Eroi non si nasce, si diventa

di Julia Weasley
(/viewuser.php?uid=58968)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nascita ***
Capitolo 2: *** Tutto per un giocattolo ***
Capitolo 3: *** Punizione ***
Capitolo 4: *** Lo zio Alphard ***
Capitolo 5: *** Lezioni private ***
Capitolo 6: *** L'ospite di riguardo ***
Capitolo 7: *** Sangue puro ***
Capitolo 8: *** Un anno in più ***
Capitolo 9: *** L'imprevisto ***
Capitolo 10: *** Lezioni di volo ***
Capitolo 11: *** Rosso e oro ***
Capitolo 12: *** Hogwarts ***
Capitolo 13: *** Inizio ***
Capitolo 14: *** Nessuno è perfetto ***
Capitolo 15: *** Pomeriggio nel parco ***
Capitolo 16: *** La trappola del serpente ***
Capitolo 17: *** Il provino ***
Capitolo 18: *** Serpeverde contro Grifondoro ***
Capitolo 19: *** Amici ***
Capitolo 20: *** Infrangere le regole ***
Capitolo 21: *** Stranezze e sospetti ***
Capitolo 22: *** Avvertimenti ***
Capitolo 23: *** Non tutti i mali vengono per nuocere ***
Capitolo 24: *** Scelte imminenti ***
Capitolo 25: *** La banda di Serpeverde ***
Capitolo 26: *** Fine di un'amicizia ***
Capitolo 27: *** Prova a fermarmi ***
Capitolo 28: *** Doppio tradimento ***
Capitolo 29: *** Meglio di una Cioccorana ***
Capitolo 30: *** Incontro combinato ***
Capitolo 31: *** Luna piena ***
Capitolo 32: *** Un Tassorosso di troppo ***
Capitolo 33: *** E guerra sia ***
Capitolo 34: *** Nessun altro ***
Capitolo 35: *** Resa dei conti ***
Capitolo 36: *** Reclute ***
Capitolo 37: *** Un alleato inatteso ***
Capitolo 38: *** Terzo grado ***
Capitolo 39: *** Rinunce ***
Capitolo 40: *** Addio, Hogwarts ***
Capitolo 41: *** Apprendisti Mangiamorte ***
Capitolo 42: *** Famiglie ***
Capitolo 43: *** Licenza di uccidere ***
Capitolo 44: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 45: *** Cambiamenti ***
Capitolo 46: *** Cambio di rotta ***
Capitolo 47: *** Il segreto di Tom Riddle ***
Capitolo 48: *** Rivelazioni ***
Capitolo 49: *** Ventiquattro ore ***
Capitolo 50: *** L'ultimo inganno ***



Capitolo 1
*** Nascita ***


Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 29: Attesa

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Nascita

Photobucket

1961

Orion e Walburga Black vivevano al numero dodici di Grimmauld Place, a Londra, in una dimora antica che risaliva all’Ottocento, magicamente occultata alla schiera di case adiacenti, abitate da Babbani. Diversamente da quanto ci si sarebbe potuti aspettare guardando dall’esterno la porta di semplice ebano che presentava un solo batacchio decorato da un serpente d’argento, era una casa lussuosa, arredata da mobili in legno, marmi, tappeti raffinati e costosi.
   Quella dei Black era una famiglia Purosangue ricca e potente, rispettata da tutta la comunità magica ma che, fino a un anno prima, aveva corso il rischio di estinguersi. Cygnus e sua moglie Druella avevano dato alla luce tre figlie femmine, e le uniche speranze dei Black erano riposte nell’altra coppia della famiglia.
   Orion e Walburga erano cugini di terzo grado e avevano deciso di sposarsi, più che per amore, soprattutto per l’affinità caratteriale che condividevano. Erano entrambi freddi e arroganti, superbamente convinti della propria superiorità rispetto a tutti gli altri. Orion riteneva Walburga l’unica strega degna di lui, l’unica che potesse trattare veramente alla pari, sicura di sé, determinata e glaciale come nessun’altra. Lei ragionava più o meno allo stesso modo, e inoltre aveva molta fretta di sposarsi, dopo avere già varcato la soglia dei trent’anni. Suo fratello Alphard, per scherzare, diceva sempre:
   “Quell’arpia di mia sorella ti sta fregando, Orion. Tu credi di fare un affare, ma chi ci guadagna è soprattutto lei. Ma forse è per questo che ti piace: è la sola al mondo che può competere con te”.
   Ma Orion si era sempre limitato a rispondere che a guadagnarci sarebbe stata la famiglia, perché un figlio maschio era necessario.
   Tuttavia, nei primi anni di matrimonio, non c’era stata alcuna traccia di un erede, cosa che provocò una grande frustrazione in Orion e frequenti crisi nervose in Walburga. Sembrava che i Black fossero destinati a scomparire… fino a che non nacque Sirius.
   Il primogenito fu accolto come una benedizione, ed entrambi i genitori ebbero fin da subito grandi progetti sul suo conto. Si aspettavano molto da lui, perciò non cedevano praticamente mai a melense dimostrazioni di affetto, convinti che avrebbero potuto rammollire un Black; e i Black non potevano essere dei rammolliti.
   Un anno dopo la nascita di Sirius, Walburga era di nuovo incinta. Tutti quanti speravano che fosse un altro maschio, in modo che la famiglia, oltre a sopravvivere, si sarebbe potuta addirittura allargare. Mancava ancora un mese, e quel giorno nessuno si sarebbe mai aspettato quello che accadde.
   Sembrava una giornata come tante altre. Orion era sul punto di recarsi al Ministero, subito dopo la colazione, e Walburga aveva appena finito di far mangiare Sirius, mentre Kreacher sparecchiava la tavola.
   “Orion!” esclamò Walburga all’improvviso.
   “Che cosa c’è?” chiese lui, già sulla soglia, attirato dal tono spaventato della moglie.
Ma lei non gli rispose, perché si era piegata in due sulla sedia, urlando dal dolore e tenendosi una mano sul ventre.
   “Padrona!” sciamò Kreacher, lasciano perdere i piatti e accorrendo al fianco della donna, la quale, dopo alcuni istanti, si era rilassata di nuovo.
   “Ho le contrazioni” disse quella inquieta.
   “Non è possibile, non sei neanche arrivata al nono mese” la contestò suo marito, all’inizio molto scettico, ma le sue parole furono coperte dalle urla della moglie, provocate da una seconda contrazione, con l’aggiunta di qualche imprecazione nei confronti del suo scetticismo.
   “Ti dico che sta nascendo!”
   “Padrona, Kreacher la aiuterà, non deve preoccuparsi” disse l’elfo domestico mentre Orion, convinto, si decideva a fare qualcosa.
 
***
 
Nella sala da tè del numero dodici di Grimmauld Place, un uomo andava su e giù per la stanza a grandi passi tanto che, se solo avesse potuto, avrebbe scavato un lungo solco da una parete a quella opposta. Nonostante cercasse di mantenere fredda e distaccata la propria espressione del viso, dentro di sé era in preda al panico. L’ansia lo stava soffocando, perciò si portò due dita al collo per allargare il colletto dell’abito da mago, una lunga tunica elegante, cercando di respirare regolarmente.
   Orion Black era sempre stato un uomo rispettato e temuto da tutti, rinomato per la maschera di ghiaccio che mostrava al mondo, ma quel giorno anche chi lo conosceva bene avrebbe faticato a ricollegarlo all’immagine gelida che aveva sempre dato di sé. Gli occhi scuri sembravano infuocati, mentre si afferrava i capelli neri per lo sconforto.
   “Orion, cerca di tornare in te stesso, per la barba di Salazar!” disse una voce.
Orion rivolse lo sguardo verso il ritratto del suo antenato, Phineas Nigellus Black, ma non smise di fare avanti e indietro.
   “Non ci riesco” disse.
   “Bè, vedi di riuscirci. Prima di tutto, ti stai comportando come una mammoletta qualunque, non da vero Black. Secondo, sai quello che ti ha detto il Guaritore O’Rey. Potresti avere problemi al cuore e non devi prendere troppi spaventi” rispose Phineas, tuttavia senza il consueto tono di chi è preoccupato per la salute di qualcuno. La sua era semplicemente una constatazione.
   “Lo so” disse Orion, e finalmente si fermò, appoggiandosi alla spalliera di una sedia, convinto più dall’accusa di non avere un comportamento degno di un Black che dalla seconda osservazione, “ma sento che la situazione è grave. Sono chiusi in quella stanza da due ore e mezzo. E poi non doveva succedere adesso. Non è neanche finito l’ottavo mese…”
   “Lo sai che Walburga non è più una ragazzina, Orion, ha già superato i trentacinque anni. Dovevate pensarci prima di mettere al mondo dei marmocchi” osservò Phineas, sempre imperturbabile. “In fondo anche l’anno scorso ci sono stati dei problemi e siete stati avvertiti del fatto che una seconda gravidanza sarebbe stata ugualmente problematica…”
   “Ma Sirius non è nato prematuro”.
Orion ricordava bene la nascita del suo primogenito. Il bambino non voleva uscire, così i Guaritori erano stati costretti a estrarlo con un cesareo. Ma il secondo…
   Il bambino aveva deciso di nascere con più di un mese di anticipo, e Orion aveva mandato a chiamare i migliori Guaritori dell’Ospedale San Mungo.
   “Se lo farete nascere, vi pagherò quanto volete” disse ai tre uomini. “Altrimenti…”
Non aveva aggiunto altro, ma il concetto era chiarissimo. Non era nell’indole di un Black il perdonare. E comunque, tutti avevano paura di lui e della sua famiglia.
   Tuttavia erano quasi tre ore che non si avevano notizie e i Guaritori ancora non erano usciti dalla stanza della partoriente. Era un’attesa snervante.
   Orion adesso giocherellava distrattamente con la bacchetta magica, meditando sulle maledizioni più dolorose e crudeli da utilizzare nel caso in cui fosse andato tutto storto… ma non voleva pensarci. Non poteva succedere proprio a suo figlio.
   “Vedila così” intervenne Phineas. “Se sopravvive, sarà gracile, ma almeno non sarà un Erumpent come suo fratello”.
In effetti, Sirius aveva dimostrato di possedere un carattere inquieto fin da subito: aveva tutte le carte in regola per diventare una vera peste.
   “A proposito, vado a vedere cosa sta combinando” disse Orion.
   “Meglio, ma non portarlo qui! Non voglio più gli schizzi delle sue dannate pappette sulla mia cornice d’argento!”
Orion alzò la mano per fargli capire che il concetto era chiaro e uscì.
   Sirius era insolitamente tranquillo, anche perché Kreacher lo aveva collocato nel suo lettino, per evitare che combinasse altri guai mentre i suoi genitori avevano altro cui pensare. Tuttavia Sirius non urlava né scrollava violentemente le sbarre di legno del letto, nel tentativo di evadere, ma sembrava a sua volta sovrappensiero, come se anche lui si preoccupasse per la nascita del fratello, o della sorella che fosse.
   Orion lo osservò per qualche minuto, in preda a qualcosa che non sapeva definire. Mai si sarebbe aspettato di agitarsi così tanto per la nascita di un figlio o di sentirsi così soddisfatto per ogni piccolo, anche minimo, progresso di Sirius.
   Guardò di nuovo l’orologio. Non ne poteva più. Ancora alcuni minuti e avrebbe cominciato a dare in escandescenze…
   In quel momento tuttavia udì una porta aprirsi al piano inferiore. Uscito sul pianerottolo, Orion si ritrovò davanti al Guaritore più giovane il quale, scorgendo la bacchetta sfoderata e puntata contro di lui, con una certa urgenza si affrettò a dire:
   “Tutto bene, signor Black! Ci sono stati alcuni problemi ma ora si è risolto tutto!
   “Buon per voi” rispose Orion, riponendo la bacchetta, e quello trasse un respiro di sollievo.
I due si diressero verso la stanza adibita a sala parto e Orion entrò per primo. Sua moglie era distesa sul letto, l’espressione distrutta ed esausta di chi ha trascorso ore di tormenti. Un Guaritore la stava ancora assistendo con l’aiuto di Kreacher, mentre l’altro si avvicinò a Orion, tenendo tra le braccia un fagotto minuscolo.
   “Congratulazioni, signor Black, è un altro maschietto” disse, porgendoglielo con cautela.
Orion non mosse un muscolo del viso, ma dentro di sé stava esultando per la felicità, osservando il neonato che già dormiva profondamente. Non sapeva neanche spiegare cosa provasse. Sapeva solo che in quel momento si sentiva estremamente emozionato.
   “Se la caverà” disse il Guaritore, parlando in tono professionale. “Abbiamo fatto qualche incantesimo per aiutarlo a… sopravvivere. In fondo non è il primo bambino a nascere prematuro. Mi offro di venire di persona tutti i giorni, a controllare che vada tutto bene. Dovrete solo provvedere a tenerlo sotto controllo ventiquattro ore su ventiquattro, almeno per il primo mese. Lasciarlo solo sarebbe un’imprudenza, mi raccomando”.
   “A questo penserà Kreacher” rispose Orion, senza distogliere lo sguardo da quel bambino con gli occhi chiusi, la bocca semiaperta e qualche ciuffo di capelli neri. Per lui era davvero stupendo.
   “Fatemelo vedere” parlò in quel momento Walburga, la voce irritata ma spezzata dall’affanno del parto.
Orion si avvicinò, mettendole il neonato tra le braccia.
   Walburga era una donna ancora più glaciale del marito ma quel giorno si sentiva diversa: stringere quel corpicino indifeso riusciva a far breccia anche nel suo cuore di ghiaccio. In fondo era suo figlio e il solo fatto che fosse nato dopo tutte quelle complicazioni aveva contribuito a convincerla che fosse molto più bisognoso di attenzioni del fratello maggiore. Sirius era molto più resistente: bastava pensare a quanti chili pesasse appena nato e alla quantità enorme di cibo che mangiava ad ogni pasto.
   “Non ho mai visto un bambino così tranquillo. Ha pianto appena, quando è nato. Avete già scelto un nome?” chiese il Guaritore più anziano.
   “Avevamo detto che, se fosse stato maschio, lo avremmo chiamato Regulus Arcturus, come mio zio e mio padre” rispose Orion in tono pomposo.
Walburga annuì, senza staccare gli occhi dal neonato che aveva appena socchiuso gli occhi ma, accecato dalla luce, li aveva richiusi subito. Tuttavia sua madre ebbe il tempo di vedere il color grigio delle sue iridi, proprio come le sue e quelle di Sirius.




01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.


*Angolo autrice*
Ciao a tutti! Ho deciso di usare la mezzatabella per scrivere un'altra storia su Regulus. Credo che aggiornerò una volta a settimana come minimo, perchè d'estate sono molto pigra!
Julia Weasley



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tutto per un giocattolo ***


Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 37: Gelosia

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Tutto per un giocattolo
Photobucket

1963

Regulus Black era tanto simile al fratello nell’aspetto quanto diverso nel carattere. Quando Sirius era nato, non faceva che urlare e piangere. Ma non perché stesse male o soffrisse di mal di stomaco: piangeva solo quando gli sembrava che intorno a lui regnasse troppa quiete. Non dormiva mai, né faceva riposare gli altri abitanti della casa di Grimmauld Place, svegliandoli a tutte le ore. I capricci erano il suo pane quotidiano. Le uniche occasioni in cui non creava problemi erano i pasti. Se gli veniva servito il cibo, improvvisamente si calmava e smetteva di scalciare, dopodiché si abbuffava beatamente.
   Regulus era l’esatto opposto. Non faceva mai i capricci, non dava mai fastidio, mangiava quel poco che gli bastava e tornava a dormire tranquillamente: era come se avesse avuto intenzione di farsi perdonare tutti i problemi che la sua nascita aveva creato alla madre.
   Per tutto il primo mese della sua vita, era stato perennemente assistito da Kreacher. L’elfo domestico, che di solito non aveva un’inclinazione materna né aveva mai amato i bambini, si era dovuto ricredere proprio perché Regulus non faceva mai storie. Kreacher era rimasto quasi traumatizzato dalla nascita di Sirius, perciò avere a che fare con il fratellino minore era stata una liberazione. Ormai gli si era affezionato moltissimo, cosa non semplice per un elfo dai gusti difficili come i suoi.
   Ora Regulus aveva due anni e Sirius tre. Erano entrambi molto piccoli, ma Walburga non li trattava allo stesso modo. La ragione era la convinzione dei genitori, in particolar modo di Walburga, che Sirius non avesse più bisogno di tutte le attenzioni che gli erano state rivolte in precedenza. Regulus invece ne aveva la necessità, perché aveva rischiato la vita, e questi problemi avevano reso la donna molto più attaccata a lui che al figlio maggiore. Lo vedeva come una creatura indifesa e fragile, mentre Sirius non era certo quel prototipo di bambino, scatenato e resistente com’era.
   Se all’inizio Sirius era stato semplicemente incuriosito da quel suo simile di taglia un po’ più piccola che aveva cominciato da qualche tempo a vedere in braccio alla madre, a un certo punto si era sentito infastidito dalla sua presenza.
   Quella situazione durava ormai da troppo tempo. Nessuno gli dava più retta in quella casa e, al contrario, sembravano tutti totalmente presi da quell’intruso. Non era giusto.
   I due fratelli avevano giocato insieme solo una volta ma Regulus aveva finito col farsi male, e da quel momento in poi Walburga aveva impedito a Sirius di avvicinarsi troppo al fratello. L’intera famiglia Black, comprensiva di zii e nonni, ruotava attorno a quel… non sapeva come definirlo. Moccioso era un termine troppo gentile… Soldo di cacio anche, ma almeno rendeva bene l’idea.
   Che cosa aveva di tanto speciale? Sirius se l’era sempre domandato.
   Per esempio, quel giorno era il compleanno di Regulus ma Sirius non capiva perché tutta quella gente fosse riunita attorno al fratellino. Orion e Walburga avevano invitato a pranzo i nonni e gli zii Lucretia, Ignatius, Alphard, Cygnus e Druella con le tre figlie di questi ultimi.
   Bellatrix aveva compiuto tredici anni da poco ma sembrava più grande della sua età. Alta e slanciata, i suoi occhi neri quanto i capelli lisci e lucenti parevano due carboni ardenti. Era una ragazzina prepotente, con una pericolosa tendenza ad arrabbiarsi e desiderosa di comandare su tutti.
   Andromeda, di due anni più piccola della sorella maggiore, era molto simile a Bellatrix, e spesso le si confondeva; molti credevano addirittura che fossero gemelle. In realtà Andromeda aveva i capelli castani e lo sguardo molto più gentile e amorevole. Lei e Sirius andavano molto d’accordo, perché lei era l’unica a tenerlo ancora nella stessa considerazione di prima.
   Infine, Narcissa, che aveva ancora nove anni, era completamente diversa dalle altre due. Aveva preso i capelli biondi e della famiglia di sua madre, i Rosier, ma gli occhi di un azzurro intenso erano identici a quelli del padre. Con quei boccoli d’oro e la pelle candida, sembrava una bambola di porcellana, ma aveva un carattere non sempre gentile come quello di Andromeda. Si vedeva già che sarebbe diventata una donna sicura di sé e piena di autocontrollo.
   Così, quel giorno, erano tutti riuniti a conversare nel salotto di Grimmauld Place.
   “E così quest’anno Andromeda inizierà il suo primo anno a Hogwarts, giusto?” fece Orion, mentre intratteneva una conversazione con Cygnus.
   “Esatto” rispose quello, guardando la figlia maggiore con orgoglio. “Peccato che quella scuola sia piena di Sanguesporco. È tutta colpa di quel Babbanofilo di Silente. Ma Andromeda sa come deve comportarsi e sa anche che deve evitare di stare in compagnia di Babbani ed esseri inferiori come loro”.
   “Madre, anche io voglio andare a Hogwarts” disse Narcissa, triste.
   “Sei ancora piccola, ma prima o poi toccherà anche a te” rispose sua madre, rivolgendo un raro sorriso a quella che forse era la figlia preferita, come Bellatrix lo era per suo padre.
   “Ovviamente Andromeda finirà a Serpeverde” disse Cygnus. “Ma oggi non siamo qui per parlare di questo. Non la smetterò mai di ringraziare il cielo, Orion. Sei riuscito ad avere due eredi maschi. I tempi in cui credevamo di estinguerci mi sembrano molto lontani. È un vero sollievo pensare che i Black continueranno a esistere”.
   “Tu e Walburga dovrete stare attenti” intervenne la madre di Orion, Melania. “Non dovrete sbagliare nulla con i vostri figli”.
    “Avete ragione, ma non preoccupatevi. Saranno tutti e due dei Black perfetti. Anche se con il primo ci sarà da lavorare di più. Ha poca disciplina…”
Orion diede un’occhiata al primogenito, che se ne stava in disparte, imbronciato, e guardava con irritazione i propri parenti.
   Esattamente come Sirius si era aspettato, l’attenzione di tutti era rivolta a quel piccoletto insignificante. Erano riuniti intorno a Walburga, che teneva in braccio Regulus come se fosse un trofeo prezioso. Non ne poteva più di quella storia. Volenti o nolenti, avrebbero dovuto ascoltarlo una buona volta. Così decise di darsi da fare.
    “Bella, vuoi vedere il mio disegno?” disse Sirius, scrollando il vestito della cugina più grande per costringerla a dargli retta: ma non c’era persona più sbagliata di Bellatrix per una cosa del genere.
    “Sparisci, moccioso!” sibilò lei sottovoce, con un’espressione divertita. Uno dei suoi passatempi preferiti era quello di spaventare o minacciare i cugini, ma era abbastanza accorta da fare in modo che i parenti non la scoprissero.
   Sirius sbuffò e decise di cambiare preda.
    “Dromeda, guarda, ho fatto un disegno…”
    “Davvero? Bravo! Scusa, Sirius, ti dispiace se lo guardo dopo?” rispose Andromeda, impegnata ad accarezzare la nuca del cugino più piccolo.
   Sirius non poteva crederci: anche lei era più interessata a quell’altro?
   “Sì che mi dispiace!” sbottò, infuriato. “Siete tutti cattivi!”
E si diresse a passi pesanti verso la porta, con l’intenzione di fare un’uscita plateale. In effetti, i parenti erano rimasti impressionati dal suo comportamento. Ma lo stupore durò ben poco, e Orion ruppe il ghiaccio dicendo:
   “Scusatemi…”
Dopo di che s’incamminò a sua volta fuori dalla stanza. Sirius, che si era fermato appena fuori dalla soglia, non appena vide l’occhiata inteneritrice che suo padre gli rivolgeva, tremò per la paura ma non si mosse.
   “Non ti azzardare mai più a urlare davanti a tutti, mi hai capito bene?” intimò Orion, autoritario.
   “Rispondi!”
   “Sì…” bofonchiò Sirius, abbattuto.
   “Questa volta te la caverai, ma alla prossima sarai punito. Mi hai sentito?”
Il figlio annuì con vigore, lieto per averla fatta franca almeno quella volta.
   Nel frattempo, gli altri commentavano ciò che era appena successo.
    “Credete che Sirius sia geloso di Regulus?” chiese Andromeda.
    “Sicuro” rispose Bellatrix. “Quando sei nata tu, una volta ho provato a soffocarti nella culla”.
    “Molto gentile, grazie” commentò quella, ironica.
    “Non c’è di che”.
Andromeda tornò a rivolgere lo sguardo al cugino più piccolo: ora che gli adulti si erano seduti a chiacchierare del più e del meno, Regulus se ne stava sfaccendato in un angolo del salotto.
    “Ti stai annoiando, Reg?” gli chiese.
    “Sì” rispose lui.
    “Allora ti porto qualche giocattolo, va bene?”
Regulus annuì e la guardò uscire e incamminarsi su per le scale.
   Andromeda era sempre molto gentile con lui, pensò.
   La ragazza tornò nel giro di due minuti, porgendogli un unicorno di peluche. Regulus non lo riconobbe come uno dei suoi giocattoli ma ritenne che non fosse il caso di andare troppo per il sottile e iniziò a giocare.
   Intanto Sirius, irritato con tutti, era andato a consolarsi in cucina. Già a quell’età il bambino possedeva il raro dono di potersi abbuffare senza sosta e non ingrassare neanche di un etto. E, infatti, in quel momento si era letteralmente infilato dentro la dispensa, divorando un panino fai-da-te, comprendente una farcitura di salame, formaggio affumicato e avanzi di pollo fritto: come sopravvisse lo sapeva solo lui. Sua madre avrebbe dato in escandescenze se lo avesse visto ingozzarsi in quel modo poco dignitoso ma almeno, pensò Sirius, lo avrebbe considerato un po’ di più. Era proprio stufo di vedere quel moccioso viziato e coccolato da tutti.
   Finì di mangiare quando ebbe lo stomaco tanto pieno da essere sul punto di esplodere. Richiuse la dispensa con aria immensamente soddisfatta e si affrettò a uscire prima che Kreacher potesse scoprire la cucina saccheggiata. Una volta arrivato all’ingresso, si bloccò, sconvolto per la scena che gli si parò davanti.
   Regulus si stava divertendo a far scivolare un unicorno giocattolo sull’ultimo tratto della ringhiera delle scale.
   All’inizio Sirius fece una smorfia schifata. Quando però riconobbe quell’unicorno, improvvisamente la gelosia e la rabbia che aveva accumulato fino a quel momento esplosero come una Caccabomba.
    “Quello è mio!” esclamò.
Regulus interruppe quel che stava facendo, rivolgendo al fratello uno sguardo perplesso.
    “Me l’ha dato ‘Meda” riferì.
Sirius si avvicinò a passi pesanti, squadrandolo dall’alto in basso con aria intimidatoria.
    “Ridammelo subito!”
    “Ci sto giocando io” protestò Regulus.
Per Sirius fu un attimo passare dalle parole ai fatti. Si avventò sul fratello, cercando di sottrargli l’unicorno, e Regulus si chiuse su se stesso, tenendo ben stretto l’oggetto della contesa.
    “Dammelo!”
    “Lasciami!”
Regulus provò a chiamare i suoi genitori ma Sirius gli tappò la bocca per impedirglielo. Dopo alcuni istanti, riuscì a strappargli di mano il giocattolo e lo fece sparire dietro la schiena con un ghigno soddisfatto.
   Regulus iniziò a singhiozzare.
    “E smettila di frignare! Sembri una femminuccia. L’unicorno è mio e me lo tengo. Fattene comprare un altro” lo canzonò Sirius anche se, suo malgrado, si ritrovò costretto a guardare in un’altra direzione, perché gli cominciava a fare quasi pena.
   Regulus gli lanciò un’occhiataccia e gli diede uno spintone. Infuriato, Sirius ricambiò la spinta, ma senza dosare la propria forza, e Regulus cadde all’indietro urtando l’ultimo gradino con la tempia. I singhiozzi presto si trasformarono in un pianto disperato.
   Con grande orrore di Sirius, Kreacher sopraggiunse immediatamente e cominciò a gridare parole che per lui non avevano senso. Provò a ostentare un’aria innocente che non avrebbe convinto nessuno.
    “Kreacher va a chiamare il padrone!” strillò l’elfo. Faceva davvero paura.
    “Mi… aveva preso… il mio…” balbettò Sirius, mostrandogli l’unicorno.
   L’arrivo dei suoi genitori gli impedì di terminare la frase. Mentre Walburga prendeva in braccio Regulus per guarirgli la ferita, il primogenito vide lo sguardo omicida di Orion e si rese conto che questa volta non se la sarebbe cavata con le chiacchiere.




01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.



*Angolo autrice*
Prima di tutto vi ringrazio per aver aggiunto questa storia ai preferiti! Questo capitolo in effetti è più incentrato su Sirius, ma nel prossimo Regulus apparirà di più, ve lo prometto.
A proposito: per tutti quelli che sapevano che avrei dovuto scrivere un'altra storia in cui Regulus sopravvivrà alla caverna, sappiate che non ho abbandonato il progetto, ma ho pensato di farla come seguito di questa attuale. Ci vorrà ancora un po', ma prima o dopo arriverà anche quella. Passo ai ringraziamenti:
Alohomora: grazie di nuovo, sono felice che i miei Orion e Walburga ti abbiano soddisfatta!
Pepesale: Regulus da piccolo intenerisce anche me... *_* Lo adoro! Eheh, Phineas apparirà molte volte in questa storia, anche a me fa ammazzare dalle risate!
dirkfelpy89: Sirius dimostra di essere una peste ancora di più in questo capitolo... Lieta di risentirti! Grazie per essermi rimasta fedele!
LMP: avevo paura di non riuscire a rendere credibili i genitori di Sirius e Regulus, quindi il tuo commento mi ha aiutata parecchio. Grazie!
Semplicemente_Black: eheh, il mio personaggio preferito è proprio Regulus, non la smetterò più di scrivere storie su di lui!
malandrina4ever: grazie a te! Spero che tu sia contenta di questo anticipo nell'aggiornamento! Avrei dovuto pubblicarlo lunedì, ma poi devo parrire, quindi preferisco farvio sapere prima cosa succederà a Sirius!
Pan_Tere94: sì, Regulus è veramente troppo carino! *_* Da piccolo è il massimo! Grazie per essere tornata a leggere le ie storie!
Pervinca Potter 97: eh, bè, la damn table intera sarebbe stata un po' problematica, visto che la vita di Regulus non è molto lunga...ç_ç Perciò ho scelto la mezza tabella!
Rosalie Hale e Bella Swan: grazie, sono contenta! Accontentata!
Credo di aggiornare tra lunedì e mercoledì! Ci sentiamo

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Punizione ***


Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 17: Cuscino

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Punizione

Photobucket



    “Resta qua e non muoverti! Se ti azzardi a uscire da questa stanza, te ne pentirai amaramente”.
Con malagrazia, Orion spinse Sirius dentro la sua cameretta. Il bambino non perse l’equilibrio per miracolo e si voltò a guardare suo padre con gli occhi arrossati e il labbro inferiore che tremava visibilmente, sforzandosi tuttavia di non mettersi a piangere. Nonostante la sua giovane età, non voleva dare soddisfazione a nessuno.
    “Abbassa lo sguardo” lo minacciò Orion, innervosito per quella sfida silenziosa. “Ti rendi conto di quello che hai fatto? Non ti vergogni? Hai ferito tuo fratello”.
Sirius non rispose. Aveva già provato a spiegare che voleva solo spingerlo ma senza farlo cadere.
   Non è colpa mia se quel moccioso non sa nemmeno reggersi in piedi, pensò.
   “Kreacher resterà sul pianerottolo per controllare che tu non esca. Rimarrai qui finché lo decideremo noi. Questa sera andrai a letto senza cena. Se non creerai altri problemi, forse domani mattina potrai fare colazione”.
Senza aggiungere altro, Orion uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Sirius lo udì ordinare a Kreacher di controllare la porta e scendere le scale.
   Finalmente, dopo essersi trattenuto per almeno mezz’ora, diede libero sfogo alle lacrime, che sgorgarono dagli occhi bagnandogli il viso nel giro di pochi secondi. Le guance gli facevano ancora malissimo per gli schiaffi che suo padre gli aveva assestato. Si sentiva furioso e frustrato al tempo stesso. Furioso a causa della punizione, che non sapeva quanto sarebbe durata; frustrato perché, in fondo, non aveva avuto intenzione di fare del male a Regulus. Voleva soltanto riprendersi un oggetto di sua proprietà, esagerando solo un po’ nella reazione. Ma non poteva essersi fatto troppo male, o sì?
   Stropicciandosi gli occhi umidi, Sirius si diresse verso il suo letto, vi salì con difficoltà e immerse il viso nel cuscino, stringendolo come se avesse potuto consolarlo. Per fortuna aveva mangiato fino a scoppiare, altrimenti, ne era certo, sarebbe morto di fame. Non era giusto: perché dovevano essere tutti così crudeli con lui?
 
***
 
In quello stesso istante, Regulus sentiva un fortissimo dolore alla tempia. Confuso e stordito, dopo essere caduto a terra, era stato portato nel salotto da sua madre la quale, alternando parole consolatorie con invocazioni nei confronti di Sirius, lo aveva affidato alle cure di sua zia Lucretia, che ora gli stava medicando il taglio sulla fronte.
    “Che cosa ho combinato…” stava dicendo Andromeda affranta.
    “Non sentirti in colpa. Tu non c’entri” le disse Narcissa.
    “Sì invece. Non credevo che quel giocattolo fosse di Sirius. Mi è sfuggito di mente quanto i bambini possono essere attaccati alle loro cose”.
Regulus smise di piangere nell’istante in cui non sentì più dolore. La zia doveva averlo guarito con la magia, a giudicare dalle espressioni sollevate dei presenti.
    “Ti senti meglio, Regulus?” chiese Walburga.
    “Sì” rispose lui, toccandosi la tempia con circospezione. Per fortuna non era successo niente.
Quando i suoi parenti gli concessero di tornare a camminare da solo, Regulus volle rimanere in disparte. Era di pessimo umore. Sirius era stato davvero prepotente. Era vero, quell’unicorno non gli apparteneva, ma a sua discolpa c’era da dire che Regulus non sapeva di chi fosse.
   E poi è lui che entra sempre in camera mia e mi prende i giocattoli per dispetto, pensò imbronciato.
   Per tutto il resto della giornata Regulus non pensò più a quello che era successo, convinto com’era che Sirius meritasse quella punizione. Tuttavia, dopo che tutti i parenti se ne furono andati, a ora di cena, non vedendolo a tavola, chiese:
    “Dov’è Sirius?”
    “Tuo fratello non mangia stasera” rispose Orion con durezza. “Gli servirà di lezione per come si è comportato”.
    “E se ha fame?” domandò ingenuamente Regulus.
    “Affari suoi. Doveva pensarci prima”.
    “Kreacher crede che il padroncino ci abbia già pensato…” intervenne l’elfo domestico, uscendo dalla dispensa con aria contrariata.
    “Che cosa significa, Kreacher?” fece Walburga, stupita: di solito gli elfi domestici non intervenivano nei discorsi dei loro padroni, a meno che non si trattasse di una cosa urgente.
    “Il pane, padrona. È finito tutto. Kreacher lo aveva comprato questa mattina”.
Marito e moglie si scambiarono un’occhiata consapevole e sempre più furibonda.
    “Sirius!” esclamarono all’unisono.
Regulus li guardò con aria perplessa, senza capire.
    “Io lo ammazzo” disse Orion. “Oggi ha veramente superato ogni limite”.
    “Lascia perdere” lo trattenne Walburga.
Se qualcuno avrebbe potuto credere che la donna fosse stata presa da un improvviso accesso di magnanimità nei confronti del figlio, si sarebbe sbagliato di grosso. E infatti aggiunse:
    “Gli prolungheremo la punizione di ventiquattro ore”.
Orion fu d’accordo con lei e decise di non alzarsi da tavola.
 
***
 
Il giorno successivo Regulus cominciò seriamente a credere che suo fratello fosse disperso. Sapeva che era ancora in casa perché vedeva Kreacher entrare nella camera di Sirius due volte al giorno per portargli da mangiare, ma non lo aveva più visto uscire da quella stanza.
   Seduto sul tappeto della propria cameretta, Regulus non poteva fare a meno di lanciare lunghe occhiate alla porta di fronte alla propria. La casa di Grimmauld Place era immersa in un silenzio innaturale, cosa mai successa da quando era nato.
   La verità era che si annoiava. Mentre giocherellava distrattamente con il suo modellino di scopa da Quidditch in miniatura, Regulus sbuffava ormai da mezz’ora. Era una noia mortale trascorrere le giornate senza litigare con suo fratello. I suoi genitori non si sarebbero certo abbassati a giocare con lui, e Kreacher aveva ben altro cui pensare. Quando giocava con Sirius, i due fratelli litigavano tutte le volte, ma almeno non si annoiavano.
   Regulus posò il modellino di scopa sul letto e trotterellò verso la soglia della propria camera.
    “Padroncino, posso fare qualcosa per voi?” chiese Kreacher, perfetto nel suo ruolo di sentinella.
    “Voglio entrare” disse lui, indicando la porta.
    “Il padrone ha detto di no, Kreacher è dispiaciuto ma deve obbedire”.
    “Uhm…” borbottò Regulus deluso, tornando indietro.
Il suo sguardo cadde sul famigerato unicorno di peluche. A dirla tutta, si era stufato di averlo tra i piedi. Sapeva anche che avrebbe dovuto restituirlo al legittimo proprietario… E magari Sirius non sarebbe più stato arrabbiato con lui. A quel punto gli venne un’idea.
   Quella notte, Regulus non si addormentò, anzi, non andò proprio a dormire. Dopo che Kreacher gli ebbe rimboccato le coperte e fu sceso al piano terra per raggiungere la sua tana in cucina, il bambino si affrettò ad accendere la luce e si alzò dal letto. Prese l’unicorno e s’incamminò verso la porta.
   Una volta sul pianerottolo però, cominciò a rendersi conto che il suo piano presentava delle pecche. Per esempio, sul pianerottolo non c’erano lampade. Era tutto completamente buio, e lui ne aveva una paura matta. Anche lasciando accesa la luce della sua stanza e la porta aperta, non si sentiva al sicuro. Esitando sulla soglia, calcolò la distanza che lo separava dalla porta di fronte. Erano pochi passi, ma aveva la sensazione che nel buio si creassero forme misteriose, mani artigliate e teste che spuntavano dal nulla. Regulus deglutì per la paura. Forse era meglio riprovare la mattina dopo… ma Kreacher sarebbe tornato a controllare.
   Stringendo l’unicorno per farsi coraggio, Regulus azzardò un passo nell’oscurità, le orecchie ben tese, pronte a captare i movimenti di qualche mostro. Sirius gli aveva raccontato che nella soffitta si nascondeva un demone che strangolava la gente…
   Il demone non può uscire dalla soffitta, si disse, cercando di autoconvincersi.
   Un passo dopo l’altro, Regulus arrivò a metà strada.
   Tuttavia, in quel momento, il legno delle scale scricchiolò. Probabilmente era stato qualche tarlo, o qualsiasi altra cosa, ma Regulus si sentì invadere dal panico. Spiccò una corsa verso la porta, rendendosi conto con orrore di non essere abbastanza alto da raggiungere la maniglia.
    “Sirius, apri!” implorò, bussando contro la porta. Niente.
Adesso gli sembrava che fantasmi invisibili lo circondassero, sussurrandogli frasi minacciose. Tremava tutto e le mani gli sudavano freddo. Non aveva mai provato tanta paura.
   Desiderava così tanto di poter entrare che, all’improvviso, senza che la toccasse, la porta si aprì.
   Regulus non pensò che quell’avvenimento potesse essere stato causato dalla prima manifestazione dei suoi poteri magici; al contrario, si convinse del fatto che con lui vi fossero davvero dei fantasmi.
In un batter d’occhio, entrò nella camera di Sirius e si chiuse la porta alle spalle. Dopodiché accese la luce e trasse un sospiro di sollievo.
   Qualcun altro però ne fu meno felice.
    “Umpf…ma che c’è?” bofonchiò Sirius, svegliato da quell’improvvisa illuminazione della stanza.
Nel lasso di tempo in cui i suoi occhi si riuscirono ad abituare alla luce, Sirius si ritrovò davanti niente di meno che Regulus e non trattenne una smorfia di disgusto.
    “Che vuoi?”
Il fratellino esitò, intimidito. Sirius doveva essere proprio arrabbiato per guardarlo con quell’espressione schifata. Senza dire nulla, si avvicinò al letto e gli porse l’unicorno. Sirius lo fissò per qualche istante, stupito. Non si aspettava una gentilezza del genere da parte di quel soldo di cacio.
    “Perché sei venuto a quest’ora?” chiese.
    “Prima non mi facevano entrare”.
    “E se sapessero che mi sei venuto a trovare di nascosto?” disse Sirius, esibendo un ghigno malefico davanti all’espressione sconvolta di Regulus.
    “Non glielo dire!”
    “No, no, non glielo dico” fece lui sghignazzando. Si divertiva troppo a prenderlo in giro. In fondo, non era poi così perfetto come credevano i loro genitori. “Come va la testa?”
Il fratello minore assunse un’espressione offesa.
    “Ora bene. Mi hai fatto male”.
    “Non l’ho fatto apposta” ammise Sirius. Il suo non era un tono arrogante. Si sentiva davvero dispiaciuto.
    “Nemmeno io” disse Regulus, alludendo al peluche. “Quando finisce la punizione?”
    “Hanno detto domani mattina”.
    “Ah…”
Ci fu una pausa di silenzio, poi entrambi si scambiarono un sorrisetto. Entrambi sapevano di aver fatto pace.
    “Bè, ora vai, però. Ho sonno” concluse Sirius.
Regulus tornò nel panico, mangiucchiandosi le unghie per il nervosismo.
    “Ehm… posso restare qui?” pigolò.
    “Eh? E perché mai?”
    “Ci… ci sono i… fantasmi…”
    “Fifone!” esclamò Sirius, scoppiando a ridere, ma poi lo vide talmente spaventato che decise di fare un’eccezione alla regola. “E va bene. Te lo concedo solo perché mi hai riportato il mio unicorno! Ma non ti ci abituare”.
Regulus, sollevato, s’infilò sotto le coperte.
    “E la luce chi la spegne?” osservò Sirius.
Suo fratello gemette.
   Sirius si alzò sospirando, spense il lampadario e tornò a coricarsi. Regulus non lo disse, ma pensò che avere un fratello così coraggioso era proprio una fortuna.
   Sirius lo osservò addormentarsi rapidamente e, un attimo prima di cadere a sua volta nel sonno, pensò che, in fondo, suo fratello non era poi tanto male.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Nel capitolo scorso ho fatto un errore: ho scritto che Bellatrix stava per cominciare Hogwarts, mentre doveva essere Andromeda. Ho corretto tutto comunque!
Il disegno l'ho fatto io, visto che su Google non trovavo un'immagine che mi piacesse! Che ne pensate? Fa schifo? XD

Dopo questo capitolo partirò per andare in vacanza, quindi sarò costretta a interrompere la storia per due settimane, ma non preoccupatevi: dal 12-13 luglio potrete continuare a leggerla con un nuovo capitolo!

Grazie per le vostre recensioni.

quigon89: sei molto gentile. Ho recensito anche le tue storie, a proposito! Non so quanto farò apparire Bellatrix in questa storia, ma sarà presente, non temere!
dirkfelpy89: hai ragione, povero Sirius! Ora però ha fatto pace con Regulus...anche se non durerà molto! XD
Alohomora: ti è piaciuto questo capitolo? Io mi sono divertita un sacco a scriverlo! Grazie per aver promosso la mia versione della famiglia Black!
malandrina4ever: tranquilla, Sirius sta bene, è forte già a quell'età! Spero che questo capitolo ti abbia fatto passare la rabbia!
LMP: spero di non avere reso inverosimile la "riappacificazione" tra i due fratelli! Fammi sapere cosa ne pensi!

Auguro buone vacanze a tutti e prometto di farmi viva il prima possibile!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lo zio Alphard ***


Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 09. Fuochi d’artificio

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Lo zio Alphard

Photobucket

Natale 1965

A Natale, la famiglia Black era solita riunirsi nella grande villa di Alphard, nel Kent. Il podere si estendeva per ettari nella campagna brulla e selvaggia, il posto ideale per dei bambini, soprattutto d’inverno, quando il prato si ricopriva di un soffice manto di neve candida.
   Alphard era di alcuni anni più giovane di sua sorella Walburga e aveva un carattere completamente diverso. A dire il vero, se non fosse stato per le sue caratteristiche somatiche e per certi atteggiamenti e azioni inconfondibili, non sarebbe nemmeno sembrato un Black.
   Per esempio, nella grande sala adibita a biblioteca al piano terra della villa, vi era una parete tutta dedicata alla letteratura babbana. Alphard era un grande ammiratore di Stevenson, Verne e altri autori del genere avventuroso, anche se cercava di non pubblicizzare troppo questo suo hobby con i parenti. Tra di essi, soltanto Andromeda era a conoscenza di questi libri, e spesso glieli chiedeva in prestito di nascosto, poiché a nessuno dei loro parenti sarebbe piaciuto sapere che anche lei leggeva libri scritti da Babbani.
   Tuttavia, nonostante le sue idee poco tradizionaliste, Alphard cercava di andare sempre d’accordo con tutti, soprattutto perché adorava i suoi nipoti e non voleva correre il rischio di esserne allontanato.
   Così, anche quel pomeriggio del ventiquattro dicembre, l’uomo attendeva l’arrivo dei parenti, come faceva tutti gli anni. Il suo elfo domestico aveva preparato una cena che avrebbe fatto invidia a qualsiasi grande chef, e Alphard già sorrideva al pensiero dell’espressione entusiasta di Sirius.
   Alle quattro in punto, i primi parenti cominciarono ad arrivare.
   I Black comparvero appena fuori dal cancello. Lo sguardo di Regulus si perse a osservare la campagna innevata, cercando di riprendersi dallo stordimento causato della Materializzazione congiunta appena avvenuta, almeno finché non fu riscosso dallo strattone di sua madre, che lo guidò attraverso il cancello di ferro battuto. I quattro camminarono lungo un sentiero pieno di curve che passava in mezzo a cespugli imbiancati dai fiocchi di neve, infine salirono tre o quattro gradini ed entrarono nella villa, accolti dall’elfo domestico Aster, che fece un inchino e andò a chiamare il padrone.
    “Bentornati” disse Alphard allegramente, uscendo da una porta di legno intarsiato.
Portava lunghi capelli neri sopra le spalle e una barba corta e molto curata, come pochi riescono a mantenere. Gli occhi erano grigi come quelli di sua sorella, ma trasmettevano sicurezza e tranquillità, a differenza di quelli glaciali di Walburga. Quel giorno indossava una giacca di velluto blu notte, sempre per differenziarsi, ma non troppo, dagli altri parenti, che invece prediligevano il nero e, ovviamente, i colori di Serpeverde.
   Alphard salutò educatamente Walburga e Orion, ma fece l’occhiolino ai due nipoti, che gli sorrisero.
    “Gli altri sono arrivati?” chiese Orion.
    “No, voi siete i primi” rispose Alphard. “Hai saputo che Cygnus ha avuto dei problemi a lavoro ultimamente?”
    “Sì, lo so. Aveva proposto una legge per fare entrare al Ministero soltanto i Purosangue ma naturalmente l’hanno bocciata. Figurati, lì sono più quelli che fingono di avere il sangue puro di quanto possiamo immaginare. Non vedo l’ora che le cose cambino, perché non se ne può più di questa feccia”.
    “Certo, certo…” tagliò corto Alphard, cercando di dirottare il discorso su temi più piacevoli, ma Orion lo anticipò.
    “E a te invece come va il lavoro?”
    “Tutto bene, ma tanto lo sapete: anche se andasse male, non potrei dirvelo. Fa parte del regolamento di ogni bravo Indicibile”.
Alphard lavorava all’Ufficio Misteri, perciò nessuno sapeva di cosa si occupasse. Certe volte spariva dalla circolazione per giorni senza dire dove fosse andato né quanto tempo sarebbe stato via. Ma gli altri parenti ormai si erano abituati a queste sue missioni, tanto che non vi facevano più caso.
    “Sì, lo sappiamo, è inutile chiedertelo…” commentò Walburga.
Nel frattempo, Regulus se ne stava fermo accanto ai genitori, sperando di poter andare a giocare il prima possibile. Solo Sirius tuttavia mostrava segni d’impazienza, sbuffando sonoramente: detestava ascoltare tutti quei discorsi noiosi.
    “Madre, possiamo uscire?” disse infine, quando non fu più capace di aspettare.
    “No, fa freddo e correte il rischio di ammalarvi” fu la secca risposta di Walburga.
    “Dai, lasciali andare” provò Alphard, ma l’occhiataccia della sorella lo indusse a lasciar correre.
Quando arrivarono anche gli altri parenti, Regulus sentì suo fratello dargli una gomitata e sussurrare:
    “Andiamo? Non ci vede nessuno”.
    “Non possiamo. Non abbiamo il permesso” rispose lui.
    “Infatti è per questo che dobbiamo uscire senza che se ne accorgano, zuccone!”
Regulus, ansioso, lanciò un’occhiata ai loro genitori: erano impegnati a conversare, distratti.
    “Ma… poi non ci vedranno più e si arrabbieranno” provò a dire, senza nascondere la propria preoccupazione.
    “Oh, smettila di fare il guastafeste!” esclamò Sirius.
Lo afferrò per il polso e lo trascinò fuori a forza. L’aria gelida sferzò i loro visi ed entrambi si strinsero nei cappottini.
    “Visto? Fa freddo” disse Regulus, nella vaga speranza che Sirius rinunciasse al suo folle progetto, ma quello non rispose.
Regulus si voltò a guardarlo, accorgendosi solo in quel momento che Sirius era scomparso. Adesso si trovava completamente solo nel parco. Un campanello d’allarme risuonò nella sua testa, inducendolo a sospettare che il fratello fosse tornato dentro per chiamare i genitori e farlo accusare di avere disobbedito. Irritato al solo pensiero di quello scherzo ingiusto, Regulus si voltò per affrettarsi a tornare indietro ma in quel momento qualcosa lo colpì sulla testa, e un freddo glaciale si espanse dalla nuca al collo, fin sotto il colletto della camicia. Si udì una risata e Regulus vide Sirius seminascosto dietro un albero, che quasi si rotolava su se stesso per le risate.
   Regulus cercò di scrollarsi di dosso la neve, invano, e sentì il dovere di vendicarsi. Così, mentre l’altro cercava di tornare padrone di se stesso, si chinò per terra, fece una palla di neve piuttosto grossa e gliela lanciò con tutta la forza che aveva.
   Non lo colpì in pieno, perché Sirius riuscì a spostarsi in tempo, ma centrò il ramo situato proprio sopra la testa del fratello, e tutta la neve che si trovava su di esso riempì Sirius dalla testa ai piedi.
    “Così impari!”
Sirius gli rivolse un’occhiata di sfida e si chinò a raccogliere una terza palla di neve, dando inizio alla battaglia.
 
***
 
    “È inconcepibile! Ci siamo distratti un attimo, e guardate cosa avete combinato!”
Dire che Orion e Walburga fossero furiosi era un eufemismo. Regulus e Sirius non avevano nemmeno il coraggio di distogliere lo sguardo dalla punta delle proprie scarpe, completamente fradici.
    “Non prendetevela, in fondo hanno quattro e cinque anni, sono piccoli” provò a rimediare Alphard.
    “Non m’importa quanti anni hanno!” replicò Walburga inviperita. “Sono i miei figli e si devono comportare bene! Mi meraviglio di te, Regulus. Che cosa ti è venuto in mente?”
Regulus si sentì mancare il respiro mentre si tormentava le dita per il nervosismo: detestava essere rimproverato.
    “Io non volevo…” gemette.
    “Non mi pare proprio. Sembrava che ti stessi divertendo” lo contraddisse Orion. “Forse ci siamo sbagliati a considerarti più saggio di tuo fratello”.
    “È stato Sirius a insistere!” piagnucolò, rosso come un pomodoro sia per il freddo che per la vergogna.
    “Questo non ti giustifica. La prossima volta non dargli più retta, mi hai sentito?”
Regulus si affrettò ad annuire. Provava un autentico terrore al solo pensiero di perdere la fiducia dei suoi genitori. Non sapeva neanche il perché, forse perché altrimenti avrebbero smesso di coccolarlo, pensando che fosse una peste come Sirius.
    “Quanto a te…” continuò Orion, lanciando un’occhiata inceneritrice al figlio maggiore. “Smettila di traviare tuo fratello, altrimenti la pagherai. Ora basta. Stasera comportatevi bene, o faremo i conti a casa”.
Sirius era lieto di essersela cavata così, mentre Regulus era ancora di pessimo umore anche quando furono asciugati e pronti per la cena di Natale. Si sentiva un po’ in colpa per avere accusato Sirius davanti a tutti, mentre era stato lui a non ribellarsi. Perché non riusciva mai a imporsi? Forse perché era più piccolo. Ma suo padre gli aveva detto di non seguire Sirius, quindi la responsabilità era in parte anche sua.
   La cena si svolse come tutti gli anni precedenti. Gli adulti parlarono del più e del meno, argomenti che non interessavano affatto ai più giovani. Narcissa trascorse la serata ad ascoltare le imprese scolastiche di sua sorella Bellatrix, mentre Andromeda e Alphard cercavano di intrattenere anche Sirius e Regulus.
   Quest’ultimo però non aveva molta voglia di parlare. Il suo sguardo si soffermava continuamente sui suoi genitori, sperando di scorgere nei loro sguardi qualche traccia della loro intenzione di perdonarlo.
    “Non ti sono piaciuti i regali?” gli chiese Alphard più tardi, quando erano tutti riuniti attorno allo sfarzoso albero di Natale e Regulus se ne stava in disparte.
    “Sì che mi sono piaciuti” rispose Regulus, cupo.
    “E allora che cos’hai? Non sarai ancora triste per essere stato sgridato?”
Regulus annuì.
    “Mi sono comportato male”.
    “Bè, capita. Non è una tragedia”.
Regulus lo guardò con stupore, non credendo alle proprie orecchie. Disobbedire era sbagliato, sbagliatissimo, e suo zio diceva che capitava?
    “Sì, invece”.
    “Regulus, tu credi davvero che i tuoi genitori non abbiano mai disobbedito in vita loro? Ti svelerò un segreto, però non devi dirlo a nessuno, me lo prometti?”
    “Sì” disse lui, incuriosito.
    “Quando tua madre era piccola voleva imparare a giocare a Quidditch, ma tua nonna glielo impediva perché era convinta che non fosse adatto ad una bambina. Una volta tua madre ha provato a volare di nascosto… ed è tornata a casa ricoperta di fango, perché era caduta in una pozzanghera”.
Regulus aveva occhi e bocca spalancati per la rivelazione: sembrava impossibile che quella donna così rigida e severa un tempo potesse essere stata una bambina come tutti gli altri.
    “Ovviamente, acqua in bocca: non vorrei che Walburga mi uccidesse per averti raccontato questa cosa” disse Alphard, per poi cambiare discorso. “A proposito, ti avverto che non mi sei piaciuto quando hai dato tutta la colpa a Sirius”.
Regulus arrossì violentemente.
    “Lo so…”
    “Non farlo più, d’accordo?” lo ammonì Alphard, ma con un gran sorriso incoraggiante. “Dai, vieni, ti faccio vedere i fuochi d’artificio che ho conservato apposta per questa sera”.
Regulus lo seguì insieme a Sirius e agli altri nel giardino, dove Alphard si esibì in uno spettacolo di fuochi artificiali.
   Erano veramente bellissimi. Alphard disse di aver imparato a crearne di così meravigliosi durante una missione di lavoro in Asia, e che alcuni maghi cinesi gli avessero insegnato qualche trucco ed effetto speciale. Erano fuochi di tutti i colori e di tutte le forme, che illuminarono a giorno l’esterno della villa e che furono in grado di sollevare il morale di Regulus.




01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Sono tornata, spero di non essermi fatta aspettare troppo e soprattutto di non avervi deluso con questo capitolo nuovo.

Scusate se non rispondo singolarmente alle vostre recensioni per questa volta, ma devo disfare gli ultimi bagagli e inoltre mi aspetta una montagna di vestiti da lavare... la prossima volta prometto che risponderò! E inoltre devo finire di mettermi in pari con le storie che seguo!

Grazie a: Alohomora, LadyPatfood, quigon89, Lady Lily, malandrina4ever, Pan_Tere94, dirkfelpy89, LMP, MEISSA_S, Pepesale e a queste ultime due per aver recensito anche i capitoli scorsi!

Prossimo aggiornamento (se va tutto bene) lunedì 20 perché questa settimana ho parecchio da fare, prima di tutto l’orientamento per l’università. Tra l’altro al prossimo aggiornamento avrò già visto il sesto film…spero che non lo abbiano rovinato come sospetto!

Giulia

Visto che alcuni hanno pensato che questo disegno lo abbia fatto io, vi avverto che NON è così! L'ho preso da un sito, quindi non fatemi i complimenti perchè l'ho solo scaricato sul pc!


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Lezioni private ***


Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 43: Sorriso.

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Lezioni private

Photobucket

1967

Quel pomeriggio Regulus e Sirius se ne stavano nella camera di quest’ultimo, cercando d’ingannare il tempo. Dopo un’ora intera trascorsa a giocare a nascondino, non avendo più nulla da fare, erano seduti a gambe incrociate sul tappeto, uno di fronte all’altro, e discutevano del loro argomento preferito.
    “Non vedo l’ora di andare a Hogwarts” stava dicendo Regulus con un sospiro, mentre tracciava col dito disegni invisibili sulla superficie del tappeto.
    “A me mancano ancora…” esordì Sirius, interrompendosi dubbioso; alzò la mano e contò:
   “Quattro anni”.
    “E a me?” chiese Regulus, guardando con perplessità le proprie dita.
    “Uhm… a te cinque. Sei ancora piccolo”.
    “Ho solo un anno meno di te”.
    “Comunque dobbiamo aspettare troppo tempo tutti e due” disse Sirius sbuffando.
    “Non è giusto. Perché non ci mandano subito?” protestò l’altro. “Io so già fare un sacco di cose. Guarda”.
Regulus puntò lo sguardo e la mano destra in direzione di un cavallo a dondolo nell’angolo della stanza e si concentrò strizzando gli occhi. Ad un movimento della mano, il cavallo balzò in aventi di alcuni centimetri, da solo, e rimase a dondolare come se una forza invisibile lo avesse spinto.
    “Hai visto?” esclamò Regulus entusiasta. Ma quando si rivolse al fratello, il sorriso gli sparì dalle labbra, perché Sirius non sembrava affatto impressionato, anzi, lo guardava con aria di sufficienza.
    “Tutto qui? Questa roba la facevo secoli fa” disse, beffardo.
    “Io sono più piccolo di te!” protestò Regulus, in parte offeso e in parte scoraggiato.
    “Vuoi vedere una vera magia?”
    “Sì!”
Sirius cominciò a fissare il proprio letto con uno strano ghigno dipinto sul volto. Dopo alcuni istanti, il cuscino si sollevò in aria, volteggiò sopra le loro teste e, un attimo dopo, colpì Regulus in pieno viso, mandandolo a gambe all’aria.
    “Sei uno stupido!” sbottò il fratello minore, tornando seduto e lanciando il cuscino contro Sirius, che si stava rotolando dalle risate.
    “Va bene, va bene, non ti arrabbiare!” esclamò il maggiore, cercando di controllare la propria ilarità.
Imbronciato, Regulus gli scoccò un’occhiataccia truce, incrociando anche le braccia.
    “Scherzavo, sei bravo anche tu, per essere un moccioso. Se il Preside di Hogwarts ci vedesse, ci farebbe cominciare subito la scuola”.
    “E invece dobbiamo aspettare” borbottò Regulus, abbattuto.
Ci furono parecchi minuti di perfetto silenzio, poi Sirius fu colto da un’illuminazione a suo parere geniale, ed esclamò:
    “Ci sono! Quando le nostre cugine partiranno per Hogwarts, il prossimo settembre, io e te faremo finta di andarle a salutare. Poi, quando i nostri genitori saranno distratti, saliremo di nascosto sul treno. Così arriveremo a Hogwarts nascosti in mezzo ai bagagli e costringeremo gli insegnanti a vedere quanto siamo bravi a usare la magia, ci ammetteranno a Hogwarts e nessuno potrà rimproverarci! Che ne dici?”
Regulus soppesò la proposta del fratello, grattandosi la testa con perplessità.
    “Non lo so…”
    “Ti pareva. Sempre il solito fifone. Hai paura che ti sgridino, vero?” obiettò Sirius, irritato.
L’altro arrossì.
    “Non è vero! È che i nostri genitori ci cercheranno per tutto il treno, anche a costo di non farlo partire”.
    “Oh… già, è vero… Bè, allora dovremo aspettare di compiere undici anni” concluse Sirius, depresso.
    “In effetti, adesso siamo troppo piccoli per affrontare il drago…” disse Regulus con convinzione.
    “Drago? Quale drago?”
    “Quello che tutti gli studenti del primo anno devono superare per entrare nel castello. Bella mi ha raccontato che è enorme e sputa fuoco dalle narici. Se non lo superi non sei ammesso a… Perché ridi?”
    “Perché a Bella piace scherzare!” rispose Sirius, sbellicandosi dalle risate. “Non c’è nessun drago, Reg! Lei se l’è inventato per spaventarti, ma soprattutto per non dirti chi c’è veramente a guardia del castello…”
Regulus spalancò gli occhi per la paura, perché il tono di Sirius era diventato improvvisamente misterioso.
    “Che cosa c’è?”
    “Ci sono almeno cento lupi mannari, che ti attaccano non appena ti muovi e… Ehi!”
Se prima era stato sinceramente preoccupato, Regulus aveva notato l’espressione di derisione del fratello e, rendendosi conto che gli stesse raccontando un’altra bugia, gli aveva tappato la bocca con la mano.
    “Smettila!” disse. “Tu e Bella vi siete messi d’accordo per prendermi in giro!”
    “No, abbiamo agito autonomamente” ammise Sirius. “Sei tu che credi a tutto quel che ti si dice”.
In quel momento tuttavia udirono suonare il campanello all’ingresso.
    “Li hai fatti i compiti?” chiese Sirius preoccupato.
    “Certo” rispose Regulus.
    “Secchione. Io no… cioè, non tutti. Tanto quella vecchia talpa neanche se ne accorgerà!”
La cosiddetta vecchia talpa era in realtà il loro insegnante privato, che faceva lezione a Grimmauld Place tutti i pomeriggi, tranne il sabato e la domenica.
   Si chiamava Thaddeus Digby ed era un ometto anziano, quasi decrepito, che, per l’appunto, somigliava vagamente ad una talpa. Gli occhiali grossi e tondi avevano le lenti spesse quanto fondi di bottiglia che rendevano minuscoli gli occhi già piccoli di per sé. I capelli candidi e lunghi, esclusa una larga chiazza di calvizie sulla parte superiore della testa, erano così leggeri da somigliare a nuvolette.
   Nonostante questo aspetto bizzarro, il professor Digby era famoso in tutta la comunità magica, o almeno tra le famiglie di maghi più antiche e potenti, come i Black. Il suo lavoro consisteva nell’insegnare ai futuri studenti di Hogwarts a leggere, scrivere e contare. I giovani maghi più poveri invece dovevano accontentarsi di imparare dai propri genitori. I Black, al contrario, pagavano profumatamente il professor Digby e lui, essendo un tipo molto incline all’avidità, ne era più che felice.
   Così, anche quel pomeriggio, i due fratelli scesero al primo piano, dove Digby era stato condotto da Kreacher ed era intento a adulare con ossequio servile i coniugi Black.
    “Ovviamente, essendo dei Black, i vostri figli sarebbero quasi capaci di andare già a Hogwarts, se non fosse per delle sciocche formalità. Il minore scrive già come un undicenne” esagerava l’anziano mago, tralasciando i suoi commenti sulla scrittura di Sirius, da lui definita da cani. “Buonasera a voi” disse poi quando li vide, facendo un inchino e togliendosi il cappello a cilindro.
Sirius trattenne a stento una risatina e Regulus gli assestò una gomitata, cercando a sua volta di restar serio: quell’uomo era veramente buffo.
   Tutti e tre entrarono nello studio, dove erano soliti tenere le lezioni; Orion e sua moglie li lasciarono soli.
    “Avete fatto i compiti che vi ho assegnato ieri?” chiese il professore mentre si sedevano intorno al tavolo.
Loro annuirono, chi più, chi meno.
    “Perfetto. Ora li correggerò uno per volta. Cominciamo da…”
Digby si era rivolto verso Sirius, il quale stava fissando con insistenza le proprie unghie della mano, ma Regulus si affrettò a mettergli il proprio rotolo di pergamena sotto il naso, dicendo:
    “Prima i miei!”
    “Oh, d’accordo” commentò Digby, ignaro, mentre i due fratelli si scambiavano un’occhiata d’intesa.
E così, mentre il professore correggeva i compiti di Regulus, tenendo il viso rugoso a non più di un centimetro dal foglio, Sirius poté finire i propri tranquillamente e consegnarglieli alla fine con un sorriso smagliante.
    “Cosa vuoi in cambio?” sussurrò poi per precauzione, ma Digby era talmente sordo che non lo avrebbe sentito comunque.
    “Il tuo gagliardetto del Puddlemere… solo per una settimana” aggiunse Regulus, notando l’espressione sconvolta del fratello.
Sirius annuì con un ghigno e disse:
    “Io e te andremo alla grande a Hogwarts!”
Regulus sorrise, fantasticando di nuovo su come sarebbe stata la loro vita alla scuola di magia.
    “Bravissimi tutti e due” fu il giudizio del professore. “Mi congratulo. Adesso passiamo alla lezione odierna. Voi” si rivolse a Sirius. “Leggete questo brano e riassumetelo; quanto a voi” disse a Regulus, “provate a leggere ad alta voce”.
E gli porse una copia del libro Le Fiabe di Beda il Bardo.
    “La Fonte… della… Buona Sorte” esordì Regulus a fatica.
    “Perfetto. Continuate pure” lo incitò Digby.
Regulus leggeva molto lentamente: era alle prime armi, ma Sirius non fu molto comprensivo e, anzi, finse di addormentarsi per la noia, meritandosi parecchie occhiate truci da parte del fratello.
Parecchio tempo più tardi, Regulus finì di leggere. Era stata una faticaccia, ma ne era valsa la pena, infatti…
    “Bravissimo, signorino!” esclamò Digby entusiasta. “I signori Black saranno davvero contenti di voi… e magari mi aumenteranno la paga” aggiunse sottovoce tra sé, sfregandosi le mani.
Regulus ne fu felice e si azzardò a chiedere.
    “Quindi secondo lei posso già andare a Hogwarts?”
Quello lo guardò strizzando gli occhietti dietro le spesse lenti, per poi rispondere:
    “Suvvia, ora non esagerate! Siete ancora troppo giovane”.
    “Ma l’ha detto lei prima!” intervenne Sirius.
Regulus fece un gran sorriso al fratello per il sostegno e insisté:
    “È vero. Possiamo cominciare la scuola, l’ha detto lei stesso”.
Digby, rosso in volto, era chiaramente in difficoltà: quei bambini avevano preso alla lettera le sue lodi intessute ad arte.
    “Cercate di ragionare. Se voi andate subito a Hogwarts, chi mi pagherà lo stipendio? Sono solo un umile insegnante” disse, piangendo miseria, momentaneamente dimentico della grande somma di galeoni depositata nella sua camera blindata alla Gringott.
    “Ma…” provarono a replicare loro, perplessi.
    “Bè, la ricreazione è finita, sono spiacente. Dobbiamo andare avanti col programma” cambiò discorso lui. “Dimenticate quello che ho detto, va bene?”
Regulus e Sirius si scambiarono delle occhiate incerte ma non insistettero.
   Gli adulti erano proprio strani, pensò il primo: se dicono una cosa, se la rimangiano subito.




01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, all’inizio non ne ero molto convinta...
Alohomora: sono contenta che ti piaccia Alphard, spero di inserirlo di più, ma avrà comunque un ruolo decisivo nella storia.
_Mary: se Walburga avesse sentito quel discorso dubito che Alphard sarebbe sopravvissuto! XD comunque Alphard tornerà, e anche presto.
quigon89: devo dire che sono andata a vedere il film preparata al peggio, il che è stato un bene perchè ho potuto essere più obiettiva sul mio giudizio! Spero che tu non sia rimasto deluso.
dirkfelpy89: eh sì, anche Walburga ha i suoi scheletri nell’armadio! XD Sì, Alphard è il più saggio della famiglia, secondo me.
lyrapotter: in questa prima parte della storia Regulus e Sirius vivranno praticamente in simbiosi, ma si allontaneranno gradualmente quando frequenteranno Hogwarts purtroppo. Comunque, il vero distacco sarà quando Sirius andrà via di casa, quindi ancora ci vuole.
Aya_Black: grazie per I complimenti, visto che Regulus è il mio personaggio preferito sentirmi dire che lo descrivo bene mi dà grande soddisfazione!
malandrina4ever: spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, mi piace pensare che i due fratelli andassero abbastanza d’accordo, prima di compiere 11 anni!
Lady Lily: eccoti accontentata!

Pan_Tere94: bè, Regulus non è mai stato un santo, questo si sa, ma alla fine si rende sempre conto dei suoi errori!
LMP: come mai hai deciso di cancellare il tuo account? Mi dispiace sapere che non ti sentirò più ma ti ringrazio per i consigli che mi hai dato! Spero che la mia storia continuerà a piacerti fino alla fine!
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** L'ospite di riguardo ***


Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 26: Incontro.

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

L’ospite di riguardo

Photobucket

1969

Il maniero dei Lestrange si trovava in un’ampia valle circondata da montagne, a nord. Il paesaggio era aspro e cupo quanto la dimora che lo occupava. Sembrava quasi un castello fortificato, inquietante con tutti quei gargoyle che spuntavano dalle architravi con aria minacciosa e con tutti quei tetti aguzzi.
   Di sicuro, non era un posto allegro. Questo era ciò che Regulus pensava mentre, con i suoi genitori e Sirius, percorreva il lungo viale polveroso che conduceva al portone.
Walburga gli diede un’ultima sistemata alla tunica da cerimonia, poi si rivolse a Sirius e gli pettinò i capelli lisci, poi disse:
    “Comportatevi bene oggi. È il matrimonio di vostra cugina, la vostra prima uscita ufficiale. Vedete un po’ quello che potete fare”.
Regulus annuì e Sirius fece altrettanto, anche se con un’espressione annoiata. Regulus si ripromise che non si sarebbe fatto coinvolgere nei folli scherzi del fratello, una volta tanto.
   I Black varcarono un maestoso portone d’ebano e furono accolti dai signori Lestrange, un uomo e una donna dall’aria severa, e dai due figli maschi, Rodolphus, lo sposo, e il fratello minore, Rabastan, che doveva avere circa diciassette anni.
    “Questi sono i nostri figli, Sirius e Regulus” li presentò Orion con un tono estremamente compiaciuto che suscitò lo stupore di Regulus.
Tra le mura domestiche, Orion e sua moglie pretendevano sempre il massimo da loro due e non erano mai soddisfatti. Di solito sgridavano Sirius, perché era lui che combinava sempre guai, ma erano rigidi e severi anche con Regulus e gli rimproveravano spesso la sua inclinazione a piagnucolare a causa dei dispetti del fratello maggiore, invece di reagire come avrebbe dovuto fare un vero Black. Piangere era una debolezza non ammissibile nella loro famiglia. Per questo fece uno strano effetto sentire il tono orgoglioso con cui loro padre li aveva presentati, e anche Sirius ne parve felice.
    “È un piacere conoscerli” disse la signora Lestrange sorridendo con freddezza al loro indirizzo.
A Regulus i Lestrange non fecero una buona impressione. La signora aveva un’aria così noiosa, che non riusciva a capacitarsi di come Bellatrix avrebbe potuto sopportarla. Al contrario, il marito e i figli erano molto diversi, e qualcosa nel suo sguardo lo inquietava. Nessuno di loro era il suo ideale e Regulus dentro di sé sperò di non essere costretto a frequentarli troppo.
    “Sul retro ci sono tutti gli altri invitati. Ah, a proposito, dopo la cerimonia arriverà un ospite… speciale… Capite cosa intendo?” disse il signor Lestrange in tono circospetto. Quando Orion e Walburga annuirono, proseguì, come se nulla fosse. “Rabastan, perché non accompagni i signori Black?”
    “Ma certo” rispose lui, conducendoli attraverso ampi corridoi decorati da arazzi e candelabri, finché non uscirono nel cortile, un ampio giardino circondato da abeti. Lo spazio era allestito con tavolini e buffet e, come aveva detto il padre di Rabastan, gli altri invitati erano già lì.
Oltre ai Black al completo, erano presenti i componenti delle famiglie Purosangue più importanti nella comunità magica: i Rosier, parenti della zia Druella, i McMillan, i Tiger, e poi i Macnair, i Selwin, i Nott e, infine, i Malfoy, accompagnati dal loro figlio quindicenne, Lucius.
   Mentre i nuovi arrivati salutavano e facevano le presentazioni, Regulus notò una donna piuttosto anziana e grassottella e sferrò una gomitata a Sirius, sussurrando:
    “Guarda chi arriva”.
    “Oh, no…” gli rispose il fratello terrorizzato.
Loro nonna Irma era una delle pochissime persone cui era concesso trattarli con confidenza, e né Regulus né Sirius erano felici di ciò, dato che aveva la pessima abitudine di strapazzare le loro guance.
    “Eccovi, finalmente! Quanto siete cresciuti” esclamò la donna, assestando due pizzicotti estremamente dolorosi sulle gote dei due malcapitati. Regulus era convinto di aver visto le stelle per il male, ma non si trasse indietro per non essere sgarbato, a differenza di Sirius, che andò a rifugiarsi dietro Orion: pessima idea, perché suo padre non glielo permise.
    “Madre, per favore, gli stai staccando la faccia” intervenne Alphard in loro aiuto.
    “Oh, smettila tu” gli rispose la donna. “Non sono figli tuoi. Se ne avessi, non li toccherei, ma visto che non ti decidi a sposarti…”
    “Eccola che ricomincia” borbottò Alphard in tono annoiato.
    “Certo che ricomincio. Non ho ragione, Walburga? Ci sono tante streghe Purosangue che darebbero l’anima pur di sposarlo…”
    “È questo che mi preoccupa. Ho come la sensazione che siano più attratte dai miei galeoni che, con tutta sincerità, non ho intenzione di spendere in vestiti e cappelli per signora” rispose Alphard.
    “Quindi non vuoi nemmeno un erede come tua sorella? Alphard, dico sul serio, non so cosa fare con te. Lo sapevo che Bella si sarebbe sposata prima e, se vai avanti così, anche questi due piccoletti ti supereranno”.
    “Non è una gara a chi arriva prima, madre”.
Regulus assistette a quella conversazione finché non fu interrotta dall’invito dei padroni di casa a prendere posto.
   I Lestrange guidarono gli invitati sotto una grande tettoia sorretta da colonne di marmo. Delle sedie dorate erano state disposte in file, lasciando un ampio corridoio destinato al passaggio della sposa.
   Regulus e Sirius raggiunsero in prima fila Andromeda e Narcissa. Quest’ultima indossava un abito dello stesso colore azzurro dei suoi occhi e continuava a lanciare lunghe occhiate alle sue spalle, in direzione delle sedie destinate alla famiglia Malfoy. Al contrario Andromeda, vestita di rosa, non aveva un’aria particolarmente felice e cercava di non fare caso a Rabastan, che continuava a fissarla, così fu lieta di cogliere l’occasione per salutare i cugini.
    “Ma che carini, vi siete vestiti proprio eleganti, eh? Sirius, ti si è già slacciato il cravattino” disse, afferrando il maggiore per dargli una sistemata.
Regulus guardò Rodolphus Lestrange davanti all’altare: aveva uno sguardo determinato e non lasciava trasparire emozioni, ma qualcosa nel modo in cui rivolgeva gli occhi in fondo mostrava una certa irrequietezza.
   Quando la sposa fece il suo ingresso, tutti si alzarono e Regulus, pur sollevato sulle punte dei piedi, non riuscì a vedere al di sopra delle teste dei parenti. L’unica cosa che vide fu l’espressione della ragazza, che in realtà aveva ben poco a che fare con lo sguardo radioso che ogni sposa dovrebbe avere. Sembrava quasi annoiata, come se avesse avuto fretta di concludere la cerimonia.
    “La smetti di lamentarti?” sibilò Narcissa, rivolta a Andromeda.
    “Scusa tanto se non mi piace vedere mia sorella definitivamente rovinata” replicò quella. “I Lestrange sono dei delinquenti”.
    “Ma smettila” la ammonì Narcissa.
Andromeda obbedì ma rimase di cattivo umore per tutta a durata delle nozze. Regulus non poté che essere d’accordo con lei. A suo parere, Bellatrix meritava di meglio, ma forse Andromeda si riferiva a qualcos’altro che in quel momento doveva sfuggirgli.
   Quando giunse il momento della festa, stranamente Regulus e Sirius furono lasciati liberi di muoversi per fatti loro.
    “Fate quello che volete, ma non venite a disturbarci” aveva detto loro padre. “Noi dobbiamo parlare di cose importanti”.
E si allontanò, raggiungendo un gruppo di persone riunite con aria circospetta.
   Poiché Sirius, facendo l’esatto contrario di quel che gli era stato ordinato, si diresse di soppiatto verso quel gruppetto, Regulus lo seguì, ma il fratello maggiore non ne fu lieto.
    “Si può sapere perché devi starmi sempre appiccicato come una pulce? Sei in grado di fare qualcosa da solo?” si lamentò.
    “Voglio vedere che cosa stai facendo, fratello odioso” ribatté Regulus.
    “Ho intenzione di scoprire cosa hanno da dirsi, perciò se proprio vuoi seguirmi, non fare la spia”.
    “D’accordo”.
I due fratelli si nascosero dietro una colonna in un angolo appartato del giardino.
   Oltre ai Black, c’erano anche i Malfoy e i Lestrange. Bellatrix, ancora più bella del solito nel suo abito riccamente decorato, aveva gli occhi che brillavano mentre ascoltava la conversazione, rapita. Alphard si teneva più in disparte ed era altrettanto interessato, anche se la sua espressione manifestava scetticismo.
   Al centro del gruppo c’era qualcuno, probabilmente colui che parlava, perché tutti stavano guardando nella sua direzione. Regulus non riusciva a vederlo perché aveva Rodolphus proprio davanti ma le parole gli giungevano perfettamente alle orecchie. La voce era fredda e sibilante, come se fosse appartenuta ad un serpente e gli fece venire i brividi.
    “Sapevo che a questo matrimonio avrei trovato le famiglie Purosangue più antiche e importanti, ed è per questo motivo che ho accettato il vostro invito” stava dicendo la voce maschile e serpentesca. “Vorrei cogliere l’occasione per spiegare meglio i miei progetti a voi che potete capire poiché, purtroppo, il Ministero della Magia dà un’immagine piuttosto negativa di me e di chi mi sostiene…”
Regulus provò a prendersi un po’ più di spazio per veder meglio ma Sirius lo ricacciò indietro. In quel momento Rodolphus si spostò e i due riuscirono finalmente a vedere l’ospite che aveva catturato tanta attenzione.
   Se la voce da sola era da brividi, l’aspetto avrebbe intimorito chiunque. Era un uomo di un colorito talmente pallido da sembrare innaturale e gli occhi neri che a volte, per qualche strano scherzo della luce, mandavano fulminei lampi rossastri.
   A prima vista, Regulus lo avrebbe classificato come un essere umano, ma quando coglieva quei riflessi rossi gli venivano in mente i vampiri. Alla fine dovette ricredersi: era un uomo, ma aveva qualcosa di diverso, anche se non sapeva cosa.
    “I giornali parlano di abolizione dello Statuto di Segretezza e di dominio violento sui Babbani” intervenne Alphard, rivolgendosi direttamente all’uomo misterioso.
    “Non è esattamente così” rispose quello con naturalezza. “È vero, sono convinto che noi maghi dovremmo avere il diritto di comandare sui Babbani ma quello che La Gazzetta del Profeta non dice è che noi ne abbiamo anche il dovere. I Babbani sono dipinti come persone innocue, ma basta conoscere la Storia della Magia per capire che non è così.
   Pensate a tutti i maghi e le streghe come noi uccisi dai Babbani per paura della magia. Solo i Purosangue sanno quel che i nostri antenati hanno dovuto subire: persecuzioni, stermini…
   Per secoli siamo stati costretti a nasconderci, a vivere nell’ombra, a lasciare il mondo in mano ad esseri senza poteri.
   Ora è giunto il momento di cambiare. Sono i maghi che devono prendere il comando, e se ciò comporta l’abolizione dello Statuto di Segretezza, si faccia anche questo. Non vogliamo certo continuare a far credere ai Babbani di essere i padroni?”
Nonostante Regulus, avendo solo otto anni, non si fosse mai interessato a quei discorsi, doveva ammettere che quell’uomo avesse un metodo persuasivo di portare avanti le sue idee. Forse era il tono di voce o il modo di fare, non lo sapeva con certezza: sapeva solo che le sue parole gli rimanevano impresse nella mente come quelle di nessun altro.
   Anche per i suoi genitori e il resto del gruppo doveva essere lo stesso, perché il discorso dell’uomo veniva ascoltato con religioso silenzio. Solo Alphard sembrava immune allo strano fascino magnetico che l’ospite esercitava sui presenti.
    “Cosa state facendo?” chiese in quel momento una voce dietro di loro, e sia Regulus che suo fratello sobbalzarono.
    “Dromeda! Ci hai fatto prendere un colpo!”
    “Venite via, non sono discorsi per bambini come voi” disse la cugina severamente.
    “Ma…” fece Regulus, ancora ipnotizzato dall’uomo, che ora stava ascoltando quel che Bellatrix aveva da dire.
    “Reg!” fece Andromeda, afferrandolo per un braccio e trascinandolo via.
Quando si furono allontanati abbastanza, Regulus si sentì tornare con i piedi per terra, ma era ancora talmente curioso che chiese:
    “Chi era?”
    “Non vi deve interessare” replicò Andromeda.
    “E dai, vogliamo saperlo!” insisté Sirius.
Lei sospirò.
    “Non date retta a quello che dice. È un criminale. Si fa chiamare… Lord Voldemort. Credo che sia il suo nome d’arte” aggiunse, sarcastica.
    “Perché allora lo stanno ascoltando tutti?”
    “Perché cerca seguaci per uccidere tutti i Babbani che vuole. E visto che loro credono alla superiorità dei maghi…”
    “Perché, tu no?” chiese Regulus.
Andromeda ebbe una reazione inaspettata. Arrossì come una peperone ma subito dopo si fece pallida quasi quanto Voldemort e si affrettò a rispondere:
    “Certo che sì! Ma tra disprezzare i Babbani e ucciderli c’è una bella differenza. Peccato che Bellatrix non la pensi allo stesso modo. Suo marito è già diventato un servitore di quel mago, e lei vuole fare altrettanto. Per questo non mi piacciono i Lestrange. Lo volete un consiglio? Siete ancora piccoli, pensate a giocare. Spero solo che i vostri genitori non gli diano troppa retta…”
Regulus non vi fece molto caso sul momento, ma notò che la cugina nell’ultimo periodo si comportava in un modo davvero strano. Rimaneva spesso per fatti suoi e sembrava quasi depressa, proprio come quel giorno.
    “Dromeda, stai bene?” le chiese Sirius, che doveva aver notato la stessa cosa.
    “Non molto” ammise lei. “Se essere Purosangue significa essere costretti a sposare gente come i Lestrange, preferirei non sposarmi affatto come nostro zio”. Subito dopo tuttavia sembrò pentirsi di quello sfogo e aggiunse: “Non datemi retta, sono un po’ nervosa ultimamente. Non pensateci”.
Diede un bacio sulla guancia a entrambi i cugini e si allontanò.
   Regulus lanciò a Sirius un’occhiata perplessa, per poi tornare a guardare il gruppo di persone riunite attorno a Lord Voldemort.
   Non lo sapeva ancora, ma quello non sarebbe stato il loro ultimo incontro.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*
In questo capitolo Voldemort sembra ancora "umanoide" perchè non ha creato tutti i sette Horcrux, tanto per essere chiari!
Prossimo capitolo tra l'1 e il 3 agosto! Ho aggiornato con un giorno di anticipo perchè domani parto di nuovo. Starò al mare qualche giorno con i miei amici, ma il prossimo capitolo arriverà abbastanza in tempo, non temete! Non sarà una vacanza lunga, anche perchè non posso restare in eterno a scrocco in casa altrui! XD

Alohomora: non lo so perchè non fossi convinta, forse era il finale a non convincermi... vammi a capire!
dirkfelpy89: anche secondo me i due fratelli si vorranno bene sino alla fine. L'ho capito quando Sirius dice di aver cercato di scoprire perchè suo fartello fosse morto.
bianchimarsi: un bacio tra Harry e Hermione? 0_0 Spero proprio di no perchè stravolgerebbero tutta la trama! Hermione è solo di Ron, infatti alla fine si sposano...
Aya_Black: sono contenta che ti sia piaciuto, mi rimangio tutti i miei dubbi! Bille e Fleur appariranno nel prossimo film, è certo, anche se di Bill avrebbero potuto parlare nei film precedenti, dico io!
malandrina4ever: devo ammettere che riesco molto bene a descrivere questo lato di Sirius perchè anche io ero così con la mia sorellina piccola, e mi ricordo benissimo che, quando lei doveva imparare a leggere, fingevo di addormentarmi per la noia! Anche io la penso come te: Regulus detesterà Sirius per averlo abbandonato, e inoltre sono convinta che sia anche un po' geloso quando si accorge che Sirius preferisce la compagnia dei malandrini alla sua... Lo racconterò presto!
lyrapotter: sono contenta che ti sia piaciuta la "vecchia talpa", ce l'ho messa tutta per creare un personaggio comico e a quanto pare ce l'ho fatta! Su Narcissa concordo appieno con te, e io che credevo che avrebbero scelto Naomi Watts...povera illusa! Quella potrebbe essere la nonna di Draco, non la madre!
deaselene: è vero, ho notato la pubblicità alle Converse, non si fa! Sul film la penso esattamente come te anche riguardo all'attore che hanno scelto per Regulus: ho sempre pensato che avrebbero potuto sceglierne un altro, ma in fondo, quello che nello scorso film interpretava Sirius da giovane non era certo una gran bellezza! Non sembra perchè si vede due secondi da lontano ma se vai a cercare l'attore inorridisci! Meglio non lamentarsi troppo...ringraziamo il cielo che almeno l'abbiano messo!
MEISSA_S: rispondo qui a tutte e 2 le recensioni. Sì, Regulus in fondo non è un Serpeverde, ho voluto che facesse cadere tutta la colpa su Sirius per non "santificarlo" troppo, vizio in cui rischio spesso di cadere ma che sto imparando ad evitare anche grazie a te e alla tua storia; sei davvero brava a descrivere i personaggi con tutti i loro difetti! Ahah, Bellatrix che racconta storie spaventose ce la vedo proprio, soprattutto perchè, come dice Sirius, Regulus è un po' credulone...basta pensare all'influenza nefasta che Voldemort ha avuto su di lui...e il fratellone se ne approfitta!
_Mary: credo che siano stati il regista e lo sceneggiatore (cioè quello che decide il copione) a rovinare un film che altrimenti sarebbe stato molto bello. Concordo con te su tutto, soprattutto sui ricordi (troppo pochi). Bè, il tuo compagno di classe deve considerarsi fortunato: l'attore non è proprio una gran bellezza (anzi, per niente) ma per il ruolo che interpreta! ;)
sissy88: ciao, quanto tempo! Anche io dovrei tornare a leggere le tue storie! Sono contenta che cominci ad apprezzare Regulus, anche se so che le fan di Sirius restano sempre tali! XD Io preferisco il fratello minore, ma mi piacciono tutti e due, in fondo!
LadyLily: può darsi, ma in fondo non mi è piaciuto come hanno fatto andare le cose tra Harry e Ginny. Loro alla fine del libro sono costretti a lasciarsi e poi è assurdo che il bacio con Cho sia stato molto più lungo...O_O


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Sangue puro ***


lj
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 14: Sangue

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Sangue puro

Photobucket

Estate 1970

    “Dromeda?”
Regulus era senza parole. Non aveva la minima idea di cosa fare. Lui e la sua famiglia erano stati invitati a casa degli zii per il compleanno di Narcissa, e l’ultima cosa che si sarebbe aspettato mentre cercava il bagno era di trovare sua cugina Andromeda seduta per terra a disperarsi.
    “Reg, cosa ci fai qua?” chiese lei, voltandosi dall’altra parte e cercando inutilmente di nascondere le lacrime.
    “Io…” balbettò lui, in imbarazzo.
Non l’aveva mai vista piangere ma non ci voleva un M.A.G.O. per capire che a nessun Black avrebbe fatto piacere essere scoperto in una situazione del genere.
   Era quasi sul punto di andarsene per toglierla d’imbarazzo quando si ricordò di tutte le volte che lei lo aveva consolato ogni volta che le loro parti erano invertite. Sarebbe stato da ingrati abbandonarla lì. Così, seppur a disagio, Regulus le si avvicinò.
    “Che cos’hai?”
    “Niente” fu la risposta.
Un po’ deluso, Regulus si disse che forse avrebbe fatto meglio a occuparsi degli affari propri. Deciso ad andarsene sul serio quella volta, fu tuttavia richiamato dalla cugina.
    “Aspetta, scusami…”
Andromeda gli fece cenno di raggiungerla e lui le si sedette accanto, sempre più perplesso.
    “Per favore, non dirlo a nessuno” lo supplicò.
    “Va bene”.
Rimasero muti per parecchio tempo, ma Regulus non si azzardava ancora a chiederle il motivo del suo pianto. Infine fu lei a rompere il silenzio.
    “Reg, c’è una cosa che devo dirti. Probabilmente tra qualche giorno mi odierai a morte…”
    “Ma è impossibile” ribatté lui sconvolto e, poiché lei non sembrava affatto convinta, aggiunse arrossendo: “Sei la cugina migliore del mondo”.
Lei lo abbracciò e Regulus la lasciò fare.
    “Credimi, dopo quello che sto per farvi sarà più che possibile. Non posso dirti di cosa si tratta, però voglio che tu, Sirius e Narcissa sappiate che non ho scelta. Non lo farei se avessi un’alternativa. Ti sentirai tradito da me, e voglio che tu sappia che continuerò a volerti bene lo stesso, hai capito? Ricordalo, per favore”.
    “Che cosa vuol dire?” chiese lui, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento, ma Andromeda non gli rispondeva. Quando si voltò a guardarla, scoprì che era sparita…
E si ritrovò disteso sul proprio letto a Grimmauld Place. Confuso com’era, gli ci vollero alcuni secondi per capire che si era trattato di un sogno.
   Tuttavia era stato un sogno diverso dal solito, perché quella stessa conversazione con sua cugina era avvenuta davvero alcuni giorni prima, e gli sembrò molto strano di averla vissuta di nuovo mentre dormiva.
   I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di qualcuno che bussava alla porta.
    “Avanti” disse Regulus, lasciando entrare Kreacher.
    “Buongiorno. Il padroncino ha dormito bene?” chiese l’elfo con un inchino.
    “Ehm, sì…”
Stranamente, quella volta Kreacher non sembrava interessato alla risposta: aveva un’espressione abbattuta dipinta sul volto.
    “Il padroncino dovrebbe alzarsi subito e vestirsi, perché i vostri genitori vi aspettano in salotto”.
Regulus ne fu meravigliato: di solito a quell’ora suo padre era già andato al Ministero della Magia. Cosa ci faceva ancora a casa?
   Sempre più confuso, si alzò e cominciò a prepararsi, mentre Kreacher lo aiutava a tirare fuori i vestiti, borbottando tra sé qualcosa come:
    “Che vergogna… che tragedia…”
    “Di cosa stai parlando?” chiese Regulus incuriosito. “Che cosa è successo?”
    “I padroni hanno detto che saranno loro a dirvelo” rispose l’elfo gravemente.
    “D’accordo”.
Regulus uscì dalla propria stanza dieci minuti dopo, incrociando Sirius sul pianerottolo.
    “A te hanno detto cosa succede?” fece quest’ultimo.
Regulus scosse la testa.
   I due fratelli seguirono Kreacher fino al salotto, dove ebbero una sorpresa.
    “Cissy! Bella!” esclamò Regulus sorpreso, un attimo prima di rendersi conto che l’atmosfera nella stanza non era delle migliori.
Orion e Cygnus erano in disparte e confabulavano con delle facce da funerale. Walburga stava cercando di consolare, a modo suo, una Druella che a stento tratteneva le lacrime. Narcissa era immobile come una statua di ghiaccio, ma gli occhi rossi la tradivano. Bellatrix invece faceva proprio paura: tra le mani teneva il cappello da strega di sua madre e lo stava stritolando, quasi come se avesse avuto intenzione di sfogare su di esso qualche pericoloso istinto omicida.
   C’era anche Alphard, il quale si teneva le mani sulle tempie, come se stesse cercando di scacciare brutti pensieri, e alzò lo sguardo solo quando Druella si rivolse direttamente a lui, schiumante di rabbia:
    “Questa è tutta colpa tua! Tu e le tue idee tolleranti! Hai visto a cosa hanno portato?”
    “Calmati” cercò di tranquillizzarla Walburga, che di certo non aveva uno spirito pacificatore.
I due fratelli erano totalmente basiti e nessuno di loro si azzardò a formulare la domanda che sorse spontanea nelle loro menti: dov’era Andromeda?
    “Sirius, Regulus, venite qui” esordì Orion, ancora più severo del solito.
Loro lo raggiunsero in silenzio e lui indicò il muro più vicino. Entrambi conoscevano bene quell’arazzo che occupava tutta la parete: rappresentava l’albero genealogico della famiglia Black, dai tempi della sua nascita, durante il Medioevo, al presente.
    “Come vi abbiamo spiegato parecchie volte” esordì loro padre, “la nostra famiglia è tra le più antiche e importanti del mondo magico, se non addirittura la prima in assoluto tra tutte le altre. Questo primato non è legato al denaro che abbiamo accumulato, ma allo stato di sangue. Se fossimo ancora più ricchi, ma senza sangue puro, non saremmo niente. Nonostante quello che dicono gli altri, essere Purosangue è un grande onore, che però non tutti apprezzano a dovere.
   Anche nella nostra famiglia c’è stato chi ha tradito il proprio sangue, diventando amico di sporchi Babbani o, addirittura, amante di questi esseri inferiori, come Isla Black, che sposò un Babbano…”
Il discorso fu interrotto dal mugugno disgustato di Phineas Nigellus, inorridito al solo ricordo di sua sorella Isla, ma Orion continuò imperterrito.
    “Naturalmente, chiunque abbia fatto una cosa del genere, è stato diseredato…”
Regulus guardò il buco dell’arazzo incenerito sopra il nome di Isla Black, ma non capiva dove suo padre volesse andare a parare con quel discorso. Sapeva cosa significava essere un Black e conosceva le conseguenze cui andava incontro chi tradiva il proprio sangue, perciò non si spiegava come mai gli stesse ripetendo la solita solfa.
   Come al solito, fu Sirius a chiedere spiegazioni.
    “Sì, d’accordo, lo sappiamo. Ma cosa c’entra adesso?”
    “C’entra perfettamente” rispose Walburga. “Andromeda è scappata di casa”.
Seguì un lungo silenzio durante il quale nessuno commentò. Regulus ancora non aveva afferrato bene il concetto. D’accordo, era scappata, ma perché? Era convinto che qualcosa di fondamentale gli stesse sfuggendo.
   Infine fu Bellatrix a togliergli il minimo dubbio.
    “È scappata per sposare uno schifoso Nato Babbano di nome Ted Tonks” disse e, mentre pronunciava quel nome, dimostrava chiaramente il desiderio bruciante di ucciderlo.
Regulus si sentì rodere le viscere. Ecco perché gli aveva detto quelle cose, ecco perché era convinta che lui la avrebbe odiata… Aveva già deciso di sposare uno che la sua famiglia non avrebbe mai accettato.
    “Bene, ora lo sapete tutti” disse Walburga con freddezza, avvicinandosi all’arazzo con la bacchetta estratta.
Tutti loro trattennero il respiro mentre, con un incantesimo, la donna inceneriva il nome di Andromeda, al posto del quale rimase solo un altro buco nero.
    “Che vuol dire?” balbettò Regulus.
    “Significa che da questo momento Andromeda non è più nostra parente. Nessuno di voi dovrà più nominarla: è un’estranea a tutti gli effetti. E non siate troppo dispiaciuti, perché lei non ha avuto troppi problemi a decidere di andarsene con un Sanguesporco…”
    “Non è giusto!” intervenne Sirius, senza riuscire a mantenere l’autocontrollo. “Dromeda è la mia cugina preferita! Se essere Purosangue vuol dire non poterla più vedere, non voglio esserlo nemmeno io!”
    “È stata lei a decidere che non vi potrete più vedere, prenditela con lei!” sbottò Walburga infuriata. “E non ti azzardare più nemmeno a pensare una cosa del genere, mi hai capito?”
Sirius annuì di malavoglia e uscì in fretta dalla stanza per non far vedere che stava piangendo.
   Nel giro di pochi minuti, uscì anche la maggior parte dei presenti, come se una prolungata permanenza in quella stanza li facesse stare peggio. Rimasero solo Regulus e Narcissa, che però si ignorarono a vicenda.
   Regulus aveva la gola che bruciava nel tentativo di non piangere, ma non riuscì a trattenersi nemmeno quella volta. Cercò di asciugarsi le lacrime in silenzio, ripensando all’ultima conversazione che aveva avuto con la cugina.
   Era triste, arrabbiato anche, ma non la odiava. Era impossibile odiare di punto in bianco una persona alla quale si è tanto affezionati, ma non poté non considerarsi tradito da Andromeda, proprio come lei si era aspettata.
   Era ovvio il perché lei non avesse mai parlato di quel Tonks, ma a Regulus non importava cosa fosse naturale o no. Al momento gli importava solo sapere che non avrebbe più potuto rivedere sua cugina.
   Non riusciva a staccare gli occhi dal buco nell’arazzo, conscio del fatto che quella visione lo avesse traumatizzato. Era bastato un colpo di bacchetta… e Andromeda non esisteva più, almeno per loro.
   Inconsapevolmente, Regulus si voltò verso Narcissa. Il volto della ragazza era rigato di lacrime ma i pugni serrati tremavano per la rabbia. Gli fece così pena che le si avvicinò e la prese per mano. Narcissa provò a sorridergli, invano, poi lo strinse in un abbraccio. Non aveva mai fatto nulla del genere con i suoi cugini, ma quella era un’occasione speciale.
   Mentre guardava Narcissa disperarsi, a Regulus tornarono in mente le parole che aveva sentito pronunciare da una persona qualche mese prima.
   Non vogliamo certo continuare a far credere ai Babbani di essere i padroni?
Era vero: chi credevano di essere quei Babbani? Pensavano di poter fare tutto quello che volevano senza subire conseguenze? Erano solo dei ladri.
   E odiò profondamente quel Nato Babbano che aveva osato portargli via sua cugina.





01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Ciao a tutti, sono tornata con un nuovo capitolo! Non faccio in tempo a rispondere a tutte le recensioni purtroppo, ma vi ringrazio lo stesso per quelle allo scorso capitolo! Ci risentiamo al prossimo aggiornamento.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un anno in più ***


efp

Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 38: Nodo

Rating: Verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Un anno in più

Photobucket

1° settembre 1971

Quella mattina Regulus si svegliò con un fastidioso nodo alla gola. Non aveva dormito molto ma non aveva nemmeno sonno. Era soltanto di pessimo umore.
   Il sole era già alto nel cielo e i suoi raggi deboli entravano nella stanza illuminando le pareti verde oliva. Tuttavia quella luce era tutt’altro che gradita. Piuttosto Regulus avrebbe preferito che il sole non fosse mai sorto.
   Il giorno che aveva tanto temuto per tutta l’estate era infine arrivato. Aveva cercato di non pensarci, di convincersi che, in fondo, non sarebbe stata una tragedia. Tantissimi ragazzini prima di lui avevano vissuto quel momento e altrettanti lo avrebbero fatto nel futuro. Ma non c’era stato verso…
   Che schifo essere il più piccolo! pensava, mentre si alzava di malavoglia.
Quasi aveva voglia di restarsene a casa con Kreacher. Non era obbligato a uscire. In fondo era una faccenda che non lo riguardava e inoltre gli avrebbe solo fatto aumentare la bile.
   Gli ci volle poco per cambiare idea. Era meglio andare, almeno il momento che temeva sarebbe arrivato più tardi.
   Dopo essere uscito dalla sua camera fu contento di non aver incontrato subito Sirius sul pianerottolo, altrimenti sapeva che non si sarebbe riuscito a trattenere dall’istinto di comportarsi sgarbatamente.
   Mentre scendeva le scale, si disse che in fondo non era colpa del fratello se era nato un anno prima di lui. Un solo insignificante anno che adesso gli sembrava lungo quanto una vita intera.
   Abbattuto, entrò in cucina, dove trovò Sirius in uno stato di evidente agitazione.
    “Ciao!” esclamò il maggiore, agitando il cucchiaino della marmellata – controllato a vista da Kreacher, pronto a pulire all’istante qualsiasi schizzo.
Regulus si limitò a mugugnare a mo’ di risposta ma Sirius era così entusiasta che non vi fece caso.
    “Questo è il gran giorno, finalmente vado a Hogwarts! Non vedo l’ora! Esattamente tra ventiquattro ore sarò seduto al mio tavolo nella mia nuova scuola di magia! Che bello! Sono così contento che mi accontenterei anche di fare lo sguattero della scuola, pur di poterci stare! Chissà come saranno i professori… e i compagni… Lo sai che ci sono anche parecchi fantasmi? E Bella mi aveva detto che nella foresta ci sono anche i lupi mannari, ma le credo poco, lei si diverte a farmi questi scherzi…”
Regulus non si dava neanche la pena di rispondere. Pensava soltanto a finire la colazione il più presto possibile.
    “… e poi imparerò a volare, a fare un sacco di incantesimi! Non vedo l’ora di poter duellare con qualcuno! E poi…”
Regulus di colpo non aveva più fame. Irritato dalla parlantina inarrestabile del fratello, si alzò e fece uscì dalla cucina, lasciandolo al suo monologo, proprio nel momento in cui loro madre si affacciava alla porta e diceva:
    “Ti vuoi muovere? Non possiamo arrivare tardi alla stazione”.
    “Certo che no, arrivo subito, madre!” esclamò Sirius balzando in piedi, con uno slancio e una disponibilità all’obbedienza che lasciò senza parole perfino Walburga.
    “Kreacher pensa che quella scuola faccia miracoli” commentò l’elfo domestico.
    “Sono d’accordo. Sirius sta migliorando ultimamente, non è vero?” disse Walburga, osservando il figlio maggiore slanciarsi verso il proprio baule appena fatto.
Regulus fece spallucce, sempre più imbronciato.
   Prima della partenza, i genitori avevano ancora qualche faccenda da sbrigare, perciò Regulus e Sirius rimasero all’ingresso, da soli.
   Il fratello maggiore sembrava la felicità fatta persona, l’altro aveva un’espressione che sarebbe stata perfetta ad un funerale. Perciò l’uscita di Sirius fu poco gradita quando disse:
    “Scommetto che sarai contento di avere la casa tutta per te!”
    “Oh, sì, una vera meraviglia! Non vedevo l’ora che ti togliessi di torno” rispose lui con sarcasmo.
L’altro parve intuire di aver esagerato.
    “Ok, che ti è successo?”
    “Proprio non riesci a indovinare? Voglio andare anche io a Hogwarts…” borbottò Regulus.
    “Lo immaginavo. Non so cosa farti. Fosse per me, ti farei venire, ma lo sai che non è possibile. Prova a pensare che è soltanto un anno e passa presto”.
Regulus non rispose. In realtà non era solo quello il problema, lo sapeva bene ma non lo voleva ammettere. Da una parte era invidioso del fratello che poteva già frequentare la scuola di magia, ma dall’altra non lo attirava l’idea di rimanere solo.
   Negli anni precedenti non aveva sofferto quasi per niente quell’attesa proprio perché Sirius era sempre rimasto a casa con lui. Ma quell’anno era diverso. Sirius sarebbe andato a Hogwarts e lui non avrebbe avuto nessun altro che gli tenesse compagnia.
   Bellatrix era solita sparire per settimane, impegnata in quelle che i parenti definivano “missioni” – anche se Regulus non capiva di cosa si trattasse – Narcissa frequentava Hogwarts anche lei e Andromeda ormai non faceva più parte della famiglia e non si sarebbe fatta più viva.
   Non era giusto, perché doveva rimanere solo? Si sarebbe annoiato tutti il tempo, ne era certo.
In quel momento Orion e Walburga li raggiunsero.
    “Siete pronti? È ora di andare”.
Dieci minuti più tardi, la famiglia Black era in cammino verso la stazione di King’s Cross. Come ci si aspettava, se Sirius non vedeva l’ora di arrivare, Regulus cercava di camminare più lentamente.
    “Regulus, non andare così piano” disse Orion. “Cosa succederebbe se ti perdessi in mezzo a tutta questa feccia di Babbani?”
Fu con suo grande dispiacere che entrarono nella stazione. I due fratelli erano già passati attraverso la barriera del Binario Nove e Tre Quarti quando avevano accompagnato le loro cugine, perciò Regulus non capiva tutta quell’agitazione che Sirius dimostrava e che lo irritava ancora di più.
   La locomotiva rossa emanava un fumo biancastro e il binario era già pieno di studenti pronti a partire. I Black intravidero anche Narcissa, che avrebbe frequentato il sesto anno, e i suoi genitori ma Orion e Walburga sembravano più impegnati a fare le ultime raccomandazioni a Sirius che a salutare i parenti.
    “Ascoltaci bene, Sirius” disse suo padre, mentre Regulus continuava a fissare imbronciato gli studenti del primo anno, che si riconoscevano subito dalle espressioni entusiastiche. “Comportati bene, d’ora in poi. Non sarai più a casa, sarai in una scuola, e non sono ammessi capricci e buffonate, intesi? Studia e obbedisci agli insegnanti. Domani mattina mandaci un gufo per assicurarci che lo Smistamento sia andato bene”.
    “Per andato bene intendete…”
    “Che sei finito a Serpeverde, anche se questo è ovvio. Tutta la nostra famiglia è stata in quella Casa”.
    “Un po’ monotona…” commentò Sirius, apparentemente scherzando.
    “Smettila! Sono le undici meno dieci, forse è il caso che tu salga sul treno” lo rimproverò Walburga.
Sirius si voltò verso il fratello, che ricambiò lo sguardo con aria offesa.
    “Ce l’hai con me?” chiese Sirius, leggermente divertito.
Regulus scrollò la testa. Si stava comportando proprio da bambino piccolo e se ne rendeva conto.
    “Dai, a Natale torno. Sono soltanto tre mesi” cercò di consolarlo l’altro.
    “Tre mesi in cui dovrò subire da solo le lezioni del professor Digby” sussurrò Regulus. “E non avrò niente da fare”.
    “Perché non ti fai insegnare a volare dallo zio Alphard? Lui ha tanto spazio intorno casa sua. Così l’anno prossimo farai un figurone con i tuoi compagni”.
Regulus trovò che l’idea di Sirius non fosse male e annuì. Poi, proprio mentre l’altro stava per voltarsi e salire sul treno, lo trattenne per la manica e gli chiese:
    “Mi scriverai, vero?”
Sirius gli rivolse un sorrisetto.
    “Ma certo. Non tutti i giorni, però una volta a settimana sì, va bene? A proposito, dovrò trovare qualcun altro che mi aiuti con i compiti al posto tuo!”
Regulus annuì, cercando di ignorare il nodo alla gola che aveva da quella mattina. Non voleva mettersi a frignare davanti a tutti ma si sentiva veramente a pezzi. Chi lo avrebbe mai detto che suo fratello gli sarebbe mancato così tanto? E pensare che non era ancora partito.
   Sirius salutò lui e i genitori, poi salì sul treno un attimo prima che le porte si chiudessero. Regulus lo vide affacciarsi al finestrino e mandargli un segno di saluto che ricambiò.
   L’Espresso di Hogwarts fischiò e iniziò a muoversi. Lo sguardo di Regulus lo seguì fino a che non svoltò dietro a una curva, lasciando il binario vuoto.
   Ora lo attendeva un eterno, lunghissimo anno, e sperava che passasse presto.
   Non sapeva che in realtà sarebbe stato ancora peggio di quanto si era aspettato.





01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Non so quando potrete leggere il prossimo capitolo perchè in questo periodo fatico a trovare ispirazione, e questo l'ho partorito dopo ore di travaglio, quindi non datemi per dispersa se non aggiorno regolarmente e spesso come ho sempre fatto. La storia comunque ho intenzione di mandarla avanti fino in fondo.

LadyLily: penso che sia normale il fatto che Regulus cominci a odiare Ted. In fondo ragiona ancora come un bambino e Andromeda la considerava "sua" cugina, e guai a chi gliela toccava.
Pepesale: tranquilla, hai un sacco di tempo! Visto che ti piace Alphard, ti anticipo che tra qualche capitolo lo rivedremo.
dirkfelpy89: i problemi per Sirius sono solo cominciati, poveretto. Ma anche gli anni più bella della sua vita!
Pan_Tere94: grazie, per quest'estate le vacanze dovrebbero essere finite, almeno credo...ad Agosto resterò sempre a casa però, su questo non ho dubbi.
lyrapotter: vedi come si fa facilmente il lavaggio del cervello ai bambini? Uffa... Ne approfitto per farti ancora i compliment per la tua storia "Babysitter per caso" la cui atmosfera in questo momento mi fa desiderare di scrivere il periodo in cui Regulus andrà a scuola...ma manca poco!
_Mary: no, io non credo che Walburga ne sia stata felice, perchè Andromeda faceva parte della sua famiglia e il danno è per tutti i Black...e poi a Walburga aspettano parecchie brutte sorpresine, ma tu non dirglielo, mi raccomando!
malandrina4ever: eh sì, Sirius comincia a fare il ribelle, e manca pochissimo al suo Smistamento...Se ne sentiranno di urla. Per il prossimo capitolo ti consiglio un bel paio di tappi per le orecchie!
Aya_Black: a chi lo dici, ma purtroppo i capitoli tristi devono esserci, non si può sempre stare a ridere! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** L'imprevisto ***


efp

Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 20: Amaro

Rating: Verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

L’imprevisto

Photobucket

2 settembre 1971


    “Come mai Phineas non si è fatto ancora sentire?” domandò Orion, lanciando un’occhiata alla cornice del ritratto appeso nel salotto.
    “Forse non ha ancora avuto modo di parlare con Silente” ipotizzò Walburga.
    “A quest’ora?” fece il marito, scettico.
    “È vero. Non so perché, ma ho un brutto presentimento…”
Mentre i due coniugi erano seduti, ognuno su una poltrona, lui a leggere La Gazzetta del Profeta, lei a scrivere una lettera a qualche parente, Regulus se ne stava davanti al camino e ogni tanto vi lanciava dentro della Polvere Fatata: quando questa cadeva sul fuoco, le fiamme cambiavano colore e creavano delle immagini molto belle, con draghi rossi, unicorni argentati e foreste attraversate da fiumi.
   Al momento si divertiva, ma sapeva che a lungo andare lo avrebbe stancato. Inorridiva al solo pensiero di trascorrere un anno privo di novità.
   Purtroppo per lui, le novità ci furono, e anche grosse.
   In quel momento, dopo essersi schiarito sonoramente la voce, Phineas Nigellus Black riapparve nel proprio ritratto. Aveva un’espressione strana: da un lato sembrava sotto shock, dall’altro pareva teso come una corda di violino, quasi avesse il bisogno impellente di dire qualcosa.
    “Ah, Phineas” disse Orion, abbassando il giornale e guardandolo. “Allora? Tutto bene, spero”.
Phineas aveva le labbra talmente serrate che erano quasi scomparse e il volto di un brutto colore violastro. Incuriosito, anche Regulus puntò lo sguardo sull’antenato Preside.
    “Che succede?”
Phineas tuttavia non rispose, ma cominciò a bofonchiare un lungo monologo rabbioso.
    “Non ci posso credere, che Silente abbia voluto farmi uno scherzo? No, impossibile. Se ha detto così deve essere l’amara verità. E poi lo dicevano tutti, la notizia ha già fatto il giro di tutti i ritratti della scuola… Ah, povero me! Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Oh, lo so di chi è la colpa! Questi sono tutti gli accidenti che quegli ingrati dei miei studenti mi hanno mandato finché avevano fiato in corpo…”
    “Phineas, vuoi spiegarti?” lo interruppe Orion, serio.
    “Certo, certo, ma se fossi in te non avrei tutta questa fretta di saperlo. Bè, insomma, tagliamo la testa al toro… Il fatto è che… vostro figlio è stato…”
L’ultima parte della frase era un mugugno incomprensibile, e nessuno dei presenti ne capì una parola.
    “Cosa?”
Phineas divenne ancora più viola e urlò con tutto il fiato che gli rimaneva:
    “Quel moccioso è stato Smistato a Grifondoro!”
Seguirono alcuni eterni istanti di silenzio. La notizia faceva fatica ad arrivare al cervello e quest’ultimo faticava altrettanto per elaborarla e comprenderla appieno.
   Regulus si sentiva sospeso in mezzo ad una nuvola, come se si trattasse si un avvenimento immaginario, non reale, e nel frattempo la sua mente formulava pensieri altrettanto increduli.
   Non è possibile, devo aver sentito male. Non può essere stato così idiota…
Quando infine il messaggio fu recepito, si udì un unico grido che fece tremare le pareti di Grimmauld Place:
    “CHE COSA?!”
Walburga, che stava ancora sigillando la busta con la magia, per lo shock fece scaturire dalla bacchetta in Incantesimo Reductor che colpì la mensola sopra il camino, facendola esplodere in mille pezzi, e Regulus ebbe appena il tempo di spostarsi prima di esserne travolto.
    Che cosa?!” ripeté la donna, mentre Kreacher entrava di corsa, attirato dal frastuono.
    “Non è possibile!”
    “Invece è successo davvero” replicò Phineas disgustato. “Che tragedia! Che disgrazia! Ah, ma io lo sapevo: quel ragazzino è sempre stato strano…”
Nel frattempo, Orion e Walburga sembravano aver perso il controllo. Lui sembrava intenzionato a disintegrare qualunque oggetto gli fosse capitato tra le mani; lei urlava come una banshee, se non peggio.
   Regulus assisteva alla scena con il cuore in gola: non li aveva visti così infuriati in tutta la sua vita. Era come se avessero perso il lume della ragione.
    “Io lo sapevo che vi era qualcosa di sbagliato in lui!” strillò Walburga con le mani tra i capelli. “A Grifondoro! La Casa dei filobabbani! Vivrà tra i Sangueporco, mescolato con la feccia! Che male abbiamo fatto per avere un figlio così sbagliato? Tutti i nostri sforzi per dare un erede alla famiglia sono andati in fumo!”
    “Io lo ammazzo” le fece eco suo marito. “Stavolta giuro che lo ammazzo con le mie mani. Se pensava di farci un dispetto si sbagliava di grosso…”
    “Ma quale dispetto! Quello farà la fine di Andromeda!” urlò lei, agitando la bacchetta con fare minaccioso.
Regulus ebbe la fugace visione di quella stessa bacchetta che inceneriva il nome della cugina rinnegata.
   Preso dal panico, quasi senza rendersene conto, fece un passo indietro e poggiò la schiena contro la parete raffigurante l’albero genealogico. Ancora non capiva esattamente se avesse più paura di subire su di sé gli sfoghi dei genitori o di vedere un altro buco in quell’arazzo.
    “Madre…?” disse, a voce talmente bassa che si stupì del fatto che i suoi lo avessero sentito.
    “Che cosa stai facendo, tu?” tuonò Orion, facendolo tremare da capo a piedi.
    “V-voi… n-non lo cancellerete, vero?” chiese, pentendosene all’istante.
Per qualche secondo credette davvero che se la sarebbero presa con lui, soprattutto sua madre, che aveva gli occhi infuocati, e non fu l’unico a pensarla così: Kreacher smise di raccogliere i frammenti della mensola e fece qualche passo incerto verso Regulus, tenendo d’occhio i padroni, timoroso che quei due potessero fare qualcosa di cui si sarebbero pentiti.
   Regulus era così terrorizzato che tremava come una foglia ma, quando azzardò uno sguardo in direzione dei genitori, scoprì che la furia era passata: adesso i due sembravano essersi arresi all’amara realtà.
   Orion aveva il viso nascosto dalle mani. Walburga abbassò la bacchetta e fece cenno a Regulus di avvicinarsi. Lui obbedì, seppure riluttante.
    “Regulus” esordì quella, guardandolo con una strana espressione. “Per fortuna abbiamo te. Tu non sei come lui, l’hai sempre dimostrato; tu non pensi solo a te stesso, non vorrai dare un altro dolore ai tuoi genitori, vero?”
    “Certo che no” rispose lui impressionato e oppresso dai sensi di colpa. “Io voglio andare a Serpeverde”.
    “Bravo, ragazzo, così si ragiona” intervenne Phineas.
    “Molto bene” concluse la madre. “Quanto a quel piccolo traditore, non sarà diseredato” (e qui Regulus trasse un respiro di sollievo) “ma non ho intenzione di vederlo fino a giugno”.
    “Non lo so se è una buona idea” disse suo marito. “Meno sta a contatto con quella gentaglia, meglio è”.
    “Bè, lo decideremo al momento. Anche io starei meglio senza vederlo”.
Regulus non aprì bocca ma, se solo avesse potuto, si sarebbe messo ad urlare. Soltanto l’idea di non poter vedere Sirius durante le vacanze natalizie lo tormentava.
   E invece avrebbe voluto chiedergli perché fosse successo quel guaio: non poteva credere che avesse deciso di andare a Grifondoro per dispetto, doveva esserci un’altra spiegazione.
   Così, una volta salito in camera sua, prese pergamena e inchiostro e gli scrisse una lettera.
 
Sirius,
   si può sapere cosa ti è venuto in mente? Hai combinato un bel guaio. I nostri genitori si sono arrabbiati tantissimo quando hanno saputo che sei finito tra i Grifondoro. Dovevi sentire le urla…
   Non c’è un modo per ripetere lo Smistamento? Secondo me dovresti chiedere a qualche insegnante o direttamente al Preside. Non è giusto che tu debba stare in quella Casa. Se riuscissi a cambiarla, forse ti permetteranno di tornare qui per Natale.
   Se l’hai fatto apposta, sappi che sei un perfetto idiota e io lo sono stato altrettanto quando ho impedito a nostra madre di cancellarti dall’albero genealogico come con Andromeda.
   Se invece non è stata colpa tua, è davvero un’ingiustizia, ma almeno potresti essere perdonato, visto che non c’entri niente.
   Dimmi che non è colpa tua, così potrò farli calmare un po’. A presto,
Regulus
 
P.S. Anche se sei a Grifondoro, io e te saremo sempre fratelli, vero?
 
Regulus non era molto soddisfatto della lettera: gli sembrava sconclusionata e non aveva scritto tutto quello che avrebbe voluto, ma non si sarebbe mai azzardato a raccontargli la paura che aveva avuto di restare figlio unico per colpa di uno stupido Cappello Parlante. E del resto era così agitato che aveva solo fretta di spedirla e ricevere la risposta.
   Tuttavia osservò l’ultima frase. Sembrava quasi una supplica, esprimeva fin troppo il timore di perdere suo fratello. Così la cancellò accuratamente con una riga: Sirius lo avrebbe preso in giro a vita se si fosse mostrato così debole.
   La risposta non tardò ad arrivare, e per fortuna ad intercettarla fu Kreacher, che ebbe il buonsenso di consegnarla direttamente a Regulus.
    “Grazie, Kreacher… Se puoi evitare l’argomento, non dire nulla, d’accordo?”
L’elfo annuì, anche se non sembrava troppo entusiasta della cosa.
   Regulus aprì la lettera con trepidazione e la lesse.
 
Ciao Reg,
   mi stupisce il fatto che tu mi abbia scritto. Credevo che nostra madre ti avrebbe impedito di avere contatti con me.
   Le urla le ho sentite pure io, mi è appena arrivata una Strillettera. Meglio non commentare…
   Se vuoi proprio sapere la verità, non posso assicurarti che la colpa sia tutta del Cappello Parlante. Sì, insomma, è stato lui a mettermi questa idea in testa, mi ha detto che secondo lui sono coraggioso e che a Serpeverde sarei stato molto male. E io ho finito per dargli retta perché mi aveva convinto.
   Sì, lo so, penserai che sono uno stupido, però in fondo Grifondoro non è tanto male. Ho conosciuto delle persone simpatiche, anche se al momento quello più antipatico del dormitorio sono proprio io, perché non sono tanto sicuro di aver fatto la scelta giusta. Però cerca di capire, avevo pochissimo tempo per scegliere, ero anche agitato; avrebbero dovuto concedermi più tempo.
   Pensa che non ho dormito tutta la notte per colpa di questo Smistamento. Temevo di essere diseredato e cacciato di casa e, a quanto pare, ci sono andato molto vicino.
   A questo punto credo di doverti ringraziare per averlo evitato, ma qui te lo dico e qui te lo negherò: è stato molto gentile da parte tua.
   Per il resto, non preoccuparti per me, non credo che mi odieranno solo perché sono in una Casa diversa, o sì?
   Ci sentiamo presto, voglio raccontarti delle prime lezioni, te lo avevo promesso.
Sirius
 
P.S. La prossima volta impara a cancellare come si deve le frasi compromettenti, perché ora come ora non ne sei affatto capace! Comunque, certo che restiamo fratelli, non ti libererai così facilmente di me.
 
Regulus arrossì violentemente per la vergogna quando lesse l’ultima frase. Aveva avuto tanta fretta che non si era nemmeno assicurato di coprire per bene le parole che aveva deciso di cancellare.
   Spiritoso, pensò, notando che Sirius avesse barrato male apposta quelle quattro parole, in modo che restassero ugualmente leggibili.
   Ad ogni modo, superata la fase offesa, Regulus si rese conto che la risposta del fratello gli aveva provocato sentimenti contrastanti. Da un lato era deluso del fatto che la decisione di andare a Grifondoro fosse stata sua, dall’altro era contento che questo non li avesse allontanati.
   Da quel momento in poi, Regulus visse in balia di due personalità che convivevano e lottavano dentro di lui: la prima, quella più infantile e spontanea, era convinta che non valesse la pena di prendersela per una Casa sbagliata; la seconda, neonata ma più severa, desiderava fare contenti i suoi genitori, e soprattutto non dare loro un altro motivo di delusione.




01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Come avete potuto notare, secondo me i due fratelli si sono allontanati più tardi dello Smistamento di Sirius, o forse anche io sto cercando di posticipare il momento, chissà!

dirkfelpy89: sì, spero di aver espresso bene quanto i due fratelli si vogliono bene, anche se loro sono restii ad ammetterlo.
Lady Lily: stranamente l'ispirazione mi è arrivata tutta di colpo, anche se non possso assicurare che sarò così fprtunata per il prossimo capitolo!
lyrapotter: il distacco vorrei farlo un po' più in là, in fondo Regulus non è ancora a Serpeverde!
_Mary: altro che nera, io stessa stavo per chiamare il manicomio! Walburga si è infuriata di brutto!
malandrina4ever: hai fatto bene a metterti i tappi, invece il povero Sirius non ha potutto fare nulla per la Strillettera...che figura!
Aya_Black: eccoti accontentata, comunque l'annopasserà abbastanza in fretta, non ne posso più nemmeno io di Grimmauld Place!
Alohomora: ancora bentornata! Io credo che, se Bellatrix si fosse trovata davanti Ted, lo avrebbe sicuramente ucciso, ma lui e Andromeda avranno fatto molti incantesimi di protezione intorno alla casa, immagino. Hai ragione, Regulus già comincia a sentire il desiderio di riparare al danno dello Smistamento di Sirius.
Pan_Tere94: qui credo che entrambi abbiano dimostrato che in fondo sentono la mancanza l'uno dell'altro.

Al prossimo aggiornamento, chissà quando!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Lezioni di volo ***


efp
Personaggio: Regulus Black

Prompt: 16: Ali

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Lezioni di volo

Photobucket

Sirius continuò a scrivere lettere a suo fratello, come avevo promesso, ogni settimana. Almeno all’inizio, sembrava contento di raccontare di come erano gli insegnanti, le materie e il castello di Hogwarts. Aveva partecipato alle primissime lezioni di Volo, scoprendo di non esservi molto portato: a quanto pareva, la prima volta che si era sollevato sulla scopa, aveva investito un suo compagno di classe, e tutti e due erano precipitati di sotto.
   Da queste lettere Regulus seppe che il fratello, dopo una settimana buona di shock dovuto allo Smistamento, stava cominciando a mettersi l’anima in pace e accettare il fatto di essere finito a Grifondoro.
   Stava anche stringendo amicizia con due o tre ragazzini della sua Casa e, inizialmente, Regulus non vi trovò niente di male, anzi fu contento di sapere che Sirius non fosse abbandonato a se stesso in mezzo a persone che non lo accettavano.
   Tuttavia, più la situazione di Sirius migliorava, più tempo trascorreva tra una lettera e l’altra.
   La prima volta tardò di un solo giorno e Regulus non vi fece nemmeno caso.
   La volta dopo il ritardo fu di due giorni; poi una settimana.
   Avrà tanti compiti da fare, pensò Regulus.
   Tre settimane di ritardo… Un mese…
Regulus cominciava a provare una certa irritazione nei confronti del fratello, che continuava a giustificarsi con la scusa che, oltre allo studio ordinario, stava indagando sui comportamenti strani e sospetti di un suo amico.
   A Regulus importava quasi niente delle indagini di Sirius, e si sentiva un po’ messo da parte.
   Non solo le sue lettere arrivavano più raramente, ma ognuna era infarcita di riferimenti entusiastici sui suoi compagni di dormitorio: James di qua, Remus di là…
   Lo capisce o no che non mi importa niente dei suoi amici? Nemmeno li conosco. Forse con loro si diverte di più che con me.
   Tuttavia era costretto a tenere queste riflessioni per sé, visto che i suoi genitori rifuggivano qualsiasi argomento o discorso che riguardasse il figlio maggiore.
   Per non pensare a questi timori di essere dimenticato dal fratello, Regulus evitava di restare da solo in camera sua. Fu così che trovò una compagnia nell’abitante più inaspettato di Grimmauld Place.
   Uno di quei sonnolenti pomeriggi di ottobre, in cui Orion era ancora al Ministero e Walburga riposava in camera sua, Regulus entrò nel salotto, dove Kreacher era piuttosto affaccendato a pulire e ordinare gli scaffali.
    “Ciao Kreacher” esordì il ragazzino, abbattuto.
    “Padrone” l’elfo saltò come una molla. “Kreacher può fare qualcosa per voi?”
    “Non lo so. Mi annoio. Non posso darti una mano? Cioè, no” si affrettò ad aggiungere, visto che l’elfo era sbiancato per lo shock. “Volevo dire, credo che ti resterò a guardare”.
    “Kreacher crede che sia una decisione più saggia” concluse l’altro, mentre Regulus si sedeva lì vicino. “Il padrone non vede l’ora di andare a Hogwarts, vero?”
    “Sì. È una noia mortale aspettare un anno intero”.
    “Vedrete che in fondo manca soltanto poco meno di un anno, e poi anche il padroncino comincerà il primo anno” lo rassicurò l’elfo domestico, mentre lucidava un vaso di cristallo. “E Kreacher è sicuro che andrà a finire nella Casa giusta, non come vostro fratello”.
Regulus si incupì.
    “Lo spero proprio” disse. Poi alzò di nuovo lo sguardo e chiede. “Kreacher, che tu sappia, i miei genitori che intenzioni hanno con Sirius?”
    “Kreacher non ne è sicuro…” balbettò l’elfo con aria sfuggente.
    “Non li hai proprio mai sentiti parlare di questo argomento?”
Kreacher guardò Regulus non senza esitazione, poi rispose:
    “Una volta Kreacher ha sentito parlare i padroni. Erano molto arrabbiati ma hanno detto che padron Sirius potrebbe avere una seconda possibilità di comportarsi bene”.
    “Davvero hanno detto questo?” chiese Regulus incredulo.
    “Sì. Sono molto delusi per il tradimento di vostro fratello ma cercheranno di rimediare a questo guaio. Dicono che potrebbe essere un Black anche se non è andato a Serpeverde”.
Regulus si sentì un po’ sollevato: questo voleva dire che non avrebbero trattato Sirius come un rinnegato, almeno non fino a quel punto. Era così contento che momentaneamente si dimenticò dell’attacco di gelosia che aveva provato fino a qualche minuto prima, e rivolse un sorriso all’elfo.
    “Grazie, Kreacher”.
Kreacher si meravigliò di quel ringraziamento: di solito nessuno gli riconosceva alcun merito, anche se lo trattavano abbastanza bene. Era convinto di essere solo un elemento indispensabile ma marginale nella vita dei suoi padroni, ma capiva che Regulus gli era davvero affezionato.
   Infatti il ragazzino aveva sempre apprezzato l’attaccamento che Kreacher gli dimostrava, a differenza di Sirius che si divertiva a fargli sempre una marea di scherzi. Quelle erano le uniche volte in cui Regulus si era imposto, obbligando il fratello a lasciare in pace l’elfo domestico.
   Regulus era ancora piccolo per capire la condizione di servitù di Kreacher, e per questo lo considerava quasi come uno di famiglia.
   In quei mesi che seguirono la partenza di Sirius per Hogwarts, Regulus cominciò a sentirsi ancora più legato di prima al suo elfo.
   Escluso Kreacher, la persona che più gli fu di compagnia in quel periodo fu suo zio.
Alphard insistette e riuscì a convincere Orion e Walburga a mandare Regulus per alcuni giorni da lui.
   Walburga era la meno incline a concedere quel permesso: non si era mai separata dal figlio minore e si sentiva morire al solo pensiero di non vederlo per due settimane. Era sempre stata una donna apprensiva, con Regulus poi era iperprotettiva. Ora che Sirius aveva inflitto quel duro colpo alla famiglia, l’altro figlio agli occhi della madre sembrava ancora prezioso. Ma alla fine accettò, seppure a malincuore.
   Da parte sua, Regulus era contento di andare a stare a casa di Alphard per quel breve periodo. Non solo era una novità che lo avrebbe riscosso dalla monotonia di Grimmauld Place, ma avrebbe anche potuto seguire il consiglio che Sirius gli aveva dato prima di partire.
    “Zio, puoi insegnarmi a volare?” chiese il giorno stesso del suo arrivo alla villa di Alphard.
    “Di già? Non vuoi proprio aspettare il prossimo anno, eh?” rispose Alphard sorridendo sotto i baffi e scompigliandogli i capelli in un gesto affettuoso.
    “No, voglio imparare subito. Tu hai mai giocato a Quidditch?”
    “Certo. Sono stato Cacciatore della squadra di Serpeverde per tre anni e abbiamo sempre vinto la Coppa. Bei tempi quelli…” fece Alphard, lasciandosi trascinare dai ricordi di gioventù. “Bè, ti farò usare la mia vecchia scopa. È una vecchia Tinderblast del 1940: anche se è piuttosto lenta, va benissimo per cominciare, perché è resistente ed evita brutte cadute. Se ti rompi la testa poi chi la sente tua madre?”
    “Mi va bene tutto” disse Regulus, eccitato.
Alphard mandò il suo elfo domestico a recuperare quel che chiamò un “pezzo di antiquariato” e condusse il nipote di fuori, nel grande parco che circondava la villa.
    “Allora, la prima regola da seguire” spiegò Alphard, mentre Regulus lo ascoltava rapito, “è che non devi mai farti prendere troppo dall’entusiasmo, altrimenti perdi la lucidità e cadi per terra. Capito? Seconda regola, non avere fretta risalire troppo in alto se non sei ancora in grado di mantenerti sospeso a mezz’aria”.
Regulus cercava di tenere bene a mente tutte le regole che lo zio gli snocciolava, ma era sempre più ansioso di cominciare.
   Fu con sua immensa soddisfazione che riuscì a far volare la scopa direttamente nel palmo della mano.
    “Bravo, si inizia bene. Ora mettiti a cavallo della scopa e datti una spinta verso l’alto. Ricorda di non esagerare”.
Regulus fece come gli aveva suggerito lo zio e si sollevò in aria. Per alcuni secondi rimase sospeso, quasi incredulo di esserci riuscito così presto. Quando però si rese veramente conto di dove si trovava, si sentì assalire dall’agitazione e cercò di atterrare con troppa fretta, e cadde per terra sbucciandosi un ginocchio.
   Alphard aveva un’espressione divertita dipinta sul volto, cosa che lo fece arrossire.
    “C’ero quasi riuscito. Non dirlo a Sirius!” aggiunse Regulus, umiliato.
    “Sarò muto come una tomba. Ma è normale cadere la prima volta. Avanti, riproviamo”.
Regulus cercò di concentrarsi chiudendo gli occhi.
   Si diede una spinta con tutta la forza che aveva ma non si azzardò ancora a guardare. Sotto i piedi non sentiva più l’erba e capì di essersi sollevato molto di più di prima. Trepidante per l’ansia, aprì gli occhi e si guardò intorno.
   Stava volando.
   Quella volta non cadde né compì alcun gesto affrettato. Scoprì di essere perfettamente capace di indirizzare la scopa nella direzione che voleva, senza che nessuno glielo avesse mai insegnato.
   Era facilissimo, molto più di quanto si aspettava. Mentre Alphard si complimentava con lui, Regulus provò a compiere dei cerchi in volo, che divennero sempre più ampi. Non si era mai sentito così bene in vita sua: ammirare il paesaggio dall’alto, a cavallo della scopa, era una cosa stupenda. Era come avere le ali.
   Se Alphard non avesse insistito per farlo pranzare, sicuramente Regulus sarebbe rimasto lì tutta la giornata, a percorrere tutti i campi sulla sua scopa.
   A fine mattinata era così entusiasta che già non vedeva l’ora di ricominciare. Aveva appena scoperto la cosa più bella del mondo.
    “Sei davvero bravo, lo sai?” gli disse Alphard qualche giorno dopo, perché ormai Regulus aveva deciso di trascorrere quelle due settimane perennemente sospeso in aria. “E il tuo entusiasmo mi dice che arriverai lontano. Chissà, magari ti prenderanno nella squadra di Quidditch della tua Casa”.
    “Dici davvero?”
    “Ne sono sicuro. Sarebbero dei pazzi a non prenderti! Secondo me potresti fare il Cercatore, hai proprio la corporatura adatta. Scommetto che Sirius sarà fiero di te, quando lo saprà”.
Quell’ultima affermazione ebbe tuttavia la conseguenza di fare incupire Regulus, che bofonchiò tra sé, forse momentaneamente dimentico della presenza dello zio:
    “Certo, se non sarà troppo impegnato a tifare per quel James Potter…”
    “E chi sarebbe?” chiese Alphard, facendolo tornare con i piedi per terra, letteralmente.
    “Nessuno, un amico di cui Sirius parla sempre. Dice che è molto bravo a Quidditch”.
    “Avverto un vago tono di rancore, o sbaglio?” fece Alphard con un ghigno degno di un vero Black.
    “Noo… Cioè, un po’…”
Senza neanche rendersene conto, Regulus si ritrovò a parlare di quanto gli desse fastidio la recente mancanza di attenzione che Sirius dimostrava nei suoi confronti. Quando ebbe finito, lo zio assunse un’espressione comprensiva.
    “Regulus, è normale che tu ti senta messo da parte perché sei da solo la maggior parte del tempo. Tuttavia è normale che Sirius si sia fatto degli amici. Vedrai che anche tu ne avrai di tuoi il prossimo anno, e non farai più caso a queste cose”.
    “Sì, però Sirius potrebbe anche farsi sentire un po’ di più”.
    “Non lo metto in dubbio, ma se pensi che per questo tuo fratello ti voglia meno bene, ti sbagli di grosso. Devi solo imparare a condividere il suo affetto con qualcun altro”.
Nonostante quell’ultima cosa non gli andasse affatto giù, Regulus non protestò. Aveva una grande stima per Alphard, e se lui aveva detto che Sirius continuava a volergli bene come prima, doveva essere davvero così.





01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Perdonate sia il ritardo sia se non rispondo alle recensioni, ma se lo facessi dovreste aspettare ancora di più e non volevo, visto che questo capitolo è stato un parto vero e proprio!

Grazie a Alohomora, Lady Lily, dirkfelpy89, _Mary, lyrapotter, malandrina4ever, MEISSA_S e un ringraziamento speciale a Penny Black che ha recensito anche la mia storia precendente.

Verso i primi di settembre non ci sarò, ma spero di aggiornare quanto prima!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Rosso e oro ***


efp

Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 24: Incubo

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Rosso e oro

Photobucket

Natale 1971


Giunsero le vacanze di Natale e i coniugi Black decisero di far tornare Sirius a casa. Regulus insisté per andare alla stazione insieme a loro, e i genitori accettarono a malincuore. Nonostante il ragazzino fosse ancora astioso nei confronti del fratello, non poteva fare a meno di desiderare di rivederlo. Aveva aspettato quelle vacanze per tre mesi interi e al momento non voleva pensare che, dopo Natale, l’attesa successiva sarebbe stata molto più lunga.
   La strada che conduceva alla stazione di King’s Cross era ricoperta di neve appena caduta e Regulus sperava che, una volta a casa, i suoi genitori gli avrebbero concesso di restare fuori a giocare con Sirius, senza realizzare che Orion e Walburga non fossero dell’umore adatto per certe richieste.
   Entrarono nella stazione camminando in silenzio: un’atmosfera tesa e nervosa gravitava intorno ai tre, così densa che non pochi Babbani presenti ne avvertirono le vibrazioni e si affrettarono a cedere loro il passo, anche senza conoscerli. I coniugi Black avevano la capacità di mettere in soggezione chiunque.
   L’Espresso per Hogwarts annunciò il suo arrivo con un rumoroso fischio che giunse da dietro la stessa curva che alcuni mesi prima lo aveva nascosto a chi era rimasto sulla banchina.
   Regulus si sentì assalire dall’ansia. Sebbene Kreacher lo avesse rassicurato sulle intenzioni dei genitori, non sapeva ancora come avrebbero trattato Sirius. Lo avrebbero preso a schiaffi davanti a tutta la stazione? Lo avrebbero messo in punizione? Di certo Sirius non si sarebbe divertito e, Regulus pensò con amarezza, non avrebbe visto l’ora di tornare a scuola con i suoi nuovi amici.
   Non aveva ancora deciso se mettergli il muso oppure no, quando lo vide scendere dal treno.
   Sirius esitò qualche istante, sgualcendosi la divisa di Grifondoro, ma poi si incamminò verso di loro, fermandosi sotto gli sguardi glaciali dei genitori, che lo accolsero con questa simpatica frase:
    “Sei stato la più grande delusione che abbiamo mai avuto ma, ciononostante, abbiamo deciso di darti una seconda occasione. Se ti comporterai da Black che sia degno di questo nome, il problema della tua Casa non influirà più di tanto sul giudizio che avremo su di te”.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Sirius non seppe esattamente cosa dire, perciò rispose con un mugugno.
   Orion e sua moglie non aggiunsero altro. Si voltarono e tornarono indietro, diretti all’uscita.
   Prima di seguirli, Regulus rivolse un’occhiata incerta al fratello, ma lui aveva un umore così pessimo che si limitò a ricambiare lo sguardo con un’espressione indecifrabile, per poi tornare a fissare il marciapiede.
   Fu così per tutto il tragitto di ritorno, ancora più silenzioso di quello di andata. Sirius non alzò mai gli occhi e continuò a mantenerli fissi per terra.
   Regulus si sarebbe aspettato di tutto, ma non un comportamento simile. Era peggio di quanto credesse: non gli aveva nemmeno rivolto la parola. Non gli passò neanche per l’anticamera del cervello l’ipotesi che Sirius potesse essere talmente abbattuto da non avere la voglia di parlare. Invece, si convinse ancora di più di essergli diventato del tutto indifferente.
   Arrivati a casa, Walburga evidentemente non ne poteva più di quel silenzio e pareva avere la necessità di sfogare le sue ire, altrimenti sarebbe esplosa.
    “Vai dritto in salotto” ordinò a Sirius. “Devo farti un discorsetto”.
Regulus non aspettò oltre. Senza degnare di uno sguardo Sirius, salì le scale e si chiuse in camera sua, pensando che sarebbe stato meglio se fosse rimasto là, invece di fare la fatica di uscire di casa ed essere ricompensato con l’indifferenza totale.
   Il “discorsetto” che Walburga fece al figlio maggiore fu il risultato di mesi di riflessioni su quel maledetto Smistamento, e infatti Regulus, sebbene si trovasse due piani più in alto, lo sentì tutto a chiare lettere, tanto la donna si era messa ad urlare.
   È inutile ripetere parola per parola quello che disse la signora Black, anche perché è facilmente intuibile. La vera novità fu che Sirius, abbandonando di colpo il mutismo a oltranza che aveva adottato fino a quel momento, le rispose per le rime quando la madre iniziò ad esagerare.
    “Prima di tutto” disse lui per mettere le cose in chiaro, “Grifondoro non è una brutta Casa. Secondo, ci sono anche persone simpatiche e se non hanno il sangue puro non è certo colpa loro”.
    “Lo sapevo, lo sapevo che stare in mezzo alla feccia ti avrebbe danneggiato il cervello! Sai una cosa, Sirius? Fai come ti pare. Vuoi fare la fine di tua cugina? Sei liberissimo di farlo”.
La minaccia qui era implicita, ma c’era: se solo Sirius si fosse azzardato a prenderla alla lettera, se ne sarebbe pentito amaramente.
    “Fai quello che vuoi, frequenta Sanguesporco e schifosi Babbani, tanto peggio di così non può andarti, ma non provare a plagiare anche tuo fratello, altrimenti giuro che ti caccio da questa casa seduta stante. Stai alla larga da Regulus!”
In quel momento Regulus sarebbe voluto essere sordo molto volentieri. Odiava sentire sua madre gridare in quel modo: era una cosa che lo metteva in agitazione e ne aveva quasi paura.
   Di certo non creava l’atmosfera giusta per le vacanze di Natale. Irritato da tutto quel frastuono, cercò di nascondere la testa sotto il cuscino, ma la rabbia di Walburga non si affievoliva.
   Fu con immenso sollievo che udì la frase conclusiva:
    “Torna in camera tua e non uscirne. Non voglio più vederti fino a domani a pranzo!”
Sirius obbedì sbattendo la porta. Un attimo prima Regulus, che si era affacciato sul pianerottolo, ebbe la certezza di aver visto il chiaro segno rosso di uno schiaffo sulla guancia del fratello, che però aveva resistito fino a quel momento alla reazione di scoppiare a piangere.
   All’inizio fu tentato di andare a bussare alla porta, ma poi lasciò perdere: a Sirius non avrebbe fatto piacere, almeno secondo lui.
   In realtà non si era mai sbagliato più di così.
   Dopo cena, che consumarono senza il fratello, Regulus era intenzionato ad andare subito a dormire, per dimenticare quella giornata da incubo, quando la porta della stanza di Sirius si aprì leggermente.
    “Reg?”
    “Che cosa vuoi?” disse Regulus, stupito del fatto che ora si fosse degnato di parlargli.
    “Entra un attimo” rispose Sirius, dando una grande prova di pazienza: il suo primo istinto sarebbe stato quello di richiudere la porta.
Regulus entrò nella stanza di malavoglia.
   Che cosa vuole adesso?
    “Lo so che Natale è domani” esordì Sirius, aprendo il baule ancora intatto. “Ma mi sa che i tuoi genitori non sarebbero contenti di vedere questa cosa. Potrebbe essere stata infettata da schifosi Sanguesporco”.
Regulus non capì di cosa stesse parlando finché non si ritrovò davanti Sirius che gli porgeva un regalo impacchettato.
   Lo stupore fu così grande che rimase per parecchio tempo fermo impalato a bocca aperta: era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.
    “Guarda che scherzavo, non è infetto” disse Sirius. “Ma se non lo vuoi, me lo tengo io”.
    “No…”
Regulus scartò il regalo, che si rivelò un pacco enorme di Piume di Zucchero, le sue preferite, tra l’altro rarissime da trovare. Quando era ancora nella famiglia, Andromeda gliele mandava tante, ma adesso erano secoli che non le assaggiava più.
    “Ma… Queste sono in vendita solo a Hogsmeade! Come hai fatto ad andarci? Quelli del primo anno non possono”.
Sirius rispose con un sorrisetto enigmatico.
    “Eh, sapessi…”
Regulus preferì non sapere: chissà quante regole aveva infranto per andare a comprare quel regalo proprio a lui, che invece credeva di essere stato dimenticato.
   Che stupido sono stato, pensò.
Per dimostragli la propria riconoscenza, gli offrì almeno metà della confezione, visto che Sirius era stato costretto a saltare la cena, e di colpo quella giornata non gli parve più tanto pessima.
 
