Another Opportunity

di DolceRosellina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


Another Opportunity

CAPITOLO 1

 

“Potresti restare…„

 

“Che bella idea…che folle, pazza, meravigliosa idea…ma non posso…„

 

“Non posso…„

 

“Non posso…„

 

“Non posso…„

 

 

  -Ma insomma, Tarrant! Vuoi svegliarti?!-

 

L’uomo, seduto sull’enorme poltrona situata a capotavola, sussultò.

 

  -Hai avuto di nuovo gli incubi, per caso?-

 

Il Cappellaio chinò lo sguardo, un tempo d’un verde simile a fresca e giovane erba campestre e ora cupo, spento, disperso. Abbassò gli occhi, si osservò le mani rovinate per qualche secondo, per poi portarsele lentamente al volto.

 

  -Ho indovinato…-

 

Il cucchiaino che si trovava all’interno di una tazzina dall’altro capo della tavola iniziò lentamente a muoversi, formando dei cerchi regolari.

 

  -Sei…tu…-

 

La voce dell’uomo era flebile, a malapena percettibile, mentre il vuoto dei suoi occhi continuava a fissare un punto che solo lui conosceva. O forse no.

 

  -Che buffo…-

 

Pian piano iniziò a materializzarsi, accompagnato da un leggero alone oscuro, il corpo di un grosso gatto striato di blu dagli occhi a forma di palla davvero troppo, troppo grandi: due pianeti turchini attraversati da una sottile pupilla nera. Il suo smisurato sorriso, adornato da denti bianchi e acuminati, andava da un orecchio all’altro. La coda felposa ondeggiava adagio, il suo sguardo fisso sull’uomo seduto due tavoli più avanti.

 

  -Proprio buffo…un Cappellaio Matto che non è più matto…che matto è?-

 

Il felino sorseggiò il thé, senza smettere di sfoggiare il suo strano ed inquietante sorriso.

 

  -Non ha senso…del resto, cosa ha senso qui a Sottomondo?-

 

Le mani del Cappellaio s’allontanarono di qualche centimetro dal suo volto sciupato, gli occhi spalancati, se possibile, ancora di più di quanto non lo fossero già.

 

  -Hai ragione, Stregatto. Nulla ha senso. Nulla ha più senso…-

 

  -Ma di cosa stai parlando esattamente, Tarrant?-

 

La voce del gatto era monotona, profonda, tranquilla, con una strana punta di provocazione. Era sempre stato così, lo Stregatto.

 

  -Io…-

 

Il Cappellaio osservò la tazzina che aveva apparecchiata davanti a lui da ormai non si sapeva quanti giorni, quanti mesi, quanti anni. All’interno di essa, i residui di quello che una volta doveva essere un pregiato thé alla pesca.

 

  -Non si sa se sei diventato più matto adesso, o prima che Alice tornasse a Sottomon…-

 

  -Aaaaaaargh!!!-

 

Fu un attimo. Lo Stregatto si aspettava quella reazione da parte dell’amico, che lanciò un urlo straziante e gli scagliò contro la tazzina di porcellana. Naturalmente, il felino fu pronto a svanire all’istante, mentre la sfortunata stoviglia andò a frantumarsi contro l’albero più vicino.

 

Calmati, Cappellaio…è solo un incubo…

 

Il gatto riapparve qualche secondo dopo, beatamente accovacciato al centro della lunga e bizzarra tavola da thé. Sorrideva, come sempre. E sapeva bene ciò che diceva, studiava sempre ogni situazione. Amava stuzzicare le persone.

 

  -Cosa t’è preso, Tarrant? Ho detto qualcosa di sbagliato?-

 

Il volto dell’uomo s’era infiammato, gli occhi e le guance avevano raggiunto una colorazione porporea, mentre le mani si tormentavano, stringendosi con tanta foga da sanguinare.

 

  -Sei cambiato, sai? Non sei più matto…direi che sei completamente impazzito!-

 

Lo Stregatto si lasciò andare in una piccola risatina nevrotica, afferrando la prima tazza capitatagli sottomano e versandosi un altro po’ della bevanda profumata che, in quella bizzarra tavola, regnava sovrana, in mezzo a piatti ricolmi di pasticcini d’ogni genere, oramai andati a male.

Il respiro del Cappellaio si tranquillizzò, tornando quello di sempre. Il suo volto ricominciò a manifestare quella sua malinconica faccia di cera, reimmergendosi nei meandri della sua mente vuota, paragonabile al più profondo dei buchi neri.

 

  -Hai ragione, Stregatto…sono impazzito…come ho potuto…?-

 

Quasi non fece in tempo a finire la frase che l’uomo balzò sul tavolo, facendo rovesciare gran parte delle stoviglie e dei piatti di dolciumi a terra. Il Cappellaio aggrottò la fronte e, dopo aver preso un profondo respiro, iniziò a correre sul bancone, lo oltrepassò, investendo il povero Stregatto. Questi si voltò verso di lui, con gli occhi ricolmi di tensione e il sorriso, per la prima volta, morto sul suo musone.  

 

  -E-Ehi…ma dove credi di andare?!-

 

 

 ***

 

 

Correva, il Cappellaio.

 

Solo, in quel folle sentiero ricolmo di foglie secche, di ricordi di dolore, un dolore che, normalmente, dovrebbe essere estraneo in un posto come Sottomondo. Ma cosa…cosa è normale? Chi, in quel luogo, aveva la benché minima idea di cosa fosse la normalità? Forse il matto Cappellaio lo stava iniziando a sperimentare. Era diventato triste come quel viale spoglio. Non lo rallegravano più i party con la Lepre Marzolina e il Ghiro, non lo animavano più gli inviti alle feste a Corte, non era più capace a ballare la sua famosa, folle Deliranza, che riusciva a far sorridere anche la creatura più sconsolata. Era forse questo essere normali? Perché se davvero era così…ringraziava il cielo di essere un Cappellaio Matto! Ma nulla lo faceva sembrare più stravagante come una volta…e doveva rimediare. Al più presto.

 

Correva, il Cappellaio.

 

La leggera brezza serale che gli faceva danzare gli assurdi capelli ramati, le foglie che scricchiolavano e si spezzavano, al suo passaggio. Il sentiero non gli era mai sembrato così infinito, con la ripetuta immagine di quegli alberi che circondavano la stradina del bosco. Tutto scorreva così velocemente e così adagio, ma l’uomo continuava imperterrito a correre, finché non se lo ritrovò davanti, l’imponente castello di zucchero filato dell’amabile Regina Bianca. Il Cappellaio si fermò, in preda al fiatone, poggiandosi le mani sulle ginocchia, per poter riempire di nuova aria i suoi polmoni. Non aspettò che pochi secondi per riprendersi: doveva entrare, subito. A sbarrare l’entrata dell’imponente edificio, due omini buffi, grassottelli, vestiti da una bella armatura bianca.

 

  -Che piacere rivederti, Cappellaio!-

 

I due omini paffuti parlavano all’unisono, quasi come se leggessero l’una nella mente dell’altro.

 

 -La Regina Bianca –che regni per sempremila anni, la dolce sovrana!- sarà felice di vederti! Prego, amico!-

 

La Regina Bianca. L’unica, la sola che avrebbe potuto aiutarlo a ritrovare la sua follia, la sua vitalità, la sua…moltezza. La moltezza! Ecco! Ecco cosa aveva perso! Ma…come ritrovarla?

Finalmente il grande portone marmoreo si spalancò e il Cappellaio entrò nel Castello, dove tutto si mescolava con tutto: i mobili, i divani, le finestre. Ogni cosa sembrava invisibile, bianco com’era, tutto si mimetizzava col perlaceo colore delle mura, dei soffitti, del pavimento. Davanti a lui, una figura che mai, mai avrebbe potuto confondere con qualcos’altro. La Dama Bianca vestiva un abito di polvere di diamanti, i suoi capelli di latte cadevano vaporosi sulle sue delicate spalle, le sue labbra e i suoi occhi d’un nero intenso, che quasi sgraziava con il candore dell’intero luogo. La bella corona d’argento dalle preziose pietre azzurrine sulla sua piccola, elegante testa, dimostrava l’immenso potere di cui era investita.

L’uomo si tolse il bizzarro cappello e s’inchinò alla sua Regina.

 

  -Bentornato a Corte.-

 

La dolce e stralunata voce della donna entrò subito nel cuore del Cappellaio, che si tranquillizzò di colpo, ancora più convinto dell’aiuto che la sua sovrana le avrebbe potuto sicuramente dare.

 

  -Che cosa posso fare per te, Cappellaio? Qualunque cosa per chi ha combattuto nella battaglia per riottenere la gioia! Ma…Tarrant…-

 

La Regina Bianca si avvicinò volteggiando verso l’uomo. Lo scrutò con attenzione, perforando quelle pupille irregolari nelle quali non trovò nulla, se non una sensazione di pura disperazione. Il suo sguardo sognante si fece malinconico. Sfiorò con una mano pallida guancia del Cappellaio.

 

  -Non mi sembri molto felice…- dichiarò quella, con una punta d’amarezza nella voce.

 

  -Mia Regina…io…temo d’aver perduto la mia moltezza.-

 

La donna sussultò, quasi sconvolta da quelle parole.

 

  -Ma come…proprio tu? E ora, come faremo, con un Cappellaio Matto che non è più matto?-

 

  -Me lo chiedo anche io, mia Regina…-

 

Lo sguardo dell’uomo cadde di nuovo in basso, tornando a fissare nel vuoto, una chiara smorfia di disperazione che attraversava il suo strano viso.

 

  -Su, su! Non crucciarti! C’è sempre qualcosa che si può fare!-

 

  -No, è impossibile…-

 

La Regina Bianca aprì la bocca, ma non ne uscì alcun tipo di suono. Era triste anche lei, a non poter fare nulla per aiutare il suo amato servitore. Non conosceva la causa del suo male, da cosa era provocato il suo vuoto inspiegabile.

Il Cappellaio chiuse gli occhi e chinò il capo, nel vedere la sua Regina esitante. Neanche lei lo avrebbe potuto aiutare, neanche la sua sovrana avrebbe potuto fare qualcosa. Se avesse perduto una volta per tutte la sua follia, sarebbe scomparso da Sottomondo, non avrebbe fatto più parte di quel Paese meraviglioso, dove gioia e allegria sono all’ordine del giorno. Sarebbe stato spazzato via come un granello di polvere nel vento. Sarebbe svanito.

 

Come un sogno.

 

Questi erano i pensieri che attraversavano la mente del Cappellaio, mentre sentiva la sua follia continuare a scivolargli via dalle mani come acqua, quand’ecco una cosa insolita gli apparve sotto gli occhi di smeraldo: una curiosa, minuta boccetta, contenente uno strano liquido violetto. A porgerglielo era niente di meno che la Regina Bianca stessa. Il Cappellaio alzò lo sguardo su di ella, che sfoggiava uno dei suoi radiosi seppur stravaganti sorrisi. L’uomo afferrò con cautela la piccola bottiglia, rigirandosela tra le mani.

 

  -Fosti tu a dire che nulla è impossibile, basta che pensi che non lo sia. Sbaglio…?-

 

Il Cappellaio fece scattare gli occhi al volto della Regina, la bocca semiaperta, senza sapere cosa dire. No…per favore…non aveva intenzione di ricordare…

 

  -Ricordi quando l’hai detto, vero..-?

 

Perché? Perché mi sta facendo questo?!

 

 Il labbro inferiore del Cappellaio iniziò a tremare. Non aveva mai sentito le gambe così pesanti, né il fiato diventargli così corto.

 

Non voglio…ricordare…

 

 -Tarrant…a chi lo hai detto?-

 

Perché Altezza? PERCHE’?

 

L’uomo si gettò con le ginocchia a terra, le mani tra gli assurdi e spettinati capelli rossi. E per la prima volta in tutta la sua esistenza, gli occhi del Cappellaio bruciarono forte, molto forte. Erano come mille spilli conficcati nelle palpebre, come fuoco alimentato da tonnellate di legna da ardere, il dolore indescrivibile. Poi, finalmente arrivò qualcosa a raffreddare i suoi occhi. Fu in quel momento che sentì una strana sensazione di prurito che partì dalla parte dell’occhio più vicina al naso, che poi andava scendendo giù, lungo gli zigomi, le guancie e il mento. Fu allora che la Regina Bianca aprì la boccetta di vetro, l’avvicinò al volto del Cappellaio e raccolse qualche goccia dello strano liquido trasparente. L’uomo sentiva quelle scie d’acqua continuare a scendere copiose dai suoi occhi impauriti.

 

  -Cosa…cosa mi succede, Altezza…?-

 

La Regina Bianca chiuse la boccetta e la agitò leggermente,  come per far amalgamare il nuovo ingrediante appena ottenuto. Poi si chinò davanti al Cappellaio, per poterlo osservare in volto. Gli posò la mano destra sulla guancia bagnata, l’altra gli porgeva la bottiglietta di vetro contenente lo strano fluido, ora diventato d’un bianco opaco. Sembrava un pezzetto di nuvola imbottigliato. L’uomo la prese e notò un bigliettino attaccato al collo della boccetta.

 

  -“Bevimi…„-

 

  -Volevo renderla più invitante!-

 

    -Che cos’è, Altezza?-

 

  -Oh, non ne ho la più pallida idea!-

 

La Regina rise, iniziando a fissare senza motivo il lampadario di cristallo bianco del corridoio. Il Cappellaio la guardò con aria incuriosita. Effettivamente, quel liquido zuccherino lo tentava, ma… che cosa sarebbe potuto capitare? Certo, se glielo aveva donato la Regina, avrebbe portato senza ombra di dubbio a qualcosa di buono, ma…

 

  -Hai solamente un tre sorsi a disposizione. Stà bene attento a ciò che fai, ci vogliono Tantimila anni per preparare quella pozioncina…e le lacrime di un abitante di Sottomondo. Sai quanto sono rare, Cappellaio?-

 

Un’altra risatina senza senso, un’altra pazzia che si espandeva nell’aria, nutrendo Sottomondo. Il Cappellaio strinse la boccetta di vetro, la stappò e si bagnò appena la lingua del fluido perlaceo. L’uomo tossì violentemente, mentre gli arti del suo corpo s’irrigidivano, la vista gli si annebbiava e le orecchie gli si ovattavano. Le mani iniziarono a prudergli furiosamente, invase da un forte formicolio, le guancie erano in fiamme. Poi,  pian piano, i sensi decisero d’abbandonarlo e il Cappellaio cadde a terra, scosso da un violento capogiro. L’ultima cosa che vide fu la Regina Bianca, in un sorriso malinconico, ma gli occhi fiduciosi nel suo amato servitore. Non l’avrebbe delusa, la Regina…

 

FINE CAPITOLO





Sapete? Ho imparato una cosa importante. Quando si vuole veramente una cosa che sai che mai potrai avere, allora devi fartela da solo. E questo è il mio caso! >.< Tim Burton non ha fatto la storia d'amore tra il mio amato Cappellaio e Alice? Beh, alla faccia tua Burton! Me ne sono scritta una!! U__U Porca miseria, dall' inizio del film non si vedevano altro che loro due, si notava chiaramente quanto il Cappellaio fosse stracotto di Alice e, alla fine, quella mentecatta l'ha lasciato come un carciofo! °A° Poi la scena sul balcone, con la luna e le stelle, loro due soli...e quando Alice prende il volto del Cappellaio tra le sue mani... voglio dire!! Cavolo!!! Almeno non farci sperare, no? Se già sai che non succederà nulla! TAT Poi è chiaro che uno ci rimane deluso! Ho scritto questa ficcy per far contento il mio Cappellaio, che non sono riuscita a vedere il suo volto triste, il suo sorriso morire, alla fine del film, mentre Alice lo lasciava! ç.ç Mi sono immaginata cosa sarebbe accaduto dopo la partenza della ragazza, a Sottomondo. Spero quindi che vi piaccia, ci ho messo il cuore! 

Spero che vi sia piaciuto il primo capitolo! 

Un bacio,

DolceRosellina

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


Another Opportunity

CAPITOLO 2

 

“Buon viaggiavederci…„

 

“E’ impossibile!„

 

“TAGLIATELGLI LA TESTA!!„

 

“I matti sono i migliori.„

 

“Potrei Farvi un cappello!„

 

“Quindi…non esisto?„

 

“Solo se pensi che lo sia.„

 

“Non posso…„

 

“Non posso…„

 

“Non posso…„

 

“Non posso…„

 

 

*****************************

 

 

  -Aaaaaah!-

 

Il Cappellaio Matto spalancò gli occhi, scattò a sedere e lanciò un urlo, come un bambino appena svegliato da un brutto incubo. Oh, no…non doveva alzarsi in questo modo…non così in fretta! Un violento urto di vomito gli invase l’esofago e gli occhi scintillanti rotearono.

