Perchè Ti Amo

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Devo ma non voglio ***
Capitolo 2: *** La Nostra storia ***
Capitolo 3: *** E poi arrivi Tu ***
Capitolo 4: *** All'improvviso sei Tornato ***
Capitolo 5: *** Non andare Via ***
Capitolo 6: *** Our Time ***
Capitolo 7: *** Mio bellissimo Dolore ***
Capitolo 8: *** Ingannata ***
Capitolo 9: *** Nein, Baby ***
Capitolo 10: *** My Real Love ***
Capitolo 11: *** Per Amore della Bugia ***
Capitolo 12: *** The True ***
Capitolo 13: *** Non solo Mio? ***
Capitolo 14: *** X-Eyes ***
Capitolo 15: *** Tragedy Or Comedy? ***
Capitolo 16: *** Es ist ein Pakt ***
Capitolo 17: *** Ambition ***
Capitolo 18: *** Eclissi ***



Capitolo 1
*** Devo ma non voglio ***





"Uccidimi. Fallo"
Gli stringo il colletto della maglia avvicinandolo in un gesto irruento a me. Lo fisso negli occhi non distolgo mai lo sguardo.
Sono incredibilmente belli, di un verde smeraldo che esprimono un senso di paura e smarrimento in quel momento.
Ma non mi smuovo dalla mia posizione. E' così vicino, la sua bocca è bellissima, è un'invito al bacio, il mio bacio. Sei mio. Non lo sai ma è così.
Resti in silenzio, no non lo permetterò voglio una tua risposta, non sai quanto ti amo, per te farei di tutto, ma se ti devono portare via da me
così allora no, piuttosto uccidimi.
- Uccidimiiiiiiiiiiiiiiiii- Urlo più che posso, a pochi centimetri dal suo viso. Lui abbassa lo sguardo e le sue ciglia si stanno imperlando di piccole goccie salate.
Non l'avevo mai visto piangere. No mi strazia il cuore è come morire. Ma il mio dolore è ancora più forte e la rabbia è tanta, inconsapevolmente
inizio a piangere anche io e il respiro si fa sempre più affannoso.
- Rispondimi Georg ti scongiuro- Abbasso il tono e prendo le sue guance tra le mani tirandogli su il volto bagnato e facendo specchiare i suoi occhi lucidi
nei miei.
- Perchè? Io non posso vivere senza di te lo sai. LO SAI! Allora perchè. Nessuno ti ama più di me, sei il mio tutto. Allora ti chiedo di impugnare questo
e di uccidermi. Perchè senza te non vale la pena vivere, e morire è meglio che soffrire ogni giorno come sto facendo ora.- Stringo
con forza la sua mano intorno a un pugnale trovato poco prima in cucina. Lo fisso con occhi supplicanti sperando che mi ascolti o forse sperando ancora di più che non lo faccia.


So quanto sta soffrendo, non riesco nemmeno la forza di dirle che io sto male quanto lei e l'ultima cosa che voglio a questo mondo è che gli si spezzi il cuore a causa mia.
La amo più della mia stessa vita ma questo non basta. Mi libero dalla sua presa lasciando cadere a terra quel coltello che non avrebbe mai dovuto impugnare.
Come puoi farmi una richiesta simile, sei sconvolta lo so, ma non posso fare quello che mi chiedi, sei la mia vita io morirei con te.
Ti prendo il viso tra le mani in modo da appoggiare la mia fronte alla tua e piango sempre più forte, non riesco a smettere ti amo, ti amo da morire, più di qualsiasi
altra cosa, e vederti così mi fa male, preferirei infilarmi questo coltello nel cuore piuttosto che vederti così.
-No...no...ti amo, io amo te, ti amo davvero credimi. Ma non posso restare con te gioia mia. Non posso lo sai. Non rendere tutto più difficile. Ti prometto che
tornerò, non posso stare lontano da te, non mi perderai mai, sono tuo, io sono tuo.- Sta diventando difficile persino parlare, le lacrime troppo insistenti, i singiozzi troppo forti da impedirmi persino di dirle che la amo da morire, di dirle quello che sento. Ora voglio solo stringerla a me per assaporare un ultimo giorno il suo abbraccio.
Anche lei non smette un attimo di piangere e la sua voce è più forte della mia, riesco persino a percepire il battito impazzito del suo cuore, forse per rabbia, forse per delusione o mille altri emozioni che solo noi adesso proviamo. Smetto di piangere ancora però tra qualche singhiozzo la stringo più forte
-Ti amo- gli sussurro.


"No, lasciami andare"
E' questo che vorrei dirgli, ma è come se tutte le forze che avevo in corpo mi avessero abbandonato. Mi sento stanca e debole, mi perdo nel suo abbraccio con il corpo a peso morto, mi tremano le gambe che non riescono a sorreggermi. Grazie a Dio ho lui. Ho te amore mio. Mi prendi dolcemente tra le tue braccia appena vedi un mio cenno di mancamento. Mi sdrai sul divano lentamente e ti accoccoli di fianco a me. Ho una voglia di cacciarti via a spintoni, non ti voglio vedere, ne tanto meno averti qui, a pochi centimetri da me, con quella bocca invitante, quegli occhioni verdi, quel nasino bellissimo. No! Basta non devo pensare questo, ricorda cosa ti ha fatto. Ma anche se ci provo con tutta me stessa non posso smettere di pensare alla creatura perfetta che sei e che ora è qui in dormiveglia accanto a me. Ma ora non m'importa di nulla voglio solo stare con lui immergermi nel suo profumo nella sua soffice felpa e annegare nel suo petto tentando di riprendermi un po'.


L'accolgo tra le mie braccia facendola appoggiare sul mio petto. Vorrei che questo momento non finisse mai, stare così, semplicemente abbracciati, il suo respiro che rallenta e si fa tiepido, darei la vita per rimanere in questa maniera per sempre
-Mi dispiace- Qualche lacrima scende ancora insistente ma nulla di che rispetto a prima.
-Tranquillo, capisco, ma non volevo farlo, non voglio che tu te ne vada Gè, non posso vivere senza di te.- Sento biascicare queste poche parole ma che valgono più di qualsiasi altra frase, la mia felpa si bagna, sta piangendo di nuovo. No amore mio ti prego. Poggio due dita sotto il suo mento tirandolo verso di me, dandole un bacio ancora con le labbra umide e che sanno di sale. Appoggio ancora la mia fronte alla accompagnando il gesto da un profondo sospiro
-Vorrei poter fare di più- gli sussurro tristemente ad occhi chiusi
- Il massimo che hai fatto è stato nascere 22 anni fa- apro di scatto gli occhi sorpreso. Nessuno mi aveva mai detto una cosa tanto bella. Nessuno mi aveva mai trattato
come fa lei, nessuno potrebbe mai essere lei.

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Capitolo 2
*** La Nostra storia ***





Lentamente la sera giunge e la piccola casa rustica della zia si oscura illuminata velamente solo da da delle bajour dalla forma classica e lussureggiante. Ho sempre odiato i gusti della zia in fatto d'arredamento, ma questa sua casupola di campagna non mi dispiace affatto. Anche se piccola e con mobili per lo più del settecento, è accogliente e luminosa, e quando cala il sole l'atmosfera si fa romantica perfetta per noi due. Il silenzio cala sovrano e il suono più bello riecheggia nel salottino principale. Il tuo respiro lento e tranquillo che si espande tra le mura, e tu addormentato serenamente sotto di me. Sei stupendo, sei perfetto. Assomigli a un bimbo dopo una giornata di gioco, le labbruccie schiuse e un'espressione dolcissima sul viso. Ormai non riesco più a prendere sonno, così scosto il tuo braccio che avevo attorno alla vita e mi alzo piano in modo da non svegliarti. Mi soffermo a guardarti un'ultima volta, nella tua immensa e stupefacente bellezza. Mi avvio in cucina per farmi un po' di latte caldo e inizio a aprire le varie ante di mogano per trovare una tazza adatta. Una volta riuscita nella mia impresa comincioa versarci quel delizioso liquido bianco per poi riscaldarlo dentro il micronde il tutto senza fare troppo rumore per paura di svegliare il mio principe di la nel salottino. Mi siedo sulla sedia posta davanti al tavolo anch'essi di legno e stringo tra le mani la mia tazza calda nell'intento di riscaldarle. Quanti ricordi mi vengono in mente ora. La prima volta che lo incontrai, la prima volta che incrociai incredula il suo sguardo. Ho sempre creduto nel mio sogno, ma sapevo che non l'avrei mai realizzato. O... almeno così continuavo a ripetermi. Tre anni. Tre anni passati a rincorrerti, a seguirti, ad amarti più della mia stessa esistenza, a cercare, ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato. Ma non ho mai perso la speranza, mai. Fino a che ebbi quello che più desideravo al mondo, l'opportunità d'incontrarti, e anche se ero una delle tante, volevo dirti grazie e che ti amavo. Ma poi quel giorno diventò il più brutto della mia vita. Ero emozionata come mai e sentivo il cuore esplodermi da un momento all'altro nel petto. Vinsi incredibilmente il mio primo meet and greet con voi, con te, assieme a una delle mie migliori amiche Mary. Sentì la sua mano stringersi nervosamente nella mia, entrambe stavamo realizzando ciò per cui abbiamo lottato per anni e anni, ciò per cui avremmo dato anche la nostra stessa vita. Ora lo avevo davanti, non m'importava se lui non sapesse chi ero, più nulla aveva importanza se non lui, il ragazzo che amo. Era tutto così irreale, così impossibile da descrivere. Ma poi...
Ritorno alla realtà, a quella cucinetta di marmo incorniciata di mogano in cui mi trovo. Chiudo gli occhi che si riempiono velocemente di lacrime. Mi fa male il cuore che batte sempre più forte al solo pensiero di rimembrare ciò che successe dopo. Essi si rispengono in fretta e ora ritornano alla mente quelle immagini. Poi ci fu lo scoppio, l'increndio, me l'avevano portato via. Non ebbi il tempo di realizzare cosa successe veramente, ricordo solo degli uomini senza volto, vestiti di nero, che tra le fiamme presero Bill, Tom e... e lui. Li portarono via non so dove ne perchè. Posso sentire ancora adesso le urla delle ragazze spaventate e la mano di Mary che stritola la mia mentre corriamo fuori per non bruciare in quell'inferno. Riuscirono a salvare solo Gustav che illeso uscì da quel posto, molto probabilmente perchè i terroristi non ebbero tempo di rapire anche lui. Vedevo l'arena consumarsi sotto il fuoco, le ambulanze che correvano con le loro luci rosse che invadevano l'aria carbonizzata, molte ragazze ferite, nessuna fortunatamente perse la vita. Non volevo credere in quell'incubo. Dove era lui? Dove me l'avevano portato? Via. Era li fino a pochi minuti fa davanti a me. Ce l'avevo fatta, il mio tutto era lui. Mi sento mancare le forze, improvvisamente si oscura tutto, cado a terra non sapendo più dove sono.
Me l'avevano portato via.
Riapro gli occhi e ripenso che da all'ora tutto cambiò, la mia vita cambiò. Non ascoltai mai più nulla di quello che era tutto ciò in cui credevo, che amavo in quello che era i Tokio Hotel. Troppi ricordi dolorosi mi riportavano a quel giorno, troppo male per sopportarlo. E poi quella sera dopo l'ennesima lite a casa sull'argomento, scappai via. Presi la macchina anche se non avevo ancora la patente e me ne andai, non so dove, senza una meta, volevo solo stare sola, pensare. Le strade buie e la campagna circostante mettevano una sensazione di solitudine e paura, ma la mia rabbia, il dolore erano più forte di qualsiasi altra cosa. Aumentai la velocità, volevo fuggire il più lontano possibile senza avere conto di nulla. Ad un certo punto, vidi una figura neraa comparire in mezzo alla strada, in pochissimi secondi cercai di frenare o per lo meno di sterzare per non investire quella sagoma apparentemente di un essere umano che si mise davanti alla mia auto. Ebbi solo il tempo di riaprire gli occhi e riprendermi un poco dallo spavento, che quell'essere sparì improvvisamente, quando la portiera della mia mercedes si aprì di scatto e un ragazzo incappucciato salì frettolosamente urlandomi di partire a tutta birra. Obbedì subito. Avevo paura, chi era quest'uomo senza volto, cosa voleva da me. Dopo un lungo tragitto mi voltai e scorsi delle lacrime sul suo viso. Mi commosse, non sapevo la sua identità ma adesso senza spiegarmelo sentivo che potevo fidarmi così tentai di fargli qualche domanda per conoscerlo di più
-C-chi sei? D-dove stiamo andando?-
-Non lo so, voglio solo andare via, ma non ho un posto in cui stare, tu sei stata la mia salvezza anche se non te ne rendi conto.-
Lo guardai stranita e preoccupata. Non riuscivo a capire che cosa stesse dicendo ne tanto meno cosa gli passasse in testa.
Ma decisi comunque di offrirgli un tetto almeno per la notte. Volevo aiutarlo era così triste e solo, non potevo lasciarlo in mezzo a una strada. Pensai di portarlo nella casa di mia zia materna in campagna. Mia zia è sempre in giro all'estero per lavoro e così quella villetta è sempre inabitata, inoltre se qualcuno lo stava seguendo quello era il posto perfetto dato che è isolato e nascosto da occhi indiscreti.
-Posso aiutarti io-
-Che cosa? davvero lo faresti-
-Sì, vedi mia zia ha una casetta non lontano da qui, è un posto sicuro per te potrai stare li qualche giorno finchè non vorrai tornare a casa tua. Però voglio sapere chi sei e da chi stai scappando.-
-Chi ti dice che non sono un'assassino che sta fuggendo e che potrei farti del male?-
-Non lo so, ma ho questa sensazione, non so nemmeno spiegarti cosa è, ma so che posso fidarmi di te e che non mi farai del male.-
Riesco a vedere un timido sorriso sotto quel cappuccio che ancora indossa e lo ricambio felicemente
-Allora una volta arrivati ti spiegherò tutto, ma non dovreai dirlo a nessuno-
-Fidati di me-

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Capitolo 3
*** E poi arrivi Tu ***





In circa un'ora di tragitto arriviamo davanti alla casetta di zia che poco fa descrissi allo sconosciuto salito in macchina con me. Scesi cautamente dall'auto seguita da quel ragazzo che ora si guardava intorno spaesato e insicuro di ciò che stava facendo. Ma dopo una breve circospezione attorno a se, mi seguì senza troppi dubbi e si affrettò a raggiungermi all'uscio della porta con vetro soffiato e rifiniture antiche. Lo guardai con aria stranita e lui si fece sempre più introverso coprendosi il più possibile il volto con il cappuccio. Aprì lentamente la porta accendendo le luci del salottino che avevamo di fronte dopo l'ingresso affiancato dalla cucina anch'essa molto rustica con mobili di lusso ma comunque di buon gusto con elettrodomestici di ultima tecnologia come il resto della casa. Lui entrò stupefatto di quanto fosse così ben arredata e bella quella piccola villa di campagna. Subito gli spiegai dove erano le varie cose che potevano servirgli come asciugamani o cibo e gli diedi in mano dei vestiti puliti che erano di mio fratello invitandolo a farsi una doccia calda e poi indicandogli il bagno antestante il soggiorno. Accennando un timido sì con il capo prese i vestiti e andò ancora un po' confuso nel bagnetto chiudendo la porta alle sue spalle. "Chissà se ho fatto bene o sto solo facendo una cazzata" ripensavo tra me e me ascoltando lo scroscio dell'acqua che scendeva. L'immensa curiosità di sapere chi era quel ragazzo era diventata più forte di qualsiasi cosa e come se non bastasse avevo questa strana sensazione e il cuore continuava a dolermi senza un motivo. "Che strano". Non mi era mai successa una cosa simile. Tranne, tranne quella volta in cui... Scuoto velocemente il capo, non voglio ricordare mai più nulla ne di qul giorno, ne di loro, ne di Lui. Mi siedo con un tonfo su una delle seggioline davanti al tavolo in cucina ripensando a questa situazione anche fin troppo ... pazzesca. Mi volto verso la porta del bagnetto dalla quale usciva un velo di vapore a causa dell'acqua calda. Ad un certo punto il silenzio scende nella casetta, molto probabilmente avrà finito di lavarsi. Sospiro pesantemente ma qualcosa colpisce la mia attenzione. Oh no ha lasciato la felpa sul mobile accanto alla porta, sarà meglio che gliela porti altrimenti prenderà freddo. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno afferrando la felpa nera e aprendo la porta con un attimo di discrezione. Stavo per chiudere gli occhi per non metterlo in imbarazzo e allungare la mano con l'indumento ma non ne ebbi il tempo. Il cuore si fermò di colpo come se fosse esploso. Era, era, bellissimo. In una manciata di secondi riuscì a fare la minima analisi del suo corpo così, perfetto. Lui era girato, davanti a me, che sono rimasta immobile per lo stupore e forse anche per la vergogna. La schiena dove s'intravedevano i suoi muscoli solcate da tante goccie che avevano la fortuna di girare libere sul suo corpo fino a scendere verso il sedere coperto solo da un asciugamano bianco e mal messo. Le braccia forti che delineavano le sue spalle larghe riprese dai suoi bellissimi capelli molto corti anch'essi bagnati e gocciolanti. Rimasi a bocca aperta, dovevo avere proprio un'espressione da idiota ma non potei farne a meno e il mio sguardo scese alle sue mani anch'esse bellissimi e proporzionate, grandi e un po' callose da cui venivano in rilievo le vene che poi gli ripercorrevano le braccia. Penso di essere morta perchè questo ragazzo poteva essere solo un angelo.
Fermo di nuovo i miei ricordi e riapro gli occhi guardandomi attorno. Lui dorme ancora dolcemente nel salottino di fronte. Sbuffo con affanno, non avrei mai immaginato che sarebbe andata a finire così, ogni singolo angolo di questa casa parla di noi, e adesso ti riporteranno di nuovo via da me. I tuoi capelli sono simbolo di quanto tempo sia passato da quella notte, ora ti sono cresciuti e ti toccano le spalle ritornando a quei bellissimi giorni del 2OO7. Sorrido nel vederti così dolcemente addormentato con le mani rannicchiate davanti al viso. Mi avvicino a te e mi accuccio per portartmi alla stessa altezza del tuo volto. Ti scosto un ciuffo da davanti agli occhi e resto ferma a fissarti. Quanta immensa gioia sei. Avresti mai pensato di diventare la vita si qualcuno? Mi allungo nell'intento di darti un casto bacio sulle labbra e un'altro più lungo sulla fronte. E poi ancora le immagini di quella notte d'estate si fanno largo nella mia mente.
Non riuscivo a muovermi, ogni mio muscolo non rispondeva più ai miei comandi. Poi lo schok più grande. Lui percpì la mia presenza alle sue spalle così si voltò sorpreso e anche un po' spaurito. No... Lui...no. Il magone saliva velocemente come le lacrime che stavano velando i miei occhi. No sicuramente è uno scherzo o un sogno, non può essere davvero lui ma gli somiglia incredibilmente, quegli occhi, i suoi occhi, li riconoscerei in tutto il mondo. No, mi sbaglio, deve essere così per forza, voglio che sia così. La felpa che stavo per porgergli poco prima mi cade a terra mentre io indietreggio lentamente con l'intento di uscire da quella stanza e fuggire via. Si legge lontano un miglio che sono spaventata a morte. Lui continua a fissarmi con la bocca aperta e cerca di avvicinarsi piano per impedirmi di andare via. Continuo a deglutire furiosamente mentre aspetto il momento giusto per scappare.
-Aspetta n-non andare via- mi disse lui tranquillizzandomi
Questa è l'ennesima prova che non può essere lui, parla italiano, forse questo ragazzo mi ha rievocato ricordi tanto brutti e dolorosi da pensare davvero che fosse Georg. Mi fermo continuando a fissarlo negli occhi, quei bellissimi smeraldi verdi così profondi, così incredibilmente belli proprio, proprio come i suoi. In uno scatto tento di correre via ma venni bloccata immediatamente dalla sua mano che mi stringeva con forza il polso e in un attimo mi tirò indietro verso di se. Il cuore cominciò radicalmente a diminuire il suo battito forse per paura che potesse succedermi qualcosa o più probabilmente per l'enorme schok provocato dalla sua reazione. Arrossì furiosamente mentre lui mi stringeva forte al suo petto ancora bagnato. La sua pelle era tiepida e la mia guancia seguiva a ritmo l'andare su e giù del tuo torace. Non ho nemmeno la forza di dimenarmi come era mia intenzione poco prima, non voglio andare via. Anche solo per illusione voglio pensare che questo ragazzo posso essere lui, anche se so che non è così. Le lacrime cominciano a imperlarmi le ciglia e si confondono con le goccie d'acqua che scivolano sul suo collo fino all'addome. Mi stringe più forte a se appoggiandosi alla mia testa. Perchè questa foga nel non farmi andare via? Non capisco. Alzo lo sguardo ed eccoli, grandi e verdissimi, da vicino sono ancora più meravigliosi.
-Devi lasciarmi andare, tu non capisci- dico quasi senza fiato.
-No, o preferiresti ti dicessi... nein- mi disse dolcemente
Improvvisamente il cuore mi si fermò e aprì di scatto gli occhi. Mi prese per il polso sinistro e mi scoprì il tatuaggio. Sì quel tatuaggio che feci per dimostrarti il mio amore, quel tatuaggio che simbolaggio un'esistenza intera, esso ha il tuo nome e il mio anno di nascita, perchè tu mi hai ridato la vita. Riesco a sentire qui anche troppo rumorosi battiti, i miei e i suoi, uniti che tamburellano come impazziti. Lo guardo impaurita e confusa mentre passa un dito sulla mia scritta iniziando dalla G raffinamente fatta in corsivo fino al numero 92. Lo fissa con gli occhi velati e illuminati di una luce propria continuando a sfiorarlo con le dita.
-Questo sono io, è..è il mio nome-
-No! Questo è il nome del ragazzo che amo non il tuo!- sbraitai con quanta più voce avevo in corpo.
-Io sono quel ragazzo, io mi chiamo Georg... Georg Hagen Moritz Listing, sono nato il 31 Marzo del 1987 a Halle, ero... io ero.. il bas-
-Il bassista dei Tokio Hotel... lo so ma lui...non c'è più...- dissi abbassando lo sguardo che nel frattempo era diventato più malinconico che mai
lui mi pose due dita umide sotto il mento tirandomi su il viso e fissandomi con quei bellissimi rubini per poi in un respiro tiepido disse:
- Se mi guardi negli occhi, se sei davvero innamorata di quel ragazzo se mi guardi negli occhi capirai che sono io-
Ripresi ben presto a piangere questo non lo potevo sapere, ma quell'emozioni, poteva darmele solo lui, mi strinsi di nuovo al suo corpo, più forte che potevo.
-Allora dimmi ti prego cosa ti hanno fatto!- dissi alzando la voce
Mi accarezzò la testa poggiandosi sopra con il viso e sentivo qualche goccia scendermi tra i capelli, stava ... stava piangendo anche lui
- Ora ti racconto tutto mi dispiace di averti fatto soffrire-.

