[Gyakkyou Burai Kaiji] Quella faccia da...

di ShunLi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Quella faccia da... ***
Capitolo 3: *** Facciamo una scommessa? ***
Capitolo 4: *** Incubo...? ***
Capitolo 5: *** Ma io ti Piaccio? ***
Capitolo 6: *** Calci ed insulti ***
Capitolo 7: *** Ti amo ***
Capitolo 8: *** Il nostro primo bacio ***
Capitolo 9: *** Quel cane di nome Kaiji ***
Capitolo 10: *** La tua voce al telefono ***
Capitolo 11: *** La prima volta che ti ho conosciuto - Sahara no kangae ***
Capitolo 12: *** La forma di te al posto del cuore - Sahara no kangae ***
Capitolo 13: *** Un bel Sogno - Sahara no kangae ***
Capitolo 14: *** Fai l'amore con me, Kaiji. ***
Capitolo 15: *** Non andare, ti prego... ***
Capitolo 16: *** Stelle cadenti ***
Capitolo 17: *** Sei così dolce - Sahara no kangae ***
Capitolo 18: *** Me li taglieresti i capelli? ***
Capitolo 19: *** Un anno ***
Capitolo 20: *** Vuoi tornare a casa? - Sahara no kangae ***
Capitolo 21: *** Il miglior metodo doposbronza ***
Capitolo 22: *** Buon Compleanno Sahara ***
Capitolo 23: *** Non lasciare la mia mano ***
Capitolo 24: *** Kazuya Hyoudou ***
Capitolo 25: *** Akagi Shigeru ***
Capitolo 26: *** Dannato freddo ***
Capitolo 27: *** Il primo vero contatto tra noi ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


Durante gli ultimi mesi del quinto (Dio mio meno male che è finita! Y__Y) la sera trovavo (e trovo ancora) sempre il tempo per assecondare la mia ispirazione, che mi faceva picchiettare con piacere le dita sulla tastiera. Il 6 Maggio iniziai a vedere questo anime, che dopo il terzo episodio mi prese in modo incredibile. Mi sono innamorata di quel tsundere dai capelli neri e dallo sguardo sempre crucciato, che non vuole far altro che riscattarsi, avere un pò di soldi in tasca. Prima ci riesce e poi perde tutto, si fa degli amici e poi suddetti amici muoiono... E' un ragazzo sfortunato quanto intelligente che riesce anche ad amare. Il fandom su di lui è vasto e nessuno lo conosce abbastanza ç__ç
Sarò io a farlo conoscere a tutti v__V
Il pairing che preferisco naturalmente è SaharaxKaiji.
Sahara, un tipo gentile e che fa impazzire Kaiji. In tutti i sensi. Una coppia così non si è mai vista! :D
Così contrastanti e litigiosi, che poi alla fine ci arrivano ad essere una coppia normale. Ma adesso basta cianciare. Spero di avervi incuriosito abbastanza :D
Ja ne, by Shunny!

Trama originale dell'anime:

Kaiji è un ragazzo che si è trasferito da oltre un anno a Tokyo, ma non lavora e passa il tempo a giocare a carte. Dopo aver scoperto di essere indebitato di oltre 3 milioni di yen, a causa di un suo ex-collega che non ha pagato, si trova costretto ad accettare una strana offerta: salire su una nave, chiamata Espoir, la Nave della Speranza, e giocare. Solo con l'astuzia potrà estinguere il suo colossale debito.


Personaggi:

Itou Kaiji
Il protagonista squattrinato che non ha altri obbiettivi se non quello di avere un pò di contante in tasca. Sembra un debole, che piagnucola sempre, ed è stato sempre influenzato dalle decisioni che gli venivano imposte. Così si è ritrovato senza soldi, a bere e a giocare, rubacchiando gli stemmi delle auto costose. E' un tipo freddo, menefreghista all'apparenza, ma è sensibile, intelligente e soprattutto coraggioso.

Makoto Sahara
Sahara è un giovane collega di Kaiji che conoscerà nella seconda parte dell'anime, dopo l'avventura sull'Espoir. E' l'opposto di Kaiji: biondo, gentile, molto più aperto ai rapporti umani.
Come Kaiji, desidera soltanto riscattarsi, perciò quando verrà proposta a Kaiji l'ennesima occasione, Sahara vorrà partecipare a tutti i costi. Nonostante appaia solo per poche episodi, è decisivo per Kaiji per non fargli perdere la speranza.  

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Capitolo 2
*** Quella faccia da... ***


Che cosa ti passa per la testa quando mi guardi in quel modo?
A volte sembri semplicemente un coglione.
"Baciami, rincitrullito."
"NON OSARE AVVICINARTI!!"

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Capitolo 3
*** Facciamo una scommessa? ***


Prendi una birra dal frigo e con quell'aria da finto gentile passi davanti a me.. E di nuovo quello sguardo.
Dio quanto lo odio.

"Facciamo una scommessa?" Mi chiedi, una volta che ti siedi sul tatami.
"Che tipo di scommessa?" Rispondo con un altra domanda, mentre strimpello con la chitarra. Un passatempo inutile, ma fatto con il solo scopo di esercitare le dita ancora intorpidite e malandate.
"Se riesci a suonare la chitarra con la mano destra allora ti darò...ehm... Ti frughi nelle tasche e tiri fuori due banconote da 100 yen e qualche moneta, ..Quello che ho!"
"E se perdo?"
"Semplice, ti fai fottere dal sottoscritto!"
Inutile dire che quella tua aria da emerito coglione non se ne andrà mai. Nemmeno quando ti butto fuori di casa.

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Capitolo 4
*** Incubo...? ***



Mi accendo una sigaretta. Non riesco a dormire. La città è viva, dato che dalla finestra vedo luci e sento ancora qualche voce in lontananza. Quegli esseri che vivono così distanti da me, in un mondo che ho potuto osservare solo per un pò da vicino, pare mi sbeffeggino. Mentre loro non hanno debiti, io sono inseguito da quel fantasma che è il Gioco, che grava pesantemente sulle spalle.
Mi ricorda, anche quando dormo, che non mi basterà una vita per saldare tutti i miei debiti. Di cui ho pagato anche a caro prezzo l'ingordigia di uomini assetati di non so che cosa.
Preso come sono dai miei pensieri, sussulto, quando sento la tua voce sospirare nel sonno. Dormi nel futon sfatto, coperto alla bella e buona, contorcendoti quanto basta per capire che stai facendo un incubo.
Mi avvicino per svegliarti, nel caso ce ne fosse bisogno. I sospiri diventano parole sensate.
"Kaiji...Kaiji...Ah! AH!" E un rumore che non voglio descrivere ti fa venire nel sonno.
Quella tua faccia da coglione te la sfregerei volentieri, se solo avessi abbastanza palle per farlo.

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Capitolo 5
*** Ma io ti Piaccio? ***


"Kaiji." Mi chiami, durante il nostro misero pasto. Zuppa di miso riscaldata.
"Che c'è?" Imbocco l'ultimo pezzo di tofu rimasto nella scodella di plastica.
"Ma io ti piaccio?"
Quell'ultimo e buonissimo pezzo di tofu mi va di traverso.
"Kaiji!"
Spaventato, mi raggiungi e mi soccorri, facendomi la manovra di Heimlich. Approfittando del fatto che sia totalmente impegnato a cercare di sopravvivere, rantolando l'aria che mi serve, mi abbracci più del dovuto. Dopo qualche colpo deciso, sputo il tofu. Ma tu non mi lasci andare.
"Scusami Kaiji. Scusa." Borbotti, mentre la tua testa è nascosta tra la mia spalla e il collo.
Non posso far altro che cedere. Quando fa così, sei semplicemente un coglione.
Un coglione davvero carino.
"Si che mi piaci. E grazie."
Sento la spalla bagnata, mentre mi stringi il corpo con più forza. Una forza che ti nasce da non so dove.

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Capitolo 6
*** Calci ed insulti ***


"SAHARA!! DOVE SEI!?"
Chiamo il tuo nome, correndo per la città in un crepuscolo irreale. Mi fanno male i piedi e il petto. Ma così tanto che potrei anche morire, se non fosse per il fatto che mi servano. Mi servono i piedi per prenderti a calci e mi serve l'aria di riserva pronta per gli insulti da scaricarti addosso.
Quando vedo la tua testa chiara, prendo la rincorsa e finalmente -finalmente- ti raggiungo.
"Kaiji! Che ci fai qui?" Mi chiedi con quella faccia da coglione.
Ansimo ancora per qualche minuto, prima di prendere tutto il coraggio che mi serve. Piedi e petto per il momento non mi servono, per dirgli che...
"NON VOGLIO CHE TI VEDI CON UNA RAGAZZA!!! SEI MIO, HAI CAPITO!!?!?!?"
Se quell'atmosfera che ho definito irreale, non riuscisse a nascondere il mio imbarazzo, allora anche il cielo diverrebbe rosso come lo sono io. Quel coglione di Sahara seduto sulla panchina, vestito di tutto punto si alza e mi dice:
"Veramente, ho un colloquio di lavoro, Kaiji..." E indica un uomo fermo in mezzo alla strada, con una 24 ore in mano, allibito per ciò che ha sentito. Poteva pure dirmelo, il bastardo, invece di fare tanto il misterioso. Mi sarei risparmiato questa figuraccia di merda davanti a quel damerino vestito di scuro.
Quando tornerà a casa lo insulterò e lo prenderò a calci in culo, lo giuro.

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Capitolo 7
*** Ti amo ***


Ho passato un pomeriggio a pensarti. Tra birra e sigarette, quello che mi sta accanto anche nei momenti più disperati, sei tu. E non te lo direi mai a voce, lo sai bene, quindi mi limiterò a pensarlo.
O a scriverlo. Solo che non sono quel tipo da lasciare post-it sul frigo, figurati se potresti mai ricambiare... Vado in cucina per l'ennesima volta, per prendere qualcosa da bere. Ma vedo qualcosa che mi fa rabbrividire.

