[Gyakkyou Burai Kaiji] Quella faccia da... di ShunLi (/viewuser.php?uid=11154)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Quella faccia da... ***
Capitolo 3: *** Facciamo una scommessa? ***
Capitolo 4: *** Incubo...? ***
Capitolo 5: *** Ma io ti Piaccio? ***
Capitolo 6: *** Calci ed insulti ***
Capitolo 7: *** Ti amo ***
Capitolo 8: *** Il nostro primo bacio ***
Capitolo 9: *** Quel cane di nome Kaiji ***
Capitolo 10: *** La tua voce al telefono ***
Capitolo 11: *** La prima volta che ti ho conosciuto - Sahara no kangae ***
Capitolo 12: *** La forma di te al posto del cuore - Sahara no kangae ***
Capitolo 13: *** Un bel Sogno - Sahara no kangae ***
Capitolo 14: *** Fai l'amore con me, Kaiji. ***
Capitolo 15: *** Non andare, ti prego... ***
Capitolo 16: *** Stelle cadenti ***
Capitolo 17: *** Sei così dolce - Sahara no kangae ***
Capitolo 18: *** Me li taglieresti i capelli? ***
Capitolo 19: *** Un anno ***
Capitolo 20: *** Vuoi tornare a casa? - Sahara no kangae ***
Capitolo 21: *** Il miglior metodo doposbronza ***
Capitolo 22: *** Buon Compleanno Sahara ***
Capitolo 23: *** Non lasciare la mia mano ***
Capitolo 24: *** Kazuya Hyoudou ***
Capitolo 25: *** Akagi Shigeru ***
Capitolo 26: *** Dannato freddo ***
Capitolo 27: *** Il primo vero contatto tra noi ***
Capitolo 1 *** Premessa ***
Durante
gli ultimi mesi del quinto (Dio mio meno male che è finita!
Y__Y) la sera trovavo (e trovo ancora) sempre il tempo per assecondare
la mia ispirazione, che mi faceva picchiettare con piacere le dita sulla
tastiera. Il 6 Maggio iniziai a vedere questo anime, che dopo il terzo
episodio mi prese in modo incredibile. Mi sono innamorata di quel
tsundere dai capelli neri e dallo sguardo sempre crucciato, che non
vuole far altro che riscattarsi, avere un pò di soldi in
tasca. Prima ci riesce e poi perde tutto, si fa degli amici e poi
suddetti amici muoiono... E' un ragazzo sfortunato quanto intelligente
che riesce anche ad amare. Il fandom su di lui è vasto e
nessuno lo conosce abbastanza ç__ç
Sarò io a farlo conoscere a tutti v__V
Il pairing che preferisco naturalmente è SaharaxKaiji.
Sahara, un tipo gentile e che fa impazzire Kaiji. In tutti i sensi. Una
coppia così non si è mai vista! :D
Così contrastanti e litigiosi, che poi alla fine ci arrivano
ad essere una coppia normale. Ma adesso basta cianciare. Spero di
avervi incuriosito abbastanza :D
Ja ne, by Shunny!
Trama originale dell'anime:
Kaiji è un ragazzo che si è trasferito da oltre
un anno a Tokyo, ma non lavora e passa il tempo a giocare a carte. Dopo
aver scoperto di essere indebitato di oltre 3 milioni di yen, a causa
di un suo ex-collega che non ha pagato, si trova costretto ad accettare
una strana offerta: salire su una nave, chiamata Espoir, la Nave della
Speranza, e giocare. Solo con l'astuzia potrà estinguere il
suo colossale debito.
Personaggi:
Itou Kaiji
Il protagonista squattrinato che non ha altri obbiettivi se non quello
di avere un pò di contante in tasca. Sembra un debole, che
piagnucola sempre, ed è stato sempre influenzato dalle
decisioni che gli venivano imposte. Così si è
ritrovato senza soldi, a bere e a giocare, rubacchiando gli stemmi
delle auto costose. E' un tipo freddo, menefreghista all'apparenza, ma
è sensibile, intelligente e soprattutto coraggioso.
Makoto Sahara
Sahara è un giovane collega di Kaiji che
conoscerà nella seconda parte dell'anime, dopo l'avventura
sull'Espoir. E' l'opposto di Kaiji: biondo, gentile, molto
più aperto ai rapporti umani.
Come Kaiji, desidera soltanto riscattarsi, perciò quando
verrà proposta a Kaiji l'ennesima occasione, Sahara
vorrà partecipare a tutti i costi. Nonostante appaia solo
per poche episodi, è decisivo per Kaiji per non fargli
perdere la speranza.
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Capitolo 2 *** Quella faccia da... ***
Che
cosa ti passa per la testa quando mi guardi in quel modo?
A volte sembri
semplicemente un coglione.
"Baciami,
rincitrullito."
"NON OSARE
AVVICINARTI!!"
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Capitolo 3 *** Facciamo una scommessa? ***
Prendi
una birra dal frigo e con quell'aria da finto gentile passi davanti a
me.. E di nuovo quello sguardo.
Dio quanto lo
odio.
"Facciamo una
scommessa?" Mi chiedi, una volta che ti siedi sul tatami.
"Che tipo di
scommessa?" Rispondo con un altra domanda, mentre strimpello con la
chitarra. Un passatempo inutile, ma fatto con il solo scopo di
esercitare le dita ancora intorpidite e malandate.
"Se riesci a
suonare la chitarra con la mano destra allora ti
darò...ehm... Ti frughi nelle tasche e tiri fuori due
banconote da 100 yen e qualche moneta, ..Quello che ho!"
"E se perdo?"
"Semplice, ti fai
fottere dal sottoscritto!"
Inutile dire che
quella tua aria da emerito coglione non se ne andrà mai.
Nemmeno quando ti butto fuori di casa.
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Capitolo 4 *** Incubo...? ***
Mi accendo una
sigaretta. Non riesco a dormire. La città è viva,
dato che dalla finestra vedo luci e sento ancora qualche voce in
lontananza. Quegli esseri che vivono così distanti da me, in
un mondo che ho potuto osservare solo per un pò da vicino,
pare mi sbeffeggino. Mentre loro non hanno debiti, io sono inseguito da
quel fantasma che è il Gioco, che grava pesantemente sulle
spalle.
Mi ricorda, anche
quando dormo, che non mi basterà una vita per saldare tutti
i miei debiti. Di cui ho pagato anche a caro prezzo l'ingordigia di
uomini assetati di non so che cosa.
Preso come sono
dai miei pensieri, sussulto, quando sento la tua voce sospirare nel
sonno. Dormi nel futon sfatto, coperto alla bella e buona,
contorcendoti quanto basta per capire che stai facendo un incubo.
Mi avvicino per
svegliarti, nel caso ce ne fosse bisogno. I sospiri diventano parole
sensate.
"Kaiji...Kaiji...Ah!
AH!" E un rumore che non voglio descrivere ti fa venire nel sonno.
Quella tua faccia
da coglione te la sfregerei volentieri, se solo avessi abbastanza palle
per farlo.
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Capitolo 5 *** Ma io ti Piaccio? ***
"Kaiji."
Mi chiami, durante il nostro misero pasto. Zuppa di miso riscaldata.
"Che
c'è?" Imbocco l'ultimo pezzo di tofu rimasto nella scodella
di plastica.
"Ma io ti
piaccio?"
Quell'ultimo e
buonissimo pezzo di tofu mi va di traverso.
"Kaiji!"
Spaventato, mi
raggiungi e mi soccorri, facendomi la manovra di Heimlich.
Approfittando del fatto che sia totalmente impegnato a cercare di
sopravvivere, rantolando l'aria che mi serve, mi abbracci
più del dovuto. Dopo qualche colpo deciso, sputo il tofu. Ma
tu non mi lasci andare.
"Scusami Kaiji.
Scusa." Borbotti, mentre la tua testa è nascosta tra la mia
spalla e il collo.
Non posso far
altro che cedere. Quando fa così, sei semplicemente un
coglione.
Un coglione
davvero carino.
"Si che mi piaci.
E grazie."
Sento la spalla
bagnata, mentre mi stringi il corpo con più forza. Una forza
che ti nasce da non so dove.
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Capitolo 6 *** Calci ed insulti ***
"SAHARA!!
DOVE SEI!?"
Chiamo il tuo
nome, correndo per la città in un crepuscolo irreale. Mi
fanno male i piedi e il petto. Ma così tanto che potrei
anche morire, se non fosse per il fatto che mi servano. Mi servono i
piedi per prenderti a calci e mi serve l'aria di riserva pronta per gli
insulti da scaricarti addosso.
Quando vedo la
tua testa chiara, prendo la rincorsa e finalmente -finalmente- ti
raggiungo.
"Kaiji! Che ci
fai qui?" Mi chiedi con quella faccia da coglione.
Ansimo ancora per
qualche minuto, prima di prendere tutto il coraggio che mi serve. Piedi
e petto per il momento non mi servono, per dirgli che...
"NON VOGLIO CHE
TI VEDI CON UNA RAGAZZA!!! SEI MIO, HAI CAPITO!!?!?!?"
Se
quell'atmosfera che ho definito irreale, non riuscisse a nascondere il
mio imbarazzo, allora anche il cielo diverrebbe rosso come lo sono io.
Quel coglione di Sahara seduto sulla panchina, vestito di tutto punto
si alza e mi dice:
"Veramente, ho un
colloquio di lavoro, Kaiji..." E indica un uomo fermo in mezzo alla
strada, con una 24 ore in mano, allibito per ciò che ha
sentito. Poteva pure dirmelo, il bastardo, invece di fare tanto il
misterioso. Mi sarei risparmiato questa figuraccia di merda davanti a
quel damerino vestito di scuro.
Quando
tornerà a casa lo insulterò e lo
prenderò a calci in culo, lo giuro.
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Capitolo 7 *** Ti amo ***
Ho
passato un pomeriggio a pensarti. Tra birra e sigarette, quello che mi
sta accanto anche nei momenti più disperati, sei tu. E non
te lo direi mai a voce, lo sai bene, quindi mi limiterò a
pensarlo.
