Our life after you

di quizzettone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the cat on the bed ***
Capitolo 2: *** The travel is over ***



Capitolo 1
*** the cat on the bed ***


the cat on the bed

the cat on the bed

 

Erano passate quasi due settimane e mezzo da quel triste giorno in cui il corpo di Albus Silente era stato posto in una tomba bianca nei giardini di Hogwarts.

Quasi due settimane e mezzo… sembravano essere un’eternità quei pochi giorni. Eppure erano solo “quasi due settimane e mezzo”.

 

Harry, come da lui promesso, si era recato di nuovo dai Dursley.

Ron ed Hermione, come da loro promesso, lo avevano seguito.

Certo non si può dire che l’accoglienza fosse stata spontanea e gioiosa, ma almeno non li avevano sbattuti fuori di casa.

Bisogna d'altronde ammettere che ormai Ron ed Hermione avevano il permesso di praticare la magia fuori da Hogwarts, quindi dolenti o nolenti i Dursley furono costretti ad accettare questi “sbandati”, come gentilmente li aveva definiti una sera zio Vernon, in casa loro per un periodo di tempo indeterminato.

 

La convivenza non si era rivelata piacevole da entrambi i fronti.

Harry, apatico e quasi in stato vegetativo dopo gli episodi delle settimane precedenti, sembrava distante, come se si trovasse in un altro luogo. In un luogo migliore, speravano i suoi amici.

Ron, che era stato piazzato nella camera di Duddley, che ancora era a scuola, si trovava un po’ spaesato tra tutti quegli aggeggi babbani che, ne era certo, suo padre avrebbe ammirato come cimeli.

Solo l’intervento di Hermione, che era finita in camera con Ron vista la grandezza del letto di Duddy, aveva evitato il disastro un paio di volte.

Zio Vernon sembrava voler passare tutto il suo tempo alla Grunnings, l’industria produttrice di viti per cui lavorava da parecchi anni. Passava pochissime ore in casa e raramente rivolgeva la parola agli ospiti o al nipote limitandosi, talvolta, a borbottare “buoni-a-nulla”, “sbandati”, “anormali” o altri simpatici aggettivi tipo questi.

Zia Petunia tentava invece in tutti i modi di non far notare ai vicini i nuovi ospiti. Preoccupata più per quello che potesse pensare la gente che della sua salute, e quella dei suoi ospiti, teneva le persiane del pian terreno perennemente abbassate e talvolta spiava attraverso per vedere se i vicini la stavano osservando.

 

Ma c’erano due cose che proprio zia Petunia non poteva sopportare : le visite della signora Figg e Grattastinchi, il simpatico gatto dal muso schiacciato di Hermione.

La simpatica bestiola infatti amava acciambellarsi comodamente sul copriletto della camera dei coniugi Dursley e passarci le ore dormicchiando e facendosi le unghie nelle delicate tende di zia Petunia.

La padrona di casa, che già di suo non sopportava i gatti, aveva più volte tentato di scacciare il tenero micione dalle sue lenzuola, ma non c’era stato niente da fare e Grattastinchi aveva continuato a passare le sue giornate sul comodo letto di zia Petunia.

Per non parlare poi della signora Figg, che felice per la presenza di tre maghi nella casa di fronte, almeno un paio di volte al giorno, veniva a far visita al numero 4 con le scuse più assurde tipo “Petunia cara, avresti dello zucchero” oppure “Petunia casa, avresti del latte”. Semplici frasi per attaccar bottone. Pretesti che portavano la bisbetica vicina a restare ore e ore in casa Dursley.

 

Se Harry viveva ormai come un’ameba vivendo al semplice schema di mangiare-dormire-meditare-mangiare, i suoi amici sembravano invece attivi e un po’ nervosi.

Ron ed Hermione stavano, proprio in quel preciso istante, parlando nella camera che era stata loro affibbiata.

