kidd, era sicura e decisa, ma dopo sedici anni che lo conosceva poteva dire che da quelle parole si sentiva un forte bisogno di vendetta.
Vendetta per un'uomo che aveva odiato tante volte, sia per gelosia che per antipatìa.

"Lo so."

Non era nel suo stile piangersi addosso: avrebbe presto trovato l'ex-Shichibukai e l'avrebbe ucciso una volta per tutte.
Ovviamente più facile a dirsi che a farsi. Ci aveva provato molte volte..

"Sai, Penguin una volta mi ha detto.. che non avrebbe mai voluto morire con il suo cappello in testa, perchè gli sarebbe sembrato ridicolo."

"Beh, Law.. lo è. In effetti. Spero che tu glielo abbia tolto prima."

Disse Kidd strappandogli un sorriso per pochi secondi.
Si voltò di nuovo: stavano viaggiando con le loro navi sott'acqua, nel Nuovo Mondo, e bizzarre creature marine li sorpassavano ogni tanto.
Inutile dire che erano abituati anche a questo.
Abbassò lo sguardo ancora una volta. Probabilmente Casquette non gli avrebbe mai più rivolto la parola o cose del genere.
Affondato tra i propri pensieri si ritrovò in un'attimo stretto con la schiena contro al petto di Eustass.

"Cerchi di soffocarmi, Kidd?"

"Ascoltami. Se dovessi tentare di uccidermi per mano di quel bastardo: io uccido te."

"Non esaltarti solo perchè hai ancora una taglia sulla testa."

"Se dovessi tentare di uccidere uno dei tuoi figli: io uccido te."

"Non ignorarmi. Comunque, grazie."

"Prego. Credo che ti risparmierei un bel pò di seghe mentali, no?"

Il rosso abbassò la testa e prese verso di sé quella di Law, baciandolo come se fosse stata la cosa più naturale da fare.
Era durato poco ma abbastanza da farlo abbandonare leggermente tra le sue braccia.

"Kidd...." disse, flebile, quasi inespressivo

"Ti stai ammorbidendo troppo, uh, Doc?"

Non era vero, questo. Ma apprezzava il fatto che Kidd cercasse di farlo sembrare meno assassino di quello che doveva essere.
Togliere la vita ad una o più persone per loro era così.. ovvio. Mangiare i più deboli faceva parte del gioco. Si poteva dire che il mondo fosse stato diviso e trasformato in una gigantesca scacchiera.
In così tanti anni era stata cambiata, ogni pezzo fortificato o rimpiazzato da altri, le strategie rinnovate per sopravvivere alla caccia al pirata, o alla caccia al marine.

"... grazie, mio Re."

Un sorriso furbo, una parola che avrebbe fatto adirare l'altro Capitano, prima di risalire e rivedere il cielo.







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Capitolo 20
*** Wrath ***


-- Wrath


"Kidd, che cosa facciamo qui, me lo spieghi?"
Erano seduti davanti a bicchieri e bottiglie di alcolici, sul bancone di un vecchio bar pieno di gente. Ok, no, non era una cosa nuova, affatto.
"Rifornimento di rhum, e bevande simili" sbottò il rosso.
".. ma noi non ne abbiamo bisogno, lo sai,"
Il magnetico si girò verso di lui, tagliente "Non dire cazzate, un pirata ha sempre bisogno di alcolici!"
"...Sì. Certo." lo assecondò, cinico, per poi portare il suo sguardo sul petto di Eustass "Che cosa fai con la pistola..?"
Alzò di nuovo la testa: Kidd stava osservando omicida un'uomo sulla trentina e sembrava che lo volesse fare a pezzetti da un momento all'altro.
E Law era sicuro che l'avrebbe fatto... come al solito, sì.
"Come sei curioso oggi.. Trafalgar." disse con tono provocante, sorridendo e tirando fuori la pistola dal suo fodero "Bah, quel tizio mi sta fissando torvo da troppo tempo per i miei gusti."
Il moro ghignò ed appoggiò il mento al palmo della mano, con un gomito sul bancone e le gambe accavallate seduto sul suo sgabello.
"Quando hai finito, concedimi di esportargli qualche organo.."
"Sei veramente un depravato." sentenziò prima di alzarsi e giustiziare il poveretto che, nel contempo, gli stava chiedendo pietà senza risultati e anzi peggiorando la sua situazione.
Una folla si era radunata di fronte al macabro spettacolo del cadavere dissanguato sul pavimento di legno del locale ed il padrone di quest'ultimo si stava strappando i capelli, disperato.
"Uuh~ ma quanto sangue." disse Law tranquillissimo "Non ho voglia di sporcarmi le mani, in effetti, oggi."
"Fantastico, così ha smesso di fissarmi, il bastardo." Kidd si avvicinò nuovamente al chirurgo, o almeno era così che voleva farsi chiamare anche se era un pazzo, sadico e omicida di prima categoria.
Law ghignò ancora alzandosi e toccando la guancia dell'altro con la mano sinistra.
"Guarda che l'avevo capito.. che quel tizio stava fissando me." gli sorrise di nuovo prima di avviarsi verso l'uscita: la Marina li avrebbe raggiunti presto, conveniva sparire all'istante.
Sparire all'istante come aveva fatto il lieve rossore sulle guance pallide di Kidd, ovviamente.
"Ma che stronzate..." sussurrò fugace prima di seguire Law.







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Capitolo 21
*** Envy ***


-- Envy


Sei approdato su quest'isola per placare i tuoi istinti ed incontrarlo ancora.
Hai di nuovo usato la scusa dei rifornimenti per una scopata di passaggio con quella testa rossa che tante volte ti fa incazzare.
Quasi quanto le volte che ti fa imprecare, bestemmiare; quanto quelle volte che ti blocca in un letto fino a farti urlare il suo nome.
Ti viene da pensare alla sua telefonata - 'Aveva detto qui.. ma non c'è nessuno.' - e pensi anche che ti abbia tratto in inganno o che si sia fermato a bere per qualche fottuto futile motivo come, tra l'altro, è suo solito fare.
Sei con la tua ciurma, si sarebbero insospettiti presto per il tuo comportamento. Ma per un caso fortuito scorgi la figura di Kidd vicino ad un locale.
Ci sono delle palle al piede, per te - 'E' anche lui con la sua ciurma..' - ma è ovvio, cosa ti puoi aspettare da un capitano?
Non è questa la cosa che ti fa pulsare la vena e che incita il tuo istinto più omicida e sadico ad uscire il più presto allo scoperto.
Chi è quella? Ti sei chiesto, di sicuro, perchè quella sembra avere tutte le intenzioni di voler diventare la tua prossima vittima e donatrice di organi.
E' una biondona alta e formosa che si sta strusciando liberamente su di lui, fin troppo vicino al suo corpo.
E la cosa peggiore è che per te Eustass non sta facendo nulla per evitarlo, la cosa peggiore è che non ti ha visto nemmeno.
- 'Sta ridendo? Perchè quella stronza sta ridendo?' - e neghi assolutamente di essere geloso. Non sei geloso, è solo una premura che ti stai per prendere.
Ti muovi in avanti staccandoti dal tuo gruppo che quasi automaticamente ti guarda incuriosito.
Poi Kidd nota la tua presenza, sai benissimo che l'ha notata e non fai altro che compiacerti per questo.
La bionda ti guarda interdetta quasi come se avessi interrotto qualcosa di sporco, come se l'avessi offesa, ma non può tenere quello sguardo per molto quando vedi la sua testa piegarsi repentina per il tuo a dir poco potente schiaffo.
Si gira di nuovo verso di te toccandosi la guancia, il volto pesto e rovinato, furente.
La guardi severo,
"Non lo sai che non si toccano le cose degli altri?"
 e la tua voce è quasi calma, incrinata dall'odio e un pò dall'euforia per l'aver finalmente picchiato la barbie davanti a te.
Kidd ti guarda perplesso mentre la donna se ne scappa via correndo.
Ti chini e lo baci deciso sulle labbra prepotentemente davanti alle vostre ciurmaglie.
Non perchè ne senti il bisogno, ma solo per chiarire il dato di fatto: se qualcuno si avvicina di nuovo al tuo giocattolo, nonostante il tuo inconscio lo voglia definire amante, fa di sicuro una brutta fine.







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Capitolo 22
*** Pride ***


-- Pride


** Giorno,
lettere e numeri cancellati dall'acqua.

Oh! Un'altra tempesta! Dovrei essere sorpreso, ma da quando il Capitano mi ha trascinato su questa nave nella Grand Line contro il mio volere non lo sono più tanto..
Mi fa paura, ed è ancora un ragazzino, figuriamoci tra qualche anno!
Comunque eccomi, mi chiamo Corwin e sto scrivendo su questo diario perchè ho una fifa blu di morire ad ogni arrembaggio o tempesta o cose simili che si presentino..
Sono capitato qui sopra per caso! Davvero, il Capitano Kidd un giorno è venuto sulla mia isola e mi ha puntato dicendo che sarei dovuto andare nella sua ciurma.. roba da matti. Ha fatto tutto di testa sua!
Ecco un'altro scossone, me lo sento, ci ribalteremo e.. oddio! Un'onda gigante!
----!!
Che cosa stavo scrivendo? Sono completamente fradicio e anche le pagine... il Capitano mi ha salvato di nuovo la pelle.
E qui si muove tutto, tutto dico! Mai vista una tempesta così tanto forte!
Il Capitano sta urlando degli ordini ma non riesco nemmeno a sentirli, anche se me ne sono tornato a nascondermi vicino ad una scala.
Urla spesso quando è preoccupato.. ci siamo, è la fine--! Davvero!
In realtà, dico spesso quella frase, specie quando tira certe occhiatacce a dei compagni che a volte chiacchierano sul perchè il Capitano va a letto con un'uomo...
Io ho paura anche di quel Trafalgar, terribilmente! Un giorno mi sono ritrovato con la testa mozzata e poi lui ci ha palleggiato e poi mi faceva gli scherzi! Di cattivo gusto, assolutamente..
Però.. devo ammetterlo, davvero, è più giovane di me ma il Capitano Kidd molte volte parla come un rivoluzionario, ha idee tutte sue.. è un ragazzo intelligente anche se, davvero, non si direbbe!
E ha tanti difetti ma ormai abbiamo tutti paura di riferirglielo..
L'ultimo che ha provato a commentare i suoi pantaloni ha ancora le ossa rotte.. aahh!! Un'altro tuono e un tornado in vista... qui si mette male!
Uno dei nostri uomini stava per finire in mare, perfortuna è stato salvato! Dovete sapere che il Capitano ha anche un'enorme senso del dovere verso i suoi alleati... anche se non si direbbe, davvero.
E' troppo orgoglioso anche per ammettere che è fidanzato! E' così evidente!
O almeno è quello che dice Melissa......
Ed è anche troppo orgoglioso per veder morire i suoi compagni... è una cosa positiva, ma io ho ancora paura di morire!
Davvero, sono quasi fiero di avere un Capitano simile.. anche se è un pò esuberante.. omicida.. pazzo.. ricercato..
Ok FORSE non sono così tanto fiero, ma un pochetto sì! Davvero!
Ecco, il Capitano mi chiama... devo cazzare la vela o mi ucciderà! E purtroppo le scotte non si tirano da sole..
La tempesta si sta placando, forse oggi non morirò quindi sono fortunato!
Se troverete e leggerete questa pagina quando sarò morto e passato a miglior vita..
..ricordatemi come un valoroso!

Ci vediamo nell'aldilà,

vostro, Corwin (il Valoroso)



PS: Perchè sono ancora su questa nave? Davvero.







