L'importante è adesso

di Amira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distanti ma non troppo ***
Capitolo 2: *** Nuove Prospettive ***



Capitolo 1
*** Distanti ma non troppo ***


1. Distanti, ma non troppo


"Questa è la segreteria di Ellen Watson, al momento sono altrove a far danni, ma se volete potete lasciare un messaggio dopo il segnale acustico! Sayonara!"

Una squillante voce registrata riempì il silenzio di quella stanza.
Biiip!
- El ma dove diavolo sei?! Ho delle importanti novità, quando puoi richiamami!- trillò qualcuno dall'altra parte del telefono.
Ellen Watson chiuse la porta dietro di sé, riuscendo appena in tempo a raggiungere il cordless abbandonato sul divano.
- Sono qui, che c'è di tanto importante?- pronunciò la ragazza mentre si sbottonava il cappotto.
- Finalmente! Sono due ore che ti cerco, che fine hai fatto? Stavo seriamente prendendo in considerazione l'idea di contattare l'FBI; pensavo che fossi finita in una qualche isola sperduta o, peggio ancora che gli alieni ti avessero rapito per usarti come cavia dei loro orribili esperimenti!- gracchiò l'interlocutore, ridacchiando.
- Jane piantala!- rispose Ellen, stando allo scherzo - Ero a pranzo dai miei; mia sorella ha portato il frugoletto e mi sono esercitata nel ruolo di zia. Risultato? Sono troppo imbranata per avere un bambino-
- Che bel quadretto! In fondo, non saresti poi così male- disse Jane ironicamente.
- Non sei d'aiuto...mi mancava Philadelphia e soprattutto, mi mancava mia madre. Un'ora e mezzo di macchina non mi spaventa, tornerò più spesso dalla mia famiglia-
- Anche a me manca casa ma...bando alle ciance! Ho una sorpresa per te...vieni tu?- disse l'amica, raggiante.
- Perché "le tue sorprese" mi preoccupano sempre?! Comunque sono stanca e...- Ellen non finì la frase, che intervenne Jane - D'accordo, sarò da te tra mezz'ora- affermò lei esasperata
- Grazie! Sei un tesoro!-
- Lo so cara, lo so- Ellen rise di gusto, salutò l'amica e riagganciò.
"Chissà cosa avrà in mente questa volta" pensò lei tra sé. Jane era sempre stata un po' matta, forse era per questo che la loro amicizia era così speciale: le giornate, con lei, avevano un sapore diverso. Il solo sentire la sua voce le metteva il buon umore, le faceva sempre tornare il sorriso. Era sempre stata allegra, solare e terribilmente sarcastica, fin dai tempi del liceo e da allora non era cambiata di una virgola. A volte, stando con Jane, le sembrava di tornare la ragazzina spensierata di una volta, nonostante avessero entrambe ventiquattro anni suonati!
Compiti, risate, ragazzi, shopping, discoteche, balli scolastici. E ancora diploma, vacanze, pianti, concerti, università. Sorrise timidamente, ricordando tutti i bei momenti passati con la sua migliore amica.
C'era qualcosa che lei e Jane non avessero condiviso?
Con quei pensieri in testa, Ellen si alzò con fatica dal divano, per dirigersi in camera da letto.
- Ehi Matilde! Dormito bene?- Ellen accarezzò la gattina appollaiata sul letto che cominciò a farle le fusa. Si svestì rapidamente e legandosi i capelli in una coda di cavallo, andò in bagno. Aveva bisogno di una doccia, lo stress cominciava a farsi sentire; non era più una bambina, doveva prendere in mano la sua vita. Perché non riusciva a trovare uno straccio di lavoro? Jane seguiva il corso di tirocinio per infermieri, Mary-Kate, sua sorella maggiore, era un brillante avvocato con tanto di famiglia.
"Possibile che in tutta New York non ci sia posto per me?" Ellen sbuffò
Forse aveva sbagliato a intraprendere la carriera giornalistica, forse aveva sbagliato indirizzo universitario. Un getto d'acqua fresca le finì sul volto, destandola da quei pensieri e si morse il labbro.
"Che stupida"
Uscì dalla doccia e si legò un asciugamano addosso, lasciando che la liscia chioma castano fondente le scendesse morbida sino alle spalle; aprì l'armadio e indossò la prima tenuta da casa che trovò sotto gli occhi. Jane sarebbe arrivata a momenti, così decise di metter a bollire dell'acqua per preparare il thé, giusto per ingannare il tempo. Ellen si avviò verso la cucina, ma inciampò contro qualcosa...guardò in basso ed, accanto ai suoi piedi, vide un giornale, lo raccolse e lo fissò. La scritta "GLAMOUR" dorata, risaltava al centro della pagina, sotto di essa, una splendida modella dalla carnagione scura, sorrideva, ignara di chi avrebbe incrociato il suo sguardo su quella copertina. In quelle trenta pagine era racchiuso il suo sogno proibito: lavorare per la rivista di moda più "IN" di tutti gli Stati Uniti. Il suono del campanello riportò Ellen alla realtà; era Jane.
Corse ad aprire la porta e la trovò sul pianerottolo di casa sua.
- Che puntualità eh?- disse Jane pimpante, inclinando la testa. I riccioli ramati si agitavano con lei ad ogni suo movimento.
- Entra- Ellen sorrise, incrociando il suo sguardo smeraldo con quello ceruleo dell'amica.

