La VERA storia di Draco e Pansy

di _Pansy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1: L'inizio ***
Capitolo 2: *** Cap 2: Sono felice di averti conosciuto ma spero di non rivederti mai più! ***
Capitolo 3: *** Cap 3: La punizione ***
Capitolo 4: *** Cap 4: Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Cap 5: Lezioni di volo ***
Capitolo 6: *** Cap 6: Un insolito Halloween ***
Capitolo 7: *** Cap 7: A Natale sono (quasi) tutti più buoni ... ***
Capitolo 8: *** Cap 8: Natale a casa Malfoy ***
Capitolo 9: *** Cap 9: Quidditch e risse ***
Capitolo 10: *** Cap 10: Gli esami ***
Capitolo 11: *** Cap 11: E un anno se ne và ... ***
Capitolo 12: *** Cap 1: Ritorno a Greenfresh ***
Capitolo 13: *** Cap 2: Sentimenti Contrastanti ***



Capitolo 1
*** Cap 1: L'inizio ***


Era una mattinata calda di mezza estate, quando questa storia ebbe inizio. Non pioveva da giorni nella vecchia Greenfresh, una cittadina del Winchester composta per lo più di vecchi contadini e imprenditori provincialotti con le loro famiglie vecchio stile.
I campi, come i giardini delle loro tenute, solitamente ben curati e definiti, erano secchi e raggrinziti per via della siccità che da giorni aveva messo in ginocchio il paese. L’unico rumore che aleggiava nell’aria e per le vie dei borghi era quello dei grilli che, padroni indisturbati della zona, davano sfogo a tutto il loro talento canoro, facendo compagnia a instancabili pastori e contadini, che sin dalle prime ore del mattino avevano iniziato a svolgere mansuetamente i loro compiti sacrosanti, occhieggiando talvolta con stupore e invidia i cancelli di un imponente, pericolante e semidistrutta villa nobiliare, oltre i quali facevano capolino prati di un verde stupefacente la cui vegetazione sembrava essere stata del tutto incolume al disastro climatico di quelle settimane.
La casa era posta al centro di un enorme radura incolta leggermente isolata dal resto del paese, cosa che contribuiva a renderla inquietante agli occhi dei cittadini abituati a scrutarla da lontano.
Molti di loro pensavano fosse stregata dal diavolo o comunque abitata da spiriti maligni che ribellatisi alle leggi divine si erano impossessati della casa, facendone all’interno il buono o il cattivo tempo. Numerose leggende erano nate su quella cupa dimora il cui proprietario era sconosciuto a tutti. Nessuno, infatti, si era mai presentato a quei cancelli per reclamare un qualche diritto … nessuno. Nemmeno una volta da secoli.
Gli abitanti la temevano e strane storie circolavano su di essa, storie di apparizioni e sparizioni misteriose e quanto di più bizzarro ci si possa immaginare. Che le voci fossero vere o false comunque non aveva alcuna importanza visto che la popolazione, nel dubbio, se ne teneva prontamente alla larga.
Niente di male, visto che lo scopo della casa era proprio quello: tenere fuori dai piedi più babbani possibili.
Già, perché quella, e qui bisogna dar ragione a quei vecchi superstiziosi inglesi, non era semplicemente una casa diroccata, abbandonata a sé stessa, ma l’abitazione di una delle più antiche e sinistre famiglie di maghi della Gran Bretagna: i Malfoy.
Il lussuoso maniero dei Malfoy agli occhi dei non maghi appariva infatti come una villa desolata e spettrale, tutt’altro che accogliente per qualunque essere umano. Potenti incantesimi di vigilanza la proteggevano da eventuali intrusioni babbane e non, garantendo una sicurezza totale al nobile lignaggio.
I Malfoy non amavano molto la compagnia dei babbani, anzi, per dirla tutta non li potevano soffrire nemmeno per un secondo. La loro sola vista li irritava profondamente e a stento riuscivano ad accettare l‘idea di viverci così a stretto contatto, ma dopotutto non avevano scelta, visto che i non maghi si stavano praticamente insinuando ovunque, persino in un paese inospitabile come Greenfresh. C’è da dire però che per decenni i Malfoy si erano “preoccupati” personalmente di tener pulito l’intero paese da quell’inutile plebaglia. Sfortunatamente per loro, negli ultimi anni la solfa era cambiata, prendendo tutt‘altra piega. Il sig. Lucius Malfoy aveva dovuto rinunciare con riluttanza a questo suo compito, a meno che non desiderasse ritrovarsi in pieno soggiorno l‘intero corpo Auror con tanto di bacchette puntate contro di sé e la sua famiglia. Lucius neanche a dirlo odiava scendere a patti con quei babbanofili del Ministero della Magia, ma non aveva altra scelta, ora che il suo padrone, Lord Voldemort, il più potente mago oscuro di tutti i tempi, era stato sconfitto da un insignificante neonato mezzosangue… un certo Harry Potter. Ora doveva andarci ancor più cauto con i suoi traffici d‘incantesimi e maledizioni illegali, perché sapeva di essere ancora tenuto d’occhio da alcuni diffidenti del Ministero nonostante fossero trascorsi ben nove anni da quando lui, insieme ad altri Mangiamorte, era stato incriminato di far parte delle schiere di Colui-che-non-deve-essere-nominato e trascinato davanti alla corte plenaria in attesa di essere processato. Fortunatamente per lui non trovarono elementi sufficienti per condannarlo ad Azkaban, la prigione dei maghi. Così al contrario di molti loro compari, i Malfoy vivevano una più che rispettabile vita da maghi, gestendo i propri affari con tranquillità garantendosi in breve tempo un successo pressoché immediato nei confronti di molte famiglie Purosangue e non disposte a credere alla loro innocenza in cambio di certi favori su piano economico. In poche parole la loro era un esistenza semiperfetta che talvolta incontrava qualche rischio ma che nel complesso non aveva alcun problema … per il momento. Ma questo è un argomento che ancora non ci sfiora, siamo nell’anno in cui l’unico erede dei Malfoy, un ragazzino di dieci anni coccolato e straviziato da sempre, sta per iniziare a fare i conti con quello che non sa ancora sarà il suo più grande cambiamento.
In una bella stanza al terzo piano dell’elegante maniero, infatti, un bambino avvolto in soffici e fresche coperte di lino dormiva ancore della grossa, sbuffando tranquillamente nel sonno, incurante del sole che già da un paio d’ore filtrava oltre le spesse tende argentee della sua camera. Stava sognando di vivere su un enorme albero secolare di un brillante color lattuga, intorno a lui vi erano animali di tutti i tipi e lui, con in testa una corona e in mano uno scettro di legno, se ne andava a destra e a manca colpendo le povere bestiole che si rifiutavano di obbedirlo. La cosa andava avanti da un bel po’ con immensa delizia del ragazzino, abituato a comandare anche nel sonno. Ad un tratto però una grossa scimmia calva, stanca di essere colpita sulla pelata, diede uno strillo acuto facendolo arretrare di qualche passo, turbando così la sua quiete.
- Fifone, fifone, fifone!- scimmiottò quest’ultima, presa di scatto da un insulso attacco di risa che l’aveva costretta a tenersi legata all’albero con la sola coda pelosa perché le mani le reggevano il pancione grasso.
- Non sono un fifone stupida bestiaccia!- sbottò il giovane prendendo a menar pugni su e giù nel tentativo di colpirla. Ma la scimmia sembrava stranamente irraggiungibile. Più si sforzava e più le sembrava che questa si allontanasse da lui ridendo a crepapelle. Ad un tratto però il suo pugno teso cozzo contro qualcosa di solido … ma non era la scimmia che aveva colpito perché la vocetta che ne seguì non aveva proprio nulla di scimmiesco.
- Ouch, ahi, padroncino Draco, padrocino Draco! Deve alzarsi signore, ahi! Suo padre l‘aspetta! Ouh …-
Draco spalancò improvvisamente gli occhi nell’udire il suo elfo domestico lagnarsi sotto i suoi pugni frenetici. Si rizzò a sedere di scatto controllando attentamente la sua stanza. Non vi erano né rami né tanto meno scimmie calve lì intorno. L’armadio, i giocattoli e il poster di Super Wizard erano tutti al loro posto in perfette condizioni come sempre. Tirò un lento ma profondo sospiro di sollievo nel constatare che anche la sua collezione di fumetti era intatta … era stato solo un sogno … nessuno lo stava prendendo in giro.
Si stava calmando. Draco odiava essere contestato quasi quanto amava farlo a sua volta. Sbadigliò sonoramente stropicciandosi gli occhi gonfi.
- Perché mi hai svegliato Dobby? Sono solo le dieci!- sbottò irato notando che la sua sveglia a forma di civetta segnava un orario a lui insolito per il risveglio. In genere il signorino sfiorava le undici e mezza.
- Signorino Draco, Dobby deve svegliarla! Padron Lucius vi manda a chiamare e …-
- Mi hai fatto male!- lo interruppe Draco in tono per nulla convincente sventolando davanti agli occhi ambrati dell’elfo una mano pallida e ben curata.
- Come signore?- chiese questo con una certa audacia, stupito dall’esclamazione del ragazzo a cui non aveva, e non avrebbe osato torcere un capello neanche volendo.
- Sì … Dobby … la tua testa è troppo dura e mentre ti colpivo mi sono fatto male! Ecco guarda!- finse di piagnucolare il biondino mostrando un ematoma inesistente sulle sue nocche serrate - E poi come osi dubitare della mia parola! Punisciti … ecco ti concedo l’onore di usare quella mazza laggiù!-
E così dicendo indicò l’altro capo della stanza dove un paio di mazze da Quidditch erano disposte su una mensola in bella vista belle luccicanti. L’elfo gli lanciò uno sguardo supplichevole ma non emise suono mentre si voltava in direzione delle mazze e prendeva a darsele contemporaneamente in testa.
Draco sghignazzò. Lo divertiva sempre vedere Dobby darsele di santa ragione. Sin da quando era piccolo era sempre stato il suo divertimento maggiore vederlo saltellare di qua e di là con una dozzina di bernoccoli in testa.
- Uhm … credo che così possa bastare … ora, perché mio padre mi ha fatto chiamare? - chiese con voce annoiata incrociando le gambe sotto le lenzuola, ponendo fine a quello spettacolo grottesco che si era protratto troppo a lungo per attirare ancora la sua attenzione.
Dobby barcollò leggermente sotto il suo peso mentre con gli occhi di traverso cercava di raggiungere il letto del ragazzo per appoggiarvisi alcuni secondi e riacquistare lucidità.
- Dovete andare nel Northampton, signore- gracchiò quando fu di nuovo abbastanza cosciente per poter parlare, massaggiandosi la testa arrossata.
- E che ci andiamo a fare a Nothampton?-
Dobby lo fissò stralunato con i suoi occhioni a palla per qualche secondo prima di decidersi ad aprir bocca pur non emettendo suono.
- A conoscere la tua fidanzata-. Ma non era stato Dobby a rispondere alla sua domanda. Un uomo alto, dai profondi occhi grigi e l’abito nero lo scrutava amorevolmente dalla soglia, le braccia conserte e un sorriso sulle labbra - Non dirmi che te ne sei già dimenticato …-
Draco fissò con un certo imbarazzo la sagoma di suo padre già vestito di tutto punto per alcuni secondi prima di spostare il suo sguardo nuovamente sull’elfo, il quale si era prontamente inchinato all’ingresso del padrone sfiorando la moquette con il suo lungo naso a matita.
- Oh … sì … quella … - sbiascicò il biondino per niente entusiasta della cosa … ed altronde chi lo sarebbe stato al suo posto? Una fidanzata lui … figuriamoci! Lui era un uomo, che bisogno aveva di una stupida petulante con i codini e le bambole di porcellana? Cioè una fidanzata è completamente inutile … a che serve? Non capiva perché suo padre e sua madre ci tenessero tanto a procurargliene una quando potevano optare per una ben più gradita scopa da corsa. Certe volte gli adulti erano proprio stupidi e sebbene lui in genere non contraddicesse mai suo padre o le sue idee quella volta non riuscì proprio a trattenersi.
- Ma perché devo avere una fidanzata?- chiese d’impulso con il suo miglior tono di voce lagnosa giocherellando con i lembi del lenzuolo stropicciato. Solitamente bastava una smorfia e qualche lacrima ben piazzata per ottenere tutto ciò che voleva. Magari … se si fosse impegnato per benino … non avrebbe dovuto conoscere quella sciocca ragazzina …
Lucius gli lanciò un occhiata tra il divertito e il severo prima di abbandonare la soglia e avvicinarsi a lui, le braccia sempre incrociate.
- Perché è ciò che io e tua madre vogliamo - rispose con tranquillità afferrando un’estremità della coperta nel tentativo di tirarlo giù dal letto, ma Draco fu più lesto e vi si nascose sotto, scalciando.
- No, no e no! Io odio le ragazze! Sono così stupide! Le odio e non mi fidanzerò mai con nessuna! Mai!- piagnucolò il ragazzino disperato aggrappandosi al cuscino, dimenandosi come un’ossessa.
- Draco … - sibilò suo padre afferrandogli i piedi per impedirgli di colpirlo. Ma era inutile, non aveva la minima intenzione di mollare la sua resistenza. Niente al mondo lo avrebbe persuaso dal fidanzarsi. A lui non interessava e non serviva … per lo più quel pomeriggio andava in onda l’ultimo episodio del suo cartone animato preferito e una ragazza non valeva certo tanto.
Ad un tratto però, dopo parecchi minuti di lotta, Lucius mollò la presa e si allontanò di qualche passo in direzione della porta senza fiatare. Draco si sentì la vittoria in pugno.
“ Evvai, ce l’ho fatta! Ah ah …” pensò soddisfatto il biondino gongolando con il viso premuto sul guanciale e le orecchie tese a captare ogni suono. Quando non sentì più nulla si azzardò a mettere di nuovo fuori la testa. L’elfo era accasciato a terra vicino all’armadio completamente immobile tanto che sembrava una pessima imitazione di un peluche sporco, suo padre invece era di nuovo sulla soglia l’aria furba e calcolatrice di chi sta tramando qualcosa.
Draco deglutì indeciso se azzardarsi a parlare o meno. Non era proprio sicuro di avercela fatta quindi non voleva rischiare. Comunque non ci fu bisogno di lui perché un minuto dopo Lucius scandì con voce forte e chiara la sentenza.
- D’accordo, se non la vuoi conoscere pazienza … (e a queste parole il sorriso di Draco si fece ampio come quello di un rospo ben nutrito) … però … bè, peccato per quella scopa da Quidditch … fa niente …-
Il sorriso svanì dalle labbra del ragazzo.
- Scopa da Quidditch? Che scopa da Quidditch?- chiese con uno strillo soffocato saltando in ginocchio sul letto, gli occhi spalancati e pieni di desiderio. Adorava volare sulla scopa di suo padre, ma fino ad ora questi non aveva mai accennato a comprargliene una che fosse esclusivamente sua. Diceva sempre che era ancora troppo piccolo per apprezzarla veramente.
- Oh bè sai … pensavo che come premio avrei potuto regalarti la nuova Tornato, sai quella che ti piace tanto, ma bè … visto che non vuoi proprio conoscere questa ragazza … sarà per un’altra volta … forse …- spiegò l’uomo con noncuranza, scrollando le spalle, in quella che pareva un’aria rassegnata.
Draco lo fissava a bocca aperta. Una scopa … una scopa nuova … sua … proprio sua … la Tornato ultimo modello che aveva visto in centro con sua madre … quella col manico nero e i rametti perfettamente allineati … che sogno … ma l’avrebbe avuta solo se fosse andato a Northampton a conoscere la sua fidanzata. Era evidentemente in difficoltà sul da farsi e l’aria corrucciata ne era la prova lampante.
- Ti lascio riposare, vado a spedire un gufo per declinare il nostro invito … che peccato però … - disse Lucius d’un tratto afferrando il pomello d’oro della maniglia e affrettandosi ad uscire dalla stanza.
- Papà! - urlò il ragazzino scivolando giù dal letto inseguendo il padre alla porta con il pigiama di Super Wizard tutto attorcigliato al collo.
- Si?- fece questo con falsa sorpresa voltandosi e inarcando le sopracciglia bionde.
- Uhm … va bene ci vengo … ma la scopa me la compri?- mugolò docile docile con gli occhietti azzurri pieni di speranza puntati in quelli del padre.
Malfoy senior lo squadrò enigmatico, ma chiaramente divertito, per un po’, prima di sorridere compiaciuto inclinando il capo in un breve cenno di assenso.
Draco alzò i pugni in segno di vittoria, felice come una pasqua osservando il padre sparire oltre la rampa di scale che lo aveva congedato brevemente ordinandogli di lavarsi e vestirsi in fretta perché di lì a una mezz‘ora sarebbero partiti. Il biondino eseguì di buon grado i suoi ordini mentre Dobby gli preparava con cura i vestiti per la giornata. Canticchiava allegro, adesso. Avrebbe avuto una Tornato! Chi se ne importava in fondo se per averla avrebbe dovuto passare una giornata con una ragazza … una Tornado valeva questo ed altro! Peccato però che l’idea che un bambino di dieci anni ha sul fidanzamento sia un tantino diversa da quella che hanno la maggior parte delle persone. E di questo se ne sarebbe accorto presto …

Un ultima cosa! Un grazie mille infinito a coloro che hanno letto questo mio primo capitolo e hanno deciso di iniziare a seguire la storia! Spero vi sia piaciuta ... vi prego fatemi sapere com'è andata! Grazie grazie grazie...


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Capitolo 2
*** Cap 2: Sono felice di averti conosciuto ma spero di non rivederti mai più! ***


Northampton era considerata una città dell’eccesso sotto molti punti di vista, babbani e non che dir si voglia. Il centro della città era a dir poco magnifico con i suoi parchi dalle panchine immacolate e i numerosi hotel a cinque stelle, dove solitamente vi erano sempre parcheggiate una decina di auto fantastiche che odoravano d’oro a chilometri di distanza. I negozi all’ultima moda si espandevano a vista d’occhio su tutto il territorio e se per un particolarissimo caso a qualcuno fosse passata per l’anticamera del cervello l’idea di fermare un passante e chiedere dove si potesse trovare una bancarella dell’usato questi con buone probabilità sarebbe morto dalle risate. A Northampton la parolina “usato” o comunque “vecchio”, non era contemplata; con buone probabilità se un abitante della zona avesse cercato sul vocabolario tali parole non le avrebbe trovate. Lì l’inferiorità non era permessa, né per i babbani né tanto meno per i maghi. Tutto là dentro era nuovo e incredibilmente costoso, persino gli stuzzicadenti avevano un loro marchio di fabbrica eccezionale, secondo a nessuno.
Le villette dei non maghi erano una più bella dell’altra, sgargianti ed eccentriche, perfette nelle loro aiuole meticolosamente spuntate e dalle piscine riempite di acqua minerale e cloro al gusto di menta. Ma accanto a quelle del popolo magico impallidivano anch’esse e non poco, per giunta.
Nel Northampton, infatti, vi era un piccolo ed esclusivo quartiere abitato da soli maghi … no, non maghi qualunque ma la creme de là creme. Ricchi, schifosamente ricchi, non avevano desideri irrisolti, economicamente parlando, ovvio.
Tuttavia, la zona a loro dedicata non era estesa come ci si potrebbe immaginare, anzi. Il loro spazio con grande disappunto di questi si limitava solamente in un immenso e ampissimo grattacielo color dell’alabastro, rifinito del miglior argento goblinese in commercio. Ovviamente agli occhi dei babbani si presentava da decenni come un antico edificio in perenne restauro di un qualche miliardario russo che non si era mai occupato di lui, troppo impegnato con i suoi affari all‘estero.
Comunque il grattacielo, diviso in sei principeschi appartamenti, non aveva proprio niente da invidiare alle villette comuni, e questo i loro proprietari lo sapevano bene, visto e considerato che all’interno di essi vi potevano stare comodamente e senza esagerare due campi e mezzo da Quidditch.
Ed è proprio in uno di questi sei appartamenti, e con più precisione l’ultimo, che a noi interessa andare … nell’appartamento del più grosso magnate tedesco che abbia mai messo piede in Inghilterra, il signor Erick Ludvick Parkinson. Il signor Parkinson era nato e cresciuto in una piccola e riservata cittadina della Germania settentrionale e solo per eccellenti motivi finanziari aveva recentemente detto addio alla propria terra d’origine stabilendosi a Northampton con moglie e figlia al seguito. Era stato difficile per lui, ma soprattutto per sua moglie, adattarsi alla nuova città, alla nuova lingua e ai nuovi vicini … babbani … per i maghi non c’era stato alcun problema. Non appena questi avevano avuto la certezza che fosse ricco sfondato, infatti, lo avevano accolto come una sorta di fratello illustrandogli con garbo quelle che erano le regole dell’alta classe inglese. E lui vi si era adattato, e con estrema naturalezza anche, visto che di base le idee che avevano i purosangue inglesi non erano poi così diverse da quelle che avevano i purosangue tedeschi. La dottrina era sempre quella: no ai mezzosangue, ibridi e (per l‘amor del cielo), babbani. Niente miscugli di sangue … questa era l’unica vera regola. Una regola internazionale a quanto pareva, da lui più che apprezzata. Le tradizioni erano il suo pane quotidiano e quel giorno E. L. Parkinson si sentiva particolarmente ghiotto di tradizioni. Di lì a un paio d’ore sarebbero venuti a fargli visita i Malfoy, una famiglia di maghi purosangue inglese che rispecchiava perfettamente il suo concetto di perfezione, per far conoscere in tutta tranquillità alla sua adorata bambina il suo futuro sposo. Da mesi ormai discuteva con la moglie che la loro Pansy si stava facendo grande e che occorreva trovarle uno sposo al più presto se non volevano che tutto fosse perduto. Era tradizione infatti che i legami tra due famiglie venissero rinsaldati mentre i figli erano ancora piccoli per vari motivi: in primo luogo entrambi sembravano accettare meglio la cosa, in secondo luogo se il fidanzamento avveniva in precedenza i due avevano molto più tempo per abituarsi l’uno all’altra rendendo così al minimo il rischio di scenate isteriche. Sua moglie, comunque concordava a pieno con lui, così durante una cena d’affari con alcuni colleghi fece cadere casualmente la conversazione su sua figlia, una ragazzina deliziosa dalla personalità spiccata, avvolte un tantino eccentrica, ma per lo più mansueta. Così, per una fortuita, non che gradita, coincidenza i Parkinson scoprirono che anche i Malfoy avevano un figlio della stessa età della loro bambina. La cosa da quel momento sembrò stabilirsi come se tra le due famiglie fosse caduto un accordo silenzioso ed indivisibile; e quella domenica di luglio era il giorno prestabilito per l’incontro dei due futuri sposi. Sembrava scontato che questi non avrebbero avuto un giorno qualcosa da ridire … dopotutto non erano i primi e non sarebbero stati neanche gli ultimi; ma torniamo nell’appartamento …
Erick in quel momento era nella sua enorme camera da letto formato campeggio, intento ad osservare il proprio riflesso in uno specchio elaborato, incerto se indossare o meno una cravatta a strisce blu e nere dall’aria formale. Sua moglie Katrina, qualche metro più in là si faceva chiudere l’abito color pervinca da un’anziana elfa domestica con la quale discuteva in un tedesco fitto fitto per niente tranquillo. Lui le ignorava, troppo di buon umore per prestare attenzione ad un banale litigio tra donne, ma evidentemente c’era un qualche problema perché la signora Parkinson diede uno sbuffo irato scuotendo l’ondulata chioma corvina che le ricadeva perfettamente sulle spalle. Chiaramente voleva attirare la sua attenzione, inutile far finta di non aver capito.
- Qualche problema?- sussurrò pacato gettando a terra la cravatta, optando per un look più disinvolto e meno rigido, dopotutto si poteva già parlare di una tranquilla giornata tra parenti.
- Sì … Pansy!- sbottò la donna spruzzandosi addosso una più che generosa dose di profumo che fece tossire e starnutare l’elfa, i cui occhi irritati si erano riempiti di lacrime diventando di un bel rosso pomodoro. Nessuno però parve farci caso.
- Che cos’ha?- chiese con altrettanta calma. A differenza della moglie non si scaldava per ogni sciocchezza venisse a sapere da un elfo, non ne vedeva il motivo. Sprecare energie non era affatto conveniente, specie per uno che di energie ne aveva bisogno, visto il lavoro che faceva: trafficare con creature oscure non era affatto semplice ma molto redditizio, e questo appagava ogni sforzo.
- Non si trova! Non è nella sua stanza né altrove, secondo quel che Trilly mi ha riferito-
Katrina indicò brevemente l’elfa, per poi avvicinarsi a lui intenta anch’essa ad esaminarsi nello specchio d’ottone. Era una bella donna nonostante i lineamenti duri e appuntiti di chi in genere a sempre qualcosa da ridire su tutto.
Il signor Parkinson lasciò perdere il suo aspetto. Un sopracciglio inarcato e l’espressione arcigna di chi vede stracciarsi sotto i propri occhi un programma ben organizzato.
- Non si trova?- ripetè calmo nonostante il tono crudo - Come sarebbe a dire non si trova?
Sua moglie si strinse nelle spalle, troppo occupata a truccarsi gli occhi per agitarsi di nuovo. Erick sbattè un paio di volte le palpebre irato quasi a riflettere tra sé, poi con uno scatto si voltò verso l’ampia finestra aperta alla sua sinistra, scrutando attentamente il cortile sottostante. In lontananza si intravedeva tra gli arbusti fioriti una macchiolina rosa confetto correre qua e là con in mano un oggetto sferico.
- PANSY!- tuonò l’uomo dall’alto. La macchiolina sei piani più giù si lasciò sfuggire la palla. Era proprio lei.

***



- Ops!- si lasciò sfuggire la piccola portandosi le mani alla bocca per la sorpresa nell’udire il grido furioso del padre molti piani più su. La pluffa le balzò via di mano rotolando sotto un cespuglio di rose gialle a pochi passi da lei.
Alzò i suoi grandi occhi verdi verso il cielo, le manine diafane a fare da scudo ai raggi del sole. Suo padre sembrava un puntolino nero da quell’altezza. E l’idea la fece subito sorridere, come la fece sorridere il volto corrucciato della madre che un secondo dopo era spuntato accanto alla testa del padre. Sembravano due bambole. Chissà che avevano da urlare … mah … non li capiva. Parlavano inglese e lei l’inglese sebbene abitasse a Northampton da un paio d’anni ancora faticava a masticarlo correttamente. Dopotutto da bambina qual’era era già abbastanza brava a parlare correttamente due lingue così diverse. E lei ne era molto fiera … adorava esibire la sua bravura in pubblico, infatti, non vedeva l’ora di conoscere questi Malfoy di cui i suoi continuavano tanto a parlare per potergli dimostrare quanto fosse brava in qualsiasi cosa. Sapeva ballare, suonare, leggere scrivere, ricamare e cantare. Sapeva fare ogni cosa e lo sapeva perfettamente ma … adorava sentirselo dire di continuo, da tutti e sempre. In ogni occasione doveva essere lei la principessina del momento, la dama al centro dell’attenzione e anche quel giorno lo sarebbe stata. I Malfoy erano solo un pubblico in più da lisciare con le sue moine da brava bambina prodigio.
Pansy abbassò le manine. I suoi genitori erano spariti oltre la finestra, non c’era più niente da vedere. Tranquillamente, come se nulla l’avesse interrotta recuperò la sua pluffa e riprese a giocare tra i fiori di gelso e le begonie facendo attenzione a non sporcarsi il bel vestitino che sua madre le aveva comprato in centro per l‘occasione. Lei non sapeva perché l’arrivo di questi ospiti inglesi animasse tanto sua madre e suo padre, forse erano persone particolarmente importanti … chissà … fatto sta che grazie a loro ora aveva un bel vestito fiammante, a lei bastava questo per essere felice.
Ad un tratto il portone del grattacielo si spalancò con un cigolio e la figura slanciata di suo padre apparve davanti ai suoi occhi come un miraggio nel deserto.
- Papà-amore!- trillò raggiante lasciando nuovamente perdere la palla per corrergli incontro in un turbinare di merletti e fiocchetti rosa, i capelli al vento e il nasino all’insù.
Un secondo dopo era ai suoi piedi, un sorriso furbetto sulle labbra.
- Mi prendi in braccio papà-amore?-
“Papà-amore” era il nomignolo con cui chiamava suo padre. La cosa era nata molto tempo fa, quando ancora abitava in Germania. Sua madre spesso si riferiva al marito con l’appellativo “amore” così lei aveva associato meccanicamente le due cose con la semplicità che solo i bambini hanno e così era nato: papà-amore. Il signor Parkinson ne era subito rimasto deliziato come gran parte della famiglia. Quella volta tuttavia non né sembrava molto felice.
- Pansy … quante volte ti devo dire di non scendere in giardino senza avvisare nessuno!- tuonò l’uomo scrutandola severo dall’altro del suo metro e ottanta, gli occhi ridotti a fessure. Pansy non ne fu affatto spaventata, anzi gli sorrise giuliva. I suoi non riuscivano a tenerle il muso per più di dieci minuti di fila. Non temeva niente e nessuno, sapeva di conquistarli tutti con un sorriso e un battito di ciglia.
I primi segni di cedimento si stavano, infatti, già facendo largo sul volto del signor Parkinson che abbandonata l’aria crucciata le sorrideva di rimando, chinandosi per prenderla in braccio.
- Peste …- sibilò divertito, mentre lei gli si aggrappava al collo gongolante, facendosi scortare con naturalezza all’interno del lindo grattacielo, le cui pareti in marmo splendevano come rubini lustrati.
In poche falcate erano dentro l’ascensore dagli interni imbottiti e la moquette verde vivo. Una sinfonia primaverile li avvolse fino al sesto piano, dove Erick fece scendere sua figlia di modo che potesse correre incontro alla madre che nervosa faceva ticchettare le sue scarpe su e giù per il pianerottolo.
Pansy le diede un bacio sulla guancia, rassicurandola che da brava signorina qual era non si era né sporcata nè tanto meno spettinata. Ci teneva a farsi vedere sempre impeccabile, perché le principesse lo erano, quindi lo era anche lei.
- Tesoro dobbiamo parlarti …- le sussurrò dolcemente la donna raddrizzandole senza che ce ne fosse realmente bisogno il cerchietto che la piccola teneva graziosamente tra i capelli, lanciando uno sguardo d’intesa al marito non appena si fu richiuso la porta di legno di mogano extra lusso alle spalle. Pansy sorrise raggiante, non cogliendo affatto il mistero che aleggiava intorno a lei. I suoi le avevano sempre dato belle notizie … non aveva motivo di temere nulla.
- D’accordo- e con un risolino e un incantevole giravolta si sedette sul divano color zucchero a velo fissando da prima sua madre poi suo padre con ingenua curiosità. Fu il secondo a parlare per primo.
- Sei contenta, Pansy, che oggi i Malfoy ci vengano a trovare? - Pansy annuì allegra. Ed era la verità, lei adorava avere ospiti per casa da cui farsi riempire di complimenti.
- Bene …- mormorò l’uomo con una luce soddisfatta negli occhi - … perché loro figlio, Draco, diventerà il tuo sposo-
La ragazzina non replicò, ma il volto le si fece ad un tratto pensieroso, come cercasse di vedere le parole del padre sotto una luce diversa. Katrina si era appoggiata al marito incerta se preoccuparsi o meno per quello strano comportamento. Pansy sbattè le palpebre pensierosa.
- Ma è un principe?- chiese d’un tratto, corrugando la fronte con naturalezza infantile - Come quello delle fiabe?-
Sua madre sorrise, suo padre rimase serio, ma leggermente preso in contro piede dalla domanda.
- No … ma è di nobili origini … -
- Oh …- fece colpita, poi, di nuovo silenzio. Pansy dondolò i piedi, il capo chino a fissarsi le scarpette di vernice bianca. Uno sposo nobile … lei … che buffo …
- Ma è bello? - domandò ancora, più curiosa che altro. Non aveva le idee molto chiare sul matrimonio, sapeva solo che una volta sposati si era sempre felici e contenti, nient’altro. Così le avevano sempre letto i suoi genitori dai libri di fiaba.
- E’ biondo - esclamò suo padre come se fosse la cosa più ovvia da dire in una situazione tanto assurda. In realtà non poteva giudicare … non aveva mai conosciuto prima questo Draco … in effetti dava in sposa sua figlia a un perfetto sconosciuto. La cosa non lo turbava affatto. I Malfoy erano persone eccellenti, lo sarebbe stato anche loro figlio.
La piccola sbatteva ancora le ciglia nere, guardando suo padre incantata. In fondo, pensò, i principi delle favole erano sempre biondi, questo Drack o Dereck doveva per forza essere giusto per lei …
- Si, va bene, lo sposo! - esclamò allegra sorridendo come una gatta ai due genitori, i cui volti a quell’esclamazione si erano illuminati orgogliosi, e la loro decisione a quella vista parve rafforzarsi ulteriormente.
- Brava bambina …- le sussurrò il signor Parkinson, baciandole la fronte. Pansy ridacchiò soddisfatta ricambiando il bacio. Un secondo dopo, il campanello trillò vivacemente riempiendo la casa silenziosa.
Pansy scattò in piedi lisciandosi le pieghe del vestitino, tutta contenta, sua madre fece altrettanto. La vecchia elfa Trilly avanzò velocemente verso la porta, le orecchie appuntite tremolanti, fermandosi a quello che poteva essere paragonato a un citofono babbano. Il signor Parkinson poggiò le mani sulle spalle della figlia con aria incoraggiante mentre con un breve cenno del capo ordinava all’elfa di aprire.
Pansy sospirò emozionata. Anche lei non aveva le idee molto chiare su ciò che avrebbe comportato avere un fidanzato.

***



I Malfoy non avevano fatto a tempo a mettere piede nel Northampton che già Draco aveva preso a lamentarsi. Sembrava che dal suo sedile posteriore della nuova, fiammante, auto volante super confort di suo padre, trovasse ogni sorta di difetti in quella città all’apparenza perfetta. Gli alberi della zona per lui erano o troppo verdi o troppo pochi, le villette erano troppo piccole, i babbani erano troppi, c’era persino troppo poco sole per i suoi gusti. Non gli andava proprio bene niente; nemmeno alla vista dell’imponente grattacielo rifinito in vero argento e alabastro parve ritenersi soddisfatto.
- Ma è troppo scintillante questo posto!- aveva detto una volta messo piede giù dall’auto, dando un occhiata all’edificio che sotto il caldo estivo sembrava luccicare come una pietra preziosa di dimensioni mastodontiche - Insomma, potrei rovinarmi gli occhi!-
Sua madre alzò gli occhi al cielo esasperata. Lei al contrario del figlio trovava lo sfarzo della città più che gradito considerato il fatto che loro vivevano in aperta campagna.
- Smettila di lamentarti Draco o i Parkinson potrebbero pensare che abbiamo cresciuto una femminuccia invece di uomo bello e fatto-
Draco, furibondo, levò gli occhi verso sua madre ma non disse nulla. Questa tecnica funzionava sempre. Non si lamentò più fino a che suo padre non suonò uno dei campanelli in smeraldo grezzo del palazzo. L’uomo era fasciato in uno dei suoi abiti migliori, rigorosamente nero con il colletto rigido, poteva passare tranquillamente per una star di Hollywood, nonostante i capelli lunghi di un biondo intenso stretti in un codino. Qualche istante dopo con un “click” metallico il portone d’ingresso dell’enorme grattacielo si spalancò mostrando loro un ampia sala circolare così limpida e splendente da abbagliare gli occhi. Al centro vi era posto un ascensore color miele, trasparente in alcuni punti, sembrava fatto d’ambra, veramente molto impressionante.
- Oh Lucius questo posto è assolutamente delizioso! Non capisco perché non hai voluto venissimo ad abitare qui! - Narcissa non riuscì a trattenersi nel manifestare il proprio stupore mentre entravano nell’elegante ascensore dagli interni imbottiti e la moquette verde. Lei adorava tutto questo.
Lucius parve irrigidirsi appena a quell’inappropriata esclamazione ma il suo tono rimase pacato come sempre.
- Babbani ovunque … non vorrai certo che nostro figlio cresca circondato da quella plebaglia, spero -
- Certo che no - sbottò lei con una scrollata di spalle appoggiandosi alla parete mentre l’ascensore scivolava lentamente verso l’alto - Solo non capisco perché allora insisti tanto che la figlia dei Parkinson stia con nostro figlio, visto che secondo te qui è pieno di babbani-
Draco, che fino a quel momento aveva ignorato i discorsi dei genitori, troppo preso dal fatto che di li a qualche giorno avrebbe avuto una scopa nuova tutta per sé, alzò improvvisamente lo sguardo in direzione del padre in attesa di sentire una qualche risposta. Dopotutto sua madre aveva ragione, e se magari riusciva a sopraffare il marito probabilmente lui quella Amely, o come cavolo si chiama, non l’avrebbe più dovuta vedere in vita sua. Così prese ad annuire vigoroso in direzione della madre che a quella vista sorrise appena. Lucius non parve farci caso.
- Quando si sono trasferiti dalla Germania non sapevano che il posto pullulasse di babbani … hanno dovuto in un certo senso adattarsi -
Draco smise di annuire, guardando suo padre stravolto. Tedeschi? La sua fidanzata era tedesca? Contrasse il volto in una smorfia concentrata ripensando a ciò che gli avevano letto su quella terra lontana. Non aveva una memoria proprio buona e l’unica cosa che gli venne in mente furono una manciata di birre e qualche salsiccia. Poi si ricordò qualcos’altro.
- Vuoi dire che indossano quei ridicoli abiti rossi e verdi e parlano quella lingua dove sembrano tutti arrabbiati?- chiese con un moto di disgusto nell’immaginarsi questi Parkinson come una sorta di grassa famiglia delle caverne perennemente ubriaca. Al pensiero rabbrividì. Lui era gracilino, la ragazza lo avrebbe messo sotto in due minuti.
Narcissa scoppiò a ridere. Suo padre mandò uno sbuffo spazientito mentre le porte dell’ascensore si aprivano su un ampio pianerottolo vuoto eccezion fatta per una porta in mogano alla loro destra.
- Parlano benissimo l’inglese, Draco e no, non penso proprio se ne vadano in giro con delle tende al posto dei vestiti!- ringhiò nel suo modo pacato ma crudo lanciando un’occhiataccia alla moglie che sin da quando erano partiti non sembrava sostenerlo affatto in tutta quella faccenda.
Il ragazzo lo fissò scettico per qualche secondo prima che sua madre, ancora piuttosto divertita nonostante l‘occhiata, lo spingesse fuori dall’ascensore, in direzione della porta che senza accorgersene si era aperta. Un istante dopo un uomo corpulento, dai capelli scuri a spazzola e il mento pronunciato venne loro incontro. Aveva l’aria di uno che la sa lunga su molte cose ma che è troppo nobile per ammetterlo. A Draco non piacque. Benché non indossasse strambi vestiti e non fosse ubriaco, lo trovava inquietante. Persino il suo sorriso non lo convinceva affatto.
- Lucius! - esclamò questi benevolo stringendo la mano a suo padre, il quale ricambio il sorriso, sringendola a sua volta. I due sembravano grandi amici. Draco ne fu stupito. In genere suo padre era molto lascivo con tutti. Forse, pensò, questo signor Parkinson non deve essere tanto male per andare d’accordo con papà …
- E questo dev’essere il giovane Draco, non è vero?-
Il biondino si ridestò dai suoi pensieri. Non si era nemmeno accorto di essere rimasto imbambolato come un babbeo a fissare il futuro suocero. Narcissa gli fece una leggera pressione sulla spalla per ridestarlo.
- Si. Piacere di fare la sua conoscenza signor Parkinson- rispose brevemente porgendo all’uomo una mano. Questi con un sorriso sempre più largo gliela strinse educatamente per poi arretrare di qualche passò per farli entrare in casa.
L’appartamento si apriva in un grande salone rettangolare molto sfarzoso. Tende color avorio erano appese alle pareti e moquette di pelliccia brizzolata si espandeva a vista d’occhio. Un’ampia parete era tappezzata di infiniti trofei di caccia che variavano dalla selvaggina più comune a creature esotiche come piccoli draghi e sfingi. Era chiaro che la casa aveva tutto fuorché un tocco inglese. Draco ne rimase impressionato, il che non era cosa da poco. Concentrato com’era ad osservare quella che parevano essere due pantere d’oro massiccio poste accanto al camino spento e perfettamente lindo, non si accorse nemmeno della presenza di altre tre figure all’interno della stanza. Ancora una volta fu Narcissa a ridestarlo con un colpetto alla schiena.
Il suo guardo allora cadde su un elfa domestica piuttosto vecchia, ma molto curata se paragonata al loro elfo Dobby. Questa se ne stava in un angolo della stanza accanto ad un alta porta di legno nero piuttosto larga, in attesa di ordini, aveva l’aria molto professionale.
Poi spostando lo sguardo vide proprio davanti a sé una giovane donna e una ragazzina. Si sorprese di non averle notate prima visto che ce le aveva proprio davanti agli occhi. La donna doveva avere pressa poco l’età di sua madre, e come lei, era molto bella sebbene completamente diversa. Non era molto alta ma aveva un corpo ben proporzionato, gli occhi scuri e capelli ondulati dello stesso colore che le ricadevano sulle spalle. Nonostante i lineamenti rigidi non passava certo inosservata.
In quel momento stringeva la mano ai suoi genitori esibendo loro una perfetta fila di denti perlacei. Il suo sorriso tuttavia non era accogliente e caloroso come quello del marito, almeno questa fu la sua impressione.
- Signor Malfoy, signora, lieta di fare la vostra conoscenza -
Una vocetta acuta e leziosa interruppe i suoi pensieri, la ragazzina a cui fin ora non aveva prestato alcuna attenzione, aveva fatto un passo in avanti e un inchino ossequioso in direzione dei suoi genitori. La prima cosa che venne in mente a Draco nel guardarla fu che assomigliava moltissimo ad un piccolo felino. Era più bassa di lui di un paio di centimetri, magrolina, gli occhi verdi e acuti come quelli di un gatto, i tratti del viso rigidi come quelli della madre ma privi della sua bellezza … no, a dirla tutta più che un felino sembrava un pipistrello con i capelli. Inoltre, come se non bastasse, il suo accento tedesco era ancora molto marcato. No, al pari del signor Parkinson non gli piacque per niente. Poi, all’improvviso suo padre si rivolse a lui riportandolo alla realtà.
- Draco, avvicinati … ecco così, bene … ti presento Pansy, la tua fidanzata … Pansy, lui è Draco -
Draco si sentì molto, molto in imbarazzo ma nessuno parve accorgersene. Pansy al contrario sembrava molto sicura di sé visto il sorriso a trentadue denti che continuava a ostentare a tutti. Se possibile la trovò ancora più insopportabile. Le ragazze sono proprio stupide, pensò arrabbiato, mentre questa continuava a squadrarlo divertita, neanche fosse stato un pupazzo formato gigante. Non riusciva ad afferrare il perché un uomo avesse bisogno di una donna … a che diavolo servivano? L’unica cosa che sembravano essere in grado di fare era sorridere come delle oche! Ora che aveva visto quella Pansy dubitava persino avessero un cervello …
- Pansy, manca ancora un po’ all’ora di pranzo, perché non mostri al tuo nuovo amichetto la casa, mentre noi grandi prendiamo un aperitivo in terrazzo? Sono sicura che troverà la cosa molto interessante!- Draco strabuzzò gli occhi. La signora Parkinson si era rivolta alla figlia e con suo sommo orrore aveva visto che questa ubbidiente aveva annuito raggiante, ammiccando in sua direzione. No, no, per favore no …
Lanciò uno sguardo di supplica ai suoi genitori ma questi lo ignorarono scrupolosamente, troppo concentrati su quell‘odioso confetto rosa dal nasino all‘insù che sembrava averli stregati.
L’elfa domestica intanto era sgattaiolata in cucina, tornando con vassoio d’oro bianco sul quale erano posti quattro cocktail color vermiglio e qualche stuzzichino dall’aria invitante. Silenziosa come un gatto si era avviata verso il terrazzo aperto, ricco di margherite e tulipani. Draco desiderò ardentemente buttarcisi sotto.
- Vieni con me- gli disse zuccherosa la ragazzina prendendolo per mano. Con un ultima occhiata di rimprovero ai genitori che non avevano fatto nulla per impedire tutto ciò la seguì riluttante fuori dalla stanza. Lei lo condusse in un corridoio lungo e stretto ma ben illuminato, infondo ad esso si intravedeva una scalinata di quarzo verde pallido, molto suggestiva. Una volta assicuratisi di essere fuori dal campo visivo dei suoi si staccò immediatamente da lei.
- Non farlo mai più, chiaro?!- sbottò questo pulendosi la mano sulla t-shirt come fosse stata sporca di fango. Lei lo fissò stralunata come se non avesse capito, bloccandosi a metà strada.
- Ma non sei il mio fidanzato?- domandò lei con semplicità sbattendo le ciglia, fissandolo curiosa.
- Solo fino a quando non avrò la mia Tornado -
Pansy lo guardò confusa, come se non avesse capito. Draco si ritrovò ancora una volta a pensare che non fosse affatto carina con quel muso da pipistrello.
- Cos’è “Tornado”?- chiese la ragazza corrugando la fronte, sforzandosi di comprendere quella strana parola.
Lui alzò gli occhi al cielo esasperato. Oltre ad essere brutta era pure stupida. Ma suo padre si era bevuto il cervello a fargliela conoscere?
- E’ una scopa da corsa!- spiegò bruscamente con aria di superiorità - Sai, per giocare a Quidditch … sai cos’è il Quidditch no? O non capisci proprio niente?-
L’aria rilassata e il tono gentile della ragazza parvero sparire all’istante. Con sommo piacere di Draco aveva anche smesso di sorridergli.
- Io capisco- esclamò secca, gli occhi ridotti a fessure, il naso per aria. Ora lo fissava come una specie di scarafaggio in decomposizione. A quanto pareva era una tipetta orgogliosa.
- Oh … tu capire me … ja? - le fece il verso lui sghignazzando compiaciuto. Si divertiva un sacco a far innervosire la gente e quella sciocca era proprio un bersaglio ideale. Non aveva l’aria di una molto sveglia … ma aveva fatto male i conti. Pansy con un ringhio furente gli diede uno spintone ben piazzato che in quattro e quattr’otto lo fece finire col sedere a terra. Draco preso alla sprovvista non era riuscito a difendersi.
- Non mi prendere in giro!- gridò la moretta con un diavolo per capello guardandolo dall’alto con disgusto. Draco fece per alzarsi e ribattere, le guance pallide rosse di rabbia, ma lei prese ad urlare come un ossessa, fingendo di piangere disperata. Senza rendersene conto era di nuovo in piedi lo sguardo che saettava verso la sala da dove erano da poco usciti. Un rumore di passi gli giunse in fretta alle orecchie e un secondo dopo i loro genitori attirati dalle grida, degne di una scimmia isterica, erano di fronte a loro.
- Cosa le hai fatto?- ringhiò Lucius minaccioso afferrando suo figlio per un braccio e scuotendolo appena. Pansy era saltata subito tra le braccia di sua madre, singhiozzando con tutta l’anima … ovviamente per finta. Il ragazzo la fissava a bocca aperta sconvolto. Quello era proprio il genere di cose che avrebbe fatto lui. Era brutto essere fregati da una propria arma. Dopo alcuni secondi l’ira gli fece ritrovare la forza di parlare.
- Io non le ho fatto niente! E’ stata lei a spingermi! -
I Malfoy gli lanciarono un’occhiataccia carica di delusione. Evidentemente non gli credevano affatto. E come avrebbero potuto? Pansy aveva tutta l’aria della bimbetta per bene …
- Chiedi immediatamente scusa -il tono di suo padre era perentorio, gli occhi dardeggianti.
- Ma …- provò nuovamente a difendersi lui.
- Niente ma, Draco, fai le tue scuse a Pansy -. Il biondino fissò con un profondo senso di ingiustizia il muso da pipistrello della sua fidanzata che oltre la spalla della signora Parkinson lo guardava tronfia con lacrime di coccodrillo agli occhi. Provò l’immenso desiderio di tirarle un pugno, ma suo padre lo fissava ancora minaccioso, la mano stretta attorno al suo braccio.
- Scusa - sibilò tra i denti gli occhi color del ghiaccio scintillanti d’odio. Lei tirò su educatamente col naso, si asciugò le poche lacrime con aria drammatica, annuendo leggermente con il capo.
“Serpe … piccola odiosa serpe …” questo si ritrovò a pensare il ragazzo mentre i suoi genitori si scusavano calorosamente con quelli di lei, i quali al contrario di questi non sembravano affatto preoccupati, trovavano la cosa estremamente normale tra ragazzini, dicevano che era il primo segnale che i due andavano d’accordo. Draco avrebbe voluto tirare un calcio sugli stinchi al signor Parkinson per quello che aveva detto.
- Beh … visto che l’incidente è stato risolto, forse è meglio che andiamo a tavola. Trilly mi ha informato che il pranzo è pronto- disse d’un tratto la madre di Pansy ancora con lei tra le braccia. Tutti annuirono e suo marito la precedette facendo strada agli ospiti. Draco rimase indietro. Stava fissando la ragazza che senza farsi notare dall’alto della sua postazione lo fissava gongolante mostrandogli la lingua in segno di vittoria, poi, dopo essersi guardata in giro, aprì la bocca e gli sussurrò: “Te l’ho fatta, stupido inglese”.

***



Il resto della giornata trascorse in un mare di dispetti da parte di entrambi. A tavola però Draco ebbe modo di vendicarsi; riuscì a lanciare sulla faccia della ragazza un grosso e molliccio cavolino di Bruxelles senza farsi notare ma si godette poco il suo momento di gloria perché lei a sua volta gli sferrò un calcio ben piazzato sugli stinchi, facendolo urlare di dolore. Ovviamente quando spiegò a suo padre il motivo dell’urlo questi non gli credette e anzi gli diede pure una pacca sulla testa, minacciando di punirlo una volta a casa se non l’avesse smessa di dire bugie. Durante il pomeriggio i Parkinson si proposero di mostrare ai Malfoy il meglio della loro città in un breve giro turistico durante il quale Pansy, stufatasi di occuparsi dell’insoddisfacente fidanzato, si era dedicata anima e corpo alla cura di una bella bambola dai capelli rossi che Draco, ovviamente, prima di lasciare la casa si era preso la briga di rompere. Gesto che lo rese profondamente appagato e orgoglioso di sé. Tuttavia una volta salito nell’auto del padre per fare ritorno a casa il suo umore tornò nuovamente tre metri sotto terra.
Lucius non era stato affatto fiero di lui in quella giornata e per tanto non gli avrebbe più comprato la Tornado che desiderava tanto.
- Ma non è giusto!- si era lamentato lui, scalciando dal sedile posteriore - E’ tutta colpa di quella pipistrella! Io che centro!-
Il chiamare “pipistrella” la sua futura sposa, comunque, non parve una buona mossa visto che suo padre stanco di sentirlo parlare a vanvera gli scagliò contro un incantesimo insonorizzante che gli tolse per tutto il viaggio la capacità di parlare. Sua madre sembrava piuttosto divertita dalla cosa.
- Su Draco, non lamentarti, pensa che con lei dovrai trascorrere ancora tanto, tanto tempo …- gli disse lei con un sorriso mentre si aggiustava il trucco nello specchietto retrovisore - … come ad esempio le vacanze estive-
- COSA?- urlò il ragazzo senza però emettere suono, visto che la magia era ancora in uso.
- … e le vacanze di Natale …- proseguì sua madre continuando tranquillamente a passarsi dosi generose di mascara sulle ciglia-
- NO!- urlò di nuovo, con il medesimo effetto del precedente.
- … e tutte le altre festività del calendario … i compleanni …- sua madre pareva inarrestabile, ma il colpo di grazia venne da suo padre che rimpossessatosi dello specchietto lo guardò negli occhi attraverso esso.
- … e tutto il resto della vita- concluse con enfasi ridendo divertito.
Draco trovò entrambi molto, molto crudeli e mentre si accasciava furente contro il suo schienale, guardando in realtà senza vederlo il lussuoso paesaggio del Northampton sfrecciargli accanto, non riuscì a non pensare per la millesima volta quel giorno che, quando sarebbe diventato un mago adulto e potente, avrebbe fatto sparire con un sol colpo di bacchetta tutte le donne del pianeta. Ovviamente, Pansy era in cima alla lista.

***



Ciao a tutti! Vi rubo solamente altre tre o quattro righe per ringraziarvi ancora una volta tutti per aver letto questa storia! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto … se avete tempo lasciatemi due righe a riguardo così per farmelo sapere! Grazie mille in anticipo!

Un GRAZIE particolare a:

Pansy Malfoy
Hermione
Hermia
Mimmyna
Sabry
Lolly
Katia37


Non riesco a credere che vi sia piaciuto il mio lavoro! Siete tutte/i fantastici, con quelle poche righe mi avete resa felice! Continuate mi raccomando! Bacioni

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Capitolo 3
*** Cap 3: La punizione ***


L’estate stava terminando. Lo si avvertiva a pelle più che a guardare il calendario. Il cielo da giorni era velato, trapunto di grosse nuvole grigie simili a spugne galleggianti e l’aria era meno calda e profumata che mai. L’unico odore percepibile era quello umido e pastoso dell’erba bagnata che sembrava essersi impregnato ovunque, nelle mura e negli abiti della gente. Northampton non era stata protagonista di una bella estate quell’anno. No, decisamente non lo era stata sotto molti punti di vista; almeno così la pensava una ragazzina di undici anni che, dal sesto piano di un enorme e lussuoso grattacielo, scrutava dal terrazzo della sua camera il pallido sole d’agosto sparire oltre le villette e i negozi babbani della città.
Aveva la testa appoggiata al parapetto d’argento e il vento le scompigliava piacevolmente la frangetta e i corti capelli neri che a malapena le sfioravano le spalle. Respirava a fondo, le mani strette a pugno attorno ad una bambola con la testa spezzata e i capelli incendiati. La sessantaquattresima bambola rotta in un anno da quel cretino di Draco Malfoy, il suo odioso fidanzato.
Era trascorso un anno da quando Pansy aveva conosciuto quel ragazzino biondo, dai lineamenti appuntiti e gli occhi di ghiaccio ma i suoi sentimenti per lui non erano affatto cambiati: lo odiava, lo odiava a morte. Sin da quando lo aveva conosciuto non le era piaciuto affatto con i suoi modi presuntuosi e poco gentili da bambino viziato. Lui l’aveva subito presa in giro per via del suo accento tedesco (ora del tutto scomparso) e dei lineamenti duri che, a parer suo, la rendevano la copia esatta di un pipistrello. Lei d’altro cantò però non si era certo fatta mettere i piedi in testa. Ci aveva messo poco a fargli capire di che pasta era fatta … ma evidentemente questo non sembrava sufficiente per ottenere il suo rispetto, così, semplicemente, alla lunga ci aveva rinunciato, dichiarandogli guerra aperta. La cosa non era affatto semplice visto che passavano molto, molto tempo insieme e le forze alla lunga scemavano paurosamente. I genitori di entrambi, infatti, sembravano trovare ogni giorno un pretesto diverso per farli stare sotto lo stesso tetto: per prima cosa le vacanze. L’agosto scorso, per fare un esempio, la famiglia Malfoy aveva trascorso un paio di settimane in Svizzera, insistendo tanto perché anche Pansy andasse con loro, sostenendo che si sarebbe divertita un mondo a giocare con Draco. La ragazza ovviamente si era rifiutata categoricamente; tutto inutile visto che suo padre, sordo alle sue proteste, ancora una volta aveva già acconsentito per lei. Furono due settimane all’insegna delle cattiverie; basti pensare che durante una lite particolarmente furibonda Draco aveva buttato giù dalla nave sulla quale viaggiavano tutti i libri di fiabe della ragazza e lei per dispetto gli aveva sostituito il tubetto del dentifricio con uno di Super Colla Magic che gli aveva serrato la mascella per un’ora intera. Tutti questi dispetti alla lunga avrebbero scoraggiato qualunque genitore a farli stare insieme … tutti tranne i loro, naturalmente. I due ragazzi avevano trascorso insieme, con loro grande disappunto, anche Halloween, le vacanze di Natale e di Pasqua, l’ultimo e il primo dell’anno, i compleanni e persino il giorno di San Valentino. Giorno memorabile in cui Draco le regalò una scatola di Gelatine Tutti i Gusti Più Uno selezionate, contenenti unicamente i gusti: vomito, muffa, aglio e caccole. Per poco la moretta non si era soffocata nel mangiarne una, ma il ragazzo aveva trovato la cosa estremamente divertente, rotolandosi a terra dalle risate. Aveva riso molto meno il giorno dopo quando lei aveva corretto con della purga il suo succo di zucca mattutino. Comunque torniamo al presente …
Proprio quel pomeriggio Pansy era tornata a casa da una lunga, deprimente settimana a casa Malfoy, costellata di scherzi di cattivo gusto da parte di entrambi. La lettera di ammissione alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts era arrivata a casa loro con il gufo delle otto e trenta il giorno prima comunicandole che il primo settembre sarebbero iniziate le lezioni. Con suo grande disgusto anche Draco aveva ricevuto la lettera. Lui sperava di finire nella casa di Serpeverde, lei, che non aveva la minima idea di quante e quali case ci fossero in quella scuola, invece, sperava solo di non finire nella sua. Tuttavia ne era affascinata … dalla scuola intendo. Per lei era un ambiente completamente nuovo e misterioso che non vedeva l’ora di affrontare … però, prima aveva bisogno di una leggera preparazione, per questo motivo aveva lasciato con qualche giorno di anticipo il maniero dei Malfoy, tornandosene alla tranquillità di casa propria. Voleva assolutamente informarsi a riguardo … che figura avrebbe fatto se per caso un professore le avesse rivolto una domanda e lei non fosse stata preparata? No, non l’avrebbe permesso; lei doveva essere brava in tutto. Così eccola lì, di nuovo a casa, a godersi quei rari momenti di libertà lontana da quel pallone gonfiato del suo fidanzato. Purtroppo però lo spirito crudele del ragazzo sembrava tormentarla anche a miglia di distanza visto che disfando i bagagli, quella sera, si era ritrovata tra le mani Kimberly, la Bambola Parlante, distrutta e con i capelli in fiamme. Pansy non aveva retto ed era scoppiata in lacrime.
- Signorina Pansy, cosa lei fa fuori?-
La ragazza sollevo il capo dalla balaustra, gli occhi lucidi e il respiro affannoso. L’elfa domestica, la fissava dolcemente con le orecchie che le penzolavano ai lati, rugose come sempre. In mano reggeva una cesta per il bucato mentre nell’altra un’enorme pinza con la quale teneva la biancheria sporca. Ovviamente si curava di non venire a contatto con alcun tipo di vestito, visto che non voleva affatto conquistare la libertà, considerata per gli elfi disonore.
- Niente … ammiro il paesaggio - mentì la moretta asciugandosi gli occhi con il dorso della mano che reggeva la testa mozza della bambola. Poi, vedendo che Trilly osservava incuriosita il giocattolo che teneva tra le mani, si affrettò ad aggiungere - Mi hai portato il libro che ho chiesto?-
- Noi non tenere libro intitolato Storia di Hogwarts, signorina -
Pansy diede uno sbuffo irato. Il pensiero della bambola le scivolo completamente via dalla testa. Come poteva informarsi sulla sua nuova scuola se non aveva una copia di Storia di Hogwarts?! Tutti quelli con un po’ di cervello dovevano averla tra le mani! Ne andava del suo onore!
- E perché non sei andata a comprarmene una copia?- sbottò scorbutica, gettando nella cesta dell’elfa i resti inutilizzabili di Kimberly, rientrando nella propria stanza come una furia. Uno dei due bauli contenenti i suoi vestiti era ai piedi del letto ancora da disfare, mentre il contenuto dell’altro era già stato lavato, stirato e riposto con cura nell’armadio a parete aperto. Pansy scorse da una delle ante il suo riflesso e nonostante se ne fregasse altamente del parere di Draco, non potè negare a sé stessa che in effetti i lineamenti del suo viso ricordavano proprio quelli di un felino. Arrabbiata con sé stessa per quel pensiero chiuse con uno scatto lo sportello dell’armadio. Poi si ricordò che l’elfa era ancora accanto a lei.
- Allora?- domandò brusca, tamburellando con il piede il tappeto persiano ricoperto di tutte le sue cianfrusaglie che non erano ancora state sistemate.
- Volevo Signorina, ma Padrone dice che domani voi va a fare spese a Londra. Lui impedito me di comprare -
Gli occhi di Pansy s’illuminarono di una luce sognante. Londra. Andavano a Londra a fare spese per la scuola … magnifico! Finalmente dopo tanto avrebbe trascorso una giornata a fare shopping in una grande città senza la compagnia di quel mostriciattolo di Draco che si ferma ad ogni negozio di articoli per il Quidditch, rompendo l’anima a tutti. La ragazza si dimenticò persino di essere arrabbiata, troppo presa dal suo sogno ad occhi aperti. Fu Trilly a riportarla alla realtà.
- Signorina, io deve andare in cucina, cosa volere per cena stasera?-
- Prepara qualcosa di tedesco, non ne posso più di questo cibo inglese! - E non ne poteva più sul serio, a casa Malfoy aveva fatto indigestione a forza di mangiare i loro intrugli che, per quanto buoni, le rimanevano sempre sullo stomaco. L’elfa si inchinò ossequiosa e pochi secondi dopo con uno schioccò si smaterializzo, lasciando la ragazza a fantasticare sulla bella giornata che l’attendeva l’indomani.