Presto però Regulus trovò altri problemi cui pensare: evidentemente non riusciva mai a darsi pace.
   Una di quelle sere, mentre passava davanti alla porta del salotto, gli capitò di ascoltare uno stralcio di conversazione tra i suoi genitori.
    “Lo dici tu. E se succedesse davvero?” stava chiedendo Orion, cupo.
    “Non può accadere! Regulus non è come suo fratello” rispose Walburga.
    “Ne sei proprio così sicura? Nemmeno io avrei mai creduto che Sirius capitasse in un’altra Casa. E ora temo che anche l’altro possa essere Smistato a Grifondoro”.
    “Non dirlo neanche per scherzo! Se davvero diventassero dei Grifondoro tutti e due, vorrebbe dire che abbiamo fallito tutto. Addio stirpe dei Black, tutti Purosangue e Serpeverde…”
    “Questo è il guaio: non siamo veramente certi che Regulus possa scegliere la strada giusta…”
Regulus si ritrasse dalla porta di colpo, come se si fosse scottato.
   Era questo che pensavano? Che anche lui li avrebbe delusi?
   Da quando era piccolo, si era sempre immaginato a Serpeverde, senza considerare affatto la possibilità di finire in un’altra Casa. In fondo, a quanto ne sapeva, era il Cappello Parlante a scegliere.
   Assalito dall’angoscia, non riuscì a stare calmo per tutto il giorno. L’ultima cosa che avrebbe voluto vedere su di sé era lo stesso sguardo che i suoi genitori rivolgevano ogni volta a Sirius.
   Lui a Grifondoro… Era una prospettiva terrificante. Magari, pensava, in quel momento decine di ragazzini avrebbero dato qualsiasi cosa per essere dei Grifondoro; lui invece avrebbe dato lo stesso per non sentirne nemmeno l’odore. Certo, aveva sempre sperato di finire insieme a Sirius, ma quando ancora credeva che il maggiore sarebbe stato un Serpeverde. E, se era vero che il sangue li accomunava, avrebbe potuto raggiungerlo presto nella Casa dei rinnegati.
   Quella notte non riuscì a chiudere occhio. Rimase sdraiato sul suo letto per parecchie ore a rimuginare sul discorso che i suoi genitori avevano fatto. Essere la loro seconda delusione sarebbe stato davvero troppo.
   Mentre si rigirava, cercando di trovare una posizione che gli conciliasse il sonno, non faceva che pensare al suo Smistamento: mancavano tanti mesi, ma già il solo pensiero lo torturava.
Quando finalmente riuscì ad addormentarsi, si ritrovò immerso in un incubo dai colori rosso e oro, da cui sarebbe uscito soltanto il settembre successivo.





01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Sono arrivata a 100 recensioni, perciò non posso fare altro che ringraziarvi e stavolta risponderò a tutti!

Pepesale: Voldemort ha sempre esercitato un fascino magnetico anche sugli altri bambini all'orfanotrofio perciò non deve stupirti che abbia ammaliato anche Regulus. Sono contenta che ti sia piaciuto Digby! XD
lyrapotter: sì, Alphard è proprio un mito e in questa storia, anche se non comparirà spessissimo, non sarà mai un personaggio marginale, anzi, tutt'altro.
Alohomora: spero che ti sia piaciuto Sirius in questo capitolo. Non ho ancora intenzione di farlo allontanare da Regulus!
dirkfelpy89: dai che l'attesa per Hogwarts è finita! Dal prossimo capitolo dovrebbe comincare una nuova vita per Regulus!
malandrina4ever: se Regulus e James diventeranno rivali? Direi che al confronto le partite tra Harry e Draco saranno dispetti da bambini! Ci saranno lotte all'ultimo sangue per la conquista del Boccino! Promemoria per me: devo essere imparziale, devo essere imparziale...
_Mary: vedo che Alphard ha riscosso molto successo! E spero anche di rendere Kreacher un po' meno antipatico di come appare nel quinto libro!
Lady Lily: l'attesa è finita, se è per questo. Non so ancora quando aggiornerò, ma alla prossima ci sarà la tanto sospirata partenza per Hogwarts.
Grazie anche a ThePiratesSDaughter per la recensione a X Agosto!

Restate sintonizzati perchè nel prossimo capitolo sarà Regulus a prendere il treno! Ci saranno personaggi nuovi e "vecchi" (per chi mi ha seguito nella storia precedente) visto che non mi andava di abbandonare le idee che mi hanno tanto entusiasmato.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Hogwarts ***


efp

Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 44: Desiderio

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Hogwarts

Photobucket

1° settembre 1972

Il Binario Nove e Tre Quarti era affollato di studenti e genitori che si affrettavano da una parte e dall’altra, versi di gufi e altri animali che si mescolavano alle risate e ai saluti degli amici che si incontravano di nuovo.
   In mezzo a tutto quel caos, Regulus si sentiva piuttosto intimidito, oltre che nervoso. Se in precedenza aveva creduto che la sua partenza per Hogwarts sarebbe stato il momento più felice della sua vita si era sbagliato di grosso.
   Il suo pensiero fisso era la cerimonia dello Smistamento. Da una parte non vedeva l’ora di affrontarlo e togliersi quel peso dal cuore, dall’altra tuttavia temeva che il responso fosse stato diverso da quello che desiderava.
   Alla sua agitazione contribuivano anche altri fattori più comuni e normali per un ragazzino che comincia una nuova vita.
   Per Sirius probabilmente tutti questi problemi erano inesistenti, oppure si era già dimenticato di cosa volesse dire salire su quel treno per la prima volta in assoluto.
    “Reg, stai male? Sembri uno che va al patibolo e non un futuro studente di Hogwarts!” gli disse il fratello dandogli una pacca sulla spalla.
    “Lascia stare tuo fratello” lo ammonì Walburga, senza fare neanche lo sforzo di capire che Sirius voleva soltanto sollevargli il morale.
Quello sbuffò irritato.
   Regulus cercò di calmarsi, per evitare altre discussioni tra Sirius e i genitori i quali, nel frattempo, avevano salutato gli zii, che accompagnavano Narcissa al suo settimo e ultimo anno di scuola.
   Mentre guardava la cugina, Regulus si sentì di ammirarla. Era la Serpeverde perfetta per eccellenza: sicuramente non aveva mai avuto il minimo dubbio sulla Casa in cui sarebbe stata smistata.
   In realtà, nemmeno lui aveva dubbi su quel che voleva, ma non era affatto sicuro che il Cappello Parlante avrebbe dato retta ai suoi desideri.
   Tanto per distrarlo, Sirius gli diede una gomitata, indicandogli un gruppetto di persone accanto a loro.
    “Guarda quello!” disse con aria divertita.
Regulus vide una donna sola che parlava al figlio, un ragazzino lentigginoso, chiaramente del primo anno, dall’aria imbarazzata.
   In effetti, ne aveva tutti i motivi: i capelli biondo paglia erano pettinati e impomatati così perfettamente da sembrare innaturali; anche il vestito non presentava la minima piega. Era talmente preciso da sembrare una statua di cera.
   Regulus, che non era certo un tipo disordinato, al confronto si sentì sciatto.
   Non ebbe il tempo di commentare perché il treno fischiò. Quasi non udì le raccomandazioni dei genitori di scrivergli, fare i compiti, comportarsi bene e, soprattutto, essere smistato a Serpeverde, convinto che un’altra dose di stress gli sarebbe stata fatale.
   Quando il treno partì, Regulus continuò a guardare fuori dal finestrino finché la stazione non sparì dietro alla curva.
    “Reg, sorridi un po’, o potrei pensare che preferiresti restare a casa” gli disse Sirius, per poi aggiungere: “Ah, guarda, ti presento delle persone”.
Infatti si erano appena avvicinati tre Grifondoro, e Regulus non dovette sforzarsi per capire di chi si trattasse, a giudicare dall’entusiasmo con cui esclamarono:
    “Sirius!”
    “Ehi! Come va? Questo è mio fratello Regulus”.
    “Ah, sei tu, allora” esordì quello che sembrava il più tranquillo di tutti, rivolgendosi direttamente a Regulus. “Sono Remus Lupin. È un piacere conoscerti”.
Diversamente da quanto si era aspettato, quel Lupin gli fece una buona impressione, o almeno migliore di Peter Minus, un piccoletto grassoccio dall’aria del tutto anonima, e ancora più di James Potter, che dimostrò subito di avere la delicatezza di un Erumpent, rivolgendosi a Sirius e commentando:
    “Davvero ha solo un anno in meno di te? Sembra molto più piccolo”.
    “Ha parlato la pertica!” lo canzonò Sirius, dando vita ad una lotta all’ultimo sangue a suon di finti calci e pugni.
Mentre Minus li osservava, tifando prima per l’uno e poi per l’altro, a seconda di chi sembrava avere momentaneamente la meglio, Lupin cercava di attirare la loro attenzione, invano.
    “Ragazzi? Avete finito di fare i bambini piccoli? Pronto?... Lasciamo perdere” aggiunse con un sospiro. Poi si rivolse nuovamente a Regulus. “Puoi venire nel nostro scompartimento, se ti va”.
    “Eh, no, grazie. Credo che ne cercherò un altro” rispose lui, che aveva già capito di avere pochi argomenti di conversazione con loro.
Voleva trovare qualcuno del primo anno, anche perché non poteva certo attaccarsi a Narcissa come un moccioso spaurito, in mezzo a tutti i suoi amici del settimo anno.
   Si era appena incamminato nel corridoio quando, da una porta in fondo che doveva essere il bagno dei ragazzi, vide uscire il ragazzo precisino che aveva notato sul binario. Adesso però non era più tanto perfetto: lontano dal controllo della madre, aveva già provveduto a mettersi la divisa e si era acconciato i capelli in un modo più umano.
   Regulus lo vide entrare in uno scompartimento poco più avanti così, quando vide che il ragazzino era solo, bussò.
    “C’è posto?” chiese.
    “Ehm, sì, entra pure” rispose quello, osservandolo poi mentre collocava il baule in un angolo e si sedeva. “Come ti chiami?”
    “Regulus Black. E tu?”
    “Bartemius Crouch junior, ma tutti mi chiamano Barty” si presentò quello.
    “Sei il figlio di Barty Crouch? Il Capo del Dipartimento per l'Applicazione delle Leggi Magiche?” chiese Regulus, che ne aveva sentito parlare, anche se non sempre in termini lusinghieri, in particolare da Bellatrix. Lo conosceva di fama, soprattutto perché molti erano sicuri che prima o poi sarebbe diventato Ministro della Magia.
    “Sì, proprio lui…” rispose Barty e, leggendo negli occhi di Regulus una domanda inespressa, aggiunse: “Lui non mi ha potuto accompagnare perché ha molto da fare col suo lavoro”.
Sembrava desideroso di giustificare l’assenza del padre quella mattina, e la sua espressione imbarazzata creò un’atmosfera stranamente tesa.
   Regulus, per discrezione, non commentò.
   La fatica di trovare un altro argomento gli fu risparmiata da una ragazzina minuta, che entrò a tutta velocità nello scompartimento, senza bussare né chiedere alcun permesso, come se stesse scappando da qualcuno. I due la guardarono con perplessità.
   Lei rimase nascosta fino a che un gruppo di studentesse grandi e dall’aria minacciosa non superarono la loro porta; dopo di che si voltò.
    “Scusate, mi stavano inseguendo e le loro intenzioni erano poco amichevoli” spiegò.
    “Come mai?” chiese Barty.
    “Una di loro è inciampata sul mio baule. Io mi sono scusata e ho detto che non era colpa mia se aveva i piedi lunghi. Però si è offesa e mi ha scagliato dietro la sua banda. Certa gente è proprio permalosa” commentò scuotendo la testa. “Bè, dovrò andare a riprendermi il baule. Vi dispiace se poi prendo posto qui?”
    “Fai pure” rispose Regulus, stordito da tutte quelle chiacchiere.
La ragazzina uscì e tornò poco dopo, trascinando il proprio baule. Poi si sedette vicino al finestrino.
   Ora che era riuscita nell’impresa di restare ferma per cinque secondi, Regulus poté finalmente guardarla in faccia. Aveva gli occhi scurissimi, quasi neri come i capelli mossi e molto lunghi.
    “Mi chiamo Rachel Queen” si presentò lei.
    “Io sono Regulus Black e lui è Barty Crouch”.
    “Crouch? Sei il figlio di…?” esordì quella ma l’altro la interruppe.
    “Sì, sì, sono suo figlio” rispose con un misto di noia e irritazione.
Calò di nuovo un altro silenzio, interrotto presto da Rachel, che formulò un’altra domanda sgradita.
    “In quale Casa volete essere Smistati?”
    “Io a Serpeverde” rispose Regulus, ansioso di passare presto ad un altro argomento.
    “I miei vorrebbero che finissi a Corvonero” disse Barty. “Però nella mia famiglia c’è un ramo di Serpeverde. Forse finiremo tutti lì”.
    “Può darsi” rispose Rachel. “Anche io preferirei Serpeverde, come mio padre. Però mia madre è stata una Grifondoro, quindi potrei andare anche là”.
    “E si sono sposati?” chiese Regulus, incredulo.
    “Certo, non è mica vietato” fece lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Per tutta la durata del viaggio, nessun altro entrò nel loro scompartimento.
   Regulus riuscì a distrarsi e si rassicurò nel condividere quasi le stesse paure con altri futuri studenti, la cui sorte doveva essere ancora decisa; se fosse rimasto con Sirius, avrebbe visto stemmi di Grifondoro dappertutto.
   Prima che potesse rendersene conto, si fece sera e il treno cominciò a rallentare. Regulus sentì un’improvvisa stretta allo stomaco dovuta all’ansia e si pentì di aver mangiato tutti quei dolci che la strega col carrello aveva portato a ora di pranzo: aveva voglia di vomitare.
    “Stai bene? Sei pallidissimo” gli disse Rachel.
Lui non aprì bocca per evitare spiacevoli conseguenze, limitandosi a scrollare le spalle.
   Regulus e gli studenti del primo anno furono scortati dai Prefetti verso un uomo talmente enorme che la testa sfiorava il soffitto e che disse di chiamarsi Hagrid.
   Regulus comunque era così agitato che a mala pena si accorse di quello che faceva. Insieme a Barty e Rachel salì su una barchetta, attraversando un esteso lago le cui rive lambivano le pendici di un monte sulla cui sommità svettava il castello di Hogwarts.
   Per un attimo riuscì a non pensare allo Smistamento: neanche nelle sue fantasticherie degli anni precedenti si era aspettato che la scuola fosse così imponente. Anche tutti gli altri del primo anno erano ammutoliti per la sorpresa.
   Una volta sbarcati, seguirono Hagrid attraverso un portone di quercia e una sala d’ingresso.
   Quando entrarono nella Sala Grande, dove tutti gli studenti di Hogwarts sedevano ai rispettivi tavoli e li guardavano, molti furono presi dal panico. Una ragazzina da qualche parte dietro Regulus emise un gemito soffocato.
   Il gruppetto si fermò davanti ad uno sgabello che ospitava il cappello più brutto e logoro che ci si possa immaginare. Mentre una professoressa spiegava la procedura dello Smistamento, Regulus gettò un’occhiata al tavolo di Grifondoro e Sirius lo salutò con un’espressione di incoraggiamento.
   Il primo studente fu chiamato, ma Regulus era distratto dal pensiero che, forse, a suo fratello avrebbe fatto piacere condividere la stessa Casa con lui. Non fece in tempo a darsi una risposta che sentì il proprio nome forte e chiaro:
    “Black, Regulus”.
Quasi si era dimenticato che sarebbe stato chiamato tra i primi. Non sapeva da dove avesse preso la forza di fare quei due passi verso lo sgabello, sul quale si sedette tremando.
   Un Black anche quest’anno, gli sussurrò all’orecchio la voce del Cappello Parlante. Siete una famiglia strana, perciò ti farò una domanda. Quale Casa vorresti fosse la tua?
    “Serpeverde” rispose Regulus senza alcuna esitazione.
   Ne sei proprio sicuro? Vedo come sei fatto. Non sei molto sicuro di te. Faresti qualsiasi cosa per rendere felice la tua famiglia ma non sono convinto che questo sia il tuo desiderio.
    “Ma certo che lo è! Ti prego, mandami a Serpeverde!” bisbigliò Regulus terrorizzato.
   Non posso obbligarti a fare una scelta che non vuoi ma sappi che nel profondo di te stesso hai un coraggio che nessuno si aspetterebbe. Non lo conosci ancora, ma lo tirerai fuori quando sarà il momento. Sei proprio certo di non voler seguire tuo fratello?
   “S-sì… Se tu lo avessi mandato a Serpeverde non avresti creato tutti questi problemi”.
   Così sarebbe colpa mia? Ti pareva. Sirius è già pronto per tirare fuori il coraggio che ha. Tu invece no. Ma prima o poi lo farai. Intanto vedrò di accontentarti…
    “SERPEVERDE!”
Sentire quella parola detta ad alta voce a tutta la Sala fu una liberazione e per Regulus, che fece il primo vero sorriso della giornata mentre consegnava il Cappello alla professoressa McGranitt e si dirigeva al tavolo dei Serpeverde, che lo accolsero con un grande applauso.
   Narcissa obbligò il suo vicino a lasciare il posto libero e fece sedere Regulus accanto a sé.
    “Bravo, sono veramente contenta!” esclamò premiandolo con uno dei suoi rari abbracci.
Regulus lanciò un’altra occhiata a Sirius. Non sembrava affatto sorpreso e si limitò a rivolgergli un’espressione irrisoria.
   Il sollievo provocato dal fatto che il fratello non ci fosse rimasto male fu quasi più grande di quello dello Smistamento.
   Di colpo Regulus si sentì molto più allegro e seguì volentieri il resto della cerimonia.
   Molti furono sorpresi quando Barty Crouch fu a sua volta Smistato a Serpeverde, anche se non tutti: come aveva già detto, la sua famiglia proveniva da radici di quella Casa, che tra l’altro aveva una lontana parentela con i Black, come tutte le famiglia Purosangue.
   Rachel Queen invece rimase sotto il Cappello Parlante per un quarto d’ora buono. A quanto pareva, era molto indecisa. Alla fine, quando ormai tutti avevano perso ogni speranza, anche lei finì a Serpeverde.
    “Che cosa vi siete detti per tutto questo tempo?” le chiese Barty, con gli occhi che gli si chiudevano per la noia.
    “Ero indecisa tra Grifondoro e Serpeverde” spiegò lei. “Il Cappello mi ha stupito quando mi ha detto che non sono stata l’unica. Chissà chi era l’altro…”
   Regulus arrossì di colpo e afferrò il bicchiere, che si era appena riempito, per evitare gli sguardi degli altri due, deciso a portarsi il ricordo della conversazione avuta col Cappello Parlante fin dentro la tomba.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Per chi non lo sapesse, Rachel Queen è un personaggio inventato da me nella storia precedente. Per chi lo sa, spero che abbiate apprezzato il suo ritorno!
All'inizio credevo di dividere questo capitolo in due, ma poi mi sono detta che se Regulus avesse aspettato un po' di più avrebbe avuto una crisi di nervi. Tra lui e James si parte già col piede sbagliato: in fondo Regulus è anche piuttosto prevenuto... Quanto a me, cercherò di trattarlo bene, lo prometto...anche se non gli permetterò di prendere sempre il Boccino! XD
Vi do il permesso, anzi ve lo imploro, di avvertirmi se divento troppo buona con Barty junior: la mia antipatia nei confronti del padre potrebbe accecarmi!

Alohomora: sì, proprio finalmente! Non vedevo l'ora di cominciare la parte di Hogwarts! Spero che lo Smistamento ti sia piaciuto. Come vedi, sto ancora cercando di posticipare il momento in cui Sirius e Regulus non saranno più pappa e ciccia...
_Mary: hai indovinato... bè, non ci voleva una scienza a parte per capire che sarebbe stata Rachel a tornare, in effetti!
lyrapotter: hai ragione, certe volte mi verrebbe una voglia di uccidere i signori Black...Grrr! Povero Sirius. Riguardo a Rachel, hai indovinato anche tu!
Pervinca Potter 97: non preoccuparti, e bentornata!
Pepesale: complimenti per avere recuperato tutti i capitoli persi e soprattutto per averli recensiti! Forse Ted Tonks può essere stato il motivo scatenante dell'antipatia nei confronti dei Babbani, ma che ancora deve diventare odio, purtroppo... Lo so che Phineas ti fa ridere, e riapparirà, su questo non ci sono dubbi!
malandrina4ever: ho deciso che Sirius avrebbe accettato lo Smistamento del fratello dopo avere letto la tua recensione che mi ha colpito molto! E poi, si sa, ogni scusa è buona per farli restare in buoni rapporti ancora un po'!
MEISSA_S: ciao, già che ci sono, ne approfitto per chiederti come procede la tua storia. Ho letto il capitolo avviso ma comunque spero che aggiornerai presto! Mi manca leggere That love...!
dirkfelpy89: mi è proprio dispiaciuto descrivere la rottura tra Sirius e i genitori, ma prima o poi andava scritta...Uffi. Nemmeno Regulus ne è molto felice.
Penny Black: sono convinta anche io che le fisse dei coniugi Black siano stati la causa della rovina di quella famiglia.

Alla prossima e grazie a Nabiki93 per la recensione al Diario!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Inizio ***


efp

Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 36: Nascosto

Rating: Verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Inizio

Photobucket

La sala comune di Serpeverde, le cui alte pareti di pietra erano decorate da stendardi verdi e argentati, era costantemente illuminata da una soffusa luce verde che filtrava attraverso le finte finestre; la luce era dovuta alla posizione della sala, proprio sotto il lago che Regulus e gli altri studenti del primo anno avevano attraversato la sera precedente. Il camino di marmo nero era talmente grande che da solo riusciva a scaldare non solo tutta la vasta sala comune, ma anche il lungo corridoio che la collegava all’entrata. Un paio di divani e alcune poltrone, rivestiti di pelle nera, erano posti proprio di fronte al camino, ma non tutti potevano permettersi il lusso di usufruirne, come quelli del primo anno sperimentarono sulla loro pelle.
   La sera stessa dello Smistamento, infatti, Regulus e gli altri non avevano alcuna voglia di andare a dormire, così si erano seduti sul divano centrale con l’intenzione di chiacchierare un altro po’.
   Dopo alcuni minuti tuttavia furono raggiunti da tre imponenti ragazzi del settimo anno, che esordirono in questo modo:
    “Via tutti, quel divano è prenotato”.
    “E da chi?” domandò Rachel Queen. “Qui non c’è scritto il nome di nessuno, mi sembra”.
    “Non ti conviene fare la spiritosa, piccoletta” la minacciò uno di loro.
Lei lo fissò astiosamente per parecchi secondi in segno di sfida e Regulus si sentì in dovere di dire qualcosa: non era dignitoso che quella ragazzina tenesse testa a quei tre mentre lui e Barty restavano muti.
    “Siamo arrivati prima noi” disse, pentendosene un attimo dopo.
I tre ragazzi infatti stavano per passare alle maniere forti, quando fortunatamente intervenne Narcissa la quale, senza scomporsi minimamente, si rivolse ai tre con un tono gelido:
    “Vaisey, Davey e Rosier, sappiate che chi tocca mio cugino avrà una punizione che non si scorderà più per il resto della sua vita”.
Di colpo i tre divennero teneri come agnellini.
    “Scusa, Narcissa, non sapevamo che si trattasse di tuo cugino. Però assicurati che gli altri mocciosi sappiano che questo divano è nostro”.
    “Lo farò, ma per questa sera credo che possiate fare un’eccezione e sedervi sul divano accanto” concluse Narcissa.
Regulus non conosceva questo lato autoritario della cugina minore e non sapeva perché tutti gli altri avessero soggezione di lei: forse perché la fama inquietante di sua sorella Bellatrix era ancora diffusa tra i Serpeverde, oppure per il fatto che fosse fidanzata con Lucius Malfoy che, sebbene non frequentasse più Hogwarts, era trattato con timoroso rispetto. Sta di fatto che per quella sera i Vaisey, Davey e Rosier dovettero accontentarsi di cambiare posto.
   La mattina seguente Regulus fu il primo ad alzarsi e a uscire dalla sala comune. Voleva affrettarsi a fare colazione e godersi l’inizio del suo primo anno a Hogwarts, impaziente di usare la bacchetta magica comperata a Diagon Alley. Mentre risaliva le scalinata che dai sotterranei conduceva all’ingresso, gli capitò di incrociare Sirius, il quale si congedò dai suoi amici e lo raggiunse.
    “Allora, come si sta a Serpeverde?” gli chiese, con un misto di ironia e scetticismo.
    “Benissimo” rispose Regulus, esagerando di proposito.
    “Buon per te. Sei fortunato: dalla tua sala comune si può arrivare fin qui senza perdersi. Però non ti consiglio di vagare per il resto del castello da solo. L’anno scorso sono arrivato tardi alla primissima lezione per essermi intestardito a non chiedere indicazioni”.
    “Allora chiederò a qualcuno” rispose Regulus.
I due entrarono in Sala Grande e Sirius, prima di dirigersi al tavolo dei Grifondoro, lanciò un’occhiata a quello di Serpeverde e ghignò:
    “Stanno distribuendo gli orari. Ti lascio in pasto al vecchio tricheco…”
Senza capire il significato di quell’affermazione, Regulus andò al proprio tavolo e si sedette proprio nel momento in cui il Direttore della sua Casa, che effettivamente somigliava ad un tricheco a causa dei suoi baffi e della pancia rotonda, gli consegnava il foglio con gli orari delle lezioni. Regulus si accorse che l’uomo si era fermato e lo fissava con la stessa aria famelica di un leone che ha avvistato una gazzella.
    “Signor Black!” esordì quello entusiasta. “Sono davvero felice di averti nella mia Casa. L’anno scorso speravo tanto di ottenere tuo fratello, e invece mi sono quasi preso un colpo quando la professoressa McGranitt me lo ha soffiato sotto il naso!”
Regulus non aveva ancora capito bene se l’insegnante stesse parlando di Sirius o di un Boccino d’Oro, ma quello continuò a parlargli.
    “Sono Horace Lumacorno, insegnante di Pozioni. Spero che la mia materia ti piaccia. Ma non è questo che volevo dirti. Sai, non so se tuo fratello te ne ha parlato, ma alcuni fine settimana sono solito organizzare delle cene nel mio ufficio con alcuni studenti scelti da me. Se vorrai partecipare, ne sarei onorato”.
    “Ehm, d’accordo…” rispose Regulus perplesso.
    “Fantastico! Spero che anche Barty Crouch voglia venire. Suo padre è una persona davvero importante, lo sai? Ho notato che state diventando amici, vero?”
E, continuando a chiacchierare anche con altri studenti, riprese a distribuire gli orari.
   Che tipo strano, pensò Regulus.
Tuttavia, non ebbe molto tempo per pensarci perché poco dopo, con la posta del mattino, gli giunse una lettera da parte dei suoi genitori, che si congratulavano con lui per il risultato positivo dello Smistamento. Al contrario, quando Barty lo raggiunse e lesse la lettera dei suoi, si incupì.
    “Tuo padre non è contento della tua Casa?” gli chiese Rachel.
    “No. Dice che una vasta percentuale della popolazione magica considera i Serpeverde come maghi oscuri e che io, in quanto figlio del Capo del Dipartimento per l'Applicazione delle Leggi Magiche, sarei dovuto finire in una Casa diversa” rispose lui abbattuto.
    “Quante storie per una Casa!” esclamò lei scrollando la testa e controllando il suo orario. “In prima ora abbiamo Incantesimi. Voi sapete dove si trova l’aula?”
    “No” disse Regulus, “però lo posso chiedere a mio fratello”.
    “Sarebbe quello che sta uscendo in questo momento?”
In effetti, Sirius era appena uscito dalla Sala Grande insieme ai suoi amici. Qualcosa dentro Regulus gli impedì di scapicollarsi per raggiungerlo: non sapeva perché, ma non gli andava di corrergli dietro per farsi accompagnare, facendo la figura del bambino spaurito davanti a Potter, Lupin e Minus.
    “Bè, poco male. Chiediamo a qualcun altro... Scusa?” disse Rachel, alzandosi in piedi e fermando un Serpeverde del secondo anno che si stava a sua volta avviando verso la porta. “Puoi dirci come possiamo raggiungere l’aula di Incantesimi?”
Il ragazzo parve ridestarsi dalle proprie fantasticherie. Aveva un aspetto malsano: era magro e curvo, con dei capelli scuri e unti e un lungo naso a becco. Tuttavia rispose con gentilezza.
    “Se volete posso portarvi io. Sto andando a Trasfigurazione e l’aula è di fronte a quella di Incantesimi”.
    “Grazie mille, ci faresti un grosso favore” disse Barty sollevato. “Non vorrei arrivare tardi proprio alla prima lezione”.
Così tutti e quattro si incamminarono fuori dalla porta.
    “Mi chiamo Severus Piton” disse la loro guida improvvisata. “Voi?”
Loro si presentarono ma, non appena Piton udì il cognome “Black”, lanciò a Regulus un’occhiata molto diffidente e colma di rancore.
    “Sei il fratello di Sirius Black?” gli chiese, abbandonando di colpo il tono gentile per assumerne uno più aggressivo.
    “Sì, perché?” rispose Regulus perplesso.
Piton esibì una smorfia di disprezzo e disse:
    “Non vorrei essere al tuo posto… Convivere con quell’idiota non deve essere facile”.
Regulus si sentì improvvisamente irritato. D’accordo, anche lui lo chiamava spesso idiota, ma chi era quel Piton per prendersi quella libertà?
Non si era neanche accorto di essersi fermato. Anche Piton aveva fatto lo stesso. Rachel e Barty li osservavano, incerti.
    “Non è un idiota…!”
La voce gli era uscita molto più flebile e acuta di quanto avesse voluto. Aveva il viso in fiamme per l’imbarazzo e il battito accelerato: non era affatto abituato ad alzare la voce in mezzo ad un corridoio pieno di persone.
   Il viso pallido di Piton si chiazzò a sua volta di rosso, ma il suo sguardo restò impassibile.
    “Pensala come vuoi. Ma quando vedrai all’opera lui e i suoi amichetti non lo difenderai più a spada tratta, fidati” rispose.
    “Anche se fosse, non sono affari tuoi” replicò Regulus.
    “Purtroppo lo sono, invece”.
    “Sentite, è proprio necessario?” intervenne Barty, guardandosi intorno innervosito.
In effetti, molti studenti rallentavano il passo per vedere cosa stesse succedendo.
Regulus arrossì ancora di più ma voleva farla pagare a quel Piton. Al momento non gli interessava che appartenesse alla sua stessa Casa: stringeva la mano intorno alla bacchetta, quasi dimentico del fatto che ancora non la sapeva usare. Aveva la forte tentazione di piantarli in asso e arrivare all’aula di Incantesimi per fatti suoi senza dovere niente a quello sconosciuto che pretendeva di elargire giudizi per tutta la scuola.
   Anche alcuni personaggi dipinti nei ritratti appesi alla parete stavano cominciando a bisbigliare incuriositi e improvvisamente Regulus esitò. Non era questo il comportamento che avrebbe dovuto assumere. Che cosa voleva fare, attaccare briga il primo giorno di scuola e farsi punire? Dopo che i suoi genitori avevano riposto tanta fiducia in lui, dopo che aveva promesso loro che si sarebbe comportato bene? Allentò la stretta intorno alla bacchetta e si rilassò.
   Piton non fece commenti e tornò a rivolgersi agli altri due:
    “Allora, proseguiamo?”
Loro lo seguirono fino all’aula di Incantesimi, Regulus alla retroguardia, abbattuto. Non si sentiva la coscienza a posto: quel ragazzo aveva insultato Sirius e lui non aveva fatto niente per fargli rimangiare quelle parole.
   Gli capitò di ripensare con sarcasmo alle parole del Cappello Parlante.
   Stai perdendo colpi, Cappello. Io coraggioso? Ma se ho paura di rispondere per le rime al primo che mi capita!
    “Ci sei?” gli chiese Rachel, sventolandogli la mano davanti agli occhi.
Regulus si destò dalla sua fantasticheria, per poi scoprire che Severus Piton se ne era già andato, perciò non avrebbe avuto modo di chiarirgli le idee neanche se avesse voluto.
Stava cercando qualcosa di intelligente da dire, quando Barty indicò la parete alle sue spalle e disse:
    “Ehi, che sta succedendo in quel quadro?”
I tre si voltarono a guardare.
   Un gruppo di streghe intente a tessere un tappeto volante inveivano contro un mago anziano che aveva fatto irruzione nella loro cornice, e cercavano di spingerlo fuori in malo modo.
    “Signore, vi consiglio di non trattarmi in questo modo. Non sapete chi sono io!” protestava il mago in tono arrogante.
Ma una di quelle lo spinse fuori e l’uomo si ritrovò nel quadro accanto, in mezzo ad un pascolo di pecore.
    “Che maniere! Io…!” esordì quello ma non aggiunse altro: non appena incrociò gli sguardi dei tre ragazzini, sussultò e cercò invano di nascondersi dietro una delle pecore. “Dannazione!”
    “Che cosa fai?” gli chiese Regulus, che lo aveva riconosciuto.
Phineas Nigellus abbandonò il luogo in cui si era nascosto, con tutta l’aria di chi è stato colto in flagrante.
    “Io… niente…” mentì. “Oh, va bene! Mi stavo assicurando che ti comportassi bene e che non diventassi uno scavezzacollo come tuo fratello” ammise.
Regulus ne fu piuttosto irritato. Come, non si fidava di lui?
    “Bè, adesso puoi anche smettere di pedinarmi. Mi sto comportando fin troppo bene”.
    “Oh, lo vedo. Ma la prudenza non è mai troppa. Arrivederci, allora”.
E con una disinvoltura invidiabile, Phineas si diede alla macchia.
   Regulus si voltò, giusto in tempo per cogliere le risatine di Barty e Rachel un attimo prima che si tramutassero in finte espressioni indifferenti.
    “Vogliamo entrare o no?” sbottò, seccato per l’imbarazzo.
    “Giusto, ci aspetta la lezione di Incantesimi” disse Rachel, riprendendo il controllo di se stessa, a differenza di Barty, che continuò a tenere un’irritante smorfietta divertita per tutto il resto della mattinata.





01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Per alcuni di voi oggi è cominciata la scuola perciò dedico questo capitolo a voi che, nel momento in cui pubblico questo nuovo capitolo, state dormendo beatamente sul vostro banco, sognando ancora le vacanze... Ma non pensiamoci!

Lady Lily: un'idea più generale sui primi giorni di Regulus credo che la darò nel prossimo capitolo, oggi mi sono dilungata sulla prima mattinata...non ho il senso della misura!
Alohomora: ti ho già detto che mi ha fatto molto piacere sapere che lo scorso capitolo fosse il migliore, almeno per te, e spero che questo non contrasti troppo! Non so se ti è piaciuto il modo poco convenzionale con cui Regulus ha conosciuto Severus; li volevo fare diventare subito amici, ma mi diverto di più a complicare le cose! XD Riguardo a Barty, ancora devo farmi un'idea chiara di come poteva essere da piccolo, e infatti in questi giorni è il mio primo pensiero.
dirkfelpy89: sono contenta che tu abbia apprezzato sia il ritorno di Rachel che le parole del Cappello Parlante che si riveleranno vere, nonostante Regulus non voglia crederci.
Penny Black: grazie, mi fai arrossire! XD Ok, torniamo seri: ho scoperto che abbiamo più o meno gli stessi gusti perchè ci piacciono tutti i Black, esclusa Bellatrix! Brava, sono una famiglia imperfetta ma affascinante proprio per questo motivo.
_Mary: sì, e purtroppo sarò costretta a farlo "abbozzare" un sacco di volte invece di fare quello che veramente vuole, tranne che alla fine... ç_ç
lyrapotter: giusto, la pantegana non consideriamola nemmeno, perchè non solo è inutile ma fa pure danno...e che danno! è_é E lasciamo perdere anche i coniugi Black, che sanno fare i genitori quanto Barty senior, tanto per fare un esempio vicino...
malandrina4ever: certo, il Cappello poveretto dà sempre un'indicazione ma poi sono gli studenti a decidere...il buffo è che poi se si pentono della loro scelta se la prendono sempre con lui!
Aires_fly: ciao, benvenuta! Sono felice che ti piaccia questa storia. Anche io ho una grande passione per la famiglia Black, come si può ben vedere! Spero che continuerai a seguirmi.
Pepesale: ho deciso di inserire Phineas nell'ultimissima parte soprattutto per farti contenta, visto che lo adori! Te l'avevo detto che sarebbe tornato prima o poi! A me James piace solo da adulto, proprio nel momento in cui muore, purtroppo; prima non riesco assolutamente a farmelo piacere ma, in fondo, devo dire che se ne è andato lasciando una grande prova di coraggio come ricordo, questo devo ammetterlo! Come ho detto anche a qualcun altro, devo ancora decidere come caratterizzare Barty junior, ma ci penserò subito!
MEISSA_S: allora sono davvero curiosa di sapere come sarà il tuo Barty, perchè io ancora devo farmene un'idea più chiara. Solo che mi sa che non potrò aspettare che compaia nella tua storia perchè se hai scritto 50 capitoli solo per l'estate prima dell'arrivo di Sirius a Hogwarts, figuriamoci per il primo anno intero! Hai una fantasia illimitata, complimenti! Non vedo l'ora di sapere come finirà questa storia tra Mirzam e Sile o chiunque altra, ma soprattutto di rivedere Sirius!
PrincessArtemide: grazie della recensione, sono sicura che il Cappello Parlante inquadri tutti quasi a 360 gradi e di solito ci azzecca!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Nessuno è perfetto ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 45: Illusione

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Nessuno è perfetto

Photobucket

I primi giorni di lezione andarono alla grande per Regulus. Le materie erano mille volte meglio di quanto si fosse immaginato e, per di più, non aveva troppe difficoltà. Già dopo la prima settimana, la maggior parte degli insegnanti lo consideravano tra gli studenti più brillanti del suo anno e, naturalmente, Regulus ne fu davvero felice, soprattutto perché le voci erano giunte fino alle orecchie di Phineas Nigellus, il quale aveva ritenuto inutile continuare a pedinare il suo pronipote, ritenendosi soddisfatto di lui.
   Regulus non aveva una materia preferita in particolare, anche se gli facevano molto piacere i complimenti del professor Lumacorno a Pozioni; tuttavia aveva la sensazione che, se fosse stato uno studente qualunque, l’insegnante non lo avrebbe degnato di uno sguardo.
   Al contrario, la professoressa McGranitt non era solita elargire complimenti ai suoi studenti, neanche a quelli della sua stessa Casa. Forse i Serpeverde erano un po’ prevenuti nei confronti della donna, perché era la Direttrice dei Grifondoro, ma Trasfigurazione era la materia che Regulus temeva più di tutte: aveva sempre la sensazione che la McGranitt non si accontentasse mai.
   Quanto a Barty Crouch, preciso come era, si era già guadagnato la nomea di “secchione” da parte dei suoi compagni del primo anno. Non che fosse un genio. Era molto intelligente, ma di solito studiava come minimo il doppio di tutti gli altri, perciò i risultati erano a dir poco stupefacenti.
   Barty non era un tipo molto estroverso e tendeva a non raccontare i fatti suoi, ma certe volte gli scappavano delle frasi che lasciavano intuire quanto la sua situazione familiare fosse poco serena.
    “Io cerco di studiare tanto perché spero che in questo modo i miei genitori siano soddisfatti di me. Non so se puoi capire, ma per me è importante”.
    “Lo capisco eccome” rispose Regulus, che sentiva crescere la simpatia nei confronti di Barty ogni giorno di più.
A differenza di loro, Rachel non voleva dimostrare niente a nessuno della sua famiglia. Era la classica studentessa di cui gli insegnanti avrebbero parlato pronunciando la mitica, fatidica frase che accomunava, per una volta, maghi – Purosangue, Mezzosangue o Nati Babbani che fossero – e Babbani veri e propri, superando ogni differenza e oltrepassando ogni muro tra i due mondi:
   La ragazza ha le capacità, ma non si applica.
In effetti, Rachel preferiva di gran lunga giocare a Sparaschiocco, intraprendere battaglie a palle di neve, e fare scherzi alle Serpeverde con le quali condivideva il dormitorio, piuttosto che sedersi a tavolino e studiare.
   Tuttavia aveva un talento naturale per gli Incantesimi, in particolare quelli di duello. Alla seconda lezione di Difesa contro le Arti Oscure lanciò un Incantesimo di Disarmo così ben fatto che il professor Corcus, uomo dotato di una stazza men che meno imponente, atterrò un metro più in là col fondoschiena sul pavimento.
    “Ricordiamoci di non farla arrabbiare troppo” sussurrò Barty all’orecchio di Regulus, mentre gli altri studenti prendevano le distanze, impressionati.
   Quello in cui Regulus riusciva meglio era volare. Quando vi fu la prima lezione di Volo, la maggior parte degli studenti del primo anno non sapeva nemmeno salire su una scopa, perciò lui stupì tutti quando dimostrò di saper già fare il giro del parco senza cadere neanche una volta.
    “Wow, sei stato grande! Chi ti ha insegnato a volare così bene?” gli chiese Barty alla fine dell’ora.
    “Mio zio Alphard, l’anno scorso. Lui era nella squadra di Quidditch di Serpeverde, da studente” spiegò Regulus con un moto di orgoglio.
    “Anche io vorrei entrare nella squadra! Il Quidditch mi piace da morire. Per quale squadra tifi?”
    “Puddlemere United, ovvio” rispose Regulus.
    “No! Io tifo per le Vespe di Wimbourne”.
    “Che razza di gusti… E tu, Rachel?”
    “Io? Le Holyhead Harpies sono le migliori, secondo me” rispose lei. “E non fate quelle facce schifate!” aggiunse, vedendo le espressioni dei due ragazzini.
    “Ce ne fosse una che non tifa per le Harpies” bofonchiò Barty sottovoce per non farsi sentire da Rachel.
In quei giorni Regulus ebbe occasione per cambiare idea nei confronti di quel Severus Piton, che in un primo momento gli era stato antipatico. L’occasione si offrì per la prima cena del cosiddetto Lumaclub. Regulus non aveva molta voglia di andarci, ma Barty gli fece notare che sarebbe stato poco educato dare buca dopo aver accettato.
    “E poi Lumacorno sembrava contento come un ragazzino a Natale quando abbiamo detto di sì. Non vorrai mica ammazzargli l’entusiasmo?”
Così si diressero verso l’ufficio dell’insegnante insieme a Rachel, che il professore si era subito accaparrato non appena aveva saputo della sua bravura negli incantesimi.
   Trovare l’ufficio non fu facile. Cominciarono a vagare come tre anime in pena, fino a che non si persero del tutto.
    “E adesso?”
    “Dovrebbe essere da queste parti. Non aveva detto che era nei sotterranei?” chiese Barty, cercando di capirci qualcosa.
    “Facile a dirlo… questi sotterranei sono infiniti!” esclamò Rachel spazientita.
Ad un certo punto Regulus intravide un qualcosa di trasparente aleggiare in fondo al corridoio.
    “Ehm, ci sarebbe il Barone Sanguinario…” suggerì con un vago tremore, sperando che gli altri due bocciassero la sua proposta imprudente.
    “Hai ragione” disse invece Rachel. “Solo che io non l’ho mai sentito parlare, e voi?”
    “Ora che ci penso, no”.
Il Barone Sanguinario nel frattempo li aveva raggiunti. Rachel si fece coraggio e gli si rivolse in un tono gentile, cosa strana per lei.
    “Scusi, potrebbe aiutarci?”
    “Io aiuto solo i Serpeverde, quindi suppongo di sì” rispose il Barone. Aveva una voce profonda che li fece rabbrividire.
    “Grazie. Ci siamo persi e non sappiamo arrivare all’ufficio del professor Lumacorno…”
Senza permetterle di aggiungere altro, il Barone Sanguinario li guidò lungo altri corridoi, finché non si fermò davanti ad una porta e la indicò.
    “Grazie mille… Però, non è poi tanto male” commentò Rachel quando il fantasma ebbe svoltato l’angolo.
    “Oh no, certo. Sarebbe davvero un tipo simpatico, se non fosse per quelle macchie di sangue che ha addosso” commentò Barty con ironia.
I tre bussarono alla porta ed entrarono.
   Al centro dell’ufficio era apparecchiato un grande tavolo tondo, intorno al quale era seduta una decina di studenti, forse un po’ di più. Il professor Lumacorno fece gli onori di casa.
    “Benvenuti ragazzi, credevo che non sareste più venuti!” esclamò, raggiungendoli, e impedendo loro di aprire bocca. “Avete visto quanta gente, stasera? Di solito il mio Lumaclub conta al massimo sette ragazzi, ma in questi ultimi anni sembra esserci stata un’inflazione di talenti, dico bene? Sedetevi, sedetevi pure, così vi presento anche agli altri”.
A parte alcuni studenti più grandi, tra cui Narcissa e altri perfetti sconosciuti, Regulus riconobbe i due che erano seduti accanto a Sirius, ossia Lupin e Potter. Non fece a meno di notare che Minus non fosse stato invitato, il che lo rafforzò nella sua convinzione che non valesse uno zellino.
   Regulus ebbe un moto di fastidio quando vide che tra gli invitati vi era anche Severus Piton; quest’ultimo era seduto accanto ad una ragazzina dai capelli rossi. I due sembravano molto amici.
   Mentre il professor Lumacorno era ancora indaffarato con le presentazioni, Sirius si sporse verso suo fratello e gli sussurrò all’orecchio:
    “Ricorda che la regola base con il tricheco è: vai alle sue cene una volta ogni tre mesi, altrimenti non ti farà più campare. Ti parlo per esperienza”.
    “Perché, le fa molto più spesso?” rispose Regulus.
    “Ogni mese. Un vero tormento…”
Tutto sommato, però, si mangiava bene a quelle cene. Regulus era un po’ stanco, quindi non fece molta attenzione ai discorsi dell’insegnante. Quando però le sue orecchie captarono la parola Quidditch, improvvisamente si sentì sveglissimo.
   A quanto pareva, Lumacorno stava raccontando dell’ammissione di James Potter nella squadra di Grifondoro.
    “Accidenti, temo proprio che quest’anno mi giocherò la Coppa…” commentava il professore.    “Signor Black, è un peccato che tu debba aspettare ancora un anno. L’insegnante di Volo mi ha detto che hai talento per il Quidditch. Vuoi fare il Cercatore anche tu, vero?” aggiunse, con tutta l’aria di uno che non vedeva l’ora di assistere allo scontro di due membri del suo club.
Di colpo Regulus si sentì addosso gli sguardi di tutti i presenti e arrossì.
    “Ehm… sì” rispose, imbarazzato.
    “Oh, fantastico! Meraviglioso! Signor Potter, goditi quest’anno, perché dal prossimo non potrai fare più tanto lo spavaldo!”
Sembrava che Lumacorno si divertisse a metterli l’uno contro l’altro. Non che ce ne fosse bisogno, visto che già dall’anno precedente Regulus aveva considerato quel Potter come un terzo incomodo, molto più degli altri due amici di Sirius. E Lumacorno non migliorava certo la situazione.
   Fortunatamente i danni provocati dall’insegnante furono minori del previsto, perché nel momento in cui veniva servito il caffè, Gazza fece il suo degno ingresso nell’ufficio.
    “Studenti fuori dai dormitori! E non sono stati invitati da lei, professore!” esclamò, con un ghigno che pregustava già la punizione contro i malcapitati.
    “Arrivo subito, signor Gazza, ci penso io” disse Lumacorno, evidentemente consapevole del sadismo caratteristico del custode. “Voi ragazzi fate come se foste a casa vostra. Potete anche fare un giro per sgranchirvi le gambe!”
Quando uscì, la maggior parte degli invitati si alzò in piedi.
   Regulus e Barty stavano chiacchierando del più e del meno quando sentirono alcune voci levarsi da un angolo dell’ufficio.
   Sirius e James Potter sembravano nel bel mezzo di una discussione con Severus Piton.
    “Ma guarda, Mocciosus stasera si è lavato i capelli. Scommetto che la notizia apparirà domani in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta!”
Lupin stava cercando di calmare gli animi, mentre la ragazzina dai capelli rossi, di cui Regulus aveva già dimenticato il nome un secondo dopo aver saputo che i suoi erano Babbani, era diventata una furia.
    “Lasciali perdere! Ignorali, non lo capisci che vogliono solo provocarti?” stava dicendo lei, rivolta a Piton, il quale tuttavia continuava a tenere la bacchetta puntata contro i due Grifondoro, e loro facevano altrettanto.
    “Basta, pensate se entra Lumacorno, dai” Lupin cercava di convincerli a desistere.
I ragazzi più grandi, Narcissa compresa, se ne infischiavano: forse quei bisticci tra ragazzini del secondo anno non erano considerati degni di attenzione.
    “Noi non smettiamo se lui non abbassa la bacchetta per primo. Mica siamo scemi: così ci colpisce alle spalle” obiettò James.
    “Senti chi parla! E voi, che ve la prendete sempre con lui quando siete come minimo due contro uno?” protestò l’altra.
James parve improvvisamente ammutolito, al contrario di Sirius, che invece aveva l’aria di divertirsi molto.
    “Remus, piantala, facci divertire un po’” sbottò, rivolto all’amico.
    “Sai, mi sa che quel Piton non aveva poi tutti i torti” commentò Barty, rivolto a Regulus.
Quest’ultimo era sconvolto.
   Che cavolo sta facendo? pensò stupito, guardando Sirius mentre lanciava un incantesimo contro Piton.
    “Di solito non si comporta così…” cercò di dire, a mo’ di giustifica. Sirius gli stava facendo fare una pessima figura davanti ai suoi amici.
Piton si difendeva, ma era sempre in inferiorità numerica. Gli studenti più grandi erano semplicemente infastiditi da quel baccano; altri invece si divertivano: a quanto pareva, era uno spettacolo ricorrente.
    “Insomma, Regulus, fai qualcosa!” esclamò Rachel ad un certo punto.
    “Io?”
    “Bè, il fratello è tuo! Digli di smetterla”.
Perplesso, Regulus si alzò e si avvicinò a Sirius, senza avere la minima idea di cosa fare. Così, nel dubbio, gli tolse la bacchetta di mano.
    “Ma che fai?” protestò quello.
    “Finiscila” si limitò a dire Regulus.
    “Non t’immischiare” fu la replica infastidita, e Sirius si riprese la bacchetta.
Visto che lo ignoravano, Regulus decise di cambiare tattica.
    “Allora vado a chiamare Lumacorno, così quest’anno la Coppa ve la sognate”.
Sia Sirius che James sbuffarono infastiditi, ma la minaccia funzionò. Con molta riluttanza, rinfoderarono le bacchette e gli lanciarono un’occhiata truce.
    “Sirius, non è che questo farà così fino al settimo anno, vero?” disse il secondo.
Regulus dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non reagire. Lo aveva osato chiamare questo?!
    “Tranquillo, James. La prossima volta si farà gli affari suoi” disse Sirius, guardando il fratello con profonda irritazione.
Regulus gli voltò le spalle e tornò indietro e si sedette al suo posto, proprio mentre Lumacorno rientrava nell’ufficio, ignaro di tutto.
   Era rattristato dalla consapevolezza che Piton avesse avuto le sue buone ragioni per dare quel giudizio su Sirius, ma soprattutto non voleva accettare il fatto che l’immagine a dir poco perfetta che si era creato di suo fratello fosse solamente un’illusione.
   Apparteneva a Grifondoro, d’accordo, ma almeno era un ragazzino affettuoso, a modo suo, e di sicuro non avrebbe mai fatto il bulletto. Il solo fatto che fosse un Grifondoro lo doveva escludere a priori da quella categoria di studenti, o no?
   Forse lo aveva mitizzato troppo, pensò Regulus. Sirius non era perfetto come aveva creduto.
   L’unica consolazione di quella serata fu il cenno di ringraziamento che Severus Piton gli rivolse un attimo prima che Regulus, adducendo la scusa di non sentirsi molto bene, uscisse dall’ufficio di Lumacorno e si dirigesse in fretta verso la sala comune di Serpeverde.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Dedico questo capitolo a Pervinca Potter 97, anche se ultimamente non l'ho sentita, ma visto che Severus è il suo personaggio preferito ho pensato bene di farla felice.

Il professor Corcus l'ho dovuto inventare, dato che sembra che dovrò farne uno nuovo ogni anno...accidenti a Voldemort, la mia fantasia per i nomi non è mai stata molto sviluppata!

Alohomora: sì, Narcissa dovrebbe essere Prefetto o Caposcuola, nel dubbio non l'ho specificato, sta a te decidere come vederla meglio. Di sicuro una come lei una spilla deve averla indossata, almeno io la penso così. Grazie per gli auguri: per il concorso, qualcosa mi è venuto in mente, ma potrei anche ripensarci, quindi aspetto di esserne sicura prima di dirlo a qualcuno (sono una che cambia idea facilmente!)
dirkfelpy89: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e pensare che non mi convinceva...mi succede spesso!
Pepesale: ero certa che avresti apprezzato, perciò anche qui un'allusione a Phineas ho voluto farla! Anche a me diverte tantissimo! Mi dispiace per te, la fine delle vacanze si avvicina anche per me, e quest'anno dovrò studiare duramente, purtroppo. Magari esistesse Hogwarts! ç_ç
lyrapotter: sì, in effetti, Regulus non è proprio quel che si può definire un santarellino! XD Scommetto che se avesse infranto più regole della scuola magari non avrebbe sentito la necessità di infrangerne altre ben più gravi, diventando un Mangiamorte... A me Lumacorno sta stranamente simpatico, anche se di solito quelli come lui li odio, ma forse solo da quando ho letto nell'ultimo libro che resta a Hogwarts per combattere, facendo onore alla Casa di Serpeverde, a differenza degli altri studenti... Per questo ho deciso che mi piace.
_Mary: sì, Rosier sarà un Mangiamorte; gli altri due li ho trovati sul Lexicon come nomi di Serpeverde di cui non si sa nulla, nè il periodo nè nient'altro, perciò li ho presi a caso! Grazie per gli auguri, comunque vada, quando il contest sarà finito, pubblicherò la storia anche qui!
Lady Lily: grazie per i complimenti, fanno sempre piacere! =) Auguri per la scuola, vedrai che dopo la prima settimana ci si fa l'abitudine purtroppo...-_-"
malandrina4ever:
la risposta te l'ha dato il capitolo, credo. Dal prossimo capitolo Regulus e Severus diventeranno amici, come conseguenza di quel che è successo da Lumacorno. Purtroppo, da qui cominciano anche i primi attriti con Sirius...
Penny Black: sì, nemmeno io considero la vecchia generazione come Orion e Walburga (solo Alphard si salva! XD). Proprio il fatto che Bellatrix abbia ucciso Sirius (e Tonks) me la fa odiare, altrimenti non la detesterei... Secondo le mie ricerche su Harry Potter Lexicon, Barty doveva essere a Hogwarts o nello stesso anno di Regulus o in quello dopo, ma io ho scelto di farli coetanei apposta perchè poi diventeranno entrambi Mangiamorte, sempre nello stesso periodo purtroppo.
MEISSA_S: sì, concordo, tra i Black e Barty Crouch non si sa chi è peggio... Stavano dalle parti opposte ma non erano poi tanto diversi. Di Barty junior ne parlerò a sufficienza, non temere se per adesso lo sto un po' mettendo in disparte: la trasformazione che avrà sarà difficile da descrivere!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Pomeriggio nel parco ***


efp

Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 13: Sole

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Pomeriggio nel parco

Photobucket

Marzo 1973

Se il primo giorno di scuola qualcuno avesse detto a Regulus che sarebbe diventato amico di Severus Piton, non gli avrebbe creduto e probabilmente gli avrebbe consigliato una visita molto accurata all’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche. Invece, dopo l’imbarazzante episodio alla cena di Lumacorno, si sentì molto più comprensivo nei confronti di quel ragazzo, ammirato dagli insegnanti e disprezzato dagli altri studenti.
   A dire la verità, Regulus non poteva biasimare troppo suo fratello quando diceva che Piton si curava poco, ma da lì a trattarlo come un essere indegno di camminare sul suo stesso terreno vi era una bella differenza.
   Severus Piton evidentemente dava molta, moltissima, più importanza allo studio e, infatti, era di una bravura eccezionale, tanto che Rachel scherzava spesso dicendo che lui, Regulus e Barty avessero fondato il “club dei secchioni”.
   Una di quelle volte, i quattro Serpeverde erano seduti sotto un albero del parco, chi a leggere, chi a dare un’occhiata agli argomenti degli esami. Era quasi finito marzo e la primavera stava cominciando a mostrarsi: i primi fiori iniziavano a germogliare e i raggi del sole erano sempre più intensi.
    “È inutile che prendi in giro” le rispose Regulus, alzando gli occhi dal libro sul Quidditch che aveva preso in prestito dalla biblioteca, “se poi sei la prima a chiederci di farti copiare i compiti che non ti va di fare”.
    “Ci risiamo” bofonchiò Barty alzando gli occhi al cielo. “Ma che male ho fatto nella mia ancora breve vita per meritarmi tutto questo?”
Il ragazzo era spazientito perché non era la prima volta che assisteva ad un battibecco tra Rachel e Regulus. Anzi, a dirla tutta, quelle discussioni erano all’ordine del giorno.
   Il vero problema, almeno secondo Regulus, la personalità estremamente testarda della ragazzina, che voleva avere sempre l’ultima parola su tutto.
    “Non è vero che vi copio sempre i compiti!” protestò lei. “Ieri li ho fatti tutti da sola. Solo che voi siete più bravi e quando vedo i vostri mi scoraggio…”
    “Se perdessi meno tempo in chiacchiere, di sicuro renderesti di più, non credi?”
    “Ammetti che sei così acido solo perché le Holyhead Harpies stanno vincendo il campionato…”
    “Questo non c’entra niente” replicò Regulus, punto nell’orgoglio. “E comunque non state affatto vincendo perché vi stiamo alle calcagna”.
    “Se la piantate, mi fate un grosso favore” intervenne Severus Piton, interrompendo la discussione.
Il ragazzo cercava disperatamente di concentrarsi sul ripasso del programma di Pozioni da almeno un quarto d’ora.
    “Scusa” rispose Rachel, scoccando un’ultima occhiataccia a Regulus.
Seguirono alcuni minuti di silenzio, durante i quali Barty fissò con costernazione l’elenco degli argomenti da ripassare; infine non riuscì più a stare zitto e chiese:
    “Sto cominciando ad agitarmi. Gli esami del primo anno sono difficili?”
    “Sono una cavolata” rispose Piton, affatto preoccupato. “Gli esami più facili in assoluto. Di solito non bocciano nessuno… Purtroppo non bocciano nessuno” si corresse.
    “Ma questi saranno i nostri primi esami. Scommetto che tu hai avuto il massimo in tutti i voti.” disse Rachel.
    “Non è vero” la smentì lui, con uno strano tono carico di rancore. “In Pozioni mi è andata decisamente male”.
Regulus se ne stupì: Pozioni era la materia in cui Piton andava meglio, dopo Difesa contro le Arti Oscure.
    “Come mai?” chiese incuriosito.
    “Preferisco non parlarne” tagliò corto quello, lanciando un’occhiata inceneritrice in direzione di quattro Grifondoro che chiacchieravano allegramente dalla parte opposta del parco.
Anche se Regulus non sapeva con esattezza cosa fosse successo, immaginava che Sirius e i suoi amici si fossero divertiti a fare qualche scherzo nel bel mezzo dell’esame. Magari gli avevano fatto esplodere la pozione apposta.
   Anche Rachel sembrava aver intuito una cosa del genere.
    “Di nuovo uno scherzo di quei quattro?” chiese, irritata. Poi si rivolse a Regulus, il quale era concentratissimo nella lettura, come tutte le volte che si toccava quell’argomento. “Si può sapere come ha fatto tuo fratello a venire su così?”
    “Non è mica colpa mia” protestò lui, imbarazzato. “Io cerco di tenerlo a bada ma non mi dà retta”.
    “Se fosse stato mio fratello, a quest’ora avrebbe avuto dei seri problemi a posare il fondoschiena su qualsiasi superficie solida” fece lei.
    “Allora la prossima volta affrontalo tu, invece di mandare avanti me”.
Regulus non capiva proprio perché quella ragazzina se la dovesse prendere con lui per ogni scherzo che Sirius faceva ai danni di Piton o di qualunque altro Serpeverde.
    “Al posto tuo mi sentirei in dovere di fare qualcosa se mio fratello e uno dei miei amici stessero sempre a lanciarsi incantesimi non appena si incontrano”.
    “E chi ti dice che non lo sia?” ribatté Regulus.
Altroché se si sentiva in dovere di intervenire. Non solo odiava quella situazione, ma provava anche un enorme imbarazzo per ogni cosa che Sirius faceva. Forse stava diventando un po’ paranoico, ma tutte le volte che suo fratello ne combinava una delle sue, aveva la netta sensazione che gli stesse indirettamente distruggendo la reputazione.
   D’altra parte, molti lo conoscevano solo come il “fratello tranquillo di Sirius Black” e questa cosa gli dava parecchio fastidio.
    “Mi so difendere da solo, grazie” li zittì Severus, di certo poco desideroso di assistere ad un’altra discussione. “Non dovete né intervenire né sentirvi in colpa”.
Regulus avrebbe preferito che l’argomento si concludesse lì e invece Barty sembrava avervi trovato un’ottima distrazione dalle noiosissime pagine di Storia della Magia.
    “A me non piacciono molto, a parte Lupin. Quello è l’unico che si potrebbe salvare, vero? In fondo non cerca mai di attaccare briga con i Serpeverde” disse, rivolgendosi a Piton.
Quest’ultimo fece una smorfia scettica.
    “Bah… Non che sia molto deciso a tenere sotto controllo gli altri due. E non ti fidare della sua faccia d’angelo. Non è un santarellino come vuole far credere”.
    “Sempre meglio di Minus” commentò Rachel. “Se c’è una persona che odio è proprio quell’insulsa palletta. Si sente potente solo se sta insieme agli altri tre e invece da solo non vale nemmeno il buco di uno zellino bucato”.
Almeno per una volta, Regulus si sentì d’accordo con lei.
    “Però non riesco ancora a capire perché quei quattro ce l’abbiano tanto con te” intervenne Barty, rivolto di nuovo al Serpeverde più grande. “Dì la verità, chi è stato a cominciare?”
    “Loro” rispose prontamente Piton; poi però aggiunse: “Insomma, abbiamo cominciato col piede sbagliato tutti quanti, fin dal primo viaggio sull’ Espresso per Hogwarts. Diciamo che ognuno ha i suoi buoni motivi”.
    “Sì, soprattutto Potter, vero?” disse Rachel con un tono strano.
Lui si voltò a guardarla, ignaro.
    “Che vuoi dire?”
    “Non dirmi che non te ne sei mai accorto? Potter si è preso una cotta tremenda per la tua amica Lily Evans, che però lo detesta. Probabilmente è geloso della vostra amicizia. Risulta anche a voi due?”
Regulus fece spallucce.
   L’unica cosa che non gli andava a genio di Severus Piton era la sua assurda amicizia con quella Nata Babbana, amicizia che lo aveva indotto a sospettare parecchie volte sulla reale situazione di sangue dello stesso Piton. Quest’ultimo diceva di essere un Purosangue, almeno quasi del tutto, ma non aveva convinto al cento per cento Regulus, che però non aveva voluto approfondire le ricerche per non essere sgarbato.
   All’affermazione di Rachel, Piton sembrò aver preso una randellata sulla testa. Era diventato ancora più pallido e guardava la ragazza come se gli avesse appena predetto che la fine del mondo sarebbe giunta il giorno dopo.
    “Dici sul serio?”
    “Certo” rispose lei, divertita dall’espressione del ragazzo. “Possibile che me ne sia accorta soltanto io?”
    “Voi ragazze avete un talento naturale per capire queste cose al volo… tranne quando si tratta di voi” commentò Barty.
Piton nel frattempo era diventato muto come una tomba e non sembrava intenzionato a riemergere tanto presto dalle sue cupe riflessioni. Intanto però la conversazione continuava.
    “Non se ne accorgono perché sono troppo impegnate a spettegolare sugli affari altrui” commentò Regulus sarcastico.
    “Io non spettegolo!” ribatté Rachel indignata. “Diciamo solo che ho le mie fonti. Per esempio, so che, nonostante la sua condotta discutibile, Sirius Black ha molte ammiratrici”.
Barty chiuse il libro di scatto, facendo prendere un colpo a tutti.
    “In che senso?” chiese.
    “Nel senso che piace ad un sacco di ragazze”.
   Tutte Nate Babbane, scommetto, pensò Regulus, sempre più indispettito.
    “Ah…”  fu il commento di Barty, che continuava a fissare Rachel con un diverso tipo di fastidio. “E tu?”
    “Io?” fece lei, guardandolo come se fosse matto. “No, non è il mio tipo”.
Barty sembrò improvvisamente molto più allegro e Regulus intercettò il suo sguardo gongolante.
    “Che c’è?” gli chiese Barty.
Regulus continuava a fissarlo, un po’ divertito e un po’ sconvolto. Barty arrossì.
    “Non è come pensi…” bisbigliò.
    “Ah no?”
Doveva essersi proprio ammattito se gli piaceva una peste come Rachel. Regulus non poté fare a meno di compatirlo. Cercò di non dimostrargli esplicitamente la propria ilarità ma si accorse di non esserne capace: era talmente assurdo.
   Irritato, Barty gli rivolse un’occhiataccia e sbottò:
    “Bè, ma non dovevi leggere quel libro sul Quidditch, tu?”
E, dopo aver afferrato la sua copia della Gazzetta del Profeta, vi nascose dietro la faccia rossa come un pomodoro, senza rendersi conto del fatto che stesse fingendo di leggere un giornale capovolto.




01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Ho fatto un salto temporale di parecchi mesi, lo so, ma è necessario, altrimenti non riuscirei ad attenermi al limite massimo di 50 capitoli...
Spero che non vi siate sconvolti troppo per il finale del capitolo, e non preoccupatevi: voglio solo movimentare un po' le cose prima che Regulus si decida ad accantonare momentaneamente il Quiddicth e a darsi una svegliata!

Alohomora: ho capito perfettamente cosa intendi dire, anche se non credo che in questa storia farò andare tutto esattamente come Slytherin Love, e se lo facessi, non lo racconterei troppo, perchè non posso nè voglio fare un doppione! In effetti, il finale mi lascia molto perplessa, ma ho tanto tempo per arrivarci, quindi ci penserò a tempo debito. Tranquilla, lo scontro epico arriverà molto presto, e ancora non ho deciso chi far vincere alla primissima partita!
_Mary: sono davvero felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Io sono arrivata alla tua stessa conclusione sull'allontanamento tra Regulus e Sirius proprio poco tempo fa e in effetti la vera causa poteva essere la nascita dell'avversione di Sirius nei confronti dei Serpeverde, cosa che Regulus non avrebbe gradito. Ne parlerò meglio nel prossimo capitolo...
lyrapotter: eh sì, Regulus ha cominciato a provare antipatia nei confronti di James ancora prima di conoscerlo. Tra lui e Piton potrebbero fondare un bel club anti James Potter! A proposito di Barty, se lo cominci ad apprezzare mi posso ritenere soddisfatta, perchè il mio obiettivo fino al suo terzo o quarto anno è proprio questo... poi però andrà a rovinarsi e purtroppo, a differenza di Regulus, continuerà a sbagliare fino alla fine.
dirkfelpy89: a chi lo dici! è una frase storica! Sicuramente da questo momento in poi Regulus non sarà più tanto soddisfatto di suo fratello, ed è inutile dire che mi dispiace un sacco...
malandrina4ever: non preoccuparti, quando è l'ora del ritorno a scuola/università/lavoro la gente scompare perchè non ha più un attimo di tempo! Io infatti in quest'ultima settimana di vacanza che mi resta cercherò di portarmi avanti con la scrittura, in modo da avere già pronti alcuni capitoli quando dovrò studiare fino a notte fonda...una prospettiva allettante, non c'è che dire! Riguardo a Regulus e Sirius, vedrai nel prossimo capitolo come si evolveranno i loro rapporti...
vulneraria: grazie anche per aver aggiunto la storia alle tue preferite. Anche tu tifi per Severus? Brava! A me ha sempre fatto una gran pena, però Sirius lo adoro lo stesso di più...e infatti mi sento in colpa quando mi tocca descrivere i suoi difetti! Credo che sia dispiaciuto a tutti vedere come fosse da giovane. Per fortuna che poi crescendo si è rivelato una gran brava persona.
Penny Black: credimi, dispiace tantissimo anche a me, ma non posso farli andare d'amore e d'accordo per sempre, purtroppo. Sì, devo dire che Barty senior è tra i personaggi che mi sono più antipatici in assoluto di tutta la saga, e poco importa se suo figlio fosse un Mangiamorte...lo preferirò sempre al padre! Grazie per i complimenti!
MEISSA_S: davvero stai odiando le rappresentazioni di Regulus diverse dalla mia? Mi fai arrossire! Eh, lo so, anche io tengo a fantasticare con un sacco di se e ma, purtroppo il canon è diverso da come vorremmo entrambe, e Regulus e Sirius dovranno allontanarsi...farò solo in modo che di qua e di là i sia qualche schiarita nel loro rapporto, ma non sarà sufficiente, temo.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** La trappola del serpente ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 40: Freddo

Rating: giallo

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

La trappola del serpente

Photobucket

Estate 1973

Per Regulus il primo anno a Hogwarts era finito, anche se gli sembrava che fosse passato pochissimo tempo da quando era entrato per la prima volta in Sala Grande. Ciò che lo rendeva veramente contento era il pensiero che il settembre successivo avrebbe fatto il suo ingresso nel castello senza lo stress dell’anno precedente.
   Gli esami erano andati bene e, come Severus aveva detto, erano stati abbastanza facili, a parte qualche piccolo contrattempo: Barty aveva rischiato grosso quando si era lasciato convincere da Rachel a farle copiare parecchie domande di Storia della Magia. Fortunatamente l’insegnante era il professor Rüf: se il questionario di esame fosse finito nelle mani di qualsiasi altro professore, ad esempio la McGranitt, sarebbero sopraggiunte conseguenze a dir poco spiacevoli.
   Nonostante si fosse divertito a Hogwarts, Regulus aveva un gran bisogno di riposarsi durante le vacanze estive, rivedere i suoi parenti e tornare a casa sua.
   Tuttavia, l’estate non trascorse esattamente come si era immaginato, anzi: per due mesi interi l’atmosfera fu estremamente fredda e glaciale.
   La causa di tutta quella tensione ovviamente fu Sirius. Regulus sperava che i suoi si fossero abituati all’idea che suo fratello fosse un Grifondoro. Aveva anche creduto che, dopo il suo Smistamento a Serpeverde, il loro umore sarebbe migliorato e avrebbero potuto chiudere un occhio nei confronti di Sirius. E invece non andò affatto così.
   Orion aveva continuato a trattare il figlio più grande con un’indifferenza ed una freddezza spaventose. Gli parlava solo se non poteva farne a meno e, quando lo faceva, cercava di rivolgergli la parola per il minor tempo possibile, dopo di che tornava ad ignorarlo per tutto il resto della giornata.
   Quando i Black avevano visite importanti, fino a due anni prima costringevano entrambi i figli a presentarsi in salotto e a rimanere seduti immobili per tutto il tempo, ad ascoltare i discorsi degli adulti senza poter intervenire, a meno che qualcuno non li avesse interpellati. Da quando Sirius era stato Smistato a Grifondoro invece, era stato esentato da quel compito. Solo Regulus aveva il permesso di essere presentato agli ospiti: l’altro fratello invece doveva restare chiuso in camera sua senza disturbare né rappresentare un ulteriore motivo di vergogna per la famiglia.
   Al contrario di suo marito, Walburga lo considerava anche troppo: criticava Sirius ogni cinque minuti su qualsiasi cosa; una volta perché mangiava scomposto, un’altra perché non si era pettinato bene, un’altra ancora perché una domenica mattina si era svegliato tardi, e tardi significava le otto.
   Ma non finiva lì.
   La donna aveva assunto la pessima e fastidiosa abitudine di fare confronti tra i due figli. Una volta Sirius aveva involontariamente urtato contro un tavolino del salotto, facendo cadere un elaborato vaso di porcellana, il quale ovviamente andò in frantumi sul pavimento. Dopo averlo aggiustato con un semplice Reparo, Walburga aveva cominciato a rimproverare il figlio.
    “Ci mancava solo questa! D’ora in poi ti proibisco di entrare nel salotto! Hai la delicatezza di un Erumpent. Guarda tuo fratello” aggiunse poi, indicando Regulus, che era accorso dopo aver sentito le grida. “Ti sembra che combini tutti i guai che fai tu? Rispondi!”
    “No…” bofonchiò Sirius, guardandola dal basso verso l’alto, umiliato.
    “Esatto! Regulus non passa il suo tempo a fare dispetti, a rompere vasi, a…”
    “Ma non l’ho fatto mica apposta!” sbottò Sirius, commettendo il grave errore di interromperla, errore che pagò con uno schiaffo.
    “Non mi importa se l’hai fatto apposta o no! Meriteresti una punizione al giorno solo perché sei un Grifondoro amico di schifosi Sanguesporco! Sei la disgrazia di questa famiglia. Perché non prendi esempio da tuo fratello? È più piccolo di te ma sa già come deve comportarsi. Tu invece sembri allevato da filobabbani!”
Immobile sulla soglia della stanza, Regulus non riusciva a staccare lo sguardo dal pavimento per l’imbarazzo.
   Non era la prima volta che Walburga lo additava come modello di figlio ideale per rimproverare Sirius, e la cosa non gli faceva affatto piacere. Era deprimente essere usato come strumento per umiliare l’altro fratello: Regulus temeva che Sirius prima o dopo sarebbe arrivato a odiarlo.
    “E stasera niente cena per te, così potrai riflettere sulla tua inutilità” concluse Walburga, senza degnare Sirius più di uno sguardo.
Quando la donna uscì dal salotto e passò accanto a Regulus, alzò la mano in direzione di quest’ultimo. Sul momento Regulus non capì il significato di quel gesto: di solito Walburga usava le mani sui figli solo per punire. Così, lui si irrigidì e strizzò gli occhi, aspettandosi a sua volta uno schiaffo, ignorando il buonsenso che gli suggeriva che non aveva fatto nulla per meritarlo.
   Infatti Walburga non si sarebbe mai sognata di colpirlo: si limitò a dargli una fuggevole carezza sulla guancia, dopo di che si dileguò.
   Regulus era talmente sconvolto da quell’inusuale dimostrazione di affetto, che per un attimo dimenticò dove si trovava, per poi alzare lo sguardo e arrossire alla vista dell’espressione apparentemente derisoria di Sirius.
    “Ancora qui? Lo spettacolo è finito, puoi tornare dalla tua mammina” lo prese in giro questo, con un tono che sprizzava acidità da tutti i pori.
    “Non sono venuto per divertirmi” replicò Regulus offeso, ignorando la seconda parte della provocazione.
Sirius parve rendersi conto di aver esagerato con le accuse.
    “Sì, lo so” si limitò a dire, forse nella speranza che venisse interpretata come una scusa implicita.
Guardandolo, Regulus notò che era molto nervoso: aveva i pugni serrati e si era cominciato a guardare intorno, in cerca di qualcosa su cui sfogare la propria rabbia. Infine lo sguardo di Sirius cadde su Kreacher, che era rimasto in un angolo per tutto il tempo.
    “Sei stato tu a fare la spia, vero?” lo apostrofò, infuriato.
L’elfo lo guardò.
    “La padrona ha chiesto a Kreacher chi era stato a rompere il vaso, e Kreacher ha dovuto rispondere” ribatté.
Sirius sembrava ancora più arrabbiato di prima. Regulus lo vide aprire e chiudere i pugni di scatto.
    “Ti avevo ordinato di non fare la spia!”
    “E la padrona aveva ordinato a Kreacher di non obbedire agli ordini dei traditori del proprio…” gli disse l’elfo domestico, ma non fece in tempo a concludere la frase perché Sirius gli assestò un calcio rabbioso.
Kreacher scoppiò a piangere.
    “Non lo toccare!” intervenne Regulus, raggiungendoli. “Non prendertela con lui”.
    “Certo, perché dovrei arrabbiarmi?” sbottò Sirius sarcastico. “Fa sempre la spia, mi controlla tutto il giorno per poter andare a raccontare quello che faccio e farmi punire!”
    “Lo va a raccontare perché gli hanno ordinato di comportarsi così. Non è colpa sua”.
Sirius ammutolì per qualche secondo e guardò Regulus con irritazione. Poi disse:
    “Però, quanto sei bravo a prendere le difese di Kreacher… Invece quando sono io ad essere rimproverato e picchiato senza motivo, ti guardi bene dall’intervenire”.
Regulus si sentì colpito da quell’affermazione ma non aveva nessuna voglia di rispondere.
    “Non puoi prendertela col primo che ti capita solo perché vuoi sfogarti” insisté, e Sirius fece altrettanto.
    “Bravo, cambia discorso. La verità è che hai paura che se la prendano anche con te. Vuoi sempre rimanere il cocco di mamma. Scommetto che ti fa piacere sentirti dire che sei il figlio migliore”.
Regulus arrossì di nuovo.
    “Non è colpa mia se ti dicono quelle cose” protestò.
    “Però mai una volta che tu dica qualcosa a mio favore. Vigliacco. Ci stai proprio bene a Serpeverde”.
    “Sì che ci sto bene” esclamò Regulus infuriato. “Io non vado di certo in giro per la scuola a lanciare incantesimi su chiunque mi stia antipatico”.
    “Ma certo che no. Il figlio perfetto non può mica farsi mettere in punizione” lo sbeffeggiò Sirius, ignorando l’allusione al suo passatempo preferito, ossia la “caccia a Mocciosus”: ne avevano già discusso troppe volte.
Regulus decise di lasciarlo perdere.
    “Vieni, Kreacher” disse, incamminandosi fuori dal salotto, seguito a ruota dall’elfo domestico.
    “Grazie, padrone” gli disse questo quando furono usciti.
    “Figurati” borbottò Regulus, senza dargli veramente retta.
In quel periodo sembrava andare tutto male. Aveva la sensazione di essere tornato ai tempi in cui, da piccoli, Sirius era geloso di lui e non facevano altro che litigare dalla mattina alla sera.
Ma la cosa che gli dava più fastidio era che adesso litigavano per qualcosa di cui non Regulus non aveva nessuna colpa. Sirius era infastidito dalle esaltazioni che i loro genitori facevano del fratello minore, sebbene cercasse di non darlo a vedere.
   Per lo stesso Regulus era brutto sentirsi apprezzato soltanto per punire l’altro. E si sentiva ancora peggio quando Sirius veniva escluso, come se non facesse parte della famiglia.
   Regulus se ne accorgeva: suo fratello non vedeva l’ora di tornare a Hogwarts, odiava stare a casa sua, odiava i suoi abitanti ed era certo che avrebbe cominciato a odiare pure lui. Il solo pensiero lo terrificava.
   Cosa poteva fare, difenderlo quando veniva sgridato? Ma Sirius non capiva. I loro genitori erano stati delusi già una volta, non potevano esserlo di nuovo, ritrovandosi contro il figlio in cui avevano riposto tutte le loro speranze.
   Eppure qualcosa doveva fare.
   Così qualche giorno dopo, per essere certo di trovare sua madre un po’ meno nervosa del solito, le si avvicinò dopo cena, quando Orion era in salotto a leggere La Gazzetta del Profeta e Sirius era già stato spedito in camera sua.
    “Madre?” esordì, col tono più remissivo che riusciva a esprimere.
    “Sì?” chiese lei, rivolgendo lo sguardo verso di lui.
    “Vorrei parlarvi di una cosa…”
    “Di cosa si tratta?”
Regulus prese fiato prima di specificare:
    “Di… Sirius”.
La donna parve un po’ indispettita e un po’ stupita: l’argomento “Sirius” non rientrava tra i suoi preferiti. Ma visto che era stato Regulus a proporlo, decise di chiudere un occhio.
    “Ti ascolto”.
    “Io, stavo pensando…” esordì lui, agitato, “che magari Sirius si comporta così soltanto perché pensa di non avere più speranze di essere considerato parte della famiglia. Magari se cominciate a rimproverarlo di meno, si comporterà meglio…”
    “Regulus, vieni qui” lo interruppe Walburga.
Lui obbedì e si avvicinò alla sedia che ospitava sua madre, sempre più inquieto.
   L’ho combinata grossa, adesso se la prenderà anche con me. E tutto per quel cretino e il suo stupido Smistamento, non poté fare a meno di pensare.
Per la seconda volta quel giorno credette di essere punito e si sbagliò. Walburga gli prese il viso tra le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi.
    “Dimmi, è stato lui a convincerti a chiedermi questa cosa? Oppure l’idea è stata tua?”
    “L’idea è mia” rispose Regulus, mortificato. “Io… non voglio che Sirius se la prenda con me…”
    “È per questo, allora. È normale che tu gli dia fastidio. Chi ha la coscienza sporca come lui, non può non essere irritato da chi si comporta bene. E la colpa è tutta sua. Ha voluto fare il ribelle? Adesso ne paga le conseguenze”.
    “Ma…” provò Regulus.
    “Niente ma” tagliò corto Walburga. “Sirius ha deluso tutti quanti di proposito. Non continuare a difenderlo, perché non se lo merita. Ora sei tu quello in cui riponiamo tutte le speranze. Sei l’ultimo Black a tutti gli effetti”.
Dopo di che fece una cosa che non aveva mai fatto praticamente con nessuno: lo abbracciò, stringendolo a sé, e annullandogli qualsiasi altra capacità di reazione.
    “Sei il figlio migliore che una donna possa mai desiderare. Sono disposta a perdere tutto e tutti, tranne te. Sarai sempre dalla mia parte, vero?”
    “C-certo…” rispose lui, senza fiato.
Era una cosa stranissima, almeno per Regulus: sapeva di dover essere contento di quella manifestazione di affetto, ma non riusciva a sentirsi del tutto felice.
   Aveva la vergognosa sensazione di trovarsi nella trappola di qualche serpente predatore che lo avvolgeva nelle sue spire dopo averlo ipnotizzato; ma al tempo stesso non poteva, né voleva, liberarsi e scappare: era come se sua madre gli stesse annullando ogni facoltà di raziocinio.
   Lo scopo della donna era proprio questo: Regulus si sentì in colpa per averla contraddetta e si ripromise di non farlo mai più per non provocarle un ulteriore dispiacere.
   Ma il pensiero che nel cuore di Walburga ci fosse posto solo per lui, mentre Sirius era solo un estraneo, continuava a farlo stare male.



01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Ho scelto il rating giallo perchè (non so voi) ma questo capitolo mi ha inquietata assai: il bello è che l'ho scritto io! Spero di essere riuscita a descrivere il troppo amore, o meglio ossessione, di Walburga nei confronti di Regulus e di farla restare nello stesso tempo una donna glaciale e rigida. Insomma, ditemi cosa ne pensate. Quello di Walburga dovrebbe essere un specie di ricatto morale: se Regulus protesta, la farà stare male, quidni lui lasica perdere.
Ma respirate, perchè dal prossimo capitolo Regulus inizierà il suo secondo anno, che sarà molto movimentato! Io invece da martedì comincerò il primo anno a lettere, perciò dovrò organizzarmi bene le ore di studio e di svago.

MEISSA_S: mi sa che ti sei risposta da sola, sono Serpeverde, non Tassorosso, quindi un filo di antipatia la devono avere, se no che serpi sono? =) Non preoccuparti, Rachel è così perchè ancora non conosce le intricate vicende familiari della famiglia Black, quando se ne renderà conto vorrà non esserci mai entrata! Per l'esame di Severus, lascio spazio alla tua immaginazione!
dirkfelpy89: vedo che questa novità di Barty ha sconvolto parecchie persone ma, come hai giustamente detto, sappiamo tutti come andrà a finire! Sì, in effetti al momento Rachel manca un po' di tatto, ma col tempo migliorerà... A proposito, voglio farti ancora i complimenti per la tua raccolta, mi piace sempre di più.
Alohomora: e io invece ho fatto l'esatto contrario, mi sarei messa a ridere se fossi stata presente all'esame di Piton...non è che sto diventando troppo malandrina? Aspetto il tuo commento su questo capitolo, vsto che sull'argomento Walburga abbiamo già parlato parecchio. Ti sembra che il suo atteggiamento sia adatto oppure no? Le tue consulenze mi sono sempre utili!
_Mary: anche io odio Minus, è uno dei personaggi che più mi sono antipatici...lo detesto! Infatti mi sa tanto che quella "palletta" non avrà vita facile con Rachel...di solito lei non se la prende con i Grifondoro, ma lui è l'eccezione che conferma la regola... Mi diverto a farlo soffrire, sisì, se lo merita proprio. Riguardo a Barty, anche a me fa impressione immaginare che da grande sarà un Mangiamorte tremendo, e inoltre sarà l'unico a non pentirsene, a differenza degli altri due.
lyrapotter: d'ora in poi con Sirius non sarà più come prima, ma come ho già detto, il vero distacco ci sarà dopo la sua fuga da Grimmauld Place, dopo la quale i fratelli non si parleranno più per parecchio tempo. Tranquilla, te lo dico con tutta onestà, Barty non ha molte speranze con Rachel, anzi, proprio per niente.
Pepesale: a detta di Sirius nel Calice di Fuoco, ai suoi tempi Barty era un "ragazzo simpatico di buona famiglia" quindi del tutto diverso da come diventerà da adulto, e devo ammettere che questo cambiamento radicale mi lascia piuttosto perplessa. Dovrò impegnarmi per trovare qualcosa che giustifichi la sua svolta verso il lato oscuro.
Penny Black: di chiarimenti propriamente detti non ne scriverò molti, Regulus e Sirius non mi sembrano tipi da sedersi a tavolino e discutere pacificamente, però qualcosa ci sarà, te lo prometto. Tranquilla, la cotta di Barty sarà passeggera: a undici anni può succedere.
malandrina4ever: naa, non penso che creerà problemi, anche perchè prima che Regulus si accorga di Rachel, Barty farà in tempo a innamorarsi di altre venti ragazze! Più che confronti tra i due fratelli, temo che ci saranno più scontri...
PrincessArtemide: grazie, in fondo ho solo 50 capitoli in cui devo raccontare dei sette anni di Hogwarts, più il dopo, che sarà molto sostanzioso... Infatti mi sono dovuta fare uno schemeto generale, 3-4 capitoli per anno scolastico, se no mi ritroverei nei guai alla fine! Anche tu preoccupata? Rachel starà con Regulus, su questo non ci sono dubbi, anche se tra un bel po'!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Il provino ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 05: Fotografia

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Il provino

Photobucket

Settembre 1973

Tornare a Hogwarts dopo quelle orribili vacanze estive fu una liberazione non solo per Sirius, ma anche per Regulus. A scuola non avrebbe dovuto assistere più alle discussioni tra suo fratello e i suoi genitori e sarebbe stato in mezzo a persone molto più allegre dei suoi parenti.
   La prima sorpresa dell’anno si presentò al banchetto di inizio, poco dopo lo Smistamento. Il professor Silente aveva appena finito di spiegare come il professor Corcus fosse stato assalito da un branco di Erumpent infuriati durante l’estate e che per quell’anno la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure sarebbe stata assegnata alla professoressa Wimple, una donna sulla cinquantina con un’aria poco conciliante.
    “Ancora un cambio?” sbuffò Severus infastidito. Poi, come risposta agli sguardi interrogativi degli altri tre, spiegò: “Anche l’anno prima di Corcus c’era un altro insegnante… e l’anno prima ancora. So che è da un sacco di tempo che i professori di Difesa si avvicendano continuamente, e nessuno di loro è mai stato a Hogwarts per più di un anno. Due o tre sono morti, altri hanno subito incidenti gravi, altri ancora se ne sono andati di loro spontanea volontà”.
    “Che strano” commentò Rachel, incuriosita. “Non è normale. Forse la cattedra è maledetta”.
Ma Regulus non era molto interessato a quell’argomento: aveva ben altro a cui pensare.
   La mattina successiva, i Serpeverde del secondo anno iniziarono la giornata con Pozioni.
Il professor Lumacorno ebbe la sgradevole idea di assegnare loro una pozione per assicurarsi che durante le vacanze non si fossero dimenticati tutte le nozioni del primo anno.
   Alla fine della lezione, Regulus e Barty si avvicinarono all’insegnante, che stava leggendo La Gazzetta del Profeta con aria piuttosto accigliata.
    “Roba da matti…” borbottava tra sé.
    “Mi scusi, professore” esordì Regulus, facendolo sobbalzare sulla sedia.
    “Santo cielo, signor Black! Vuoi farmi prendere un colpo?” esclamò quello.
    “Mi dispiace, non era mia intenzione…”
    “Oh, non preoccuparti, ero soprappensiero. Allora, cosa vuoi dirmi?” lo rassicurò Lumacorno, mentre continuava a fissare le notizie in prima pagina.
    “Vorremmo sapere a chi ci dobbiamo rivolgere per iscriverci ai provini”.
    “I provini del Quidditch?” ripeté Lumacorno, distratto, mentre alzava lo sguardo dal giornale. “Ah, ma certo! La lista ce l’ho io. Dunque, volete giocare tutti e due, mi sembra. Ruoli?”
    “Cercatore” rispose Regulus, pensando che quel giorno l’insegnante fosse un po’ ammattito.
    “Io Battitore” aggiunse Barty, frenando a stento l’entusiasmo.
    “Perfetto, perfetto… Porterò la lista al Capitano. Il provino si terrà domenica alle dieci”.
    “Grazie” rispose Regulus, lanciando un’occhiata incuriosita al giornale sulla cattedra.
La fotografia mostrava una casa, o almeno quel che ne rimaneva: la porta era saltata in aria, le finestre disintegrate, alcune pareti non si reggevano più in piedi. Infine, sopra di essa, vi era uno strano cumulo di nubi verdastre che sembravano avere la forma di un teschio.
 
 
FAMIGLIA STERMINATA NEL KENT: SOSPETTI SUL MAGO SOPRANNOMINATO LORD VOLDEMORT
Si è subito pensato ad una vendetta: forse il capofamiglia si era rifiutato di unirsi a lui
 
 
    “Un periodaccio per tuo padre, vero Barty?” disse Lumacorno, notando la loro curiosità. “Non vorrei essere al suo posto”.
    “Già” commentò Barty laconico.
    “Ragazzi miei, non avete Incantesimi, adesso?”
    “Sì… sì, ci andiamo subito” rispose Regulus, ridestandosi dalle sue riflessioni: era sicuro di aver già sentito il nome Lord Voldemort. Ma quando?
Gli ritornò in mente il giorno del matrimonio di sua cugina Bellatrix. Era stata Andromeda a parlargliene. Voldemort era quell’uomo dall’aria inquietante che aveva messo su una sorta di comizio. E poi anche i suoi genitori ne parlavano spesso in quell’ultimo periodo e sembravano molto interessati alle idee di quel mago.
   Mentre pensava a queste cose, Rachel li aspettava appena fuori dell’aula.
    “Tu non vuoi far parte della squadra?” le chiese Barty, quando tutti e tre si incamminarono fuori dai sotterranei.
    “Sì, vorrei fare la Cacciatrice. Ma nella squadra di Serpeverde il Cacciatore più vecchio ha sedici anni. Perciò mi toccherà aspettare per fare il provino” rispose lei con una scrollata di spalle. “Al momento mi limiterò a tifare per voi”.
    “Sono già in ansia. Tu come ti senti, Regulus?”
    “Eh? Normale…” mentì quest’ultimo.
In realtà era agitatissimo ma, come sapeva bene, un Black non doveva mai mostrarsi troppo debole.
   Purtroppo per lui, di motivi per preoccuparsi ne avrebbe avuti da vendere.
   Il giorno del provino arrivò molto più in fretta di quanto sperasse. La mattina stessa si ritrovò lo stomaco del tutto bloccato: non aveva alcuna voglia di mangiare.
   Barty era nelle sue stesse condizioni.
    “Credete che mi prenderanno?” ripeteva in continuazione. “Forse sono troppo piccolo e non ho il fisico adatto…”
    “A proposito di fisico, Regulus” intervenne Rachel. “Hai visto l’altro ragazzo che vuole fare il Cercatore?”
Regulus cadde dalle nuvole.
    “No, perché?”
Lei parve in difficoltà.
    “Ehm… bè, meglio così…” rispose evasiva. Poi gli batté una mano sul braccio e aggiunse: “Non scoraggiarti. In fondo per un Cercatore quel che conta è l’agilità, no?”
Regulus non capì cosa intendesse fino a che non entrò nel campo di Quidditch.
   Quando il Capitano e Portiere della squadra, Marius Donovan, suddivise i vari aspiranti giocatori in base ai ruoli cui aspiravano, Regulus si ritrovò accanto ad un ragazzo alto e largo il doppio di lui, con una mascella pronunciata e le braccia talmente muscolose che avrebbero facilmente estirpato il Platano Picchiatore.
   Un senso di terrore lo arpionò non appena vide il suo rivale. Avrebbe tanto voluto consigliargli che, con un fisico come il suo, sarebbe stato molto meglio nel ruolo di Battitore, ma non ebbe nemmeno il coraggio di sostenere il suo sguardo truce, figurarsi di rivolgergli la parola.
   Come faccio a sconfiggere questo bestione? Se mi dà una gomitata mi spezza tutte le costole…
    “Ehm… cominciamo” disse Donovan, lanciando un’occhiata compassionevole a Regulus, come se fosse certo di vederlo intero per l’ultima volta. “Cercatori: al mio primo fischio, lascerò andare il Boccino. Al secondo, partirete tutti e due. Chi lo prende per primo si aggiudicherà il posto da titolare nella squadra. Mi raccomando, niente falli, gomitate, pugni, calci, graffi o fatture: non vogliamo feriti. Uno di voi fa ancora in tempo a ritirarsi, se lo desidera”, e qui il suo sguardo esitante si soffermò di nuovo su Regulus.
    “Non sarò certo io a ritirarmi” rispose l’armadio di due metri con arroganza. “Magari il piccoletto qua…”
Regulus si sforzò di alzare lo sguardo e ribattere:
    “Non mi ritiro”.
    “Peggio per te” sussurrò quello, facendo scrocchiare le nocche con aria minacciosa.
Regulus avrebbe voluto tanto scappare, certo che un salto in infermeria quel giorno non glielo avrebbe tolto nessuno, ma si costrinse a restare dov’era: in fondo quel tizio sembrava avere più muscoli che cervello – in effetti il suo sguardo non era proprio dei più svegli – perciò sarebbe bastato usare l’astuzia per compensare la differenza di forza bruta, giusto?
   Speriamo…
Il Capitano gli diede una pacca di incoraggiamento sulla spalla e poi lasciò andare il Boccino d’Oro.
    “State pronti…” esordì.
Regulus si mise a cavalcioni sulla scopa, mentre il suo cervello lavorava febbrilmente alla ricerca di una qualche strategia per salvarsi la vita.
    “… via!”
Donovan fischiò.
   Non appena furono in volo, l’armadio urtò Regulus con tutta la forza che aveva, facendolo deviare di parecchio, ma lui si mise subito all’inseguimento. Il Boccino al momento non si vedeva e l’avversario sembrava più impegnato a togliere di mezzo quello che gli insidiava il posto nella squadra. Regulus cercava di evitare che l’altro si avvicinasse troppo ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto mettere da parte la prudenza.
   Era una giornata piuttosto ventosa, fattore di vantaggio e svantaggio al tempo stesso: dipendeva tutto dalla direzione in cui era andato il Boccino. Regulus sperava di non essere costretto a volare controvento, altrimenti la massa dell’altro avrebbe vinto sulla sua.
   Si aggirarono intorno al campo per cinque minuti buoni, durante i quali Regulus cominciò a temere di non essere in grado di vincere.
   Infine, lo vide.
   Il Boccino d’Oro scintillava nelle vicinanze di un anello centrale.
   Senza perdere una frazione di secondo, si lanciò all’inseguimento, esultando dentro di sé: il vento gli era favorevole e soffiava alle sue spalle, permettendogli di aumentare la velocità. Al contrario, l’altro ragazzo non riusciva a raggiungerlo perché era molto meno leggero e non poteva essere trascinato allo stesso modo.
   Regulus si avvicinava sempre di più al Boccino ma si impose di non lasciarsi sopraffare dall’emozione e di non deconcentrarsi: se lo avesse mancato, l’altro ragazzo sarebbe arrivato subito per rubarglielo sotto il naso.
   Quando fu abbastanza vicino, tese la mano in avanti…
   Mancava poco, due metri… un metro…
   Nell’esatto momento in cui l’avversario gli assestava un potente pugno sulla schiena, la mano di Regulus si chiuse intorno al Boccino d’Oro.
   Non si accorse nemmeno della proprie ossa doloranti: il posto nella squadra era suo! Non gli importava nient’altro.
   Regulus continuò a fissare entusiasta il Boccino, le cui ali si agitavano inutilmente nel suo pugno serrato. Il cuore gli batteva all’impazzata per l’emozione. Non ci poteva credere.
Solo in quel momento si accorse degli applausi che provenivano dai Serpeverde sugli spalti: per tutta la durata dell’inseguimento aveva perso l’uso dell’udito.
   Il Capitano fischiò.
    “Preso! Il provino finisce qui, mi dispiace Ed” disse Donovan, rivolgendosi al ragazzo-armadio, che si stava esibendo in uno spettacolare scioglilingua di imprecazioni. “E mi raccomando, niente vendette personali, perché se verrà torto un capello al mio Cercatore, il Preside saprà già chi espellere. Chiaro il concetto?”
Ed si stava mangiando la lingua da solo, nero di rabbia per la sconfitta e l’umiliazione subita da uno studente di quattro anni più giovane di lui. Donovan lo congedò con uno sguardo sprezzante e si rivolse a Regulus con un sorriso tutto denti.
    “Complimenti, Black, sei stato bravissimo. Mai visto un provino così breve” si congratulò, tendendogli la mano.
Regulus ci mise un po’ per connettere: poi liberò la mano destra dal Boccino e strinse quella che il Capitano gli aveva teso.
    “Grazie” disse, senza fiato.
    “Dico sul serio, so riconoscere un talento quando ne vedo uno, e tu sei in gamba. Ti assicuro che farai strada. Quest’anno sento che abbiamo parecchie possibilità di vincere” aggiunse Donovan, e Regulus fu sicuro di vedere una grande coppa d’oro specchiarsi negli occhi sognanti del Capitano. “Bè, adesso scusa, devo passare al provino dei Battitori. Vai pure a sederti insieme agli altri della squadra”.
Emozionato, Regulus si avvicinò ai Cacciatori seduti su una panchina; tutti e tre si dimostrarono felici di avere un Black in squadra.
   Mezz’ora più tardi, sia Regulus che Barty uscirono vittoriosi dallo stadio.
    “Mi hanno preso! Ancora non ci credo!” esclamò Barty al settimo cielo.
    “Siete stati bravissimi!” esclamò Rachel, raggiungendoli insieme a Severus.
Forse Barty avrebbe voluto concludere in bellezza la giornata, perché aveva tutta l’aria di chi si aspetta un abbraccio mozzafiato, o addirittura un bacio sulla guancia, e invece Rachel assestò sia a lui che a Regulus una sonora pacca sulla schiena.
    “Ahi!” gemette Regulus: la ragazza lo aveva colpito nel punto esatto in cui Ed gli aveva dato un pugno.
    “Oh, scusa, non ho dosato la forza” si giustificò lei sorridendo. “Ti fa male?”
    “Noo…”
Regulus dovette fare un enorme sforzo di autocontrollo per non arrabbiarsi anche quel giorno.
   Mentre si incamminavano in direzione del castello, ad un certo punto Severus smise di parlare e si irrigidì, stringendo la mano intorno alla bacchetta. Regulus seguì il suo sguardo ed ebbe la conferma ai suoi sospetti: Sirius e i suoi amici stavano per incrociarli.
   Tuttavia, mentre gli altri tre si erano fermati ad aspettare a distanza di sicurezza, Sirius si era avvicinato. Teneva le mani nelle tasche ma stava ben attento a non farsi prendere alla sprovvista da Piton. Poi si rivolse a Regulus.
    “Come è andato il provino?”
    “Non l’hai visto?” ribatté lui, deluso.
    “Non mi hanno fatto entrare. I tuoi hanno detto che sono una spia dei Grifondoro” spiegò Sirius.
    “Ah… Comunque sì, sono stato preso”.
    “Bè, complimenti allora”.
    “Grazie…”
Sirius girò sui tacchi e tornò indietro, tornando dai suoi amici.
   Regulus lo osservò mentre rientrava nel castello, chiedendosi come mai, se lo odiava tanto, si era interessato al suo provino e aveva addirittura cercato di assistervi.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Dopo il capitolo angosciante dell'altra volta, eccone uno molto più tranquillo, notizie su Voldemort a parte, che ho dovuto introdurre per forza, perchè me lo stavo quasi dimenticando! Spero che il provino vi sia piaciuto, magari c'era poca suspence, ma rimedierò con la partita, ok? A proposito, il capitano di Serpeverde è anche lui di mia invenzione.
Alohomora: Walburga non è stata solo malvagia, si è comportata come il tipico burattinaio con le marionette, credendo di poter decidere della vita dei propri figli. Sono riuscita a farti provare pena per Kreacher? Questa sì che è una soddisfazione! =)
dirkfelpy89: sono contenta che ti sia piaciuto, io pensavo che invece non sarebbe stato apprezzato moltissimo, proprio perchè è piuttosto cupo, ma a quanto pare mi sbagliavo. Il clima a Grimmauld Place in effetti è insostenibile...
vulneraria: credimi, quando parlo di James nelle mie storie faccio una fatica immane per essere imparziale, ma fortunatamente ci riesco abbastanza. Comunque, credo che anche la maggior parte delle fan di Severus Piton non ami James, quindi siamo parecchie! E grazie per la recensione che hai lasciato a "X Agosto", mi ha fatto immensamente piacere!
_Mary:
volevo proprio sottolineare la differenza tra l'atmosfera relativamente tranquilla di Hogwarts e quella tesa e pesante di Grimmauld Place; in un certo senso anche Regulus preferisci stare a scuola, anche se non lo ammetterebbe mai! Grazie per i complimenti, li apprezzo soprattutto perchè, insomma, il personaggio di Regulus me lo sono dovuto immaginare quasi del tutto! Peter ne prenderà parecchie, con lui divento sadica come Bellatrix...ti anticipo solo che l'animale di Rachel è un gatto ancora più cattivo di Grattastinchi! (risata diabolica...)
Mizar: grazie mille, forse la mentalità contorta di Walburga la avrà indotta a pensare nel più profondo di sè che Sirius potrebbe essere diventato così anche perchè lei non lo trattava proprio benissimo anche da piccolo, quindi ha voluto rimediare con Regulus, solo che esagera anche con lui. Insomma, quella donna ne combina una peggio dell'altra.
malandrina4ever: anche io mi osno sentita molto vicina a Sirius, poverino, mi fa sempre più pena. In effetti anche io ho pensato a questa somiglianza con Harry; insomma, i Dursley si vergognano del nipote perchè è un mago, i Black si vergognano di Sirius perchè è un Grifondoro... Sarà anche per questo che tra Harry e Sirius è poi nato un bel legame.
lyrapotter: a chi lo dici, io li maledico ogni volta che mi metto a scrivere... Hai detto tutto quello che penso, e infatti Sirius già non vede l'ora di andarsene di casa. Regulus si trova letteralmente in mezzo a due fuoch incrociati e non sa dove andarsi a nascondere.
Penny Black: meno male, quello che hai detto su Walburga era prorpio quello che volevo sentire. Significa che sono riuscita nel mio intento e la cosa mi consola! Ti posso capire che Kreacher ti stia antipatico, anche se del resto tutto dipende dalla famiglia che serve. Se fosse stato l'elfo dei Weasley scommetto che sarebbe stato molto più simpatico! In fondo non si può negare che sia vendicativo, ma con chi lo tratta bene è riconoscente.
PrincessArtemide: io li ho sempre detestati, soprattutto la loro cosiddetta madre! E la fuga si Sirius è perfettamente comprensibile, anche se non tutti i Black saranno d'accordo con questo! XD
Pepesale: complimenti per avere recuperato così presto! A me Barty non sta proprio antipatico, ci sono personaggi che odio molto di più, suo padre per esempio, e parlerò anche di lui. Sul fatto che nello scorso capitolo Regulus e Sirius, mentre discutevano, sono rimasti cocciutamente fissi nei rispettivi discorsi, ci hai preso in pieno. Di solito, ognuno vede quello che gli fa più comodo, no? Ti capisco benissimo, anche io ho l'inclinazione a preferire i capitoli che mi angosciano, sarò masochista o, come dici tu, mi piacciono le emozioni più forti che mi danno rispetto ai capitoli più tranquilli! Ultima cosa: non preoccuparti, Regulus e Barty non litigheranno per Rachel!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Serpeverde contro Grifondoro ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 28: Lacrime

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Serpeverde contro Grifondoro

Photobucket

Novembre 1973

    “Ecco, lo sapevo, vi state facendo prendere dal panico” disse Rachel quella mattina.
Il tavolo di Serpeverde era estremamente animato e gli studenti molto più chiacchierini del solito. Bandiere e sciarpe verdi e argento sventolavano di qua e di là, dando quasi la sensazione di essere immersi in un’atmosfera bicolore. Dall’altra parte della Sala Grande era più o meno la stessa cosa, solo che i colori erano rosso e oro.
   A differenza di tutti gli altri Serpeverde, Regulus e Barty non riuscivano quasi a respirare, figurarsi a dire qualcosa. Barty era talmente nervoso che sussultava ogni cinque minuti per qualsiasi spostamento d’aria; Regulus invece era immobile come una statua di ghiaccio, anche se dentro si sentiva esplodere per il terrore.
    “Cercate di mangiare” aggiunse Severus che, nonostante fosse davvero poco interessato al Quidditch, si sforzava di capire tutta quell’ansia a suo parere ingiustificata.
    “È la nostra prima partita” ribatté Barty, e la voce gli uscì insolitamente acuta. “Contro Grifondoro, tra l’altro. Non era meglio Tassorosso all’inizio, così, per scaldarci un po’?”
Regulus non rispose. Continuava a fissare con un vago senso di nausea il latte che aspettava solo di essere bevuto, ma che non lo attirava per niente.
   Per tutta la settimana precedente aveva cercato di non pensare all’imminente partita di inizio campionato, e ce l’aveva quasi fatta; ora però tutto lo stress accumulato gli era crollato addosso come un castello di carte.
   L’ansia gli attanagliava le viscere. Il solo pensiero che di lì a pochi minuti avrebbe dovuto affrontare la sua prima partita gli faceva desiderare di non essere mai diventato un membro della squadra.
   Cosa sarebbe successo se avesse perso? Una miriade di conseguenze orribili gli attraversò la mente: oltre all’umiliazione della sconfitta, forse il Capitano della squadra avrebbe deciso di cacciarlo e tutti gli altri Serpeverde lo avrebbero detestato…
    “Mi sa che c’è posta per te” disse Rachel, risparmiandogli altre riflessioni deprimenti.
Regulus alzò lo sguardo: centinaia di gufi stavano consegnando la posta del mattino, e uno di essi si stava dirigendo proprio verso di lui.
   Quando aprì la busta che il gufo gli porse, scoprì che si trattava di un biglietto di auguri da parte di suo zio Alphard, cosa che riuscì a tirargli un po’ su il morale, almeno fino a quando non si mise a pensare che se avesse perso, anche Alphard ci sarebbe rimasto male…
    “Ma insomma, volete rilassarvi? Se continuate così, non riuscirete a concentrarvi” insisté Rachel.
    “La vostra amica ha ragione” intervenne Donovan, che era sul punto di esordire con una delle sue prediche. “La concentrazione è l’arma vincente. Se perdete quella, è la fine”.
“Grazie per l’incoraggiamento” bofonchiò uno dei Cacciatori, seduto qualche posto più in là.
Alcuni minuti più tardi, la squadra di Serpeverde si avviò fuori dalla Sala Grande. Per la prima volta in tutta la mattinata Regulus trovò il coraggio di lanciare un’occhiata al tavolo dei Grifondoro.
   L’unica cosa che notò con una certa soddisfazione fu che Sirius aveva avuto la delicatezza di non avvolgersi nell’enorme bandiera rosso e oro che circondava le spalle dei suoi amici.
   La strada dal castello al campo di Quidditch sembrò a tutti più breve del normale. Negli spogliatoi c’era un silenzio teso e pesante: l’agitazione di ciascun giocatore influenzava tutti gli altri e veniva trasmessa a vicenda. Anche il capitano decise di non aprire bocca, almeno fino a che non furono tutti pronti.
    “Voi due” si rivolse a Regulus e Barty, “siete inesperti ma non dovete farvi prendere dal panico. La prima partita è un osso duro per tutti e può capitare di fare qualche errore. Vi proibisco di farli ma se capita siete giustificati, almeno per oggi. Quanto a voialtri… azzardatevi a sbagliare e vi affatturo”.
Nessuno commentò.
   Mentre si incamminavano fuori dagli spogliatoi, Regulus e Barty si scambiarono un’occhiata colma d’ansia: entrambi sembravano sul punto di svenire.
    “Buona fortuna” disse il primo.
    “Anche a te”.
Finalmente le due squadre fecero il loro ingresso nello stadio, accolte da applausi e altrettanti fischi.
Ora che si trovava in volo, Regulus riuscì a sentirsi un po’ meglio: aveva ripreso a respirare e, inoltre, il vento freddo lo rese più lucido.
   Nello schieramento opposto, James Potter era altrettanto serio, ma sembrava molto meno agitato di lui. Regulus si promise di fargli sparire dalla faccia quell’espressione fin troppo sicura di sé.
   L’arbitro elargì le solite raccomandazioni affinché si giocasse un incontro pulito e senza falli, ma, naturalmente, quasi nessuno le diede retta.
   Il fischio d’inizio diede il via alla partita.
   Mentre i Cacciatori di Grifondoro si impossessavano della Pluffa e venivano contrastati dagli avversari, Regulus si guardava intorno alla ricerca di qualche lampo dorato, ma al momento del Boccino non si vedeva neanche l’ombra.
   La cronaca della partita era stata affidata alla persona più sbagliata di tutta Hogwarts, una Tassorosso dell’ultimo anno dall’aria svampita, che non aveva neanche capito quali fossero le squadre in campo:
    “Bertha Jorkins, per servirvi. Ed ecco che il Portiere dei Corvonero effettua una parata… oh, scusate, è di Serpeverde; blu e verde non si distinguono molto bene con questa luce…”
Nel tempo che impiegò per cercare gli occhiali in borsa e infilarli al contrario, Grifondoro era già andato in vantaggio e aveva subito la rimonta di Serpeverde.
    “Dunque… cosa mi sono persa? A proposito, lo sapete che il Battitore dei Grifondoro esce con il Portiere di Tassorosso?”
Regulus cercò di non farsi distrarre dalla cronista e dalle proteste dei diretti interessati, ma non poté fare a meno di sorridere tra sé. Fece il giro completo del campo, senza scorgere tracce del Boccino d’Oro.
    “Sembra che si sia volatilizzato del tutto” disse una voce sopra di lui. James Potter si stava guardando intorno a sua volta e aveva una strana espressione divertita, quasi come se volesse prenderlo in giro.
    “Non per me” fu la secca risposta di Regulus. Quando voltò la scopa per allontanarsi, fu costretto ad una frenata brusca, visto che il Cercatore di Grifondoro gli aveva appositamente tagliato la strada. “Vai a svolazzare da qualche altra parte, Potter!” sbottò, la terza volta che James gli si piazzò davanti.
    “Perché? Non sei in grado di liberarti di me?” disse quello sorridendo.
   Che cos’è, una sfida? Vuole rendermi ridicolo davanti a tutti? pensò Regulus. O sta solo cercando di mettersi in mostra davanti alla Evans?
Non voleva stare al suo gioco, ma in un modo o nell’altro doveva pur toglierselo dalle scatole.
   Regulus partì a tutta velocità verso sinistra, seguito a ruota da Potter; all’improvviso, senza neanche frenare, deviò verso il basso e scese in picchiata fino ad un certo punto, quando svoltò a destra.
   Così impara, pensò, ma un attimo dopo se lo ritrovò di nuovo di fronte.
    “Bella finta” commentò Potter.
Forse stava solo cercando di studiarselo per bene e valutare il modo migliore di contrastarlo. Regulus fece altrettanto: Potter era molto veloce e aveva dei riflessi ben sviluppati; sarebbe stato difficile raggiungerlo se si fosse lanciato all’inseguimento del Boccino per primo.
   Serpeverde segnò, e Regulus approfittò della momentanea distrazione per fare un’altra finta e restare solo.
    “I Serpeverde sono in vantaggio di venti punti… O sono trenta?” stava dicendo Bertha Jorkins, guardando il tabellone. “Siamo ottanta a cinquanta per Serpeverde, scusate!”
Uno dei Cacciatori di Grifondoro stava per segnare: Barty gli scagliò un Bolide a tutta potenza, che colpì il manico della scopa e gli fece perdere il controllo, oltre alla Pluffa. Regulus rivolse a Barty un sorriso incoraggiante e quello ricambiò, molto più allegro di quella mattina a colazione.
   L’altro Battitore fu più preciso nella mira quando colpì in testa il Portiere dei Grifondoro, che precipitò giù dalla scopa. Madama Bumb fischiò per chiedere il time-out. Mentre dagli spalti dei Grifondoro si levavano urla di protesta, la squadra di Serpeverde si riunì dalla parte opposta.
    “State andando proprio bene” disse Donovan esaltato. “Possiamo vincere!”
Il Portiere fu sostituito dalla riserva, un ragazzo del quarto anno con un’aria spaurita e che non fu assolutamente all’altezza di chi lo aveva preceduto.
   Una ventina di minuti più tardi, Serpeverde era in vantaggio di centoquaranta punti netti. Il Portiere di Grifondoro sembrava quasi sul punto di scoppiare a piangere per lo stress emotivo.
   Regulus aveva appena rivolto un’occhiata trionfante ad un James Potter piuttosto giù di morale, quando si sentì mancare il respiro.
   Il Boccino d’Oro brillava poco più in basso di loro.
   Per una sola frazione di secondo Regulus e James incrociarono lo sguardo: ciascuno dei due sperava che l’altro non se ne fosse accorto; poi partirono a tutta velocità.
   Quando si ritrovarono fianco a fianco, entrambi furono piuttosto generosi nel dispensare gomitate ma nessuno dei due riuscì a rallentare la corsa dell’altro.
   A Regulus fischiavano le orecchie: l’unica cosa cui pensava era di afferrare il Boccino… Il vantaggio dei Serpeverde nella classifica sarebbe stato enorme.
   Forse era fin troppo concentrato e non si accorse del grido rabbioso di Barty:
    “Ehi, attento!”
James si abbassò imprecando, Regulus invece no.
   L’ultima cosa che vide fu la sua mano che stava per sfiorare il Boccino, poi udì un tonfo sordo e un dolore lancinante alla testa. Tutto il resto fu buio totale.
 
***
 
    “Certo che è stata una vera fregatura…”
    “Non me ne parlare… Sembra che la sorte ci abbia voluto prendere in giro fino all’ultimo”.
Regulus non capiva niente. Sapeva solo di essersi appena svegliato da un brutto sogno. Il tempo di abituarsi alla luce e scoprì di essere disteso su un letto dell’infermeria. A giudicare dalla luce fioca e rossastra, il sole doveva essere già tramontato.
   Le voci che sentiva appartenevano a Rachel e Barty, che erano in piedi accanto a lui.
    “Ehi, si è svegliato!” esclamò Rachel. “Regulus, ci riconosci?” aggiunse preoccupata.
    “È stato solo in coma, non gli hanno fatto mica un incantesimo di memoria” le disse Severus, beffardo.
    “Che cosa è successo?” chiese Regulus, la voce rauca.
    “Sei stato colpito in testa da un Bolide” disse Barty, con una faccia da funerale.
I ricordi affiorarono nella sua mente tutti nello stesso momento e un’agitazione estrema si impadronì di lui.
    “Ma il Boccino l’ho catturato, vero? L’avevo preso, ne sono sicuro!”
Un silenzio imbarazzato cadde intorno a lui.
    “Ehm… Regulus, lo avresti preso, davvero, se non fosse stato per quel Bolide” disse Rachel. “Sei stato colpito un secondo prima che mettessi le mani sul Boccino”.
Se si fosse potuto guardare allo specchio, Regulus avrebbe viso il proprio volto diventare nero e livido di colpo. La consapevolezza dell’amara realtà lo colse impreparato.
    “Abbiamo perso, vero?”
    “Solo per dieci punti. In classifica siamo praticamente pari. Non devi prendertela”.
Ma Regulus già non la ascoltava più.
   Una rabbia bruciante gli face ribollire il sangue nelle vene. Era andata proprio come aveva temuto. Tanto valeva dare le dimissioni dalla squadra, prima di esserne cacciato.
    “Black, sappi che non ti ritengo responsabile di quel che è successo” intervenne qualcuno. “Hai giocato davvero bene, e ci avresti fatto vincere sicuramente”.
A parlare era stato Marius Donovan: era seduto su un altro letto, con il braccio ingessato, mentre Madama Chips, l’infermiera, gli ricuciva un profondo taglio sopra l’occhio.
   Regulus non si sentì affatto consolato.
    “Infatti” aggiunse Rachel. “Sei stato bravissimo. E poi quell’idiota del Battitore, Enders, poteva colpire anche Potter con quel tiro”.
    “Sì, però Potter l’ha preso il Boccino” insisté Regulus, testardo.
    “Ok, ma dovresti apprezzare il fatto che Potter ha chiesto a Madama Bumb di annullare la partita e ripeterla un altro giorno”.
Regulus fece finta di non aver sentito.
   Fu solo in quel momento che si accorse delle reali condizioni in cui versava il Capitano, e non solo: Barty aveva un occhio pesto e il labbro spaccato.
    “Come te lo sei fatto?” gli domandò, ma quello si era chiuso nel mutismo più completo.
Rachel si sforzò di sorridere.
    “Mi sa che ti sei perso la parte più divertente, quando il nostro Barty ha rivelato il suo lato oscuro e sadico. Altro che perfetto studente modello. Dopo che Potter ha preso il… tu-sai-cosa…” disse con un vago imbarazzo, dato che l’argomento Boccino era piuttosto delicato. “Barty ha raggiunto Enders e ha… usato la sua testa come se fosse stata un Bolide…”
Regulus aggrottò la fronte, certo di non aver capito bene. Barty sembrava imbarazzato.
    “Una mazzata dritta sui denti” confermò Rachel. “Proprio così. Vitious e Hagrid stanno ancora cercando gli ultimi due incisivi. Comunque, è intervenuto il capitano dei Grifondoro, che ha dato un pugno a Barty, e anche il vostro non si è sprecato… Ne è nata una rissa tremenda. Il resto puoi immaginarlo. Per fortuna Silente l’ha bloccata subito”.
    “Non ci ho visto più dalla rabbia” si giustificò Barty. “Avevamo appena perso per colpa sua, e inoltre credevo che ti avesse ammazzato. Scommetto che dopo cena mi ritroverò una Strillettera che durerà un’ora”.
    “L’orario delle visite è terminato” disse Madama Chips, spuntando all’improvviso. “Il signor Black stanotte dormirà qui”.
Rachel, Barty e Severus fecero appena in tempo a salutarlo, prima che l’infermiera chiudesse loro la porta in faccia.
   Dopo che la donna ebbe sistemato le tendine separatorie intorno al suo letto, continuando a bofonchiare qualcosa contro il Quidditch e la sua pericolosità, finalmente solo, Regulus poté smettere di trattenere la propria amarezza e delusione.
   Non poteva credere di essere stato così sfortunato. Avrebbe potuto vincere, e invece era stato beffato da un Bolide e un Battitore idiota. La mazzata di Barty era niente in confronto a quello che avrebbe voluto fargli lui.
   Non osava immaginare i commenti derisori dei Grifondoro, che di sicuro stavano festeggiando una vittoria poco meritata nella loro sala comune.
   Si sentiva offeso e umiliato, anche perché per lui quella non era stata solo una semplice partita. La aveva considerata un modo per ottenere una rivalsa su Potter. Era inutile negarlo: la sua grande amicizia con Sirius lo infastidiva, e aveva voluto fargliela pagare battendolo a Quidditch.
Invece era stato lui a perdere, e per una sciocchezza.
   Ce ne saranno altre di partite, provò a consolarsi. Non essere stupido, ci sono problemi molto più gravi nel mondo… Però io tenevo a questa partita…
   Mentre il buio della notte calava nell’infermeria, Regulus si girò e rigirò più volte nel suo letto, mordendosi le labbra per la stizza e asciugandosi le guance bagnate di lacrime amare.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Ok, non so se vi aspettavate un finale così, ma nella vita non si può sempre vincere, giusto? Per quelli che tifavano Grifondoro: non cantate vittoria troppo presto, perchè Serpeverde avrà la sua rivincita! E non esultate troppo perchè sono armata di mitra, vi avverto...
Comunque, spero che abbiate apprezzato il mio immane sforzo per rendere giustizia a James. Per me è stata una sofferenza far perdere Regulus, ma si sa, ride bene chi ride ultimo, e preferisco che l'ultimo a ridere sia lui. Nella mia immensa crudeltà, credo che Regulus avrà una soddisfazione maggior battendolo alla sua ultimissima partita! (Risata diabolica...XD)

vulneraria: diciamo che l'altro aspirante Cercatore era il prototipo del giocatore di Serpeverde grande e grosso ma senza talento, come vengono spesso considerati grazie alla parzialità della Rowling...non che io sia imparziale, anzi! Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, e spero che questo non ti abbia fatto storcere il naso.
lyrapotter: visto, come sono stata buona con James? Spero che ne sarai soddisfatta...io lo sono un po' meno, però... Il prossimo capitolo non sarà frivolo come questi altri due, però non ai livelli dell'altro: diciamo che farò una via di mezzo.
dirkfelpy89: non vedevo l'ora neanche io. Inoltre, spero di essere riuscita a descrivere bene la partita, dato che è la prima volta in assoluto che una partita di Quidditch compare in una mia fanfiction.
Shakiko: ho capito, ma la tua storia adesso la pubblicherai sul nuovo account? Vabè, per me non è un problema, visto che tengo d'occhio entrambi!
Mizar: l'aria di Hogwarts ci voleva proprio! Ahah, lo sapevo che il ragazzo armadio avrebbe fatto ridere, mi sono divertita parecchio anche io a immaginare Regulus che gli arriva alla cintola e lo guarda dal basso verso l'alto con aria moolto inquieta! Ma tanto i suoi muscoli non sono serviti...
Alohomora: adesso siamo pari, anzi, io ho recensito il tuo capitolo con 24 ore di ritardo, quindi mi è andata peggio! A differenza di te, sapevo benissimo per chi fare il tifo, ma fino a pochi giorni fa non sapevo chi far vincere. Ti assicuro, è stata una scelta complicata e sofferta, ma alla fine ho optato per questa soluzione. Spero che nessuno di voi mi lanci la frutta addosso! XD
_Mary: il Capitano di Serpeverde lo sto facendo troppo simpatico, forse, ma mi piace così... Bè, anche io nei libri ho sempre tifato per Grifondoro, anche perchè i Serpeverde della generazione di Harry facevano pena, dal primo all'ultimo e in tutti i sensi, nel passato invece preferirei che le cose fossero un po' diverse!
MEISSA_S: dopo il tuo commento quasi positivo su Barty mi è quasi dispiaciuto scrivere questo capitolo in cui non fa più tanta pena, ma rimedierà nel prossimo. Quello che hai detto su Walburga è assolutamente perfetto, io stessa non avrei saputo dirlo meglio! Non so proprio cos'altro si potrebbe aggiungere.
malandrina4ever: in effetti sì, il dialogo era distaccato, sarà stata anche la presenza dei rispettivi amici a renderlo così. Per il cambiamento di Barty direi che qualche idea mi sta venendo, e come hai potuto vedere, già in questo capitolo dimostra di non essere proprio uno stinco di santo!
Pepesale: grazie per l'entusiasmo, un po' di commedia ci voleva proprio, vero? Quanto al ruolo di Rachel, ci penserò, tanto c'è ancora tempo. Noto che l'armadio a due ante ha riscosso molto successo! XD Donovan credo di averlo inventato, ma visto che in fondo è un cognome molto comune, l'idea deve essermi stata ispirata da qualche film, telefilm, libro, o vallo a sapere! Sapevo che ti sarebbe piaciuta la scena finale, e anche io ormai mi sono fissata con questo genere di scene. Nel prossimo capitolo infatti ne vedrai un'altra. Ahah, non vorrei che i tuoi fratelli mi odiassero per questo!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Amici ***


efp

Titolo: Amici

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 34: Silenzio

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Amici

Photobucket

La mattina seguente, Madama Chips insisté per fare rimanere Regulus in infermeria almeno fino all’ora di pranzo.
   Lui non protestò: voleva rimandare il più possibile il ritorno tra gli altri studenti. Non voleva essere preso in giro e in qualche modo sperava che, più la sua convalescenza si fosse protratta nel tempo, meno recente sarebbe stato il ricordo della sconfitta e magari qualcuno se ne sarebbe dimenticato.
   Prima di scappare a lezione, i suoi amici gli avevano portato i suoi libri con la lista dei compiti da fare: la professoressa McGranitt aveva specificato che sarebbe stato esentato dal tema sulla trasfigurazione degli animali in oggetti solo se avesse perso l’uso di entrambe le mani, quindi era costretto a scriverlo senza protestare.
   Mentre Regulus stava cercando di farsi venire qualche idea su un incipit decente, ad un certo punto sentì la voce di Madama Chips che si levava dal fondo dell’infermeria:
    “Dove credi di andare? Non hai lezione a quest’ora?”
Regulus, era ancora circondato dalle tendine separatorie, perciò poté solo udire una voce familiare che rispondeva con indifferenza.
    “Il professor Kettleburn ha annullato la lezione perché la sua Acromantula ha dato di matto e sta distruggendo mezza Foresta Proibita, quindi ho un’ora libera”.
La donna bofonchiò qualcosa, stavolta riguardo il professor Kettleburn e la sua mania di portare creature pericolose alle lezioni con i suoi studenti, ma non aggiunse altro.
   Regulus posò la piuma e la pergamena sul comodino, poi si mise a braccia conserte e si voltò dall’altra parte mentre Sirius gli si accostava.
    “Come va la testa?” gli chiese quello, spettinandogli i capelli per gioco.
    “Lasciami!” sbottò Regulus infastidito, allontanando con irritazione la mano del fratello. “Non ho due anni”.
    “Uhm… da come te la sei presa penserei proprio di sì” rispose Sirius, lasciandosi cadere su una sedia accanto al letto.
    “Sei venuto per prendermi in giro?”
    “Se continui a fare l’antipatico potrei prendere in considerazione questa possibilità” replicò lui, aspro. “Stupido che non sei altro, sono venuto per vedere come stessi”.
    “Alla buon’ora. Ieri sera eri troppo occupato a festeggiare, immagino”.
    “Non so perché continui a rispondere alle tue provocazioni, ma fa lo stesso. Veramente ieri sera c’è stato molto poco da festeggiare. Enders deve ringraziare il tuo amico e la sua mazzata sui denti perché lo ha salvato da un linciaggio da parte di noi Grifondoro, visto che aveva rischiato di mettere fuori combattimento anche James. Comunque, sono certo che non si dimenticherà più di questa partita”.
Regulus non disse niente e continuò a guardare dall’altra parte, indispettito.
    “Dai, è stata solo una partita. Hai altri sei anni per battere Grifondoro” insisté Sirius, evidentemente deciso a farlo cedere. “Si può sapere perché sei così permaloso? Dov’è il problema?”
    “Il problema” sbottò l’altro, voltandosi infine a guardarlo, “è che non meritavate di vincere. E scommetto che per settimane non farete altro che deriderci”.
    “Non credo proprio. C’è poco da deridere. Non pensavo che fossi così bravo a volare, e non sono stato l’unico a dirlo. Anche tutta la squadra di Grifondoro ha ammesso la stessa cosa, tranne Enders, ma quello solo perché al momento non può parlare. Ah, comunque hanno ritrovato tutti i denti, ora glieli riattaccano”.
Regulus non voleva ammetterlo, ma le parole di Sirius gli avevano tolto un gran peso dallo stomaco. Avrebbe voluto ringraziarlo ma, nel momento in cui formulò quest’ipotesi, scoprì di non essere capace di dirlo. Sarebbe stato troppo imbarazzante.
   Così si limitò a sollevare l’angolo della bocca in una sorta di vago sorriso.
 