O a scriverlo.
Solo che non sono quel tipo da lasciare post-it sul frigo, figurati se
potresti mai ricambiare... Vado in cucina per l'ennesima volta, per
prendere qualcosa da bere. Ma vedo qualcosa che mi fa rabbrividire.
Ritiro tutto
ciò che ho detto. Il frigo è ricoperto di post-it
di tutti i colori... Sembra un disegno psichedelico.
"Kaiji, ricordami
di restituirti i 250 yen che ho speso per questi post-it!" Dice uno.
"Kaiji fai la
spesa, il polo Nord in confronto al tuo frigo è molto
più popolato." Recita un altro.
"Kaiji ho lavato
la tua biancheria e i piatti. La prossima volta te li fai tu... Con
indosso solo un grembiulino da maid~" Quest'ultimo lo prendo e lo
strappo con foga.
Leggo in ordine
sparso quasi tutti i post-it, piegandomi sulle gambe. L'ultimo ha un
cuore disegnato su un cartoncino giallo. C'è scritto una
cosa che... Che... Mi fa scoppiare in lacrime.
Non credevo lo
pensasse. O perlomeno che me lo dicesse così, con un fottuto
post-it. Avrei preferito guardarlo negli occhi e picchiarlo, nel
momento in cui incominciava a dire che mi amava.
"Anch'io ti amo,
coglione." Per fortuna la senti, quella dichiarazione, dato che rientri
in quel momento.
"Kaiji..." Non sa
che pesci prendere. Quella sua faccia... Quella sua faccia...
Mi alzo, ancora
con il viso in lacrime, prendendolo con forza per il colletto del
giubotto.
"Dimmelo. Dimmelo
per bene. Altrimenti non ci credo." Mi tremano le mani. Mi tremano le
gambe. Perchè? Perchè?
Sahara mi
sorride. Sorride per le mie solite lacrime da uomo fallito, sorride
perchè lo sa fare, sorride perchè è
felice.
"Ti amo Kaiji."
Dopo segue un suo
bacio e altre mille promesse.
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Capitolo 8 *** Il nostro primo bacio ***
Quel
giorno sei voluto andare a quello stupido spettacolo a tutti i costi.
"Vedrai,
sarà divertente!" E' la prima volta che vengo invitato da
te, Sahara. Da te, che non sei altro che un mio collega di lavoro, e
che non cago nemmeno di striscio.
La piazza era
affollatissima. C'erano bambini che correvano a destra e manca, luci e
bancarelle con oggetti strani e relativamente troppo costosi per le mie
tasche. Continui a camminare tra il mare di gente, ma riesco sempre a
ribeccarti con lo sguardo, quando mi distraggo con qualche cosa che
attira la mia attenzione o con qualche ragazza carina che cammina
sorridente. Attaccata al fidanzato di turno. Questa è la
goccia che fa traboccare il vaso.
"Sahara, ma
perchè mi hai trascinato qui, non mi piacciono gli
spettacolini estivi..." Lamento.
"Eddai, non ti
capiterà mai più un occasione simile... Inoltre
è un Opera Italiana. Dai, che ne dici di un gelato?"
I tuoi occhi,
stranamente allegri, hanno una luce strana. O forse è
solamente la tua faccia da coglione che è strana.
"E va bene...
Prendiamo questo gelato."
Arriviamo al
chiosco e scegli quello che per me non ha nulla a che vedere con
i normali gelati: una vaschetta grande con menta e cioccolata,
caramello, praline nocciolate e gelatina multicolore. Con una spruzzata
di panna finale.
Spendo 1080 yen.
1080 yen per un fottuto gelato.
"E tu? Niente
gelato?" Se esiste un Dio, fategli cadere quella vaschetta. Adesso.
"No, ho mangiato
qualcosa lungo il tragitto... Quindi non ho molta fame..." Dicasi: non
ho più un yen in tasca, tu e il tuo fottuto gelato!
E come se nulla
fosse, sorridi.. Le luci e le voci della gente si confondono e
diventano solo un rumore di fondo... Non... Non capisco come sentirmi.
Come può quella faccia da coglione mandarmi in confusione?
Chissà
come, riesci a trovare due posti per guardare lo spettacolo, che sembra
ti entusiasmi tanto... Con quel gelato sembri uno stupido moccioso.
Lo spettacolo
inizia... Ma sono concentrato sul tuo viso. Le ombre che si stagliano
su di noi fanno si che ci separino dal resto del mondo.
"Ne vuoi un
pò?" Mi domandi.
"Eh...si."
Rispondo confuso, per non offendere la tua gentilezza. Uso il tuo
stesso cucchiaino per gustarmi quella delizia, che mi fa venire una
grande fame. Infatti nella foga di mangiarlo, tu ti accorgi che mi sono
sporcato il viso e con un dito, togli la panna.
Ed è
qui che dentro di me nasce qualcosa. Fermo il tuo braccio e con
lentezza esasperante, porto il tuo dito sporco di quella crema alla mia bocca.
Non sei pienamente consapevole del mio gesto, infatti la tua
espressione è un misto tra imbarazzo ed eccitazione. La mia
attenzione si focalizza sulle tue labbra: quindi mi avvicino a te,
baciandoti. Quelle labbra sapevano di menta e cioccolato. Sembrava non aspettassero
altro che una mia reazione di ingordigia. Assaporo, mordo, succhio. Il
mio cuore pare impazzito, che batte come una mitragliatrice sul campo
di battaglia. Quando mi stacco da te per riprendere fiato, sei paonazzo
in viso. Continui a reggere nervosamente tra le mani la vaschetta di
gelato. E chiedi di più.
"Kaiji..."
Le mie mani
vagano per il tuo petto, coperto da una fastidiosa camicia bianca. Ti
strattono a me con vigore, per approfondire questo cazzo di bacio. Non
mi interessa se sei del mio stesso sesso, non mi interessa se sei mio
collega di lavoro e non ti cago nemmeno di strisco. Ti voglio, qui,
adesso.
"Sahara...
Andiamo via..."
"Mh..." Annuisci
silenziosamente. Siamo entrambi frastornati e mentre camminiamo,
allontanandoci dalla festa, ci teniamo per mano.
Il nostro primo
bacio.
La sensazione di
calore che mi dava la tua mano.
Non mi ero mai
sentito così bene.
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Capitolo 9 *** Quel cane di nome Kaiji ***
"Sono
a casa..." Annuncio, mentre mi tolgo le scarpe, sicuro che sei in
panciolle sul tatami, coperto da un trapunta a dormire. Ma stranamente
non occupi quel posto.
"Sahara?" Mi
gratto la testa. -Dove può essere finito?- Mi chiedo. Faccio
un passo oltre l'ingresso e qualcosa di caldo e peloso mi assale.
"Saha...UAH!! AIU... AAARGH!!!"
Cado a terra,
facendo un gran fracasso, ma quella cosa che mi ha assalito persiste.
"COSA CAZ...
SAHARA!!!" Urlo, convinto che sia un tuo maledetto scherzo. Ma quella
cosa abbaia.
"Worf!" Quella
cosa calda e pelosa non era altro che un cane: mi lecca, mi fa le
feste. Ma io non sopporto i cani, perciò lo caccio.
"Vai via!!"
L'esserino peloso, di colore grigio e con gli occhi sornioni non cede.
"Ma insomma...
Sahara!!" Sono sicuro che sei in casa, a goderti lo spettacolo mentre
vengo assalito da...
Da un cane.
Mi alzo in piedi
e raggiungo il salottino. Il bastardo è lì, a
tenersi la pancia, tanto sta ridendo.
"Pfff...
AHuahauhauha... Oddio, me la faccio adosso! Non ce la faccio!
Ahauhauah... Dovevi vederti Kaiji..."
Ora ti prendo a
pugni.
"Dove l'hai
preso?" Chiedo, mentre faccio schioccare le nocche.
"L'ho trovato
dentro ad uno scatolone. L'hanno sicuramente abbandonato. Kaiji! Vieni
qui!" Ordini.
Quella faccia da
coglione ha avuto il coraggio di chiamare quella palla di pelo come...
come me!?!? Ma stiamo scherzando!?!
Il cane raggiunge
a passo altalenante il padrone. Gli fa un sacco di coccole, e il cane,
contento, si mette sulla schiena, contento e rilassato.
"Hai visto che
carino? Lo possiamo ten..."
"NO, NO E NO!!!
SPECIE CON QUEL NOME!!" Lo interrompo. Come potrei mai mantenere un
cane? A malapena riusciamo a mangiare la sera.
"Il nome? E
qual'è il problema?"
"QUAL'E' IL
PROBLEMA? TI PARE NORMALE CHIAMARLO COME IL SOTTOSCRITTO?!?"
"Ma ti somiglia!!
Guardalo! Ha il tuo stesso sguardo e la tua stessa cicatrice sul viso.
Vedi?" Prendi in braccio l'animale e lo punti verso la mia direzione...
Bhè oltre alla cicatrice non ci vedo nulla di somigliante
alla mia persona. Una cosa è sicura, oltre ad essere
coglione, sei diventato anche cieco, caro il mio Sahara.
"Hai visto Kaiji?
Il tuo padrone è arrabiato." "Worf!"
Non so se ridere
o piangere... Mi siedo malamente a terra, vicino al tavolino. Tu e quel
cane continuate a giocare. E' evidente che ti piace. E la tua risata
divertita è così...
Cazzo!!
"E va bene."
"Va bene cosa?"
"Lo possiamo
tenere." Dico, imbronciato, guardando in un punto della casa che non
sia il tuo viso.
"Grazie Kaiji!!
Hai sentito Kaiji? Potrai vivere con noi!" "Worf!!" I due festeggiano a
modo loro.
Non credo
sopporterò a lungo sentire il mio nome accostato a quel cane.
Più
tardi, nel futon...
"Però
lo porti tu fuori per i bisogni..." Gli dico deciso.
"Va bene, Kaiji,
te lo prometto." Biascichi stancamente.
Un minuto dopo...
"Ti posso
grattare la pancia?" Domandi con quella faccia da coglione che ti
ritrovi.
