Memoria di un Ricordo di LaMicheCoria (/viewuser.php?uid=53190)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Age: Three [Buon Natale, Spock] ***
Capitolo 2: *** II Age: Seven [Troppo Giovane. Parte I - Selek's Side] ***
Capitolo 3: *** III Age: Seven [Troppo Giovane. Parte II - Spock's Side] ***
Capitolo 4: *** IV Age: Thirteen [Invidia] ***
Capitolo 5: *** V Age: Seventeen [Seguire la Propria Strada] ***
Capitolo 6: *** VI Age: Eighteen [Io Sarò Ancora Qui, al Mattino] ***
Capitolo 1 *** I Age: Three [Buon Natale, Spock] ***
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Autore:
Nemeryal
Titolo:
Memoria
di un Ricordo
Fandom:
Star
Trek The Original Series e film ad essa correlati + possibile Reboot
Genere: Variabile ad ogni
Shot-capitolo
Tipologia:
Raccolta
– Long Fic
Personaggi:
Spock, Altri
Musica:
Variabile
ad ogni Shot-capitolo oppure assente
Note: Okay, primo tentativo
di Long Fic..anche se non è propriamente
una Long Fic, più una Raccolta ecco.
Cioè..è una Long Fic perché segue
comunque un filo cronologico preciso, ma è una Raccolta perché comunque è
un’insieme di One Shot, Flash Fic, Drabble (?) unite fra loro unicamente dal
filo conduttore che è il regalo di Amanda alla fine del primo capitolo.
A proposito di questo..l’idea mi è
venuta perché, comunque, credo che sia un oggetto che ogni bambino ha avuto
nella propria infanzia e, parlando almeno per me, ci sono ancora molto
affezionata. Da piccoli, credo che sia una cosa che aiuti davvero molto a
superare dei momenti tristi o le nostre paura, o anche perché quando si è
insicuri è bello poter stringerlo fra le braccia e lasciarsi cullare da qualcosa
che in realtà sei tu a cullare..ehm. Okay, quattro ore e mezza in treno per
tornare da Roma mi hanno fatto male..
Spero vivamente di non andare OOC con
Spock, soprattutto nei prossimi capitoli..quanto all’arco di tempo, coprirà
gran parte della vita del nostro piccolo Vulcaniano, soprattutto –ovviamente-
della sua infanzia sul pianeta Natale, e non escludo qualche capitolo extra
magari dedicato al Reboot di JJ Abrams..chissà.
Vediamo, qualche altra piccola
noticina in particolare..hn..Ah!
Questa NON è la Long Fic di cui avevo
parlato nella Drabble “Idea”..quella è un filino, come dire, ad un punto
morto..vedrò di sistemarla al più presto!
Dedica:
A Silentsky e Pimplemi_chan, le mie filosofe preferite, attrici e fumettiste!
Ringraziamenti:
A Pimplemi_chan per aver recensito “Idea” e a tutti i lettori e
le lettrici del Fandom di Star Trek che mi hanno seguito e sostenuto e spero di
poter condurre per mano in questa nuova follia, senza disgustarle troppo!
Capitolo:
1
Personaggi:
Spock,
Amanda, Sybok, altri
Genere: Malinconico, SliceofLife
Note: Andando a
leggiucchiare qualche recensione di Star Trek: V L’ultima frontiera, ho
scoperto che questo film ha orripilato talmente tanto i fan da essere stato
escluso dal canon. Di contro, invece, a me è piaciuto^^
La trama nasconde, a mio parere, ben
più di quello sembra e non credo sia poi così infantile.
Per quel che riguarda il Trio, poi,
Shatner ha fatto davvero un ottimo lavoro, limando i dettagli del loro rapporto
e curando anche i legami degli altri componenti della Enterprise.
E poi c’è Sybok.
Kamisama, quanto mi piace come
personaggio..
Capitolo
numero 1
Vulcano:
Anno 2233
Age: Three
Buon Natale, Spock
[Una parte di lei le sussurrava che forse, in qualche modo,
sarebbe stata una fiammella insignificante nella luce del giorno, ma
indispensabile nel buio della notte]
Fino a quel momento, non aveva mai
avuto un chiaro ricordo, un’immagine nitida del piccolo albero che lo stava
osservando dal tavolo basso, posto davanti alla grande finestra della Sala.
Sporse un poco il viso oltre l’uscio della
stanza, facendo ben attenzione a non farsi vedere dalle due persone che la
occupavano, stringendo appena le palpebre e umettandosi le labbra con la punta
della lingua.
L’alberello non doveva superare i
cinquanta centimetri, aveva rami corti coperti di aghi di un verde talmente
scuro da sembrare nero, e un tronco marrone chiaro, punteggiato di screziature
più scure; era addobbato con un sottile nastro tra l’oro e l’argento e vi erano
appese delle palline colorate, con figure rosse e bianche che si rincorrevano
lungo la superficie liscia, assumendo la forma di fiocchi o di persone o di
bastoni dalla punta ricurva.
Piegò la testa di lato, posando lo
sguardo sulla donna comodamente seduta sul divano accanto al basso arbusto: i
capelli biondi, striati di grigio, erano trattenuti da una retina nera,
cosparsa di perle candide; il viso era triangolare, attraversato da alcune
rughe abbastanza profonde, che si raccoglievano attorno agli occhi grigi e agli
angoli delle labbra sottili fino a intessere una ragnatela dalla trama scura e
irregolare. Il collo era lungo, circondato da un nastro blu cupo, cui era
appesa una goccia di cristallo lucente, che, ad ogni respiro, andava ad
accarezzare il bordo dorato del bustino.
Ritrasse la testa, piegando le labbra
in una piccola smorfia, subito cancellata,come imponeva la rigida cultura
Vulcaniana.
Non che Lady Elysa non gli piacesse,
era pur sempre la madre di sua madre –e
la famiglia era uno dei principi fondanti della società Vulcaniana-, ma di
lei ricordava con un freddo brivido di disagio gli abbracci stretti, la
consistenza molle del rossetto contro le proprie guance e le unghie lunghe che
andavano a stringere gli zigomi in un buffetto doloroso .
Lui doveva imparare a dimenticare queste
manifestazioni di affetto, sia date, sia ricevute.
Solo sua madre poteva abbracciarlo e
lui, ovviamente, la lasciava fare
perché era una cosa che le procurava gioia e appagava il suo umano bisogno di
contatti ed emotività..non certo perché trovava rilassante e gradevole sentire
le braccia calde di Amanda circondarlo prima di andare a letto, oppure perché
le sue labbra, così fresche e soffici, gli solleticavano piacevolmente le
guance quando lei gli dava un tenero bacio materno.
Scosse la testa e strinse forte le
mani a pugno, imponendo a se stesso di cancellare quei ricordi, quelle
sensazioni e quei bagliori di sentimento che sentiva nascere nel petto,
costringendoli verso un angolo oscuro della propria mente, perché la sua parte
umana se ne nutrisse a sazietà.
Si avvicinò un poco allo stipite della
porta, sentendo chiamare il proprio nome.
-Non è comunque giusto che sia Spock a
pagare- stava dicendo sua madre, scrollando i corti capelli ambrati1,
circondati da un velo dorato che le ricadeva in morbide pieghe sul vestito
scarlatto, nascondendo le lunghe dita aggraziate, intrecciate in grembo –Sono
passati quattro anni, non capisco come Papà non lo abbia ancora accettato-
-Amanda, tesoro- sembrò rabbonirla
Lady Elysa, poggiandole la mano rugosa sul ginocchio –E’ solo che tuo padre
voleva una vita diversa per te..un marito
diverso- strinse le labbra, come a raccogliere le parole –Un “uomo” che ti
dimostri in qualche modo il suo affetto e non ti tratti come..-
-Ci sono molti modi per dimostrare il
proprio amore alle persone care- rispose Amanda e Spock notò una rabbia
crescente nello scintillio indignato delle iridi azzurre e nella linea marcata,
secca, creata dalle sopracciglia aggrottate–Stucchevoli cene a lume di candela,
serenate melense sotto al balcone e stomachevoli baci in pubblico che durano
più di un viaggio da qui ad Alpha Centauri, non sono gli unici modi! Anzi, sono
felice che Sarek mi dimostri il suo affetto in tutt’altra maniera!-
-Amanda..-
-E poi cosa c’entra mio figlio con
tutto questo? Se Papà ha dei dissapori con mio marito, non deve certo essere mio figlio, suo nipote a pagarne le conseguenze-
-Ma è proprio per questo che tuo padre
preferisce rimanere sulla Terra, ha paura che venendo qui e incontrandosi con
l’Ambasciatore Sarek potrebbe rovinare..-
-Sarek queste due settimane è
impegnato per una missione di Ambasceria. Ve lo avevo scritto nel messaggio-
ripose sua madre con un sibilo irato e Spock sentì uno strano movimento nel
petto, una sorta di ringhio vibrante nei confronti di quel parente che tanto
odiava suo padre.
Sarek era un Vulcaniano e i Vulcaniani
non mostrano i propri sentimenti a nessuno, nemmeno a loro stessi.
Le aspettative del marito di Lady
Elysa erano del tutto illogiche, profondamente e irragionevolmente umane.
