Famiglia all'Italiana ~ The Story di Assassin Panda (/viewuser.php?uid=87360)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sole e Pioggia ***
Capitolo 2: *** 2. La Nostra Bandiera ***
Capitolo 3: *** 3. Quel giorno all'ora del vespro ***
Capitolo 4: *** 4. Non soffrire ***
Capitolo 5: *** 5. Febbre dei Mondiali ***
Capitolo 1 *** Sole e Pioggia ***
Breve
introduzione alla Raccolta
Come
promesso sono tornata coi miei OC! delle Regioni Italiane in una
raccolta più approfondita. Non so di quanti capitoli sarà,
ma spero vi possa comunque piacere!
Il
genere delle one shots singole potrebbe variare, e andrà dal
verde all'arancione, ma non sono sicura di non arrivare al rosso.
Alcuni
capitoli di questa raccolta parteciperanno alla One Hundred Prompt,
Project, magnifica iniziativa che potete trovare sul forum di EFP
Se
vi siete persi la precedente fiction introduttiva/esperimento
ecco a voi il link <3 Famiglia
all'Italiana
-Titolo:
Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A
storia de noi tutti!) - Titolo
del Capitolo:
Pioggia e Sole (Piemonte/Lombardia) - Personaggi:
Lombardia (Loris Vargas)/Piemonte (Vincenzo Vargas) - Genere:
Slice of Life, Sentimentale - Rating:
Verde -
Avvertimenti:
Raccolta, Shonen Ai -Conteggio
parole: 737 -
Note:
1. Partecipa al One Hundred Prompt, Project col prompt 17. Pioggia
2.
I fatti narrati si riferiscono al recente maltempo, ma ciò non
significa che la Lombardia sia andata a piangere dal Piemonte eh!
-Disclaimer:
se c'è una cosa che odio sono proprio i disclaimer, ma visto
che la gente qui è dura di comprendonio mi tocca prenderli.
Axis
Powers Hetalia è un opera di Hidekaz Himaruya e sono suoi
tutti i diritti.
Lo
scritto, le situazioni e gli OC! Presenti in questa fanfiction sono
di mia proprietà!
È
vietato riprodurre la mia opera in altre sedi senza il mio consenso.
Loris
si presentò a casa di Vincenzo quel giorno, alla mattina
presto, quando ancora la maggior parte di Torino dormiva -e il
piemontese avrebbe voluto fare altrettanto.
Indossava
un impermeabile giallo che lo rendeva piuttosto ridicolo, col
cappuccio tirato fin sopra agli occhi, e un ombrello dello stesso
colore sulla testa, anche se, da quanto Piemonte poteva constatare,
non era servito a molto visto che il lombardo era fradicio dalla
testa ai piedi.
“Che
c'é?” domandò il piemontese cercando a malapena
di trattenere uno sbadiglio.
“Prima
cosa: sei sempre il solito cafone! Invitami dentro e offrimi un caffè
invece di lasciarmi qui a prendere l'acqua” ribattè
acido il fratello cercando di farsi largo tra la porta e Piemonte “E
seconda cosa; non li leggi i giornali?”
Vincenzo,
rimettendosi a posto gli occhiali sul naso a causa della spinta del
fratello per entrare in casa sua, sospirò rassegnato. “Certo
che li leggo, ma sai com'è, alla mattina alle sei la prima
cosa che faccio non è di sicuro andare fin giù a Piazza
San Carlo per leggermi il giornale”
Loris
intanto, senza chiedere il permesso e facendo comodamente come se
fosse a casa sua, aveva gettato il suo impermeabile di Gucci
sull'attaccapanni e si era messo a rovistare tra i pensili della
cucina alla ricerca del caffè da preparare.
Piemonte
non sopportava che il fratello si prendesse sempre certe libertà,
anche se erano fratelli doveva rispettare i suoi spazi e la sua
dimora, cosa che invece non accadeva mai.
“Non
hai sentito quello che è successo alla mia amata Como? E a
Rho? Vincenzo mi devi aiutare!” esclamò supplichevole
mettendo la caffettiera sul fuoco del fornello a gas, guardando il
biondo piemontese con le labbra arricciate e gli occhi languidi,
l'ennesimo dei tentativi di Lombardia di convincere Piemonte a fare
quello che desiderava.
Vincenzo
in tutta risposta gli lanciò contro un asciugamano per evitare
che i suoi lunghi capelli mori, bagnati fradici, sgocciolassero sul
suo pavimento appena pulito la sera prima.
“Era
un sì?” esclamò speranzoso, ma Vincenzo,
prendendo le tazze dallo scaffale sopra il lavandino, scosse la testa
“Loris, sai benissimo che questa pioggia sta causando problemi
a tutto il Nord, non solo a te”
“Ma...”
“Niente ma, Loris. Non posso occuparmi del Po che straripa e al
contempo salvare la tua Como”
Lombardia
abbassò la testa sconsolato. Tra la borsa che lo faceva
impazzire, Feliciano che gli faceva visita un giorno sì e
l'altro pure gridando all'impazzata perchè era preoccupato per
lui e tutta quella pioggia che lo distruggeva lentamente non sapeva
più dove andare a sbattere la testa.
Era
vero, anche Piemonte, Trentino e Veneto erano nei guai, ma lui lo era
di sicuro più di tutti, e anche se gli seccava ammetterlo
pensava che almeno Vincenzo, che non sopportava ma al contempo
stimava più di chiunque altro, potesse aiutarlo ad uscire da
quella melma di acqua e fango che lo stava lentamente soffocando.
Vincenzo,
mentre gli porgeva la tazza riempita di caffè fumante, si
accorse della desolazione del lombardo, e gli diede un buffetto
amorevole sulla guancia, sorridendogli.
“Lombardia,
se riesco a convincere Emilia ad occuparsi del Po nella zona di
confine forse riesco a venirti a dare una mano!”
Il
viso del moretto si illuminò di gioia, ma per evitare di
illuderlo Vincenzo si affrettò ad aggiungere “Ma sai
com'è scorbutica quella donna, quindi non è sicuro
che...” prima che potesse finire la frase Loris gli saltò
al collo abbracciandolo con tanta foga che il piemontese perse
l'equilibro e, nella caduta, rovesciò il caffè addosso
ad entrambi.
“Sei
impazzito, coglione!?” imprecò Vincenzo, bruciatosi, ma
Loris sembrava beatamente ignorarlo “Oh grazie, Vinci!
Lo sapevo che in fondo non eri poi così scorbutico!”
“Non
sono scorbutico! E non chiamarmi Vinci!” replicò
arrossendo Vincenzo, scrollandoselo di dosso. Adocchiò la
camicia bianca, macchiata per buona parte di marrone, sbuffando.
