All that Jazz

di Damia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto primo ***
Capitolo 2: *** Atto secondo ***
Capitolo 3: *** Atto Terzo ***



Capitolo 1
*** Atto primo ***


Grazie mille a Loux che me l'ha betata!  E dedicata a Sir_Blak (monotona vero?) che in questo momento ha qualche piccolo problemino. Sir, un abbraccio enorme e torna prestissimooooo.

Questa volta è divisa in tre atti. Il rating e gli avvisi forse subiranno dei cambiamenti negli atti successivi. Non lo so, perchè non li ho ancora scritti.

Abbassare le luci please, spegnere i cellulari, silenzio in sala. Che la proiezioni cominci.

 

Atto Primo: Molto rumore per nulla

 

“Che cosa hai fatto??” Hermione urlò, incurante del piccolo Hugo che si era appena addormentato.

 

“Me ne sono andato….” Harry non sapeva se continuare a sentirsi così confuso o dare la precedenza al terrore che gli stava incutendo l’amica.

 

“Harry sei impazzito? Draco Malfoy, dico D.R.A.C.O., ti ha chiesto di sposarlo e tu non gli hai risposto niente e ti sei smaterializzato qui?”. Harry si limitò ad annuire mesto.

 

“E’ che…insomma…Draco è un po’ che mi lanciava delle frecciatine sul fatto che non c’è un legame tra noi…e avevamo appena litigato per la solita storia…e non sapevo cosa dirgli…cosa rispondergli…cioè io lo so cosa vorrei rispondergli…ma non so se voglio rispondergli…” Era alla fase sproloquio, dove qualsiasi cosa gli passasse per la testa usciva per la bocca senza essere filtrata dal cervello.

 

“Harry non sono sicura di riuscire a capire quello che stai dicendo,” Hermione assottigliò gli occhi, inclinando il viso. Erano amici da anni, aveva assistito ai suoi innumerevoli colpi di testa, ma questo rasentava la pazzia. A peggiorare la sua situazione, c’era anche il fatto che, nel frattempo, Hermione era diventata amica anche di Draco. Nel periodo in cui i Serpeverde erano rifugiati a Grimmauld Place, aveva avuto modo di conoscerlo. Ed aveva scoperto che non era così male, anzi. Beh, come tutti aveva qualche difetto. Molti difetti, ammise tra sé, ma uno in particolare. Non riusciva ad aprirsi. Draco Malfoy non parlava di sé. A meno che non fosse completamente ubriaco o troppo euforico, o troppo depresso. In ogni caso, tutte situazioni che Hermione poteva contare sulle dita di una mano, almeno da quando lo conosceva.

Da quel poco che Harry le aveva raccontato, poteva scartare l’ipotesi dell’ubriachezza o dell’euforia.

 

“Harry, ricominciamo da capo. Mi spieghi cos’è successo?” Adottò il tono materno, quello che usava Molly quando voleva estorcere qualche informazione a uno dei suoi figli.

 

“Siamo andati alla festa annuale del Ministero. Sai, le solite cose: stringi qualche mano, sorridi, consegni qualche Ordine di Merlino, parli con i colleghi. Draco se la stava cavando alla grande. Come sempre quando si trova in ‘società’. Quasi alla fine della serata stavo chiacchierando con una nuova recluta, mi pare si chiami Matty, insomma dai, l’ultimo arrivato…”

 

“Intendi dire quel ragazzetto tutto muscoli che gira con i jeans babbani e la maglietta a maniche corte attillata sotto la veste da mago?”

 

“Uh? Non ci ho fatto caso, ma mi pare di si. E tu come lo sai??” rispose cauto Harry.

 

“Oddio Harry, sicuro di essere un Grifondoro? Non è che per sbaglio dovevi finire a Tassorosso??” Hermione scosse la testa…cosa avrebbe fatto Harry senza di lei…

 

“Harry, chiunque ha notato Matty.  Per la barba di Merlino, è impossibile non accorgersi di lui! Oltre ad essere un aspirante Auror molto dotato, è anche uno dei ragazzi più desiderati di tutto il dipartimento! Ed è anche estremamente versatile nelle sue conquiste, pare.”

 

“E io che centro?” Harry, come sempre, ci metteva qualche secondo in più per metabolizzare le notizie.

 

Hermione sbuffò. “Senti Harry, Draco sarebbe geloso anche di un manico di scopa, se ti si avvicinasse troppo. Lo conosci, sai com’è fatto. Non lo ammetterebbe neanche se lo cruciassi per cento volte, ma ha il terrore di perderti. E probabilmente aveva ragione ad essere geloso di Matty. Da quel che ho sentito in giro, so che gli piacerebbe averti nella sua…ehm…collezione.”

 

“Herm, ipotizziamo anche che tu abbia ragione. A parte che sono convinto che se non fosse per le mie imprese giovanili, non si sarebbe nemmeno avvicinato a me, IO che ci posso fare? Non posso chiudermi in isolamento, no? Draco dovrebbe aver capito che non ho nessun interesse per chiunque altro. Sono sempre stato solo suo. E’ stato il mio primo bacio, il mio primo amore, il mio primo amante. E anche l’unico e ultimo per quello che mi riguarda. Cosa vuole da me? Che mi metta ad urlarlo al mondo?” Seduto sul divano, teneva la testa bassa, con le braccia abbandonate sulle ginocchia.

 

“Urlarlo non penso. Diciamo che ripetere davanti ad un numero considerevole di testimoni quello che mi hai appena detto, dovrebbe rispecchiare meglio la sua idea.”