***
 
Sirius non si era sbagliato: quando Regulus fu dimesso, quasi nessun Grifondoro lo prese in giro, a parte uno del quarto anno che lo incrociò in un corridoio e gli rivolse una battuta maligna. Regulus non reagì: non voleva assolutamente far perdere altri punti alla sua Casa. Così strinse i pugni e lo ignorò, evitando di alzare lo sguardo mentre passava accanto a Sirius e ai suoi amici, che avevano assistito alla scena.
   Tanto per la cronaca, il ragazzo in questione fu ritrovato qualche minuto più tardi con un grosso paio di orecchie d’asino sulla testa e Madama Chips non riuscì mai più a fargliele tornare esattamente come prima. Il colpevole dello scherzo non fu mai ufficialmente riconosciuto, ma Regulus aveva la netta sensazione che il Grifondoro tendesse a tagliare la corda e volatilizzarsi tutte le volte che Sirius era nei paraggi.
   Tornando al momento in cui Regulus uscì dall’infermeria, quando entrò in Sala Grande per il pranzo, trovò soltanto Rachel al tavolo dei Serpeverde.
    “Dove sono gli altri?” chiese perplesso.
    “Severus è in biblioteca con Lily Evans. Domani hanno un compito in classe e devono studiare. Barty è dal Preside” spiegò lei. “Ieri sera non gli è arrivata una Strillettera… è venuto direttamente suo padre questa mattina”.
Nessuno di loro aveva mai visto Bartemius Crouch senior dal vivo, ma ne sapevano quanto bastava per capire che la situazione era molto critica.
    “Non lo vorranno espellere?”
    “Spero di no”.
    “Prima o poi verrà a mangiare. Glielo chiederemo allora”.
Diversamente da quanto si aspettavano, Barty non si fece vedere né a pranzo né dopo. Quel pomeriggio Rachel propose di andarlo a cercare.
    “Magari è disperato e noi siamo qui a girarci i pollici! Dobbiamo fare qualcosa!” disse, agitata.
    “Proviamo a cercarlo vicino allo stadio” propose Regulus. “Di solito quando ha del tempo libero va sempre lì ad allenarsi”.
I due uscirono dal castello, diretti verso il campo da Quidditch, ma non vi trovarono nessuno.
Si erano quasi decisi a tornare in sala comune e aspettarlo lì, quando assistettero ad una scena inusuale.
   Barty si trovava sulla sponda del Lago Nero, ad una ventina di metri di distanza da loro; tuttavia non li aveva visti, impegnato come era a scagliare in acqua sassi, tronchi d’albero e qualsiasi cosa gli capitasse a portata di bacchetta.
   Regulus notò subito di avere un modo di sfogarsi del tutto diverso da quello del suo amico. Lui era solito tenersi tutto dentro per poi scoppiare quando era completamente solo; Barty invece si sfogava disintegrando qualsiasi cosa lo intralciasse.
    “Ecco, quando si comporta così, mi fa un po’ paura” commentò Rachel. “Cerchiamo di parlargli…”
    “Ehm, in che senso?” chiese Regulus, preoccupato.
Rachel lo guardò.
    “Nel senso che dovremmo consolarlo, credo. No?”
    “Ah… ecco, queste sono cose più da donne...”
    “Già, dimenticavo che voi maschi risolvete sempre tutto con una pacca sulle spalle, ma adesso non credo che basti. Vieni, ti faccio vedere come si fa”.
Si incamminò verso di lui e , quando fu abbastanza vicina, lo chiamò.
   Barty aveva appena finito di far saltare ogni singolo centimetro di terra intorno a lui a suon di Incantesimi Tagliuzzanti quando si voltò. Aveva il viso rosso per l’affanno, o per l’imbarazzo, forse per entrambe le cose. La divisa gli ricadeva addosso malconcia e stropicciata, cosa non da lui. Doveva essere davvero fuori di sé. Tuttavia, ormai sembrava essersi sfogato.
   Quando anche Regulus lo raggiunse, senza dire una parola, si lasciò cadere per terra, profondamente abbattuto. Rachel gli si sedette accanto. Regulus, dopo un attimo di esitazione, si tolse il mantello, lo distese sulla sabbia bagnata e vi si sedette sopra.
    “Non sei stato espulso, vero?” esordì Rachel che, come al solito, andava dritta al dunque.
    “No, ho avuto solo una punizione” rispose Barty cupo.
    “E allora perché tuo padre è venuto fin qui?”
    “Ma che ne so… Gli hanno mandato una lettera e ha deciso di rimproverarmi di persona” bofonchiò lui, anche se in realtà aveva taciuto molte cose, e gli altri due lo sapevano bene.
Barty non parlava quasi mai di sé e tendeva a dare risposte molto evasive quando gli si chiedeva qualcosa.
   Rimasero in perfetto silenzio per parecchi minuti. Alla fine fu sempre Rachel a parlare di nuovo.
    “Cosa ti ha detto?”
A quanto pareva, Barty non si era mai sentito così male, e doveva avere l’impellente bisogno di sfogarsi con qualcuno, così cominciò a raccontare.
    “Il punto è che quell’Enders è il figlio di un tizio che lavora al Ministero della Magia e che ha subito parecchi licenziamenti perché ha origini babbane. Questa storia è piuttosto recente e ne hanno parlato anche molti giornali. Adesso mio padre se l’è presa tanto perché se qualcuno viene a sapere che io ho spaccato la faccia al figlio di questo tizio, la stampa comincerà a parlare anche di noi, si inventerà che la famiglia Crouch è intollerante nei confronti dei Babbani, con tutto quel che ne consegue. Mio padre tiene moltissimo all’opinione degli altri e non vuole che si parli male di lui. Se mi comporto male io, sarà lui a rimetterci la faccia”.
    “Va bene, ma tu glielo hai spiegato che l’hai colpito per un motivo diverso?” chiese Regulus.
    “No” fu la risposta. Quando gli altri tre lo guardarono con tanto d’occhi, Barty spiegò: “Perché secondo voi, anche se glielo avessi detto, mi avrebbe creduto? Voi non lo conoscete, avete soltanto sentito parlare di lui. Non è come lo descrivono tutti quanti. Sì, certo, è un ottimo mago, lavora tantissimo, ha le capacità per diventare il migliore Ministro della Magia che abbiamo mai avuto, ma a casa non è affatto bravo. Certe volte mi chiedo perché abbia deciso di mettere su famiglia, se poi non la considera importante. Per lui conta soltanto la carriera. Per esempio, oggi non mi ha nemmeno chiesto come stavo, anche se sapeva che mi ero fatto male anche io durante la rissa di ieri”.
    “Magari era solo arrabbiato” disse Regulus: non riusciva a comprendere, figurarsi ad accettare, il comportamento di quell’uomo.
    “Lui fa sempre così. Non si è mai interessato a niente. Quando sono a casa non lo vedo quasi mai: la mattina mi sveglio quando è già uscito e la sera a volte torna tardissimo. Le poche volte in cui mi ha degnato di un po’ di attenzione, è stato solo per dirmi cosa dovevo fare, come dovevo comportarmi, oppure per rimproverarmi perché non aveva fatto esattamente quello che avrebbe fatto lui. Vuole che diventi una specie di sua fotocopia. Questa mattina, pur di non fare brutta figura agli occhi dell’opinione pubblica, mi ha rimproverato davanti a tutti gli insegnanti. Anche Silente si è sentito in dovere di calmarlo quando…”
Si interruppe, a disagio, ma Regulus notò che Barty, con un gesto involontario, si era sfiorato la guancia, dove con molta probabilità suo padre lo aveva schiaffeggiato pubblicamente.
   Sentì l’umiliazione di Barty diffondersi nell’atmosfera circostante e si sentì in dovere di dire qualcosa.
    “Non capisco cosa voglia da te. Quello che è successo ieri è stata un’eccezione. Tu di solito ti comporti sempre bene, a scuola vai benissimo, sei il più bravo del nostro anno…”
Rachel sembrò soddisfatta del suo intervento.
    “A lui non importa tutto questo. Lo considera come un atto dovuto. Quest’estate mia madre stava parlando dei miei voti alti e lui ha detto che non si doveva meravigliare, che avevo fatto solo il mio dovere. Non mi apprezza per niente”.
    “Ma è una cosa assurda!” esclamò Rachel indignata. “Fai parlare me con tuo padre, vediamo se poi ti tratterà meglio!”
Barty arrossì ancora di più: le sue orecchie erano talmente incandescenti che ci si sarebbe potuto cuocere un uovo.
    “Meglio di no. Se sapesse che ho parlato male di lui, sarebbe capace di appendermi a testa in giù sul Platano Picchiatore. Forse però così mi considererebbe di più…”
Regulus e Rachel si lanciarono un’occhiata colma di compassione e si sentirono improvvisamente molto a disagio. Anche Barty si sentì in imbarazzo: forse si era pentito di aver detto tutte quelle cose in un attimo di debolezza.
   Regulus decise che fosse arrivato il momento di adoperare il metodo maschile. Gli diede una pacca amichevole sulla schiena e poi aggiunse:
    “Non pensarci. In fondo te la sei cavata con una semplice punizione. Ti va di fare un volo sulla scopa?”
A dispetto dell’espressione incredula di Rachel, che alzò gli occhi al cielo, Barty si sforzò di sorridere e rispose:
    “Certo, almeno mi aiuterà a distrarmi”. Si interruppe qualche istante, mordendosi il labbro come in preda al dubbio, poi aggiunse, fissandosi le punte delle scarpe: “Grazie”.
    “Figurati” bofonchiò Regulus, guardando a sua volta in un’altra direzione e ignorando il sorriso derisorio di Rachel, che sicuramente stava pensando qualcosa riguardo all’orgoglio che impediva loro di esagerare in manifestazioni di amicizia.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Mi chiedo come abbiate potuto pensare che non inserissi Sirius in tutto questo casino! Figuriamoci se perdeva l'occasione di farsi notare! Lo avevo deciso già da settimane, ragazzi.
Prossimo aggiornamento: domenica 1° novembre, di pomeriggio o di sera però.

vulneraria: Regulus non ne tiene conto perchè al momento è troppo arrabbiato...e non ha tutti i torti!
Alohomora: meno male che hai detto che era un colpo di scena, io pensavo che avreste indovinato tutti cosa sarebbe successo! Su certi personaggi anche io sono intollerante, anche se sono pochi...anzi, con James mi sto comportando fin troppo bene. Se ti serve aiuto con le partite sono a tua disposizione.
_Mary: in effetti non si parla molto di Quidditch nelle fanfictions...purtroppo in questa dovrò mettere solo due partite intere, lo spazio è limitato, altrimenti ne inserirei molte di più!
Mizar: in effetti quando Barty è amico di qualcuno gli resta fedele fino alla fine, forse anche troppo, oserei dire...come per Voldemort, insomma. Sto cercando in tutti i modi di creare le premesse per farlo diventare un Mangiamorte spietato, il che è un peccato perchè secondo me aveva tutte le qualità per essere una persona in gamba: la colpa è solo di quell'odioso di suo padre...lo odio!
MEISSA_S: ah, guarda, anche io avrei cambiato volentieri i connotati al Battitore di Grifondoro! Quando ho letto che avresti voluto vedere la reazione di Sirius mi sono pentita di non avervi avvertito che ci sarebbe stata nel capitolo dopo, ma almeno spero che sia stata una bella sorpresa.
malandrina4ever: come ho già detto, non avrei mai potuto scrivere un finale di partita del genere e poi fare ignorare la cosa a Sirius. Diciamo che i due non sono molto espliciti quando si tratta di dimostrare il reciproco affetto ma le orecchie d'asino dimostrano che i fatti contano più delle parole!
dirkfelpy89: e io che pensavo che somigliasse troppo alla partita di Harry del terzo anno, quella in cui appaiono i Dissennatori! Per fortuna non è andata così, menomale! In questo capitolo ho lasciato la parola a Barty e mi sono sfogata contro il suo signor padre...sarò cattiva ma quando è morto non mi è dispiaciuto per niente.
Shakiko: mi dispiace per la tua mancanza d'ispirazione, ma del resto fai bene a sostare un po'. Quando si scrive senza voglia vengono fuori delle cose pessime, te lo dico in base alla (poca) esperienza che ho. L'importante è non avere fretta di pubblicare a tutti i costi e il segreto è decidere bene la scaletta della storia che viene in mente, per avere un quadro più generale e soprattutto per evitare di scrivere cose inutili e che non c'entrano niente.
Pepesale: diciamo che quella volta James non aveva come obiettivo (almeno, non come principale) quello di farsi notare da Lily. Voleva veramente studiare Regulus per sapersi regolare sulla sua tecnica di volo. Insomma, la sua era solo una strategia per conoscere il "nemico"! Magari James avrà pure pensato di poter avere dei rapporti decenti con Regulus, visto che è il fratello del suo migliore amico; purtroppo per lui, questo desiderio di amicizia non è molto ricambiato! James è figlio unico, non può capire certe dinamiche della gelosia. Purtroppo James non è stato accontentato nella richiesta di ripetere la partita, in fondo non è colpa sua se Regulus è stato colpito dal Bolide.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Infrangere le regole ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 19: Dolce

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Infrangere le regole

Photobucket

Febbraio 1974

    “Signorina Queen, mi scusi se la disturbo. Vuole del Succo di Zucca, dei pasticcini, un aperitivo?”
La professoressa Wimple, di Difesa contro le Arti Oscure, era piuttosto irritata dalla mancanza di attenzione di Rachel, che stava chiacchierando con la compagna di banco in fondo all’aula.
    “Cinque punti in meno a Serpeverde. E per domani, solo da te, voglio tre temi, ognuno di cinquanta centimetri di pergamena sugli ultimi tre argomenti che abbiamo fatto”.
Regulus lanciò a Rachel un’occhiata indispettita: altri cinque punti in meno. I Serpeverde avevano appena superato i Grifondoro, dopo una memorabile partita contro i Corvonero, in cui lui aveva messo le mani sul Boccino senza problemi, e lei non faceva niente per evitare di perdere punteggio.
    “Non te la prendere con lei” intervenne Barty, che come al solito non riusciva a ragionare con imparzialità.
    “Ah no? Certo, tanto mica è lei che poi deve recuperare punti per la squadra”.
    “Ma dai, te la prendi per così poco!”
    “Senti” disse Regulus, deciso a mettere le cose in chiaro. “Perché non vi mettete insieme? Magari si dà una calmata. Scommetto che a te darebbe più retta di quanto faccia attualmente con me”.
Barty arrossì come un peperone.
    “Ma che stai dicendo? Non hai capito un bel niente!” mentì. Poi, guardando l’espressione scettica di Regulus, ammise: “Oh, va bene, si vede così tanto?”
    “Abbastanza”.
    “Ok, te lo dico. Ho già provato a farmi avanti. Qualche giorno fa le ho accennato qualcosa, ma non è andata affatto bene”.
    “Non ha capito?”
    “No, no, ha capito benissimo. Mi ha solo detto che le dispiace ma che non è interessata”.
Regulus improvvisamente si rese conto del perché in quegli ultimi giorni Barty era stato oltre modo depresso e, soprattutto, perché certe volte tra lui e Rachel erano calati dei silenzi carichi d’imbarazzo.
   Cercò di pensare a qualcosa di intelligente da dire per tirargli su il morale, ma come al solito non gli venne nulla in mente. Comunque, fu Barty a parlare di nuovo:
    “Secondo me le piace qualcun altro”.
   Poveretto, chi sarà il malcapitato? non poté fare a meno di pensare Regulus, anche se non lo disse ad alta voce per non offendere il suo amico.
    “Ti assicuro che se scopro chi è, lo riduco in poltiglia” aggiunse Barty, e l’altro sperò che non lo scoprisse: ormai sapeva che i suoi scatti d’ira erano pericolosi per chiunque gli desse fastidio.
    “Vedrai che ti passa” gli disse, nel tentativo di calmarlo.
Fino a quella sera dopo cena, Rachel fu costretta a lavorare sodo per i temi che la professoressa le aveva assegnato. Mentre scriveva, alternava anche dei momenti in cui lanciava maledizioni e accidenti a quella donna.
    “Non ha neanche un briciolo di pazienza… E che avrò mai fatto di tanto scandaloso?” sbottò, rivolgendosi a Regulus, che stava leggendo le pagine sportive della Gazzetta del Profeta in santa pace.
    “Stavi parlando durante la lezione, se te lo sei dimenticato” rispose lui.
    “E capirai… Ah, già, ma che te lo chiedo a fare? Tu non infrangi mai le regole, vero?”
    “Non vedo perché dovrei”.
Lei scrollò la testa e tornò al suo tema. Dopo cinque minuti aveva ricominciato a lamentarsi.
    “Se solo Severus fosse qui. Ho bisogno del suo aiuto”.
    “Ha detto di essere stanco, adesso dorme. È stato tutto il giorno…” esordì Barty, che si stava sforzando di fingere che non fosse mai successo niente.
    “Sì, lo so dove è stato e anche con chi. In fondo, non possiamo mica obbligarlo a stare sempre con noi. Lily è la sua migliore amica. Certo, saremmo anche potuti andare a studiare con loro, ma il signorino qui non voleva”.
Regulus si sentì di nuovo chiamato in causa.
    “Nessuno ti ha impedito di andarci. Io non posso né voglio frequentare una Nata Babbana, d’accordo?”
    “Si può sapere cosa ti ha fatto di male quella ragazza? Non è male” replicò Rachel.
    “Non mi ha fatto niente, ma i suoi genitori sono Babbani”.
    “Mica se li è scelti lei. Questo non riesco a capire della famiglie come la tua. Insomma, voi potete essere convinti come vi pare, però avrebbe un senso se odiaste quelli che hanno deciso di non seguire le vostre idee. Ma i Babbani che colpa hanno se non sono maghi? Non hanno potuto scegliere come nascere, giusto?”
    “Non è un problema mio se sono nati così”.
    “Lasciamo perdere, sei testardo come pochi. I miei genitori sono Purosangue, non amano i Babbani come fa Silente, però li trattano bene lo stesso. Non mi hanno mai impedito di fare amicizia con loro”.
    “Io invece non ci tengo” ribatté Regulus, rassegnandosi al fatto che quel giorno non sarebbe riuscito a finire l’articolo sulla Coppa del Mondo.
    “Si può sapere cosa ti hanno fatto di male?”
Lui non rispose e si incupì. In realtà il ragionamento di Rachel aveva un sua logica, ma Regulus non riusciva a convincersene. Tutte le volte che qualcuno difendeva i Babbani, gli tornava in mente Ted Tonks e non poteva fare a meno di odiarlo con tutta l’anima.
    “Ne hanno fatto parecchio di male, e non soltanto a me. Lo vedi, questo?” aggiunse, sventolandole davanti il libro di Storia della Magia, aperto alla pagina dei roghi delle persone accusate di stregoneria. “Pensa anche a Nick-Quasi-Senza-Testa. È grazie a loro se è morto in quel modo ridicolo”.
    “Va bene, nessuno ha detto che sono dei santi, ma è successo secoli fa! Adesso siamo noi maghi ad ucciderli senza motivo. Non le hai sentite le ultime notizie?”
Negli ultimi giorni l’uomo che tutti chiamavano Tu-Sai-Chi ne aveva uccisi almeno una decina.
    “Il guaio è che non riescono ad arrestarlo” continuò Rachel. “Evidentemente al Ministero ci sono molti che la pensano come lui e lo lasciano fare”.
“Tantissimi maghi lo appoggiano” intervenne Barty.
    “Assurdo” bofonchiò lei.
    “Non dice cose sbagliate” affermò Regulus. “La mia famiglia è convinta che sarà solo grazie a lui se il mondo magico non verrà invaso dai Babbani”.
    “La tua famiglia la pensa così? Non tutti, mi sa. Tuo fratello frequenta un sacco di Nati Babbani, lo sapevi?”
Regulus non seppe mai cosa gli fosse successo in quel momento. Rachel aveva toccato il tasto dolente, l’unico argomento capace di mandarlo fuori di testa.
    “Questo non ti riguarda, hai capito?” sbottò, furioso. “Fatti gli affari tuoi!”
Era la prima volta in vita sua che rispondeva così male a qualcuno, e se ne vergognò un secondo più tardi, anche se non fece nulla per rimediare.
   Lei sembrava offesa e ferita da quell’esplosione di rabbia inaspettata.
    “Datti una calmata!” ribatté scombussolata. Per alcuni istanti cercò di restare impassibile, ma non ci riuscì. Alzatasi di scatto, si diresse verso l’uscita della sala comune.
    “Dove vai?” le chiese Barty.
    “In cucina. Ho fame” rispose lei con un tono offeso.
    “Lo sai che sono le dieci e mezza? Non puoi uscire dopo…” provò ad avvertirla quello, ma la porta si era già chiusa prima che potesse terminare la frase.
Regulus si sentiva addosso lo sguardo accusatore di Barty, e lo ignorò, concentrandosi sull’articolo, di cui però non capiva neanche l’argomento generale.
   Aveva il viso che scottava per il disagio. Non avrebbe voluto offenderla in quel modo, ma ultimamente l’argomento “Sirius” lo faceva agitare.
   Non solo il fratello maggiore aveva fatto amicizia con molti Mezzosangue, ma aveva cominciato a fare il cascamorto con delle Sanguesporco. Dal momento in cui Regulus se ne era reso conto, l’immagine orripilante di un nome bruciato sull’arazzo di famiglia lo tormentava quasi tutte le notti.
   Perché è così stupido? Vuole fare la fine di Andromeda?
Rachel aveva avuto il tempismo di ricordargli quella paura. Lui aveva esagerato ad aggredirla, ma non era riuscito a trattenersi.
   Gli altri Serpeverde andarono a dormire poco più tardi, e Regulus rimase da solo nella sala comune deserta. Era quasi mezzanotte e Rachel non era ancora tornata.
   Dove si è cacciata?
Per un attimo pensò di infischiarsene, ma poi ci ripensò. Era colpa sua se era andata via, perciò doveva recuperarla.
   Se Gazza mi trova, mi farà espellere, pensò preoccupato. Tu guarda che mi tocca fare! Infrangere le regole perché lei fa la permalosa…
Vincendo l’ultima esitazione, uscì a sua volta dalla sala comune di Serpeverde.
   Hogwarts di notte era quasi del tutto buia, ma Regulus non volle usare l’incantesimo Lumos per evitare che qualcuno lo sorprendesse a vagare per il castello a quell’ora tarda. Era già stato nelle cucine una volta, perciò conosceva la strada, anche se con l’oscurità fu più complicato raggiungerle. Finalmente arrivato in fondo al corridoio del piano terra, riuscì ad entrare.
    “Possiamo servirla, padrone? Cosa desidera?”
In un attimo si ritrovò circondato da decine di elfi domestici.
    “No, grazie, non devo mangiare” rispose, guardando poi al di là delle piccole teste calve che aveva intorno.
Seduta al tavolo più vicino, fino a quel momento Rachel aveva giocherellato con la forchetta e quel che restava di un dolce alla crema. Quando aveva sentito la voce di Regulus tuttavia aveva alzato lo sguardo con aria truce.
    “Che cosa vuoi?” ringhiò.
Regulus ebbe uno spiacevole senso di rimorso quando scorse una sfumatura rossa intorno ai suoi occhi.
    “Lo sai che ore sono?”
    “Che ti importa? Credevo di essere io quella che si impicciava”.
Lui sbuffò: non sarebbe stato facile calmarla. Oltrepassò tutti gli elfi che gli stavano porgendo ogni genere di cibarie, e le si avvicinò.
    “Senti” esordì, costringendosi a mettere da parte l’orgoglio. “Mio fratello non è una persona di cui mi piace parlare. Mi sono innervosito, non volevo urlare in quel modo”.
Rachel si degnò di guardarlo, scettica.
    “Stai cercando di scusarti, per caso?”
    “Bè, ecco… non proprio… cioè…” bofonchiò lui, imbarazzato.
Con sua grande meraviglia, Rachel gli fece cenno di sedersi.
    “Anche io ho esagerato” ammise lei. “Non so perché me la sono presa così tanto. Ultimamente sono un po’ strana”.
Regulus era sempre più stupito: che cosa le prendeva? Aveva creduto di incontrare resistenza e invece si erano già riappacificati.
    “Senti, posso farti una domanda, senza che ti arrabbi di nuovo?” fece lei dopo qualche attimo di silenzio imbarazzato. “Qual è il problema con tuo fratello? Perché non vuoi sentirlo nominare? Non ne parli mai. Non puoi odiarlo così tanto solo perché sta a Grifondoro”.
Regulus avrebbe voluto tenere per sé la verità come aveva sempre fatto, ma la risposta gli uscì spontanea prima che potesse impedirselo.
    “Non è vero che lo odio. Il fatto è che si comporta male, insomma, non come dovrebbe comportarsi un Black. Non è solo la sua Casa il problema, è che frequenta anche persone non Purosangue. Se continua così sarà rinnegato e cacciato di casa; è già successo a mia cugina, che ha deciso di sposare un Nato Babbano, e… beh, non voglio che accada pure a lui” aggiunse, guardando da un’altra parte.
    “Non sapevo che una tua cugina fosse scappata. Quando è successo?”
    “Tre o quattro anni fa”.
    “Si vede che ci stai ancora male”.
    “Non è vero” mentì lui. “Sono soltanto arrabbiato”.
    “Ah, certo…”
Il silenzio calò di nuovo per un bel po’ di tempo. Rachel sembrava indecisa se parlare o no.
    “Mi sa che non avevo capito un bel niente” disse infine. “Però pure tu, sei sempre così criptico! Credevo che fossi soltanto un ragazzino un po’ viziato ed egoista, che odiassi tuo fratello per partito preso, e che non te ne importasse niente di lui. Non avevo mai considerato l’ipotesi che tu fossi arrabbiato con lui solo perché non vuoi perderlo di vista come è successo con tua cugina”.
Fece un respiro profondo e aggiunse, distogliendo a sua volta lo sguardo:
    “Ti chiedo scusa”.
Regulus era imbarazzato.
    “Di nulla. Però queste cose tienile per te: non farle sapere in giro” l’avvertì.
    “Ci tieni tanto a nascondere la parte migliore di te? Sei proprio strano” commentò lei.
    “Sì, preferisco così”.
    “Fai come vuoi. Ah, immagino di dovere ringraziare lo studente modello che ha infranto per la prima volta le regole per venire a prendermi. Non me lo sarei mai aspettato”.
    “Lascia stare… Ora però smettila di essere gentile, o potrei preoccuparmi per il tuo stato di salute mentale” disse Regulus.
Rachel non sorrise: al contrario, arrossì di colpo.
   Per porre fine a quel silenzio imbarazzante, lui aggiunse:
    “Allora, torniamo in sala comune?”
Lei annuì.
   Uscirono dalle cucine cercando di non calpestare gli elfi che insistevano per servirli e si incamminarono per il corridoio, quando all’improvviso una figura svoltò l’angolo.
    “Ehi, voi! Cosa state facendo?”
Regulus si sentì ghiacciare il sangue nelle vene: erano stati scoperti. Incapace di muoversi, mentre la sagoma scura di un ragazzo si avvicinava a grandi passi, non poté fare a meno di viaggiare con la mente alla velocità della luce.
   Serpeverde perderà punti, sarò punito, i miei si arrabbieranno, diranno che sto diventando uno scavezzacollo come Sirius…
Rachel sembrava aver letto tutti i suoi pensieri dal nervosismo che trapelava dal suo viso contratto.
    “Rilassati” gli disse. “Non ti farò punire. Ma stai al gioco…”
Quando il ragazzo li raggiunse e usò il Lumos per illuminare il corridoio, Regulus vide sulla sua divisa una spilla da Prefetto di Grifondoro. Era Frank Paciock, del quinto anno.
   Il peggio che potesse capitare, pensò: era risaputo che Paciock fosse molto diligente e incorruttibile.
Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Rachel cominciò a tenersi la pancia ed esibì una smorfia di dolore.
    “Meno male che c’è qualcuno” gemette. “Mi sono sentita male poco fa e lui mi ha accompagnata”.
    “Nelle cucine?” dubitò Paciock, sollevando un sopracciglio.
    “Non volevo svegliare Madama Chips, e poi credevo che bastasse solo qualcosa di caldo da bere… Ahi!”
Rachel era un’ottima attrice: Regulus le stava quasi per credere.
    “In infermeria ti ci porto io, adesso. Lo sapete, comunque, che avete infranto una regola della scuola?”
Regulus impallidì e Rachel intervenne.
    “Lui non c’entra. Si è offerto di accompagnarmi perché potevo cadere per terra. Dovresti premiarlo, piuttosto”.
    “Ma che gentiluomo…”
Rachel si cominciò ad irritare.
    “Certo, ma che parlo a fare? Sei un Grifondoro, e con noi Serpeverde non sarai mai giusto…”
Lo aveva detto apposta per ferirlo nell’orgoglio… ed ebbe l’effetto sperato.
    “Questo non significa nulla. Come Prefetto, devo essere imparziale” disse Frank Paciock, scrutando l’altro con attenzione, per capire se stesse mentendo oppure no.
Regulus fece del suo meglio per assumere un’espressione da angioletto con tanto di aureola e ali, ed evidentemente ci riuscì, perché il Prefetto concluse:
    “Bè, per questa volta vi credo, ma se vi sorprendo di nuovo ad uscire di notte… Venite con me; accompagno lei in infermeria e poi te davanti alla tua sala comune”.
Regulus evitò di aprire bocca, ma rivolse a Rachel un sorriso di gratitudine. Lei ricambiò ma distolse subito lo sguardo, nascondendo il rossore che le era apparso improvvisamente sul viso.





01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Eccomi di nuovo qui. Lo so che di solito nelle fanfiction Frank e Alice sono descritti come coetanei di Lily e James, però mi sembra un po' improbabile adesso che tutti i maghi si sposino appena usciti da Hogwarts, a 18 anni, quindi il nostro Frank l'ho fatto un po' più grande.

Mizar: la prima a recensire merita la prima risposta, ovviamente! Sicuramente Siirus avrà chiesto consiglio a Remus sull'incantesimo migliore da utilizzare contro il ragazzo-asino! XD Bè, in qualche modo riuscirò a trasformarli in Mangiamorte, anche se Barty sarà più complicato, dato che Regulus non arriverà mai ai suoi livelli.
Alohomora: infatti Barty jr c'entrava eccome con il caso dei Paciock, purtroppo, però non posso fare a meno di odiare di più suo padre, proprio non ci riesco. Rachel ti ringrazia per i complimenti! Scusa se non ho avuto il tempo di recensire il tuo capitolo, sono appena tornata, ma adesso corro a leggerlo!
Pepesale: ci hai preso in pieno su kettleburn! Inoltre nelle Fiabe di Beda il Bardo, Silente racconta un espisodio in cui Kettleburn è protagonista della prima e ultima recita svoltasi a Hogwarts, in cui una delle sua creature magiche ha distrutto mezza scuola! XD Altro che Hagrid! Riguardo all'episodio che mi hai ricordato, almeno secondo me, Crouch senior era il classico padre che con gli estranei esalta i successi del figlio, ma che a lui non dà mai soddisfazione.
_Mary: in effetti Barty senior è quello che ha condannato Sirius senza neanche procesarlo, ricordiamocelo (e adesso che ve l'ho ricordato, centinaia di lettrici di efp partiranno per una crociata contro Crouch!)... Hai ragione, Regulus e Barty sono due veri maschi in questo senso!
dirkfelpy89: eh sì, purtroppo sarà sempre più diluito, come hai detto tu. Però qualcosa di fondo rimarrà sempre, anche dopo la fuga di Sirius.
malandrina4ever: diciamo che il Grifondoro se l'è proprio meritata quella punizione. Che le orecchie d'asino gli siano d'insegnamento! Sì, Barty era tra quelli che hanno torturato i Paciock, ahimè...
AllyVicious: ciao, mi fa sempre piacere avere altri lettori, e mi fa piacere soprattutto conoscere altri fan di Regulus (e un po' meno di James!). Il pensiero di non essere l'unica mi rende più felice. Anche secondo me Regulus meritava molto più spazio, anche se alla fin fine sono contenta che sia uscito di scena in un modo eroico.
lyrapotter: anche a me piacciono questi momenti in cui Sirius e Regulus vanno d'ccordo, non sai quanto! Per il gruppo contro i genitori esigenti sono d'accordissimo, comincerò con una bella raccolta di firme all'università! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Stranezze e sospetti ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 48: Caffè

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Stranezze e sospetti

Photobucket

Ottobre 1974

    “Ed ecco a voi, signore e signori, il più giovane Cercatore del mondo… Regulus Black! Acquistato solo un anno fa dal Puddlemere United, il giovane Black è stato immediatamente richiesto dalla nazionale inglese di Quidditch che, grazie a lui, ha sconfitto tutti gli avversari, giungendo alla sospirata finale… Riuscirà ad aggiudicarsi anche il titolo di Campione del Mondo?”
Regulus sentiva le ovazioni degli spettatori che riempivano l’enorme stadio, mentre la squadra avversaria entrava a sua volta in campo.
   Tuttavia, cosa stranissima, improvvisamente una voce che non apparteneva al cronista tuonò:
    “Forza, basta poltrire, voi due. Vi voglio pronti e svegli tra cinque minuti. Dai, Black!”
Tutt’a un tratto, Regulus sentì freddo.
   Poi udì un tonfo e un’imprecazione.
    “Ma che…?” chiese, aprendo gli occhi di scatto.
Si trovava nel suo dormitorio. La coperta gli era stata tolta di dosso.
    “Finalmente ti sei svegliato!” esclamò Marius Donovan, guardandolo con aria di rimprovero. “Che altro aspettavi, la colazione a letto?”
Regulus era ancora confuso e stordito. Cosa ci faceva il Capitano nel suo dormitorio? E perché Barty era caduto dal letto?
    “Ma sei matto? Ti sembra il modo di svegliare la gente?” protestò Barty, ancora gonfio di sonno, mentre si massaggiava il gomito che aveva sbattuto cadendo.
    “Dobbiamo allenarci” disse Donovan. “Quest’anno la parola d’ordine è vincere!”
    “Ma sono le sei di domenica mattina…” fece notare Regulus.
    “Bando alle ciance. Vi voglio in campo tra un quarto d’ora” tagliò corto il Capitano.
    “È matto da legare, dammi retta” disse Barty quando quello se ne fu andato. “Ho capito che per lui è l’ultimo anno di scuola, ma ora esagera!”
Regulus sbuffò.
   Dieci minuti dopo erano scesi in sala comune e si erano diretti verso il parco, sbadigliando e tremando a causa del freddo mattutino. I loro compagni di squadra erano altrettanto stanchi e insofferenti, ma Donovan non si lasciò impietosire.
    “Ascoltatemi bene, tutti quanti! Harper, apri quegli occhi! Come sapete, questo per me sarà l’ultimo anno. Ci alleneremo sette giorni alla settimana, mentre i Grifondoro poltriranno nei loro dormitori…”
    “Certo, così alla partita loro saranno riposati, e noi dormiremo sulle scope” bofonchiò Regulus tra sé.
    “Black!” lo rimproverò il Capitano. “Non ti distrarre! Che vi credete, che siamo qui ad inseguire le farfalle? Adesso sulle scope. Cominciamo!”
L’allenamento fu duro e stressante. I giocatori erano stanchi ma il Capitano li spronava senza pietà.
   Era passata un’ora quando a Regulus capitò di lanciare un’occhiata agli spalti e di scorgere Rachel che assisteva all’allenamento. Anche Barty la vide, tanto che non si accorse del Bolide che gli sfiorò l’orecchio.
    “Crouch!” gridò Donovan. “Eh no! Ci mancava solo la distrazione femminile. Queste donne sono una disgrazia!”
Donovan atterrò e si diresse a passo di marcia verso Rachel, facendole segno di uscire dallo stadio e apostrofandola con aggressività. Lei ovviamente non gli permise di passarla trattarla in quel modo.
   Dopo una breve, ma intensa litigata, Rachel uscì dal campo, schiumante di rabbia. Regulus ebbe il vago sospetto che Donovan non l’avrebbe passata liscia.
   Alla fine dell’allenamento, la maggior parte dei giocatori, Barty compreso, rimase nel campo a protestare contro l’ossessività di Donovan, mentre Regulus decise di andarsi a cambiare.
   Appena uscì dallo stadio, come si era immaginato, incontrò Rachel.
    “Il vostro Capitano si è bevuto il cervello, per caso?” esordì lei, furibonda.
    “Credo di sì”.
    “Lo sai cosa ha detto? Che non potevo assistere perché gli distraevo i giocatori! Ma come si permette?”
    “Non ti agitare” cercò di tranquillizzarla lui.
    “Mi dispiace ma non ci riesco! Come fai tu ad essere sempre così calmo?”
Regulus fece spallucce.
    “A proposito” disse, “come mai sei venuta a vederci?”
Senza un motivo apparente, la ragazza arrossì.
    “Perché, è vietato?” chiese, imbarazzata.
    “No, ma non l’hai mai fatto”.
    “Stavolta ho deciso di farlo. Se ti dà fastidio, dillo”.
    “No” rispose lui, stupito. Perché adesso si era improvvisamente incupita?
Per rompere quel silenzio imbarazzato, Rachel disse:
    “Non vedo l’ora di andare a Hogsmeade! Manca solo una settimana”. Poi esitò, mordendosi il labbro inferiore, come se avesse voluto aggiungere qualcosa. “Ci… ci andiamo insieme?” chiese alla fine.
    “Certo” rispose Regulus. Era scontato che sarebbero andati tutti insieme a Hogsmeade. Ma forse per lei non era poi tanto ovvio, a giudicare dalla sua espressione sollevata.
   Regulus si sentì vagamente imbarazzato, probabilmente a causa dell’insolita atmosfera tesa che si era venuta a creare, e distolse lo sguardo, accorgendosi di Barty che li aveva raggiunti.
   Il ragazzo aveva qualcosa che non andava. Il viso era di una strana sfumatura violacea e gli occhi di spostavano alternativamente da Rachel a Regulus, mentre faceva roteare la mazza da Battitore con aria minacciosa.
    “Tutto bene?” gli chiese Regulus, ignaro.
    “Non ne sono sicuro” rispose quello con un tono enigmatico.
    “Torniamo al castello?” tagliò corto Rachel.
Barty si affrettò a posizionarsi in mezzo agli altri due, assestando una spallata a Regulus.
   Quest’ultimo lanciò un’occhiata perplessa a Rachel, ma lei si limitò a distogliere lo sguardo per nascondere la sua preoccupazione.
 
***
 
La mattina di Halloween, Regulus, Barty, Rachel e Severus uscirono dal castello e, dopo aver consegnato i permessi firmati a Gazza, s’incamminarono verso i cancelli. Era una giornata piuttosto fredda, ma nel cielo non c’era neanche una nuvola.
    “Era dal primo anno che non vedevo l’ora di andare a Hogsmeade!” esclamò Rachel entusiasta. “Mio padre mi ha detto che ai Tre Manici di Scopa fanno una Burrobirra eccezionale”.
    “Già, tuo padre ha ragione” disse Severus dopo una pausa carica di tensione, poiché né Regulus né Barty sembravano molto in vena di chiacchiere quel giorno.
    “Regulus, sei ancora qui con noi?” chiese lei, facendogli schioccare le dita davanti agli occhi.
Lui tornò immediatamente con i piedi per terra. Ad attirare la sua attenzione era stata la presenza di Sirius, che lo precedeva di una decina di metri, accompagnato come al solito dalla sua inseparabile banda.
    “Come ha fatto a passare sotto il naso di Gazza senza permesso?” chiese Regulus, più a se stesso che agli altri.
    “Veramente gliel’ha dato. L’ho visto io con i miei occhi” intervenne Severus.
Regulus aggrottò la fronte. Il tarlo del sospetto era apparso nella sua mente.
    “Tanto per curiosità, ce l’aveva anche l’anno scorso?”
    “Certo. Non si è mai perso un fine settimana ad Hogsmeade. Perché?”
    “Perché i nostri genitori non gli hanno mai firmato alcun permesso! L’ha falsificato”.
Calò un silenzio teso, interrotto subito da Barty che, con un tono acido, disse:
    “Dacci un taglio. Non ci importa niente se tuo fratello ha falsificato quella firma!”
Rachel e Severus lo guardarono con tanto d’occhi. Al contrario, Regulus gli lanciò un’occhiataccia. Cominciava veramente ad irritarsi. Erano giorni che Barty lo ignorava deliberatamente e, se non lo faceva, lo fissava con sospetto, ostentando uno sguardo da Basilisco, oppure gli rispondeva male e lo aggrediva senza un motivo apparente. Fino a quel momento aveva fatto finta di niente, nella speranza che gli passasse, ma non era tanto sicuro di sopportare ancora quella situazione. Si trattenne soltanto per non rovinare la gita agli altri due.
    “Eccoci arrivati” disse Severus dopo qualche minuto. “Dove volete andare prima?”
    “Non lo so. La nostra guida turistica sei tu, no?” sbottò Barty arrabbiato.
    “Allora seguitemi” fece quello, invocando la pazienza.
Il villaggio di Hogsmeade era il più incantevole tra tutti quelli che Regulus avesse visitato fino a quel momento. Le casette dai tetti a punta lo facevano sembrare un paesino della Germania.
La strada principale era piena di negozi e locali, addobbati per l’occasione con decorazioni di Halloween.
    “Andiamo prima da Mielandia” disse Severus.
    “Ottima idea! Ho davvero bisogno di mangiare qualcosa” disse Rachel, tanto per fare conversazione, visto che gli altri due erano muti come statue di cera.
Non appena fecero il loro ingresso nel negozio di dolciumi, il malumore di Regulus per l’imbroglio di Sirius e per l’aggressività di Barty si dissolse come neve al sole. Era un posto meraviglioso, ricolmo di dolci in quantità industriali: Gelatine Tuttigusti + 1, Api Frizzole, Cioccorane, Scarafaggi a Grappolo e altre specialità magiche.
   Anche Mielandia era in tema Halloween, e infatti nel bel mezzo del negozio c’era un grande espositore di Zuccotti di Zucca, mummie alla liquirizia e pipistrelli al cioccolato che volavano davvero.
    “Quegli scheletri di zucchero mi sembrano buoni. Credo che li prenderò” disse Barty, anche lui apparentemente raddolcito, e si fiondò subito verso la vetrina.
Regulus preferì optare per i dolci tradizionali, anche perché quelle caramelle a forma di occhi raggruppate in un piatto all’angolo lo inquietavano parecchio, e si diresse verso lo scaffale delle Cioccorane.
    “Non hai preso quasi niente” notò un quarto d’ora più tardi, quando uscirono dal negozio e vide Rachel con una sola confezione di Fildimenta Interdentali.
    “Non ho molta fame in questo periodo” rispose lei, vaga.
    “Non avevi detto di voler mangiare?”
    “Piuttosto, a me sembra inappetente” intervenne Severus. Poi si rivolse a Regulus con tono complice. “Si è messa a dieta, dai retta a me…”
Lei lo incenerì con lo sguardo.
    “Non è vero! E comunque sono affari miei” concluse, con una nota d’imbarazzo.
    “Non c’è bisogno di prendertela così” cercò di calmarla Regulus. “In ogni caso, tu non hai la necessità di metterti a dieta”.
Rachel non rispose e Regulus credette che il rossore che le era parso sul viso fosse solo una conseguenza del vento freddo che soffiava quella mattina. Barty reagì prendendo a calci un lampione, col volto contratto come se stesse cercando di resistere alla tentazione di prendere a calci qualcun altro. Nessuno dei tre osò dirgli niente.
   La tappa successiva fu l’Emporio degli Scherzi di Zonko. Visitarono praticamente tutto il villaggio, compreso l’ufficio postale, e passarono davanti ad un pub dalla scarsa igiene, chiamato Testa di Porco, in cui, a detta di Severus, avvenivano traffici illegali.
   Poco prima dell’ora di pranzo, arrivarono alla periferia di Hogsmeade. Oltre un recinto di filo spinato, videro una baracca abbandonata.
    “Quella è la Stamberga Strillante” spiegò Severus, “la casa più infestata di fantasmi di tutta la Gran Bretagna”.
    “Ecco perché ha un’aria così spettrale”commentò Regulus.
    “Wow, la visitiamo?” propose Rachel.
    “Ma sei matta? Io là non ci entro” disse Barty spaventato.
    “Io neanche” gli fece eco Regulus, nella speranza che il trovarsi d’accordo con lui, facesse passare il malumore a Barty. Ma quest’ultimo lo liquidò con un’occhiata sprezzante.
    “Fifoni…” disse Rachel, cercando di mantenere un’atmosfera scherzosa.
    “Credo che sia ora di mangiare” tagliò corto Severus. “Andiamo ai Tre Manici di Scopa, sperando che non sia troppo affollato”.
Purtroppo, il locale principale del villaggio era sempre pieno come un uovo.
    “Voi sedetevi, io ordino qualcosa” disse Barty.
    “Io voglio anche un caffè, grazie” disse Rachel.
Regulus, Rachel e Severus si collocarono ad un tavolino vicino alla finestra e il primo, libero di sfogarsi, esordì:
    “Voi avete capito perché si comporta così?”
Rachel cominciò a tormentarsi una ciocca di capelli, nervosa, e Severus assunse un’espressione consapevole.
    “Tu lo sai!” gli disse Regulus.
    “Può darsi…”
    “E allora parla”.
Ci fu una pausa di silenzio, durante la quale Severus parve soppesare le parole. Rachel gli lanciò uno sguardo supplichevole e impaurito.
    “Bè…” disse infine, “credo che sia geloso”.
Regulus non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni.
    “È convinto che io… ti piaccia?” si rivolse a Rachel. “Ma è assurdo… giusto?” aggiunse, incerto quando percepì nel suo sguardo un lampo gelido, che tuttavia sparì subito.
    “Infatti è assurdo” ripeté lei apparentemente a suo agio. “Glielo dovresti dire. Siete sempre stati amici. Non voglio che litighiate per me… e senza motivo, poi”.
    “Sì, mi sa che glielo dirò” concluse lui, ma non si accorse dell’amarezza con cui lei aveva pronunciato l’ultima frase.
Barty arrivò proprio in quel momento. Era in difficoltà nel trasportare tre bicchieri stracolmi di Burrobirra e una tazzina di caffè (da notare il fatto che per l’ordinazione si fosse dimenticato di Regulus).
    “Il signorino può fare la grande fatica di darmi una mano?” sbottò nonostante tutto con acidità, ovviamente rivolto a Regulus.
    “Certo” rispose lui infastidito. Lo aiutò a posare le bevande e poi lo afferrò per la manica. “Vieni con me” disse.
Lo trascinò fuori dal locale e lo affrontò.
    “Credo di aver capito perché ti stai comportando in questa maniera assurda” esordì.
    “Ah, sì?” fece Barty, con aria di sfida. “Allora ti sarai reso conto di che razza di amico sei!”
    “Stai facendo tutto da solo. Non so come tu possa averlo pensato. Io e lei siamo solo amici, è chiaro? Se vedi complotti dappertutto non è colpa mia”.
    “Poco fa le hai fatto un complimento, se non te ne sei accorto!”
    “Era solo un consiglio. E comunque non ho mai avuto secondi fini”.
    “Come no… Vi ho visti che parlavate l’altro giorno, alla fine dell’allenamento”.
    “Perché, adesso è vietato parlarle? Dovresti prendertela anche con Severus, a questo punto. E con tutti gli insegnanti. Magari anche con quelli del primo anno”.
Barty prese a fissarsi i piedi. La rabbia sembrava sparita e non voleva far vedere la sofferenza che gli si era dipinta sul volto.
    “L’altra volta, quando sono arrivato io, eravate in imbarazzo…”
    “Forse perché avevi uno sguardo da invasato?” buttò lì Regulus.
Per un solo istante la bocca di Barty si increspò in un vago sorriso, ma lui lo fece sparire subito.
    “Quindi… non hai mai pensato a lei in quel senso?” chiese.
    “Ma no! E nemmeno lei”.
Calò un silenzio imbarazzato, poi Barty ammise:
    “Mi sa che ho preso un granchio”.
    “Lo credo anch’io” disse l’altro, sollevato.
    “È che vedo possibili rivali dappertutto…” si giustificò.
    “Non c’è problema. Però la prossima volta chiedi, non inventarti tutto da solo, d’accordo?”
Barty annuì, anche lui sollevato.
    “Lo sapevo che non potevi avermi tradito così” disse, e Regulus evitò di fargli notare che in realtà aveva eccome dubitato di lui.
    “Rientriamo?” propose.
Nel frattempo, all’interno dei tre Manici di Scopa, Severus stava dicendo:
    “Complimenti per il gesto nobile. Io non l’avrei fatto, al posto tuo, avrei lasciato che litigassero”.
Rachel sbuffò, soffocandosi con il suo caffè.
    “L’avete capito tutti, tranne lui!” gemette, frustrata. “Comunque, è andata meglio così visto che, a quanto pare, non gli interesso. E poi a me importa soprattutto che Regulus sia felice; se litigasse con il suo migliore amico non lo sarebbe affatto”.
    “Spiacente, ma non riesco a capirti. Forse sono egoista, ma secondo me non dovremmo guardare in faccia nessuno pur di ottenere quel che vogliamo”.
    “Cos’è che volete?” chiese Regulus, mentre lui e Barty si sedevano al tavolo.
    “Niente” risposero Rachel e Severus all’unisono.



01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*
Credo che d'ora in poi tornerò ad aggiornare sempre il sabato, quindi il prossimo sarà il 14 novembre.

Pepesale:guarda un po', sei arrivata prima stavolta! Meriti un premio, anche se non so esattamente cosa. In questo capitolo Regulus ha rischiato di brutto... Per fortuna Rachel è stata abbastanza furba da evitare spargimenti di sangue! Ecco, in questo capitolo Barty non è il massimo della simpatia, ma tra pochissimo gli passerà. Riguardo ad Andromeda, ti dico subito che Regulus non si darà mai pace sulla sua fuga, e presto comincerà a considerare Ted come il maggiore responsabile della rovina della famiglia Black. Anche tu hai notato il parallelismo con Severus: in effetti scrivendolo non ci avevo pensato, mi è venuto in mente dopo. Le Fiabe di Beda il Bardo sono carine, secondo me vale la pena perchè anche se si legge in mezz'ora, costa poco e ha delle allusioni divetrtenti a personaggi conosciuti direttamente o no. Infine, sì, è stato Crouch a mandare Siirus ad Azkaban senza processo.
lyrapotter: mah, chissà come mai...! Facciamo finta di niente, per il momento. Intanto nel prossimo capitolo Sirius comincerà a dare i primi segni di non voler più vivere a Grimmauld Place. Insomma, dovrò inziare a farlo litigare seriamente con Regulus. Uffa.
Mizar: grazie, spero davvero di riuscire a scrivere bene quei momenti. Il guaio è che li ho scritti già una volta e la difficoltà sta nel replicarli senza fare ripetizioni e cambiare alcune cose senza stravolgere la trama che mi sono prefissata. Sarà un'impresa.
Alohomora: hai proprio ragione, Rachel ha un'anima da malandrina! XD Forse è per questo che ti sta tanto simpatica, no? Se riesce addirittura a "traviare" l'impeccabile Regulus per una volta vuol dire che è proprio tremenda! Se lo sapessero i signori Black...
_Mary: mi piace pensare che possano esserci state famiglie come quella di Rachel: Serpeverde, purosangue, ma moderate, diciamo. Sono lusingata del fatto che consideri canon il mio Regulus! Io la penso così perchè in realtà è come me lo immagino, ma se lo dici anche tu vuol dire che sono stata convincente!
Vulneraria: intendi riguardo al momento in cui Rachel gli chiede se preferisce nascondere la parte migliore di sè? Bè, in effetti, quando ho scritto quella frase mi è proprio venuto in mente Severus. Mi sembra che tra lui e Silente si presenti più o meno la stessa scena, o sbaglio? Tranquilla, Barty non è poi così tanto calmo e posato!
dirkfelpy89: inutile dire che sono d'accordo anche io! Avrei voluto che ci fossero state delle famiglie come quella di Rachel nella storia originale. Vabè, alla Rowling i Serpeverde non andavano molto giù, probabilmente.
malandrina4ever: hai detto benissimo! Credo che Rachel sarà stata la prima e l'ultima con cui Regulus parla di Sirius. Gliel'ha estorto in un momento particolare, ma d'ora in poi Regulus sarà ancora più criptico su questo argomento...Tipico orgoglio dei Black!

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Avvertimenti ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 35: Campanello

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Avvertimenti

Photobucket

Natale 1974

Di solito Regulus tornava sempre a Grimmauld Place per le vacanze natalizie. Anche Sirius era costretto a lasciare la scuola per quei pochi giorni ma, al contrario del fratello, odiava rientrare a casa. Per lui era come una condanna a morte dover rivedere i suoi genitori, Kreacher e tutti i parenti, e per questo motivo trascorreva la maggior parte della giornata rinchiuso in camera sua, uscendo soltanto per i pasti e per andare in bagno. Ormai Regulus si stava abituando a quell’atteggiamento di Sirius e, anche se continuava a dargli fastidio, cominciava a farsene una ragione.
   Quell’anno la cena della Vigilia si sarebbe tenuta proprio a Grimmauld Place. Gli invitati erano parecchi, perciò Kreacher aveva talmente tante cose da fare che correva su e giù per la casa ininterrottamente.
    “La padrona non ha detto a Kreacher se verrà anche il cognato della signorina Bella” riferì a Regulus, mentre trasportava un’alta pila di piatti.
    “Credo di sì” rispose Regulus. “Saremo praticamente tutti”.
Kreacher sospirò: i piatti non bastavano. Regulus lo osservò correre verso la credenza per trovare un altro servizio più numeroso e non poté fare a meno di compatirlo.
   Povero Kreacher, questa cena lo sta proprio stressando, pensò.
Non aveva capito perché quell’anno sua madre si fosse messa in testa di invitare, oltre a tutta la famiglia Black, anche i Malfoy e i Lestrange. Per fortuna i rispettivi suoceri di Bellatrix e Narcissa avrebbero festeggiato il Natale altrove. Ma sarebbero stati comunque tanti. Sembrava che lo avesse fatto apposta per rendere Sirius ancora più nervoso e insofferente.
   In quel preciso istante, il campanello suonò e Kreacher accorse per aprire la porta.
I primi ad arrivare erano stati i Malfoy. Lucius era impeccabile nel suo abito nuovo di zecca e nella sua aria fredda e austera.
   Narcissa invece abbandonò l’atteggiamento tipico di ogni Malfoy che si rispetti quando si rivolse a Regulus per salutarlo calorosamente.
    “È un sacco di tempo che non ci vediamo, Regulus! Come stai?” chiese la ragazza.
    “Sto bene, grazie” rispose lui sorridendole.
Nel frattempo Kreacher era tornato ad apparecchiare nella sala da pranzo. Ogni volta che il campanello suonava di nuovo, tuttavia, era costretto a fare i salti mortali per tornare all’ingresso.
    “Dov’è finito quell’inutile perditempo di Sirius?” sbraitò Walburga ad un certo punto. “Kreacher! Vallo a chiamare immediatamente!”
    “S-sì padrona…” gemette l’elfo, intento com’era a trasportare una pesante brocca piena d’acqua.
    “Lascia stare, ci penso io” gli disse Regulus, vedendolo in difficoltà.
    “Kreacher ringrazia il padrone, che è sempre così gentile con gli elfi domestici…”
    “D’accordo, ora però vai, se no ti rimproverano”.
Regulus cominciò a salire le scale, finché non giunse al penultimo pianerottolo. La porta della stanza di Sirius era naturalmente chiusa: il ragazzo non ricordava neanche l’ultima volta in cui vi aveva messo piede. Quando bussò, Sirius gli rispose con un mugugno poco cordiale:
    “Che c’è?”
Regulus finse di non aver sentito e aprì la porta, entrando nella camera.
   A prima vista, credette di aver sbagliato. Non la vedeva da un sacco di tempo, ma era assolutamente certo che fosse leggermente diversa da come si presentava adesso. La carta da parati verde oliva era quasi sparita, sommersa da una quantità abnorme di sciarpe e stendardi di Grifondoro.
    “Non mi sembra di aver detto che potessi entrare” disse Sirius. Era sdraiato sul letto, le mani dietro la testa.
Superato lo shock iniziale, Regulus commentò con un tono sarcastico:
    “Interessante… Che cosa hai combinato qui dentro?”
    “Niente di che. Non ho il diritto di decorare la mia camera come meglio credo?”
    “Lo fai solo per provocare” replicò l’altro.
    “E anche se fosse? Non ti riguarda”.
Regulus continuava a guardarlo, perplesso. Era davvero sicuro che quello fosse suo fratello? Sembrava un’altra persona. Finché erano a scuola, i loro rapporti non facevano tanto schifo ma, ogni volta che tornavano a casa, Sirius riversava anche su di lui tutta la propria frustrazione e l’odio che provava nei confronti del resto della famiglia.
    “La devi smettere di sfogarti su di me” osservò.
Sirius parve riflettere sulle parole del fratello e infine rispose:
    “Certe volte non posso farne a meno. Non volevo tornare. La mia vera casa è Hogwarts, non questa. Non pretendo che tu capisca, ma se fossi al mio posto la penseresti allo stesso modo”.
Regulus distolse lo sguardo, incupito. Gli doleva ammettere che i loro genitori stavano facendo di tutto perché Sirius si sentisse tagliato fuori dalla famiglia. La reazione del primogenito quindi era più che comprensibile.
    “Può darsi” si limitò a rispondere, deciso a non ammettere quelle riflessioni, “ma dovresti almeno evitare di appendere al muro i poster di queste… ehm…” esitò, cercando di capire cosa fossero quelle strane cose, “… scope con le ruote”.
    “Si chiamano motociclette” spiegò Sirius con un ghigno. “Sono mezzi di trasporto”.
    “Babbani” concluse Regulus, e non era una domanda: era un’affermazione piena di disgusto.
    “Esatto” confermò Sirius indifferente. Poi, con un altro ghigno impertinente, indicò altri poster, raffiguranti ragazze rigorosamente Babbane e poco vestite. “Per caso preferisci queste? Non potrei biasimarti”.
    “Idiota” tagliò corto Regulus, imbarazzato. “Datti una sistemata e scendi di sotto. Sono arrivati quasi tutti”.
    “Che bella notizia…” commentò Sirius sarcastico.
   Ecco, pensò Regulus. Quando non fa l’antipatico, comincia a sparare battutine irritanti.
Tuttavia decise di aspettarlo. Era stufo di litigare. Almeno per Natale avrebbe voluto ritrovare il fratello allegro e spensierato che aveva sempre avuto.
    “Senti, prova a comportarti bene, per oggi” gli disse, ma non ebbe risposta.
Quando scesero all’ingresso, la prima a farsi notare fu loro nonna Irma, che si fiondò su Regulus e lo stritolò in un abbraccio ferreo.
    “Come stai, Regulus? Per la barba di Salazar, sei cresciuto tantissimo!” gracchiò la donna.
    “Proprio perché è cresciuto dovresti evitare di trattarlo come un moccioso” disse Sirius.
   Come non detto, pensò Regulus, rassegnato ad un altro Natale di passione.
    “Tu sta’ zitto” intervenne Bellatrix in tutta la sua inquietante magnificenza. “Non capisco perché gli zii siano stati così generosi da concederti di restare in questa casa dopo lo Smistamento. Dovresti ringraziarli, invece di presentarti con quella faccia da schiaffi”.
Sirius continuò a sfidarla, mantenendo il suo ghignetto a oltranza.
    “Giuro che un giorno o l’altro gli farò passare la voglia di fare lo spiritoso” borbottò Bellatrix inviperita. “Ciao, Reg. Neanche ti chiedo come stai. Dato che convivi con quel mascalzone, non puoi certo stare bene”.
    “Buon Natale, Bella” rispose lui, senza avere la più pallida idea di cosa risponderle.
Regulus fece il giro dei presenti per salutarli tutti. La testa cominciava già a fargli male per il nervosismo. In quel momento si sentì profondamente invidioso di Rachel, che stava trascorrendo le vacanze in Austria con i suoi: l’ultima lettera che lei gli aveva spedito era piena di resoconti entusiastici e sprizzava serenità da ogni parola.
   Tuttavia, quando l’ultimo invitato entrò, si sentì molto più sollevato.
    “Ecco il mio campione!” esclamò Alphard, salutandolo con un gran sorriso.
   Finalmente una faccia allegra, non poté fare a meno di pensare Regulus. Ai suoi genitori e parenti voleva bene, ma loro avevano il brutto vizio di essere sempre seri e arrabbiati. Alphard inoltre fu l’unico a salutare Sirius con uno slancio affettuoso. Era davvero lo zio migliore del mondo.
    “Il mio regalo per te, Regulus, puoi aprirlo anche adesso, tanto si riconosce anche se è incartato”.
Regulus si ritrovò tra le mani un pacco dalla forma inequivocabile. Pervaso dall’emozione, ci mise un po’ per scartarlo, ma alla fine ci riuscì e non poté trattenere un’esclamazione entusiastica.
    “È una Nimbus 1700?” domandò, incredulo.
    “Uscita proprio l’altro ieri” confermò lo zio.
Regulus avrebbe fatto i salti di gioia se non fosse stato in pubblico, ma si ripromise di farli una volta solo in camera sua.
    “A quanto va?” chiese Lucius Malfoy, avvicinatosi a Regulus per guardare la scopa.
    “Mi hanno detto che può raggiungere i 200 chilometri all’ora” rispose Alphard, provocando la reazione irritata di Walburga:
    “Tu me lo vuoi fare ammazzare!”
Lo zio giudicò più saggio non rispondere e lanciò a Regulus un’occhiata di complicità. Poi si rivolse a Sirius.
    “Per non fare favoritismi, anche tu potrai aprire subito il tuo regalo” gli disse, porgendogli un grosso pacco.
Sirius sorrise e lo scartò, ignorando il silenzio teso che si era improvvisamente creato intorno a lui. Tutti i presenti fissavano la scena come se fosse stato uno spettacolo innaturale.
    “Alphard, hai fatto un regalo a Sirius?” chiese Orion.
    “Perché, è vietato?”
    “Non si merita niente”.
    “Fino a prova contraria, è mio nipote, e se decido di fargli un regalo, glielo faccio” rispose lui senza scomporsi, nonostante le occhiate poco cordiali che il resto della famiglia gli stava rivolgendo.
Ci fu qualche istante di tensione, poi per fortuna Kreacher chiamò gli ospiti a tavola.
   Regulus avrebbe voluto portarsi la sua scopa nuova di zecca a tavola, ma gli bastò uno sguardo di suo padre per decidere di evitare. Si ritrovò seduto tra Bellatrix e Alphard, mentre quest’ultimo si era premunito di far collocare Sirius alla sua sinistra.
   Mentre Kreacher serviva la prima portata, gli adulti della situazione avevano già cominciato a parlare per fatti loro.
    “Come va la scuola, ragazzi?” disse Alphard, l’unico adulto che non partecipava alla conversazione degli altri parenti.
    “Bene” rispose Regulus. “Quest’anno ho iniziato delle materie nuove”.
    “Ah, già, al terzo anno si è sommersi di materie in più. Quali hai scelto?” replicò Alphard, addentando il tacchino.
    “Antiche Rune e Divinazione”.
    “E ti piacciono?”
    “Bè, le Rune sì…invece Divinazione non mi convince molto…” esitò Regulus.
Alphard sorrise.
    “Anche io la scelsi alla tua età. Secondo me è una materia completamente inutile. Il mio professore poi era talmente comico che non gli dava retta nessuno, neanche quando preannunciava tragedie apocalittiche”.
    “Allora deve essere un vizio di tutti gli insegnanti di quella materia” concluse Regulus.
    “Ho fatto bene a non sceglierla allora” intervenne Sirius. “La decisione di seguire Babbanologia è stata ottima”.
Alphard represse un sorrisetto divertito, mentre Regulus veniva assalito dall’agitazione.
    “Sssht! Abbassa la voce!” bisbigliò.
    “E perché mai? Non mi importa di cosa pensano loro. E comunque, già lo sanno” rispose Sirius disinvolto.
    “Però è meglio se non glielo ricordi!”
    “Sirius, questa volta dai retta a tuo fratello” disse Alphard. “Fallo per amore del quieto vivere”.
    “Il quieto vivere non esiste in questa famiglia…” ribatté quieto, proprio mentre Walburga alzava lo sguardo su di lui e lo rimproverava:
    “Sirius! Stai composto su quella sedia. E togli i gomiti dal tavolo”.
    “Visto?” fece lui, rivolto a suo zio.
Quest’ultimo scrollò la testa, mortificato.
   Per tutta la durata della cena Sirius continuò ad essere bersagliato dalle critiche che i suoi genitori gli rivolgevano. Secondo Regulus, riuscì a resistere anche troppo, ma prima o poi sarebbe esploso, suo fratello ne aveva la certezza.
   Finito di mangiare, tutti gli invitati si riunirono nel salotto, dove Regulus e Kreacher avevano allestito l’albero di Natale.
    “Tu” disse Orion, rivolto a Sirius. “Tornatene in camera tua e restaci. Tanto non devi scartare nessun regalo”.
Per la seconda volta, Alphard intervenne:
    “Io preferirei che restasse”.
    “Non preoccuparti, zio” disse Sirius. “Non ci tengo a trascorrere il Natale con questa gente”.
Regulus ammutolì, come tutti gli altri presenti.
    “Fuori!” intimò Walburga. “Prova a ripetere una cosa del genere e ti sbatto fuori casa!”
    “Ma magari!” ribatté Sirius, arrabbiato. Poi uscì dal salotto.
Mentre i suoi passi pesanti rimbombavano sulle scale, Orion e sua moglie finsero di non aver sentito nulla e ripresero ad intrattenere gli ospiti.
   Regulus avrebbe tanto voluto andarsene a sua volta, invece di fare buon viso a cattivo gioco.
Perché i suoi genitori non lo volevano capire? Lui li aveva avvertiti molte volte, ma da quell’orecchio non ci sentivano, o almeno, non volevano sentire.
   Quel “magari” uscito spontaneo dalla bocca di Sirius non era altro che un ennesimo campanello d’allarme. Prima o poi lo avrebbero perso del tutto.
   Regulus alzò gli occhi verso Alphard, nella speranza di scorgere sul suo viso uno sguardo rassicurante, ma non fu così. Anche suo zio era preoccupato e arrabbiato, e non riusciva a nasconderlo. Tuttavia, quando scorse l’occhiata del nipote, si sforzò di sorridere e gli posò una mano sulla spalla con fare incoraggiante.
   Un altro Natale cominciato male e finito ancora peggio, pensò Regulus, depresso.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*
Prossimo aggiornamento: sabato 21 novembre! Sarà un capitolo decisamente più leggero, tanto che ho ancora il dubbio che sia fin troppo allegro, però probabilmente deciderò di lasciarlo così com'è perchè un po' di allegria ve la meritate!

Alohomora: mi era sembrato di notare che nello scorso capitolo Sirius ti fosse mancato, così, eccoti accontentata! Davvero, nemmeno io vedo molto Severus intento a festeggiare Halloween da Mielandia, ma in fondo anche lui è stato giovane! Anzi, ha dimostrato una santa pazienza nel fare da intermediario tra gli intrighi amorosi dei suoi compari, anche se alla fine ho voluto sottolineare quanto il suo amore per Lily (fino alla morte di lei) fosse piuttosto egoistico. Il permesso di Sirius puoi decidere anche tu chi sia stato a firmarlo: ad Alphard non ci avevo pensato, e in effetti è un'idea niente male! Ora che ho aggiornato, rispondo subito alla tua email!
vulneraria
: no, non lo è per niente! Tranquilla, le sofferenze di Barty avranno presto fine!
Shakiko: eheh, credo che quello di giocare nella nazionale di Quidditch sia quello di tutti i giocatori che ci tengono particolarmente! Credo che Sirius possa essere perfettamente capace di firmarselo da solo...insomma, non è uno che le manda a dire nè che si tira indietro se c'è da fare qualcosa di illegale!
dirkfelpy89: eh sì, sono inquietanti tutti e due, hai ragione. Riguardo al paragone tra Rachel e Ginny...purtroppo non capita soltanto a loro!

AllyVicious: in questo capitolo la situazione non si è evoluta molto ma nel prossimo si risolverà, almeno in parte! Comunque non preoccuparti, Regulus e Barty rimarranno amici almeno fino a che Regulus non deciderà di mollare Voldemort, quindi ce ne vorrà ancora molto di tempo.
_Mary: non so se hai mai visto Rossana (non è possibile, DEVI averlo visto!)...bè, in quel momento Barty mi ha ricordato tanto Heric che si sfoga prendendo a calci il banco in piena lezione! XD Piton in versione babysitter è un vero spasso, ma per fortuna lui e Rachel sono i maturi della combriccola!
malandrina4ever: ti assicuro che, se nel prossimo periodo Regulus avesse avuto meno problemi in famiglia, probabilmente se ne sarebbe accorto prima di Rachel, ma purtroppo ha altri pensieri per la testa. In ogni caso, si darà una mossa molto prima che in Slytherin Love (e vorrei anche vedere!)
MEISSA_S: grazie prima di tutto per aver dedicato parte del tuo tempo per recuperare le recensioni agli scorsi capitoli! Come avrai notato, mi piace molto inserire nelle mie fanfiction l'argomento del rapporto tra Regulus e Sirius e infatti almeno un accenno al fratello maggiore non manca quasi mai. In effetti questo terzo anno si svolgerà per metà a Grimmauld Place. La cosa è necessaria, visto che la partenza di Sirius si sta avvicinando (me ne sono accorta soltanto ieri e mi è preso il panico, anche perchè i due fratelli fino allo scorso capitolo non litigavano troppo spesso!). Sono anche contenta che ti piacciano Regulus e Rachel insieme anche se al momento la cosa non si evolverà troppo a favore della poverina. Abbi qualche settimana di pazienza! E su Orion...bè, lo so che tu hai un debole per lui; io però lo farò rimanere simile a Walburga, anche se di sicuro non strilla come la sua adorata mogliettina! XD
979: ciao, mi fa piacere sapere che ti piaccia questa storia. Ora che ci penso, ho letto la tua fanfiction "Datemi un bacio" ma, non so perchè, non l'ho recensita. Comunque mi è piaciuta molto. Ho notato che ti piace (o almeno ti affascina) il personaggio di Bellatrix: io la odio però non posso fare a meno di esserne affascinata perchè durante la battaglia di Hogwarts è più coraggiosa di tutti i Mangiamorte messi insieme, e di Voldemort stesso. Secondo me, la vera Dark Lady doveva essere lei!

lyrapotter: ed io posso dirlo senza essere cruciata da tutti e due i cari fratellini? La tontaggine in quel senso mi sa che è una cosa genetica! Comunque questa storia, è vero, sarà più o meno come Slytherin Love, ma non ho intenzione di fare un doppione, e infatti Regulus e Rachel non si ridurranno al settimo anno per mettersi insieme. Adesso ci sono alcuni capitoli che devo scrivere per forza perchè parleranno di cose molto più gravi, ma la cosa si chiarirà molto prima. Per la what if...bè, ci devo ancora pensare. Forse un giorno la scriverò, ma questo per me è un periodo canon e, visto che la storia termnerà a fine maggio e dopo, salvo idee folgoranti, mi prenderò una vacanza, ne avrò di tempo per pensarci! A proposito, ho cominciato a leggere Special Days...non so quando mi metterò in pari ma ti premetto che già mi piace molto.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Non tutti i mali vengono per nuocere ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 06: Gatto

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Non tutti i mali vengono per nuocere

Photobucket

Gennaio 1975



    “Regulus, posso farci un giro? Soltanto uno! Ti prego!”
    “Dacci un taglio, Barty” intervenne Severus annoiato.
Da quando erano saliti sul treno per tornare a Hogwarts, Barty non la smetteva di supplicare Regulus affinché gli permettesse di provare la sua nuova scopa da corsa, e adesso che erano a cena in Sala Grande non aveva ancora smesso.
    “Te l’ho già detto” disse il proprietario dell’oggetto del contendere. “Potrai farci un giro, ma non adesso. Secondo te gli insegnanti ti permetteranno di uscire? È già buio. Se ne riparla domani mattina”.
    “Uffa… Almeno fammela toccare… Non ci credo! È meravigliosa!”
Regulus aveva avuto una pessima idea a portarsi dietro la Nimbus 1700. Il suo obiettivo era di metterla in bella mostra, in modo che chiunque appartenesse alle squadre avversarie restasse secco per lo shock.
   In particolare il Capitano della squadra di Corvonero, prossima avversaria dei Serpeverde nel campionato, non la smetteva di guardarlo male.
   È ora che tutti imparino che ci sono cose che soltanto un Black può permettersi, pensò Regulus, gongolando con poca modestia.
Alcuni minuti più tardi, quando i tre Serpeverde erano già al secondo piatto, furono raggiunti da Rachel.
    “Eccoti finalmente. Sul treno non ti abbiamo vista. Credevamo che fossi con le altre del nostro anno” disse Regulus.
    “No, non riesco ad andare d’accordo con loro. Meno le vedo e meglio sto. Sei quasi meno peggio tu” scherzò lei. “È che ci siamo voluti godere le vacanze fino all’ultimo, perciò il treno non l’ho proprio preso. Mi ha accompagnato mio padre direttamente davanti al cancello della scuola. Allora, come sono andate le vostre feste?”
    “Uno schifo” risposero in coro tutti e tre.
Rachel parve delusa.
    “Oh, mi dispiace. E io che non vedevo l’ora di raccontarvi per filo e per segno le mie avventure austriache. Sarà per un’altra volta… Quella è una Nimbus 1700?!” aggiunse, notando la scopa che Barty cullava amorevolmente in braccio, come se fosse stata un neonato.
    “Esatto” rispose Regulus. “E quella cos’è?” aggiunse, indicando una cesta chiusa che la ragazza teneva lungo il fianco.
    “Questo è il regalo di Natale che mi hanno fatto i miei. Vi faccio vedere…”
Trafficò per qualche istante con la cinghia della cesta e la aprì. Al suo interno c’era un gattino minuscolo dal pelo chiaro, grigio e giallo, che faceva le fusa. Regulus lo trovò molto docile quando lo accarezzò sulla testa, e perciò si stupì parecchio quando Rachel disse:
    “Vi presento Attila”.
    “Hai chiamato il gatto Attila?” chiese Severus, perplesso.
    “Sì. Non va bene?”
    “No, però di solito i gatti hanno nomi come Fuffy, Pallino… E Attila poi non mi sembra il nome adatto a lui”.
    “Non farti ingannare da quella faccia da angioletto. Questo gattino è una vera peste, oltre che uno sterminatore di ratti. Se ci fossero le Olimpiadi di caccia al topo, lui avrebbe la medaglia d’oro. Ce l’ho da dieci giorni e ne ha già catturati una ventina”.
Guardando quel musetto che sporgeva con timidezza dalle braccia della sua padrona, Regulus non riuscì a credere alle parole di Rachel: sembrava così innocuo.
   E invece il cucciolo di gatto non tardò troppo a mostrare la sua vera essenza.
 
La mattina successiva, gli studenti del terzo anno erano ad una lezione di Trasfigurazione. La professoressa McGranitt, dopo essersi arrabbiata a causa del comportamento indisciplinato di alcuni studenti, si era talmente innervosita che aveva deciso di assegnare loro un compito di livello molto avanzato.
    “Visto che siete tanto bravi da potervi permettere il lusso di distrarvi durante le mie lezioni, fatemi vedere come sapete trasfigurare i vostri animali domestici. Avanti” disse.
    “Ma professoressa” fece notare Rachel. “I nostri animali sono tutti vertebrati, e non siamo ancora arrivati a quel punto…”
Poiché non ebbe alcuna risposta, a parte un’occhiataccia, si rassegnò a posare Attila sul banco e a provare a trasfigurarlo.
   Mezz’ora più tardi, soltanto Barty era riuscito a mutare la forma del suo barbagianni, lasciando senza parola anche la professoressa.
    “Bè, Crouch, complimenti” ammise, ora meno arrabbiata di prima. “Venti punti a Serpeverde”.
Da parte sua, Regulus non aveva combinato un granché: il suo gufo aveva soltanto le zampe da coniglio.
   Attila, invece, era sempre lo stesso e, fino a quel momento, era rimasto sdraiato sul banco a concedersi un pisolino serafico, mentre la sua padrona non faceva altro che recitare formule a agitare la bacchetta invano. Tuttavia, ad un certo punto, il gatto balzò su quattro zampe, le orecchie dritte, come per captare qualcosa.
    “Che cos’ha?” chiese Regulus, guardando il cucciolo scattare sull’attenti.
    “Attila, calmati, non c’è niente da mangiare qui” disse lei, ma fu inutile.
Il gatto lanciò un miagolio e, un istante dopo, spiccò un salto e schizzò fuori dall’aula alla velocità della luce.
   Nel frattempo, nel corridoio, un ignaro Peter Minus stava beatamente dirigendosi verso il bagno quando, senza alcun preavviso, sentì un miagolio rabbioso e, subito dopo, qualcosa gli piombò sulla testa.
    “Aiuto!”
    “Che cosa sta succedendo?” chiese la professoressa McGranitt dopo aver sentito un tonfo e della grida provenire dal corridoio.
Tutti gli studenti di affacciarono fuori dall’aula, guardando il piccolo gatto che aveva afferrato la gamba di Minus e non la lasciava più.
    “Attila, torna immediatamente qui!” gridò Rachel, trattenendosi a stento dall’impulso di scoppiare a ridere, perché il Grifondoro sembrava in preda al panico.
Intanto, dall’aula di Incantesimi, anche gli studenti del quarto anno erano usciti, attirati da tutto quel chiasso. Severus aveva un’aria estremamente divertita mentre assisteva alla scena.
   Minus riuscì a scrollarsi Attila di dosso, ma il gatto urtò contro un’armatura, che cadde a terra con un frastuono di ferraglia.
    “Attila, vieni qui!” disse Rachel, sporgendosi per afferrarlo, ma quello la evitò e cominciò a saltare di qua e di là, sempre con Minus come obiettivo principale.
Anche altri studenti, una volta smesso di ridere, provarono a fermarlo, ma non ci fu verso. Minus intanto si era andato a nascondere dietro la porta di un’aula vuota.
   Il baccano evidentemente attirò Pix che, estasiato alla sola idea di peggiorare la situazione, fece cadere altre due armature addosso agli studenti. Il professor Vitious fu quasi sepolto sotto le macerie. L’intero corridoio fu devastato nel giro di pochissimo tempo ma, alla fine, James Potter riuscì ad afferrare con malagrazia il gatto proprio mentre Attila si avventava di nuovo su Minus.
    “Porta questo mostriciattolo lontano da qui” disse a Rachel, gli occhiali storti sul naso.
    “Mi dispiace, non si è mai comportato così” rispose lei, provocando la reazione stupefatta di Sirius e dei suoi amici, che non sapevano se essere più sconvolti per il disastro che un solo gatto era riuscito a fare o per il fatto che una Serpeverde si fosse scusata con loro.
    “Bè, non fa niente…” rispose Remus con gentilezza: era l’unico ad essere rimasto calmo.
La McGranitt però non fu altrettanto comprensiva quando si avvicinò.
    “Signorina Queen, questo gatto è tuo?” chiese, le narici che fremevano, segnale di pericolo per qualsiasi studente.
    “Sì, professoressa” rispose lei, tenendo in braccio Attila, che si stava ancora agitando.
    “Bene… cioè, male. Non lasciarlo mai più a piede libero se non sai controllarlo. Guarda che cosa ha saputo combinare nel giro di due minuti! Questo costerà dieci punti a Serpeverde…”
    “Ma io cosa c’entro?” protestò lei. “E poi non si è mai comportato così…”
    “Non mi interessa. Questo è un avvertimento. Se succede un’altra volta sarò costretta a prendere provvedimenti più seri. Con questo è tutto… Signor Minus, per l’amor del cielo, esci da dietro quella porta!”
Regulus sbuffò. Quella volta non era colpa di Rachel, e i dieci punti in meno erano ingiusti.
    “Meglio se rientriamo in classe” suggerì saggiamente Barty.
    “Chissà perché Attila se l’è presa proprio con Minus” chiese Rachel più tardi, quando entrarono in sala comune alla fine delle lezioni. “Sia chiaro, non che mi dispiaccia: sapete quanto mi sta antipatico; però è strano. Con gli esseri umani non si è mai comportato così. E poi, insomma, sarà anche un devastatore, ma che razza di Grifondoro è uno che ha paura di un cucciolo di gatto?”
Regulus scrollò le spalle: non sapeva proprio cosa pensare.
    “L’importante è che non lo porti più in giro. Lascialo nel tuo dormitorio” disse Severus, straordinariamente allegro e divertito, “così non creerà altri danni”.
Ma si sbagliava di grosso, perché Attila aveva appena cominciato a combinare guai.
   La mattina successiva, Regulus fu svegliato dalle urla di qualcuno che litigava. Quando scese in sala comune, vide Rachel assalita dalle proteste isteriche delle sue due compagne di dormitorio, Doris e Arista.
    “Mi ha distrutto il vestito nuovo!” stava piagnucolando una delle due.
    “Non vogliamo più quel gattaccio nel dormitorio! Fallo stare fuori!” urlò l’altra, che esibiva un graffio sul viso.
Dopo di che uscirono dalla sala comune, profondamente offese.
    “Cosa è successo?” chiese Regulus, ancora mezzo addormentato.
    “Attila ha creduto bene di affilarsi gli artigli sul vestito di Arista e sul bel visino di Doris, oltre che sui loro cuscini e sulle tende del dormitorio” rispose lei, sospirando. “La cosa che mi irrita è che stavolta hanno ragione loro, anche se mi costa ammetterlo. Ma il problema è un altro. Quelle due si sono arrabbiate così tanto che Attila si è spaventato ed è fuggito”.
    “Vuoi dire che il tuo gatto in questo momento è a piede libero per il castello, capace di incappare nella McGranitt…?” esordì lui.
    “… che mi metterà in punizione per il resto della mia vita?” concluse lei abbattuta. “Proprio così”.
Rachel si buttò a sedere sul divano, immensamente depressa.
    “Dai, non fare così. Ti aiuto io a cercarlo” disse Regulus, dispiaciuto per lei.
Anche Barty e Severus si unirono a loro, chi più chi meno entusiasta all’idea di passare il sabato a rincorrere un gatto per tutta la scuola.
    “Non mi piacciono i gatti” protestò Barty mentre uscivano dalla sala comune.
    “Non dirmi che ne hai paura anche tu?” gli chiese Rachel.
    “Certo che no!” fece lui, arrossendo. “Però preferisco i cani: sono più fedeli”.
Regulus fece una smorfia scettica.
    “Può darsi, ma io li detesto quando leccano…” disse, senza trattenere un brivido di disgusto.
Rachel rise.
    “Sei sempre il solito perfettino!”
    “Ora basta chiacchierare. Dobbiamo cercare questo dannato gatto o no?” tagliò corto Severus.
Attila aveva lasciato diverse tracce del suo passaggio: lo dimostrarono le proteste indignate di tre ragazze di Tassorosso che se lo erano visto passare di corsa sopra i piedi, e le urla belluine di Argus Gazza, la cui gatta Mrs Purr era stata privata della colazione a base di latte da quello che il custode definì “un piccolo sacco di pulci”.
   Tuttavia, sembrava che i quattro Serpeverde non arrivassero mai in tempo per raggiungere il gattino.
    “Se mai riuscissimo a trovarlo” disse Regulus dopo almeno un’ora che vagavano a vuoto, “credo che la Foresta Proibita sia il posto adatto a lui. Sarebbe capace di mettere in fuga un Lupo Mannaro”.
Finalmente, alle loro orecchie giunse la voce che un cucciolo di gatto stesse facendo la posta davanti all’entrata della sala comune di Grifondoro.
    “Credo che ce l’abbia a morte con Minus, non c’è altra spiegazione” disse Severus.
Mentre cercavano di raggiungerlo, Barty non faceva altro che ripetere quanto odiasse i gatti, Attila in particolare.
    “Eccolo!” esclamò Rachel quando, esausti, arrivarono al settimo piano. “Attila, stai fermo!”
Sfortunatamente, il gatto non era un tipo obbediente. Con una mossa fulminea, li scartò e cominciò a scendere lungo la scalinata principale.
    “Basta, mi ha stufato” disse Regulus, estraendo la bacchetta e cercando di colpirlo con un Immobilus.
Ma non riuscì a centrare il bersaglio.
   Lo rincorsero per altri sette piani, fino alla sala d’ingresso…
    “Oh, ti prego, non uscire nel parco!”
Attila non accennava a fermarsi. Improvvisamente, da che stava correndo verso il portone, cambiò rotta e si diresse verso un gruppo di Corvonero che chiacchieravano ignari da quelle parti. Attila aumentò la velocità, spiccò un salto… e andò ad acciambellasi tra le braccia di una ragazza bionda del loro stesso anno, che si era appena accorta di lui.
    “Grazie per averlo fermato” disse Rachel, frenando a due centimetri dalla Corvonero.
    “In realtà mi è letteralmente caduto tra le braccia” rispose lei, osservando il gatto che adesso si era appisolato. “Che carino, ha un’aria così mansueta…”
Se Regulus avesse avuto fiato da sprecare le avrebbe risposto di sicuro molto male, ma rimase in silenzio e lanciò un’occhiata a Barty, sperando di ricevere il suo sostegno silenzioso. Ma si sbagliava di grosso: il suo amico sembrava in preda ad un soffocamento. Era diventato rosso e fissava con tanto d’occhi la Corvonero ignara.
    “È tuo?” stava chiedendo la ragazza, rivolta a Rachel, che annuì e se lo riprese. “Io adoro i gatti…”
    “Anche io!” intervenne Barty all’improvviso, facendosi avanti. “Sono i miei animali preferiti. A casa ne ho sei o sette…”
    “Questa mi suona nuova” bisbigliò Severus, e Regulus trattenne a stento un sorrisetto, controllando nel frattempo Barty e temendo che potesse essere colto da infarto per l’emozione.
    “Ne hai davvero tanti. Credevo che i miei quattro fossero parecchi, e invece mi sbagliavo. Di che razza sono i tuoi?” domandò lei.
Barty si trovò in difficoltà.
    “Ehm… bè, in realtà non so distinguere bene le razze…”
    “Magari te le può insegnare lei” intervenne Rachel, e lui le lanciò uno sguardo d’immensa gratitudine.
    “Mi chiamo Emmeline Vance” si presentò lei, tendendogli la mano, che Barty si affrettò a stringere, visibilmente agitato.
A distrarre Regulus da quella scenetta ci pensò Rubeus Hagrid, che passò di lì proprio in quel momento, facendogli venire un’idea grandiosa. Assestò una gomitata a Rachel per richiamare la sua attenzione, ma lei guardava Barty con un gran sorriso sulle labbra, ma ancora incredula.
    “Ehi!” la richiamò Regulus, facendola sobbalzare.
    “Hai detto qualcosa?”
Lui le propose la sua idea e lei accettò, seppur a malincuore; così raggiunse il guardiacaccia e lo chiamò.
    “Hagrid, potresti farmi il favore di tenere da te Attila? Nel castello non ci può stare…” gli chiese.
    “Ah, questo è il famoso gatto che ha messo a soqquadro la scuola!” esclamò lui, estasiato al solo pensiero. “Ma figurati, lo terrò volentieri! E Thor lo controllerà a vista”.
    “Fantastico, grazie. Lo verrò a trovare tutti i giorni” disse Rachel, porgendoglielo. “Ciao, Attila” lo salutò poi, commossa. Al contrario, Regulus non era affatto dispiaciuto di separarsene, ma evitò di mostrarsi troppo allegro.
   E poi, molto in fondo, dovevano essere tutti grati a quel gatto: grazie a lui, Barty aveva conosciuto una ragazza che lo aveva fatto tornare a sorridere.

 
01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Questo capitolo ancora non mi convince, sarà perchè non sono abituata a scrivere parti troppo allegre oramai. A voi la sentenza.
Prima precisazione: ebbene sì, ormai il mio sadismo non ha più confini, perciò ho deciso di destinare a Barty proprio la stessa Emmeline Vance che entrerà poi a far parte sia del Primo che del secondo Ordine della Fenice. Lo so che sono cattiva, non mi lanciate i pomodori!
Seconda precisazione
: i Malandrini si trovano al quarto anno, perciò forse non sono ancora riusciti a diventare Animagi. Però ci stanno provando ormai da parecchio tempo e questo non mi impedisce di pensare che, sebbene Peter non sappia ancora trasformarsi in topo, dentro di sè covi una qualche essenza "da topo" che aspetta solo di uscire fuori! Ecco perchè Attila lo fiuta subito.
Terza precisazione: mi scuso con chiunque nelle proprie fanfiction abbia inserito l'idea di un gatto (in particolare lyrapotter e Mirwen): la mia intenzione non era quella di plagiare nessuno anche perchè ho cercato di renderlo diverso. Il mio obiettivo era di torturare un po' Minus (cosa che non mi stanco mai di fare) e ovviamente ho pensato subito al tradizionale nemico del topo.

Prossimo aggiornamento: sabato 28 novembre!

Alohomora: di sabato aggiorno presto perchè alle 7 del mattino ho già casa libera, e comunque mi sveglio a quell'ora. La domenica invece faccio sempre più tardi, ovviamente! Sapevo che Alphard ti sarebbe piaciuto! Lui svolge un po' lo stesso ruolo che Sirius svolgerà con Harry. Lo so che la frase di Bellatrix ti ha fatto venire i brividi...anche se al momento lei stessa non ha la minima idea di come si svolgeranno i fatti anni più tardi...
dirkfelpy89: si è notato che Sirius non vede l'ora di andarsene, eh? Meglio così, almeno vi preparate psicologicamente. Ormai stiamo per formare un fan club di Alphard, comunque!
_Mary: il cenone di Natale è l'incubo di tutti, fidati! Il fatto che Regulus cerchi invano di calmare gli animi significa che ha ancora l'illusione che le cose si possano aggiustare a casa, ma presto capirà che non è così. Comunque, anche se non hai mai visto quei cartoni li hai scritti tutti bene, quindi complimenti per l'intuito!
Mizar: immagini benissimo perchè mi sento male tutte le volte che mi tocca descrivere questi brutti momenti sia per Sirius che per Regulus. Sono contenta di quello che hai scritto, anche perchè ultimamente avevo il dubbio di aver reso Regulus fin troppo "buono", ma se tu mi dici che è verosimile allora mi fido!
979: oddio, abbiamo qui una sostenitrice di Voldemort! Sei la prima in assoluto che incontro, perciò non so cosa dire... Mi dispiace, ma Voldy non sarà mai descritto con benevolenza da me, a differenza di altri personaggi che, anche se mi stanno sulle scatole, cerco di guardare con oggettività! Bellatrix per esempio affascina molto anche me! In questa fanfiction le darò spazio prossimamente perchè sarà lei a fare da "istruttrice" a Regulus, purtroppo.
lyrapotter: in effetti non manca molto alla fuga di Sirius, ma neanche troppo poco. Insomma, ci vorrà qualche settimana ancora, anzi, mi sembra addirittura un mese, quindi non agitiamoci prima del tempo! Anche se nel prossimo capitolo le cose si complicheranno ancora di più... In questi giorni non ho avuto tempo di continuare a leggere Special Days ma spero di averne di più tra un po'!
Pepesale: lo sapevo che il sogno avrebbe ingannato qualcuno! Volevo inserire qualche dettaglio che facesse capire subito che fosse un sogno, però è stato più divertente così! Non sei la prima a pensare che sia stato Alphard a firmare il permesso di Sirius, perciò la considero un'ipotesi altamente probabile. La tua teoria sul fatto che secondo Barty Regulus è fin troppo preoccupato per Sirius è giustissima, sei stata l'unica a notarlo.
malandrina4ever: Alphard non lascerà proprio tutti i suoi beni a Sirius ma quanto basta per permettergli di comprarsi una casa tutta per sè...parlerò anche di questa faccenda che non andrà giù a nessuno dei Black non rinnegati.
MEISSA_S: la pagheranno molto cara i Black, peccato che la pagherà anche Regulus. Preparati, perchè dal prossimo capitolo saranno dolori... Veramente non ho pensato a cosa potesse essere il regalo di Alphard per Sirius, non mi sembrava essenziale precisarlo! Eheh, ce ne ho messo di tempo per immaginare come un mago potesse nominare le moto, e "scope con le ruote" mi è sembrato adatto, anche perchè Regulus capisce solo le scope!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Scelte imminenti ***


efp

Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 11: Carta

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Scelte imminenti

Photobucket

Estate 1975

    “Kreacher, che cosa stai facendo? Ti ordino di fermarti!”
L’elfo domestico smise di prendere a testate il muro del pianerottolo, gli occhi gonfi di lacrime, e guardò Regulus con aria pentita.
    “Si può sapere perché ti stai punendo in questo modo? Ho sentito il rumore dalla soffitta” disse Regulus, scosso.
    “Kreacher ha disobbedito a padron Sirius. Doveva solo ordinare la sua stanza e farsi gli affari propri, come gli aveva detto lui, e invece Kreacher non ha obbedito”.
    “Non importa, anche se un comportamento simile non è da te. Comunque, ti sei già punito abbastanza”.
Kreacher si prese la testa tra le mani, in preda a chissà quale dilemma interiore.
    “La padrona ha sempre detto a Kreacher di tenere d’occhio il suo primogenito. Kreacher non sapeva a chi obbedire…”
    “Hai fatto bene ad ascoltare mia madre, allora. Non devi affatto punirti” concluse Regulus con semplicità.
Ma dall’espressione sofferente dell’elfo, capì che c’era dell’altro.
    “Che cosa hai fatto esattamente?”
    “Kreacher non può dirlo! Padron Sirius gli ha ordinato di non fare mai la spia! Però… se padron Regulus entrasse nella camera di suo fratello, troverebbe qualcosa sulla scrivania…”
    “Grazie, Kreacher, puoi andare… e non punirti in alcun modo” aggiunse, non appena l’elfo lanciò un’occhiata ad un battipanni di ferro.
L’elfo fece un inchino e si dileguò.
   Regulus si volse verso la porta della stanza di Sirius
   Chissà cos’ha da nascondere, si chiese.
Aveva visto suo fratello scendere pochi minuti prima, probabilmente per abbuffarsi di nascosto in cucina, quindi la stanza doveva essere vuota.
   Bussò per precauzione ma, quando non ebbe risposta, abbassò la maniglia ed entrò, storcendo il naso per il disordine in cui la camera versava. Una voce nella testa gli suggeriva di non immischiarsi negli affari di suo fratello, ma la ignorò: dall’espressione di Kreacher, doveva essere qualcosa di grave.
   Sulla scrivania c’erano libri aperti, rotoli di pergamena, boccette d’inchiostro e quant’altro, ma nulla di compromettente. Kreacher però aveva detto sulla scrivania. Era possibile che gli avesse dato un’indicazione quasi sbagliata per non disobbedire di nuovo a Sirius.
   Regulus aprì il primo cassetto del tavolo, ma vi trovò solo qualche figurina delle Cioccorane. Nel secondo invece trovò uno specchio quadrato dall’aria innocua e una busta aperta. Afferrò quest’ultima e ne estrasse una lettera scritta con una grafia elegante e ordinata.
   Il cuore gli saltò un battito: conosceva quella grafia, ma era stato sicuro di non vederla mai più.
   Deglutì per digerire il colpo, poi si mise a leggere.
 
 
Caro Sirius,
   non hai la minima idea di quanto sia stata felice di ricevere la tua lettera. In tutti questi anni non ho mai potuto contattarti, per paura che potessi passare dei guai con i tuoi genitori, ma sono contenta che l’abbia fatto tu.
   È da tantissimo tempo che non ci vediamo e mi sei mancato da morire. Ho molte cose da raccontarti, e faccio fatica a trattenermi perché via gufo è consigliabile scrivere poco, di questi tempi. Vorrei tanto poterti parlare di persona.
   Fino ad ora va tutto bene. Non sono pentita di essermene andata, anche se credo che qualche senso di colpa mi rimarrà per sempre. Però con mio marito sono felice e…  indovina un po’? Abbiamo avuto una bambina! Si chiama Ninfadora; a dire la verità, Ted non era molto convinto del nome, ma a me piace: lo trovo molto carino. È nata quasi due anni fa. Mi piacerebbe fartela conoscere, scommetto che ti adorerebbe.
   Avere una figlia non è affatto semplice come pensavo, soprattutto se si tratta di lei. Non so come faccia a combinare sempre una marea di disastri nel giro di pochi istanti. Penserai che sia uguale a come eri tu alla sua età, e invece ti sbagli: il guaio è che lei non lo fa apposta. Il che è ancora peggio, perché è incontrollabile… Inoltre è una Metamorfomagus, perciò dobbiamo sudare sette camicie per impedirle di cambiare colore di capelli durante le visite dei nostri vicini di casa, che sono Babbani.
   Tu invece come te la passi a Hogwarts? E a casa? Dalla lettera che mi hai mandato non mi sembravi entusiasta di trascorrere le vacanze estive lì.
   Vorrei chiederti anche come sta tuo fratello. Probabilmente ormai mi odierà, e questo mi addolora, perché sono sempre stata affezionata sia a te che a lui. Ma Regulus tende a dare sempre ragione agli zii, giusto?
   Fatti sentire presto, ma fa’ attenzione.
 
Tua cugina,
Andromeda
 
 
Regulus si accorse solo dopo alcuni minuti che le mani gli stavano tremando per la rabbia.
   Non riusciva a credere che Sirius avesse contattato Andromeda. Le regole della famiglia negavano qualsiasi tipo di comunicazione con chiunque fosse stato rinnegato. Se solo Orion e Walburga avessero vagamente intuito quella realtà sarebbe scoppiato un finimondo.
   Regulus strinse i pugni intorno alla carta, rileggendo le ultime frasi.
   Sono sempre stata affezionata sia a te che a lui…
Aveva pure il coraggio di dire una cosa del genere, dopo che si era curata esclusivamente degli affari propri per anni?
   Rifiutando il primo impulso di raccontare tutto ai suoi genitori, decise di affrontare Sirius da solo. Così uscì dalla stanza, la lettera stropicciata ancora in mano, e scese le scale. Si fermò al primo piano dove, tanto per aumentare la sua rabbia, trovò Sirius ad origliare dietro la porta del salotto.
    “Che stai…?” esordì, ma quello gli fece cenno di tacere e di avvicinarsi.
Regulus rimase immobile. La tempia gli pulsava per l’ira e non riusciva a controllare la propria agitazione.
Sirius gli fece di nuovo cenno di raggiungerlo, ignaro e spazientito.
Lui si avvicinò, indeciso se scagliargli la lettera in faccia o farlo scoprire di proposito ma, mentre stava ancora valutando le opzioni che aveva, udì chiare e tonde le parole che provenivano dall’interno del salotto.
   Suo padre e sua madre sembravano impegnati in un’animata conversazione con Phineas Nigellus, il quale stava dicendo:
    “Non credevo saremmo mai arrivati a questo punto. Mi duole dirlo ma i Black stanno perdendo prestigio nella comunità magica”.
    “Non è vero!” protestò Walburga indignata. “È successo una volta!”
    “Che potrebbe non essere l’ultima” la interruppe Orion. “Non siamo stati invitati al matrimonio dei Selwin, Walburga, a differenza di tutte le altre famiglie Purosangue. Questo significa che Phineas ha ragione: cominciano a considerarci dei rammolliti”.
Ci fu una pausa di silenzio, poi Walburga esplose.
    “Sirius!” urlò, così forte che i due fratelli dietro la porta fecero un salto fino al soffitto per la paura di essere stati scoperti, ma per loro fortuna non fu così.”È tutta colpa di Sirius! Prima finisce a Grifondoro, poi comincia a frequentare Sanguesporco e Filobabbani! Si è mescolato alla feccia più infima che ci sia!”
    “È proprio questo il punto” convenne Phineas. “Sirius ci sta rovinando la fama. Le voci girano velocemente e molti pensano che la stirpe dei Black stia decadendo”.
    “Non è giusto” replicò lei. “Sirius sarà quel che è, ma Regulus non è come lui. Regulus è come ci si dovrebbe aspettare da un Black”.
    “Certo” rispose Phineas sarcastico, “ma i bravi figli obbedienti non hanno mai fatto notizia…”
    “Come osi?!” strillò lei, inferocita.
    “Calmati” le disse Orion. “Quel che Phineas intende dire è che gli altri stanno approfittando di questa faccenda. Lo sai che, dopo l’estinzione dei Gaunt, noi Black siamo rimasti la famiglia più potente e importante della comunità magica. Questo primato ci ha scatenato contro le invidie di tutte le altre famiglie. Che cosa credi? I Lestrange, i Rosier e tutti gli altri ci hanno sempre invidiati, e adesso non gli sembra vero sfruttare la pessima fama di Sirius per fare un salto di qualità a scapito nostro. Vogliono estrometterci dal ruolo che ci è sempre spettato”.
    “Esatto, Orion” disse Phineas. “Per riportare in auge il nome dei Black, Regulus dovrebbe fare qualcosa di veramente eccezionale”.
    “Ha buone possibilità di diventare Prefetto e poi Caposcuola” provò Walburga.
    “E che cosa ce ne facciamo? Questa è politica, non sono giochetti. Avere un figlio Caposcuola non aumenterà la mia influenza nelle decisioni del Ministero” disse Orion. “Lo sai chi è che comanda lì…”
Ci fu un’altra pausa.
    “Ti riferisci a…” chiese Phineas, dubbioso.
    “Guarda caso, le famiglie Purosangue che hanno intenzione di metterci i piedi in testa sono quelle che hanno più potere al Ministero. E secondo voi perché ne hanno così tanto? Perché almeno un membro della loro famiglia è al servizio del Signore Oscuro”.
    “E allora che cosa aspetti a farlo anche tu?” chiese Phineas, irritato.
    “Sono troppo vecchio per queste cose” rispose Orion. “Non sono più un ragazzino”.
    “Però Orion ha ragione” intervenne Walburga, tornata improvvisamente calma. “Se Regulus decidesse di diventare un Mangiamorte si risolverebbero tutti questi problemi. E Lui farebbe carte false per avere un Black nella sua schiera…”
    “Però il ragazzo non ha neanche quattordici anni” disse l’antenato con un tono esitante.
    “Non ho detto che debba farlo subito, infatti. Però, lo ripeto, sarebbe la mossa migliore per dare scacco matto a tutti quegli invidiosi che credono di rovinarci”.
Mentre ascoltava quella conversazione, Regulus si era dimenticato completamente del motivo per cui era sceso fin là. Sarebbe rimasto ad ascoltarla tutta, se Sirius non gli avesse afferrato un braccio, strattonandolo fino al piano di sopra.
   Una volta dentro la soffitta, Sirius si voltò ad affrontarlo.
    “Non avrai intenzione di fare quello che hanno detto?” disse, visibilmente scosso.
    “Cosa, diventare un Mangiamorte? Veramente non ci ho mai pensato… rispose lui con sincerità.
    “Allora sappi una cosa. Se diventassi uno di loro, non ti guarderei mai più in faccia”.
Quell’affermazione brusca ebbe il potere di ricordare a Regulus perché era così arrabbiato con suo fratello.
    “Tu pensa per te. Quello che non dovrebbe più guardarti in faccia sono io!”
    “Di che stai parlando?”
    “Sto parlando di questa” rispose Regulus, ficcandogli tra le mani la lettera di Andromeda.
In un primo momento, Sirius impallidì, ma poi si infuriò.
    “Come ti sei permesso di leggerla?” sbottò, afferrandolo per la collottola. “Non devi frugare tra le mie cose!”
Regulus cercò di allontanarlo da sé, invano.
    “Non cambiare discorso” disse alla fine. “Ma ti rendi conto di cosa hai fatto?”
    “Non ho fatto niente di sbagliato. Ho solo mandato un gufo a mia cugina”.
    “Non è più tua cugina”.
    “Sì che lo è!”
Regulus gli diede uno spintone, riuscendo finalmente a liberarsi.
    “Hai sentito quello che hanno detto di sotto? Per colpa tua e del tuo comportamento, stiamo perdendo credibilità. E tu continui a fare l’idiota in questo modo!”
    “Ma con chi stiamo perdendo credibilità? Con qualche altra famiglia che non ha altro da fare nella vita che disprezzare gli altri? Ah, sì, ci tengo proprio ad essere apprezzato da loro!” fece Sirius, sarcastico.
    “Non capisci niente. Quando imparerai a crescere una volta tanto? Sempre a fare il bambino capriccioso”.
    “E tu quando imparerai a ragionare con la tua testa?”
    “Io già lo faccio, e dovresti sforzarti anche tu qualche volta, male non fa. Ringrazia il cielo che non voglio mettere il dito nella piaga ai nostri genitori, altrimenti avrebbero saputo già da un pezzo di questa lettera”.
    “Diglielo pure, sai che m’importa?”
Regulus rimase alcuni istanti a guardare suo fratello, stringendo i pugni per la rabbia. Non lo riconosceva più: era cambiato.
    “Non starò al tuo gioco provocatorio, invece” disse alla fine.
    “Meglio così” commentò Sirius, nel tentativo di calmarsi. “Ascoltami bene, Regulus. Tra poco dovrai fare delle scelte e dovrai sapere che ci sono cose più importanti del prestigio agli occhi della comunità Purosangue, te ne rendi conto?”
    “Come tornare in contatto con i rinnegati?”
    “Chi se ne importa se è stata rinnegata! Andromeda ci ha sempre voluto bene. È questo che conta”.
    “Sì, sono davvero commosso. Ci voleva così tanto bene che se ne è andata senza uno straccio di spiegazione a fare quel che le pareva” rispose Regulus con ironia.
    “Non hai capito proprio un bel niente…”
    “Non mi importa e non ho voglia di discutere con te di questa storia” tagliò corto Regulus, dirigendosi verso l’uscita della soffitta. “Fai quello che ti pare, io farò quello che ritengo più giusto. E, a proposito, di’ pure ad Andromeda che del suo affetto per corrispondenza non me ne faccio niente”.
E così dicendo si sbatté la porta alle spalle, desideroso di allontanarsi il prima possibile da Sirius e dalla realtà dei fatti che gli diceva ogni minuto di più che suo fratello non avrebbe mai capito l’importanza di essere un Black.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Lo so che volete uccidere Kreacher e in effetti anche Regulus poteva evitare di frugare tra le cose di Sirius ma se non è ficcanaso lui, che ha scoperto il segreto di Voldemort, chi altri poteva esserlo?
Prossimo aggiornamento: 5 dicembre

Alohomora: sono contenta di ricevere sempre la tua recensione per prima, forse mi stai viziando troppo! E sono felice che ti piaccia anche la coppia Barty/Emmeline. All'inizio non sapevo chi fare ma non mi andava di creare un altro nuovo personaggio, così la possibilità di scelta si è ristretta... Riguardo Attila, all'inizio lui e Mrs Purr non vanno d'accordo (infatti lui le ha rubato la colazione) ma non si sa mai...dall'odio può nascere l'amore, anche se per fortuna non sempre! E Minus le prenderà ancora, non preoccuparti! (risata diabolica...) Corro a rispondere alla tua email.
Meissa_S: grazie per aver recensito subito! Immaginavo che Attila avrebbe avuto la tua approvazione, data la tua passione per i gatti! Anche a me piacciono tanto. Comunque, credo che il povero Thor non sarà molto felice dell'intruso che si ritroverà nella casa di Hagrid!
vulneraria: Attila potrebbe anche essere un antenato di Grattastinchi, però è molto più carino! Mi sa che ho fatto bene a scrivere un capitolo quasi comico, visto che più andrò avanti e meno ci sarà da ridere...
Mizar: non volevo far litigare Regulus e Barty, e poi quest'ultimo doveva pur farsi passare la cotta per Rachel. Questo capitolo l'ho scritto appositamente per torturare Minus; l'idea di inserire Emmeline Vance mi è venuta solo in seguito.
dirkfelpy89: bene, meno male che anche tu approvi la coppia! Io ero indecisa sull'anno in cui i Malandrini sono diventati Animagi, pensavo che ce l'avessero fatta addirittura al sesto, ma comunque è dal primo che ci provano, quindi qualche miglioramento devono averlo avuto anche prima.
_Mary: in realtà non ho intenzione di fare un Barty volubile. In fondo la cotta per Rachel gli è durata due anni: era ora che decidesse di cambiare obiettivo! E credo che rimarranno insieme almeno fino a quando lui comincerà a pensare a ben altro... Comunque, anche Hagrid sarà contento di accudire Attila: che cosa vuoi che sia, in confronto ad un cucciolo di drago e agli Schiopodi Sparacoda?
malandrina4ever: Hagrid già gli aveva messo gli occhi addosso perchè, si sa, ha un debole per gli animali pericolosi (e Attila lo è)! Comunque, per il momento Barty avrà un lungo periodo di tregua...anche se poi a fare le spese del suo cambiamento sarà proprio Emmeline, poveretta. Quindi questa cotta non passerà presto, il che non so se è positivo...
lyrapotter: hai fatto benissimo a farmi notare il problema della data e infatti ho corretto subito tutto. Devi capirmi, faccio una confusione ogni volta! Sarà perchè per andare a Hogwarts devi avere per obbligo 11 anni già a settembre, mentre per noi nel mondo babbano li puoi avere anche 10 se poi li compi ad ottobre. Insomma, mi confondo spesso! Grazie per avermi avvertita!
Pepesale: Regulus e Kreacher si rivelano qui degli alleati perfetti e proprio perchè l'elfo gli rimarrà sempre non solo fedele ma anche affezionato (cosa che non è mica da tutti!) ci tengo a descrivere le scene con loro due. Riguardo a Narcissa invece, credo che Regulus adesso sia molto attaccato a lei perchè Andromeda se ne è andata, Bellatrix gli fa sempre un po' paura, perciò gli rimane solo la terza sorella! Sirius fa finta di fergarsene, ma in realtà sta molto male a causa del disprezzo che i suoi parenti provano per lui. Una dimostrazione, secondo me, è il fatto che continui ad essere di pessimo umore anche quando Grimmauld Place sarà il Quartier Generale dell'Ordine. Phineas ti saluta! XD
Mirwen: quella del promemoria "ricorda di recensire" è stata l'invenzione migliore degli ultimi duemila anni, ne sono convinta, perchè anche io certe fanfiction me le perdo per strada! Comunque, il povero Thor dovrà rassegnarsi a cedere ad Attila anche la coperta con cui dorme, povero cocco, ma che ci può fare quando in casa ha un prepotente che detta legge? XD

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** La banda di Serpeverde ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 03: Speranza

Rating: giallo

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

La banda di Serpeverde

La banda

1975-1976

Da quando era iniziato il quarto anno, vi erano stati molti cambiamenti. Prima di tutto, la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure era stata assegnata ad un nuovo insegnante. Fortunatamente, questo era molto competente ma, purtroppo, era piuttosto anziano e la maggior parte degli studenti dubitava che sarebbe arrivato vivo alla fine dell’anno scolastico.
   D’altra parte, dopo la vittoria della Coppa del Quidditch a giugno, anche nella squadra di Serpeverde vi era stato un avvicendamento: il ruolo di Capitano era stato affidato ad Harper, già Cacciatore nelle stagioni precedenti, e il posto di Donovan, che aveva concluso la sua istruzione magica, rimase vacante, perciò fu organizzato un provino per aspiranti Cacciatori.
    “Non c’è niente di cui aver paura” disse quella mattina Regulus, mentre lui e Barty accompagnavano Rachel all’interno dello stadio. “È solo un semplice provino”.
Se le sue intenzioni erano quelle di calmarla, il tentativo fallì miseramente.
    “Fai presto a parlate, tu!” sbottò lei nervosa. “Posso ricordarti come stavi tu il giorno del tuo provino? A stento riuscivi a reggerti in piedi”.
    “Non è vero” bofonchiò lui, offeso.
    “Spero che questo Harper non sia un maschilista come Donovan, altrimenti passerà i guai” disse lei.
    “Di solito le ragazze nella squadra di Serpeverde sono rare” commentò Barty. “Però ce ne sono state due o tre dai tempi della fondazione della scuola…”
    “Davvero consolante, grazie” replicò lei, sarcastica.
A dispetto dell’agitazione di Rachel e del fatto che fosse l’unica ragazza ad affrontare il provino, andò molto meglio di tutti gli altri concorrenti, e Harper la ammise ufficialmente nella squadra come terza Cacciatrice, con una sola raccomandazione:
    “I tuoi contrasti sono poderosi, però in allenamento non mi azzoppare gli altri giocatori, perché ti ritroveresti senza compagni di squadra. Sfogati quando giocherai contro Grifondoro, intesi?”
Rachel annuì, imbarazzata.
   Quando uscirono dallo stadio, Rachel era al settimo cielo.
    “Non vedo l’ora di giocare la mia prima partita! Secondo voi ce la farò a contrastare quelli dell’ultimo anno?”
    “Ce la farai eccome…” commentò Regulus, lanciando un’occhiata eloquente a Barty: entrambi ringraziavano il cielo di non essere Cacciatori, altrimenti a quell’ora si sarebbero ridotti come gli altri due, che camminavano tenendosi le mani sui fianchi per i colpi che Rachel aveva assestato loro.
    “Severus l’avete visto?” chiese lei dopo alcuni istanti. “Aveva detto che sarebbe venuto”.
    “Lo sai che il Quidditch non gli è mai andato giù” disse Barty. “Comunque è da stamattina che non lo vediamo”.
    “Sarà con la Evans” concluse semplicemente Regulus.
    “Invece no” lo contraddisse Rachel.
    “E come fai a dirlo?”
Lei gli indicò un paio di ragazze che passeggiavano per il parco a pochi metri di distanza. Una era Lily Evans, l’altra doveva essere una sua compagna di dormitorio.
    “Andiamoglielo a chiedere” disse Rachel e, prima che Regulus potesse bofonchiare una scusa per non avvicinarsi, lo afferrò per la manica della divisa e se lo trascinò dietro, seguita da Barty.
    “Scusa, sai dirmi dov’è Severus?” chiese Rachel.
Lily non parve molto felice della domanda.
    “Non ne ho la più pallida idea. Sarà da qualche parte con quei suoi nuovi amici…”
    “Cioè?”
    “Mulciber, Avery, e tutta quella gente là. E sinceramente non capisco cosa ci trovi di tanto speciale in quei due”.
Regulus aveva vagamente presenti Mulciber e Avery, dato che li conosceva soltanto di vista. Erano entrambi più grandi di loro, dovevano frequentare il sesto anno, e non avevano delle facce cordiali.
    “Va bene, grazie lo stesso” concluse Rachel.
    “Non c’è di che” rispose Lily.
Mentre i tre si dirigevano di nuovo verso il castello, Rachel si era improvvisata detective.
    “Dobbiamo scoprire che cosa sta combinando. Insomma, avete notato che sono settimane che non ci dà più retta? Certe volte scompare per tutto il pomeriggio”.
    “Senti, sono sicuro che gli farà piacere sapere che ti interessi alle sue sorti, però sarebbe ancora più felice se ti facessi gli affari tuoi” disse Regulus.
Lei lo guardò male.
    “E se ha bisogno di aiuto? Se quei due lo stanno ricattando e lo costringono a fare cose che lui non vuole?”
    “Ti ricordi che stiamo parlando di Severus Piton? Quello conosce più maledizioni di un Auror in pensione e le sa usare alla perfezione”.
    “E anche se fosse? Ormai è deciso, cercherò di scoprire che cosa sta facendo con quei Serpeverde più grandi…”
    “Fai come ti pare” disse Regulus, dirigendosi verso la Sala Grande.
    “… e voi due mi aiuterete” concluse lei.
Lui e Barty si lanciarono un’occhiata esasperata.
   Quella sera in sala comune, tutti e tre erano intenti a fare i compiti, almeno in apparenza. Rachel si voltava continuamente in direzione della porta, in attesa che Severus rientrasse, e aveva già abbandonato da tempo il suo tema di Pozioni. Regulus sperava di poter contare almeno sull’aiuto di Barty, ma quest’ultimo si era incantato a fissare qualcosa di indefinito nel camino, totalmente immerso nei suoi pensieri con un’aria sognante e, stampato sulle labbra, un sorriso che non riusciva a trattenere.
    “Ti vuoi togliere quell’espressione ebete, per piacere?” gli chiese Regulus irritato, dandogli una gomitata e svegliandolo da quel sogno a occhi aperti.
    “Ehi, stai buono!” protestò Barty, seccato. “Devo concentrarmi”.
    “Si vede come ti stai concentrando” obiettò Regulus, indicando il suo rotolo di pergamena, sul quale aveva scritto solo il titolo.
    “Intendevo dire che mi sto concentrando sul modo migliore per chiedere a Emmeline Vance di accompagnarmi alla cena del Lumaclub” precisò Barty.
    “E quanto ti ci vuole? La saluti e le chiedi se vuole andare alla cena con te, punto e basta”.
    “Certo, credi che sia così semplice? Quando accadrà anche a te ne riparleremo, d’accordo? Poi voglio proprio vedere quanto sarai bravo…”
    “Eccolo!” li interruppe Rachel.
Severus era appena entrato nella sala comune, insieme ad un ragazzo alto e grosso, che doveva essere Mulciber, e un altro dall’aria smunta, Avery. Tutti e tre sembravano piuttosto divertiti.
    “Ciao” esordì Rachel, alzandosi in piedi. “Dov’eri finito?”
    “In giro” rispose Severus, molto vago.
Anche Regulus si alzò, cercando di ignorare Mulciber, che era alto un terzo in più di lui. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Avery lo anticipò:
    “Dai, Piton, non perdere tempo con questi mocciosi. Sono ancora al quarto anno”.
Rachel avrebbe di sicuro replicato se Barty, finalmente sceso dal mondo delle nuvole, non glielo avesse impedito.
   Severus si diresse verso il divano più vicino al camino, lanciando loro un’occhiata che aveva il chiaro intento di specificare che era tutto a posto, ma ai tre sembrò che stesse nascondendo qualcosa.
 
***
 
Nel periodo successivo, Severus continuò a comportarsi in quel modo molto strano. Ormai era chiaro: lui e quegli studenti più grandi avevano creato una specie di banda. Il punto era che non si sapeva quale fosse il loro obiettivo.
   Visto che quando glielo si chiedeva direttamente, Severus trovava sempre il modo per cambiare discorso, Rachel si decise che fosse giunto il momento di pedinarlo.
    “Oggi tocca a te” esordì una di quelle mattine, rivolgendosi a Regulus, il quale sbuffò. “Ieri ci ha provato Barty ma loro lo hanno seminato” aggiunse, e Regulus alzò gli occhi al cielo.
Quella era la versione che Barty aveva reso ufficiale, ma lui era sicuro che le cose fossero andate diversamente: secondo lui, aveva incontrato Emmeline e si era dimenticato della missione che Rachel gli aveva assegnato. In effetti, era tornato in sala comune molto prima del previsto e con quella che ormai era la sua espressione fissa, emozionato e distratto, e quando loro gli avevano chiesto come fosse andato l’inseguimento, per un attimo era rimasto senza parole, cercando di capire a cosa si stessero riferendo.
    “Dai, domani li pedino io” cercò di rassicurarlo Rachel.
    “E va bene” borbottò Regulus, invocando la pazienza.
Il pomeriggio uscì dalla sala comune con le mani in tasca e l’aria indifferente, ma tenendo lo sguardo fisso sul gruppetto che comprendeva Piton, Avery, Mulciber e due nuovi adepti.
   Era quasi l’ora del tramonto e i corridoi erano percorsi da studenti che si affrettavano a tornare nelle rispettive sale di ritrovo. La banda invece si stava dirigendo verso la biblioteca, guardandosi intorno con circospezione, tanto che Regulus dovette più volte cercare riparo dietro un pilastro o un’armatura. Verso l’ultimo tratto, la banda accelerò il passo, e svoltò l’angolo quando Regulus si trovava solo all’inizio del corridoio.
   Lui si affrettò a raggiungerli, accelerando a sua volta, quando, da dietro l’angolo sbucò una Serpeverde che correva e che gli andò a sbattere contro, rimbalzando poi per terra.
    “Scusa, non ti avevo visto” gemette lei, massaggiandosi il gomito che aveva urtato contro il pavimento.
    “Nemmeno io, mi dispiace” rispose Regulus, con lo sguardo fisso dietro le spalle di lei, nella speranza di non essere seminato dalla banda, mentre quella si rialzava in piedi, aggiustandosi i capelli ricci e ramati.
    “Dove stai guardando?” chiese la ragazza, voltandosi, incerta.
    “Da nessuna parte” rispose lui, soffermando per la prima volta lo sguardo su di lei.
Ora che vi faceva mente locale, era molto carina. Non si rese nemmeno conto di essere rimasto impalato a fissarla mentre lei raccoglieva la borsa da terra. Se ne accorse soltanto quando la ragazza lo salutò e lo superò per andarsene, decisamente divertita dal suo atteggiamento impacciato.
    “Aspetta, ti è caduto anche questo” la fermò Regulus, raccogliendo un diario sulla cui copertina era scritto il nome della ragazza: Janice Burke.
    “Grazie! Se me lo fossi perso sarebbe stata un tragedia!” disse lei sorridendogli.
Regulus si sentì avvampare e si fissò le punte delle scarpe, imbarazzato.
    “Bè, ci si vede” concluse lei, voltandogli le spalle e incamminandosi di nuovo nella direzione opposta alla sua.
Al momento Regulus si era del tutto scordato del perché era lì. Il suo unico e inconscio pensiero era cercare di ricordarsi se la famiglia Burke era Purosangue o no. Sul suo arazzo di famiglia dovevano essere da qualche parte, ma non ne era proprio sicuro. Una qualche parte di lui gli diceva che se la sua speranza di riconoscerla come Purosangue si fosse rivelata vana, lui ci sarebbe rimasto molto, ma molto, male.
   Le sue riflessioni furono interrotte da un unico grido, che fu presto soffocato. Improvvisamente si ricordò del motivo per cui aveva fatto tutta quella strada e decise di affrettarsi.
   Svoltato quel famigerato angolo, giunse in breve nei pressi della biblioteca, appena in tempo per vedere un ragazzo di Tassorosso crollare a terra tra gli scaffali, coprendosi il viso con le mani e urlando per il dolore.
   Regulus rimase immobile davanti all’ingresso della biblioteca, senza sapere cosa fare. Poi, il gruppo dei cinque Serpeverde uscì di corsa. Quando Piton lo vide, impallidì ma non ebbe il tempo a fare nulla, perché in quel momento si levarono le urla, spaventate e rabbiose al tempo stesso, di Madama Pince.
    “Nasconditi!” sbottò Severus, raggiungendo i suoi compari in un nascondiglio dietro un arazzo.
Regulus provò a fare altrettanto ma un attimo dopo si ritrovò davanti nientemeno che Argus Gazza. Se non avesse momentaneamente perso la facoltà di respirare, avrebbe imprecato sonoramente. Invece non poté fare altro che sentirsi crollare il mondo addosso.
    “Che cosa hai fatto, ragazzo?!” tuonò il custode, aggredendolo con una luce folle negli occhi.
    “Io… io… niente”
Madama Pince uscì di corsa dalla biblioteca e si fermò davanti a loro due, agitata.
    “Un ragazzo è stato aggredito!” esclamò. “Gli hanno affatturato la faccia!”
    “È stato questo?” le chiese Gazza, afferrando Regulus per la spalla e scuotendolo con malagrazia.
Madama Pince lo scrutò attentamente.
   Il cuore di Regulus batteva all’impazzata per la paura. Non sapeva se fosse peggio l’ira del custode o lo sguardo da arpia della bibliotecaria.
    “No” disse infine lei, e Regulus si sentì immensamente sollevato. “Erano tutti più grandi e più alti”.
    “Però forse li ha visti passare” ipotizzò Gazza, voltando il ragazzo verso di sé. “Dimmi, da che parte sono andati?”
Regulus era quasi convinto di avvertire contro di sé gli sguardi perforanti dei cinque Serpeverde nascosti nella parete.
   Che cosa poteva dire? Sapeva esattamente dove fossero, ma non poteva mica fare la spia…
    “Da quella parte” rispose infine, indicando il corridoio alla propria destra.
    “Tu inseguili, Gazza” disse Madama Pince. “Io porto il ragazzo in infermeria”.
Il custode si incamminò nella direzione che Regulus gli aveva indicato. Quando la bibliotecaria fu sparita, trasportando la vittima dell’aggressione, i colpevoli uscirono dal nascondiglio.
    “Grazie” disse Severus.
    “Black, ci hai salvato la vita. Non pensavamo che Madama Pince fosse già tornata dal bagno. Qualcuno non doveva chiuderla dentro?” disse Avery, scoccando un’occhiataccia ad uno dei nuovi membri della banda.
    “Io l’avevo chiusa! Non so come abbia fatto ad uscire…” si giustificò quello, nervoso.
    “È inutile piangere sul calderone versato” disse Mulciber. “Però è vero, se non ci fosse stato Black saremmo finiti nei guai. Grazie”.
E gli strinse la mano.
    “Ehm…” fece Regulus, dubbioso, “posso sapere perché ve la siete presa con quello studente?”
    “Perché è figlio di Babbani” spiegò Mulciber semplicemente. “Comunque, si è messo così tanta paura che non oserà mai denunciarci. Adesso è meglio se andiamo. Non facciamoci vedere da queste parti. Ah, Black, se in futuro vorrai unirti a noi, non esitare a chiedere: te lo sei meritato”.
Quando Regulus e Severus rimasero soli, il primo parlò di nuovo.
    “Come mai non mi hai mai detto cosa facevi con quelli?”
    “Non eri tu il problema. Il fatto è che non voglio farlo sapere a Rachel, che non approverebbe mai, né tanto meno a Barty, considerato chi è suo padre. Non lo raccontare a nessuno di loro, d’accordo?”
    “Va bene” rispose Regulus, che non osava immaginare il terzo grado che Rachel gli avrebbe fatto quella sera. Al momento però aveva un dubbio impellente e non riuscì a trattenersi dal domandare. “Scusa se te lo chiedo, ma non capisco perché hai un’amica figlia di Babbani come la Evans se poi aggredisci quelli come lei”.
A quella domanda tuttavia non ebbe mai risposta.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

E nemmeno noi lo sapremo mai, aggiungerei. Piton non è certo il massimo della coerenza, bisogna dirlo.
Ora, buoni tutti, odo un vago sottofondo di proteste...lo so che vorrete uccidermi: Janice Burke è un personaggio che mi sono inventata per movimentare un po' le cose (e già la odio abbastanza), ma non preoccupatevi perchè ce ne libereremo presto. Perciò mettete via quei fucili, grazie!

Prossimo aggiornamento: 12 dicembre.

Alohomora: infatti Sirius ha ragione, solo che Regulus non se ne può rendere conto perchè entrambi ragionano da due punti di vista molto diversi. Io ci scommetto che le famiglie Purosangue considerate meno importanti dei Black abbiano esultato ad ogni guaio che Sirius combinava...i soliti invidiosi. Figurati quando scapperà di casa!
Mirwen: il libero arbitrio di Kreacher in effetti sta tutto nel decidere se trovare un cavillo agli ordini ricevuti, come fa con Sirius, oppure obbedire e basta, come invece farebbe con Regulus. Credo che sia l'unica libertà che è concessa agli elfi domestici (anche se poi si puniscono sempre).
Mizar: sì, in effetti Regulus non ce lo vedo proprio cattivo, perciò sto cercando di fargli decidere di diventare un Mangiamorte pur rimanendo abbastanza se stesso. Anche se devo stare attenta a non esagerare dal lato opposto e non farlo fin troppo buono.
vulneraria: anche io avrei voluto che Regulus fosse sopravvissuto! Tutte illusioni...ma sono contenta che apprezzi la storia e il personaggio. Sapevo che non vi aspettavate la lettera di Andromeda, e comunque non sarà l'ultima volta che si parlerà di lei... La recensione l'ho spostata al capitolo giusto!
979:
Sirius ha contattato Andromeda perchè sa che è l'unica della famiglia che può capirlo e perchè già comincia a volersene andare di casa. Sia lui che Regulus stanno crescendo, purtroppo!
MEISSA_S: insegnare a Sirius ad essere meno impulsivo la vedo un'impresa disperata! E Regulus è altrettanto testardo. Se dovessero fare a gara per eleggere la testa più dura della famiglia non so proprio chi vincerebbe...probabilmente Walburga!
dirkfelpy89: alla fine dell'anno le divergenze tra i due diventeranno completamente insanabili. Purtroppo manca poco, ma cerchiamo di farci forza...Non so nemmeno se ci riuscirò io!
malandrina4ever: no, ormai non dovremmo stupirci più di quei due. Li detesto! Proprio come hai detto, Sirius comincerà a fare un pensierino sulla vita di sua cugina. Diciamo che Andromeda è stata la sua musa ispiratrice!
_Mary: anche io ce l'ho con tutti quanti, e non mi va giù il fatto che all'inizio Regulus si fosse fatto fare il lavaggio del cervello da quei due matti. Almeno se avesse dato retta a Sirius sarebbe stato meglio! Che nervi!
lyrapotter: il momento che aspettavi ci sarà l'estate successiva, quindi per questo capitolo e per il prossimo puoi stare tranquilla. Mi dispiace però che Natale si trovi proprio in mezzo ai due capitoli peggiori...che pessimo regalo che vi farò...ma mi perdonerete, spero!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Fine di un'amicizia ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 32: Dolore

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Note: immagine di auroreblackcat

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Fine di un’amicizia

Photobucket

1976

    “Te l’ho detto, non fanno niente di che. Hanno solo creato una specie di gruppo di studio”.
Regulus maledisse mentalmente se stesso e la sua poca fantasia.
   Che razza di scusa mi sono inventato? Non mi poteva venire qualcosa di meglio?
Rachel infatti non era per niente convinta della spiegazione che lui aveva fornito delle adunate di Severus Piton con la sua banda.
    “Un gruppo di studio, ma certo” commentò lei, scettica. “Farò finta di crederti”.
    “Ecco, brava” rispose lui spazientito.
Ne aveva abbastanza di quella storia, e al momento quel che gli passava per la testa era ben altro.
Qualche posto più in là, al suo stesso tavolo, Janice Burke stava chiacchierando con qualche sua amica.
   Regulus si sentì morire di vergogna quando lei intercettò il suo sguardo e lo salutò allegramente, mentre lui non riuscì a fare nient’altro che un cenno impercettibile con la testa. Sperando che nessuno avesse assistito a quella che, almeno dal suo punto di vista, era stata una scena penosa, alzò lo sguardo verso Rachel, ma lei era completamente immersa in un articolo sul lupo mannaro Fenrir Greyback e sulle vittime che aveva mietuto negli ultimi giorni.
   Regulus cercò qualcosa da fare per svagare la mente e si servì un’altra fetta di dolce. Nel momento in cui si stava chiedendo che fine avesse fatto Barty, vide il suo amico fermarsi sulla soglia della Sala Grande, scherzando con Emmeline Vance e tenendola per mano. La cena del Lumaclub era andata più che bene per lui.
   Ma come fa? pensò, disperato e convinto di non essere neanche capace di spiccicare parola in casi del genere.
Emmeline salutò Barty con un rapido bacio e poi si andò a sedere al tavolo dei Corvonero, gli occhi blu che le brillavano. Quando lui raggiunse quello dei Serpeverde, sembrava a sua volta la persona più felice del mondo.
    “Cos’è quella faccia?” chiese Barty: evidentemente Regulus non mostrava altrettanto entusiasmo.
    “Niente…” bofonchiò lui, seccato.
Non aveva la più pallida idea di come dovesse comportarsi. Qualche volta aveva provato a parlare con Janice, però non aveva mai resistito più di dieci secondi. Per questo non poteva fare a meno di guardare Barty con un pizzico di invidia: almeno lui era riuscito a conquistare Emmeline. Tuttavia non voleva chiedergli qualche dritta: prima di tutto Barty era di alcuni mesi più giovane, perciò non avrebbe fatto una gran figura con lui; e poi non sapeva neanche come affrontare il discorso.
   La verità era che non sapeva proprio a chi chiedere consiglio.
   D’altra parte, sebbene fosse di un anno più grande, Severus non gli sembrava molto competente in materia e, in ogni caso, un discorso del genere con lui sarebbe stato fuori luogo come i cavoli a merenda.
   L’esperto poteva essere Sirius, ma Regulus non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di rivolgersi con un tono di compatimento e con un’espressione beffarda al suo “piccolo fratellino impacciato”. Senza contare il fatto che dal giorno in cui avevano litigato per la lettera di Andromeda i loro rapporti si erano alquanto raffreddati. E comunque Sirius con molta probabilità non aveva mai avuto problemi di timidezza.
   Al solo pensiero di parlarne con Orion, Regulus non seppe se ridere o piangere: a quanto gli era stato detto, alcuni genitori parlavano con i propri figli dei loro problemi sentimentali, ma lui non aveva mai provato un’esperienza simile e, a dirla tutta, gli sembrava una scena degna di un romanzo dell’orrore.
   L’interlocutore ideale sarebbe stato Alphard, ma non gli andava di fare certi discorsi per lettera. Avrebbe voluto la sua presenza rassicurante, e invece doveva sbrigarsela da solo.
   In fin dei conti, ripensandoci bene, Barty era di gran lunga il meno peggio.
    “Barty?” esordì Regulus, cercando di apparire indifferente e di non farsi sentire dai vicini. “Che tu sappia, i Burke sono Purosangue?”
Lui lanciò un’occhiata a Janice.
    “Intendi lei?”
    “Intendo i Burke in generale” precisò Regulus, mantenendosi sul vago.
    “Sì, sono Purosangue, senza alcun dubbio… Perché? Per caso ti piace Janice Burke?”
La domanda fu seguita da un lungo silenzio carico di tensione.
   Regulus non rispose, un po’ irritato a causa del perfetto intuito di Barty, un po’ imbarazzato da morire per la sua domanda esplicita, e mantenne lo sguardo fisso sul tavolo, almeno finché Rachel non chiese a sua volta:
    “È vero?”
Regulus la guardò.
   Lei era rimasta immobile, con il bicchiere a mezz’aria e non lasciava trasparire alcuna emozione, forse fin troppo: i suoi occhi avevano perso la loro consueta luminosità e adesso sembravano del tutto spenti.
    “Un po’…” ammise lui, senza riuscire a sostenere il suo sguardo.
Sia Regulus che Barty sobbalzarono quando il bicchiere di Rachel colpì con violenza la superficie del tavolo.
    “Complimenti per aver scelto la banalità fatta persona! Più sono stupide e più hanno successo!” fu il commento stizzito.
    “Vuoi degli Zuccotti di Zucca?” le chiese Barty nel tentativo di calmarla.
    “No, mi è passata la fame” rispose Rachel, alzandosi di scatto.
Regulus la seguì con la sguardo finché non la vide uscire dalla Sala Grande; era mortificato.
    “Non sentirti in colpa” disse Barty, facendolo tornare alla realtà.
    “Potevi evitare di dirlo ad alta voce”.
    “Mi è sfuggito… Ma non preoccuparti. Prima o poi se ne farà una ragione, come anche io tempo fa. Tu però nel frattempo non puoi mica startene con le mani in mano. Cosa hai intenzione di fare con Janice?”
    “Veramente… non lo so” ammise Regulus, depresso.
    “Invitala da qualche parte, no? Lumacorno ha già organizzato un'altra festa: sarebbe perfetta. È tra due settimane. Ne avrai di tempo”.
Ma per lui due settimane era pochissimo.
    “Ma ti pare? Invitarla! A mala pena sa che esisto. E poi come dovrei chiederglielo?”
    E quanto ti ci vuole? La saluti e le chiedi se vuole andare alla cena con te, punto e basta” rispose Barty con un ghigno vendicativo, ripetendo esattamente le stesse parole che Regulus aveva rivolto a lui alcuni mesi prima.
    “Non sei divertente” disse l’altro, sbuffando.
    “Secondo me sì. Comunque, a parte gli scherzi, non avevi torto a dire questa cosa. Io ho fatto esattamente così con Emmeline, e lei ha accettato… Anche se lei e Janice non sono proprio uguali…”
    “In che senso?”
Barty parve valutare le parole.
    “Bè, l’hai vista, no? È un tipo che non si accontenta del primo che capita”.
Regulus cominciava ad arrabbiarsi sul serio.
    “Questo è un modo diplomatico per dire che secondo te non ho speranze?”
    “Non l’ho detto! Anzi, potresti avere una possibilità, dato che sei il Cercatore della squadra. In questo Rachel ha ragione: è una che cerca quelli popolari. Chiaro il concetto?”
    “Allora ti dimostrerò che lo sono abbastanza per lei” sbottò Regulus, deciso a non dargliela vinta.
    “Guarda che io tifo per te” chiarì Barty. “Volevo solo metterti in guardia”.
In quel momento arrivò anche Severus, che si sedette senza dire una sola parola, neanche un mugugno in segno di saluto. Invece di mangiare, tirò fuori dalla borsa un blocco enorme di appunti e si mise a scorrerli con lo sguardo.
    “Non sarebbe meglio se facessi colazione?” suggerì Barty.
    “No, devo ripassare” rispose lui, lapidario.
Regulus si sporse a guardare i rotoli di pergamena scritti fittissimi.
    “È oggi il G.U.F.O. di Difesa contro le Arti Oscure?” chiese.
    “Esatto”.
    “E allora smettila di ripassare! Quei fogli li sai a memoria. Scommetto che te li sogni anche la notte”.
    “Non è colpa mia se voi del quarto anno siete sfaccendati. Questi sono i G.U.F.O. È roba seria. Voglio proprio vedere cosa farete l’anno prossimo” replicò Severus, nervoso.
    “D’accordo, ti lasciamo ai tuoi ripassi” disse Barty, aggiungendo poi a bassa voce. “Non vedo l’ora che questi dannati G.U.F.O. gli finiscano. Non si sopporta più”.
Regulus annuì con convinzione.
   Quella mattina Rachel non si presentò durante le due ore di Pozioni né in quelle successive. Regulus la rivide soltanto nel pomeriggio, quando la ragazza entrò nell’aula di Divinazione. Era pallida e, se qualcuno la avesse scrutata attentamente, si sarebbe accorto dei suoi occhi arrossati.
   Regulus non sapeva come comportarsi, ma non dovette fare troppa fatica, perché lei si andò a sedere al tavolino di Dirk Cresswell e non lo degnò neanche di uno sguardo per tutto il resto della giornata.
   Regulus tuttavia non ebbe molto tempo per dispiacersi, e la colpa di questo fu di Barty. Tutti e due erano appena entrati nei sotterranei, diretti verso la loro sala di ritrovo, quando Regulus si sentì dare una gomitata.
    “Guarda chi c’è!” disse Barty malizioso.
Non appena intravide Janice Burke che camminava in direzione opposta alla loro, Regulus abbassò lo sguardo e accelerò il passo, deciso a non affrontarla.
    “Ma che fai? È la tua occasione, no?” lo incitò Barty.
    “Adesso? È troppo presto”. Non si era ancora preparato psicologicamente. E poi non sapeva nemmeno se gli andasse veramente di invitarla alla cena di Lumacorno.
    “Falla finita e chiediglielo. Ti aspetto in sala comune” tagliò corto Barty, precedendolo.
Se Regulus sperava di passarla liscia, si sbagliava di grosso, perché quando la incrociò, Barty disse qualcosa a Janice, indicandogli proprio Regulus, il quale si sarebbe voluto sotterrare da solo.
   Fissò l’amico con uno sguardo omicida finché quello non entrò nella sala comune con un sorrisetto soddisfatto e, un attimo dopo, si ritrovò Janice Burke davanti. Dovette fare uno sforzo enorme per non voltarle le spalle e fuggire via.
    “Ciao, il tuo amico mi ha riferito che hai qualcosa da dirmi” esordì lei, divertita.
Regulus si sentiva un perfetto idiota. Non sapeva come cominciare e inoltre aveva la sensazione di uno sgradevole nodo allo stomaco. Per qualche istante ebbe la tentazione di negare tutto, ma poi si decise a parlare.
    “Sì, ecco… Lumacorno fa una festa tra qualche giorno…”
    “Sì, ne ho sentito parlare” rispose lei. “Ma io non faccio parte del Lumaclub”.
    “Appunto… Se vuoi andarci… se ti va… io…”
Regulus si interruppe quando la sentì ridacchiare tra sé, imbarazzato. Aveva la sensazione che lo stesse prendendo in giro.
    “Ho capito quello che vuoi dire” disse lei senza dargli il tempo di formulare una domanda decente. “Però ci sarebbe un problema. In realtà vorrei chiedere ad Harper se mi ci porta lui, sai, il Capitano di Serpeverde… Lo conosci? Ah, ma certo, anche tu giochi nella squadra… Bè, se lui non mi invita, posso venire con te. Ci penserò, e poi ti farò sapere”.
L’atmosfera divenne improvvisamente gelida. Regulus era sconvolto e senza parole. Che razza di risposta era?
   La ragazza lo guardava con perplessità: chissà se si rendeva davvero conto della gravità di ciò che aveva detto. Poteva essere carina quanto voleva, ma l’orgoglio ferito di Regulus fece passare in secondo piano quel particolare.
    “Non ce n’è bisogno” rispose lui freddamente. “Non vorrei che ti sforzassi troppo a pensare”.
Janice Burke era talmente meravigliata di quella reazione, che non ne colse nemmeno il sarcasmo.
    “Non ti sarai offeso?” chiese, con tutta l’aria di credere che, tra i due, quello strano fosse lui.
Regulus non si diede nemmeno la pena di rispondere: le voltò le spalle e rientrò nella sala comune di Serpeverde.
Era sicuro che, nel caso fosse andata male, avrebbe provato un dolore insopportabile, e invece quello che provava era solo rabbia mista a delusione. Non poté che sentirsi sollevato della propria reazione. Probabilmente, lei non gli piaceva abbastanza. Fu immensamente grato a Barty di avergli dato la possibilità di scoprirlo subito: se avesse aspettato, chissà quanto tempo avrebbe perso dietro ad una come lei.
   Tuttavia, non riusciva a non pensare al modo in cui lo aveva fatto sentire del tutto insignificante. Non si era nemmeno ricordata che anche lui faceva parte della squadra di Quidditch.
   Non appena mise piedi nella sala, Barty, che aveva parlato fino a quel momento, tacque di colpo.
Era seduto sul divano accanto a Rachel, la quale, non appena vide Regulus, incrociò le braccia e si voltò a guardare dalla parte opposta.
    “Allora, com’è andata?” chiese Barty, facendogli cenno di sedersi.
Regulus avrebbe preferito restare solo, ma lo raggiunse e prese posto sul divano.
    “L’ho mandata al diavolo” si limitò a dire.
    “Come mai?”
Nonostante si sentisse molto in imbarazzo a causa della presenza, seppur silenziosa, di Rachel, Regulus raccontò di come fosse avvenuta la conversazione.
    “Io te l’avevo detto. Sono contento che te ne sia reso conto anche tu” commentò Barty.
    “Già…”
    “Ci sei rimasto male?” gli chiese.
    “Non troppo, almeno non per il fatto in sé” rispose lui. “Pensavo che… che si stesse peggio, in questi casi…”
    “Infatti si sta molto peggio, solo che per tua fortuna non l’hai mai provato” intervenne Rachel con rabbia.
L’atmosfera diventò così tesa che Regulus si sentì quasi mancare l’aria. Aveva capito da tempo che Rachel stava male a causa sua, ma averne avuto una conferma così esplicita quella mattina lo aveva fatto sentire tremendamente in colpa, anche perché non poteva farci nulla.
   Seguì una lunga pausa di silenzio, durante la quale entrambi evitarono accuratamente di guardare nella stessa direzione, mentre Barty, seduto in mezzo a loro due, si sentiva leggermente a disagio.
    “Bè, io vado in bagno” disse alla fine.
Dopo che fu sparito per le scalette dei dormitori, Regulus provò a lanciare una rapida occhiata alla propria sinistra: Rachel continuava a tenere lo sguardo fisso sulla finestra e le braccia incrociate, il viso seminascosto dietro i capelli sciolti. Il fatto che a lui fosse andata male non sembrava averla consolata.
   Il suo sì che era dolore: Rachel questa volta non riusciva a mascherarlo.
    “Non avevi torto quando l’hai definita stupida” disse Regulus, nella speranza di ammansirla.
Rachel si degnò finalmente di guardarlo.
    “Considerati fortunato” rispose con un tono estremamente diplomatico e freddo. “Se ti avesse detto di sì, non avresti capito che tipo è”.
Detto questo, si alzò e fece per andarsene, ma lui la chiamò.
    “Cos’altro vuoi?” chiese, sempre più gelida.
Regulus non sapeva cosa dire. Era dispiaciuto per come la faceva sentire e avrebbe voluto dirglielo, ma come? Dicendole esplicitamente che aveva capito tutto? Probabilmente non sarebbe sopravvissuto.
   Tuttavia non ebbe il tempo di risponderle perché in quell’esatto istante, la porta della sala comune si aprì, anzi, si spalancò, facendo irrompere un Piton letteralmente sconvolto.
    “Ah, eccoti” disse Rachel, lieta di trovare una distrazione da Regulus. “Avete fatto…
La porta del dormitorio maschile sbatté con violenza alle spalle di Severus.
    “… pace?” concluse lei.
Regulus era perplesso.
    “Cos’è successo?”
    “Non l’hai sentito? Ne sta parlando tutta la scuola. Ah, ma certo, eri troppo impegnato a sbavare dietro quella sgualdrina per accorgertene”.
    “Senti, o me lo dici tu, o lo andrò a chiedere a qualcun altro” replicò lui, spazientito.
    “Te lo dico, te lo dico. In parole povere, dopo il G.U.F.O. di Difesa, è scoppiata l’ennesima rissa tra lui e Potter, Black e compagnia bella. Questi hanno un po’ esagerato, stavolta… Lily ha cercato di difenderlo ma Severus se l’è presa anche con lei. Non so cosa gli sia preso. L’ha chiamata Sanguesporco. Era andato a scusarsi ma… mi sembra che non ci sia speranza. Credo che la loro amicizia sia finita qui. A dire la verità, se fossi stata al posto di Lily, nemmeno io lo avrei perdonato”.
    “Ma… perché l’ha insultata? Non erano amici?” chiese Regulus.
    “Evidentemente frequentare persone che non fanno altro che insultare i Nati Babbani gli ha prodotto un lavaggio del cervello” replicò lei, tornando subito acida.
    “Ehi, non è colpa mia se hanno litigato! Io non gli ho mai detto di non frequentarla. Al massimo gli ho suggerito di essere più coerente, visto che anche lui la pensa come me sui Nati Babbani” si difese lui.
    “Certo. Ora, se non ti dispiace, me ne vado a dormire” tagliò corto lei: non sembrava in vena di ulteriori discussioni.
Senza aggiungere altro, gli voltò le spalle e salì le scale.
   Regulus rimase a fissare la parete spoglia per parecchio tempo, la mente colma di pensieri malinconici.
   Non aveva mai visto Rachel così delusa e giù di morale. In effetti, la sua autostima doveva essere crollata miseramente dopo che lui le aveva preferito una qualunque come la Burke. Ma cosa poteva farci?
   Regulus sperava solo che la loro amicizia non finisse male come quella tra Severus e Lily Evans perché, anche se non lo aveva mai dimostrato esplicitamente, ci teneva molto.





01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Che vi dicevo? Ci saremmo liberati presto del terzo incomodo. A me sinceramente non dispiace affatto!
Prossimo aggiornamento: 19 dicembre

Mirwen: purtroppo i toni si appesantiranno ancora, anche se non mancheranno momenti un po' più allegri.
Alohomora: io credo che anche se Lily avesse accettato le scuse di Severus, lui sarebbediventato lo stesso un Mangiamorte. Di solito le fprtune si apprezzano dopo averle perse! Come hai potuto vedere, Barty è riuscito a fare colpo su Emmeline. Mi piacerebbe dilungarmi di più su di loro, ma andrei fuori tema. Però Emmeline sarà presente sempre di più, d'ora in poi. Grazie per la tua consulenza sullo scherzo a Piton: hai risparmiato un grosso problema ai Malandrini!
dirkfelpy89: ci mancava solo Lily che litiga con Severus; eh, sì, non è un bel periodo, ma ce ne saranno di migliori.
979: sono contenta di quello che hai scritto, perchè non è stato automatico immaginare come fosse l'armosfera a Hogwarts in quel periodo. In effetti la parte degli anni a Hogwarts è quella che preferisco, e per fortuna è anche la più lunga!
_Mary: diciamo che al momento Severus vuole entrare nella banda di Mulciber. Forse così si sente più forte. Ehm, spero che tu non te la sia presa troppo per Janice Burke. Non è un personaggio positivo, ma non volevo anticipare le cose, perciò nel capitolo scorso ho preferito non descriverla caratterialmente!
Mizar: brava, mi aggrego al comitato "Prendiamo Sev a calci"! Non può fargli che bene. Sono contenta che ti piaccia Rachel...e Piton n effetti sarebbe più felice se lei si facesse gli affari suoi!
lyrapotter: ormai quando leggo le tue recensoni mi si stringe il cuore ma purtroppo non posso farci niente... ;-( Sai che sei l'unica che ha capito subito che Janice Burke era una seccatura e basta? Meno male, credevo che avrei deluso tutti in questo capitolo, ma tu ti sei salvata!
malandrina4ever: anche per me la domanda a Voldemort sarebbe la prima, anche se io ho una mia personalissima opinione e cioè che in realtà per lui la questione del sangue puro fosse solo secondaria e che avesse approfittato dell'ostilità dei Purosangue solo per usarli e raggiungere il potere, che poi era la cosa che davvero lo interessava. O forse per lui era una specie di rivalsa su suo padre...bè, Freud ne avrebbe di lavoro da fare sullo zio Tom! XD
vulneraria: Severus non si è ancora unito a Voldemort, al momento ha solo aderito a un gruppo di aspiranti Mangiamorte. Comunque presto anche lui contribuirà alla decisione di Regulus di seguirlo...e anche a quella di Barty.
MEISSA_S: ho voluto che Regulus pensasse subito allo stato di sangue della ragazza per far capire che, in fondo, non è poi una cotta tanto seria. Quando sarà il turno di rachel, vedrai che sarà l'ultima cosa a cui penserà! Anzi, deve considerarsi fortunato se lei è davvero Purosangue!