“Non
ti preoccupare della camicia! Te ne porto una nuova io, e magari
anche firmata che sei sempre così fuori moda, Vinci! E per il
caffè non ti preoccupare, te lo offro io!”
E
non appena Piemonte si fu cambiato lo trascinò per l'ingesso,
dandogli il tempo di mettersi l'impermeabile.
Era
felice come non mai, Lombardia, era certo che grazie a quel
brontolone avrebbe finalmente ridato un barlume di speranza alla sua
regione immersa nell'acqua.
E
spingendo Vincenzo fuori di casa venne riscaldato appena in viso da
un tiepido raggio di sole mattutino. Finalmente aveva smesso di
piovere.
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Capitolo 2 *** 2. La Nostra Bandiera ***
Un
piccolo tributo a Reggio Emilia, la mia città.
Ambientata
prima, durante e dopo il 7 Gennaio 1797, il giorno di nascita del
nostro Tricolore Italiano, nato proprio a Reggio Emilia e di cui la
città del Tricolore si fa vanto.
La
repubblica Cispadana qui è rappresentata da Emila -che
rappresenta anche la metà Emiliana dell'Emilia Romagna per chi
non avesse ancora seguito la precedente fanfiction.
Per
chi non conoscesse la storia, il 7 Gennaio 1797 le città
membre della Repubblica Cispadana, creata da Napoleone per far fronte
all'Austria, si riunirono a Reggio Emilia fondando la Repubblica che
aveva come bandiera proprio l'attuale tricolore. In seguito però
Napoleone decretò che la Romagna si unisse alla Repubblica
Cispadana, mentre Modena, Reggio Emilia, Massa e Carrara avrebbero
dovuto distaccarsi per unirsi alla Repubblica Transpadana. Solo il 9
Luglio dello stesso anno le due repubbliche si riunirono per fondare
la Repubblica Cisaplina.
La
fiction che di seguito leggerete rappresenta un po' il legame tra
Emilia -o Repubblica Cispadana-, e Reggio Emilia durante il dominio
Napoleonico, per poi distaccarsi quando Napoleone ordina l'unione
della città alla Repubblica Transpadana.
Ho
deciso di rappresentare Reggio Emilia come un ragazzino dai 11 ai 14
anni, perchè infondo allora -anche se Reggio ha origini
romane-, era ancora una piccola città che è sempre
stata sotto il controllo dei Ducati di Modena e degli Estensi e che
quindi non ha mai avuto possibilità di crescere e di diventare
un Microstato o un Ducato/Principato ecc... grande e forte, e quindi
per me è rimasto un bambino :3
E
il fatto che non abbia il cognome Vargas... beh io penso che le città
non abbiano legami di parentela le città con le
Regioni/Nazioni, ma è una mia piccola fissa per
non far incestare Reggio e Emilia .emm
Spero
di rendere bene questa fict, ma anche se non piacerà,
pazienza: un piccolo tributo a Reggio Emilia lo dovevo pur fare
scrivendo questa raccolta, prima o poi <3
-Titolo:
Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A
storia de noi tutti!) - Titolo
del Capitolo: La
Nostra Bandiera. - Personaggi:
Emilia
Romagna (Emilia Vargas), Chibi!Reggio Emilia/Adult!Reggio Emilia
(Nicolas Ferrari), Nord Italia (Feliciano Vargas), Francia (Francis
Bonnefoy), Napoleone Bonaparte -
Genere:
Drammatico, Storico, Sentimentale - Rating:
Verde -
Avvertimenti:
Raccolta -Conteggio
parole: -
Note:
1. Ambientata dopo l'ascesa di Napoleone in Italia e la
formazione della Repubblica Cispadana.
-Disclaimer:
se c'è una cosa che odio sono proprio i disclaimer, ma visto
che la gente qui è dura di comprendonio mi tocca prenderli.
Axis
Powers Hetalia è un opera di Hidekaz Himaruya e sono suoi
tutti i diritti.
Lo
scritto, le situazioni e gli OC! Presenti in questa fanfiction sono
di mia proprietà!
È
vietato riprodurre la mia opera in altre sedi senza il mio consenso.
7
Gennaio 1797
“Sorellona!
Sorellona Emilia!” la chiamò a gran voce il piccolo
Reggio correndo verso di lei agitando le manine nella sua direzione.
Emilia era stanca, era stata in piedi tutta la notte a parlare con
Francia di quanto fossero belli ideali come Uguaglianza, Libertà
e Fratellanza, a firmare carte, a cedere territori, a stipulare
alleanze, e in quel momento sapeva che se avesse preso in braccio
Nicolas sarebbe crollata senza forze sul selciato della Via che
portava il suo nome.
Gli
sorrise vedendolo così allegro e pimpante, e gli accarezzò
il capo scompigliandogli i ricci capelli castani, lasciandolo deluso:
voleva che la sua sorellona lo prendesse in braccio e lo cullasse,
visto che era lei la persona più simile ad una madre più
che ad una sorella.
Era
entusiasta, la piccola città, ignorando tutto ciò che
la Repubblica Cispadana aveva sopportato durante la precedente notte,
voleva che anche lei fosse felice come lui.
“Che
ci fai sveglio a quest'ora del mattino?” domandò
inginocchiandosi per poter vedere meglio il ragazzino in viso, anche
se le ossa le facevano male e le chiedevano pietà.
“Ci
sono i francesi ovunque, e ho sentito dire da Parma che ora siamo
liberi! È vero?”
Emilia
sorrise abbracciandolo “Sì, la Francia ci aiuterà
a diventare una nuova Nazione libera ! Non ci saranno più
oppressi e oppressori, il nostro popolo presto sarà di nuovo
felice!”
Era
felice Emilia, e con lei anche Reggio. Per anni erano rimasti sotto
il dominio austriaco, per anni avevano visto la loro gente ridotta
alla fame e alla disperazione, stravolta da guerre che non gli
appartenevano e da tasse versate da un re che non parlava nemmeno la
loro lingua. Con Feliciano nella casa di Austria le cose erano sempre
peggiorate.
Ma
ormai quell'epoca era finita. I francesi erano scesi per liberarli,
con nuove ideologie di rivoluzione, come avevano cambiato la Francia
quelle stesse idee avrebbero salvato il loro popolo; non ci sarebbero
più state tasse, non più guerre.
E
Nicolas era felice, perchè finalmente non avrebbe più
visto Emilia soffrire sotto il giogo austriaco, era felice perchè
finalmente la loro famiglia si sarebbe riunita e Emilia avrebbe
finalmente potuto riabbracciare Romagna, per anni rinchiusa tra le
mura della casa dello Stato della Chiesa.