 

Ecco, ora sverrò di nuovo…

 

  -Cappellaio…Cappellaio! Svelto, riprenditi!-

 

  -C-come..cos…-

 

Quella voce, così familiare, presto si agganciò ad altri numerosissimi suoni, messi lì quasi apposta per invadergli la mente, ancora nel più completo stato di confusione. Finalmente la vista dell’uomo riuscì a tornare a fuoco, a piccoli intervalli, riuscendo così a realizzare dove si trovasse: quei rumori metallici, quelle urla, quei tonfi sordi. Non si sa per quale assurda stregoneria, il Cappellaio si trovò in mezzo ad un vero e proprio campo di battaglia. E non un campo di battaglia qualunque… là, in mezzo all’esercito di carte rosse e di pezzi da scacchiera bianchi intenti a scontrarsi con furore fino ad incontrare la morte, c’era una creatura di dimensioni spaventose. Un deja vù? Forse… quella bestia…sì, la poteva riconoscere chiaramente, senza alcun dubbio: un gigantesco drago dalle squame affilate come scaglie di vetro, gli occhi che trasudavano odio e disperazione. Ma no, era impossibile…assurdo…che fosse davvero…?

 

  -TARRANT! Vuoi forse morire?!-

 

Il Cappellaio si voltò verso chi continuava disperatamente a chiamarlo.

 

  -Forza, alzati, ti prego! Ti farai ammazzare!-

 

  -Sei tu, Ghiro…?-

 

  -Certo che sono io, per l’amor del cielo! O mio Dio! Attento!!!-

 

L’uomo fece appena in tempo a voltarsi e a parare il potente colpo che aveva tentato di sferrargli un soldato dell’Esercito Rosso. Il Cappellaio lo disarmò abilmente, memore dell’addestramento militare che aveva ricevuto, come ogni buon abitante di Sottomondo che si rispettasse. Riuscì a mozzare la testa di metallo del soldato con un colpo della sua stessa lancia.

 

  -Ghiro! Sai dirmi che giorno è?-

 

  -Ma…ma ti senti bene, Tarrant? Ti hanno colpito alla testa o cosa? Che giorno vuoi che sia?! E’ il giorno Gioiglorioso!!-

 

Il cuore del Cappellaio mancò d’un battito. Il giorno…Gioiglorioso…quindi, poteva essere che…? L’uomo cercò con lo sguardo il gigantesco drago: allora, se i fatti stavano così, quello non poteva essere che lui…il Ciciarampa. La colossale creatura muoveva il suo lungo collo agilmente, nonostante la lentezza del resto del suo corpo. La sua bocca s’apriva e si richiudeva con la velocità d’un respiro, mentre combatteva chiaramente contro qualcuno. Poi, apparve: uno specchio luminoso, la madreperla purissima di cui era adornato, la precisione serafica con cui era stato affilato quel lucente gioiello. Era magnifica, la leggendaria spada Bigralace.

 

  -A…Alice…-

 

Il Cappellaio Matto gettò quasi automaticamente la lancia a terra, il tonfo metallico coperto dal suono della morte che lo circondava, come una gabbia dalle sbarre invaricabili. Iniziò a correre, in mezzo a quel sanguinoso campo di battaglia che aveva il sapore di odio, vendetta, rancore.

 

  -Dove credi di andare?! Hai deciso di farti uccidere? Oh, cielo!-

 

  Regina mia…oh, Regina mia, l’hai potuto fare davvero…?

 

Ed eccoli. Erano vapore acqueo color dell’oro che si divertiva a librarsi nell’aria, i capelli di Alice. Non poteva credere di riuscire nuovamente a saziarsi della sua immagine, il Cappellaio, in quella visione che gli pareva così maledettamente effimera, così irreale. Mai, mai avrebbe pensato di trovarsi ancora una volta a pochi metri da lei, di avere la nuova possibilità di sfiorarla…era così vicina, Alice…

 

Mi sono sempre chiesto quali fossero le parole che iniziano con la M…

 

More? Già…succose come le sue labbra, simili a un frutto maturo…

 

Magia? No, nessuna magia, nessuna illusione, ma la pura, dolce realtà…

 

Meravigliosa? No, troppo poco per descrivere il velo di perfezione in cui era avvolta…

 

Morte.

 

Il Cappellaio fu scosso da un violento brivido che partiva dalla pancia, estendendosi lungo l’intero corpo. Che brutta parola che gli era venuta in mente. La parola più brutta che avesse mai conosciuto. Avrebbe voluto debellarla, avrebbe voluto fare in modo che nessuno, lì a Sottomondo, si ricordasse di quel vocabolo maledetto, mai più. Era dispiaciuto che gli fosse volato quel termine nella zucca proprio mentre guardava la cosa che più lo metteva al mondo. Sentì freddo, la tristezza cominciò lentamente a scorrergli nelle vene e andare ad incontrare ogni singola cellula del suo corpo. Finalmente, gli occhi chiari della fanciulla riuscirono a ricambiare lo sguardo del Cappellaio.

 

L’aveva visto, Alice.

 

Avrebbe voluto correrle incontro, il Cappellaio.

 

Ma allora perché, perché i piedi dell’uomo non volevano saperne di muoversi? Voleva, doveva andare in contro a quelle gemme che lo stavano fissando!

 

Per favore…ti prego!

 

Gli sarebbe bastato così poco! Andava bene anche incrociare nuovamente il suo sguardo un po’ più da vicino, nella speranza che lei ricevesse tutto ciò che volevo dirle…non chiedeva altro! Doveva farle sapere che il Leprotto aveva rotto un’altra tazza…doveva farle sapere che il Bianconiglio non trovava più il suo orologio perché il Ghiro glielo aveva nascosto…doveva farle sapere che aveva promesso allo Stregatto di fabbricargli un cappello!

 

Alice, ho perso la mia moltezza.

 

Cosa stava succedendo, adesso? L’uomo poté notare il volto della fanciulla irrigidirsi a vista d’occhio e il colore della sua pelle diventare quasi cianotico, nonostante la distanza tra i due fosse ancora parecchio ampia. Il Cappellaio osservò la magica Spada cadere dalle mani della ragazza, poggiandosi a terra con una lentezza davvero eccessivamente assurda. No, effettivamente qualcosa non andava, perché vide Alice avvicinarsi a lui, seppur molto lentamente, troppo lentamente, non preoccupandosi più del gigantesco Ciciarampa, o dell’esercito che si fronteggiava sul campo. E fu solo quando lei lo raggiunse, quando lo afferrò per la schiena, quando notò le sue labbra contorcersi in un labiale muto, quando vide colare lacrime dai suoi occhi e sangue dalle braccia che lo tenevano stretto che il Cappellaio divenne finalmente cosciente di ciò che stava accadendo.

 

Morte.

 

Come ho potuto essere così stupido?!

 

Il Cappellaio si sfiorò la pancia, per poi portarsi la mano davanti agli occhi. Le sue dita, imbevute di sangue, parlarono per lui, rendendolo consapevole della spada che qualcuno gli aveva conficcato all’altezza dello stomaco.

 

Merito di morire, lo merito!

 

Vedeva Alice, vedeva già il Paradiso, un angelo pronto ad accoglierlo nel più bello dei regni…

 

No.

 

NO.

 

NO!

 

Come poteva andare a finire in quel modo?! Un vigliacco, ecco cos’era! Fuggire alla vita non gli avrebbe certo risolto i suoi problemi. Fuggire alla vita non gli avrebbe permesso di riaverla. E…diamine, accidenti! La Regina Bianca le aveva donato una pozione unica, per aiutarlo! Era questo, quindi, il modo di ringraziarla? Se avesse voluto morire, lo avrebbe potuto fare anche senza chiedere aiuto alla sua sovrana. E invece no. Se il destino aveva fatto in modo di farlo tornare indietro, c’era una sola spiegazione plausibile: qualcosa doveva cambiare.

 

Dov’è…

 

Strinse i pugni e sorrise. Il volto di Alice in preda alla più straziante delle disperazioni, mentre l’angoscia che riempiva il suo animo aumentava ad ogni sospiro mozzato che, per il Cappellaio, poteva essere l’ultimo. L’uomo mostrò la sua dentatura stramba alla fanciulla, la punta delle dita della mano destra che, pian piano, raggiunsero le sue candide e arrossate guancie.

 

Stai piangendo, Alice?

 

Allora, forse vuol dire che…

 

Dolce Alice, ti sono forse a cuore?

 

Sento la gioia rapire la mia anima,

 

stella preziosa.

 

Ma tu…

 

potrai mai accorgerti dell’emozione

 

Che accendi in me…?

 

Chissà se accadrà,

 

se il fato lo vorrà…

 

L’uomo strinse tra le mani la piccola, inestimabile bottiglietta di vetro. La bagnò del liquido rosso che copioso macchiava le sue mani fasciate, col pollice le tolse il tappo di sughero. Utilizzò le sue ultime forze per guardare di nuovo la sua piccola Alice. Era estenuante come in pochi istanti era riuscito a distruggere due anime per una lieve, ma fatale distrazione. Aveva sprecato così il primo sorso della pozione. Aveva così sperimentato come doveva essere morire. Ma la cosa peggiore di tutto, persino di perdere la vita, era l’aver potuto vedere il volto di quella fanciulla che tanto amava colmarsi di angoscia e sconforto.

 

  L’ho fatta soffrire…

 

  E che t’importa? Ti ha fatto soffrire anche lei, o mi sbaglio?

 

  E’ colpa mia, me la sono fatta sfuggire dalle mani come un uccellino…

 

  Stupidaggini. Lei ti ha lasciato.

 

 Aveva…delle cose importanti da fare…

 

 Come, scusa? Non farmi ridere, Cappellaio! Lei non ti voleva tra i piedi. Perché tu non esisti.

 

 Ti faccio vedere io se esisto o no. Per fortuna sono un Cappellaio Matto.

 

L’uomo, che sentiva oramai il suo respiro venir meno, raccolse le sue ultime, poche energie. Alzò il braccio tremante, avvicinò la mano alla bocca e lasciò cadere tra le sue labbra serrate appena una goccia del liquido candido. Poi, la boccetta cadde a terra e il Cappellaio, sorridendo, spirò.

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco un altro capitolo, fresco fresco! Ho ricevuto dei commenti meravigliosi (solo due recensioni, ma davvero splendide), che mi hanno davvero commosso. Ok, non ammazzatemi, una volta finito di leggere!! Non credete che il mio cuore non abbia pianto nello scriverlo… avrete certamente notato che la parte finale della piccola catena di pensieri che il Cappellaio dedica ad Alice è tratta dalla meravigliosa canzone di Sally, da Nightmare Before Christmas. Quella canzone è speciale, a mio parere. Rispecchia la realtà che la maggior parte di noi si trova a vivere, e mi fa pensare particolarmente al Cappellaio Matto, anzi, mi sembra scritta quasi apposta per lui! Comunque, senza andare troppo fuori tema e senza scrivere troppo, spero che abbiate apprezzato anche il secondo capitolo della mia Fanfic, vi mando un grande bacio!

 

PS: In basso le risposte alle vostre recensioni! ^^

 

DolceRosellina

 

 

 

 

 X ANGORIAN

 

La tua recensione mi ha spiazzata. Non ho mai ricevuto un commento così bello ad un mio scritto…leggendo la tua recensione, gli occhi mi si sono riempiti di lacrime di gioia, senza trovare parole per poter descrivere la mia gratitudine. Grazie, grazie davvero. Oltre questo, non so proprio cosa dire. Spero che continuerai con piacere a seguire questa storia!

 

Un abbraccio.

X SEVICHAN

 

Oh, anima gemella! Çwç Dove eri finita fino ad ora?? Sai che sei stata l’unica a dar ragione a quello che dico, tra tutte le persone che ho assillato? °A° Ehi! Propongo di andare insieme da Burton e minacciarlo con un bazooka! *-* Uh, dai, a parte gli scherzi, davvero, grazie mille d’aver letto la mia Fic!! Davvero! Sono contentissima che ti sia piaciuta, mi riempe il cuore di gioia! Spero che continuerai a seguirla con passione!

 

Un bacio!

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


Another Opportunity

 

 

CAPITOLO 3

 

 

  Pensa, Cappellaio, pensa.

 

La morte l’aveva colto. E’ sicuro, ricordava perfettamente la fredda lama che gli aveva lacerato l’addome, trapassandolo.

 

  Forza! Cosa è successo?

 

Poteva rivedere chiaramente ogni singolo istante di ciò che era accaduto. Era in grado di riascoltare i suoi lievi respiri che sempre più l’avvicinavano all’altro mondo. Aveva percepito il suo cuore fermarsi.

 

  Parole che iniziano con la M…morte.

 

Per forza, non c’era un’altra spiegazione. Eppure…le cose non quadravano. E’ mai possibile che un morto possa ricordare i suoi ultimi momenti? E che, ancora, potesse riuscire a riflettere in quel modo? C’era qualcos’altro che sfuggiva al Cappellaio, qualcosa che intravedeva sfocatamene, un’azione, un gesto.

 

  La mia bocca ha un sapore zuccherino.

 

La lingua dell’uomo accarezzò dolcemente il palato, procurandosi una sensazione di piacevole dolcezza. Cominciò, in quell’oscurità immonda che lo circondava, a riottenere la sensibilità del suo corpo. Finalmente aveva smesso di fluttuare nel vuoto:  le sue dita riuscirono a premere su quella che pareva una superficie piuttosto dura. Provò ad annusare l’aria, ma non ne ricavò molte informazioni, il suo naso sembrava che ancora non percepisse bene alcun tipo di odore o stimolo. Tuttavia, respirava. Oh, eccome se respirava! Poche volte ricordava di essersi sentito così in pace, così leggero, eppure…era certissimo di non essere morto! Quando infine si concentrò meglio sul sapore che addolciva la sua bocca, il Cappellaio sussultò.

 

  …la pozione!

 

Ora rammentava! Era riuscito, per un soffio, a ingurgitare una goccia del filtro magico! Tuttavia, dopo aver bevuto la pozione, ricordava d’essersi spento, ne era sicuro. Ma allora…che funzionasse lo stesso? Che quel miracoloso liquido non avesse confini..? Quindi, se non era morto…

 

  Tarrant.

 

Oh, quanto amava la sua Regina! Quanto poteva esser degna del suo trono!

 

  Tarrant.

 

Questa volta non avrebbe sprecato la pozione, questa volta sarebbe stato attento ad ogni dettaglio.

 

  Tarrant.

 

No, questa volta non se la sarebbe lasciata sfuggire…

 

  -TARRANT!! Sei forse diventato sordo?!-

  -Ah!!-

 

Gli occhi verde foglia del Cappellaio Matto si spalancarono di colpo, illuminando il piccolo spazio dove questi si trovava: una piccola cella, illuminata esclusivamente da una minuta finestrella che filtrava l’opaca luce mattutina. L’uomo si portò una mano su una tempia. Aveva un forte mal di testa, quei bizzarri viaggi temporali avevano la terribile capacità di far diventar diventare matto anche chi già lo era! Tarrant si guardò un po’ intorno, costringendo i suoi occhi a mettere a fuoco la visuale il prima possibile. Quando, dopo pochi secondi, riacquistò completamente la vista, riconobbe quel luogo. Gli era già capitata la disgrazia di trovarsi lì… ma quanto tempo era passato? Non lo sapeva, non era mai stato molto amico del Tempo.

 

  -Buongiorno, bell’addormentato. E’ incredibile come riesci a vegetare anche in una situazione come questa.-

 

  -Non saresti comunque d’aiuto, vero Stregatto?-

 

Il micione apparve accanto allo stravagante cappello del Cappellaio, poggiato a qualche centimetro di distanza dall’uomo. Il gatto giocherellò un po’ con il foulard rosa pesca che adornava quel buffo cilindro, gli occhi quasi stralunati.

 

  -Come è bello il tuo cappello, Tarrant…-

 

  -Smettila di toccare il mio cappello, Stregatto!-

 

Il Cappellaio afferrò il suo prezioso oggetto, stringendolo tra le braccia quasi come fosse un bimbo in fasce.

 

  -Ti avevo promesso che te ne avrei fatto uno, o sbaglio?-

 

Lo Stregatto lo fissò, in uno dei suoi sguardi che pungevano quasi più dei suoi denti aguzzi. Il felino iniziò a sghignazzare nevroticamente.

