THE TIME GAME

di eLy86xx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** St. Maurice Fortress torna alla luce ***
Capitolo 3: *** La filastrocca francese ***
Capitolo 4: *** Venivano da molto, molto lontano... ***
Capitolo 5: *** Dentro a St. Maurice Fortress ***
Capitolo 6: *** Sotto gli occhi di una spia! ***
Capitolo 7: *** Smascherati! ***
Capitolo 8: *** Il misterioso arciere ***
Capitolo 9: *** L'invito di Pierre ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Eccomi di nuovo qui!

Anche se Brave New Girl non è ancora finita, mi lancio in una nuova avventura: The Time Game.

E’ la mia prima fanfic AU, possiamo dire… e per me sta diventando un’avventura davvero appassionante (intendo scriverla… poi la storia sarete voi a giudicarla!) J

Bisogna dire che l’ispirazione mi è venuta da due cose: in primo luogo il film Timeline, con Paul Walker, che ho visto tempo fa e che mi è piaciuto tantissimo… da poco ho scoperto che è tratto da un romanzo… voglio assolutamente leggerlo!

In secondo luogo invece il bellissimo spettacolo del torneo medievale visto e rivisto (ma tutti gli anni diverso) ogni anno, andando a Gardaland J

Da dire c’è anche che non essendo io una grandissima esperta di storia… molti dettagli potrebbero essere stati trascurati o potrebbero non essere del tutto corretti: abbiate pazienza, la mia non vuole essere una fanfic storica, ma un po’ originale J Inoltre, avviso tutti quanti che ho inserito di nuovo Laly, il personaggio di mia invenzione che è protagonista assieme a Benji e Schneider di Brave New Girl.

In ultimo… vi invito a leggere entrambe le mie fanfics! XD

Vi mando i miei soliti inchini a raffica… besitos! ELy

 

 

 

THE TIME GAME

Prologo

26 giugno 2004, Halifax, Inghilterra

Il gruppo di archeologi stava scavando ormai da una settimana attorno a quelle rovine… non era ancora ben chiaro cosa avrebbero trovato lì sotto, ma aveva l’aria di essere qualcosa di molto, molto interessante.

La squadra denominata "Phoenix" stava lavorando sul relitto più interessante.

Era un gruppo di universitari, i più giovani, le matricole… il professor Gregory Duglas li riteneva i suoi miglior studenti, e gli aveva affidato personalmente quel reperto e quell’incarico così prestigioso… li invidiavano tutti, allo scavo!

Erano in cinque: Oliver Hutton, quello più "secchione", quello più serioso, però sempre allegro e ottimista (e forse anche un po’ invornito!); Benjamin Price, detto "lo storico", una vera macchina per quanto riguardava la storia, le date e gli avvenimenti; Mark Lenders, quello un po’ più selvaggio fra tutti, quello che si impegnava il minimo indispensabile, ma comunque un bravo studente; Bruce Harper, quello che quando poteva non perdeva un’occasione per fare casino; e Laly Beckett, quella che riportava tutti alla realtà quando serviva, seria, professionale, abbastanza avventata.

Tutti e cinque insieme formavano la squadra Phoenix…

Ma nessuno di loro poteva immaginarsi quello che sarebbe accaduto poco tempo dopo, a causa di quel prestigioso reperto che era stato loro affidato.

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Capitolo 2
*** St. Maurice Fortress torna alla luce ***


1
  1. St. Maurice Fortress torna alla luce

26 giugno 2004, Halifax, Inghilterra

 

"Oliver, passami lo spazzolino per favore"

Oliver Hutton passò lo spazzolino a Laly Beckett, senza togliere gli occhi da quello che stava facendo: spazzolava via delicatamente della sabbia da una grande pietra.

Laly si studiò tutta la superficie che si ritrovava sotto gli occhi, poi con lo spazzolino cominciò a fare lo stesso lavoro di Holly.

Mark, che era rimasto per un’ora in ginocchio ad esaminare una lastra, si alzò asciugandosi il sudore, stremato dal caldo e dalla fatica.

"Ragazzi," chiese sospirando "Qualcuno di voi ha una vaga idea di quello che potrebbe trovarsi qui sotto?"

Laly e Holly si puntellarono sui gomiti, ed entrambi rivolsero uno sguardo a Benji, che stava in piedi ad esaminare una serie di modellini di antichi castelli.

Benji si abbassò gli occhiali da sole sul naso, e ricambiò i loro sguardi.

"… Price?" lo esortò Mark "Sei tu l’esperto di date del gruppo"

Benji fece un sorrisino soddisfatto.

Chiedevano sempre a lui quando si parlava di dettagli… date, battaglie… tutte quelle piccole cose che uno studente studia per l’interrogazione, e poi rimuove!

E invece erano le cose che lui si ricordava meglio.

"Allora, giovani archeologi" disse, facendo il verso del professor Duglas "Come vi sto per illustrare dai modellini, i casi sono due"

Benji si avvicinò a due modellini di castelli, e gli altri ne approfittarono per fare una pausa e bersi qualcosa per staccare per un paio di minuti dallo scavo.

"Sono due le fortezze importanti qui nei pressi di Halifax: Saint Maurice Fortress, la dimora di uno dei più importanti signori di Inghilterra, e Saint Paul Fortress, ovvero la residenza della famiglia rivale" cominciò a spiegare Benji.

"Se non sbaglio," lo interruppe Holly "In Saint Maurice Fortress abitavano i sovrani di Halifax, dico bene Benji?"

"Esatto" rispose lui con un sorriso "E in Saint Paul la famiglia che voleva usurpare loro il trono… e la battaglia decisiva si tenne chissà quando tra il 1312 e il 1318… nessuno ne conosce l’esito… ma una cosa è certa: la risposta è sepolta assieme a Saint Maurice Fortress!"

"Quindi se questo ammasso di pietre che stiamo ripulendo da cima a fondo si rivela essere veramente Saint Maurice Fortress…" azzardò Mark, aspettando che Benji gli desse una conferma, che non si fece aspettare:

"Porteremo alla luce una parte di storia!" esclamò Benji entusiasta.

Proprio in quel momento, i ragazzi furono interrotti dall’udire degli urli che provenivano dagli scavi più piccoli accanto:

"Ragazziiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!"

Si voltarono tutti e quattro verso il pazzo che stava correndo verso di loro urlando… a dire la verità si voltarono tutti… non solo i quattro ragazzi.

Era Bruce Harper, l’ultimo elemento della squadra "Phoenix", e non passava certo inosservato ai più…

"Ragazziiiiiiii ho delle notizie eccezionaliiiiiii!!!!!"

"… Ma voi lo conoscete?" disse Mark guardandolo correre, ma mantenendo un’aria più indifferente possibile.

"… Mi piacerebbe dire di no" rispose Laly "Ma purtroppo si sta dirigendo proprio qui, e proprio da noi…"

Quando si rese conto di essere troppo vicino allo scavo dove stavano lavorando i suoi quattro amici, decise di inchiodare all’improvviso (appena in tempo, per fortuna!)

"Ragazzi!" disse Bruce raggiungendoli, con un sorriso a millesettecento denti in volto "Duglas mi ha detto una cosa eccezionale!"

"Qualcosa di così importante da gridare come un pazzo e da farci passare da imbecilli in mezzo a tutti questi archeologi?" protestò Mark.

"Sì, Mark!" lo rimbeccò Bruce "E adesso te ne accorgerai!"

Andò a prendere di fretta una lattina di birra fredda, poi tornò sul loro reperto e si sedette tranquillamente in mezzo ai suoi amici, mentre gli altri non gli avevano ancora tolto gli occhi di dosso perché aspettavano di sentire la grandiosa notizia di cui parlava.

"Fai pure con comodo, eh…" disse sarcastica Laly, abbassandosi sugli occhi i suoi Rayban neri.

"Grazie mille, Laly!"

"SCEMO, VUOI DARTI UNA MOSSA?!" gli gridò Benji, facendogli fare un salto per lo spavento, e facendogli andare di traverso la birra.

Tra i colpi di tosse, Bruce riuscì a sbiascicare:

"E va bene, va bene! Adesso vi racconto!" si ricompose, e finalmente si fece più serio "Il professor Duglas ha trovato dei vecchi archivi di Saint Maurice"

"Veramente?!" chiese già emozionato Holly, sgranando gli occhi.

"Sì!" rispose Bruce "Li ha studiati a fondo, e sembra che parlino di una specie di grotta segreta"

"Una grotta segreta?" fecero coro gli altri.

"In parole povere, sembra che ci fosse una grotta segreta, probabilmente la ghiacciaia ma non è certo, che conduceva direttamente alle cantine del castello! E capite bene che se si arriva dentro alle cantine…"

"… Si arriva dentro a Saint Maurice Fortress!" terminò Laly esaltata.

Bruce le fece un sorrisone, come a dire esattamente!, e Laly scattò in piedi guardando gli amici:

"Ragazzi" disse "Mi occuperò personalmente della ricerca della grotta, se non vi dispiace!"

"Figurati!" le rispose Holly con un gran sorriso "Pensaci pure tu, Laly… noi continueremo a scavare qua, se hai bisogno di una mano basta che ce lo fai sapere"

"Non c’è problema, ho la ricetrasmittente" rispose Laly, anche lei sorridendo "Prima però farò un salto da Duglas a farmi dare una collocazione approssimativa… credi che la sappia, Bruce?"

"Sì, credo di sì…"

"Allora vado!"

La ragazza cominciò a correre verso la base, dove stava il professore.

"Laly!" la voce di Benji le arrivò da dietro, lei si voltò "Mi raccomando, se hai bisogno di noi contattaci!"

Laly alzò un pollice sorridendo, in segno di accordo, e raggiunse il professore.

 

Era ormai pomeriggio inoltrato a Halifax… ancora un paio d’ore e il sole sarebbe tramontato.

Mentre i ragazzi si trovavano alle prese col reperto originario affidato loro dal professore, Laly stava lavorando nel luogo dove quest’ultimo le aveva indicato per trovare la possibile entrata della caverna.

Era in ginocchio ad esaminare un agglomerato di sabbia e roccia, quando si vide all’altezza della spalla una lattina di coca cola gelida.

Alzò il viso, e vide che ad offrirgliela era Benji.

"Oh, ciao" lo salutò, prendendo la lattina.

"Ciao… come sta andando?"

Laly si stiracchiò con un sorriso soddisfatto e rispose:

"Mmmm, bene… sono quasi sicura che dietro questo bel sassolone si nasconda il nostro buco… devo solo usare lo scalpello e "tirare via quello che non serve" come diceva Michelangelo!"

Benji sorrise.

"E voi, come procede?" gli chiese la ragazza.

"Bene. Abbiamo pulito un bel po’ di roba"

"E tu cosa ne pensi, Price?"

"Io credo che si tratti proprio di Saint Maurice"

Entrambi i ragazzi sorrisero.

Se quella su cui stavano lavorando era davvero la fortezza di Saint Maurice, come inizio per delle matricole non c’era davvero male… gli avrebbero dovuto dare la laurea servita su un piatto d’argento!

"Oh" disse Laly all’improvviso "Posso rimuovere il sasso…"

Benji si piegò in ginocchio per assistere alla rimozione del sasso che ostruiva il probabile ingresso alla grotta segreta di Saint Maurice da parte dell’amica.

Il momento era decisivo.

Laly, con i guanti bianchi ormai sporchi di terra, stava prendendo tra le mani il blocco di pietra rimasto.

Lo sollevò lentamente, facendo molta attenzione affinché tutta la roccia sovrastante non cominciasse a sgretolarsi.

Rimosse il sasso, e scoprì un buco.

Non era molto grande… ci sarebbe passata a malapena una testa.

Tirò un lungo sospiro, asciugandosi il sudore sulla fronte con un braccio.

"Siamo fuori strada" affermò sconsolata "Questo è un buco e basta"

Benji le batté una mano sulla spalla, come a consolarla, e si alzò in piedi.

"Deve essere da queste parti, però… se la cerchi, Laly, la troverai questa maledettissima grotta… ne sono certo"

Laly guardò il ragazzo con un’aria un po’ abbattuta.

Bevve un altro sorso di coca fredda dalla lattina, poi la appoggiò un momento guardandosi intorno.

Rocce.

Solamente rocce.

Solamente tante, tantissime rocce.

Ma all’improvviso qualcosa catturò la sua attenzione.

"… Ehi… un momento…" mormorò.

Si tirò su in piedi, mentre Benji la guardava con aria interrogativa.

Si avvicinò a un altro ammasso di pietre, ma questo era più grosso, incastonato tra le rocce che gli stavano addosso, e sembrava avere un andamento regolare.

"Questo è un manufatto…" mormorò Laly accarezzando il nuovo ammasso di pietre "… Benji, aiutami a rimuovere questi sassi, per favore!"

Benji corse, capendo al volo cosa stava pensando la sua amica, e insieme cominciarono a sollevare le grosse pietre che stavano sopra al manufatto e lo coprivano.

Non ci misero molto, una decina di minuti: e all’improvviso quell’ammasso di pietre si rivelò essere esattamente quello che Laly aveva pensato:

"Lo sapevo!" esclamò raggiante "Un pozzo!"

"Tu, Laly, credi che questo sia…"

"Il vero ingresso alla grotta segreta!" rispose Laly con un gran sorriso.

Non se lo fecero ripetere due volte: chiamarono immediatamente i loro tre amici che stavano ancora lavorando sul primo reperto, chiamarono il professor Duglas e i suoi aiutanti, e in quattro e quattr’otto allestirono una carrucola per calarsi all’interno del pozzo e dare un’occhiata veloce prima di cena.

Il professor Duglas arrivò con passò svelto: era un ometto abbastanza basso, con una barba e dei baffi bianchi e due vispi occhi azzurri che davano bene ad intendere che probabilmente, nella sua giovinezza, era stato un "adorabile mascalzone" (Lo ammetto, ho immaginato Sean Connery… nd eLy).

"Beckett!" chiamò raggiungendo la ragazza e porgendole la mano "I miei complimenti, credo che questo possa davvero essere il vero ingresso alla grotta segreta… e se è davvero così, mia cara, sei stata eccezionale"

"Grazie mille, professore" rispose Laly sorridendo, mentre Bruce e Mark le davano una pacca sulla spalla per complimentarsi con lei.

Non appena la carrucola fu pronta, Duglas si rivolse di nuovo a Laly:

"Immagino che voglia scendere tu per prima… vai pure"

Laly accettò immediatamente, si fece imbragare e si sedette sul bordo del pozzo.

Gli assistenti di Duglas cominciarono a calarla all’interno, mentre lei si teneva stretta stretta e accendeva la pila che si era portata dietro.

Il pozzo sarà stato profondo circa sette metri o poco più.

Non appena Laly toccò terra con un piede, cominciò a guardarsi attorno.

In superficie invece tutti quanti stavano col fiato sospeso.

Bruce, nervoso, camminava avanti e indietro chiedendosi quanto ci stava mettendo l’amica, e Holly all’improvviso si sporse e le gridò:

"Laly! Come va laggiù? Tutto bene?"

"… Tiratemi pure su!" urlò lei in rimando.

Gli assistenti del professore obbedirono, aiutati da Mark e Benji, e Laly fu riportata in superficie.

La guardarono.

Aveva il viso sporco di nero, stava spegnendo la pila.

Riappoggiò i piedi a terra, e guardò tutti con un sorriso soddisfatto.

"Allora?" le chiese curiosissimo Holly.

"Cosa c’era là sotto, Beckett?" la esortò il professor Duglas.

Laly sorrise ancora di più, e finalmente aprì bocca:

"Signori miei… Saint Maurice Fortress torna finalmente alla luce!"

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Capitolo 3
*** La filastrocca francese ***


2

2. La filastrocca francese

Ormai erano quasi le dieci, e tutti gli archeologi erano radunati in cerchio attorno al grande falò dove avevano appena finito di cenare.

Il professor Duglas aveva persino fatto un brindisi in onore della squadra Phoenix, e tutti quanti avevano detto che per essere delle inesperte matricole erano stati straordinari a fare una scoperta come il tanto decantato ingresso della grotta segreta che avrebbe portato tutti loro alla St. Maurice Fortress.

Stanchi dalla dura giornata di lavoro sotto al sole di fine giugno, stavano preparandosi ormai tutti per andare a letto.

Tutti, tranne Holly e Laly.

"Professore…" disse timidamente il ragazzo, quando lui e Laly l’avevano raggiunto dopo che tutti gli altri si erano alzati e avviati alle tende.

"Dimmi pure, Hutton"

"… Lo sappiamo che è tardi ma… io e Beckett non potremmo fare un salto in fondo al pozzo per dare un’occhiata alla grotta prima di andare a dormire?"

Duglas sorrise.

Hutton era uno dei suoi migliori studenti, anche se a volte era un po’ troppo ingenuo, ma aveva una gran voglia di imparare… e Laly Beckett era esattamente come lui.

"D’accordo" rispose il professore "Chiamate due dei miei assistenti, vi daranno una mano con la carrucola… Jacob? Stanley? Potete assistere la squadra Phoenix in un’improvvisata ispezione del pozzo che hanno trovato poco fa?"

Jacob e Stanley, due degli assistenti di Duglas, appena il professore aveva fatto i loro nomi erano usciti dalla tenda in cui erano appena entrati.

"Scusateci!" mormorò Laly mortificata "Faremo in frettissima, ve lo prometto!"

"Non c’è problema" rispose sorridendo Samuel Jacob.

"Non si preoccupi, professor Duglas, ci pensiamo noi" lo seguì Jonathan Stanley.

"Bene allora, preparatevi" sentenziò Duglas con un sorriso.

Laly e Holly si scambiarono un’occhiata contentissimi, e corsero verso la tenda occupata dai loro tre compagni di squadra.

Holly spalancò la porticina della tenda e gridò:

"Ragazzi! Escursione straordinaria nel pozzo! Siete pronti?"

"Ehmm… noi sì" rispose Benji un po’ sorpreso, mentre era seduto a giocare a carte con Mark "Ma noilui no" indicò Bruce.

Bruce Harper era appena entrato nella tenda… si era sdraiato un momento a guardare la partita tra Mark e Benji… e dopo due miseri secondi aveva cominciato a russare, attività che stava tuttora portando avanti.

"… Sta dormendo?" chiese Holly perplesso.

"No, è morto" rispose Mark senza nemmeno guardarlo, per prenderlo in giro.

"… Eh?"

