Famiglia all'Italiana ~ The Story

di Assassin Panda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sole e Pioggia ***
Capitolo 2: *** 2. La Nostra Bandiera ***
Capitolo 3: *** 3. Quel giorno all'ora del vespro ***
Capitolo 4: *** 4. Non soffrire ***
Capitolo 5: *** 5. Febbre dei Mondiali ***



Capitolo 1
*** Sole e Pioggia ***


Breve introduzione alla Raccolta

Come promesso sono tornata coi miei OC! delle Regioni Italiane in una raccolta più approfondita. Non so di quanti capitoli sarà, ma spero vi possa comunque piacere!

Il genere delle one shots singole potrebbe variare, e andrà dal verde all'arancione, ma non sono sicura di non arrivare al rosso.

Alcuni capitoli di questa raccolta parteciperanno alla One Hundred Prompt, Project, magnifica iniziativa che potete trovare sul forum di EFP

Se vi siete persi la precedente fiction introduttiva/esperimento ecco a voi il link <3 Famiglia all'Italiana



-Titolo: Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A storia de noi tutti!)
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Titolo del Capitolo: Pioggia e Sole (Piemonte/Lombardia)
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Personaggi: Lombardia (Loris Vargas)/Piemonte (Vincenzo Vargas)
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Genere: Slice of Life, Sentimentale
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Rating: Verde
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Avvertimenti: Raccolta, Shonen Ai
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Conteggio parole: 737
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Note: 1. Partecipa al One Hundred Prompt, Project col prompt 17. Pioggia The One Hundred Prompt Project


2. I fatti narrati si riferiscono al recente maltempo, ma ciò non significa che la Lombardia sia andata a piangere dal Piemonte eh!

-Disclaimer: se c'è una cosa che odio sono proprio i disclaimer, ma visto che la gente qui è dura di comprendonio mi tocca prenderli.

Axis Powers Hetalia è un opera di Hidekaz Himaruya e sono suoi tutti i diritti.

Lo scritto, le situazioni e gli OC! Presenti in questa fanfiction sono di mia proprietà!

È vietato riprodurre la mia opera in altre sedi senza il mio consenso.



Loris si presentò a casa di Vincenzo quel giorno, alla mattina presto, quando ancora la maggior parte di Torino dormiva -e il piemontese avrebbe voluto fare altrettanto.

Indossava un impermeabile giallo che lo rendeva piuttosto ridicolo, col cappuccio tirato fin sopra agli occhi, e un ombrello dello stesso colore sulla testa, anche se, da quanto Piemonte poteva constatare, non era servito a molto visto che il lombardo era fradicio dalla testa ai piedi.

Che c'é?” domandò il piemontese cercando a malapena di trattenere uno sbadiglio.

Prima cosa: sei sempre il solito cafone! Invitami dentro e offrimi un caffè invece di lasciarmi qui a prendere l'acqua” ribattè acido il fratello cercando di farsi largo tra la porta e Piemonte “E seconda cosa; non li leggi i giornali?”

Vincenzo, rimettendosi a posto gli occhiali sul naso a causa della spinta del fratello per entrare in casa sua, sospirò rassegnato. “Certo che li leggo, ma sai com'è, alla mattina alle sei la prima cosa che faccio non è di sicuro andare fin giù a Piazza San Carlo per leggermi il giornale”


Loris intanto, senza chiedere il permesso e facendo comodamente come se fosse a casa sua, aveva gettato il suo impermeabile di Gucci sull'attaccapanni e si era messo a rovistare tra i pensili della cucina alla ricerca del caffè da preparare.

Piemonte non sopportava che il fratello si prendesse sempre certe libertà, anche se erano fratelli doveva rispettare i suoi spazi e la sua dimora, cosa che invece non accadeva mai.


Non hai sentito quello che è successo alla mia amata Como? E a Rho? Vincenzo mi devi aiutare!” esclamò supplichevole mettendo la caffettiera sul fuoco del fornello a gas, guardando il biondo piemontese con le labbra arricciate e gli occhi languidi, l'ennesimo dei tentativi di Lombardia di convincere Piemonte a fare quello che desiderava.


Vincenzo in tutta risposta gli lanciò contro un asciugamano per evitare che i suoi lunghi capelli mori, bagnati fradici, sgocciolassero sul suo pavimento appena pulito la sera prima.

Era un sì?” esclamò speranzoso, ma Vincenzo, prendendo le tazze dallo scaffale sopra il lavandino, scosse la testa “Loris, sai benissimo che questa pioggia sta causando problemi a tutto il Nord, non solo a te”

Ma...” “Niente ma, Loris. Non posso occuparmi del Po che straripa e al contempo salvare la tua Como”

Lombardia abbassò la testa sconsolato. Tra la borsa che lo faceva impazzire, Feliciano che gli faceva visita un giorno sì e l'altro pure gridando all'impazzata perchè era preoccupato per lui e tutta quella pioggia che lo distruggeva lentamente non sapeva più dove andare a sbattere la testa.

Era vero, anche Piemonte, Trentino e Veneto erano nei guai, ma lui lo era di sicuro più di tutti, e anche se gli seccava ammetterlo pensava che almeno Vincenzo, che non sopportava ma al contempo stimava più di chiunque altro, potesse aiutarlo ad uscire da quella melma di acqua e fango che lo stava lentamente soffocando.

Vincenzo, mentre gli porgeva la tazza riempita di caffè fumante, si accorse della desolazione del lombardo, e gli diede un buffetto amorevole sulla guancia, sorridendogli.

Lombardia, se riesco a convincere Emilia ad occuparsi del Po nella zona di confine forse riesco a venirti a dare una mano!”

Il viso del moretto si illuminò di gioia, ma per evitare di illuderlo Vincenzo si affrettò ad aggiungere “Ma sai com'è scorbutica quella donna, quindi non è sicuro che...” prima che potesse finire la frase Loris gli saltò al collo abbracciandolo con tanta foga che il piemontese perse l'equilibro e, nella caduta, rovesciò il caffè addosso ad entrambi.

Sei impazzito, coglione!?” imprecò Vincenzo, bruciatosi, ma Loris sembrava beatamente ignorarlo “Oh grazie, Vinci! Lo sapevo che in fondo non eri poi così scorbutico!”

Non sono scorbutico! E non chiamarmi Vinci!” replicò arrossendo Vincenzo, scrollandoselo di dosso. Adocchiò la camicia bianca, macchiata per buona parte di marrone, sbuffando.

