Walt Disney's Carol

di Pervinca Potter 97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** The Past Isn't Dead ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Note dell' autrice:Penso che i miei lettori aspettando (?) un mio aggiornamento pensavano alla fiction che da un anno scrivo per arrivare ai 100 capitoli sul fandom di HP: 100 schegge per Sev. Ebbene, è da due mesi che setaccio ispirazione.
Che mi è venuta inaspettatamente leggendo delle storie su Disney. Disney...che dire: è grazie a quest'uomo se sogno. E con questo ho detto tutto.
Questa ff non sarà un granchè, vi avverto. E' un po' uno sfizio nell' attesa di "lavorare" quest' estate e concludere tutte le cose lasciate incomplete.
Spero che comunque sia gradita a coloro che la leggeranno. =)

Ringraziamenti:il primo, gigantesco, è alla mia beta riders Rainbow Fairy spuntata dal nulla, è diventata un punto fermo su cui poggiare durante i miei lavori, sicura che possano essere corretti e giudicati bene e sinceramente. Vi invito a leggere le sue storie, soprattutto se andate oltre ciò che siete. Grazie Paola!
Ringrazio anche i miei lettori abituali se si faranno vivi anche questa volta (ma anche no eh) e chi leggerà e chissà, recensirà questa storia.
Grazie a Max antidoto alla pagina bianca e non solo. Anche se non leggerà mai questa storia.

Avvertimento:Walt Disney, Mickey Mouse e il loro mondo non appartengono a me, ma ai rispettivi posseditori di tali diritti. Alcuni soggetti e immagini sono di proprietà dei posseditori dei diritti di Charles Dickens. Le parti introduttive contenenti citazioni appartengono ai rispettivi cantanti/autori. Questa storia non ha alcuna intenzione di violare copyright a fini di lucro, ma è stata scritta per divertimento dell' autrice.

Dedicata a Mix e a Max.

WALT DISNEY'S CAROL
-Prologo


...sboccia un fiore malgrado nessuno lo annaffierà...
mentre l'aquila fiera in segreto a morire andrà...
[Più su - Renato Zero]




-Signor Walter, lei ha un tumore al polmone sinistro.-
Freddo. Tanto, tanto freddo.
Si rigirò per l'ennesima volta nel letto dell' ospedale.
Nevicava. Avrebbe voluto essere fuori anche lui. Come aveva fatto per tutti gli inverni di quei sessantacinque anni della sua esistenza.
-Vicino al cuore?
-Proprio così. Mi dispiace.
-Anche a me.-
Risatina. Nervosa. Alla Gambadilegno.