Laly entrò nella tenda, salutando con la mano un’archeologa che le aveva appena augurato buona fortuna per l’escursione notturna.

Osservò la scena.

Era entrata nel bel mezzo di una partita a carte, mentre Holly veniva sfottuto da Mark e mentre Bruce ronfava come un orso in letargo.

"Ragazzi, cosa state aspettando?" disse "Preparatevi… Jacob e Stanley stanno aspettando solo noi!"

Mark e Benji interruppero la loro partita un po’ controvoglia, e mentre Holly se ne stava imbambolato a fissare Bruce russare, Laly afferrò quest’ultimo per le orecchie e gli urlò:

"Avanti Bruce, al lavoro, è presto per dormire! Cos’è, hai 20 anni o ne hai 85?"

 

"Uffa…" protestò Bruce strofinandosi un occhio "Mi avete svegliato con la forza e adesso non mi fate nemmeno scendere là sotto con voi!"

"Mettila così, Bruce" disse Benji mentre indossava l’imbragatura "Se là sotto troveremo un brutto mostro nero e cattivo, ti avremo risparmiato di morire con noi"

"… Già" si lamentò di nuovo Bruce "E dire che stavo sognando quella bella archeologa del 3° anno, stavamo pomiciando…"

"Bravo Harper, è giusto, sogna!" disse Mark, il primo a sedersi sul bordo del pozzo pronto per scendere.

"Allora, Bruce" gli disse Laly, guardandolo negli occhi serissima "Tutto chiaro, no? Quando diamo uno strattone, dai il segnale a Jacob e Stanley per tirarci su"

"Sì, sì, lo so…"

"Mark, Benji, Holly, ci siete?"

"Sì, ci siamo" rispose per tutti Holly.

"Ok" sentenziò Laly sorridente "Allora siamo pronti"

I quattro ragazzi entrarono uno alla volta nel pozzo, e cominciarono ad essere calati giù da Jacob e Stanley, aiutati da Bruce.

Apriva il gruppo Mark, e lo chiudeva Benji.

Tutti e quattro si tenevano ben stretti e cominciavano ad accendere le loro torce elettriche, poi uno alla volta arrivarono a toccare terra.

"Tutto ok?" arrivò la voce di Bruce, da sopra.

"Tutto ok!" confermò Holly di rimando.

I ragazzi cominciarono a guardarsi attorno… Laly aveva visto poco e niente quando era scesa la prima volta, era stata letteralmente colta dall’emozione… per questo aveva proposto ad Holly di tornare giù il prima possibile.

"Sembra non esserci nulla di particolare…" disse Mark esaminando tutto intorno, parlando sottovoce, quasi per non rompere la magia di quel luogo.

In effetti si trattava di una comunissima grotta, in fondo… l’unica particolarità era che sapevano che quella era la grotta che conduceva alle cantine della fortezza di Saint Maurice.

"Ragazzi, gli scalini…" fece Benji, puntando il fascio di luce della torcia proprio dritto sulle antichissime scale in pietra.

"Grandioso!" lo raggiunse immediatamente Holly "Laly, vieni a vedere! … Laly?"

Non ottenendo risposta, Holly cominciò a voltarsi in cerca della ragazza.

La vide all’improvviso, ferma davanti a una specie di altarino, con la fronte corrucciata come se stesse cercando di leggere qualcosa.

E infatti Laly si voltò a fissare gli amici:

"Guardate qui…"

I tre ragazzi la raggiunsero: si trattava proprio di un piccolo altare, antico come tutto il resto, con un’immagine di San Maurizio, e una scritta rovinata dal tempo ma ancora leggibile.

"… Sembra una specie di filastrocca in francese… è in rima" disse Benji.

"Laly, tu sai il francese" disse Mark guardando la ragazza "Leggila"

Laly sprecò qualche altro secondo corrucciata a cercare di interpretare correttamente quella specie di filastrocca… poi aprì la bocca, e lesse:

 

Quand, pendant la nuit de la bataille,

dans le ciel une Lune rouge resplendira,

pour la victoire de Saint Maurice

celui qu’il était passé, présent deviendra

 

Laly terminò di leggere i versi in francese.

… E successe l’inimmaginabile…

Un fascio di luce avvolse all’improvviso i quattro ragazzi, così all’improvviso che non poterono neanche realizzare quello che stava accadendo loro.

Laly fece solamente in tempo ad urlare il nome di Bruce, come a chiedere aiuto… ma un secondo dopo erano spariti tutti nel nulla.

"Cos’è successo?!" gridò Bruce agitato, in superficie.

Si gettò sul bordo del pozzo, si sporse ma già non vedeva più niente.

Lui e i due assistenti di Duglas erano stati come accecati all’improvviso da una luce che aveva veramente poco di comune, e nello stesso momento aveva sentito gridare Laly.

Poi più niente. Di nuovo buio. E nessun segno dei suoi amici.

"Laly!" urlò Bruce, sporgendosi il massimo che poteva "Laly! Benji! Holly, Mark, che accidenti è successo?!"

Non ottenne risposta.

Anche Jacob e Stanley si gettarono sul bordo del pozzo per guardare… tirarono su le imbragature, che risultarono essere semplicemente vuote.

"Dove diavolo siete finiti?!" gridò Bruce sempre più spaventato "Laly!!!"

Poi fu un attimo, Bruce decise di scendere.

"Mettimi una di quelle maledette imbragature, Stanley!" ordinò, deciso come non mai "Voglio scendere!"

"Tu sei un pazzo!" gli rispose questo, non meno agitato di lui "Non abbiamo idea di che fine abbiano fatto gli altri quattro!"

"Vado giù proprio per scoprirlo!" gridò Bruce, stringendo le spalle dell’uomo.

Stanley lo guardò: era estremamente sconvolto… ma terribilmente deciso.

Bruce Harper voleva scendere.

"… E va bene" sentenziò Stanley "Samuel…" si rivolse a Jacob "Io scendo assieme a lui… non appena tiriamo la corda, tu tiraci su"

"Ok, non vi preoccupate" rispose Jacob nervosamente, ma deciso a compiere il suo dovere.

Stanley si voltò verso Bruce:

"Andiamo. Metti questa imbragatura e scendiamo all’inferno"

 

Quando Bruce e Stanley arrivarono in fondo al pozzo, non c’era niente di anormale… tutto tranquillo.

L’unico segno lasciato dai quattro ragazzi, erano le loro quattro torce cadute per terra.

Bruce corse e si inginocchiò a guardarle spaventato.

"Cosa accidenti può essere successo, qua sotto?" si domandò.

"… Harper… guarda lì…" Stanley indicò una scritta in francese, la stessa scritta che avevano trovato i ragazzi.

Ma né Bruce, né Stanley, e nemmeno Jacob sapevano leggere il francese, così si limitarono a tirare fuori da una tasca carta e penna, e a copiarla pari pari.

Avevano intenzione di portare al professor Duglas quella specie di filastrocca, che, in quel buco, sembrava essere l’unico segno di un passaggio umano, assieme al piccolo altare e agli scalcinati scalini.

Stanley tirò una volta la corda, Jacob con fatica li recuperò entrambi.

Appena furono tornati in superficie, tutti e tre filarono di corsa alla tenda-studio del professor Duglas.

 

Il professore stava esaminando la frase riportata da Bruce nel foglietto, muovendo gli occhiali su e giù per il naso come faceva d’abitudine quando stava riflettendo.

"Allora?" chiese Bruce impaziente, dopo dieci lunghissimi minuti di silenzio.

Duglas si girò a guardarlo con occhi preoccupati:

"Harper" gli disse "Hai idea di dove siano finiti i tuoi amici poco fa?"

Bruce scosse la testa in segno di no.

Duglas trasse un lungo sospiro:

"Lo sai cosa dice questa filastrocca?"

"No, professore"

"Te la traduco io" Duglas si rimise per bene gli occhiali, e tradusse la frase:

 

Quando, durante la notte della battaglia,

nel cielo una Luna rossa risplenderà,

per la vittoria di Saint Maurice

quello che era passato, presente diventerà

 

Bruce fece una faccia mooolto perplessa:

"… E quindi?"

"E quindi hai notato di che colore è la Luna, stasera?"

Bruce sgranò gli occhi, incredulo:

"Non mi dica che è rossa, la prego"

Duglas fece un sorrisino sarcastico e rispose:

"Spiacente"

Bruce sospirò battendosi una mano sulla testa, come a chiedersi che cosa avesse fatto di male per trovarsi in una situazione del genere.

"… E quindi…?" chiese di nuovo, preoccupato.

"E quindi, mio caro Harper, temo proprio che i tuoi quattro amici si siano fatti un bel viaggetto nel passato"

Bruce sgranò gli occhi ancor più di prima:

"… Sta scherzando, spero"

Duglas fece lentamente no con la testa.

"… Lei è pazzo" disse Bruce guardandolo perplesso.

"Hai sentito cosa dice la filastrocca, anzi, a questo punto forse dovremmo chiamarla formula"

"Com’è possibile che Holly e gli altri siano finiti nel passato?! Qua non siamo in un film, professor Duglas! Non è possibile!"

"A quanto pare invece no" Duglas si alzò in piedi, e si accese la pipa "Credo che i tuoi amici siano finiti nel 1300… più precisamente, nell’anno della storica battaglia tra le due fazioni di St. Maurice e St. Paul…"

"… Non è possibile… non sta capitando a me, non ci credo…"

"Credo che questo… mmm, incantesimo si sia attivato leggendo ad alta voce e in francese questa cantilena che mi hai portato"

Bruce sospirò per l’ennesima volta, tirò qualche accidente all’aria ma poi assunse un’aria decisa e disse:

"Professore… voglio raggiungerli"

Stavolta fu Duglas a guardarlo con gli occhi sgranati:

"Sei tu il pazzo, Harper… non abbiamo la minima idea di come farli tornare indietro"

"Non mi interessa" ribadì Bruce "… Se non fosse per loro, sarei nel 1300 anche io a quest’ora…"

Bruce si ricordò le parole di Benji, quando lui si lamentava del fatto che non sarebbe sceso con loro nel pozzo:

Mettila così, Bruce, se là sotto troveremo un brutto mostro nero e cattivo, ti avremo risparmiato di morire con noi

… Era proprio vero… gli avevano risparmiato un gran bel rischio… ma adesso lui si sentiva in colpa, e sentiva che doveva raggiungerli.

Guardò fisso negli occhi Duglas, e ripeté:

"Voglio raggiungerli… e non mi interessa se mi dirà di no, io ci andrò… le ricordo che so come farlo"

Duglas fissò il ragazzo, e poi sospirò guardando la sua pipa.

"… E va bene, Harper" rispose "Tanto vale che io approvi, per lo meno posso darti qualche dritta e magari vista la situazione anche qualche arma"

Sul viso di Bruce comparve un sorriso che partiva da un orecchio e terminava sull’altro:

"Grazie, professore!"

"Di niente… sei un ragazzo coraggioso" rispose Duglas sorridendo.

Bruce arrossì imbarazzato.

Lui era il pasticcione del gruppo, non era abituato a sentirsi lodare così…

"Vieni con me… ti darò delle armi per te e per gli altri quattro"

"Armi?!" fece Bruce piuttosto preoccupato "Ad esempio?"

"Spade, fionde…"

"L’unica in grado di maneggiare decentemente una spada è Laly, professore…"

"E’ vero… una volta mi ha detto di aver fatto scherma per un paio d’anni, quand’era ragazzina"

"Già…"

"Comunque vi serviranno…" poi fissò Bruce per un istante da capo a piedi, e poi sentenziò "… E magari ti faccio avere anche qualche vestito della moda dell’epoca!"

 

Bruce era pronto.

Vestito di tutto punto proprio come un abitante dell’Inghilterra medievale, era sceso di nuovo nel pozzo con spade, fionde e balestre, per lui e per i suoi amici.

In superficie, su in cima, stavano Duglas, i suoi assistenti, e tutti gli altri archeologi o quasi.

Bruce era tornato di fronte all’altarino.

Il suo francese era pessimo… praticamente inesistente, ma avrebbe letto ad alta voce lo stesso:

 

Quand, pendant la nuit de la bataille,

dans le ciel une Lune rouge resplendira,

pour la victoire de Saint Maurice

celui qu’il était passé, présent deviendra

 

Un fascio di luce lo avvolse tutto d’un tratto… poi sparì.

In superficie, Duglas e gli archeologi furono quasi accecati da una luce tanto potente.

Poi, all’improvviso, di nuovo buio.

Duglas fu il primo a riaprire gli occhi, e disse con aria decisa:

"Buona fortuna, ragazzi miei"

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Capitolo 4
*** Venivano da molto, molto lontano... ***


3

3. Venivano da molto, molto lontano...

26 giugno 1314, Halifax, Inghilterra

Laly si svegliò all’improvviso.

Si guardò attorno… era sdraiata in un bosco, un posto totalmente diverso dalla Halifax dove si trovavano gli scavi.

Uh-oh, pensò… lei il francese lo capiva bene…

"Ben svegliata" sentì dire da una voce alle sue spalle.

Si voltò di scatto.

Erano Mark, Benji e Holly, seduti sull’erba con fare rassegnato, che la fissavano.

"Abbiamo aspettato te per cercare di capire dove accidenti siamo finiti" le spiegò Benji un po’ perplesso.

Laly si massaggiò la testa, sperando che non fosse come sospettava.

Poi aprì gli occhi, si guardò intorno, e quasi sentì il mondo caderle addosso.

"Quanto tempo sono stata svenuta?" chiese.

"Circa un quarto d’ora" le disse Benji "Arrivando qui abbiamo preso una bella botta"

"Almeno tu hai una vaga idea di dove ci troviamo?"

"Temo di sì" disse lei con un’espressione sconsolata.

"Ovvero?"

"… Temo proprio che siamo finiti nel 14° secolo, ragazzi…"

Tutti e tre la guardarono come se avesse appena comunicato che gli asini volano all’altoparlante del supermercato.

"… Prego?" chiese Mark.

"E’ uno scherzo di cattivo gusto, Laly" la rimproverò Benji.

"Il fatto è che purtroppo non sto affatto scherzando…" comunicò lei con aria un po’ colpevole.

Benji e Mark la guardarono iniziando a credere che fosse veramente pazza.

Saltò su Holly:

"Intendi che siamo finiti sul set di un film? Ma chi ci ha portati qua? Gran effetti speciali!, ma perché siamo sul set di un film?"

Laly guardò Holly sempre più disperata:

"Oliver… non è un film… siamo finiti nel passato"

"… Eh?"

"Hai battuto la testa cadendo, Laly?" chiese Benji.

"No! Una volta per tutte, so quello che sto dicendo!" sbottò la ragazza agitata.

"Ma dacci una spiegazione a questo farneticare!" ordinò Mark.

"Quella maledettissima filastrocca in francese…" cominciò a spiegare Laly "Vi ricordo che io il francese lo conosco… e l’ho capita"

"… E cosa diceva?" chiese Benji, cominciando a spaventarsi sul serio.

"E’ abbastanza sconvolgente…" lo avvisò lei "Ma tradotta letteralmente diceva: Quando, durante la notte della battaglia, nel cielo una Luna rossa risplenderà, per la vittoria di Saint Maurice quello che era passato, presente diventerà… fate una piccola parafrasi…"

I tre ragazzi la guardarono senza battere ciglio con gli occhi sgranati.

Laly li incalzò:

"Capite adesso?"

"C’era la Luna rossa ieri sera…" mormorò Mark come in trance.

"Ieri?" chiese Holly.

"Ieri, oggi, domani, non ci capisco più niente, non so più che giorno è!"

"Direi che è chiaro" sentenziò Laly "Oggi è il 26 giugno di un anno tra il 1312 e il 1318… nessuno di noi sa dire con esattezza quale anno precisamente"

"… Grandioso…" disse Benji portandosi una mano alla testa, abbastanza disperato.

All’improvviso, però, i quattro ragazzi furono interrotti da qualcosa.

Era come se un varco di luce si stesse aprendo proprio sopra le loro teste, e quella luce era così forte che chiusero gli occhi per ripararseli.

"Cosa accidenti…" cominciò a chiedersi Holly, ma fu interrotto da un’esclamazione di dolore da parte di Mark:

"Ahia! Ma porc…"

"Ahia lo dico io!" si lamentò una nuova voce.

I quattro ragazzi aprirono gli occhi di scatto, avendo il sospetto di sapere bene a chi apparteneva quella voce.

E infatti era proprio lui… sdraiato sopra Mark.

"Bruce?!" esclamò Benji incredulo.

"Mi sei caduto addosso e mi hai fatto un male porco, zuccone!" protestò Mark "Adesso alzati, porca miseria!"

"Sì, sì, va bene, calmati!" rispose Bruce, alzandosi immediatamente in piedi e fissando per qualche istante i suoi amici che lo guardavano increduli:

"… Sorpresa!" disse all’improvviso tutto sorridente "Eccomi qui nel 14° secolo assieme a voi!"

"Che fortuna…." disse Benji con sarcasmo.

"Come sei arrivato qua?!" gli chiese Holly.

"Esattamente come voi" spiegò loro Bruce "Appena voi siete spariti sono coraggiosamente sceso assieme a Stanley e ho trovato l’altare e quella strana pappardella in francese… ma io il francese non lo so, e non l’ho letta…"

"Noi invece sì…" mormorò Laly, avendo la conferma di quello che sospettava.

"Esatto, proprio come ha detto Duglas. Ne abbiamo parlato, e abbiamo capito che eravate finiti qua"

"… Harper, tu sei un pazzo… hai pensato bene di raggiungerci…" disse Mark.

Bruce fece un occhiolino sorridendo:

"Una squadra deve rimanere sempre unita, nel bene e nel male"

"E bravo il nostro filosofo" lo prese in giro Benji "Adesso ci vuoi spiegare perché sei vestito come un cretino?"

Bruce lo guardò senza capire e poi si osservò gli abiti… ah già, non si ricordava che Duglas l’aveva fatto vestire proprio come un popolano dell’epoca.

"Io sono alla moda!" rispose con aria da superiore.

"… Hai battuto la testa anche tu come Laly, cadendo?"

Laly lanciò un’occhiataccia a Benji, che si mise a ridere.

"Si dà il caso che quelli vestiti in modo sbagliato qua, siete voi…" disse Bruce.

"Ha ragione… abbiamo vestiti del 21° secolo" disse Holly.

"Comunque" continuò Bruce "Duglas ha voluto che vi portassi queste"

Bruce lasciò cadere a terra l’equipaggiamento di armi medievali che gli aveva affidato per tutti e cinque Duglas.

