Love Story

di Power
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Un pianto che sa di te ***
Capitolo 2: *** 2- Se sono ubriaca, toglietemi Luca da davanti! ***
Capitolo 3: *** 2-passata la sbronza, tenete comunque lontano Luca! ***
Capitolo 4: *** 2-una triste realtà da affrontare... e non senza alcool!!! ***
Capitolo 5: *** 3-Ho paura ***
Capitolo 6: *** 4-La mia colpa ***
Capitolo 7: *** 5-Semplicemente ladro ***
Capitolo 8: *** 6-ninna nanna marina ***
Capitolo 9: *** 6-dove sei Sara? ***
Capitolo 10: *** 7-Dolci lacrime salate ***
Capitolo 11: *** 8-Codardo ***
Capitolo 12: *** 9-Frappè ***
Capitolo 13: *** 9-testimone solo la pioggia ***



Capitolo 1
*** 1-Un pianto che sa di te ***


1-un pianto che sa di te Rieccomi con una nuova storia!!!!
Ispirata alla magnifica, insuperabile, stupenda serie andata in onda su canale 5 di "Tutti per Bruno", ecco la mia ficcy.
Allora, la storia l'ho già pubblicata anche su un forum, ma volevo riproporvela.
Inizialmente volevo fare dei semplici pepisodi che potevano essere realmente successi prima del trsferimento dei tre sfortunati poliziotti, ma poi mi sono venute altre idee, e anche per accontentare molte delle ragazze del forum, sono uscita dai limiti che mi ero data, finendo per scrivere episodi che sicuramente non erano mai successi prima del trasferimento.
Naturalmente i protagonisti degli episodi sono Luca & Sara.
Alcuni capitoli sono divisi in più parti, intitolate in modo diverso.
Spero naturalmente sia di vostro gradimento!
Besos!

1-Un pianto che sa di te

POV SARA

Devo smetterla di pensare. 

Anzi, devo smetterla di pensare a te. 

Posso pensare a tutto quello che voglio, ma non a te. 

A te no. Non devo. 

Abbasso lo sguardo sul mio piatto e con la forchetta stuzzico i fili di spaghetti.

- Che c’è Sara? Non ti piacciono? – chiede Silvia.

- No zia, non ti preoccupare, sono ottimi. – dico io, sforzandomi di sorridere. Non è una bugia, sono davvero buoni, ma ho lo stomaco chiuso. 

Non riesco.

- beh certo che sono buoni, gli ha fatti Luca… sai, lui è bravissimo a cucinare gli spaghetti… - dice lei, soddisfatta.

Luca? Li hai fatti tu? 

Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Sento una voragine che mi squarcia il petto, che risucchia tutto. 

Mi sento morire. Non ce la faccio, ho bisogno di andarmene da qui.

- scusate, ho bisogno di una boccata d’aria. – dico, poggiando il tovagliolo sul tavolo e alzandomi.

- Sara tesoro, ti senti bene? – mi chiede zia, che fa per alzarsi.

- tranquilla zia, resta pure. Non ti preoccupare, torno subito.-

Esco dalla porta di casa e scendo le scale del condominio. 

Quell’appartamento era di zia da un bel po’ di anni, e Luca ci si era trasferito qualche mese prima del matrimonio. 

Già, il matrimonio. È stato il giorno peggiore di tutta la mia vita. Sarei dovuta essere contenta per zia, finalmente aveva trovato l’anima gemella. 

Peccato che per trovare la sua, aveva portato via la mia. 

E senza chiedere il permesso. 

Ma cosa dovevo fare? Dirgli << no guarda, Luca è mio, cercatene un altro >>? No, me ne ero stata zitta, lo sono sempre stata. 

Esco dal portone, attraverso la strada e mi vado a sedere sullo schienale di una panchina in pietra. 

Alzo gli occhi verso le nuvole grigie, in contrasto con il buio della notte. Si muovono, libere.

Lascio scendere le lacrime. Una ad una rigano le mie guance, per poi arrivare al mento e fare un salto nel vuoto, lasciandomi anche loro da sola. 

Ma perché? Perché mi sono innamorata di te? Credevo di poter gestire la situazione. Ne ero convinta. 

Ma questo era un anno fa, quando era ancora una stupida cotta. 

Credevo che sarebbe passata, anzi, ne ero certa.

- Sara?-

Rabbrividisco a quella voce. Solo una parola, il mio nome. E la tua voce che lo pronuncia.

Non mi volto, non ti permetto di vedermi in quello stato. 

Non mi umilierò così tanto.

- Sara? Ti senti bene? Tua zia è preoccupata… ma mi stai ascoltando? – mi chiedi preoccupato.

No, non sei realmente preoccupato. 

Forse sono io che sento quella nota, ma deve essere la mia immaginazione. 

Uno come te non può interessarsi a una come me. 

Mai. 

Se prima ti preoccupavi per me come un fratello, ora c’è Silvia a farti dimenticare me.

- Vattene, lasciami da sola. – dico, un carico di dolore in questa frase.

Silenzio. Non dici nulla. 

Dopo qualche secondo sento che ti siedi vicino a me, alla mia destra. 

E io, come un riflesso spontaneo, giro la testa verso sinistra, nascondendo il mio volto, negandoti le mie lacrime.

- guardami Sara, per favore – mi dici, come se fosse un ordine.

Scuoto la testa. – ti prego, torna a casa- ti dico.

-no, finchè non mi avrai spiegato cos’hai. Sai, non ti dirò che tutto passa, che tutto torna come prima… sono cose che ti avranno detto fino allo sfinimento. Ti dico solo che io non ho intenzione di abbandonarti finchè non mi darai la possibilità di farti tornare il sorriso sulle labbra. – dici.

Quelle parole sono coltelli affilati che infilzano senza grazia ne riguardo il mio cuore. La testa mi pulsa, e un’altra ondata di lacrime calde mi riempie gli occhi, appannandomi la vista.

Scuoto di nuovo la testa.

- Non vuoi? – chiedi.

La scuoto di nuovo.

-credi che non ti capirei? –

Capire?!

- Luca, tu non capiresti mai! – urlo, saltando giù dalla panchina a fulminandolo con lo sguardo. 

Ecco, sii testimone del mio dolore, lasciamelo trasformare in rabbia, e poi ancora in dolore, per poi liberarlo in un fiume di lacrime. 

Un pianto salato che urla il tuo nome.

No Luca, non puoi capire. 

Non puoi capire quanto ti amo. 

Non lo capisco io, dovresti riuscirci tu?

I tuoi occhi si fissano sui miei. Mi sento morire sotto il tuo sguardo. 

Sei così bello, così irraggiungibile.

Abbasso lo sguardo. Non ce la faccio più.

Ti avvicini, sempre più. 

Poi mi avvolgi in un abbraccio stretto. 

Nascondo il viso nell’incavo del tuo collo. 

Mi drogo del tuo profumo. 

È la mia forza vitale. 

Vorrei tanto restare per sempre così, ma so già che non succederà.

- ti riaccompagno a casa- mi sussurri.

Non ho la forza di ribattere, non questa volta.

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Capitolo 2
*** 2- Se sono ubriaca, toglietemi Luca da davanti! ***


2-se sono ubriaca,toglietemi Luca da davanti! Ecco qui il nuovo capitolo... Spero vi piaccia... me lo lasciate un commentino??? <3

2- se sono ubriaca, toglietemi Luca da davanti! (parte 1)


- che cosa ci fai tu qui?!- esclami.

- oh! Ma guarda un po’ chi c’è! Luca! – esclamo io. Faccio per alzarmi, ma l’alcool sta facendo il suo dovere. Lavori in corso. Incespico e ti vengo addosso. Tu da bravo poliziotto, mi prendi al volo tra le tue braccia.

- l’ho sempre detto che siamo una bella coppia noi due!- sparo con una smorfia. Mi rimetto in sesto e cerco di sembrare il più sobria possibile, anche se di sobrio in me adesso come adesso c’è ben poco.

Mi sento così… come dire… invincibile. Potrei affrontare chiunque.

- ti senti bene?- mi chiedi preoccupato.

- io? mai stata meglio!- esclamo sorridente . – e tra le tue braccia poi… ma che domanda è? Sto una meraviglia!-

- ma come ti sei conciata? – mi chiedi, allontanandomi per guardarmi meglio.

- non ti piace il mio vestito? Guarda che non è carino da parte tua. Ho passato ore a…-

- Non mi interessa ne come sei vestita ne quanto ci hai messo a prepararti.- mi interrompi. – Sei ubriaca!-

- uff… sei proprio maleducato.-

Mi guardi come se fossi un’aliena di colore fuxia con la capigliatura alla Elvis.

- ti riporto a casa- concludi, dopo un controllo a raggi x del mio attuale stato.

- io non vado da nessuna parte. Arrivi qui, mi offendi con i tuoi commenti al vestito e … e al resto…. E vuoi pure mettermi nei guai con mio padre?! No tesoro, io resto qui. Resto qui a di-ver-tir-mi! – dico, avvicinandomi con fare “minaccioso” e con l’indice puntato contro di te.

Tu mi guardi interrogativo: - quando mai ti ho offesa? E poi non farei mai niente per metterti nei guai…-

- allora rilassati! Resta a farmi compagnia! Beviti qualcosa con me!- esclamo, chiamando con un gesto il barista.

- hai capito male. Tu adesso esci con me da questo locale, che tu lo voglia o no!- dici, spazientito.

Ops, mi sa che l’ho fatto arrabbiare… ma è così buffo con quella faccia da responsabile!

- ahahahah! Sei proprio buffo!- rido di gusto.

- ah sono buffo eh?-

- si. E ridicolo. Sono mesi che non te ne frega nulla di me. E adesso? Puff… ora ti preoccupi di salvarmi da un bicchiere di vodka. Sta tranquillo, per tua informazione so nuotare, non ci affogherò dentro. Sai cosa ti dico? Hai ragione, forse ho bisogno di aiuto. Devo essere salvata. Ma l’unico pericolo per me, sei tu. E l’alcool, bello mio, è un ottimo alleato nella mia battaglia anti- te… no, anti Luca… suona meglio non trovi? –

Chiedo io, ricominciando a ridere. Oh mamma, che discorso filosofico. Mi sento un genio… forse dovrei bere anche prima di fare le espressioni di matematica… non è male come idea…

- da me? – chiedi, spiazzato.

- problemi? – interviene il barista.

- no- rispondo io.

-si- rispondi tu.

- si?- ripeto. – sei pure bugiardo oltre a essere un maleducato di prima categoria, insensibile fino al midollo!- esclamo. Questo è troppo. L’unico problema sei tu. Ma per mia enorme sfortuna non posso mandarti via, perché sei anche l’unica soluzione al mio unico problema. Cioè te. Diciamo che sei problema e soluzione.