 

Harry sospirò profondamente. Sapeva che sarebbero arrivati a quel punto prima o poi.  “Hermione, ma non ne abbiamo bisogno. Io davvero non capisco, non stiamo bene insieme? Se solo fosse meno possessivo…”

 

“Harry, cerca di seguirmi. TU sei l’Eroe del Mondo Magico. LUI un ex Mangiamorte con il marchio ancora sul braccio.” Hermione passò dalla modalità dolce “Mamma-Weasley” a quella “spieghiamo-qualcosa-di-ovvio”.

 

“Non me n’è mai fregato niente di tutta questa storia, lo sai!” Harry era sul punto di esplodere.

 

“A te no, ma a tutta la comunità magica si. Hai fatto scandalo quando ti sei presentato con Draco a ritirare il tuo Ordine di Merlino. Tutti si sono chiesti cosa TU ci trovassi in lui. Nessuno si è mai posto la domanda al contrario.” Altra tessera del puzzle posizionata in maniera strategica.

 

“Dio…ci sono milioni di motivi per cui sceglierei Draco ogni secondo della mia vita…” Harry era affranto per lui: una persona così splendida e così pochi a saperlo.

 

“E allora perché non glielo vuoi dire?” Hermione continuò ad incalzarlo, ben conscia che prima o poi Harry sarebbe arrivato alla sua conclusione.

 

“Glielo dico sempre!” Harry aveva uno sguardo quasi accusatorio.

 

“Ok, riformulo la domanda. Perché non vuoi dirlo in una cerimonia pubblica, davanti a tutti i vostri amici più cari?” Hermione si appoggiò allo schienale, e guardò dolcemente il piccolo Hugo. Quel frugoletto doveva aver ereditato qualche gene della sopportazione dalla nonna, perché in tutto quel trambusto non aveva ancora pianto nemmeno una volta.

 

“Hermione, non è che non voglio. Vorrei. E’ che…” Harry abbassò lo sguardo.

 

Hermione aspettò paziente. Ma anche la sua proverbiale pazienza aveva un limite.

 

“Harry, cosa?”

 

Hugo si stava infastidendo quanto Hermione, o molto più probabilmente era lei a innervosirlo, visto che non riusciva a stare ferma. Decise che era meglio rimetterlo nella culla.

 

Harry si alzò e cominciò a camminare su e giù per il salotto, stringendosi in un abbraccio solitario.

 

“Io…E se lui volesse sposarmi proprio perché lui è un ex Mangiamorte e io l’eroe del mondo Magico? Io l’ho scelto per quello che è, ma…lui?” Era la prima volta in assoluto che lo diceva ad alta voce, un terrore che lo aveva accompagnato negli ultimi anni, una paura irrazionale, ma che gli impediva di essere completamente felice.

 

Alzò lo sguardo, implorando una risposta, il conforto liberatorio di un’amica, un abbraccio consolatorio fraterno.

 

Quello che ottenne invece fu un manrovescio talmente violento da fargli girare la testa dall’altra parte.

 

“Harry James Potter. Mi vergogno di te! Come puoi solo pensare una cosa del genere. Da Draco poi!” Al diavolo le buone maniere e sistemi dolci.

 

“Hermione…è pur sempre un Serpeverde….” Mentre lo diceva Harry sapeva che non era una scusa valida dai tempi della scuola.

 

“Sentimi bene, zuccone. Il Serpeverde è la testa, ma il Grifondoro è il collo che può farlo girare quando e come vuole! Draco per quanto possessivo o altezzoso o chiuso possa essere, farebbe qualsiasi cosa per te. Hai una vaga idea dello sforzo che ha fatto a chiederti di sposarlo??”

 

Hermione continuò implacabile.

“Hai detto tu stesso che di tutta questa storia eroe e Mangiamorte non te ne frega più nulla, com’è che adesso invece sembra così importante?” Il tono tagliente che stava usando per lanciargli le parole era inusuale per Hermione e questo fece riscuotere Harry, forse più del loro stesso significato.

 

“Hermione, è che tutti mi hanno sempre chiesto cosa IO avessi trovato in lui, è vero. Ma io mi sono sempre chiesto cosa LUI ci trovasse in me. Non sono particolarmente bello o affascinante come lui. E nemmeno intelligente quanto voi due. Da quando sono nato ho sempre avuto dosi massicce di sfortuna o di fortuna, ma se non fosse stato per gli altri io non avrei mai fatto la metà di quello che è successo nella mia vita.”

 

“ALT! Fermo.” Hermione alzò una mano per sottolineare le sue parole. Poi continuò.

 

“Harry. Tu hai sempre avuto la tendenza a sottovalutarti. Apri bene le orecchie, perché in questo momento sto resistendo alla tentazione di picchiarti ancora e non so se potrei ripeterlo una seconda volta.” Hermione ricordava terribilmente Molly Weasley, con le mani puntate sui fianchi e lo sguardo minaccioso.

 

“Harry, tu sei una persona fantastica. Sei coraggioso, leale, dolce. Sei un inguaribile romantico e ami le persone con tutto te stesso. E Draco ti ama per questo. E’ vero, l’aver sconfitto Voldemort ha giocato un ruolo fondamentale, ma solo perché altrimenti non sarebbe mai venuto a nascondersi a casa tua e non avrebbe mai avuto la possibilità di conoscere la persona splendida che sei.

Tranne quando ti comporti da perfetto idiota e rischi di perdere tutto, ovviamente.” Hermione rimase in piedi, con le braccia incrociate ed uno sguardo di fuoco che avrebbe terrorizzato Norberta.

 

Harry la fissò per qualche istante, prima di lasciarsi cadere sul divano e prendersi la testa tra le mani.