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Capitolo 23
*** Heat ***


-- Heat


C'erano due navi che procedevano pazienti per la loro rotta in un mare inspiegabilmente calmo oltre la Red Line, dirette ad un'isola invernale.
Fiocchi di neve scendevano pigri sulla prua e l'atmosfera era così piatta che si sentiva a malapena qualche gabbiano ogni tanto.
Law sospirò ancora, uscendo sul ponte della nave, nel punto più basso, stringedosi meglio nella sua sciarpa rossa per il freddo.
"Kidd? Sei qui?"
Uno sbadiglio gli rispose mentre una chioma rossa faceva capolino da dietro le casse e lo guardava interrogativo.
"Che vuoi?"
Un leggero sorriso nel vederlo ancora mezzo addormentato "Non hai freddo a dormire a petto nudo in un posto simile?"
"Nh.. abbastanza, cosa proponi?" un ghigno, il solito ghigno furbo sulla sua faccia.
"Vieni dentro?" disse Law porgendogli una mano: un gesto che non faceva quasi mai con l'altro Capitano.
Kidd rimase interdetto per qualche secondo ma prese quella mano calda con la sua per alzarsi vicino a lui.
Si diressero verso le scale per poi salire nella stanza più grande della nave: quella più grande e accogliente.
"Sei strano oggi, sai?" riflettè Kidd osservando l'altro pirata "...più del solito."
La camera, nonostante fosse più calda come ambiente e mobilia, era deserta.. era presto e probabilmente quasi tutti i membri delle ciurme stavano ancora dormendo.
"Qui," gli accennò Law con una mano ignorando la sua frase.
Lo vide togliersi la sciarpa e le scarpe eleganti mettendole da parte, avvicinarsi a lui ed in punta di piedi sfilargli la pelliccia, rilassato e contento.
"E' chiaro che sei di buon umore, mi sono perso qualcosa?"
La verità era che adorava quel clima che gli ricordava la sua terra natale e non riusciva a non avere uno stupido sorriso sul viso, delle volte.
"No.. levati gli stivali e vieni qui." disse il moro dirigendosi verso una cosa al centro della stanza che non aveva assolutamente notato prima.
Si era seduto ad aspettarlo in un kotatsu* con il tavolino di legno e le coperte pesanti di colore arancione, i cuscini bianchi ed alcuni bordeaux.
Sul tavolino lucido c'era un cesto con dei mandarini, una teiera fumante al centro e poi due tazze.
Kidd lo raggiunse poco dopo, mentre versava il tè "Erano secoli che non vedevo un kotatsu.." disse accomodandosi meglio sul cuscino e sotto la coperta.
"Non ti piace?" rispose placido l'altro porgendogli la tazza.
Il magnetico gli sorrise "Mi piace di più il fatto che oggi sei così quieto e docile, Doc."
"Ne sei proprio sicuro, Kidd?" ricambiò il suo sorriso posando la tazzina vuota per poi affondare in quel caldo confortante.

***

"Buongiorno Capitano!" si annunciò felice Casquette entrando nella stanza principale seguito da Penguin, Killer ed altri loro compagni.
Avanzò di qualche passo per poi bloccarsi imbarazzato, quando gli altri fecero lo stesso.

"... nh.. ciao.." Law lo salutò svogliatamente appoggiando meglio la propria testa sul petto nudo di Kidd per riaddormentarsi.
Erano completamente nudi sotto le coperte calde del kotatsu: il rosso dormiva avvinghiato a Law, piacevolmente adagiato tra i cuscini, con i capelli sciolti e disordinati, i loro volti sereni nel sonno.
Poteva essere una scena particolarmente tenera da vedere se non fosse stato per i vestiti ammucchiati lì a fianco...
Casquette si grattò la testa sempre più imbarazzato distogliendo lo sguardo, quando lo fecero anche gli altri con assoluta fermezza.
"Ehm...... Penguin, Killer, Bepo.... volete una tazza di cioccolata calda....?"
"Po!"
Bisognava proprio farci l'abitudine.











* Il Kotatsu è un tavolino da tè basso e di legno circondato da una coperta, un lenzuolo o un futon. Attaccata alla parte inferiore del tavolo c'è una fonte di calore, una stufetta, diciamo, che mantiene calda quella zona dove si sta seduti. Viene tradizionalmente usato in giappone in inverno, al posto di scaldare l'intera casa, per mangiare mandarini e lavorare al portatile o guardare la TV o altre cose, spaparanzandosi felicemente sotto le coperte.



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Capitolo 24
*** Silent ***


-- Silent


C'erano delle impronte sulla neve. Piccole impronte di un bambino di sei anni che tranquillo e silente passeggiava sul sentiero di montagna su cui si trovava spesso a camminare da solo o con la madre l'anno prima.
Gli occhi blu erano bassi, infelici, contornati da delle leggere occhiaie guadagnate studiando ore su degli stupidi libri di medicina che non avrebbe mai veramente voluto aprire.
Era dicembre inoltrato, in quell'isola il freddo penetrava attraverso le ossa e la neve ricopriva la città e le case con i camini accesi per riscaldare quel momento economicamente disperato per colpa del governo. Le ricche famiglie della zona non potevano avere di quei problemi, ma erano pezzi di legno senz'anima, ed era una cosa che odiava di sé stesso e del padre, che ormai non considerava nemmeno tale.
Il bambino con i capelli corti e corvini strinse le mani nei guanti marroni e caldi, proseguendo in alto. Gli era stato sempre vietato di andare a nord, quasi ogni abitante della città aveva paura di andarci per la pericolosità delle bestie, degli animali, dei costoni, della ripidità e dell'instabilità del terreno e del ghiaccio.
Oltre l'aspetto e gli abiti non aveva granchè l'animo del classico bambino contento e felice, anzi.
Dei fiocchi di neve si depositarono sul suo cappello blu che era anche più grande del dovuto, quasi cilindrico, il contorno di morbida pelliccia bianca e un pon pon dello stesso tipo sulla cima. Una grossa spilla bianca raffigurante una faccetta nera era fissata sullo stesso bordo.
Si pulì dalla neve battendo le mani delicatamente sul lungo cappottino blu dalla forma semplice: molti bottoni d'oro e la pelliccia bianca sul colletto, sulle maniche e sul delimitare della stoffa inferiore.
Mosse i suoi scarponcini brunastri per proseguire ancora la sua passeggiata.
Tra quelle montagne vi era il silenzio totale e gli piaceva molto, poche cose erano in grado di rompere quell'atmosfera.
Si sentì uno sparo, lontano, nel bosco, ma non ci fece caso e rimase impassibile.

Rimase impassibile anche quando una piccola valanga precipitò giù da una collina travolgento la pineta più tardiva, fermandosi pigra vicino ad un largo crepaccio.
Si avvicinò ad una spaccatura, saltandola, ma si fermò tutto d'un tratto.
Vide un movimento in un cumulo di neve a qualche metro da lui, dove si interrompeva la strada ed iniziavano gli alberi.
Avanzò di qualche passo, incuriosito ma senza nemmeno un velo di paura o preoccupazione come i bambini in cerca di tesori sanno fare.

Una zampetta e degli artigli neri spuntarono dal banco di neve, nel tentativo di afferrare qualcosa.
Aspettò davanti alla piccola creatura calmo e imperturbabile mentre la guardava scavare per fare la sua comparsa zompettando quieta verso di lui.
Un piccolo orso polare di appena qualche mese lo osservava dal basso tenendosi sulle quattro zampe in modo maldestro, scrollandosi di dosso la neve rimasta sulla pelliccia.

"Dov'è tua madre?"

Una domanda semplice e senza pretese, per nulla preoccupata.
Alzò gli occhi solo per vedere la sagoma di un'altro orso decisamente più grande steso sul suolo in un punto buio e ombreggiato del bosco.

"E' morta, vero?"

Perspicace e senza nemmeno un'emozione nella voce, era fredda come il paesaggio.

"po."

Allungò una mano accarezzando il muso nero e umido dell'orso orfanello che si era alzato verso di lui, probabilmente non aveva nemmeno capito la sua situazione ed era quasi felice per lui, quasi geloso di lui.

In quel momento non poteva sapere che quell'orso l'avrebbe salvato da sé stesso.
Non poteva nemmeno sapere che gli avrebbe dato un nome: Bepo.
Come non poteva sapere che sarebbe stato tanto sveglio e sagace da riuscire ad imparare la sua lingua imitandolo e simulando i suoi movimenti fino ad imparare anche le arti marziali su quelle stesse montagne e che l'avrebbe fatto ridere, in certi momenti, come mai in vita sua.
L'avrebbe accompagnato per tredici anni ed oltre, per mari e per avventure.

**

Law saltò sulle spalle del suo vice capitano, repentino come al solito. Gli occhi blu brillavano.

"Buon compleanno!"

Esclamò poi ridendo della reazione dell'orso che aveva alzato la testa tra le sue braccia tatuate per guardarlo.
Un Kidd parecchio scocciato per l'orario ed un Killer parecchio estasiato per l'evento apparvero dalla porta del salone, facendo a Bepo i loro auguri.

Il tredicesimo anno era importante per loro...







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Capitolo 25
*** Liar ***


-- Liar


"Vattene."

Perchè quel ghigno? Che cosa c'è da ridere?
Cazzo.
Mi fa male ogni singolo muscolo del mio fottuto corpo.
Smettila.
Non voglio che tu ti muova. Smettila, smettila, smettila.....

"Vuoi seriamente che ti lasci in questa situazione?"

"VATTENE."

Perchè non ascolti mai?

Ancora un movimento fiacco delle dita ed il corpo di Kidd venne costretto di nuovo a trascinarsi sotto il suo comando.
Era sempre stato un pirata abbastanza prudente nello scegliere i propri nemici ma ora si stava chiedendo com'era potuto succedere.
Andare contro il marionettista per una questione di orgoglio e vendetta era la peggior cosa che potesse fare.
La situazione precipitò quando Doflamingo decise di metterli uno contro l'altro per ferirsi a morte.

"Ti diverte?" digrignò tra i denti, truce in volto. Il sangue scendeva copioso da ogni ferita, il corpo era costretto a muoversi contro il volere del proprio padrone "Ti stai divertendo? Doflamingo."

"Fuffufuffu... sarò sincero con te, Eustass Kidd..! Mi diverte di più il tuo amico. Fufufu.." l'ennesima provocazione lo aveva colpito nel segno.

"Figlio di puttana!"

Il solo girarsi e vedere Law a testa bassa spense tutta la sua rabbia, tramutandola in qualcos'altro di indefinito e feroce.
Era più o meno la stessa sensazione che aveva provato vedendo l'altro in condizioni pietose, in lacrime. Era la stessa sensazione di quando aveva capito il perchè di tutto quello che gli stava accadendo.
Il bruciore sulla sua pelle causato dallo scontro che erano stati costretti a fare però gli aveva fatto capire che era successo tutto troppo presto.

"Se ne esco vivo giuro te la farò pagare. Anche se ci metterò anni interi giuro che fracasserò quella testa di cazzo che ti ritrovi."

Era riuscito a malapena a finire la frase ed ancora una volta quell'insopportabile pressione lo costrinse a voltarsi e ad attaccare Law a tradimento.

"Kidd," rispose il moro cercando di bloccarlo con la spada "non devi farlo perforza. Non voglio."

Come sarebbe 'non devi farlo perforza'? Chi vuoi prendere per il culo?
Si vede dall'espressione che hai.

"Stai mentendo."

"Non dire stronzate! Non hai obblighi verso di me, non ti ho chiesto nulla!" rispose sempre più adirato mentre Doflamingo lontano da loro ghignava e rideva divertito.

"Vaffanculo Law, di obblighi ne ho eccome perchè sei mio."

Non è vero.

"Stai mentendo..."

E' quello che vuole il bastardo con i fenicotteri.
Non è quello che vuoi tu.

"Già. Chi crederebbe alle parole di un pirata?"







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Capitolo 26
*** Cold ***


-- Cold


"Eh.. e... ehtciù!"

"TUTTI GIU'!!" urlò Killer mettendo in allerta i suoi compagni dal pericolo imminente che si stava per abbattere sulla loro nave.

I pirati obbedirono all'istante e subito dopo una tempesta di oggetti metallici e posate sovrastò le loro teste. Dopo qualche minuto circa, le cianfrusaglie varie finirono dall'altra parte della stanza tremolando appena.

"E' passato....? Capitano..?" domandò qualcuno, timoroso, mentre una pentola tardiva cadde dritta sulla sua fronte.

Da quando avevano scoperto che il loro capitano, raffreddato, poteva essere un pericolo pubblico almeno mille volte in più del normale, si erano sempre preoccupati di coprirlo più del dovuto con sciarpe e cappotti nelle isole invernali o al minimo accenno di bassa temperatura, ma quella volta non aveva funzionato granchè, e da ormai più di una settimana tentavano di sopravvivere a quegli attacchi e starnuti magnetici che causavano non pochi danni sulla nave.

"Nh, sto bene, sul serio." mentì Kidd con il naso colante e un fazzoletto in mano.