"Dunque, ci sono cinque spade, tre balestre, un arco con le sue frecce, e una fionda…" spiegò loro contando tutto.

Laly fece un gran sorriso, prendendo immediatamente una spada:

"Grandioso! Oh, adesso mi sento più al sicuro…"

"Già, perché tu sai maneggiarla!" protestò Mark, e Laly gli rispose:

"Sarà meglio che vi arrangiate un po’ per imparare a maneggiarla anche voi, se non avete intenzione di lasciare la pelle nel 14° secolo…"

Tutti presero la loro spada. Erano rimaste le balestre, l’arco e la fionda.

"L’arco lo prendo io" esclamò Laly sorridendo "Ho sempre sognato di imparare a tirare con l’arco!"

"Una delle balestre è mia" sentenziò Benji, prendendole tutte e tre… ne tenne una, e passò le altre due a Mark e Holly.

"… Fantastico" si lamentò Bruce "A me è rimasta la fionda…"

"Adesso ragazzi dobbiamo decidere cosa fare" disse deciso Holly.

"Non possiamo girare così" fece notare Benji "Propongo di entrare nel paese e comprare innanzitutto degli abiti… poi già che siamo qui, potremmo anche dare un’occhiata in giro"

"E’ vero" disse con un sorriso Laly "Sapete quanti archeologi ci stanno invidiando in questo momento?"

"Scommetto che si contano sulle dita di una mano…" fece scettico Mark.

"Probabilmente sì" rise Laly "Ma già che siamo qui, approfittiamone: vediamo che succede, potremmo anche scoprire l’esito della battaglia tra St. Maurice e St. Paul"

"Accidenti, è vero!" esclamò Holly tutto emozionato "Laly ha ragione! Ragazzi, non lasciamoci sfuggire questa occasione!"

"Guardandoci intorno potremmo anche trovare un modo per tornare a casa… dobbiamo trovare chi ha scritto quella maledettissima filastrocca" disse Mark.

"Perfetto" aggiudicò Laly, sorridente "Allora avviamoci verso il paese"

 

Quando i cinque ragazzi entrarono nel paese, gli parve di essere arrivati in un parco divertimento a tema.

Era esattamente tutto come nei film… o quasi!, però anche le differenze ci si avvicinavano molto… sembrava di essere finiti sul set di Macbeth o di Re Artù, ad ogni passo i ragazzi si voltavano ad ammirare qualche cosa.

Come prevedibile, però, non passarono certo inosservati.

Un uomo che camminava tenendo strette le briglie di un cavallo, li fermò perplesso:

"Ehm, scusate?"

I ragazzi si voltarono a guardarlo, con aria interrogativa.

"Avete davvero degli strani abiti… da dove venite?"

Prima che i suoi amici potessero dire qualche assurdità, Laly intervenne:

"Ah bè… è normale, sa… noi veniamo da molto, molto lontano…"

"… Da dove?"

"Guardi, mi creda, di certo non conosce il nostro paese…"

"Insisto, signorina! Sa, io sono un vero esperto di geografia, faccio io le mappe geografiche e nautiche qui in paese!"

"… Che fortuna…" bisbigliò Benji, mentre Laly apriva la bocca sbigottita senza sapere più cosa dire "… Abbiamo beccato il geografo…"

Intervenne Mark, spazientito, a cercare di salvare la situazione:

"Signore, mi creda, non può conoscere il nostro paese… veniamo da un piccolissimo agglomerato di case della Francia del sud, e…"

"Io conosco i francesi, nessuno porta quegli strani vestiti" ribatté l’uomo.

"Mi sono sbagliato. Intendevo Nuova Caledonia, è una colonia francese"

"Nuova Caledonia?"

"La Nuova Caledonia non è ancora stata scoperta, Mark…" sussurrò Laly nell’orecchio dell’amico.

Mark a quel punto aveva perso la pazienza, replicò all’uomo:

"Sì, bè, la Nuova Caledonia, è un’isola che deve ancora essere scoperta! E adesso…" afferrò per il braccio Laly e Holly, e si fece seguire dagli altri due "E adesso ci scusi tanto ma dobbiamo proprio scappare, au revoir!"

L’uomo rimase basito mentre li guardava allontanarsi.

Anche i ragazzi rimasero perplessi e un po’ sorpresi dalla conclusione di Mark, ma poi, non appena si fermarono per riprendersi, scoppiarono tutti a ridere.

Si erano fermati proprio davanti ad un banchetto di frutta davanti ad una piccola casa, dove l’uomo e la donna che lo gestivano li stavano fissando stupiti.

"Scusate…?" disse timidamente l’uomo.

"Oh no, ci risiamo" si lamentò Mark, alzando gli occhi al cielo "Siiiì?"

"Ecco, noi… scusate la sfrontataggine, ma io e mia moglie eravamo curiosi di sapere da dove venite… avete dei vestiti tanto strani, quanto belli…"

Fu in quel momento che a Benji venne una grandiosa idea.

Avanzò verso i due consorti, e sorridendo fece loro una proposta:

"Che ne dite di scambiare i nostri vestiti con i vostri?"

Marito e moglie, ma anche gli altri rimasero un attimo sorpresi da quella domanda.

"Signore, è disposto a cederci tre dei suoi abiti e quello della sua signora? Noi in cambio vi daremo i nostri quattro" continuò l’affare Benji.

I due coniugi si scambiarono un’occhiata, e fecero un sorriso.

"Va bene!" disse con aria allegra l’uomo "Venite dentro, potrete cambiarvi lì"

I cinque ragazzi sorrisero in risposta:

"Grazie mille, signore!"

 

"Ecco, vedi, questo va infilato qui" la signora stava aiutando Laly ad indossare uno dei suoi abiti.

Era un vestito grigio-azzurro, semplicissimo ed umile, d’altra parte quei due erano due popolani, non si sarebbero potuti certo permettere niente di più… ma ai ragazzi andava benissimo così, in fondo dovevano passare inosservati.

Quando Laly fu vestita, imbracciò l’arco e la faretra con le frecce, e si infilò la fondina della spada nella cinta.

"Una ragazza che sa combattere…" la osservò la donna "Non è una cosa tanto comune da queste parti"

Laly le sorrise con aria decisa:

"Lo so bene, signora" le rispose "Ma sa, da noi invece ormai è normale"

"Da dove venite?"

Laly si mise a ridere:

"Da un posto che sicuramente non conosce… veniamo da molto, molto lontano!"

Poi uscì dalla stanza, seguita dalla donna, e vide che i ragazzi erano già pronti.

Erano abbastanza buffi, ma tutto sommato non stavano male; come lei avevano imbracciato le loro armi e adesso erano pronti per uscire.

La squadra ringraziò ancora una volta i due coniugi, a cui aveva lasciato tutti i loro vestiti del 21° secolo.

Ma proprio mentre stavano per andarsene, i ragazzi furono fermati di nuovo… ma stavolta quello che li aveva fermati era un ragazzo che sembrava avere pressappoco la loro età.

Aveva battuto piano piano la mano sulla spalla di Laly, che si era voltata.

"Scusate, milady" le aveva detto facendo un mezzo inchino.

"Milady? Ma questo l’ha visto come sono vestita?" si chiese Laly guardandolo come se fosse un alieno.

Anche i ragazzi lo stavano fissando circa come lo fissava lei.

"… Sì?" rispose Laly, un tantino perplessa.

"Voi e i vostri compagni mi fareste l’enorme gentilezza di seguirmi, per favore?"

Laly cominciò a preoccuparsi:

"Perché, cos’abbiamo fatto?!"

Il ragazzo le rivolse un sorriso che sembrava sincero:

"Proprio niente. E’ solo che vi abbiamo tanto cercata… e adesso che finalmente l’ho trovata, devo assolutamente portarvi al castello, principessa"

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Capitolo 5
*** Dentro a St. Maurice Fortress ***


4

4. Dentro a St. Maurice Fortress

Laly stava camminando sempre più perplessa al fianco del ragazzo che li aveva fermati pochi minuti prima, seguita a ruota da Mark, Benji, Holly e Bruce.

Quello strano ragazzo l’aveva chiamata principessa, e proprio quando lei stava cominciando a dirgli che era solo un malinteso e che lei non era affatto una principessa, i suoi amici le avevano tappato la bocca e Benji aveva preso la parola:

"Non farci caso" aveva detto ridacchiando imbarazzato al ragazzo "La principessa ama scherzare… è una mattacchiona…"

Laly, impossibilitata a protestare, aveva fissato Benji e gli altri incredula, non capendo nulla di quello che si erano messi in mente… però aveva deciso di assecondarli, e adesso erano in compagnia dello strano ragazzo che li stava portando chissà dove.

Laly decise che voleva capire almeno qualcosa di quel piano montato su due piedi così all’improvviso.

Indietreggiò di qualche passo e affiancò Benji, chiedendogli bisbigliando:

"Mi vuoi spiegare che razza di idea avete in mente?! Secondo te io come cavolo faccio a fingermi una principessa?!, accidenti!"

Benji s’era abbassato un po’ per arrivare all’altezza dell’orecchio della ragazza, e le aveva risposto sussurrando:

"Sono due le cose che ci hanno fatto venire in mente quest’idea in tre secondi netti, Laly"

"E cosa?!"

"Primo, se ti hanno scambiata per una principessa siamo a cavallo… non correremo troppi rischi, o, se ne corriamo, avremmo una protezione sufficiente a non rimetterci le penne"

Laly, ascoltando quel primo punto, decise che effettivamente Benji non stava dicendo una sciocchezza.

"E secondo," continuò lui "Non so se te ne sei accorta, ma questo qui ha parlato di un castello…"

Laly si voltò di scatto a guardare Benji, cominciando a capire.

"Cosa ti fa venire in mente?" le chiese lui con un sorrisetto ironico.

"Saint Maurice Fortress!" rispose lei al volo.

"Esattamente" sentenziò Benji guardando davanti a lui lo strano ragazzo "Quindi, visto che c’è caduta dal cielo questa opportunità, vedi di non sprecarla e di sforzarti al massimo per risultare una vera principessa…"

Ok, Laly era d’accordo!

Effettivamente il ragazzo aveva detto che avrebbe condotto lei e i suoi amici al castello… e lì ad Halifax, nel 1300 e qualcosa, di quale castello avrebbe potuto parlare se non di St. Maurice?

Accelerò il passo fino ad affiancare di nuovo il ragazzo, che camminava con aria tranquilla.

"Senti, scusa…" azzardò.

"Ditemi pure, principessa" le rispose lui, rivolgendole un sorriso gentile.

"Ehmm… innanzitutto per favore non mi dare del "voi", diciamo che non ci sono abituata! E poi ti volevo fare una domanda stupida…"

"Se esce dalla tua bocca, principessa, sono certo che non sia una domanda stupida… dimmi pure"

Laly lo guardò un po’ perplessa… che cavolo stava dicendo?!

Comunque si fece coraggio, e gli domandò:

"Posso chiederti in che anno siamo?"

Il ragazzo la fissò tanto sorpreso quanto… sconvolto.

Laly capì al volo, e mormorò:

"Ti avevo avvisato, domanda stupida…"

Il ragazzo rimase ancora un istante in silenzio, sorpreso, poi corresse il tiro e con un sorriso divertito disse:

"No, non preoccuparti… diciamo che le principesse sono troppo impegnate per ricordarsi che…" abbassò il tono di voce quasi le facesse una confessione "Siamo nel 1314!"

A Laly sfuggì una risata, ma lo ringraziò della complicità.

"Ultima domanda!" gli disse poi "… Credo che tu ce l’abbia un nome, no?"

Il ragazzo sorrise ancora una volta, gentilmente:

"Ovvio che sì" fece un piccolo inchino e le rispose "Mi chiamo Tom Becker, sono il paggio del signore di Halifax"

Anche Laly sorrise:

"Piacere!" gli disse, con un occhiolino.

Poi finalmente Bruce avvistò il castello, che si stagliava imponente poco lontano da tutte le piccole case del paese.

Il castello era tutta un’altra cosa rispetto ai modellini approntati dagli archeologi e dal professor Duglas… o meglio, nei modellini Duglas e i suoi collaboratori l’avevano pensato esattamente com’era in realtà… non c’era nulla fuori posto… Duglas era stato davvero abilissimo.

Però dal vivo era decisamente straordinario: era immane, un colosso, sembrava forte e impenetrabile, studiato nei minimi dettagli da chi l’aveva messo in piedi… ed era bello, maestoso… e i cinque ragazzi, che erano pur sempre studenti di archeologia, rimasero folgorati da quella vista: St. Maurice Fortress era semplicemente eccezionale.

Tom sorrise nel vedere il gruppo di amici a bocca aperta… il signore di Halifax e tutti quelli che vivevano nel castello andavano molto orgogliosi del loro gioiello.

Arrivarono al ponte levatoio, e dal mastio della fortezza un soldato avvistò Tom accompagnato dai cinque ragazzi; Tom volse uno sguardo verso il soldato, e pochi secondi dopo il ponte levatoio si abbassò, per permettere loro di entrare.

Quando furono sulla soglia della gigantesca porta a battenti, Tom bisbigliò ai ragazzi:

"Un piccolo avvertimento: non so se conoscete sua maestà, ma se non lo conoscete sappiate che… ehm, è un tantino strano…"

"Strano?" chiese Holly un po’ perplesso.

"Sì, strano… bizzarro… bè, lo vedrete coi vostri occhi" poi si scostò per permettere a Laly di entrare per prima "Principessa, prego"

Laly entrò, seguita a ruota da Benji, Holly, Mark e Bruce, e da Tom che chiudeva la fila. Poi, una volta che furono dentro, Tom tornò in testa al gruppetto, e cominciò a camminare con aria sicura verso le guardie che stavano ai piedi dell’enorme scala di pietra.

I cinque archeologi nel frattempo rimasero fermi immobili nel mezzo della grande sala ad osservare tutto ciò che li circondava… il mobilio antico, il grande camino decorato, gli arazzi che raffiguravano gli antenati del signore di Halifax… ogni minimo particolare muoveva dentro di loro il più vivo interesse.

Poi improvvisamente Tom si avvicinò di nuovo a loro:

"Siamo già stati annunciati" indicò la scala "Prego, seguitemi"

Un po’ emozionati i ragazzi cominciarono a stare dietro a Tom salendo la grande scala che portava al piano nobile; erano piacevolmente sorpresi dai giochetti d’astuzia che erano utilizzati nel medioevo: i primi tre scalini erano diversi dagli altri per altezza e per larghezza… chi vi era abituato, proprio come Tom, non trovava alcuna difficoltà nel salirli, ma un nemico, se si fosse riuscito ad introdurre nel castello, correndo per la fretta non vi avrebbe fatto caso, e sarebbe rovinosamente inciampato facendo un gran rumore con la ferraglia dell’armatura, così che i soldati sarebbero stati immediatamente avvisati e sarebbero corsi a fermarlo.

Arrivarono in cima alle scale, e dopo un lungo corridoio tappezzato di arazzi si trovarono di fronte ad una grande porta a battenti spalancata, ai lati due guardie.

Davanti al camino stava una figura con un viso corrucciato, pensieroso.

"Deve essere lui" bisbigliò Bruce nell’orecchio di Holly "Il re!"

Ed era lui.

Era parecchio giovane, ed era anche parecchio bello… piuttosto alto per la media dell’epoca, pensò Laly, che, essendo l’unico membro di sesso femminile del gruppo, gli aveva già effettuato una radiografia con gli occhi.

"Vostra maestà" disse Tom facendo un inchino.

Il giovane sovrano sussultò, probabilmente non si aspettava di vederli già lì.

Raggiunse in fretta Tom con un sorriso cordiale, dicendo:

"Entra pure, Tom… chi c’è assieme a te?"

"Cinque ragazzi che ho incontrato per caso in paese" rispose Tom entrando nel grande salone, seguito da Holly e gli altri "Tra cui la nostra leggendaria Principessa, a quanto pare"

"Che cosa?" esclamò incredulo il re, spostando immediatamente la sua attenzione su Laly, che si sentì praticamente in trappola.

Le si avvicinò di corsa, e si mise a squadrarla da capo a piedi e con pochi centimetri di distanza, la afferrò per un braccio e le fece fare una giravolta.

I ragazzi nel frattempo seguivano la scena a occhi sgranati, increduli, perplessi… quel tipo doveva essere decisamente pazzo.

"OH!" esclamò all’improvviso il re, non appena vide la spada e l’arco che teneva Laly "Tom! Sorreggimi!" si portò una mano alla testa, minacciando di svenire "Il mio povero cuore non potrà reggere questa emozione così grande!"

Tom si gettò a sorreggere il suo re alzando gli occhi al cielo, mentre i cinque archeologi lo guardavano sempre più sconcertati.

"E’ proprio lei!" esclamò il re, mentre Tom lo sventolava paziente con un fazzoletto bianco "E’ lei… sei tu!!!" esclamò riprendendosi all’improvviso, puntando l’indice contro Laly.

"Che cavolo…" cominciò a dire Laly, ma si zittì immediatamente.

"Siete voi! La principessa! Finalmente! Oh, il mio povero, povero cuore…" mormorò il giovane re… poi svenne.

 

"Vi chiedo perdono…" mormorò il re una volta che si fu ripreso "Ma io sono fatto così… questo avverso destino mi ha donato una salute fin troppo cagionevole… e un cuore poco forte, che non è da re…"

I cinque ragazzi guardarono perplessi il giovane sovrano.

Lo trovavano fin troppo melodrammatico… soprattutto dopo che, mentre lui aveva perso conoscenza, Tom aveva spiegato loro con aria un po’ rassegnata che il suo re non ci stava tanto con la testa…

"Crede di essere malato" aveva detto "Malato di cuore. In realtà sta benissimo, ha un cuore più che normale, è solo un pochino impressionabile…"

A 13 anni era caduto da cavallo e aveva preso una bella botta in testa… da allora era diventato un pochino eccentrico… e Tom e gli altri servitori lo assecondavano… ci avevano provato all’inizio a dirgli che in realtà non aveva proprio niente, ma il re sembrava starci malissimo… Tom aveva raccontato che diceva disperato:

"Oh, miei fidi servitori, amici miei… non mentite: sono malato. Ditemi, quanto mi resta? Una settimana? Un mese? Oh, me misero e tapino, forse non supererò nemmeno la notte…"

In realtà la notte era passata, e dopo quella infinite altre… il re stava benissimo, e a loro non rimaneva altro da fare che avere un po’ di pazienza e sopportare quelle crisi un po’ strane. D’altra parte non aveva altri difetti, era un buon sovrano, e un magnanimo padrone.