- insomma, ci sono problemi si o no? – ripete l’uomo tarchiato.

- no- rispondi.

-oh invece si! Eccome se ci sono problemi! La metà stanno nella tua testa! E l’altra metà riguardano comunque te!- esclamo furiosa.

Tu ti giri verso il barista, stile Jack Sparrow credo: - gli hai servito degli alcolici?-

-è un problema? – chiede il tizio, sarcastico.

- si, - rispondi, tirando fuori il distintivo – è un problema.-

- avevi detto che non c’erano problemi – gli faccio notare.

- e tu hai detto anche che sono un bugiardo- ribatti.

- si, ma è la verità!- cerco di difendermi. Sei un bugiardo, un enorme bugiardo. Ma anche un bellissimo bugiardo, il più tenero e dolce che conosco.

Perdo l’equilibrio e come un sacco di patate casco a terra, di sedere. Riprendo a ridere come una cretina.

Che situazione!

-i bugiardi mentono – mi dici. Ti sforzi di restare serio, vedendomi a terra come una bambina che si siede quando non vuole più camminare, quando è ancora alle prima armi, ai primi passi.

- sa cosa le dico?- interviene il barista. – io le ho servito alcolici e forse ho sbagliato. Ma lei si chieda il perché la ragazza si sia ubriacata-.

- ma che domanda è? È ubriaca per colpa sua!- rispondi poco cordiale.

- no! È colpa tua!- esclamo senza pensare. Ecco, adesso mi sento così fragile. Non potrei avere un altro drink?

***

Piaciuto? Commentate! 

Il prossimo capitolo dovrei postarlo domani... besos

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Capitolo 3
*** 2-passata la sbronza, tenete comunque lontano Luca! ***


2-passata la sbronza, tenete comunque lontano Luca! Ecco a voi la seconda parte dell'episodio è corto, ma oggi pomeriggio dovrei postare l'altro... spero vi piaccia... Buona Lettura!

2- passata la sbronza, tenete comunque lontano Luca! (parte 2)

Mi sveglio di colpo. 

È tutto buio; solo un po’ di luce artificiale che filtra dalla tapparella mi permette di capire che non mi trovo in camera mia. 

Alzo lo sguardo e lo faccio correre lungo la parete. Si ferma su quello che sembra un quadro di una foto. Aguzzo la vista e intravedo una figura in bianco e una in nero. Mi sforzo di più e riconosco la foto del matrimonio di zia Silvia. Con te, Luca. 

Una fitta al cuore mi riporta alla realtà, e qualche ricordo si fa strada nella mente. 

Ricordo che mi hai portato in braccio fuori da quel locale. 

Mi sussurravi delle parole dolci, come se potessero farmi passare la sbronza. 

Nel tragitto in macchina mi devo essere addormentata, perché non ricordo come sono arrivata qui. 

Mi hai portata nel tuo letto, non a casa, da papà.

- Luca?- sussurro, allungando il braccio cercandoti nel lettone. Tocco una spalla, ma non è la tua. È troppo piccola, magra. Non è la tua spalla da palestrato.

- ehi?- sussurra zia. – come ti senti?-

- meglio… dov’è Luca?- chiedo con la bocca impastata.

- si è trasferito sul divano, gli ho chiesto di fare cambio, ma ha detto che era meglio se stavo io con te… -

Stai dormendo sul divano. Mi hai ceduto il tuo letto. Lo hai fatto per me. 

Mi giro dall’altra parte, ho la testa pesante, ma non posso fare a meno di sorridere, prima di abbandonarmi a un sonno profondo e tranquillo.


Riapro gli occhi. 

Che ore sono? È già mattina, sicuro. La luce non è più quella del lampione. 

Cerco con gli occhi la sveglia. Segna le 10:15. 

È tardi, a casa saranno preoccupati. 

Faccio per tirarmi su, ma il mal di testa è fortissimo. Porto un mano alla fronte, cercando invano sollievo. 

Poi i miei occhi si fermano sulla poltroncina ai piedi del letto. 

Ci sei tu, spaparanzato, con la testa al’indietro, che dormi beato. Mi strappi un mega sorriso. Povero. La notte sul divano non deve essere stata un gran chè. 

Mi giro, ma al mio finaco, il letto è vuoto. Zia non c’è. Sarà in cucina. 

Mi alzo dal letto, faccio per scavalcare le tue gambe distese, ma un’azione così semplice diventa un’impresa dopo una sbronza. 

Incespico, non riesco ad attaccarmi a nulla, e trattenendo il respiro cado addosso a te. 

È un attimo. Tu senti che sto cadendo, ti svegli, guardi a rallentatore la mia caduta. 

Un piccolo intoppo di percorso: le nostre labbra si scontrano rovinosamente. I brividi cominciano a ballare la danza della vittoria sulla mia schiena. Ops!

Ci stacchiamo subito, entrambi in un evidente imbarazzo. Mi allontano, ancora incredula, mentre tu non riesci a parlare. 

Mi lascio cadere sul letto. 

Passano i minuti, ma nessuno di noi due spiaccica parola. 

Che cosa ho fatto? Come è potuto succedere? 

Cerco di calmare il turbine di emozioni dentro di me. 

Ma che dico? Turbine?! Un uragano piuttosto! 

Il nostro primo bacio. No. No. No. Assolutamente no. È stato solo un incidente. Solo questo. Non mi devo illudere. 

Quindi, visto che non significa nulla, non vedo il motivo di questo imbarazzo.

- zia silvia?- chiedo, nella speranza di sciogliere il ghiaccio.

- è andata al lavoro. L’hanno chiamata d’urgenza. Dice che tornerà stasera, sul tardi.-

- ok- rispondo.

E ripiombiamo nel silenzio. Dopo una decina buona di minuti a guardarci i piedi, mi feci coraggio e mi alzai. – vado a fare colazione.-

Ma tu mi prendi un braccio e mi fermi. – dobbiamo parlare-.

E me lo dici ora? Quasi venti minuti totali di silenzio, quando faccio per andarmene tu ti svegli fuori?

- di cosa?- chiedo innocente.

- sai benissimo di cosa-.

- senti, se è per… per… per il bacio- dico a fatica –di prima… beh, non c’è niente di cui parlare. Sono semplicemente inciampata… incidente, uno stupido incidente-.

Ti vedo diventare rosso a mano a mano che continuo a parlare. Dio, non ti avevo mai visto arrossire… sei così… così tenero, ti vedo debole e indifeso.

Noti che ti guardo curiosa, ti ricomponi velocemente, tentando di fermare la tua affluenza di sangue alle guance.

- no, non era per quello. È per quello che hai detto ieri sera. Nel pub e in macchina. Mi devi delle spiegazioni-. Dici, scrutandomi negli occhi.

Oh oh! E chi se lo ricorda?


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Capitolo 4
*** 2-una triste realtà da affrontare... e non senza alcool!!! ***


2-una triste realtà da affrontare...e non senza alcool!!! Ecco qui il promesso capitolo!!!!!!!! Spero vi piaccia...
Volevo ringraziare:
-chi ha messo la storia nelle seguite:
   BadWolfTimeLord
   sine_nomine
-chi recensisce:
   BadWolfTimeLord
Grazie di tutto!!!

2- una triste realtà da affrontare… e non senza alcool!!! (perte 3)

E mo’ che faccio? 

Ti guardo disorientata. 

Oddio, che ti ho detto? Spero nulla di.. beh, di quello che non devo, e non dovrò mai dirti. 

Magari t’ho solo insultato. Vorrai chiarire. Cerco di scavare nei miei ricordi, e qualcosa affiora. 

Mi ricordo di averti chiamato maleducato, bugiardo… e non so cosa… boh.

- delle spiegazioni… eh si, immagino che ti debba delle spiegazioni… - dico, in imbarazzo. Sinceramente non so nemmeno per cosa devo dartele, ma tanto vale dirti che quello che ho detto ieri sera era tutto vero… alla fine gli insulti, se te li ho detti, ci sarà un motivo? 

Mi avrai fatto qualcosa, anche se momentaneamente non ricordo cosa, e te li meriti.

- beh certo… che pensavi? Di farla liscia dopo tutto quello che mi hai detto? Dobbiamo chiarire. –

- senti, semplifichiamo le cose per entrambi. Tutto quello che ho detto ieri sera, è tutto vero. Ok? Dalla prima all’ultima parola. E adesso, se vuoi lasciarmi andare, gradirei andare a fare colazione. – dico, uscendo dalla camera il più presto possibile, per evitare altre domande alle quali non sapevo rispondere, causa mancanza di ricordi. 

Ecco fatto. 

Risolto tutto. 

Magari ti sarai un po’ offeso. 

Spero solo di non esserci andata giù pesante con le critiche, ma in fondo te lo meriti. 

Sto passando delle giornate di inferno per colpa tua.


POV LUCA

Esci dalla camera, mi lasci solo. 

Non può essere. 

Sono sicuro che ti sbagli.

Non può essere tutto vero. 

Resto spiazzato sulla poltroncina, non ho la forza di alzarmi. 

Detto sinceramente, non ho nemmeno la forza di respirare. 

La mia peggior paura si è realizzata. 

E io non so nemmeno come fare a fermarla.

[flashback]

Chiudo la portiera. Sei di fianco a me, sana e salva. 

O meglio, salva si, ma sana mica tanto. 

Ti guardo mentre tenti invano di centrare il blocco della cintura. 

Mi viene da ridere, ma cerco di rimanere serio. 

Devo fare l’uomo responsabile, quello adulto. 

Hai ragione te comunque. Non posso portarti a casa in questo stato. 

Ti aiuto ad allacciarti, poi prendo il cellulare e chiamo a casa tua. 

Risponde tua madre. Le dico che passerai la notte a casa nostra, che Silvia vuole tenerti un po’ con lei. Per tua madre non ci sono problemi, così concludo la chiamata e metto in moto la macchina. 

Durante il tragitto, ti giri verso di me e cominci a fissarmi. 

Mi sento osservato, cosa che mi rende irrequieto. Perché mi guardi?

- sei così bello luca – dici, sospirando.

Oh mamma! Mi sfugge il volante di mano, ma riprendo subito il controllo dell’auto. 

Di me stesso un po’ meno.

- ah.. ah si? – dico, cercando di essere indifferente.

- si, lo sei. Sei il mio principe azzurro. Solo che tu hai avuto la sfortuna di innamorarti di un’altra.- dici.

Stringo il volante, mica che mi sfuggisse un’altra volta.

- senti Sare’… tu non sai quello che dici, non sei in te… - ti giustifico. 

Non che voglia fartelo capire a te, semplicemente mi devo auto-convincere io che tu stia mentendo. 