 

  -Hihihi…tu sei matto, Cappellaio…ma non mi dispiacerebbe di certo…hihihi…-

 

Uh, che sciocco che era! Naturale che lo Stregatto non ricordasse minimamente della sua promessa, il tutto ancora non era avvenuto. Ma allora, era in prigione…cosa sarebbe dovuto succedere?

 

  -Sei venuto a salvarmi, Stregatto?-

 

  -Sai, Tarrant, lo farei molto, molto volentieri, credimi, ma…in questi casi, preferisco…-

 

Svanì, l’immagine del suo sorriso folle era tutto cio che rimaneva di lui.

 

  -…svignarmela.-

 

Il suo sorriso a mezzaluna scomparve completamente, in una nuba sottile e scura. Doveva immaginare che non gli sarebbe stato di alcun aiuto. Tuttavia, non gliene fece una colpa. In fondo, era un povero gatto matto.

 

  -Ehi, tu!-

 

Una voce metallica fece distrarre il Cappellaio dai suoi pensieri. Alzò il capo, incontrando gli occhi di vetro di un Soldato Rosso della Regina di Cuori. La carta estrasse un mazzo di chiavi, ne infilò una nella serratura della cella e l’aprì. Il Cappellaio non fece in tempo a dire una parola che la lunga lancia del soldato sfiorò la sua gola.

 

  -Avanti, alzati. La Regina Rossa ti ha convocato.-

 

  -Oh, e perché dovrei venire?-

 

  -Perché se non lo farai perderai la testa, idiota.-

 

  -Pff!-

 

Il Cappellaio sbuffò divertito. Aveva capito di quando facessero parte i momenti che stava rivivendo. Questa volta, non si sarebbe lasciato sfuggire nulla. Questa volta, avrebbe sistemato le cose, avrebbe…avrebbe…ehm…

 

  Cosa sono venuto a fare qui?

 

Il Cappellaio aggrottò la fronte perplesso. No, per favore no! Cosa ci faceva lì? Per quale motivo era tornato indietro?

 

  -Ehi! Mi hai sentito?! Muoviti!-

 

Un dolore alla gola lo riportò alla realtà. Il soldato della Regina Rossa gli stava lacerando la pelle, con la punta della sua lancia acuminata.

 

  -Ho capito! Ho capito, arrivo! Non c’è bisogno di essere così insistenti…-

 

Il Cappellaio s’alzò in piedi e seguì la Carta, che presto fu raggiunta da diversi altri soldati. Finalmente, dopo qualche minuto di sali e scendi, si ritrovarono davanti al grande portone della Sala della Regina. L’ingresso s’aprì, e il Cappellaio riebbe, per l’ennesima volta, una forte sensazione di dejà vu.

 

  -Portatelo qui!-

 

L’uomo fu avvicinato al Trono sulla quale era seduta la Regina Rossa. La maledetta Regina Rossa, ancora conservava il potere che avrebbe potuto meritare anche uno scarafaggio, al suo posto. Ma lo sguardo del Cappellaio fu lesto a notare qualcos’altro. Qualcosa di meraviglioso, qualcosa di semplicemente perfetto.

 

  -Lei è Ehm.-

 

La Regina presentò la sua protetta al Cappellaio, il quale non riusciva a percepire alcun genere di suono, in quella gigantesca Sala…tutto era ovattato, tutto era così angelico. Non si accorgeva, il Cappellaio, che si stava per decidere della sua esecuzione. Tutto si concentrava attorno a lei. Lei.

 

  -Ma insomma! Come osi! Non mi sta ascoltando! Guardie! Tagliategli la testa!!-

 

NO!

 

Non un altro errore, non di nuovo!

 

  Rifletti, Cappellaio!

 

  -Aspetti! Vostra maestà, ma Lei…ha una testa deplorevolmente grande…!-

 

La Regina Rossa osservò il Cappellaio con aria enigmatica. Dopo qualche istante d’esitazione, fece cenno col braccio ai suoi soldati, facendo mollare loro la presa sull’uomo.

 

  -Continua...-

 

  -Mi piacerebbe farLe un cappello.-

 

  -Un cappello, dici?-

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo capitolo mi fa parecchio schifo O.o Lo so che è corto, non mangiatemi!! Ho pensato che fosse meglio tagliare, altrimenti diventava parecchio pesante da leggere ._. Ringrazio tantissimo chi segue la mia storia!!! E un grazie in particolare ai pochi (ma buoni *-*) che recensiscono! Sotto le mie risposte! ^^ Spero che vi piaccia anche questo capitolo, e che non vi abbia deluso…a me non piace, davvero! °A° Un grande abbraccio!!!

 

DolceRosellina

 

 

 

X ANGORIAN

 

Ti ringrazio molto della tua recensione! Non sai quanto mi faccia piacere sapere che la Fanfic è di tuo gradimento! *-* Spero che possa continuare a piacerti! =D

 

 

X SEVICHAN

 

Ma che onoreeee TwT Non so se merito tale gesto! >.< Fuori di me dalla gioia nel sapere che ti sta piacendo questa Fic!! Ti mando un grande bacio, e ti aspetto per andare a minacciare Tim! OwO

 

 

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

 

 

Capì allora il Cappellaio d’essere solo una marionetta.

 

Tutto ciò che doveva fare era agire da copione.

 

L’uomo aveva un sorriso folle in quella piccola ma accogliente stanza. Un rumore regolare, l’ago della macchina da cucire che si alzava e si abbassava, quelle stoffe magnifiche e colorate che davano vita in poco tempo a creazioni uniche. Il Cappellaio lavorava con accurata attenzione: tagliava, cuciva, abbottonava, sistemava, regolava, colorava e provava ogni cappello che magicamente usciva dal lavoro delle sue mani esperte. Non s’accorse, nel mezzo della sua occupazione, di qualcuno che fece improvvisamente capolino nella camera addobbata in maniera improvvisata da piccola sartoria.

 

  -Sono meravigliosi! Mi piacerebbe provarne uno.-

 

Il cuore del Cappellaio fece diversi capricci prima di tornare a battere. La manopola della macchina da cucire smise di lavorare, una stoffa violetta ancora intersecata nell’ago.

 

  -Sai…è un peccato che tu debba farli per lei…-

 

Come doveva comportarsi ora, il Cappellaio?

 

Due erano le cose: lasciare che la storia andasse avanti così com’era, per evitare strani cambiamenti, oppure permettere che, per la prima volta, il coraggio prendesse il posto della timidezza che avvolgeva l’uomo come una fitta ragnatela.

 

  -Ho paura, Alice…-

 

Come al solito, non aveva riflettuto prima di parlare. Non aveva pensato che a sé stesso. Completo egoista, che era! Chissà ora, cosa sarebbe accaduto? Che cosa avrebbe cambiato la sua improvvisa, stupida reazione? Per dire che cosa, poi?!

 

Ho paura.

 

Codardo. Disgustoso vigliacco.

 

Alice prese il volto dell’uomo tra le sue mani, troppo grandi a causa della Tortinsù, ma che mantenevano perfettamente la loro morbidezza, il loro calore e il loro delicato profumo di glicine. Le sue dita affusolate premevano contro la pelle di porcellana del Cappellaio, sfiorandogli gli assurdi capelli ramati e ribelli. Il sorriso della ragazza, radioso e solare, colpiva l’uomo come un ceffone. Il ceffone più dolce che avesse mai ricevuto.

 

  -Sono forse diventato matto..?-

 

La fanciulla poggiò dolcemente una mano sulla fronte del Cappellaio, quasi come se dovesse sentire la febbre ad un bambino. 

 

Ed ecco i pensieri del Cappellaio Matto andare in frantumi come una stella che esplode.

 

Ecco sgretolarsi ogni singola disperazione come un castello di sabbia.

 

  -Si, sei matto…completamente svitato.-

 

Hai ragione, Alice. Ma come potrei non esserlo, dopo aver ricevuto il dono del contatto della tua pelle sulla mia…?

 

  -Ma ti rivelo un segreto…-

 

Dimmelo Alice…non me lo ricordo più…

 

  -…i matti sono i migliori!-

 

Bugiarda.

 

Non guardarmi con quegli occhi, non sorridermi, con quella  maledetta bocca di rosa che Madre Natura ha voluto concederti…

 

Mi sento come un pezzetto di burro su una fetta di pane caldo appena sfornato. Provo una strana sensazione qui, sola bocca dello stomaco: sembra quasi come se centinaia, no, migliaia di Mosche Cavalline svolazzassero nella pancia.

 

Parole che iniziano con la M…male.

 

Si, mi fa malissimo lo stomaco! E tu continui a sorridermi, né hai intenzione di smettere! Eppure so che tra qualche secondo finirà tutto, che quella meravigliosa visione serafica che sei tu evanescerà, senza che io possa farci assolutamente nulla…

 

Il Cappellaio Matto spalancò gli occhi, illuminato. Aveva completamente perso di vista il grande dono che gli era stato posto nelle mani: gli era stata data l’opportunità di modificare la storia. Gli era stata data un’altra possibilità. Che avesse potuto significare una alterazione radicale o no, il Cappellaio non si sarebbe tirato in dietro, non avrebbe avuto paura.

 

Qualcosa sarebbe cambiato.

 

  -Alice…io…-

 

La bionda fanciulla poggiò un dito sulla bocca del Cappellaio Matto, che sentì le sue guancie ardere come carbonella. Alice prese in mano il prezioso cappello dell’amico e glielo sistemò per bene sulla testa.

 

  -Ecco fatto! Ora sembri di nuovo tu.-

 

Il Cappellaio sorrise debolmente, conoscendo già quelle parole.

 

Forza, andiamo Tarrant! O adesso o mai più!

 

  -Alice, aspetta…-

 

Il Cappellaio incrociò nuovamente lo sguardo con quello della bella Alice. Quanto era grande! Non ricordava più quale fosse la sua vera statura. Eppure, per lui era sempre la piccola Alice che ogni notte, da bambina, veniva a trovarlo. Le sembrava passata un’eternita…o così poco. Non lo sapeva, il Cappellaio. Per lui, era sempre l’ora del thé.

 

  -Vuoi dirmi qualcosa, Cappellaio…?-

 

  -Insomma! Dove sono i miei cappelli?!-

 

La voce stridula della Regina Rossa infettò l’aria, eliminando anche quel minimo di concentrazione che il Cappellaio era riuscito a costruirsi. L’uomo si mangiucchiò qualche parola, le mani bollenti che iniziarono ad inumidirsi. Chiuse gli occhi e sospirò. Poi fece un sorriso sghembo, mostrando il leggero spazio che c’era tra i suoi due incisivi.

 

  -Dobbiamo scappare di qui.-

 

Alice sorrise al Cappellaio, annuendo. Poi notò la catena che teneva il suo amico prigioniero ad una caviglia.

 

  -Oh, sì, Cappellaio, scappiamo! Ma...come pensi di fare con quella che ti impedisce di muoverti?-

 

  -Fidati di me, Alice!-

 

Il Cappellaio estrasse una piccola fialetta dal taschino del suo cappotto.

 

  -La pozione Rimpicciolente!-

 

  -Proprio lei! Come cappello ho fatto a non pensarci, la prima volta..?-

 

  -La prima volta? Di cosa parli?-

 

  -Oh, non badarci! Ascolta, adesso io mi rimpicciolirò e tu mi nasconderai. Insieme, andremo a prendere la Spada Bigralace!-

 

Lo sguardo di Alice si abbassò leggermente, la felicità stampata sulla sua bocca affievolirsi. Il Cappellaio s’avvicinò pian piano a lei. Non voleva che la sua Alice smettesse di sorridere…amava le due graziose fossette che si formavano ai lati delle sue labbra, amava quelle file di denti di perle che illuminavano il suo volto. Mai nella vita il Cappellaio avrebbe voluto vedere Alice rattristarsi. La tristezza non era un vocabolo che non aveva spazio, lì a Sottomondo. E la parola tristezza non cominciava neanche con la M!

 

  -Cosa ti turba, Alice?-

 

  -Io…ho paura che potrei commettere un errore…potrei non essere l’Alice giusta! Dopotutto, nessuno crede che io lo sia.-

 

Il Cappellaio inarcò le labbra in una smorfia di malinconia e sfiorò quasi impercettibilmente la guancia rosata della fanciulla, che tornò a studiare i suoi occhi vivaci e un po’ strabici.

 

  -Ehi! Ricorda però che per me sei la vera Alice!-

 

Il Cappellaio stappò la boccetta e bevve il suo contenuto. Tossì un paio di volte, poi iniziò a restringersi con una velocità spaventosa, fino a scomparire tra le sue vesti.

  -Cappellaio…? Cappellaio!-

 

  -Solo un istante!-

 

Da sotto agli indumenti si levava uno strano ronzio.

 

Zac zac zac!

 

Il Cappellaio Matto, ora alto non più di un dito, uscì allo scoperto.

 

  -Ehi! Come sto?-

 

  -E’ impressionante la velocità con cui riesci a cucire, Cappellaio!-

 

L’uomo si era ricreato gli stessi identici abiti di prima, solamente che in miniatura.

 

  -Però non ho il mio cappello! Come farò? Non possiamo neanche portarlo con noi, attireresti l’attenzione…-

 

 -Ci penso io!-

 

Alice e il Cappellaio sussultarono all’udir di una voce profonda, ma gentile. E subito, il bel cappello dell’uomo si librò in volo, danzando delicatamente nell’aria, come se vivesse di vita propria.

 

  -Stregatto!-

 

Alice aveva indovinato. Sotto al cappello si materializzò infatti la testa di un enorme gattone striato di blu e gli occhi mostruosamente grandi.

 

  -Dovrei lasciare il mio prezioso cappello a te?!-

 

Circondato da un vapore nero, l’intero corpo dello Stregatto uscì allo scoperto, la sua coda che accarezzava delicatamente il cilindro.

 

  -Lasciate a me il cappello! Mi prenderò cura di lui…-

 

  -E’ un’ottima idea! Andiamo Cappellaio, non possiamo perdere altro tempo!-

 

Nonostante la disapprovazione dell’uomo, Alice lo prese delicatamente per la pancia e lo fece accomodare sulla sua testa.

 

  -Nasconditi lì! E non farti vedere!-

 

Il Cappellaio obbedì, circondandosi della chioma dorata della ragazza.

 

 Corri, Alice, corri!

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie mille ai pochi ma fedeli lettori che seguono la mia fic!!! <3 Vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare, ma ho avuto da fare con la scuola… =ç= Spero davvero che questo capitolo sia come gli altri di vostro gradimento e che scaturisca la vostra curiosità! Devo ammettere che non è stato facile scriverlo, spesso ho dovuto riguardare le scene del film per farmi venire qualche idea in mente, spero di non avervi deluso! Al prossimo capitolo!!! x3

 

DolceRosellina

 

 

 

X RAINBOWFAIRY

 

Aaaaah, una nuova lettrice!!!! TwT Che bello! Sono felice che tu abbia trovato bella la mia fic! Evidentemente non mi era piaciuto il capitolo per il motivo che ha detto Angorian, cioè che è solamente un interlocutorio tra due capitoli certamente più interessanti…comunque spero che mi seguirai ancora! *-*

 

 

X SEVICHAN

 

Cara sevi!!! =D Spero di non aver deluso le tue aspettative con questo capitolo!!! *___* In effetti ho voluto un po’ creare un po’ di confusione e far credere al lettore che quella fosse la cella pre esecuzione xP Ti mando un bacione!!

 

 

X ANGORIAN

 

In genere io non amo far aspettare la gente per leggere i capitoli seguenti, per un semplice motivo: io odio le storie a capitoli, perché per la maggior parte di esse passano settimane e settimane prima che l’autore posti il capitolo successivo! E io non sono una persona molto paziente, soprattutto se la Fanfic in questione è bellissima e non vedo l’ora di sapere come continua xD Spero di riuscire ad essere sempre costante!! Grazie delle tue recensioni, un abbraccio grande grande! ^^

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5

 

 

Il fresco profumo di lavanda che inondava i capelli di Alice riempiva i polmoni del Cappellaio, il quale si reggeva appena alle ciocche della giovane, quasi temesse di far del male alla fanciulla, seppur così piccolo.

 

Correva, Alice.

 

I corridoi del Castello della Regina Rossa erano più ingrovigliati di un gomitolo di lana. Passarono dieci minuti buoni prima che Alice, nella sua folle corsa senza meta, trovasse finalmente il Bianconiglio, in compagnia del Ghiro.

 

  -Alice!-

 

Le voci dei due animali si intrecciarono in un coro tra il sollievo e il preoccupato.