"VA' A FARTI
FOTTERE!"
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Capitolo 10 *** La tua voce al telefono ***
In
un pomeriggio tedioso e fresco, ci stiamo godendo questo riposo
forzato. Senza lavoro e senza domani, attendiamo comunque in
silenzio. Ormai sei diventato ospite fisso di casa mia. Ma
anche parte integrante del mio essere.
Io fumo vicino
alla finestra, mentre tu, Sahara, tiri fuori dalla tasca un cellulare.
"Allora Kaiji, ci
scambiamo il numero di telefono?" Mi domandi.
"Eh?" Rimango un
pò basito. Tiro un ultima boccata dalla sigaretta ed espiro
il fumo, spegnendo il mozzicone nel posacenere.
"Come sei
riuscito a comprarlo?"
"Con quei pochi
risparmi che avevo da parte." Rispondi con aria tranquilla.
Mi siedo vicino a
te per vedere questo telefono. E' uno di quei modelli a conchiglia cui
si apre solo lo sportellino superiore. Ha un colore rosso, brillante.
Solo tu potevi scegliere un colore così appariscente.
"Dai, me lo dai
il tuo numero?" Insisti.
"Non...Non ce
l'ho il cellulare." Dico, abbassando lo sguardo. Con quel tuo
cellulare, mi sconfiggi come nulla, anche se non te ne sei accorto. Nel
XXI secolo, l'unico a non avere il telefonino, sono io.
"Ok, vuol dire
che te ne comprerò uno." Concludi.
"Non lo voglio."
Ti metti a ridere.
"Avanti Kaiji...
Non fare il bambino. Avrai pure tu il cellulare, te lo prometto."
"Non insistere
Sahara, non mi serve."
Mi abbracci,
facendo muovere le mani sotto la maglia. Sento i brividi quando le tue
dita gelide mi sfiorano la schiena.
"Ma io voglio
sentire la tua voce al telefono..." Mi baci il collo, con un fare tanto
avido che sembri un vampiro.
"Ti ho detto
che... Che non lo voglio quel dannato telefono..."
"Oh, si che lo
avrai... Lo avrai eccome." Con foga, mi metti supino sul tatami.
"La mia voce non
cambia al cellulare... La tua è solo una scusa... AH!" Gemo,
quando i nostri bacini si sfiorano.
Dannato Sahara.
"Te lo ripeto:
avrai un cellulare tutto tuo." Dici, mentre mi slacci la cintura. E se
non ti dico di si, questa guerra non avrà fine. Ma solo i
miei si ansanti e faticosamente pronunciati nell'amplesso ti convincono
a smettere.
"Contento ora?
Anf..." Chiedo, senza forze.
"Direi di si."
Con quella faccia da coglione ti metti a sorridere.
Dopo una
settimana...
DRIN DRIN~ DRIN
DRIN~
"Pronto?"
Rispondo al cellulare che Sahara mi ha (forzatamente) regalato. E' un
modello standard, di colore bianco, senza funzioni particolari. Utile
per ricevere chiamate di lavoro. Ma di chiamate di lavoro finora,
nemmeno l'ombra.
Al capo opposto
della cornetta sento un rumore strano...
"Chi
è?" Chiedo, esasperato. Ora ci mancavano solo queste
chiamate che mi fanno perdere tempo.
"Ka.. Kaiji... La
tua voce è così moe~" Riconosco all'istante la
tua voce emozionata.
"SMETTILA DI
CHIAMARMI!!" E ti chiudo il telefono in faccia.
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Capitolo 11 *** La prima volta che ti ho conosciuto - Sahara no kangae ***
La
prima volta che ti ho conosciuto ero un uomo senza motivazioni
nè sogni. Un uomo che andava vagando, senza sapere che cosa
ci fosse stato in serbo per lui l'indomani. Sempre se fossi
sopravvissuto alla Notte che ricopriva la città tra le sue
fredde braccia.
Sedevo
abbandonato su degli scalini di un parco, circondato da altri miei
compagni e amici. Come me, anche loro si divertivano a non fare niente
per tutta la giornata, anche se qualcuno aveva un lavoro importante e
se ne stava placidamente seduto a compatire quelli che si bacchettavano
da soli per la vita di merda che conducevano. Loro ridevano, e senza
mezzi termini insultavano anche. Che squallore. Non mi sarei mai
abbassato a farmi riprendere per il mio modo di vivere, quando loro
erano i primi a fare cose di cui non avrebbero mai pagato.
Mi accesi una
sigaretta, l'ultima del pacchetto e fissavo la strada senza realmente
vederla.
Poi mi accorsi
che una figura andava pian piano definendosi al di sopra della strada.
Aguzzando lo sguardo, vidi un ragazzo più o meno della mia
stessa altezza, che camminava per non so dove. Mentre si avvicinava,
cominciavo a cogliere più dettagli sul suo aspetto: colorito
chiaro, sguardo crucciato e capelli selvaggi, lunghi fino alle spalle.
Aveva una giacca
di pelle di un colore marroncino, jeans chiari e un modello di scarpe
simili alle Adidas. Ad un certo punto tirò fuori dalla tasca
un pacchetto di sigarette e se ne mise una fra le labbra.
Cacciò l'accendino dall'altra tasca per accenderla, ma
evidentemente l'oggetto si rifiutava di funzionare. "Merda!"
Imprecò quel ragazzo.
Ma una fiammella
d'emergenza brillò vicino al suo viso: era la mia, che gli
offriva gentilmente l'occasione di accendersi la sigaretta e magari
dimenticare il resto del mondo mentre il fumo gli riempiva i polmoni.
"Grazie." Disse,
con un mezzo sorriso.
"Di niente."
Risposi, riponendo l'accendino in tasca.
Sono passati mesi
da quell'incontro, ma tu neghi sempre l'evidenza.
"Non me lo
ricordo." Dici, arrossendo.
A volte sai
essere un pessimo bugiardo, Itou Kaiji.
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Capitolo 12 *** La forma di te al posto del cuore - Sahara no kangae ***
Sono
sempre venuto a casa tua. Anche se controvoglia, mi invitavi a restare.
Forse la tua era più di una sottile ed esplicita richiesta a
restare. Ma facendo finta di nulla, ne approfittavo.
Occasionalmente
però, troppo stanchi dal lavoro, tornavamo a casa mia.
Nonostante
protestassi del fatto che il cane ci dormiva sopra, il futon nella sala
era il tuo. L'avevi messo come per marcare il territorio, proprio come
il cane. Il tuo spazio che nessuno doveva invadere, perchè
sei troppo restio ad aprirti agli altri esseri umani.
Eppure solo una
volta sono riuscito a starti così vicino da asfissiarmi
della tua presenza.
Ti osservavo
dormire, coglievo ogni dettaglio, sentivo un platonico sentimento che
cozzava con la paranoia. Pensavo che non ci fosse stato nulla di
più bello. La forma di te che prendeva posto a quella del
cuore.
Solo tu mi fai
diventare così sdolcinato, che genere di persona esistente
sulla faccia della terra potrebbe mai farmi diventare così
pappamolla?
Poi piangi nel
sonno.
Singhiozzi deboli
e lacrime copiose che bagnano il tuo viso. Senza nemmeno pensarci, ti
avvicino a me, per confontarti, anche se non mi senti. E poi il
coglione sono io, dannato Kaiji.
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Capitolo 13 *** Un bel Sogno - Sahara no kangae ***
La
luminosità del sole fa pensare che puoi effettivamente
vedere il cielo anche attraverso le palpebre chiuse. In una giornata
così, la mente si svuota e cadi in un dormiveglia davvero
piacevole. Come piacevole il calore della terra sotto il corpo e
piacevole il calore del sole a riscaldarti. Sono comodamente sdraiato
sull'erba di un parco, a pochi chilometri da casa. Tu sei al lavoro,
che hai deciso in fretta e in furia di prendere e di accordarti con il
datore di lavoro una settimana prima, e in fretta e furia lo vorresti
già lasciare, perchè non ti piace il tuo collega.
E pensare che nemmeno io ti piacevo all'inizio, essendo colleghi di un
lavoro da due soldi.
Metto le mani dietro la nuca, sospirando. Le dita sfregano sul manto
erboso e quel contatto mi rilassa. Mi rilassa a tal punto che ti vedo,
Kaiji. Ti vedo sopra di me, a sospirare il mio nome. "Non mi dici nulla
di carino, eh Kaiji?" Formula la mia mente presa dall'immaginazione.
"Stai... stai zitto." Rantoli, con voce bassa e roca, e con le mani
traccio un sentiero immaginario in modo sensuale e gentile sul tuo
petto, sentendo l'umidità delle tue labbra e il respiro
sempre più affannato.
Poi apro fulminei gli occhi, e passa tutto il desiderio, vedendo che di
fronte a me c'è Kaiji, il mio cane, il nostro cane, in
bilico sopra il mio petto. Slinguazzava ovunque con il suo respiro
caldo e puzzolente. "Worf!"
"Cazzo Kaiji... Stavo facendo un bel sogno." Lamento, accarezzandolo.
Così mi alzo, prendo il guinzaglio del cane e quest'ultimo
mi precede. Mentre cammino, la mia mente, dapprima svuotata,
è come se fosse ritornata pesante, tanto piena che
è dagli impegni e dai pensieri inutili. La beatitudine
diventa un ricordo lontano, lasciato là sull'erba insieme a
quell'immaginazione tanto infervorata che mi ha lasciato una scia.
Una scia che può essere ripetuta stasera, quando torni a
casa, mio caro Kaiji.
"Ehehehehheheheheh..."
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Capitolo 14 *** Fai l'amore con me, Kaiji. ***
Non
sono il tipo da romanticherie. Ogni volta che vedo una coppia, un
manifesto o qualcosa che raffigura cuori, parole dolci e altre cazzate,
mi viene il diabete. Già è faticoso trovare una
persona che ti stia accanto, quindi vedere tutto quel miele,
letteralmente sbattuto in faccia, diventa tutto più
nauseante.
Così
Sahara decide di chiedermi una cosa che mai mi sarei aspettato.