“Basta, ora veramente basta” stava dicendo Ron seduto sul letto.

“Ronald, dobbiamo aver pazienza!” aveva risposto Hermione sdraiata dall’altro lato del letto.

“Io ho ESAURITO la mia pazienza!” aveva ribattuto Ron sdraiandosi a sua volta.

“Dobbiamo trovare una soluzione” aveva aggiunto poi portandosi le mani dietro la testa e guardando l’amica.

Hermione guardava il soffitto incapace di guardare il ragazzo in volto.

“Si, dobbiamo trovare una soluzione” aveva detto poi.

Ron la guardava sorridendo mentre lei cercava di guardare dovunque fuorché nella sua direzione.

“mmm…mmm…” aveva cominciato a mugugnare pensando ad una soluzione.

Si era messo anche lui a contemplare in soffitto quando improvvisamente Hermione era scattata a sedere girandosi nella sua direzione per la prima volta.

“Una vacanza magica…” aveva detto con gli occhi spalancati e un sorriso a 6000 denti.

“una vacanza?!?” aveva chiesto Ron guardandola torvo.

Non gli sembrava un’idea così grandiosa in effetti quella di fare una vacanza dopo che erano passate solo “quasi due settimane e mezzo”.

“Si, una vacanza. Farà bene a tutti noi e ai Dursley soprattutto…” aveva proseguito Hermione sempre con lo stesso sguardo e lo stesso sorriso.

“Non credo sia una buona idea…” aveva ammesso Ron alzandosi anche lui a sedere.

“No è l’idea migliore. Andremo in Francia, lontano da qui e da tutto quello che sta accadendo. Andremo in vacanza e quando torneremo cercheremo una casa a Godric’s Hollow come vuole Harry…” Hermione si era messa in ginocchio sul letto sporgendosi verso Ron tanto era presa dalla foga della sua idea. E ora era quasi appoggiata alle gambe del ragazzo le cui orecchie si erano a poco a poco infuocate.

“Emh…” aveva tossicchiato lui mentre la ragazza si scostava un po’ imbarazzata.

“Che ne dici?” aveva chiesto poi.

“Tu sei pazza!” aveva detto Ron avvicinandosi ad Hermione e cominciando a battere leggermente le nocche della mano sulla fronte della ragazza come per sentire se ci fosse ancora qualcosa lì dentro.

Hermione scoppiò a ridere mentre Ron diceva “Però non è così male come idea…”

 

Una settimana e tre giorni dopo, le valige erano fatte, i biglietti prenotati e i vacanzieri pronti.

Nemmeno Ron e Hermione saprebbero spiegare come avevano fatto a convincere Harry a partire.

Ma il ragazzo, che si potrebbe anche definire un’ ameba con gambe e braccia, aveva accettato e fatto le valige spinto da una forza d’animo che non sapeva di avere. Oppure forse anche lui troppo infastidito dai continui lamenti di zia Petunia.

 

Prima di uscire Hermione si era diretta in camera dei padroni di casa e aveva afferrato Grattastinchi uscendo poi dalla casa con gli amici.

A Petunia non era restato che mormorare sommessamente: “ora non avrò più quello stupido gatto sul mio pregiato lenzuolo…”

 

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Capitolo 2
*** The travel is over ***


Scusate l'immenso ritardo ma il triennio si sta rivelando molto impegnativo... cmq la nostra storia continua... Ron, Harry e 'Mione partono...finalmente The travel is over

The travel is over

Harry guardava fuori dal finestrino il cielo grigio chiedendosi se aveva fatto bene ad accettare un viaggio dopo così poco tempo dalla morte di Silente.

Il cielo grigio all’esterno però sembrava non voler minimamente rispondere.

 

Ron ed Hermione, seduti di fronte a lui, sonnecchiavano sereni.

 

Continuò a guardare ancora a lungo fuori da quel piccolo finestrino.