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Capitolo 4
*** All'improvviso sei Tornato ***





In un abbraccio cominciò a raccontare ciò che realmente accadde quell'orribile giorno in cui credevo la mia vita sarebbe finita. In effetti una parte dentro di me era morta, sapere che lui era stato allontanato così da tutto quello che amava, da tutto quello per cui aveva lottato, che era in pericolo, equivaleva a spezzarmi il cuore e mettere fine a quell'esistenza che aveva il suo nome. Lo ascoltavo quasi ammaliata tenendo gli occhi socchiusi e pensando che tutto questo fosse ancora un sogno anche se non sapevo se il ragazzo che mi teneva così con cura stretta a se era davvero lo stesso di cui mi innamorai più di tre anni fa. I miei sensi si fecero sempre più fiebili e la sua spalla divenne il cuscino più morbido su cui addormentarsi rimanendo però in ascolto di quella storia che da più di un anno bramavo con tutte le mie forze di sapere. La sua voce era incredibilmente rassicurante e ogni sua pausa era intervallata da una carezza posatami sulla testa.
-Non ricordo quasi nulla di quella notte- disse con voce malinconica - solo uno scoppio tremendo e delle fiamme che divampavano per tutta l'arena, poi più nulla. Mi sveglia in un posto buio e freddo ancora stordito credo mi avessero addormentato con qualcosa. Mi girai e vidi i gemelli ancora anestetizzati sulla mia spalla. Avevo le mani legate ma tentai comunque di svegliarli scuotendoli come potevo. C'erano degli uomini vestiti di nero con il viso coperto che ci tenevano prigionieri in quel posto orrendo. Non capivo cosa dicessero, era una lingua che non conoscevo ne saprei riconoscere. Ho solo immagine confuse ma non potrò mai dimenticare ciò che fecero a me e ai miei migliori amici. Prendevano sempre di mira Bill che avevano catalogato ormai come quello più debole e sensibile quindi più facile da torturare. Fortunatamente io e Tom abbiamo sempre impedito che gli facessero davvero del male tranne per quei lividi che quegli animali gli procuravano ogni qual volta si volevano divertire. E sempre ogni volta io e suo fratello ci intromettevamo per difenderlo e per noi non c'erano dei semplici segni come contusioni o graffi ma molto peggio-
Deglutì violentemente, non volevo nemmeno immaginare che avessero potuto fargli del male, mi sentivo così stupida, così impotente, qui senza poter far nulla anzi odiando ciò che era stato per me. Istintivamente strinsi le mani attorno alla sua schiena allungando l'orecchio sul suo petto ed eccolo. Non avrei mai pensato che il battito del suo cuore potesse essere così incredibilmente bello, non credevo potesse essere... uguale al mio. Ora accellera, deve aver sofferto molto, avrei voluto subire io questo dolore al posto tuo. Gli somigli così tanto. Ti prego dammi la certezza che sei te, voglio questa sicurezza. Dimmi che non menti. Troppi perchè parzialmente colmati dalla tua voce identica alla sua con quell'accento inconfondibile anche se parli la mia lingua. Dai tuoi occhi così stupendi come solo i suoi possono essere. Dai tuoi capelli perfetti come me li ricordavo, ma non più lunghi e finissimi. Voglio sapere...Gè.
-Poi dopo mesi trovammo un modo per scappare, ma...qualcosa andò storto. I rapitori ci scoprirono ma grazie a Dio Bill e Tom riuscirono a fuggire via e vidi il mio migliore amico voltarsi indietro con il viso smunto e sporco solcato da lacrime che riempivano i suoi occhi nocciola incorniciati dai rasta color grano. Gli urlai di correre, di andare via, io sono forte, io ce la farò. Così fece e si divagò con la mano del fratello nella sua.-
Si bloccò improvvisamente e davanti ai miei occhi cadevano piccole goccie che morivano sul pavimento di mattonelle del bagno. Stava piangendo. So cosa significa portare ancora i segni di un dolore così grande da non poterlo dimenticare. Si asciugò in fretta le lacrime e con il respiro affannoso andò avanti a parlare.
-Quando lo scoprirono ritennero me responsabile della fuga e così...-
- Non devi raccontarlo per forza se ti fa soffrire, non voglio che ti faccia del male- lo interruppi abbracciandolo più forte. Fece un cenno con il capo e proseguì la storia.
- Era una notte buia quando decisi di ritentare a fuggire da quegli uomini, da quell'incubo. Mi infilarono in una macchina nera, credo che avessero paura che i gemelli avessero raccontato tutto e che ora li stessero cercando, così ci spostammo in un altro luogo in modo da far perdere le nostre tracce. Prima di tutto mi tagliarono i capelli per rendermi il meno riconoscibile possibile, e poi mi spinsero a forza dentro l'auto. Capì presto durante il tragitto che ci trovavamo ancora in Italia contro ogni mia previsione, dato alcuni degli uomini che mi rapirono erano italiani, pensavo mi avessero portato in un posto lontano da qui. Ascoltandoli imparai velocemente la lingua e questo spiega perchè la parlo così bene dopo mesi a sentire ciò che si dicevano. Con la scusa di avere urgentemente bisogno di pisciare li feci fermare e un'uomo mi scortò non lontano da li ordinandomi di fare in fretta. Aspettai il momento giusto e poi colpì con più forza che potevo quell'uomo fuggendo lontano fino a che le gambe me lo permisero. Ero stremato, senza forze e affamato con la paura che quei bastardi mi raggiungessero e quel punto sarebbe stata la mia fine. Fino a che non vidi l'unica macchina passare di li e senza pensarci due volte mi gettai in mezzo alla strada per fare in modo frenasse vedendomi.-
Mi scostò dolcemente dal suo petto ormai asciutto e mi prese il viso tra le mani. Si avvicinò pericolosamente e sentivo che qualcosa stava per scoppiarmi dentro da un momento all'altro.
- Devo dire grazie a te, sei arrivata come un angelo, mi hai finalmente salvato, sei riuscita a portarmi via.- Mi guardava con gli occhi pieni di gratitudine mentre schiudeva la sua bellissima bocca carnosa e assporavo il suo repiro tiepido sulle mie labbra, in quel momento mi disse la cosa più bella che potessi mai immaginare
-Du wirst für mich immer heilig sein - Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, sentivo solo un fastidioso oggetto che pressava con violenza all'interno della gabbia toracica. Quel rumore insistente mi percorreva il corpo e mi distruggeva la mente. Fino a chè non smise di torturarmi fermandosi quasi del tutto. Era come morire e rinascere 1O, 1OO, 1OOO volte e forse anche di più. Sentì presto le sue labbra giocare con le mie inumidendole di volta in volta che si staccava lievemente. Non si allontanava nemmeno per un secondo togliendomi radicalmente il fiato e ridandomelo ogni volta che mi sfiorava. Non avevo mai conosciuto sapore più bello, non sapevo nemmeno esistesse. Tutto ciò che volevo era semplicemente urlargli un grazie, volevo sapesse almeno quello, non importava essere una tra le tante, non importava che lui non sapesse che esistevo o il mio nome, volevo semplicemente ringraziarlo di essere nato. Un bacio era qualcosa di inimmaginabile, un sogno che non sarebbe mai diventato realtà. E ora lui è qui, mi morde dolcemente le labbra imprigionate nelle sue, ora è lui a dirmi grazie. Sì, lui. Ne sono sicura, io non posso sbagliarmi, avevi ragione tu, sei lo stesso ragazzo che è tatuato sulla mia pelle.

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Capitolo 5
*** Non andare Via ***


Che dolci ricordi proprio come quelle piccole e deliziose fossette che hai ogni qual volta sorridi. Ripensare al nostro primo vero incontro e quel bacio che non scorderò mai. Non sapevi nemmeno chi fossi, non sapevi il mio nome, una sconosciuta. La tua fiducia nei miei confronti è stata la cosa più bella che una persona abbia mai fatto per me, e sei stato proprio tu a regalarmela, quello che credo l'unico motivo per cui vale la pena far girare la mia vita. Mi sono sempre ripromessa che se ti volevo avrei lottato con tutte le mie forze per raggiungerti per almeno respirare la tua stessa aria ed era come averti dentro, era come se fossi tu a continuare a darmi ossigeno. Ti passo una mano sul viso solleticandoti le tue piccole oerecchie coperte da bellissimi fili color mogano che si estendono anche sui tuoi occhi. Non si può fare a meno di ammirarti, di carpire ogni minimo dettaglio della stupenda creatura che sei. Le mani teneramente rannicchiare sul cuscino ti fanno somigliare a un bimbo cresciuto troppo in fretta. Non sapevi nemmeno il mio nome. E' questo ciò che ripenso continuamente. Il mio nome fino ad ora non lo hai mai saputo e dicevo a me stessa che non m'importava, volevo solo amarti, farti sentire il migliore su questo mondo come meriti, darti il massimo dell'infinito. Alla fine un nome è solo un appellativo per distinguerci, ma sarebbe stato bello sentirtelo pronunciare con quella r che tanto fa impazzire. Sorrido maliziosa tra me e me ripensando al mio nome così dolcemente storpiato da te. Me lo ricordo così bene che quella parola me la chiedesti subito dopo avermi baciato dicendomi: "adesso voglio sapere anche io il nome della ragazza che si è tatuata il mio sul braccio e che io ho già inciso nel cuore" sfoggiando un bellissimo rosso imbarazzo sul viso. In pochi secondi le ciglia mi si inumidiscono e comincio a lacrimare. Non voglio che lui se ne vada proprio ora che è Mio. Mi asciugo in fretta le guance rosee e una volta riaperti gli occhi trovo netto il suo sguardo su di me lo stesso che fa così male. Si desta in fretta dal sonno scendendo da divano e inginocchiandosi davanti a me. Mi prende il viso tra le mani e posa un bacino infantile sulla mia fronte.
-Ti prego non piangere sono giorni che non fai altro- mi dice malinconico tentando di riacquisire il mio sguardo.
- Non puoi chiedermi questo, ti sto per perdere di nuovo senza te non so come farò di nuovo a vivere. La quotidianità ormai eri tu, ogni gesto, ogni secondo sapeva di te e realizzavo presto che era la realtà, ti prego non voglio che tu te ne vada, non farlo- gli stringo i polsi fermamente trasmettendo in quella presa tutta la sofferenza che sto provando.
Si appoggia con la fronte alla mia sfregandomi lievemente il naso, socchiude gli occhi e in un sussurro sforzato dice
- Sai che devo. Quella è la mia vita. La mia famiglia, i miei amici, non sanno nemmeno se mi hanno ucciso o no li ho fatti preoccupare anche fin troppo, mia madre starà morendo di dolore per la mia scomparsa- riposa lo sguardo su di me, quei bellissimi rubini incorniciati dalle sue ciglia biondo scuro che catturano la poca luce nella stanza facendola propria.
-Ma tu fai parte di questa mia vita. Vieni con me. Stammi vicino come ora. Ti voglio al mio fianco prima di un concerto. Sentire la tua voce che mi rincuora dicendomi "andrà tutto bene". Stringerti la mano tra la folla, abbracciarti prima di dormire in una delle tante stanze d'albergo. So che è una vita piena d'impegni, frenetica. So anche che tornerà come prima, ho lottato così tanto per diventare qualcuno, per realizzare il mio sogno. Ti prego amore mio non chiedermi di rinunciarvi proprio adesso.-
Il mio cuore si fa irruento e con un gesto piano d'ira mi tolgo le sue mani dal viso e mi alzo seguita dai suoi occhi. Mi giro di scatto fulminandolo immediatamente
- Anche io qui ho la mia vita. Anche io ho la mia famiglia. Anche io ora ho realizzando il mio più grande sogno, te. Proprio ora mi vuoi chiedere anche tu di rinunciarvi?- con passo pesante mi dirigo in quella che è camera mia e sbatto la porta furiosamente. Se ti avessi avuto ancora per pochi secondi davanti agli occhi sarei scoppiata a piangere come mai feci prima. Tranne quella volta in cui ti portarono via da tutto, e ora senza essere costretto te ne vuoi andare di nuovo. Il destino a quanto pare non ha il nostro nome ma quando guarderò ancora avanti verso il mio futuro vedrò ancora quegli smeraldi di cui mi sono innamorata, che mi hanno rapita annullando tutte le mie forze, io vedrò te. Mi butto stancamente sul letto soffocata dai miei pensieri. Forse sarebbe stato meglio non incontrarti, avrei sofferto come era nella mia quotidianità ma sapendo che non ti avrei mai avuto e consapevole di questo. Sospiro faticando, il cuore mi fa così male, e ovunque mi giro in questo piccolo buco ritrovo la sua faccia beffarda che mi fissa. Questa stanza non viene toccata da parecchi mesi ormai e ovviamente le pareti sono ricoperte da poster e altri gadgets vari della band. E' maledettamente possibile che qualsiasi cosa mi riporta sempre a te?. Non voglio immaginare un'altra vita senza te, piuttosto metterei fine alla mia, non capisci che ti regalerei l'intero universo se solo tu me lo chiederesti. Vivere senza di te non vale, vivere senza di te è come morire. Improvvisamente questo letto è diventato scomodissimo e non faccio altro che girarmi e rigirarmi torturando le sue lenzuola insieme al cuscino oarmai fin troppo stropicciato. Mi sento così stanca e il sonno prende possesso del mio corpo come un giocattolo rotto. Vorrei essere tra le tue braccia ora, vorrei metter fine a tutto tra esse. Invece a coccolarmi c'è solo questo informe pezzo di stoffa ma ora non voglio pensare, ora mente mia per favore lasciami finalmente riposare.
"No ti prego non lasciarmi, voglio stare con te, ho bisogno di te, no non farlo, no, nooooooooooooooooooooo"
Mi sveglio sobbalzando dal letto con il fiatone e il cuore più spaventato di me. Mi passo una mano sul viso cercando di calmarmi e trovo sopresa che essa è umida, ho sudato freddo. Ora sei anche protagonista dei miei incubi. Hey...ma, cos'è questa? Una soffice coperta si stende sopra il lenzuolo bianco. Quando mi sono addormentata non c'era me lo ricordo molto bene. Che sia stato lui a coprirmi per tenermi caldo? Ancora un po' stranita mi volto alla mia sinistra e ti trovo perso nel sonno malamente accucciato su una poltroncina di fronte al letto. Nonostante la nostra discussione sei venuto qui a proteggermi dal freddo e a vegliare su di me. A gattoni mi dirigo verso di lui affondando nel materasso. Mi allungo verso di lui posandogli un bacino umido sulla bocca che lo desta immediatamente. Indirizza i suoi occhioni verdi su di me passandomi una mano dietro al collo e incatenando perfettamente le nostre labbra, Non avevo mai notato quanto si completassero stranamente bene. Morbide e carnose un invito a mangiarle. E' così bello e allo stesso tempo irreale baciarti così. Poggi l'altra mano sulla mia guancia e così ogni secondo divento sempre più tua.

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Capitolo 6
*** Our Time ***





Premi fortemente le tue labbra contro le mie disegnandomi i linamenti del viso con le dita. Mi tieni stretta la mano incrociandola con la tua decisamente più robusta e grande. Cinque mesi. Sembra solo una goccia nell'oceano in confronto al tempo che vorrei passare con te. Una vita intera. Mi posi un altro bacio affettuoso sulla guancia, e ogni tuo piccolo e umido tocco mi fa tremare il cuore. Qualsiasi tuo minimo gesto urla di prenderti, mi dice che sei mio. E quel domani che attraverserà questa notte, tu non ci sarai più, non ci sarà più il tuo respiro tiepido sulla pelle, non ci saranno più i tuoi occhi a volte troppo malinconici a fissarmi la mattina.Quando il sole sorgerà facendo nascere un nuovo giorno, ti vedrò scomparire, da lontano come ero sempre abituata, stavolta pensavo di avercela fatta davvero, ma ciò che mi ripeto è che l'importante è che sia felice tu, il tuo sorriso vale più di mille rimpianti. Stringo le braccia attorno al suo collo soffocando il magone che sale velocemente. I tuoi baci si fanno feroci, e un pensiero fisso martella la mia testa. Siamo un'anima in un corpo solo io so già cosa farai prima che tu lo faccia. Passi le mani ai bordi della tua maglia e cominci a sfilartela lentamente. Schiudi le labbra sul mio collo e il tuo tocco umido brucia da morire. Forse sto per commettere l'errore più grande, dipo questa notte sarà ancora più dura lasciarti, e quando domani arriverà vorrei solo dormire ondeggiando sul tuopetto senza svegliarmi mai più. Ma entrambi sappiamo che questo è il nostro ultimo momento insieme, entrambi sappiamo che questo è il tuo modo più bello per dirmi addio. Ti slacci pericolosamente i jeans accompagnandoli sul pavimento insieme alla canottiera che indosso. E poi un bacio, un altro e un altro ancora, e nel frattempo ogni più piccolo punto del tuo corpo si scopre incorniciando il mio anch'esso nudo. Con questo gioco mi sta uccidendo pian piano, ma gioca, gioca ti prego, preferisco sapere che per te è stata solo un'avventura al contrario di quello che è successo davvero. Non smetterò mai di amarti e ora stai facendo ciò che nessun altro ha mai fatto, e solo tu farai nella vita. Ti sento assaporarmi dolcemente, è impossibile, pura fantasia, averti così vicino, accocolato su di me nella tua intimità ormai alla fine del nostro percorso. Le tue mani delineano ogni curva del mio corpo susseguite dalle mie che viaggiano incuriosite sul tuo. Le tue labbra feriscono più di qualsiasi altra cosa e mi bucano furiosamente la pelle, è il dolore più bello del mondo. Chissà quante ragazze avrebbero voluto saltarti addosso, farsi usare per puro piacere, per sesso, vanto. Un giocattolo tra le mani, una cosa da spartire, ma amore mio tu non sei una bambola e venire a letto con te è un vanto del cuore non della gente. Ti prendo il viso tra le mani e in un fiebilmente ti sussurro: "Sei mio, puoi avere mille ragazze, ma tu sei mio, sarai per sempre mio, nessuno ti amerà mai quanto me, e io sono solo tua" strofino il mio naso con il suo chiudendo gli occhi che si lasciano sfuggire qualche lacrima.
" So che devi andare via, ma tornerò da te, se non domani, se non il giorno successimo, io tornerò da te prima o poi, te lo prometto"
Ricevo in risposta un bacio che sembra durare un'eternità, rifugiandoti di più tra le mie braccia e bagnandomi con il tuo sudore che si fa bollente. Voglio gustarti ancora per mille altre notti come questa, averti addosso aderente come una seconda pelle consumata dolcemente dai tuoi baci, è incredibile pensare che questa è la mia, la nostra prima volta e l'ultima. Sono stata talmente ingenua da panesare che potevo essere l'unica a poterti stringere la mano orgogliosa tra la folla. Avrei potuto fare sesso tante altre volte, ma solo con te potevo fare l'amore. Sovrapponi la tua mano alla mia facendole combaciare come le nostre labbra, è incredibile quanto siamo dannatamente simili pur non ammettendolo. Posso percepire così bene il tuo cuore che batte all'impazzata e corre come il mio, non rallenta mai e sembra quasi toccarmi il petto. Bussa dolcemente e lo sento sulla pelle, ti sporgi in avanti passandomi un dito sulla guancia che finisce inevitabilmente all'interno della mia bocca. Lo togli invidioso e ricominci a baciarmi, mangiandomi quasi con foga. Delicato e allo stesso tempo passionale mi sfiori con quelle bellissime mani che tante volte ho avuto protettive sul volto e mi carezzi con i tuo capelli che ti toccano a malapena le spalle un po' ribelli ma stupendamente curati. Un altro tocco umido sul corpo e la tua pancia assume un ritmo sempre più irregolare premendo pesantemente contro la mia. Una creatura perfetta come te poteva solo avere movimenti così perfetti non posso essere alla tua altezza e forse non merito di averti. Ma fammi vivere questa illusione ti prego prendi ancora la mia mano paragonala alla tua, non capisci che sei il mio respiro di tutti i giorni? Lo stesso che ora hai il suo collo, caldo e affannato, quello stesso che mi fa andare avanti grazie a te. Mi stringo forte alla tua schiena versando qualche lacrima, mi sostieni prendendomi per la vita affogandoti nell'incavo della mia spalla. Mi stringi forte anche tu sai quanto me che questa sarà l'ultima volta. Sarà sempre troppo presto per dirci addio ma mai troppo tardi per dirci un arrivederci che sentiamo entrambi non avverrà. Porti il tuo viso davanti al mio e mi sorridi dolcemente mascherando la tua sofferenza. Mi scosti una ciocca di capelli dalla fronte posandoci sopra un bacio a fior di labbra. "Ti amo" mi sussurri, "Ti amo, Ellie". Chiudo gli occhi inondati di lacrime rispondendoti quasi senza fiato "Anche io mio unico amore". Fu la notte più bella della mia vita. Avevo sempre pensato che il buio durasse troppo e il sole ritardava ad arrivare pigramente. Ma questa, questa notte passò come un soffio d'inverno, ma ero certa che qualsiasi notte che l'indomani lo vedesse andare via da me, sarebbe stata troppo corta e io impreparata a una cosa simile. Volevo solo tenerti con me, volevo farlo per sempre. Strngendo i denti ti ho concesso in assoluto il mio corpo, ma sopporterei qualsiasi dolore pur di non farti andare via. Ma non è possibile vero?
La mattina non aspettò ad alzarsi rischiarando la camera con la sua luce candida che trspariva dalle tende bianche. Mi svegliai baciata inizialmente dai raggi mattutini e successivamente dal mio vero sole, Lui. Il cuore cominciava già a fare i capricci come un bimbo intristito pulsando all'impazzando e non accennando a rallentare. E' già ora di prepararsi. Si alza svogliatamente cominciando a vestirsi e mettendo le ultime cose in valigia, seguito da me che comincio a raccogliere i miei abiti sul pavimento. Lo guardo osservando ogni suo più piccolo movimento per ricordare almeno che è stato davvero qui, che ora stiamo respirando davvero la stessa aria. Il mio sogno anche se breve l'ho realizzato. Anche lui ogni tanto mi lancia un'occhiata malinconica fino a che non si avvicina abbracciandomi dolcemente. Sta diventando tutto ancora e ancora più difficile. Riesco a malapena a parlare e la voce mi trema.
"Hai già chiamato la tua famiglia dicendo che stai arrivando e che stai bene?"
"Sì tranquilla"
"Ci sarà anche la band e la stampa ad aspettarti..."
"Già in fondo i miei ragazzi mi mancano da morire"
Abbasso lo sguardo e presto le mie guance cominciano a bagnarsi di sale, mi posa due dita sotto il mento fermando quella goccia che si era formata proprio li
"Ma mai quanto mi mancherai tu" gli occhi gli si fanno velocemente lucidi intravedendo un'iride rosea tendente al rosso.
Prende la valigia che comprammo il giorno prima e si dirige verso la macchina parcheggiata fuori davanti al viealetto. La mette nel portabagagli mentre io salgo nell'auto. Durante il tragitto verso l'aereoporto non lo guardai minimamente, probabilmente per autoconvincermi che non lui non era davvero li, che era solo un bruttissimo incubo da cui svegliarsi al più presto. Fissavo senza emozione la strada muoversi fuori dal finestrino e ormai il tempo scadeva come l'ultimo granello in una clessidra. Non avevo nemmeno la forza di piangere consumata tutta nell'intento di non farmi scoppiare il cuore e quasi esaurita. All'orizzonte comincia a disegnarsi la figura della grande struttura dove avremo finito il nostro cammino. Mando giù insistentemente il magone che risale ogni volte furiosamente soffocandomi. Già è finita. Ripenso tra me e me tutto ciò che ho vissuto con lui anche quando non sapeva chi fossi. Viverti da lontano per poi venire strappato di nuovo da me per un destino troppo crudele per permettermi di sentirti dire un'altra volta ti amo. Parcheggi mandenendo lo sguardo fisso avanti al parabrezza senza mai distoglierlo. Scendiamo prendendo con noi la valigia ed entrando all'interno del terminal. Le gambe mi tremano e urlano che stanno per cedere. Indugio davanti alla porta che ti porterà verso il pullman. Mi fermo in un movimento deciso guardata a distanza da te.
"Allora doveva finire così" ti dico stringendo i pugni
ti avvicini abbracciandomi con forza e mi sospiri all'orecchio: "Non finirà te lo prometto, so che mi seguirai, so che lo farai, ti ritroverò, non ti lascerò andare, e quel giorno non ci separeremo mai più"
Singhiozzo tra le sue braccia e il fiato mi manca, non riesco a respirare il cuore parte e come una bomba lo sento esplodere e poi morire. Voglio che questo momento duri un'eternità, resta con me un'eternità intera. Ti stacchi lentamente e poi un ultimo bacio, sa di sale, sa maledettamente di te, e ti strappo questo gesto d'amore che ancora per troppo tempo non potrò avere. Eri e sei la mia droga, questa era la mia dose quotidiana, un tuo bacio era l'estasi più pura. Ti allontani camminando all'indietro non lasciando mai il contatto con i miei occhi rossi e bagnati. Alzi una mano salutandomi e lanciandomi qualcosa. Ti giri velocemente passandoti il braccio sul viso per asciugarti le lacrime. Ti vedo scomparire dietro alla pista e la tua figura resterà sempre il mio cavaliere fantasma. Passo bervosamente le dite attorno all'oggetto che mi hai lanciato, la tua collana più preziosa, quella che porti sempre con te. Piango più forte, fino a soffocarmi, portandomi quel ricordo di te vicino al cuore.
"Te lo prometto io ti seguirò" e gli urlo con tutte le mie forze " Ti amo".