"Fai l'amore con
me, Kaiji." Non so come certe parole possano uscire dalla sua bocca.
Un brivido mi
corre lungo la schiena. No, non può essere per quello che ha
detto, non ha senso.
"Amore? Sahara
noi scopiamo solo. Non sono niente per te. Ogni tanto ci togliamo il
prurito e poi finisce là, non puoi pretendere che faccia
l'amore con te."
Mi guardi con
occhi irremovibili, come se ti dovessero fucilare.
"Sahara?"
"Smettila di dire
cazzate." Si alza e si avvicina al mio posto. "Non
è possibile che siamo solo due esseri umani a cui piace solo
fottersi l'un altra! A me piace stare con te, ti è tanto
difficile capirlo?"
Non si era mai a
messo a fare questi discorsi. Piego la testa verso il basso, i capelli
mi coprono la faccia. Non ho voglia di sentirlo, nè di
dargli ragione.
"Tu hai bisogno
di me come l'aria che respiri. Perciò fai l'amore con me."
"Lo dici come se
potrebbe essere l'ultima volta." Il mio tono si fa ironico.
"E chi lo sa?
Magari domani un autobus mi investe. Oppure Endou-san verrà
a proporci un altro gamble, stavolta più pericoloso di
quelli che mi racconti tu."
"Sahara sei un
coglione. Endou non verrà più a bussare alla
nostra porta e non morirai investito da un autobus."
"Alla nostra?"
Sottolinea Sahara, con un sopracciglio alzato.
Sento le guance
diventare un fuoco. Tanto sono abituato a dire certe cose al plurale,
che non me ne rendo conto.
"Sei coinvolto
abbastanza da poter fare l'amore." Cominci a toccarmi i capelli,
provocandomi delle scosse un pò troppo evidenti, e
che ti fanno ghignare dalla soddisfazione.
"Mh..."
"Vuoi.. Vuoi fare
l'amore con me?"
Non rispondo.
Sahara mi fa sdraiare. Si posiziona in modo che non scappi via,
perchè sa bene che potrei farlo.
"Kaiji..."
Evito il suo
sguardo. Fare l'amore è fin troppo impegnativo. Mi vengono
in mente le parole dolci, i cuori. Ugh!
"Ti amo, Kaiji."
Mi giro nella sua
direzione. Non può averlo detto sul serio.
"Hai appena de.."
Mi zittisce con la mano, coprendomi la bocca.
"Si, l'ho detto.
E non perchè ti voglio convincere. Nemmeno io riesco a fare
a meno di te. Perciò fai l'amore con me e fammi portare un
pò dei miei vestiti qui."
Quella notte,
quindi, per quanto la mia testa possa concepire, ho fatto l'amore.
E poi ho fatto i
conti anche con i cuori e le parole dolci che Sahara non smetteva di
lasciare a destra e manca.
"Kaijiiii~"
Insopportabile.
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Capitolo 15 *** Non andare, ti prego... ***
Endou-san
è tornato a propormi un altro gambling. Più
pericoloso dei precedenti, con più soldi da vincere.
Endou-san non scherza quando si tratta di soldi. E quando dice che sono
tanti, sono tanti. Quell'uomo sembra avere un sesto senso, arriva
sempre nei momenti di soccorso, a salvarmi dalla più buia
disperazione. Anche se tanto buia non è, con Sahara che mi
sta a fianco. E mentre Endou-san mi legge un foglio con le condizioni
del nuovo gioco da affrontare, Sahara mi stringe la mano. Non
è speranza quella che mi sta trasmettendo però.
E' nervoso e non vede l'ora che Endou-san si tolga dai piedi. Una volta
accompagnato all'uscita e chiuso la porta ad Endou-san, torno nel
salottino. Sei con la testa poggiata al tavolino, con il respiro
affannato. "Sahara, stai male?" Chiedo. Non ti ho mai visto
così.
"Non devi andare." Mi dici con tono assente e preoccupato.
Rimango un pò sorpreso. Non credevo che la notizia ti
sconvolgesse a questo modo.
"Stavolta devo. Potrebbe essere l'occasione buona per vivere in una
casa più grande, per fare le vaccinazioni al cane e pagare
le bollette in tempo. So che sei terrorizzato all'idea, pure io lo
sono. Quindi, io..."
"Non andare ti prego... Non voglio che tu vada." Ripeti insistentemente, come un disco rotto.
Stringo i pugni. Come faccio a dirti che lo faccio anche per te?
"Sahara..." La paura fa presa sul petto e stringe il cuore con
così tanta forza che potrei piangere. Se fossi al posto di
Sahara pure io reagirei così, ma l'unica cosa che posso fare
è lasciare che tu capisca che devo andare.
Ti trascino a letto ancora tremante, ti avvinghi a me e dormiamo.
Dormo, sperando che questo nuovo gioco non mi renda una persona
squallida, che non distrugga il mio orgoglio, che sia ancora in grado
di guardarti in faccia e dirti quanto tu mi renda migliore e felice, altrimenti non mi imbarcherei in altre pazzie come queste.
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Capitolo 16 *** Stelle cadenti ***
E'
una sera fredda con poco traffico in strada. Trasciniamo i nostri piedi stanchi per la via di
casa, dopo aver girovagato una giornata intera per la città senza far nulla o quasi. Ogni cinque minuti però ti fermi perchè sei convinto che
riuscirai a scorgere una stella cadente nel firmamento luminoso.
"Avanti Sahara ti vuoi muovere?"
"Ma mi pare di averne vista una..." Dici con il naso
all'insù.
Sbuffo e decido di lasciarti indietro, tanto sai benissimo
tornare a casa da solo. Poi ti butti a capofitto su di me,
trascinandomi quasi per terra.
"Kaiji! Guarda!"
"Ahio Sahara, cosa caz.."
Le stelle cadenti che Sahara desiderava vedere non si sono fatte
attendere a lungo. Ne cadono due e tanto sono belle che mi tolgono il
fiato.
"Wow..."
"Svelto, esprimi un desiderio! Desidera una montagna di soldi!" Dici,
tutto contento come un bambino.
"..."
Sei il solito coglione, Sahara.
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Capitolo 17 *** Sei così dolce - Sahara no kangae ***
Hai
nei miei confronti, Itou Kaiji, un attenzione che con gli altri non
riesci ad applicare. Sei burbero e molto spesso vieni odiato dalle
persone. Forse sarà il tuo sguardo o forse perchè
non ispiri fiducia... Finora ho visto tutto questo e nonostante
ciò, mi sei sempre piaciuto.
E proprio per questo che ti osservo, per cogliere qualche altra cosa
che mi possa sfuggire. Ogni tanto mi rimproveri per quello sguardo
inquisitorio, ma cosa ci posso fare? E poi il coglione sarei io.
"Allora Kaiji, usciamo stasera?" Chiedo con segreta speranza.
"Si, perchè no..." Spegni la sigaretta, ti lavi i denti, ti
infili una maglietta pulita e mi guardi. "Dai vestiti... Dove vuoi
andare?"
Quando fai così mi sorprendi.
In pochi minuti siamo fuori da casa. Come al solito, fa freddo e sono
accoccolato nel mio giubotto, con i brividi che mi fanno tremare anche
la colonna vertebrale. Quindi mi aggiusti il cappuccio, per coprirmi meglio.
"Gra...Grazie." Balbetto.
Ti limiti ad annuire, e poi entriamo in un locale.
Mentre mangiamo, stavolta, mi togli un pò di riso che mi
è finito sul mento.
"Stai fermo." Mi dici soltanto. Togli con disinvoltura il chicco di
riso che mi era sfuggito dalla bacchetta. Sorrido al pensiero che con
me hai questo tipo di attenzioni e te lo dico non appena usciamo dal
locale.
"E' così dolce!"
"Così dolce cosa?"
"Il modo in cui ti prendi cura di me, mi fai sentire amato!!" Gli metto
un braccio intorno al collo.
"Insomma..." Arrossisci, arrossisci come non mai.
Sei proprio un tenerone Kaiji.
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Capitolo 18 *** Me li taglieresti i capelli? ***
"Kaiji fa caldo!"
"Lo so, smettila di lamentarti."
Il sole cocente che riscalda questa maledetta giornata estiva ci fa
impazzire. Stando sul divano si suda, fumando si suda, persino quando
tenti di buttarti sopra di me per ottenere un bacio si suda.
Così, stanco del sudore e delle tue petulanti richieste,
cerco di far andare il climatizzatore.
"Vuoi una mano?" Mi chiedi, sventolandoti con un foglio di giornale.
Sei senza maglia, con solo i boxer indosso.
Sbuffo, cercando di non pensare che potrei sciogliermi da un momento
all'altro. Mi passo una mano sul collo, staccando i capelli appiccicati e
che mi irritano un casino. Mi rendo conto che si sono allungati ancora.
E mi balena in testa un idea.
"No, Sahara... Ho solo un favore da chiederti."
"E quale?"
Mi fermo un attimo, riflettendo sulla mia scelta improvvisa. Se non lo
faccio, rischio di sembrare ridicolo. E di schiattare di caldo, tanto
per cambiare. Ma se lo faccio, a Sahara potrebbe non fare piacere. In
fondo a lui piacciono... Tsk, al diavolo!!
"Me li taglieresti i capelli? Mi danno fastidio." Lo guardo con un
pò di tensione. Potrebbe pure darmi del...
"Ma sei coglione?" Come non detto. "Non te li taglio."
"Ma cosa cazzo te ne frega non sono mica i tuoi capelli! Allora, me li
tagli si o no?" Chiedo di nuovo.
"No." Rispondi seccato.
"Bene. Significa che andrò dal barbiere." Dico, mentre mi
rimetto al lavoro.
"Ci vai senza soldi?" Colpito e affondato. Sahara nel frattempo
sgaiattola in cucina, a prendersi da bere.
"Eddai Sahara..." Abbandono il cacciavite e la pinza sul tatami per
raggiungere quel coglione biondo, pregandolo. Cosa di cui mi prenderei
a calci ogni volta. Odio supplicare le persone, specie Sahara.