Che tu stia dicendo quelle cose solo per l’effetto dell’alcool.

- no no… io so fin troppo bene quello che sto dicendo. Credimi Luca, sarò anche ubriaca, ma queste cose le sento davvero. Sono mesi che le sento. Forse da sempre. Ma prima ero troppo piccola per rendermi conto di quello che provavo. Poi sono cresciuta e … bang! Mi sono trovata davanti a questa realtà. E non sapevo come affronatrla. Sapevo che è un amore impossibile. Così me lo sono sempre negata. Ho sempre mentito, anche a me stessa-. Dici, il tono di voce flebile.

- ma…- provo a ribattere. Non voglio ascoltare altro. Deve fermarsi. Il mio cuore non lo regge.

- no, Luca, ascoltami. Non mi interrompere. Fammi finire. Quando hai sposato zia Silvia, li mi sono resa conto. Mi sono resa conto che non era una stupida cotta. Io ti amo Luca. Ti amo. Sei tutto quello di cui ho bisogno. Tutto. Sei il mio sorriso, il mio ossigeno, il mio primo pensiero… anzi, il mio unico pensiero ormai. Solo tu. E lo sai perché ero in quel bar? Per te. Perché non ce la faccio più a vederti con zia Silvia. A venire alle sue cene, a fingere, a sorridere, mentre dentro, ogni volta che la baci, che la guardi, mi sento morire. Non ce la faccio più-. Dici, mentre i tuoi occhi si riempiono di lacrime.

Ogni tua parola è un pugnale affilato e mi squarcia il petto. Scusami. Mi dispiace.

Arriviamo a casa che tu ti sei addormentata. La tua testa è appoggiata dolcemente al finestrino. 

Ti guardo, per qualche minuto. Guardo il contorno del tuo viso, delle tue labbra. 

Cerco di cacciare via quei pensieri. 

Perché Sara, io non potrò mai amarti. 

O meglio, non come ti aspetti tu. 

Non ci potrà mai essere nulla tra di noi. 

E questo fa male anche a me. 

Ma una cosa è certa…

- sappi solo che il mio cuore è già tuo – sussurro, tra me e me, mentre ti prendo in braccio, tenendoti stretta fra le tue braccia.


Lascio finire quel ricordo, cerco di accantonarlo in un angolo remoto. 

Ma non ci riesco. 

La tua voce è sempre presente nella mia testa…

Sei bellissimo Luca”… “ Io Ti Amo Luca!”…. “ Sei il mio sorriso, il mio ossigeno, il mio pensiero”… “ Mi sento morire. Non ce la faccio più”…

Credo proprio che una volta che te ne andrai di qui Sare’, il mobile bar mi farà molta compagnia oggi….

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Capitolo 5
*** 3-Ho paura ***


3-ho paura

Rieccomi!!!!!!! ecco qui il nuovo capitolo, spero non vi dispiaccia: sono solo pensieri. Fatemi sapere se vi è piaciuto o meno... sono curiosa... 

Ringrazio:

-chi ha messo la storia nelle seguite:
   BadWolfTimeLord
   sine_nomine
-chi recensisce:
   BadWolfTimeLord
-chi ha messo la storia nelle preferite:
   BadWolfTimeLord (anche nelle ricordate)
   liz89
Grazie di tutto!!!

3- Ho paura

POV SARA

Me ne sto qui, i-pod, sabbia, mare, cielo, sole… una ragazza come me non potrebbe passare un pomeriggio migliore. 

Ho anche un po’ di cioccolato nella borsa. 

Beh, che dire, il paradiso in terra per un’adolescente.

Non per me. 

Non oggi. 

Dopo scuola sono venuta subito qui. 

A pensare. 

Viaggiamo di fantasia.

Potrei avere vicino un bel ragazzo, con dei bei pettorali scolpiti, abbronzato ecc ecc… insomma, quei ragazzi da capogiro. 

Ma non è abbastanza. Continuiamo con la mia fantasia. Potrebbe esserci un bel ristorante sulla spiaggia, carino, romantico. Il ragazzo mi chiede gentilmente se voglio cenare con lui. 

E io? Cosa gli risponderei io?

No. 

Mai. 

E lo sai perché Luca? Perché io non riuscirei mai ad uscire con un altro. 

E invece, sorpresa delle sorprese, ieri torno a casa e trovo zia Silvia che gongola in cucina con mia madre. E scopro che tu, tu mio caro Luca, le hai regalato un viaggio di un mese quest’estate. 

Non solo te la sei sposata, ma ora ci mancava solo la luna di miele. In ritardo oltretutto. 

E a me? A me non ci pensi? No, come potresti.

Tu di me sai solo che sono una ragazzina, la figlia del tuo migliore amico. 

Ormai sono tua nipote. 

Zio. Zio Luca. 

Non riesco neanche a pensarci. 

Io non voglio te come zio, non voglio. 

Io amo te. Per sempre. 

Tu non hai idea di quanto ti amo, di quanto sono in grado di amarti. 

Di pensarti, durante il giorno. 

Di sognarti la notte. 

Di ritrovarti in ogni cosa che faccio, ogni cosa che vedo. Ogni posto che visito. Ovunque mi giro, ovunque guardo, ci sei sempre. 

E il bello è che in quei momenti, tu non sei li. È solo una sensazione. 

Più non ci sei, e più ti sento vicino. 

Il paradosso è che invece, quando ci sei, non ti sento vicino a me. Ti sento distante mille miglia da me. 

È strano? Si, lo è. Ma cosa ci posso fare? Nulla. 

Quando siamo insieme, e c’è altra gente, io per te non esisto. Non mi guardi. Mi parli solo lo stretto necessario. 

Quando invece siamo soli, mi guardi negli occhi. È quasi una supplica, mi supplichi di allontanarmi da te, come se la mia presenza ti facesse male. 

Non ti capisco proprio Corsari. Perché mi tratti così? Cosa ho fatto per meritarmelo?

Guardo verso l’orizzonte. 

Si sta facendo tardi, il sole ha quasi raggiunto la sottile linea che separa il mare dal cielo. 

Sempre se esiste una linea. 

Vedi Luca, noi due siamo come il mare e il cielo. Due esseri infiniti, così banali e allo stesso tempo spettacolari e unici. 

E all’orizzonte ci dividiamo, o forse, è solo l’ignoranza della gente che ci divide. 

Perché noi, all’orizzonte, ci uniamo alla vista. 

L’uomo invece, sa che quello non è un’incontro. 

Sa benissimo che il cielo e il mare non si incontreranno mai. 

Ma noi, noi non siamo come loro. 

Noi siamo il cielo e il mare. 

Possiamo scegliere se giocare seconde le regole degli altri, oppure alle nostre.

E io, io ho già scelto, Luca. Io ho scelto di venirti incontro. Ma finchè tu, non farai la mia stessa scelta, non ci potremo mai incontrare. Anzi, prima ancora ti devi rendere conto di cosa siamo, l’uno per l’altro. Devi comprendere l’importanza che abbiamo. 

Perché il mare, senza il cielo, non è nulla. 

E viceversa. 

Io senza di te sono vuota, non sento nulla. 

Non sono più io. Non riesco ad essere io. 

Mentre tu, senza di me, sono più che certa, fai finta di stare bene. 

Ma io so, che con me, staresti molto meglio. 

Io conosco ogni tuo sogno, ogni tuo pensiero. 

Tu conosci tutto di me. 

L’unica cosa che non sai, e forse la più importante, è che ti amo. Ma questo tu non lo saprai mai. 

Perché non te lo dirò. 

Ho paura Luca. 

Ho paura di quello che potrebbe succedere se lo scoprissi. 

Ho paura che mi eviteresti. 

Mi allontanerai. 

Ho paura che papà possa scoprirlo. 

Ho tanta paura. 

Ma non ho paura di amarti. Quello mai. 

Ma forse non sono ancora pronta ad affrontarne le conseguenze.



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Capitolo 6
*** 4-La mia colpa ***


4-la mia colpa Eccomi di nuovo qui con il nuovo capitolo!... Spero vi piaccia!  Sono di corsa, ma comunque i miei ringraziamenti vanno a chi recensisce e a chi mette la storia tra preferiti, seguita e ricordata.
Bacione

4- la mia colpa

POV LUCA

Due ore. 

Due ore di pausa. 

Chiunque gioirebbe al mio posto. 

Io no. Io ho bisogno di lavorare. 

Ne ho bisogno perché mi impedisce di pensarti, Sara.

Lo so, è brutto da dire. Ma non posso permettermi di pensarti. Non posso.

Apro la porta di casa. È tutto silenzioso. Silvia sarà uscita. 

Vado in cucina, ma con mia enorme sorpresa mi accorgo di non aver ragione. 

Silvia è in casa. 

È seduta in cucina, lo sguardo perso nel vuoto. 

O meglio, perso in un pacchettino regalo. 

Mi viene da sorridere. 

L’ho preso per te, Sara. Per farmi perdonare dell’altro giorno, quando ti ho risposto male.

- sorridi eh? – dice Silvia, in tono acido, guardandomi. Sembra che abbia pianto.

- e che dovrei fa’?- le rispondo. 

Conosco il tono di voce. Sta cercando una lite. Cerca sempre una scusante per accusarmi di tradimento. 

Non sopporto il suo modo di fare. Ormai sono mesi che non lo sopporto più. 

Alcune volte mi pento anche del matrimonio.

E dopo quello che mi hai detto tu, Sara, di quanto ti faccia stare male questo mio “legame” con tua zia, mi viene un peso allo stomaco che neanche immagini.

- per chi l’hai preso? – chiede.

- non ti passa neanche per l’anticamera del cervello che io l’abbia preso per te?- chiedo sgarbato, mentendo.

- si, Luca. Ho pensato anche a questo. Ed ero contenta. Ma poi, mentre stavo svuotando il cestino sotto la scrivania, ho notato tanti fogli accartocciati. Tante lettere che hai scritto. Ma non erano per me. –

Non è possibile. Oh ca**o! Avrei dovuto gettarle subito. 

Erano lettere che avevo scritto dopo la tua sbronza. 

Lettere che cominciavo… che non finivo… che gettavo. 

Lettere che tu, la mia piccola non avresti mai letto. 

E che invece Silvia aveva letto. 

Mi do dello stupido, ma ricordo perfettamente di non aver mai citato il tuo nome, Sara. Ho sempre usato nomignoli. Per lo meno sei salva.

Ma non posso rischiare con Silvia. 

Invento la prima balla, e le spiego, stando serio e tranquillo. 

È l’unico modo per tranquillizzarla e per farle credere alle mie parole.

- senti, il regalo è… è per te… le lettere non sono quello che pensi. Un mio amico mi ha chiesto di aiutarlo. L’atro giorno quando sei uscita, abbiamo passato qui il pomeriggio, e ci siamo messi dietro. Voleva dichiararsi, gli ho semplicemente dato una mano…- dico io. 