“Dio, che casino che ho combinato. E ora cosa faccio?” disse, forse più a se stesso che ad Hermione.

 

“Molto poco, se rimani seduto lì ad autocommiserarti.” Diretta e concisa.

 

Harry alzò la testa e guardò Hermione negli occhi, con un nuovo sguardo pieno di determinazione.

 

“Devo andare. Subito.”

 

Ad Hermione non rimase che scuotere la testa sconsolata, mentre sentiva il caratteristico ‘pop’ della smaterializzazione.

 

 

Note conclusive:

E la citazione??? C'è c'è, solo che non si riferisce al film "All that Jazz", e nemmeno a Molto rumore per nulla, ma su uno dei due atti successivi. 

Insomma, un piccolo spoiler! Ci sono delle appassionate di cinema tra voi?

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Capitolo 2
*** Atto secondo ***


Eccomi qua, prima di cruciarmi o lanciarmi qualche maledizione particolarmente dolorosa, arrivate alla fine del capitolo!

Grazie mille a Loux che l'ha betato.

Sirius questo Draco è tutto per te!

 

Harry si fiondò nella cucina. Era vuota. La cioccolata era abbandonata sul tavolo, ormai fredda.

“Draco!” urlò.

Come in preda al terrore, corse in salotto, in bagno per poi arrivare senza fiato davanti alla loro camera. La porta era chiusa. Con le mani tremanti aprì la porta.

 

Draco gli dava le spalle, con meticolosa calma stava piegando una delle sue vesti preferite. Lo vide metterla in un baule.

 

“Draco, cosa stai facendo?” mormorò, senza forze al pensiero di quello che stava accadendo.

 

Draco si raddrizzò, tese le spalle indietro, con orgoglio.

“Mi sembra evidente, Potter.”

 

No, Potter no….Merlino ti prego, fa che sia un incubo.

 

“Draco, ti prego. Non intendevo…”

 

Draco si voltò, rifilandogli uno sguardo glaciale ed omicida che non vedeva diretto nei suoi confronti da anni.

“Sei stato piuttosto esplicito nelle tue intenzioni, Potter. Non è nel mio stile rimanere dove non sono desiderato.” La sua voce era fredda, dura. Le braccia erano rigide sul corpo, le mani strette in un pugno. I suoi occhi, in cui spesso si era perso contemplandoli, erano rossi, gonfi.

 

“Draco, hai pianto?” chiese piano, avanzando di qualche passo e allungando una mano per sfiorarlo.

 

“Non.Mi.Toccare.”

Draco chiuse gli occhi, inspirò profondamente dal naso. “I Malfoy non piangono, Potter, dovresti saperlo.”

 

“I Malfoy può darsi, ma tu si. Draco ti prego, ascoltami, mi dispiace.” Un altro passo avanti.

 

“Ti dispiace eh? Si, certo. Immagino già la scena. Potter, la mezzosangue e la donnola davanti a tre burrobirre ai ‘Tre manici di scopa’ che ridono a crepapelle su come un Mangiamorte avesse solo osato pensare di sposare il ‘Salvatore del Mondo Magico’.” La frase uscì spezzata da una risata roca, bassa, sarcastica.

 

“Merlino nononono…Draco non pensarlo nemmeno. Non potrei mai”

 

“Fare cosa? Comportarti peggio di come hai già fatto? In effetti potrebbe essere difficile.” Draco sputò la frase come se fosse veleno. Harry non riuscì a stare fermo e prese il polso di Draco. Prima ancora di capire cosa fosse successo, Draco lo colpì violentemente con un pugno diretto allo zigomo.

 

“Ti avevo avvisato di non toccarmi.”

 

Harry era caduto a terra, in parte per la violenza del colpo subito, in parte perché non si era aspettato una reazione del genere.

 

“Merlino, questa deve essere la giornata ‘Picchiamo Harry Potter’…” mormorò frizionandosi il viso.

 

Draco, alzò un sopracciglio dubbioso. “Perché? Chi altro ti ha picchiato?”

 

“Ahi. Hermione.” Rispose Harry, rialzandosi.

 

“Perché”? chiese scettico Draco.

 

“Sono andato da lei prima, quando mi sono smaterializzato. Le ho raccontato quello che era successo…e lei mi ha tirato uno schiaffo,” ammise Harry, scrollando le spalle.

 

“Ti ha schiaffeggiato perché non vuoi sposarmi?” indagò cauto Draco.

 

“Non ho mai detto che non voglio!” Harry alzò gli occhi verso Draco, fissandolo quasi offeso.

 

“Smaterializzarsi quando te lo chiedono difficilmente viene recepito come un ‘si’, Potter,” sottolineò acido.

 

“Sono andato nel panico. Io…non sapevo cosa dire. Cosa pensare. Hermione si è infuriata con me…quando le ho detto il motivo.” Era fuggito una volta, ora era il momento di mostrare il proverbiale coraggio dei Grifondoro ed essere sinceri fino in fondo.

“E quale sarebbe, di grazia, il motivo?” Draco era nervoso, pronto a scattare di nuovo ed Harry lo sapeva.

 

Harry rimase a fissarlo per qualche momento, prima di cominciare a camminare su e giù per la stanza. Poi di colpo si fermò. “Ho avuto paura ok? Paura che tu mi stessi accanto per quello che ho fatto e non per quello che sono. Paura che un giorno ti sveglierai e capirai che non sono abbastanza per te. Abbastanza importante, o bello, o intelligente, o affascinante. Che tutto questo sia stato solo uno sbaglio.” Lo disse tutto d’un fiato, senza fermarsi, senza guardarlo.