***


Il giorno seguente i signori Parkinson si svegliarono alla buon ora, indossarono le loro migliori tenute da giorno e scesero in sala da pranzo per un abbondante colazione. Dalle finestre aperte entrava un aria fredda e umida, che non prometteva niente di buono. Il cielo era sempre bigio, ma fortunatamente, secondo quello che suo padre aveva letto sul quotidiano, La Gazzetta del Profeta, a Londra splendeva il sole.
- Speriamo - aveva replicato Pansy alla notizia, addentando una fetta di pane tostato, ricoperta da uno spesso strato di crema al cioccolato, mentre suo padre riponeva il giornale e seguiva il suo esempio.
Mangiarono piuttosto in fretta per i loro standard tradizionali. Suo padre voleva concludere gli acuisti per la scuola in mattinata, perché nel pomeriggio doveva risolvere alcuni spiacevoli questioni di lavoro al Ministero della Magia. La sua sciocca segretaria aveva dimenticato di compilare alcuni registri per il trasferimento di tremila libellule velenose ed ora l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche ne era infestato. Le bestiole in un habitat diverso dal loro tendevano ad essere un tantino aggressive e ciò impediva agli impiegati di gestire le loro solite mansioni.
Pansy alla notizia era rimasta un tantino delusa; dopotutto a Londra non ci si andava mica tutti i giorni, ma dall’altro lato capiva che lasciare un intero reparto del Ministero nel caos più totale non avrebbe certo giovato alla reputazione di suo padre, visto che ne era il direttore.
Così una volta raccolta la lista delle cose da comprare e il denaro necessario si avviarono tutti verso il camino. Raccolsero a testa una manciata di Polvere Volante da una scatola di ottone e dopo aver ordinato forte e chiaro il luogo dove volevano andare, in un turbinio di colori e luci sfocate si ritrovarono all’interno di una specie di affollatissima stazione per la Metropolvere.
Pansy si guardò intorno. Notò con sorpresa che dai camini accanto al loro uscivano molto spesso persone sporche e coperte di fuliggine. Un uomo pelato eccezion fatta per quattro capelli neri starnutì fragorosamente una decina di volte in un enorme fazzoletto macchiato, alzando nuvolette nere tutt‘intorno a sè. Sua madre storse il naso disgustata.
- Papà, perché noi siamo usciti dal camino puliti come sempre mentre quel signore no?- chiese perplessa, seguendo i genitori verso l’uscita, tenendo però gli occhi puntati sullo strano uomo che ora si scuoteva come un cane nel tentativo di darsi una ripulita.
- Evidentemente non ha i soldi per permettersi un camino migliore, gioia -
Pansy lo seguì con lo sguardo ancora per un po’, poi, convintasi che un uomo tanto bizzarro non meritasse la sua attenzione, concentrò le sue energie su quell’ampia strada tutta curve carica di persone e costellata di negozi, uno più bello e curioso dell’altro. Un’alta insegna in legno dalle lettere scrostate d’inchiostro d’orato riportava la scritta: DIAGON ALLEY.
- Bene …- disse a voce alta suo padre, per farsi udire oltre il rumore della folla - … io vado a prendere il calderone, il telescopio, la bilancia d’ottone e il set di provette per pozioni, voi andate pure a prendere i libri. Ci ritroviamo tra mezz’ora …- e qui s’interruppe un attimo per guardarsi attorno, gli occhi verdi che scrutavano la zona - … laggiù da Olivander … si quel negozio all’angolo dove c’è tutta quella gente, così possiamo comprare la tua bacchetta -
Pansy si alzò in punta dei piedi, il naso all’insù nel tentativo di scorgere il negozio di bacchette oltre la folla. Non sembra molto accogliente per essere un negozio, pensò la ragazza, lanciando un occhiata scettica all’edificio scrostato, dall’aria instabile. Comunque annuì. Un secondo dopo lei e sua madre si facevano largo tra la mischia in direzione del Ghirigoro, un negozio che a quanto pareva vendeva ogni tipo di libro si potesse immaginare. Lì avrebbero preso tutti i testi di cui avevano bisogno.
Un commesso dall’aria gentile venne loro incontro non appena vi entrarono. Il posto era piuttosto sovraffollato ma non sembrava mancare di personale efficiente.
- Hogwarts?- chiese educatamente lanciandole un’occhiata cortese accompagnata da un sorriso. Pansy sorrise a sua volta ma fu sua madre a parlare.
- Sì … ci servono questi libri qui - e gli consegnò il foglio di pergamena con i titoli dei diversi libri di testo. L’uomo annuì e fece cenno di seguirle. Pansy allora si ricordò di una cosa.
- Avete il libro Storia di Hogwarts? -domandò con la sua vocetta acuta dondolandosi sul posto. Il commesso le indicò uno scaffale alla sua sinistra pieno di libri dall’aria muffita, leggermente in disparte da tutti gli altri. Poi accennando al fatto che con buone probabilità ve ne erano rimaste solo poche copie, scosse appena la bacchetta che teneva in mano e una pila di libri cadde compostamente sul bancone in cima al quale splendeva la scritta “cassa“.
- Pansy vado a pagare … tu cerca pure quel libro - Katrina estrasse dalla borsa un sacchetto rigonfio carico di monete, sparendo di seguito all’uomo.
Pansy si avvicinò al ripiano studiandolo attentamente. Dai titoli erano tutti libri molto noiosi e pesanti, non la sorprendeva il fatto che nessuno gli prestasse attenzione. Ripercorse più volte con lo sguardo le varie mensole ma Storia di Hogwarts non si vedeva da nessuna parte. Rassegnata fece per raggiungere sua madre quando lo sguardo le cadde su una ragazzina dai capelli molto crespi a qualche passo da lei. Doveva avere la sua stessa età ma indossava abiti piuttosto bizzarri per un mago, in effetti, non lo sembrava affatto, aveva tutta l’aria di essere una babbana. Comunque tra le mani reggeva un grosso volume rilegato, il naso incollato alle pagine … era Storia di Hogwarts. Pansy le si avvicinò curiosa.
- Scusa - fece lei battendole un dito sulla spalla. La ragazza alzò lo sguardo e le sorrise. Aveva degli incisivi davvero enormi. Nel complesso non era molto carina.
- Si?-
- Dove hai trovato quel libro?- chiese impaziente occhieggiando avida la copertina del volume che da giorni voleva leggere. Questa indicò con il capo lo scaffale che Pansy aveva appena esaminato.
- Laggiù … ma questa è l’ultima copia -
- Oh … - fece lei per niente turbata - … mi dai la tua?- La ragazza alzò un sopracciglio sorpresa, scuotendo la testa in un evidente segno di diniego. Tuttavia sorrideva gentile.
- No, mi spiace ma vedi ho intenzione di comprarmela io, sai i miei genitori non sono dei maghi e non so proprio niente di Hogwarts -. Pansy a quella rivelazione, schioccò la lingua indignata. Come osava quella sciocca rifiutarle il libro? E poi, da quando in qua in una scuola venivano reclutati figli di babbani?
- Senti babbana, dammi il libro e sparisci, tanto a te questo non serve -
- Certo che mi serve! - sbottò questa in tono offeso, stringendosi all’istante il libro al petto - E poi come ti permetti di darmi della babbana?-
Tutta arrabbiata sembrava un castoro con la criniera, Pansy d’altronde esibì la sua miglior faccia da pipistrello, sprizzando scintille.
- Mi permetto e come! Ma hai ragione … se sei qui non puoi essere una babbana ma una mezz …-
Ma la ragazza non seppe mai cos’era perché in quell’istante comparve una donna dai capelli neri e l‘aria aristocratica con in mano un sacchetto contenente gli acquisti. Questa si rivolse alla moretta in tono severo, interrompendola.
- Pansy! Perché urli a quel modo a questa ragazza? -
- E’ una babbana e non mi vuole dare il libro! - esclamò Pansy in tono lagnoso indicando a sua madre la ragazza dalla chioma leonina. Katrina la squadrò con profondo disgusto quasi fosse stata una caccabomba gigante. Poi arretrò di qualche passò afferrandola per una mano.
- Andiamo via - sibilò tra i denti, trascinandola con forza fuori dal negozio sempre più pieno di ragazzi con le loro famiglie.
- Ma mamma! - protestò questa, opponendo una degna resistenza agli strattoni - Il libro!-
- Non voglio che tu tocchi nulla che sia entrato prima in mano loro, sono stata chiara?-
Pansy non ribattè anche se non capiva fino in fondo il motivo di tale richiesta. Non aveva visto sua madre così arrabbiata da quella volta in cui aveva dato fuoco con una candela al suo abito da sera satinato, quindi era meglio non azzardare domande. Silenziose raggiunsero a rapide falcate il negozio di Olivander: Fabbrica di Bacchette di qualità superiore dal 382 a.C. Era deserto eccezion fatta per suo padre che, con loro gran fortuna, era già all’interno del locale. Accanto a lui vi era un signore anziano, piuttosto rinsecchito con in mano una manciata di bacchette magiche. Doveva trattarsi del proprietario.
Non appena le vide entrare sorrise cordialmente nella loro direzione. Pansy rabbrividì. Quell’uomo aveva un che di falso e mellifluo, e anche il suo tono di voce non era da meno. Questa almeno era stata la sua impressione; ma forse correva troppo alle conclusioni sbagliate.
- Bene, bene, bene … la signorina Parkinson, suppongo - disse con un brillio nei piccoli occhi acquosi lanciando un segno d’intesa a suo padre. Lei annuì lentamente. No, no quel tipo era proprio sinistro.
L’uomo, dopo averle chiesto che mano usasse per scrivere e averle preso tutte le misure necessarie con un metro da sarto che sembrava avere vita propria, si avvicinò al bancone polveroso riponendo le bacchette che teneva in mano per poi avviarsi verso un grande armadio sul quale erano impilate un infinità di scatolette sottili. In effetti, ora che ci faceva caso, tutto il locale sembrava essere imbottito di quelle lunghe scatoline marroni e polverose.
Un secondo dopo l’anziano signore le porse un’asticella di legno scuro, intimandole di scuoterla. Lei, titubante, obbedì, ma non successe niente d‘insolito. Pansy si sentì arrossire. Forse, pensò, non era abbastanza brava per farla funzionare …
Il negoziante però non sembrava del suo stesso parere, visto che invece di cacciarla dal negozio, le propinò immediatamente un’altra bacchetta, questa volta un po’ più corta e di legno leggermente più chiaro. Sentiva di impugnarla molto meglio, era una strana sensazione. L’agitò. Una scia di stelle argentee uscì dalla punta della bacchetta, fluttuando qualche secondo in aria. Pansy ne fu deliziata.
- Ottima bacchetta davvero! Ebano e peli di unicorno, nove pollici, piuttosto rigida perfetta per gli incantesimi di precisione!- gracchiò il vecchio più a sé stesso che ad altri, strappandogliela di mano per preparare il pacchetto. Suo padre pagò e un secondo dopo erano di nuovo immersi nel caos della via, la ragazza intenta ad esaminare orgogliosa la sua bacchetta. Un’enorme orologio scheggiato sopra le loro teste segnava le dieci, avevano ancora molto tempo da dedicare alle spese e Pansy si sentì sollevata. Non voleva abbandonare quel posto meraviglioso così in fretta. Il ricordo della ragazza del Ghirigoro, neanche a dirlo l’aveva abbandonata in fretta. Diagon Alley offriva lei piaceri ben più piacevoli ed interessanti di un semplice litigio.
I Parkinson si lasciarono trascinare dalla figlia di negozio in negozio senza protestare. Anche per loro quel posto doveva presentasi come un qualcosa di affascinante, sebbene non lo dessero a vedere minimamente.
Erano appena giunti all’Emporio del Gufo, un luogo davvero bizzarro pieno di gufi, barbagianni, civette, gatti, rospi grassi e topi, quando un uomo dai lunghi baffi neri e una brutta cicatrice alla guancia destra
venne loro incontro, le mani strette attorno ad una cesta in vimini contenente un gatto nero dagli occhi gialli spalancati. Soffiava arrabbiato, gli artigli che ghermivano una coperta scura.
- Parkinson! Chi si vede! Ti credevo al Ministero a dar la caccia alle libellule!- l’uomo si rivolse a suo padre con tono estremamente confidenziale, la bocca curva in un ghigno. La cicatrice parve raggrinzirsi ulteriormente. Faceva un po’ impressione.
- Macnair! Con degli animali vivi per giunta … che strano … - Suo padre sghignazzò a sua volta, gli occhi ammiccanti in direzione del felino. Pansy non capiva cosa ci fosse da ridere. Non le sembrava una battuta così spiritosa.
- Oh è per mia figlia, gliel’ho appena comprato, è un tantino suscettibile ma mi piace, ha carattere -
La ragazza, dopo parecchi minuti di conversazione da parte dei due, cominciava ad annoiarsi. Aveva scoperto che questo Macnair lavorava pure lui al Ministero della Magia, ed era una sorta di dipendente del Comitato per la Soppressione delle Creature Magiche. Pansy non aveva capito chiaramente quale fosse il suo compito ma non le interessava … i due continuavano a parlare di lavoro … una noia mortale.
Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa di divertente da fare in attesa che suo padre la smettesse di parlare con quel tizio. Davanti al negozio di animali c’erano solo bancarelle di dolciumi, niente d’interessante. Si spostò di qualche passo in direzione di uno stabile molto carino dove ad occhio e croce si vendevano abiti da mago. In vetrina comparivano solo un paio di manichini con delle uniformi scolastiche nere e una grossa H stampata sul taschino. Pansy si avvicinò curiosa così potè leggere l’insegna Madama McClan: abiti per tutte le occasioni. Dalle vetrate pulite e luccicanti si poteva sbirciare al suo interno.
Due ragazzi erano seduti poco più in là su un alto sgabello, uno di essi portava un ridicolo paio di occhiali tondi e aveva folti e spettinati capelli neri, l’altro era poco più alto e aveva familiari lineamenti appuntiti, i capelli biondissimi … la ragazza trattenne il respiro scocciata … era Draco Malfoy.
Non si erano accorti di lei, ma nel dubbio, si era nascosta un po’ meglio, di modo che neanche volendo sarebbero riusciti a vederla. I due stavano parlando, o per meglio dire, Draco parlava, l’altro lo ascoltava ma non ne sembrava molto felice. Pansy non potè non provare un moto di solidarietà per quel ragazzino moro. Draco sapeva essere davvero noioso e antipatico quando ci si metteva. Qualche istante dopo il suo fidanzato indicò il punto dov’era nascosta e per un istante temette di essere stata scoperta ma … era un falso allarme. Stava indicando un omone barbuto grande come un piccolo elefante che reggeva in mano due gelati dall’aria invitante e ammiccava al ragazzo al suo fianco. Pansy lo studiò curiosa. Le ricordava l’orso impagliato che suo padre teneva nella biblioteca di casa. Presa da questi pensieri non si accorse che i suoi genitori erano spuntati alle sue spalle. Macnair non era con loro.
- Oh bene … brava Pansy hai trovato dove fanno le divise per Hogwarts … perfetto! Su, facciamo presto che mi aspettano in ufficio - Erick aveva già afferrato la maniglia del negozio e si apprestava ad entrare, i piedi sullo zerbino celeste. La ragazza si risvegliò di colpo. Se suo padre avesse visto che Draco era lì dentro sicuramente l’avrebbe obbligata a trascorrere del tempo con lui e questa era l’ultima cosa che voleva. Rapidamente si piazzò davanti a lui bloccando l’ingresso.
- Ehm … no papà dai … me le fa Trilly le divise, non occorre che entriamo qui!- Sua madre la fissò sorpresa. Era strano vedere sua figlia rifiutarsi di entrare in un qualche negozio, in genere era proprio il contrario. Anche suo marito parve meravigliato.
- Ma Pansy … come fa l’elfa a farti gli abiti se non sa nemmeno come devono essere queste uniformi! -
- Ehm … - sbiascicò lei. A questo non ci aveva proprio pensato. Tuttavia anche se invece di quell’ “ehm” avesse detto qualcosa di molto più sensato e convincente, sarebbe servito a poco visto che Lucius Malfoy era spuntato dietro di loro insieme alla sua consorte, entrambi carichi di pacchetti. Pansy si sarebbe messa ad urlare dalla rabbia.
- Erick! Anche tu a Diagon Alley a fare acquisti per la scuola? Che coincidenza ritrovarci proprio qui … Draco è dentro che si prova le uniformi -
Un secondo dopo, con grande disappunto della ragazza, le due famiglie erano entrate nel locale. Quando Draco li vide assunse la medesima faccia schifata della sua fidanzata.
- Che ci fai tu qui?- le sibilò tagliente, mentre Madama McClan la faceva salire sullo sgabello precedentemente occupato dal ragazzo con gli occhiali di poco prima, prendendole le misure per la veste.
- Compero la mia uniforme scolastica, mi pare evidente, no?- sbottò lei arrabbiata guardandolo con disgusto. Possibile se lo ritrovasse sempre tra i piedi? Lui doveva pensarla esattamente allo stesso modo perché furente scese dallo sgabello allontanandosi il più possibile da lei, oltre una tenda azzurra. La donna aveva finito di prendergli le misure e un minuto dopo era tornata, porgendogli sorridente un pacco con gli abiti già confezionati che lui aveva preso al volo, eclissandosi.
- Papà, ce ne andiamo?- lo sentì lamentarsi Pansy da dietro la tenda. Ti prego, ti prego, fa che se ne vadano, pensò riluttante incrociando le dita sotto le vesti nere che le avevano appuntato con degli spilli. La risposta non tardò a farsi attendere.
- Aspetta Draco … Pansy ha quasi finito, poi andiamo tutti a mangiare un boccone nel ristorante qui accanto -
- Maledizione! - esclamò quest’ultima a voce alta, facendo spaventare Madama McClan che accanto a lei fece cadere una pila di stoffe ben riposte. Ma perché per una volta, una sola stramaledettissima volta, non aveva un po’ di fortuna?
Quando anche i suoi abiti furono pronti e il suo umore ebbe raggiunto i livelli più bassi della storia, le due famiglie si unirono allegre, eccezion fatta per i due ragazzi, in direzione di un piccolo ristorante dall’aria esclusiva, una decina di metri più in là. Occuparono in fretta un tavolo all’aperto da sei persone, discutendo animate. Pansy si sforzava di ignorare le boccacce che dall’altra parte del tavolo Draco continuava a rivolgerle. Stava per lanciargli in testa il cestino del pane, quando una cameriera dal sorriso da copertina e le gambe chilometriche si avvicinò a loro prendendo le ordinazioni, quindi, lasciò perdere il suo attacco.
- Vedi Pansy, così dovrebbero essere fatte le ragazze, non come te!- le sussurrò crudele, quando la donna sparì dentro il locale, dopo averli serviti, facendo oscillare la sua fluente chioma castana quasi quanto il suo fondoschiena.
La ragazza strinse gli occhi indignata, tagliando forse con un po’ troppa forza la sua bistecca di maiale che slittò fuori dal piatto. Draco sghignazzò sillabando le parole “ impedita” da dietro il tovagliolo. Questa arrossì lievemente rimettendo in fretta la carne al suo posto.
- Oh sta zitto criceto!-. Ma forse perché le guance le erano diventate rosse come peperoni, le sue parole non sortirono l’effetto desiderato. Draco rideva ancora come uno stupido. Pansy prese nota mentalmente di cercare sui i libri di testo un incantesimo che lo obbligasse a sbattersi la testa contro il muro per un mese.
Il resto del pranzo trascorse, per così dire, normalmente. Il ragazzo soddisfatto per aver avuto la meglio sulla fidanzata trangugiava di gusto ogni pietanza rivolgendole sporadici sorrisini vittoriosi. Lei finse di non vederlo per tutto il tempo, ma con la scusa di chinarsi a terra per raccogliere la forchetta che aveva fatto cadere, legò i lacci delle scarpe del biondino l’una all’altra.
Quando finalmente anche l’ultima fetta di torta al caramello fu fatta sparire dai piatti, il signor Parkinson si alzò da tavola lasciando su un piattino di cristallo i soldi del pranzo, insistendo per offrirlo ai Malfoy. Questi dopo una decina di minuti passati a far finta di voler pagare, lo lasciarono fare alzandosi a loro volta, sazi e appagati.
- … Bene … ci vediamo a King’s Cross tra una settimana allora … - disse suo padre raccogliendo le borse con gli acquisti e facendo strada alla sua famiglia verso la stazione della Metropolvere qualche isolato più in là. Pansy però guardava Draco gongolante in attesa che si alzasse. La cosa non si fece attendere. Un istante dopo il ragazzo si alzò, fece per muoversi e … SBAM!
Draco, con i piedi legati l’uno all’altro, cadde a terra ma con se si trascinò l’intera tovaglia e i piatti che vi erano sopra. Uno lo colpì in piena faccia lasciandogli addosso qualche ciuffo di panna. Pansy non riuscì più a trattenersi e scoppio a ridere, soddisfatta per la sua bravata.
- Pansy, questa volta hai superato ogni limite! - tuonò sua madre aiutando il ragazzo a rialzarsi, sciogliendo con un colpo di bacchetta i nodi delle scarpe - Non credere di passarla liscia!-
Ma Pansy non lo credeva affatto. Aveva incrociato lo sguardo dardeggiante di suo padre, e questo bastava a toglierle dalla faccia il sorriso e ogni speranza di comprensione. In vita sua non lo aveva mai visto così arrabbiato. La ragazza sbiascicò delle scuse ma non sortirono l’effetto desiderato. Erick la guardava ancora storto, ma quando questi parlò in direzione del signor Malfoy fu, se possibile, ancora peggio.
- Non vi preoccupate …- disse con voce simile ad un ringhio non staccandole gli occhi di dosso - … verrà punita per questo, non accetto simili comportamenti da parte di mia figlia -
Pansy sentì uno spiacevole brivido correrle lungo la schiena. I suoi genitori non l’avevano mai punita prima. Mai … e sì che ne aveva combinate tante, fin‘ora si erano semplicemente limitati a sgridarla.
Forse, pesò tetra seguendo i genitori, una volta che si furono congedati dai Malfoy, questa volta ho davvero esagerato …

***


Pansy pagò caro il suo scherzetto al giovane Malfoy. I suoi genitori una volta arrivati a casa la ignorarono completamente. Suo padre sparì quasi immediatamente nel suo ufficio al Ministero e non tornò prima delle otto di sera, lasciandola crogiolare nel suo brodo. Alle nove in punto di quella sera, per la prima volta, dopo cena, affrontarono l’argomento punizione. Lei, ovviamente, non ebbe molta voce in capitolo. Se ne stava semplicemente seduta sulla sua poltrona in attesa di essere punita. Tremava un po’ lì seduta con gli occhi dei genitori puntati contro. I signori Parkinson si consultavano l’un l’altro alla ricerca di un castigo esemplare; parlavano a voce alta come se lei non fosse presente. Alla fine, dopo parecchi minuti, che a Pansy parvero ore, le comunicarono la loro decisione. Come aveva immaginato non avevano la minima intenzione di torcerle un capello solo … umiliarla per benino.
La pena, come l’aveva in seguito ribattezzata lei, consisteva nel farle fare da aiuto-elfa per tutto il periodo di tempo che la separava dalla partenza per la scuola, cioè un’intera settimana.
- Cosa?- aveva protestato lei saltando in piedi, la paura svanita, sostituita dalla rabbia - Voi non potete farlo! Sono vostra figlia non la cameriera! - Suo padre a quelle parole scatto in piedi, la bacchetta sguainata. La ragazzina intimorita, arretrò di qualche passò urtando la poltrona, cadendoci sopra, le mani a coprirsi il volto. Ma non successe niente … o per lo meno non a lei. Quando riaprì gli occhi, infatti, il suo bell’abito color pesca era stato sostituito da una sorta di straccio grigio e consunto che assomigliava molto ad un sacchetto per le immondizie con le maniche.
- Mia figlia - sibilò l’uomo, riponendo la bacchetta nella tasca dei pantaloni - Ha rispetto per me e le mie decisioni, deridere come hai fatto oggi il figlio dei Malfoy è stato in un primo luogo un offesa a me, tuo padre , e alle mie scelte, quindi fino allo scadere della punizione, vivrai come fossi una domestica … puoi iniziare con lo sparecchiare la tavola, Trilly non l‘ha fatto-
Pansy lo fissava a bocca aperta, incapace di parlare. Mai, mai prima d’ora suo padre le aveva parlato a quel modo. Non credeva possibile dicesse sul serio. Lei, la bambina perfetta, sempre al centro dell’attenzione, amata da tutti, trattata come un elfa domestica qualunque ... e tutto per uno stupido scherzo fatto a Draco. Se possibile, a quel pensiero il suo odio per lui parve aumentare paurosamente; da quando quell’antipatico si era messo sul suo cammino tutte le cose sembravano andare per il verso sbagliato.Una gran rabbia s’impossesso di lei, facendole tremare le mani.
- Bene! - esclamò furibonda, scattando nuovamente in piedi, le mani strette a pugno, dirigendosi a passo spedito verso la sala da pranzo, iniziando a sparecchiare la tavola disgustata. Aveva voglia di piangere e prendere a pugni ogni cosa ma era troppo orgogliosa per farlo realmente. Così da quella sera in poi la ragazzina iniziò a lavare i piatti, rifare i letti, spazzare, spolverare, lucidare, e dare una mano in cucina a Trilly. Con il passare dei giorni la sua rabbia andò scemando sostituita da una gran tristezza. Pianse e si lamentò di fronte ai genitori più volte, mettendo da parte l’orgoglio, umiliandosi con il supplicarli di farla smettere ma non servì a niente. La durata della punizione era stata stabilita e niente avrebbe potuto modificare le cose.
Allo scadere del settimo giorno, tuttavia a Pansy venne concessa la libertà. A quanto pareva il messaggio le era entrato in zucca visto che era molto più mansueta di prima … errore colossale. In realtà quel castigo non l’aveva resa meno arrogante, solo un po’ più furba di quello che era già. La sua calma improvvisa infatti, dipendeva solo dal fatto che, mentre suo padre era al lavoro, lei, buona buona si era lisciata sua madre per benino, di modo che questa, impietosita, si lisciasse il marito a sua volta per ridurre la pena. E a giudicare dal fatto che in quel preciso momento se ne stava spaparanzata sul suo letto a leggersi Storia di Hogwarts con un cestello di biscotti al cioccolato e una tazza di latte sul comodino, il suo piano aveva funzionato benissimo, considerato il fatto che era riuscita a farsi procurare anche il libro.
Quella sera si coricò presto perché l’indomani sarebbe partita alla volta di Hogwarts e voleva assolutamente essere sveglia e pimpante, altrimenti non sarebbe mai entrata a far parte della casa dei Corvonero, una delle quattro case della scuola. Aveva letto tutto a riguardo e aveva scoperto che in genere lì vi finivano le persone dalla mente acuta e l’intelligenza spiccata … e lei voleva assolutamente essere tra quelle. Così immaginando di essere interrogata da una sfilza di professori sulle diverse proprietà di questo e di quello si addormentò, convinta al cento per cento che l’avrebbero scelta in quattro e quattr’otto.
Non sapeva però che, benché non fosse certo stupida, altre qualità spiccavano maggiormente nella sua persona … qualità che, come tutti sappiamo, non facevano certo parte della casata Corvonero.

***


Scritto anche questo capitolo! Finché non ricomincia la scuola posso dedicarmi anima e corpo a questa storia che, se non l’avete capito, praticamente si scrive da sola. Poi non avrò molto tempo da dedicarle (anche perché ricominciano anche tutti gli altri impegni) quindi devo approfittarne! Spero vi faccia piacere!
Comunque passo come al solito ai ringraziamenti e … alla risposta ad una critica fattami di recente!

Risposta a LookingBlanky
Innanzi tutto ciao LookingBlanky! Per rispondere alla tua critica voglio partire con l’ammettere che leggere la tua recensione mi ha un po’ ferita (sarei una bella ipocrita a non ammetterlo!), comunque dopo un attenta revisione ho accetto sportivamente la tua osservazione, tant’è vero che ti spiegherò chiaramente le regioni per cui ho optato per il titolo “ La VERA storia di Draco e Pansy” e non un altro.
Da quello che ho potuto capire a te non va giù quel “vera” maiuscolo (ma a quanto pare anche minuscolo) che ho inserito … uhm … vediamo da dove posso iniziare per spiegarti il motivo della mia scelta.
Beh in realtà la cosa è davvero molto semplice, ora ti spiego ...
Allora, come avrai di certo capito io sono un’amante dei personaggi Draco e Pansy. Seguo costantemente le loro storie su questo (meraviglioso) sito da un paio d’anni, indipendentemente dal fatto che siano accoppiati o meno, e devo dire che tutte, per quanto mi siano piaciute, mi abbiano commossa e fatta riflettere non rispecchiano l’idea dei libri della Rowling. Insomma è un dato di fatto: Draco che all’improvviso diventa il buon samaritano di turno, che odia suo padre e ad un tratto diventa il sosia di Brad Pitt versione Harry Potter. Come lo è l’immagine di Pansy: quasi sempre frustrata e alle dipendenze di Malfoy, oppure grintosissima e bellissima pure lei, quando in realtà viene vista come un carlino viziato. E’ diversissimo dall’immagine dei libri! Con questo non voglio ASSOLUTAMENTE criticare l’operato degli altri anche perché io stessa ho scritto una fiction totalmente fuori dagli schemi originali (se non ci credi leggi “Lui, lei l‘altro“ una storia che per cause di forza maggiore ho dovuto momentaneamente abbandonare).
Quello che voglio dire è che da un bel po’ di mesi a questa parte ho sentito la necessità di scrivere una fanfiction il più fedele possibile ai romanzi della Rowling. Ovviamente l’autrice di HP non ha mai dedicato capitoloni su quello che era il carattere o la vita di questi due personaggi quindi mi par naturale non poter essere fedelissima ai testi (anche perché se no scriverei tre righe in croce). Ora la mia storia è ancora agli inizi, ancor prima di Hogwards, e non ha ancora elementi in comune ai libri, a parte il carattere dei due protagonisti che secondo me e alcuni miei recensori è abbastanza fedele all‘originale, perciò dovrai aspettare ancora un po’ per vedere le analogie. Certamente con quel “VERA” non voglio assumermi la presunzione di sapere cosa passa per la testa della Rowling! Non oserei mai! Ma semplicemente voglio dare una visione, per quanto personale e arricchita di elementi assolutamente improbabili, il più fedele possibile ai libri di Harry Potter. Senza variazioni eccessive di carattere, di azioni o di eventi …
Per fare un esempio, nella mia fic non si vedrà mai Draco bravo bambino paladino della giustizia e nemmeno una Pansy mangia-uomini!
Mi auguro di essere stata chiara e di averti illustrato in modo comprensibile tutte le ragioni per cui ho scelto il titolo “ La VERA storia di Draco e Pansy”. Non perchè mi vedo come una sorta di professoressa Cooman che Vede dove altri Non Vedono ma semplicemente per provare qualcosa di diverso, alternativo, simpatico, e anche per che no qualcosa che mi permettesse di mostrare a tutti coloro che vorranno leggere questa storia la mia interpretazione su ciò che è successo la dove nessuno ha mai scritto nulla. E’ davvero tutto qui … Spero di aver chiarito ogni tuo dubbio!! In caso contrario fammelo sapere … baci.


RINGRAZIAMENTI particolari vanno ai lettori che hanno deciso di lasciarmi una recensione, quali:

Hermia
Sabry
Mystica
Franceskina


Ragazze/ Ragazzi grazie mille per il sostegno che mi date con le vostre recensioni! Senza di voi non avrei scritto neanche un secondo capitolo! Siete tutti davvero gentilissimi … vi ringrazio tantissimo!

Ps. Per rispondere alla domanda di Sabry: stai tranquilla perché nel corso della storia compariranno anche Blaise, Millicent, Nott e tutti gli altri Serpeverde! In questa storia compaiono proprio tutti i personaggi di Harry Potter. Gli avvenimenti sono uguali a quelli dei libri della Rowling solo … analizzati dal punto di vista dei miei Draco e Pansy (e qui entro in scena io e la Rowling si fa da parte … eh eh …)!


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Capitolo 4
*** Cap 4: Hogwarts ***


Un venticello leggero spirava da nord scuotendo dolcemente le cime degli alberi di ciliegio e le querce del giardino di casa Parkinson. Il sole era appena sorto e nonostante fosse ancora sfocato e pallido, all’orizzonte non vi era una nuvola che potesse far pensare a un possibile acquazzone. Non si poteva sperare in una giornata dal clima migliore per iniziare un anno scolastico.
Pansy aprì la finestra del terrazzo e una sferzata d’aria fresca le schiaffeggiò il viso, scacciando definitivamente da lei ogni traccia di sonno. Si era alzata molto presto quella mattina, anche se, a dir la verità, non aveva dormito poi molto quella notte, troppo eccitata all’idea di lasciare casa sua per quel mistero che era Hogwarts, per riuscire a dormire a lungo. Era elettrizzata a tal punto da destarsi all‘alba e godersi ogni singolo minuto di quelle poche ore che la separavano dalla partenza.
La ragazza avanzò di qualche passo, le braccia aperte e le narici dilatate nel tentativo di raccogliere più aria possibile. Respirò a pieni polmoni quell’aria pungente densa d’umidità e le sembrò di non aver mai respirato prima d‘allora. Era un nuovo capitolo della sua vita quello che le si presentava davanti, ma non ne aveva ancora la chiara consapevolezza. Si sentiva in pace con sé stessa e basta. Nemmeno l’idea di dover condividere la scuola con elementi del calibro di Draco Malfoy riuscivano a spegnere quella sensazione di benessere che si era accesa con lei quella mattina. Tutto sembrava improvvisamente bello e privo di difetti … una cosa davvero strana pensata da una come lei. Rimase all’aperto per parecchi secondi, la vestaglia che le sventolava sui fianchi come stesse danzando al cinguettio degli uccelli, poi ricacciandosi dietro le orecchie i capelli corvini rientrò nella propria stanza, debolmente illuminata dai primi raggi del sole. La casa era avvolta nel silenzio. I signori Parkinson dormivano ancora, e Trilly, con buone probabilità, era già in cucina alle prese con la colazione, sebbene fossero appena trascorse da poco le sei. L’unica anima inquieta era Pansy che, silenziosa come un gatto, era scivolata in bagno per darsi una bella rinfrescata sotto la doccia. Quella mattina sembrava decisa a fare tutto con estrema precisione … voleva apparire perfetta agli occhi di tutti.
Quando uscì un’ora dopo dal bagno, la casa era decisamente più viva e luminosa. Passando davanti alla camera dei genitori li sentì distintamente conversare tra loro. Erick sbadigliava di frequente e aveva la tipica voce pastosa di chi sarebbe rimasto volentieri a letto un’altra oretta buona. Pansy pensò non fosse proprio il caso di disturbarli; non voleva certo far arrabbiare di nuovo suo padre proprio le ultime ore che passava con loro. A quel pensiero s’incupì appena ma la malinconia le sparì non appena fu di nuovo nella sua camera ed ebbe indossato la sua uniforme scolastica. Si rimirò nello specchio soddisfatta, squadrandosi da ogni angolatura, alla ricerca del suo profilo migliore. Le piaceva proprio come stava in quella divisa. Unica nota dolente, il cravattino nero, ma la cosa non la preoccupò più di tanto. Aveva infatti letto in Storia di Hogwarts che non appena fosse stata smistata nella sua casa, questo avrebbe assunto i colori tipici della propria casata. Per un attimo si immaginò con i colori Corvonero e il suo sorriso parve aprirsi ancor di più, gli occhi verdi luccicanti d‘impazienza.
Quando Trilly entrò nella stanza per svegliarla, rimase piuttosto sorpresa dal trovarla già in piedi lavata e vestita, con borse e bauli già chiusi e sigillati accanto alla porta. Rimase a dondolare su e giù, con gli occhi a palla spalancati finché Pansy non le ordinò scorbutica di sistemarle i capelli. Non che dopotutto ci volesse molto visto che erano dritti come spaghetti e lucidi come i peli di un gatto. Praticamente stavano in piega da soli ... ne era molto fiera. In quel campo non aveva mai avuto problemi.
Dopo cinque minuti era pronta, seduta al tavolo della sala da pranzo intenta a divorare il suo dolce alle mele appena sfornato, illuminata dai raggi del sole che filtravano dalle finestre, giocherellando con il lampadario di cristallo. Si sentì particolarmente appagata quando sua madre e suo padre la riempirono di complimenti su quanto fosse graziosa quella mattina. Quando fu il momento di lasciare casa però non potè negare a sé stessa di sentirsi un po’ triste. Quell’appartamento lussuoso le sarebbe proprio mancato. Lo salutò mentalmente, rimirandolo dal sedile posteriore dell’auto volante, mentre suo padre partiva in quarta solcando i limpidi cieli del Northampton, lasciandoselo presto alle spalle.
Il viaggio fu lento e silenzioso, tuttavia arrivarono alla stazione di King’s Cross molto presto considerando il fatto che il treno partiva alle undici, ed erano appena le dieci. Niente di male, comunque, visto che il posto era piuttosto affollato e sembrava procedere a rilento. I signori Parkinson si procurarono all’entrata un carrello dove issarono in fretta i bagagli della figlia, per poi farle strada verso il binario nove e tre quarti. Camminavano a passo svelto occhieggiando indignati le file di babbani in attesa di partire o lasciare la città. Sembrava si trattenessero a stento dall’incenerirli con un colpo di bacchetta. Pansy era troppo impegnata a cercare il binario per potersi curare seriamente di loro. Raggiunsero a rapide falcate il binario nove e dieci e con noncuranza si appoggiarono alla parete di pietra che li divideva, scivolandone attraverso, ritrovandosi faccia a faccia con l‘espresso che l’avrebbe condotta a Hogwarts; la ragazza aveva letto come raggiungere il binario, ovviamente, in Storia di Hogwarts e l’aveva comunicato ai genitori.
Lo spiazzo era gremito di gente chiassosa, gufi e gatti correvano qua e là sfuggendo ai loro padroni ancora assonnati. Pansy sarebbe rimasta imbambolata a fissare il tutto per ore se suo padre non l’avesse richiamata alla realtà, incoraggiandola a cercarsi una carrozza. Gli scompartimenti erano quasi tutti vuoti e non ci misero molto a trovarne uno libero dove depositare i bagagli. Quando tutto fu sistemato i signori Parkinson, accompagnati dalla figlia tornarono al binario. Quest’ultima notò che la madre aveva gli occhi lucidi e le dita le tremavano appena mentre le scostava i capelli dal viso. A quella vista anche i suoi occhi s’inumidirono appena. La locomotiva prese d’un tratto a sbuffare, spruzzando in aria densi anelli di fumo nero. Doveva mancare poco alla partenza.
- Beh … sarà meglio che vada … - disse con voce tremula indicando il treno alle sue spalle per niente convinta che i suoi l‘avessero sentita viste le loro facce. Si sentiva un po’ triste, adesso, a doverli lasciare. Katrina l’abbraccio forte, sussurrandole all’orecchio parole d’incitamento. Erick si dilungò nell’elencarle una serie infinita di raccomandazioni che alla lunga avevano preso una piega a dir poco ridicola, ma lei lo lasciò parlare, abbracciandolo commossa quando concluse il suo sermone. L’espresso ora fischiava forte e la folla era più rumorosa che mai, i gufi in visibilio.
- Vado - ripeté con un ultimo sorriso, salendo sul treno, salutandoli con la mano. Stava per sparire nello stretto corridoio del vagone quando suo padre la richiamò indietro.
- Non vuoi aspettare Draco? Potreste salire insieme …-
- Certo che no - esclamò la ragazza con decisione, forse un tantino troppa, facendolo rabbuiare. Ma probabilmente perchè la memoria della punizione da poco trascorsa era ancora forte, quasi a mo di scusa, aggiunse:
- Gli tengo il posto dentro -
L’uomo abbozzò un sorriso e le fece cenno di andare, sembrava anche lui un po‘ abbacchiato.
Pansy entrò nel vagone lasciandosi cadere pesantemente nel suo scomparto, posando la fronte al finestrino, gli occhi chiusi e l’aria un po’ stanca. Era dura dire addio alle persone a cui vuoi più bene al mondo. Un istante dopo, con un ultimo fischiò, l’espresso si mise in moto, trasformando le facce dei familiari sul binario in un immagine sfocata di colori vivaci, finché non sparirono del tutto sostituite da campi chiazzati di verde e marrone scuro. La ragazza, asciugandosi le ultime lacrime, tirò un respiro profondo, estraendo dalla borsa Storia di Hogwarts aprendola alla pagina in cui era rimasta la sera precedente, decisa a distrarsi con quella per il resto del viaggio. Era da sola là dentro ma la cosa non le dispiaceva affatto. Ben presto s’immerse nella lettura, ma la sua tranquillità venne presto interrotta. Stava leggendo una pagina molto interessante sui fondatori della scuola quando la porta dello scompartimento si aprì di scatto facendone entrare la persona meno gradita alla ragazza: Draco Malfoy. Lei lo fissò sorpresa, le sopracciglia inarcate nel vederlo alla sua vista sorridere. In genere il biondino quando la incontrava o fingeva di vomitare o vomitava proprio. Ma Pansy si rese conto che il suo sorriso non era altro che un ghigno ben mascherato. Non ci mise molto a capirne il motivo.
- E’ vero che per punizione ti hanno fatto fare da elfa domestica?- chiese divertito, senza nemmeno salutare, entrando nello scomparto tutto gongolante. Pansy lo fissò livida, sentendo scricchiolare le pagine del volume che teneva tra le dita. E ti pareva che fosse venuto per attaccar briga, pensò sarcastica, osservando con disgusto la sua faccia appuntita, da criceto.
- Chi te l’ha detto?- domandò tagliente a sua volta, gli occhi verdi puntati nei suoi. Lui sorrise ancor più beatamente.
- Tuo padre l’ha detto a mio padre, che l’ha detto a me … di un po’ … hai pulito anche i gabinetti?-
Pansy scatto in piedi, gli occhi ridotti a due fessure sottilissime per la rabbia.
- Esci subito di qui!- sibilò in un soffio, indicando la porta. Lui non si scompose anzi parve maggiormente deliziato nel vederla fuori di sé.
- Esci tu se ne hai tanta voglia, io aspetto degli amici - con uno sguardo eloquente all’uscita, il ragazzo estrasse dalla tasca dei pantaloni un libro di fumetti e prese a leggere, ignorandola, sebbene fosse ancora di fronte a lui, minacciosa più che mai.
- Amici?- ripeté scocciata strappandogli di mano il fumetto che ad occhio doveva essere di quel buffone tutto muscoli e niente cervello di Super Wizard, costringendolo a guardarla. Draco alzò gli occhi seccato cercando di riprendersi il giornaletto.
- Sì amici, proprio quelli che tu, visto il tuo carattere non avrai mai! E ora ridammi il mio fumetto!- Pansy per tutta risposta aprì il finestrino e lo buttò di sotto. Il biondino parve essere stato morso da una tarantola perché prese ad urlare e inveire contro di lei, gesticolando in modo frenetico.
- Tu brutto pastore tedesco con la faccia da pipistrello! Ora me la paghi!-
- Oh oh … sai che fifa mi fa una femminuccia inglese imparentata con un criceto! -
I due andarono avanti così per un bel pezzo, stavano per arrivare a darsele di santa ragione quando la porta si aprì nuovamente facendo entrare due gorilla; almeno così parvero a Pansy che, troppo presa dall’offendere quell’essere abominevole che era il suo fidanzato, non sembrava in grado di distinguere nulla con nitidezza. Quando uno dei due bestioni parlò, però, si rese finalmente conto che non erano altro che due ragazzi un tantino troppo robusti.
- Tutto bene capo?- chiese il più grosso con un grugnito rivolgendosi a Draco. Pansy alzò così tanto le sopracciglia da farle sparire oltre la frangetta. Capo? Draco Malfoy, capo? Ah ah ah che ridere …
- Capo?- chiese divertita in direzione di quest’ultimo, il cui volto era ancora contratto dalla rabbia - Ed esattamente capo di cosa? Delle mutande che porti?-
- Oh sta zitta cornacchia! - la zitti lui facendo, allo stesso tempo, cenno ai due bestioni di entrare. Questi obbedirono richiudendosi la porta alle spalle, osservandola curiosi. Siccome entrambi continuavano a scrutarla imbambolati, Draco si sentì in un qualche modo in dovere di presentarla nel suo particolarissimo modo scortese.
- Tiger, Goyle questa è Pansy Mamma-mia-quanto-rompo Parkinson -
- Ciao Pansy Mamma-mia-quanto-rompo Parkinson!- esclamarono Tiger e Goyle all‘unisono, convinti, a giudicare dalle loro facce ebeti, che quello fosse realmente il suo nome completo. La moretta capì in quell’istante perché i due andavano d’accordo con il ragazzo. Solo individui completamente privi di materia grigia potevano sopportarlo senza rimbambirsi a loro volta. Alzò gli occhi al cielo compassionevole, fece loro un rapido cenno di saluto con la mano, tanto per mostrar loro qualcosa di comprensibile per il loro cervellino bacato, poi torno al suo posto accanto al finestrino, il naso di nuovo sprofondato dietro al libro. Tuttavia non riuscì a concentrarsi perché i tre indesiderati ospiti continuavano a parlare a voce alta obbligandola ad ascoltarli.
- Capo hai sentito chi c’è sul treno?-
- No …-
- … Harry Potter!-
- Harry … no! Quel Harry Potter?
- Si, si proprio lui! E’ in uno scompartimento in fondo al treno!-
- Sicuri?-
- Si, gli abbiamo visto la cicatrice! -
- Ah beh allora se l’avete vista … ma com’è grosso? Forte? -
- No, no è piccoletto e ad occhio mezzo malaticcio -
- Ma come ha fatto a battere il Signore Oscuro, allora? -
- Boh mica gliel’ho chiesto!
- Tiger sei un idiota, non penso proprio si ricordi come ha fatto visto che era appena nato! Andiamo ditemi dov’è … voglio vederlo! -
I tre, come fossero stati coordinati, si alzarono contemporaneamente dai loro sedili uscendo dallo scompartimento parlottando ancora tra loro. Se ne andarono senza nemmeno rivolgerle uno sguardo ma a Pansy non importava molto, stava pensando a tutt’altra cosa. Harry Potter? Il Bambino Sopravvissuto era in quel treno anche lui diretto ad Hogwarts? Incredibile …
Pansy aveva sentito parlare molto di questo ragazzo con la strana cicatrice sulla fronte ma non l’aveva mai visto prima. Anche in Germania si parlava di lui … a dir la verità la sua famiglia e i loro amici non dicevano cose molto carine sul suo conto, se mai era il contrario. Era famoso per aver sconfitto un mago molto potente, di cui ora non ricordava il nome, ma forse in effetti, non l’aveva mai sentito il suo nome. Sembrava essere stato un uomo davvero temuto e allo stesso tempo rispettato da tanti. Persino il nominarlo spaventava la gente. Avvolta in quei pensieri aveva completamente dimenticato Storia di Hogwarts. Fu uno schiocco improvviso a risvegliarla bruscamente dai suoi pensieri costringendola ad alzare lo sguardo. La porta dello scompartimento si era di nuovo aperta, ma non erano stati Draco e i suoi amici ad aprirla. Davanti ai suoi occhi c’era una ragazza alta e piuttosto in carne dai folti e ricci capelli rossi, gli occhi porcini e il naso a patata. Nel complesso sembrava un maiale in divisa. La ragazza al pari del fidanzato di questa non salutò.
- E’ qui che sta Draco Malfoy?- chiese con una vocina eccessivamente acuta per una persona della sua stazza, entrando appena nello spazio ristretto del vagone, guardandosi intorno.
- Si …- fece la moretta studiando curiosa la nuova arrivata che a quanto pareva conosceva bene il ragazzo. Ora che ci pensava … ma come faceva tutta questa gente a sapere di Draco? Lei a parte lui là dentro non conosceva nessuno!
- Oh meno male!- esclamò la ragazza con un sospiro di sollievo sedendosi accanto a lei, senza nemmeno chiederle se il posto fosse occupato o meno - Sai lo sto cercando da quando il treno è partito ma … dov’è?-
Pansy strabuzzò gli occhi ancora sotto shock, poi richiamando a sé la lucidità mentale si sforzò di risponderle nel suo tono di voce più normale e rilassato. Cosa difficile visto che la nuova arrivata sembrava un bombolone alla crema sul procinto di esplodere dall’emozione.
- E’ andato a cercare Harry Potter - Questa strabuzzò gli occhietti luccicanti un po’ rammaricata mormorando un “oh ” piuttosto delusa. Comunque si riprese in fretta tornando a far saltellare le guance paffutelle e rosee da bel maialino grasso. Era incredibile il modo in cui riuscisse a far tremolare ogni millimetro di pelle al minimo spostamento.
- Ma tornerà vero? Cioè il treno è pieno non penso troverà un altro posto libero, no? - poi come se ci avesse pensato solo in quel momento aggiunse - Piacere, Millicent Bulstrode -
- Pansy Parkinson - rispose lei vaga, abbagliata da quel singolare personaggio tutto rotolini e simpatia. Rimase a scrutarla impressionata ancora per un po’ prima di rendersi conto che con buone probabilità non doveva sembrarle molto sveglia visto che se ne stava lì imbambolata da un quarto d’ora a fissarla come un aliena. Si riprese in fretta, scuotendo appena la chioma corvina che le sfiorava le spalle, riassumendo la sua solita aria disinvolta.
- Come mai lo cerchi?- chiese la moretta in un tono che cercava essere gentile, alzandosi per riporre il libro, che aveva capito non sarebbe riuscita a leggere. Non era proprio sicura che quella Millicent le risultasse simpatica, tuttavia, visto che non aveva ancora nessun amico non le parve una buona mossa essere scortese nei suoi confronti … e poi era troppo curiosa per scacciarla via senza averle prima rivolto qualche domanda.
- Oh beh sai … - disse lei portandosi stupidamente le mani alle guance diventate d’un tratto rosse, ridacchiando nervosa - … i nostri genitori si conoscono e … io lo trovo così carino!-
Pansy a quella rivelazione spalancò involontariamente la mascella, convinta che se questa non fosse stata saldamente incollata al cranio probabilmente avrebbe sfiorato il pavimento polveroso del vagone.
Non riusciva a credere che un essere umano potesse trovare quella cosa di Malfoy carino. Insomma, c’erano un sacco di aggettivi per descriverlo: odioso, stupido, antipatico, insopportabile, maniaco del Quidditch, vendicativo, impertinente ma … non certo carino, per l’amor del cielo!
La ragazza comunque ci mise poco a mutare la sua espressione da meravigliata a canzonatoria. Presto, l’immagine di quei due intenti a girovagare per il treno mano nella mano fu così forte, da farla scoppiare a ridere in maniera un tantino offensiva nei confronti della compagna che le lanciò un’occhiata di puro veleno.
Pansy cercò di ricomporsi, ricordando i suoi propositi di essere gentile, ma la cosa era insolitamente difficile considerato il fatto che Draco, mingherlino e appuntito com’era, messo accanto a quella specie di montagna di panna tutta curve faceva scompisciare in un modo impressionante.
- S-scusa ma … ma n-non rido p-per te è che … (e qui venne interrotta da un‘altra ondata di risa) … lui, l-lui non m-mi sembra affatto … carino! -
- Si che lo è!- sbottò questa punta sul vivo diventando ancor più rossa, le mani a salsiccia strette a pungo minacciose. Alla vista di quelle due mazze puntate contro di lei, Pansy fece leva su tutto il suo auto controllo per tornare seria. Non voleva certo ritrovarsi un occhio nero proprio il primo giorno di scuola.
- Oh si, beh hai ragione … si ora che ci penso meglio è molto carino … sì, sì - disse in tono convincente ma velato da una sottile ironia che, a quanto pare, a giudicare dal fatto che Millicent ora le sorrideva soddisfatta, non aveva colto. Anche lei al pari dei due gorilla di prima non doveva essere poi tanto sveglia. Le due ragazze comunque non misero da parte in fretta l’argomento “Draco” anche perché Millicent non pareva conoscere altro tema all’infuori di lui. Lei gli racconto di come l’avesse conosciuto, a quanto pare erano stati nello stesso campeggio per maghi anni fa, e di come si fosse immediatamente innamorata dei suoi occhi azzurro argento e della sua intelligenza spiccata (e a questa rivelazione Pansy non era riuscita a trattenere una risata). La rossa aveva inoltre aggiunto in tono drammatico che nonostante tutto però lui benché l’amasse alla follia (e di nuovo la moretta prese a ridere, mascherando in fretta il tutto con un colpo di tosse) non poteva stare con lei perché già occupato, incastrato dal destino tra le braccia di un’altra.
- Quella strega lo tiene prigioniero! - aveva rivelato prossima alle lacrime che anche Pansy aveva, ma per il gran ridere - Ma so che lui farà di tutto per stare con me!-
La moretta alla fine del racconto aveva lo stomaco dolorante per il riso trattenuto, ma nel complesso si era fatta un’idea chiarissima sul precario stato di salute mentale della ragazza. Non solo aveva una fantasia particolarmente spiccata, visto che Draco il significato della parolina “amore” non lo conosceva proprio, quindi, pareva assai improbabile che l’avesse detto proprio ad un orca assassina come lei, ma per lo più continuava a vederlo come una sorta di eroe da fiaba ricco, bello e coraggioso, quando in realtà l’unica che poteva essere considerata vera era la prima.
Pansy, stancatasi in fretta dei suoi borbottii smielati, aveva catalogato velocemente Millicent come una stupidella che in fondo non valeva certo la pena tenersi come amica. Così mentre la ragazza continuava a parlare all’infinito del suo principe azzurro, lei aveva nuovamente estratto la sua copia di Storia di Hogwarts prendendo a leggere sotto il suo naso, annuendole di tanto in tanto per farle credere che dopotutto non la stava snobbando poi così tanto.
Difficile comunque concentrarsi sulla lettura quando un’isterica, con un eccessiva dose di buon umore, continua ad urlarti in un orecchio tutti i pregi, a parere di Pansy, inesistenti, del tuo fidanzato.
“Draco ti prego torna” si ritrovò a pensare quest’ultima contro ogni aspettativa, sperando che, se il ragazzo fosse arrivato, Millicent si sarebbe concentrata unicamente su di lui lasciandola in pace. Come in risposta alle sue preghiere, un minuto dopo, la porta dello scompartimento si apri per la quinta volta quel giorno facendone entrare un ragazzo della stessa corporatura del biondino. Ma non si trattava neanche questa volta di lui e i suoi amici.
- Scusate, posso sistemarmi, qui? Il mio vagone è diventato troppo rumoroso e non riesco più a leggere-
La donna cannone, occhieggiando appena il nuovo arrivato, un tantino offesa per essere stata interrotta mentre elencava tutte le doti dell’innamorato, bofonchiò in modo scortese la sua risposta.
- Veramente quei posti sono occupati e quindi … -
- Certo! Siediti pure …- La interruppe Pansy all’istante, con voce improvvisamente acuta, spostando la sua borsa per fargli posto, la mano che tremava leggermente.
- Grazie …- ribattè lui con un sorriso di sufficienza sedendolesi di fronte, prendendo immediatamente a leggere il libro che teneva tra le mani.
La mora avvertì un’intensa sensazione di calore quando posò lo sguardo sugli occhi più stupendamente belli che avesse mai visto. Pansy all’entrata del ragazzo era rimasta come pietrificata. Aveva capelli di un castano scuro molto intenso, corti ma un tantino trasandati, gli occhi color nocciola striati di verde come fossero stati due colori mal amalgamati, la pelle chiara e l’aria riservata tipica degli intellettuali … in una parola? Perfetto! Stava studiando il suo aspetto da dietro il volume che gli copriva il volto, rapita, come se la sua mente fosse partita per un lungo viaggio senza aver lasciato un biglietto. Quello si che era carino!
- Ma perché l’hai fatto sedere? E se arriva Malfoy? -
Millicent l’aveva riportata bruscamente alla realtà, facendole sparire la nebbiolina dalla testa. La ragazza non si era minimamente curata di abbassare il tono di voce, quindi il ragazzo doveva averla perfettamente sentita. Tuttavia nulla mutò nella sua espressione concentrata.
- E chi se ne importa di quell‘idiota! - esclamò Pansy zittendo la compagna con una mano, la quale, scocciata incrociò le braccia sbuffando come una teiera in ebollizione, bruciandola con lo sguardo.
La moretta la ignorò caldamente ostentando la sua miglior aria di superiorità dimenticando tutti i buoni propositi di essere carina con lei, tanto che, presa com’era dall’ignorarla, non si era nemmeno accorta che il nuovo ragazzo aveva alzato lo sguardo dal suo libro puntando i suoi occhi su di lei.
- Però … - disse questo, attirando l’attenzione di entrambe le ragazze - … sei la prima che sento che dà dell’idiota a Draco Malfoy-
Pansy spalancò nuovamente la bocca, scioccata. Ma quante cavolo di persone in quel benedetto treno conoscevano il suo fidanzato?
- Lo conosci?- cinguettò vivacemente Millicent, guardando per la prima volta con interesse quel ragazzo dall’aria misteriosa, che parlava del suo innamorato storico. Pansy sembrava aver perso definitivamente l’uso della parola. Lui alzò le spalle con noncuranza giocherellando con le pagine del libro.
- Si … è mio cugino -
La ragazza squittì deliziata battendo le mani radiosa, quasi le avessero appena detto che era arrivato Babbo Natale con un set di pupazzetti formato Draco Malfoy tutto per lei.
- Oh ma non è magnifico, Pansy! Suo cugino ti rendi conto e … Pansy?- La ragazza si era interrotta, guardando l’amica il cui volto era l’immagine fatta a persona della disperazione.
No … no … doveva trattarsi sicuramente di un errore … quel ragazzino così bello e raffinato non poteva assolutamente essere cugino di quella piattola infernale di Draco Malfoy, cioè era una cosa assurda oltre l’inverosimile! No … no … Pansy … non è vero … ora si alza in piedi e urla pesce d’aprile … si dev’essere così … respira … è solo uno scherzo. Ma non accadde niente di tutto ciò. Pansy si riprese a stento dallo shock mantenendo per parecchio tempo uno sguardo più che allibito.
- Com’è che ti chiami? - chiese lei in un soffio, ignorando i saltelli di Millicent che minacciavano seriamente di rompere il sedile già malconcio dello scompartimento. Lui la guardò enigmatico.
- Blaise Zabini … tu invece sei?-
- Pansy Parkinson - rispose questa con una nota d’incertezza pregando con tutta sé stessa che il ragazzo non fosse a conoscenza del fatto che lei era la fidanzata di suo cugino. Tirò un sospiro di sollievo quando lui con voce pacata le disse che non l’aveva mai sentita nominare prima d’ora. Poi, come se non si fossero mai rivolti la parola, Blaise tornò al suo libro. La ragazza tranquillizzata, anche se un po’ delusa per lo scarso interesse del ragazzo nei suoi confronti, imitò il suo esempio e Millicent dopo un po’ ritornò a decantare le lodi del suo Draco, creando un brusio di sottofondo davvero fastidioso.
Il resto del viaggio non presentò loro altre sorprese degne di nota, eccezion fatta per quando una signora grassa dal bel grembiulino rosa e le fossette marcate non bussò alla porta per domandare loro se volevano comprare qualcosa da mangiare dal carrello dei dolciumi. La donna cannone comprò quasi tutto quello su cui riuscì a mettere le mani. Gli altri due agguantarono un paio di Zuccotti di Zucca e qualche Cioccorana mettendo da parte le figurine. Il sole sparì lentamente dietro le colline e solo quando il rossore del tramonto fu definitivamente sostituito dal blu profondo della notte il treno prese a rallentare nei pressi di un villaggio illuminato, avvolto nel silenzio. Con sommo dispiacere di Millicent, Draco e suoi amici non fecero più ritorno al vagone, per tal motivo, una volta scesa dal treno, prese a piagnucolare sulla spalla della compagna che aveva preso seriamente in considerazione l’idea di prenderla a schiaffi. Blaise Zabini si era congedato da loro, scomparendo tra la folla senza nemmeno salutare.
Qualche secondo dopo l’omone barbuto che Pansy aveva visto a Diagon Alley una settimana prima sbucò dal nulla prendendo a sventolare le sue manone formato prosciutto, sferzando l’aria, urlando a squarciagola. Evidentemente doveva trattarsi di una specie di inserviente della scuola, per trovarsi lì.
- Primo anno! Primo anno da questa parte! Quelli del primo anno mi seguano!-
Pansy, con Millicent sempre alle calcagna, seguì la massa di ragazzini della sua stessa età dietro al gigante peloso. Questi li condusse lungo un sentiero buio e scivoloso, talmente buio che la ragazza pensò per parecchi minuti che l’uomo avesse sbagliato strada forviato da tutto quel pelo che gli copriva gli occhi. Poi ad un tratto però urlò nuovamente nella notte, scuotendoli tutti con il suo vocione possente da orso bruno. La ragazza sentì parecchi ragazzi trasalire spaventati.
- Fra un attimo: prima visita panoramica di Hogwarts! Ecco, dopo questa curva! -
Svoltarono un angolo stretto e subito un coro di voci emozionate si levò da tutti quei ragazzini, imbacuccati nei propri mantelli. Persino Millicent smise di lagnarsi osservando deliziata un lucente lago nero, dove decine di barche galleggiavano sospinte dolcemente dal vento. In fondo ad esso, in cima ad una montagna scura brillavano le luci di un imponente castello grigio dalle innumerevoli torri e torrette. Era davvero molto impressionante nonostante il tocco rustico.
Rapidamente, sotto la guida premurosa dell’omone, salirono a bordo delle imbarcazioni, le quali, come guidate da braccia invisibili partirono alla volta del castello scivolando sull‘acqua dalle mille increspature. Pansy tuttavia non riuscì a godersi il panorama come avrebbe voluto perché Millicent, adocchiato Draco qualche scialuppa più in là, continuava a starnazzare strattonandole il braccio per attirare la sua attenzione. L’unica cosa che sembrava trattenere la ragazza dal non infilarle la testa sott’acqua era l’idea che di li a qualche minuto sarebbe stata smistata a Corvonero e di sicuro vista la stupidità della compagna questa non le avrebbe fatto compagnia ancora per molto. Non sapeva ancora di sbagliarsi di grosso …