La cosa che mi fa più male non è il pensiero che potrebbe anche non capirmi, ma ho sacrificato il bracciale per te. 

Ne prenderò un altro, sicuro. 

Ho bisogno di sentire che non ce l’hai con me. 

Sapere che mi ami, anche se non posso farti sentire che anche io ti amo.

Silvia continua a scrutarmi, poi alla fine si scioglie, viene verso di me e mi abbraccia.

- scusa amore… è solo che non ci ho più visto. L’idea che tu possa amare un’altra mi da alla testa…- e prende a baciarmi sul collo.

Si, anche a me il fatto che amo te e non Silvia mi da alla testa. Ma devo fingere. Continuare così…

Anche perché non sono l’unico che finge. 

Sara, ti comporti come sempre. 

Non è cambiato niente da quando ti sei dichiarata. 

O forse sono io quello che non ha capito nulla. Forse te hai una stupida cotta. E quando ti sei dichiarata me lo hai fatto passare come un grande amore, ma solo perché eri ubriaca. 

Solo l’idea mi fa urlare il cuore. Sento che non reggerò molto. 

Sembra quasi che tu non sappia, che tu non conosca l’importanza delle tue parole. 

Lascerò che sia il tempo a dirmelo. Solo quello mi aiuterà a capire. 

Nel frattempo, il mio sentimento per te svanirà. 

Deve svanire. 

Anche con cattive maniere. Perché non posso fare un torto così grande a Bruno.

Bruno, che mi ha preso in custodia come un figlio. Non potrei mai sopravvivere sapendo di averlo deluso. 

Ma adesso come adesso, non riuscirei nemmeno a sopravvivere senza di te. Ho bisogno della tua forza, del tuo sorriso, della tua grinta. 

Ma ora, adesso che ci penso, sono mesi che non vedo nulla di tutto ciò. 

Ed è solo colpa mia se sei in questo stato. Sono io che ti ho frantumato il cuore. 

Io che ogni giorno ti spengo sempre di più. 

E solo un codardo come me, dopo avere una colpa del genere, avrebbe ancora il coraggio di guardarsi allo specchio.

Ma adesso basta. Basta con queste cose. 

Sappiamo entrambi che non ci sarà mai nulla. 

Così ci facciamo del male da soli. 

Non posso assecondarti. 

L’unica cosa che posso fare è respingerti, fino a quando anche tu ti stancherai, fino a quando capirai che è una storia senza senso, senza capo né coda. 

E quando lo capirai, vorrà dire che ti avrò distrutto per sempre il cuore. 

Questo sarà il mio peccato. 

Una colpa che mi porterò nel cuore per sempre.

A qualcun altro, il compito di rimettere insieme i pezzi.


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Capitolo 7
*** 5-Semplicemente ladro ***


5-semplicemente ladro
Eccomi con il nuovo capitolo... Spero vi piaccia!!! <3

@BadWolfTimeLOrd

Anche se sei l'unica, mi fa sempre piacere... e fidati, non mi verrai a noia! Mi fa piacere che i capitoli ti piacciano, sono davvero soddisfatta! Grazie mille!

Ringrazio:

-chi ha messo la storia tra i preferiti: 

      BadWolfTimeLord  &  liz89

-chi ha messo la storia nelle ricordate:

      BadWolfTimeLord

-chi ha messo la storia nelle seguite:

      BadWolfTmeLord, CELTICgirl    &    sine_nomine

GRAZIE A TUTTI!!!

5- Semplicemente ladro.

POV SARA

Non riesco a dormire. Continuo a rigirarmi nel letto.

Ormai è una settimana che siete tornati, tu e zia Silvia, dal viaggio. 

Un mese. Ho passato un mese senza di te. 

Come ho fatto a sopravvivere? Semplice. 

Mi sentivo già morta prima. E un morto non può morire di nuovo. 

Ma a quanto pare, mentre io ero qui a passare le pene dell’inferno, neanche tu te la sei spassato alla grande. 

Da quel che ho sentito, tu e lei avete litigato un giorno si e un giorno si, con un intervallo di qualche ora ogni settimana, per poi riprendere la guerriglia.

Come hai potuto sposare una donna con cui hai quei litigi? 

Pensi di stare bene? 

Se si, fidati amore mio, ti consiglio lo stesso psicologo di Giuliano. 

Magari ti consiglia lo stesso “percorso” che ha consigliato al neo- divorziato. 

Così magari ti apre gli occhi, e non si sa mai che decidi a lasciarla. 

Non ti merita. 

Lo so, sono cattiva, e a volte mi sorprendo pure di me stessa. 

È mia zia. Dovrei volere il meglio per lei. 

E in un certo senso è così. Non fa altro che soffrire per causa tua. 

Quindi, per il mio bene, il tuo e il suo, che ne dici di un bel divorzio? 

Ok, la smetto di pensare così male.

Ogni tanto mi chiedo cosa sarebbe successo, se il giorno del matrimonio, a quel fatidico “ se qualcuno è contrario a questa unione, parli adesso o taccia per sempre” ( o comunque qualcosa del genere)… beh, se io avessi interrotto la cerimonia e ti avessi dichiarato il mio amore. 

Cosa avresti fatto, bel poliziotto? Avresti rinunciato per me?

Che stupidi pensieri… tu non saprai mai cosa provo per te. 

O meglio, potrei anche dirtelo, ma faresti finta di non capire… o peggio, mi sottovaluteresti, pensando a una semplice cotta di una quindicenne con gli ormoni scombussolati. 

Non voglio neanche pensare all’idea che tu possa allontanarmi. Ma so che non lo faresti mai.

Chiudo gli occhi. 

Mi lascio trasportare dal ricordo del tuo profumo, del tuo abbraccio una settimana fa in aeroporto. 

Sembrava che ti fossi mancata sul serio. 

Sembrava. 

O forse sono io che mi immagino il tutto.

Ma queste fantasie, sono l’unica cosa che mi fa andare avanti. 

Ti sembro cupa e spenta? Sarei peggio, se non mi restasse una delle cose più care che ha una bambina che cresce. 

La fantasia. 

Perché quando si diventa adulti, non si fantastica più. 

Ma io, Corsari, giuro che finchè non avrò realizzato il mio desiderio più grande, sopravviverò con le mie fantasie. 

Fantasie che narrano di noi. 

Fino a quando tu, non mi farai crescere veramente, realizzandole una ad una, non lasciandomi così il bisogno di farmi cullare da esse. 

Perché avrò te. 

Avrò la mia splendida realtà. 

E allora quelle, saranno solo un ricordo. 

Non ti chiedo molto. 

Voglio crescere con te. 

Senza, mi faresti restare una stupida, un’illusa. Che cosa ti costa?

Mi stai distruggendo dolcemente Luca…

Sei entrato così prepotentemente nella mia vita.

Mi ricordo ancora il giorno in cui ci stavamo facendo il solletico. O meglio, tu stavi facendo il solletico a me. Perché io, tanto ridevo, avevo perso le forze. E più ridevo, più le perdevo. 

Alla fine ti eri deciso a darmi un time out. 

Ma non ti eri mosso da sopra di me. Eravamo rimasti li, a fissarci negli occhi, con il fiatone per le risate. 

È stato li, che sei entrato e hai rubato il mio cuore. 

Altro che poliziotto. 

Sei un ladro. 

E io sono rimasta scioccata. Perché poi, dolcemente me lo hai restituito. 

Ma non era più il mio cuore. 

Era un cuore che non sapeva più battere da solo. 

Ci riusciva, anzi, ci riesce, solo con te. Senza, vado in arresto cardiaco. 

Me lo hai rubato, me lo hai restituito difettoso, me lo hai spezzato in mille pezzi al matrimonio. 

Un uomo d’onore quale spero tu sia, a questo punto me lo riaggiusterebbe. 

Si Luca, devi aiutarmi a guarire. 

Non ce la faccio più a guardarmi allo specchio e a non riuscire a vedere un’ombra di sorriso. 

Un sorriso.

Sembra una cosa così lontana.

Aiutami.

Ma forse sono io che faccio di tutto per impedirtelo. 

Perché forse, se tu sapessi, mi aiuteresti. 

Ci sono due strade che posso percorrere. 

Stare con te, o dimenticare te; direi che preferisco la prima, ma in entrambe, so per certo, che starei meglio. 

Allora, Corsari, che ne dici? Mi aiuterai?


Piaciuto?

Comunque se avete amato come me la fiction di TPB, io sono una di quelle fans che ancora non si è arresa, e continua a lottare per avere una seconda stagione. 

Mano a mano vi lascerò dei link, e se vorrete potrete combattere con me e altri centinaia di fans questa battaglia.

http://forum.sorrisi.com/showthread.php?t=1117
A questo link potrete commentare il problema che sia l'AUDITEL ha decidere e non gli spettatori...
Spero di avervi vicino... un bacio alla prossima!

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Capitolo 8
*** 6-ninna nanna marina ***


6-ninna nanna marina(prima parte) Cu-cu! Eccomi!
Decido di postare adesso, anche perchè fino a venerdì sarò impegnatissima... allora, tralascio oggi i ringraziamenti, per dirvi ancora una volta (lo so, vi verrò a noia) che se vogliamo la seconda stagione, sul forum della mediaset hanno proposto varie idee, e da domani si inizia a bombardare, anche perchè non sembra solo l'auditel l'unico problema... comunque un piccolo (anzi enorme) ringraziamento volevo farlo a BadWolfTimeLord, che mi recensisce ogni capitolo: grazie mille!!!

Ecco a voi il seguito, inutile esprimervi il mio desiderio che vi piaccia ;-)

6- ninna nanna marina (prima parte)

POV SARA

Spalanco gli occhi. 

Non riesco a crederci. 

Silenziosa, nel mio cuore corre una crepa, che dolorosa e veloce lo manda in frantumi. 

I miei occhi si riempiono di lacrime salate. Mi appannano la vista. 

Un'orribile vista. 

Mi rifiuto di credere possibile una disgrazia del genere. 

Mi ritornarono in mente delle parole, che zia mi aveva detto tempo fa, davanti alla stessa vetrata.


(flashback)

-non trovi carine quelle tutine così piccole? Sono tenerissime!- dico io, estasiata, indicando dei capi esposti. È una giornata di sole e io e zia stiamo facendo shopping. Non che un negozio per bimbi sia la nostra meta... ma passavamo di qui... - possiamo entrare?- chiedo io, con il labbrino.

-ma sei impazzita? - chiede lei divertita e spiazzata.