Ritiro tutto ciò che ho detto. Il frigo è ricoperto di post-it di tutti i colori... Sembra un disegno psichedelico.
"Kaiji, ricordami di restituirti i 250 yen che ho speso per questi post-it!" Dice uno.
"Kaiji fai la spesa, il polo Nord in confronto al tuo frigo è molto più popolato." Recita un altro.
"Kaiji ho lavato la tua biancheria e i piatti. La prossima volta te li fai tu... Con indosso solo un grembiulino da maid~" Quest'ultimo lo prendo e lo strappo con foga.
Leggo in ordine sparso quasi tutti i post-it, piegandomi sulle gambe. L'ultimo ha un cuore disegnato su un cartoncino giallo. C'è scritto una cosa che... Che... Mi fa scoppiare in lacrime.
Non credevo lo pensasse. O perlomeno che me lo dicesse così, con un fottuto post-it. Avrei preferito guardarlo negli occhi e picchiarlo, nel momento in cui incominciava a dire che mi amava.
"Anch'io ti amo, coglione." Per fortuna la senti, quella dichiarazione, dato che rientri in quel momento.
"Kaiji..." Non sa che pesci prendere. Quella sua faccia... Quella sua faccia...
Mi alzo, ancora con il viso in lacrime, prendendolo con forza per il colletto del giubotto.
"Dimmelo. Dimmelo per bene. Altrimenti non ci credo." Mi tremano le mani. Mi tremano le gambe. Perchè? Perchè?
Sahara mi sorride. Sorride per le mie solite lacrime da uomo fallito, sorride perchè lo sa fare, sorride perchè è felice.
"Ti amo Kaiji."
Dopo segue un suo bacio e altre mille promesse.

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Capitolo 8
*** Il nostro primo bacio ***


Quel giorno sei voluto andare a quello stupido spettacolo a tutti i costi.
"Vedrai, sarà divertente!" E' la prima volta che vengo invitato da te, Sahara. Da te, che non sei altro che un mio collega di lavoro, e che non cago nemmeno di striscio.
La piazza era affollatissima. C'erano bambini che correvano a destra e manca, luci e bancarelle con oggetti strani e relativamente troppo costosi per le mie tasche. Continui a camminare tra il mare di gente, ma riesco sempre a ribeccarti con lo sguardo, quando mi distraggo con qualche cosa che attira la mia attenzione o con qualche ragazza carina che cammina sorridente. Attaccata al fidanzato di turno. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso.
"Sahara, ma perchè mi hai trascinato qui, non mi piacciono gli spettacolini estivi..." Lamento.
"Eddai, non ti capiterà mai più un occasione simile... Inoltre è un Opera Italiana. Dai, che ne dici di un gelato?"
I tuoi occhi, stranamente allegri, hanno una luce strana. O forse è solamente la tua faccia da coglione che è strana.
"E va bene... Prendiamo questo gelato."
Arriviamo al chiosco e scegli quello che per me non ha nulla a che vedere con i normali gelati: una vaschetta grande con menta e cioccolata, caramello, praline nocciolate e gelatina multicolore. Con una spruzzata di panna finale.
Spendo 1080 yen. 1080 yen per un fottuto gelato.
"E tu? Niente gelato?" Se esiste un Dio, fategli cadere quella vaschetta. Adesso.
"No, ho mangiato qualcosa lungo il tragitto... Quindi non ho molta fame..." Dicasi: non ho più un yen in tasca, tu e il tuo fottuto gelato!
E come se nulla fosse, sorridi.. Le luci e le voci della gente si confondono e diventano solo un rumore di fondo... Non... Non capisco come sentirmi. Come può quella faccia da coglione mandarmi in confusione?
Chissà come, riesci a trovare due posti per guardare lo spettacolo, che sembra ti entusiasmi tanto... Con quel gelato sembri uno stupido moccioso.
Lo spettacolo inizia... Ma sono concentrato sul tuo viso. Le ombre che si stagliano su di noi fanno si che ci separino dal resto del mondo.
"Ne vuoi un pò?" Mi domandi.
"Eh...si." Rispondo confuso, per non offendere la tua gentilezza. Uso il tuo stesso cucchiaino per gustarmi quella delizia, che mi fa venire una grande fame. Infatti nella foga di mangiarlo, tu ti accorgi che mi sono sporcato il viso e con un dito, togli la panna.
Ed è qui che dentro di me nasce qualcosa. Fermo il tuo braccio e con lentezza esasperante, porto il tuo dito sporco di quella crema alla mia bocca. Non sei pienamente consapevole del mio gesto, infatti la tua espressione è un misto tra imbarazzo ed eccitazione. La mia attenzione si focalizza sulle tue labbra: quindi mi avvicino a te, baciandoti. Quelle labbra sapevano di menta e cioccolato. Sembrava non aspettassero altro che una mia reazione di ingordigia. Assaporo, mordo, succhio. Il mio cuore pare impazzito, che batte come una mitragliatrice sul campo di battaglia. Quando mi stacco da te per riprendere fiato, sei paonazzo in viso. Continui a reggere nervosamente tra le mani la vaschetta di gelato. E chiedi di più.
"Kaiji..."
Le mie mani vagano per il tuo petto, coperto da una fastidiosa camicia bianca. Ti strattono a me con vigore, per approfondire questo cazzo di bacio. Non mi interessa se sei del mio stesso sesso, non mi interessa se sei mio collega di lavoro e non ti cago nemmeno di strisco. Ti voglio, qui, adesso.
"Sahara... Andiamo via..."
"Mh..." Annuisci silenziosamente. Siamo entrambi frastornati e mentre camminiamo, allontanandoci dalla festa, ci teniamo per mano.
Il nostro primo bacio.
La sensazione di calore che mi dava la tua mano.
Non mi ero mai sentito così bene.

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Capitolo 9
*** Quel cane di nome Kaiji ***


"Sono a casa..." Annuncio, mentre mi tolgo le scarpe, sicuro che sei in panciolle sul tatami, coperto da un trapunta a dormire. Ma stranamente non occupi quel posto.
"Sahara?" Mi gratto la testa. -Dove può essere finito?- Mi chiedo. Faccio un passo oltre l'ingresso e qualcosa di caldo e peloso mi assale. "Saha...UAH!! AIU... AAARGH!!!"
Cado a terra, facendo un gran fracasso, ma quella cosa che mi ha assalito persiste.
"COSA CAZ... SAHARA!!!" Urlo, convinto che sia un tuo maledetto scherzo. Ma quella cosa abbaia.
"Worf!" Quella cosa calda e pelosa non era altro che un cane: mi lecca, mi fa le feste. Ma io non sopporto i cani, perciò lo caccio.
"Vai via!!" L'esserino peloso, di colore grigio e con gli occhi sornioni non cede.
"Ma insomma... Sahara!!" Sono sicuro che sei in casa, a goderti lo spettacolo mentre vengo assalito da...
Da un cane.
Mi alzo in piedi e raggiungo il salottino. Il bastardo è lì, a tenersi la pancia, tanto sta ridendo.
"Pfff... AHuahauhauha... Oddio, me la faccio adosso! Non ce la faccio! Ahauhauah... Dovevi vederti Kaiji..."
Ora ti prendo a pugni.
"Dove l'hai preso?" Chiedo, mentre faccio schioccare le nocche.
"L'ho trovato dentro ad uno scatolone. L'hanno sicuramente abbandonato. Kaiji! Vieni qui!" Ordini.
Quella faccia da coglione ha avuto il coraggio di chiamare quella palla di pelo come... come me!?!? Ma stiamo scherzando!?!
Il cane raggiunge a passo altalenante il padrone. Gli fa un sacco di coccole, e il cane, contento, si mette sulla schiena, contento e rilassato.
"Hai visto che carino? Lo possiamo ten..."
"NO, NO E NO!!! SPECIE CON QUEL NOME!!" Lo interrompo. Come potrei mai mantenere un cane? A malapena riusciamo a mangiare la sera.
"Il nome? E qual'è il problema?"
"QUAL'E' IL PROBLEMA? TI PARE NORMALE CHIAMARLO COME IL SOTTOSCRITTO?!?"
"Ma ti somiglia!! Guardalo! Ha il tuo stesso sguardo e la tua stessa cicatrice sul viso. Vedi?" Prendi in braccio l'animale e lo punti verso la mia direzione... Bhè oltre alla cicatrice non ci vedo nulla di somigliante alla mia persona. Una cosa è sicura, oltre ad essere coglione, sei diventato anche cieco, caro il mio Sahara.
"Hai visto Kaiji? Il tuo padrone è arrabiato." "Worf!"
Non so se ridere o piangere... Mi siedo malamente a terra, vicino al tavolino. Tu e quel cane continuate a giocare. E' evidente che ti piace. E la tua risata divertita è così...
Cazzo!!
"E va bene."
"Va bene cosa?"
"Lo possiamo tenere." Dico, imbronciato, guardando in un punto della casa che non sia il tuo viso.
"Grazie Kaiji!! Hai sentito Kaiji? Potrai vivere con noi!" "Worf!!" I due festeggiano a modo loro.
Non credo sopporterò a lungo sentire il mio nome accostato a quel cane.


Più tardi, nel futon...

"Però lo porti tu fuori per i bisogni..." Gli dico deciso.
"Va bene, Kaiji, te lo prometto." Biascichi stancamente.
Un minuto dopo...
"Ti posso grattare la pancia?" Domandi con quella faccia da coglione che ti ritrovi.
"VA' A FARTI FOTTERE!" 