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Prova a fermarmi ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 01: Addio

Rating: verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Prova a fermarmi

Photobucket

Estate 1976

Un insolito silenzio regnava al numero dodici di Grimmauld Place, silenzio che si faceva notare ancora di più in quanto contrastava con il baccano che vi era stato fino a due settimane prima, quando Sirius aveva provocato una lite senza precedenti in famiglia.
   Tutto ciò era avvenuto quando, durante una visita da parte della famiglia Rosier – che i Black avevano invitato a scopi esclusivamente diplomatici – Sirius aveva avuto la brillante idea di interrompere la conversazione, contraddicendo gli ospiti e cominciando a parlare dei diritti dei Maghinò. In quel momento Regulus, che era accanto a lui, avrebbe voluto che una voragine si aprisse sotto di sé, facendolo sprofondare sotto terra, pur di non vedere le facce scandalizzate dei Rosier. A Sirius furono interdetti tutti i pasti fino al termine dell’estate: non avrebbe più mangiato insieme al resto della famiglia; Kreacher gli avrebbe portato qualche avanzo direttamente in camera sua.
   Certe volte Regulus non riusciva a sentirsi a posto con la coscienza mentre consumava una cena abbondante e pensava a suo fratello rinchiuso a mangiare dei tozzi di pane, e il cibo gli andava di traverso. Tuttavia la situazione era differente e Regulus era fermamente convinto che se lo fosse meritato. Lo aveva fatto apposta, sapendo benissimo a cosa sarebbe andato incontro. Gli atti di ribellione di Sirius lo infastidivano. Non capiva il motivo di tutte quelle messe in scena, perché non servivano a niente, se non a guastare l’umore di tutti.
   Da un po’ di tempo però – stava pensando quella mattina – Sirius aveva cambiato atteggiamento. Il tempo delle provocazioni infantili era finito: adesso il primogenito sembrava aver eretto un muro tra sé e tutti gli altri e si era chiuso in un silenzio ostinato ed impenetrabile. Regulus non sapeva se questo cambiamento fosse positivo o meno, ed era molto confuso, anche perché lui era l’unica persona alla quale Sirius si degnava di rivolgere la parola.
   Anzi, a dire la verità, gli parlava anche più del solito e spesso lo sottoponeva a degli interrogatori mascherati di cui Regulus non capiva lo scopo. Purtroppo, la maggior parte delle volte la conversazione si trasformava in discussione quando si toccavano certi argomenti.
   Per fare un esempio, quella mattina Regulus si era recato in salotto dove, ne era sicuro, i suoi genitori avevano lasciato una copia della Gazzetta del Profeta. Quando entrò, invece, non la vide.
   Ti pareva, pensò, profondamente irritato.
Sapeva bene che era stato Sirius a farla sparire: suo fratello aveva assunto la pessima abitudine di sequestrargli tutti i giornali, per impedirgli di leggere articoli riguardanti Lord Voldemort, come se servisse a qualcosa. Se i suoi genitori speravano che Regulus potesse seguire le orme di Bellatrix, voleva pur sapere a cosa andava incontro.
   Regulus uscì dal salotto e salì al piano di sopra, deciso a riprendersi quella copia, ma Sirius non era in camera sua. Lo trovò sul pianerottolo, affacciato ad una delle finestre che davano sulla strada, i gomiti appoggiati al davanzale, come se gli mancasse l’aria.
    “Che stai facendo?” chiese Regulus, ormai abituato a sospettare sempre di lui, qualunque cosa facesse.
    “Non lo vedi? Voglio fare un tuffo nel giardino” rispose quello con sarcasmo.
Regulus si impose di restare serio. Aprì la bocca per chiedergli di restituirgli la copia della Gazzetta del Profeta, ma si trattenne.
   Una volta distolto lo sguardo beffardo, Sirius aveva cambiato del tutto espressione. Sembrava immensamente depresso. Regulus poteva intuire il motivo, perché suo fratello aveva sempre odiato trascorrere le vacanze a casa, ma non si capacitava della sua reazione: di solito cercava di provocare litigi o combinava guai per farli arrabbiare. Non si metteva di certo a fissare per ore un punto indefinito fuori dalla finestra con quella faccia da funerale. Non era da lui comportarsi in quel modo apatico.
    “Sirius, che hai?” gli chiese.
    “Niente”.
Regulus alzò agli occhi al cielo. Che domanda! Come aveva potuto pensare di ricevere una risposta diversa da quella?
    “Si vede, infatti” commentò, ma non ebbe alcuna risposta. “Hai combinato qualche guaio, vero?”
Lui scosse la testa. L’altro sbuffò.
    “Sei ancora in grado di parlare, o qualcuno ti ha affatturato la lingua?”
Sirius gli lanciò un’occhiata indecifrabile, per poi tornare a guardare il vuoto, senza aprire bocca.
    “Stai male” concluse Regulus.
Finalmente quello di degnò di parlare.
    “Tra qualche giorno dovrebbero arrivare le lettere di Hogwarts. Immagino che tu speri di diventare Prefetto”.
Anche se l’affermazione era completamente campata in aria, Regulus si lasciò distrarre. Era vero, avrebbe voluto la spilla da Prefetto, ma Barty aveva più possibilità di lui. Aveva voti più alti, era più estroverso e, cosa non da poco, era il figlio di Crouch senior…
    “Ehi, non cambiare discorso!” esclamò, quando si riscosse da quei pensieri.
Sirius non si diede la pena di rispondere. Regulus cominciava a preoccuparsi, ma non lo dimostrò.
    “Bè, ti lascio alle tue meditazioni, allora” sbottò, voltandogli le spalle.
Aveva appena raggiunto il primo gradino delle scale, quando Sirius lo richiamò.
    “Che c’è?”
Sirius esitò, ma infine disse:
    “Ti va una partita a Sparaschiocco?”
    “Eh?!”
Regulus stava cominciando a valutare l’ipotesi di mandare un gufo al San Mungo. Non giocavano insieme a Sparaschiocco da quando avevano dodici anni e dalle vacanze seguenti Sirius aveva cominciato ad allontanarlo sempre di più. Per questo il ragazzo accolse con tanta meraviglia quella proposta inusuale.
    “Sirius” disse lui, serio, “per caso hai scoperto di avere una malattia incurabile? Ti restano pochi mesi di vita? Perché non capisco cosa ti prende. Come mai solo ora ti ricordi di avere un fratello?”
    “Non dire idiozie. Ti lamenti sempre di tutte le volte che ti ho ignorato, perciò ho pensato di non dartene più motivo”.
    “Ho capito cosa pensi, invece” disse Regulus, irritato. “Ti fai sempre i comodi tuoi e ora pretendi di risolvere tutto in due secondi. Quando siamo a Hogwarts mi ignori perché ti diverti anche senza di me. Ora che non hai i tuoi amichetti e ti annoi, ti ricordi che esisto anche io. Bè, io non sono la tua ruota di scorta, mettitelo bene in testa”.
    “Tanto per essere precisi” ribatté Sirius, indispettito, “ultimamente sei stato tu ad ignorarmi e ad allontanarmi, solo perché sono in contatto con persone che non ti vanno a genio. E comunque non hai capito un bel niente”.
    “E allora spiegamelo tu, perché non riesco a capire cosa diamine ti prende”.
Sirius esitò, tormentandosi il labbro inferiore.
    “Tu lo sai” disse infine, “che io in questa casa mi sento come in gabbia? Non ne posso più di trascorrere le estati qui. I tuoi genitori mi odiano – e non fare quella faccia, perché lo sai pure tu che è la verità – e comunque li detesto anche io. Odio le loro idee, odio questa casa e tutti i nostri parenti, a parte Alphard e Andromeda. Mi sento un perfetto estraneo qua dentro. Quello che però non posso permettere è che tu diventi come loro”.
    “Io conosco i miei doveri e so esattamente cosa devo fare” rispose Regulus con freddezza.
    “Anche diventare un Mangiamorte rientra tra i tuoi doveri?” sbottò Sirius, arrabbiato.
Ora Regulus capiva dove volesse andare a parare fin dall’inizio. Si diede dello stupido per non averci pensato prima.
    “No ma è una possibilità da considerare. E tu non puoi sequestrare tutti i giornali che arrivano a casa. Non puoi impedirmi di leggere quello che voglio”.
    “Se tu fossi in grado di pensare con la tua testa, non avrei bisogno di ricorrere a questi metodi”.
    “E se tu avessi un minimo di cervello, capiresti che è solo colpa tua se la nostra famiglia è in declino. Non ho mai detto di volere essere un Mangiamorte, ma in qualche modo devo pur rimediare ai tuoi danni”.
    “Ma chi se ne importa se gli altri ci considerano in declino, come dici tu!”
    “Lo vedi che non capisci? Non facciamo parte di una famiglia qualunque né possiamo abbassarci al livello di tutte le altre”.
    “Tu sei davvero convinto che essere un Black ti renda superiore a chiunque altro?”
    “Sì” rispose Regulus.
Sirius scosse la testa, abbattuto.
    “Lo vedi? Sei completamente succube di quei due”.
    “Io non sono succube, sono convinto!”
    “Invece ti hanno fatto il lavaggio del cervello”
    “Sta’ zitto!” replicò Regulus, rosso per l’agitazione.
    “Ma guardati, sei ancora un bambino, e credi di riuscire a diventare come Bellatrix”.
Sirius si era dipinto sul volto un’espressione di compatimento.
    “Non sono affari tuoi. Quello che faccio non ti riguarda”.
    “Mi riguarda eccome, se mio fratello diventa fan di una banda di assassini”.
    “E io cosa dovrei dire, dato che mio fratello è un fan dei Sanguesporco?”
    “Non è la stessa cosa”.
Regulus si rifiutò di continuare quella discussione, anche perché non sapeva cosa rispondere.
Si voltò per andarsene, ma Sirius lo afferrò con poco garbo per un braccio. Nei suoi occhi lampeggiava una luce pericolosa.
    “Ascoltami bene, piccolo idiota che non sei altro. Credi davvero di diventare qualcuno unendoti a Voldemort e alla sua combriccola? Soltanto i deboli si alleano con i potenti e soltanto quelli che non valgono niente sono convinti di affermarsi mettendosi sotto la protezione di qualcun altro. È facile sentirsi forti con la violenza. Se pensi di riuscire a meritare il rispetto della gente in questo modo, vuol dire che da solo sei insignificante”.
Regulus non rispose. Aveva la gola asciutta. Nello sguardo di Sirius era apparso una vaga consapevolezza di aver esagerato, ma Regulus desiderava solo vendicarsi per quell’insulto. Poteva sopportarne tanti, ma quello proprio no.
   Deciso a fargli tanto male quanto gliene aveva provocato lui con una sola parola, gli venne in mente soltanto una cosa da dire, ed era la peggiore.
    “Ti odio”.
Sirius lasciò andare il suo braccio automaticamente, come se si fosse scottato.
   Era impallidito: Regulus si chiese che cosa si fosse aspettato di sentire dopo averlo insultato in quella maniera.
   Sirius non disse nulla. Lanciò un’ultima occhiata al fratello, poi gli voltò le spalle e rientrò in camera sua, sbattendo violentemente la porta.
   Regulus fece la stessa identica cosa.
   Non appena si ritrovò da solo nella sua stanza, si sfogò assestando un calcio alla Pluffa accanto all’armadio, la quale rimbalzò per una trentina di secondi prima di fermarsi di nuovo.
Si accorse di tremare per la rabbia.
   Io sarei insignificante?! pensò, serrando i pugni e trattenendosi a stento dall’impulso di fare a pezzi qualcosa. Mai quanto lui, comunque.
Rimase lì in piedi, a rodersi le viscere, per almeno un quarto d’ora. Poi si andò a sedere sul letto: la rabbia si stava affievolendo, lasciando spazio ad un’amarezza mai provata prima.
   Non era vero che lo odiava, ma si era fatto accecare dall’ira. Detestava sentirsi dare della nullità, e un insulto del genere non glielo avrebbe mai perdonato.
   Depresso, si sdraiò, cercando di non pensare a niente, ma era inutile. Perché dovevano litigare sempre? Perché Sirius non la smetteva di fare il ribelle? E perché non si convinceva anche lui delle idee della famiglia?
   I suoi pensieri si interruppero quando le orecchie captarono degli strani rumori provenire dalla camera di suo fratello. Regulus provò ad ignorarli, ma non ci riuscì. Non sapeva perché, ma il suo istinto gli suggeriva di andare a controllare.
   Sbuffando quanto una locomotiva, si alzò e uscì dalla stanza, deciso a costringerlo a fare silenzio. Quando si ritrovò davanti alla porta della camera di Sirius, esitò. Avrebbe potuto benissimo urlargli da lì, ma qualcosa gli diceva che avrebbe fatto meglio ad entrare.
   Regulus fece un gran respiro e bussò. Per alcuni interminabili istanti, all’interno della stanza scese un silenzio di tomba, poi Sirius riprese quello che stava facendo, ignorandolo del tutto. Regulus posò la mano sulla maniglia, la abbassò e spinse la porta in avanti.
   Sirius stava svuotando l’armadio, riponendo gli abiti nel baule già pieno di libri e occorrente per la scuola.
   Nonostante l’afa estiva, un freddo gelido assalì Regulus, invadendogli il cuore. Non era possibile. Quello che vedeva non poteva essere reale. Doveva per forza trattarsi di un’allucinazione.
    “Che vuoi?” sbottò Sirius, vedendolo fermo sulla soglia.
    “Che cosa stai facendo?” chiese Regulus, senza sapere se avrebbe sentito la risposta, dal momento che le sue orecchie erano invase da un fischio fortissimo.
    “Me ne vado”.
Quelle parole gli rimbombarono nella mente per parecchi istanti prima che riuscissero a trasmettere il loro significato.
    “Non puoi…” balbettò lui, la gola completamente secca.
    “E perché no? Qualcuno di voi ne sarà dispiaciuto? Non credo proprio. Visto che mi odiate tutti e che qui sono di troppo, vi farò il favore di togliere il disturbo” disse Sirius, recuperando gli ultimi oggetti dai cassetti.
Regulus non mosse un muscolo. Rimase immobile ad osservarlo mentre si preparava il baule. Non aveva la minima idea di cosa dire o fare. Una voce nella testa gli urlava di impedirglielo, ma il suo corpo non rispondeva: era come paralizzato per lo shock.
   Dopo un secolo, o forse poche frazioni di secondo, si accorse che Sirius aveva finito di prepararsi. Se lo ritrovò davanti, che trascinava il baule pesante.
    “Levati dalla porta” intimò Sirius.
Senza neanche rendersi conto di cosa faceva, Regulus si spostò, facendolo passare.
   Fermalo, fermalo! gridava la voce nella sua testa.
Regulus si riscosse, come risvegliandosi da uno stato di trance, e lo afferrò per la spalla o, almeno, ci provò.
   Un attimo dopo si ritrovò la bacchetta di Sirius conficcata sotto il mento.
    “Prova a fermarmi!” lo minacciò lui.
Regulus non distolse lo sguardo ma continuò a mantenerlo fisso nel suo. Non poteva farlo. Doveva essere solo un incubo…
   Chiedigli scusa, forza!
Ma non voleva. E in ogni caso sapeva già che sarebbe stato inutile.
   Adesso capiva perché in quell’ultimo periodo Sirius era stato così strano: aveva progettato da tempo quella fuga. Chissà, magari si era anche sentito in colpa per lui: ecco il motivo dell’interesse che aveva mostrato nei confronti del fratello minore.
   In ogni caso, aspettava solo un pretesto per mettere in atto la sua decisione. E lui glielo aveva fornito su un piatto d’argento.
   Regulus fece un passo indietro, lasciandolo andare. Sirius ritrasse la bacchetta.
    “Addio, Regulus” concluse.
Un dolore insopportabile assalì il ragazzo, mentre guardava suo fratello scendere le scale in fretta. Ogni passo che rimbombava nella casa silenziosa gli dava una sensazione di soffocamento.
   Dal pianterreno, si levarono improvvisamente le voci dei coniugi Black, che ancora non si rendevano conto di cosa stava succedendo.
    “Cosa fai? Dove credi di andare?”
Sirius non si diede nemmeno la pena di dare loro alcuna spiegazione.
   Uscì dal numero dodici di Grimmauld Place sbattendosi la porta alle spalle esattamente nello stesso momento in cui Regulus sbatteva quella della sua camera, incapace di resistere un minuto di più alla visione di quella scena.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Non credevo che questo momento sarebbe arrivato così presto, e invece purtroppo è così. Neanche il prossimo capitolo sarà divertente, vi avverto. Spero che questo non sia risultato troppo banale. Ce ne sono molte di fanfiction che descrivono il momento della fuga di Sirius e non vorrei essere caduta nell'ovvio.

Prossimo aggiornamento: 26 dicembre...quindi vi auguro BUON NATALE già da ora!

Alohomora: te l'ho già detto che mi hai dato una bella idea...la vendetta di Rachel sarà tremenda! XD Però non subito...sarebbe davvero troppo crudele inserire subito un altro terzo incomodo, dopo che Regulus ha appena ricevuto questa batosta da Sirius. Mi piace perchè hai detto di essere stata acida con Regulus nella recensione, ma non preoccuparti perchè Rachel approva quello che hai detto!
Ella Malfoy: guarda, credo che mantenere il segreto sia inutile perchè qua lo sanno praticamente tutti che Regulus e Rachel finiranno insieme, dato che avevo già scritto di loro in un'altra fanfiction! Riguardo alla tua, al momento sono molto indaffarata, ma prima o poi andrò a dare un'occhiata.
Mirwen: proprio così, e quanto a Regulus deve darsi una svegliata presto, se non vuole che Rachel si stanchi di lui...!
dirkfelpy89: a questo non avevo pensato, però è verissimo che grazie a lei Regulus ha capito che non sempre il sangue puro è sinonimo di bellezza interiore. Anzi, nella maggior parte dei casi sembra l'esatto contrario.
_Mary: diciamo che la fuga di Sirius avrà il merito di indurre Rachel a dimenticare il piccolo incidente di percorso con la Burke. Almeno questo! I capitoli come quello scorso ricominceranno con quello dopo il prossimo, quindi ancora una settimana di pazienza!
lyrapotter: anche io mi sono divertita a scrivere il pezzo in cui Regulus scarta tutti i probabili consiglieri sentimentali! Immagino la faccia di Orion se gli avesse chiesto una cosa del genere! Purtroppo oggi sono stata io a farti intristire...perdonami!
Mizar: ti sbagli, io adoro Rachel e Regulus insieme, però ammetto di essere un po' cattiva. Ma in fondo, se si fossero messi subito insieme non ci sarebbe stata suspence! Però non preoccuparti, manca poco!
malandrina4ever: sì, certo, Regulus sarebbe diventato lo stesso un Mangiamorte. Diciamo che ora considera Severus un po' come un esempio da seguire, dato che ha la sua stessa età e può capirlo benissimo.
MEISSA_S: descrivere Regulus alle prime armi mi ha divertito molto, ma il ragazzo migliorerà col tempo, soprattutto quando dovrà conquistare chi gli interessa veramente!
vulneraria: sono contenta che ti sia piaciuto, io mi sono dievrtita molto a scrivere il pezzo in cui Regulus non sapeva a chi chiedere consiglio! Ma è dispiaciuto anche a me dover scrivere la fine dell'amicizia tra Lily e Severus...

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Doppio tradimento ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 33: Solitudine

Rating: verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Doppio tradimento

Photobucket


La dimora dei Black quel giorno era piena di parenti, persone che salivano e scendevano le scale, altre che affollavano il salotto e l’ingresso, e tutti quanti bisbigliavano tra di loro, creando un fastidioso brusio.
   La casa traboccava di gente, ma Regulus non si era mai sentito tanto solo in vita sua. Si era rifiutato di scendere a salutare i vari zii, cugini e famiglie acquisite: non aveva la minima voglia di essere costretto ad ascoltare i discorsi di tutti e fare buon viso a cattivo gioco. Per sua fortuna, nessuno aveva fatto caso alla sua assenza o, se qualcuno l’aveva notata, aveva avuto il buonsenso di non mandarlo a chiamare.
   Perciò, mentre tutti i visitatori erano impegnati a mostrare il proprio sostegno a Walburga e Orion lanciando maledizioni contro Sirius, Regulus se ne stava chiuso in camera sua, cercando di non fare caso alle voci che, dal piano di sotto, gli giungevano forti e chiare.
   Sdraiato su un fianco nel suo letto, Regulus stava guardando il calendario appeso alla parete di fronte.
   Mancava un mese al primo di settembre e lui non sapeva se esserne contento oppure no. Da un lato, non vedeva l’ora di tornare. Non ne poteva già più di quell’atmosfera tesa e deprimente che si respirava a Grimmauld Place. Dall’altro però non voleva rivedere di nuovo Sirius. Non sapeva come avrebbe reagito, una volta salito sull’Espresso per Hogwarts. Poteva ignorarlo quanto voleva, ma non sarebbe mai stato in grado di non incontrarlo più, dal momento che frequentavano la stessa scuola.
   In quel momento sentì bussare alla porta.
    “Chi è?” domandò, senza riuscire a mascherare un tono esasperato.
    “Padron Regulus, è Kreacher…”
    “Entra” rispose lui, sollevato.
L’elfo domestico aprì la porta, facendo il suo ingresso con tanto di vassoio pieno di cibo e bofonchiando tra sé qualcosa che riguardava i traditori del loro sangue. Quando si ritrovò davanti a Regulus tuttavia si affrettò a tacere.
    “Il padrone non ha fatto colazione stamattina, perciò Kreacher si è permesso di portargliela qui” spiegò l’elfo, guardando Regulus di sotto in su, come se temesse di aver sbagliato a prendere quell’iniziativa.
    “Grazie, Kreacher, cominciavo proprio ad avere fame”.
Kreacher si mostrò sollevato. Posò il vassoio sul tavolo e poi si rivolse a guardare il suo padrone.
    “La signorina Cissy ha chiesto a Kreacher di vedervi, ma Kreacher ha risposto che il padrone non desidera nessuno, a meno che non sia urgente”.
    “Narcissa?” ripeté Regulus. Sarebbe voluto restare solo, ma pensò che in fondo sarebbe stato da maleducati ignorare sua cugina dopo che era venuta apposta per lui.
    “E va bene, falla entrare, ma stai bene attento a non farti sentire dagli altri mentre glielo dici”.
Dopo aver eseguito un profondo inchino, Kreacher uscì dalla stanza, riprendendo a bofonchiare mentre scendeva le scale. Regulus prese una fetta biscottata dal vassoio e finì di mangiarla proprio nel momento in cui Narcissa entrava nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
    “Ciao, Regulus” esordì, con un tono incerto. “Posso? Se non vuoi me ne vado”.
    “No, no, resta pure” rispose lui, che intanto era tornato a sedersi sul letto.
Narcissa si sedette accanto a lui.
    “Come ti senti?”
    “Bene” mentì Regulus, senza sapere cosa dire.
    “Credevo di no, visto che sei segregato qua dentro da ore”.
    “Io non mi sono segregato. Voglio solo stare per fatti miei”.
    “Lo so, ed è per questo che sono venuta qui. Immaginavo che stessi male, e infatti non avevo torto”.
Regulus arrossì e il seguente tentativo di negare fu molto debole.
    “Non è vero… Tu che ne sai?”
    “Reg, ci sono passata anche io” disse Narcissa.
Lui si voltò per guardarla, colpito.
    “Ah, già…” disse, quando gli tornò in mente il giorno della fuga di Andromeda.
Era partito tutto da sua cugina: lei aveva dato inizio alla rovina della famiglia, era stata lei a fornire quel pessimo esempio a Sirius. Regulus non la aveva mai detestata come in quel momento.
    “Quando mia sorella è scappata con quel Sanguesporco” continuò Narcissa, “mi sentivo completamente sola. Bellatrix si era già sposata e comunque non ha mai mostrato segni di debolezza in quei momenti. Voleva solo vendicarsi. Io invece ho reagito come stai facendo tu: non volevo vedere nessuno e mi chiudevo in camera mia. Poi però mi sono messa l’anima in pace, soprattutto quando sono tornata a scuola…”
    “Sì ma all’epoca Andromeda aveva già finito gli studi” ribatté Regulus. “Io invece dovrò vederlo praticamente tutti i giorni a Hogwarts”.
    “Vedrai che riuscirai ad accettarlo. Del resto, quella di Sirius era un fuga annunciata”.
    “Non era annunciata” la contraddisse lui, sentendosi veramente ingenuo. Come aveva fatto a non accorgersene? Era chiaro e lampante come la luce del sole che Sirius prima o poi se ne sarebbe andato. Soltanto lui aveva potuto pensare che non sarebbe successo.
   Narcissa lo guardò.
    “Non serve a niente chiuderti in te stesso. Lo sai che adesso tutte le aspettative della famiglia sono ricadute su di te”.
Quelle parole ebbero l’unico effetto di fargli venire l’ansia. Fino a quel momento era stato relativamente tranquillo perché quello che veniva rimproverato di più per i propri errori era stato Sirius. Adesso tutti i Black contavano esclusivamente su di lui… e non aveva la più pallida idea di come farsi carico di quella responsabilità.
   Resasi conto di averlo fatto agitare, Narcissa lo rassicurò:
    “Regulus, non devi preoccuparti. Tu sei già bravissimo. Tua madre di sotto non la smette di dire quanto sei in gamba rispetto a tuo fratello, quindi non pensare di dover fare chissà cosa. Comportati come hai sempre fatto”.
Regulus scosse la testa.
    “Lo sai che quello che ha fatto Sirius ricadrà anche su di me? L’ha detto Phineas… Ha detto che le altre famiglie purosangue non vedono l’ora che la nostra decada. E da adesso sarà sempre peggio. Non so cosa fare per rimediare al danno perché comportarmi bene non basterà”.
    “Hai appena compiuto quindici anni. Cosa pretendi di fare, diventare Ministro della Magia?” disse Narcissa incredula.
    “I miei genitori credono che se diventassi un Mangiamorte sarebbe tutto più facile…”
Narcissa si irrigidì di colpo.
    “Regulus, ascoltami bene, d’accordo? Mio marito è un Mangiamorte e io so cosa significa: non è affatto una passeggiata come può sembrare. Per il momento non ci pensare neanche. Non sei maturo abbastanza per prendere una decisione così importante. Io so che puoi farcela benissimo da solo. Sei un vero Black e sarai in grado di risollevare le sorti della famiglia anche restando un semplice studente. Pensa a me. Io ho corso il rischio che nessun Purosangue volesse più sposarmi a causa della vergogna che Andromeda aveva gettato su tutti noi. Invece mi sono comportata come ci si aspetterebbe da ogni Black, e alla fine ho sposato un Malfoy, non uno qualunque”.
Regulus annuì, leggermente sollevato.
    “Allora, ti va di uscire, adesso?” gli chiese Narcissa.
    “D’accordo” rispose lui, pensando che, se fosse rimasto chiuso in camera sua, i parenti avrebbero pensato che volesse allontanarsi dalla famiglia come aveva fatto Sirius.
Insieme alla cugina, scese le scale fino al primo piano. Si sentiva molto nervoso, ma cercò di non pensarci.
    “Ti dispiace se ti lascio qui? Devo parlare con Lucius di una cosa” disse lei ad un certo punto.
    “Figurati, vai pure” rispose lui, restando solo sul pianerottolo.
Lanciando un’occhiata all’interno del salotto, vide i parenti, indignati e sconvolti, confabulare tra di loro. Regulus non aveva affatto voglia di entrare, così si limitò a farsi vedere da alcuni di loro, tanto per rassicurarli della sua presenza.
   Lanciando un’occhiata dalla balaustra che dava sull’ingresso, ebbe la sensazione di rivivere il momento in cui Sirius aveva attraversato quello stretto corridoio, trascinandosi dietro il baule e uscendo di casa. Ebbe quasi l’impressione di sentire di nuovo la porta d’ingresso che sbatteva con violenza. Gli occhi gli pizzicarono e il cuore saltò un battito quando si sentì chiamare:
    “Regulus?”
Si affrettò ad assumere un’espressione impassibile e poi si voltò. Alphard era appena uscito dal salotto e gli si era avvicinato.
    “Ciao, zio” disse Regulus, abbattuto.
    “Credevo che non saresti più uscito da quella stanza” disse Alphard. “Mi dispiace che tu sia stato così male…”
    “Io non stavo male. Ero solo arrabbiato. Non me ne importa niente di lui” affermò Regulus con convinzione.
Alphard tuttavia parve molto scettico.
    “Sì che te ne importa. Scommetto che nemmeno lui voleva che finisse così”.
    “Non ne sarei tanto sicuro. È un egoista e si è fatto soltanto gli affari suoi”.
    “Regulus, se tuo fratello se n’è andato di casa un motivo valido esiste. Tua madre non è stata contenta di sentirmelo dire però la verità è che, se lei e tuo padre non avessero cominciato a trattarlo sempre peggio dopo il suo Smistamento, magari sarebbe andata diversamente”.
Regulus non protestò: sapeva anche lui che era davvero così.
    “Però io non lo trattavo male. È lui che ha cominciato a fare il cretino…”
    “Magari lui sbagliava a sfogarsi su di te” ammise Alphard. “La cosa che mi dispiace di più non è tanto la sua fuga, quanto il vostro allontanamento. Quando eravate piccoli andavate d’accordo e facevate sempre pace dopo ogni litigio”.
Regulus abbassò lo sguardo, depresso. Sapeva di aver commesso l’errore di pensare che sarebbero sempre rimasti dei bambini. Aveva creduto che, in ogni caso, le discussioni tra loro si sarebbero placate e sarebbe tornato tutto come prima. In un angolo nascosto del suo animo ci sperava ancora.
    “Zio, secondo te potrebbe tornare?”
Alphard lo guardò con stupore.
    “In che senso? Lo sai che è stato già diseredato. Anche se tornasse, i tuoi non gli permetterebbero mai di rientrare in casa”.
    “Sì ma lui è senza denaro, no?” disse Regulus, imbarazzato. Gli costava molto confessare a qualcuno quella speranza vana che covava da qualche giorno. “Dove sarà andato, al Paiolo Magico? Non può mica permettersi di pagare tutti i giorni di soggiorno”.
    “Bè, io credo che sia andato a stare dai Potter” rispose Alphard, a sua volta in imbarazzo.
Regulus ignorò il proprio fastidio e tornò all’attacco.
    “Va bene, ma non potranno ospitarlo in eterno. Prima o poi dovrà trovare un posto suo e, anche se trovasse un lavoro, i pochi soldi che ha non gli basterebbero mai per…”
    “Regulus, fermati” disse Alphard ad un certo punto. Adesso sembrava davvero affranto. Si era messo una mano sulla fronte, che era diventata pallida. “Vieni, c’è una cosa che ti devo dire”.
Regulus, perplesso, si lasciò condurre nella sala da pranzo.
   Alphard chiuse la porta e gli si piantò davanti. Suo nipote non lo aveva mai visto così agitato. L’uomo si tormentava il labbro inferiore con i denti e non riusciva a stare fermo sul posto.
    “Ascolta” esordì, addolorato. “Sirius ha del denaro, e parecchio, anche”.
Regulus non capiva.
    “E come l’ha preso? Non l’avrà rubato?” chiese, guardandosi intorno come se fosse sicuro di trovare qualche pezzo d’argenteria in meno.
    “Non ha rubato niente”.
    “E allora?”
Alphard sospirò. Ci furono alcuni istanti di silenzio, ma alla fine ammise:
    “Quel denaro… gliel’ho dato io”.
Per Regulus fu come ricevere una secchiata d’acqua gelida direttamente sulla testa. Non voleva crederci. Alphard non poteva aver fatto una cosa del genere, era impossibile… Non anche lui…
    Che cos’hai fatto?
Alphard abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello del nipote. Quest’ultimo, al contrario, continuava a fissarlo, come se avesse avuto il potere di trafiggerlo con una sola occhiata.
    “Regulus, mi dispiace per te, ma anche Sirius è mio nipote e non potevo permettere che finisse sotto i ponti. Cerca di capire…”
    “Alphard!” lo interruppe la voce tonante di qualcuno. Entrambi si voltarono verso la porta.
Orion la aveva appena aperta e, dall’espressione furibonda che aveva disegnata in viso, doveva aver sentito tutto.
   Nonostante la rabbia che lo aveva invaso, Regulus impallidì quando vide suo padre e non poté fare a meno di sentirsi preoccupato per suo zio. Ma quella solidarietà durò un attimo, perché, alla domanda di Orion, che chiedeva conferma di quanto appena udito, Alphard non negò.
    “Sì, è vero. Ho dato buona parte del mio denaro a Sirius e non me ne pento”.
    “Allora puoi anche uscire da questa casa, e non metterci più piede” rispose suo cognato con un tono inflessibile.
Alphard lanciò un’occhiata dispiaciuta a Regulus, il quale tuttavia non si sentì proprio in vena di difenderlo.
    “Scusami …” fece l’uomo, cercando di posargli una mano sulla spalla, ma il ragazzo si ritrasse in fretta.
Non ne voleva sapere di perdonarlo. Lo aveva preso in giro, aveva complottato alle sue spalle ed era già d’accordo con Sirius per aiutarlo a scappare di casa. Non gli importava se aveva deciso di lasciargli quei soldi prima o dopo la fuga. Era un traditore, esattamente come Sirius, il nipote che adorava tanto.
   E allora se lo tenesse, pensò Regulus, tremando di rabbia, mentre Orion invitava nuovamente Alphard ad uscire da Grimmauld Place, facendogli intuire che non glielo avrebbe chiesto una terza volta.
   Alphard obbedì senza protestare. Prima di uscire dalla porta, lanciò un ultimo sguardo a Regulus, ma quest’ultimo si affrettò a guardare in un’altra direzione. Con la coda dell’occhio, vide suo zio superare Orion e tornare nel pianerottolo, per poi prendere direttamente le scale.
   Nel giro di pochi giorni era successo di nuovo: un’altra persona aveva percorso quel tragitto ed era uscito per sempre da quella casa, lasciandolo ancora più solo di prima.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Prima di tutto, anche se con un giorno di ritardo, vi faccio gli auguri: BUON NATALE e BUON SANTO STEFANO!! E perdonatemi per il capitolo deprimente...non è colpa mia se il 25 dicembre è capitato proprio in mezzo a due tra i capitoli peggiori!

Seconda cosa, credo di dovervi delle spiegazioni riguardo Alphard. Diciamo che ho adottato la tecnica "alla Kreacher", cercando il cavillo nelle parole di Sirius. Quando nel quinto libro dice che Alphard è stato cancellato dall'arazzo perchè gli aveva lasciato del denaro, molti (tra cui io stessa) hanno interpretato quel lascito come conseguenza di un testamento. Però, visto che Sirius non lo dice esplicitamente neanche nella versione inglese, ne ho approfittato per posticipare la morte di Alphard, sia perchè mi serve negli ultimi capitoli, sia perchè mi sembra assurdo che in quella famiglia solo Walburga è riuscita a sopravvivere oltre i 50 anni, e che cavolo! Quindi dovreste considerarvi fortunati, dato che questo capitolo sarebbe potuto finire MOLTO peggio, se Alphard fosse morto, mettiamola così!
Grazie a Alohomora e MEISSA_S per la loro consulenza a tal proposito!

Comunque, fatevi coraggio perchè il peggio (per ora) è passato. Con l'anno nuovo ci saranno molte novità!

Prossimo aggiornamento: 2 gennaio 2010

Alohomora: meno male che eri anestetizzata, per questo ti ho avvisata che anche questo capitolo sarebbe stato triste. Purtroppo anche l'allontanamento di Alphard era una tappa obbligata, ma come ti ho già detto, questa non sarà l'ultima volta che lo vedrai!
vulneraria: macchè, la tua analisi mi è piaciuta tantissimo! Hai ragione, quando Regulus si pentità riuscirà a dimostrare di non essere debole o, almeno, di essere cambiato in meglio.
Mirwen: tranquilla, Rachel lo tirerà su eccome! Basta aspettare il prossimo capitolo! ;-)
dirkfelpy89: e chi non sarebbe d'accordo con Sirius? Ha tutte le ragioni del mondo, ma Regulus non se ne accorgerà tanto presto.
_Mary: grazie, e pensare che non ero convinta del capitolo scorso, come al solito! La devo smettere di farmi tanti problemi!
MEISSA_S: ci tengo molto a sfatare il mito del Sirius superficiale che pensa solo alle donnine! Insomma, è un luogo comune che appiattisce il personaggio in una maniera scandalosa. Sirius era anche, e soprattutto, coraggioso e per niente egoista.
malandrina4ever: è stata una sofferenza anche per me, è vero. Grazie mille per i complimenti! ^_^ Sono contenta di aver scritto bene quel capitolo!
Mizar: mi dispiace averti delusa, ma Rachel ricomparirà nel prossimo capitolo, mi dispiace! Il litigio con Alphard dovevo farlo per forza e non mi sarebbe entrato tutto nel capitolo scorso.
lyrapotter: bè, sì, diciamo che Regulus ha avuto un'uscita proprio infelice! Chiedo umilmente perdono se neanche questo capitolo è stato leggero (so che prima o poi mi ucciderai!). Serve a qualcosa assicurarti che i prossimi capitoli saranno via via meno pesanti?

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Meglio di una Cioccorana ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 10: Cioccolato

Rating: verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Meglio di una Cioccorana

Photobucket

1° settembre 1976

Regulus salì sull’Espresso per Hogwarts un attimo prima che le porte si chiudessero. Aveva perso tempo sul binario perché quella mattina non aveva voglia di parlare con nessuno.
   Gli studenti erano riuniti a gruppetti per raccontarsi delle rispettive vacanze e Regulus si faceva strada a fatica lungo il corridoio. Aveva la netta sensazione di avere gli sguardi di tutti puntati addosso. Forse non era vero, o forse sì; in ogni caso, si sentiva molto a disagio. Mantenne lo sguardo basso, senza incrociare quello di nessun altro, fino a che non lo alzò e lo rivolse sulla destra, in cerca di uno scompartimento.
   In uno di essi c’era un posto libero ma un ragazzo di Serpeverde del settimo anno – era certo che si chiamasse Gibbon – non appena vide Regulus, lo salutò col sorriso più falso del mondo, mentre stendeva le gambe lungo l’intero sedile, come per fargli capire che, per lui, il posto non c’era. Regulus si sentì torcere le viscere: la notizia si era già diffusa e, come aveva temuto, anche lui ne stava pagando le conseguenze.
   In quel momento provò un odio profondo nei confronti dell’intera umanità, condizione che lo indusse a guardare male anche due innocenti ragazzine del primo anno che non gli avevano fatto niente. Erano tutti uguali, stava pensando: falsi, egoisti e pettegoli. Era molto meglio restare da solo che essere circondato da gente pronta a colpirlo alle spalle non appena si fosse voltato.
   Deciso a trovare uno scompartimento del tutto vuoto per starsene dignitosamente solo e senza chiedere l’ospitalità a nessuno, proseguì dritto verso la fine del treno.
   Ne aveva appena avvistato uno, quando la porta del bagno si aprì e, ad uscirne, fu Rachel.
    “Regulus!”
La ragazza gli saltò al collo, stritolandolo sotto quello che doveva essere un abbraccio confortante.
   Regulus non se lo aspettava. A dire la verità, credeva che la avrebbe ritrovata esattamente come la aveva lasciata a giugno, ossia apparentemente tranquilla, ma con alcuni momenti in cui diventava del tutto gelida nei suoi confronti: era rimasta estremamente suscettibile all’argomento “Janice Burke” fino al termine dell’anno scolastico precedente, anche se lui se ne era già dimenticato.
   Per questo il ragazzo rimase un po’ impalato, fino a che lei non lo lasciò, ed entrambi si scambiarono uno sguardo carico d’imbarazzo.
    “Che ci fai qui?” chiese lei. “Noi siamo a metà del treno”.
    “Non… non lo avevo visto” mentì lui, guardandosi le scarpe perché lei lo stava scrutando attentamente, come per cogliere qualche segno di cedimento.
    “Come stai?” chiese lei, e Regulus intuì che non si trattava di un semplice convenevole.
    “Bene” rispose freddamente.
Rachel decise di non insistere.
    “Vieni, ti faccio vedere dove ci siamo sistemati” tagliò corto.
Lo prese per mano e lo riportò indietro, finché non si fermò davanti ad uno scompartimento che ospitava Barty ed Emmeline Vance.
    “Che c’è?” chiese Rachel, quando lo vide esitare.
    “Ehm… sei sicura che posso… entrare?” domandò Regulus, memore di quello che era successo prima con Gibbon.
    “Stai scherzando, spero! Avanti, entra” commentò lei, aprendo la porta scorrevole.
Regulus fece un saluto generale, al quale solo Emmeline Vance rispose a dovere: Barty sembrava totalmente immerso nel suo mondo e, dall’espressione, i pensieri che gli passavano per la testa non dovevano essere molto piacevoli.
   Rachel si rivolse alla Corvonero.
    “Lui non dovrebbe essere nel vagone dei Prefetti?”
Emmeline le lanciò un’occhiata esasperata.
    “Non riesco a convincerlo” disse.
    “Ho detto che non voglio pattugliare i corridoi. Non mi importa un accidente di questa stupida spilla” sbottò Barty, alludendo al distintivo da Prefetto che portava appuntato all’uniforme.
Regulus si accorse di non provare neanche una punta d’invidia nei suoi confronti. Fino a luglio, non aveva fatto altro che desiderare di essere nominato Prefetto, e aveva temuto la concorrenza di Barty, perché era sicuro che Silente avrebbe scelto lui. Adesso non gli importava più nulla.
   Nemmeno quando gli era arrivata la lettera di Hogwarts, accompagnata dalla nomina ad un altro tipo di incarico, aveva avuto la minima reazione.
    “L’anno scorso ci tenevi tanto ad avere questo ruolo” disse Rachel, rivolta sempre a Barty, incredula, per poi aggiungere con ironia: “Ehi, non sarete troppo allegri stamattina? Va bene, cambiamo discorso. Qualcuno sa chi è il nuovo Capitano della squadra?”
Regulus riemerse dalle proprie amare riflessioni quando sentì un silenzio di tomba e si accorse che, in effetti, Rachel stava parlando con lui.
    “Ah sì… dovrei essere io” rispose.
Lei sgranò gli occhi.
    “Come sarebbe a dire dovrei essere io?”
    “Sono io” si corresse lui. “Mi è arrivata la comunicazione con la lettera di Hogwarts”.
    “Però, che entusiasmo. È la cosa che volevi più di tutte. Credevo che ti avrebbe fatto piacere”.
    “Infatti sono contento” rispose lui, col tono più depresso possibile. “Dov’è Piton?” aggiunse, tanto per parlare d’altro.
    “Insieme ai suoi amichetti del gruppo di studio” rispose Rachel.
Calò un lungo silenzio, durante il quale le due ragazze di scambiarono delle occhiate nervose. Barty sembrava trattenersi a stento da un attacco di rabbia, mentre Regulus guardava la campagna che circondava Londra sfrecciare a tutta velocità fuori dal finestrino.
   Non sapeva cosa fosse successo a Barty ma preferiva non chiedergli niente: probabilmente anche lui aveva qualche problema e non ne voleva parlare.
   Quel silenzio ad oltranza durò più di un’ora, durante la quale Regulus mantenne l’orecchio teso a captare le voci nel corridoio. Ogni volta che udiva un gruppo di studenti passare di là chiacchierando, cercava di fissare ancora di più lo sguardo verso il finestrino ma, inevitabilmente, finiva col lanciare un’occhiata veloce attraverso il vetro della porta scorrevole. Sirius tuttavia non passò mai di lì. Probabilmente aveva pensato, e a ragione, che sarebbe stato più saggio restare nel proprio scompartimento invece di fare lunghe passeggiate per il treno.
   Nessuno disse niente fino a che, all’ora di pranzo, non passò la strega col carrello dei dolci. Regulus non avrebbe neanche mangiato se non fosse stato per Rachel, che gli offrì almeno cinque scatole di Cioccorane.
    “Mangia” gli disse. “Lo sai che il cioccolato fa bene all’umore?”
Regulus pensò che per farsi venire il buonumore gli sarebbe servito molto più di qualche Cioccorana ma accettò il pensiero. Rachel non aveva avuto tutti i torti: il cioccolato riuscì a scaldarlo, dal momento che fino a poco prima qualcosa di gelido gli aveva oppresso il cuore.
   Non poteva credere che fosse accaduto davvero. Sirius se ne era andato, Alphard pure: aveva voglia di dimenticare tutto. Certe volte sperava che si fosse trattato solo di un brutto incubo, ma veniva puntualmente riportato alla realtà.
   In quel momento la porta si aprì, ed un Caposcuola di Tassorosso dall’aria decisamente irritata fece il suo ingresso nello scompartimento.
    “Sto cercando Bartemius Crouch” esordì e poi, adocchiando la spilla al petto di Barty, si inalberò e aggiunse: “Sei qui allora! Ti ho cercato per tutto il treno, quando avevo molte altre cose da fare. Ti posso ricordare che sulla lettera che ti è arrivata fosse espressamente scritto che i nuovi Prefetti si sarebbero dovuti riunire nel vagone ad essi destinato? Cosa credi, che siamo qui a perdere tempo?”
    “Arrivo tra cinque minuti” bofonchiò Barty, affatto impressionato.
    “Col tuo comodo, signorino” replicò il Caposcuola. “Stai sicuro che non mancherò di riferire al professor Lumacorno riguardo al tuo comportamento irresponsabile. Ti aspetto tra cinque minuti nel vagone dei Prefetti. Sei avvisato…”
E, dopo aver detto questo, se ne uscì, sbattendo la porta alle proprie spalle.
    “Senti, Barty, io non ti ho chiesto niente, ma adesso cominci davvero a farmi preoccupare” disse Rachel.
Anche Regulus adesso era perplesso. Barty non si era mai comportato in quel modo. Aveva sempre cercato di farsi considerare uno tra gli studenti migliori della scuola, era sempre stato ligio al dovere, e l’anno prima si era impegnato ancora di più del solito per ottenere la nomina di Prefetto. Quel comportamento non era normale per nulla.
    “Posso dirglielo?” chiese Emmeline, rivolta al ragazzo.
    “Va bene, racconta tu” disse lui, incrociando le braccia, stizzito.
Emmeline annuì e cominciò a parlare.
    “Suo padre non vuole che Barty smetta di frequentare Antiche Rune, dopo aver preso i G.U.F.O. di quest'anno”.
    “Non mi piacciono le Antiche Rune. Anche se ho il massimo dei voti, non vuol dire che mi possano piacere tutte le materie” commentò Barty.
    “E perché tuo padre non vuole che la abbandoni?” chiese Regulus.
    “Perché vuole che io lavori al Dipartimento per l'Applicazione delle Leggi Magiche come lui” sbottò lui, furente.
    “Bè...” disse Rachel, nel vano tentativo di tirargli su il morale. “È un bel mestiere...”
    “E se a me non andasse? Non me ne frega niente di punire criminali e Maghi Oscuri! Ma a lui questo non importa. Ormai ha deciso che devo fare il suo stesso lavoro”.
    “Calmati” lo tranquillizzò Emmeline.
    “Come faccio a calmarmi se quello vuole decidere del mio futuro senza neanche assicurarsi se sia quello che voglio io? Potrebbe anche chiedermi di lasciarti, a meno che tu non diventi Ministro della Magia”.
Emmeline impallidì.
    “Non può permettersi di fare una cosa del genere!” esclamò Rachel, indignata.
    “Ve l'ho detto mille volte: voi non lo conoscete. Quanto a me, preferirei non averlo mai conosciuto”.
    “Barty!” fece Emmeline. “Magari lui è un po’... ehm, va bene, è molto ambizioso, però sono sicura che se gli parlassi un po’...”
    “Parlargli? Ho smesso di provarci a nove anni”.
    “Bè, secondo me dovresti tentare di nuovo. In fondo è tuo padre: non può desiderare che tu sia infelice per il resto della tua vita”.
Barty sorrise amaramente.
    “Certe volte sei proprio ingenua. A lui non gli importa niente di me, e me l'ha sempre dimostrato. Quando quest'estate mi è arrivata la spilla da Prefetto, non mi ha neanche fatto complimenti. E dire che mi ero impegnato tanto...”
Barty si interruppe, ma gli altri non ebbero bisogno di sforzarsi tanto per intuire cosa avesse voluto dire. Avevano capito che l'anno precedente lui avesse fatto del suo meglio quasi esclusivamente per rendere fiero suo padre.
    “Comunque mi sono stufato di lui” riprese. “D’ora in poi smetterò di fare il bravo bambino per accontentarlo, visto che non serve a niente”.
Senza permettere a nessun altro di aggiungere qualcosa, Barty si alzò.
    “Vado nel vagone dei Prefetti” disse.
    “Saggia decisione. Hai già deciso di tornare a comportarti bene?” chiese Rachel.
    “No. È solo che ci sono tanti mocciosi del primo anno su cui sfogarmi e, visto che sono Prefetto, posso permettermelo”.
    “Scordatelo. Ti accompagno io” si impose Emmeline, alzandosi a sua volta. “Così ti tengo d’occhio”.
Appena i due uscirono dallo scompartimento, in esso calò un silenzio teso.
   Finché Regulus aveva ascoltato il racconto di Emmeline, era riuscito a distrarsi, ma le intenzioni ribelli di Barty gli avevano fatto tornare in mente quelle di Sirius; di conseguenza, gli era tornata la depressione.
   Guardò Rachel: come temeva, la ragazza aveva stampata sul volto la tipica espressione costernata di quando lo vedeva soffrire. Non voleva darle quell'impressione, perciò si voltò di nuovo verso il finestrino.
   Tuttavia, il ragazzo si rendeva conto di non poter fingere più di tanto, non con lei. Rachel era l’unica con cui avesse parlato di Sirius ed era la sola a sapere che quell’estate la sua peggiore paura si era realizzata.
   Lei si alzò in piedi e gli si andò a sedere accanto, privandolo della vista del paesaggio esterno e, con essa, di ogni scusa per evitare l’argomento. Rimasero in silenzio ancora un po’. Probabilmente lei stava valutando bene le parole da pronunciare.
   “Reg, mi dispiace” esordì.
Lui alzò lo sguardo su di lei. Non aveva la più pallida idea di cosa risponderle, così si limitò ad eseguire una scrollata di spalle.
   “Come l’hai saputo?” chiese poi, improvvisamente desideroso di sapere come mai tutta la scuola fosse già al corrente della fuga di Sirius.
Rachel parve imbarazzata.
   “Bè, veramente me lo ha detto mio padre. Lui l’ha saputo al lavoro dato che, almeno per le due settimane precedenti, non si era parlato d’altro tra e famiglie Purosangue”.
   “Fantastico” bofonchiò lui, sarcastico. “Siamo diventati lo zimbello della comunità magica”.
   “Non è vero...”
   “Ah no? Li hai visti come mi guardano tutti?”
   “Regulus, tu non sei tuo fratello, e quello che fa lui non è tua responsabilità”.
Lui non ne era altrettanto sicuro. Chinò il capo, come se fosse servito a diminuire il peso opprimente che si sentiva addosso.
   La mano di Rachel, esitante, si mosse in direzione della sua e la strinse, trasmettendo calore a quella di Regulus che, al contrario, era fredda.
   “Ti va di dirmi come è successo?”
Lui all'inizio non rispose. Non era tanto sicuro di volerne parlare. D'altra parte aveva bisogno di sfogarsi, in qualche modo.
   “D'accordo, però non voglio sentire commenti su quello che sentirai” la avvertì: ci mancava solo che Rachel si mettesse a difendere Sirius e le sue idee sui Babbani.
   “Promesso” disse lei.
Regulus le raccontò tutto, da quando aveva litigato con Sirius a quando anche Alphard era stato cancellato dall'arazzo di famiglia, tralasciando però ogni riferimento ai Mangiamorte.
   Rachel probabilmente aveva molto da dire, ma cercava di trattenersi, e Regulus apprezzò il suo sforzo.
     “Che cosa hai intenzione di fare, adesso?” gli chiese.
     “Con lui? Lo ignorerò, credo” rispose Regulus.
     “Insomma, vuoi che diventiate dei perfetti estranei?”
Regulus si rabbuiò.
     “Non lo vorrei, ma è quello che devo fare. Lui se n’è andato, non sono stato io a cacciarlo”.
     “D'accordo, non ho intenzione di affondare il coltello nella ferita, però non ti sembra assurdo? Io mi ricordo come eravate all'inizio. Andavate abbastanza d'accordo. Vi siete allontanati in seguito. Secondo me dovresti cercare di parlargli”.
      “E a che scopo, per litigare di nuovo e concludere il tutto con un duello? No, grazie, non ci tengo”.
      “Ma tu gli vuoi bene. Non puoi fargli pensare che quando gli hai detto che lo odiavi stessi dicendo sul serio!”
      “In questo momento lo odio davvero” rispose lui.
      “Non dire così. Più dici di detestarlo e più dimostri quanto ti dispiaccia che se ne sia andato”.
Regulus si agitò sul sedile, nervoso.
      “Rachel, non potremo mai tornare come prima. Siamo cresciuti e abbiamo preso delle strade opposte”.
      “Non sono d'accordo. Io comunque credo che nemmeno per lui sia stato facile”.
      “Certo, sarà stato davvero dispiaciuto” commentò Regulus con sarcasmo. “Chissà quante volte ha pensato a me mentre si divertiva a casa del suo amichetto Potter”.
      “Non lo potrai mai sapere, se non glielo chiedi” insisté lei, facendogli alzare gli occhi al cielo. “D’accordo, la smetto. Prendi un'altra Cioccorana”.
      “Vuoi farmi scoppiare? Sono il Capitano della squadra, adesso, e devo dare il buon esempio”.
      “Allora non fare quella faccia. Non voglio vederti triste”.
      “Non posso farci niente. Se non ti sta bene, lasciami perdere”.
      “Va bene” disse lei, tornando immediatamente seria. “Però, quando vuoi, ricorda che puoi contare su di me”.
A quel punto, prima di dargli il tempo di capire ciò che aveva detto, Rachel fece qualcosa che lui non si sarebbe mai aspettato: gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia.
     Preso alla sprovvista, Regulus arrossì di colpo. Non sapeva perché, ma quel gesto gli provocò un brivido che gli percorse la schiena. Abituato a ricevere niente di più di qualche gomitata da lei, o al massimo qualche sporadico abbraccio, la novità lo sorprese a tal punto che rimase immobile come una statua, senza respirare.
     Tuttavia, quando Rachel si ritrasse, il viso acceso di un rosso evidente, una parte di lui ne fu quasi dispiaciuta; il profumo dei suoi capelli gli aveva annebbiato la mente e Regulus dovette fare uno sforzo immane per tornare lucido e padrone di sé.
     Altro che cioccolato: adesso sì che si sentiva più leggero e convinto che neanche mille Cioccorane avrebbero potuto sollevargli così tanto il morale.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Buon anno a tutti! Spero che la sorpresa sia stata gradita: ve lo avevo detto che ci sarebbero state delle grosse novità! Suonino le campane...XD

Il prossimo capitolo sarà diviso in due parti: la prima la pubblicherò sabato 9 gennaio e la seconda il sabato seguente, altrimenti sarebbe venuto troppo lungo, anche perchè succederanno un sacco di cose!

979: Sirius ha fatto bene ad andarsene, altrimenti sarebbe diventato matto, credo! Da quello che ha accennato nell'Ordine della Fenice, Alphard era l'unico rimasto a capirlo almeno un po', anche se fino a quel momento lo zio non aveva mai rinnegato esplicitamente le idee dei Black...ne parlerò in seguito!
chocco: mi dispiace se ti faccio commuovere, ormai è una mia prerogativa, ma purtroppo questo per me è il periodo delle fanfiction tristi, mi piace scriverle, insomma!
_Mary: ti pare che ammazzavo Alphard, avendo la possibilità di lasciarlo in vita senza andare fuori canon? Piuttosto sopporterei tre ore di Cruciatus ininterrotte! XD Sono contenta che il modo in cui l'ho salvato sia soddisfacente!
Gemella Dramioncella: che bello, una nuova lettrice! Visto che la fanfiction segue il canon (almeno come traccia, visto che molte cose la Rowling non le dice proprio, e per fortuna, se no non potrei inventare molto!) Regulus e Sirius saranno ai ferri corti per un po', ma non arriveranno mai a odiarsi sul serio. Cercherò di posticipare il più possibile l'entrata nei Mangiamorte, anche se più di tanto non posso... :-(
Hele91: grazie, e grazie per la recensione!
Mizar: visto che Rachel è tornata? E tranquilla, perchè anche nei prossimi capitoli sarà fin troppo presente, secondo Regulus, che sarà coinvolto nelle sue folli idee! XD Come al solito, la parte con Narcissa era quella che mi convinceva di meno, ma stavolta ero sicura che sarebbe stata la più apprezzata: adesso ho imparato che è sempre così!
lyrapotter: uh-oh, lo sapevo che ti saresti arrabbiata! Spero che sia questo sia i prossimi capitoli ti piacciano: il quinto e il sesto anno saranno più "frivoli", contenta? XD Almeno posticiperai la mia condanna alla ghigliottina!
Alohomora: quella storia del disonore di Andromeda che poteva ricadere anche sulla sorella mi è venuto in mente pensando alle ragazze (Babbane!) dei secoli scorsi: se una scappava di casa con un ragazzo, le altre sorelle perdevano automaticamente credito all'interno della società benestante, e molte proposte di matrimonio sfumavano, quindi ho pensato che potesse essere così anche per i maghi Purosangue. Devo ringraziare Jane Austen se mi sono fatta una cultura di quel periodo! Tranquilla, avrò sicuramente bisogno della tua consulenza quando arriverò alla fine della storia...e quando inizierò a pensare a un seguito! ;-)
vulneraria: in effetti, leggendo alcune fanfiction su Narcissa, mi sono convinta che nemmeno durante la prima guerra magica fosse contenta di avere un marito Mangiamorte. Insomma, attaccata com'è alla sua nuova famiglia, non le deve far piacere restare da sola a casa di notte mentre il maritino se ne va a uccidere la gente. Essendo anche un tipo schizzinoso, le farebbe impressione anche immaginare Lucius come un assassino... Non so se è davvero così, ma ormai ne sono convinta!
malandrina4ever: sì sì, un incontro-scontro ci sarà, anche se non passeranno alle maniere forti! Regulus aprirà gli occhi tra pochissimo, anzi, li sta già aprendo, anche se non possiamo pretendere che sia troppo veloce, povero: gli ci vorrà un po' per digerire il colpo! XD
dirkfelpy89: evvai, l'idea di salvare Alphard ha ottenuto il consenso di tutti! Ci ho pensato e ripensato un sacco di tempo. Meno male che l'estate per Regulus è finita: di sicuro non la ricorderà come la migliore della sua vita!
Mirwen: non dirlo a me! Mi tocca rispondere alle recensioni all'alba per trovare il pc libero! Ti prometto che nei prossimi capitoli sarà tutto più leggero.


Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Incontro combinato ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 41: Tempo

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Incontro combinato

Photobucket

Ottobre 1976

Quando quella mattina Regulus entrò in Sala Grande e si sedette al tavolo di Serpeverde, notò che Rachel era accanto a quello di Corvonero e confabulava insieme ad Emmeline. Dopo alcuni istanti, le ragazze si salutarono con un sorriso complice.
      “Che cosa vi stavate dicendo?” chiese Regulus quando lei tornò a sedersi di fronte.
      “Nulla...” rispose Rachel, con un tono innocente.
Lui continuò a guardarla con sospetto. Conosceva bene quell'espressione, ed era assolutamente certo del fatto che lei avesse in mente qualcosa.
      “Dico davvero” ribadì Rachel, accortasi di lui, che ostentava un’aria scettica.
      “Sarà...”
La ragazza iniziò a mangiare ma Regulus continuò a scrutarla, intenzionato a capire cosa le passava per quella testa dura. Prima che se ne rendesse conto, però, i sospetti iniziarono a sfumare e svanirono misteriosamente dai meandri dei suoi pensieri. Tutt’ad un tratto, si ritrovò nella completa incapacità di staccarle gli occhi di dosso. Non solo non poteva, ma non voleva distogliere lo sguardo. Perché avrebbe dovuto? Non se ne rendeva conto, come se in quei momenti il suo cervello decidesse autonomamente di scollegarsi dal resto del corpo.
      “Reg, sei ancora depresso?”
Regulus tornò con i piedi ben piantati per terra in pochi istanti, sebbene fosse ancora un po’ stordito. Rachel ricambiava il so sguardo e sembrava preoccupata per lui.
      “I-io? No...” bofonchiò lui.
      “Come no. Avevi una faccia”.
      “Non sono depresso” ripeté, anche se in effetti sarebbe stato quasi meglio lasciarglielo credere. Non poteva mica dirle che, da quando era iniziato il loro quinto anno, gli succedeva spesso di fissarla.
      “Certo...” fece lei, ignara, lanciando un'occhiata rapida al tavolo di Grifondoro. “Ti manca, vero?” Quando non ebbe risposta, aggiunse: “Non ti abbattere, dai. Pensa che domani andiamo a Hogsmeade”.
Lui non riuscì a trattenere una smorfia.
      “Veramente non mi va tanto di uscire...”
      “Come sarebbe a dire?”
Il tono allarmato nella voce della ragazza gli parve quanto meno esagerato.
      “Credo che andrò al campo di Quidditch per volare un po’...”
      “Scordatelo. Domani verrai a Hogsmeade con noi. Hai bisogno di stare all’aria aperta”.
      “Certo, perché a Quidditch si gioca al chiuso” commentò lui, sarcastico.
      “Non provare a fare il furbo con me, Black. Tu domani verrai a Hogsmeade; devi svagarti, invece di restare da solo a deprimerti...”
      “Ti ho già detto che non sono depresso...”
      “Non importa” tagliò corto lei.
      “E sentiamo, cosa vorresti fare a Hogsmeade? Barty vuole uscire da solo con Emmeline, e non credo che voglia noi come terzi incomodi”.
      “Qualcosa ci verrà in mente” rispose lei facendo spallucce. “Non preoccuparti, penso a tutto io”.
     È questo che mi preoccupa, pensò Regulus, mentre la ragazza rivolgeva un gesto di vittoria in direzione di Emmeline. Quest'ultima mantenne la sua consueta espressione da santarellina.
     Quella nuova alleanza tutta al femminile non gli piaceva affatto.
 
La mattina seguente, come stabilito, si diressero verso il villaggio di Hogsmeade. Regulus non era affatto convinto della riuscita di quella giornata. A dire la verità, non sapeva nemmeno perché avesse ceduto alle insistenze di Rachel. Forse perché altrimenti lei non gli avrebbe concesso un attimo di pace o, forse, perché si era incantato un’altra volta a guardarla negli occhi, e lei aveva preso il suo silenzio per un sì.
     Irritato con se stesso, per tutto il tragitto dal castello al villaggio, non aveva fatto altro che lanciarle delle furtive occhiate e ripetersi di smetterla di guardarla in continuazione. Ma era più forte di lui. Non ce la faceva proprio.
     Si può sapere che diamine mi succede?
Completamente immerso in questi interrogativi, era ovvio che non avesse molta voglia di parlare agli altri due.
     L’unica che cercava di mantenere una conversazione decente era Rachel; quanto a Severus, da quando Lily Evans non gli rivolgeva la più parola, era diventato, se possibile, ancora più cupo e silenzioso. A metà mattinata, tuttavia, la ragazza stava cominciando a dare segni di resa.
      “State facendo deprimere pure me” disse, sconsolata.
Regulus la guardò: in fondo stava cercando di aiutarlo, e lui non poteva ricompensarla in quel modo.
      “Andiamo da Mielandia” propose, sforzandosi di sembrare naturale: in realtà fingersi sereno gli costava molta fatica.
Rachel tuttavia apprezzò il suo sforzo e gli rivolse un gran sorriso, che gli provocò una strana sensazione di vuoto all'altezza dello stomaco.
     Nel complesso, la gita non fu un gran che, ma Rachel parve rianimarsi alla fine quando, alle sei del pomeriggio, Severus aprì bocca per la prima volta in quella giornata e disse:
      “Credo che sia l’ora di tornare al castello”.
Regulus stava per seguirlo senza esitazioni, quando Rachel lo fermò, trattenendolo per il braccio e provocandogli un altro brivido che lo percorse tutto.
      “Aspetta! Io... avrei voglia di fare un salto alla Testa di Porco...” disse, esitando.
      “La Testa di Porco?” ripeté Regulus, perplesso. “E perché?”
      “Bè, non ci siamo mai stati. Ti va di accompagnarmi?”
      “Voi due fate come vi pare. Io me ne torno al castello” tagliò corto Severus, voltando loro le spalle ed incamminandosi senza aspettare nessuno.
Regulus esitò.
     Non capiva come mai a Rachel fosse venuta quella malsana idea proprio a fine gita, ma del resto conosceva la fama del pub e non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare da sola, considerata la gentaglia che frequentava quel posto.
      “E va bene” sospirò. “Però che sia una cosa veloce”.
Rachel sembrò trattenere a stento un'esclamazione di trionfo.
     Devo essere impazzito, se mi sono lasciato convincere così facilmente, pensava lui mentre si dirigevano verso la periferia di Hogsmeade.
Quando entrarono alla Testa di Porco, la prima cosa che notarono fu un spesso strato di polvere incrostata al pavimento lurido. Il bancone e i tavoli erano altrettanto sporchi. Regulus storse il naso quando vide una capra passeggiare liberamente per il locale.
      “Sei sicura di voler...” esordì.
      “Ma certo” lo interruppe lei, trascinandolo al tavolo più vicino.
A parte due maghi completamente avvolti da turbanti e mantelli, che si guardavano intorno con aria circospetta, e il proprietario, un anziano dall’aria burbera, non c’era nessun altro.
      “Io non prendo niente” disse Regulus, guardando con disgusto i bicchieri incrostati e disposti in fila sul bancone. “Se vuoi una Burrobirra, ti consiglio di berla direttamente dalla bottiglia... Ma mi stai ascoltando?”
Rachel distolse in fretta lo sguardo dall’orologio da polso.
      “Sì, hai ragione, credo che farò così...” rispose in tono vago.
Sembrava nervosa.
      “Stiamo aspettando qualcuno?” chiese Regulus, dopo che la vide guardare l’ora per la terza volta.
      “No. Chi dovremmo aspettare, scusa?”
      “Non ne ho idea” disse lui, cominciando seriamente a preoccuparsi per la sua salute mentale.
Perché era voluta andare per forza a quel pub sporco e lurido senza un motivo apparente?
 
La risposta a quella domanda in quel momento stava percorrendo High Street in compagnia di Emmeline Vance.
      “Sarà, ma ancora non ho capito chi è questa ragazza che vuoi presentarmi, né perché proprio alla Testa di Porco” disse Sirius, leggermente perplesso.
      “Non preoccuparti, Black. Te l'ho detto, è timida e non vuole che si sappia in giro” rispose Emmeline.
      “D'accordo... Tanto siamo quasi arrivati, così saprò di chi si tratta. A parte gli scherzi, non credi che se Crouch ti vedesse in mia compagnia, se la prenderebbe?”
      “Barty sa più di quanto si pensi” rispose lei. “Eccoci arrivati”.
Prima di aprire la porta del pub, Emmeline sospirò per l'agitazione: sapeva che non sarebbe stata una bella scena. Per fortuna, Rachel le aveva assicurato che si sarebbe assunta tutta la responsabilità, quando la aveva convinta ad attirare Sirius Black nella trappola che aveva predisposto.
 
La porta si aprì con uno scampanellio e Rachel si voltò di fretta.
      “Finalmente!” esclamò.
      “Scusa il ritardo, c’è stato qualche imprevisto”.
Dopo questo breve scambio di battute, nel locale calò un silenzio di tomba.
     Regulus sentì il sangue affluirgli al cervello ad una velocità supersonica.
      “Che cosa ci fa lui qui?” sbottò, alzandosi in piedi mentre Sirius, altrettanto furioso, pronunciava le stesse parole nel medesimo istante.
      “Che cosa significa?” esclamarono entrambi, di nuovo all'unisono, rivolti alle due ragazze.
Emmeline aveva preso la precauzione di piantarsi di fronte alla porta, per impedire loro di uscire.
      “Calmi, è stata una mia idea” esordì Rachel, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo truce di Regulus. “Ho pensato che, prima di mandarvi definitivamente al diavolo a vicenda, sarebbe una buona idea chiarirvi come tutte le persone civili”.
      “Io non ho niente da dire!” replicarono aspri Regulus e Sirius.
Lei sospirò.
      “Se avete finito di parlare in contemporanea...”
Emmeline spinse Sirius fino al tavolo e lo costrinse a sedere al posto che Rachel aveva lasciato libero.
     Intenzionato a non guardare Sirius, Regulus continuò a fissare Rachel nella speranza che capisse quanto fosse arrabbiato. Aveva in mente quello scherzo fin dall'inizio! Ecco perché aveva insistito tanto per uscire a Hogsmeade. Che cosa credeva di fare?
      “Io me ne vado” disse, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
Rachel lo trattenne per un polso, lo trascinò in disparte e riprese a parlare sottovoce.
      “Senti, è un mese che ti vedo stare male a causa sua, e non dire che non è vero. Perché non provi a parlargli un po’?”
      “E secondo te che cosa dovrei dirgli?” chiese lui, sempre irritato.
      “La verità, per esempio. Lo sappiamo tutti e due che quando gli hai detto di odiarlo non parlavi sul serio. Vuoi che se ne convinca davvero? A cosa ti serve fingere di disinteressarti a lui?”
Regulus esitò.
      “Non servirà a niente...”
      “Probabilmente è così, ma almeno ci avrai provato. Per la barba di Merlino, siete fratelli!” sbottò lei, perdendo la pazienza. “È assurdo che non vi rivolgiate più la parola!”
      “Tu non capisci” disse lui, ma dentro di sé non poté fare a meno di pensare che, in fondo, lei non avesse tutti i torti.
Nelle settimane precedenti aveva desiderato parlare con Sirius, ma erano rimaste delle semplici fantasticherie dato che, a Hogwarts, rischiava di compromettersi ancora di più se gli altri lo avessero visto in compagnia di un rinnegato. Ma lì, alla Testa di Porco, non c'era nessuno a spiare...
Sebbene continuasse a chiedersi di cosa avrebbero mai potuto parlare, Regulus si decise a dare retta a Rachel e tornò a sedersi al tavolo.
      “Noi andiamo” disse Rachel, guardando i due, non senza inquietudine. “Mi auguro che riuscirete a parlare civilmente senza darvele di santa ragione”.
Infine, lei ed Emmeline uscirono dal locale.
      “Ehi, Aberforth, una Burrobirra per me” disse Sirius, rivolto al proprietario. Poi lanciò un'occhiata esitante verso Regulus e, con un tono chiaramente controllato, aggiunse: “Tu vuoi qualcosa?”
      “No, grazie” rispose Regulus, glaciale.
Quando Aberforth portò la Burrobirra, Sirius sfoderò un sorriso indisponente.
      “Ab, mi sembra che la tua capra gradisca la cena!” scherzò, indicando la capra che stava finendo gli avanzi di un avventore direttamente dal piatto.
      “Vacci piano con la confidenza, ragazzo” lo rimbrottò quello. “Non mi risulta che abbiamo mai mangiato la zuppa insieme”.
L’uomo gli voltò le spalle e si allontanò, bofonchiando qualcosa contro la “gioventù impertinente”.
     Regulus stentava a staccare gli occhi dal tavolo.
     Rimasero entrambi in perfetto silenzio, almeno fino a che Sirius non ebbe mandato giù l'ultimo sorso di Burrobirra. Non appena incrociarono gli sguardi, tuttavia, si affrettarono a distoglierli.
     Regulus sentiva un peso enorme opprimergli lo stomaco e sfogava i nervi lisciandosi le pieghe delle maniche.
      “Come... va?” esordì infine Sirius, anche lui piuttosto a disagio.
      “Bene. Tu?”
      “Bene”.
Altro silenzio. Regulus non aveva la più pallida idea di come fare un discorso decente senza litigare. Probabilmente Sirius sembrava della stessa idea perché rinunciò all'intento di intavolare una conversazione moderata.
      “Allora? Se la tua amica mi ha preparato quest’imboscata significa che hai qualcosa da dirmi”.
      “Veramente dovresti essere tu a parlare. Quanto meno mi dovresti delle scuse” rispose Regulus, sfoderando subito il suo orgoglio.
      “Scuse?” ripeté Sirius con un’espressione che doveva sembrare divertita, ma che non lo era affatto. “E tu hai chiesto scusa ad Alphard? Avete diseredato pure lui, complimenti”.
Regulus arrossì, un po’ per rabbia e un po’ per vergogna.
      “Non è colpa mia se ha deciso di appoggiarti”.
“Sei davvero un ingrato. Dopo tutto quello che ha fatto per te, tu non hai alzato un dito per aiutarlo. Non capisco come possa ancora difenderti”.
      “Non ho intenzione di ascoltare prediche da uno che è scappato di casa per fare i suoi comodi” reagì Regulus furente.
Sentendosi osservati, entrambi si voltarono verso Aberforth il quale, colto in flagrante, si affrettò a concentrarsi sui bicchieri da pulire.
      “Me ne sono andato” rispose Sirius, abbassando la voce, “perché altrimenti sarei impazzito. In fondo per la famiglia non è stata una gran perdita. Non c’era più niente che mi tratteneva”.
L’ultima frase fu un colpo al cuore per Regulus. Indeciso se lanciargli qualche maledizione o se piantarlo semplicemente in asso, optò per la seconda risoluzione. Fece per alzarsi e andarsene, ma Sirius lo bloccò e, con uno strattone, lo costrinse a sedersi di nuovo.
      “Lasciami” gli intimò Regulus. “Hai detto che niente e nessuno ti tratteneva a casa, e non vedo perché adesso tu debba trattenere me”.
      “Mi vuoi ascoltare?” chiese Sirius.
      “No, adesso mi ascolti tu. Sul fatto che i nostri genitori ti hanno cominciato a detestare quando sei diventato un Grifondoro non posso darti torto” ammise. “Ma non puoi dire che anche io ho fatto lo stesso, perché sai che non è vero. Ti ero comodo finché ero l’unico a considerarti. Quando però ti sei fatto degli amici, non ti sono servito più. E infatti non ti sei posto troppi problemi quando hai deciso di andartene”.
      “Quello che dici non è vero” rispose Sirius, a voce ancora più bassa. “Mi sono sempre interessato a te, almeno finché ho potuto. Infatti ultimamente non ho fatto altro che sconsigliarti di frequentare certa gente, e sai a cosa mi riferisco”.
      “Ti ho già ascoltato abbastanza su questo argomento e non voglio discuterne ancora. Comunque, questo finto interessamento è uscito fuori solo perché avevi già deciso di scappare di casa e hai voluto litigare apposta per avere un pretesto”.
Sirius adesso era veramente arrabbiato.
      “Non hai capito un accidente, come al solito! Se non fosse stato per te, me ne sarei andato due anni fa. Cosa credi che mi abbia indotto ad aspettare così tanto?”
      “Se non lo sai tu...”
Sirius esitò: a quanto sembrava, non era una cosa che aveva avuto intenzione di ammettere, all'inizio. Fece un respiro profondo e distolse lo sguardo mentre iniziava a parlare.
      “Eri mio fratello, no? Non volevo abbandonarti, checché ne pensi tu. Se ho resistito fino all'estate scorsa l’ho fatto per te soltanto”.
      “Questo non mi risulta” replicò freddamente l'altro. “Non mi sembra che ti sia degnato di pensare a come avrei reagito se te ne fossi andato”.
      “Prima ci pensavo eccome, anche troppo. Mi illudevo che tu potessi essere diverso. Credi che non mi dispiaccia anche adesso? Mi dispiace soprattutto perché ti stai facendo fare il lavaggio del cervello dai tuoi genitori, e nemmeno te ne accorgi. Ho provato a farti ragionare, ma sei più duro del granito. Stai diventando come loro”.
      “Quando capirai di avere torto?”
      “Io ho ragione, Regulus”.
Il fratello minore scosse la testa, esasperato. Quella conversazione non stava andando esattamente come avrebbe voluto. Rachel era stata gentile a dargli quella possibilità, ma lui non se la sentiva di cedere ai sentimentalismi dicendo a Sirius anche un semplice: “Mi manchi”.
      “E tu” continuò Sirius, “hai davvero intenzione di diventare un Mangiamorte?”
Regulus non gli rispose. In ogni caso, non erano affari suoi.
      “Stai imboccando una strada senza uscita, e non sai quanto mi dispiaccia” lo avvertì l’altro. “A nessuno piace vedere il proprio fratello rovinarsi con le sue stesse mani”.
      “Ma noi non siamo più fratelli, grazie a te” ribatté Regulus, gelido.
Credette di scorgere un'espressione di rimpianto sul volto di Sirius, ma probabilmente si era sbagliato.
     Non gli è mai importato niente di me, né prima né tanto meno adesso.
      “Se la metti così, mi pare che non ci sia altro da dire” disse Sirius. Poi guardò l’orologio e aggiunse: “Ora, se permetti, devo tornare al castello: ho da fare”.
Regulus lo seguì con lo sguardo dal bancone, dove pagò il conto, fino a che non uscì dal locale; poi tornò a fissare il tavolo.
     Era vero, non avevano proprio più nulla da dirsi, pensò con amarezza. Era passato tanto tempo da quando erano piccoli. Adesso era tutto cambiato.
     Mentre indugiava su quei tristi pensieri, udì a chiare lettere Aberforth che, mentre asciugava il bancone, parlottava tra sé.
      “Fratelli maggiori... Tutti uguali: deve essere una malattia. Si credono esenti da ogni responsabilità... Pare che il mondo giri intorno a loro...”
Qualcosa suggeriva a Regulus che il vecchio avesse teso un po’ troppo le orecchie durante la sua discussione con Sirius. Aberforth alzò lo sguardo e incrociò il suo. Imbarazzato, si affrettò a far cadere lo strofinaccio, procurandosi una scusa per sparire dietro il bancone. Regulus lo ignorò: non gli importava poi molto. Ma improvvisamente, si ritrovò Aberforth accanto.
      “Questa è per te, ragazzo” disse l'uomo, porgendogli un bicchiere stranamente pulito e pieno di Acquaviola.
      “Non ho ordinato nulla” rispose Regulus.
      “Offre la casa” bofonchiò quello. “Bevila, ti farà bene all’umore”.
Regulus obbedì. Dopo un sorso, notò che il proprietario era ancora lì: sembrava avere qualcosa da dire ma che non ne trovasse il coraggio.
      “Col tempo le cose si aggiustano” disse alla fine, “anche se mai del tutto”.
Si interruppe, esitando imbarazzato, poi tornò a lavorare.
Regulus non disse nulla; non provò nemmeno a chiedergli spiegazioni.
     Finì la sua Acquaviola in silenzio, sperando solo che quello che Aberforth aveva detto fosse vero.

Continua...

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Premetto che la conversazione tra Sirius e Regulus l'avrò riscritta una decina di volte, perciò ci terrei a sapere come vi è sembrata. Forse è stata una replica del loro ultimo litigio, ma ci tenevo a far parlare anche Sirius e a fargli esprimere le sue ragioni a mente fredda.

Ho inserito l'intervento di Aberforth perchè ho pensato che lui e Albus da giovani litigassero un po' come Sirius e Regulus e, insomma, la somiglianza era troppo forte per farlo restare indifferente. Spero di averlo reso comunque burbero come è nel canon: Aberforth è un personaggio che mi piace molto e mi dispiacerebbe farlo apparire smielato. XD

La seconda parte del capitolo va a sabato 16 gennaio. Sarà molto emozionante, ve lo assicuro!

vulneraria: prima che Regulus cambi ci vorrà un bel po'. È molto cocciuto, e infatti Rachel gli ha dovuto organizzare un'imboscata, anche se ha rischiato grosso... Riguardo a Emmeline, in questa storia ha poco spazio ma spero che basti per dare una vaga idea di come me la immagino.
Alohomora: sì, tranquilla, la luce è molto vicina, anche se nel frattempo ne succederanno di cose! Spero che il diabolico piano di Rachel ti sia piaciuto! Se stava ad aspettare che uno dei due si desse una svegliata, faceva in tempo a diventare vecchia. Purtroppo non è andata esattamente come voleva lei, ma almeno Regulus ha capito che non è vero che Sirius se ne frega di lui.
Hele91: meno male, le cose eccessivamente smielate mi fanno venire il diabete, anche se a volte, lo ammetto, mi è capitato di esagerare in questo senso! XD Se mi capitasse di nuovo, dammi pure una randellata sulla testa, così torno in me!
Mirwen: era ora che se ne accorgesse! Per fortuna sta cominciando a capire che Rachel non gli è più del tutto indifferente, anzi...
dirkfelpy89: diciamo che Barty si trova nella fase "voglio-trasgredire-a-tutti-i-costi-ma-non-so-ancora-come". Le proverà tutte, ma alla fine l'unica cosa che lo soddisferà sarà la più sbagliata... Mi sembra la spiegazione più attendibile per giustificare il suo cambiamento.
Mizar: ti assicuro che sei solo all'inizio di quello che Rachel combinerà in questi due capitoli consecutivi. Nel prossimo i nostri eroi se la vedranno molto brutta! Riguardo Emmeline, non riuscirò a darle molto spazio, ma se mi dici che ti piace il personaggio vuol dire che quelo poco che compare è bastato!
_Mary: Barty senior la pagherà alla fine, e la cosa mi fa rabbia perchè avrebbe potuto fare qualcosa e invece non l'ha fatto. Regulus ce la sta facendo, ancora un piccolo sforzo e accetterà il fatto di essersi preso una cotta colossale!
Bella_Cissy_BlackSisters: ciao, tranquille, recensire non è mica un obbligo, però mi ha fatto piacere sapere che mi state seguendo!
lyrapotter: mi sento meglio, se non ce l'hai con me! Puoi stare tranquilla, perchè per i prossimi 5 capitoli la storia sarà molto più leggera e si dedicherà più alla vita da adolescenti piuttosto che di un brutto ceffo dalla testa calva... Nemmeno io adoro Barty, però odio suo padre e quindi non posso fare a meno di giustificarlo, almeno fino a che non tortura i Paciock...dopo di che, la mia comprensione si esaurisce di colpo. è_é
MEISSA_S: no, nemmeno io penso che Narcissa sia senza cuore, anzi. Grazie per quello che mi hai detto: se c'è una cosa che mi dispiace è vedere i Serpeverde ridotti a bambocci superficiali. Anche se la Rowling non ha dimostrato di amarli alla follia, non credo che sia questa l'impressione che ha voluto lasciarci.

Infine, grazie a Gobra1095 per la recensione a Slytherin love!

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Luna piena ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 07: Cane

Rating: Giallo


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Luna piena

Photobucket



Regulus aveva appena finito di bere, quando la porta della Testa di Porco si aprì di nuovo. Quella volta, ad entrare furono Rachel e Barty. Lei aveva la tipica espressione di chi si sente in colpa e si aspetta un lunga predica, mentre lui, nel dubbio, guardava Regulus di sotto in su, come per capire se fosse arrabbiato o no.
     I due si sedettero al suo tavolo, in perfetto silenzio, imbarazzati.
      “Emmeline?” chiese Regulus, senza sapere cos’altro dire.
      “Lei è tornata al castello” rispose Barty.
Regulus lo guardò, irritato.
      “Tu lo sapevi... e non mi hai detto niente”.
      “Bè, tu non me l’hai chiesto!” si giustificò quello.
      “Regulus, te l’ho detto, è stata una mia idea” intervenne Rachel. “Io lo so che non avrei dovuto impicciarmi. Ho esagerato e ti chiedo scusa. Però credevo che fosse una buona idea...”
Regulus non le rispose, giocherellando con il bicchiere vuoto. Non era arrabbiato, ma voleva prendersi la soddisfazione di farla restare un po’ sulle spine.
     Rachel ammutolì, mordendosi il labbro. Sembrava proprio dispiaciuta.
      “L’ho fatto per te...” disse.
Regulus fermò di scatto il bicchiere che roteava e la guardò.
      “Lo so” rispose. “E non ce l’ho con te”.
Lei sorrise, chiaramente sollevata.
      “Però” la avvertì lui, “non provarci mai più”.
Rachel annuì.
      “Non è andata bene, vero?” gli chiese Barty, molto più deciso, adesso che Regulus aveva detto di non essersela presa.
      “No, però è stata sicuramente meno peggio della litigata che abbiamo fatto quest’estate”.
      “Mi dispiace” disse Rachel, posando una mano sulla sua.
Regulus avvampò in una frazione di secondo. Era sempre la stessa storia. Le prime volte si era limitato a sentirsi assalire da un calore indefinito ma, giorno dopo giorno, non faceva che peggiorare. In quel momento, per esempio, non capiva più niente: si era addirittura dimenticato dove si trovasse.
     A fare tornare entrambi con i piedi per terra ci pensò Barty che, rivolgendosi ad Aberforth, chiese con un tono circospetto:
      “Non è che potrei avere un bicchiere di Whisky Incendiario?”
      “Sei maggiorenne?” chiese quello, scrutandolo.
      “Sì, certo”.
      “Barty!” esclamò Rachel, quando Aberforth, in realtà poco interessato alla questione della maggiore età, lo ebbe servito e fu tornato alle sue occupazioni. “A parte il fatto che sei un Prefetto, e dovresti sapere che i minorenni...”
      “Oh, e piantala!” esclamò lui, infastidito. “Poi ha parlato lei, che ci ha fatto superare l’orario limite per il rientro!”
Regulus guardò l'ora e si sentì assalire dal panico.
      “Sono le otto di sera?!” esclamò.
      “Bè, sì...” disse Rachel, a disagio.
      “Dovevamo essere al castello per le sei!”
      “Lo so, ma adesso è inutile preoccuparsi. Tanto ho sentito parlare di un passaggio che da Mielandia ci porterà direttamente dentro il castello. Però a questo punto è meglio aspettare un orario in cui anche i professori saranno a dormire. Non vorrei spuntare proprio davanti alla McGranitt”.
Regulus si mise le mani tra i capelli ma non replicò. Peggio di così non sarebbe potuta andare, secondo lui. In realtà si sbagliava di grosso, ma se ne sarebbe reso conto solo più tardi. Per il momento, era più impegnato ad assistere alla discussione tra Rachel e Barty.
      “Guarda che fare il trasgressivo a tutti costi non è segno di maturità, né ti fa sembrare più importante” gli stava dicendo lei.
Barty la ignorò. Aveva il naso accostato al bicchiere di Whisky Incendiario e lo stava annusando con perplessità.
      “Barty, è molto forte...”
      “Lo reggo benissimo” replicò lui, testardo, e così dicendo, mandò giù il primo sorso.
Il viso gli divenne prima paonazzo, poi viola e, infine, Barty fu scosso da un potente attacco di tosse.
     Rachel e Regulus scoppiarono a ridere.
      “La prima volta è normale!” protestò lui, offeso. “Poi ci si fa l’abitudine”.
      “Non vorrai provarci di nuovo?” chiese Regulus, preoccupato: Barty non aveva mai avuto il senso della misura e sarebbe stato capace di scolarsi una bottiglia intera, se avesse voluto.
      “E perché no? Qui non c’è mio padre a controllarmi” replicò lui, avvicinandosi il bicchiere alle labbra.
Gli altri due si scambiarono uno sguardo eloquente mentre Barty riprendeva a bere. Tuttavia, quando rischiò per la seconda volta di sputare tutto, si convinse a rinunciare.
      “In fondo non è un gran che” si consolò, allontanando il bicchiere.
      “Meglio così” commentò Regulus. Poi si rivolse a Rachel, esitando. “Visto che dobbiamo rimanere qui per un po’, credi che sia il caso di mangiare qualcosa?”
Nemmeno lei era molto allettata dalla prospettiva.
      “Non so... è tutto così poco igienico, qua dentro. Ma del resto non possiamo andare ai Tre Manici di Scopa. Madama Rosmerta manderebbe subito un gufo a Silente”.
      “Io ho comprato delle cose da Mielandia, questo pomeriggio” intervenne Barty, tirando fuori un sacchetto ricolmo di dolci.
      “Sei un genio!” esclamò Rachel, entusiasta.
Così trascorsero le ore successive a divorare dolci in quantità industriale. Nel frattempo, il pub si era riempito di personaggi sempre più loschi.
     L’attenzione di Regulus fu presto tutta rivolta ad un tavolo all'angolo più nascosto, occupato da quattro maghi. Uno di essi era basso e lurido, con il viso completamente nascosto da una sciarpa; stava vendendo qualcosa di chiaramente illegale agli altri tre, che erano tutti mezzi ubriachi. Tra di questi, il più giovane si stava mangiando Rachel con gli occhi.
     Quest’ultima fingeva di non essersene accorta; al contrario, Regulus, aveva la tentazione di farlo a pezzi. L’uomo svuotò in un sorso solo il proprio bicchiere di Whisky e si alzò. Regulus strinse la mano intorno alla bacchetta, intenzionato a farlo fuori se solo si fosse azzardato ad avvicinarsi.
     Per fortuna non ce ne fu bisogno perché, nel momento in cui quello si era alzato, il mago dal viso coperto lo richiamò e, nel muoversi, la sciarpa gli cadde, permettendo al proprietario di riconoscerlo.
      “Mundungus Fletcher!” tuonò Aberforth. “Ancora qui?! Ti ho bandito da questo pub la settimana scorsa! Fuori!”
L’uomo lurido schizzò via e uscì dal locale prima che quello finisse di urlare.
      “Uscite anche voi, immediatamente!” gridò Aberforth, spingendo i tre clienti di Fletcher verso la porta.
Regulus trasse un respiro di sollievo, ma si mantenne allertato e rivolse un’occhiata a Rachel. Decisamente, pensò, la Testa di Porco diventava tropo pericolosa a quell’ora, soprattutto per lei.
Il tizio di prima lo aveva dimostrato a sufficienza: a suo parere, Rachel era troppo bella per passare inosservata.
     Quello che provava ogni volta in cui i loro sguardi si incontravano lo spaventava, ma puntualmente si ritrovava a desiderare che accadesse di nuovo, e ancora: era un sensazione che lo faceva fremere dalla testa ai piedi, però gli piaceva.
      “È mezzanotte passata” disse Barty ad un certo punto, rompendo l'incanto. “Forse è meglio avviarci. E speriamo che Gazza non soffra d’insonnia oggi”.
I tre si alzarono e uscirono dal locale.
     La luna piena brillava più del solito nel cielo blu inchiostro, illuminando la strada in cui si trovavano. Il villaggio era deserto, o quasi. Quando Rachel fece per dirigersi verso Mielandia, Regulus la trattenne.
      “Che c’è?” chiese lei.
Regulus indicò la via diretta per il negozio di dolci, occupata dai tre ubriachi che erano stati cacciati prima dal pub.
      “Passiamo da un’altra parte” disse lui con un tono che non ammetteva repliche.
      “Ma così ci toccherà tornare indietro e fare il giro di tutto il villaggio” provò a protestare lei.
In quel momento, il più giovane dei tre, attirato dalla sua voce, alzò la testa e la riconobbe.
      “Regulus ha ragione, andiamo” convenne Barty, mentre quello avvertiva i suoi compari e cominciava a salutare e chiamare la ragazza.
      “Ehi tesoro, perché non vieni con noi?” biascicò il primo.
      “Prova a fare un passo in più e sarà l’ultima cosa che avrai fatto in vita tua” replicò lei.
      “Non provocarli!” la rimproverò Regulus, sconcertato.
Mentre con la mano destra teneva la bacchetta pronta, passò il braccio sinistro intorno alla vita di Rachel e la sospinse nella direzione opposta.
     Nessuno dei due sapeva se il battito sincronizzato dei loro cuori fosse dovuto più alla paura che a quel contatto: in ogni caso, non era il momento per pensarci.
     Per fortuna nessuno dei tre ubriachi era in grado di camminare secondo una traiettoria rettilinea, perciò rimasero indietro. Regulus, Rachel e Barty si affrettarono verso la periferia, almeno fino a che le voci impastate dei teppisti non si udirono più.
      “Li abbiamo seminati?”
      “Credo di sì. Dove siamo?”
      “Vicino alla Stamberga Strillante” rispose Rachel. “Dobbiamo girare l'angolo e tornare indietro mantenendoci al lato di questo campo, così dovremmo arrivare sul retro di Mielandia. Oggi ho combinato un bel casino...” aggiunse.
Regulus stava per aprire bocca e confermare, quando improvvisamente tutti e tre trasalirono: una figura grande e aguzza passò loro accanto e si allontanò galoppando, le corna ramificate che proiettavano la propria ombra sulla strada illuminata dalla luce della luna piena.
      “O quel Whisky Incendiario mi ha davvero fatto male” commentò Barty, sconvolto, “o un cervo ci ha appena tagliato la strada. Secondo voi è normale trovare un cervo nel bel mezzo di Hogsmeade?”
Ma nessuno gli rispose. Rachel, al contrario, emise un gemito soffocato.
      “Quello cos’è?” chiese, indicando qualcosa nelle vicinanze della Stamberga.
Sopra l'altura, una seconda figura animalesca si stagliava scura e imponente contro la luce lunare. Era enorme e dalla sagoma affusolata, che però non ricordava quella di nessun animale comune...
      “Ditemi che non è quello che penso...” li implorò Barty.
Regulus aveva la mente annebbiata e sperava con tutto il cuore che non si trattasse di ciò che sospettava. Ma, quando la creatura emise un lungo ululato, ogni dubbio sparì.
     Era un Lupo Mannaro.
     In quel momento, se fosse stata loro offerta, i tre ragazzi avrebbero accolto anche la possibilità di morire all’istante per la paura: qualunque cosa, pur di non sopportare il terrore che li aveva invasi.
      “Non fate scatti improvvisi. Camminiamo lentamente” disse Rachel, che si era mantenuta più lucida degli altri due. “M-magari non ci vede... Ma non fate rumore”.
      “Quale rumore? Io sono paralizzato” gemette Barty.
I tre cominciarono a muoversi a piccoli passi, tenendo d’occhio il licantropo e cercando di mantenere il controllo di loro stessi.
     Regulus aveva la sensazione che il suo stomaco si fosse riempito di piombo. Ogni istante che trascorreva avrebbe voluto spiccare una corsa all'impazzata, il più possibile lontano da quel mostro. Aveva il fiato corto e la fronte imperlata di sudore ghiacciato...
     Qualcuno, non si capì chi dei tre, mise il piede su un ramo secco, che si spezzò, con un CRAC che risuonò come un colpo di fucile.
     Con loro grande orrore, il Lupo Mannaro li sentì. Voltò il muso e le fauci nella loro direzione e lanciò un altro ululato.
      “Scappiamo!”
Senza guardarsi indietro, i tre ragazzi cominciarono a correre a perdifiato.
     Il Lupo Mannaro scese dall’altura ad una velocità allarmante, travolgendo anche il cervo che cercava di impedirgli di passare, e li inseguì.
     Loro correvano, correvano e correvano, ma Mielandia sembrava lontanissima, e forse lo era davvero perché Rachel li costrinse a inoltrarsi nei campi, per non attirare la creatura in luoghi abitati. Mossa non molto saggia, egoisticamente parlando.
     Avevano la sensazione di essere troppo lenti, e che alle loro caviglie fossero legati dei pesi che impedivano loro di muoversi più velocemente.
     Regulus azzardò un’occhiata indietro e trasalì: il Lupo Mannaro li aveva quasi raggiunti. La consapevolezza che non ce l'avrebbero mai fatta indusse Rachel a reagire, scagliando un incantesimo contro il loro inseguitore. Gli altri due la imitarono, ma qualunque fattura gli rimbalzava contro oppure veniva schivata.
     Ormai li aveva raggiunti.
     Il Lupo Mannaro si lanciò contro di loro, pronto per azzannarli; i tre si prepararono a morire...
     Regulus aveva già l'impressione di sentire le zanne affilate che lo dilaniavano...
     Ma non accadde nulla di tutto ciò.
     Chiedendosi perché ci mettesse così tanto a dare loro il colpo di grazia, aprì gli occhi e vide un altro animale che gli dava le spalle e ringhiava contro il Lupo Mannaro. A prima vista gli era sembrato un lupo comune, ma poi si rese conto che era un grosso cane nero.
     Il licantropo provò ad aggirarlo per attaccare i tre ragazzi ma il cane gli bloccò la strada e gli abbaiò contro. Sembrava che volesse costringerlo a tornare indietro, ma quello non era intenzionato a dargli retta. Le due creature si fronteggiarono per alcuni istanti, poi si attaccarono a vicenda.
     Fu uno spettacolo spaventoso.
     Il cane si difendeva benissimo ma sembrava non avere intenzione di far troppo male al lupo, mentre quest’ultimo mirava alla gola dell'avversario.
     Regulus, Barty e Rachel non riuscivano a muovere un muscolo. Non potevano fare altro che assistere alla lotta, impotenti.
     Ci fu un momento in cui il Lupo Mannaro chiuse le fauci a pochi millimetri dal collo del cane il quale, alla fine, reagì e gli diede una zampata sul ventre, aprendogli una ferita. La creatura notturna ululò dal dolore, poi si voltò e tornò indietro di corsa.
     Un attimo prima che sparisse, a Regulus parve di vedere il grosso cervo di prima tenerlo a bada con le corna, ma non voleva guardare il lupo un secondo di più, e abbassò gli occhi sul cane.
     Rachel, seppur tremante dalla testa ai piedi, gli stava accarezzando la testa con gratitudine. Al contrario, Barty sembrava aver perso non dieci, ma cento anni di vita. Quanto a lui, era già un miracolo se riusciva a reggersi ancora in piedi perché aveva le gambe molli e le ginocchia tremanti per lo spavento.
     Il cane intanto sembrava apprezzare le carezze della ragazza e le si avvicinò ancora di più con aria immensamente soddisfatta. Regulus si sentì davvero stupido a pensare una cosa del genere, ma quella scena gli diede ugualmente molto fastidio.
     È solo un cane, si disse, mentre quello si crogiolava negli abbracci di lei.
Ma qualcosa di strano doveva esserci. Quel cane non era normale: il suo sguardo malizioso sembrava quasi... umano.
      “Va bene, ora basta” intervenne Regulus, allontanando Rachel dal cane. “Ti sta facendo il bagno”.
L’animale non aveva gradito e, infatti, cominciò a ringhiare minacciosamente nei confronti di Regulus, cosa che riuscì a far sorridere anche Barty.
      “Non gli sei molto simpatico” commentò. “Anzi, da come ti guarda si direbbe che ti odia”.
      “Dai, Reg” disse Rachel. “Ci ha salvato la vita”.
      “Lo so... ma adesso è meglio se torniamo al castello” tagliò corto Regulus.
Il cane continuava a guardarlo male perciò non si azzardò a ringraziarlo in alcun modo.
      “Mi dispiace lasciarti qui, ma dobbiamo tornare. Ciao bello, grazie ancora” lo salutò Rachel.
I tre si incamminarono verso Mielandia ma...
      “Ci segue!”
      “Forse vuole accompagnarci. Ti vuoi assicurare che arriviamo sani e salvi, vero?” fece lei, accarezzandolo ancora.
Quello abbaiò scodinzolando.
      “Ti ha... risposto?” disse Regulus, incredulo. No, sto diventando paranoico.
Ma lo sguardo di trionfo che il cane gli rivolse durante il tragitto che fece al fianco della ragazza era davvero inquietante.
     Che impertinente!
Regulus cercò di non pensarci: l'incontro con il Lupo Mannaro doveva averlo stordito parecchio. Non poteva mettersi a discutere con un cane!
     Una volta arrivati sul retro del negozio, lo strano gruppetto riuscì ad entrare senza svegliare i proprietari. Come se avesse capito cosa volessero fare, il cane li condusse giù nella cantina e scoprì una botola sul pavimento.
      “È il passaggio che ci porterà a Hogwarts! Meno male che c’era lui, altrimenti ci avremmo messo ore per trovarlo” disse Barty.
Rachel la aprì e si affacciò.
      “Non sembra tanto profondo. Possiamo andare”.
Salutò affettuosamente il segugio e si calò per prima nella botola, seguita subito da Barty. Regulus era già inginocchiato per fare altrettanto, ma fu trattenuto dal colpetto che il cane gli aveva dato con il muso. Si voltò a guardarlo e si stupì.
     Lo sguardo furbo e soddisfatto era sparito; ora c’era solo tristezza negli occhi grigi del cane, che guardava verso di lui come un cucciolo bastonato. Regulus non sapeva cosa pensare. Perché lo stava guardando in quel modo? Quell'espressione sofferente gli stringeva il cuore. Il cane guaì di nuovo e posò il muso sul suo ginocchio con aria malinconica. Regulus pensò che desiderasse essere ringraziato anche da lui.
      “Grazie” disse, accarezzandogli finalmente la testa. Sul momento, il cane lo lasciò fare: sembrava contento.
All'improvviso, la sua espressione tornò furbesca e stranamente familiare. Prima che Regulus potesse impedirglielo, il segugio gli leccò tutta la faccia.
      “Che schifo!” si lamentò il ragazzo, inorridito, mentre il cane faceva un girotondo su se stesso, divertito, e poi spiccava una corsa fuori dal negozio.
Regulus udì il suo abbaiare festante fuori per la strada, ma infine anche quel latrato fu inghiottito dal silenzio della notte.



01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Questo capitolo è stato tra i primi in assoluto che ho scritto. L'ho ideato quest'estate e gli sono particolarmente affezionata. Erano mesi che non vedevo l'ora di pubblicarlo!
Già immagino che qualcuna stia morendo di preoccupazione, quindi vi voglio rassicurare: Felpato non si è fatto niente, Ramoso se l'è cavata con un bernoccolo (che comunque sotto i suoi capelli non si vedrà mai! XD) e Lunastorta sopravviverà, sperando che Madama Chips faccia in tempo ad utilizzare il Dittamo. Povero Remus!
Quanto a Codaliscia, probabilmente si stava naascondendo in qualche buca...
Ah, niente panico: il caro Piton non saprà nulla!
Spero che vi sia piaciuto! Prossimo aggiornamento: sabato 23 gennaio.

Alohomora: veramente non avevo intenzione di depistare, anzi, davo per scontato che molti avrebbero capito subito quale fosse il piano di Rachel ed Emmeline! Bene, sono contenta che ti sia piaciuto Aberforth. Non mi ricordo quando ho notato questo parallelismo tra i fratelli Black e Silente, ma a quanto sembra ho avuto una buona illuminazione!
Mirwen: infatti, l'importante è provarci, anche se sono sorti altri guai adesso! Ma si risolveranno.
vulneraria: eh no, Rachel non si arrende! Dopo questa idea però si darà una calmata...trovarsi faccia a faccia con un Lupo Mannaro fa riflettere sull'utilità delle regole della scuola: meglio non uscire la notte!
Gobra1095: è un piacere sopportarti allora! Regulus ha capito che Sirius gli vuole bene, anche se forse gli fa più comodo continuare ad avere una scusa per detestarlo piuttosto che cabiare idea sui suoi genitori.
_Mary: Sirius e Regulus non si sono proprio riappacificati,ma quel minimo che potevano si sono chiariti. Anche a me piacciono gli innamorati timidi: sono molto più divertenti da raccontare!
Gemella Dramioncella: non sei stata l'unica a pensare che Rachel volesse dare una sevagliata a Regulus, ma non preoccuparti, prima o poi ce la faranno, solo che per ora lei è così abituata ad essergli indifferente che deve ancora rendersene conto.
Hele91: anche se il capitolo scorso era angosciante, in questo ho voluto rimediare un po', anche se Regulus non sa chi sia quel cane...e non deve saperlo!
lyrapotter: purtroppo hai ragione quando dici che Regulus è plagiato, a regola d'arte aggiungerei. Lui e Sirius sono duri di comprendonio. Evviva gli sguardi da pesce lesso! Tranquilla, Regulus non ci metterà troppo a capire, anche se non avrà tutta la pappa scodellata: se la vuole, la dovrà conquistare! Lo so, sono sadica...
malandrina4ever: Emmeline non apparirà molto in questa storia ma avrà più spazio verso la fine della scuola, comunque sono contenta che ti stia simpatica! Come hai detto tu, probabilmente Regulus non è che non capisce...più che altro non vuole capire: quando ci si mette è ancora più cocciuto di Sirius e infatti adesso è lui a non voler discutere più.
Mizar: non c'è niente da fare, purtroppo Regulus da quell'orecchio non ci sente... A proposito, mi dispiace un po' lasciare sempre Piton un po' in disparte però, anche se è diventato amico loro, io lo vedo sempre come uno che, a parte che con Lily, sta sempre per fatti suoi e non lega molto...è per questo che non ne parlo molto. Sicuramente lui e Regulus legheranno di più quando avranno qualcosa di molto importante in comune (chissà cosa...è_é)

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Un Tassorosso di troppo ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 04: Bellezza

Rating: verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Note: immagine di scorch-d

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Un Tassorosso di troppo

Photobucket



La mattina seguente Regulus si svegliò con la convinzione di aver sognato tutto quanto. Affacciandosi alla sala comune piena di studenti che chiacchieravano allegramente, gli sembrò impossibile che un Lupo Mannaro fosse libero di vagare tranquillamente per Hogsmeade. Eppure il terrificante ricordo era ancora vivido e impresso nella sua mente, a tal punto che credeva che non se ne sarebbe mai dimenticato.
     Un attimo prima di entrare nella sala di ritrovo, udì dei passi affrettati lungo il corridoio dei dormitori femminili.
      “Regulus, aspetta!” esclamò Rachel, frenando la corsa a pochi centimetri da lui e sfiorandogli inavvertitamente il braccio. Regulus sentì un brivido che non aveva nulla a che fare con il pensiero del Lupo Mannaro.
      “Mi raccomando, non dire nulla a Severus” lo avvertì lei.
      “E perché?
      “Lo sai com’è fatto. Potrebbe collegare i fatti di ieri con l'assurda teoria di cui ci ha parlato spesso”.
      “Ah, già...”
Per anni Severus non aveva fatto altro che cercare di convincerli del fatto che, a suo parere, Remus Lupin fosse un Lupo Mannaro. Per Regulus era la supposizione più assurda che avesse mai sentito: Lupin non gli era simpatico, ma solo per principio, in quanto Mezzosangue e amico di Sirius. Per il resto, lo considerava lo stesso un ragazzo educato e non riusciva a detestarlo, a differenza di Potter.
Regulus era fermamente convinto che Lupin fosse l’ultima persona al mondo capace di diventare un mostro famelico ogni mese.
      “Per fortuna è da un po’ di tempo che Severus non ne parla più” continuò Rachel. “Evitiamo di ricordargliela. Sarebbe capace di portarci dal Preside e farci confessare di essere usciti fuori dal castello di notte, pur di rovinare quel ragazzo senza averne le prove”.
Loro non lo sapevano, ma Severus Piton non parlava più della sua teoria proprio da quando, a settembre, aveva avuto la dimostrazione che ciò di cui sospettava fosse vero, a causa di uno scherzo macchinato da Sirius che aveva fatto rischiare la vita a Piton e James Potter. Silente aveva obbligato il Serpeverde a non farne parola con nessuno; per questo loro ne erano rimasti all'oscuro.
     Non appena Regulus e Rachel entrarono in sala comune, confabulando tra loro, furono fermati da un Piton molto irritato.
      “Eccovi!” esclamò il ragazzo, alzandosi dalla poltrona sulla quale era seduto. “Dove accidenti eravate finiti ieri notte?”
      “Ieri... notte?” ripeté Regulus, spaventato.
      “Già, proprio così” disse Severus. “A cena non vi siete presentati e non vi ho visti neanche qui. Che cosa avete combinato?”
      “Tu... non sei andato a denunciare la nostra scomparsa, vero?” chiese Regulus, terrorizzato alla sola idea di essere espulso dalla scuola.
      “No, non l’ho fatto. Ma se non ti avessi visto stamattina sarei andato dritto dal Preside. Siete degli incoscienti, tutti e tre, soprattutto tu, Barty” aggiunse, mentre Barty li raggiungeva, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando sonoramente. “Che razza di Prefetto sei? Quando siete rientrati ieri?”
      “All’una e mezza di notte” ammise Barty, anche se non sembrava troppo preoccupato per non aver svolto a dovere il suo incarico di Prefetto.
      “E cosa avete fatto fino a quel momento?”
      “Niente” intervenne Regulus. Non voleva che Severus sapesse del suo incontro con Sirius. “Siamo stati alla Testa di Porco e poi siamo tornati”.
Il sopracciglio destro di Severus stava quasi per arrivare all'attaccatura dei capelli.
      “Non c’è bisogno di nascondermi qualcosa, non sono la McGranitt” disse.
      “La verità è che Barty si è ubriacato con il Whisky Incendiario e ha vomitato tutta la serata” inventò Rachel, pestando il piede al diretto interessato, che aveva appena aperto bocca per protestare. “Quindi abbiamo aspettato che gli passasse. Per questo abbiamo fatto tardi”.
Severus decise di non commentare, limitandosi a lanciare un’occhiata di compatimento a Barty, ma qualcosa diceva a Regulus che il ragazzo non fosse ancora del tutto convinto.
 
***
 
      “Perché esistono i G.U.F.O.?!”
Il lamento straziante di Barty echeggiò tra gli alti scaffali della biblioteca, inducendo i presenti a voltarsi e Madama Pince a rimproverarlo aspramente per aver disturbato la quiete.
     Quando ognuno fu tornato alle proprie occupazioni, Barty si rivolse a Regulus e Rachel, seduti al suo tavolino, e ripeté a voce più bassa:
      “Perché esistono? Che motivo c’è di fare degli esami così complicati al quinto anno? Chi li ha inventati? Perché? Ma soprattutto, perché sono stato così idiota da scegliere dieci materie?”
      “Io te lo avevo detto che erano troppe” disse Rachel, che stava ideando l’ennesimo programma di ripasso, anche se sapeva già che dopo una settimana ne avrebbe fatto un altro, senza mai ripassare sul serio.
     A dire la verità, seppure tra una lamentela e l'altra, soltanto Barty stava studiando, perché Regulus era immerso in un mondo tutto suo, dove quisquilie come i G.U.F.O. non lo tangevano minimamente. Il suo libro di Astronomia giaceva, ignorato, sul tavolo, aperto ad una pagina a caso. Non aveva neanche sentito le proteste di Barty contro il “Sistema” che imponeva i G.U.F.O. a dei poveri ragazzi indifesi, né si era accorto del rimprovero della bibliotecaria. La sua attenzione era tutta concentrata su Rachel.
     Ormai era convinto di conoscere a memoria ogni centimetro del suo viso, ogni sua espressione, ogni smorfia, ma continuava a guardarla come se fosse l’unica cosa degna di attenzione. Di certo, era l’unica a provocargli quegli strani turbamenti e quel calore indefinito che gli invadeva il cuore.
     Nei rari momenti in cui riusciva ad essere vagamente più lucido, non poteva fare a meno di sentirsi spaventato da tutto ciò. A casa nessuno aveva mai avuto la premura di spiegargli cosa fosse quella strana cosa che ora si vergognava anche solo a nominare col pensiero.
     Ai Black era concesso innamorarsi? Gli esempi che aveva in famiglia non lo aiutavano di certo. Soltanto immaginare che tra i suoi genitori potesse esserci stato, un tempo, qualche gesto d'affetto lo faceva arrossire e inorridire al tempo stesso per l’imbarazzo. Era una scena grottesca.
     Tuttavia, quando tornava a guardare la ragazza, sentiva che non ci fosse niente di più giusto al mondo.
     Merlino, sto diventando un rammollito, pensò, chiedendosi se fosse normale fare dei pensieri così sdolcinati e così poco adatti ad un Black.
Ma poi, era davvero sicuro di essere proprio innamorato? In fondo non era un sentimento che conosceva. Poteva essersi confuso e aver scambiato una semplice febbre per chissà cosa. Gli ci volle poco meno di un secondo per smentire quel tentativo. Certe cose si capiscono. La febbre poteva provocare i battiti accelerati, il calore misto ai brividi, ma non quella sensazione indefinita, che era inconfondibile.
     Come ho fatto a non accorgermene prima? si chiedeva, ora che ai suoi occhi lei appariva come la personificazione stessa della bellezza, anche se in realtà era rimasta sempre uguale. Era stato lui a cambiare.
Regulus sarebbe rimasto ore a guardarla, se solo avesse potuto...
     Rachel smise di picchiettare il suo programma con la bacchetta per decidere se la casella di Erbologia fosse più carina colorata di verde o di giallo e alzò lo sguardo su di lui. Lo stomaco gli si annodò e Regulus si affrettò a guardare in un’altra direzione, mentre il cuore gli batteva ad una velocità allarmante, come per paura che lei potesse leggergli negli occhi quello che stava pensando.
     Nel voltarsi, vide Remus Lupin che cercava un libro in uno scaffale lì vicino. Il Grifondoro estrasse un pesante volume e, sentendosi osservato, incrociò lo sguardo di Regulus. Senza una motivazione apparente, Lupin impallidì e si affrettò ad andare via.
     Se Regulus fosse stato lucido, si sarebbe chiesto il motivo di quello strano comportamento. Invece lo ignorò, esattamente come ignorava tutto quel che vi era dietro.
     Non sapeva che il Lupo Mannaro cui era miracolosamente sfuggito era proprio lui, né che quella notte la creatura era in compagnia di tre Animagi.
     Quando, la mattina seguente, Remus si era svegliato in infermeria, non ricordava nulla dell’accaduto. Sirius e James avevano deciso di comune accordo di non dirgli nulla per evitargli inutili sensi di colpa. Purtroppo, Peter era andato a trovare l'amico prima di loro e, ignorando l’accordo degli altri due, aveva raccontato ogni cosa. Remus era stato assalito dal rimorso e da quel giorno non aveva fatto altro che tormentarsi, consapevole del fatto che, se non fosse stato per i suoi amici, avrebbe avuto sulla coscienza la vita di tre persone.
     Ovviamente Regulus non aveva la più pallida idea di cosa passasse per la testa di quel ragazzo, né se ne interessava. Al momento era più impegnato a guardare Rachel che riponeva i libri nella borsa e si alzava dal tavolo.
      “Dove vai?” le chiese, senza riuscire a nascondere il tono deluso.
      “Da Hagrid, a trovare Attila. È una settimana che non ho il tempo di vedere il mio gatto. Ci vediamo a cena” rispose lei, incamminandosi poi verso l'uscita.
      “Rachel?” si levò in quel momento una voce, suscitando un mugugno infastidito da parte di Madama Pince.
Regulus vide Dirk Cresswell alzarsi da un tavolino che condivideva con altri Tassorosso e raggiungere la ragazza di corsa.
      “Ti devo restituire gli appunti” le disse, porgendole un rotolo di pergamena.
      “Ah, grazie” disse Rachel, infilandoli nella borsa.
      “Senti...” continuò Cresswell, abbassando la voce e dondolandosi sui piedi per il nervosismo. “Mia cugina più grande domani mi darà delle ripetizioni di Antiche Rune. Visto che nemmeno a te l'ultima prova è andata molto bene, pensavo che... magari poteva darle anche a te... sempre se ti va”.
Regulus non si accorse nemmeno di tenere tra le mani il tema di Pozioni appena finito di ricopiare, né di averlo accartocciato, mentre il sangue gli affluiva al cervello ad una velocità allarmante.
      “Davvero lo farebbe?” stava rispondendo Rachel, stupita. “Sarebbe fantastico. Grazie”.
      “Ok. Allora a domani” disse Cresswell, all'improvviso tutto pimpante.
Mentre la ragazza usciva dalla biblioteca, Regulus seguì con uno sguardo omicida il Tassorosso che tornava al suo tavolo con aria di trionfo e riceveva delle pacche complici dai suoi amici.
      “Dove stai andando?”
Prima che Barty potesse finire di formulare quella domanda, Regulus aveva fatto in tempo ad alzarsi, prendere la borsa, uscire dalla biblioteca e raggiungere Rachel in fondo al corridoio.
      “Vengo anche io a trovare Attila” esordì, cercando di nascondere l'affanno dovuto alla corsa e tenendosi una mano sul fianco, che gli doleva per lo sforzo improvviso.
      “D’accordo...” fece lei perplessa, guardandolo. “Sei senza fiato. Sicuro di stare bene?”
      “Sto benissimo” tagliò corto lui.
Si incamminarono in silenzio verso il parco: lei gli lanciava di tanto in tanto delle occhiate preoccupate, lui aveva le tempie che pulsavano così tanto da fargli quasi male.
     Perché? Perché proprio adesso?
Regulus maledisse il proprio tempismo. Proprio quando aveva iniziato a guardarla con occhi diversi, ecco che arrivava il terzo incomodo di turno. Doveva scoprire quali fossero le intenzioni di Rachel.
     Forse non le interessa. In fondo, le sono sempre piaciuto io... pensò, non senza una certa soddisfazione narcisistica.
Ma erano trascorsi tre anni, ormai. Non poteva pretendere che lo avrebbe aspettato in eterno.
     Immerso com’era in quelle cupe riflessioni, si accorse di essere arrivato a destinazione solo quando Rachel salutò allegramente il guardiacaccia, che stava coltivando l'orto.
      “Ciao, Hagrid. Attila è dentro?”
      “Ciao! Eh sì, il demonietto si sta riposando, dopo che mi ha distrutto la coperta. Ehm...” aggiunse Hagrid, guardando Regulus con soggezione, “... salve!”
      “Buonasera” rispose lui, distaccato, tenendo d’occhio un alano che si divertiva a spaventare le cornacchie fingendo di attaccarle.
      “Mi sa che sta bollendo il tè. Sei capitata al momento giusto” disse l'uomo, tornando a rivolgersi a Rachel. “Ne volete un po’, immagino”.
      “Grazie” disse lei. “Regulus, vieni” aggiunse poi, prendendolo per il polso e trascinandolo nella casa del guardiacaccia.
     Se casa si può definire, pensò lui quando varcò la soglia, storcendo il naso.
Rachel, che aveva intuito perfettamente quel che lui stava pensando, gli si avvicinò per mormorare:
      “Togliti quell’espressione schifata. Per dieci minuti fai finta di non esserne snob. Credi di esserne capace?”
Regulus annuì, anche se in realtà non aveva capito una sola parola, totalmente perso nei suoi occhi scuri.
      “Bravo. Guarda quant’è cresciuto Attila” disse lei, ignara.
Il gatto, comodamente disteso su un letto enorme, levò pigramente lo sguardo sulla sua padrona, quando Rachel lo raggiunse.
      “Prima aveva occupato il materasso di Thor” le disse Hagrid. “Adesso preferisce il mio letto. Ormai si sente il padrone. A tuo fratello non ci stava molto simpatico, l’ultima volta che è venuto a trovarmi”.
Quando Regulus capì che l’ultima frase era rivolta a lui, si irrigidì, e nella casa cadde un silenzio teso. Rachel lanciò un’occhiata a Hagrid che, imbarazzato, si tolse d’impaccio dicendo:
      “Bè, se il tè lo volete è lì. Io torno nell’orto”.
Rimasto solo con Rachel, Regulus le si avvicinò, guardandola mentre teneva tra le braccia Attila che faceva le fusa.
      “È cresciuto” disse, nel tentativo di rompere il silenzio.
      “Già. Ormai gli devo trovare una fidanzata. Che ne pensi di Mrs Purr?”
Regulus non rise. Era troppo concentrato su quello che le voleva chiedere.
      “Rachel...”
      “Uhm?”
      “Da quanto tempo Cresswell ci prova con te?”
Inizialmente sorpresa per la domanda a bruciapelo, Rachel alzò gli occhi e li puntò su di lui. Regulus dovette fare un enorme sforzo per mantenere il controllo e sostenere lo sguardo.
      “Che cosa te lo fa pensare?” chiese lei. Non lo dimostrava, ma era imbarazzata.
      “L'ho sentito prima, in biblioteca. Era piuttosto evidente”.
Rachel continuò ad accarezzare Attila, come per trovare una distrazione dal discorso.
      “Da un paio di settimane” disse infine. “Perché me lo chiedi, comunque?”
Il cuore di Regulus accelerò il battito.
      “Solo per curiosità...” mentì. “Tu cosa pensi di lui?” aggiunse con una nota di nervosismo.
      “Bè, è simpatico, intelligente... in un certo senso, è abbastanza carino”.
      “Ma davvero?” bofonchiò lui, cogliendo una sottile provocazione: se Rachel stava cercando di farlo ingelosire, aveva proprio colto nel segno.
      “Oggettivamente, ha un bel fisico” constatò lei.
Regulus strinse i pugni a tal punto che le nocche gli divennero bianche.
      “Quindi ti piace?” chiese, accorgendosi di avere la voce rauca.
      “Ho detto che è un bel ragazzo, è diverso. Ma, al momento, non sono affatto interessata a lui. È molto difficile che mi piaccia qualcuno”. Si interruppe per guardarlo, seria, mentre lui si sentiva il cuore martellare nel petto. “Senti, io lo so perché mi stai facendo queste domande”.
Regulus si fece paonazzo. Come aveva fatto a capirlo?
      “Lo sai?” boccheggiò.
      “Sì. Se non ti conoscessi bene, potrei pensare che tu sia geloso, ma so che non è così”.
Lui era ancora troppo confuso per cogliere il tono amaro delle parole di Rachel.
      “In realtà, hai solo paura di quello che penserebbero gli altri Purosangue se una tua amica dovesse frequentare un Nato Babbano, non è così?”
Regulus non sapeva cosa dire. Strano ma vero, non aveva affatto pensato a quel ragionamento contorto. A dirla tutta, al momento non lo considerava importante.
      “Non è vero” disse.
      “Ah no? E allora qual è il motivo di questo interrogatorio?”
Regulus esitò. Che cosa doveva fare? Confessarglielo? Si sentì torcere le viscere al solo pensiero.
Rachel interpretò quel silenzio come una conferma del suo sospetto.
      “In ogni caso, sono affari miei” disse con un tono decisamente più freddo. “Prendi”.
Prima di poter dire o fare qualsiasi cosa, Regulus si ritrovò il gatto tra le braccia e non poté fare altro che guardare Rachel alzarsi e uscire dalla capanna, sbattendo la porta.
      “Sono un idiota” disse Regulus tra sé, ed ebbe la strana impressione che Attila, guardandolo fisso, avesse annuito.
Il gatto scivolò dalle sue braccia, e si raggomitolò di nuovo sul letto, nella stessa posizione in cui lo avevano trovato.
     Regulus si accorse di avere ancora i pugni stretti per la rabbia. Si ripromise che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui si sarebbe lasciato sfuggire un’occasione del genere.
     Non avrebbe permesso ad un Nato Babbano di portarle via la sua ragazza, fosse anche stata la sua ultima azione. Doveva vincere a tutti i costi.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Spero che non mi ammazzerete per questa novità, ma ormai dovreste saperlo che mi piace complicare la vita di Regulus! Insomma, già sapete come andrà a finire, perciò voglio tenervi sulle spine almeno un po'. E poi è l'unico modo per dargli una svegliata, quindi benvenga qualsiasi terzo incomodo!
Prossimo aggiornamento: 30 gennaio.

Alohomora: sapevo che ti saresti commossa! La tua recensione mi ha fatto particolarmente piacere e sono contenta di averti emozionata. Non so quando potrà ricapitare un capitolo simile al precedente, ma ti assicuro che anche i prossimi saranno emozionanti! Riguardo la parentesi malandrina...bè, Sirius non rifiuta mai le coccole di una ragazza, soprattutto se vuole fare arrabbiare Regulus! Sì, se il fratellino avesse scoperto chi fosse in realtà quel cane, avrebbe dato di matto, credo! XD Quanto a Remus, proprio per quello che hai detto tu, Regulus non sospetterebbe mai di lui, e per fortuna. Lui però adesso che lo sa (bravo Peter...è_é) si sente in colpa da morire...
Mirwen: grazie, sono felice che ti sia piaciuto! Lo so, ti ho fatto venire l'ansia, ma avevo voglia di scrivere qualche parte movimentata!
Gemella Dramioncella: ancora non ho deciso se Regulus lo saprà, sicuramente non subito, e al massimo in un lontano futuro. Se lo avesse scoperto subito, dubito che si sarebbe fatto leccare! XD Grazie per la recensione: sapere che la storia ti piaccia è una grossa soddisfazione per me!
_Mary: anche a me piace molto la storia dei Malandrini che diventano Animagi per aiutare Remus, la trovo fantastica! Ho inserito l'ultima scena in modo tale da "completare" un po' la discussione di Sirius e Regulus alla Testa di Porco: anche se il secondo non lo sa, Sirius ha dimostrato ancora una volta di non essere affatto indifferente alle sorti del fratello.
vulneraria: quando, e se, Regulus lo saprà, sicuramente si sentirà in dovere di ringraziare suo fratello...già mi immagino la scena! Silenzi imbarazzanti... XD
Gobra1095: eheh, anche per me l'ultima parte è stata quella che ho preferito scrivere! Il precedente è stato in assoluto il capitolo che ho riletto più di tutti, proprio perchè lo adoro...e sono felice che sia piaciuto a tutti! Mi raccomando, continua pure a tormentarmi! XD
malandrina4ever: in effetti mi sono ispirata proprio a quella scena del Prigioniero di Azkaban, oltre che a tutti i discorsi che Remus ha fatto riguardo alle loro gite notturne"! Sì, sono riuscita a fare litigare Sirius e Regulus anche in un'occasione simile, mi divertiva troppo questa idea! E pensando a quello che diceva James, cioè che Sirius sarebbe stato migliore da cane che da essere umano, ho pensato che magari da cane avrebbe messo da parte molto di più il suo orgoglio!
Mizar: grazie, speravo davvero di avere messo tutta me stessa in quel capitolo, e da quello che mi dici posso ritenermi davvero soddisfatta di me stessa. Queste sono cose che aumentano l'autostima! ;-)
dirkfelpy89: ma figurati, spero che tu sia guarito! A proposito, ho letto l'avviso di Dieci Piccoli Maghi e ti auguro che gli esami vadano bene!
lyrapotter: lo so, il titolo del capitolo scorso non brillava per originalità! Ma almeno è servito a prepararti. Ahah, ora mi vendico!! Dopo tutto quello che Sirius e Mel ci hanno fatto aspettare, mi divertirò anche io a complicare le cose! Ma tranquilla, entro due capitoli sarà tutto risolto! Vuoi l'happy ending? Ehm, bè, allora te lo dico: questa storia finirà in un punto un po' sospeso. Ti ricordi quando volevo scrivere una fanfiction in AU in cui Regulus e Rachel si salvavano? Bè, ho sempre intenzione di scriverla, e sarà proprio il seguito di questa attuale. Quindi, anche se questa non finirà bene, dato che cerca di seguire il canon, potrai passare a leggere subito il seguito, che ne pensi?
MEISSA_S: sì, stavolta il più testardo è stato Regulus. Purtroppo sta crescendo, e sta aumentando anche il suo livello di cocciutaggine! Però ho voluto recuperare nel capitolo scorso, anche se Sirius era sotto le mentite spoglie di Felpato, ma che ci vuoi fare... Ora pubblicherò altri 2 capitoli incentrati solo sul rapporto Regulus/Rachel: ne vedrai delle belle. E non preoccuparti, recensisci quando ti pare!

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** E guerra sia ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 08: Musica

Rating: Verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Note: immagine di ereya

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


E guerra sia

Photobucket

Settembre 1977



   “Come ci si sente a iniziare l’ultimo anno?”
    “Molto meglio di quanto pensassi. Anzi, a dirla tutta, non vedo l’ora di andarmene”.
   Mentre percorrevano i sotterranei, diretti verso l'uscita, Regulus lanciò un’occhiata incredula a Severus. Gli ultimi due anni del ragazzo erano stati un vero inferno, a quanto aveva potuto intuire. Non che Piton lo avesse mai confessato; Regulus era già di suo un tipo che non dava confidenza ma, al confronto, poteva considerarsi molto più vicino a Barty che a lui.
   Severus era sempre stato un ragazzo sfuggente: non si riusciva mai a capire cosa gli passasse per la testa e il suo sguardo indecifrabile non aiutava certo nel tentativo di comprenderlo. Di lui in fondo non sapeva molto, a parte il fatto che adorasse le Arti Oscure e che fosse stato amico di Lily Evans, almeno fino a due anni prima.
   La Evans. Probabilmente il motivo per cui Severus non vedeva l’ora di finire la scuola era lei. Dal giorno in cui avevano litigato, non si erano parlati più e – questo non era riuscito a nasconderlo – lui ne aveva sofferto fin troppo.
    “Allora che cosa farai, quando avrai finito Hogwarts?” chiese Regulus.
   L’altro si guardò prudentemente intorno prima di rispondere con un’espressione eloquente.
    “Di sicuro non andrò a fare il tirapiedi del Ministro della Magia né un qualunque lavoro banale. Ho degli obiettivi un po’ più ambiziosi”.
   Regulus lo guardò, emozionato. Aveva capito benissimo cosa intendesse; non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni.
    “Questa cosa tienila per te” aggiunse Severus.
   Regulus annuì. Improvvisamente si sentì molto meglio. Conoscere qualcuno più grande che volesse seguire il suo stesso destino era una gran consolazione. Non si sentiva più solo in quell’impresa. Non glielo aveva mai detto, ma ammirava molto Severus. Lo considerava un po’ come un esempio da seguire. Inoltre, unirsi ai Mangiamorte insieme ad una persona che conosceva lo rendeva più determinato.
   Regulus sentiva il bisogno di appoggiarsi a qualcuno, soprattutto in quel frangente, perché sapeva già che, se fosse stato solo, avrebbe esitato per la paura. Certo, aveva sempre Bellatrix, ma lei non era mai stata un tipo comprensivo: sicuramente avrebbe preso le sue paure per immaturità.
    “Che tu sappia, anche i maghi minorenni possono prendere il Marchio Nero?” chiese, anche lui dopo aver controllato che nessuno li sentisse. “Io pensavo di farlo prima di compiere diciassette anni”.
    “A quanto ne so, Lui accetta chiunque voglia seguirlo e non penso che faccia storie se sei minorenne o no. Il problema è che, una volta tornato a Hogwarts, devi fare molta attenzione a non essere scoperto”.
    “Credo di esserne capace. Io pensavo di unirmi ai Mangiamorte quest’estate”.
    “Anche io” si affrettò a dire Severus, senza aggiungere altro, perché erano sbucati nella sala d’ingresso già piena di studenti.
   Entrati in Sala Grande, si sedettero al tavolo di Serpeverde. Regulus dimenticò improvvisamente ogni cosa quando Rachel li raggiunse, gli si sedette di fronte e lo salutò con un sorriso.
    “Hai visto l’orario?” gli chiese lei, dopo che Lumacorno ebbe stabilito con loro i corsi che avrebbero seguito. “Abbiamo Incantesimi alle prime due ore e poi una d’intervallo. Un anno risposante ci voleva proprio, dopo i G.U.F.O.”
    “Il sesto anno non è affatto riposante. Te ne accorgerai” la smentì Severus.
    “Nel mio orario infatti non sono previste ore di buco” commentò Barty. “Ho dieci materie da seguire, dieci!”
    “Barty, se hai preso Eccezionale in tutti e dieci i G.U.F.O. non significa che tu debba continuare a seguirle tutte. Io ti consiglio di dire a Lumacorno che vuoi abbandonarne un paio” gli disse Rachel.
   Barty bofonchiò qualcosa che somigliava vagamente a un “Che puoi capire, tu?” e poi tornò a mangiare, evitando di risponderle.
    “Cerca di non avere un esaurimento nervoso” gli disse Regulus, mentre prendeva una fetta biscottata e lanciava un’occhiata sfuggente ai gufi che cominciavano a consegnare la posta del mattino. Esitò qualche istante, fissando l'ora libera sui fogli dell'orario. Lui e Rachel seguivano quasi gli stessi corsi: sarebbe stato un peccato non approfittarne.
    “Che cosa fai durante l’ora di buco?” le chiese, cercando di non farsi sentire dagli altri, mentre una vasta gamma di occasioni per restare da solo con lei gli si affacciava alla mente.
    “Veramente non ci ho ancora pensato...”
    “Oh, guardate là!” esclamò in quel momento una Serpeverde del loro stesso anno, Arista Oakes, indicando qualcosa in alto.
   Un gufo nero si stava dirigendo verso il loro tavolo, recando quello che sembrava proprio un mazzo di rose. Lo stupore era già parecchio, figurarsi quando il gufo atterrò esattamente davanti a una Rachel impietrita.
    “Queen, non saranno mica per te?” trillò la Oakes, rivolgendole un sorriso smagliante e un’occhiata gelida e carica d'invidia.
    “Che cosa...?” boccheggiò Rachel, fissando le rose rosse come se fossero state un esercito di Erumpent.
   Regulus sentì il sangue affluire al cervello. Questo no! Era davvero un colpo basso...
    “Vediamo se c’è un biglietto” disse Barty, frugandovi dentro. “Ah-ha!”
    “Dammelo!” gli soffiò contro lei, cercando di riprendersi il biglietto che Barty aveva appena pescato e che ora teneva in alto, fuori dalla portata della ragazza. “Ti ho detto: dammelo!”
    “È anonimo” la ignorò lui e, mentre lo leggeva, rideva a crepapelle. “Alla ragazza più bella e simpatica della scuola... Se lo dice lui... Ti penso ogni ora del giorno... Questo sta male!”
    “Stomachevole” fu il commento piatto di Severus, con una smorfia sarcastica dipinta sul volto.
   Rachel, rossa come una Pluffa, riuscì a strappare il biglietto imbarazzante dalle grinfie di Barty, assestandogli una sonora botta in testa.
    “Sei un bastardo!” concluse. “E non c’è niente da ridere!” aggiunse, rivolta a lui, a Severus e ad alcuni curiosi studenti delle altre Case che si erano avvicinati, attirati da tutto quel baccano.
    “Sparite” li minacciò Regulus aspro, digrignando i denti per la rabbia. In quel momento si sentiva capace di uccidere qualcuno.
   Il suo sguardo incrociò, e non per puro caso, quello di Dirk Cresswell che, seduto al tavolo di Tassorosso, stava osservando la scena. Quando però si accorse che lui lo stava fissando con un’aria decisamente poco cordiale, si affrettò ad abbassare gli occhi sulla propria colazione.
   Regulus aveva letteralmente disintegrato la fetta biscottata che teneva in mano. E così quel pivello credeva di conquistare Rachel mandandole fiori e messaggi intrisi di zucchero? Non aveva proprio capito niente, allora.
   Con sua grande soddisfazione, Regulus vide che la ragazza era palesemente infastidita e irritata per aver dato spettacolo in quel modo.
    “È ora di andare a lezione” le disse.
   Lei si alzò e Regulus fece altrettanto. Barty, continuando a ridere, disse che li avrebbe raggiunti dopo aver finito la colazione. Rachel prese le rose, forse perché le sembrava scortese lasciarle là, e con un colpo di bacchetta le fece Evanescere e apparire nel suo dormitorio.
    “Perché non gli dici chiaramente che non sei interessata?” le chiese lui, mentre si incamminavano insieme fuori dalla Sala Grande.
    “E tu come sai chi è stato?” rispose Rachel, ma non riuscì a fingere più di tanto. “Oh, va bene, lo so che è stato lui...”
    “E allora?”
    “Bè... in fondo mi dispiace per lui. So cosa significa non essere ricambiati, e non è una bella cosa” gli disse Rachel, imbarazzata, sistemandosi la cinghia della borsa che le pesava sulla spalla. Regulus rischiò di inciampare nei suoi stessi piedi, dopo aver sentito quella frase.
    “Vuoi che te la porti io?” le chiese poi, indicandole la borsa e cercando di vincere il proprio imbarazzo.
    “Cosa...? Oh. Non è necessario...” rispose lei, stupita.
    “Avevo visto che ti pesava” bofonchiò lui, a mo' di giustificazione.
    “Grazie lo stesso”.
   Calò un silenzio teso.
   Uffa... pensò lui, stizzito. In realtà sapeva che avrebbe dovuto insistere, ma non ne ebbe il coraggio. Da un lato voleva conquistarla, ma dall’altro aveva paura che lei capisse quello che provava: si dava dello stupido quando pensava una cosa del genere, ma non poteva farci nulla. Il suo orgoglio era davvero smisurato e riusciva a metterlo da parte solo in casi estremi.
   Quando entrarono nell’aula di Incantesimi, Regulus aveva intenzione di sedersi accanto a lei, ma ebbe una brutta sorpresa. Cresswell, arrivato non si sa come prima di loro, si era già seduto e, salutando Rachel, le fece capire di averle riservato il posto accanto a sé. Lei gli rivolse un sorriso stirato di convenienza.
    “Ti dispiace?” chiese poi, rivolta a Regulus. “Non vorrei offenderlo”.
    “Fai come ti pare” rispose lui, irritato.
   Deciso in ogni caso a tenerli d'occhio, prese posto al banco esattamente dietro a loro. Aveva il Tassorosso proprio di fronte. Quanto gli sarebbe piaciuto poterlo cancellare dalla faccia della terra...
   Quei maledetti Nati Babbani... Non solo si introducevano in un mondo di cui non avrebbero dovuto fare parte, ma puntavano anche alle ragazze Purosangue. E non una Purosangue qualsiasi, ma la ragazza che doveva essere sua...
    “Come mai ti sei messo qui?” gli chiese Barty alcuni minuti dopo, sedendosi accanto a lui.
   Regulus non rispose: era troppo impegnato a tendere l'orecchio per ascoltare la conversazione tra Rachel e Cresswell.
    “Ti va di fare un giro nel parco, oggi pomeriggio?” le stava chiedendo lui.
    “Non so se...” stava per rispondere lei, ma Regulus, prima di potersi trattenere, intervenne:
    “Questo pomeriggio non può”.
   Cresswell si voltò verso di lui, guardandolo male. In sei anni che frequentavano le stesse aule, oltre che il Lumaclub, era la prima volta che Regulus si degnava di rivolgergli la parola.
    “E perché, di grazia?” chiese, indispettito.
    “Ci sono gli allenamenti di Quidditch” rispose Regulus senza battere ciglio.
    “Non me lo ero ricordato” disse Rachel, rivolta sempre al Tassorosso. “Facciamo un’altra volta”.
    “Posso chiederti di non origliare le mie conversazioni, Black?” disse quello.
    “Non sono io che origlio. È la tua voce che disturba le mie orecchie”.
   Il provvidenziale arrivo del professor Vitious impedì che quella discussione degenerasse.
   Quando Cresswell si fu voltato verso la cattedra, Barty bisbigliò con un ghigno:
    “Ma l’allenamento non è domani?”
    “Ho cambiato idea. Qualche problema?” disse Regulus e, mentre gli capitava di sentire Cresswell pronunciare la parola Hogsmeade, aggiunse: “Anzi, ho deciso che questo fine settimana ci alleneremo mattina e pomeriggio”.
    “Cosa?! Sabato c’è Hogsmeade!” protestò Barty.
    “Appunto”.
    “Scordatelo!”
    “Il Capitano sono io, fino a prova contraria”.
    “Allora a Emmeline lo dici tu, così Schianta te. Non posso giocare a Quidditch il giorno in cui festeggiamo un anno e mezzo insieme”.
    “Credo che possiate sopravvivere tutti e due a questa tragedia” rispose Regulus sarcastico.
    “Stai diventando più acido di Piton...”
    “Allora, Black, Crouch, volete iniziare ad esercitarvi o no?” li riprese Vitious, ponendo fine ad ogni occasione di discutere.
 
   Se Regulus pensava di aver sabotato l'appuntamento di Cresswell con quel trucco, si sbagliava di grosso.
   I Serpeverde avevano iniziato l’allenamento da una mezzora. Regulus si riteneva soddisfatto della squadra di Quidditch che aveva messo su l'anno prima. C'era voluto un po’ per renderla compatta, ma questa volta era sicuro che la Coppa non gli sarebbe sfuggita.
    “Scusa, mi sono distratta” gli disse Rachel, passandogli accanto con la scopa, dopo aver sbagliato un tiro in porta.
    “Non fa niente. Sei stata brava lo stesso” rispose lui, incapace di dare un giudizio obiettivo quando si trattava di lei.
    “Ma se quel tiro ha fatto pena!”
    “Può capitare. Lo so che sei brava”.
   Rachel sorrise e Regulus si irritò molto quando ne fu distolto dal giovane Portiere della squadra.
    “Che c’è?”
    “Non era un allenamento a porte chiuse?” domandò quello, perplesso.
    “Sì, perché...? Non è possibile!” esclamò, quando rivolse un'occhiata agli spalti e vide un ragazzo dal cravattino giallo sedersi su di essi.
    “Ehm, vado a dirgli che deve andarsene?” propose Rachel.
    “No, glielo dico io” disse Regulus, sfrecciando con la scopa verso gli spalti e atterrando forse un po’ troppo velocemente davanti a Dirk Cresswell.
    “Devo chiederti di uscire dal campo” gli disse senza fare complimenti.
    “Perché?”
    “Questo è un allenamento a porte chiuse. Non vogliamo spie avversarie”.
    “Lo capirei se fossi un Grifondoro, visto che la prima partita la avete con loro. Ma a me non importa nulla delle vostre tattiche di gioco. Non sono venuto per questo”.
   Regulus lo incenerì con lo sguardo. Aveva pure il coraggio di dirglielo in faccia?
    “So per quale motivo sei venuto, oltre che per quello di provocare, e ti consiglio di girare al largo”.
   Arrossendo violentemente, Cresswell si alzò in piedi e lo fronteggiò.
    “E perché mai? Perché me lo stai ordinando tu? Bè, ti dirò una cosa: non sono il tuo elfo domestico”.
    “No, non lo sei affatto. Offenderei il mio elfo se lo paragonassi ad uno come te”.
    “Che cosa vorresti dire?” sbottò quello, infilando la mano destra nella tasca. Regulus fece altrettanto, pronto ad estrarre la bacchetta.
   Nel frattempo, il resto della squadra si era avvicinato.
    “Ehi, non se n’è ancora andato?” intervenne Barty, affiancandosi a Regulus. “Mi sa che vuole essere convinto con le cattive” aggiunse, con tutta l’aria di chi cerca un pretesto per scatenare un duello.
    “Datevi una calmata, tutti quanti” disse Rachel, ma loro erano troppo arrabbiati per darle retta.
    “Ti senti davvero così importante, Black?”
    “Io almeno ho dei buoni motivi”.
    “E quali? Un cognome importante e il ruolo di Capitano? A me sembra poco”.
    “Se non la finite vi faccio volare dall’altra parte del campo senza scopa!” li minacciò Rachel, furiosa.
    “Ha ragione lei” disse Regulus. “Non vale la pena perdere tempo con un lurido Sanguesporco”.
   Sebbene il resto della squadra avesse riso, Regulus si pentì immediatamente di quell'insulto, non perché gli importasse qualcosa di Cresswell, figurarsi, ma perché sapeva che Rachel gliela avrebbe fatta pagare.
   Il Tassorosso lo guardò per alcuni secondi, indeciso se rispondergli per le rime, lanciargli un incantesimo o lasciar perdere. Alla fine decise che non ne valesse davvero la pena e si allontanò dal campo, dando retta alla ragazza che gli aveva detto:
    “Lascia stare. Ci penso io”.
    “Tornate sulle scope” disse Regulus agli altri, temendo quello che lo attendeva.
   La squadra obbedì, a parte Rachel, che rimase immobile. Lo fissava a braccia incrociate, con uno sguardo furibondo.
    “Dovresti vergognarti” gli sibilò a denti stretti.
    “Ha cominciato lui a provocarmi” si giustificò Regulus.
    “Non mi importa. Come puoi pretendere che le persone ti rispettino se tu non rispetti loro? Lui ti avrà anche risposto male, ma in fondo non era qui per spiare i nostri schemi di gioco; tra l’altro, non capisce niente di Quidditch”.
    “Lo so perché è venuto” disse Regulus, cupo. “Pensavo che desse fastidio anche a te”.
    “Questo non è un buon motivo per insultarlo in quel modo, soprattutto perché conosci la ragione per cui è venuto. E, a proposito, mi sembra di averti già detto che questo non è un problema tuo, quindi fatti gli affari tuoi, perché so come mi devo comportare”.
    “Io volevo solo evitare che ci distraesse” mentì lui mortificato, senza sapere cosa dire.
    “E sei riuscito a farmi distrarre del tutto, complimenti. Comunque, per oggi l’allenamento mi è bastato e avanzato. Non mi rivolgere più la parola finché non avrai imparato a non insultare qualunque Nato Babbano ti capiti davanti, intesi?”
   Detto questo, gli voltò le spalle e si diresse verso gli spogliatoi.
 