Suo padre era una figura importante,
nota ad ogni Vulcaniano e la sua famiglia occupava un posto non indifferente
nella società del Pianeta.
Meritava rispetto, non solo dai
Vulcaniani, ma anche dagli esseri umani e soprattutto non bisognava paragonarlo
ad un qualsiasi, emotivo terrestre e neppure bisognava aspettarsi da lui un
comportamento diverso da quello di un figlio di Vulcano.
Se fosse stato umano si sarebbe
sentito orgoglioso della figura di suo padre, ma era un Vulcaniano e quindi
provava solo ammirazione e deferenza..non aveva bisogno di carezze o abbracci o
altri gesti simili per sentirsi apprezzato da Sarek.
O forse
per tuo padre non sei abbastanza Vulcaniano per essere lodato gli sussurrò
all’orecchio una voce sottile, maligna, umana.
Scosse la testa con vigore, coprendosi
le orecchie con le piccole mani e chiudendo gli occhi, serrando con forza le
palpebre.
Non voleva pensare ad una cosa del
genere.
Era troppo umano per un Vulcaniano..
-Spock, cosa stai facendo?- lo chiamò
una voce accanto a lui –Sai che non si devono origliare i discorsi delle altre
persone-
Aprì gli occhi lentamente, scivolando
nello sguardo scuro e lucente di suo fratello Sybok, che lo fissava con un
piccolo sorriso sornione, le gambe piegate e i gomiti poggiati sulle ginocchia.
-Non stavo origliando- puntualizzò il
bambino, cercando di mantenere un tono di voce fermo e privo di qualsiasi inflessione
emotiva, ma le parole, pronunciate in un soffio, suonarono come un sibilo
indignato, piccato.
-Ma certo- gli rispose
accondiscendente il fratello, posandogli una mano leggera sul capo e
scompigliandogli i capelli.
Spock si irrigidì e come sempre quando
si trovava in contatto con Sybok, si scoprì a temere e ad invidiare allo stesso
tempo il carattere del fratello: Sybok era diverso da lui, da suo padre, da
tutti i Vulcaniani. Aveva undici anni eppure la cultura del pianeta, i suoi
rigidi schemi logici, sembravano averlo sfiorato appena, quel tanto da
consentirgli di coltivare e migliorare un’intelligenza già di per sé brillante.
Il piccolo lo vedeva, qualche volta,
quando parlava con alcuni compagni o anche con Sarek; il volto di Sybok,
dapprima serio, rigido, cominciava a mutare, piano, ma in modo continuo,
costante, fino a quando il sorriso accennato sulle labbra, o la piega infelice
della bocca o lo scintillio rabbioso negli occhi scuri non sembravano una
condizione naturale, logica del suo essere.
Sybok poteva ridere.
Sybok poteva piangere.
Sybok poteva e sapeva fare entrambe le cose.
E quando i Maestri o anche suo padre
gli facevano notare che non era così che un Vulcaniano doveva comportarsi,
allora assumeva un’espressione composta, una maschera di rigida freddezza che
si infrangeva in un sorriso divertito e canzonatorio non appena i suoi
interlocutori gli davano le spalle.
-Non preferiresti andare di là con
Lady Amanda e Lady Elysa?- gli chiese il fratello, poggiandogli una mano dietro
la schiena e spingendolo piano verso il centro della Sala.
Spock cercò di ribellarsi, alzando di
scatto lo sguardo verso Sybok e fissandolo ad occhi sgranati, le labbra
tremanti; l’altro gli sorrise, socchiudendo le iridi scure.
-Non ti preoccupare Spock, non avere
paura-
Il bambino si morse il labbro
inferiore, le gambe d’un tratto pesanti e il respiro ansante.
Cercò di controllarsi, ma la sua parte
umana stava prendendo il controllo troppo velocemente perché riuscisse a
mitigarne gli effetti.
-Pace e Lunga Vita, Lady Amanda-
salutò Sybok, chinando il capo –Pace e Lunga Vita, Lady Elysa-
-Lunga Vita e Prosperità, Sybok- Spock osservò sua madre rispondere al saluto
del figliastro con una tenerezza genuina, priva di qualsiasi rancore potesse
serbare nei confronti del figlio della prima moglie di Sarek.
Lady Elysa, invece, strinse le labbra
e si limitò a fare un piccolo cenno del capo, intrecciando rigidamente le dita
in grembo.
-Mamma, ricordi Sybok, il primo figlio
di Sarek- spiegò Amanda, piegando la testa di lato –Sua madre era una
principessa di Vulcano-
Spock si sentì a disagio: avvertiva la
fredda ostilità di Lady Elysa irradiarsi verso il fratello che, dal canto suo,
sembrava non essere toccato da un simile atteggiamento; Sybok si inchinò ancora
una volta, sorridendo nella direzione della donna.
-Lady Amanda è stata come una madre
per me- spiegò –Mi ha cresciuto come se fossi davvero figlio suo-
-Capisco-
Al piccolo Vulcaniano non piacque il
tono usato dalla donna, così freddo e tagliente, come una lama. Voltò lo
sguardo verso Amanda, che stava fissando sua madre con lo sguardo colmo di
rabbia e di sdegno.
-Dimmi Sybok, cosa ti porta qui?
Credevo che i tuoi studi su Sha-Ka-Ree ti avessero costretto a rimanere lontano
da casa fino a sera- domandò allora, tornando a guardare il figliastro.
-Sono solo passato ad augurarvi buon
Natale, Lady Amanda- rispose Sybok –So che questa festa è molto importante per
voi esseri umani-
-E’ un modo per potersi ritrovare
tutti insieme, al di là del significato religioso..che non mi tocca poi molto a
dire il vero- Spock si agitò un poco, spostando il peso del corpo da un piede
all’altro, mentre sua madre rivolgeva un’altra fredda occhiata a Lady Elysa
–Anche se non sempre è possibile riunire tutti i propri cari come si vorrebbe-
-E’ un vero peccato, Lady Amanda. Lady
Elysa, spero che l’anno prossimo si riesca a rimediare ad un simile dispiacere.
Sarebbe un onore per me conoscere vostro marito-
-Credo che sarebbe lo stesso anche per
lui. Vedrò cosa posso fare-
Di nuovo il tono era gelido, puramente
formale e Spock capì che non avrebbe mai avuto modo di conoscere quello che
doveva essere suo nonno. Ma in fondo, sentiva che la cosa non gli procurava
alcuna sorta di malessere o tristezza.
-Ora, se volete scusarmi, devo
ritirarmi per i miei studi. Ma non preoccupatevi- Sybok sorrise –Vi lascio
comunque in buona compagnia-
Il piccolo si sentì spinto in avanti e
barcollò appena, cercando di rimanere in piedi; quando alzò lo sguardo, si
scontrò con gli occhi freddi di Elysa che, osservandolo, sembrarono sfiorati
dalla tenue luce di una candela.
-Spock, piccolo mio, fatti guardare!-
esclamò infatti, tendendo le braccia e invitandolo per farsi abbracciare –Come
sei cresciuto! Oh, gli occhi sono sempre di più i tuoi, Amanda! E le labbra,
oh, quelle sono di tuo padre-
Così
sei molto più umano che Vulcaniano rise la vocetta maligna e questa volta Spock
non seppe come ribattere; abbassò lo sguardo verso il tappeto scuro,
intrecciando le mani dietro la schiena.
-Trovo invece- si intromise la voce di
suo fratello sopra di lui –Credo Spock abbia molto di Sarek, come la forma del
viso, le mani, le dita e..-
-E le orecchie- concluse Amanda,
nascondendo le labbra dietro le dita.
Il bambino sentì i muscoli delle
guance tendersi in un sorriso compiaciuto e si dominò a stento, tornando a
fissare Lady Elysa, gli occhi sgranati e le braccia inerti, lasciate cadere
lungo i fianchi.
La donna si ricompose quasi immediatamente,
schiarendosi la gola con fare contrito e chinandosi a prendere un piccolo
pacco, avvolto in carta dorata e abbellita con un grande fiocco rosso, che
teneva accanto a sé.
-Nonostante su Vulcano il Natale non
si festeggi- esordì alzandosi e avvicinandosi a Spock –Questo è un piccolo
regalo per te, piccolo mio-
Spock alzò lo sguardo verso sua madre,
che gli sorrise incoraggiante, accennando al pacco e invitandolo a prenderlo, e
poi verso Sybok
-Suvvia Spock, non è buona educazione
rifiutare un dono che ci viene fatto- gli disse il fratello, spingendolo ancora
un po’ e pungolandolo con le dita.
Il piccolo piegò la testa di lato e
prese il pacco, titubante, poi lo osservò per alcuni istanti, soffermandosi
sulla luce che si rifletteva sulle piccole stelle bianche della carta lucida e
sfiorando i larghi lobi del fiocco scarlatto che lo sovrastava.
Si voltò verso sua madre e le si
accomodò accanto, i piedi che sfioravano a malapena il pavimento; cominciò a
scartare il pacco lentamente, avvertendo su di sé lo sguardo curioso di Amanda,
quello orgoglioso di Lady Elysa e quello divertito e soddisfatto Sybok che, nonostante
tutto, non aveva ancora deciso di andarsene.