 

  -Come sta Tarrant?-

 

La voce del Ghiro era inquieta. Sul suo cinturino, legato per bene in una piccola rete, c’era l’occhio del Grafobrancio, che tempo prima aveva cavato alla gigantesca bestia.

 

  -Oh, il Cappellaio sta bene!-

 

L’uomo fece capolino dalla testa di Alice, salutando con la mano i suoi amici.

 

  -Ehilà!-

 

  -Tarrant! Hai usato la pozione!-

 

  -Già! Trovata geniale, eh?-

 

  -McTwisp…-

 

Alice si rivolse al Bianconiglio, che nonostante la piacevole conversazione che si era sollevata, pareva avere i geloni: respirava nervosamente, il suo codino tremava come una foglia.

 

  -Cosa c’è che non va?-

 

  -Io…so dove si trova la Spada Bigralace!-

 

***

 

La Luna irraggiava la serena notte di Sottomondo, facendo sembrare il glorioso castello della Regina Bianca un’illusione angelica. Alice se ne stava sul balcone, appoggiata alla ringhiera di marmo, osservando l’immensa volta celeste. Si chiedeva se quel cielo fosse lo stesso del suo mondo, se quei flebili raggi di Luna fossero gli stessi che illuminavano le strade di Mondodisopra. Amava il suo Paese delle Meraviglie, amava ogni creatura che viveva lì, frutto della sua immaginazione. Ma…non era casa sua. Non era la realtà. Alice non poteva vivere in un’illusione. Era grande, quasi ventenne, oramai. Poteva ancora credere nelle favole?

 

  -Alice…?-

 

La bionda fanciulla sussultò alla voce dello Stregatto, che comparve dinnanzi a lei. Alice non riconobbe subito la figura del felino, confondendo dapprima i suoi denti con la forma curvilinea della Luna.

 

  -Sei tu, Stregatto..?-

 

  -Qualcosa ti turba, mia cara?-

 

Alice sbuffò, in una risatina quasi sarcastica.

 

  -Beh, domani è il giorno Gioiglorioso, sto per fare a fette una lucertola gigante e mi ritrovo in una gabbia di…di…-

 

Si bloccò in tempo, accorgendosi solo dopo di quello che stava per dire.

 

  -…di matti?-

 

Lo Stregatto concluse la frase e Alice si vergognò moltissimo, nonostante fosse convinta di essere nella completa ragione.

 

  -Oh, mia piccola cara…ti dispiace così tanto che siamo tutti matti, qui?-

 

  -Ma no, Stregatto…accidenti, io amo questo posto!-

 

Senza che i due se ne potessero accorgere, intanto, il Cappellaio Matto aveva aperto la finestra del balcone e stava per entrarvi, quando sentì la voce di Alice e decise di non interrompere la sua conversazione con lo Stregatto. Attese in silenzio, osando ascoltare ciò che diceva, in uno dei suoi stravaganti sorrisi a trentadue denti.

 

  -Da bambina, sognavo un luogo come questo. Un posto dove niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è…un posto dove gli animali mi parlassero, dicendomi “Sì, signorina”… dove i fiori chiacchierassero con me e mi risollevassero il morale nei momenti di tristezza… il mio Paese delle Meraviglie…-

 

Il volto di Alice s’illuminò ai ricordi della sua infanzia, ricordando la nascita di quello che era diventato Sottomondo, il suo amato Sottomondo. Ma il lume di gioia fu lesto a spegnersi e la bocca di Alice tornò ad assumere una smorfia d’infelicità.

 

  -Ma questo posto non è che una finzione, frutto della mia immaginazione! E’ impensabile che io rimanga in un posto che non esiste.-

 

  -Capisco, mia cara. E…non c’è niente che possa farti cambiare idea…?

 

  -No. Niente e nessuno, Stregatto.-

 

Il Cappellaio sentì il suo stomaco contorcersi violentemente nell’udire quelle parole. Riusciva chiaramente a sentire il sangue pompare nel suo cuore, scorrergli nelle tempie alla velocità d’un battito d’ali.

 

E quindi…è questo che pensa di Sottomondo…

 

E cosa ti aspettavi, stupido d’un Cappellaio?

 

Io…

 

Il Cappellaio strinse con violenza in grembo il pacchetto che portava tra le braccia. La tristezza, la disperazione, l’amarezza che avevano cominciato a invadergli il corpo come un virus, presto si tramutarono in qualcosa che l’uomo non sapeva spiegarsi. I suoi occhi s’infiammarono, il suo volto si scurì.

 

Non esisto…

 

Pensavi forse che sarebbe rimasta per TE?

 

Per Alice…io non esisto!

 

Presto il Cappellaio ridusse il pacchetto a brandelli, gettandolo furiosamente a terra. Mai si era sentito in quel modo, da quando ne aveva memoria. Eppure, il suo respiro era affannato. I suoi occhi bruciavano. E poi c’era quell’indescrivibile, gigantesca voglia di fare a pezzi qualcosa...

 

  -Chi c’è? Cosa è stato?!-

 

Alice fece capolino dal portone che separava il balcone dalla bella camera del Castello. Sperava di trovare chi aveva provocato quel gran fracasso pochi istanti prima, ma non trovò nessuno, se non la stanza immacolata, come l’aveva lasciata. Si voltò, per poter concentrare nuovamente la sua attenzione sullo Stregatto, ma anche lui pareva essersi dileguato. La cosa la innervosì: odiava che la si interrompesse nel bel mezzo di un discorso, specialmente serio. Fece per rientrare dentro, quando s’accorse di calpestare qualcosa. Era (già…era!) un fagottino elegante, d’una bella stoffa pregiata color porpora. Lo raccolse ed entrò in camera, dove accese un lume per poter vedere meglio il contenuto di quel curioso oggetto. Quand’ebbe acceso la candela e si fu seduta sul letto, morbido e profumato, iniziò a togliere quel che rimaneva del tessuto porporeo, fino a scoprire uno strano manufatto dalla forma indefinibile. Avvicinò di più l’oggetto alla candela e, quando capì cos’era, il suo cuore s’arrestò per qualche istante. Alice teneva tra le mani quello che doveva esser stato un bel cappellino di damasco turchino, con un piccolo nastro di seta blu annodato in un elegante fiocco. Per il resto, non sapeva veramente come descriverlo, tanto era rovinato. Gli occhi della giovane si riempirono di lacrime nel vedere il regalo che era uscito con tanto amore dalle mani del suo Cappellaio distrutto in quel modo. Ma come era potuto accadere…? Strinse tra le braccia il prezioso oggetto, senza smettere di piangere, quando una dolce voce perforò lo strato di ghiaccio che si era formato nella mente di Alice, facendola estraniare da tutto quello che era al di fuori della sua mente.

 

  -Alice, ti disturbo, mia cara?-

 

Alice fu lesta ad asciugarsi le lacrime all’udir della voce della bella e dolce Regina Bianca, che era entrata nella stanza con una tazza fumante. Purtroppo, però, per il rossore degli occhi poteva fare ben poco.

 

  -Ti ho portato la pozione che ti farà tornare alla tua altezza normale, tesoro.-

 

  -Oh…grazie mille, davvero.-

 

Alice prese la tazza e bevve in pochi sorsi il contenuto della tazza d’argento. Sentì il suo stomaco brontolare leggermente e il suo corpo formicolare, ma oramai era una sensazione che conosceva troppo bene. In pochi istanti, Alice tornò alla sua tanto amata statura.

 

  -Va meglio?-

 

  -Oh, sì!-

 

  -Ne sei sicura…?-

 

Alla Regina Bianca non sfuggiva niente, Alice se lo aspettava. Sospirò, spalancò gli occhi e inghiottì la saliva, per cercare di non scoppiare nuovamente in lacrime. Per lo meno, non davanti ad una sovrana! Tuttavia, le sembrava scortese e anche un po’ ingiusto non parlare con la Regina. Tuttavia, chi meglio di lei poteva capirla, nonostante fosse mortalmente lunatica e anch’essa un po’ folle?

 

  -Quello lo ha fatto Tarrant, vero..?-

 

Centro! Colpita e affondata!

 

La Regina Bianca non avrebbe potuto rigirare il coltello nella piaga meglio di quanto non avesse fatto. Alice scoppiò in un pianto amaro, vergognandosi come poche volte s’era vergognata in vita sua. Si sentiva quasi in colpa, come se a distruggere quel prezioso oggetto fosse stata lei. La Regina accolse in un abbraccio la sua paladina, accarezzandole leggermente i capelli, e la fanciulla non poté fare a meno di dimenticare ogni pudore, stringendo forte la sovrana e affondando il viso nel suo candido vestito di nuvola.

 

  -Domani non sarà un giorno Gioiglorioso, vero…?-

 

  -Beh, dipende tutto da te, Alice.-

 

  -Io non sono in grado di fare un bel niente. Non sono neanche in grado di capire chi sono     veramente.-

 

  -Credevo che tu fossi convinta di essere Alice Kingsley.-

 

  -Già, Alice Kingsley. Alice Kingsley di Mondodisopra. Ma è proprio di questo che non sono più certa…-

 

  -Beh, Mondodisopra…Mondodisotto…destra e sinistra! Ma insomma, sei Alice! E’ questo che conta! E finché sarai Alice, non avrà importanza di quale Mondo farai parte, perché entrambi t’accoglieranno a braccia aperte.-

 

Alice sorrise, asciugandosi le guancie. La Regina Bianca aveva ragione. Finché si trovava a Sottomondo, lei faceva parte di esso. E di esso facevano parte tutti i suoi amici: la Regina, Pinco Panco e Panco Pinco, McTwisp, Bayard, il Brucaliffo, il Dodo, il Ghiro, il Leprotto Marzolino e…

 

  -Oh, Alice, quasi dimenticavo! Questa deve essere tua.-

 

La Regina Bianca volteggiò un istante, per poi poggiare delicatamente una busta da lettere sulla mano della fanciulla.

  -L’ho trovata nel corridoio, prima di entrare qui.-

 

  -Grazie, Altezza.-

 

La regina Bianca accarezzò nuovamente Alice sulla guancia, si voltò e uscì dalla camera canticchiando un allegro motivetto. Alice si sdraiò sul lettone a baldacchino e osservò la lettera. Non c’era scritto nessun destinatario, né tantomeno un indirizzo. Come faceva la Regina a sapere che era per lei? Non ci pensò su ulteriormente, tanto non avrebbe trovato mai trovato risposta. Aprì la busta, che scoprì aveva un dolce odore di fiori di ciliegio. Era una bella lettera, che citava pochi versi ma ben strutturati, pareva quasi un calligramma. Gli occhi di Alice scorrevano sempre più veloce ad ogni riga che leggeva; piccole goccie d’acqua cominciarono a scorrerle lungo la fronte, mentre le sue mani cominciavano a tremare visibilmente. In quella bella calligrafia, tra le graziose decorazioni floreali, c’erano scritte queste parole:

 

 

“Posso sentirti,

posso respirarti,

aria pura.

 

Eppure muoio,

eppure soffoco.

 

Difficile è guardarti,

impossibile è viverti.

 

Siamo parte di due essenze diverse,

anime prigioniere di una realtà chiamata

destino.

 

Amica mia puoi dirmi se

Posso restare accanto a te?

 

Nemico nostro è anche il Tempo,

il sovrano Tempo.

Chi potrebbe unirci?

 

Ho smesso da tempo di credere

nei miracoli.

E ora siamo soli,

dolce vita mia.

 

Sono un’illusione, sono una fantasia.

Si può amare un sogno?

Sono forse superbo?

 

Con quale autorità potrei sfiorarti?

Con quale autorità vivo della tua esistenza?

E tu…

Tu sorridi,

anima.„

 

Il foglio di carta cadde a terra. Ogni possibile suono s’arrestò, compreso quello del lento respirare della fanciulla che, senza smettere di tremare, s’alzò dal letto e uscì dalla stanza, correndo.

 

Oh Alice, dear, were have you been?

 

Come ho potuto essere così cieca?!

 

So near, so far, so in between?

 

Tutto questo tempo a guardare solamente quello

che avevo davanti, senza osservare da vicino…

 

What have you heard, what have you seen?

 

…e senza accorgermi di quello che provavo,

lasciando da parte ciò che contava veramente.

 

Alice! Alice!

 

Arrivo, Cappellaio!

 

 

Please, Alice!

 

 

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

 

 

Beeene bene, eccomi qua con un altro ritardo spudorato! =DD Ultimamente, con il fatto che sono gli ultimi giorni di scuola, ho parecchio da studiare, quindi vi chiedo davvero scusa e, soprattutto, pazienza! >.< Alloooooora, in questo capitolo finalmente Alice capisce quello che il Cappellaio prova per lei…era ora direte voi, no? xD Eppure…ancora troppe cose devono succedere!! E io spero davvero di non annoiarvi!! Ancora una volta ho citato alcuni versi di Nightmare Before Christmas, che amo tantissimo!! Mi raccomando di recensire in tanti, nuovi lettori sono sempre graditi!!! x3 Grazie a tutti quelli che stanno seguendo e commentano la mia Fic, e grazie tantissimo anche a chi ha messo la mia storia tra le preferite/seguite!!! Un bacio grande grande! Alla prossima!

 

DolceRosellina

 

 

X SEVICHAN

 

Ed ecco qua il nuovo capitolo, come promesso!! Spero di non averti fatta attendere troppo…^^” Eh, il Cappellaio che cambia statura non si aspettava, vero? xD Che carino, un mini Tarrant! *ççç* Comunque, spero che continuerai a seguire con piacere!! =DD Grazie delle tue recensioni dolcissime, mia cara gemellina –oramai è ufficiale che sei la mia gemella LoL xD- !!!! Ti mando un grande bacione!! ^-^

X ANGORIAN

 

Ma non sei ripetitiva! Ogni volta che lo dici è una gioia sempre nuova per me!! E io non farò mai a meno di ringraziarti!!! >w< Spero di non averti deluso! =3 E sono troppe le cose che ancora devono succedere! E spero di non tardare! xD Bacioni!!

 

 

X RAINBOWFAIRY

 

Cara Rainbow!! *w* Anche tu la pensi come me, per quanto riguarda la scena della sartoria, vero? ç.ç Eh, vabbé, come dico sempre io, se uno vuole una cosa ma sa che non può ottenerla, deve farsela da solo ù.ù Ed è ciò che sto facendo io con la mia Fic, che spero che continuerai a seguire!! Grazie mollissime della tua bella recensione! Un bacio!!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6

 

  -Maestà…-

 

  -Mi auguro che tu sia qui per buone notizie, Clifford.-

 

Un ranocchio vestito di una bella giacchetta color porpora si inchinò fino al pavimento. La Regina Rossa picchiettava nervosa le unghie sul bracciolo del trono cuoriforme, in religioso silenzio. Clifford inghiottì due volte la saliva, ancora col capo chino, senza osar alzare lo sguardo verso la sua sovrana.

 

  -S-spero che c-ciò che ora dirò p-possa essere utile a sua M-Maestà…-

 

  -Aaah, andiamo! Non ho tempo per le smancerie…parla, inutile anfibio!!-

 

Il povero ranocchio si coprì il capo con le piccole braccia, quasi come se lo dovessero colpire da un momento all’altro. Non aveva mai visto la Regina così nervosa, e già era pericolosa quando non lo era! Tentò di formulare con cura, per quanto poco fosse il tempo che gli era concesso, le parole da dire, poi prese un bel respiro profondo e le recitò tutto d’un fiato.

 

  -ParecheilCappellaioMattosiauscitodallemuradelCastellodiMarmorea!-

 

La Regina Rossa scattò in piedi, facendo sobbalzare il ranocchio, che ora era intento a riprendere aria. Guardò sbigottita il suo servitore, facendo un paio di piccoli passi in avanti.

 

  -Sei sicuro di quello che dici…?-

 

  -C-certamente, Vostra Maestà…ho ricevuto l’informazione direttamente da…-

 

  -STAYNE!-

 

Le urla della Regina Rossa echeggiavano per l’intera Reggia, minacciando di rompere i vasi e spaccare le finestre. Al richiamo di quel nome accorse in pochi istanti un uomo altissimo: i suoi capelli si ribellavano cadendo a ciocche indefinite sul suo viso sfigurato e sulla sua benda a forma di cuore, proprio sull’occhio sinistro. La Regina gli sorrise mielosa, porgendogli la mano che l’uomo baciò prontamente.

 

  -Come posso servirla, mia Regina?-

 

  -Stayne, mio Fante…-

 

Si lasciò coccolare un po’, svenevole, ignara del fatto che all’uomo, della Regina, importasse meno che niente.