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Capitolo 7
*** Mio bellissimo Dolore ***


1 anno dopo...

Il sole sale e splende arrogante in una giornata d'agosto. Mi colpisce caldo ofuscandomi la vista perchè ancora stanca per il risveglio. Era una di quelle tante notti trascorse a parlare fino all'alba a casa della mia migliore amica. Bastava poco per essere felici stando assieme, un materasso posto per terra ad ascoltare la brezza che proveniva dalla finestra e un cuscino per convenienza su cui poggiare la testa. E quando la sera calava la nostalgia prendeva il sopravvento e bastava uno sguardo con lei per capirci all'istante. I suoi occhi sono incredibilmente verdi come ... i suoi. Mi alzo da terra non svegliandola e mi avvicino lentamente alla finestra per assaporare la luce mattutina d'estate. Fuori il paesaggio è bellissimo se pur caratterizzato dalla solita caoticità di una metropoli come Milano. Ma noi amiamo questa città e qualsiasi sua piccola cosa ci affascina e incuriosisce.
Pensare che è già passato un anno da quando a gustare così profondamente l'aria fresca del mezzogiorno eravamo solo io e te. Perfino le nuvole dipinte in quel cielo d'oltre mare sembrano avere il tuo nome. Fuggo dai miei pensieri e corro felice dalla mia besta ancora appisolata in una buffissima posizione sul materasso. Gli salto addosso scuotendola e chiamandola per nome
"Allyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy, svegliati dai devo tornare a casa!" le urlo gioiosa. Lei di tutta risposta rantola qualcosa di incomprensibile e così passai alle maniere più frastiche saltandole addosso cominciando a farle il solletico per smuoverla dal suo tanto amato riposo.
"Sì sì arrivo arrivo"
"Dai muoviti ti voglio salutare prima di andare via." si alza ancora un po' assonnata vestendosi velocemente come feci io in precedenza. Saluto i suoi genitori e il suo fratellino ormai come se fossero i miei parenti e scendiamo di fretta le scale che portano all'ingresso. Mio padre mi aspetta in macchina sulla strada che fronteggia la palazzina in cui abita Alery. Mi volto verso di lei abbracciandola forte come se fosse l'ultima volta che la vedo. Facciamo sempre così quando ci dobbiamo lasciare anche se sappiamo benissimo che ci incontriamo ogni settimana e che l'una senza l'altra non può vivere. Ma allontanarsi da lei è sempre un dispiacere anche se breve. Una lacrimuccia da parte di entrambe prima di darsi un ultimo saluto e salire in auto. Ci lanciamo un ultimo sguardo ofuscato dalle lacrime e dal vetro del finestrino un po' appannato. Sventolo la mano facendo gesto che ci rivedremo presto e la vedo farsi più piccola dal vetro posteriore della macchina. Tornata subito a casa mi viene istintivo accendere il pc e buttare malamente lo zaino sul letto. Mi siedo subito davanti allo schermo e clicco sulla pagina per visualizzare la home del forum ufficiale dei Tokio Hotel. Mi tengo sempre informata e ormai andare su quel sito è diventata un'abitudine. Li mi conoscono tutte ma nessuna sa la cosa più importante di me. Non ho mai svelato a nessuno il mio segreto, forse per paura o forse solo perchè non ne sentivo motivo di dirlo. Era una cosa troppo grande da rivelare e solo Ally era stata l'unica a cui l'avevo detta. Nessuno mi avrebbe creduto e credo che se anche l'avessero fatto mi avrebbero odiato e avrebbero tentato di rendermi le cose ancora più difficili e di certo la mia vita era già abbastanza complicata senza l'intervento di qualche fan infuriata. Espongo un sorriso che scomparì velocemente appena la home page del THOIF si aprì.
"Georg ha una ragazza, Georg Listing fidanzato da sei mesi..."
Appena leggo quelle semplici e poche parole tutto nel mio corpo si blocca all'istante. Il cuore cominciò a battere in maniera caoticamente preoccupante per poi rallentare fino a quasi fermarsi. L'aria mi manca e non voleva saperne di entrarmi nei polmoni che si agitano in cerca di ossigeno. Non capì nulla all'inizio e la prima cosa che ho fatto fu accasciarmi sul pavimento tentando di riprendere fiato. Appena realizzai la notizia iniziai a urlare sbattendo le mani a pugno sulle mattonelle gelide. Piangevo senza fermarmi nemmeno per incanalare aria che ormai era agli sgoccioli. Gridai con tutte le mie forze per poi buttarmi a terra senza nemmeno sapere dove ero. Dopo poco mi alzai tremando mettendomi di nuovo seduta con una mano che sorreggeva inerme il mio viso assomigliante a quello di un cadavere. Mi andai a lavare un po' la faccia con le misere energie che mi rimanevano e non avevo nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio. Avevo solo voglia di sdraiarmi, addormentarmi e sperare di non svegliarmi mai più dimenticando tutto, lasciandomi trasportare dalla stanchezza e basta. Mia madre si preoccupò molto vedendomi in quello stato imponendomi di dirle ciò che era successo ma senza alcun risultato. Successe tutto in così poco tempo che ancora non riuscivo a rendermene conto. Mi sentivo dannatamente presa in giro, schiacciata come un piccolo e fastidioso insetto. Ma perchè? Sentivo la mia vita sgretolarsi tra le sue mani e sembrava che niente più avesse senso. Avevo perso il ragazzo che amavo più di qualsiasi altra cosa. Non posso fare nessun minimo gesto senza pensare a lui, senza dedicarlo a lui, sperando che un giorno possa mantenere la sua promessa. Ma ora? Ora tutto è finito. Così improvvisamente, si è perso tutto. Mi è sfuggito tutto, la mia mente è fuori controllo e le tempie chiedono perdono pulsando a massima velocità. Mi sentivo un giocattolo senz'anima, e compivo le semplice cose quitidiane, automaticamente, perchè nulla più aveva un senso. In uno sforzo assurdamente stancante scesi le scale e uscì di casa nel tentativo di distrarmi un po'. Un'inutile modo per cercare di prendere aria e ricapitolare la mia vita. Camminavo senza meta, con il tramonto negli occhi, volevo solo fare andare i piedi il più lontano possibile e più tempo trascorrevo fuori di casa e meno mi sentivo soffocata dai continui squilli di telefono da parte delle amiche e dalle insistenti domande dei genitori. Andavo avanti trascinandomi sull'asfalto della strada, lo sguardo vuoto fisso su di essa. In molte mi cercarono, ma non volevo parlare con nessuno e soprattutto sentirmi ripetere quella domanda idiota e retorica. Il sole stava quasi calando del tutto e così decisi di tornare a casa. Una volta rientrata presi il telefono in mano colmo di chiamate senza risposta. La maggior parte erano di Ally, sarà stata davvero in pensiero. Il cellulare vibra di nuovo, è lei.
"Pronto" dico con la voce che trema
"Amore come stai" mi chiede Ally
"Amore lui..." non riesco nemmeno a finire la frase che subito scoppio a piangere senza esigere ossigeno.
Parlammo per ore e la decisione migliore fu quella di andare il giorno dopo a casa sua. Era un modo per scappare via da questa casa diventata per i miei gusti troppo piccola. Almeno lì avrei trovato una ragazza con cui condivido tutto, che considerò la mia metà, solo lei poteva capire, solo lei poteva dimostrarmi il suo affetto. Sapeva entrarmi in testa meglio di chiunque altro, e i nostri cuori battevano per la stessa ragione. Un amore a cui dai tutto, per cui muori e vivi, ma che non è corrisposto, o almeno era quello che pensavo io un anno fa, ora mi è crollato addosso.Viviamo per quegli stessi occhi, verdi e nocciola, che possiamo guardare solo dall'alto di un palco o attraverso lo schermo della tv. Ma quegli occhi li ho avuti su di me, essi piangevano per me e un suo sguardo valeva più di mille respiri. Eppure adesso tutto ciò che ho fatto, l'emozioni, i sentimenti che ci ho messo nel farlo, mi sembrano inutili. Presa così bruscamente e ironicamente in giro, volevo solo stare con te, dedicarti la mia esistenza, mi avevi promesso che saremmo di nuovo stati assieme, tu me l'avevi giurato. Passai la notte a piangere in silenzio e la mattina dopo preparai lo zaino e mi diressi dalla mia migliore amica indossando un paio di occhiali per nascondere gli occhi rossi e gonfi contornati da occhiaie violacee. Non volevo mi vedessero in quello stato. Una volta arrivata davanti al suo condominio salutai mio padre e salì in fretta le scale dell'edificio. Mi aprì la porta sua madre che mi disse subito delle parole che mi lacerarono il cuore:
"Hai l'aspetto di una ragazza che ha pianto tutta notte e che non ha mangiato vero?" azzeccato in pieno.
"N-no ma che dici..." cercai di sviare l'argomento ed evitarla. Le volevo bene come se fosse mia zia ma non volevo dare spiegazioni su cosa era successo, non a lei.
In camera mi aspettava Ally che appena mi vide tolse gli occhiale da sole dalla mia faccia e mi abbraccio con forza piangendo assieme a me.
"Ora ci sono io, sei qui con me" mi disse in un sussurro stringendomi più forse a lei.

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Capitolo 8
*** Ingannata ***


Il giorno sembrava passare lentamente come mai prima d'ora. Gli occhi si gonfiavano ogni minuto di lacrime e traboccavano senza fermarsi. Anche volendo non riuscivo a smettere di piangere e finchè avevo forza in corpo continuavo a farlo. Ally mi guardava con gli occhi lucidi tenendomi stretta a se e carezzandomi la testa tra i miei singhiozzi. Se ora non ci fosse lei non so davvero cosa avrei fatto o potuto fare. Avere il suo appoggio è tutto ciò di cui ora necessito. Anche i suoi occhi si fecero velocemente velati nel vedermi continuamente stare male con il fiato che mancava da morire. Mi passava la mano sul viso asciugandomelo un po' ma senza alcun rilevante risultato. Di fatti le mie guance rimanevano perennemente bagnate e le goccie scendevano troppo in fretta per essere uccise sulla pelle. Non mangiavo ormai da due giorni e mi sentivo debolissima, lo sguardo rimaneva costantemente fisso nel vuoto fino a che improvvisamente non scivolai a peso morto dalle braccia della mia migliore amica. Mi accasciai stanca sul letto mantenendo gli occhi sbarrati nel nulla. Ally entrò nel panico posandomi immediatamente una mano sulla fronte che scottava. Corse in cucina a prendere qualcosa di freddo da appoggiarmi sulle tempie e si prese cura di me come una mamma cura la sua piccola bimba. Poco a poco mi addormentai accompagnata da un sospiro di sollievo da parte della mia best che mi lasciò tranquilla sul letto. Quando mi svegliai mi sentì subito violentemente frastornata e persi la condizione del tempo. Ally si precipitò per vedere come stavo e un'altra figura si fece avanti insieme a lei.
"M-Mell...." biascicai con la poca voce che mi rimaneva.
"Amore...come ti senti, come stai ora?" mi disse la mia amica preoccupata.
Mell era una ragazza davvero dolce e sensibile. Quel visino così tenero illuminava maggiormente il sorriso che esprimeva ogni qual volta era felice o semplicemente quando si nominava "Bill". Era una delle mie migliore amiche, e io la chiamavo affettuosamente mammo pure essendo più piccola di me. Entrambe le ragazze mi guardavano ancora con un po' di timore con occhi luccicanti e nel contempo lucidi. Deve essere arrivata quando ero incoscente. Vedendo che mi stavo lentamente riprendendo mi regalò un bellissimo faccino contento. Appena ne ebbi le forze mi alzai abbracciando le mie amiche ringraziandole di tutto ciò che stanno facendo per me. Presto venne sera e con essa l'ora di cena. La madre di Ally ci aveva cucinato molte cose buone con la speranza che mi dessero lo stimolo per mettere qualcosa sotto i denti. Ma l'unica reazione che mi suscitavano era solo un forte senso di nausea e fissavo i piatti vuoti delle ragazza spostando talvolta lo sguardo sul mio ancora colmo di cibo. Mell ed Ally mi incoraggiavano a mangiare almeno qualcosa ma era più forte di me rifiutare qualsiasi tipo di pasto. Così capirono che era inutile insistere ed andammo in camera dove mi buttai subito a peso morto sul letto. Le altre due invece si misero davanti al pc dove internet ormai era inondato di informazioni sulla nuova presunta realizione di Georg Listing. Mi sentivo priva di qualsiasiasi senso umano anche se perfettamente sveglia o quasi. Dopo ore passate davanti allo schermo le mie amiche cominciarono ad assonnarsi così presimo i materassi da posare per terra e ci preparammo per dormire. Ossia loro si abbioccarono subito invece io fissavo i poster che riempivano le pareti della stanza con aria malinconica. Ormai era notte fonda ma avevo troppi pensieri per la testa per solo tentare di prendere sonno. Mell si destò improvvisamente quando Ally invece stava appisolata come un sasso. Mi guardava con occhi lucidi e capì che stava quasi per piangere. Così la guardai severa dicendogli:
"Non farlo Mell, non devi piangere per me..."
"Come faccio a non piangere vedendoti in questo stato? Non mangi da tre giorni, non dormi, non parli, sei solo un corpo che si muove, sempre se andando avanti così riuscirai a farlo!"
Abbassai gli occhi cominciando a osservare il pavimento che ora mi sembrava tanto affascinante da prestargli la mia attenzione. Avevo le cuffie infilate nelle orecchie e stavo ascoltando per l'ennesima volta quella che era la Nostra canzone. Quelle parole raccontavano la storia di due ragazzi come noi, si baciavano sotto la pioggia, proprio io che amo il pianto del cielo te la dedicai. Ripresi a versare lacrime e con me la mia amica. Cominciai a cantare sulle note che mi traffigevano il cuore, tutta la notte, e Mell rimase ad ascoltarmi rapita e commossa dalla mia voce. Il sole sorse prima di quanto pensassi, avevo appena preso un poco di sonno quando invece era già ora di alzarsi. La prima ad essere in piedi fu la mia migliore amica che facendo un frastuono assurdo svegliò anche noi. Prese immediatamente il suo tanto amato pc andando a cercare le notizie del giorno sulla band. Di fatti trovò alcuni video d'interviste fatte la sera prima per il loro concerto di debutto a Colonia. E poi...Lui. Il suo viso perfetto incornciato da quei capelli assomiglianti alla seta, gli occhioni verdi presi a fissare l'amico chitarrisa e quella bocca troppo bella per essere vera, troppo assurdo che possa essere stata mia. E dopo pochi minuti mi snetì di nuovo mancare. Dalle stesse labbra che mi appartenevano uscirono le parole che definitivamente mi fecero morire. Confernò tutto. Con un sorrisetto beffardo come se la presa in giro fosse completamente attuata. Non potei reggere a una cosa simile, era il peggio del peggio che potessi aspettarmi. Strinsi i pugni nell'intento di resistere ed essere forte ma sentivo qualcosa che minacciava seriamente di scoppiarmi in petto e lo stomaco mi si rigirò. Le mie amiche presero a guardarmi con aria dispiaciuta e preocupatissima, ma era troppo tardi per compatirmi. Ciò che mi fece ancora più male fu l'ipocrisia delle altre fan della band che gli scrivevano auguri di pronte nozze e fidanzamento. Quando invece il mio cuore si consumava inerme arrendendosi ormai a se stesso. Come potevo ora rialzarmi? Non riuscivo, non avevo più lìimpulso per tornare da te, quella promessa non l'avrei più mantenuta. Mi hai ingannata, perchè mi hai fatto questo. Sei l'amore della mia vita, avrei preferito se mi avessi detto subito che ero solo una bambola per divertirti. Avrei preferito che mi avessi ferita in altra maniera. Ora, come posso amarti ancora? Chiusi gli occhi, il silenzio non era mai stato così assordante, volevo solo sentire le lacrime scendermi sulle guance.
Rimasi per un po' di giorni da Ally, quello era l'unico posto dove mi sentivo "isolata" dai miei problemi e riuscivo almeno a trovare una spalla su cui piangere e delle orecchie che potevano ascoltarmi. Dopo cinque giorni senza toccare cibo cominciai a sgranocchiare qualcosa giusto per far felice la mia migliore amica che stava letteralmente morendo d'ansia per la mia salute. Stavo giusto riposando un po' sul letto mentre mi godevo una tiepida brezza d'estate quando Alery cominciò a urlare davanti allo schermo del computer. Sobbalzai con le pulsazioni a mille dallo spavento arrabiandomi con lei per lo strillo che aveva appena cacciato. Si voltò verso di me con gli occhi colmi di lacrime, il labbro tremulo farfugliando parole sconnesse.
"Ally ma che cazzo ti prende? Sei fuori di testa mi hai fatto venire un infarto!" sbraitai infuriata.
" Loro...Lui...qui...un mese....fan party...televisione....Milano...Humanoid...correre!!"
"Ally non capisco nulla! Vuoi calmarti e dirmi che succede?! Fammi leggere" Non ebbi nemmeno il tempo di avvicinarmi al pc che lei chiuse gli occhi e disse in una volta sola:
"ITokioHotelsarannoquiafinesettembreaMilano!!!"
Rimasi congelata fissando la mia amica. Non volevo assolutamente credere a ciò che ebbi appena sentito. Era un sogno e un incubo allo stesso tempo. Georg stava venendo qui tra un mese, e in corpo avevo solo dolore e rabbia che quelle parole mi ferirono solo per il semplice fatto che non avevo alcun desiderio di vederlo ma solo di dmenticarlo per sempre. La cosa mi stava riuscendo alquanto difficile e la sua presenza di certo non migliorava le cose. Alery smise di gioire quando notò che il mio viso si fece crucciato e cupo. Chiusi la mano a pugno e con essa gli occhi, la sbattei violentemente contro il muro.
"So a cosa stai pensando Ally, ma io...io non verrò."

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Capitolo 9
*** Nein, Baby ***