-e dai! Solo per dare un'occhiata!- insisto. -non sei curiosa?-

-no, per niente! Io metterò piede in un negozio per neonati solo quando sarò ufficialmente incinta! E ora non sono nemmeno sposata! Quindi... non si fa nulla. Non prima di essere incinta! Mai!- dice lei, sottolineando la sua disapprovazione. L'argomento bimbi era sempre delicato da affrontare con lei. Non faccio in tempo a ribattere che lei sta già fuggendo da quella vetrina, camminando velocemente lungo il marciapiede.


Accantono quella scena in un angolino della testa. 

È l'unica cosa plausibile. 

Zia è incinta. 

È incinta di te, Luca.

Il solo pensiero mi fa cedere le gambe.

Devo allontanarmi da qui. 

Non riuscirei a sopportare di vedere ancora Silvia in quel negozio, che esamina le tutine con un sorriso spento. 

Non ce la faccio.

Comincio a correre. Corro concentrando ogni forza ed energia nel farlo. Lascio che le lacrime scendano lungo le guance, per poi lasciarsi, a causa della velocità. Scendono, non si fermano. Non le controllo, ma non voglio nemmeno fermarle.

Sono l'unico legame che mi ricorda quanto ti amo, l'unico legame che ho con il tuo amore per te. 

L'amore e il dolore non hanno confini. Sono in equilibrio, nella stessa quantità. E quando il dolore aumenta e comincia a mangiar via l'amore, intervengono le lacrime, che tracciano un confine, un leggerissimo confine salato, che riporta l'equilibrio. 

Mi ricordano perché ti amo. Quanto ti amo. Mi ricordano che tu ci sei. Che non sei solo un sogno proibito di un'adolescente. Mi ricordano che esisti. Che per me sei tutto. Mi danno delle ragioni in più per amarti.

Ho tante ragioni per lasciar perdere tutto, per dimenticarti, e oggi ne ho una in più. Una che da sola ne vale mille. 

Avrai un figlio.

Non avrei mai creduto di poter maledire una creatura così dolce e indifesa. 

Metterà fine alle mie speranze. Stroncherà i miei sogni come i giardinieri sradicano le erbacce dalle aiuole.

Che vita è una vita senza sogni? Una vita inutile.

E una vita senza te? Invivibile.

Tu sei la mia ragione di vita, e ti ho perso. Per sempre. 

Saremo amici, come lo siamo sempre stati. 

Forse come fratelli. 

O forse tu farai bene la tua parte di zio. 

Fingerò di sorridere felice guardandoti con in braccio il poppante, mentre dolcemente bacerai zia.

Inciampo.

Fine della corsa.

Mi rialzo e controllo le mani, brucianti. Vedo dei graffi e delle piccole sbucciature, decorate con i sassolini dell'asfalto. Bruciano, le sento pulsare. Ma non le noto. 

È come se il mio corpo ignorasse questo inutile dolore, per dedicarsi alla ferita più profonda.

Una ferita che ha squarciato un cuore con inciso il tuo nome, Luca Corsari.

Si sta facendo buio, ma non voglio tornare a casa.

Non voglio aprire la porta e trovare mamma con un sorriso da orecchio a orecchio che mi darà la “splendida” notizia.

No Luca, non voglio sentirla. 

Sarebbe come rendere ufficiale la cosa. So che lo è già, ma adesso, che nessuno ha pronunciato nessuna frase in riguardo, mi sembra solo un brutto sogno. Un incubo da cui mi sveglierò. Un incubo da cui voglio scappare. 

Riprendo a correre. Potrei inciampare ancora, dato che le forze cominciano a stremare. Non mi interessa.

E io che ero così di buon umore... dio Luca!

Perché devi sempre rovinare tutto??? Perché? 

Siamo stati così bene ieri notte. Abbiamo dormito insieme! Come puoi rendermi felice un momento e un momento dopo farmi a pezzi?

Sei stato chiaro due settimane fa. Non so come sia potuto succedere. Come ho potuto scordare di essermi dichiarata. Ero ubriaca, ma qualcosa dovevo ricordare. 

Invece, fino a quando non mi hai detto che era meglio se lasciassi perdere, non ricordavo nulla. 

Ma poi, più ci pensavo, più mi tornavano in mente scene di quella sera.

Di quando arrossivi. Di quando per poco non andavamo a schiantarci sul muricciolo sul lato della strada. 

Ma tu, non hai detto nulla a nessuno. 

Dolcemente mi hai detto che è una storia impossibile. 

Ma sai Luca, non hai accennato al fatto che sei sposato con zia, che non potrai mai amarmi. Mi hai solo detto che non puoi.

Non puoi, non che non vuoi!

E ora! Ora più che mai non potremo. Nessuno dei due.

In queste due settimane mi sentivo coraggiosa, maliziosa. Ti ho corteggiato. Ma per cosa? Per ricevere una pugnalata al cuore?

Ormai è tutto buio. Chissà che ore sono. Non ho nemmeno la forza di guardare le ore. 

Mi guardo intorno. Non so dove sono. Non so neanche come ci sono arrivata qui.

Sento il mare. Le onde che si gettano sulla riva. 

Intravedo un muricciolo. 

Non sono mai stata da queste parti.

Sono ore che corro, mi fermo, mi riposo, e poi corro. 

O meglio. Io non stavo correndo. Stavo scappando. Sono una codarda. Una codarda che ha paura della sua realtà, della sua vita.

Scavalco il muretto in pietra, e mi dirigo verso la riva. Un lampione in lontananza mi fa evitare di inciampare in uno di quei tronchi bianchi che di solito decorano gli spiaggioni. 

Mi siedo a pochi metri dalle piccole onde che spumeggianti si battono contro la sabbia. 

Sono così piccole, eppure si scagliano con tutta la potenza che hanno sulla sabbia. Come me. Come me contro il mio destino. Ma è un nemico imbattibile. Un nemico che non si può abbattere. Le onde cercano di frantumare la sabbia, ma quella è già in frantumi, e non sparisce mai. Ne va via un po', tra le onde, ma ne rimane sempre un'infinità. Sempre.

È vero, l'acqua in anni e anni di duro lavoro, li rimpicciolisce sempre di più, a quei granuletti, fino a farli scomparire.

Ma posso farlo anche io? Con il mio futuro? Senza te, vedo solo cose brutte, nel mio futuro.

Accarezzo la superficie sabbiosa con una mano, al mio fianco. La mia mano si stringe contro quello che sembra un sasso molto levigato.

Lo guardo, e mi accorgo che è una splendida conchiglia.

È perfetta. Nessuna scheggiatura. Perfetta.

È vero, forse il mare non può sconfiggere la sabbia, non può eliminarla.

Ma può dare vita a delle meraviglie.

E con questo pensiero, mi sdraio, usando la borsa come cuscino. E sotto un cielo stellato, mi addormento, cullata dalla ninna nanna marina.

Piaciuto? Spero di si... alla prossima! =)



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Capitolo 9
*** 6-dove sei Sara? ***


6-dove sei sara? (seconda parte)

Eccomi!!!!!! Vi sono mancata? Beh, direte  "ma anche no", solo che a me mi piace un casino pubblicare qui... recensisce solo BadWolfTimeLord, ma vedo che ci sono dei preferiti, delle seguite... e comunque non mi sembra che le visite siano poche... quindi, non demordo e continuo a pubblicare... non che vedo in questi capitoli dei capolavori, anzi... solo che ci metto impegno, quindi alla fine l'importante è essere soddisfatti... o no?

Bando alle chiacchiere, ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia! Alla prossima!

6-dove sei Sara? (seconda parte)

POV LUCA

Erano ormai due ore che viaggiavo in macchina. Due stramaledette ore e non ti ho ancora trovata. 

Il mio cuore batte all'impazzata, ma al solo pensiero che ti sia capitato qualcosa... si ferma. 

Si ferma all'idea di te in pericolo, si ferma all'idea che non ci sarai a sorridermi come sempre. 

No, non ci devo pensare. 

Non riesco neanche ad immaginare una vita senza di te. 

Senza il tuo sorriso, che da tempo non vedo più illuminarti il volto, senza la tua grinta, che da tempo si è spenta, abbandonandoti. 

È tutta colpa mia. Solo colpa mia. 

Ma adesso è diverso.

Sara, se solo riuscissi a sentire i miei pensieri. 

Io e Silvia ci siamo lasciati. Non esiste più un noi. Non è mai esistito un noi. 

Solo con te. Solo conte io riesco a non sentirmi solo. Potrei trovarmi in una sala piena di gente, ma senza di te, è inutile.

Ha ragione Silvia. 

Ci siamo lasciati stamane, lei crede che io l'abbia tradita. Non le ho detto nulla per pensare il contrario. Ho solo agevolato il corso degli eventi. Quel matrimonio era finito da tempo, da molto tempo. Forse non è neanche mai cominciato, per lo meno da parte mia. Mi sono legato a lei solo perchè non era una storia di una notte. Non che l'ho mai amata sul serio, ma il fatto di vederla ogni giorno, impediva un distacco da lei. Le ho voluto bene, lo ammetto. E mi dispiace di averla fatta soffrire. 

Ma non sono mai riuscita ad amarla. Mai.

Dove sei Sara?

Ti cerco.

I miei occhi danzano su ogni dettaglio della città.

Ogni singolo dettaglio della notte.

Ogni ombra.

Ti cerco, non ti ho mai cercata così tanto.

Forse perché sapevo di averti sempre al mio fianco.

Ogni giorno.

Ti troverò Sara, stanne certa. Dovessi cercare per giorni interi. 

Voglio solo che tu sia al sicuro. Non chiedo nient'altro. 

Non chiedo che tu possa capire le mie ragioni, no chiedo che tu possa comprendere i miei rifiuti. 

Voglio solo che tu sappia che per te darei la vita. 

Perché la mia, senza di te, è come un cielo senza sole, una notte senza stelle. 

Non potrò mai darti quello che cerchi, ma ti starò sempre vicino. Come ho sempre fatto. 

Io per te ci sarò sempre. 

Mi fa male come a te, questo amore. Mi soffoca, non mi fa respirare.

Una svolta mi porta su un vialone che costeggia la spiaggia. 

Decido di accostare. Voglio chiamare Bruno. Magari l'hanno trovata. Digito il numero e aspetto che risponda.

Mi volto verso il mare. Una grossa ombra scura che si infrange delicata sulla sabbia. Quasi con la paura di farle male. Ma a lungo andare quella sabbia si logora, si fa sempre più fine. Come il tuo amore. I miei rifiuti sono delicati, cerco di essere il più dolce possibile. Ma a lungo andare, finiranno per far scomparire il tuo amore. È quello che deve succedere.

Ma non quello che voglio.

Dove sei Sara?

-Pronto Luca?-. È Bruno. Gli trema la voce. Colgo una nota di speranza nella sua voce. Mi dispiace doverla infrangere.