-E’ il modello della Enterprise del
Capitano Archer- spiegò Lady Elysa mentre la Navetta, bianca e perfetta in ogni
dettaglio, si librava in aria, davanti al viso stupefatto di Spock –Buon
Natale, tesoro-
***
-Vedo che il regalo della nonna ti
piace molto- commentò Amanda sedendosi sul letto accanto a Spock, intento ad
osservare con interesse il modello Enterprise, sulla cui superficie candida si
rifletteva la luce intensa della lampada appesa alla parete.
-E’ una riproduzione molto fedele-
rispose il piccolo, poggiando il mento sui pugni, i gomiti che affondavano
nelle lenzuola azzurre –E’ stata curata in ogni dettaglio-
-Davvero- disse Amanda, resistendo
all’impulso di stringere il bambino fra le braccia e poggiare il mento sui suoi
capelli scuri –Chissà, potrebbe anche essere il tuo futuro..non ti piacerebbe
essere Capitano di una Nave come l’Enterprise?-
-Non è il potere il mio sogn..il mio
obiettivo- negò Spock, voltandosi appena verso la madre –E poi, sono sicuro che
mio padre non sarebbe d’accordo su una simile scelta di vita-
-Ma sei tu a decidere del tuo futuro,
non tuo padre-
-Ma il mio futuro è legato alla mia
famiglia- fu l’ultima risposta del bambino, che si girò di nuovo verso la Nave
e premette il pulsante che disattivava il congegno di levitazione; poi ripose
il modellino nella propria scatola, con un rammarico talmente evidente da
costringere Amanda a sospirare sconfitta, mentre il cuore le si stringeva nel
petto.
La donna si alzò lentamente e uscì
dalla stanza, per rientrarvi pochi istanti dopo, con in un mano un grande
pacco, di forma irregolare e avvolto in una carta bianco-argento, spruzzata di
fiocchi di neve blu scuro.
-Forse non sarà interessante come il regalo della nonna- ammise, con una scrollata
di spalle –Ma è una cosa che ogni bambino deve possedere, o almeno secondo il
mio punto di vista. È una sorta di..ancora di salvezza. Aiuta molto, in certi
casi-
Ricordava con chiarezza i momenti più
difficili della sua infanzia, di come stringere al cuore quel piccolo oggetto
le avesse fatto sembrare tutto più leggero; quando le lacrime le rigavano le
guance, era sicura che esse sarebbero state raccolte con una tenerezza muta, da
una voce silenziosa e da uno sguardo cieco che non l’avrebbero mai giudicata.
La donna si morse le labbra,
stringendo la presa attorno al pacco e rallentando il passo.
Forse aveva sbagliato a fare un simile
regalo a suo figlio, forse non era adatto, forse invece di aiutarlo in futuro,
non avrebbe fatto altro che rendere la sua vita di mezzo Vulcaniano ancora più
difficile, la sua battaglia contro i sentimenti ancora più dolorosa.
Alzò lo sguardo verso Spock, che la
osservava curioso, la testa piegata di lato e il sopracciglio destro appena
inarcato sopra i lucenti occhi scuri.
Però.. una parte di lei le sussurrava
che forse, in qualche modo, sarebbe stata una fiammella insignificante nella
luce del giorno, ma indispensabile nel buio della notte.
-Anche mio padre ne ha avuto uno?- si
informò Spock, mettendosi a sedere e fissando la madre con curiosità palese.
Amanda si morse le labbra e si
accomodò accanto al figlio, tenendo il regalo fra le ginocchia.
-Non lo so- rispose, passando con
delicatezza le dita sulla carta colorata –Però chissà, forse gli avrebbe fatto
piacere-
Convinto dalle parole della madre,
Spock prese il pacco fra le mani e cominciò a scartarlo velocemente, fino a
quando non si ritrovò a fissare gli occhi color miele di un piccolo orsetto di
pezza.
-Non capisco- fu l’unica cosa che
disse, piegando la testa di lato e stringendo le dita attorno alla pancia
pelosa del pupazzo, continuando ad analizzarlo con uno sguardo tra il curioso e
lo stupito.
-Non ti piace?- domandò sua madre, la
voce ridotta ad un fievole mormorio –Anche io ne avevo uno da bambina e pensavo
che..-
-E’..morbido-
Amanda chiuse gli occhi, con un dolce
sorriso sulle labbra.
(1)
(1)Allora..Nella
Serie Animata Amanda ha i capelli castano chiaro, nel V film boccolosi e dorati,
in quello di JJ Abrams scuri. Sinceramente, preferisco castano chiaro!
|
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Capitolo 2 *** II Age: Seven [Troppo Giovane. Parte I - Selek's Side] ***
2239I
Capitolo:
2
Personaggi:
Amanda
Grayson, Spock “Selek”
Note: Ambientato nell’Episodio
“Yesteryear” della Serie Animata. Non sapendo quanti di voi hanno potuto vedere
questa particolare serie –non ho trovato nessuno Streaming in italiano-, vi
faccio un breve riassunto della trama:
Dopo una missione su Time Planet, Kirk
e Spock, che avevano usato il Guardiano per una missione di ricerca scientifica
su Orione, al loro ritorno scoprono che la linea temporale è mutata: al posto
di Spock vi è Thelin, un Andoriano, come Primo Ufficiale e nessuno sembra
ricordarsi del Vulcaniano.
Grazie ad alcune ricerche, si viene a
sapere che Spock, muore nel tentare di superare da solo la prova detta kash-wan, nonostante la sua giovane età.
A seguito di quest’incidente Amanda lascia Vulcano e muore sullo Shuttle che
l’avrebbe riportata sulla Terra.
Tornando alla memoria a quel giorno,
Spock ricorda di essere stato davvero ad un punto dalla morte, ma l’intervento
provvidenziale di un suo lontano cugino, tale Selek, lo aveva salvato. Compreso
che Selek altri non era che se stesso tornato dal futuro, Spock usa di nuovo il
Guardiano e ritorna al 2239, per salvare se stesso.
(Nel precedente capitolo, avevo messo
come data 2233, utilizzando la timeline, quella più seguita, secondo cui Spock
sarebbe nato nel 2230, mentre Kirk nel 2333. La data, però, è ancora molto
combattuta, visto che si continua ad oscillare tra il 2230 e il 2232.. La
Compagnia Nemeryal FanFic. si scusa per il disagio!)
Capitolo
2
ShirKhar, Vulcano, Anno: 2239
Age:
Seven
Troppo
Giovane. Parte I [Selek’s Side]
[Gli
animali riconoscono le persone grazie al fiuto, ma noi madri abbiamo un senso
ancora più affinato]
Accanto alla grande finestra, Selek
osserva i contorni di ShirKhar, sfumati, immersi nel bagliore scarlatto di
Vulcano. Il suo sguardo, acceso da una fiammella di malinconia, è fisso su due
figure, sedute una accanto all’altra, il padre col viso chino sul figlio e il
figlio con gli occhi abbassati, colmi di vergogna e incertezza.
Selek è composto, la luce ne accende i
contorni decisi, il portamento rigido, ma tiene in ombra le mani, nascoste
dietro la schiena, e preda di brevi scatti nervosi, come se una parte inconscia
del Vulcaniano volesse poggiarne le dita contro la finestra e continuare ad
osservare, non visto, la scena che si svolge davanti ai suoi occhi.
-Spero che tu non sia stato disturbato
dal comportamento di mio figlio-
Selek si volta piano, senza scomporsi,
la tunica chiara che fruscia appena sul pavimento scuro.
Negli occhi del Vulcaniano si dipinge
l’esile figura di Amanda, i capelli corti, il corpo aggraziato fasciato da un
vestito rosa antico, dalle maniche svasate, e un sorriso sincero sul volto
ancora giovane.
-No Amanda, mia signora- risponde
Selek, con tutta la cortesia dovuta alla moglie dell’Ambasciatore Sarek –Ogni
ragazzo ha molto da imparare. Il mio giovane cugino ha una strada più difficile
degli altri da percorrere-
Il sopracciglio sottile di Amanda si
inarca appena, creando una lieve ruga sulla fronte, e gli occhi azzurri vengono
percorsi da un breve scintillio.
-Sembra che tu lo comprenda meglio di
suo padre- quella della donna non è un accusa, ma una semplice constatazione,
eppure Selek, per un istante, avverte come una morsa di disagio alla bocca
dello stomaco.
-E’ molto difficile per un padre
pretendere meno della perfezione da suo figlio- ribatte comunque, senza lasciar
trasparire quella strana sensazione –Spock troverà la sua strada-
Il tono è deciso, sicuro, pare quasi
affermare un’innegabile certezza, come se i suoi occhi avessero visto molto più
lontano di quel momento, arrivando a cogliere ogni immagine nascosta nelle profonde
e volubili pieghe del tempo.
-Lo spero proprio- un sussurro
affranto, quasi sconfitto, quello di una madre che vede il proprio figlio
costretto ad una sofferenza che non può in alcun modo alleviare, perché
rischierebbe solo di aumentarla irrimediabilmente –Io rispetto Vulcano e le sue
tradizioni, ma sono pesanti per una persona sensibile-
Dallo sguardo di Selek si possono
cogliere parole silenziose, che la sua voce non pronuncerà mai.
Lo so.