Non ti preoccupare della camicia! Te ne porto una nuova io, e magari anche firmata che sei sempre così fuori moda, Vinci! E per il caffè non ti preoccupare, te lo offro io!”

E non appena Piemonte si fu cambiato lo trascinò per l'ingesso, dandogli il tempo di mettersi l'impermeabile.

Era felice come non mai, Lombardia, era certo che grazie a quel brontolone avrebbe finalmente ridato un barlume di speranza alla sua regione immersa nell'acqua.

E spingendo Vincenzo fuori di casa venne riscaldato appena in viso da un tiepido raggio di sole mattutino. Finalmente aveva smesso di piovere.

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Capitolo 2
*** 2. La Nostra Bandiera ***


Un piccolo tributo a Reggio Emilia, la mia città.

Ambientata prima, durante e dopo il 7 Gennaio 1797, il giorno di nascita del nostro Tricolore Italiano, nato proprio a Reggio Emilia e di cui la città del Tricolore si fa vanto.

La repubblica Cispadana qui è rappresentata da Emila -che rappresenta anche la metà Emiliana dell'Emilia Romagna per chi non avesse ancora seguito la precedente fanfiction.

Per chi non conoscesse la storia, il 7 Gennaio 1797 le città membre della Repubblica Cispadana, creata da Napoleone per far fronte all'Austria, si riunirono a Reggio Emilia fondando la Repubblica che aveva come bandiera proprio l'attuale tricolore. In seguito però Napoleone decretò che la Romagna si unisse alla Repubblica Cispadana, mentre Modena, Reggio Emilia, Massa e Carrara avrebbero dovuto distaccarsi per unirsi alla Repubblica Transpadana. Solo il 9 Luglio dello stesso anno le due repubbliche si riunirono per fondare la Repubblica Cisaplina.

La fiction che di seguito leggerete rappresenta un po' il legame tra Emilia -o Repubblica Cispadana-, e Reggio Emilia durante il dominio Napoleonico, per poi distaccarsi quando Napoleone ordina l'unione della città alla Repubblica Transpadana.

Ho deciso di rappresentare Reggio Emilia come un ragazzino dai 11 ai 14 anni, perchè infondo allora -anche se Reggio ha origini romane-, era ancora una piccola città che è sempre stata sotto il controllo dei Ducati di Modena e degli Estensi e che quindi non ha mai avuto possibilità di crescere e di diventare un Microstato o un Ducato/Principato ecc... grande e forte, e quindi per me è rimasto un bambino :3

E il fatto che non abbia il cognome Vargas... beh io penso che le città non abbiano legami di parentela le città con le Regioni/Nazioni, ma è una mia piccola fissa per non far incestare Reggio e Emilia .emm


Spero di rendere bene questa fict, ma anche se non piacerà, pazienza: un piccolo tributo a Reggio Emilia lo dovevo pur fare scrivendo questa raccolta, prima o poi <3



-Titolo: Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A storia de noi tutti!)
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Titolo del Capitolo: La Nostra Bandiera.
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Personaggi: Emilia Romagna (Emilia Vargas), Chibi!Reggio Emilia/Adult!Reggio Emilia (Nicolas Ferrari), Nord Italia (Feliciano Vargas), Francia (Francis Bonnefoy), Napoleone Bonaparte
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Genere: Drammatico, Storico, Sentimentale
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Rating: Verde
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Avvertimenti: Raccolta
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Conteggio parole:
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Note: 1. Ambientata dopo l'ascesa di Napoleone in Italia e la formazione della Repubblica Cispadana.

-Disclaimer: se c'è una cosa che odio sono proprio i disclaimer, ma visto che la gente qui è dura di comprendonio mi tocca prenderli.

Axis Powers Hetalia è un opera di Hidekaz Himaruya e sono suoi tutti i diritti.

Lo scritto, le situazioni e gli OC! Presenti in questa fanfiction sono di mia proprietà!

È vietato riprodurre la mia opera in altre sedi senza il mio consenso.




7 Gennaio 1797


Sorellona! Sorellona Emilia!” la chiamò a gran voce il piccolo Reggio correndo verso di lei agitando le manine nella sua direzione. Emilia era stanca, era stata in piedi tutta la notte a parlare con Francia di quanto fossero belli ideali come Uguaglianza, Libertà e Fratellanza, a firmare carte, a cedere territori, a stipulare alleanze, e in quel momento sapeva che se avesse preso in braccio Nicolas sarebbe crollata senza forze sul selciato della Via che portava il suo nome.


Gli sorrise vedendolo così allegro e pimpante, e gli accarezzò il capo scompigliandogli i ricci capelli castani, lasciandolo deluso: voleva che la sua sorellona lo prendesse in braccio e lo cullasse, visto che era lei la persona più simile ad una madre più che ad una sorella.

Era entusiasta, la piccola città, ignorando tutto ciò che la Repubblica Cispadana aveva sopportato durante la precedente notte, voleva che anche lei fosse felice come lui.



Che ci fai sveglio a quest'ora del mattino?” domandò inginocchiandosi per poter vedere meglio il ragazzino in viso, anche se le ossa le facevano male e le chiedevano pietà.

Ci sono i francesi ovunque, e ho sentito dire da Parma che ora siamo liberi! È vero?”

Emilia sorrise abbracciandolo “Sì, la Francia ci aiuterà a diventare una nuova Nazione libera ! Non ci saranno più oppressi e oppressori, il nostro popolo presto sarà di nuovo felice!”


Era felice Emilia, e con lei anche Reggio. Per anni erano rimasti sotto il dominio austriaco, per anni avevano visto la loro gente ridotta alla fame e alla disperazione, stravolta da guerre che non gli appartenevano e da tasse versate da un re che non parlava nemmeno la loro lingua. Con Feliciano nella casa di Austria le cose erano sempre peggiorate.


Ma ormai quell'epoca era finita. I francesi erano scesi per liberarli, con nuove ideologie di rivoluzione, come avevano cambiato la Francia quelle stesse idee avrebbero salvato il loro popolo; non ci sarebbero più state tasse, non più guerre.

E Nicolas era felice, perchè finalmente non avrebbe più visto Emilia soffrire sotto il giogo austriaco, era felice perchè finalmente la loro famiglia si sarebbe riunita e Emilia avrebbe finalmente potuto riabbracciare Romagna, per anni rinchiusa tra le mura della casa dello Stato della Chiesa.