"Che cosa?!?! Ma sei pazza! Loro, loro saranno qui, q-qui, capisci?! Respireremo la loro stessa aria!" Ally sembrava impazzita, andò a spada tratta contro la mia decisione gesticolando e sbraitando. Non avrei mai pensato che le mie parole potessero suscitargli una simile reazione, credevo dovessero venire prima i miei sentimenti e poi la decisione sul da farsi. Forse era solo una sensazione ma sembrava che Alery avesse dimenticato ciò che mi era successo nella ultima settimana, in cui ho davevro la prova che Dio esiste dato che sono ancora qui a parlarne con lei. Assunsi un'espressione al quanto irritata e ingrata tanto da far rimanere la mia amica attonita.
"Ma come non sei felice?! Ellie, Tom! Tom viene qui, cavolo verranno qui!! Ma non capisci??!" mi diceva lei incredula.
"Forse Ally hai dimenticato il motivo per cui sono qui. Forse hai dimenticato cosa ho passato" ribattei con tono forte.
"Amore davvero mi dispiace, ma lui è qui, io non posso non andare capisci e secondo me dovresti venire anche tu. Gè è la tua vita non puoi buttare tuttp ciò che c'è stato così. Dobbiamo riuscirsi te lo farò incontrare, te lo prometto." Mi prese per mano portandomi alla porta di casa mentre salutava di fretta e furia sua madre e si avviava al piano terra trascinandomi giù per le scale.
"Dove andiamo?!" Chiesi stizzita.
"Dobbiamo portare un regalo a loro no? Compreremo un book da fargli!" gioì lei.
"Non voglio fare nessunissimo stupido book!"
"Bè ma io sì e poi tanto lo farai anche tu, quindi ora andiamo in centro a comprarlo"
Sbuffai seguendola senza altra scelta. Presimo il primo pullman disponibile e andammo nel cuore di una delle città più belle e ricche di cultura del mondo. Milano. La nostra bellissima Milano. Ormai quella era casa nostra conoscevamo ogni piccola viuzza, qualsiasi genere di negozio e sapevamo muoverci perfettamente. Entrammo in un centro commerciale dove sicuramente Ally avrebbe trovato un quaderno o libro di suo gradimento da regalare a quel chitarrista che gli regala quel bellissimo sorriso. Sbirciava tra gli scaffali presa dalla sua fatidica missione cacciando la manina affusolata in mezzo ai vari articoli per cercarne uno che le piacesse. Io invece stavo li come una statuetta a guardarla accompagnando il mio nervosismo a un frenetico tamburellare con il piede. Finalmente ad un certo punto afferrò un raccoglitore di foto tutto bianco esprimendo una gioia paragonabile a quella di una bambina che aveva appena trovato il suo giocattolo preferito. Mi faceva piacere vederla così contenta, anche se in fondo tutta quell'emozione mi suscitava un senso di invidia e mi dava quasi fastidio vederla così gioconda per l'arrivo della band. Mi guardavo attorno scocciata in attesa che Ally pagasse quel book per poi finalmente tornarcene a casa. L'ultima cosa che volevo era uscire da quelle quattro mura ma tuttavia un po' di aria nuova mi avrebbe fatto solo bene e ovviamente per questa convinzione dovevo solo ringraziare la mia migliore amica. Uscimmo dal negozio per poi fare una breve passeggiata e cominciare ad avviarci alla fermata dell'autobus. Appoggio la testa sul finestrino iniziando a osservare la mia immagine riflessa che mi ricorda ancora una volta lui. Guardo fuori nell'intento di trovarlo tra la folla che mi sorride, le sue guance che iradiano una bellissima espressione di felicità come abituata a vederti. Ma so già che non troverò quegli occhioni così belli di un verde che ricorda la più preziosa delle pietra a osservarmi dalla strada. Sospiro tristemente appannando il vetro mentre Ally s'incupisce mostrandomi un faccino al quanto demoralizzato e preoccupato.
"Ti manca vero? Ti manca Georg"
"No, n-non è quello"
"Te lo si legge negli occhi Ellie..."
Sospirai di nuovo come risposta intonando un no in modo secco e deciso. Tornai a casa nel pomeriggio immersa nei miei pensieri che continuavano a torturarmi insistentemente la testa. Una volta in camera mia affondai il viso nel cuscino nell'intentodi soffocare l'ennesime lacrime che cominciarono a solcarmi la guance. Il giorno passò e la notte mi accompagnò in un sonno ristoratore, domani sarebbe stata un'altra cosa, altri problemi con la solita vita, ma meglio di quello che sto vivendo ora. Pochi giorni dopo riniziò la scuola, quella misera prigione dove l'unica libertà che ci si può concedere è un intervallo di qualche minuto e una merendina mangiata in segreto. La routine cominciava alle sette di mattina. La solita vita rcominciò a distruggere a poco a poco le emozioni dell'estate ancora fresche sulla pelle. Le quotidiane sceneggiate per non alzarsi dal letto, la ricerca frenetica di vestiti adatti da mettersi, lavarsi denti e faccia, colazione in fretta e in men che non si dica ti ritovavi davanti a quel cancello che ricordava quello di Alcatraz. Mi si parava davanti lo stesso edificio che avevo lasciato tre mesi prima, spoglio e anche vecchio fronteggiato da un portone pieno di scritte a graffito. Il morale mi era sceso decisamente sotto i piedi ma questo non era un valido motivo per marinare il primo giorno di scuola pur essendo tanta la voglia. Sospiro pesantemente, abbasso gli occhi per non guardare quell'orrore e mi dirigo verso quella che dovrà essere la mia seconda casa per i prossimi 7 mesi. Per fortuna si sa che il primo giorno d'inizio delle lezioni è breve e non si fa quasi nulla e io presi a segnare i numeri del conto alla rovescia per l'arrivo della band a Milano. Lo feci sitintivamente e quando capì la cazzata che stavo scrivendo mi fermai senza più andare avanti. Tanto a che serve no? Io non sarò li con loro... Scuoto la testa velocemente ritornandò a quell'aula fracassosa e un prof annoiato dietro alla cattedra. Sbuffai poggiando una mano sulla guancia tornando a quel sogno ad occhi aperti così dolce. Le ore sembravano non passare mai e una volta tornata a casa la testa girovagava di nuovo da sola isolando il resto della realtà. Sentivo come un buco nel cuore per la decisione che presi rigurado a Lui e a Milano. Non riuscivo a pensare ad altro e qualsiasi gesto facessi mi rimandava a quell'unica cosa. Forse ho sbagliato ad essere così affrettata, ma non trovo la forza necessaria per tornare indietro. Me e il mio stupido orgoglio.Il dolore che ho provato era troppo per tornare sui miei passi così facilmente. Avrei solo voluto non vivere in quel momento e in un certo è come se fosse stato così. La quotidianità era diventata una sorte di tortura da quando è giunta la notizia della loro partecipazione a un programma televisivo italiano e un fan-party dove avrebbero potuto partecipare anche le ragazze che seguono la band. Questa situazione è orribile. La mia mente mi ordinava di rimanere sulla mia strada, di farmi coraggio e non cambiare idea, ma il cuore mi gridava che stavo commettendo una dlele più grandi stupidaggini della mia vita. Eppure che fare? Mi fa male il petto alla sola sensazione che lui potrebbe essere qui a poca distanza da me e io non sarò presente. In più a complicare le cose c'erano anche le mie amiche che in tutti i modi tentavano di convincermi ad andare con loro nei giorni in cui i Tokio sarebbero venuti i qui. E ogni volta la mia risposta era secca e decisiva: no! La mia testardaggine era talmente tanta che persino loro si stavano arrendendo nella loro missione. Ma minuto dopo minuto ripetevo a me stessa che avrei dovuto dare a Georg un'altra possibilità così scoprendo come stanno realmente le cose. Sorrisi furbetta avvicinandomi al telefono cominciando ad appoggiare la cornetta all'orecchio. Chiamai immediatamente Ally per raccontarle un pensiero che mi è balenato ora in testa e troppo bello per tenerlo dentro.
"Ellie?! Amore sei te?" chiese Ally con una vocina acuta
"Sì, sono io best, volevo dirti una cosa...una cosa importante." parlavo lentamente, volevo creare suspance nella testa di Alery e a quanto pare questo metodo fuznionava perfettamente.
"Oddio, che cosa?dove?quando?perchè?chedici?" sogghignavo tra me e me l'ho mandata nel panico e la sua reazione mi faceva alquanto ridere.
"Ho deciso che...insomma...che, ehmm."
"Dai parla madonna mi stai uccidendo!"
"Vorrei venire con voi a Milano dalla band, ho ancora molta rabbia in corpo e non solo, ma non rinuncio a vederlo perchè la voglia è più forte di qualsiasi altra cosa. Voglio poterlo guardare un'ultima volta negli occhi, sentrmi dire da quella boccuccia che sono stata solo una bambola che aveva solo bisogno di fuggire o peggio che non era lui. Ma devo saperlo e questo desiderio sconfigge ogni cosa." la voce mi tremava nettamente e non riuscì più a continuare.
"Amore mio non potevi darmi notizia migliore! Sono troppo felice, domani organizziamo tutto, mancano solo due settimane, non ci posso credere e tu... tu sarai qui con me, con lui, io so che lui ricorderà, so che lo farà, ti credo best mia, io ti credo. Allore questo amore continuerà? Non rinuncerai vero?!"
"Nein, baby, non mi arrenderò facilmente. Voglio sapere perchè mi ha fatto soffrire così, voglio sapere che cosa significa questa storia, la mia vita sarà in quei tre giorni di settembre"

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Capitolo 10
*** My Real Love ***


Incredibile. Il tempo potrebbe essere paragonato a un sospiro. Ti rimane impresso nell'anima involontariamente, passa veloce e quasi non te ne accorgi se non fosse che ti appartiene e ti sottomente al suo volere. Così come un sospiro i giorni passarono senza troppo affanno e quelli fatidici di settembre non tardarono ad arrivare. Era un sabato dal sole splendete, sembrava davvero estate. Una volta tornata da quell'orribile edificio chiamato scuola, mangiai di fretta e furia cominciando subito a preparare concentratissima il mio zaino, anch'esso merchandising Tokio Hotel. Esclamai contenta che ero pronta e scesi le scale a mo di atleta olimpionico. Tempo 2O minuti e fui già sotto casa di Ally che mi accolse felice insieme a Mell e il componente mancante della nostra bellissima combricola; Jenice. Lei era la più grande del gruppo e spesso e volentieri anche la più saggia e disponibile. I suoi occhi nocciola contornati di nero sapevano dire tutto senza che la bocca emetesse suono, era una sua caratteristica che mi piaceva moltissimo. Un abbraccio di gruppo era il minimo come saluto di benvenuta e con ancora il cuore impazzito salimmo in casa di Ally dove attesimo impazientemente la sera per guardare la band alla tv per uno dei più importanti eventi televisivi e musicali italiani. In questo momento si trovavano a Roma, e questo pensiero faceva capolino ogni secondo nella testa di tutte e quattro. Non riuscivamo veramente a tranquillizzarci, c'è chi girovagava nervosamente per le varie stanze, e chi come me e Jen consumava pacchetti di sigarette all'aria serale sul balcone. Inoltre ci fu un'inaspettata sorpresa. Alery ci avvisò che insieme a noi ci sarebbe stata un'altra ragazza. Presimo la notizia un po' restie ma tuttavia un'ulteriore compagnia avrebbe solo reso più bella la serata. Stavamo per l'appunto parlando di ciò quando si sentì il suono del campanello di casa. Forse era appunto quella misteriosa fanciulla venuta da lontano amica di Ally. Dalla porta entrò una bella morettina, i capelli lunghi sulle spalle, gli occhi nocciola che evidenziavano i suoi tratti somatici vagamente orientali. Con un sorriso smagliante ci porse la mano presentandosi con il nome di Nana. Io e le altre due ragazze ci guardammo in faccia cercando consenso negli occhi dell'altra ma senza trovarlo. Scese il silenzio e Nana era in evidente imbarazzo. Così esposi per prima. Le strinsi la mano che poco prima ci porse e anche io con il sorriso le dissi il nome. Le mie amiche mi seguirono senza indugio e con questo spirito ci preparammo davanti alla tv. Nana sembrava una tipa simpatica e molto dolce abbiamo stretto subito amicizia. Tutte e cinque assieme abbiamo condiviso pianti, esulti, grida di gioia e tanto altro che le parole non potrebbe descrivere ma che solo delle vere amiche possono regalare. I Tokio sono stati eccezionali come sempre nelle loro performance mandando in disibiglio migliaia di fan dietro allo schermo e davanti al palco. Il giorno dopo sarebbero stati ancora più vicini, avremmo respirato davvero la stessa aria, quella stessa che un anno fa sapeva maledettamente di lui. Quel fan-party era l'ultima possibilità che avevo per dirgli che mi aveva fatta morire, il perchè del mio omicidio, il perchè di quella storia. Per quel che riuscivamo, andammo a dormire a notte inoltrata, stanche ma felici con ancora nel cuore quell'italiano correggiuto di Bill e quei volti stupendi che inconsapevolmente ci avevano riempito l'anima di gioia. Giusto tre o quattro furono le ore di sonno che riuscimmo a fare nostre per poi prepararci meticolosamente con trucco e parrucco come dive internazionali. Magari poteva non servire a nulla, ma per una circostanza per noi così importante, dovevamo essere perfette. Passammo la mattina a girovagare la città alla ricerca dell'hotel dove potevano soggiornare i ragazzi ma purtroppo senza successo, così ritornammo un po' deluse a casa dove ci aspettava la mamma di Ally. Partimmo subito alla volta del luogo dove tra poco si sarebbe tenuto il famoso incontro con le fan da parte della band. Davanti all'edificio c'erano già molte ragazze accampate ormai da tempo. La paura cominciava a farsi sentire insistentemente. Nello stomaco nascevano un insieme di emozioni troppo irreali e uniche da poter distinguere. Sapevamo già di non potere entrare nell'atrio ad assistere all'intervista perchè non eravamo tra le "solite" vincitrici che avevano la possibilità di entrare. Il morale cadde velocemente a terra e tra pianti e disperazione non riuscimmo a farci un po' di spazio per poterli almeno scorgere da lontano. Non pensavamo di certo di ottenere un così misero risultato altrimenti ci saremmo accampate almeno la sera prima. Vedevamo tutte le nostre fatiche, i nostri sogni, svanire davanti agli occhi appannati ormai dalle troppe lacrime. Sedute sul marciapiede osservavamo tutte le ragazze meritevoli e non che entravano una dopo l'altra nel capannone davanti a noi. "Non ci posso credere" ripensavo tra me e me, "doveva essere la mia unica occasione per poterlo rivedere per finalmente riuscire a capire", questi pensieri non fecero altro che alimentare di più i miei pianti. Solo pochi minuti prima non stavamo nella pelle per l'agitazione, questo amore ci aveva spinto alla frenesia più totale e ora sentivamo il cuore rallentare pericolosamente, esso non aveva più molto motivo di battere. Il viso bagnato contornato dalle mani che lo sorreggevano e le gambe incociate che posavano sull'asfalto era l'immagine di noi cinque che si parava davanti a chiunque passasse di li. Trascorrevano le ore e stava quasi per cominciare quel tanto atteso evento. Tutto ciò che ci dava un senso di contentezza e felicità si cancellò immediatamente con la certezza che non saremmo mai riuscite nemmeno a sfiorare un loro sguardo. Amareggiante come non mai cavalcava la voglia di andersene via, tanto non avremmo potuto vederli neanche all'uscita nel retro già piena di fan. Fecimo altri diversi tentavi, ma nulla da fare, non c'era verso di scavalcare e nemmno di arrivare alle prime file. Dopo l'ennesimo sforzo andato a vuoto, caddi a peso morto per terra, la testa china che fissava la strada. Dopo poco le mie amiche fecero lo stesso, non avevamo più la forza di provarci ancora e ben che meno di piangere. La madre di Ally si avvicinò a noi lentamente, si cucciò alla nostra altezza guardandoci proprio come solo una mamma premurosa sa fare. Cominciò a sussurrare qualcosa e attirò subito la nostra attenzione.
"Ho trovato il modo per farvi entrare ma non dovete dirlo a nessuno ok?" i nsotri occhi s'illuminarono, restammo con la bocca aperta senza emettere alcun suono non credevamo alle nostre orecchie, ma appunto non riuscivamo a credergli.
"Che cosa?!" disse Ally sbigottita e con la voce che tremava
"Comecosaquandoperchè, oddio sul serio?!" la seguimmo noi in coro con le lecrime che cavalcavano ancora.
"Sì certo ma non dovete dirlo a nessuno, se no si crerebbe un casino assurdo. Io sono addetta alla sicurezza in ambulanza. Con un poco di fortuna e molta attenzione potrei spacciarvi per maggiorenni e farvi entrare."
Non connettevo, era come se quelle poche frasi mi avessero isolato dal mondo, da ciò che stava succedendo, da tutto. Rimanevo assorta con lo sguardo. Il cuore batteva all'impazzata e non ne voleva sapere di rallentare. Allora potevo ancora farcela. Mi stavano mettendo una mano sulla testa, c'è ancora uno spiraglio di luce, lo stesso che mi farà inconcrociare il suo sguardo.
"Ellie hai capito? Vi farò entrare. Tranquilla riuscirò a risolvere tutto" la mamma di Ally mi mise una mano sulla spalla aiutandomi ad alzarmi seguita dalle mie amiche. La signora ci portò all'interno dell'ambulanza facendoci indossare i tipici giubottini arancioni fosforescenti degli infermieri che erano all'interno del capannone. Mise in moto la vettura e ci portò nel retro dove c're il cancello in cui la band entrò poco prima. Ci fece scendere di fretta per poi infilarci in un corridoio stretto prima di una stanza che era alla nostra sinistra. Ci disse che la band era già li e che aveva cominciato a rispondere alle varie domande delle fan. La madre di Alery ci disse di aspettare li finchè l'intervista con le altre ragazze fosse finita. La tensione aumentava a dismisura trattenere le lacrime era diventata una missione quasi impossibile. Eravamo dentro e il cuore stentava a crederci. Mettevamo in scena movimenti scomposti e irrequieti a causa del troppo nervoso. Ormai avevamo esaurito persino tutti i pacchetti di sigarette a nostra disposizione. Dietro al corridoio in cui stavamo in assoluto silenzio, si sentivano le urla delle fan che chiamavano i nomi dei ragazzi come impazzite. Il respiro diminuiva radicalmente a sentire quelle poche lettere e sapere che erano li, che solo un muro di cartongesso ci separava. Dopo circa un'ora la madre di Ally tornò prendendomi per il polso e facendo ordine alle altre ragazze di seguirla. Ci portò in una stanza molto grande insieme ad altre ragazze e li capimmo che era il momento d'incontrarli. Ci siamo. Un brivido mi salì lungo la schiena e lo stomaco era in subbuglio. Cominciavo ad avvampare violentemente, gli occhi abbassati il respiro agli sgoccioli. Scorgemmo delle figure che arrivavano dal corridoio dove stavamo precedentemente. Loro. Radiosi come il sole, se non di più. Belli come se fossero finti e col tempo cominci a convincerti che è davvero così, vederli crescere dietro a uno schermo e poi poterli assaporare da vicino come la più dolce delle meraviglie create da Dio. Ogni muscolo va contro la tua volontà non permettendoti di muoverti e il cuore non è da meno. Si avvicinarono alle fan sorridenti iniziando a firmare autografi e regalare qualche parolina di cortesia. Sporsi in avanti la mano che teneva un foglietto di carta. Passarono in successione. Prima Bill, successivamente Tome infine Gustav. Uno scarabocchio come autografo e proseguirono verso le altre fan e infine Lui. Non mi sembrava vero. Un anno dopo. E' splendido come me lo ricordavo da vicino, i capelli leggermente più lunghi sempre perfettamente lisci e curati, è dimagrito parecchio il viso appare più allungato e scavato e poi eccoli verdissimi come mi sono stati impressi nell'anima. Quella sensazione che avevo allo stomaco non si placava anzi si faceva sempre più insistente. La gabbia toracica diminuì il suo movimento fino a quasi diventare immobile. Volevo spiccicare almeno una parola, un suono, misero, piccolo, ma nulla del mio corpo mi permetteva di farlo. Anche lui come i compagni pose la mano sul fogliettino tenendolo fermo e scrivendoci sopra la sua firma. Poi alzò lo sguardo come feci io in simbiosi. Mi specchiai nei suoi occhi lucidi come specchi. Tutto mi faceva supporre che si ricordava di me, che aveva capito chi ero. Provavo una felicità immensa, riuscì solo a fare un timido sorriso mentre gli occhi si riempivano di lacrime. L'avevo ritrovato, hai visto amore mio? Ho mantenuto la mia promessa, ho al collo quell'oggetto che mi regalasti prima di lasciarmi, sono io ti sto supplicando di dirmi qualcosa, qualsiasi cosa. Anche lui accennò un sorriso contraccambiando il mio e dopo pochi secondi se ne andò continuando a firmare gli autografi rimanenti. Il mondo mi crollò brutalmente addosso. Non una parola, un piccolo segno, nulla. Io ero una fan come le altre per lui. Rimasi a bocca aperta non riuscendo a respirare. Non aveva fatto nulla. Le mie certezze, la realtà in cui vivevo non esistevano più. Non mi aveva riconosciuta, o peggio ancora non sapeva chi sono. Le guence mi avvamparono velocemente e piansi più che potevo. Le mie amiche assistirono alla scena ma non capirono fino in fondo la mia reazione anche troppo plateale. Solo Ally che conosceva la verità mi strinse forte piangendo con me. Passarono alcuni minuti, il tempo di riprendermi e la madre della mia migliore amica ci fece strada per uscire e tornare a casa. Non parlai per tutto il tragitto che ci doveva portare fuori di li, fuori da quell'incubo. Tenevo la testa china non guardando nemmeno dove andavo. Allora chi era il ragazzo con cui sono stata un anno fa? A chi ho concesso me stessa, la mia verginità? Chi ho amato più della mia stessa vita? Troppe domande e un solo volto senza nome. Restai in coda alle altre non volevo farmi vedere ancora assomigliante a un fantasma. Eravamo quasi al portone sul retro quando ancora persa nei miei pensieri, mi sentì afferrata per un braccio e strattonata in un piccolissimo vicolo dietro le quinte. Qualcuno mi sbattè piano contro il muro non dandomi nemmeno il tempo di capire ciò che stava succedendo. Ora mi tiene ferma per i polsi che mi mise di fianco alla testa. Mi pose un bacio a fior di labbra. Era buio e non riuscivo nemmeno a intravedere il suo volto. Mi baciò di nuovo con più foga sollevandomi addirittura da terra prendendomi sotto il sedere. Cercai inutilmente di resistere ed agitarmi ma ero come rapita da ogni suo gesto, era come una presenza familiare e non mi sentivo in pericolo. Mi rimise giù con il fiatone e poi si sporse in avanti verso la luce. No...
Era lui. I suoi occhi brillavano come il firmamento e un bellissimo sorriso gli si dipinse in volto. Era perfetto, il suo profumo, la sua belle, la sua bocca, tutto come allora. Era assolutamente perfetto. Scoppiai immediatamente a piangere gettandomi tra le sue braccia. Allora era vero. La mia vita in quei mesi, lui, l'unica mia certezza, il suo cuore troppo simile al mio come allora. Era Lui, era davvero Lui. Mi strinse forte, mi sentivo finalmente al sicuro. Mi carezzava dolcemente la testa tra i miei singhiozzi. Poggiò la guancia su di essa sussurrandomi:
"Visto entrambi abbiamo mantenuto la nostra promessa"

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Capitolo 11
*** Per Amore della Bugia ***





"A-Allora non è stato tutto un sogno, e-esisti, sei davvero tu, eri tu" mi scosto leggermente dal suo petto specchiandomi nei suoi occhi smeraldo ancora lucidi. Ma poi nella mia testa qualcosa divampò come un fuoco, una scarica mi passò per il corpo e in un impeto mi alontanai da Georg gettandolo in la con una spinta. Lui rimane incredulo sgranando le orbite chiare mettendo in mostra un'aria confusa.

"Ma...cosa ti prende, perchè hai fatto così? Che cos'hai? Cosa ho fatto?"

"Che cosa hai fatto? Mi hai fatto morire. Ora ricordo tutto. Non t'azzardare nemmeno a toccarmi. Mi hai illusa che mi amavi, mi hai illusa che ero più importante di un oggetto per scopare, mi avevi promesso che avresti fatto di tutto pe tornare da me, e invece..."

"Invece sono qui!" mi urla lui intimorendomi "sto rischiando molto a stare qui con te, ma non m'importa perchè ti amo e ti ho sempre amata forse sei tu che non lo hai fatto dopo esserti resa conto chi sono davvero, ma non ho mai voluto farti del male, MAI!". Volto di scatto lo sguardo quasi come a bruciarlo con esso, mi avvicino velocemente e con furia lo colpisco con uno schiaffo controllando però la forza, d'istinto non voglio fargli troppo male, ma ciò basta per girargli la faccia dall'altra parte muovendo come un onda i suoi capelli perfettamente lisci. Mi avvicino ancora di più a pochi centimetri dal suo naso

"Questo è per aver detto la stronzata più grande della tua vita, io mi farei uccidere per te, ma questo non conta più e cose simili forse faresti meglio a dirle alla tua attuale fidanzata che spopola su forum e giornali." Di fretta me ne vado voltandomi un'ultima volta "Ah e grazie per aver smentito tutto..." non ha ancora rigirato il viso mantenendo l'identica posizione di prima. Sentivo una morsa orrenda allo stomaco, ma non m'interessava la rabbia aveva ormai preso il sopravvento, non pensavo sottovalutasse così il mio sentimento per lui, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Cerco al più presto un'uscita raggiungendo le mie amiche che preoccupate mi chiesero dove fossi stata, non parlai per ore mantenendo un'espressione assente e crucciata creando curiosità nella mente delle ragazze. Ally mi guardava pensierosa, e avevo la netta sensazione che anche se non nello specifico aveva capito che qualcosa fosse andato storto o che comunque fosse successo un qualche cosa che non volevo raccontare legato a Georg. Poi una voce proferì in un silenzio anche troppo asordante propronendo un'idea non troppo felice.