***
Una ventina di minuti dopo i ragazzini del primo anno erano stati fatti scendere dalle imbarcazioni e fatti accomodare in una saletta vuota oltre la sala d’ingresso. Una volta entrata nell’ampio ingresso della scuola, Pansy e buona parte del gruppo era rimasta letteralmente a bocca aperta. L’atrio era a dir poco di dimensioni mastodontiche e il soffitto era così alto che se ne vedeva a stento la fine. Torce di legno di un rosso vivo sprigionavano luce e calore dalle pareti, gettando ombre confuse sul pavimento di marmo lustro della sala. Una donna rinsecchita, dall’aria severa e i capelli neri stretti in una crocchia rigida dietro la testa, era venuta loro incontro accogliendoli con lo stesso calore di una bibita ghiacciata. Era una delle insegnanti di Hogwarts a giudicare dal fatto che l’omone barbuto si era rivolto a lei chiamandola “professoressa McGranitt”. A Pansy non piacque molto, era troppo perfettina per i suoi gusti.
La donna comunque spiegò brevemente loro come funzionavano le cose ad Hogwarts, insistendo particolarmente sull’importanza di onorare ciascuna Casa con i propri risultati, per poi avvisarli che di li a poco si sarebbe tenuta la cerimonia dello smistamento. La ragazza notò che buona parte dei suoi vicini era agitatissima e sinceramente non ne capiva il motivo visto che per essere smistati bastava semplicemente indossare un cappello e questo avrebbe fatto tutto da solo. Origliando i discorsi di un paio di ragazzini al suo fianco, comunque si rese conto che questi non ne avevano la benché minima idea.
“Che stupidi …” pensò orgogliosa sentendo un ragazzo con i capelli rossi parlare di prove dolorose da superare di fronte a tutti mentre un nugolo di fantasmi passava loro accanto confabulando allegramente “ … vengono ad Hogwarts e non sanno nemmeno una cosa così semplice! Che razza di bambocci … ”.
Poco dopo la professoressa McGranitt tornò tra loro spezzando definitivamente il brusio agitato che si era creato tra i novellini. Si misero tutti in fila per due, Millicent costantemente al suo fianco ma almeno per una volta con il becco chiuso, uscendo dalla buffa stanzetta per entrare nella Sala Grande. Al pari dell’ingresso era davvero gigantesca ma molto, molto più bella. Quattro lunghissime e affollate tavolate riempivano la sala, illuminata da candele sospese a mezz’aria dai bagliori luccicanti. In fondo ad essa vi era un tavolo a parte, occupato da una sfilza di insegnanti, nel bel mezzo di esso, un vecchio dalla barba argentea e la chioma fluente ammiccava allegro nella loro direzione. Aveva l’aria un po’ suonata.
Mentre la professoressa McGranitt sistemava tutti quanti di fronte all’intera scuola, cercando di renderli il più possibile allineati, Pansy avvertì chiaramente una vocetta familiare alle sue spalle bisbigliare alla compagna, intenta ad osservare il soffitto che rifletteva il cielo stellato, le parole: “ E’ per magia che somiglia al cielo di fuori! L’ho letto in Storia di Hogwarts". Questa si voltò di scatto riconoscendo all’istante la ragazza dalla chioma leonina che aveva incontrato al Ghirigoro.
- Senti quella quante arie si dà! Crede di essere l’unica ad aver letto Storia di Hogwarts … che odiosa!- sussurro a Millicent, indignata, indicandole con il capo la ragazza alle sue spalle. Millicent annuì ma non sembrava averci fatto poi molto caso, presa com‘era a guardarsi intorno.
Nel frattempo la McGranitt aveva posto davanti agli allievi seduti alle quattro tavolate, uno sgabello di legno sul quale aveva appoggiato un vecchio e logoro cappello a punta, da mago. Pansy storse il naso disgustata. E lei doveva mettersi in testa quella schifezza tutta toppe? Mio Dio con una scuola del genere potevano permettersi anche un copricapo migliore …
Mentre la ragazza pensava ciò, uno strappo vicino al bordo del cappello si spalancò, improvvisamente animato, prendendo a cantare una sorta di filastrocca in rima che illustrava loro le diverse qualità necessarie per essere ammessi in ciascuna Casa. Quando ebbe finito di canticchiare, la sala esplose in un applauso fragoroso, alcuni studenti più grandi fischiarono sbattendo festosi i calici sul tavolo.
- Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati - spiegò brevemente l’insegnante, una volta ripristinato il silenzio nella sala. In mano reggeva un lungo rotolo di pergamena sul quale dovevano essere scritti i nomi dei nuovi alunni, visto che la donna un istante dopo vi lesse il primo nome della lista: Abbott Hannah.
Una ragazzina dai codini biondi e l’aria spaventata si allontanò dal resto del gruppo ficcandosi in testa il cappello parlante. Un secondo dopo questo gridò “TASSOROSSO” e Hannah sparì oltre il tavolo della sua Casa accompagnata da una serie di applausi da parte dei suoi nuovi compagni. Molti altri nomi vennero chiamati dalla McGranitt ripetendo la seguente scena, fino a giungere a Millicent Bulstrode.
Con un gridolino entusiasta, che fece alzare a Pansy gli occhi al cielo, l’imponente ragazza raggiunse la sua postazione tremolando tutta come un enorme gelatina ai lamponi. Il cappello urlò quasi all’istante la Casata Serpeverde.
“ Meno male che me la sono tolta dai piedi” pensò la moretta con un sospiro di sollievo mentre un altro ragazzo dal nome impossibile veniva assegnato a Tassorosso tra scrosci di batti mani. Qualche minuto dopo la dentona del Ghirigoro venne chiamata all’appello e spedita dopo una lunga attesa a Grifondoro. Si chiamava Hermione Granger. Un nome, a parer di Pansy, davvero brutto ed estremamente babbano.
Dopo un po’ tocco a Draco Malfoy che spavaldo come sempre si avvicinò allo sgabello con arie da gran signore. Il cappello gli sfiorò appena i capelli biondi prima di esclamare: SERPEVERDE.
Pansy non potè fare a meno di pensare che almeno Millicent adesso l’avrebbe smessa di farsi venire il torcicollo a forza di cercarlo visto che ora ce l’aveva proprio di fronte agli occhi. La vista di quei due insieme le provocò un altro attacco di risatine che però si spensero in fretta quando la McGranitt pronunciò il suo nome. Colta alla sorpresa, trasalì appena, sedendosi sullo sgabello rigido, il cappello premuto sulla testa.
“ Bene, ci siamo … forza andrà tutto bene, finirò a Corvonero” pensò tra se attendendo un qualche quesito da parte del cappello. Ma ci volle un po’ prima che succedesse qualcosa.
- Corvonero, eh?- disse all’improvviso una vocetta stridula al suo orecchio facendola sobbalzare. Il copricapo sembrava in grado di leggerle nella mente - E perché proprio Corvonero?-
Superato lo shock iniziale, Pansy, gli occhi chiusi e concentrati, gli rispose mentalmente:
- Perché è lì che ci finiscono le persone sagge e sveglie, l’hai detto tu prima, no? -
- Si, si … certo … - rispose questo suadente - … ma qui vedo soprattutto astuzia, antichi ideali, pensieri ambiziosi … Serpeverde sarebbe la scelta migliore …-
Pansy all’idea di finire nella stessa Casa di Draco e Millicent rabbrividì, provando un moto di insolenza nei confronti del cappello che tentava di mandarla in un posto che non voleva. Ci mise poco a perdere i gangheri a quell‘esclamazione, mettendo da parte ogni carineria.
- Senti stupido cappello ammuffito che non sei altro, io non voglio stare nella stessa casa di quel pianta grane di Draco Malfoy quindi vedi di non rompermi tanto le scatole con le tue osservazioni da psicopatico e fa quello che ti ho chiesto!- Ma non avrebbe dovuto essere così insolente. Quando il cappello parlò nuovamente era molto indignato e la sua voce era tutta una puntura.
- Si, ragazzina, decisamente è Serpeverde la tua via … -
- No, non osare sai! Ti strappo via tutte le toppe e ti cucio la bocca se solo ti permetti di … arghhhhhh!-
Lui non l’aveva nemmeno lasciata finire la frase che già aveva urlato a squarciagola la sua collocazione : Serpeverde. Pansy con mani tremanti per la rabbia si sfilò il cappello, passandolo forse con un po’ troppa forza ad una certa Calì Patil, che per poco non cadde atterra ruzzolando.
Con un sibilo ingiurioso nei confronti dello stupido sistema di smistamento di quella scuola raggiunse la tavolata di Serpeverde, dove i suoi nuovi compagni l’accoglievano sorridenti. Malfoy sembrava sul punto di battersi la testa contro il tavolo, disperato. Millicent al contrario era tutta un saltello tremolante tanto che quando la ragazza si sedette accanto a lei questa la strinse in un abbraccio stritola costole.
- Oh Pansy sono così felice! Ti rendi conto divideremo lo stesso dormitorio! Non è fantastico? Staremmo sempre insieme e poi … - e qui abbassò un po’ il tono di voce per non farsi sentire - … c’è anche Draco! Non la trovi una vera fortuna?-
Pansy aveva le lacrime agli occhi per la rabbia e le era persino venuto il singhiozzo cosa che le capitava solo nei momenti in cui rischiava l‘esaurimento nervoso. Non prestò la minima attenzione al resto dello smistamento, troppo infuriata per farlo. Nemmeno quando il nome di Harry Potter venne pronunciato, facendo cadere un silenzio di tomba tra gli studenti, seguito da un fastidioso brusio, alzò lo sguardo dal suo piatto vuoto per guardarlo. Sapeva che se si fosse mossa anche solo di un millimetro probabilmente sarebbe esplosa. Ora, non solo doveva trascorrere ogni secondo della sua vita con quel invertebrato di Draco Malfoy ma per lo più, come se non bastasse, c’era pure quella balena dai capelli rossi di Millicent Bulstrode a complicarle l’esistenza. Fantastico … davvero fantastico …
La cerimonia dello smistamento stava per finire, mancavano solo pochi ragazzi da essere collocati e l’attenzione di tutti andava a poco a poco scomparendo sostituita da un gran lagnarsi per la fame. Persino Pansy non poteva più ignorare i brontolii dello stomaco che a mano a mano che i secondi passavano diventavano sempre più intensi e fastidiosi. Dopotutto a pranzo non aveva mangiato altro che qualche Zuccotto di Zucca e un paio di Cioccorane. Stava per chiedersi quando avrebbero iniziato a servire da mangiare quando la sua attenzione venne catturata nuovamente dallo smistamento. La McGranitt aveva appena letto il nome “Blaise Zabini”, l’ultimo ragazzo della lista. Il bel moretto si era infilato il cappello in testa con aria indifferente come se tutto il chiasso che lo circondava fosse del tutto ingiustificato per lui e le sue povere orecchie. Pansy si ritrovò ad incrociare involontariamente le dita sotto il tavolo.
“ Ti prego, ti prego, fai che venga qui, fa che venga qui … per favore, per favore e … SIII!”
Blaise era stato assegnato a Serpeverde. Il tavolo fu scosso da una nuova ondata di fischi e applausi. Pansy si ritrovò a battere le mani così forte da farsi male mentre urlava a squarciagola, totalmente estasiata.
- Ma sei normale o cosa? - le aveva urlato Draco sopra il baccano prodotto dai Serpeverde lanciandole una mezza occhiata tra lo spaventato e il sorpreso mentre Zabini si sedeva accanto a loro con lo sguardo perso nel vuoto, quasi si fosse appena alzato dal letto.
La ragazza ignorò caldamente la domanda del fidanzato, concentrandosi completamente sul nuovo arrivato che accolse con un sorriso a trentadue denti e un altro battito di mani spacca timpani. Draco la squadrava ancora, l’aria di uno che ha appena avuto la conferma di avere di fronte agli occhi una pazza sfuggita alle grinfie del San Mungo.
Il silenzio, tuttavia, cadde di nuovo nella sala una volta che la McGranitt ebbe fatto sparire cappello e sgabello. Il preside si era alzato in piedi sorridendo e ammiccando come quando i nuovi studenti erano entrati nella sala. Sembrava Babbo Natale con una quarantina di chili in meno.
- Benvenuti!- esclamò radioso facendo luccicare al lume di candela gli occhialetti a mezza luna che portava sul naso adunco - Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!-
La Sala Grande fu sommersa nuovamente di grida esultanti da parte di tutti, eccezion fatta per il tavolo di Serpeverde che accennò appena ad un battito di mani. Alcuni invece non si erano proprio mossi.
- Fanatico - aveva commentato un ragazzo muscoloso, dai lunghi capelli neri stretti in un codino, con la spilla di prefetto appuntata alla divisa - Si crede tanto spiritoso … vecchio Babbanofilo …-
Pansy osservò incuriosita il preside tornare a sedersi con gli altri insegnanti pensando che dovevano mancargli seriamente parecchi venerdì. Tuttavia non gli badò molto perché i piatti d’oro e i calici d’argento si erano riempiti di centinaia e centinaia di pietanze squisite, facendole perdere ogni interesse per quel pazzoide con la barba.
A tavola ebbe modo di conversare un pochino con Blaise, scoprendo così che anche lui amava leggere quasi quanto lei, odiava il Quidditch e se c’era qualcosa che trovava proprio stupida erano i fumetti di Super Wizard. Pansy pendeva dalle sue labbra rapita, convincendosi sempre più ad ogni sua parole che quello fosse destinato ad essere l’uomo della sua vita. Millicent d’altro canto cercava di attirare l’attenzione di Draco, il quale però era troppo impegnato a conversare con l’intero corpo studentesco di Serpeverde per curarsi di lei. Sembrava che il biondino si sentisse già il leader del gruppo e Pansy fu sorpresa dal constatare che nonostante non fosse altro che un novellino rispetto a molti, gli studenti più anziani gli davano corda quasi fosse stato una divinità scesa in terra. Una cosa davvero notevole per un tipo lagnoso come lui.
Quando i cibi presero a scomparire e tutti furono pieni a sazietà il preside si alzò di nuovo comunicando loro alcuni avvisi che Pansy ritenne tutti più che trascurabili se paragonati agli occhi di Blaise. Non c’era niente da dire … era rimasta completamente affascinata dalla sua persona. E sebbene lui non le avesse parlato molto a cena la ragazza sentiva di stargli simpatica, visto che comunque era stata l’unica a cui aveva rivolto la parola fin‘ora. Soddisfatta per la bella mangiata e per essere riuscita a strappare qualche informazione al misterioso brunetto, la ragazza, aveva completamente dimenticato di essere arrabbiata del fatto di non essere stata smistata a Corvonero.
Dopotutto, pensò sbadigliando, mentre insieme agli altri studenti seguiva il prefetto con il codino lungo un sotterraneo che li avrebbe condotti alla loro Sala Comune, non tutto il male viene per nuocere.
Il suo sguardo a quel pensiero indugiò su Blaise che aveva preso a parlare con un ragazzo allampanato dai capelli a spazzola chiamato Theodore Nott. Si … decisamente non è che le dispiacesse poi tanto essere finita a Serpeverde.

***

Ciao a tutti! Allora che ve ne pare di questo bel capitoletto? Lo so, lo so cosa state pensando … Blaise e Pansy … non è affatto coerente con quello che scrive la Rowling! Ma io rispondo subito con una domanda … quand’è che Pansy compare come figura solida nei libri di Harry Potter? Ecco bravi, nel terzo libro … prima di lei non si fa che qualche sporadico accenno quindi … eh eh eh … posso scrivere quel che mi pare! Oh bè però le cose non sono affatto scontate … nella mia testolina frulla di tutto! Comunque dopo aver chiarito questa cosa che poteva essere fonte di critiche, passo ai ringraziamenti!

Naturalmente ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia ma porgo un GRAZIE MILLE enorme a queste persone che hanno avuto il tempo di lasciarmi una piccola recensione, fondamentale per me e questa fanfiction:

Franceskina
Minami77
Pansy Malfoy
Lolly
Sabry
Mystika
Hermione


Ragazze siete il mio sostegno! Veramente non so cosa farei senza di voi … spero di essere stata all’altezza delle vostre aspettative anche in questo capitolo! Vi ringrazio dal più profondo del cuore (che romantica!!!)!

Ps. Chiedo scusa a Mystika per aver sbagliato a scrivere il suo nick (mi sono punita stile Dobby per questo) e ringrazio Sabry per avermi fatto notare il mio errore colossale! Se non fosse stato per te non mi sarei mai accorta di aver scritto per tutto il tempo Hogwarts con la “d” invece che la “t”! Che stupida sono! Tante grazie ancora …

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Capitolo 5
*** Cap 5: Lezioni di volo ***


Una sveglia in lontananza suonò fastidiosamente squarciando il silenzio del dormitorio dei Serpeverde ancora profondamente addormentato. Era buio là sotto e ogni rumore indipendentemente dal fatto che fosse forte o meno sembrava ampliato dall’oscurità che avvolgeva la Casa. Un paio di ragazzi si rigirarono tra le coperte, mugugnando nel sonno, ignorando il trillò assordante che aveva innescato in breve tempo una reazione a catena tra le altre sveglie. Un secondo dopo il rumore di un oggetto metallico gettato a terra pose fine al trambusto che si era creato nella camera da letto degli alunni del primo anno. Un ragazzino biondo si tappo le orecchie nel tentativo di non sentire l’eco delle diverse sveglie del dormitorio. Non ci si sarebbe mai abituato a quello stupido modo di svegliare la gente. Gli insegnanti delle diverse Case, infatti, per evitare che gli studenti si presentassero in ritardo alle lezioni, avevano escogitato un modo originalissimo ed efficace per svegliare tutti in un sol colpo, senza evitare che si addormentassero di nuovo. Il trucco consisteva nel stregare le diverse sveglie degli studenti di modo che quando una di queste avesse preso a suonare anche le altre per magia si sarebbero azionate creando un trambusto infernale. La cosa si era rivelata vincente visto che da vent’anni a questa parte a detta di tutti, nessuno, a meno che non lo facesse di proposito, aveva più fatto tardi in classe, con gran sollievo per i professori, stanchi di affibbiare castighi a metà scuola ogni santo giorno.
Tuttavia i ragazzi odiavano questo tipo d’invenzione e molto spesso reagivano con un tantino troppa veemenza a quel genere di risveglio. Veemenza che Gregory Goyle manifestava un po’ troppo di frequente, cosa che i suoi compagni di stanza gli facevano notare puntualmente ogni santo giorno. Anche quel mattino si era ripetuta la stessa scena: il ragazzo con un pugno formato macigno aveva spappolato la sveglia sul comodino facendone partire tutti gli ingranaggi.
Theodore Nott alzandosi dal letto tutto stordito non si era accorto delle rotelle sparse sul pavimento ed era caduto a terra bello disteso battendo la testa. Non si era alzato finché Blaise, impietosito, non gli aveva dato una mano a tirarsi su. Rimase scosso per un bel po’ ma quando si riprese era piuttosto isterico.
- Goyle quante volte te lo devo ripetere che per spegnerla basta premere, bada bene, premere non distruggere, il pulsante in cima? -
- Scusa Theo è che non riesco a dosare la mia forza … penso sempre di averle dato un colpettino e basta- tentò di giustificarsi questo raccogliendo, ancora mezzo addormentato, i pezzi volati ovunque della sveglia.
- Beh il fatto che tu pensi, Goyle è davvero una grossa rivelazione sai …- Nott era davvero suscettibile di primo mattino, farlo arrabbiare non era una buona idea, ma neanche far infuriare Gregory era una cosa tanto astuta visto che con un pugno ben piazzato poteva metterti fuori gioco per una giornata intera. I due stavano per prendere in seria considerazione l’idea di azzuffarsi quando Blaise s’intromise tra loro più che per fermarli, per riportare il silenzio nella stanza. Lui odiava la confusione, tant’è vero che non lo si vedeva mai in compagnia di più di due o tre persone alla volta. Era un un tipo piuttosto riservato per essere imparentato con Draco Malfoy, il ragazzino che in appena una settimana era diventato l‘idolo incontrastato dei Serpeverde.
Già perché se suo cugino passava per lo più inosservato da tutta la scuola, sempre con la testa sui libri e la bocca cucita, lui al contrario era una mina vagante. Appena arrivato ad Hogwarts si era subito impegnato a far conoscere a tutti la sua persona ed in particolare il suo nome. In breve tempo si era guadagnato il rispetto e la stima dell’intera casata e la sua popolarità la dentro aveva raggiunto livelli che nemmeno gli allievi del settimo anno potevano permettersi. Tutti pendevano dalle sue labbra indipendentemente dall’età che avevano i suoi ascoltatori. Era diventato l’indisturbato leader del gruppo e se qualcuno provava a contestarlo in qualche modo bastava ricordargli il suo cognome per rimetterlo al suo posto. Draco, infatti, tendeva a nominare il padre così spesso ai suoi amici da renderlo protagonista indiscusso di ogni sua conversazione. Mio padre fa questo, mio padre dice, mio padre fa ecc ecc … una lagna mortale per chiunque ma non per i Serpeverde che erano tutti ben disposti ad ascoltarlo. Così il ragazzo se ne girava per la scuola come una rock star di successo scortato fedelmente dalle sue guardie del corpo che erano Tiger e Goyle, dandosi arie da gran signore e comandando tutti a bacchetta, prendendosela con quelli che non riteneva alla sua altezza. Le sue prese in giro nei confronti di babbani, mezzosangue e ragazzini un po’ imbranati erano diventati fonte di costante divertimento per i suoi compagni che lo spalleggiavano in ogni sua idea. Inoltre, al contrario di Blaise, anche, adorava vedere Theodore e Goyle litigare ogni mattina: trovava davvero spassosa tutta quella innocua confusione. Nessuno dei due, pur minacciando di farlo, infatti, era mai arrivato alle mani. Ma forse questo non era successo ancora proprio perché il ragazzo si sforzava di riportare la pace ogni santo giorno.
- Ragazzi volete piantarla? Ogni mattina sempre la stessa storia siete insopportabili … non riesco a credere che dovremo passare sette anni insieme e sono solo sette giorni che ci troviamo qui! Pazzesco …-
- E dai Blaise … si stavano solo sgranchendo un po’- protestò il biondino, alzandosi dal letto, scocciato dal fatto che il cugino avesse posto fine al suo spettacolo quotidiano. Il ragazzo per tutta risposta sventolò in aria una mano come se stesse cercando di allontanare da sé una mosca particolarmente fastidiosa, sparendo oltre la porta del bagno.
- Che noioso - borbottò tra sé Draco, scendendo giù dal letto con l’allegria di condannato a morte. Nott ancora piuttosto scuro in viso, aveva preso a vestirsi con foga evitando accuratamente di guardare Goyle, il quale dall’altra parte della stanza, faceva altrettanto. Tiger era ancora addormentato, le braccia e la bocca aperte. Russava in un modo a dir poco spaventoso. Draco pensò bene di buttarlo giù dal letto con un piede, che affondò leggermente nel ventre molliccio del compagno. Questo cadde a terra con un colpo sordo, svegliandosi di soprassalto. Aveva una faccia da incubo. Tutti e tre i ragazzi scoppiarono a ridere dimenticando completamente il loro litigio.
- Chi è stato?- bofonchiò minaccioso una volta che si fu ripreso dalla caduta, sventolando un pugno in direzione di Goyle. Questi infatti era in ginocchio, piegato in due dalle risate, con i mutandoni ancora in bella vista, il pigiama stretto nella mano destra.
- Sono stato io Tiger … ho provato a svegliarti con le buone ma tu non ti alzavi …- mentì Draco assumendo tra le risate un’aria indignata mentre indossava la sua divisa scolastica, scrutando l’amico da uno specchio appeso alla parete. Tiger cambiò tono di voce, ringraziandolo persino per averlo svegliato. Nessuno se la prendeva mai con lui là dentro, erano troppo affascinati dal suo carisma da bullo per farlo.
Risero ancora per qualche minuto della faccia di Tiger e delle mutande di Goyle prima di essere interrotti da Blaise che serio come sempre, intimò loro di muoversi altrimenti, se avessero perso ancora tempo a cianciare inutilmente non sarebbero riusciti a far colazione. I quattro gli lanciarono uno sguardo scocciato davvero poco gentile ma il ragazzo stava infilando i libri del giorno nella borsa e non parve accorgersene minimamente.
- Ehi Blaise cosa abbiamo oggi?- chiese Theodore raccogliendo da terra una sacca vuota eccezion fatta per il libro d’incantesimi che avevano utilizzato il pomeriggio precedente. Il moretto senza alzare lo sguardo dal suo lavoro, indicò con un indice della mano destra la tabella delle lezioni che aveva appeso alla parete non appena era stato consegnata loro dalla McGranitt il secondo giorno di scuola. Draco seguì il dito del ragazzo: quel mattino avevano la prima lezione di pozioni dell’anno con i Grifondoro. Il suo sguardo a quella vista si illuminò appena di una luce sinistra. Lui odiava esplicitamente quella Casa e ogni suo singolo membro da quando sull‘espresso per Hogwarts aveva avuto modo di scontrarsi con il famoso Harry Potter. Questi si era attirato immediatamente l’odio del biondino che offertagli la sua amicizia si era visto rifiutato da lui per quel pezzente, mezzo morto di fame, di Ronald Weasley. A Draco benché non importasse granché di non averlo come amico bruciava ancora il modo insolente con cui Potter si era rivolto a lui. Spavaldo e per niente turbato. Il suo nome non gli aveva fatto un baffo, come non lo aveva scosso nemmeno la minaccia di essere preso a pugni da Tiger e Goyle. Era coraggioso il ragazzo e decisamente restio a piegarsi di fronte a lui ... Una cosa che non riusciva a tollerare. Il biondino orgoglioso com’era infatti non accettava l’idea di essere trattato così da un mezzosangue con la testa sfigurata che preferiva stare con la feccia del mondo magico piuttosto che con lui, il figlio di Lucius Malfoy. Draco da allora si era posto l’impegno di rendere la residenza di Harry Potter ad Hogwarts il più spiacevole possibile, se non addirittura un inferno. Era lui il migliore e glielo voleva assolutamente mettere in testa. Fin’ora tuttavia non aveva avuto modo di mettere in pratica questo suo proposito visto che Serpeverde non aveva trascorso ancora una sola lezione in compagnia dei Grifondoro e in genere difficilmente si incontravano per i corridoi. Quel giorno comunque avrebbe dato inizio alla sua vendetta … e non ne vedeva l’ora. Sempre con la lucetta maligna che gli brillava negli occhi seguì l’esempio dei suoi compagni preparandosi lo zaino in tutta fretta, seguendoli oltre la sala comune perennemente illuminata da torce dai bagliori di un verde-giallo molto intenso, fino all’illuminata Sala Grande colma di studenti chiaccherini.
Draco si sedette accanto a Marcus Flitt capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde. Il ragazzo appena l’aveva visto entrare in sala, gli aveva fatto cenno di sedersi accanto a lui e a tutti gli altri membri della squadra. Terence Higgs gli cedette il suo posto accanto al capitano, spostandosi più in là. Il biondino, come già detto sembrava essere una sorta di oracolo vivente che tutta la casata voleva accanto a sè. Lui in tutta quella popolarità, neanche a dirlo, ci sguazzava tranquillamente. Tiger, Goyle e Nott lo seguirono, Blaise che odiava sentir parlare di Quidditch si sedette da solo poco più avanti.
- Allora Flitt hai chiesto a Piton se posso entrare in squadra?- chiese il ragazzo con impazienza riempiendosi il piatto di uova e striscioline di pancetta affumicata dall‘aria invitante. Draco aveva infatti espresso sin da subito il suo desiderio di entrare a far parte della squadra, pur sapendo naturalmente che a quelli del primo anno non era concesso farne parte. Suo padre comunque gli aveva detto che se avesse fatto una leggera pressione sul professor Piton questo con buone probabilità gli avrebbe concesso di giocare per tempo e lui aveva mandato avanti Flitt al posto suo, perché tentasse di convincerlo. Dopotutto era quasi sicuro di riuscire nel suo intento visto che Severus Piton era un vecchio amico di famiglia e non avrebbe fatto poi tante storie. La faccia di Marcus però non era molto allegra, anzi, a quella domanda parve rabbuiarsi.
- Si ma ha detto che non può far niente … la squadra è al completo, non mancano giocatori non vi è alcun motivo particolare perché tu possa venire ammesso- Draco lasciò perdere le sue uova, un po’ deluso, ma si riprese in fretta quando il ragazzo gli comunicò che l‘anno seguente Higgs, che era al settimo anno, avrebbe lasciato la squadra e che quindi il posto da Cercatore poteva già considerarsi bello che suo. Fu con molto più entusiasmo che tornò all’attacco della sua pancetta. In fondo un anno non era poi molto …
La campanella suono una decina di minuti dopo provocando nella sala un gran trambusto di sedie strisciate e passi affrettati. Draco distinse chiaramente la sagoma di Potter, accompagnato fedelmente da Weasley il poveraccio, uscire dalla sala. Solo allora il ricordo della vendetta superò quello del Quidditch.
Rapidamente, con al seguito gli inseparabili Tiger e Goyle, seguì con il resto della classe la fila rumorosa dei Grifondoro lungo il sotterraneo che conduceva al laboratorio di pozioni. La stanza era grande e fredda, tappezzata di scaffali carichi di barattoli di vetro contenenti animali e ingredienti d’ogni forma necessari per eseguire le diverse pozioni. Il biondino, che non voleva certo sfigurare di fronte a Potter e compagni si sedette accanto a Blaise, che era il ragazzo più secchione della sua classe, sicuro che con lui il successo sarebbe stato assicurato.
- Non ti dispiace cugino se facciamo coppia vero?- Blaise lo studiò con la sua aria sognante da perenne addormentato per parecchi minuti. Un sopraciglio leggermente inarcato in quello che era puro sospetto. I due non stavano mai in coppia in nessuna lezione.
- Veramente …- iniziò lui con voce velata per poi essere interrotto da una voce ben più acuta e insolente che Draco conosceva bene.
- Veramente lui fa coppia con me!- Questi alzò appena lo sguardo incrociando per un istante quello seccato di Pansy Parkinson che dall’alto lo fissava arrabbiatissima stringendo tra le mani la sua copia di Mille erbe e funghi magici, la cartella gettata malamente su una spalla. Il biondino eccezion fatta per l’occhiata fugace parve ignorarla completamente continuando a parlare con il ragazzo al suo fianco con aria confusa.
- Hai sentito qualcosa? Non ti sembra il rumore che fa un pipistrello quando stride? Non ne sono mica tanto sicuro però … tu che ne pensi Blaise?-
Il moretto fissava entrambi con lo stesso interesse con cui poteva guardare un ragno morto spiaccicato a terra. A giudicare dalla sua espressione non lo sfiorava minimamente l’idea di prendere parte a quella conversazione, evidentemente non ne vedeva il motivo. Pansy al contrario, nonostante fosse diventata improvvisamente rossa come un peperone, parve pensarla diversamente. Draco ne rimase sorpreso. La ragazza non arrossiva mai a quel modo per suoi commentini acidi … in genere si limitava a rompergli qualcosa in testa o a fargli sparire qualche oggetto. Il loro rapporto neanche a dirlo non era cambiato nemmeno un po’. Lei era l’unica Serpeverde che si dimostrava ancora apertamente ostile nei suoi confronti e con suo grande disappunto, aveva notato che i compagni per questo, le mostravano un certo rispetto, come avessero pensato che se era in grado di tenere testa a lui, c’era da aver paura di quella piccoletta dai capelli neri. Il suo potere, se così lo si può definire, comunque non era neanche lontanamente paragonabile a quello che aveva lui, cosa che gli faceva notare spesso e volentieri facendola infuriare.
- Oh piantala Draco! Ho chiesto ieri a Blaise se stava con me a pozioni e lui ha detto che andava bene, quindi smettila di fare il cretino e togliti dal mio posto!- La sua voce era dura, nonostante il rossore delle guance, il libro le tremava nervoso tra le mani. Chiaramente si sforzava di non scagliarglielo contro.
- Non ci penso nemmeno! Blaise mi serve e poi tu sei una secchiona non hai bisogno che qualcuno ti dia una mano! -
- Secchiona a chi?- sbraitò lei, facendo cadere con forza il libro sul tavolo, strabuzzando gli occhi inviperita. Draco d’altro canto si sentiva lanciato e poi non voleva farsi mettere sotto da una ragazzina davanti ai suoi compagni di Casa. Si dava infatti il caso che mentre i Grifondoro erano completamente immersi nelle loro chiacchiere i Serpeverde seguivano la scena piuttosto divertiti anche se fingevano, ovviamente di farsi tutti gli affari propri. Nessuno naturalmente sapeva del loro fidanzamento altrimenti sarebbe stata la fine per entrambi … questo si poteva dire il loro unico accordo: tenere assolutamente la bocca chiusa a riguardo.
- A te ovvio … di certo non mi riferisco a Goyle o forse non c’eri arrivata?- ribattè lui incrociando le braccia, assumendo l’aria di chi non si sarebbe spostato da li neanche morto. Pansy strinse pericolosamente le labbra. Sembrava prossima all’esplosione.
- Vattene subito di qui!-
- Ma vattene tu!
- Alzati o te le suono!-
- Voglio proprio vedere come fai!-
- Me ne vado io così il problema si annulla- Draco e Pansy smisero di bisticciare per guardare con sorpresa il ragazzo che scocciato per via di tutto quel chiasso si era alzato dalla propria sedia raggiungendo Nott qualche banco più in là. I due lo guardavano allibiti gli occhi sgranati dallo stupore.
- Blaise ma … mi servi!- esclamò il biondino disperato, Blaise per tutta risposta prese a sfogliare il libro di pozioni ignorandolo. Arrabbiato, si volto verso la ragazza, travolgendola come una furia.
- Ecco adesso sei contenta?! Per colpa tua devo fare coppia con Tiger!- Pansy si riprese in fretta dallo shock. I suoi occhi parvero emanare scintille.
- Colpa mia? Lui era in coppia con me!-
- Fare coppia con te? Andiamo, Blaise non è poi così disperato!-
Fu un bene che in quell’istante entrasse nell’aula il professor Piton in un turbinio di mantelli. La ragazza sembrava proprio sul punto di prenderlo a pugni. Con uno sguardo che avrebbe incenerito un capriolo vivo Pansy si allontanò da lui in direzione di Millicent Bulstrode, il naso all’insù furente. Draco con un ultimo sbuffo tornò a sedersi mentre Tiger estraeva i libri dalla borsa. Piton non era vecchio, ma portava davvero male i suoi anni. Aveva pelle giallastra, naso adunco e neri capelli unticci, il tutto contornato da un aria crudele che non lo rendeva affatto simpatico a molti. Il brusio non appena mise piede in classe cesso all’istante. Molti trattenevano i respiro, leggermente spaventati. L’insegnante non se ne curò minimamente, estrasse da un cassetto il registro e senza azzardare un sorriso o un saluto prese a fare l’appello.
Quando l’uomo pronunciò il suo nome, Draco, parve scorgere un mezzo sorriso comparirgli sulle labbra sottili. Ma non ne era per niente sicuro. Al nome Potter, invece, s’interruppe proprio, ostentando un chiaro ghigno mellifluo.
- Ah, Harry Potter. La nostra nuova … celebrità - Il ragazzo non riuscì a trattenere una risata che nascose prontamente dietro la mano. Potter gli lanciò uno sguardo cupo e Draco ghignò ancora più apertamente. Quel professor Piton si era guadagnato tutta la sua simpatia. Questi terminò velocemente l’appello, per poi tenere loro un breve discorsetto su quella che era la sua materia e il suo compitò. Era chiaro che riteneva buona parte della classe un branco d’incapaci. Una ragazza dalla chioma leonina, del Grifondoro, si erse in tutta la sua statura decisa a dimostrare di non far parte di quel cerchio di idioti. Draco incrociò il volto di Pansy. Anche lei stava guardando la ragazza e quasi all‘istante si drizzo ancor più di lei quasi a farle capire che tra le due la migliore in assoluto era lei. A quella vista sorrise … se quella Granger o come cavolo si chiamava si era attirata l’odio della compagna non avrebbe avuto vita facile là dentro. Sapeva bene quanto la moretta potesse essere dispettosa se ci si metteva d‘impegno. Ad un tratto Piton parlò distogliendolo dai suoi pensieri.
- Potter! Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?-
Il ragazzo a giudicare dallo sguardo perso, non aveva capito una sola parola di ciò che l’insegnante gli aveva detto. Il Serpeverde sorrise ancor più beatamente quando lo sentì balbettare “Non lo so, signore”.
- Bene, bene, bene … è chiaro che la fama non è tutto- proseguì l’uomo, divertito - Proviamo ancora. Potter, dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi una pietra bezoar?-
“ Ah ah ah … non ti senti molto venerato adesso eh, quattr’occhi?” pensò Draco orgoglioso mentre la sciocca con i buffi capelli arruffati faceva scattare in aria una mano. Pansy alzò gli occhi al cielo, borbottando a Millicent qualcosa che ad occhio doveva essere poco carino nei suoi confronti, perché la rossa prese a sghignazzare tremolando tutta dietro il calderone.
- Non lo so, signore- ripeté il ragazzo leggermente in imbarazzo. Goyle ululò dal ridere. Potter si sforzava d’ignorarli, ma Draco vedeva che era in difficoltà e si sentì ancor più appagato. Gli sorrise sornione accennando ad un muto applauso. Alcuni Grifondoro gli lanciarono occhiate sbieche ma non ne parve minimamente turbato. Si divertiva troppo per farlo. Il professor Piton lo torturò con le sue domande, mettendolo in ridicolo ancora per un po’, prima di dare inizio alla lezione: il loro compito era preparare una pozione per curare i foruncoli. Tutti si misero al lavoro, alcuni divertiti altri decisamente abbacchiati. Draco era al settimo cielo tanto che si impegnò più che potè nel svolgere il suo compito deciso a farsi ben volere sin da subito dall’insegnante. Non ci volle molto, visto, che durante il corso delle due ore, l’uomo girovagando per i tavoli, parve riprendere quasi tutti fuorché lui, lodando persino il modo in cui aveva perfettamente stufato le sue lumache cornute. Decisamente doveva stargli simpatico anche se Pansy non era molto convinta del suo giudizio. Non sopportava quando qualcuno apprezzava lui, invece che lei.
Al termine della lezione il biondino era così contento che se qualcuno gli avesse pestato un piede probabilmente non avrebbe obbligato neanche Tiger e Goyle a picchiarlo, risparmiandolo. I Grifondoro avevano perso già due punti e per lo più un tonto di nome Neville Paciock aveva fatto esplodere la sua pozione ricoprendo i suoi compagni di poltiglia gelatinosa … un vero spasso per tutti i Serpeverde. Millicent e Pansy si erano sbellicate dal ridere quando avevano visto le scarpe della Granger bucate dalla pozione avariata. Quella, pensò festante mentre commentava la splendida lezione con i suoi compagni di casa, era stata in assoluto la miglior cosa accaduta in quella scuola da quando ci aveva messo piede.

Quel pomeriggio, comunque, Draco ebbe modo di sentirsi ancor più appagato di quanto non si fosse sentito in quella fatidica doppia ora di pozioni. Era sceso insieme a Nott e agli inseparabili Tiger e Goyle nella sala comune di Serpeverde per appoggiare gli zaini, quando un grosso avviso appeso in bacheca attirò la loro attenzione. Il foglio di pergamena sovrastava tutti gli altri piccoli annunci e avvisava loro che il giovedì successivo si sarebbe tenuta la prima lezione di volo degli studenti del primo anno.
- Oh finalmente!- esclamò il ragazzo uscendo dalla sala, in direzione della Sala Grande, incrociando parecchi studenti affamati che imboccavano la sua stessa direzione - Pensavo si fossero dimenticati di noi!-
- Io invece lo speravo … odio volare … mi si rovina sempre l‘acconciatura! E poi è così noioso …- Il gruppo di ragazze Serpeverde li aveva raggiunti, origliando la loro conversazione. A parlare era stata Tracey Davis, una ragazzina del loro stesso anno dai capelli biondi, la pelle diafana e l‘aria gracilina. Carina, ma un po’ troppo petulante. I ragazzi si scambiarono occhiate compassionevoli. Draco non riuscì a tenere la bocca chiusa.
- Che ne volete sapere voi donne del Quidditch! State sempre li a infiocchettarvi tutte … - i quattro compagni risero di gusto alla battuta. Persino Blaise accennò un vago sorrisino. Una vocetta canzonatoria comunque spiccò tra le risate. Ovviamente, Pansy era saltata su in difesa delle compagne. Quelle cinque avevano fatto in breve tempo un gruppo davvero affiatato.
- Ha parlato chi di Quidditch se ne intende veramente!- Il biondino si rabbuiò lanciandole uno sguardo di puro odio. Non sopportava quando lo derideva davanti agli amici. No, non lo sopportava neanche un po’.
- Cosa vorresti dire? Che ne sai più te di me?- Lei gli rivolse un sorrisino irritante, superandolo seguita dalle altre, che la fissavano con un cipiglio ammirato. Loro non avevano certo il coraggio di rispondere così ad un Malfoy. In breve sparirono nella Sala Grande sedendosi ad un’estremità della tavolata Serpeverde.
- Quella lì ha fegato a risponderti così- commentò Theodore, gli occhi ancora spalancati per lo stupore, prendendo posto insieme ai compagni, addentando un pezzo di pasticcio al prosciutto. Draco afferrò con forza una patata arrosto gettandola sul piatto. Avrebbe tanto voluto fosse Pansy per distruggerla.
- Quello …- rispose lui con un sibilo prendendo a ridurre in poltiglia la vivanda - … non è coraggio, solo una grande stupidità, non ha abbastanza cervello per capire quello che dice-
Nessuno mise in discussione le sue parole, anche se nessuno pareva profondamente convinto della cosa. Blaise sembrava quello meno convinto di tutti. Ma il ragazzo si era completamente dedicato al suo piatto e non aveva prestato la minima attenzione alla reazione dei compagni.

***

Il giovedì successivo, il cielo era terso e presentava le condizioni ideali per affrontare la loro prima lezione di volo. Draco, dimenticatosi completamente dei commentini insensati della sua fidanzata, si era alzato estremamente di buon umore, desideroso di mostrare a tutti, in particolare a Potter e Weasley quanto fosse in gamba a cavallo di una scopa. Benché suo padre alla fine non gli avesse più comprato la Tornado che desiderava tanto, lui aveva continuato ad esercitarsi sulla scopa del genitore: una Comet Duecentossessanta. Una buona scopa anche se un po’ superata, ed era estremamente preparato.
Fu con una gran soddisfazione che si sedette alla tavolata dei Serpeverde, riempiendosi la scodella di cereali, e commentando malignamente insieme a Tiger e Goyle quanto fosse ridicolo Potter.
- Si crede tanto famoso …- aveva urlato ai suoi amici quando l’aveva visto entrare in sala, attirando la sua attenzione - … eppure non gli scrive mai nessuno! Beh … in fondo, credo sia normale per uno che non ha più una famiglia! A me i miei genitori riempiono sempre di dolci, ma cosa vuoi farci, non tutti sono così fortunati!- .
Weasley aveva trattenuto l’amico per un braccio trascinandolo al tavolo di Grifondoro. Le risate dei Serpeverde li accompagnarono per tutto il tragitto. Draco sentì gli occhi indignati di molti Corvonero e Tassorosso su di sé e questo non fece altro che renderlo ancor più allegro. Torturare quello sciocco Sfregiato e i suoi amici era il suo passatempo quotidiano preferito. Inoltre i suoi compagni lo spalleggiavano divertiti quindi non vi era motivo per non essere sgarbati nei loro confronti.
- Ehi Capo guarda! Quell’idiota di Paciock ha ricevuto una Ricordella!- Goyle fece saettare il ditone a salsiccia lungo il tavolo indicandogli il testone del ragazzo intento ad esaminare una piccola sfera nel quale volteggiava un intenso fumo rosso; accanto a sé c‘era una piccola folla di curiosi tra cui Potter e Weasley. A Draco venne in mente un’idea. Si alzò velocemente facendo cenno ai due bestioni di seguirlo lungo i tavoli delle quattro case. Strisciando come serpenti raggiunsero i Grifondoro e senza farsi notare finirono alle spalle di Paciock. Con un balzo il biondino gli strappò di mano la Ricordella sghignazzando compiaciuto nel vedere le loro facce stupite. Non rise molto comunque perché la McGranitt, fiutato il pericolo si era precipitata da loro con il suo solito modo di fare rigido e severo.
- Che cosa succede qui?- aveva chiesto occhieggiando da prima lui per poi passare a Potter e a Weasley. I due fecero per aprir bocca ma Paciock li precedette.
- Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella!-
“ Oh mamma aiuto! Quel brutto cattivo di Malfoy mia ha preso la ricordella!” pensò il ragazzo scimmiottandolo mentalmente, lanciandogli uno sguardo inceneritore. Neville deglutì allentandosi il nodo della cravatta. La McGranitt aspettava ancora una risposta.
- Stavo solo guardando- si giustificò Draco con un alzata di spalle ridando la Ricordella a Neville, che sollevato, tirò un respiro di sollievo.
- Ti conviene respirare adesso Paciock perché oggi pomeriggio potresti non avere più fiato per farlo- sibilò questo una volta che si fu allontanato da loro, facendo sghignazzare Tiger e Goyle. Non sapeva perché ma aveva come la sensazione che di li a qualche ora si sarebbe riscattato degnamente da quello stupido episodio.

Alle tre e un quarto di quello stesso giorno, i Serpeverde del primo anno presero a salire i gradini del sotterranei in direzione del campo di Quidditch. L’aria era fresca ma il sole nonostante fosse il dodici di settembre scaldava ancora, costringendo i ragazzi a fare a meno dei propri mantelli.
Madama Bumb era l’insegnante di volo, e li attendeva già al centro della radura. Aveva i capelli grigi e gli occhi da falco, ricordava vagamente un uccellino spaventato, visto che era anche molto bassa e dalla figura leggera. A terra aveva disposto venti manici di scopa dall’aria decrepita. Draco dubitava persino riuscissero a decollare, comunque preferì non dire niente. Pansy era a pochi metri da lui e se l’avesse sentito lamentarsi avrebbe sicuramente ricominciato a dargli della femminuccia, lagnosa; ed era l’ultima cosa che voleva, perché proprio in quel momento dal portone d’ingresso erano sbucati i Grifondoro. Camminavano a passo svelto e in breve tempo li ebbero raggiunti, alcuni di loro ansavano per la corsa.
- Beh, che cosa state aspettando?- sbraitò Madama Bumb vedendo che nessuno di loro si muoveva - Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi!-
In un paio di secondi ognuno aveva accanto a sé una scopa, molti erano leggermente spaventati all’idea di volare. Draco sorrise nel vedere che la mano di Pansy tremava sopra la scopa. Lei soffriva di vertigini, aveva una fifa matta delle altezze. Con un sorriso compiaciuto urlò “su” insieme a tutti gli altri. La scopa gli saettò immediatamente tra le mani, pochi c’erano riusciti … Potter sfortunatamente per lui era uno di quelli.
Una volta che tutti ebbero in mano la propria scopa, Madama Bumb passò tra loro per correggere la presa o il modo in cui la si cavalcava. La donna si avvicinò a lui sistemandogli meglio la mano sul manico di legno.
- Signor Malfoy le sbaglia … non si regge in quel modo una scopa a meno che non si voglia rischiare di cadere dopo due minuti!-
Draco borbottò maledizioni silenziose nei confronti dell’insegnante che era andata a correggere una certa Lavanda Brown a pochi passi da lui. Potter e Weasley ammiccarono in sua direzione ridendo come pazzi.
- Cos’è che hai detto Draco? Che sei un campione a Quidditch?- lo schermì in un sussurrò la fidanzata ghignando crudele con i capelli che le sventolavano sulle spalle, sospinti dal vento.
- Ti conviene far sparire quel ghigno dalla faccia se non vuoi che ti butti giù dalla scopa!- ribattè lui, livido facendole sparire il sorriso. A quanto pareva il terrore per l’altezza superava la voglia di prenderlo in giro.
Stavano per partire tutti quanti per fare un piccolo voletto di prova quando quell’idiota di Paciock partì in aria prima del fischiò della professoressa. Aveva un espressione a dir poco orripilata e ad occhio non doveva avere il benché minimo controllo della scopa. Molte ragazze di Grifondoro presero ad urlare. I Serpeverde non ridevano ma assistevano alla scena con un certo interesse. Neville nervoso e più bianco di un cadavere saliva sempre più in alto ormai doveva essere a quota sei metri, quando come un sacco di patate scivolò giù dalla scopa, cadendo sull‘erba molliccia. Immediatamente Madama Bumb si lanciò su di lui insieme a tutti i suoi compagni di casa. Paciock aveva il polso rotto ma a Draco non è che importasse molto. Ora che tutto era finito la situazione pareva ancor più divertente. Neville piangeva disperato come un lattante mentre assieme alla donna spariva oltre le mura del castello diretto in infermeria.
Fu più forte di lui, non riuscì a trattenersi e scoppio a ridere. In breve tempo anche tutti gli altri Serpeverde si erano uniti al suo coro di risa. Millicent aveva le lacrime agli occhi e Nott si reggeva a Tiger per non cadere a terra.
- Hai visto che faccia, quel gran salame che non è altro?- disse a quest’ultimo una volta smesso di ridere, imitando il viso sfigurato dalla paura del ragazzo. Daphne Greengrass singhiozzava dal ridere sulla spalla di Pansy, anche lei estremamente divertita dalla cosa.
- Chiudi il becco Malfoy!- sbottò una ragazza Grifondoro dai lineamenti orientali di cui non ricordava il nome. Era molto arrabbiata. Il biondino stava per risponderle a tono quando per lui parlò qualcun altro.
- Oh, non prenderai mica le difese di Paciock!- Pansy si era liberata di Daphne ed era avanzata di qualche passo verso di lei, il ghigno sulle labbra e l’aria superiore - Non avrei mai creduto che proprio a te, Calì, stessero simpatici i piagnucolosi, e per lo più ciccioni-
Draco per la prima volta da quando la conosceva apprezzò veramente la sua lingua biforcuta. Ovviamente sapeva che lei non l’aveva fatto per lui. Calì Patil era sempre insieme ad Hermione Granger e lei odiava chiunque avesse a che fare con lei ... era una cosa risaputa tra i Serpeverde. Comunque gliene fu grato perché mentre tutti erano concentrati su di lei, lui ebbe modo di scorgere tra l’erba una pallina di vetro che brillava alla luce del sole … la Ricordella che aveva visto quella mattina a colazione tra le mani di Neville.
- Guardate! - esclamò d’un tratto a voce alta riattirando su di sé tutta l’attenzione dei presenti - E’ quello stupido aggeggio che la nonna ha mandato a Paciock-
Era intento a studiare la Ricordella contro luce, quando una voce a lui sgradita lo distolse da quel compito.
- Da qua, Malfoy- Le iridi del ragazzo luccicarono appena nell’udire quel conosciuto quanto odiato timbro di voce. Harry Potter, l’eroe dei falliti, si era fatto largo tra i compagni facendo cadere il silenzio nel campo da Quidditch. Ora si poteva persino udire il rumore delle foglie secche strisciare sull’erba. L’occasione di far fare una pessima figura a quell’insolente gli si presentava davanti su un piatto d’argento. Non aveva intenzione di sprecarla.
- Penso … - disse in tono strascicato, pesando bene ogni parola, rigirandosi la sfera tra le mani - … che la metterò in un posticino dove Paciock dovrà andarsela a riprendere … (e qui s‘interruppe scrutando la zona con un ghigno) … cosa ne dite, per esempio … della cima di un albero?-
Potter si era avvicinato a lui borbottando qualcosa, ma lui non lo aveva capito perché era già saettato in aria la Ricordella stretta nella sua mano destra. Gongolava tra sé e sé convinto di averlo sistemato a dovere … si sbagliava. Il Grifondoro aveva afferrato la sua scopa e due secondi dopo era davanti al suo naso. Nonostante la situazione non riuscì a non pensare che quel ragazzo, per essere la prima volta che saliva su una scopa, era stramaledettamente bravo. La cosa lo fece innervosire ulteriormente, la sfera scricchiolò tra le sue dita.
- Dammela o ti butto giù dalla scopa!- Draco ghignò beffardo. Come osava quel pivello rivolgersi a lui con quel tono insolente? Gliel’avrebbe fatta vedere lui … ma qualcosa mandò a monte i suoi piani. In lontananza la McGranitt stava scendendo i gradini della scuola. Né Paciock né Madama Bumb erano con lei ma era chiaro che stava venendo verso di loro. Che gli avesse visti? Doveva sbrigarsi a scendere o sarebbe stato in guai seri. Potter dovette interpretare il suo silenzio per paura perché aggiunse.
- Niente Tiger e Goyle a salvarti l’osso del collo quassù, eh, Malfoy? - Preso com’era a fare l’eroe non si era nemmeno accorto della donna parecchi metri più giù … e d’altronde come avrebbe potuto? Lui le dava le spalle e poi era ancora molto lontana. Draco comunque non poteva perdere tempo a smentire quell’idiota così caricò il braccio e lanciò la Ricordella il più lontano che potè, rituffandosi immediatamente a terra. Senti il fruscio prodotto dalla scopa del Grifondoro a pochi centimetri dalle sue orecchie ma non si fermò a vedere se era riuscito o meno a salvare la pallina di vetro. Ciò non valeva certo la sua espulsione.
Con un saltello a piè pari raggiunse il suolo appena in tempo per vedere la faccia arrabbiata della McGranitt sbucare dietro l’angolo. Avrebbe potuto incenerire un elefante con quegli occhi.
- HARRY POTTER!- tuonò questa facendogli cenno di scendere. Il ragazzo aveva un espressione a dir poco agghiacciante. Draco sentì parecchi amici battergli una mano sulla spalla in segno di vittoria. Lui al contrario del nemico, aveva la stessa faccia di uno che ha scoperto di aver appena vinto alla lotteria.
Ovviamente gli altri del Grifondoro tentarono di spiegare all’insegnante che era stata tutta colpa sua se Harry era salito sulla scopa. La McGranitt con gran gioia dei Serpeverde non sembrava disposta ad ascoltarli minimamente. Zittendo un ultima volta quel barone di Weasley che cercava a tutti costi di difendere l’amico, la donna trascinò il ragazzo verso il castello. Draco scoppiò nuovamente a ridere, rivolgendosi agli amici che lo guardavano orgogliosi, come fosse stato il loro eroe, anche Pansy lo guardava con una luce diversa negli occhi … qualcosa di simile alla fierezza, ma non aveva tempo per badarci.
- Ragazzi se tutto va bene, possiamo pure dire addio al nostro caro, piccolo Harry Potter prima di sera-

***

Sorrise molto, molto meno quella sera quando a cena vide Potter e Weasley confabulare allegramente tra loro. Nessuno dei due aveva l’aria di chi sta preparando le valigie per andarsene da Hogwarts, nemmeno l’appetito sembrava essergli passato minimamente, e questo turbò profondamente il suo buon umore. Voleva assolutamente saperne qualcosa di più. Non poteva credere che la McGranitt gliel’avesse fatta passare liscia. Aspettò che Tiger e Goyle finissero di mangiare prima di trascinarli al tavolo dei Grifondoro; non aveva alcun senso cercare di convincerli ad abbandonare le loro costolette prima del tempo, visto che tanto non l’avrebbero fatto.
Spintonarono parecchi ragazzini prima di arrivare da loro. I due smisero di sorridere e Draco a quella vista parve ritrovare immediatamente il suo.
- L’ultimo pasto, Potter? Stai per prendere il treno e tornare dai babbani?- Lui non parve scomporsi anzi gli ostentò un sorrisetto antipatico, Weasley lo spalleggiava egregiamente con la stupidità che gli usciva spavalda da ogni odiosa lentiggine.
- Vedo che sei molto più coraggioso, ora che sei tornato coi piedi per terra e hai i tuoi amichetti al fianco-
Draco strinse i pugni nelle tasche dei pantaloni, sentì il legno freddo della bacchetta urtargli piacevolmente la mano. Un’idea gli sfiorò la mente, e prima che avesse tempo per riflettere già aveva parlato, ferito nell’orgoglio.
- Con te sono pronto a battermi in qualsiasi momento, da solo … se vuoi, anche stanotte. Un duello tra maghi. Soltanto bacchette … niente contatto fisico - Potter a quelle parole assunse un aria perplessa quasi non avesse capito le sue parole. Il biondino lo trovò se possibile ancora più stupido.
- Beh, che cosa c’è? Non hai mai sentito parlare di duelli tra maghi?-
Evidentemente no, a giudicare dalla sua espressione stranita. Ancora una volta però il suo amichetto del cuore, Weasley, venne in suoi aiuto, tirandolo da parte.
- Certo che ne ha sentito parlare - ribattè il rosso ponendosi tra lui e il compagno, l’indice puntato al suo petto - Io sono il suo secondo, e il tuo chi è?-
Draco fece lampeggiare gli occhi in direzione dei suoi due gorilla. Goyle era sicuramente il più grosso ma Tiger riusciva a stendere uno del quinto anno con un colpo solo. La scelta parve ovvia.
- Tiger - poi riflettendoci meglio aggiunse con arroganza - Ti va bene a mezzanotte? Ci troviamo nella sala dei trofei, che non è mai chiusa a chiave - I due annuirono seri e lui non ebbe più nulla da aggiungere. Fece cenno agli amici di seguirlo nel dormitorio di Serpeverde e con un ultima occhiata di sfida al moretto si congedò da loro. I passi dei tre echeggiavano nel freddo e silenzioso corridoio che conduceva ai sotterranei. Nessuno di loro aprì bocca finché non furono completamente avvolti dalla luce calda del camino della loro sala comune.
Draco si lasciò cadere pesantemente su una poltrona verde, sprofondando nello schienale imbottito, le fiammelle del fuoco gli brillavano di riflesso nelle iridi chiare. Fu Goyle a spezzare il silenzio tra loro.
- Capo, hai davvero intenzione di sfidarli questa sera?-
Bella domanda. Una domanda che si era ripetuto da quando aveva lasciato la Sala Grande, a cui non aveva ancora trovato risposta. Si passò una mano tra i capelli, riflettendo.
- Non lo so - ammise dopo qualche minuto di silenzio, spezzato dal rumore che Tiger produceva sgranocchiando un pacchetto di patatine, trovato aperto nel tavolino accanto - Cioè non posso fargli credere che sono un codardo e l‘unica soluzione e … ma un momento!-
Era balzato in piedi il pugno stretto nella mano destra, il volto illuminato per la brillante idea che gli era venuta in mente. Tiger lasciò perdere il cibo, Goyle aspettava di sentire ciò che aveva da dire confuso.
Era un genio. Un vero e proprio genio, furbo come una volpe e sveglio come una lince … si, neanche ad un secchione come Blaise sarebbe mai venuto in mente un piano così perfetto.
- Noi non andremo al duello questa sera - disse d’un tratto, il dito scosso da un fremito per l’emozione di essere stato così astuto - Manderemo Gazza al nostro posto … un soffiata è quello che ci vuole, Potter è troppo leale per non presentarsi - I due ragazzi alzarono le sopracciglia guardandosi tra loro colpiti.
- Geniale …- sussurrò Tiger la bocca semi aperta ancora piena di patatine. Faceva un po’ schifo ma Draco era troppo preso da sé per farglielo notare.
- Esatto … esatto … Potter a mezzanotte scivolerà nella sala dei trofei e invece di noi troverà il vecchietto … già mi immagino la faccia di Weasley! - si interruppe un secondo per una breve risata di scherno poi continuò - Nel giro di un paio d’ore quei due saranno fuori Hogwarts, la permanenza più breve in una scuola che la storia ricordi -
Tiger e Goyle scoppiarono a ridere, Draco però non lo fece, anzi, li guardò improvvisamente arrabbiato. A quella vista smisero all’istante, scrutandolo interrogativo.
- Beh? Che fate ancora qui? Andate ad avvertire Gazza, no?-
I due scattarono in piedi caracollando a destra e sinistra, scontrandosi più volte uscendo dalla sempre più affollata sala comune. Saranno state anche due ottime guardie ma certe volte superavano ogni limite di stupidità.
Quando li vide sparire oltre il muro di pietra, che era l’ingresso segreto del dormitorio, tornò a sedersi nella sua bella poltrona, ghignando e congratulandosi mentalmente con sé stesso per l’ottima bravata.
In quel momento entrarono in sala Pansy e Blaise, entrambi tenevano tra le mani una consistente pila di libri e discutevano animatamente di un qualche cosa che a parer loro doveva essere molto interessante. Era incredibile quanto fossero affiatati quei due secchioni insieme. Da quando le lezioni erano iniziate erano sempre insieme, circondati da valanghe di libri o perennemente chiusi in biblioteca a svolgere ricerche o ad interrogarsi a vicenda … davvero molto noiosi! I due non si accorsero nemmeno della sua presenza, occuparono in fretta un tavolino qualche metro più in là, prendendo a sfogliare allegri i volumi. Draco si alzò dalla sua postazione e con uno sbadiglio prese a salire le scale che lo avrebbero condotto al suo dormitorio. Ora che ci faceva caso era proprio stanco. Mentre indossava il pigiama e si infilava sotto le coperte di cotone verde bottiglia della sua camera, distrutto, non riuscì a non pensare che in fondo per lui fosse un bene che Blaise gliela togliesse dai piedi, almeno poteva fare quel che gli pareva senza ritrovarsela sempre a protestare ad ogni angolo.
“ Magari …” pensò con un ghigno spegnendo la luce con un colpo di bacchetta “… posso chiedere al signor Parkinson se per lui va bene lo stesso far sposare Pansy a suo cugino, dopotutto è sempre uno di famiglia”. Non sapeva che presto o tardi avrebbe seriamente cambiato idea.