Lo è per lui, come per te.
-Il ragazzo deve affrontare fra poco
la prova del Kash-wan, non è vero?-
Diretto, privo di inflessioni. Selek
ha indossato una maschera impenetrabile, sicuro che quelle parole, tutta la
malinconia di cui sono impregnate, non verranno mai sentite, se non da lui, nei
sussurri quieti della notte, quando è difficile controllare se stessi, ma è
necessario un confronto, pena la negazione e l’annullamento di se stessi.
-Il mese prossimo-
Il sopracciglio del Vulcaniano si
inarca, le labbra si piegano appena, in una piccola smorfia di confusione.
-Domani non è il giorno venti del mese
di Tasmeen?-
-Certo, c ‘è qualcosa che non va?-
-A volte mi sembra..- Selek si porta
una mano al viso, nascondendo le labbra dietro le dita –Di aver perso la nozione
del tempo-1
Amanda si avvicina con circospezione,
piegando la testa di lato e corrugando la fronte. Allunga una mano verso il
volto di Selek, i cui occhi, persi nella concentrazione, non colgono il lento
movimento della donna; quando le dita stanno per sfiorare la guancia del
Vulcaniano, un uggiolio di protesta le fa voltare il capo e abbassare subito il
braccio.
Un sehlat
di grandi dimensioni, il pelo fulvo e gli occhi di un nero talmente denso da
sembrare liquido, li osserva entrambi con le zampe anteriori allungate sul
pavimento e la schiena inarcata verso l’alto, la lingua rosa che appare e
scompare tra le zanne affilate.
Selek si riscuote e sente il corpo
sussultare nel vedere Amanda così vicino a lui; si allontana appena,
dirigendosi verso l’uscita, ma il sehlat
lo raggiunge con un balzo, bloccandogli la strada.
-Sembri proprio piacere ad I-Chaya- ride Amanda, nascondendo le
labbra dietro le dita lunghe e sottili, ma gli occhi azzurri dardeggiano con
astuzia sul volto del Vulcaniano, che si sente costretto in trappola.
Abbassa lo sguardo verso il sehlat e il naso nero, pulsante, dell’animale gli fa provare un
brivido spiacevole lungo la schiena: grazie all’olfatto, I-Chaya lo ha
riconosciuto, nonostante gli anni, nonostante la piega temporale.
No..non può permetterlo..i ricordi lo
assalgono come un fiume in piena e si infrangono con la rigida diga di
controllo vulcaniano, costruita dopo tanti, dolorosi anni di fatica e
privazioni. Non può permettere che ceda, non in quel momento.
Non in quel tempo..
Alza lo sguardo, per deviare in
qualche modo il discorso, qualsiasi cosa per fargli dimenticare, ma Amanda non
è più nella stanza.
E Selek non sa se sentirsi al sicuro
o nella peggiore delle trappole.
***
Non ha resistito.
Alla fine, una parte della diga ha
ceduto e le sue gambe si sono mosse spinte solo dalla calda malinconia umana,
non dalla fredda curiosità vulcaniana.
Selek si ferma sulla soglia della
stanza, soffermandosi sui dettagli che colpiscono con forza la sua vista e il
suo animo: la finestra accanto alla lunga scrivania, il letto dalle coperte
azzurre, il tappeto scuro, dai riflessi sanguigni, la piccola lampada appesa
alla parete, sopra un comodino su cui è appoggiata una lunga candela blu notte,
con accanto alcune bacchette di incenso odoroso.
Entra e si volta, scostando con un
movimento leggero la porta e soffermandosi sulle linee decise dell’armadio di
legno chiaro, con alcuni simboli vulcaniani impressi ai lati delle maniglie e sulla
parte superiore.
Si accosta nuovamente all’entrata, facendo
ben attenzione che nessuno arrivi e lo colga a “ficcare il naso” come direbbe
un certo Ufficiale Medico di sua conoscenza, nella camera di un’altra persona.
Anche se, gli sussurra la sua parte
Vulcaniana, non sta veramente “ficcando il naso”, visto che ogni cosa in quella
stanza gli appartiene..in teoria.
Scrolla le spalle con un movimento involontario e si siede sul bordo
del letto, affondando appena tra le lenzuola, stringendo le mani l’una con
l’altra e lasciando che tutti i ricordi, tutti i suoni, tutti i profumi
contenuti in quella stanza gli danzino attorno, come spiriti invisibili che con
voci argentine cantano trame diverse per un’unica storia.
Riapre gli occhi, con il trillo di un’ultima,
soave nota pizzicata sulla corda tesa di una lira vulcaniana, e il suo sguardo,
seguendo il sussurro di un tenue ricordo, soffuso e sfocato, si fissa di nuovo
sull’armadio.
La luce proveniente dalla finestra avvolge
la maniglia scura entro un bagliore scarlatto, tempestato di pulviscolo dorato,
racchiudendola in una gabbia dalle sbarre preziose ed evanescenti.
Si alza dal letto e avvicina, incerto,
la mano, prima di bloccarsi.
Vuole davvero riaprire le porte dei ricordi?
Dietro quelle ante c’è tutto quel che
di Umano il piccolo Spock ha deciso di lasciarsi alle spalle, o almeno ha finto di decidere: una parte di lui lo
ha fatto, ma l’altra si è lasciata sopraffare dal rimorso, dalla consapevolezza
del rischio di gettare, spazzare via un lato inscindibile di sé.
La mano si serra attorno alla maniglia
e le ante si aprono lentamente; i contorni degli oggetti contenuti, o meglio,
nascosti nell’armadio, appaiono in un lampo, colpiti dai raggi prepotenti del
sole.
Uno in un particolare attira l’attenzione
del Vulcaniano: una scatola scura, squadrata, con sopra l’immagine slanciata della
Enterprise appartenuta al Capitano Archer.
Allunga le dita verso la confezione,
ricordo del regalo della sorella di Amanda, Lady Elisa, e la tiene stretta,
prima di aprirla ed estrarne il contenuto.
Ma come ben sa, dentro non vi è il
modello della Enterprise, che riposa placidamente dentro il secondo cassetto
del comodino, ma qualcosa di più intimo e personale, qualcosa che la parte
Vulcaniana ha desiderato distruggere in più occasioni, tagliando il filo sempre
più fragile, però mai in procinto di spezzarsi, che lo teneva legato al lato
Umano.
Persino Sybok, per mettere Spock alla
prova, lo aveva –anzi, lo avrebbe-
invitato a distruggerlo, sfidandolo a dimostrargli quanto Vulcaniano fosse
effettivamente diventato, ma in quel momento, in quel tempo, il pupazzo a forma
di orso è ancora lì, in quella piccola scatola, gli occhi color miele fissi verso
un punto lontano e il muso nocciola un poco schiacciato all’altezza del naso.
Stringe appena la presa sulla pancia
morbida del pupazzo e può quasi sentire i gemiti soffocati di Spock
sprigionarsi da quelle labbra scure, mute, sottili, la rabbia del Vulcaniano
che non riesce, non può prevalere sull’Umano, il dolore, la disperazione.
E poi il calore, il conforto, il dolce
profumo di Amanda sul pelo forse un po’ liso, sulle zampe più chiare rispetto
al resto del corpo, sul fiocco scarlatto annodato alla gola.
Quanti ricordi, quanta malinconia in
un unico, piccolo oggetto..
-Credevo tenessi il pupazzo in un
punto più nascosto della sua stanza-
-Sarebbe stato illogico, l’angolo più
nascosto è dove si va a controllare per primi, e dunque...- gli occhi di Selek si sgranano e la testa si
alza di scatto, scontrandosi con lo sguardo quieto di Amanda, le braccia
incrociate al petto e un sorriso astuto sul viso.
-Amanda, mia signora..-
-Oh, non c’è bisogno che dici nulla- la donna ride e si avvicina, per poi posargli
dolcemente la mano sulla guancia - Gli
animali riconoscono le persone grazie al fiuto, ma noi madri abbiamo un senso
ancora più affinato, non lo sapevi..Spock?-
1.
1.
Il
dialogo riportato è preso direttamente dall’Episodio “Yesteryear”
Diario di Nemeryal, Data Astrale 23.05.2010
Oplà! Nuovo capitolo
per voi, miei signori! (E ringrazio Persefone Fuxia! Effettivamente "bacchi di incenso" è un'espressione tipicamente del parlato -o almeno dalle mie parti XD E' stato comunque corretto nel testo *inchino*
Quanto mi aiuta
scrivere queste OneShot..con il poco tempo a disposizione causa scuola (troppe
interrogazioni! Troppe! Qualcuno lo spiega ai prof che a Maggio gli studenti
sono più fumati di una sigaretta?) Per le mie due Long Fiction (di cui una, sì,
è quella di Star Trek, di cui ho da poco riscritto il primo capitolo per
la..quarta volta, credo) non ho abbastanza tempo, ma per queste un
angolino-ino-ino riesco a ritagliarlo!
Comunque! Rispondiamo
alle recensioni!
Lady
Amber: Ti consiglio di
guardarlo Star Tre V, più che altro per le scene con Kirk, Spock e McCoy, ma
soprattutto per Sybok! Grande Sybok, tanta stima..Concordo, Spock che coccolo
un peluche credo sia una delle cose più pucciose al mondo..tranne forse Bones
con le orecchie da coniglietto XD Grazie per la recensione!