Certamente avevano chiamato un ottimo dottore, visto che da un pò di tempo seguivano la stessa rotta, ma non era servito a molto dato che grazie a lui Kidd non dormiva, anzi, tutt'altro. Risse e tavoli sfondati erano all'ordine del giorno da quando erano insieme. Nonostante questo sembrava che il capitano fosse di buon umore in quel periodo, e preferivano non indagare sul perchè.

"Kidd--" lo chiamò stancamente da dietro la porta Law, che accortosi del proprio tono di voce e del nome che aveva pronunciato con troppa dolcezza rispetto al normale, cambiò immediatamente il suo modo di fare "voglio dire... Eustass. Idiota. E' ora del... controllo medico. Muovi quel culo."

L'altro gli sorrise abbassando le palpebre come per prenderlo in giro "Cosa? Di nuovo?"







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Capitolo 27
*** Moonlight ***


-- Moonlight


Law entrò di soppiatto nella stanza in penombra. La porta cigolò lievemente e bloccò i suoi passi in allerta.
Non era abituato a fare attenzione nella camera del suo amante ma quest'ultimo era parecchio suscettibile in quel periodo e secondo lui sarebbe stato divertente coglierlo di sorpresa o qualcosa del genere per farlo arrabbiare.
Avanzò di qualche passo, la cabina era illuminata dalla luna in alto nel cielo e da una lampada difettosa sulla scrivania del pirata. Il pavimento era inondato di cianfrusaglie di ferro come anche gli scaffali ed il comò.
Non c'era da stupirsi, il moro doveva ammettere che, nonostante pensasse che fosse un idiota, Kidd lavorava spesso d'ingegno e creatività per sviluppare la propria dote sul magnetismo costruendo e plasmando oggetti vari come lui faceva con il corpo umano ed altre cose.
Proseguendo a piedi nudi colpì per errore una pistola a terra provocando abbastanza chiasso e si aspettò di vedere il rosso furibondo, ma al contrario di quello che pensava non successe niente.
Giunse alla poltrona del Capitano e gli sfuggì un sorriso quando vide Kidd addormentato con la testa e le braccia conserte sulla scrivania.

Aprì gli occhi, le palpebre pesanti erano infastidite dalla luce ad intermittenza della lampadina quasi bruciata posizionata sul legno scuro della sua scrivania. Gli ci vollero alcuni secondi per capire che c'era qualcuno di fianco a lui a fissarlo e con le dita tra i suoi capelli rossi.
"Ti sei svegliato..."
Kidd tornò a sedere lentamente coprendo uno sbadiglio con la mano, poi si girò verso l'altro pirata.
"Sì, ma levati quest'abitudine di svegliarmi nel bel mezzo della notte..." disse il rosso allontanando i capelli dal volto spostandoli all'indietro.
"Ma stiamo per partire... volevo salutarti facendoti venire un infarto, però questa volta ti è andata bene."
Il Capitano della nave si alzò recandosi alla luce della finestra, vicino a Law.
"Gentile come un pugno nello stomaco."
"Hai lavorato con il magnetismo fino a tardi, sarai sfinito..." rispose il moro sistemandogli la cintura, giusto per fare qualcosa e spostare la sua attenzione su altro.
"Sto migliorando con i dettagli." rimase qualche secondo in silenzio guardandolo, prima di alzare la mano destra con il palmo diretto verso l'alto.
Centinaia di piccoli oggetti metallici si dispersero nella stanza sospesi in aria luccicando flebilmente. Una piccola parte di questi venne attirata sulla mano del loro padrone roteando in un vortice in miniatura.
Kidd non distolse lo sguardo da quel punto neanche per un secondo finchè i pezzi di metallo non formarono una rosa grigia e bronzea.
Sudando un poco, nervoso, cercò di porgere con la mano la rosa ancora fluttuante a Law.
"Prendila e sparisci dalla mia vista."
Il chirurgo la afferrò senza tanti complimenti e la rosa rimase intatta, non cedette nemmeno al proprio peso, come se fosse magnetizzata su sé stessa.
"Come sei romantico Mr. Eustass.." rise Law prendendolo in giro, era più forte di lui.
Lo guardò in maniera omicida per poi spingerlo fuori dalla porta della cabina.
"La prossima volta ti regalerò una scarica di pugni, Doc, non ti andrà così bene. E ora fila."

Law continuò a ghignare anche quando la porta si chiuse dietro alle sue spalle mentre rigirava la rosa nella mano destra.
"Buona notte, Capitano."
Il suo si prospettava essere un lungo viaggio.







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Capitolo 28
*** Arise ***


-- Arise


Si scambiarono l'ennesimo sguardo d'intesa con il volto cupo, pesto, simile a quello di una bestia, feroce contro la propria condanna.
Le catene delle pesanti manette di amalgamatolite marina tintinnarono, macchiate del sangue caldo che fuoriusciva copioso dalle ferite profonde di entrambi i pirati.
Ed uno degli uomini in divisa si fece avanti per accompagnarli nel cortile esterno, non provando nemmeno a nascondere un ghigno di soddisfazione, quello di chi non vede l'ora di esibire il proprio trofeo davanti al suo pubblico.

Non ci controlleranno.

Strinse i denti in un'espressione assassina che fece passare all'istante la voglia di sorridere al marine. Kidd avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo prendere a calci in quel momento, e si poteva dire lo stesso per Law.
Ma il chirurgo aveva altro a cui pensare; ad ogni respiro le fitte che sentiva nel petto peggioravano sempre di più. La vista gli si appannò, mostrandogli diverse macchie scure al posto di qualcosa o qualcuno di materiale. Avanzò affannoso, piegando leggermente il torace per cercare di aiutare i propri polmoni, ma servì solo a peggiorare le cose quando vide altro sangue carminio scivolare sulla sua pelle. Le guardie non avevano avuto pietà su di loro, approfittando della loro debolezza.

Non ci costringeranno.

La seconda guardia diede una spinta al moro, guadagnandosi tutto l'odio che poteva dare il pirata.
Continuò di qualche passo, scontrandosi con la luce del sole.
I suoni dei tacchi delle scarpe sul pavimento di pietra risuonarono lenti come rintocchi di un orologio.

Non ci fermeranno.

Però, se c'era qualcosa di sicuro per Kidd, era che non avrebbe mai voluto morire in quel modo, sottomesso, insulso, degradante ed indegno.
Almeno non prima della fine dei suoi viaggi, non l'avrebbe mai permesso.
Cercò ancora una volta lo sguardo serio, adirato e stanco di Law, ma fu inutile. Allora era giunto il momento di ribaltare la situazione dalla loro parte.
La loro rivoluzione.
Ma l'altro lo precedette, voltandosi repentino su di una gamba per usare l'altra che finì inesorabilmente per dare un calcio alla guardia dietro di lui, sfruttando il tacco dello stivaletto.
Il marine barcollò. Il suo collega alzò il fucile per sparare, colpendo Kidd con una pallottola nella spalla.
In quel momento i muscoli del corpo del rosso se avessero potuto avrebbero urlato pietà. Al contrario, però, il pirata sorrise com'era sua abitudine fare, avventandosi sull'uomo per prenderlo a gomitate oppure usando le manette stesse ed i pugni.
Era un metodo brusco, ma sarebbe bastato per metterlo k.o. con l'aiuto della sua massa muscolare. Sarebbe stato divertente, da tanto non sentiva il metallo dell'arma da fuoco bruciare nella sua carne.

Li avevano sottovalutati.
Con le dita e con i denti si liberarono delle manette, con una chiave, senza dire una parola, infierendo ancora sui corpi esanimi e privi dei sensi dei marines.
Ironia della sorte, usarono le loro stesse armi: tutto ciò che ottenne la folla scalpitante e spaventata che aspettava la loro ora, là fuori, fu una vendetta violenta.
I corpi delle guardie vennero tagliati, impalati e massacrati vicino al patibolo, i cani del governo che si aggiunsero per fermarli fecero la loro stessa fine crudele: torturati e ammazzati, lasciati in vita per assistere alla morte di molti altri. Un circo delle carni.
Quale ingenuità, la loro, l'aver prestato così poca attenzione a due soli pirati, ma con capacità, in ogni senso, infernali.
Era forse tutta lì, la loro preziosa giustizia? Lo trovavano così patetico.

e Noi ne usciremo vittoriosi.







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Capitolo 29
*** Opposites ***


-- Opposites


Dicono che gli opposti si attraggono: lo dice anche la fisica, e lo dice anche il magnetismo.
Ma avrebbe fatto volentieri a pezzi quello che aveva creato quel detto (se mai fosse stato ancora in vita, ovviamente), o quella realtà, poichè dava la colpa a quella povera frase per il semplice fatto che si ritrovasse Eustass sempre tra i piedi, o in alternativa, nel suo letto (ma non a lungo, visto che spesso finiva per farlo scendere a suon di calci).
Aveva smesso di chiedersi perchè andasse con lui, dandogli ormai retta, tanto la sua scusa era proprio che avesse un fascino magnetico, insomma, nessuno avrebbe osato contraddirlo. Ed aveva anche smesso di domandarsi ed elencarsi quali fossero le differenze tra di loro, arresosi alla lista infinita. Tanto, ogni volta che la faceva, doveva ricredersi sempre su alcuni punti, e la teoria degli opposti andava a finire in un minuscolo angolo della sua testa.
Dovette però ammettere che stava iniziando a stancarsi, o forse era l'altro che stava iniziando a stufarsi di lui.

Law rimuginava su queste cose circa il giorno prima di ritrovarselo a comportarsi da amante amabile giusto perchè ne aveva voglia, mettendo fuori discussione ogni cosa riguardante allo 'stancarsi' di lui.
Con Kidd era più o meno così: lui decideva cosa fare al momento, cosa diventare per lui e quando farlo. Ma sopratutto SE farlo, per fargli venire una crisi di nervi.
Crisi di nervi per l'appunto sfiorata in quel nanosecondo in cui aveva pensato tutte queste righe, tra i tavoli stracolmi di pirati e compagni di entrambi i ricercati, a cena.
Insomma, nessun capitano sano di mente chiederebbe ad un altro capitano di fargli la lap-dance sopra ad un tavolo, con la spada, giusto perchè quest'ultima era praticamente più alta e più lunga del chirurgo che la possedeva. Davanti a tutti, oltretutto.
La cosa più terrificante era, oltre al fatto che Kidd fosse sobrio, che lui stesso fosse quasi entusiasta al pensiero di volerlo fare.

Pensò che anche l'ultimo barlume di normalità che gli era rimasta doveva essere fuggito da qualche parte in un paese sperduto, ed aveva avuto tutte le ottime ragioni per farlo.

"Se io lo faccio, tu bruci quei pantaloni che mi fanno perdere diottrie ogni volta che li guardo, Eustass."

Kidd gli dedicò un ghigno di assenso, pensando al temuto paio di riserva nel cassetto.
Così diede ragione al tizio della frase: gli opposti (se così potevano essere definiti) si attraevano, ma delle scintille così probabilmente le facevano solo loro.







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Capitolo 30
*** TV ***


-- TV


"Finalmente!" Esclamò Kidd armandosi di un piccolo telecomando prima di sdraiarsi sul suo letto a baldacchino con le lenzuola scure.

Davanti a lui c'era uno schermo di circa una quarantina di pollici, una televisione che finalmente il capitano Eustass Kidd era riuscito ad installare nella sua stanza dopo aver stressato l'anima del povero Killer più volte per acquistarla.
Gli disse che voleva vedere i bigotti e gli stupidi parlare in quei noiosi programmi televisivi che trattavano di gossip e che piacevano tanto alle donne insulse, per tirarne fuori discorsi su quanto il mondo fosse marcio, su quanto fossero stolte le persone che abitavano quest'ultimo e così via.
Ma in cuor suo sapeva che stava mentendo, almeno in parte.
Infatti, il nostro amato capitano magnetico, aveva preso una buona quantità di dischi all'insaputa del suo vice (che a quanto pare aveva un rilevante ruolo di baby-sitting nella sua nave: basta immaginarselo agitare il dito davanti al suo capitano vicino alla quindicesima bottiglia di rhum).

Accese la televisione e girò i canali per una buona mezz'ora con un ghigno soddisfatto stampato sulla faccia: non per lo spettacolo, ma solo per compiacersi di averla avuta in camera.
Ma poi la porta della cabina si aprì e il rosso distolse lo sguardo dall'apparecchio.

