A New Sunrise

di amimy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo - Everybody less one ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo - New From the Dark Side ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo - Chased by the Past ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto - Never Give Up Fighting ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto - Weight of the real world ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto - Missing ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo – Away, far away, to understand the truth ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Secrets ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo - Everybody less one ***







Dieci anni dopo I Cacciatori della Notte. Tenete solo presente che niente è messo lì per caso, che tutti i nomi, i dettagli, le conversazioni servono per qualcosa di più grande.

 

Capitolo Primo - Everybody less one

And you got style

and you got grace

and you got the means

to leave that place

 

  

<< No, senta, le assicuro che è così. Non importa se non li trova sul desktop, se dice di averli salvati sull’hard disk, le sue transazioni ci sono. Non possono essere scomparse per magia, se le ha memorizzate sul suo computer. Senta, l’informatica non è il mio settore, d’accordo? Provi a chiamare un tecnico. Scusi, aspetti un attimo, ho un’altra chiamata in linea. >>

Dess sospirò, lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona.

<< Pronto? >> domandò, picchiettando le lunghe unghie smaltate sulla cornetta.

<< Pronto? Non dovrebbe essere “ufficio di Desdemona, al suo servizio. Di cosa ha bisogno?” >> la prese in giro una voce familiare dall’altro capo del telefono.

<< Flyboy! >> esclamò Dess, raddrizzandosi immediatamente sulla sedia. << Come va nel regno delle nuvole? >>

 << Dess, sto cercando di prendere un brevetto come pilota, non una mongolfiera. Per ora non ho visto praticamente neanche una nuvola. E nel mondo della matematica? >>

<< Malissimo. È la terza volta che questo tizio mi chiama perché è convinto di aver memorizzato tutte le sue transazioni sul computer, e non le trova più. Se non ho i dati, cosa posso fare? Sono una commercialista, non hola bacchetta magica. >> sbuffò lei. Poi, illuminandosi, aggiunse: << Allora, Flyboy, quale buon vento ti porta a parlare con me? >>

<< Sono felice di vedere che non sei ambiata, con gli anni. Pensavo che ti saresti inacidita. >> la rimbeccò.

<< Ehi, quello acido sarai tu! Allora, sono cattive notizie? Anzi, fammi indovinare. La stai prendendo un po’ troppo larga, quindi sono cattive notizie per forza. >>

<< Colpito e affondato. Però forse è meglio se ne parliamo di persona, ok? Da Tim’s alle undici e mezza? >>

<< Vuoi dire che sei in città? Aspetta un attimo. Ho già visto questo film: adesso tu riattaccherai, e io rimarrò qui a fissare il telefono come un’idiota per i prossimi dieci minuti domandandomi quale sia il problema. >>

<< A stasera. >> cinguettò Jonathan, ridacchiando, prima che la sua voce sparisse e venisse sostituita da uno sconsolante tu-tuh.

Dess guardò la cornetta con astio per qualche secondo, prima di rendersi conto di quello che stava facendo. Con un sorrisetto, riavvicinò il telefono all’orecchio e si preparò mentalmente per altre due ore di gente noiosa con richieste noiose.

 

***

 

Fortunatamente, le undici arrivarono in fretta. Dess spense il computer, staccò la spina al telefono e spense il cellulare, per essere sicura che nessuno l’avrebbe disturbata. Andò lentamente all’appendino, prendendo e infilandosi il morbido soprabito nero. Non aveva nessuna fretta; Tim’s era a dieci minuti di cammino da lì, e c’era ancora tempo.

Uscì dall’ufficio, salutando con un sorrisetto Jenny che si stava preparando per uscire. La sua segretaria stava facendo le ore piccole più di lei, ultimamente, doveva ammetterlo. Forse avrebbe dovuto darle un aumento.

Uscì, rimanendo per un attimo immobile sul marciapiede ad assaporare l’aria calda che le soffiava sul viso. L’estate di Los Angeles non si smentiva mai, arrivava e se ne andava, presentando sempre le stesse caratteristiche, con una puntualità inquietante.

<< Ehi! >> esclamò Dess, vacillando. Qualcosa l’aveva colpita da dietro, facendola barcollare avanti.

<< Mi scusi. >> disse l’uomo, mettendole una mano su un braccio per aiutarla a stare indietro.

<< Si figuri. >> disse sarcasticamente lei, ma si accorse che l’uomo la fissava. La fissava attraverso due occhi profondi e caldi, circondati da spesse rughe premature. Doveva avere al massimo trent’anni, ma aveva il viso di una persona che ne aveva vissuti almeno cinquanta.

<< Dess! >> esclamò lo sconosciuto, lasciandole il braccio. << Sei tu? >>

<< Rex? Ti sono ricresciuti i capelli! >> esclamò confusamente  la ragazza, abbracciandolo. Si sentiva sotto sopra. Prima Jonathan, adesso Rex. Tutti nello stesso giorno, tutti nella sua città. Non poteva essere una coincidenza. Cosa c’era che non andava?

<< Sai, dopo dieci anni… >> rispose sarcasticamente lui. Dess gli fece una pernacchia tutt’altro che matura. Però era vero. Quando si erano visti l’ultima volta, i capelli gli erano ricresciuti un poco dopo la sua esperienza nelle pianure salate, ma ora erano davvero esagerati. Gli sfioravano il collo, coprendogli le orecchie e superando il mento.

<< Sei tu che hai chiamato Jonathan o è Jonathan che ha chiamato te? >> domandò Dess, riprendendosi. Un punto alla volta andava pur chiarito.

<< Jonathan che  ha chiamato me. Devo incontrarlo da Tim’s alle undici e mezza. >>

<< Oh, che coincidenza. >> disse ironicamente la donna,  << Anch’io. >> E lo prese sotto braccio, felice di averlo ritrovato. Forse, le brutte notizie potevano aspettare. Per il momento.

 

***

Inaspettatamente, quando i due amici arrivarono da Tim’s, Jonathan era già là, e teneva loro posto a uno dei tavoli peggiori del locale, nell’angolo in fondo. Dess sospirò. Quella posizione sapeva tanto di combutta e pericoli da affrontare. Proprio come una volta.

Le ci volle un attimo, mente attraversava il locale con Rex accanto, per rendersi conto che il tavolo era da quattro. Vista l’ora, ci sarebbe quasi sicuramente stata anche Jessica. Quindi, per esclusione, l’unica che restava era Melissa. La Regina delle Stronze quindi non ci sarebbe stata?

<< Ciao, Flyboy. >> lo salutò Dess, prendendo posto sulla sedia di fronte a lui.

<< Dess. Rex. >> li salutò Jonathan, con un mezzo sorriso. Era felice di vederli, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che gridava “problemi in arrivo!”.

<< Dai, spara. >> Dess incalzò l’Acrobata, appena Rex si fu seduto.

<< In realtà, volevo aspettare Jessica… >> indugiò Jonathan.

<< Vuoi dire che lei non sa niente? >> chiese Rex.

Jonathan scosse la testa.

<< Avanti, Flyboy. Devo usare le cattive maniere? Sai anche tu che ce lo dirai comunque, quindi tanto vale che tu lo faccia subito. >> disse Dess.

<< Non sei per niente cambiata, lo sai? >>

<< Lo so. >> rispose lei, come se il ragazzo le avesse fatto un complimento. E forse era così.

<< Gli Oscuri sono tornati. >> annunciò il ragazzo, senza preavviso. Rex sbarrò gli occhi. << Avevo visto i segni… che stupido! Le tracce per le strade… non erano gli umani: erano gli Oscuri. Non li vedevo da così tanto tempo… >> disse Rex, scuotendo la testa. Dess gli appoggiò una mano sulla spalla, senza sapere bene perchè.

<< Ma non è tutto. >> li interruppe Jonathan. << Hanno degli alleati. >>

<< I Grayfoot? >> domandò Dess.

<< Questo non lo so. Forse sì. >> rispose Jonathan, con una punta di impazienza. Solo in quel momento Dess si rese conto che dall’inizio della serata l’amico non aveva smesso un attimo di giocherellare con una ciocca di capelli, un’abitudine che non era da lui. Doveva esserci qualcosa di davvero grosso, sotto. Qualcos’altro. Schiarendosi la voce, l’Acrobata continuò. << Ma il punto è… che Melissa è passata dalla loro parte. >>

 

 

Ammetto di essere perversa. E diabolica. In ogni caso...

La citazione all'inizio viene da "Set Free", di Katie Gray.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo - New From the Dark Side ***


Capitolo Secondo - News from the dark side

It's hard to imagine

but one day

you'll end up like me

 

Il locale parve diventare improvvisamente più buio, come se ad un tratto fosse stato inghiottito dal terreno caldo di Los Angeles.

“Che… che cosa?” domandò Rex, sbattendo le palpebre.

Dess lo guardò allarmata.

“No. No, non è vero.” Disse l’uomo, scuotendo la testa. “ Non è vero, non lo farebbe mai. Sei un bugiardo. Stai mentendo!”

“L’ho vista, Rex. L’ho vista io stesso. Mi dispiace, davvero.” Ripeté Jonathan, guardandolo negli occhi.

“No! No, bugiardo!”

Dess afferrò Rex per le spalle, tenendolo stretto. “Rex. Rex, calmati.” Disse, incollando lo sguardo al suo.

Gli occhi di Rex lampeggiarono di disgusto e rabbia verso Jonathan, ignorando la Polimatematica. L’Acrobata si sporse in avanti, ma Dess lo fermò con un’occhiataccia.

“Guardami. Rex,guardami. Devi stare calmo, d’accordo? Non vale la pena di fare sciocchezze. No, guardami. Prima ascolta il resto, d’accordo?”
Il Vedente strinse i pugni, fremendo, ma annuì.

Le poche teste ancora rimaste nel locale erano girate verso di loro. Qualcuno si nascondeva dietro un menù, cercando di non far vedere che stava origliando, mentre altri li fissavano sfrontatamente senza neanche darsi la pena di fingere un po’ di discrezione. Fantastico, pensò Dess. Stasera l’intrattenimento siamo noi.

“Allora?” sibilò Rex, respirando a fondo.

Dess scosse la testa, togliendo la mano dalla spalla del giovane.

“Non qui, Rex. Adesso ordiniamo, mangiamo e aspettiamo l’ora adatta, e poi ne parliamo.”

Il Vedente li fissava incredulo.

“Dess ha ragione, e se ti calmassi un attimo lo capiresti anche tu.” Disse Jonathan. Negli occhi di Dess lampeggiò un muto avvertimento di andarci piano. “Senti, hai ragione. Non avrei dovuto dirtelo così. E avremmo dovuto aspettare Jess, come volevo fare io. Ma non possiamo parlarne qui, ora. Los Angeles non è Bixby. Qui la gente ti nota se vai in giro a parlare di… di cose insolite. E, per l’amor del cielo, le persone ci stanno guardando come se si aspettassero una rissa da un momento all’altro. Non possiamo metterci nei guai, non ora. Abbiamo bisogno di restare uniti.”