“Non
vedo l'ora, Emilia! Sono così felice!” esclamò
euforico, ed Emilia osservò gli occhi verdi, come l'erba della
Pianura Padana, brillare di gioia. Nicolas prese fuori dallo zaino un
brandello di stoffa colorata, grande quasi quanto lui, e la porse
alla Repubblica appena rinata. “Cos'é?” domandò
la donna prendendola tra le mani fissando i colori sgargianti anche
se sporchi di terra; verde, bianca e rossa.
“Ti
piace? L'ho fatta per te! Sarà la nostra bandiera! È
bella vero?” domandò Reggio abbandonandosi ad una
cristallina risata.
Emilia
si strinse quella sgualcita bandiera al cuore, ridendo con lui mentre
le lacrime le pungevano gli angoli degli occhi. Priva di forze,
rincuorata dalla bontà della sua piccola città, si
sedette lungo la strada abbracciandolo con forza. “E' un regalo
meraviglioso Nicolas!” esclamò baciandolo sulle guance
paffute in quel momento di un vivace colore rossastro.
“D'ora
in poi saremo sempre insieme, vero Emilia?” chiese Reggio
ingenuamente, felice di vedere finalmente la sua sorellona di nuovo
col sorriso sulle labbra.
“Certo,
Nicolas! Saremo sempre insieme, proprio come una vera famiglia!”
19
Maggio 1797
Emilia
fissava Francia incredula, i suoi occhi color del prato spalancati
dallo stupore, mentre con una mano reggeva un asta su cui sventolava
al vento la bandiera tricolore donatale da Reggio.
“P...
può ripetere, prego?” si rivolse alla Nazione nel modo
più formale possibile, ma il tono della sua voce tradì
la sua paura che in quel momento le faceva tremare le gambe.
“Sono
desolato, ma chére. Ma Napoleone ha
espressamente ordinato che Reggio Emilia e Modena vengano annessa
alla Repubblica Transpadana”
Pensava
ancora che stesse scherzando. Come poteva quel despota separarlo dal
suo fratellino dopo tutto quello che avevano fatto per riunirsi, dopo
tutto quel tempo trascorso lontano da lui. Era quello il prezzo da
pagare per vedere Romagna? Separarsi da una persona amata per
ritrovarne un altra?
Abbandonò
la bandiera a terra, accasciandosi disperata al suo fianco, lasciando
che le lacrime scorressero impetuose sul suo viso. Non le importava
che Francia, o quel falso ipocrita di Napoleone seduto poco lontano,
la vedessero in quello stato pietoso. Separarsi da Nicolas,
soprattutto dopo la promessa che avevano fatto sulla loro bandiera,
era un colpo al cuore troppo grande da sopportare.
Francis
le carezzò lievemente la testa bionda cercando di rincuorarla:
non sopportava vedere una ragazza piegata in due dal dolore.
“Vedrai,
Émilie,
riabbraccerai tuo fratello molto presto, un giorno tutta l'Italia
tornerà unita, vedrai, devi solo aspettare che Napoleone
mantenga le sue promesse, e sono sicuro che lo farà”
“Con
che coraggio... gli dirò che dovrà ancora separarsi da
me?” esclamò tra i singhiozzi asciugandosi le lacrime
con la manica della fine maglia di seta ormai sgualcita.
Francia
non sapeva come fare per consolarla, non poteva illuderla con parole
vuote e false. Prima venivano Napoleone e il suo popolo, poi l'Italia
poteva aspettare e soffrire per un po'.
Reggio
Emilia, appena notò i due appartati in un angolo
dell'accampamento francese, saltellò felicemente incontro ad i
due, per poi rabbuiarsi vedendo la sorella in lacrime. “Emilia!
Che succede?” si avvicinò preoccupato alla Regione;
Francis si scostò per permettere alla Repubblica Cispadana di
abbracciare la piccola città. Mentre gli soffiava all'orecchio
che gli voleva bene, un mondo di bene, Napoleone incuriosito, da
quella scenetta pietosa che si presentava ai suoi occhi, si avvicinò
al gruppetto riconoscendo le due figure, oltre quella di Francia, di
Reggio Emilia e della Repubblica Cispadana. Si chiese ancora,
esprimendo il suo disappunto nella sua lingua a Francis, cosa ci
facesse ancora il ragazzino con la Repubblica, perchè non
fosse già tra i membri della Repubblica Transpadana come aveva
ordinato.
“Émilie,
dobbiamo andare” sospirò Francia. Nicolas guardò
il biondo straniero con un velo di malinconia nello sguardo verde
speranza, speranza che però stava venendo a mancare. “Ci
dobbiamo separare di nuovo, vero sorellona?” pigolò
mestamente, mentre Emilia gli prendeva le mani cercando di
infondergli coraggio.
“Sì,
Nicolas! Ma ci rivedremo presto vedrai! E stavolta saremo veramente
liberi!”
Ma
Reggio non ci credeva. Quante volte aveva sentito quelle parole,
quella promessa che non era mai stata mantenuta?
Non
pianse, offeso, non disse nulla, si limitò a seguire Francis
senza opporre resistenza, lasciando Emilia sola a piangere. Stavolta
era lui a farle una muta promessa. Promise a lei e a ste stesso che
non l'avrebbe più vista piangere se non di gioia, e che la
prossima volta che si sarebbero rivisti sarebbero stati liberi membri
di un Italia unita.
14
Marzo 1861
Emilia
fissava dall'alto di una lieve collina, Reggio Emilia in festa per
l'Unità di Italia, tanto desiderata, tanto amata e finalmente
raggiunta; per festeggiare si ballava, si cantava, si beveva, si
mangiava, erano tutti felici di aver finalmente ottenuto ciò
che per anni avevano combattuto, e per fortuna tutto non era stato
vano.
Davanti
ai suoi occhi Emilia vedeva un popolo libero. Ma non vedeva più
una piccola città oppressa, davanti ai suoi occhi non c'era
più un bambino dagli enormi occhi color della Pianura Padana,
e il sorriso innocente. Davanti a lei c'era un uomo che nascondeva i
suoi occhi dietro due lenti e gridava per la vittoria e per la
libertà del suo popolo, che non la chiamava più
sorellona,
perchè non aveva più bisogno di lei per crescere.
Ancora
in mano reggeva la bandiera che un secolo prima quel bambino le aveva
regalato, ricordo eterno della promessa che si erano fatti e che non
era mai riuscita a mantenere fino ad allora.
Era
bella, la loro bandiera, era splendente e dai colori sgargianti.
Avrebbe voluto che tutte le genti la sventolassero sorridendo, in
nome della libertà e dell'Italia Unita.
“Sorellona
Emilia!” la chiamò un altro bambino a cui voleva bene,
che però non sarebbe mai cresciuto.
“Ciao
Feli! Che ci fai qui, non sei con Lovino a festeggiare?”