Persefone
Fuxia: Meno male che il
finale andava bene, quanto ci ho messo a scriverlo, devo aver consumato la
tastiera! (Anche io sono ancora molto affezionata al mio orsetto, praticamente
ha la mia veneranda età XD) Spero di essere riuscita a fare un lavoro decente
anche questo capitolo, anche se personaggi nuovi non ve ne sono..eh vabbè!
Grazie per la recensione!
Thiliol: Spero di essermela cavata anche con questa^^ Grazie per
la recensione!
Abdulla: E io mi spingerò là, dove nessun trekker-fanwriter è
mai giunto prima! *posa plastica davanti al pc e grilli in sottofondo* ehm..oh,
qualcuno che condivide con me una buona opinione del film (pensavo di essere l’unica!)..spero
che questo capitolo possa piacerti e ti ringrazio per essere sempre presente!
(e Sybok tornerà anche nei prossimi capitoli! W Sybok!!!)
Ringraziamenti:
A Dolce_Lady per averla messa fra le preferite, a Lady Amber e Istul per averla inserita tra le seguite e Rei Hino e
Astry_1971 per aver commentato
la fan fiction “Il Sacrificio dell’Alfiere”
E
ovviamente alle mitiche Silentsky e Pimplemi_Chan (che riescono a
sopportarmi in questo mio periodo di crisi isterica causa scuola! Che
sante!)
Al
prossimo capitolo,
Tai
Nasha no Karosha!
|
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Capitolo 3 *** III Age: Seven [Troppo Giovane. Parte II - Spock's Side] ***
c3
Capitolo:
3
Personaggi:
Spock
Musica:
Bittersweet
Romance – Final Fantasy IX Original Soundtrack
Note: Seconda parte
ambientata nell’episodio “Yesteryear”, stavolta dal punto di vista del giovane
Spock.
Avevamo lasciato Selek a interrogarsi
sul perché la data del suo Kash-wa fosse così lontana, sebbene lui ricordasse di
essere stato salvato da suo “cugino” Selek proprio il giorno venti del mese di
Tasmeen.
Il mistero è presto risolto: Spock per
dimostrare a se stesso di potercela fare, di sapere resistere, di essere un
vero Vulcaniano a dispetto di quello che dicono i suoi compagni, la sera scappa
di casa per affrontare il suo personale Kash-wa,
nonostante la sua giovane età e insicurezza.
Capitolo estremamente piSSicologico,
di quelli che mi piacciono tanto tanto! Oh my dear Spock, sento l’OOC alitarmi
sul collo O_o ..o forse è solo il nostro amato Spocky-pooh che cerca di usare una
presa vulcaniana per vendicarsi di come l’ho trattato.
Lo capisco, cucciolotto..
Capitolo
3
ShirKhar, Vulcano, Anno: 2239
Age:
Seven
Troppo
Giovane [Spock’s Side]
Il
silenzio è talmente opprimente da pesare sulle tue piccole spalle: da dietro le
finestre lo scrosciare argentino delle fontane si mischia al lieve soffiare dei
venti del sud, mentre la luce lentamente scompare, cancellata dal quieto distendersi
della notte.
Fuori
vi è una pace che dentro di te non riesci a sentire.
Sei
come una delle gocce d’acqua della fontana, come loro ti spezzi contro lo
specchio freddo della realtà, della tua natura e ti dividi, sempre, senza
fermarti, fino a quando i frammenti di te stesso sono troppo lontani per essere
recuperati e ricomposti.
Ti
porti una mano al viso, dove la guancia palpita appena sotto le dita tremanti,
lì dove sei caduto sull’acciottolato, quando gli altri Vulcaniani ti hanno
spinto e deriso e colpito, perché non sei e non sarai mai come loro1.
Ma
tu..tu lo sei, vero?
Sei
un Vulcaniano e anche se ancora non sei capace di usare una presa al collo,
presto lo sarai e affronterai degnamente il Kash-wa,
nessuno riderà più di te, o ti spingerà, o ti colpirà.
Tuo
padre ha fiducia, lo ha detto, sa che ci riuscirai, che supererai la prova,
così da dimostrare di essere un vero figlio di Vulcano.
Eppure..
Nonostante
tutto, hai paura di non farcela, di non riuscire a trovare in te quell’equilibrio
che ti permetterebbe di superare la prova: la logica che con mano di ferro
impone il proprio volere alla paura, che permette alla mente di elevarsi verso
il cielo, per trovare un modo per sopravvivere nel deserto.
Tu
non possiedi quell’equilibrio: non sai chi sei, cosa diventerai, cosa sei mai
stato e non riesci a mettere fine al tormento che ti lacera senza fermarsi.
Odiato
dagli Umani perché troppo Vulcaniano. Disprezzato dai Vulcaniani perché troppo Umano.
Due
mondi inconciliabili, che cozzano, lottano dentro di te, incapaci di trovare un
accordo, anche perché, forse, tu sei il primo a volerlo.
Il
respiro ti si mozza nel petto, il cuore perde un battito.
La
verità fa male, vero?
Sei
un figlio di due mondi e non sei capace di rinunciare ad uno di loro, perché
terrorizzato all’idea di perdere entrambi; così ti mantieni nel limbo, cammini
su un filo sottile, oscilli tra il Vulcaniano e l’Umano, con la paura di cadere
dalla parte sbagliata e vivere per sempre con il rimpianto di ciò che sarebbe
potuto essere e che invece non sarà mai.
Vuoi
la logica per compiacere tuo padre, per essere lodato da lui, anche solo con
una parola, un cenno del capo, ma non sai rinunciare alle carezze di tua madre,
alle sue braccia che ti circondano, calde, alle sue labbra che ti sfiorano la
guancia in un timido bacio della buona notte.
Sai
che devi farlo, lasciare da parte il tuo “io” umano, per essere completamente Vulcaniano,
per dare modo a tuo padre di non vederti più come un figlio “quasi umano”2,
però..tua madre ti dice che sarà sempre fiera di te, qualunque strada
sceglierai, ma se tu decidessi di essere un vero
figlio di Vulcano, con tutti i sacrifici di rinuncia emotiva, non potrebbe
forse iniziare a guardarti con disgusto, con disprezzo, perché hai gettato via
una parte di te, perché hai gettato via lei?
Forse..forse
lo fa già, forse inorridisce davvero quando ti guarda e vede le tue orecchie
appuntite, o i tuoi lineamenti severi, o il tuo sopracciglio che si inarca
perché quello è il solo, unico modo che hai per esprimerti, quando qualunque
altro gesto ti è negato.
No,
non lei, non tua madre, lei ti apprezza, ti ama per quello che sei.
Ma..Cosa
sei, tu?
Non
sei Umano, perché sei Vulcaniano e non sei Vulcaniano perché sei Umano.
Non
hai un bivio tra cui scegliere, semplicemente perché non hai una strada da
percorrere.
Come
puoi davvero pensare di superare il Kash-wa,
in queste condizioni? Non puoi pensare di affrontare Vulcano se prima non hai
affrontato te stesso.
Se
è così, la soluzione è una sola: metterti alla prova, scoprire chi sei, trovare
il tuo equilibrio senza che siano sconosciuti a sceglierlo per te, tracciandoti
una strada che sarai il solo a percorrere.
I
bivi ci saranno, sarebbe illogico pensare
di evitarli o di poter percorrere una strada perennemente dritta, ma se saprai
mettere fine alla tua indecisione, saprai sempre quale via scegliere.
Ti
dirigi veloce all’armadio e ne estrai un mantello grigio fumo, in modo da
nasconderti tra le ombre della notte, perché nessuno ti veda o tenti di
fermarti.
Affronterai
la tua prova personale, dimostrerai a tuo padre che aveva ragione ad avere
fiducia in te, e dimostrerai a te stesso di non essere diviso e incompleto, ma
capace di superare le tue mancanze a testa alta.
È
giunto il momento di scegliere, la strada si apre con un bivio, la via centrale
non ti è concessa e nemmeno la desideri.
Stai
per chiudere le ante, quando il tuo sguardo si posa su una scatola scura, con
l’immagine della Enterprise del Capitano Archer che si staglia bianca,
perfetta, sulla superficie di cartone.
Ti
blocchi, perché senti su di te due occhi ciechi, color miele, che ti fissano da
dentro il pacco e attendono, muti, la tua scelta. Allunghi la mano, sai che
devi distruggerlo, tagliare ogni ponte che ti lega al tuo lato Umano e devi
farlo velocemente, prima che esso prenda il sopravvento ancora una volta,
obbligandoti a rimanere fermo, indeciso, sul ciglio della strada, in mezzo al
bivio.
Senti
uno scricchiolio e abbassi il braccio di scatto, voltandoti per vedere se sta
arrivando qualcuno.
Il
corridoio è deserto, silenzioso.
Prendi
un respiro profondo, torni a guardare la scatola e di nuovo senti gli occhi
ciechi che ti fissano, immobili e dorati, dentro la scatola.
Basterebbe
poco, così poco! Tendere le dita, strappare la stoffa e osservare i batuffoli
di cotone cadere bianchi dal corpo lacerato del pupazzo, e ad ogni fiocco
un’emozione in meno che ti lascia, che ti abbandona, per sempre.