 

Quando il silenzio diventò troppo pesante da sopportare, Harry alzò gli occhi, e lo vide mentre continuava a fare i bagagli.

 

“Draco, ti prego, rimani, resta con me,” lo implorò.

 

“Harry, in questo momento finirei solo per farti del male. Non sono sicuro di poter sopportare l’idea che tu di me non abbia capito un emerito cazzo. Stiamo insieme da quanto? Dieci anni? E per tutti questi anni hai pensato che io volessi cosa? ‘Il salvatore’? ‘Harry-la-fottutissima-celebrità-Potter’? Non me n’è mai fregato un cazzo di tutte queste storie e pensavo lo sapessi. Io ho sempre amato TE.  E mi sono sempre illuso di avertelo fatto capire, mi sono sempre illuso che tu fossi migliore di quella feccia là fuori che non fa altro che sputare sentenze.”

 

Draco aveva appena finito di rimpicciolire il suo baule, lo mise in tasca e fece per uscire dalla stanza.

“Spostati Harry.”

 

“No. Non ti lascio uscire da questa casa.” Harry fu fermo e risoluto.

 

“Come vuoi.” Un altro pugno, molto più violento del precedente, lo stese a terra. Draco lo scansò ed uscì dalla porta principale sbattendo la porta. Avrebbe potuto smaterializzarsi, ma trovò molta più soddisfazione in questo modo.

 

Quando Harry si rialzò, l’unica cosa che riuscì a fare fu trascinarsi sul letto. Rimase raggomitolato in posizione fetale per un tempo che gli sembrò eterno, a piangere ogni lacrima che aveva in corpo fino a essere vinto dal sonno.

 

Un bussare insistente alla porta lo risvegliò. Si tirò su pieno di speranza, prima di ricordare che Draco avrebbe usato le chiavi, o si sarebbe materializzato. Fu tentato di tornare a seppellirsi sotto le coperte, ma quel visitatore non ne voleva sapere di andarsene. Si trascinò per le scale e si sorprese quando aprì la porta.

 

“Ron. Che ci fai qui?”

 

“Ehi amico. Mi ha mandato Hermione. Ti manda un pasticcio di carne. Dice che, conoscendoti, non toccheresti cibo senza essere obbligato.” Fece spallucce ed entrò, senza attendere un invito.

 

“Come l’hai saputo?” chiese sottovoce.

 

“Draco è piombato da noi qualche ora fa, aveva un aspetto orribile. Si è rintanato in cucina con Hermione e sono rimasti rinchiusi là per non so quanto. Ho provato a sentire cosa si stavano dicendo, ma Herm ha lanciato qualche incantesimo silenziante dei suoi…” Ron aveva un’espressione di scusa. Non aveva idea di quello che era successo, ma era amico di Harry e sarebbe stato al suo fianco, qualunque fosse stata la sua responsabilità in tutta quella faccenda.

 

“Devo vedere Hermione. Devo parlare con lei,” disse Harry destandosi dal suo torpore e con una nuova urgenza nella voce.

 

“Fossi in te, per ora le starei lontano. Dalle un paio di giorni. Conosco mia moglie. Ora come ora non è in condizione di affrontarti con calma. E non credo serva a nessuno che voi due litighiate.” Ron cercò di sembrare tranquillo e comprensivo. Harry non aveva davvero bisogno di qualcun altro contro cui lottare.

 

“Dov’è adesso?” chiese, già immaginando la risposta.

 

“Da Blaise.”

 

Harry tornò al lavoro. Era il fantasma di se stesso. Non dormiva, e, se lo faceva, doveva imbottirsi di pozioni soporifere. Non riusciva nemmeno a mangiare, qualsiasi cosa buttasse giù, tornava velocemente per la strada da cui era entrata.

Ron cercava di spronarlo a reagire, ma era tutto inutile.

Harry ormai aveva un solo pensiero fisso in mente.

 

Draco. Mi manca Draco. Mi manca tutto di lui.

 

Qualche volta provò ad andare da Blaise per parlare con Draco, ma Blaise non lo fece mai entrare. Draco non voleva vederlo.

 

Passò due settimane in quelle condizioni, alternando stati di apatia a crisi convulse di pianto quando si trovava da solo nella sua, nella loro casa.

La sera Ron gli portava qualcosa per cena, cucinato da Hermione o da Molly. Ma quella sera fu l’amica stessa a portargli uno stufato di manzo.

 

“Hermione. Ciao. Non dovevi disturbarti. Prego. Entra.”  Con la voce sommessa le parole gli uscirono come fosse un automa.

 

“Ciao Harry. Come stai?” si diresse in cucina ad appoggiare il tegame, seguita dal Grifondoro.

 

“Mi manca Herm. Mi manca l’aria, non riesco a respirare, voglio solo che ritorni. Merlino…quanto sono stato idiota. Herm voglio solo che torni da me…” si sedette, mettendo le braccia incrociate sul tavolo e appoggiandoci la fronte, come in segno di resa.

 

“Harry. Non puoi fare così. Devi reagire. Devi rassegnarti all’idea che Draco non tornerà più…”

 

Harry alzò lo sguardo, di nuovo umido di lacrime. Ebbe finalmente la reazione di un Grifondoro e sembrò  destarsi da un incubo.

“Non mi sono mai rassegnato in vita mia e non comincerò proprio adesso. Se Draco non vuole ritornare, vuol dire che andrò a prenderlo io.”

 

Harry quindi si alzò, prese la bacchetta e il mantello e sparì.

Hermione sorrise.

 

“Blaise, apri la porta. ORA!” ringhiò il Grifondoro.