***

Riporto l’avviso che avevo inserito nel commento nel caso a qualcuno fosse sfuggito:

AVVISO!! : In questo capitolo sono molto più legata alla trama della Rowling che negli altri capitoli quindi alcune frasi (le principali niente di più), appunto per essere il più fedele possibile le ho prese direttamente da "Harry Potter e la pietra filosofale" ... Spero che la cosa non disturbi nessuno anche perchè per poter raccontare la vera saga dal punto di vista di Draco e Pansy è necessario che talvolta sia più stretta a ciò che la Rowling scrive! Se la cosa dovvesse creare problemi vi prego fatemelo sapere ... tuttavia spero che capiate le mie ragioni e appreziate comunque il mio impegno! Non vi rubo altro tempo ... buona lettura a tutti!

Io spero vivamente che a nessuno rechi disturbo questa cosa! Comunque per democrazia l’ho messa!
Passo ai ringraziamenti e a rispondere a qualche domanda delle mie lettrici (mamma che emozione poterlo dire!).

RINGRAZIO di cuore tutti quanti ma in particolar modo queste splendide (lo ripeterò fin che non mi odierete per questo :P!) persone che hanno deciso di lasciarmi una recensione che per me ha un valore immenso, come per tutti gli scrittori con un po’ di buon senso. Un ENORMISSIMO grazie a:

Yuna
Franceskina
Miss Black
Sabry
Mystika
Sere
Shanìka
Pansy Malfoy


Siete tutte gentilissime e fantastiche! Le vostre recensioni mi riempiono di gioia e mi spingono a continuare questa storia … voi siete veramente le uniche persone da riempire di complimenti! Sono io che ringrazio voi per il tempo che dedicate a questa fic … ancora grazie …

Risposte domande varie (ovviamente nei limiti possibili!):

Miss Black : la tua non era una vera e propria domanda, lo so, ma sento di doverti assolutamente dire che … se qualcuno prova a picchiarti perché ami questa coppia (D/P) allora avvisami perché mi impegno a picchiarli io personalmente! Io li adoro da una vista questi due … tranquilla! Ci penso io a difenderti! (faccio sia da Tiger che da Goyle! ^^)

Sarbry : Mi hai tempestato di domande! Credimi, le ho apprezzate tutte significa che sei curiosa e la storia ti interessa davvero, non sai come mi ha fatto piacere leggere la tua recensione! Comunque parto con il rispondere alla prima:
1_ A Blaise piace Pansy? à Ok la tua non è che fosse stata una vera e propria domanda, in ogni caso se lo è non posso assolutamente risponderti perché altrimenti svelerei un gran mistero per molti! Abbi pazienza … prima o poi salterà fuori qualcosa …
2_ Quando scoccherà la scintilla? à Beh neanche a questa posso rispondere ma non è tanto quando ma … come? (ti lascio riflettere … hi hi hi)
3_ Blaise cugino di Draco? à Si bè questa è stata una mia pura invenzione! La Rowling non ha mai specificato niente quindi ho dato man forte alla fantasia e poi mi serviva che loro due fossero cugini … niente domande! Salterà fuori il motivo per la mia scelta … niente è casuale in questa storia!
4_ Quanti capitoli saranno? à Uhm … domanda difficile … non lo so con chiarezza! Ho tutta la trama ben in mente e appuntata un po’ ovunque ma non ho un idea precisa su quanti capitoli possano essere in tutto! L’unica cosa che ti posso dire è che il primo anno finirà tra altri quattro o cinque capitoli!

Pansy Malfoy : Tu non è che hai fatto una domanda precisa ma … visto che mi hai chiesto delle compagne di Pansy ho voluto risponderti. In questo capitolo non compaiono se non di striscio (anche perché il protagonista indiscusso di questo cap è Draco, quindi è difficile parli delle amiche di Pansy) ma presto presenterò anche loro … avranno ruoli fondamentali ma più avanti, per ora non molto. Basta non mi sbilancio più!

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Capitolo 6
*** Cap 6: Un insolito Halloween ***


Un ticchettio leggero, di passi frettolosi su pietra solida, riempiva lo stretto corridoio che conduceva nei sotterranei della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Erano da poco passate le nove di sera, e in giro non vi era praticamente nessuno eccezion fatta per i prefetti delle quattro Case che annoiati e per niente motivati pattugliavano i diversi piani della scuola; non vi era un motivo particolare perché questi dovessero sorvegliare a quell’ora i corridoi e le diverse rampe di scale, semplicemente si assicuravano che nessun alunno si trovasse in giro a combinare guai per il castello, come era successo parecchie settimane prima intorno alla mezzanotte. Gazza, l’insolente bidello, nemico giurato di ogni alunno, infatti aveva presentato al preside una viva protesta per il mancato aiuto dei prefetti e capiscuola nel cercare di tenere gli alunni nelle loro sale comuni superate le otto e mezza di sera. Sembrava che a scatenare questo suo impellente bisogno di aiutanti fosse sorto proprio per il fatto che la sera del dodici settembre di quello stesso anno aveva beccato alcuni studenti dal volto e l’età ignota aggirarsi nei pressi dell’aula trofei. Così, il vecchio, protestando perché quel gruppo di monelli aveva lasciato invisibili macchie che lui aveva dovuto immaginariamente pulire, era riuscito a strappare a Silente il consenso di tenere con sé fino alle undici i prefetti di ogni Casa perché lo aiutassero nel suo nobilissimo compito. A detta di tutti, comunque era una grande stupidaggine, visto che in linea di massima la biblioteca, gli allenamenti di Quidditch e i vari circoli studenteschi tendevano a concludersi sempre non prima delle nove e mezza di sera. Ormai, però Gazza aveva ottenuto il suo permesso per tanto se non si voleva rischiare una punizione era meglio rientrare nei propri dormitori entro il coprifuoco prestabilito.
Era per questo motivo che due studenti Serpeverde, che non avevano prestato molta attenzione all’orologio, in quel momento, camminavano a passo sostenuto lungo i corridoi deserti nel tentativo di sfuggire alle grinfie del bidello e dei suoi eventuali aiutanti. I tacchi delle loro scarpe non gli aiutavano molto nella loro impresa visto che echeggiavano paurosamente al minimo tocco con il suolo pietroso, rimbombando tra le pareti spoglie. Torce dalla fiamma gialla mandavano riflessi scuri sulle sagome dei due ragazzi, che l’uno accanto all’altro provavano a muoversi cercando allo stesso tempo di produrre il minor rumore possibile. Una cosa, per le cause elencate prima, davvero difficile.
- Pensi che Gazza ci abbia sentito mentre passavamo davanti al suo sgabuzzino?- chiese la ragazza in un soffio, sistemandosi meglio la sacca dei libri sulla spalla, carica di libri, compiti svolti e innumerevoli pergamene e piume di scorta. Il ragazzo scosse il capo in un evidente segno di diniego, un lieve sorriso a increspargli le labbra.
- No, sembrava troppo occupato a staccare le Caccabombe dallo scopettone per curarsi di noi -
Pansy a quelle parole si lasciò sfuggire una risata, che però attutì prontamente nella manica del maglione all‘occhiata seria che il compagno le aveva lanciato. Lei mormorò delle scuse tornando silenziosa a scrutarsi intensamente la punta dei piedi, un tantino rossa in volto. Blaise era un ragazzo davvero strano; non si capiva mai con certezza quando scherzasse o quando facesse sul serio … era difficile capirlo, ma forse era proprio per questo che a lei piaceva tanto. Già, il misterioso, a parere di molti, ambiguo Blaise Zabini l’aveva completamente stregata con quei suoi modi di fare insoliti e per nulla scontati. All’apparenza poteva passare per un comunissimo ragazzino di undici anni ma non appena apriva bocca e iniziava a parlare avresti giurato ne avesse molti di più. Era intelligente, il ragazzo, ma non nel senso d’imparare un infinità di cose una dietro l’altra per dimostrare che si era preparati, no, la sua era intelligenza nel vero senso della parola. A volte i suoi compagni di Casa rimanevano scioccati dai suoi discorsi, Pansy tuttavia ne era affascinata. Con lui si poteva parlare di ogni cosa, non necessariamente di cose serie come Draco e i suoi amici pensavano. La sua compagnia era piacevolmente discreta, non era invadente ne tanto meno criticone o pieno di sé. Pansy adorava stargli accanto, persino Storia della Magia era meno noiosa se passata al suo fianco tra appunti di guerre e nascite importanti. Sapeva affascinare le persone … o per lo meno sapeva affascinare lei. Già perché sebbene la ragazza vivesse per un suo respiro o una sua osservazione gli altri Serpeverde non la pensavano affatto così. Per loro era solo Blaise il tipo silenzioso e secchione nonché cugino di Malfoy. A dirla tutta non era neanche Blaise, ma solo il cugino di Malfoy.
Pansy odiava quando si riferivano a lui con quell’appellativo ma a lui non importava, scrollava le spalle, e continuava per la sua strada. La moretta invidiava quella sua calma razionale; se si fossero rivolti a lei a quel modo probabilmente avrebbe riempito di pugni il tizio che aveva aperto bocca, assicurandogli un fine settimana da incubo nell‘infermeria della scuola.
Erano diversissimi e lo sapeva bene, ma stavano bene in compagnia l’uno dell’alta e a lei bastava questo.
Lui la trovava una buona amica, così le aveva detto. Pansy avrebbe preferito si fosse prostrato ai suoi piedi innamorato pazzo ma aveva smesso di credere nel principe azzurro da quando aveva avuto modo di conoscere Draco. Ancora ricordava con rabbia la stupidità con cui aveva accolto la notizia del suo fidanzamento … ma come aveva fatto ad essere così ingenua? Comunque non parliamo di Draco, di lui fin’ora non c’è molto da dire a parte che era ancora l’essere più stramaledettamente vanitoso e pieno di sé che Pansy avesse mai conosciuto. Sempre a vantarsi di questo o di quello con i suoi amici e a darsi un sacco di arie da genio solo per qualche battuta su Potter e compagnia bella. Non che a lei dispiacessero queste malignità su di loro però … c’è un limite a tutto! Ma torniamo al presente …
I due continuavano a camminare silenziosi, lo sguardo fisso a terra e il libri che sbatacchiavano nella borsa. Erano appena usciti dalla biblioteca, luogo in cui trascorrevano gran parte delle loro serate facendo ricerche o sfogliando pile e pile di libri. Ma intendiamoci, lì, non facevano solo quello. Tra una pagina e l’altra parlavano di tantissime cose che potevano variare tranquillamente da argomenti importanti alle più futili sciocchezze che la mente di due undicenni può partorire nell‘arco di una giornata. Quella sera, per esempio, ai compiti avevano dedicato solamente una mezz’ora e poi avevano preso a levare critiche e a fare commentini acidi su chiunque mettesse piede in biblioteca. Quello è troppo alto, sembra una giraffa, quella ha la divisa tutta rovinata, probabilmente era di sua nonna e cose così. Blaise non era affatto il tipo noioso e perfettino che tutti si aspettavano; quando s‘impegnava, i suoi commenti e le sue osservazioni potevano essere ancor più acidi e pungenti di quelli della ragazza … e naturalmente per lei questo era fonte di continuo divertimento.
Il loro bersaglio preferito era neanche a dirlo, Miss Topo di Biblioteca … alias Hermione Granger. Con lei si facevano sempre un mare di risate nonostante le occhiatacce di quella zitellona di Madama Pince. Proprio pochi minuti prima, mentre la ragazza tentava di portarsi lontano dagli occhi quel cespuglio che normalmente la gente definisce capelli, Blaise aveva dato il meglio di sé osservando che, se per un qualche motivo la terra dovesse essere vittima di un’improvvisa glaciazione, eliminando ogni fonte di calore, avrebbero potuto usare tranquillamente la chioma della Granger come carburante e salvarsi le penne. Pansy aveva riso così tanto da costringerla a scappare in bagno dopo due minuti. A quel ricordo un sorriso le illuminò nuovamente il viso.
- Perché ridi?- le chiese il ragazzo inarcando un sopraciglio incuriosito, mentre svoltavano un angolo ritrovandosi a pochi passi dall’entrata del loro dormitorio. Pansy lo guardò di sottecchi giocherellando con il nodo del cravattino verde-argento.
- Pesavo a come sarebbe bello vedere la Granger correre per Hogwards con i capelli in fiamme …-
Blaise rise. Una risata breve ma sincera. Era uno spettacolo vederlo sorridere, forse, soprattutto per il fatto che non lo faceva molto spesso. La ragazza sentì l’inevitabile calore salirle lungo le guance pallide e distolse lo sguardo. A volte non riusciva proprio a controllarsi. Lui non parve accorgersene perché pronunciò la parola d’ordine (“Parrocchetto“) entrando nell’affollatissima sala comune dei Serpeverde ancora con il sorriso sulle labbra.
- Non penso che esista abbastanza fuoco per bruciare tutta la sua chioma- aggiunse poco dopo, scansando un gruppetto di ragazzi del quarto anno intenti a parlottare, per cambiare, di bolidi, pluffe e coppe del Quidditch. Pansy rise di nuovo, lasciando cadere su una sedia vuota la pesante sacca con i libri che le aveva segato la spalla. La massaggiò appena mentre si sedeva li accanto, il sorriso ancora sulle labbra.
La sala era infinitamente chiassosa se paragonata al silenzio che aleggiava nei corridoi e nel resto della scuola, risate e urla si levavano da ogni angolo. Il prefetto Serpeverde, Aaron Hanover, era seduto in una poltrona all’angolo della sala tutto intento a sbaciucchiarsi con una ragazza bionda, dalle forme generose di cui Pansy non conosceva il nome.
“ Ma che bravo … dovrebbe fare la ronda e invece sta lì a ingoiarsi quella lì … che prefetti efficienti che può vantare Serpeverde!” pensò scocciata ma con una punta d’invidia constatando che la biondina era davvero molto bella. Ecco che i complessi d’inferiorità si facevano largo come una talpa nella sua testolina. Lei non era orribile come Millicent certo, ma non poteva definirsi nemmeno una gran bellezza. Il suo corpo era ancora acerbo, da bambina e i suoi lineamenti non erano certo dei più graziosi, inoltre come se non bastasse era troppo bassa per la sua età.
Lanciò un’occhiata a Blaise che accanto a lei studiava con interesse una scatoletta dagli innumerevoli fili rossi del tutto ignaro del fatto che lei lo stava fissando. Non sapeva se lui la trovasse carina o meno, aveva troppa fifa per chiederglielo. Secondo quel che Draco le ripeteva all’incirca ogni tre minuti era proprio brutta e con una faccia da pipistrello … che anche il cugino la pensasse così?
A quel pensiero s’incupì, guardando con astio le sue gambette secche. Voleva crescere ed avere anche lei gambe lunghe e capelli biondi e fluenti come la ragazza di Hanover. Stava iniziando seriamente a pensare ad una pozione per cambiare il colore dei capelli quando qualcosa la colpì in testa.
- Ahia!- urlò questa scattando in piedi tenendosi una mano sulla nuca.
- Oh scusa … ti avevo scambiato per uno scarafaggio gigante … - Draco Malfoy era in piedi dietro di lei, un ghigno beffardo stampato in faccia. Evidentemente pensava di essere molto spiritoso. Pansy gli lanciò un occhiataccia massaggiandosi il punto in cui l’aveva colpita. Quell’idiota le aveva fatto male.
- Ehi Blaise smettila di stare sempre in mezzo alle femmine e vieni un po’ con noi … - disse d’un tratto, ignorandola per rivolgendosi al cugino che aveva lasciato perdere la scatoletta assistendo al tutto con aria perplessa - … sempre che lei possa definirsi tale, ovvio -
- Come ti permetti!- urlò lei, stringendo i pugni imbufalita colta l’allusione poco carina nei suoi confronti - Per tua informazione io sono una ragazza!-
Lui alzò le sopraciglia bionde sorpreso, come se gli avesse rivelato una cosa assolutamente inaspettata. Lo odiava in un modo esagerato quando faceva lo sbruffone.
- Ma davvero? No … hai capito Blaise? E io che pensavo avessero sbagliato a metterla nel dormitorio delle ragazze!-. Pansy, in un impulso di pura rabbia, prese lo zaino tentando di colpirlo in faccia, ma lui fu più svelto, e la schivò sghignazzando. Blaise era ancora seduto, gli occhi sgranati per la sorpresa, la moretta pensò che in quel momento non doveva trovarla molto attraente vista la poca femminilità dei suoi gesti. La ragazza forse per il ricordo di ciò che aveva pensato poco prima sul fatto di non piacergli affatto, si mise lo zaino in spalla smettendo di fendere l’aria nel tentativo di stendere Draco. La mano le tremava e sentiva la testa pulsarle dolorosamente per il colpo ricevuto. Avrebbe sicuramente pianto se quell’imbecille del suo fidanzato non fosse stato presente; ma non voleva dargli quella soddisfazione. Richiamando a sé tutte le sue forze per non scoppiare, borbottò tra i denti un: “ Vado a letto, ci vediamo” per poi avviarsi con foga verso le scale che portavano alla sua stanza. Ma Draco si divertiva troppo per lasciarla già andar via. La sua voce odiosamente strascicata le giunse alle orecchie pochi secondi dopo fermandola sull’ultimo gradino di marmo nero.
- Uh ti sei rammollita? Cos’è, hai finalmente capito chi è il migliore?-. Pansy strinse con forza il corrimano, le dita bianche per lo sforzo di non ritornare in sala e prenderlo a calci davanti a tutti i suoi altrettanto stupidi amici. Fece leva su tutto il suo autocontrollo, ma si sa, la calma non era proprio la sua virtù migliore.
Con un balzo si voltò nuovamente verso il fondo delle scale, dove la faccia appuntita del biondino faceva capolino, sorridente.
- Si, ho capito proprio che sei il migliore sai … il miglior idiota della terra! Ottima idea aver fatto volare Potter, visto che ora grazie a te è diventato il nuovo cercatore dei Grifondoro! Complimenti davvero, una gran furbata … ed ha pure una Nimbus Duemila!-
Sapeva bene che l’argomento “Harry Potter” lo innervosiva come nessun altro, specie dal giorno in cui la civetta bianca del Grifondoro aveva portato al suo tavolo il più desiderato manico di scopa fin’ora creato da un mago. La McGranitt non lo aveva punito ma solo ammesso nella squadra di Quidditch della sua Casa. Il volto del ragazzo divenne scuro, gli occhi luccicanti di rabbia. Pansy gli sorrise soddisfatta, mentre lui borbottava qualcosa di incomprensibile muovendo appena le labbra. Sicuramente non la stava ringraziando.
- Se ti prendo …- sibilò d’un tratto, probabilmente perché si era dimenticato di pensare silenziosamente.
- Ah beh vienimi a prendere … fai fatica a salire qualche gradino? O devo pensare che hai paura?-
Draco con un ringhio si appoggiò al corrimano prendendo a salire come una furia le scale … cadendo nella sua trappola. Leggere Storia di Hogwarts aveva decisamente i suoi vantaggi. Era a metà scala quando uno scoppio, come di sirena ruppe il trambusto sonnolento della Casa, attirando l’attenzione di tutti. I gradini presto si trasformarono in uno scivolo scuro e il corrimano sparì d’incanto. Draco colto di sorpresa fece volteggiare le braccia a mo di elica nel tentativo di trovare un qualche appiglio, cosa inutile visto che un secondo dopo rotolava giù come un sacco di patate. Quando si rialzò era spettinato e tutto ammaccato.
Pansy a quella vista scoppiò a ridere appoggiata alla parete, gli occhi carichi di lacrime. Dal basso molti altri Serpeverde ridevano di gusto, aiutando il poveretto ad alzarsi.
- Ma cos’è successo?- chiese stordito massaggiandosi un gomito dolorante, gli occhi due fessure che bruciavano la ragazza, piegata dalle risate. Marcus Flitt, pur ridendo a sua volta, si avvicinò a lui aiutandolo ad alzarsi.
- E’ un vecchio incantesimo che protegge i dormitori delle ragazze da eventuali … ehm … ragazzi poco raccomandabili - disse con una strizzatina d’occhi - … chi hai tentato di raggiungere?-
- Pansy - borbottò lui, le guance rosse per la rabbia e l’imbarazzo. Flitt lanciò un occhiata alla ragazza che ancora in cima alle scale piangeva dal ridere. Era più forte di lei non riusciva a smettere.
- Oh, capito … - ma non sembrava aver capito affatto, visto che aveva una faccia ebete che voleva dire tutt’altro. Pansy smise di ridere. Ma cosa cavolo aveva capito quel Marcus? Draco parve pensare la stessa cosa.
- Flitt non fare l’idiota!- gli aveva urlato lui di rimando ritrovando in fretta il suo miglior tono schifato - Volevo solo darle una lezione! E’ così odiosa!-
La ragazza per una volta fu d’accordo con le sue parole. Tra lei e quel lattante non c’era e non ci sarebbe mai stato niente, si sarebbe giocata la casa se fosse accaduta una cosa del genere. Il ragazzo tuttavia sorrise in un modo, a parere d’entrambi odioso, ma non aggiunse nient’altro tornando nella sala comune insieme al resto della folla di curiosi. Non c’era più niente da vedere. Draco dal basso la fissava indiavolato, gli occhi chiari pieni di luce cattiva.
- Me la paghi questa!- le urlò furente puntandole un indice minaccioso - Me la segno al dito!-
Pansy deglutì. Non l’aveva mai visto così arrabbiato prima, le ricordò vagamente suo padre il giorno in cui l’aveva obbligata a fare da aiuto-elfa per una settimana. Draco, comunque non era il signor Parkinson e non aveva il potere materiale per fare una cosa del genere. A quel pensiero le tornò un po’ dell’antico coraggio.
- Ma appenditela dove ti pare! Per la paura che mi fa un buffone come te!- dette queste parole, con uno sbuffo si gettò i capelli alle spalle e con aria fiera sparì nel piccolo corridoio che l’avrebbe portata alla sua stanza. Le torce accese a forma di serpente appese alle pareti però non l’aiutarono certo a sentirsi molto più sicura. Sebbene si fosse sforzata di essere decisa come sempre, non poteva negare a sé stessa che un po’ di timore le parole fidanzato l’avevano provocato. Tuttavia si dimenticò presto di lui e delle sue minacce non appena raggiunse la sua camera. Stava proprio per afferrare la maniglia ed entrare quando Millicent aprì la porta prima di lei mancando per poco il suo naso.
- Millicent ma sei impazzita?!- urlò questa portandosi le mani al petto per lo spavento di vedere il proprio naso spappolato contro il legno della porta. Già non si sentiva uno schianto ci mancava solo che anche il suo naso diventasse una sorta di grugno. La ragazza indossava una vestaglia tutta pizzi rosa, in testa teneva una quantità innumerevole di bigodini e sulle guance aveva due spruzzi di crema gialla. Pansy la scrutò preoccupata … ad Halloween mancava ancora una settimana …
- Scusa Pansy, ma abbiamo sentito una confusione tremenda e volevamo sapere cosa fosse successo …-
- Ah beh potevate aspettare un altro po’ a scendere … ormai non c’è più niente da vedere … - ribattè lei entrando nella stanza, gettando a terra la borsa, guardandosi intorno. Quando i suoi occhi si posarono sul resto delle sue compagne non riuscì a non pensare di aver sbagliato camera. Davanti a sé quattro ragazze tutte con il medesimo pigiama fucsia, una maschera verde cetriolo in faccia, e i capelli appuntati da un quantità industriale di forcine, bigodini e mollette la guardavano sorridenti.
- Ciao Pansy, finalmente sei arrivata!- esclamò allegra una di loro smettendo di stendersi lo smalto sulle unghie dei piedi per avvicinarsi a lei. Solo quando questa le fu a pochi centimetri di distanza capì che era Daphne. La moretta si riprese a stento dallo shock.
- Ma che diavolo state facendo?- chiese perplessa, facendo saettare lo sguardo sulle loro facce, per poi soffermarsi di nuovo, disgustata, su Millicent che aveva preso a spalmarsi in faccia il resto della crema gialla. Ora davvero sembrava un bombolone con tanto di farcitura.
- Un pigiama party … siamo alla fase: cura di bellezza - Daphne sorrise indicando i vari tubetti di cosmetici sparsi sul tappeto, la lima per le unghie e una decina di spazzole - Volevamo aspettarti ma non arrivavi più così abbiamo iniziato senza di te … non ti sei arrabbiata, vero?-
- No … - disse Pansy sincera, avvertendo per la prima volta l’intenso profumo di bagnoschiuma alla ciliegia che aleggiava nell’aria. La ragazza parve rincuorata, prendendo da terra un vasetto di plastica color oro per poi infilarglielo in mano.
- Ecco mettiti questa e unisciti a noi -. La moretta studiò il contenitore scettica, mentre la compagna tornava sul letto e riprendeva a tingersi le unghie. Tracey accanto a lei studiava interessata una rivista di moda.
- Che roba è?- domandò curiosa sedendosi sul letto a baldacchino dai drappeggi verdi argento. Daphne senza alzare lo sguardo dai propri piedi, le rispose concentrata.
- E’ una maschera contro i brufoli … è di Tracey, sua madre gliel’ha mandata questa mattina con la posta … sai lei è la proprietaria di quel grosso centro estetico a Diagon Alley -
Pansy fissò ancora per un po’ il prodotto che teneva tra le mani. Poi come se avesse realizzato solo ora le parole dell’amica ripose la scatola, sbuffando indignata.
- Io non ho i brufoli!- sbottò furente lanciando un’occhiata al proprio riflesso sullo specchio. Sarà stata anche piccola e piatta come una tavola da stiro ma sulla sua pelle nessuno poteva dire niente. Era perfetta.
- Nessuno ha detto questo … solo che prevenire è meglio che curare- Tracey aveva riposto la rivista e con una salviettina bagnata si toglieva la poltiglia verde dalla faccia, era stata lei a parlare. Lei era senza ombra di dubbio la ragazza più carina del loro anno. Bionda, occhi di un azzurro molto intenso, pelle chiara, magra ma per niente secca … sembrava la leader del gruppo delle Sorelle Stravagarie da giovane, davvero molto bella. Pansy ne era un tantino invidiosa ma non lo dava certo a vedere.
- Cos’è successo, prima, dabbasso?- le chiese una volta che la sua faccia fu completamente priva di crema, guardandola curiosa. La moretta si era completamente dimenticata dell’episodio di poco prima, ma si riprese in fretta sorridendo divertita nel ripensare alla faccia che Malfoy aveva fatto quando si era ritrovato con il sedere per terra giù dalle scale.
- Oh niente … Draco ha tentato solo di raggiungere il nostro dormitorio - spiegò allegra prendendo a togliersi l’uniforme scolastica per infilarsi il pigiama color lavanda. La ragazza, che pensava che le compagne a quella rivelazione scoppiassero a ridere come aveva fatto lei, rimase sorpresa nel vederle quasi tutte emozionate.
- Davvero? Draco Malfoy voleva venire qui? Proprio qui?-
- Uhm … si Tracey … - rispose lei laconica sbucando con la testa dal pigiama, non capendo il motivo di tutto quell’improvviso cicaleccio. L’unica a parte lei a non essersi scomposta era stata Eloise Midgen, una ragazza alta dai capelli biondo cenere dal viso coperto di brufoletti e punti neri. Simpatica ma molto suscettibile. Non ci mise molto, comunque a capire tutta quella sceneggiata. Millicent azzardò un passo di danza, sorridendo raggiante.
- Veniva per me, vero? Si, dev’essere così … voleva dichiararsi ovvio -
Pansy alzò gli occhi al cielo insieme a tutte le altre, nessuno la sopportava quando prendeva a parlare del suo innamorato storico. La ragazza le aveva talmente rimbambite con i suoi sogni ad occhi aperti su di lui che non ne potevano veramente più … anche perché di vero non c’era proprio un accidente.
- Mi spiace deluderti Milly ma lui veniva per me!- Daphne era saltata sul letto con arie da gran signora facendo partire qualche bigodino mal fissato. Ora una ciocca castana le pendeva insolente davanti agli occhi grigi. Millicent sbuffò scuotendo la testa concisa.
- Non è vero! Che volete saperne voi che lo conoscete appena da qualche mese!- la rossa si era lanciata in un’altra delle sue narrazioni fantastiche sul loro amore, litigando per questo con Daphne, quando Tracey, sorprese tutte quante con la sua voce velata.
- Ma la volete piantare tutte e due? Figuratevi se con me in circolazione si interessa a voi due!-
Pansy era allibita. Non poteva credere a ciò che la ragazza aveva detto. Non poteva anche lei essere interessata a Draco! Andiamo … è assurdo … e lei che la credeva una sana di mente. Le tre presero a bisticciare animatamente. Lei ed Eloise si guardarono stranite, i loro occhi parlavano per loro: era chiaro che trovavano le compagne completamente fuori di testa. Ma fu solo quando Millicent tirò in piena fronte a Tracey una spazzola, che le due ragazze si decisero a parlare, ponendo fine a quel insulso litigio.
- Basta, smettetela! Tracey metti giù la mia sveglia! Anche tu Daphne!- Eloise corse tra le due strappando loro di mano le rispettive sveglie. Pansy non sapeva se ridere o piangere. Quando finalmente fu ripristinato un po’ di ordine Eloise aveva decisamente tutti i capelli sfasati, impiastricciati nella maschera che aveva in faccia. I suoi occhi scuri brillavano di una luce sinistra.
- Bene … - mormorò questa poco dopo cercando di mantenere un tono di voce pacato, stringendo convulsamente la bacchetta che aveva estratto per farle star zitte - … ora che siamo tutte calme, Pansy, sempre che voi teniate chiusa quella bocca, ci spiegherà perché il vostro amatissimo Draco ha tentato di venire qui!-
Le sue parole erano più sarcastiche che mai, tanto che la moretta non riuscì a rimanere seria, un sorriso le aveva increspato involontariamente le labbra. Le due ragazze in fatto di pazienza erano allo stesso livello, forse per quello andavano tanto d’accordo. Come dice il detto: chi si somiglia si piglia. Però, intenta com’era ad osservare la compagna, non aveva fatto caso che tutte le altre avevano polarizzato la loro attenzione su di lei; se ne rese conto solo quando Eloise azzardò un colpetto di tosse. Con una scrollata di capo riacquistò lucidità.
- Beh … - iniziò lei ancora piuttosto divertita - … sapete com’è … lui ha iniziato a rompere come al solito e io ovviamente gli ho risposto per le rime … si è un tantino arrabbiato e voleva prendermi per darmele, ovviamente non gli ho detto che se saliva nel nostro dormitorio la scala lo avrebbe ributtato giù così … è cascato come un pero-
Quando terminò il racconto le tre ammiratrici di Malfoy la fissavano allucinate, a bocca aperta, Eloise invece era scoppiata a ridere, unendosi a lei.
- Avrei voluto esserci …- disse allegra recuperando delle salviette e prendendo a togliersi anche lei quell’intruglio melmoso che aveva sulla faccia. Ormai ne aveva più sui che capelli che altro ma non parve preoccuparsene. Pansy non si curò affatto delle altre, ancora imbambolate come stoccafissi; recuperò in fretta un elastico e sparì in bagno per prepararsi per la notte.
Quando tornò in camera Millicent, Tracey e Daphne avevano ritrovato tutta la loro parlantina. Erano sedute tutte sullo stesso letto intente a disfarsi i bigodini a vicenda, il sorriso stampato in faccia da grandi amicone. Sembravano aver dimenticato in fretta il loro litigio … già, il litigio, mica Draco … di lui, per disgrazia di Pansy ed Eloise continuavano ancora a parlarne. Quest’ultima non appena la vide spuntare dal bagno le mimò oltre le teste delle compagne una viva richiesta di aiuto, le mani giunte in segno di preghiera.
- Salvami!- esclamò disperata aggrappandosi al suo braccio non appena la ragazza le si sedette accanto. Finalmente i suoi capelli erano di nuovo in ordine; aveva lasciato perdere le forcine e gli aveva raccolti in due graziose trecce.
- Non dirmi che stanno ancora decidendo su chi di loro tre è il sogno proibito di Draco? … per favore non voglio vomitare!- Eloise a quella battuta rise di gusto, scuotendo la testa, le trecce che le sbatacchiavano qua e là.
- No, no stanno facendo congetture su chi è la sua misteriosa fidanzata-
Pansy a quelle parole non si scompose. Sapeva che nessuno là dentro era a conoscenza del suo segreto. Lei e Draco avevano raggiunto un unico accordo da quando si conoscevano: non dire assolutamente a nessuno che stavano, obbligatoriamente, insieme. Tuttavia Millicent, che era andata ad indagare da brava pettegola e ficcanaso qual’era ancor prima di conoscerla, aveva scoperto che lui era già promesso ad un’altra comunicandolo a chiunque fosse disposto ad ascoltarla. Pansy ricordava ancora con gusto le storielle da mille e una notte che le aveva raccontato sul treno.
- Ah si? - fece lei fingendosi interessata - Qualche novità su quella strega cattiva che tiene il piccoletto legato al guinzaglio?- si divertiva sempre a fingere di non sapere assolutamente niente di tutta la faccenda. Era troppo spassoso prenderle tutte innocentemente in giro.
- No … - rispose Eloise stringendosi nelle spalle - … per ora si limitano solo a pensare a come togliersela dai piedi una volta scoperto chi è …-
- Uh … che paura … scommetto che ovunque sia in questo momento se la sta proprio facendo sotto - commentò Pansy sarcastica lanciando alle tre comari un sorrisetto ironico che impegnate com’erano a confabulare non notarono affatto. Eloise ridacchiò un altro po’ prima d’infilarsi sotto le coperte. Con un uno sbuffo sfilò da sotto il copriletto un cuscino. La moretta le lanciò un occhiata curiosa ma questa le fece cenno di tacere prendendo bene la mira in direzione delle compagne, la lingua tra i denti per lo sforzo.
Un secondo dopo il guanciale aveva colpito in pieno la testa di Tracey rovinandole qualche ricciolo appuntato. Le tre finalmente si voltarono verso di loro.
- Allora la finite o no di parlare di Draco? Io e Pansy ci siamo rotte di sentire i vostri discorsi smielati! - strillò la ragazza tra le risate, con l’amica al seguito che aveva già recuperato un altro cuscino da sferrare contro la prima che avesse osato ribattere. Millicent fece per aprire bocca ma non riuscì a dire niente perché la compagna l’aveva già bella che colpita. Daphne si rifugiò nel suo letto, brandendo il suoi diversi cuscini con aria cospiratrice. Tracey fece altrettanto saltando sul letto e puntando loro contro un dito ben curato. Era un giochetto che si divertivano a fare spesso.
- Noi formiamo la maggioranza quindi si parla di quel che vogliamo noi e l‘argomento è … Draco!-
- NO!- urlarono all’unisono le due ragazze, seppur con il sorriso sulle labbra fingendo di strapparsi i capelli - Questa è guerra!-
Millicent raccolse una decina di calzini puliti formatto palline dall’armadio schierandosi accanto a Tracey e Daphne, battagliere dalla cima dei loro letti.
Pansy ed Eloise saltarono sul letto a loro volta afferrando i cravattini della scuola facendoli roteare in aria come fossero corde per legare il bestiame, stile cow-boy. Daphne ghignò, agguantando meglio il cuscino, i capelli simili ad un cespuglio per via di tutti i bigodini che le erano saltati dalla testa.
- Si fa ad Auror contro Mangiamorte?- chiese divertita, inarcando un sopraciglio in attesa di risposta. Può sembrare strano, certo, ma tra ragazzi del mondo magico è un gioco abbastanza comune, lo si può paragonare al babbano “Guardia e ladri” o “Indiani e Cow-boy”, niente di pericoloso, naturalmente. Un giochetto infantile ma che le divertiva sempre.
Pansy parve rifletterci un po’ su, anche se aveva già preso la sua decisione. Tutte attendevano una sua risposta.
- Ok, va bene ma … noi facciamo gli Auror!- esclamò d’un tratto preparandosi insieme ad Eloise alla battaglia. Tracey assunse una finta aria indignata e sibilò con voce profonda simile a quella di un vecchio dell’oltretomba, muovendo le mani come uno spirito decrepito.
- Traditrici del vostro stesso sangue! Il grande Salazar vi punirà per questo!-. Spalancarono tutte e cinque gli occhi incredule ma un secondo dopo erano piegate in due dal ridere. Millicent aveva fatto persino cadere tutti i calzini che teneva in mano, rotolandosi a terra. Ci misero un bel po’ prima di calmarsi. A Daphne era venuto persino il singhiozzo. Eloise ancora scossa dalle risa comunque si azzardò ad aprir bocca per ribattere, l‘aria di chi sta per dire qualcosa d‘importante.
- Allora noi rispondiamo che … Pansy non ridere per favore ma che Auror siamo insomma? (e qui Tracey cadde dal letto contorcendosi scossa dai singhiozzi) … per la barba di Silente e gli occhialetti di Harry Potter (Millicent a quelle parole corse in bagno tenendosi lo stomaco, rossa come un pomodoro) … noi difenderemo i Babbani, i Mezzosangue e i cretini come Paciock da voi Mangiamorte! -
- B-basta! El, n-non ce … ce la fa-faccio più!- balbettò Daphne battendo i pugni a terra. Pochi minuti dopo, comunque tutte e quattro erano già belle che in piedi a lottare con i cuscini e i calzini abbandonati da Millicent. Si divertirono un mondo, saltellando per parecchi minuti su e giù per la stanza, finché una ragazza del sesto anno intimò loro oltre la porta di smettere di starnazzare se non volevano lasciare Hogwarts polverizzate in una tabacchiera. Era molto tardi e non si erano rese conto che con tutto quel chiasso avrebbero potuto disturbare qualcuno. Tra le risate, si infilarono nei loro letti, non curandosi minimamente di risistemare la stanza che era tutta velata di piume d’oca uscite dai guanciali e dalle loro varie cianfrusaglie. Era stata una bella serata.
Ormai erano tutte infilate nei propri letti, raggomitolate tra le coperte e immerse nell’oscurità più totale.
- Però alla fine abbiamo vinto noi!- disse Daphne con un risolino soddisfatto rigirandosi tra le morbide lenzuola stropicciate. Pansy sospirò rumorosamente, scuotendo la testa rammaricata.
- San Potter non era dalla nostra questa volta-
Scoppiarono nuovamente a ridere, smettendo solo quando un colpo alla parete seguito dalle urla della ragazza di prima non le fece zittire definitivamente. Un quarto d’ora dopo il respiro pesante di Millicent avvolgeva la stanza, Eloise parlava nel sonno e le altre tre dormivano della grossa sbuffando silenziosamente.
In fondo, in fondo, nonostante tutto, checché ne dicessero loro, erano ancora delle bambine.

***

La settimana scivolò via velocemente tra alti e bassi sino ad arrivare al fatidico giorno di Halloween. Il trent’un ottobre non si era fatto certo attendere da nessuno, visto che era arrivato più in fretta di quel che ci si poteva aspettare. A dir la verità ad Hogwards il tempo sembrava volare … almeno questa era l’impressione che Pansy aveva a riguardo. Non le era mai sembrato di divertirsi tanto in vita sua come in quel posto. Certo la scuola era dura, i professori noiosi e i Mezzosangue erano un po’ ovunque ma ce se la spassava ugualmente. Aveva compagni simpatici, amiche sincere e inoltre, ovviamente, c’era Blaise.
Halloween comunque era un evento che tutti, in particolare quelli del primo anno, attendevano con ansia. Era una festività importante nel mondo magico, anche, forse perché era l’unico giorno dell’anno in cui potevano dar man forte a tutte le loro stramberie senza saltare all’occhio dei non maghi. La ragazza ricordava bene quando, all’età di otto anni, la sera di Halloween, suo padre l’aveva portata in giro per le strade del Northampton a rubare i dolcetti ai babbani che non appena si rendevano conto che la bacchetta del signor Parkinson non era finta scappavano via urlando mollando a terra i dolciumi. Quante risate si era fatta trangugiando soddisfatta i suoi bastoncini di liquirizia o gli snack al caramello fregati a quei lattanti.
Niente a che fare comunque con ciò che accadeva ad Hogwarts … li non si facevano certo queste cose ai babbani! Il divertimento però era ugualmente assicurato, così per lo meno dicevano tutti.
Quella mattina e per tutto il corso della giornata il profumo intenso di zucca al forno e ciambelle al cioccolato aveva accompagnato gli studenti per i corridoi e nelle diverse aule della scuola, distraendoli piacevolmente dalle lezioni. La festa di quella sera era più che attesa da tutti, Pansy in primis, come continuava a ripetere alle sue amiche fremendo eccitata.
- Ho sentito dire che ci sarà anche un coro di scheletri ballerini! - esclamò raggiante uscendo quel pomeriggio da una noiosissima ora di Storia della Magia, insieme ai suoi compagni di Casa ancora mezzi addormentati per l’effetto delle parole di Ruf, il fantasma che faceva loro da insegnante.
- Davvero? No! Quelli che fanno la pubblicità a Radio Strega Duemila? Fantastico!- Anche Millicent era piuttosto entusiasta all’idea della festa di quella sera e come lei non vedeva l‘ora di vedere in che modo Silente organizzasse il tutto. In fondo se non preparava qualcosa di carino lui che degli strambi era il re, chi poteva far qualcosa di decente?
Il resto della giornata trascorse piacevolmente, visto che nessuno, nemmeno i professori, aveva voglia di prestare troppa attenzione a libri, incantesimi o maledizioni. Ben presto il sole prese a diventare di un bel rosso-viola lasciando lentamente spazio alla sera e al cielo trapunto di pallide stelle, che aveva già preso ad imbrunire. Gli studenti delle quattro Case abbandonarono presto le aule spoglie, tornando nei propri dormitori per darsi una rapida ripulita prima del banchetto. I Serpeverde del primo anno che come ultima lezione del giorno avevano avuto Erbologia erano un tantino ricoperti di sterco di drago e puzzavano in una maniera impressionante; loro al contrario degli altri ebbero bisogno di una consistente ripulita.
- Mamma mia, avrò usato un quintale di profumo eppure sento sempre quell’odore di concime sotto il naso!- si lamentò Tracey arricciando il nasino disgustata, mentre insieme alle compagne si avviava verso la Sala Grande già gremita di studenti.
- Su Tracey non lamentarti come sempre … - le sussurrò Eloise incoraggiante, battendole gentilmente una mano sulla spalla, entrando in sala - … guarda!-
Un gridolino emozionato si levò dalle cinque ragazze non appena alzarono gli occhi sulle decorazioni che tappezzavano la Sala Grande. Grosse, grasse e intagliate zucche arancioni erano sparse un po’ ovunque, galleggianti in aria, luminose per via delle candele che vi erano state riposte. Stendardi colorati e ragnatele di zucchero filato brillavano alle pareti catturando ogni più piccola particella di luce; centinaia e centinaia di pipistrelli vivi volavano qua e là per i tavoli lanciando ombre tremule sui calici e le posate d’argento.
- Che meraviglia!- esclamò Pansy sedendosi al proprio posto con gli occhi rivolti al soffitto, luccicanti per l’emozione. Stava contemplando estasiata una fila di gatti neri accoccolati sui davanzali delle finestre quando una voce distaccata e fredda non le giunse alle spalle facendola sbuffare. Ovviamente si trattava di Draco Malfoy, l’eterno guasta feste.
- Suppongo che per te sia fantastico rivedere tutta la tua famiglia in un colpo solo, vero?- chiese antipatico indicando con un cenno del capo i pipistrelli svolazzanti sopra la propria testa, ostentandole un ghigno malefico. Pansy lo ignorò caldamente, prendendo a parlare con Millicent come se nulla fosse. Sapeva bene che al ragazzo bruciava ancora la figura che lei gli aveva fatto fare una settimana prima davanti ai suoi amici. Nel corso di quei sette giorni, infatti, non aveva fatto altro che provocarla, ma le non gli aveva dato nessun tipo di soddisfazione, facendolo imbestialire ancora di più. Tuttavia la minaccia del biondino di fargliela pagare era ancora forte e ogni tanto il senso d’insicurezza che l’aveva assalita il giorno del litigio tornava a farsi sentire. Comunque quella sera non ne era per niente intimorita.
I piatti rapidamente presero a riempirsi di tante pietanze squisite facendo squittire Tiger e Goyle come due maialini affamati; un istante dopo avevano già tra le mani due cosce di pollo grandi come piccoli tacchini. Pansy stava per indicare, divertita, i due alle amiche quando la porta della sala grande si spalancò di colpo, mostrando un professor Raptor (insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure un tantino isterico) decisamente pallido e stralunato. La sala piombò nel silenzio, persino Tiger smise di mangiare, curioso.
Il professore con il turbante sulle ventitrè e l’espressione stravolta si avvicinò correndo al preside, inciampando per l’agitazione nel mantello di raso viola cadendo sul tavolo degli insegnanti, rovesciando parecchi bicchieri. Respirava a fatica e la sua voce era poco più che un sussurro, tuttavia nella sala grande vi era un silenzio spettrale e fu impossibile non udire le sue parole.
- Un mostro … nei sotterranei … pensavo di doverglielo dire …- strizzò gli occhi spaventati e svenne battendo la testa sul pavimento. Quello che ne seguì fu il caos. Grida, urla, e panche rovesciate a terra per l’emozione, seguiti da un cicaleccio assordante che non faceva capire niente a nessuno. Pansy si era alzata gli occhi sbarrati stringendo la mano di Millicent che tremava come un budino al cioccolato.
- Cosa facciamo?- le urlò questa ad un orecchio cercando di farsi sentire oltre il baccano della sala, avvolta nel panico. Pansy scosse la testa, il labbro che le tremava leggermente. Non aveva la minima idea sul da farsi. Qualche minuto dopo però una serie di scoppi riportò il silenzio in sala, il tutto seguito da scintille di un viola scuro. Silente teneva la bacchetta levata in aria, l’espressione decisa.
- Prefetti, riportate i ragazzi nelle rispettive Case, immediatamente!-
Aaron Hanover e una ragazza mora dai capelli corti con la spilla da prefetto appuntata alla divisa li raggruppò velocemente, urlando ordini e facendo sventolare la bacchetta. Il professor Piton si avvicinò alla ragazza, Kelly Coquette, spiegandole rapidamente qualcosa per poi sparire oltre il portone della Sala Grande.
- Cambio di programma!- urlò lei in tono autoritario spingendoli tutti nell’atrio, seguita dalla ragazza di Hanover anche lei con la spilla di prefetto agganciata alla camicia - Non possiamo tornare nella comune perché il Troll si trova in quella zona, dobbiamo scendere tutti in un seminterrato dalla parte opposta-
I Serpeverde si guardarono spaventati. Daphne era scoppiata in lacrime tra le braccia di Tracey che non sembrava molto più tranquilla di lei. Draco era stretto a panino tra Tiger e Goyle e si guardava intorno inquieto.
A passo svelto, seguendo i quattro Prefetti e i due Capiscuola i ragazzi si avviarono lungo un ampio corridoio che prima d’allora non avevano mai notato prima. Era molto buio e l’umidità impestava le pareti grigie riempiendo l’aria di un odore secco di muffa.
Pansy stringeva ancora la mano a Millicent, respirando a fatica. Sembrava un labirinto quel posto, tutto pieno di cubicoli e strade chiuse, i Prefetti in cima alla fila comunque, sapevano perfettamente dove andare. Avanzarono ancora di qualche passo, le luci sempre più flebili e fumose. La moretta giocherellava nervosamente con la fodera delle proprie tasche facendo tintinnare la bacchetta.
- Vado a chiedere quanto manca- le disse poco dopo Millicent, lasciandole la mano, avviandosi con un sorriso d’incoraggiamento verso un caposcuola dal naso adunco, poco più in là. Lei annuì seguendo la fila silenziosa. Non si sentiva molto più rilassata ora che la compagna l’aveva lasciata sola. Forse, fu per quel motivo che ancor più agitata le sfuggì la bacchetta dalla tasca cadendo a terra. I Serpeverde camminavano rapidi, lo sguardo fisso davanti a loro; non si curavano affatto di scansarsi per permetterle di raccogliere l’oggetto magico. La ragazza con uno sbuffo si mise da parte aspettando pazientemente che tutti le passassero davanti. Quando finalmente fu l’ultima della fila si guardò intorno alla ricerca della strisciolina di legno. Una cosa non facile visto che il pavimento era scuro e l’illuminazione non era delle migliori. Aguzzò la vista girandosi intorno più volte, percorrendo l’ampio spazio rettangolare, poi, quando ormai stava iniziando seriamente a perdere la calma, vicino ad una ragnatela impolverata, ecco che la sua bacchetta attirò la sua attenzione, luccicando ad un bagliore di una fiaccola poco più in là. Pansy con un sorriso la raccolse rimettendola al sicuro nel taschino dell’uniforme scolastica. Sorrise molto meno quando si rese conto di essere rimasta sola. Ovunque intorno a lei vuoto e silenzio. Nessuno si era accorto della sua assenza, nessuno l’aveva aspettata.
Il corridoio era silenzioso, solo rumori sinistri si levavano dalle pareti e dagli angoli bui. Pansy deglutì spaventata tremando come una foglia. E adesso? Che avrebbe fatto?
Quando una delle fiammelle appese alle pareti si spense d’improvviso, la moretta, colta di sorpresa, cacciò un urlo raggelate, prendendo a correre all‘impazzata, ripercorrendo i propri passi, le mani premute sulle orecchie nel tentativo di non sentire più il gorgogliare dell‘acqua così simile ad un sussurro crudele. Aveva paura adesso, molta più di quella che avesse mai avuto prima.
Corse e corse sbucando spesso in vicoli ciechi, il panico sempre più martellante nella testa. Finalmente dopo quella che le parve un’eternità sbucò senza fiato nell’atrio della scuola, il cuore che le batteva forte nella cassa toracica. Il respiro era irregolare e non si sentiva più le gambe.
- C’è … c’è n-nessuno?- balbettò con le ultime forze che le erano rimaste scrutando spaventata la Sala Grande deserta e le scale vuote e silenziose. Nessuna risposta le giunse in risposta. Avanzò di qualche passo in direzione dei sotterranei che portavano al dormitorio dei Serpeverde. Nessun rumore proveniva da lì. “Con buone probabilità il Troll era già stato bello che catturato” pensò cercando di farsi coraggio, ignorando il tremore della mano sempre più accentuato “ Ora me ne torno nella mia sala comune e aspetto gli altri lì, si … farò proprio così …”.
Leggermente sollevata per quelle parole di conforto si avviò a passo di marcia lungo i sotterranei della scuola. L’ambiente era familiare certo, ma non accogliente al punto da tranquillizzarla. I suoi passi rimbombavano nella pietra fredda, ampliando il senso di solitudine. All’improvviso un rumore, simile ad un ringhio le giunse alle spalle. Si voltò così in fretta da farsi male al collo.
- Chi … c-chi c’è? Chi è là?- la sua voce era acuta per il terrore, gli occhi sgranati a guardare le armature vuote e gli angoli in ombra del corridoio. In risposta alle sue domande un altro ringhio questa volta più profondo e vicino. Pansy arretrò di qualche passo, i brividi a fior di pelle nel vedere il braccio di un armatura muoversi scostante. Fece per voltarsi e riprendere a correre quando qualcosa di freddo la afferrò per una spalla, ruggendo. La ragazza urlò di nuovo coprendosi il volto con le mani, cadendo a terra in attesa di essere finita dal mostro ma … non successe niente di tutto ciò, anzi, una risata esagerata invase l‘aria piatta, con un boato.
Pansy, rannicchiata a terra, le mani tremanti sugli occhi, e il visino rigato di lacrime versate per la paura, scostò appena le dita dalla faccia cercando di vedere cosa fosse successo. Rimase sorpresa quando i suoi occhi si posarono su Draco Malfoy e non su un gigantesco Troll di Montagna. Il ragazzo rideva di gusto, le mani strette allo stomaco tentando di non cadere. In una mano reggeva il braccio di una vecchia armatura.
La moretta di mise in ginocchio a terra, gli occhi verdi ancora spalancati, realizzando a poco a poco quello che era successo. Nessuno aveva tentato di ucciderla, era solo Draco che voleva fargliela pagare, facendole prendere un bello spavento.
- Che … c-che st-stupida! - ululò lui, tra le risate, sbatacchiando il pezzo arrugginito che teneva sul fianco - Non po-posso credere che … che tu ci s-sia cascata! Do-dovevi vedere che fa-faccia!-
Pansy si rialzò lentamente, le guance arrossate bagnate di lacrime, difficile dire cosa provasse in quel momento, se la sua era più paura, sollievo o rabbia. Nemmeno lei doveva saperlo con certezza. L’unica cosa che sembrava in grado di fare in quel momento era piangere. Abbasso il capo, scossa dai singhiozzi, la vista le era diventata d’improvviso velata per le troppe goccioline che le imperlavano le chiglia scure. Non aveva neppure voglia di picchiare il fidanzato per quello scherzo di cattivo gusto, si lamentava e basta.
Draco, probabilmente per il fatto che non si era figurato da lei una reazione del genere, smise di ridere, avvicinandosi, cauto.
- Ma stai piangendo veramente?- le chiese stupidamente, girandole intorno come se non credesse ai suoi occhi. La ragazza singhiozzò più forte ma trovò un briciolo di forza per guardarlo in faccia, indignata.
- N-no … guarda … st-sto … fa-facendo … p-per … fi-finta …- balbettò lei ironica, seppur ancora profondamente scossa, cercando di asciugarsi gli occhi con le mani umide di pianto. Il biondino la fissò incredulo ancora per un po’, l’espressione curiosa di chi guarda una cosa mai vista prima d‘ora. Era una scena buffa vederli immobili tutti e due per un tempo indefinito. Poi però contro ogni previsione il ragazzo estrasse dalla tasca dei pantaloni una Cioccorana e gliela porse, abbacchiato.
Pansy smise per un secondo di piangere guardando l’involucro colorato del dolcetto che lui le porgeva.
- Scusa …- bofonchiò lui con la testa bassa a guardarsi le scarpe, in imbarazzo - … non intendevo … volevo solo vendicarmi e … quando ti ho visto correre lontana dagli altri non ho resistito alla tentazione …-
La ragazza non credeva alle sue orecchie. L’antipatico, spocchioso, maleducato Draco Malfoy le stava chiedendo scusa senza essere minacciato da nessuno. Incredibile … ma forse stava sognando … si doveva essere proprio così …
Draco tuttavia continuava ancora a porgerle la Cioccorana, lo sguardo rivolto altrove. Non era una fantasia, la sua. Così, rincuorata, ma con buone probabilità solo molto stupita, afferrò il dolce, rigirandoselo tra le mani quasi a verificare non fosse una bomba in miniatura. Quando si fu assicurata che il suo contenuto era del tutto innocuo, l’aprì e ne stacco un pezzo con un morso. Il calore del cioccolato la fece sentire subito meglio.
- Grazie - mormorò in un soffio, deglutendo il pezzetto mangiucchiato, abbozzando un timido sorriso. Il biondino borbottò qualcosa vagamente simile ad un “prego” per poi voltarsi e rimettere a posto il pezzo staccato che aveva preso in prestito da una delle armature che tappezzavano il corridoio. Pansy lo studiò attentamente per niente convinta che quello fosse proprio il Draco che conosceva. Certo, dopo lo spavento che le aveva fatto prendere, delle scuse strascicate e una Cioccorana erano davvero il minimo ma da lui erano davvero una rarità.
- Beh … è meglio che torniamo dagli altri …- aggiunse dopo un po’ guardando ancora con un certo interesse le proprie scarpe, riportandola alla realtà - … non dirai niente di questo scherzo, vero?-
- No - fece lei, sorprendendo sé stessa per la rapidità con cui aveva risposto. Avrebbe potuto benissimo fargliela pagare, dicendo che no, col cavolo che gliel’avrebbe fatta passare liscia e invece lo aveva perdonato … era ancora troppo scossa per essere l’antipatica di sempre, o per lo meno doveva essere così.
Lui comunque a quelle parole parve ritrovare tutta la sua spavalderia e il suo peggior tono da bulletto viziato. Pareva troppo strano vederlo così gentile a lungo …
- Oh bene … - fece lui con un ghignetto scostandosi un ciuffo biondo da davanti gli occhi vispi - … quindi non sei proprio una frignona come credevo … bene, allora … tutto come prima?-
Pansy si asciugò le ultime lacrime impigliate tra le ciglia, annuendo con fermezza. Draco senza aggiungere altro strizzò la bocca in un mezzo sorriso, facendole allo stesso tempo cenno di seguirlo oltre l’atrio per raggiungere gli altri Serpeverde nel seminterrato, voltandosi. La ragazza si rigirò tra le dita la scatoletta vuota della Cioccorana, pensando.
- Draco!- lo chiamò lei poco dopo facendolo voltare nuovamente.
- Si? … (SBAM) … Ahia!- il ragazzo si portò di scatto le mani al volto. Lei ridacchiò.
- Ma sei impazzita?- le urlò di rimando massaggiandosi la fronte dolorante. Una cosa colorata gli era stata appena lanciata contro dalla moretta. Pansy appallottolato l’involucro della Cioccorana, infatti, aveva preso bene la mira e l’aveva colpito in testa. La confezione era rotolata a terra poco più avanti rimbalzando sulla pietra grigia.
- Oh scusa … - disse lei con un ghigno davvero poco dispiaciuto, tornata la stessa di sempre - … ma sai, ti avevo scambiato anch’io per uno scarafaggio gigante!-
Pansy lo fissò con aria superiore, mostrandogli la lingua, poi come se nulla fosse, lo precedette correndo verso il seminterrato. Draco, la guardò allucinato, poi con un ringhiò, scatto di corsa al suo inseguimento, facendo rimbombare i propri passi tra le pareti spoglie.
- Se ti prendo!-. Ora era davvero tutto com’era prima.
***


Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui! Non mi dilungo molto e passo a rispondere alla domanda che più di frequente mi è stata posta da tutti voi:
Quand’è che tra Draco e Pansy scoccherà la scintilla, sempre se scoccherà?
Ottima domanda! So di farvi penare ma … non ve lo dirò neanche questa volta! Però voglio specificare una cosa che sicuramente vi farà intuire qualcosa:
Secondo me è ancora troppo presto perché questi due possano piacersi, ora mi spiego meglio … per me Draco e Pansy ad undici anni sono ancora troppo piccoli, troppo immaturi per potersi interessare seriamente a qualcuno. A quell’età si è meno predisposti nei confronti dell’altro sesso, e anzi, si tende a volte a svalutarlo garantendo la supremazia del proprio. Ovviamente ci sono le cotte e i classici discorsi tra amici (es. a me piace lui e a te?) e tutto il resto ma si è ancora in un fase incerta, più propensa all’infanzia che non all’adolescenza, per questo mi pare assurdo far innamorare follemente questi due bambini (perché, io me li figuro così al loro primo anno)! In questo capitolo ho sottolineato particolarmente il loro lato “bambino” perché è esattamente quello che la Rowling fa in “HP e la pietra filosofale” con Harry e gli altri. Potter, infatti, benché ben più maturo per la sua età visti tutti i casini che deve risolvere, resta pur sempre un lattante. Perciò Draco e Pansy che fin’ora non hanno mai avuto un problema in vita loro mi par ovvio si comportino ancora come dei mocciosi ben più di lui.
Vi prego quindi di pazientare perché i personaggi cresceranno come la storia un po’ alla volta … e per quanto riguarda la love story … mah si vedrà … mistero … voi che dite?
Lo so mi odiate per questo … ma se svelo tutto subito che gusto c’è a leggere poi?

RINGRAZIAMENTI immensi alle ormai fidate lettrici di questa fic a cui dedico OGNI singolo capitolo!
Questa storia è nata per mano mia ma siete voi il vero sostegno e ciò che la tira avanti! Continuate così mi raccomando!

Franceskina
Sere
Miki_Malfoy
Minami77
Sabry


Grazie mille per tutti i consigli e i complimenti che mi fate! Li apprezzo moltissimo e non sapete quanto bello sia per me sapere che vi piace leggere il mio lavoro! Non ci sono parole per ringraziarvi tutte …
Hermione : Per lo scambio di persona non voluto tra Nott e Zabini mi dispiace ma … io non ho mai letto niente su di loro e ho inventato tutto di sana pianta! Non sapevo che il carattere dell’uno combaciasse con l’altro! Mi dispiace ma ormai devo tenere le cose come stanno … va bene lo stesso, no? Comunque grazie mille per avermelo detto vuol dire che la prossima volta mi informerò con più attenzione!

Ps. Non so se Eloise Midgen sia una Serpeverde però, siccome non conoscevo il nome dell’ultima ragazza Serpeverde ho usato lei! Spero non sia un problema!

Ps1. Io inizio la scuola la settimana prossima quindi fino ad allora aggiornerò con la stessa frequenza di sempre … poi quando il manicomio aprirà i battenti probabilmente posterò una volta a settimana o giù di li! Baci a tutti!