"Mi presento, amici miei" disse il re ai ragazzi, dignitoso anche se semi-sdraiato su una sorta di sofà dell’epoca "Io sono Julian Ross, signore e sovrano di Halifax… piacere di avervi nel mio castello"

Mentre re Julian era privo di sensi, Mark aveva sentito bisbigliare dalle guardie qualcosa su Laly: s’era avvicinato, e li aveva sentiti parlare della misteriosa principessa di un piccolissimo paese vicino Halifax, Dantan… una principessa che sapeva combattere, e che sembrava avesse promesso di correre in aiuto di re Julian se mai si fosse trovato in difficoltà.

Peccato che nessuno ad Halifax l’avesse mai vista… molti in paese dicevano che era soltanto una leggenda, e che la principessa in realtà non esisteva.

Mark capì al volo: non appena Tom, a conoscenza della leggenda, aveva visto Laly, l’aveva scambiata per la fantomatica principessa… nessun’altra ragazza o donna sarebbe andata in giro armata, all’epoca, e Laly aveva con sé la spada e l’arco con la faretra.

Mark aveva spiegato in un sussurro quello che aveva sentito ai suoi quattro amici, approfittando della confusione che aveva creato il mancamento del re.

"Sono lieto che il caro Tom vi abbia trovata, principessa… siete accorsa in nostro aiuto, non dubitavo che l’avreste fatto… adesso sono tranquillo, sapendovi qui con i vostri servitori…"

Laly rivolse un’occhiata divertita a Benji, Mark, Bruce e Holly, che invece avevano un’espressione un po’ contrariata.

"Non datemi del voi, vostra maestà, per favore!" rispose ridendo Laly "Ditemi piuttosto perché avete bisogno del nostro aiuto"

In realtà tutti e cinque i ragazzi già se lo immaginavano: dovevano essere capitati quasi sicuramente alla vigilia della battaglia tra St. Maurice e St. Paul.

E infatti re Julian cominciò a spiegare, con tutta la sua enfasi…:

"Oh! Me misero e tapino! Quante tragiche vicende deve sopportare il mio povero cuore malato! Non era sufficiente il mio dolore, il mio travaglio… adesso quelli di Saint Paul vogliono prendersi il mio trono!" il re si portò teatralmente una mano alla testa, e chiuse gli occhi "Perché c’è tanta gente avida e crudele a questo mondo, perché…"

Tom si diede una pacca in testa mezzo disperato, senza farsi vedere dal re, e i ragazzi rimasero a fissarlo esterrefatti.

Re Julian si fece serio, e guardò i cinque ragazzi con aria decisa:

"Siamo alla vigilia di un’epica battaglia, amici miei… sono lieto di avervi dalla mia parte"

"Che cosa, prego?!" gridò ad un tratto Bruce "Noi dovremmo combattere?!"

Il re, Tom e le guardie lo guardarono senza capire:

"Certo… così disse la principessa: arriverò in vostro aiuto, e combatterò al fianco del signore di Halifax assieme ai miei fidi cavalieri, era così, vero Tom?"

"Proprio così, sire"

"Non se ne parla!" protestò Bruce "Se non ho mai preso in mano nemmeno un fioretto…"

Benji, Mark e Holly tapparono la bocca a Bruce impedendogli di continuare.

"Un fioretto no" corresse il tiro Mark "Ma la tua formidabile spada sì, caro Bruce… sapete maestà, il nostro Bruce è tremendamente modesto! Non vuole ammetterlo, ma è un formidabile spadaccino!"

"Come noi tutti, del resto!" aggiunse allegramente Holly.

"… In conclusione?" chiese re Julian che non ci stava capendo più niente.

"Vi aiuteremo" sentenziò Laly con un sorriso.

Mark, Holly e Benji liberarono Bruce dalla presa.

Non appena fu libero, Bruce tirò un sospiro di sollievo dopo aver rischiato la morte per soffocamento, e poi lanciò un’occhiataccia a Laly e le disse sotto voce:

"Hai fatto proprio un bel lavoro, principessa… e adesso chi aiuterà noi?!"

 

"Vorrei presentarvi alcune persone che vi vedrete girare attorno alloggiando qui al castello, signori" disse con un sorriso re Julian, camminando verso un’altra grande sala seguito da Tom e i cinque archeologi.

Entrarono in una sorta di archiviario, dove vi era un grande camino e sulle pareti affreschi, arazzi e ritratti di carattere religioso.

Vi era un grande tavolo in legno, mogano forse, carico di grandissimi albi e fogli su fogli.

Seduto al tavolo, al lavoro stava un’altra figura piuttosto giovane.

"Philip" chiamò tranquillamente il re.

Dietro tutte quelle scartoffie si materializzò un viso con due occhi castani vivaci, un po’ stanchi per il lavoro su tutti quei fogli, ma comunque accesi.

"Maestà?" chiese, alzandosi immediatamente in piedi.

"Volevo presentarti alcuni amici, tra cui la tanto ricercata principessa di Dantan, Laly" re Julian indicò con un sorriso orgoglioso il gruppo di ragazzi "E con lei sir Oliver, sir Benjamin, sir Bruce e sir Mark… ci aiuteranno"

Philip sgranò gli occhi incredulo, avvicinandosi.

Arrivato davanti ai cinque ragazzi fece un inchino senza riuscire a proferire parola.

Julian rise:

"Questo silenzioso ma laborioso ragazzo è Philip Callaghan, mio segretario, mio braccio destro, e mio grande amico"

"Piacere di conoscervi" disse inchinandosi di nuovo Philip "Grazie al cielo siete arrivati voi per darci una mano"

Bruce lanciò un’altra occhiataccia ai suoi amici, ma nel frattempo Julian aveva già chiamato un’altra persona: si trattava stavolta di una ragazza, era arrivata lì di fretta, umilmente, con un’aria timida timida… doveva certamente essere una domestica.

"Questa è la cara Patricia Gatsby… sarà la tua dama di compagnia, Laly, si occuperà di te"

Laly rivolse un sorriso alla ragazza, e lei fece altrettanto, molto timidamente.

"Allora!" disse con un sorriso re Julian, battendo le mani "Bando ai convenevoli… è ora di cena! Andiamo a mettere qualcosa nello stomaco… domattina vi porterò a fare una passeggiata nella mia tenuta!"

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Capitolo 6
*** Sotto gli occhi di una spia! ***


5

5. Sotto gli occhi di una Spia!

Il mattino dopo tutti quanti nel castello si svegliarono all’alba, al canto del gallo.

Mark, Holly, Bruce, Benji e Laly avevano avuto a disposizione cinque grandi camere da letto dove avevano passato la notte, addormentandosi immediatamente dopo aver appoggiato la testa sul cuscino, esausti.

Benji e Mark, che erano parecchio alti, si erano svegliati col mal di schiena: i letti infatti erano piuttosto piccoli… questo sia perché all’epoca l’altezza media era abbastanza ridotta, sia perché, come avevano studiato al corso di storia medievale, nel medioevo si riteneva che solo i morti stavano in orizzontale… perciò si dormiva solamente semi-sdraiati.

Holly si era svegliato pieno di apprensione: era preoccupato perché sapeva che anche il professor Duglas lo era di certo, ma per loro.

Non avevano modo di dargli notizie, di dirgli che stavano bene, che erano vivi, che si trovavano proprio dentro a St. Maurice!

Per quello che ne sapeva, Duglas poteva anche pensare che fossero già morti… ma non doveva, altrimenti non avrebbero nemmeno cercato di riportarli a casa.

Un brivido di terrore gli scosse improvvisamente la schiena: il 1314 gli piaceva, quell’avventura lo entusiasmava, quell’occasione era straordinaria… però non aveva la minima intenzione di passare il resto dei suoi giorni lì nel medioevo… e come lui, non lo desiderava nessuno dei suoi compagni.

Si ritrovarono nel grande salone per fare colazione assieme a re Julian, accompagnato da Tom e Philip Callaghan.

Quel giorno Julian avrebbe mostrato loro la sua tenuta, i suoi cavalli e tutta la fortezza; avevano deciso che quello sarebbe stato un giorno di completo relax, prima di cominciare a pensare alla minaccia di battaglia che incombeva… la quiete prima della tempesta.

Julian diede ad ognuno di loro un cavallo, erano degli esemplari veramente magnifici.

Cavalcando avrebbero fatto il giro della tenuta tra breve, ora invece avevano cominciato una passeggiata nel cortile e nel grande giardino, con Philip che spiegava l’origine e la storia della fortezza di St. Maurice (e i cinque archeologi l’avevano ascoltato rapiti e attentissimi tutto il tempo!).

 

I ragazzi terminarono la passeggiata con un nuovo amico: Laly e Benji avevano infatti trovato un falco con una zampetta ferita, e avevano deciso di portarlo da re Julian e gli altri.

Philip gli aveva messo una piccola stecca che gli tenesse dritta la zampina, e l’aveva riconsegnato a Laly.

"… E io cosa ci dovrei fare?" chiese la ragazza perplessa.

"Ma come, principessa? Una principessa che combatte non può non avere un falco guida… è stato il destino a farvi trovare questo povero animaletto ferito"

"Alla faccia dell’animaletto…" si disse Laly guardandolo.

Il falco era piuttosto grande, e lei non ne aveva mai visto uno… men che meno ne aveva mai tenuto uno sul braccio! Quell’animale la spaventava un po’… anche se lui sembrava essere molto tranquillo e addirittura d’accordo a quella specie di adozione, forse in segno di riconoscenza per averlo soccorso.

Benji, sorridendo, le poggiò una mano sulla spalla, dicendole:

"Tienilo, Laly… se dovesse capitare qualcosa a me e agli altri, questo falco potrebbe essere il tuo estremo protettore"

Laly guardò Benji con aria di rimprovero:

"Non dire nemmeno una cosa così… non ci capiterà proprio niente, Benji"

Il ragazzo le sorrise, come a rincuorarla… anche se Benji sapeva molto bene che in quell’epoca anche la minima difficoltà per loro sarebbe potuta risultare la più fatale.

Ignorando l’intera conversazione fra i due, re Julian comandò di far portare alla ragazza un guanto per la caccia col falco, così che potesse tenerlo con lei.

"Come lo chiamiamo?" disse Holly tutto eccitato "Dai, dai! Diamogli un nome!"

"Dobbiamo anche battezzarlo?!" esclamò incredula Laly.

"Ovvio che sì!" esclamò Julian.

"Dai, dai! Diamogli un nome!" ripeté Holly, contento come un bambino; poi, battendo le mani tutto contento, propose:

"Che ne dite di Dagorat?"

… Attimo di silenzio… tutti lo guardarono perplessi.

"Dagorat?" disse Bruce con aria schifata "Ma che razza di nome è, Holly?!"

"Dagorat va bene" rispose Laly arrendevole "Tanto un nome vale l’altro"

Il falchetto emise un verso che sembrò essere di approvazione.

 

Il giardino di re Julian era piuttosto vasto, e la passeggiata era stata lunga; adesso i nostri amici erano un po’ stanchi e Julian propose di bere un tè per riprendersi da quella fatica.

Si fermarono a sedersi nel cortile e un servitore portò loro il tè che aveva ordinato re Julian e una strana specie di ciambella.

"Allora, amici" esordì Julian con un sorriso "Che ve ne pare del mio regno?"

"Halifax è molto bella, re Julian" rispose Holly.

"Non è giusto che quegli smidollati di St. Paul vogliano impossessarsi del vostro trono, re Julian!" disse con aria arrabbiata Bruce "Come mai hanno questo chiodo fisso? Mmm… ottima questa ciambella…!"

Re Julian tirò un lungo sospiro di rassegnazione, poi rivolse un’occhiata afflitta a Bruce e gli rispose:

"Ahimè… le nostre famiglie sono state sempre rivali… io e il signore di St. Paul, mio padre e suo padre, mio nonno e suo nonno, e ancora il nonno di mio nonno e il nonno di suo nonno, e il nonno del nonno di mio nonno…"

"Re Julian!" lo interruppe Bruce spaventato "Grazie… credo di aver capito"

Philip e Tom stavano seguendo la scena a metà tra il perplesso e il divertito; Julian rimase per un momento in silenzio e poi, rovinando il suo pathos disse:

"Ottima davvero la ciambella, che ne dite sir Bruce?"

E Bruce con la bocca piena farfugliò qualcosa di incomprensibile che però sembrava essere un sì.

Poi Julian, soddisfatto, si voltò a guardare sir Benjamin e sir Mark, che non erano ancora riusciti a stare fermi più di due secondi di seguito seduti sulle grandi sedie di legno.

"Miei cari amici, cosa c’è che non va?"

Mark e Benji guardarono il giovane sovrano con uno sguardo carico di dolore… avevano un mal di schiena veramente allucinante!

"Queste sedie non sono mica tanto comode!" protestò Benji con un sussurro, in modo che lo sentisse solo Mark, il quale subito dopo si lasciò sfuggire:

"Nulla, sire… non è che avete un antidolorifico, porca miseria…?"

Julian, Tom e Philip rivolsero un’occhiata stranita a Mark, dopo che ebbe pronunciato quella strana parola, antidolorifico (e anche per il porca miseria, probabilmente).

"Antidolorifico?" chiese Philip "Cosa sarebbe? Se trovate la sedia scomoda…" li lasciò in sospeso, correndo dentro al castello; ne uscì con due grandi cuscini di piume d’oca "… Ecco qui la soluzione!" concluse con aria trionfante.

Mark e Benji lo guardarono come se fosse un eroe.

Nel frattempo Laly se la rideva, col falco appollaiato sulla sua spalla (non ci aveva ancora fatto l’abitudine, ma si era arresa alle pressioni di re Julian…), mentre dava da mangiare qualche carota ai cavalli che di lì a poco li avrebbero scarrozzati in giro per la tenuta.

All’improvviso però tutti udirono uno strano rumore tra i cespugli del cortile del castello. Drizzarono tutti le orecchie, all’erta.

"Chi va là!" esclamò con tono severo re Julian.

Il rumore cessò, ma i ragazzi avevano già messo tutti le mani sulle loro armi, in attesa di… qualcosa.

Tom afferrò una pietra non troppo grande e la scagliò nel cespuglio…

"Ahia!" si sentì.

Si alzarono tutti in piedi pronti a difendersi se necessario; Laly tenne bene strette le briglie del cavallo a cui stava dando da mangiare.

Dal cespuglio uscì correndo spaventata la figura di un ragazzo biondo, che cominciò a scappare.

"Per tutti i diavoli!" esclamò spaventato Julian "E’ una spia di St. Paul!"

Tutti i ragazzi tirarono fuori le spade, Philip corse dentro per andare a dare l’allarme agli armigeri e tornò fuori immediatamente dopo.

"Tom!" chiamò Julian portandosi una mano alla testa come faceva d’abitudine "Sorreggimi! Il mio povero cuore non sopporterà questa traumatica emozione!"

Tom corse con rassegnazione a sorreggere il sovrano.

"Ehi, il ragazzo sta scappando!" gridò Holly indicando la figura che correva via.

"Qualcuno deve inseguirlo!" esclamò con decisione Mark, facendo per cominciare a corrergli dietro.

"EBBENE SI’!" Julian si rizzò all’improvviso, sanissimo, facendo prendere un colpo a Tom; corse verso Laly e le strinse le spalle "Principessa! E’ il vostro momento! Salite a cavallo, dunque!"

"Cosa?!" esclamò Laly incredula.

"Avanti! Orsù! Sul cavallo, dunque!" continuava imperterrito Julian, spingendola con tutta la sua forza.

"Ma sire… io non so neanche come…"

"Oh, non fare la modesta, Laly!" disse deciso Julian, continuando a spingerla; poi si accorse che il ragazzo-spia era appena salito su un cavallo che era rimasto nascosto tra gli alberi e stava cominciando a prendere fin troppo vantaggio "Basta chiacchierare!" Julian la fece salire con la forza sulla sella del cavallo.

"Ma re Julian!"

Re Julian non prestò il minimo ascolto a Laly; diede una sculacciata al cavallo, facendo sì che questo cominciasse a galoppare all’inseguimento del nemico.

"In bocca al lupo, principessaaaa…." urlò Julian teatralmente, sventolando un fazzoletto bianco per salutarla.

"Io non ho mai guidato un cavalloooo….!!!" gridò Laly spaventata, cominciando a prendere velocità.

"… Guidato?" disse Philip perplesso.

Laly nel frattempo stava cercando di capire come accidenti manovrare l’animale tramite le briglie, non aveva ancora capito come si usavano; le teneva saldamente strette con le mani e se ne stava ben ferma sulla sella, sperando di non lasciare le penne nel 1314.

"Ma dov’è finita la cavalleria?!" si lamentò "In nessuna favola il principe manda in azione la principessa al posto suo!"

Si ricordò all’improvviso del falco, e si guardò attorno per vedere dove fosse finito.

Dagorat stava volando poco sopra di lei, seguendola assieme al cavallo in quella folle corsa.

"Dagorat!" lo chiamò Laly disperata "Torna indietro dagli altri! Guidali qui da me!"

Il falco la guardò senza capire, ovviamente.

Laly allora strinse forte con una mano le briglie, e con l’altro braccio indicò con decisione la direzione da dove erano venuti:

"Vai!" gridò.

Il falcò sembrò comprendere l’ordine, rallentò e cominciò a dirigersi alle spalle della ragazza.

"Adesso vediamo quello che sai fare, falco" si disse Laly, sperando che Dagorat avesse veramente capito quello che doveva fare.

 

Nel frattempo tutti gli altri erano rimasti al punto di partenza, e Benji e Mark si stavano preparando per montare a cavallo all’inseguimento di Laly e della spia.

"Ooh… che tragedia! Ooooh… povera, povera principessa…" mormorava con aria disperata re Julian.

"… Ma se l’avete spinta voi sul cavallo…" gli rispose Bruce, guardandolo di sottecchi con le braccia conserte.

Proprio mentre Mark era appena salito in sella, Tom scorse Dagorat volare verso di loro:

"Guardate!" esclamò "Il falco!"

Tutti alzarono gli occhi, e videro Dagorat volare in cerchio poco sopra le loro teste per attirare la loro attenzione.