“Harry, torna a casa. Non vuole vederti.” Blaise aveva un’espressione contrita ma ferma.

“Per quanto è vero Merlino, se non ti sposti immediatamente e non mi lasci parlare con Draco, ti crucio fino a quando non implorerai che entri.” Blaise aveva visto quello sguardo così determinato solo una volta, quando aveva sconfitto Voldemort. E non dava adito ad alcun dubbio che avrebbe messo in pratica la sua minaccia, per cui considerato il suo sviluppato senso dell’autoconservazione, scelse di farlo entrare.

“E’ in salotto.”

“Grazie,” fece Harry entrando.

“Prego, come resistere ad una richiesta così gentile?”

 

Lo vide in piedi, accanto al divano, con un bicchiere in mano.

“Draco…” Anche così, con i capelli leggermente scompigliati, le occhiaie scure, la pelle tirata e gli occhi rossi, era la cosa più bella che avesse mai visto.

 

“Vuoi favorire?” Draco indicò il bicchiere mezzo vuoto.

 

“Sei ubriaco?” Harry chiese sospettoso.

 

“Non ancora, ma spero di esserlo presto, così non ricorderò nulla di questa sera. O magari degli ultimi dieci anni,” strascicò sarcastico.

 

“Draco, no! Non dirlo nemmeno. Sono stati i dieci anni più belli della mia vita. Non cambierei un singolo attimo da quando tu ne fai parte. Sono stato un idiota e merito tutta la tua rabbia e il tuo rancore. Ma ti prego, ti imploro, dammi la possibilità di rimediare! “

 

Non si accorsero di nulla quando Blaise accostò le grandi porte del salone.

 

Harry si avvicinò a Draco.

 

“Draco, ho fatto un gran casino. E’ che mi sono sempre chiesto cosa ci trovasse una persona meravigliosa come te in uno come me. Al diavolo, come si fa a non amarti? Io sono solo uno che si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato ed è riuscito a cavarsela più per merito degli altri che per merito mio.” Cercò di parlare con voce ferma, anche se sentiva gli occhi pizzicare.

 

“Non è proprio così che sono andate le cose…” sussurrò Draco.

 

“Si invece! Il mio unico merito è stato avere fortuna. Ed incontrare te ne è stata la dimostrazione più grande.” Harry avanzò ancora di qualche passo fino ad avvicinarsi a Draco. Gli prese il viso tra le mani, come la prima volta, e lo guardò negli occhi.

 

“Draco, sono solo uno stupido Grifondoro che ha fatto un enorme sbaglio. Ma ora ho capito, e ti scongiuro, torna da me.” Fu un alito di voce sulle labbra di Draco, mentre una lacrima rigava la sua guancia.

 

“Harry, quando mi hai detto quelle cose, è come se mi avessi spaccato in due. Non ho mai amato nessuno come ho amato te. Anzi, sono sicuro di non aver mai amato affatto, prima di incontrare te. Ma non voglio mai più sentirmi in quel modo, mai più in tutta la mia vita.” Se non fossero stati così vicini, Harry non l’avrebbe mai sentito.

 

“Draco, ti prometto che da oggi, ti renderò l’uomo più schifosamente felice che esista in tutto l’universo.” Draco aveva detto che l’amava, che l’amava ancora. Non tutto era perduto.

 

“Non puoi promettere nulla del genere, Harry,”  disse, con un pizzico di ritrovato sarcasmo, Draco.

 

“Si che posso e lo sto facendo. Ho promesso che avrei sconfitto Voldemort e l’ho fatto. Ti ho promesso che non mi sarei mai pentito e non l’ho fatto. Ho una marea di difetti, ma mantengo tutte le promesse.”

 

“Lo so…” un altro sussurro di Draco.

 

“Draco, torna da me. Prometto di amarti sempre e di non farmi mai più prendere dalle mie stupide paure. “

 

“Harry, davvero, non so se posso riuscirci, e nemmeno se voglio farlo a dirla tutta.” Draco si scostò e puntò lo sguardo nel bicchiere.

 

Harry vacillò. “Cosa stai cercando di dirmi?”

 

“Hai una vaga idea di quante volte sono stato accusato di averti messo sotto Imperio, o di averti dato l’Amortensia? Ti sei mai accorto come ci, come MI guardano quando entriamo in un stanza insieme?”

 

“Draco, non mi interessa quello che pensa la gente. E nemmeno a te è mai fregato nulla!” Non gli piaceva la piega che stava prendendo la discussione, ma fosse anche l’ultima cosa che faceva in vita sua, non avrebbe permesso a Draco di lasciarlo.

 

“Vero. Me ne sbatto della gente. Mi bastava sapere che tu eri con me, che ti amavo per quello che eri, e che tu amavi me,” rispose Draco con amarezza.

 

“E’ ancora così. Io SONO con te, e non ho mai smesso di amarti un solo momento da quel giorno a Grimmauld Place. Ho sbagliato. Ho fatto la cazzata più grande della mia vita. Solo di questo mi pentirò sempre. Senti, lo so che non è una giustificazione, ma la gente non ha idea della persona meravigliosa che sei e di chi sono io in realtà. Se lo sapessero, penserebbero che sono io quello che ti dà ogni giorno un filtro d’amore. Io ti guardo, ti osservo sempre. Quando consoli Pansy, quando scherzi con Blaise, quando discuti con Hermione o quando giochi a scacchi con Ron. Quando la mattina ti ricordi di mettere un giglio bianco sul tavolo della colazione, o quando Rose vuole che le racconti una fiaba. Tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerti, finiscono per amarti. Io invece…” le parole gli morirono in bocca.