Ti
fermi, contraendo le dita e chiudendo gli occhi.
No,
non puoi, non ora, non hai tempo, fuori è già buio e devi affrontare la tua
prova prima che il sole sorga.
Chiudi
le ante con un singulto strozzato e ti infili in fretta il mantello,
avvolgendolo bene attorno al corpo, poi corri via, nel cuore delle tenebre,
nell’oscurità del tuo cuore.
Un
bivio dopo l’altro.
Una
scelta alla volta.
·
1.
Molti hanno criticato a JJ Abrams il fatto di aver inserito, nella scena in cui
si vede per la prima volta Spock da bambino, una piccola lotta fra Vulcaniani,
giudicandola estranea al loro modo di comportarsi e io ero d’accordo con loro.
Poi ho visto questo episodio..c’è davvero una scena in cui i compagni di Spock
lo spingono e lo insultano e lui cerca in qualche modo di ribellarsi, ma senza
riuscirci. Chiedo metaforicamente perdono a JJ Abrams per aver dubitato e
criticato senza conoscere XD
·
2.
Nel V film (Star Trek V: L’Ultima Frontiera), quando Sybok fa rivivere a Spock
un momento doloroso della sua vita, viene riportata sullo schermo la scena
della nascita del nostro Vulcaniano preferito in cui Sarek, preso il neonato
fra le braccia, lo guarda e afferma “E’ quasi umano”. Piccola citazione
innocente ^^
Diario di Nemeryal, Data Astrale 1-06-2010
11 giorni..mancano
solo 11 giorni..devo resistere..devo resistere..posso farcela..io possiedo il controllo,
io possiedo il controllo..
Ho riscritto il
prologo dell’altra long fic..che parto lungo e travagliato XD Però mi sono
venuti in mente dei risvolti niente male *sogghigna*
Persefone
Fuxia: come ti ho risposto
privatamente, la Serie Animata è di taglio più infantile rispetto alla TOS e
non è che come animazione sia un granché (e poi non c’è Pavel..non possono
togliermi Pavel ç_ç), però è rilassante da guardare, venti minuti in cui vuoi
prenderti un po’ di tempo e hai la mente troppo in pappa per reggere qualcosa
di più impegnativo.
Amanda, Amanda, forse
l’unica moglie degna di Sarek! Per quel poco che ho visto di Perrin, non mi
sembra proprio miss simpatia, ma forse finendo di vedere quell’episodio
potrebbe anche risultarmi sopportabile, ma ditemi voi, devo ancora vederla la
TNG.
All’Università? Ma
grazie! Arrossisco! In vero sono al quarto anno di Liceo Classico, anno
prossimo maturità..ma priva vediamo di superate matematica XD
Abdulla: Sono d’accordo con te, il rapporto tra Amanda e Spock è
talmente intenso da essere commovente, spero di rendergli giustizia!
La risposta è sì,
cercherò di riportare alcuni momenti importanti presi anche dalla TOS e dai
film e quelli che non riuscirò a trattare seguendo il filo “logico” della Long
Fic ho intenzione di trattarli in separata sede (equipaggio della Enterprise,
trema! Muw-ahahahahahaha!)
Grazie mille per la
recensione e per la fiducia!
Lady
Amber: Eh, la mamma è sempre
la mamma! Se poi la mamma in questione è una umana fra Vulcaniani e si chiama
Amanda Grayson, allora bisogna dire ai nostri amichetti dalle orecchie a punta
di fare molta attenzione!
Io la Serie Animata l’ho
scoperta relativamente da poco e riuscire a vedere gli episodi non è semplice,
ho provato a guardarla in inglese, ma molto spesso le uniche voci chiare sono
quelle di Nimoy (Ovvio, è anche un attore teatrale, in quanto a “dizione” deve
essere al top), di Nichelle Nichols e qualche volta DeForest Kelley. Per il
resto, ecco XD
Thiliol:
E’ puccia la serie animata! Ti rilassa
tantissimo, vero? Evviva! Vedi, OOC? Anche per questa volta sono riuscita ad
esorcizzarti! Sono contenta che il risultato sia così buono, ho sempre paura di
andare troppo fuori dal personaggio con loro due, insomma, rendere Amanda
troppo zuccherosa o Spock un patatone orsacchiottoso (Non che non lo sia XD Ma
di solito tende a non darlo a vedere!)
Ringrazio
Thiliol per aver messo la fan fiction fra le ricordate^^
Al
prossimo capitolo!
Tai
Nasha no Karosha!
|
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Capitolo 4 *** IV Age: Thirteen [Invidia] ***
2245
Capitolo:
4
Personaggi:
Spock
- Sybok
Musica:
Blue
- Gackt
Note: Sybok può tutto, e
anche qualcosa di più..E la Nemesi perfetta di Spock, laddove il nostro
cucciolotto dalle orecchie a punte tenta in ogni modo di essere un Vulcaniano,
il suo caro fratellastro cerca di essere più umano possibile, in barba a Surak
e ai suoi insegnamenti.
Capitolo numero 4
ShirKhar, Vulcano, Anno: 2245
Age: Thirteen
Invidia
[Così diviso, sei più
unito di quanto potresti esserlo scegliendo una sola delle tue parti]
Quando
Sybok lo fissava in quel modo, Spock avvertiva sempre un brivido freddo correre
lungo la schiena.
Era
uno sguardo folle, dove ogni emozione esplodeva con la forza e la luce di un
lampo e si mescolava ad un’altra e un’altra ancora, all’infinito, fino a quando
era impossibile riconoscerle, distinguerle, catalogarle.
Era
un vortice, un Caos cui non si poteva dare un nome preciso, se non Emozione.
Era
uno sguardo che Spock temeva con tutte le sue forze, perché, non appena i suoi
occhi incontravano quelli del fratello, sentiva la sua parte umana ruggire,
sollevarsi come l’onda di un mare in tempesta e ricadere di schianto contro il
petto, con uno spumeggiare di invidia e bramosia.
Perché
Spock lo aveva capito, dopo ore e ore di meditazione, lotte contro se stesso e
contro gli altri, della logica contro l’impulsività, ma alla fine lo aveva
capito.
Invidiava Sybok.
Invidiava
tutto di lui: la mente brillante, svelta e aperta, il sorriso che non tentava
mai di nascondere, la rabbia che gli incendiava gli occhi scuri, le lacrime che
scorrevano libere sugli zigomi alti, tutto.
Tutto
quello cui lui aveva rinunciato e a cui Sybok aveva dato tutto se stesso.
Lui,
Sybok, un Vulcaniano, che rinunciava alla Logica, alla Serenità per lasciarsi
sopraffare dalle passioni e dalle emozioni, lasciando che esse lo lacerassero
come fosse un inutile pezzo di carta?
Perché,
aveva tutto quello che Spock desiderava a cui tendeva in ogni modo, perché aveva
avuto la sfrontatezza di gettare ogni cosa al vento, quasi fosse inutile o
dannosa?
Sì,
ammise, abbassando il capo e mordendosi il labbro inferiore, lo invidia e lo
odiava, con tutte le sue forze umane, con tutta quella rabbia che gli faceva
fremere il cuore quando il fratello si prendeva gioco di Surak, di Vulcano, di
Sarek, e rideva, piangeva, sorrideva e gridava, coprendosi di ridicolo e
infamia.
Come
poteva essere così sereno, Sybok, quando aveva rinunciato a Surak e alla
Logica?
E’ illogico, Spock gli aveva detto una
volta Rifiutare le emozioni. Esse sono
parte di noi e negarle è irrazionale. Siete voi a non seguire la logica, non
io.
Ricordava
ancora la voce profonda del fratello, screziata di sarcasmo e ironia, il
divertimento che lampeggiava nello sguardo profondo e la tensione delle labbra,
in procinto di piegarsi in un sorriso derisorio.
Quanta
rabbia aveva provato all’udire quelle parole! Quanto risentimento! Quanto
rancore!
Sybok
non poteva dire una cosa del genere, non ne aveva il diritto, non dopo tutto
quello che lui, Spock, aveva passato per diventare un vero Vulcaniano, dopo
tutte le privazioni che aveva dovuto sopportare, quando sarebbe stato
sicuramente più facile lasciare che la parte umana avesse il sopravvento!
Non
poteva distruggere così, con poche, semplici frasi, tutte le convinzioni che lo
avevano sostenuto in quei tredici anni!
La
logica, la negazione, erano le uniche cose che gli avrebbero permesso di
ottenere il rispetto di suo padre, che avrebbero cancellato per sempre
quell’espressione quasi disgustata che lui, che ogni Vulcaniano, gli rivolgeva!
-Tu
invidi..me?- domandò Sybok, mentre un ghigno sarcastico gli si dipingeva sulle
labbra sottili.
Spock
si trattenne a stento, chiudendo le mani a pugno e conficcando con forza le
unghie nella carne.
Voleva cancellare
quell’espressione dal viso del fratello, stringere fra le dita ogni singola
emozione e lacerarla, pezzo dopo pezzo, fino a quando anche il rimpianto non
fosse scomparso insieme a loro.