    “Allora, ci vieni alla festa di Lumacorno?” chiese Barty una sera, qualche settimana più tardi.
    “Non mi va” bofonchiò Regulus.
    “D'accordo. Ci vediamo domani mattina” concluse l'altro, dandosi un’ultima aggiustata alla cravatta e uscendo dal dormitorio.
   Rimasto finalmente solo, Regulus si sedette sul suo letto, cercando di non pensare a niente. Non voleva andare a quella stupida festa. Eppure fino ad un mese prima non vedeva l’ora che arrivasse. Avrebbe voluto invitare Rachel ma, dopo il loro litigio, lei aveva deciso di accettare l'invito di Cresswell.
   Deluso e umiliato, assestò un pugno al cuscino. Non poteva pensarci. Lui, l'ultimo dei Black, era stato battuto da un miserabile Nato Babbano. Non voleva illudersi troppo: sapeva che quella sera il Tassorosso non avrebbe perso l’occasione che gli si era offerta. E Rachel sembrava averlo dimenticato. In fondo, quel Cresswell era più socievole, più cordiale e molto meno superbo di lui. Probabilmente la mattina dopo li avrebbe visti entrare in Sala Grande mano nella mano...
   Il solo pensiero di quella scena ebbe lo stesso potere di una pesante martellata sulla testa.
   Che cosa sto facendo? Me ne sto qui senza fare nulla? È come dare loro l'autorizzazione scritta a fidanzarsi per la vita...
   Vincendo la tentazione di crogiolarsi nell’autocommiserazione e lasciare che gli eventi prendessero una piega a lui sfavorevole, si alzò e andò a cambiarsi. Non aveva la più pallida idea di cosa fare, ma ci avrebbe pensato sul momento. Indossato un completo elegante, si affrettò ad uscire dalla sala comune di Serpeverde e si diresse verso l'ufficio di Lumacorno.
   Quando arrivò, la festa era già cominciata.
    “Signor Black, credevo che non saresti più venuto!” lo accolse il professore.
    “Mi scusi, ho fatto tardi” rispose Regulus, facendo scorrere lo sguardo sugli invitati.
   La vide subito, forse perché indossava un vestito rosso, o forse perché ormai il suo istinto sapeva sempre dove cercarla. Dirk Cresswell la aveva appena invitata a ballare. Regulus dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non raggiungerlo e dargli un gran pugno sul naso. Al contrario, fece finta di servirsi al buffet con tutta tranquillità.
    “E tu cosa ci fai qui?” gli chiese Barty, che lo aveva appena raggiunto insieme a Emmeline.
    “Ho cambiato idea” rispose.
    “Io mi sarei risparmiato la scena, al posto tuo” disse l'altro, lanciando un’occhiata irritata a Rachel e al suo compagno di danze.
    “Barty, non comincerai anche tu a considerare i Purosangue superiori, spero” intervenne Emmeline. “È solo un ragazzo come tanti. Non ci sarebbe niente di male se Rachel decidesse di mettersi insieme a lui”.
   Regulus si accorse che, mentre parlava, Emmeline lo aveva guardato di traverso in un modo strano. Quella ragazza doveva sapere molto di quello che Rachel pensava...
    “Quindi finora non hanno fatto nulla?” le chiese, ostentando indifferenza.
    “No. Lei è molto confusa, ma comincia ad esserne stanca” rispose lei con un tono più che eloquente. Poi aggiunse: “Bè, noi andiamo a ballare. A dopo”.
   Regulus non replicò nemmeno. Era convinto che Emmeline gli avesse voluto dare un ultimo avvertimento. Doveva parlare con Rachel il prima possibile.
   Stava aspettando il momento opportuno, cercando accuratamente di non guardare troppo in direzione di quei due, perché ogni volta che Cresswell iniziava a stringerla, sentiva un formicolio al braccio e un impellente bisogno di cambiargli i connotati. Un’efficace distrazione fu la scena che, poco più in là, gli si presentava. James Potter si era letteralmente inginocchiato di fronte ad una imbarazzatissima Lily Evans e diceva a voce molto alta:
    “Lily, se non balli con me, ti faccio una serenata davanti a tutti!”
    “Ti prego, Evans, fai come dice e risparmia le nostre orecchie” le suggerì Sirius.
    “Sei un ricattatore, Potter” sibilò lei, sempre più rossa a causa dell'aumentare delle persone che si soffermavano a guardarli. “Oh, d’accordo, ma rimettiti in piedi. Mi stai facendo fare una figura oscena”.
   Regulus riteneva che Potter fosse davvero assillante, ma a volte sarebbe voluto essere esplicito quanto lui e altrettanto bravo a dire chiaramente quello che pensava. Non che fino a quel momento James avesse avuto successo ma, a meno di non sbagliarsi di grosso, gli era sembrato che la Evans stesse perdendo colpi. Poco meno di un anno prima lo avrebbe Schiantato in piena festa, piuttosto che accettare il suo invito.
   Quella scena, in ogni caso, gli fece capire due cose: prima di tutto, se la Grifondoro ora stava ballando con il ragazzo che aveva sempre detestato, niente era impossibile; in secondo luogo, lui non poteva perdere tempo, se non voleva fare la fine di Piton, che in quell’esatto momento aveva l’espressione di uno che sarebbe voluto morire pur di non assistere alla visione.
   Improvvisamente gli venne un’idea. Guardandosi intorno, vide molti elfi domestici trasportare vassoi pieni di bibite. Una di essi stava passando proprio in mezzo alle coppie sulla pista.
Gli bastò eseguire un normalissimo Incantesimo di Inciampo e l’elfa rovesciò tutte le bibite su Dirk Cresswell.
    “Accidenti!” sbottò quello, completamente zuppo.
    “Oh, che disastro! Blinky è desolata, signorino. Blinky deve punirsi...”
   Regulus trattenne a stento un ghigno ma si preoccupò quando la vide afferrare uno schiaccianoci.
    “Lascia quei cosi, non c’è bisogno che ti punisci” intervenne Rachel. “Può capitare, vero Dirk?”
    “Ma certo” rispose lui, non molto convinto. “Vado in bagno ad asciugarmi. Tu però stai più attenta, la prossima volta”.
    “Sì, signore” rispose Blinky.
   Senza perdere altro tempo, Regulus raggiunse Rachel che, in assenza di Dirk, stava per uscire dalla pista. Non appena se lo vide davanti, la ragazza si fermò e gli rivolse uno sguardo freddo: era ancora arrabbiata con lui. Regulus si costrinse a non cedere.
    “Posso?”
    “Sono nel bel mezzo di un appuntamento, Black. Non posso ballare col primo che mi capita appena rimango un attimo sola”.
    “Credo che gli ci vorrà un po'” insisté lui, tendendole la mano. “Soltanto un giro. Devo parlarti”.
   Nel frattempo, la banda aveva iniziato a suonare un nuovo pezzo. Stavolta, neanche a farlo apposta, la musica era più lenta di prima. Rachel esitava ancora, indecisa se prendere la mano che Regulus le porgeva oppure no. Infine, accettò.
   Regulus trattenne il respiro quando le loro dita si intrecciarono. Lei si avvicinò, permettendogli di cingerle la vita, anche se si mantennero a distanza di sicurezza. Al ragazzo sembrò di essere immerso in un’atmosfera ovattata. Gli bastava quello per sentirsi bene: incredibile quanto un po’ di musica e un suo abbraccio fossero sufficienti a proiettarlo in un’altra dimensione.
    “Allora? Cos’è che vuoi dirmi?” chiese lei dopo qualche minuto di silenzio.
    “Che sono stufo di litigare con te” ammise lui.
    “Se vuoi fare pace, dovrai scusarti con qualcun altro”.
   Regulus le si avvicinò in modo tale che le loro tempie si sfiorassero, per non essere costretto a guardarla negli occhi.
    “Non gli chiederò mai scusa. Non ho insultato Cresswell solo perché è un Nato Babbano” disse. “Il motivo principale è un altro”.
    “E allora dillo. Che problemi hai con lui?” domandò lei esasperata.
    “Non voglio che tu lo frequenti” ammise lui, con il cuore che batteva all'impazzata ed un tono che suonò molto più supplichevole di quanto avrebbe voluto.
    “Quello che decido di fare con Dirk non deve interessarti” ribatté Rachel, testarda.
    “Mi interessa, invece. Tu mi interessi”.
   La ragazza si fermò all’improvviso, guardandolo negli occhi con stupore e incredulità. Non la poteva biasimare: ormai si era abituata a non essere neanche guardata da lui. Adesso però era cambiato tutto.
   Regulus deglutì a fatica, facendosi paonazzo. Non riusciva a credere a quello che aveva appena detto. Pensava che il cuore gli sarebbe scoppiato. Per un solo istante ebbe la tentazione di baciarla senza aggiungere altro, ma non era sicuro che lei avrebbe gradito.
   Rachel aprì e richiuse la bocca più volte, nel tentativo di dire qualcosa, ma non ci riuscì. Provò di nuovo, ma fu costretta a rinunciare quando Regulus si voltò verso la porta: con la coda dell'occhio, vide Dirk Cresswell rientrare nell'ufficio di Lumacorno.
   Scoraggiato e irritato al tempo stesso, Regulus si allontanò da lei.
    “Lascia stare” disse.
   Per un solo momento ebbe l'impressione che Rachel avesse voluto fermarlo, ma si convinse che non potesse essere vero.
   Mentre si defilava, incrociò Cresswell, che gli lanciò un’occhiata sospettosa ma non fece nulla. Il Tassorosso lo superò e si rivolse a Rachel.
    “Tutto bene? Che cosa ti ha fatto?”
   Lei aveva gli occhi lucidi e sembrava devastata. Quando quello la prese per mano, la ritrasse.
    “Niente, davvero. Scusa, non mi sento bene...” mentì. “Devo tornare nel mio dormitorio”.
    “Ma...”
    “Mi dispiace, ho bisogno di stare da sola”.
    “D’accordo” disse lui, deluso.
   Regulus non sentì nulla di quel breve scambio di battute, perché si era già allontanato, ma quando vide Rachel abbandonare la festa, una nuova speranza si accese in lui. Forse non era ancora detta l’ultima parola.



01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Lo so, ho interrotto in un punto bastardo, ma il capitolo è già abbastanza lungo di suo, quindi dovrete aspettare solo una settimana e poi finalmente la smetterò di tenervi sulle spine!
Ah, comunque, per chi non se lo ricordasse, Dirk Cresswell viene nominato da Lumacorno tra i vecchi membri del Lumaclub e a quanto ho letto ha un anno in meno di Lily e compagnia bella. Dovrebbe sopravvivere a tutte e due le guerre magiche, quindi Regulus nonostante tutto gli risparmierà la vita! XD
Prossimo aggiornamento: 6 febbraio.

Mirwen: anche se Regulus non l'ha inseguita fuori della capanna, lo ha fatto lo stesso...anche se con un po' di ritardo! Meglio di niente...
MEISSA_S: in effetti il Tassorosso non aveva speranze, è stato Regulus ad offrirgli l'occasione su un piatto d'argento... -.-" Per fortuna si è dato una svegliata all'ultimo minuto! Purtroppo lo vedo come uno che, se non ci sbatte la testa, le cose non le capisce neanche pagato! Attila si è un po' impigrito, vero? Aesso preferisce starsene bello comodo invece di correre da tutte le parti!
Alohomora: sì, lo so, sono molto sadica! Oddio, Orion e Walburga mano nella mano!! Credo che sia una scena da film horror! Povero Regulus, non possiamo biasimarlo troppo se si dà la zappa sui piedi da solo. Fortunatamente nel prossimo capitolo andrà tutto molto meglio! Grazie ancora per la consulenza!
vulneraria: eh, lo so, adesso che Regulus si è deciso a dire quello che pensa davvero, Rachel non avrà neanche il minimo dubbio su chi dei due scegliere! Nello scorso capitolo Severus si è preoccupato perchè non vedendoli tornare in una notte di luna piena, ha temuto che fossero entrati nella Stamberga Strillante per non uscirne più. Per fortuna non ha indagato oltre!
malandrina4ever: il ragionamento di Rachel era un po' contorto, ma credo che se Regulus non avesse avuto un debole per lei, lo avrebbe davvero pensato. C'è da aspettarsi di tutto! Tranquilla, "questo qua" non ha alcuna speranza!! Forse l'ha avuta finchè Rachel credeva di non interessare a Regulus, ma adesso è tutta un'altra storia!
_Mary: sì, Cresswell è servito molto a svegliare Regulus. Quasi quasi dovrebbe ringraziarlo...ma quasi, eh! In effetti l'ho fatto di Tassorosso per pareggiare i conti, visto che già Emmeline era di Corvonero, ed è venuta fuori una copia di Ted Tonks...un altro motivo in più per farlo odiare da Regulus! Peter non si è smentito: ha la tendenza a parlare troppo è_é
Mizar: e il prossimo capitolo sarà più romantico, per ricompensarvi di questo che ha messo un po' d'ansia anche a me! Regulus si è svegliato all'ultimo momento, ma ce l'ha fatta!
lyrapotter: certo, la riappacificazione tra i due fratelli ci sarà eccome, puoi starne sicura! La mia parola è la mia parola: nel prossimo capitolo sarà tutto risolto. Io mi diverto molto a far soffrire gli inanamorati perchè poi, come hai detto tu, quando si risolve tutto è ancora più bello! Ho inserito quel commento sulla casa di Hagrid appunto per non far dimenticare che Regulus è sempre un Black (plagiato, tra l'altro) e anche il modo in cui ha insultato il Tassorosso era per renderlo più verosimile. In fondo, manca poco meno di un anno prima che diventi un Mangiamorte...non ci voglio pensare! :-(
dirkfelpy89: grazie, non ti preoccupare, il Tassorosso ha le ore contate (in senso metaforico, è ovvio!). Anche i miei esami si avvicinano, purtroppo...

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Nessun altro ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 42: Bacio

Rating: Verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Note: immagine di husckarl

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Nessun altro

Photobucket

Ottobre 1977

“Sei ancora tra noi?”
Il richiamo di Barty impiegò parecchi secondi prima di giungere al cervello di Regulus ed essere recepito.
“Uhm? Sì...” bofonchiò, svuotando un bicchiere intero di Succo di Zucca.
“Allora te lo ripeto: oggi vai a Hogsmeade o no?”
“Dipende...”
Regulus non mentiva: l'esito della sua giornata dipendeva solamente da quello della conversazione che, appena fuori dalla Sala Grande, stava avvenendo tra Rachel e Dirk Cresswell.
Li aveva visti parlare fitto nella sala d'ingresso, quando era appena uscito dai sotterranei per andare a far colazione, e aveva preferito fiondarsi subito al tavolo di Serpeverde, non avendo l'ardire di assicurarsi se i due fossero in atteggiamenti intimi o no.
Si disse che, se Rachel avesse deciso di preferirgli il Tassorosso, prima o poi si sarebbe dovuto abituare a convivere con la morsa di gelosia che in quel momento gli stritolava le viscere.
Non aveva mai provato tanto terrore in vita sua, neanche quando aveva giocato la sua prima partita di Quidditch o quando Bellatrix, circa dodici anni prima, con l'intenzione di fargli passare la paura del buio, aveva avuto la brillante idea di rinchiuderlo a chiave in soffitta durante la notte e Regulus era stato costretto a rimanere lì, almeno finché Kreacher non era andato a salvarlo.
Ma questa era una cosa molto più spaventosa.
Quando intravide Cresswell entrare in Sala Grande, rischiò quasi di rovesciarsi il Succo di Zucca addosso per il nervosismo, ma poi si rese conto che il ragazzo non avesse compagnia e che si fosse seduto al proprio tavolo con un'aria molto depressa.
Il Tassorosso alzò lo sguardo su di lui e lo incenerì. Regulus non poté fare a meno di sentire la morsa che aveva nello stomaco allentarsi un bel po'.
Rachel fece il suo ingresso insieme a Emmeline qualche minuto dopo. La Corvonero esibiva un gran sorriso mentre l'altra le diceva qualcosa sottovoce.
Quando Rachel raggiunse i due, fu Barty a dar voce al dubbio assillante che tormentava Regulus:
“Credevo che da oggi avresti avuto un ragazzo Nato Babbano, lo sai?”
Lei gli lanciò un'occhiataccia.
“Bè, diciamo che ci ho riflettuto parecchio stanotte, e ho deciso che non è il mio tipo” rispose lei, poco disinvolta. “Ma il fatto che fosse Nato Babbano non ha affatto inciso su questa scelta”.
Regulus non riuscì a trattenersi: era talmente felice che, per nascondere il sorriso che gli era sorto spontaneo, dovette fingere che la forchetta gli fosse caduta per chinarsi sotto il tavolo.
“E cosa ti ha fatto cambiare idea?” insisté Barty, mentre il ragazzo riemergeva dopo qualche istante.
Rachel evitò accuratamente di guardare in direzione di Regulus, limitandosi a fare spallucce.
Calò un silenzio imbarazzante.
“Ehi, la torta di melassa! Vado a prenderla” disse Barty, cogliendo l'occasione per alzarsi e lasciarli soli per qualche minuto.
Regulus e Rachel si scambiarono una rapida occhiata e poi tornarono immediatamente a guardare nei loro piatti, imbarazzati.
Lui si fece forza: adesso era la sua occasione e non poteva sciuparla. Prima di poter valutare bene le parole, la frase gli uscì di getto, quasi senza che se ne rendesse conto:
“Andiamo a Hogsmeade insieme, stamattina?”
Rachel assunse un colorito acceso.
“D'accordo” disse.
Regulus credeva che, se fosse stato in piedi, le ginocchia gli avrebbero ceduto: per fortuna era seduto, quindi l'unico effetto collaterale fu che non riuscì più a mangiare. Era troppo nervoso. Nessuno dei due lo aveva detto esplicitamente, ma entrambi sapevano bene che quella non sarebbe stata un'uscita come le altre, non dopo quello che lui le aveva detto la sera prima.
“Io vado a cambiarmi” disse Rachel, alzandosi: nemmeno lei aveva più toccato cibo. “Ci vediamo dopo”.
Regulus annuì, fissandola mentre si allontanava. Non riusciva a credere a quello che aveva appena fatto: le aveva praticamente chiesto un appuntamento...
Di colpo, fu preso dal panico: cosa si doveva fare in quei casi? In quel momento avrebbe voluto un manuale di istruzioni su come comportarsi con le ragazze.
Respirò a fondo, mentre salutava distrattamente Barty, che era tornato e si stava rimpinzando di torta alla melassa, e si dirigeva a sua volta verso la sala comune.
In fondo, non era né il primo né l'ultimo ad affrontare una situazione del genere. Si sarebbe dovuto comportare come sempre, magari evitando di parlare dei Babbani e cercando di essere più gentile del solito. In fondo non era troppo difficile, no? Ma soprattutto, non doveva pensare alla sera precedente, così forse si sarebbe risparmiato un attacco di cuore.
Se Rachel aveva scaricato Dirk Cresswell, Regulus non aveva alcun motivo di agitarsi.
Impiegò molto più tempo del solito a controllare la propria immagine allo specchio ma, alla fine, decise di scendere in sala comune.
“Sono in ritardo?” chiese, preoccupandosi quando vide Rachel che lo aspettava, seduta sul bracciolo del divano.
“No, sono io che ho fatto presto” rispose lei. “Per fortuna le altre stanno ancora dormendo, quindi per una volta non ho trovato il bagno occupato per ore... Senti, lo so che questo vestito non è il massimo, ma l'altro l'ho già prestato a Emmeline...”.
Regulus esitò, imbarazzato. Quello era il momento giusto per farle un complimento, forse.
“Invece stai bene” disse. “Questo colore ti dona”.
Rachel sorrise, stupita, lisciandosi nervosamente la gonna.
“Grazie... E tu sei impeccabile, come al solito” scherzò. Poi, per accelerare i tempi, aggiunse: “Cominciamo ad andare?”
“Certo”.
I due si incamminarono fuori dalla sala comune, attraversarono i sotterranei e si avvicinarono al portone d'ingresso, dove assistettero ad una scena inusuale.
Gli studenti intenzionati ad andare a Hogsmeade erano in fila davanti a Gazza che, Sensore Segreto alla mano, li controllava uno ad uno sotto lo sguardo vigile e attento di Mrs Purr.
“Che succede?” chiese Regulus, osservando con inquietudine il custode mentre infilava il Sensore nelle orecchie di un malcapitato studente.
“Credo che Silente abbia deciso di aumentare le misure di sicurezza del castello” rispose Rachel. “Probabilmente è per evitare che maghi con cattive intenzioni entrino a Hogwarts”.
Regulus fece finta di niente ma era chiaro e lampante che la ragazza si stesse riferendo in particolare ai Mangiamorte.
Ad ogni modo, entrambi si sottoposero all'esame di Gazza che, non trovando nulla che non andasse, li lasciò passare.
“Sai, non credevo che saremmo andati a Hogsmeade, oggi” disse Rachel, mentre attraversavano il cancello e prendevano il sentiero che conduceva al villaggio.
“Perchè no?” chiese lui.
“Ero sicura che ci avresti costretti ad allenarci. In fondo la partita è domani”.
“Appunto. Allenarsi troppo il giorno prima dell'incontro sarebbe controproducente. Servirebbe soltanto a stancarci”.
“Molto saggio da parte tua. Un anno fa avrei giurato che anche tu saresti diventato uno di quei Capitani fissati! Ti ricordi quando ci hai fatti allenare con la neve?”
“Quella è stata un'eccezione, perchè il campo era stato prenotato dalle altre squadre per il resto della settimana. Ma io non vi ho mai fatti svegliare prima dell'alba”.
“Questo è vero” ammise lei, ridendo.
Regulus si rese conto di essersi preoccupato inutilmente: in fondo erano amici da più di cinque anni. I silenzi imbarazzanti sarebbero stati molto più rari di quanto aveva temuto. Doveva solo mantenersi calmo ed essere se stesso, proprio come stava facendo lei.
“Sei nervoso?” chiese Rachel ad un certo punto, prendendolo alla sprovvista.
“Per cosa?”
“Per la partita di domani”.
“Ah...bè, un po'...”
“L'ultimo epico scontro con James Potter...ho la netta sensazione che sarà una lotta all'ultimo sangue. Spero solo che non vada a finire come l'anno scorso”.
Regulus fece una smorfia irritata al solo ricordo: l'anno precedente si sarebbero messi le mani addosso, se non fosse stato per l'intervento tempestivo di Madama Bumb. Era stata una partita talmente combattuta e confusa che nemmeno i protagonisti sapevano con certezza chi avesse torto o ragione, anche se ovviamente si incolpavano a vicenda.
“Questa volta andrà meglio perchè vinceremo noi, e i Grifondoro non avranno possibilità di replica” disse Regulus, proprio nel momento in cui arrivavano all'altezza delle prime case di Hogsmeade.
All'inizio non si fermarono in nessun posto, percorrendo High Street in lungo e in largo, almeno finché la Stamberga Strillante non apparve alla loro vista.
“Torniamo indietro?” propose Rachel. “Andare fin lì mi ricorderebbe troppo quella sera in cui abbiamo rischiato di diventare carne da macello”.
Regulus si disse assolutamente d'accordo, rabbrividendo al solo pensiero.
“Ehi, guarda!” esclamò Rachel in quell'istante, indicando la vetrina di Mondomago. “Sono arrivati i nuovi Fuochi d'Artificio del Dottor Filibuster! Se domani vinciamo, potremo inaugurarli”.
I due entrarono, e Rachel si diresse allo scaffale più grande. Regulus continuò ad osservarla mentre sceglieva attentamente i fuochi d'artificio.
Fino a quel momento si stavano comportando più come amici. Forse avrebbe dovuto osare di più, ma il problema era il come.
Mondomago non si poteva definire un posto romantico. In effetti, Hogsmeade non ne forniva molti e, a suo parere, i Tre Manici di Scopa era troppo affollato. Barty gli aveva parlato di Madama Piediburro -esibendo ogni volta un ghigno soddisfatto- ma Regulus era certo che quello sarebbe stato l'ultimo locale al mondo in cui avrebbe messo piede: i Black non si scambiavano effusioni in pubblico.
“Che ne dici, ne prendo un po'?” disse Rachel, chiedendo il suo parere.
“Eh? Sì, fai pure...” disse lui, distratto.
Dall'altra parte del negozio c'era Sirius, in compagnia di una ragazza di Grifondoro che Regulus conosceva solo di vista. La scena aveva attirato la sua attenzione nel momento in cui Sirius, fingendo di essere interessato alla merce sul bancone, aveva fatto passare il braccio con disinvoltura intorno alla vita di lei: la ragazza aveva reagito dandogli un bacio mozzafiato.
Un po' imbarazzato e un po' invidioso, Regulus rivolse un'occhiata esitante a Rachel: non era altrettanto sicuro di esserne capace.
Falla finita e provaci, pensò, irritato con se stesso.
Cercando a sua volta di apparire disinvolto, Regulus provò a muovere il braccio ma, proprio in quel momento, Rachel si voltò a guardarlo.
“Che fai?”
“Niente...” si affrettò a rispondere lui, e si salvò in extremis afferrando al volo una busta di petardi sullo scaffale accanto. “Prendiamo anche questi?”
Che figura! Imprecò mentalmente, lanciando poi uno sguardo furioso a Sirius e alla sua amichetta, e sperando che Rachel non se ne fosse accorta, perchè avrebbe sicuramente pensato male.
“Aspetta, pago io” le disse, accorgendosi all'ultimo minuto che lei si era già recata alla cassa.
“Andiamo ai Tre Manici di Scopa?” propose Rachel appena uscirono dal negozio.
Regulus annuì, sperando che nel locale l'atmosfera fosse più propizia.
Ripercorsero in senso contrario High Street, fino a che non videro l'insegna del pub.
Una volta entrati, Regulus ordinò due Burrobirre. Accostatisi ad un tavolino in un angolo, il ragazzo esitò alcuni istanti, ma alla fine si fece coraggio e spostò la sedia per farla accomodare.
“Grazie...” disse lei, e Regulus la vide arrossire.
Rachel di solito non arrossiva quasi mai; in effetti, Regulus poteva ritenersi l'unico capace di provocarle quella reazione dovuta all'imbarazzo o, purtroppo più spesso, all'ira. Certe volte la aveva fatta arrabbiare apposta, perchè ai suoi occhi quel rossore la rendeva ancora più bella del solito.
“Ecco due Burrobirre per voi, ragazzi” intervenne Madama Rosmerta.
“Grazie” rispose Regulus.
“Serve altro?”
“No, no, può andare” disse Rachel con un tono abbastanza scontroso.
Regulus si trattenne a stento dal sorridere, mentre Rachel seguiva la giovane donna, che si allontanava ignara, con uno sguardo irritato.
Rosmerta era la persona più bersagliata di sguardi malevoli da parte delle studentesse di Hogwarts che conoscesse. In effetti, anche lui era d'accordo nel considerarla molto avvenente, ma probabilmente Rachel non aveva capito che, quando Regulus era insieme a lei, non considerava degna di importanza neanche una Veela in carne ed ossa.
Di sicuro non si era mai ridotto come Peter Minus che, seduto ad un tavolo più in là insieme a Lupin che leggeva con rassegnazione La Gazzetta del Profeta, stava letteralmente sbavando dietro Madama Rosmerta, la quale però non lo degnava nemmeno di uno sguardo.
“Si può sapere che cosa trovate di tanto speciale in lei, voi maschi?” domandò Rachel, scrutando Regulus con aria inquisitoria. Lui alzò gli occhi al cielo, esasperato.
“Mi sa che dovevo portarti alla Testa di Porco, almeno di Aberforth non ti saresti lamentata”.
Lei decise di lasciar perdere Rosmerta e iniziò a bere la Burrobirra. Imbarazzato per il silenzio che seguì, Regulus lanciò un'occhiata a Lupin e Minus.
“Chissà perchè Potter non è con loro” le disse. “Probabilmente è paralizzato dalla paura per la partita di domani”aggiunse soddisfatto.
“Quanto sei spiritoso... Ma non lo sai? Stamattina non si parlava d'altro nei corridoi”.
“Ehm...avevo altro a cui pensare” ammise lui, guardandola di sotto in su.
Rachel gli rivolse un sorriso esitante, poi gli sguardi di entrambi si rivolsero al tavolo, dove le loro dita si stavano sfiorando.
Regulus sarebbe rimasto in eterno anche così, ma fu ancora più contento quando Rachel iniziò a disegnare con l'indice dei cerchi invisibili sul palmo della sua mano.
In quel momento tuttavia, un gruppo di studenti più in là scoppiò in una risata fragorosa, infrangendo quell'atmosfera sognante. Decisamente, quel pub era troppo affollato, pensò Regulus, mentre lei ritraeva il braccio.
“Allora?” fece lui, per rompere l'imbarazzo. “Qual è questa novità di cui tutti parlano?”
“Ah, sì... Bè, ti sembrerà assurdo, ma Lily Evans ha accettato di uscire con Potter proprio oggi” rispose Rachel.
La notizia era così incredibile che Regulus rimase a bocca aperta.
“È uno scherzo, vero? Ma se lo odiava”
“Avrà cambiato idea. Comunque è da un po' che non litigano più. Non so se li hai notati, ieri sera, ma hanno ballato insieme per parecchio tempo”.
Regulus si irrigidì: avrebbe preferito non parlare della festa di Lumacorno, almeno non così presto.
Calò un silenzio imbarazzante e Regulus approfittò del fatto che entrambi avessero finito di bere per proporle di uscire.
Dopo aver pagato, la seguì fuori dal locale.
“Dove vuoi andare?” le chiese.
“Dove vuoi tu” rispose lei.
Nel frattempo, si limitarono a camminare per le vie del villaggio, fermandosi di tanto in tanto ad osservare le vetrine.
Mentre percorrevano una via secondaria, la mano di Rachel sfiorò di proposito la sua e Regulus si sentì percorrere da un brivido. Automaticamente prese la mano della ragazza e la strinse, lasciandosi invadere da quell'emozione che aveva imparato a conoscere molto bene.
Con la coda dell'occhio la vide sorridere e chinare il viso per non farlo notare troppo.
Regulus si sentiva quasi morire per l'agitazione: stava camminando mano nella mano con la ragazza che desiderava. Ormai non poteva aspettare più: era arrivato il momento di prendere il controllo della situazione.
Tuttavia continuava ad esitare, perchè non trovava le parole adatte. Era un'impresa difficile per tutti, ma per lui in particolar modo: non era abituato a dire ad alta voce quello che provava.
Invece, prima che riuscisse a mettere insieme due parole, Rachel si fermò di colpo, voltandosi verso di lui.
“Ti capita mai di confondere quello che sogni con la realtà?” domandò all'improvviso.
“A volte...può darsi... Perchè me lo chiedi?”
“È quello che mi sta succedendo adesso. Non riesco a credere che quello che mi hai detto ieri sera sia stato davvero reale”.
Il cuore di Regulus prese a martellare ad un ritmo incessante. Il ragazzo avvampò.
“Davvero? E che cosa ti avrei detto?” chiese, fingendosi ignaro.
Rachel gli rivolse un sorriso scettico.
“Anche tu hai bisogno di rinfrescarti la memoria, allora. Hai detto che ti interesso. Me lo sono sognato, per caso?”
Regulus deglutì a fatica.
“Non qui, c'è troppa gente” disse, cercando di prendere tempo.
Dopo essersi guardato intorno, la condusse in una stradina meno frequentata delle altre.
Rachel si appoggiò con la schiena contro il muro e lo guardò, aspettando il momento in cui lui avrebbe iniziato a parlare.
Regulus tentò di riordinare le idee per fare un discorso sensato, ma non ci riuscì. Anche se teneva lo sguardo basso, la consapevolezza di avere i suoi occhi puntati addosso lo rendeva nervoso e insicuro. Del resto non poteva costringerla a guardare da un'altra parte; sarebbe stato ridicolo.
Le alternative erano due: o iniziava a girarci intorno, facendo un discorso lunghissimo e inconcludente, cosa non da lui, oppure arrivava direttamente al punto.
Ancora una volta, fu lei a giungere in suo aiuto.
“Regulus, non è difficile. Devi solo dire o no. Tu provi qualcosa per me?”
Vincendo il proprio smisurato orgoglio, lui le strinse entrambe le mani, e sentì subito un gran calore sprigionarsi da quel contatto, percorrergli le vene e giungergli fino al viso.
“Sì” rispose, senza guardarla.
Dopo pochi istanti di silenzio, che però a lui parvero lunghi quanto anni interi, ebbe il coraggio di controllare quale fosse stata la reazione della ragazza.
Rachel aveva gli occhi lucidi e un sorriso dipinto sulle labbra. Sembrava che non riuscisse a credere a quanto aveva appena sentito.
Per alcuni eterni istanti non parlò, frastornata; poi gli si avvicinò, così tanto da spezzargli il respiro.
“Regulus...” disse infine, senza distogliere lo sguardo dal suo. Indugiò ancora, come per valutare le parole, e infine aggiunse: “Lo sai da quanto tempo è che che aspetto questo momento? Più di tre anni”.
“Me ne sarei dovuto accorgere prima” rispose lui, inquieto.
“Decisamente...”
“Però volevo dirti...” la interruppe lui, nervoso. “So che non ti è piaciuto come mi sono comportato con Cresswell. Non l'ho fatto solo perchè è un Sangue Sp-... Nato Babbano, cioè, anche per quello, ma soprattutto perchè non volevo che tu e lui...”
Stava cominciando ad agitarsi, e questo non andava affatto bene. Decise di tacere, non sapendo cos'altro dire.
“A proposito” disse lei, molto più sicura. “Credo di doverti qualche spiegazione. Se ho iniziato a frequentare un altro ragazzo, l'ho fatto solo per dimenticarti: ero stufa di dannarmi l'anima a causa tua. Per un po' ho addirittura pensato che sarei riuscita a pensare a qualcun altro, ma ieri sera ho capito di sbagliarmi.
Ho cercato di convincermi del fatto che al mondo esistono ragazzi più simpatici, più modesti, meno snob e, in genere, migliori di te, ma non posso farci niente se ti preferisco a chiunque altro.
Tu per me sei sempre stato il migliore, e non perchè sei un Black o un Purosangue. Potresti essere anche l'ultimo reietto del pianeta, e non cambierebbe niente.
Nel mio cuore c'è e ci sarà sempre posto soltanto per te. Nessun altro potrà mai sostituirti”.
Regulus rimase senza fiato per l'emozione provocata dalle parole di Rachel. Improvvisamente si sentì inadeguato: gli era costata un'enorme fatica dirle solo quel , mentre lei non aveva avuto problemi a confessargli tutto.
Era consapevole di provare qualcosa di molto più forte di una semplice cotta, ma non sapeva come dirlo.
Tentò di ideare un modo per farlo capire senza risultare banale, ma quello che trovò era l'unico a non avere bisogno di discorsi complicati.
Senza indugiare ancora, Regulus le cinse la vita, stringendola a sé. La sentì fremere per l'emozione e l'impazienza mentre avvicinava il proprio viso al suo.
Un istante prima che le loro labbra si sfiorassero, entrambi chiusero gli occhi; poi si scambiarono quel bacio che avevano desiderato a lungo e che, da solo, valeva più di mille parole.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Bene, finalmente ce l'hanno fatta! Non vedevo l'ora. Spero proprio che abbiate apprezzato il capitolo! Adesso però siete pronti? Il prossimo capitolo sarà incentrato sulla partita, quindi ne avrete ancora uno prima di cadere nel baratro...
Prossimo aggiornamento: 13 febbraio.

Alohomora: per ora non pensare alla storia dei Mangiamorte, c'è ancora il prossimo capitolo... Lo so, non ti senti affatto meglio, ma in fondo la scuola non è ancora finita, manca il settimo anni, sempre meglio del dopo. Visto, in situazioni di emergenza anche uno come Regulus riesce a tirare fuori quello che prova, anche se a stento!
vulneraria: Regulus non si sarebbe mai messo a gridare in mezzo a decine di persone come ha fatto James! Sono completamente diversi (sarà anche per questo che Reg mi piace tanto? XD), però alla fine ce l'hanno fatta tutti e due! Cresswell è un tipo un po' troppo appiccicoso, in effetti.
malandrina4ever: lo so che l'insulto è stato pesante, però Regulus la pensa così, c'è poco da fare. Se non lo avesse insultato non sarebbe stato lui. Visto, nel capitolo scorso sono riuscita a inserire anche James in tuo onore! Nel prossimo capitolo ci sarà la tanto attesa partita, aiuto... Spero che ti sia piaciuto il modo in cui rachel ha ragito: in realtà poteva farlo prima, ma così il capitolo sarebbe stato troppo corto.
_Mary: anche a me piacciono i capitoli in rosa, ogni tanto ci vogliono eccome! Finchè possiamo, distraiamoci pure. Alla fine Barty è sopravvissuto, nonostante tutti i tentativi di Regulus di farlo morire prematuro! No, quella di insultare il terzo incomodo non è stata affatto una buona idea: purtroppo a parlare in quel momento era un mix micidiale di gelosia e orgoglio.
Mirwen: tranquilla, adesso Regulus si sentirà molto meglio dello scorso capitolo. Eheh, secondo te cosa poteva fare Rachel? Non si è fatta scappare l'occasione!
Mizar: sì, lo ammetto, vado molto fiera di quella frase sulla voce che disturba le orecchie di Regulus! E' dispiaciuto da morire anche a me per Severus: è proprio un ragazzo sfortunato... Per il momento Regulus avrà un po' più di fortuna, quindi meglio goderci il momento felice.
MEISSA_S: secondo me Regulus non aveva la più pallida idea di cosa sarebbe stato costretto a fare. Severus sicuramente ne era più consapevole, ma Regulus ne dubito... comunque avrò modo di esporre le mie teorie in merito. Mi sa che sei stata l'unica ad apprezzare l'insulto allo stadio, ma del resto se sei una Serpeverde inside, c'è poco da fare! Del resto non potevo mica pretendere che Regulus resistesse alla tentazione di insultarlo. Sì, in questa storia Regulus è molto più recettivo che nell'altra, anche se le vere differenze saranno soprattutto negli ultimi capitoli perchè nessuno saprà di Minus, Rachel sopravvivrà e... poi ho intenzione di scrivere un seguito What if? come avevo promesso, quindi tralacerò alcune cose e ne inserirò altre!
Gobra1095: spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo. Era ora che Regulus si decidesse a vuotare il sacco. Rachel comunque è riuscita a farlo cedere su tutti i fronti!
dirkfelpy89: forse non ho approfondito molto il carattere di Dirk Cresswell, anche per motivi di spazio (questo limite di 50 capitoli inizia a starmi un po' stretto) ma spero di aver detto almeno l'essenziale. Comunque, essendo un Tassorosso, ho preferito che non reagisse e accettasse la sconfitta senza inutili scene di rabbia. probabilmente se fosse stato un Grifondoro ci sarebbe stato un duello epocale per i corridoi!

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Resa dei conti ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 31: Felicità

Rating: Verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Note: immagine di owlost

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Resa dei conti

Photobucket

Anche se quella sarebbe stata soltanto la prima partita del campionato, l'atmosfera che si respirava tra i corridoi del castello era la stessa di quando si svolgeva la finale.
Tutti non facevano altro che parlare della Coppa del Quidditch e le scommesse su chi la avrebbe vinta quell'anno erano già cominciate.
Il fatto che quello fosse l'ultimo incontro che James Potter avrebbe giocato contro Serpeverde rendeva tutto più interessante. Perfino chi di solito non era interessato al Quidditch per una volta aveva deciso di contribuire attivamente all'agitazione generale.
Gli scontri tra sostenitori dell'una e dell'altra Casa erano aumentati a dismisura, con grande gioia di Gazza, felice della possibilità di punire molti più studenti del solito.
I professori Lumacorno e McGranitt invece non erano altrettanto contenti: essere costretti a sottrarre punti alla proprie rispettive Case era una sofferenza per loro, perchè in quel modo ognuno avrebbe avvantaggiato l'altra. In definitiva, nemmeno loro riuscivano a mantenersi sereni.
Addirittura il Barone Sanguinario i quei giorni sembrava nervoso, motivo per cui Pix se ne era rimasto insolitamente tranquillo.
Quella notte Regulus aveva dormito male, anzi, quasi per niente. A tenerlo sveglio erano stati, da una parte, il ricordo della giornata precedente trascorsa fuori Hogwarts, dall'altra, il nervosismo dovuto alla partita imminente.
Non sapendo quale tra i due pensieri seguire, a volte si ritrovava a ripensare al sorriso felice di Rachel, ai baci che le aveva dato, all'emozione di poterla finalmente toccare senza timore; altre volte invece l'ansia per la partita lo opprimeva e temeva di non essere abbastanza concentrato, dal momento che quella che da poche ore era la sua ragazza faceva continuamente capolino tra i suoi pensieri.
Mentre la aspettava davanti al camino della sala comune deserta, non riusciva a smettere di pensarla. Il ricordo della gita a Hogsmeade gli sembrava quasi un sogno.
Quando però Rachel entrò e, vedendolo, gli sorrise come non aveva mai fatto prima, si rese conto di non averlo immaginato: era accaduto veramente, e quella per lui era già una vittoria.
“Buongiorno! Come ti senti?” gli chiese lei, raggiungendolo e gettandogli le braccia al collo.
“Bene, forse troppo. Non riesco a concentrarmi a dovere sulla partita” rispose lui, stringendola a sé.
“A chi lo dici... Io me se sono quasi dimenticata”.
“Non va bene” disse lui, cercando di rientrare nel ruolo di Capitano intransigente.
“Non è colpa mia se non riesco a non pensarti. Ma stai tranquillo, stamattina mi concentrerò solo sulla Pluffa. So quanto ci tieni a vincere”.
“Grazie. Anche io dovrò fare attenzione a non distrarmi troppo”.
Rachel gli si avvicinò per baciarlo, e Regulus fu assalito dall'emozione dell'attesa, quando all'improvviso una voce li riportò entrambi sul pianeta terra, infrangendo l'atmosfera ovattata in cui erano immersi:
“Guarda guarda... Finalmente ce l'avete fatta!”
Dimostrando un tempismo notevole, Barty si era affacciato nella sala di ritrovo proprio in quel momento, e ora li guardava con un misto di incredulità e sarcasmo.
Imbarazzato, Regulus lo incenerì con lo sguardo: era convinto di essere solo con lei, e l'idea che chiunque altro lo vedesse in quei momenti lo mandava su tutte le furie.
“Barty, se esistesse l'Ordine di Merlino per chi è inopportuno, lo avresti già ottenuto da un pezzo” disse Rachel, “con tanto di Prima Classe”.
“Non l'ho fatto apposta” rispose quello, raggiungendoli e rivolgendosi di nuovo a Regulus. “Comunque avevo visto giusto. L'ho capito secoli prima di te”.
“Sta' zitto” bofonchiò Regulus, mentre Rachel sorrideva divertita. “Andiamo a mangiare, forza”.
Quando entrarono nella Sala Grande, l'atmosfera trepidante tipica delle ore immediatamente precedenti alle partite di Quidditch li investì in pieno.
Dal tavolo di Serpeverde si levarono degli applausi, mentre da quello di Grifondoro dei cori avversi.
Viceversa, quando la squadra di Grifondoro fece il suo trionfale ingresso, le parti si invertirono.
Improvvisamente Regulus si sentì molto più lucido e determinato. Doveva vincere a tutti i costi.
Per la milionesima volta dall'inizio dell'anno scolastico, ripercorse mentalmente tutti i campionati di Quidditch ai quali aveva partecipato.
Da quando lui e Potter avevano giocato come Cercatori, erano in perfetta parità. Nei quattro anni precedenti, ciascuno aveva vinto due incontri tra Grifondoro e Serpeverde, e le loro Case avevano vinto la Coppa del Quidditch ognuna per due volte.
Regulus non era sicuro che quell'anno avrebbe vinto di nuovo la Coppa, ma era molto più deciso a battere Potter per la terza e ultima volta. Erano arrivati alla resa dei conti. Ormai era diventata una questione d'onore...
“Regulus, ti senti bene?” gli chiese Rachel sventolandogli la mano davanti al viso e riportandolo sulla terra.
“Eh?”
“Avevi una luce maniacale negli occhi” disse lei, trattenendosi a stento dal ridere.
“Maniacale io? No..” rispose, offeso, prendendo la prima vivanda che gli capitò sotto mano.
Finita la colazione, Regulus decise che non valesse più la pena di aspettare.
“Andiamo” disse, accorgendosi di avere la voce rauca.
La squadra di Serpeverde si alzò e si diresse fuori dal castello. Nessuno aveva molta voglia di parlare, tranne il secondo Battitore, Andrew Capper, che stava tessendo le lodi della sua scopa nuova di zecca.
Regulus lanciò un'occhiata alla propria: nonostante la avesse mantenuta molto bene, ormai era abbastanza vecchia. Suo zio gliela aveva regalata al secondo anno ma, proprio per quello, non aveva mai pensato di sostituirla. Gli faceva male pensarlo, ma era l'unica cosa che gli restava di Alphard Black.
Non ti distrarre, si impose. Pensaci un'altra volta...
Quando entrarono negli spogliatoi tuttavia anche Capper tacque. Il silenzio era assordante, specialmente se confrontato con il trambusto che gli altri studenti di Hogwarts stavano facendo mentre prendevano posto sugli spalti.
Regulus indossò la divisa da Quidditch, mentre il cuore iniziava a battere più velocemente. Mentre si infilava i guanti, lanciò un'occhiata agli altri componenti della squadra.
Due Cacciatori, Gudgeon e Dunstan, erano seduti sulla panchina, guardando fisso per terra: uno dei due muoveva nervosamente una gamba. Il Portiere era concentrato in qualche tecnica di rilassamento. Barty e Capper facevano roteare le mazze. Rachel uscì in quel momento dal separatore dello spogliatoio femminile, altrettanto nervosa.
“Non ci fai un discorso di incoraggiamento?” chiese Barty dopo qualche istante.
Regulus ci pensò per alcuni secondi, ma l'unica cosa che gli venne in mente fu:
“Voi Battitori, non esagerate con i Bolidi contro Potter. Per questa volta lasciatelo solo a me”.
“Era una minaccia nei confronti di Potter oppure un insolito eccesso di onestà sportiva?” chiese Barty, stupito.
“Nessuna delle due cose” rispose Regulus. “Voglio solo avere la soddisfazione di sconfiggerlo e vedere la sua faccia quando non potrà giustificarsi con la solita scusa del gioco sporco”.
I Battitori sembrarono molto delusi.
“Non ti sembra di prenderla un po' troppo sul personale?” gli chiese Rachel, facendoglisi vicina perchè gli altri non la sentissero.
“Macché...” mentì lui. “E comunque, non sono maniacale” ribadì, anche se lei non l'aveva detto.
“D'accordo...”
Cinque minuti dopo, la squadra aveva fatto il suo ingresso in campo. Regulus riusciva a mala pena a respirare; quanto ai rumori provenienti dalla folla, non li sentiva per niente.
Madama Bumb si trovava al centro dello stadio, intenta a trafficare con il baule in cui teneva Bolidi, Pluffa e Boccino.
“Capitani, stringetevi le mani, avanti” ordinò, sbrigativa.
Regulus lanciò il solito sguardo inceneritore a Potter e mise tutto il suo impegno per frantumargli la mano, ma l'altro se lo era aspettato. In ogni caso, nessuno dei due batté ciglio.
La sconfitta di Serpeverde dell'anno prima bruciava ancora. Quella era l'ultima possibile rivincita. Erano esattamente trecentosettantaquattro giorni e qualche ora che aspettava quel momento... Sì, forse Rachel non aveva tutti i torti: un po' era maniacale.
Quando ritennero di essersi distrutti a dovere le rispettive mani e tornarono ai loro posti, Regulus si rese improvvisamente conto che la prossima volta che si sarebbero scontrati, con molta probabilità sarebbe stato a suon di maledizioni, nel bel mezzo di una battaglia tra Mangiamorte e avversari. Perchè era sicuro che Potter sarebbe stato uno di quelli...e anche Sirius.
“Sulle scope!” strillò Madama Bumb, distogliendolo da quei cupi pensieri.
Alzò lo sguardo per cercare quello di Rachel e, quando lo incontrò, si sentì un po' meglio.
Quando l'arbitro diede il via alla partita, Regulus non perse un istante di tempo e volò il più in alto possibile, per avere una visuale completa del campo.
Il clima non poteva essere migliore: il sole c'era e rendeva l'aria più mite ma, per fortuna, era coperto da un gruppo di nuvole bianche che gli impedivano di abbagliare i giocatori.
Regulus si sentì decisamente sollevato. Ecco perchè amava così tanto il Quidditch: ogni volta che saliva sulla scopa, aveva la sensazione di lasciare tutti i problemi per terra.
Mentre gli occhi scrutavano attentamente il campo, teneva le orecchie tese al commento del cronista, che quell'anno era un Corvonero che sembrava esaltarsi piuttosto facilmente.
“Wow, ragazzi, che azione! Il Cacciatore di Grifondoro, Alderton, ha appena tolto la Pluffa da sotto il naso dei Serpeverde! Ma loro non si lasciano intimorire e partono tutti e tre all'inseguimento! Alderton passa la Pluffa a Oakby, che cerca di volare a tutta velocità verso gli anelli dei Serpeverde... Manca poco, pochissimo... Colpo di scena! Un Bolide l'ha costretto a cambiare direzione... se si fosse mosso un istante più tardi, probabilmente a quest'ora non so se ce l'averebbe fatta, dico sul serio. Le botte in testa fanno male. E Serpeverde riesce a recuperare la Pluffa! I tre Cacciatori se la stanno passando davvero molto velocemente! Wow! Che finta spettacolare! Si avvicinano sempre di più... si preparano allo scontro finale con il Portiere... Che parata, ragazzi! Comunque è stata un'azione magnifica!”
Regulus si chiese se i cronisti dovessero superare una apposita prova di pazzia: probabilmente sì, altrimenti non si sarebbe potuto spiegare perchè in sei anni non ne avesse mai sentito uno normale. Poco prima, il Corvonero si era lasciato trascinare dall'entusiasmo a tal punto da essersi sporto pericolosamente dalla balaustra, facendo venire un mezzo infarto alla professoressa McGranitt.
Il Boccino d'oro fino a quel momento non si era fatto vivo. Potter stava volando dall'altra parte dello stadio, ma neanche a lui aveva avvistato nulla.
Regulus cambiò zona e si diresse verso l'interno, sperando che il Boccino non si trovasse proprio in mezzo a quella che, alcuni metri più sotto, si era già trasformata in una battaglia campale.
“Dunstan ruba la Pluffa a Oakby, rifilandogli un potente pugno sulle costole, ma Madama Bumb non lo vede! Prima che Alderton se la riprenda, all'ultimissimo secondo, con una mossa a sorpresa, la passa indietro a Queen, che schiva il Bolide di Thickey! Il Bolide va a finire sugli spalti, seminando il terrore tra la folla! Qualcuno li aiuti! Intanto Queen cerca di passare la Pluffa a Gudgeon, ma quella viene intercettata da una sensazionale Grifondoro, Johns!”
Quel cronista gli stava facendo davvero venire l'ansia.
Regulus decise che sarebbe stato meglio non ascoltarlo, almeno per quanto poteva.
Accertatosi che il Boccino non fosse troppo in alto, scese in picchiata e cominciò a perlustrare ogni singola porzione d'aria, continuando a tenere d'occhio l'altro Cercatore.
Tuttavia non dovette attendere troppo tempo.
All'improvviso un brillio dorato a sinistra attirò la sua attenzione. Il cuore andò subito a mille.
Senza guardare nient'altro, partì a tutta velocità, subito notato dal commentatore.
“Il Cercatore di Serpeverde ha già avvistato qualcosa! Dovrebbe essere...sì, signore e signori, è proprio il Boccino d'oro! Ecco che Potter parte all'inseguimento. Chi la spunterà? Si accettano scommesse! Io dico che sarà Potter a vincere!”
Regulus non gli diede retta e continuò a puntare al Boccino. Potter intanto lo stava per raggiungere, e lui cercò di non farsi affiancare.
Come se si fosse accorto di essere cacciato, il Boccino guizzò via, dirigendosi verso gli anelli di Grifondoro.
I due Cercatori continuarono a seguirlo imperterriti, ma presto lo persero di vista.
“Peccato, dovremo aspettare ancora!” commentò il cronista. “Nel frattempo qui procede in perfetta parità: ancora zero a zero. Nessun Cacciatore riesce a superare gli avversari! La Pluffa cambia proprietario ogni cinque secondi, strabiliante! Questo dimostra quanto le due squadre stiano dando il meglio di loro stesse... Ma ecco che Serpeverde ottiene la Pluffa e riesce a divincolarsi dal cerchio degli avversari... Adesso i tre Cacciatori stanno puntando verso gli anelli avversari!”
Regulus si concesse una breve distrazione per guardare cosa stesse succedendo, appena in tempo per assistere al primo goal di Rachel.
“Serpeverde passa in vantaggio di dieci punti! Però, Grifondoro sta dando del filo da torcere, eh?”
Non ti preoccupare, noi stiamo facendo altrettanto, rispose silenziosamente Regulus, tornando a guardarsi intorno.
Nei minuti successivi, Serpeverde segnò altri due goal, ma presto Grifondoro iniziò a rimontare. Era una partita combattuta: ogni singolo metro del campo veniva conquistato a fatica.
Regulus si sentiva davvero soddisfatto della propria squadra ma si rendeva sempre più conto che, se avessero continuato con quel ritmo, presto sarebbe stato costretto a chiedere un time-out per farli riposare un po'.
Anche i Grifondoro erano affaticati, ma entrambe le squadre stringevano i denti e continuavano a giocare.
“Ehi, un momento! Potter si è gettato in picchiata! Avrà visto il Boccino sicuramente!”
Regulus si sentì prendere dal panico. Non gli avrebbe permesso di vincere.
Anche lui si lanciò all'inseguimento, cercando di individuare a sua volta il Boccino. Qualcosa non andava. Non vedeva alcun oggetto dorato muoversi sullo sfondo verde dell'erba, e loro si stavano avvicinando sempre di più al suolo, contro il quale rischiavano di schiantarsi.
Non è che...?
Lo capì giusto in tempo. Potter frenò all'improvviso e ricominciò a salire verso l'alto. Regulus tuttavia era riuscito ad accorgersi della finta, perciò un attimo dopo stava risalendo a sua volta.
“Bello scherzo, Potter, ma non ci sono cascato” ringhiò quando lo ebbe affiancato di nuovo.
“Un po' sì, però!” replicò l'altro con un ghigno.
Il Boccino d'oro si trovava nei pressi della tribuna dove di solito sedevano gli insegnanti. Regulus accelerò il più possibile, e James fece lo stesso.
“Stavolta ci siamo, ragazzi! È il momento decisivo! I Cercatori stanno volando davvero velocissimi! Wow, che partita!”
Regulus si accorse che il Grifondoro lo stesse facendo deviare, così riguadagnò terreno assestandogli una gomitata tra le costole.
Potter ricambiò, ma Regulus era talmente concentrato che non sentì quasi dolore: era deciso a non fermarsi neanche con tutte le ossa rotte.
Stavano per raggiungere il Boccino, quando questo cambiò direzione, girando a sinistra di quarantacinque gradi e mettendo quindi Potter in una posizione di netto vantaggio.
Regulus se ne accorse in tempo: rinunciò a continuare l'inseguimento al suo fianco, come invece Potter si aspettava, perchè in quel modo non avrebbe mai vinto, e si abbassò leggermente, accelerando al massimo.
James aveva già teso il braccio e stava per afferrare il Boccino, quando Regulus lo colse di sorpresa.
Trovandosi esattamente sotto l'avversario, riuscì a superarlo quel tanto da avere il Boccino sopra la testa.
Potter lo vide solo in quel momento. Emergendo dal basso, Regulus gli si parò davanti senza alcun preavviso.
Aveva pensato alle conseguenze, per esempio al fatto che l'altro non avrebbe avuto il tempo di frenare, ma non se preoccupò.
Nel momento in cui la sua mano si tendeva verso il Boccino d'oro, la scopa di Potter lo travolse.
I due riuscirono a non cadere nel vuoto per il rotto della cuffia.
Regulus ignorò il fortissimo dolore al fianco, provocato dallo scontro con l'avversario, e invece alzò il pugno, fissando con un sorriso e con il cuore che esultava il piccolo Boccino che dimenava invano le ali, fortemente serrato tra le sue dita,.
Se fino a quel momento aveva avuto l'udito fuori uso a causa di un potente fischio alle orecchie, improvvisamente udì un boato levarsi dalla folla verde-argento e il commento del cronista:
“Serpeverde ha vinto! È incredibile! Credevamo tutti che Grifondoro avesse la vittoria in pugno, e invece...!”
Regulus non capì più nulla, perchè un attimo dopo Barty lo raggiunse e lo strinse in un abbraccio che quasi gli staccò la testa, seguito poi da tutto il resto della squadra di Serpeverde, che gridava insieme ai propri tifosi, dando l'impressione che il loro troppo entusiasmo avrebbe fatto crollare le pareti dello stadio.
Solo quando Regulus atterrò, insieme a tutti gli altri, e lanciò un'occhiata verso gli studenti di Serpeverde esultanti, e poi sul Boccino d'oro catturato, si rese veramente conto di quello che era successo.
Una felicità immensa lo invase: ce l'aveva fatta! Aveva sconfitto Grifondoro.
“Regulus!” esclamò Rachel, quando lo ebbe raggiunto, mostrando un'espressione in parte festante e in parte preoccupata. “Tu sei completamente matto! Ti sei fatto investire da una scopa che andava a ottanta all'ora. Potevi cadere di sotto”.
“Non è successo niente” mentì lui, ignorando le proprie ossa che protestavano per il pessimo trattamento che aveva riservato loro.
Rachel scrollò la testa, incredula, poi lo abbracciò.
“Sei stato bravissimo”.
Regulus a quel punto vide le stelle, perchè la ragazza lo aveva stretto con troppo entusiasmo, e non riuscì a trattenere un lamento, sbiancando per il dolore.
“Oh, scusami!” disse lei, allontanandosi subito. “Devi esserti rotto qualcosa!”
“Rotto forse no, ma qualche costola è scheggiata di sicuro” intervenne Madama Chips, accorsa in quel momento, i capelli scompigliati e il viso rosso per l'affanno e la rabbia. “Signor Black! Non lo faccia mai più! Adesso, mi segua in infermeria, forza”.
Rachel si offrì di accompagnarlo e lo sostenne, passandogli un braccio sotto le spalle. Regulus fu felice di avere una scusa per non ascoltare l'infermiera che aveva iniziato a rimproverarlo a gran voce per la sua pazzia di rischiare la pelle per quella che aveva definito “una stupida partita”.
Mentre tutti e tre uscivano dallo stadio con i Serpeverde in festa, Regulus intravide James che, con un sorriso forzato che non riusciva a mascherare la delusione, distribuiva pacche consolatorie ai propri compagni di squadra.
“Povero Potter, mi fa quasi pena” disse, ironico.
“Non infierire. Adesso che l'hai battuto, finalmente ti darai una calmata, almeno spero” disse Rachel. “Sei soddisfatto, ora?”
Regulus annuì. Non sarebbe mai potuto essere più felice di così: non solo aveva vinto la partita che aspettava da tempo, ma ora, al suo fianco, c'era la ragazza che voleva.
Tutto questo, per qualche istante, lo indusse a considerarsi il ragazzo più fortunato del mondo.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Bè, una vittoria per uno non fa male a nessuno: la prima partita l'ha vinta James, quindi era giusto invertire le parti! Non sono ancora molto convinta di come mi è venuta: purtroppo, la Rowling ha esaurito tutti i finali possibili di una partita di Quidditch, quindi è molto complicato non ripetere cose già viste. Ma immagino che Madama Chips furiosa perchè uno studente si è quasi fatto ammazzare di proposito per prendere il Boccino non si sia ancora vista (almeno lo spero!).
Purtroppo per voi, il ciclo dei capitoli felici si è concluso. Nel prossimo ci sarà poco da ridere...
Prossimo aggiornamento: 20 febbraio... sempre se sarò sopravvissuta all'inizio degli esami!

Alohomora: sono io che devo ringraziarti perchè, se non avessi avuto il tuo parere positivo sull'anteprima, sarei rimasta secoli a cancellare e riscrivere tutto quello che non mi convinceva... e magari non sarei andata avanti a scrivere questo capitolo e i prossimi, il che sarebbe stata una tragedia! Eh, puoi immaginare quanto Rachel sia felice in questo momento! Ti credo che poi non reisce a concentrarsi sulla partita!
malandrina4ever: felice che tu abbia apprezzato la "terapia d'urto alla Bellatrix"! Ce la vedo proprio a utilizzare metodi drastici per far passare le fobie... avrebbe potuto dare una mano ai pazienti del San Mungo, invece di mandarceli... A parte gli scherzi, se Regulus avesse davvero chiesto a Rachel di guardare altrove, lei gli avrebbe dato una bella botta in testa! Lo chiedo a te perchè se l'esperta: ho trattato troppo male James?
Mizar: ho sempre pensato che Sirius fosse considerato un esmpio da seguire dai ragazzi di Hogwarts, perciò anche suo fratello in gran segreto poteva pensare di ispirarsi a lui! Ovviamente però nessuno lo deve sapere... Purtroppo Rachel non riuscirà da sola a far cambiare idea a Regulus, ma almeno contribuirà a farlo pentire.
vulneraria: sono sempre contenta di ricevere dei commenti su Rachel, perchè creare un personaggio originale all'inizio mi preccupava tantissimo. Insomma, quando dovevo inventarla mi era venuta l'ansia e speravo proprio di evitare di renderla troppo stereotipata. Fortunatamente vedere che la apprezzate mi è di grande incoraggiamento, quindi: grazie!
_Mary: come ho scritto proprio sopra, sono davvero felice dei commenti positivi su Rachel perchè inventare persnaggi nuovi è rischioso e mi impauriva, almeno all'inizio! Avevo il terrore di dare a Rachel un carattere inverosimile. Per fortuna la approvate! Invece per desrivere l'imbarazzo di Regulus nel capitolo scorso ho cercato di immaginare una via di mezzo tra Orion e una persona normale... un'impresa, quindi!
lyrapotter: Orion e Walburga gongoleranno presto, purtroppo. Però, a proposito della What if, a questo punto ti spiegherò meglio: il punto di partenza sarà Regulus che (in qualche modo che non ho ancora deciso!) sopravvive. Dopo di che cercherò di descrivere che cosa sarebbe successo se Silente avesse saputo prima degli Horcrux, e quindi la storia sarà anche dal punto di vista di tutti, non solo di Regulus. Ovviamente cercherò di far schiattare Voldy prima che uccida i Potter: in fondo, se il Trio ce l'ha fatta in un anno e senza aiuti, credo che in quasi due anni l'intero Ordine ce la possa fare! Mi dispiace per il tuo compleanno, perchè questa storia sarà conclusa a fine maggio, però la pantegana farà lo stesso una brutta fine!
Mirwen: davvero? Io invece il primo esame ce l'ho il 18, facciamo praticamente una staffetta! Per fortuna mi sono anticipata tutti i capitoli per il periodo degli esami!
dirkfelpy89: ce l'hanno fatta sul serio, ma tu non pensare troppo al dopo, non si sa mai! ;-) Per quanto riguarda il gruppo, la reazione di Barty l'ho descritta, mentre su Severus non avrei saputo proprio cosa scrivere: probabilmente non avrebbe fatto commenti, conoscendolo... Anzi, sarebbe un motivo in più per farlo pensare a cosa si è perso quando ha chiamato Lily "Mezzosangue"; insomma, fingerà di essere impassibile come sempre!
Gobra1095: diciamo che Regulus si è sforzato di fare il duro fino alla fine! Prima o poi diventerà anche lui un ragazzo deciso, ma dovrà passarne ancora parecchie prima di cambiare. L'argomento Horcrux tarderà ad arrivare: per ora tratterò il primo periodo di "apprendistato" tra i Mangiamorte, in cui Regulus comincierà a rendersi conto che non è tutto rose e fiori come credeva. Comunque manca ancora il settimo anno, quindi entreremo un po' alla volta nella fase depressiva. A proposito, non mi sono dimenticata di farti vedere le immagini del Diario di Andromeda! E' che adesso sono impegnatissima e riesco a pubblicare solo perchè questi capitoli me li ero anticipati. Prima o poi farò in modo di accontentarti! Scusa!

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Reclute ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 21: Pelle

Rating: Giallo


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Note: immagine di lilyhbp

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Reclute

Photobucket

Giugno 1978

La porta d'ingresso di Grimmauld Place si aprì e sbatté violentemente, facendo tremare le pareti. Abbandonando quello che stava facendo, Kreacher corse all'ingresso per accogliere il suo padrone e prendergli il mantello.
Qualche istante dopo, Orion fece irruzione nel salotto, in cui Regulus e sua madre avevano appena finito di parlare via camino con Bellatrix.
“Ho incontrato tuo fratello!” sbottò il signor Black con un tono contrariato, rivolgendosi alla moglie.
“Cygnus?” chiese lei. “Ma non sta al San Mungo?”
“Infatti. Intendevo quel traditore di Alphard” precisò lui.
Regulus rimase in silenzio ad ascoltare le novità.
“Non gli avrai rivolto la parola, mi auguro!” disse Walburga piena di collera al solo pensiero.
“Oh no, io avrei fatto anche a meno di vederlo. È stato lui a rivolgerla a me”.
“Che faccia tosta! E cosa voleva?”
“Mi ha detto che, secondo lui, stiamo rovinando Regulus e che non dovremmo costringerlo ad unirsi alle schiere dell'Oscuro Signore” spiegò Orion, e sembrava che ogni parola che pronunciava gli provocasse un gran disgusto.
“Costringerlo?” ripeté Walburga, profondamente arrabbiata. “Non mi pare che lo abbiamo costretto. È lui che vuole diventare un Mangiamorte. Non è così, Regulus?”
“Certo, madre. Non dategli retta” rispose Regulus, determinato.
Chissà perché Alphard doveva impicciarsi di quella storia, si chiese. In realtà, non avrebbe dovuto neanche saperlo.
Non gli ci volle molto per intuire chi glielo avesse raccontato: Sirius.
Probabilmente aveva cercato di dargli quell'ultimo avvertimento tramite loro zio, ma Regulus non li avrebbe ascoltati. Sapeva molto bene quello che doveva fare, e non sarebbero stati due rinnegati con idee pacifiste a fargli cambiare idea. Tanto a loro che cosa importava del buon nome della famiglia? Avevano scaricato tutto il peso di quella responsabilità su di lui e ora, non contenti, volevano addirittura convincerlo a seguire il loro pessimo esempio.
E poi, se Sirius voleva proprio continuare a tormentarlo con quella storia, perchè non glielo diceva in faccia?
Il suo ricordo tornò all'ultimo giorno di scuola, quando l'Espresso per Hogwarts era arrivato a King's Cross.
Sirius e gli altri studenti che avevano appena sostenuto i M.A.G.O. e si stavano salutando per l'ultima volta.
Regulus se lo era trovato davanti all'improvviso, stranamente solo, perchè Potter era impegnato a salutare momentaneamente Lily Evans: la notizia del loro fidanzamento aveva fatto il giro della scuola per tutto il mese di marzo, e giravano addirittura voci su un loro probabile matrimonio.
Quando Regulus e Sirius avevano incrociato gli sguardi, sicuramente tutti e due avevano pensato che quella potesse essere l'ultima volta che si vedevano, ma nessuno dei due aveva fatto nulla.
Si erano liquidati con sommo disprezzo e ognuno era andato per la propria strada.
Rachel aveva provato a convincerlo almeno a salutarlo per l'ultima volta, ma Regulus era troppo orgoglioso per seguire il suo consiglio. Alla fine anche lei sembrava essersi arresa all'evidenza.
“Regulus, hai parlato con Bellatrix?” chiese in quel momento Orion, distogliendolo dalle sue riflessioni.
“Sì” rispose lui. “Devo andare questa sera a Notturn Alley, poi prenderò una Passaporta”.
“Bene”.
Walburga si alzò dalla poltrona sulla quale era stata seduta fino a quel momento.
“Posso dire che ormai siamo stati ripagati da tutti i dispetti che Sirius ci ha fatto. Sei un figlio perfetto, Regulus. Senza di te la famiglia sarebbe già decaduta da un pezzo. Tuo padre ed io siamo orgogliosi della tua scelta. Sono sicura che diventerai uno dei seguaci più vicini all'Oscuro Signore”.
“Ci proverò” rispose il ragazzo, compiaciuto.
Quando sua moglie fu uscita dal salotto, Orion al contrario si accostò alla parete su cui campeggiava l'arazzo con l'albero genealogico, e fece cenno al figlio di raggiungerlo.
“Regulus, il fatto che tu stia per unirti ai Mangiamorte per mantenere alto l'onore della nostra casata, nonostante la tua giovane età, mi ha fatto capire che sei pronto per assumerti la responsabilità della famiglia”.
Regulus lo guardò attentamente, senza dire una parola.
“È importante che noi Black manteniamo il nostro credito agli occhi della comunità magica. Fino a questo momento ci ho pensato io, ma... non so per quanto tempo potrò ancora farlo”.
Orion si passò una mano tra i capelli ingrigiti e, improvvisamente, sembrò molto più pallido.
“Tu non sei soltanto il mio unico erede. Sei anche il solo e ultimo discendente maschio della famiglia. Sai che a tuo zio Cygnus mancano pochi giorni di vita e... nemmeno io sono eterno. Mi ascolti, Regulus?”
Lui annuì, cercando di non far trasparire alcuna emozione, anche se dentro di sé era esploso un uragano.
Non poteva dire sul serio: suo padre non aveva neanche cinquant'anni! Era assurdo. Sapeva che l'usanza, comune alle famiglie come la loro, di sposarsi soltanto fra consanguinei, aumentava le probabilità di morte prematura, ma per Orion Black era davvero troppo presto.
Per la prima volta in vita sua, Regulus provò una paura che non aveva rimedio. Non poteva fare nulla per impedire che accadesse.
Ma non poteva succedere, almeno, non a lui. Si trattava di Orion Black, l'uomo freddo e autoritario che induceva tutti ad obbedire soltanto con la propria presenza, che non aveva mai mostrato il minimo segno di debolezza davanti ai suoi figli e che, anche ora che parlava della propria fine, riusciva a mantenere un tono distaccato e privo di emozioni.
L'unica reazione che lo tradiva era soltanto quel pallore che Regulus si era imposto di ignorare.
Una debolezza comune come quella di morire non doveva neanche sfiorare un uomo apparentemente così forte.
Regulus tuttavia riuscì a mantenersi distaccato, ricorrendo ad ogni sua capacità di autocontrollo.
“Tu prenderai il mio posto” continuò Orion, “perciò dovrai sempre trarre esempio da quelli che ti hanno preceduto. Ne sarai capace. Se il destino dei Black è nelle tue mani, io mi sento tranquillo. So bene che non ci deluderai”.
“Certo che no” rispose Regulus.


Non era mai stato a Diagon Alley di sera. Era abituato a percorrere quella lunga strada quando pullulava di maghi e streghe che entravano e uscivano dai negozi.
Faceva uno strano effetto vederla immersa nell'ombra. I negozi erano chiusi o stavano chiudendo. Gli ultimi ritardatari stavano andando via a passi affrettati.
Volantini del Ministero della Magia erano affissi su ogni muro, raccomandando di non uscire di notte. Regulus si ritrovò a fare una smorfia divertita: quegli avvertimenti a lui non sarebbero serviti.
Si fermò per dare un'occhiata all'orario: aveva appuntamento con Piton alle otto e mezza, e mancavano ancora venti minuti abbondanti.
Per alcuni istanti esitò, incerto sul da farsi: non era sicuro di voler entrare subito a Notturn Alley.
Prima che potesse decidersi tuttavia, improvvisamente cinque uomini si Materializzarono in mezzo alla strada ormai deserta, facendolo sobbalzare.
Protetto dal buio, si infilò subito nel vicolo di Notturn Alley e si appoggiò al muro di pietra, sporgendosi con prudenza per accertarsi dell'identità dei nuovi arrivati.
Con suo grande rammarico, intuì che dovesse trattarsi di personale del Ministero, dal momento che indossavano abiti troppo formali per giustificare una tranquilla passeggiata serale.
Il rammarico si trasformò prima in sgomento, quando si accorse che puntavano proprio verso Notturn Alley, e poi in orrore, quando riconobbe l'uomo in prima fila: con quei baffi a spazzolino e i capelli e gli abiti ordinati in un modo maniacale, Barty Crouch senior era inconfondibile.
Regulus si affrettò a percorrere la strada, cercando di mantenere il controllo. Sentiva le voci degli Auror seguirlo, e non poté fare a meno di chiedersi che cosa facessero lì ma, soprattutto, chi cercassero di così importante da scomodare addirittura Crouch e i suoi uomini migliori.
Mentre superava a grandi passi molti negozi, un dubbio orribile si fece largo tra i suoi pensieri: e se avessero ricevuto una soffiata e avessero saputo che, quella sera, il Signore Oscuro avrebbe incontrato due giovani aspiranti Mangiamorte?
Non è possibile, si disse. Altrimenti si sarebbe portato un'intera squadra di Auror.
In ogni caso, estrasse la bacchetta: non pensava di essere messo alla prova così presto.
Fece appena in tempo a svoltare in un angolo, quando i cinque uomini entrarono a Notturn Alley.
Regulus si fermò sul retro di Magie Sinister, sperando che si allontanassero: e invece erano diretti proprio lì.
“Signor Sinister, non abbia tutta questa fretta di chiudere bottega. Prego, si accomodi” ringhiò la voce di uno degli Auror.
Attraverso una finestrella aperta sul retro, Regulus poteva vedere e sentire tutto quello che accadeva all'interno del negozio.
Il signor Sinister, un uomo curvo dai capelli unti, guardava con timore i cinque che lo fronteggiavano.
“Che cosa c'è? Quelli dell'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche sono già venuti ieri!” disse, ansioso. “E comunque non ho fatto niente di male”.
“Questo è tutto da vedere” esordì Crouch, scettico. “In ogni caso, questa volta non ci interessano i suoi manufatti oscuri, signor Sinister. Abbiamo solo delle domande da porle”.
“Prego, chiedete pure” disse l'uomo con un tono servile e untuoso, decisamente sollevato alla notizia che la sua merce non sarebbe stata sequestrata.
“Questo pomeriggio è scomparsa una bambina di cinque anni. Alcuni testimoni hanno riferito di averla vista per l'ultima volta da queste parti. Aveva perso la madre e si era smarrita. Lei ne sa niente?” chiese Crouch.
Sinister dissimulò una smorfia colma di ansia che però Regulus non poté vedere, perchè il vecchio gli dava le spalle.
“Bambina? Nossignore, nessuna bambina. Non ho visto nessuno” si affrettò a rispondere.
“Certo... Ha visto persone sospette, magari?”
“Come se fosse difficile, a Notturn Alley” ringhiò, sarcastico, il primo Auror che aveva parlato. A giudicare dalle cicatrici che gli attraversavano il volto, doveva trattarsi di Alastor Moody.
Le disgrazie non arrivano mai da sole, pensò Regulus, immobile come una statua. Il pensiero di trovarsi a pochi metri dai due migliori Auror del Ministero non lo rendeva tranquillo. E non voleva rischiare di allontanarsi, perchè i suoi passi si sarebbero sentiti.
“Eh, appunto, sa quanta gente poco raccomandabile passa da queste parti? Quella bambina però poteva fare più attenzione...”
“Lei non sa chi era quella bambina, vero?” intervenne un terzo Auror. “Era la nipote del Ministro della Magia”.
Sinister non resse il colpo e fu costretto a sedersi.
“Non so proprio come aiutarvi, signori” insisté.
“Non c'è problema” disse Crouch, con un finto tono tranquillo che fece tremare tutti, Regulus compreso. In silenzio, si avvicinò alla merce esposta. “Uhm... mi dovrò ricordare di mandare un'altra ispezione qui. Questo mi sembra un oggetto pieno di magia oscura...”
“Oh, e va bene!” strillò Sinister, balzando di colpo in piedi, nervoso. “C'era qualcuno, d'accordo? Però non fate sapere in giro che ve l'ho detto io. E niente ispezione!”
“Prima ci dice chi ha visto e poi valuterò la sua proposta. O accetta o trascorrerà il resto dei suoi giorni ad Azkaban. Di scuse per incriminarla ne ho fin troppe” disse Crouch.
Sinister lo guardò male, ma parlò:
“Mi è sembrato di vedere... ma non ne sono sicuro eh!”
“Proceda” disse Moody.
“Sì, sì... ho intravisto una bambina piccola che andava insieme ad un uomo... Ma io credevo che fosse suo padre, per tutti i gargoyle, l'aveva presa per mano! Che ne sapevo che...”
“Chi era quell'uomo?” lo incalzò Crouch.
“Non lo so...”
“Com'era fatto?”
“Era...alto...grosso...un po' ingobbito. Non l'ho visto bene in faccia, ma doveva avere molti capelli, vista la peluria che gli spuntava dal cappuccio”.
L'affermazione fu seguita da uno dei silenzi più tragici che Regulus avesse mai sentito. Uno degli Auror si nascose il volto tra le mani. Nemmeno Crouch riuscì a mantenersi impassibile.
“Greyback...”
“Già”.
Sinister rivolgeva nervosamente gli occhi da un Auror all'altro, nella malcelata speranza di cavarsela. Ma ormai nessuno gli dava più retta.
“Lo riferirò io al Ministro” disse Crouch, riprendendosi. “Andiamo. Torneremo con una squadra per le ricerche. Non possiamo fare più niente per la bambina, a parte trovarne il corpo”.
Regulus neanche sentì i passi degli Auror che uscivano dal negozio e si incamminavano per la strada, diretti a Diagon Alley.
Si guardò intorno con circospezione, quasi nel timore di posare lo sguardo su un corpicino straziato e immerso in una pozza di sangue.
Profondamente scosso, strinse i pugni così tanto da incidersi la pelle.
Ecco cosa facevano quegli ibridi: e certi maghi li volevano addirittura accogliere come normali esseri umani! Non aveva mai sentito parlare di Lupi Mannari mansueti.
Adesso aveva un motivo in più per proseguire per la strada che aveva scelto. Se il Signore Oscuro avesse trionfato, quelle cose non sarebbero accadute più. Lui non avrebbe permesso a quei mostri di sopravvivere.
O almeno, era quello che Regulus credeva. *
Gli ci vollero dieci minuti prima di smaltire la rabbia, poi si incamminò di nuovo verso il luogo dell'appuntamento.
“Black, sei tu?” chiese una voce bassa, nel momento in cui sbucò nel vicolo prescelto.
“Sì. Hai incontrato gli Auror?”
“Sì” rispose Severus Piton, coperto da un lungo mantello nero. “Ma sono riuscito a nascondermi in tempo”.
“Dobbiamo sbrigarci, perchè torneranno tra poco. Bellatrix mi ha detto di aver lasciato una Passaporta da queste parti. Dovrebbe essere un guanto. Diamoci da fare e cerchiamola”.
C'erano molti rifiuti, e Bellatrix aveva nascosto per bene la Passaporta, ma alla fine Piton la trovò.
“Eccola” disse, controllando l'orario. “Appena in tempo. Pronto?”
Regulus annuì.
Nell'esatto istante in cui il guanto ammuffito si illuminava, entrambi lo afferrarono e si sentirono risucchiare da un vortice...


Atterrarono su un prato, non senza qualche difficoltà a rimanere in piedi.
Dopo essersi ripresi dallo scombussolamento provocato dal viaggio tramite Passaporta, si guardarono intorno. Si trovavano sulla cima di una collina ricoperta da un manto erboso e circondata da campi brulli e deserti.
Nell'oscurità, non una luce di qualche casa si vedeva nel raggio di chilometri, né qualsiasi altra cosa che permettesse loro di capire in quale zona del paese fossero capitati. Chissà, magari erano addirittura fuori dai confini nazionali.
“Tu sai fare la Materializzazione Congiunta, vero? Per il ritorno” chiese Regulus, rendendosi improvvisamente conto di non aver ancora potuto sostener l'esame, per motivi di età.
“Certo” rispose Piton, ancora meno loquace del solito.
I due ragazzi attesero in silenzio.
Ogni minuto che passava, Regulus si sentiva sempre più agitato. Non sapeva dire se si trattasse di paura o di emozione: forse entrambe le cose.
Probabilmente era normale: chiunque si sentirebbe agitato appena prima di compiere una scelta irreversibile. Sapeva che, una volta entrato al servizio del Signore Oscuro, non sarebbe mai potuto arretrare, ma tornare sui propri passi non lo interessava: era convinto di quello che faceva, nonostante quello che pensavano Sirius, Alphard e molti altri.
Sentiva di fare solamente il proprio dovere.
L'unico motivo di dispiacere per lui fu pensare che Rachel non avrebbe mai approvato quella decisione. E gli dispiaceva anche doverle mentire da quel momento in poi, ma del resto, se lei non riusciva a capire, non era colpa sua.
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore improvviso di qualcuno che si Materializzava alle loro spalle.
Appena si voltarono, per alcuni eterni istanti videro soltanto il nero della notte.
Lumos” sibilò una voce serpentesca.
Nell'oscurità si accese la luce di una bacchetta che dapprima li abbagliò e poi, quando si furono abituati al chiarore improvviso, rivelò loro le fattezze del proprietario.
Regulus aveva visto quell'uomo quando aveva solo otto anni, ma se lo ricordava bene, e non poté fare a meno di notare che fosse cambiato: se prima conservava dei tratti umani, adesso aveva storpiato ancora di più il proprio aspetto.
Gli occhi rossi si posarono sui due giovani e la bocca, priva di labbra, si piegò in un ghigno compiaciuto.
“Benvenuti” esordì, sempre con la sua voce che sembrava un sibilo.
Per un attimo, Regulus non seppe cosa rispondere, ma fortunatamente ci pensò Piton.
“Signore, siamo...”
“Lo so chi siete” lo interruppe l'Oscuro Signore. “Bellatrix e Lucius mi hanno parlato di voi due. Mi fa piacere vedere tanti giovani che vogliono combattere per un mondo migliore e libero da certi esseri inferiori”.
Sia Regulus che Severus chinarono le teste in segno di rispetto.
Quell'uomo riusciva a trasmettere un'incredibile potenza. Regulus non aveva dubbi sul perché fosse diventato il Mago oscuro più forte di tutti i tempi. Nessuno in sua presenza avrebbe mai potuto avere il coraggio di disobbedire.
Era esattamente come se lo era immaginato in tutti quegli ultimi anni e si sentì davvero onorato per avere ottenuto il privilegio di conoscerlo.
“Siete avvertiti” riprese a parlare il mago. “Se deciderete di unirvi a me, avrete tutto quello che desiderate: potere, gloria, qualsiasi donna vogliate...”
Accanto a sé, Regulus sentì la mano di Piton chiudersi a pugno, come in risposta ad un riflesso condizionato.
“...e magari un giorno riuscirete addirittura ad ingannare la morte, proprio come ho fatto io”.
Regulus alzò lo sguardo, ammirato: era davvero riuscito a fermare la morte? Se ce l'aveva fatta, e se non mentiva, allora lui non avrebbe avuto bisogno di sopportare la perdita di quelli cui teneva.
“Io ricompenso chi mi serve con fedeltà e dedizione, ma non ammetto tradimenti” continuò Lord Voldemort. “Sono generoso con chi mi è devoto, ma dovete restare tali per sempre, altrimenti la mia giustizia farà il suo corso. Intesi?”
“Sì, Signore” si affrettò a rispondere Regulus.
“Vi serviremo fino alla fine” aggiunse Severus, convinto.
“Molto bene. Black, tu frequenti ancora Hogwarts, vero?”
“Sì” rispose Regulus, sperando che non avesse qualche problema con chi era ancora studente. Invece si sbagliava.
“Perfetto. Mi sarai di grande aiuto. Un infiltrato nella tana di Silente è proprio quello che mi serve” disse l'Oscuro Signore soddisfatto.
Poi ordinò loro di scoprire il polso sinistro e, pronunciando un incantesimo che nessuno dei due aveva mai sentito, suggellò il patto di alleanza con il Marchio Nero inciso a fuoco sulla loro pelle.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

* Non so se fosse davvero così ma non credo che Voldemort volesse far sapere troppo in giro di essere in combutta con i Lupi Mannari almeno durante la prima guerra magica, perchè se i Purosangue lo avessero saputo avrebbero esitato ad allearsi con uno che si serviva degli "ibridi" che loro odiavano tanto. Quindi ho ipotizzato che Regulus non lo sapesse. Quando lo scoprirà, avrà i primi dubbi sul caro Voldemort.


*Angolo autrice*

Lo so, la cosa non vi va giù, ma prima o poi doveva succedere. Immagino che vi sarete chiesti perchè abbia inserito la parentesi con la povera bambina "rapita". Bè, i motivi sono molti. Prima di tutto volevo inserire Crouch Sr. visto che ne ho parlato spesso; poi volevo aggiungere un po' più d'azione a questo capitolo deprimente; e poi (e d'accordo lo ammetto!!) mi ero quasi, e sottolineo quel quasi, dispiaciuta per Orion (cioè, più per Regulus che per lui) e quindi avevo bisogno di scrivere qualcosa che mi distraesse! Ok, l'ho detto. Non ci avrei mai creduto.

ORA, UN ATTIMO DI ATTENZIONE, PER FAVORE!
Dunque, alcuni di voi già lo sanno, ma credo che sia giunto il momento di dare la comunicazione ufficiale visto che iniziate a fare domande spinose! Pensavo di dirvelo all'ultimo capitolo ma sareste stati capaci di uccidermi se vi avessi fatti preoccupare inutilmente! XD
Chi ha letto la mia precedente long-fiction sa che avevo intenzione di scrivere una storia in cui Regulus sopravviveva, ed è esattamente quello che ho intenzione di fare; in parole povere, scriverò il sequel di questa qui, anche se ovviamente andrò fuori canon... cosa del tutto nuova per me!
L'idea è di immaginare cosa sarebbe successo se Regulus fosse riuscito in qualche modo a sopravvivere e se avesse rivelato a Silente il segreto degli Horcrux.
Stravolgere la trama dei libri mi preoccupa, ma immaginare l'Ordine della Fenice alla ricerca dei frammenti di anima di Voldemort mi ispira tantissimo. In fondo, ho già scritto una fanfiction drammatica ed è ora che mi dedichi anche ai lieti fini!
La fanfiction attuale finirà ad un punto che, pur rimanendo nel canon, mi permetterà poi di cominciare quella nuova e modificare gli eventi, quindi penso che l'ultimo capitolo si concluderà poco prima che Regulus entri nella caverna.

Accetto ogni commento positivo o negativo su questa idea ma, se vi piace, ringraziate Alohomora che mi ha convinta ad avventurarmi nel mondo del What if!

Tornando al presente...
Prossimo aggiornamento: 27 febbraio

lyrapotter: sì, ultimamente sono diventata nottambula... studio fino a tardi, quindi aggiorno di notte! Togli pure quel "mezza": quella di Regulus era una ripicca personale bella e buona, sia per la normale rivalità nata sul campo da Quidditch, sia per il motivo che hai detto tu, cioè il fatto che, secondo Regulus, James gli ha portato via Sirius e inoltre è uno dei responsabili del suo traviamento, oltre ad Andromeda, Alphard, l'intera Casa di Grifondoro... insomma, mezzo mondo! Regulus, che testa dura che hai... U_U Anche io non vedo l'ora che la pantegana esali il suo ultimo respiro! Sono cattiva, ma infierire su di lui è uno dei miei passatemo preferiti. E' anche un ottimo anti-stress!
Alohomora: mai dire mai, Regulus e James un giorno potrebbero anche sfidarsi di nuovo, magari quando la guerra sarà finita! Ma direi che, almeno per James, la carriera sportiva è esclusa: lo vedo troppo bene come Auror. Ahah, forse ce li ritroveremo con tanto di squadre composte dai vari figli, i Black contro i Potter! Sarebbe un massacro! Basta, la devo smettere di pensare a questo seguito, se no mi dimentico i capitoli che devo ancora scrivere di questa storia. Veramente nessuno ha mai detto che Alphard non avesse lasciato nulla a Regulus: sappiamo solo che ha dato del denaro a Sirius, il resto può essere inventato dalle fanfiction! Comunque ci sarà qualcosa che Alphard darà a Regulus... ma è ancora prematuro da dire! Lo scoprirai verso la fine! ;-)
Bella_Cissy_BlackSisters: grazie, quello che avete detto mi ha fatto davvero piacere! Anche se James non mi è mai stato simpatico, sto cercando di essere il più obiettiva possibile, tranne quando lo vedo con gli occhi di Regulus che, al contrario, non è affatto imparziale! Ho anche voluto farlo perdere qualche volta proprio per non esagerare: nemmeno Harry ha mai vinto tutte le partite. E poi James poteva tranquillamente battere Tassorosso e Corvonero... qualche sconfitta con Serpeverde ci stava pure... altrimenti Regulus non sarebbe rimasto Cercatore della squadra a lungo!
Mirwen: qualche volta anche in lui salta fuori qualche caretteristica meno tranquilla... in fondo, ricordiamoci che è il fratello di Sirius: qualche gene in comune lo dovranno anche avere! E poi ho esperienza di queste cose: mia sorella quando giocava a pallavolo a scuola si faceva ammazzare pur di prendere la palla! XD
_Mary: se hai letto sopra, adesso sai qual era quella sorpresa che avevi intuito la settimana scorsa! Spero che l'idea ti piaccia! Passando al capitolo, anche io ho sempre tifato per Grifondoro quando tra i Serpeverde c'era Malfoy! Ma Regulus ha compiuto il miracolo e mi sono ritrovata a tifare Serpeverde negli anni '70! Sì, Regulus ha avuto lo stesso atteggiamento maniacale di Baston, infatti avevo proprio pensato a lui mentre scrivevo! Ma sembra abbastanza normale per i Capitani, come ha dimostrato anche Angelina nel quinto libro! Se poi aggiungi che l'avversario si chiama James Potter... si salvi chi può!
Mizar: infatti, credo che Regulus avrebbe anche accettato di cadere giù dalla scopa pur di prendere il Boccino sotto il naso di James! Come hai potuto vedere, il lieto fine arriverà, anche se non in questa fanfiction, ma nella prossima, anche se nel frattempo ne dovranno pasare tante. Ma la sofferenza è sempre direttamente proporzionale alla felicità finale, quindi non ti abbattere troppo per questi capitoli difficili.
malandrina4ever: come vedi, ho risposto alla tua domanda sul finale! Visto che speravi nel lieto fine, sono giunta ad un compromesso... quindi il finale sarà non lieto ma momentaneo, perchè il seguito sarà veramente a lieto fine! Contenta? Io per il momento sono felice per essere riuscita a scrivere una conclusione di partita diversa dal solito perchè avevo davvero paura di non avere idee... per fortuna per questa storia l'argomento Quidditch è archiviato! Nel seguito dovrò sforzarmi ancora di più per essere imparziale con James, perchè non sarà più un personaggio marginale... ma tanto dopo la fine della scuola lo comincio ad apprezzare, sempre nei limiti!
chocco: grazie! Non sono abituata a capitoli pieni di adrenalina, ma andando avanti nella storia ce ne saranno di più, come puoi benissimo immaginare.
MEISSA_S: vale la pena di aspettare un po' di più le tue recensioni perchè sono sempre bellissime! Su quel "sì" detto da Regulus hai visto giusto: più di così non poteva dire, anche se andando avanti riuscirà a dire anche qualche frase intera! Ebbene sì, la vittoria contro Grifondoro per Regulus è stata una specie di risarcimento perchè James secondo lui era uno di quelli che gli avevano portato via Sirius, e probabilmente lo considerava il maggior respomsabile. Infatti Regulus cominciava ad essere infastidito dalla sua presenza quando ancora non lo conosceva, prima di iniziare il primo anno! Se hai notato che in questo capitolo Orion è apparso più "umano", ebbene sì, la tua storia mi ha influenzata... prima lo immaginavo come la versione maschile di Walburga, ma da quando ti seguo non ci riesco più!
dirkfelpy89: wow, che bello, quando sento di bambini appena nati (o che devono nascere) mi sciolgo!! Spero che tu sia riuscito a comprare il regalo, comunque! Se sei anche dispiaciuto per James, puoi sempre immaginare che la Coppa del Quidditch l'abbia vinta Grifondoro... Regulus avrà ancora un altro anno per vincerla! Non l'ho scritto perchè non ha trovato spazio tra eventi più importanti, ma se tu vuoi pensare che sia andata così, non sarebbe un errore!
DubheBlack: benvenuta! Grazie mille per aver recensito e anche per aver letto Slytherin love! Sono contenta che i personaggi ti piacciano: mi sa che abbiamo gli stessi gusti perchè Regulus è il mio preferito in assoluto, ma mi piace molto pure Sirius. Spero di riuscire a rendere verosimile anche Barty perchè finora ha scherzato... adesso verrà la prova del nove e devo rendere credibile il suo cambiamento. Critica pure se, quando arriverà il momento, non ne sarai convinta! Sai che "Luna piena" è stato anche il mio capitolo preferito? O almeno uno dei preferiti! Infatti è stato tra i primi che ho scritto e ci ho messo molto più impegno del solito! Sono felice che ti piaccia anche Rachel: ti dirò, l'idea di fare un seguito mi è venuta anche perchè non riesco più a separarmi da lei!

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Un alleato inatteso ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 22: Ghiaccio

Rating: Verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Un alleato inatteso

Photobucket

Settembre 1978

Era iniziato un nuovo anno a Hogwarts, l'ultimo per Regulus e i suoi amici. Ormai era tempo di progetti per il futuro, ma quasi nessuno era contento di finire la scuola.
“Hogwarts mi mancherà” disse Rachel una di quelle giornate. Era seduta sul divano della sala comune di Serpeverde e teneva la testa poggiata sulla spalla di Regulus.
“Siamo appena a settembre” disse lui, nel tentativo di sollevarle il morale. “Mancano ancora nove mesi”.
“Mesi che non ci potremo godere a causa dei M.A.G.O.” replicò lei. “Quasi quasi mi faccio bocciare, così resto qui ancora un altro anno. Che ne pensi? Potresti farlo anche tu”.
“Sicuro...” rispose Regulus con evidente sarcasmo. “Pensavo che ti piacesse l'idea di cominciare a lavorare”.
“Sì ma la vita vera non mi attira per niente. È molto meglio qui... ah!” esclamò all'improvviso, raddrizzandosi e rivolgendogli un gran sorriso. “A proposito. Indovina cosa mi ha detto Lumacorno in via del tutto confidenziale?”
Regulus la guardò per alcuni istanti, perplesso.
“Che ha già organizzato l'ennesima festa?” chiese.
“Sì, ma non è questo il punto. Il fatto è che è riuscito ad invitare il reclutatore del Puddlemere United! Hai capito? Non potrai mancare: vi ha combinato apposta un incontro”.
“Cosa...?”
Regulus non aveva la più pallida idea di cosa dire: non se lo sarebbe mai aspettato.
Vedendo che lui non reagiva, Rachel perse di colpo tutto l'entusiasmo.
“Pensavo che stessi valutando la carriera sportiva” disse. “O forse giocare a Quidditch non è abbastanza nobile per un Black?”
“Non ho detto che non mi interessa, anzi” rispose Regulus. “È solo che quella sportiva è una carriera breve...”
Distolse lo sguardo da quello di lei, incapace di sostenerlo ancora.
Gli sarebbe piaciuto eccome diventare un giocatore professionista, ma un impiego del genere lo avrebbe tenuto occupato molte ore al giorno... e lui aveva ben altri impegni. Fare il Mangiamorte part-time non era previsto.
“... comunque incontrerò questo reclutatore, perchè no?” concluse, con un sorriso forzato.
Rachel stava per ribattere, quando puntò lo sguardo verso l'ingresso e disse:
“Ecco il nostro Caposcuola”.
Regulus si voltò.
Barty era appena entrato nella sala comune e, in pochi secondi, aveva raggiunto il divano, piantandosi davanti a Regulus con un'aria inviperita.
“Tu pensi che io abbia tempo da perdere?” esordì, stizzito. “Avevi detto che mi avresti aiutato con la ricerca di Difesa contro le Arti Oscure!”
“Ah... me ne sono dimenticato” rispose Regulus senza scomporsi.
“E me lo dici così? Ti ho aspettato mezz'ora in biblioteca, mezz'ora!” ribadì.
“Va bene, Barty, adesso calmati. Sono stata io a trattenerlo” intervenne Rachel.
“Su questo non c'è dubbio” rispose lui, acido. “È già la seconda volta che gli chiedo un favore e lui mi dà buca”.
“Non l'ho fatto apposta” disse Regulus.
“Se questo è il tuo modo di scusarti, sappi che non...” esordì Barty, ma Rachel lo interruppe.
“Ti aiuteremo tutti e due a pomeriggio con la ricerca, tanto è stata assegnata per lunedì e abbiamo tempo. Ora però non ti arrabbiare. Perchè non ti siedi un po'? Stavamo parlando del nostro futuro lavorativo”.
Barty esitò per alcuni secondi con le labbra serrate, come se avesse voluto aggiungere qualcos'altro, ma alla fine si sedette sulla poltrona accanto.
“Allora, hai deciso cosa fare?” gli chiese Rachel, cercando di sciogliere il ghiaccio che si era improvvisamente creato tra i due ragazzi.
Barty prese a fissare il pavimento, poi rispose:
“Mio padre vuole farmi frequentare il corso di Magisprudenza... Io ci ho pensato molto quest'estate, ma ancora non mi sono deciso. Vorrei fare qualcosa di più utile per la comunità magica, tipo...”
“Tipo?”
Lui fece spallucce: aveva tutta l'aria di nascondere qualcosa.
“Regulus, stai bene?”
Regulus vide gli sguardi di lei e di Barty puntati su di sé e impallidì. Aveva stretto i pugni nell'istante in cui aveva sentito il Marchio Nero bruciare. Per fortuna, il dolore cessò quasi subito.
“Sì, va benissimo” mentì, ostentando una finta naturalezza.
Piton non aveva avuto torto ad avvertirlo: nascondere il Marchio a Hogwarts era più difficile di quanto avesse immaginato, soprattutto perchè gli faceva male spesso, ogni volta che l'Oscuro Signore convocava gli altri Mangiamorte.
Era complicato fingere, soprattutto con Rachel. Si sentiva una schifezza quando doveva mentirle. Cercava di giustificarsi, convincendosi del fatto che fosse lei a non capire che i Mangiamorte stessero dalla parte giusta, ma in ogni caso era consapevole di ingannarla.
Non voleva neanche pensare a cosa sarebbe successo se lei lo avesse scoperto.
Regulus le strinse la mano in un gesto involontario, mentre tutti e tre tacevano.
Barty aveva gli occhi puntati sul fuoco traballante del camino: aveva un'aria assorta e incupita.
Regulus sapeva di averlo offeso, ma non poteva fare altrimenti. Forse era diventato paranoico, ma da quando era cominciato l'anno scolastico, aveva la sensazione che Barty lo tenesse d'occhio.
Non poteva essere al tempo stesso Mangiamorte e amico di un Crouch. Doveva allontanarlo da sé per non correre il rischio di essere scoperto.
Barty era diventato troppo curioso e aveva iniziato a fargli molte domande, alle quali lui non voleva, né poteva, rispondere, soprattutto adesso che il Signore Oscuro gli aveva affidato un incarico da svolgere a Hogwarts...


“Per chi era quel gufo?”
“Quale?”
“Quello che hai appena mandato”.
“Era per i miei genitori”.
“Non gli hai già scritto ieri?”
Regulus tornò a guardare Barty, esasperato e teso.
“E anche se fosse?”
Un silenzio pesante cadde nella guferia, interrotto solo dai versi dei gufi e delle civette che affollavano i trespoli e le rientranze nelle pareti.
Regulus ringraziò il cielo per avere fatto in tempo a spedire il messaggio indirizzato a Rabastan Lestrange prima che Barty entrasse, altrimenti sarebbe stato capace di prenderglielo.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, cupo.
“Per caso ho fatto qualcosa di male?” chiese. “Ti ho offeso?”
“No” rispose Regulus, nervoso.
“E allora per quale accidenti di motivo mi eviti?”
“Non è vero che ti evito”.
“Non mi prendere in giro! È dall'inizio dell'anno che non sei più lo stesso. Ah, ma credo di aver capito che cosa ti prende”.
Regulus si irrigidì.
“E cos'è che avresti capito?”
“Che sei uno di quelli che appena si trovano la ragazza abbandonano gli amici. Tanto non ti servo più, vero? Ora ti senti sistemato, quindi credi di avere tutti i diritti di farti i cavoli tuoi. I traditori come te mi disgustano”.
Lui decise di non rispondere, pensando che fosse meglio lasciarglielo credere.
A sua volta, Barty non insisté, così Regulus pensò bene di dirigersi verso la porta, con l'intenzione di uscire dalla guferia il prima possibile, ma, prima che potesse mettere in atto la propria decisione, l'altro chiese:
“Dove sei stato ieri notte?”
Il battito cardiaco raggiunse in un attimo una velocità incredibile. Regulus sentì cedere le ginocchia. Tuttavia cercò di mantenere un tono di voce normale.
“Da nessuna parte”.
“Nel dormitorio non c'eri e il tuo letto era vuoto”.
“Te lo sarai sognato. Non sarebbe la prima volta che ti immagini le cose”.
“Mi stai prendendo in giro? E guardami mentre ti parlo!” gridò, mentre Regulus gli voltava le spalle per uscire.
Nel tentativo di fermarlo, Barty lo afferrò per il braccio sinistro, all'altezza del polso. Nello stesso istante, il Marchio Nero bruciò un'altra volta, facendolo sobbalzare e gemere per la sorpresa e il dolore.
“Lasciami!” intimò, sforzandosi per liberare il braccio con un violento strattone. Ma non ce ne sarebbe stato il bisogno, perchè Barty lo aveva già lasciato andare, consapevole di avergli fatto male.
Evitando di incrociare il suo sguardo stupito, Regulus aprì la porta della guferia e se la richiuse alle spalle, scendendo gli scalini di pietra in tutta fretta.
Solo quando raggiunse la capanna di Hagrid rallentò e riuscì a calmarsi. Barty stava veramente esagerando. Ci mancava solo che si accorgesse delle sue uscite notturne.
Nell'ultima settimana aveva dormito poco: doveva esplorare il castello nella zona che Lord Voldemort gli aveva indicato. Quella notte sarebbe stata l'ultima, perchè le precedenti gli erano servite per trovare il nascondiglio dell'oggetto che doveva recuperare e una via di fuga nel caso in cui fosse sopraggiunto qualcuno.
Adesso che Barty sospettava di lui, avrebbe preferito aspettare qualche giorno, ma ormai aveva mandato il messaggio con tanto di luogo e ora dell'appuntamento. Non poteva dare buca, perchè Rabastan non era un tipo paziente.
Mentre camminava, stringendo i pugni nervosamente, rifletté a lungo su cosa potesse fare per evitare che Barty lo aspettasse sveglio. Infine, la soluzione lo illuminò all'improvviso.
Quella sera, dopo cena, gli risultò fin troppo facile versare della pozione soporifera nel bicchiere che Barty teneva sempre sul comodino accanto al proprio letto.
Quando il ragazzo, ignaro, bevve la pozione poco prima di andare a dormire, un istante più tardi iniziò a sbadigliare e fece appena in tempo a infilarsi sotto le coperte prima di cadere in un sonno profondo.
Sicuro che l'effetto del filtro sarebbe durato tutta la notte, Regulus fece finta di coricarsi a sua volta e attese che anche gli altri compagni di dormitorio si fossero addormentati.
Una volta certo che non sarebbe stato disturbato, balzò in piedi, già vestito, ed uscì dal dormitorio con la massima prudenza.
La sala comune era deserta, esattamente come lo spettrale corridoio dei sotterranei, appena fuori dall'ingresso.
Regulus si fermò soltanto un attimo per assicurarsi di essere davvero solo, e gli sembrò di avere udito dei passi fermarsi proprio in quell'istante da qualche parte dietro di lui.
Si voltò, la bacchetta levata, ma nell'oscurità non vide nessuno: probabilmente aveva sentito la sua stessa eco.
Riprese a camminare, continuando a mantenere le orecchie tese a captare il minimo rumore estraneo. La strada che separava la sala di ritrovo di Serpeverde e quella d'ingresso era lunga e, anche se di giorno la conosceva come le sue tasche, di notte c'era sempre il rischio di sbagliare corridoio e perdersi.
Per tutta la durata del tragitto, gli unici rumori che sentì furono i propri palpiti, causati dall'agitazione, e sempre quell'eco che si interrompeva ogni volta pochi secondi dopo di lui.
Alcuni minuti più tardi, svoltato un angolo, intravide in fondo al corridoio il chiarore proveniente dalle finestre della sala d'ingresso.
Sollevato, continuò a camminare, ma all'improvviso accaddero molte cose.
Da qualche parte dietro di lui sentì un cigolio, come quello di una parete che si apriva. Spaventato, provò a raggiungere l'aula di Pozioni ma, prima che potesse anche solo compiere il primo passo, qualcosa di pesante e freddo lo afferrò per la spalla. Una mano.
Regulus non seppe mai che cosa gli impedì di urlare: forse il terrore che gli aveva tolto il respiro.
“Ah-ha! Brava micina, ti sei meritata una colazione doppia. Vediamo chi abbiamo qui” parlò nell'ombra la voce di Argus Gazza.
Il custode accese la propria lanterna e la sollevò, illuminando la porzione di corridoio che li ospitava.
Regulus all'inizio fu abbagliato dalla luce improvvisa ma poi, quando si fu abituato, si ritrovò il viso magro del custode a pochi centimetri dalla faccia, mentre Mrs Purr lo guardava con un'aria di sfida.
Maledetta gatta, pensò, sentendosi annodare le viscere.
Le guance flosce di Gazza tremolarono quando la bocca si incurvò in un sadico ghigno di vittoria.
“Bene bene, vado per cogliere in fallo uno studente del primo anno e mi ritrovo il fratello di quel criminale di Sirius Black!” esclamò, con un'espressione folle che gridava vendetta per tutti gli scherzi subiti in passato. “Ora ce ne andiamo dritti dal Preside e...”
“Lascialo stare, Gazza, lui è con me”.
Per un attimo Regulus credette che la voce che si era appena levata alla loro sinistra fosse solo frutto della propria immaginazione. Era talmente spaventato che riusciva a stento a reggersi in piedi. Fantastico: era la sua prima missione seria e si era già fatto cogliere in flagrante. E non aveva ancora visto il peggio.
“Chi ha parlato? Un altro studente in giro!” sbraitò Gazza, alzando la lanterna e socchiudendo gli occhi.
“Sono un Caposcuola” rispose Barty, avvicinandosi e indicando la propria spilla.
“Ah, Crouch...” bofonchiò il custode, deluso. “Che significa che Black ha il permesso? Non è...”
“Doveva scontare una punizione da Hagrid e io ho il compito di riaccompagnarlo nella sala comune. Era rimasto indietro e sono tornato a riprenderlo” mentì Barty, senza riuscire a nascondere una certa ansia.
“Stava andando dalla parte opposta!” protestò Gazza.
“Mi ero perso...” disse Regulus, riuscendo finalmente a parlare.
“Esatto. Ah, mi era sembrato di sentire Pix che faceva rotolare qualcosa sul pavimento del piano di sopra” aggiunse Barty. “Non vorrei che avesse smontato un'armatura”.
Imprecando parecchie volte contro il Poltergeist, Gazza li lasciò, seppur con riluttanza.
Anche se il custode se ne era andato, Regulus era ben lungi dal sentirsi tranquillo. Come aveva fatto Barty a svegliarsi così presto? E ora che cosa si sarebbe potuto inventare per giustificare la sua uscita notturna?
Barty lo afferrò per un braccio e lo spinse dentro l'aula di Pozioni, chiudendosi poi la porta alle spalle e accendendo qualche torcia.
Per alcuni minuti, che sembrarono ore di agonia, rimasero in silenzio, immobili uno di fronte all'altro.
Regulus stringeva spasmodicamente la bacchetta, incerto se la avrebbe dovuta usare oppure no. Il sangue nelle vene gli si era del tutto ghiacciato.
“Come...?” esordì, cercando di parlare per capire fino a che punto Barty avesse capito.
Quello estrasse dalla tasca una boccetta vuota.
“Antidoto contro le pozioni soporifere” spiegò con una poco dissimulata nota di trionfo. “L'ho preso prima che mi facessi bere la pozione. Sapevo che avresti cercato di rendermi innocuo, non sono mica un idiota. A dirla tutta, ho preso anche un bezoar, sai, nel malaugurato caso in cui avessi deciso di avvelenarmi”.
Il cervello di Regulus lavorava febbrilmente, cercando una soluzione, mentre Barty lo raggiungeva.
“Andiamo, smettila di guardarmi come se fossi un Dissennatore. Non ti ho appena salvato da una punizione e da un interrogatorio che sarebbe stato di certo molto imbarazzante?”
“Sì...” rispose Regulus, riacquistando un po' di lucidità, quanto bastava perchè riuscisse a mostrarsi freddo. Il ghiaccio che sentiva dentro si manifestava anche all'esterno.
Tuttavia lo sguardo di Barty non gli piaceva per niente.
“Credo di aver capito perchè ultimamente mi hai allontanato” disse.
“Ma davvero?” replicò lui, ostentando una finta indifferenza.
“Sì. In fondo era anche piuttosto ovvio. Tu sei stato bravo ma io sono più furbo. Ormai l'ho capito”.
“Capito cosa?” sussurrò Regulus con voce rauca, anche se non era tanto sicuro di voler sentire la risposta.
“Che il tuo strano comportamento è dovuto solamente a quella cosa che hai incisa sul polso sinistro...”
Regulus non aspettò nemmeno che Barty finisse la frase e gli scagliò contro un incantesimo, mandandolo a cozzare contro la cattedra di Lumacorno.
Mentre l'orrore e il panico crescevano a dismisura, faticò anche a tenere ferma la bacchetta, puntata sul ragazzo.
Stava cercando di decidere che cosa dovesse fare. Le regole erano chiare: se qualcuno ti scopre, uccidilo, gli avevano detto. Ma conosceva Barty da anni, ormai. Come avrebbe avuto il coraggio di ucciderlo davvero?
“Guarda che non è saggio da parte tua farmi fuori” gli disse Barty, senza nascondere un tono a sua volta spaventato. “Succederebbe il finimondo se mi trovassero morto stecchito dentro Hogwarts. E Gazza sa che tu sei con me adesso, quindi mio padre non ci metterebbe molto a trovarti”.
“Allora dovrei risparmiarti la vita, così avrai tutto il tempo che vuoi per denunciarmi e spedirmi ad Azkaban?” ribatté Regulus, che non sapeva neanche dove volesse arrivare.
Barty fece finta di riflettere, curvandosi su se stesso, ma Regulus non capì cosa voleva fare almeno finché non lo vide estrarre velocemente la bacchetta e puntarla su di lui.
Stupef...” provò ad anticiparlo.
Expelliarmus!”
Regulus sentì la propria bacchetta sfuggirgli di mano e volare dritta in quella dell'avversario.
I ruoli adesso si erano invertiti.
Regulus non vide l'espressione indecisa sul volto di Barty, perchè aveva il viso chino e strizzava gli occhi, in attesa di uno Schiantesimo che, ne era certo, sarebbe arrivato a momenti.
La disperazione lo assalì quando si rese conto che probabilmente si sarebbe risvegliato ad Azkaban. Era tutto finito, pensava.
Ma si sbagliava, perchè in quel momento Barty parlò e disse l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettato.
“Guarda che non lo dico a nessuno”.
Strano, non ricordava di aver preso una botta in testa, fino a quel momento. Ma non poteva aver sentito sul serio una cosa del genere.
Regulus alzò lo sguardo sull'altro e, con grande meraviglia, si rese conto che gli stava restituendo la bacchetta.
“Avanti, riprenditela, non posso stare tutta la notte così!” sbuffò Barty, nervoso.
Regulus la afferrò, ma continuò a guardarlo senza riuscire a dire una parola.
Non aveva senso. Perchè il figlio di Crouch senior lo voleva coprire? Quella poteva essere la sua occasione: se avesse catturato un Mangiamorte, suo padre non sarebbe stato solo fiero di lui; probabilmente lo avrebbe venerato.
“Perchè...?” fu l'unica cosa che riuscì a dire.
“Credevi davvero che ti avrei denunciato agli Auror?” replicò Barty, leggermente indispettito. “Spiegami perchè mai dovrei vendere un amico a mio padre. Secondo te se lo merita? Consegnandogli l'ultimo discendente della più importante famiglia Purosangue che esista, gli servirei su un piatto d'argento la possibilità di prendersi tutto il merito e di riuscire a diventare Ministro della Magia. Non ti sacrificherei mai per la sua ambizione”.
Regulus dovette appoggiarsi ad un banco per non crollare a causa dello shock. Non era ancora del tutto sicuro che Barty dicesse la verità: e se la sua fosse stata tutta una strategia per fargli abbassare la guardia?
“Non ti fidi, eh? Ma scusa, se avessi voluto fregarti avrei lasciato che Gazza ti portasse da Silente” disse Barty. Esitò alcuni istanti, mordicchiandosi nervosamente le labbra, incerto. Alla fine aggiunse, con un'espressione ansiosa. “Lui com'è?”
“Lui chi?” domandò Regulus, inquieto.
“Lo sai! L'hai conosciuto, no? È vero quello che raccontano su di lui? Che nessuno può ucciderlo? Che è il mago più potente di tutti i tempi?”
“Ehm...”
Regulus non sapeva cosa rispondere. C'era qualcosa che non andava. A meno di non sbagliarsi di grosso, Barty non avrebbe dovuto avere quel tono così entusiasta, o sì?
“Sei sicuro di stare bene?” gli chiese, dubbioso.
“Chissà quante cose ti avrà insegnato! Mica queste sciocchezze che ci spiegano a lezione...”
Adesso iniziava a fargli paura. Non ci capiva più niente. Perchè aveva quella luce esaltata negli occhi? Forse era impazzito.
Sì, non c'è altra spiegazione. È uscito fuori di testa.
“Non sono pazzo!” sbottò Barty, leggendogli negli occhi quello stesso pensiero. “A te lo posso dire... Io sto cominciando a pensare che le cose che Lui dice non siano affatto illogiche...”
“Ma che diamine stai dicendo?” chiese Regulus, rifiutandosi di accettare quello che Barty voleva fargli capire.
“Senti, qualche anno fa non mi interessava, ma quest'estate ho voluto scoprire perchè Tu-Sai-Chi sta riscuotendo tutto questo successo e perchè ha l'appoggio di molte famiglie magiche. Quando l'ho chiesto a mio padre, lui mi ha risposto che è solo un criminale a cui piace uccidere la gente, ma non mi ha convinto. Ho provato a domandare ad altre persone, e ho capito che invece sta combattendo per liberarci dalla clandestinità. Non è giusto che i Babbani siano i padroni del mondo... Vi ammiro, davvero. State cercando di cambiare le cose... e vorrei farlo anche io”.
Regulus si guardò intorno, come se fosse convinto di cogliere degli indizi che gli rivelassero la sua presenza in un mondo parallelo e opposto a quello reale. Barty era cambiato parecchio negli ultimi anni, ma non aveva mai creduto che potesse arrivare addirittura a... quello.
Anche se, adesso che ci pensava, nell'ultimo periodo Barty aveva iniziato a fare dei discorsi strani, molto più simili ai suoi che a quelli che il figlio di un Auror avrebbe dovuto esprimere.
Ma credeva che si adeguasse alle convinzioni maggioritarie tra i Serpeverde Purosangue solo per non esserne escluso.
Forse essere stato smistato a Serpeverde, inducendolo a frequentare quelli come Regulus, aveva provocato degli effetti imprevedibili su di lui.
“Era questo che intendevi qualche giorno fa quando hai detto di voler fare qualcosa di utile per la comunità magica?”
Barty annuì.
“È da un po' che ci penso seriamente e mi sono convinto che i vostri metodi siano gli unici davvero efficaci”.
“Senti” lo interruppe Regulus, “se pensi che questo sia un altro modo per fare i dispetti a tuo padre...”
“No che non lo è! Non sono un bambino capriccioso, ci ho riflettuto parecchio” rispose Barty, poi sospirò, irritato. “So che non è uno scherzo”.
Regulus si chiuse in un silenzio meditabondo: non riusciva a convincersi di quello che stava succedendo.
“Devi fare qualcosa per Lui, vero? È per questo che sei uscito queste ultime notti” continuò l'altro. Poi, nonostante il suo silenzio ostinato, domandò: “Posso aiutarti? Voglio vedere com'è essere... uno di voi”.
“Scordatelo” ribatté Regulus.
L'altro sbuffò.
“Ascolta, prendila come dimostrazione della mia buona fede. Se sarò tuo complice in questa impresa, avrai la garanzia del mio silenzio assoluto. Se ti denunciassi, accuserei anche me stesso”.
“Certo, perchè se dicessi che mi hai aiutato, qualcuno mi crederebbe” fece lui, ironico.
“Ma io voglio essere come te! E poi un Caposcuola ti potrà sempre essere utile, nel caso in cui Gazza ti trovasse di nuovo”.
Regulus esitò. Il discorso di Barty aveva una sua logica, in effetti. D'altra parte, non aveva scelta. Metterselo contro non sarebbe stata una mossa saggia.
“Guarda che non devo fare nulla di speciale. È solo un furto”.
“Mi va bene lo stesso”.
“Non è una trappola, vero?”
“Ti do la mia parola d'onore. Sono anche disposto a stringere un Voto Infrangibile”.
“No, lascia stare... D'accordo” disse alla fine, e Barty ne sembrò entusiasta, “ma non crearmi problemi. E non fare scherzi... non sono solo questa sera. Capisci cosa intendo?”
“Messaggio recepito. Allora, che cosa facciamo?”


“Sicuro che sia proprio qui?”chiese Barty, un quarto d'ora dopo, guardandosi intorno con aria dubbiosa.
Erano riusciti a raggiungere la Sala dei Trofei e Regulus stava ispezionando la parete in fondo a suon di incantesimi rivelatori.
“Me l'ha detto Lui. Ha nascosto questa cosa prima di finire il suo settimo anno a Hogwarts, ma ora vorrebbe custodirla in un posto più sicuro”.
“Deve essere molto importate, allora...”
“Trovato” disse Regulus, una volta rintracciato il punto esatto in cui aveva avvertito un tipo di magia molto diverso da quello che permeava la scuola. “Muffliato!”
Grazie all'incantesimo silenziatore, l'esplosione della porzione di parete non fu udita al di fuori di quelle quattro mura.
Tossendo, mentre la polvere si diradava, Regulus si chinò, infilò la mano nella rientranza del muro cavo e ne estrasse qualcosa.
“È un libro?” chiese Barty, guardando la rilegatura in pelle nera.
“Sembra più un'agenda, o un diario” lo corresse Regulus, perplesso.
L'altro indicò una scritta dorata sul fronte.
“Chi è T.O. Riddle? È...”
“Non penso. Non ce lo vedo a scrivere su un diario”.
“Ma infatti le pagine non sono scritte. Forse ha usato dell'Inchiostro Simpatico. Magari contiene le istruzioni per qualche magia potentissima...”
“In ogni caso non sono affari nostri, e non dobbiamo occuparcene” tagliò corto Regulus, che si era già calato con piacere nella parte del Mangiamorte esperto alle prese con un novellino. “Dobbiamo muoverci. Uno dei nostri ci aspetta al cancello”.
Si alzò in piedi e, aiutato dall'altro, fece tornare tutto a posto con un Reparo combinato.
I due ragazzi uscirono indisturbati nel parco immerso nell'oscurità. Il cielo, con il novilunio, sembrava un'immensa macchia di inchiostro nero.
“Tu resta qui” ordinò Regulus ad un certo punto. “Non devi farti vedere”.
“Cosa? Ti sei dimenticato che siamo complici?”
“Se Rabastan capisce chi sei, ti fa a pezzi senza neanche darti il tempo di battere le palpebre”.
“Sì, come no. Non vuoi dividere il merito con qualcun altro, è questo il vero motivo” bofonchiò Barty.
“Cerca di ragionare! Non sei neanche uno di noi...”
“Per ora”.
Regulus ammutolì, incerto.
“E va bene” disse alla fine. “Ma non dire nulla. Fai parlare me e basta”.
Quando raggiunsero il cancello, dall'altra parte non videro nessuno, tanto il buio era fitto. Regulus, nel dubbio, si schiarì la voce.
“Black, chi è quello?” esordì Rabastan Lestrange, avvicinandosi al cancello e guardando Barty con sospetto.
“Gli ho fatto una Imperius” rispose Regulus, e gli parve di sentire che il ragazzo gli avesse ringhiato contro, nonostante cercasse di apparire sotto effetto della maledizione.
“Uhm... poi cancellagli tutti i ricordi, non vogliamo correre rischi. Allora, ce l'hai?” chiese l'uomo.
Regulus gli passò il diario attraverso le sbarre, e Rabastan si affrettò a coprirlo sotto il mantello.
“Bè, ottimo lavoro. Il Signore Oscuro sarà soddisfatto”.
Regulus non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto mentre Rabastan lo salutava con un cenno, per poi Smaterializzarsi.
“Lo sapevo che ti saresti preso tutto il merito!” protestò Barty quando fu sicuro di poter parlare.
“Non potevo dirgli di essermi fatto aiutare dal figlio di Crouch”.
“Piuttosto non volevi dirgli di essere stato scoperto dal figlio di Crouch” lo corresse l'altro, sarcastico.
“Prova solo a ripeterlo e ti uccido sul serio” replicò Regulus, ferito nel profondo.
“Me lo immagino. Non lo dirò a nessuno, te l'ho già detto. E poi, il ruolo del cattivo comincia a piacermi” concluse con un ghigno.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*
Allora, premetto che Barty non è ancora un Mangiamorte vero e proprio: per il momento è soltanto preso dall'entusiasmo. Deve ancora diventare veramente convinto di quello che fa.
Non ho descritto perfettamente tutto il processo mentale che lo ha portato a cambiare idea su Voldemort, ma nel corso dei capitoli ho cercato di seminare qualche traccia, come quando anche lui inizia a considerare superiori i Purosangue (cap. 33), o quando cerca di trasgredire per ripicca (cap. 29 e 31), o quando appare incline a scatenare duelli, ecc.) perciò spero di essere riuscita a portarvi fin qui gradualmente.
Seconda cosa: il diario di Tom Riddle. Ho pensato che quando, nella prossima storia, Regulus e Silente uniranno i cervelli (insolito, eh?) per scoprire quali siano gli altri Horcrux, li potranno indovinare tutti, ma non il diario, a meno che qualcuno non ci abbia già avuto a che fare. Quindi non l'ho inserito per bellezza, è stata una scelta a lungo termine che si rivelerà utile. Credo che nemmeno Silente ci sarebbe mai arrivato se nel canon Lucius Malfoy non avesse messo quel diario nel calderone di Ginny!
E, riguardo al fatto che Voldemort affidi il recupero di un oggetto così importante ad un nuovo arrivato, ve l'ha già spiegato abbastanza la Rowling: se ha abbandonato il diadema di Corvonero in un posto che prima o poi qualcuno avrebbe scoperto, si sentiva talmente sicuro di sé da essere certo che nessuno avrebbe capito... pessima idea!

A parte questo, sono felice che l'idea del seguito vi sia piaciuta! Non so se la pubblicherò appena finita questa, perchè ci devo lavorare su, ma si vedrà. Sarà complicato, perchè ancora devo decidere come far sopravvivere Regulus e come si svolgerà la caccia agli Horcrux (che per fortuna saranno meno di 7), ma forse il divertimento sta tutto nella difficoltà (adoro complicarmi la vita!)

Prossimo aggiornamento: se va tutto bene, il 6 marzo. Purtroppo stavolta non è certo al 200% come le altre volte, perchè a causa degli esami -che per fortuna ho finito!- ho esaurito i capitoli di scorta, ma in una settimana dovrei farcela ad aggiustare il prossimo...

979: ciao! Grazie per aver continuato a leggere, non importa se non recensisci. Anzi, è da un po' che mi sono messa in testa di leggere le tue storie su Bellatrix. Infatti ti ho aggiunta agli autori preferiti per tenere d'occhio "La strega più potente"; finora sono stata impegnatissima, ma spero di riuscire finalmente a leggere prima quella e poi "Sgàth..." perchè mi incuriosiscono molto!
Alohomora: Orion è anche lui al suo ultimo anno di vita, quindi credo che questo pensiero sia riuscito a renderlo un po' meno severo del normale, anche se di carattere resta sempre il solito! Nemmeno io riesco a convincermi del fatto che Regulus abbia già preso il Marchio, forse perchè sta ancora a Hogwarts, al sicuro; invece quando finirà questo settimo anno, entreremo davvero nel vivo della sua breve carriera da Mangiamorte. Mi dispiace di averti scossa con Greyback: quello che fa è orrendo, ma servirà a scuotere anche Regulus quando se lo ritroverà in mezzo agli altri Mangiamorte. Adesso la tua curiosità sull'oggetto misterioso si è risolta! Grazie per l'aiuto e il consiglio!
malandrina4ever: bene, spero di riuscire a soddisfarti! E poi, te l'ho già detto, James comparirà molto di più, così sarai ancora più contenta! XD Ho pensato anche io che Voldemort ha appena fatto due pessimi affari, accogliendo Regulus e Severus tra i suoi seguaci perchè tutti e due lo fregheranno proprio sotto il naso! Ah sì, Walburga non merita alcuna compassione. In fondo lei sopravvive a tutti (per la serie: certa gente chi l'ammazza?).
Mirwen: ti credo, i brividi li avevo anche io mentre scrivevo! Sono secoli che penso ad un seguito, ora finalmente le idee iniziano a delinearsi nella mia testa.
_Mary: anche io quando mi affeziono ai personaggi gli dico sempre "Ma perchè hai fatto questo e non quell'altro?" e ogni volta mi vengono le crisi perchè non posso farci niente... a meno che non mi metta a scrivere fanfiction! Riguardo al seguito, non ho ancora ben deciso chi morirà e chi no. Di sicuro, cercherò di far sopravvivere anche Lily e James, forse facendo in modo che Minus sia scoperto prima che sveli il loro nascondiglio. Sui Paciock ancora non ho preso una decisione. Non sopravvivranno tutti, anche perchè saremo sempre in guerra, ma cercherò di salvare il salvabile! Sulla profezia anche, non mi sono ancora decisa. Diciamo che finora ho in mente solo i capitoli iniziali, che già cominciano a diventare parecchi! Ne avrò di tempo, quindi.
Mizar: eheh, mi sono fatta contagiare dalla mania di resuscitare le persone! E poi avevo voglia di scrivere una storia con un lieto fine finalmente! E' ovvio che Rachel non mancherà, figurati, ormai non riesco a scrivere nulla se non ce la metto da qualche parte!
vulneraria: sì, probabilmente non avere più nessuno che gli dice cosa fare deve essere terrificante per Regulus... Nel canon ho sempre pensato che Oron morisse poco dopo di lui, ma adesso che ho in mente la what if, dovrò affrontare anche questo argomento. Ma ci saranno anche parti allegre, non ti spaventare! XD Anzi, ce ne saranno parecchie!
lyrapotter: finché sogna, lascialo sognare (Piton, intendo)... E' quando agisce che bisogna cominciare a preoccuparsi. Sì, Malocchio è comparso anche lui per la prima volta, anche se in effetti, lo ammetto, l'ho aggiunto solo con l'intenzione di spaventare Regulus ancora di più! XD Emmeline effettivamente l'ho un po' abbandonata, ma tra qualche capitolo riapparirà. Comunque, nel seguito avrà molto più spazio... ho già in mente qualcosa per lei, ma non ne sono ancora del tutto convinta... Bè, lo saprai a tempo debito! Ecco, non so se con questo capitolo avrò soddisfatto la tua curiosità su Barty, ma non ho molto spazio per descrivere tutti i suoi complicati processi mentali. Forse nel prossimo riuscirò ad approfondire di più.
DubheBlack: Voldemort conosce i suoi polli! Se nella Pietra Filosofale ha cercato di convincere Harry a dargli la pietra dicendo che in cambio avrebbe fatto tornare in vita i suoi genitori, può benissimo aver detto a Piton di essere capace di fargli conquistare la donna che voleva. Bisogna aspettarsi di tutto dai tipi come lui U_U Sirius ci ha provato a convincere Regulus per l'ultimissima volta, ma il ragazzo non ci crede finché non ci sbatte la testa, è "leggermente" cocciuto! XD
Gemella Dramioncella: eh purtroppo di capitoli drammatici ne pubblicherò parecchi. Comunque sì, il seguito ci sarà! Tranquilla, non credo proprio che tu sia tarda: sono io che, visto che di solito sono di poche parole, quando parlo tanto è così insolito che alla fine non si capisce il punto fondamentale! XD Dovrò esercitarmi! Grazie per i complimenti, e spero che il tuo castigo finisca presto :-(
Pervinca Potter 97: quando ho cliccato su "gestisci le recensioni" per un attimo sono rimasta un po' spaesata... possibile che in 24 ore fossero aumentate così tanto?? Grazie per essere tornata a leggere! E' un piacere riaverti, e spero che riprenderai a pubblicare come prima, tempo permettendo! Le tue storie su Severus mi piacciono tantissimo! Sono felice che ti piaccia Alphard: in questa storia non avrà un ruolo troppo marginale, anzi, ho cercato di inserirlo ogni volta che potevo, e comparirà ancora una volta.

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Terzo grado ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 39: Caldo

Rating: Verde


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Note: immagine di blacks-bitch

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Terzo grado

Photobucket

Dicembre 1978

e per questo motivo, dovresti esaudire la nostra richiesta. Sarebbe gradita una tua risposta di conferma, possibilmente entro breve.
W. B.

Regulus stropicciò la lettera che aveva appena finito di leggere, in preda all'ansia. Si trovava nel dormitorio maschile, seduto sul suo letto, e scorreva di nuovo la grafia elegante e ordinata di sua madre.
Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ma sperava che si potesse rimandare: non era tanto sicuro che Rachel avrebbe gradito.
Il ragazzo richiuse la busta, si alzò e la ripose nel baule, senza riuscire a calmarsi.
Ci mancava solo questa, pensò, stizzito. In quel momento, sarebbe stato disposto a combattere contro un esercito di Auror tutto da solo, piuttosto che affrontare una prova come quella. E la cosa peggiore era che non avrebbe potuto temporeggiare: i suoi genitori lo avevano messo con le spalle al muro. Che cosa faccio adesso?
Era una domanda inutile, perché c'era una sola cosa da fare, se non voleva essere buttato giù dalla torre di Astronomia. Più tempo avrebbe aspettato e più Rachel si sarebbe arrabbiata. Perciò era meglio avvisarla il prima possibile.
Sbuffando nervosamente, diede un'occhiata all'orologio: a quell'ora la ragazza sarebbe dovuta essere già in biblioteca. Lui le aveva promesso di studiare insieme, quindi era meglio andare subito.
Dopo essersi inginocchiato e aver chiuso la lettera dentro il proprio baule, si rialzò in piedi e uscì, diretto verso la biblioteca.
Mentre percorreva i corridoi, cercava di rilassarsi, inutilmente. Aveva una paura tremenda di quello che lo aspettava: le cose che potevano andare storte non si contavano sulle punte delle dita.
Ma non doveva pensarci, almeno non in quel momento. Sarebbe stato inutile agitarsi prima di affrontare il discorso. Meglio distrarsi, ascoltando le armature che cantavano Jingle Bells.
Dal momento che mancavano solo due giorni all'inizio delle vacanze di Natale, tutto il castello era stato addobbato da insegnanti e Prefetti, e neanche la biblioteca era stata risparmiata.
Quando vi fu entrato, Regulus passò in mezzo agli scaffali pieni di festoni d'oro, in cerca di Rachel, finché non la trovò.
Era in piedi tra due scaffalature e stava ricopiando in tutta fretta il paragrafo di un libro su un foglio di pergamena.
Nel frattempo, e Regulus non avrebbe mai capito come ne fosse capace, stava ascoltando quello che diceva Emmeline, accanto a lei. La Corvonero sembrava piuttosto irritata ed era chiaro che si stesse lamentando di qualcosa che le era successo.
Regulus sentì uno stralcio di conversazione: la voce di Emmeline era molto agitata.
“... e poi, quando ho finito la lezione di Materializzazione, ha cambiato le carte in tavola e ha detto che non gli andava più. Fin lì ho avuto pazienza, e gli ho detto che, se voleva, potevamo fare una passeggiata nel parco, ma lui ha fatto un'espressione infastidita e ha risposto che preferiva restare da solo, e che sono troppo appiccicosa. Secondo te è vero?”
“Non sei affatto appiccicosa, è lui che si comporta in un modo strano” rispose Rachel, indispettita.
“Infatti...” Emmeline alzò lo sguardo e vide Regulus, che stava fissando con insistenza il soffitto, e si interruppe, inducendo Rachel a voltarsi.
“Eccoti!” esclamò quest'ultima, sorridendogli.
“Ciao” esordì lui, vago.
“Salve...” bofonchiò Emmeline, incupita. “Hai visto Barty, per caso?”
“No”.
“E non sai dov'è?”
Regulus si affrettò ad assumere un atteggiamento impassibile e disinvolto.
“Mi aveva detto di avere delle faccende da sbrigare...”
Emmeline distolse lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.
“Prima o poi dovrà farsi vivo. Vorrà dire che lo aspetterò e non gli darò pace finché non mi avrà chiesto scusa e non mi avrà detto cosa gli prende” affermò.
“Brava, non farti mettere i piedi in testa”la incoraggiò Rachel.
Emmeline li salutò con un cenno distratto e si diresse verso l'uscita della biblioteca a passo di marcia. Per un attimo, Regulus sentì di compatire Barty: Emmeline era una ragazza molto paziente che di solito non si scomponeva mai, ma quando si arrabbiava erano guai assicurati.
Subito dopo gli tornò in mente il motivo per cui era lì e si rivolse a Rachel, cercando di esordire con delicatezza.
“Che tema stai scrivendo?” le chiese, mentre si avvicinava.
“Quello per Cura delle Creature Magiche” rispose lei allegramente. “Ho lezione alle cinque”.
“Ancora con i compiti svolti all'ultimo minuto?” commentò lui.
“Veramente manca un'ora e mezza! E poi non è colpa mia se gli insegnanti non ci danno neanche il tempo per respirare” rispose Rachel, mettendo l'ultimo punto per poi voltarsi verso di lui. “Stamattina durante l'ora libera mi sono esercitata con l'Incanto Patronus” aggiunse.
“E sei riuscita ad evocarlo?” domandò lui, curioso: nel loro corso di Difesa contro le Arti Oscure non ce l'aveva fatta ancora nessuno. Perciò si stupì parecchio quando lei sorrise e gli rispose:
“Quasi!”
“Davvero?”
“Davvero sì. Non aveva nessuna forma, però ho evocato uno scudo di luce argentea e sono riuscita a mantenerlo per più di un minuto. Vorrei tanto scoprire di che forma è fatto”.
“Hai già fatto tanto per aver iniziato a studiare l'Incanto Patronus una settimana fa” la rassicurò Regulus. “Sei stata brava”.
“Insomma...” disse lei, poco convinta. “In fondo il merito è tutto tuo”.
“Ma io non...” esordì Regulus, ma si interruppe quando vide l'espressione sul viso della ragazza.
Lei lo prese per la mano, portandolo esattamente sotto un ramoscello di vischio che pendeva dal soffitto.
“Siamo in biblioteca” le ricordò lui: le pile di libri impolverati erano i soli spettatori silenziosi, ma Madama Pince poteva piombare lì in ogni momento.
“Se l'hanno messo qui un motivo ci sarà” osservò saggiamente Rachel. “E poi devo esercitarmi per l'Incanto Patronus, no?”
Senza lasciargli altro tempo per parlare, gli prese il viso tra le mani e posò le proprie labbra sulle sue.
Improvvisamente dimentico dei rigidi divieti della bibliotecaria e di quello che le doveva dire, Regulus ricambiò il bacio e si sentì percorrere da un brivido intenso quando Rachel gli andò ad accarezzare la nuca, scompigliandogli i capelli. Lui la attrasse a sé, sfiorandole la schiena.
Presto dimenticò di trovarsi in biblioteca: era scomparso tutto ciò che non riguardasse loro due, con l'unica eccezione del vischio sospeso sopra le loro teste.
In quel momento, tuttavia, l'ultimo neurone rimasto con una briciola di raziocinio fece in modo che Regulus sentisse l'inconfondibile suono dei passi di Madama Pince che si avvicinava. Anche Rachel se ne accorse e si allontanò immediatamente.
Quando la bibliotecaria si affacciò con il solito cipiglio sospettoso, vide soltanto una ragazza che consultava diligentemente un libro e un ragazzo che, girato dall'altra parte, cercava di ordinarsi i capelli, rosso in volto.
“Se n'è andata?” bisbigliò Rachel alcuni secondi più tardi.
“Sì” rispose Regulus, dopo aver lanciato un'occhiata alla propria destra. Poi si voltò verso di lei.
“Forse è il caso che... cominciamo a studiare” disse, cambiando idea a metà frase: ancora non si sentiva pronto per parlarne.
“Uffa...” sbuffò lei. “Non ho nessuna voglia di fare i compiti di Trasfigurazione”.
“Lo so, preferiresti continuare a esercitarti per Difesa contro le Arti Oscure, vero? Anche io” scherzò Regulus, ricevendo per tutta risposta una gomitata sul braccio.
Ma tornò subito serio, rendendosi conto di non potere rimandare.
“C'è una cosa che devo dirti” confessò in fretta, prima di cambiare nuovamente idea.
“Di che si tratta?”
Regulus evitò il suo sguardo, ma non riuscì a nascondere la propria agitazione.
“Ehm...”
Dal momento che si sentiva mancare il fiato per l'ansia, per parecchi istanti non fu in grado di pronunciare una sola sillaba.
“È successo qualcosa?”
“No, è solo che... Senti, non ti arrabbiare se te lo dico solo adesso ma...”
“Regulus Black” lo incalzò lei, perdendo subito la pazienza, le mani sui fianchi. “Sputa il rospo”.
“E va bene, d'accordo” fece lui rassegnato. Prese un bel respiro e rispose: “I miei genitori vogliono conoscerti”.
Lo disse tutto d'un fiato: non vedeva l'ora di togliersi quel peso dallo stomaco.
Rachel rimase immobile per un po': probabilmente non si aspettava una cosa del genere. Dopo alcuni eterni istanti, l'unico commento che le uscì fu un enigmatico: “Ah”.
Regulus non contribuì a portare avanti la conversazione, perciò alla fine fu di nuovo lei a parlare, dopo essersi ripresa dallo stupore iniziale.
“Cavolo, Regulus, credevo che mi stessi per riferire chissà quale disgrazia. Ti sei visto in faccia?” disse, divertita dalla reazione esagerata di lui.
Lui sospirò, un po' imbarazzato e un po' teso. Rachel non poteva capire quanto fosse di vitale importanza che la sua famiglia si facesse un buon concetto di lei.
“In realtà” proseguì Rachel, “non sapevo neanche che glielo avessi detto”.
“Invece sì” rispose Regulus, ritornando con la mente a quel giorno di fine estate.
Suo padre aveva cominciato a fargli degli strani discorsi sulla perpetuazione della stirpe, finché non aveva esplicitato i suoi pensieri.
“Ovviamente è ancora presto per te” aveva detto Orion. “Però è meglio cominciare a pensarci fin da subito, prima che tutte le poche ragazze rimaste Purosangue si uniscano ad altre famiglie”.
“Ma veramente...” lo aveva interrotto Regulus, “io ne ho già trovata una...”
“Ah sì? E quando pensavi di dirmelo?” gli aveva chiesto suo padre, con un sopracciglio inarcato. “Di chi si tratta?”
“Rachel Queen” aveva detto il ragazzo, rigido come un palo.
“Queen, eh? Non è il genere di famiglia che frequentiamo... però sono Purosangue, quindi il problema non dovrebbe porsi. Meglio così”.
Regulus, immensamente sollevato, aveva sperato che la faccenda si concludesse lì, e invece Orion doveva essersi consultato con sua moglie, decidendo di assicurarsi che Rachel facesse al caso loro.
Regulus guardò la ragazza, aggiungendo:
“Per te va bene?”
Lei sospirò a sua volta, ma si vedeva che il sorriso che esibì fosse molto forzato.
“D'accordo. Però fammi un favore. Lo so che siete una famiglia molto tradizionalista, ma non esagerare con le formalità. Mi metterebbero solo a disagio. Per quando sarebbe? Dopo Natale?”
Regulus si tormentò le dita: era giunto il momento che più temeva.
“In realtà... l'hanno deciso loro, io non c'entro... Sarebbe per domani, quando arriviamo a King's Cross...”
Ci fu un tonfo: il libro che Rachel teneva in mano cadde per terra, ma lei non si diede la pena di raccoglierlo, perchè era sbiancata e lo guardava con aria sconvolta.
“Che cosa? Domani?!” strillò.
Ecco, lo sapevo, pensò lui, agitato. Ma perchè la gente doveva creargli tutti quei problemi?
“E me lo dici adesso?” continuò Rachel.
“Veramente l'ho saputo solo poco fa” si giustificò.
“Ma così non ho neanche il tempo di prepararmi psicologicamente!”
“Bè, almeno sarà una cosa più veloce di una cena a casa mia. L'hai detto tu che non vuoi troppe formalità...”
Subito dopo averlo detto, Regulus si rese conto che sarebbe stato meglio tacere. Rachel gli rivolse un'occhiata omicida che lo fece indietreggiare.
“Già, e chissà come mai hanno deciso di farmi un'improvvisata alla stazione! Non ti sembra strano? Di solito le famiglie come la tua organizzano dei ricevimenti fin troppo in grande! Te lo dico io perchè hanno deciso così: prima di farmi mettere piede in casa vostra, vogliono essere sicuri che ne sia degna! Bè, io non ci sto! Credevo di essere presentata ai tuoi genitori, non di ritrovarmi davanti ad una commissione d'esame che mi deve dare il voto!”
Fantastico. L'ha presa peggio di quanto pensassi.
“Non devi fare nessun esame” cercò di convincerla, ma lei lo interruppe subito.
“Non negare l'evidenza, è una cosa che non sopporto!”
“D'accordo, pensa quello che vuoi. Però adesso calmati e parliamone...”
Rachel incrociò le braccia e prese a fissare un albero di Natale all'angolo, con un'espressione strana.
“Sai che c'è? Quest'anno ho voglia di restare a Hogwarts per le vacanze” annunciò.
Regulus si sentì improvvisamente mancare e impallidì.
“Non puoi...”
“Sì che posso”.
“Così mi lasci nei casini!” sbottò lui, cominciando davvero a preoccuparsi.
“E che cosa succederebbe se decidessi di dare buca ai tuoi?”
“C'è bisogno che ti risponda?”
Rachel abbassò lo sguardo, contrariata.
“In parole povere, sono costretta ad accettare, a meno che non voglia compromettermi per sempre ai loro occhi, giusto?”
Lei espirò dalle narici: Regulus non si sarebbe stupito se avesse visto uscirvi del fumo.
“Per favore” mugolò, con un tono forse un po' troppo supplichevole. Pensò di essersi ridotto davvero male se doveva addirittura implorarla. D'altra parte non aveva alternativa: desiderava molto più di quanto non dimostrasse che Rachel fosse accettata dai suoi.
“E se non gli piacessi?” chiese, tesa.
“Ma che dici?”
“Potrebbero non considerarmi alla tua altezza”.
“E perché mai? A loro interessa solo che tu sia Purosangue, e visto che lo sei, non hai motivo di preoccuparti”.
Rachel si raddrizzò. Aveva un'espressione poco convinta.
Sì, ma io non sono come voi. La mia famiglia non vorrebbe vedere i Babbani estinguersi”.
Loro questo non lo sanno. Pensano solo che preferiate il quieto vivere”.
Può darsi, ma in realtà non è così. Io non sono una che incassa e tace, lo sai. Prima o poi lo capiranno, e ti chiederanno di lasciarmi perdere”.
Regulus sentì un'agitazione crescente serrargli lo stomaco mentre delle fitte dolorose gli opprimevano il cuore. Rachel aveva perso tutta l'aggressività di prima: ora sembrava soltanto spaventata.
Non ho nessuna intenzione di lasciarti” disse lui.
E se ti obbligassero? Tu non ti ribelleresti... e non dire il contrario, perché non ti credo” aggiunse lei, prima che lui potesse replicare. “Esegui gli ordini dei tuoi genitori come se fossi un cagnolino, lo so bene”.
Regulus non ebbe la faccia tosta di negare. Tuttavia, vedendola così insolitamente fragile e insicura, cercò di tranquillizzarla, stringendola in un abbraccio.
Andrà tutto bene. Basterà evitare certi argomenti” le disse. “Però dimmi che li incontrerai. Ci sarò anche io, non sarai sola”.
“Bè, non che abbia molta scelta” commentò lei. “E va bene, d'accordo” aggiunse, esasperata.
Regulus tirò un enorme respiro di sollievo. Era salvo, per il momento.
“Ringrazia il cielo che domani non ci saranno i miei alla stazione” gli disse la ragazza. “Loro non mi avrebbero permesso di correre il rischio di essere umiliata”.
“Non c'è nessun motivo perchè succeda” cercò di rassicurarla lui. Si tormentò il labbro con i denti, indeciso su cos'altro dire. “Per me sei perfetta” aggiunse avvampando.
“Sì, una perfetta idiota, visto che sto andando al patibolo per salvare te” lo corresse Rachel, tuttavia senza riuscire a nascondere un sorrisetto compiaciuto.