"Kiiidd.." Biascicò Law evidentemente un pò brillo, entrando e chiudendosi la porta dietro le spalle.
Kidd non si mosse neanche un attimo dal letto e si limitò a guardare l'altro capitano avanzare verso di lui, evitando miracolosamente di cadere inciampando nei propri tacchi.
"Hai bevuto di nuovo?" Sospirò, azzerando il volume della televisione. "Tu non lo reggi l'alcool, coglione."
Come volevasi dimostrare, Trafalgar capitombolò sul materasso vicino al compagno, arrampicandosi su di lui e lamentandosi ogni tanto per le difficoltà che gli si ponevano davanti.
"Cosa stai facendo?" Gli chiese il chirurgo ridendo senza alcun apparente motivo, punzecchiando l'altro sulla spalla con l'indice.
Kidd gli assestò un bel colpo sulla testa con il telecomando prima di rispondergli "Niente che tu possa capire, al momento, Trafalgar."
"Bastardo, mi hai fatto male." Adirato, Law si arrampicò ancora su di lui per poi sferrargli una gomitata nello stomaco e dargli un bacio a fior di labbra.

Guardò prima il telecomando e poi il moro, chiedendosi se magari convenisse di più approfittare di lui oppure guardare la TV. Girò qualche canale ancora, prima che uno di loro ebbe l'onore di attirare la sua attenzione.

"Ok, spostati Law." Gli disse Eustass, cercando di staccarselo di dosso: ma non fu molto facile.
Infatti Law si ritrovò ad aggrapparsi a lui, protestando calorosamente. "Non voglio."
"Ma ci sono i Metallica in diretta. E, dannazione! Finiscila di prendermi a gomitate!" Disse omicida il rosso, che colpì il chirurgo sulla schiena sempre con il telecomando.
"No. Io voglio fare sesso." Ammise Law ai quattro venti senza un filo di imbarazzo, come in effetti aveva (più o meno) sempre fatto, agitandosi sopra di lui.
Kidd rimase interdetto per un secondo prima di riprendersi. "Ti suonerà strano, ma con te faccio sempre sesso. E i Metallica in diretta: quante volte mi ricapiterà?"
"Vaffanculo Kidd, spegni quella roba e facciamolo."
Law si avventò sul telecomando, scatenando una goffa rissa sul letto per la lotta allo sfortunato apparecchietto, che appunto finì in pezzetti sul pavimento.
"Merda! Era nuovo!"

L'impatto col suolo fece cambiare canale al telecomando, che completamente in tilt e anche un pò traumatizzato, mostrò loro un programma di gossip sulla televisione.
Ma dopo quello che vide Kidd, gli risultò difficile chiudere la bocca.
"Che. Cazzo?"
Il moro lo guardò confuso e poi osservò lo schermo. "Cosa?"
Con vago terrore il rosso indicò la foto che stava mostrando l'eccitatissimo Emporio Ivankov in una trasmissione rosa confetto piena di pettegole: una foto di loro due, appartati e su un muro in una posizione abbastanza equivoca.
Era successo sicuramente sull'ultima isola su cui erano stati. Come poteva essere possibile che qualcuno avesse scattato una foto?

"Ehm. Law, cos'hai detto che volevi fare?" Disse Kidd prima di rompere ulteriormente il televisore con il magnetismo per constringerlo a spegnersi e poi capovolgere le loro posizioni.
Magari così il chirurgo avrebbe dimenticato l'accaduto la mattina seguente e non avrebbe avuto problemi a spiegarsi.

Purtroppo le risatine delle piratesse delle loro ciurme li avrebbero accompagnati per almeno una settimana, rendendo difficile la cosa.

***

"Come mai continuano a ridere? Hai qualche idea?" Chiese sospettoso Law.

"No, davvero. Smettila di guardare quel fottuto giornale." Kidd guardò da un'altra parte, prendendo il penoso giornale con una notizia scomoda e facendolo a pezzi sotto gli occhi sorpresi del moro.







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Capitolo 31
*** Goodbye ***


-- Goodbye


'I miei polmoni si rifiutano di funzionare..' Riflettè quasi per fare il punto della situazione, e mosse di nuovo le gambe in un tentativo di nuotare palesemente andato a vuoto, mentre il mare lo trascinava sempre più giù come un peso morto. La vista sfocata, la testa e le orecchie che gli trasmettevano solo quella sensazione di vuoto nel cervello, fastidiosa come un lungo, intenso fischio. 'No.'
Le ossa rotte, le ferite profonde, il sangue che copriva parte del volto e della pelle esposta. 'No. No. No!' Urlò nella sua testa Law, portandosi le mani al collo e scacciando l'idea di lasciarsi andare. Perchè era stanco, si sentiva abbastanza stanco da non riuscire più a muovere un muscolo per combattere la corrente.
Stava per perdere i sensi, lo sentiva. E si chiese perchè nessuno l'aveva ancora raggiunto per trarlo in salvo.
'Non.. devo.' Strinse gli occhi, cercando di convincersi ulteriormente, ma l'idea di riposare lì era così comoda e facile che si era intrufolata tra i suoi pensieri. E tra quei pensieri c'era anche quello di punire i compagni per averlo lasciato morire così pateticamente.
Per averlo lasciato morire con l'ultimo ricordo della mano di Kidd che tentava di afferrarlo, prima della caduta, inutilmente. Con l'ultima cosa che aveva guardato: la sua espressione praticamente terrorizzata nel vederlo sparire tra le onde.

Per quelli che gli sembrarano almeno cinque minuti, smise di pensare completamente: si era svuotato del tutto. Si concentrò su suoni casuali, come il pulsare nel suo petto che somigliava tanto al battito rallentato del suo cuore. E poi sentì delle voci. Non voci, forse qualcos'altro, troppo confuso.

Passarono altri interminabili secondi. Ancora quei suoni così incerti e che disturbarono il suo riposo. Aprì leggermente gli occhi.
E gli sembrò di intravedere qualcosa di altrettanto incerto: vagamente somigliante ad una grossa macchia bianca, lucente, strana.
Il suo corpo decise che era il momento di lasciar perdere una volta per tutte, abbandonandosi in quell'abisso.

***

Tentò un paio di volte prima di riuscire ad aprire le palpebre che sembravano pesargli tonnellate. 'Sono ancora vivo?' Mosse gli occhi per guardare, ma per i primi secondi credette quasi di essere cieco. 'Perchè sono ancora vivo?' Si chiese Law incredulo - abbastanza stupidamente, avrebbe detto - quasi come se fosse stato un bambino alle prese con la puntura di una siringa troppo veloce.
Riconobbe la propria cabina illuminata dal sole ancora in alto nel cielo, ma quando cercò di muovere le mani e le gambe notò che non poteva farlo. Si chiese se non fosse paralizzato, perchè se era così avrebbe davvero preferito morire e spegnersi sott'acqua, inutile come sarebbe potuto essere.
Voltò il capo - anche il cranio era pesante su quel cuscino così freddo - per poi accorgersi che c'era qualcuno con la testa tra le mani ed i gomiti appoggiati sulle lenzuola bianche del letto.

Dopo qualche minuto di pazienti prove, riuscì a muovere la mano destra ed il suo braccio, bendati come molta superficie di tutto il suo corpo.
"Kidd," Lo chiamò, e si accorse che la sua voce era terribilmente bassa, molto più bassa del solito. "Kidd."

E quando si sentì chiamare per nome Kidd alzò lentamente il volto abbastanza disorientato ed assonnato - quello di chi deve aver riflettuto troppo a lungo - con ancora i palmi delle mani a pochi centimetri dalla faccia e dai capelli rossi spettinati.
Il labbro inferiore gli tremolò per un istante mentre i sensi di colpa gli tornavano tutti in mente.
Battè le palpebre almeno tre volte prima di fissare gli occhi blu di Law, credendo di aver visto un fantasma. E in effetti il pirata era di un pallore cadaverico.

"Stronzo," Cominciò Kidd - con un insulto, come da sua abitudine - cercando qualcosa di sensato da dire simile a 'come hai osato fingerti morto per due intere settimane', ma non gli riuscì per niente. Anzi, si sentì bruciare gli occhi, ma probabilmente il vero motivo era che non aveva dormito per niente in quei giorni.
Cercò di soffocare quella sensazione stringendo le lenzuola tra le dita.

La voce di Law si sentì a malapena, flebile e debole allo stesso tempo. Per qualcosa che non si aspettò, per rassicurarlo, forse.
"Lo so. Va tutto bene."







post-it: Mi dispiace per il terribile ritardo. Vi amo tutti per le recensioni. E fatto il Profilo.

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Capitolo 32
*** Demeanor ***


-- Demeanor


Nessuno osava muovere un dito.
Una buona metà dei membri della ciurma di Trafalgar e un'altra buona metà di quelli della ciurma di Eustass erano fermi ed immobili in un punto della nave degli Heart Pirates, nervosi e pronti alla prossima mossa.
Nessuno osava fiatare. Tutti erano pronti a qualsiasi cosa.
La tensione era palpabile, i pirati si lanciavano sguardi interrogativi e sudavano freddo mentre i tacchi degli stivali di Law risuonavano crudeli sul legno del pavimento, nel bel mezzo di quel silenzio. Segno che aveva avanzato ancora di qualche passo verso la porta.
L'espressione del capitano era molto simile ad un broncio ma metteva paura ugualmente, alimentata dalle occhiaie pesanti.
Kidd, davanti alla porta, invece non sembrava davvero volersi schiodare dalla sua posizione, con uno sguardo duro, quasi severo, rivolto a Law.
Ma il capitano della nave si avvicinò ancora, truce e con i pugni stretti, senza la sua spada.

"Fammi. Entrare. In cucina!" Scandì Law con un tono che al rosso ricordò molto quello di un bambino capriccioso.
L'altro rispose, seccato dal suo comportamento infantile. "Scordatelo."
"Io voglio entrare!"
"E io non voglio farti entrare!" Sbottò Kidd quasi esasperato.
I loro compagni si misero in allerta, abbastanza terrorizzati dalle possibili conseguenze di tutto quel macello.
"Non mi impedirai di farlo."
Eustass gli mostrò la sua migliore espressione seria e minacciosa. "Oh, sì invece. Non divorerai panna montata direttamente dal tubo di nuovo, Law. E non mangerai di nuovo quintalate di torte e dolci come un fottuto maniaco."
"Sei veramente un bastardo senza cuore!" Disse Trafalgar dopo pochi attimi di debolezza per la minaccia subìta.
Il rosso sembrò vagamente lusingato da quell'affermazione - visto che glielo dicevano in molti - ed evitò di sorridere con tutte le sue forze. "Ti rendi conto che non ti nutri di altro e non dormi più, aggirandoti la notte per la nave come uno stramaledettissimo zombie iperattivo?"
"Ma da quel che ricordo a te fa piacere, Kidd." Rispose di rimando Law, suscitando qualche ghigno da parte della popolazione femminile della nave nascosta dietro varie botti o pareti.
"Non dormo da più di una settimana per colpa tua, questo non mi fa piacere. Non è che posso mettertelo nel fondoschiena a tutte le ore, sai, diventa ripetitivo." Eustass alzò leggermente il volto per mostrargli un ghigno - come sempre - di sfida.
Ma la frecciatina non lo sfiorò nemmeno ed il chirurgo sogghignò di rimando, infilando una mano nella tasca dei pantaloni. "Ah, è così eh?"
Ed ancora in quel silenzio dove avrebbero potuto benissimo iniziare a rotolare palle di fieno, Law tirò fuori una barretta di cioccolato da quella tasca come se fosse stato un pistolero provetto (cosa non assolutamente vera) pronto al duello.
Kidd lasciò da parte il suo ghigno e lo guardò perplesso.
"Stai cercando di minacciarmi.. con della cioccolata, per caso?"

Le ciurme continuarono a fissarlo: erano un tantino preoccupati per il comportamento che aveva assunto Trafalgar Law in quelle settimane.
'Sarà un calo di zuccheri!' pensarono probabilmente, i primi giorni. Ma il capitano continuava a mangiare, ed allora nei giorni a seguire qualcuno pensò 'Farà tanta attività fisica con Eustass, magari!'. Però non era abbastanza vero, ed il problema continuava ad espandersi, arrivando a far preoccupare seriamente qualcuno dopo vari e svariati eventi notturni (qualcosa di molto simile a: "AHHHH!!! UN FANTASMA! C'E' UN FANTASMA SULLA NAVE! ....Oh? Capitano? Sei tu?").
In effetti anche Jean Bart si chiese qualcosa dopo essere stato fatto a pezzi molte volte e totalmente per caso: 'Ma che diamine sta succedendo?'.