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Capitolo 7
*** Cap 7: A Natale sono (quasi) tutti più buoni ... ***


Dicembre era alle porte e con esso anche il Natale. Il mese precedente era trascorso in un turbinio di piogge gelate e sbuffi di vento freddo che alla lunga avevano ricoperto la superficie nera del lago della scuola di una leggera pellicola di ghiaccio trasparente. I prati, come le serre di Erbologia, erano perennemente coperti di goccioline d’acqua che la debole luce del giorno faceva risplendere come smeraldi.
Il clima non era stato certo dei migliori, bisognava ammetterlo, ma con il trascorrere dei giorni la sfumatura carbone dei cieli aveva preso a sbiadire in un grigio-bianco intenso, la pioggia faceva lentamente largo alla neve, congedando novembre. Presto, quasi ad avvertire l’arrivo delle vacanze invernali, tutta Hogwarts era stata coperta da un generoso strato di spumosa neve argentea, tanto che la capanna di Hagrid, il guardiacaccia, sembrava un’enorme pasticcino glassato.
La mattina del venti dicembre tuttavia il tempo aveva ripreso a fare i capricci colpendo l’intera zona con una fitta bufera di neve che aveva costretto gli studenti della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria a rinunciare alla loro ormai abituale, battaglia a palle di neve durante la ricreazione.
Quel giorno i ragazzi erano tutti stipati nelle rispettive aule o per i corridoi freddi, imbacuccati in sciarpe e mantelli cercando di scaldarsi in ogni modo possibile. Già, perché, mentre le quattro diverse sale comuni erano calde e accoglienti, ricche di coperte di lana, il resto della scuola era scossa per lo più da spifferi gelidi che non risparmiavano nessuno, facendo battere i denti persino ai ritratti animati che correvano su e giù per le cornici cercando di non rimanere paralizzati tra un saltello e l‘altro.
I Serpeverde del primo anno erano tutti raggomitolati nelle loro divise, i cappelli tirati fin sotto le orecchie nel tentativo di ripararsi dal freddo. Aspettavano tutti l’arrivo del professor Vitious nell’aula d’incantesimi stretti, stretti nei banchi congelati, le mani fredde come ghiaccioli.
Theodore Nott starnutì per la quindicesima volta, il naso rosso e lo sguardo perso nel vuoto; quel mattino non aveva proprio una bella cera, anche se a dir la verità era da una settimana che andava avanti così. Oggi comunque stava proprio superando sé stesso. La sua compagna di banco, Daphne Greengrass, aveva allontanato la sedia il più possibile da lui, premendosi sul viso la sciarpa verde-argento, come fosse una mascherina.
- Sai Theo, dovresti andare in infermeria … non sembri mica tanto in salute … - disse lei con la voce camuffata dal tessuto, guardandolo con un pizzico di compassione. Lui per tutta risposta diede un’altra serie di starnuti sparendo con tutta la faccia dietro un grosso fazzoletto celeste. Quando ne riemerse aveva gli occhi lucidi e il naso di una particolare sfumatura vermiglia. Faceva proprio pena.
- Sto bene - borbottò con voce nasale, sistemandosi il mantello sulle spalle, curvo nel tentativo di scaldarsi maggiormente. Un secondo dopo un biondino di nostra conoscenza sbuffò sonoramente dal suo posto scattando in piedi e prendendo a camminare su e giù, il respiro che si condensava in nuvolette di vapore cereo. Era nervoso e arrabbiato, in primo luogo perché odiava sentire freddo e quella scuola in quanto a riscaldamento lasciava molto a desiderare, in secondo luogo perché la prima settimana di novembre, Grifondoro aveva stracciato a Quidditch Serpeverde, per un maledettissimo colpo di fortuna di quell’idiota di Potter, rendendolo ancor più famoso e popolare. Draco per questo era stato, ed era tutt’ora, a dir poco furioso. Ovunque andasse lo Sfregiato era sulla bocca di tutti, amato e apprezzato per le sue eccezionali doti dello sport magico … qualità che il ragazzo, ovviamente, non gli riconosceva affatto.
Per Draco era tutta una buffonata. Ma andiamo, continuava a ripetersi livido, come si faceva a dar buona una presa come la sua? Lui non aveva preso il boccino, l’aveva ingoiato ed era una cosa ben diversa. Non poteva credere che quella sempliciotta di Madama Bumb non avesse avuto qualcosa da ridire a riguardo … ma tutti ovviamente si sarebbero fatti ammazzare piuttosto che contraddire Harry Ma-Quanto-Sono-Bravo Potter. A quel pensiero non riuscì a trattenersi dal manifestare il proprio rancore alla classe.
- Ma vi rendete conto?- sbottò d’un tratto attirando l’attenzione dei compagni, intenti a convincere Nott a farsi dare un’occhiata da Madama Chips - Grifondoro ci ha battuti solo perché Potter teneva la bocca aperta! Assurdo!-
Molti alla sue parole alzarono gli occhi al cielo esasperati, altri invece lo guardarono perplessi, faticando a credere che, dopo più di un mese dalla fine della partita, lui ci stesse ancora rimuginando sopra. Draco li ignorò, continuando a borbottare, percorrendo a piccoli passi l’intera sala. Quello che nessuno capiva era che a lui non scocciava tanto il fatto di aver perso, quanto più che Potter, pur non aver fatto assolutamente niente, si fosse guadagnato ancor più gloria di quella che non avesse già e … tutto per merito suo. Dio se gli rodeva il fegato sapere che se non avesse fatto tanto lo sbruffone quel giorno alla lezione di volo, con buone probabilità ora starebbe ancora esultando per la vittoria della sua squadra invece di lamentarsene. Quanto si era maledetto per questo!
Il ragazzo, a quel pensiero, diede sfogo ad un’altra serie di sbuffi irati, disinteressandosi completamente dello stato di salute del compagno. Non la smise di passeggiare e farsi i fatti suoi nemmeno quando Theodore venne trascinato a forza fuori dall’aula da un Blaise piuttosto determinato a non volersi ammalare a sua volta. Fu solo quando si sentì tirare per il mantello che la smise di rimuginare tra sé e sé, voltandosi.
- Ma la vuoi smettere? Stai facendo venire il mal di testa a tutti!- Pansy pressoché nascosta da sciarpa e cappello lo teneva saldamente per la stoffa, strattonandolo. La sua voce non era più acuta come sempre ma bassa e un tantino roca per via della lana che le copriva la bocca. Solo i suoi occhi verdi spuntavano da sotto tutta quella roba.
- Beh tu il mal di testa me lo fai venire tutto l’anno, quindi per una volta non vedo perché non possa essere il contrario!- sbottò lui isterico, strappandole di mano l’indumento, tornando però a sedersi al suo posto accanto a Tiger. Lei per tutta risposta lo scrutò compassionevole.
- Andiamo Draco … è solo una stupidissima partita al Quidditch!-
Ma non avrebbe dovuto dirlo. Per il ragazzo quello sport era tutto, e come se non bastasse qui non si trattava di puro e semplice Quidditch, ma di una partita persa per pura ingiustizia. Che ne sapeva Pansy, quell’oca? E pensare che si era pure dispiaciuto per averle fatto prendere paura la sera di Halloween! Potesse tornare indietro le farebbe di peggio … probabilmente l’avrebbe consegnata al Troll … e le aveva pure dato la sua ultima Cioccorana! Doveva essere stato davvero un imbecille per averle dato corda!
- Ma ti vuoi fare gli affari tuoi per una volta?- le domandò scocciato incrociando le braccia, guardandola torvo. La ragazza avanzò di qualche passo minacciosa. Tra loro le cose, neanche a dirlo, non erano cambiate di una virgola. C’era stato forse un solo, minuscolo, progresso ed era quello di rivolgersi la parola il meno possibile. Purtroppo però sembrava una cosa difficile per entrambi, il non stuzzicarsi a vicenda. Era una cosa intrinseca nella loro pelle … il detestarsi.
- Io me li farei gli affari miei … - ribattè lei facendo cadere un lembo della sciarpa dietro la schiena - … ma tu a quanto pare non sai fare a meno di sbandierare i tuoi!-
Erano tutti e due molto seccati, le guance rosse per la rabbia. Per lo meno ora non avevano freddo.
Draco la squadrò torvo ma non disse niente perché i Tassorosso entrarono in sala, seguiti da un professor Vitious sempre più basso e allegro. Pansy gli restituì l’occhiataccia e se ne tornò accanto ad una Millicent ancor più grossa per l‘effetto di tutti i maglioni che si era impilata l‘uno sopra l‘altro. Lui si voltò sprezzante concentrandosi sui nuovi arrivati. L’insegnante aveva un’aria festaiole e tra le mani da bambino reggeva una scatola da scarpe piena di quelli che ad occhio dovevano essere nastrini colorati. L’uomo o omino, che dir si voglia, sgambettò vivacemente fino alla cattedra poi con un colpo di bacchetta si fece levitare sopra la pila di libri posti in cima alla sedia già bella alta di suo. Alcuni ragazzi ridacchiarono nascondendo il viso tra i vestiti.
- Scusate ragazzi ma prima di iniziare la lezione sento di dover dare un tocco natalizio a quest’aula e … anche una bella riscaldata, direi - Vitious, sotto gli sguardi stupiti degli allievi, puntò la sua becchetta magica da prima sulla scatola colma di nastrini e poi sulle pareti spoglie. Immediatamente centinaia di fili di mille colori si impigliarono tra le mura della classe pendendo dolcemente, intrecciandosi con rametti di vischio ed agrifoglio, dove lucette gialle ad intermittenza si accendevano e spegnevano ogni secondo. Draco spalancò la bocca allibito. Sembrava di stare in mezzo ad un grosso albero di Natale invece che in un aula scolastica. Quando le decorazioni furono sistemate alla perfezione, sempre sferzando l’aria con la bacchetta, il professore, fece spuntare sopra le loro teste un fuoco freddo galleggiante, che emanava calore senza però bruciare nessuno. Ne rimasero tutti molto colpiti. Goyle allungò una mano infilandola tra le fiamme, ridacchiando per il solletico che gli procuravano le fiammelle. Il biondino lo guardò storto, facendolo smettere all’istante. Era davvero patetico.
- Così va meglio, no?- gracchiò radioso adocchiando l’aula soddisfatto con i suoi grandi occhi a palla scintillanti. Ora era tutto molto più accogliente.
- E aspettate di vedere la Sala Grande … vi farà quasi venir voglia di restare per le vacanze!-
I Tassorosso risero divertiti alla strizzatina d’occhi che il buffo insegnante aveva rivolto loro, prendendo poi, a un suo cenno, ad estrarre le bacchette per esercitarsi ancora una volta con l’incantesimo di Levitazione. I Serpeverde si lanciarono occhiate perplesse, scuotendo la testa rassegnati, seguendo il loro esempio. Draco sbuffò sarcastico. Figuriamoci se preferiva quel posto pieno di pazzi e per lo più gelido a casa sua. Solo gli svitati con il cervello spappolato come Potter la pensavano così.
Mentre la classe a poco a poco si faceva sempre più ciarliera per via di tutti quegl’incantesimi gridati a gran voce, il ragazzo si avvicinò a Tiger, il quale era in seria difficoltà con la sua piuma che non aveva la minima intenzione di alzarsi. Il resto della classe era già passato da tempo ad oggetti più pesanti come ad esempio libri o piccoli animali ma lui era proprio un caso disperato … non era nemmeno riuscito a muovere uno spillo. Comunque il biondino, incurante del fatto che l’amico necessitasse di una buona dose di concentrazione, gli si affiancò sussurrando irato.
- Quando mio padre verrà a sapere che questo posto brulica di babbei non so, sai, se mi farà venire ancora qui … insomma abbiamo degli insegnanti ridicoli!-
Draco andò avanti a lamentarsi per tutto il resto della lezione. Vitious ad un certo punto però gli tolse due punti, insinuando che continuava a disturbare il compagno, ancora altamente incapace di far anche solo saltellare la sua piuma. Il ragazzo, arrabbiato, quasi senza rendersene conto, borbottò in sua difesa che tanto Tiger non sarebbe riuscito comunque a scagliare correttamente l’incantesimo perché in fondo si sapeva che era troppo tonto per farlo. La sua mossa tuttavia si rivelò sbagliata. Il professore gli tolse altri due punti, questa volta per l’insolenza, riempiendolo di melensi propositi sul rispetto e la bontà d‘animo. Il ragazzo lo ascoltava appena, accennando qualche sbadiglio. Insomma, se la sua indole era questa mica ci poteva far tanto … e poi andiamo stavano parlando di Tiger, mica di uno qualunque …
Non appena l’insegnante se ne fu andato, precchi minuti dopo, precipitandosi in direzione di Hannah Abbott che, per errore, aveva appiccato fuoco al capello di Justin Finch-Fletchley, la vocetta di Pansy lo raggiunse, scocciata davanti a sé.
- Ecco, sei contento?! Hai fatto perdere quasi tutti i punti che avevo guadagnato con il mio incantesimo! -
Draco per tutta risposta le disse qualcosa di non proprio carino, tornando poi a concentrarsi sulla sua salamandra sospesa a mezz’aria. Il cappello di Justin fumava ancora ed aveva un ampio buco al centro, Hannah si stava ancora scusando.
“Per lo meno … ” pensò questo crucciato, facendo saltellare la bestiola con una capriola, per poi direzionarla lentamente tra le pieghe della sciarpa della moretta “… tra qualche giorno mi toglierò dai piedi sia lei che questo branco di noiosi babbanofili ”. Un secondo dopo lasciò cadere la salamandra dentro i vestiti di Pansy e quasi contemporaneamente le sue urla riempirono l’aula, zittendo tutti a parte lui che era scoppiato a ridere, mandando all’aria l’idea di non farsi scoprire da nessuno. La ragazza si dimenava in modo frenetico, la faccia contorta in una smorfia di disgusto .
- Dieci punti in meno, signor Malfoy - borbottò il professor Vitious cupo, facendo scomparire l’animale dalle vesti della compagna, con un colpo secco di bacchetta. Lei respirava a fatica, ancora piuttosto scossa. Draco scrollò le spalle, deluso solamente per il fatto che lo spettacolo era durato così poco.
Maledizione. Oggi non era proprio la sua giornata.

***

La vigilia della partenza per il ritorno al maniero dei Malfoy, Draco era decisamente di buon umore, felice di aver sistemato alcuni conti in sospeso con i suoi adorati amici del Grifondoro In quell’occasione era persino riuscito a dimenticare il deludente risultato della partita di Quidditch di novembre. Nei giorni scorsi, infatti, aveva avuto modo di far innervosire a regola d’arte e in parecchie occasioni Potter e il fedele Weasley.
Goyle a colazione aveva sentito dire in giro che entrambi non avrebbero abbandonato Hogwarts per le vacanze natalizie ed era corso subito, di filato a raccontarglielo. La novità aveva riempito di gioia il biondino, permettendogli così di torturare bellamente il ragazzo con il fatto che, poverino, non aveva un posto dove andare perché da quel che aveva capito, i suoi zii babbani lo detestavano.
- Mi dispiace proprio tanto … - aveva detto a voce alta quella mattina, fissandolo con insistenza, mentre nell’aula di pozioni finivano un preparato contro il mal di denti - … per tutti quelli che a Natale dovranno restare ad Hogwarts perché a casa nessuno li vuole … che ingiustizia! -
I suoi compagni avevano sghignazzato di gusto alla sua battuta, ma Potter non aveva reagito minimamente continuando a dosare la sua polvere di spina dorsale di pesce-leone nel calderone fumante. Draco odiava quando non gli si dava corda, ma in fondo sapeva di dargli fastidio comunque, e il suoi scopo era principalmente quello.
Hermione Granger, la loro nuova amichetta, che dal giorno di Halloween li seguiva dappertutto come un cagnolino, lo guardò storto per un po’ prima che Pansy, stufatasi di vedere il suo muso puntato nella loro direzione, le tirasse contro il resto della lisca di pesce a cui aveva finito di lavorare. La ragazza fece per protestare ma Piton, ovviamente la ignorò, facendo finta di niente, abbozzando addirittura un sorrisino, sottraendole dopo parecchi minuti una decina di punti senza un apparente motivo. I Grifondoro erano esterrefatti ma non aprirono bocca. Sapevano che non sarebbe servito a niente.
La chicca migliore però venne a fine lezione quando le due classi, affamate e infreddolite, si avviarono a passo spedito nella Sala Grande. L’ingresso era ostruito da un grande abete color bottiglia e da quel gran zoticone di Hagrid, tutto intento a trasportarlo all’interno dell’edificio, spargendo meno aghi possibili.
Potter e Weasley da bravi samaritani qual’erano si erano fatti subito avanti, offrendosi di aiutarlo. Draco alla vista di quell’eccessiva ed inutile carità provò un moto di disgusto nei loro confronti. Dopotutto il guardiacaccia poteva benissimo arrangiarsi da solo visto che là dentro non l’avevano assunto certo per fare da tappezzeria. Tuttavia il ragazzo represse in fretta questo suo sentimento, cogliendo la palla al balzo. Rapidamente si allontanò dal resto del gruppo, sparito oltre il mastodontico pino, in direzione del nemico giurato. Quando fu alle loro spalle non riuscì a trattenere un ghigno compiaciuto.
- Ti spiacerebbe tanto toglierti di mezzo?- disse d’un tratto nel suo miglior tono glaciale, osservando il gigante barbuto e i due amiconi, semi nascosti dal fogliame. Erano assolutamente pietosi. Weasley nell’udire la sua voce, sbucò poco dopo, la faccia contratta in una smorfia arrabbiata nel trovarselo davanti. Draco sapeva che non lo avevano mai perdonato per averli ingannati la notte del dodici settembre, ma lui non si aspettava certo che lo facessero, e anzi ne era lieto del contrario.
Il biondino, assunse una finta aria sorpresa, accompagnata dall’inseparabile ghigno crudele.
- Che cosa c’è Weasley, stai tentando di guadagnare qualche spicciolo? Forse speri di diventare anche tu guardiacaccia un giorno, quando te ne andrai da Hogwarts … la capanna di Hagrid deve sembrarti una reggia, se paragonata a dove abita la tua famiglia … -
Ci mise poco a capire che aveva fatto centro. Le orecchie del ragazzo si fecero ben presto di un bel rosso pomodoro, prima che questo come una belva inferocita si catapultasse su di lui a testa bassa. Draco, per un pelo aveva temuto per la sua incolumità, doveva ammetterlo, ma per sua grande fortuna in quel momento era sbucato il professor Piton, che colta la situazione al volo, aveva preso immediatamente le sue difese.
- WEASLEY!- aveva gridato, proprio mentre il pezzente lentigginoso lo afferrava per il colletto dell’uniforme strattonandolo come un bambolotto di pezza. Ronald alla voce dell’insegnante lo lasciò andare immediatamente, continuando però a picchiarlo con lo sguardo. Draco si sentiva appagato come avesse appena divorato un quintale di tiramisù.
Ovviamente, Hagrid era corso immediatamente in difesa del suo caro compagno di elemosina, ma Piton era stato risoluto nelle sue decisioni sottraendo, per mancata disciplina, cinque punti al Grifondoro. Quando Tiger e Goyle lo raggiunsero per trascinarlo nella Sala Comune era così contento che si era appuntato mentalmente di convincere il padre a spedire al professor Piton un qualche regalo prestigioso … che so un calderone d’oro massiccio per esempio …
Comunque era al settimo cielo. L’allegria non l’aveva abbandonato nemmeno la sera, mentre insieme ai suoi tre compagni di stanza prendeva a riempire i bauli con tutte le sue cianfrusaglie da mago per la partenza dell‘indomani. Si erano divertiti un mondo a commentare la pessima figura dei Grifondoro per tutto il giorno ed ora lavoravano, con un espressione stupidamente soddisfatta stampata in faccia. In quel momento Draco stava riavvolgendo con cura il poster della sua squadra di Quidditch preferita quando Theodore Nott entrò in camera, pallido e abbacchiato con una lettera stretta in mano. Il ragazzo era stato male per tutto il tempo, chiuso perennemente in infermeria sotto le amorevoli cure, forse un po’ troppo appiccicose, di Madama Chips e solo da un paio d’ore aveva avuto il permesso di tornarsene nel dormitorio per prepararsi i bagagli. Tuttavia era ancora in stato di convalescenza, cosa che si notava parecchio. Nott si avvicinò a lui, l’aria stanca, porgendogli la lettera umida di neve, che teneva stretta a pugno. Tossì un paio di volte schiarendosi la voce spenta per via dell‘influenza.
- Draco il tuo gufo ti ha portato questa … aveva tutte le piume arruffate, l‘ho mandato su alla Guferia -
La stanza era priva di finestre ma il ragazzo sapeva bene che fuori il cielo era buio e grossi fiocchi di neve turbinavano in aria creando grossi vortici scuri. Probabilmente l’uccello si era perso nella tormenta per questo non era riuscito ad arrivare a colazione con la posta del mattino.
Il ragazzo bofonchiò un ringraziamento al compagno, prendendo ad esaminare la lettera curioso. Si sedette sul letto carico di vestiti da impacchettare, facendoli scricchiolare sotto il proprio peso, l‘espressione concentrata. Era una lettera da casa, riconosceva la “M” nera, serpentina, stampata sulla carta da lettere del padre. Finalmente si decise ad aprirla, sbloccando il sigillo cerato. Non era molto lunga e non diceva granché ma quel tanto che bastava a fargli sparire in un lampo il sorriso dalle labbra.
Con un ringhio strappo in quattro la lettera, gettandola con foga nel cestino. Una tempia gli pulsava nervosamente e la mano non la smetteva di aprirsi e chiudersi convulsamente.
Non riusciva a crederci … non potevano obbligarlo ancora … non a Natale …
- Qualcosa che non va? Brutte notizie?- domandò Nott tra alcuni sporadici colpi di tosse, attutiti dalla sciarpa che teneva perennemente al collo. Draco sospirò, stringendo un pugno innervosito, ignorandolo. Suo padre stava proprio esagerando … anche quell’anno no …
- Allora?- insistette il compagno, smettendo di infilare le camice nel baule mezzo pieno per scuoterlo appena, convinto fosse entrato in catalessi. Il biondino si ridestò di scatto, guardandosi intorno come si fosse appena alzato. Theodore gli stringeva ancora il braccio. Si divincolò in fretta ancora furente con il genitori per ciò che gli stavano facendo. Senza rendersene conto aveva già preso a gettare con malagrazia i suoi affetti in borsa, spiegando rapidamente l’accaduto agli amici.
- Devo passare tutte le vacanze con la mia fidanzata …- disse in un sibilo tagliente chiudendo con un calcio il baule riempito in malo modo - … tutte!-
I suoi compagni strizzarono il naso, in una smorfia solidale. Tutti là dentro sapevano che era fidanzato ma naturalmente nessuno conosceva l’identità della giovane. I ragazzi avevano scoperto la cosa a causa di Millicent Piattola Bulstrode che, all’inizio dell’anno, era andata ad infastidirli tutti uno per uno nel tentativo di strappar loro il nome della fantomatica ragazza; neanche a dirlo ci era rimasta malissimo quando questi l’avevano guardata con tanto di occhi non capendo minimante di cosa stesse parlando. Gli amici fortunatamente per lui non erano impiccioni come Millicent e non gli fecero molte domande. Sapevano bene quanto l’argomento “ragazza” potesse innervosire, visto che anche ad alcuni di loro erano stati imposti dai genitori matrimoni di convenienza. Capivano fin troppo bene il suo stato d‘animo.
Eh già tra i purosangue era così che funzionava … se ti andava bene stavi con una che ti piaceva sul serio se no ti dovevi accontentare di ciò che ti capitava, seguendo una doppia vita. I genitori di Tracey Davis per esempio, erano tecnicamente due estranei che vivevano obbligatoriamente sotto lo stesso tetto. La madre della ragazza aveva avuto così tante storie extra coniugali che sorprendeva ancora vedere il marito girare per Londra senza un impalcatura di corna formato cervo. Tracey non ne era affatto dispiaciuta, visto che i compagni della donna erano gentili e per tenersela buona la riempivano sempre di regali. Lei ci andava a nozze, o almeno questo era quello che diceva, nessuno ne era però veramente convinto. Comunque era così e non ci si poteva far niente.
Draco aveva scoperto che i signori Nott avevano impegnato il figlio con una ragazza di due anni più piccola di lui mentre Blaise stava con una francesina, amica di famiglia, che vedeva solo e per sua gran fortuna, durante le vacanze. I signori Tiger e Goyle, invece, non avevano ancora trovato una famiglia purosangue disposta a permettere alla figlia di fidanzarsi con loro. Draco comprendeva che nessun genitore sano di mente avrebbe mai fatto una cosa del genere alla propria bambina. Nessuno al momento era così disperato.
I ragazzi si erano seduti tutti e cinque sui propri letti, le espressioni disgustate ancora stampate in faccia.
La voglia di ritornarsene a casa era evaporata in fretta … quasi quasi era meglio restarsene a scuola … anche se per Draco, in effetti, non è che ci fosse poi molta differenza, lui, la ragazza ce l’aveva perennemente appiccicata.
- E’ la tedesca?- chiese Nott dopo un po’ ricordandosi che il compagno aveva rivelato loro solamente quel curioso particolare. Il biondino si era lasciato sfuggire a posta il dettaglio che la ragazza fosse straniera, allontanando così ogni sospetto da Pansy. Nessuno sapeva infatti che non fosse inglese e lei ovviamente non andava certo ad urlarlo ai quattro venti. Poi comunque se non avesse detto proprio niente sul conto della fidanzata probabilmente questi avrebbero iniziato ad insospettirsi troppo ... Era meglio non rischiare.
Draco quindi annuì compunto, alzandosi e riprendendo, ancora con una certa foga, a mettere via le sue cose. Sperava che l’argomento fosse presto messo da parte: primo perché odiava parlare di ragazze secondo perché quella ragazza era Pansy ed era se possibile ancora peggio. Nott tuttavia sembrava in vena di confidenze perché, corrucciato, continuò …
- La mia è inglese ma è una palla al piede da incubo … è così stupida! Pensa crede ancora a Babbo Natale … mio Dio … mi è arrivata questa mattina una copia della letterina … -
Tutti a quella rivelazione scoppiarono a ridere. La fidanzata di Nott, poverina aveva ancora nove anni era ovvio fosse così ingenua. Il ragazzo però non rise, anzi sembrò incupirsi ancora di più.
- Eh … ridete voi … mica la vostra vi viene a chiedere di giocare con le bambole -
Blaise si alzò in piedi sigillando con la bacchetta i propri bauli, già pronti e di bella presenza, esibendo un sorrisino ironico. Lui da un lato, era quello più fortunato di tutti. La sua fidanzata abitava in Francia e non la vedeva praticamente mai. Solo, c’era un piccolo problema, e cioè che quando si incontravano, l’uno non capiva un bel niente di quello che l’altra diceva. Lei non parlava una parola d’inglese e Blaise non sapeva un fico secco di francese. Un bel matrimonio ne sarebbe venuto fuori … forse per questo il ragazzo in quel momento sorrideva sarcastico.
- Meglio passare il Natale con una lattante piuttosto che con una ragazza con la quale ti devi esprimere a gesti tutto il tempo, anche se la vuoi solo mandare a quel paese … -
Theodore scrollo le spalle, evidentemente non era della stessa opinione dell’amico. Draco doveva ammettere che in un certo senso era consolante sapere che in fondo non era l’unico ad essere stato messo alle strette dalla famiglia. Stava pensando persino che lui non era poi il più sfortunato, quando Tiger, afferrato il pigiama, li deliziò tutti con una delle sue rare osservazioni intelligenti.
- Beh ragazzi pensatela un po’ così … due di voi hanno la ragazza all’estero e tu, Theo, non l’avrai tra i piedi prima di due anni … in fondo, vi va anche abbastanza bene, dovete sopportarle solamente qualche giorno l’anno!-
Blaise e Nott si guardarono stupiti, sorpresi dalla verità delle parole dell’amico. Entrambi sorrisero pensierosi, mettendo da parte le valigie, ormai ricolme, prendendo a prepararsi per la notte. In breve tempo tutti furono pronti e spariti sotto le coperte dei loro letti a baldacchino, le luci spente e in lontananza la voci soffocate dei compagni ancora svegli.
L’umore di Draco se possibile nell’ultimo quarto d’ora era sceso ancora di qualche gradino, sfiorando notevolmente il fondo. Non sorrideva per niente e non si sentiva affatto meglio per le parole pronunciate dal ragazzo. Lui non frequentava Pansy solo qualche giorno, ma tutto l’anno, sempre e costantemente; la vedeva a scuola, la vedeva a casa, la vedeva alle feste, la vedeva in ogni singolo momento della sua vita.
“ No ” pensò tetro sprofondando ancor più nel materasso, facendone scricchiolare le molle arrugginite “ Decisamente tra noi cinque non sono proprio quello più fortunato”.
Lentamente, tormentato da questi pensieri e dal russare sommesso di Goyle, sprofondò in un sonno agitato costellato di incubi dove ogni mostro che gli si presentava davanti aveva, chissà come mai, una faccia da pipistrello e una vocetta stridula ... Il suo era proprio destino.

***

Il mattino seguente la tormenta si era placata lasciando la scuola completamente coperta da una soffice e candida neve argentea. Le innumerevoli torri e torrette di Hogwarts sembravano succulenti coni di panna fresca, mentre la gradinata esterna del castello, spolverata di cristalli gelati pareva tempestata di diamanti finissimi. Il viottolo che separava i giardini della scuola dalla stazione di Hogsmeade era sommerso da oltre un metro di vaporosa neve bianca, tanto che le carrozze, venute a prendere gli studenti che tornavano a casa per le vacanze, arrancarono a fatica, sballottando qua e là sul selciato.
Quando finalmente gli insegnanti riuscirono a sciogliere gran parte della neve della via, i ragazzi erano già belli che stanchi di aspettare all’interno delle loro piccole vetture, occhieggiando con una certa invidia gli alunni rimasti, intenti a pattinare sul lago ghiacciato, urlando come pazzi.
Finalmente dopo più di mezz’ora passata a non fare assolutamente niente se non sbadigliare, le carrozze ripresero la loro lenta marcia verso Hogsmeade. Arrivarono alla stazione con più di mezz’ora di ritardo trovandovi un vecchio conducente calvo, piuttosto in collera con il tempo e con la scarsa efficienza degli gnomi spazzaneve. Tra borbottii, spinte e un gran sbattere di bagagli, comunque l’espresso per King’s Cross prese a fischiare, sparando in aria grosse nuvolette di fumo grigio, lasciandosi presto il villaggio alle spalle, slittando dolcemente sulle rotaie.
Erano trascorse parecchie ore dalla partenza e finalmente i ragazzi della prestigiosa scuola avevano ritrovato tutta la loro vitalità e voglia di vacanze, organizzando partite a Sparaschiocco e correndo festosi da un vagone all’altro alla ricerca dei compagni con cui condividere il resto del viaggio.
I Serpeverde del primo anno occupavano interamente uno scompartimento a metà treno, facendo un baccano infernale per via degli incantesimi che continuavano a scagliare a destra e a manca, per divertirsi. Durante le vacanze non era concesso loro usare la magia perciò approfittavano di quegli ultimi momenti di libertà sparando ovunque piccoli sortilegi. In quel momento, Draco teneva banco tra gli amici mostrando loro il modo perfetto in cui riusciva a far muovere le orecchie di Tiger con la bacchetta. Ridevano tutti sguaiatamente e persino Vincent non riusciva a smettere nel vedere le proprie orecchie sbatacchiare allegre agli angoli della testa. Il biondino ci aveva messo poco a riprendersi dallo shock causato dalla lettera del padre ricevuta la sera prima. Certo non aveva dormito bene quella notte, ma non appena si era alzato l’idea di ritornare a casa, rimpossessarsi della propria camera e di tutti i suoi giochetti l’aveva rallegrato quel tanto che bastava per togliergli Pansy dalla testa. Dopotutto prima o poi avrebbe trovato il modo di sistemarla a dovere, non valeva proprio la pena guastare gli ultimi minuti con i suoi amici per lei. Così una volta scelto il vagone aveva preso a scatenarsi con gli altri ragazzi del Serpeverde, finendo ancora una volta per polarizzare l’attenzione di tutti su di sé. Adorava essere il leader indiscusso della scena, il capo che decide cosa fare o non fare. Non c’era niente da fare lui era una sorta di calamita per tutti.
- Uhm … mi sono stancato … facciamo qualcos’altro - disse però qualche minuto dopo, improvvisamente annoiato, ponendo fine all’incantesimo Orecchie-Molli, riportando Tiger alla normalità. Il ragazzo si tocco il lobi con le dita assicurandosi che tutto fosse come di consueto, ancora piuttosto divertito.
- Ok … che si fa?-
Draco alzò gli occhi al cielo. Va bene che adorava essere lui a scegliere ma qualche proposta potevano pure azzardarla anche loro. D’altronde però non è che ci fossero molte menti attive in quel momento.
Nott, poverino, era raggomitolato contro il sedile, gli occhi semi-chiusi che sbucavano da una grossa coperta a scacchi che lo avvolgeva tutto. Quel mattino aveva avuto una brutta ricaduta e la febbre gli era tornata più alta di prima, tuttavia gli amici si erano rifiutati categoricamente di lasciarlo solo durante il viaggio. Si sarebbe abbattuto e basta. Blaise, invece era come al solito immerso nei suoi pensieri, gli occhi perennemente fuori dal finestrino, mentre Tiger e Goyle … beh, quando mai avevano avuto idee brillanti?
Draco si prese il mento tra le dita, rassegnato ormai a trovare qualcosa da sé. Il treno era mezzo vuoto e nessuno dei presenti era degno di nota; non vi erano nemmeno tanti Grifondoro da stuzzicare, l’unica vagamente interessante era la Granger ma senza i suoi due amichetti che saltavano su per un nonnulla non c’era gusto a tormentare neanche lei. Il biondino sbuffo, scocciato di non trovare niente di divertente da fare. Avrebbero potuto giocare a Sparaschiocco ma erano solo in quattro, Theodore era troppo scombussolato per partecipare, e tutti sapevano che per fare una partita come si deve bisognava essere minimo in sei …
Come in risposta ai suoi desideri la porta dello scompartimento si aprì facendone entrare Marcus Flitt e Adrian Pucey, l’aria assonnata di chi si è appena alzato dal letto. Entrambi sbadigliarono, stropicciandosi gli occhi, sì … si erano proprio svegliati da poco.
- Ragazzi possiamo unirci a voi? Eravamo nello stesso scomparto di due Tassorosso, tra un po’ ci veniva l’orticaria dalla noia -
Draco fece loro cenno di sedersi, sghignazzando, questi eseguirono di buon grado. Adrian appoggiò la testa al finestrino, l’aria improvvisamente corrucciata. Borbottava pensieroso qualcosa tra sé e sé guardando senza in realtà vedere il paesaggio circostante sfrecciargli accanto. Il biondino corrugò la fronte incuriosito.
- Ma che ha? - chiese a Marcus in un soffio nel tentativo di non farsi sentire dal diretto interessato. Tiger e Goyle gli si avvicinarono maggiormente, anche loro interessati. Blaise era ancora perso nel suo mondo e non si era scomposto di una virgola. Con sua gran sorpresa il compagno ridacchiò, scuotendo il capo divertito.
- Cos’ha? Oh beh detto terra terra è geloso, ma non lo vuole ammettere-
Draco spalancò gli occhi incredulo. Pucey geloso? Conosceva il ragazzo era più facile che una tartaruga superasse un bolide in corsa. Era ricco ed aveva tutto ciò che voleva, cosa avrebbe potuto desiderare di così irraggiungibile? Flitt vedendolo pensieroso, parve leggergli nella mente.
- E’ geloso della sua ragazza … sta con un altro e la cosa non gli va giù -
Il ragazzo a quella rivelazione scoppio a ridere, seguito a ruota da Tiger e Goyle. Adrian era geloso della sua fidanzata? Che assurdità! Perché ci si dovrebbe arrabbiare per una cosa del genere? Patetico … e pensare che lo credeva un tipo a posto …
- Tutto qui? - domando trattenendo a stento le risate - E’ questo il gran problema, una ragazza?-
- Oh, non una qualsiasi … hai presente Natalie Shapely, la ragazza bionda che sta sempre con il prefetto Hanover? Ecco, lei è la fidanzata di Pucey -
Draco non riuscì ad impedire alla propria bocca di aprirsi per lo stupore. Natalie Shapely era il sogno proibito di tutti i novellini di Hogwarts. Persino lui che odiava le ragazze non rimaneva per niente schifato quando lei gli rivolgeva la parola per chiedergli a tavola di passargli l‘acqua. Era in una parola: bellissima. Capelli lunghi di un biondo miele intenso, occhi color cioccolato fuso, un corpo da infarto … tutti i ragazzi là dentro sapevano chi era. Non poteva credere che quello splendore fatto a persona fosse la ragazza di Adrian Pucey. Insomma, non si parlavano nemmeno e poi tutti credevano stesse con Aaron Hanover, il prefetto muscoloso con il codino.
- Ma sei sicuro?- domandò incredulo, dimenticandosi di tenere basso il tono di voce - Cioè lei non mi sembra …-
- … interessata a me? Si lo so, grazie, Malfoy -
Adrian era riemerso dai suoi pensieri e aveva seguito tutto il discorso e ora li fissava con l’aria da cane bastonato un tantino isterico. Draco non si sentì per niente dispiaciuto. Ok, la Shapely sarà stata pure una gran bella figliola ma … era una ragazza! Andiamo, a chi importa veramente? C’erano un sacco di cose migliori a cui pensare … il Quidditch per esempio, ma anche i budini al cioccolato non erano poi da buttare via …
Il biondino era incapace di capire lo stato d’animo dell’amico, così senza rendersene conto affondò il coltello nella piega.
- Beh … sta sempre a baciarsi con Hanover, pensavo fosse lui il suo fidanzato …- disse tranquillo, con la sua voce strascicata - … una volta gli ho visti nello sgabuzzino al quarto piano, a dir la verità gli ho solo sentiti, la porta era socchiusa e quando mi sono avvicinato per vedere chi era Aaron mi ha chiuso la porta in faccia, urlandomi dietro di tutto … non ho mica capito bene che stavano facendo … mah …-
Marcus non riuscì a trattenere una risata, ma la faccia di Pucey era diventata d’un tratto di un bel verde broccolo e aveva stretto così forte la mascella da sembrare sul punto di rompersi tutti i denti.
“ Che strano comportamento ” pensò tra sé, con una scrollata di spalle. Flitt aveva gli occhi pieni di lacrime nel tentativo di non scoppiare a ridere in faccia all’amico. Quando ebbe riacquistato un po’ di controllo tornò a rivolgersi a lui.
- Draco sei ancora troppo piccolo per capire … anche se, cavolo queste cose dovresti già saperle -
Il ragazzo si sentì offeso. Lui non era ingenuo e poi che diavolo doveva sapere? Mica gliene fregava tanto sapere cosa facevano Natalie e Aaron nello sgabuzzino … ci vollero alcuni minuti prima che una piccola lucetta si accendesse nella sua testolina.
- Oh … - fece questo, per niente stravolto dall’improvvisa comprensione - … quello … ma in uno stanzino per le scope? -
Draco aveva affrontato molto tempo fa, con suo padre, l’argomento “rapporti con l’altro sesso”. L’uomo era stato come sempre molto diretto, lasciando perdere le api, i fiori, i cavoli e i cosini e le cosine arrivando subito al sodo. Narcissa per questo gli aveva tenuto il muso per una settimana accusandolo di avere avuto davvero poco tatto e altre cose del genere sul fatto che aveva traumatizzato il figlio. Lucius si era stretto nelle spalle dicendo che tanto prima o poi avrebbe capito comunque, ignorandola. Draco era d’accordo con il padre … lui non era rimasto affatto traumatizzato, se mai disgustato … già sapeva che lui non avrebbe mai fatto quelle cose … che schifo …
Marcus alla sua domanda rise ancor più apertamente, dando un colpetto al compagno ancora piuttosto scuro in volto. Ora aveva anche preso a brontolare tra sé.
- Adrian, mi sa che prima o poi dobbiamo dargli qualche informazione extra a questo qui … - A quel punto anche Pucey si lasciò sfuggire un risolino, che però tornò subito a trasformarsi in un ringhio.
Draco si stava stancando dell’argomento, primo perché la cosa non gli interessava e gli faceva anche un po’ senso e secondo perché i due non la smettevano di prenderlo in giro, ammiccando tra loro.
Ad un tratto si ricordò il proposito di chiedere agli amici di giocare a Sparaschiocco, così aspettando che la smettessero di ridere, prese a mischiare le carte distribuendole in giro con la bacchetta.
- Giochiamo?- domandò una volta che si furono calmati. Annuirono tutti e persino Blaise smise di guardare fuori dalla finestra per unirsi a loro. Stavano per iniziare a giocare quando una fitta improvvisa allo stomaco gli fece cadere le carte di mano. Draco si strinse le braccia attorno al busto, lamentandosi. Un secondo dopo l’impellente bisogno di andare al bagno lo costrinse a scattare in piedi, dolorante.
- Ti senti poco bene? - Ma non fece a tempo a sbiascicare loro “lo stomaco”, che già si era precipitato fuori, facendosi largo tra gli studenti in giro per il corridoio, correndo a più non posso in direzione del bagno due vagoni più in là. Con un botto degno di un fuoco d’artificio aprì la porta dell’ultima carrozza completamente deserta, eccezion fatta per Pansy Parkinson, appoggiata alla parete accanto alla toilette degli uomini.
Draco non aveva il tempo materiale per chiedersi che diavolo ci facesse lei laggiù.
- Spostati! - le intimò frettolosamente - Devo andare al bagno, è urgente!-
Lei non parve aver capito perché gli esibì un sorrisetto divertito, rigirandosi tra le mani una boccettina piena per metà di un liquido amaranto.
- Lo so che ti scappa -
- Lo sai?! Ma …- Non finì la frase. Un’altra fitta fortissima lo costrinse a stringere le ginocchia e a chiudere la bocca. Se non avesse raggiunto immediatamente il bagno sarebbe morto lì sul treno. Pansy si scansò di lato facendolo passare, il ghigno ancora stampato in faccia.
- Muoviti se non vuoi fartela sotto -
Il ragazzo non perse tempo a far domande, lasciandosela presto alle spalle. Cinque minuti dopo uscì dalla toilette, ora stava benissimo, nessun dolore, nessun fastidio, neanche uno. La moretta era ancora accanto alla porta sempre intenta a giocherellare divertita con l’ampolla. Ora che stava bene e aveva la mente lucida, non ci mise molto a capire che quella serpe doveva averci messo come al solito lo zampino.
- Che cosa mi hai fatto?!- sbottò furente, sbattendosi la porta alle spalle, attirando la sua attenzione. Lei non si scompose, continuando a torturare dolcemente la bottiglietta.
- A colazione ti ho messo una piccola dose di lassativo nel the -
La sua voce era tranquilla e beata come se gli avesse semplicemente riferito che ora era. Draco al contrario sentì che la sua voce non poteva suonare più dolce di una pugnalata. Si sentiva vagamente sul punto di esplodere … insomma, lui non le aveva fatto assolutamente niente.
- E per quale perverso motivo la tua mente malata a fatto questo?-
- Ti dovevo parlare … in privato -
- E non potevi prendermi da parte e basta?- sbottò lui, un diavolo per capello bruciando con lo sguardo quella figurina pacifica che davanti ai suoi occhi continuava a guardarlo soavemente. Lei alzò le spalle, sbuffando appena.
- Se l’avessi fatto i tuoi amici, poi, ti avrebbero chiesto il perché … e questa è l’ultima cosa che voglio -
Draco notò che a quelle parole gli zigomi della ragazza presero a tingersi di un leggero rosa pastello, ma fu solo un istante perché poi tornarono chiari come sempre. Neanche a dirlo non ci stava capendo niente.
- Beh allora spiegati, che vuoi? - La moretta, contrasse il viso in una smorfia, scostandosi con noncuranza un ciuffo di capelli corvini dietro l’orecchio. I due si guardarono per un istante.
- Sai vero che dobbiamo passare le vacanze di Natale insieme … - lui annuì altrettanto disgustato, facendole cenno di continuare - … e sai anche che alla stazione ci verranno a prendere i tuoi genitori …-
Il biondino annuì nuovamente, spazientito. Non riusciva a capire dove volesse andare a parare.
- Si, beh e allora? -
Lei lo guardò come avrebbe fatto se avesse avuto di fronte un’idiota che non capiva la differenza elementare che c’è tra destra e sinistra.
- Allora …- ribattè sprezzante - … mi chiedevo se avevi pensato ad un modo per non far capire a tutti che stiamo insieme! Non credo proprio sai, che la cosa passi inosservata se mi vedono venire via con te e la tua famiglia!-
Draco la guardò sorpreso. A questo non ci aveva proprio pensato, che stupido. Pansy a giudicare dall’occhiataccia che gli lanciò parve pensare la stessa cosa. Lui la ignorò. Doveva riflettere …
Lentamente prese ad attraversare il vagone a grandi falcate, borbottando, ogni tanto qualcosa. Che cosa poteva fare? Di certo non avevano un mantello dell’invisibilità dove nascondersi e poi comunque i signori Malfoy avrebbero dovuto vederli, quindi …
- Allora? - domandò la ragazza, dopo parecchi minuti tamburellando un piede sul pavimento polveroso della carrozza, spazientita. Draco stava per risponderle di chiudere il becco quando un’idea gli attraverso la testa come un fulmine a ciel sereno.
- Ho trovato!- esclamò allegro, battendosi affettuosamente una mano in fronte, congratulandosi mentalmente per il colpo di genio appena avuto. Pansy aspettava una risposta, sventolando una mano in aria per attirare la sua attenzione. Il ragazzo si ridestò, sorridendo tra sé e sè. Rapidamente le spiegò il piano. Una decina di minuti dopo, la moretta gli restituì il sorriso allegra.
- Allora ricapitolando … - disse lei portandosi un indice alle labbra, prendendo a camminare su e giù per lo stretto corridoio - … una volta usciti dal treno tu vai dai tuoi genitori e gli dici che sono dovuta andare in bagno e che arriverò a momenti, io nel frattempo mi nascondo da qualche parte, aspetto che tutti se ne siano andati e poi sbuco fuori … giusto?-
- Beh anche se poi non ci raggiungi più fa lo stesso - commentò sarcastico il biondino, dandole un colpetto sulla spalla quasi a volerla convincere a non tornare più.
Pansy lo guardò con astio ma non disse niente, concentrando la sua attenzione altrove. Fuori dal finestrino il paesaggio stava diventato a poco a poco più familiare. I prati seppur avvolti dalla neve prendevano angoli e sfumature che i due ragazzi conoscevano bene. In lontananza una stazione … avrebbero raggiunto King’s Cross tra pochi minuti. Il treno prese lentamente a rallentare, e per poco svoltando una curva non caddero a terra per colpa dell’attrito. Pansy si scostò i capelli dal viso, tornando a scrutarlo tranquilla, aggrappata ad un asse di legno.
- Oh bene, ci siamo quasi … - disse ad un tratto, sorridendo fredda, lasciando perdere la sbarra - … vado a salutare le altre, ci vediamo dopo -
La ragazza fece per avviarsi verso la porta, quando Draco si ricordò del brutto scherzo che le aveva giocato poco prima con il lassativo. Con un balzo l’afferrò per un lembo della sciarpa che le ricadeva malamente dietro le spalle, trascinandola dalla sua parte.
- Dove pensi di andare? - domandò gelido, tirandola indietro. Pansy si portò le mani alla gola nel tentativo di fargli allentare la presa. Lui per tutta risposta strinse più forte.
- Draco soffoco … Dra, lasciami … ok, ok va bene, mi arrendo …- il biondino a quelle parole la lasciò andare, guardandola soddisfatto, mentre immusonita si voltava nuovamente dalla sua parte.
- Che vuoi ancora?- sbottò impaziente, massaggiandosi il punto in cui la sciarpa l’aveva per poco strangolata. Il ragazzo la guardò storto, pensando alla svelta a qualcosa di brillante da dire. Doveva fargliela pagare assolutamente. Doveva trovare un modo per metterle nella zucca che non poteva trattarlo come un bamboccio qualunque … lui era un Malfoy e per lo più era il suo fidanzato, avrebbe dovuto portargli rispetto quella serpe … obbedire a qualunque suo desiderio e invece … ma … un momento! Un ghigno perfido gli curvò le labbra, facendogli scintillare gli occhi di una luce cattiva. Gli era appena balzato alla mente un piano geniale quanto crudele, per sistemare quella presuntosa per un bel po’ … oh, ma quanto era diabolico …
- Perché ridi a quel modo? - domandò lei, scocciata, risvegliandolo dai suoi pensieri. Draco le lanciò uno sguardo enigmatico, sorridendo ancor più apertamente, certo di farla innervosire ancora di più. Ormai il treno si era fermato, sentiva dal vagone a fianco il trambusto provocato dai ragazzi nel portar giù i bagagli dalle proprie vetture. Bisognava muoversi …
- Niente, stavo solo pensando … - iniziò lui, facendo schioccare la lingua, divertito - … a come sarebbero contenti i tuoi genitori di sapere quanti brutti tiri mi hai giocato dall’inizio della scuola…-
Pansy non mosse un muscolo, gli occhi dardeggianti.
- Spiegati meglio - la sua voce era un sibilo, arrabbiato ma Draco era riuscito ad avvertirne comunque una piccolissima nota di panico. La ragazza non era stupida, aveva capito perfettamente dove voleva arrivare e questo lo fece sentire se possibile ancora più appagato di quanto non fosse già. Adorava mettere la gente alle strette, specie quelle che non si piegavano facilmente … c’era ancora più gusto a schiacciarle a terra.
- Beh … non ti sei comportata molto bene nei miei confronti, no? Chissà cosa succederebbe se per caso, questa sera a cena mi lasciassi sfuggire lo scherzetto della purga, o quello del dormitorio o uno dei tanti … tuo padre non ne sarebbe contento … -
Lei a quelle parole ridusse gli occhi a due fessure sottilissime, ma non aprì bocca. Draco a quella vista ghignò ancor più forte, lasciando scorrere qualche secondo, tanto per farla cuocere nel suo stesso brodo, poi fingendo d’improvviso un aria falsamente dispiaciuta aggiunse.
- Insomma, credo che non sarebbe molto carino passare il resto delle vacanza a fare da domestica o peggio … a casa mia per giunta, che umiliazione tremenda far compagnia a Dobby per Natale … - stava per aggiungere qualcos’altro quando lei scattò su puntandogli contro un indice, gli occhi due fiammelle di fuoco verde.
- Non osare sai! Altrimenti avrei anch‘io qualcosina da ridire sul tuo conto!-
Draco non si scompose, facendole abbassare il dito, era calmo e perfettamente padrone di sé stesso. Vederla così isterica lo tranquillizzava quasi quanto una camomilla. Era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.
- Già … - fece il ragazzo con aria di sufficienza, rivolgendole un sorrisino irritante - … peccato che a nessuno dei nostri genitori interessino i miei scherzi … per loro se lo fa un ragazzo è normale, noi si sa siamo sempre più vivaci … ma una signorina ben educata come te … -
- Non lo farai! No … non ne hai il coraggio! - urlò lei, il panico nella voce. Ecco che stavano arrivando i primi segni di cedimento da parte sua, era giunto il momento di darle il colpo di grazia … quanto gli piaceva essere cattivo …
- Oh si che lo farò, ci puoi scommettere … - le disse pacato, controllandosi le unghie come se nulla fosse - … a meno che … -
- “A meno che”, cosa?- ringhiò lei, come una tigre in gabbia, che sa di non avere altra scelta. Le sue parole rimbombarono nello spazio vuoto. Il treno ormai era pressoché silenzioso, dovevano essere gli ultimi là dentro. Non occorreva neanche più essere fedeli al piano iniziale. Draco smise di contemplarsi le unghie, lanciandole un’occhiata di sottecchi.
- A meno che tu non sia disposta ad accettare qualche mia piccola condizione durante il tuo soggiorno da me -
Trascorsero alcuni minuti di silenzio. Il ragazzo poteva quasi sentire la mente della compagna lavorare febbrilmente alla sua proposta. Era chiaro che era in seria difficoltà: da un lato c’era una sicura punizione che l’attendeva, dall’altro l’abbassarsi ai ricatti del biondino. Quest’ultimo azzardò un colpo di tosso, intimandola di sbrigarsi a decidere. Lei lo fissò disgustata, ma quando aprì bocca la sua voce era forzatamente gentile.
- E sentiamo … quali sono queste condizioni?-
Aveva vinto. Oh com’era dolce il sapore della vittoria. Trattenne a stento l’impulso di saltare dalla gioia. Lei attendeva ancora una risposta, furente.
- Farai tutto quello che ti chiedo e non mi contesterai in nessun caso … allora, ci stai?- disse lui felice come se gli avessero appena regalato un manico di scopa internazionale. Pansy ritrovò in fretta il suo tono tagliente, aprendo la bocca indignata.
- Ma tu sei matto!- urlò lei battendogli una mano in fronte, per poi voltarsi altera, avviandosi verso la porta per uscire dal treno - Stai fresco se pensi che ti farò da serva!-
Stava per uscire quando la voce di Erick Parkinson giunse loro dal finestrino aperto. Li stava cercando lungo i binari, chiamando a gran voce i loro nomi. Se non avessero risposto, presto sarebbe entrato a prenderli di persona. Draco scoppiò a ridere nel vedere la faccia spaventata della moretta. Doveva esserci stato un contrattempo perché per quel che ne sapevano erano i signori Malfoy a doverli venire a prendere. Il biondino si affacciò alla finestra, salutando con la mano il futuro suocero, contento come una pasqua.
- Signor Parkinson siamo qui! Ora scendiamo … sa le devo dire qualcosina … -
Pansy, al suo fianco, sbiancò di botto, afferrandolo per un braccio, gli occhi smeraldini sgranati puntati nei suoi. Vi si poteva leggere benissimo il panico.
- Va bene, va bene accetto, ma tieni chiusa quella bocca! -
Draco le sorrise compiaciuto, gongolando tra sé, inclinando il capo in un cenno d‘assenso. Lei tirò un respiro di sollievo, guardando un po’ più tranquilla il padre avvicinarsi a loro, sorridente. “Povera illusa”, pensò il ragazzo sghignazzando tra sé, ritornando nel suo scompartimento per recuperare i bagagli “non sai ancora cosa ti aspetta …”
Decisamente, ora, l’idea di passare le vacanze di Natale con la fidanzata completamente ai suoi ordini, non lo schifava poi più così tanto.

***


Salve a tutti! Avrei aggiornato prima ma … ehm ehm … mi sono ritrovata leggermente piena di compiti arretrati delle vacanze e non ho potuto dedicare molto tempo a questa fic! Ho dovuti farli tutti a razzo gli ultimi giorni … uhm … su questo somiglio tantissimo a Ron! Comunque non credo la cosa vi interessi poi così tanto quindi passo a rispondere alle vostre domande e ai ringraziamenti!

Allora innanzitutto GRAZIE MILLE per le 11 (record!) recensioni che mi avete lasciato (ero così felice che ho ballato la macarena con il cane … mia mamma voleva chiamare la neuro!), quindi visto che siete stati tutti così buoni ho deciso che questa volta i ringraziamenti li faccio personalizzati! Eh sì!

Mystika : Ciao Mystika (visto? Ora il tuo nick lo scrivo correttamente … k brava!) grazie per la tua recensione che arriva sempre puntuale ad ogni capitolo (non sai quanto mi fa piacere)! Per rispondere alla tua domanda … quella che in fondo Pansy e Draco hanno 11 anni e non dovrebbero essere poi così ingenui … beh ne ho già discusso alla fine del capitolo precedente! Per me, i ragazzini di undici anni alla loro età non si rendono conto di molte cose, ora non voglio fare la diciassettenne super matura che tratta male i più piccoli ma credimi io con undicenni o poco più c’ho parecchio a che fare (faccio l‘animatrice nel mio paese e insegno catechismo) quindi vedo un po’ il loro modo di fare e comportarsi … si credono tanto bravi, ma poi stan sempre li a farsi dispetti (come Draco e Pansy) e a prendersi in giro l’un con l’altro come dei lattanti di cinque anni.
In questo capitolo ho affrontato anche il tema della sessualità visto da un undicenne … prendendo spunto proprio da un dialogo tra undicenni sentito giorni fa! Sono maliziosi i piccoletti ma quando gli dai corda chiedendogli questo o quello (non pensar male non sono una pedofila!!) ti rispondono subito (come Draco): che schifo, non mi interessa, non lo farò mai ecc.
Quindi a quanto puoi vedere sto cercando di essere fedelissima a tutto indagando qua e là … spero che dopo questo capirai le mie ragioni! Comunque grazie mille ancora perché sei davvero gentile a lasciarmi ogni volta un commento … troppo buona! Aspetto il prossimo mi raccomando!Baci

Minami77 : Ciao! Anche a te grazie per i bellissimi commenti che mi lasci ogni volta! Anche a me la scena di Draco che porge a Pansy la cioccorana piace un sacco … li trovo così carini! E poi ti confesso che è una cosa che ho preso dal mio “bagaglio dei ricordi”… un bambino da piccola mi aveva fatto prendere paura e io ero scoppiata a piangere proprio come Pansy lui disperato (forse più di me) mi aveva dato i suoi cioccolatini … caro … peccato che all’epoca lo avrei preso a calci! Uhm … se non l’hai capito c’è molto del mio carattere nella mia Pansy … ma penso sia ovvio immedesimarsi un po’! Rende tutto più vero, no? Va beh … per rispondere alla tua domanda: Come reagiranno le fan di Draco quando scopriranno che la sua ragazza è Pansy? Ti dico : eh eh eh … bella domanda … ho già programmato tutto ma però non te lo dico! Ti guasterei la sorpresa! Comunque non lo scopriranno molto presto … non aggiungo altro! No comment!
Aspetto anche da te un’altra recensione su questo cap … fammi sapere che ne pensi mi raccomando! Per me è fondamentale! Baci

Hermione: Mamma mia che bella che è stata la tua recensione! L’avrò letta si e no quaranta volte! Ero al settimo cielo! Troppi complimenti … ma sei sicura che fossero tutti per me? Spero di sì perché mi hanno fatta saltare dalla gioia! Sono contenta che anche tu la pensi come me sul fatto dell’età dei due protagonisti, inoltre mi par brutto far innamorare questi due dopo solo pochi capitoli (sempre se li farò innamorare … non vi lascio niente di sicuro!) la storia perderebbe d’interessa e sarebbe banale, noiosa e quasi patetica! Preferisco far andare tutto con calma, come se fosse la realtà … e quando mai le cose della vita sono prevedibili? Vedo che anche tu sei d’accordo con me e la cosa mi fa molto piacere! E poi come hai detto tu la Rowling mica fa innamorare Harry al primo anno! Cioè ci ha fatto penare per ben 5 libri prima di un solo bacetto striminzito! Tranquilla però io non sono così cattiva … beh mica tanto … un po’ vi farò penare ma alla fine penso sarete contenti! Un’alta cosa mi DISPIACE tantissimo per aver strapazzato Hermione! Anche a me come personaggio piace molto ma non potevo certo farlo dire hai Serpeverde … non sarei stata affatto fedele alla storia! Comunque anche tu mi hai chiesto delle compagne di Pansy … come reagiranno quando scopriranno tutto? Eh beh … chi lo sa (io non lo dico)… vediamo un po’ che succede! Ultima cosa poi finisco: Draco si era pentito veramente di aver fatto piangere Pansy (anche se ora non più). Draco per come me lo figuro io non è un ragazzo cattivo, solo un tantino troppo viziato e pieno di sé che si crede il padrone del mondo solo perché ha i soldi e la sua famiglia è temuta è rispettata … queste comunque son cose che farò saltar fuori nel corso della storia e mi spiegherò anche un pochino meglio!
Infine, grazie mille per la tua stupenda recensione spero che le prossime siano sempre così! Ma forse è chiedere troppo … eh eh … Un bacio

Franceskina: Ciao! Anche a te grazie perché mi segui sin dall’inizio supportandomi sempre ad ogni capitolo! Troppo gentile … veramente non sai che contenta sono di avere una lettrice “fissa” come te! Anch’io comunque a undici anni vivevo per i cartoni animati … ma anche per i ragazzini della mia classe che però … sigh … pensavano solo al calcio e alle figurine e a me non mi filavano!!!!!!!! Ecco … come ho scritto a Mystika metto molto di me nel carattere dei personaggi … Draco per esempio è maniaco del Quidditch invece del calcio, ma sempre maniaco è e le ragazze non se le fila proprio (scena familiare …)! A parte la Shapely, ovvio, la Pamela Anderson di turno … eh eh … che carini però che sono i bambini innamorati della ragazze più grandi! Uh … ora che ci penso quest’estate ai centri estivi due bambini di dieci anni si sono innamorati di me … cari!!!!!!!!!!!! Aspetto che crescano poi me li prendo tutti e due!! No dai non son così disperata! Ok va beh perdona questo mio divagare … ancora grazie per tutto e continua a recensire mi raccomando! Baci

Sere: La tua recensione è stata troppo carina! Mi ha fatto subito venir voglia di lavorare! Non potevo farvi aspettare a lungo in un angolo a fare cerchietti … eh eh! Mi ci sono messa d’impegno! E come vedi, sì vi voglio proprio bene! J A parte gli scherzi so quanto è brutto dover aspettare troppo un aggiornamento … non vedi l’ora di sapere cosa succede ma non puoi andare avanti perché non c‘è storia! Ti capisco! Sono contenta comunque che il mio lavoro ti piaccia! Fammi sapere che ne pensi anche di questo capitolo mi raccomando! Baci

Sabry: Uhm si lo ammetto anch’io non vedo l’ora di arrivare alla scena del terzo anno in cui Draco viene ferito dall’ippogrifo e Pansy piagnucola disperata ma … non per il motivo che pensate tutti! Non mi sbilancio ma vi farò vedere la scena da un punto completamente diverso da come lo immaginate … per ora vi faccio penare come al solito! Grazie per tutti i complimenti … sono contenta che il giochetto Auror e Mangiamorte ti sia piaciuto … è stato un colpo di genio! Spero che comunque anche questo capitolo ti abbia incuriosita! Aspetto un commentino … grazie ancora! Baci

Entreri : Grazie per i complimenti! Mi spiace farvi rodere dalla curiosità ma il mio compito è prevalentemente quello! Con questo capitolo penso che la curiosità sia aumentata ma … spetta a voi giudicare! Ancora grazie … baci

Miss Black: Di niente per la recensione! La tua storia mi è piaciuta e com’è giusto che sia ho lasciato un commento … dovere tra autori di fanfiction, no? Sono contenta che la storia ti appassioni! Continua a seguirla mi raccomando! Il tuo parere come quello degli altri mi interessa moltissimo! Un bacio

Pansy Malfoy: Innanzi tutto bel nick J ! Poi un grazie speciale a te che sei stata la prima a recensire questa storia … vedo che anche tu sei una fan della coppia Draco/Pansy … meno male! Ce ne sono così pochi in giro! Comunque sei stata davvero sempre gentile, troppi complimenti! Spero che non mi tirerai nessuna cioccorana … fammi sapere che ne pensi del capitolo! Un bacio

Shànika : Ciao! Si si può proprio dire che Draco ha la tendenza ad essere bastardello (soprattutto dopo questo capitolo)! Non ti preoccupare! Ma dopotutto, ammettiamolo, ci piace proprio per questo! Sono contenta che la mia idea e la mia storia ti piacciano! Davvero grazie di tutto! Aspetto altri commenti! Baci

Yuna: Ciao Yuna! Che bello che hai letto anche questa mia storia! Ti ricordi di me? Uhm … no, in effetti come puoi se non lo sai … io sono Viola del Pensiero! Ho cambiato nick perché ho avuto dei problemi con il vecchio computer e non mi trovato più password ne niente! Si è scassato tutto bruciando i miei capitoli della storia “Lui, lei, l’altro …”, mi è venuto il nervoso e non sono più andata avanti ma prima o poi (prob dopo questa fic) continuerò l’altra …
Sono contenta che hai letto anche questa storia e ti sia piaciuta! Non sai quanto mi faccia piacere la cosa! Fammi sapere ancora che ne pensi! Un bacio

Ho terminato!!!!!!! Lo so non ne potete più … tranquilli ho finito! Ora aggiornerò probabilmente una sola volta a settimana perché non riesco a dedicare molto tempo a questa fic … mi spiace ma la scuola rompe!!!! Un bacione a tutti … mi congedo!