Il giorno seguente, Regulus e Rachel si riservarono uno scompartimento tutto per loro, dal momento che nessuno dei due aveva molta voglia di parlare con gli altri.
Trascorsero gran parte del viaggio in silenzio, scambiandosi solo qualche parola. Quando il sole iniziò a calare, Rachel afferrò la mano del ragazzo e gliela strinse, nervosa.
“Ehm... ti dispiace?” le chiese lui dopo un po', indicando l'arto che stava cominciando a perdere sensibilità.
“Oh, scusa” rispose lei, lasciandogliela subito.
Lui si voltò a guardarla: non l'aveva mai vista così agitata in vita sua. Rachel cercò di sembrare più spavalda di quanto fosse in realtà, ma non ottenne un gran risultato.
Oggi sono inguardabile” disse, osservando il proprio riflesso sul finestrino.
Sei bellissima, come sempre” la rassicurò lui.
In quel momento il treno iniziò a rallentare, e loro due sobbalzarono: non si aspettavano di arrivare così in fretta. Il viaggio era sembrato brevissimo.
Regulus prese la mano di Rachel, come per farle forza, anche se in realtà era più terrorizzato di lei.
Quando scesero dal treno infatti era sbiancato, mentre lei aveva la mascella serrata e uno sguardo che faceva chiaramente capire che non aveva intenzione di soccombere alla battaglia che la aspettava.
Sei pronta?” le chiese lui.
E tu?”
Regulus scosse la testa, cercando di ricomporsi, e si incamminò, ma Rachel non lo seguì.
Aspetta un attimo” gemette, con un tono un po' isterico. “Sono loro, vero?”
Regulus guardò nella direzione che la ragazza aveva indicato e annuì, notando con dispiacere che sua madre avesse indossato uno dei suoi abiti migliori, con la chiara intenzione di impressionarla.
Rachel chiuse gli occhi inspirò profondamente due o tre volte e, infine, li riaprì.
Va bene, adesso sono pronta” disse, stringendo i pugni.
Mentre si facevano largo tra gli altri studenti, Regulus era alla disperata ricerca di un modo in cui cominciare il discorso. Non sapeva neanche come presentarla, dal momento che non aveva avuto il tempo di prepararsi.
Quando li ebbero raggiunti e dopo averli salutati, Regulus esordì, senza essere in grado di formulare una frase di senso compiuto:
Lei... ehm...”
Rachel Queen, piacere” si presentò lei, prendendo in mano la situazione. Regulus ne fu lieto.
Orion le strinse la mano, mostrando un'espressione impassibile mentre la studiava con attenzione, mentre Walburga la guardava con un'aria intimidatoria. Rachel non batté ciglio, anche se Regulus la vide mordicchiarsi il labbro.
Piacere di conoscert...” esordì Orion, ma cambiò immediatamente tono all'occhiataccia di sua moglie, “... di conoscerla, signorina” si corresse con un atteggiamento estremamente formale.
Walburga rimase in silenzio anche mentre stringeva a sua volta la mano di Rachel. Quest'ultima sostenne fermamente il suo sguardo, arrossendo intorno alla zona delle orecchie.
“Il treno è arrivato più tardi del solito” disse Orion, e Regulus apprezzò quel tentativo di rompere il ghiaccio con un argomento neutro.
“Sì, siamo partiti con un quarto d'ora di ritardo. Hanno fatto molti controlli, prima di farci salire” rispose, ripensando all'Auror che lo aveva perquisito alla partenza.
I due Black non approvavano le nuove misure di sicurezza, a giudicare dalle loro espressioni irritate. Poi Orion tornò a rivolgersi a Rachel.
Lei è la figlia di Perseus Queen o sbaglio?”
Domanda retorica: Regulus era sicuro che i suoi genitori si fossero informati di vita, morte e miracoli di tutti gli antenati di Rachel a partire dai tempi di Merlino.
Sì, infatti” rispose la ragazza con un trillo acuto. “Lo conoscete?” aggiunse, con una nota di ansia.
Soltanto di vista. Quando frequentavo Hogwarts, aveva pochi anni più di me. Mi sembra di ricordare che fosse Prefetto”.
Esatto, Prefetto di Serpeverde” specificò Rachel.
E che cosa fa adesso?”
Ecco, lavora alla Gringott”.
Regulus avrebbe voluto darle una mano, piuttosto che stare lì impalato come uno stoccafisso, ma fino a quel momento gli sembrava che le cose stessero andando bene, pause di silenzio imbarazzato a parte.

Invece” disse Walburga, parlando per la prima volta, “non ho molto presente sua madre”.
Regulus si pentì immediatamente di aver cantato vittoria così presto.

Oh, lei è molto più giovane di mio padre. Forse è per questo che non l'avete mai conosciuta”.
O forse perché apparteneva ad un'altra Casa” osservò Orion, facendo scendere il gelo tra di loro.
Ehm... già”.
Regulus intercettò lo sguardo implorante aiuto della ragazza, e cercò di intervenire.

Rachel però ha seguito le orme del padre, vero?”
Lei annuì, non molto convinta.

Certo, certo...” commentò Walburga, guardandosi intorno per poi rivolgere di nuovo la parola a Rachel. “I suoi genitori non sono venuti alla stazione?”
Rachel cominciava ad irritarsi per il terzo grado che le stavano facendo, ma manteneva ancora abbastanza pazienza per rispondere gentilmente.

No, perché tornerò a casa domani. Una mia amica mi ha invitata a cena” disse, indicando Emmeline Vance, la quale si voltò subito dall'altra parte. Rachel continuò a sostenere lo sguardo di Walburga e, con il tono più gentile e innocente del mondo, aggiunse: “È veramente un peccato che non vi abbia potuto presentare la mia famiglia. Se solo avessi saputo prima di questo incontro, avrei potuto chiedere loro di venire”.
Questa volta fu Walburga a cambiare colore. Il viso della donna assunse una sfumatura rossastra che virò velocemente al verde acido.
Regulus era certo che il proprio cuore avesse cessato di battere, e riuscì a resistere alla tentazione di strapparsi i capelli solo perché si rese conto di essere paralizzato. Perché quella ragazza doveva fare sempre di testa sua? Non sarebbe stato meglio fare finta di niente, invece di esprimere quella critica neanche troppo velata?
Dopo aver valutato per alcuni istanti la possibilità di gettarsi sotto un treno, Regulus decise che fosse meglio tentare di salvare il salvabile.

Bè... sarà per la prossima volta...” borbottò.
Gli occhi della signora Black erano ridotti a due fessure sottilissime; suo marito, per fortuna, finse di non aver colto l'allusione.

Ma certo, ci saranno altre occasioni” convenne, cambiando accuratamente discorso. “Allora, vi state preparando per i M.A.G.O.?”
Il resto della conversazione fu molto meno teso rispetto all'inizio, anche se non mancarono i momenti in cui il malumore di Walburga rischiò di esplodere: la donna aveva molto meno autocontrollo di Orion, il quale in realtà sembrava a sua volta poco entusiasta. Regulus si chiese perché suo padre si sforzasse di essere così paziente: forse la vecchiaia lo rendeva meno rigido, pensò, cupo.
Per fortuna, Rachel ebbe il buonsenso di comportarsi bene, senza altre allusioni o critiche, e riuscì ad evitare che quella conversazione si trasformasse in un vero e proprio interrogatorio mettendosi a parlare del Lumaclub, una delle poche cose che la accomunava ai due mastini che si trovava davanti.
Regulus era molto nervoso perché non aveva la più pallida idea di cosa passasse per la testa dei genitori. Perciò si sentì sollevato quando suo padre invitò Rachel a non fare attendere troppo i Vance.

È stato un vero piacere conoscerla, signorina” sibilò Walburga con un tono estremamente pericoloso, come se pronunciare ogni singola parola le costasse una fatica immensa.
Anche per me” ribatté Rachel, altrettanto rigida.
Le due si fissarono per qualche secondo, con gli occhi che si lanciavano fulmini e saette, poi tornarono a fingere indifferenza.
Regulus deglutì, notando quanto poco si stessero simpatiche.
Finiti gli ultimi convenevoli, il ragazzo si offrì di accompagnare Rachel, ma la fece fermare dietro un pilastro.

Mi è sembrato un esame vero e proprio” sbottò Rachel, sarcastica. “Mi metteranno Accettabile o Scadente?”
Con quell'uscita infelice hai rischiato un Desolante” ribatté Regulus, finalmente libero di parlare. “Ma ti sei impazzita?”
Scusa, ma volevo dare loro una lezione. Anche io ho il diritto di farmi rispettare”.
Regulus sbuffò, agitato.

Non farlo più. Non voglio che ti giudichino male” disse, con la voce rotta dall'angoscia. E se gli avessero detto che non era la ragazza adatta a lui?
Rachel lo vide impallidire, e gli prese le mani nelle sue, senza dire nulla.
Regulus guardò in direzione dei suoi genitori: da quella distanza non poteva sentirli, ma vedeva che stavano discutendo.

Non mi piace” stava dicendo Walburga. “Non mi piace neanche un po'”.
Temo che dovrai fartela piacere per forza” replicò Orion, impassibile.
Sua moglie gli scoccò un'occhiataccia.

Ti sei rammollito, per caso? L'hai sentita, prima? Non sa stare al suo posto”.
Ammetto che abbia la lingua un po' troppo lunga, ma poteva andare molto peggio. Regulus fa sempre quello che gli diciamo, ma su questo preferirei lasciarlo decidere da solo. Dobbiamo essere cauti. È l'ultimo erede maschio e non possiamo permetterci il lusso di perdere anche lui”.
Walburga sul momento non seppe cosa replicare. Suo marito non aveva tutti i torti: sarebbe stato rischioso fare l'ostruzionismo, ma lei non voleva rassegnarsi.

E che cosa mi dici della madre Grifondoro? Non vorrei avere qualche altra brutta sorpresa, quando -e se- nasceranno degli eredi”.
Orion parve molto pensieroso.

Io direi di correre il rischio. In fondo, lei è sempre una Purosangue: con un'educazione adeguata, nessun eventuale erede vorrà rompere la tradizione un'altra volta”.
Walburga non credeva alle proprie orecchie. Non voleva arrendersi così.

Quella ragazza sarà una spina nel fianco. Ha un'aria di sfida...” disse, ma Orion la interruppe, irremovibile.
È la mia ultima parola, Walburga, e anche Phineas sarà d'accordo con me”.
Allora la responsabilità ve la assumerete voi” sbottò lei, furibonda.
Non continuò a protestare perché Regulus era tornato da loro, in evidente disagio.
Il ragazzo aveva i crampi allo stomaco per l'ansia. Era in pieno dicembre e stava nevicando, ma lui sentiva caldo, un caldo che non aveva niente a che fare con il clima: era la paura che lo attanagliava e gli impediva di restare lucido.
Per alcuni eterni istanti ricambiò lo sguardo dei genitori, che erano muti e immobili come statue. Infine, Orion gli rivolse la parola.

Ci tieni proprio a lei?”gli chiese, con un tono alla se-non-hai-niente-di-meglio-da-fare.
Lui non si aspettava una domanda del genere, ma annuì con decisione.

Quand'è così... Ha ancora molto da imparare, ma rimedierà. Devi farle capire chi comanda, chiaro? Quanto a noi, la prossima volta le daremo un preavviso di un mese”.
Regulus non poteva credere alle proprie orecchie; non era neanche tanto sicuro di aver capito bene.

Grazie” disse, immensamente sollevato.
Andiamo, Kreacher ha preparato la cena” tagliò corto Orion, senza rispondergli.
Regulus si voltò verso Rachel e, quando incrociò il suo sguardo, le rivolse un rapido segno di vittoria. Poi si incamminò dietro gli altri due Black, lasciando sul viso di lei un sorriso identico al proprio.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Dunque, non ho la più pallida idea di come sia venuto questo capitolo perché scriverlo è stata un'impresa quasi epica: non è che si trovano molto argomenti di conversazione con quei due simpaticoni! Comunque, spero proprio che questa conversazione sia venuta bene... io non so giudicarmi, ora come ora...
Non ho fatto finire tutto a tarallucci e vino perché non ce la vedevo Walburga a dire a Rachel: "Cara, sei adorabile! Ti aspetto domani per il tè delle cinque". Anche no.

Prossimo aggiornamento: 13 marzo, sperando di farcela come questa settimana (sono ricominciate le lezioni, sob)

Perdonate le risposte rapide, ma non ho avuto molto tempo...

Alohomora: tranquilla, la mia pausa di riflessione è già finita, anzi, forse non è mai iniziata! Ho già progettato i prossimi capitoli, devo solo scriverli. Hai visto? Ho deciso di seguire il tuo consiglio, alla fine, e al tempo stesso, a rendere Orion non troppo sottomesso! XD
Mirwen: sì, grazie, gli esami sono andati bene, ma sono contenta soprattutto perché li ho finiti!
Mizar: Barty è il fedelissimo di Voldemort, quindi ho sempre pensato che fosse leale anche come amico (a modo suo!). Nel seguito cambieranno gli eventi, ma i personaggi resteranno gli stessi, quindi la strada di Barty è già segnata, ma di sicuro non lo farò baciare da un Dissennatore...
Gobra1095: bè, anche io sono curiosa di sapere come continuerò, erchè a parte i primi capitoli devo ancora pensare seriamente al seguito!
Pervinca Potter 97: mi hai fatto fare un'indigestione di recensioni, dico sul serio! Non posso rispondere a tutte, ma mi riferirò a quella del capitolo 16: Walburga volere bene a Sirius? Uhm, non so, sicuramente non dopo lo Smistamento. Ma io credo che quella orribile donna veda tutti e due i suoi figli prima di tutto come strumenti per innalzare la gloria della famiglia... e poi magari può scapparci anche qualche raro segno di affetto (per chi si comporta bene, però)
_Mary: meno male, e io che credevo di fare fallire Regulus troppe volte! Sì, in effetti non sarebbe stato il massimo fargli andare tutto liscio, e poi è più divertente così!
979: famosa? *_* Ok, lo ammetto, sto gongolando, però oggettivamente penso di essere nella media, ci sono autrici molto più conosciute! Comunque, grazie, me ne basta uno di complimento così. A proposito, Rabastan ricomparirà tra alcuni capitoli!
malandrina4ever: grazie, credevo di aer fatto tutto troppo velocemente, ma a quanto pare i miei timori erano infondati. Tranquilla, il seguito arriverà, ti chiedo solo di avere pazienza!
lyrapotter: sono sicura che Barty ti starà sempre più antipatico, soprattutto nel prossimo capitolo... Quanto a Rachel, non sa di essere letteralmente circondata da Mangiamorte. Intanto, ringraziamo Lucius per il grande aiuto che ha dato a Harry (ora si mangia le mani! XD)
dirkfelpy89: purtroppo sì, puoi dire addio al Barty che conoscevamo; qui l'ho solo accennato, ma nel prossimo capitolo parlerò di più di lui ed Emmeline.
DubheBlack: in fondo Barty sr se l'è proprio andata a cercare, eccheccavolo! Ho intenzione di scrivere qualche cosa con Sirius, anche se purtroppo non posso dilungarmi quanto vorrei...
deaselene: ciao! Con Rachel andrà avanti ancora per un po', come puoi vedere: Regulus conoscerà anche i genitori di lei (e saranno più simpatici dei Black, te lo assicuro!)
Pepesale: sapevo che quel capitolo ti sarebbe piaciuto! L'ho scritto proprio per dare un minimo di consolazione prima di tutto a me stessa, perché mi facevano troppa pena i due fratelli separati :-(

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Rinunce ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 30: Noia

Rating: Verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Note: immagine di marirainha

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Rinunce

Photobucket

Gennaio 1979

Quella mattina presto, Regulus era salito nella Sala Grande ancora semideserta munito di scopa, sicuro che lo aspettasse una giornata con i fiocchi: era sabato e non aveva nemmeno compiti da fare, a causa di un’epidemia di influenza che aveva colpito parecchi insegnanti, compresa la McGranitt, sfatando la leggenda secondo cui non era mai mancata ad una lezione per malattia.
Regulus era certo che, se avesse proposto alla squadra di Serpeverde un altro allenamento, sarebbe stato costretto a gestire una vera e propria ribellione dal momento che, in effetti, quella settimana si erano già allenati cinque volte.
Perciò, aveva deciso di lasciar perdere quei lavativi dei compagni e di trascorrere la mattina a volare per conto proprio.
Aveva iniziato a mangiare da pochi minuti, pregustando già il momento in cui avrebbe cavalcato la sua Nimbus 1700, quando per puro caso sentì due Serpeverde accanto a sé che parlavano concitati.
“Hai sentito di quel Nato Babbano, Jeremy Bennet?” stava dicendo un ragazzino del secondo anno dal mento appuntito.
“Chi, quello di Corvonero?” domandò la coetanea che sedeva di fronte al primo.
“Proprio lui. È stato ricoverato in infermeria. Qualcuno lo ha aggredito, ieri sera. Hanno usato un incantesimo illegale”.
La ragazzina ridacchiò.
“Così impara! I Sanguesporco non devono frequentare Hogwarts”.
“Lo so, però Silente sta cercando di scoprire il colpevole. Sembra che abbia già convocato due studenti più grandi, per interrogarli…”
Regulus riuscì ad evitare di strozzarsi per miracolo.
“Chi è stato ad attaccare il Sanguesporco?” domandò loro.
I due ragazzini, per un solo istante, si voltarono indietro, come se non ritenessero possibile che si fosse rivolto proprio a loro. Poi lo guardarono di nuovo, arrossendo: era già abbastanza incredibile che uno studente dell’ultimo anno rivolgesse la parola a due più piccoli, figurarsi un Black, che si considerava superiore non solo ai Nati Babbani, ma anche agli altri Purosangue.
“Non lo sa nessuno” rispose quello dal mento appuntito, in parte intimorito e in parte compiaciuto, “però Silente ha dei sospetti soprattutto sui Serpeverde, tanto per cambiare…”
Regulus non ascoltò altro, e prese a fissare il nulla davanti a sé, masticando con impegno: era preoccupato. Lui non era tanto stupido da aggredire un Nato Babbano sotto il naso di Silente -l’Oscuro Signore gli aveva vietato di attirare l’attenzione- ma i Purosangue come lui sarebbero stati i primi sospettati.
Tuttavia, non poté rimuginare troppo sulla faccenda perché in quel momento udì due voci familiari avvicinarsi, impegnate in un’accesa discussione sotto voce.
“… e lasciami solo, d’accordo?”
Con uno sbuffo irritato, Barty si sedette di fronte a Regulus e, senza alzare lo sguardo, iniziò a servirsi di uova al bacon.
Regulus vide Emmeline Vance seguirlo a ruota e, dall’espressione tesa sul volto di lei, capì che stavano litigando, di nuovo.
“Ti ho già detto che mi dispiace, Barty. Te lo devo ripetere in Goblinese?” sussurrò la ragazza con discrezione: anche se nella Sala Grande si contava a mala pena una decina di persone, una Corvonero in piedi accanto al tavolo dei Serpeverde destava già parecchia curiosità, senza che dovesse per forza litigare ad alta voce.
“Io non lo conosco il Goblinese, però mio padre lo sa, puoi andare a parlare con lui, così gli mostrerai un’altra delle tue stupefacenti doti” replicò Barty, sarcastico.
Regulus era assolutamente certo di essersi perso qualcosa di essenziale.
“Non fai ridere” disse Emmeline con freddezza. Barty sembrava ignorarla, ma lei proseguì. “Ti ho già spiegato come è andata. Lumacorno ha saputo che voglio diventare Auror, perciò ha organizzato una giornata di internato al Ministero…”
“Lo so” la interruppe il ragazzo, irritato. “E mio padre ha scoperto il tuo grande talento, dicendoti che sei portata per quel lavoro; so anche questo, dato che non ha fatto altro che ripetermelo per tutte le vacanze di Natale! ‘La tua ragazza è molto diligente. Perché non prendi esempio da lei?’” mormorò, imitando il tono di Crouch senior. “Credo che gli proporrò di adottarti, così finalmente non dovrò subire le sue lamentele”.
Regulus sarebbe voluto sparire volentieri, ma si limitò a fissare il tavolo, tanto da impararne a memoria le venature.
“L’ultima cosa che avrei voluto era proprio quella di essere usata come pretesto per criticarti, ma non è dipeso da me” insisté Emmeline, abbattuta ma senza perdere la calma. “Non puoi arrabbiarti per una colpa che non ho. Cosa dovrei fare, rinunciare al lavoro che mi sono scelta solo perché tu non ti senta inferiore?”
Regulus simulò un colpo di tosse, nella speranza che, accorgendosi della sua presenza, la smettessero, ma fu tutto inutile.
“Ma fai quello che ti pare” sbottò Barty, alzando finalmente lo sguardo su di lei.
“Ma certo. A dirtela tutta, questa mi sembra piuttosto una scusa per litigare”.
“Sicuramente non è l’unico motivo. Sei diventata insopportabilmente perfettina. Sei una noia mortale”.
Emmeline non rispose all’ultima affermazione, e Regulus non aveva alcuna voglia di controllare come avesse reagito. Mentre giocherellava con la forchetta, sentì solo i passi della ragazza che si allontanava. Barty era scuro in volto e non gli rivolse la parola.
“Io… vado a volare un po’” bofonchiò Regulus. L’altro non diede segno di averlo sentito.
Il ragazzo si alzò, lieto di abbandonare quell’atmosfera tesa.
Se quello che aveva sentito era tutto, probabilmente Barty aveva cominciato a vedere Emmeline come una specie di rivale. In effetti, lei era diventata tutto quello che Crouch avrebbe voluto per suo figlio: era una Corvonero, rispettosa delle regole, aveva il massimo dei voti e, soprattutto, voleva combattere i Maghi Oscuri.
Regulus si accigliò, ripensando al desiderio espresso da Barty di unirsi ai Mangiamorte. Se davvero Emmeline era intenzionata ad intraprendere la carriera opposta, c’era in gioco qualcosa di molto più grande di una semplice gelosia.
Era appena uscito nella sala d’ingresso, diretto verso la parco, quando all’improvviso si sentì chiamare.
Appena si voltò, vide Emmeline Vance avanzare verso di lui. Aveva i pugni serrati e un’espressione di profonda sofferenza nel volto.
“Posso parlarti?” gli chiese. La sua voce era debole, come un sussurro, ma chiara e decisa.
Regulus annuì, preoccupato.
Non aveva mai parlato da solo con lei. A dire la verità, non credeva di esserle molto simpatico: lei era molto tollerante nei confronti dei Babbani e, anche se non avevano mai discusso, quando sentiva i suoi discorsi mostrava sempre un’espressione infastidita. D’altra parte, le poche volte in cui si erano parlati, c’era sempre un terzo elemento, che fosse Barty o Rachel.
“Senti, mi dispiace per la scenata di prima… Lo chiedo a te perché sei il suo migliore amico e probabilmente ne sai più di me: che cosa è successo a Barty?”
Regulus ebbe una conferma alla brutta sensazione che aveva avvertito nel momento in cui la ragazza gli aveva rivolto la parola, e cercò di svicolare.
“In che senso?”
“Mi sembra chiaro che ultimamente non sia più lo stesso” fece lei. Anche se sembrava disperata, era dotata di nervi molto saldi e riusciva a sembrare padrona di sé, almeno per il momento.
“Guarda, credo di essere quello che sa di meno”.
Emmeline abbassò il viso, diventato improvvisamente pallida.
“Ha intenzione di lasciarmi, vero?” chiese.
Lui non se l’era aspettato, perciò rimase muto, senza avere la più pallida idea di cosa dire.
“Ehm… mi dispiace ma non ne ho idea”.
“È cambiato” disse lei, senza neanche ascoltarlo. “Non è più il Barty che conoscevamo. Negli ultimi tempi litighiamo spesso, e senza una ragione valida. Pensavo che tu sapessi il perché… Ti ha mai detto qualcosa?”
Regulus si sentì torcere le viscere: non poteva dire la verità, anche se Emmeline in quel momento gli faceva una gran pena. Vide Barty uscire dalla Sala Grande e superarli senza neanche voltarsi, diretto verso i sotterranei.
“Non mi ha detto nulla”.
“Nemmeno di me?”
Lui scosse la testa, dispiaciuto. Quando la guardò di nuovo, scoprì che la ragazza aveva un’espressione sospettosa.
“Non è che per caso ha un’altra, e tu non me lo vuoi dire? Chi è?” domandò Emmeline e, nel pronunciare le ultime due parole, assunse un tono molto meno remissivo.
“Non c’è nessun’altra” si affrettò a rispondere Regulus. Cercò di ignorare quel velo lucido che le era comparso improvvisamente davanti agli occhi: era la situazione più imbarazzante in cui si fosse mai trovato.
“Ma è sicuro che voglia lasciarmi. Hai sentito cosa mi ha detto?” chiese lei, e questa volta non riuscì a controllarsi. La voce le si spezzò e una lacrima iniziò a scendere lungo la guancia, nonostante gli sforzi della proprietaria di trattenerla.
Regulus, lanciò parecchie occhiatacce agli altri studenti che, passando lì vicino, si soffermavano a guardare l’insolito quadretto, incuriositi.
Da parte sua, era orripilato: Emmeline era sempre stata una ragazza restia a mostrare forti emozioni in pubblico. Chi non la conosceva bene la considerava piuttosto fredda, forse a causa dell’aria solenne che la contraddistingueva; in realtà, riteneva molto importante mantenere una propria compostezza, esattamente come lui. Vederla crollare in quel modo davanti a decine di studenti era uno spettacolo spaventoso.
Io lo ammazzo, non poté fare a meno di pensare, riferito a Barty.
“Senti” disse con una certa urgenza, nella speranza che smettesse di piangere, “se vuoi gli vado a parlare, così mi dirà qual è il problema”.
Ma guarda cosa mi doveva capitare, pensò, imbarazzato. Da quando Regulus Arcturus Black era diventato un consulente per cuori infranti?
Sapeva di non essere affatto bravo a consolare la gente, perciò si stupì quando Emmeline si asciugò il viso, rossa per l’umiliazione.
“Davvero lo faresti?”
Lui annuì. Qualunque cosa, pur di lasciare al più presto la scena.
“Grazie… e scusa per prima… io…”
“Non fa niente” tagliò corto Regulus: preferiva fare come se non fosse mai accaduto nulla di spiacevole.
Dopo averle rivolto un saluto imbarazzato, si affrettò in direzione dei sotterranei.
Serpentese” disse, e l’ingresso della sala comune di Serpeverde si aprì davanti a lui.
All’interno, Rachel stava dando un’occhiata al proprio orario delle lezioni, con l’aria di chi invece pensa a tutt’altro.
“Barty è nei dormitori?” le chiese, quando le si fu avvicinato.
“Sì, ed è meglio per lui se ci resta” sbottò lei, arrabbiata. “Ha spintonato uno studente più piccolo solo perché gli intralciava il passaggio… Non è che per caso ha di nuovo litigato con Emmeline?”
“Già” disse Regulus.
Lei sospirò, alzandosi in piedi.
“Allora vado da lei. Tu cerca di farlo ragionare, anche se con la testa dura che si ritrova sarà complicato”.
Lui annuì, poi si incamminò verso il corridoio di destra. E pensare che fino a dieci minuti prima era convinto di trascorrere una mattina tranquilla, allo stadio di Quidditch. Sperava solo che il programma di passare il pomeriggio in riva al lago con Rachel non fosse rovinato da qualche altro contrattempo… ma probabilmente, se Barty avesse davvero lasciato Emmeline, Rachel sarebbe voluta restare con lei, pensò, depresso.
Barty si trovava nel dormitorio. Era seduto sul proprio letto, con un’espressione imbronciata.
Quando però l’altro si chiuse la porta alle spalle, l'espressione che aveva sul volto fece capire che stesse aspettando proprio lui.
“Indovina che cosa ho scoperto?” esordì Barty, senza dargli il tempo di parlare. “T.O. Riddle, quello del diario, è veramente Tu-Sai-Chi”.
Per un attimo Regulus tacque, sconcertato da quel cambiamento di discorso. Poi capì il vero significato delle sue parole.
“Davvero? Come l'hai saputo?” chiese, stupito e momentaneamente dimentico di quanto accaduto.
“Me lo ha detto Lumacorno. Cioè, ho fatto in modo che lo confessasse. L'altro ieri mi è capitato di tornare nella Sala dei Trofei e ho notato una targa intitolata proprio a Tom Riddle. Sembra che abbia ottenuto un Encomio Speciale circa trentacinque anni fa, anche se non so per cosa. All'epoca Lumacorno insegnava già qui, perciò gli ho chiesto se avesse conosciuto uno studente con questo nome. Dovevi vederlo: è diventato blu! Praticamente si è tradito da solo. Il nostro professore sa molte più cose di quanto possiamo immaginare, sai? Se vuoi sapere qualcosa riguardo il... Signore Oscuro, bè, chiedi a lui”.
“Non ti starai informando un po' troppo?” osservò Regulus, preoccupato. Tutta quella curiosità non era positiva.
Barty alzò le spalle, e si voltò a guardare attraverso la finestra finta del dormitorio: non si vedeva il cielo, ma il chiarore verdognolo del lago.
“Non preoccuparti, sono stato prudente... Secondo te mi concederà di essere uno di voi?” aggiunse, abbassando la voce.
Regulus esitò.
“Sei davvero sicuro?” chiese: era almeno la centesima volta che gli faceva quella domanda.
L'altro alzò gli occhi al cielo.
“Sì” rispose, e il suo tono era talmente convinto che Regulus non ebbe più alcun dubbio. “E quando Lo rivedrai, potresti mettere una buona parola per me?”
“Vedremo. Non so se sarà disposto a riceverti: potrebbe pensare che tuo padre ti voglia usare come esca per catturarlo”.
“Già, è un'ipotesi più che verosimile” bofonchiò Barty, incupito. “Ma tu farai il possibile, vero?”
“Vedremo” ripeté Regulus, senza sbilanciarsi. Poi gli tornò in mente il motivo per cui si trovava là. “E con Emmeline, come la metti?”
Sul viso di Barty apparve un’espressione triste, subito rimpiazzata da una più determinata.
“Ho intenzione di mollarla” affermò, aspro. “Mi sono stufato delle sue stupide idee di giustizia”.
“Ma siete stati insieme per tre anni…”
“Appunto, mi sono stancato. È diventata noiosa”.
“L’hai trattata molto male” affermò Regulus con severità.
“Non abbiamo più nulla in comune, ormai; si tenesse le congratulazioni di mio padre, sai quanto me ne importa” bofonchiò Barty, rivolto più a se stesso che all’amico.
Regulus non riusciva ancora a crederci. Un tempo Barty avrebbe baciato la terra su cui fosse passata Emmeline, e adesso non vedeva l’ora di togliersela di torno.
“In ogni caso” proseguì Barty, irremovibile, “anche se volessi, non potrei più stare con lei. Io diventerò un Mangiamorte, lei cercherà di catturarmi. Non c’è più niente da fare”.
Regulus non lo capiva: Barty non aveva la necessità di unirsi al Signore Oscuro, non era costretto da alcun bisogno di onorare la famiglia, come invece era stato per lui. Ed era disposto a rinunciare alla sua ragazza per seguire Voldemort di sua spontanea volontà?
“Non fare quella faccia stupita. Preferisco di gran lunga combattere per un mondo migliore. La mia decisione l’ho presa, prenderò il Marchio appena finita la scuola, e non posso correre il rischio di farmi scoprire. A proposito, dovresti pensarci anche tu”.
“Cosa significa?” chiese Regulus, sospettoso.
Barty lo guardò, esasperato.
“Sto parlando di Rachel. Credi di poterle nascondere il tuo Marchio in eterno? Prima o poi se ne accorgerà, e tu sarai nei guai, e seri, anche. Rachel non ha mai approvato i metodi e le idee dei Mangiamorte. Come pensi che reagirebbe se te lo vedesse addosso?”
Regulus si irrigidì: era impallidito.
“Questi non sono affari tuoi” sibilò.
“Sono affari del Signore Oscuro, Regulus. Se lei ti scopre, sei fregato. Ti conviene lasciarla prima che succeda. In caso contrario, sarà comunque lei a lasciare te”.
“Ti ripeto che non sono affari tuoi!” sbottò lui, turbato. “Tu fai come diamine ti pare e piace, a quello che spetta a me ci penso io, d’accordo?”
Adesso era arrabbiato. Barty non doveva permettersi di dirgli quello che doveva fare. Sapeva che Rachel non avrebbe mai voluto che diventasse un Mangiamorte, ma lui non aveva alcuna intenzione di lasciarla. Il solo pensiero di dover fare a meno di lei lo faceva inorridire.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta del dormitorio. Regulus andò ad aprire e si ritrovò davanti un minuscolo ragazzino del primo anno.
“Regulus Black?” chiese, intimidito.
“Cosa c’è?” rispose Regulus, poco affabile.
Il piccolo Serpeverde gli porse un biglietto.
“Il professor Silente ti vuole nel suo ufficio tra cinque minuti”.
Lo stomaco di Regulus parve trasformarsi in piombo. Era certo di aver perso qualsiasi traccia di colore in viso.
“Come mai ti ha convocato?” chiese Barty, quando la porta si fu richiusa.
“È per il Sanguesporco che è stato aggredito ieri…”
“Oh”.
Qualcosa, nel tono di Barty, lo fece insospettire. Regulus alzò il viso per guardarlo e scorse nei suoi occhi un’espressione che non avrebbe voluto vedere mai.
“Sei stato tu?!”
Lo devo veramente ammazzare, si disse.
Barty si strinse nelle spalle.
“È stato lui a cominciare, lo giuro. È un tipo che cerca sempre di provocare” si giustificò.
“Non importa. Hai usato magia illegale, Barty” sussurrò Regulus, spaventato e furibondo al tempo stesso.
“Tanto nessuno sospetterebbe mai di me. Gli ho modificato la memoria”.
“Però sospettano di me!” esclamò l’altro, scuotendogli il biglietto di Silente a due centimetri dagli occhi. “Finché siamo a scuola non dobbiamo farci notare dai nemici!”
“Rilassati, Black. Tu non hai fatto nulla e, se non hai un alibi valido, basta che tu dica che ieri sera eri con me, e io lo confermerò. Sei in una botte di ferro”.
Regulus non la vedeva così facile, ma rinunciò a discutere: meglio evitare di fare tardi alla convocazione.
Senza aggiungere una parola, uscì dal dormitorio, aprendo il biglietto e mettendosi a leggere le parole scritte con una grafia obliqua e longilinea.

Il signor Regulus Black è invitato a presentarsi nell’ufficio del Preside alle nove in punto.
La parola d’ordine da lasciare al gargoyle è: Rospi alla Menta.
Albus Silente

Dopo aver raggiunto il gargoyle di pietra e aver fatto quanto diceva il messaggio, trattenendo il respiro, si avvicinò alla porta dell’ufficio di Silente. Riusciva a sentire un paio di voci provenire dall’interno. La prima, piuttosto irritata, gli era familiare.
“Mi ritengo ufficialmente indignato, Silente!”
“Come preferisci, Phineas” rispose la voce serafica del Preside. “Tuttavia è mio dovere interrogare i sospetti”.
“Il mio pronipote non si tocca! Non è nello stile dei Black esagerare in quel modo”.
“Uhm, interessante teoria. Mi piacerebbe discuterne con Bellatrix; chissà cosa ne penserebbe lei…” insinuò l’altro, e Phineas tacque, scornato.
Regulus bussò, forse con più vigore del necessario, mentre l’ansia gli provocava i crampi allo stomaco.
Silente lo invitò ad entrare.
“Buonasera, Regulus” esordì, con quel suo solito tono gentile.
Regulus non rispose: si limitò a gettare una vaga occhiata all’ufficio. Non l’aveva mai visto prima: a parte la scrivania, la stanza era occupata da leggeri tavolini sui quali si trovavano strani oggetti d’argento; due pareti erano occupate da una grande scaffalatura piena di libri, le altre due dai ritratti dei precedenti Presidi di Hogwarts. Phineas lo salutò con un cenno, poi tornò a borbottare tra sé, contrariato.
“Accomodati pure” disse Silente, indicando una sedia di fronte la scrivania.
Il ragazzo oltrepassò una bella Fenice appollaiata sul proprio trespolo e obbedì, cercando di sembrare disinvolto, anche se in realtà era spaventato a morte.
Silente lo stava fissando. Quando Regulus incrociò il suo sguardo, abbassò subito il proprio, incapace di sostenerlo.
Lo odiava. Detestava il modo in cui sembrava leggergli l’anima come un libro aperto. Odiava quella sua abitudine di chiamare per nome tutti gli studenti, compreso lui, come se fossero tutti uguali, Purosangue e non. Infine, detestava anche quel sorriso comprensivo che riservava a tutti, come se li considerasse suoi nipoti. Lui non voleva avere niente a che fare con quel Babbanofilo.
“Dunque, immagino che tu sia a conoscenza di quanto accaduto a Jeremy Bennet”.
“Ne ho sentito parlare” rispose Regulus, laconico.
“Quindi saprai anche che il colpevole dell’aggressione è uno studente. Il ragazzo purtroppo non ricorda nulla e quindi stiamo andando alla cieca. Tuttavia, Jeremy non aveva problemi con nessuno né nemici particolari. Credo di poter affermare con sicurezza che il motivo della sua aggressione fosse il suo stato di sangue”. Regulus restò impassibile. “Per questo motivo, ho convocato tutti gli studenti notoriamente avversi ai Nati Babbani e spero che tu non ti senta offeso per questo”.
Il ragazzo non diede segno di risposta. Preferiva parlare il meno possibile, anche se così sembrava che Silente stesse conversando con un muro.
“Saranno poche domande. Se sei innocente, non hai nulla da temere”. Silente lo scrutò. “Ti ricordi dove fossi ieri sera intorno alle sette e mezza?”
“Mi trovavo nella sala comune” rispose Regulus con sicurezza.
“Qualcuno può confermarlo?”
“Barty Crouch era con me. Abbiamo studiato Incantesimi tutta la sera”.
“Ah! Visto, Silente?” intervenne Phineas trionfante, facendo sobbalzare il Preside Dippet, al quale cadde di mano il cornetto acustico. “Che ti dicevo? Il ragazzo non può aver aggredito il Nato Babbano: era con il figlio di Crouch, per tutti i gargoyle! È insospettabile”.
“Nessuno hai mai affermato che Regulus fosse colpevole, infatti. Vorrà dire che chiederò una conferma a Barty” disse il Preside.
“Faccia pure” replicò Regulus, sprezzante, sicuro di aver finito.
Silente tuttavia non lo congedò. I suoi occhi azzurri lo stavano ancora fissando, nel tentativo di capire la verità. Lui evitò accuratamente di ricambiare lo sguardo.
Era come se un macigno gli opprimesse gli organi interni: perché non lo aveva ancora mandato via? Forse sospettava ugualmente di lui?
Con un moto di terrore, sperò con tutta l’anima che non gli chiedesse di alzare la manica sinistra. Sarebbe stato un guaio enorme.
Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi Silente parlò di nuovo.
“Ciò che mi preoccupa di più è che nella scuola ci sono molti studenti che approvano quanto accaduto” disse, rivolto a nessuno in particolare.
“Bè, Silente, mettiamola così. Nessuno ha obbligato quel Sang… Nato Babbano a frequentare Hogwarts, mi pare” obiettò Phineas, e Regulus si sentì d’accordo con il suo bis-bis-nonno.
Il Preside inarcò le sopracciglia.
“Questo non significa niente. Chiunque sia dotato di poteri magici ha il diritto di frequentare questa scuola”.
Phineas borbottò qualcosa del tipo “Chissà da dove li hanno presi, questi fantomatici poteri…” ma Silente lo ignorò.
“A quanto pare, le idee di Voldemort corrompono anche i ragazzi” disse.
Regulus sobbalzò sulla sedia, sentendosi quasi colpire da un fulmine: come osava pronunciare il Suo nome? Forse era un modo per coglierlo alla sprovvista: il suo sguardo penetrante lo confermava. Cercò di calmarsi.
“Ti stupisce il fatto che lo chiami con il suo vero nome, Regulus?” domandò Silente, tranquillo.
Il ragazzo non rispose, limitandosi a guardarlo truce.
“Non sei l’unico” proseguì quello. “Io tuttavia ritengo che temere un nome sia inutile. In ogni caso, ho notato che Voldemort” -Regulus sobbalzò un’altra volta- “ha molto seguito anche tra i giovani studenti. Mi piacerebbe che capissero cosa significhi seguirlo. Bisogna rinunciare a tutto per lui, ma soprattutto alla propria libertà, che è la cosa più preziosa di tutte”.
Regulus si sforzò per non alzare gli occhi al cielo. Ora gli toccava anche sentire la predica del Babbanofilo.
Phineas sembrava improvvisamente sparito, dal momento che non parlava più. Tuttavia, Regulus era certo di avere il suo sguardo preoccupato puntato sulla nuca.
Strano, pensò. Silente aveva parlato quasi come Barty. Tutti e due sapevano che, per seguire il Signore Oscuro, fosse necessario fare delle rinunce. Lui era l’unico a non voler perdere nulla?
Quando il Preside gli fece cenno di alzarsi, Regulus non se lo fece ripetere due volte: non vedeva l’ora di uscire.
“Regulus?” lo richiamò il vecchio dolcemente. Aveva un’espressione meno serena, quasi triste. “Spero che tu rifletta su quanto ho detto”.
“Perché proprio io?” lo sfidò.
“Perché conosco la tua famiglia, e so cosa pensa. Ma Voldemort vuole solo il potere, non gli interessa nulla della supremazia dei Purosangue. Sta usando i suoi stessi seguaci per perseguire i suoi obiettivi e, quando li avrà raggiunti, si sbarazzerà di chi non gli serve più”.
Regulus non mosse un muscolo, anche se era certo di non aver mai odiato nessuno quanto Albus Silente in quel momento. Erano tutte menzogne, lo sapeva.
Senza dire una parola, si avvicinò alla porta.
“Chi non sceglie la luce e si avventura nell’oscurità, prima o poi se ne pente” affermò il Preside, quando lui aveva già la mano sulla maniglia. Regulus odiava anche quelle sue metafore da filosofo. “Tuttavia, qualora volesse tornare indietro, troverà sempre qualcuno disposto ad aiutarlo”.
“Arrivederci, professore” tagliò corto lui.
“Arrivederci, Regulus” rispose Silente, senza aggiungere altro.
Il ragazzo uscì. Il fatto che non fosse stato accusato dell’aggressione non lo aveva sollevato affatto.
Le parole di Silente lo preoccupavano: probabilmente conosceva le sue intenzioni, ma non sapeva che avesse già scelto quella che lui chiamava “oscurità” ma che per Regulus era la strada migliore da seguire.
Ed era certo che, nonostante le belle parole ad effetto dell’anziano Preside, non se ne sarebbe mai pentito.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

... L'importante è crederci. Bene, il settimo anno di Regulus e compagnia bella sta finendo, manca ancora un capitolo sulla vita scolastica, quello dei M.A.G.O., e poi inizierà la terza e ultima parte della fanfiction... Ora si comincia a fare sul serio. Tanto per mettervi un po' d'ansia! =P

Prossimo aggiornamento: 20 marzo 2010... e stavolta il capitolo è già pronto!

Alohomora: quell'immagine ce l'avevo sul pc da secoli, e non vedevo l'ora di usarla! Ovviamente, Orion non ha appoggiato Regulus per compiacerlo, ma soprattutto per convenienza, ma ha fatto lo stesso una buona cosa! Hai detto bene, Walburga deve tremare, perché Rachel non le permetterà di avere il dominio su Regulus! XD Prima o poi Sirius si farà le matte risate a sentirsi raccontare questa scenetta!
Pervinca Potter 97: non preoccuparti, anche James subirà una sconfitta, dovrai solo aspettare qualche annetto! Ma figurati se mi perdo quest'occasione!
Mirwen
: infatti, anche se Orion è riuscito ad imporsi, quando lui non ci sarà più Walburga si darà da fare per mettere sotto tutti quanti... la odio!
_Mary: in effetti, ho riletto lo scorso capitolo più volte e a momenti mi sembrava comico, altri invece era inquietante! Forse dipende dall'atteggiamento con cui viene letto. Comunque, Regulus era proprio terrorizzato, figuriamoci se poteva opporsi... Rachel ha imparato bene il detto "Chi fa da sé, fa per tre"! Se pensava di contare su di lui stava messa proprio male!
malandrina4ever: in effetti sembrava che le stesse per annunciare chissà quale tragedia apocalittica... diciamo che però ci sono andati vicini! XD Se Rachel sta sulle scatole a Walburga non va proprio benissimo, ma per ora non le accadrà nulla, almeno finché Orion sarà in vita... peccato che muoia lo stesso anno di Regulus... ok, mi sto disspiacendo troppo per Orion, cavolo!
DubheBlack: infatti, Rachel è uscita così proprio perché ha una famiglia più moderata... cioè, il padre lo era già di suo ma si è dovuto moderare ancora di più per sposare una Grifondoro! Ecco perché lei non ha mai dato troppa importanza alle Case, anche se poi è molto attaccata alla sua. Riguardo a Sirius, bè, nel seguito lui ci sarà parecchio, quindi Rachel potrebbe anche iniziare ad avere buoni rapporti con lui!
lyrapotter: brava, hai capito al volo che i Black volevano coglierla impreparata! Tremendi! In effetti, visto che si ritengono più puri dei Purosangue, solo un'altra Black sarebbe stata all'altezza di Regulus, ma le cugine sono tutte sposate, quindi la cara Walburga deve mettersi l'anima in pace U_U Alla fine ho deciso di non fare troppo la sadica con Regulus: se la famiglia non avesse approvato Rachel sarebbe stata una tragedia per lui. Il ragazzo si è guardato bene al nominare la "perpetuazione della stirpe" e lo eviterà sempre: non è esattamente il massimo del romanticismo!
MEISSA_S: Regulus pensa non ad avvantaggiare se stesso, ma suo padre, perché mi sono detta che, in fondo, sarà quello che andrà incontro alla morte, quindi non ne ha paura quanto il caro Voldemort. Forse sì, nel secondo capitolo che hai recensito, Barty rimaneva ancora abbastanza "ragazzino"; qui invece sta iniziando a dimostrare la sua vera natura, quella di calpestare chiunque gli stia vicino o meno per dimostrarsi fedele a Voldemort (e il culmine penso che sarà l'omicidio di suo padre, anni dopo). La differenza tra Barty e Regulus è che il primo ha già capito l'antifona, mentre il secondo ancora non si è reso conto di ciò che lo aspetta. Infine, credo che il tuo Orion mi abbia definitivamente contagiata, non posso farci nulla! Grazie, e scusa se non mi dilungo di più!
fa92: Walburga è anche peggio della classica suocera! XD Grazie per la recensione!
Mizar: spero che non ti aspettassi un capitolo divertente, se no mi sentirei in colpa... Quel disegno l'ho trovato su DeviantArt... anzi, come puoi vedere, sto aggiungendo i link ai disegni originali per ogni capitolo, anche se mi ci vorrà un po' di tempo! Rachel ringrazia per i complimenti e per il sostegno ricevuto in quei momenti difficili!
vulneraria: Walburga se l'è proprio meritato, non vedevo l'ora che Rachel le desse una gran bella lezione!

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Addio, Hogwarts ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 27: Vertigine

Rating: Verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Addio, Hogwarts

Photobucket

Maggio-Giugno 1979

Nello stadio echeggiavano grida entusiastiche e ovazioni, la folla rumoreggiava sopra gli spalti e sul campo, sventolando enormi bandiere e stendardi verde e argento. Mentre la squadra di Tassorosso, sconfitta, si affrettava ad abbandonare lo stadio, quella di Serpeverde si godeva i festeggiamenti.
“Abbiamo vinto! Abbiamo vinto la Coppa del Quidditch!”
Il Boccino d’Oro chiuso nel pugno serrato, Regulus pensò che la sua ultimissima partita non sarebbe potuta andare meglio: non solo aveva sconfitto di misura Tassorosso, ma aveva fatto in modo che la sua squadra arrivasse prima in classifica.
L’anno precedente aveva avuto l’enorme soddisfazione di battere Potter, ma la Coppa era stata vinta lo stesso da Grifondoro. Gliela avevano soffiata da sotto il naso, e per questo non si era dato pace per un anno intero.
Ora, guardando il podio rialzato al centro del campo, si sentì finalmente realizzato.
Sulla piattaforma, circondata da giocatori e studenti di Serpeverde, era appena salito Albus Silente, con in mano la grande coppa d’argento. Accanto al Preside, il professor Lumacorno esibiva un sorriso a trentadue denti, ed era così eccitato che sembrava un bambino troppo cresciuto.
Momentaneamente paralizzato per la felicità, Regulus si sentì spingere da Rachel verso il podio. Si riscosse e vi salì, insieme agli altri giocatori della squadra, mentre la folla li acclamava.
“Complimenti” disse Silente, rivolgendo un sorriso in apparenza sincero ai Serpeverde. “È stata una vittoria meritata”.
Regulus si accorse di tremare quando ripose il Boccino in una tasca interna dell’uniforme e tese le mani in direzione della Coppa del Quidditch.
Il contatto delle sue dita con i manici di metallo lo riempì d’emozione e, per una volta, dimenticò di mantenere la sua solita compostezza, sorridendo quando alzò la coppa al cielo e i tifosi applaudirono entusiasti, mentre i compagni di squadra quasi lo sommergevano.
“Dai, l’hai tenuta per quarantasette secondi, adesso tocca a me!” gli disse Rachel, ricordandogli di non essere l’unico ad aver vinto.
Regulus gliela porse e, un attimo dopo, fu letteralmente rapito dal professor Lumacorno, che gli stritolò la mano con entusiasmo.
“Complimenti, signor Black!” esclamò, paonazzo. “Sono rimasto col fiato sospeso fino alla fine! Non so come faremo il prossimo anno senza di te!”
Regulus non riuscì a trovare le parole per rispondere: gli sembrava tutto così irreale…
“Ah, eccoti, Algie. Mi stavo chiedendo dove fossi finito” disse Lumacorno, rivolgendosi ad un mago che era appena salito sulla piattaforma. Aveva il naso schiacciato e indossava un impermeabile blu e giallo.
Regulus sentì un piacevole sussulto allo stomaco. Lo aveva conosciuto al Lumaclub qualche mese prima: era il reclutatore del Puddlemere United, Algie Purkiss.
L’uomo gli strinse la mano, sorridendo.
“Eccellente, è stata una bella partita. Quando e se vorrai, signor Black, il Puddlemere sarà felice di averti in squadra”.
“Grazie, signore” rispose Regulus con una fitta di rimpianto che però, almeno in quel momento, non riuscì a scalfire l’entusiasmo per la vittoria. “Le farò sapere”.
“Certo, certo, è ovvio. La carriera del giocatore professionista finisce presto: ti capisco se vuoi assicurarti un’altra carriera per il futuro. Ah, Horace” aggiunse, voltandosi verso Lumacorno, “sarei interessato anche al Portiere di Tassorosso. Ha un grande talento, secondo me…”
“Ne parlerò con la professoressa Sprite” rispose allegramente il professore. “E grazie per l’ananas candito, a proposito”.
Quella sera, nella sala comune di Serpeverde ci fu una gran festa in onore della vittoria della coppa. Tutti gli studenti della Casa erano molto più chiassosi del solito mentre improvvisavano inni sportivi, mangiavano e bevevano.
Regulus e Barty si trovavano vicini ad un buffet pieno di prelibatezze, ovviamente sottratte senza alcuno sforzo dalle cucine di Hogwarts. Rachel li raggiunse, offrendo loro un bicchiere di sciroppo alla ciliegia.
“È stato il massimo vincere la coppa alla nostra ultimissima partita, eh?” disse.
“Abbiamo fatto un’uscita di scena col botto” rispose Barty.
Seguì una pausa di silenzio imbarazzante: da quando lui aveva lasciato Emmeline, era la prima volta che parlava pacificamente con Rachel, poiché quest’ultima era ancora molto amica della Corvonero.
“Guardate là” disse Regulus per distrarli: non aveva intenzione di pensare a cose solo lontanamente tristi.
Gli altri due si voltarono nella direzione da lui indicata. Due Serpeverde del sesto anno avevano acceso dei fuochi d’artificio, che ora sfrecciavano per la vasta sala comune, illuminandola con luci verdi e argentate.
I presenti applaudirono la propria approvazione agli effetti speciali, compreso un enorme stendardo raffigurante un serpente che divorava, uno dopo l’altro, un tasso, un corvo e un grifone, tutti e tre molto più piccoli del primo.
Regulus non la smetteva più di ricevere pacche sulle spalle e di stringere le mani che gli altri gli porgevano, e non ne era affatto infastidito.
Sperava anzi che quella festa non finisse mai perché sapeva che dal giorno seguente avrebbe trascorso intere giornate a studiare per gli esami e sarebbe iniziato il conto alla rovescia…


Le urla e gli applausi del giorno prima sembravano solo un lontano ricordo mentre Regulus percorreva lo stadio deserto a cavallo della sua scopa. L’euforia della festa era scomparsa, lasciando spazio al malumore. Non avrebbe più giocato lì a Hogwarts. Presto sarebbe andato via, pensava.
Era già l’ora di pranzo e Regulus volava dalla mattina presto. Non aveva intenzione di scendere perché sarebbe stato come accettare la fine della sua carriera sportiva a scuola. Sarebbe stato bello rimanere lassù per sempre…
Per non pensare ancora, fece accelerare la scopa, gettandosi in picchiata a tutta velocità. Sentì il vento fresco di fine maggio contro il viso, l’adrenalina e l’inconfondibile sensazione di spensieratezza che solo il volo poteva dargli.
Tutta la sua concentrazione era rivolta a quella discesa e, per un momento, gli consentì di dimenticare tutto il resto…
Un attimo prima di toccare terra, indirizzò la scopa verso l’alto, risalendo con altrettanta velocità.
“Regulus!”
Il richiamo lo costrinse a fermarsi e a guardare l’ingresso dello stadio. Rachel lo fissava con un’espressione un po’ perplessa e un po’ comprensiva.
Per pochi istanti Regulus ebbe la tentazione di non darle retta, ma poi cambiò idea.
L’atterraggio fu talmente brusco che rimase un attimo senza fiato.
“È tutta la mattina che ti cerco” esordì la ragazza. “Dovevamo iniziare a studiare”.
“Non mi andava” borbottò lui, cupo.
Senza aggiungere altro, si andò a sedere sugli spalti più vicini. Rachel lo raggiunse.
“Ti manca già il Quidditch?” chiese.
Lui annuì.
“Ma potrai continuare a giocarci” cercò di incoraggiarlo lei. “Sei a tanto così dall’entrare nelle riserve di una squadra professionista e, anche se decidessi di fare altro nella vita, troverai sempre il tempo per volare”.
“Lo so ma…”
“Ma, cosa?”
Lui fece spallucce.
Rachel gli lanciò un’occhiata comprensiva.
“Ho capito. Non riesci ad abituarti all’idea di lasciare Hogwarts, vero?”
Regulus pensò di non poterle nascondere niente.
“Siamo vissuti qui per sette anni” affermò.
“Che tenero, sei diventato sentimentale!” scherzò Rachel.
“Non è vero…” protestò lui, imbarazzato.
Lei smise di ridere e lo guardò.
“Anche a me dispiace. Sembra che siamo arrivati soltanto ieri. All’epoca pensavo che non sarebbe finita mai, e ora manca solo un mese… Ma non sarà la fine del mondo. Dovremo avere solo il tempo di abituarci. Tu sceglierai se giocare nel Puddlemere o lavorare al Ministero della Magia, io entrerò al Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici come Obliviatrice, e alla fine ce ne faremo una ragione. Pensa solo a tutte le generazioni di studenti che ci hanno preceduti. Si sono forse buttati giù da un ponte?”
“Non è la stessa cosa” rispose Regulus, prima di potersi trattenere.
Quella che provava non era solo la normale malinconia da fine della scuola. Aveva la sensazione di essere arrivato alla fine di quello che poteva essere un promontorio scosceso. Ora si trovava in mezzo alla nebbia, senza sapere se al prossimo passo avrebbe continuato a camminare o sarebbe caduto in un baratro senza fondo.
Non pensava che il futuro potesse spaventarlo fino a quel punto. A dire la verità, non era esattamente paura, almeno per il momento. Piuttosto, si trattava di vertigine: temeva di precipitare, e di trascinare con sé chi gli era più vicino.
Rachel lo abbracciò e gli fece poggiare la testa sulla propria spalla.
“Lo so, là fuori c’è una guerra” disse. “Ma qualunque cosa ci aspetti, riusciremo a cavarcela. L’importante è che tu non prenda decisioni di cui ti potresti pentire. Hai capito cosa intendo?”
Regulus annuì senza guardarla, anche se si sentì gelare il sangue: era stata fin troppo chiara.
“Però nemmeno tu dovrai prendere decisioni affrettate” rispose.
“Cioè?”
“Non voglio che tu ti esponga troppo. È pericoloso”.
“Non credo che avrò il tempo di espormi. Se lavorerò al Quartier Generale degli Obliviatori, avrò così tanti ricordi da cancellare ai Babbani che hanno assistito alle retate dei Mangiamorte da tenermi impegnata tutto il giorno”.
Regulus si chiese per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a nasconderle di essere a sua volta un Mangiamorte. Certe volte gli sembrava di ingannare, oltre a lei, anche se stesso, soprattutto quando sperava che tra loro sarebbe sempre andato tutto bene.
“Dai, adesso non ti abbattere!” lo esortò Rachel. “Manca ancora un mese, e sarà così stressante che non vedrai l’ora che finisca”.
“Forse hai ragione” gemette Regulus, al solo pensiero di dover affrontare le pile di libri che lo aspettavano in sala comune.


L’inizio dei M.A.G.O. giunse molto in fretta. Gli studenti del settimo anno erano sull’orlo di una crisi di nervi. Pallore, occhiaie e stress serpeggiavano tra di loro, quasi come se fossero state malattie contagiose.
Esattamente come i G.U.F.O., gli esami sarebbero durati due lunghe settimane. Regulus ne avrebbe sostenuti quattro la prima settimana e altri quattro la seconda.
Il primo esame fu quello di Incantesimi. Il lunedì mattina, subito dopo la colazione, gli studenti del quinto e del settimo anno, si riunirono appena fuori dalla Sala Grande, in attesa di cominciare il compito scritto.
Barty non riusciva a stare fermo un attimo: faceva avanti e indietro per la sala d’ingresso, pallido come un cencio.
Regulus ormai si era ormai rassegnato all’idea di perdere l’uso della mano destra, perché Rachel gliela stava stritolando da più di venti minuti.
“Come fai ad essere così calmo?” gli disse lei, sconvolta.
“Non sono calmo” rispose lui senza battere ciglio.
Nonostante l’incredulità di Rachel, era vero: Regulus si sentiva morire dall’ansia, ma evidentemente all’esterno sembrava il corrispettivo di un ghiacciolo.
“Potete entrare” disse in quel momento un membro della Commissione d’Esame.
Gli studenti si affrettarono a prendere posto, tutti scossi dall’agitazione.
Quando gli fu consegnato il compito, Regulus diede un’occhiata generale a tutte le domande. Erano abbastanza complicate, ma per il momento non ne vide di impossibili.
Lesse con maggior attenzione la prima:

a) Definisci l’Incanto Fidelius e descrivine gli effetti.
b) Cosa succede se il Custode Segreto passa a miglior vita?

Senza alzare più lo sguardo, intinse la piuma nell’inchiostro e iniziò a scrivere…
Due ore più tardi, si riteneva soddisfatto del proprio compito, anche se era sicuro di aver scritto troppo poco sull’Incanto Proteus e di aver sbagliato la domanda successiva. Barty era l’unico ad aver svolto tutto alla perfezione; al contrario, Rachel non disse una parola, troppo preoccupata per sbilanciarsi in pronostici.
L’esame pratico fu più difficile. Regulus fu esaminato da Griselda Marchbanks, un’anziana strega che gli chiese di eseguire un Incantesimo di Disillusione su di lei. Quando la donna diventò quasi del tutto trasparente, il ragazzo eseguì il controincantesimo, e lei lo congedò con un’espressione soddisfatta.
Alla pratica di Erbologia dovette affrontare un Tranello del Diavolo particolarmente grosso, e riuscì a schivare i tentativi della pianta di strangolarlo.
Mercoledì fu la volta di Astronomia e, il giorno seguente, di Trasfigurazione, l’incubo peggiore di Regulus.
Allo scritto non andò a meraviglia: si fece prendere dal panico quando scoprì di aver risposto neanche a metà delle domande quando mancava ancora un’ora, e sbagliò la risposta sui Metamorfomagus. Fortunatamente riuscì a recuperare con la pratica.
“Non so come ho fatto” gli riferì Rachel quando anche lei ebbe finito, “ma invece di trasfigurare me stessa, ho trasformato l’esaminatore in una tartaruga marina. Secondo te mi abbasserà il voto?”
“Se la tartaruga non aveva i capelli, credo che non influenzerà troppo sulla valutazione” cercò di incoraggiarla lui, sforzandosi di non ridere.
Venerdì si sarebbe svolto l’esame di Antiche Rune, che solo Regulus e Barty dovevano sostenere.
“Si tratta di tradurre questo brano composto da simboli grafici e numerici” spiegò l’esaminatrice mentre passava per i banchi distribuendo i fogli. “Non avrete suggerimenti sull’argomento del brano, perciò vi consiglio di valutare bene tutti i possibili significati”.
Regulus e Barty si scambiarono un’occhiata depressa, poi si misero al lavoro.
Eihwaz significa ‘difesa’, vero?” chiese il primo quando furono usciti dall’aula.
“Credo di sì… e il 2 rappresenta il corno dell’unicorno?”
“No, quello dell’Erumpent”.
“Dannazione” imprecò Barty. “Ecco perché mi sembrava strano che quei tizi dovessero catturare un ‘pericoloso unicorno’. Pazienza, non influenzerà troppo il voto, credo”.
Il finesettimana trascorse molto velocemente, perché tutti loro lo impiegarono a ripassare per gli esami che ancora dovevano sostenere.
Regulus si ritrovò a dover affrontare quello di Storia della Magia. Non ne aveva affatto voglia ma si fece forza pensando che, in fondo, non avrebbe dovuto più studiarla.

In seguito a quale evento della storia del XVII secolo nacquero i primi villaggi semimagici?

Regulus aggrottò la fronte. Era sicuro che si riferisse a qualcosa che lui non approvava, perché ricordava di aver studiato quel capitolo con parecchia insofferenza. Infine, gli tornò in mente.

I primi villaggi semimagici furono una delle conseguenze dello Statuto Internazionale di Segretezza del 1689, che costrinse i maghi ad entrare in clandestinità.

Si fermò un attimo per calmarsi: non era il caso di cedere alla rabbia e aggiungere qualche commento sui Babbani che avevano conquistato il mondo a discapito dei maghi: era sicuro che i membri della Commissione fossero della stessa pasta di Silente.

Alcune famiglie magiche formarono comunità all’interno di villaggi babbani, con lo scopo di sostenersi a vicenda. I più importanti villaggi semimagici sono Godric’s Hollow, Tinworth, Upper Flagely e Ottery St Catchpole.

Poteva andare, pensò, alzando di nuovo la testa e cogliendo lo sguardo di Rachel. Lei alzò le dita a formare il numero otto.
Regulus guardò la relativa domanda:

Quando fu scritto il Codice di Comportamento dei Lupi Mannari?

Lui alzò le dita a sua volta, a formare in successione le cifre dell’anno 1637. Rachel sorrise soddisfatta.
Il penultimo esame fu quello di Pozioni, ma nessuno dei tre ebbe problemi.
Regulus eseguì alla perfezione il Distillato della Morte Vivente: era stato un colpo di fortuna, perché l’anno precedente Severus Piton aveva suggerito loro alcuni trucchi inventati da lui, molto più efficaci delle istruzioni ufficiali.
Regulus si ripromise di ringraziarlo, la prossima volta che lo avrebbe visto.
“Ne manca solo uno!” esclamò Rachel il giorno seguente, dopo essere tornata dall’esame di Cura delle Creature Magiche,
“Cosa ti sei fatta?” le chiese Regulus preoccupato, notando le bruciature sulla maniche della camicia.
“Ehm, un Fiammagranchio. Mi è sfuggito e ha pensato bene di difendersi sputando fuoco. Per fortuna usavo i guanti ignifughi”.
L’esame teorico di Difesa contro le Arti Oscure filò liscio come l’olio. Al contrario, quello pratico riservò una brutta sorpresa.
“Black, Regulus” lo chiamò la voce di Madama Marchbanks.
Lui entrò nella Sala Grande, cercando di mantenere la calma. Cosa alquanto complicata, dal momento che si sentiva martellare il cuore con un ritmo troppo veloce.
“Dunque, signor Black” esordì la strega. “L’esame consiste in un duello, niente di particolarmente difficile, non si preoccupi… Tuttavia, l’assistente che doveva duellare si è preso il vaiolo di drago, perciò è stato sostituito”.
Regulus guardò verso il punto che la strega stava indicando…
Se non svenne fu un vero e proprio miracolo.
Con tutta l’aria di chi ha ben altro da fare, un imbronciato Alastor Moody lo guardava di sotto in su.
“Avanti, cercate di non farmi restare qui tutto il santo giorno” ringhiò l’Auror, estraendo la bacchetta.
Regulus deglutì e non si mosse, almeno finché non intervenne di nuovo Griselda Marchbanks.
“Non si preoccupi, non verrà attaccato, signor Black. Deve solo utilizzare gli incantesimi studiati quest’anno, e il signor Moody si limiterà a proteggersi.
“D’accordo…” sussurrò lui, anche se non era sicuro che lei lo avesse sentito.
Si posizionò davanti a Moody, cercando di darsi una calmata. In fondo non era un combattimento vero e proprio. Ma quell’uomo lo terrorizzava. Era già diventato una leggenda, e alcuni sostenevano che fosse capace di fiutare un Mangiamorte a chilometri. Ovviamente non era possibile, ma la fama che circondava l’Auror bastava per spaventarlo a morte.
Alzò la bacchetta ed esordì con un incantesimo non verbale:
Stupeficium!
Per tutta la durata del duello cercò accuratamente di non incrociare lo sguardo di Moody, e questo gli fece rischiare di essere colpito a sua volta, quando l’altro utilizzò il Sortilegio Scudo.
Tuttavia, fu meno peggio di quanto temesse: un quarto d’ora dopo, la Commissione d’Esame lo congedò.
Quando uscì dalla Sala Grande, si sentì finalmente libero: gli esami erano finiti e, almeno per tutta la settimana seguente, non aveva intenzione di pensare al futuro.


Il baule sembrava più pesante del solito mentre Regulus lo trascinava fuori dalla sala comune di Serpeverde. All’altezza della porta, si voltò a guardare per l’ultima volta le familiari pareti verdi, il divano e le poltrone in pelle nera.
Non riusciva a credere che non avrebbe più messo piede là dentro e che nel giro di due mesi qualche studente del primo anno avrebbe dormito nel letto che era stato suo.
“Forza, andiamo” lo spronò Barty, che era molto meno nostalgico degli altri e non vedeva l’ora di lasciare la scuola per motivi di cui solo Regulus era a conoscenza…
Mentre camminavano per i sotterranei, Rachel aveva gli occhi lucidi ma Regulus si guardò bene dal farglielo notare. Al contrario, Barty non ebbe altrettanta delicatezza.
“Non ti metterai a piangere, voglio sperare!”
“Non sto piangendo!” si infuriò lei, punta nell’orgoglio.
Barty ridacchiò e lei lo fulminò con lo sguardo.
I Serpeverde raggiunsero la sala d’ingresso, in cui erano riuscite le altre tre Case. Hagrid aprì il portone di quercia e li condusse attraverso il parco.
Gli studenti più piccoli chiacchieravano allegramente, mentre tra quelli dell’ultimo anno era più facile trovare musi lunghi.
Mentre passavano accanto al Lago Nero, Regulus tornò con la mente al giorno in cui, sette anni prima, aveva solcato quelle acque a bordo delle barche destinate agli studenti che dovevano ancora essere smistati.
Ripensandoci, sarebbe voluto tornare ad essere un ragazzino terrorizzato al solo pensiero di finire a Grifondoro.
Arrivarono alla stazione di Hogsmeade prima del previsto. La sensazione di vertigine era tornata a farsi sentire, ma Regulus si sforzò di ignorarla.
Rachel era stata raggiunta da Emmeline. Quest’ultima stava salutando l’amica, nel caso in cui King’s Cross fosse stata troppo affollata per ritrovarsi; poi alzò lo sguardo sugli altri due.
“Ciao, Regulus. Buona fortuna” disse Emmeline con un tono di voce forte ma controllato.
“Grazie… anche a te” rispose lui, a disagio.
Lo sguardo di Emmeline si soffermò su Barty, il quale era impegnato nella contemplazione delle unghie della sua mano destra.
Regulus e Rachel si sentirono improvvisamente di troppo. Ci furono alcuni secondi di silenzio teso, poi Emmeline girò i tacchi e si incamminò verso il treno con aria mesta.
“Avresti potuto salutarla almeno con un ‘Ciao’” disse Rachel, irritata.
Barty non le rispose. Senza aggiungere altro, sollevò il proprio baule e salì sull’Espresso per Hogwarts.
“È… è un…” disse Rachel, senza trovare un aggettivo adatto a definirlo.
“Lascia stare” le consigliò Regulus, guardando l’orario. “Il treno sta per partire, meglio muoversi”.
La aiutò ad issare il baule, perché lei era impegnata a tenere in braccio il gatto, che sembrava a sua volta poco desideroso di partire.
“Ehi, Attila!” esclamò Hagrid, raggiungendo la ragazza. “Mi mancherà quella peste. Thor ci si era affezionato anche lui”.
“Scommetto che anche tu gli mancherai, Hagrid” rispose Rachel. “Ma torneremo a trovarti…”
L’uomo estrasse dalla tasca un fazzoletto delle dimensioni di una tovaglia e lo usò per soffiarsi il naso, commosso.
Regulus aveva già provveduto ad allontanarsi il più possibile, storcendo il naso.
“Bè, allora fate buon viaggio, eh! Ci si vede, un giorno o l’altro” li salutò Hagrid.
Rachel raggiunse Regulus sul treno un attimo prima che le porte si chiudessero. L’Espresso per Hogwarts si mosse, acquistano man mano sempre più velocità.
I due, ormai, ex Serpeverde si affacciarono al finestrino senza staccare gli occhi dalle torri del castello che si intravedeva in lontananza, fino a che Hogwarts non scomparve dietro una curva.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Non posso credere che mancano 10 capitoli alla fine! O_O Ero convinta che questa storia non sarebbe finita mai (effettivamente è iniziata l'estate scorsa).
Non è stato difficile scrivere questo capitolo: mi è bastato pensare a come fossi terrorizzata io alla fine del liceo... e io non avevo una guerra che mi aspettava!
Sono contenta anche di aver finalmente deciso il futuro lavoro di Rachel: fino ad una settimana fa non avevo la più pallida idea di cosa farle fare e cominciavo a dirmi che fosse il caso di pensarci. Non ce la vedevo dietro una scrivania a firmare scartoffie, quindi optavo per una professione più attiva, ma farla diventare Auror mi sembrava troppo banale. Così sono andata a ripescare l'elenco dei vari Livelli del Ministero della Magia e appena ho visto il Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici ho pensato che Regulus si sarebbe inventato qualche battuta sul fatto che il termine "catastrofe" fosse azzeccato per lei! Così, ho avuto l'illuminazione.
Penso che sareste sopravvissuti anche senza questa lunga spiegazione, ma mi andava di farla! Serve a qualcosa aggiungere che dal prossimo capitolo saranno dolori? Pensate solo che rivedrete Bellatrix, gioite insieme a me! (è ironico...)

Prossimo aggiornamento: 27 marzo

MEISSA_S: mi ero resa conto di aver snobbato Silente fino ad ora, e pensavo che fosse il caso di rimediare. Per il prossimo capitolo sono ancora indecisa su come descrivere Barty nei panni di Mangiamorte: Regulus si renderà conto che la sua decisione non è proprio il massimo, ma Barty per me resta sempre un mistero. Grazie per essere rimasta connessa fino a quell'ora! E pensare che avevo la tentazione di aggiornare la mattina perché ero stanchissima!
Mirwen: vorrei strozzare anche io Barty, anche in questo capitolo, ma purtroppo dovremo sorbircelo per parecchio tempo ancora. Regulus dovrebbe iniziare a dare un po' più di retta a Silente: non dice sempre cose assurde!
Alohomora: eccoti qua il capitolo tutto intero! Sentirmi dire che Regulus è perfetto è la più grande soddisfazione per me! Spero solo di riuscire a provocare gli stessi commenti per Barty... Sono andata a cercare qualche altra fanfiction su di lui anche se, purtroppo, non ce ne sono molte che lo riguardano su EFP. Su Acciofanfiction e Fanworld non ce n'è neanche una, ma ne ho lette un paio su Fanfiction.net... in inglese! Mi sono anche rivista il Calice di Fuoco e ho riletto tutte le parti del libro in cui si parla di lui, ma dovrò tornarci. DEVO riuscirci! Ormai è una questione di principio, anzi è una lotta all'ultimo sangue tra Barty e me!
malandrina4ever: wow, hai dato più retta tu ai due mocciosi di me! Io non li consideravo nemmeno! L'idea della lista della gente da Cruciare è geniale, ma non preoccuparti, Silente non voleva paragonare Regulus a Bellatrix, ma solo smentire Phineas che sosteneva che i Black "non infieriscono sulle vittime"! Sì, come no... Strano ma vero, Silente mi risulta uno dei personaggi più facili da descrivere! Silente aiuterà Regulus nel seguito, certo, ma per ora il ragazzo si rifiuterà di chiedergli aiuto, non sia mai! Calcola che nel frattempo "là fuori" c'è l'Ordine che sta già combattendo, quindi è probabile che Sirius avesse parlato a Silente di Regulus: ti pare che si arrende? E no, Walburga non farà nulla di pericoloso contro Rachel, però potrà ostacolarla e dimostrarle quanto le stia antipatica, senza Orion a tenerla d'occhio. Ma Rachel non si fa mettere i piedi in testa!
_Mary: non te lo sei immaginato, hai proprio visto giusto! Ho buttato lì un altro indizio sugli Horcrux perché se no Regulus non avrebbe saputo da chi andare ad informarsi... solo che i suoi metodi con Lumacorno saranno più...ehm...sbrigativi di quelli di Harry! Sono ancora indecisa tra il Veritaserum, un incantesimo Confundus o una sana Imperius, ovviamente con un potente Oblivion alla fine! Hai ragione, Silente spesso è descritto come una specie di figlio dei fiori che trascorre le giornate a fumare di tutto e di più e a trasformare Hogwarts in un luogo in cui praticare l'amore libero!
Bella_Cissy_BlackSisters: la verità è che con Barty ancora non so come comportarmi... Fin dall'inizio della storia l'ho sviluppato un po' per volta, senza prestabilire nulla, perché mi sembra difficilissimo entrare nella sua mente e comprenderla a fondo. Nel capitolo scorso faceva anche molto lo spavaldo, ma quando si ritroverà in mezzo agli altri Mangiamorte si darà una calmata. Il problema è che devo decidere se fosse così malvagio fin da subito, oppure se all'epoca fosse davvero come appare al processo, terrorizzato, e che poi fosse cambiato durante gli anni trascorsi a casa prigioniero di suo padre. Però ricordiamoci che non si è mai fatto venire i rimorsi quando sua madre è morta per liberarlo, quindi un po' di cattiveria dentro ce l'ha già...
Mizar: come ha detto Emmeline, quella del padre che elogiava più lei di Barty è stata più che altro la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La realtà è che quei due sono diventati troppo diversi ormai e che Barty voleva tagliare con il passato. Come ho scritto qua sopra, ho parecchi dubbi su come sviluppare Barty d'ora in poi... speriamo bene!
Gemella Dramioncella: no no, anche se per un po' potrebbero allontanarsi, Rachel e Regulus sono destinati a stare insieme e nulla al mondo mi farà cambiare idea! Anche a me sembrava impossibile, quando ho letto il Calice di Fuoco, che Barty adulto fosse lo stesso che si vedeva nel ricordo del processo, perché era completamente diverso, e anche Sirius fa capire che mai nessuno avrebbe potuto sospettare del suo cambiamento. Insomma, in queste risposte alle recensioni ho parlato quasi soltanto di lui, mi servirebbe uno psichiatra per capirlo a fondo!
Gobra1095: sì, non mi sono mai confrontata con il non-canon, ma spero di farcela perché l'idea di base è sempre quella, i personaggi cercherò di mantenerli sempre IC e cambieranno solo gli eventi... Non credo che descriverò il momento in cui Barty sarà marchiato, ma sicuramente ci sarà una scena con lui e Voldemort insieme: ce l'ho già in mente, devo solo scriverla! Ehm, auguri per il compleanno (anche se con... uhm... 9 giorni di ritardo)!
lyrapotter: figuriamoci se Regulus dà retta ad Albus "Babbanofilo" Silente una buona volta! No, dovrà sbatterci quella testolina dura più del granito per rinsavire. Grazie, spero davvero di continuare bene con Barty perché è il personaggio più intricato e anche quello che mi preoccupa di più per quanto riguarda la caratterizzazione. Bè, hai visto giusto: già dal prossimo capitolo Regulus comincerà a prendersi i primi spaventi, anche se all'inizio incolperà se stesso autoconvincendosi di essere troppo impressionabile! Il ruolo di Kreacher sarà determinante ma arriverà un po' più tardi, anche perché ci saranno uno o due capitoli in mezzo per smorzare un po' i toni!
Hale Lover: le nuove lettrici sono sempre graditissime! XD Grazie per aver letto la storia così velocemente! Riguardo a Silente, ho pensato a quando dice a Piton che non ha convocato Draco per evitare che Voldemort, leggendogli nella mente, potesse scoprire che Silente sapesse tutto della missione di Malfoy, quindi ho deciso apposta di farlo mantenere sul vago proprio per evitare che Voldemort se la prenda con Regulus. Poi Silente sapeva da fonti attendibili (e qui c'è lo zampino di Sirius!) che Regulus volesse diventare un Mangiamorte ma non aveva le prove che lo fosse già: forse lo sospetta, ma non ne è sicuro. Uhm, spero di aver chiarito i tuoi dubbi!

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Apprendisti Mangiamorte ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 12: Paura

Rating: Giallo

Note: immagine di Timelady-Ari18

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Apprendisti Mangiamorte

Photobucket

Luglio 1979

Il sole era tramontato da alcune ore e la strada era illuminata dai lampioni. Nell’ombra di un vicolo, cinque figure rimanevano nascoste, tre delle quali osservavano con attenzione i rari passanti. Gli altri due se ne stavano più in disparte, scambiandosi lunghe occhiate nervose.
Regulus si allentò il colletto della camicia che indossava sotto la veste da Mangiamorte, agitato. Tuttavia, quando si rese conto che anche Barty, abbandonata ogni spavalderia, era nervoso e impaurito, si sentì vagamente sollevato.
“Eccoli!” bisbigliò Rodolphus Lestrange in quel momento. “Fuori le bacchette!”
Gli altri quattro obbedirono.
Due uomini avanzavano lungo la strada, diretti verso la vetrina di un negozio abbandonato. Quando furono a portata di bacchetta, furono Schiantati e caddero riversi a terra.
Rodolphus e Rabastan si affrettarono a trascinarli nel vicolo, facendo attenzione alla strada, nel caso in cui qualche malcapitato Babbano li avesse visti.
“Bene” disse Bellatrix con un tono pratico, chinandosi sui due Auror svenuti. Strappò con malagrazia una ciocca di capelli ciascuno e tornò in piedi, mentre suo marito estraeva due fiaschette dalla tasca interna del proprio mantello.
Regulus guardò i due Auror, mentre Bellatrix aggiungeva i capelli alle Pozioni Polisucco: uno era alto e imponente, con una folta barba rossa; l’altro era più basso e poco più grande dei due Mangiamorte alle prime armi.
“Andrete voi due” disse Bellatrix, porgendo le fiaschette a Regulus e Barty. “Ricordatevi che avete solo un’ora, quindi nel dubbio non ve la scolate tutta adesso”.
“I due ragazzi obbedirono. Regulus bevve metà pozione, che era di un bel colore rosso scuro, e si piegò in due, in preda agli spasmi dello stomaco. Era disgustosa.
Si sentì crescere in altezza e gli spuntò la stessa barba fulva dell’uomo svenuto sul marciapiede fino a che, dopo parecchi secondi di sofferenza, ne assunse del tutto le sembianze.
Regulus guardò Barty, che si era trasformato nella copia vivente dell’Auror più giovane.
Rabastan trasfigurò i loro vestiti e si soffermò a valutare la somiglianza con un ghigno soddisfatto. Nel frattempo Bellatrix aveva frugato nelle tasche degli Auror, sottraendo loro i documenti.
“Tu, Regulus, ti chiami Gawain Robards. Crouch, tu sei John Dawlish. L’uomo che cerchiamo si chiama Graham Bletchley, ed è ricoverato per lesione da incantesimo. Dovrete dare il cambio ai due Auror che sorvegliano la sua stanza. Noi entreremo in azione tra trenta minuti. Niente passi falsi: quel traditore non deve testimoniare al processo di domani, è chiaro?”
Regulus e Barty annuirono, tesi.
“Andate, adesso… Ah, Crouch” aggiunse Bellatrix con aria minacciosa, “ti tengo d’occhio”.
Barty non rispose, limitandosi ad impallidire. Regulus gli fece cenno di seguirlo.
Usciti dal vicolo, si incamminarono verso la vetrina. Regulus stringeva convulsamente la bacchetta sotto il mantello: aveva una gran paura di fallire. Accanto a lui, Barty aveva il respiro affannato.
All’interno della vetrina c’era un manichino dall’aria malmessa. Regulus si avvicinò e disse:
“Siamo qui per sorvegliare Graham Bletchley”.
Il manichino annuì, aprendo loro il passaggio.
Regulus e Barty entrarono nella vasta sala d’accettazione dell’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche.
A quell’ora non c’erano pazienti e il mago addetto alla informazioni dormiva della grossa con la testa sulla scrivania. Accanto a quest’ultima vi era un cartello.
“Lesioni da Incantesimo, Quarto Piano” lesse Barty.
“Perfetto” rispose l’altro.
Attraversarono indisturbati una doppia porta. Mentre percorrevano i corridoi, incrociarono alcuni Guaritori, vestiti con un completo verde acido, che li salutarono. I degenti erano tutti addormentati perché non si sentiva un solo lamento.
I ritratti dei Guaritori li guardavano con aria circospetta, ma loro non distolsero lo sguardo. Finalmente arrivati al quarto piano, si guardarono intorno, spaesati.
“Da che parte dobbiamo andare?” chiese Barty, nervoso: non riusciva a stare fermo.
Regulus cercò delle indicazioni, ma all’improvviso una voce femminile parlò alle loro spalle:
“Vi siete persi?”
Loro si voltarono di scatto, spaventati, e si ritrovarono davanti ad una Guaritrice. Aveva lisci capelli scuri e gli occhi di un azzurro limpido: i lineamenti erano estremamente familiari.
Regulus si sentì sprofondare fino a dieci chilometri sotto terra. La conosceva di vista, ed era talmente simile a sua figlia che, anche nella penombra, non ebbe il minimo dubbio: era la madre di Rachel.
“Ehm…” fece Barty, altrettanto preoccupato.
“Siete qui per dare il cambio agli Auror che sorvegliano Bletchley? La stanza del paziente si trova in fondo a quel corridoio” spiegò la donna. “Vi accompagno lì”.
“Grazie” bofonchiò Regulus, incamminandosi dietro di lei.
La signora Queen li condusse in un largo corridoio. Due Auror accigliati erano in piedi ai lati di una porta. Uno di essi si voltò verso di loro e parlò:
“Ah, eccovi! Alfred, su con la vita, il turno è finito”.
“Meno male, stavo per addormentarmi” disse l’altro, sbadigliando. Poi si rivolse a Regulus. “Ehi, Gawain, cosa ha detto Barty su quella faccenda di cui parlavamo oggi?”
“Ehm…” fece Regulus, che non aveva la più pallida idea di cosa quello stesse parlando. “Veramente non ho fatto in tempo a chiederglielo” buttò lì.
L’Auror parve sorpreso, ma evidentemente era troppo stanco per replicare.
“Ok… Noi andiamo, allora. Buona nottata”.
I due Auror attraversarono il corridoio e sparirono dopo aver svoltato l’angolo.
Nel frattempo, un Guaritore con gli occhiali era appena giunto alle loro spalle.
“Diane!” disse, sorpreso per la presenza della signora Queen. “Credevo che avessi la sera libera”.
“Andrews aveva da fare, così ho accettato di fare il turno di notte al posto suo” rispose la donna. “Come sta il paziente di stamattina?”
Quello sospirò.
“Vaiolo di drago, una brutta faccenda. Con molta fortuna riuscirà a guarire” disse. Poi si rivolse a Barty e Regulus e li salutò cordialmente. “Bletchley sta dormendo, gli ho somministrato una pozione per farlo stare tranquillo, perché era morto di paura, e non posso biasimarlo”.
“Domani mattina sarà portato davanti al Wizengamot, vero?” intervenne Diane Queen, cupa. “Spero tanto che faccia un bel po’ di nomi insospettabili”.
Barty deglutì, agitandosi al solo pensiero.
“Oh sì, sarei proprio curioso di sentirlo. Comunque, andiamo a prenderci un tè?” aggiunse il Guaritore, indicando il piano di sopra.
Lei accettò e rivolse un ultimo saluto a Regulus e Barty.
“Arrivederci” risposero loro due all’unisono, mentre la donna si incamminava verso le scale con il collega.
Quando la vide scomparire, Regulus si sentì molto più sollevato: se fosse rimasta al quinto piano probabilmente non avrebbe incontrato Bellatrix e gli altri.
I due infiltrati rimasero in piedi per alcuni minuti. Il corridoio era deserto e silenzioso, esattamente come il resto dell’ospedale.
Barty era molto impaziente: al contrario di Regulus, che era rimasto immobile al suo posto, lui faceva avanti a indietro davanti alla porta di Bletchley, guardando l’ora ogni due minuti.
“Ti vuoi calmare?” bisbigliò Regulus, irritato: stava facendo innervosire anche lui.
L’altro non ebbe il tempo di rispondere perché in quel momento il silenzio fu rotto da una voce rauca molto lontana.
“Ehi, dove state…?”
Seguì una pausa di due secondi e un tonfo. Dopo di che si udirono passi felpati salire le scale.
Regulus e Barty sfoderarono le bacchette, incerti.
Poco dopo, tre persone entrarono nel corridoio, dirigendosi verso di loro.
“È questa?” chiese Bellatrix, indicando la porta.
Loro annuirono, ma non ebbero il coraggio di chiedere cosa fosse accaduto al mago della sala d’accettazione.
Rodolphus fece allontanare Regulus e Barty, puntò la bacchetta contro la porta e la mosse. La serratura scattò.
I cinque Mangiamorte corsero dentro. Nella stanza c’erano solo una sedia e un letto, occupato da quello che doveva essere Graham Bletchley.
Rabastan gli si avvicinò, la bacchetta levata, alle spalle i respiri affannati degli altri. Regulus credette di udire un rumore dietro di sé e si voltò…
Nello stesso istante, Rabastan sollevò le coperte, lasciandosi poi sfuggire una sonora imprecazione: al posto del traditore, due cuscini erano stati avvolti nelle lenzuola.
“Eccolo là” li avvertì Regulus, mentre un uomo in camicia da notte e privo di bacchetta, che si era nascosto dietro la porta mentre loro entravano, usciva in tutta fretta dalla stanza.
“Ci stava aspettando!” sbottò Barty, mentre Bletchley scappava a rotta di collo e si metteva a gridare a squarciagola, invocando aiuto.
Tornarono in tutta fretta nel corridoio, ma del Mangiamorte pentito si sentivano solo le grida.
“Dividiamoci!” disse Bellatrix, prendendo il comando della situazione. “Rodolphus, da quella parte; Rabastan, tu e Crouch da quell’altra. Regulus, vieni con me”.
Nessuno replicò.
Bellatrix si lanciò all’inseguimento e Regulus la seguì. Le urla del fuggitivo stavano svegliando tutto il San Mungo: si sentivano passi affrettati, voci confuse e spaventate.
Regulus si sentì invadere dalla paura: e se non lo avessero catturato subito? I Guaritori avrebbero chiamato gli Auror, e allora sarebbe stata la fine. Mentre Bellatrix lo conduceva verso le scale, la paura si trasformò in panico vero e proprio: la madre di Rachel si trovava ancora al San Mungo.
Regulus levò la bacchetta e creò una barriera sulla rampa che conduceva al quinto piano, sperando che avrebbe impedito alla signora Queen di lasciare la sala da tè.
“Che succede? Chi sta strillando in questo modo?” esclamò in quel momento una voce.
Un Guaritore era appena uscito nel corridoio davanti a loro. Il suo sguardo confuso incrociò prima quello di Regulus, che aveva ancora le sembianze di Gawain Robards, per poi rivolgersi a Bellatrix.
La sua bocca si spalancò ma, prima che potesse anche solo muovere un altro muscolo, Bellatrix aveva già pronunciato l’Anatema che Uccide.
Il Guaritore crollò a terra scompostamente, gli occhi sgranati e la bocca ancora spalancata.
Regulus dovette fermarsi, perché le gambe non gli reggevano più, e fissò il corpo riverso sul pavimento. Era la prima volta che vedeva qualcuno morire in quel modo e non riusciva a provare indifferenza.
“Muoviti!” lo richiamò Bellatrix, furiosa.
Regulus obbedì e ricominciò a correre, ma ora si sentiva molto più pesante, come se una forza invisibile lo stesse trattenendo.
Altri Guaritori stavano iniziando a sbucare da tutte le parti, e stavolta erano armati. Regulus scagliò loro qualche fattura, Bellatrix ne uccise altri due.
Una voce amplificata si diffuse per tutto l’ospedale:
“Attenzione, i pazienti non devono assolutamente uscire dalle loro stanze, qualunque cosa accada…”
Regulus e Bellatrix svoltarono di corsa un angolo, andando a sbattere contro qualcuno. Si prepararono per affrontare i nuovi arrivati, ma scoprirono che si trattava solo di Rabastan e Barty.
Quest’ultimo aveva un livido viola sotto l’occhio e il naso rotto: il sangue gli colava abbondante, mentre lui cercava inutilmente di tamponarlo con la manica.
“Rodolphus ha preso Bletchley” annunciò Rabastan. “Ci aspetta al pianterreno”.
Bellatrix lanciò un’esclamazione trionfante, poi si diresse verso la scalinata, seguita dagli altri tre.
“Cosa ti è successo?” chiese Regulus a Barty, mentre correvano.
“Mi hanno lanciato una fattura” spiegò lui ma, quando lo guardò, i suoi occhi si sgranarono.
Regulus inorridì a sua volta: i capelli di Barty non erano più scuri, ma stavano tornando color paglia e le lentiggini cominciavano a spuntare sul suo volto.
“Presto, la Pozione Polisucco!” esclamarono nello stesso momento.
Regulus prese la propria e la avvicinò alle labbra, ma in quel momento Barty emise un gemito roco che somigliava vagamente ad un “No…”
Crouch aveva estratto la fiaschetta dal mantello, ma questa era infranta, probabilmente rotta dalla fattura scagliata dai Guaritori; il residuo della Pozione Polisucco era perduto.
Seguirono alcuni istanti di puro panico: se qualcuno lo avesse riconosciuto sarebbe stata la fine. Barty rischiava molto più di lui.
Vedendo il suo amico tremare come una foglia, Regulus agì d’istinto e gli ficcò la propria fiaschetta in mano.
“Bevi questa, forza”.
L’altro esitò, ma Regulus insisté. Mentre Barty assumeva l’aspetto di Gawain Robards, Regulus trasfigurò di nuovo i propri abiti nella veste da Mangiamorte e si calò il cappuccio sulla testa, aggiungendo la stessa maschera che i tre Lestrange già indossavano, mentre riacquistava le proprie sembianze originarie.
Erano quasi arrivati al pianterreno. Rodolphus, Rabastan e Bellatrix fecero esplodere il pavimento sotto un gruppo di Guaritori che si era avvicinato per fermarli e li superarono.
Regulus, in coda al gruppo, fu colpito alle spalle da un Incantesimo di Inciampo, e non riuscì a fare a meno di cadere disteso per terra.
Mentre si affrettava a rialzarsi, scoprì con orrore che a colpirlo era stata la signora Queen, che evidentemente era riuscita a superare la barriera che lui aveva creato.
La donna aprì la bocca per pronunciare un altro incantesimo mentre Regulus, senza avere la più pallida idea di cosa fare, si preparava solo a difendersi, quando all’improvviso la voce lontana di Rabastan esclamò:
Reducto!”
Il soffitto sopra le loro teste esplose e i calcinacci cominciarono a crollare. Regulus trascinò la donna di lato e, mentre si sollevava un immenso polverone, la spinse nel corridoio di fianco.
“Lasciami stare, o giuro che ti farò pentire di essere nato, chiunque tu sia!” sbottò lei, anche se aveva perso la bacchetta.
Regulus fu costretto a farle l’incantesimo Silencio per evitare che continuasse a gridare. Sapeva che Rabastan si stava avvicinando per cercarlo, e doveva muoversi se non voleva che Rachel restasse orfana di madre.
Assicurandosi di non incrociare mai lo sguardo della donna, le lanciò un Incantesimo Petrificus Totalus, perché lei stava cercando di reagire a calci e pugni. Ora capiva da chi avesse preso sua figlia.
Un attimo dopo Regulus tornò nel corridoio di prima.
Rabastan lo vide uscire dal polverone che non si era ancora dissolto.
“Dov’è quella Guaritrice?” domandò.
“È scappata via” mentì lui, sperando di sembrare convincente.
“Peccato… Andiamo, forza” concluse Rabastan, evidentemente persuaso.
Regulus lo seguì, molto più sollevato.
Quando raggiunsero Rodolphus e gli altri nella sala d’accettazione, alcuni Auror erano appena arrivati, ma i Mangiamorte si Smaterializzarono subito, portando con sé il prigioniero svenuto.


Innerva!”
Graham Bletchley aprì gli occhi e batté le palpebre per mettere a fuoco il posto in cui si trovava. Il terrore comparve sul suo volto quando si vide legato mani e piedi nella vasta segreta del maniero dei Lestrange.
I cinque Mangiamorte che lo avevano rapito si trovavano in piedi di fronte a lui.
“V-vi prego, non uccidetemi” balbettò, ruotando la testa in cerca di un’inesistente via di fuga.
“È inutile che supplichi, Bletchley, dovevi pensarci prima” rispose Rodolphus.
L’uomo tremò.
“Hai tradito l’Oscuro Signore” disse Rabastan. “Dovevi essere Marchiato due giorni fa e invece sei scappato. E ora scopriamo che vuoi raccontare tutto agli Auror. Eh no, il tradimento si paga”.
Bellatrix ridacchiò, sadica, rivolgendosi poi a Regulus e facendogli segno di avvicinarsi.
Lui obbedì. Immaginava cosa avrebbe dovuto fare, ma anche così non si sentiva affatto meglio. Non ci aveva mai provato.
“Prima di tutto” esordì Bellatrix, con il tono di chi sta insegnando a trasformare un riccio in un portaspilli, “ci divertiremo a torturarlo un po’”.
Regulus puntò la bacchetta su Bletchley, che aveva iniziato a piagnucolare, ma la mano gli tremava. Si sforzò di mantenerla ferma ed esordì con un poco convinto:
Crucio…”
L’uomo gridò, più per la paura che per il dolore, ma un secondo dopo era già tornato normale.
Rabastan diede in una risatina di scherno; Bellatrix invece sembrava irritata.
“E quella cos’era, una carezza?” chiese ad un Regulus imbarazzato. Lei alzò la bacchetta contro il prigioniero, che sbiancò. “Crucio!”
Lo disse con molta più enfasi e con un tono terribile. La segreta si riempì delle urla disperate di Bletchley che si contorceva a terra, le mani legate dietro la schiena.
“Visto? Devi desiderare ardentemente di farlo soffrire” spiegò la cugina a Regulus, al quale risuonavano ancora nelle orecchie le urla di dolore dell’uomo. “Odialo con tutto te stesso”.
Regulus annuì e cercò di provarci un’altra volta.
Ma mentre si sforzava, si rese conto di non essere capace di odiarlo così tanto. Certo, era un traditore, ma non lo conosceva neanche: come poteva odiare qualcuno che non aveva mai visto in vita sua? Se fosse stato qualcun altro che gli aveva fatto un torto forse ci sarebbe riuscito.
Ma certo, pensò. Bastava che immaginasse di trovarsi di fronte a qualcuno che detestava con tutta l’anima.
Regulus chiuse gli occhi e gli apparve nella mente l’immagine di un uomo senza volto, ma lui sapeva benissimo chi fosse. Aveva pensato immediatamente al peggiore di tutti. Ted Tonks aveva tutti i requisiti: era un Sangue Sporco e gli aveva rovinato la famiglia. Chi poteva essere peggiore di lui?
Crucio!”
Stavolta funzionò. Graham Bletchley urlò a squarciagola, e forse fu questo a indurre Regulus a fermarsi, impressionato.
“Perché hai smesso? Stavi andando bene!” lo rimproverò Bellatrix.
Regulus si sentiva oppresso da qualcosa che non sapeva definire, e la presenza di sua cugina contribuiva a renderlo ancora più agitato. Avrebbe voluto interrompere, ma lei fu irremovibile.
“Continua!”
Crucio!”
Ma, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a mantenere costante la maledizione, che funzionava a intermittenza. La vittima singhiozzava e gridava, ma sentiva meno dolore del dovuto.
Regulus sapeva di aver fatto la figura del ragazzino impaurito e forse, ammise a se stesso, lo era davvero.
“Ascoltami bene” lo rimproverò Bellatrix, il viso a pochi centimetri dal suo. “Che cosa credi, che essere un Mangiamorte serva solo a farti sentire importante agli occhi della comunità magica? Bè, caro mio, la novità è che ti devi sporcare le mani! Svegliati!”
Regulus si rifiutava di abbassare lo sguardo per non sentirsi ancora più umiliato di quanto non fosse già, ma aveva il viso in fiamme per la vergogna.
“Bella, lascia stare, è alle prime armi” intervenne Rodolphus, annoiato come tutte le volte che sua moglie si infuriava. “Perché non facciamo provare Crouch?”
Barty sobbalzò, sorpreso.
“Lui?”
Il tono di Bellatrix era molto dubbioso: non si fidava di Barty.
“Vieni, Crouch, vediamo cosa sei capace di fare” insisté Rabastan con un tono di sadico divertimento.
Barty, che aveva assunto di nuovo il suo vero aspetto, lanciò a Regulus un’occhiata nervosa. Tuttavia, ora che non si trovava in pericolo sembrava meno spaventato, contrariamente a come si era comportato al San Mungo.
“Hai sentito, no?” continuò Rabastan mentre il ragazzo si piazzava di fronte ad un orripilato Bletchley. “Accumula tutto l’odio che hai dentro e poi scaricalo su di lui”.
Nessuno dei presenti credeva che Barty sarebbe stato capace di padroneggiare la Maledizione Cruciatus al primo tentativo, neanche Bletchley, sicuro che quel ragazzo dall’aria nervosa non avrebbe mai potuto fargli provare troppo dolore. Forse ne era fin troppo sicuro.
La sua espressione di sorpresa si trasformò presto in grida di agonia quando Barty gli scagliò la Cruciatus, il viso contratto e paonazzo per lo sforzo di concentrazione.
Regulus non seppe quanto durò: sapeva solo che alla fine si sentiva quasi nauseato.
Non si aspettava che Barty fosse capace di covare tanta rabbia tutta insieme. Anche Bellatrix rimase a bocca aperta per alcuni secondi.
Barty abbassò la bacchetta e ricambiò gli sguardi sbalorditi degli altri.
“Complimenti” disse Rabastan, assestandogli una pacca sulla schiena.
Barty lanciò un’occhiata entusiastica a Regulus, il quale tuttavia distolse subito lo sguardo, mordendosi la lingua per la stizza: perché il figlio di Crouch era più capace di lui? Non era giusto. Barty era un Mangiamorte da non più di una settimana, e mostrava molto più autocontrollo di lui, che invece lo era già da un anno. Era davvero così debole?
“Bè, ci siamo divertiti abbastanza” concluse Rodolphus, e Bletchley iniziò a strillare come un vitello. “Liberiamoci di questo miserabile”.
Regulus non riuscì ad assistere alla scena e si voltò dall’altra parte mentre la segreta veniva illuminata da un bagliore verde.
Aveva solo bisogno di tempo per abituarsi, pensava. Gli ci sarebbe voluto un po’ più degli altri, ma si sarebbe abituato.
Cercava disperatamente di convincersene, ma le urla dell’ex-Mangiamorte, ormai morto, gli rimbombavano ancora nella testa
.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

In questi ultimi giorni la mia connessione internet ha fatto cilecca e avevo paura di non poter aggiornare, e invece per fortuna sono qui! :-) Però le risposte alle recensioni saranno brevi stavolta, quindi niente poemi lunghissimi a fine capitolo! XD
Dunque, il tizio che viene rapito e trucidato me lo sono inventato io, perché non ho trovato altri Mangiamorte pentiti in quegli anni. In origine doveva avere un ruolo più rilevante nel pentimento di Regulus, ma già così è abbastanza, secondo me. Robards e Dawlish invece esistono davvero (quel poveraccio di Dawlish mi fa una pena, capitano sempre tutte a lui! XD)
Il San Mungo è uno dei posti che avrei voluto rivedere nel settimo libro, ma visto che la Rowling non l'ha inserito, ci ho pensato da sola!
La madre di Rachel all'inizio non pensavo di metterla, ma quando mi sono ricordata che avevo già deciso di farla lavorare come Guaritrice, l'ho inserita sotto forma di comparsa: nel prossimo capitolo la conoscerete meglio.
Credetemi, è stata una sofferenza scrivere di Regulus che usa la Maledizione Cruciatus. Ho cercato di fare in modo che non fosse crudele come i suoi compari, ma al tempo stesso mi sono sforzata di non santificarlo troppo (visto che è il mio personaggio preferito, il rischio c'è eccome). Spero di esserci riuscita.
Riguardo a Barty, sono arrivata ad un mezzo compromesso: al momento il sadismo che ha dentro di sé è in forma embrionale, ma si svilupperà sempre di più, soprattutto a causa di Voldemort, che saprà bene come prenderlo e acquistare la sua completa fedeltà. Comunque, per adesso riesce ancora a spaventarsi per quello che succede, il che spero che riesca a renderlo un po' più credibile.

Prossimo aggiornamento: 3 aprile... Sarà un capitolo meno pesante di questo (e meno male, direte voi!)

Hale Lover: spero che Bellatrix ti sia piaciuta, allora! Io non riesco a farmela stare antipatica, nonostante tutto! Non so se sai del seguito che voglio scrivere (per maggiori info, leggi quello che ho scritto in fondo al capitolo 36!) ma cercherò almeno di dare un'altra possibilità a Regulus. Ho odiato la Rowling quando l'ha fatto morire...
Alohomora: grazie, speravo che le domande rendessero bene l'idea della difficoltà dei M.A.G.O! Purtroppo mancano i capitoli più tremendi, ma almeno già sapete che stavolta non ci sarà una fine definitiva! Beh, spero che il modo in cui sto rendendo Barty ti convinca. Presto leggerai anche la scena di cui ti ho parlato. Infine, se ti servono consulenze chiedi pure!
_Mary: anche io mi sarei messa a piangere! Insomma, Hogwarts non è una scuola normale: praticamente ci vivi per sette anni! Lasciarla è come dire addio ad una partedi sé! Quindi non sei l'unica. Voldy per ora non c'è, lui non spreca le sue energie per punire un traditore... ma lo rivedrai presto, non c'è dubbio!
979/Circe: mi sono accorta solo ora che hai cambiato nickname! Grazie, sono contenta di non avere esagerato perché in fondo Regulus dovrà affrontare cose ben peggiori della fine della scuola, e già ci si ritrova. Comunque anche io preferivo i capitoli ambientati a Hogwarts, infatti sono la maggior parte! Le tue storie mi piacciono molto: ora mi metterò a leggere "La strega più potente".
Bella_Cissy_BlackSisters: il povero Hagrid non viene mai compreso da Regulus il perfettino! XD Spero che Barty sia stato descritto in maniera convincente...
vulneraria: ma figurati, anzi, ti ringrazio per avermi fatto notare questi errori. Li ho corretti appena ho letto la tua recensione, infatti! Sai, a furia di stare attenti al congiuntivo, si finisce per usarlo anche quando non ce ne sarebbe bisogno! ^_^
Mirwen: eheh, prima di scrivere la parte degli esami infatti sono andata a leggere il capitolo di "Safely for the last time"! Mi ha aiutata ad entrare ancora di più nell'atmosfera!
dirkfeply89: infatti un po' mi sono ricordata di come mi sentivo io alla fine del liceo... non ero molto felice di andarmene! Tranquillo, l'università non dà tregua, io dovrò studiare tutte le vacanze per un esonero :-(
DubheBlack: mi risulta difficile immaginare questa storia senza Hogwarts, ormai mi ero abituata, ma ora mi sto già rassegnando alla nuova atmosfera... Credo che in questo capitolo alla fine si veda che Barty nasconde un'anima nera. Regulus al confronto è un angioletto!
malandrina4ever: eh sì, non avevo ancora descritto una scena in cui Regulus vinceva la Coppa del Quidditch! Magari l'aveva già vinta (sicuramente, anzi, se no mi uccide! XD) però ho voluto scriverla. Pensa che la parte con Malocchio volevo toglierla, meno male che l'ho lasciata!

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Famiglie ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 46: Specchio

Rating: verde

Note: immagine di Himbeerschnee

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Famiglie

Photobucket

“Sei proprio sicura di volerlo fare? Non sarebbe meglio rimandare?”
Il tono di Regulus suonava quasi supplichevole.
“Scusa tanto” rispose Rachel mentre lo tirava per un polso, cercando di vincere la sua resistenza. “Quando ero io a dover conoscere i tuoi, sono stata avvertita dodici ore prima e, nonostante tutto, non ho rimandato. Tu hai avuto l’avviso due settimane fa. E poi perché non dovremmo andarci?”
“Magari tua madre non ha molta voglia di ricevere persone a casa… Forse non ha ancora superato lo shock per quello che è successo alcuni giorni fa…”
“Sciocchezze, mia madre ha dei tempi di recupero eccezionali. Anzi, ti assicuro che sarebbe capace di dare una bella lezione a tutti i Mangiamorte che quella notte erano al San Mungo, se solo li incontrasse”.
Fantastico, pensò Regulus.
Rassegnato, smise di opporre resistenza e si fece condurre all’interno del giardino di una villetta in riva al mare.
Non essere stupido, si disse, mentre percorrevano il vialetto cosparso di ghiaia. Non può riconoscermi.
L’ultima volta che aveva incontrato la madre di Rachel era buio e lui aveva il viso coperto da maschera e cappuccio. Tuttavia, aveva lo stesso un gran timore di essere smascherato.
Un improvviso movimento laterale lo indusse a voltare di scatto la testa: Attila, appena sbucato da dietro un cespuglio, era balzato in mezzo ad un gruppo di uccelli, che si erano levati subito in volo per lo spavento.
Rachel lo trascinò fino alla porta d’ingresso e suonò il campanello.
Nonostante l’aria fresca e salubre del luogo, Regulus temeva di avere un attacco d’asma da un momento all’altro.
“Stai tranquillo” disse lei. “Mia madre ti adorerà, lei va d’accordo con tutti. Mio padre all’inizio può sembrare scorbutico, ma è solo molto riservato. Mi raccomando, non parlare di politica e non fare commenti su…”
“… Babbani, Mezzosangue e Maghinò, lo so” ripeté Regulus almeno per la centesima volta in quella settimana.
Rachel lo scrutò.
“Se sei agitato, prova a pensare ad una cosa che ti fa sorridere. Funziona quasi sempre”.
La prima cosa che venne in mente a Regulus fu l’ultima partita del campionato nazionale, vinta per quattrocento a zero dal Puddlemere contro i Falmouth Falcons.
Sì, l’umiliazione subita dai Falcons sarebbe stata un’ottima distrazione, ma lui era troppo spaventato per pensarci.
In quel momento la porta si aprì e una giovane elfa domestica dagli occhi azzurri e il naso schiacciato li accolse nel salotto.
“Benvenuti, signori” esordì con un inchino esagerato. “Vuole posare gli effetti personali, accomodarsi, gradisce un po’ di tè…?”
“Una cosa alla volta, Sory. Non c’è bisogno che ti affanni” la interruppe Rachel divertita. Si rivolse a Regulus e sussurrò: “È con noi da un mese ed è ancora alle prime armi, perciò tende a strafare”.
Da una stanza accanto proveniva una voce maschile piuttosto contrariata.
“Si può sapere perché hai tirato fuori il servizio di piatti di mia zia?”
“Oh, senti, se fosse per te quel servizio rimarrebbe in eterno a fare la polvere” rispose un’altra voce, la stessa che Regulus aveva già sentito alcuni giorni prima.
Rachel si schiarì sonoramente la voce.
“Mamma, siamo arrivati” disse.
Si udì un gran trambusto e alcuni istanti dopo i coniugi Queen fecero il loro ingresso nel soggiorno.
“Vi presento Regulus”.
Sono morto, pensò lui quando la signora Queen si avvicinò. Adesso mi riconosce…
Invece lei gli rivolse un gran sorriso.
“Ciao, finalmente ci conosciamo. Diane” si presentò.
Immensamente sollevato, Regulus si sentì all’improvviso molto più leggero.
“Buonasera, signora”.
“Guardalo, Perseus. È proprio un perfetto Black” disse la donna, rivolta a suo marito.
Quest’ultimo era un uomo alto, con occhi e capelli castani ormai quasi brizzolati. A differenza della moglie, che sprizzava allegria da tutti i pori, lui aveva un’aria molto meno entusiasta.
“Salve” esordì, laconico.
Gli strinse la mano con troppo vigore e Regulus cercò di restare impassibile nonostante le ossa doloranti.
Aveva la sensazione di non riscuotere la sua simpatia. In parte se lo aspettava, ma questo non lo fece stare meglio.
Nel frattempo, Rachel e sua madre stavano parlando tra di loro, entrambe sorridenti. A Regulus parve molto strano quando la donna abbracciò sua figlia davanti ad una persona che non conosceva. A lui non era mai capitata una cosa del genere, ma dalle espressioni delle due intuì che per loro fosse normale.
Regulus tornò a guardare il signor Queen, imbarazzato.
Aveva l’impressione che l’uomo lo stesse scrutando, e la cosa non gli piaceva per niente. Rachel gli aveva detto che suo padre non andava d’accordo con le famiglie come la sua.
“Perseus, non stare lì impalato, fallo accomodare” intervenne la signora Queen, rompendo il ghiaccio.
Regulus raggiunse Rachel, che gli faceva cenno di avvicinarsi.
Il salotto era arredato con buon gusto ma senza eccessi.
“I miei genitori vi mandano i loro saluti” riferì lui, e Rachel gli rivolse un sorrisetto divertito.
“Grazie, di’ loro che ricambiamo, vero?” aggiunse Diane, lanciando un’occhiataccia al marito.
“Sì, certo” convenne lui, poco convinto.
“Sory sta preparando la cena. Speriamo bene: è tutta emozionata perché è la prima volta che cucina per qualche ospite” disse la donna, facendo sedere tutti gli altri.
“Quell’elfa non ha il senso della misura” disse Rachel. “Pensa che una volta me la sono ritrovata accanto al letto in piena notte. Ha detto che voleva rimboccarmi le coperte per non farmi ammalare”.
Regulus sorrise nervosamente.
“Beh, ripensandosi, è meglio se vado a controllarla” disse la signora Queen, alzandosi in piedi per poi rivolgersi con gentilezza a Regulus: “Non essere così teso, fai come se fossi a casa tua. Rachel, perché non gli fai vedere le foto di quando eri piccola? Scommetto che non le ha mai viste”.
Rachel annuì e lo condusse in fondo alla stanza, accanto ad un camino spento.
Un gruppo di fotografie era esposto su un comodino. Una di esse era stata scattata il giorno del matrimonio dei Queen, le altre invece raffiguravano Rachel in vari momenti della sua infanzia.
Era strano vederla nei panni di una neonata o di una bambina, dal momento che la conosceva da quando avevano tutti e due undici anni.
Una fotografia in particolare suscitò il suo interesse. Una Rachel di non più di tre anni indossava uno strano costume arancione, talmente tondo che, dopo essere inciampata, travolgeva una sedia e rotolava oltre la cornice.
Lui le lanciò un’occhiata perplessa e Rachel, vedendo la foto, trasalì.
“Quella doveva essere top-secret!” esclamò, imbarazzata. “Non guardare!”
“Cos’è quel coso che indossavi?”
“Un costume da zucca, per Halloween” rispose lei, guardandolo male quando lui non riuscì a trattenere una risatina divertita.
“Perché, tu non hai mai indossato uno stupido costume da zucca?” fece lei, irritata.
“Veramente no”.
Un attimo dopo, Regulus smise di ridere. Era tornato a guardare la foto del matrimonio e, con un groppo in gola, si era soffermato su uno degli invitati.
Anche se era molto più giovane, non aveva problemi a riconoscerlo.
“Quello è mio z-… è Alphard” si corresse all’ultimo minuto.
“Davvero?” chiese Rachel, stupita. “Ne sei sicuro?”
“Certo”.
“Papà, perché non mi hai mai detto che lo conoscevate così bene?” domandò lei, voltandosi verso il padre.
Il signor Queen parve contrariato.
“Giocavamo tutti e due nella squadra di Quidditch di Serpeverde. Col tempo però ci siamo persi di vista” spiegò; poi si rivolse a Regulus: “Gli somigli molto, sai?”
Il ragazzo diede per scontato che si riferisse solo all’aspetto fisico, perché di carattere non erano mai stati simili.
Si sentì un po’ infastidito dal fatto che, anche quando Alphard faceva ancora parte della famiglia, non gli avesse mai detto nulla. Lui gli aveva parlato di Rachel, ma suo zio non si era mai degnato di informarlo di essere stato amico del padre di lei.
Ipotizzò che in realtà avessero litigato per qualche oscuro motivo, altrimenti quella reticenza non si sarebbe spiegata. Questo pensiero lo indusse a non indagare oltre.
“La cena è pronta” li richiamò la signora Queen.
“In che ruolo giocava, signore?” chiese Regulus mentre seguiva gli altri nella sala da pranzo, occupata da un tavolo apparecchiato come quello della Sala Grande a Hogwarts.
“Cacciatore, naturalmente. Mia figlia infatti ha preso da me” rispose Perseus, improvvisamente più cordiale: il Quidditch faceva veramente miracoli. “Le ho insegnato a volare fin da quando era minuscola…”
“E infatti mi hanno fatto perdere dieci anni di vita” intervenne Diane, e Rachel alzò gli occhi al cielo. “Una volta me la sono ritrovata sul tetto… Sory, quanta carne hai cucinato?!”
Regulus guardò l’elfa domestica che portava un vassoio grande almeno doppio di lei.
“Sory cucina, padrona, e non vuole che l’ospite rimane a digiuno” rispose, pur se affaticata.
“Ma è una razione per dieci persone! D’accordo, Sory, non fa niente” disse Diane rassegnata. “Vorrà dire che avremo gli avanzi per tutta l’estate”.
Iniziarono a mangiare. La signora Queen era la più loquace di tutti e riusciva ad alleggerire l’atmosfera con la sua allegria.
“Non fare i complimenti, Regulus, mangia quanto vuoi. Sei fin troppo magro” disse in tono premuroso.
“Mamma, lui mangia poco. Non lo riempire come un tacchino” intervenne Rachel.
“Ah, giusto. Voi Cercatori siete sempre così minuti”.
“Se fossimo tutti come quello dei Falmouth Falcons, faremmo delle figure altrettanto pessime” disse Regulus, credendo che l’allusione alla partita contro il Puddlemere e all’enorme stazza del Cercatore avversario avrebbe fatto divertire tutti.
Al contrario, le sue parole furono seguite da una pausa di silenzio teso.
Rachel si mise le mani tra i capelli e Diane assunse con aria preoccupata, mentre Perseus guardava Regulus con irritazione.
“Io tifo per i Falcons. Qualche problema?” disse, con il tono di chi ha ricevuto un insulto personale.
“Ehm…”
Regulus si sentì sprofondare, maledicendo se stesso e la propria avventatezza.
“Quell’arbitro era venduto” affermò Perseus, e lui non fu talmente matto da contraddirlo.
“Sì… giusto…” bofonchiò.
Rachel non sapeva se ridere o piangere ma fu sua madre a rompere l’imbarazzo.
“È arrivato il contorno!” esclamò, con un entusiasmo eccessivo.
Fece per alzarsi e aiutare Sory, ma all’improvviso gemette, portando la mano su un fianco, e fu costretta a sedersi di nuovo.
“Che hai?” domandò il marito, abbandonando l’atteggiamento irritato per assumerne uno ansioso.
“Niente, la ferita ancora non è guarita per bene, tutto qui” rispose lei, minimizzando.
“Se l’è fatta al San Mungo” spiegò Rachel, in risposta allo sguardo perplesso di Regulus.
Lui si sentì contorcere le viscere.
“Non me la sono fatta. È stato uno dei Mangiamorte a lanciarmi una fattura. Magia Oscura, sicuramente. Ne ho viste tante di ustioni del genere. Rachel ti ha raccontato cosa mi è successo?”
Lui annuì, cercando di apparire solo molto dispiaciuto. In realtà si sentiva l’essere più infimo che avesse mai camminato sulla faccia della terra. Se pensava che Rachel era andata proprio da lui a farsi consolare per il brutto spavento che si era presa, si sentiva un vero traditore.
“Devo considerarmi fortunata, anzi” aggiunse Diane, ignara del tormento interiore del suo ospite. “Chiunque fosse, devo la vita a quel Mangiamorte che mi ha risparmiata”.
“Lascia stare” la contraddisse Perseus. “È probabile che ti abbia lasciata in vita solo perché i Guaritori servono pure a loro”.
“Mio marito è sempre così cinico…”
“Non sono cinico, sono realista”.
“Sarà, ma quel Mangiamorte ha mentito ad un altro dei suoi per salvarmi. Spero solo che non l’abbiano scoperto”.
Sulla tavola era caduta un’atmosfera cupa e fu di nuovo Diane a cambiare discorso.
“Beh, adesso però parlate un po’ anche voi, non posso chiacchierare sempre io! Da quanto state insieme? Circa due anni, giusto?”
Probabilmente lo sapeva già, ma gli altri non vanificarono il suo sforzo.
“Quasi, mancano ancora tre mesi” rispose Rachel.
Per un po’ rimasero su quell’argomento. Regulus si stupì di notare ancora una volta come la famiglia di Rachel fosse diversa dalla sua. Lei aveva raccontato molte cose ai suoi genitori riguardo loro due, cosa inconcepibile per lui.
La signora Queen sembrava essersi già affezionata a Regulus. Per tutta la durata della cena cercò di farlo sentire a suo agio, trattandolo come uno di famiglia. Lui non era abituato ad abbandonare le formalità che gli erano state insegnate, tuttavia riuscì a sciogliersi parecchio, anche se il comportamento quasi materno della donna gli faceva rimordere la coscienza ancora di più.
Invece il signor Queen, quando finirono di cenare, lo avvicinò e gli si rivolse con un tono circospetto.
“Potrei parlarti?”
Era vagamente inquietante.
“Papà…?” fece Rachel in tono di avvertimento.
“Tranquilla, non lo mordo mica” rispose lui.
“Sì, certo” ribatté Regulus, agitato.
Perseus lo condusse di nuovo nel salotto ma non si fermò finché non si ritrovarono all’aria aperta, davanti alla porta d’ingresso.
Il sole era tramontato e la sera aveva lasciato spazio ad un venticello che rinfrescava l’aria estiva.
“Ascoltami bene” esordì l’uomo senza troppi giri di parole. “Potrebbe sembrare che io sia accecato dalla tipica gelosia paterna ma non è così… almeno non del tutto”.
Regulus deglutì ma non disse una parola.
“Se mia figlia è felice, io sono contento per lei” riprese Perseus con una smorfia, come se facesse fatica a parlare. “Però ho la tendenza a odiare chiunque la faccia soffrire, è chiaro? Ora, tu potresti anche essere la persona migliore sulla faccia della terra, ma per il momento io conosco solo la reputazione della tua famiglia. Non ho mai fatto mistero della mia disapprovazione riguardo certe idee che avete. Siete un po' troppo... estremisti rispetto a noi. Ma questo credo che tu lo sappia. So anche che quando rischiate di estinguervi, ricorrete ai matrimoni combinati, perciò vorrei assicurarmi che tu non stia illudendo Rachel”.
“Le assicuro che se sto con sua figlia non è per interesse” rispose Regulus, imbarazzato ma sincero.
“Io te lo dovevo chiedere” replicò l’altro, altrettanto a disagio. Regulus intuì che avrebbe voluto scusarsi, ma preferiva che la richiesta restasse implicita. “Quindi hai intenzioni serie con lei?”
Regulus annuì e l’altro sembrò all’improvviso molto meno scorbutico.
“Io non mi fido quasi di nessuno, ma con te voglio costringermi a fare un’eccezione. Stai attento a non giocarti questa possibilità”.
Stavolta non rispose: sapeva che prima o poi Rachel avrebbe scoperto la sua doppia identità e avrebbe sofferto per questo. Tuttavia si guardò bene dal mostrare quello che stava pensando.
Il signor Queen gli fece cenno di rientrare e lui lo seguì.
“Se ti va, uno di questi giorni puoi tornare a trovarci, così ci facciamo quattro tiri a Quidditch” propose Perseus.
Stupito, Regulus ebbe bisogno di qualche secondo per assimilare quel cambio di atteggiamento.
“Oh… certo, grazie” rispose con un mezzo sorriso incerto.
“Siete ancora vivi?” domandò Rachel quando furono tornati in salotto.
“Te l’ho lasciato perfettamente integro” rispose il padre. Lanciò a Regulus un’altra occhiata e andò a raggiungere sua moglie.
Rachel si avvicinò a Regulus, curiosa.
“Cosa vi siete detti? Ti ha messo sotto torchio, vero?”
“No, neanche troppo” rispose lui, vago.
“Comunque, non farti spaventare. Mio pare sembra tremendo e mette soggezione a tutti, ma è tutta scena. Chi comanda davvero qua dentro è mia madre”.
Seguì una pausa, durante la quale gli capitò di sentire Diane dire al marito in tono scherzoso:
“… oppure potremo offrire gli avanzi a Silente quando verrà domani. Dici che se ne accorgerà?”
“Silente?” chiese, guardando Rachel con aria interrogativa.
Lei parve esitare un attimo, imbarazzata.
“Vieni” disse alla fine, come prendendo una difficile decisione. “Papà, mamma, faccio vedere a Regulus l’autografo che mi ha fatto il Capitano delle Holyhead Harpies e torno subito” inventò sul momento.
Invece lo condusse lungo un corridoio pieno di ritratti, i cui personaggi si voltarono a guardarli. In fondo c’era una porta dalle decorazioni elaborate. Rachel la aprì e lo invitò ad entrare in una vasta stanza talmente ricolma di oggetti che sembrava quasi una soffitta. C’erano candelabri d’argento, gioielli fabbricati dai goblin e strane attrezzature magiche, il tutto illuminato da una lieve luce azzurrina sospesa al centro del soffitto.
“Mio padre non vorrebbe che li vedessi” disse Rachel, “visto che dobbiamo venderne parecchi”.
Regulus si voltò verso di lei, meravigliato.
“E perché?” chiese.
“Lo vedi quello?” fece lei, indicandogli il ritratto di un anziano signore intento a giocare a carte con un ospite proveniente da qualche altro quadro. “È mio nonno. Aveva il brutto vizio del gioco e quando è morto ci ha lasciato un po' di debiti. Mio padre li sta pagando tutti, però è costretto a vendere alcuni tesori di famiglia. Ha deciso di appendere il ritratto qui per punizione, così mio nonno sarà costretto a vedere le conseguenze delle sue azioni”.
Rachel si voltò a guardarlo, imbarazzata, come per sfidarlo a fare commenti. Regulus non disse nulla, dispiaciuto.
“Silente viene proprio per questo motivo. È interessato a quello là…”
Rachel indicò qualcosa in un angolo. Era un grande specchio rettangolare, con delle oscure parole incise sulla cornice.
“Cos’ha di speciale?” domandò, incuriosito.
“Non è uno specchio qualunque” rispose lei, facendolo avvicinare. “Appartiene alla mia famiglia da secoli, da quando un nostro antenato lo ha ricevuto come dono di nozze. Non si sa esattamente da dove provenga, però. So solo che ha dei poteri pericolosi”.
“Cioè? Rischio di essere risucchiato dentro?”
Rachel sorrise.
“Non sarebbe male, sai? Questo specchio riflette i maggiori desideri di chiunque vi si trovi davanti”.
Regulus le lanciò un’occhiata incredula, poi tornò a guardare la liscia superficie trasparente, perplesso.
“E allora perché non vedo nulla di diverso?”
“Dovresti avvicinarti di più e metterti proprio al centro. Però, Regulus, aspetta un attimo…”
Il tono preoccupato della ragazza lo indusse a voltarsi di nuovo.
“Cosa c’è?”
“Ehm… sei proprio sicuro di voler guardare? Te l’ho detto che è pericoloso…”
“Che cosa potrebbe mai succedermi?”
Lei gli si avvicinò, stranamente rossa in viso.
“Quello che vedresti potrebbe piacerti così tanto da farti desiderare di restare per sempre a guardarlo. Ti dimenticheresti della realtà. Alla lunga diventa una droga”.
“Come lo sai?”
“È successo anche a me… un paio di anni fa” ammise lei. “I miei si erano accorti che ero un po’ troppo estraniata dal mondo e mi hanno proibito di tornare. Adesso per fortuna non ne sento più il bisogno, ma all’epoca era diventata un’ossessione. Una volta non ho mangiato per ventiquattr’ore”.
Regulus non osò chiederle il motivo di quella dipendenza dallo specchio, anche perché non era difficile intuirlo: due anni prima non si erano ancora messi insieme e lei soffriva molto per quella situazione.
“Sono quasi contenta che Silente se lo porti via” aggiunse lei.
Regulus però era troppo curioso. Nella sua mente regnava un gran confusione e pensava che ritrovarsi di fronte al suo più grande desiderio potesse aiutarlo a fare chiarezza.
Mentre Rachel si allontanava di qualche passo, lui si piazzò davanti allo specchio.
Pensava di vedersi nei panni del Mangiamorte preferito del Signore Oscuro, oppure come Cercatore titolare del Puddlemere United, magari nell’atto di ricevere una coppa del Quidditch, o anche nelle vesti di colui che avrebbe salvato la casata dei Black dall’estinzione e dal disonore.
E invece niente di tutto ciò gli si presentò davanti. Quel che vide, al contrario, gli provocò un groppo in gola.
Riflesso nel vetro, vide se stesso, circondato da un piccolo gruppo di persone. In fondo poteva riconoscere le sue cugine, Bellatrix, Narcissa e Andromeda, tutte e tre insieme come tanti anni prima. Subito davanti c’erano i suoi genitori, Kreacher e Alphard. In primo piano, proprio accanto a lui, c’era Sirius.
Regulus si voltò di scatto, imbarazzato come se fosse stato sorpreso a vedere qualcosa di osceno, ma Rachel gli rivolse un’occhiata rassicurante.
“Io non posso vedere quello che vedi tu” gli disse, intuendo il suo pensiero.
Sollevato solo in parte, Regulus tornò a posare lo sguardo sull’immagine riflessa nello specchio.
Sul momento, aveva pensato che quella scena appartenesse al suo passato, quando la famiglia era ancora tutta al completo.
Ma guardando le espressioni serene di tutti, si rese conto di quanto tutto ciò fosse irreale. I suoi genitori non avevano mai sorriso, non in quel modo; lui e Sirius non si erano mai scambiati quello sguardo complice, almeno non a quell’età. Il fratello maggiore in particolare mostrava la stessa espressione felice che aveva avuto solo a Hogwarts, ma mai a Grimmauld Place.
Tutti quei sorrisi semplicemente non erano mai esistiti.
Quella non era la famiglia di un lontano passato, ma quella che Regulus non aveva mai avuto.
Era assurdo. Con tutti i desideri che poteva avere, perché mai avrebbe dovuto volere una cosa che non si era - né si sarebbe - mai realizzata?
“Questo specchio è fasullo” sbottò, irritato.
“È lo Specchio delle Brame. Non sbaglia mai” rispose Rachel.
Lui non voleva accettarlo. Aveva impiegato anni a sforzarsi di mostrare totale indifferenza nei confronti di quelli che lo avevano abbandonato, e non poteva tollerare che il rimpianto lo assalisse di nuovo.
Non si rendeva conto che era già successo. Non riusciva a staccare gli occhi dallo specchio e, improvvisamente, si rese conto di sentirsi finalmente bene solo lì, in quella stanza piena di oggetti preziosi.
Avrebbe voluto che fosse possibile entrare in quello specchio e non uscirvi più…
“Regulus?”
Il richiamo di Rachel gli sembrò provenire da una grande distanza, ma servì a scuoterlo leggermente dal torpore, tanto quanto bastava per fargli capire che, per quanto lo desiderasse, quello che vedeva era impossibile.
Il solo pensiero gli fece pizzicare gli occhi. Per la prima volta da mesi si chiese dove fosse Sirius e che cosa stesse facendo in quel momento. Non voleva ammetterlo, ma gli mancava. Peccato che per l’altro non fosse lo stesso.
“Regulus?” ripeté Rachel, stavolta con un tono più urgente.
Lui distolse lo sguardo e lo puntò dalla parte opposta, per evitare che lei lo vedesse in quel momento di debolezza.
Quando fu assolutamente sicuro di non avere più gli occhi lucidi, si allontanò in fretta, voltandosi verso di lei, che era rimasta volutamente in disparte.
“Ora capisci perché è pericoloso?” gli chiese.
Regulus annuì. Non voleva vedere mai più quello specchio perché, ora che se ne era allontanato, si sentiva molto peggio.
“Sei fortunata ad avere una famiglia come la tua” disse, e un attimo dopo raggelò. In realtà voleva solo pensarlo, e invece gli era sfuggito ad alta voce.
“Cioè?” chiese lei, guardandolo con stupore.
“Beh…” temporeggiò lui, a disagio, “andate molto d’accordo…”
Rachel gli sorrise con aria comprensiva.
“Sono fortunata anche ad avere te” rispose. Poi aggiunse: “È meglio se andiamo, o i miei potrebbero chiedersi dove siamo finiti”.
“Rachel?” la richiamò.
Lei si voltò di nuovo a guardarlo.
“Cosa?”
“Pure io sono fortunato ad averti” disse, dopo alcuni istanti di esitazione. Avrebbe voluto aggiungere che lei era stata l’unica a non averlo abbandonato neanche una volta e che era la cosa più bella che gli fosse mai capitata, ma si limitò a pensarlo, stavolta senza parlare.
“Rachel, si può sapere dove sei finita?” si udì in quel momento la voce alterata del signor Queen.
“Arriviamo!” rispose lei
Fece un gran sorriso a Regulus e gli si avvicinò all’orecchio per sussurrare un “grazie”, prima di prenderlo per mano e condurlo fuori dalla stanza dello specchio.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Non mi sono soffermata troppo sulla scena dello Specchio delle Brame perché sarebbe potuto diventare troppo melodrammatico e sfociare nel patetico e melenso, cosa che volevo evitare. Secondo me quello che Regulus avrebbe voluto più di tutto era semplicemente una famiglia serena. E' vissuto per la famiglia ed è morto cercando di proteggerla, quindi spero di esserci andata vicino a quello che potrebbe pensare la Rowling...
Il capitolo in origine doveva essere solo in funzione dello specchio ma pensando a dove poteva essere prima che Silente ne arrivasse in possesso ho pensato che potesse perfettamente appartenere a qualche famiglia magica, e allora ho deciso di far conoscere a Regulus la famiglia di Rachel. Non mi sono dilungata troppo sulle presentazioni semplicemente perché... sarei potuta andare avanti all'infinito! Quindi ho preferito scrivere l'essenziale.
Spero che la famiglia sia di vostro gradimento... Sul fatto che il padre di Rachel e Alphard si conoscessero, Regulus ha visto giusto, ma ne saprete di più verso gli ultimissimi capitoli.
Prossimo aggiornamento: 10 aprile... nel frattempo vi auguro Buona Pasqua!