"Hey andiamo all'hotel!!!" disse Mell

Alzai di scatto il viso guardando Alery con occhi supplicanti. Mi avvicinai al suo orecchio sussurandogli "Io torno a casa, non vengo con voi, ti spiegherò tutto poi, ok?" Ally mi guardò e annuì immediatamente. Una volta raggiunto l'hotel la morsa allo stomaco aumentò quasi togliendomi il fiato. Sapere che era nell'edificio davanti a me, così vicino, e la rabbia che cavalca che mi imprigiona, uccidendo qualsiasi altra bellissima e logica emozione che dovrei provare in questo momento. Sospiro in preda al panico, Ally mi prende per mano dicendomi di stare tranquilla e che avrebbe aspettato con me l'arrivo dei miei genitori. Verso sera tarda c'erano già molte fan davanti all'entrata dell'albergo e finalmente arrivarono mamma e papà a portarmi via. Salutai malinconica le ragazze che non capirono il perchè della mia fuga, tranne la mia migliore amica che ovviamente senza alcuna parola mi abbracciò lasciandomi andare. Le avrei comunque viste tra due giorni per andare agli studi televisivi a tentare di rincontrarli di nuovo. Già. Dovevo mantenere questa farsa ancora per tre giorni e poi sarebbe finito tutto. Infondo che ci vuole a fingere una contentezza che solo il ragazzo che amo mi sa dare. Sì che amo, mi dicevo tra me e me, perchè nonostante tutto non potrei mai smettere di farlo. Salì in macchina e solo un pensiero continuava a tormentarmi e mi perdevo attraverso esso accompagnata dalle luci alterne dei pali autostradali. Persino l'indomani a scuola non riuscivo in alcun modo a liberare la mente restando totalmente assente dal resto del mondo. Escogitavo mille e più intepretazioni da assumere per non far capire alle ragazze i miei veri sentimenti e ritrovare quell'euforia che avevo prima di quell'incontro. Ma l'impresa era più difficile di quanto immaginassi, infatti non sarei riuscita a fingere a lungo, non su una cosa importante come questa. Sbuffo sonoramente attirando l'attenzione delle mie compagne di classe, quelle che chiamo le amiche di tutti i giorni. Durante la giornata il cellulare ha vibrato in continuazione. Era Ally che tentava di contattarmi ma quando la mia mano si trova a pochi centimetri dall'afferrare il telefonino, si ritira spontaneamente. Non avevo ancora la volontà di parlare di ciò che è accaduto ieri. Solo al pensiero mi ritorna quell'orrendo giramento di stomaco che mi stritola le viscere. Mi stavo sempre più autoconvincendo che avevo sbagliato a reagire così...impulsivamente. No! C'era una vocina ancora forte nel mio cuore che mi diceva che invece è stato un bastardo e che avevo fatto bene a fare quello che ho fatto. Eppure mi sentivo osì tremendamente in colpa, ma lui non ha cercato nemmeno di darmi una spiegazione, di dirmi la verità. Dio, cosa devo fare? All'ennesima chiamata della mia migliore amica decisi finalmente di rispondere.

"Ally?"

"Alleluja!" proferì sarcasticamente Alery

"Scusa best ma non avevo molta voglia di parlare"

"L'avevo notato ma che è successo? Dopo che siamo entrate e abbiamo avuto gli autografi sei sparita e non ti trovavamo più, ci siamo preoccupate pensavamo ti fossi persa. Oddio ma comunque hai visto quanto erano belli? E Tom? Tom era sensazionale, era assolutamente perfetto, ed era così vicino, incredibile che era li davanti a me, era semplicemente stupendo e fantas..."

"Ally ho incontrato Georg..." la interruppi malinconica

"Sì amore lo so c'ero anche io, ricordi? hahahahaha" avevo come la netta sensazione che Ally non capisse davvero ciò che volevo dirle.

"No amore. Non mi avete trovata perchè mi ha strattonato di sorpresa per un braccio lungo il corridoio e poi mi ha baciato" sentivo il magone farsi pesante, ho sbagliato e ora ne sono sempre più convinta.

"O-oh mio d-dio. E'-è, successo davvero? V-voi. l-lui, t-tu. Non riesco nemmeno a trovare le parole! E' stupendo, allora tutto ciò che avevano detto è falso e tutto ciò che mi hai raccontato di quei mesi è vero! Dio non ci posso credere è stupendo, tu sei la chiave, sei...oddio" l'euforia di Ally mi stava mettendo a disagio, molto a disagio.

"Ally fermati. Dimentichi ciò che ho passato. Non mi ha dato alcuna spiegazione limitandosi a stare in silenzio. Poi...ha...ha detto che lo amo solo per quello che è, mi ha preso il cuore stritolandolo e gattandolo come un inutile oggetto. Gli ho tirato uno schiaffo e sono andata via"

"Che cosa?? Ma Ellie ma come!!! Conoscendoti non gli hai dato nemmno il tempo di parlare. Tesoro mio so che sei arrabbiata ma sono sicura che c'è una ragione a tutto questo. Ti riporterò davanti a lui te lo prometto. Non posso permettere che ci sia questo rapporto tra di voi. Mio dio non posso ancora crederci che la mia migliore amica è la ragazza di cui Georg Listing è innamorato, sembra tutto così irreale! C'è ancora dopodomani, li ce la faremo!"

"Non so se riuscirò a fingere ancora a lungo e ho ancora molta rabbia dentro, non sarei in grado d'incontrarlo."

"Ti tengo la mano best. Te lo prometto credimi, ce la faremo, e poi se non vuoi fingere, sarà meglio dire tutto alle ragazze, sarà difficile crederci ma siamo le tue migliori amiche ti aiuteremo noi."

Una piccola lacrima mi solca il viso di propria volontà scendendo lentamente lungo le guance. In una parole fiebile dico: "Grazie" e salutandola attacco la conversazione.

Mi butto stancamente sul letto cercando di prendere un po' di sonno, chissà magari dormendoci su avrò le idee più chiare.

La mattina fu tragica. Avevo ancora la testa piena di dubbi e non ne volevano sapere di lasciarmi minimamente in pace. A scuola ovviamente restai totalmente assente pur essendo li con il corpo. Giunse presto la sera e mentre ci avviavamo verso la casa di Alery, non smisi per un secondo di organizzarmi sul da farsi una volta che ce l'avrei avuto di nuovo a pochi centimetri di distanza. Chiudo gli occhi ripensando a quelle bellissime labbra rosse carnose inferiormente, quel profumo inebriante, non me la ricordavo più la mia droga e ora che ne ho riassaggiata una dose non riesco più a farne a meno. Arrivammo in fretta a casa della mia migliore amica e mi accinsi a salire le scale accompagnata dalle solite raccomandazioni da parte dei miei genitori. Alery come sempre mi accolse festosa abbracciandomi immediatamente seguita senza indugio dalle altre mie amiche compresa Nana che, anche se non mi conosceva da molto, è stata felicissima di rivedermi e potermi riabbracciare. Contentissime anche Jenice e Mell che mi presero quasi sollevandomi e andammo tutte in camera di Alery. Li, lei mi incoraggiò a raccontare la verità. Presi una scorta elevata di ossigeno e cominciai a raccontare osservata dalle mie amiche assolutamente incredule. Calò un silenzio veramente pesante interrotto dopo un po' solo da una lacrima muta di Mell

"Amore che c'è?" dissi stranita

"T-tu hai realizzato il tuo tutto. Sei arrivata a lui e il destino a voluto questo. E'-è tutto così perfetto, non posso ancora crederci."

Mi slanciai in avanti abbracciando Mell, era la cosa più bella e inaspettata potesse dirmi. Le altre fecero lo stesso unendoci in un abbraccio di gruppo, segno di quanto la nostra amicizia sia forte. Ci fu un'altra sorpresa a caratterizzare la serata.

"Stanotte non dormiremo a casa ma, davanti all'hotel così quando arriveranno li vedremo subito e saremo le uniche, ce la faremo!"

Io rimasi un po' restia alla notizia ma comunque dovevo farcela anche io, questa volta avrei reagito prima con la testa e poi con il cuore. Ti prego amore mio dammi un'altra possibilità. Mi porto una mano al petto sentendo le palpitazioni a mille lo stesso suono che anche il suo cuore produce e ascoltando sembra di avere quel bellissimo ritmo dentro di me, la cosa più perfetta che abbiamo in comune. La notte scese su Milano e noi eravamo di già davanti al sfarzoso hotel dove sarebbe venuta a pernottare la band. Eravamo stupende, i capelli, il trucco e gli abiti curati nei minimi dettagli nella speranza di presentarci al meglio a un incontro con loro. L'alba era ancora lontana e sembrava non arivasse mai sarebbe stata davvero una lunga notte. Ma ciò non ci scoraggiò anzi, cominciando a inventarci mille e più cose per trascorrere le ore in attesa del mattino. Dopo chiacchierate, balli improvvisati in mezzo alla strada e qualche sigaretta di troppo, la stenchezza cominciò a farsi sentire e le ragazze si abbioccarono profondamente in macchina. Io invece non riuscivo proprio a prendere sonno anche a causa del petto che mi faceva incredibilmente male da quanto il mio cuore batteva forte. Mi sedetti a gambe incrociate davanti all'entrata dell'hotel a cinque stelle di nome Melià. Sospiravo a ogni seondo cercando di calmare l'andamento del mio petto. Guardavo affascinata la hall da veri signori, s'intravedevano le scale in marmo cosa, antichi oggetti costosi che invadevano l'entrata in pandance con il resto delle rifiniture in metallo prezioso. Rimasi quasi due ore fuori da sola accampata davanti alla porta scorrevole del Melià ma poi la stanchezza di fece sentire anche per me e così decisi di tentare di fare almeno poche ore di sonno. Mi alzati cone ancora le poche forze che avevo dirigendomi verso la macchina. Mi sentì stranamente osservata e un brivido mi percosse la schiena . Era una sensazione fastidiosa e incomprensibile ma ero certa che una persona alle mie spalle mi stesse fissando. Mi girai verso l'hotel e vidi una figura che di fretta scendeva le scale e con passo feroce avanzava verso di me. Avevo paura, avevo molta paura, indietreggiai velocemente cecando di raggiungere la macchina. Ma quella persona si mise a correre arrivando a pochi passi da me. Ero sola, non sapevo cosa fare, capì che era un uomo e che non aveva buone intenzioni. Chi era costui? Ero in pericolo e in un gesto istintivo urlai "Georg aiutami!"

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Capitolo 12
*** The True ***


Chiusi forte gli occhi, ormai non avevo alcuna via di fuga e improvvisamente mi sentì presa per un polso. Una stretta forte e sicura, temevo davvero il peggio, speravo solo che una delle mie amiche si accorgesse di ciò che mi stava per succedere. Mi sentì afferrata per un polso, una morsa potente e sicura, la paura mi invadeva sempre di più, prevedevo già che mi sarebbe accaduto qualcosa di male. Mi sbattè violentemente contro di se, non ebbi ancora il coraggio di aprire gli occhi e guardare almeno in volto l'uomo che mi stava per fare del male. Il suo respiro era pacato nonostante i gesti irruenti che compiva, il suo petto tiepido e rilassato. Era una bella sensazione, mi sentì improvvisamente tranquilla, e una cosa strana cominciò a nascermi nello stomaco. Il battito del suo cuore si fece sempre più lento, fino a quasi tacere. Chi era questo individuo, cosa voleva da me? Decisi di aprire gli occhi sentendomi un attimo più sicura, ma non feci in tempo che quell'uomo mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio a fior di labbra. Non potevo sbagliare, avrei riconosciuto quel bacio tra mille, quella bocca l'ho toccata e incorniciata tante volte per scordare il suo sapore. Mi persi in quel momento paradisiaco se pur breve. Poi mi scansai lentamente indietreggiando di due passi mantenendo lo sguardo basso.

"Tu..." dissi fiebilmente

"Già...io" rispose lui.

"Georg." il mio tono era rancoroso e duro.

"E' lo stesso nome che hai tatuato sull'avambraccio, e che hai urlato prima in tuo soccorso, voglio dirti la verità"

"Quale verità? Quella in cui mi dici che non mi ami più e hai un'altra ragazza, preferisco morire" stringo forte i pugni e con passo feroce me ne vado altrove verso il fondo della strada, tento di "scappare" da lui ma fui subito raggiunta e fermata di nuovo.

"Aspetta devi ascoltarmi! Dobbiamo parlare, posso spiegarti tutto!" il suo tono non era certo quello intento a esprimere un amorevole consiglio, e questo non mi faceva di certo calmare, anzi, la rabia saliva ed è come se un groppone di parole mi fosse salito in gola. Mi ero ripromessa di dargli un'altra chance, ma questo suo comportamento di certo mi spaventava e faceva infuriare soltanto. Come se non bastasse le mie amiche, a causa del volume di voce che io e Georg utilizzavamo, si erano svegliate incedule della scena che si parava davanti a loro. Ovviamente era abbastanza difficile credere ai propri occhi quando essi vedono il bassista di uno dei gruppi più famosi al mondo non che il loro preferito, che afferra per il polso una delle loro migliori amiche. Anche se comunque avevo già raccontato loro tutta la storia c'era ancora una buona probabilità che non ci avessero ancora creduto e poi trovarsi a pochi metri Georg Listing, solo, senza altre fan e bodyguard ti fa salire velocemente la pressione. Avevano un'espressiona alquanto stupida e imbarazzante. La bocca spalancata e sgocciolante perfettamente in pandance con gli occhi sgranati. Io e Georg rimasimo immobili restando ad osservare le facce da pesci lessi che Nana, Mell, Jenice e Ally avevano. Ridevo silenziosamente fuori ma come una pazza dentro, le loro espressioni erano davvero da guinnes e credo che anche Gè la pensava così. Restammo così per un poì di minuti, loro non piaccicando parola e perdendo bava e io con attaccata la mano del bassista al polso e senza muovere un muscolo. Finalmente qualcuno si decise a parlare, il silenzio era diventato pesante e avrei accettato anche una cazzata pur di spezzarlo. Ally infatti proferì qualcosa con voce rotta dall'emozione.

"E-e-ell-ellie,tu, ehmm, lui, c-c-cosa succede? Insomma, hahaha oddio, è-è davvero lui, c'è lui capisce ciò che diciamo, io non..."

"Ally fermati finchè sei in tempo e vi conviene anche chiudere la bocca perchè fino ad ora ci saranno entrate una decina di mosche." Georg mi lasciò senza fare troppo caso a ciò che stava succedendo e soprattutto senza mai distogliere lo sguardo da me cosa che mi dava molto fastidio.

"Noiiiiiii, ehmm, stavamo parlando, sì stavamo solo parlando." Cerco complicità nello sguardo di lui che puntualmente non arriva, anzi appare confuso.

"Ma E-ellie lui, lui è Georg, è Georg!!" Disse Jenice sbraitando.

"Sì Je, lo so chi è, ma stava andando, vero?" intono digrignando i denti, ma ovviamente Gè deve fare sempre di testa sua più dura di un sasso.

"Veramente stavamo parlando no? E vorrei finire di parlare" disse beffardo, dio che nervi.

Le mie amiche rimasero ancora più sorprese a sentirlo parlare in italiano, o più semplicemente a sentirlo parlare e con tutta sincerità capivo la grande fatica che stavano facendo nel non urlare e agitarsi.

"A me pare che abbiamo finito qui" lui mi si avvicinò pericolosamente a pochi centimetri da viso dicendo

"Invece a me pare di no, voglio solo spiegarti tutto"

"Io invece non vogl.." stavamo riprendendo a litigare quando le mie amiche mi raggiunsero interrompendomi.

"Hahaha, Ellie stai scherzando vero? Coraggio vai" mi sussurrò in un orecchio Mell.

"Io non ascolterò mai questo ragazzo, mi ha fatto troppo del male!" Gli occhi di lui si fecero malinconici e allo stesso tempo infuriati, esattamente come i miei.

Ally mi passò davanti assumendo un tono dolce e pacato e trovandosi finalmente a suo agio con il bassista.

"Perdonala Georg, ma, ma lei, lei è molto arrabbiata e non sa cosa dice credimi" Poi rivolse lo sguardo verso di me posandomi un bottiglietta d'acqua.

"Tieni amo, bevi un attimo così prendi fiato e ti tranquillizzi."

"Grazie Ally." presi la bottiglietta stizzita e bevvi un sorso d'acqua. Improvvisamente mi sentii debole, la testa mi girava e le gambe mi tremavano.Non riuscivo a sorreggermi e sensi si affievolivano sempre di più. Accadde tutto così velocemente e in pochi secondi non vidi più nulla e riuscivo a percepire solo l'asfalto freddo sulla pelle chiudendo gli occhi.

Dio che mal di testa assurdo. Mi guardo in giro spaesata cercando di riprendermi un attimo giusto per capire almeno cosa sia successo e dove diavolo mi trovo, Non sembra affatto la strada davanti all'hotel, ironico, come ci sono finita qui?! Ruoto la testa circospetta e da quello che posso capire, la stanza che mi circonda sembrerebbe una camera d'albergo e oserei dire di un albergo di lusso. Il letto enorme e ornato di molteplici e fantastici cuscini si estendeva contro il muro con bajure raffinate. Di fronte a me c'era un'altra stanza con un tavolo antico e sedie abbinate, dei bellissimi divani in tessuto bianco e un televisore al plasma ultimo modello. Dovevo essere finita davvero in qualche posto davvero da ricconi, ma come? e soprattutto perchè? Strabuzzai gli occhi alzandomi dal letto e camminando come un'ubriaca cercando qualche indizio che mi facesse scoprire dove ero. Di fatti presi in mano un pacchetto di quelle che sembravano selviettine da bagno e sopra c'era scritto "Melià". Melià? Ma che cos..., mi voltai di scatto verso l'entrata. La porta sbattè chiudendosi e ovviamente non potevo aspettarmi che lui entrasse in camera. Facendo due più due ormai mi ero resa conto che sarà stata tutta opera sua. Si avvicinò sbattendo i pugni l'uno contro l'altro nervosamente. Io di tutta risposta incrocia le braccia mettendo in scena un'espressione arrabbiata e imbronciata tamburellando per terra con il piede.

"Perchè sono qui?" dissi scocciata

"Bè non è stata molto un'idea mia, la tua migliore amica, o almeno quella che mi si è presentata come Ally, mi ha detto che ti ha addormentata con una pastiglia che la ,madre prende per la notte, poi le ho sorriso e quasi stava per svenire, ti ho presa in braccio e ti ho portato nela mia camera. In un certo senso mi ha fatto un favore enorme e non so come ringraziarla finalmente ora possiamo parlare tranquillamente" spiegò allungando una mano sulla mia. La guardavo senza fiato e sentivo il cuore palpitare all'impazzata solo per quel semplice e affettuoso tocco. La osservavo estendersi sulla mia più piccola e paffuta come se fosse una bomba a ologeria pronta a esplodere da quanto mi faceva agitare. Scossi la testa ritornando alla situazione che stavo vivendo. Incredibile, pensavo tra me e me, persino la complice ha ora, Ally questa non la passerai liscia.

"A cosa stai pensando?" mi chiese lui.

"Eh cosa?"

"Sembrava stessi farfugliando qualcosa" e sul suo viso si dipinse una faccia confuso e alquanto buffa che immediatamente mi fece sorridere. Ma non volevo espormi troppo e fare vedere che mi stavo intenerendo, così ripresi l'abbronciatura e la serietà di poco prima.

"Comunque...non sono fidanzato" gli occhi suoi così verdi, così belli, si nascosero dietro alle palpebre abbassate e le labra si schiusero in un sospiro malinconico. Inizialmente non sapevo che fare, non sapevo come reagire, se credergli o se era una semplice scusa per riconquistare per poco la mia fiducia.

"E tutti i media, i giornali, tu...?!" dissi alterata

"In questo mondo o fai quello che ti dicono, o fai quello che ti dicono. Non esiste nessuna findanzata ma solo una ragazza che hano ingaggiato per esserlo, qualche vola ci facciamo vedere in giro assieme e poi mi dicono cosa dire alla stampa su questa storia. Inizialmente cercai di oppormi, pensavo soprattutto a te, a come avresti preso questa cosa, e a come non potevo starti vicino ne spiegarti nulla. Tu sei stato il mio primo pensiero come sempre, come tutti giorni da quando ci siamo lasciati. Questa però è la mia vita, il mio lavoro e devo eseguire anche se non voglio, per me, per la mia band, mi dispiace Ellie." le sue parole bruciavano da morire, diceva davvero la verità? Come potevo sapere se era sincero. L'unica cosa che so è che mi è mancato da morire, che mi fido di lui più di qualsiasi altra persona al mondo, la sua lontanaza mi ucideva, non ricevere più un suo bacio come buongiorno, una sua carezza tra le lacrime, anche una semplice pacca da amico sulla spalla, era come riceve una pugnalata ad ogni respiro. Ora sono davanti a un bivio. Scegliere la mia vita guardando avanti, o scegliere la mia vita con il suo nome. Abbasso anche io lo sguardo che trattiene a forza un pianto, lui mi posa una mano sulla guancia fissandomi negli occhi.

"Guardami negli occhi e dimmi che non mi credi, allora io lascio perdere, ma ti amo piccola mia, questo non cambierà, mi dispiace se qusto ti ha fatto soffrire, sai che questo non è colpa mia, non ti avrei mai fatto una cosa simile." mi sorride dolcemente cercando una mia risposta come aria, ma io non sapevo che rispondere, non trovavo soluzione, e ne avevo disperatamente bisogno. Chiusi gli occhi e sentivo perfettamente il mio cuore che batteva sonoramente e poi, sentivo il suo calmo ma si sentiva che si agitava silenziosamente. Decisi di ascoltarlo e di seguirlo senza per una volta fare troppe domande, senza per una volta non avere risposte.

"Stai pensando, sei agitata..." riaprì di scatto gli occhi guardandolo con aria confusa

"Cosa?"

"Quando sei agitata e stai pensando a qualcosa, chiudi gli occhi e sospiri" inclinò lievemente la testa, era stupendo, era il mio amore. Non volevo pensasse che ragiono solo con la testa senza ascoltare ciò che conta davvero. Anche se mi mentiva, volevo credergli, perchè quella per me era la mia verità. Mi buttai tra le sue baccia affogando nell'incavo del suo collo e risentendo il suo corpo sotto le mani. Lui si sorprese, rimando immobile inizialmente per poi accarezzarmi la testa mentre le sue labbra si increspano in un sorriso.

"Mi sei mancato" dico fiebilmente

"Anche tu amore mio" risponde lui.

Rimasimo così per pochi minuti, poi qualcuno bussò alla porta con una fretta enorme di entrare. Lui mi prese il viso tra le mani dandomi un bacio a fior di labbra.

"Ora fidati di me"

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Capitolo 13
*** Non solo Mio? ***





Che cosa significano queste parole ora? Lo guardai stranita attendendo che andasse ad aprire la porta cosa che non fece. Infatti mi prese per un polso aprendo l'armadio davanti a noi dicendomi di entrare e di rimanere li fino al suo segnale. Non riuscivo a capire, rimasi molto confusa dal suo compotamento. Non volevo rimanere in quello spazio così piccolo e buio, era come se mi mancasse l'aria. Tentai di uscire nonostante la sua presa ferrea che mi invitava a rimanere dove ero. Cominciavo ad avere un po' di timore che nel frattempo aumentava. Perchè questo gesto? Cosa mi nascondeva? Gli cingevo le braccia in maniera forte per fargli capire che avevo paura e non volevo lasciarlo. Mi sussurrò ancora "Fidati di me" e così mollai la presa chiudendo davanti a me le antine dell'armadio con mille domande. Da una piccola fessura tra le ante semichiuse riuscivo a vedere cosa succedeva fuori da quella scatola di legno. Georg si assicurò che fossi ben invisibile agli occhi di chi entrava in camera per poi precipitarsi ad aprire la porta. Scrutavo curioso chi mai potesse varcare quella soglia, forse Bill, o magari Tom o Gustav? Wow, da una parte ero davvero emozionata senza sapere nemmeno io il perchè. Mi aspettavo davvero qualcuno facente parte della band e dello staff e un sorriso mi si dipinse in volto per la gioia. Ma quello stesso sorriso scomparì subito non appena vidi chi davvero mi si trovava davanti. Nella stanza si fece largo una ragazza alta e bellissima dai capelli lunghi color grano e gli occhi verdi. Sfoggiava un'aria da diva e da superiore facendo luccicare un piercing al naso e uno alla lingua mentre sculettava in giro per il piccolo soggiorno co i suoi shorts da capogiro. Chi era questa puttana? Sentivo le guance avvampare velocemente l'avrei presa per i capelli e buttata sul pavimento solo per il comportamento da oca che aveva. Dopo la mini passerella di moda che tenne davanti a un esistente pubblico si buttò a capofitto abbracciando Georg e cominciando a sbraitare come un'anatra strozzata. Saltai fuori dall'armadio afferrando un pezzo di ferro dandoglielo in testa e uccidendola sul colpo...o per lo meno era quello che avrei voluto o dovuto fare. Ma per amore di quel ragazzo rimasi dietro le ante a osservare silenziosa digrignando i denti e stringendo i pugni frementi di toccare la faccia di quell'oca. "Geooorg, Geooorg, amoreee, gna gna gna" dio la sua voce era talmente stridulo da rompere anche i timpani più forti. Chi era quella cara signorina del viale zra che ora stava accollata al ragazzo che amo di più a questo mondo. Bha sinceramente il suo nome non lo volevo nemmeno sapere ma lei avrebbe conosciuto presto la sua cartella clinica se non si fosse staccata da li. Gli mollò un bacino sulla guancia e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Poggia una mano sull'anta per fare leva e uscire quando vidi lo sguardo di lui penetrare nella fessura facendomi cenno con la testa di restare dove ero. Deglutì violentemente eseguendo a forza gli ordini e tentando di mantenere un minimo di calma. Gè stizzito si levò dalla presa di quella deficiente fissandola con aria scocciata.