"Dagorat!" urlò Benji montando come Mark in sella "Andiamo, portaci da Laly!"

Dagorat obbedì e ricominciò a volare in direzione del luogo dove aveva lasciato la ragazza a cavallo.

Mark e Benji, senza pensare al fatto che nemmeno loro avevano mai cavalcato prima di quel momento, agitarono le briglie e cominciarono a correre sotto la guida del falco.

 

"Accidenti a quando ho letto quella stra-maledettissima filastrocca in francese!" disse Laly stringendo i denti, mentre stava ormai quasi alle calcagna del ragazzo biondo che avevano sorpreso tra i cespugli, a spiarli "E tu fermati, accidenti!" gli gridò.

Il ragazzo, cavalcando veloce, si girò per guardarsi alle spalle e vedere chi lo stava inseguendo tanto insistentemente.

Si sorprese nel vedere che era una ragazza, ma immediatamente dopo le rispose con decisione:

"Non contarci bellezza, non sono così pazzo!"

Laly si sentì invadere dalla rabbia.

Sembrò scordarsi di non essere in grado di cavalcare, strinse le briglie con tutte le sue forze, si piegò in una sorta di posizione aerodinamica con aria decisa.

"Ah!" esclamò, scuotendo le briglie; proprio come voleva, il cavallo aumentò di velocità e si avvicinò un po’ di più al ragazzo.

 

"Benji, eccola là!" esclamò Mark, indicando un punto abbastanza lontano davanti a loro.

Benji strinse gli occhi per vedere meglio, e distinse chiaramente la figura di Laly a cavallo, e davanti a lei quella del ragazzo-spia.

Sorrise, pensando che Dagorat li aveva guidati davvero bene, era stato bravissimo.

Si scambiò uno sguardo d’intesa con Mark e tutti e due, nello stesso momento, agitarono le briglie con decisione, facendo sì che i due cavalli accelerassero la loro corsa.

 

"Laly!" sentì chiamare alle sue spalle la ragazza.

Si voltò, e scoprì che dietro di lei c’erano Mark e Benji a cavallo.

Sorrise contenta: Dagorat aveva davvero capito… non se lo aspettava proprio, dovette ammettere che il falco era stato davvero intelligente.

"Laly, devi fermarlo tu!" le gridò Benji "Noi non riusciremo certo a raggiungerlo!"

"Secondo te come cavolo dovrei fare?!" rispose Laly perplessa.

"Hai un arco e delle frecce, no?!"

"COSA?!" gridò lei "Sei pazzo?! Dovrei ammazzarlo?!"

A quelle parole il ragazzo-spia sentì un brivido corrergli lungo la schiena, deglutì intimorito, cominciando a sudare freddo.

"Fai quell’accidente che ti pare!" rispose Benji esasperato "Però FERMALO!"

Laly si sentì presa in mezzo… non aveva la minima idea di cosa fare, mentre continuava a cavalcare veloce all’inseguimento del ragazzo biondo.

Non aveva assolutamente intenzione di colpire un uomo con una freccia, tanto meno di ammazzarlo!

Tirò un lungo respiro cercando di calmarsi e di farsi venire un’idea.

"… LALY!" la richiamò urlando Benji, per esortarla a fare qualcosa.

"Ho capito!" gridò lei di rimando "… Ok, Laly…" si disse con aria poco convinta "Adesso concentrati…" afferrò l’arco che teneva legato sulla schiena, e subito dopo afferrò anche una freccia.

Tese l’arco e chiuse un occhio cercando di studiare il nemico.

"Mirerò vicino al braccio" decise "Non voglio nemmeno colpirlo di striscio, spero solo che serva a fargli perdere l’equilibrio e a farlo cadere da cavallo…"

Tentò di prendere la mira… ma subito le risultò molto difficile, visti i salti che faceva mentre il cavallo galoppava a quella velocità, senza contare che non è che fosse una grandissima esperta di tiro con l’arco!

"Concentrati!" si disse, cercando di calmarsi.

Finalmente riuscì a prendere la mira, cercando di essere più precisa che poteva, e poi fece scoccare la freccia.

La freccia partì dall’arco come un proiettile, sibilando come un serpente, mentre Laly sperava di non uccidere quel poveretto.

Non aveva mirato poi tanto male… la freccia colpì di striscio il braccio destro del ragazzo che, proprio come lei aveva previsto, perse l’equilibrio e cadde rovinosamente dal cavallo, mentre questo continuava a correre via fino a sparire all’orizzonte.

Laly sorrise trionfante, tirò forte le briglie e, incredibilmente, riuscì a fermare il suo cavallo; scese in fretta e corse verso il ragazzo steso a terra, pancia all’aria.

Questo stava tentando di rialzarsi, ferito al braccio, ma Laly giunse appena in tempo e gli puntò la punta della spada dritta alla gola.

"Fermo dove sei" disse con aria serissima… forse era entrata finalmente nella parte!

Il ragazzo biondo rimase a guardarla spaventato, e dopo un attimo di silenzio la implorò:

"Ti prego, io non c’entro niente… non farmi del male!"

Laly rimase impassibile, con la spada puntata alla gola del ragazzo per tenerlo inchiodato lì, finché non fossero arrivati i rinforzi.

Benji e Mark non si fecero attendere, arrivarono in fretta, guidati da Dagorat.

"Laly!" disse Mark mentre scendevano da cavallo.

"Tutto bene?" continuò Benji, mentre la raggiungevano.

"Sì" ripose lei sorridendo agli amici; poi tornò a guardare il ragazzo "Adesso ti porteremo a St. Maurice, e poi faremo quattro chiacchiere tutti assieme, cara la mia spia…"

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Capitolo 7
*** Smascherati! ***


6

6. Smascherati!

"Oooh, non riesco nemmeno a guardarlo in faccia! Non posso sopportare il dolore di guardare negli occhi una spia di St. Paul, non ce la faccio…"

"Ma, vostra maestà…"

Come al solito re Julian stava recitando la sua parte del povero sovrano malato, mentre il paziente Tom cercava di trascinarlo a parlare con il ragazzo-spia che Mark, Laly e Benji avevano catturato.

Il biondo prigioniero, nel frattempo, si trovava legato su una sedia nel salone del castello, sorvegliato senza sosta da Benji, Mark e Bruce mentre Laly, che conosceva il francese, cercava di farlo parlare: fino a quel momento infatti, le sole cose che il ragazzo avesse detto erano state in quella lingua.

"Comment tu t’appelles?" insisteva Laly, ma il ragazzo non dava cenno di voler rispondere a quella domanda, che gli chiedeva come si chiamasse.

Laly sospirò, guardo Holly e disse: "Non ci resta che aspettare re Julian"

"E’ l’unica cosa da fare, Laly" rispose Holly "Noi non ce ne intendiamo molto dei metodi usati in quest’epoca per convincere i nemici a parlare"

"Io un’idea ce l’avrei" disse Bruce con un ghigno abbastanza inquietante "Tortura!"

A quell’ultima parola il ragazzo-spia sussultò, e un lampo di paura gli passò negli occhi; Benji notò quella reazione e la fece notare agli amici:

"Ehi, aspettate un attimo… questo qui sarà anche francese, però capisce la nostra lingua"

Gli altri quattro si voltarono sorpresi a guardare la spia, che cominciò a sudare freddo; ma all’improvviso la scena fu interrotta dall’entrata riluttante di Julian (con gli occhi chiusi stretti stretti) accompagnato, o meglio, spintonato da Tom e Philip.

"Eccolo là, sire, i ragazzi l’hanno legato lì" disse Philip, indicando il prigioniero.

Julian gli rivolse un’occhiata aprendo appena appena un occhio, come se avesse paura di trovarsi di fronte un mostro assassino.

Poi si coprì il volto con le mani e cominciò a dire:

"Oh! Povero me! Non posso, non ce la faccio a guardare in faccia un traditore… un eretico della corona!"

Tutti i presenti si scambiarono un’occhiata esasperata, mentre la spia mormorò in francese:

"Il est fou…", questo è pazzo, e Laly si voltò immediatamente a guardarlo; il francese si zittì subito.

All’improvviso re Julian si decise ad aprire gli occhi, con un paio di passi a grandi falcate si avvicinò pericolosamente al prigioniero e gli puntò un dito contro:

"Voi! Ditemi chi siete! Siete sicuramente una spia del signore di St. Paul, il mio intuito non sbaglia mai!"

"… Veramente fin qua c’eravamo arrivati tutti…" bisbigliò Philip a Tom, che si lasciò sfuggire una risatina.

Il francese rivolse un’occhiata imbronciata a Julian, e rispose:

"Je ne parle pas votre langue", io non parlo la vostra lingua.

"Mente, Julian!" si fece avanti Mark "Lui capisce la nostra lingua… e sono sicuro che la sa anche parlare…." continuò con un ghigno minaccioso, avvicinandosi al prigioniero mentre si scrocchiava le dita.

"Va bene, va bene!" disse subito il francese… evidentemente non era poi così coraggioso "So parlare la vostra lingua! Vi dirò tutto! Però per favore, non fatemi del male…"

Tutti i presenti guardarono sorpresi la spia, mentre Mark, a malincuore, si fermava e abbassava le braccia borbottando qualcosa irritato.

Re Julian si avvicinò al ragazzo biondo, con fare indagatore:

"Ci vorresti per cortesia dire il tuo nome e il nome del tuo padrone?"

"Sì, d’accordo" disse con un sospiro il ragazzo "Mi chiamo Luis Napoleon, ed ero al servizio, come avete già capito, del signore di St. Paul"

"Bene bene, mio caro Luis Napoleon…" continuò Julian, cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza, con le mani dietro alla schiena "Come mai ci stavi spiando? Che ordine ti aveva dato il tuo padrone?"

Napoleon guardò perplesso il giovane re: "… Spiarvi" rispose come se fosse ovvio.

Julian lo fulminò con lo sguardo: "Già… ma perché?"

"Senta, re Julian" disse il francese spazientito "Lo sa benissimo che il signore di St. Paul vuole usurparvi il trono… che razza di domande fa?! Secondo voi perché voleva che vi spiassi?!"

Tutti rimasero allibiti. Il prigioniero aveva davvero una gran facciatosta! Però obiettivamente aveva ragione… Julian era sveglio quanto Holly, pensò Mark abbastanza divertito.

"… Bene" sentenziò Julian "Giustiziatelo!"

I cinque archeologi sbarrarono gli occhi impietriti: conoscevano bene il medioevo, conoscevano le brusche punizioni inferte ai nemici, ma ovviamente non avevano mai visto giustiziare un uomo e non ci tenevano a vederlo nemmeno ora.

"No no no no no noooo!" urlò dimenandosi Napoleon "Sentite, re Julian, comportiamoci da persone civili! Scendiamo ad un accordo! Io non tornerò mai dal signore di St. Paul, ve lo prometto! Anzi, mi sta veramente antipatico! Quel borioso vanitoso pallone gonfiato! Io potrei aiutarvi!"

Re Julian con un gesto fermò gli armigeri che si stavano avvicinando al ragazzo: "E noi dovremmo fidarci di una spia?"

"Ma io non sono una spia!" ribatté stancamente Napoleon "Io sono un apprendista alchimista… uno studioso! Il signore di St. Paul ha mandato me perché non sapeva chi altro mandare… ma io non sono interessato a rivelargli i vostri segreti, sire… io voglio solo diventare un bravo alchimista! Senza contare che come vi ho detto il signore di St. Paul è davvero odioso! Se mi farete rimanere con voi… io posso mettermi al vostro servizio come alchimista… e non dimenticate che conosco molte cose di St. Paul Fortress e del suo signore…"

"Un apprendista alchimista?" ripeté Julian "Davvero?"

"Ve lo giuro sul mio onore, vostra maestà"

Re Julian tirò un lungo respiro pensando a cosa fare… poi diede di spalle al prigioniero e a tutti gli altri, e comunicò il suo ordine:

"Liberatelo. Ma tenetelo sotto sorveglianza per un po’" poi si avvicinò a Philip e, posandogli una mano sulla spalla, gli disse "Philip, amico mio, lo affido a te" e poi se ne andò.

I cinque archeologi, dopo un attimo di silenzio, per smaltire tutto quello che era successo, si riunirono a confabulare:

"Ma ci si potrà fidare di questo qui?" disse Bruce con aria preoccupata "Come ha detto Julian, dopo tutto è una spia"

"Secondo me non è così sfrontato da rischiare la vita per il signore di St. Paul" disse Benji "Sembra un mercenario. Se re Julian lo risparmia, starà qui e farà il bravo"

"Speriamo…" concluse Bruce, non troppo convinto.

Intanto Philip si era avvicinato a Napoleon e l’aveva fatto alzare in piedi: "Spero di potermi fidare di te" gli aveva detto "Comunque sappi che sarai controllato a vista: ogni tua singola mossa è sotto la più stretta sorveglianza, Napoleon"

"Lo so" rispose lui "Ma sono sincero: è mille volte meglio rimanere qui che tornare a cospetto di quel borioso del signore di St. Paul… a proposito" disse poi, curioso "Chi sono quei cinque?"

Tom, che aveva appena raggiunto i due, rispose: "Sono la principessa di Dantan e i suoi cavalieri… ci aiuteranno"

"La principessa di Dantan?" esclamò Napoleon "Ma quella è solo una leggenda!"

A Philip sfuggì una risata: "A quanto pare no, caro mio!"

Napoleon rimase a guardare sbalordito il gruppo dei cinque archeologi, che ai suoi occhi erano quattro cavalieri e una principessa.

Li sentiva parlottare convulsamente, ma non capiva cosa stessero dicendo… finché non captò una frase, una sola frase, detta da Mark:

"Dobbiamo ancora trovare l’autore di quella maledettissima filastrocca in francese, sennò possiamo dire addio al 21° secolo"

Napoleon sgranò gli occhi, incredulo:

"Adesso ho capito!" gridò, a voce alta.

I cinque archeologi si voltarono immediatamente a guardarlo, sorpresi, e Napoleon si tappò subito la bocca con entrambe le mani, e si allontanò in fretta seguendo a ruota Tom e Philip.

"… Pensate che ci abbia sentito?" chiese Holly un po’ preoccupato.

"… Speriamo di no" rispose Benji, guardando serio il francese allontanarsi.

 

Laly aveva appena fatto un bel bagno caldo in una pseudo-vasca nella sua grande stanza da letto, e adesso Patty, la sua "damina di compagnia", le stava spazzolando i lisci capelli castani che le arrivavano fino all’altezza del seno.

Stanca da quella mattinata movimentata, stanca dall’inseguimento stile amazzone di Napoleon, adesso stava assaporando quella tranquillità ad occhi chiusi, contenta di essere coccolata come se fosse stata veramente una principessa.

"Vi faccio male, principessa?" chiese all’improvviso Patty, apprensiva.

Laly aprì gli occhi e le disse subito, con un sorriso: "No Patty, no, non preoccuparti… sei fantastica!"

Patty sorrise, arrossendo perché non era abituata a ricevere simili complimenti.

Laly la fermò e si girò verso di lei, prendendole una mano tra le sue:

"Senti, Patty, puoi farmi un grande, grandissimo favore?"

"Ma certo, principessa… ditemi pure"

Laly sorrise: "Chiamami Laly, non principessa… ah, e non darmi del voi, mi fa sentire una vecchia decrepita!"

Patty rimase stupita da quella richiesta, e Laly continuò, sorridendo e guardandola con dolcezza: "Davvero, Patty… te lo chiedo per favore, ho proprio bisogno di un’amica in quest’epoca!" rise "… E le amiche non si danno del voi…"

Patty arrossì di nuovo, ma poi, vedendo quel sorriso così dolce dipinto sul volto della ragazza, ne fu contagiata e se ne lasciò sfuggire uno anche lei:

"Va bene, Laly!" rispose contenta "Posso permettermi di dirti che sei un po’ strana?"

"Ma certo!, anzi guarda, è vero!"

Le due ragazze scoppiarono a ridere insieme, proprio come succede tra due amiche… sia che esse siano del 14° secolo, sia che siano del 21°.

 

A cena tutti erano riuniti attorno ad un grande tavolo di ebano.

Nonostante re Julian parlasse senza sosta da più di un’ora, e nonostante i cinque archeologi stavano cominciando a chiedersi se lì tutte le cene durassero così tanto, c’era una strana atmosfera.

Napoleon non aveva fatto altro che osservarli per tutto il tempo, sempre attentamente, con aria curiosa.

Benji se n’era accorto, ma non aveva detto nulla: non gli piaceva quel tipo, nonostante avesse detto con Bruce che secondo lui non dovevano preoccuparsene non riusciva a fidarsi molto di lui.

Prima che fosse servito il dessert (una specie di budino bianco tremolante, non di bell’aspetto ma dal sapore abbastanza buono), Julian si scusò, dicendo So di fare la figura del maleducato, ma sono veramente stanco stasera… mi ritiro ora, vi chiedo scusa, diede la buona notte a tutti, e si diresse verso la sua stanza.

Fu allora che Napoleon entrò in azione.

Seduti al grande tavolo di legno erano rimasti lui, Philip, Tom e i cinque archeologi.

Quando ebbe finito il suo budino, e quando si era accertato che nessuno dei camerieri era nelle vicinanze, si sporse sul tavolo e bisbigliò rivolto ai cinque ragazzi: "So tutto".

Holly, Mark, Benji, Bruce e Laly sgranarono gli occhi, abbastanza spaventati.

Adesso cos’avrebbe fatto quel ragazzo? Sarebbe fuggito e sarebbe corso a dire tutto al signore di St. Paul? Lui se avesse saputo che venivano dal 21° secolo li avrebbe fatti uccidere immediatamente… ma in fin dei conti non era nemmeno certo che alludesse a quello.

"So che venite dal futuro" continuò.

E invece no… alludeva proprio a quello.

"Come…" balbettò Holly preoccupato "Come fai a saperlo?!"

"Non preoccupatevi, non voglio assolutamente ostacolarvi" continuò Napoleon, senza rispondere a Holly.

"Rispondi alla sua domanda, Napoleon" intervenne Benji deciso, sempre parlando a bassa voce "Come fai a sapere che noi veniamo dal 21° secolo?"

"Conosco la filastrocca francese" rispose serio Napoleon.

I cinque archeologi, sorpresi, si scambiarono un’occhiata d’intesa.

Laly si sporse come lui sul tavolo, per avvicinarsi un po’ di più, e sussurrò: "Sei stato tu a scriverla, Napoleon?"