Dall'altra parte della città...

- COSA?!-
Gridarono tre ragazzi all'unisono, facendosi sentire da tutto il vicinato.
- Niente storie giovanotti. Farete come dico io, è ora di riprendere il ruolo di "padre" che mi appartiene! Da quando è uscita fuori questa storia dell'essere "famosi" avete sempre fatto come vi pare! Le regole in questa famiglia non esistono più, solo Frankie mi ascolta!-
Paul Kevin Jonas, seduto dietro un'ampia scrivania in legno di mogano, giocherellava con il sigaro mentre pronunciava quelle parole esasperato.
- Papà Frankie ha solo quattordici anni, è ovvio che "non disobbedisce" e a quanto pare la notorietà è di casa, visto il lavoro che fai. Abbiamo ventidue, venticinque e ventisette anni, ci è più che lecito essere un po' indipendenti no?- sentenziò Nick, il minore dei tre. Il Signor Jonas lo guardò di sbieco, incerto su cosa rispondere al figlio.
- Cosa c'entra questo, rimango comunque il capo famiglia!- continuò il cinquantenne, cercando in qualche modo di giustificarsi
- Ma papà abbiamo già fissato il concerto per quel sabato, le nostre fans, i coreografi, gli organizzatori che diranno?- domandò Kevin sbigottito
- Non mi interessa, verrete con me! E' solo un concerto, cosa vuoi che sia? Sposterete la data per la settimana successiva o per il giorno dopo, se proprio è necessario- continuò l'uomo con aria di sufficienza
- E' solo un concerto?! Stai scherzando spero! Papà stiamo parlando di centinaia e centinaia di fans, che aspettano solo quel giorno da mesi ormai, per poterci vedere. Credi forse che possiamo chiamare uno per uno, dicendo "Scusate il live è stato annullato, perché il nostro paparino ci costringe ad andare ad un matrimonio"! Non possiamo farlo!- intervenne Joe furioso
- Non alzare la voce con me Joseph! Verrete a quel matrimonio, senza discussioni. Dopotutto, oltre ad essere una delle manager più valide della mia azienda è anche una cugina di secondo grado di vostra madre, non è corretto non andare! Eh!-
Paul rideva sotto i baffi.
- Tsé non ti è mai importato nulla dei parenti lontani, perché dovrebbe essere tanto importante questa qui?!- domandò scettico Joe.
Nick portò una mano alla bocca per soffocare la risata, mentre Kevin guardò il fratello disperato. L' aveva fatta grossa e il padre, per certi versi, era molto suscettibile.
L'uomo rivolse lo sguardo verso il ragazzo che aveva parlato, si alzò e gli andò vicino. Joe sudava a freddo, mentre Kevin e Nick fissavano la scena immobili e terrorizzati. Se c'era una cosa che tutti e tre temevano più di tutte era l'ira del padre.
- Fuori di qui- disse pacatamente il Signor Jonas, con il sorriso sulle labbra. Fortunatamente era anche abbastanza dotato d'ironia; Joe, e soprattutto Kevin, ne erano la copia sputata, sotto questo punto di vista.
I ragazzi uscirono dall'ufficio senza fiatare.
- Ci vediamo a casa!- gridò lui, soddisfatto, prima che Nick sbattesse la porta.
I tre si diressero all'uscita, seguiti dagli sguardi di tutti dipendenti della rivista Glamour. Faceva sempre un'effetto strano vederli gironzolare per la redazione, soprattutto ora che erano delle "star".
- Dobbiamo chiamare Carl, ci ucciderà quando lo saprà- affermò Nick pensieroso
- Lo ucciderà prima papà, se farà storie- intervenne Kevin
Joe non parlò, anzi non ascoltò affatto le parole dei fratelli; fissava un punto ben preciso...gli sembrò di vederla, proprio lì, di fronte al negozio di intimo, sul marciapiede opposto al suo.