Dess annuì. “E’ vero, Rex.”

Il Vedente li guardò entrambi con gli occhi che trasudavano disprezzo. “Voi due siete pazzi.” Sbottò, facendo per alzarsi.

Jonathan fece per parlare, ma Dess lo bloccò. “Rex, non so cosa ti sia successo in questi anni, e francamente adesso non m’importa. Ma se ti fosse rimasta una briciola di coscienza, tu adesso ti siederesti qui, mangeresti e aspetteresti la Mezzanotte con noi, e lo faresti perché Melissa ti sta a cuore più di chiunque altro e perché vorresti sapere cosa le è successo. Se invece sei cambiato così tanto… ritrovarci qui è stato un errore. Non ci servi a nulla, se non sei più il Vedente di una volta. Quindi puoi andartene.” Disse la giovane, con una pacatezza inquietante.

Rex ricadde sulla sedia, sconvolto. “Mi dispiace. Davvero. So cosa farei io al tuo posto, e so che reagirei esattamente come te.” Lo consolò la Polimatematica, cambiando tono di voce.

Qualcosa nel cervello di Rex si accese a quelle parole, una sorta di campanello di allarme, ma sul momento non gli diede peso. I venti minuti successivi furono uno stillicidio. Gli scivolarono addosso con una lentezza quasi ridicola. Quando arrivò il cibo, portato da un cameriere allampanato che sembrava non vedere l’ora di allontanarsi da loro, ringraziò flebilmente e iniziò a mangiare senza entusiasmo, senza neanche sentire il sapore di  quello che si portava alle labbra.

Dess lo studiò preoccupata per tutta la serata, mentre Jonathan divorava con gusto un enorme panino ripieno incurante della salsina densa che gli colava sul mento. “Vedo che con gli anni il tuo appetito non è cambiato, Flyboy.” Lo prese in giro lei, in un debole tentativo di spezzare la tensione.

***

E poi, finalmente, il brivido familiare percorse la schiena di Dess. “Casa dolce casa.” Mormorò fra i denti, mentre l’onda blu li sommergeva, congelando il mondo in una macabra istantanea della realtà.

I suoi occhi scorsero un movimento sulla sua destra, e Dess si voltò allarmata. “Non preoccuparti. È Jess.” La rassicurò Jonathan.

Dess strizzò gli occhi, mentre la figura avanzava verso di loro quasi fluttuando. Non era affatto cambiata. I lunghi capelli rossi le pendevano stanchi sulla testa, intorno al viso magro. Sembrava sfinita, ma sorrideva.

“Dess, Rex!” esclamò, correndogli incontro. Dess indietreggiò sulla sedia involontariamente, pregando che l’amica non l’avesse vista.

Jessica sembrava un fantasma. Dess non credeva nei fantasmi, ma fu il primo pensiero che le attraversò la mente vedendo la ragazza. Era uguale a com’era stata dieci anni prima, a parte che una volta era liscissima e perfetta, e ora era corrugata in un’espressione di costante preoccupazione. Dess sapeva che per l’amica, i dieci anni che loro avevano trascorso, non erano stati neanche sei mesi. Ma era scioccante vederne gli effetti. Jessica era, in tutto e per tutto, la quindicenne che era quando si erano salutate.

Si sporse verso di loro, baciando Jonathan e Rex sulle guance e abbracciando stretta Dess. Stupefatta nel suo abbraccio caldo, la Polimatematica si rese conto che forse, non era davvero la Jessica di una volta. C’era qualcosa di diverso, e sapeva anche cosa. Ma non osò dirlo ad alta voce.

 

***

 

L’annuncio fu, come previsto, seguito da lacrime e sensi di colpa e da una Jessica sconvolta che si domandava come fosse possibile, come avesse potuto, perché Jonathan non gliel’avesse detto.

Lo sguardo di Rex era di ghiaccio, mentre Dess si faceva sempre più preoccupata.

“Bene.” Disse, quando Jonathan finì di spiegare a Jessica degli oscuri e di Melissa e la ragazza smise di singhiozzare. “Ora vuoi raccontarci il resto, per favore?”

Jonathan annuì, iniziando a raccontare. “E’ successo due notti fa. Stavo facendo un giro per la città durante l’ora blu. Era tutto tranquillo, come sempre. Non è che mi aspettassi di trovare davvero qualcosa, ma mi annoiavo.”

Più inopportuna che mai, la consapevolezza di aver visto giusto invase Dess. Quello che aveva detto Jonathan…non c’era altra spiegazione. Doveva essere così.  

“E, mentre ero su un tetto, ho sentito un rumore. Era impossibile: un rumore durante l’ora blu? Sono sceso, e ho guardato dalla prima finestra che ho trovato. Era un vecchio capannone, fuori città, e credo che non venisse utilizzato da diversi anni. Be’…era pieno di Oscuri. Erano Oscuri giovani, credo, anche se non sono mai stato bravo a distinguerli. Ma nessuno sembrava uno degli Anziani.”

Tutti pendevano dalle sue labbra. Jonathan non era mai stato granché a raccontare storie, ma quella sera sembrava essersi trasformato nel miglior narratore di storie dell’orrore degli Stati Uniti. Dess represse un brivido d’eccitazione. Un capannone pieno di Oscuri?

“E con loro, fra loro, c’era Melissa. Sono sicuro che fosse lei, Rex. Il suo viso, il suo modo di muoversi… era lei. Ha alzato la testa verso di me, e ho pensato che mi avesse sentito, o che avesse intercettato i miei pensieri. La scorsa notte sono tornato al capannone, ma non c’era più nulla. Solo anni ed anni di polvere. E… questo.” Concluse, estraendo qualcosa da una tasca.  

 

 

Ok, lo riconosco: questo è stato un capitolo completamente inutile. Ma serviva per introdurre delle cose che serviranno più avanti, quindi era obbligatorio. Ma non temete, il prossimo capitolo con i chiarimenti sarà probabilmente postato in giornata.  

Voi avete capito qual è la cosa strana che Dess ha notato riferendosi a Jessica? Mmm…E l’oggetto misterioso? Premetto che non è niente di trascendentale, ma… nono, non ve lo dico xD

P.s.: attenzione: autrice tremendamente sadica. Siete avvisati. Tenetelo a mente per i prossimi capitoli.

Ragazze, io come farei senza di voi? Grazie mille ad entrambe per aver commentato. Ma soprattutto… siete pazze?Cioè, pensate davvero di potermi dire che entrambe avete scritto qualcosa su i Diari e poi non pubblicarla? Soprattutto Ari xD Come faccio a convincerti a pubblicare quello che hai scritto, perché scommetto il mio braccio destro che sarà meraviglioso?
E…Alchimista, non vedo l’ora di leggere la tua long! Uhuh sarà stupenda anche quella! (Voi due siete brave brave, non è giusto xD).Muahahaha. Io l’avevo detto che sono perversa. Lettrici avvisate mezze salvate. Comunque…mmm…questo posso dirtelo: non l’hanno costretta con la forza, è stata una sua decisione. Però…che c’è qualcosa sotto è sicuro xD Altrimenti non mi divertirei.

 La frase all'inizio viene da "Get Out Alive" dei Three Days Grace.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo - Chased by the Past ***


Scusate, non ce l’ho proprio fatta ad aggiornare quando avrei voluto. E, giù che sono in argomento, vi avverto che in questo periodo ho in ballo le tesine e ho compiti in classe pressoché ogni giorno, in più questa settimana ho un esame e un test d’ingresso e la prossima settimana sarò via per tre giorni per la finale di una gara. Questo per dirvi che potrei scomparire piuttosto spesso, anche se mi dispiace tantissimo trascurare questa storia a cui, lo ammetto, sono già affezionata pur essendo agli inizi ^^

Luna, Alchimista, io vi adoro. Sto seriamente iniziando a pensare di farvi dedicare un monumento. A costo di essere poco originale, vi assicuro che non riuscirei a scrivere neanche un quarto di quello che scrivo se non ci foste voi a supportarmi.  Vi adoro. Grazie per i commenti magnifici – ragazze, mi fate morire xD. Grazie perché continuate a seguire le mie, uhm, chiamiamole storie, e perché anche se vuoi siete scrittrici bravissime vi ostinate a dire che io scrivo bene (si, come no.  tanto non ci credo ù.ù) e perché non mi avete ancora linciata anche se sono tanto tanto cattiva e vi faccio stare sulle spine. Avevo detto che avrei chiarito un po’ di cose in questo capitolo, ma effettivamente ho chiarito solo la cosa strana che Dess aveva visto in Jessica e per il resto ho solo incasinato di più le cose xD Mi viene il dubbio che forse non sono cattiva, solo distratta ù.ù

Il  capitolo è scritto con una fretta assurda e penso anche decisamente male. Però non ce la facevo a rimandare ancora e inizio a vedere riferimenti a questa ff e ai Diari ovunque (la cugina della mia migliore amica è venuta nel mio paese e sapete come s chiama? Jessica. Nel libro che sto leggendo la protagonista che si chiama Melissa, e in un altro libro c’era una specie di dea o qualcosa di simile che si chiamava Desdemona, per non parlare di tutti i Jonathan sparsi nella mia zona. Sono riuscita a trovare riferimenti persino nell’ora di latin.., e per esercitarmi in inglese ho cercato degli audio book e indovinate che cosa ho trovate? Le tracce di tutti e tre i libri della saga. Quindi avevo bisogno di aggiornare prima di impazzire xD, ),e se non avessi aggiornato oggi non saprei quando avrei potuto farlo. Quindi, in sostanza, vi tocca beccarvi questa “cosa”

 

Capitolo Terzo - Chased by the Past

Die for anyone,

what have I become?

 “È un tridecagramma.” Sussurrò Dess. Un brivido d’eccitazione le corse lungo la schiena. La festa ricominciava.

“Come quelli di Madeleine.” aggiunse Rex. Il Vedente e la ragazza si scambiarono una rapida occhiata carica di significati. Questo vuol dire  che sei disposto ad aiutarci?, chiedevano gli occhi di Dess. Sì, lo sono, rispondevano quelli di Rex. Voglio sapere cos’è successo a Melissa.

La Polimatematica sorrise. Tranne la cara vecchia Maddy, che comunque era in qualche modo riuscita ad comparire nei loro discorsi - e, ovviamente, Melissa – erano pronti per girare il nuovo film cult dell’anno, “Midnighters 2, la vendetta”. Le sue labbra si incurvarono in un leggero sorriso al pensiero, ma si appiattirono immediatamente mentre alzava istintivamente lo sguardo, in cerca di qualcosa che non c’era.