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Capitolo 10
*** La tua voce al telefono ***


In un pomeriggio tedioso e fresco, ci stiamo godendo questo riposo forzato. Senza lavoro e senza domani, attendiamo comunque in silenzio.  Ormai sei diventato ospite fisso di casa mia. Ma anche parte integrante del mio essere.
Io fumo vicino alla finestra, mentre tu, Sahara, tiri fuori dalla tasca un cellulare.
"Allora Kaiji, ci scambiamo il numero di telefono?" Mi domandi.
"Eh?" Rimango un pò basito. Tiro un ultima boccata dalla sigaretta ed espiro il fumo, spegnendo il mozzicone nel posacenere.
"Come sei riuscito a comprarlo?"
"Con quei pochi risparmi che avevo da parte." Rispondi con aria tranquilla.
Mi siedo vicino a te per vedere questo telefono. E' uno di quei modelli a conchiglia cui si apre solo lo sportellino superiore. Ha un colore rosso, brillante. Solo tu potevi scegliere un colore così appariscente.
"Dai, me lo dai il tuo numero?" Insisti.
"Non...Non ce l'ho il cellulare." Dico, abbassando lo sguardo. Con quel tuo cellulare, mi sconfiggi come nulla, anche se non te ne sei accorto. Nel XXI secolo, l'unico a non avere il telefonino, sono io.
"Ok, vuol dire che te ne comprerò uno." Concludi.
"Non lo voglio."
Ti metti a ridere.
"Avanti Kaiji... Non fare il bambino. Avrai pure tu il cellulare, te lo prometto."
"Non insistere Sahara, non mi serve."
Mi abbracci, facendo muovere le mani sotto la maglia. Sento i brividi quando le tue dita gelide mi sfiorano la schiena.
"Ma io voglio sentire la tua voce al telefono..." Mi baci il collo, con un fare tanto avido che sembri un vampiro.
"Ti ho detto che... Che non lo voglio quel dannato telefono..."
"Oh, si che lo avrai... Lo avrai eccome." Con foga, mi metti supino sul tatami.
"La mia voce non cambia al cellulare... La tua è solo una scusa... AH!" Gemo, quando i nostri bacini si sfiorano.
Dannato Sahara.
"Te lo ripeto: avrai un cellulare tutto tuo." Dici, mentre mi slacci la cintura. E se non ti dico di si, questa guerra non avrà fine. Ma solo i miei si ansanti e faticosamente pronunciati nell'amplesso ti convincono a smettere.
"Contento ora? Anf..." Chiedo, senza forze.
"Direi di si." Con quella faccia da coglione ti metti a sorridere.


Dopo una settimana...

DRIN DRIN~ DRIN DRIN~
"Pronto?" Rispondo al cellulare che Sahara mi ha (forzatamente) regalato. E' un modello standard, di colore bianco, senza funzioni particolari. Utile per ricevere chiamate di lavoro. Ma di chiamate di lavoro finora, nemmeno l'ombra.
Al capo opposto della cornetta sento un rumore strano...
"Chi è?" Chiedo, esasperato. Ora ci mancavano solo queste chiamate che mi fanno perdere tempo.
"Ka.. Kaiji... La tua voce è così moe~" Riconosco all'istante la tua voce emozionata.
"SMETTILA DI CHIAMARMI!!" E ti chiudo il telefono in faccia. 

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Capitolo 11
*** La prima volta che ti ho conosciuto - Sahara no kangae ***


La prima volta che ti ho conosciuto ero un uomo senza motivazioni nè sogni. Un uomo che andava vagando, senza sapere che cosa ci fosse stato in serbo per lui l'indomani. Sempre se fossi sopravvissuto alla Notte che ricopriva la città tra le sue fredde braccia.
Sedevo abbandonato su degli scalini di un parco, circondato da altri miei compagni e amici. Come me, anche loro si divertivano a non fare niente per tutta la giornata, anche se qualcuno aveva un lavoro importante e se ne stava placidamente seduto a compatire quelli che si bacchettavano da soli per la vita di merda che conducevano. Loro ridevano, e senza mezzi termini insultavano anche. Che squallore. Non mi sarei mai abbassato a farmi riprendere per il mio modo di vivere, quando loro erano i primi a fare cose di cui non avrebbero mai pagato.
Mi accesi una sigaretta, l'ultima del pacchetto e fissavo la strada senza realmente vederla.
Poi mi accorsi che una figura andava pian piano definendosi al di sopra della strada. Aguzzando lo sguardo, vidi un ragazzo più o meno della mia stessa altezza, che camminava per non so dove. Mentre si avvicinava, cominciavo a cogliere più dettagli sul suo aspetto: colorito chiaro, sguardo crucciato e capelli selvaggi, lunghi fino alle spalle.
Aveva una giacca di pelle di un colore marroncino, jeans chiari e un modello di scarpe simili alle Adidas. Ad un certo punto tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e se ne mise una fra le labbra. Cacciò l'accendino dall'altra tasca per accenderla, ma evidentemente l'oggetto si rifiutava di funzionare. "Merda!" Imprecò quel ragazzo.
Ma una fiammella d'emergenza brillò vicino al suo viso: era la mia, che gli offriva gentilmente l'occasione di accendersi la sigaretta e magari dimenticare il resto del mondo mentre il fumo gli riempiva i polmoni.
"Grazie." Disse, con un mezzo sorriso.
"Di niente." Risposi, riponendo l'accendino in tasca.

Sono passati mesi da quell'incontro, ma tu neghi sempre l'evidenza.
"Non me lo ricordo." Dici, arrossendo.
A volte sai essere un pessimo bugiardo, Itou Kaiji.

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Capitolo 12
*** La forma di te al posto del cuore - Sahara no kangae ***


Sono sempre venuto a casa tua. Anche se controvoglia, mi invitavi a restare. Forse la tua era più di una sottile ed esplicita richiesta a restare. Ma facendo finta di nulla, ne approfittavo.
Occasionalmente però, troppo stanchi dal lavoro, tornavamo a casa mia.
Nonostante protestassi del fatto che il cane ci dormiva sopra, il futon nella sala era il tuo. L'avevi messo come per marcare il territorio, proprio come il cane. Il tuo spazio che nessuno doveva invadere, perchè sei troppo restio ad aprirti agli altri esseri umani.
Eppure solo una volta sono riuscito a starti così vicino da asfissiarmi della tua presenza.
Ti osservavo dormire, coglievo ogni dettaglio, sentivo un platonico sentimento che cozzava con la paranoia. Pensavo che non ci fosse stato nulla di più bello. La forma di te che prendeva posto a quella del cuore.
Solo tu mi fai diventare così sdolcinato, che genere di persona esistente sulla faccia della terra potrebbe mai farmi diventare così pappamolla?
Poi piangi nel sonno.
Singhiozzi deboli e lacrime copiose che bagnano il tuo viso. Senza nemmeno pensarci, ti avvicino a me, per confontarti, anche se non mi senti. E poi il coglione sono io, dannato Kaiji.

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Capitolo 13
*** Un bel Sogno - Sahara no kangae ***


La luminosità del sole fa pensare che puoi effettivamente vedere il cielo anche attraverso le palpebre chiuse. In una giornata così, la mente si svuota e cadi in un dormiveglia davvero piacevole. Come piacevole il calore della terra sotto il corpo e piacevole il calore del sole a riscaldarti. Sono comodamente sdraiato sull'erba di un parco, a pochi chilometri da casa. Tu sei al lavoro, che hai deciso in fretta e in furia di prendere e di accordarti con il datore di lavoro una settimana prima, e in fretta e furia lo vorresti già lasciare, perchè non ti piace il tuo collega. E pensare che nemmeno io ti piacevo all'inizio, essendo colleghi di un lavoro da due soldi.
Metto le mani dietro la nuca, sospirando. Le dita sfregano sul manto erboso e quel contatto mi rilassa. Mi rilassa a tal punto che ti vedo, Kaiji. Ti vedo sopra di me, a sospirare il mio nome. "Non mi dici nulla di carino, eh Kaiji?" Formula la mia mente presa dall'immaginazione. "Stai... stai zitto." Rantoli, con voce bassa e roca, e con le mani traccio un sentiero immaginario in modo sensuale e gentile sul tuo petto, sentendo l'umidità delle tue labbra e il respiro sempre più affannato.
Poi apro fulminei gli occhi, e passa tutto il desiderio, vedendo che di fronte a me c'è Kaiji, il mio cane, il nostro cane, in bilico sopra il mio petto. Slinguazzava ovunque con il suo respiro caldo e puzzolente. "Worf!"
"Cazzo Kaiji... Stavo facendo un bel sogno." Lamento, accarezzandolo.
Così mi alzo, prendo il guinzaglio del cane e quest'ultimo mi precede. Mentre cammino, la mia mente, dapprima svuotata, è come se fosse ritornata pesante, tanto piena che è dagli impegni e dai pensieri inutili. La beatitudine diventa un ricordo lontano, lasciato là sull'erba insieme a quell'immaginazione tanto infervorata che mi ha lasciato una scia.
Una scia che può essere ripetuta stasera, quando torni a casa, mio caro Kaiji.
"Ehehehehheheheheh..."