Non vedo l'ora, Emilia! Sono così felice!” esclamò euforico, ed Emilia osservò gli occhi verdi, come l'erba della Pianura Padana, brillare di gioia. Nicolas prese fuori dallo zaino un brandello di stoffa colorata, grande quasi quanto lui, e la porse alla Repubblica appena rinata. “Cos'é?” domandò la donna prendendola tra le mani fissando i colori sgargianti anche se sporchi di terra; verde, bianca e rossa.


“Ti piace? L'ho fatta per te! Sarà la nostra bandiera! È bella vero?” domandò Reggio abbandonandosi ad una cristallina risata.

Emilia si strinse quella sgualcita bandiera al cuore, ridendo con lui mentre le lacrime le pungevano gli angoli degli occhi. Priva di forze, rincuorata dalla bontà della sua piccola città, si sedette lungo la strada abbracciandolo con forza. “E' un regalo meraviglioso Nicolas!” esclamò baciandolo sulle guance paffute in quel momento di un vivace colore rossastro.

D'ora in poi saremo sempre insieme, vero Emilia?” chiese Reggio ingenuamente, felice di vedere finalmente la sua sorellona di nuovo col sorriso sulle labbra.

Certo, Nicolas! Saremo sempre insieme, proprio come una vera famiglia!”




19 Maggio 1797


Emilia fissava Francia incredula, i suoi occhi color del prato spalancati dallo stupore, mentre con una mano reggeva un asta su cui sventolava al vento la bandiera tricolore donatale da Reggio.

P... può ripetere, prego?” si rivolse alla Nazione nel modo più formale possibile, ma il tono della sua voce tradì la sua paura che in quel momento le faceva tremare le gambe.

Sono desolato, ma chére. Ma Napoleone ha espressamente ordinato che Reggio Emilia e Modena vengano annessa alla Repubblica Transpadana”

Pensava ancora che stesse scherzando. Come poteva quel despota separarlo dal suo fratellino dopo tutto quello che avevano fatto per riunirsi, dopo tutto quel tempo trascorso lontano da lui. Era quello il prezzo da pagare per vedere Romagna? Separarsi da una persona amata per ritrovarne un altra?

Abbandonò la bandiera a terra, accasciandosi disperata al suo fianco, lasciando che le lacrime scorressero impetuose sul suo viso. Non le importava che Francia, o quel falso ipocrita di Napoleone seduto poco lontano, la vedessero in quello stato pietoso. Separarsi da Nicolas, soprattutto dopo la promessa che avevano fatto sulla loro bandiera, era un colpo al cuore troppo grande da sopportare.


Francis le carezzò lievemente la testa bionda cercando di rincuorarla: non sopportava vedere una ragazza piegata in due dal dolore.

Vedrai, Émilie, riabbraccerai tuo fratello molto presto, un giorno tutta l'Italia tornerà unita, vedrai, devi solo aspettare che Napoleone mantenga le sue promesse, e sono sicuro che lo farà”

Con che coraggio... gli dirò che dovrà ancora separarsi da me?” esclamò tra i singhiozzi asciugandosi le lacrime con la manica della fine maglia di seta ormai sgualcita.

Francia non sapeva come fare per consolarla, non poteva illuderla con parole vuote e false. Prima venivano Napoleone e il suo popolo, poi l'Italia poteva aspettare e soffrire per un po'.

Reggio Emilia, appena notò i due appartati in un angolo dell'accampamento francese, saltellò felicemente incontro ad i due, per poi rabbuiarsi vedendo la sorella in lacrime.
“Emilia! Che succede?” si avvicinò preoccupato alla Regione; Francis si scostò per permettere alla Repubblica Cispadana di abbracciare la piccola città. Mentre gli soffiava all'orecchio che gli voleva bene, un mondo di bene, Napoleone incuriosito, da quella scenetta pietosa che si presentava ai suoi occhi, si avvicinò al gruppetto riconoscendo le due figure, oltre quella di Francia, di Reggio Emilia e della Repubblica Cispadana. Si chiese ancora, esprimendo il suo disappunto nella sua lingua a Francis, cosa ci facesse ancora il ragazzino con la Repubblica, perchè non fosse già tra i membri della Repubblica Transpadana come aveva ordinato.


Émilie, dobbiamo andare” sospirò Francia. Nicolas guardò il biondo straniero con un velo di malinconia nello sguardo verde speranza, speranza che però stava venendo a mancare. “Ci dobbiamo separare di nuovo, vero sorellona?” pigolò mestamente, mentre Emilia gli prendeva le mani cercando di infondergli coraggio.

Sì, Nicolas! Ma ci rivedremo presto vedrai! E stavolta saremo veramente liberi!”

Ma Reggio non ci credeva. Quante volte aveva sentito quelle parole, quella promessa che non era mai stata mantenuta?

Non pianse, offeso, non disse nulla, si limitò a seguire Francis senza opporre resistenza, lasciando Emilia sola a piangere. Stavolta era lui a farle una muta promessa. Promise a lei e a ste stesso che non l'avrebbe più vista piangere se non di gioia, e che la prossima volta che si sarebbero rivisti sarebbero stati liberi membri di un Italia unita.




14 Marzo 1861


Emilia fissava dall'alto di una lieve collina, Reggio Emilia in festa per l'Unità di Italia, tanto desiderata, tanto amata e finalmente raggiunta; per festeggiare si ballava, si cantava, si beveva, si mangiava, erano tutti felici di aver finalmente ottenuto ciò che per anni avevano combattuto, e per fortuna tutto non era stato vano.

Davanti ai suoi occhi Emilia vedeva un popolo libero. Ma non vedeva più una piccola città oppressa, davanti ai suoi occhi non c'era più un bambino dagli enormi occhi color della Pianura Padana, e il sorriso innocente. Davanti a lei c'era un uomo che nascondeva i suoi occhi dietro due lenti e gridava per la vittoria e per la libertà del suo popolo, che non la chiamava più sorellona, perchè non aveva più bisogno di lei per crescere.


Ancora in mano reggeva la bandiera che un secolo prima quel bambino le aveva regalato, ricordo eterno della promessa che si erano fatti e che non era mai riuscita a mantenere fino ad allora.

Era bella, la loro bandiera, era splendente e dai colori sgargianti. Avrebbe voluto che tutte le genti la sventolassero sorridendo, in nome della libertà e dell'Italia Unita.


Sorellona Emilia!” la chiamò un altro bambino a cui voleva bene, che però non sarebbe mai cresciuto.

Ciao Feli! Che ci fai qui, non sei con Lovino a festeggiare?”