Il francese scosse la testa, in segno di no; poi indicò Tom e, stavolta a voce alta, disse tranquillo: "E’ stato lui"

Tom e Philip, che fino a quel momento non si erano accorti dei bisbigli degli altri commensali, perché impegnati in una discussione a proposito di quanto fosse buono quel budino bianco tremolante, si voltarono con aria interrogativa in direzione di Napoleon e degli altri.

"Cos’ho fatto io?" domandò Tom perplesso.

Laly si alzò di scatto e si andò a sedere nella sedia accanto a Tom, chiedendo speranzosa: "Tom, sei stato tu a scrivere quella filastrocca in francese nei sotterranei di St. Maurice?"

Tom sgranò gli occhi: "… Voi come fate a sapere della filastrocca?"

"Di cosa stanno parlando, Tom?" chiese Philip, che ormai aveva perso del tutto il filo del discorso.

Napoleon si intromise:

"Laly, non è per colpa di Tom che siete finiti qua"

I cinque archeologi si voltarono di nuovo tutti a guardare Napoleon, che, con lo sguardo basso, continuò a spiegare: "Purtroppo è colpa mia…"

"Per la corona!" esclamò Philip spazientito, alzandosi con le mani puntellate sul tavolo "Volete spiegarmi cosa sta succedendo?"

"Loro cinque vengono dal futuro, Philip" comunicò calmo Napoleon, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.

Philip spalancò gli occhi, poi smaltì quell’affermazione decisa e scoppiando a ridere disse: "Ma cosa stai dicendo, Napoleon? Tu sei pazzo!"

"Purtroppo invece ha ragione lui" disse con aria seria Benji "Noi non siamo di questo tempo, Philip"

"Io non sono la principessa di Dantan" continuò Laly guardando Philip con aria dispiaciuta.

"E noi non siamo i suoi cavalieri" disse Bruce.

"Siamo solo cinque studenti di archeologia del 21° secolo, che chissà come, leggendo quella filastrocca sono finiti qui nel 1314"

I cinque amici spiegarono del loro lavoro sulla fortezza di St. Maurice allo scavo, raccontarono del professor Duglas e della grotta segreta, poi dell’altarino e della filastrocca francese.

Tom e Philip (ma anche Napoleon!) erano rimasti a guardarli a occhi e bocca spalancati per tutta la durata del loro racconto.

"Oh, santo cielo" disse Tom alla fine, senza sapere cos’altro dire.

"E da che anno venite, precisamente?" chiese Philip incredulo.

Bruce sorrise: "Dal 2004, Philip!"

"Accidenti," disse il ragazzo sorridendo, portandosi una mano alla testa "Non ci posso credere… siamo riusciti ad arrivare fino al 2000…"

"E, nonostante tutto, anche a superarlo!" rise Laly "Ma non sapete quante ne ha passate l’umanità per arrivarci!"

"Abbiamo anche scoperto l’America!" disse Holly tutto contento.

"Cosa?"

Mark gli cacciò una gomitata nel fianco, e poi con un gran sorriso disse: "Niente, niente!"

"Adesso veniamo alla filastrocca" disse Benji, riportando tutti alla serietà "Tom, come hai fatto a far sì che diventasse una formula per viaggiare nel tempo?"

Tom era senza parole, lui non era certo un mago o uno stregone!

Turbato, confuso, rispose agitatamente al ragazzo:

"Io… io non lo so! Io l’ho solo scritta come preghiera, per augurare a St. Maurice di vincere la battaglia contro St. Paul! Tra qualche giorno ci sarà una luna rossa, e io mi auguravo che St. Maurice vincesse la battaglia quella notte…"

"E in quanto alla parte che dice: per la vittoria di Saint Maurice quello che era passato, presente diventerà?" chiese Laly.

Tom, sempre più sconvolto, rispose: "Con quel verso intendevo dire che la vittoria di St. Maurice sarebbe dovuta essere trasmessa ai posteri, per poter essere sempre ricordata nei secoli… non certo che i posteri dovessero essere catapultati in quest’epoca per assistervi…"

"A proposito," intervenne Philip "Com’è finita la battaglia? Abbiamo vinto… oppure no?"

Benji scosse la testa con aria dispiaciuta: "Purtroppo l’esito della battaglia non è arrivato fino a noi"

"Io… io non credevo di combinare un tale guaio, scrivendo quella preghiera in rima… davvero… non so come possa essere successo…" continuava a mormorare Tom, sempre più confuso.

"Non sei stato tu, Tom" lo corresse Napoleon "Come ho detto poco fa, è colpa mia"

Tutti quanti rivolsero la loro attenzione al francese, come ad esortarlo a dare loro una spiegazione; nessuno infatti ci capiva più molto.

Napoleon percepì la loro impazienza, e cominciò a spiegare:

"Come ho detto a re Julian, sono un apprendista alchimista. Oggi non era la prima volta che venivo a spiarvi… un giorno, seguendo Tom, sono capitato nella grotta segreta della fortezza"

"Tu mi stavi spiando?!" esclamò Tom incredulo.

Napoleon fece segno di sì con la testa: "Tu stavi scrivendo qualcosa sull’altarino, ma io dal mio nascondiglio non riuscivo a leggere nulla. Quando sei tornato su per le scale, io sono uscito allo scoperto e sono andato a leggere la filastrocca… ma poi all’improvviso ho sentito qualcuno arrivare, e preso dal panico ho cercato di nascondermi di nuovo… però nell’agitazione e nella foga di scappare, una delle ampolline contenenti gli intrugli che mi portavo per difendermi in caso di bisogno, è caduta in terra, e si è rotta proprio davanti all’altarino, sotto la tua scritta"

"Era una pozione per viaggiare nel tempo?!" chiese Bruce sbalordito.

"No," disse con un sorriso un po’ triste Napoleon "Come vi ho detto, io sono solo un apprendista, non sono ancora un buon alchimista… i miei intrugli non sono molto efficaci… di solito sbaglio sempre qualcosa, e così provocano solo dei piccoli scoppi, o del fumo e basta… evidentemente, senza volerlo, da quell’intruglio è saltata fuori una vera pozione per spostarsi nel tempo"

"Bè, complimenti per la scoperta" disse scherzando Benji "E così se siamo finiti qui lo dobbiamo un po’ a te e un po’ a Tom…"

"Scusateci" dissero i due ragazzi in coro, con un tono sinceramente dispiaciuto; Benji sorrise.

"… Aspetta un attimo!" esclamò Philip, poi con aria arrabbiata continuò "Se quella di oggi non è la prima volta che ci spiavi, e se hai detto che quella volta avevi seguito Tom nella grotta segreta… vuoi dire che il signore di St. Paul è a conoscenza dei sotterranei segreti della fortezza di St. Maurice?!"

"No, no!" si affrettò a spiegare Napoleon "Con il signore di St. Paul non ho detto proprio niente, di quella volta! Se gli avessi raccontato del possibile disastro che avevo combinato, mi avrebbe sicuramente punito! E poi, sinceramente, ero così preoccupato da ciò che potevo aver fatto che non avevo nemmeno pensato che i sotterranei segreti sarebbero potuti essere utili al mio padrone per la battaglia…"

Philip si batté una mano in fronte: "Che razza di spia…!"

"Comunque sia," continuò Napoleon rivolto ai cinque archeologi, senza badare a Philip "Quando vi ho sentito parlare della filastrocca e del 21° secolo, ho capito che cosa avevo combinato… forse riusciremo a fare qualcosa per riportarvi a casa"

"Magari!" esclamò Bruce.

Il clima si era un po’ disteso, ma si era fatto tardi e così i ragazzi decisero di ritirarsi ognuno nella propria stanza.

Un attimo prima di sparire dietro la porta della sua camera, Philip si rivolse agli amici, tutto serio:

"Mi raccomando, non facciamo sapere a re Julian che voi venite dal 2004… lui è così convinto dell’esistenza della principessa di Dantan e dei suoi cavalieri…"

Laly sorrise: "Non c’è problema, Philip"

"Però," intervenne Tom guardando l’amico "In fondo non possiamo nemmeno costringerli a rimanere qui a combattere con noi"

In quel momento saltò su Holly, con un gran sorriso, e con aria decisa esclamò: "Non preoccupatevi! Voi non ci costringete affatto! Noi rimarremo qui, e saremo fieri di darvi il nostro aiuto nella battaglia contro St. Paul Fortress!"

"Senza contare che così ne scopriremo anche l’esito" sorrise Benji, facendo un occhiolino.

Philip, prima sorpreso, poi si lasciò andare ad un sospiro di sollievo e poi ad un sorriso soddisfatto e sereno:

"Allora sarete decisamente il nostro asso nella manica" disse "Grazie, amici"

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Capitolo 8
*** Il misterioso arciere ***


7

7. Il misterioso Arciere

"Accidenti!!!" esclamò rabbiosamente la figura maestosa di un ragazzo, battendo con tutta la forza che aveva in corpo un pugno sopra al grande tavolo di legno al quale era seduto.

"Vi prego, calmatevi mio signore" disse in un tono più che pacato il ragazzo che stava in piedi accanto a lui.

Mentre quest’ultimo era grande e grosso, stile guardia del corpo, e manteneva sempre un’espressione seria e tranquilla, il suo signore era un bellissimo ragazzo dai capelli biondi che gli arrivavano alle spalle: aveva due occhi color del ghiaccio, e, al momento, un’espressione piuttosto corrucciata.

"Maledetto Napoleon, ormai sono due giorni che è via! Quell’impiastro… conoscendolo, si sarà fatto catturare!" disse, sentendo le mani prudergli… avrebbe proprio voluto trovarsi Napoleon a portata di mano per dargli una bella lezione.

"Calmatevi, mio signore" ripeté il ragazzo grande e grosso in piedi di fianco a lui, con aria composta "Non vorrete mica prenderlo a sberle?"

"E cosa me lo impedisce, Clifford, sentiamo!"

Clifford Yuma era quello che ai giorni nostri noi definiremmo il maggiordomo, di nientepopòdimeno che il signore di St. Paul Fortress.

"Signore," esordì Clifford "Non può sciupare le sue curatissime mani per un lavoro così ignobile…"

"… Hai ragione!" ammise il signore di St. Paul "Vorrà dire che lo metterò alla mercé dei miei adorati cagnolini da guardia…" disse, sfregandosi le mani con un ghigno sadico.

"Vuole dire i dobermann, signore?"

"Veramente io pensavo ai pittbull, Clifford, ma anche i dobermann vanno bene. E adesso per favore preparami una tazza di tè" ordinò, sventolando una mano con un’espressione regale.

"Subito, signore" rispose Clifford con un piccolo inchino, e poi si allontanò e uscì dal salone. Immediatamente dopo, il bel signore di St. Paul ricacciò di nuovo un pugno sul tavolo, infuriato.

"Maledetto Napoleon…" ripeté "Dove accidenti ti sei cacciato?! Devo conoscere ogni singola mossa di re Julian… si dice che abbia trovato la principessa di Dantan!" poi fu come folgorato da un’idea "… E se quello smidollato mi avesse tradito? Se l’hanno catturato avrà senz’altro implorato perdono… Maledetto Napoleon!" ripeté per la terza volta, stringendo un pugno.

"Ma se ti prendo…" disse, a denti stretti "… Giuro che ti farò rimpiangere d’essere nato, quant’è vero che mi chiamo Pierre LeBlanc!"

Poi dopo qualche secondo si ricompose e, sempre con aria regale, afferrò lo specchio che giaceva sul tavolo a pochi centimetri da lui.

Lo sollevò e cominciò a osservare ammirato il suo riflesso:

"Devo dire che la rabbia mi dona…" sfoderò un sorriso degno dello spot pubblicitario di un dentifricio "Ma io sono sempre bello! Anzi… di più!"

 

"Senti, Laly…" azzardò Patty, mentre la aiutava a vestirsi, quella mattina.

"Cosa, Patty?"

Laly trovava terribilmente complicati i vestiti dell’epoca… erano troppi strati sovrapposti! E la calzamaglia (terribile!), e un pezzo di vestito tipo poncho che stava sulle spalle, e la cintura, e la gonna, e un piccolo mantello… non ci capiva più niente!, e Patty era una benedizione.

Una benedizione che in questo momento stava cercando di indagare a proposito del suo amico…

"Volevo chiederti se…" Patty arrossì di colpo "Se sir Oliver ha una promessa sposa…"

Laly sgranò gli occhi a quella domanda, poi si lasciò sfuggire una risata: a quanto pare la cara Patty aveva un debole per Holly, e adesso, mentre lei rideva, stava di nuovo avvampando.

"No," disse Laly cercando di trattenersi "Holly non sta con nessuna!"

"Sta?" ripeté Patty "Ma… certo che sì, adesso sta con Benji, Bruce e Mark nella loro stanza…" (Ehehe, come la scena di Timeline! nd eLy)

Laly la guardò senza capire cosa intendesse, poi ci arrivò e ricominciò a ridere: "Scusa, Patty! Intendevo dire che non ha la fidanzata!"

"Ah…" rispose la ragazza, sentendosi liberare da un grosso peso.

"Però" continuò Laly "Devo avvisarti che è un vero tontolone!"

Patty guardò Laly a occhi sbarrati: "Tontolone?"

"Ma sì!" rise Laly "Insomma… è ingenuo… se ti interessa, Patty, non arriverà mai a capirlo da solo… non è molto sveglio!"

Patty terminò di aiutare Laly a vestirsi mettendole sulle spalle il mantello, e le fece un sorriso come a ringraziarla di quelle informazioni, pur sapendo che purtroppo non erano le donne a dover tentare l’approccio, all’epoca… figuriamoci poi, un cavaliere non si sarebbe mai interessato ad una semplice cameriera… e anche se Holly non avesse badato alla classe sociale, se era così imbranato come aveva detto Laly, non aveva davvero nessuna speranza…

All’improvviso i suoi pensieri furono interrotti da un insistente bussare sulla porta. Patty, a passi svelti, andò ad aprire e si trovò di fronte Benji.

"Ciao, Patty" la salutò.

"Buon giorno, sir Benjamin…" rispose lei timidamente.

Benji la guardò con aria rassegnata, sir Benjamin!, e poi alzò gli occhi su Laly e le disse: "Giorno Laly… vieni a darmi una mano con la spada?"

La ragazza gli rivolse un sorriso entusiasta… finalmente si cominciava a giocare!

Non appena ebbe accettato, i due ragazzi si diressero verso il cortile.

 

"Fai bene attenzione, Benji… parata a destra, parata a sinistra, colpisci in basso al centro!" spiegò Laly, accompagnando le sue parole con i gesti lenti con la spada.

"Uhmm… penso di aver capito…"

"Dai… prova" lo esortò l’amica.

Dagorat, il falco, seguiva quell’allenamento volteggiando in cerchio, alto sulle loro teste.

Benji provò a seguire gli stessi movimenti che aveva fatto Laly, se li ripeteva mentalmente, parata a destra, poi a sinistra, colpire in basso al centro.

Ma Laly, che la spada la sapeva maneggiare e pure bene, parò anche quel colpo; Benji non si aspettava una parata così forte in risposta, e la spada gli sfuggì di mano.

"Oddio!" esclamò un po’ spaventato.

Laly si mise a ridere: "Mi meraviglio, non siete degno del vostro nome, sir Benjamin!"

Lui le rivolse un’occhiataccia: "Ti ci metti anche tu, adesso? Odio quel nomignolo!"

"Ma dai," lo consolò "Comunque non te la sei cavata male… perdita dell’arma a parte!"

"Sarà che ho un’abile insegnante…" rispose Benji, con un sorriso provocatorio a Laly, che accettò la sfida: "Oh, lo puoi ben dire…" disse, avvicinandosi a lui "Ma hai ancora tanto da imparare…"

Oh-oh. Sembrava che quei due stessero proprio per baciarsi… Benji con un sorriso si stava avvicinando a una Laly a cui non sembrava dispiacesse quella situazione, e che aveva già chiuso gli occhi… quando all’improvviso Benji sentì uno strano sibilare alle sue spalle.

"Stai giù!" gridò, buttandosi letteralmente addosso alla ragazza e finendo con lei lungo disteso per terra.

"Ahia!" si lamentò Laly "Che cavolo ti è preso?!"

Aprì gli occhi, e si ritrovò Benji sdraiato sopra di lei, col viso a due miseri centimetri di distanza dal suo… insomma, spaventosamente vicino.

"Ehm…" disse Laly imbarazzata "Non è che potresti, come dire… alzarti?"

"… Scusa" disse lui sollevandosi e mettendosi seduto di fianco alla ragazza, paonazzo.

Poi all’improvviso si ricordò della causa di quella caduta, e come se l’avesse chiamato col pensiero, sentì un altro sibilo fendere l’aria, diretto verso di loro.

Si ributtò sopra Laly, che si era appena messa seduta.

"Benji, ma che accidenti fai?!" protestò lei, trovatasi di nuovo per terra.

Benji non rispose, rivolse un’occhiata all’albero che stava alle loro spalle: come sospettava, c’erano due frecce conficcate nel tronco.

Si alzò in piedi e cominciò a guardarsi intorno, tenendosi in posizione di guardia; prese la spada, e rimase pronto per ogni altro eventuale attacco da parte di quel nemico invisibile.

"Chi sei?" gridò "Vieni fuori, se hai coraggio!"

Laly, che fino a quel momento era rimasta a guardare Benji senza capire niente, adesso finalmente aveva compreso tutto. Si voltò, e anche lei vide alle sue spalle le due frecce conficcate nel tronco.

Fece per alzarsi, ma fu interrotta dalla voce di quell’arciere invisibile:

"Sono qui per proteggere re Julian" gridò "E lo difenderò dai suoi nemici a costo della mia stessa vita!"

Poi, il silenzio.

"… Questo tizio deve avere delle grandi paranoie…" mormorò Laly ironicamente.

 

"Un misterioso arciere che affermava di volermi proteggere a costo della vita?" chiese Julian, dopo aver ascoltato il racconto di Laly e Benji mentre erano seduti al solito grande tavolo per il pranzo.

"Sì, Julian" rispose Benji "Un nobile gesto, se non che stava quasi per ammazzarci..."

Julian non prestò molta attenzione a quell’ultimo commento di Benji, e tutto d’un tratto gli si illuminarono gli occhi: "Oh!" esclamò "Un’altra benedizione dal cielo! Un nuovo impavido cavaliere pronto a dare la vita per me! Oh, ma allora non esiste solo gente infima e meschina a questo mondo!"