Seppe all’istante cosa mancava. Mancava lo sguardo divertito e quasi curioso di Melissa, quello che la Telepate rivolgeva ogni volta che la beccava a fare qualche commento ironico nella mente. Certo, si parlava di dieci anni prima. Ma ritrovarsi lì, con tutti gli alti, a fare mentalmente gli stessi commenti sarcastici che solo lei capiva e che aveva sempre fatto aveva mandato indietro il suo orologio interno di un decennio, e constatare che effettivamente la Regina delle Stronze - avrebbe decisamente dovuto smettere di pensare a lei in quei termini, ma le vecchie abitudini sono davvero dure a morire - non era lì la stava facendo sballare.

Scuotendo la testa, come a scacciare il ricordo, Dess volse di nuovo lo sguardo alla piccola, luccicante stella di metallo a tredici punte che rifletteva il bagliore blu della Mezzanotte e rispondeva al suo sguardo dal tavolino.

“E qualcuno ha idea, anche vagamente, di cosa ci facesse una cosa del genere ad un rave di Oscuri?” domandò la Polimatematica, suonando anche alle sue stesse orecchie eccessivamente petulante. Possibile che, ancora una volta, anche dopo dieci anni il solo pensiero di Melissa le facesse saltare i nervi? In una maniera diversa rispetto da un tempo, molto più di apprensione che di disprezzo, ma ci riusciva.

“Cosa c’è, Rex?” domandò Jonathan, intercettando un bagliore di improvvisa, dolce. rassicurante comprensione che luccicò per un istante negli occhi del Vedente.

“Quel tri…tridecagramma, è completamente coperto di Focus. Non è possibile che abbia combattuto contro abbastanza Oscuri perché se ne depositasse sopra così tanto. Letteralmente impossibile. Quella è la quantità di Focus che si trova, si trovava, sul terreno dei luoghi di abituale ritrovo dei nostri amici. O sono stati tanto stupidi da inciamparci un milione di volte, oppure devono averlo toccato volontariamente.” Espose con calma. Dess si sentì soddisfatta per un attimo di vedere che dopotutto si comportava ancora come il vecchio, saccente Rex che conosceva, prima di rendersi conto delle implicazioni di quanto aveva detto.

“Vuoi dire che…”

“Che hanno superato l’ostacolo del metallo e dell’Avversione. Voglio dire, del numero tredici.” Confermò Rex. La Polimatematica sussultò sentendo quella parola uscire dalle sue labbra. Non l’aveva sentita direttamente dagli Oscuri, per la semplice ragione che, be’, non parlavano, ma f proprio così che le suonò. Un termine da Oscuro.  Forse Rex era davvero cambiato meno di quanto si aspettasse, ma non solo conservando i suoi lati migliori. Ma il fatto che non avesse fatto una piega pronunciando la parola tredici era positivo, no?

“Ma allora…è finita.” Mormorò Jonathan. “Se sono tornati, e non possiamo più combatterli con il numero tredici e con il metallo, siamo morti.”

E poi, per la prima volta dopo l’inizio del acconto di Jonathan, Jessica parlò. “No.”

“Come?” domandò Rex, mentre tutti si voltavano per guardarla. Jessica abbassò lo sguardo per un attimo, vagamente imbarazzata, ma lo rialzò subito. “No, non è finita.” Disse. Dess sorrise.

“Jessica ha ragione, Flyboy. Vuol dire che ti vuoi arrendere? No, non ci credo. Non tu. Se gli Oscuri non danno più di matto per il numero tredici…d’accordo, troveremo un altro numero. Useremo davvero la trigonometria, se necessario. Ma non dire, mai più, che è finita. Altrimenti per cosa ci avresti chiamato qui? Per dirci che tu e Jess non state più insieme? Non credo. Tu vuoi combattere, Flyboy. Lo vuoi quanto lo voglio io. E non mi importa se sei arrabbiato con Jess perché v siete mollati, o se hai ancora voglia di tirare un ceffone a Rex, o se non riesci a prendere il tuo stupido brevetto. Quindi chiudi quella bocca,  e non riaprirla finchè non ne tiri fuori un piano.”

Jonathan si limitò a rivolgerle uno sguardo stanco, senza aprire bocca. Jess guardava sconvolta l’amica, senza sapere cosa dire. Sentiva che era tutta colpa sua, di nuovo, anche se non capiva cosa accidenti avesse sbagliato questa volta. E ovviamente, la domanda come l’ha capito? che le rimbalzava su e giù nel cervello non l’aiutava a pensare razionalmente.

Rex aprì la bocca per parlare, anche se non sapeva neanche lui cosa stesse per dire, ma in quel momento le cose iniziarono a degenerare. Dess si ritrovò a pensare, per un folle istante, che la famosa calma prima della tempesta era durante persino troppo per i loro standard. Una volta i guai arrivavano più in fretta.

Qualcosa si era mosso oltre la vetrata che dava sulla strada. Rapido, quasi impercettibile, ma si era mosso.

I quattro Midnighters si alzarono all’unisono, senza togliere lo sguardo dall’entrata.

“Sono arrivati.” Mormorò Jonathan, con una smorfia di rassegnazione dipinta sulla faccia. Jessica, istintivamente, estrasse Arricchimento, la sua nuova torcia portatile, dalla tasca anteriore dei jeans.

“Chiudete gli occhi.” Disse. La figura scura si mosse all’esterno. Dess fremette. Se era un Oscuro, e francamente non sapeva cos’altro avrebbe potuto essere, era bello grosso.

E in quel momento accaddero tre cose. Jonathan, Rex e Dess chiusero gli occhi, Jessica accese di scatto Arricchimento e una voce indignata sbottò: “Cosa vi salta in mente, giovanotti? Avete deciso di accecarmi?”

E, come quarta cosa, Dess sobbalzò e camminò verso la figura a tentoni, cercando di non inciampare ma incapace di restare ferma, gli occhi inutilizzabili perché li aveva aperti senza pensarci sentendo la voce tanto familiare.

“Maddy!” esclamò, fermandosi a pochi passi dalla Telepate.



La canzone è "Diary of Jane", dei magnifici Breaking Benjamin. P.s.: sono l'unica a pensare che dopo tutto questo tempo Madeleine deve avere circa un milione di anni xD? Almeno un'ottantina di sicuro secondo me ù.ù


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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto - Never Give Up Fighting ***


Eh già, una cosa che ho recentemente scoperto è che se sono brava a fare una cosa, quella cosa è incasinare ulteriormente situazioni già incasinate. E, vi fidate di me? Le cose si faranno ancora più complicate o.O Provare per credere.

Ehm…volete la verità? All’inizio Jess e Jonathan mi stavano indifferenti come coppia, ma adesso per qualche strana ragione voglio a tutti i costi che si lascino. Perché (e questo non significa che ci sarà questa coppia in questa storia, tenetelo presente. Potrebbe esserci come potrebbe non esserci…), ehm, io vorrei a tutti i costi che si mettesse con Dess >.<

Alchimista…tu…tu…tu conosci i Breaking Benjamin *-* *-* *-* Ok, chiusa parentesi adorazione. Però ti stimo *-*

Comunque…no, mi sbagliavo. Cioè, se non ho toppato i calcoli (e probabilmente ho toppato, perché io e la matematica…mmm, diciamo che io e Dess sul fronte calcoli non andremmo troppo d’accordo… sono negata O.o), in realtà Maddy dovrebbe avere 78 anni…perché a un certo punto del libro Dess dice che Madeleine aveva 17 anni quando c’è stato tutto il casino Grayfoot- Anathea e via dicendo, e se non mi ricordo male da allora sono passati 49 anni, e la mia ff è ambientata dieci anni dopo… (se ho sbagliato tutto ditemelo xD Non faccio fatica a immaginare che sia così…)

Solo un’ultima cosa: il fatto che io sia già arrivata al quarto capitolo è un ottimo segno, perché di solito quando riesco ad andare oltre il terzo,specialmente in così poco tempo, significa che non mi sono stufata della storia e molto probabilmente riuscirò a finirla e non la abbandonerò come mi capita spesso di fare (non per scelta, ma l’ispirazione fugge xD). Just to let you know.

 

P.s.: so che può sembrare che questo capitolo sia del tutto inutile per la trama, ma vi assicuro che invece è indispensabile tenerlo a mente per seguire i capitoli successivi. E soprattutto, introduce un certo colpo di scena che fra uno o due capitoli vi beccherete… non vi dico di cosa si tratta, ma conoscendomi sapete che non è nulla di buono ^^  E se li cercate molto attentamente, strizzate gli occhi e piegate la testa da un lato, potete trovare alcuni indizi etti per iniziare a comporre vagamente il quadro generale.

 In ogni caso...godetevi il chappy!

 

 

Capitolo Quarto – Never Give Up Fighting

 

Oh I'm so tired there has got to be an end
to the pain I feel when I'm
awake and alive alive alive
alive and I'm dreamin'

 

“Madeleine, dobbiamo parlare.” annunciò Rex, stufo di aspettare.

“Parlare, ragazzo?” sbottò la vecchia Telepate, con voce ruvida. “Va bene, parliamo. Parliamo di come hai ridotto la mia povera mente.”

“Io? Tu volevi eliminarmi!” esclamò Rex, facendo un respiro profondo per calmarsi. Aveva ventisei anni, maledizione. Non poteva farle una scenata adolescenziale, dopo neanche due frasi, anche se aveva iniziato lei. E per giunta tirando in ballo qualcosa che era successo un decennio prima… scosse la testa, mentre qualcosa dentro di lui zittiva i suoi pensieri frenetici. Doveva tenere a mente che lì non erano neanche vicini ad una contorsione crepuscolare, e Madeleine poteva leggere ogni singola parola che scorrazzava nella sua mente con la facilità con cui si leggono le ricette di cucina.

“Grazie, Rex.” Disse stancamente la donna, mentre Rex riusciva finalmente a tranquillizzare la tempesta che infuriava nella sua mente. “Era fastidioso sentirti ronzare tutto quel rancore in testa. Non fa bene alla salute prendersela con la gente, lo sapevi?”

Il Vedente si agitò sulla poltrona scomoda, domandandosi se non avrebbe fatto meglio ad andarsene insieme agli altri quando la Mezzanotte era finita. Ma Dess aveva finito di corsa il suo panino ed era fuggita, farneticando qualcosa su una chiamata di lavoro. Jonathan aveva chiuso gli occhi, sfinito, e Rex aveva pensato che forse sarebbe rimasto. La compagnia dell’Acrobata continuava a non entusiasmarlo, e di certo non se lo sarebbe scelto come amico del cuore, ma era meglio di niente. Ma poi il cellulare di Jonathan era squillato, ed era stato il suo turno di balbettare qualcosa su degli affari da risolvere. E Jess, ovviamente, se n’era andata prima di tutti: era sparita, puntuale come il miglior orologio svizzero, appena il tempo normale aveva iniziato a contaminare la Mezzanotte allo scadere dell’ora blu.