"Eva, non che il tuo essere estremamente appiccicosa non piaccia ai ragazzi, ma ti ho detto che non mi voglio essere stritolato così da te, e soprattutto non mi piace essere toccato da te."

"Dio oggi siamo di cattivo umore hum, bè che ti piaccia o meno dobbiamo stare sempre assieme, e anche se a te non piace a me invece gusta molto." passa le mani laccate di smalto "fucsia pungo nell'occhio" sul visto di lui provocandogli un'espressione al quanto schifata, tanto da farsi prendere per i polsi e farsi togliere quelle fastidiose dita dalla faccia di Gè.

"Oh andiamo, devi essere più convincente nella tua parte" lei si sporge in avanti tentando di avvicinare maliziosamente le sue labbra a quelle di lui. In quel momento un unico pensiero mi girava in testa: "Chissà con la condizionale in quanto tempo sari fuori dal carcere, l'ammazzo lentamente e facendola soffrire o in maniera veloce e indolore? Naaahh la prima opzione è più divertente". Le mie mani erano bollenti da quanto le stringevo fortemente su se stesse. Digrignavo nervosamente i denti e sentivo una sensazione calda salirmi nello stomaco. Georg si scansò inscenando la stessa espressione di disapprovazione di prima e dandole una piccola spinta per allontanarla.

"Dhhh, bè Eva forse adesso dovresti andare eh vai vai." la girò di chiena cominciando a spingerla verso l'ucita della camera facendola anche la cortesia di aprirgliela per sbatterla fuori.

"Che cosa? Ma..ma" Eva non fece in tempo a parlare che lui le chiuse la porta in faccia tirando poi un sospiro di sollievo e correndo verso di me per aprirmi le antine dell'armadio e assicurarsi che stessi bene. Lo aspetti impaziente mostrandogli un espressione arrabbiata accentuata dalle mie braccia rigorosamente incrociate. Battevo nervosamente il piede per terra uscendo con passo felpato da quel posto piccolo e buio.

"Chi era quella deficiente idiota?" dissi incavolata.

"E'solo una deficiente idiota che deve fare la parte della mia ragazza" si volta guardandomi maliziosamente "la tua parte."

Inarco un sopracciglio stranita. Non mi aveva mai detto una cosa simile e sinceramente così a freddo mi ha spiazzata. Cerco complicità nei suoi occhi che non tarda ad arrivare con un sorrisino sarcastico stampato in faccia. Mi si avvicina lentamente tanto quanto le parole che scandisce passo dopo passo. Si sporge in avanti accarezzandomi la bocca la sua e iniziando un gioco anche fin troppo provocante dandomi piccoli baci inumiditi sul labbro inferiore. Mi inebria il suo sapore, mi invita a far parte di questo gioco a tranello che però è impossibile rifiutare. Indietreggia portandosi indietro ogni qual volta accetto la sua richiesta, in questo modo mi sta mandando letteralmente fuori di testa. Solo sentire il suo tocco umido che si sposta dalla bocca, alla guancia, dietro l'orecchio, sul collo, dio un brivido mi sale lungo la schiena mi percuote come una scossa potente. Morire qui, adesso in questo momento con le sue labbra sulla pelle. Ogni muscolo dentro di me è fuori controllo e non risponde più di nulla lasciandosi andare completamente tranne quello che ancora mi permettere di vivere tutto questo. lo stesso che ho nel petto e che ora batte a velocità impressionante quasi ad esplodermi. Non percepisco nemmeno più il mio respiro riempirmi i polmoni, mi mancava così tanto sentirmi dolere il torace a causa sua. Mi posa una mano sul viso premendomi verso di lui alternando dei dolcissimi morsi e leccate sotto la mascella. Porto una mano dietro al suo collo scostandogli i capelli castano chiaro sempre perfettamente lisci e curati. Qualcosa di caldo mi inveda lo stomaco e mi brucia la pelle, ogni suo bacio me la buca. Un suo soffio tiepido mi fa letteralmente fluttuare la testa facendomi scappare un gridolino di piacere. Solo un suo piccolo bacio è felicità, una sua mano che mi sfiora la vita e poi la cinge sicura. Incastra perfettamente la sua bocca nella mia cercandomi con la lingua. Non sganciamo mai questo contatto e la tensione sale verticosamente quando lui comincia a giocherellare con i bottoni del mio jilet nero. Il cuore fatica a battere facendomi un male assurdo, è come se tutto fosse ancora per la prima volta, come quella volta. Invece questo è già successo, ma è così delizioso questo ricordo, le tue mani che hanno il permesso di farmi qualsiasi cosa, per la tua gioia amore mio mi abbandono al tuo volere. Afferri i bordi del vestito a top rosso che insosso lasciandolo cadere a terra passando un dito lungo le linee del mio corpo. Le tue guance sono lievemente rosee e calde è meraviglioso poterci di nuovo posare le mani sopra. Lui si sfila la maglietta staccandosi per quei pochi secondi che appaiono minuti infiniti. Mi aggrappo ancora sulle sue spalle indietreggiando con lui come in un ballo buttandomi sul letto seguita a gattoni da lui che ora avanza sopra di me. Sento la sua risata che riecheggia dentro le mura ma soprattutta che pulsa come il ritmo del mio cuore. "Non devi lasciarmi più, io ho fottutamente bisogno di te" gli sussurro con gli occhi velati. Di risposta mi sorride gioiosamente dandomi un bacio sulla fronte.

"Non preoccuparti ragazzina, non posso lasciarti, io ne morirei." Si slaccia i jeans per poi riprendere l'interruzione di poco prima.

"Ho un po' di paura" dico fiebilmente.

"E di cosa? Insomma noi già..."

"Sì non è quello è che ho paura di soffrire ancora e questa volta non ce la farei a rialzarmi in piedi."

Lui mi guarda con quasi le lacrime agli occhi in un espressione dispiaciuta e triste.

"Io non farei mai una cosa simile. Mi dispiace tutto questo non è per volontà mia, ti dimostrerò che non devi temere nulla."

Accenno un sorriso malinconico, so che lui non mi farebbe mai del male, che sono stata una stupida a dubitarne, che ora lo ho più vicino che mai e voglio assaporare questi piccoli momenti che forse tarderanno ancora molto ad arriavare. Abbiamo poche ore prima di ripercorrere ancora le scale del Melià e scendere in strada per correrti ancora dietro, l'ennesima volta lontano. Ma ora non mi importa, ora sei qui così vicino da sentire il tuo cuore e la tua passione pulsare sopra di me. Stanotte non esisterà un tu, ma solo un breve noi che per sempre esisterà. "Se mi avresti ucciso sarebbe stato meglio. Ripenso spesso se te l'avessi detto quale sarebbe stata la tua reazione. Prima baciami fallo per compassione, fallo con irruenza, diventa un altro per rendermi felice. Prendimi con forza, utilizzami come un oggetto se vuoi, fai ciò che nessuno ha mai fatto.

Feriscimi, fammi morire tra le tue braccia, rendimi inerme davanti ai tuoi smeraldi verdi che mi hanno dolcemente rovinato la vita. Divertiti, ma anche se per gioco ti ho avuto davvero. Stringimi forte, rompimi come cristallo, sfonda quel cuore che è sempre stato tuo"

Volevo dirti da sempre queste cose. Prendimi per la prima e ultima volta, se almeno devo soffrire e porre fine al mio essere , voglio farlo a causa tua. Sono una piccola bambola nelle tue mani, carezzami e graffiami, baciami e mordimi, la tua bocca brucia. Tratti umidi e bollenti lasciati dalle tue labbra bucano la mia pelle marchiata con il tuo nome. E piango assaporando la tua pelle nuda e bagnata dal tuo sudore che anche io sento incandescente sul corpo. Vorrei dirti che ti amo, ma in un gioco non ci sono sentimenti, e tu ora stai giocando, voglio che tu gioca. Fai di me la tua umile pedina che si stringe inesorabilmente tra le tue mani. Lascia un segno della tua presenza, fa che questo non rimanga un sogno. Su questo letto spezzami di nuovo il cuore, diventa per me l'uomo che non sei, ferma il tuo battito, ascolta la tua passione.

Legami al tuo corpo, mangiami in un sol boccone. E voglio essere il tuo profumo mattutino, ti accingi a bagnarmi di te, fammi del male, io voglio prendere il tuo dolore. Macchiami del tuo liquido più puro, esso ridarà nuova vita. Baciami ancora, fingi di farlo con quell'amore che non hai. Ora non sei solo, ora fai parte di me. Ma è troppo forte il dolore, a denti stretti t'impongo di andare avanti, ancora pochi secondi ti scongiuro non badare alle mie lacrime . Non sento più nulla, il tempo rallenta e si ferma. Piango nel silenzio, ma quelle goccie tristi non toccano per terra arrestate dalla tua mano che in una carezza le prosciuga e si fa largo sulla mia guancia.

Un bacino casto e infantile come un bimbo impacciato si posa sulla mia fronte scendendo lentamente fino alle mie labbra accompagnato da tanti altri piccoli baci. Mi guardi negli occhi, ti lasci andare stancamente su di me lasciando i nostri corpi nudi a contatto. Il tuo respiro tiepido mi rimbomba nella testa e in un sussurro mi dici: Perchè Ti Amo.

La mattina seguente mi sveglio cullata dal tuo respiro e il tuo petto come cuscino che ondeggia tranquillamente. Le lenzuola sono così soffici e leggere che evidenziano ogni delizioso e perfetto tratto del suo corpo nudo. Mi tiro su con il busto ancora assonnata ossevandolo stupita. Anche lui apre gli occhi ancora un po' impastati dalle poche ore di sonno. Mi guarda anche lui lanciandomi un sorrido dolcissimo.

"Buongiorno"

"Buongiorno Georg." si alza velocemente dandomi un bacio a fior di labbra e cominciando a vestirsi pe la giornata piena che attende la band. Improvvisamente si sente bussare alla porta e una voce familiare comincia a chiamare Georg.

"Muoviti idiota dobbiamo andare a fare un'intervista a quella radio, vedi di vestirti in fretta e portare il tuo culo peloso giù nella hall" io faccio una faccia stranita e allo stesso tempo un po' scioccata dalle parole di cortesia appena dette a Gè.

"Sì scemo arrivo, Tom sei davvero un rompicoglioni!" aprì la bocca e il cuore mi si fermò in gola. Oddio dietro a quella porta bianca di legno c'era...c'era davvero Tom? Non ci posso credere, no ci voglio credere. Devo avere davvero una faccia da emerita stupida in questo momento. Lui mi prende il viso tra le mani girandomi verso il suo ancora con la bocca spalancata. Mi posa un bacio sulla fronte dicendomi

"Tu ora capisci bene che io devo andare, ti farò uscire dalla porta sul retro per non farti avere problemi con le fan o con la band. Stasera ti dimostrerò che ti amo, che se l'unica e l'unica sarai, non avere paura."

Il labbro mi trema e le lacrime mi solcano le guance mi butto capofitto tra le sue braccia stringendolo più forte che posso.

"Non devi dimostrarmi nulla, io ti amo incondizionatamente da qualsiasi cosa."

Lui mi poggia una guancia sulla testa lasciandosi scappare una lacrimuccia sussurrandomi "Allora ci vediamo questa sera"


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Capitolo 14
*** X-Eyes ***





Scesi velocemente le scale del Melià guardata a vista da Georg che mi indicò l'uscita più vicina. Mi salutò ancora con un bacio fiebile per poi dirigersi verso la band che si trovava a fare colazione nel lussuosissimo ristorante dell'hotel. Corro attraversando la strada verso l'entrata dell'hotel non vedendo l'ora di rincontrare le mie amiche. Mi guardo intorno circospetta cercando la macchina della madre di Ally parcheggiata li davanti fino a poche ore prima. L'ingresso dell'albergo era già affollato da ragazzine in disibilio impazienti di vedere la band tra loro anche le mie migliori amiche che molto probabilmente avevano passato la notte in bianco. Ally mi vide che avanzavo veloce lungo il marciapede. La mia migliore amica cominciò a saltellare e urlare guardata in maniera stranita dalle altre mie amiche che non mi avevano ancora notata. Alery mi corse subito incontro saltandomi letteralmente addosso seguita successivamente dal resto delle ragazze. Mi abbracciarono strette con sorrisi felici e giosi facendomi mille domande su come era andata con Georg. Proposi loro di andare a fare colazione così gli avrei spiegato tutto con più calma. Andammo tutte in un bar vicino a ristorarci dopo la lunga e dura nottata dove ebbi l'occasione di raccontare ciò che era successo alle mie amiche. Loro mi ascoltarono ammaliate e sognanti non perdendosi nemmeno una parola di ciò che dicevo. Incredibile come erano curiose e soprattutto come avevo catturato perfettamente la loro attenzione. Ma avevo anche una fame da lupi e non attesi un attimo per mangiare in un sol boccone la brioche lla nutella che una cameriera mi portò. Adesso però la cosa più importante era organizzare la giornata e specialmente prendere dei posti per il red carpet che la band avrebbe fatto ad un programma televisivo musicale chiamato x-factor. Pianificammo ogni cosa e appena finito di fare colazione preparammo le nostre cose e salimmo subito in macchina con la stessa felicità e frenesia che avevamo per andare al fan party. Misimo la musica altissima cantando e sbraitando come pazze, fiere di essere così pazze, pazze di loro. Io invece mi dimostravo la più tranquilla rimanendo sopita appoggiata al finestrino e ripensando alla notte che avevo appena vissuto. Ally mi guadava con un sorriso appena accennato posandomi dolcemente una mano sulla testa. Mi girai verso di lei con uno sguardo interrogativo nei suoi confronti. Gli occhi gli si fecero velocemente velati e una lacrimuccia gli solcò il viso.

"Hai realizzato il tuo sogno" mi sussurrò quasi triste. Le ricambiai il sorriso abbracciandola inaspettatamente.

"Non è ancora detto amore, ma voglio impegnarmi a realizzare anche il tuo, lui mi ha fatto tante promesse, questa invece la faccio io a te." La mia best scoppiò in un pianto liberatorio tra le mie braccia. E' anche grazie a lei che ho potuto riavere quella bellissima emozione di un suo bacio, di una sua carezza, è grazie a lei che ora so la verità. grazie a lei, lui è ancora mio. Ancora pochi minuti e avremmo raggiunto gli studi televisivi dove altre ragazze a noi familiari aspettavano da ore la band, ma purtroppo era solo mattina e i Tokio Hotel si sarebbe esibiti solo la sera. Non appena ci trovammo davanti al cancello d'ingresso ci fiondammo fuori dall'auto senza troppi saluti e cominciammo una corsa senza fiato verso le trensenne dove vi era la coda di ragazze. Ci misimo subito in fila facendo anche amicizia con qualche fan che condivideva la nostra stessa passione. Faceva caldissimo e il sole non faceva altro che pensare le ore di attesa per vedere passare la band. Minuto dopo minuto l'ansia aumentava come le sigarette fumate tra una chiacchiera e l'altra. Già mi manca da morire. Le mie amiche mi osservano preoccupate dato che non spiccico una parole a quando sono tornata dall'hotel. Fisso la strada rovente ripensando al quel bellissimo bacio, al suo profumo la mattina, alla sua pelle bagnata e calda. Il cuore mi sale velocemente in gola battendo impazzito. Mi porto due dita sulle labbra accarezzandole e cercando di riprendere il sapore delle sue, che sa leggermente di fragola, che sa di buono. Scuoto la testa riportandomi alla realtà, è ora di scendere dalle nuvole e alzarsi per andare il più in la possibile. Ormai è quasi sera e senza accorgemene la folla è aumenatata maniera spropositata. Mi faccio largo come posso pur di portarmi in prima fila. Ho perso anche di vista le mie amiche ora sono completamente sola. L'aria mi manca, oddio no, non posso farmi prendere dal panico non ora. L'adrenalia mi sale in corpo, il cuore sbatte furiosamente contro il petto devo cercare di vederlo, devo farlo per lui. So che i tuoi occhi non mentono, con gli altri non lo faresti mai. Sei davanti a me eppure quei due cerchi di smeraldo non riesco a coglierli. Mi hai detto di farti un cenno se sarei riuscita a passare davanti alle transenne. Mi hai detto che l'aresti sentito, che poi avresti dimostrato quanto mi ami. Volevo crederti, volevo farlo davvero, ma come potevo? Quella ragazza bellissima, una carriera, un modno che tutti sognano, sei amato e idolatrato da milioni di fan, la tua vita splende di lusso inizialmente fatto di gioco, forse sei cresciuto troppo in fretta. Come posso pretendere che tu lasceresti tutto questo per la ragazzina di cui sostieni essere innamorato, sono solo una bambina Georg. Mi prendesti il viso tra le mani e mi diedi un timido bacio senza dire nulla. Quel gesto mi tranquillizzò ma non pose fine ai miei dubbi che ancora uccidevano la mia mente. I ricordi riaffiorano così e realizzo che sono ancora qui, fuori è buoio il cielo, ma c'è tanta luce davanti a me, di molti colori, mi acceca. Devo sbrigarmi, non posso perdere tempo, non devo. Il viso bagnato. gli occhi che bruciano, il cuore che sembra scoppiarmi e che mi crea una mancanza di respiro. Devo venire da te, non voglio deluderti anche se tu dovessi arlo con me. Sto per perdere ogni minima speranza, quando vedo una via, una scorciatoia e gli occhi mi s'illuminano, forse non tutto è perduto. Corro più veloce che posso e con un solo balzo scavalco la transenna che mi divide da te. Sono qui, sono riuscita a passare e tu stai per arrivare.. Ma non riuscirò a farti sapere che mi trovo davanti a te come ti promisi con quel bacio. Le ragazze mi spingono, mi percuotono, mi sento soffocare e vedo il tuo volto incorniciato dai tuoi bellissimi capelli castani estremamente dritti e lisci come sempre. Ti avvicini velocemente e scruti tra la folla alla mia ricerca, il tuo viso si scurisce e in un'espressione triste non trovandomi. No, questo no. Mi strazia vedere i tuoi stupendi occhi diventare lucidi nascosti dalle sopracciglia abbassate per la demoralizzazione. Devo fare qualcosa, devo farlo per te. Mi slanco in avanti in avanti per tentare di passare ma con nessun risultato. Eccoti, esattamente di fronte a me, e ancora una volta cerchi tra le tante facce, le urla, e ancora una volta abbassi lo sguardo deluso. Mi sento morire dentro, non può succedere. devo tentare di attirare la tua attenzione. Urlo più che posso, grido ciò che tu mi hai detto. Il nostro modo di riconoscerci. Heilig, la prima vostra canzone che ti dedicai, chissà se questa parola ti è giunta, è la mia ultima speranza. Stavi per passare oltre, quando ti fermi e sgrani gli occhi muovendo la testa per capire da dove arrivavano quelle urla così familiari. Mi hai sentita. Ti fai spazio tra i bodyguard avvicinandoti alle transenne ferree. Mi faccio largo come posso e con una spinta cerco di porti la mia mano. Sto per soffocare quando sento strapparmi via dalla folla e arrivare violentemente alle sbarre di ferro. E' accaduto tutto in pochissimo tempo, forse secondi e nemmeno la possibilità di riuscire a capire, a respirare, che le nostre bocce sono già l'una sull'altra. Le fan tacquero per pochissimi secondi per poi scoppiare in un boato assordante.. Con l'aiuto dei bodyguard scavalco perdendomi nel tuo abbraccio, Mi porti via con te, non so dove, non m'interessa. Le fan scalpitano, tremano, urlano, piangono per il tuo gesto inaspettato.. L'hai fatto davvero. Ora rischi tutto, quello che sei, ce hai, per me, piccola, ancora una bambina, ma che grazie a te sa cosa significa amare, a te per il quale darei la vita. Tutto diventa scuro, ofuscato e mi lascio morire ad un tuo ultimo bacio. Sento poi una voce ribombarmi nelle orecchie e si fa sempre più chiara e sempre più acuta. Apro faticosamente gli occhi e vedo un'immagine non definita, un viso familiare. "Georg" sussurro debolmente. Lui mi afferra la mano prendendomi in braccio protetto fortemente dalle guardie del corpo. Una volta che mi sono ripresa capisco che stiamo percorrendo il backstage così gli dico che ora sto bene e che può tranquillamente posarmi a terra. Mi cinge la vita coprendomi con una felpa e raggiungiamo il resto della band che si trova già in limousine. Gli uomini della sicurezza non fanno passare nemmeno le mani delle fan lavorando in maniera ottimale daltronde con la loro stazza non ci si poteva aspettare altro. Il cuore urla, strepita, è come assolutamente impazzito, il petto si agita in cerca di ossigeno che tarda ad arrivare. Georg mi guarda preoccupato non sapendo cosa fare. Non è difficile immaginare il motivo del mio attacco di panico. Oltre al fatto che ora il mio segreto è solo un segreto tra me e il resto del mondo, ora davanti a me sono seduti esattamente in ordine Gustav, Bill e Tom anche loro con una faccia al quanto straniti per la mia reazione.

"Hallo" il cantante mi porse una mano cortesemente mostrando un sorriso smagliante. Io la fissavo con gli occhi sbarrati come se non avessi visto una semplice mano prima d'ora. Bill cerca una risposta di complicità negli occhi degli amici che non arrivò. Gli occhi mi si fecero lucidi velocemente, non sapevo cosa rispondere, non masticavo il tedesco e avevo paura di fare una pessima figura. Rimasi in silenzio con la bocca aperta e le orbite ancora spalancate. Mi ripetevo "di qualcosa idiota qualsiasi cosa, non sono alieni, sono solo, solo....so..lo..i Tokio Hotel!"

"Georg du b.."

"Bill puoi anche parlare nella sua lingua, così la condonfi e basta hahaha"

"Hahahaha piacere Tom" il chitarrista mi porse una mano scavalcando quella del fratello che mise il broncio a Gè.