I luoghi passavano veloci accanto al Nottetempo che non sembrava più lo stesso dopo che Sten Picchetto era stato incarcerato.

 

I posti disponibili sul pullman magico erano assai pochi e i ragazzi avevano avuto proprio una gran fortuna a trovarne tre liberi.

Tutti sembravano intenzionati ad andarsene momentaneamente da Londra e da quell’aria tetra che la ricopriva come una patina.

 

Perso nei suoi pensieri Harry si lasciò andare al sonno, lieto che questo, dopo giorni e giorni, fosse tornato. Appoggiò la testa al palmo della mano e chiuse gli occhi.

 

Nello stesso istante in cui gli occhi verdi di Harry si chiudevano, quelli azzurri di Ron si aprivano.

Un’ espressione assonnata era stampata sul viso del ragazzo che sbadigliava profondamente grattandosi i capelli rossi.

Si passò una mano sugli occhi e solo in quel momento si rese conto che Hermione era appoggiata alla sua spalla.

Dormiva serena, come una bambina, attaccata al braccio di Ron, le cui orecchie in quel momento erano in fiamme.

Nel sonno la ragazza si strinse di più a lui, accoccolandosi al suo fianco.

Ron sentiva una strana sensazione in fondo allo stomaco come se questo avesse improvvisamente deciso di compiere dei grandi balzi.

Un nodo alla gola gli impediva di esprimere qualunque parola o verso e a stento riusciva a respirare tanto forte era la sensazione di “avere il cuore in gola”.

Guardò l’amica appoggiata al suo braccio.

Era bella, su questo non vi era ombra di dubbio.

I morbidi capelli ricci si posavano leggeri sulle minute spalle e il petto ben proporzionato, si alzava e abbassava al ritmo del suo regolare respiro.

Le magre gambe erano fasciate da una sottile gonna a pieghe che le arrivava fin sotto l’esile ginocchio.

I piccoli piedini ,invece, erano contenuti in due semplici ballerine bianche in tinta con la leggera camicia che indossava.

Guardandola più attentamente mentre si stringeva di più a lui, Ron pot è notare che al collo portava un piccolo e leggero ciondolo argenteo che riproduceva le forme di una ‘H’.

Quel piccolo gioiello era stato il suo regalo per il precedente compleanno di Hermione. Si era fatto accompagnare da Ginny in una boutique di Diagon Alley, dove aveva visto più gioielli che in tutta la sua vita. Non riusciva però a comprendere come le donne riuscissero ad amarli così tanto, erano solo degli stupidi gingilli da mostrare in giro. Inutili…dal suo punto di vista, ma che, ne era certo, Hermione avrebbe apprezzato.

La sentì muoversi accanto a lui e la guardò per l’ultima volta. Si stava passando una mano sugli occhi ancora velati dal sonno. Quando finalmente li aprì e vide Ron che le sorrideva, non riuscì a fare altro se non restituirgli il sorriso strofinandosi ancora uno dei suoi dolci occhi nocciola.

“Buongiorno” le disse Ron scompigliandole i capelli con fare affettuoso.

Hermione sorrise ancora, accorgendosi poi di essere praticamente avvinghiata al suo migliore amico. Fece per alzarsi imbarazzata ma lui la bloccò. “No rimani pure…cioè non mi dai fastidio” disse arrossendo all’invero simile. Gli sorrise felice.

“allora che mi dici dell’idea del viaggio?” chiese lei cercando di attaccar bottone, ma nello stesso tempo guardando incessantemente fuori dalla finestra.

“mmm… non male…” disse lui sollevando una ciocca castana e lasciandola poi andare di nuovo permettendole di unirsi alle altre.

 

Il viaggio verso Dover era lungo ed estenuante. Harry e Ron avevano giocato un paio di partite a scacchi magici ed Hermione aveva già esposto il programma tre volte.

Quando finalmente arrivarono alla nota località era ormai notte fonda. Il cielo era scuro e le nuvole coprivano le stelle e la luna che piccola spiccava fra la massa nera.