Quindi il Vedente si era ritrovato da solo, per giunta con il conto da pagare e Madeleine da interrogare. Quindi, quando la vecchia Telepate gli aveva proposto di andare nel suo appartamento per parlare dopo aver probabilmente letto nella sua mente che quelle erano le sue intenzioni, si era ritrovato costretto ad accettare. Cos’altro poteva fare, rifiutare e tornare a casa, sdraiarsi sul divano con una birra e fare finta che non fosse successo niente? Che il passato non fosse sbucato dal terreno mordendogli il sedere per farsi sentire e non lasciandolo più andare? Perché alla fine era così che si sentiva, come se qualcosa l’avesse agguantato con i denti e ora non avesse la minima intenzione di sparire prima di averlo portato giù con sé.

L’Oscuro dentro di lui ribolliva, ma non potè reggere il confronto con la reazione che il suo stomaco ebbe quando ingurgitò tutto d’un colpo la tazza di tè bollente che Madeleine aveva appoggiato sul tavolo. In un attimo di lucidità, Rex si rese conto che la Telepate lì poteva benissimo rendersi conto che non sopportava il tè, eppure glielo aveva comunque servito. Forse provava gusto nel vedere la gente che cercava di buttare giù i suoi intrugli senza  poter protestare per paura di ferirla.

“Allora, hai intenzione di farmi aspettare tutta la notte o vuoi arrivare al punto?” brontolò Madeleine. Rex si aspettava quasi che da un momento all’altro tirasse fuori una frase che iniziava con “ai miei tempi”, ma non lo fece. Per il momento.

“Cosa sai di Melissa?” domandò il giovane senza preamboli, andando dritto al punto. Era stufo di giocare. La bestia dentro di lui grugnì di soddisfazione.

La verità era, anche se era il momento peggiore in assoluto per pensarci, che sebbene Madeleine fosse guarita, Rex non lo era del tutto. Era molto più facile convivere con gli umani, dopo tutto questo tempo, e non provava l’impulso di aggredire qualcuno da anni. Be’, non più di quanto lo provasse chiunque altro. Riusciva persino a pensare all’Avversione e addirittura a pronunciarla senza che gli si rivoltasse lo stomaco. E riusciva a litigare con le persona in modo molto umano, o quantomeno senza sibilare loro addosso.

Ma c’era qualcos’altro, qualcosa che restava sempre sotto il suo controllo, ma c’era. Una specie di nuova coscienza, solo più famelica e cruda. Era una cosa che però riusciva a tenere a bada senza sforzo e, doveva sua malgrado riconoscerlo, a volte lo aiutava persino a non sgarrare. Si era stretta una sorta di simbiosi fra lui e ciò che era dentro di lui, ma in positivo. Forse. In ogni caso, non aveva mai sbranato nessuno, e non poteva dire che fosse una cosa negativa.

L’anziana si schiarì la gola, come a ricordargli che sentiva perfettamente tutto ciò che pensava e che quallo che sentiva la stava irritando. Ancora non le andava giù di vedere il suo prezioso Vedente, il centro di tutto quello che aveva creato, che si abituava a quello che, dopotutto, indirettamente per colpa sua era stato impiantato dentro di lui?

“Ne so quanto te, Rex. Forse anche meno.” Rispose la voce roca della vecchia.

Il Vedente posò immediatamente la tazza, e fece per alzarsi. “D’accordo. Non ho tempo da sprecare.” Disse, con una freddezza spietata e implacabile che gli ghiacciava lo sguardo.

“Aspetta.” Implorò Madeleine, tendendo un braccio verso di lui. “Va bene, hai ragione. Hai ragione, so qualcosa. Ma non su Melissa, qualcosa di più importante.” In un angolino del suo cervello, Rex si domandò per un attimo come potesse esserci qualcosa di più importante. “Dammi la mano.” Continuò la Telepate. “Te lo mostrerò.”

“No.”

“No?”

“Non posso fidarmi di te, Madeleine. Te sei una di loro. L’ultima volta, hai provato ad annientare la mia mente. Perchè dovrei ascoltarti?”

“Io una di loro, Rex? E tu cosa sei?”

“Io non sono uno di voi. Forse non sarò pienamente umano, te lo concedo. Ma tu sei una di quei codardi, vecchi Midnighter corrotti dalla sete di potere che hanno alterato e contraffatto la Tradizione e forse millenni di memorie. E se c’è qualcuno da biasimare per quello che sono diventato, quelle persone siete voi. Tu e tutti gli altri.” Decretò. Poi, senza un’altra parola, si alzò.

“Rex…” lo supplicò la donna, mentre il Vedente si dirigeva inarrestabile verso l’uscita dell’appartamento.

“Non puoi andartene. Non sai quello che stai facendo. Arriverà, Rex. Piccolo Vedente dilettante e insolente, non capisci? Sta arrivando, Rex. E vi schiaccerà tutti. Vi distruggerà, e allora verrete ad implorare il mio aiuto.”

“Che cos’è in arrivo?” domandò lui senza voltarsi, con un piede fuori dalla porta.

“Sta arrivando… sta tornando…ancora una volta, e più forte che mai… Non hai visto i segni, Rex? Sta arrivando, e quando sarà qui vi schiaccerà come mosche, Rex. E vedremo chi sarà il codardo, quando succederà.”

Il Vedente le lanciò un’occhiata carica di disgusto. “Sì, proprio così. Vedremo.” Confermò, uscendo definitivamente e chiudendosi la porta alle spalle. Madeleine rantolò, ma prima di andarsene Rex riuscì a sentire una parola uscire dalle sue labbra secche.

E il sangue gli si gelò nelle vene.

 

***

Rex capì all’istante che si trattava di un sogno. Per prima cosa, non sentiva più il sapore del liquore che gli bagnava le labbra, e l’odore acre del suo minuscolo appartamento di città era scomparso. Inoltre, l'infinita pianura grigia e marrone che si estendeva davanti ai suoi occhi, senza nemmeno un alberello a rallegrarla, decisamente non apparteneva al panorama abituale che ci si aspetta di incontrare a Los Angeles.

Eppure, sapere che stava sognando non lo aiutò a prepararsi per quello che successe dopo.

Il cielo sopra la sua testa era quasi nero, sepolto sotto chilometri di nuvole nere che minacciavano pioggia da un istante all'altro. All’improvviso, le nubi cominciarono a piangere. Lenta, densa, una pioggia rossa come il sangue strisciò giù dal cielo, bagnando Rex e striandogli il viso come calde lacrime di plasma. Era inodore e in qualche modo viscida, e presto Rex si ritrovò con gli abiti inzuppati.

Il ragazzo strizzò gli occhi, cercando di concentrarsi sul paesaggio che per qualche motivo rimaneva comunque fuori fuoco, oltre la coltre di gocce rosse che lo circondavano.

“Ascoltami bene, Rex.” Tuonarono le nuvole, tutte all’unisono, in un coro che gli penetrò nelle ossa e gli gelò la carne.

“Dovete stare alla larga dai guai, chiaro? Io ho fatto tutto il possibile, ma voi certo non mi aiutate.”  Le nuvole sospirarono. Con un fremito d’eccitazione, il Vedente si rese conto che il cielo aveva una voce familiare, e un tono di spazientito sarcastico che gli ricordava incredibilmente qualcuno. “Santo Cielo, sapete essere dei tali idioti a volte. L’avevo quasi dimenticato.” Risuonò un tuono roco, come se il cielo si stesse schiarendo la gola, e la voce delle nuvole riacquistò una parvenza di misticità. Rex si rese contoche all'improvviaso i suoi vestiti erano asciutti, e la pioggia di sangue era scomaparsa. “Quindi, Rex, ascoltami. Non cacciatevi nei guai, ok? Non posso sempre sistemare tutto io. Cercate degli indizi o quello che volete, se proprio non potete farne a meno, ma non venite a cercarmi. E soprattutto, cercate di essere lontano da Los Angeles quando quel giorno arriverà. Hai già capito di che cosa si tratta, vero, quello con cui avete a che fare? Sai che…”

E in quel momento, la realtà che aveva il sapore dell’alcool e l’odore di muffa degli appartamenti della periferia gli ripiombò addosso, togliendogli il fiato. Furibondo, fisso con sguardo accusatorio la sveglia che lampeggiava sul suo comodino, maledicendo il momento in cui, un paio d’anni prima, quel genere di aggeggi umani avevano smesso di impedirgli di dormire.

Per fortuna, l’allarme non aveva fatto nulla di irreparabile: Rex si rese conto, con un moto di soddisfazione, che aveva unì’idea di quello che si trovavano davanti. Un piccolo tassello di un immenso puzzle andò al proprio posto nella sua mente: ora sapeva perché gli Oscuri, dopo tutto questo tempo, stavano tornando.

 

 

La canzone è Morning After, dei Likin Park.

E tre, due, uno…via con le speculazioni! Sulla voce nel sogno, su Maddy e su quello che sapeva, e sulla misteriosa “cosa” in arrivo. Sarò crudele, ma mi piace vedere la gente che cerca di capire quello che ho in mente per le mie storie (anche perché la maggior parte delle volte io stessa non so ancora bene cosa farò succedere xD)

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto - Weight of the real world ***


Piccola nota temporale: questo capitolo si svolge quattro giorni dopo l’incontro fra Rex e Madeleine.

 

Capitolo Quinto – The Weight of the Real World

 

When did I start feeling the weight of the world?

When did the world get so cold?

 

“Pensi che io sia un mostro, vero?”

“Perché, Flyboy? Ti trovo migliorato con gli anni. Sei dimagrito?”

Jonathan lanciò a Dess un’occhiata fra l’esausto e il divertito.

“Hai capito benissimo cosa intendo.”

“Be’, se non mi spieghi com’è successo, come faccio a dirtelo? E fino a trenta secondi fa non sapevo nemmeno che fossi stato tu a lasciare lei. Per me poteva benissimo essere il contrario.”

Jonathan dondolò avanti e indietro le gambe, Il parco era ancora affollato a quell’ora, sebbene fossero le undici inoltrate perché Flyboy le aveva proposto di trovarsi lì un po’ prima dell’appuntamento con gli altri per parlare in pace. Dess avrebbe dovuto immaginare che l’argomento principale della serata sarebbe stata Jessica.

“Senti, Flyboy, dopo dieci anni voglio godermi un po’ di tempo con voi in tranquillità, senza sparare giudizi a destra e a manca.”

“Non vuoi sparare giudizi? Tu? Dess, ti senti bene?”