Circe: beh, tu scrivi fanfiction su Voldemort e Bellatrix, quindi oserei dire che il tuo stile deve essere contorto! Per quei due infatti lo trovo perfetto! Per quanto riguarda Regulus, si sta rendendo sempre più conto che in realtà di aiutare Voldemort ad ottenere il dominio totale non è che gli importi poi molto. L'ho visto sempre molto legato alla propria famiglia, anche se la maggior parte di essa non meritava tutto questo attaccamento (vedi i suoi genitori).
Alohomora: lo so è un brutto momento, ma Kreacher dice che quando lo aveva mandato da Voldemort Regulus sembrava ancora convinto di quello che faceva. I suoi genitori lo hanno plagiato così tanto che adesso è Regulus stesso ad auto-plagiarsi, cercando di convincersi di essere lui il problema, non quello che deve fare. Insomma, lo Specchio delle Brame non l'ho inserito a casaccio, ma per iniziare a far capire a quella testa dura che ci sono cose più importanti del buon nome dei Black.
vulneraria: no, no, figurati se mi offendo, anzi, se noti qualche altro errore fammelo notare pure, perché nonostante faccia sempre due riletture alcuni mi sfuggono sempre! Vedrai che nel prossimo capitolo Regulus inizierà davvero ad avere i primi dubbi seri, anche se ancora cercherà mentire a se stesso. Ci vorrà Kreacher per farglielo capire sul serio.
Mirwen: poverino, per uno come Regulus, che è abituato a ritenersi superiori a tutti, non è bello vedere che Barty il novellino è più portato di lui nella Maledizione Cruciatus! Ma è vero, lui non è un assassino.
_Mary: non sono abituata a scrivere scene d'azione perciò se mi vengono sono contentissima! E' ora che mi abitui di più perché il seguito sarà pieno di parti movimentate come quella del capitolo scorso! E' dispiaciuto tantissimo anche a me scrivere la scena della Cruciatus, soffrivo più io del tizio rapito dai Mangiamorte... Comunque presto Regulus inizierà a cambiare idea (era ora!)
Bella_Cissy_BlackSisters: ecco la risposta alla vostra domanda! Spero che vi sia piaciuto. Sì, Regulus prova invidia per una cosa che non si dovrebbe mai desiderare, ma purtroppo ha la testa dura (certe volte una bella martellata è un toccasana!)
Hale Lover: grazie per avermi detto che anche Barty è venuto bene! Era quello che mi preoccupava di più! Sì, il seguito ci sarà, anche se magari non subito: preferisco prendermi una pausa estiva per iniziare a scrivere per bene i primi capitoli (e studiare per gli esami, ma questi sono dettagli! XD) Per il resto, non so se inserirò Rodolphus e Rabastan con ruoli così importanti nei prossimi capitoli, perché voglio dare spazio anche ad altri Mangiamorte che ho un po' ignorato finora, Piton compreso, ma forse ci saranno almeno come comparse!
malandrina4ever: sapevo che avresti reagito così, ma una piccolissima consolazione potrebbe essere che se Regulus ha difficoltà ad usare la Cruciatus, l'Avada Kedavra non gli riuscirà mai! No, davvero, non ucciderà nessuno. Gli ho fatto torturare quell'uomo per non farlo sembrare troppo innocente, ma l'Avada Kedavra se lo scorda u_u Spero che tu abbia apprezzato questa mezza apparizione di Sirius (in realtà mi si è materializzato davanti e mi ha costretta ad inserirlo nel capitolo, non sia mai che il signorino venga dimenticato! XD Il solito con le manie di protagonismo!)
lady musa96: grazie mille! Leggere quaranta capitoli tutti insieme non è una passeggiata! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo.
BizarreBiscuit: wow, devo farti i complimenti perché in quella tua analisi del momento in cui Regulus beve la Pozione Polisucco hai letto delle cose che io non avevo neanche lontanamente immaginata... Sono rimasta senza parole perché quello che hai detto è verissimo, anche se io non ci avevo pensato! O_O Complimenti! Ora che l'ho letto non posso che esserne convinta anche io! Grazie per avermi seguita fin dal "Diario di Andromeda", e anche per la recensione a "X Agosto"!
DubheBlack: in effetti al momento Regulus è talmente confuso che non sa nemmeno cosa vuole veramente (lo specchio l'ho messo apposta per questa ragione!). Quel poveretto di Ted, Regulus se lo sognerà la notte, ormai lo considera il germe che ha infettato la sua purissima famiglia, e questa idea chi gliela toglie più? ;-) Purtroppo Rachel non scoprirà nulla su Barty in questa fanfiction, ma stai certa che nel seguito le cose cambieranno.
fa92: grazie! Eh, lo so, in quell'occasione Regulus è stato proprio sfortunato!
lyrapotter: i ragionamenti che Regulus fa per autoplagiarsi sono molto contorti, ma tu non devi dargli retta. In fondo è difficile per una persona normale ammettere di aver preso la decisione più sbagliata della propria vita, figuriamoci per un cocciuto come lui! Se Barty si autoproclama il più fedele servo di Voldemort, può anche darsi che il furbacchione glielo abbia lasciato credere. Lui sì che sa comprarsi la fiducia delle persone... anche se poi non le sa mantenere. Nel prossimo capitolo ci sarà più azione... anche troppa! Ah, probabilmente non nel prossimo, ma nel capitolo dopo ancora ci saranno dei personaggi che spero apprezzerai: sono secoli che voglio scrivere quel capitolo, e il merito è tutto di "Babysitter per caso"! Insomma, ci facciamo le sorprese a vicenda! ;-)

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Licenza di uccidere ***


efp2
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 49: Potere

Rating: giallo


Note: immagine di Hitogutsu

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Licenza di uccidere

Photobucket

Il rubinetto del lavandino era aperto al massimo per coprire i rumori e le voci che provenivano dal salotto della casa di Benjy Fenwick.
Regulus si sciacquò abbondantemente il viso, madido di sudore freddo, e la bocca invasa dal sapore acido e disgustoso dei conati di poco prima.
Non ce l'aveva fatta a guardare Macnair che infieriva sul corpo senza vita di Fenwick: era dovuto correre in bagno a vomitare.
Regulus chiuse il rubinetto e guardò il proprio riflesso nello specchio sopra il lavandino. Il suo volto era bianco cereo con qualche sfumatura grigio-verdognola.
Quando uscì dal bagno, trovò Lucius ad aspettarlo nel corridoio.
“Stomaco debole?” gli chiese Malfoy. Il suo tono non era beffardo come quello che avrebbe potuto avere Rabastan, ma nemmeno troppo comprensivo.
“Non era necessario ridurlo in quel modo” rispose il ragazzo con la voce rauca.
Lucius non commentò, limitandosi a fargli segno di seguirlo.
I due raggiunsero gli altri Mangiamorte all'ingresso. Quando passarono accanto alla porta aperta del salotto, Regulus intravide un liquido rosso rubino allargarsi sul pavimento, ma distolse in fretta lo sguardo, orripilato al solo pensiero di vedere il corpo di Benjy Fenwick fatto a pezzi.
Macnair aveva la veste insanguinata e si stava rivolgendo a Severus Piton.
“Quella maledizione che hai inventato funziona alla grande. Sectumsempra. Me la dovrò ricordare più spesso”.
Severus non parlò né di mosse, mostrando la sua solita espressione indecifrabile.
“Andiamo, adesso” scattò Rosier, nervoso. “Abbiamo già perso fin troppo tempo. I vicini potrebbero aver sentito le urla”.
Regulus tremava; nonostante fossero in piena estate, i brividi gli percorrevano la schiena.
La strada era tranquilla e deserta. Appena i Mangiamorte uscirono dalla casa, Rosier si voltò verso Barty, il quale era a sua volta impressionato da quel che era successo.
“A te l'onore, Crouch. Sei stato tu a rintracciare Fenwick”.
Barty parve riprendersi dallo sbigottimento iniziale e levò la bacchetta contro il cielo notturno.
Morsmordre!”
Il grande teschio di luce verde apparve sopra la casa appartenente al membro dell'Ordine della Fenice.
Regulus e Barty furono gli unici a non guardare il Marchio Nero. Il primo si sentì meno solo quando scorse il suo stesso sguardo negli occhi dell'altro: Barty era molto più crudele di lui, ma riusciva ancora a provare orrore per certe cose.
In quel momento, tutt'intorno alla casa si udì una decina di “Pop!” e qualcuno gridò:
“Attaccate!”
Un istante dopo fu il caos.
I Mangiamorte si chinarono per evitare i primi incantesimi, poi si radunarono a cerchio, coprendosi le spalle a vicenda per rispondere al fuoco avversario.
Membri dell'Ordine della Fenice erano seminascosti dietro le siepi e scagliavano fatture e incantesimi contro di loro.
Lucius ne stanò un paio dopo aver incendiato il cespuglio dietro il quale avevano il loro rifugio.
Gli altri fecero lo stesso, obbligando così l'Ordine ad uscire allo scoperto.
Lo stomaco ancora provato, Regulus si guardò freneticamente intorno, cercando di scrutare nel buio e di intravedere la sagoma di Sirius, ma la sua ricerca fu interrotta da Frank Paciock, che lo attaccò, sfiorandogli l'orecchio con un getto di luce blu.
Regulus reagì e si ritrovò a combattere contro di lui.
Paciock era molto abile nel duello e più di una volta Regulus rischiò di essere colpito o disarmato, ma riuscì a contrastarlo e a metterlo in difficoltà.
Nel frattempo non sapeva cosa stesse succedendo intorno a lui: sentiva soltanto i sibili degli incantesimi e i respiri affannati degli altri combattenti.
Quando il Marchio Nero sul suo polso bruciò, capì che altri Mangiamorte erano stati chiamati e che sarebbero presto giunti in loro soccorso. Infatti, alcuni secondi dopo, il giardino fu invaso da persone appena Materializzatesi.
Ad un certo punto, Frank Paciock interruppe di duellare con lui e scattò in direzione di sua moglie Alice, che era stata appena disarmata da Travers.
Regulus lo lasciò andare, disinteressato. Sperava che Sirius non fosse lì ma, quando lo vide affrontare Macnair, diventò improvvisamente incapace di muoversi.
Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma viverlo in prima persona non era esattamente la stessa cosa.
Avrebbe dovuto sostenere la propria fazione, ma gli si gelava il sangue nelle vene ogni volta che Macnair sembrava prendere il sopravvento.
Tuttavia Sirius riuscì a colpire il Mangiamorte, che si accasciò a terra gemendo.
Regulus si affrettò a distogliere lo sguardo per cercare qualcun altro da attaccare, ma non fece in tempo: Sirius aveva colto la sua occhiata. Nonostante indossasse la maschera, Regulus era sicuro che lo avesse riconosciuto.
I due continuarono a guardarsi per alcuni secondi. Sirius sembrava furioso ma, invece di iniziare a duellare contro di lui, gli voltò le spalle e attaccò Dolohov con molta più rabbia del dovuto.
Mentre Regulus si preparava a sostenere l'assalto di una donna bionda, non poté fare a meno di pensare alla reazione di Sirius quando avrebbe visto quello che rimaneva di Benjy Fenwick. Avrebbe pensato che lui fosse capace di fare una cosa del genere?
Il solo pensiero gli provocò una fitta tremenda che lo distrasse...
La sua avversaria, Marlene McKinnon, approfittò dell'occasione per disarmarlo. La bacchetta volò dall'altra parte del cortile. Severus corse ad aiutarlo, sostituendolo nel duello con la donna.
Mentre cercava di recuperare la bacchetta, Regulus notò che i Mangiamorte stavano avendo la meglio: erano in netta superiorità numerica, e l'Ordine della Fenice indietreggiava sempre di più sotto i loro colpi.
Potter stava duellando contro Lucius e Travers insieme: gli incantesimi si scontravano, provocando delle piccole scintille che andavano a bruciare l'erba per terra.
Minus inciampò mentre indietreggiava davanti a Barty, e i Mangiamorte stavano già cominciando a lanciare grida di trionfo quando, improvvisamente, decine di maghi si Materializzarono sul campo di battaglia.
“Gli Auror!” sbottò Rosier, furioso, mentre i Mangiamorte smettevano subito di esultare.
Adesso erano loro ad essere in svantaggio.
Regulus si gettò sulla sua bacchetta, rialzandosi in piedi e levandola dritta davanti a sé. Non sapeva dove girarsi prima: era attaccato da almeno tre Auror e non riusciva a fare altro che schivare i loro incantesimi.
La confusione regnava sovrana e Regulus cercò di deviare le maledizioni di un Auror dal mento pronunciato.
Stava per provare ad attaccarlo quando si sentì spingere in avanti con forza. Regulus cadde per terra e un attimo dopo gli si rizzarono i capelli dietro la nuca: una fattura lanciata da un secondo Auror che non aveva visto lo mancò per un soffio e andò a cozzare contro una siepe, falciandola.
Qualcuno doveva averlo spinto apposta per salvargli la vita ma, quando si guardò intorno, nessuno ricambiò il suo sguardo perplesso.
Nelle vicinanze c'era soltanto Sirius, che stava duellando contro due Mangiamorte, ma si tradì quando voltò la testa per controllare le condizioni di Regulus.
Quest'ultimo non ebbe nemmeno il tempo di pensare a come reagire perché in quel momento Rosier gridò:
Sectumsempra!”
La fattura colpì in pieno volto Alastor Moody che, con un ruggito di dolore, si portò le mani sul viso coperto di sangue, mentre qualcosa di orribilmente simile ad un pezzo di naso si staccava e cadeva per terra.
Rosier non poté nemmeno godersi il proprio trionfo perché un attimo dopo uno degli Auror gli puntò la bacchetta contro, cancellandogli il ghigno dalla faccia.
Avada Kedavra!”
Regulus non poteva credere a quanto aveva sentito. Doveva essere un'allucinazione: gli Auror non avevano il potere di uccidere.
Eppure Rosier fu centrato dalla luce verde e crollò riverso sull'erba, gli occhi spalancati in un'espressione di sgomenta incredulità.
Per un solo istante, Mangiamorte e Ordine della Fenice si bloccarono. Poi Lucius prese una decisione:
“Ritiriamoci!”
Ancora sconvolto per quello che era accaduto a Rosier, Regulus era tuttavia pronto a Smaterializzarsi, quando vide una scena che gli fece sfrecciare il cuore in gola.
Barty si era chinato a terra per recuperare la propria bacchetta, senza accorgersi che Crouch senior stava per attaccarlo.
Avada...”
Stava per uccidere suo figlio, senza sapere chi si celava sotto la maschera.
Accadde tutto in pochi secondi. Regulus stava per gridare il suo nome, ma si trattenne, altrimenti avrebbe svelato la sua identità. Gli uscì soltanto un verso strozzato, ma fu sufficiente.
Barty alzò lo sguardo su suo padre e riuscì ad evitare l'Anatema appena in tempo.
Pochi istanti dopo i due ragazzi si erano Smaterializzati.


La quiete che regnava nel quartier generale dei Mangiamorte fu come una boccata d'aria balsamica.
Nessuno di loro aveva ancora parlato. Regulus voleva soltanto tornare a casa sua, farsi preparare una pozione soporifera da Kreacher e dimenticare quella serata. Ma il suo dovere era un altro: doveva restare a fare rapporto all'Oscuro Signore.
“Che cosa è successo?” chiese in quel momento una voce.
Un uomo dalla nera barba a punta era appena entrato nel salotto del maniero. Regulus non lo conosceva: aveva un accento straniero. Il mago era insieme a Bellatrix, Rodolphus e Rabastan.
“Abbiamo ucciso Fenwick” riferì Lucius, tamponandosi una ferita lungo il braccio, “ma Rosier è morto”.
“Morto? E come?”
“È stato ucciso, Karkaroff, come vuoi che sia accaduto?” sbottò Travers, irritato.
“Credevo che gli Auror non potessero farlo...”
Regulus non sapeva nemmeno come aveva trovato la forza di dire quella frase, tanto era distrutto.
Gli altri lo guardarono, increduli.
“Ha ragione. Come...?” intervenne Barty, tremando.
“Non li leggete i giornali, ragazzini?” disse Dolohov, afferrando una copia della Gazzetta del Profeta e porgendola loro.
Regulus guardò in prima pagina e si avvicinò a Barty per leggere insieme l'articolo centrale.

LE MALEDIZIONI PERDONATE

È una decisione storica ma che farà discutere. Poche ore fa, il Capo del Dipartimento per l'Applicazione delle Leggi sulla Magia e delle Forze dell’Ordine Magiche, Bartemius Crouch, ha decretato che d’ora in avanti gli Auror avranno dei poteri in più, primo tra tutti il permesso di utilizzare le Maledizioni senza Perdono contro i seguaci di Colui Che Non Deve Essere Nominato, altrimenti noti come Mangiamorte.
È stata una scelta necessaria” ha dichiarato Crouch ai giornalisti. “I Mangiamorte torturano e uccidono senza pietà, e in questo gli Auror sono svantaggiati. È difficile combattere ad armi impari”.
Secondo Crouch, adesso gli Auror potranno uccidere qualsiasi Mangiamorte si ritrovino davanti, oppure utilizzare la Maledizione Imperius o addirittura la Cruciatus per estorcere loro informazioni.
Una decisione drastica, forse troppo, secondo alcuni.

Non mi abbasserò mai al livello dei Mangiamorte” ha dichiarato Alastor Moody, noto Auror. “Continuerò a catturarli e spedirli ad Azkaban, ma non ho intenzione di usare i loro stessi metodi”.
Moody non è l’unico a nutrire seri dubbi.

Mi meraviglio di Barty” è stato il commento di Albus Silente, Preside di Hogwarts e nemico dichiarato di Colui Che Non Deve Essere Nominato. “Quale differenza ci sarà adesso tra Mangiamorte e Auror? Solo che gli omicidi di questi ultimi saranno legalizzati. Per non parlare del fatto che tra i seguaci di Voldemort ci sono alcune persone sottoposte alla Maledizione Imperius. Uccideranno anche loro?”
Nonostante le polemiche, la maggioranza della comunità magica ha accolto con entusiasmo la decisione.

Era ora! I Mangiamorte sono assassini, non meritano pietà” ci dice una strega che però preferisce restare anonima.
Il pugno di ferro è l’unica soluzione. Crouch è l’unico che può salvarci da quei criminali” conferma un anziano dipendente del Ministero.
Nel frattempo, la popolazione magica ha iniziato ad acclamare a gran voce Bartemius Crouch come prossimo Ministro della Magia.

Regulus finì di leggere prima di Barty, con il cuore che batteva all’impazzata. Quello sì che era un guaio bello grosso. Fino a quel momento si era sentito abbastanza al sicuro nella sua certezza che gli Auror non avrebbero mai ucciso nessuno di loro. Ora però era cambiato tutto.
Regulus provò una sensazione di orrore indescrivibile. Adesso rischiavano tutti molto più di prima.
Barty finì di leggere l’articolo in quel momento e reagì scagliando lontano il giornale, come se fosse stato incandescente.
Era bianco come un cencio e il labbro inferiore gli tremava un po’.
“Allora, hai visto cosa ha combinato il tuo paparino?” gli disse Karkaroff.
“Io non lo sapevo…” rispose lui, spaventato.
Karkaroff gli lanciò un’occhiataccia.
“Sarà, ma a me questa storia che il figlio di Barty Crouch sia tra noi non mi piace affatto. Chi ci assicura che non sei una spia?”
“Non lo è” intervenne Regulus. “Lo conosco”.
Ma Travers si era avvicinato.
“Sai che hai ragione, Igor? Come hanno fatto gli Auror a sapere dove eravamo?”
“Non dite idiozie” disse Lucius. “Fenwick è riuscito a dare l'allarme a quelli dell'Ordine prima che lo uccidessimo. Probabilmente saranno stati loro ad avvertire gli Auror”.
“Questa storia non mi convince lo stesso” insisté Travers. “Perché lo lasciamo tranquillo quando potrebbe esserci utile?”
Barty guardava i due Mangiamorte, teso. Travers lo afferrò per la collottola e lo tirò su senza alcuna delicatezza.
“Potremmo prenderlo come ostaggio e costringere Crouch senior a ritirare questo nuovo decreto. Non credo che lascerà morire il suo unico figlio!”
Regulus stava per intervenire ma non ce ne fu bisogno.
“Lascialo immediatamente” esordì una voce sibilante.
Il Mangiamorte obbedì all’istante e subito dopo imitò tutti gli altri, che si erano inginocchiati davanti a Lord Voldemort, appena comparso nella stanza.
Avanzò fino a fermarsi davanti a Travers, che tremò impercettibilmente.
“Sbaglio o non hai fiducia in me, Travers?” chiese Voldemort.
“N-no, mio Signore, non intendevo...” boccheggiò quello, sconvolto.
“Hai dubitato della fedeltà di uno dei miei Mangiamorte. Credi forse che ammetterei mai al mio servizio qualcuno di cui non ci si può fidare?”
“Io chiedo umilmente perdono... Mi sono fatto prendere dall'agitazione...”
L'Oscuro Signore non lo stava più ascoltando. Con un cenno del capo, lo fece ammutolire, poi si predispose a parlare.
“Benjy Fenwick è stato il primo a morire tra quelli dell'Ordine della Fenice, e non sarà l'ultimo” disse. “Sono chiaramente in minoranza: non hanno speranze contro di noi. Il vero problema sono gli Auror. Ora che hanno il potere di uccidere, per noi sarà più complicato fare quello che vogliamo. Barty...”
Il ragazzo lo guardò. Voldemort non disse una sola parola, limitandosi a fissarlo a sua volta negli occhi.
Molti distolsero lo sguardo spaventati, mentre il loro padrone utilizzava la Legilimanzia su di lui.
Barty aveva un'espressione tesa e concentrata. A Regulus sembrò che stesse rivivendo dei brutti momenti, a giudicare dall'atteggiamento sofferente del ragazzo.
Quando Voldemort poté ritenersi soddisfatto di quanto aveva visto, rivolse a Barty quello che somigliava vagamente ad un ghigno.
“Sei stato molto bravo” esordì con un tono di voce colmo di rara gentilezza. “Hai ottenuto le informazioni giuste sul nascondiglio di Fenwick. Per questo motivo, meriti una ricompensa”.
Barty sgranò gli occhi, incredulo ma compiaciuto.
“Sì, sarai ricompensato. Voglio affidarti degli incarichi più importanti, d'ora in poi”.
“Mio Signore, grazie!” fece Barty, entusiasta.
“Era quello che volevo sentire. Lasciateci soli. Devo parlare in privato con il signor Crouch” disse Voldemort.
In silenzio, i Mangiamorte si diressero verso la porta. Regulus lanciò un'occhiata a Barty ma subito dopo raggiunse a sua volta l'ingresso.
“Che cosa gli dirà?” chiese a Severus quando la porta si fu chiusa alle loro spalle.
“L'Oscuro Signore non racconta a tutti i suoi piani. Gli spiegherà l'incarico che vuole affidargli” rispose il ragazzo.
Regulus andò a sedersi su una panca di legno intagliato, ignorando i discorsi degli altri Mangiamorte.
Era distrutto. Quella serata sembrava non finire mai.
Prima quel mago dell'Ordine della Fenice ucciso e mutilato, poi Rosier che veniva fatto fuori dagli Auror e, infine, Crouch che aveva inconsapevolmente rischiato di assassinare suo figlio... Cos'altro doveva succedere ancora?
Doveva ammetterlo: non credeva che il mestiere di Mangiamorte fosse così difficile.
Sapeva che qualcuno ci avrebbe rimesso la pelle, ma in quel breve periodo aveva visto morire troppe persone, e la maggior parte di loro potevano anche essere risparmiate.
Erano giorni che continuava a chiedersi se anche gli altri provassero un po' di rimorso o se invece fosse l'unico a non dormire la notte a causa di tutte le persone che aveva visto torturare e ammazzare, e che tormentavano di continuo i suoi sogni, trasformandoli in incubi.
Ma gli altri sembravano convinti di quello che facevano, quasi provavano piacere nel dispensare sofferenze.
Che cosa gli stava succedendo? I primi tempi era così entusiasta di essere diventato un Mangiamorte. Ora non si sentiva più felice come prima.
Perché non riusciva ad essere come i Lestrange o Lucius Malfoy? Davvero non valeva nulla, come Sirius gli aveva detto poco prima di scappare da Grimmauld Place?
Cercava di mostrarsi forte e indifferente, ma dentro di sé si sentiva peggio di uno straccio calpestato più volte. La paura di non essere adatto a quel tipo di vita lo opprimeva.
Sono solo un ragazzino, pensò, arrabbiato con se stesso. I nostri scopi sono sacrosanti, e se per raggiungerli bisogna sacrificare qualcuno... beh, nessuno li ha costretti a metterci i bastoni tra le ruote.
Non sapeva se lo pensasse davvero, ma continuava a ripetersi questo ritornello ogni notte prima di addormentarsi, nella speranza di convincersi che fosse la cosa più giusta.
Sto solo facendo il mio dovere. Basta con queste sciocchezze.
Forse soltanto Barty poteva capire questa sua insicurezza, dal momento che pure lui certe volte sembrava spaventato da ciò che gli era richiesto, nonostante avesse più determinazione.
Tuttavia, quando Barty riemerse dal colloquio privato con Lord Voldemort, aveva un'espressione trionfante, quasi euforica.
“Mi ha detto di fingere di accontentare mio padre e frequentare il corso di Magisprudenza, per poi lavorare nel suo Dipartimento e fare da spia!” gli riferì entusiasta, dopo averlo trascinato in disparte. “E mi ha raccontato tantissime cose su di Lui! Lo sai che abbiamo molto in comune?”
“Tipo?” chiese Regulus, che non sapeva come reagire.
“Anche lui ha avuto un pessimo padre” rispose Barty, quasi commosso al pensiero che il Signore Oscuro gli avesse confidato certi fatti privati. “Non è incredibile? Lui... ha detto che mi capisce... ti rendi conto? Mi considera simile a Lui! Grazie per avermelo presentato: è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata!”
Regulus guardò Barty con gli occhi sgranati. Sembrava aver dimenticato ogni timore o rimorso per ciò che era accaduto a casa di Fenwick. Non aveva mai visto quello sguardo negli occhi dell'amico: sembrava esaltato esattamente quanto Bellatrix.
Non poté fare a meno di provare una sorta di timore reverenziale nei confronti di Lord Voldemort. Era stata una mossa molto astuta attirare Barty in quel modo. Probabilmente aveva scoperto i suoi punti deboli e li aveva sfruttati a proprio vantaggio.
Crouch senior si era sempre vantato in giro di suo figlio, ma a Barty non aveva mai dato la soddisfazione di ricevere un complimento sincero. Anzi, lo spronava a diventare sempre più uguale a lui, inducendolo a credere di non essere apprezzato, nonostante i propri sforzi.
L'Oscuro Signore invece lo aveva elogiato davanti a tutti, ricompensandolo per il lavoro svolto. In questo modo lo aveva attirato sempre più verso di sé: per Barty, sentirsi apprezzato era il massimo della realizzazione. Infine, confessandogli di condividere molte cose con lui, si era assicurato la sua più completa devozione.
Nel remoto caso in cui Barty avesse nutrito un minimo dubbio sulla sua scelta di essere un Mangiamorte, adesso quel dubbio doveva essersi dissolto definitivamente.
Geniale, pensò Regulus con amarezza, rendendosi conto che Barty mai e poi mai sarebbe più tornato indietro.
Ora sì che era veramente solo. Se ne rese conto mentre tornava a casa.
Doveva a sua volta seguire la strada di Barty se voleva fare sul serio il suo dovere, pensò, dopo essersi richiuso la porta d'ingresso alle spalle.
Ma per il momento non voleva più pensarci: ne aveva avuto abbastanza per quella sera.
Sentiva solo il desiderio di dormire serenamente, almeno per una volta, anche se era rassegnato: sapeva che il suo sonno sarebbe stato disturbato da incubi continui.
Quando entrò in camera sua, tuttavia, si stupì nel vedervi Kreacher che posava un bicchiere pieno di un liquido lilla sul comodino.
“Che cosa stai facendo, Kreacher?” domandò, troppo distrutto per esserne davvero interessato.
L'elfo domestico si voltò verso di lui, sorpreso.
“Kreacher ha preparato una pozione per padron Regulus, per farlo dormire durante la notte senza sogni” rispose.
Improvvisamente, Regulus provò un gran moto di affetto nei confronti dell'elfo. Non solo obbediva sempre volentieri ai suoi ordini, ma riusciva ad indovinare in anticipo i suoi bisogni.
“Io... grazie, Kreacher” disse, riconoscente.
“Padron Regulus ha fatto brutti incubi ieri notte, così Kreacher ha pensato di aiutarlo”.
“Grazie” ripeté Regulus, “ma la storia degli incubi tienila per te, d'accordo?”
Kreacher giurò che non lo avrebbe mai confessato ad anima viva; poi uscì, dopo avergli augurato la buonanotte.
Regulus vuotò il bicchiere con la pozione in un sorso e si sentì improvvisamente rilassato e insonnolito. Un attimo dopo essersi coricato sotto le lenzuola, cadde in un sonno profondo e si immerse in un momentaneo oblio.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Ehm, lo so, questo capitolo è stato leggermente sanguinolento, spero che non vi abbia bloccato la crescita... Secondo la Rowling, Benjy Fenwick faceva parte dell'Ordine ed è stato ritrovato ridotto in quel modo orrendo... quindi la colpa non è tutta mia!
Dovrei fare una precisazione che sicuramente non avete neanche notato: prima avevo fatto in modo che Emmeline Vance fosse più piccola di Regulus, ma ora ho cambiato idea e l'ho fatta della stessa età, altrimenti adesso sarebbe ancora a scuola, e invece nella foto che Moody fa vedere a Harry lei compare nell'Ordine insieme proprio a Benjy Fenwick... se non avessi fatto così avrei dovuto cambiare l'identità di quest'ultimo per non andare fuori canon, quindi è stato meglio così. Però stavolta Emmeline non era presente alla battaglia, ho dovuto gestire fin troppi personaggi in questo capitolo! ^_^"
Spero di essere riuscita finalmente a fare in modo che Barty si convincesse sul serio di quello che fa. Voldemort ha scoperto che ciò di cui aveva bisogno fosse solo un po' più di attenzione e considerazione da parte del padre, e così ha pensato di comportarsi come Barty Sr non si era mai comportato.
Barty inoltre nel libro ha detto di conoscere la storia di Voldemort, almeno per sommi capi, quando si paragona a lui, e per questo ho pensato che Voldemort potesse avergli confessato qualcosina per adescarlo. Non credo che avrebbe mai detto a uno come Lucius di aver avuto un padre che lo aveva abbandonato prima della nascita... con Barty invece potrebbe aver fatto uno strappo alla regola con lo scopo di ottenere la sua fiducia incondizionata.
Sono giunta a questa conclusione dopo settimane di riletture del Calice di Fuoco, revisioni del film (pr quanto lo consideri molto poco) e di ricerca disperata di fanfiction in altre lingue che potessero farmi accendere la lampadina del cervello... e spero di aver trovato una soluzione decente! Che faticaccia!
Lo so, magari vi aspettavate qualcosa di più nell'incontro tra Regulus e Sirius, ma non disperate... Ok, basta con queste note finali, altrimenti scrivo un poema!!
Prossimo aggiornamento: 17 aprile... e, visto che li alterno, sarà più piacevole! (mi odio da sola quando pubblico capitoli come questo)

lyrapotter: mi sa che gli eventi di questo capitolo abbiano contribuito a far montare la testa a Barty. Se il padre di Rachel scoprisse la verità (e succederà) Regulus dovrà pregare in tutte le lingue del mondo di non incontrarlo mai. Altro che Voldemort! In effetti all'inizio pensavo di far vedere nello specchio solo Sirius, ma poi ho preferito fare diversamente. Per il prossimo capitolo dovrai avere un po' di pazienza, in fondo una settimana passa in fretta! Non sarà tutto allegro, ma mai quanto questo...
malandrina4ever: hai fatto bene a dirmelo, così nel caso in cui una volta dovessi ritardare ti avverto via email il venerdì pomeriggio! Non vorrei averti sulla coscienza! No, io adoro le tue recensioni, continua pure a scriverle!! Nello specchio Regulus non si sarebbe visto con Rachel a prescindere, perché sta già con lei, sarebbe insolito desiderare qualcosa che già si ha! Sì, il padre di Rachel si riferiva solo all'aspetto fisico quando ha paragonato Regulus ad Alphard, almeno per il momento... Mi sigillo la bocca adesso, però! Comunque, anche io mi diverto da morire quando Regulus si imbarazza! Buahah, lo ammetto, glielo faccio apposta! XD
vulneraria: il tipo dell'elfo domestico esagerato all'inverosimile mi mancava, perciò ho voluto metterlo nel capitolo scorso! Quando Regulus dirà la verità a Rachel saranno dolori, ma per adesso non pensarci e goditi questi simpaticoni dei compari Mangiamorte...
Alohomora: di solito quella dello Specchio delle Brame è un'idea usata molto spesso, ed è per questo che l'ho inserito in un capitolo in cui nessuno se lo sarebbe aspettato, tanto per creare un effetto sorpresa! Hai ragione, Regulus ha proprio visto la sua anima, che non è interessata a conquistare il potere come Voldemort, in fondo. Sai che la gaffe sui Falcons era la primissima scena che ho immaginato al momento di ideare il capitolo? Non vedevo l'ora di inserirla! XD Su Perseus e Alphard, come ti ho già detto, dovrai aspettare il capitolo 48, mi sembra, a meno che non modifichi un po' gli eventi futuri... vedremo.
Circe: sono contenta di non avere reso pesante la parte iniziale, anche se Regulus stava morendo di paura! E sono contenta anche che ti sia piaciuta la scena dello Specchio delle Brame! Spero solo che dopo aver letto questo capitolo non ti rimangi le parole: io sto trovando più difficoltà a scrivere questi rispetto a quelli ambientati a Hogwarts, ma forse perché mi dispiace vedere Regulus così in balìa degli eventi... Comunque nei prossimi capitoli si darà una svegliata.
Hale Lover: ti dirò, anche io preferisco Perseus a sua moglie! XD In effetti ho lavorato molto di più sul suo carattere che su quello di lei, proprio perché lo adoro! Comunque nel seguito compariranno molto di più, per adesso è stato solo un assaggio. La pausa estiva ci vorrà purtroppo ma sarà una sofferenza anche per me non aggiornare ogni settimana! Be', durante l'estate chissà, potrebbe venirmi in mente qualche momento mancante di questa storia!
_Mary: grazie, piaciuta la sorpresa? Peccato che sul capitolo di oggi non possa dire lo stesso... Comunque, Perseus ha anche qualche preoccupazione in più del normale perché sa che i Black hanno sempre simpatizzato per Voldemort, quindi è stato solo per buona educazione che non ha obbligato Regulus a fargli vedere il braccio sinistro prima di farlo entrare in casa! Ma forse anche perché sua moglie non glielo avrebbe permesso! XD
Mirwen: ti credo, il groppo in gola è venuto anche a me mentre lo scrivevo! Spero che il capitolo non ti abbia traumatizzata troppo...
Pepesale: mi sono divertita un sacco a descrivere Regulus innamorato! No, non credo che Walburga abbia mai permesso ai suoi figli di parlarle di certe cose, tantomeno Orion! Poverino, se la deve cavare da solo. No, non me lo avevi detto che il gatto ha lo stesso nome di quello di tua cugina! be', cercavo un nome per una peste e tra le alternative Attila mi sembrava la più azzeccata! Grazie per aver avuto il tempo di recensire, nonostante il carico di lavoro dovuto alla scuola!
dirkfelpy89: uh, chissà quanto ti sarà sembrato triste questo capitolo di oggi... Sono contenta comunque che ti sia piaciuta l'idea dello specchio!
deaselene: no, nemmeno io mi immagino Bellatrix serena, ma neanche Walburga, Orion e compagnia bella! In effetti, purtroppo per Regulus, resterà un desiderio irrealizzabile. Ciò non toglie che in un futuro mooolto lontano potrebbe riuscire a formare una famiglia migliore di quella d'origine!
DubheBlack: pensa che era proprio il timore di aver scritto il solito incontro "fidanzato-genitori della fidanzata" a farmi avere qualche dubbio sul capitolo precedente, ed è anche per questo che ho preferito non dilungarmi troppo sull'argomento e concentrarmi sullo Specchio delle Brame! Grazie per avermi rassicurata! Ormai Regulus sta già cominciando a fare i conti con questa sua "doppiezza": i capitoli come questo sono i più difficile per me!

E infine, un ringraziamento speciale a Alohomora, Gobra1095 e lyrapotter per i loro voti! Grazie, è stata la sorpresa più bella sapere che il personaggio che ho creato vi sia piaciuto così tanto!

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Incontri inaspettati ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 15: Bambola

Rating: verde


Note: immagine di piratekitty

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Incontri inaspettati

Photobucket

Upper Flagely era un tranquillo villaggio circondato da colline verdeggianti. Sembrava un normale borgo Babbano ma in realtà vi abitava una comunità magica molto numerosa. Nessuno di quei maghi aveva mai causato problemi agli ignari Babbani e, anzi, ultimamente alcuni di loro si erano preoccupati di sorvegliarli, nel caso in cui i Mangiamorte fossero arrivati fin là.
In una strada un po' malmessa si ergeva una catapecchia, che faceva un leggero contrasto con le abitazioni vicine.
In piedi dall'altra parte della strada, Regulus era appostato, in attesa di cogliere di sorpresa Mundungus Fletcher mentre tornava a casa.
Tuttavia era dalla mattina che quel ladruncolo da due zellini non si faceva vivo e ora il sole stava calando dietro le cime dei colli.
Regulus andava su e giù davanti alla casupola, sbuffando con impazienza. Il Signore Oscuro gli aveva ordinato di portargli Fletcher vivo, nella speranza di potergli estorcere informazioni sull'Ordine della Fenice; a quanto pareva, sarebbe stato più facile corrompere Fletcher che qualsiasi altro membro dell'Ordine.
Stanco per la lunga attesa, Regulus andò a sedersi su una panchina del parco, in una posizione tale da poter controllare tutta la via senza essere visto a sua volta. Aveva una fame tremenda e inoltre doveva lottare per mantenersi sveglio.
Era stato felice di ottenere un incarico che non prevedesse altri omicidi, ma quello era veramente noioso e stancante. Non vedeva l'ora che arrivasse Severus a dargli il cambio ma mancavano ancora due ore.
Stava cercando di resistere ad uno sbadiglio più potente del solito, quando udì alle proprie spalle dei piccoli passi di corsa, poi uno strilletto acuto e un tonfo sordo.
Si voltò all'indietro, allertato, la bacchetta pronta.
Una bambina di circa sei anni era appena inciampata in una radice ed era caduta lunga distesa sul selciato della stradina principale del parco. Tuttavia si era rialzata come se nulla fosse stato. Nel cadere si era sporcata tutti i vestiti di terra ma non vi fece molta attenzione.
Dopo essersi guardata intorno per alcuni istanti, intercettò lo sguardo di Regulus. Lui la ignorò, tornando a fissare la casa di Fletcher.
Con sua grande sorpresa, la bambina lo raggiunse e – dopo un secondo scivolone che non le fece sbattere la tempia contro lo spigolo della panchina per puro miracolo – si sedette proprio accanto a lui.
Regulus avrebbe continuato a ignorarla se non si fosse accorto che la bambina lo stava fissando con insistenza. All'inizio fece finta di niente, continuando a guardare davanti a sé.
Tuttavia, più tempo passava, più quella non accennava a distogliere lo sguardo e più lui si innervosiva.
Le lanciò un'occhiata truce, nella speranza che si impaurisse, ma lei non mostrò alcun segno di timore.
Sbuffando, stava già cominciando a valutare la possibilità di liberare il mondo da un Babbana molesta in più, quando all'improvviso la bambina esordì:
“Ciao!”
Regulus voltò la testa molto lentamente, come se rivolgerle lo sguardo un po' per volta fosse meno traumatico; una Babbana gli aveva rivolto la parola! Il solo pensiero era rivoltante.
Per la prima volta fece caso al suo aspetto: aveva gli occhi azzurri e i capelli castani erano raccolti in due codini laterali.
“Come ti chiami?” chiesa quella, esibendo un sorriso sdentato: le mancavano due incisivi da latte.
Regulus non rispose, convinto che qualsiasi moccioso normale si sarebbe intimorito.
Evidentemente quella non era una bambina normale. Visto che lui non le dava retta, fece spallucce e si iniziò ad impiastricciare le mani per togliere la terra dai pantaloni.
Regulus si spostò verso l'orlo della panchina, portando a distanza di sicurezza i propri costosi abiti. Purtroppo per lui, quel movimento indusse la bambina a guardarlo di nuovo. Stava diventando proprio irritante: adesso lo fissava con gli occhi ridotti a fessure, come per vederlo meglio.
Prima che Regulus potesse mandarla al diavolo, lei parlò un'altra volta:
“Ma noi ci conosciamo?”
Lui invocò la pazienza.
“Non ti ho mai vista in vita mia. Ora sei pregata di levarti dai piedi. Sto lavorando” sbottò.
“Che strano lavoro stare seduto tutto il giorno a guardare la gente che passa. Non ti annoi dopo un pochino?” esclamò quella, perplessa, mentre Regulus si passava una mano sugli occhi. Un attimo dopo lei assunse un'espressione estasiata, come se avesse avuto un'idea straordinaria. “Ti posso fare compagnia?”
Non è possibile...
“Senti, mocciosa” la minacciò lui, digrignando i denti. “O te ne vai da sola o ti spedisco dall'altra parte del villaggio in volo”.
La bambina s'incupì.
“Ma io mi sento sola...”
“Non li hai dei genitori?”
“Sì che ce li ho. Però non posso tornare da loro: mi ucciderebbero perché sono scappata di casa”.
Eccone un'altra. Cos'è, una nuova moda?
“Affari tuoi. Ci pensavi prima”.
“Non l'ho fatto apposta... Cioè, mi hanno rimproverata perché dicono che mi sono comportata male. Ma non è colpa mia se a Vicky Bennet sono spuntate quelle bolle blu sulla faccia. Hanno incolpato me solo perché ci stiamo antipatiche”.
Regulus non sapeva nemmeno perché le stava rispondendo.
“Senti, non me ne importa un accidente. Ora vattene, altrimenti...”
Non proseguì, perché aveva notato qualcosa di strano davanti alla casa di Fletcher. Era come se l'aria si fosse mossa, increspata...
Aveva tutta l'aria di essere un Incantesimo di Disillusione malriuscito: i contorni della persona nel giardino pieno di erbacce si distinguevano lo stesso, nonostante l'uomo fosse invisibile.
Quando la porta d'ingresso della catapecchia si aprì e si richiuse di scatto, Regulus si alzò in piedi, la mano già sotto la giacca.
“Te ne vai?” chiese la bambina, delusa.
“Fuori dai piedi” rispose lui, irritato. Quella rimase immobile per la sorpresa.
Senza rivolgerle più neanche uno sguardo, Regulus si incamminò in direzione della baracca, il cuore che batteva forte per l'eccitazione.
Alohomora” sussurrò, e la porta si aprì.
Cercando di non fare alcun rumore, entrò nell'ingresso, la bacchetta levata.
Non appena fu dentro, il suo naso fu assalito da un fastidioso tanfo di chiuso. Quello che doveva essere una sottospecie di salotto mostrava qualche sbilenca sedia di legno e una poltrona rattoppata. Tuttavia, in un angolo c'erano parecchi oggetti d'oro e d'argento, chiaramente rubati.
Dalla stanza accanto provenivano dei rumori. Regulus attraversò il soggiorno ammuffito e si affacciò alla camera da letto.
Mundungus Fletcher, liberatosi dell'Incantesimo di Disillusione, stava infilando dentro l'armadio un sacco il cui contenuto tintinnava.
Era un uomo piccolo e sporco, con sudici capelli rossi e una pipa incrostata in bocca.
Regulus gli puntò la bacchetta alle spalle, pronto a Schiantarlo...
In quel momento, una voce acuta e squillante risuonò dietro di lui:
“Che fai?”
Fletcher si voltò di scatto, spaventato. Non appena vide Regulus, si buttò a terra con un urlo rauco, schivando lo Schiantesimo che il ragazzo gli aveva lanciato.
Regulus provò ad attaccarlo di nuovo, ma Fletcher stava già roteando su se stesso e, prima che potesse colpirlo, si era Smaterializzato.
Rimase immobile per parecchi secondi, senza riuscire a credere a quanto fosse appena accaduto. Se l'era fatto scappare. Stava per catturarlo e invece gli era sfuggito da sotto il naso. E tutto per colpa di...
“Tu!” sbottò, voltandosi verso la bambina dai codini che lo aveva seguito, furibondo. La afferrò per la collottola, sollevandola e appiccicandola al muro, e le puntò la bacchetta alla gola. “Io ti...!”
Rimase di stucco.
Strano, era convinto che avesse i capelli castani, non neri... Probabilmente non la aveva guardata bene prima, o forse all'interno della casa la luce era diversa...
Lei sembrava spaventata. Regulus esitò. La rabbia che gli era esplosa dentro stava per indurlo a farle del male: in fondo era una Babbana, che cosa gli importava? Ma era una bambina: non avrebbe mai avuto il coraggio di punirla.
Frustrato, si ritrovò a pensare che cosa avrebbe riferito all'Oscuro Signore. Chiedo perdono, mio Signore, ma il ladro Fletcher mi è sfuggito per colpa di una mocciosa Babbana di sei anni...
Forse Lord Voldemort non lo avrebbe neanche punito, non ne sarebbe valsa la pena: lo avrebbe direttamente mandato a fare l'assistente di Gazza a vita.
Mentre elaborava quelle riflessioni, non si era mosso di una virgola. La bambina guardò con curiosità la bacchetta e, alla fine, esclamò:
“Anche tu sei un mago?”
Accantonando per un attimo la propria disperazione, Regulus ricambiò il suo sguardo, inquieto.
“C-cosa?”
“Hai la bacchetta” rispose lei. “Anche i miei genitori sono maghi”.
“Oh...” fece lui con stupore, posandola di nuovo per terra. “Allora non sei Babbana”.
“No, anche io sono una strega” rispose lei, e all'improvviso i suoi capelli cambiarono colore, assumendo una tonalità rosa shocking. Lei sorrise, soddisfatta. “E sono anche un Metamorfomagus!”
Regulus ringraziò la propria esitazione nel punirla. Se fosse stata la figlia di qualche mago importante avrebbe combinato un doppio guaio.
“Sei Purosangue?” le chiese, scrutandola con aria indagatrice.
“Che?” fece lei, con l'aria di non aver mai sentito quella parola.
“Non sei Purosangue” concluse lui, disgustato. “Ringrazia il cielo che ho deciso di risparmiarti, mocciosa”.
Senza guardarla più, la superò, tornando nel salotto. Era preoccupato per quello che sarebbe successo dopo quel fallimento. Quando l'Oscuro Signore lo avrebbe saputo...
Per la stizza, diede un calcio rabbioso ad una delle sedie, che cadde a terra con un tonfo: ci era andato così vicino!
“Mi lasci qui?” chiese la Metamorfomagus con voce lamentosa.
Regulus si voltò.
La bambina era sulla soglia del salotto, con due dita in bocca e uno sguardo supplichevole.
“Cosa dovrei fare, accompagnarti a casa?” fece lui, sardonico. Forse quella non aveva ancora imparato a riconoscere l'ironia.
“Davvero lo faresti?” esclamò, correndogli incontro. “Grazie!”
“Non l'ho mai detto! Non ho nessuna intenzione di fare da babysitter ad un soldo di cacio. E poi non sei nemmeno Purosangue” aggiunse, come se quello chiudesse la faccenda.
Un attimo dopo, i capelli della bambina diventarono di un rosso stupefacente e lei scoppiò a piangere.
Regulus rimase con i piedi piantati sul pavimento, sconvolto.
Ridicolo, che situazione assurda, pensò. Sono un Mangiamorte, un Mangiamorte! Non posso bussare alla porta e dire che ho deciso di compiere una buona azione e riportare a casa una mocciosa insopportabile.
“Senti, se sei arrivata fin qui da casa tua, saprai anche tornarci” provò a dirle, ma lei continuò a versare tutte le sue lacrime.
Regulus sbuffò. Era davvero la cosa più assurda che gli fosse mai capitata.
“Smettila di piangere” le disse, cercando di non apparire troppo arrabbiato.
Lei obbedì e si stropicciò gli occhi, facendo solo qualche singhiozzo.
“Come ti chiami?” le chiese lui.
“Il mio nome è orrendo: Ninfadora” rispose quella con una smorfia disgustata. “Mio papà mi chiama Dora, e io lo preferisco”.
A Regulus quello strano nome gli pareva vagamente familiare: doveva averlo già sentito da qualche parte. Tuttavia non gli interessava.
“Non mi importa niente del tuo nome. Intendevo il cognome”.
“Tonks, perché?”
Se in quel preciso istante fosse crollato il tetto o fosse eruttato un improbabile vulcano nelle vicinanze o fosse sopraggiunto il più grosso tornado mai esistito, Regulus non se ne sarebbe neanche accorto.
Tonks. Aveva detto Tonks.
Era assolutamente certo di aver sentito bene, nonostante il ronzio alle orecchie si fosse presto trasformato in un rombo. Sentiva il calore del sangue che gli affluiva al cervello, riempiendolo di furia.
Non poteva crederci. Aveva a disposizione la figlia Mezzosangue di Andromeda e Ted Tonks, indifesa e ignara del pericolo che stava correndo.
Gli tornò di colpo in mente quello che, mesi prima, Voldemort aveva detto a lui e a Bellatrix: “Voglio che facciate fuori chiunque insidi la purezza della vostra famiglia. Non mi importa come lo farete né quando succederà, ma quel lurido Sanguesporco di Tonks deve morire. Potete lasciare in vita Andromeda, se volete. Quanto ai figli che avranno messo al mondo... sta a voi decidere se risparmiarli o no”.
Con suo grande rammarico, Bellatrix non li aveva ancora trovati. Se Regulus fosse riuscito in quell'impresa, forse l'Oscuro Signore lo avrebbe perdonato per non aver saputo catturare Mundungus Fletcher.
Sentiva crescere dentro di sé la convinzione che quella volta sarebbe stato capace di uccidere. Non avrebbe avuto il coraggio di toccare la bambina, ma Ted Tonks non avrebbe avuto scampo.
Emozionato, la bacchetta stretta nel pugno, Regulus tornò a rivolgersi a Ninfadora.
“E va bene, ti accompagnerò a casa” disse, cercando di mantenere il controllo e di mostrarsi più gentile del solito.
Lei gli rivolse un'occhiata entusiasta.
“Davvero?! Oh, grazie! Però ci parli tu con i miei genitori, vero?” aggiunse, spaventata. “Non voglio che si arrabbino con me...”
“Certo, ci penso io” la tranquillizzò lui. “Anche se non ti posso assicurare che non ti rimproverino: saranno preoccupati. Di questi tempi è pericoloso vagare da soli alla tua età”.
“Anche la mia mamma lo dice sempre” confermò la piccola Tonks. “Dice che mi devo guardare dagli estranei... a proposito, di te mi posso fidare, vero?”
“Certo” rispose Regulus, immaginandosi un ragno che braccava e imprigionava il moscerino nella propria tela.
Lei sorrise, sollevata.
“Lo sapevo! Mi sei stato subito simpatico!” esclamò, e Regulus sentì una strana sensazione di disagio, ma la represse subito.
“Basta che tu mi faccia vedere dove abiti” disse.
È fatta, pensò, mentre si incamminavano fuori dalla catapecchia di Fletcher. Anche se casa Tonks avesse avuto tutti gli incantesimi di protezione del mondo, questi si sarebbero infranti non appena la bambina ve lo avrebbe condotto.
La strada era immersa nel crepuscolo e i lampioni erano già accesi. Ninfadora trottava allegramente al suo fianco, inciampando almeno ogni cinque passi, mentre Regulus si guardava intorno con prudenza.
La bambina si dimostrò subito estremamente logorroica.
“Lo sai che somigli tantissimo a mio cugino? In realtà non è mio cugino di primo grado, ma di secondo. Mi viene a trovare, a volte. Io prima non lo conoscevo; l'ho incontrato per la prima volta quando ero piccola! Dovevi vedere la faccia della mia mamma quando l'ha ritrovato: pensa che non lo vedeva da secoli. Mio cugino mi veniva a trovare più spesso, prima, adesso però ha da fare, anche se non ho capito cosa...”
“Qualcuno ti ha mai insegnato a respirare?” le chiese Regulus, che sentiva già arrivare un potente mal di testa.
“Certo, se no non sarei viva, giusto? Ti dicevo, io adoro mio cugino, però ultimamente sento la sua mancanza, così lui mi ha fatto un regalino per il mio compleanno. Guarda, te lo faccio vedere...”
Regulus frenò l'impazienza quando Ninfadora si fermò ed estrasse qualcosa dallo zainetto che portava sulla schiena.
Era una bambola, la più orrenda che avesse mai visto, per la precisione. Non che Regulus avesse una grande esperienza nel settore, ma quella bambola era veramente inguardabile. I capelli sembravano fili di paglia attaccati con un incantesimo di Adesione Permanente malriuscito e gli occhi erano troppo grandi.
“Brutta, eh?” convenne Ninfadora, scuotendo la testa e sospirando. “Sirius è proprio negato nel regalare giocattoli femminili. Io gli avevo detto che era meglio una scopa, ma mia mamma glielo ha impedito. Però le sono affezionata, ormai. Si chiama Elizabeth. Ti piace questo nome?”
“Bah... è banale” rispose lui, alzando gli occhi al cielo.
“Appunto! L'ho scelto proprio per questo. Beata lei che può avere un nome banale! Non volevo che soffrisse come me”.
“D'accordo, adesso però mettila via e andiamo” tagliò corto lui.
Lei obbedì. Non aveva fatto neanche un passo che inciampò di nuovo e non andò a sbattere la faccia sull'asfalto solo perché Regulus la afferrò istintivamente per un braccio.
“Ma insomma, sai reggerti in piedi?” le chiese, irritato più per il proprio gesto che per la sua mancanza di equilibrio.
Ninfadora lo guardò con un'aria imbarazzata e divertita al tempo stesso.
“Veramente no. Inciampo dovunque, anche nell'aria. Faccio cadere continuamente tutto quello che mi circonda. Una volta ho distrutto un piatto di porcellana di mia madre... “rabbrividì. “Faceva paura. Lei sembra buona e gentile ma quando si arrabbia è tremenda”.
“Immagino” bofonchiò lui, ricordandosi improvvisamente di una volta in cui Andromeda aveva litigato con Bellatrix: uno spettacolo spaventoso.
A quel proposito, cominciò a chiedersi che cosa avrebbe fatto una volta arrivato a casa Tonks. Il suo obiettivo era solo il Sanguesporco, ma non aveva ancora pensato a cosa avrebbe fatto se si fosse trovato davanti Andromeda. Sarebbe riuscito a mantenersi impassibile?
Stava già cominciando ad esitare quando le sue riflessioni furono interrotte nuovamente da Ninfadora, anche gli chiese:
“Che cosa ci facevi a casa di Fletcher?”
Regulus ricambiò il suo sguardo, preoccupato.
“Lo conosci?”
“I miei genitori me ne hanno parlato. Sei andato a salutarlo prima che partisse? Ho sentito dire che oggi voleva trasferirsi a Tinwarth... Tinwirth... o qualcosa del genere”.
“Tinworth?” disse lui, sentendosi improvvisamente più leggero. “Bene...”
Ora sapeva dove poteva essere andato quel Fletcher. Forse si sarebbe risparmiato la Maledizione Cruciatus, pensò con sollievo. Che la fortuna avesse iniziato a girare a suo favore?
Avevano appena svoltato un angolo, sbucando nella piazza principale del villaggio, quando Ninfadora proruppe in un'esclamazione di giubilo.
“Il parco giochi!”
Poi alzò lo sguardo verso Regulus con una strana espressione implorante. A lui quel labbro inferiore sporgente non piacque affatto.
“Cosa c'è?”
“Posso andarci?” chiese lei, con la voce più lagnosa che potesse utilizzare.
“No” rispose lui, secco.
“E dai!”
“Ho detto no”.
“Ti prego!”
“Scordatelo”.
“Allora non ti dico dove abito!”
Regulus dovette adoperare tutto il proprio autocontrollo per non lanciare una Imperius alla mocciosa. Mancava solo che si mettesse a fare i capricci. D'altra parte non vedeva soluzioni.
Dentro di sé si ripromise che quando avrebbe avuto dei figli suoi sarebbe stato molto più autoritario perché così non funzionava proprio.
“E va bene, però dieci minuti al mass-” esordì, senza riuscire a completare la frase perché Ninfadora fece un gesto inatteso: dopo aver esclamato un “Grazie!” eccitato, lo abbracciò con entusiasmo.
Regulus rimase immobile, come pietrificato: chi aveva dato a quella Mezzosangue il permesso anche solo di toccarlo?
La sensazione di disagio che aveva sentito poco prima tornò, ma questa volta era più forte e lui non riuscì a scacciarla.
“Be', muoviti” disse, imbarazzato e desideroso di allontanarla da sé il prima possibile.
Ninfadora corse verso un'altalena, inciampando un'altra volta, mentre Regulus restava all'entrata del 'campo-giochi', o come diamine si chiamava.
Che impertinente! pensò, irritato. Ma come si è permessa?
Non riusciva a capacitarsene: stava facendo da babysitter alla figlia Mezzosangue della sua cugina rinnegata e non solo si era fatto mettere in scacco da quella mocciosa di sei anni, ma le aveva addirittura concesso di abbracciarlo.
Quando Ninfadora lo salutò allegramente dalla cima di uno scivolo, Regulus si rifiutò di rispondere per non darle ulteriore confidenza ma fu preso dal panico quando lei – non si sa come – iniziò a scivolare a testa in giù.
Lui evitò che si facesse male evocando un enorme cuscino che le attutì la caduta.
“Adesso basta” tagliò corto, raggiungendola e facendo Evanescere il cuscino. “Hai già tentato il suicidio troppe volte”.
Lei ridacchiò: sembrava molto divertita. Tuttavia lo seguì fuori dal parco giochi senza protestare.
“Allora” disse, mentre lui si mordeva la lingua per sfogare l'irritazione, “non mi hai ancora detto come ti chiami”.
“Regulus” rispose lui senza pensare, certo che Andromeda non si fosse mai data la pena di parlare di lui con sua figlia e, a quanto pareva dall'espressione di Ninfadora, era proprio così.
“Forte! Allora non sono l'unica ad avere un nome assurdo!”
“Il mio nome non è assurdo” replicò lui, piccato. “È adatto ad un mago Purosangue, ma tu queste cose non puoi capir-”.
Si interruppe, guardando in basso: Ninfadora stava sfoggiando i suoi poteri di Metamorfomagus, facendo assumere al proprio naso le più svariate forme.
“Hai finito?” le chiese lui.
“Tanto non mi vede nessuno” rispose lei, lanciandogli un sorriso smagliante.
Regulus provò una sensazione fastidiosa che ultimamente si faceva sentire fin troppe volte e che aumentò non appena lei disse: “Siamo quasi arrivati. Casa mia si trova in fondo a quella strada”.
Ninfadora lo guardò, perplessa.
“Perché ti sei fermato?”
Lui esitava. Ora che aveva quasi raggiunto l'obiettivo, non era più sicuro di volerlo fare. Era disgustato di se stesso: voleva davvero approfittare della fiducia di quella bambina per poi renderla orfana?
“Io ti lascio qui” disse infine. “Tu torna a casa”.
“Ma avevi detto che mi avresti difesa dai miei genitori!” si lamentò quella.
Regulus non fece in tempo a replicare perché in quel momento la bambina gli si aggrappò alla mano con quasi tutto il peso del corpo.
“Oh-oh...” gemette, preoccupata, guardando qualcuno in fondo alla strada. Regulus imprecò mentalmente.
Un uomo molto giovane – non doveva avere neanche trent'anni – si stava avvicinando di corsa, col fiatone. Aveva un'aria molto disordinata; i capelli biondi e gli occhi chiari gli conferivano un aspetto fanciullesco, anche se al momento il suo sguardo era preoccupato e arrabbiato.
“Dora!” esclamò quando vide la figlia.
Regulus avrebbe voluto Smaterializzarsi all'istante, ma non riuscì a resistere alla voce dentro di sé, che invocava vendetta. In un solo secondo il suo volto assunse un colore livido mentre qualcosa di molto simile ad un uragano si scatenava dentro di lui.
Ninfadora si diresse riluttante verso il padre e inciampò, finendo dritta tra le sue braccia già protese: probabilmente lui se l'era aspettato.
“Dove ti eri cacciata? Ti sembrano scherzi da fare?” disse, alterato.
“Scusa, papà, non lo faccio più... mi perdoni?”
L'uomo ricambiò per alcuni secondi lo sguardo della figlia, nel chiaro sforzo di apparire furibondo, ma si arrese nel giro di poco tempo.
“Oh, d'accordo... ma non credere che con la mamma sarà così facile”.
“Papà, papà, guarda!” esclamò lei, trascinandolo e indicando Regulus. “Lui mi ha riaccompagnata. Ed è pure un mago come noi, lo sai?”
Regulus si sforzò di mantenere il controllo mentre Tonks, sorpreso, alzava lo sguardo – quel lurido sguardo da Sanguesporco – su di lui. Temeva di essere infettato solo così.
Senza avere la più pallida idea di cosa Regulus stesse pensando, l'uomo gli si rivolse con gratitudine.
“Io... non so cosa dire, ragazzo. Grazie per avermi riportato mia figlia. Ho avuto paura che le fosse successo qualcosa, sai, di questi tempi... Dora, non dovresti dire qualcosa anche tu?” aggiunse poi, rivolto alla figlia.
Lei si avvicinò a Regulus, stringendo la sua bambola sotto il braccio, e lo ringraziò sorridendo.
Lui si sentì a disagio, non sapendo se cedere alla rabbia che gli ribolliva dentro o andarsene in fretta.
“Vai ad avvertire tua madre che sei sana e salva” continuò Ted Tonks. Ninfadora annuì, poi si rivolse a Regulus.
“Mi verrai a trovare nei prossimi giorni? Voglio farti vedere la mia collezione di bambole parlanti!”
“Ehm, ci proverò” rispose lui, maledicendo se stesso per non essersene andato prima.
“Che bello! Allora ti aspetto!” esclamò lei; poi corse verso una delle villette lì vicino.
Ted Tonks tornò a rivolgersi a lui, cordiale.
“Sei nuovo nella zona? Non ti ho mai visto prima d'ora. Comunque...” gli tese la mano e si presentò: “Ted Tonks”.
Fu più forte di lui. Regulus fece un passo indietro, disgustato, chiudendo la mano destra a pugno con tanta forza da infilarsi le unghie nella carne, mentre un odio profondo lo assaliva.
“Ehm... ho detto qualcosa di male?” chiese ingenuamente Tonks, turbato a causa dell'immobilità di Regulus che, a giudicare dalla ferocia dello sguardo, sembrava aver visto il diavolo in persona.
Nel frattempo Ninfadora aveva varcato la porta d'ingresso ed era rientrata in casa.
Fu in quel momento che gli occhi di Tonks si soffermarono sui capelli neri del ragazzo che aveva davanti e, subito dopo, sulle inconfondibili iridi grigie.
Regulus lo vide sbiancare di colpo.
Se aveva capito chi era, ormai non poteva più tirarsi indietro. In ogni caso, la consapevolezza di averlo terrorizzato per lui fu motivo di grande soddisfazione.
“Non è possibile...” sibilò l'uomo, mentre Regulus avvicinava la mano alla bacchetta.
Accadde tutto in pochi secondi. Ted infilò la mano in tasca ma Regulus fu più veloce: la bacchetta di Tonks fu scagliata lontano e il suo proprietario cadde in ginocchio.
Reprimendo il proprio tremito, Regulus gli puntò la propria dritta al cuore. Una tensione palpabile si diffuse nell'atmosfera circostante, mentre la piazza tornava silenziosa. Il ragazzo poteva sentire i battiti accelerati e il respiro affannato di Tonks, esattamente come i propri.
Regulus lo guardò dall'alto verso il basso: era a quell'altezza che quelli come lui dovevano stare, pensò, stringendo la bacchetta così forte che le nocche gli divennero bianche.
L'uomo aveva perso quel minimo di colorito che gli era rimasto, ma trovò comunque la forza per parlare.
“Se sei venuto per vendicarti, fallo” disse, disperato, “ma non toccare la mia famiglia, ti prego...”
Regulus si sarebbe dovuto ritenere felice di sentirlo implorare in quel modo, ma in realtà era in preda a decine di sentimenti contrastanti, nessuno dei quelli riusciva ad emergere.
Cercò di concentrarsi sull'odio che provava nei suoi confronti. Tuttavia non si decideva a tornare alla sua precedente risoluzione di finirlo perché una forza misteriosa lo tratteneva.
“Abbassa lo sguardo, Sanguesporco” ordinò, infastidito dal fatto che Tonks lo stesse fissando.
“Eh no, Black!” rispose quello in uno slancio d'orgoglio. “Se vuoi uccidermi, abbi il coraggio di farlo guardandomi negli occhi”.
Nonostante il proprio sforzo di mostrarsi indifferente, per Regulus quella sfida fu come ricevere un Bolide sulla testa.
“Tu non sei degno di pronunciare il mio nome” disse a denti stretti. Avrebbe voluto fargli pagare quell'affronto, ma ormai aveva già cancellato dalla propria testa l'intenzione di finirlo.
Lo odiava a morte, certo, ma assassinarlo era tutto un altro discorso.
Non poteva più mentire a se stesso: non era capace di uccidere, nemmeno la persona che odiava più al mondo. Forse lo aveva sempre saputo, anche se non lo aveva mai ammesso.
In quel momento, dalla casa dei Tonks si levò la voce di Andromeda, che iniziò a chiamare il marito con un tono preoccupato.
Regulus si sentì invadere dal terrore: non voleva farsi vedere in quella situazione né voleva essere costretto a combattere con lei.
Lanciò un'occhiataccia a Tonks e con un incantesimo lo scagliò il più lontano possibile, tanto per sfogare la propria rabbia.
Fece appena in tempo a Smaterializzarsi e ricomparire dietro l'angolo di un edificio lì vicino. Affacciandosi con prudenza, osservò Andromeda raggiungere di corsa Ted, che si stava rialzando.
La vide molto cambiata: non era più la ragazza che aveva conosciuto. Sembrava molto più adulta e decisa, anche se al momento stava tremando per la paura. Per il resto, i lunghi capelli castani e il viso così simile a quello di sua sorella, erano sempre gli stessi.
“Ted, cos'è successo?” ansimò, abbracciando il marito. “Dora mi ha detto che...”
“Dobbiamo trasferirci” la interruppe lui, che a mala pena si reggeva in piedi per lo shock. “Subito. La tua famiglia ci ha trovati”.
Seguì una pausa di silenzio, durante la quale Regulus interruppe addirittura di respirare. Infine Andromeda riuscì a dire qualcosa.
“Allora è vero? Quello che si è Smaterializzato...”
“Credo che fosse tuo cugino, sì”.
Ancora silenzio. Regulus non aveva più il coraggio di guardare. Se ne rimaneva con le spalle al muro, accontentandosi di sentire, mentre il cuore gli batteva all'impazzata.
“Che cosa ti ha fatto?” chiese Andromeda, sconvolta.
“Be'...” Era evidente che Ted non volesse dirle proprio tutto per non provocarle altro dolore. “Alla fine non mi ha fatto nulla, anche se... insomma, Sirius ha detto che è un Mangiamorte, perciò...”
Andromeda gemette.
“Lui non ti avrebbe mai ucciso” disse. Doveva essere un'affermazione ma suonò più come una domanda.
Regulus si rese conto di avere gli occhi gonfi. Come poteva aver pensato anche solo per pochi minuti di uccidere quell'uomo? Non avrebbe riportato indietro Andromeda mentre sarebbe servito solo a rovinarle la vita.
“No, sono sicuro che non lo avrebbe fatto” le stava rispondendo quello. “Non ha alzato un dito su nostra figlia. Ma devi renderti conto che non è più il bambino che ti ricordi dall'ultima volta che vi siete visti. Potrebbe riferire a Bellatrix dove abitiamo. Dobbiamo andarcene in fretta”.
Regulus sentì Andromeda tirare su col naso e provò un folle desiderio di uscire dal suo nascondiglio e chiederle scusa per averla fatta spaventare in quel modo. Invece rimase immobile, incapace di spostarsi.
Non sentiva già più le loro voci e ne dedusse che fossero rientrati in casa.
Per la prima volta si rese davvero conto di quanto quella vita non facesse per lui. Il solo pensiero gli fece ribollire il sangue nelle vene come un acido.
Da un lato Tonks aveva detto bene: era cambiato da quando era un bambino. Da quando era diventato così? Si sentiva diverso, più malvagio, ma questo nuovo Regulus non gli piaceva per niente.
Dall'altro lato invece non era neanche simile agli altri seguaci di Lord Voldemort. Loro non si creavano tutti i suoi problemi.
Per un attimo invidiò quella piccola Metamorfomagus che aveva appena conosciuto. Lei era così spensierata e serena. E pensare che lui era stato sul punto di privarla di quella serenità.
Si sentiva esattamente come un corda tesa al massimo e che rischiava di spezzarsi da un momento all'altro. Non aveva più idea di cosa fosse giusto fare.
Sapeva che un vero Mangiamorte avrebbe ucciso Tonks senza esitazioni o rimorsi.
Ma forse, pensò con frustrazione, mentre guardava l'altalena del parco giochi mossa dal vento, lui non sarebbe mai stato un vero Mangiamorte.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Voi mi ucciderete, lo so! ^_^". Questo capitolo doveva essere divertente e invece non ho potuto fare a meno di concluderlo con un finale triste... Ma del resto le scene che frullavano nella mia testa da quest'estate erano solo quelle riguardanti Dora, le altre le ho volute adattare al clima cupo a cui vi sto purtroppo abituando.
D'altra parte ci tenevo che Regulus conoscesse la sua cuginetta di secondo grado (secondo me già la adora, ma ovviamente deve restare un segreto). Non mi illudo di avervi fatto una gran sorpresa perché purtroppo Dora ha un modo tutto suo di annunciarsi: la suspence con lei non si può mantenere! XD In teoria avevo pensato di fargli incontrare anche Andromeda, ma il finale del capitolo si è praticamente scritto da solo e ho deciso di lasciarlo spontaneo come era venuto, senza forzare troppo.Questo capitolo è dedicato a lyrapotter e alla sua fantastica storia Babysitter per caso che ormai mi ha inculcato l'idea che la nostra Metamorfomagus preferita da piccola dovesse essere per forza così pestifera, e penso che nessuno potrà farmi cambiare idea!
Prossimo aggiornamento: 24 aprile (capitolo molto pesante... io ho odiato scriverlo)
Alohomora: in effetti la scena in cui Barty evoca il Marchio Nero l'ho scritta proprio pensando a quella del Calice di Fuoco, mi sembrava "carino" fare una citazione dal futuro! Meno male che il capitolo non ti è sembrato troppo morboso, perché avevo ancora qualche dubbio sulla scena in cui Malocchio perde metà naso! Sapevo che avresti indovinato subito chi fosse stato a salvare Regulus! A proposito, nel prossimo capitolo potrai goderti il ritorno in grande stile di Sirius, contenta?
Mirwen
: uff, mi sa che Benjy Fenwick sia stato quello che ha subito la morte più atroce nell'Ordine della Fenice, anche se non sappiamo cosa sia accaduto veramente a quelli spariti nel nulla... Regulus sta finalmente capendo che non è aria, esatto.

Hale Lover
: in effetti mi piace descrivere tutti i dubbi e le indecisioni di Regulus, e spero di dare del mio meglio quando Kreacher gli racconterà della caverna e lui ci rifletterà su. Comunque, l'idea di permettere le Maledizioni senza Perdono ai Mangiamorte non l'ho inventata io! ^_^ Non mi ricordo la pagina, ma nel capitolo 27 del Calice di Fuoco Sirius spiega a chiare lettere che Crouch aveva investito gli Auror di poteri speciali, come quello di uccidere i Mangiamorte, appunto, e che Moody si rifiutava di ucciderli. Quindi ho preso ispirazione da là!
Circe: grazie, come al solito mi sono preoccupata inutilmente per le scene di violenza! Regulus di sensi di colpa ne avrà fin troppi nei prossimi capitoli, e già in questo ha cominciato a sentire i rimorsi di coscienza... Hai ragione, non mi ricordavo che Voldemort parla tranquillamente del suo periodo all'orfanotrofio! In effetti non è che sia stato molto attento anche agli Horcrux, figuriamoci le altre cose secondarie! Grazie ancora per le bellissime recensioni!
vulneraria
: Barty ormai ce lo siamo giocato, Regulus invece sta cominciando lentamente a cambiare, anche se per ora non se ne rende conto nemmeno lui. Sirius avrà l'occasione di dira la sua su Regulus prossimamente, anzi molto presto, anche se non sarà gentile e comprensivo come sono stati i Tonks!

_Mary
: anche questo capitolo ora che l'ho pubblicato è più soft della prima stesura, non mi sembrava il caso di creare così tanta differenza tra la prima parte e la seconda. Sono contenta che la scena d'azione del capitolo scorso non mi sia venuta troppo confusionaria: sempre nella prima stesura avevo messo molti più Mangiamorte, poi ho deciso di farne restare a casa un bel po'! Eh, ormai non riesco a vedere Kreacher se non dal punto di vista di Regulus, ma penso che con lui fosse davvero così gentile!
Vodia: grazie per il consiglio: Kreacher è una delle possibilità, comunque sto già iniziando ad avere le idee molto più chiare su come salvare Regulus. In effetti nel Calice di Fuoco non si capisce bene se l'autorizzazione di uccidere i Mangiamorte sia come dici tu o no... io ho pensato che un annuncio generale sarebbe servito a spaventare di più i Mangiamorte! Sì, Rachel è lo stesso personaggio comparso in "Slytherin love", ormai mi ero affezionata e non volevo abbandonarla! Sui coniugi Potter... be', sì, ci sarà qualche sorpresina! Anche se non è che mi facciano proprio impazzire... ^_^" Riguardo Nagini, errore mio, avevo letto in una fanfiction che la aveva conosciuta fin da piccolo, ma in effetti l'ha trovata solo nell'estate del 1994... comunque, ho cancellato l'accenno a Nagini dal capitolo precedente, grazie per avermelo fatto notare!
Bella_Cissy_BlackSisters: in effetti adesso che ho scritto tanto su Barty non riesco a farmelo stare antipatico come prima, insomma, dispiace anche a me che si illuda di essere il preferito di Voldemort (come un po' tutti, del resto!). Rachel risalterà fuori nel prossimo capitolo, mentre Emmeline spero di riuscire ad inserirla in uno degli ultimissimi. Comunque nel seguito comparirà molto di più che in questa storia!
deaselene: nel capitolo scorso Malocchio ha perso un pezzo di naso, l'occhio mi sa che lo aveva già perso in precedenza! Sì, comunque non deve essere un'esperienza piacevole! Voldemort è bravo a raggirare la gente, peccato che poi non si sa mantenere gli alleati, a parte qualche fanatico in particolare! Insomma, per giocarsi la fedeltà dei Malfoy doveva solo far rischiare la vita al figlio, per Regulus è bastato tentare l'omicidio di Kreacher! Si sente un po' troppo sicuro di sé e forse è proprio questo che alla fine lo ha fregato.
fuckinmind
: ti ringrazio molto per il voto, sono stra-felice che Rachel ti piaccia! Ormai la considero quasi una figlia e vederla apprezzata anche da altre persone mi dà un'immensa soddisfazione!

DubheBlack
: almeno secondo me, Voldemort per ora si è sforzato di ingraziarsi soprattutto Barty perché teme che in qualche modo possa ripensarci e tornare dalla parte del padre, invece della fedeltà di Regulus si sente più sicuro, perché conosce le idee dei Black e dà per scontato che tutti loro condividano i suoi metodi. E poi diciamo che Barty, proprio perché è figlio di Crouch senior, gli fa molto più comodo come infiltrato nella stessa casa di uno dei nemici più acerrimi! Comunque proverà ad ingraziarsi anche Regulus, anche se non sortirà lo stesso effetto...

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Cambiamenti ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 18. Candela

Rating: giallo


Note: immagine di kingwells-89

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Cambiamenti

Photobucket

Agosto 1979

Regulus diede un'ultima controllata allo specchio della sua camera, senza notare nulla che non andasse nel suo completo nero. Al contrario, i suoi occhi erano fissi e spenti, e lui si chiedeva se sarebbe mai riemerso da quello stato di torpore.
Sapeva da tempo che sarebbe successo, prima o poi, ma era stato lo stesso un duro colpo da assorbire. Forse non lo aveva neanche assorbito, gli era solo scivolato addosso.
“Padron Regulus?” lo chiamò Kreacher, affacciandosi alla porta con discrezione. “Alcuni visitatori sono arrivati. Se il padrone non se la sente, li riceverà Kreacher...”
“No” rispose lui con un enorme sforzo. “È compito mio, adesso che...”
Non concluse la frase, ma l'elfo capì senza altre spiegazioni. Regulus si fece forza e lo seguì sul pianerottolo.
Quando raggiunse il piano di sotto, l'atmosfera cupa e funerea lo investì. Nessuno osava parlare ad alta voce e gli ospiti, tutti vestiti rigorosamente di nero, si limitavano a sussurrare tra di loro.
Walburga se ne stava seduta sul divano, attorniata dal gruppo più numeroso di persone, rigida e fredda come il ghiaccio, solo un po' più cupa e meno vitale.
Vedendo così pochi ospiti, Regulus si rese improvvisamente conto di quanto le preoccupazioni di suo padre fossero veritiere: la casata dei Black rischiava di estinguersi per sempre. Molti dei parenti erano morti, compreso suo zio Cygnus; Sirius, Alphard e Andromeda se n'erano andati; e stavolta era morto lo stesso Orion.
Adesso era lui, Regulus, l'ultimo erede maschio della famiglia e, in quanto tale, doveva prendere il posto di suo padre. Anche se per lui era una sofferenza tremenda ricevere familiari e conoscenti venuti a trovare Walburga, preferiva di gran lunga svolgere i suoi obblighi piuttosto che restare da solo e cadere nella trappola della depressione. Finché era occupato e riusciva a tenere la mente impegnata si sentiva meno peggio.
In realtà non diede molta retta a quello che gli ospiti gli dicevano, dal momento che poteva benissimo immaginarlo: le solite condoglianze, qualche espressione contrita e poco altro.
Non ne era infastidito, semplicemente non li sentiva. Forse temeva che ascoltare le parole di quelle persone gli desse la conferma definitiva del fatto che suo padre era morto davvero, che non era solo un brutto incubo.
L'unica che manifestò meno freddezza e più comprensione fu Narcissa. Quando lo raggiunse gli prese le mani nelle sue e cercò in infondergli quel minimo di conforto che gli poteva dare.
Anche se a lui apparivano soltanto come parole vuote, sapeva che le intenzioni di Narcissa fossero più che buone e la ringraziò, ma senza guardarla, lanciando invece un'occhiata distratta a Kreacher, che si affannava ad aprire la porta d'ingresso e a condurre i nuovi arrivati lì in salotto.
L'elfo era l'unico che piangeva nella stanza: approfittava delle brevi pause per singhiozzare, stropicciarsi gli occhi e soffiarsi il naso nello straccio che indossava, a differenza di tutti gli altri.
Quanto a Regulus, lui non aveva versato neanche una lacrima né dopo che i Guaritori avevano confermato che suo padre non avrebbe superato la notte, né dopo la sua morte, come se i suoi occhi si fossero improvvisamente congelati.
Un po' si vergognava di se stesso perché non lo riteneva giusto, ma non poteva farci niente: non riusciva a sfogarsi nemmeno quando era solo. Tuttavia, dentro di sé sentiva come una voragine senza fondo che sembrava gli risucchiasse ogni emozione.
“Regulus?” lo chiamò qualcuno.
Regulus si voltò in fretta e per un attimo riuscì quasi a stupirsi quando vide davanti a sé i signori Queen, entrambi piuttosto a disagio lì dentro.
“Ci dispiace per tuo padre, avremmo voluto conoscerlo” disse Diane, ignorando con fierezza le occhiate curiose e i sussurri dei presenti.
“Rachel è rimasta nell'ingresso” lo informò Perseus, cogliendo subito lo sguardo di Regulus. “Ha avuto un piccolo incidente con un portaombrelli”.
“Grazie” rispose Regulus. Fece un solo passo in direzione dell'uscita ma si bloccò di colpo e tornò a rivolgersi ai Queen. “Scusate lo sgarbo... avrei dovuto presentarvi...” disse, confuso e stravolto, indicando Walburga dal lato opposto della stanza.
“Oh, non preoccuparti” lo rassicurò Diane. “In questi casi le formalità devono passare in secondo piano. Davvero, vai pure”.
“Grazie” ripeté lui e, mentre usciva, era sicuro di avere i loro sguardi tristi e increduli puntati addosso.
Nell'ingresso trovò Rachel e Barty, che avevano appena rimesso a posto il portaombrelli a forma di zampa di troll, che doveva essere caduto.
Non appena lo videro, tacquero. Anche Regulus rimase in silenzio perché non sapeva come comportarsi.
Poi Rachel gli corse incontro e lo abbracciò. Non disse una sola parola; non era necessario. A Regulus bastava poterla stringere tra le braccia, sentirla talmente vicina da percepire il calore della sua guancia contro la propria, per sentirsi un po' più leggero e dimenticare per qualche istante la morsa che gli attanagliava le viscere.
Sembrava che Rachel stesse cercando di imprimere in quell'abbraccio tutto ciò di cui lui aveva bisogno. Regulus sarebbe voluto restare così per sempre, infischiandosene per una volta dei suoi doveri da uomo di casa, perché lei era l'unica cosa che contava veramente.
Quando furono costretti a separarsi, Rachel si scansò per permettere a Barty – che fino a quel momento aveva fissato con insistenza i ritratti appesi alla parete – di salutare Regulus.
Dopo di che cadde un silenzio imbarazzato. Rachel aprì la bocca per dire qualcosa, ma Regulus la anticipò:
“Era caduto il portaombrelli?”
Gli altri due si scambiarono un'occhiata perplessa, poi fu lei a rispondere.
“Be', sono stata io, non lo avevo visto. Scusa...”
“Non è colpa tua. È il corridoio che è stretto”.
Regulus non sapeva nemmeno perché stesse insistendo su quel fatto irrilevante; sapeva solo che parlare di faccende futili lo aiutasse a non pensare a tutto il resto.
“Credo che debba farmi almeno vedere da tua madre” sospirò Rachel, anche se pareva poco allettata all'idea. “Torno subito, va bene?”
Lui annuì e chiamò Kreacher, ordinandogli di condurla in salotto.
“Grazie per essere venuto” disse poi a Barty quando furono rimasti soli. “Non pensavo che ci riuscissi”.
“Ho detto ai miei che sarei andato a prendere una Burrobirra, non sanno che sono qui. Non potevo compromettermi” rispose quello.
“Lo so” rispose l'altro, riconoscente.
Rachel tornò alcuni minuti dopo, piuttosto nervosa, e non solo a causa delle teste dei vecchi elfi domestici appese al muro.
Visto che ormai erano arrivati tutti, Regulus chiese a Kreacher di riferire che sarebbe tornato in salotto dopo un po', e poi scortò gli altri due di sopra. Avrebbe preferito invitarli per la prima volta a casa sua in un'occasione migliore, pensò, mentre li faceva entrare in camera sua.
Barty si limitò a guardarsi intorno con vaga curiosità. Rachel invece si soffermò per qualche secondo a guardare con gli occhi ridotti a fessure gli articoli che Regulus aveva attaccato alla parete, tutti riguardanti Voldemort, e per un momento il suo respiro si fece più simile ad un ringhio. Regulus non si preoccupò affatto: che approvasse le idee di Voldemort lo sapevano tutti quanti, anche se poi erano in pochi ad essere al corrente del suo Marchio.
Rachel decise di evitare discussioni almeno per quella volta, date le circostanze, e si andò a sedere sul letto accanto a lui.
“Come ti senti?” gli chiese con un tono dolce che non le apparteneva.
Lui scrollò le spalle, senza sapere cosa rispondere.
“Un po' meglio di ieri” mentì, tanto per dire qualcosa.
Rachel gli passò un mano sui capelli, facendolo rabbrividire.
“Secondo me dovresti prendere una boccata d'aria” aggiunse lei, guardando Barty che fissava la finestra. “Ti farebbe bene. Che ne pensi?”
Regulus accettò il suggerimento, indifferente.
Dopo essere scesi di nuovo, lui aprì la porta d'ingresso per far uscire gli altri due nel cortile. Aveva appena richiuso la porta, quando Rachel si voltò di scatto.
“Ehm... ripensandoci, forse è meglio restare dentro. Fa un po' troppo caldo qui...” disse, inspiegabilmente agitata.
“Non fa cald-” la contraddisse Regulus, ma si interruppe quando vide Barty distogliere in fretta lo sguardo da un angolo del cortile che lui non poteva vedere.
Regulus guardò in quella direzione e, in un istante, le orecchie cominciarono a fischiargli così forte che aveva quasi la sensazione che un treno lo stesse per investire.
“Se vuoi gli vado a dire che deve andarsene” provò Rachel, ma lui scosse la testa.
“Ci penso io”.
“Sì ma non esagerare...”
Regulus lanciò un'occhiata d'intesa a Barty, il quale gli rispose con un cenno, anche se era impegnato a non farsi riconoscere dal nuovo arrivato.
Dopo che Barty ebbe convinto Rachel a rientrare in casa, Regulus scese i gradini e si diresse rigidamente verso il ragazzo appoggiato al muretto di cinta.
Questo finse di non vederlo fino a che Regulus non lo raggiunse ed esordì con un tono aspro:
“Che cosa ci fai qua?”
Sirius si degnò finalmente di guardarlo.
“Secondo te?” ribatté. Si stava sforzando di mantenere la calma ma era chiaramente furioso.
Da parte sua, anche Regulus aveva parecchi motivi per arrabbiarsi: come mai aveva deciso di ricomparire proprio quel giorno?
“E io che ne so? Dubito che tu sia venuto per senso del dovere. Non l'hai mai avuto. Che cosa sei venuto a fare?”
“Non lo so nemmeno io” rispose Sirius, e sembrava sincero, ma Regulus era troppo accecato dalla rabbia per accorgersene.
“Ah, ma certo. Vuoi rivendicare i tuoi diritti sul testamento, vero?”
Un solo attimo più tardi si ritrovò con le spalle al muro: Sirius lo teneva per la collottola, infuriato.
“Non voglio niente da voi, dei vostri soldi non mi importa un accidente!”
“Fai bene, perché non ti meriti nulla” replicò lui, testardo. “E levami le mani di dosso!”
Era vero che non meritava niente, pensò, mentre un risentimento atroce lo assaliva. Sirius non aveva guardato Orion mentre moriva, non lo aveva sentito delirare per ore. Non gli era mai importato niente di nessuno fuorché di se stesso.
Anche in quel momento lo vedeva arrabbiato e indignato, ma avrebbe voluto fargli provare almeno un centesimo del dolore da cui lui invece si sentiva oppresso. Non gli importava nemmeno più di ricordare che, nonostante tutto, Sirius gli aveva salvato la vita pochi giorni prima; adesso lo detestava per quella sua apparente indifferenza. Non era giusto che lui dovesse soffrire così tanto, mentre suo fratello se ne infischiava.
“La tua presenza non è gradita” soffiò, come se ferendolo potesse concedersi un minimo di sollievo. “Neanche lui ti avrebbe voluto”.
“Non ho la minima voglia di entrare, è già tanto se mi sono presentato. E tu devi ringraziare il cielo che io sia da solo. Avrei potuto benissimo farmi accompagnare dagli Auror e fare arrestare metà di quelli che si trovano là dentro, te compreso”.
Regulus sentì una morsa fastidiosa allo stomaco che si andò ad aggiungere al suo stato d'animo già messo a dura prova. Sapeva che sarebbe saltato fuori quel discorso. Per un attimo si chiese se Sirius sapesse di quello che era successo dai Tonks, ma evidentemente Andromeda non glielo aveva detto, perché lui non ne fece parola.
“Non voglio parlarne. Lasciami in pace!” sbottò e fu con grande orrore che si rese conto di quanto la sua voce fosse incrinata.
“Adesso capisci come si sentono tutte le persone che hanno perso qualcuno a causa vostra? Quando hai aiutato i tuoi compari ad ammazzare Benjy Fenwick non ci hai pensato, vero? Credevi di essere immune da tutto questo? Credevi che non avresti mai sofferto a tua volta per la morte di qualcuno?”
Regulus sentì un bruciore tremendo alla gola.
“Non... non sono stato io ad ucciderlo... e non volevo neanche che lo riducessero in quel modo...” farfugliò con parole sconnesse.
“Non cercare di giustificarti” lo smentì Sirius, implacabile. “È stato come se lo avessi ucciso anche tu. Se non ti sei opposto, sei colpevole esattamente come tutti gli altri”.
Regulus non resistette al peso di quella verità e si sentì pizzicare gli occhi. Non si accorse nemmeno che Sirius lo aveva lasciato andare.
“Non avrei voluto dirtelo proprio oggi” aggiunse il maggiore con un tono più calmo, “ma devi rendertene conto, per il tuo bene. Ti sei andato a cacciare in un guaio molto più grande di te. Tu non sei adatto a fare il Mangiamorte o, almeno, non lo eri un tempo”.
“E anche se fosse?” rispose Regulus, reprimendo il ritrovato stimolo di piangere. “È il mio dovere. Tu non sai che cosa vuol dire avere la responsabilità di una famiglia che si sta estinguendo...”
“Oh, certo, perché se la casata dei Black scomparisse, la comunità magica si sentirebbe persa e non potrebbe più andare avanti senza di voi” commentò Sirius sarcastico. Poi scosse la testa. “Ma che ci sono venuto a fare? Non c'è speranza di farti ragionare. Sei ossessionato da questa mania della reputazione”.
“Pensa quello che vuoi” tagliò corto Regulus. Non voleva fargli capire che le sue parole lo avevano colpito molto più di quanto Sirius avesse sperato. “Adesso vattene, qualcuno potrebbe vederti da una finestra”.
Sirius fece per andarsene, ma si voltò, esitando.
“Nel caso in cui ti rendessi conto di aver fatto la stronzata del secolo, non fare l'idiota e vai a chiedere aiuto a Silente”.
“Certi tipi di linguaggio usali a casa tua” replicò lui, deciso a cambiare discorso a tutti i costi.
Sirius non aggiunse altro. Dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, girò su se stesso e si Smaterializzò.

***

Le urla di Augustus Rookwood si sentivano anche fuori dal salone in cui Lord Voldemort lo aveva ricevuto e ora lo stava torturando. Doveva aver commesso qualche errore imperdonabile se l'Oscuro Signore si era arrabbiato in quel modo.
Seduto appena fuori dalla sala del maniero, Regulus si guardava intorno il cuore in gola, alla disperata ricerca di qualcosa che gli permettesse di distrarsi e di non pensare alle urla di dolore del Mangiamorte.
La sua attenzione fu attirata una candela decorativa posta sopra una mensola proprio accanto a lui. La fiammella azzurra guizzava allegramente e lui ne iniziò a seguire i movimenti, sforzandosi di dimenticare dove si trovava e che cosa stava succedendo.
La candela tuttavia aveva qualcosa di lugubre e lui non poté fare a meno di farsi tornare in mente pensieri tristi e malinconici sul recente lutto che lo tormentava a tutte le ore del giorno e della notte.
Orion era sempre stato un padre rigido e glaciale e per Regulus vederlo così debole e umano era stato uno shock forse maggiore della sua stessa perdita. Inoltre lo aveva colpito molto il fatto che gli ultimi pensieri di Orion riguardassero ancora la decadenza della famiglia.
Regulus gli aveva promesso che non sarebbe successo, ma sembrava che tutto fosse contro di lui. Anche quella candela che stava fissando gli faceva tornare in mente il rischio che i Black sparissero nel giro di qualche generazione, e non era molto incoraggiante: la cera colava lentamente nello stoppino e la candela si riduceva sempre di più. Ormai era ridotta ad un solo misero mozzicone...
Regulus si era appena imposto di distogliere lo sguardo dalla fiamma tremolante, quando un Mangiamorte che non aveva mai visto entrò nel maniero, fermandosi vicino a lui.
Forse non era neanche un Mangiamorte, a giudicare da come gli altri lo ignoravano. Se ne stava in disparte con aria circospetta.
In un primo momento, Regulus notò soltanto la sua stazza enorme: aveva un fisico più robusto di chiunque altro e la veste nera gli stava stretta. Il suo aspetto era estremamente selvaggio. Emanava un forte odore di fango e sangue.
Regulus storse il naso e si spostò un po' più in là.
“Il Signore Oscuro ha detto che doveva ricevermi, ma a quanto pare è impegnato” disse l'uomo, ringhiando con un tono aggressivo.
“Non essere impaziente, Greyback. Il Signore Oscuro ti riceverà nel momento che riterrà più opportuno” gli rispose Bellatrix, indifferente.
Al nome 'Greyback', Regulus trasalì. Improvvisamente si sentiva lo stomaco pesante come se qualcuno lo avesse riempito di piombo.
Che cosa ci faceva lì il Lupo Mannaro peggiore che si conoscesse? Se era uno schifoso ibrido dovevano ucciderlo al più presto, no?
Regulus si guardò intorno, credendo di incontrare sguardi orripilati quanto il suo, invece gli altri Mangiamorte sembravano perfettamente normali, come se fossero abituati a quella presenza anche se, notò Regulus, nessuno gli rivolgeva spontaneamente la parola.
Ripensando con una fitta al cuore a quanti bambini erano stati uccisi o trasformati in mostri da lui, il ragazzo provò un senso di nausea.
“Che cosa ci fa quel mostro qui?” bisbigliò, avvicinandosi a Severus e fissando con disgusto il Lupo Mannaro.
“Vacci piano con le parole” lo avvertì quello. “Diciamo che è dei nostri”.
“Come sarebbe a dire?” sbottò lui, indignato. “Non può...!”
“Non ha il Marchio Nero, l'Oscuro Signore non lo permetterebbe mai” lo interruppe Severus, abbassando la voce ancora di più. “Ma Greyback è a capo di un branco di Lupi Mannari e può tornarci utile per spaventare i nostri nemici: è solo un modo per avere degli alleati in più”.
Regulus adesso sentiva il sangue affluirgli velocemente alla testa, lasciando spazio a qualcosa che, anche se non voleva ammetterlo, era delusione.
Credeva che i Lupi Mannari sarebbero stati debellati, non pensava che sarebbe dovuto diventare loro alleato. Lui, un Black Purosangue, alleato di sudici essere inferiori e non umani? Era assurdo solo pensarlo.
Da quando Voldemort stringeva accordi con gli ibridi? Che cos'era cambiato negli ultimi mesi? O forse era sempre stato così e lui era stato talmente cieco da non vederlo?
Non era per questo che aveva deciso di diventare un Mangiamorte. Credeva di fare qualcosa di buono per la comunità magica, per uscire finalmente dalla clandestinità, non uccidere e torturare le persone per il solo gusto di farlo.
Adesso si era reso conto che Sirius non aveva tutti i torti. Se essere un Mangiamorte implicava davvero tutto ciò, lui non era adatto a quel tipo di vita. Ma ormai aveva scelto, aveva assicurato a suo padre che avrebbe proseguito per quella strada, che gli piacesse o no...
Nonostante la paura, non riuscì ad evitare di fissare Greyback con tutto il disprezzo possibile, come se avesse potuto cancellarlo dalla faccia della terra con il solo ausilio del pensiero.
Con suo grande orrore, il lupo notò lo sguardo pieno di disgusto di Regulus, e il viso gli si contrasse, producendo un ringhio tra le zanne serrate.
“Che cosa guardi, eh?” sbottò, facendolo indietreggiare per lo spavento.
“Fermo là, Greyback, o ti Schianto” intervenne Bellatrix.
“Non azzardarti più a guardarmi in quel modo, signorino, altrimenti faccio fare una brutta fine a te e a tutta la tua nobile famiglia!” ruggì Greyback.
Regulus strinse i pugni, ma Bellatrix aveva già provveduto a Schiantare il Lupo Mannaro: non lo fece svenire, ma bastò a farlo cadere per terra.
“Minaccia un'altra volta un Purosangue e ti assicuro che sarà l'ultima cosa che farai” sibilò Bellatrix, disgustata. “Impara a rispettare chi ti è superiore, ibrido! Qui siamo noi che comandiamo, è chiaro?”
Greyback non si ribellò. Anche se nel suo sguardo si leggeva odio allo stato puro, probabilmente non gli conveniva attaccarli: quell'alleanza doveva costituire l'unico modo di sopravvivere per lui.
Regulus era ancora scosso quando Rookwood uscì dal salone. L'uomo tremava ancora, ma riferì senza esitazioni le parole di Voldemort.
“Il Signore Oscuro vuole parlare con Lucius, i Lestrange e te” disse a Regulus, il quale annuì, inquieto, e seguì gli altri quattro nel salone.
Lord Voldemort era seduto su una poltrona alta e sontuosa e li guardava mentre si avvicinavano in silenzio.
“Vi ho convocati perché uno di voi deve farmi un favore” esordì infine. “Ho bisogno che uno di voi mi presti un elfo domestico”.
“Il mio...” esordì prontamente Lucius, ma Regulus lo interruppe all'improvviso.
“Posso offrirvi il mio elfo. È al servizio della mia famiglia da anni e si è sempre comportato bene”.
Mentre Malfoy e i Lestrange gli scoccavano sguardi infastiditi, Voldemort lo fissò con soddisfazione: era evidente che a rispondere dovesse essere proprio Regulus, secondo le sue intenzioni. Probabilmente voleva metterlo alla prova e il ragazzo non si fece sfuggire l'occasione.
“Ti avverto, Regulus. Me ne serve uno molto in gamba e del tutto affidabile”.
“Vi posso assicurare che è il migliore” rispose Regulus.
“Addirittura?” commentò quello, stranamente sarcastico. “Se la metti così, vorrà dire che accetterò la tua offerta”.
Tutti gli altri Mangiamorte parvero molto seccati e lanciarono al ragazzo delle occhiate rancorose. Bellatrix in particolare guardava il Signore Oscuro con delusione mista ad adorazione. Voldemort tuttavia li congedò, e riprese a parlare solo quando fu completamente da solo con Regulus.
“Mi fa piacere che tu ti sia offerto volontario” disse. “Il Signore Oscuro apprezza sempre chi lo serve con fedeltà. Se il tuo elfo si comporterà bene, tu sarai ricompensato. Dopo la dipartita di tuo padre, penso che tu voglia mantenere l'onore della tua famiglia”.
Lui si meravigliò di quanto il Signore Oscuro sapesse leggere nel profondo di ciascuno dei suoi seguaci. Sapeva che Regulus desiderava proseguire come Orion avrebbe voluto, e gliene stava offrendo la possibilità.
“Di' al tuo elfo di presentarsi qui domani a mezzanotte”.
“Lo farò” rispose lui. Al cenno di congedo di Voldemort, si inchinò e uscì dalla sala.
Forse quella volta sarebbe diventato davvero uno dei Mangiamorte più vicini al Signore Oscuro, anche se non era più ciò che desiderava. Ormai era diventata solo una questione di dovere: fare il Mangiamorte lo disgustava ma, sebbene atroci dubbi lo tormentassero, si costrinse ad ignorarli. Le parole di Sirius continuavano a tornargli in mente, ma ormai non poteva più tirarsi indietro e doveva proseguire su quella strada senza ripensamenti. Era difficile annullare se stesso, le proprie esitazioni e i rimorsi, ma si disse che la guerra presto sarebbe finita; almeno lo sperava.
Appena uscito dal maniero, si Materializzò davanti alla porta del numero dodici di Grimmauld Place. L'ora di cena era passata da un pezzo ma Kreacher iniziò a preparargli un pasto abbondante non appena lo sentì arrivare.
“Kreacher, aspetta un attimo” lo interruppe lui. “Devi farmi un favore”.
L'elfo smise di mescolare velocemente il contenuto in una ciotola e lo guardò, sorpreso.
Dopo essersi assicurato che sua madre non stesse arrivando, Regulus gli si avvicinò e gli parlò di nuovo, guardandolo dritto negli occhi.
“Al Signore Oscuro serve un elfo domestico, Kreacher, e io ho pensato di proporre te”.
Le pupille di Kreacher si dilatarono per la sorpresa.
“Il padrone ha offerto Kreacher?” chiese, incredulo ma al tempo stesso lusingato.
“Sì, perché so che sei in gamba e hai la mia completa fiducia. È un onore sia per te che per me, sai?”
L'elfo sembrò molto contento.
“Kreacher farà tutto quello che può per aiutare il padrone”.
“Bene, allora ascoltami attentamente. Domani a mezzanotte andrai al maniero dei Lestrange, farai tutto quello che l'Oscuro Signore ti ordinerà e poi tornerai a casa. Tutto chiaro?”
Kreacher annuì con convinzione.
Quando udì dei passi scendere le scale che portavano in cucina, Regulus gli disse di continuare a cucinare. Pochi secondi dopo, Walburga entrò e lui si affrettò a salutarla.
“Kreacher, datti una mossa con quella cena” sbottò lei, nervosa.
La donna osservò l'elfo affaccendarsi ai fornelli poi tornò a rivolgersi al figlio.
“Regulus, com'è andata?” chiese.
Lui avrebbe voluto risponderle di non essere affatto contento di tutta quella situazione, che aveva fatto uno sbaglio a decidere di unirsi ai seguaci di Voldemort, che il Signore Oscuro non era come faceva credere a tutti, ma non lo avrebbe fatto mai.
“Benissimo, madre. Come sempre” mentì, con il sorriso più forzato del mondo.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Mi è dispiaciuto un sacco scrivere della morte di Orion, anche se resta quello che è, ma comunque... ç_ç Insomma, mi è dispiaciuto soprattutto per Regulus, ovvio, mica per la megera!
Ora vi starete - giustamente - chiedendo: "Perché cavolo l'hai fatto se ti dispiaceva?" Be', in effetti fino a pochi giorni fa avevo sempre pensato che Orion fosse morto dopo di Regulus, ma ultimamente ho riletto per la centesima volta il capitolo "Il racconto di Kreacher" e ho notato che quando Kreacher racconta delle reazioni per la morte di Regulus parla solo di Walburga, nessun accenno a Orion. Questo mi è sembrato molto strano, perché Kreacher adorava anche lui, perciò ho pensato che fosse morto prima. Inoltre questo brutto evento può far maturare un po' il ragazzo.
Non so se sono riuscita a rendere bene la sua sofferenza. Ovviamente ho pensato che non avesse pianto, perché me lo immagino come uno che si tiene tutto dentro e non riesce a sfogarsi (ok, anche io sono così!).
Riguardo alla comparsa di Sirius, anche se detesta Orion, non ce lo vedo del tutto indifferente alla sua morte. Penso che, se Regulus non fosse uscito, se ne sarebbe rimasto lì per un po' senza sapere cosa fare e alla fine se ne sarebbe andato. Aveva intenzione di dire quelle cose a Regulus ma si sarebbe ben guardato dall'entrare in quella casa.
Ah, e perdonatemi la parolaccia, di solito non le scrivo, ma questa ci stava proprio bene: non credo che esistano sinonimi altrettanto convincenti!

Prossimo aggiornamento: 1° maggio

Alohomora: a questo punto spero si sia capito che Regulus odia fare il Mangiamorte, ma si sforza di restarlo esclusivamente per dovere e per mantenere la promessa fatta a suo padre, ma gli ci vorrà il tentato omicidio di Kreacher per fargli prendere la decisione di ribellarsi. Spero che l'incontro con Sirius ti sia piaciuto: certo, lui avrebbe potuto scegliere un momento più adatto per un discorso del genere, ma alla fine ha fatto bene perché è riuscito a far entrare qualcosa nella testa dura di Regulus!
_Mary: ti assicuro che la decisione fallita di far fuori Ted è stato il massimo a cui Regulus è potuto arrivare. Quello scorso è stato il capitolo in cui ha mostrato il suo lato più cattivo (come al solito, ho cercato di non farlo apparire troppo buono) ma alla fine sceglie sempre di non esserlo fino in fondo. L'incontro con Greyback è stato il penultimo colpo a tutti i suoi tentativi di autoconvincimento, ora manca solo l'episodio di Kreacher nella caverna e finalmente rinsavirà del tutto!
vulneraria: se non fosse morto Orion, Regulus avrebbe già deciso di lasciar perdere i Mangiamorte, ma visto che gli ha promesso di continuare ad esserlo sta facendo un ultimo inutile sforzo. Nel prossimo capitolo prenderà la sua decisione definitiva, come avrai già capito. Mi piace pensare che Sirius andasse a trovare sua cugina e conoscesse sua figlia da piccola, è una cosa che ho sempre pensato!
Circe: chissà, in un futuro per ora lontanissimo potrei scrivere di Regulus alle prese con qualche figlioletto! Però questo potrebbe succedere nel seguito, e nemmeno in mezzo, ma verso i capitoli finali! Ho scritto il capitolo scorso anche per chi ha letto il Diario di Andromeda e avrebbe voluto leggerne il seguito, per il quale però ho perso da tempo l'ispirazione. Purtroppo l'avevo promesso ma poi mi è venuta la fissa con Regulus e non ce l'ho fatta proprio! La parte in cui Bellatrix schianta Greyback l'ho scritta pensando anche a te, visto che la adori, e spero che ti sia piaciuta!
lyrapotter: ho descritto Ninfadora pensando a quella di BxC, perciò l'ho segnalato, visto che sei stata la fonte di maggiore ispirazione! Avevo in mente quel capitolo da mesi perciò quando ho letto cosa farai nel tuo prossimo capitolo mi sono detta "Stiamo diventando telepatiche!" e ho pure pensato che magari il mio capitolo avrebbe potuto farti venire la voglia di scriverlo (magari, non vedo l'ora di leggerlo! XD) Ma il tuo sarà sicuramente migliore! All'incontro tra Reg e Andromeda ci ho pensato, e parecchio anche, ma sinceramente, non avevo la più pallida idea di come descriverlo. Insomma, se Andromeda lo avesse visto, non sarebbe stata troppo gentile, avrebbe pensato che suo marito stesse per fare una brutta fine. E Regulus sarebbe stato troppo imbarazzato per spiccicare parola. Ma prima o poi un incontro più tranquillo ci sarà!
malandrina4ever: bentornata!! Spero che la gita sia andata bene! La Grecia è fantastica, le isole soprattutto, se ti piace il mare! *_* Grazie, sono felice che ti sia piaciuto anche il capitolo precedente! Dopo tutta la fatica che ho fatto per fare sedute di psicanalisi a Barty, sapere che anche tu ne sei stata convinta è una gran bella soddisfazione! Credo che nel seguito scriverò qualche altro capitolo con Dora e Regulus, e ho già pensato che lei farà molta amicizia con Rachel! XD Anche qui è tornato Sirius, spero che ti sia piaciuta la lavata di capo che ha dato a Regulus: eh, se la meritava eccome! u_u
Mirwen: eh sì, ormai non posso fare più a meno di immaginare Dora così, grazie soprattutto alla stora di lyrappotter (non so se l'hai mai letta, ma te la consiglio perché fa morire dal ridere!). Regulus ormai è ad un passo dalla svolta, come puoi ben vedere!
DubheBlack: alla fine Ninfadora non ha la più pallida idea di chi fosse Regulus, glielo dirà sua madre molto più in là, forse. Ho voluto far dire quella frase a Ted proprio per dare una bella lezione a Regulus! Una sfida così fatta da un Nato Babbano ad un Purosangue che lo detesta non ha prezzo! Sì, Dora ha conquistato Regulus nel giro di pochi minuti, me la sono sempre immaginata così da piccola! Però dubito che lui si sarebbe mai tinto i capelli di rosa!! XD Bella scena comunque!
Hale Lover: a me Ted Tonks, per quel poco che lo abbiamo potuto conoscere, mi piace, almeno per come me lo immagino io, cioè un ragazzo molto disordinato ma buono come il pane. Non ha il fascino dei cattivi o degli ex cattivi (come Regulus insomma!) però l'ho sempre immaginato simpatico e tranquillo. Certo, poi nel capitolo scorso era in una situazione critica e ha tirato fuori le unghie per forza. Sembrerà strano, ma anche se il mio preferito è il 7° libro, il 4° lo so quasi a memoria, non so nemmeno io il perché! Ah, guarisci presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Cambio di rotta ***


efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 25. Risveglio

Rating: giallo


Note: immagine di lefty-left

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Cambio di rotta

Photobucket

Era notte fonda quando nella stanza di Regulus si sentì un rumoroso crac, che fece svegliare il ragazzo di soprassalto. Ancora intorpidito dal sonno, afferrò la bacchetta, usandola per individuare l'intruso. Quando la vista gli si fu snebbiata, notò un elfo domestico, rannicchiato sul tappeto, che tremava come una foglia.
“Kreacher!” esclamò, sollevato e preoccupato al tempo stesso. “Ti sembra il modo di...”
Aveva appena acceso la lampada a gas, illuminando la stanza. Dopo qualche secondo in cui rimase abbagliato dalla luce improvvisa, finalmente riuscì a vedere bene l'elfo domestico e trasalì.
Kreacher scalciava, singhiozzava e si premeva le mani sulla pancia. Era completamente zuppo d'acqua e il suo corpo raggrinzito mostrava parecchi graffi e tagli sanguinanti.
“Kreacher...” ripeté Regulus, senza fiato, scendendo dal letto e chinandosi davanti all'elfo. “Che cos'è successo?”
Quello scoppiò in un pianto disperato e non riuscì a rispondere.
Regulus non sapeva cosa dire o fare. Per un attimo rimase completamente pietrificato a fissare Kreacher che si contorceva, poi si riscosse e cercò di aiutarlo. Quando prese la brocca d'acqua sul comodino e ne versò il contenuto in un bicchiere che poi gli avvicinò, l'elfo ebbe uno scatto di terrore e strisciò lontano.
“Kreacher, bevi, forza, è solo acqua” insisté lui.
Quello esitò ma il bruciore allo stomaco era troppo forte, così si lasciò convincere. Mentre lo faceva bere, Regulus notò che Kreacher gemeva di meno: il dolore alla pancia sembrava stesse sparendo.
Anche se aveva almeno una decina di domande che voleva assolutamente rivolgergli, non gli chiese nulla mentre usava un incantesimo per asciugarlo e un altro per curargli le ferite. Che cos'era successo di così terribile durante la missione con Voldemort?
Quando finì di curarlo, ignorando le deboli proteste di Kreacher, Regulus lo sollevò di forza e lo fece sedere sul suo letto.
“Adesso” esordì, guardandolo dritto negli occhi colmi di terrore, “dimmi cos'è successo”.
L'elfo continuò a tremare e a piangere, tossicchiò un paio di volte, ma alla fine iniziò a parlare.
Seduto sulla sedia dello scrittoio, Regulus ascoltò tutto il racconto in perfetto silenzio, incredulo e orripilato al tempo stesso. Kreacher gli riferì di un lago sotterraneo, di una barca che conduceva ad un isolotto, di una pozione che era stato costretto a bere, di un medaglione che Voldemort aveva nascosto e, infine, di migliaia di cadaveri animati che lo avevano assalito e trascinato sott'acqua. Immagini da incubo attraversavano la mente di Regulus e, mentre Kreacher singhiozzava, gli pareva quasi di sentire in lontananza il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli.
“E ti ha lasciato lì?” chiese, improvvisamente furioso.
Kreacher annuì.
“Sì. Il Signore Oscuro se ne è andato e Kreacher è stato preso da quelle persone morte ma è riuscito a Smaterializzarsi” disse, concludendo con un nuovo attacco di pianto.
Regulus si sentiva improvvisamente svuotato. Rimase in silenzio a guardarlo, mentre una tempesta di sentimenti lo scuoteva dall'interno: orrore, rabbia, delusione, pietà, senso di colpa...
“Kreacher, mi dispiace” disse alla fine senza neanche rendersene bene conto. “Sono stato io a mandarti da Lui... è colpa mia”.
“Il p-padrone non poteva sapere” rispose Kreacher scuotendo la testa.
Ma Regulus si sentiva più che colpevole. Aveva offerto il suo elfo spontaneamente, mandandolo incontro ad una morte certa, se per un puro caso non gli avesse detto di tornare a casa. Kreacher non era un elfo come gli altri, almeno per lui: lo aveva visto nascere e crescere, lo aveva sempre servito non solo per dovere, ma perché gli era affezionato. Per Regulus era come se facesse parte della famiglia. E Voldemort lo aveva quai ucciso.
La rabbia e la paura che era riuscito a reprimere nell'ultimo periodo esplosero tutte insieme, trasformandosi in un odio mai provato e rivolto esclusivamente al mago cui aveva deciso di dedicare la vita.
“Kreacher” disse poi, cercando di trattenersi dall'impulso di distruggere la stanza. “Perché quel medaglione era così importante da nasconderlo in un posto del genere?”
L'elfo scosse di nuovo la testa.
“Kreacher non sa. L'Oscuro Signore non ha detto niente a Kreacher. Però Kreacher ha visto il medaglione. Era d'oro, con una S sopra...”
Regulus si sforzò di pensare, ma sul momento non gli venne in mente nulla che riguardasse un medaglione del genere.
“Ascoltami bene, adesso” disse poi, e l'elfo lo guardò come se pendesse dalle sue labbra. “Non devi assolutamente uscire di casa, d'ora in poi. E non raccontare nulla di quanto ti è successo questa notte, soprattutto a mia madre. Mi raccomando, Kreacher, è importante”.
L'elfo domestico gli assicurò che avrebbe obbedito. Regulus lo accompagnò fino all'armadio della cucina in cui dormiva, cercando di fare il minimo rumore per non svegliare Walburga. Rimase a fissare Kreacher mentre si avvolgeva nelle coperte ammuffite nel suo cantuccio sotto lo scaldabagno e improvvisamente gli venne una gran voglia di vendicarlo. Spaventato dai suoi stessi pensieri, tornò in camera sua e si coricò, spegnendo la luce.
Sdraiato a pancia in su, lo sguardo rivolto al baldacchino sopra di lui, permise infine che le emozioni prendessero il sopravvento.
Mentre ripensava a quello che era successo, lentamente iniziò a rendersi conto che l'ultimo debole motivo che aveva addotto per convincersi di dover proseguire per quella strada era caduto. Lord Voldemort si era rivelato per quello che era veramente: un essere senza cuore che non esitava un attimo ad abbandonare o ad uccidere chi lo aveva servito con fedeltà, quando non ne aveva più bisogno.
Fu come se tutto il mondo gli fosse crollato addosso. Aveva dovuto fare una scelta per la vita e ora si era reso conto di aver sbagliato tutto.
Per seguire gli inesistenti ideali di Voldemort, aveva rinunciato ad ogni cosa. Aveva deciso di non intraprendere la carriera che gli sarebbe davvero piaciuta, aveva sacrificato il suo futuro nella vana speranza di averne uno migliore. Aveva mentito a Rachel e alla sua famiglia, ma soprattutto aveva ingannato se stesso.
Come aveva potuto pensare anche solo per un istante che i metodi dei Mangiamorte in certi casi fossero giustificabili? Mentre fissava il buio baldacchino, gli parve che i volti delle persone che aveva visto uccidere sfilassero davanti a lui uno dopo l'altro: tutte persone la cui unica colpa era stata quella di aver ostacolato la scalata al potere di Voldemort.
Perché adesso capiva che al Signore Oscuro non importasse nulla del riscatto dei Purosangue o della fine della clandestinità. Gli interessava soltanto arrivare ad assumere il pieno controllo del mondo, magico e non, solo per fini personali. Si era alleato con i Purosangue e gli estremisti facendo leva sulle loro convinzioni e sul loro risentimento nei confronti dei Sanguesporco solo per avvantaggiare se stesso, ma le famiglie Purosangue erano ancora convinte che si interessasse ai loro problemi.
Erano tutte cose che gli erano state ripetute continuamente da Rachel, Sirius, Alphard, addirittura Silente, ma lui non aveva voluto vedere ciò che in realtà era evidente.
Perché l'ho fatto? Perché non ho dato retta a chi me lo sconsigliava? si chiese, mentre il respiro gli diventava più affannato.
Aveva dato retta ai suoi genitori, ma si rifiutava di dare loro la colpa di tutto. In fondo, anche Orion e Walburga erano stati ingannati, esattamente come lui. Non potevano sapere come fosse davvero Voldemort, perché non lo avevano mai conosciuto come lui. Se avessero saputo che si era alleato con un branco di Lupi Mannari cresciuti allo stato brado e che uccidevano o allevavano bambini appena maledetti per insegnare loro a odiare gli umani, avrebbero sicuramente cambiato idea su di Lui.
No, è soltanto colpa mia, pensò, ricordandosi che per un periodo era riuscito a dare la colpa a Sirius, in seguito alla cui fuga lui era stato costretto a rimediare al rischio che i Black fossero considerati in declino. Non poteva accusare sempre gli altri per i propri errori.
Il tentato omicidio di Kreacher era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Se ne sarebbe dovuto rendere conto prima, pensava, mentre il rimorso lo assaliva sotto forma di un violento bruciore allo stomaco e appena dietro le palpebre.
Con un gesto che gli costò un grande sforzo, alzò il braccio sinistro: il Marchio Nero sul suo polso era ben visibile nonostante il buio. Il serpente che usciva dal teschio sembrava volerlo avvolgere nelle sue spire e soffocarlo. Anzi, lo aveva già fatto.
Il flusso sconnesso dei suoi pensieri lo riportò a rivolgere la mente a tutti quelli che erano stati uccisi nell'ultimo periodo.
"Se non ti sei opposto, sei colpevole esattamente come tutti gli altri".
Quelle parole che suo fratello gli aveva rivolto giorni prima adesso facevano male come una lama ghiacciata. Adesso si rendeva conto di cosa significassero sul serio. In tutte quelle morti lui aveva avuto la sua parte di colpa.
Sentire sulla coscienza il peso di quegli omicidi gli provocò un dolore lancinante che non poteva essere attenuato. Gli parve di sentire le voci di quelle persone che urlavano accuse nella sua testa, senza dargli tregua. Non riusciva a sopportarlo.
Perché non se ne era voluto accorgere? Eppure era evidente: a mala pena era in grado di torturare qualcuno, non sapeva uccidere nemmeno chi odiava, non approvava i metodi violenti degli altri Mangiamorte. Avrebbe dovuto rendersi conto molto prima che non fosse portato per quel genere di cose. Fu preso da un grande sconforto.
Sono un perfetto fallito, pensò. Prima o poi, tutti sarebbero stati delusi da lui. Prima Sirius, poi Alphard, pochi giorni prima Andromeda, e presto lo sarebbe stata anche Walburga insieme a tutto il resto della famiglia, per non parlare di Rachel, quando avrebbe saputo la verità. Aveva passato la vita cercando di accontentare tutti e non era stato capace di fare neanche quello.
Di nuovo, i suoi pensieri tornarono a tutte le persone assassinate. Probabilmente avevano figli, genitori o coniugi che magari in quel momento stavano piangendo per la loro fine. Era un rimorso troppo grande per essere sopportato e represso. Provava un enorme disgusto nei propri confronti. Per la prima volta in vita sua si vergognava di se stesso, stava arrivando addirittura a disprezzarsi. Regulus si voltò, affondando il viso nel cuscino, e cominciò a piangere come non aveva mai fatto prima.
Avrebbe voluto che qualcuno fosse con lui, non per consolarlo, perché sapeva di non meritare niente, ma solo per avere la consapevolezza di non essere del tutto solo. E invece lo era.
Voleva chiedere aiuto ma il suo orgoglio gli impediva anche solo di ipotizzare una cosa del genere. Non poteva andare da Sirius, dirgli che aveva sempre avuto ragione ed elemosinare la sua compassione, dopo tutte le cose che gli aveva detto qualche giorno prima. Lui poi gli aveva suggerito di andare da Silente, ma Regulus non voleva abbassarsi a tanto.
E poi sapeva che sarebbe stato del tutto inutile. Aveva visto cosa era successo a Bletchley: era stato rapito e ucciso, nonostante fosse stato messo sotto protezione dagli Auror. Non era durato nemmeno ventiquattr'ore.
Se avesse chiesto aiuto, pensò mentre le lacrime gli inzuppavano il viso e il cuscino, Voldemort lo avrebbe sicuramente trovato e ucciso. Oppure, ancora peggio, lo avrebbe costretto ad uscire allo scoperto uccidendo la sua famiglia o prendendosela con Rachel.
Il solo pensiero lo fece tremare violentemente. Non poteva permettere che accadesse qualcosa di male a quelli cui teneva. Ma allora cosa poteva fare? Si sentiva completamente perso. Per mesi era vissuto in un'illusione che lui stesso aveva contribuito a creare, e il risveglio era stato traumatico.
Quella notte fu la più orribile della sua vita. I pochi minuti in cui riusciva ad addormentarsi, era tormentato da incubi riguardanti tutte le persone che aveva visto morire, trasformate in un esercito di cadaveri animati che tendevano le mani scheletriche verso il suo collo...
Quando decise di rinunciare al sonno, gli tornò in mente il medaglione di cui Kreacher gli aveva parlato e si chiese che cosa avesse di tanto importante da nasconderlo così bene.
Se Voldemort aveva provveduto a custodirlo con quelle orribili difese, sicuramente voleva che nessuno glielo potesse rubare. Ma che importanza poteva avere per Lui un semplice medaglione?
Una luce fioca cominciava a penetrare nella stanza, annunciando l'aurora. Regulus si rese conto di aver pianto tutta la notte. Si sentiva stanchissimo e distrutto, ma il pensiero del medaglione sembrava aver preso il sopravvento su tutti gli altri, adesso che era riuscito a sfogarli.
Non poteva fare altro che fingere che tutto andasse bene, altrimenti Voldemort si sarebbe insospettito e avrebbe trovato il modo di punirlo: e Lui puniva sempre nel modo peggiore, sfruttando le paure delle sue vittime e trucidando chiunque fosse loro vicino.
Non sapeva se sarebbe riuscito a mostrarsi indifferente, da quel momento in poi, ma era deciso a scoprire che cosa nascondesse quel medaglione. Lo considerava un modo per vendicare Kreacher e soprattutto una punizione per se stesso e per tutto il male che aveva fatto e consentito.
Nel corso della notte appena conclusa, dalla disperazione più totale nella quale era precipitato, in lui era nata una nuova determinazione. Aveva intuito che quel medaglione custodiva un segreto importante ed era deciso a svelarlo. Voldemort se lo meritava: aveva sottovalutato Kreacher, considerandolo talmente insignificante da ignorare la capacità degli elfi domestici di Smaterializzarsi dove i maghi non potevano.
Regulus sapeva di essersi rovinato la vita nel momento in cui aveva ricevuto il Marchio Nero. Adesso doveva pagare per quella sua decisione e non poteva permettere che quelli che gli erano vicini pagassero per un suo errore.
Ora che aveva finalmente dato libero sfogo alla sua disperazione, si sentiva all'improvviso molto più lucido e determinato. Sapeva cosa doveva fare, e lo avrebbe fatto, anche se gli sarebbe costato molto, anche se avrebbe dovuto rinunciare all'unica cosa che riusciva ancora a renderlo felice.

***

“Sei sicuro di stare bene? Sei pallidissimo”.
La domanda di Rachel lo distolse finalmente dalle sue riflessioni. Regulus la guardò, maledicendo la propria sfortuna: perché proprio quel giorno doveva sembrargli più bella del solito? Tanto per complicare ancora di più le cose, sicuramente.
“Stanotte non ho dormito” rispose.
“Potevi dirmelo, non dovevamo uscire per forza. Io te l'ho proposto solo per farti distrarre un po'” disse lei, preoccupata.
Regulus fece spallucce e si guardò intorno, perché più la fissava e più difficile gli sembrava dire quello che doveva. Erano seduti ad un tavolino all'aperto della gelateria di Florian Fortebraccio. Maghi e streghe percorrevano Diagon Alley in tutta fretta, anche se rassicurati dalla presenza della luce del sole.
Rachel lo prese per mano e si avvicinò per non farsi sentire dagli altri clienti.
“So che sei depresso per tuo padre, ma non puoi buttarti giù così. Sfogati, fai qualsiasi cosa, ma non essere così impassibile. Non serve a nulla e ti fa stare ancora peggio”.
“Non è questo il problema, almeno non oggi” rispose lui.
“E allora di cosa si tratta?”
“Te lo dico più tardi” tagliò corto Regulus, alzandosi per pagare i due gelati. Aveva paura di quello che sarebbe successo poco dopo. Rachel non si era meritata tutte quelle menzogne che le aveva rifilato da quando era diventato un Mangiamorte. Che imbecille che sono stato! pensò, mentre il gelataio lo guardava con perplessità.
Quando Regulus la raggiunse di fuori, Rachel non disse nulla, limitandosi lanciargli un'occhiata incoraggiante.
“Ti riporto a casa, va bene?”
Lei annuì e lo prese per mano. Regulus iniziò a roteare su se stesso e si Materializzò insieme a Rachel a parecchi metri di distanza dal retro della casa dei Queen. Lei non si stupì: ormai ci aveva fatto l'abitudine, perché Regulus non voleva rischiare che Perseus si affacciasse alla finestra e lo vedesse salutare la figlia con un bacio che durava sempre molto più di quanto qualsiasi padre fosse disposto ad accettare.
Quella volta tuttavia le sue intenzioni erano molto diverse e meno piacevoli. Per questo motivo, quando Rachel lo baciò, lui rimase immobile, cercando di resistere all'impulso di ricambiare e di non fermarsi più: non sarebbe stato giusto, non prima di dirle quello che doveva.
Rachel lo lasciò andare quasi subito, insoddisfatta e contrariata.
“Che cosa ti prende?”
Lui abbassò lo sguardo, terrorizzato. Aveva temuto da sempre quel momento, ma adesso non poteva più rimandare.
“Devo parlarti” disse, dopo essersi schiarito la voce.
“Ok, parla, allora” lo incitò lei, perplessa.
Regulus la prese per mano e la condusse dietro un gruppo di alberi.
“C'è una cosa” esordì, prima di perdere quel briciolo di determinazione che gli restava, “che non ti ho mai detto”.
L'espressione di Rachel si fece terribilmente seria.
“Cioè?” chiese, sospettosa.
Regulus esitò. Quanto non avrebbe voluto arrivare fino a quel punto... ma era stato lui a scegliere. Era colpa sua.
“Non so come dirtelo” rispose poi, depresso.
Rachel rimase muta, in attesa. Regulus aveva una paura tremenda. L'avrebbe persa, ne era sicuro. Ma del resto era proprio così che doveva andare. Non poteva farle rischiare la vita per un suo sbaglio. Fece un respiro profondo e poi parlò.
“So che non me lo perdonerai mai, ma non voglio continuare a prenderti in giro. Io... sono un Mangiamorte”.
Lo aveva detto tutto in una volta, desideroso di togliersi quel peso dallo stomaco, ma senza guardarla. Attese qualche attimo in perfetto silenzio, infine si azzardò ad alzare gli occhi su di lei.
Rachel lo stava fissando come se lo vedesse per la prima volta. Gli occhi sgranati, le labbra appena schiuse per lo shock, sembrava quasi pietrificata.
Che cosa?!” sibilò poi a fatica. Regulus non rispose, dandole la muta conferma della realtà dei fatti.
Lei aveva cominciato a tremare di rabbia, con i pugni serrati. Il suo viso mostrava un miscuglio di emozioni: ira, sconforto ma soprattutto delusione.
Regulus non sapeva cos'altro dire perché avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Stava aspettando la sfuriata che, ne era sicuro, non sarebbe arrivata troppo tardi.
“Sei un...” esordì lei, ma non riuscì a trovare un aggettivo adatto a definirlo. Rimase in silenzio per alcuni eterni secondi, mentre tutta la rabbia le si accumulava dentro, facendola fremere come una pentola a pressione. E, infine, esplose.
“Me lo sentivo! Sapevo che lo avresti fatto! Sei contento, adesso? Ti piace andare ad ammazzare la gente? Era questa la tua massima aspirazione?”
Mentre la sua voce si alzava sempre di più, lei lo spintonava ad ogni frase, e Regulus riusciva a mala pena a mantenere l'equilibrio.
“Da quanto tempo fai il tirapiedi di Tu-Sai-Chi?” chiese lei, ed era talmente spaventosa che Regulus non si sognò nemmeno di mentire.
“Da più di un anno...” rispose, con la voce fioca.
Negli occhi di Rachel comparve un lampo d'ira incontrollata e un attimo dopo, ancora prima che Regulus si accorgesse di quello che stava per fare, lei lo colpì forte con uno schiaffo.
Era talmente umiliato che sarebbe voluto sparire all'istante, ma non si mosse: se lo meritava, pensò. La guancia bruciava da morire, ma non era neanche lontanamente paragonabile al dolore che provava nel vederla così infuriata.
“E me l'hai tenuto nascosto per tutto questo tempo?!”
Rachel stava per raggiungere gli ultrasuoni.
“Mi dispiace” rispose lui, mortificato.
“Non è vero che ti dispiace! Doveva dispiacerti prima di diventare un Mangiamorte! Non ti è dispiaciuto quando hai deciso di fare l'assassino!”
“Non sono...”
“Sta' zitto!” sbottò lei, e Regulus non osò proseguire. Rachel lo spinse di nuovo. “Mi avevi promesso che non lo avresti fatto! Mi hai mentito per mesi!”
Regulus temeva di ricevere un altro schiaffo ma Rachel era rimasta senza fiato, nonostante i suoi occhi continuassero a lanciare fulmini e saette.
“Spiegami perché” sibilò con un tono talmente spaventoso che nessuno avrebbe avuto il coraggio di disobbedire.
“Lo sai. Sono d'accordo con il Signore Oscuro su molti argomenti” mentì lui volontariamente.
“Tutto qui? Non è perché in realtà sei semplicemente sprovvisto di spina dorsale e quindi esegui senza fiatare gli ordini di mammina?”
Regulus si sentì in dovere di reagire almeno quella volta.
“Lei non c'entra...”
“Oh sì, invece! Smettila di fare il bambino e di difenderla sempre! Tu dovevi dimostrare alla tua famiglia di essere migliore di tuo fratello e hai deciso di farlo unendoti ai Mangiamorte! Mi congratulo, è stata una trovata davvero geniale!” Il suo tono sarcastico non si accordava con l'espressione furibonda del viso. Regulus notò con dispiacere come gli occhi le si fossero inumiditi. “E pur di accontentare i tuoi sei disposto a prendertela con delle persone che non ti hanno mai fatto niente di male! Ma non ti vergogni?”
Regulus avrebbe voluto risponderle di sì, che lei aveva sempre avuto ragione e di aver commesso l'errore più grande della sua vita, ma si trattenne. Rachel non doveva sapere del suo cambio di rotta, così sarebbe stata più al sicuro.
I suoi occhi erano lucidi e arrossati, ma lei tentava ancora di resistere. Regulus si rifiutò di guardarla. Non voleva vederla piangere per colpa sua. Quanto era stato stupido a rinunciare alle cose davvero importanti per inseguire un'illusione...
“Mi disgusti” disse lei, mentre le lacrime cominciavano finalmente a rigarle il viso. “Almeno avessi avuto la decenza di dirmelo subito, così non mi sarei illusa di contare qualcosa per te. A quanto pare è più importante un mago oscuro pazzo e sanguinario o lo stupido buon nome della tua famiglia”.
“Non è vero” reagì lui. Doveva mentirle, ma non voleva che lei dubitasse di quello che provava.
Ma Rachel gli voltò le spalle per nascondere le lacrime. Regulus avrebbe voluto consolarla, era la cosa che desiderava più al mondo in quel momento, ma non poteva, perché era proprio lui a farla stare male. Rimase immobile a fissarle la nuca. Non aveva mai pianto davanti a lui, ed era una scena alla quale Regulus non avrebbe mai voluto assistere.
“Rachel...” provò, sfiorandole il braccio. Lei si voltò di scatto e allontanò la sua mano con decisione ma allo stesso tempo con lentezza, come se le costasse un enorme sforzo. La sua furia sembrava essersi sfogata del tutto, lasciando spazio ad una cupa rassegnazione.
“Quel Mangiamorte che ha aiutato mia madre al san Mungo, eri tu?” chiese poi, cogliendolo alla sprovvista. Il suo tono non era più arrabbiato ma mortalmente calmo.
“Oh... sì”.
“Ma l'hai fatto solo perché era mia madre. Se non l'avessi conosciuta, l'avresti lasciata morire come tutti gli altri Guaritori. Quindi non ti aspettare che ti ringrazi. E pensare che sei pure venuto a cena da noi... che faccia tosta!” sbottò infine. Regulus fece previdentemente un passo indietro ma lei stava tentando, invano, di asciugarsi le guance bagnate. “Perché hai deciso di dirmelo proprio adesso, comunque?”
“Non mi piaceva prenderti in giro. Tanto prima o poi lo avresti scoperto da sola”.
“Già, perché tu hai intenzione di continuare su questa strada, vero?” gli chiese lei. Regulus non riuscì a sostenere il suo sguardo e non rispose, desiderando di poterle confessare che non avrebbe mai più servito Voldemort. Rachel però doveva pensare diversamente. “Be', sappi che io non ho intenzione di essere la fidanzata di un Mangiamorte”.
“Lo so...”
“Perché, Regulus?” chiese lei dopo una pausa di silenzio, e la sua voce si spezzò. “Potevamo essere felici insieme e invece hai rovinato tutto”.
Anche lui aveva la tentazione di piangere ma la represse a fatica. Provò a dire qualcosa ma non ce la fece.
“Sai perché mi dispiace?” aggiunse Rachel con la voce rotta dall'emozione. “Perché tu non sei malvagio. Sei diverso da come ti sei sempre sforzato di apparire. Tu odiavi essere quel ragazzino introverso e pieno di debolezze ma a me sei sempre piaciuto così. Non ti ho mai chiesto di dimostrarmi chissà cosa. Adesso però sei cambiato e non ti riconosco più. Credevo che fossi una persona migliore ma probabilmente o mi sono sempre sbagliata oppure il Regulus di cui mi sono innamorata non esiste più. In ogni caso, non vedo motivi per cui dovremmo continuare a vederci”.
Quelle parole gli avevano fatto più male di ogni altra cosa ma lui resistette all'impulso di dirle che non era cambiato così tanto, che il Regulus di prima c'era ancora ed era tornato. Sapeva di doverla assolutamente lasciare: se Voldemort avesse intuito il suo tradimento, lei sarebbe stata la prima persona che avrebbe cercato per punirlo, ormai lo conosceva bene. E, pensò, in fondo era più facile che fosse lei a lasciarlo: non credeva che ne sarebbe stato altrettanto capace.
“Vattene, adesso. I miei potrebbero avermi sentita” disse Rachel. "Lasciami sola".
Regulus annuì. La guardò negli occhi, prolungando quel contatto visivo finché gli fu possibile, desideroso di poter tornare indietro nel tempo e cancellare tutti i propri errori.
Mentre si Smaterializzava, ebbe la sensazione che lei gli stesse sussurrando qualcosa che poteva suonare come “Stai attento”, ma non ne era poi tanto sicuro.
Cercò di ignorare il nuovo dolore che si era aggiunto al fardello che aveva scelto di portare. Adesso doveva occuparsi di scoprire il segreto del medaglione di Voldemort, senza pensare ad altro e senza distrazioni.
Non sapeva dove quella scelta lo avrebbe portato ma era deciso ad andare fino in fondo, a qualunque costo. Era consapevole del fatto che avrebbe rischiato la vita ma non si era mai sentito tanto determinato come in quel momento. Voleva svelare quell'enigma da solo e senza umiliarsi a chiedere aiuto a Silente o a chiunque altro.
Lo aveva deciso quella stessa notte: era quasi una questione personale. E sapeva già a chi chiedere per primo.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Mi dispiace tanto per il modo in cui è finito il capitolo, ma è così che deve andare: esigenze di copione. Se vi può consolare, io sono la prima ad avere le lacrime agli occhi... T_T

Tuttavia, può sembrare strano ma scrivere questo capitolo mi è piaciuto un sacco, soprattutto la prima parte. Come avrete notato, ho cambiato molte cose rispetto a quando ho scritto "Slytherin love": Regulus non dice a Rachel che si è pentito (per ora) e lei si arrabbia di brutto perché è stata messa di fronte al fatto compiuto. Cambierà anche il modo in cui lui verrà a sapere degli Horcrux (mica posso fare tutto uguale!)
Del resto doveva andare così: se lei si deve salvare, non deve sapere nulla degli Horcrux o del fatto che Regulus stia cercando di farla pagare a Voldemort
Lo sapete che mancano 4 capitoli, sì? :-( Da scrivere me ne mancano due interi e metà del terzo... se penso che questa fanfiction ha quasi un anno! O_O
Quasi dimenticavo: buon Primo Maggio a tutti!

Prossimo aggornamento: 8 maggio

Alohomora: il portaombrelli l'ho voluto mettere per rendere un po' di giustizia a Tonks! Ho capito che lei è goffa, ma quello sta anche in mezzo ai piedi, insomma! XD Chissà, forse la tua ipotesi su Orion potrebbe essere giusta. Si sarà reso conto di aver condannato il proprio figlio. Sei convinta della reazione di Rachel? Mentre lo scrivevo ero a pezzi e scommetto che dopo aver letto questo capitolo mi odierai... Ma se stavolta devo farla sopravvivere, lei non dovrà sapere nulla. Però la rivedrai nell'ultimo capitolo, e senza litigi come questo.
Circe: grazie, mi piace mettere un po' di me stessa nei personaggi, però solo quando so che in certe situazioni si comporterebbero in un modo simile a me, altrimenti lascio perdere. Ho intenzione di dare un po' di spazio a Bellatrix in uno dei prossimi capitoli, perché non ho mai approfondito molto il suo rapporto con Regulus, e mi piacerebbe farlo. Spero che i pensieri di Regulus ti siano piaciuti!
MEISSA_S: prima di tutto, grazie mille per il voto! Invece mi dispiace per il capitolo scorso: quando l'ho pubblicato ho pensato proprio a come ci saresti rimasta male. :-( Non so quale sia la tua idea sull'allontanamento tra Alshain e Alphard, e ammetto che nemmeno io ho ancora deciso del tutto, quindi magari te lo farò sapere in anteprima via email, così mi dirai se è troppo uguale alla tua idea, ok? Per quanto riguarda il sarcasmo di Voldemort, quello che ho inteso dire è che Voldemort è sicuro che Kreacher morirà, quindi lo zelo che Regulus mostra nel volergli affidare l'elfo che ritiene migliore ha provocato in lui da una parte un po' di stupore perché non si sarebbe aspettato che Regulus esaltasse così un "essere inferiore" e, dall'altra, allo stesso tempo un qualche maligno compiacimento. Insomma, un po' contorto, ma non ho pensato ad un tentativo di Voldemort di metterlo in imbarazzo, anche se potrebbe essere stato un ulteriore motivo!
_Mary: ahah, be', spero di non aver fatto la "tragggedia strappalacrime" in questo capitolo! Ho cercato di rendere tutto il meno melodrammatico possibile, ma non sono riuscita a fare di meglio. Regulus ti ha proprio preso alla lettera: si è ricordato perfettamente le parole di Sirius. Lo avevo detto che questa volta avrebbero fatto centro! Grazie mille per il voto! :-)
vulneraria: all'inizio Barty non pensavo di inserirlo, ma alla fine ho deciso di sì, perché in fondo è ancora amico di Regulus e crede di avere i suoi stessi "ideali". D'ora in poi non sarà più così, visto che Regulus ha deciso di tradire Voldemort. Sono contenta che l'arrivo di Sirius sia stata un'idea apprezzata! Grazie!
deaselene: Sirius non è entrato sia perché non voleva essere di nuovo in quella casa che lui considera una prigione sia perché immaginava che sua madre non sarebbe stata molto felice di rivederlo! Il funerale di Orion si sarebbe traformato in una rissa in piena regola, perciò ha preferito evitare! Sì, hai indovinato. Non sono tante le volte in cui a Voldemort serve un elfo domestico!
Mirwen: Sirius trova sempre il modo per sorprendere tutti, eh? XD Spero che il capitolo ti sia piaciuto.
malandrina4ever: ahah, tranquilla, il capito non scappa! Anche a me però succede che se non recensisco subito mi dimentico quasi tutto. Certe volte mi scordo quello che voglio dire anche mentre sto recensendo! XD Rachel voleva evitare che scoppiasse una rissa in piena regola davanti alla porta di Grimmauld Place, ma alla fine è andata meglio del previsto. Peccato che stavolta ci abbia pensato lei e fare un casino!
Hale Lover: sì, anche io penso che i fratelli Black abbiano un gran fascino! Mi sono meravigliata quando ho letto che ti piace Walburga! Io le ho sempre preferito Orion (almeno lui non ha tormentato le generazioni future con un ritratto urlante!) ma non mi piacciono entrambi per come hanno trattato Sirius e per come hanno mandato Regulus al macello... però ammetto che mi piace scrivere di loro! Mi incuriosiscono tutti e due, come tutti i Black, del resto.
felpy90: non so se leggerai questa risposta, ma provo lo stesso a risponderti qui. Ti ringrazio tantissimo per il voto, mi ha fatto molto piacere, e infatti adesso sono tutta contenta! Ho cercato di impegnarmi nel creare il personaggio di Rachel e il fatto che tu l'abbia apprezzata mi è motivo di grande soddisfazione! Grazie!
DubheBlack: non ho mai descritto in diretta il momento in cui Kreacher racconta tutto a Regulus e spero di avere reso bene l'idea! Spero che la reazione di Rachel non ti abbia rattristata troppo, anche perché è una situazione momentanea e presto Regulus le confesserà di essersi pentito. Quanto a Sirius, temo che se ne riparlerà nel seguito! ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Il segreto di Tom Riddle ***


47
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 47. Latte

Rating: giallo


Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Il segreto di Tom Riddle

Photobucket

Settembre 1979

Regulus percorreva di corsa il corridoio al piano terra di un'antica dimora magica, mentre gli altri Mangiamorte perlustravano il resto della casa, rovesciando tutto quello che trovavano e distruggendo ogni cosa si potesse rompere.
Sentì qualcuno che gridava e capì di essere nella giusta direzione: non aveva mai seguito molto il proprio istinto, ma quella volta si era rivelato esatto. Quando entrò, quasi in scivolata, in una stanzina in fondo al corridoio, vide una donna che teneva in braccio una neonata mentre cercava disperatamente di aprire la porta sul retro. Quest'ultima però era chiusa con la magia, e la donna era stata disarmata quando i Mangiamorte erano entrati in casa sua.
Da uno dei piani superiori si udirono le grida di dolore di uno degli Auror di scorta: Lord Voldemort lo stava torturando. Regulus cercò di non pensare a quello che gli avrebbe fatto.
Alle urla strazianti, la neonata scoppiò a piangere e la donna si voltò, strillando alla vista di Regulus.
“Stia zitta” bofonchiò lui, nervoso. Ci mancava solo che qualcuno si accorgesse che aveva trovato Millicent Bagnold in persona, una tra i più probabili candidati alla carica di Ministro della Magia. Era molto amica di Albus Silente, a quanto ne sapeva, e Voldemort non la voleva a capo del Ministero almeno quanto non voleva Barty Crouch. La temeva, perché lei rappresentava tutte le famiglie Purosangue che si opponevano al dominio del Signore Oscuro. Una Purosangue a capo della comunità magica con idee diverse dalle sue poteva essere ancora più pericolosa di qualsiasi insulso Mezzosangue. Per questo Voldemort era talmente deciso a ucciderla che aveva deciso di partecipare direttamente alla missione.
La donna era caduta a terra, la schiena contro il muro, e stringeva la figlia per darle un minimo di conforto, ma i suoi occhi erano puntati contro Regulus, colmi di orrore e consapevolezza di essere sul punto di morire. Lui ormai odiava essere fissato in quel modo. Non voleva più provocare terrore nelle persone: non lo faceva sentire potente, ma solo disgustato.
In quel momento un ululato lo riscosse: era una notte di luna piena e Greyback era lì in quel preciso momento, sempre su ordine di Voldemort.
Orripilato, Regulus estrasse dalla tasca la bacchetta appartenente alla donna e gliela porse. L'aveva raccolta da terra e, per fortuna, in tutto quel trambusto i Mangiamorte non se ne erano accorti.
Millicent Bagnold rimase paralizzata e lo fissò con profondo stupore, cercando di guardare attraverso la maschera argentata che lui indossava.
“Vogliamo restare qui tutta la notte?” disse lui, seccato dalle sue esitazioni. La donna prese la bacchetta e si rialzò in piedi. “Suo marito dov'è?”
“A c-casa di sua madre... perché lei stava male...” balbettò quella, ancora sconvolta.
“Bene, allora vada subito da lui” tagliò corto Regulus, tendendo bene le orecchie per assicurarsi che non arrivasse nessuno. Si avvicinò alla porta secondaria e fece scattare la serratura. La campagna immersa nella notte era completamente deserta: i Mangiamorte, Greyback compreso, dovevano essere tutti dentro. Regulus fece cenno alla donna di uscire in fretta, ma poi il suo sguardo cadde su un tavolo vicino, che era stato usato come deposito di tutto ciò che serviva alla neonata.
“Ehm, si porti anche questo” disse, leggermente impacciato, porgendole un biberon pieno di latte. “Potrebbe avere fame” aggiunse, alludendo alla figlia.
La donna prese il biberon ma trattenne Regulus afferrandogli il polso e costringendolo a guardarla.
“Grazie” sussurrò, stupita e commossa. “Ti devo la vita. Se hai bisogno di aiuto, io posso farti proteggere...”
“Non si preoccupi” rispose lui.
“Sei sicuro? Dimmi almeno come ti chiami...”
“Vada, stanno arrivando” tagliò corto, inquieto.
“D'accordo. Per qualsiasi cosa, farò di tutto per sdebitarmi”.
Millicent Bagnold gli rivolse un'ultima occhiata riconoscente, poi uscì dalla porta e si Smaterializzò, scomparendo nella notte.