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Capitolo 14
*** Fai l'amore con me, Kaiji. ***


Non sono il tipo da romanticherie. Ogni volta che vedo una coppia, un manifesto o qualcosa che raffigura cuori, parole dolci e altre cazzate, mi viene il diabete. Già è faticoso trovare una persona che ti stia accanto, quindi vedere tutto quel miele, letteralmente sbattuto in faccia, diventa tutto più nauseante.
Così Sahara decide di chiedermi una cosa che mai mi sarei aspettato.
"Fai l'amore con me, Kaiji." Non so come certe parole possano uscire dalla sua bocca.
Un brivido mi corre lungo la schiena. No, non può essere per quello che ha detto, non ha senso.
"Amore? Sahara noi scopiamo solo. Non sono niente per te. Ogni tanto ci togliamo il prurito e poi finisce là, non puoi pretendere che faccia l'amore con te."
Mi guardi con occhi irremovibili, come se ti dovessero fucilare.
"Sahara?"
"Smettila di dire cazzate." Si alza e si avvicina al mio posto.  "Non è possibile che siamo solo due esseri umani a cui piace solo fottersi l'un altra! A me piace stare con te, ti è tanto difficile capirlo?"
Non si era mai a messo a fare questi discorsi. Piego la testa verso il basso, i capelli mi coprono la faccia. Non ho voglia di sentirlo, nè di dargli ragione.
"Tu hai bisogno di me come l'aria che respiri. Perciò fai l'amore con me."
"Lo dici come se potrebbe essere l'ultima volta." Il mio tono si fa ironico.
"E chi lo sa? Magari domani un autobus mi investe. Oppure Endou-san verrà a proporci un altro gamble, stavolta più pericoloso di quelli che mi racconti tu."
"Sahara sei un coglione. Endou non verrà più a bussare alla nostra porta e non morirai investito da un autobus."
"Alla nostra?" Sottolinea Sahara, con un sopracciglio alzato.
Sento le guance diventare un fuoco. Tanto sono abituato a dire certe cose al plurale, che non me ne rendo conto.
"Sei coinvolto abbastanza da poter fare l'amore." Cominci a toccarmi i capelli, provocandomi delle scosse un pò troppo evidenti,  e che ti fanno ghignare dalla soddisfazione.
"Mh..."
"Vuoi.. Vuoi fare l'amore con me?"
Non rispondo. Sahara mi fa sdraiare. Si posiziona in modo che non scappi via, perchè sa bene che potrei farlo.
"Kaiji..."
Evito il suo sguardo. Fare l'amore è fin troppo impegnativo. Mi vengono in mente le parole dolci, i cuori. Ugh!
"Ti amo, Kaiji."
Mi giro nella sua direzione. Non può averlo detto sul serio.
"Hai appena de.." Mi zittisce con la mano, coprendomi la bocca.
"Si, l'ho detto. E non perchè ti voglio convincere. Nemmeno io riesco a fare a meno di te. Perciò fai l'amore con me e fammi portare un pò dei miei vestiti qui."
Quella notte, quindi, per quanto la mia testa possa concepire, ho fatto l'amore.
E poi ho fatto i conti anche con i cuori e le parole dolci che Sahara non smetteva di lasciare a destra e manca.
"Kaijiiii~"
Insopportabile.

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Capitolo 15
*** Non andare, ti prego... ***


Endou-san è tornato a propormi un altro gambling. Più pericoloso dei precedenti, con più soldi da vincere. Endou-san non scherza quando si tratta di soldi. E quando dice che sono tanti, sono tanti. Quell'uomo sembra avere un sesto senso, arriva sempre nei momenti di soccorso, a salvarmi dalla più buia disperazione. Anche se tanto buia non è, con Sahara che mi sta a fianco. E mentre Endou-san mi legge un foglio con le condizioni del nuovo gioco da affrontare, Sahara mi stringe la mano. Non è speranza quella che mi sta trasmettendo però. E' nervoso e non vede l'ora che Endou-san si tolga dai piedi. Una volta accompagnato all'uscita e chiuso la porta ad Endou-san, torno nel salottino. Sei con la testa poggiata al tavolino, con il respiro affannato. "Sahara, stai male?" Chiedo. Non ti ho mai visto così.
"Non devi andare." Mi dici con tono assente e preoccupato.
Rimango un pò sorpreso. Non credevo che la notizia ti sconvolgesse a questo modo.
"Stavolta devo. Potrebbe essere l'occasione buona per vivere in una casa più grande, per fare le vaccinazioni al cane e pagare le bollette in tempo. So che sei terrorizzato all'idea, pure io lo sono. Quindi, io..."
"Non andare ti prego... Non voglio che tu vada." Ripeti insistentemente, come un disco rotto.
Stringo i pugni. Come faccio a dirti che lo faccio anche per te?
"Sahara..." La paura fa presa sul petto e stringe il cuore con così tanta forza che potrei piangere. Se fossi al posto di Sahara pure io reagirei così, ma l'unica cosa che posso fare è lasciare che tu capisca che devo andare.
Ti trascino a letto ancora tremante, ti avvinghi a me e dormiamo. Dormo, sperando che questo nuovo gioco non mi renda una persona squallida, che non distrugga il mio orgoglio, che sia ancora in grado di guardarti in faccia e dirti quanto tu mi renda migliore e felice, altrimenti non mi imbarcherei in altre pazzie come queste.

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Capitolo 16
*** Stelle cadenti ***


E' una sera fredda con poco traffico in strada. Trasciniamo i nostri piedi stanchi per la via di casa, dopo aver girovagato una giornata intera per la città senza far nulla o quasi. Ogni cinque minuti però ti fermi perchè sei convinto che riuscirai a scorgere una stella cadente nel firmamento luminoso.
"Avanti Sahara ti vuoi muovere?"
"Ma mi pare di averne vista una..." Dici con il naso all'insù.
Sbuffo e decido di lasciarti indietro, tanto sai benissimo tornare a casa da solo. Poi ti butti a capofitto su di me, trascinandomi quasi per terra.
"Kaiji! Guarda!"
"Ahio Sahara, cosa caz.."
Le stelle cadenti che Sahara desiderava vedere non si sono fatte attendere a lungo. Ne cadono due e tanto sono belle che mi tolgono il fiato.
"Wow..."
"Svelto, esprimi un desiderio! Desidera una montagna di soldi!" Dici, tutto contento come un bambino.
"..."
Sei il solito coglione, Sahara.

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Capitolo 17
*** Sei così dolce - Sahara no kangae ***


Hai nei miei confronti, Itou Kaiji, un attenzione che con gli altri non riesci ad applicare. Sei burbero e molto spesso vieni odiato dalle persone. Forse sarà il tuo sguardo o forse perchè non ispiri fiducia... Finora ho visto tutto questo e nonostante ciò, mi sei sempre piaciuto.
E proprio per questo che ti osservo, per cogliere qualche altra cosa che mi possa sfuggire. Ogni tanto mi rimproveri per quello sguardo inquisitorio, ma cosa ci posso fare? E poi il coglione sarei io.
"Allora Kaiji, usciamo stasera?" Chiedo con segreta speranza.
"Si, perchè no..." Spegni la sigaretta, ti lavi i denti, ti infili una maglietta pulita e mi guardi. "Dai vestiti... Dove vuoi andare?"
Quando fai così mi sorprendi.
In pochi minuti siamo fuori da casa. Come al solito, fa freddo e sono accoccolato nel mio giubotto, con i brividi che mi fanno tremare anche la colonna vertebrale. Quindi mi aggiusti il cappuccio, per coprirmi meglio.
"Gra...Grazie." Balbetto.
Ti limiti ad annuire, e poi entriamo in un locale.
Mentre mangiamo, stavolta, mi togli un pò di riso che mi è finito sul mento.
"Stai fermo." Mi dici soltanto. Togli con disinvoltura il chicco di riso che mi era sfuggito dalla bacchetta. Sorrido al pensiero che con me hai questo tipo di attenzioni e te lo dico non appena usciamo dal locale.
"E' così dolce!"
"Così dolce cosa?"
"Il modo in cui ti prendi cura di me, mi fai sentire amato!!" Gli metto un braccio intorno al collo.
"Insomma..." Arrossisci, arrossisci come non mai.
Sei proprio un tenerone Kaiji.

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Capitolo 18
*** Me li taglieresti i capelli? ***



"Kaiji fa caldo!"
"Lo so, smettila di lamentarti."
Il sole cocente che riscalda questa maledetta giornata estiva ci fa impazzire. Stando sul divano si suda, fumando si suda, persino quando tenti di buttarti sopra di me per ottenere un bacio si suda. Così, stanco del sudore e delle tue petulanti richieste, cerco di far andare il climatizzatore.
"Vuoi una mano?" Mi chiedi, sventolandoti con un foglio di giornale. Sei senza maglia, con solo i boxer indosso.
Sbuffo, cercando di non pensare che potrei sciogliermi da un momento all'altro. Mi passo una mano sul collo, staccando i capelli appiccicati e che mi irritano un casino. Mi rendo conto che si sono allungati ancora. E mi balena in testa un idea.
"No, Sahara... Ho solo un favore da chiederti."
"E quale?"
Mi fermo un attimo, riflettendo sulla mia scelta improvvisa. Se non lo faccio, rischio di sembrare ridicolo. E di schiattare di caldo, tanto per cambiare. Ma se lo faccio, a Sahara potrebbe non fare piacere. In fondo a lui piacciono... Tsk, al diavolo!!
"Me li taglieresti i capelli? Mi danno fastidio." Lo guardo con un pò di tensione. Potrebbe pure darmi del...
"Ma sei coglione?" Come non detto. "Non te li taglio."
"Ma cosa cazzo te ne frega non sono mica i tuoi capelli! Allora, me li tagli si o no?" Chiedo di nuovo.
"No." Rispondi seccato.
"Bene. Significa che andrò dal barbiere." Dico, mentre mi rimetto al lavoro.
"Ci vai senza soldi?" Colpito e affondato. Sahara nel frattempo sgaiattola in cucina, a prendersi da bere.
"Eddai Sahara..." Abbandono il cacciavite e la pinza sul tatami per raggiungere quel coglione biondo, pregandolo. Cosa di cui mi prenderei a calci ogni volta. Odio supplicare le persone, specie Sahara.
"Io... Non voglio!"
"Ma perchè? Devi solo tagliare queste ciocche lunghe, mica mi devi rapare a zero... Sahara?"
E mentre ti mostro cosa devi tagliare, accarezzi proprio quelle ciocche. "Io li adoro. Non posso tagliarteli. Mentre facciamo l'amore, mi piace stringerli tra le mie mani, pare che impazzisci quando ti attiro a me proprio tirando quella determinata parte di capelli."
Rivolgo lo sguardo altrove. Come fa a dire una cosa simile? Sto già morendo di caldo, così non fa altro che peggiorare la situazione...
-E' inutile che lo prego ancora-
Rassegnato, torno al climatizzatore. Mi piego sulla cassetta per prendere un paio di viti quando, tra la confusione degli attrezzi, vedo un elastico. Lo uso per legarmi i capelli. Tiro un sospiro di sollievo, finalmente un pò d'aria fresca.
Quando torni nel salottino, ti vedo con le forbici in mano.
"Cosa devi fare con quelle forbici?"
"Tagliarti i capelli." Le apri e le chiudi, tagliando il vuoto. Il suono che produce ora mi fa venire i brividi.
"Non... Non serve ho trovato la soluzione." Ti mostro i capelli raccolti e ritorno a lavorare.
Ma non riesco a finire di collegare i fili giusti che mi prendi di peso sulla tua spalla.
"Eh? Sa... Sahara!! Cosa cazzo fai?!? Mettimi giù!!"
"Muoio dalla voglia di strapparti i capelli..." Dici, con una voce che rasenta l'indecenza. E ti incammini fischiettando verso la camera da letto.
"No, Sahara... Fa caldo!"
"Lo so, smettila di lamentarti..." E mi sfili la maglia.
Suderò più del solito, me lo sento.