-l'avete trovata?- chiedo.

-no Luca. Deduco che nemmeno tu... - lascia la frase in sospeso.

-no- dico.

-Luca, cerchiamo ancora. Se tra due ore non la troviamo, chiamo in commissariato. La squadra di notte ci aiuterà. - disse, chiudendo la chiamata.

La morsa allo stomaco si fece più dolorosa, finendo con un groppo alla gola. Ricacciai indietro il magone. 

C'è il rischio che io ti perda, e non sono riuscito a dirti quanto sei importante per me, quanto ti... No, no. 

Non posso dirlo. 

Non mi è concesso nemmeno di pensarlo. 

Glielo devo a Bruno, a Rosy. Mi dispiace Sara, non posso. E non ti illuderò, perché sarò solo il tuo ex- zio. Puoi considerarmi un fratello. 

E un giorno ti innamorerai di un bel ragazzo della tua età, responsabile. 

Fino ad allora, sono certo che mi odierai, perché ti farò il cuore a pezzi. 

Ma quando non mi amerai più, quando darai il tuo cuore ad un altro, quando rivolgerai il tuo sorriso ad un altro, solo li capirò che sto facendo una cavolata a non lasciarmi andare. 

In cuor mio lo so già adesso, ma non brucia come dovrebbe. 

Lo faccio per Bruno, per te e anche per me.

Perché ho paura. Ho paura di illuderti. 

Sarà più facile per entrambi se non ci lasciamo andare.

(flashback)

-Bruno che c'è? Come mai mi hai chiamato d'urgenza?- dico, spalancando la porta.

I miei occhi incontrano quelli di Silvia. 

Sono solo poche ore che ci siamo lasciati. 

Poche ore fa, è rientrata a casa e mi ha lasciato. 

Mi ha lasciato per una ragazza sotto la doccia. Una ragazza che non sa essere sua nipote. 

È stato così facile non risponderle, lasciare che pensasse tutto ciò.

-Sara è sparita. Sono le 11 e 30, non è ancora tornata a casa. Al cellulare non risponde, e le amiche hanno detto che dopo scuola non è andata da nessuna parte. Dicono che stava tornando a casa.-

Quelle parole sono lontane. 

Come un ricordo. 

Ma invece sono il presente. 

Il cuore manca qualche battito. Il sangue mi pulsa nelle tempie.

Silvia stringe una tutina azzurra per neonati. Se la porta al petto, quasi come se potesse alleviare la preoccupazione. 

Fisso quella tutina. Un regalo che dovevamo fare alla nostra vicina di casa. Aveva appena avuto un bel bimbo. Un regalo ci sembrava dovuto. 

Ma in questo momento, quella tutina mi appare una cosa inutile. In questo dolore, nemmeno il pensiero di una nuova vita, riesce ad alleggerire la situazione.

-Vado- dico. Bruno non dice niente. Afferra al volo le chiavi della sua macchina. 

Ci dirigiamo in due direzioni diverse. 

Due direzioni, un solo scopo.

Sara.


Mi appoggio al muretto. 

Sembra una spiaggia bellissima.

Anche se è notte, l'atmosfera sembra fantastica. 

Ti ci porterò Sara. Staremo sulla spiaggia a divertirci.

Intravedo qualcosa. Sembra una figura umana.

C'è qualcuno sdraiato sulla spiaggia.

Sarà qualche persona ubriaca, troppo fuori per riuscire a tornare a casa. 

Non ho tempo per questi piccoli problemi.

Risalgo in macchina e giro la chiave.


P.S.: volevo ricordare l'iniziativa delle cartoline presa nel forum di mediaset. Ognuno di noi dovrebbe mandare almeno una cartolina alla settimana ( se sono di più è meglio) alla mediaset, per invocare la seconda stagione. Ebbene si, non ci arrendiamo. Una fiction così non può morire solo per la mentalità chiusa che ancora vige in Italia! Spero ci darete una mano, dopotutto una cartolina alla settimana non è una grande impresa. Grazie in anticipo! Ciaoooo!!!!

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Capitolo 10
*** 7-Dolci lacrime salate ***


7-dolci lacrime salate Rieccomi!!!! Vi  posto velocemente il capitolo, sono impegnata in un progetto sempre per richiedere TPB2 e non ho moltissimo tempo... quindi anche per questa volta purtroppo saltano i vari ringraziamenti... do solo un GRAZIE generale a tutti!

Buona lettura!

7- Dolci lacrime salate

Estate. Si può desiderare qualcosa di più?

Niente scuola, sole, mare e... beh, la cosa più importante: Luca in costume. Che splendida visione. 

Non che da vestito sia da meno, con le magliette aderenti che porta... i muscoli si vedono comunque. 

Però li, davanti ai miei occhi, con le goccioline salate che ti percorrono il corpo, così perfetto che sembri tu sia stato scolpito dagli dei, anzi, che faresti invidia anche al più bel dio greco, con uno sguardo da cucciolo che mi supplica di entrare in acqua con te... beh, dire che dovrebbe essere vietato a tutte le età è poco.

-e daje! Prendo una giornata di permesso per portarti al mare e tu nemmeno entri in acqua?-

E come faccio a dirti di no? 

Anche se volessi, le lettere mi si bloccherebbero in gola.

-mmm...- faccio io, come per pensarci su, anche se la decisione è ormai presa. 

E quando mi ricapita di averti tutto per me, senza dover stare attenta ai miei?

-Ah! Ci devi pure pensare eh?!- dici, scagliandoti su di me, prendendomi di peso e caricandomi su una spalla come un sacco di patate. 

Destinazione: riva. 

O meglio, quello che c'è oltre la riva...

-Luca! Mettimi giù!- urlo. Ma il cervello dice tutt'altro: “Guai a te se molli la presa. Tienimi così per sempre!”

Ormai gli avvenimenti di questa giornata sono già scritti, o per lo meno ciò che mi sta per capitare. 

Quello è decisamente inciso nel marmo. 

Non c'è via di fuga. 

Mi guardo attorno, per quanto l'essere quasi a testa in giù permette. La spiaggia è quasi deserta. In lontananza dei ragazzi giocano a beachvolley. 

Siamo solo io e te. 

E non so perché, ma la cosa mi piace. O meglio, il perché lo so benissimo...

Neanche dieci secondi che sono su una tua spalla, che faccio appena in tempo a prendere un bel respiro e a tappare il naso, che mi lanci in acqua.

Sono circondata da bollicine e non vedo nemmeno a un centimetro dal mio naso. 

È tutto bianco. 

Mi sembra di stare in una bottiglia di acqua frizzante dopo che è stata agitata. 

Mi sento prendere per i fianchi. 

Per un secondo mi si ferma il cuore dallo spavento, ma quelle mani le riconoscerei tra mille ad occhi chiusi. 

Luca. 

Mi riporti in superficie.

Aria. Tanta aria. 

Ho sempre odiato i tuffi. Stare in acqua no, adoro il mare, ma i tuffi sono una cosa da evitare con me. Tutte quelle bolle che si creano mi danno l'impressione di essere schiacciata, compressa.

E Luca questo lo sai. Lo sai da sempre.

Mi giro lentamente verso di te, e ti fulmino.

Tu divertito mi sorridi.

-Lo so. I tuffi non ti piacciono. Però è stato forte. È uscito bene...- cerchi di scusarsi, trattenendo le risa.

-Ah si? È stato divertente? Bene. Sono contenta che tu sia riuscito a sfogarti... - dico sarcastica, ma allo stesso tempo divertita. 

Come faccio a tenerti il broncio? 

Qualcuno mi getta dal cielo il manuale di istruzioni per resistere a Luca? 

C'è nessuno?

I need help!

Ci guardiamo un po' negli occhi, sempre con un sorriso che ci illumina il volto. 

Poi non so cosa ti prende, vedo una strana luce nei tuoi occhi. É come se dentro di te ci fosse una lotta furiosa.

Ti fai serio.

Conosco quello sguardo. 

È lo sguardo di chi sta per accorgersi che tutta questa situazione è sbagliata.

Di chi non dovrebbe essere li in acqua con me, con ancora le mani sui miei fianchi.

È lo sguardo di chi sta per interrompere questa magia estiva.

Erano quasi tre settimane che non stavamo un po' insieme. 

Dopo la notte in cui mi hai ritrovata sulla spiaggia, è come se fossi stato schivo nei miei confronti. 

Ma io mi ricordo cosa hai detto. Sono svenuta poi, ma quelle parole me le porterò in ricordo per sempre. 

Mi hai risposto “anche io”. 

Non ti ho chiesto spiegazioni. 

So già che ti tirerai indietro. 

Ma queste due parole, mi danno la forza di andare avanti, di non arrendermi ad una amore impossibile.

Alcuni giorni non passavi nemmeno da casa. Mamma giustificava le tue assenze con nonna, dicendo che era per il matrimonio finito con zia Silvia. Nemmeno loro erano abituate a non vederti più in giro per casa. Ma io sapevo che non era per quello. Qualcosa mi diceva che la fine di quel matrimonio era stato un sollievo per te. In effetti, litigavate spesso.

Anche se nessuno mi ha detto per cosa vi siete lasciati. Mah, alla fine contava solo quello, il perché non erano affari miei dopotutto.

E stamattina, quando ho trovato quel bigliettino scritto velocemente e lasciato sul mio cuscino, mi sono sentita quelle farfalle nelle stomaco che da giorni non tornavano. 

Mi sono sentita finalmente bene.

Sento le tue mani farsi incerte sui miei fianchi. 

Non staccarle ti prego, non adesso. 

Poggio le mie sui tuoi avambracci, come a infonderti sicurezza. 

Abbassi lo sguardo.

-Sara io... -

-Lo so, ho capito... - dico, delusa dall'arrivo precoce della fine di quel momento. -dai, torniamo in spiaggia ad asciugarci, che tra un po' dobbiamo tornare a casa-. Stacco le mani, ma la tua presa è ancora li, leggera e delicata, ma li, che non se ne va.

Mi guardi. 

Luca, cosa c'è? Ti prego, non rovinare tutto con uno dei tuoi discorsi sul non possiamo, non è giusto e non è sano.

Siamo qui, per un giorno, lascia fuori i problemi.

Mi guardi, e forse riesci a leggere i miei pensieri, perché con un sospiro amareggiato, lasci la presa.

Faccio due passi verso la riva.

Non posso essere triste perché la giornata non ha raggiunto le mie aspettative.

Devo essere felice di quel poco che c'è stato. Rinchiudere questo bel ricordo nel mio cuore, custodirlo, nasconderlo. 

Per poi farlo tornare a galla per ricordarmi che ti amo o per farmi scendere una lacrima in ricordo di quei giorni felici.

Un altro passo. 