La dimora dei Bagnold era divorata dalle fiamme. Nel parco illuminato soltanto dal fuoco che si alzava sempre più in alto, Greyback era accasciato a terra, svenuto, e i restanti Mangiamorte erano schierati in fila davanti all'Oscuro Signore, che aveva appena finito di sfogare la propria rabbia sul Lupo Mannaro.
“L'ho disarmata, ma è riuscita lo stesso a scappare” sibilò Lord Voldemort in tono minaccioso. “Nessuno di voi l'ha vista fuggire, dopo che gli Auror di scorta hanno creato quella nebbia per confonderci. Chi era al piano terra?”
“Io, Signore” rispose Regulus, tremando come una foglia. “Ma posso assicurarvi che lì non c'era”. Inorridì quando Voldemort reclamò il suo sguardo.
Svuota la mente, svuota la mente, svuota la mente... si ripeteva. Non poteva permettersi di essere scoperto, non ora che aveva deciso di tradirlo.
Il Signore Oscuro parve soddisfatto: forse era stata la forza della disperazione a fare in modo che Regulus non gli lasciasse libero accesso alla propria mente. Era sempre stato bravo a non mostrare quello che provava e per questo in Occlumanzia era molto avvantaggiato rispetto agli altri, ma quando Voldemort tentava di forzargli la mente temeva sempre di non riuscire a contrastarlo. Del resto, non aveva osato chiedere a Severus o Bellatrix di farlo esercitare, altrimenti avrebbe rischiato che vedessero qualche ricordo compromettente.
Nonostante la rabbia del Signore Oscuro, non si era pentito di aver salvato la vita di quella strega. Niente lo aveva mai fatto sentire così bene quanto la sua decisione consapevole di aiutarla a scappare. Era la prima volta che riusciva a considerarsi in pace con se stesso. Una piccola parte di sé pensò che, se lo avessero visto, sia Rachel che Sirius sarebbero stati fieri di lui, anche se nella realtà pensavano l'esatto contrario.
L'ira di Voldemort si era finalmente sfogata e lui si era rivolto verso il gruppetto di Mangiamorte di cui Regulus faceva parte.
“Lucius” disse, “dobbiamo evitare che questa notizia esca sul Profeta di domani. Molti Purosangue ancora indecisi potrebbero scegliere di appoggiare Silente se sapessero che abbiamo cercato di uccidere una di loro. Decidi tu se limitarti a fare una Imperius al direttore oppure se fare piazza pulita di tutta la redazione, non m'interessa”.
“Sì, mio Signore” rispose Malfoy, prontamente.
“Da domani continueremo a cercare quella traditrice del suo sangue” disse poi Voldemort. “Ora sparite tutti... Black, tu no, aspetta un attimo”.
Regulus sussultò, ma si ricompose subito.
“Il tuo elfo domestico mi è stato di grande aiuto, purtroppo a causa di una tragica fatalità, non è sopravvissuto alla missione. In ogni caso, non credo che sia un grosso problema per la tua famiglia. Di altri servitori ne potete avere quanti volete. In fondo era soltanto un elfo”.
“Certo” rispose Regulus digrignando i denti e fingendo di chinare la testa in segno di rispetto: in realtà voleva nascondere la smorfia di rabbia che gli era comparsa sul viso.
Te la farò pagare, fosse l'ultima cosa che faccio, pensò, odiandolo sempre di più.
Quando si incamminò lontano dalla casa dei Bagnold per Smaterializzarsi, fu affiancato da Severus.
“Che disdetta” esordì il ragazzo con un tono neutro. “Il Signore Oscuro ci farà setacciare tutta la Gran Bretagna per trovare la Bagnold...”
“Già... ora scusa, ma vado di fretta” rispose Regulus, guardandosi intorno in modo febbrile: sapeca che fosse una cosa stupida e illogica, ma aveva paura di ritrovarsi l'Ordine della Fenice tra capo e collo. All'altro quelle occhiate non sfuggrono.
“Sai” disse, “ultimamente mi sembri un po'... strano”.
Regulus smise di camminare, e Piton fece lo stesso. Il primo deglutì ma si rifiutò di guardarlo negli occhi: sapeva che anche lui fosse un bravo Occlumante.
“È morto da poco mio padre, Piton. Non sono sono tenuto a dare spiegazioni a te sulle mie reazioni” disse con freddezza.
Severus non parve affatto imbarazzato. Intorno a loro, tutti gli altri Mangiamorte si erano già Smaterializzati e anche Voldemort era sparito. La notte era silenziosa, a parte il crepitio del fuoco che divorava casa Bagnold.
“Veramente mi riferivo ad un'altra cosa. Ho notato che in certe occasioni tu perda ogni voglia di combattere”.
“Ma davvero? Chi è che ti ha salvato la pelle da quegli Auror che ti avevano accerchiato, stanotte?” rispose Regulus, sarcastico.
“In effetti, stavolta hai combattuto. Ma non posso fare a meno di chiedermi come mai tu non ti impegni così tanto quando... ehm” aggiunse, con una falsa esitazione che suonò estremamente beffarda, “... quando l'Ordine della Fenice è nei paraggi”.
Regulus si sentì arrossire all'improvviso e ringraziò il fatto che fosse buio.
“Non so di cosa tu stia parlando” sbottò, secco.
“Io credo di sì, invece. Durante le nostre... scorribande, hai sempre una gran fretta e non fai altro che dirci di non perdere tempo e di andarcene prima che arrivi l'Ordine. Mi chiedo perché tu preferisca avere a che fare con gli Auror piuttosto che con loro... Ma forse, questo tuo atteggiamento è iniziato... ah, certo... da quando hai scoperto che tuo fratello fa parte dell'Ordine, o sbaglio?”
“Infatti ti sbagli”. Regulus era furioso, ma cercò di trattenersi. “Mi sembra di aver già dimostrato abbastanza che non mi importa niente di lui”.
“E allora come mai ogni volta che c'è una battaglia cerchi in tutti i modi di evitare che si faccia male? Per non parlare di quella volta in cui è stato lui a salvare la tua vita. L'ho visto. Tutto ciò è molto commovente, Black, ma non credo sia l'atteggiamento giusto”.
Piton aveva un'aria così beffarda che Regulus avrebbe voluto fargliela pagare. Quello si divertiva a prenderlo in giro ma lui non sapeva come rispondere.
“E anche se fosse?” lo sfidò alla fine, incapace di negare l'evidenza. “A te cosa importa?”
“A me assolutamente nulla, ma ti ricordo che, anche se Silente sarebbe commosso da questa manifestazione di affetto fraterno, dubito che al Signore Oscuro possa fare altrettanto piacere. Credo che potrebbe considerarlo quasi un tradimento”.
Regulus arrossì ancora di più. Detestava sentirsi smascherato in quel modo da uno che odiava a morte Sirius, tra l'altro. Aveva trascorso gli ultimi quattro anni della sua vita a ostentare una totale indifferenza nei confronti di suo fratello ed essere scoperto in quel modo non gli piaceva affatto. In quel momento desiderò ferire Piton con un'insinuazione altrettanto maligna e le parole gli uscirono spontanee, senza che se ne rendesse davvero conto.
“Hai una gran faccia tosta, sai? Io piuttosto sarei curioso di sapere cosa ne penserebbe il Signore Oscuro se vedesse tutti gli sforzi che fai per evitare che la Evans venga ferita. Almeno mio fratello è nato Purosangue, a differenza di lei”.
Regulus aveva voluto soltanto sbeffeggiarlo, perché sapeva che Piton e la Evans fossero stati molto amici in passato, ma non si aspettava di vederlo così furibondo. Doveva avergli fatto più male di quanto ne avesse intenzione. Anche Severus era arrossito e lo stava guardando così male che Regulus temette di essere attaccato. Un attimo più tardi però l'altro riuscì a ricomporsi e gli si rivolse con il suo solito tono glaciale.
“Sei bravo a coprire i tuoi difetti sottolineando quelli altrui. È una caratteristica che hai in comune con il tuo degno fratello”.
Regulus odiò la sua capacità di avere sempre la risposta pronta; lui invece non era altrettanto bravo.
Poiché non replicava, Piton gli rivolse una smorfia vittoriosa e si allontanò. Regulus lo guardò Smaterializzarsi, irritato nel profondo, ma si disse di aver fatto bene a non rispondere alla provocazione. Aveva cose molto più importanti della insinuazioni di Piton a cui pensare, e doveva risolverle prima che quello iniziasse a sospettare che i suoi tentennamenti fossero dovuti ad un tradimento vero e proprio.

***

Era la prima volta che andava a Hogsmeade da quando aveva finito di frequentare la scuola. Il villaggio era sempre lo stesso ma lui ora si sentiva un perfetto estraneo. Gli mancavano i suoi anni da studente: le gite a Hogsmeade, i pomeriggi primaverili trascorsi nel parco, i banchetti in Sala Grande, addirittura le lezioni e le ore passate a studiare e chiacchierare in sala comune, ma soprattutto il Quidditch e, sopra ogni altra cosa, lei. Rachel occupava ogni suo ricordo, era entrata a far parte della sua vita durante il primissimo viaggio sul treno per non uscirne più.
Cercando di non farsi assalire di nuovo dai rimpianti, camminava distratto tra gli studenti immersi in conversazioni spensierate e le coppiette che si tenevano per mano, dirette da Madama Piediburro. Quando passò davanti ad un vicolo molto familiare, si fermò a fissarlo, il cuore che batteva all'impazzata. Era lì che, due anni prima, aveva baciato Rachel per la prima volta. Non se lo sarebbe mai dimenticato.
Tutto sembrava volergli ricordare quanto aveva perso per colpa della propria follia. Si era rovinato da solo, pensava.
Dopo alcuni lunghi minuti finalmente riuscì a distogliere lo sguardo da quel vicolo deserto e ricominciò a camminare, sempre più depresso. Per l'ennesima volta ripeté mentalmente il proprio obiettivo, per non perderlo di vista.
L'insegna dei Tre Manici di Scopa dondolava, per via del vento, davanti a lui e Regulus accelerò il passo.
Se vuoi sapere qualcosa riguardo il Signore Oscuro, chiedi a lui, gli aveva detto Barty un anno prima, e per fortuna.
Quando entrò nel locale affollato e vide un'ampia schiena familiare, si sentì immediatamente sollevato.
“Il solito Idromele, professore?” chiese Madama Rosmerta all'uomo seduto al bancone.
“Grazie, Rosmerta” rispose il professor Lumacorno.
Afferrò il boccale pieno di Idromele, sorseggiandolo con aria soddisfatta. Regulus lo raggiunse e si appoggiò al bancone accanto a lui.
“Professore?” lo chiamò.
Lumacorno posò il bicchiere e si voltò. Quando lo riconobbe, sobbalzò e sorrise per lo stupore. “Signor Black! Che piacere vederti! Ma cosa ci fai da queste parti?”
Regulus simulò un sorriso forzato.
“Avevo voglia di fare una passeggiata”.
“Nostalgia di Hogwarts, vero? Ti capisco, viene a tutti quanti... Be', sono veramente contento di averti incontrato, fa sempre piacere ritrovare gli ex-studenti del Lumaclub! Prendi qualcosa?”
“Oh, sì, una Burrobirra” disse Regulus. Madama Rosmerta gli servì una bottiglia, ma lui ne bevve solo qualche goccia. “Come va a Hogwarts, professore?”
“Abbastanza bene, le solite cose. Al banchetto di inizio anno Gazza ha dato di matto perché Pix ha rovesciato dei gavettoni sui poveri studenti del primo anno che dovevano ancora essere Smistati. Quel Poltergeist è incredibilmente dispettoso, non trovi? E tu, invece? Hai già cominciato a lavorare?”
Ancora no, ma ho fatto domanda al Ministero della Magia” rispose Regulus.
Certo, scommetto che lavorerai al Primo Livello! Anche se continuo a pensare che per il Quidditch saresti stato perfetto”.
Regulus evitò di commentare bevendo una quantità esagerata di Burrobirra.
Professore, avrei qualcosa da chiederle...” disse all'improvviso, quando si fu assicurato che l'Idromele di Lumacorno fosse finito.
Dimmi pure”.
No, qui è troppo affollato... che ne dice di andare alla Testa di Porco? Si tratta di una questione un po'... delicata”. La Testa di Porco era il luogo ideale per parlare di certe cose senza correre il rischio di essere sentiti da orecchie indiscrete.
Oh, non c'è problema. Avevo già intenzione di andarci. Rosmerta, eccoti le tue cinque falci” aggiunse, lasciando le monete alla proprietaria. Regulus fece lo stesso e poi lo seguì fuori dai Tre Manici di Scopa.
Si incamminarono lungo High Street e Lumacorno ricominciò subito a parlare allegramente.
“Sono proprio contento di rivederti! Mi stavo proprio dicendo che i miei vecchi studenti mi sarebbero mancati. Il Lumaclub non è più numeroso come qualche anno fa, però ci sono alcuni che promettono bene... Ah, Regulus, perdonami, mi è tornato in mente solo adesso: condoglianze per tuo padre, mi dispiace davvero”.
Oh... grazie” rispose lui, incupito. Avrebbe preferito che Lumacorno non se ne fosse ricordato, ma il professore si era già lasciato trasportare dai ricordi.
Conoscevo Orion, è stato anche lui un mio studente. Non pensavo che se ne sarebbe andato così presto...”
Con grande sollievo di Regulus, il discorso dovette interrompersi quando entrarono nel pub. Era lurido come se lo ricordava, se non di più. Non c'era molta gente, a parte un paio di uomini che conversavano fitto in un angolo riparato, e la solita capra che vagava indisturbata tra i tavoli.
Buongiorno, Aberforth” esordì Lumacorno. “Un Whisky Incendiario per me e...”
Niente, grazie” si affrettò a dire Regulus, considerata la scarsa igiene del posto.
Aberforth annuì senza parlare, ma gli lanciò un'occhiata penetrante, e Regulus si affrettò a distogliere lo sguardo.
Come va il campionato di Quidditch, professore?” chiese, in attesa di allontanarsi dal bancone.
Oh, ancora non è iniziato, ovviamente, ma promette di essere emozionante e combattuto. Secondo me hai fatto una buona scelta suggerendo Dunstan come Capitano. Tuttavia ho paura che quest'anno non sarà così facile vincere la Coppa. Sia Serpeverde che Grifondoro possiedono dei giocatori molto forti ma – che rimanga tra noi – i veri talenti se ne sono andati tutti”.
Regulus abbozzò un sorriso compiaciuto, anche se ora nulla gli sembrava più importante del medaglione, nemmeno un riconoscimento del genere.
Invece il nuovo Capitano di Corvonero sta mettendo su una grande squadra, sai? Temo che sia la favorita di quest'anno. Io sono convinto che saranno loro a vincere”.
Non è ancora detto. Ma se Serpeverde dovesse perdere, preferisco che sia Corvonero ad ottenere la Coppa” affermò Regulus, mentre Aberforth serviva il Whisky all'insegnante.
Lumacorno ridacchiò, divertito.
Tipico di noi Serpeverde: possiamo anche perdere, ma dobbiamo trascinare con noi i Grifondoro, vero?”
Poi si diresse verso uno dei tavoli più vicini, ma Regulus insisté per prenderne uno in un angolo più al riparo da orecchie indiscrete, con la scusa che fosse meno sporco.
Quando furono entrambi seduti, meditò sul modo migliore per farlo parlare, mentre l'insegnante gli iniziava a raccontare dei nuovi talenti che aveva scoperto ultimamente.
Escluse a priori la Legilimanzia: non la sapeva padroneggiare molto bene e temeva che Lumacorno fosse abile a contrastarla. Forse avrebbe potuto Confonderlo, ma rischiava di impedirgli di ricordare con chiarezza le informazioni che gli servivano. Prima di uscire di casa aveva pensato al Veritaserum, ma non era sempre affidabile. C'era solo un modo sicuro per indurlo a raccontargli ogni cosa. Si era ripromesso di non usare più le Maledizioni Senza Perdono, a meno che non fosse strettamente necessario, ma quella volta avrebbe dovuto fare un'eccezione.
Così, mentre il professore chiacchierava ignaro, Regulus estrasse la bacchetta e, tenendola nascosta sotto il tavolo, dopo aver controllato che nessuno stesse guardando, la puntò contro di lui. In fondo era la meno pericolosa, e poi la stava usando per un buon fine, non per fare del male...
... e alla fine si è alzato e mi ha detto che aveva già finito la pozione dopo neanche un'ora. Io non ci potevo...”
Imperio!
Lumacorno tacque improvvisamente, assumendo un'espressione imbambolata. Regulus si guardò intorno per assicurarsi che nessuno si fosse accorto di quell'inatteso silenzio, ma per fortuna sia Aberforth che gli altri due clienti erano troppo lontani per sentirli.
Professore” sussurrò, un po' dispiaciuto, “mi dica tutto quello che sa su Tom Riddle”.
L'insegnante non ebbe alcuna reazione e iniziò a parlare subito.
Tom Riddle... fin dal primo giorno di scuola si era dimostrato un ragazzo fuori dal comune. Era eccezionalmente bravo con la magia, nonostante avesse trascorso l'infanzia in un orfanotrofio babbano. Forse è stata quella sua brutta esperienza a fargli odiare tanto i Babbani. Lo notai subito. Era determinato e aveva molta influenza sugli altri studenti. Così lo ammisi nel Lumaclub. Era estremamente bravo nel capire la gente ma, al contrario, nessuno sospettava che nascondesse un animo così... crudele. Aveva sempre avuto ottimi voti, era stato nominato Prefetto e, inoltre, aveva anche ricevuto un Encomio Speciale...”
Regulus si ricordò della targa intitolata a Riddle nella Sala dei Trofei ma non interruppe il professore, lasciandolo parlare.
Dopo aver finito la scuola con il massimo dei voti, tutti si aspettavano che avrebbe fatto carriera in fretta, e invece è andato a lavorare da Magie Sinister”.
Regulus sgranò gli occhi. Il Signore Oscuro a lavorare in un negozio di Notturn Alley? Era molto strano.
E poi sparì per un certo periodo. Forse era andato all'estero, non lo so. Quando tornò, iniziò a cercare dei seguaci, fino ai giorni nostri...”
Regulus era molto deluso. Non conosceva tutti quei dettagli sulla vita del Signore Oscuro e magari in un'altra situazione avrebbe potuto ritenerli interessanti, ma quello che gli importava al momento era ben altro. Purtroppo, non sapeva neanche che tipo di domanda avrebbe dovuto rivolgere al professore. E non voleva chiedergli direttamente del medaglione, per paura che qualcuno in seguito riuscisse a leggergli nella mente.
Che cosa mi dice del suo rapporto con le Arti Oscure?” chiese, sperando di essersi avvicinato all'argomento.
Nonostante l'espressione intontita dovuta alla Maledizione Imperius, Lumacorno parve un po' spaventato.
Le adorava. Sul momento non me ne ero reso conto. Pensavo che il suo interesse per le Arti Oscure fosse lo stesso di quello che dimostrava nei confronti di tutte le altre materie. E invece...”
Invece cosa?” lo incitò Regulus e, per l'ansia di sapere, abbassò inavvertitamente la bacchetta.
Lumacorno strabuzzò gli occhi, confuso, e gli rivolse uno sguardo fin troppo lucido. Il ragazzo si affrettò a riformulare la Imperius, prima che l'insegnante si potesse rendere conto di quanto stesse accadendo. Il professore tornò imbambolato, e l'altro tirò un respiro di sollievo.
Le Arti Oscure...” gli ricordò.
Oh, sì. Be', trascorreva molto tempo nel Reparto Proibito della biblioteca di Hogwarts. Io credevo che facesse solo delle ricerche in più, ma in realtà stava coltivando e accrescendo il suo interesse nei confronti della Magia Oscura. Aveva iniziato a desiderare un potere maggiore di chiunque altro, voleva dominare il mondo magico ma, soprattutto, era ossessionato dall'idea dell'immortalità...”
In qualche angolo della memoria di Regulus riecheggiò una frase sussurrata da una voce sibilante:
“...e magari un giorno riuscirete addirittura ad ingannare la morte, proprio come ho fatto io”.
Era un pensiero assurdo. Fino a quel momento aveva creduto che lo avesse detto solo per indurlo a servirlo, che fosse soltanto un'altra delle sue tante menzogne e che, se fosse stata la verità, non sarebbe certo andato a sbandierarla così ai quattro venti... Ma anche con Kreacher si era comportato allo stesso modo: lo aveva sottovalutato, sicuro che l'elfo fosse morto. Possibile che si fosse lasciato sfuggire una cosa così importante in sua presenza? Un'eccitazione febbrile lo assalì. Che fosse davvero diventato immortale?
Mi parli di questa ossessione per l'immortalità” proseguì, tremando al solo pensiero.
Voleva essere il mago più potente di tutti e avrebbe voluto ottenere il dominio per sempre, immagino... Io non lo capii. Nessuno avrebbe mai sospettato le sue reali intenzioni. Solo il professor Silente non lo venerava come noialtri. Non lo convinceva. Ma neanche Silente sa quello che... temo... sia arrivato a fare... soltanto io lo so...”
Lumacorno aveva assunto un'espressione sofferente e imbarazzata, per quanto gli fosse possibile dal momento che era ancora stregato.
Che cosa?”
Una sera mi ha chiesto... una cosa... e be', credo di avergli detto troppo...”
Il formicolio al braccio di Regulus si stava affievolendo: l'insegnante aveva cominciato a contrastare la Maledizione. Era evidente che non volesse continuare il suo racconto. Lui si sforzò di mantenere il controllo sulla sua mente.
Che cosa gli ha chiesto?” chiese con un tono autoritario.
Mi ha... fatto delle domande... su un tipo di magia molto... oscura...”
Un gruppo di studenti entrò ridacchiando nel locale e, dopo aver ordinato delle Burrobirre, si diressero ad un tavolo vicino al loro.
Di che tipo di Magia oscura si trattava?” chiese Regulus con urgenza, temendo di non farcela. Lumacorno si stava dimostrando un osso duro da convincere. Lottava con tutto se stesso per sottrarsi alla Maledizione ma Regulus era altrettanto determinato a non cedere. “Me lo dica!”
Ha chiesto degli Horcrux”sussurrò quello, stentando a scandire le parole.
E che roba è?” domandò Regulus. Ma era troppo tardi. Gli studenti avevano raggiunto il tavolo accanto al loro e Lumacorno, sotto shock per la propria rivelazione, aveva vinto l'influenza della Imperius.
Regulus agì velocemente e usò un altro incantesimo su di lui, modificandogli la memoria per fargli credere di aver conversato fino a quel momento dei nuovi talenti del Lumaclub. Alla fine dell'operazione, l'uomo sembrava molto confuso.
Professore, si è fatto tardi. Dovrei tornare”.
Oh, certo, fai pure... accidenti, è già passato così tanto tempo?” esclamò quello, controllando il proprio orologio.
Dopo averlo salutato come se nulla fosse accaduto, Regulus uscì dal locale, pensieroso.
Non aveva la più pallida idea di cosa fossero quegli Horcrux e non sapeva se c'entrassero davvero qualcosa con il medaglione, ma dentro di sé aveva la sensazione che in qualche modo fossero collegati. Forse il medaglione possedeva dei poteri particolari, capaci di allungargli la vita... non ne aveva idea. Ma almeno adesso aveva qualcosa da andare a cercare. L'unico problema che gli restava era quello di capire dove cercare.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

L'idea di chiedere a Lumacorno non è certo la più originale, ma non avevo molte alternative. Tutto quello che Lumacorno dice su Tom Riddle penso che lo sapessero tutti i professori che gli avevano insegnato, non solo Silente, anche se molto vagamente.
Certo che se Harry a suo tempo avesse utilizzato la Maledizione Imperius sul prof per recuperare il ricordo originale si sarebbe risparmiato un sacco di stress e una mezza ramanzina di Silente! XD
Il mezzo bisticcio tra Regulus e Severus l'ho messo perché era da un po' che volevo riprendere il povero Piton, che ho snobbato troppo, ultimamente. Quando si tratta di lui, ho sempre il terrore di andare OOC, quindi vi prego ditemi se vi convince, perché è uno dei personaggi che mi mettono più soggezione!!
Millicent Bagnold (fonte: il mio amato HP Lexicon) sarà Ministro della Magia dal 1980 al 1990, quindi precederà Caramell. Ho pensato che in un lontano futuro a Regulus potrà fare comodo un Ministro che gli deve la vita, soprattutto con Barty Crouch che strepita per mandare mezza comunità magica ad Azkaban ^_^

Il capitolo scorso l'ho pubblicato a mezzanotte in punto e poi sono andata subito a dormire, perciò quando la mattina dopo ho letto che questa storia era passata alla seconda fase del concorso credevo di essere ancora nel mondo dei sogni... Cioè, non so se posso spiegare il mio stupore ed esprimere quanto sia sconvolta: non mi aspettavo affatto un risultato del genere! Non vorrei sembrare una falsa modesta ma vi giuro che mai mi sarei immaginata di passare! Mi limitavo ad essere contenta per i voti ricevuti e basta!
Ringrazio tantissimo chi mi ha votato e ringrazio anche tutti gli altri che continuano a seguire questa storia. Grazie davvero!! *_*

Prossimo aggiornamento: 15 maggio (ci sarà un gran ritorno!)

malandrina4ever: sì, Regulus finalmente ce l'ha fatta, e adesso si è già messo sulla buona strada per scoprire cosa sono gli Horcrux. Vedrai, probabilmente il modo in cui svelerà il segreto sarà insolito. Non voglio anticipare nulla, tanto lo scoprirai nel prossimo capitolo! Invece per sapere come Regulus si salverà dovrai aspettare un po' di più...
vulneraria: grazie di tutto! Effettivamente il capitolo scorso è stato molto triste... del resto non poteva essere altrimenti. Grazie anche per aver apprezzato la caratterizzazione di Kreacher: mi preoccupava un po' in effetti. Però, tranquilla, Rachel lo perdonerà quando lui le dirà di essersi pentito!
Circe: buon compleanno, allora, anche se in ritardo! Sai che hai ragione? E, guarda caso, l'Innominato è il mio personaggio preferito! Era proprio destino... A me è piaciuto molto scrivere la prima parte: l'ho pensata ogni sera prima di addormentarmi, immaginandomi nei panni di Regulus e cercando di intuire cosa potesse pensare. Sono felicissima che ti sia piaciuta! Sul rapporto tra Regulus e Bellatrix devo ancora pensarci seriamente, e spero di descriverlo bene.
Mirwen: sì, meno male che Rachel non sa nulla di Barty, altrimenti avrebbe fatto una strage in piena regola! XD Ce ne vorrà di tempo per mettere tutto a posto, ma alla fine ce la faranno!
dirkfelpy89: ciao! Sono felice che ti siano piaciuti gli ultimi capitoli! E' vero, sono stati molto intensi, e lo si vede anche dalla lunghezza: i primissimi capitoli erano meno della metà! Sono tristissima anche io per l'allontanamento tra Rachel e Regulus, ma stai sicuro che non finirà qui!
Alohomora: sì, purtroppo la data ufficiale della fine della fanfiction è il 29 maggio... anche a me mancherà aggiornare ogni sabato, ma tornerò, su questo non c'è dubbio! Comunque, ma ti pare che posso concludere la storia senza che Rachel sappia del pentimento di Regulus? Certo che lo saprà, e stavolta non ci sarà la lettera, lui glielo dirà di persona, anche se non le riferirà proprio tutto quello che deve fare. Però si chiariranno nell'ultimo capitolo, non c'è dubbio!
_Mary: la risposta ai tuoi dubbi era più semplice del previsto! Su Lumacorno avevo già sparso qualche indizio, perciò ho pensato bene di sfruttarlo. Stavolta Regulus non andrà da Narcissa anche se lei, a proposito, ricomparirà tra due capitoli: comunque, non ti anticipo nulla! XD Sì, Regulus lo schiaffo se l'è meritato eccome. Comunque, è finalmente rinsavito.... E poi dicono che le maniere forti non servono!. Dispiace anche a me trovarmi un'altra volta quasi alla fine... cercherò di tornare il prima possibile, comunque!
Gobra1095: be', la storia non si concluderà proprio felicemente (quello sarà l'argomento del seguito) ma sicuramente saranno tutti e due ancora vivi, e questa è quel che conta al momento! Sono d'accordo con te: anche se Orion non si è mai comportato da padre con Sirius, in fondo lo era lo stesso e il ragazzo non poteva essere felice della sua morte. Anche a me mancherà tantissimo aggiornare! :-(
DubheBlack: in "Slytherin love" Regulus aveva intuito che il medaglione fosse un mezzo che permetteva a Voldemort di essere quasi immortale, qui parte solo da un nome, ma Lumacorno gli ha dato una mano a collegare le due cose! Vedrai che nel prossimo capitolo Regulus scoprirà cosa sono questi famigerati Horcrux... Grazie, ci tenevo molto a descrivere per bene i sentimenti di Regulus durante la nottata insonne, quindi sono felice che tu li abbia apprezzai! Comunque sì, lui e Rachel riusciranno a chiarirsi, anche se proprio alla fine della storia, ma faranno pace, su questo non c'è dubbio! Buon primo maggio anche a te!

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Rivelazioni ***


48
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 02. Ricordi

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Rivelazioni

Photobucket

Ottobre 1979

La villa che cercava era lì davanti a lui, esattamente come se la ricordava; gli dava l’impressione che il tempo si fosse fermato. Regulus si meravigliò del fatto che non fosse nascosta da alcun tipo di protezione magica: di quei tempi una leggerezza simile corrispondeva quasi ad un suicidio.
S’incamminò lungo il vialetto che, da piccolo, aveva percorso tante volte. Il tragitto fu più lungo del necessario perché lui a volte rallentava fino a fermarsi e altre tornava indietro di qualche passo. Alla fine però si obbligava sempre a ripartire.
La ghiaia scricchiolava sotto i suoi piedi, fino a che non ebbe raggiunto la porta d’ingresso. Esitò di nuovo. Era davvero sicuro di farlo? Non sarebbe stato meglio cercare altrove?
No, si disse, questa è l’unica possibilità che ho per scoprire cosa sono gli Horcrux.
Fece un gran respiro e poi suonò al campanello, mentre l’agitazione cresceva dentro di lui. Dovette aspettare pochi istanti, prima di sentire da dietro la porta la voce di un elfo domestico.
“Chi è?”
“Sono Regulus. Posso entrare?” fece lui, e attese la risposta con il cuore in gola.
Ci fu una breve pausa, poi l’elfo parlò di nuovo.
“Aster deve chiedere al padrone, prima”.
Regulus ascoltò i passi allontanarsi lungo l’ingresso. Aveva la tentazione di scappare subito ma si costrinse a rimanere. Doveva assolutamente svelare quel mistero.
Qualche istante più tardi, udì dei passi più pesanti di quelli dell’elfo domestico e un attimo dopo la porta si aprì.
“Regulus?” disse l’uomo, incredulo.
Il ragazzo provò a dire qualcosa, anche la prima che gli venisse in mente, ma non ci riuscì.
Alphard era quasi irriconoscibile. Non lo vedeva da circa tre anni ma dal suo aspetto sembrava che ne fossero trascorsi più di dieci. I capelli, un tempo neri come i suoi, erano diventati grigi, le rughe della fronte erano più marcate e tutto confermava l’ipotesi che fosse invecchiato nel giro di pochissimo tempo.
La trasandatezza non era dovuta solo alla barba non rasata da due giorni o ai vestiti fuori moda che indossava; era qualcosa di più profondo che gli si leggeva negli occhi e nell’espressione stanca e abbattuta.
Regulus abbassò lo sguardo, imbarazzato, e formulò la domanda prima di perderne il coraggio.
“Posso?”
Alphard aprì la porta del tutto e lo fece entrare. Quando si ritrovarono entrambi nell’ingresso e la porta si fu richiusa dietro di loro, calò un silenzio imbarazzato. Alphard continuava a fissarlo ma Regulus si guardava le scarpe. Non sapeva come suo zio avrebbe reagito, se lo avrebbe accolto volentieri o con freddezza. Sentiva che la seconda ipotesi fosse la più probabile: se la sarebbe meritata.
“Regulus” ripeté Alphard con un tono indeciso: forse nemmeno lui sapeva bene come reagire. Era stato preso del tutto alla sprovvista. Lo fissava come se non potesse credere ai propri occhi. Subito dopo tuttavia assunse un tono più duro. “Perché sei qui?”
Il ragazzo si sentì improvvisamente deluso. Non che si fosse aspettato l’accoglienza più calorosa del mondo, ma lui non gli aveva mai parlato in quel tono.
“Devo chiederti un favore… però se non vuoi, tolgo il disturbo” aggiunse, imbarazzato.
“No” lo fermò quello, inquieto. “Rimani, per favore”.
Regulus non poté ignorare il tono di supplica con cui aveva pronunciato le ultime due parole. Annuì per fargli capire che non se ne sarebbe andato e Alphard ne fu contento.
“Aster, vai a preparare del tè” disse all’elfo domestico. Poi tornò a rivolgersi a Regulus. “Vieni in salotto”.
Regulus cercava di non guardarlo negli occhi ma sentiva a pelle la sua sofferenza. Negli ultimi anni era vissuto sempre da solo e si era chiaramente lasciato andare. Era più che comprensibile che con lui fosse così freddo.
Lo seguì in silenzio lungo il corridoio finché non entrarono in salotto. In un tavolino accanto alla poltrona vide un bicchiere usato e una bottiglia quasi finita di Whisky Incendiario che gli diedero la conferma dello stato di sconforto in cui Alphard versava.
“Mi dispiace”.
Quelle parole gli erano sorte spontanee ed erano state pronunciate prima che se ne rendesse conto. Odiava chiedere scusa ma detestava di più se stesso perché ogni sua scelta aveva avuto come conseguenza quella di fare del male alle persone che gli volevano più bene.
Alphard ne fu altrettanto stupito. Lo guardò per alcuni secondi, poi chiese:
“Per che cosa?”
Regulus arrossì per la vergogna. Fino a qualche tempo prima non avrebbe mai creduto di potersi ritrovare in una situazione del genere.
“Per aver appoggiato la decisione di cacciarti dalla famiglia. Ero arrabbiato”. Per un attimo fu sul punto di aggiungere qualcos’altro ma ritenne di essersi già scusato abbastanza per i suoi standard. Sperava solo che ad Alphard bastasse.
Suo zio lo stava fissando con un’espressione colma d’incredulità. Per qualche istante non parlò.
“Non ce l’ho con te e non devi scusarti” rispose infine, avvicinandosi. “Ti sei sentito tradito, lo capisco…”
“Me la sono presa con te perché non riuscivo ad accettare che Sirius se ne sarebbe andato lo stesso, con o senza i tuoi soldi” ammise Regulus, cupo.
Alphard non replicò, limitandosi a posargli una mano sulla spalla.
“Sono io che dovrei scusarmi. Orion è morto e io non ti ho ancora detto nulla…”
“Non importa, cioè…” rispose Regulus, cupo “… preferisco non parlarne”.
Si accorse che lo stava scrutando attentamente e sul suo viso era comparsa un’espressione tormentata, come se gli volesse dire qualcosa ma non trovasse il modo per farlo.
In quel momento, l’elfo domestico Aster fece il suo ingresso nel salotto, trasportando un vassoio per il tè e interrompendo quell’attimo di tensione.
Regulus e Alphard si sedettero ad un tavolo, uno di fronte all’altro, e approfittarono della scusa del tè per restare in silenzio e riflettere su come formulare le domande che ognuno dei due aveva in mente.
Fu lo zio a parlare per primo, sforzandosi di usare un tono indifferente, come se non fosse affatto strano trovarselo in casa dopo tanto tempo.
“Allora, avrai così tante cose da dirmi… Cosa ti è successo negli ultimi tre anni?”
Regulus cominciò a raccontargli dei suoi M.A.G.O. e dei voti che aveva preso, lieto di non dover passare subito al dunque. All’inizio era molto imbarazzato: gli sembrava strano ritrovarsi a parlare di sé con suo zio, dopo tanto tempo. Continuava a girare la tazza sul piattino, muovendo i fondi del tè come per dare loro una forma conosciuta. Tuttavia, più passava il tempo e più si scioglieva. Aveva dimenticato quanto fosse sempre stato bene con Alphard, l’unico parente che lo aveva sempre ascoltato e al quale osava mostrare le proprie debolezze. Quando gli raccontò della vittoria della Coppa del Quidditch, gli parve di essere di nuovo il ragazzino di dodici anni che era appena stato ammesso nella squadra. Entrambi sapevano che vi fossero argomenti molto più seri di cui parlare, ma li ignorarono almeno finché, dopo che Regulus ebbe esaurito le idee, cadde il silenzio.
“Io non ho molto da raccontarti, invece” disse Alphard, lugubre. “Sirius e Andromeda vengono a trovarmi ogni tanto, ma sta diventando sempre più pericoloso uscire di casa, ultimamente…”
Regulus si affrettò ad abbassare lo sguardo: stavano sfiorando la nota dolente. Voleva evitare che Alphard approfondisse l’argomento, ma quello cambiò subito discorso.
“Che tipo di favore dovrei farti?”
Regulus lasciò andare la tazza e lo guardò, nervoso. Era giunto il momento di dire il motivo per cui era lì.
“Vorrei dare un’occhiata alla tua biblioteca” rispose tutto d’un fiato.
Alphard parve sorpreso e aggrottò la fonte.
“Perché?”
“Per una… ricerca”.
Regulus sapeva di non avere speranze; glielo leggeva negli occhi, così simili ai suoi. Alphard infatti era tornato improvvisamente serio. Sembrava quasi arrabbiato. Posò a sua volta il proprio tè e lo guardò con fermezza.
“Mi dispiace ma non posso accontentarti. So per chi combatti. Sei qui perché te lo ha ordinato il Signore Oscuro, vero? Scommetto che ha bisogno di qualche informazione particolare. Be’, non avevo intenzione di collaborare con lui dieci anni fa, quando cercava di convincere la comunità magica con le buone, e non ne ho a maggior ragione adesso che sta cercando di rovinare uno dei miei nipoti, sempre se non ci è già riuscito”.
“Non mi ha mandato Lui” si affrettò a rispondere Regulus, disperato. “Sono venuto da solo. Lui non lo sa neanche”. Alphard lo fissò, sospettoso, e lui si costrinse a sostenere lo sguardo. “Per favore, devo solo cercare una cosa…” provò.
“Di cosa si tratta?” chiese.
“Non posso dirtelo”.
“E perché mai?”
“Perché riguarda… un favore che mio padre mi ha chiesto qualche mese fa” inventò sul momento.
Dal momento che Alphard era stato un Indicibile, possedeva delle conoscenze superiori a quelle della maggior parte della comunità magica. Un Natale di tanti anni prima, Sirius aveva convinto Regulus ad infiltrarsi nella biblioteca personale dello zio, in cui erano raccolti antichi e rari volumi, molti dei quali riguardavano anche le Arti Oscure. Alphard li aveva colti con le mani nel sacco e li aveva rimproverati per la prima e unica volta in vita loro: la biblioteca era la sola stanza della villa in cui era vietato entrare, perché vi erano custoditi libri poco adatti a dei bambini.
Regulus aveva deciso di darle un’occhiata proprio per quel motivo. Inoltre, leggende e voci di corridoio sostenevano che all’Ufficio Misteri esistesse una stanza, chiamata Camera della Morte, il cui nome era piuttosto indicativo…
Chiunque lavorasse lì doveva sapere molto sulla Morte, e quindi anche sull’immortalità; almeno, questo era ciò che Regulus aveva pensato e sperava.
Alphard tacque per alcuni minuti, pensieroso. Regulus attese, sperando di ottenere il permesso. Non voleva essere costretto a lanciare una Imperius anche su suo zio.
“Va bene” concluse infine quello, lasciandolo esterrefatto. “Però vengo con te”.
“Ok” rispose Regulus, cercando di non mostrare la propria delusione. Non voleva fargli sapere degli Horcrux, almeno finché non avesse capito di cosa si trattava. Come avrebbe fatto a cercarli sotto lo sguardo vigile e indagatore di Alphard? Decise di pensarci quando sarebbe arrivato il momento.
Alphard lo condusse fuori dal salotto, attraversò il corridoio e salì una breve rampa di sale che conduceva ad un piano rialzato. La parete era occupata da una pesante porta di legno che si poteva aprire solo con una chiave che l’uomo teneva sempre con sé.
“Eccoci” disse Alphard, facendo entrare Regulus in un’ampia stanza piena di scaffali rigurgitanti di libri vecchi e ammuffiti. Era più piccola della biblioteca di Hogwarts ma conteneva informazioni sulle Arti Oscure che non si trovavano neanche nel Reparto Proibito.
“Come funziona qui?” chiese Regulus, non sapendo dove andare.
“Ho diviso gli scaffali in base all’organizzazione dell’Ufficio Misteri. Qui davanti a te ci sono libri sullo studio della mente umana, dietro quelli sul tempo, poi sulla morte…”
Regulus attese che Alphard finisse di spiegare e, infine, si diresse verso il terzo scaffale alla sua destra. Notò lo sguardo curioso e al tempo stesso preoccupato dello zio, ma Alphard non fece commenti e lo lasciò cercare, appoggiando la schiena contro il davanzale di una finestra alla sinistra di Regulus.
Quest’ultimo fece scorrere lo sguardo lungo le file di libri dalle copertine scure e i titoli scritti in oro. Erano così tanti che iniziò a dubitare di farcela in un solo giorno. Tuttavia si sforzò di essere ottimista e iniziò a sfogliare il primo volume.
Per parecchi minuti Alphard rimase in perfetto silenzio, osservando con inquietudine il nipote che maneggiava quei libri pieni di magia oscura. Ad un certo punto non riuscì più a tacere e disse:
“Regulus, scusa se te lo dico ma… tu lo sai che non si possono far tornare in vita i morti, vero?”
Regulus impallidì. Suo zio doveva aver pensato chissà cosa…
“Certo che lo so. Sto solo cercando un’informazione…”
Il suo borbottio sfumò nel nulla ma per fortuna Alphard evitò di insistere. Al contrario, evocò una poltrona e si sedette. Regulus desiderò che lo lasciasse da solo, ma sapeva che non sarebbe successo. Agitato, chiuse il libro che aveva appena finito di sfogliare e ne prese un altro che conteneva orribili incantesimi oscuri per creare un Inferius. Lo mise subito via, terrorizzato al ricordo dell’esercito di Inferi da cui Kreacher era fuggito, e passò ad altro.
Cercava disperatamente la parola ‘Horcrux’ ma era davvero raro trovare qualche breve informazione. Di solito anche i libri più oscuri tendevano a glissare sull’argomento. Una frase tuttavia gli fece capire di essere sulla strada giusta:
Ciò che viene definito Horcrux è il metodo più orribile di garantirsi una vita quasi immortale ma qui eviteremo di parlarne…
Quindi aveva visto giusto: Voldemort aveva davvero usato quel tipo di magia per sfuggire alla morte…
“Perché l’hai fatto?” disse improvvisamente Alphard, facendolo sobbalzare.
“Che cosa?”
“Lo sai. Sei diventato un Mangiamorte, nonostante tutti gli avvertimenti di tuo fratello”.
Regulus fu assalito dall’agitazione e chiuse in fretta il volume. Avrebbe voluto dirgli la verità, ma ripeté la solita bugia:
“Era mio dovere”.
Alphard parve molto deluso e ferito. Regulus maledisse se stesso: non avrebbe voluto dargli un ulteriore motivo di sofferenza.
“Sei cambiato, troppo” disse, alzandosi dalla poltrona e raggiungendolo. “Non è stata una tua scelta. Sono stati i tuoi genitori a convincerti che fosse la cosa giusta da fare. So quanto sei attaccato alla famiglia e per questo ho sempre evitato di dirti quello che penso di mia sorella, ma ti assicuro che Walburga tende sempre ad assumere il controllo della vita di chi le sta vicino. Come se non bastasse, ha un’influenza spaventosa su di te. Non pensare che ti stia suggerendo di ribellarti, ma fai almeno attenzione. Ti ha già convinto ad appoggiare Tu-Sai-Chi, ora scommetto che inizierà a darti il tormento per trovarti una futura moglie che ti dia un erede maschio…”
“Già fatto. Ma l’ho scelta da solo e lei ha scelto me, senza l’intervento di nessuna famiglia” replicò Regulus, stizzito.
“Ah, sei fidanzato? Non lo sapevo” disse Alphard, incuriosito.
“Lo sono stato, fino a poco tempo fa” rispose Regulus, depresso. In risposta all’espressione confusa dello zio, si costrinse ad aggiungere: “Ci siamo lasciati perché a lei non stava bene il fatto che io sia un Mangiamorte”.
“Mi dispiace” disse Alphard. Regulus fu grato che non avesse infierito. “Lei non lo sapeva?”
“Lo sospettava, perché ci conosciamo da quando avevamo undici anni, e sa come la penso. Non voleva che diventassi un Mangiamorte e io gliel’ho detto solo ora…”
“Mi sarebbe piaciuto conoscerla. Che tipo è?”
“Te ne ho già parlato tante volte. E inoltre conosci bene suo padre” disse Regulus, ricordando all’improvviso la foto del matrimonio dei genitori di Rachel. “Perseus Queen”.
Alphard parve improvvisamente imbarazzato.
“È sua figlia?” chiese.
“Sì”.
“Ah…”
“Anche lui ha avuto la stessa reazione. Eravate amici: eri al suo matrimonio. Come mai non me l’hai detto?”
Regulus era talmente curioso che, per una volta, aveva dimenticato di usare discrezione. Alphard sembrava a disagio.
“Be’, ecco… siamo diventati amici ai tempi della scuola. Lui era al mio stesso anno e facevamo entrambi parte della squadra di Quidditch. Poi però abbiamo litigato di brutto e non ci siamo più visti né sentiti”.
“Come mai?” chiese Regulus, m se ne pentì un attimo dopo, quando vide l’espressione imbarazzata di Alphard. “Scusa, io…”
“Non preoccuparti, è logico che tu sia curioso”. Alphard sospirò e si decise a raccontare. “Dunque, dovresti sapere che Perseus è un Purosangue un po’ diverso da quelli cui siamo abituati. Non ama i Babbani, anzi, per niente, perché ci hanno costretti alla clandestinità, ma nulla di più. Non torcerebbe loro neanche un capello. Ora tu immagina l’impatto che le sue idee ebbero su di me, quando avevo appena iniziato Hogwarts. Per quelli come Silente potevano sembrare non abbastanza tolleranti, ma per me erano rivoluzionarie. Ero già piuttosto incline alla ribellione, e l’amicizia con Perseus influì molto sulle mie convinzioni riguardo ai Babbani. Lui apprezzava i miei sforzi volti ad essere diverso dal resto della famiglia Black. Alla fine però le mie si rivelarono soltanto parole…”
Alphard assunse uno sguardo vacuo e prese a fissare lo scaffale senza vederlo veramente.
“Il giorno del suo matrimonio Perseus mi presentò sua cugina. Lei aveva frequentato Beauxbatons perché sua madre era andata a vivere in Francia, ma erano tornate per assistere a quelle nozze”.
Si interruppe di nuovo, cupo. Regulus non ebbe bisogno di chiedergli che cosa fosse accaduto tra lui e la ex-studentessa di Beauxbatons. Era strano per lui ascoltare Alphard che gli raccontava certe cose. L’unica cosa che sapeva della vita sentimentale dello zio era che non si fosse voluto sposare per scelta e, anche, dispetto ai propri parenti. Si chiese come si fosse potuto accontentare di una motivazione così poco credile.
“Come si chiamava lei?” domandò, dato che Alphard sembrava immerso nei ricordi.
“Doris” rispose lui, destandosi. “Avrai intuito che per me fu da subito molto più di una semplice cugina del mio migliore amico. Lei mi ricambiava e Perseus era molto contento di questo. Insomma, sembrava tutto perfetto. Le dissi anche che l’avrei sposata… guarda…”
Alphard si allontanò un attimo e raggiunse uno scrigno posto in una rientranza della parete. Trafficò per alcuni istanti con quelle che sembravano lettere e vecchie fotografie e, infine, estrasse qualcosa di piccolo e lucente.
“Questo lo avevo preso per lei” spiegò, mostrandogli un anello d’argento con un semplice diamante sulla montatura.
Regulus guardò l’anello con curiosità. Era ancora perfetto e integro ma aveva qualcosa di antico. Osservandolo meglio, scoprì che, all’interno, vi era inciso l’inconfondibile stemma dei Black.
“Uno dei tanti cimeli di famiglia. All’epoca ero ancora attaccato alle nostre tradizioni” spiegò Alphard.
“Perché non vi siete sposati?” chiese alla fine Regulus, momentaneamente dimentico della faccenda degli Horcrux.
Alphard si incupì ancora di più.
“Perché accadde un disastro. Io ero sicuro che fosse la donna adatta a me. Non mi era mai sorto neanche un solo dubbio su di lei… solo che c’era un problema – almeno per me – insormontabile”.
Regulus fu colto da un’intuizione e lo anticipò.
“Era Mezzosangue?”
Alphard annuì. Regulus represse a fatica l'espressione orripilata e si impose di continuare ad ascoltare.
“Suo padre era un Babbano. Lei non me lo aveva mai detto e io ero sicuro che fosse Purosangue come suo cugino. Ma quando seppi la verità… fui preso dal panico. Non ero preparato ad un colpo del genere, e ancor meno lo erano i tuoi nonni. Cominciai ad inventarmi una scusa dopo l’altra per rimandare il momento in cui la avrei presentata ai miei, sicuro di avere solo bisogno di un po’ di tempo per farmene una ragione e avere il coraggio di sposarla lo stesso. Nel frattempo, però, tua madre cominciava a sospettare qualcosa”.
Regulus rabbrividì impercettibilmente.
“Sai com’è fatta, le ci volle poco per scoprire tutto. Tuo padre la convinse a non dare subito di matto e a concedermi una possibilità. Così mi disse di scegliere se sposare Doris ed essere diseredato o se lasciarla, con la promessa che in quel caso Walburga avrebbe tenuto la bocca chiusa. Gentile, da parte sua” commentò, con evidente sarcasmo.
“E tu hai deciso di lasciarla?”
“All’inizio no. Ero deciso a sposarla. Non volevo rovinarmi la vita per colpa di una questione di sangue. Ma quando ero sul punto di lasciare la famiglia e partire con lei… non ne ebbi la forza. Dopo la fuga di Andromeda non ho fatto altro che pensare che, se avessi avuto soltanto un milionesimo di coraggio in più, avrei preso un’altra decisione. Ma all’epoca sarei stato il primo della famiglia a fare una cosa del genere, dopo Cedrella Black, che aveva sposato un Weasley. Ero immaturo e, soprattutto, non volevo che la mia famiglia mi odiasse. Quando l’ho raccontato a Sirius non mi ha capito, ma tu forse puoi farlo: tenevo molto a loro, nonostante facessi il ribelle…”
Regulus annuì in silenzio.
“Comunque, Doris ovviamente era a pezzi e, al tempo stesso, così furiosa che se ne tornò subito in Francia. Quando Perseus lo venne a sapere… be’, non passai un bel quarto d’ora. Nonostante la lontananza, aveva sempre frequentato sua cugina durante le estati e le era molto legato. Mi disse che ero un vigliacco e che tutte le mie belle parole in difesa dei Mezzosangue erano rimaste solo parole, che ero uguale a tutti gli altri Black. Da quel giorno non volle più vedermi”.
Regulus tacque per un po’, consapevole di aver deluso Rachel esattamente come Alphard aveva fatto con Doris. Ora capiva perché Perseus detestava così tanto i Black e lo aveva accolto con diffidenza: non voleva che la storia si ripetesse.
E i fatti gli hanno dato ragione, pensò, depresso.
“E Doris che cosa ha fatto, poi?” chiese.
“Non ne ho idea, ma spero che sia felicemente sposata e con figli. Non meritava uno come me”.
“Invece avresti fatto meglio ad andare con lei”. Alphard sgranò gli occhi e Regulus si affrettò ad aggiungere: “Cioè, intendevo che alla fine sei stato comunque diseredato, perciò…”
“Tu dici? Certe volte lo penso ancora, ma ti assicuro che ho imparato ad accettare le conseguenze dei miei errori. Era inutile piangere sul calderone versato. Sapevo di aver sbagliato a scegliere la famiglia e non lei ma, dopo un periodo nero, ho deciso di reagire e di fare quel che potevo per impedire che le nuove generazioni dei Black commettessero il mio stesso sbaglio. Spero che adesso tu capisca perché ho consigliato ad Andromeda di sposare chi voleva e perché ho dato quel denaro a Sirius: non volevo che si rovinassero come ho fatto io. Tuttavia, sono riuscito a trovare qualcosa di buono anche nella vita che mi ero scelto”.
Regulus lo guardò, perplesso, e Alphard abbozzò un sorriso.
“Se fossi scappato di casa non avrei potuto mai conoscere i miei nipoti. Tu e tuo fratello siete la più bella consolazione che potessi trovare”.
Regulus arrossì.
“Non me lo merito” disse, sentendosi ancora peggio per averlo abbandonato.
“Per me sei come un figlio, Regulus, quindi non riesco a serbare rancore nei tuoi confronti. Anche io ho sbagliato a non avvertirti per tempo dell’imminente fuga di Sirius. Non volevo angosciarti più di quanto non fossi già”.
Alphard gli porse l’anello destinato a Doris e Regulus lo prese senza capire, ancora scosso dalle parole dello zio.
“Te lo regalo”.
Regulus alzò lo sguardo, stupito.
“Ma… è tuo…”
“A me ormai non serve più. Conservalo. Tra qualche anno potrebbe servirti. Spero solo che tu sia più fortunato di me”.
“Zio, non credo che ne avrò l’occasione… Rachel non mi perdonerà e, dopo quello che mi hai raccontato, so che suo padre potrebbe uccidermi se solo lo incontrassi”.
“Non si sa mai. E poi a qualcuno lo dovrò pur lasciare, prima o dopo, e non mi sembra il regalo adatto a Sirius, per il momento”.
Regulus esitò ancora ma alla fine cedette alle insistenze di Alphard, anche se era certo che Rachel non avrebbe mai visto quell’anello.
Alphard tornò a sedersi sulla poltrona, pensieroso, e Regulus si sforzò di tornare a concentrarsi sulla ricerca degli Horcrux. Non fu facile, perché la storia di suo zio lo aveva colpito e gli tornava in mente di continuo. Non era disgustato dalla sua relazione con una Mezzosangue, e se ne stupì. Probabilmente cominciava a capire che esistevano questioni più importanti…
Si costrinse a tornare al lavoro. Non aveva molto tempo a disposizione e non poteva sprecarlo a riflettere.
Gli ci volle un’ora piena ma, quando ormai aveva perso ogni speranza, gli capitò di aprire un libro alla prima pagina di un capitolo intitolato proprio ‘Horcrux’.
Il cuore cominciò a battergli all’impazzata e lanciò un’occhiata di traverso alla zio: Alphard si era appisolato sulla poltrona, la testa reclinata sul petto.
Sollevato, Regulus si immerse nella lettura…


“Sei sicuro di stare bene?” gli chiese Alphard mezz’ora dopo, mentre chiudeva di nuovo la biblioteca e lo accompagnava all’ingresso.
“Sì, certo” rispose Regulus, cercando di ignorare i brividi che gli percorrevano la schiena. Passando davanti ad uno specchio, si accorse di essere bianco come un cencio e completamente stravolto. Si impose di darsi una calmata. Alphard non doveva sospettare più di quanto non facesse già. “Scusa zio, ma adesso devo andarmene”.
“Oh… pensavo che ti fermassi a cena”.
“No, mi dispiace ma ho molto da fare…”
“Regulus” disse Alphard, prendendolo per le spalle e costringendolo a fermarsi e a guardarlo. “Che ti sta succedendo?”
Lui abbassò lo sguardo.
“Niente… mi sono solo ricordato di un impegno e non posso tardare”.
“Immagino da chi tu debba andare. Be’, non posso trattenerti, allora. Non vorrei che Tu-Sai-Chi si arrabbiasse”.
Regulus rabbrividì di nuovo. Non voleva vedere mai più Voldemort, soprattutto dopo quello che aveva appena scoperto.
Lo zio non aggiunse altro e lo accompagnò alla porta.
“Grazie per essere venuto, davvero. È stato bello rivederti” disse, tendendogli la mano. Regulus la strinse e Alphard aggiunse: “Tornerai a trovarmi?”
Regulus aprì la bocca per confermare, ma non gli uscì alcun suono quando fu colto da un’intuizione orribile. Non sapeva se avrebbe più rivisto Alphard. Sapeva di non poter convivere a lungo con ciò che aveva scoperto quel pomeriggio. Voldemort avrebbe potuto leggergli nella mente e scoprire che il suo segreto era stato svelato. Un’enorme quantità di informazioni gli bloccò il cervello, così si limitò ad annuire, sperando che lo zio non notasse la sua espressione terrorizzata.
“Puoi venire quando vuoi. Se hai bisogno di qualcosa, conta su di me”.
“Non dire a nessuno della mia visita” gli disse Regulus.
“D’accordo”.
Regulus lo salutò e gli voltò le spalle, cominciando a camminare lungo il vialetto. Sapeva di avere lo sguardo di Alphard puntato dietro la nuca, e si sforzò di resistere alla tentazione di accasciarsi a terra, stremato dalla rivelazione.
Adesso sapeva che cosa aveva fatto Voldemort in quella caverna. Il medaglione era un Horcrux e conteneva un frammento della sua anima. Non pensava di essersi spinto così oltre: aveva scoperto il suo segreto e sapeva anche come impedire al Signore Oscuro di essere immortale. Distruggendo il medaglione, Voldemort sarebbe tornato di nuovo vulnerabile.
Ma il medaglione in qualche modo andava recuperato dalla caverna. Doveva essere proprio lui a rubarlo. Chi altri sarebbe stato disposto ad inoltrarsi nel lago al posto suo? E, anche se qualcuno si fosse offerto, lui non lo avrebbe permesso.
Sono stato io a sbagliare e io devo pagare.
Gli occhi gli si inumidirono quando una tremenda consapevolezza lo assalì. Se Voldemort lo avesse scoperto, lo avrebbe ucciso. Se fosse andato nella caverna, gli Inferi lo avrebbero ucciso. Non voleva neanche costringere Kreacher a bere di nuovo quella pozione. E d’altronde, anche se fosse riuscito a scappare dalla caverna, Voldemort lo avrebbe trovato lo stesso e lo avrebbe ucciso.
Devo morire?
Una folata di vento gli scompigliò i capelli, sibilando contro le sue orecchie la risposta più ovvia alla sua domanda silenziosa.
Non aveva scampo.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*
Ho aggiornato un po' prima perché sto letteralmente crollando addormentata sopra la tastiera... e se rimandassi a domani mattina non so a che ora mi potrei svegliare, quindi meglio anticipare il tutto!
Ecco spiegato il "misterioso" motivo per cui il padre di Rachel non ama molto i Black... Tutto è nato quando ho deciso di far andare Regulus da Alphard (nel cap.4 avevo già deciso il suo lavoro all'Uffico Misteri, sono stata previdente! XD) ed esattamente quando mi sono chiesta: "Nel frattempo, di cosa diamine li faccio parlare?"... ed è uscita fuori questa cosa per cui spero che Beautiful non mi denunci per violazione dei diritti d'autore u_u
Alphard qui è molto diverso rispetto al passato, ma dovete capirlo, ora che vive solo e abbandonato deve essere un po' depresso per forza. Forse vi avrà un po' deluso, però volevo dare una spiegazione logica alla domanda: se Alphard era una sottospecie di Sirius, come mai ha resistito fino ai 50 anni in quella famiglia? Quindi ho pensato che fosse una via di mezzo tra Sirius e Regulus, un ribelle ma non abbastanza, almeno da giovane.
A dire la verità, quando ho progettato e scritto questo capitolo ne ero assolutamente entusiasta, ora però molto di meno... Boh, avevo voglia di concedere un po' di romanticismo ad Alphard (ormai mi sono convinta che nessun Black possa permettersi il lusso di vivere una vita serena), ma ho paura di aver esagerato con il sentimentalismo.
Comunque, preferisco fidarmi delle mie prime impressioni, e poi mi direte se ho fatto bene a lasciare tutto così: a voi l'ardua sentenza!... é_è <--- la mia faccina nervosa e preoccupata...
Prima che me lo dimentichi: nel capitolo scorso Regulus ovviamente conosceva nome e cognome di Tom Riddle perché li ha scoperti nei capitoli 37 e 39 (è Barty a farglielo sapere). *Fine precisazione.*

Prossimo aggiornamento: 22 maggio

Alohomora: bene, la prossima volta che dovrò scrivere di Severus farò un test su di te e se ti innervosirai vorrà dire che va bene! XD A me invece è piaciuto fin dalla sua prima apparizione nella Pietra Filosofale, anche se all'epoca lo ritenevo solo il classico professore burbero: adoravo il suo sarcasmo! Sai cosa ho scoperto leggendo "Il Quidditch attraverso i secoli"? Che il motto dei Falmouth Falcons, squadra del padre di Rachel, è questo: "Vinceremo, ma se non vinciamo spacchiamo almeno un po' di teste"! Direi che, senza volerlo, ho fatto la scelta più azzeccata! Povero Regulus, è veramente fregato! XD
Vodia: visto che non hai letto tutta la storia, sopra ho spiegato che Regulus conosce il nome di Voldemort nei capitoli 37 e 39. Non so dove tu abbia letto che Regulus è morto ad agosto; la Rowling non l'ha mai detto né scritto da nessuna parte e sul Lexicon c'è solo l'anno. I siti italiani come Wiki sono poco affidabili perché ci può scrivere chiunque. Riguardo alla Testa di Porco, ho pensato che di certo non avrebbero potuto parlare altrove e inoltre credo che qualcuno potrebbe sospettare se una ventina di studenti si presentasse nel pub (come nel quinto) ma un professore, che tra l'altro lo frequenta già, con un ragazzo maggiorenne attirerebbe molta meno attenzione.
deaselene: per Kreacher è dispiaciuto molto anche a me, perché a differenza di molti non mi sta antipatico, almeno dall'ultimo libro. Kreacher comunque è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha fatto decidere a Regulus di cambiare completamente. Chissà, di certo nel seguito Minus non sarà fortunato come nel canon! *risata diabolica*
_Mary: forse la scelta di Alphard è stata più inaspettata di quella di Lumacorno. Quest'ultimo in effetti è un personaggio che mi ha dato sempre un'impressione di comicità, proprio perché cerca una vita tranquilla e invece si ritrova coinvolto in faccende che nemmeno i più fedeli seguaci di Voldemort conoscevano! XD Però anche io tenderei ad evitare uno come lui nella realtà. Mi chiedo se hai indovinato che il misterioso ritorna sarebbe stato quello di Alphard!
Circe: be', visto che in teoria usare una Maledizione Senza Perdono ti fa passare ad Azkaban il resto dei tuoi giorni, forse l'anima "nobile" di Silente ha voluto evitare che Harry ci provasse. La Rowling dice che Voldemort è talmente superbo e sicuro di sé che racconta ai quattro venti indizi sugli Horcrux, certo che tutti gli altri siano tanto stupidi da non capire mai di cosa si tratta. Secondo me i Mangiamorte avranno intuito che è riuscito a rendersi quasi immortale in qualche modo sul quale però non osano indagare, mentre Regulus l'ha capito grazie a Kreacher e ha voluto svelarlo. Nel prossimo capitolo ci sarà Bellatrix! :-)
vulneraria: effettivamente anche io ho avuto la sensazione che la prima parte del capitolo scorso fosse un po' affrettata, forse proprio perché lo stesso Regulus andava di fretta e io mi sono lasciata coinvolgere! Magari prima o poi ci darò un'occhiata, per vedere se posso allungare i tempi. Grazie mille, io spero di poter pubblicare qualche romanzo, prima o poi. Al momento però mi esercito scrivendo fanfiction, che si sono rivelate davvero utilissime!
malandrina4ever: che bello, non mi piaceva continuare a farti dispiacere a causa dei pessimi comportamenti di Regulus! Ora però è tornato sulla retta via e siamo tutte più contente... cioè, se non pensiamo a cosa lo aspetta adesso... :-( Povero Piton, gli ho dato un ruolo proprio odioso... be', si rifarà nel seguito, adesso che l'ho sperimentato e l'ho reso credibile! Mi raccomando, non farti rapire dagli alieni la prossima volta e da' al tuo cane razione doppia di croccantini, così non avrà fame per mangiarti! XD A proposito, il tuo cane si chiama Felpato? XD
DubheBlack: Regulus ti ringrazia per l'applauso, anche se al momento ha cose parecchio gravi a cui pensare... Povera Millicent, che altro poteva pensare vedendo un Mangiamorte che le piombava davanti? Anche io avrei fatto la faccia sconvolta! XD Comunque, adesso Regulus ha capito proprio tutto (per la serie: Voldemort, sei fregato!) Sorpresa dal ritorno? Come ho già scritto sopra, spero di non aver esagerato con le storie stucchevoli...

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Ventiquattro ore ***


49
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 50. Strada

Rating: verde

Note: immagine di Laverinth

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

Ventiquattro ore

Photobucket

Novembre 1979

Il tintinnio delle posate e le voci dei commensali risuonavano nella grande e maestosa sala da pranzo, sfiorando l’udito di Regulus, senza tuttavia che il ragazzo li sentisse veramente.
Immobile, con la forchetta in mano, fissava il piatto di porcellana da parecchi minuti, anche se si rendeva a mala pena conto di dove si trovava e di cosa stesse facendo. Il suo sguardo fisso in realtà era perso nel nulla più assoluto.
Era orribile pensare che entro poco tempo non avrebbe più potuto compiere gesti semplicissimi come prendere in mano una posata. Gli sembrava un’idea quasi assurda. Aveva diciotto anni; non sarebbe dovuto morire così presto, abbandonando la sua famiglia, lasciando Rachel nella disperazione e Sirius nella convinzione che la sua scomparsa fosse causata dalla sua stupidità e nulla di più.
Ma ormai aveva preso la sua decisione. Non sarebbe potuto andare avanti così tanto a lungo: Voldemort si sarebbe accorto presto del suo cambiamento. Lo avrebbe ucciso in ogni caso, perciò sarebbe stato molto più dignitoso affrontare le acque mortifere del lago di sua spontanea volontà piuttosto che farsi inseguire per tutta la vita per poi essere trovato e trucidato.
Un lieve scoppio di risate lo riscosse, e Regulus si ricordò improvvisamente di dove si trovava. Era nella sala da pranzo di villa Malfoy, seduto ad un lato del lungo tavolo imbandito. Alla sua destra c’era Narcissa, a sinistra era seduto Rabastan. Il padrone di casa, Lucius, era collocato a capotavola, mentre di fronte a Regulus si trovavano Bellatrix e suo marito Rodolphus.
Non aveva la più pallida idea di cosa avessero parlato fino a quel momento. Non aveva avuto neanche tanta voglia di accettare l’invito a cena di sua cugina, ma Narcissa aveva insistito tanto che sarebbe stato scortese non presentarsi.
“Regulus, l’arrosto non ti è piaciuto?” chiese all’improvviso Narcissa, mentre Lucius lanciava una gelida occhiata assassina al suo elfo domestico, Dobby, il quale sussultò per la paura di non aver cucinato bene per gli ospiti.
In effetti, la domanda era più che legittima, dal momento che Regulus aveva trascorso gli ultimi dieci minuti a fissare il piatto senza mangiare nulla e a rigirare il cibo con la forchetta. Il ragazzo vide i grandi occhi verdi di Dobby colmi di attesa e terrore per un’eventuale punizione, e si affrettò a rispondere:
“La cena è ottima, sono io che non mi sono riposato molto, in questi ultimi giorni”.
“Infatti si vede. Sei un po’ sciupato” osservò Bellatrix, prendendo poi il proprio calice e bevendo il vino elfico che vi era contenuto.
Regulus evitò di rispondere e si sforzò di ascoltare i discorsi dei convitati. Rabastan stava parlando dell’ultimo omicidio compiuto da Travers: a quanto pareva, qualche tempo prima aveva trucidato l’intera famiglia McKinnon.
Regulus era sicuro di conoscere quel cognome, e infatti ricordò che una di loro, Marlene, faceva parte dell’Ordine della Fenice.
“Purtroppo è successo una settimana dopo l’omicidio di Fenwick, e poi non siamo riusciti più a trovarne uno. Quelli dell’Ordine stanno aumentando le difese” commentò Rodolphus.
Regulus tirò un sospiro di sollievo.
“Sono pochi e spauriti. Non avremo problemi a scovarli uno per volta” commentò Lucius con aria soddisfatta. “Il Signore Oscuro per il momento preferisce occuparsi delle elezioni del Ministro della Magia”.
“Da quando Barty ha posto sotto Imperius l’assistente di suo padre, su quel fronte possiamo stare tranquilli. Ora ci resta la Bagnold da scovare. Comunque, Regulus, il tuo amico è proprio in gamba” disse Rodolphus.
Il ragazzo bofonchiò un ringraziamento.
“Già, hai fatto una grande scoperta” aggiunse Rabastan, aggiungendo in tono confidenziale. “Scommetto che mi hai mentito quando hai rubato quella cosa per il Signore Oscuro, a Hogwarts. Non gli avevi lanciato nessuna Imperius, vero? Scommetto che ti ha aiutato di sua spontanea volontà”.
“Be’, in effetti è così” ammise Regulus, ricordandosi della movimentata notte in cui aveva rubato il diario vuoto di Tom Riddle.
“Di che si tratta?” intervenne Lucius.
“Di quella cosa che io ho consegnato al Signore Oscuro e che poi Lui ha pensato bene di affidare a te” sbottò Rabastan, evidentemente irritato per il privilegio concesso a Lucius, e al tempo stesso attento a non far sapere troppe cose a Narcissa, l’unica tra i presenti a non essere marchiata.
“Oh, giusto… spiacente, ma il Signore Oscuro ha molta fiducia in me, Rabastan. E infatti quella cosa non potrebbe trovarsi in un posto più sicuro” rispose Lucius con immensa soddisfazione, e Regulus notò la sua occhiata rivolta alla parete di fronte, dietro la quale c’era il salotto. Quindi era nascosto nel maniero dei Malfoy, pensò, senza tuttavia dare molta importanza a quell’informazione.
In quel momento, Narcissa fece un discreto colpetto di tosse, tanto per ricordare agli altri la propria presenza: cominciava a sentirsi un po’ esclusa.
“Lucius, non dovevamo dire qualcosa?” chiese in tono eloquente.
Il marito parve sorpreso.
“Pensavo che dovessimo aspettare fino al dolce, ma va bene” rispose.
“Di che cosa state parlando?” chiese Bellatrix, sospettosa.
“Del vero motivo per cui vi abbiamo invitati a cena” disse Lucius con la sua solita aria pomposa. “Siamo lieti di annunciare ufficialmente che presto la famiglia Malfoy avrà un erede”.
Seguirono alcuni secondi di silenzio, perché i presenti dovevano ancora assimilare l’informazione, poi cominciarono a complimentarsi con i padroni di casa.
“Non me lo avevi detto!” esclamò Bellatrix, rivolta alla sorella.
“Volevo aspettare di esserne sicura” rispose Narcissa.
“Congratulazioni, Cissy” disse Regulus, senza avere la più pallida idea di cosa aggiungere. Lei gli rivolse un sorrisetto e aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotta da Bellatrix, che aggiunse:
“Aspettate a cantare vittoria troppo presto. Potrebbe essere una femmina”.
Lucius inarcò un sopracciglio e le rivolse un sorriso di circostanza.
“Ti diverti sempre a fare la guastafeste, Bella? Non preoccuparti, abbiamo già utilizzato tutti i metodi di preveggenza esistenti e hanno dato tutti la stessa risposta: sarà quasi certamente un maschio”.
Regulus distolse lo sguardo da quei due che bisticciavano quando notò che Rodolphus aveva lanciato un’occhiata in parte irritata e in parte rassegnata in direzione della moglie. A quanto pareva, non era il solo a preoccuparsi dell’estinzione della propria famiglia.
Regulus immaginava che Bellatrix non volesse figli. Una Mangiamorte come lei non poteva avere qualcuno che le impedisse di servire costantemente la causa di Voldemort. Peccato che suo marito non ne fosse altrettanto convinto.
“Quando dovrebbe nascere?” chiese Regulus, tornando a rivolgersi a Narcissa.
“A giugno. Adesso sto al secondo mese” rispose la cugina. Lui notò che appariva molto più bella del solito, ma forse era solo una sua impressione. “Reg?”
Lui la guardò, incuriosito. Narcissa lanciò un’impercettibile occhiata agli altri, come per assicurarsi che non sentissero.
“Quando nascerà, mi piacerebbe se tu accettassi di essere il suo padrino, che ne pensi?”
Regulus deglutì a fatica. Se l’era aspettato, ma aveva sperato che non glielo chiedesse.
“Ehm… Lucius è d’accordo?”
“Si convincerà senza problemi” rispose lei con la massima calma. “Allora?”
“Be’…” Regulus si rese conto di avere la gola secca, “… mi piacerebbe molto… grazie”.
Narcissa parve soddisfatta ma Regulus non lo era per niente. Sapeva già che lei presto avrebbe dovuto chiederlo a qualcun altro: non poteva essere il padrino di un bambino che non avrebbe mai visto nascere.


La balconata della sala da pranzo si affacciava direttamente sul giardino curato che, tuttavia, era completamente immerso nell’oscurità. Le uniche fonti di chiarore erano delle fiaccole disposte lungo la balaustra, che si riflettevano nelle acque tremolanti della fontana.
Appoggiato al parapetto, Regulus osservava quelle fiammelle che, per un effetto ottico, sembravano galleggiare appena sotto la superficie increspata della vasca.
Finita la cena, era riuscito a defilarsi con discrezione mentre tutti gli altri invitati si intrattenevano con i Malfoy. Fino a quel momento era riuscito a sembrare piacevolmente sorpreso, ma alla fine aveva sentito il bisogno di rifugiarsi nella solitudine.
Sapeva perché aveva avuto quel tipo di reazione. Era una sofferenza atroce vedere persone felici e realizzate, pensare ad una nuova vita che stava per cominciare, mentre la sua era irrimediabilmente condannata a concludersi nel giro di poco tempo.
Ripensando a Narcissa e Lucius, si rendeva ancora più conto di quel che aveva perso. Si era precluso per sempre la possibilità di una vita normale, che sarebbe stata sufficiente a salvare la famiglia. E invece presto i Black si sarebbero estinti, ponendo fine alla storia di una delle stirpi Purosangue più nobili del mondo magico. Era già difficile accettare una cosa del genere; a maggior ragione quando pensava che sarebbe stato proprio lui e chiudere la partita.
Non aveva eseguito le ultime volontà di suo padre, anzi, era riuscito nell’impresa di ottenere l’esatto contrario di quello che gli era stato richiesto.
Rubare e distruggere l’Horcrux sarebbe stata l’ultima occasione per dimostrare – almeno a se stesso – di non essere un fallimento su tutti i fronti.
L’idea di entrare in quella caverna lo terrorizzava, ma in realtà cominciava a credere che rimanere con le mani in mano a rimuginare sulla rovina della casata e a rimordersi la coscienza fosse mille volte peggio. Al momento la vita per lui era solo dolore e paura. A rigor di logica, quindi, la morte sarebbe stata una liberazione: niente più sofferenze, rimorsi, rimpianti e incertezze.
Non sapeva con precisione che cosa ci sarebbe stato dopo, ma di sicuro non sarebbe stato peggio della sua condizione attuale.
In effetti, l’idea di non provare più emozioni e di sprofondare nel nulla cominciava ad allettarlo. Ormai aveva anche trovato un medaglione falso da sostituire all’originale. L’unico pensiero che lo frenava, a parte quello delle persone a cui teneva, era piuttosto il dolore che avrebbe provato prima di trovare finalmente pace, sempre se così si poteva definire.
Ed ecco che, non appena sembrava convinto di desiderare la morte, tutto a un tratto sentiva di nuovo il desiderio di continuare a vivere, atroce e lancinante, proprio perché vano e stupido.
In quel momento era come se dentro di sé si svolgesse una lotta cruenta tra rassegnazione e speranza. Quest’ultima tuttavia era destinata a soccombere e infatti la sua resistenza si manifestava solo sotto forma di fantasticherie senza costrutto: l’unico vantaggio che apportavano era quello di aiutarlo ad andare avanti per quel poco tempo che gli rimaneva…
Un improvviso rumore di passi alle spalle lo costrinse a tornare di colpo con i piedi per terra.
“Ah, sei qui” esordì Bellatrix, affiancandolo.
“Stavo prendendo un po’ d’aria” spiegò lui, meravigliandosi del proprio tono perfettamente tranquillo. “E tu?”
Bellatrix appoggiò a sua volta le mani sulla balaustra e fece una smorfia.
“Narcissa voleva già coinvolgermi nella scelta delle tende per la camera del marmocchio. Come se arredi e abiti fossero in cima alle mie priorità”.
Regulus tentò di simulare qualcosa di vagamente simile ad un sorriso divertito, ma non gli riuscì, quindi decise di rinunciare.
“Spero che prenda più dal suo lato Black. Se somigliasse al padre sarebbe un… peccato” borbottò Bellatrix, contrariata.
Lucius Malfoy non le andava a genio, perché lei lo considerava un opportunista, ma Regulus sperava l’esatto contrario. L’istinto di conservazione dei Malfoy era di gran lunga maggiore di quello dei Black, i quali invece avevano delle fatali tendenze all’autolesionismo, e lui ne era la prova lampante.
Si augurò che il figlio di Narcissa fosse meno stupido di lui, almeno non avrebbe commesso il suo stesso errore. Avrebbe voluto vederlo nascere e, col passare degli anni, dargli un esempio di cosa succedeva ad unirsi a Voldemort senza esserne davvero convinti.
Quando alzò lo sguardo, si accorse che sua cugina lo stava osservando.
“Che c’è?”
“Dovrei essere io a chiedertelo. Hai qualcosa che non va”.
Regulus evitò di farsi guardare negli occhi, inquieto. Bellatrix era la più pericolosa per lui, ovviamente dopo Voldemort stesso.
“Te l’ho già detto. Sono stanco. Questa guerra non è mica una passeggiata” disse.
“Non preoccuparti, finirà. Dobbiamo soltanto avere fiducia nel Signore Oscuro” rispose lei, fissando il giardino buio. Le fiamme delle torce si riflettevano nei suoi occhi scuri, conferendole un aspetto minaccioso. “Il Signore Oscuro libererà il mondo dalla feccia e finalmente noi Purosangue potremo occupare il ruolo che ci spetta di diritto e governeremo al Suo fianco…”
A Regulus fece molta impressione il tono in cui Bellatrix aveva parlato: era stato deciso e crudele ma al tempo stesso mostrava una nota appassionata e – possibile? – carezzevole nella voce.
Si sforzò di annuire, notando che le gote di lei si erano tinte di rosso.
“Devi essere pronto a fare qualsiasi cosa per Lui, e vedrai che riceverai la giusta ricompensa”.
Bellatrix gli aveva destato sempre una gran soggezione ma in quel momento Regulus si chiese come potesse essersi così illusa. La devozione totale che mostrava nei confronti di Voldemort era troppo esagerata, per i suoi gusti.
Possibile che ci fosse un motivo più grande che la spingesse a seguirlo in tutto e per tutto, lei che non si sottometteva mai a nessuno? L’emozione che traspariva dai suoi atteggiamenti quando parlava di Lui erano indicativi. In questo Bellatrix aveva un punto in comune con Sirius: non controllava le proprie emozioni. Era impulsiva, a differenza di Narcissa e Regulus stesso.
Aveva iniziato a sospettare che si fosse addirittura innamorata di Voldemort, anche se gli sembrava strano che una donna forte e indipendente come lei potesse farlo. Ma, in effetti, lui era l’unico che poteva dominarla.
In ogni caso, continuava a ritenerla un follia vera e propria. Il Signore Oscuro aveva dimostrato a sufficienza di non avere cuore, perciò non avrebbe mai potuto ricambiarla. Anzi, di certo non sarebbe stato felice di saperlo.
Sentendo le voci all’interno della sala, Regulus si chiese se Rodolphus sospettasse qualcosa. Ma pensò che, anche se lo avesse intuito, non avrebbe potuto fare niente, a parte sfogare la propria ferocia e frustrazione sui Sanguesporco che incontrava.
“Però” aggiunse Bellatrix, distogliendolo da quei pensieri, “devi anche diventare più motivato. Con la Cruciatus vai bene, ma non riesci ancora ad uccidere. Se non fossi sempre in compagnia di qualcun altro, saresti catturato in poco tempo, te ne rendi conto?”
“Sì, Bella” rispose lui, serrando le mani intorno al bordo del balcone. Non vedeva l’ora di finirla, perché più viveva e più rischiava di ritrovarsi improvvisamente a dover scegliere se risparmiare la vita di qualcuno o ucciderlo per non destare sospetti. Era spaventoso soltanto pensarlo.
“Vedrai che non è così difficile come sembra” affermò lei, indifferente.
“Certo…”
Regulus ad un certo punto si chiese se Bellatrix avrebbe sofferto per la sua morte. Anche se l’aveva sempre ammirata fin da piccolo, lei non lo aveva considerato molto finché non era diventato un Mangiamorte. Lo aveva sempre ritenuto un moccioso e il suo scarso istinto materno la aveva indotta a ignorarlo più delle altre due sorelle.
Si ricordava che, quando Andromeda era scappata di casa, Bellatrix ci era rimasta davvero male ma era riuscita subito a reprimere quel sentimento, per poi decidere di cancellarla per sempre dalla propria vita.
Perciò Regulus si rese conto che, anche se avesse sofferto per la sua scomparsa, la consapevolezza del suo tradimento sarebbe stata molto più forte e presto avrebbe odiato anche lui.

***

Regulus diede un ultima occhiata al biglietto sul quale erano scritti luogo e ora dell’appuntamento e lo incenerì.
Si trovava nel bel mezzo di Hyde Park, a Londra. Il sole non era ancora tramontato, ma il cielo aveva già assunto una tinta di fuoco. La luce rossastra filtrava attraverso le chiome degli alberi. Sotto uno di questi, Regulus riconobbe una sagoma familiare e le si avvicinò.
“Ciao” esordì, rivolgendosi al ragazzo che aveva appena voltato la testa dalla sua parte.
“Ciao” rispose Barty, con un tono che si sforzava di sembrare naturale. In realtà era parecchio giù di tono. Lo sguardo cupo e l’espressione tesa lo dimostravano ampiamente, ma Regulus non gli chiese nulla perché sapeva che, quando era di cattivo umore, a Barty non piaceva essere infastidito.
Questo gli fece un cenno ed entrambi iniziarono a camminare. Per un po’ rimasero in silenzio, ascoltando solo i propri passi attutiti dall’erba, mentre il parco iniziava già a svuotarsi.
“Come va il corso di Magisprudenza?” chiese Regulus, sforzandosi di iniziare un discorso. Non era proprio in vena di chiacchierate ma aveva intuito che, se non fosse stato lui a cominciare, probabilmente Barty non avrebbe aperto bocca.
“Bene” rispose quello, come se si fosse improvvisamente risvegliato, “anche se non siamo ancora membri del Ministero a tutti gli effetti. Dobbiamo usare l’ingresso visitatori”.
Per un altro po’ camminarono lungo un viale coperto di ghiaia, senza dire nulla, e Regulus ebbe l’occasione per notare come Barty fosse cambiato un’altra volta. Se fino a poco tempo prima aveva cercato di dimostrare la propria intenzione di fare il ribelle, facendo poca attenzione all’ordine dei suoi abiti, adesso era vestito di tutto punto e sembrava di nuovo il ragazzo perfettino che aveva conosciuto al primo anno, atteggiamento volto a mascherare la sua doppia identità. Tuttavia il suo modo di fare non era più quello insicuro di un tempo: era diventato molto più determinato ed estremamente bravo a mascherare ogni suo pensiero.
Però quella volta sembrava fare eccezione: doveva esserci qualcosa che lo preoccupava molto. Barty infatti appariva davvero nervoso. Muoveva gli occhi incessantemente, senza farli fermare un attimo, come se non sapesse dove guardare. Aveva le sopracciglia aggrottate che rivelavano una grande inquietudine. Regulus percepì il suo nervosismo e ne fu inspiegabilmente invaso a sua volta.
“Allora?” chiese Regulus, impaziente. “Come mai mi hai chiesto di incontrarci?”
A quel punto Barty si fermò, decidendo di individuare una direzione in cui puntare gli occhi, e lo guardò. Era incerto ma anche cupo e serio. Esitò per alcuni secondi, poi cominciò a parlare.
“Avrei una cosa da chiederti”.
Regulus gli fece cenno di continuare e quello proseguì.
“Stamattina al Ministero ho incontrato Rachel, e lei mi ha detto che vi siete lasciati”.
Regulus sentì una fitta dolorosa al cuore, ma si impose di ignorarla. In quelle ultime settimane aveva cercato di non pensarla, ma naturalmente ogni suo sforzo in quel senso si era rivelato inutile.
“Sì, e allora?” sbottò, nervoso. Non gli andava di parlarne, in particolare con Barty. Non si poteva fidare più di lui.
“Mi chiedevo come mai. Lei non me l’ha voluto dire”.
Regulus si domandò perché gli interessasse tanto.
“Non mi va di parlarne”.
Barty non parve deluso. Piuttosto, sembrava che volesse chiedere qualcos’altro ma che non sapesse se avrebbe potuto osare tanto.
“Non è normale” disse. “Non vi sareste mai lasciati se non per un motivo molto serio”.
“Dove vuoi arrivare?” sbottò Regulus, irritato.
Barty finalmente lo guardò dritto negli occhi, riponendo ogni esitazione.
“Le hai detto che sei un Mangiamorte, vero?”
Regulus impallidì e distolse lo sguardo, il cuore che gli martellava nel petto. La sua reazione però diede all’altro la conferma dei suoi sospetti.
“Lo sapevo! Le hai confessato tutto!”
Regulus gli scoccò un’occhiataccia.
“Non le ho detto proprio tutto… e comunque non sono affari tuoi. Lei non lo racconterà a nessuno”.
Barty diede un calcio a un sassolino, scagliandolo dall’altra parte della strada. Nello sforzo di calmarsi, fece un lungo respiro.
“Non è questo il punto… Pensa se decidesse di denunciarti… Non le hai detto di me, voglio sperare”.
“Credi che sia un idiota? No che non gliel’ho detto”.
Regulus era sicuro che a quel punto Barty si sarebbe relativamente calmato, e invece si sbagliava di grosso. Si torturava il labbro inferiore con i denti, come se non avesse ancora detto tutto quello che voleva. Alla fine sembrò trovarne il coraggio e lo guardò di nuovo, ansioso.
“Parliamoci chiaro, Black. Ci conosciamo da otto anni ormai, perciò so intuire quando c’è qualcosa che non va. Io ti sarò sempre grato perché, se non fosse stato per te, non sarei mai diventato un Mangiamorte. Sono contento di quello che faccio, anzi, ne sono entusiasta. Tu però ti comporti in un modo strano, ultimamente. Ogni giorno non vedi l’ora di tornartene a casa, parli pochissimo e hai lo sguardo sfuggente. E non sono l’unico pensarla così: anche Piton l’ha notato. Sei cambiato”.
Regulus fu assalito dalla paura, che gli intorpidì le facoltà mentali.
“Non è vero” riuscì solo a rispondere.
“E adesso…” proseguì Barty, come se non fosse mai stato interrotto: sembrava che si fosse preparato quel discorso a memoria. “… vengo a sapere che hai confessato chi sei ad una che – spiacente – ma non essendo con noi, è contro di noi. Ti rendi conto da solo che il tuo non è un comportamento normale”.
Regulus sentì l’ansia salire a livelli mai raggiunti prima ma si impose di restare impassibile e di fare il finto tonto.
“Non capisco cosa vuoi dire” rispose, sostenendo con fermezza il suo sguardo.
Barty aveva ancora un’aria indecisa e forse vagamente dispiaciuta.
“Lo spero per te. Io sono tuo amico, perciò in linea di massima mi fido di te. Ma proprio perché siamo amici, dovresti sapere che la cosa che odio di più al mondo è il tradimento. La mia fedeltà va tutta al Signore Oscuro, e chiunque altro viene sempre dopo di Lui, perciò regolati di conseguenza”.
Quelle parole gli rimbombarono nella sua testa, come se avessero prodotto un’eco interminabile. Regulus ebbe l’impressione che lo stomaco gli si fosse riempito di piombo.
“Che cosa vorresti insinuare?”
Barty gli si avvicinò con aria minacciosa.
“Lo sai. Ti dico solo che un giorno non vorrei ritrovarmi a dover riferire al Signore Oscuro che lo hai tradito. Sono stato chiaro?”
Ci fu una breve pausa di silenzio, durante la quale Regulus valutò la possibilità di estrarre la bacchetta e cancellargli la memoria, ma non sarebbe stata una mossa saggia.
“Come la luce del sole” rispose, esteriormente glaciale, ma in realtà scosso dal terrore. “Peccato che le tue idee non siano altrettanto chiare”.
“Quindi non hai intenzione di tradirlo?”
“No”.
“Me lo auguro. Ma sei avvertito, Black. Io servirò sempre e incondizionatamente il Signore Oscuro. Per questo i suoi nemici sono anche miei nemici. Sicuramente mi sono sbagliato a sospettare di te. In effetti, sarebbe strano se uno come te, un Black, cambiasse ideali, ma ho pensato che fosse meglio avvertirti, prima che ti vengano in mente strane idee”.
Poi cadde un altro silenzio teso. Regulus e Barty continuarono a guardarsi con diffidenza per alcuni secondi. Anche se a parole lo aveva solo avvertito di quella possibilità, era evidente che Barty non si sarebbe più fidato di lui.
Regulus non aveva mai dato eccessiva importanza all’amicizia, sostenendo di non averne bisogno: era sempre stato Sirius quello che non poteva farne a meno, non certo lui. In quel momento però capì che qualcosa tra loro due si era infranto per sempre e ne fu dispiaciuto, molto più di quanto avrebbe mai potuto pensare.
Non erano più i ragazzini dei tempi della scuola. Erano cresciuti e avevano fatto le loro scelte, decidendo di percorrere due strade del tutto opposte.
Si sentiva anche un po’ responsabile, perché se Barty aveva preso una strada sbagliata, la colpa in parte era sua. Era stato lui a presentarlo al Signore Oscuro e ai Mangiamorte. Sapeva che, con o senza il suo aiuto, Barty avrebbe sbagliato lo stesso autonomamente, ma avrebbe voluto fargli capire chi fosse davvero lord Voldemort.
“Be’, io vado, adesso” tagliò corto Barty. “Ci vediamo domani”.
Un attimo dopo si era Smaterializzato, lasciando Regulus in preda al terrore.
Il panico gli impediva quasi di respirare. Non aveva più tempo per rimandare il viaggio nella caverna. Se Barty aveva iniziato a sospettare di lui, doveva andare il prima possibile. Sarebbe entrato nella caverna la sera successiva, così Voldemort non lo avrebbe potuto fermare prima.
Gli sembrò impossibile quando si rese conto che gli restavano solo ventiquattro ore, le ultime ventiquattro ore della sua vita. Come le avrebbe trascorse? Aveva così tante questioni in sospeso da chiarire prima di andarsene per sempre, ma non sapeva da dove cominciare e inoltre si rendeva conto di non poterle risolvere tutte.
Tutti lo avrebbero ricordato come il Mangiamorte stupido che aveva avuto paura ed era stato punito. Quasi non gli importava. Poteva sopportare che la comunità magica la pensasse così, addirittura che Sirius, Alphard e sua madre si facessero quella opinione di lui. Anzi, pensò, dovevano pensarla in quel modo: così sarebbero stati più al sicuro.
Ma l’unica cosa che non poteva tollerare era che Rachel lo considerasse un vigliacco. Lei doveva sapere la verità. Non le avrebbe detto nulla di quello che aveva scoperto, ma doveva almeno confessarle che si era pentito.
Sentiva il bisogno lancinante di stringerla di nuovo a sé. Forse lei non glielo avrebbe permesso, ma si sarebbe accontentato di poterla vedere per l’ultima volta, perché anche soltanto guardarla da lontano lo avrebbe aiutato a trovare la forza per affrontare l’ultima prova che lo attendeva, la più difficile di tutte.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*
In questo capitolo non è successo quasi nulla, ma l'ho dovuto scrivere soprattutto per dare il tempo a Regulus di riflettere su cosa lo aspetta.
Draco nasce il 5 giugno 1980, perciò secondo i miei calcoli nel novembre 1979 Narcissa doveva essere già al secondo mese. Ho sempre pensato che Regulus sarebbe stato il padrino perfetto per Draco: magari avrebbe potuto far entrare un po' di buon senso in quella zucca! S
u Draco nutrivo molte speranze, e invece nell'ultimo libro è stato la mia più grande delusione. Ci ho impiegato più di un anno per riprendermi dallo shock. E pensare che dopo il sesto mi piaceva tanto... Ho odiato la Rowling anche per questo. :-(
Passando ad altro, Bellatrix è un'altra che mi mette soggezione,
quindi spero di averla descritta almeno decentemente!
Come avrete notato,
in questi ultimi capitoli sto inserendo alcuni personaggi che avevo un po' abbandonato: è un po' un modo per salutarli. Anche se non riesco ad inserirli tutti. A Emmeline Vance, per esempio, non sono riuscita a ritagliare neanche un piccolo spazio, perché ora fa parte dell'Ordine e un incontro con Regulus non sarebbe proprio pacifico! E, prima che vi illudiate, purtroppo non ci saranno nuovi incontri con Sirius. Visto che ho già ideato quello che ci sarà nel seguito, preferisco aspettare fino a quel momento, se no mi si esaurisce un po' del pathos se i due fratelli li faccio chiarire prima! (prego, adesso lanciatemi pure la frutta marcia... argh!)

Ultimo (sigh) aggiornamento: tra il 28 sera e il 29 maggio.

Alohomora: hai ragione, Alphard ricordava molto Sirius adulto nel capitolo scorso. In effetti, ho giocato molto sulle storie che si ripetono, e non solo quelle d'amore! In effetti poi la scoperta degli Horcrux l'ho fatta passare in secondo piano, perché volevo concentrarmi più che altro su quello che ha provato Regulus dopo la scoperta che sulla solita spiegazione di cosa sono gli Horcrux (anche perché la conosciamo tutti, mi sembrava una ripetizione inutile!)
Mirwen: oh be', capita! Certe volte anche io sono convinta di aver fatto una cosa e invece... XD Non potevo non parlare più di Alphard... mi è mancato tanto!
November Rain: ciao, sono contenta che hai letto questa storia! Volevo anche dirti che hai un bellissimo nickname! ^^ Hai ragione, non sei stata l'unica a pensare a Sirius nell'Ordine della Fenice quando hai letto di Alphard. Come hai potuto vedere, il capitolo in cui Regulus riparlerà con Rachel sarà il prossimo, anche perché pensavo di concludere proprio nel momento in cui lui sta per entrare nella caverna. La scena della sua morte l'ho già descritta in un'altra fanfiction e anche in una one-shot che non ho ancora pubblicato, quindi capirai che ormai rischio solo di ripetermi! Quella scena poi potrebbe apparire nel seguito What if, in cui cambierò alcuni eventi, quindi preferisco fare così...
Circe: prima di tutto, grazie del commento positivo su Severus, mi ha fatto piacere! Spero che qui Bellatric ti sia piaciuta. Non l'ho approfondita troppo, altrimenti avrei scritto un poema, ma mi auguro che ti abbia convinta! Ormai tu sei la massima esperta su Bellatrix per me, quindi il tuo giudizio sarà il più influente! ^^ Nel capitolo scorso, anzi, non mi sono soffermata troppo sulla ricerca sui libri, perché non volevo ripetere cose risapute, ma sono felice che ti sia piaciuto lo stesso.
Lellas92: mi accingo a rispondere a questa lunga recensione! Più che altro la punizione divina l'ho meritata io! H
o dovuto aggiornare in anticipo perché visto che vado sempre a letto tardi e poi il venerdì sera sono uno zombie! Tu invece ti meriti un premio: 8 capitoli al giorno è un'impresa, complimenti! Sono felice che la mia versione di Regulus ti sia rimasta impressa! Sì, lui era meno innocente di una come Edvige, che il massimo che poteva aver fatto era di aver beccato Harry quando la ignorava, perciò sono contenta di essere già arrivata al suo pentimento (di Regulus, non di Edvige!). Sono felice anche che ti piaccia Rachel e che il cambiamento di Barty ti abbia convinta: anche io temevo di dovermi arrampicare sugli specchi per lui! Eh, Sirius in effetti è più serio del normale, soprattutto perché Regulus lo vede spesso a Grimmauld Place dove di certo non si divertiva, sia perché a scuola si rivolgevano la parola quasi sempre per litigare (-.-) Riguardo James... scusa, è più forte di me! Però sapere da una sua fan che sono riuscita lo stesso a trattarlo bene mi rincuora: ho sempre timore di esagerare! Nel seguito alcune morti ci saranno (per esempio molti dell'Ordine come i Prewett, ecc) ma sicuramente i personaggi essenziali vivranno molto più serenamente...
Vodia: be' di solito preparo il capitolo seguente con le relative risposte alle recensioni a metà settimana, cioè quando ho un po' più di tempo e poi guardo solo se ne arrivano di nuove! ^^ Stavolta però ho ricontrollato la tua pochi minuti prima di aggiornare, così sto tranquilla! Per quanto riguarda le tue domande: 1) Regulus non ha detto mai a nessun parente di aver cambiato idea, neanche a Kreacher, perché - come dice Hermione - così sarebbero stati più al sicuro, per questo ho evitato che lo raccontasse ad Alphard. 2) E' una buona idea, sai? La Rowling non ha mai fatto collaborare Alphard con l'Ordine (forse lei lo immaginava già morto, chissà) però potrei farci un pensierino!
vulneraria: grazie! Meno male, mi state incoraggiando tantissimo: vuol dire che ho fatto bene a lasciare tutto così com'era! Non temere, tra Regulus e Rachel si aggiusterà tutto e anche Alphard e Perseus si riavvicineranno, anche se non proprio subito...
lyrapotter: il fatto che Regulus avrebbe trovato informazioni sugli Horcrux da Alphard era praticamente l'unica certezza che avevo all'inizio della storia, quindi meno male che vi è piaciuta! Hai ragione, Walburga è stata sempre la solita, anzi, magari ha dimostrato anche un po' più di pazienza che in fututo... Comunque sia, non si finisce mai di parlar male di lei! XD A proposito, nel prossimo capitolo anche lei avrà una parte, proprio perché lei è sempre presente, purtroppo... Ma poi ci sarà anche Rachel, che immagino sarà più gradita dell'adorabile signora Black!
_Mary: ci tenevo tanto a far riappacificare Regulus e Alphard, o meglio a fare in modo che Regulus non fingesse più di avercela ancora con lui! E' proprio per scrivere questo capitolo che ho deciso di modificare nei limiti del possibile la storia dei galeoni che Alphard ha dato a Sirius, non facendolo morire così presto! Certo, ora è invecchiato, e purtroppo nemmeno lui è eterno, ma per il momento preferisco non pensarci. Sono felice di quello che hai scritto, perché ho scoperto che la saga non si conosce mai abbastanza, e infatti non è facile far combaciare tutto perfettamente! Quindi grazie ancora! La dicitura VIF mi sta benissimo, anzi, ne sarei lusingata! XD
Rinalamisteriosa: complimenti per aver letto tutta la storia in così poco tempo, anzi, grazie per aver impiegato il tuo tempo! Lo so che è lunghetta, anche se a me non lo è sembrata perché mi piace scriverla! Sì, ho dovuto fare parecchie ricerche, ma per fortuna c'è un sito fantastico (HP Lexicon) che dà più o meno tutte le risposte, anche se è in inglese (sob!). La vera difficoltà l'ho incontrata quando ho dovuto descrivere il cambiamento di Barty Crouch, ma alla fine ce l'ho fatta. Grazie ancora!
malandrina4ever: sì, in questi ultimi capitoli sono sempre più fiera di Regulus, e meno male, perché nel suo primo periodo da Mangiamorte mi dispiaceva un sacco fargli fare certe cose... Adesso però posso finalmente sbizzarrirmi e dire apertamente che è un eroe! XD Credo che io e te arriveremo a fondare un culto in suo onore! In questo capitolo come hai potuto vedere ha riflettuto molto su quello che lo aspetta: se lo avessi fatto in quello scorso, sarebbe stato troppo, e poi doveva avere il tempo di assimilare la notizia (e anche io!). Un probabile romanzo mi sembra ancora molto lontano! Prima mi esercito qui e poi si vedrà! Anche perché non credo che il periodo delle fanfiction si esaurirà tanto presto! XD

E infine grazie a MEISSA_S per aver ritagliato un po' del suo tempo limitatissimo per indicare i capitoli più significativi in cui è comparsa Rachel! Grazie mille! :-)

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** L'ultimo inganno ***


50
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 23. Sogno

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

L’ultimo inganno

Photobucket

Da quanto tempo non metteva piede in quella stanza? Probabilmente anni. Gli ricordava troppi brutti momenti per desiderare di tornarci. Quel giorno però era diverso dal solito. Aveva così tanti pensieri orrendi e terribili, che qualsiasi ricordo, anche il più angosciante, lo avrebbe fatto stare meno peggio. Ricordare le sofferenze passate lo faceva sentire vivo, gli dava la conferma di essere esistito, un tempo.
Non sapeva nemmeno perché vi era voluto entrare: non c’era nulla di interessante, anzi, era piena di motivi per irritarsi. Ma aveva già fatto il giro di tutta la casa di Grimmauld Place, tanto valeva passare per l’ultima volta anche lì.
Fino a qualche tempo prima, ogni volta che fissava quella porta chiusa dalla parte opposta del pianerottolo, aveva avuto sempre l’impressione che da un momento all’altro si sarebbe aperta, e che Sirius ne sarebbe uscito tranquillamente, magari con la sua solita espressione altera e l’aria strafottente.
Quella volta però non ebbe nessuna sensazione simile. Quando entrò nella stanza orribilmente invasa dai colori rosso e oro, si aspettava di trovarla esattamente com’era, vuota e impolverata. L’idea che Sirius fosse vicino era ormai talmente assurda che Regulus la aveva abbandonata da un pezzo.
Tuttavia anche quella stanza, come tutte le altre, gli ricordava episodi dimenticati di quando la sua vita era più felice, se mai lo era stata. Ricordava ancora quando avevano litigato per uno stupido unicorno di peluche e lui aveva sfidato il buio e gli spettri immaginari che lo popolavano per riportarglielo in piena notte. Gli era sembrato così difficile affrontare un’impresa del genere, e adesso, se pensava a cosa lo attendeva, si sentiva mozzare il respiro.
Sirius non avrebbe saputo quello che lui aveva fatto; lo avrebbe considerato un vigliacco senza cervello. Ma chissà se avrebbe sofferto per la sua morte. Forse avrebbe rimpianto anche lui quei tempi in cui erano andati d’accordo. Perché c’erano stati, anche se ormai erano troppo lontani per sembrare reali.
Decise di essersi crogiolato nei ricordi anche troppo. Sapeva che, se avesse continuato a rievocare momenti ormai passati per sempre, non avrebbe più voluto smettere. E invece doveva concentrarsi su quello che doveva fare, controllare il terrore e raccogliere tutta la determinazione che poteva avere.
Non appena si chiuse alle spalle la porta della camera un tempo appartenuta a Sirius, la voce di Walburga lo fece sussultare.
“Regulus?”
Per un solo istante credette che sua madre lo avesse visto uscire da quella stanza e non riuscì a trovare una scusa valida per giustificarsi: non che fosse vietata, ma nessuno vi era più entrato, a parte per gli inutili tentativi di annullare l’effetto degli incantesimi di Adesione Permanente che Sirius vi aveva apposto.
In realtà, un secondo dopo si accorse che Walburga non era lì, ma che lo aveva chiamato direttamente dal salotto. Un po’ sollevato, Regulus si affrettò a scendere le scale e a raggiungerla.
Walburga si trovava in piedi davanti alla finestra, e stava dando una sfilza di ordini a Kreacher.
“… e poi devi lavare le tende, soprattutto queste”.
“Kreacher provvederà subito” rispose l’elfo domestico.
Regulus si schiarì la voce, cercando di sembrare naturale.
“Mi avete chiamato, madre?” chiese.
Walburga si voltò verso di lui e annuì. Gli fece cenno di avvicinarsi e, a sua volta, si accostò all’arazzo di famiglia. Regulus aveva difficoltà a guardarlo senza mostrare alcuna emozione, perché vi vedeva già apparire, proprio sotto il suo nome e accanto alla data di nascita, anche quella di morte.
“Stavo pensando…” esordì Walburga, che insolitamente esitava. Sembrava che quello che stava per dire le costasse uno sforzo immane: il viso duro e sottile era contratto in un’espressione irritata e rassegnata al tempo stesso. “Visto che a Natale verrà a cena tutto il resto della famiglia, credo che dovresti invitare anche la tua… fidanzata”. L’ultima parola la pronunciò a denti stretti. “Per presentarla ufficialmente” aggiunse.
Regulus s’incupì. Sua madre doveva aver elaborato quel pensiero in giorni e giorni di riflessioni. Non le aveva detto nulla sul suo allontanamento da Rachel, quindi lei pensava che tra di loro andasse tutto bene, anche se non ne era mai troppo contenta.
Lanciò un’occhiata rapida all’albero genealogico. Alphard lo aveva avvertito, sapeva che sarebbe successo. Walburga cominciava a preoccuparsi per la sopravvivenza della famiglia e si era accontentata di quello che aveva: Rachel non le andava a genio, ma meglio lei che l’estinzione. Regulus immaginava che sua madre avrebbe cercato di convincerlo a sposarsi, nonostante fosse ancora molto giovane. La famiglia, del resto, veniva sempre prima di tutto, anche dei desideri individuali.
“La inviterò” mentì, anche se sapeva che non sarebbe mai arrivato a Natale. Era la risposta che la donna aspettava di ricevere.
“Lei ha una vaga idea di come ci si comporta in queste occasioni?” chiese Walburga, scettica. “Non vorrei che ci facesse fare una brutta figura…”
“Sì, non preoccupatevi”.
“Almeno questo... Spero solo che sia la ragazza giusta. Lo sai che ci serve un erede maschio”.
“Lo so, madre. Ve lo darei anche subito, se fosse possibile, ma vi prometto che non vi deluderò”.
Bugiardo. Tutte promesse che non posso mantenere.
Le aveva giurato che avrebbe tenuto alto l’onore dei Black, che avrebbe servito il Signore Oscuro e che avrebbe impedito che la famiglia si estinguesse. Quanti dei suoi impegni era riuscito a portare a termine? Forse solo il primo. Ma dopo quella sera sarebbe stato del tutto inutile.
E la cosa che gli faceva più male in quel momento era quella che per anni lo aveva reso felice: Walburga lo stava guardando con l’espressione orgogliosa che aveva riservato sempre e solo a lui. Nessun altro poteva sostenere di essere stato guardato così da quella donna glaciale. Era il suo preferito, da sempre. Vederla così fiera di lui gli aveva sempre dato la certezza di non essere solo uno strumento al servizio della famiglia ma anche un figlio amato veramente.
Per questo non riusciva a rimproverarle nulla, neanche la decisione fatale di spingerlo tra le grinfie di Voldemort. Non aveva mai voluto far sparire il suo sguardo fiero da quegli occhi di ghiaccio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, pur di ricevere anche solo una dimostrazione di affetto.
Perdonami, madre. Non sono perfetto come credi. Non vorrei farti soffrire. *
Avrebbe voluto dirglielo davvero, e non solo mentalmente. Ma avrebbe voluto tante cose irrealizzabili.
“Lo so che non mi deluderai. Non l’hai mai fatto” disse la donna, ignorando quello che avveniva dentro il figlio.
No, non dire così, madre! Sarò proprio io la tua ultima delusione, pensò, cercando di mascherare la propria disperazione. Saresti fiera di me anche se sapessi che ho tradito il Signore Oscuro? Lui è un mostro, si allea anche con gli ibridi. Non gli importa niente dei diritti dei Purosangue. Gli serviamo solo per salire al potere. Se lo sapessi approveresti la mia scelta, ne sono sicuro… credo. Sto cercando di fare qualcosa di buono. Non è questo il compito dei Purosangue, occuparsi della comunità magica e difenderla? I Black non devono servire nessuno né umiliarsi. È quello che mi hai sempre insegnato…
Ma lei non avrebbe mai saputo niente di tutto ciò. Sarebbe rimasta sola e senza un futuro.
Perdonami, se puoi.
“Madre, vorrei avvertirvi che questa sera potrei tornare più tardi del solito” disse, dopo essersi schiarito la voce. La gola gli bruciava.
Walburga annuì. Non sapeva che in realtà lui non sarebbe più tornato.
Regulus la salutò, incamminandosi fuori dal salone, ma si fermò sulla soglia, voltandosi a guardarla un’ultima volta.
Rimase così per alcuni secondi, ma poi la donna intercettò il suo sguardo, e lui si affrettò ad uscire e riprese a salire le scale. Dentro la tasca, la sua mano era stretta intorno al medaglione falso: era un cimelio di famiglia che aveva recuperato poco tempo prima dalla soffitta. Lo aveva scelto apposta: sostituire l’Horcrux con un oggetto appartenuto ai Black in qualche modo sarebbe stato come ribadire che anche la sua casata aveva contribuito alla lotta contro Voldemort.
Il suo ruolo sarebbe stato essenziale: lo avrebbe reso di nuovo mortale, così qualcuno un giorno avrebbe potuto ucciderlo direttamente. Chiunque sarebbe stato, gli augurò tutta la fortuna del mondo.


Quell’anno aveva iniziato a nevicare in anticipo, anche se era soltanto novembre, pensò, guardando i fiocchi soffici e candidi cadere dal cielo nero. Anche la luna era coperta dai nuvoloni che incombevano su Hogsmeade.
Regulus lanciò un’occhiata in lontananza, in direzione delle montagne. La neve non era fitta, ma il castello di Hogwarts era ugualmente difficile da scorgere. Poté vedere solo una miriade di lucine ravvicinate, le finestre della scuola. Stringendosi nel cappotto e tremando dal freddo, provò a immaginare il calore festoso della Sala Grande illuminata dalle candele sospese in aria e il chiacchiericcio degli studenti intenti a divorare la cena. O forse a quell’ora la cena doveva essere già finita. Probabilmente erano tutti nelle loro sale comuni.
Regulus diede un’occhiata all’orario. Erano le dieci passate. Non avrebbe potuto aspettare ancora per molto. E se non si fosse presentata? Per un attimo la immaginò mentre, dopo aver ricevuto la sua lettera via gufo, la inceneriva con un colpo della bacchetta, furiosa.
In quel momento tuttavia i suoi sospetti furono smentiti non appena udì il rumore di una Materializzazione all’inizio del vicolo.
Il cuore iniziò a battergli come mai prima di allora, facendolo sentire di nuovo emozionato e speranzoso, anche se fino a quel momento si era considerato solo un morto che camminava. Nonostante i passi appesantiti e il suolo innevato e scivoloso, per lui fu incredibilmente facile raggiungere quella figura che aveva temuto di non poter più rivedere.
“Che cosa vuoi?”
La voce di Rachel era fredda e rigida, ma lui non fece caso al suo tono. Quando finalmente poté perdersi di nuovo nei suoi occhi scuri, ne fu talmente felice che per la prima volta riuscì a dimenticare la paura che lo tormentava da giorni, o forse mesi.
“Grazie per essere venuta” disse. Anche se non era la risposta che lei voleva sentire, Regulus la disse con tutto il cuore: quello di incontrarla era il suo ultimo e più grande desiderio.
“Ho dovuto inventarmi un’emergenza sul lavoro per convincere i miei a farmi uscire da sola a quest’ora, quindi mi auguro che tu abbia una buona giustificazione per avermi chiesto di raggiungerti qui” fece lei, aspra.
“C’è una cosa che voglio farti sapere” rispose Regulus, mentre l’angoscia tornava a tormentarlo.
Rachel lo guardò, in attesa che lui parlasse. Regulus abbassò lo sguardo: come sempre, gli riusciva meglio dire certe cose quando non incrociava il suo.
“Avevi ragione” ammise, dopo alcuni interminabili secondi di silenzio. “Avevate ragione tutti. Ho commesso un terribile sbaglio, me ne rendo conto, ora”.
La sentì trattenere il respiro e tornò a guardarla. Rachel non aveva più lo stesso atteggiamento scostante di prima. Dai suoi occhi traspariva un’evidente incredulità e una domanda che la bocca non riuscì a formulare.
“Non voglio più essere un Mangiamorte” confermò lui.
Rachel ne fu talmente colpita che fu costretta a cercare un appoggio, tendendo il braccio all’indietro e posando la mano sul muro del vicolo. Era difficile capire cosa stesse provando in quel momento: il suo viso mostrava una miriade di emozioni diverse, dallo stupore al sollievo, dal terrore alla rabbia.
“L’hai capito, finalmente” disse infine, cercando di mantenersi fredda come prima, invano. “Io te lo avevo detto!”
La sua voce era rotta dall’angoscia.
“Lo so. Sono stato un perfetto idiota” ammise Regulus. “Non ho nessuna giustificazione per quello che ti ho fatto passare. Scusami”.
Rachel lo guardò dritto negli occhi per alcuni istanti, poi esitò: sembrava incerta su cosa fare, anche se per un solo istante era sembrato che volesse sfiorarlo.
“Che cosa ti ha fatto cambiare idea?” chiese infine, con un tono ancora severo.
“Tante cose, ma soprattutto ho capito che Tu-Sai-Chi ci usa solo come suoi schiavi e non guarda in faccia nessuno per ottenere quello che vuole. Credevo di essere nel giusto e invece voleva solo trasformarmi in un assassino… e io non ho intenzione di diventarlo”.
Rachel adesso era spaventata e tremava. Il suo terrore strideva con il tono deciso che Regulus aveva usato.
“Non ho mai smesso di pensare a quello che mi hai detto l’ultima volta che ci siamo visti” proseguì lui. “Mi vergogno di quello che ho fatto ma, anche se ho fatto una scelta sbagliata, facendoti credere di contare meno di Tu-Sai-Chi, ti giuro che in questi giorni sei stata il mio pensiero fisso. So che non ho scuse, ma ti chiedo lo stesso di perdonarmi, se puoi”.
Rachel non riuscì a fingersi indifferente come prima; si staccò dal muro e lo strinse in un abbraccio silenzioso.
Regulus si sentì scaldare con un’intensità che aveva dimenticato e la strinse a sua volta. Non aveva osato sperare di poterla avere così vicina, prima di quel momento. Quasi in uno stato di trance, affondò il viso tra i suoi capelli inumiditi dai fiocchi di neve, inebriandosi del loro profumo, e la sentì rabbrividire. Tenendo gli occhi chiusi, non gli fu difficile estraniarsi da tutto ciò che li circondava e cercò di assaporare ogni singolo istante di quell’abbraccio. Sarebbe rimasto ore e ore a bearsi di lei e ad ascoltare il battito del suo cuore contro il proprio petto.
Ma anche quel sogno svanì troppo presto. Rachel si ritrasse lentamente e lo guardò, pallidissima.
“Non preoccuparti” disse. “Nasconditi a casa mia, ti proteggeremo noi. Non permetterò che Tu-Sai-Chi ti torca un solo capello”.
Regulus ebbe un tuffo al cuore. Quanto gli sarebbe piaciuto poter accettare…
“Non posso, ti metterei in pericolo”.
“Non essere stupido!” sbottò lei, innervosita. “Lui ti troverà, se non ti nascondi!”
“Non mi troverà”.
Rachel emise una sorta di ringhio furente e spaventato al tempo stesso.
“Dovresti conoscerlo meglio di me. Ti ucciderà! Ti prego, cerca di ragionare…”
“Rachel, ascolta” la interruppe lui, ostentando una calma e una sicurezza che non aveva. “Non ho voluto incontrarti per chiederti aiuto. So quello che devo fare e…”
“Che cosa devi fare?”
Regulus esitò.
“Non posso dirtelo. Mi dispiace, ma non posso dirti nulla: sarebbe troppo pericoloso. Se te lo dicessi, dovrei farti un incantesimo di memoria, e non sarebbe sufficiente: Tu-Sai-Chi sa infrangerli con la tortura”.
“Ma…” provò a ribattere Rachel, ma lui la interruppe.
“Fidati di me. L’unica cosa di cui mi preoccupo è che tu sia al sicuro. Ascoltami bene, adesso, è importante. Se mi scopriranno, stai molto attenta a chi ti chiede se sai qualcosa. Non fidarti di nessuno, nemmeno delle persone che consideri amiche. Nessuno, nemmeno di Barty”.
“E perché?”
“Tu fai come ti dico e basta” tagliò corto Regulus. Non voleva riferirle il vero motivo: meno cose sapeva e meno rischi avrebbe corso. “E poi non dire che ci siamo incontrati, stasera”.
Rachel sul momento rimase con la fronte corrugata: non capiva il motivo di tutti quegli avvertimenti, ma probabilmente decise di fidarsi di lui, perché non insisté.
Regulus rabbrividì quando gli prese il viso tra le mani.
“Potrò rivederti?”
Qualcosa di molto simile a piombo sembrò riempirgli lo stomaco. Non poteva dirle tutta la verità nemmeno - e soprattutto - quella volta, altrimenti lei gli avrebbe impedito di andarsene con tutti i mezzi che aveva a disposizione.
“Non ci vedremo per… un po’” rispose, tenendo lo sguardo basso.
Perdonami anche tu.
La stava ingannando di nuovo, per l’ultima volta.
Rachel aveva di nuovo gli occhi lucidi e arrossati.
“Vuoi scappare, vero?” chiese. “Te ne vuoi andare dall’Inghilterra? Allora fammi venire con te. Non mi importa dove andremo, voglio soltanto stare insieme a te”.
“Non è detto. In ogni caso, se scappassi con me, Tu-Sai-Chi capirebbe che siamo insieme, e se la prenderebbe con la tua famiglia per farci uscire allo scoperto. È per questo che devi fingere di non voler avere più nulla a che fare con me. Racconta in giro che mi odi, che mi hai dimenticato, qualsiasi cosa, basta che tu non sia in pericolo per colpa della mia stupidità”.
“Scusa tanto, non pensi che, nel caso in cui Tu-Sai-Chi utilizzasse la Legilimanzia su di me, potrebbe vederci insieme qui, in questo momento?” osservò lei.
Regulus rabbrividì al solo pensiero, ma cercò di rispondere in maniera sensata.
“Lui non ti conosce e non sa che io… insomma, in che rapporti siamo. Per questo devi fingere di non avermi più voluto vedere”.
L’unico che avrebbe potuto riferire a Voldemort di Rachel era Barty, ma quest’ultimo sapeva che lei e Regulus non si fossero più parlati, ed era probabile che avrebbe chiesto informazioni direttamente a lei, ma senza aggredirla: Voldemort non avrebbe voluto che la sua copertura saltasse per colpa di un povero idiota che aveva deciso di tradirlo. Per fortuna, il Signore Oscuro commetteva spesso l’errore di sottovalutare gli altri.
“Io non potrei neanche fingere di odiarti…”
Rachel ormai non riusciva più a trattenere le lacrime e si abbandonò a piangere sulla sua spalla.
“Accidenti a te, mi hai fatto diventare una fontana vivente!” singhiozzò.
Regulus non riuscì a replicare perché, a differenza di lei, sapeva che non si sarebbero più rivisti. Mentre le accarezzava la nuca, pensò con orrore a come lei avrebbe reagito quando la comunità magica avrebbe diffuso la notizia della sua morte. Era più preoccupato per quanto Rachel avrebbe sofferto che per se stesso.
“Dovrai essere forte” le sussurrò, anche se lei per il momento non capiva fino a che punto. “So che lo sei. Sei la ragazza più straordinaria che abbia mai conosciuto. È soprattutto per merito tuo che sono cambiato. Grazie per essermi sempre stata vicino”.
Si impose di non dire altro: era già abbastanza strano che le stesse confessando tutte quelle cose che non avrebbe mai detto, in condizioni di normalità, neanche sotto tortura; non voleva che lei si insospettisse per quel suo strano comportamento. Avrebbe voluto dirle molto di più, ma si trattenne.
Rachel lo fece avvicinare ancora di più e lo baciò lentamente, come se in quel modo potesse posticipare il momento in cui si sarebbero dovuti salutare. Mentre ricambiava, Regulus si maledisse un’altra volta nel pensare a tutto quello che aveva perso.
“Non potremo restare in contatto, vero?” chiese lei poco dopo, anche se non aveva bisogno di una risposta.
Regulus scosse la testa. Esitò per alcuni istanti, ma poi si decise: non poteva mica portarselo dietro, quindi era giusto che andasse a lei. Infilò la mano nella tasca opposta a quella contenente il medaglione e ne estrasse qualcosa di piccolo e tondo, e lo lasciò sul palmo della mano di Rachel: era l’anello che Alphard gli aveva regalato qualche giorno prima.
“Avrei voluto dartelo in un’altra occasione. Adesso è inutile chiederti di diventare la mia fidanzata ufficiale, ma almeno saprai che con te ho sempre fatto sul serio”.
Almeno avrai qualcosa che ti faccia ricordare di me. Non dimenticarmi.
“Regulus…” disse Rachel, colpita ed emozionata. Lo abbracciò di nuovo e lui si sentì quasi male, pensando alle sofferenze che la aspettavano.
Non te le meriti. Ti meritavi qualcuno migliore di me. Perdonami…
“Scusa, ma è meglio che vada” disse, cercando di non lasciarsi andare, altrimenti non avrebbe più avuto il coraggio di entrare nella caverna. “Non ho molto tempo”.
Rachel sussultò e cercò di trattenerlo.
“Aspetta, ti prego, ancora un po’”.
“Non posso”.
Lei non allentò la presa sul suo polso, disperata. Per un attimo, Regulus scorse una luce sospetta nei suoi occhi e temette che volesse Schiantarlo per impedirgli di andarsene.
Allarmato, si liberò dalla sua stretta con difficoltà, perché nemmeno lui avrebbe voluto. Alla fine, però, Rachel sembrò arrendersi.
Lui fece un passo indietro ma un attimo dopo lei lo raggiunse di nuovo e si strinse a lui, appoggiando la tempia sul suo petto.
“Lo sai che ti amo, vero?”
Regulus per un attimo pensò che sarebbe stato meglio se lei non avesse provato proprio nulla; almeno non sarebbe stata condannata a soffrire. Però il significato di quelle parole lo scosse così tanto che non poté restare indifferente.
“Anche io” ammise, sempre più addolorato, senza riuscire a sostenere l’intensità dello sguardo che Rachel gli aveva rivolto. Le sfiorò le labbra con un ultimo bacio, smarrendosi per alcuni istanti in quel sogno che voleva non finisse mai.
Poi si allontanò di nuovo, stavolta di qualche passo, e le lanciò un’ultima occhiata. Lei non accennava ad abbassare lo sguardo e continuava a fissarlo come se in quel modo potesse impedirgli di andarsene.
E invece, senza staccare gli occhi da lei e cercando di farsi coraggio, Regulus girò su se stesso e scomparve alla sua vista.


La cucina di Grimmauld Place era immersa in un silenzio quasi assordante. Regulus avanzò lungo il lato del tavolo, a tentoni: non voleva accendere la luce per non correre il rischio di svegliare Walburga. Socchiudendo gli occhi, scorse nel buio l’armadio in fondo alla stanza.
Cercando di fare il minimo rumore possibile, aprì l’anta di destra. Aveva il respiro affannato e le mani gli tremavano quando ne posò una sulla spalla di Kreacher e lo scosse delicatamente.
L’elfo domestico si destò dal sonno, confuso, e puntò gli occhi appannati su di lui.
“Padron Regulus!” gracchiò, ma Regulus gli fece segno di abbassare la voce.
“Kreacher, devo chiederti un favore” bisbigliò, con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore ghiacciato.
“Kreacher è pronto a obbedire” disse l’elfo, districandosi dalle coperte e uscendo dalla propria tana.
“Devi portarmi nella caverna in cui sei stato con il Signore Oscuro” disse Regulus, rabbrividendo.
Anche se era buio, aveva la certezza che Kreacher avesse iniziato a tremare a sua volta. L’elfo lo fissò con un’espressione colma di orrore.
“P-padrone, se mi è concesso… quel posto è pericoloso. N-non è adatto a…”
“Mi ci devi portare stanotte, Kreacher. E non fare domande” tagliò corto Regulus, che non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe rimasto così risoluto. “Ti prometto che a te non succederà niente” aggiunse, rendendosi conto di essere stato troppo duro. Non poteva biasimarlo, se aveva paura: ne aveva anche lui, da morire.
Kreacher annuì, ma lo vide tremare dalla testa ai piedi.
“Il padrone non si sente bene?”
“Sto benissimo. Dobbiamo andare ora, Kreacher. Mi dispiace, ma mi serve il tuo aiuto”.
Gli tese la mano e Kreacher gliela strinse, ancora perplesso e spaventato. Nonostante fosse molto dispiaciuto per lui, Regulus si sentì quasi rincuorato al pensiero di non essere del tutto solo. Anche se Kreacher era soltanto un elfo domestico, la sua presenza accanto a lui gli sarebbe stata motivo di conforto. Gli dispiaceva soltanto di non poter essere con lui anche al ritorno.
“Smaterializzami all’ingresso della caverna” ordinò.
Le dita dell’elfo si serrarono intorno alle sue e un attimo dopo Regulus si sentì risucchiare dal vortice della Materializzazione Congiunta, lontano da Grimmauld Place.
Si ritrovarono in una rientranza della parete rocciosa di quella che doveva essere una scogliera. Alle loro spalle, le onde del mare si rovesciavano contro gli scogli, facendo innalzare gelidi schizzi d’acqua salmastra.
Regulus era scosso da brividi di freddo e di terrore, ma si sforzò di non cedere. Era arrivato fin lì: non poteva arrendersi proprio alla fine.
Senza parlare, lanciò uno sguardo interrogativo a Kreacher, il quale puntò il dito tremante verso la parete in fondo alla rientranza. Regulus ricordava quello che l’elfo gli aveva raccontato: avrebbe dovuto pagare un pedaggio di sangue per entrare nella caverna, che si trovava appena oltre quella parete.
Seppur riluttante, estrasse la bacchetta.
Trattenendo un gemito, Kreacher protese la mano verso di lui. Regulus tuttavia scosse la testa e puntò la bacchetta contro il palmo della propria mano.
“Padron Regulus, lascia che sia Kreacher…” esordì l’elfo, allarmato.
“Tu non devi indebolirti” fu la risposta.
Il sangue schizzò sulla parete rocciosa: sangue puro che luccicava debolmente alla luce della luna.
Lo sto versando per una giusta causa, pensò, mentre il passaggio si apriva. Non sarà sprecato.
Regulus scrutò l’interno della caverna. Anche se era completamente buia, la luce esterna gli permise di scorgere una distesa piatta e liscia sulla quale i riflessi lunari tremolavano debolmente.
Quante volte aveva visto, in sogno, quel lago sotterraneo… Se non avesse saputo degli orrori che vi erano nascosti, appena sotto la superficie, si sarebbe lasciato ingannare dalla sensazione di calma perenne che trasmetteva.
“Kreacher, guidami” sussurrò, temendo il momento in cui i guardiani del lago si sarebbero svegliati, anche se non era ancora tempo.
L’elfo iniziò a singhiozzare ma obbedì, come sempre.
Regulus lo seguì all’interno. La paura lo assaliva di continuo, a tradimento, facendogli desiderare nient’altro che la fuga. Ma lui continuava a camminare sulle pietre, avvicinandosi sempre di più alla riva.
Senza un motivo logico, gli tornarono in mente le parole che, tanto tempo prima, un vecchio cappello rattoppato aveva sussurrato al suo orecchio: sappi che nel profondo di te stesso hai un coraggio che nessuno si aspetterebbe. Non lo conosci ancora, ma lo tirerai fuori quando sarà il momento.
Per la prima volta in vita sua, si rese conto che il Cappello Parlante aveva avuto ragione. La sera dello Smistamento, quello aveva visto qualcosa che nemmeno lui conosceva di se stesso.
Sperava solo che quel coraggio gli fosse sufficiente per arrivare al centro del lago e bere tutta la pozione. Non sapeva cosa gli sarebbe successo, una volta mandato giù il primo sorso: Kreacher aveva detto di aver visto cose tremende, ma senza aggiungere altro, e lui non aveva insistito, perché gli era apparso talmente terrorizzato che domandare di più sarebbe stato crudele da parte sua.
In ogni caso, era disposto anche a provare dolore: doveva soltanto pensare che presto sarebbe tutto finito.
Ascoltò Kreacher indicargli il punto in cui era nascosta la barca che avrebbe permesso loro di attraversare le acque del lago, deciso a porre fine a quella storia una volta per tutte.
Quando si tese verso l’acqua per afferrare la catena invisibile, con un gesto del tutto involontario Kreacher lo trattenne per il mantello, per poi lasciarlo di scatto, spaventato dal riflesso condizionato che, per un solo istante, lo aveva indotto a fermare il proprio padrone.
“Kreacher chiede scusa, padrone…” implorò: mai aveva osato opporre resistenza, prima di allora.
Regulus gli lanciò un’occhiata dispiaciuta. In quel momento si vergognò un po’: si era preoccupato per tutti, anche per Sirius, ma non aveva più pensato a Kreacher. Eppure era stato grazie a lui se era arrivato fin lì; inoltre gli aveva sempre dimostrato una fedeltà assoluta e, soprattutto in quel momento, un vero e proprio affetto che andava oltre la semplice dedizione di un elfo nei confronti del padrone.
“Va tutto bene” gli disse, nel tentativo di incoraggiarlo. “Sei stato bravo finora”.
Kreacher tirò su col naso, momentaneamente sollevato per non aver subito un rimprovero, e si affrettò ad aiutarlo con la catena.
Mentre Regulus faceva emergere la piccola imbarcazione da sotto la superficie dell’acqua, cercò di farsi forza pensando a tutte le persone a cui teneva: Rachel, sua madre, Alphard, Sirius... e Kreacher.
Mi dispiace...
In quel momento, la parete di roccia si richiuse senza alcun preavviso, e nella caverna calò un’oscurità quasi totale, rischiarata soltanto da una soffusa luce verdastra, proveniente dal centro esatto del lago.


FINE



01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

* A scanso di equivoci, il cambio di tono è fatto apposta: Regulus dà del 'tu' a Walburga solo quando sta pensando, inevece quando parla le dà del 'voi' come sempre.

*Angolo autrice*

T_T Sono senza parole... e non riesco a crederci: ho davvero pubblicato l'ultimo capitolo? Noooooooooo... In fondo è praticamente un anno che scrivo questa storia... Scommetto che il prossimo venerdì notte sarò convinta di dover aggiornare... e invece... T_T
Cosa posso dire? Nonostante la tristezza, sono molto soddisfatta e, anche se il capitolo mi fa venire il magone, non sono depressa come quando ho finito di scrivere "Slytherin love" perché so che, sotto quella parolina FINE, è sottinteso uno speranzoso "per ora"!
Spero che vi sia piaciuto. Ho cercato di rendere l'incontro tra Rachel e Regulus il meno simile possibile a quello che aveva già scritto nell'altra storia, anche se è stato complicato e un po' gli somiglia per forza. Forse è troppo sdolcinato ma non l'ho modificato più di tanto. Dovevate vedermi mentre lo scrivevo: sembravo in preda al furore e le dita scorrevano sulla tastiera quasi senza che le controllassi... No, ok, la spiegazione non è così affascinante: semplicemente, mi piace così com'è! XD
Be', prima di dilungarmi troppo, parlerò prima del famigerato sequel, e poi risponderò alle recensioni!

Dunque, per chi non avesse ancora capito che scriverò presto il seguito What if di questa storia, rimando alla fine del capitolo 36, in cui ho spiegato bene cosa ho intenzione di fare! Magari ad alcuni di voi non piacciono le storie in cui la trama cambia, ma io voglio provarci quindi... dovrete sopportarmi ancora (sempre se ne avrete voglia, ovvio! ) XD
Per il seguito, ho già più o meno in mente la trama della primissima parte, a meno che non cambi improvvisamente idea. Farà parte di una serie ma non ho deciso il titolo, anche se qualche opzione ce l'ho già! Diciamo che ODIO scegliere titoli, quindi ogni eventuale suggerimento sarà ben accolto! Se no mi arrangerò! Del resto, è sempre consigliabile stabilire la trama e poi il titolo!
Purtroppo dovrete avere un po' di pazienza. Tra giugno e luglio mi aspettano 3 esami e altrettanti a settembre (vacanze? Cosa sarebbero?), perciò se iniziassi a pubblicare subito sarebbe controproducente, perché sarà una storia complessa da sviluppare. Ho bisogno di tempo per inventare una trama credibile e fare le cose per bene.
Se tutto va bene, dovrei iniziare a pubblicare a settembre, settimana più, settimana meno (non mi uccidete, per favore!). Il primo capitolo è già tutto scritto nella mia mente, quindi a settembre avrò parecchi capitoli pronti e - soprattutto - una trama non sconclusionata!
Comunque, non sparirò per tre mesi interi: ho qualche storia secondaria che ho scritto durante l'anno per vari concorsi e che pubblicherò durante l'estate.
Se volete sapere dove leggere qualche notizia, potrei scrivere qualcosa sulla mia pagina personale perciò, sempre se vorrete sopportarmi ancora, potete tenerla d'occhio! ^^

Photobucket

Penso di aver detto tutto. E ora, spazio ai ringraziamenti!!

malandrina4ever: non dirlo a me T_T Tranquilla, il seguito non sarà tra 16 anni, ma dovrai aspettare "solo" tutta l'estate! ^^" Spero che tu non mi uccida, per questo! E Sirius... be', vedrai che il loro incontro nel seguito sarà molto commovente, anche se non di certo sdolcinato! Ho già la scena davanti! *_* Grazie per aver approvato Bellatrix! E sono d'accordo con te su Draco! Cioè, ho capito che Voldie minacciava di ammazzare la sua famiglia... ma se qualcuno minacciasse la mia, direi: "Che?! Aspetta che ti spacco...ehm...la faccia!" XD Spero che Rachel non sia risultata troppo incline al perdono: non volevo che trattasse troppo male Regulus, con quello che lo aspetta... le non lo sa, ma noi sì! :-(
Alohomora: non preoccuparti per Rachel, Barty si sta ammattendo, ma non è così stupido da smascherarsi. Vedrai che farà sfoggio di tutte le sue doti da grande attore (del resto, nei panni di Moody ha ingannato anche Silente) e farà la parte del bravo amico compassionevole che assisterà Rachel nel momento del bisogno, ma lei darà retta anche a Regulus e non gli dirà nulla di compromettente... Eheh, se Regulus fosse padrino di Draco, penso che durante la partita al secondo anno lo avrebbe ucciso! "Hai il Boccino a due centimetri dal naso, per Salazar! Sei cieco?!" XD
Lellas92: sai che anche la mia voce interiore somiglia in modo inquietante a Remus? Soprattutto quando sto al computer invece di studiare, chissà come mai! Comunque, tranquilla, i personaggi essenziali sono essenziali per me, per te e per la Rowling, quindi... ;-) Per quanto riguarda Bellatrix, in effetti lei ha dimostrato di saper arrossire come una qualsiasi adolescente con una cotta nel primo capitolo dell'ultimo libro, quando Voldemort le rivolge la parola! XD Quindi non mi è sembrato poi troppo strano! Sul fatto che per Barty venga prima Voldemort degli amici c'è poco da fare: da uno che ha ucciso il proprio padre non potevamo aspettarci altro...
Mirwen: l'abbraccio a Regulus potresti anche darglielo... a condizione che prima porti un certificato autenticato e firmato dal Ministro della Magia in persona in cui sia scritto che sei Purosangue senza alcun dubbio, allora sì! XD Scherzo, naturalmente!
chocco: in questa fanfiction ho seguito il canon, perciò non ho salvato Regulus, ma come hai potuto notare ho voluto concludere la storia quando è ancora in vita... per poi sbizzarrirmi nella prossima fanfiction! Grazie, sono contenta che la storia ti sia piaciuta tanto!
vulneraria: meno male, se Barty ti fosse piaciuto mi sarei preoccupata seriamente! Però sono felice che sia venuto bene, dopo tutti i problemi che mi ha creato nel corso della storia! Ormai si è schierato completamente dalla parte di Voldemort e per questo lui e Regulus ora sono soltanto nemici :-(
_Mary: dai, non fare così, se no divento triste anche io! (lo sono già u_u) Pensavo che l'accenno all'Hocrux sarebbe stato notato solo di sfuggita, e invece tu l'hai notato, complimenti!! D'altra parte, non potevo sottolineare troppo l'indizio, con tanto di Lucius che indica il nascondiglio e fa l'occhiolino! XD Comunque, come avrai intuito, il diario sarà il primo Horcrux da trovare... basterà entrare a villa Malfoy e uscirne vivi: facile come bere un bicchiere d'acqua, insomma! Per quanto riguarda Barty, non preoccuparti (fa quasi rima... -.-), come ho già scritto nella risposta ad Alohomora: non è così stupido da smascherarsi. Quello che hai detto alla fine è stato uno dei più bei complimenti che abbia mai ricevuto! Grazie!! E complimenti ancora per le due one-shot che hai pubblicato ultimamente, oltre che per la risposta alle recensioni!
Circe: grazie mille! In effetti anche a me certe volte viene in mente un genere particolare di musica quando leggo delle storie molto belle. Le tue per esempio sono davvero molto musicali. Il tuo stile poi è perfetto per i capitoli riflessivi che, come ho potuto costatare leggendo le tue storie, sono il tuo punto di forza. Sono contentissima del tuo parere positivo su Bella: tu sei la massima esperta in materia! Grazie per aver iniziato a leggere Slytherin love: lì Rachel appare di più come co-protagonista, anche se alcuni personaggi come anche i suoi genitori e gli altri Black sono solo abbozzati (a parte Sirius, ovviamente). Inoltre non ti stupire se troverai alcuni errori temporali, come l'entrata di Minus tra i Mangiamorte o la fuga di Sirius posticipata di un anno. Sono state sviste di cui mi sono resa conto solo a storia quasi conclusa ed è anche per questo che prima di scrivere il seguito ho voluto pubblicare questa.... oltre al fatto che volevo approfondire di più gli anni "sereni" della vita di Regulus! E qui ho cercato di rendere Rachel meno "assennata", come l'hai definita tu, anche se non ho potuto farlo più di tanto, visto che la storia era solo dal punto di vista di Regulus. Forse le dedicherò una one-shot da inserire in questa serie, non si sa mai!
Rinalamisteriosa: anche a me ultimamente è tornata l'irritazione nei confronti di Barty. Del resto, prima potevo renderlo un po' più simpatico, anche perché a quanto pare pure Sirius nel calice di Fuoco lo definisce "un ragazzo simpatico di buona famiglia", ma poi si è completamente rovinato. In fondo se mi spersonalizzo apprezzo più lui e i Lestrange di uno come Lucius, perché sono rimasti fedeli a Voldemort senza scendere a compromessi, ma se penso a quello che ha fatto ai Paciock e anche a come ha ucciso il proprio padre... non posso amarlo più di tanto. u_u Quel sito è veramente molto fornito: pensa che anche la Rowling spesso ci andava se si dimenticava qualche dettaglio che aveva scritto lei stessa! XD Grazie: non so come finirà questo concorso, ma già passando la prima fase posso ritenermi comunque pienamente soddisfatta! Ci sono storie che alla prima fase hanno ricevuto oltre 40 preferenze (!!!) quindi non mi aspetto chissà cosa, ma così sono già contenta!
DubheBlack: hai ragione, Regulus è arrivato molto in ritardo rispetto a Sirius e Andromeda. E credo anche che, nonostante tutto il suo cambiamento, gli resteranno sempre molti pregiudizi sui Babbani. Del resto a diciotto anni è difficile che una persona cambi completamente opinioni e modo di essere. Di sicuro non vorrà più farli fuori e questo è un gran bel passo avanti per uno come lui! ^^ Riguardo Barty, stavo proprio pensando a come sarebbe uno scontro tra lui ed Emmeline: nel seguito dovrò inserirne uno per forza. E diciamo che Regulus teme un brutto quarto d'ora con Perseus forse più di Voldemort stesso! Dopo che lui e Rachel hanno avuto quel litigio, il paparino vuole strigliarlo per bene! XD
Pepesale: be', non preoccuparti, tanto adesso la storia è finita e hai tutto il tempo che vuoi per leggerla. Scrivere il capitolo che hai commentato mi è piaciuto un sacco perché ero proprio in vena di parlare di problemi sentimentali! E poi Rachel insidiata da un Nato Babbano è un affronto per Regulus! Figuriamoci se perdeva l'occasione di insultarlo... Invece durante la festa di Lumacorno, alla scena con Lily e James ridevo anche io, da sola! XD Sembravo matta! In bocca al lupo per chimica e qualsiasi altra materia scolastica! Dai, che tra un po' finisce la scuola!

Buone vacanze!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=368950