"Ha fatto in fretta a dimenticarsi di noi…" commentò sottovoce con una nota di disappunto Mark, mentre Bruce faceva sì con la testa, con aria offesa.

"Ma chi sarà mai, questo nobile cavaliere senza macchia e senza paura?"

"Non vorrei smontarvi Julian, ma potrebbe essere anche un povero pazzo" disse ridendo Laly.

"O magari… una trappola!" esclamò Holly, assumendo una posa tipo investigatore privato.

I suoi quattro amici lo guardarono un po’ male, mentre Patty, di nascosto dalla stanza accanto, lo fissava rapita. (Ehmmm… ^^; nd eLy)

"Comunque, se vi ha preso per nemici" disse Philip, rivolto ai cinque archeologi "Potremmo architettare qualcosa per farlo uscire allo scoperto"

"Del tipo?" chiese Bruce, scettico.

Napoleon, che si stava letteralmente abbuffando, come se non avesse toccato cibo da settimane, alzò con aria da vincitore la forchetta al cielo: "Mi è venuta un’idea!" esclamò.

"E sarebbe?"

"Benji, cosa stavate facendo tu e Laly quando siete stati attaccati?"

"Ehmmm…" si schiarirono la voce Benji e Laly, visibilmente imbarazzati.

Napoleon si avvicinò all’orecchio del ragazzo e con uno sguardo sornione e il sorriso di uno che la sa lunga gli bisbigliò:

"Vi ho visti, stavate per baciarvi…"

"Ma, accidenti Napoleon!" saltò in piedi Benji, tutto rosso "Adesso capisco perché il signore di St. Paul ha mandato te come spia, perché sei un gran ficcanaso!"

"Stai caaalmo, Benji" rispose lui sorridendo, e battendo con la mano sulla sua sedia per esortarlo a tranquilizzarsi e a tornare seduto e buono buono "Pensaci un attimo: l’arciere misterioso ti ha visto avvicinarsi a quella che dovrebbe essere la principessa di Dantan…"

"Perché dovrebbe?" si intrufolò re Julian, mentre Tom con un gran sorriso gli posò una mano sulla spalla per tentare di sviarlo: "State buono, sire, su!"

Julian lo fulminò con gli occhi.

"Continua, Napoleon" disse, ritornando serio.

Napoleon annuì e proseguì a spiegare: "Bè… io credo che fosse scontato voler cercare di ucciderti visto che stavi tentando l’approccio con la principessa"

Benji e Laly avvamparono, e Bruce e Mark li guardarono stupiti; Holly invece fece un gran sorriso e tutto contento disse: "In che senso?"

Ci pensò Philip a non degenerare troppo: "Accidenti Napoleon, non ti facevo così intelligente!"

"Grazie mille, Philip…" gli rispose il francese, guardandolo con occhi torvi.

"Insomma, devo fare l’esca" concluse Laly con aria non molto contenta, ottenendo da tutti quanti un gran sorriso e un: "Esatto!"

"Lo farei io Laly, credimi, ma non posso certo abbassarmi a fare l’esca…" affermò solenne Julian.

"Sì sì…" rispose lei, affatto convinta "Grande idea, Napoleon…"

"Grazie, grazie, lo so!" rispose questo.

 

Era tutto pronto… ognuno aveva preso il suo posto, come avevano stabilito nel piano.

Bisogna dire che alcuni erano un po’ riluttanti all’idea… tipo Benji e Mark che avevano la parte dei cattivi che dovevano inseguire Laly.

Quando Napoleon aveva proposto che dovessero proprio correrle dietro mentre lei scappava, stile il lupo con Cappuccetto Rosso, tutti e tre i ragazzi si erano rifiutati categoricamente.

Meglio un bell’inseguimento felino, aveva detto Mark, dove Laly che è la preda non si accorge nemmeno di essere seguita.

E allora, vada per l’"inseguimento felino".

Così adesso Laly stava camminando tranquilla e beata (per modo di dire) nel giardino della tenuta di re Julian, cercando di nascondere il suo nervosismo.

"Avanti…" si diceva "Esci allo scoperto, arciere misterioso dei miei stivali!"

Camminava guardandosi intorno con la coda dell’occhio, seguita a pochi metri di distanza da Mark e Benji che facevano la parte dei predatori e che erano anche più nervosi di lei, in quanto sapevano d’essere loro quelli che erano nel mirino dell’arco del misterioso nemico.

Anche Dagorat volava alto, insospettabile, per tenere sotto controllo la sua padroncina, pronto ad attaccare, se necessario.

Come immaginavano, il misterioso arciere era nascosto tra le foglie degli alberi, sui rami, e non li perdeva un attimo di vista.

Nascosti in mezzo ai cespugli invece, a osservare la scena pronti a intervenire se necessario, stavano Holly, Bruce, Philip, Tom e infine re Julian.

"Forza ragazzi" diceva sottovoce Holly, per augurare buona fortuna ai suoi tre amici che stavano facendo da esche.

Benji e Mark si scambiarono un’occhiata e, come da piano, accelerarono il passo come se stessero per cominciare a rincorrere Laly; lei se ne accorse e si tenne pronta ad ogni eventuale mossa da parte del loro misterioso nemico.

E infatti, immediatamente dopo, i ragazzi udirono chiaramente un fischio: Mark e Benji si voltarono e videro correre verso di loro un cavallo tutto nero, bellissimo… e subito dopo un ragazzo biondo saltare giù da un ramo di un albero, dritto dritto sulla sella del cavallo.

I due archeologi sgranarono gli occhi attoniti, e non appena si accorsero che il ragazzo che si era rivelato il loro nemico nascosto stava cominciando a galoppare velocemente verso la loro direzione e a prendere la mira per scoccare loro una freccia addosso, iniziarono a preoccuparsi.

"Questo c’ammazza, Price!" gridò Mark cominciando a correre "Propongo di scappare!"

"Ottimo suggerimento, Mark!" esclamò in risposta Benji, imitando l’amico e cominciando a correre più veloce che poteva.

Laly si voltò a guardare cosa stava succedendo alle sue spalle: "Oddio…" riuscì solo a mormorare; quello che vide non fu confortante: un ragazzo biondo in sella ad un cavallo nero che correva più veloce che poteva, inseguendo Benji e Mark che stavano scappando come due pazzi nella sua direzione... decise che era opportuno cominciare a correre anche lei.

Il ragazzo biondo scoccò la freccia, che non colpì Mark quasi per miracolo:

"Accellera, Priceeee!!!!" gridò lui, filando via alla velocità della luce seguito dall’amico.

"Fermi!" gridò il ragazzo biondo "Fermatevi, vigliacchi!"

"Questo è totalmente fuori di testa!" esclamò Benji.

Laly intanto non capiva più niente, correva senza sapere cosa fare… per quello che ne sapeva il biondino sul cavallo nero poteva anche volere ammazzare anche lei, e non solo i suoi due amici; alzò gli occhi al cielo e vide Dagorat volare veloce sulla sua testa: "Dagorat!" gridò "Vai a chiamare Holly e gli altri! Corri!"

Dagorat emise un verso d’assenso, virò, e cominciò a tornare indietro dagli altri.

"Non temete, madmoiselle!" sentì gridare dal biondo.

Rimase abbastanza sorpresa, e anche perplessa, ma non rallentò la sua corsa.

Benji e Mark intanto erano stati quasi raggiunti dal cavaliere biondo, anzi… proprio ora questo stava per sfrecciargli in mezzo, travolgendoli.

"Lenders! Buttati!" gridò Benji, gettandosi immediatamente alla sua destra, in mezzo ai cespugli. Mark non se lo fece ripetere due volte, e proprio mentre il cavaliere lo stava accostando, si tuffò in fretta dalla parte opposta a quella dove si era appena buttato Benji.

Il cavaliere non si fermò; proseguì la sua corsa fino a raggiungere Laly che, senza nemmeno accorgersene, s’era sentita sollevare di peso e prendere in sella mentre il cavallo era ancora in corsa.

"Tutto bene, madmoiselle?"

A quella domanda, Laly sollevò il viso e vide di essere stata "raccolta" proprio dall’arciere misterioso: era un ragazzo abbastanza alto, biondo, con due bellissimi occhi blu; aveva dei tratti nordici, che a lei sembravano tipo tedeschi… nel complesso quel ragazzo non era affatto male.

… Ma non è il momento di lasciarsi andare ad apprezzamenti!, si disse Laly, e immediatamente dopo gridò dimenandosi:

"Lasciatemi andare! Chi siete?!"

"State calma, principessa! Voglio solo aiutarvi!"

"Macché aiutarmi! Mettetemi giuuuù!" continuava a urlare Laly.

"Ma, quei due malintenzionati che la inseguivano…" insistette il ragazzo "Non posso permettere loro di catturarvi, principessa!"

Ma Laly non aveva la minima intenzione di smettere di protestare: "Ho detto lasciatemi andareeee!"

Senza nemmeno smettere di gridare, ordinò al ragazzo di tornare verso la fortezza, da re Julian, e di non preoccuparsi dei due malintenzionati.

Tornando indietro galoppando un po’ più tranquilli, però, il ragazzo intravide di nuovo le sagome dei due ragazzi vicini ad un grande tronco di quercia.

Estrasse l’arco e una freccia, e cominciò a prendere la mira:

"Villani! Vi ucciderò!"

"Fermooo!" gridò Laly esasperata, afferrando per la rotta del collo l’arco, contro le proteste del biondino; troppo tardi, la freccia era partita, e adesso stava sibilando pericolosamente verso Benji e Mark.

Laly si coprì gli occhi, non voleva assolutamente vedere; il ragazzo fermò il cavallo e rimase in attesa fissando speranzoso la freccia.

Mark la vide arrivare proprio verso di lui; indietreggiò impaurito fino ad appiccicare letteralmente la sua schiena contro il grosso tronco e… stock!

Quando Laly riaprì un occhio, vide Mark stampato contro la quercia atterrito, e la freccia conficcata nel tronco esattamente a due, forse tre centimetri dal suo orecchio.

Tirò un sospiro di sollievo, ma immediatamente dopo il biondino era già pronto ad estrarre un’altra freccia; Laly agì in fretta, e senza che il ragazzo se ne accorgesse, estrasse un pugnale che teneva in cintura e glielo puntò alla gola.

"Fermo dove sei…" sussurrò, cercando di sembrare più convinta che potesse.

La sua minaccia ebbe il risultato sperato: il biondino si bloccò, e le rivolse un’occhiata glaciale… sembrava non avesse la minima paura di quel pugnale puntato verso la sua gola; Laly, agitata e col fiatone, cercò di sembrare il più calma e decisa possibile, e sostenne seria lo sguardo pungente del ragazzo.

Benji decise di intervenire ed estrasse la sua balestra, puntandola sempre contro il biondino che ormai si trovava in trappola: "Chi sei?" gli chiese con voce ferma.

Il ragazzo continuava a rimanere impassibile a quelle minacce, e dopo qualche secondo di silenzio, con un tono severo, disse:

"Chi siete voi…"

Benji non demorse: "Hai cercato di ucciderci" sibilò con rabbia.

"E tenterei di farlo anche ora, se non avessi un pugnale puntato alla gola" rispose sfacciato e spavaldo il biondino.

In quel momento intervenne Laly: "Perché?"

Il ragazzo la guardò di nuovo con quegli occhi di ghiaccio, e con un’aria schifata le disse: "Voi siete la principessa… dovreste essere dalla mia parte… io sono qui per proteggere sua maestà re Julian!"

"E noi siamo suoi amici!" esclamò duramente Mark, una volta che si fu ripreso dallo shock di avere avuto salva la vita solo per un paio di centimetri.

"Stavate per attaccare la principessa! E voi, principessa, perché li difendete?!"

"Era un piano per farti uscire allo scoperto!" rispose Laly arrabbiata "Loro sono miei amici… tu stamattina hai quasi ammazzato me e Benji!"

Il ragazzo sgranò gli occhi… sembrava non capire più niente, aveva una gran confusione in testa.

Laly se ne accorse, e, ora più calma, abbassò il pugnale e lo rimise nella fondina, dicendo con un sorriso:

"Senti, puoi fidarti di noi… adesso andiamo tutti da re Julian… tu però cerca di non ammazzare nessuno, magari!"

 

Julian stava squadrando un po’ sospettoso il ragazzo biondo già da un paio di minuti, in silenzio, nel grande salone dove appena il giorno prima era stato legato e interrogato Napoleon.

"E così," disse all’improvviso "Voi dite di essere il figlio del sovrano di Doncaster?"

"Sì, è così vostra maestà" rispose il ragazzo, piegando il capo in segno d’omaggio.

Benji fu come colto da un’illuminazione:

"Doncaster!" ripeté "La piccola città a poche miglia da Halifax, dove regna il sovrano di origini germaniche Markus Schneider!"

Tutti si voltarono a guardarlo, sorpresi, mentre anche Holly sembrò capire:

"Hai ragione, Benji!" esclamò entusiasta.

Dopotutto Benji era lo storico del gruppo, e Holly praticamente il più secchione! E conoscevano abbastanza bene la storia di Halifax e di St. Maurice, per ricordarsi anche dell’alleanza tra Halifax e Doncaster e il suo signore.

Il ragazzo biondo, stupefatto, domandò loro:

"Come fate a sapere il nome di mio padre? E come fate a sapere che siamo di origini tedesche?"

Benji e Holly, presi nel mezzo, sfoderarono un sorriso a milleottocento denti e risposero in coro: "… Semplice intuito!"

"Allora voi siete il principe di Doncaster?!" chiese Philip stupito, interrompendo la scenetta (con gran sollievo dei due archeologi).

Il ragazzo biondo tornò a prestare attenzione a re Julian e, guardando lui, rispose alla domanda di Philip:

"Io sono Karl Heinz Schneider, principe di Doncaster" fece un piccolo inchino "Onorato di essere a cospetto del sovrano di Halifax"

Tutti rimasero basiti… a parte Laly che stava fantasticando sul fatto che era appena stata "salvata" da un principe alto, biondo e con gli occhi azzurri in sella ad un nobile destriero.

"Sono qui per proteggervi, su ordine di mio padre e in nome della nostra antica alleanza" continuò Karl "Spero che mi permettiate di mettere a repentaglio la mia vita, pur di proteggere la vostra, sire"

"… Wow…" si lasciò sfuggire un affascinatissimo Napoleon.

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Capitolo 9
*** L'invito di Pierre ***


8

8. L^invito di Pierre

Non era ancora tarda mattina che Patty, da brava domestica, aveva già svolto tutti i suoi compiti pulendo un po’ qua e là tutte le stanze che le erano assegnate.

Tutti gli ospiti che in quei giorni animavano St. Maurice Fortress a quell’ora erano ancora persi nel mondo dei sogni, profondamente addormentati nelle loro stanze.

O almeno, così credeva Patty.

In realtà non dormivano proprio tutti… ma quasi.

Si diresse verso l’ultima delle stanze che doveva pulire, la biblioteca del castello. Sbuffò, pensando a cosa l’aspettava… la biblioteca reale era davvero enorme, bellissima, affascinante, e vi erano archiviati senz’altro più di un centinaio di libri, dei tipi più diversi tra loro, sui numerosissimi scaffali di legno rosso di mogano.

Quello di spolverare la biblioteca era un lavoro noioso e parecchio faticoso.

Aprì lentamente la grande porta, in legno anch’essa, ed entrò guardando ammirata i tanti arazzi che decoravano l’enorme stanza.

"… E’ talmente grande che non so nemmeno da dove cominciare…" mormorò, lasciandosi andare ad un sospiro di rassegnazione.

Senza staccare gli occhi dall’affresco che decorava il soffitto, si diresse verso i primi scaffali e prese a spolverarli. Piano piano, poi, si diresse verso la zona centrale della biblioteca reale, dove si trovava un lungo tavolone, anch'esso di mogano, che di solito veniva utilizzato per fermarsi a consultare il libro che si era scelto.

Arrivando qui, ebbe una sorpresa: inaspettatamente, seduto al tavolone, c’era qualcuno… e questo qualcuno era Holly.

Sussultò, nel vederlo: Holly era seduto a sfogliare e a leggere un grande libro con la copertina di pelle marrone; aveva un’aria ammirata e concentrata, talmente concentrata che non si era nemmeno accorto della presenza di Patty dietro allo scaffale.

Patty sentì il suo cuore cominciare a battere forte… non sapeva bene perché, ma quel ragazzo aveva qualcosa che l’attraeva… è vero, non doveva essere molto sveglio, come aveva detto Laly, però le dava una sensazione di genuinità… era un cavaliere, ma non sembrava amare le battaglie e le guerre… doveva essere proprio un bravo ragazzo.

All’improvviso, Holly si accorse (miracolosamente…) di quella presenza che lo stava osservando, e alzò gli occhi dalle pagine posandoli su Patty.

Sorrise, e poi le disse: "Oh, ciao!"

Patty sentì il suo cuore mancare un palpito; spalancò gli occhi, sorpresa:

"Oh…" azzardò, timidamente "Scusatemi, sir Oliver… non avevo intenzione di disturbarvi… è solo che stavo spolverando qui, credevo che voi tutti foste ancora a letto…"

Holly sorrise gentilmente. "Non devi preoccuparti," disse "Non mi disturbi affatto! Perché non vieni a sederti qui un attimo? Sarai stanca!"

Patty avvampò tutto d’un colpo. Il cuore le batteva sempre più forte e aveva quasi paura che il ragazzo riuscisse a sentirlo.

"Dai," insistette lui, sempre sorridendo "Vieni pure… ah, e dammi del tu!"

La ragazza decise di obbedire; in fondo, quello era una specie di ordine, e il suo lavoro era obbedire agli ordini.

Si avvicinò a Holly e si sedette nella seggiolona di fianco a lui. Subito dopo lui le rivolse un sorriso contento… Patty arrossì, sembrava quasi un bambino…

"Guarda cos’ho trovato" le disse lui, indicando il libro "Questo è un diario scritto dalla nonna di Julian, la regina Elizabeth!"

Patty guardò il libro, ascoltando le parole di Holly. Lui sembrava molto entusiasta, ma lei non capiva bene perché… lei non aveva mai conosciuto la regina Elizabeth, però ne aveva spesso sentito parlare da Julian e da suo padre, quando questo era ancora in vita.

Da quello che si diceva era stata una donna intelligente, acculturata, e di ideologie parecchio moderne.