 

  -…il Cappellaio Matto ha fatto una cosa tanto sconveniente…-

 

  -Cosa ha fatto quel lurido verme per turbare la quiete della mia sovrana?-

 

Il Fante fece per offrire alla Regina un nuovo bacio sulla mano, quando lei la ritrasse improvvisamente. Cominciò a camminare irrequieta avanti e indietro, facendo cenno alle sue guardie di portar via il ranocchio Clifford, che ora stava tirando un gran respiro di sollievo e si portava le mani alla gola, contento di avere ancora la capoccia sulle spalle.

 

  -Stayne, quell’insulso traditore è scappato da Marmorea.-

 

  -Davvero, dite? Mi chiedo per quale motivo…-

 

  -Il motivo non ha importanza, idiota! Abbiamo l’opportunità di liberarci di lui una volta per tutte! Ah, ci voleva un punto a nostro vantaggio, finalmente…-

 

  -Avete perfettamente ragione, mia Regina.-

 

  -Guardie!-

 

A quel gridare, che sembrava più un comando che  un richiamo all’attenti, una schiera di Carte Rosse della Regina fecero capolino dalla porta della Sala del Trono, pronti a mettersi al servizio della loro sovrana. Quello che sembrava essere il capo si fece avanti, chinandosi al cospetto di Sua Maestà.

 

  -Vostra Altezza ordina…?-

 

  -Soldati, andate e portate qui il Cappellaio Matto Tarrant Hightopp. Stayne, guiderai tu la spedizione. Mi aspetto che non mi deludiate come avete fatto con Alice, altrimenti direte addio alla vostra testa! Muovetevi!!-

 

  -Avete sentito cosa ha detto la Regina? Muoviamoci!-

 

  -Ah, Stayne, un’ultima cosa.-

 

  -Sì, Altezza?-

 

  -Portatemelo qui vivo. Voglio avere la soddisfazione di vedere la sua testa mozzata con i miei occhi!-

 

 

 

Il Fante fece cenno ai soldati di avviarsi alla ricerca. Lasciarono tutti la Sala in pochi istanti, mentre la Regina Rossa si sedette sul suo trono, accarezzando delicatamente un bracciolo dorato. Aggrottò violentemente la fronte, affondando le unghie di una mano sul suo vestito di broccato e mordendosi violentemente il labbro inferiore, tanto da sfaldare il suo accurato trucco.

 

“Non mi ruberai ciò che mi spetta, disgraziata Alice. Vedrai ciò che si prova ad essere privati di qualcosa che ci è caro…”

 

***

 

  -Oh, andiamo, Bayard! Dovrai pur sentire qualcosa!-

 

Il grosso segugio fiutava l’aria in alto, in basso, a destra, a sinistra. Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a ricavarne informazioni di alcun genere. Chinò le lunghe orecchie e si voltò verso Alice, affranto.

 

  -Non so davvero come sia possibile, il mio naso è abituato a fiutare a distanze chilometriche, ma… non riesco a trovare traccia di Tarrant. Mi dispiace, Alice.-

 

  -Non è possibile…-

 

Alice si abbandonò su un grosso tronco che giaceva nel sottobosco della foresta, le mani tra i capelli. Tarrant aveva sentito tutta la conversazione che aveva avuto con lo Stregatto: aveva potuto sentire quello che lei pensava di Sottomondo, del suo amato Sottomondo. Cose che, a dir la verità, non era per nulla sicura che fossero vere.

 

-Aaaaah, che confusione! Come si può pretendere di avere un minimo d’ordine nella testa in un luogo come questo?!-

 

Alice si stropicciò i capelli e batté i piedi per terra, quasi in preda a una crisi di nervi. Bayard le si avvicinò piano, leccandole il gomito.

 

  -Sei molto preoccupata, mia cara?-

 

  -Oh, Bayard! Non so come dovrei essere! Preoccupata, arrabbiata, depressa, non lo so! L’unica cosa di cui sono certa è che sono nella più completa confusione!-

 

  -Beh, almeno è una certezza.-

 

  -Mi stai prendendo in giro per caso?-

 

  -Hai detto tu stessa che non sei più sicura di nulla, e poi hai affermato di essere convinta di trovarti in uno stato di confusione. Come puoi ben constatare, è una certezza.-

 

  -Mi sembra che vi siate messi tutti contro di me!-

 

La ragazza sradicò con un calcio un fungo ai piedi del tronco su cui era seduta, innervosita. Cosa le prendeva? Non le capitava mai di perdere le staffe in quel modo. Ci mancava solo che iniziasse a ordinare di tagliare la testa a qualcuno!

 

  -Alice…mi dispiace di non poterti essere d’aiuto…-

 

Alice guardò l’amico segugio e, intenerita, lo accarezzò dolcemente sulla testa, afferrando poi il suo muso tra le mani.

 

  -Non dire così! Il tuo aiuto è sempre prezioso. Vedrai che troveremo un altro modo...-

 

  -Grazie, Alice. Hai ragione, non devo perdermi d’animo! E’ un bel pomeriggio, infondo…-

 

Alice alzò lo sguardo al cielo. Bayard aveva proprio ragione: tirava una brezza dolcissima, il canto di molti uccellini rallegrava l’aria e, nonostante la vista del cielo fosse coperta da funghi e alberi altissimi, Alice poté notare un cielo limpido e senza una nuvola. Poi notò un gruppo di graziose Panfarfalle poggiarsi sulla grande foglia verde di una bizzarra pianta color zafferano, irradiata dai caldi raggi del Sole. L’appetitosa pagnotta, a cui avevano dato forma le Panfarfalle unendosi, pareva più un lingotto d’oro purissimo. Sotto tutta quella meraviglia Alice riuscì a ricordare, per la prima volta da quando era tornata a Sottomondo, il perché avesse dato vita a un luogo simile. Dove avrebbe mai trovato tanto folle splendore, lassù da dove veniva? Dove avrebbe potuto parlare con animali, incontrare regine, combattere contro draghi e…

Alice respirò profondamente, chiudendo gli occhi e facendosi accarezzare dal venticello fresco. Lasciò che la fantasia e la quiete prendessero il posto della noiosa ragione, così folle in un mondo di folli. Oh, Dio solo sapeva la pace che regnava sovrana in quel momento…




………

  …Son felici a primavera i cuori…

………

…Vieni nel bel meriggio d’or…





Alice sgranò gli occhi, scattando in piedi. Il sorriso trovò nuovamente posto sulla sua bocca e iniziò a correre, invitando Bayard a seguirla.

 

  -Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?!-

 

  -Dove stai correndo, Alice?!-

 

  -I fiori! Loro devono averlo visto per forza! Dobbiamo chiedere a loro!-

 

  -Oh, cielo, ma sai come son fatti i fiori! Difficilmente strapperai qualche notizia da quelle creature capricciose!-

 

  -Devo provarci!-

 

Se c’era qualcuno che poteva sapere dove era  andato il Cappellaio Matto, erano i fiori. Loro erano sempre lì, non potevano muoversi, conoscevano e ricordavano ogni cosa passata sotto i loro occhi. Ma Bayard aveva ragione: i fiori erano molto, molto frivoli e capricciosi! Ebbe un ricordo vago della prima volta che era venuta a Sottomondo, quando loro l’avevano scambiata per un erbaccia e l’avevano cacciata via, nonostante all’inizio si fossero mostrati così gentili con lei.

 

  Puoi imparare molte cose dai fiori!

 

Alice tentò di non dimenticare mai quella frase lungo tutto il percorso, che si dimostrò più breve del previsto. Questa volta, però, l’avrebbero ascoltata, o li avrebbe ridotti a un mazzetto! Bisognava ricordare, infatti, che la prima volta che aveva fatto visita ai fiori Alice non era alta più di un dito: ora che aveva le sue vere dimensioni, quelle care pianticelle avrebbero dovuto pensarci due volte, prima di cacciarla via. Arrivata a destinazione, Alice si sedette sul praticello, osservando uno ad uno i fiori che crescevano rigogliosi su quel terreno verde.

 

  -Per favore, vi prego, ho bisogno del vostro aiuto!-

 

Quelle parole volarono come Dondolibellule nel vento. Alice strinse i pugni, tentando di frenare l’ira delle sue mani, che prudevano dalla voglia di fare un bel boquet.

 

  -Vi scongiuro!-

Una bella rosa rossa, che in quel giardino pareva essere il fiore più rigoglioso di tutti, si stiracchiò sbadigliando, sistemandosi vanitosamente i meravigliosi petali che coronavano la sua testa. Poco dopo di lei, tutti i fiori del giardino la imitarono, con grande sollievo di Alice. La rosa rossa fece tacere il gran vociare che si era sollevato tra i fiori, che si chetarono solo dopo diversi richiami. Al silenzio completo, la rosa scrutò con attenzione la gigantesca creatura che era seduta nel loro giardino.

 

  -Sapresti dire a quale specie o meglio genere appartieni, gigantesca creatura?-

 

  -Beh, suppongo che mi chiamereste genere…umano!-

 

  -Per tutti i germogli! E’ un’Alice!-

 

L’urlo di un Iris, piantato proprio accanto alla rosa rossa, fece agitare l’intero giardino: presto fu un coro di urla e richieste d’aiuto alle quali Alice dovette ritrarsi, portandosi le mani sulle orecchie.

 

  -Basta! Smettetela, o vi trasformo in coroncine!-

 

La minaccia si levò fragorosa nell’aria, riuscendo a sovrastare quel coro bianco di urla terrificanti. Non volò più una mosca cavallina, e Alice dovette a malincuore ritrarre nuovamente il desiderio di sradicare quelle erbette viziate e sfogliarle una ad una.

 

  -Non sono un’erbaccia, sono una persona, per l’amor del cielo! Mai vista una prima?-

 

La rosa rossa balbettò qualcosa sottovoce, accompagnata dal brontolìo sdegnato dell’Iris. Poi, la bella rosa riuscì ad abbozzare un sorriso.

 

  -C-cosa vuoi da noi…?-

 

  -Una semplice informazione.-

 

  -Pff!-

 

  -Cosa c’è da sbuffare, Iris?-

 

  -Non vedo perché mai dovremmo prestare proprio a te i nostri servigi…-

 

  -Beh, perché…perché altrimenti vi sradico uno ad uno!-

 

Alla rinnovata minaccia, nuovi strilli di terrore si innalzarono per l’intero giardino, ma l’Iris non si scompose, incrociando le braccia, o meglio, le foglie. Guardò la gigantesca “umana” negli occhi per qualche istante, studiando attentamente ogni suo particolare, ogni suo minimo movimento. Poi, fece un sorriso provocatorio.

 

  -Vediamo se ne hai il coraggio!-

 

  -Oh, certo che ne ho il coraggio! Io…-

 

Alice prese lo stelo del primo fiore che le capitò sottotiro, una margheritina molto graziosa, ma che adesso gridava di puro terrore, tentando invano di ritrarsi dalla gigantesca mano della fanciulla.

Fu lì che Alice si rese conto che anche quella era una vita come ce ne erano tante, una vita che avrebbe presto strappato via, nel vero senso della parola. La ragazza strinse i denti e, ribollendo di rabbia, lasciò andare il povero fiore, che si poggiò sul terreno, svenuto. Alice fece tre profondi respiri nel tentativo di raffreddare la sua collera bollente. Chiuse gli occhi e ingoiò tre volte la saliva, poi volse l’attenzione all’Iris.

 

 -Come facevi a sapere che non l’avrei fatto?-

 

Con grande sorpresa della fanciulla, il fiore fece un largo, sincero sorriso, imitato dalla rosa rossa.

 

  -Sei stato molto saggio, Iris, come sempre.-

 

  -Cosa sta succedendo?!-

 

  -Vedi, mia cara, guardandoti ho capito che il tuo animo è buono. Non avresti mai fatto del male a nessuno di noi.-

 

  -E poi, tu non sei un’Alice qualsiasi. Tu sei l’Alice!-

 

  -Sì! L’erbaccia che ci salverà dalla malvagia Regina Rossa, che ci usa per fare dei mazzetti per la tavola…-

 

Nell’immaginarsi una piantina con la Spada Bigralace in mano intenta a sconfiggere un gigantesco drago, Alice rise di gusto. Era contenta che i fiori non fossero più ostili nei suoi confronti. Forse ora, poteva chiedergli qualche informazione…

 

  -Ho bisogno del vostro aiuto.-

 

  -Dicci tutto, mia cara.-

 

La rosa rossa fece cenno ad Alice di parlare, chetando i fiori che ancora sparlottavano tra loro.

 

  -Io…sto cercando il Cappellaio Matto e…mi chiedevo se l’avete visto.-

 

  -Cosa è successo a Tarrant?-

 

  -Lo conoscete?-

 

  -In nome del cielo, se lo conosciamo! Passa spesso di qua, siamo noi che gli forniamo i deliziosi infusi per il suo thé! Orsù, mia cara, dicci cosa è successo al povero Tarrant…!-

 

  -Ecco…veramente…-

 

Alice diventò più rossa dei petali della rosa davanti a lei. Come poteva raccontare la verità di quello che era successo? Era così imbarazzante!

 

  -Qualcosa non va, mia cara?-

 

  -No, è successo che…praticamente…io…-

 

  -STOOOOOOOP!-

Alice sobbalzò violentemente a quell’urlo. Una grossa margherita dall’aria un po’ svampita interruppe la conversazione tra Alice e la rosa. Quest’ultima guardò gentilmente la margherita, lasciandole la parola.

 

 -Da ora in poi, lasciate fare a me!-

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

 

 

Et voilà! E come al solito, un altro ritardassimo ritardo! =D Questa volta perché aspettavo qualche recensione in più, però! =) E la mia attesa ha fruttato un nuovo lettore! TwT *si commuove…di nuovo* Bene! Spero di non avervi deluso! Devo essere sincera… finalmente un capitolo di cui non sono del tutto scontenta! UwU Forse perché mi piaceva molto l’idea di dare più spazio ai fiori, comparsi invece solo per qualche istante nel film. Devo dire anche che ci ho messo un bel po’ per elaborarlo come si deve. Ci sono dei punti che non mi convincono dal punto di vista della costruzione del periodo, ma pazienza =.= Non mi chiamo mica dizionario *-* Carissimi lettori! Voi che ne pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto? Ci saranno degli sviluppi abbastanza curiosi! >w< Recensite in tanti, che mi fa sempre un’immenso piacere! Grazie a tutti quelli che seguono con passione la mia storia e a chi l’ha inserita tra i preferiti!! Un abbraccio grande grande! ^-^

 

DolceRosellina

 

 

 

X SEVICHAN

 

Per fortuna ho notato che erroraneamente hai recensito sul capitolo 1! xD Sono stracontenta che ti sia piaciuto il capitolo e anche la poesia! =DD L’ho scritta di punto in bianco sul cellulare, mentre andavo a scuola, in un momento di ispirazione O.o All’inizio nemmeno avevo pensato di usarla per la fic xD Però l’effetto non è stato maluccio, dai *-* Spero che ti sia piaciuto tanto anche questo capitolo, mia cara gemellina! ^-^ Aspetto con ansia la tua prossima recensione! Un bacione!!

 

 

X ANGORIAN

 

Mia cara! =D Leggere le tue recensioni mi riempie sempre di gioia! Sono contenta di aver nuovamente attratto la tua curiosità, spero che continuerai a seguire senza mai annoiarti! Ci tengo tanto ad avere te come lettrice! <3 Un abbraccio!!!! =3

 

X 881

 

Ooooh, la mia nuova lettrice…TwT Innanzittutto, piacere di conoscerti!! =D *manda abbraccio volante* Non puoi capire la mia gioia nel leggere la tua recensione!!! Un altro membro del club “Diamo un calcio nelle palle a Burton!” x3x3 Sono stracontentissima che la fic sia di tuo gradimento, l’ho scritta apposta per chi, come me, desiderava un finale totalmente diverso! Beh, che dire di più? Spero che continuerai a seguirmi! Un grande bacio! ^^

 

X RAINBOWFAIRY

 

La tua recensione mi è piaciuta moltissimo! Sono molto contenta quando i lettori mi dicono che riescono a sentire le emozioni in ciò che scrivo, perché è proprio per quello che spesso non mi piace quello che viene fuori: non riesco mai a provare troppa emozione in quelle parole. Ma che sia normale? Non lo so, so solo che mi hai reso felicissima!!! Ah! Anche io detesto Alice perché ha fatto soffrire il mio povero Tarrant!! >.< Mi raccomando, continua a seguirmi! =D Ti mando un bacio! *0*

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7

 

 

Avrebbe potuto urlare con tutto il fiato che i suoi polmoni gli concedevano, avrebbe potuto divincolarsi fino a quando i suoi stessi muscoli non avessero iniziato a chiedere pietà, avrebbe potuto persino tentare di contrattaccare ma nulla, nulla in quel momento avrebbe potuto impedire ai maledetti soldati della Regina Rossa di afferrare il Cappellaio per le braccia, impedendogli ogni movimento. Il dimenarsi dell’uomo fece cadere a terra il suo amato cappello, che rotolò in un fitto cespuglio di more selvatiche.