“Molto spiritoso. Senti, la verità è qui tutti si stanno comportando come se non fosse passata neanche una settimana dall’ultima volta che abbiamo combattuto insieme. Ma tu, Jess e Melissa avete smesso di cercare nuovi Midnighter da più di sette anni, ormai, ed è un decennio che noi non ci incontriamo. Non possiamo semplicemente andarcene in giro tutti felici e contenti, la la la, e fare finta che non sia cambiato nulla. Non abbiamo più quindici anni, Jonathan. Io ho un lavoro, anche se orribile, e tu presto piloterai gli aerei chissà dove, e di certo non rimarrai in città a lungo. Rex vive Dio solo sa dove, ma a meno che non rapini banche nel tempo libero deve avere per forza un lavoro da qualche parte anche lui. E Jess… lei sì che ha ancora quindici anni, e ora che vi siete mollati che motivo ha di rimanerci intorno? E, dai, cosa possiamo fare? Lottare ancora tutti insieme, come una volta? Sai benissimo che non sarà possibile, perché le cose sono cambiate, e forse in realtà era così che doveva andare, fin dall’inizio. Ci stiamo già perdendo di vista di nuovo, anche se ci siamo appena riuniti. E ci separeremo, e ve ne andrete tutti, uno alla volta. Perché è sempre così. Se ne vanno sempre tutti.”

Il silenzio calò nel parco.

“Wow, e pensare che dovevamo solo parlare di me e Jess.” Tentò di dire Jonathan. Dess gli rivolse un sorrisetto.

“Scusa, Flyboy. È che sono esausta, e proprio non ce la faccio a vedere tutti che si comportano come se non ci fosse niente di diverso dall’ultima volta che abbiamo combattuto insieme. Questa non è Bixby, e noi non siamo più alle superiori. Non possiamo fingere che sia solo l’ennesima minaccia Oscura da affrontare. Non sono pronta, Jonathan. Non ce la faccio. Ho una vita, ormai, una casa da mantenere, e un lavoro, anche se fa schifo.”

“Ti capisco. Io lavoro in un negozio di articoli da pesca per pagarmi gli studi.” Le confessò lui, con un mezzo sorriso.

“Davvero? Quindi ora sei, tipo, non più Flyboy ma Fishboy?”

“Ah-ah. Divertente. Prendimi la mano, quando arriva l’ora Blu, così vediamo se sono ancora Flyboy o no.”

“La prendo come una sfida.” Rispose Dess. Ci fu qualche minuto di pausa. “Allora, non mi hai ancora detto cos’è successo con Jess.” Lo incalzò lei, vedendo che lui non riusciva a riprendere l’argomento con facilità.

“Non ce la facevo più, Dess. Ogni volta che la guardavo… lei è sempre una quindicenne, e io continuo a crescere, a invecchiare. Morirò secoli prima di lei. Capisci, non ce la facevo a continuare la nostra storia. Ma non era lei il problema, io la amo. Ma in qualche modo… mi sembrava di approfittarmi di lei, di impedirle di vivere la sua vita, capisci? Dopo tutto quello che ha fatto per salvare tutti noi… non volevo chiederle altri sacrifici. Tanto io me ne andrò molto prima che lei se ne renda conto, e non sopporto il pensiero di tenerla legata a me quando potrebbe, be’, essere libera. Libera quanto può esserlo per un’ora al giorno, cioè. Ma pur sempre libera.  So di averle spezzato il  cuore, e mi sento uno schifo, peggio di quanto tu possa immaginare. Mi sento così da un sacco di tempo.  Non volevo essere un peso per lei, e… io… non so spiegarlo, ok? Sentivo solo che era la cosa giusta da fare, e lo sento ancora.”

“Vedo che hai fatto un paio di conti anche tu, Flyboy. E per rispondere alla tua domanda iniziale, no, non penso che tu sia un mostro. Incredibilmente idiota sì, ma non un mostro. Jonathan, avanti, pensi davvero che Jess non ci abbia pensato? So che per te può essere difficile, perché mentre tu vai avanti lei continua ad apparire e a pensare come una quindicenne, eppure a lei non importa. Non è una stupida. Perché il qualche modo lei si è innamorata di te, e non ha mai pensato che quello che le è successo possa essere in qualche modo un ostacolo.”

Jonathan si accasciò sulla panchina. “Ma è finita da più di un anno, Dess. Cosa potrei fare?”

“Niente, direi. Stare buono e in silenzio e non fare danni, e magari farmi fare un giro sul tuo aereo quando lo avrai. Non complicare le cose.”

“Pensavo che ti adorassi le cose complicate.”

“E le adoravo, infatti. Forse le adoro ancora. E continuo a odiare il mondo Normale. Ma devo anche capire che non posso mollare tutto e tutti ora, e devo accontentarmi, che mi piaccia o no.”

 “Eh, già. Temo che tutti noi ci stiamo accontentando. Cos’altro possiamo fare?” rispose Jonathan con un sospiro.

“E adesso c’è questo nuovo casino. Come dovremmo comportarci? Insomma, gli Oscuri sbucano da ovunque si fossero nascosti, ma non sono gli antichi. Sono nuovi Oscuri. Dove diavolo erano stati fino ad ora? E perché hanno organizzato un bel party proprio mentre tutti noi eravamo in città?”

L’Acrobata annuì, evitando di farle presente che aveva evitato in tutti i modi di nominare la questione Melissa. In  fondo, Jonathan sospettava che Rex non fosse il solo ad essere rimasto sconvolto per il tradimento della Telepate. Anche Dess voleva risposte, glielo si leggeva negli occhi.

“Non so te, Flyboy, ma io ho intenzione di scoprire tutte queste cose. Sei con me?”

“Certo. Come sempre, del resto.” Rispose Jonathan, sfiorandole una mano. Dess sorrise, poi sospirò. “E suppongo che anche Jess sarà con noi. E Rex. Non vorrà farsi sfuggire l’occasione di mettere in mostra tutto il suo sapere di saggio Vedente-Oscuro. E forse anche Maddy, a patto che non impazzisca di nuovo.”

“Quindi…siamo tornati. I Midnighters sono ancora insieme.”

“Midnighters 2, la Vendetta.” Confermò Dess con un sorriso. Era bello poter dire ad alta voce le battute che le frullavano per la mente. Flyboy le strizzò l’occhio.

 “Ma che diavolo…” sussurrò Dess all’improvviso, fissando qualcosa sulla strada.

“Quella è la macchina di Rex, vero?” domandò Jonathan, stupefatto, seguendo lo sguardo della Polimatematica.

“Ho paura di sì.”

“E che diavolo ci fanno due auto della polizia accanto alla sua?” sbottò Jonathan. Dess gli scoccò uno sguardo che significava “ah, non chiedere a me.”

 

 

In questo capitolo, ho cercato di mostrare le differenze fra com’erano i midnighter una volta e come sono ora. E la reazione di Dess non voleva essere un OOC pazzesco, almeno credo; è solo che secondo me, dopo tutto questo tempo, è un po’ riluttante a  rimettersi in gioco sapendo che poi perderà ancora tutto. Per quanto riguarda la fine… niente da dire se non “muahahahah”. Vi dico solo che non è niente di buono xD (perchè, ho mai msso qualche colpo di scena positivo nelle mie storie?)

p.s.: frase all'inizio tratta da "weight of the world", del telefilm Britannia High. Prendetela con la mia compagna di scuola che mi ha messo in testa la canzone, io non ho mai nemmeno visto il telefilm xD Se non ho messo quote dei Breaking Benjamin o dei miei soliti è tutta colpa sua.

Ehm…comunque... cosa posso dire? La scuola uccide anche me ù.ù praticamente non ho un attimo libero, con quegli insignificanti esami da preparare. Ma a cosa servono, poi?

Comunque… ragazze, non ho più parole. Io vi adoro. Siete fantastiche. Penso che senza di voi, questa storia non sarebbe andata oltre il secondo capitolo, e invece adesso ho già pronti il sesto e il settimo (peggio per voi ù.ù non ho ancora capito come facciate a leggere ‘ste schifezze che scrivo… non vi capisco proprio o.o)

E…voglio dire, ma ve ne rende conto? Voi conoscete i Breaking Benjamin! A voi piacciono i Breaking Benjamin! Io vi amo *-*

Ahah comunque non pensavo che Maddy avrebbe suscitato tutto quest’odio…

Comunque per ora sia la storia del sogno sia il discorso inquietante di Madeleine rimangono in sospeso, ma non preoccupatevi, prima o poi qualche risposta arriverà (più poi che prima, se devo dire la verità)

Un bacione a tutti, se il pc non si rivolta domani dovrei riuscire a postare il sesto capitolo!

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto - Missing ***


Capitolo sesto – Missing

 

So get up!

Let’s start a riot, a riot!

Let’s start a riot! 

 

“Rex, cosa succede? Hai superato i limiti di velocità?” domandò Dess correndo verso di lui con Jonathan al seguito, ignorando l’inutile tentativo di un giovane ufficiale di polizia di fermarla.

Rex aveva la schiena appoggiata alla portiera della macchina, un’espressione indecifrabile sul viso. C’era un poliziotto accanto a lui, con un taccuino blu in mano e uno sguardo decisamente seccato.

“Ho passato un semaforo con il rosso, e dato che mi stavano già cercando hanno pensato bene che oltre il farmi la multa avrei potuto “fermarmi” per rispondere a qualche domanda.” Rispose Rex, lanciando un’occhiataccia all’agente.

“Come sarebbe che ti cercavano?”

“Madeleine è scomparsa, e a quanto pare qualche giorno fa i suoi vicini ci hanno sentiti litigare.”

“Direi che non è il caso di parlarne qui, e stiamo bloccando il traffico.” Intervenne il poliziotto. “Perché non ne discutiamo tutti in centrale con calma?”

Dess lo guardò come se fosse un grosso insetto schiacciato da una scarpa. “Non potete trattenerci!” protestò. “Non avete niente contro di noi, e non abbiamo fatto niente! Rex, avanti, paga la multa, che ce ne andiamo.”

“Signorina, sarebbe tutto più facile se collaboraste. Inoltre, il suo amico qui si è dimenticato di dire che oltre al semaforo stava guidando in stato di ebbrezza, quindi abbiamo tutto il diritto di trattenerlo.” “Rex!” esclamò Dess. L’agente la ignorò. “Mentre voi, non abbiamo certo intenzione di arrestarvi, penso solo che sarebbe più comodo per tutti se invece di stare qui in mezzo alla strada a dare spettacolo andassimo in centrale, dove potremmo parlare con calma di qualunque cosa vorrete.” Concluse il poliziotto, conciliante. Dess mantenne l’espressione disgustata, ma non ribattè. Jonathan le appoggiò una mano sulla spalla.

“Be’, è da un po’ che non mi faccio un giretto su una macchina della polizia, e queste devono essere molto più lussuoso di quelle di St Claire e dei suoi uomini. Ci sto.” Disse infine la Polimatematica.