 

Scesi dal pullman, i ragazzi non poterono fare altro che guardarsi in giro alla ricerca di un cartello che indicasse il porto. Cominciarono a camminare lenti lungo le vie babbane trascinandosi dietro i loro bauli che cigolavo sull’asfalto.

 

Un vento gelido sferzava sulle loro guance arrossandole e screpolando le labbra rosee. Quando finalmente trovarono il porto capirono una cosa molto importante e inaspettata. Capirono che i sogni non si avverano. Harry non aveva mai visto in vita sua un posto così squallido e tetro. Decine e decine di secchi abbandonati giacevano contro un muro che aveva l’aria di non essere molto resistente. L’umidità lo aveva rovinato facendo cadere pezzi di intonaco a terra. I cassonetti della spazzatura troneggiavano fra i secchi color pece e gli squittii dei topi permisero a Ron di individuarne la presenza dentro uno di quelli.

Poco più in là un uomo sedeva su di una sedia logora appoggiando solo le gambe posteriori a terra. Si dondolava avanti e indietro masticando tabacco e ogni tanto diceva qualche parola sconnessa. Hermione fece un passo indietro inorridita andando a sbattere contro Ron. L’uomo, che aveva una lunga barba sporca, guardò nella loro direzione posando tutte e quattro le gambe della sedia a terra. Li guardò a lungo con quello sguardo torvo spostando il tabacco da un lato all’altro della bocca. E poi lentamente, molto lentamente si alzò. Il passo era cadenzato e un po’ claudicante.

Harry rimase immobile e portò automaticamente la mano alla tasca posteriore dei pantaloni dove teneva la bacchetta afferrandola. L’uomo barbuto continuò a zoppicare verso di loro con un ghigno severo stampato sul volto.

Hermione fece un altro passo indietro afferrando la mano di Ron e incrociandola automaticamente con la sua e afferrando la sua felpa con l’altra mano.

Lui la guardò un attimo stralunato. I suoi occhi profondi occhi nocciola guardavano spaventati verso l’uomo che si stava avvicinando con fare misterioso. Aumentò la pressione sulla mano di Hermione facendola sentire al sicuro prima di posare i suoi occhi celesti sul marinaio che era ormai a pochi passi da loro.

Lo strano individuo si fermò di colpo a pochi centimetri da loro e chinatosi a sinistra sputò a terra con grande disgusto di Ron sulla cui faccia si dipinse un’espressione piuttosto contrariata. Poi gli occhi scuri del marinaio ritornarono sui ragazzi squadrandoli da capo a piedi.

Davanti a lui si trovavano due ragazzi e una ragazza ad occhi e croce di 17-18 anni.

Quello sulla destra aveva dei capelli neri molto scompigliati e gli occhi verdi cerchiati da lenti rotonde lo guardavano con espressione interrogativa. Al suo fianco c’era l’altro ragazzo, decisamente il più alto dei tre, con dei corti capelli rossi. La sua faccia era decisamente disgustata e scettica.

E accanto a quello una fanciulla minuta e magrettina si teneva aggrappata al suo braccio. I lunghi capelli castani le incorniciavano le spalle e i suoi occhi esprimevano un mutuo terrore.

“Tranquilli…non vi farà niente…” disse da principio l’uomo guardandoli un’altra volta.

Harry si sentì profondamente osservato come quando Malocchio Moody faceva roteare il suo occhio magico. Si chiese inconsciamente se anche quell’uomo così disastrato avesse un occhio magico.

“Maghi?” chiese poi stupendoli.

“Co- come…?” balbettò Hermione stringendosi di più al braccio di Ron.

“Su, Maghi…non sarete mica dei babbani…” poi si sporse a sinistra e sputò di nuovo con un gesto così improvviso che fece sussultare Hermione.

Ron si voltò verso Harry con espressione interrogativa come volendo consultarsi sul da farsi.