 

  -Sta fermo!-

 

  -Il mio cappello!-

 

  -Ho detto sta fermo, bastardo!-

 

Il bastone della lancia sbattuto contro lo stomaco del Cappellaio gli provocò violenti conati di vomito, mentre ogni sorta di suono gli moriva lentamente in gola; non poteva neanche portarsi le braccia alla pancia per tentare di alleviare il dolore.

 

  Cosa ne sarà di me…?

 

Un solo pensiero, una sola parola, un solo nome, nella mente del Cappellaio, prima d’abbandonarsi a un sonno etereo che non sapeva quanto sarebbe durato. Frammenti di voci confondevano le orecchie stanche dell’uomo. E all’improvviso, gli ritornò in mente. Doveva essere davvero uscito di senno per aver dimenticato una cosa tanto essenziale!

 

  “Hai solamente un tre sorsi a disposizione. Stà bene attento a ciò che fai…”

 

***

 

  -Oh, Margherita, se sai qualcosa, ti prego di dirmela!-

 

Il fiorellino bianco zittì Alice con un gesto, chiuse gli occhi e si portò le mani (o le foglie?) alle tempie. La fanciulla fu lì per lì sull’orlo di strapparsi ad uno ad uno i capelli, disperata dalla situazione troppo ridicola per il problema serio che si stava affrontando. E ad Alice non piaceva scherzare sulle disgrazie altrui.

 

  -Ebbene?!-

 

  -Sai che a Tarrant piaceva molto il thé che gli fornivo io?-

 

Questo era troppo. Alice si alzò in piedi, la rabbia che gli scorreva nel corpo come veleno bollente. Fece cenno a Bayard di seguirla, voltò le spalle ai fiori e si allontanò dal praticello rigoglioso.

 

  -Non ho niente da fare qui, non posso perdere tempo…-

 

  -Alice…stai piangendo.-

 

L’affermazione di Bayard fece portare automaticamente le dita di Alice agli occhi, per poter constatare che, effettivamente, erano impregnati di lacrime.

  -Non posso sopportare questa superficialità, possibile che in questo mondo ci siano persone così egoiste, Bayard?-

 

  -Tesoro, non è necessario piangere.-

 

  -Oh, lo so bene!  Hai ragione…ma ho una sensazione terribile…-

 

  -Di cosa ti preoccupi? Tarrant sa badare bene a sé stesso. E poi non possiamo procedere oltre, mia cara.-

 

  -Come sarebbe a dire?-

 

  -Alice, oggi è il giorno Gioiglorioso.-

 

Quei sottilissimi fili che ancora reggevano la fragilità emotiva di Alice parvero spezzarsi come rametti al vento. Il giorno Gioiglorioso. In quel giorno, avrebbe dovuto sconfiggere il Ciciarampa, come predetto dall’Oraculum. Avrebbe dovuto salvare il suo tanto amato paese delle Meraviglie dalla perfida Regina Rossa...

 

  -ALICE!-

 

Il segugio e la fanciulla si voltarono di scatto, volgendo lo sguardo a un grazioso ghiro vestito di rosa, che freneticamente correva verso di loro.

 

  -Mallymkun! In nome del cielo, che è successo?-

 

  -Una…puff…una cosa terribile…puff…-

 

  -Riprendi fiato, Mally…-

 

Alice s’inginocchiò sull’erba, prese tra le mani il Ghiro e lo fece comodamente sistemare tra la pelliccia soffice di Bayard. Mallymkun riprese fiato per qualche minuto, doveva aver corso per diversi chilometri.

 

  -Alice…è successa una cosa orribile!-

 

  -Cosa, Mally?-

 

  -Il Cappellaio…-

 

Bastò una parola a far scattare la mente, il respiro e il cuore di Alice. Che Mallymkun sapesse qualcosa? Era forse vero il brutto presentimento che aveva avuto?

 

  -Cosa gli è successo, Mallymkun!?-

 

  -L’hanno preso, Alice…di nuovo…lo giustizieranno tra qualche ora…-

 

La voce del Ghiro era spezzata, mentre quella di Alice morì prima ancora di arrivare alla gola. Lo avrebbero giustiziato. No, no. Qualcosa non stava quadrando, mallymkun non poteva davvero aver detto la parola “giustiziato”. Giustiziato. Undici lettere, ciascuna una coltellata dritta nello stomaco. Si portò la mano sul braccio, pizzicandosi la pelle. E pregò Alice. Pregò di svegliarsi, pregò per l’ennesima volta di aprire finalmente gli occhi e trovarsi a casa, sul suo letto morbido e con una bella tazza di latte fumante sul comodino, magari. Poi, Alice vide un cielo coperto da una fitta schiera di nuvole poco promettenti. Vide un cappuccio nero, accompagnato da una gigantesca lama d’acciaio splendente come il buio più abissale che lentamente s’innalzava verso il cielo. E vide il cappello rotolare a terra, lentamente, accompagnato da un’ombra fatta di vivo sangue…

 

Stavo riflettendo sulle parole che inziano con la lettera M…

 

“Perché proprio con la lettera M, Cappellaio? Perché con la M e non con la A…? Ci sono parole più belle che iniziano con la lettera A…„

 

Parole che iniziano con la lettera M…

 

“Amicizia, per esempio! Amicizia inizia con la A. E’ una cosa bellissima, l’amicizia, non trovi…?„

 

Miserabile…

 

“No, ti prego! Non continuare…sono cose brutte, quelle, Cappellaio…A…A…Affetto! L’affetto! Non è una cosa meravigliosa, Cappellaio? Le parole con la A! Rifletti su    quelle, mio Dio!„

 

Malcontento…

 

“Se continui a pensare alle parole con la lettera M, non troverai che tristezza… Cappellaio… fermati, ti prego…A…Amore…non ti dice niente, questa parola, mio Cappellaio…? Ti…prego…„

 

Morte.

 

 

  -Alice…-

 

Il Ghiro s’arrampicò delicatamente sulla spalla della fanciulla, immobile come una statua di argilla. Le asciugò le goccie salate che impercettibili le attraversavano gli zigomi, giù, fino alla punta del mento, per poi cadere e morire sulla sua veste da notte azzurra di broccato.

 

  -Alice, dispiace tanto a tutti noi…-

 

  -No, Mallymkun. Noi…noi andiamo a salvarlo. Ora.-

 

 Bayard abbassò il capo e lo scosse, dissentendo.

 

  -Impossibile, Alice. Devi prepararti ad affrontare il Ciciaram…-

 

  -Non m’importa, Bayard.-

 

  -Ma Alice…!-

 

  -No, Mallymkun!-

 

La ragazza scattò in piedi, i pugni chiusi, i capelli appiccicati sulla fronte per il sudore freddo, le lacrime a fare la loro buona parte per inumidire ancora di più il suo volto.

 

  -Se non salvo il Cappellaio…non salvo Sottomondo…perché lui...lui è parte essenziale di esso, come lo siete tutti voi. E…-

 

Ripensò al grazioso cappellino distrutto. Ripensò a quella lettera, quella dannata lettera, quelle parole malsane, folli, improbabili.

 

“Amica mia puoi dirmi se posso restare accanto a te?„

 

Quanto le avevano fatto male le parole su quel foglio leggermente accartocciato, in bella calligrafia! Quelle parole impazzite uscite da una testa insana che tra poco tempo sarebbe caduta, assieme al cuore in pezzi di Alice e di chiunque gli volesse bene!

 

  -Va bene, Alice. Io sono con te.-

 

  -Grazie, Bayard, sapevo che non mi avresti abbandonata…Mally…?-

 

Il piccolo Ghiro contorceva le mani nervoso, i suoi occhi di perla nera inumiditi da lacrime che lottavano per uscire, combattendo contro l’orgoglio. Alice s’abbassò, per poter osservare il Ghiro negli occhi.

 

  -Mallymkun…sei con me?-

 

  -Alice…-

 

I goccioloni riuscirono finalmente ad invadere il candido pelo latteo del Ghiro, continuando a scendere uno dopo l’altro.

 

  -Promettimi…che si salverà…-

 

Erano attimi, ma erano secoli. Due anime, quelle di Mallymkun e di Alice, che s’infrangevano l’una con l’altra, incontrando gli stessi identici desideri, le stesse speranze. E la stessa paura di perdere qualcosa d’importante. Alice accarezzò con un dito la testolina del Ghiro.

 

  -Te lo prometto, Mally.-

 

***

 

Doveva solamente attendere. Tutto qui. Doveva attendere e lo Stregatto sarebbe giunto a salvarlo, avrebbe preso il suo posto e, al momento giusto, avrebbe dato una bella lavata di capo alla Mapocciona Caledetta. Attendere. Aspettare. Avere pazienza. E ancora attendere.

 

“Quando in volo te ne vai,

pipistrello cosa fai…

hai portato insieme a te,

la teiera ed il thé…„

 

Secondi. Minuti. Ore. Non che il Cappellaio li stesse contando, ovviamente, non ne era capace. Di una cosa era certo, però: qualcosa non andava. Era la cinquantaquattresima volta che canterellava tra sé e sé quella canzoncina ma, dello Stregatto, neanche un pelo. Eppure, stava per essere giustiziato. E ricordava bene che, a quel punto, come da copione, sarebbe dovuto entrare in scena lo Stregatto per portarlo al sicuro. E il problema cominciava a diventare abbastanza serio dato che, se il gatto non si presentava, poteva dire ciao alla zucca!

 

  -Tarrant Hightopp…-

 

  -Uh, oh, sono io!-

 

Il Cappellaio sorrise sghembo al Soldato Rosso che aveva pronunciato il suo nome. L’uomo s’alò in piedi di scatto, senza distogliere lo sguardo dalla Carta.

 

  -Coraggio, muoviti. Il boia ti aspetta.-

 

  -Ehm…credo che ci sia stato un errore, io non dovrei essere io, cioè, teoricamente dovrei, ma non lo dovrei essere, perché se lo fossi non lo sarei e…-

 

  -Smettila! E cammina, la Regina non ama aspettare.-

 

Il Cappellaio si rassegnò e uscì dalla cella, il capo chinato, avendo compreso cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Oh, se solo avesse avuto quella palla di lardo e pelo sotto le mani! E adesso..? Camminò lungo tunnel sotterranei dalle mura indistingubili, nella penombra, scorgendo celle di povere creature che avrebbero fatto, di lì a poco, la sua stessa fine. Il Cappellaio accennò a toccare il suo taschino, dove conservava ancora la pozione opalina che aveva causato tutte quelle disgrazie. La maledì, anche se si rendeva conto che sarebbe stata lei la sola speranza di poter sopravvivere. Ma le sue mani erano congiunte da catene di ferro, dietro la schiena. Anche se avesse voluto, non sarebbe ruscito neanche ad odorare il fluido magico. E non sarebbe stato fortunato come l’ultima volta, quando non si era mai sentito così vicino alla morte. Eppure, il Cappellaio comprese che era quello il vero momento in cui sentiva a un passo il sonno eterno…

 

  -Amo le esecuzioni mattutine, voi no?-

 

  -Sì, vostra Maestà!-

 

Falsità. Menzogna. Bugia. Doppiogioco. Sinonimi mescolati tutti insieme in un calderone d’ipocrisia. Questo era il veleno che circondava la Regina Rossa, che le infettava la mente, che l’ammalava di malvagità e puro desiderio di vendetta contro qualsiasi cosa che non le andasse genio. Lentamente, il Cappellaio fece capolino dalla porta d’accesso alla piccola arena dove avvenivano le esecuzioni. Al centro di essa, una grande botola dove sarebbe dovuta rotolare giù la sua testa, e il boia con l’ascia affilata, pronto ad accompagnarlo verso un viaggio che sarebbe stato infinito. Il tempo di inginocchiarsi accanto al carnefice, di poggiare la gola sull’incavo della trave di legno, l’ordine di morte appena accennato dalla Regina Rossa…

 

  -Fermi!-

 

La folla si voltò in perfetto coordinamento verso la voce che s’era sparsa nell’aria di colpo, come un tuono nel pieno di una notte serena. Alice comparve sulla soglia del portone da dove era entrato anche il Cappellaio, seguita dal fedele Bayard e dalla piccola Mallymkun. Lo sguardo di Alice finì inevitabilmente con l’incrociare quello della Regina che, sbigottita da quella inaspettata comparsa, aveva fatto cadere il suo scettro d’oro e rubini: la sua mente era annebbiata da qualcosa di indefinibile, probabilmente dalla tossina d’odio che continuava imperterrita a produrre la sua mente malata. Alice. Quella Alice.

 

  -Tu…COME OSI PRESENTARTI QUI?-

 

 Alice sussultò alle parole di disprezzo e ira della sovrana. Il Ghiro s’avvicinò alla fanciulla, l’aria turbata e il codino tremante come una foglia d’autunno.

 

  -H-ha-hai un piano, n-non è vero?-

 

  -No, Mally…-

 

  -Oh, benissimo…-

 

  -Alice…!-

 

Il Cappellaio non poté far altro che mangiare con gli occhi la figura della sua Alice, sussurrando il suo nome come se fosse aria fresca da respirare. Era venuta a salvarlo…?

 

  Ma come, Tarrant? Già ti sei dimenticato di tutto quello che ha detto di Sottomondo?

 

  -Oh, stà zitta!-

 

Ammutolì quella dannata voce che gli ronzava nella testa nei suoi momenti peggiori, concentrando la sua attenzione verso la bionda fanciulla. Si guardò un attimo attorno, studiando la situazione con cautela. Alice era disarmata. Mally, con uno spillo per spada, avrebbe potuto fare poco. Pinco Panco e Panco Pinco, che per tutta la scena non avevano fatto altro che chiudersi gli occhi, non avevano un’arma neanche loro. Ma allora…cosa diavolo aveva intenzione di fare, Alice?

 

  -Maestà…lasci andare il Cappellaio e…e io sarò dispostissima a prendere il suo posto.-

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

 

Aaaaaaaaaaccidenti!!!! ç_____ç Altro megaritardo!!!! Volevo far finire prima la scuola, avevo così tanto da studiare per le ultime interrogazioni! Mi dispiace di avervi annoiato con l’attesa, spero di non avervi deluso, mi dispiace tantissimo! Ma ora sono iniziate le vacanze! Ora sarà tutto di verso, ve lo prometto! Datemi un’ultima chance … T_T Ci tengo così tanto a voi..! Spero come minimo che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che possa risparmiarmi un’ascia dritta sul collo… chiedo ancora scusa! Dite la verità, sono stata un po’ bastarda…alla fine del capitolo precedente, sembrava che la margherita chissà cosa volesse fare…e invece!! xD Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto! Attendo le vostre recensioni, soprattutto critiche, per poter migliorare sempre di più! Mando un bacio a tutti voi! A prestissimo!!!

 

DolceRosellina

 

 

X SEVICHAN

 

Sevichan!!! Mi dispiace soprattutto d’aver fatto aspettare te, gemellina mia! T.T E più che chiedere di nuovo scusa, non lo so, davvero! Uh! *_* Potrei impiccarmi *-* E’ una buona idea! =D Oh, no, poi è peggio, perché non potrei continuare a scrivere ù.ù Spero di non averti delusa con questo capitolo! Cosa ne pensi? =D Un bacio grande grande! ^^  PS: che ne diresti di scambiarci l’indirizzo msn? =)

X 881

 

O, mamma! Spero di aver interrotto quelle visioni terribilmente infelici! xD Anche a te, le mie personali scuse per il ritardo, davvero. Sono mortificata! Spero che come minimo questo nuovo chap abbia addolcito la voglia di vendetta su di me che sono convinta che abbiano tutti quelli che stanno seguendo questa storia! >.< E tu? Che ne pensi dunque di queso nuovo svolgimento? Ti ha incuriosita? E’ ben reso secondo te? Bacioniiiiii!!!!!