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Capitolo 8
*** Cap 8: Natale a casa Malfoy ***


La sera del ventiquattro dicembre l’oscurità parve calare prima del solito nella minuscola cittadina di Greenfresh. Le cascine contadine dell’intera zona erano state addobbate a festa e lucenti palline colorate si ergevano da ogni albero spruzzando di scintille le mura rustiche delle case babbane.
Le strade erano velate da un sottile strato di neve bianca, la quale, seppur rovinata in più punti dalle ruote delle automobili che affollavano i parcheggi e i marciapiedi di ogni via, rifletteva comunque l’intensa luce arancione dei lampioni, anch’essi decorati con striscioni lampeggianti a forma di stella cadente, candito e di Babbo Natale.
Tutti i camini del paese erano accesi, e fili di fumo grigio salivano alla volta del cielo nero, mentre case e condomini brulicavano di babbani di tutte le età. Gli uni correvano incontro agli altri, il sorriso stampato in faccia e le braccia cariche di pacchetti dalle mille forme e dimensioni; tutti sembravano estremamente impegnati in qualcosa, felici di ritrovarsi insieme dopo una lunga attesa.
Un’unica casa, isolata dal resto del villaggio, buia e silenziosa, stonava in mezzo a tutto quel festoso baccano. In mezzo ad una radura incolta si ergeva un imponente villa pericolante, all’apparenza semidistrutta e disabitata.
Nessun babbano sapeva, infatti che quell’ammasso di pietre nere non era solo una semplice e comune costruzione abbandonata a sé stessa, deteriorata dal tempo e dalla pioggia. D’altronde non avrebbero potuto, visto che ai loro occhi l’abitazione appariva come un qualcosa di completamente inospitale, logoro e sporco.
Il maniero in realtà era un qualcosa di a dir poco, stupefacente, qualcosa che nemmeno i comuni maghi potevano anche solo immaginare di avere. Finestre, terrazze e vetrate caleidoscopiche si espandevano a vista d’occhio, lucide come specchi, poste in delizioso contrasto tra le sue mura antiche, erette in quattro ampissimi, quanto lussuosi, appartamenti. Il giardino poteva paragonarsi benissimo ad un parco, tanto erano curati i suoi prati e le piante che lo rivestivano; d’estate cespugli di rose rosse e aiuole di begonie profumate s’intravedevano ad ogni angolo, ma ora, che era pieno inverno, il tutto era coperto da un’abbondante strato di neve perlacea, spumosa ed immacolata, come fosse stata spalmata uniformemente sulla vegetazione da esperte mani invisibili.
Dall’alto della villa, precisamente al terzo piano, una ragazza minuta, avvolta in un bianchissimo accappatoio di spugna, osservava estasiata dalla finestra della propria stanza quello splendido paesaggio, incapace di staccare gli occhi da quella scena mozzafiato.
Pansy, amava casa Malfoy, ma dire questo era decisamente riduttivo; forse era più corretto definire il suo sentimento per quel piccolo angolo di paradiso, come una sorta di venerazione incondizionata. Aveva apprezzato sin da subito quella specie di castello perfetto, immerso nella verdissima campagna londinese. Adorava i suoi corridoi caldi, antichi e lussuosi, le sue stanze grandi come interi negozi, tappezzate di quadri prestigiosi, e i suoi sentieri di ghiaia finissima simile a grossi cristalli polverizzati.
Sarebbe rimasta ore e ore a fissare il tutto senza accennare il minimo segno di noia e di stanchezza, non c’era niente da dire, quella tenuta l’aveva completamente affascinata. Affascinata in un modo che nemmeno i suoi proprietari erano riusciti a fare con la loro presenza e parlantina.
Una gocciolina d’acqua fredda le cadde lungo una guancia pallida, ridestandola dai suoi pensieri, facendola rabbrividire. La ragazza distolse a malincuore lo sguardo dalle scuderie, ormai appena visibili nell’oscurità della notte, asciugandosi distrattamente il viso bagnato d’acqua profumata. Le tende d’argento che aveva fin’ora tenuto in disparte con la mano, le coprirono definitivamente la visuale, ondeggiando dolcemente per alcuni secondi davanti ai suoi occhi prima di tornare immobili come sempre. Ora non c’era davvero più niente da vedere.
Lentamente e senza particolare interesse, attraversò la sua principesca camera da letto, in direzione di un’elegante toletta che faceva angolo alla stanza, lasciandosi cadere pesantemente su un cuscino imbottito che fungeva da sgabello al ripiano di granito rosato. Studiò con interesse il proprio riflesso nello specchio, notando non senza una certa soddisfazione che non era minimamente presentabile. Erano già le sette e mezza e tra meno di mezz’ora sarebbe iniziata la cena e non era ancora pronta, anzi per dirla tutta non aveva ancora iniziato a prepararsi e sinceramente non ne aveva neanche la minima intenzione.
Con un sorriso a trentadue denti, si scostò i capelli bagnati dietro le orecchie, facendoli ricadere scompostamente sulle spalle, in una ragnatela di nodi e onde disordinate. A quella vista il sorriso le si fece ancor più ampio, mentre gli occhi le brillavano orgogliosi da sotto la frangetta umida appiccicata alla fronte. No, la sua non era pazzia … solamente forza di volontà.
Da giorni ormai aveva preso in seria considerazione l’idea di boicottare la sera della vigilia, guastando la serata a tutti, genitori e signori Malfoy compresi. Ribellione. La sua poteva essere intesa come un’aperta quanto chiara forma di ribellione nei confronti di tutto ciò che aveva dovuto subire dal suo arrivo a casa Malfoy. Draco, il suo fidanzato, alias l’incarnazione del demonio fatta a persona, dopo averla minacciata con i suoi stupidi ricatti sul treno per King’s Cross, costringendola a fargli promettere di stare ai suoi ordini per l’intera durata delle vacanze, infatti, non aveva perso tempo in ciance prendendo sin da subito a comandarla a bacchetta neanche fosse stata un servo della gleba.
- Pansy, ho sete, portami da bere -
- Ops! Pansy, per sbaglio ho versato il mio latte, pulisci … no, Dobby, lo fa lei-
- Pansy, vammi a prendere il maglione in camera … sì, è al terzo piano … no, l’ascensore non funziona-
- Pansy, dove sono le mie pantofole? Prendile su … ah e dato che ci sei prendimi anche i fumetti -
Pansy, Pansy, Pansy e Pansy. Il ragazzo non sembrava essere in grado di fare altro che urlare a squarciagola il suo nome facendola scattare in continuazione come una lepre isterica su e giù per la casa. Draco trovava ogni scusa possibile per chiamarla ed ordinarle qualcosa da fare o da prendere, anche quando non ne aveva assolutamente bisogno. Ovviamente si divertiva un sacco a vederla sgobbare per lui come una cameriera qualsiasi, ma la cosa più sorprendente era che anche i signori Parkinson e Malfoy trovavano la cosa estremamente di loro gusto.
Quel pomeriggio alle cinque, per esempio, si era toccato decisamente il fondo. Suo padre, infatti, mentre prendevano il tè in salotto, si era congratulato con Draco per il modo esemplare in cui era riuscito a plagiare la figlia in così breve tempo, rendendola mansueta come un gattino. Neanche a dirlo il biondino, dopo questo, si era dato grandi arie di importanza, rivolgendole un sorriso così dannatamente odioso che Pansy aveva dovuto fare leva su tutto il suo autocontrollo per non prendere la teiera bollente e versargli il contenuto dentro i pantaloni. Tutta la situazione era davvero esasperante, e la pazienza della moretta in breve aveva superato ogni livello di sopportazione. Quella sera, in effetti, le parole “calma” e “pazienza” non rientravano affatto nel suo vocabolario.
Non le importava se dopo questa sua decisione per punizione sarebbe stata costretta a pulire con i propri vestiti i bagni di tutta la casa, non le importava nemmeno se avesse dovuto trasferirsi definitivamente nella cuccetta di Dobby nelle cucine … non le importava niente di niente. Nessuno da quella sera in poi avrebbe mai più potuto dirle cosa fare o non fare, lei non era la serva di nessuno, tanto meno di quel pallone gonfiato di Draco Malfoy.
In quel momento, una serie di colpi leggeri alla porta, seguiti da una vocetta stridula e da un paio di occhi a palla, la costrinsero ad abbandonare i propri pensieri per voltarsi verso la porta semiaperta, da cui sbucava la testa di Dobby, il bitorzoluto elfo domestico di casa Malfoy.
- Signorina, la cena sarà pronta a momenti, gli illustrissimi signori e signorino Malfoy hanno ordinato a Dobby di venirvi a chiamare e Dobby esegue, signorina -
Gli occhi di Pansy a quella notizia s’illuminarono, dando un leggero guizzo divertito. La sua vendetta stava ufficialmente per iniziare.
- Riferisci pure ai tuoi … ehm … illustrissimi padroni che preferirei baciare la tavoletta del water di un babbano piuttosto che sedermi ancora una volta accanto a quella sottospecie di mollusco di loro figlio, grazie -
L’elfo a quelle parole strabuzzò gli occhi incredulo, aprendo un po’ più la porta per entrare goffamente nella stanza. Evidentemente era convinto di non aver sentito bene, perché prese a stropicciarsi le orecchie da pipistrello, facendole sbatacchiare brutalmente agli angoli della testa.
- Dobby, non deve aver capito la vostra risposta, signorina. Può ripetere, per favore?-
- Hai capito perfettamente - ribattè lei tranquilla, guardando soddisfatta i propri piedi fasciati graziosamente in pantofole di velluto écru. I capelli le ondeggiavano umidi agli angoli del viso impedendole così di vedere la reazione di Dobby. Non che bisognasse certo vederlo per capire come doveva essere diventata la sua faccia. Infatti, prese subito a protestare.
- Ma signorina … - provò a convincerla, strisciando a disagio, i piedi sulla moquette - … lei deve scendere e … -
- Io non devo fare proprio niente! - lo interruppe lei, scattando in piedi d’un tratto furiosa, le guance rosse - Quindi, sei pregato di riferire ciò che ti è stato detto e di farti gli affari tuoi-
Dobby si ritrasse in fretta, appiattendosi umile, umile contro la porta, annuendo spaventato. Un secondo dopo con un sonoro schiocco si era già smaterializzò di fronte ai suoi occhi, lasciandola nuovamente sola nella stanza.
La moretta fissò assente il punto in cui fin’ora si era trovato l’elfo, respirando a fatica. Ora che aveva dato ufficialmente il via alla sua protesta, non si sentiva più, poi, così sicura di aver fatto la cosa giusta. Poteva già sentire nella testa le urla di suo padre al piano di sotto e i suoi passi pesanti salire lungo le scale di legno di quercia, fino alla sua camera. Poteva persino immaginare perfettamente la sua faccia rigida, contratta in una smorfia arrabbiata, il mento all’infuori com’era solito fare quando qualcosa non andava come sperava.
Con un sospiro rassegnato, si lasciò cadere nuovamente sulla sedia imbottita, la testa china, inclinata leggermente verso la spalla destra, fradicia per via dei capelli che continuavano a gocciolare copiosamente sull’accappatoio.
“ Forse …” pensò cupa, giocherellando nervosamente con il cinturino della veste “ … la mia non è stata un buona idea, probabilmente mi obbligheranno comunque a servire quel moccioso, se non peggio …”.
Rimase in quello stato d’incertezza per un po’, rimuginando silenziosamente tra sé e sé. Poi, d’un tratto, scattò in piedi, l’espressione risoluta. No, non aveva sbagliato. Alla fine, qualcosa dentro di lei le diceva comunque che in fondo aveva fatto la cosa giusta. Sarà stato l’orgoglio o la rabbia per quello che aveva dovuto subire a guidarla in quella scelta, ma si sentì subito molto meglio. Era inutile piangere sulla pozione versata e poi se doveva cadere preferiva decisamente farlo per mano sua e non per mano altrui.
Rincuorata, anche se ancora piuttosto scossa, prese a vestirsi malamente, afferrando le prime cose che le capitavano sotto mano nell‘armadio. Stava per infilarsi una bruttissima felpa verde bottiglia, che non sapeva nemmeno di possedere, quando la porta della sua stanza si aprì nuovamente facendone entrare in una nuvola di pungente profumo al gelso nero, Katrina Parkinson.
Pansy, sebbene questa avesse dipinta sul volto un espressione a dir poco furiosa, non potè fare a meno di pensare che, fasciata nel suo aderente abito rosso carminio, corto e stretto al punto giusto, da renderla affascinante senza sfiorare il volgare, era davvero molto, molto bella. Il volto era truccato in modo pressoché perfetto, leggero ma allo stesso tempo marcato, i capelli neri, morbidi e ondulati, le ricadevano compostamente sulle spalle rendendo più dolci i suoi lineamenti nordici. Era bellissima, cosa che però non si poteva certo dire del suo tono…
- Pansy Sophia Parkinson - tuonò la donna minacciosa, raggiungendola a rapide falcate dall‘altra parte della stanza, riportandola bruscamente alla realtà.
- Che diavolo ti è saltato in mente di dire certe cose all‘elfo dei Malfoy?!-
- Ho detto solo quello che pensavo - rispose lei soave, finendo di indossare con calma il pesante indumento che ancora reggeva tra le mani. Il coraggio parve esserle tornato in un batter d‘occhio, insieme a tutta la sua faccia tosta. Sarebbe stata punita, lo sapeva, questo era poco ma sicuro, tanto valeva quindi uscirne con un po’ di dignità.
Katrina la scrutò arcigna, strizzando il naso disgustata alla vista degli abiti sformati e caserecci che la figlia indossava. Se c’era una cosa che, infatti, non sopportava erano proprio le persone scialbe prive di buon gusto nel vestire, e in quel momento Pansy era proprio una di quelle. Se possibile la moretta parve sentirsi ancor più orgogliosa per quel suo eroico atto di ribellione.
- Ma cosa ti sei messa addosso? - esclamò la donna, indignata, indicando con una lunga unghia vermiglia la felpa e i flosci pantaloni della sua tuta - Togliti immediatamente quell’obbrobrio e scendi subito a cena prima che gli altri inizino a sospettare qualcosa … -
La ragazza a quelle parole si lasciò sfuggire involontariamente un esclamazione di stupore mista a delusione. Dunque, nessuno in quella casa a parte sua madre era venuto a conoscenza del fatto che lei non stava semplicemente ritardando ... maledizione … eppure aveva detto chiaramente a Dobby di riferire il tutto ai suoi padroni …
I suoi dubbi comunque vennero chiariti qualche istante dopo, quando Katrina, estratto con cura un bell’abito bianco dall’armadio, iniziò a spiegarle di aver fermato l’elfo giusto in tempo per impedirgli di recapitare il messaggio ai suoi padroni, tirandolo in disparte, e obbligandolo in seguito a vuotare il sacco solo con lei.
Alla fine del sermone Pansy non si sentiva più le orecchie per via di tutte le urla, ed era così furente che a stento riusciva a controllarsi. Non sapeva con precisione il perché, ma il sentirsi dire che la sua sceneggiata non l’aveva portata assolutamente a niente la faceva bollire di rabbia come nient’altro al mondo. Sua madre non parve accorgersene, perché un volta depositato con cura l’indumento di seta sul letto, continuò imperterrita la sua sfuriata.
- Pensa se l’avessero saputo i Malfoy! Avrebbero avuto, sicuramente, qualcosa da ridire sull‘educazione che ti abbiamo impartito io e tuo padre … ma a questo almeno ci ai pensato? O non ti importa proprio niente di quello che potrebbero pensare di te? -
Questo, era quel che si dice la goccia che fa traboccare il vaso. Sua madre non avrebbe dovuto dirle quelle cose … non quando in realtà erano stati loro a disinteressarsi di lei.
- E’ a voi che non importa nulla di me!- urlò questa, i pugni serrati e gli occhi improvvisamente colmi di lacrime amare. Tremava come una foglia per la rabbia e a stento riusciva a capire ciò che diceva.
- A voi importa solo di Draco! Non ve ne frega niente se lui mi tratta come una domestica, umiliandomi in continuazione di fronte a tutti! Quel che vi interessa è solo la vostra reputazione non la mia!-
Pansy sentiva ogni fibra del suo corpo contratta e tesa; come se non bastasse la gola le bruciava fastidiosamente, per la foga con cui aveva gridato quelle parole, che in cuor suo non sapeva nemmeno di pensare. Il rancore che da più di un anno si portava dietro era uscito a fiotti dalla sua bocca, senza che se ne rendesse realmente conto. La rabbia per il fatto di essere stata costretta a stare con Draco e per il fatto che i suoi desideri erano stati messi per la prima volta in vita sua in secondo piano rispetto a quelli dei genitori, la fecero scoppiare in lacrime. Grosse e calde goccioline salate le rigavano ora le guance offuscandole la vista, tanto che nel giro di qualche minuto la figura della donna davanti a sé divenne in breve un turbinio di accesi colori sfocati.
Era tipico da parte sua, piangere quando le cose non andavano come voleva. L’aveva sempre fatto e il più delle volte per capriccio, ma questa volta era diverso, sapeva bene che versare qualche lacrima non l’avrebbe fatta ottenere comunque ciò che voleva; eppure, nonostante tutto, non era in grado di farne a meno.
Scossa dai singhiozzi nascose il viso tra le mani, in attesa di essere rimproverata dalla madre per aver osato dirle quelle cose, ma invece con sua grande meraviglia non accadde niente di tutto ciò.
Rimase piuttosto sorpresa quando si sentì stringere dolcemente tra le braccia della donna, affondando il viso nei suoi setosi capelli corvini.
Era una sensazione strana, doveva ammetterlo. Una sensazione che da molto non le capitava più di provare. Il profumo della madre l’avvolgeva completamente e sentiva la leggera pressione della sua testa adagiata contro la sua e il suo battito regolare contro il petto.
Si stava bene tra quelle braccia … caldi e protetti come quando aveva poco più di sei anni e fuori infuriava la tempesta. La sua mamma in quei momenti era sempre lì a coccolarla, e a sussurrarle parole di conforto … ora se lo ricordava bene … c’era anche quando le cose sfuggivano al suo controllo, come quella volta che si erano trasferiti in Inghilterra contro il suo volere … come aveva potuto dimenticarlo? Come aveva potuto pensare che lei non le volesse più bene, solo per questo?
Il rancore, lentamente, fece largo nel suo cuore alla tristezza, alla nostalgia dei bei momenti trascorsi con i genitori prima del fidanzamento con Draco. Quante cose erano cambiate tra loro in appena un anno e mezzo … e tutto per colpa sua. Prima di conoscerlo non avevano mai litigato; nemmeno una volta e per nessuno motivo.
- Mi dispiace …- le sussurrò la donna, poco dopo, rompendo il silenzio che era caduto nella stanza, avvolta solo dai singhiozzi della figlia. Questa a quelle parole fece scattare istintivamente le braccia attorno al suo collo, abbandonandovisi esausta. Piangere, doveva ammetterlo, a volte era davvero stancante ... specie poi se non si era veramente abituati a farlo.
- A-anche a … a m-me - balbettò lei, tirando su col naso. Katrina le accarezzò la testa ancora umida, scostandola leggermente da sé, per poterla guardare in viso.
Pansy, in quel momento si vergognò terribilmente di sé stessa. Doveva essere davvero orribile con i capelli spettinati, gli occhi rossi e gonfi da rospo, e i vestiti da stracciona … dire che si sentiva un mostro, era piuttosto riduttivo. Sua madre, comunque, non disse niente, porgendole semplicemente un fazzolettino ricamato, estratto in fretta dalla pochette nera che teneva in mano. Lei lo afferrò asciugandosi in fretta le guance e le lacrime intrappolate nelle ciglia nere, cercando di riassumere un po’ di contegno.
- Pansy …- iniziò questa continuando a scostarle dolcemente ciuffi invisibili dal viso - … so quanto può essere difficile alla tua età accettare l’idea di stare con qualcuno, dopotutto hai solo undici anni e ci sono tante cose che non riesci ancora a capire …-
La moretta, l’ascoltava silenziosa, una volta tanto non aveva nulla da ribattere. Benché odiasse ammetterlo infatti si rendeva perfettamente conto di essere ancora poco più di una bambina. Katrina le sorrise, accarezzandole una guancia.
- … anch’io, sai, quando tuo nonno mi disse che dovevo sposare tuo padre, piansi e urlai come una pazza, dicendo che avrei preferito mangiare un ippogrifo piuttosto che fare una cosa del genere … -
Pansy a quella rivelazione sorrise divertita. Non se la immaginava proprio sua madre, la persona più educata al mondo, dire una cosa simile al suo vecchio nonno barbuto e un tantino sordo. Allo stesso tempo comunque dovette ammettere di sentirsi spiazzata … non credeva che anche i suoi genitori si fossero sposati per obbligo. Andavano sempre così d’accordo quei due … certo, alle volte litigavano, ma per delle sciocchezze … tipo quando sua madre tornava a casa con un’intera collezione di costosissime scarpe firmate e suo padre iniziava ad urlare cose come “io mica lavoro per la gloria” ecc ecc. … mica cose serie …
- … invece, con il tempo, imparammo ad amarci … può sembrarti assurdo, ma sposare Erick è stata la cosa più bella della mia vita. Non è stato facile, dirti il contrario sarebbe come penderti in giro, ma alla fine tutto si è sistemato per il meglio … vedrai per te sarà lo stesso, ne sono sicura - La ragazza fece per dire qualcosa, probabilmente protestare, ma sua madre riprese a parlare costringendola a rimandare le sue domande.
- Tuo padre ti vuole molto bene Pansy, a volte, lo so, fa un po’ la parte dell’orco brontolone, ma so per certo che non ti farebbe mai stare con qualcuno che non reputa degno di te … se ha scelto Draco, significa che nonostante tutto dentro ci vede del buono -
- E se non fosse così?- domandò la moretta senza riuscire più a trattenersi - Se non fosse quello giusto come pensate? Io lo odio e lui odia me, non facciamo altro che riempirci di dispetti a vicenda e … non abbiamo niente in comune! Poi è brutto e si da un sacco di arie!-
Katrina parve sorpresa da quelle parole, tanto che la smise di passarle meccanicamente le dita tra i capelli, la fronte corrugata e lo sguardo un tantino inquisitorio. Qualcosa le diceva che la sua non era stata una mossa molto saggia.
- Ma non avevi detto qualche giorno fa, che l’avevate smessa di stuzzicarvi?-
Pansy spalancò improvvisamente la bocca, dandosi mentalmente della stupita per quello che aveva detto. Si era lasciata così coinvolgere da tutte quelle insolite emozioni, da dimenticarsi completamente del fatto che lei e Draco, da quando erano scesi alla stazione di King’s Cross, avevano fatto finta di andare d’amore e d’accordo. Cioè, per meglio dire, erano stati obbligati ad andare d’accordo, visto che entrambi non volevano essere puniti dai genitori per i loro continui battibecchi. Pansy oltretutto aveva ancor minor scelta, considerato il fatto che doveva sottostare anche ai dispotici comandi del biondino.
- Allora?- chiese Katrina, in attesa ancora di una risposta. La ragazza, furente con sé stessa per essere stata così stupida, tirò un sospiro rassegnato, decisa a vuotare il sacco. Tanto, ormai, fingere non sarebbe servito più a niente, l’avrebbe scoperto comunque …
Velocemente e a testa bassa, come se credesse che sparar fuori la verità a velocità supersonica le avrebbe semplificato le cose, iniziò a spiegare tutto: del ricatto di Draco, dei suoi scherzetti con la purga, della sera di Halloween ecc ecc. Al termine del racconto, si sentiva un tantino preoccupata e come se non bastasse la lingua le era diventa improvvisamente secca. Dalla donna non arrivò nessun tipo di reazione ... un butto segno.
Pansy, impaziente, lanciò un fugace sguardo di sottecchi alla madre, notando ancora una volta con sorpresa, che questa le sorrideva divertita, per niente sconvolta da quella rivelazione.
- Immaginavo che ci fosse sotto qualcosa …- disse quest’ultima, rialzandosi in piedi, stiracchiandosi leggermente le gambe, rattrappite dalla scomoda posizione. Per tutto il tempo l’aveva ascoltata inginocchiata ed ora sentiva un fastidioso formicolio agli arti inferiori.
- Mi sembrava troppo strano che tu obbedissi a tutti i suoi ordini di tua spontanea volontà … divertente … (e qui Pansy fece per protestare, ma richiuse prontamente la bocca, decisa a non sfidare tanto la sorte) … comunque sta tranquilla, imparerai ad amarlo prima o poi. Ora siete ancora troppo piccoli ma vedrai, andrà tutto bene … già il fatto che vi punzecchiate l’un l’altro è un buon segno, se vi ignoraste sarebbe peggio … -
La ragazza non era molto d’accordo con quello che Katrina le aveva detto, ma era troppo contenta di non venire punita per i suoi dispetti fatti a Draco per arrabbiarsi veramente. Ora non avrebbe nemmeno più dovuto sottostare ai suoi comandi ... già si immaginava la faccia del ragazzo alla notizia … oh quanto si sarebbe divertita a picchiarlo di nuovo. Quindi, d’un tratto felice, si limitò semplicemente a sorriderle a sua volta, stropicciandosi gli occhi ancora rossi di pianto.
Sua madre, le accarezzò un ultima volta i capelli, prima di estrarre la bacchetta dalla borsa e con un colpo netto del polso trasformare la massa scura, umida e crespa che la figlia aveva in testa in una soffice cascata di lisci e morbidi capelli corvini.
- Così va meglio - esclamò quest’ultima, decisamente più allegra, mentre la ragazza si osservava un po’ più rilassata allo specchio. Non vi era più motivo di boicottare la cena, ora poteva anche farsi carina. La donna parve pensarla allo stesso modo.
- Su avanti mettiti quel vestito e andiamo … si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto -
Pansy obbedì di buon grado agli ordini della madre, afferrando l’abito bianco che in precedenza questa le aveva adagiato delicatamente sul letto. Ora che ci faceva caso avrebbero dovuto trovarsi in sala da pranzo già da una ventina di minuti buoni … probabilmente i signori Malfoy erano furiosi.
“ Ma chi se ne frega” pensò lei, gettando a terra la tuta, prendendo a infilarsi il vestito da sera, decisamente più indicato per l’occasione. Non aveva fatto a tempo ad indossare le ballerine e un paio di orecchini a perla, pensando ovviamente ad un qualche modo davvero odioso per fargliela pagare a Draco, quando la porta della stanza si spalancò brutalmente, sbattendo con un tonfo secco contro il muro. Erick Parkinson si stagliava arcigno davanti a loro, eretto in tutta la sua altezza. Non sembrava per niente allegro e i suoi capelli neri a spazzola erano sparati in tutte le direzioni … se la ragazza non avesse saputo che quello era decisamente un brutto segno, probabilmente si sarebbe messa a ridere.
Pansy lanciò un occhiata preoccupata alla madre, ma questa non la stava guardando. Katrina sorrideva pacifica in direzione del marito, l’immagine fatta a persona della tranquillità. Una volta tanto i ruoli si erano ribaltati, in genere quello pacato e perfettamente padrone di sé era suo padre, la moglie invece il più delle volte era un esplosione continua. Pansy per sua sfortuna aveva preso molto da quest’ultima ... infatti a cacciarla nei pasticci era proprio la sua scarsa dose di autocontrollo.
- Si può sapere che cosa state facendo ancora qui? E’ da mezz’ora che vi aspettiamo! Ma quanto vi ci vuole a voi donne per essere pronte?!- sbraitò l’uomo gesticolando nervoso, entrando come un vortice nella stanza, richiudendosi malamente la porta alle spalle, gli occhi verdi lampeggianti come fari.
- Non sapevo più cosa inventarmi per intrattenere i Malfoy … ma vi rendete conto della figura che mi state facendo fare? Siamo loro ospiti! Cosa penseranno di …-
- Tesoro, calmati … non c’è motivo di scaldarsi tanto - lo interrupe la donna, flemmatica, accarezzandogli un braccio. Erick sbuffò furente, ma la smise comunque di urlare inviperito. Sua madre gli rivolse un sorriso rilassato, strizzando gli occhi nel suo particolarissimo modo che sapeva renderla incredibilmente graziosa. La fronte del marito parve distendersi leggermente a quello sguardo. Lei gli sorrise maggiormente.
- Pansy non si è sentita molto bene … - improvvisò quest’ultima indicando con il capo la figlia, intenta ad osservare la scena incerta se ridere o rimanere seria - … ma adesso è tutto a posto, ora scendiamo … amore rilassati, i Malfoy capiranno sicuramente …-
Suo padre annuì compunto, passandosi distrattamente una mano tra i capelli, spettinandoli ulteriormente. Quando faceva così sembrava proprio un bambinone, il suo papà-amore. Pansy accennò un mezzo sorriso, ripensando a quando da piccola si era presa una cotta per lui, arrabbiandosi come una matta quando vedeva sua madre girargli troppo attorno … che stupida era. Il sorriso però sparì in fretta dalle sue labbra quando questi si concentrò su di lei, l’espressione improvvisamente preoccupata.
- Stai meglio, principessina? -
Katrina le lanciò un impercettibile sguardo d’intesa, che la ragazza colse al volo annuendo vigorosamente. Il signor Parkinson, soddisfatto per la risposta, bofonchiò qualcosa come delle scuse frettolose per il modo in cui era entrato nella stanza, intimandole di raggiungerli in sala da pranzo entro e non più di cinque minuti. Con un mezzo sorriso, uscì dalla stanza, cercando di risistemarsi i capelli alla meno peggio, ottenendo solo un effetto fungo davvero poco carino.
- Caro, prova a bagnarli un po’, magari tornando normali - gli suggerì la moglie, poco prima che sparisse oltre la porta. Pansy ora che tutto era a posto se la rideva di gusto, tentando allo stesso tempo di truccarsi un po’. I risultato fu un pasticcio colossale, visto che la sua faccia era diventata in breve come quella di un clown del circo.
Il mondo dei trucchi non le era ancora molto familiare. A scuola non aveva molte possibilità di farlo visto che la McGranitt appena ti vedeva con un filino di matita in più ti spediva in bagno a lavarti la faccia, con una decina di punti in meno. Tracey Davis la odiava a morte per questo e ogni volta che la incrociava per i corridoi si nascondeva dietro a Goyle per non farsi scoprire. La biondina infatti era una maniaca dell‘estetica, sembrava ne andasse del suo onore se usciva dal dormitorio senza almeno un po’ di mascara e fondotinta.
- Se no poi Draco come fa ad accorgersi di me?- le diceva sempre giocherellando maliziosa con i suoi riccioli biondi, ammiccando in sua direzione.
Pansy ogni volta che la sentiva, alzava perennemente gli occhi al cielo, provando quasi pena per la compagna che ancora non si era resa conto che per il ragazzo l’unica cosa che poteva definirsi vagamente degna di nota era il Quidditch. Eppure Draco mica era un tipo misterioso come Blaise… a lui, lo si inquadrava subito.
La moretta stava per iniziare, come era sua abitudine, a fantasticare su quanto Blaise fosse cento volte più bello, spiritoso e intelligente del suo fidanzato, quando sua madre le strapazzò il viso con una salvietta bagnata, riportandola alla realtà. Pansy tentò di dimenarsi, ma questa la tenne ferma sistemandola a dovere. In poco meno di due minuti, la ragazza era perfetta. La donna le aveva tolto dal viso quel buffo mascherone, mettendole semplicemente un po’ di fard rosato sulle guance e un filo di lucidalabbra.
- Sei bellissima così come sei, non hai bisogno di tutte quelle cianfrusaglie -
Pansy le sorrise soddisfatta, orgogliosa per quelle parole, che non era mai stanca di sentirsi dire. Katrina ricambiò il sorriso, intimandole di seguirla.
- Sarà meglio che andiamo prima che gli altri si decidano a chiamare la Squadra Speciale Persone Scomparse ed inizino ad appendere nostre foto per il paese … - disse allegra quest‘ultima, spingendola gentilmente fuori dalla stanza. Stavano per scendere la prima rampa di scale quando sua madre si bloccò di colpo, afferrandola per una spalla, impedendole di scendere. Lei la guardò sorpresa, non comprendendo il motivo di quello strano comportamento.
- Un’ultima cosa … - le sussurrò seria, guardando con attenzione il fondo delle scale - … non ho intenzione di riferire a tuo padre dei tuoi battibecchi con Draco, ma se vuoi un mio parere, ti sconsiglio di farlo arrabbiare in questi giorni. Se è vero quel che mi hai detto, in caso contrario correrebbe subito da Erick a spifferargli tutto e tu ti ritroveresti in un bel guaio … -
Pansy le rivolse uno sguardo di rimprovero, sbuffando indignata.
- Mi stai dicendo che devo stare ancora alle dipendenze di quel criceto?-
Non credeva possibile che sua madre le stesse dicendo di dover continuare a fare da serva al ragazzo per tutta la durata delle vacanze natalizie … se era così tanto valeva ribellarsi nuovamente, rischiando comunque un rimprovero …
Katrina, scosse la testa, sventolando in aria una mano, quasi volesse scacciare da sé un insetto particolarmente fastidioso.
- Certo che no, sciocchina! Non permetto a nessuno di trattare mia figlia a questo modo, tanto meno, al suo fidanzato che dovrebbe essere il primo, volente o nolente, a portarle rispetto … no, non dico questo … -
La donna prese a ridiscendere le scale, l’aria furbetta di chi sta tramando qualcosa di estremamente divertente. Pansy la scrutò enigmatica, trotterellandogli accanto, curiosa di sapere cose stesse cercando di dirle di così apparentemente misterioso.
- … quello che voglio dire è che se la bacchetta non va al mago, allora il mago andrà alla bacchetta… fai un po’ due più due, ci sarà un modo per non stare al gioco di Draco, no?-
La ragazza continuava a non capire assolutamente niente di quello che la madre tentava di dirle, tanto che assunse una tipica espressione a punto interrogativo, che la rese davvero molto buffa.
Ci vollero alcuni secondi, e parecchi gradini prima che Pansy capisse il senso di quelle parole.
- Mamma sei un genio! - esclamò d’un tratto abbracciandola frettolosamente, per poi saltellare felice come una pasqua verso il salotto. Katrina la fissò con finta indifferenza, una lucetta soddisfatta negli occhi scuri.
- Ti ho dato solo un piccolo aiutino … -
La moretta scese l’ultima scalinata con un ampio sorriso diabolico stampato in faccia, la madre, nuovamente composta al suo fianco. Non riusciva a fare a meno di gongolare tra sé e sé.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Eppure era una cosa così logica! Avrebbe dovuto arrivarci da sola … che stupida! Ma ora non aveva importanza, aveva trovato una soluzione … e che soluzione!
Più si avvicinava alla salone d’ingresso più le voci dei signori Malfoy si facevano chiare e forti. Pansy nell’udire la voce strascicata di Draco, intento a vantarsi di chissà che cosa con i genitori, oltre la porta socchiusa, trattenne a stento una risata. Il ragazzo avrebbe avuto ancora poco da sghignazzare alle sue spalle … non sapeva che presto si sarebbe fregato con le sue stesse mani … oh com’era dolce la vendetta! E con un ultimo sguardo vispo alla madre si apprestò ad entrare nella stanza.

***

Quando ambedue le famiglie iniziarono a sgranocchiare i primi antipasti, seduti compostamente nella maestosa sala da pranzo del maniero, erano ormai le otto e mezza passate.
Pansy si era dilungata a lungo nel salone della villa, scusandosi più e più volte con i signori Malfoy per aver tardato, improvvisandosi, in quattro e quattr’otto una perfetta attrice melodrammatica. Era stata talmente brava con la sua sceneggiata da convincere persino sua madre, la quale in realtà, sapeva benissimo come stavano le cose.
Tutti erano rimasti colpiti dalla sua reverenza, tanto che quel piccolo inconveniente venne preso accantonato come un banale incidente di percorso, a cui non era necessario dar peso. Nemmeno Narcissa Malfoy, che in genere non si lasciava certo sfuggire certi comportamenti irrispettosi nei confronti di sé e della propria famiglia, non ebbe nulla da ridire sul suo conto.
Draco d’altronde, che a differenza di questi ultimi aveva sperato fino all‘ultimo di non ritrovarsela tra i piedi almeno per quella sera, fu piuttosto restio nei suoi confronti, lamentandosi in continuazione del fatto che lui non si sarebbe certo seduto vicino ad una mezza malata come lei, che con buone probabilità l’avrebbe sicuramente contagiato con i suoi inesistenti virus. Il tutto naturalmente detto a parer suo, senza cattiveria. Suo padre comunque lo ignorò caldamente, obbligandolo per tutta risposta ad accompagnarla personalmente al tavolo da bravo, si fa per dire, gentiluomo. Draco era a dir poco livido. Pansy d’altra parte pensò che in fin dei conti il signor Malfoy era l’unico della famiglia che poteva definirsi vagamente simpatico.
- Ma non potevi rimanertene di sopra? - le sussurrò lui perfido, mentre con un falso sorriso, le porgeva il braccio, riluttante, in attesa che lei vi si aggrappasse.
- Oppure buttarti giù dal terrazzo e toglierti di mezzo una volta per tutte?-
Pansy a quelle parole non si scompose, anzi, si strinse a lui con insolita dolcezza, ostentando ai genitori che li fissavano soddisfatti, un sorriso smielato e incredibilmente falso. Il ragazzo la guardò storto, arricciando il naso. Lei per tutta risposta sbattè le ciglia angelica.
- Dovresti essere un tantino più carino nei miei confronti sai? Se l’hai dimenticato, non sono l’unica che rischia di essere punita qua dentro … -
- Lo so … - rispose gelido, avanzando al suo fianco, in direzione della sala da pranzo, seguendo a ruota i signori Parkinson intenti a conversare con i padroni di casa.
- … ma forse sei tu quella che dimentica che fin tanto siamo qui sono io quello che comanda … quindi, pipistrella, ti tratto come mi pare e piace -
I Malfoy, in quel momento, richiamarono la loro attenzione, facendoli entrare nella lussuosa sala da pranzo, dove un imponente lampadario di cristallo rifrangeva la luce delle candele sulla tovaglia violetta, sulla quale altrettante candele dorate facevano splendere i piatti di porcellana finissima sotto i loro occhi, giusto in tempo per placare litigio che con buone probabilità sarebbe scoppiato tra i due.
La moretta, infatti, ripetendosi in continuazione di stare calma, trattenne a stento l’impulso di schiaffeggiarlo. Altrimenti, se avesse reagito, l’unica a pagarne le conseguenze sarebbe stata come al solito lei. Il suo sforzo tuttavia doveva apparire evidente perché Draco, senza un particolare motivo, rese il suo odioso ghigno ancor più ampio, scaricandola soddisfatto al proprio posto.
“ Si, bravo, prenditi gioco di me …” pensò furente lei, seguendolo con lo sguardo dall’altra parte della tavola sontuosamente apparecchiata “… divertiti adesso finché puoi, vedrai che ti combino non appena provi ad ordinarmi ancora qualcosa”.
Sua madre infatti era stata fantastica a suggerirle poco prima un modo semplice ed efficace per ribellarsi, senza dare nell’occhio, al controllo di quel piccolo despota. Era una cosa così elementare che si era sorpresa e quasi arrabbiata con sé stessa per non esserci arrivata prima, da sola.
Draco voleva che lei le obbedisse e non lo contestasse in nessun modo, giusto? Bene, perfetto, era quello che avrebbe fatto … a modo suo però e con tutte quelle piccole variazioni che il ragazzo non avrebbe potuto non lasciarsi sfuggire nel comandarle qualcosa. Avrebbe preso alla lettera ogni suo desiderio al punto tale da costringerlo a smetterla di trattarla come una domestica di sua esclusiva proprietà. Il biondino non si rendeva ancora conto di quello che lo aspettava, cosa che fece riacquistare alla ragazza tutto il suo buon umore.
Una volta che tutti ebbero raggiunto i propri posti, Dobby, traballando sui propri piedi piatti, prese a trainare un carrello carico di deliziosi bocconcini, servendoli lentamente l’uno dopo l’altro ai propri padroni. Pansy notò che l’elfo, per l’occasione, aveva lavato la sua tunica lercia, ottenendo però un magro risultato visto che ora lo straccio, risultava di un grigio bianco, logoro e stropicciato. La ragazza non potè fare a meno di pensare che la sua Trilly, nonostante fosse anch’essa una domestica, era molto più presentabile di quello sgorbietto dal naso a matita.
- Signorina, lei mangia?-
Pansy si ridestò dai suoi pensieri, posando gli occhi sull’elfo in questione, che al suo fianco le sventolava davanti un piatto di quelli che parevano involtini coperti da una salsa marroncina dall’aria rivoltante. Dobby da tempo ormai aveva preso l’abitudine di chiederle ogni volta quello che desiderava mangiare o meno, considerato il fatto che la moretta ostentava ancora una certa diffidenza nei piatti inglesi che le venivano continuamente propinati a pranzo e a cena. Sarà stata anche schizzinosa e di gusti difficili, ma l’unico posto dove mangiava veramente bene era casa sua.
- Uhm, no, meglio di no … - fece lei, allontanando il naso da quella poltiglia scura - … prenderò quei gamberetti lì … sì, grazie-
Dobby, deluso, ripose il piatto nel carrello, porgendogliene un altro alle verdure, rifinito con una graziosa e innocente decorazione di polposi gamberetti rossi. Ne inforcò uno titubante, masticando lentamente, pronta a sputare il tutto se non fosse stato di suo gusto. Quando si ritenne soddisfatta del gusto della vivanda prese mangiare normalmente, tornando a guardarsi introno. Draco seduto di fronte a lei, trangugiava soddisfatto gli involtini marroncini. Ma come faceva a mangiare quella roba? Che schifo! Il ragazzo comunque accortosi di essere fissato, spolverò con un ultima passata la propria porzione di non si sa cosa, guardandola storto.
- Che hai da guardare? -
- Niente … - borbottò lei, concentrandosi nuovamente sul proprio piatto ancora mezzo pieno, sprofondando nei suoi pensieri.
Per il resto della serata non alzò più gli occhi dalla tavola, decisa a non fornire al biondino un pretesto per stuzzicarla anche quella sera. Le ore come le portate di cibo che Dobby continuava a servire si susseguirono velocemente, fino ad arrivare al momento tanto desiderato da tutti, e in particolar modo da Pansy: l’ora del dessert.
Se c’era una cosa, infatti, che apprezzava veramente della cucina inglese erano proprio i dolci. Zuppe inglesi, pudding, frutta caramellata, pasticcini al miele e tortini alla menta erano la sua passione da sempre. Morbidi, cremosi e dolcissimi bigné allo zabaione e al cioccolato, accompagnati da biscottini alla pasta di mandorle affollarono in breve la tavola, già colma di per sé di meringhe e fette di crostata al limone. Era un tripudio di zuccheri quello che le si presentava davanti e lei non aveva la minima intenzione di lasciarselo scappare.
Rapidamente, prese a servirsi di tutto quel bendiddio, lasciandosi per ultimo quello che a parer suo era il pezzo forte della serata, alias il suo dolcetto preferito: lo zuccotto ripieno di gelato ai lamponi. Una vera delizia, che andava gustata lentamente, boccone per boccone. Stava per agguantare quella piccola squisitezza quando la voce strascicata del suo fidanzato la interruppe con la forchetta levata a mezz’aria, nell‘atto di accalappiare il dolce.
- Pansy, dammi il tuo zuccotto -
Ecco, iniziavano i guai. Draco, aveva il piatto pieno zeppo di pasticcini e l’espressione sazia di chi non ha nemmeno una briciola di posto nello stomaco per farci entrare una caramella. Era evidente che non voleva il suo dolce per appetito, ma solo per darle fastidio; tutti sapevano che lei adorava gli zuccotti ai lamponi, non era certo un mistero. Comunque, così per il gusto di provocarlo a sua volta, decise di fare la gnorri, curiosa di vedere che piega avrebbe preso la situazione.
- Fattene portare un altro da Dobby … - disse tranquilla, un sorriso di falsa cortesia stampato in faccia - … in cucina ce ne saranno sicuramente degli altri -
Pansy lo fissò pacifica, ma lui non mosse un muscolo. Era l’immagine della serenità.
- Non ce ne sono più, il tuo è l‘ultimo-
“Ma che coincidenza!” pensò lei sarcastica, giocherellando con la forchetta, che bramava di essere affondata nel ripieno dello zuccotto. Tuttavia, rimase fermamente decisa a continuare la sua messinscena.
- Beh allora non so che dirti … mangia qualcos’altro … -
Draco questa volta le sorrise antipatico, abbassando il tono di voce, per non farsi sentire dai genitori, presi, poco più in là, in una conversazione su un qualche cosa di molto noioso.
- Pansy, il mio è un ordine, chiaro? Voglio il tuo zuccotto, quindi vedi di darmelo alla svelta se non vuoi finire nei guai! -
La ragazza stinse le labbra irritata, pensando al modo migliore per conficcargli la posata nell’occhio quando una piccola lampadina si accese nella sua testa, facendola sorridere. Per un minuscolo attimo aveva dimenticato il suo diabolico piano. Quello, ora che ci faceva caso, era il momento perfetto per verificare se i consigli di sua madre l’avrebbero portata a qualcosa di buono. Ottimo. La situazione si capovolgeva a suo favore … Draco voleva il suo zuccotto, no? Infondo perché non accontentarlo …
- D’accordo, d’accordo … non occorre scaldarsi tanto … - disse lei d’un tratto accondiscendente, afferrando con due dita il dolcetto per porgerlo al ragazzo. Questi aveva preso a gongolare tra sé e sé, pregustando già il sapore della vittoria. La sua espressione tuttavia mutò in fretta non appena vide la compagna dare un generoso morso al tortino, per poi appoggiarlo noncurante nel suo piatto. Draco fissava allibito il dolce mangiucchiato, a pochi centimetri dal suo naso, chiudendo e spalancando la bocca più volte, senza trovare le parole adatte per esprimere il suo pensiero. Pansy, invece, gustava il proprio boccone come se nulla fosse, anche se aveva una gran voglia di scoppiare a ridere. La soddisfazione di vederlo stravolto era impagabile.
- Ma sei impazzita? - ringhiò questi, una volta recuperato l’uso della parola - Io ti avevo ordinato di darmi il tuo dolce!-
Lei lo fissò d’un tratto incredula, come non capisse il motivo di tutta quell’agitazione, ricacciando indietro le risa che le stiravano involontariamente gli angoli della bocca.
- E’ quello che ho fatto, Draco … - rispose soave, coprendosi le labbra con il tovagliolo per nascondere quella piccola debolezza - … lo zuccotto ce l’hai nel piatto no?-
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, prendendo ad agitarsi sulla sedia. Se l’avessero visto in quel momento i suoi amici probabilmente non l’avrebbero riconosciuto … il grande Malfoy preso dal panico per un pezzetto di torta sbocconcellata … che bambino, altro che bulletto! E’ così che dovrebbero vederlo tutti, non come “Draco la superstar del Serpeverde”.
- Si ma … - farfugliò lui poco dopo, un tantino isterico - … io lo volevo intero! Ora … bleah, che schifo! L’hai morso tu! Non posso più mangiarlo!-
- Beh se lo volevi intero bastava specificarlo … cosa che tu non hai fatto, io mica potevo sapere …-
Draco a quelle parole sembrò sul punto di esplodere, anche perché ormai era palese che lei l’aveva fatto apposta. Lui odiava essere raggirato … e Pansy lo sapeva bene; per questo in quel momento si divertiva tanto a scrutarlo con aria di superiorità dal suo posto, perfettamente padrona di sé e dei suoi movimenti. Il biondino sbuffò irato.
- Questa me la paghi!-
La ragazza non fece a tempo a ribattere che subito questi aveva preso ad urlare, attirando l‘attenzione dei genitori. Lei trasalì, sprofondando ben bene nella sedia.
- PAPA’! Papà, Pansy ha rovinato il mio dolce, guarda! Io gli avevo chiesto il suo e lei se n’è mangiata un pezzo! Lo ha fatto di proposito, lo so!-
La moretta lanciò istintivamente uno sguardo preoccupato al signor Malfoy, il quale dall’altra parte del tavolo smise di parlottare con suo padre, per prestare attenzione ai richiami del figlio.
L’uomo indirizzò il suo sguardo freddo verso di loro, sollevando appena le sopracciglia chiare, il calice stretto elegantemente in mano. Faceva un po’ paura con quella sua aria perennemente arcigna stampata in faccia, tanto che quando iniziò a parlare, Pansy deglutì spaventata.
- Draco … mi puoi ricordare, per favore, quanti anni hai?-
La sua voce era piatta, ma una lucetta ironica gli brillava negli occhi. Nessuno parve accorgersene comunque, specialmente Draco, che ora lo fissava scioccato, come non credesse alle proprie orecchie. Persino Pansy, gli rivolse uno sguardo incerto. Insomma, un padre, teoricamente, si dovrebbe ricordare quando il figlio compie gli anni, no?
- Undici, quasi dodici … -
- Appunto, e ti pare normale che un ragazzo di dodici anni si metta litigare per una fetta di torta come un bambino di appena tre anni?-
Pansy a quelle parole sorrise raggiante, ridendosela sotto i baffi nel vedere la faccia del ragazzo diventare d’improvviso rossa come quella di un peperone. Si, ora che ci prestava attenzione, il signor Lucius era decisamente il membro della famiglia che le stava più simpatico … o per lo meno era l‘unico che riusciva a sistemare il biondino in quattro e quattr’otto.
Il ragazzo, nonostante le guance in fiamme, saltò su subito prendendo ad auto-difendersi convinto, protestando per quelle che diceva essere preferenze nei confronti della compagna, cosa assolutamente non vera, visto che il pupillo incontrastato in genere era lui. Suo padre comunque lo ascoltava appena, probabilmente perché era fin troppo abituato alle sue lamentele. Per il signor Parkinson tuttavia quel gran lagnarsi da parte sua era completamente nuovo e, probabilmente per questo motivo, Draco spostò la sua attenzione su di lui. Pansy iniziò a formulare tutte le preghiere che conosceva mentre il ragazzo prendeva a spiattellare a destra e manca tutti i battibecchi che i due si erano scambiati l’un l’altro ad Hogwarts.
Ok, la sua fine si stava avvicinando, lo sapeva, ma per lo meno il suo piccolo momento di gloria l’aveva avuto … meglio di niente …
Aveva iniziato a perdere lentamente ogni speranza a mano a mano che il racconto di Draco proseguiva, quando Lucius Malfoy, intimò bruscamente al figlio di tacere. Pansy sollevò lo sguardo dal proprio piatto, fissando la scena stupita.
- Draco, smettila di dire sciocchezze! - sbottò l’uomo, severo, sbattendo con foga il tovagliolo sul tavolo - Pansy da quando è qui non ha fatto altro che essere carina e disponibile, cosa che non posso dire altrettanto di te e del tuo comportamento immaturo … -
- Ma papà! Te l’ho detto lei non lo fa di sua spontanea volontà!- protestò il ragazzo, furioso quasi quanto il padre, guardandolo in cagnesco. Era incredibile come in quel momento fossero l’uno la fotocopia dell’altro.
- Ora basta! - tuonò Lucius, alzandosi minaccioso. Draco si fece piccolo, piccolo nel suo posto, sbiancando all’improvviso. Pansy, seppur questi non ce l’avesse con lei, fece altrettanto. Quell’uomo aveva lo strano potere di mettere in soggezione chiunque, con una sola parola o un semplice sguardo ... I suoi nemici non dovevano certo dormire sonni tranquilli sapendo di avere alle calcagna uno come lui...
- Un’altra parola e ti rispedisco a scuola, è chiaro? Lamentati solo una volta e puoi dire addio alle tue vacanze - poi, tornando a sedersi al proprio posto, assumendo un tono più calmo, aggiunse, rivolto questa volta alla ragazza, ancora rannicchiata nella sua sedia, gli occhi sgranati.
- Ti prego di scusarlo, a volte dimentica che qui non è lui che stabilisce le regole … (e qui rivolse un‘altra occhiata di rimprovero al biondino, il quale era verde di rabbia) … comunque non occorre che tu gli obbedisca in tutto e per tutto, non è una femminuccia, può anche far qualcosa per conto suo una volta ogni tanto … -
Pansy annuì timidamente, incerta se credere o meno a quelle parole. Sembrava troppo bello per essere vero! Ma visto che il signor Malfoy, una volta chiesto scusa ai suoi genitori per quel piccolo inconveniente, aveva ripreso a conversare insieme agli altri, terminando la sua cena, la ragazza finì per tranquillizzarsi a riguardo, pregustando quella piacevole quanto inaspettata sensazione di sollievo. Draco dall’altra parte del tavolo era a dir poco furibondo, i suoi occhi avrebbero potuto incenerire benissimo qualcuno, ma Pansy non se ne curò affatto, sfilandogli il piatto dal sotto il naso. Ora che la fortuna aveva preso a girare dalla sua parte, poteva anche permettersi di tormentarlo apertamente, tanto … garantiva Lucius Malfoy!
- Posso finire il mio dolce adesso, no?- chiese allegra, esibendo il suo miglior sorriso da vipera, affondando il coltello nella piaga - Ma se proprio insisti possiamo fare a metà … -
Il ragazzo parve emanare scintille. Non solo era stato rimproverato bellamente dal padre, ma per lo più aveva anche perso la possibilità di comandarla a bacchetta. Per lui doveva essere un colpo duro da mandar giù … poverino
- Spero ti vada di traverso - sbottò questo furente, incrociando le braccia al petto, rifiutandosi categoricamente di toccare cibo, l’aria scura e minacciosa, di chi se avesse potuto avrebbe commesso una strage.
- Ma come sei gentile … femminuccia -
Pansy ridacchiò di gusto nel vedere la sua faccia rabbuiarsi ulteriormente. Ma la sua gioia durò poco perché, presa com’era dal deridere il compagno, non si era resa conto che qualcuno, che a differenza del signor Malfoy, aveva creduto alle parole del biondino, la stava ascoltando attentamente senza perdersi una sola sillaba. Fu solo quando l’espressione di Draco divenne improvvisamente gaia e una voce possente tuonò alle sue spalle, facendole cadere di mano la forchetta, che si rese conto di tale presenza.
- Pansy Sophia Parkinson -
Lentamente e con una spiacevole sensazione allo stomaco, alzò lo sguardo per incrociare quello dei presenti. I signori Malfoy la fissavano allibiti, Narcissa stretta nel suo abitino nero era a dir poco indignata, mentre sua madre scrollava la testa in un modo che voleva dire “ti avevo avvertito”. Draco gongolava come un oca grassa, sfregandosi le mani. L’unico a mancare all’appello era suo padre. Con l’impressione che il suo stomaco fosse diventato improvvisamente di ghiaccio, si voltò, venendo trafitta istantaneamente da due occhi verdi e lampeggianti. Erick Parkinson la fissava dall’altro trapassandola con quello sguardo avvelenato. Pansy era come paralizzata, incapace di ogni movimento, il corpo pressato contro lo schienale rigido della sedia.
Questa volta, lo sentiva, non se la sarebbe cavata con poco …