 

“Tu cosa?” lo incalzò Draco.

 

“Draco, lo sai com’è stata la mia vita. Da quando sono nato tutti pensano di sapere chi sono e cosa voglio. E a pochissimi è davvero importato di ME, di Harry. Fino a quando non mi hai chiesto di sposarti, pensavo che la fortuna prima o poi avrebbe girato e che avrei potuto sopportare la delusione. Ma il matrimonio, un matrimonio magico, non è un legame da cui puoi tornare indietro. In quel momento l’unica cosa che mi è saltata in mente è stata ‘No, non posso reggere così. Quando quel giorno arriverà…non ce la posso fare’!”

 

Il Serpeverde lo guardò accigliato. “Harry, di cosa diavolo stai parlando?”

 

“Lo sai qual è stato il mio terrore in questi 10 anni? Svegliarmi e non trovarti più accanto a me. Vederti andare via perché avevi capito che io sono poco più di niente. Ma se ci fossimo sposati, il pensiero di averti legato a me, quando tu non volevi più, mi avrebbe ucciso. Come vedi, alla fine sono un vigliacco…ti ho perso perché non avevo il coraggio di affrontare il rischio…” disse le ultime parole con un filo di voce.

 

“Ironico, detto da colui che ha sconfitto il mago che ha terrorizzato il mondo per decenni.” Nonostante la sua affermazione, non c’era traccia di sarcasmo nella voce.

 

“Preferirei combattere con lui ogni giorno piuttosto che viverne uno senza di te.” Harry gli si avvicinò, e, titubante, gli prese di nuovo il viso tra le mani. Lo guardò fisso negli occhi.

 

“Draco, ti prego, perdonami. Sono stato un idiota.”

 

“Si, lo sei.” Questa volta sul viso di Draco comparve l’ombra di un sorriso.

 

“Draco ora non ho più paura. Sposami.” Fu un sussurro, una richiesta, una speranza.

 

Draco chiuse gli occhi, le ciglia erano luccicanti. Respirò profondamente. Non disse nulla, ma appoggiò le sue labbra a quelle di Harry.

Fu il bacio più dolce che si fossero mai dati. Con il sapore salato delle lacrime di entrambi, fu riconciliazione e perdono, amore e sollievo.

Harry tolse il bicchiere dalla mano di Draco, e senza smettere di baciare Draco, lo strinse forte a sé. Con le mani ora libere, Draco ricambiò la stretta.

“Quanto mi sei mancato, Harry…”

“Non scapperò mai più, te lo giuro. Torniamo a casa nostra, vuoi Draco?”

 

 

FLOPI: grazie mille, davvero! Hai seguito la serie dall'inizio, e mi ha fatto un immenso piacere trovare anche qui una tua recensione! Questa serie (perchè alla fine comincia tutto da 'A qualcuno piace caldo') non è piena di colpi di scena o di storie intricate, è una storia...'semplice' nel suo, non ero nemmeno sicura nè di pubblicare la prima nè di continuare! Ma volevo solo dare la mia 'versione' di come è nata e cresciuta la loro storia. Spero di rivederti nel prossimo atto, che sarà quello conclusivo!

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Capitolo 3
*** Atto Terzo ***


Eccovi il capitolo conclusivo della serie "Se la vita fosse un film".

Giuro, è l'ultimo!

Grazie mille a Loux che me l'ha betato a velocità supersonica.

Sirius, goditi i preparativi!

 

Terzo atto – Il mio Grosso Grasso Matrimonio…Magico!

 

“No. Non se ne parla!” esclamò Harry.

“Avevi promesso!” Draco lo guardò con lo sguardo ferito.

“Ho promesso di sposarti e di farti felice!” Harry aveva un’espressione disperata.

“Appunto!”

“Draco, sii ragionevole…” gemette il Grifondoro.

“Io SONO la persona più ragionevole di questo mondo!”

Harry fece una smorfia.

“Draco, ti amo, ti sposerò, ti renderò schifosamente felice, e sarà tutto ridicolmente romantico, ma NON indosserò delle vesti bianche alla cerimonia!”

Per non perdere Draco, Harry aveva calpestato la sua dignità e l’avrebbe rifatto,  se fosse stato necessario. Ma a tutto c’era un limite! Per quanto sapesse che il compagno teneva alle tradizioni del Mondo Magico, non avrebbe pronunciato i suoi voti vestito da sposa!

 

Harry avrebbe optato per un elegante completo babbano scuro, Draco insisteva per le vesti bianche. Dopo interminabili discussioni, riuscirono a trovare un accordo: entrambi avrebbero indossato una veste da mago tradizionale, grigio argento.

 

“Draco, i ricami verdi NO!”

“Harry, amore, il verde è perfetto con l’argento, e poi si intona meravigliosamente con i tuoi occhi.” Se non fosse stato un uomo con la voce profonda, si sarebbe detto che stava cinguettando.

“Non ci provare. Lo fai solo perché sono i colori Serpeverde! Ed è inutile che mi guardi in quel modo.” Harry aveva un tono quasi arrabbiato, ma lo sguardo divertito ed il sorrisetto, che non riusciva del tutto a nascondere, lo smentiva spudoratamente.

 

Il gran giorno si stava avvicinando e Draco era in fermento per i preparativi, tutto doveva essere perfetto. Sarebbero stati presenti parenti ed amici. Avevano cercato di mantenere la notizia il più possibile segreta, per evitare una folla di curiosi. Ma ovviamente non fu così. La ‘Gazzetta del Profeta’ uscì persino in edizione straordinaria per dare l’annuncio delle nozze tra ‘Harry James Potter - Il salvatore’ e ‘Draco Lucius Malfoy, Il redento’.