Ci sono stato, adesso voglio festeggiare anche insieme a voi, alla mia gente!” le sorrise sedendosi accanto a lei, senza accorgersi che sotto di lui c'era la bandiera di Emilia e Reggio. “Veh, Feliciano! Ti sei seduto sulla mia bandiera”

L'Italia, confuso, si alzò e notò per la prima volta quel pezzo di stoffa che era sempre rimasto accanto alla sorella.

Fissò rapito i colori, così belli, e se ne innamorò. Non seppe dire perchè, ma quella bandiera gli piaceva, e se era la bandiera della sua sorellona gli piaceva ancora di più.

Bella vero? Me l'ha regalata Reggio Emilia”

Emilia, è bellissima” esclamò estasiato prendendola tra le mani “Voglio che tutti la portino! Voglio che tutti la sventolino! Questa è la nostra bandiera d'adesso in poi, la bandiera d'Italia!” in preda all'euforia prese l'asta e cominciò ad agitarla, facendo danzare la bandiera al vento. Emilia guardò Veneziano sventolare la bandiera commossa e felice, le sembrava quasi di morire.


Poco più in là, sotto di loro per le vie di Reggio, Nicolas guardava la sua piccola creazione venire agitata dall'Italia, e si sentì orgoglioso. E mentre la sua gente gridava estasiata cantando inni alla nuova Nazione, guardando la sua amata Emilia piangere dalla felicità realizzando tutti i suoi desideri di bambino, mandandole un bacio volante con la mano lasciò che, finalmente, un ultima lacrima di contentezza solcasse la sua guancia.


Erano finalmente liberi.

La posta del Quore -il panda risponde-


orbene, grazie a tutte per essere giunti fin qui, grazie mille a tutti per aver recensito il primo capitolo, mi avete veramente commossa e spero che anche questa fict vi possa essere piaciuta.


Reiko94: Grazie Nee-Chan <3 mi piacerebbe scrivere dello yaoi su di loro, ma sarebbe incesto ç__ç magari posterò qualcosina sul journal *A*


Moniko chan: Grazie mille della recensione e mi fa piacere che Lombardia sia piaciuto soprattutto ad una lombarda! Beh, per ora almeno qui da me sembra che il bel tempo regga, speriamo bene!


Kurohime: Non pensavo aspettassi questa raccolta con ansia, mi fa comunque piacere. Le coppie che decido non sono mai prevedibili, le scelgo sul momento purtroppo è tutta un incognita, comunque grazie mille e alla prossima!


Dragon Girl31: Felice di trovarti anche qui <3 Non voglio essere la causa della tua morte per tachicardia però X°D comunque non sarà l'ultima Lombardia/Piemonte che scriverò, ahinoi, magari anche yaoista ma non la posterò su EFP, perchè é incesto. E Loris ha preso dal ramo pucchoso della famiglia Vargas! Ma vabbé spero che ti piaccia anche questo capitolo, anche se mi sono fatta un regalo! Alla prossima


Clod88: Grazie per la recensione! Sai l'altro giorno ho trovato una fanart sulle regioni italiane, c'ero rimasta malissimo, perchè anche io ormai non riesco a vederli diversamente! Comunque ancora grazie ancora, e fa lo stesso se non la metti tra le preferite, l'importante è sapere che ti piace!




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Capitolo 3
*** 3. Quel giorno all'ora del vespro ***


Introduzione Quotidiana

Ultimamente a scuola ci stanno inculcando tutta la storia di Spagna nel Cinquecento, e oggi ci ho fatto pure la verifica! Ormai la so a memoria. Però oggi mi sono ispirata a scrivere una Romano/Sicilia/Spagna, ispirata ai Vespri Siciliani, un periodo storico che approfondirò qui di seguito. Insomma, non aspettatevi però un Spagna allegro e cordiale eh! Insomma, sembra un bonaccione ma storicamente era bastardo -e so già chi mi ucciderà per questa affermazione.

Ma non fraintendetemi, io amo il personaggio di Spagna così come quello di Sud Italia, ma insomma, i Vespri Siciliani non sono micca stati fatti perché Antonio aveva perso a poker contro Francis!

E a proposito di Francis, mi dispiace che abbiate frainteso il suo ruolo nella precedente fanfiction, non lo volevo dipingere come un personaggio malvagio, ma bensì uno che crede che ciò che sta facendo Napoleone sia bene, e quindi pende dalle sue labbra, ma in realtà è dispiaciuto di dover dare una sofferenza ad Emilia.

Stessa cosa in questa fanfiction, come vedrete.

Però intanto ringrazio chi ha commentato il precedente capitolo <3



Una cosa: il carattere e le dimensioni che uso non mi soddisfano: se preferite che cambi dimensione o stile ditemelo subito che lo cambierò immediatamente, mi fareste un favore!

Di seguito trovate una descrizione dei Vespri Siciliani, al quale mi sono anche ispirata per scrivere questa fict. Non che non li abbia studiati! Ma che mi sembrava più dettagliata questa che il mio libro di storia!

Buona lettura

I Vespri Siciliani by Wikipedia, una delle migliori amiche del Panda

Tutto ebbe inizio all'ora del vespro del 31 marzo 1282, lunedì dopo la Pasqua, sul sagrato della Chiesa dello Spirito Santo, a Palermo. A generare l'episodio fu - secondo la ricostruzione storica - la reazione al gesto di un soldato dell'esercito francese, tale Drouet, che si era rivolto in maniera irriguardosa ad una giovane donna accompagnata dal consorte, mettendole le mani addosso con il pretesto di doverla perquisire;a difesa di sua moglie, lo sposo riuscì a sottrarre la spada al soldato francese e lo uccise. Tale gesto fu appunto la scintilla che dette inizio alla rivolta. Nel corso della serata e della notte che ne seguì i palermitani - al grido di "Mora, mora!" - si abbandonarono ad una vera e propria "caccia ai francesi" che dilagò in breve tempo in tutta l'isola, trasformandosi in una carneficina. I pochi francesi che sopravvissero al massacro vi riuscirono rifugiandosi nelle loro navi, attraccate lungo la costa.[...] All'alba, la città di Palermo si proclamò indipendente . Ben presto, la rivolta si estese a tutta la Sicilia. [...] Nel frattempo i nobili siciliani avevano offerto la corona di Sicilia a Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, figlia del defunto Re Manfredi di Svevia. L'aver fatto cadere su Pietro III la scelta quale nuovo Re di Sicilia significava per gli isolani la volontà di ritornare, in certo qual modo, alla dinastia sveva, incarnata da Costanza. La flotta di re Pietro, comandata da Ruggero di Lauria sbarcò il 30 agosto 1282 a Trapani accolto da Palmiero Abate. L’insurrezione divenne così un vero conflitto politico fra Siciliani ed Aragonesi da un lato e gli Angioini, il Papato, il Regno di Francia e le varie fazioni guelfe dall'altra.