“Ci
sono stato, adesso voglio festeggiare anche insieme a voi, alla mia
gente!” le sorrise sedendosi accanto a lei, senza accorgersi
che sotto di lui c'era la bandiera di Emilia e Reggio. “Veh,
Feliciano! Ti sei seduto sulla mia bandiera”
L'Italia,
confuso, si alzò e notò per la prima volta quel pezzo
di stoffa che era sempre rimasto accanto alla sorella.
Fissò
rapito i colori, così belli, e se ne innamorò. Non
seppe dire perchè, ma quella bandiera gli piaceva, e se era la
bandiera della sua sorellona gli piaceva ancora di più.
“Bella
vero? Me l'ha regalata Reggio Emilia”
“Emilia,
è bellissima” esclamò estasiato prendendola tra
le mani “Voglio che tutti la portino! Voglio che tutti la
sventolino! Questa è la nostra bandiera d'adesso in poi, la
bandiera d'Italia!” in preda all'euforia prese l'asta e
cominciò ad agitarla, facendo danzare la bandiera al vento.
Emilia guardò Veneziano sventolare la bandiera commossa e
felice, le sembrava quasi di morire.
Poco
più in là, sotto di loro per le vie di Reggio, Nicolas
guardava la sua piccola creazione venire agitata dall'Italia, e si
sentì orgoglioso. E mentre la sua gente gridava estasiata
cantando inni alla nuova Nazione, guardando la sua amata Emilia
piangere dalla felicità realizzando tutti i suoi desideri di
bambino, mandandole un bacio volante con la mano lasciò che,
finalmente, un ultima lacrima di contentezza solcasse la sua guancia.
Erano
finalmente liberi.
La posta
del Quore -il panda risponde-
orbene,
grazie a tutte per essere giunti fin qui, grazie mille a tutti per
aver recensito il primo capitolo, mi avete veramente commossa e spero
che anche questa fict vi possa essere piaciuta.
Reiko94:
Grazie Nee-Chan <3 mi piacerebbe scrivere dello yaoi su di loro,
ma sarebbe incesto ç__ç magari posterò
qualcosina sul journal *A*
Moniko
chan: Grazie mille della recensione e mi fa piacere che Lombardia sia
piaciuto soprattutto ad una lombarda! Beh, per ora almeno qui da me
sembra che il bel tempo regga, speriamo bene!
Kurohime:
Non pensavo aspettassi questa raccolta con ansia, mi fa comunque
piacere. Le coppie che decido non sono mai prevedibili, le scelgo sul
momento purtroppo è tutta un incognita, comunque grazie mille
e alla prossima!
Dragon
Girl31: Felice di trovarti anche qui <3 Non voglio essere la causa
della tua morte per tachicardia però X°D comunque non sarà
l'ultima Lombardia/Piemonte che scriverò, ahinoi, magari anche
yaoista ma non la posterò su EFP, perchè é
incesto. E Loris ha preso dal ramo pucchoso della famiglia Vargas! Ma
vabbé spero che ti piaccia anche questo capitolo, anche se mi
sono fatta un regalo! Alla prossima
Clod88:
Grazie per la recensione! Sai l'altro giorno ho trovato una fanart
sulle regioni italiane, c'ero rimasta malissimo, perchè anche
io ormai non riesco a vederli diversamente! Comunque ancora grazie
ancora, e fa lo stesso se non la metti tra le preferite, l'importante
è sapere che ti piace!
|
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Capitolo 3 *** 3. Quel giorno all'ora del vespro ***
Introduzione Quotidiana
Ultimamente a scuola ci
stanno inculcando tutta la storia di Spagna nel Cinquecento, e oggi
ci ho fatto pure la verifica! Ormai la so a memoria. Però oggi
mi sono ispirata a scrivere una Romano/Sicilia/Spagna, ispirata ai
Vespri Siciliani, un periodo storico che approfondirò qui di
seguito. Insomma, non aspettatevi però un Spagna allegro e
cordiale eh! Insomma, sembra un bonaccione ma storicamente era
bastardo -e so già chi mi ucciderà per questa
affermazione.
Ma non fraintendetemi, io
amo il personaggio di Spagna così come quello di Sud Italia,
ma insomma, i Vespri Siciliani non sono micca stati fatti perché
Antonio aveva perso a poker contro Francis!
E a proposito di Francis,
mi dispiace che abbiate frainteso il suo ruolo nella precedente
fanfiction, non lo volevo dipingere come un personaggio malvagio, ma
bensì uno che crede che ciò che sta facendo Napoleone
sia bene, e quindi pende dalle sue labbra, ma in realtà è
dispiaciuto di dover dare una sofferenza ad Emilia.
Stessa cosa in questa
fanfiction, come vedrete.
Però intanto
ringrazio chi ha commentato il precedente capitolo <3
Una cosa: il carattere e
le dimensioni che uso non mi soddisfano: se preferite che cambi
dimensione o stile ditemelo subito che lo cambierò
immediatamente, mi fareste un favore!
Di seguito trovate una
descrizione dei Vespri Siciliani, al quale mi sono anche ispirata per
scrivere questa fict. Non che non li abbia studiati! Ma che mi
sembrava più dettagliata questa che il mio libro di storia!
Buona lettura
I Vespri Siciliani by
Wikipedia, una delle migliori amiche del Panda
Tutto ebbe inizio all'ora
del vespro del 31 marzo 1282, lunedì dopo la Pasqua, sul
sagrato della Chiesa dello Spirito Santo, a Palermo. A generare
l'episodio fu - secondo la ricostruzione storica - la reazione al
gesto di un soldato dell'esercito francese, tale Drouet, che si era
rivolto in maniera irriguardosa ad una giovane donna accompagnata dal
consorte, mettendole le mani addosso con il pretesto di doverla
perquisire;a difesa di sua moglie, lo sposo riuscì a sottrarre
la spada al soldato francese e lo uccise. Tale gesto fu appunto la
scintilla che dette inizio alla rivolta. Nel corso della serata e
della notte che ne seguì i palermitani - al grido di "Mora,
mora!" - si abbandonarono ad una vera e propria "caccia ai
francesi" che dilagò in breve tempo in tutta l'isola,
trasformandosi in una carneficina. I pochi francesi che sopravvissero
al massacro vi riuscirono rifugiandosi nelle loro navi, attraccate
lungo la costa.[...] All'alba, la città di Palermo si proclamò
indipendente . Ben presto, la rivolta si estese a tutta la Sicilia.
[...] Nel frattempo i nobili siciliani avevano offerto la corona di
Sicilia a Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, figlia del
defunto Re Manfredi di Svevia. L'aver fatto cadere su Pietro III la
scelta quale nuovo Re di Sicilia significava per gli isolani la
volontà di ritornare, in certo qual modo, alla dinastia sveva,
incarnata da Costanza. La flotta di re Pietro, comandata da Ruggero
di Lauria sbarcò il 30 agosto 1282 a Trapani accolto da
Palmiero Abate. L’insurrezione divenne così un vero
conflitto politico fra Siciliani ed Aragonesi da un lato e gli
Angioini, il Papato, il Regno di Francia e le varie fazioni guelfe
dall'altra.