-Sono
io ad invidiare te, Spock- Sybok gettò la testa all’indietro, ridendo. Una risata
amare, incredula –Tu puoi essere diviso, senza venir meno al tuo essere te
stesso. Io fingo di essere un Umano, quando tu tenti in ogni modo di cancellare
quella parte di te! Non lo capisci, Spock? Tu non devi fingere, sarai sempre
Umano e Vulcaniano, non devi inscenare alcuna recita!
- Così diviso, sei più unito di quanto
potresti esserlo scegliendo una sola delle tue parti. Molto più unito di me,
che sono interamente Vulcaniano-
E
così dicendo, uscì dalla stanza, mentre Spock rimaneva fermo, con gli occhi
sgranati e fra le mani il piccolo orso di pezza che Sybok gli aveva lanciato
prima di andarsene.
Diario di Nemeryal,
Data Astrale 05-07-2010
Hn. A dire il vero
questo capitolo non mi convince più di tanto.
Non lo so, mi
sembra..vuoto, ecco. Però era necessario per il prossimo, per completare quello
che succederà in Age: Seventeen.
Che salti temporali,
eh? XD
Eeeh..da quanto non
aggiornavo questa raccolta! Però questo particolare di vita è stato alquanto
difficile da scrivere. Eh vabbè, spero che il risultato non sia proprio da
buttare via!
C’è Sybok, almeno un
punto a mio favore c’è! XD
Angolo
delle Recensioni.
Thiliol:
Oh ma certo che puoi chiamarlo Spocky!
Non credo si arrabbierebbe troppo considerando che io gli affibbio nomignoli
quali Spocky-pooh o Spockino-ciccino quando mi metto a scrivere su di lui e non
riesco a far venire bene le sue parti (Sì, potete ufficialmente rinchiudermi in
manicomio)
Persefone
Fuxia: Evvai! Matura, ma
non marcia XD (Battuta pessima ed infelice…) In effetti credo che la vita del
nostro povero Vulcan –soprattutto la sua infanzia, considerando poi chi c’era a
sostenerlo sull’Enterprise- sia stata un vero Inferno. Più che altro perché,
anche con tutta la buona volontà, la meditazione, Surak e compagnia Logica, una
parte di lui –quella piccola e fastidiosa vocetta umana- lo avrà sempre
tormentato. Spero di aver reso abbastanza bene l’idea anche in questo
capitolo^^
Abdulla: Yesteryear è un episodio davvero bello! La Serie
Animata è, come dire, strana..per quanto sia di taglio più infantile rispetto
alla TOS, ci sono degli episodi che vedi, poi ti fermi e dici “No, aspetta un
attimo, ma che cacchio..?” perché effettivamente sotto c’è qualcosa di più. Come
ad esempio l’episodio “Le Magie dei Megas-Tu” (Non so se lo hai presente) dove
abbiamo Kirk&Co che incontrano Satana e tutti gli Altri Demoni degli Inferi
e sono proprio i nostri cari membri della Enterprise ad essere messi sotto
processo, perché accusati –come esseri umani- di aver cacciato –millenni prima-
la loro razza, che era solo venuta per aiutarli nello sviluppo, costringendoli
a ritirarsi in quel piccolo pianeta sperduto dove ancora vigevano le leggi
della Magia. E soprattutto anche Satana viene messo sotto processo dai suoi
simili, perché aveva tentato di fuggire da quella solitudine portando la
Enterprise sul pianeta Megas, perché provava nostalgia della razza umana!
Processo che poi si rivelerà fasullo e atto solo a vedere quanto la bontà umana
si sia evoluta nei millenni trascorsi –Kirk arriverà a salvare la vita dello
stesso Satana..con cui brinderanno “Ad una nuova amicizia” alla conclusione
dell’episodio- E la frase finale, poi “Se così fosse, Capitano, sarebbe la
seconda volta che Lucifero viene cacciato e, grazie a lei,è la prima volta che riesce a salvarsi” (Della
serie, Spock tu sai SEMPRE cosa dire)
Cioè, risvolti
filosofici pazzeschi XD
Maya891:
Eh sssssì!!! Un’altra fan di Sybok!!!
Grandioso!
Spero di aver
risposto a tutte le recensioni (ho internet che da un po’ i ciocchi in questo
periodo, ma non ho idea del perché..) e di non avervi deluso con questo
capitolo!
Alla prossima!
Tai
Nasha no Karosha!
|
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Capitolo 5 *** V Age: Seventeen [Seguire la Propria Strada] ***
c5
Capitolo: 5
Personaggi: Spock, Sybok
Musica: Wolf’s Rain Original Soundtrack –
Shiro, Long Tail’s
Note: Penultima Fan Fiction
ambientata su Vulcano! Sono così emozionata!
Capitolo numero 5
ShirKhar, Vulcano, Anno: 2249
Age: Seventeen
Seguire
la Propria Strada
[-Vulcano è la mia
casa!-
-Vulcano è la tua prigione!-]
Spock
superò sua madre, senza degnarla di uno sguardo e corse lungo il corridoio, i
passi che rimbombavano fra le mura, rimbalzando contro le pareti.
Aprì
la porta della propria stanza di scatto e con una forza tale che i cardini
gemettero sotto la sua spinta; si bloccò sulla soglia, il respiro affannoso e
le pupille dilatate.
-S..Sybok-
boccheggiò, il cuore che batteva senza controllo contro il fianco –Cosa hai
fatto?-
Il
fratello, seduto sul bordo del letto, alzò lentamente il viso, un sorriso
malinconico dipinto sulle labbra sottili.
-Ho
scelto la verità- rispose e la fede, la speranza, biancheggiarono nei suoi
occhi scuri, accendendoli di una fiamma che Spock non aveva mai visto. O provato.
-Sybok-
provò ancora, scuotendo la testa –Sei stato esiliato da Vulcano!-
La
voce gli era uscita più alta del normale, il dolore e la rabbia impregnavano
ogni sua parola, vibrando nella sua gola, ringhiandogli nell’animo. Ma in quel
momento non gli importava.
Essere
Umano o essere Vulcaniano, non gli interessava. Nella sua mente solo una voce,
un solo grido: Sybok bandito da Vulcano!
-Lo
so- Sybok annuì gravemente e accarezzò le lenzuola chiare. Malinconia e
rassegnazione –Per seguire il mio cuore, ho rinunciato alla mia famiglia-
-Il
tuo cuore?- incredulo, Spock raggiunse il fratello e si piegò sulle ginocchia
quel tanto che bastava per avere il proprio viso all’altezza di quello
dell’altro –Tu stai seguendo le tue passioni, Sybok! Hai scelto la follia alla
logica!-
-No-
Sybok scosse la testa e lo fissò, sorridendo sereno –Ho scelto il calore al
gelo. Ho scelto la verità alla menzogna-
Inutile
ragionare con lui, Spock lo sapeva. Ma quel grido, quella sentenza non taceva!
Bandito! Bandito! Bandito!
-Ritira
ogni cosa! Ogni discorso su Sha-Ka-Ree, ogni teoria, ogni cosa!-
-Abiurare?-
lo canzonò il fratello –Non si abiura la verità, non è logico-
-Smettila!-
Bandito!
Bandito! Bandito!
-Non
è la verità! E’ una leggenda! Smettila di comportarti da essere umano!-
Oh Surak, ti prego,
ti prego, riportalo alla ragione!
-E
come dovrei comportarmi? Come..te?-
Se
Sybok gli avesse dato uno schiaffo, forse avrebbe sentito più male. Si
allontanò, continuando a scuotere la testa, a scacciare senza sosta quel grido:
bandito..bandito..bandito..
-Io
ho il coraggio di seguire me stesso, di seguire la mia strada senza voltarmi
indietro! Ho il coraggio di ammettere che è contro tutto ciò per cui sono
cresciuto, ma io voglio andare
avanti- tutta la rabbia e il rancore esplosero con un sibilo irato dalle labbra
contratte di Sybok.
-La
mia strada..- mormorò Spock, senza guardare il fratello negli occhi –Io l’ho
già decisa-
-Ah
davvero? La tua strada o quella di Sarek?-
-Io
sono fedele a mio padre!- urlò, le unghie conficcate nella carne e il sapore
metallico della rabbia e del sangue sulla lingua.
-Tu
sei il suo schiavo, non suo figlio!
Smettila di essere un bambino, Spock! Sii uomo, anche se questo significa
andare contro Sarek! Anche se questo significa andare contro Vulcano!-
-Vulcano
è la mia casa!-
-Vulcano
è la tua prigione!-
-Vaneggi..-
Spock si portò le mani alle tempie –Vaneggi!-
Si
aspettava di sentire la mano del fratello calare pesante su di lui o le sue
urla sovrastare il Bandito! Che
rantolava nella sua mente. Invece, solo il frusciare di una coperta, lo
spostarsi della federa del cuscino e il rumore di fogli gettati a terra.
Il
respiro di Spock si mozzò nella gola ed ebbe paura.
-Mettili
via- sussurrò, mordendo le parole e lacerandole, come a negarne l’esistenza
–Mettili via-
-Perché?