Maggiori informazioni I Vespri Siciliani – Wikipedia



-Titolo: Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A storia de noi tutti!)
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Titolo del Capitolo: Quel giorno all'ora del Vespro
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Personaggi: Sicilia (Rosalia Vargas), Chibi!Italia Romano (Lovino Vargas), [+accenni Francia (Francis Bonnefoy), Spagna (Antonio Fernandez Carriedo)]
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Genere: Drammatico, Guerra, Angst
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Rating: Arancione
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Avvertimenti: Raccolta, Non per Stomaci Delicati!
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Conteggio parole:
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Note: 1. Ambientata durante i Vespri Siciliani

2. Il francese di inizio racconto non è Francis!





-Disclaimer: se c'è una cosa che odio sono proprio i disclaimer, ma visto che la gente qui è dura di comprendonio mi tocca prenderli.

Axis Powers Hetalia è un opera di Hidekaz Himaruya e sono suoi tutti i diritti.

Lo scritto, le situazioni e gli OC! Presenti in questa fanfiction sono di mia proprietà!

È vietato riprodurre la mia opera in altre sedi senza il mio consenso.





Quel giorno all'ora del Vespro





Era una donna dolce, Rosalia. Sorrideva a chiunque e amava tante persone.

Ma era una persona altrettanto spietata con chi le faceva del male. Ma finchè era solo lei a soffrire poteva anche sopportare, anche se non in silenzio visto il suo continuo sommesso brontolare, valvola di sfogo per la rabbia repressa. Ma quando quei maledetti invasori cominciavano a far del male al suo popolo, alla sua gente, gli isolani, allora sì che la sua ferocia esplodeva in un urlo di dolore e di ira.

Non era di certo una persona dotta come tutti quei signorotti di Francia che l'avevano invasa, ma sentire il grido sofferente della sua Palermo, un pianto disperato, la cambiava e allora dimostrava a tutti che non serviva tenere il naso tra le pagine per essere una combattente valorosa. E che non era l'arma a fare il guerriero.



Quando sentì circolare la voce che un francese aveva molestato una delle sue donne, Sicilia andò su tutte le furie. Aveva ospitato gentilmente Francis in casa sua, ma il suo popolo l'aveva tradita. E Rosalia non era una che portava facilmente pazienza.



Prese un forcone quella sera, quando sentì la spiacevole notizia e il campanile del monastero aveva già scoccato la prima ora del vespro. Il sole era quasi sparito dietro i colli, affondando dentro il Mediterraneo, ma ciò non impedì all'italiana di partire ad una serrata caccia dello straniero che aveva osato importunare le sue donne.

Ed eccolo lì, ubriaco. Un uomo in divisa militare che puzzava di vino tanto da farle venire un lieve conato di vomito. Accasciato in un vicolo buio di una delle vie di Palermo, il francese sporco e maleodorante le lanciò una fugace occhiata maliziosa.

Ce qu'il fait une jolie fille comme toi maintenant?” domandò l'uomo nella sua lingua, una lingua ostile che Rosalia aveva sempre rifiutato di imparare, nonostante le esortazioni di Francis.

Lo sconosciuto si alzò, con le mani avanti in direzione del suo seno, ma questi non ebbe il tempo di accorgersi che il forcone lo aveva già trapassato da parte a parte con violenza nell'addome. Fu fortunato, o forse no, a non sentire il dolore a causa della sbronza che lo aveva colto.

Con un colpo secco Sicilia staccò il corpo, ormai cadavere, dalla sua arma, con le mani ancora tremanti. Non aveva rimpianti, quell'uomo aveva fatto la giusta fine e avrebbe espiato le sue colpe all'inferno, eppure era ancora scossa da quel gesto. Aveva comunque sottratto una vita al giudizio divino, e lei era una Regione timorata di Dio.

Ciononostante, senza pulire la improvvisata arma, si diresse verso la via principale della città ormai addormentata mentre la campana rintoccava rumorosamente il terzo vespro della sera.



Non era l'unica carnefice, quella sera.

Muti spettatori avevano assistito alla scena, avevano visto il francese morire, avevano assistito ad un esemplare punizione per chi faceva loro del male. In breve tempo altri forconi vennero impugnati, altri oggetti da campo che Rosalia avrebbe preferito che la sua gente usasse solo a mietere il grano divennero armi in mano a un popolo assetato di vendetta e di libertà.



Allo scoccare dell'ultimo vespro non c'era un francese che, colto alla sprovvista, non fuggisse in preda al panico o non lottasse per aver salva la vita. E in testa alla massa di folla inferocita, seppur con astio, Sicilia guidava il suo popolo verso un nuovo futuro, un futuro di libertà e di speranza, sotto gli occhi inorriditi di Francis -la sua gente stava morendo, e lui poteva fare ben poco-, e lo sguardo divertito e vittorioso di Antonio.



Fu una notte di spargimenti di sangue. I siciliani e i francesi combatterono tra loro con ciò che capitava loro a tiro, e gli isolani desiderosi di cacciare via l'invasore, sembravano demoni. I corpi dei cadaveri sventrati, mutilati, gettati via senza ritegno, sia di siciliani che di francesi, erano abbandonati al loro destino lungo tutte le vie di Palermo, non c'era un angolo di pace in cui si potesse trovare un rifugio, tutto era macchiato di rosso sangue.



Al mattino lo scenario che si presentava davanti agli occhi di Sicilia era troppo macabro per il fragile cuore della Regione, che cedette accasciandosi al suolo, con la testa tra le mani, abbandonandosi ad un isterico pianto.

Tutto quel sangue, tutti quei morti, anche tra la sua gente... erano solo colpa sua! Lei aveva fatto nascere la rivolta, aveva acceso la scintilla, li aveva guidati a compiere quella carneficina.

Era tutta colpa sua.



Una piccola mano si appoggiò sulla sua spalla, quando lei ormai aveva perso il conto dei minuti -o delle ore-, da quando si era inginocchiata lì a piangere. Alzò lo sguardo per incrociare nei suoi occhi azzurri rossi di pianto le iridi castane del suo fratellino Romano.

Smettila di fare la piagnucolona, è tutto finito!” sbottò il bambino cercando col suo tono duro di rincuorarla: non amava vedere la sua sorellona piangere.