Intanto Law scartava la cioccolata, avido quasi quanto Kidd alle prese con del rum.
"No. Ti faccio vedere che non puoi comandarmi!" Disse poi, trionfante, addentando un pezzo del dolce.
Questa volta a Kidd toccò sospirare: Law aveva ripetuto parole simili almeno cento volte, all'Arcipelago Shabaody.
"Di nuovo con questa storia?"

Il rosso si aspettò almeno un paio di insulti veloci, ma non successe nulla.
Trafalgar si era completamente bloccato: gli occhi fissi in un punto imprecisato nel vuoto, la cioccolata in mano e l'espressione che non lasciava trasparire nessuna particolare emozione. Le sue labbra tremavano ogni tanto.
"..."
Dopo un paio di minuti in cui i presenti si chiesero se non si fosse seriamente immobilizzato o congelato, Law biascicò qualcosa.
"... Dolore..." Piagnucolò il chirurgo della morte, portandosi una mano sulla guancia destra con uno sguardo sofferente.

Non seppe neppure perchè ma Kidd tentò di non scoppiare a ridere - fallendo miseramente nel tentativo - guardando il compagno.
"Problemi con le carie, Doc?"
Per tutta risposta il moro ingoiò il pezzo di cioccolata (lacrimuccia compresa) e lo squadrò omicida.
"No. E sono io il dottore qui. Sono commosso per la bontà di questa cioccolata." Biascicò ancora, turbato dal dente ma convinto di quello che stava dicendo.
Kidd rise ancora per i patetici tentativi pensati da Law per nascondere la cosa.
"Stronzate. Seguimi e mettiamo dell'alcool su quel dente. Poi penso al ghiaccio." Comandò prima di muoversi verso una piccola rampa di scale.
Mentre il dolore al dente aumentava, Law eseguì quell'ordine quasi automaticamente raggiungendo pian piano il ragazzo con i capelli rossi.
"Non comandarmi, Eustass." Biascicò di nuovo, poco convinto e dolorante.

I loro compagni tirarono un sospiro di sollievo: la giornata si concluse così, fortunatamente senza risse e senza ossa rotte. Il capitano Kidd, inaspettatamente, aveva avuto voglia di sembrare gentile - ma solo perchè la faccenda riguardava l'alcool - verso il moro.
Ma non seppero più il motivo di quel comportamento così strano.
Perchè non avevano visto quella lettera sulla sua scrivania, nella cabina.

[...]








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Capitolo 33
*** Unpredictable ***


-- Unpredictable


[...]

L'aveva lasciata lì, chiusa e sigillata per due lunghe settimane. Ed era ancora lì, chiusa e sigillata con quel simbolo elegante, viola e antico, e con quella sua stupida carta pregiata.
Insomma, quella lettera stava facendo la polvere sulla scrivania di Law e lui non si era neanche degnato di spostarla altrove.
Il chirurgo sapeva perfettamente chi aveva mandato quella lettera ma nessun altro l'aveva notata, non sembrava niente di particolare, niente da notare davvero e niente di cui curarsi.

Si era messo a mangiare dolci per il nervoso, non lo faceva da anni ormai e quel fatto aveva insospettito tutti i suoi compagni. Non che volesse farli preoccupare, certo. Era una cosa temporanea.
E poi Law si mise a fissare quel pezzo di carta in silenzio - con un'espressione persa, cupa e pensierosa e con la mano sulla guancia leggermente gonfia - mentre Kidd si sedeva sul letto vicino a lui. Aveva parlato per un pò, ma non aveva assolutamente fatto caso a cos'avesse detto.
"Ti sei incantato?" Chiese quello con i capelli rossi guardandolo stranito.
L'altro pirata si ridestò dai suoi pensieri, quasi sorpreso di trovare qualcuno lì con lui. "Cos'hai detto...?"
"Stai fissando la scrivania da dieci minuti, Trafalgar."
Ma Law non sembrò fare molto caso alla sua constatazione. "Oh, davvero?"
"Vuoi che apra quella lettera?"
Questa volta il moro sembrò davvero svegliarsi, ma non disse nulla. Vide Kidd alzarsi e prendere in mano la lettera, per poi tornare da lui.

Non c'era un mittente, c'era solo il il ricevente che rispondeva al nome di 'Trafalgar Law' scritto in corsivo e in un modo molto elegante.
Kidd ne tirò fuori il contenuto abbastanza velocemente ed il moro alzò la testa, riluttante.
"Cosa dice?" Gli chiese Law, più che altro per farselo dire dal compagno, visto che lui non voleva azzardarsi a leggerla.
Controvoglia, il rosso gli diede il foglio di carta tra le mani. "Niente di che. Chi diavolo è?"

                      "Mio piccolo Lawrence,
                            spero davvero che tu non ti sia dimenticato di me.

                            Dopo tutti questi anni, sai, potrebbe essere comprensibile.
                            Ma questa volta non ti lascerò andare.
                            Mai.
 
                                                                       per sempre tuo,    G."

Law, leggendo le poche righe di minaccia scritte con l'inchiostro nero e con una grafia raffinata, piegò e chiuse il foglio con una smorfia stampata sul volto.
"Nessuno di importante." Sbottò, poi.
Kidd lo fissò accigliato. "E' per quel 'nessuno di importante' che mangi come una donna incinta da due settimane, mi è sembrato di capire."

Però il moro non gli rispose ancora una volta, e si era perso in quel silenzio di assenso.
Non lo stava guardando in faccia e la cosa non gli piaceva per niente.
"Esci, Eustass." Comandò Law dopo tre minuti buoni con un tono scuro, pacato e tutt'altro che minaccioso.
Il pirata interpellato strinse gli occhi, contrariato. "No." Disse, alquanto calmo e al tempo stesso imperativo.

Ma Kidd non si ritrovò a fronteggiare nessuna protesta, Law non aveva detto nient'altro: era rimasto silenzioso e poi aveva sospirato, posando di nuovo la mano sulla sacca di ghiaccio per riportarla sulla sua guancia destra.
Avrebbe potuto fargli certe domande più tardi.







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Capitolo 34
*** Greets ***


-- Greets


Scendeva la neve, ogni tanto scendeva la pioggia e poi scendeva anche il freddo. Un clima gelido ed esasperante.
Ma queste cose non fermarono i pirati dal fare festeggiamenti fino a tarda notte, credenti o non credenti - addirittura qualcuno non sapeva nemmeno che festa fosse - ogni occasione era buona per fare baldoria.
Era passata la vigilia e per i prossimi giorni di festa avevano deciso di alloggiare ancora da quelle parti - mentre ancora qualcuno si chiedeva perchè Kidd si toccasse di continuo il fianco - in quella città piena di vischio, biscotti e spumante.

Kidd se ne stava seduto nella locanda, vicino al caminetto, a conversare amabilmente con il suo vice capitano ed alcuni suoi compagni (che avevano certi sorrisi sornioni per qualcosa che avevano sentito, probabilmente). Era pomeriggio e Law era di nuovo sparito: dopo la loro ultima notte - o anche mattina - il moro si era letteralmente eclissato all'improvviso, colto da qualche sua pazza idea, come al solito.

Non ci badò molto, ma arrivò la sera e con lei anche l'ora di cena.
E quando Kidd si alzò per andarsene, Trafalgar Law fece nuovamente la sua comparsa all'entrata e lo raggiunse con tutta calma, senza spada o altre armi da taglio.
Il rosso pensò, guardandolo, che aveva un piccolo sorriso proprio ebete sulla faccia.
"Cos'è quel sorriso ebete, Law?" Chiese immediatamente, chiamandolo per nome perchè la cosa iniziava a piacergli alquanto.
Il chirurgo si avvicinò a lui ed il suo sorriso si spense un pò quando si accorse, ancora una volta, che Kidd era più alto di lui e che gli arrivava appena all'incavo del collo.
Così Law si alzò in punta di piedi, alzò la testa verso di lui, chiuse gli occhi e sfregò il naso teneramente contro quello di Kidd (cosa che fece sciogliere più di una persona nella stanza.)
Kidd rimase a guardardarlo con la bocca leggermente aperta chiedendosi perchè l'avesse fatto, e pensando di farselo in modo bellico anche davanti a Killer e gli altri sul tavolo più vicino.
"Non si saluta più, Kidd?" Lo ammonì il moro, abbassando la voce e ghignando, facendo desiderare ancora di più all'altro di saltargli addosso più o meno in quello stesso dannatissimo istante.
Ma il rosso cercò di frenarsi almeno per quella volta. "Che significa?"
"Beh, dalle mie parti si salutano così..." tentò di spiegare Law "le persone care." Aggiunse poi, a bassa voce per cercare di non dare pretesti a Kidd che potessero permettergli di prenderlo in giro. Il che non funzionò molto visto il suo ghigno.
Il rosso si accinse a rispondergli ma l'altro pirata lo anticipò. "E poi, con quel naso tanto assurdo è ancora più facile farlo."
"Prova a dire ancora qualcosa sul mio naso e distruggo il tuo." Lo minacciò Kidd, ma strinse di più gli occhi, fissandolo. "E non osare mai più salutare qualcun altro che non si chiami Eustass Kidd."











**


Salve e buon natale a tutti e tutte le lettrici mie amate! \0/
Mi sembrava carino aggiungere un messaggio qui, almeno per una volta, questo giorno, perchè anche se non sembra so parlare. (Il fatto è che non rispondo alle recensioni tra le FlashFic perchè non vorrei aggiungere altro testo, ma statene certe: vi leggo SEMPRE. E piango tanto di felicità per queste cose.)
Inizio con il ringraziare Shahana per il disegnino con Crocodile ed Inazuma che mi ha dedicato perchè poi è anche una ragazza che è puro amore.
Ringrazio Red Queen per le sue stupende Fan Fiction stupendamente scritte e ringrazio Haku per la sua pazienza e le idee.
Non da meno le altre che mi hanno recensito, quindi ringrazio tanto tanto tanto oOBlackRavenOo per i suoi lunghi e dolcissimi commenti, le auguro buone feste e ne approfitto per risponderle!
Ho sempre pensato che Law potesse avere un nome simile (Lawrence) dato che gli sta anche bene, ed hai ragione, gli da un che di più elegante e aristocratico.
Sulla Fan Fiction a più capitoli hai centrato in pieno: quei due capitoli sono una specie di Prequel che ho sperimentato per pensare alla nuova FanFiction incentrata su Kidd, Law e questo G. che sto scrivendo. Ho quasi tutta la traccia e non sarà difficile proseguire, visto che voglio farne una storia decisamente più seria e meglio scritta delle altre che ho fatto (senza nemmeno una traccia per la maggiorparte, e me ne vergogno).
Finita quella inizierò una AU con Kidd e Law, ancora, però ispirata dalle idee di Fies (ed ho il suo permesso 'scritto' per scriverci una FanFiction). Ho già mezza traccia di quella, quindi lavorerò tanto di tastiera nelle prossime settimane.
E ovviamente tra una cosa e l'altra continuerò Drabble, FlashFic e stupidaggini varie. Giuro che sopravviverò.
Concludo con il ringraziare tutti (senza nessunissimo ordine)!
Grazie a voi per aver fatto 100+ recensioni! (E non è una ZoroSanji! Dovrebbero darmi una medaglia.)
Makoji_chan (adorabile ma che ho un bel pò di difficoltà a contattare, purtroppo), angel92YH (che ringrazio per leggermi), NekoAki (per le recensioni amabili varie), terrycontyby90 (che non deve inondarmi la pagina delle recensioni di lacrime, vedrai che andrà tutto bene.), keiko_chan86 (che ringrazio per la pazienza nella lettura di tutto quanto), OrePavone (la cara Alty che riesce ancora a sopportarmi), fujima (per le recensioni e tutto), missele (il naso di Kidd è veramente una delle meraviglie dell'universo), dragoon (che assiste alla guerra con me e con noi), Lusty (che non mi recensisce più ma forse mi legge ancora, quindi, la ringrazio in ogni caso), Edenloss (dovrò riprovare a romperti le scatole ancora una volta), unastellinaxsempre (a cui dedico un grosso fuoco d'artificio rosso e lucente per questo capodanno), Crow (sparita, ma grazie per le recensioni), Giuka (per le belle e lunghe recensioni sempre molto apprezzate) e Ffamran (per le recensioni, grazie).
Direi che ho finito, no? Ora la smetto o i ringranziamenti diventano più lunghi della FlashFic stessa (domani, però, ritaglierò un pò di tempo per farne un'altra).
Vediamo poi se riuscirò a fare uno schizzo disegnato per ogni capitolo.