"Io... Non voglio!"
"Ma perchè? Devi solo tagliare queste ciocche lunghe, mica
mi devi rapare a zero... Sahara?"
E mentre ti mostro cosa devi tagliare, accarezzi proprio quelle
ciocche. "Io li adoro. Non posso tagliarteli. Mentre facciamo l'amore,
mi piace stringerli tra le mie mani, pare che impazzisci quando ti
attiro a me proprio tirando quella determinata parte di capelli."
Rivolgo lo sguardo altrove. Come fa a dire una cosa simile? Sto
già morendo di caldo, così non fa altro che
peggiorare la situazione...
-E' inutile che lo prego ancora-
Rassegnato, torno al climatizzatore. Mi piego sulla cassetta per
prendere un paio di viti quando, tra la confusione degli attrezzi, vedo
un elastico. Lo uso per legarmi i capelli. Tiro un sospiro di sollievo,
finalmente un pò d'aria fresca.
Quando torni nel salottino, ti vedo con le forbici in mano.
"Cosa devi fare con quelle forbici?"
"Tagliarti i capelli." Le apri e le chiudi, tagliando il vuoto. Il
suono che produce ora mi fa venire i brividi.
"Non... Non serve ho trovato la soluzione." Ti mostro i capelli
raccolti e ritorno a lavorare.
Ma non riesco a finire di collegare i fili giusti che mi prendi di peso
sulla tua spalla.
"Eh? Sa... Sahara!! Cosa cazzo fai?!? Mettimi giù!!"
"Muoio dalla voglia di strapparti i capelli..." Dici, con una voce che
rasenta l'indecenza. E ti incammini fischiettando verso la camera da
letto.
"No, Sahara... Fa caldo!"
"Lo so, smettila di lamentarti..." E mi sfili la maglia.
Suderò più del solito, me lo sento.
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Capitolo 19 *** Un anno ***
"Tieni
Kaiji."
Tendi verso di me una lattina di birra.
"Oh, grazie"
La apro e me la gusto, è fresca e disseta la gola che
è un piacere.
"Dai Kaiji, vieni a farti il bagno!" Urli, mentre raggiungi il
bagnasciuga.
"Si, si..." Rispondo senza convinzione a quel biondo coglione che mi ha
convinto a portarmi a mare. Da soli. In una spiaggia completamente
deserta e senza minima traccia di altri esseri umani, solo di scogli,
sabbia, granchi che camminano di lato e acqua.
Un infinita distesa blu che si confonde con il cielo, qualche nuvola
accennata che spezza da quel blu terso.
Sono sotto l'ombrellone, deciso a non muovermi di qui nemmeno se
dovesse arrivare una tromba d'aria. Sahara continua a chiamarmi di
andare in acqua, ma essere seduto sulla sabbia per me è
già abbastanza. Non sopporto il mare, non sopporto il caldo
del mare e non sopporto l'abbronzatura.
Prendo un altra lattina di birra dal frigo portatile (che Sahara ha
riempito fino allo stremo della sua capacità effettiva di
mangiare e birra) e ricomincio a bere.
Con un broncio che non riesco a decifrare, esci dall'acqua e mi
raggiungi. "Allora?"
"Allora cosa?"
"Vieni a farti un bagno. Altrimenti ti verrà un insolazione."
"Forse dopo va bene? Ho altri pensieri per la testa che sciacquarmi il
culo come stai facendo tu."
Ridi. Quando ti parlo dei miei problemi li cacci via con una risata. Mi
togli la birra dalle mani e ti sdrai su di me. "Ehi, che cazzo fai!??!
Sei tutto bagnato!!"
"Se non vuoi farti il bagno allora ti bagno io."
"Stupido coglio... Ringrazio solo per il fatto che nessuno ci sta
guardando!!" E anche per il fatto che siamo da soli e che mi fai venire
idee non proprio consone alla spiaggia.
Rimani accoccolato al mio petto per qualche istante. Bagnato come sei
mi fai venire freddo, e ad ogni mio brivido ti sposti un pò,
ma ti trattengo con il braccio, anche se stiamo in una posizione
favorevole per entrambi.
La tua pelle bianca è un pò arrossata.
"Te... Te la sei messa la crema protettiva? Tu hai la pelle chiara
rispetto alla mia, potresti bruciarti." Dico, mentre ti accarezzo la
schiena.
Come al solito, quando mi preoccupo per te, è tua abitudine
assumere un espressione che si allontana dal coglione che sei e che
conosco alla perfezione.
Siamo come incastrati: sei chino su di me e ti faccio spazio aprendo le
gambe. I nostri corpi reagiscono a quella posizione, come se fosse
sempre la prima volta. Sento il tuo respiro diventare sempre
più marcato - ma dolce, in qualche modo - e ti avvicini
trepidante per darmi un bacio. Ti accolgo sempre come se non mi
bastassero mai, di questi tuoi baci improvvisati che mi fanno perdere
il controllo in men che non si dica.
Il vento si alza e accarezza i nostri corpi. Sento la salsedine nelle
nostre bocche. Le tue mani leggermente fresche stimolano la mia pelle
scoperta.
"Saha...ra..." Dico, con respiro mozzato.
"Vieni a farti il bagno." Mi convinci, con quel tuo sguardo azzurro
come il cielo e il mare.
Ci alziamo in piedi e camminando verso il bagnasciuga, mi tieni la mano.
"Ricordi?"
"Ricordo cosa?"
"Oggi è esattamente un anno che ci siamo conosciuti."
Ecco perchè sei voluto venire a mare a tutti i costi, penso.
Ma riesco solo a sillabare un "ah" sorpreso, perchè riesci a
ricordarti di una cosa che relativamente, per me, non ha tempo. Forse
perchè la reputo... Più importante di qualsiasi
cosa?
"Lo sai che ti amo, vero?" Bisbigli.
"Si, stupido coglione, ti amo anch'io." Bisbiglio ancora più
piano.
PIU' TARDI, A CASA...
"Sahara! Mi brucia ovunque! Passami la crema!" Lamento.
"Ma guarda un pò tu... E poi ero io quello che mi scottavo."
Mi prendi in giro, con quella faccia da cretino.
"NON ROMPERE I COGLIONI, PASSAMI LA CREMA! Cazzo come brucia..." Mi
viene da piangere.
Nota importante: Mettere la protezione sempre, anche quando si fanno
attività "stimolanti" sulla spiaggia.
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Capitolo 20 *** Vuoi tornare a casa? - Sahara no kangae ***
"Non
ti voglio più vedere Kaiji, sei un egoista! E anche
spilorcio!"
"Allora vai a
dare il tuo culo altrove!"
"Bastardo! Fino a
prova contraria piaceva anche a te!"
"VATTENE!!"
"E TU VATTENE A
FANCULO!!"
Sbattendo la
porta dei sogni, mi risveglio di soprassalto. Ansimo, cercando di
fermare il cuore galoppante e la rabbia che ancora mi sovrasta. Sono
incazzato con Kaiji. Il sogno alimenta questa rabbia, ma ancora non
capisco da cosa dipenda. Mi stendo un altra volta sul futon,
avvicinandomi alla sua schiena calda. Il suo respiro mi culla in un
dormiveglia poco convincente e poi la luce del sole mi avverte di
aprire gli occhi. Il lato di Kaiji è vuoto e sento odore di
caffè.
"Sahara!" La sua
voce chiara e calda è la mia sveglia preferita.
Mi alzo, vado al
cesso e poi mi reco in cucina.
"Buongiorno." Mi
dice Kaiji.
"'Giorno."
Rispondo e mi siedo al tavolo. L'aroma del caffè mi
risveglia dal torpore del dormiveglia e poi mi ricordo del sogno.
Un litigio fuori
dal normale, che non abbiamo mai fatto prima. Eravamo così
arrabbiati che mi chiedevo, nel sogno stesso, che cosa ci facevo a fare
ancora con Kaiji a perdere tempo.
Una strana
sensazione mi stringe il cuore. Kaiji si accorge che ho lo sguardo
crucciato e che punto insistentemente nella sua direzione.
"Sahara che ti
prende?"
Litigare con lui
è una lotta impari e non c'è mai un vincitore.
"Si
può sapere che ti prende?"
Forse smettere di
stare insieme a lui allegerirà la vita ad entrambi. Lui in
fondo si preoccupa solo ed esclusivamente dei soldi.
"Sahara!
Rispondimi cazzo!"
"Kaiji me li
presti 7,000 Yen?"
Per poco il
caffè non ti va di traverso.
"Cough! cough!"
"Allora, me li
presti si o no?" Ripeto.
"Ma cosa cazzo mi
chiedi di prima mattina? Dove li trovo 7 mila yen? Per farci cosa?" Sei
sconcertato, ma con questa tua reazione, capisco tutto.
"Non ti voglio
più vedere Kaiji, sei un egoista! E anche spilorcio!"
Mi guardi con un
espressione che non ho mai visto: sembra quella di un bambino a cui
hanno tolto un giocattolo. Poi stringi i pugni e i denti.
"Ah è
così eh? Allora vai a dare il tuo culo altrove! Non ho
bisogno di te! Lasciatelo dire, sei stato sempre un peso! Tu e quel
bastardo randagio che ti porti appresso!"
"Brutto stronzo!
Fino a prova contraria piacevano anche a te, entrambe le cose! Ci
giocavi con il cane, ti preoccupavi per lui! E non mi dicevi di no
quando mi chiedevi di fotterti!"
"E allora sai una
cosa? Vattene."
"E TU VATTENE A
FANCULO!"
***********
E' passata una
settimana da quando mi sono litigato con Kaiji. Ho passato questa
settimana a mettere in ordine nel mio buco d'appartamento, a giocare
con il mio cane e a dormire. Mi sento leggero ma allo stesso tempo
vuoto. Il cellulare non ha squillato e di conseguenza, ho lasciato che
le cose restassero ferme come le avevo abbandonate.
Poi una sera il
cellulare squilla.
Guardo il
display, che segna una chiamata anonima. Lo sportellino si apre in uno
scatto.