***

Pansy non aveva mai sentito parlare della Maledizione Imperius prima di allora. Aveva letto qualcosa a riguardo nei suoi libri, sapeva che era illegale e che solo i maghi considerati “oscuri” continuavano a servirsene, ma nient’altro. Non ne conosceva gli effetti e non sapeva cosa comportava esserne vittima. Era completamente all’oscuro di tutto.
Pertanto, quando suo padre le aveva scagliato contro l’incantesimo quella sera, furente come non lo aveva mai visto, non le sembrava di essere mutata in alcun modo. L’aspetto era quello di sempre, l’intelligenza e il pensiero immutato, non le erano spuntate code e non provava nemmeno dolore nell‘articolare i movimenti, tanto che in un primo momento credette che l‘uomo avesse sbagliato formula, accecato com’era dall’ira.
Fu solo quando il signor Parkinson chiese a Draco di ordinarle successivamente qualcosa che avvertì i primi sintomi della maledizione.
Il ragazzo, sorpreso quanto lei da tale richiesta, le aveva detto, con scarso entusiasmo, di saltare e lei senza nemmeno rendersene conto aveva preso a farlo, i muscoli delle sue gambe si erano contratti e le avevano dato senza volere la spinta verso l‘alto. In seguito, aveva cantato l’inno nazionale inglese, ballato il tip tap, fatto il giro della tavola correndo e detto persino con convinzione che Hermione Granger era la sua migliore amica … due volte.
Niente di strano comunque, se non fosse per il fatto che lei non aveva ordinato minimamente al suo corpo di fare o dire certe cose. Dapprima ne fu spaventata. Pensò di essere impazzita, ma presto si rese conto che con quanto le stava accadendo, lei non centrava niente.
Bastava una parola, un comando o appena un cenno del capo, da parte di Draco e senza opporre resistenza alcuna, avrebbe fatto qualsiasi cosa le fosse stata imposta … persino buttarsi giù dalle scale. Non aveva volontà propria, non aveva la possibilità di ribellarsi. Il suo libero arbitrio era entrato improvvisamente in sciopero, lasciandola preda delle decisioni altrui … e in particolare delle decisioni del ragazzo.
Poteva resistere massimo due minuti poi come ne andasse della propria vita doveva eseguire l’ordine a puntino, indipendente dal fatto che fosse umiliante o meno, piacevole o sgradevole.
La sua mente si annebbiava, diventava leggera, e tutto andava a concentrarsi sui desideri del biondino, stampati come marchi a fuoco nella propria testa, in attesa di essere svolti. Una voce soave le ripeteva l’ordine all’infinito, quasi volesse convincerla che quella fosse la cosa giusta da fare, l‘unica cosa veramente importante.
- Draco, da questo momento in poi, Pansy è alla tua mercè … fanne quel che vuoi a finché impari una buona volta cosa vuol dire la parola obbedienza - aveva detto suo padre freddo, indignato e deluso ancora una volta dal suo comportamento, al ragazzo, all’improvviso diventato l’immagine della felicità. Quelle parole non le avrebbe dimenticate in fretta.
Inutili furono le proteste di sua madre, la quale al contrario della maggioranza, si era opposta categoricamente cercando di convincere il marito a cambiare idea e ad annullare la maledizione. Erick Parkinson era rimasto fermo nelle sue decisioni, irremovibile fino all’ultimo.
Pansy era scioccata, non avrebbe mai creduto possibile di vederlo arrivare a tanto.
Per questo, forse, iniziò a provare una rabbia sempre più profonda nei confronti del genitore a mano a mano che i giorni si susseguivano nel calendario. Una rabbia la sua che non si poteva esprimere a parole.
Suo padre l’aveva tradita, resa schiava e venduta al figlio dei Malfoy … di nuovo. Questa volta però senza difese e senza la sua tenacia a difenderla. La Maledizione Imperius ti privava del controllo, della lucidità, ti costringeva ad essere quello che non sei e a fare cose che non vuoi. Non ti lascia riflettere, decidere, ti rende simile ad una marionetta in carne e ossa e la cosa peggiore è che non la si può contrastare … o per lo meno lei non ne era in grado. Non era abbastanza padrona di sé per farlo. Pertanto era diventata contro la sua volontà il giocattolino preferito di Draco, con il quale neanche a dirlo, si intratteneva ogni singolo giorno, divertendosi come un pazzo, facendole sperimentare ogni giorno cose nuove, come fosse stata un robot telecomandato. Nella top-ten delle cose che preferiva farle fare c’erano l’obbligarla a imitare il verso della gallina e comportarsi come tale, seguite dal farle dire cose insensate come “Pansy è stupida e Draco è il migliore” oppure costringerla a inchinarsi ogni volta in sua presenza e a tenerle stampata in faccia un‘aria ebete, da ritardata.
Le vacanze natalizie si erano tramutate per la moretta in un vero e proprio incubo tanto da farla rimpiangere la calma e la serenità che Hogwarts le offriva. Per lo meno lì non aveva nessuno a cui rendere costantemente conto e poteva trattare il ragazzo come era giusto fosse.
Nonostante questa situazione infernale però, l’ultimo giorno a casa Malfoy successe qualcosa che si rivelò per la ragazza tutt’altro che spiacevole. Qualcosa che nemmeno le parole del fidanzato riuscirono, in seguito, a farle sparire il sorriso dalle labbra.
Era tardo pomeriggio e il sole era già scomparso da un pezzo oltre le nubi nere che affollavano il cielo oltre le finestre colorate del salotto. Il giardino era sommerso di neve, rovinata in più punti dalle buche e dai salti del terribile cucciolo di dobermann, regalato a Draco per Natale che, in quel momento, sfrecciava come un dannato dietro ad una pallina rossa che il suo padrone continuava a lanciargli divertito. Quell’ammasso di pelo nero era un vero e proprio demonio. Da quando aveva messo piede in casa, non vi era più stato un solo secondo di pace ... non che prima vi ci fosse stata, chiaro, ma ora si superava davvero ogni limite. Quel mostriciattolo sembrava essere stato concepito per diventare il cane ideale di Draco Malfoy. Era svelto, furbo, dannatamente chiassoso e provava un odio innato per Pansy Parkinson.
In meno di una settimana, infatti, l’aveva già rincorsa sei volte provando ad addentarle le caviglie con i suoi dentini affilati, mangiucchiandole almeno quattro paia di scarpe nuove e un vestito. Cerbero, così il biondino l’aveva chiamato, le tendeva agguati dietro le porte, abbaiava all’improvviso quand’era soprapensiero e le saltava addosso con le zampe sporche di fango … in una parola? Un maledetto cagnaccio che andava stramaledettamente d’accordo con il suo altrettanto odioso padrone.
Pansy osservò per un secondo i due rotolarsi come degli imbecilli sulla neve, prima di sentirsi costretta, dall’ormai familiare sensazione di dovere, a tornare all’incarico che il biondino le aveva assegnato prima di uscire, usufruendo ancora una volta della maledizione che suo padre le aveva gettato contro.
- Finiscimi i compiti - aveva detto con un sorriso da schiaffi, infilandosi sciarpa e mantello qualche ora prima - Quando avrai finito potrai fare ciò che vuoi -
Già … quando e se avrà finito. Il ragazzo, infatti, si era casualmente dimenticato di dirle che lui, i compiti per le vacanze, non li aveva mai nemmeno iniziati; il che voleva dire che Pansy non avrebbe smesso finché non avesse portato a termine tutta quella roba e, senza scherzare, poteva metterci un’intera giornata.
Erano ore che sgobbava su lunghissimi temi e libri di ogni sorta senza una piccola pausa. Il polso le doleva fastidiosamente e come se non bastasse aveva una gamba addormentata e il collo indolenzito. Non ce la faceva più e le mancavano ancora tutti gli esercizi di Trasfigurazione e la relazione sugli utilizzi dell’incantesimo di appello.
La sua mano, continuava a sfrecciare imperterrita e la sua mente macchinava risposte su risposte, concetti su concetti, ignorando bellamente il suo senso di stanchezza.
La calligrafia di Draco, che la piuma Copia-Firme riportava alla perfezione sul foglio di pergamena, presa ad essere meno elegante e molto più frettolosa, a causa del tremore che le pervadeva le dita dalla rabbia. Fuori era impassibile, all’apparenza tranquilla, ma dentro il suo sangue ribolliva come lava incandescente. Si sentiva vagamente come può sentirsi un uccello chiuso in gabbia, costretto a cantare per gli altri e non più per sé stesso.
La cosa che tuttavia la faceva imbufalire più di ogni altra era il comportamento di suo padre. Sembrava quasi che di lei non le importasse niente. Katrina continuava a ripeterle che non era così e che preso l’arrabbiatura gli sarebbe passata, ma Pansy non era del suo stesso parere.
Fin’ora l’uomo non era mai stato così severo nei suoi confronti al punto tale da scagliarle contro una delle maledizioni senza perdono. D’accordo voleva fosse obbediente, ma allora perché prendeva provvedimenti solo ora, mentre quand’era più piccola gliele aveva lasciate passare tutte lisce? E poi perché a Draco nessuno diceva mai niente sebbene fosse cento volte più impertinente di lei?
“ Magari, ma proprio così per caso, perché lui è un ragazzo? ” pensò involontariamente, mettendo da parte il tema di pozione per iniziare gli esercizi di trasfigurazione “ O magari perché in una famiglia con la mentalità retrograda come quella dei Malfoy è l’uomo che comanda e la donna deve solo sorridere e fare l‘oca imbalsamata, sopportando ogni cosa?”
Uno spruzzò d’inchiostro macchiò il foglio sul quale stava lavorando. Aveva intinto con così tanta foga il pennino nella boccetta da rovesciarne buona parte del contenuto sulla scrivania del salone, sporcandosi le dita, impiastricciando successivamente ogni cosa. Non poteva nemmeno fermarsi e ripulirsi perché Draco le aveva ordinato di non smettere fin tanto non avesse finito. Fantastico! Davvero una cosa eccezionale! Certo che era proprio intelligente!
Continuò imperterrita il suo lavoro mentre il liquido denso si propagava per il tavolo, colando sulla moquette panna a gocce regolari, sporcandole le scarpe.
“E mio padre … ” pensò riluttante, sbrodolando dappertutto nel tentativo di salvare i compiti già fatti “… per farsi vedere all’altezza mi costringere ad essere la bambolina stupida che questa famiglia si aspetta! Complimenti, grazie papà, la prossima volta fammi diventare direttamente la concubina di un riccone dell’est così ti risparmi la fatica di spendere i soldi per il viaggio di nozze!”
Era livida. Furente con suo padre, con i Malfoy e con sua madre, sì anche lei, per tutte quelle parole inutili sul fatto che prima o poi le cose sarebbero migliorate.
Va bene, non aveva ancora dodici anni compiuti, ma non era idiota a tal punto da credere ancora alle favole. Era palese che tra lei e Draco ci sarebbe stato solo odio. Ma perché i genitori non sembrano mai capire un fico secco dei figli? Probabilmente questa era una convenzione internazionale …
In quel momento, Cerbero trotterellò nella stanza, distraendola da quel suo continuo rimuginare. Era bagnaticcio e con la lingua che penzolava fuori da un lato della bocca quasi a volerle dire che, alla faccia sua, si era divertito come un pazzo. Pansy lo ignorò, continuando scrivere sopra il foglio coperto in più punti d’inchiostro nero. Non si voltò nemmeno quando il ragazzo fece il suo ingresso lanciando e riafferrando con una mano la pallina. Avrebbe tanto voluto che questa gli si conficcasse in gola, strozzandolo.
- Allora hai finito i miei compiti? - le chiese crudele, avvicinandosi alla scrivania.
- Ma che diavolo hai combinato?!-
Il biondino arretrò di qualche passo quando il suo sguardo cadde sulle mani della ragazza e sull’ammasso di libri imbevuti di china scura. Rapidamente prese ad agitarsi.
- Credevi di fare la furba, eh? Guarda che disastro! Perché non hai pulito? -
Pansy sollevò lo sguardo dalla tavola, lanciandogli uno sguardo di fuoco, senza smettere di scrivere.
- L’avrei fatto se non fossi costretta a lavorare per te senza sosta, brutto stupido che non sei altro!-
Draco strabuzzò gli occhi, ordinandole di smetterla. La piuma le scivolò di mano all‘istante, mentre con lentezza esasperante si stiracchiava le dita doloranti, massaggiandosi con l’altra mano il polso divenuto rigido. Ora che la sua mente era di nuovo completamente libera il dolore pareva essersi triplicato, come se le avessero sgretolato l’osso a forza di stringerlo.
- Grazie - borbottò sarcastica, alzandosi dalla sedia, provando un fastidioso formicolio alle gambe e ai piedi che la obbligavano a camminare come una menomata. Il cane le si era avvicinato prendendo a ringhiare; gli avrebbe tirato un bel calcio nel fondoschiena se non fosse stata tanto messa male. Anche quel insulso mostriciattolo si prendeva gioco di lei …
Improvvisamente le venne voglia di piangere. Così, senza un particolare motivo, forse, solo per consumare un po‘ di quella rabbia che non le era concesso sfogare in nessun altro modo.
Una lacrima le rigò una guancia, ma l’orgoglio la spinse a trattenere le altre e ad asciugare rapidamente quest’ultima, macchiandosi il volto d‘inchiostro. Lui non l’aveva vista troppo occupato ad esaminare i suoi compiti per buona parte intatti, con Cerbero che gli saltellava accanto, tutto contento. Quanto erano odiosi …
- Sei fortunata che si sono salvati, altrimenti avresti dovuto ricominciare da capo - sbottò quest’ultimo scorbutico, riponendo in un angolo sicuro il malloppo di fogli di pergamena, riempiti con il sudore della moretta. Pansy non riuscì a non sbandierare il sarcasmo pungente che aveva perfezionato in quegl’ultimi giorni di vacanza.
- Oh meno male! Ringrazierò il cielo tutte le sere per questo! Che fortuna sfacciata …-
Draco la scrutò torvo, alla ricerca evidentemente di un qualcosa di molto offensivo da dirle. Stava per aprir bocca, quando un suono ritmico e secco attirò la sua attenzione, facendoli smettere di bisticciare. Entrambi si guardarono intorno alla ricerca della fonte del rumore, individuandola rapidamente.
Sul davanzale della finestra, due grossi barbagianni gialli e grigi, picchiettavano il proprio becco contro il vetro, trattenendo a fatica uno scatolone, stretto da corde sottili, tra le zampe.
I due ragazzi li fissarono curiosi per qualche istante, prima che il biondino si decidesse a farli entrare, in un turbinio di piume e fiocchi di neve. Pansy rabbrividì quando uno spiffero gelido le sfiorò il collo. Automaticamente si strinse le braccia al petto per scaldarsi, macchiando senza rendersene conto la camicetta che indossava.
Draco fece per sfilare il pacco ai due uccelli, ma questi gli sfuggirono di mano, decollando ai piedi della ragazza. La moretta trasalì, riconoscendo spaventata uno dei due barbagianni. Il più piccolo era sicuramente di Blaise. Poteva dichiarare di averne la certezza assoluta, visto che lo vedeva planare praticamente ogni giorno sul tavolo dei Serpeverde con la posta del mattino, stretta tra gli artigli; senza contare, poi, che Pansy conosceva qualunque dettaglio avesse a che fare con la vita di Zabini, gufi postini inclusi.
“Come sa che sono qui?” pensò preoccupata, osservando scettica la scatola davanti a sé “Come sa che sono a casa Malfoy?”
Lanciò una rapida occhiata al compagno. Draco al suo fianco, aveva la medesima espressione stravolta stampata in faccia, dimostrazione chiara che anche lui doveva pensarla esattamente come lei. Era da escludersi dunque una sua possibile soffiata.
- Pansy? - chiese il biondino con voce inespressiva - Non hai detto a nessuno vero che io e te …?-
No, Draco non ne sapeva niente.
- Assolutamente no … -
Tra loro cadde il silenzio. L’unico rumore era quello prodotto dai due uccelli che stridevano inferociti contro Cerbero che, gasato, continuava a colpirli con le zampe, scansando all’ultimo secondo il muso dalla portata dei loro artigli acuminati. Fu solo quando lo scatolone prese a muoversi emanando versi soffocati che Pansy riacquistò la padronanza di sé scacciando con una spinta il cane dai barbagianni. Questi cadde rotolando un po’ più in là, l’aria idiota che hanno le bestiole quando sono un tantino sovraeccitate.
- Ehi! - esclamò Draco irritato, tornato anche lui alla realtà - Lascia stare il mio cane!-
La ragazza lo ignorò bellamente prendendo a sciogliere le corde che legavano i due volatili al pacco, che ora traballava visibilmente sotto i suoi occhi. Quando vi fu finalmente riuscita, Cerbero era tornato all’attacco, correndo intorno agli uccelli e saltando come un fesso per afferrargli la coda. Pansy, le mani tremanti, aprì lentamente la scatola, cercando di non far caso al baccano presente alle sue spalle. Quando il suo sguardo si posò sul suo contenuto non riuscì a trattenere però un gridolino entusiasta.
- Oh … ma non è un amore!?-
Un piccolo, delizioso batuffolo di pelo grigio, dagli occhioni gialli, sporgeva il musino oltre l’involucro, nella sua direzione, annusando l’aria e traballando sulle proprie zampette graciline. Era un gattino. Un gattino bellissimo e così piccolo che poteva tenersi tranquillamente nel palmo di una mano. La cosa più carina che Pansy avesse mai visto.
La ragazza lo sollevò dolcemente, sprofondando le dita in quella pelliccia soffice e calda. Draco fissava la bestiola con un cipiglio scettico, trattenendo Cerbero, ancora preso dagli uccelli, per il collare.
- Oh Draco, non è delizioso? Guarda com‘è piccolo! - ripeté la moretta mostrandogli il micetto che teneva premurosa tra le braccia. Era talmente presa da quell‘esserino morbido a tal punto da dimenticare tutte le sue sciagure ed essere vagamente gentile con il biondino. Questi tuttavia scrollò il capo nervoso, alzando gli occhi al cielo.
- Si certo … bellissimo … - bofonchiò con il suo solito tono piatto - … se ti piacciono gli animali pelle ossa e in fin di vita … è perfetto! -
Pansy ignorò i commentini di quel bisbetico, adocchiando sul fondo della scatola una busta azzurra, ricoperta di peli. Riponendo il gattino sul tappeto per riuscire ad afferrare la lettera, ne face saltare con le unghie il timbro cerato. L’aprì con impazienza, leggendone avidamente il contenuto.
Nel complesso non diceva molto. Solo che Blaise era appena tornato dalla Francia e che sperava il regalo fosse di suo gusto, seguite da qualche breve riga di scuse per il ritardo. Evidentemente il ragazzo aveva affidato il pacco all’istinto dei due gufi, perché non vi era nulla a proposito del suo fidanzamento con Draco, non un appunto, nè un indirizzo specifico. Immediatamente si sentì subito molto meglio, tanto che tirò un profondo respiro di sollievo, godendosi quel momento di perfetta felicità.
Blaise non solo si era ricordato subito di lei, ma le aveva regalato pure un gattino! Cioè, non una cosa stupida e insignificante come gli altri suoi compagni, ma un dolcissimo micetto! Il che significava che in fondo per lui era speciale … o almeno, qualcosa del genere; insomma nessuno regalerebbe un gatto, solo ad una semplice compagna di classe, no?
Ormai il sorriso si era impossessato delle sue labbra, la bestiola stretta nuovamente tra le mani, mentre improvvisava un balletto sul posto, con tanto di strofe musicali. Nemmeno l’abbaiare isterico di Cerbero, riuscì a toglierle il buon umore di dosso. Si era persino dimenticata della presenza di Draco. Cosa, che purtroppo si ricordò fin troppo presto …
- Perché ti comporti come una svitata? E’ solo uno stupido gattaccio spelacchiato! -
La sua voce scocciata era tornata a farsi viva, spazzando con un sol gesto la sua serenità.
Pansy smise di ballare, fissandolo irritata. Il biondino aveva fatto sparire i due barbagianni e ora il suo odioso cane puntava alle braccia della ragazza, dove vi era ben riposto il gattino miagolante. Entrambi avevano un aria torva e minacciosa. Cerbero aveva preso a ringhiare, puntando le zampe anteriori. La ragazza nascose il micetto alla vista del cane che ora aveva preso pure ad abbaiare, scodinzolando come un dannato con la sua insulsa codina mozzata.
- Tieni alla larga quel mostro dal mio gatto!- urlò lei quando questo prese a saltellarle addosso, digrignando i denti. Il gattino, spaventato, le affondo le unghiette nel vestito, pizzicandole la pelle.
Draco, incurante, non tentò minimamente di allontanarlo da lei, continuando fissarla con gli occhi ridotti a fessure.
- Perché Blaise a te ha regalato un gatto? A me a fatto solo una scatola gigante di caramelle mou e sono suo cugino!-
- Ma che ne so! - sbraitò Pansy disperata, mentre cercava contemporaneamente di allontanare Cerbero con i piedi e di salvare se stessa dai graffi del gatto - Draco per favore aiutami! Smettila di fare il cretino!-
Il ragazzo, furente, afferrò il cane per la collottola, intimandogli di tacere. Cerbero però, sordo alle sue proteste, continuava a dimenarsi come un pazzo attentando alla vita dell‘animaletto, anch‘esso piuttosto isterico, il pelo irto e i dentini all‘infuori.
Pansy fece per avviarsi verso la porta e portare il gattino nella sua stanza, quando si sentì trattenere per un braccio. Il biondino con una mano teneva fermo il cane con l’altra le impediva di proseguire.
- Che vuoi ancora?- sbottò lei, spazientita. Il dorso della mano destra le bruciava a causa di un graffio ben assestato dell’animale e per lo più tutto quel frastuono le aveva fatto venire un gran mal di testa.
- Non hai risposto alla mia domanda! Perché Blaise a te ha fatto un regalo del genere e a me no?-
- Uffa! Non lo so! E poi di che ti lamenti? Anche Millicent è la mia migliore amica eppure a te ha regalato una Penna Prendi-Appunti d’argento mentre a me un paio di calze a righe ripiene di mentine … -
Il che anche se sembrava impossibile era perfettamente vero. La ragazza quando aveva aperto il suo regalo era rimasta letteralmente scioccata … che cavolo centravano le calze con le mentine? Solo la mente contorta della Bulstrode poteva associare le due cose. La cosa preoccupante poi era che nel biglietto aveva detto di averci pensato moltissimo al suo regalo … figuriamoci se non ci pensava cose le capitava …
Draco comunque non parve soddisfatto della risposta perché non la lasciò minimamente andare. Certo che quando si metteva era davvero insopportabile …
- Si ma la questione è diversa. Lo sanno tutti che Millicent ha una cotta per me!-
Pansy notò che la sua voce era disgustata. Poverino … il solo pensare alla cara vecchia Milly doveva procurargli un bel mal di testa, se non addirittura fargli accapponare la pelle. La rossa, in effetti, lo pedinava peggio di un serial killer, prendendo appunti su ogni suo singolo spostamento. Era quasi sicura che questa sapesse anche quante volte il compagno andava in bagno. Una volta l’aveva addirittura sorpresa a sbaciucchiarsi una sua foto che teneva gelosamente sotto il cuscino … quanto aveva riso quella volta!
La ragazza a quel ricordo aveva preso a ridere, beccandosi per questo un’occhiataccia torva da parte del biondino, convinto che lei lo stesse prendendo in giro. Pansy cercò di tornare seria, più che per quello sguardo, per il fatto che il gattino le stava segando le mani con gli artigli. Quindi decise di farla breve.
- Senti Draco se ti scoccia tanto che Blaise mi abbia regalato un gatto perché non glielo dici personalmente e non mi lasci in pace, eh?-
Questi spalancò la bocca indignato. Neanche lei gli avesse imprecato contro.
- Ma che vuoi che me ne importi se quell’idiota ti regala un topo travestito da gatto! - sbraitò lasciandole andare il braccio, mentre Cerbero continuava a dimenarsi, nel tentativo di sfuggire alla sua presa, sbavando dappertutto.
- Volevo solo sapere perché invece di sprecare i suoi soldi per una cozza come te non ha pensato bene di impiegarli nel comprare qualcosa d’importante per il sottoscritto!-
Pansy si sentì montare dentro la rabbia. A chi è che dava della cozza quel frignone platinato? Involontariamente aumentò la propria presa sul corpo del gattino, facendolo miagolare per il disappunto. Un secondo dopo, prese ad urlargli dietro di tutto … al ragazzo, non al gatto. Nel salone vi era un baccano a dir poco infernale. Le loro grida si sovrastavano a vicenda, accompagnata dall’abbaiare del cane e dal soffio irritato del gatto. Ci vollero parecchi minuti prima che i due la smettessero di aggredirsi a vicenda, interrotti dall‘arrivo della signora Malfoy, la quale attirata da tutte quelle urla gli aveva raggiunti, riportando con un colpo di bacchetta il silenzio nella sala.
I due erano rossi come peperoni, le mascelle contratte e l’aria inferocita. Ansavano come avessero corso mille miglia in salita.
- Si può sapere che diavolo state combinando?- chiese Narcissa severa - Pansy! Perché urli a quel modo?-
Ecco, per cambiare era sempre colpa sua.
- E’ suo figlio che ha cominciato! Mi ha offeso! - sbottò la ragazza, puntando fremente un dito contro il petto del biondino, che aveva assunto alla velocità della luce un’aria da angioletto messo alle strette. Che falso …
- Non è vero mamma, è stata lei!-
- Bugiardo! -
- SILENZIO! - Narcissa si massaggiava le tempie, il tono freddo e tagliente tipico di chi non sopporta avere troppi mocciosi in giro per casa - Andate in camera vostra e rimaneteci! E butta fuori quel cane! -
- Ma mamma …- provò a protestare Draco, issandosi a fatica il cane tra le braccia. La donna tuttavia gli restituì uno sguardo di fuoco che lo zitti all’istante.
Sbuffando rassegnati e strisciando i piedi sul pavimento, i due ragazzi si avviarono nelle rispettive stanze, bofonchiando tra loro maledizioni nei confronti dell’altro. Quando Pansy raggiunse la sua camera, lasciandosi alle spalle il fidanzato, era a dir poco esausta, ma sotto sotto felice. Chi se ne importava in fondo se Draco le aveva dato della cozza, rovinandole il Natale? Blaise le aveva regalato un gattino, si era ricordato di lei ed era questo ciò che contava. Chi se ne frega se aveva passato delle vacanze orribili, tanto l’indomani avrebbe rivisto il ragazzo dei suoi sogni ed era questo ciò che contava veramente.
Forse aveva anche qualche possibilità di piacergli … e inoltre la Maledizione Imperius sarebbe stata annullata. Non avrebbe mai più rivolto la parola a Draco e non avrebbe più dovuto obbedirgli sino alle prossime vacanze … perché dunque prendersela tanto adesso?
Rassicurata da quei pensieri, si sedette sul letto cercando un qualche spunto originale per il nome da dare al micetto appena ricevuto, incurante di essere ancora macchiata dalla testa ai piedi d‘inchiostro.
Ora era serena, certo. I suoi buoni propositi la consolavano magnificamente … ma per quanto lo sarebbe stata ancora? Perché checché ne dicessero tutti, non era poi tanto facile e divertente essere la ragazza di un Malfoy …




***

Salve a tutti! Scusate il ritardissimo! Lo so che mi odiate, ma non ho mai avuto tempo per scrivere in questo mese! E’ stata una cosa da spararsi! La scuola e gli altri impegni mi hanno tenuta lontana da questa fic in una maniera impossibile! Spero che per lo meno la lunghezza del capitolo compensi un po’ il mio super mega ritardo!
Passo rapidamente ai ringraziamenti:

Grazie mille a tutti in particolare a:

Entreri
Miss Black
Franceskina
Sere
Minami77
Mystika
Yuna
Pansy Malfoy
Hermione
Shanìka
Katia37


Risposte a domande varie:

- Come farò a scrivere la storia di Draco e Pansy durante il sesto e settimo anno senza aver letto i libri della Rowling?
Beh, per quanto riguarda il sesto anno penso che quando arriverò a scriverlo, “Harry Potter e il principe mezzosangue” l’avrò già letto tante di quelle volte da impararlo a memoria! Cioè, mi spiego meglio: mentre sono in vacanze e i miei impegni si limitano semplicemente nell’andarmene a zonzo con i miei amici dalla mattina alla sera, riesco a scrivere capitoli a nastro quindi arrivare a scrivere un intero anno di HP in un mesetto circa. Ma quando inizia la scuola e con essa i vari lavoretti che faccio, il vedere gli amici ecc. in un mese riesco a fare appena un capitolo quindi … fate un po’ i calcoli! Non penso proprio di arrivare al sesto o settimo anno entro la fine di quest’anno, perciò il problema non si pone proprio. Ovviamente, se riesco, farò più di una pubblicazione al mese, ma non mi sento di dare date precise anche perché poi se non le rispetto mi sento in colpa come questa volta! Sigh! Se le cose comunque non dovessero andare così … vedrò che fare e ve lo farò sicuramente sapere!

- La storia continuerà fino al settimo anno?
Se riesco, certo che sì! Anche perché non vedo l’ora di scrivere la mia versione del Principe Mezzosangue … oh li si che sarà dura!!!! E penso che ormai tutti sappiate perché …


Non mi pare vi sia altro …
Ancora grazie mille a tutti per il sostegno e per i vostri bellissimi commenti! La prossima volta vi prometto altre risposte personalizzate, ma questa volta non ho proprio tempo! Scusatemi ancora per il ritardo … spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Fatemi sapere che ne pensate in ogni caso!
Un bacione!

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Capitolo 9
*** Cap 9: Quidditch e risse ***



Le vacanze erano terminate in fretta, sostituite, a detta comune fin troppo presto, dalla scuola e dai suoi ritmi frenetici. Per gli studenti, abituati ad andare a zonzo tutto il giorno e a poltrire fino a tardi nelle rispettive dimore, infatti, il ritorno ad Hogwarts non era stato certo dei più semplici.
Facce assonnate si scorgevano un po’ ovunque per le diverse aule, chine su noiosi volumi di magia e animaletti euforici da trasfigurare. Durante le ore di lezione, gli alunni, non facevano altro che sbadigliare e scambiarsi figurine sotto i banchi, attirando così il disappunto degli insegnanti, che nulla avevano perso della loro severità nel corso delle feste.
Alcuni di loro, anzi, sembravano, se possibile, ancor più scorbutici di quando questi li avevano lasciati a metà dicembre. Almeno … questo era quello che pensava Draco Malfoy che, a riguardo, ne sapeva bene qualcosa.
Era proprio a causa dell’irritabilità di una professoressa, se per la prima volta in tutta la sua vita, si era dovuto rintanare in biblioteca alla ricerca di una serie di testi che potessero aiutarlo a svolgere il compito che la McGranitt in questione, gli aveva assegnato quella mattina, tra urla, schiamazzi e scoppiettii di bacchetta.
Il ragazzo, infatti, aveva avuto l’audacia di addormentarsi durante una delle sue lezioni attirandosi l’odio immediato dell’insegnante che, severa, gli aveva comunicato che mai prima d’ora si era dovuta scontrare con un allievo, a suo parere, tanto irrispettoso. Draco per nulla scosso da quei rimproveri, aveva fatto spallucce, troppo intontito dal sonno per preoccuparsi seriamente di tutto quell’eccessivo putiferio. Il giorno precedente, Goyle aveva compiuto gli anni, per tanto lui e i suoi compagni erano rimasti alzati fino a tardi a festeggiare, trangugiando pacchetti su pacchetti di Gelatine Tutti i Gusti +1, ridendo come pazzi dei gusti bizzarri che gli capitavano sotto mano. Era ovvio che a lezione non sarebbe stato tanto sveglio, ma la McGranitt non sembrava pensarla allo stesso modo, vista la notevole mole di lavoro che gli aveva assegnato poco prima suonasse la campanella del pranzo.
- Una ricerca? - aveva esclamato allucinato, facendosi sfuggire per poco la sacca dei libri dalle spalle - Una ricerca sull’importanza della trasfigurazione degli oggetti animati in inanimati, per domani?-
- E con tanto di rappresentazione pratica. Sì, signor Malfoy, ha capito benissimo -
La McGranitt, lo scrutava impassibile da dietro la cattedra, sistemando con tranquillità una pila di compiti da correggere nella propria borsa ammuffita.
- Ma ci metterò tutta la notte!-
- Beh, considerato il fatto che ha trascorso buona parte delle mie ore a sonnecchiare non vedo dove sia il problema … - disse la donna, congedandolo frettolosamente nella Sala Grande, insieme ai suoi compagni.
Draco fumava di rabbia, ma era chiaro dal tono duro dell’insegnante che a nulla sarebbero valse le sue proteste, qualunque esse fossero. Così, arrabbiato, stanco e inviperito si era diretto di mala voglia, subito dopo le lezioni del pomeriggio, in biblioteca, nel tentativo di trovare qualcosa che potesse aiutarlo a svolgere quella maledettissima ricerca nel minor tempo possibile. Perché, come se non bastasse, doveva terminare pure gli esercizi di Pozioni ed esercitarsi con il nuovo incantesimo di Vitious: il Tip-tap dell’Ananasso. Era proprio messo male.
Da ore si aggirava a vuoto per gli scaffali carichi di libri grossi come mattoni, alla ricerca di un titolo che gli ispirasse qualcosa di abbastanza completo per poter costruire un lavoro per lo meno passabile da consegnare. Aveva sfogliato tutti i testi in cui si parlava o anche solo accennava all’argomento Trasfigurazione, ma senza trovare mai una pagina dove si trattasse esplicitamente del perché questa fosse così importante per un mago.
Draco richiuse con un tonfo il volume Trasfigurazione dal 1603, sbuffando scoraggiato. Il foglio di pergamena ancora lindo davanti a sé, eccezion fatta per la consegna che risaltava crudele in cima ad esso, gli procurava una sensazione di fastidio indescrivibile. Lanciò una rapida occhiata all’orologio, sbadigliando vistosamente. Erano le sei e mezza e non aveva ancora fatto assolutamente niente.
“ Maledetta megera” pensò tetro sbirciando oltre i vetri appannati della sala, dove una pioggia battente scuoteva imperterrita le cime degli alberi della foresta proibita, spazzando via dal terreno le ultime tracce di neve sporca. In lontananza delle tute scarlatte svolazzavano controvento, piroettando in maniera esagerata, rischiando di sfracellarsi con le proprie scope contro una delle numerose torrette del campo da Quidditch.
A pensarci bene, non è che a lui sarebbe dispiaciuto poi così tanto se si fossero spaccati tutti e sette l’osso del collo, visto che si trattava niente po po di meno che della squadra del Grifondoro.
Il biondino sorrise tra sé quando due di queste figure presero a precipitare in malo modo, sparendo alla sua visuale. Sperava proprio che almeno uno di loro fosse Harry Potter, ma era troppo lontano per capire se fosse lui o meno.
Era da poco giunto febbraio e di li a un mese si sarebbe tenuta la seconda partita di Quidditch dell’anno: Grifondoro contro Tassorosso. Draco, a cui sotto sotto bruciava ancora la sconfitta di novembre contro la sua Casa, non vedeva l’ora di assistere ad una sconfitta da parte del nemico.
I Tassorosso, certo, non erano quel che si può definire una squadra da incubo, ma per lo meno il loro cercatore aveva un tantino più di esperienza di quel gradasso con la testa sfigurata. Non vi era motivo per cui non dovessero batterli di netto. In fondo, Potter la prima volta aveva acchiappato il boccino per pura fortuna, non vi era ragione di crederlo un campione affermato, come già aveva fatto tutta la scuola.
- Imbecilli - bofonchiò tra sé il ragazzo, stropicciandosi gli occhi stanchi, tornando a concentrarsi con scarso entusiasmo sul suo tema. Pensare ai Grifondoro non lo avrebbe certo aiutato. Rilesse per la quarantesima volta la consegna, tamburellando le dita sul ripiano liscio della scrivania, fingendo di averci capito qualcosa in più della volta precedente.
Inutile mentire. La sua mente era vuota quasi quanto il foglio perlaceo che gli luccicava davanti.
Il suo sguardo cadde nuovamente sull’orologio da polso. Le sei e quarantacinque.
“ Non posso andare avanti così” pensò abbacchiato, rigirandosi la piuma tra le dita “ Al diavolo l’orgoglio, chiederò aiuto a Madama Pince. Lei sarà sicuramente in grado di indicarmi il libro giusto”. Quella era davvero la sua ultima possibilità. La McGranitt lo avrebbe scorticato vivo se non le avesse presentato quella maledetta ricerca il giorno seguente.
Lasciò perdere immediatamente la consegna, mettendo da parte il compito sul quale lavorava, prendendo a zigzagare rapidamente tra gli scaffali e i tavoli pressoché vuoti della biblioteca alla ricerca della donna. Lo stanzone era semideserto, quasi tutti ormai erano spariti alla volta della Sala Grande, soddisfatti e allegri per aver terminato i loro compiti prima di cena.
A Draco non dispiacque molto ritrovarsi solo là dentro. Odiava avere mezzosangue puzzolenti ad ogni angolo, intenti ad infettargli l‘aria che respirava.
In pochi secondi raggiunse il bancone che delimitava il Reparto Proibito, luogo nel quale venivano segregati i testi di Magia Nera. Uno spesso cordone rosso impediva l’accesso agli studenti e come se questo non bastasse un enorme cartello tirato a lucido con su scritto VIETATO ribadiva loro il concetto. Madama Pince non era al suo solito posto; sparita chissà dove a riordinare i libri abbandonati malamente dagli studenti. Il biondino dunque, nell’attesa, si concesse il lusso di sbirciare alcuni di quei titoli affascinanti, appoggiato pesantemente contro il tavolo della bibliotecaria, nascondendo così le sue intenzioni ad eventuali occhi indiscreti. Se per caso fosse arrivato qualcuno, infatti, avrebbe creduto che questi stesse semplicemente consultando il catalogo appeso alla parete dietro la scrivania. Si guardò attorno, deliziato.
Molti di quei testi non avevano titolo, ma alcuni come Atrox Facinus e Animam Agere non gli giungevano affatto nuovi. Leggeva quelle lettere ogni volta entrasse nello studio sotterraneo del padre per recuperare qualche boccetta d’inchiostro. Ormai riconosceva quelle copertine ad occhi chiusi. Da anni bramava di metterci le mani sopra e darci un’occhiata, ma Lucius gliel’aveva sempre impedito, categorico come al solito.
- Verrà il tempo, Draco ... - ripeteva questi, ogni volta il figlio manifestasse il suo desiderio di sfogliarne uno, spingendolo senza troppi complimenti fuori dalla stanza. Nient’altro. Non una parola in più, ne men che meno una spiegazione. La frase cadeva sempre nel vuoto e il ragazzo rimaneva perennemente con la sua voglia di sapere insoddisfatta. Se almeno una volta suo padre gli avesse dato una ragione precisa … ma che cosa doveva spettare poi?
- Draco? -
Preso com’era dai suoi pensieri non si era nemmeno accorto che qualcuno alle sue spalle lo aveva raggiunto nel silenzio della biblioteca. Una voce maschile gli era giunta alle orecchie come fosse stata lontana mille miglia. A malincuore distolse lo sguardo da quegli scaffali polverosi, scacciando i propri ricordi per tornare alla realtà. Si voltò. Blaise Zabini, gli era di fronte, l’aria più addormentata del solito.
- Allora sei proprio tu … - disse questo con il suo tono piatto, issando quasi con reverenza, alcuni libri sul bancone vuoto, accanto a sè - … io e Pansy stentavamo a crederlo -
Il ragazzo notò solo a quell’affermazione la presenza della compagna. In effetti, però, non se ne stupì poi così tanto, visto che era ben nascosta alla sua visuale; cosa che non doveva essere stata certo affidata al caso.
La moretta, infatti, si era tenuta a debita distanza, il visino imbronciato seminascosto dietro ad un libro immenso trattenuto al contrario. Tentativo piuttosto ridicolo di passare inosservata ai suoi occhi. Gli venne istintivo curvare le labbra in un sorrisino obliquo.
- ‘Sera Parkinson - disse divertito, inclinando il capo in un saluto scherzoso.
Lei richiuse con forza il volume che teneva tra le mani, emettendo un suono stizzito. Non lo guardò nemmeno, il naso all’insù rivolto da tutt’altra parte. Lo doveva odiare proprio a morte …
Draco diede una breve risata nel ripensare al suo soggiorno a casa Malfoy.
Quanto si era divertito in quei giorni … non avrebbe mai pensato che quelle vacanze potessero risultare per lui tanto spassose. Pansy obbligata dal padre mediante Maledizione Imperius a fargli da servetta personale … oh quanto aveva riso nel vederla comportarsi come una gallina e chiocciare per il salone! Se ci ripensava, scoppiava a ridere come un dannato e non lo fermava più nessuno … quelli si che erano momenti da tenere a mente …
- Perché ridi? -
Blaise lo fissava stralunato, le sopraciglia scure inarcate. Aveva riposto con cura i suoi libri e riempito lo schedario di Madama Pince con meticolosa attenzione.
Draco a quella domanda scosse il capo, sventolando in aria una mano. Trattenne a stento un’altra ondata di risa quando vide le guance della ragazza tingersi di una bizzarra tonalità di rosa.
Il cugino non ci fece caso, continuando a fissare il tutto con quella sua piatta indifferenza.
- Scendi a cena con noi? -
- No - fece Draco, guardandosi attorno, improvvisamente serio, alla ricerca della bibliotecaria scomparsa - Devo finire la ricerca per quella zitellona della McGranitt. A proposito … avete mica visto Madama Pince? -
Il ragazzo alzò le spalle, ma fu Pansy a parlare, lasciando perdere in fretta il proposito di ignorarlo. Con rapide falcate fu loro accanto, afferrando Blaise per una manica della giacca.
- No, non l’abbiamo vista, quindi, se non ti dispiace, noi ce ne andiamo … ciao eh …-
La mora strattonò il compagno verso l’uscita, le guance ancora piuttosto rosse. Il compagno, si lasciava trascinare tranquillamente, lo sguardo un tantino sorpreso e un rapido cenno di saluto in direzione dell’amico.
Draco sbuffò. Possibile che quella ragazzina dovesse sempre stargli tra i piedi anche quando parlava con suo cugino? E poi perché cavolo Blaise se la portava sempre al seguito, non poteva mandarla a quel paese e basta? All’improvviso, un fulmine a ciel sereno.
Un idea ... Blaise … lui era ciò che gli serviva …
- Blaise! - lo richiamò il biondino, bloccando la marcia spedita dei due verso la Sala Grande. Il ragazzo in questione indugiò sulla porta, voltandosi appena in sua direzione. Pansy, arretrò cupa, costretta dal vicino a fermarsi, le labbra strette in due fessure sottili. Non disse niente, ma i suoi occhi erano fuochi dardeggianti.
- Blaise, dopo cena mi daresti una mano con il compito? Solo qualche dritta … -
La ragazza a quelle parole bofonchiò qualcosa, alzando indignata gli occhi al cielo. Evidentemente moriva dalla voglia di dire la sua sull‘argomento, magari dargli dell’opportunista. Draco comunque la ignorò in attesa di una risposta da parte del bruno, sicuro che non l’avrebbe abbandonato neanche in quell‘occasione. Certo, bisognava dire che il ragazzo non è che si fosse mai sbracciato molto per lui come avrebbero fatto volentieri, invece, buona parte dei Serpeverde, ma per lo meno non gli negava mai il suo aiuto, una volta richiesto. Era un tipo strano, Blaise. Un cervellone d’altri tempi, un po’ sul vegetale. A volte stentava a credere persino fosse suo cugino … erano così diversi! Alla fine però non è che gli importasse poi molto saperlo il suo opposto, anche perché gli era molto più utile così. Due Malfoy sarebbero stati decisamente troppi in quella scuola.
- Va bene … - disse questo distaccato, interrompendo i suoi pensieri - … ma vediamo di far presto, la festa di ieri mi ha distrutto, vorrei riposare -
Draco annuì soddisfatto, rivolgendo in seguito alla moretta un sorriso a dir poco odioso. Pansy, infatti, volgeva il capo ad intervalli regolari da lui a Blaise, l’aria delusa e arrabbiata, di chi si sarebbe aspettato tutto fuorché un consenso da parte del ragazzo. Infatti …
- Ma Blaise, questa sera avevi promesso di insegnarmi a giocare a scacchi! - piagnucolò lei con un tono insolitamente dolce, strattonando gentilmente la manica del compagno.
Draco a quella vista sollevò così tanto le sopracciglia da sembrare a dir poco spiritato, la bocca spalancata. Non credeva a ciò che aveva visto e sentito. Ma cosa andava farneticando?
Pansy Parkinson per quel che ne sapeva lui, e ne sapeva parecchio, giocava benissimo a scacchi! Era così brava che nemmeno suo padre era riuscito a batterla una volta. Lui poi non la sfidava mai appunto per non darle la soddisfazione di vederlo sconfitto, quindi … perché diavolo s’inventava tutte quelle storie? E poi perché aveva preso a miagolare d’improvviso come il suo stupido gatto? Ci mancava solo si mettesse a sbattere le ciglia … che schifo … se fosse stato al posto del ragazzo avrebbe sicuramente vomitato …
- Oh sì, l’avevo dimenticato … - fece invece Blaise, vago come al solito, per nulla turbato dal comportamento lezioso dell’una e da quello disgustato dell‘altro - … faremo domani sera …-
Pansy non parve affatto soddisfatta di quella risposta, perché lanciò al fidanzato un’occhiata a dir poco omicida, come se questo le avesse rovinato chissà quale occasione.
Draco che aveva ancora la bocca aperta per lo stupore, si affrettò a richiuderla, fissandola ancora piuttosto sconvolto, mentre un sorriso prendeva a increspargli le labbra, sotto quello sguardo inceneritore. Non sapeva perché la moretta si comportasse così, ma poco gli importava … aveva vinto ancora lui, non gli interessava nient’altro. Adorava farla uscire dai gangheri ... La sua era quasi una soddisfazione personale …
- Beh … allora scendo a cena con voi! - disse d’un tratto allegro, sfregandosi le mani soddisfatto -Tanto Madama Pince non mi serve più …-
Pansy borbottò qualcosa tra sé e sé. Pareva davvero sul procinto di emettere fumo dalle orecchie.
Il biondino la snobbò nuovamente, avviandosi a passo di marcia verso il suo tavolo, ancora ingombro di fogli e manuali rilegati. Era così felice di non dover più far tutto da solo la sua ricerca e di aver fregato ancora una volta la fidanzata che si sarebbe persino messo a cantare. Raccolse in fretta le sue cose e con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, tornò dai suoi compagni, fermi ad attenderlo sulla soglia della biblioteca.
Confabulavano tra loro e la ragazza, di nuovo serena, rideva graziosamente ad una delle battute del bruno, stringendosi al petto un libricino di pelle chiara dalle lettere mangiucchiate che prima non aveva. Anche Blaise rideva, cosa quanto mai rara, visto che con lui era sempre sul dormiveglia, se non proprio addormentato.
Draco si schiarì la voce, attirando la loro attenzione. Non gli piaceva essere messo da parte. Entrambi smisero di ridere. Pansy, in particolare, sollevò un sopraciglio in sua direzione, la risata sostituita in fretta da un ghigno malcelato.
- Oh sei tornato … tieni, ecco -
Con malagrazia, gli infilo tra le mani il libro che poco prima stringeva tra le braccia, l’aria vagamente scocciata per essersi separata dal testo ed aver interrotto la sua conversazione.
Il ragazzo fece finta di non notare tutte quelle smorfie, rigirandosi tra le mani quel volumetto rigido con sospettoso, alla ricerca di un titolo che in realtà non pareva esserci. La filigrana dorata che lo rivestiva era scollata in più punti e le pagine di un giallo intenso sembravano risalire a secoli e secoli prima.
- Che roba è?- chiese continuando ad esaminarlo come fosse stato una bomba dalla forma insolita.
- L’importanza della Magia - fece lei sbrigativa, trafficando con le cinghie della sua borsa che non ne voleva sapere di chiudersi.
- Se vai a pagina seicentocinquantadue, capitolo otto, trovi quel che ti serve -
Draco, una volta tanto, seguì senza obbiezioni il consiglio, scoprendo così di avere tra le mani tutto ciò che gli serviva per svolgere il suo tema. Al suo interno vi erano, infatti, diverse ed accurate opinioni sul perché la Trasfigurazione fosse rilevante per un mago e con esse i gradi di difficoltà che si avevano a mano a mano che le dimensioni dell’oggetto o della persona da trasformare aumentavano. Con quel libricino ambiguo e sconosciuto avrebbe sicuramente sbalordito la McGranitt … già se la immaginava a riempirlo di complimenti e a scusarsi persino per averlo punito. Quel testo gli avrebbe salvato la vita!
Il suo sogno ad occhi aperti, comunque, venne interrotto sul nascere da una punta di sospetto. Sembrava troppo bello per essere vero. Pansy in effetti non lo aveva mai aiutato in niente, se non sotto ferrea costrizione. Inoltre qualche secondo prima se avesse potuto lo avrebbe preso sicuramente a schiaffi … perché adesso allora gli porgeva su un piatto d’argento la soluzione a tutti i suoi problemi? La cosa puzzava parecchio, tanto che il sorriso gli si spense puntualmente dalle labbra. Mi fidarsi troppo di Pansy Parkinson, specie se ci si chiamava Draco Malfoy.
- Che c’è? Non era quello che cercavi? - chiese la ragazza sorpresa e un tantino preoccupata, alzandosi in punta dei piedi per sbirciare nel quadernetto. Lui si ritrasse prontamente, scuotendo il capo.
- Dove lo hai preso? -
Lei lo guardò come si può guardare un bambino un po’ troppo tardo, l‘aria da saputella spiaccicata in faccia.
- Dalla biblioteca, Draco - lo canzonò questa, con semplicità, indicando con una mano i numerosi scaffali nella sala - Dove se no?-
- Intendevo dire che reparto … - sbottò lui freddo, un tantino irritato per la figura da idiota che gli stava facendo fare di fronte al cugino. Va bene che Blaise sembrava non aver seguito una sola sillaba del loro discorso, ma comunque la cosa gli dava fastidio … mica era tonto come Tiger …
- Oh quello … - fece lei con un sorrisino ironico - … ho cercato nella lista dei libri consigliati ai figli di babbani per il primo anno … li in genere ci scrivono le cose basilari -
Draco si sentì ribollire il sangue.
- COSA?! Un libro per Mezzosangue a me! Ma sei …!?-
Pansy gli fece cenno di tacere, lanciando un’occhiata alle sue spalle, dove l’ossuta Madama Pince era comparsa, l’aria imbronciata e stizzita come sempre, le braccia colme di volumi giganti.
- Vado a darle una mano, chiamatemi quando avete finito -
Blaise a cui la discussione non interessava poi molto, si congedò da loro, soccorrendo una bibliotecaria piuttosto in difficoltà. Questa, appena lo vide, gli rivolse un sorriso cortese, prendendo a passargli qualche testo da riporre in alcune mensole. Pansy a quella vista fece schioccare la lingua infastidita, apparentemente senza motivo. Draco, invece, nel vedere la sua reazione, iniziò a pensare che la Maledizione Imperius doveva averle lesionato gravemente buona parte del cervello. Il suo comportamento non era certo normale … cioè sembrava essere invidiosa di Madama Pince. E questo era tutto dire, visto che la donna somigliava vagamente ad un avvoltoio denutrito, dalla pelle cerata. “Ma forse …” pensò il ragazzo trattenendo a stento le risa, per quel pensiero “… tra volatili ci si ingelosisce con poco … il becco più lungo, per esempio …”
- Perché adesso fai quella faccia da babbuino? Cos’è, adesso ti racconti pure le barzellette da solo? -
Pansy era tornata a concentrarsi su di lui, la vocetta stridula e scocciata di sempre più viva e pressante che mai. Ora che Blaise se n’era andato aveva smesso di fare lo zuccherino, la serpe … e dopo aveva pure il coraggio di dirgli che era lui quello falso!
- Ma ti sei mai guardata te allo specchio? - ribattè cupo, smettendola di sghignazzare - E poi spiegami perché di punto in bianco mi vuoi aiutare. Su, spara, dove sta il trucco?-
Lei strabuzzò gli occhi, ma per il resto non si scompose minimamente, il tono di voce basso per non farsi sentire da Madama Pince qualche metro più in là.
- Che trucco? Non c’è nessun trucco! Lo faccio solo per Blaise, cosa credi, almeno per una volta lo lascerai in pace -
Draco notò che a quelle parole gli zigomi della ragazza presero ad imporporarsi nuovamente e il suo tono, parola dopo parola, diventare sempre più flebile, gli occhi bassi a fissare il pavimento. Il biondino, neanche a dirlo, non ci stava capendo niente. Non riusciva a capire perché d’improvviso la ragazza prendesse ad arrossire per un nonnulla. Che si fosse data all‘alcool? Possibile, se fosse stato in lei l’avrebbe fatto …
Non fece comunque in tempo a chiederle spiegazioni, perché Blaise spuntò alle loro spalle, l’aria d’un tratto soddisfatta e appagata. Era difficile vederlo così vispo.
- Avete finito? - chiese allegro, infilando nello zaino alcuni pezzi di carta dall’aria ufficiosa. Il ragazzo non riuscì a capire di cosa si trattasse, ma a pensarci bene, nemmeno gli interessava. Tutto ciò che aveva a che fare con il cugino in genere era sempre di una noia abissale.
- Si, tutto a posto ... Scendiamo? -
Pansy era tornata gentile come poco prima, il sorriso stampato sulle labbra, gli occhi luccicanti e l’aria rilassata. Draco la fissò sconvolto, per niente certo della sua salute mentale. Certo che era davvero strana … un secondo prima era un piccolo demonietto antipatico, il secondo dopo un angioletto tutto dolce e carino. Chi la capiva era bravo … a lui faceva venire solo il mal di testa.
I tre ragazzi uscirono dalla sala ormai completamente deserta, giusto in tempo per vedere Madama Pince scacciare gli ultimi studenti dalla biblioteca. I membri più anziani protestarono vivamente, borbottando qualcosa a proposito degli esami, ma la donna pareva sorda alle loro proteste.
- Se non ci sbrighiamo non riusciremo neanche a cenare - constatò Pansy poco dopo, vedendo risalire oltre la rampa di scale un discreto numero di alunni, sgusciati fuori dalla Sala Grande, ben visibile da quel punto di corridoio. Molti di questi erano Grifondoro e tra essi spiccava come nero su bianco la figura goffa e rotondetta di Neville Paciock. A giudicare dall’espressione serena dipinta in faccia, non doveva averli visti per niente, altrimenti, conoscendolo, sarebbe scappato a più non posso in un’altra direzione.
Draco sorrise raggiante agli amici, indicandolo con il capo. Blaise azzardò un mezzo sorriso, la moretta invece gli lanciò una breve occhiata seria, ma evidentemente divertita.
- Ehi Paciock!- lo richiamò il biondo, con fare innocente, quando gli fu a portata di voce. Neville che fin’ora era stato l’immagine della tranquillità, sbiancò brutalmente nel riconoscere quel timbro fin troppo familiare, inciampando sui propri piedi, scontrandosi con un paio di Corvonero di passaggio. I tre Serpeverde risero di gusto nel vederlo arrancare a vuoto.
Non c’era niente da fare … Draco adorava tormentare Paciock. Era la sua passione. Primo fra tutti perché era un Grifondoro, amico per lo più di Potter e Weasley; secondo perché era il ragazzo più imbranato che avesse mai messo piede ad Hogwarts. Gli pareva quasi un insulto non pizzicarlo un po’ quando questi con tutta la sua stupidità non sembrava chiedere altro … era troppo divertente vederlo frignare e invocare l‘aiuto dei suoi amichetti.
- Ma guardatelo non si regge in piedi … - commentò crudele, indicando con scherno i suoi goffi tentativi di rialzarsi. Il ragazzo era rosso come un peperone, chiaramente in imbarazzo.
- E dai Draco non essere cattivo, non vedi che se la sta già facendo sotto …- fece Pansy in tono falsamente gentile, rivolgendo al malcapitato uno sguardo compassionevole - … chissà com’è finito a Grifondoro … - aggiunse poi - … probabilmente il Cappello Parlante non ci ha visto niente di buono e così ha tirato a sorte … sapete, per non far brutta figura … -
I due ragazzi a quella battuta si sbellicarono dalle risate, innervosendo ancor più il povero Neville, che sembrava davvero sul punto di scoppiare in lacrime, umiliato dalla testa ai piedi come un verme. Poveraccio … lui non era mica abituato a sopportare i commentini acidi della Serpeverde. A dir la verità nessuno, a parte Draco, riusciva a tenerle testa … si poteva dire quasi con certezza che su questo piano i due fossero in perfetta parità. Paciock, comunque, facendo leva su quel briciolo di fegato che possedeva, si avvicinò loro, balbettando frasi sconnesse, ma che in succo volevano dire “ Non sono un codardo”.
- Oh oh che fifa … - disse il biondino a voce alta, il tono sicuro e tagliente - … ragazzi tremate, abbiamo di fronte a noi il futuro San Paciock, protettore degli imbecilli e dei poveracci … potresti mettere su una chiesetta insieme a Potter e Weasley, avresti successo -
Pansy non riuscì a reprimere una risata, che scoppiò nell’aria come un petardo, rimbombando tra le pareti. Blaise si era infilato l’indice nell’orecchio per salvare il proprio timpano, ma era chiaro che anche lui se la stava spassando un mondo.
- Ma-Malfoy tu … tu s-sei …-
Neville balbettava, non si sa se più per la vergogna o per il timore che quei tre Serpeverde riuscivano ad infondergli con la loro sola presenza. Non si sapeva neppure dove trovasse la forza per aprir bocca. Gli occhi di Draco al suo vano tentativo di difesa diedero un guizzo, il ghigno beffardo sempre più ampio.
- Sono cosa Paciock?- Silenzio. Solo le risate degli amici in sottofondo. Il Grifondoro era una statua di sale, gli si potevano persino contare le goccioline di sudore sulla fronte e le budella torcersi come vermicelli per la paura.
Il ragazzo al contrario non poteva sentirsi più forte. La debolezza dell’altro era quasi uno stimolo a continuare quella tortura …
- Draco, muoviti dai, ho fame … fagli un graffietto e andiamo - la vocetta di Pansy risuonò all’improvviso seria, giusto per incrinare un po’ di quell’atmosfera di potenza che lo pervadeva. Sbuffò. Si stava divertendo così tanto … quanto rompeva quella ragazza …
Anche Blaise però iniziava a darle corda e persino il suo stomaco prendeva a protestare reclamando un piatto di minestra.
- Va bene, va bene … - borbottò lui, più a sé stesso che ai compagni, facendo spallucce. Neville era cereo, l’occhietto porcino scattante, alla ricerca di una qualche fonte di aiuto inesistente.
“Certo che …” pensò il Serpeverde nell’osservarlo “ … robusto com’è potrebbe benissimo imparare a difendersi da solo … Goyle della sua ciccia ci ha fatto una regola di vita …”
Questo pensiero gli fece venire in mente un’altra delle sue diaboliche idee. Sorrise maligno.
Tutto quel tempo passato in biblioteca non era stato poi del tutto inutile, visto che a furia di cercare era riuscito a raccattare comunque qualche piccolo incantesimo da aggiungere alla sua numerosa collezione. Perché dunque non sperimentare qualcosina di divertente sul povero Paciock?
- Di un po’ Neville … - disse d’un tratto facendolo trasalire - … fatto una buona cenetta, stasera?-
Pansy alzò gli occhi al cielo, tamburellando nervosa il piede sul pavimento, il dito a colpire il vetrino dell’orologio. Draco la ignorò, troppo preso dalla faccia scioccata del ragazzo, per distrarsi. Questi mugugnò qualcosa d’incomprensibile. Era proprio in panico il giovanotto …
- Devo prenderlo come un sì?- rincarò il biondino, infilando lentamente una mano nella giacca, alla ricerca della bacchetta. Il Grifondoro trasalì, gli occhi sgranati.
“ Che scemo” pensò il ragazzo “ Crede davvero che voglia fargli del male … e rischiare così l’espulsione per lui? Che tonto”.
- Rilassati … - cercò di tranquillizzarlo il Serpeverde, estraendo con enfasi l’oggetto magico, per poi sventolandoglielo davanti al naso a patata - Voglio solo aiutarti a digerire … e collaudare un nuovo trucchetto -
Neville aprì bocca per dir qualcosa, ma Draco fu più lesto.
- Locomotor Mortis! - uno spruzzo di luce gialla uscì dalla bacchetta del ragazzo, avvolgendosi rapidamente alle gambe dello sventurato. Il tutto durò pochissimi istanti, ma alla fine Paciock, senza rendersene conto si era ritrovato gli arti inferiore completamente incollati l’uno all’altro da legacci invisibili, intenti a formare un’unica grande gamba. Questi si fissò sconvolto.
- Cosa mi hai fatto!- urlò disperato saltellando come un coniglio per rimanere in equilibrio.
- Incantesimo delle Pastoie - spiegò Draco con semplicità riponendo la bacchetta, mentre le risate dei compagni tornavano ad affollare il corridoio.
Blaise reggeva Pansy su una spalla, entrambi piegati in due dalle risate; gli occhi di lei lucidi di lacrime. Ci misero parecchio a calmarsi. Il ragazzo li lasciò fare soddisfatto, godendosi quel momento.
- Andiamo? - chiese poco dopo, ostentando una falsa serietà agli amici, tornati dopo una lunga attesa in pieno possesso dei propri muscoli facciali. Entrambi annuirono, seguendolo oltre le scale che portavano alla Sala Grande, ormai pressoché silenziosa. Paciock disperato, ballonzolava qua e la con quella sua enorme gamba. Erano tutti e tre a metà percorso quando la voce di Neville li raggiunse dall’alto, l’espressione stravolta.
- Malfoy! Malfoy! Liberami … ehi … il gioco è bello quando dura poco … mi hai sentito? Malfoy!- Nessuno rispose al suo appello.
- Avete sentito qualcosa? - fece il ragazzo in questione, ostentando loro un’aria perplessa, continuando a ridiscendere le scale. Pansy venne colta da un altro eccesso di risatine, le urla del Grifondoro appena percepibili in lontananza, seguite dal rumore di un armatura che si sfracella al suolo.
- Certo che sei forte … - commentò lei, tra le risa.
Draco la guardò sorpreso, bloccandosi, senza volere, sulla soglia della Sala Grande, gli occhi spalancati. No, un secondo … forse aveva capito male … Pansy Parkinson, quella Pansy Parkinson gli aveva appena detto che era … impossibile … forte? Ma stava bene?
La moretta e il cugino non si accorsero minimamente di questo suo gesto, troppo affamati per dedicargli ancora del tempo. La ragazza in particolare non pareva aver dato alcun peso alle sue parole. In un lampo i due si erano appropriati di un paio di cosciotti e avevano preso a mangiare di gusto, parlottando di scacchi e cose varie, al tavolo vuoto dei Serpeverde, dimenticandosi di lui.
Draco, si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa senza un particolare motivo. Poi, come se nulla fosse, raggiunse i due, riempiendosi il piatto di spezzatino e puré fumante.
“ Si …” pensò con fare assente masticando la sua carne, cercando allo stesso tempo di ignorare l’atteggiamento eccessivamente smielato della ragazza nei confronti di Blaise “ … Quella lì ha dei seri problemi … tanti, grossi ed enormi problemi! Ma proprio a me doveva capitare?”
Tuttavia, una piccolissima parte di lui, nascosta chissà dove nella sua anima, non era poi tanto schifata da quell’insolito e inaspettato commento …

***

I giorni, come le settimane si susseguirono rapidamente fino a lasciarsi in breve tempo alle spalle il mese di febbraio.
Il tempo era sempre capriccioso, ma per lo meno alle continue piogge si alternavano sporadici spruzzi di sereno che consentivano, talvolta, agli studenti di addentrarsi fuori dalle mura del castello, per una passeggiatina nel parco.
Non era decisamente il clima ideale per uscire o intraprendere lezioni di volo, ma nonostante tutto, però, non appena se ne aveva l’occasione tutti fuggivano all’aperto per respirare un po’ d’aria fresca, lontani dai compiti e dalle montagne di libri da studiare che sembravano crescere a vista d’occhio di giorno in giorno.
Draco, fortunatamente per lui, non aveva più avuto problemi con i professori, scampando così ad un ulteriore dose di lavoro extra. La McGranitt, soddisfatta della sua ricerca e del modo perfetto in cui aveva trasfigurato il suo scarafaggio in una graziosa spilla da balia, aveva infatti sorvolato sulla sua imperdonabile pennichella, smettendola di stargli col fiato sul collo; cosa per cui il ragazzo le fu infinitamente grato. Non era, infatti, quel che comunemente si definisce divertente, girare per la scuola con l’occhio attento della McGranitt puntato perennemente contro, pronto a captare ogni tuo eventuale fallo.
In compenso, però, non era stato altrettanto fortunato la seconda settimana di febbraio e più precisamente il quattordici del mese, giorno di San Valentino. Occasione maledetta in cui le sue compagne di Casa, con suo grande disappunto, avevano fatto di tutto fuorché lasciarlo in pace. Millicent Bulstrode, Tracey Davis e Daphne Greengrass, infatti, lo avevano pedinato come mastini, riempiendolo di orsetti di zucchero dall’aria odiosamente dolce, caramelle gommose, cioccolatini di tutti i tipi e biscotti a forma di cuore, il tutto accompagnato da un gran sbattere di ciglia e sguardi languidi. Draco, disgustato, e un tantino spaventato, da tutte quelle inappropriate attenzioni, aveva preso tutte quelle fesserie da innamorati e le aveva consegnate a Tiger e Goyle con il compito di farle sparire il prima possibile da sotto il suo naso. I due ragazzi, neanche a dirlo, si erano affrettati ad obbedire ai suoi ordini, trangugiando il tutto alla velocità della luce, in cuor loro un po’ delusi per non aver ricevuto anch‘essi qualcosa.
I suoi compagni, comunque, seppur divertiti da tutto quel gran chiasso, con suo enorme sollievo, non lo presero in giro, spalleggiandolo solidali, commentando in malo modo quello che a parer loro era lo “sciocco universo femminile“. Questa cortesia purtroppo per Draco però non venne da tutti. In particolar modo non la ricevette dall’antipatica fidanzata, la quale, colta l’occasione al volo per pareggiare i conti, lo aveva deriso fin troppo apertamente, sghignazzando come una iena ogni qual volta incrociasse il suo sguardo.
Decisamente Draco non avrebbe mai più ricordato un San Valentino con gioia. Già si sentiva di odiare con tutta l’anima quell’insulsa e ridicola festività, creata solo per compiacere una volta l’anno quelle sentimentaliste, rammollite e senza spina dorsale delle sue compagne.
Per sua grande gioia, comunque, quello sgradevole episodio venne dimenticato in fretta, sostituito rapidamente da un’altra e a suo parere ben più interessante rivelazione.
Marcus Flitt aveva infatti comunicato loro, quella sera stessa, nella confusione generale che divagava nella Sala Comune, che la partita di Quidditch Grifondoro-Tassorosso che si sarebbe tenuta verso i primi di marzo, sarebbe stata arbitrata contro ogni previsione dal professor Piton, il direttore della loro Casa.
Draco a quella notizia si era sentito talmente bene, da scordare in un batter d’occhio l’odiosa giornata e gli altrettanti odiosi tentativi di Millicent di strappargli un bacio sulla guancia.
Sapevano tutti, infatti, che l’insegnate in questione provava una sorta di odio innato per i rosso-oro e in particolare per Potter.
Con Piton come arbitro, i Grifondoro non avrebbero avuto alcuna speranza di vittoria e questa consapevolezza per il biondino valeva ben più di qualsiasi altra cosa. Già si immaginava la faccia delusa di Harry e dei suoi due amichetti del cuore, quando il Cercatore dei Tassorosso avesse acchiappato il boccino d’oro sotto i loro occhi … oh quante risate si sarebbe fatto!
Per tale motivo, la mattina della fatidica partita, Draco e i suoi compagni si sedettero alla loro tavolata con un’espressione di pura soddisfazione stampata in faccia, servendosi di un abbondante, quanto insolita, quantità di salsicce e uova strapazzate, per festeggiare la prematura sconfitta di Baston e della sua squadra. Flitt era a dir poco euforico, il viso gongolante rivolto al proprio calice di succo di zucca. Draco, d‘altra parte, poi, non poteva apparire più allegro, ridendosela come un pazzo con i suoi due fidati scagnozzi nell‘osservare il volto pallido e preoccupato del rivale qualche tavolo più in là.
- Pensate, questo potrebbe essere il suo ultimo pasto …- commentò crudele, intrattenendo, com’era solito fare, buona parte della tavolata Serpeverde - … la volta scorsa per un po’ finiva disarcionato dalla scopa, questa volta speriamo proprio si sfracelli a terra -
Tra le risate generali che aveva suscitato con quella battuta, spiccò fastidiosa una familiare, quanto odiata voce stridula.
- Oh ma quanto la fai pesante, Draco! In fin dei conti è solo un gioco …-
Una serie di sguardi taglienti colpirono all’istante la fonte da cui era sorto lo sgradito commento.
Pansy Parkinson, i capelli raccolti in due buffe cipolline nere, non era stata capace di farsi una volta tanto i fatti suoi, guastando la colazione a tutti con le sue non volute considerazioni. Draco sbuffò innervosito, afferrando con forza una fetta di pane tostato.
- Nessuno a chiesto il tuo parere, Pipistrella. Quindi, tornatene pure dal tuo Blaisiuccio e lasciaci in pace una buona volta …-
Come un fulmine, Pansy, scattò in piedi, sbattendo con stizza il tovagliolo sul tavolo, le guance d’improvviso di un bel rosso papavero, la bocca spalancata.
- Tu! Tu non … taci, chiudi il becco!-
Draco la fissò con sufficienza, sghignazzando, come se nulla fosse, insieme ai suoi amici, di quell’avventata quanto eccessiva reazione.
Alla fine aveva capito. A dir la verità tutti là dentro avevano capito. I sentimenti che la ragazza provava da un po’ di tempo per l‘ambiguo Zabini era anche fin troppo chiari. Il motivo di tutte quelle stramberie, di quei suoi continui cambi d’umore, del viso che s’imporporava con un nonnulla, conducevano tutti a suo cugino, la persona più insignificante e silenziosa al mondo.
Draco, ad essere sinceri non se n’era accorto affatto. Lui non prestava certo molta attenzione ai due quando gli capitavano sotto tiro, aveva di meglio da fare, ma i suoi compagni di Casa evidentemente no, visto che in men che non si dica avevano già preso a stuzzicare Blaise e Pansy con i loro innocui commentini.
La prima a far nascere il sospetto era stata Millicent, che vagando per la Sala Comune il giorno di San Valentino alla ricerca del suo adorato Malfoy, aveva sorpreso Blaise a sgranocchiare delle praline di cioccolato bianco sotto l’occhio attento e amorevole della ragazza che gli porgeva il cestino di dolci.
Naturalmente Millicent, non era riuscita a tenere la bocca chiusa, iniziando a spargere la voce di una possibile tresca tra i due, da brava pettegola qual’era.
Pansy per tale motivo non le aveva rivolto la parola per una settimana … e a sua detta si era limitata solo a questo. Ma, chissà perché, la foto di Draco che la rossa teneva gelosamente sotto il cuscino con tanto amore era stata ritrovata il giorno dopo strappata, tra le ceneri del camino … povera Milly, aveva singhiozzato tutta la mattina sulla spalla di Daphne per questo!
- Cos’è, sei ancora qui? - chiese il ragazzo, poco dopo, notando non senza una certa stizza, che lei gli era ancora seduta accanto, il volto bordeaux, gli occhi due fiammelle smeraldo.
Pansy borbottò silenziosamente qualcosa, trapassandolo con lo sguardo. Poi, con uno sbuffo indignato, si alzò, scomparendo inviperita dall’altra parte della tavola, il più lontano possibile da lui e dai suoi sciocchi amici; accompagnata ancora da qualche fioca risata da parte di questi.
Draco, ridacchiò. Neanche a dirlo, al ragazzo, non importava affatto se le voci che giravano sul suo conto fossero vere o meno, l’importante per lui era che questa gli restasse fuori dai piedi il più a lungo possibile. Poco male, se era suo cugino a dovergliela togliere dalle scatole … lui aveva solo da guadagnarcene!
Così, soddisfatto e felice per aver sistemato la ragazza una volta per tutte e per l‘imminente partita che si sarebbe tenuta quello stesso pomeriggio con la sicura sconfitta del Grifondoro, tornò a concentrarsi sulle proprie uova, ignaro che quella giornata si sarebbe rivelata per lui, tutt’altro che perfetta.

