The
travel is over
Harry guardava fuori dal finestrino il cielo
grigio chiedendosi se aveva fatto bene ad accettare un viaggio dopo così poco
tempo dalla morte di Silente.
Il cielo grigio all’esterno però sembrava non
voler minimamente rispondere.
Ron ed Hermione, seduti di fronte a lui,
sonnecchiavano sereni.
Continuò a guardare ancora a lungo fuori da quel
piccolo finestrino.
I luoghi passavano veloci accanto al Nottetempo
che non sembrava più lo stesso dopo che Sten Picchetto era stato incarcerato.
I posti disponibili sul pullman magico erano
assai pochi e i ragazzi avevano avuto proprio una gran fortuna a trovarne tre
liberi.
Tutti sembravano intenzionati ad andarsene
momentaneamente da Londra e da quell’aria tetra che la ricopriva come una
patina.
Perso nei suoi pensieri Harry si lasciò andare
al sonno, lieto che questo, dopo giorni e giorni, fosse tornato. Appoggiò la
testa al palmo della mano e chiuse gli occhi.
Nello stesso istante in cui gli occhi verdi di
Harry si chiudevano, quelli azzurri di Ron si aprivano.
Un’ espressione assonnata era stampata sul viso
del ragazzo che sbadigliava profondamente grattandosi i capelli rossi.
Si passò una mano sugli occhi e solo in quel
momento si rese conto che Hermione era appoggiata alla sua spalla.
Dormiva serena, come una bambina, attaccata al
braccio di Ron, le cui orecchie in quel momento erano in fiamme.
Nel sonno la ragazza si strinse di più a lui,
accoccolandosi al suo fianco.
Ron sentiva una strana sensazione in fondo allo
stomaco come se questo avesse improvvisamente deciso di compiere dei grandi
balzi.
Un nodo alla gola gli impediva di esprimere
qualunque parola o verso e a stento riusciva a respirare tanto forte era la
sensazione di “avere il cuore in gola”.
Guardò l’amica appoggiata al suo braccio.
Era bella, su questo non vi era ombra di dubbio.
I morbidi capelli ricci si posavano leggeri
sulle minute spalle e il petto ben proporzionato, si alzava e abbassava al
ritmo del suo regolare respiro.
Le magre gambe erano fasciate da una sottile
gonna a pieghe che le arrivava fin sotto l’esile ginocchio.
I piccoli piedini ,invece, erano contenuti in
due semplici ballerine bianche in tinta con la leggera camicia che indossava.
Guardandola più attentamente mentre si stringeva
di più a lui, Ron pot è notare che al collo portava un piccolo e leggero
ciondolo argenteo che riproduceva le forme di una ‘H’.
Quel piccolo gioiello era stato il suo regalo
per il precedente compleanno di Hermione. Si era fatto accompagnare da Ginny in
una boutique di Diagon Alley, dove aveva visto più gioielli che in tutta la sua
vita. Non riusciva però a comprendere come le donne riuscissero ad amarli così
tanto, erano solo degli stupidi gingilli da mostrare in giro. Inutili…dal suo
punto di vista, ma che, ne era certo, Hermione avrebbe apprezzato.
La sentì muoversi accanto a lui e la guardò per
l’ultima volta. Si stava passando una mano sugli occhi ancora velati dal sonno.
Quando finalmente li aprì e vide Ron che le sorrideva, non riuscì a fare altro
se non restituirgli il sorriso strofinandosi ancora uno dei suoi dolci occhi
nocciola.
“Buongiorno” le disse Ron scompigliandole i
capelli con fare affettuoso.
Hermione sorrise ancora, accorgendosi poi di
essere praticamente avvinghiata al suo migliore amico. Fece per alzarsi
imbarazzata ma lui la bloccò. “No rimani pure…cioè non mi dai fastidio” disse
arrossendo all’invero simile. Gli sorrise felice.
“allora che mi dici dell’idea del viaggio?”
chiese lei cercando di attaccar bottone, ma nello stesso tempo guardando
incessantemente fuori dalla finestra.
“mmm… non male…” disse lui sollevando una ciocca
castana e lasciandola poi andare di nuovo permettendole di unirsi alle altre.