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Capitolo 19
*** Un anno ***


"Tieni Kaiji."
Tendi verso di me una lattina di birra.
"Oh, grazie"
La apro e me la gusto, è fresca e disseta la gola che è un piacere.
"Dai Kaiji, vieni a farti il bagno!" Urli, mentre raggiungi il bagnasciuga.
"Si, si..." Rispondo senza convinzione a quel biondo coglione che mi ha convinto a portarmi a mare. Da soli. In una spiaggia completamente deserta e senza minima traccia di altri esseri umani, solo di scogli, sabbia, granchi che camminano di lato e acqua.
Un infinita distesa blu che si confonde con il cielo, qualche nuvola accennata che spezza da quel blu terso.
Sono sotto l'ombrellone, deciso a non muovermi di qui nemmeno se dovesse arrivare una tromba d'aria. Sahara continua a chiamarmi di andare in acqua, ma essere seduto sulla sabbia per me è già abbastanza. Non sopporto il mare, non sopporto il caldo del mare e non sopporto l'abbronzatura.
Prendo un altra lattina di birra dal frigo portatile (che Sahara ha riempito fino allo stremo della sua capacità effettiva di mangiare e birra) e ricomincio a bere.
Con un broncio che non riesco a decifrare, esci dall'acqua e mi raggiungi. "Allora?"
"Allora cosa?"
"Vieni a farti un bagno. Altrimenti ti verrà un insolazione."
"Forse dopo va bene? Ho altri pensieri per la testa che sciacquarmi il culo come stai facendo tu."
Ridi. Quando ti parlo dei miei problemi li cacci via con una risata. Mi togli la birra dalle mani e ti sdrai su di me. "Ehi, che cazzo fai!??! Sei tutto bagnato!!"
"Se non vuoi farti il bagno allora ti bagno io."
"Stupido coglio... Ringrazio solo per il fatto che nessuno ci sta guardando!!" E anche per il fatto che siamo da soli e che mi fai venire idee non proprio consone alla spiaggia.
Rimani accoccolato al mio petto per qualche istante. Bagnato come sei mi fai venire freddo, e ad ogni mio brivido ti sposti un pò, ma ti trattengo con il braccio, anche se stiamo in una posizione favorevole per entrambi.
La tua pelle bianca è un pò arrossata.
"Te... Te la sei messa la crema protettiva? Tu hai la pelle chiara rispetto alla mia, potresti bruciarti." Dico, mentre ti accarezzo la schiena.
Come al solito, quando mi preoccupo per te, è tua abitudine assumere un espressione che si allontana dal coglione che sei e che conosco alla perfezione.
Siamo come incastrati: sei chino su di me e ti faccio spazio aprendo le gambe. I nostri corpi reagiscono a quella posizione, come se fosse sempre la prima volta. Sento il tuo respiro diventare sempre più marcato - ma dolce, in qualche modo - e ti avvicini trepidante per darmi un bacio. Ti accolgo sempre come se non mi bastassero mai, di questi tuoi baci improvvisati che mi fanno perdere il controllo in men che non si dica.
Il vento si alza e accarezza i nostri corpi. Sento la salsedine nelle nostre bocche. Le tue mani leggermente fresche stimolano la mia pelle scoperta.
"Saha...ra..." Dico, con respiro mozzato.
"Vieni a farti il bagno." Mi convinci, con quel tuo sguardo azzurro come il cielo e il mare.
Ci alziamo in piedi e camminando verso il bagnasciuga, mi tieni la mano.
"Ricordi?"
"Ricordo cosa?"
"Oggi è esattamente un anno che ci siamo conosciuti."
Ecco perchè sei voluto venire a mare a tutti i costi, penso. Ma riesco solo a sillabare un "ah" sorpreso, perchè riesci a ricordarti di una cosa che relativamente, per me, non ha tempo. Forse perchè la reputo... Più importante di qualsiasi cosa?
"Lo sai che ti amo, vero?" Bisbigli.
"Si, stupido coglione, ti amo anch'io." Bisbiglio ancora più piano.

PIU' TARDI, A CASA...

"Sahara! Mi brucia ovunque! Passami la crema!" Lamento.
"Ma guarda un pò tu... E poi ero io quello che mi scottavo." Mi prendi in giro, con quella faccia da cretino.
"NON ROMPERE I COGLIONI, PASSAMI LA CREMA! Cazzo come brucia..." Mi viene da piangere.

Nota importante: Mettere la protezione sempre, anche quando si fanno attività "stimolanti" sulla spiaggia.

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Capitolo 20
*** Vuoi tornare a casa? - Sahara no kangae ***


"Non ti voglio più vedere Kaiji, sei un egoista! E anche spilorcio!"
"Allora vai a dare il tuo culo altrove!"
"Bastardo! Fino a prova contraria piaceva anche a te!"
"VATTENE!!"
"E TU VATTENE A FANCULO!!"

Sbattendo la porta dei sogni, mi risveglio di soprassalto. Ansimo, cercando di fermare il cuore galoppante e la rabbia che ancora mi sovrasta. Sono incazzato con Kaiji. Il sogno alimenta questa rabbia, ma ancora non capisco da cosa dipenda. Mi stendo un altra volta sul futon, avvicinandomi alla sua schiena calda. Il suo respiro mi culla in un dormiveglia poco convincente e poi la luce del sole mi avverte di aprire gli occhi. Il lato di Kaiji è vuoto e sento odore di caffè.
"Sahara!" La sua voce chiara e calda è la mia sveglia preferita.
Mi alzo, vado al cesso e poi mi reco in cucina.
"Buongiorno." Mi dice Kaiji.
"'Giorno." Rispondo e mi siedo al tavolo. L'aroma del caffè mi risveglia dal torpore del dormiveglia e poi mi ricordo del sogno.
Un litigio fuori dal normale, che non abbiamo mai fatto prima. Eravamo così arrabbiati che mi chiedevo, nel sogno stesso, che cosa ci facevo a fare ancora con Kaiji a perdere tempo.
Una strana sensazione mi stringe il cuore. Kaiji si accorge che ho lo sguardo crucciato e che punto insistentemente nella sua direzione.
"Sahara che ti prende?"
Litigare con lui è una lotta impari e non c'è mai un vincitore.
"Si può sapere che ti prende?"
Forse smettere di stare insieme a lui allegerirà la vita ad entrambi. Lui in fondo si preoccupa solo ed esclusivamente dei soldi.
"Sahara! Rispondimi cazzo!"
"Kaiji me li presti 7,000 Yen?"
Per poco il caffè non ti va di traverso.
"Cough! cough!"
"Allora, me li presti si o no?" Ripeto.
"Ma cosa cazzo mi chiedi di prima mattina? Dove li trovo 7 mila yen? Per farci cosa?" Sei sconcertato, ma con questa tua reazione, capisco tutto.
"Non ti voglio più vedere Kaiji, sei un egoista! E anche spilorcio!"
Mi guardi con un espressione che non ho mai visto: sembra quella di un bambino a cui hanno tolto un giocattolo. Poi stringi i pugni e i denti.
"Ah è così eh? Allora vai a dare il tuo culo altrove! Non ho bisogno di te! Lasciatelo dire, sei stato sempre un peso! Tu e quel bastardo randagio che ti porti appresso!"
"Brutto stronzo! Fino a prova contraria piacevano anche a te, entrambe le cose! Ci giocavi con il cane, ti preoccupavi per lui! E non mi dicevi di no quando mi chiedevi di fotterti!"
"E allora sai una cosa? Vattene."
"E TU VATTENE A FANCULO!"