"Pronto?"
Linea muta.
"Pronto?" Ancora
niente.
"Pronto?"
All'ennesimo silenzio dall'altra parte della cornetta faccio per
riappendere, ma sento un fruscio.
"Kaiji sei tu?"
Chiedo. Spero sia lui e allo stesso tempo, mento a me stesso che non lo
sia.
"Scusa." Dice
soltanto. La sua voce è un misto di lacrime e vergogna. Mi
ha sempre detto che non hai mai chiesto scusa, tranne che per alcuni
avvenimenti accaduti in precedenza. Poi chiude la chiamata.
Non so cosa
pensare. In fondo sono stato io ad iniziare un litigio stupido senza
fondamenta... E lui chiede scusa? E di cosa?
Lo richiamo.
Sperando che non abbia il cellulare spento, compongo il numero.
Uno squillo, due
squilli, tre, quattro... Tonfo. Non gli lascio nemmeno il tempo di
rispondere.
"Io ti chiedo
scusa! Non so cosa mi sia preso, ero arrabiato, e ti ho provocato con
una scusa stronza..." Mi interrompo, perchè le parole a
volte, per chiedere scusa, non sono abbastanza.
"E io ti ho detto
delle cose che non pensavo. E' così difficile a volte. Non
so mai come mi devo comportare."
Un altro silenzio
ci fa ripiombare in un imbarazzo assurdo. E' la prima volta che
sperimentiamo una cosa del genere. Il perdono è una cosa di
cui siamo completamente estranei.
"Vuoi... Vuoi
tornare a casa?" Domandi. La tua voce così moe mi ricorda
perchè mi sono innamorato di te. Perchè sai
essere tutto, oltre al Kaiji duro e insensibile.
"Sto arrivando."
Chiudo il telefono, prendo le mie poche cose e scappo giù
per la strada.
A volte non so
come definire la nostra relazione.
Forse stiamo
insieme perchè siamo soli, oppure perchè sappiamo
che uno avrà sempre una sigaretta in più per
l'altro. In realtà sento che sto bene stare con Kaiji e per
il momento, non mi serve altro.
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Capitolo 21 *** Il miglior metodo doposbronza ***
Sono
le 3 di notte e continuo a vomitare. Sporco il candido wc con
il contenuto del mio stomaco, che ha visto una tempesta impazzita di
alcool e ghiaccio shakerato. Sentivo che non avrei dovuto continuare a
bere quel coso che mi avevano presentato al tavolo, ma mi sembrava
così scortese rifiutare che l'ho bevuto... Ricordo solo che
Sahara ne ha bevuti molti più di me ed era fresco come una
rosa. Ora dorme di sasso nella stanza da letto, e sperando che non si
svegli, continuo a svuotarmi il più possibile.
Sento l'umidità pungermi le spalle, con i sudori freddi che
salgono appena la bocca dello stomaco si contrae per un nuovo conato di
vomito.
Odio vomitare.
-Mai più- Penso mentre mi reggo con la mano al muro. Caccio
le lacrime che mi appannano gli occhi e con passo indeciso, mi avvicino
al lavandino per sciaquarmi denti e viso. Poi entra Sahara.
-Merda-
"Ho sentito un rumore... Kaiji stai bene?" Chiedi preoccupato, anche se
sei mezzo addormentato.
"No, non sto bene..." E sale un altro conato, più forte dei
precedenti. Mi precipito al water, sedendomici accanto.
"Mh..." Mi lamento. Odio quando Sahara appare nei momenti meno
opportuni.
"Accidenti Kaiji, ma quanto hai bevuto?"
"Molto meno di te. Mi gira la testa." Dico. Non sono più
nemmeno sicuro se quello che dico è giusto o è
sensato.
"Non ti preoccupare, ci sono io." Ti avvicini e con la mano mi scosti i
capelli dal viso, mentre vengo confortato dal tuo abbraccio caldo.
Il miglior metodo doposbronza che si possa desiderare.
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Capitolo 22 *** Buon Compleanno Sahara ***
Si
alzò, in cerca dell'accendino. In mezzo a tutto quel macello
di giornali e lattine vuote, Kaiji faticava a camminare.
Ad un certo punto
sbattè con il mignolino del piede al tavolo in legno.
Trattenne a stento un urlo, per non svegliare Sahara, che dormiva
placido nel futon che si era portato da casa. Si strinse il mignolino,
più forte che poteva, per far smettere quel dolore atroce.
Si rimise in
posizione eretta e zoppicò verso la cucina. Come al solito,
il lavandino era pieno di ciotole e bacchette sporche. Non si salvava
nemmeno un bicchiere. E dire che Kaiji le aveva lavate la settimana
scorsa...
Quindi,
spazientito, Kaiji aprì uno stipetto, posto al di sotto del
lavandino, alla ricerca di una macchinetta del caffè.
"Oh, eccola." E
la afferrò, smontandola. La appoggiò sul ripiano
della cucina, mentre faceva mente locale. Sperando che Sahara non
avesse scovato il bottino di cibo che Kaiji aveva ben nascosto in punti
ben precisi della cucina, poco alla volta tirò fuori il
caffè preferito del ragazzo biondo, marmellata di ciliege,
qualche brioss, riempì un bicchiere di latte fresco e
aprì una scatola di fette biscottate. Preparò la
macchinetta del caffè e mentre quest'ultima andava sul
fuoco, Kaiji spalmò di marmellata qualche fetta biscottata.
Poi si
fermò, pensando a quello che stava facendo. Gesti che non
faceva nemmeno per se stesso, figurarsi per una persona a cui teneva.
Ma era il compleanno di Sahara. Per una volta se ne era sbattuto che il
caffè era costato qualche yen di più e che una volta
aperta, quella marmellata sarebbe stata dimenticata nel frigorifero.
Il rumore della
macchinetta distolse Kaiji dai suoi pensieri. Ne versò un
bel pò nella tazza e zuccherò la bevanda a
sufficienza.
E ora, come tocco
finale, doveva portare il tutto nella stanza da letto. Ma come?
Si
ricordò di avere un vassoio e lo ripescò da un
altro mobile. Sistemò tutto il necessario, e
completò l'opera con un fiore dentro ad un vasetto di acqua.
Fasci di luce
illuminavano il futon dove giaceva Sahara. Si mosse appena, quando
Kaiji gli si era piegato accanto per svegliarlo.
"Sahara sveglia,
è pronta la colazione." Gli disse.
"Colazione?"
Domandò assonnato il biondo. Si puntellò sui
gomiti, vedendo il vassoio con tutto quel ben di Dio preparato apposta
per lui.
Credeva ancora di
sognare.
Guardò
Kaiji, che sorrideva imbarazzato. "Buon Compleanno Sahara."
Sahara sorrise.
Ringraziò quel bel tsundere moro con un bacio e si godettero
il cibo, che per una volta, era una colazione da Re.
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Capitolo 23 *** Non lasciare la mia mano ***
Un
dolore allucinante mi trapassa la mano. Ormai è una
settimana che va avanti così.
Nonostante la fisioterapia e tutte le costose medicine che ho dovuto
prendere per riavere la mobilità alle dita, oggi hanno
deciso di dare forfait e di mettersi ad urlare di un dolore di cui
nemmeno Sahara può far qualcosa.
Gemo e mi stringo le dita nella mano sana, di solito quella pressione
anestetizza il continuo formicolio. Ma inaspettatamente, diventa
più forte.
Allora i gemiti si trasformano in lunghi e sommessi urli. Sto sudando e
aspannando aria come se mi stessero soffocando. Il sudore freddo che mi
percorre la schiena mi fa tremare più forte, e le lacrime
cominciano a scorrere copiose.
"Ah, ah..."
Sahara è inerme di fronte a quello spettacolo, di cui
speravo non assistesse mai.
Non ha lo sguardo compassionevole e nemmeno arrabiato. Per la prima
volta lo vedo preoccupato, come farebbe un ragazzo nei confronti della
sua donna o semplicemente di un amico.
"Ti fanno male ancora?" Domandi.
Annuisco, perchè sono convinto che se dico anche solo una
sillaba, potrei urlare. Quindi organizzi tutto il necessario: ghiaccio,
borse dell'acqua calda e altri rimedi che non riesco a vedere o
riconoscere, tanto sto delirando dal dolore.
"Dammi la mano." Mi ordini.
Potrei anche farlo, ma sono sicuro che se libero la presa della mia
mano buona, le fitte potrebbero essere peggiori di quello che sono
già. Quindi faccio no con la testa, per quanto mi
è possibile.
"Dammi la tua mano!" Ripeti. Questa volta faccio no con la testa con
più sicurezza, Sahara non può aiutarmi, non sa
cosa sto passando.
"Vattene." Riesco solo a dire.
"Non me ne vado." Mi ribatti, sicuro di te. Una sicurezza che non mi
serve a niente in questo istante.
"Togliti dalle palle Sahara." Dico a denti stretti, forse con un
pò più di sana aggressività da parte
mia capiresti. Ma anche se l'avessi ripetuto all'infinito, quel
coglione non si sarebbe arreso tanto facilmente.
"Dammi la tua cazzo di mano." Rispondi, con altrettanta
aggressività. L'esasperazione che mi angoscia, oltre al
dolore incessante, fa scorrere lacrime che dapprima erano cessate.
"Sahara, per l'amor del cielo, mi dici cosa mai potrebbe accadere se ti
dessi la mano? Non sento nemmeno la mia stretta!!" La mia voce trema e
singhiozza da dolore. E tu sei stanco di vedermi soffrire come un cane.
"Fidati Kaiji, fidati di me." E la mia stretta viene sostituita con la
sua. Aveva la mano caldissima. Le dita intorpidite ricominciavano a
ritrovare la loro sensibilità.
Un minimo sollievo mi fa riprendere fiato.
-Non lasciarmi la mano.- Penso, in un istante di lucidità. E
subito dopo, come se tu mi avessi letto il pensiero, dici: "Non
lasciare la mia mano."
"Come?"
"Hai capito bene, non pensare di lasciare la mia mano va bene?" Il tuo
sguardo è serio. Come posso oppormi?