Il viaggio verso Dover era lungo ed estenuante.
Harry e Ron avevano giocato un paio di partite a scacchi magici ed Hermione aveva
già esposto il programma tre volte.
Quando finalmente arrivarono alla nota località
era ormai notte fonda. Il cielo era scuro e le nuvole coprivano le stelle e la
luna che piccola spiccava fra la massa nera.
Scesi dal pullman, i ragazzi non poterono fare
altro che guardarsi in giro alla ricerca di un cartello che indicasse il porto.
Cominciarono a camminare lenti lungo le vie babbane trascinandosi dietro i loro
bauli che cigolavo sull’asfalto.
Un vento gelido sferzava sulle loro guance
arrossandole e screpolando le labbra rosee. Quando finalmente trovarono il
porto capirono una cosa molto importante e inaspettata. Capirono che i sogni
non si avverano. Harry non aveva mai visto in vita sua un posto così squallido
e tetro. Decine e decine di secchi abbandonati giacevano contro un muro che
aveva l’aria di non essere molto resistente. L’umidità lo aveva rovinato
facendo cadere pezzi di intonaco a terra. I cassonetti della spazzatura
troneggiavano fra i secchi color pece e gli squittii dei topi permisero a Ron
di individuarne la presenza dentro uno di quelli.
Poco più in là un uomo sedeva su di una sedia
logora appoggiando solo le gambe posteriori a terra. Si dondolava avanti e
indietro masticando tabacco e ogni tanto diceva qualche parola sconnessa. Hermione
fece un passo indietro inorridita andando a sbattere contro Ron. L’uomo, che
aveva una lunga barba sporca, guardò nella loro direzione posando tutte e
quattro le gambe della sedia a terra. Li guardò a lungo con quello sguardo
torvo spostando il tabacco da un lato all’altro della bocca. E poi lentamente,
molto lentamente si alzò. Il passo era cadenzato e un po’ claudicante.
Harry rimase immobile e portò automaticamente la
mano alla tasca posteriore dei pantaloni dove teneva la bacchetta afferrandola.
L’uomo barbuto continuò a zoppicare verso di loro con un ghigno severo stampato
sul volto.
Hermione fece un altro passo indietro afferrando
la mano di Ron e incrociandola automaticamente con la sua e afferrando la sua
felpa con l’altra mano.
Lui la guardò un attimo stralunato. I suoi occhi
profondi occhi nocciola guardavano spaventati verso l’uomo che si stava
avvicinando con fare misterioso. Aumentò la pressione sulla mano di Hermione
facendola sentire al sicuro prima di posare i suoi occhi celesti sul marinaio
che era ormai a pochi passi da loro.
Lo strano individuo si fermò di colpo a pochi
centimetri da loro e chinatosi a sinistra sputò a terra con grande disgusto di
Ron sulla cui faccia si dipinse un’espressione piuttosto contrariata. Poi gli
occhi scuri del marinaio ritornarono sui ragazzi squadrandoli da capo a piedi.
Davanti a lui si trovavano due ragazzi e una
ragazza ad occhi e croce di 17-18 anni.
Quello sulla destra aveva dei capelli neri molto
scompigliati e gli occhi verdi cerchiati da lenti rotonde lo guardavano con
espressione interrogativa. Al suo fianco c’era l’altro ragazzo, decisamente il
più alto dei tre, con dei corti capelli rossi. La sua faccia era decisamente
disgustata e scettica.
E accanto a quello una fanciulla minuta e
magrettina si teneva aggrappata al suo braccio. I lunghi capelli castani le
incorniciavano le spalle e i suoi occhi esprimevano un mutuo terrore.
“Tranquilli…non vi farà niente…” disse da
principio l’uomo guardandoli un’altra volta.
Harry si sentì profondamente osservato come
quando Malocchio Moody faceva roteare il suo occhio magico. Si chiese
inconsciamente se anche quell’uomo così disastrato avesse un occhio magico.
“Maghi?” chiese poi stupendoli.
“Co- come…?” balbettò Hermione stringendosi di
più al braccio di Ron.