Quindi: buone feste, buon natale, felice anno nuovo e... ARR!
Saluti da questo bel pair e da Misao, altrimenti detta Schwarzweis!

(Law è stato qui e ha letto tutte le mie doujinshi! E probabilmente anche Kidd... visti i vestiti sparsi.)









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Capitolo 35
*** Ultimatum ***


-- Ultimatum


Era passato un giorno da quando aveva scoperto suo malgrado che cosa voleva Law - con quel sorriso ebete sulla faccia, e poi aveva capito che era solo un ghigno malcelato - ed il suo stomaco... o almeno: la metà dei suoi organi si stava chiedendo ancora perchè il loro padrone volesse loro così male.

**

Il giorno prima.

Kidd si ritrovò ad essere tirato per la manica della pelliccia da un Law spaventosamente allegro e vivace, e poi si ritrovarono insieme fuori dalla porta della locanda - al freddo e sotto la neve - senza nessuna spiegazione da parte del moro.
Stava per tirarlo a se per bloccarlo ed estorcergli qualche informazione, quando Law si girò verso di lui e lo guardò con un ghigno felice.
"Ti ho preparato la cena."
La mandibola di Kidd penzolò immaginariamente a pochi mellimetri da terra. "Ma tu non sai cucinare." Rispose, convintissimo. "Tu non sai cucinare, vero?"
"Che cosa ne sai, Eustass? Potrei aver imparato." Sbuffò l'altro.
Il rosso ghignò un pò come uno che sta cercando una rissa. "Ti stai esercitando per fare la mogliettina, ah?"
E tutto quello che ottenne Kidd fu un dolorosissimo calcio tra le gambe.

Poco dopo.

Dunque, questa volta Kidd si ritrovò seduto ad un tavolo sulla nave degli Heart Pirates, senza sapere bene come ci fosse arrivato e perchè l'avesse fatto.
Però non era stato per niente incoraggiato dai compagni di Law che si tenevano a lunga, lunghissima distanza dalla cucina e dai fumi violacei che ne uscivano.
E a proposito di cose violacee, Kidd fissava con un sopracciglio alzato i pochi piatti misti di carne, spaghetti, secondi ed alcuni dolci.
Erano semplicemente viola e maleodoranti, e si stava chiedendo se magari non ci fosse finito qualche pezzo di carne umana, viste le abitudini del chirurgo.
"Vuoi avvelenarmi...?" Gli chiese, incerto, schifato e sospettoso.
Law sogghignò. "No, certo che no."
Era chiaramente una menzogna. Il rosso gli sorrise, furbo. "Beh, tu non mangi?"
"Io ho già cenato, Kidd."
Poi Kidd si fece più minaccioso, come sempre. "Non metterò mai nello stomaco questa robaccia!"
"Oh, ma se non lo facessi, non faresti più sesso con me per almeno due mesi." Il ghigno di Law si accentuò.
La sua vittima - dicasi Kidd - lo guardò sorridente. "Non lo faresti mai. Non resisteresti."
"Preferiresti provare oppure mangiare? A te la scelta."
Il ghigno del rosso si buttò in un precipizio e Kidd guardò prima i piatti e poi il moro.
Davvero, probabilmente sarebbe stato meglio soffrire di un feroce mal di stomaco - mettendo da parte l'ipotesi di schiumare dalla bocca e schiattare - piuttosto che stare senza il corpo dell'altro così a lungo. Anche perchè, conoscendo Trafalgar Law, avrebbe mantenuto la sua parola.
"Sei proprio un bastardo."
Deglutì e si armò di forchetta.

"Giuro, non ci ho messo del cianuro, nella pasta." Lo rassicurò Law, tutto contento.
Aveva trovato un modo divertente per sbarazzarsi delle sue vecchie provette di laboratorio e del cibo scaduto.
In quanto al suo ultimatum: non avrebbe resistito nemmeno una settimana con Kidd intorno. Ed il rosso non lo conosceva per niente bene.







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Capitolo 36
*** Mesmerize ***


-- Mesmerize


Il moro si sedette, annoiato, su di una poltrona a caso sottocoperta nella sua nave.
Erano le quattro del mattino, non riusciva a dormire - come al solito - ed aveva pensato di annoiarsi un pò da quelle parti, tra l'altro Kidd era sparito dal suo letto e l'aveva lasciato da solo.
Poi Law tanto per fare qualcosa prese una rivista dal tavolino al centro della stanza.
Oh, doveva sicuramente essere una di quelle riviste piene di fatti altrui di una delle ragazze della ciurma... a loro piacevano tanto e neanche capiva il perchè.
Era piena zeppa di foto di gente mezza nuda o di celebrità in pose che a lui sembravano tanto inquietanti.
Lesse qualche pagina, velocemente. "Ma perchè certa gente non sa farsi i fatti propri?" Si disse un pò stupito.
Sì insomma, a qualcuno fregava qualcosa del fatto che tizio aveva messo incinta tizia? E che Emporio Ivankov aveva fatto un musical? Ah, questo forse interessava. The Iva Horror Picture Show.
Ma c'era addirittura una pagina intera con la foto dell'Ammiraglio Aokiji che pubblicizzava dei ghiaccioli. Oppure la pubblicità dei sigari cubani di marca presentati dal Commodoro Smoker.
Law sfogliò ancora le pagine della rivista, allibito da cotanta pubblicità. Era più quella degli articoli presenti.
Girò qualche pagina e vide delle donne praticamente nude rappresentare diverse cose. E lì si bloccò un secondo a riflettere.
'E' normale che io non senta nulla...?' Si chiese, osservando meglio le donnine curvose su carta. Eh no, non sentiva proprio nulla.
Per lui era un pò come vedere il pavimento.
Insomma, non gli erano mai interessate le donne in generale e non ci aveva mai fatto caso. Però in quel momento...
Cioè, no, non poteva essere possibile. No?
Law, dubbioso, voltò ancora qualche pagina e venne attirato casualmente da una pubblicità che occupava tutto il foglio: una pubblicità riguardante l'intimo maschile.
"Uh..." Disse sorpreso senza neanche pensarci. E posò lo sguardo su quell'uomo sdraiato sopra ad un letto e con uno sguardo seducente.
'Sì, ora si ragiona, ecco.' Che pettorali, che tartaruga! Che corpo, insomma, magnifico. Pensò addirittura di potergli saltare addosso.
Improvvisamente capì il problema. Ma visto che era Trafalgar Law la cosa non lo turbò nemmeno un attimo e tornò ad ammirare l'uomo della pubblicità.
Aveva sì dei bei muscoli, ma per lui non era niente confronto a Kidd. Preferiva i suoi, eccome.
Iniziava a sentirsi un maniaco, però.

Non fece in tempo a pensarlo che Kidd apparì dalla porta del salottino.
"Ah, Law, sei qui. Che stai facendo sù a quest'ora?" Chiese il rosso.
E il moro alzò la testa dal giornale per guardare l'amante. Se non si fosse contenuto, avrebbe sicuramente avuto un rivolo di bava alla bocca. Era appena uscito dalla doccia: a petto nudo - ancora con qualche goccia - e i capelli giù, bagnati. Era a piedi nudi ed indossava semplicemente dei pantaloni neri. E adesso sì che Law si sentiva un maniaco.
Kidd attese una sua risposta per un pò di secondi mentre si avvicinava.
E difatti il chirurgo rispose candidamente:
"Credo di essere gay!"
E questo fece quasi inciampare il rosso.
"... L'hai capito soltanto ora? Da quant'è che andiamo a letto, noi due?" Lo guardò come se fosse stato una specie di alieno.
Law battè le palpebre due volte. "E tu?" Chiese poi senza badare alla risposta di Kidd.
"Io cosa?"
"Cosa sei?" Domandò ancora, questa volta sogghignando.
Kidd tentò di non prenderlo a pugni per svegliarlo da quello stato di pazzia. "Non lo so e non mi interessa," rispose convinto "e se tu lo vuoi sapere..." E questa volta ghignò anche lui.
"Se io voglio, cosa?" Kidd gli si avvicinò molto di più e Law lanciò via la rivista in previsione di quello che stava per accadere.
E aveva previsto bene. "Trafalgar, non posso starti a spiegare tutto. Spogliati e chiudi quella fottuta bocca."
Perfetto! Al diavolo l'uomo della pubblicità!







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Capitolo 37
*** Tulips ***


-- Tulips


Pioveva ancora a dirotto alle tre del pomeriggio in città, e Law avrebbe tanto voluto andare in centro per alcune compere quel giorno, quindi i suoi progetti erano tutti stati rimpiazzati da una buona cioccolata calda e un libro: comodo e nel suo appartamento.
Si alzò dal divanetto e si diresse alla sua piccola libreria, si accovacciò e diede un'occhiata ai libri presenti. Poi spostò i libri di scuola e ne sfogliò alcuni distrattamente.
Imprecò tra sé e sé quando i problemi alla sua vista si presentarono di nuovo e prese gli occhiali.
 ”Potrei leggere di nuovo Doyle...“ riflettè sistemando le lenti mentre stava per mettere via un altro libro, ”Uh?“
Ma una pagina gli fece battere le palpebre un momento.
Fissò la foto e ghignò, leggendo tra le righe la descrizione di quel fiore sull'enciclopedia.
 ”Un tulipano rosso!“ sorrise prendendo dalla tasca il suo cellulare, aprendolo e digitando dei numeri alla velocità della luce.
Attendendo una risposta di Kidd si spostò con l'enciclopedia sul divano e ci si sdraiò, appoggiando la testa sul primo cuscino preso a caso ed accavallando le gambe.
 ”Law? Hai dimenticato da me il libro di chimica.“
 ”Lo so, l'ho lasciato lì apposta.“ rispose vagamente Law, tanto sarebbe tornato da lui comunque.
 ”E si può sapere cosa vuoi?“ si lamentò il rosso con il suo solito fare sbarazzino e scontroso.
 ”Ho visto un tulipano rosso e ho pensato a te!“
Il moro prese una matita dal tavolino e scarabocchiò sulla pagina disegnando una faccina e degli occhiali d'aviatore al tulipano. Il tutto continuando a ghignare divertito.
 ”Mi hai chiamato solo per questo? Doc, fatti curare.“
 ”Però guarda, ti assomiglia sul serio...“ insistette Law giocherellando con la matita.
Chiuse il libro dopo aver disegnato anche il consueto smile ed un cuore e poi guardò l'orologio appeso al muro.
 ”Kidd, andiamo a prenderci un caffè in quel bar in centro?“ decise di punto in bianco.
 ”Ti ci violenterei in quel bar, ma sta diluviando.“
 ”E cosa importa? Poi, a me andrebbe anche bene se non mi ammanettassi ancora al tavolino.“
Kidd - dall'altra parte del telefono - sorrise al pensiero, ”Oh sì. Ti hanno visto tutti, me lo ricordo bene. Quella pettegola di Bonney ne parla ancora.“
 ”Mi prenderò la mia piccola vendetta, vedrai. Allora, alle quattro?“
 ”Vattene all'inferno, Law, non ho nessuna voglia di uscire adesso.“ gli disse Kidd pur sapendo che il compagno non l'avrebbe ascoltato.
 ”Allora a tra poco. Non portare Killer questa volta.“ come volevasi dimostrare Law lo ignorò e poi chiuse la chiamata.
Dopo aver appoggiato il libro si alzò e raggiunse la finestra in cucina, aprendola e guardando sul suo davanzale uno sventurato tulipano rosso sotto la pioggia, nel suo contenitore pieno di terra.
Il moro lo strappò delicatamente e chiuse nuovamente la finestra, portando poi il fiore sul suo cappello preferito.
‘Amore perfetto o incostanza? Incostanza, decisamente.’ ed ecco il significato giusto.