Chissà se ci sarebbe arrivato, al Natale. In fondo mancavano solo dieci stramaledetti giorni.
Ma i medici oramai non gliene davano nemmeno tre. I medici.
Come si sarebbe comportato il suo Mickey davanti a loro?Il suo piccolo topolino.
Gli avrebbe riso in faccia, ai medici. Lui non si sarebbe mai ammalato. Lui era eterno.
E il suo papà? No, il suo papà no. Era un uomo, non uno schizzo.
Socchiuse gli occhi, con l'impressione che se si fosse addormentato il risveglio non ci sarebbe stato.
Non doveva dormire. Erano le nove del mattino. Un ora e l'ospedale intero si sarebbe svegliato.
Girò la testa. Un agrifoglio sgualcito gli sfiorò dolcemente il capo. Lo spostò con la mano, emettendo un leggero verso di dolore. Che fu spento immediatamente da lei. Lei, Lilian. La sua Minnie. Eterna.
Dormiva. Sul divano. I capelli, striati di bianco, le incorniciavano il viso, e delle lacrime secche si potevano intravedere sulle guance. Walt sentì una stretta al cuore. E gemette ancora.
-Quanto mi resta?
-Non faccia il tragico!Ci sono buone possibilità di guarigione, Walter.
-E se non guarissi?
-Dipende. Forse sei mesi. Ma alla fine dell'estate ci arriva. Le prescriveremo una terapia. Scusi, mi sfugge il suo cognome...Verney?Disvet?
-Disney.
-Cosa?Non...non...
-Disney. Walter Elias Disney. Ma preferisco, semplicemente, Walt.
-Le...le...le dà fastidio se porto i miei bambini a trovarla qualche volta?
Nove e tre minuti. Il dolore e il freddo non passavano.
Doveva chiamare qualcuno. Ma no, mai avrebbe osato svegliare il sonno della sua lady.
Si girò per darle le spalle. Le cose belle non erano un antidolorifico. Spingevano a morderti per la prospettiva della loro assenza nel futuro. Walt non voleva morire. Aveva ancora progetti, ancora sogni.
Se si alzava e si sporgeva dalla finestra aveva davanti il suo studio. Ma sapeva che non l'avrebbe più rivisto. Non si sarebbe più seduto sulla sua sedia con la matita in mano. Mickey sarebbe rimasto orfano.
Voleva alzarsi. Doveva alzarsi. Posò le mani su letto per trovare la spinta.
Nove e sette minuti.
Sbuffò. No, non poteva farlo. Con quel gesto avrebbe solo aumentato il male. Ma forse sarebbe scampato al freddo. Come le sue maratone da giovane. Era bravo, molto bravo. Se solo avesse avuto un figlio maschio...ma certo, Mickey!Poteva chiedere a un disegnatore d'inventare una sua gara...
Ma quale disegnatore?Ormai erano tre giorni che non veniva nessuno a trovarlo. Solo Carl veniva regolarmente alle sette di sera, quando lo studio chiudeva battenti. Ma era occupato con i suoi paperi, non sarebbe stato giusto imporre proprio a lui qualcosa.
La sua mente divagò tra i ricordi, dal topo che l'aveva reso celebre ai riconoscimenti e al prima, quando Disney era solo un cognome come tanti altri.
D'improvviso gli si appannò la vista. Spaventato, strinse i denti mugolando per una nuova fitta.
Ma la vista non migliorò. Fece per parlare. Ma dalla sua bocca uscì solo un leggero lamento che le orecchie di Lilian non poterono cogliere.
L'orologio ticchettò. Nove e dodici. Chiuse di colpo le palpebre, spaventato. Una goccia di sudore scese nella sua fronte. Aspettò qualche secondo e riaprì gli occhi. Non era più appannato.
Ma si sentiva tanto, troppo male. Un brivido gli percosse la schiena.
Fu in quel momento che lo vide. Prima due orecchie, poi il viso, i pantaloncini rossi e i piedi, neri.
-Mi...mi...mickey?-

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Capitolo 2
*** The Past Isn't Dead ***


Note dell' autrice: salve, miei tre lettori!:) Spero che anche questo capitolo soddisfi le vostre esigenze: non preoccupatevi se non riconoscerete l'identità di questo Mortimer Right...vedrete ;) Grazie a chi leggerà e, chissà, commenterà. =)
Ringraziamenti: ringrazio vivamente Julia Weasley, la mia beta e Girl95Devil per le loro recensioni, mi soffermerò su ognuna nel prossimo capitolo. =)

WALT DISNEY'S CAROL
-Prologo


...hello there my angel
from the my nightmare...
[I miss you - Blink 182]