Da piccola odiavo camminare nell'acqua. È faticoso. Sembra che ogni passo che fai ce ne sono dieci pronti a spingerti indietro e il tuo corpo lotta per non perdere quel poco di terreno guadagnato.

È come con te Luca. Con te, è come camminare nell'acqua del mare, puntando i piedi nella sabbia. 

Dei giorni il mare è calmo, e fatico poco. Ma altri giorni le onde sono alte e le correnti forti mi stremano. 

Ma sono testarda, si sa. E non mi arrendo. 

Sarebbe come ammettere che il mare, quell'enorme distesa d'acqua che tanto mi piace, fosse all'improvviso mio nemico. E tu non sei il mio nemico. Sei la cosa più bella della mia vita.

Un altro passo.

Mi afferri il polso destro.

Un altro passo.

Un piccolo passo.

E poi altri cinque indietro.

Mi hai preso dal dietro, per la vita. 

Mi hai attirato a te, e hai circondato il mio corpo con le tue braccia da palestrato, accostando la tua guancia alla mia. 

Sto li, impietrita dal gesto, o forse dalla paura che un semplice movimento possa far cessare tutto. 

E non voglio.

Non so perché, ma i miei occhi si fanno lucidi, e le lacrime cominciano a scendere delicate e veloci sulle guance.

É il sale... sono sicura che è il sale...

Mi do della stupida. 

Perché devo sempre raccontarmi delle balle, solo per non accettare il fatto che tu riesci a farmi piangere anche con un semplice abbraccio?

Ma poi, sento qualcosa di caldo toccarmi lo zigomo, e non è una mia lacrima.

È la tua.

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Capitolo 11
*** 8-Codardo ***


8-codardo

Eccomi!!! Scusate l'attesa, spero che con questo capitolo mi farò perdonare... Oggi non sono di corsa, quindi farò le cose per bene...

Ringrazio di cuore BadWolfTimeLord e ____La Giu che hanno recensito

Chi ha messo la storia tra le seguite:
-BadWolfTimeLord
-CELTICgirl
-sine_nomine 

Chi ha messo la storia nei preferiti:
-BadWolfTimeLord 
-Cory90
-liz89 

Chi ha messo la storia nelle ricordate:
-BadWolfTimeLord

8- Codardo

POV Luca

Mi piace stare nella tua stanza. Ha il tuo profumo. 

Sulle pareti ci sono oggetti che raccontano di te: foto, disegni, peluches con quelle ventose che tanto ti piacciono, orecchini, collane... questi ultimi beffardi mi ricordano quanto in fretta sei cresciuta. 

Mi ricordo quando ti portavo in spalletta, quando ti compravo il gelato, quando cadevi e per farti smettere di piangere ti regalavo un bacetto delicato su quella pelle dolorosa.

Sorrido al ricordo.

Ora il mio bacio vorrei posarlo sulle tue labbra.

Sento la porta aprirsi. 

Il mio cuore fa un salto in gola, bloccando il respiro.

-Luca?- chiedi sorpresa.

-ciao Sare'- dico imbarazzato. E mo' che te dico?

“Sare' sto in camera tua perché ti amo, ma non posso, e quindi sto qui a consolarmi perché non ti avrò mai”.

Stupido. 

Non posso dirti una cosa del genere. 

Ti metterei in difficoltà. 

O meglio, ti farei capire che anche io ti amo, ma poi dovrò comunque prendere le distanze, e ti farei soffrire di più. 

Mi sono già fatto scappare troppo la sera che ti ho ritrovata sullo spiaggione. 

Ma ero stato troppo in pensiero, avevo rischiato di perderti e non mi pento di quello che ho detto. 

So che mi hai sentito, nonostante fosse solo un debole sussurro il mio. 

Ma tu non hai ripreso l'argomento. 

Hai capito che è meglio non parlarne. Non adesso.

-Tutto a posto Luca? Stai un po' pallido- dici. -che c'è? Ti faccio quest'effetto in accappatoio?-

Spalanco gli occhi, senza capire.

Poi il mio sguardo si posa sul tuo corpo, coperto solo da quella minuscola salvietta. 

Mi sento andare in fiamme.

-oh, stai riprendendo colorito...- dici divertita, innocente e carnefice allo stesso tempo.

A che gioco stai giocando Saretta?

-Ma tu non dovresti essere a scuola?- chiedo, spostando lo sguardo, troppo a lungo posato sul tuo corpo.

-no, oggi siamo a casa perchè è la festa del patrono...- spieghi. -tu invece?-

-io cosa?- chiedo.

Oh mannaggia! Come te lo dico perchè sono qui?

-Perchè tu non sei al lavoro?-

E perchè tu invece mi chiedi questo invece della domanda che tanto mi fa agognare adesso?

Perché ultimamente eviti di farmi certe domande? Sembra quasi che tu abbia già le risposte.

-ehm... perché tuo padre mi ha dato la giornata libera. In commissariato non c'era molto da fare, quindi mi ha mandato a casa.- racconto.

-Ah, bene. - dici.

Sei bellissima Sara. 

Tu non te ne rendi conto, ma sei stupenda.

Ci guardiamo silenziosi.

Sembra una routine la nostra. 

Quando calano questi silenzi ci guardiamo negli occhi. 

Non sono silenzi imbarazzati, ma silenzi carichi di emozioni, di amore... di noi due. 

Potrei stare così in eterno.

Tu mi sorridi e ti avvicini lentamente.

Continui a sorridere dolcemente. 

È quel sorriso sfacciato che mi mette con le spalle al muro.

Indietreggio.

È ridicolo da dire, ma mi fai paura. 

Fa paura il tuo sorriso, fa paura il tuo forte amore, fa paura il futuro.

Ma mi fa paura anche il presente.

Tu non demordi e continui ad avanzare, fino a quando mi metti veramente con le spalle al muro.

-Sara?!- faccio io a mo' di rimprovero.

-che c'è?- chiedi tu, sempre più vicina, con quella mini salvietta che ti copre.

-Sara?!- ripeto io, con ancora più evidente il tono del rimprovero.

Non posso permettere di perdere il controllo, e più tu ti avvicini più il mio autocontrollo si indebolisce. 

E lui è la mia unica difesa, l'unica cosa che mi ricorda che non posso. L'unico neurone sano in questo momento che mi impedisce di baciarti. 

Oh Bruno, ringrazia il mio autocontrollo.

-Tu mi ami?- chiedi.

Chiara, concisa, diretta.

Mi lasci spiazzato, come fai ad avere tutto questo coraggio?

-hai intenzione di rispondermi o dovrò sparire su un'altra spiaggia per sentirmelo dire? Guarda che ti ho sentito, ma voglio udirlo dalle tue labbra, forte e chiaro. Non un sussurro disperato mentre perdevo i sensi.- dici.

I tuoi occhi sono carichi di aspettative e speranze, e mi sento uno schifo sotto il tuo sguardo. 

Non posso ammetterlo, ti farei solo più male. 

Non possiamo, punto. Lo vuoi capire?

Ormai siamo molto vicini. 

Troppo vicini.

-finiamola qui- dico,con il cuore in gola, e scansandoti, apro la porta per uscire.

Prima di richiuderla, sento un tuo commento straziato.

-Codardo-

Hai ragione. 

Sono un codardo. 

Non ho il coraggio di esternare i miei sentimenti. 

Nemmeno davanti a te.

Te che sei la cosa più bella della mia vita. 

Una della poche ragioni che mi tengono su questa terra. 

E tra queste poche sei al primo posto. Ma anche al secondo. È una lotta eterna tra te e Bruno.

Non sopporterei l'idea che tuo padre possa odiarmi; ma l'idea di vedere la delusione, il dolore nei tuoi occhi mi distrugge. 

Non voglio vederti versare delle lacrime per me. 

Non le merito. 

Non merito il tuo amore, non merito il tuo dolore.

Mi sento così uno schifo nei tuoi confronti che non meriterei nemmeno la tua indifferenza.

Sono un codardo.

Solo questo.

Piaciuto??

Ricordo a tutte e fan di TPB di inviare più mail possibili alla mediaset per smuoverli sulla loro decisioni di non fare un'altra stagione e se possibile di inviare le cartoline... tutte le istruzioni le trovate sul forum della mediaset dedicato a questa splendida serie...

Alla prossima, un bacione!!! <3

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Capitolo 12
*** 9-Frappè ***


9-frappè

Eccomi... scusate il ritardo!!! Ringrazio tutti quelli che seguono questa storia: un grazie immenso!!!

Spero vi piaccia questo capitolo... bacio <3

9. Frappè

POV Sara

Guardo i nuvoloni che si avvicinano verso la spiaggia. Mannaggia al meteo e a questi temporali. Uffa, era una così bella giornata... e ho anche appena ordinato il mio mega frappè...

La cameriera si avvicina al mio tavolino.

- De chi è 'sto frappè jumbo al cioccolato?- chiede.

-si è mio.- dico.

È una ragazza giovane, forse di diciassette anni, con dei riccioli biondi che le ricadono sulle spalle. Ha un viso acqua e sapone, con carnagione chiara e occhi azzurri.

Se non fosse per l'accento romano avrei pensato che è una svedese. Magari ha origini del nord.

Mi serve il frappè e fa per andarsene. 

Ma poi si ferma, come ad aver cambiato idea, afferra una sedia da un altro tavolo e si siede davanti a me.

-io so' Raffaella, o mejo, Raffa.- dice, porgendomi la mano.

Mi sento confusa, ma mi sta simpatica.

-io sono Sara, o meglio, Sare'- dico con un sorriso.

-senti, non è per impicciarmi, ma se una ragazza come te ordina un mega frappè al cioccolato vuol dire che c'è qualcosa che non va. E poi prima di ordinare hai passato mezz'ora a fissare quella spiaggia.- dice, facendo cenno verso lo spiaggione.

Quello spiaggione. 

Lo stesso dove mi hai recuperata poche settimane prima. 

La stessa in cui mi hai detto che mi amavi, ignaro che potessi sentirti.

Ormai sono due settimane che non parliamo più, solo per il mio stupido carattere. 

Se non ti avessi chiesto nulla, magari a quest'ora saremmo qui insieme a mangiarci questo frappè.

Raffa mi guarda incuriosita, mentre tento con tutte le mie forze di ricacciare indietro le lacrime.

-ehy, che hai?- dice affettuosamente.

Ho voglia di sfogarmi, e si dice che con gli sconosciuti si guadagni il doppio. 

Io non ho più una migliore amica, Dana è tornata in Spagna, e ormai non ci sentiamo più molto spesso. 

E tutte le amiche che ho, beh, non sono le vere amiche. 

Invece con Raffa non ho nulla da perdere.