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Capitolo 38
*** Three ***


-- Three


Erano passati tanti anni, ma finiva sempre allo stesso modo.
Dopo tutto quel tempo loro tre - tre dei più giovani e famosi pirati della loro epoca - si trovavano insieme, come al solito, a dover fronteggiare masse di nemici con al seguito baldoria, rhum e taglie sempre più alte sulle loro preziose teste.
La gente li definiva pazzi - e molto probabilmente era davvero così - ma era di sicuro una delle cose che li legava di più.

 ”Kidd, sei sulla traiettoria, spostati!“ minacciò Law da sotto il suo cappello nero, brandendo la spada per eliminare eventuali soggetti fastidiosi.

 ”Ma finiscila!“

Il pirata con i capelli rossi si scansò non appena vide Luffy schizzare via alla velocità della luce dopo un colpo sferrato ad un'imbarcazione.

 ”Gomu gomu no...!“

Ma quello con il più noto cappello di paglia non aveva perso nemmeno un po' della propria impazienza e si era lanciato all'attacco.
Sarebbe stato pericoloso un contraccolpo simile, gli altri due avevano capito cosa voleva fare.

 ”NO! Fermo! Fermati!“ urlò Kidd.

Erano diventati qualcosa di molto simile a due baby-sitter per quel ragazzo, ed era diventata una brutta abitudine il preoccuparsi per la sua incolumità.
Troppo tardi, però.

 ”...bazooka!!“

La sua mossa aveva sì distrutto delle navi - potente com'era - ma aveva anche spedito Luffy in mare con un evidente tuffo.
E Law fu il primo a preoccuparsene, correndo in quella direzione.

 ”LUFFY!“

Kidd, al contrario, quasi finì su tutte le furie perchè non era di certo la prima volta che accadeva e quindi che rischiava di annegare.

 ”QUEL PAZZO INCOSCIENTE!“

 ”AVRESTI DOVUTO PRESTARE PIU' ATTENZIONE!“

 ”IO?! È abbastanza grande da badare a sé stesso, quell'idiota!“

Un brontolìo impercettibile si udì durante il loro litigio, ma nessuno ci fece caso.

 ”Avevamo fatto un patto, Kidd!“

 ”Come se non lo sapessi! Non è certo colpa mia se non sa badare neanche a sé stesso!“

Una manina di gomma spuntò dal legno della nave su cui erano, cercando di riportare sù il povero Luffy bagnato fradicio dalla camicia rossa ai piedi.
Kidd e Law lo guardarono per un secondo e poi tornarono a battibeccare,

 ”Guardalo! Avrebbe potuto farsi male!“

 ”Ma se lo fa in continuazione!“

Luffy risalì in superficie sputando un po' d'acqua e si mise a gambe incrociate per osservarli, imbronciato in volto.
Quando il rumore del suo stomaco si fece risentire più forte di prima.

 ”Avete qualcosa da mangiare?“ chiese poi, innocentemente.

Ma venne ignorato.

 ”Maledizione, non posso mai fare affidamento su di te che appena mi giro fai stronzate!“

 ”Da che pulpito! Proprio tu che hai ammazzato il cane due giorni fa!“

Lo stomaco di Luffy divenne sempre più rumoroso.

 ”Ma io ho fame...“

 ”È stato un incidente.“ disse Law, ignorando ancora il ragazzo e cercando una possibile scusa per i suoi esperimenti.

 ”Un incidente. Certo. E poi guardalo, sta meglio di me, quell'imbecille!“

Kidd gesticolò verso Luffy che, in preda a qualche fantomatica illusione ottica riguardante carne e cibo vario, aveva immediatamente addentato il dito del rosso.

 ”...merda, HO CAPITO! Ho capito!“ imprecò poi, levandoselo di torno e tirandogli un pugno per trascinarlo via.

 ”Hey, il cane potrebbe—“ Law ebbe l'illuminazione.

 ”Non ci pensare nemmeno.“








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Capitolo 39
*** Souvenir ***


-- Souvenir


Era una di quelle mattine ed era stato lui a svegliarsi per primo, suo malgrado. Battè piano le palpebre infastidiso dalla luce del sole proveniente dalla finestra: non voleva muoversi di lì, era troppo presto e il tepore del corpo di Kidd era molto piacevole, quasi invitante.
Rimase ad oziare sul suo cuscino ancora per qualche minuto stringendosi nelle candide lenzuola del letto di quella locanda, muovendo le gambe e assumendo una posizione più o meno fetale. Ma aprì gli occhi quando sentì qualcosa nel retro dei suoi boxer.

 ”Che cosa—“ si chiese semplicemente, chinando la testa per dare un'occhiata.

In un attimo la sua espressione si trasformò in quella di un feroce omicida e si girò abbastanza da poter dare un pugno sulla faccia di Kidd, svegliandolo per prenderlo a pugni di nuovo.

 ”Trafalgar, faremo a botte più tardi, troppo presto ora... lasciami dormire...“ sbadigliò Kidd coprendosi le spalle con le coperte.

Come risposta Law gli tirò un altro pugno sul capo.

 ”Mi hai messo delle banconote nei boxer!“ sintetizzò arrabbiato, probabilmente gliele avrebbe fatte ingoiare tutte quante molto presto.

 ”E allora?“ chiese il pirata, come se fosse stata una cosa normale pagarlo per le loro notti così personali.

Law storse le labbra, levando i soldi dalla stoffa e sfiorando per un secondo uno dei segni che gli aveva lasciato l'altro sulla pelle, scacciando un pensiero che non doveva intromettersi in quel momento.

 ”Non. Sono. La tua. Puttana!“ scandì bene un attimo dopo, sventolando i pezzi di carta davanti ai suoi occhi.

 ”Ah, pensavo— beh, no. Certo,“ annuì Kidd poco convinto e ancora parecchio assonnato, ”non ti lamentare, il tuo corpo vale duecento milioni di Berry ma non li ho in tasca ora. Magari la prossima volta.“

 ”Non voglio i tuoi soldi, razza di idiota. Piuttosto, pagami di nuovo in natura se ci tieni tanto.“ disse convinto Law come se stessero trattando di merendine da scartare.

 ”Ma pensaci, potresti usare quei soldi per comprarti... non so, un cappello nuovo, dei vestiti.“ Kidd era decisamente troppo vago e stava sbadigliando ancora, fissando un punto a caso nel vuoto.

Law alzò leggermente le sopracciglia e poi capì: Kidd stava solo cercando un pretesto per dirgli che l'amore che consumavano normalmente, ormai praticamente dandosi degli appuntamenti nelle isole in cui si incontravano, gli andava bene. Lo faceva sentire bene, faceva bene ad entrambi, ma era decisamente troppo da dire ad alta voce anche se ormai si trovavano ad un punto di non ritorno, e perciò ricorreva a cose così stupide.
Poi sogghignò e si mise sulle ginocchia, raccogliendo gli occhialoni da aviatore di Kidd. Li portava sempre con sé, non se ne separava quasi mai e doveva esserci abbastanza affezionato.

 ”O potrei comprare questi.“

Kidd lo eliminò con uno sguardo, prendendo gli occhiali dalle sue mani, ”Non sono in vendita.“

 ”Ah, secondo te il mio culo è in vendita e degli stupidi occhiali no? Che fregatura.“ Law era decisamente sarcastico, ma allungò una mano per prendere ancora gli occhialoni che avevano tutta l'aria di essere stufi di venire sballottati in quel modo.

 ”Okay Trafalgar, finiscila, se non vuoi quei soldi posso accettare il pagamento in natura senza alcun problema.“ Kidd si era seduto sul letto e stava iniziando ad innervosirsi: lo adorava, amava farlo arrabbiare in qualsiasi modo. Era reciproco. ”Ridammeli.“

 ”Ma così sarebbe facile, e ora è troppo tardi...“ il ghigno di Law si allargò mentre lui si accingeva ad allontanare l'oggetto della loro discussione fuori dalla portata di Kidd.

Law si trovò sotto il peso del pirata in un attimo e con la sua presa violenta che gli teneva fermo uno dei polsi e continuò a sorridergli in quel modo detestabile, di sicuro se l'aspettava.
Lanciò gli occhiali sul pavimento e Kidd si scansò per andare a prenderli, sbuffando anche sonoramente.

 ”Cretino, si sono rotti!“ si lamentò Kidd raccogliendo i pezzi di vetro sul parquet rovinato, un angolo degli occhiali si era spezzato.

 ”Ma che peccato.“

 ”Ti ammazzo.“

 ”Non hai le palle per farlo.“

 ”Io non ci scommetterei...“

E Kidd tornò nuovamente vicino al letto, buttando velocemente i pezzi taglienti degli occhiali su di lui. Alzò istintivamente le braccia per proteggersi ma arrivarono a fargli qualche taglio sulla pelle, macchiando le lenzuola con poche gocce di sangue.
Non protestò nemmeno quando Kidd salì nuovamente su di lui, neanche quando gli strinse il braccio ferito.

 ”Ti giuro che ti farò urlare così tanto che ti sentiranno tutti.“

 ”E tu credi davvero che sia un problema?“ ghignò Law, sfidando il suo tono di minaccia come al solito e per la milionesima volta nelle loro vite spericolate.

Si sarebbe tenuto i suoi soldi e gli avrebbe regalato un paio di occhiali nuovi per rimpiazzare quelli che riteneva indecenti, ma non sarebbe finita lì. Non l'avrebbe spuntata così facilmente e mentre si mettevano ancora le mani addosso pensava alla sua prossima e indimenticabile vendetta su Kidd... nonostante finisse sempre allo stesso modo.







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Capitolo 40
*** Lullabye ***


-- Lullabye


Ci sono volte in cui si tocca il fondo senza nemmeno accorgersene.
Aveva avuto un'altra ricaduta, un'altra crisi, e avrebbe voluto non uscirne più. Gli era passato per la testa più volte che era un pensiero molto egoista, ma l'aveva lasciato indietro.
Guardò lo specchio con espressione stanca ed emaciata cercando un minimo di sé nel riflesso, non riuscendoci; la barba incolta - poco visibile - e i capelli lunghi non più curati da settimane. C'erano stati momenti migliori.

Uno, due. Tre, quattro...

Il suo quasi patetico tentativo di non caderci di nuovo stava fallendo man mano che i numeri passavano.
Stava contando come a voler riportare in vita qualcosa di morto con un massaggio cardiaco, e non era per nulla convinto della riuscita del suo piano.

Uno... due. Tre.

I numeri tuonavano nella sua testa, a differenza del silenzio di tomba sulla nave.
Gli occhi di Law si posarono sulla siringa vicina, appoggiata sulla copertina di un libro sulla sua scrivania. Le braccia conserte, la testa sulle spalle e la schiena piegata, come a volersi proteggere dal freddo invernale.
Le occhiaie e le iridi spente.

Uno, due.

Prese la siringa senza pensarci, lentamente, insicuro e quasi furtivo.
Cosa ne avrebbe fatto del proprio corpo non lo sapeva nemmeno lui. Ma quando sentì dei passi dietro di sé si bloccò.
Una mano calda, pelle chiara e unghie smaltate di nero, aveva fermato la sua sulla scrivania.
Si mise di nuovo a sedere adagiandosi allo schienale sorpreso della sua presenza, senza nessuna parola da pronunciare.

”Non fare stupidaggini.“

Un tono serio e minaccioso, basso, aveva accompagnato la frase di Kidd dietro di lui.
Si stava preoccupando, era chiaro. Eppure non l'aveva sentito arrivare, chiuso nella sua bolla d'aria e paranoia.

”Quando sei entrato?“

La domanda di Law venne ignorata e la siringa tra le sue dita venne velocemente buttata nel cestino con un gesto.
Non aveva più bisogno di alcuni inutili numeri per frenarsi dal fare una cosa tanto stupida.
Forse Kidd l'avrebbe aiutato a rialzarsi e superarlo, a non pensare troppo all'orgoglio ferito e ai suoi incubi la notte.
Ne era quasi sicuro, quasi quanto era sicuro di non volere il suo aiuto. Però tornava, se lo rifiutava lui insisteva, e non poteva fare altro che accettarlo.

”Non importa.“

Era testardo, non avrebbe lasciato perdere, meno che mai se si trattava di Trafalgar Law.
Ma non voleva il suo aiuto. Lo faceva sentire debole. Voleva che sparisse.
E si sentiva vuoto; vuoto nel corpo, vuoto nella testa che percepiva pesante come nei postumi di una sbornia.
Voleva un altro tipo di droga.