Mezz’ora dopo, i tre Midnighters si trovavano in una stanza degli interrogatori della polizia, aspettando che arrivasse qualcuno. Rex guardò l’orologio, poi Jonathan e Dess. Il suo sguardo era più che eloquente, e la ragazza afferrò al volo. Mancavano sette minuti alla mezzanotte. Quando fosse scoccata, avrebbero giocato il tutto per tutto. Jonathan, ignaro di tutto, fissava lo specchio che stava loro davanti. Anche Dess alzò lo sguardo concentrandosi sul vetro, e ad un tratto alzò una mano e la agitò facendo “ciao ciao”.

“Cosa stai facendo?” domandò Jonathan, allibito.

“Saluto gli agenti che ci osservano dall’altro parte del vetro.” Rispose candidamente la Polimatematica.

L’Acrobata inarcò un sopracciglio. “Ma tu non guardi mai la televisione?” gli chiese Dess, seccata.

“Scusate per l’attesa.” Disse in quel momento il giovane agente che nel parco aveva protestato quando Dess e Jonathan si erano avvicinati. Attraversò a grandi passi la stanzetta, e si sedette con tranquillità teatrale su una sedia di fronte ai tre ragazzi.

“Ci interrogate insieme? Non volete vedere se le nostre versioni coincidono? Oh, ho capito. Date già per scontato che ci siamo messi d’accordo, quindi volete vedere chi crolla per primo.” Esclamò Dess tutto d’un fiato. Jonathan le lanciò un’occhiataccia. “Cosa fai? Cerchi di farci sbattere dentro?” mimò con le labbra.

La ragazza si strinse nelle spalle.

“Nessuno qui sospetta di voi, signorina. Siete qua soltanto per alcune domande di routine. Vogliamo trovare la vostra amica quanto lo volete voi, glielo assicuro.” Dess non replicò, e Jonathan tirò un sospiro di sollievo. Un contro era la Dess insofferente e piuttosto insolente che tutti conoscevano, ma una Dess che provocava così le autorità era un altro paio di maniche. Non era mai stata una campionessa di buon senso, ma … Prima non aveva voluto essere coinvolta e aveva pensato di tirarsi indietro, e aveva preferito rimanere neutrale sulla questione Jessica. E stava arrivando ad un livello di spacconeria ben esagerato persino per i suoi standard. Cosa le era successo in quegli anni?  Doveva esserle accaduto qualcosa, e qualcosa di grosso, pensò l’Acrobata.

“Tutto a posto, ragazzo?” gli chiese il poliziotto, guardandolo con un briciolo di sospetto. Jonathan costrinse se stesso a interrompere momentaneamente il flusso di pensieri, e a sembrare quanto meno sano di mente.

“Oh, sì, scusi agente. Cos’ha detto?”

“Le ho chiesto se anche lei conferma di conoscere Madeleine Hayes.”

“Sì.” Rispose Jonathan, guardandolo negli occhi.

“Quando è stata l’ultima volta che l’avete vista?”

“Circa dieci anni fa, agente.” Si affrettò a rispondere Dess. L’Acrobata le lanciò un’occhiata sbalordita, ma subito dopo si rese conto che effettivamente Madeleine era arrivata e se n’era andata da Tim’s entro l’ora Segreta, quindi se avessero detto che si erano visti quattro sere prima, non ci sarebbero stati testimoni, e la cosa sarebbe sembrata piuttosto sospetta. “Brava, Dess.” Pensò il ragazzo. Forse, dopotutto, si era sbagliato su Dess. Ora gli sembrava la stessa Dess di sempre, che interveniva al momento giusto per impedire che combinasse casini. Ma c’era una certa luce negli occhi della ragazza…

“Anche lei, signor Greene?”

“No. Io l’ho incontrata martedì, per la prima volta dopo, credo, circa sei anni”

“Per quale ragione?”

“Avevo saputo che Mad…la signora Hayes era in città, e visto che per quattro anni mi ero preso cura di lei durante la sua malattia, ho voluto passare a farle un saluto e vedere come stava.”

“Lei sapeva quale fosse la malattia della Signora Hayes?”

“Non esattamente, ma sapevo che era qualcosa di testa. Ma quando l’ho incontrata, mi è sembrata perfettamente sana.”

Dess trattenne a stento una risata, stringendo con forza le labbra.

“I vicini hanno detto di avervi sentiti litigare. È così?”

“Sì. Madeleine non ha voluto accettare il mio aiuto, e intendo aiuto finanziario, e abbiamo iniziato ad urlare. Mi dispiace, agente, so che non avrei dovuto. Ma è una vecchia amica di famiglia, e volevo davvero aiutarla, ma credo proprio di avere esagerato gridandole contro. Ma le assicuro che non c’è stato altro.”
“Ne è certo? Magari, mentre discutevate, lei si è fatto prendere dalla rabbia e…”

“Cosa sta insinuando?” sbottò la Polimatematica. “Rex non avrebbe mai fatto niente a Madeleine. Anzi, a nessuno.”

“Dess…” mormorò Jonathan. “Cosa? Oh, non ci credo. Tu sei d’accordo con questo pagliaccio! Tu credi che Rex abbia ammazzato Madeleine!” urlò la ragazza, alzandosi in piedi.

“Si calmi, signora, la prego. Nessuno ha mai voluto insinuare niente del genere, e non abbiamo prove che la signora Hayes sia morta. Come le ho detto, sono solo domande di routine per…”

“Oh, ma vada al diavolo!” sbraitò Dess. In quell’istante, i tre ragazzi avvertirono un fremito all’altezza della schiena e l’ondata di colore blu si riversò sul mondo, congelandolo. Il poliziotto si immobilizzò e impallidì, trasformandosi in un perfetto stoccafisso proprio davanti ai loro occhi.

“Andiamo.” Esclamò Dess. “E di corsa! L’ora blu non dura per sempre.” confermò Rex, alzandosi.

“Cosa state facendo?” chiese Jonathan, allibito. “Ce ne andiamo, Flyboy.”

“Ma non possiamo sparire così! Non possiamo scappare dalla polizia!” protestò Jonathan.

“E perché no? Nessuno ci può vedere.” Rispose Dess. “Forza!”

“Ma… e il poliziotto? Ci vedrà scomparire!” “Penseranno che abbia bevuto, o che ha un esaurimento nervoso.” Replicò Dess.

“Ma… e le telecamere?”

“Penseranno che ci sia stato un guasto nel sistema, o penseranno a qualche trucco, o magari che siamo stati rapiti dagli alieni. Non lo so, e non mi importa. Senti, Flyboy, se vuoi rimanere qui fallo pure. Ma noi ce ne andiamo. E poi, tutto questo è ridicolo. Sappiamo benissimo chi ha preso Madeleine, e se vuoi aiutarla davvero, stare qui non serve a niente.”

L’Acrobata la fissò. “Tu lo sai? Sai chi è stato?”

“Svegliati, Flyboy! Non ci arrivi? Sono stati gli Oscuri! Chi altri potrebbe essere stato? Vuoi farmi credere che qualcuno ha rapito una settantenne che non conosce nessuno in città e che non ha famigliari né, ne sono certa, denaro, e che guarda caso è una midnighter? E se vogliamo recuperarla, o non fare la sua stessa fine, non possiamo permetterci di finire in gattabuia!”

Jonathan guardò Rex, implorante. “Ha ragione lei, Jonathan. Direi che finire in prigione è l’ultima delle cose che ci conviene fare.”

“Ma possiamo parlare… spiegare…”

“Cosa, che dei mostri invisibili l’hanno rapita? L’alta quota deve averti dato alla testa, Flyboy.”

“E va bene.” concesse Jonathan, alzandosi. Dess armeggiò con la porta alle loro spalle, lottando per aprirla. “Ma questo cosa significa? Che dovremo…”

“Che dovremo sparire dalla circolazione. Sì.”

 “E dove andremo?” chiese Jonathan, iniziando a correre al seguito degli altri. Passarono davanti ad un gruppetto di stoccafissi, che fino a poco prima erano intenti a fissare qualcosa su degli schermi. Probabilmente il loro interrogatorio.

“Da una vecchia amica.” Rispose Dess, scambiando un’occhiata d’intesa con Rex ed ammiccando.

 

Frase all’inizio tratta da “Riot!”, dei Three Days Grace (amo quel gruppo *-*)

Piaciuta la versione fuori di testa di Dess? Io amo quella ragazza *-* so che magari ho esagerato un po’, ma tendo a distorcere un po’ i caratteri scrivendo xD poi quando devo scrivere dei personaggi dopo qualche anno è ancora peggio,perché mi immagino cento cambiamenti e novecento eventi traumatici che possono aver sconvolto tutto, quindi li rendo ancora più OOC di prima xD

Niente, vi lascio con il milionesimo dubbio, a chiedervi chi sia questa vecchia amica… (be’, in realtà è anche abbastanza facile da indovinare… pensate in quale città si trovano i midnighters… ), e con l’altro dubbio di come abbiano fatto i nostri amici oscuri a rapire Maddy.

Cooooomunque! Alchimista, sono felicissima che ti sia piaciuto il discorso di Dess! Sono d’accordo, Jonathan è indubbiamente un idiota (si vede che sto cercando di farlo apparire sempre più idiota? Non so, una volta ce l’avevo con Rex, ora sto cercando di diffamare Jonathan xD). Un grazie infinito per tutti i complimenti (ovviamente immeritati, ma sorvoliamo xD). E… perfidia? Io? Ma noooooo! *fischietta innocentemente anche se sa che non le crede nessuno* Comunque figurati per la ff su Vampirw Knight, era il minimo che potessi fare! Era così bella *-* Spero che tu scriva altro, su qualunque fandom; sei troppo brava, io ho bisogno di tue ff *-*

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo – Away, far away, to understand the truth ***


Capitolo Settimo – Away, far away, to understand the truth

And I'd give it all away
Just to have somewhere to go to
Give it all away
To have someone to come home to

 

La corsa fino al parco fu tremendamente faticosa. Rex continuava ad urlare di sbrigarsi, ma le gambe di Dess non erano forti come le loro. Rex sembrava essersi allenato per la maratona, e dopotutto le gambe di Jonathan erano state forgiate da decenni di salti nell’ora blu, quindi in linea di massima l’unica davvero fuori forma era lei. Ma non aprì mai la bocca per lamentarsi. Non avrebbe dato a Flyboy una tale soddisfazione. Mai.

“Qualcuno mi spiega perché siamo venuti al parco?” domandò ad un tratto l’Acrobata, mentre scavalcavano la recinzione umida, sporcandosi di ruggine gli abiti e le mani. I custodi del parco avevano la brutta abitudine di chiudere il cancello poco prima della mezzanotte, quindi a loro toccava prendere l’entrata secondaria.

Dess atterrò con grazia, piegando le ginocchia. Finalmente, qualcosa in cui se la cavava. Jonathan si fermò accanto a lei e, anche se con qualche difficoltà in più, anche Rex li raggiunse.