 

“Ma perché mi devono chiamare ‘Il redento’?? Il mio nome è splendido da solo!” si lamentò Draco, con in mano una copia del giornale.

“E’ sempre meglio di ‘Ex Mangiamorte pentito’, no?” Harry non gliel’avrebbe mai confessato, ma, quando aveva scoperto che la Gazzetta sarebbe uscita con un articolo su di loro, aveva caldamente sconsigliato al direttore di utilizzare il termine ‘Mangiamorte’ affiancato al suo compagno. Il giornalista forse l’avrebbe definito più come ‘abuso d’ufficio ’ o ‘minacce’, ma alla fine si trattava di quisquilie. Harry non avrebbe permesso a nessuno al mondo di rovinare quel giorno.

 

“Draco, cos’è questo?” chiese Harry incuriosito.

“Lo schema dei posti a tavola, ovvio,” rispose Draco, alzando un sopracciglio.

“Beh ma perché hai messo Neville accanto a Blaise? Non era meglio Gabrielle  Delacour?”

“Amore, lo so che sei abbagliato da me e dalla mia insuperabile bellezza e per questo ti perdono. Ma non ti sei accorto che Blaise e Neville stanno, come dire…, approfondendo la loro conoscenza?” Draco gli lanciò un’occhiata maliziosa.

“Eh? Che? Ah!”

“Adoro i tuoi lunghi discorsi!” Draco scoppiò a ridere. Harry fece finta di essere offeso, ma non riuscì a resistere a lungo, e ridacchiando scoccò un bacio al compagno.

“Voi serpi! Non potete evitare di circuire noi poveri Grifondoro!” aggiunse divertito.

Draco sbuffò, ancora ridendo. “E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo!”

 

Il gran giorno arrivò in un battito di ciglia. Avevano scelto di sposarsi nell’anniversario del loro primissimo bacio, nel grande giardino di Grimmauld Place, invisibile ai babbani. Furono sistemate decine di sedie, drappeggiate di organza bianca, rifinita con la stesso colore delle loro vesti. Sulle file esterne e verso il corridoio,  vennero posti dei piccoli mazzi composti da tre gerbere arancioni e un giglio bianco al centro.

Il leggio fu posto sotto il pesco in fiore, mentre la sedia a dondolo che vi si trovava accanto e dove Harry e Draco si scambiarono il loro primo bacio, venne trasfigurata in un candeliere.

 

“Harry, sei pronto?” chiese Hermione, sulla soglia.

“Questo colletto mi sta strozzando!” Harry si lamentò, mentre si osservava allo specchio. La veste gli scivolava morbida sul corpo, fino ai piedi. Una fila di bottoni partiva dal colletto ed ogni asola era decorata da un motivo bianco che veniva ripreso sia sulle maniche che sull’orlo e sulla parte superiore, vicino al cuore, aveva appuntato un giglio bianco.

“Stai benissimo Harry!” esclamò l’amica, evidentemente emozionata.

“Grazie, Herm. Di tutto….se non ci fossi stata tu…”

“Harry, su, dai, non vorrai essere tu quello in ritardo? Draco potrebbe ucciderti per questo.” L’amica aveva lo sguardo lucido.

 

Hermione raggiunse il gruppo dei testimoni. Si sistemarono in un semicerchio: lei, in mezzo a Ron e Dean, mentre a fianco di quest’ultimo si sistemarono Pansy, Neville e Blaise.

 

Harry e Draco uscirono dalle loro stanze, prendendo due scale diverse che li portarono ai lati opposti del giardino. Camminarono l’uno verso l’altro con calma, tenendo lo sguardo fisso tra di loro, fino ad incontrarsi nel corridoio creato dalle file di sedie. Harry offrì la mano a Draco ed insieme raggiunsero i loro testimoni.

 

Arthur Weasley guardò i due uomini davanti a sé e si schiarì la voce.

“Harry e Draco, i vostri amici sono raccolti attorno a voi per testimoniare il vostro giuramento e la vostra unione. Prendete la candela.” Harry e Draco si girarono leggermente per ricevere i due ceri gemelli da Ron e Blaise, che si trovavano ai punti più esterni del gruppo dei testimoni.

Arthur fece apparire una candela, più grande di quelle che avevano i mano i due compagni.

“Questa candela rappresenta la luce della vostra unione, una fiamma che continuerà ad ardere, fino a che voi stessi la alimenterete con il vostro amore.”

Fece un cenno ai due ragazzi davanti a sé. Harry e Draco avvicinarono le loro candele a quella più grande e le accesero.

“Ora il vostro giuramento.”

Harry si voltò verso il compagno.

“Draco, ti ho incontrato tanti anni fa, ma ti ho conosciuto davvero solo molto tempo dopo. Solo ora mi rendo conto di quanto tempo abbiamo sprecato. Ma ora siamo qui, davanti ai nostri amici e alle nostre famiglie, per unire le nostre vite e voglio che tu sappia che tu sei tutto per me. Il mio primo bacio, il mio primo amore, il mio primo amante. E sarai per sempre il primo, l’unico, l’ultimo.”

 

“Ora tu, Draco,” suggerì dolcemente Arthur.

 

“Harry, ti ho combattuto fin dal primo giorno ad Hogwarts. Pensavo di odiarti, ma ho capito che, fin da quel momento, sapevo che tu dovevi fare parte della mia vita, che tu eri quello che mi mancava. Tu sei riuscito a vedere dove altri non sono mai arrivati. Hai riempito quel vuoto che non sapevo di avere fino a quando non ti ho incontrato. Davanti ai nostri amici e alle nostre famiglie, prometto che ti amerò e starò al tuo fianco in ogni attimo della nostra vita.”