Perché continui a tenere questi opuscoli di Starfleet,
quando hai già deciso che il tuo futuro sarà nell’Accademia delle Scienze, come
Sarek ha scelto? Non è logico
indugiare nel passato, non è Vulcaniano..-
-Basta!-
alzò il viso e affrontò Sybok con occhi ardenti –Vattene da qui se è questo che
vuoi! Scappa dalla prigione, visto che te ne è stata data la possibilità! Segui
la tua strada! Hai ragione, sono illogico! Strapperò quegli opuscoli uno alla
volta, davanti ai tuoi occhi e ti dimostrerò che non ho paura, che sono un vero
Vulcaniano!-
-Molto
bene..- accondiscese l’altro –Fallo-
-..Come..?-
-Fallo.
Ora- ripeté Sybok ed il suo sguardo era freddo e opaco come una lastra di vetro
–Distruggi il tuo futuro-
Reso
cieco da una furia senza nome, Spock si gettò terra a carponi e afferrò tra le
dita gli opuscoli, ringhiando come una belva; rantolando, strinse la presa e i
muscoli guizzarono per la forza eccessiva, ma non riuscì a strappare nulla.
Rimase
in silenzio alcuni istanti, poi lasciò cadere i fogli a terra, le braccia
abbandonate lungo i fianchi.
-Non
posso..- scrollò il capo –Non posso..-
-Hai
ragione- lo raggiunse maligna la voce del fratello –Per essere un Vulcaniano
devi smetterla di essere umano..dunque distruggi questo-
Il
vecchio peluche di pezza cadde a terra con lentezza esasperante: il nero degli
occhi graffiati dal trascorrere degli anni, il pelo impolverato e stopposo, le
cuciture allentate.
Quel
semplice regalo che Spock non aveva mai osato distruggere, lo fissava con lo
sguardo intenso di Sybok.
Distruggimi diceva Distruggimi e vedi sei sarai davvero libero.
-Dimostrami
quanto sei Vulcaniano!- esplose la voce del fratello, ma, ancora una volta,
Spock abbassò il viso e mormorò
-Non
posso..io..- prese un respiro profondo e alzò di scatto la testa –Io non devo
dimostrarti nulla!- ruggì.
Si
sarebbe aspettato qualsiasi reazione, dall’insulto all’amarezza, dal ghigno
derisorio alla furia cieca, ma mai e poi mai si sarebbe aspettato che suo fratello
si mettesse a ridere.
Sybok
lo prese per le spalle e lo aiutò ad alzarsi, poi si chinò e raccolse uno degli
opuscoli e l’orso di pezza; mise questi ultimi in mano a Spock, prima di
accarezzargli la testa e posare la propria fronte contro la sua.
-Hai
ragione- sussurrò con un sorriso –Non mi devi dimostrare niente, non devi
dimostrare niente a nessuno. Sono
fiero di te-
E
si allontanò, senza una dire nulla di più. Non sarebbe più tornato, se ne era
andato per sempre. In silenzio, con un sorriso sulle labbra e una promessa
lasciata nella mani tremanti di Spock.
Segui la tua strada,
fratello.
Diario di Nemeryal,
Data Astrale 64326.4
Sì lo so, sono secoli
seculorum amen che non aggiorno questa raccolta. Dettagli insignificanti! XD
In effetti si nota
che è da un po’ che mi ci metto, il risultato mi sembra scarsino. Più che altro
Spock, che qui credo abbia sfondato il muro dell’OOC per raggiungere vette che
nessun fanwriter aveva mai raggiunto prima.
Spero proprio di non
aver esagerato con la sua reazione per la partenza di Sybok..ma ai lettori l’ardua
sentenza!
Notizia
fantasmagorica! Internet è tornato!!! Vivo, vegeto e veloce! Quindi, appena
finisce la settimana di lavoro, gli aggiornamenti di The Time Has Come For Us
dovrebbero tornare! Pazientate ancora un poco o miei fidi! *grilli* Oh toh…
Angolo
delle Recensioni
Lady
Amber: carissima! Sì,
quell’episodio della serie animata sembra una fumata di Marjuana uscita male XP
Perrò fa morir dal ridere, soprattutto quando Spock decide di fare l’avvocato..del
diavolo! Ah-Ah! Ho fatto la battuta! E il nomignolo Spocky-pooh prende piede,
gente!!
Thiliol:
è un soprannome così puccioso :3 Sono
contenta che tu abbia trovato fascinating la riflessione! Grazie ^^
Persefone
Fuxia: la tua idea verrà
sicuramente usata per uno spin-off *annuisce* Mi mancherà tanto Sybok! Gli
voglio così bene! Sono la coppia di fratelli perfetta! Odio/amore, luce/ombra
dove non si capisce quale sia una e quale l’altra!
Vabbè, okay, sto
sragionando! XD
Tai
Nasha No Karosha!
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Capitolo 6 *** VI Age: Eighteen [Io Sarò Ancora Qui, al Mattino] ***
2250
Capitolo: 6
Personaggi: Lady Amanda, Spock
Musica: Lullaby For a Stormy Night,
Vienna Teng
Note: Non sono io ad essere
in ritardo, ma il mondo ad essere in anticipo! LOL! Ultimo capitolo ambientato
su Vulcano!
Uhm..questo
è visto secondo Amanda più che secondo Spock. L’orso di pezza è molto più
simbolico che in altri capitoli. Appare pure poco. Ehm. Spero che apprezzerete
comunque ^^ E’ molto strano come capitolo, vi avverto! Grazie a tutti!! (Risponderò
alle recensioni, giuro, prometto, parola di lupetto!)
Capitolo numero 6
ShirKhar, Vulcano, Anno: 2250
Age: Eighteen
Io Sarò
Ancora Qui, al Mattino
[C’è il sole, la tempesta è passata.
Ma il dolore ha scavato nell’animo della
madre,
come la pioggia fa con la pietra]
La stanza non è vuota.
Una donna siede poco distante dalla
finestra e la luce del mattino che filtra dai vetri le circonda i capelli
chiari come un’aureola. Tiene il capo abbassato, quasi stesse dormendo, e una mano
sul ventre. Le labbra si muovono appena, un lampo scarlatto attraverso le
ciocche castane, e la voce è bassa, il sussurro di una limpida sorgente.
La stanza è piena del vagito di un
neonato.
La donna è affianco la finestra, i
raggi del pomeriggio che disegnano lacrime d’oro sul suo volto sorridente: con
le dita accarezza le orecchie a punta del bambino che tiene tra le braccia. La
sua voce è melodiosa, dolce come solo la voce di una madre sa essere.
Il canto parla di pioggia, di boschi,
di fiumi.
In questo mondo creato dalle parole
della madre, il neonato chiude gli occhi e si addormenta, le manine strette al
vestito di lei.
La donna posa un bacio leggero sulla
fronte del figlio, e il suo canto si abbassa solo di intensità.
Uno sbuffo di nubi copre appena il
volto del sole.
La stanza sa di fiele.
E’ il far della sera e la figura di un
bambino nascosto sotto le coperte si staglia contro la finestra, sfumata nella
luce del crepuscolo. La zampa bruna di un orsetto di pezza spunta appena dal
fianco del letto, nascosto dalle lenzuola.
La donna gli è accanto, gli accarezza
il profilo della schiena, una lacrima appesa alle ciglia. La voce trema, mentre
le prime gocce di pioggia cominciano ad infrangersi sul vetro con un pigolio
appena sussurrato.
Ma il loro battere lieve è abbastanza
forte da coprire il canto grave di tristezza di una madre per il proprio
figlio.
La stanza è velata di silenzio e di
lacrime non versate.
La notte l’ha coperta con la sua luce
nera, ma la figura del giovane, teso, rigido anche sotto le coperte, è una
macchia ancora più scura. Una figura sottile scivola attraverso il buio,
nemmeno si siede sul letto, rimane in piedi ad osservare quel volto amato, che
anche nel sonno si fa violenza per trattenere quanto di umano dimora in lui. La
madre ne coglie ogni particolare, perché rimanga per sempre nel suo cuore,
anche quando il figlio non sarà più lì, ma lontano, in un mondo sconosciuto e
freddo, dove sarà solo, nel silenzio di una folla confusionaria.
L’orso di pezza, roso dagli anni, è
una macchia nera, riversa sul pavimento. La donna lo raccoglie, quasi con
pietà, e lo posa sul comodino accanto al letto.
La madre non canta, ma con parole
silenziose sfiora il volto del figlio addormentato, col pensiero gli accarezza
la testa e lo tiene stretto a sé, in un ultimo, straziante abbraccio.
Dietro la finestra, la tempesta
infuria.
La stanza è vuota.
Una donna siede distante dalla
finestra e la luce del mattino che filtra dai vetri circonda l’orso di pezza
che ha fra le mani. Tiene capo abbassato, quasi stesse dormendo, ed una mano
sul volto. Le labbra non si muovono, solo il lampo di una lacrima d’argento
attraverso le ciocche castane, e la voce è un singhiozzo strozzato, il singulto
del fiume accerchiato da rapide labirintiche e violente.
C’è il sole, la tempesta è passata, ma
il dolore ha scavato nell’ animo della madre come la pioggia fa con la pietra.
L’orso di pezza è lì, dimenticato sul
letto. Silenzioso e lontano da colui cui appartiene, come solo un ricordo può pensare
di esistere.
Ma la madre sarà sempre lì, al
mattino.
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