Oh, Romano” Sospirò Rosalia cercando di trattenere un singhiozzo “Tutti questi morti... è colpa mia”

No che non lo è, stai solo cercando di difendere la tua terra!” la rimproverò Sud Italia, con un tono falsamente astioso ma velato di preoccupazione e dolore; anche lui aveva sofferto quando il sangue di Sicilia fu sparso per le vie. Romano vedendola così triste, disperata quasi, l'abbracciò cercando di farle tornare il sorriso. “Vedrai che adesso andrà tutto bene, Lia! Ora sei indipendente, la tua gente ha la sua libertà! Devi essere forte, quindi smettila di piangere!” di nuovo la rimbeccò, ma stavolta sul viso di Rosalia, reso opaco e rosso dal pianto, si accese un fievole sorriso. “Hai ragione, Romano! Devo essere forte per il mio popolo! E anche tu lo sarai, non é vero?” Italia sbuffò, lui era sempre forte, nonostante la tenera età, o almeno così diceva con orgoglio, e Sicilia ne approfittò per scompigliargli affettuosamente i capelli lunghi e castani.



Si accorse solo in seguito di un ragazzo che, sorridendo sorione, li osservava felicemente compiaciuto. Aveva il viso solare, e la pelle abbronzata; da quei pochi caratteri ne dedusse che si trattava di Spagna.

Hola!” la salutò infatti, mentre Romano, indispettito e contrariato da quell'intrusione, afferrò la lunga gonna nera della sorella e lo fissò fulminandolo con lo sguardo.

Antonio Fernandez Carriedo, per servirla!” sorrise lo spagnolo porgendole la mano, rispondendo anticipatamente ad una domanda che Rosalia avrebbe tardato di pochi secondi a pronunciare. Ma una seconda prese subito il posto della prima, con un tono acido “Che cosa vuoi da noi, Spagna?”

Antonio, per nulla intimorito dall'aggressività della siciliana, che materna cercava di proteggere e al contempo rassicurare Romano con una mano accarezzandogli i capelli, continuò solare a sorriderle amichevolmente.

Ho visto come hai combattuto coi Francesi. So che vuoi la libertà, sono venuto a proporti un alleanza per scacciare Francis! Io ti offro i soldati necessari a sconfiggere quelli francesi e tu mi dai l'opportunità di creare dei porti per commerciare con l'Asia. Che ne dici?”



Sicilia tentennò, indecisa ma al contempo allarmata. Non conosceva quel ragazzo, che anche se molto prestante ed allegro -di primo impatto lo trovava simpatico-, non conosceva. Eppure doveva comprare la merce a scatola chiusa, per il bene di Romano e della sua isola, per scacciare i francesi ed assicurare un futuro migliore alla sua gente.

Ancora tremante la mano di Rosalia strinse quella di Spagna, con grande disappunto del piccolo Italia. Sapeva però, la siciliana, che quel patto, quell'alleanza sugellata così all'improvviso, avrebbe aiutato entrambi a rendere liberi la loro isola.



E la prossima volta che le campane avrebbero suonato puntuali l'ora del vespro, il sangue di innocenti non sarebbe più stato versato su Palermo.







Angolo del panda.

Ok, non mi piace. L'ho scritta di fretta e la fretta fa sempre male >.< ma volevo comunque aggiornare la fict, mi dispiaceva lasciarvi sempre lì sulle spine, ma ora che finalmente ho sistemato anche questo capitolo posso dedicarmi alla p0rn per il torneo!

Ora passo a rispondere alle fedeli recensioni



Reiko: Grazie mille nee, Reggio Emilia è un personaggio che mi sta molto a cuore <3 anche se l'ho descritto male! Spero ti piaccia anche la fict sulla tua Sicilia!



Moniko Chan: Oddei grazie dei complimenti, cerco sempre di dare il massimo anche se non mi reputo una scrittrice eccelsa o chissà che cosa. Non maledire il Nii-San, io gli vo be! ç_ç I danni li ha fatti, ma insomma era una nazione che voleva espandersi e donare affetto a tante persone *O*



Artemis89: Reggio Emilia? *__* Di dove di preciso? Io sono di Casina, in culo al mondo come dicono i miei compagni! Mi fa piacere sapere da una compaesana che ho reso bene la nostra città! Veramente la cosa mi ha fatto eccitare! In futuro farò qualcos'altro, magari con un Nicolas più adulto! Beh, per la storia del tricolore penso che sia ben inculcata nella testa di ogni bravo reggiano che si rispetti X°D



Kurohime: Grazie, ho già in mente una fiction con Lazio, spero non ti deluda ^^

Dragon_Girl31: Non ti preoccupare se non sei ferrata in storia, come vedi io spesso bazzico su wikipedia anche se preferisco i libri, ma riforme su riforme ci stanno distruggendo! E chiamami pure my dear se ti fa piacere <3 Spero che ti sia piaciuta anche questa fict!



Clod88: Grazie mille anche a te! Spero che ti piaccia anche questo capitolo, e sono contenta che Reggio piaccia così tanto!!



Alla prossima!



{ Spam spammoso <3



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Capitolo 4
*** 4. Non soffrire ***


Introduzione

Nulla di storico o nulla di che stavolta, e la coppia è nata così dal nulla ^^

una sola cosa, questa fiction è un sequel della fiction precedente, della drabble numero 91 Alpinismo e ne contiene vari accenni. Quindi vi consiglio di rileggervela prima di tornare a leggere! <3



-Titolo: Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A storia de noi tutti!)
-
Titolo del Capitolo: Non soffrire (Veneto/Trentino Alto Adige)
-
Personaggi: Veneto (Filippo Vargas), Trentino Alto Adige (Südtirol)
-
Genere: Slice of Life, Sentimentale, Hurt/Confort
-
Rating: Giallo -per il lieve accenno all'incesto-
-
Avvertimenti: Raccolta, Shonen Ai
-
Conteggio parole: 1018




Veneto si teneva la gamba dolorante.

Odiava farsi male, odiava con tutto sé stesso essere un peso e sopratutto odiava ammettere davanti agli altri che non era poi tutto questo granché come alpinista.

Era scivolato miseramente come un principiante cadendo nella gola, e si riteneva particolarmente fortunato ad essere arrivato in fondo con solo qualche graffio e una caviglia rotta. Non slogata; rotta. Con le bianche e rosse ossa che uscivano dalla carne e facevano un male lancinante.

Filippo maledisse sé stesso, maledisse Loris e Vincenzo: se non fosse stato per le loro liti, se non avesse cercato di evitare che Lombardia spingesse Piemonte nel dirupo forse a quest'ora sarebbero tutti quanti al rifugio a bere la cioccolata calda.