"P-p-piacere e-e-ell"

"Ellie, questo idiota ci ha parlato così tanto di te, ma non pensavo fossi anche così carina, che divolo ci fai con lui?"

pronuncia un piccolo sorriso, l'emozione era talmente tanta che non sapevo nemmeno più come mi chiamavo se fosse che Tom me l'abbia ricordato. Incredibile anche il resto ella band parlava la mia lingua, forse o perchè abituati a viaggiare o probabilmente perchè insegnatogli da Georg. Dio, ma che pensieri mi faccio? Ho davanti ciò che ha rappresentato spesso la mia vita in questi anni, ciò che desideravo da sempre, ciò per cui lottavo da sempre. Non riuscivo nemmeno a parlare e ciò che dicevo risultava impastato e senza senso. Georg intrecciò le sue dita nelle mie sorridendomi dolcemente, e in quella bellissima increspatura delle sue labbra riuscivo a leggere una sicurezza infinita che fece rallentare il mio cuore. Ad un tratto la macchina si fermò e la band scese velocemente. Lui mi aprì la portiera coprendomi con la sua giacca di pelle per non farmi sentire freddo. Eravamo davanti all'aereoporto. Dio no. Se prima ero emozionata e il fiato mi mancava, ora non repiravo letteralmente, sentivo un dolore acuto al petto. Cominciai a piangere senza nemmeno acorgemene. Non un'altra volta, non ancora. Adesso che ti ho ritrovato, che posso avere il tuo braccio la mattina e un tuo bacio sulla fronta la sera. Adesso che ho capito, ho capito davvero, adesso che ho risolto qualsiasi cosa con te e con te voglio concludere questa vita. Non farlo di nuovo ti prego non partire, Perchè mi hai portata qui? Mi porto una mano sul cuore come se dovessi stringerlo, Georg nota questo mio gesto e si avvicina prendendomi il viso pallido tra le mani.

"Ellie, cos'hai cosa ti succede?!" chiese lui preoccupato

"No ti prego, non ancora, non ancora, non andare via" mi buttai a capofitto tra le sue braccia stringendolo più forte che potevo e piangendo come mai prima. Non potevo lasciarlo andare, non ora. Lui ricambiò l'abbraccio sussurrandomi

"Non andrò via senza di te, vieni via con me, torniamo in Germania e starai da me per un po', puoi avvisare una volta la, ma ora fuggi da tutto questo e vivi per poco la mia vita, vivi con me."

Lo guardai sorpresa gli occhioni verdi ludicido che mi fissavano supplicanti.

"Ma le mie cose io non..."

"Con me non ti mancherà mai nulla, qualsiasi cosa vorrai l'avrai davvero, io voglio che tu venga con me, anche se per poco". Non avri mai potuto dire di no, stavo facendo la pazzia più grossa che abbia mai fatto. I miei geitori mi avrebbero uccisa, minorenne, con un ragazzo a loro sconosciuto, in germania. Ma non m'importava, non m'importava di nulla, volevo solo avere mille di questi sguardi dedicati solo a me, ancora mille baci, mille notti a fare l'amore con lui. Lui era stato dannatamente il mio passato gioso, il mio presente che fa male e sarà il mio futuro, lui sarà il mio eterno. Gli prendo il viso tra le mani alzandomi in punta di piedi dandogli un bacio a fior di labbra.

"Sì, per sempre per te sarà un sì, verrò con te"

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Capitolo 15
*** Tragedy Or Comedy? ***





Era notte fonda e nessuna anima camminava frenetica per l'enorme aereoporto Milanese. Faceva quasi effetto vederlo così vuoto e privo di vita azzittito asclusivamente per i Tokio Hotel. Non lo riconoscevo nemmeno mentre attraversavo i corridoi fino ad arrivare ad un unico e aperto banco d'accettazione per check in. Mi sento un po' spaesata forse perchè non sono abituata a vedere questo posto così privo della sua gioia. Georg mi tiene stretta la mano camminando tranquillamente portando i bagagli nell'altra, sembra a trovarsi così a suo gio e conosce già subito la strada. Davanti a lui il resto della band circondati da manager e guardie del corpo stanno già posando le valige sul rullo. Non scioglie mai per un secondo l'intreccio tra le nostre dita nemmeno quando deve mettere le proprie cose a far controllare o per parlare con la hostess del gate. Sono agitatissima, mi sento le farfalle nello stomaco e di tanto in tanto tiro un sospiro pesante e lui non poteva non accorgersene. Mi guarda stranito e allo stesso tempo un po' preoccupato e intimorito aumentando la stretta delle nostre mani come per farmi sentire la sua presenza, che lui è qui affianco a me. Dopo circa mezz'ora una signorina si avvicina ll'orecchio di David Jost farfugliandogli qualcosa di incomprensibile. In un attimo il manager ci fa segno che possiamo salire sugli aerei. Aerei? Rimasi sorpresa quando scoprì che avrebbero diviso la band su due voli diversi, uno con i gemelli e l'altro con Georg e Gustav. Non pensandoci troppo su, ci dirigemmo verso l'entrata per salire sulle scale della bellissima prima classe. Stavamo quasi per varcare quella specie di tubo che ci divideva dal portone metallico d'ingresso quando Jost sbarrò un braccio dinanzi a me e Georg. Mi fissò duramente incutendomi un po' di soggezione e istintivamente mi aggrappai al braccio di Gè poggiando sopra il viso quasi a nascondermi. Lui mi fece una carezza sulla testa accennando un timido sì con il capo e lasciandomi andare ad accomodarmi all'interno dell'aereo. Appena fui sicura che loro non mi potessero vedere mi nascosi prima di salire rimanendo in ascolto di ciò che si dicevano. L'espressione che David lanciò sia a me che a Georg non mi piacque per niente, anzi leggevo solo guai e rimproveri in quegli occhi. David gesticolava animatamente e spesso punta il dito indice davanti a Georg che ha un'espressione quasi di sfida nei confronti del proprio manager. Non riuscivo davvero a capire di cosa Jost dovesse discutere cn Georg, da solo per di più. Ho sempre pensato che tra la band e David Jost ci fosse un bellissimo se non ottimo rapporto e invece guardando questa scena mi viene da credere tutt'altro e la situazione non migliora andando avanti.

"Come hai potuto fare una cosa simile!?!?? Ti diverte tanto mettere a rischio la tua carriera e quella della band?! Ti piace tanto essere così egoista, pensare solo a te stesso!? Dio Georg come ti è venuta in mente una cosa del genere!?" urlò adirato il manager.

"Perchè la amo..." disse sussurrando Georg distogliendo lo sguardo da quello di David fissando nervosamente il pavimento.

"Vuoi quindi gettare tutto quello che abbiamo conquistato in questi anni, la vostra carriera, nel cesso per una ragazza?! Ti ha dato di volta il cervello!? Ora come cazzo spiegherò quello che è successo due ore fa la fuori alla stampa eh!? Dammi una soluzione Georg!"

"Non mi sembra poi così grave ho solo baciato una ragazza..."

"Una fan tra la folla Georg..."

"Una fan che è la mia ragazza. Dì la verità. Che Eva era solo una stupida e orrenda copertuta per mascherare la mia relazione con una ragazzina come loro, una normalissima ragazzina, per non metterla sotto assedio e in pericolo, non mi sembra una tragedia e comunque la nostra carriera sarebbe salva." spiegò Georg tranquillamente rispetto al manager.

"Hmmmmmm tu non capisci!!!!!!"

"Forse sei tu che non capisci David." il bassista diede una pacc amichevole sulla spalla a Jost che rimase basito e sconvolto dalla testardaggine che il ragazzo dimostrava. Allora, è questo il motivo per cui Georg e David hanno discusso, quel motivo, sono io.Ora la band rischia di perdere tutto, è questo, a causa mia. Mi sento avvampare e il magone sale già fino in gola., non posso credere di avere combinato questo pasticcio, se non fosse stato per il mio egoismo inutile, per la voglia di farmi dimostrare qualcosa che già avevo. Sento dei passi che si avvicinano velocemente, deve essere Gè che sta venendo a raggiungermi sarà meglio non farmi trovare qui e salire immediatamente sull'aereo come niente fosse. Feci più in fretta che potei sedendomi sul sedile di fonte all'ingresso. Quello non era un semplice jumbo ma una fantastica suit completa di ogni comfort persino di una gigantesca stanza da letto e un bar colmo di qualsiasi genere di cibo e...alcolico, non che la cosa mi riguardi particolarmente. Ma non badando troppo ai dettagli cerco di fretta e fuglia di mettermi composta e fare finta di nulla. Pochi secondi dopo entra Lui, con un bellissimo sorriso rivoltomi seguito da Gustav che subito andò nella sua cabina per posare i bagagli e magari su suggerimento di Georg, per lasciarci un attimo di intimità. Si siede di fianco a me tirando un sospiro di solievo. Non riesco a fare la vaga ancora per molto ma non posso nemmeno non sapere cosa è successo e lui pur di non darmi un peso inutile è capace di non raccontarmi nulla.

"Tutto bene?" sfociò la mia voce impensierita.

"Sì sì, nulla di che, David doveva solo dirmi una cosa sulla promozione dell'album. tutto qui" disse lui sorridendo

Gli prendo la mano intrecciandola con la mia, e con questo gesto voglio dirgli che ha la mia totale fiducia e che anche lui dovrebbe fare lo stesso con me e sentirsi libero di dirmi qualsiasi cosa.

"Puoi dirmi la verità, e se è quella che ho sentito poco fa io non me la sento di venire via con te". Lui alzò lo sguardo fulmineo capendo che avevo sentito tutto ciò che lui e David si erano detti. Si portò la mia mano stretta tra le sue alla bocca dandole un bacio.

"Non ascoltare ciò che dice David a volte è troppo stressato e si agita per nulla, tu non sei un problema ne tanto meno un penso, io sono felice così e stai tranquilla che alla band non succederà nulla". Gli occhi mi si fecero velocemente velati, qualsiasi cosa diceva, con quella bellissima r moscia a incorniciare il tutto, mi faceva sempre commuovere e in quei cerchi verdi riuscivo solo a leggere l'intenzione di regalarmi tutto il bene e l'amore del mondo. Mi avvicino con un sorriso per baciarlo è forte il ricordo del sapore di quelle labbra che vorrei sempre assaggiare. Non ci sfiorammo nemmeno quando Gustav entrò in stanza coprendosi il viso rosso di vergogna e domandando scusa. Scoppiammo in una risata quasi bambina seguita dalla partenza un po' burrascosa del veivolo. Ma nessun problema rilevante, tutti e tre siamo già abituati a prendere spesso l'aereo e quindi non ci spaventa un po' di movimento. Dopo circa venti minuti minuti da quando abbiamo preso il volo la noia comincia a farsi sentire e giro e rigiro tra le mani le solite riviste scandalistiche che dicono solo sciocchezze e raccontano la vita come se fosse solo un drama club di pagliette e riflettori senza accorgersi o curarsi che su quelle copertina ci sono prima esseri umani e poi star. Sbuffo sonoramente e poi dell'ara tiepida mi inumidisce il collo, quello non era il mio di respiro. Lui mi posa un bacio sulla mascella facendomi letteralmente fluttuare la testa. Mi sussurra qualcosa nell'orecchio che inizialmente non capì ma che sapevo era qualcosa di incredibilmente stupendo. Mi prende delicatamente per il polso e passammo inosservati davanti a Gustav che dormiva abbracciato al cuscino in una posizione fetale accartocciato sul sedile, era davvero buffo. Mi portò davanti a una porta bianca abbellita da un grazioso pomello oro che venne afferrato dalla mano forte e sicura di lui che accompagnò il gesto con un sorriso malizioso. Mi si parò di fronte un sfarzoso bagno, enorme per un semplice jet dotato di vasca, doccia e persino idromassaggio, sembrava avere l'aria di un costosissimo centro benessere. Il pavimento era di mattonelle color perla lucido come le pareti e il tutto ornato di oggetti oro. Era il paradiso per ogni uomo avere una cosa simile. Georg chiuse la porta alle sue spalle guardandosi intorno e osservando la mia faccia presso che stupita e meravigliata. Mi si avvicina di soppiatto cingendomi la vita da dietro la schiena.e dandomi dei bacini sulla guancia. Ogni suo tocco umido è dolcezza ed estasi pura, e non c'era bisogno di alcuna droga, perchè nessuna poteva competere con questa gioia. Mi girai verso di lui passando la mano tra i suoi capelli invidiatissimi. Mi diede un bacio, un altro e un altro ancora e ogni volta provungava di più quel legame non perdendo nemmeno tempo a prender fiato. Le sue dita viaggiavano sul mio viso fino al collo accompagnate sempre dai quei baci scottanti. "Dobbiamo far...". Uno strano rumore attirò la nostra attenzione. Nella sala principale stava succedendo qualcosa di incomprensibile, riuscivamo a sentire dei gridolii massicci e un marciare di passi. Che cosa stava succedendo, improvisamente ci accorgemmo anche che l'aereo era fermo e non più in volo. Mi strinsi intimorita al petto di Georg che non tardò ad abbracciarmi sicuro. Quello strepito si spostò presto davanti alla porta che confinava il bagno. Avevo paura, ma gari poteveva anche essere una semplice procedura di sicurezza per i ragazzi, ma allora perchè anche Georg mi teneva così vicina a se. La cosa fu chiara quando quegli uomini cominciarono a calciare la porta con l'intento di buttarla giù. Respiravo irregolarmente e sentivo il mio cuore che si faceva sempre più pesante. Lui mi prese forte per le spalle poggiando la sua fronte sulla mia e cominciando a fissarmi negli occhi. Lo guardai confusa non riuscendo a capire il perchè di questo comportamento e ciò non faceva altro che agitarmi di più, c'era davvero qualcosa che non andava.

"Scappa." i suoi occhi si fecero freddi, seri come mai prima d'ora, che cosa signifca scappa? Io, io non volevo andare via.

"Che cosa!?" domandai confusa.

"Scappa Ellie!" sgraai gli occhi cercando di obbidire e sgattaiolando attraverso una piccola botola sul pavimento che portava verso il carrello delle ruote. Prima di andare sussurrai

"E tu, tu cosa farai?"

"Io me la caverò tranquilla" con la voce rotta mi diede un bacio sulla fronte e riusciì a scorgere quegli uomini, vestiti di nero e il volto coperto che impugnavano delle armi come pistole e mitra, lo presero con loro e lo portarono via e quei bellissimi cerchi verdi si fecero scuri coperti di lacrime. Non riuscivo nemmeno a muovermi non permetterò che me lo allontanino ancora una volta. Mi ritrovai in un posto buoio e terribile. Finalmente camminando riuscì a riconoscere un piccolo spiraglio di luce che perimetrava un'altra piccola via d'uscita. Mi infilai subito dentro facendo attenzione a dove mettessi i piedi percorrendo l'asta di ferro che sorreggeva le ruote dell'aereo. Con un balzo scesi a terra e cominciai a correre più veloce che potevo chiudendo gli occhi per farmi forza senza guardare indietro. Istintive erano le lacrime che mi fioccavano dagli occhi, sono solo una stupida egoista. Sarei dovuta rimanere con lui come gli ho sempre promesso come ho sempre promesso a me stessa e invece alla prima occasione in cui la paura e il terrore si sono fatti sentire l'ho abbandonato senza parola alcuna. Non riuscivo nemmeno a vedere dove andavo ma volevo solo correre, fare andare la gambe, cercare di volare via, lontano, a cercare aiuto. Ero quasi arrivata verso un cancello senza nessuna guardia, li avrei potuto scavalcare e fuggire. Ma persino questo mi fu negato. Un braccio mi si parò davanti colpendomi al petto e avvolgendomi in una stretta che faceva male da morire. Mi afferrò violentemente prendendomi il viso tra le mani e fissandomi negli occhi. Due iridi di ghiaccio, ti sottomettevano a loro facendoti perdere il controllo e azzerando il battito cardiaco. Erano gelide come il colore che le richiamava, così ammalianti così cattive incorniciate da una bellissima bocca carnosa e rosea colorata ancor di più da dei capelli neri raccolti indietro con del gel. Non riuscivo a muovermi, chi era questo ragazzo. Avevo paura ma pazzamente da un lato ero felice, mi aveva presa no mi ha lasciata scappare, mi riporterà da lui, è stata la lama che mi ha spinto nel precipizio ci voleva quella spinta per capire che non avrei mai dovuto obbedire a Georg.

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Capitolo 16
*** Es ist ein Pakt ***





"Adaaaaaaaaaaaaaam!!" un uomo arrivò correndo a per di fiato dal fondo di quel campo adibito temporaneamente come pista d'atterraggio. Anch'egli aveva il viso coperto con un passamontagna come tutti gli altri tranne quel ragazzo che mi teneva così fermamente stretta a se. Adam. Era questo il suo nome, lo guardavo estasiata, rapita non solo fisicamente ma anche con il cuore, c'è davvero lui dietro a tutto questo? La situazione però precipitava di male in peggio e ormai avevano catturato anche me e ora posso solo sperare, pregare che non mi facessero qualcosa di orribile, ma avrei subito qualsiasi tortura pur che sia fatta a me e non a Georg, volevo solo rivederlo, farmi uccidere accanto a lui, il mio inizio e la mia fine. Deglutì violentemente terrorizzata dal mio destino e soprattutto da quegli uomini che impugnavano con maestria armi che fin ora vidi solo nei telegiornali.

"Ci dispiace Adam, era fuggita prima che noi potessimo accorgecene" disse l'uomo respirando faticosamente.

"Che non accada mai più, dov'è il resto della band?" il ragazzo lanciò un'occhiata succube al suo sottomesso.

"E-ecco, i-il resto della band n-non c'è" bisbigliò spaventato. Adam lo prese fermamente e con violenza per il colletto della maglia anch'essa nera cominciando a sbraitare senza ritegno mentre con l'altra mano mi teneva stretta per un polso.

"Che cosa significa che il resto della band non c'è!"

"Abbiamo trovato solo Georg Listing, Gustav Schafer e questa ragazzina! N-non era nei piani che prendessero due aerei diversi, n-non avevamo previsto che potessero in qualche modo potessero prevederci"

Adam grugnì rabbioso spingendo l'uomo tremante come una foglia e mollando finalmente quella morsa soffocante. Il poveretto si passò una mano lungo il collo prendendo a correre il più lontano possibile. In una manciata di secondi il ragazzo che mi teneva stretta mi attirò verso di sè, così vicino al viso da sentire il suo fiato pervadermi il collo e farsi tiepido sulla pelle. Gli occhi mi diventarono velocemente velati mentre mandavo giù il magone sperando solo di tornare ironicamente al sicuro tra le braccia di Georg. Egli mi fissava con quegli occhi troppo belli per appartenegli, mi rabbrividiva anche solo respirare la sua stessa aria, il suo profumo dolcissimo e stupendamente nauseante. Che cosa mi hai fatto? Volevo dirglielo, urlarglielo, che cosa mi hai fatto. La semplice consapevolezza che poteva crearmi una qualsiasi piacevole emozione mi disgustava. Eppure era così, e qualcosa mi teneva in pugno ordinandomi di non guardarlo in quei cerchi ghiacciati altrimenti il cuore avrebbe minacciato di esplodermi in petto, per paura, ma non di essere ferita fisicamente. Era come se mi leggesse quessto timore solo specchiandosi nelle mie iridi più scure delle sue. Con un unico comando chiamò al rapporto uno dei suoi uomini a cui mi affidò dandogli istruzioni precise sul da farsi. Egli mi afferrò per un braccio contorcendolo dolorosamente chiudendomi poi in una macchina scura che partì non appena quell'individuo incappucciato sbattè la portiera per chiuderla. Una lacrima si fece strada bruciandomi la bocca e il buio mi pervase gli occhi. Sentivo solo il rumore infinito e opaco delle ruote dell'auto che si muovevano lungo la strada, confuse, senza una meta, come me. Una frenata sorda accompagnò la fine del tragitto dove finalmente una luce riprese ad accecarmi e la benda nera mi fu tolta di dosso. Quel bagliore bianco, era così bello e allo stesso tempo terrorizzante, l'unico che avrei visto fino a tanto tempo dopo. Lo stesso uomo di prima mi strinse ancora per il braccio scambiandomi di nuovo per una bambola senza dolore. Mi trascinò verso un portone di una villa stile medievale caratterizzata da un bugnato di pietra che ricopriva le pareti esterne. Bussò freneticamente su esso non avendo paura di romperlo o peggio farsi del male continuando a sbattere la mano sul legno duro. Successivamente gli aprì un altra persona, un energumeno somigliante più a un gorilla che a un essere umano ma il segno che metteva più inquietudine era quell'evidente e orribile cicatrice che egli aveva sul viso. Passai subito tra le mani di quell'essere che mi stringeva ancora di più dell'idiota di pocanzi che se ne andò con uno stupido ghigno stampato in faccia. Egli mi condusse lungo gli immensi corridoi di quel posto arredati per lo più da quadri antichi con personaggi dagli sguardi soggioganti e beffardi. Arivammo davanti all'ennesima porta decorata con rifiniture d'oro, l'uomo mi lanciò un occhiata increspando le labbra in un ennesimo riso sarcastico. Bussò tranquillamente, il suo atteggiamento bullesco sapeva solo darmi sui nervi no di certo di spaventarmi come egli credeva. Entrammo in una specie di studio colmo di libri accuratamente rilegati e mobili classici tra i quali uno strano divanetto di tessuto verde. La stanza era illuminata solamente da una piccola lampada posta su uno scrittoio e in quello stesso angolo riuscivo a scorgere una figura intenta a leggere. Mi avvicinai lentamente come mi fu imposto fino a che non delineai meglio quel lettore tanto misterioso. Inarcai d'un poco la testa per guardalo infaccia ma egli mi precedette.

"Sei carina quando inclini la testa così, assomigli un po' ad un cucciolo smarrito sai." Sì alzò dalla poltroncina in cui era comodamente messo e cominciò a ciondolare verso di me. E' lo stesso ragazzo dagli occhi azzurri che mi prese prima che potessi scappare. Adam, se non ricordo male era questo il suo nome, ma io lo ricordavo semplicemente come occhi di ghiaccio.

"Cosa?" domandai confusa. Sì fece avanti con passo sicuro e fiero incuriosito dal mio comportamento superbo di fatti rimasi ferma sulla mia posizione mostrando uno sguardo forte. E' incredibile lo sforzo che sto facendo in questo momento per non far trasparire la minima paura, il minimo accenno di timore nei suoi confronti. Mi posò due dita sotto il mento sollevandomi il viso non distogliendo mai lo sguardo dalle mie pupille.

"Qual'è il tuo nome?" chiese con la sottile precisione che non si trattava di una domanda ma di un'imposizione.

"Ellie" dissi con tono adirato

"No, il tuo vero nome." Strinsi rumorosamente i denti cacciando un sospiro scocciata che stava ad indicare la mia completa negazione.

"Eleonoar"

"E' un bellissimo nome, adatto a te, non cr..."

"Dov'è Georg?" Adam si accigliò arrabbiato, anzi furioso. Ha preso sicuramente la mia interruzione come una mancanza di rispetto al suo ruolo di dittatore. Mi diede le spalle fermandosi davanti a una delle tante librerie di cui lo studio pullulava. Rimase in silenzio tenendo lo sguardo basso e aspettando forse una mia reazione che tardava ad arrivare. Non sapevo che cosa si aspettasse da me, forse che mi sottomettessi al suo potere e volere ma se era davvero così si sbagliava di grosso.

"Ducaaa!" urlò infuiato. Il suo tirapiedi arrivò di fretta senza farselo ripetere due volte, è bastato solo il suo nome per richiamarlo al rapporto.

"Portala via, tz portala dal suo Georg" sogghignò Adam. L'uomo con quella orrenda cicatrice mi riafferò per il braccio incontrando la mia resistenza. Cercai di dimenarmi com potevo per liberarmi e avere delle spiegazioni da quel ragazzo.

"Aspetta! Chi sei! Che cosa vuoi da noi! Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, Adam" Non si girò nemmeno sentendo urlare sordamente il suo nome, rimase statuario davanti a quella triste libreria così colma di libri ma così vuota di qualsiasi altro sogno. Ero stanca, affamata e senza fiato inoltre girovagavo con questo idiota attaccato al braccio per i corridoi spenti della villa. Scesimo giù fino nelle cantine buie e fredde, un luogo tremendo, non posso credere che Lui sia qui, che possa patire il gelo e subire tutto questo, la mia gioia non può stare in un luogo simile privo di qualsiasi fonte di luce, di qualsiasi cosa che lo renda felice, e se lui non lo è che senso ha continuare a trascinarmi su questo pavimento di pietra. Sospirai con gli occhi colmi di lacrime attorcigliando le labbra salate.