"Oh... Mh." Annuisco, mettendo da parte il dolore per sortire
dell'effetto benefico che mi offre la tua stretta.
Forse non è solamente quel gesto che mi fa stare bene. Ma
tutto quello che ne consegue.
"Saha..." Bisbiglio, biascicando nel sonno.
Sento il calore del suo corpo avvolgermi totalmente, come una coperta
calda e sicura.
Senza di lui non sarei nulla. Senza di te sarei ancora più
fallito di quanto non lo sia già, Sahara.
nda
oow ç_ç
Mi sa che ultimamente sto uscendo troppo dall'IC dei due pg di questa
pseudo fic, che tanto non mi convince Y_Y
Bhè, ma Kaiji è Kaiji... Moe e un pò
disgraziato, ma sempre capace di provare sentimenti u.u
Scusate se scrivo boiate, il sonno mi trascina nel baratro di una
piacevole notte senza sogni, e se ci sono, di solito sono apocalittici
oO
Se avete letto sin qui, grazie molte, vuol dire che apprezzate le
menate che vi rifila questa povera ragazza che scrive /me si inchina
Ja ne by Shun *3*
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Capitolo 24 *** Kazuya Hyoudou ***
"Avanti,
cosa ti costa, ti servono soldi non è vero?"
Lo guardo. Il suo
viso è viscido, con una perversione che viene naturale solo
a chi prova piacere in ogni cosa che fa. Ma non perchè
è un cultore delle belle cose o abbia mai apprezzato un
quadro.
Si avvicina,
alitando il suo fiato caldo sul collo. I brividi scendono lenti ed
esasperanti fin sotto la colonna vertebrale. Giuro che quest'uomo mi fa
paura.
Kazuya Hyoudou.
Fai schifo,
Kazuya Hyoudou.
"Su Kaiji, non
dovresti avere difficoltà a venire un altra volta..."
Mi tocca e subito
il corpo risponde malamente alle sue carezze. Per quanto possa fare
schifo, mi ha ridotto ad uno schiavo sessuale. Per quanto possa fare
schifo, porto i soldi a casa. E per quanto è viscido Kazuya,
pure io lo sono diventato. Non riesco nemmeno a guardare in viso
Sahara, ogni volta che ritorno a casa.
"Kaiji..." Vibra
la sua voce, mi morde una spalla, mi stringe al suo corpo, muove la
mano su e giù velocemente e io... Sento che voglio morire.
Tutte le docce
che ho fatto e che farò non toglieranno mai
quell'insopportabile odore di colonia. Ha persino sovrastato quello
delicato e potente di Sahara.
Fai schifo, Itou
Kaiji.
Quando rientro a
casa, il cane mi corre incontro, facendomi le feste. L'unico felice e
inconsapevole in questo buco d'appartemento che è diventato
casa nostra, è questa palla di pelo che ho imparato a tenere
in braccio.
"Non fare casini.
Ora vai a cuccia." Lo rimetto a terra, dandogli un altro buffetto sul
capo e Kaiji, scodinzolante, torna al suo giaciglio caldo.
Poggio la borsa a
terra e mi siedo sul tatami. Sento rumori provenire dalla cucina,
è Sahara che sta armeggiando con qualcosa. E mi accorgo
anche che nella stanza c'è un buon profumino.
"Kaiji
bentornato!" Dice Sahara, reggendo in mano un mestolo.
"Stai cucinando?"
Mi viene spontaneo domandare.
"Si. Vieni a
vedere cosa ho preparato."
Lo seguo e l'aria
calda proveniente dai fornelli mi fa dimenticare dei gesti e del modo
in cui guadagno i soldi per comprare quel cibo che Sahara ha saputo
cucinare a dovere.
"Non vedo l'ora
di mangiare."
"Sono contento,
sembra sia stato un sogno..."
"Cosa?"
"Il fatto che la
sera non avevamo da mangiare. E prima di conoscerti, non riuscivo
nemmeno a comprare un pezzo di pane."
Le lacrime mi
scendono da sole. Le asciugo velocemente, e poi mi dirigo di nuovo nel
soggiornino. Sahara mi abbraccia da dietro.
"Ti va di...?"
Domanda bisbigliando, con un tono saturo di dolcezza.
Senza nemmeno
rispondere, godo del suo calore e poi mi giro, per fare l'amore con
Sahara, per perdermi nel suo corpo, sentire il suo profumo, dimenticare
la crudeltà di quel bastardo...
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Capitolo 25 *** Akagi Shigeru ***
La
musica nel piccolo club rimbomba come se dovesse scoppiare da un
momento all'altro. Il sound di questo gruppo Metal (o almeno sembra)
graffia e ogni tanto sono costretto a tapparmi le orecchie per non
rischiare di perdere l'udito. Sahara si dimena come un matto a ritmo di
musica, è evidente che gli piace. Sorrido, perchè
era da un mese che pativa per vedere questo mini-concerto e dopo aver
lavorato (part-time, in un negozio di dischi) era uscito trionfante
dalla biglietteria di questo club, con l'espressione più
felice che avessi mai potuto vedere.
"E adesso prepariamoci per domani!" Aveva sentenziato una volta che mi
aveva raggiunto.
"Prepariamoci?"
"Credi che ti avrei lasciato a casa il sabato sera? Ho comprato un
biglietto pure per te." E mi porge suddetto biglietto.
Mi viene spontaneo dire che i concerti non mi piacciono e che la folla
mi disturba parecchio.
Sahara tira fuori un mezzo sorriso e mi dice che non ci sarà
molto gente, dato che il gruppo è ancora agli inizi.
Col cazzo!
La folla applaude al gruppo, per la performance appena data. Con il
silenzio appena creatosi nella saletta, li osservo mentre accordano gli
strumenti, decidono della tempistica. Il cantante invece, scende dal palco
e si avvicina ad un tavolino, dove si rinfresca con dell'acqua. Non so
perchè, ma resto a fissarlo. Ha un taglio degli occhi molto
particolare, occhi scuri e piccoli. I capelli argentati sono imperlati
di sudore e si tampona con la maglia stessa. Quando fa per tornare al
palco, i nostri occhi si incrociano. Al momento non mi fa nessuna
reazione ma poi, dentro di me, si fa strada una strana consapevolezza.
Ghiaccio. Fuoco. Una lama fredda. Una pedina di mahjong.
Il cantante mi fa uno strano sorriso e poi torna al palco,
più carico di prima.
Non riesco ancora a spiegarmi cosa sia, finchè non annuncia
al microfono che la sua prossima canzone si intitola "Akagi".
Così parte il primo accordo di batteria e chitarra, che
accompagna la voce chiara e squillante del cantante. Poi sale si
trasforma, diventa veloce e profonda. Il basso si sente più
forte, o forse ero io che non lo notavo? Il motivo ricomincia, dalla
voce chiara e squillante si alterna ad un pò di growl,
almeno così sembra e poi prima di arrivare al ritornello, il
cantante prende tutto il fiato che ha in corpo e canta un pezzo che per
metà è in inglese
♫ue mugamuchuu no bureikou burikaesu koroshiai
FREE jansou NON-FICTION DREAM MATCH
AMA tai PRO UNBELIEVABLE rikutsu koeta houei
SCREEN ganchuu NEW FACE bouei furuu shiai♪ *
Sembra ci metta l'anima. Anche il modo in cui impugna il microfono
è diverso. La musica sembra vorticare come un aura intorno al
cantante, il quale, cambiando la sua già apatica
espressione, sembra coinvolto a tal punto che muove la gamba a ritmo
come un ossesso, guarda in un punto indefinito davanti a sè,
esprimendo tutta la sua rabbia e passione e poi, esplode, come una
lunga ma tanto eccitante scopata.
Il pubblico lo segue e poi lui apre le braccia, accogliendo le urla e
gli applausi che sa di meritarsi per quella piccola ma tanto intensa
dimostrazione di saper fare una cosa tanto meravigliosa.
Così il concerto finisce.
La folla si disperde e Sahara mi si avvicina. Io rimango imbambolato a
fissare il palco.
"Ecco dov'eri! Credevo fossi vicino a me. Sono stati grandi vero? Ti
è piaciuto?" Mi chiede Sahara, entusiasta.
"Si, sono stati bravi..." Mormoro e non so come, mi ritrovo proprio
sotto al palco. La band sta raccogliendo i propri strumenti,
soddisfatti per aver fatto il tutto esaurito.
"Scusate..." Dico, incerto. Le teste dei componenti della band si
girano in contemporanea.
"Volevo farvi i complimenti. Gli unici gruppi che abbia mai ascoltato
nella mia vita sono i Blue Hearts. Siete stati davvero bravi."
"I Blue Hearts? E io che pensavo di essere l'unico ad ascoltarli." Dice
il cantante dai capelli argentati. Non ha più lo sguardo di
prima, sembra addirittura più rilassato. Come se la verve di
prima l'avesse scaricata ed esaurita tutta in quei pochi secondi di
esibizione.
"Comunque grazie mille..."
"Di nulla."
Il cantante mi porge la mano, per stringermela. Non posso fare a meno
di ricambiare.
"Il mio nome è Kaiji." Dico.
"Akagi. Piacere di conoscerti." Risponde il ragazzo, che adesso ha un
nome... Akagi?
Rimango perplesso. Ha dato il suo nome ad una canzone? Che sia
megalomania?
"KAIJI!! Hai stretto la mano ad Akagi!! Ora sei preziosissimo!" Sahara
mi abbraccia e mi strapazza di coccole come se fossi un pupazzo davanti
agli sguardi attoniti di altri ragazzi e ragazze presenti nel club.
"Perchè, prima non lo ero?" Rispondo ironicamente.
Tornando a casa, ripenso all'esibizione e di quanto Akagi fosse strano.
Dapprima non dava nessun segno di coinvolgimento e poi, in quel solo
pezzo, era stato capace di smuovere l'intero club. Ne parlo con Sahara,
che, masticando un onigiri, mi spiega:
"E' sempre stato così. Dapprima sembrava solo un
comportamento deciso a tavolino, ma poi mi sono accorto che
è nella sua natura. Non traspare nessuna emozione e poi
all'improvviso, è come se si animasse, si accende
l'umanità che è in lui. E la sua
abilità canora non cambia."