***********

E' passata una settimana da quando mi sono litigato con Kaiji. Ho passato questa settimana a mettere in ordine nel mio buco d'appartamento, a giocare con il mio cane e a dormire. Mi sento leggero ma allo stesso tempo vuoto. Il cellulare non ha squillato e di conseguenza, ho lasciato che le cose restassero ferme come le avevo abbandonate.
Poi una sera il cellulare squilla.
Guardo il display, che segna una chiamata anonima. Lo sportellino si apre in uno scatto.
"Pronto?"
Linea muta.
"Pronto?" Ancora niente.
"Pronto?" All'ennesimo silenzio dall'altra parte della cornetta faccio per riappendere, ma sento un fruscio.
"Kaiji sei tu?" Chiedo. Spero sia lui e allo stesso tempo, mento a me stesso che non lo sia.
"Scusa." Dice soltanto. La sua voce è un misto di lacrime e vergogna. Mi ha sempre detto che non hai mai chiesto scusa, tranne che per alcuni avvenimenti accaduti in precedenza. Poi chiude la chiamata.
Non so cosa pensare. In fondo sono stato io ad iniziare un litigio stupido senza fondamenta... E lui chiede scusa? E di cosa?
Lo richiamo. Sperando che non abbia il cellulare spento, compongo il numero.
Uno squillo, due squilli, tre, quattro... Tonfo. Non gli lascio nemmeno il tempo di rispondere.
"Io ti chiedo scusa! Non so cosa mi sia preso, ero arrabiato, e ti ho provocato con una scusa stronza..." Mi interrompo, perchè le parole a volte, per chiedere scusa, non sono abbastanza.
"E io ti ho detto delle cose che non pensavo. E' così difficile a volte. Non so mai come mi devo comportare."
Un altro silenzio ci fa ripiombare in un imbarazzo assurdo. E' la prima volta che sperimentiamo una cosa del genere. Il perdono è una cosa di cui siamo completamente estranei.
"Vuoi... Vuoi tornare a casa?" Domandi. La tua voce così moe mi ricorda perchè mi sono innamorato di te. Perchè sai essere tutto, oltre al Kaiji duro e insensibile.
"Sto arrivando." Chiudo il telefono, prendo le mie poche cose e scappo giù per la strada.

A volte non so come definire la nostra relazione.
Forse stiamo insieme perchè siamo soli, oppure perchè sappiamo che uno avrà sempre una sigaretta in più per l'altro. In realtà sento che sto bene stare con Kaiji e per il momento, non mi serve altro.

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Capitolo 21
*** Il miglior metodo doposbronza ***


Sono le 3 di notte e continuo a  vomitare. Sporco il candido wc con il contenuto del mio stomaco, che ha visto una tempesta impazzita di alcool e ghiaccio shakerato. Sentivo che non avrei dovuto continuare a bere quel coso che mi avevano presentato al tavolo, ma mi sembrava così scortese rifiutare che l'ho bevuto... Ricordo solo che Sahara ne ha bevuti molti più di me ed era fresco come una rosa. Ora dorme di sasso nella stanza da letto, e sperando che non si svegli, continuo a svuotarmi il più possibile.
Sento l'umidità pungermi le spalle, con i sudori freddi che salgono appena la bocca dello stomaco si contrae per un nuovo conato di vomito.
Odio vomitare.
-Mai più- Penso mentre mi reggo con la mano al muro. Caccio le lacrime che mi appannano gli occhi e con passo indeciso, mi avvicino al lavandino per sciaquarmi denti e viso.  Poi entra Sahara.
-Merda-
"Ho sentito un rumore... Kaiji stai bene?" Chiedi preoccupato, anche se sei mezzo addormentato.
"No, non sto bene..." E sale un altro conato, più forte dei precedenti. Mi precipito al water, sedendomici accanto.
"Mh..." Mi lamento. Odio quando Sahara appare nei momenti meno opportuni.
"Accidenti Kaiji, ma quanto hai bevuto?"
"Molto meno di te. Mi gira la testa." Dico. Non sono più nemmeno sicuro se quello che dico è giusto o è sensato.
"Non ti preoccupare, ci sono io." Ti avvicini e con la mano mi scosti i capelli dal viso, mentre vengo confortato dal tuo abbraccio caldo.
Il miglior metodo doposbronza che si possa desiderare.

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Capitolo 22
*** Buon Compleanno Sahara ***


Si alzò, in cerca dell'accendino. In mezzo a tutto quel macello di giornali e lattine vuote, Kaiji faticava a camminare.
Ad un certo punto sbattè con il mignolino del piede al tavolo in legno. Trattenne a stento un urlo, per non svegliare Sahara, che dormiva placido nel futon che si era portato da casa. Si strinse il mignolino, più forte che poteva, per far smettere quel dolore atroce.
Si rimise in posizione eretta e zoppicò verso la cucina. Come al solito, il lavandino era pieno di ciotole e bacchette sporche. Non si salvava nemmeno un bicchiere. E dire che Kaiji le aveva lavate la settimana scorsa...
Quindi, spazientito, Kaiji aprì uno stipetto, posto al di sotto del lavandino, alla ricerca di una macchinetta del caffè.
"Oh, eccola." E la afferrò, smontandola. La appoggiò sul ripiano della cucina, mentre faceva mente locale. Sperando che Sahara non avesse scovato il bottino di cibo che Kaiji aveva ben nascosto in punti ben precisi della cucina, poco alla volta tirò fuori il caffè preferito del ragazzo biondo, marmellata di ciliege, qualche brioss, riempì un bicchiere di latte fresco e aprì una scatola di fette biscottate. Preparò la macchinetta del caffè e mentre quest'ultima andava sul fuoco, Kaiji spalmò di marmellata qualche fetta biscottata.
Poi si fermò, pensando a quello che stava facendo. Gesti che non faceva nemmeno per se stesso, figurarsi per una persona a cui teneva. Ma era il compleanno di Sahara. Per una volta se ne era sbattuto che il caffè era costato qualche yen di più e che una volta aperta, quella marmellata sarebbe stata dimenticata nel frigorifero.
Il rumore della macchinetta distolse Kaiji dai suoi pensieri. Ne versò un bel pò nella tazza e zuccherò la bevanda a sufficienza.
E ora, come tocco finale, doveva portare il tutto nella stanza da letto. Ma come?
Si ricordò di avere un vassoio e lo ripescò da un altro mobile. Sistemò tutto il necessario, e completò l'opera con un fiore dentro ad un vasetto di acqua.
Fasci di luce illuminavano il futon dove giaceva Sahara. Si mosse appena, quando Kaiji gli si era piegato accanto per svegliarlo.
"Sahara sveglia, è pronta la colazione." Gli disse.
"Colazione?" Domandò assonnato il biondo. Si puntellò sui gomiti, vedendo il vassoio con tutto quel ben di Dio preparato apposta per lui.
Credeva ancora di sognare.
Guardò Kaiji, che sorrideva imbarazzato. "Buon Compleanno Sahara."
Sahara sorrise. Ringraziò quel bel tsundere moro con un bacio e si godettero il cibo, che per una volta, era una colazione da Re.

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Capitolo 23
*** Non lasciare la mia mano ***


Un dolore allucinante mi trapassa la mano. Ormai è una settimana che va avanti così.
Nonostante la fisioterapia e tutte le costose medicine che ho dovuto prendere per riavere la mobilità alle dita, oggi hanno deciso di dare forfait e di mettersi ad urlare di un dolore di cui nemmeno Sahara può far qualcosa.
Gemo e mi stringo le dita nella mano sana, di solito quella pressione anestetizza il continuo formicolio. Ma inaspettatamente, diventa più forte.
Allora i gemiti si trasformano in lunghi e sommessi urli. Sto sudando e aspannando aria come se mi stessero soffocando. Il sudore freddo che mi percorre la schiena mi fa tremare più forte, e le lacrime cominciano a scorrere copiose.
"Ah, ah..."
Sahara è inerme di fronte a quello spettacolo, di cui speravo non assistesse mai.
Non ha lo sguardo compassionevole e nemmeno arrabiato. Per la prima volta lo vedo preoccupato, come farebbe un ragazzo nei confronti della sua donna o semplicemente di un amico.
"Ti fanno male ancora?" Domandi.
Annuisco, perchè sono convinto che se dico anche solo una sillaba, potrei urlare. Quindi organizzi tutto il necessario: ghiaccio, borse dell'acqua calda e altri rimedi che non riesco a vedere o riconoscere, tanto sto delirando dal dolore.
"Dammi la mano." Mi ordini.
Potrei anche farlo, ma sono sicuro che se libero la presa della mia mano buona, le fitte potrebbero essere peggiori di quello che sono già. Quindi faccio no con la testa, per quanto mi è possibile.
"Dammi la tua mano!" Ripeti. Questa volta faccio no con la testa con più sicurezza, Sahara non può aiutarmi, non sa cosa sto passando.
"Vattene." Riesco solo a dire.
"Non me ne vado." Mi ribatti, sicuro di te. Una sicurezza che non mi serve a niente in questo istante.
"Togliti dalle palle Sahara." Dico a denti stretti, forse con un pò più di sana aggressività da parte mia capiresti. Ma anche se l'avessi ripetuto all'infinito, quel coglione non si sarebbe arreso tanto facilmente.
"Dammi la tua cazzo di mano." Rispondi, con altrettanta aggressività. L'esasperazione che mi angoscia, oltre al dolore incessante, fa scorrere lacrime che dapprima erano cessate.
"Sahara, per l'amor del cielo, mi dici cosa mai potrebbe accadere se ti dessi la mano? Non sento nemmeno la mia stretta!!" La mia voce trema e singhiozza da dolore. E tu sei stanco di vedermi soffrire come un cane.
"Fidati Kaiji, fidati di me." E la mia stretta viene sostituita con la sua. Aveva la mano caldissima. Le dita intorpidite ricominciavano a ritrovare la loro sensibilità.
Un minimo sollievo mi fa riprendere fiato.
-Non lasciarmi la mano.- Penso, in un istante di lucidità. E subito dopo, come se tu mi avessi letto il pensiero, dici: "Non lasciare la mia mano."
"Come?"
"Hai capito bene, non pensare di lasciare la mia mano va bene?" Il tuo sguardo è serio. Come posso oppormi?
"Oh... Mh." Annuisco, mettendo da parte il dolore per sortire dell'effetto benefico che mi offre la tua stretta.
Forse non è solamente quel gesto che mi fa stare bene. Ma tutto quello che ne consegue.
"Saha..." Bisbiglio, biascicando nel sonno.
Sento il calore del suo corpo avvolgermi totalmente, come una coperta calda e sicura.
Senza di lui non sarei nulla. Senza di te sarei ancora più fallito di quanto non lo sia già, Sahara.