 

X RAINBOWFAIRY

 

E tu, che mi hai così supplicato per aggiornare presto!! Che senso di colpa che ho! T.T Spero che anche tu possa perdonarmi e che per questo non smetterai di seguire la storia! Mi è piaciuta molto la tua recensione, mi ha fatto ridere quando hai detto che Alice finalmente ha tirato fuori le palle xD Era esattamente l’idea che volevo rendere! Basta andare di qua e dillà a piagnucolare sul “Chi sono, dove sono, è un sogno, non so sconfiggere nessuno…” e robaccia smielata simile! Insomma, ti prometto solennemente un capitolo al più presto! Anzi, mi metto a scrivere ora. *-* Un abbraccio forte forte!!! >w<

 

X SAKURA2480

 

Che gioia ricevere una tua recensione, dopo aver letto la tua bella, bellissima fic (della quale esigo un aggiornamento, perché non sto nella pelle xD) !!! Fortuna che tu l’hai letta da poco, quindi spero che non ti sia annoiata ad aspettare come gli altri poveri miei lettori! ^^ Cosa ne pensi di questo nuovo aggiornamento? Spero che continuerai a seguire, cosa che sarà reciproca per la tua fic!! Un bacione!! =DD

 

 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8

 

 

Silenzio. Un silenzio che spaccava le orecchie. Un muto silenzio, troppo surreale per poter essere descritto. Solamente la Regina Rossa pareva sentire ancora il riecheggiare delle parole di Alice nelle orecchie. Un brivido gelato percorse la colonna vertebrale della sovrana: le sue dita affusolate, adornate da preziosi anelli d’argento e rubini, cominciarono piano a vacillare, accompagnate dal lievissimo battere dei suoi denti. Tutto era troppo semplice. Tutto era troppo assurdo.

 

  -Questo…questo significa…che ho vinto…?-

 

  -Alice! Sei impazzita?! Vai via, scappa!-

 

Le urla del Cappellaio Matto gli costarono un potente colpo all’altezza dello stomaco da parte di un Soldato Rosso appostato lì vicino. Alice chiuse gli occhi e abbassò il capo, gli occhi grondanti di lacrime ansiose di scivolare giù, Mallymkun che sussurrava angosciata il nome dell’amico, Bayard gemette debolmente.

 

  -Ho vinto…?-

 

Nessuno, neanche il vento s’azzardava a emettere alcun suono. La sovrana curvò leggermente all’insù un angolo della bocca, lo sguardo puntato verso il nulla. Un abbozzo di sorriso che diventò presto una risata isterica, insana, una risata che faceva venire i geloni. Rideva e rideva ancora, la Regina Rossa. Non poteva credere d’essere riuscita a ingannare l’Oraculum, a riscrivere il Destino, a vincere. Vincere su Alice, impedendole di portarle via la corona, il trono, il Regno, il suo Regno. Sottomondo, il paese delle Meraviglie. Era tutto straordinariamente SUO. E nessuno sarebbe arrivato a portarglielo via, mai più.

 

Aveva il potere.

 

Aveva la vendetta.

 

E la Regina Rossa non si era mai sentita così maledettamente potente.

 

  -Vostra Maestà…vuole che la giustiziamo subito..?-

 

A interrompere quel momento ghiacciato fu Ilosovic Stayne che, turbato dalla reazione della Regina, aveva pensato che fosse meglio arrivare al sodo. Dopotutto, il Giorno Gioiglorioso doveva ancora terminare.

 

  -Oh, certamente, Stayne...ma sarò io a tagliarle la testa, con le mie stesse mani.-

 

***

 

Una coda felposa, leggiadra, quasi evanescente in un cielo troppo sereno per un giorno triste come quello, si divertiva a volteggiare nella fresca aria tardo-pomeridiana. Un rumore deciso di tacchi sulle candide piastrelle di marmo fece sospendere il dondolio della soffice coda, che si raggomitolò attorno al corpo del suo proprietario, facendo sembrare la creatura un pon-pon.

 

  -E così non sei andato.-

 

  -Non…non mi aspettavo che lo…giustiziassero subito…-

 

La Regina Bianca si portò le mani al petto, chiudendo le ciglia scure. La vista di uno Stregatto col sorriso morto sul muso e la voce mozzata dal senso di colpa era qualcosa di più potente d’una freccia in pieno petto. Gli si avvicinò, sfiorandogli il capo morbido.

 

  -Non è colpa tua, Stregatto…come hai detto, non sapevi che l’avrebbero messo a morte appena catturato…ma…non dobbiamo perdere la speranza…Alice è ancora la nostra paladina.-

 

  -Conoscendo Alice…sarà andata senza dubbio a salvare Tarrant. Quella fanciulla è tanto valorosa quanto stupida.-

 

  -Oh…non è stupida. Ha solamente un cuore capace di grandi cose…ma quel cuore è quasi totalmente occupato da qualcosa che le impedisce di usare la ragione.-

 

  -E meno male, mia Regina. Perché se si pensa di sopravvivere quaggiù con la ragione, si ha ben poca opportunità di sopravvivere.-

 

  -Sagge parole, amico mio.-

 

  -Ce la faranno…?-

 

La sovrana alzò gli occhi al cielo, sospirando dolcemente. Fissò le nuvole di latte, che si divertivano a nascondere il Sole e a passeggiare lentamente nel cielo limpido. Strinse con la mano un lembo del suo elegante abito con forza, quasi a cercare di trovare la forza di credere lei stessa in quello che diceva. E pregava con tutto il cuore che il Destino non cambiasse.

 

  -Prepariamoci, Stregatto. Andiamo a far visita alla mia sorellina.-

 

***

 

Le vene della Regina Rossa s’ingrossarono sulla sua mastodontica fronte impossibilmente pallida. Le sue mani prudevano e la sua vista era assetata dalla voglia di vedere quel bel visino d’angelo cadere sotto i suoi piedi, e la Regina non andava morto d’accordo con la Pazienza almeno quanto il Cappellaio col Tempo. Dì lì a poco, avrebbe potuto inevitabilmente dissetare la sua voglia, senza interferenze d’alcun genere. Si alzò dal trono e scomparve dietro le tende rosse che separavano il balcone dove risiedeva dalla Reggia, per comparire diversi minuti dopo sulla soglia della porta dell’arena.

 

  -Incatenatela!-

 

Alice non si mosse, anzi, preparò le sue mani dietro la schiena, ma non appena le guardie le si avvicinarono, Mallymkun saltò addosso ad una di loro, mentre Bayard azzannò il piede di ferro di un’altra.

 

  -Cosa fate! Fermatevi, vi prego!-

 

  -Scappa, zuccona!-

 

Fermare il segugio non occupò molto tempo alle guardie, mentre il Ghiro fu più complesso da immobilizzare, ma alla fine il triste Destino volle che anche Mallymkun venisse catturata. Alice venne incatenata e i due animali rinchiusi in gabbie provvisorie di ferro, sotto lo sguardo inorridito di Pinco Panco e Panco Pinco, di Alice e di quello del Cappellaio, che ancora agonizzava per il colpo ricevuto. La Regina Rossa s’avvicinò ad Alice, la quale non aveva distolto lo sguardo dalla sovrana neanche per un istante. La Rossa la guardò con disprezzo, un sorriso pieno di disgusto e malvagia gioia le ornava il volto.

 

  -Ora, Alice, morirai. Come ci si sente a perdere…?-

 

  -Come ci si sente a non essere amati, Vostra Maestà…?-

 

Un ceffone improvviso venne scagliato in pieno volto ad Alice, il suo orecchio bruciò e la vista le si annebbiò per qualche istante. Qualche goccia di sangue uscì da alcuni angoli della guancia della fanciulla, ferita dall’argento dei numerosi anelli. La folla era oramai inorridita e si mordeva la lingua per non sussultare: ognuno sapeva, dentro di sé, che anche un respiro esalato male avrebbe potuto essere l’ultimo della loro vita.

 

  -Non sei nelle condizioni più adatte per parlare, lo sai, Ehm? Ho aspettato davvero troppo a lungo questo momento… il momento in cui t’avrei distrutta, il momento in cui finalmente la mia adorata sorellina potesse capire chi è che comanda e di chi è la corona! E ora la sua amata paladina morirà.-

 

  -Concedetemi almeno qualche minuto, Vostra Altezza. Vorrei prima dire una cosa al Cappellaio.-

 

  -Tsk!-

 

La Regina Rossa fece cenno con una mano e s’allontanò, avvicinandosi al boia e rimanendo a monitorare con attenzione la scena, sfilando la pesante ascia di ferro dalle mani del carnefice. Stayne comprese al volo il gesto d’ordine della Regina, facendo a sua volta cenno a due Soldati Rossi di afferrare il Cappellaio per le braccia ed avvicinarlo alla prigioniera. L’uomo venne spinto e fatto cadere a terra, senza che potesse attutire la caduta con le mani che erano, come quelle di Alice, legate dietro la schiena. Alice s’inginocchiò davanti al Cappellaio, lottando ancora con le lacrime affinché rimanessero negli occhi e non scivolassero via. Non voleva dimostrarsi debole, non voleva far capire che aveva paura, né che sembrasse poco convinta della sua scelta.

 

  -Cappellaio…-

 

L’uomo tentò di mettersi in ginocchio anch’egli il più velocemente possibile, conoscendo il poco tempo concesso loro, ma la sua mente, i suoi occhi e le sue forze barcollarono e il Cappellaio perse l’equilibrio, cadendo sul petto della fanciulla.

 

  -Perdonami, Alice…-

 

La ragazza poggiò delicatamente il capo su quello del Cappellaio, inspirando il delicato e inaspettato profumo di zucchero e latte dei suoi capelli di rame. Lente e impercettibili, alcune furbe goccie salate riuscirono a scappare dalla loro prigione, bagnando appena il morbido cespuglio arancione.

 

  -No, perdonami tu, Cappellaio… non sono riuscita a ritrovare la mia moltezza…-

 

  -Ti rivelo un segreto…-

 

L’uomo riuscì ad alzare il volto sciupato verso quello della sua piccola Alice, inebriandosi dei suoi lineamenti, delle sue guance rigate leggermente e dei suoi occhi di nocciola. Poggiò stanco la sua fronte su quella della fanciulla, respirando quasi unicamente per necessità di non svenire ancora. Sussurrò le sue parole come se non dovesse saperle nessuno all’infuori di loro due, compresa l’aria, il Tempo e il Destino stesso.

 

  -Tu non l’hai mai perduta…-

 

Il lucchetto del cancello che rinchiudeva le lacrime di Alice negli occhi  fu spazzato via ed esse, trattenute sino ad allora, vennero liberate tutte insieme, l’una dopo l’altra. Solo poco dopo la mente della ragazza riuscì a rendersi conto che l’uomo non era che a poche zollette di zucchero da lei: il respiro lento e rado del Cappellaio sfiorò il naso bagnato della fanciulla, facendolo leggermente contorcere, animato da un violento brivido che attraversò il corpo della paladina in lacrime.

 

  -Alice…sei sicura di volerlo fare…?-

 

  -Non devi preoccuparti per me, Cappellaio. Starò bene non appena mi sveglierò.-

 

  -Pff, che sciocchina che sei…-

 

Le pudiche labbra dei due si avvicinarono lentamente l’una all’altra, troppo sciupate dal desiderio di sentirsi unite in una cosa sola, ignare di come stessero facendo sgretolare il delicato castello di sabbia che teneva saldo Sottomondo attraverso la follia. O forse no. Forse era quella la vera follia…

 

“Sento chiaramente la mia poca razionalità rimasta andare a pezzi…

la sento chiedere aiuto, chiedere di non essere abbandonata…

ma non posso, non voglio che prenda possesso di me,

non questa volta, almeno…

Non ora che, per la prima volta, so che cosa voglio.

E se sarà un errore,

sarà il più bell’errore della mia vita…„

 

“Se in questo momento il Ghiro o il Leprotto mi chiedessero:

“Che cosa stai facendo?”, gli risponderei che ho completamente

perduto la ragione. E riderebbero, lo so.

Sanno che oramai non la ho più,

forse non l’ho mai avuta.

E Alice è così vicina che mi viene da sorridere…

O forse ha mangiato troppa Tortinsù,

e per questo la vedo così grande?„

 

Solitudine. Finzione. Sogno. Gioia. Malinconia. Dolcezza. E la bocca di Alice che, lenta, ingabbiò il labbro inferiore del Cappellaio, la quale mente malata non faceva che chiedersi come agire e come reagire a quel contatto, troppo insano persino per un matto come lui. Tentò quindi di imitare Alice, baciando la sua bocca vergine e fresca. Alice maledì le catene che tenevano le sue mani bloccate, rimpiangendo il fatto di non poterle usare per tenere salde le braccia dell’uomo, che tremavano come un pulcino bagnato.

 

Erano due pezzi d’un puzzle, Tarrant e Alice.

 

Due frammenti di porcellana,

 

congiunti da una colla chiamata

 

Delirio.

 

La Regina Rossa era rimasta lì, senza riuscire a proferire una sola parola, cosa assolutamente inconsueta da parte sua. Immobile, lo sguardo posato su quello spettacolo di dolce irrazionalità. Una visione che non riusciva a comprendere, ma che fece tingere interamente di porpora il suo volto. Le sue strambe sopracciglia si curvarono in una malata espressione d’odio, mentre l’ultima goccia cadde lenta nel piccolo vaso che controllava la sua ragione.

 

  -Ora basta! Stayne! Portala qui, ADESSO!-

 

Il Fante fu lesto ad afferrare per i biondi capelli la fanciulla che, in lacrime, fu costretta ad interrompere quel contatto innocente e disperato. Tenendole saldi i capelli, Stayne le cinse la vita con un braccio, avvicinando la bocca al suo orecchio.

 

  -Non deve andare per forza così…-

 

Il suo naso aquilino affondò nei capelli di Alice, assaporandone l’odore e violando il suo delicato collo con un piccolo bacio.

 

  -Lasciala andare, razza di…!-

 

Il Cappellaio fece appena in tempo ad alzarsi appena, che un calcio in pieno petto lo fece nuovamente rovinare a terra, questa volta senza riuscire a rialzarsi.

 

  -Cappellaio...!-

 

  -Cosa stavo dicendo…? Ah, sì… posso salvarti la vita, Alice, però…-

 

  -Preferisco morire, lurido bastardo.-

 

  -Ehi, ehi… che termini volgari per una bella fanciulla come te…-

 

  -Che sta succedendo lì?! Stayne! Porta qui quella maledetta!-

 

  -…ma l’hai voluta tu!-

 

Il Fante di Cuori trascinò Alice per i capelli al cospetto della Regina Rossa e la sistemò con violenza nell’incavo dell’asse di legno dove l’ascia avrebbe tagliato a metà il suo collo. La trave era intrisa di rilevanti macchie di sangue più o meno recenti, consumata da grandi tagli e incisioni. Alice vide il fondo di quella sorta di pozzo che la sua testa avrebbe raggiunto: con grande sorpresa, scorse le acque del fossato, sul quale galleggiavano indisturbate un numero spropositato di teste oramai grigie e aride. Sebbene la prima volta era riuscita a raggiungere il castello camminando sopra quei capi mozzati, ora Alice dovette chiudere gli occhi a quella visione, che più che mai le parve ripugnante. La Regina Rossa afferrò con entrambe le mani l’ascia. Pinco Panco e Panco Pinco si coprirono gli occhi a vicenda, incapaci di assistere a un tale spettacolo. S’innalzò lenta nell’aria la grande arma di ferro scintillante. La folla s’irrigidì, Mallymkun già in lacrime attendeva ad occhi chiusi il fatidico istante, Bayard chinò il capo con un gemito, il cuore del Cappellaio s’era arrestato. E l’ascia cadde giù.

FINE CAPITOLO

 

 

 

 

O mamma…O MAMMA….ma che ho scrittooooooo! çAAAAAAAAAAAAç

Tuttavia…ho mantenuto la parola e sono stata (più o meno) puntuale! Spero che la stessa ascia non venga impiantata nel mio collo per il contenuto indecente di questo capitolo…ma siamo quasi alla fine! Coraggio! Dovrà accadere ancora un bel po’ di roba!!! O mio Dio…sono entrata in panico alla scena del bacio!! Perché…perché…io finora non sono riuscita a leggere una fanfic dove venisse descritto bene, perché un bacio mi è completamente difficile da immaginare in tutti i suoi particolari! Spero di essere riuscita a scrivere una cosa abbastanza decente! ç_ç Quando ho vist, poi, il numero di recensioni dell’ultimo capitolo… mi si è riempito il cuore di gioia e la mia voglia di dare il meglio di me è esplosa come un palloncino! Attendo sempre le graditissime recensioni! Grazie davvero di cuore a tutti quelli che seguono la mia storia! Un bacio!!!