Maggiori informazioni I
Vespri Siciliani – Wikipedia
-Titolo:
Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A
storia de noi tutti!) - Titolo del
Capitolo: Quel giorno all'ora del
Vespro - Personaggi: Sicilia
(Rosalia Vargas), Chibi!Italia Romano (Lovino Vargas), [+accenni
Francia (Francis Bonnefoy), Spagna (Antonio Fernandez Carriedo)] -
Genere:
Drammatico, Guerra, Angst - Rating:
Arancione - Avvertimenti:
Raccolta, Non per Stomaci Delicati! -Conteggio
parole: - Note:
1. Ambientata durante i Vespri Siciliani
2. Il francese di inizio
racconto non è Francis!
-Disclaimer:
se c'è una cosa che odio sono proprio i disclaimer, ma visto
che la gente qui è dura di comprendonio mi tocca prenderli.
Axis
Powers Hetalia è un opera di Hidekaz Himaruya e sono suoi
tutti i diritti.
Lo
scritto, le situazioni e gli OC! Presenti in questa fanfiction sono
di mia proprietà!
È
vietato riprodurre la mia opera in altre sedi senza il mio consenso.
Quel giorno all'ora
del Vespro
Era
una donna dolce, Rosalia. Sorrideva a chiunque e amava tante persone.
Ma
era una persona altrettanto spietata con chi le faceva del male. Ma
finchè era solo lei a soffrire poteva anche sopportare, anche
se non in silenzio visto il suo continuo sommesso brontolare, valvola
di sfogo per la rabbia repressa. Ma quando quei maledetti invasori
cominciavano a far del male al suo popolo, alla sua gente, gli
isolani, allora sì che la sua ferocia esplodeva in un urlo di
dolore e di ira.
Non
era di certo una persona dotta come tutti quei signorotti di Francia
che l'avevano invasa, ma sentire il grido sofferente della sua
Palermo, un pianto disperato, la cambiava e allora dimostrava a tutti
che non serviva tenere il naso tra le pagine per essere una
combattente valorosa. E che non era l'arma a fare il guerriero.
Quando
sentì circolare la voce che un francese aveva molestato una
delle sue donne, Sicilia andò su tutte le furie. Aveva
ospitato gentilmente Francis in casa sua, ma il suo popolo l'aveva
tradita. E Rosalia non era una che portava facilmente pazienza.
Prese
un forcone quella sera, quando sentì la spiacevole notizia e
il campanile del monastero aveva già scoccato la prima ora del
vespro. Il sole era quasi sparito dietro i colli, affondando dentro
il Mediterraneo, ma ciò non impedì all'italiana di
partire ad una serrata caccia dello straniero che aveva osato
importunare le sue donne.
Ed
eccolo lì, ubriaco. Un uomo in divisa militare che puzzava di
vino tanto da farle venire un lieve conato di vomito. Accasciato in
un vicolo buio di una delle vie di Palermo, il francese
sporco e maleodorante le lanciò una fugace occhiata maliziosa.
“Ce
qu'il fait une jolie fille comme toi maintenant?”
domandò l'uomo nella sua lingua, una lingua ostile che Rosalia
aveva sempre rifiutato di imparare, nonostante le esortazioni di
Francis.
Lo
sconosciuto si alzò, con le mani avanti in direzione del suo
seno, ma questi non ebbe il tempo di accorgersi che il forcone lo
aveva già trapassato da parte a parte con violenza
nell'addome. Fu fortunato, o forse no, a non sentire il dolore a
causa della sbronza che lo aveva colto.
Con
un colpo secco Sicilia staccò il corpo, ormai cadavere, dalla
sua arma, con le mani ancora tremanti. Non aveva rimpianti,
quell'uomo aveva fatto la giusta fine e avrebbe espiato le sue colpe
all'inferno, eppure era ancora scossa da quel gesto. Aveva comunque
sottratto una vita al giudizio divino, e lei era una Regione timorata
di Dio.
Ciononostante,
senza pulire la improvvisata arma, si diresse verso la via principale
della città ormai addormentata mentre la campana rintoccava
rumorosamente il terzo vespro della sera.
Non
era l'unica carnefice, quella sera.
Muti
spettatori avevano assistito alla scena, avevano visto il francese
morire, avevano assistito ad un esemplare punizione per chi faceva
loro del male. In breve tempo altri forconi vennero impugnati, altri
oggetti da campo che Rosalia avrebbe preferito che la sua gente
usasse solo a mietere il grano divennero armi in mano a un popolo
assetato di vendetta e di libertà.
Allo
scoccare dell'ultimo vespro non c'era un francese che, colto alla
sprovvista, non fuggisse in preda al panico o non lottasse per aver
salva la vita. E in testa alla massa di folla inferocita, seppur con
astio, Sicilia guidava il suo popolo verso un nuovo futuro, un futuro
di libertà e di speranza, sotto gli occhi inorriditi di
Francis -la sua gente stava morendo, e lui poteva fare ben poco-, e
lo sguardo divertito e vittorioso di Antonio.
Fu
una notte di spargimenti di sangue. I siciliani e i francesi
combatterono tra loro con ciò che capitava loro a tiro, e gli
isolani desiderosi di cacciare via l'invasore, sembravano demoni. I
corpi dei cadaveri sventrati, mutilati, gettati via senza ritegno,
sia di siciliani che di francesi, erano abbandonati al loro destino
lungo tutte le vie di Palermo, non c'era un angolo di pace in cui si
potesse trovare un rifugio, tutto era macchiato di rosso sangue.
Al
mattino lo scenario che si presentava davanti agli occhi di Sicilia
era troppo macabro per il fragile cuore della Regione, che cedette
accasciandosi al suolo, con la testa tra le mani, abbandonandosi ad
un isterico pianto.
Tutto
quel sangue, tutti quei morti, anche tra la sua gente... erano solo
colpa sua! Lei aveva fatto nascere la rivolta, aveva acceso la
scintilla, li aveva guidati a compiere quella carneficina.
Era
tutta colpa sua.
Una
piccola mano si appoggiò sulla sua spalla, quando lei ormai
aveva perso il conto dei minuti -o delle ore-, da quando si era
inginocchiata lì a piangere. Alzò lo sguardo per
incrociare nei suoi occhi azzurri rossi di pianto le iridi castane
del suo fratellino Romano.
“Smettila
di fare la piagnucolona, è tutto finito!” sbottò
il bambino cercando col suo tono duro di rincuorarla: non amava
vedere la sua sorellona piangere.