"Amore, guarda che dopo che mi avrai sposato non potrai tornare più indietro" disse lei sorridendo
"Chi ti dice che vorrò tornare indietro?!" rispose Joe felice


Kevin notò l'espressione persa di Joe, seguì il suo sguardo e capì.
- Ehi...stai bene?- pronunciò appena, sfiorando la spalla del fratello. La ragazza dall'altra parte della strada, si voltò. Non era lei, per fortuna. Joe, sentendo il tocco di Kevin, tornò alla realtà, guardò il fratello, sorridendo.
- So già che odierò quel matrimonio-



SPAZIO DELL'AUTRICE
Questo è l'angolo dedicato a "me", per ringraziare, per sfoghi, per rispondere alle eventuali recensioni e per tenervi informati. Ma passiamo alla storia!(:
Dunque è la mia prima fic sui Jonas Brothers. Mi è venuta di getto così, durante la mia "malattia". A volte, la febbre mi fa partorire idee assurde!XD ihihihih
Comunque, mi sto impegnando tanto per renderla piacevole e "perfetta", perciò spero che qualcuno gradisca il mio lavoro!^^
Un bacione grande a tutti
*Amira*

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Capitolo 2
*** Nuove Prospettive ***


2. Nuove prospettive

Jane scavalcò la soglia dell'entrata saltellando e si spogliò. Aveva sempre dei modi così bizzarri, che a volte, Ellen stessa, pur conoscendola da anni ormai, rimaneva stupita ed ammaliata nel guardarla. Quei pensieri le entrarono in testa, ma li accantonò subito. Voleva sapere che cosa Jane le aveva tenuto in serbo.
- Allora, mi spieghi che sta succedendo?!- chiese Ellen curiosa
- Siediti-
La ragazza eseguì l'ordine.
- Ti prego non farmi stare sulle spine!-
Jane gonfiò i polmoni e cominciò
- Ricordi Sheila Jackson, quella mia amica d'infanzia, manager della sede newyorkese di Glamour?- disse Jane tutta eccitata
Ellen rimase imbambolata.
- S-si- rispose con un filo di voce
- Si sposa! Mi ha invitata al suo matrimonio e, ovviamente, mi ha detto che posso portarmi un "amico". L'amico che intende lei non c'è ed io ho pensato bene di...-
- Non mi dire che...- Ellen provò a spiccicare parola - Ci sarà anche lui Ellen!! E' la tua grande occasione! Ci sarà il direttore Jonas!- gridò Jane
Gli occhi di Ellen si illuminarono, sentendo le parole dell'amica. Urlò di gioia abbracciando Jane.
Sarebbe stato il suo momento, uno squarcio di luce, uno spiraglio di speranza per sollevare le sue aspettative lavorative. Il suo sogno avrebbe potuto in qualche modo realizzarsi, c'era una possibilità.
- MIO DIO JANE! Grazie grazie grazie! E' la cosa più bella che potessi fare per me!- Ellen non stava più nella pelle per la felicità
- A che servono le amiche sennò?! Però, dai non stritolarmi così!- disse ridendo Jane
- Scusami, sono troppo emozionata che...-
- Stai tranquilla! Posso capire come ci si sente, ma non è finita qui. Reggiti forte! Sai chi è il futuro marito di Sheila? Mark Dixon, stretto collaboratore del direttore di ABC News, Bill Douglas!-
Ellen stava per avere un mancamento. Due pezzi grossi del giornalismo ad un matrimonio con lei!
- Dimmi che non sto sognando!- Ellen tornò ad abbracciare la sua amica.
Jane si sentì pienamente soddisfatta della sua "missione". Se Ellen avesse avuto bisogno del suo aiuto per riuscire a sbloccare la sua carriera, non si sarebbe di certo tirata indietro. Si sentiva quasi una paladina della giustizia; Jane sorrise pensando alla sua immagine di eroina, tornò però seria,e sciogliendosi dall'abbraccio, spiegò i dettagli alla sua migliore amica.
- Ascoltami, sarà tra due settimane, il 20 di questo mese, è sabato. La cerimonia si svolgerà alla cattedrale di San Patrizio, dopodiché si festeggerà a casa di lui. Farà un grande buffet perciò hai tutto il tempo per "prepararti psicologicamente"-
Ellen corrugò le sopracciglia, riflettendo sul da farsi.
- Ma io non ho l'abito adatto! Dovrò essere perfetta no?!- affermò sorridente lei.
Jane scoppiò in una fragorosa risata di scherno, seguendo Ellen in cucina.
- Certo! Dimmi quando, così chiedo un giorno di permesso e mi dedico solo ed esclusivamente a te! Un po' di sano shopping ci farà bene-
Ellen le servì il thé bollente, come piaceva a lei.
- Non hai la minima idea di quante persone ci saranno. Sarà un matrimonio delizioso e molto, molto chic. Potessi farlo io!- continuò Jane, con aria sognante, mentre girava il cucchiaino nella tazza.
Ellen cominciò a vagare con la mente, immaginando quel fatidico giorno. Non poteva desiderare altro, tutto stava prendendo una piega migliore. Era forse quello il suo momento di gloria, di rivicinta contro tutto e tutti? L'avrebbe scoperto presto. Jane parlava, ma lei non l'ascoltava; tutti quegli eventi positivi occupavano un posto privilegiato nella sua testa, per questo tralasciò le parole della sua cara amica.
Ellen sospirò serena.
- Beh allora? Mi rispondi?- chiese Jane. Ellen non aveva capito nulla di quello che le aveva detto, eppure sorrideva. Jane la fissò strana.
- So già che adorerò quel matrimionio-