 

“Le mani,” sussurrò Arthur.

 

Harry e Draco si presero la rispettiva mano sinistra, sempre guardandosi dritto negli occhi, mentre con la destra tenevano le candele.

Il cero più grande ebbe un riverbero di fiamma, come quelli più piccoli.

“Queste candele sono ora custodi e testimoni delle vostre promesse. Abbiatene cura come dovrete averne del vostro legame.”

 

Draco si sporse per baciare Harry, che però lo fermò.

“C’è ancora una cosa,” gli disse, dando un’occhiata ad Artur.

“Ah, sisi, vero. Appoggiate le candele!” I due compagni consegnarono le candele ai loro amici, mentre Draco guardava incuriosito Harry.

Harry si girò verso Hermione e prese dalle sue mani una piccola scatola di velluto scuro. La aprì e la porse ad Arthur, prendendone un anello semplice, nelle tre tonalità dell’oro intrecciate.

“Draco, nel mondo babbano, c’è una tradizione. Due persone che si scambiano le promesse, si scambiano anche un anello a testimonianza del loro legame. La forma sferica rappresenta la perfezione dell’unione, l'unione delle vite di due persone innamorate in una sola, mentre l'oro rappresenta l'eternità. Si porta all’anulare sinistro, perché si dice che sia il punto da cui parte la vena dell’amore che arriva direttamente al cuore. Vuoi farmi l’onore di indossarlo e portarlo sempre?”

Draco lo guardò con gli occhi lucidi ed annuì.

“Ora tocca a te mettermi l’anello,” suggerì dolcemente Harry.

Draco lo prese dalla scatola e lo infilò all’anulare sinistro del compagno.

“Posso ora?” chiese?

 

Sia Arthur che Harry annuirono. Draco ed Harry si scambiarono un bacio pieno di promesse, davanti a tutti i loro amici, che iniziarono ad applaudire.

 

La giornata continuò tra festeggiamenti, cibo, balli e risate di tutti.

 

Quando arrivò l’ora del tramonto, Harry andò da Draco con una piccola campana.

“E questa? Un’altra tradizione babbana?” lo guardò scettico Draco.

“No, è una passaporta. Ci porterà nel posto che ho scelto per noi. Fidati.” Harry gli rivolse un sorriso, prima di prendere Draco per mano.

 

Harry e Draco si materializzarono su una collina. Alle loro spalle si trovava un piccolo cottage, mentre davanti a loro si apriva una piccola valle rigogliosa che circondava un lago. Al centro del lago si ergeva una piccola isola, con una chiesetta solitaria.

“E’ un posto meraviglioso…” mormorò Draco.

“Aspetta…”

Quando il sole calò del tutto e si fece buio, dall’alto Draco intravide del movimento sulle sponde del lago.

All’improvviso un botto risvegliò la sua attenzione. Sopra il lago si stavano alzando dei splendidi fuochi d’artificio che si riflettevano nell’acqua.

Mentre le luci rischiaravano quella notte di primavera, vennero fatte scivolare sul pelo dell’acqua centinaia di piccole candele che illuminarono il lago con i loro riflessi.

“Avevi ragione, è una meraviglia…”

“Sapevo ti sarebbe piaciuto…”, avvolgendolo tra le sue braccia.

Rimasero abbracciati ad osservare quello spettacolo per un po’ di tempo.

“Draco, che ne dici di entrare e festeggiare il nostro matrimonio?” gli sussurrò Harry.

“Direi che è una proposta alquanto interessante, Signor Harry Potter in Malfoy.” Draco si voltò, lo baciò ed insieme entrarono in quel piccolo cottage, dove avrebbero passato la prima notte da marito e…marito!

 

 

 

Questa è la storia numero: 4 della serie "Se la vita fosse un film". Si tratta di 3 shot, una piccola long da 3 capitoli e un Missing Moment. Le trovate tutte qui: http://www.efpfanfic.net/viewseries.php?ssid=737&i=1

NB: piccole annotazioni.

Si, la tradizione sulle fedi è quella vera.

Il rito vi ricorda qualcosa? Beh diciamo che ehm, è ispirato ad un rito che esiste veramente, “Il rito delle candele”

 

Vi piace il lago?

Eccolo qui. Le candele nel lago…vorrei che fosse un’invenzione mia, ma così non è. Se mai capitate da quelle parti, fate in modo che sia a fine luglio! Così vedrete fuochi e candele nel laghetto!

Grazie a chi ha messo la serie (quindi a partire da "A qualcuno piace caldo) tra le preferite, seguite, ricordate

 

Lumamo64: Mi fa piacere essere riuscita a farvi arrivare la MIA immagine di Harry e Draco. Questa serie è finita, ma chissà che non mi venga l'ispirazione per qualche altra oneshot. Nel frattempo...ti aspetto con Malfoy Flavor!

 

Flopi, che dire? fedele commentatrice! Ora sono io a commuovermi quasi per quello che scrivi...perchè significa che un po' ti è arrivata la sensazione lacerante che può dare arrivare ad una rottura così...Non preoccuparti dei colleghi. Hai una vaga idea delle volte che mi hanno preso per pazza (anzi in realtà probabilmente pensano che la sono) quando mi metto a ridere perchè ho letto una fic di Sirius o ora, mentre leggevo i commenti della beta Loux (che varrebbe quasi la pena di pubblicare!)

 

Grazie anche a chi ha commentato le "puntate precedenti"

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