“Su, Maghi…non sarete mica dei babbani…” poi si
sporse a sinistra e sputò di nuovo con un gesto così improvviso che fece
sussultare Hermione.
Ron si voltò verso Harry con espressione
interrogativa come volendo consultarsi sul da farsi.
“Si…si siamo maghi” ammise Harry guardando
l’uomo che si stava pulendo la bocca col dorso della mano.
“Maghi…maghi… e streghe… ma che bella
signorina…” il marinaio stava guardando Hermione ma solo uno dei suoi occhi
sembrava in quel momento visibile, l’altro sembrava piuttosto chiuso.
Ron strinse possessivamente la mano di lei
sussurrandole qualche parola che Harry non riuscì ad udire mentre diceva
all’uomo: “E lei è un mago…?”
“Quasi..” disse quello guardando fisso Harry.
“…mi hanno sbattuto fuori da Hogwarts qualche anno fa…” continuò prima di
sputare di nuovo al suo fianco.
“Lei…lei è un maganò?” chiese Hermione
allentando un po’ la stretta sulla felpa di Ron.
“Preferisco definirmi un mago che non può
praticare magie…diciamo” continuò quello puntando Hermione con l’occhio scuro
spalancato. Si avvicinò di qualche altro passo, facendo indietreggiare di nuovo
Hermione e facendola aggrappare ancora di più a Ron le cui orecchie erano ormai
di un acceso rosso fuoco.
“Perché siete qui?” chiese poi girandosi
improvvisamente verso Harry.
“Emh…dovremmo prendere il traghetto per la
Francia…” cercò di spiegare Harry lasciando andare la stretta sulla bacchetta
che rimase nella tasca.
“Francia…oh certo il traghetto…è partito un’ora
fa…” disse quello sputando per l’ultima volta e girandosi per tornare verso la
sua sedia.
Harry guardò gli amici che avevano la sua stessa
espressione stupita in volto.
“E quando…quando parte il prossimo?” chiese Ron
guardando prima Hermione e poi Harry.
“Beh…domani mattina…” disse il marinaio voltandosi
verso di loro per la seconda volta.
“Domani mattina?” esclamò Hermione stupita
stringendo la mano di Ron in modo ossessivo. Le sue nocche erano ormai bianche
per l’eccessiva stretta, ma Ron non sembrava lamentarsi per nulla.
Harry e Ron si guardarono fra di loro
spaventati: quella vacanza non era iniziata molto bene.
“Si cara signorina domani mattina alle sei in
punto al molo 3” disse il marinaio ridacchiando prima di sedersi sulla sedia e
di ricominciare a masticare altro tabacco.
“E noi come passiamo la notte?” chiese di nuovo
Hermione prima di guardare i suoi amici.
“Per la miseriaccia…” borbottò Ron guardando
Hermione e accarezzandole la mano con il pollice.
“Ehi amico…” cominciò Harry avvicinandosi
all’uomo che si dondolava sulla sedia.
Quello lo guardò di nuovo sorridendo e sputando
a terra. “…noi che facciamo?”
Il marinaio lo guardò e ammise: “Beh, siete
maghi…arrangiatevi!”
*****
Harry, Ron ed Hermione stavano trascinando i
loro bauli un’altra volta sulla lunga strada asfaltata che portava al porto,
solo questa volta percorrendola al contrario.
“Ehi…dove stiamo andando?” chiese Ron sbuffando
e facendo ciondolare la testa sul collo addormentato.
“A cercare un motel Ron” gli rispose Hermione
voltandosi e sorridendogli. Ron ricambiò il sorriso così spontaneamente che
senza quasi rendersene conto già stava immaginando la vacanza con Hermione…si
certo anche con Harry, ma soprattutto con Hermione. Avrebbe passato dieci
giorni con lei…magari poteva essere la volta buona per…
“Cosa ne dite di questo posto?” chiese Hermione
fermandosi davanti all’ingresso di un piccolo motel un po’ malandato.
“oh…mi sa che la vacanza è finita…” borbottò
Harry guardando l’ingresso del locale.
“ma
neanche per sogno!” ammise Ron spingendo bussando alla porta e
aspettando che qualcuno aprisse ai nuovi ospiti.