Holly continuò, tutto allegro: "E’ fantastico… è una cosa così insolita che una donna scrivesse, in quest’epoca…"

"Sì, non è una cosa frequente…" disse timidamente Patty. Era vero: alle donne non era consentito con tanta facilità scrivere ed esprimere le loro idee… non capiva cosa ci trovasse di tanto strano Holly; anche se lei stessa era venuta in contatto con una ragazza molto "libera"… la principessa, o meglio, Laly.

"Ho letto tante cose a proposito di questo diario!" esclamò Holly entusiasta "Ma purtroppo non è arrivato fino a noi!"

Patty non capiva… come non è arrivato fino a noi?

Era lì, ce l’aveva tra le mani…

"E adesso," sorrise, tutto contento "Sono qui che lo leggo!"

… Anche se Patty non capiva bene tanta euforia, le piaceva l’entusiasmo di quel ragazzo… la affascinava… si sentiva rapita, e anche se pensava che i fatti personali della regina Elizabeth magari non andassero letti così, come se fossero un libro di favole, Holly le trasmetteva un’allegria contagiosa.

Si lasciò sfuggire un bellissimo sorriso e, sciogliendosi un po’ da quel guscio di timidezza che spesso la ricopriva, si avvicinò un pochino di più a Holly, dicendogli: "Avanti… raccontami tutte le cose più interessanti!"

Anche se in realtà non le interessava molto dei fatti personali della nonna di re Julian, ora che era stata contagiata dall’entusiasmo di Holly desiderava solo che lui le spiegasse quello che conosceva… gli piaceva l’idea di mettersi lì e ascoltarlo.

Alle sue parole, Holly fece un sorriso raggiante: era contento, finalmente aveva trovato qualcuno che aveva voglia di stare a sentire tutte le sue storie.

Così fece segno di sì con la testa, mise il libro in mezzo tra lui e Patty, e cominciò a sfogliare e a farle vedere tutte le cose che trovava affascinanti…

 

Mentre nella biblioteca reale Holly e Patty curiosavano nel diario della povera regina Elizabeth, in un piccolo e piuttosto malandato laboratorio Napoleon stava armeggiando con dei libri di pozioni e strane sostanze chimiche contenute in mille ampolline diverse.

Era ormai mattino inoltrato, e gli abitanti e gli ospiti di St. Maurice erano svegli già da un po’.

Napoleon si era svegliato con la voglia di mettersi a lavorare per capire se c’era un modo per riportare nella loro epoca i cinque studenti di archeologia… e sperava per loro di trovarlo, se esisteva.

Mentre stava leggendo un libro (che, a dire la verità, diceva delle cose che non stava capendo molto), sentì bussare un paio di volte alla porta del piccolo laboratorio; disse alla persona che aveva bussato di entrare: era Tom.

"Eccomi qui, Napoleon… mi avevi chiesto di venire da te, dimmi pure"

"Ah, Tom" lo salutò il francese con un sorriso "Vieni pure"

Tom avanzò in direzione del ragazzo stando ben attento a non urtare niente: quella stanza infatti era piena zeppa di ampolle di vetro di tutte le misure, flaconi, bottigliette, ed era anche parecchio in disordine.

Infatti, mentre Tom si avvicinava, Napoleon si lamentò:

"Ma a chi diavolo apparteneva questo laboratorio? Guarda che confusione!"

Tom sorrise, con aria rassegnata: "Era il laboratorio dell’alchimista che era al servizio del padre di Julian… dopo la sua scomparsa, non ne abbiamo più avuto uno"

Napoleon rabbrividì: la sua scomparsa?! No perché adesso era lui l’alchimista della famiglia reale… scosse la testa, non ci voleva pensare.

Tom finalmente arrivò a fianco del francese, e si mise a osservare quello che stava facendo; mescolava delle sostanze di colori diversi tutte insieme.

Assunse un’espressione poco convinta, e gli chiese:

"Napoleon… sei sicuro di quello che stai facendo? Non ci farai mica saltare in aria, spero…"

Napoleon lo guardò sconvolto e offeso, e nascose col suo corpo le sostante su cui stava lavorando, dicendo indignato:

"Tom, tu non ti fidi di me! Chi è l’alchimista tra i due, eh?, IO! Allora non tirare conclusioni affrettate, per cortesia!"

Tom alzò le mani in segno di resa, mormorando: "Va bene, va bene, scusa…"

"E poi non si sbircia tra le pozioni segrete di un alchimista!" continuò Napoleon, spingendolo via e scuotendo le mani "Sciò! Sciò! Via, andiamo nei sotterranei, che è meglio"

 

Napoleon e Tom raggiunsero la ghiacciaia della fortezza.

Ora si trovavano esattamente davanti all’altarino raffigurante San Maurizio, e alla scritta che aveva inciso Tom, la filastrocca in francese che aveva condotto lì i cinque giovani archeologi dal 2004.

Rimasero a fissarla in silenzio, con le fiaccole in mano.

 

Quand, pendant la nuit de la bataille,

dans le ciel une Lune rouge resplendira,

pour la victoire de Saint Maurice

celui qu’il était passé, présent deviendra

 

Era incredibile…

Quella misera filastrocca in lingua francese scritta da Tom, quattro semplici versi in rima, combinata con la pozione che era caduta a Napoleon aveva trasportato lì nel 1314 cinque ragazzi che venivano dal 2004…

Dopo qualche minuto trascorso nel più completo silenzio, nella contemplazione di quella che si era rivelata la formula di quel viaggio nel tempo, Napoleon strinse un pugno con aria decisa ed esclamò:

"Devo assolutamente riuscire a riformulare quella pozione che mi è caduta proprio qui… quella che ha permesso a Holly e gli altri di arrivare fino qua!"

Tom lo guardò; in quel momento sentì di provare ammirazione per la decisione di Napoleon… si sentiva in colpa e voleva rimediare, e lui lo capiva benissimo, perché era anche un po’ colpa sua se i cinque ragazzi erano stati catapultati lì.

"Hai una vaga idea della roba che avevi messo in quella pozione?" gli chiese.

Napoleon lo guardò con aria afflitta: "Purtroppo mi ricordo solo alcuni ingredienti…"

Tom sospirò: "E come pensi di recuperarli?"

Napoleon riacquistò la sua espressione decisa e determinata e, guardando di nuovo la scritta in francese, rispose:

"Ci lavorerò! Farò delle prove, e arriverò alla composizione esatta!"

Tom lo guardò sorridendo, e poi lo imitò riprendendo a fissare la filastrocca incisa sulla parete di pietre.

"Se avrai bisogno d’aiuto" disse "Conta pure su di me"

… Trascorse di nuovo qualche minuto di silenzio.

Scena idilliaca: i due ragazzi che guardavano determinati la magica filastrocca francese scritta sopra l’immagine di San Maurizio, silenziosi, ognuno immerso nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni.

"… Ehm, Tom? Posso chiederti una cosa?" disse all’improvviso Napoleon.

"Certo… che cosa?"

"… La filastrocca… perché l’hai scritta proprio in francese?"

Altro interminabile minuto di silenzio… poi, la risposta:

"… Bho… perché così è molto più elegante…"

"… Tom?"

"Sì?"

"… Io sarò un po’ fuori di testa… però anche tu non sei tanto normale…!"

 

Re Julian era seduto in cortile, e a fianco a lui stava seduto Philip: stavano entrambi assistendo all’addestramento con la spada che Laly e il principe Karl stavano somministrando a Mark, Benji, Bruce e Holly.

Com’era ormai risaputo, Laly era parecchio brava perché aveva frequentato delle lezioni di scherma, mentre Karl era un cavaliere, quindi era ovvio che fosse abile con la spada.

Dopo aver impartito loro qualche lezione, avevano cominciando a provare i colpi. Dopo la spada, Philip li aveva aiutati ad allestire dei bersagli per allenarsi anche con le balestre, gli archi e le fionde… sapevano bene che prima o poi sarebbe arrivato il giorno della battaglia tra St. Maurice e St. Paul, e i cinque archeologi non avevano nessuna intenzione di lasciare la pelle nel 1314.

I cinque membri della squadra archeologica Phoenix e Karl salirono ognuno sul suo cavallo e si lanciarono al galoppo cercando di perfezionare la loro mira puntando ai bersagli che erano stati allestiti.

Finito quel piccolo allenamento, mentre Julian batteva le mani tutto contento, i sei ragazzi raggiunsero lui e Philip per riposarsi un po’.

"Oh, la fortuna dopo tutto non mi ha abbandonato!" esclamò Julian, alzando drammaticamente una mano al cielo "Grazie, grazie Signore Iddio… qualcuno da lassù prega per me…"

Karl guardò perplesso il sovrano di Halifax, e poi si avvicinò a Bruce sussurrando: "Ma re Julian è sempre così, ehm… teatrale?"

"Ahimè, sempre!" rispose Bruce, portando una mano alla testa per prendere in giro Julian.

"Fino pochi giorni fa," continuò Julian, guardando il cielo con occhi languidi "Credevo di essere caduto in disgrazia: contro la minaccia di St. Paul Fortress, io non potevo competere! Il destino mi ha segnato, con questo malanno! Però poi…" guardò con un sorriso commosso i cinque archeologi e Karl "Però poi siete arrivati voi, amici miei… la principessa di Dantan, coi suoi fidi cavalieri…" (sguardo assassino di Benji, Mark e Bruce) (Holly no perché era rapito dal tono fiabesco di Julian…) "… e ora anche Karl, il principe di Doncaster… Dio benedica tuo padre, figliolo…"

Karl rimase a bocca aperta… quel giovane sovrano doveva essere decisamente pazzo… non sapeva se suo padre ne fosse al corrente, però ormai ne era certo… senza contare che parlava come se avesse cinquant’anni più di lui, quando dovevano essere quasi certamente coetanei…

Laly, guardando l’espressione basita di Karl, si mise a ridere, ma subito dopo la sua attenzione fu catturata dalla chiamata di Dagorat, il suo falco.

Tutti alzarono gli occhi al cielo: Dagorat stava volando alto in cerchio, lanciando di tanto in tanto qualche richiamo; pochi secondi dopo iniziò a scendere, diretto verso la sua padroncina.

Raggiunse Laly, che mise a sua disposizione il braccio, perché il falco potesse appollaiarsi.

"Dagorat," gli disse lei guardandolo "Cos’è successo?"

Dagorat pareva agitato, inquieto; Benji si avvicinò a Laly e al falco, e gli passò delicatamente una mano sulla testolina.

"Dagorat, stai tranquillo…" gli disse piano, cercando di calmarlo.

Laly guardò Benji sorpresa, e si lasciò sfuggire un sorriso… il programmatico e calcolatore Benji Price, lo storico del gruppo, fare il tenerone con un piccolo falco…

Benji allora si rivolse a Laly, e le chiese: "Starà cercando di dirci qualcosa?"

"Probabile…" rispose Laly "Ma non riesco a capirlo"

"Fate provare a me, fate provare a me!" si mise a gridare Holly, scalpitando come un bambino; Laly e Benji lo guardarono male.

Karl si avvicinò a Holly: "Sono d’accordo," disse sorridendo, posandogli una mano sulla spalla "Fate provare lui… ha l’aria di essere abbastanza matto da riuscire a capire il linguaggio di un falco!"

Mark scoppiò a ridere, e intervenne: "Ma sì, Laly, fai provare a Holly!"

Laly allora sorrise divertita dall’idea un po’ stramba, ma forse efficace; si avvicinò a Holly e posò Dagorat sul suo braccio.

"Dicci un po’, caro il mio falco…" disse lui allora, assumendo un’aria seria "Cosa ti tormenta? Puoi parlarcene liberamente"

"Holly!?" esclamò Bruce dandosi una manata in fronte "Stai psicanalizzando un falco?!"

In quel momento, Dagorat interruppe quella pura follia rialzandosi in volo e cominciando ad allontanarsi dal gruppo.

I ragazzi cominciarono a correre al suo inseguimento e quando lo videro fermarsi, si arrestarono.

Rimasero ad occhi sbarrati… proprio fuori dalle mura della fortezza, per terra, c’era uno dei messaggeri di re Julian sdraiato privo di sensi, circondato dalla folla incuriosita.

Mentre lo fissavano attoniti, furono raggiunti anche da Tom e Napoleon. Benji, Mark e Karl corsero a soccorrere il messaggero, e lo portarono nel castello; non sembrava ferito… aveva con sé un messaggio.

Proprio mentre Philip lo stava sfilando dalle mani del povero ragazzo privo di sensi, Napoleon insospettito cominciò ad annusare l’aria, e poi rabbrividì.

"Ma che fai?" gli chiese ridendo Philip "Fiuti come un bravo cane da caccia?"

"No" rispose serio Napoleon "Questo è l’odioso profumo che usa una mia vecchia conoscenza…"

Philip lo guardò un tantino perplesso, poi srotolò la pergamena del messaggio e lesse. Rimase stupito, boccheggiò; aprì la bocca senza che ne uscisse alcun suono.

Il messaggio era scritto con inchiostro rosso, in una calligrafia elegante:

 

Mes amis,

sarei onorato di avervi ospiti al mio castello, tra un paio di giorni… So che i nostri rapporti finora non sono stati molto rosei ed idilliaci… Sono anzi stati caratterizzati da parecchie incomprensioni…

 

"Incomprensioni…?" disse Napoleon, in tono ironico "Evidentemente per lui voler impossessarsi del trono e della corona facendo fuori chiunque intralci il suo cammino sono semplici incomprensioni…"

"… Tu hai già capito di chi si tratta?" gli chiese sorpreso Bruce.

"Purtroppo sì…"

La lettera continuava:

 

Vorrei però dimostrare a re Julian e ai suoi graditissimi ospiti che anche io sono una persona cordiale e di nobile animo… sarei lieto di conoscere i suoi amici…

E’ per questo che insisto, ad invitarvi tutti nel mio castello.

Allora vi aspetto, tra due giorni, nella mia umile dimora.

A Dieu,

Pierre LeBlanc, signore di St. Paul Fortress.

 

"COSA?!" gridò agitato re Julian "Quel villano! Quel borioso! Che faccia tosta! Che impudenza! ODDIO…." per poco non svenne per davvero; l’agitazione gli aveva fatto sbarrare gli occhi e s’era quasi affogato "Tom…" farfugliò senza voce "A… i… u… t… o…"

Tom corse a sorreggere il giovane re, lo sventolò e si fece portare un bicchiere d’acqua. Julian bevve e si calmò un pochino.

"C’è anche un post scriptum" intervenne Philip.

"Cosa dice?" chiese Napoleon.

"Oh bè," disse Philip "Dice… PS: Se per qualche strano scherzo del destino siete a conoscenza di dove possa essersi cacciato il mio povero, giovane, avventato e indifeso apprendista alchimista, vi prego di farmelo sapere… sono tanto, tanto, tanto preoccupato…"

Napoleon deglutì, un po’ impaurito: "Quello se mi prende m’ammazza…" mormorò.

"Come si permette?!" continuò furioso Julian "Quel vile pensa di potermi mandare così un invito a passare una giornata d’amore e d’amicizia nella sua fortezza! Colui che vuole usurparmi il trono!"

"Calmatevi, Julian" intervenne Mark, e Laly lo seguì: "Non è il caso di reagire così… non ce n’è bisogno"

"Julian…" intervenne Benji "Io credo che possa essere un’occasione d’oro. Accettiamo l’invito, andiamo a St. Paul Fortress, e studiamo il nemico… potrebbe essere una buona strategia"

Philip sorrise raggiante, era d’accordo con Benji, poteva essere una buona idea… dopo tutto quei cinque ragazzi avevano sulle spalle mille anni di conoscenza in più di loro, e in più anche del signore di St. Paul.

Si fece avanti Karl ad esprimere la sua opinione:

"Sono d’accordo" disse "Accettiamo l’invito, re Julian… e non dimenticate, che io sono qui pronto a proteggervi… e come me, anche Laly e i suoi ragazzi"

Laly sorrise, e guardando re Julian assentì.

"Bene, allora è deciso" disse Tom "… E tu, Napoleon?"

"Ehmm, io…" rispose il francese timidamente "Io credo che rimarrò a casa…!"

 

"… Quanto a quel povero messaggero… che cosa gli è successo?" chiese Bruce a Napoleon, mentre, dopo cena, si trovavano seduti intorno al tavolo del salone a chiacchierare, con re Julian già a letto.

"… Lo vuoi proprio sapere?" gli chiese il francese, con aria afflitta.

Bruce lo guardò in modo strano, senza sapere se voleva veramente che Napoleon rispondesse a quella sua domanda o no.

Alla fine sospirò e decise: "… Dai" disse "Spara"

Napoleon rimase un po’ sorpreso da quell’espressione, spara, però poi, con aria colpevole e pentita, rispose:

"Ecco… il signore di St. Paul una volta mi aveva commissionato una pozione in grado di trasformare l’inchiostro in oro, solo che…"

"… Solo che…?" lo esortarono tutti in coro a continuare, guardandolo curiosissimi.

"… Solo che devo aver sbagliato qualcosa, perché è saltata fuori una specie di sonnifero a effetto ritardato, di cui adesso Pierre fa largo uso…"

Tutti i presenti, seduti intorno al tavolo, erano rimasti a guardare senza parole e con gli occhi e la bocca spalancati l’apprendista alchimista.

… Nel più totale silenzio…

"… Ma Napoleon!" esclamò all’improvviso Philip, sconvolto "Ne facessi mai una giusta!!!"

 

 

*****

 

Ciao a tutti, miei cari poveri lettori, costretti a leggere i prodotti della mia umile mente malata! J

Come avrete notato, è finita Brave New GirlL però The Time Game, continua, la via per tornare a casa, per i nostri cinque giovani archeologi, è ancora lunga!

Chissà cosa li aspetta a St. Paul Fortress…

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono e recensiscono… GRAZIE! =^^=

E inoltre volevo farvi una piccola anticipazione: presto, anzi, prestissimo!, posterò una nuova fanfiction! In esclusiva, vi anticipo anche il titolo: Twin Temples, si tratta di un’altra Ff AU! J Prometto che presto la metterò online… e spero che riscuoterà lo stesso successo che hanno riscosso Brave New Girl e The Time Game!

Insomma… nient’altro da dire, se non… ASPETTATE FIDUCIOSI! E nel frattempo… CONTINUATE A LEGGERE THE TIME GAME, E, SE NON L’AVETE ANCORA FATTO, ANCHE BRAVE NEW GIRL!

Besitos a todos! A presto! eLy

 

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