“Non avevamo appuntamento con Jessica qui? Siamo venuti per lei, Flyboy. Solo che non la vedo” Gli rispose la Polimatematica, scrutando nella penombra blu alla ricerca della Portalefiamme. Ebbe un brivido. E se gli Oscuri avessero improvvisamente deciso che le Portalefiamme erano più gustose delle Telepati come spuntino notturno?

“Ragazzi! Sono qui! Dov’eravate finiti?” esclamò in quel momento la voce di Jessica, mentre la ragazza spuntava alla loro destra.

“Abbiamo avuto un contrattempo.” Disse tranquillamente Dess.

“Un contrattempo? Siamo praticamente stati arrestati!” sbottò Jonathan, pentendosene immediatamente. Si stava comportando come un ragazzino, e per di più uno guastafeste. Non era sempre stato lui quello che amava divertirsi e non disdegnava qualche rischio? Cosa gli era successo?

“Arrestati? Di cosa parli?” domandò Jessica, stupefatta. “Madeleine è scomparsa. Con tutta probabilità, rapita dagli Oscuri. Volevano interrogarci, e noi siamo scappati dalla stazione di polizia.” Rispose pacatamente Rex.

Jessica lo fissò a bocca aperta. “Hai trovato l’indirizzo che ti avevo chiesto?” le domandò il Vedente, dopo un attimo di riflessione.

“Sì, ma… era per questo? Cioè, tu sapevi che sarebbe successo? Sapevi che avreste dovuto nascondervi dalla polizia? Ma è assurdo…”

“No, cioè, non del tutto. Ma sapendo che gli Oscuri erano tornati…non volevo sottovalutarli un’altra volta, quindi ho preferito prepararci un nascondiglio, nell’eventualità che ne avessimo avuto bisogno.”

 “Di che diavolo stai parlando?” domandò Jonathan, dondolandosi sui piedi. Si sentiva a disagio. Tagliato fuori, ancora una volta. Era esasperante. 

Jessica gli appoggiò una mano sulla spalla. Era preoccupata e dispiaciuta per lui, ma non sapeva cosa fare. Un tempo, avrebbe intrecciato le dita alle sue e avrebbero fatto un bel salto per rilassarsi, ma i tempi in cui volavano insieme erano finiti da più di un anno, quando lui l’aveva lasciata…

“Faremmo meglio ad incamminarci, adesso.” Suggerì dolcemente la Portalefiamme. Jonathan guardò prima lei e poi Rex, come se fosse sul punto di esplodere. Incamminarci per dove?, aveva voglia di urlare. Perché lì sembrava essere l’unico a non sapere nulla? Aveva organizzato lui la riunione lì a Los Angeles dei Midnighters, e adesso era quello che veniva tagliato fuori più di tutti. Non era giusto. Se non fosse stato per lui, loro non si sarebbero mai ritrovati e non avrebbero scoperto il ritorno degli Oscuri. Era così che lo ringraziavano? Escludendolo da tutto? Trattandolo come un idiota?

“Andiamo da Costanza, Jonathan. Costanza Grayfoot. O meglio, voi ci andate.” Gli spiegò gentilmente Jessica. Jonathan guardò confusamente gli altri due midnghters per un attimo, prima di riuscire ad associare il nome ad un volto. Quando ci riuscì, avrebbe voluto darsi uno schiaffo da solo. Costanza Grayfoot! Come aveva potuto dimenticarsela per un solo secondo? I Grayfoot, anche se non lei direttamente, era qualcosa di cui era impossibile dimenticarsi.

“E’ ancora a Los Angeles? Credevo che quando avrebbe coperto che non c’era nessuna audizione, sarebbe tornata a Bixby…” disse l’Acrobata.

“A quanto pare, nonno Grayfoot l’ha convinta a rimanere qui.”

“E’ vero, nonno Grayfoot! Me n'ero dimenticata!” esclamò Dess. “Rex, sei ammattito? Vuoi consegnarci tutti nelle sue mani?”

“E’ morto.” Rispose bruscamente il Vedente. “Diversi anni fa. È stato un importante magnante del petrolio, il suo necrologio prendeva metà pagina del giornale. Grazie per la fiducia che avete in me, ragazzi."

***

L’appartamento di Costanza era enorme e profumava di buono e di soldi. I mobili erano pezzi di lusso, così come i tendaggi e gli oggetti e le decorazioni che sembravano tutti urlare “le persone normali non possono permettersi di acquistarmi.”

“Wow.” Esclamò Dess.

“Ragazzi!” trillò una voce davanti a loro in quel momento. Dal vivo, Costanza sembrava ancora più sovreccitata di quando l’avevano sentita al citofono. Dess storse il naso mentre la ragazza la abbracciava. Non era che Costanza e lei fossero state quel che si dice due amiche del cuore, anzi.

Ma dopotutto la ragazza si era mostrata disponibile ad ospitarli senza creare problemi, quando si erano presentati davanti al suo appartamento alle due di mattina.

“Ancora non ci posso credere.” Esclamò Costanza, mentre faceva loro segno di accomodarsi sul divano. I lunghi capelli scuri erano stati tagliati in un caschetto pratico, ma i vestiti all’ultima moda rivelavano che non era poi molto diversa dalla cheerleader che avevano visto partire per Los Angeles dieci anni prima. Cheerleader si nasce, cheerleader si rimane, pensò Dess.

“Voglio dire, voi siete una specie di… supereroi moderni, no? Cioè, con i poteri speciali e tutto il resto. È fantastico!” disse.

“Ma dovevi proprio dirglielo? Be’, almeno non ha intenzione di farci fuori, come qualcun altro della sua famiglia…” sussurrò Dess a Rex. Il Vedente annuì, e fece per parlare, ma Costanza lo anticipò.

“Guarda che so tutto da tempo.  Non è stato lui a dirmelo.”

Dess e Jonathan fissarono il Vedente. “Stavo cercando di dirvelo. Costanza lo ha saputo da suo nonno poco dopo essersi trasferita qui.”

Costanza annuì.

“E tu come lo sai?” chiese la Polimatematica. “Perchè ha parlato con me per telefono ieri sera. Vero, Rex?”

Lui le sorrise, ed annuì.  A Dess si rivoltò lo stomaco. Perché mai Rex stava sorridendo a Costanza come un ebete? Per favore, pensò la Polimatematica, fa che Rex debba solo smaltire del tutto la sbornia. Ti prego, fa che non abbia una cotta per questa qui. Quella pseudo cheerleader era  persino peggio della Regina delle stronze. Diecimila volte peggio.

***

“Rex! Rex!” lo chiamò Dess, scuotendolo. Dormivano nel salotto di Costanza, ognuno su uno dei suoi tre divani.

Rex spalancò gli occhi, di colpo, e si tirò a sedere. Aveva la fronte imperlata di sudore, e a Dess sembrò più caldo del solito.

“Co..cosa succe…succede?” domandò Rex, sbadigliando. “Stai bene?” chiese Dess. “Stavi urlando.”

“Davvero?” chiese Rex, sentendo un brivido attraverso la schiena. Dess gli si sedette accanto. “Gridavi il nome di Melissa. E parlavi di qualcosa che stava arrivando, e dicevi di sapere di cosa si trattava. Che lei te lo aveva rivelato. Non so di chi parlassi.” La Polimatematica gli si avvicinò, scrutandolo con una punta di sospetto negli occhi. “Cosa succede, Rex? Cosa sai?”

“Dirti che erano solo parole senza senso dovuto alla tensione non funzionerebbe, vero?” sospirò.

“No.” Rispose Dess. Lui lanciò un’occhiata a Jonathan, che stava ancora dormendo. Il ragazzo doveva avere il sonno pesante.

“D’accordo. Non so tutto, però. Ma quando ci siamo incontrati…Madeleine a parlato di qualcosa che sta arrivando, anzi, tornando. Credo di sapere di cosa si tratta. Anzi, ne sono quasi certo.” Si interruppe, avvicinandosi di più a Dess. La ragazza teneva gli occhi incollati ai suoi, ipnotizzata. “Samhain… la lunga mezzanotte. Sta tornando. Ma stavolta per sempre. Gli Oscuri si sono allenati per resistere alle armi umane, e ce l’hanno fatta: sono nati nuovi individui, probabilmente quelli che ha visto Jonathan, in grado di sopportare il metallo e il numero tredici. C’è stata una sorta di evoluzione, e gli altri, quelli più deboli, sono morti. Processi che avrebbero richiesto milioni di anni per le altre creature, avvenuti in meno di un decennio...è sbalorditivo. E adesso, progettano un nuovo Samhain. Che però non durerà  solo un giorno, ma, se ce la fanno, durerà per sempre. Scorte illimitate di umani, all'infinito. E c’è della’altro. Hanno degli alleati, alleati umani. E non parlo di una manciata di fanatici come i Grayfoot. Parlo di persone importanti. Persone al potere, che hanno scopi molto più subdoli. Persone addirittura all’interno del governo degli Stati Uniti.”

 

 

 

Io amo mettere complotti nelle mie fics *______* non so se l’avevate capito, ma secondo me una bella cospirazione ci sta sempre bene ù.ù… Ok, chiusa parentesi folle.  Allora…i nodi iniziano a venire al pettine. Questo non vuol dire che le cose si stiano risolvendo, al contrario, ma almeno qualche mistero è stato svelato. Ma, e qui viene il ma, scommettiamo che trovo il modo di incasinare ancora di più, attraverso le cose che sembrano essersi risolte, la situazione? Perchè ho in mente una trama talmente contorta che non potrebbe essere altrimenti...

Quindi… quali sono le vostre conclusioni, considerando quello che sappiamo?

Comunque, ragazze, don’t worry: anche per me questi ultimi giorni di scuola sono stati stressanti all’inverosimile e mi hanno portato via secoli, senza contare che oggi è finita, ma tra due giorni io ho pure gli esami… noooo! Quindi cercherò di postare appena posso, ma dovrò anche studiare quindi forse sarò un po’ più lenta…

Uhm, in questo capitolo Jonathan rimane un idiota, stimo Dess sempre di più, e continua a non saltare fuori niente su Maddy e Mel. In sostanza, credo di aver capito solo che fosse la loro “vecchia amica” e in parte (sottolineo in parte) quello che gli oscuri stanno combinando. Spero che non vi sia sembrato troppo banale, sia come capitolo sia come idea. Ho il cervellino fuso, essere creativa è praticamente impossibile.

 Ç____________________ç dovrete abituarvi a citazioni tratte da canzoni diverse dalle solite all’inizio dei miei capitoli: i miei genitori dicono che la "musica depressa che ascolto” (parole loro per descrivere Breaking Benjamin e Three Days Grace..grr...) mi mette di cattivo umore, quindi me l’hanno proibita ç___ç posso ascoltare solo (orribili) canzoni allegre sigh. E prima o poi, queste canzoni si infiltreranno nei miei capitoli.... abbiatene paura. Per ora, però, non ho ancora dimenticato tutte le belle canzoni, come quella all'inizio del capitolo, "My December" dei Linkin Park. Scusate per lo sfogo, solo...come si fa a proibire a una di asocltare il genere di musica che preferisce? E' inconcepibile.