Però ormai non poteva farci nulla se non imprecare mentre attendeva soccorsi.


E pensare che lui odiava le gite. Anche se si impegnava con tutto sé stesso per cercare di tenere unita la famiglia organizzando escursioni coi suoi fratelli alpinisti finiva poi per odiarsi. Più che tenerla unita passava le giornate dei week end a sentire il piemontese litigare col lombardo, Valle d'Aosta cercare di molestare Vicenzo e Friuli rincorrerli per evitare che loro si facessero del male.


L'unico che rimaneva sempre in disparte ed evitava sempre le liti e le urla era, oltre lui, Trentino.

Il Sud Tirolo era pacato e sbuffando mestamente si impegnava sempre a curare le loro ferite che bene o male tutti si facevano, scalmanati com erano.


Eccoti qui, Filippo. Per fortuna hai ancora coscienza” esclamò Emanuel tirando un sospiro di sollievo appena lo vide, con quel suo duro accento tedesco che faceva impazzire il veneto -in tutti i sensi.

Gli sorrise cercando di rincuorare il fratellino, invano. Non riusciva a non trattenere soffocati gemiti di dolore sentendo le fredde mani del Trentino sulla sua caviglia.

Sto bene. Ho solo un lieve dolorino al piede”

Verdammnis1, ma quale dolorino! Hai una caviglia rotta, dobbiamo aspettare il soccorso alpino, non posso curarti col solo kit di primo soccorso”

Emanuel cominciò ad agitarsi preoccupato della situazione del fratello.

E se era grave?

E se gli aiuti non fossero arrivati in tempo?

E se fosse morto dissanguato?

Le sue mani tremavano mentre cercava di dare una prima medicazione al Veneto, dannazione aveva paura e al contempo voleva dimostrarsi impavido e all'altezza della situazione.

Era Filippo quello che si prendeva sempre cura di loro come un padre, che li rimproverava e che li aiutava in qualsiasi momento del bisogno, anche se svogliatamente, ed ora era lui nei guai e avrebbe potuto non farcela!


Sentì una mano calda stringergli la sua, e si spaventò percependola.

Ma dopo pochi istanti si accorse che era quella di Filippo. Perso com'era nei suoi pensieri si era dimenticato della sua presenza.
“Rilassati, Emanuel. Non sto morendo, andrà tutto bene”

Smise di tremare alle parole del Veneto, anche se l'angoscia rimaneva, la paura di perdere quel fratello tanto amato andava al di là della razionalità con cui amava fare le cose, Trentino.

I lunghi capelli biondi del tirolese ricaddero sul viso, nascondendolo al veneto. Solo quando le ciocche gli coprirono il volto si abbandonò ad un silenzioso pianto che però, per quanto impercettibile, Filippo udì.


Con grande sforzo e mordendosi le labbra per trattenere il dolore Veneto si sporse in avanti scostando i sottili fili biondi del fratello incrociando le sue iridi verdi con quelle cerulee dell'altro, arrossate e lucide di lacrime.


Avevo paura... avevo paura che tu fossi morto, bruder 2. Pensavo che una volta giunto alla fine di questa gola non ti avrei mai ritrovato... io...”


Filippo, sbuffando, gli prese il viso tra le mani tirandoselo a sé, unendo le loro labbra un un bacio che Emanuel ricambiò, titubante e col cuore in gola, solo pochi istanti dopo.

Perchè nonostante odiasse le gite, detestasse tutti i suoi chiassosi fratelli senza un briciolo di cervello e il suo unico pensiero fosse sempre quello di sdraiarsi sotto il sole a dormirsene o pescare in santa pace, Veneto non sopportava mai di vedere Trentino piangere.

Era come un bambino, l'Alto Adige, che era stato per troppi anni lontano dai suoi fratelli per sentirsi veramente parte di quella famiglia. Dava sempre tutto sé stesso per sentirsi membro e accettato dagli altri e proprio come un mocciosetto si lasciava spesso trascinare dalle emozioni.

Veneto non voleva vederlo ridotto in quello stato, lo amava troppo per sopportare in silenzio senza far nulla la sua sofferenza.

Come se non fosse più importante la sua ferita fisica e sanguinante di quella del fragile animo da bambino di Emanuel.


Gli accarezzò il viso dolcemente, sentendolo rilassarsi al suo tocco gentile.

Gli lambì le labbra un po' mordendole e senza mai esagerare, con la lingua si limitava solamente ad accarezzarle come un piccolo gioco.


Si staccò da lui solamente quando, poco dopo, non sentirono il frastornante rumore delle pale dell'elicottero del soccorso alpino volare sopra di loro.


“Stai meglio ora?” domandò Filippo scompigliandogli i biondi capelli già spettinati di suo.

Il Trentino sorrise lasciando che l'ultima lacrima scorresse sulla guancia imperterrita e scosse la testa in segno di affermazione.

Bene, che ne dici ora di far sapere all'elicottero la nostra posizione?”

Emanuel si alzò di scatto e prima che il veicolo volasse lontano da loro si dimenò agitando le braccia e urlano a squarciagola finchè non gli sfuggirono anche qualche imprecazioni in tedesco.


Quando i soccorsi arrivarono e caricarono Filippo nella barella Emanuel tentò fino all'ultimo minuto di rimanergli accanto.


“Vedrai che guarirai presto, Bruder!” gli sorrise imbarazzato, col viso arrossato che faceva risaltare i suoi splendidi occhi blu.

Io starò bene, tu piuttosto; non piangere più, non c'è ferita peggiore che vederti stare male, sopratutto per colpa mia”


Trentino annuì diventando ancora più rosso, e Veneto fu felice di vederlo sorridere di nuovo.

Voleva bene al biondino, per anni lo aveva visto crescere lontano da lui, in casa di quei maledetti crucchi, e finalmente che poteva abbracciarlo non voleva mai vederlo stare male.

Venne caricato in elicottero e Filippo pensò che non doveva più aspettare di farsi del male per ottenere di nuovo le attenzioni di Emanuel e baciarlo di nuovo.