“Oh,
Romano” Sospirò Rosalia cercando di trattenere un
singhiozzo “Tutti questi morti... è colpa mia”
“No
che non lo è, stai solo cercando di difendere la tua terra!”
la rimproverò Sud Italia, con un tono falsamente astioso ma
velato di preoccupazione e dolore; anche lui aveva sofferto quando il
sangue di Sicilia fu sparso per le vie. Romano vedendola così
triste, disperata quasi, l'abbracciò cercando di farle tornare
il sorriso. “Vedrai che adesso andrà tutto bene, Lia!
Ora sei indipendente, la tua gente ha la sua libertà! Devi
essere forte, quindi smettila di piangere!” di nuovo la
rimbeccò, ma stavolta sul viso di Rosalia, reso opaco e rosso
dal pianto, si accese un fievole sorriso. “Hai ragione, Romano!
Devo essere forte per il mio popolo! E anche tu lo sarai, non é
vero?” Italia sbuffò, lui era sempre forte, nonostante
la tenera età, o almeno così diceva con orgoglio, e
Sicilia ne approfittò per scompigliargli affettuosamente i
capelli lunghi e castani.
Si
accorse solo in seguito di un ragazzo che, sorridendo sorione, li
osservava felicemente compiaciuto. Aveva il viso solare, e la pelle
abbronzata; da quei pochi caratteri ne dedusse che si trattava di
Spagna.
“Hola!”
la salutò infatti, mentre Romano, indispettito e contrariato
da quell'intrusione, afferrò la lunga gonna nera della sorella
e lo fissò fulminandolo con lo sguardo.
“Antonio
Fernandez Carriedo, per servirla!” sorrise lo spagnolo
porgendole la mano, rispondendo anticipatamente ad una domanda che
Rosalia avrebbe tardato di pochi secondi a pronunciare. Ma una
seconda prese subito il posto della prima, con un tono acido “Che
cosa vuoi da noi, Spagna?”
Antonio,
per nulla intimorito dall'aggressività della siciliana, che
materna cercava di proteggere e al contempo rassicurare Romano con
una mano accarezzandogli i capelli, continuò solare a
sorriderle amichevolmente.
“Ho
visto come hai combattuto coi Francesi. So che vuoi la libertà,
sono venuto a proporti un alleanza per scacciare Francis! Io ti offro
i soldati necessari a sconfiggere quelli francesi e tu mi dai
l'opportunità di creare dei porti per commerciare con l'Asia.
Che ne dici?”
Sicilia
tentennò, indecisa ma al contempo allarmata. Non conosceva
quel ragazzo, che anche se molto prestante ed allegro -di primo
impatto lo trovava simpatico-, non conosceva. Eppure doveva comprare
la merce a scatola chiusa, per il bene di Romano e della sua isola,
per scacciare i francesi ed assicurare un futuro migliore alla sua
gente.
Ancora
tremante la mano di Rosalia strinse quella di Spagna, con grande
disappunto del piccolo Italia. Sapeva però, la siciliana, che
quel patto, quell'alleanza sugellata così all'improvviso,
avrebbe aiutato entrambi a rendere liberi la loro isola.
E
la prossima volta che le campane avrebbero suonato puntuali l'ora del
vespro, il sangue di innocenti non sarebbe più stato versato
su Palermo.
Angolo
del panda.
Ok,
non mi piace. L'ho scritta di fretta e la fretta fa sempre male >.<
ma volevo comunque aggiornare la fict, mi dispiaceva lasciarvi
sempre lì sulle spine, ma ora che finalmente ho sistemato
anche questo capitolo posso dedicarmi alla p0rn per il torneo!
Ora
passo a rispondere alle fedeli recensioni
Reiko:
Grazie
mille nee, Reggio Emilia è un personaggio che mi sta molto a
cuore <3 anche se l'ho descritto male! Spero ti piaccia anche la
fict sulla tua Sicilia!
Moniko
Chan: Oddei
grazie dei complimenti, cerco sempre di dare il massimo anche se non
mi reputo una scrittrice eccelsa o chissà che cosa. Non
maledire il Nii-San, io gli vo be! ç_ç I danni li ha
fatti, ma insomma era una nazione che voleva espandersi e donare
affetto a tante persone *O*
Artemis89:
Reggio
Emilia? *__* Di dove di preciso? Io sono di Casina, in culo al mondo
come dicono i miei compagni! Mi fa piacere sapere da una compaesana
che ho reso bene la nostra città! Veramente la cosa mi ha
fatto eccitare! In futuro farò qualcos'altro, magari con un
Nicolas più adulto! Beh, per la storia del tricolore penso che
sia ben inculcata nella testa di ogni bravo reggiano che si rispetti
X°D
Kurohime:
Grazie,
ho già in mente una fiction con Lazio, spero non ti deluda ^^
Dragon_Girl31:
Non
ti preoccupare se non sei ferrata in storia, come vedi io spesso
bazzico su wikipedia anche se preferisco i libri, ma riforme su
riforme ci stanno distruggendo! E chiamami pure my dear se ti fa
piacere <3 Spero che ti sia piaciuta anche questa fict!
Clod88:
Grazie
mille anche a te! Spero che ti piaccia anche questo capitolo, e sono
contenta che Reggio piaccia così tanto!!
Alla
prossima!
{
Spam spammoso <3
|
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Capitolo 4 *** 4. Non soffrire ***
Introduzione
Nulla di storico o nulla
di che stavolta, e la coppia è nata così dal nulla ^^
una sola cosa, questa
fiction è un sequel della
fiction precedente, della drabble numero 91 Alpinismo
e
ne contiene vari accenni. Quindi vi consiglio di rileggervela prima
di tornare a leggere! <3
-Titolo:
Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A
storia de noi tutti!) - Titolo
del Capitolo: Non
soffrire (Veneto/Trentino Alto Adige) - Personaggi:
Veneto (Filippo Vargas), Trentino Alto Adige (Südtirol) -
Genere:
Slice of Life, Sentimentale, Hurt/Confort - Rating:
Giallo -per il lieve accenno all'incesto- -
Avvertimenti:
Raccolta, Shonen Ai -Conteggio
parole: 1018
Veneto
si teneva la gamba dolorante.
Odiava
farsi male, odiava con tutto sé stesso essere un peso e
sopratutto odiava ammettere davanti agli altri che non era poi tutto
questo granché come alpinista.
Era
scivolato miseramente come un principiante cadendo nella gola, e si
riteneva particolarmente fortunato ad essere arrivato in fondo con
solo qualche graffio e una caviglia rotta. Non slogata; rotta. Con
le bianche e rosse ossa che uscivano dalla carne e facevano un male
lancinante.