Comunque... sono contenta che la mia storia continui a piacervi, e sono contenta che vi piaccia la mia Dess ^^ E che Jonathan non sembri un idiota solo a me (ma per forza, lo sto facendo comprotare da idiota apposta...)... ahah davvero poveretti voi lettori, mi sa che che continuerò a non farvi capire niente ancora per un bel po'...

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Secrets ***


Capitolo 8 - Secrets

 

I’m searching for answers
‘cause something isn’t right

 

<< E’ pronta la colazione, dormiglioni! >> trillò una voce fastidiosa nell’orecchio di Dess, facendole provare l’impulso di mettere la testa sotto il cuscino e continuare a dormire. Solo che… dopo qualche istante, la ragazza realizzò che non poteva farlo, perché non aveva nessun cuscino a portata di mano: aveva la testa appoggiata al bracciolo del divano. Del divano di Costanza Grayfoot.

In un istante, la Polimatematica fu sveglia. Mettendosi seduta con un salto, cercò di scacciare l’annebbiamento che infestava la sua mente. I suoi occhi ci misero qualche istante per abituarsi alla luce. Alla fastidiosissima, molesta luce del sole, notò Dess. Attraverso l’enorme vetrata che costituiva la parete di fronte a sé, si rese conto che ormai doveva essere giorno fatto. Aveva davvero dormito così tanto?

Lanciando un’occhiata verso il divano di fronte a quello su cui era sdraiata lei, vide che Jonathan aveva le sue stesse difficoltà a svegliarsi del tutto. Vide l’Acrobata stropicciarsi gli occhi e passarsi una mano nei capelli scompigliati, e provò una fitta di senso di colpa; ovviamente, non gli aveva potuto rivelare quello che Rex le aveva detto riguardo le intenzioni degli Oscuri. Meno persone lo sapevano, meglio era. Però… dopotutto, che male avrebbe potuto fare Jonathan? Doveva aver sofferto molto dopo aver lasciato Jessica, e proprio quando pensava di aver ricostruito una vita normale, erano arrivati loro a rovinargliela. E ora, ciliegina sulla torta, gli nascondevano anche dettagli che avrebbero potuto rivelarsi vitali. Dess non andava certo fiera per questo, ma quella notte Rex le aveva fatto giurare che non ne avrebbe parlato con nessuno; infrangere un giuramento era fuori discussione, nonostante la cosa le pesasse.

“Perdonami, Flyboy.” Pensò, mentre costringeva la sua faccia ad assumere un’espressione allegra.

<< E Rex? >> domandò, accorgendosi che il terzo divano era vuoto. Le pieghe nella stoffa testimoniavano che qualcuno aveva dormito sonni agitati proprio lì, quella notte, ma non c’era altra traccia del Vedente. Fortunatamente, Dess non fece nemmeno in tempo a preoccuparsi, che vide Rex seduto di fronte alla tavola imbandita per la colazione.

<< Buongiorno! >> esclamò allegramente lui, e Dess grugnì. Troppo buon umore di mattina la irritava.

<< Buongiorno >> biascicò Jonathan, riuscendo quasi miracolosamente a scendere dal divano senza cadere a terra. Avevano passato una nottataccia, e tutti quanti avevano avuto modo di addormentarsi quando ormai erano le tre di mattina passate. Erano esausti, o perlomeno sembravano esserlo Jonathan e Dess. Ma dopotutto, ragionò la giovane, forse Rex era abituato e dormire poco. Le venne in mente che non aveva idea di cosa facesse il Vedente per vivere, prima di essere risucchiato come tutti nel nuovo “problema del momento”.

Anche Dess riuscì a trascinarsi fino al tavolo della colazione, e l’odore del bacon che le riempì le narici l’aiutò a svegliarsi.

***

Jonathan era disteso sul solito divano, e con gli occhi che si rifiutavano di chiudersi stava contando i piccoli buchi sul soffitto. La calma blu della Mezzanotte era calata su di loro da diversi minuti, e nonostante il giovane avesse visto chiaramente gli occhi di Rex aprirsi, nessuno di loro sembrava avere programmi per quella notte.

In punta di piedi, l’Acrobata si avvicinò alla grande vetrata che dava sulla terrazza e aprì la porticina, uscendo nell’aria tiepida dell’Ora blu.

Era bello stare all’aria aperta, pensò con un mezzo sorriso il ragazzo mentre si appoggiava alla ringhiera. Sotto di lui, la città immobile sembrava l’immagine data da una videocassetta messa in pausa: non un suono, un movimento. O forse no. Jonathan si raddrizzò, cercando di tendere il più possibile le orecchie. Sembrava assurda, ma gli era sembrato di percepire un rumore. Un suono tanto lieve da essere quasi inesistente, ma era quasi certo che ci fosse stato. E non veniva dall’interno dell’appartamento, quindi non potevano essere stati Dess o Rex.

Circospettò, l’Acrobata fece scorrere l’occhio su tutta la terrazza, sulle strade congelate sotto di lui, persino sui tetti circostanti. Ma non vide nulla. Con una punta di sollievo, si disse che era un idiota e che si era lasciato sopraffare dall’ansia. Se ci fosse stato un Oscuro o qualcun altro, in zona, l’avrebbe senz’altro notato.

Fece appena in tempo a formulare il pensiero che si sentì afferrare da dietro e trascinare malamente nell’ombra a ridosso del muro. Aprì la bocca per urlare, ma quando vide il volto del suo aggressore si bloccò.

<< Ottima decisione. Non agitarti, non mordo. Ma io e te dobbiamo parlare, Jonathan. Ci sono delle cose che non ti sono state dette, e io sono qui per rimediare. >> esordì seccamente Madeleine, appoggiando la schiena al muro con uno sbuffo di stanchezza.

<< Di cosa stai parlando? E... tu cosa ci fai qui? Eravamo tutti convinti che gli Oscuri ti avessero rapita! >> esclamò Jonathan, confuso.

Madeleine si strinse nelle spalle. << Gli Oscuri? Non dire sciocchezze. Mi sono nascosta. Non ho intenzione di essere rintracciabile quando succederà. >>

<< Quando succederà cosa? Basta misteri. E fra l'altro, grazie al tuo trucchetto della sparizione siamo ricercati dalla polizia. >>

<< Fidati, credo che a questo punto la polizia sia l'ultimo dei vostri problemi. Se me lo permetti, ti spiegherò tutto. >>

Jonathan le fece cenno di continuare, e l'anziana Telepate sospirò rumorosamente. << So che Rex non ti ha detto tutto, quindi ti spiegherò io come stanno le cose. La verità è che quelli che hai visto nel capannone non sono gli Oscuri che conoscete voi. Sono diversi, letteralmente una nuova razza. >>

 << Come sarebbe a dire...? >> la interruppe l'Acrobata, ma lei lo fermò.

<< Lasciami terminare; anche dopo tutti questi anni sei sempre il solito chiacchierone impaziente, eh? Ad ogni modo, stavo dicendo che esiste una nuova razza di Oscuri, mentre quelli che conoscete voi sono tutti, o quasi, estinti. >>

<< E perchè si sono riuniti? Cosa c'entra Melissa? Per l'amor del Cielo, tu sai cos'hanno in mente? >>

<< Credo che tutti voi ricordiate quel Samhain di dieci anni fa piuttosto bene, mi sbaglio? Bene, è questo che gli Oscuri hanno in mente. Un nuovo Samhain. Però per sempre. Le lacerazioni ricominceranno ad estendersi, fino ad inghiottire tutto il mondo. E a quel punto... puoi immaginarti il risultato. >>

<< Illimitate provviste, una caccia infinita. Ma perchè mi stai dicendo tutto questo? >>

<< Perchè... >> la donna prese un respiro profondo, lanciando un'occhiata di sbieco verso la stanza dietro le vetrate in cui dormivano gli altri. << Non mi posso più fidare di Rex. E' troppo coinvolto. E non è tutto. Ci sono dei Midnighters che non hanno buone intenzioni come voi. Sono persone malvagie, che hanno stretto accordi con gli Oscuri. E questi fra questi Midnighters, ce ne sono anche alcuni che ricoprono posizioni importanti, di prestigio. Non solo ragazzini come voi. Persone potenti. Che se scoprissero la vostra esistenza, non esiterebbero a mettersi contro di voi con ogni mezzo possibile pur di permettere ai loro alleati Oscuri di portare a termine il loro piano. >>

<< Quindi siamo spacciati? E' questo che mi stai dicendo? >> chiese il ragazzo, sentendosi sempre più confuso ed irritato. Aveva la sensazione che gli stesse sfuggendo qualcosa, anche se non sapeva cosa.

<< No. Quello che ti sto dicendo è che dovete stare attenti, molto attenti. E che non puoi fidarti di Rex. Lui sa quanto dti ho appena detto da molto tempo, e ha preferito tenerlo segreto. Inizia a chiederti perchè l'abbia fatto. >>

Madeleine lanciò una lunga occhiata diffidente a Jonathan, come se stesse valutando cosa dirgli. Infine, esordì: << Dovete trovare Melissa. Lei è l'unica che può aiutarvi. >>

Poi si voltò, e iniziò ad arrancare verso la piccola stala antincendio di cui Jonathan notava soltanto ora l'esistenza. Quando, diversi minuti dopo, l'Ora Blu terminò e il mondo tornò alla vita, l'anziana Telepate era scomparsa nella notte.

 

 

Buongiorno ragazze! Ebbene sì, non è un miraggio: ho davvero aggiornato! Vi domando scusa per il ritardo, non pensavo che ci avrei impiegato tanto a buttare giù qualcosa di vagamente decente. Prima di tutto, mi sento in dovere di ringraziarvi tutte e tre per i bellissimi commenti. Ogni volta che leggo un commento qualunque per questa storia inizio a saltellare come una pazza, e ora che siete addirittura in tre mi sento ancora più esaltata di prima *-* Vi ringrazio tutte, anche se purtroppo non ho il tempo di ringraziarvi una per una perché sono di fretta, e altrimenti dovrei rimandare la pubblicazione del capitolo dato che adesso devo uscire, ma prometto che la prossima volta vi ringrazierò in modo decente.

Oh, la canzone all’inizio è A Dangerous Mind dei Within Temptation

Un abbraccio a tutte, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. E’ un capitoletto di passaggio, ma dal prossimo capitolo in poi le cose dovrebbero iniziare a risolversi per i nostri poveri Midnighters.

P.s.: Luna, ho cambiato font e dimensione. Questo è più leggibile? XD

 

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