Requiem For a Dream

di Achamo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I will save your eyes ***
Capitolo 2: *** Bring me back to life ***



Capitolo 1
*** I will save your eyes ***


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Requiem for a dream

I will save your eyes

Medico, dottore, chirurgo, chiamatemi come volete. Sono il dottor John Michael Stiles, cardiochirurgo del Caduceus Hospital.
Ho scelto questa vita perchè mi piace vedere il sorriso sulle labbra altrui, sentirmi dire grazie, anche solo un rantolo che accenna ad un ringraziamento, e per combattere la sofferenza e la paura.
Essi sono i due spettri contro i quali lotto ogni giorno. Grazie a loro sono sempre un passo più vicino alla morte, fredda ed inevitabile.
Nessun medico può fermarla, ma solo rallentarla facendole lo sgambetto.
La rassegnazione è l'ultima parola che deve passare nella mente di un medico, chi desidera questo amaro nettare non è degno di indossare un camice, ma, prima o poi, tutti ne accolgono l'abbraccio consolatore. 
Quando il tuo paziente perde la vita a causa tua, se non reagisci, i sensi di colpa t'umiliano e ti travolgono. In quel momento assaggi la rassegnazione, sapore di sofferenza, e ne desideri altra.
Gli uomini e le donne che fino a quel tremendo giorno avevo salvato, aiutato o semplicemente consolato, dimostravano la loro voglia di vivere, l'allegria e la gioia di una vita nuova.
Raccontarvi la storia di come assaporai la rassegnazione sarebbe una crudeltà, ma non mi sentirei in pace se non lo facessi... forse aiuterò chi sta per fare lo stesso pasto o chi deve ancora sedersi al tavolo della disperazione.
Non c'era nulla di insolito quel giorno. M'alzai inconsapevole che la mia vita sarebbe cambiata, mi lavai di dosso lo stress notturno e, indossando il mio amato camice bianco, mi recai all'ospedale. Un caffè tetro per iniziare la giornata e visite.
Nulla di distorto, ma un uomo, afflitto da lancinanti dolori al petto, doveva essere immediatamente operato.
Hugh Foolish aveva problemi cardiaci. Necessitava di un trapianto.
Era nella lista d'attesa per i trapianti da molto tempo e ricordo bene i commenti sgradevoli che aveva mosso contro tutto il personale che l'aveva seguito, le polemiche e i rifiuti a causa di cuori 'impuri' perchè non erano di uomo 'normale'.
Che differenza c'è tra il cuore di un uomo dalla carne 'bianca' e quello di un uomo dalla carne 'nera'? Era sufficiente che i test di compatibilità dessero l'ok per il trapianto...
Io ero il chirurgo, con il punteggio più alto e maggior esperienza, reperibile in quel momento.
Il primario del reparto di cardiochirurgia mi ordinò di prepararmi e mi scelse gli assistenti.
Pregai Asclepio, il dio greco della medicina, affinchè guidasse le mie mani... vi sembrerò fanatico, ma per un medico è importante credere in qualcuno o qualcosa...
Prima di iniziare, infilai il camice sterile. Delle infermiere mi diedero aiuto con i guanti in lattice. Coprì il capo con la cuffia e la bocca con la mascherina. Altrettanto fecero gli specializzandi alle mie spalle.
Eravamo pronti per essere accolti dalla S.O..
Mr. Foolish venne anestetizzato. Il gas penetrò nei suoi polmoni cullandolo nel dolce sonno.
Il cuore nuovo era su un tavolino metallico nella sala, chiuso nel contenitore refrigerante.
Le luci della sala operatoria si spensero e l'enorme lampada sulle nostre teste illuminò la zona da operare.
Io e i ragazzi cominciammo.
Disinfettai la superficie toracica dell'incisione, afferrai il bisturi ed incisi. Il sangue iniziò a sgorgare copioso senza fermarsi, mentre la lama affilata del mio strumento tagliava crudamente la carne e le ossa.
I miei specializzandi ne tirarono i lembi con gli uncini e le piastre. Il suono che uscì avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque.
In alcune zone la carne iniziò a stracciarsi, per fortuna di poco, risuonando come un soffio metallico.
Fioccava il sangue rosso. Le costole si flettevano e scricchiolavano.
Con le pinze mi feci spazio nella cavità che avevo creato aprendogli il torace.
Tutto era vivo. Il cuore palpitava e i polmoni ai suoi fianchi si gonfiavano e si svuotavano d'aria.
Incredibile la chirurgia... hai le mani all'interno di un uomo mentre questo respira. Ti senti vivo, quasi un dio, ma è qui che si vede la differenza tra te e Dio... non puoi sempre salvare la vita che è nelle tue mani...
I tubi drenanti scesero sul torace ed entrarono nella cavità
.
Li collegai ai vasi sanguini. Il sangue che inghiottivano veniva rimesso in circolo dalla macchina della circolazione extracorporea.
L'aria aveva un sapore metallico quando recisi le vene e le arterie.
L'operazione durò circa sei ore. Le più lunghe della mia vita.
I miei specializzandi inspiravano profondamente e chiudendo le pesanti palpebre sugli occhi, si lasciavano sciogliere liberando l'aria
.
Il piacere che provammo nel vedere il primo battito del nuovo cuore fu immenso. Mai tanta gioia scosse un animo umano.
Gli applausi riecheggiavano nel buio della sala. Strette di mano, complimenti e lacrime mielate.
Quel cuore palpitava e i suoi battiti erano percepibili da qualsiasi orecchio. Infondevano calore e gratitudine.
Suturai gli ultimi punti cardiaci ed infine richiudemmo il torace.
Ago e filo per la carne, disinfettante per la ferita e una benda per la pelle.
Il nostro paziente era salvo... poteva tornare a sorridere alla vita.