"Ecco qui ragazzina siamo arrivati dal tuo tesoro" proferì beffardo Duca. Egli aprì una piccola cella dove mi spinse senza troppe preoccupazioni. C'era solo una fiammella di candela a fare un po' di illuminazione nella aungusta prigione. Mi accasciai amareggiata a terra quando lo sguardo mi portò in un angolo della segreta. "Georg" pensai tra me e me, mi alzai velocemente spostandomi verso quella figura appoggiata malamente al muro.

La mia supposizione era esatta, era pirvo di forze, forse era svenuto o gli avranno soministrato qualcosa.

"Che cosa ti hanno fatto" sussurrai. Gli misi le mani sul viso pallido e freddo cercando di fargli riprendere conoscenza. La mia paura più grande era quella che ti potessero far del male, ed era l'unico incubo in cui pregavo non si realizzasse mai.

"Mi dispiace" mormorai con voce rotta dal pianto. Mi rannicchiai come potevo tra le sue braccia cercando di addormentarmi sul suo petto come sono abituata a fare. Lo strinsi forte a me per riscaldarlo, qui è l'unico posto al mondo in cui mi sento al sicuro e la mia ninna nanna è il battito del suo cuore per il quale ringrazio ancora Dio di far battere.

"Non temere ce ne andremo via di qui, te lo pormetto" dissi prima di morire nel sonno qui dove voglio stare e dove sempre starò. in un suo abbraccio.

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Capitolo 17
*** Ambition ***


 

I raggi del sole del mattino penetravo fievoli, tagliati dalle sbarre che delineavano una piccolissima fessura in fondo alla cella. Mi svegliai faticosamente senza forze ne fiato. Scossi un poco Georg che non accennava ad aprire gli occhi facendo aumentare la mia preoccupazione. Sospirai e mi diressi verso l'inizio del piccolo buco di pietra in cui mi trovavo aggrappandomi sul verro verticale di esso. Allungai una mano il più possibile sperando di trovare qualcosa o qualcuno con cui soccorrere Georg che diventava sempre più debole e pallido. Non so cosa pensavo di rintracciare in questa inutile maniera, ma volevo almeno tentarci e con ogni mezzo possibile. Andai avanti per ore finchè il mio braccio non implorasse aiuto e i muscoli si abbandonarono a loro stessi come la pelle che li ricopriva ormai la cerata dalla ruggine delle sbarre. Il gomito mi prese a sangunare e mi doleva in maniera assurda troppo per essere una cosa insignificante. Il tempo qui non aveva senso, ne peso, e senza che me ne accorgessi calò di nuovo il sole terminando un altro giorno qui e nessuno durante la luce venne a verificarsi della nostra salute e semplicemente esistenza. Non si odeva alcun rumore all'interno di quelle segrete tranne le mie unghie quasi consumate che battevano sulla roccia umida, e durante tutte queste ore Georg non si riprese ancora. Non sapevo cosa fare entrando nel panico più completo e raccontando a me stessa che prima o poi quegli esseri ritroveranno la loro piccola parte di umanità, se essa è mai esistita e verranno almeno ad accertarsi se siamo ancora vivi e nel caso di portarci qualcosa per scaldarci o da mangiare. Chiusi gli occhi per pochi minuti nel tentativo di recuperare un poco di quelle forze che in questi giorni non mi appartenevano affatto. Sentii finalmente dei passi scendere le scale anch'esse di pietra, che riciamarono subito la mia attenzione facendomi sobbalzare in piedi. Rimasi immobile ad aspettare che quella figura comparisse sotto uno dei raggi filiformi che trasparivano all'interno della celletta. Due occhi freddi si fecero largo nella luce e sembravano emanarne una propria color diamante, accecava in maniera sublime, nessuno sarebbe stato in grando di descrivere la bellezza di quelle iridi, in quelle gemme piccole e schiuse che avrebbero fatto rabbrividire chiunque. Avanzava sicuro e spavaldo con un'espressione beffarda e gli occhi che potevano raccontare tutto ciò che la sua mante contorta produceva. Le mani rigorosamente in tasca, i vestiti classici ed eleganti quasi a prendersi gioco di noi nella loro perfezione e singolarità. Cambiai totalmente atteggiamento e cercai di riprendermi dal dolore e dalla fatica mentre stringevo le ferite per non mostrargliele avendo paura che potesse in qualche modo infierire su di esse. Si portò velocemente davanti alle sbarre della segreta prendendo a fissarmi con uno stupido sorrisono stampato in faccia. Dal canto mio gonfiai il petto per dirgli senza parole che non lo temevo, digrignavo i denti innervosita ma non cedevo a quello sguardo fin troppo seducente e invitante. Abbassò gli occhi quasi timidamente lanciando un fievolo ridolino. Inarcai un sopracciglio confusa e scocciata della sua continua aria di superiorità e come se non bastasse accentuata ancora di più da quegli abiti da damerino che inossava, un jilet con camicia e calzoni bianchi coordinati con la camicia sottostante d'un azzurro cielo e gli immancabili capelli gellati a mo di cresta e una nuovissima rasatura a bordo di essi. Forse questa acconciatura lo faceva sentire più galletto di quel che già non era. Aveva la brutta abitudine di avvicinarsi sempre troppo al viso, al mio viso e anche in fin troppo particolare modo alla bocca in una continua ricerca di un bacio o di un gioco malizioso in cui solo lui conosceva bene le regole. Non indietreggiai nemmeno facendo parte della sua assurda partita e mantenendo così una distanza microscopica dalle sue labbra.

-Come va?- mi chiese pavoneggiando. Io non risposi, sbuffando come un toro dove davanti gli si parava un bel telo rosso.

-Hmmm siamo cocciute eh, cosa credi che assumendo questo atteggiamento io mi demoralizzo perchè non hai paura di me o pensi di avere un trattamento di favore se ti comporti in questa maniera? Invece sappi che non fai altro che eccitarmi così.- si morse il labbro inferiore e si passò una buona dose di saliva su quello superiore. Mi faceva ribrezzo il suo modo di fare e se non fosse per quello sarebbe anche potuto andarmi a genio in fondo siamo più simili di quanto lui non immagini. Deglutì violentemente stringendo ancora una volta la mascella. Inarcò le labbra in un altro dei suoi stupidi sorrisi trovando contrasto nel mio sguardo severo e poco complice. Prese a trafficare in un taschino del jilet tirando fuori un mazzo di piccole chiavi. Le fissai incapace di sapere cosa volesse farne se fammele vedere per il semplice gusto di avermi in suo possesso o semplicemente aprire la porta della cella. Di fatti non distogliendo mai gli occhi dal mio viso aprì la porta di ferro a sbarre oltrepassandola. Istintivamente corsi da Georg per proteggerlo, mi sono detta, per impedire che li facessero del male, che lo picchiassero come due anni fa, o forse per essere egoisticamente protetta a mia volta. Georg però non accennava segni di vita e la paura invase il mio corpo. Fino a quel momento avevo sempre pensato che non mi sarebbe mai accaduto nulla finche fossi stata al suo fianco, lui non avrebbe mai permesso che mi sfiorassero e questa situazione mi è totalmente nuova, ho paura perchè non c'è lui con me ora. Fissavo Georg terrorizzata nella speranza che quei bellissimi occhi smeraldo potessero aprirsi e che si scagliasse contro Adam come so avrebbe fatto. Egli mi colse da dietro approfittando del fatto che mi ero incantata sul viso stanco di Georg, afferrandomi saldamente per un braccio e portandomi via con se. Urlai opponendo resistenza e allungando una mano verso Georg cercando ingenuamente di prendere la sua che giaceva per terra. Vedere, accorgemi che ora non potevo contare su di lui, non potevo rifugiarmi tra le sue braccia mi fece andare nel panico, mi sentivo smarrita e indifesa e ora mi rendevo veramente conto che dovevo crescere e cavarmela da sola senza basarmi sulla spalla di Georg. In quel momento non riuscì più a non essere sottomessa alla forza di Adam e la mia maschera da donna fiera cadde lasciandomi in sua balia. Piansi, ed era l'ultima cosa che volevo: mostrarmi debole a quegli occhi di ghiaccio. Mi trascinò al piano superiore in una sala ricca e sfarzosa con un lungo tavolo pregiato che troneggiava in mezzo, tende di tessuto bordeux e vari oggetti d'argento e porcellana. Mi stringeva per i polsi decorandoli con un'impronta rossa e dei lividi. Mi continuava a spingere verso di se per poi sbattermi contro il muro portando le mani ai lati della mia testa. Girai la testa per non guardarlo negli occhi che bruciavano come una sigaretta spenta sulla pelle e come essa avevano un luce propria che affascinava da morire. Si avvicinò lentamente cacciando fuori la lingua e passandola sul mio collo. Dio era disgustoso e avevo già capito le sue intenzioni, e il terrore mi sapeva sempre di più avendo anche coscenza che potevo essere l'immediata vittima di una violenza senza che potessi reagire. Mi feci forza stringendo i pugni e mettendo in scena una smorfia piena di ribrezzo e un gridolino per accentuarla. Strusciava insistentemente il bacino contro la mia gamba. Una lacrima mi scese bagnando la sua bocca di sale e non sentì più la sua saliva scivolare sulla pelle. Mi voltai di nuovo verso di lui e lo vidi che mi fissava perso e con un'aria al quanto confusa ricambiata dalla mia altrettanto piena di interrogazione.

-Ti tengo qui, con me- indietreggiò inchinandosi e mi prese la mano seguito dal mio sguardo attonito.

-C-che cosa?- risposi intimorita.

-Rimani qui, con acqua calda, un letto, dei vestiti puliti, del cibo prelibato, e tutti i comfort che una principessa ha.-

Sgranai gli occhi stranita. Perchè vuole trattarmi come la padrona del castello, con questa dolcezza che sembrava non appertenergli affatto, con questa educazione che non porta il suo nome. Non riesco a capire. Dovrei essere trattata come una vittima sotto le sue grinfie, solo un gioccatolo per divertirsi, ma che cosa vule da Georg e Gustav, quante domande senza risposta, tutte quelle che vorrei sputare fuori ora e rinsanare finalmente i miei dubbi e i miei perchè. Respiravo a fatica, probabilmente per la paura subita, o forse perchè non potevo oppormi a quello che era Adam, a quello che lui era qui dentro, nel suo cupo e attraente regno.

-N-no non posso, i-io devo stare con georg, d-devo STARE CON GEORG, che cosa gli avete fatto, p-perchè tutto questo?- Dalla sua espressione penso sia rimasto sconvolto dalla mia continua testardaggine che lui traduce come insubordinazione. Picchiò la mano contro il muro a pochi centimetri dal mio orecchio facendomi fermare violentemente il cuore dallo spavento.

-Resti qui, con me, che ti piaccia o no!- urlò Adam - sono stato chiaro?- inarcò un sopracciglio maliziosamente. Non sapevo le sue intenzioni, e la curiosità di conoscerle aveva preso il sopravvento nella mia mente. L'ennesimo sorriso strafottente e se ne andò voltandomi le spelle senza pensarci troppo su.

-Duca, accompagna Eleonoar, in una delle camere per gli ospiti e assicurati che abbia tutto ciò che vuole.- ordinò prima di uscire. Il suo tirapiedi mi mise una mano delicatamente dietro la schiena indicandomi la via da suguire. Sotto i giusti comandi, Duca potev essere sia una belva senza pietà che un cagnolino scondinzolante alle parole del padrone. Mi accompagnò davanti a una porta che aprì come il più servile dei camerieri. Quella camera da letto era semplicemente meravigliosa. Era caratterizzata da un'aria quasi fiabesca con un letto a baldacchino dove il colore predominante era il rosso acceso. Divani e divanetti vari la circondavano e dall'immensa finestra ornata da rifiniture in legno si poteva godere la bellissima vista del mare baciato da lontano dalla luna. Mi persi a fissarli. Mi ricordavano me e lui. Così distanti per tanto tempo fino a che non giunge l'alba e hanno quasi l'illusione di potersi sfiorare ed essere felici. Il mare così apparentemente immenso e profondo, padrone di tutti ma non di se stesso, accecato dalla falsa luminosità della Luna e senza di lei sarebbe cieco. Io e te che facciamo parte dello stesso cielo dandolo per scontato e ora ci hanno di nuovo separati. Riuscirà mai quella distesa d'acqua blu far annegare il satellite terrestre? Già. Poggia una mano sul vetro facendola sciuvolare lentamente come la lacrima che mi solcava il viso.

-Domani la servitù ti porterà degli abiti nuovi e la colazione, la vita qui comincia presto, e qualsiasi cosa puoi chiamare anche a notte fonda.- non ascoltai la minima parola di ciò che Duca disse e vedendo la mia ria persa e malinconica preferì andarsene senza più proferire nulla.

-bè buona notte- aggiunse chiudendo la porta alle sue spalle.

Già. Fissai la Luna e sussurrai: Buona Notte anche a te amore mio.

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Capitolo 18
*** Eclissi ***




P>-Ma che diav...- mi alzai ancora un po' frastornata per il poco sonno della notte. Sentì la porta della camera sbattere e una piccola signora si fece largo zompettando per la stanza spingendo un carrellino sul quele troneggiavano brioches, pasticcini, latte, the e qualsiasi altra delizia tipicamente della prima colazione. A giudicare dalla divisa nera svalzata da un grambiulino bianco con pizzo e tulle e una cuffietta in tinta rigorosamente posta sulla testa, la signora doveva essere una cameriera o comunque doveva far parte dell'ordine di servizio del castello. La guardai stranita mentre con gesti buffi per la tozza corporatura ma altrettanto curati e fluidi mi servì cornetti al cioccolato caldi contornati con cappuccino e marmellata. Fissai timorosa quella dolcezza per il palato e gli occhi, non so ancora se posso fidarmi, potrei ingurgitare la stessa cosa per cui Georg rimase senza sensi per due giorni, ma la fame mi attanaglia lo stomaco che si lamenta sonoramente attirando anche l'attenzione della signora che sembrava più un cartone animato che un'esperta tuttofare. Deglutì nervosa e questa mia reazione ai delizioni manicaretti fece agitare la cameriera che pose le piccole e cicciotte mani lungo i fianchi, gonfiando il prosperoso petto e le rosse guanche che assunsero sempre di pià un colore scarlatto. Inarcai un sopracciglio in assumendo un'espressione da punto di domanda afferrando il lenzuolo e girandomelo tra le mani come un piccolo giocattolo di pezza.

-Bè signorina non mangi? Sono tutte cose buonissime sai?- proferì lei saccente.

-Non mi fido di ciò che il tuo padrone mi rifila come "cibo"- rispondo.

Lei sventola prontamente una mano in aria come a scacciare qualche piccolo insetto, prende il vassoio argenteo appoggiandoci sopra una tazza di caffèlatte e un panino con del burro e portandomelo di tutta fretta sul letto coperto di seta bianca raffinata. Lo indica con forza usando l'indice guardandomi come una mamma apprensiva e severa, lo stesso di quando un bimbo non vuole prendere una medicina cattiva. Aggrottai la fronte scuotendo la testa in un esuberante "no" che viene ricambiato con una sbuffata scocciata a mo di toro da parte sua. Spazientita afferra bruscamente un pezzo di pane che si trova sulla superficie dell'oggetto d'argento e lo ficca malamente in bocca. Rimasi quasi scioccata nell'assistere al suo patetico ma divertente tentativo da tata di farmi mangiare qualcosa facente parte di quella splendida colazione. All'andare avati di questo teatrino per bambini scoppiai a ridere soffocando le risate con una mano che mi portai davanti alla bocca, è il primo sorriso di questi giorni e per altro regalatomi da una cameriera goffa e estremamente imperterrita. Anche lei increscpò le labbra in un dolce e comprensivo sorriso nella soddisfazione di essere riuscita a regalarmi un minimo di gioia.

-Ora ti va di mangiare qualcosa, il mio padrone non me lo perdonerebbe mai se sapesse che non sono riuscita a farti mettere un boccone nello stomaco- sospirò.

Era una signora così buona. Mi sentivo come un cucciolo cullato dalla mamma e per non demoralizzarla presi un pezzo di pane spalmandoci sopra della marmellata e mangiandolo con gusto, era assolutamente delizioso. Così presi a mangiare anche il resto delle dolcezze esposte sul vassoio e la mia pancia non mormorava più burbera ma prese a cantare da quanto cominciava a essere sazia. Lei allargò le guanciotte rosse porgendo le mani lungo il grembiule bianco e osservandomi mangiare con gusto.

-Ahhh ci voleva proprio- esclamai entusiasta. Afferrai un pasticcino ricolmo di crema, ma una fitta al cuore mi impedì di sfiorarlo nemmeno con la lingua. La mia espressione divenne velocemente cupa e triste e la piccola cameriera notò questo improvviso cambiamento mugolando in cerca di risposta.

-Questo cibo viene portato anche ai due ragazzi che il tuo padrone ha fatto rinchiudere vero?- dissi a fior di labbra mentre gli occhi mi si velarono vedendo la pafuta signora leggermente sfocata.

-Ehmm, non lo so bambina, mi dispiace- aggiunse lei con capo chino. Come posso stare qui ad ingozzarmi come un'insulsa egoista mentre Georg potrebbe essere a digiuno e nei peggiori dei casi anche senza acqua, questo pensiero mi fa rabbrividire e mi crea disgusto di me stessa. Posai il dolce sul vassoio bagnato da una timida lacrima che scese istintivamente.

-Non temere bambina- pronunciò la cameriera avvicinandosi -porterò io stessa tutte queste buone cose ai tuoi amici stai tranquilla, comunque io sono Rosario- mi prese una mano stringendola calorosamente tra le sue come una mamma piena d'attenzioni e quel gesto mi fece sussultare dandomi un senso di rassicurazione e di pace che fino ad ora avevo provato solo tra le braccia di Lui. Con un dito mi diede un affettuoso buffetto sul naso che accese il mio sorriso.

-Uno di quei due giovani è il tuo ragazzo è?- che strana espressione. Il mio ragazzo. Fino a questo momento non avevo mai preso in considerazione questa realtà, mi sembra tutto così assurdo o non volevo accettarlo rimanendo nella mia ingenuità da bambina come Rosario continuava a chiamarmi. Risposi con un fiebile "si" e lei rise sarcasticamente provocandomi confusione sul volto e nella testa.

-E' un vero peccato-sospirò lei - comunque stai serena, il mio padrone non ti farebbe mai del male, tu piccola, sei speciale per lui, non te ne sei accorta? Ti tratta come una principessina e non aveva mai fatto così con nessuna- disse portandosi un dito al mento in un'aria da pensatrice. -comunque, questo pomeriggio ha espresso l'assoluto desiderio di averti con se e passare del tempo in tua compagnia e ha dato l'incarico a me di darti una bella sistemata per il vostro incontro-. Rosario sembrava una scolaretta con un nuovo giocattolo insieme al quale potersi divertire battendo le mani gioisa del compito affidatogli da Adam. Mi prese per un polso strattonandomi in una stanza anch'essa bellissima e sfarzosa come quella in cui ho pernottato. Aprì l'armadio che sovrastava la parete dinanzi alla porta, cominciando a tirare fuori vestiti alla rinfusa fino a che non ne trovò uno di suo gradimento e me lo porse di scatto sotto gli occhi. Un completino nero con pizzo e sbalzi, la gonna molto corta quanto la scollatura ornata con un piccolo fiocchetto anch'esso scuro. Mi mise le mani sulla schiena facendomi roteare come una trottola malfunzionante e mi rispedì nella stanza da letto ordinando tassativamente di indossare quel grazioso abito. Mi cambiai di freta e furia uscendo il prima possibile dalla stanza per mostrarmi all'impaziente domestica. Rosario accartocciò le mani l'unca sull'altra portandosele al petto mentre riuscivo a cogliere un piccolo luccichio nei suoi occhi. Non disse nulla fece solo un sospiro compiaciuto gonfiando le guance rosse. Ancor più felice in men che non si dica mi fece sedere davanti a un enorme specchio dove prese a maneggiare con trucchi e spazzole. Dopo un'infinità di tempo, che nemmeno io saprei dire, Rosario si ferò improvvisamente dall'accociarmi i capelli sobbalzando sorpresa e cercando di mettere apposto il tutto nel minor tempo possibile.

-Che succede?- domandai stranita

-E' ora, è ora! Il signor Adam ti starà aspettando nel giardino! Su forza mettiti le scarpe e andiamo subito di fuori!- strillò lei

Mi lanciò letteralmente un paio di tacchi a spillo laccati che immediatamente indossai pronunciandomi pronta per seguirla. Camminavvo lungo il corridoio illuminato da altre finestre incorniciate di legno bianco e con i vetri puliti e limpidi come acqua dun ruscello montano. La piccola governante spalancò una porta-finestra simile a quelle precedenti, che s'affacciava direttamente sull'esterno della villa. Uno splendido e immenso cortile si estendeva davanti alla mia vista. Ogni qual dove spuntavano fiori di tutti i generi e colori creando un bellissimo quadro simili a quelli di Van Ghog abbellito qua e la da enormi sculture di piante raffiguranti animali e forme astratte. Al centro troneggiava una fontana di marmo preceduta da una scalinata anch'essa dello stesso materiale color perla. Davanti alla meravigliosa sorgente d'acqua zampillante si poteva scorgere una figura, alta e robusta che sovrastava il resto di quell'incantevole paesaggio. Attirava attenzione e luce come una piccola fiammella che seduce l'ingenua falena. Rosario si fermò in cima al primo gradino chinando testa e corpo in una spottospecie di inchino e salutato il poprio titolare. Mi diede uno sguardo di sbieco invitandomi ad andare da lui. Deglutì sonoramente avanzando impaurita e impacciata verso il ragazzo. I suoi occhi brillavano contrastati dalle perle d'acqua che ogi tanto sfuggivano dalla fontana. Indossa un elegante abito bianco avorio, la camicia sbottonata quanto basta e delle collne argento che gli pendevano lungo il petto in perfetto abbinamento ai vari anelli e braccialetti che sfoggiava su mani e polsi. Sorrise dolcemente mentre il tiepido venticello pomeridiano gli scombinava i capelli più cori ai lati che riprendevano un ciuffo sulla fronte, neri come l'eclissi e come quello che apparentemente sembrava essere il suo animo. Ma quella espressione di gioia riusciva a convincermi del contrario ricambiandola a mia volta leggendo e rileggendo quelle iridi ghiccio che abbagliavano persino il sole oscurato nella sua padronanza del cielo. Il cuore accellera in preda al panico, batte freneticamente forse per paura ma è impossibile definire l'insieme di sentimenti che gorgoglia nel mio stomaco. Si avvicinò prendendomi la mano, un'intenso aroma riecheggiava nell'aria, è il suo profumo, sa di buono, è fruttato e piacevole. Posò un bacio a fior di pelle sul dorso della mia mano e quel tocco mi provocò un brivido lungo la schiena. Non capisco cosa mi succede. Si spense ogni minimo rumore attorno a noi, il fruscio delle foglie, il cinguettio degli uccelli, riuscivo solo a udire le sue labbra umide farsi largo sulla pelle, un suono impercettibile, ma il mio battito gli rispondeva a tono. In un sussurro disse:

"Benvenuta Eleonoar, hai visto che strano? C'è stata l'eclissi, quando il sole ha incontrato i tuoi occhi"

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