Inizialmente Walter pensò a un brutto scherzo.
Fece per arretrare, benchè sapesse benissimo che stando straiato, non poteva.
Si spaventò quando si accorse di essere in piedi.
-Che...che mi succede?- disse, preoccupato. Non sapeva precisamente se lo chiedeva a quella misteriosa visione o a se stesso.
Chiuse gli occhi. Era sicuro che fosse un miraggio. Mickey non esisteva. Era solamente un buffo scherzo della sua mente infatti olo lì quel topo esisteva. Rimase per qualche secondo con gli occhi chiusi.
-Fino a quando hai intenzione di rimanere così?Non ho poi così tanto tempo.-- Walt li spalancò di colpo. -St...sta...stammi lontano.- sussurrò, nel tono più calmo che potè.
-Se no?- come in un cartone, delle carte apparvero tra le mani del topo.
Walt vide che una rappresentava una clessidra. In movimento. Si sentì mancare.
-Ehm...sono armato.- disse, rendendosi conto che l'intercultore aspettava una risposta, “sparando” la prima cosa che gli venne in mente.
-Già, vero.- disse serio Mouse. Disney si guardò le mani, sentendole pesanti.
Con orrore vide una pistola. La scagliò per terra.
I suoi occhi si mossero avanti e indietro spaventatissimi, scrutando con un misto di paura e di curiosità lo schizzo che la sua mano aveva prodotto tanti anni prima.
-Cosa...cosa vuoi da me?- sussurrò con le poche forze che aveva in sé. Stava sudando.
Mickey sorrise. -Portarti via.- Walt spalancò la bocca per ribattere ma un gesto del topo lo zittì. -Devo farti vedere delle cose. Ti dirò strada facendo. Dai, vieni. Non ho tanto tempo.- gli porse la mano, coperta da un guanto giallo.
-L'hai già detto- replicò Walt -E io sono malato. Non posso. Non capisco nemmeno perchè sono in piedi, e perchè d'improvviso mi sia apparsa una pistola tra le mani.- Mickey fece un altro sorriso, più comprensivo del precedente.
-Tu non sei in piedi. La tua mente si. Girati.- l'uomo obbedì e quel che vide lo stravolse.
Con un braccio penzolante dal letto, il suo corpo si trovava lì, mentre l'orologio segnava le 9 e 15. A Walt parve strano che fossero passati solo tre minuti dall'ultima volta che l'aveva guardato.
-Sono morto?- disse, sentendo un altro brivido scorrere sulla sua schiena.
-No, non ancora. Vieni??Perfavore papà.- il fumettista lo guardò negli occhi. Se veramente Mickey era solo un miraggio della sua mente si poteva fidare. Nel caso fosse stato un maniaco, non importava, tanto non gli rimaneva molto da vivere.
-Che...che cosa mi devi fare vedere, Mickey?- disse allora, avvicinandosi al topo.
Se era un sogno, tanto valeva viverlo. L'essere drizzò le orecchie.
-Papà, lo senti il rumore dei ricordi?- replicò senza rispondere alla domanda.
-Il rumore del ricordi?Ohibò.- esclamò Walt sorpreso.
-Esatto. Il passato non è morto. Ci chiama. Ti chiama. E non hai nessuna intenzione di arrivare in ritardo, vero?Sarebbe un disastro andare già al presente.
-I...io...- spalancò ancora gli occhi. Ma non più per paura. Mickey Mouse rise. Walt conosceva bene quella risata, gliel'aveva donata lui stesso, un tempo.
-Dai papà,che cosa vorresti chiedere al passato?Che vorresti vedere?O meglio,rivedere?- il topo fece una faccia tenera, come quella che a volte indirizzava a Minnie.
-Intendi che sai viaggiare nel tempo?- chiese allora cominciando a capire qualcosa.
-No papà. Intendo che ti farò viaggiare nel tempo, non che lo so fare. In fondo stai per morire.-Walt Disney ricadde in confusione.
-Ma...ma io non voglio morire.- affermò allora. Si accorse che stava tremando.
-Nessuno l'ha mai voluto. Nemmeno Mortimer Right. Ti ricordi, vero?- un' ombra di rimprovero apparve sul viso del topolino. E Walt non la seppe reggere.
-Io non centravo niente. Non so chi l'ha ucciso. Mai saputo.
-Lo so, papà. Ma non ti farebbe piacere scoprirlo?- il tenero prese il posto del rimprovero.
-No. Non voglio. Vorrei vedere solo cose belle nella prossimità della mia morte.- Disney scosse la testa. Mortimer Right...quella era la testimonianza che Mickey era una parte della sua mente. Ma l'avrebbe guidato davvero nel tempo? Gli ricordava troppo gli spiriti di Dickens. Ma lui sapeva di non avere una seconda possibilità: sarebbe morto.
-Allora?Spicciati che non ho tempo.- Mickey fece comparire un orologio. Nove e diciassette. Si stupì ancora. Walt si grattò la testa, pensando.
-No caro- rise – Tu sei il tempo. Comunque, ho deciso.- sorrise lui, stavolta.
-Ebbene?- chiese Mickey, facendo trasparire un po' di curiosità.
-12 novembre 1918.- lo stesso sorriso comparve sul viso del topo.
-Si, il passato non è morto, ma tanta gente, in quegli anni, si.- commentò concludendo la frase con tono malinconica, quasi come l'avesse combattuta lui, la guerra. Un topo per di più non ancora nato. Ma Walter sapeva molto bene che stava covando delle uova nella sua mente, a quei tempi.
E non si dica niente a Donald Duck. Rimasero qualche secondo fra i loro rispettivi pensieri, quando Mickey fece comparire una sfera grande il triplo dell'uomo lì presente.
-Vuoi entrare?- Walt non rispose. Era pazzo. Era...magico.
Ubbedì e quel passo fu il primo passo verso la sua morte.

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