 

DolceRosellina

 

 

X PIKKOLABIMBASOGNATRICE

 

W i film mentali, mia cara!!! x3 Non posso vivere senza farmene almeno uno o due al giorno…buhuhu!!! *-* Spero che il nuovo capitolo ti sia piaciuto!! Come ti è sembrato? Un bacio, a prestissimissimo! =D

 

X SAKURA2480

 

Che gioia che mi hai dato, quando mi hai detto che è scritta così bene da sembrare un film! Giuro che è uno dei complimenti più belli che per me si possano ricevere…! Sapere che riesco a far lavorare bene la mente dei lettori, mi riempe l’anima di felicitàààà!!!!! x3 *vola* Spero di essere riuscita a salvare la mia testa, con questo capitolo xDxD Un bacio graaande grande! <3

 

 

X SEVICHAN

 

Tesoro! =D Intanto ti do il mio contatto msn! Lo scrivo qui perché anche se lo piglia qualche altro lettore mi fa solo piacere! ^^ E’ anna94ever@hotmail.it ! Bene, veniamo quindi alla tua recensione… urca! *___* Se scrivi poemi non mi fai altro che felice!!! xD Sapevo che alla fine i fiori non avrebbero portato a nulla di buono, quelli sono bravi e belli soro per i boquet improvvisati!! xD Come vedi, Tarrant ha influenzato tanto il destino con la pozione, che neanche lo Stregatto ha saputo immaginare come sarebbe cambiato il corso della storia =( E ora Dio solo (e forse anche io xD) lo sa cosa accadrà!! Aspetto con ansia la tua recensione di questo capitolo!! Bacioooo!!!! *0*

 

 

X RAINBOWFAIRY

 

Hahahhahahahhhhaaa!!! x°°°D Mi ha fatto morire il tuo commento su Alice!!! Oddio, se lo rileggo, muoio!! Hahaha! xDxD Ebbene, ecco il nuovo charter, in risposta a tutte le tue domande! Ebbene sì, la Regina Rossa non è altro che una povera donna incompresa! ç_ç E IO LA CAPISCO! Io come lei sono la maggiore dei miei quattro fratelli, ma MAI che me ne sia data vinta una! Sempre primi loro!! Però, al contrario di Iracebeth, io a loro voglio bene! xD E le tue recensioni vanno sempre oltre il gradimento! ^^ Ebbene sì, ho appena concluso il secondo anno di liceo artistico, sezione Architettura. Missione zero debiti: completata! ùwù *si schiaffeggia da sola* Ok, ora basta. =D Non so con certezza quanti capitoli possano mancare, ma di certo non molti! Un grande abbraccio e un bacio, a presto cara! =)

 

 

X 881

 

Aaaaaaaaaah! °AAAAA° Perdono, perdono!!! >.< Non tarderò mai più o rischierò d’essere maciullata da te, darling! >.< Promesso! Ok, minchiate a parte.. xD La tua collegaH ha ragione! ù.ù E condivido la sua teoria! =D E con questo non voglio giustificarmi, aggiornerò il prima possibile comunque! xD Spero che anche stavolta quello che ho scritto non abbia deluso le tue aspettative, mia cara! Ti aspetto alla prossima, attesissima recensione! >w< Bacio!!! *w*

 

 

X EURIDICE VOLTURI

 

Innanzittutto, piacere di conoscertiiii!!! ^w^ Un nuovo lettore è sempre graditissimo, e mi commuove ogni volta!!! TwT Felicissima di sapere che ti sia piaciuta la mia storia, fin qui! E conto sul fatto che tu possa continuare a recensirla e soprattutto a seguirla! Che ne pensi di quello che accade in questo capitolo, allora? Un abbraccio!!! ^^

 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9

 

 

…Tic…Toc…Tic…Toc…Tic…Toc…

 

Alice…Alice!

 

…Tic, Toc, Tic, Toc, Tic, Toc…

 

Did someone pull you by the hand…?

 

…Tic-Toc, Tic-Toc, Tic-Toc, Tic-Toc…

 

How many miles to Wonderland…?

 

…Tic Toc Tic Toc Tic Toc Tic Toc…

 

Please tell us so we’ll understand…

 

…TicTocTicTocTicTocTicToc!!

 

Oh, Alice!

 

 

Twinkle…Twinkle…Little Bat…

 

How I wonder… where you’re at…

 

Up above the world…you fly…

 

Like…a tea tray in the…sky…

 

 

 

Se per il Cappellaio fosse esistito il Tempo, esso si sarebbe fermato.

 

Morto.

 

In un lucente lago di rubino.

 

In un lucente lago.

 

Un lago rosso scarlatto.

 

 

Un urlo. Un semplice urlo, come ce n’è tanti. Ci sono le urla liberatorie. Le urla di terrore. Le urla di gioia. Le urla di dolore. Quell’urlo, non era tra questi. Quello era un urlo diverso.

 

Quello era l’urlo d’un Cappellaio Matto.

 

Cercatelo, se volete. Sui vocabolari, sui libri. Chiedete in giro, semmai. Oppure provate a immaginarlo, se proprio avete voglia. Ma posso affermare con certezza che sarà una cosa vana. Perché non potrete mai neanche sfiorare l’idea dell’urlo d’un Cappellaio Matto.

 

Eppure, vi dico, è più straziante d’una carestia.

 

Più doloroso d’una malattia.

 

Più disperato, forse, della Morte stessa.

 

Urla d’un Cappellaio Matto.

 

Continue, imperterrite, rinnovate.

 

Un uomo consunto dalla disgrazia.

 

Un uomo usurato dalla follia del dolore.

 

In un gesto completamente manovrato da quella che poteva, forse, essere chiamata disperazione, l’uomo premette con violenza il suo fianco al nudo pavimento in pietra, schiacciando quella maledetta fiala a cui s’era affidato. La frantumò convulsivamente, logorandosi il cappotto fino a squarciarsi la pelle, bagnandosi delle ultime goccie della pozione che ora si congiungevano al suo sangue. Eppure, sapeva che la colpa non era della pozione. Sapeva che non era colpa della Regina Bianca. Sapeva che non era colpa del Destino. L’unica persona ad esser stata causa di tutto quello non era che lui. La colpa era la sua e del suo inammissibile, intollerabile, imperdonabile egoismo.

 

 

Urla d’un Cappellaio Matto.

 

 

 

***

 

 

La Regina Bianca scese rapida dal suo cavallo opalino non appena lei e il suo esercito non furono giunti davanti all’imponente dimora della maledetta sorella. Il Bianconiglio le strattonò un’angolo dell’abito lattescente, per poter attirare la sua attenzione.

 

  -Vostra Maestà, come dobbiamo agire…?-

 

La sovrana si voltò verso l’esercito, pronta a comandare. Chinò il capo per qualche istante, come per trovare il modo giusto di enunciare i suoi ordini. Fece poi per aprire la bocca e parlare, pronta a informare il suo seguito del suo piano, ma qualcosa di inspiegabile, qualcosa di veramente insolito le bloccò le corde vocali. Qualcosa che le faceva raschiare la gola. E faceva male.

 

  -Vostra Maestà, noi siamo pronti a…-

 

  -Shhhh, hai sentito anche tu, McTwisp…?-

 

  -Oh, mia Regina, le chiedo perdono, ma non ho prestato attenzione a…-

 

  -McTwisp…-

 

  -Cosa succede, Altezza?!-

 

  -S…state qui….-

 

  -Com…?! Vostrà Maestà! Dove correte, oh Cielo!-

 

  La Regina Bianca afferrò due lembi della sua gonna, per poter facilitare la corsa. Attraversò il ponte levatoio che collegava il sentiero al Castello dei Iracebeth. Un violento fastidio alle tempie l’accompagnò per tutto il percorso, chiedendosi istericamente perché non ci fossero guardie a controllare l’entrata, né a sorvegliare l’interno del palazzo. Seguì quel suono frustrante che solo lei sentiva, che le pugnalava con mille lance il cuore e glielo apriva in due come una noce. Non passarono che pochi minuti, prima che la donna giungesse nell’arena, entrando dalla cancellata riservata ai sudditi. La plebe s’accorse in pochi attimi di quella presenza completamente fuori luogo e inaspettata: non c’era una sola persona a cui non tremasse almeno una parte del corpo o che non avesse gli occhi velati dall’orrore. La Regina Bianca manteneva altezzosa il suo autocontrollo che sentiva schizzare via dalla sua pelle, la folla che le liberò un passaggio per poterla far avanzare.

 

Non lo avessero mai fatto.

 

  -Benvenuta, Mirana.-

 

La Bianca dovette deglutire almeno una decina di volte e sgranare gli occhi fino a farsi male per non crollare a terra. Tuttavia, non avrebbe resistito ancora per molto davanti a quello spettacolo raccapricciante. Fine dei giochi.

 

  -Era….necessario arrivare…a tutto…a tutto questo…-

 

  -Bene, molto bene, a quanti pare la mia sorellina non ha più assi nella manica.-

 

  -Era solo una…una…-

 

  -UNA COSA? UNA RAGAZZINA?-

 

  -Iracebeth…-

 

  -Anche io ero una ragazzina, allora, proprio come te, disgraziata!-

 

La Regina Rossa, oltre alla ragione, perse totalmente anche il controllo di sé stessa, iniziando a bagnarsi le guancie di lacrime come mai, mai aveva pensato di poter fare. Il trucco le colava sotto agli occhi, facendo scivolare scie d’acqua nere che le macchiavano il volto corrotto dalla malizia.

 

  -Ero una ragazzina anche io, Mirana. E’ vero, tu eri più piccola, ma ero pur sempre una ragazzina. E la maggiore per giunta… perché hai dovuto rovinare tutto!?!-

 

Grida. La Rossa tremava come un albero nel mezzo di una tempesta, gli occhi e le guancie gonfie e rosse. Le mani persero ogni genere di forza, lasciando rovinare a terra la grossa ascia imbevuta di sangue. Iracebeth piangeva frustrata, stringendo i denti con violenza.

 

  -Se non fossi arrivata tu… se solo non fossi arrivata tu…-

 

La sovrana Rossa cadde in ginoccho, lo sguardo puntato sulle goccie di liquido rosso che indisturbate sembravano divertirsi ad intingere le pietre grige.

 

  -Se non fossi arrivata tu…non sarebbe…successo…-

 

  -Questo…è senso di colpa, Iracebeth…?-

 

Un’affermazione che violò con troppa aggressività l’orgoglio della Rossa. Una frase che fece scattare un allarme troppo violento da poter sovrastare ogni vaga emozione.

 

  -Guardie! Tagliategli la testa!! Anzi, no, uccidetela, non m’importa come!!-

 

Le Guardie s’affrettarono ad obbedire agli ordini della loro Regina, ma non appena furono lì lì per afferrare la Bianca e infilzarla con le loro lance acuminate, una di esse si bloccò all’istante: dapprima si portò le mani ferree alla pancia, per poi cadere in ginocchio in preda a violenti conati.

 

  -Che scherzo è questo?!-

 

Stayne sgranò gli occhi alla visione delle Guardie Reali che, lentamente, iniziavano a liberare goccioloni dal loro intero corpo, quasi…come se si stessero fondendo. Il Fante di Cuori piegò la bocca in un’espressione a dir poco drammatica quando disgraziatamente la sua testa volle andare a parare su quell’ipotesi terribile. Si voltò di scatto verso la Regina di Cuori, ma a quanto pareva la sua sovrana pareva aver già capito da tempo ciò che stava accadendo: senza riuscire ad interrompere i singhiozzi disperati, la Rossa iniziò ad avvertire un violento bruciore  dapprima sulle mani. Poi alla pancia, sulle gambe, alla testa. E con i suoi occhi, rossi come il sangue che le macchiava le vesti, vide la fine di tutto.

 

 

“Se la beata mente Creatrice

 

terminasse di brillare,

 

il vento vitale

 

di Wonderland

 

mai più potrebbe soffiare….„

 

 

 

  -Proprio così, Racie… vedo che ricordi l’avvertimento che ci dava sempre nostra madre. Quello che chiamavi “frottole”.-

 

  -Sme…smettila, Mirana… ti prego…-

 

  -Ci hai condannati tutti…-

 

Come acqua fresca su un dipinto meraviglioso appena terminato, il cielo di Wonderland iniziò a sciogliersi. Così come anche i suoi abitanti, i suoi animali, i suoi alberi. Così come il Cappellaio. Così come le Sovrane.

  -No…no…NO!! Non può essere! Avevo vinto!! Avevo…vinto…-

 

Goccie di colore indefinito, figure in movimento, immagini confuse e astratte di ciò che rimaneva di quello che era Sottomondo. Poi, il nulla.

 

***

 

  -Alice, Alice! Per l’amor del cielo, svegliati!-

 

Ma gli occhi della fanciulla cominciarono pian piano ad inumidirsi, le palpebre che non ne volevano sapere d’aprirsi, avendo già intuito cosa stava accadendo.

 

  -Svegliati, ALICE!-

 

  -NO! NON VOGLIO! LASCIAMI IN PACE!-

 

Cessarono immediatamente i tentativi di richiamo di quella che era una voce severa di donna. Mentre la giovane Alice, singhiozzando, si portò il cuscino alle orecchie, nel disperato tentativo di far di nuovo suo quel regno meraviglioso, convincendosi che fosse tutto reale. Certo…certo che lo era! Doveva esserlo..! Doveva…altrimenti…questo voleva dire che…

 

  -Alice, tesoro, che ti prende…?-

 

Questa volta la fanciulla sentì il calore della mano di sua madre premere sul suo braccio freddo e sudato. Alice si sentì costretta ad aprire i suoi dannati occhi, che desiderò più che mai che gli venissero strappati dal volto. Mise a fuoco la nuda realtà, portandosi una mano sul viso, piangendo e piangendo ancora.

 

  -Mamma…ho avuto u-un altro dei m-miei incubi…-

 

All’apparenza nessuna reazione, poi un abbraccio caldo e amorevole si concretizzò sul corpo della giovane. Un bacio si posò sulla sua spalla, dove pochi istanti dopo trovò posizione la guancia della signora Kingsley.

 

  -Oh, piccola mia, deve essere stato terribile, ma… la mamma è qui con te, lo sai. Lo era quando eri una piccolo bocciolo appena germogliato e lo è ancora adesso che sei il fiore tra i più belli. E lo sarà sempre.-

 

  -Questa volta è diverso, mamma…-

 

  -In cosa è diverso, tesoro..? Intendi che finalmente sei riuscita a sognare qualcosa che non fosse un gatto parlante e un bruco tutto blu?-

 

Un sorriso venne strappato dalle labbra di Alice.

 

  -No, il sogno è sempre lo stesso. Ma questa volta è più grave…-

 

  -Di cosa parli, piccola mia?-

 

  -Questa volta…-

 

Alice strinse gli occhi, la voce disturbata da quell’inconfondibile tono che caratterizza una persona che sta per scoppiare nel più tragico dei pianti della sua vita.

 

  -…questa volta mi sono innamorata.-

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

 

 

E dopo un mese d’attesa (come sono andate le vacanze, ragazzi? *-*) Ecco l’ultimo capitolo della mia Fanfic!!!! *applausi* Uahhaha, manca solo l’epilogo, anche se sinceramente, ho paura di scriverlo…sapete, essendo una Fic drammatica, di conseguenza lo è anche la fine della storia, solo che….ho paura di deludervi!! Però o, che ci volete fare? Tanto, più di così, il film non poteva deluderci =ç= (ancora rosica per il fatto del bacio >.<)! Comunque, nella speranza che non vi siate dimenticate di questa ficcy, mi auguro con il cuore che vi sia piaciuto anche questo capitolo! Devo ammettere che a me non convince, ma soprattutto per il fatto che l’ho scritto con TOTALE ASSENZA d’ispirazione. Giuro, non sapevo cosa far succedere. Per un semplice motivo: volevo che alice morisse, perché altrimenti il classico colpo di scena di qualcuno che la salva non sarebbe stato affatto originale. Ma il problema era….e DOPO?!? Quindi vi chiedo perdono se dopo un mese d’attesa vi siete ritrovati con questo misero capitolo privo d’ispirazione divina *0* Spero che comunque sia leggerete almeno l’epilogo (E’ cavolo! xD) e che seguirete le mie storie future! Un grazie di cuore per avermi sostenuta fino ad ora! Un bacio a tutti!

 

PS: Perdonatemi se non vi rispondo uno per uno… ma prometto che sazierò ciascuno di voi con le mie risposte (come se a qualcuno interessassero LoL =D) nel prossimo capitolo!! Intanto, un caloroso grazie a ciascuno di voi, ovvero:

 

- sakura2480

- sevichan

- PikkolaBimbaSognatrice

- 881

- RainbowFairy

- Euridice Volturi

- RenesmeePotter

- LazioNelCuore 1711

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