***


"Sono a casa!" gridò Joe. Non rispose nessuno. "Evidentemente non c'è" pensò lui.
Il ragazzo si diresse in camera da letto; i pomeriggi nella sala prove con i fratelli lo stressavano terribilmente. Aprì la porta, ma la sua stanza era semibuia, solo poche candele che emanvano un dolce profumo alla vaniglia, illuminavano l'ambiente circostante. La trovò distesa sul suo letto, bella e sensuale come sempre, con un largo sorriso stampato sul volto d'angelo. Joe rimase a bocca aperta.
"Ti stavo aspettando" disse piano lei. Lui continuò a fissarla incredulo.
"Uau" fu tutto ciò che riuscì a dirle.
Lei si alzò con passo felpato, gli si avvicinò pericolosamente, sfiorando con le labbra carnose, la sua guancia.
"Demi, io..."
"Shh! So cosa devi dirmi. Rilassati, questa sarà la nostra notte" disse guardandolo dritta negli occhi. La distanza che li divideva si chiuse in un bacio. Lento, veloce, poi di nuovo lento, ancora veloce.

- M-ma che diavolo?-
Joe aprì leggermente gli occhi, trovandosi a due centimetri dalla sua faccia, il musone del suo cagnolone Kenny, che lo annusava.
- AAh Kenny!! Sparisci!-
- Buongiorno anche a te Joe- Nick spuntò sulla soglia della porta della loro stanza. Joe mugugnò qualcosa di incomprensibile, rigirandosi nel letto.
- Dai muoviti! Carl ci vuole nel suo ufficio tra mezz'ora- continuò Nick, levandogli le coperte di dosso.
- Allora?! Siamo pronti?- comparse anche Kevin
Joe perse la pazienza
- Mi lasciate due minuti in pace cavolo?!-
Kevin e Nick fecero spallucce e sparirono dalla sua vista. Sapevano che Joe era molto irascibile, specialmente in quegli ultimi periodi.
Joe, ciodolando, si alzò, diretto in bagno. Sciacquò il viso, cercando di eliminare in qualche modo, i visibili segni del sonno, senza risultato; dopodiché indossò i primi jeans che gli capitarono a tiro. Quel giorno non aveva voglia di prendersi cura della propria immagine. Senza dubbio era di cattivo umore ed il risveglio era stato piuttosto fastidioso e caotico.
Scese poi al primo piano, dove i fratelli l'aspettavano impazienti.
- Ce l'hai fatta! Ora muoviamoci, che siamo già in ritardo- sentenziò Kevin
I tre si diressero dal loro taxi privato che li avrebbe portati da Carl.
Per tutto il tragitto, Joe non aprì bocca, ascoltò vagamente le parole dei fratelli, finché giunsero, a malincuore, a destinazione.
- Dio, Carl sarà furioso- Kevin e Joe non aggiunsero altro, Nick aveva pienamente ragione.
Si trovarono di fronte una porta bianca ornata di una targhetta dorata con su scritto "Carl Fox". Kevin bussò, ricevendo automaticamente il permesso di entrare. Gli altri due lo seguirono a ruota.
Un bell'uomo sulla quarantina, trafficava nervosamente sulla tastiera di un costoso portatile. Gli occhi nocciola erano fissi sullo schermo, mentre i capelli castani medio-lunghi, gli finivano sul volto, inducendolo a scansarli con la mano.
- Buongiorno mie giovani star! Dormito bene?- disse cordiale il manager, indossando un griffato occhiale da vista.
Carl era stranamente, di buon umore, peccato che sarebbe durato poco.
- Grazie Carl, stiamo bene- affermò Nick poco convinto.
- Nel messaggio avete detto di dovermi parlare urgentemente...Allora, di che si tratta?-