Continua...







PURA FINZIONE SCARLATTA
J.


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Capitolo 2
*** Bring me back to life ***


Bring me back to life


Toccami dolcemente con il tuo spirito Asclepio!
Sentivo il sangue pulsarmi fibrillante nelle arterie delle mani abili.
Ero nella più pura e soddisfacente estasi post-operatoria e non avrei mai potuto immaginare gli avvenimenti delle ore successive.
Mi sentivo libero di respirare a grandi sorsi l’aria non più contaminata dal metallo del sangue cremisi. Era dolce e leggera.
Credevo di essere uscito dal duro cammino di fuoco dell’ansia, ma quello che ancora non sapevo era che dovevo nuovamente entrarvi.
Passarono alcune ore imprecisate alla mia mente e la mio corpo che riposavano cullati dai sogni vuoti e vitrei della stanchezza, in un minuscolo letto posto nel più remoto angolino del reparto di cardiochirurgia.
Libero.
Il cercapersone vibrò nel pieno del mio sonno ristoratore, segnalando la più catastrofica emergenza: un rigetto cardiaco.
Bestemmiai il mio egoistico abbandono alla stanchezza e corsi facendo ondeggiare il camice bianco sotto l’impeto della mia corsa. Il mio paziente stava morendo!
Entrai nella stanza di degenza con la paura più tetra della stessa morte, quella sposa già vedova prima dell’altare.
Mr. Foolish aveva spasmi tremendi. Il suo petto moriva nella morsa delle sue mani che in vano tentavano di trattenere il cuore fibrillante di rosso cremisi.
Alcuni colleghi infermieri stavano aiutando il mio errore a vivere con medicinali ed ormoni.
Rimasi ad osservare tremante e pallido la scena che si consumava, finché un collega mi scosse le spalle e mi ordinò di precipitarmi nella S.O.
Accennai un leggero consenso alle sue parole che mi parevano fredde e metalliche.
‘Basta!’. Il mio paziente urlò con tutto il fiato che gli rimaneva nei polmoni bruciati dal dolore.
‘Toglietemi questo bastardo dal petto!’. Urlava la sua disperazione e il suo razzismo. Il cuore proveniva dal Messico.
Mi scossero nuovamente per spronarmi a fare qualcosa, ma quelle parole amare mi si fermarono nella colecisti, muovendomi la verde bile fino allo stomaco. Mi nauseavano! Il mio dio non avrebbe tollerato un comportamento come questo.
Era tornato alla vita con il sacrificio di qualcuno che condivideva la sua stessa carne, il suo stesso sangue e la stessa terra. Come poteva essere così imbecille?!
Pregai l’idolo della medicina di prendersi cura dell’anima del donatore e lo ringraziai dell’ascolto prestatomi.
‘Bastardi incompetenti, toglietemi il cuore!’. Alle sue novelle urla impugnai il caduceo d’argento che portavo al collo e ordinai di preparare la sala operatoria, pregando Asclepio di portarsi via la stupidità del mio paziente, perché non l’avrei tollerato oltre.
Bastarono pochi secondi e le parole offensive e razziste di quell’uomo attraversarono nuovamente la stanza.
Chiusi gli occhi e strinsi il caduceo per convincermi ad operarlo.
Aprì gli occhi e vidi il personale ospedaliero attorno a lui  che si arrestò bruscamente con occhi vitrei e braccia pendenti lungo i fianchi.  
Mr. Foolish si stava incidendo il petto con un bisturi accanto a lui. Soffriva ed urlava nella sua rabbia cocente.
La lama tagliava acida la carne e penetrava la ferita chirurgica estraendo sangue e ossa.
Non pensavo, osservavo incredulo la scena.
Scagliò violentemente il ferro bagnando il pavimento marmoreo di rosso. Lanciò un urlo disperato al cielo e chiudendo gli occhi, affondò la mano destra nel petto con violenza. Sentimmo le costole, in precedenza incise, frantumarsi in quella morsa letale.
Le sue grida scivolavano sui nostri camici come il sangue che colava dal suo letto coprendo le lenzuola immacolate.
Sentimmo il livore che strappava le potenti fibre muscolari dell’organo.
Estrasse la mano stringendo il cuore ancora pulsante il rosso fluido vitale, che schizzò ovunque negli ultimi spasmi di vita.
Nessuno era intervenuto per fermarlo, perché nessuno lo voleva vivo.
Mr. Foolish espirò per l’ultima volta in quel letto cremisi sotto i nostri sguardi vitrei, impugnando il cuore che gli avevo cucito nel petto. Era morto dentro.
Quella scena cambiò per sempre la mia vita e la mia carriera.
Oggi, ringrazio Asclepio di ogni respiro che riempie i miei polmoni… ho finalmente capito il significato della parola: vita.

Vita, poggia le tue labbra rosee sulle mie e riportami al mondo ad ogni mio respiro. Il mio sangue pulsa per me…


Fine-

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Achamo & il suo inutile monologo...
Sono anni che non aggiorno e sicuramente in questo tempo il mio stile ha subito notevoli cambiamenti che mi hanno un po' sbaragliato nel scrivere questo secondo ed ultimo capitolo, che mi aguro vi piaccia e non sia troppo forte per i vostri animi... perdonatemi l'immenso ritardo! Cecherò di modificare l'html del capitolo precedente (non so cosa abbia... è molto articolato e pesante, perciò mi ci vorrà molto tempo)





PURA FINZIONE SCARLATTA
J.


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