“Si…si siamo maghi” ammise Harry guardando l’uomo che si stava pulendo la bocca col dorso della mano.

“Maghi…maghi… e streghe… ma che bella signorina…” il marinaio stava guardando Hermione ma solo uno dei suoi occhi sembrava in quel momento visibile, l’altro sembrava piuttosto chiuso.

Ron strinse possessivamente la mano di lei sussurrandole qualche parola che Harry non riuscì ad udire mentre diceva all’uomo: “E lei è un mago…?”

“Quasi..” disse quello guardando fisso Harry. “…mi hanno sbattuto fuori da Hogwarts qualche anno fa…” continuò prima di sputare di nuovo al suo fianco.

“Lei…lei è un maganò?” chiese Hermione allentando un po’ la stretta sulla felpa di Ron.

“Preferisco definirmi un mago che non può praticare magie…diciamo” continuò quello puntando Hermione con l’occhio scuro spalancato. Si avvicinò di qualche altro passo, facendo indietreggiare di nuovo Hermione e facendola aggrappare ancora di più a Ron le cui orecchie erano ormai di un acceso rosso fuoco.

“Perché siete qui?” chiese poi girandosi improvvisamente verso Harry.

“Emh…dovremmo prendere il traghetto per la Francia…” cercò di spiegare Harry lasciando andare la stretta sulla bacchetta che rimase nella tasca.

“Francia…oh certo il traghetto…è partito un’ora fa…” disse quello sputando per l’ultima volta e girandosi per tornare verso la sua sedia.

Harry guardò gli amici che avevano la sua stessa espressione stupita in volto.

“E quando…quando parte il prossimo?” chiese Ron guardando prima Hermione e poi Harry.

“Beh…domani mattina…” disse il marinaio voltandosi verso di loro per la seconda volta.

“Domani mattina?” esclamò Hermione stupita stringendo la mano di Ron in modo ossessivo. Le sue nocche erano ormai bianche per l’eccessiva stretta, ma Ron non sembrava lamentarsi per nulla.

Harry e Ron si guardarono fra di loro spaventati: quella vacanza non era iniziata molto bene.

“Si cara signorina domani mattina alle sei in punto al molo 3” disse il marinaio ridacchiando prima di sedersi sulla sedia e di ricominciare a masticare altro tabacco.

“E noi come passiamo la notte?” chiese di nuovo Hermione prima di guardare i suoi amici.

“Per la miseriaccia…” borbottò Ron guardando Hermione e accarezzandole la mano con il pollice.

“Ehi amico…” cominciò Harry avvicinandosi all’uomo che si dondolava sulla sedia.

Quello lo guardò di nuovo sorridendo e sputando a terra. “…noi che facciamo?”

Il marinaio lo guardò e ammise: “Beh, siete maghi…arrangiatevi!”

 

*****

Harry, Ron ed Hermione stavano trascinando i loro bauli un’altra volta sulla lunga strada asfaltata che portava al porto, solo questa volta percorrendola al contrario.

“Ehi…dove stiamo andando?” chiese Ron sbuffando e facendo ciondolare la testa sul collo addormentato.

“A cercare un motel Ron” gli rispose Hermione voltandosi e sorridendogli. Ron ricambiò il sorriso così spontaneamente che senza quasi rendersene conto già stava immaginando la vacanza con Hermione…si certo anche con Harry, ma soprattutto con Hermione. Avrebbe passato dieci giorni con lei…magari poteva essere la volta buona per…

“Cosa ne dite di questo posto?” chiese Hermione fermandosi davanti all’ingresso di un piccolo motel un po’ malandato.

“oh…mi sa che la vacanza è finita…” borbottò Harry guardando l’ingresso del locale.

“ma  neanche per sogno!” ammise Ron spingendo bussando alla porta e aspettando che qualcuno aprisse ai nuovi ospiti.

 

 

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