”Resta, ti prego.“







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Capitolo 41
*** Change ***


-- Change


Law inarcò la schiena sotto di lui con la sua solita - e magnifica - snodabilità, conficcando le unghie nella schiena di Kidd e stringendo i denti facendo una strana faccia. Kidd la trovò una strana faccia, almeno, ma non ci fece caso più di due secondi perchè tornò a baciarlo mentre i suoi capelli sfioravano le guance del chirurgo per l'ennesima volta.
Circa un minuto più tardi Kidd si ritrovò a gemere e a lamentarsi... per il dolore.
”Smettila di tirare, cazzo!“ esclamò, cercando di liberarsi dalla stretta di Law.
”E' colpa dei tuoi fottutissimi capelli, sono fastidiosi.“
”Sei tu quello fastidioso, Trafalgar. Finiscila di tirarli!“

**

Questo mi è successo poche ore fa, e adesso sono inchiodato ad una sedia senza le mie braccia - staccate e legate, messe in un angolino del bagno tanto per 'prudenza' dopo uno scontro all'ultimo sangue a base di cuscini e spadate - perchè quello stronzetto ha deciso di diventare un parrucchiere anzichè un pirata.
Temo per i miei capelli, io amo i miei capelli, non posso far tagliare i miei capelli ad un pazzo del genere.
Avrei potuto legarli, perchè quel coglione deve scegliere sempre la via più cretina e dolorosa per me?

”Non li farò tanto corti,“ dice Law con le forbici in mano con l'aria di un chirurgo che deve strappar via un rene a qualcuno. Per nulla confortante. ”insomma, dovranno coprire almeno un po' quella faccia.“

Sghignazza mentre guarda lo specchio per vedere la mia espressione irritata e maggiormente occupata da capelli rossi ancora bagnati fradici. Merito di uno stramaledettissimo lavaggio completo di shampoo, anche se devo ammettere che è stato piacevole.

”Crepa. Appena posso non sai cosa ti faccio, Trafalgar.“ minaccio subito dopo, senza alcun risultato.

Law mette mano ad una ciocca rossa a caso, tagliando qua e là, e, cazzo, ho paura di diventare un pelatone. Giuro sulla vita di mia madre - la mia vita no di certo, per carità - che lo fotto a morte se combina casini con la mia testa.
No, non mi ha legato anche le gambe, ma se mi muovo ancora quel demente finisce per rasarmi sul serio.

”Vediamo...“

Sento le sue dita decise sulla mia testa ispezionare ogni capello e cosa lì presente, in quello che potrei chiamare massaggio, oppure il tastare del dottore che ti deve operare.
Chiamatemi masochista, ma voglio proprio vedere che razza di danni farà, tanto volevo cambiare taglio da un po'. (Questa, ragazzi, è auto convinzione.)
E ingoio la saliva con un certo groppo in gola nel vedere i miei poveri ciuffi rossi decapitati sul pavimento: credo che se succedesse a Killer avrebbe bisogno di sei mesi di terapia intensiva da uno psichiatra.

”Law. Li stai tagliando troppo.“ faccio per muovermi ma Law mi blocca con una mano sul capo.

”No, taci. Ho quasi finito! Non costringermi a tagliarti nuovamente la testa.“ minaccia spazientito lui, insomma, i capelli sono i miei, non c'è bisogno di scaldarsi tanto, idiota. Non dovrebbe essere piuttosto il contrario?

E mi lancia un'occhiataccia, perchè ho pensato ad alta voce. Di nuovo. Quando succede a letto di solito sono dolori.
Quindi rimango a guardare mentre prende il phon insieme al pettine, iniziando a conciarmi la testa in una maniera che non vi dico. Insomma, io non sono un fissato, no di certo,

”Cazzo! Fai più attenzione! Sono delicati!“

non lo sono, visto? E' lui che fa pena come acconciatore.
Ah, l'ho fatto un'altra volta.

”Vuoi stare zitto, una volta per tutte, Kidd?“ mi chiede gentilmente, sbattendomi una spazzola sul muso, ”Ho finito, guardati, ora sembri addirittura meno stupido!“ e batte le mani una volta sola esaltato per il proprio lavoro, mentre mi fa girare verso lo specchio dove riesco a vedere la vena sulla mia fronte pulsare di disapprovazione.

Poi mi rendo conto.

Non sono affatto male. Mi piace, hanno qualcosa di aggressivo.
Quindi, Law non fa poi così pena come pensavo...

”Ridammi le braccia.“

”Cosa? Non ti piacciono?“ dice Law con un tono tra il sorpreso e il rattristato.

”Devo fotterti a morte. Sono un uomo di parola, tu non fare domande.“







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Capitolo 42
*** Sightseeing ***


-- Sightseeing


Il Sig. Trafalgar Law non aveva mai avuto il piacere di vedere la personalissima nave del Sig. Eustass Kidd. E mai ne aveva sentito il bisogno, specie dopo essersi goduto l'espressione di Kidd mentre guardava esterrefatto il suo alquanto personalissimo sottomarino pirata.
Ma il Sig. Trafalgar Law stava per essere portato di peso - proprio come un sacco di patate, in spalla - sul suo bastimento, fingendo anche una ribellione tanto per non sembrare troppo d'accordo sulla cosa.
Poi il chirurgo vide dei teschi, una nave scura all'orizzonte e poi il jolly roger quasi amabile dei pirati di Kidd.
Sì, insomma, Law l'aveva notato - eccome se l'aveva notato, per l'amor di dio, anche troppo - che Kidd e compagnia erano dotati di un certo fetish per le cose dark e inquietanti ed il visual key - e anche per i vestiti sadomaso uniti a corpetti, disegnati personalmente dai KISS - ma non pensava seriamente che avessero anche tutta la nave tappezzata di quelle cose.
C'era da preoccuparsi? Lo conosceva da poco, in fondo.
Erano stati a letto parecchie volte insieme ma avrebbe potuto rivelarsi un praticante sadomaso, o un praticante di torture sataniche. Oppure avrebbe potuto sacrificarlo a qualche altro strano e assurdo dio (nonostante fosse tutto tranne che vergine), non si sa mai, nella vita di un pirata succede di tutto. E il Sig. Trafalgar Law ha una bella fantasia e tanta fervida immaginazione riguardo a queste cose, quindi l'immagine mentale che gli si formò in testa non gli piacque per niente. E allora c'era da preoccuparsi?
Sì, c'era da preoccuparsi. E questa volta Law si mise a scalpitare seriamente.
”Maledetto porco, lasciami giù. Cosa vuoi farmi?!“
”...sul serio, Trafalgar, che domande fai? La risposta già la conosci benissimo.“ gli rispose Kidd con un ghigno a trentadue denti, il solito ghigno tutto tranne che confortante.
Il rosso salì sulla nave; notte fonda, non c'era proprio nessuno che potesse notarli.
”Eustass mettimi giù o giuro che t-“ non finì la frase che la canna della pistola - carica, tra l'altro - di Kidd gli finì dritta dritta in bocca e la morsa del braccio sul suo bacino si strinse.
”Quante storie. E io che volevo trattarti bene.“
Promemoria per Law: mai convincere Kidd a fare il galante. Se mai capiterà una cosa simile.
”Mpfmmhshmf...!“
”Sei più carino con qualcosa in bocca, sai? Almeno stai zitto ed eviti di rompere.“
Stavano salendo delle scale, probabilmente diretti alla cabina del Capitano, e Law si rincuorò nel vedere che non c'erano molte cose spaventose che potessero nuocere alla sua salute.
Dopodichè superarono un tappeto orribile e un breve corridoio prima di raggiungere una grossa porta nera. Kidd - che è un uomo fine e aggraziato - le tirò un calcio ed entrò.
Law stava sudando freddo, non tanto per la pistola, ma più per quello che si era immaginato da solo poco prima. Però, non appena vide il letto a baldacchino, dei dischi a terra, una chitarra e ferraglia ovunque mista a libri e carte nautiche si sorprese abbastanza da riuscire a finire di lamentarsi.
Purtroppo quel momento durò ben pochi secondi visto che Kidd lo buttò in malomodo sul materasso morbido, riponendo la pistola.

”Sei un figlio di puttana.“
”Che linguaggio colorito oggi, Trafalgar... hai il ciclo o c'è dell'altro?“
Law giurò su sé stesso che quel suo sarcasmo un giorno gliel'avrebbe infilato sù per tutto il setto nasale.
”...“ poi si fermò dal prenderlo a pugni e si mise a fissare intensamente gli occhi ambrati dell'altro con un'espressione seria, quasi corrucciata.
”Si può sapere cosa c'è?“
”Sei un depravato che ha intenzione di abusare di me su un altare, per caso?“
Kidd lo guardò perplesso per un attimo e poi scoppiò a ridere per un minuto buono prima di smettere, svegliando probabilmente la metà della sua ciurma.
”Ma per chi mi hai preso? Non torturo la gente, quello sei tu.“
Non aveva tutti i torti: il Sig. Trafalgar Law era famoso per la sua crudeltà e anche se il Sig. Eustass Kidd non era da meno almeno non si divertiva a fare a fette le persone o quant'altro.
”E' solo che... la tua nave sembra...“
”La mia nave cosa?
”...lasciamo perdere, sei troppo stupido e non capiresti.“
”Non sei nella posizione più indicata per insultarmi, Trafalgar...“
”Infatti dicevo solo la verità.“
Law conosceva a memoria il tipo di temperamento di Kidd, ma proprio non riusciva a trattenersi. Era più forte di lui, e forse era un sadico masochista a trovarlo divertente.
Gli arrivò un pugno sul muso che gli fece sanguinare copiosamente il naso, e poi si mise a sorridergli. E questo peggiorò le cose: Law venne tirato per la felpa e venne preso nuovamente a pugni, dopodichè ricambò il favore piegando un ginocchio e assestando un calcio con la punta della scarpa sotto al mento di Kidd, che per poco non si tagliò la lingua con i denti.

Quella che doveva essere una piratesca nottata da 'una botta e via' si trasformò in pochi secondi in una rissa, come al solito.
”Roo-“ Law cercò di evocare il proprio potere ma il magnetico lo afferrò per un polso, bloccandolo sul letto e salendogli sopra.
”Ne avevamo già parlato, riguardo all'uso dei frutti del diavolo, Trafalgar!“
Kidd sentì dei passi lenti in corridoio ma non ci fece caso e riportò tutta la sua attenzione sul volto pesto e imbronciato del moro che gli inveiva contro.
”E tu dovevi fare più piano! Fa male, lo sai?!“
A quelle equivocabili parole Killer aprì la porta.
”Che cosa sta suc... “ gli morirono le parole in gola e quasi sicuramente, da sotto il suo casco, fece una faccia sconvolta di livelli epocali vedendo il proprio Capitano e Trafalgar Law in posizioni succinte. Un po' come un bambino vede i genitori a letto insieme, solo che nel nostro caso accadde esattamente l'inverso.
Aveva sentito dei rumori sospetti e voleva controllare la situazione, ma se ne pentì all'istante. Killer sbattè la porta e corse via piagnucolando per non si sa quale astruso motivo.
Kidd invece rimase senza parole per qualche attimo prima di riuscire ad afferrare quello che era appena successo.
”...secondo te dovrei parlargli?“
”Non osare dirgli che siamo fidanzati, che ci amiamo o altre stupidaggini di quel tipo.“
”Va bene, dolcezza.“ ghignò Kidd sfottendolo un po'.
”Sparisci dalla mia vista, razza di idiota.“
Law gli tirò un altro calcio, scrollandoselo di dosso e guardandolo alzarsi in piedi per poi uscire dalla porta.
Dopo pochi secondi Law si sdraiò sul letto pulendosi il sangue dal viso e appoggiando la testa sopra ad un cuscino.
”Vice guastafeste...“ sussurrò il moro sistemandosi meglio, ma all'improvviso sentì qualcosa di particolarmente solido sotto al cuscino.
Frugò per un secondo con la mano e tirò fuori una piccola bottiglia di rum. Probabilmente messa lì per l'occasione.
”Porco e anche alcolizzato...“ rise prima di stapparla e berne il contenuto guardandosi intorno: in fin dei conti quella nave non era così terribile, e il suo equipaggio probabilmente lo era ancor meno.







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