nda
oow ç_ç
Mi sa che ultimamente sto uscendo troppo dall'IC dei due pg di questa pseudo fic, che tanto non mi convince Y_Y
Bhè, ma Kaiji è Kaiji... Moe e un pò disgraziato, ma sempre capace di provare sentimenti u.u
Scusate se scrivo boiate, il sonno mi trascina nel baratro di una piacevole notte senza sogni, e se ci sono, di solito sono apocalittici oO
Se avete letto sin qui, grazie molte, vuol dire che apprezzate le menate che vi rifila questa povera ragazza che scrive /me si inchina
Ja ne by Shun *3*

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Capitolo 24
*** Kazuya Hyoudou ***


"Avanti, cosa ti costa, ti servono soldi non è vero?"
Lo guardo. Il suo viso è viscido, con una perversione che viene naturale solo a chi prova piacere in ogni cosa che fa. Ma non perchè è un cultore delle belle cose o abbia mai apprezzato un quadro.
Si avvicina, alitando il suo fiato caldo sul collo. I brividi scendono lenti ed esasperanti fin sotto la colonna vertebrale. Giuro che quest'uomo mi fa paura.
Kazuya Hyoudou.
Fai schifo, Kazuya Hyoudou.

"Su Kaiji, non dovresti avere difficoltà a venire un altra volta..."
Mi tocca e subito il corpo risponde malamente alle sue carezze. Per quanto possa fare schifo, mi ha ridotto ad uno schiavo sessuale. Per quanto possa fare schifo, porto i soldi a casa. E per quanto è viscido Kazuya, pure io lo sono diventato. Non riesco nemmeno a guardare in viso Sahara, ogni volta che ritorno a casa.

"Kaiji..." Vibra la sua voce, mi morde una spalla, mi stringe al suo corpo, muove la mano su e giù velocemente e io... Sento che voglio morire.
Tutte le docce che ho fatto e che farò non toglieranno mai quell'insopportabile odore di colonia. Ha persino sovrastato quello delicato e potente di Sahara.
Fai schifo, Itou Kaiji.

Quando rientro a casa, il cane mi corre incontro, facendomi le feste. L'unico felice e inconsapevole in questo buco d'appartemento che è diventato casa nostra, è questa palla di pelo che ho imparato a tenere in braccio.
"Non fare casini. Ora vai a cuccia." Lo rimetto a terra, dandogli un altro buffetto sul capo e Kaiji, scodinzolante, torna al suo giaciglio caldo.
Poggio la borsa a terra e mi siedo sul tatami. Sento rumori provenire dalla cucina, è Sahara che sta armeggiando con qualcosa. E mi accorgo anche che nella stanza c'è un buon profumino.
"Kaiji bentornato!" Dice Sahara, reggendo in mano un mestolo.
"Stai cucinando?" Mi viene spontaneo domandare.
"Si. Vieni a vedere cosa ho preparato."
Lo seguo e l'aria calda proveniente dai fornelli mi fa dimenticare dei gesti e del modo in cui guadagno i soldi per comprare quel cibo che Sahara ha saputo cucinare a dovere.
"Non vedo l'ora di mangiare."
"Sono contento, sembra sia stato un sogno..."
"Cosa?"
"Il fatto che la sera non avevamo da mangiare. E prima di conoscerti, non riuscivo nemmeno a comprare un pezzo di pane."
Le lacrime mi scendono da sole. Le asciugo velocemente, e poi mi dirigo di nuovo nel soggiornino. Sahara mi abbraccia da dietro.
"Ti va di...?" Domanda bisbigliando, con un tono saturo di dolcezza.
Senza nemmeno rispondere, godo del suo calore e poi mi giro, per fare l'amore con Sahara, per perdermi nel suo corpo, sentire il suo profumo, dimenticare la crudeltà di quel bastardo...

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Capitolo 25
*** Akagi Shigeru ***


La musica nel piccolo club rimbomba come se dovesse scoppiare da un momento all'altro. Il sound di questo gruppo Metal (o almeno sembra) graffia e ogni tanto sono costretto a tapparmi le orecchie per non rischiare di perdere l'udito. Sahara si dimena come un matto a ritmo di musica, è evidente che gli piace. Sorrido, perchè era da un mese che pativa per vedere questo mini-concerto e dopo aver lavorato (part-time, in un negozio di dischi) era uscito trionfante dalla biglietteria di questo club, con l'espressione più felice che avessi mai potuto vedere.
"E adesso prepariamoci per domani!" Aveva sentenziato una volta che mi aveva raggiunto.
"Prepariamoci?"
"Credi che ti avrei lasciato a casa il sabato sera? Ho comprato un biglietto pure per te." E mi porge suddetto biglietto.
Mi viene spontaneo dire che i concerti non mi piacciono e che la folla mi disturba parecchio.
Sahara tira fuori un mezzo sorriso e mi dice che non ci sarà molto gente, dato che il gruppo è ancora agli inizi.
Col cazzo!

La folla applaude al gruppo, per la performance appena data. Con il silenzio appena creatosi nella saletta, li osservo mentre accordano gli strumenti, decidono della tempistica. Il cantante invece, scende dal palco e si avvicina ad un tavolino, dove si rinfresca con dell'acqua. Non so perchè, ma resto a fissarlo. Ha un taglio degli occhi molto particolare, occhi scuri e piccoli. I capelli argentati sono imperlati di sudore e si tampona con la maglia stessa. Quando fa per tornare al palco, i nostri occhi si incrociano. Al momento non mi fa nessuna reazione ma poi, dentro di me, si fa strada una strana consapevolezza. Ghiaccio. Fuoco. Una lama fredda. Una pedina di mahjong.
Il cantante mi fa uno strano sorriso e poi torna al palco, più carico di prima.
Non riesco ancora a spiegarmi cosa sia, finchè non annuncia al microfono che la sua prossima canzone si intitola "Akagi".
Così parte il primo accordo di batteria e chitarra, che accompagna la voce chiara e squillante del cantante. Poi sale si trasforma, diventa veloce e profonda. Il basso si sente più forte, o forse ero io che non lo notavo? Il motivo ricomincia, dalla voce chiara e squillante si alterna ad un pò di growl, almeno così sembra e poi prima di arrivare al ritornello, il cantante prende tutto il fiato che ha in corpo e canta un pezzo che per metà è in inglese

ue mugamuchuu no bureikou burikaesu koroshiai
FREE jansou NON-FICTION DREAM MATCH
AMA tai PRO UNBELIEVABLE rikutsu koeta houei
SCREEN ganchuu NEW FACE bouei furuu shiai
♪ *

Sembra ci metta l'anima. Anche il modo in cui impugna il microfono è diverso. La musica sembra vorticare come un aura intorno al cantante, il quale, cambiando la sua già apatica espressione, sembra coinvolto a tal punto che muove la gamba a ritmo come un ossesso, guarda in un punto indefinito davanti a sè, esprimendo tutta la sua rabbia e passione e poi, esplode, come una lunga ma tanto eccitante scopata.
Il pubblico lo segue e poi lui apre le braccia, accogliendo le urla e gli applausi che sa di meritarsi per quella piccola ma tanto intensa dimostrazione di saper fare una cosa tanto meravigliosa.
Così il concerto finisce.
La folla si disperde e Sahara mi si avvicina. Io rimango imbambolato a fissare il palco.
"Ecco dov'eri! Credevo fossi vicino a me. Sono stati grandi vero? Ti è piaciuto?" Mi chiede Sahara, entusiasta.
"Si, sono stati bravi..." Mormoro e non so come, mi ritrovo proprio sotto al palco. La band sta raccogliendo i propri strumenti, soddisfatti per aver fatto il tutto esaurito.
"Scusate..." Dico, incerto. Le teste dei componenti della band si girano in contemporanea.
"Volevo farvi i complimenti. Gli unici gruppi che abbia mai ascoltato nella mia vita sono i Blue Hearts. Siete stati davvero bravi."
"I Blue Hearts? E io che pensavo di essere l'unico ad ascoltarli." Dice il cantante dai capelli argentati. Non ha più lo sguardo di prima, sembra addirittura più rilassato. Come se la verve di prima l'avesse scaricata ed esaurita tutta in quei pochi secondi di esibizione.
"Comunque grazie mille..."
"Di nulla."
Il cantante mi porge la mano, per stringermela. Non posso fare a meno di ricambiare.
"Il mio nome è Kaiji." Dico.
"Akagi. Piacere di conoscerti." Risponde il ragazzo, che adesso ha un nome... Akagi?
Rimango perplesso. Ha dato il suo nome ad una canzone? Che sia megalomania?
"KAIJI!! Hai stretto la mano ad Akagi!! Ora sei preziosissimo!" Sahara mi abbraccia e mi strapazza di coccole come se fossi un pupazzo davanti agli sguardi attoniti di altri ragazzi e ragazze presenti nel club.
"Perchè, prima non lo ero?" Rispondo ironicamente.