Filippo
maledisse sé stesso, maledisse Loris e Vincenzo: se non fosse
stato per le loro liti, se non avesse cercato di evitare che
Lombardia spingesse Piemonte nel dirupo forse a quest'ora sarebbero
tutti quanti al rifugio a bere la cioccolata calda.
Però
ormai non poteva farci nulla se non imprecare mentre attendeva
soccorsi.
E
pensare che lui odiava le gite. Anche se si impegnava con tutto sé
stesso per cercare di tenere unita la famiglia organizzando
escursioni coi suoi fratelli alpinisti finiva
poi per odiarsi. Più che tenerla unita passava le giornate dei
week end a sentire il piemontese litigare col lombardo, Valle d'Aosta
cercare di molestare Vicenzo e Friuli rincorrerli per evitare che
loro si facessero del male.
L'unico
che rimaneva sempre in disparte ed evitava sempre le liti e le urla
era, oltre lui, Trentino.
Il
Sud Tirolo era pacato e sbuffando mestamente si impegnava sempre a
curare le loro ferite che bene o male tutti si facevano, scalmanati
com erano.
“Eccoti
qui, Filippo. Per fortuna hai ancora coscienza” esclamò
Emanuel tirando un sospiro di sollievo appena lo vide, con quel suo
duro accento tedesco che faceva impazzire il veneto -in tutti i
sensi.
Gli
sorrise cercando di rincuorare il fratellino, invano. Non riusciva a
non trattenere soffocati gemiti di dolore sentendo le fredde mani del
Trentino sulla sua caviglia.
“Sto
bene. Ho solo un lieve dolorino al piede”
“Verdammnis1,
ma quale dolorino! Hai una caviglia rotta, dobbiamo aspettare il
soccorso alpino, non posso curarti col solo kit di primo soccorso”
Emanuel
cominciò ad agitarsi preoccupato della situazione del
fratello.
E
se era grave?
E
se gli aiuti non fossero arrivati in tempo?
E
se fosse morto dissanguato?
Le
sue mani tremavano mentre cercava di dare una prima medicazione al
Veneto, dannazione aveva paura e al contempo voleva dimostrarsi
impavido e all'altezza della situazione.
Era
Filippo quello che si prendeva sempre cura di loro come un padre, che
li rimproverava e che li aiutava in qualsiasi momento del bisogno,
anche se svogliatamente, ed ora era lui nei guai e avrebbe potuto non
farcela!
Sentì
una mano calda stringergli la sua, e si spaventò percependola.
Ma
dopo pochi istanti si accorse che era quella di Filippo. Perso
com'era nei suoi pensieri si era dimenticato della sua
presenza. “Rilassati, Emanuel. Non sto morendo, andrà
tutto bene”
Smise
di tremare alle parole del Veneto, anche se l'angoscia rimaneva, la
paura di perdere quel fratello tanto amato andava al di là
della razionalità con cui amava fare le cose, Trentino.
I
lunghi capelli biondi del tirolese ricaddero sul viso, nascondendolo
al veneto. Solo quando le ciocche gli coprirono il volto si abbandonò
ad un silenzioso pianto che però, per quanto impercettibile,
Filippo udì.
Con
grande sforzo e mordendosi le labbra per trattenere il dolore Veneto
si sporse in avanti scostando i sottili fili biondi del fratello
incrociando le sue iridi verdi con quelle cerulee dell'altro,
arrossate e lucide di lacrime.
“Avevo
paura... avevo paura che tu fossi morto, bruder 2.
Pensavo che una volta giunto alla fine di questa gola non ti avrei
mai ritrovato... io...”
Filippo,
sbuffando, gli prese il viso tra le mani tirandoselo a sé,
unendo le loro labbra un un bacio che Emanuel ricambiò,
titubante e col cuore in gola, solo pochi istanti dopo.
Perchè
nonostante odiasse le gite, detestasse tutti i suoi chiassosi
fratelli senza un briciolo di cervello e il suo unico pensiero fosse
sempre quello di sdraiarsi sotto il sole a dormirsene o pescare in
santa pace, Veneto non sopportava mai di vedere Trentino piangere.
Era
come un bambino, l'Alto Adige, che era stato per troppi anni lontano
dai suoi fratelli per sentirsi veramente parte di quella famiglia.
Dava sempre tutto sé stesso per sentirsi membro e accettato
dagli altri e proprio come un mocciosetto si lasciava spesso
trascinare dalle emozioni.
Veneto
non voleva vederlo ridotto in quello stato, lo amava troppo per
sopportare in silenzio senza far nulla la sua sofferenza.
Come
se non fosse più importante la sua ferita fisica e sanguinante
di quella del fragile animo da bambino di Emanuel.
Gli
accarezzò il viso dolcemente, sentendolo rilassarsi al suo
tocco gentile.
Gli
lambì le labbra un po' mordendole e senza mai esagerare, con
la lingua si limitava solamente ad accarezzarle come un piccolo
gioco.
Si
staccò da lui solamente quando, poco dopo, non sentirono il
frastornante rumore delle pale dell'elicottero del soccorso alpino
volare sopra di loro.
“Stai
meglio ora?” domandò Filippo scompigliandogli i biondi
capelli già spettinati di suo.
Il
Trentino sorrise lasciando che l'ultima lacrima scorresse sulla
guancia imperterrita e scosse la testa in segno di affermazione.
“Bene,
che ne dici ora di far sapere all'elicottero la nostra posizione?”
Emanuel
si alzò di scatto e prima che il veicolo volasse lontano da
loro si dimenò agitando le braccia e urlano a squarciagola
finchè non gli sfuggirono anche qualche imprecazioni in
tedesco.
Quando
i soccorsi arrivarono e caricarono Filippo nella barella Emanuel
tentò fino all'ultimo minuto di rimanergli accanto.
“Vedrai
che guarirai presto, Bruder!” gli sorrise imbarazzato, col viso
arrossato che faceva risaltare i suoi splendidi occhi blu.
“Io
starò bene, tu piuttosto; non piangere più, non c'è
ferita peggiore che vederti stare male, sopratutto per colpa mia”
Trentino
annuì diventando ancora più rosso, e Veneto fu felice
di vederlo sorridere di nuovo.
Voleva
bene al biondino, per anni lo aveva visto crescere lontano da lui, in
casa di quei maledetti crucchi, e finalmente che poteva abbracciarlo
non voleva mai vederlo stare male.
Venne
caricato in elicottero e Filippo pensò che non doveva più
aspettare di farsi del male per ottenere di nuovo le attenzioni di
Emanuel e baciarlo di nuovo.