I tre ragazzi si guardarono negli occhi cercando, di aiutarsi in qualche modo a vicenda. Fortunatamente, Kevin prese la parola.
- Beh Carl, ecco, ci sarebbe un problema per il concerto-
- Come sarebbe a dire?-
- Sì, perché vedi, noi avremmo...un'impegno, per quel giorno- gettò Nick tutto d'un fiato
Carl cambiò colorito, nonostante le numerose lampade.
- Che avete da fare di tanto importante da dover disdire un concerto?- chiese sbigottito l'uomo
- Papà vuole che andiamo ad un matrimonio di una sua dipendente, nonché parente di nostra madre- disse Joe incronciando le braccia al petto e appoggiandosi con la spalla al muro.
- Un matrimonio? Perché vostro padre ci tiene tanto? E' solo un'inutile cerimonia, la vostra presenza non dovrebbe essere rilevante giusto?- chiese Carl indignato
- E' quello che abbiamo cercato di dirgli!- Kevin era furioso
Carl rimase per un lungo attimo in silenzio.
- Che possiamo fare?- domandò Nick
- Niente, vorrà dire che sposteremo la data. Non ho voglia di discutere con Paul, perciò faremo come dice lui- Per la prima volta, Carl si era arreso. Era davvero così potente Paul Kevin Jonas?
- Ci dispiace-
- Fa niente ragazzi, se vi vuole lì ci sarà un motivo. Adesso andate, ho un mucchio di lavoro da sbrigare, ci aggiorneremo telefonicamente- concluse il manager
- Ci sentiamo Carl- salutò Joe. Abbandonarono l'ufficio.
- Questa storia non mi quadra per niente- cominciò Kevin
- Già, perché ci vuole a quel dannato matrimonio?- chiese Nick
- Però...Carl non ha cominciato a sbraitare! E' un miracolo!-
- Se fosse stato qualcun altro avrebbe sicuramente dato i numeri! Papà spaventa davvero tutti-
Joe continuò a stare in silenzio, mentre Kevin e Nick chiacchieravano animatamente. Con tutto quel trambusto mattutino, non aveva avuto nemmeno il tempo di pensare. Sì, doveva pensare a quel maledetto sogno, così nitido e reale. Ricordava chiaramente quel momento passato con Demi. Era possibile sognare qualcosa che si era vissuto realmente?
"Vorrei non aver dormito" pensò tra sé. Quante volte l'aveva desiderato, avrebbe preferito mille notti insonni a quella tortura. Da quando lei l'aveva piantato, cinque mesi prima, l'unico luogo in cui, a volte, si "rincontravano" erano, purtroppo, i suoi sogni.
"Aah al diavolo! Se solo due giorni fa non avessi visto, quella ragazza che le somigliava, questa notte non sarebbe venuta da me!"
Una cosa era certa: sognarla, gli rovinava, totalmente ed inevitabilmente, la giornata.


SPAZIO AUTRICE

Bene! Eccoci finalmente al secondo capitolo!:) Eh si piano piano viene fuori la storia non vi preoccupate! Comunque, innanzitutto ringrazio calorosamente FallInLove per aver commentato il mio primo cappy :). Ovviamente i ringraziamente vanno anche a tutti coloro che mi hanno inserita tra i preferiti, o che stanno seguendo la storia!Grazie di cuore!*si inchina
Spero che la storia vi piaccia!Adesso sta prendendo forma e vi assicuro che i prossimi capitoli saranno più interessanti!Purtroppo l'introduzione è un pò noiosa ma dal secondo in poi dovrebbero cambiare le cose!:)
Vi ringrazio ancora!Spero di non deludervi!E fatemi sapere che ne pensate!Bye bye!
*Amira*

Anticipazioni del 3 capitolo:
- matrimonio in vista
- incontri speciali

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