Annuisco con la testa e leggo i volantini pubblicitari del gruppo che
Sahara ha portato con sè dal club.
"Quand'è il prossimo mini-live?" Chiedo.
"Non saprei... Ma non mi hai detto ancora se ti sono piaciuti."
"Altrochè se mi sono piaciuti, altrochè.."
Ora sono due i gruppi che abbia mai ascoltato in vita mia: i Blue
Hearts e i Maximum the Hormone.
*Traduzione in inglese (purtroppo non l'ho trovata in italiano
ç__ç)
Fucking bleeding cars and lotion
Freeds jackson now get to bleed macho all the time!
No I believe, I believe it's going all right!
So we got in you to fight the evolution!
NDA
Il nome che ho preso per la band di Akagi è del vero gruppo
che ha cantato l'ending dell'anime dell'omonimo protagonista, che
è appunto Akagi.
Aver incluso altri pg (che sono comunque dello stesso autore ma
separati da Kaiji) in queste drabble mi ha fatto tornare voglia di
continuarla °v°
Spero vi piaccia, questa è stata scritta mentre ascoltavo la
canzone sopracitata. Ho visto letteralmente quel yandere al microfono,
esprimere tutta la sua più pura emozione e piacere
di stare su un palco.
Ah, e anche i Blue Hearts è il nome di una vera punk rock
band giapponese degli anni '80.
Grazie per aver letto!
Ja ne by Shun! *inchino
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Capitolo 26 *** Dannato freddo ***
Attenzione!
Questa drabble ha un
pò di sesso descrittivo, quindi da verde si sposta a rosso.
Nelle drabble precedenti (e alcune di quelle che seguiranno),
non ho messi avvertimenti in particolare, ma ogni qualvolta
sarà necessario, significherà che la drabble in
questione, o sarà arancione o sarà rossa, per il
quantitativo delle scene descritte. Se non sopportate il genere, non
fatevi scrupolo a saltare il capitolo :>
Fa
un freddo cane per essere inizio inverno. Per quanto possiamo essere
equipaggiati, noi esseri umani ci lamentiamo sempre di questi brividi
che ci scuotono e poi cerchiamo calore alla stufa più
vicina. Proprio come te, Sahara. Solo tu puoi stare in pigiama, coperto
da due trapunte, accucciato come il cane vicino alla stufa messa al
massimo e lamentarti ancora del freddo, perchè una tua calza
è bucata e da quel buco spunta impavido il mignolino del
piede, felice di prendersi tutta l'aria ghiacciata all'interno
dell'appartamento.
"Fa freddo..."
Dolcisinfundo hai il naso rosso e gocciolante, come quella renna
natalizia di cui non ricordo mai il nome.
"Ma smettila sei
ridicolo. Sei imbacuccato come mia nonna." Aspiro fumo dalla sigaretta,
sgranocchiando di tanto in tanto delle patatine.
"Perchè
non facciamo sesso?"
Eh? E'
rincoglionito in un volta sola? E' l'ennesima volta che me lo chiede
così, come se parlasse di mangiare.
"Cosa?"
"Facciamo sesso,
così ci riscaldiamo." Hai un broncio che è tutto
un dire. Ma a vederti così, mi passa la voglia.
"Ma se non vuoi!
Mi dici sempre che ho le mani congelate!"
"Lo so,
però..." Non concludi la frase, affondando la faccia nelle
trapunte.
"Però?"
"Stai sopra tu,
stavolta." Solo poche volte ho avuto l'onore di sbattermi Sahara come
si deve. Almeno ogni tanto posso vantarmi di essere "l'uomo",
perchè di solito quello che finisce a stare sotto, sono
sempre io.
Sorrido.
"Sei sicuro?"
Spengo la sigaretta e mi siedo vicino a lui.
Sahara non
risponde. Gli accarezzo la testa bionda, comincio a stuzzicargli
l'orecchio con la lingua.
"S-si... Sono
sicuro..." Balbetta.
"Davvero?" Infilo
una mano tra le due coperte, cercando di trovare un lembo di pelle di
quello stupido.
Gemi e tremi.
Sono sicuro che vorresti urlare che hai freddo e che hai cambiato idea,
ma avendo messo la mano più fredda che reputavo di avere,
continuo il mio lavoro.
"Kaiji..."
"Davvero?"
Ripeto. Sahara aveva ragione. Comincio a sentire un caldo bestia che
non mi fa ragionare.
Così,
come una caccia al tesoro, ti scopro del bozzolo caldo che ti eri
creato.
I nostri bacini
si toccano e il movimento per aumentare la frizione diventa sempre una
corsa che sfugge al nostro controllo.
Il tuo corpo
sembra diventi piccolo e tenero, mentre stringo i tuoi fianchi
bollenti, quasi a graffiare quella pelle bianca, a marchiarla dal mio
passaggio.
Sento i tuoi
gemiti e chiami con insistenza il mio nome.
Spingo ancora di
più. E siamo quasi al limite, ma ti chiedo di resistere
perchè...
Perchè
mi piace unirmi a te. E non sentirò mai quel gelo che
possiede il cuore dopo una notte senza amore.
"Ti amo Sahara."
"Ti amo anch'io,
Kaiji."
DUE SERE DOPO
"Cazzo che
freddo!" Dico, imbacuccato peggio di mia nonna, coperto da due
trapunte, accucciato come il cane vicino alla stufa messa al massimo, e
con il naso rosso e gocciolante.
"Hai freddo?" Mi
chiedi, incurante del freddo che fa. E dire che due sere prima facevi
tremare i denti talmente forte che non ne sopportavo il suono.
"Si." Rispondo,
cercando di coprirmi meglio. Sento spifferi entrare da ogni lato delle
coperte, nemmeno fossi al polo nord. Ma in realtà il freddo
è nella mia testa. Ora capisco meglio perchè mi
aveva chiesto di fare sesso, quella sera. Mi viene spontaneo
chiederglielo. E mi ritrovo avvolto dal suo calore.
Dio che caldo che
fa.
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Capitolo 27 *** Il primo vero contatto tra noi ***
Le
prime volte in cui Sahara approdava in casa, sentivo una sorta di
disagio. Eppure lui non faceva nulla che potesse disturbarmi.
Nonostante la sua educazione, il problema ero io. Non accettavo il
fatto che qualcun altro invadesse quel buco minuscolo del mio
appartamento.
Per quanto
riguardava il sesso invece... Non c'era nessun contatto. Solo baci (ma
sembravamo due piovre in calore) e abbracci così stretti da
toglierci il fiato, niente di più. Eppure il desiderio c'era
cazzo. Solo che non avevamo il coraggio di fare la prima mossa. Le mie
esperienze erano state poche, ma necessarie per sapere come
comportarsi. E Sahara non era una ragazza, era un uomo come me. Un
uomo con muscoli, braccia tornite, un sacco di peli. E poi la notte,
non so perchè, dormivamo abbracciati, creando un bozzolo di
calore. E anche di sospiri e gemiti. Toccarsi per esplorarsi,
conoscersi. Scoprire i punti deboli, farsi il solletico, ridere,
parlare. Ritornare a stimolare quel punto chiedendo esplicitamente di
farlo di più e più forte. Nascosti sotto la
coperta del futon, ignorando la mattina che arrivava, il postino che
consegnava l'ennesima bolletta, l'appartamento sempre più
sporco.
Mi bastava.
Bastava ad entrambi.
E a volte non mi
capacitavo della sua presenza in casa. Quindi trovavo l'appartamento
pulito o la cena sul tavolo. Un privilegio di cui, da solo, non potevo
godere. Perchè sapevo che nessuno stava aspettando il mio
rientro.
Poi un giorno,
mentre eravamo seduti sul tatami, con la schiena che dava verso il
muro, tenendoci la mano senza far nulla, sentimmo entrambi qualcosa.
Era diverso, forse anche troppo. Ci coinvolse a tal punto che le mani,
prima rigide, cominciarono a toccare di volontà propria
tutto ciò che doveva essere violato.
Ci alzammo le
maglie e con l'altra mano andammo rispettivamente dentro i pantaloni
dell'altro. Nessuna esitazione, la voglia era scoppiata.
"Kaiji,
aspetta..." Sospirò il biondo.
Rimasi come in
bilico. Non voleva farlo?
Si
spostò, mettendosi tra le mie gambe. Il suo viso era
così vicino al mio che mi veniva voglia di mordere le sue
guance. Era rosso fin sopra la punta delle orecchie.
Con le mani
continuammo il lavoro che avevamo interrotto. Stringevamo le nostre
erezioni l'una contro l'altra. Sahara respirava a fatica. Io lo
baciavo, perchè non avevo altro appiglio se non le sue
labbra rosse e gonfie.
"Nh...!"
"Ahn, Kaiji.."
I corpi si
muovevano da soli, non avevo mai provato nulla del genere... Nemmeno
Sahara a quanto pareva, dai gemiti sempre più chiari che
rantolava dal fondo della gola.
"Kaiji, ah..!" Un
bacio, una convulsione data dal corpo, i nostri sessi che stavano
letteralmente andando a fuoco. Improvvisamente, mi resi conto di una
cosa.
Masturbarsi da
soli era, fino a qualche tempo fa, l'unico modo per sfogare una
frustrazione. Adesso, con il corpo caldo di Sahara appoggiato al mio
petto, dolorosamente piacevole da ascoltare...
Arrivai a pensare
che potevo farlo ogni dannato giorno, masturbarmi solo con la sua voce
che mi penetrava nelle orecchie.
Venni, e Sahara
venne subito dopo.
Il biondo
continuava a chiamare il mio nome.
Con quella voce
implorante, non sapevo cosa fare o come accontentarlo. Mi limitai a
stringerlo più forte al mio petto e ci sdraiammo sul tatami.
"E'stata la
migliore fappata di tutta la mia vita." Disse quella testa bionda.
Non potevo dargli
torto.
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