Dal
tedesco:
Maledizione
Fratello
(Fratello Maggiore/Fratellone)
Il
ritorno dell'angolo del panda
@Reiko94: la vecchia fiction
non mi piaceva, preferisco di più questa, è più
tenera, l'altra stava diventando troppo complicata! Comunque grazie
per continuare a leggere e a recensire le mie cavolate amore mio <3
@Kurohime: Ma prego, grazie
di che! Comunque la storia si studia sui libri non sulle mie fiction
cagatose XD comunque grazie mille della tua recensione mi fa piacere
sempre sapere che ti piace così tanto
@Moniko Chan: Da quel che
avrai capito anche io sono del Nord, ma amo comunque le città
e le genti del Sud e il mio sogno è un giorno scappare in
Sicilia ç_ç Come ho detto prima studiate sui libri, che
dalle mie fiction non imparate niente!! X°D Grazie mille cara
comunque per la recensione <3 e ps. Odia Belgio; avrai una
monetina da venti cens da Reiko per ogni affermazione simile ;3
@Clod88: Ma figurati!
Shippare la Sicilia/Sud Italia è una cosa buonissima, anzi
anche io mi faccio i miei viaggi mentali su di loro, quindi mi fa
piacere sapere che riesco ad appassionare i lettori a queste coppie!
Shippa shippa e grazie
infinite.
P.s non mi tradite con
quelle immagini che hanno postato sul forum dello Shipping çAç
non solo loro!! *sbatte testa contro il muro*
@Dragon Girl 31: Le tue
recensioni non sono affatto lunghe, tranquilla :3 vai nella mia
pagina autore, cerca la mia fiction di Tekken “Non è
mai un giorno come gli altri” e poi guarda la recensione
-l'unica ç_ç-: quella è una recensione lunga X°D
e comunque non mi danno affatto fastidio, anzi più mi dite
quanto vi sentite dentro a riguardo la mia fiction meglio è
per me, mi aiuta a migliorare e sopratutto aiuta la mia autostima
precaria u.u
Grazie mille anche per aver
letto la soap su wikipedia e per i tuoi commenti meravigliosi che mi
riempiono sempre di gioia!
Perdonate il ritardo, ma
come vedete rimarrò sempre fedele a questa fiction *riot*
Ora vi lascio gente, alla
prossima!
Fletto
i muscoli e sono nel vuoto
|
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Capitolo 5 *** 5. Febbre dei Mondiali ***
AH-HA!
Avevate abbandonato ogni speranza eh!? Vi siete lasciate abbandonare
a voi stesse nell'oblio della disperazione vedendo che il Panda aveva
postato 10 fiction in una settimana e non aveva aggiornato la fiction
sulle Regioni eh?! E invece la suddetta è risorta dalle
proprie ceneri ed è tornata fra voi! MWUA!
Ed
è tornata con un immane capperata. Ebbene sì, perchè
la sottoscritta è in piena febbre dei Mondiali, si
mette a scrivere Lemon assurde a mezzanotte -l'ora delle
streghe- e perde completamente la testa. E
soprattutto si deprime per la scarsa quantità di recensioni
nelle altre fanfiction che scrive -eccetto la onnipresente Clod88
che ritrovo piacevolmente
ovunque e Moniko Chan che
invece è lei a ritrovarmi bazzicare su qualsiasi fandom
peggio di America XD-. Ma vabbè.
Forse
troverete questa fiction corta, banale e orrida. Questo perchè
l'ispirazione per questa raccolta comicia a mancarmi ma non
voglio assolutamente abbandonarla o lasciarla a metà
incompiuta.
E
quindi anche con poche idee voglio comunque portarla avanti fino alla
morte è^è
Quindi
perdonate per favore la cortità di questo capitolo, scriverò
di più per il prossimo <3
-Titolo:
Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A
storia de noi tutti!) - Titolo
del Capitolo:
Febbre dei Mondiali - Personaggi:
Un po' tutti -Lazio Centric- - Genere:
Slice of Life, Sentimentale, Fluff - Rating:
Verde -
Avvertimenti:
Raccolta, Shonen Ai -Conteggio
parole: 171
-Note:
L'erbazzone
è una torta salata fatta di bietole e a volte con anche del
riso tipica dell'Emilia, e chiamata nelle altre Regioni in maniera
diversa. Provate almeno una volta nella vita la bontà
dell'erbazzone emiliano!
Augusto
palleggiava da un paio di minuti col pallone che Giuseppe gli aveva
regalato per il suo compleanno all'inizio di giugno. Era una palla di
cuoio spesso, coi colori e le firme del Fifa Word Cup Sudafricano
sgargianti sul bianco che ormai si stava dipingendo del verde
dell'erba.
Lazio
invidiava Feliciano e Romano che avevano potuto andare ad assistere
gratis alla Nazionale di Calcio in trasferta e avrebbe voluto essere
là con loro a tifare come uno sfegatato con tutto sé
stesso.
Ma,
infondo, mentre Vincenzo sistemava il maxischermo in giardino,
Giuseppe preparava la pizza e le due sorelle emiliane altre leccornie
simili -piadine, erbazzone- il tutto accompagnato da della buona
birra e dal limoncino portato da Rosalia, si sentiva davvero
fortunato ad avere una così bella famiglia con cui guardare la
partita dell'Italia in compagnia.
Potevano
anche litigare tra di loro giorno e notte -soprattutto da quando le
ragazze si erano messe a cantare e a ballare a qualsiasi ora Waka
Waka-, ma la febbre dei mondiali
univa davvero tutti.
Panda
corner
@Kurohime:
I crucchi non aiutano è0è non gli hanno insegnato bene!
Comunque grazie ancora per i rinnovati compliementi <3
@Moniko
Chan: Bene, fare i filmini
mentali è bene u__u se un giorno vorrai scrivere p0rn su di
loro non sarò io a fermarti X°D Grazie per i complimenti
:3
@Dragon
Girl 31: Sai già cosa
penso di te u__u sei condannata ad un eternità di oblio a
causa mia MWAH *viene picchiata* spero che ti piaccia questa nuova
fiction :3 Alla prossima
@Clod88:
Grazie mille *O* è bello vedere così tanta passione dei
fan per una propria opera! W il gruppo alpinisti!!! grazie mille
anche a te, e ti ringrazio anche per tutte le altre recensioni alle
mie fiction *ama* p.s spammatorio, ho aggiornato quella dei Nordici
*addit*
@Mote
Ely: Non mi sono mai soffermata
a descrivere i personaggi, purtroppo. È perchè sono un
idiota, e quindi non è colpa tua. Vedrò di rimediare in
futuro postando dei disegni, gomen T_T comunque grazie <3
Comunque
scusate. Non avevo purtroppo voglia di rispondere alle recensioni
causa mani congelate e altre balle assurde.
Ma
sappiate che sapere che le mie fict vi piacciono così tanto mi
riempie il cuore di gioia. Grazie mille!
Non
andrei avanti senza di voi che recensite sempre.
Sono
i recensori l'anima degli scrittori.
Grazie.
Flette
i muscoli e vola in Sudafrica.
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