-Sono stata una stupida sfacciata. Ho chiesto al ragazzo... o meglio, all'uomo che amo se anche lui mi amava. Io ne ho la certezza, ma volevo sentirlo da lui, e invece come al solito a preferito scappare. Ora non ci parliamo neanche più.-

-addirittura uomo? Quanti anni ha?- chiede.

-fosse solo quello il problema, l'età. Solo che io sono giovane e a tutti i problemi do un'unica soluzione, l'amore. Ma lui è più maturo o stupido di me, e quindi l'amore non gli basta a superare le difficoltà.-

-vai, elenca questi problemi, magari ti do una mano...- dice, afferrandosi il pollice. Numero 1.

-allora, io sono minorenne, lui no. Questa è la numero uno. Numero due, ha 31 anni, cioè quindici più di me. Numero tre: sta in casa mia da quando aveva quattordici anni, diciamo che mio padre dopo che gli sono morti i genitori lo ha adottato. Numero quattro, mi ha visto nascere. Numero cinque, ora è il migliore amico di mio padre. Numero sei, è stato sposato con mia zia fino a qualche settimana fa. - elenco, recitando questa filastrocca troppe volte ascoltata.

Raffa rimane con gli occhi sgranati.

-quando hai finito quello, se vuoi la casa te ne offre un altro!- dice, indicando con il capo il frappè.

Sorrido.

-già, ne avrei proprio bisogno.- sospiro.

-senti, io non so nulla di questa situazione, ma lui in tutto questo che fa?- chiede.

-niente, non fa niente. Due settimane fa l'ho beccato in camera mia, così ho preso coraggio e gli ho chiesto se mi amava, e sai lui cosa mi ha risposto? “è meglio se la chiudiamo qui”- dico facendo il verso. 

Dio se solo ci ripenso mi assale una rabbia. 

Mi viene voglia di prenderti a schiaffi e di svegliarti un po' fuori.

-mmm.. capisco. È una cosa un po' delicata. I tuoi sanno qualcosa?-

-per l'amor di dio no!- esclamo. -Sarebbe la fine del mondo. Mio padre mi chiuderebbe in un convento di clausura e poi finirebbe in carcere per omicidio e occultamento di cadavere!-

-interessante- dice divertita. -senti, secondo me dovresti provare di nuovo a parlarci, magari riuscite a chiarirvi. In questo momento è l'unico consiglio che so darti. Adesso devo scappare, prima che mi licenzino. Buona fortuna, passa a trovarmi qui ogni tanto!-

Si alza con il suo vassoio e scompare all'interno del bar.

Sento qualcosa di freddo colpirmi il viso.

Evvai, ha già cominciato a piovere.

Finisco quel poco di frappè che era rimasto in fretta e furia, afferro la borsa e attraverso la strada, verso la spiaggia.

C'è la fermata del bus, ma senza pensilina purtroppo.

Scende solo qualche grosso gocciolone.

Poco più in là del bar vedo una ragazza giovane che corre, seguita da un ragazzo... non ci credo. 

Non puoi essere tu. 

Vedo che l'abbracci dal dietro e vi andate a riparare sotto gli ombrelloni dei tavoli.

Io non riesco a muovere un muscolo.

Adesso i goccioloni si fanno sempre più fitti, e si mischiano alle lacrime represse da quasi tre giorni. 

Ebbene si, sono tre giorni che ricacciavo indietro le lacrime.

Ma ora sono esplose come una bomba. 

Sono calde, ma mi sembra che ustionino la pelle delle mie guance dopo il loro passaggio.

Tu sorridi felice, poi stampi un bacio sulla fronte alla ragazza. 

Il mio cuore perde un battito. 

Sono lavata fradicia.

Un fulmine squarcia il cielo.

Tu alzi la testa e mi vedi.

Avanzi di qualche passo.

Raccolgo le mie cose e scappo, saltando oltre il muretto. 

Corro sulla spiaggia, il più lontano possibile da te.

Perchè Luca?

Perchè devi sempre rovinare tutto?

-SARA!!!!!!!!!- sento urlare.

Il mio nome pronunciato da te mi fa ancora più male. 

Come puoi andare in giro con un'altra e poi chiamarmi disperato?

Perdo l'equilibrio e cado rovinosamente sulla sabbia bagnata.

Fine della corsa.

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Capitolo 13
*** 9-testimone solo la pioggia ***


9-testimone solo la pioggia Scusate per il ritardo!!! è imperdonabile!!!  spero che con questo capitolo mi farò perdonare...
Per chi ancora non ne è venuto a conoscenza, la mediaset ha confermato che la seconda serie non si farà, causa il poco successo ottenuto e la mancanza di soldi (che naturalmente utilizzano per la tv spazzatura -.-'')... tutte le mainettine e i fan di TPB sono delusi e amareggiati da questa notizia, tutti abbiamo speso tempo e denaro per poter guardare in tv ciò che ci piace, ma questa è l'ennesima conferma che non siamo noi a decidere, e che ci dobbiamo accontentare della pappetta pronta fatta di litigi e parolacce sullo schermo... dopo questo sfogo, vi lascio al capitolo... Buona Lettura!!!!


9-Testimone solo la pioggia (parte 2)
POV Luca
-corri che se no ci laviamo tutti!- dico, correndo dietro di lei.
Dio quanti bei ricordi! È stupendo averla rivista. 
Nelle due ultime ore che abbiamo passato insieme mi sono sentito per un attimo felice, sono riuscito anche a dimenticare il casino che ho fatto con te, Sara.
Ma è stata solo un'illusione.
Durava qualche secondo, poi pensavo di nuovo a te, mia piccola fata.
A te che ultimamente non sorridi di nuovo più.
Ed è sempre colpa mia.
Come fai ad amarmi lo stesso?
Come fai ad amare un egoista codardo come me?
Me lo spieghi?
-ma è solo qualche goccia!- dici.
-si vede che non sei abituata a questi posti. Il cielo è nero, qui è una questione di due o tre minuti, e verrà giù il diluvio.- le spiego, direzionandola con una mano sulla schiena verso un bar a lato della strada.
Ci fermiamo sotto a uno di quei grossi ombrelloni rossi.
Io le stampo un bacio sulla fronte.
Quanto mi è mancata.
È una di quelle persone che ami tutta la vita.
Come Bruno.
Come Rosy.
Ma non come te.
Assolutamente no.
Te no, Sara.
I goccioloni sono più fitti.
-Vis...?- faccio, ma mi blocco a metà.
Dall'altra parte della strada ci sei tu, che mi guardi paralizzata.
Sta piovendo, ma vedo i tuoi occhi che lasciano andare giù le lacrime, che si confondono con la pioggia.
Ti accorgi che ti ho notata.
Ma perchè adesso?
Perchè mi vedi sempre quando non dovresti?
Non sto facendo nulla di male, ma sono sicuro che tu abbia frainteso.
Faccio due passi, ma tu pronta come una gatta scatti oltre il muricciolo e ti dai alla fuga.
Non vuoi parlarmi, non vuoi vedermi.
Dovrei accettare questa tua richiesta.
No.
Non questa volta.
Questa volta le detto io le regole, Sara.
Ti corro dietro.
-SARA!- urlo, e poco dopo cadi a terra.
Ti raggiungo meno di cinque secondi dopo.
Non hai ripreso la corsa.
Ti sei arresa.
Ma questa non sei tu.
Tu non ti arrendi mai. Anche questo è opera mia?
-Sara..-
-Vattene- dici in un sussurro.
Sei piegato sulle ginocchia, mi dai le spalle.
-Sara lasciami spiegare...-
-che c'è da spiegare Luca? Non sprecarti, risparmia la tua bella voce per dirgli cose dolci, per riempirla di complimenti. Chi sono io per pretendere ciò che tu vuoi donare a lei.-
-sei tutto- dico con un filo di voce.
-bugiardo. Non ti credo più. Ti ho detto ti amo, mi hai detto anche io. Ti ho dato del tempo e poi ti ho chiesto se era vero. E tu cosa hai fatto Luca? Niente.- dici, la voce strozzata in gola.
-ti sbagli, una cosa l'ho fatta. Mi sono logorato di sensi di colpa.- dico.
-bel logoramento. Anche quella fa parte dei tuoi sensi di colpa?- dici, alzandoti in piedi.
Mi tieni sempre le spalle, e la tua testa è china.
La pioggia è la nostra unica testimone.
Una pioggia che batte contro la terra.
Grandi goccioloni creati a miglia di altezza, che arrivano fino a noi.
Ci bagnano i vestiti, i capelli.
Ci lavano il volto.
Ci lavano l'anima.
-no, lei non fa parte di tutta questa storia. - dico.
-ma perchè devi essere sempre così bugiardo?- chiedi, girandoti e guardandomi negli occhi.
-è la verità.- dico avvicinandomi.
Tu indietreggi, come una gatta davanti alla tigre.
Mia piccola Sara, hai sbagliato ruolo, perchè sei tu la tigre.
-non ho scusanti per il mio comportamento. Non ti chiederò scusa. Questa parola è troppo piccola per il suo significato. E il significato è troppo piccolo per farmi perdonare. Hai tutte le ragioni di odiarmi. Ma lascia solo che ti dica questo...- dico. Mi avvicino, ma questa volta tu non vai indietro. A un passo da te, sussurro con tutto il mio cuore -ti amo!-.
Rimani impietrita.
Poi con tutta la rabbia che vedo scatenarsi nei tuoi occhi, mi tiri un ceffone.
La guancia sinistra pulsa, ma non è niente al dolore che ti ho provocato io.
Me lo merito.
Non ho il coraggio di guardarti, tengo ancora il capo inclinato dalla sberla, quando sento afferrarmi il volto con due mani.
E sotto la pioggia battente, sotto i fulmini che tuonano, unisci le tue labbra con le mie.
Non ci sono parole per descrivere l'uragano di emozioni dentro di me.
Mi sento come se non avessi mai baciato in vita mia.
Ti stringo tra le braccia e approfondisco il bacio.
Quante volte ho immaginato di farlo?
Tante.
Troppe.
E tutte le volte quasi nono riuscivo a guardare Bruno negli occhi.
Mi sono sempre detto che non sarei mai riuscita a baciarla, a sfiorarla.
Se solo il pensiero mi faceva sentire uno schifo, figuriamoci compiere il gesto folle.
E invece adesso sento solo un enorme leone che ruggisce per la vittoria.
Niente sensi di colpa, niente pensieri tristi.
Ma soprattutto, al diavolo il buon senso.
Ti prendo in braccio, e agganci le tue gambe ai miei fianchi.
Non riusciamo a staccarci da quel bacio.
Nei momenti in cui ci allontaniamo per prendere fiato, mi sembra che sia passato troppo tempo, e ricatturo le tue labbra.
Testimone solo la pioggia.

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