Dal tedesco:

  1. Maledizione

  2. Fratello (Fratello Maggiore/Fratellone)


Il ritorno dell'angolo del panda


@Reiko94: la vecchia fiction non mi piaceva, preferisco di più questa, è più tenera, l'altra stava diventando troppo complicata! Comunque grazie per continuare a leggere e a recensire le mie cavolate amore mio <3


@Kurohime: Ma prego, grazie di che! Comunque la storia si studia sui libri non sulle mie fiction cagatose XD comunque grazie mille della tua recensione mi fa piacere sempre sapere che ti piace così tanto


@Moniko Chan: Da quel che avrai capito anche io sono del Nord, ma amo comunque le città e le genti del Sud e il mio sogno è un giorno scappare in Sicilia ç_ç Come ho detto prima studiate sui libri, che dalle mie fiction non imparate niente!! X°D Grazie mille cara comunque per la recensione <3 e ps. Odia Belgio; avrai una monetina da venti cens da Reiko per ogni affermazione simile ;3


@Clod88: Ma figurati! Shippare la Sicilia/Sud Italia è una cosa buonissima, anzi anche io mi faccio i miei viaggi mentali su di loro, quindi mi fa piacere sapere che riesco ad appassionare i lettori a queste coppie!

Shippa shippa e grazie infinite.

P.s non mi tradite con quelle immagini che hanno postato sul forum dello Shipping çAç non solo loro!! *sbatte testa contro il muro*


@Dragon Girl 31: Le tue recensioni non sono affatto lunghe, tranquilla :3 vai nella mia pagina autore, cerca la mia fiction di Tekken “Non è mai un giorno come gli altri” e poi guarda la recensione -l'unica ç_ç-: quella è una recensione lunga X°D e comunque non mi danno affatto fastidio, anzi più mi dite quanto vi sentite dentro a riguardo la mia fiction meglio è per me, mi aiuta a migliorare e sopratutto aiuta la mia autostima precaria u.u

Grazie mille anche per aver letto la soap su wikipedia e per i tuoi commenti meravigliosi che mi riempiono sempre di gioia!



Perdonate il ritardo, ma come vedete rimarrò sempre fedele a questa fiction *riot*


Ora vi lascio gente, alla prossima!


Fletto i muscoli e sono nel vuoto

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Capitolo 5
*** 5. Febbre dei Mondiali ***


AH-HA! Avevate abbandonato ogni speranza eh!? Vi siete lasciate abbandonare a voi stesse nell'oblio della disperazione vedendo che il Panda aveva postato 10 fiction in una settimana e non aveva aggiornato la fiction sulle Regioni eh?! E invece la suddetta è risorta dalle proprie ceneri ed è tornata fra voi! MWUA!

Ed è tornata con un immane capperata. Ebbene sì, perchè la sottoscritta è in piena febbre dei Mondiali, si mette a scrivere Lemon assurde a mezzanotte -l'ora delle streghe- e perde completamente la testa. E soprattutto si deprime per la scarsa quantità di recensioni nelle altre fanfiction che scrive -eccetto la onnipresente Clod88 che ritrovo piacevolmente ovunque e Moniko Chan che invece è lei a ritrovarmi bazzicare su qualsiasi fandom peggio di America XD-. Ma vabbè.

Forse troverete questa fiction corta, banale e orrida. Questo perchè l'ispirazione per questa raccolta comicia a mancarmi ma non voglio assolutamente abbandonarla o lasciarla a metà incompiuta.

E quindi anche con poche idee voglio comunque portarla avanti fino alla morte è^è

Quindi perdonate per favore la cortità di questo capitolo, scriverò di più per il prossimo <3



-Titolo: Famiglia all'Italiana – The Story (o come direbbe Augusto, A storia de noi tutti!)
-
Titolo del Capitolo: Febbre dei Mondiali
-
Personaggi: Un po' tutti -Lazio Centric-
-
Genere: Slice of Life, Sentimentale, Fluff
-
Rating: Verde
-
Avvertimenti: Raccolta, Shonen Ai
-
Conteggio parole: 171

-Note: L'erbazzone è una torta salata fatta di bietole e a volte con anche del riso tipica dell'Emilia, e chiamata nelle altre Regioni in maniera diversa. Provate almeno una volta nella vita la bontà dell'erbazzone emiliano!





Augusto palleggiava da un paio di minuti col pallone che Giuseppe gli aveva regalato per il suo compleanno all'inizio di giugno. Era una palla di cuoio spesso, coi colori e le firme del Fifa Word Cup Sudafricano sgargianti sul bianco che ormai si stava dipingendo del verde dell'erba.

Lazio invidiava Feliciano e Romano che avevano potuto andare ad assistere gratis alla Nazionale di Calcio in trasferta e avrebbe voluto essere là con loro a tifare come uno sfegatato con tutto sé stesso.

Ma, infondo, mentre Vincenzo sistemava il maxischermo in giardino, Giuseppe preparava la pizza e le due sorelle emiliane altre leccornie simili -piadine, erbazzone- il tutto accompagnato da della buona birra e dal limoncino portato da Rosalia, si sentiva davvero fortunato ad avere una così bella famiglia con cui guardare la partita dell'Italia in compagnia.

Potevano anche litigare tra di loro giorno e notte -soprattutto da quando le ragazze si erano messe a cantare e a ballare a qualsiasi ora Waka Waka-, ma la febbre dei mondiali univa davvero tutti.





Panda corner


@Kurohime: I crucchi non aiutano è0è non gli hanno insegnato bene! Comunque grazie ancora per i rinnovati compliementi <3


@Moniko Chan: Bene, fare i filmini mentali è bene u__u se un giorno vorrai scrivere p0rn su di loro non sarò io a fermarti X°D Grazie per i complimenti :3


@Dragon Girl 31: Sai già cosa penso di te u__u sei condannata ad un eternità di oblio a causa mia MWAH *viene picchiata* spero che ti piaccia questa nuova fiction :3 Alla prossima


@Clod88: Grazie mille *O* è bello vedere così tanta passione dei fan per una propria opera! W il gruppo alpinisti!!! grazie mille anche a te, e ti ringrazio anche per tutte le altre recensioni alle mie fiction *ama* p.s spammatorio, ho aggiornato quella dei Nordici *addit*


@Mote Ely: Non mi sono mai soffermata a descrivere i personaggi, purtroppo. È perchè sono un idiota, e quindi non è colpa tua. Vedrò di rimediare in futuro postando dei disegni, gomen T_T comunque grazie <3



Comunque scusate. Non avevo purtroppo voglia di rispondere alle recensioni causa mani congelate e altre balle assurde.

Ma sappiate che sapere che le mie fict vi piacciono così tanto mi riempie il cuore di gioia. Grazie mille!

Non andrei avanti senza di voi che recensite sempre.

Sono i recensori l'anima degli scrittori.

Grazie.




Flette i muscoli e vola in Sudafrica.

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