Tornando a casa, ripenso all'esibizione e di quanto Akagi fosse strano. Dapprima non dava nessun segno di coinvolgimento e poi, in quel solo pezzo, era stato capace di smuovere l'intero club. Ne parlo con Sahara, che, masticando un onigiri, mi spiega:
"E' sempre stato così. Dapprima sembrava solo un comportamento deciso a tavolino, ma poi mi sono accorto che è nella sua natura. Non traspare nessuna emozione e poi all'improvviso, è come se si animasse, si accende l'umanità che è in lui. E la sua abilità canora non cambia."
Annuisco con la testa e leggo i volantini pubblicitari del gruppo che Sahara ha portato con sè dal club.
"Quand'è il prossimo mini-live?" Chiedo.
"Non saprei... Ma non mi hai detto ancora se ti sono piaciuti."
"Altrochè se mi sono piaciuti, altrochè.."
Ora sono due i gruppi che abbia mai ascoltato in vita mia: i Blue Hearts e i Maximum the Hormone.

*Traduzione in inglese (purtroppo non l'ho trovata in italiano ç__ç)
Fucking bleeding cars and lotion
Freeds jackson now get to bleed macho all the time!
No I believe, I believe it's going all right!
So we got in you to fight the evolution!

NDA
Il nome che ho preso per la band di Akagi è del vero gruppo che ha cantato l'ending dell'anime dell'omonimo protagonista, che è appunto Akagi.
Aver incluso altri pg (che sono comunque dello stesso autore ma separati da Kaiji) in queste drabble mi ha fatto tornare voglia di continuarla °v°
Spero vi piaccia, questa è stata scritta mentre ascoltavo la canzone sopracitata. Ho visto letteralmente quel yandere al microfono, esprimere tutta la sua più pura emozione e piacere di stare su un palco.
Ah, e anche i Blue Hearts è il nome di una vera punk rock band giapponese degli anni '80.
Grazie per aver letto!
Ja ne by Shun! *inchino

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Capitolo 26
*** Dannato freddo ***


Attenzione!
Questa drabble ha un pò di sesso descrittivo, quindi da verde si sposta a rosso. Nelle drabble precedenti (e alcune di quelle che seguiranno),  non ho messi avvertimenti in particolare, ma ogni qualvolta sarà necessario, significherà che la drabble in questione, o sarà arancione o sarà rossa, per il quantitativo delle scene descritte. Se non sopportate il genere, non fatevi scrupolo a saltare il capitolo :>

Fa un freddo cane per essere inizio inverno. Per quanto possiamo essere equipaggiati, noi esseri umani ci lamentiamo sempre di questi brividi che ci scuotono e poi cerchiamo calore alla stufa più vicina. Proprio come te, Sahara. Solo tu puoi stare in pigiama, coperto da due trapunte, accucciato come il cane vicino alla stufa messa al massimo e lamentarti ancora del freddo, perchè una tua calza è bucata e da quel buco spunta impavido il mignolino del piede, felice di prendersi tutta l'aria ghiacciata all'interno dell'appartamento.
"Fa freddo..." Dolcisinfundo hai il naso rosso e gocciolante, come quella renna natalizia di cui non ricordo mai il nome.
"Ma smettila sei ridicolo. Sei imbacuccato come mia nonna." Aspiro fumo dalla sigaretta, sgranocchiando di tanto in tanto delle patatine.
"Perchè non facciamo sesso?"
Eh? E' rincoglionito in un volta sola? E' l'ennesima volta che me lo chiede così, come se parlasse di mangiare.
"Cosa?"
"Facciamo sesso, così ci riscaldiamo." Hai un broncio che è tutto un dire. Ma a vederti così, mi passa la voglia.
"Ma se non vuoi! Mi dici sempre che ho le mani congelate!"
"Lo so, però..." Non concludi la frase, affondando la faccia nelle trapunte.
"Però?"
"Stai sopra tu, stavolta." Solo poche volte ho avuto l'onore di sbattermi Sahara come si deve. Almeno ogni tanto posso vantarmi di essere "l'uomo", perchè di solito quello che finisce a stare sotto, sono sempre io.
Sorrido.
"Sei sicuro?" Spengo la sigaretta e mi siedo vicino a lui.
Sahara non risponde. Gli accarezzo la testa bionda, comincio a stuzzicargli l'orecchio con la lingua.
"S-si... Sono sicuro..." Balbetta.
"Davvero?" Infilo una mano tra le due coperte, cercando di trovare un lembo di pelle di quello stupido.
Gemi e tremi. Sono sicuro che vorresti urlare che hai freddo e che hai cambiato idea, ma avendo messo la mano più fredda che reputavo di avere, continuo il mio lavoro.
"Kaiji..."
"Davvero?" Ripeto. Sahara aveva ragione. Comincio a sentire un caldo bestia che non mi fa ragionare.
Così, come una caccia al tesoro, ti scopro del bozzolo caldo che ti eri creato.
I nostri bacini si toccano e il movimento per aumentare la frizione diventa sempre una corsa che sfugge al nostro controllo.
Il tuo corpo sembra diventi piccolo e tenero, mentre stringo i tuoi fianchi bollenti, quasi a graffiare quella pelle bianca, a marchiarla dal mio passaggio.
Sento i tuoi gemiti e chiami con insistenza il mio nome.
Spingo ancora di più. E siamo quasi al limite, ma ti chiedo di resistere perchè...
Perchè mi piace unirmi a te. E non sentirò mai quel gelo che possiede il cuore dopo una notte senza amore.
"Ti amo Sahara."
"Ti amo anch'io, Kaiji."

DUE SERE DOPO

"Cazzo che freddo!" Dico, imbacuccato peggio di mia nonna, coperto da due trapunte, accucciato come il cane vicino alla stufa messa al massimo, e con il naso rosso e gocciolante.
"Hai freddo?" Mi chiedi, incurante del freddo che fa. E dire che due sere prima facevi tremare i denti talmente forte che non ne sopportavo il suono.
"Si." Rispondo, cercando di coprirmi meglio. Sento spifferi entrare da ogni lato delle coperte, nemmeno fossi al polo nord. Ma in realtà il freddo è nella mia testa. Ora capisco meglio perchè mi aveva chiesto di fare sesso, quella sera. Mi viene spontaneo chiederglielo. E mi ritrovo avvolto dal suo calore.
Dio che caldo che fa.

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Capitolo 27
*** Il primo vero contatto tra noi ***


Le prime volte in cui Sahara approdava in casa, sentivo una sorta di disagio. Eppure lui non faceva nulla che potesse disturbarmi. Nonostante la sua educazione, il problema ero io. Non accettavo il fatto che qualcun altro invadesse quel buco minuscolo del mio appartamento.
Per quanto riguardava il sesso invece... Non c'era nessun contatto. Solo baci (ma sembravamo due piovre in calore) e abbracci così stretti da toglierci il fiato, niente di più. Eppure il desiderio c'era cazzo. Solo che non avevamo il coraggio di fare la prima mossa. Le mie esperienze erano state poche, ma necessarie per sapere come comportarsi. E Sahara non era una ragazza, era un uomo come me. Un uomo con muscoli, braccia tornite, un sacco di peli. E poi la notte, non so perchè, dormivamo abbracciati, creando un bozzolo di calore. E anche di sospiri e gemiti. Toccarsi per esplorarsi, conoscersi. Scoprire i punti deboli, farsi il solletico, ridere, parlare. Ritornare a stimolare quel punto chiedendo esplicitamente di farlo di più e più forte. Nascosti sotto la coperta del futon, ignorando la mattina che arrivava, il postino che consegnava l'ennesima bolletta, l'appartamento sempre più sporco.
Mi bastava. Bastava ad entrambi.
E a volte non mi capacitavo della sua presenza in casa. Quindi trovavo l'appartamento pulito o la cena sul tavolo. Un privilegio di cui, da solo, non potevo godere. Perchè sapevo che nessuno stava aspettando il mio rientro.
Poi un giorno, mentre eravamo seduti sul tatami, con la schiena che dava verso il muro, tenendoci la mano senza far nulla, sentimmo entrambi qualcosa. Era diverso, forse anche troppo. Ci coinvolse a tal punto che le mani, prima rigide, cominciarono a toccare di volontà propria tutto ciò che doveva essere violato.
Ci alzammo le maglie e con l'altra mano andammo rispettivamente dentro i pantaloni dell'altro. Nessuna esitazione, la voglia era scoppiata.
"Kaiji, aspetta..." Sospirò il biondo.
Rimasi come in bilico. Non voleva farlo?
Si spostò, mettendosi tra le mie gambe. Il suo viso era così vicino al mio che mi veniva voglia di mordere le sue guance. Era rosso fin sopra la punta delle orecchie.
Con le mani continuammo il lavoro che avevamo interrotto. Stringevamo le nostre erezioni l'una contro l'altra. Sahara respirava a fatica. Io lo baciavo, perchè non avevo altro appiglio se non le sue labbra rosse e gonfie.
"Nh...!"
"Ahn, Kaiji.."
I corpi si muovevano da soli, non avevo mai provato nulla del genere... Nemmeno Sahara a quanto pareva, dai gemiti sempre più chiari che rantolava dal fondo della gola.
"Kaiji, ah..!" Un bacio, una convulsione data dal corpo, i nostri sessi che stavano letteralmente andando a fuoco. Improvvisamente, mi resi conto di una cosa.
Masturbarsi da soli era, fino a qualche tempo fa, l'unico modo per sfogare una frustrazione. Adesso, con il corpo caldo di Sahara appoggiato al mio petto, dolorosamente piacevole da ascoltare...
Arrivai a pensare che potevo farlo ogni dannato giorno, masturbarmi solo con la sua voce che mi penetrava nelle orecchie.
Venni, e Sahara venne subito dopo.
Il biondo continuava a chiamare il mio nome.
Con quella voce implorante, non sapevo cosa fare o come accontentarlo. Mi limitai a stringerlo più forte al mio petto e ci sdraiammo sul tatami.
"E'stata la migliore fappata di tutta la mia vita." Disse quella testa bionda.
Non potevo dargli torto.

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