***

Alle quattro in punto, gli studenti della prestigiosa scuola abbandonarono le rispettive Sale Comuni, imbacuccati nei loro mantelli, il sorriso chi più chi meno ampio stampato in faccia.
I membri delle quattro Case percorrevano di gran carriera i prati umidi e fangosi che portavano allo stadio di Quidditch, cercando di non sporcarsi troppo i vestiti in mezzo a tutta quella poltiglia scura.
Sotto il cielo acquoso di quello spento quattro marzo, una folla verde-argento spiccava tra le altre, avanzando chiassosa e compatta tra l’erba, zigzagando tra le numerose pozzanghere che ricoprivano il terreno molliccio.
Draco Malfoy era in testa al gruppo, scortato immancabilmente da Tiger e Goyle, l’aria tronfia di chi ha la consapevolezza di essere l‘indiscusso padrone del Serpeverde. Aveva trascorso una buona mattinata e per tanto si sentiva quasi in dovere di ostentare ai compagni tutto il suo buon umore.
Poche ore prima, infatti, aveva fatto guadagnare alla sua Casa, durante l’ora di Difesa Contro le Arti Oscure, dieci succosi punti. Punti, guadagnati alla faccia di Pansy che non ne aveva racimolato nemmeno uno per tutto il tempo. Il senso di soddisfazione che lo pervadeva era a dir poco indescrivibile e per lo più di li a poco Potter sarebbe stato clamorosamente sconfitto sotto il suo naso. Dire che fosse euforico era davvero riduttivo.
Proprio in quel momento, commentava sarcastico il futuro esito dell’incontro, curandosi naturalmente di tenere il tono di voce a un livello ben udibile da tutti.
- Secondo voi quanto durerà questa partita? - urlò entusiasta, quando uno stormo di ragazzi rosso-oro gli passarono accanto - Cinque, dieci minuti, prima che i Grifondoro gettino la spugna? -
Alcuni di questi nel sentirlo gli lanciarono occhiate torve, altri invece lo ignorarono bellamente proseguendo come se nulla fosse, verso gli spalti, gremiti di alunni emozionati. A Draco comunque non importava, era troppo contento per curarsi seriamente di qual che pensavano gli altri.
- Ma guardateli, non hanno neppure il coraggio di rispondermi!- sbottò, tra le risa, prendendo a salire le gradinate, in direzione dell’ala ovest, area riservata ai Serpeverde, sballottando qua e la coloro che osavano sbarrargli la strada.
Quando finalmente, tra gomitate, spintoni e calci raggiunsero le loro panchine, quelle più comode e da cui si gode la vista migliore, le trovarono fastidiosamente occupate.
Pansy, Eloise e Tracey si erano impossessate dei loro posti tutte e tre intente a ridacchiare sguaiatamente di un qualcosa a lui sconosciuto, ignare di essere osservate.
Draco, seccato per quell‘inconveniente, colpì frettolosamente una mano sulla spalla di Tracey, attirando automaticamente l‘attenzione delle tre. La ragazza si voltò di scatto, l’aria corrucciata.
- Che diavolo vuoi? Oh! Ehm … scusa … ciao Draco!-
Tracey cambiò tono alla velocità della luce, prendendo a tormentarsi i capelli, sorridendo raggiante. Goyle a quella vista, diede un colpo di risa, soffocato in breve, però, da un pestone ben assestato da parte del biondo. Non sopportava essere preso in giro per colpa di qualche ragazzina invaghita della sua persona …
- Si, sì ciao … - fece lui sbrigativo, guardandola appena, trattenendosi a stento l’impulso di alzare gli occhi al cielo, cosa che le due amiche della ragazza non si curarono affatto di fare - Questo è il mio posto, ve ne andate? -
- Oh …-
Tracey, delusa per la sua scarsa attenzione (probabilmente pensava fosse venuto per lei), ma obbediente fece per alzarsi e cedergli il suo posto. Draco aveva già preso a rilassarsi, felice di aver sistemato tutto in brevissimo tempo, quando Pansy rovinò tutto, come al solito, afferrando la compagna per un braccio costringendola a sedersi, nuovamente. Lui la fissò interrogativo schioccando la lingua; la mora, d’altro canto lo ignorò, concentrandosi sull‘amica.
- Non c’è scritto da nessuna parte che questo sia il suo posto, Tracey - disse risoluta, l’aria da saputella - Quindi noi ce ne rimaniamo qui … se proprio gli diamo fastidio che vada altrove lui -
La bionda la fissò sconvolta, come questa le avesse urlato contro chissà quale ingiuria. Successivamente però, annuì obbediente, morsicandosi le labbra, lanciando brevi occhiate significative in direzione del ragazzo, quasi a volergli dire che se fosse dipeso da lei avrebbe avuto per sé l‘intero spalto. Draco, dall‘alto della sua postazione, però, per niente impietosito da quello sguardo timoroso, concentrò la propria attenzione sulla mora, estraendo con noncuranza la bacchetta dal mantello. Tracey sobbalzò.
“ Che noiose queste femmine …” pensò cupo puntando la bacchetta verso la panchina scrollandola appena per farne uscire qualche scintilla “ Si agitano con niente … Pansy, esclusa, ma ovviamente lei non è una ragazza”.
Mentre formulava quei pensieri, all’istante, in un vortice di stelline blu pavone, impressero sul legno consumato, le sue iniziali, che alla luce debole del sole, luccicavano appena.
- Ecco - disse serio, riponendo la bacchetta - Ora c’è il mio nome, ora andatevene -
Pansy, però non si mosse, anzi, gli sorrise irritante, sistemandosi con noncuranza la sciarpa sul collo, lo sguardo divertito. Lui increspò le sopraciglia irritato. Ma che aveva da ridere?
- Vuoi dire che ti chiami Demente Mostruoso? Però … complimenti per l‘originalità! - fece lei indifferente, suscitando l’ilarità dei presenti. Persino Tracey era scoppiata bellamente a ridere, dimenticando in breve la sua aria da bambolina innamorata.
Le guance di Draco a quella reazione si tinsero appena di rosa, gli occhi ridotti a due fessure sottilissime a colpire le tre ragazze.
Tracey, colta l’occhiataccia, la smise quasi istantaneamente, tornando a fissarsi le pieghe della gonna nera che indossava, leggermente imbarazzata per essersi lasciata andare.
Il biondo, tuttavia, non ci fece troppo caso, preso com’era dal disintegrare mentalmente quella serpe in gonnella che non era altro che la sua fidanzata. Quanto avrebbe voluto essere in grado di padroneggiare la Maledizione Imperius per sistemarla a dovere … magari costringendola a girare per la scuola con un cartello appeso al collo con su scritto prendetemi a calci: pollo d’occasione … sì, l’avrebbe proprio fatto volentieri …
- Alzati subito di li! - ringhiò, invece, gonfiandosi minaccioso.
Lei per tutta risposta, incrociò le braccia al petto, il naso per aria, la vocina irritante.
- Non ne ho la minima intenzione -
- Stupida!-
- Cretino! -
- Ragazzi, basta! - intervenne Eloise, a voce alta, nel tentativo di sovrastare i loro insulti - Se ci stringiamo ci stiamo comodamente tutti e sei, senza il bisogno di litigare -
I due si fissarono in cagnesco, gli occhi verdi di lei puntati in quelli grigi di lui emanavano scintille.
- Io non mi siedo vicino a quella!- sbottò Draco, in un ringhio seccato.
- Nemmeno io - rincarò la dose la mora, il tono perentorio.
Eloise si massaggiò le tempie, scuotendo il capo rassegnata. Tracey, invece, sembrava emozionatissima all’idea di condividere la panchina con loro, tanto che si scostò quel tanto che bastava per ricavare un buon posto, lo sguardo languido rivolto al ragazzo.
- Beh … puoi sederti vicino a me - tentò lei con un sorriso docile, docile, sfiorando con le dita il seggiolino accanto al suo, fremendo per un suo assenso.
Draco a quella vista strizzò il naso disgustato, per niente attirato da quella proposta. Non fraintendiamo. Tracey era carina, anzi, molto carina, la più graziosa del loro anno se proprio lo si vuol ammettere, ma era anche una ragazza e lui non aveva bisogno delle ragazze … non al momento almeno e tanto meno in quell‘occasione. Gli amici lo avrebbero preso in giro a vita. Bastava vedere la fine che aveva fatto Blaise … le donne servono solo gli smidollati e lui decisamente non lo era.
- No, troveremo un altro posto - disse risoluto, spegnendole il sorriso - Tiger, Goyle, andiamo!-
Pansy gli esibì una sorta di ghigno soddisfatto che Draco le restituì, antipatico, poco prima di voltarsi e sparire oltre le file di panchine occupate ora decisamente più chiassose, insieme ai suoi due scagnozzi.
Nessuna delle tre provò minimamente a fermarli, anche se Tracey ne era chiaramente tentata, visto il modo in cui guardava le loro schiene sparire tra la folla, chiacchierina. Tiger per questo ridacchiò a lungo, scosso da silenziosi singhiozzi.
- Piantala!- sbottò il biondo, in un sibilo tagliente, seguendo una fila di Corvonero, alla ricerca di uno spazio vuoto.
- Scusa capo è … è che il modo in cui ti guarda … -
- Draco posso respirare, vero? Vuoi qualcosa? Ti posso imburrare il pane? Oh ti prego! - Goyle si era lanciato in una macabra imitazione della ragazza, saltellando come un prosciutto isterico tra la folla. Tiger ululò dal ridere e persino lo stesso Draco accennò un vago sorriso, che gli face dimenticare l’odiosa fidanzata e le sue amiche svitate.
- Quella è Millicent, Goyle - lo corresse questo, superando rapidamente un paio di ragazzi vestiti di rosso dalla testa ai piedi, le labbra storte in un ghigno. L’amico scrollò le spalle.
- Beh, non c’è poi molta differenza -
Avanzarono ridacchiando ancora per un po’, parlottando entusiasti, di quanto fossero appiccicose le loro compagne di classe senza rendersi conto di essersi allontanati di parecchio dagli spalti Serpeverde. Fu solo quando il biondo, guardandosi intorno non individuò più una sciarpa verde-argento, ma una sfilza infinita di capi rossi, oro e arancione che i tre si fermarono, smettendola di confabulare tra loro.
Draco si issò su una panchina semivuota, il vento freddo a sferzargli la faccia. Da lì si scorgeva perfettamente ogni angolo di Hogwarts. Alla sua destra il lago nero cerchiato da vecchi alberi spogli; alla sua sinistra, invece, le serre di Erbologia e il sentiero ghiaioso per raggiungere la stazione di Hogsmeade. Doveva trovarsi sicuramente in una delle posizioni più alte dello stadio. L’ala nord, gli spalti Grifondoro.
Fu con una sensazione di disgusto che ritornò dagli amici. Ovunque, ora che ci faceva caso, vi erano stendardi raffiguranti grossi leoni rampanti, bandiere d’incoraggiamento con i rispettivi nomi dei giocatori e uno striscione urlante dove risplendeva, odiosamente, la scritta POTTER SEI TUTTI NOI. Draco guardandolo, meditò seriamente di appiccargli un piccolo incendio.
- Capo … - fece Goyle, grattandosi il naso, con aria ottusa - … siamo nella parte Grifondoro? Torniamo indietro?-
Draco annuì vigoroso, ma un secondo dopo la sua attenzione venne attirata da una zazzera rossa e da un volto paffuto, qualche posto più in là, facendogli cambiare idea. Weasley e Paciock, i volti pallidi, attendevano ansiosi, l’inizio della partita accompagnati dall’amichetta Granger.
Il biondo indicò i tre agli amici, bloccando la loro marcia. Tiger e Goyle alla loro vista sghignazzarono crudeli, sfregandosi le mani.
- Andiamo da loro? -
- Naturale - assentì lui, con un sorriso - Già che ci siamo, perché non deliziarli con la nostra presenza?-
I due crocchiarono le dita, annuendo divertiti, per poi seguirlo lentamente su per la gradinata in direzione dei poveri malcapitati.
Draco, preso com’era dal commentare malevolmente le sue tre sciocche compagne, si era quasi scordato dell’imminente partita che si sarebbe tenuta, di lì a pochissimi secondi, con la clamorosa quanto sicura, sconfitta dei Grifondoro. Ora che il ricordo delle tre arpie si era assopito, però, la voglia di prendersi gioco dei rosso-oro era tornata più forte e impellente che mai. Dopotutto, lui adorava tormentare la gente, se poi si trattava degli amichetti di Potter, andava ancora meglio.
Silenziosi, benché non ve ne fosse realmente bisogno, vista la confusione, i tre Serpeverde sgusciarono quatti quatti dietro le spalle degli adorati nemici, trattenendo a stento le risa.
Weasley e la Granger erano concentratati anima e corpo sul campo da Quidditch, l’aria preoccupata. Confabulavano mesti tra loro.
Draco li fissò per un po’, il ghigno sempre più ampio.
“Certo che quel parruccone carota è proprio orribile” pensò, avvicinandosi ulteriormente al ragazzo.
- Ehi, guarda, partono! - urlò questi, saltellando. Il biondo non riuscì più a trattenersi dal colpirlo con una manata sulla nuca. Era troppo idiota …
- Ahi!-
- Uh, Weasley, scusa tanto, non t’avevo visto - mentì il ragazzo. Tiger e Goyle alle sue spalle in preda ad un eccesso di risatine, che mandava all‘aria il suo proposito di rimanere indifferente.
Ronald, strinse i denti, ma tornò rapidamente a concentrarsi sulla partita, ignorandolo. Il biondo alzò lo sguardo. Piton aveva appena assegnato un rigore al Tassorosso perché uno dei gemelli Pel di Carota che gli aveva spedito contro un bolide. Il ragazzo sorrise, decidendo di rendere Weasley partecipe dei suoi pensieri … così, tanto per essere gentili …
- Mi chiedo quanto a lungo resterà in sella Potter questa volta - disse tranquillo - Si accettano scommesse! Tu che ne dici Weasley?-
Ron però non parve averlo sentito, gli occhi incollati al campo, scattanti, ad ogni movimento di Potter sulla scopa. Draco alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa seccato. Odiava esplicitamente essere ignorato. In particolare per uno come Harry Potter che, a parer suo, non valeva certo tutta quella grande attenzione. Il suo ghigno comunque non si spense, se mai si fece più ampio. Weasley voleva la guerra? Bene, lo avrebbe accontentato …
Improvvisamente si voltò verso Tiger, scosso ancora dalle risate, prendendo urlargli contro per essere sicuro che i tre non si perdessero una sua sola sillaba.
- Sai come penso che facciano, per scegliere chi gioca per il Grifondoro? - chiese al ragazzo, una lucetta maligna negli occhi - Scelgono quelli che gli fanno pena. E di fatti ci gioca Potter, che non ha i genitori, ci giocano i Weasley, che non hanno il becco di un quattrino … - poi, ricordandosi della presenza di Neville, aggiunse allegro nella sua direzione - Anche tu dovresti far parte della squadra, Paciock, visto che non hai un cervello -
Tiger e Goyle a quella battuta scoppiarono a ridere. La loro risata cavernosa e possente, non poteva essere ignorata, sembrava il latrato di un cane particolarmente grosso.
Neville, infatti, si voltò dalla loro parte, il volto di una sfumatura vermiglia molto simile a quella che Pansy aveva ogni qual volta le si menzionasse Zabini. Tuttavia il ragazzo parve, gonfiarsi di un certo orgoglio.
- Io ne valgo dodici come te, Malfoy - sentenziò deciso, il naso violaceo.
Draco a quell’affermazione spalancò gli occhi, tossicchiando, per essersi quasi strozzato con la saliva.Tiger e Goyle ormai, erano piegati in due, le lacrime agli occhi, accasciati l’uno contro l’altro per non perdere l’equilibrio.
‘Ne valgo dodici come te’? Paciock aveva detto … ‘Ne valgo dodici come te’? Ma per favore! Quel grasso, stupido, imbecille di Neville Paciock era già tanto se valeva tanto quanto mezzo Troll di montagna, figuriamoci se poteva anche solo minimamente competere con lui! Magari in un’altra vita … o forse quando le galline avranno imparato ad andare a cavallo e gli elfi domestici pretenderanno una paga e le vacanza estive …
A quel pensiero, venne scosso da un singulto, lo stomaco dolorante, per le risate eccessive. A fatica recuperò il fiato per parlare, il viso contratto, la mascella incastrata in un sorriso sghembo.
- Ehi, Paciock … - disse asciugandosi le lacrime, Tiger al suo fianco ululante dal ridere - Se il cervello valesse tanto oro quanto pesa, saresti più povero di Weasley … ed è tutto dire!-
Quest’ultimo si voltò appena, l’aria minacciosa, i capelli spettinati.
- Ti avverto, Malfoy: un’altra parola e … - ma non finì la frase, perché la Granger saltò su urlante, indicando con un dito la ridicola esibizione di un Potter, cadente verso terra. La folla comunque lo applaudì ammirata, quando sterzò all’improvviso riacquistando quota. Falso allarme il suo: nessun boccino in vista. Draco si concesse qualche sporadica risata nel osservare quella scena.
- Sei fortunato, Weasley: Potter deve aver visto una monetina caduta in terra!-
Il biondo stava per aggiungere qualcos’altro, lanciato com’era, quando un uragano (o almeno così gli sembrava) gli fu addosso, sbattendolo pesantemente a terra.
Prima di rendersene conto, Ronald gli era sopra, il pugno serrato contro il suo occhio aperto.
Draco annaspò, cercando di afferrarlo da qualche parte, mentre un secondo macigno, andava a scaraventarsi contro la sua mascella. Non ci vedeva bene, qui colpi lo avevano stordito. Tutto era un turbinio acceso di rosso, e nero. La testa poi, gli doleva e non sapeva nemmeno precisamente perché. Non riusciva a districarsi da quella situazione.
Ron d’improvviso, però, sollevò un braccio (probabilmente per sferrargli un altro cazzotto), allentando la presa. Draco, con la forza della disperazione, levò a sua volta il pugno, colpendolo in un punto impreciso tra il naso e la bocca. Il ragazzo ululò, cadendo di lato. Il biondo approfittando della situazione gli si gettò addosso con un grido degno di una scimmia, menando manate a destra e a manca. I due ruzzolarono per un tempo indefinito a terra, sballottando contro le panchine finché non si sentirono strattonare bruscamente da qualcuno.
Un ragazzo alto, dai capelli rossi e degli stupidi occhiali di corno urlava loro contro, infilando fra uno strillo e l’altro le parole “Sono un Prefetto!”.
Draco avrebbe tanto voluto che questi la smettesse di urlare. Magari assestandogli un bel calcio sugli stinchi ci sarebbe riuscito ... L’idea lo allettava parecchio …
- Capo, andiamo via -
Tiger lo strattonò per un braccio, sottraendolo alle grinfie dei suoi pensieri e del Prefetto assatanato, ora letteralmente concentrato ad urlare contro il Grifondoro, il cui naso sanguinava copiosamente, contro la manica del mantello. Il biondo a quella vista, non potè fare a meno di sentirsi orgoglioso.
Tra il caos generale, le spinte degli amici e la vista annebbiata, raggiunse non si sa come, i giardini della scuola, accasciandosi contro una parete, respirando a fatica. La partita doveva essere finita, perché molti si apprestarono a seguirlo, gridando. Goyle, i capelli scompigliati e il volto imperlato di sudore, gli sventolò una mano davanti.
- Stai bene?-
Draco annuì, anche se non era poi tanto sicuro. Non riusciva più ad aprire un occhio e come se non bastasse, sentiva il gusto del sangue in bocca, un labbro pulsante.
- Abbiamo steso Paciock - commentò, ansante, uno dei due amici togliendosi il mantello - Quando ce ne siamo andati era svenuto … spero non sia morto -
Il biondo provò a sorridere, ma i suoi muscoli facciali non rispondevano ai comandi. Gli sembrava che ad ogni movimento gli si staccasse qualcosa: un dente o un pezzo di naso, per tanto si limitò a borbottare qualcosa d’incomprensibile, che nemmeno lui riuscì a decifrare.
I tre rimasero a recuperare il fiato per un po’ silenziosi, in sottofondo il rumore confuso di una folla festante. A Draco doleva incredibilmente la testa, il dolore non sembrava cessare affatto, se mai aumentare di minuto in minuto. Ma cosa diavolo aveva Weasley al posto delle mani, due calderoni?
A distrarlo un improvviso, quanto indesiderato, boato.
- OH MIO DIO! MA COSA HAI FATTO ALLA FACCIA?-
- Tracey smettila di urlare! -
Il ragazzo, si portò le mani alla testa, infastidito, le strida della compagna a rimbombargli nella testa. Draco aprì leggermente un occhio. Insieme ad un’agitatissima Tracey, vi erano praticamente tutti i Serpeverde del primo anno, l'espressioni spaventate.
- Draco, chi è stato ad aggredirti? Dimmelo! Oh poverino … chiamate un‘insegnante!- Millicent, piagnucolava, starnazzando insieme alle altre ragazze, rigorosamente in lacrime, mentre qualcuno spariva come un razzo alla volta dello stadio, alla ricerca di un professore.
- Non occorre … - bofonchiò il ragazzo, irritato, scrollandosela di dosso. Non era proprio così pappamolle da non sopravvivere a qualche bastonata …
Troppo tardi comunque, perché una preoccupata professoressa Sprite, gli correva già incontro, affiancata da una Pansy, piuttosto pallida. Era stata lei ad avvertirla.
- Santo Cielo! Malfoy, che ti è successo? -
La donna, lo afferrò per le spalle esaminandolo attentamente, insieme a buona parte dei suoi amici. Draco sbuffò. Bella figura ci stava facendo … e poi non gli andava certo di dire che era stato quel bracalone di Weasley a ridurlo così. Un Malfoy messo sotto da un Weasley, no, era meglio inventarsi qualcosa ...
- Sono caduto di faccia dagli spalti - improvvisò, tranquillo, il viso una puntura continua - Niente di grave - Quanto avrebbe voluto sparire di li.
La sprite lo fissò severa, quasi a volergli dire con quello sguardo di imparare a guardare dove metteva i piedi la prossima volta, ma non fece commenti, lasciandolo finalmente andare.
- Signorina Parkinson, lo accompagni in infermeria, Madama Chips gli darà una sistemata -
Draco avrebbe voluto protestare, ma la mascella gli faceva così male, che emise solo un gemito strozzato. Maledetto Weasley …
- Voi tutti tornatevene nella vostra Sala Comune. Non morirà, state tranquilli - aggiunse poi, rivolta agli altri. In particolare a Millicent e Tracey che erano due fontanelle con le gambe. Si sentì infinitamente sollevato quando queste, sparirono alla volta del castello, lasciandolo in pace. Quasi non si era accorto che Pansy gli era ancora accanto, se ne rese conto solamente quando questa aprì bocca.
- Andiamo, ti accompagno - disse piatta, afferrandolo per una manica del mantello, costringendolo a muoversi. Draco, obbedì, felice che questa non fosse scoppiata ad urlare come, invece, avevano fatto le rispettive compagne.
“ D’altronde ” pensò il ragazzo, lasciandosi trascinare all’interno della scuola, tra i corridoi gremiti di dipinti vocianti, intenti a commentare la partita “ Figuriamoci se lei si mette ad urlare per me …”
I due proseguirono silenziosi per i diversi piani, il dolore sempre più martellante, sino a giungere davanti alla porta di legno lucido dell’infermeria.
- Siamo arrivati - sussurrò la mora, bussando frettolosamente qualche colpo. Rmasero in attesa. La porta però non si aprì, dentro, ad occhio e croce non doveva esserci nessuno.
Draco improvvisamente si ricordò di Paciock. Se le parole di Tiger e Goyle erano vere, doveva essere conciato peggio di lui. Con buone probabilità Madama Chips evidentemente si stava occupando del poveraccio allo stadio.
- La Chips non c’è - disse senza pensare - E’ ancora al campo da Quidditch, Tiger e Goyle hanno steso Paciock -
- Lo so - sibilò lei, aprendo la porta con la bacchetta, facendogli cenno di entrare. Lui la guardò interrogativo, o almeno ci provò visto che era sicuro di aver perso il controllo della sua faccia, venendo immerso da un‘ondata di bianco e da un fastidioso odore di ospedale. L’infermeria non era poi molto accogliente con quell'arredamento stile sala operatoria.
- Quando sono andata a chiamare la Sprite ho visto Weasley con il naso rotto, che teneva Paciock in spalla aiutato da suo fratello … - spiegò lei, severa - Ho capito subito che c’entravi qualcosa tu, rompiscatole come sei … figuriamoci se non combinavi qualcosa -
Draco a quell'osservazione, s'irrigidì, sedendosi stizzito su uno dei letti inamidati che riempivano l’ampia sala rettangolare. Gli era sembrato troppo strano, infatti, non averla sentita commentare la situazione per tutto questo tempo … pareva troppo bello che avesse deciso di tenere il becco chiuso!
- Guarda che è stato lui a colpirmi per primo!-
Pansy emise un suonò scettico, trafficando negli gli armadi dell’infermeria alla ricerca di un qualcosa che si rivelò essere una vecchia borsa per il ghiaccio.
- E‘ vero! - protestò lui, seguendola con lo sguardo, mentre riempiva il contenitore di tanti, piccoli cubetti gelidi, fatti spuntare dal nulla con la bacchetta. Sembrava stranamente trovarsi a proprio agio con tutti quegli arnesi.
- Sicuramente tu l’avrai provocato - ribattè la mora le parole taglienti, in netto contrasto con i suoi gesti gentili - Weasley sarà pure impulsivo, ma non spacca la faccia al primo che gli capita sotto il naso, solo per divertirsi - proseguì lei, posandogli con delicatezza la borsa del ghiaccio sull’occhio tumefatto - Non è mica stupido come te! -
Draco si sentì piacevolmente sollevato, ma allo stesso tempo irritato da quei commenti. Il freddo di quell’aggeggio diminuiva non poco il dolore dovuto alle manacce del Grifondoro, ma le parole della ragazza gli fecero ribollire il sangue nelle vene, tanto da annullare un po’ di quell’effetto rilassate. Forse per questo o per la rabbia repressa nei confronti del Grifondoro non riuscì a tenere a freno la lingua.
- Beh mi dispiace di non essere noioso come Blaise -
Pansy come fulminata, ritrasse il braccio di scatto, sottraendolo così al refrigerio del ghiaccio. Avrebbe preferito non l'avesse fatto. Il gonfiore tornava a pulsare fastidiosamente, il refrigerio scomparso.
- Ridammi quel coso! - sbottò lui, cercando di strapparle di mano la borsa, ma inutilmente. Lei arretrò di qualche passo, togliendosi definitivamente dalla sua portata, fissandolo gelida.
- E adesso cosa c’entra Blaise? -
- Niente il tuo Blaisiuccio non c‘entra proprio niente - ringhiò il ragazzo, alzandosi per rubarle con uno scatto la borsa del ghiaccio, sbattendosela in faccia. Mossa sbagliata, la sua, perché il freddo eccessivo schiaffato con foga sulla pelle gli procurò solo un forte mal di testa, che gli fece girare la testa.
- Non chiamarlo Blaisiuccio!- urlò lei inviperita, i pugni stretti lungo i fianchi, la calma di poco prima sparita chissà dove - E poi piantala, per me è solo un amico! -
Draco tornò a sedersi sul letto, il volto pulsante, contratto in una smorfia. Le grida della ragazza contribuivano ad innervosirlo ulteriormente. Non bastavano i pugni di Weasley, ci mancavano pure le strilla di quella pazza isterica a fargli venire il mal di testa …
- Meglio per te, visto che anche per lui sei solo questo: un’amica - ribattè cupo, dondolando il capo.
Pansy a quelle parole parve sgonfiarsi, come un palloncino bucato. Il rossore fece presto largo al pallore, le labbra serrate si rilassarono e gli occhi smisero di brillare. Il biondo furente, però, quasi senza accorgersene rincarò la dose. Ormai la sua mente andava per conto suo, era troppo confuso per capire ciò che diceva.
- Me l’ha detto secoli fa … ma era ovvio, poi! Chi mai si interesserebbe a te di sua spontanea volontà? Probabilmente non ti considera nemmeno una ragazza … e non gli si può dare nemmeno torto!-
Il biondo si fermò per riprendere fiato, ma anche e soprattutto perché Pansy pareva essersi pietrificata. Non muoveva un muscolo, non sbatteva nemmeno le palpebre. Trascorsero parecchi secondi, prima che si decidesse a muoversi.
Draco si fece più attento, i sensi all’erta, pronti a scattare ad una sua eventuale quanto sicure esplosione. Esplosione che però non arrivò mai. La mora, infatti, semplicemente, girò sui tacchi e senza una parola riattraversò la stanza, uscendo dignitosamente dall’infermeria.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi per quell‘insolito comportamento, scioccato. Se n’era andata. Così, senza un insulto, senza uno strillo. Non gli aveva scagliato contro niente di niente e non lo aveva neppure guardato. Aveva preso ed era sparita dalla sua vista, aveva tolto il disturbo con una freddezza e un distacco invidiabili.
- Stupida - disse al nulla, posandosi con più calma il ghiaccio sull’occhio gonfio, cercando d’ignorare la sensazione di fastidio che gli attraversava lo stomaco. Era come se si fosse pentito di quello che aveva detto … forse aveva un po’ esagerato …
- Stupida - ripeté al vuoto, scuotendo la testa, orgoglioso - E’ lei la stupida, non io -
“Draco Malfoy non sbaglia mai” pensò egoisticamente, stendendosi sul letto, mentre Madama Chips entrava nella stanza, con un Neville Paciock, privo di conoscenza, sbattuto di malagrazia su una barella volante, la lingua penzolante e un grosso bernoccolo in fronte. Tuttavia, sebbene la vista del Grifondoro lo distraesse piacevolmente, non riuscì a convincersi completamente di quelle parole.

***

Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo!
Spero vi sia piaciuto, io personalmente mi sono divertita molto a scriverlo! Come avrete notato c’è un piccolo, minuscolo mutamento nei “miei” personaggi … sono ancora molto bambini, ma in loro qualcosa sta cambiando, di poco, ma qualcosa sta cambiando. Suppongo però che già dallo scorso capitolo abbiate intuito qualcosa a riguardo …
Non mi dilungo oltre e passo ai ringraziamenti personalizzati che vi avevo promesso!

Naturalmente un MEGA-GRAZIE generale a tutti coloro che hanno avuto la cortesia di leggere questa fiction, per me siete importantissimissimissimi!
Ringraziamenti particolari vanno però a:

Sere: Innanzi tutto grazie mille per aver messo al primo posto la mia fic al posto dei compiti! Voglio dire … hai sprecato un po’ del tuo preziosissimo sonno per dedicarlo a questa storia! E’ un onore! Sono contentissima inoltre che la mia Pansy ti piaccia … per lo meno uno dei miei scopi l’ho raggiunto! Bene, bene … per quanto riguarda Draco, si è odioso ma LUI dev’essere così … non riesco a figurarmelo diverso da come ce lo propone la Rowling! Sarò matta? Boh … io adoro questo personaggio proprio perché è antipatico e viziato! Per l’e-mail non ti preoccupare … fai con comodo! Grazie ancora per tutti i tuoi bellissimi commenti che mi fanno sempre tanto piacere! Un bacio

Minami77: Grazie! Arrossisco di fronte a tutti tuoi complimenti … mi fanno troppo piacere! Eh lo so che Draco è insopportabile ma … è particolare appunto per quello! Comunque mi fa piacere che apprezzi il mio tentativo di essere il più fedele al Draco originale, sono proprio lusingata! Per quanto riguarda i sentimenti di Malfoy nei confronti dell’altro sesso … beh … come avrai notato in questo capitolo resta ancora fermo nelle sue decisioni. Per lui le ragazze sono ancora un mondo a parte … anche se sotto pelle qualcosa si sta muovendo, com’è giusto che sia! Ancora tante grazie, spero recensirai ancora! Kissotti

Katia37: Grazie anche a te per tutti i complimenti! Non sai quanto bene mi facciano! Meglio di una cura di bellezza … ma facciamo le persone serie! Sono contenta che la scena del gattino regalato a Pansy da Blaise ti sia piaciuta … in effetti e stata una bella idea, ma non affidata al caso! Grazie ancora … mi raccomando lasciamo un pensierino anche questa volta! Baci

Pansy Malfoy: Thank you very much pure a te! Spero di non aver tardato troppo con questo capitolo e di essere stata all’altezza delle tue aspettative …
Hai ragione, comunque, la scena della Maledizione Imperius era un po’ triste, ma voglio far entrare nell’ottica che questi due Serpeverde non avranno vita facile, siamo solo alla punta dell’iceberg! Ancora tante grazie per avermi lasciato una recensione, mi raccomando! Baci

Franceskina: Vedo che il regalo di Blaise ha fatto colpo anche su di te oltre che su Pansy ^^! Son contenta! Purtroppo però non posso dirti se tra i due ci sarà qualcosa … si vedrà … tu che pensi? Grazie infinite per avermi sempre seguito! Il tuo sostegno per me è fondamentale! Baci

Grazie ancora e … beh … alla prossima!

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Capitolo 10
*** Cap 10: Gli esami ***



Era una nottata come tante ad Hogwarts. Il vento spirava gentile contro le mura del castello e dall’alto la luna faceva i capricci, nascondendosi vergognosa dietro le nuvole di passaggio.
All’interno della scuola, i Prefetti delle quattro Case, come d’abitudine, pattugliavano annoiati i corridoi mentre Pix, il poltergeist, lanciava contro la porta dello studio di Gazza la sua dose quotidiana di Caccabombe puzzolenti. Il tutto, insomma, rientrava perfettamente nella norma ... o quasi.
Nei sotterranei della scuola e più precisamente nella sala comune dei Serpeverde, infatti, c’era qualcosa di diverso.
Erano passate da poco le undici e mezza e gli ultimi libri erano stati definitivamente riposti, confinati chissà dove in fondo agli zaini. Il baccano eccessivo provocato dalle urla dei patiti di Quidditch e dai sostenitori del Club delle Gobiglie era andato sempre più scemando, trasformandosi gradualmente in un lento e soporifero ronzio. Il dormitorio si stava a poco a poco svuotando; solo qualche anima insonne permaneva davanti al camino, sfogliando riviste o mangiucchiando qualcosa.
Un gruppetto di ragazze del primo anno per esempio non sembrava essere minimamente intenzionato ad abbandonare la sala per andarsene a dormire. Le cinque ragazze erano incredibilmente sveglie; parlottavano tra loro da ore, una scatola di cioccolatini aperta e pressoché finita a far loro compagnia. Erano instancabili, o per lo meno, tre di loro lo erano. Pansy Parkinson ed Eloise Midgen, infatti, stavano letteralmente morendo di sonno, ma le compagne parevano non accorgersene troppo prese dal ripetere all’infinito il seguente dialogo per dar loro corda:
- E se gli succedesse qualcosa?-
- Oh, una punizione nella foresta … la McGranitt dev’essersi bevuta il cervello! -
- Con tutti quei pericoli … i lupi mannari, i vampiri …-
- Oh povero Draco! -
- Se gli capita qualcosa … -
- Non dirlo, Tracey, porta male!-
- Ma Draco ce la farà non è vero?-
Il tutto seguito da un inutile, quanto fastidioso, piagnisteo e da un serie di barbosi incoraggiamenti collettivi che duravano da circa un‘ora, minuto più, minuto meno. Proprio in quel momento Millicent aveva ripreso a singhiozzare sulla spalla di Daphne, la bocca sporca di cioccolata.
- Oh, ma quando torna? I-io non l’ho ne-nemmeno salutato … e s-se non lo rivedessi p-più?-
Pansy, dal profondo della sua poltrona, non riuscì questa volta a trattenere uno sbuffo. Non ne poteva veramente più di tutta quella ridicola messinscena. Era incredibile il livello di stupidità che aleggiava là dentro.
- Milly, piantala, mica è partito per la guerra!-
La ragazza si asciugò una lacrima con fare teatrale, l’aria un tantino offesa.
- Non si sa mai cosa potrebbe trovare nella foresta … il mio povero Draco …- Ah santa pazienza …
- Millicent … - sospirò la mora, alzando gli occhi al cielo - E’ una punizione, non una missione speciale per salvare il mondo … e poi ci sono pure Potter, Paciock e la Granger, cosa diavolo vuoi che gli succeda? -
- Potrebbe morire!- sentenziò Daphne cupa, l’espressione scioccata - Come fai ad essere così insensibile?-
Pansy scrollò le spalle, afferrando un altro cioccolatino più per noia che per fame, prendendo a scartarlo. Se non avesse tenuto le dita occupate probabilmente avrebbe strozzato qualcuno.
- Sono realista Daphne! E poi, andiamo, non siamo così fortunate da togliercelo dai piedi così in fretta …-
Eloise, che era in uno stato a dir poco pietoso, a quelle parole, soffocò una risata sotto il colletto della veste, ammiccando in sua direzione. Le altre, però, non apprezzarono affatto il suo commento, rivolgendole di risposta un’occhiata tutt’altro che amichevole.
Pansy le ignorò bellamente tornando a concentrarsi sulla velina che ricopriva il dolciume. In effetti era troppo stanca e provata da quelle continue congetture, per curarsi ancora di ciò che le sue compagne pensavano del suo totale disinteresse all’argomento: ‘Draco’. Il ragazzo in questione, a causa della sua stupidissima sete di vendetta, infatti, era stato punito nuovamente dalla McGranitt, la quale lo aveva sorpreso a girovagare di notte senza permesso e apparente motivazione.
La storia del suo ‘giretto serale ’ risale, però, a parecchie settimane prima, quando Draco, furente per essere stato malmenato da Weasley durante la partita di Quidditch, aveva preso a meditare una serie di possibili vendette nei confronti del Grifondoro e dei suoi sciocchi amici. Il biondo non si era dato pace; li aveva seguiti ovunque alla ricerca di un qualcosa di losco che avesse potuto aiutarlo a portare a termine il suo scopo. Con sua grande fortuna (o sfortuna?) l’occasione gli era capitata tra le mani subito dopo le vacanze di Pasqua, durante l’ora di Erbologia, dove aveva sentito parlare di un qualcosa di illegale che Hagrid, il guardiacaccia, teneva nascosto nella sua baracca.
Pansy non si era interessata molto alla faccenda, per cui le sfuggivano molti particolari a riguardo. Fatto sta che comunque, dopo quella scoperta, Draco aveva preso a fare lo sbruffone con Weasley e compagnia bella, finendo inesorabilmente per cacciarsi nei guai. I Grifondoro, ad occhio, dovevano averlo raggirato in un qualche modo, perché alla fine non si era trovato ad Hagrid nulla di illegale. In conclusione doveva essersi trattato tutto di una gran buffonata (cosa che la maggior parte della gente pensava), ma Draco si rifiutava di ammettere l’evidenza, continuando a sbraitare ai quattro venti che Potter aveva fatto sparire un drago tra le nuvole … certo che il ragazzo aveva davvero una fantasia spiccata! Va bene essere orgogliosi, ma inventarsi una panzana simile …
“ Quant’è idiota” pensò Pansy, gustando gli ultimi resti del cioccolatino, fingendo di non sentire le lamentele e i piagnistei delle compagne, che avevano ripreso a parlottare.
- E se venisse morso da un lupo mannaro?- domandò Tracey, gli occhi pieni di lacrime, diffondendo un tremolio generale tra le altre.
- E se lo mordesse un vampiro, invece?- rincarò Millicent, le dita tremanti a stringere quelle di Daphne.
- E se cadesse in un burrone?- proclamò quest’ultima, la voce tremula.
- E se venisse travolto da un centauro imbizzarrito?-
- E se si tappassero la bocca?- sussurrò Pansy all’orecchio di Eloise, senza riuscire a trattenersi, facendola sghignazzare.
- Magari - rispose lei, sorridendo appena, gli occhi semichiusi, l’aria di chi si sarebbe addormentata da un momento all‘altro - Non ne posso più di sentire i mille modi con cui Malfoy può rimanerci secco -
Eloise stringeva saldamente un cuscino, le gambe penzoloni dal divano, aveva la faccia stanca e lo sguardo perso. Anche lei, al pari della mora, stentava ancora a capire il motivo di tutto quel gran chiasso.
- Andiamo a letto?- mugolò, poco dopo, con un cipiglio isterico, scalciando a vuoto per attirare l‘attenzione delle altre - Ho sonno!-
- Ma sei matta?- sbraitò Tracey, spalancando gli occhi indignata - Come puoi pensare di dormire con Draco che rischia la vita là fuori?-
Eloise per tutta risposta, diede un ringhio, schiaffandosi il cuscino in faccia, per non sentirle.
Pansy sorrise a quel gesto, alzandosi in piedi, guardandosi intorno. Era decisamente arrivata l’ora di dare un taglio a quella noiosa commedia. La sala comune era ormai completamente deserta, loro erano le uniche sveglie, se così si poteva dire. Lei stessa stava crollando e poi, sinceramente, non aveva la minima intenzione di rivedere la faccia di Draco. Dopo la scenata che lui le aveva fatto alla fine della partita di Quidditch, in effetti, meno lo vedeva meglio era per tutti.
- Su El, andiamocene a letto … se loro proprio non vogliono venire, rimangano pure qui …- disse questa, stiracchiandosi la schiena, facendole cenno di alzarsi.
La ragazza si rotolò a fatica giù dal divano, mugolando qualcosa come “Grazie Signore, grazie”, aggrappandosi al suo braccio in un moto d‘intensa gratitudine. Faceva proprio ridere in quelle condizioni, con i capelli in un groviglio biondo e la veste stropicciata.
- Non restate per la veglia?- domandò Millicent, poco dopo, staccandosi da Daphne e dalla scatola di cioccolatini, per bloccare la loro marcia.
- La veglia?- bofonchiarono le due all’unisono, corrugando la fronte, guardandosi perplesse, i piedi puntati sulla scalinata. Millicent, non batté ciglio, il tono ovvio.
- Sì, la veglia per Draco -
Questo era davvero troppo per le orecchie delle due ragazze. Eloise sbadigliò sonoramente, sbiascicando un’incomprensibile “ma tu sei matta”, prima di voltarsi di gran carriera, prendendo a salire le scale che davano al dormitorio femminile. Pansy, d’altro canto, si apprestò a seguirla obbediente, commentando il tutto con un semplice, quanto sarcastico “buona notte“. Le due si avviarono lentamente su per le scale, i piedi a strisciare sul pavimento di pietra.
- Ma ti rendi conto? La veglia per Draco! La veglia per … ah incredibile! - disse Eloise, scuotendo il capo con fare rassegnato - Pazzesco!-
Pansy ridacchiò, battendole qualche colpetto sulla spalla con fare solidale, raggiungendo silenziosamente la propria stanza. Eloise borbottava tra sé critiche sonnolente, trafficando con i lacci delle scarpe, mentre lei si richiudeva la porta alle spalle, il sorriso ancora a dipingerle le labbra.
- O ma quelle lì non hanno mica tutte le rotelle a posto, te lo dico io! -
La ragazza parlava ad occhi semichiusi, l’aria irritata, le mani intente ad annaspare nel suo letto alla ricerca del pigiama, gli indumenti lasciati chissà dove in un angolo della camera. Quando per errore, però, pestò la coda di Bonbon, il pelosissimo gatto bianco di Daphne, si decise finalmente ad aprire gli occhi.
- La cosa più stupida poi … - proseguì lei ignorando i miagolii arrabbiati del gatto ai suoi piedi - … è che sono davvero convinte che a Draco possa succedere qualcosa! Non è che lo fanno a posta … no, no sono proprio tocche! -
Pansy l’ascoltava divertita, felice una volta tanto, che qualcuno la pensasse come lei. Certo, Eloise non detestava Draco, anzi, a dirla tutta, gli stava pure simpatico, ma per lo meno non lo venerava come un Dio, baciando la terra dove camminava. Per la mora questo era di grande utilità, oltre che un enorme sollievo. Sarebbe impazzita se avesse avuto accanto a sé solo ragazzine innamorate che appendevano sue foto in giro e non facevano altro che elencarle quanto il fidanzato fosse adorabile.
Eloise con un ultimo sbuffo, sparì oltre la porta del bagno, i pantaloni del pigiama infilati al contrario sopra i mutandoni a paperelle. Pansy si concesse un’altra breve ondata di risa, prima di iniziare a prepararsi a sua volta per la notte.
Icaro, il gattino che Blaise le aveva regalato per Natale, dormiva già della grossa nella sua cuccetta in fondo ai piedi del letto, le orecchie scosse di tanto in tanto da un piccolo tremito. Era davvero carino con quel pelame fumoso e le zampette minuscole serrate contro un pupazzetto spelacchiato. Ricordava un po’ il suo vecchio padrone …
Pansy a quella vista si mordicchiò un labbro nervosa, adocchiando incerta il proprio riflesso sullo specchio che ricopriva la parete. L’occhiata le venne restituita all’istante da una ragazzina bassa e mingherlina, forse anche un tantino troppo, e da un paio di occhi verdi, appena visibili sotto la frangetta color inchiostro, incastonati in un visino pallido, aguzzo … da felino. Distolse lo sguardo a fatica, un moto d‘insoddisfazione nello stomaco. Sapeva di non doverci perder tempo su quei pensieri, ma non riusciva a farne a meno ...
Da quando Draco le aveva detto senza mezzi termini che era a dir poco orribile e che Blaise sicuramente non l’avrebbe mai potuta considerare più di un’amica, l’idea di essere brutta la perseguitava come una sorta di giudice-fantasma.
Prima di allora, infatti, non aveva mai fatto troppo caso a quanto i suoi capelli fossero insulsi, piatti e fin troppo lisci, non aveva mai disprezzato quel suo nasino all’insù ne tanto meno il taglio degli occhi, così particolare; ora invece non faceva altro che notare difetti su difetti. Le cose che un tempo la facevano stare bene ora erano solo fonte di dispiacere.
Tornò a guardarsi allo specchio, questa volta più da vicino, abbandonando il pigiama. Fece alcune smorfie, una serie di sorrisi, provò a sistemarsi i capelli in modo diverso, a strizzare gli occhi e persino a vedere che faccia aveva quando pensava … sembrava la versione femminile di Tiger.
- Oh ma va al diavolo Malfoy!- sbottò arrabbiata poco dopo, voltandosi di scatto, rendendosi conto di essere a dir poco ridicola. Lei non poteva farsi influenzare da quel che Draco le aveva detto in un momento di ira e poi … andiamo, neanche lui fosse stato affascinante come Gilderoy Allock! Che ne sapeva di ciò che era bello o meno!?
“ Però è vero che Blaise mi considera solo un’amica” pensò subito una vocetta maligna nella sua testa, rigettandola nello sconforto “ L’ha detto lui stesso, non si può negare l’evidenza”.
Con un tuffo degno di un campione olimpionico si gettò sul letto, nascondendo la testa sotto il cuscino, piagnucolando. Non ci doveva pensare. Non ci doveva pensare assolutamente … in fondo a lei di quello che Draco diceva non gliene importava proprio niente e per quanto riguarda Blaise … beh, avrebbe trovato una soluzione … prima o poi …
A distrarla dai suoi pensieri, il ritorno di Eloise, che con gli indumenti ancora storti brancolava tra i letti alla ricerca del suo, i capelli pettinati per metà e parecchi brufoletti a fiorirle sul mento. Lei di certo non si preoccupava di quel che dicevano gli altri del suo aspetto, ma in fondo non ne avvertiva nemmeno la necessita; anche perché a dirla tutta nessuno là dentro la criticava mai. Eloise benché bruttina stava simpatica a tutti, un vero record tra i Serpeverde.
- Eloise secondo te starei meglio con i capelli biondi?- chiese d’un tratto, quasi senza rendersene conto, tornando ad infilarsi il pigiama. L’amica grugnì, sprofondando sotto le coperte.
- Ancora con questa storia … me l’avrai chiesto si e no quaranta volte nelle ultime due settimane! E comunque no, non ti ci vedo proprio bionda -
Pansy sospirò tormentandosi la frangetta, lo specchio di fronte a lei a restituirle uno sguardo confuso.
- Pensi sia brutta, allora?-
Ecco l’aveva detto. Le sue paure e i suoi timori erano andati a raccogliersi in quella semplice domanda. Perché era proprio questo il suo problema: ormai, a forza di sentirselo ripetere, si era convinta di essere un mostro. Tuttavia ora che si era, per così dire, sfogata avrebbe dato di tutto pur di non aver mai pronunciato quelle parole. Si sentiva mortalmente idiota. Chi mai se ne andava in giro a tormentate la gente con quelle domande cretine?
Eloise spinse di lato le coperte, sedendosi a gambe incrociate sul letto, l’aria esasperata.
- Pansy è mezzanotte! - sbraitò, come se fosse da malati del San Mungo parlare di certe cose ad un orario del genere.
La mora, sentì il fastidioso rossore salirle lungo la schiena, fino a raggiungere il collo e avere ampio sfogo sulle guance. Ma perché non se n’era rimasta zitta? Ora si sarebbe presa della maniaca come Tracey … e lei in genere non faceva caso a quelle sciocchezze.
- Una volta per tutte Pansy: tu non sei brutta! - fece la bionda, interrompendo i suoi pensieri.
- Millicent e Hannah Abbott sono brutte, ma tu decisamente non lo sei!-
La ragazza in questione si sentì infinitamente sollevata da quel commento, ma non potè fare a meno di diffidare in parte di quelle parole. In fondo, Eloise era sua amica, non le avrebbe mai detto chiaramente: “Sì Pan, fai proprio schifo”. La compagna però non aveva ancora terminato, perché con un’alzata di spalle aggiunse.
- Diciamo che su una scala da uno a dieci tu sei … uhm … sei e mezzo, ecco -
L’umore di Pansy scese di qualche gradino, con rapidi saltelli, bruciando all‘istante i due granelli di buon umore che aveva guadagnato. Sei e mezzo? Solo un misero, insulso, sei e mezzo?
- Oh fantastico …- commentò sarcastica, scomparendo sotto le coperte, improvvisamente arrabbiata, lanciando con foga i suoi indumenti contro il muro, spaventando nuovamente il gatto di Daphne.
- Non sono brutta però ho appena la sufficienza … questo si che la dice lunga!-
- E dai, piantala di fare la lagna! - ribattè Eloise alzando gli occhi al cielo - Sei e mezzo è un bel voto e poi tieni conto che a me, darei a mala pena cinque -
Pansy, diede un ringhio sommesso. Come fosse consolante quello che aveva detto. Era solamente un punto sopra Eloise, quant’era fortunata … ora si che si sentiva realizzata! Tra le sue parole e quelle di Draco non sapeva scegliere quali fossero le peggiori.
- Beh lascia stare El, dormiamo - sentenziò rigida spegnendo, bruscamente la luce, facendosi male alla mano per la foga con cui aveva colpito l‘interruttore. Aveva i nervi a fior di pelle. Un conto era sentirsi dire certe cose da uno che ti detesta, ma venire umiliati così da qualcuno che dovrebbe essere tuo amico, era davvero un colpo basso!
- Pansy …?- mugolò Eloise, poco dopo, richiamandola alla realtà. La ragazza sebbene fosse attenta come un gatto, fece finta di dormire, mentre maledizioni silenziose le sfioravano le labbra.
- Non te la prendere con me, dai … volevi fossi sincera, no? -
“No” pensò la mora, per la prima volta sincera con sé stessa “ No, avrei preferito tu avessi detto che ero fantastica e tanti saluti”. Era arrabbiata. Molto arrabbiata, sia con Draco, al quale però aveva tolto il saluto e la parola da moltissimo tempo, sia con Eloise che invece di consolarla, l’aveva fatta star peggio con quel suo stupidissimo sei e mezzo della malora. La compagna comunque attendeva ancora una risposta, ignara di ciò che le frullava per la testa … e dopotutto non era nemmeno colpa sua …
- Si - mentì d’un tratto Pansy, rigirandosi isterica tra le coperte - Si, hai fatto benissimo. Buona notte! -
Eloise, rispose con un “Notte” scettico, tornandosene però a dormire senza aggiungere altro. Nessuna di loro aprì più bocca. Il silenzio nella stanza diventò in breve pressante, solo un vago accenno di voci provenienti dalla sala comune. La bionda, distrutta, ci aveva messo poco ad addormentarsi, ma Pansy, a cui troppe cose volavano ancora per la testa, non aveva accennato a chiudere occhio. La stanchezza di poco prima, pareva essere evaporata come neve al sole.
“ Ma perché non sono carina come Tracey?” pensò riluttante, ignorando il ronfare silenzioso della vicina “ Perché devo assomigliare ad un pipistrello spelacchiato?”
Maledetto Draco, lui e le sue osservazioni indiscrete che nessuno gli aveva chiesto di fare.
Pansy si rigirò per l’ennesima volta alla ricerca di una posizione comoda, le molle scricchiolanti del letto a tenerle compagnia. Finalmente, dopo parecchi e lunghissimi minuti il sonno tornò a colpirla prepotente, scacciando i suoi pensieri e regalandole, in cambio, sogni dolcissimi dove il fidanzato veniva fatto prigioniero da un Troll, tra le altre cose, molto simile a Millicent, che lo portava il più lontano possibile da Hogwarts e dalle sue terre. Peccato per lei che i sogni non fossero la realtà …

***

Il mattino seguente, quando Pansy ridiscese le scale, che collegavano i dormitori alla sala comune, per fare colazione, notò, non senza un certo dispiacere, che nessun Troll con i codini rossi aveva rapito Draco Malfoy.
Il ragazzo, infatti, se ne stava al centro della sala, l’aria da uomo vissuto, circondato da una piccola folla, intenta ad ascoltare rapita le sue presunte prodezze. Neanche a dirlo Daphne, Tracey e Millicent erano in prima fila pendenti dalle sue labbra, gli occhi evidenziati da grosse e pesanti borse viola.
- … e non ho avuto assolutamente paura! - disse Draco, l’aria tronfia da supereroe - Potter se la faceva addosso, ma ho fatto finta di niente … sapete, per non gettarlo ancor più nel panico -
- Oh davvero? Ma cos’hai visto?-
Millicent, saltellava come un leprotto emozionato, accompagnata dalle altre che annuivano a comando come delle mucche al pascolo. Il ragazzo assunse d’un tratto un’aria pensierosa come si sforzasse di ricordare qualcosa d’importantissimo.
- Non so cosa fosse. Era una figura scura, mi pare incappucciata … beveva il sangue dell’unicorno, ma non appena mi ha visto e scappata, devo avergli fatto sicuramente paura -
Tutti trattennero il fiato, guardandolo ammirati, Tracey si lasciò sfuggire persino un ridicolo gridolino. Pansy invece alzò gli occhi al cielo, scivolando loro accanto come se nulla fosse, curiosa di sentire quali altre sciocchezze il ragazzo avrebbe continuato a fornire loro. Erano tutti a dir poco patetici. Bastava guardarlo in faccia per capire che non vi era nulla di vero in quelle parole.
- E Potter è scappato? - chiese poco dopo Daphne, sbattendo le ciglia come una cerbiatta impazzita.
Draco, annuì deciso, sghignazzando. Si stava gonfiando come un tacchino. Sicuramente se qualcuno l‘avesse bucato ne sarebbe uscita tanta di quell‘aria da sconvolgere in un lampo la rosa dei venti.
- Si - disse con il suo miglior tono strascicato - Non appena ha visto quella cosa muoversi tra i rami ha preso ad urlare come un bambino, poco mancava si mettesse a piangere … e si è pure portato via il cane e la torcia! Mi ha lasciato ad affrontare il mostro da solo, quel codardo …-
Un altro coro di “ooh” si levò dai presenti, costringendo Pansy ad abbandonare la sala comune. Se non voleva rischiare di vomitare di primo mattino, infatti, era meglio tagliare la corda alla svelta. Quando le mura del dormitorio si richiusero alle sue spalle, Draco aveva ripreso a parlare di come l’essere misterioso si fosse messo in fuga alla sua sola presenza, citando senza un motivo particolare centauri e salamandre sputa fiamme, il tutto naturalmente seguito da esclamazioni che sfioravano di poco la venerazione.
- Incredibile! - borbottò la ragazza tra sé, avviandosi a passo di marcia lungo i corridoi che portavano all’ingresso - Non ho mai sentito tante stupidaggini tutte in una volta!-
Rapidamente raggiunse la sala grande, entrandovi alla svelta; lo stanzone era ancora silenzioso e pressoché deserto. La ragazza si guardò attorno arrabbiata, alla ricerca di qualcuno con cui distrarsi. Solo pochi posti erano occupati alla tavolata dei Serpeverde. Ad un‘estremità vi era un’irritata Natalie Shapely intenta ad ignorare caldamente le occhiate sbieche di Pucey, nervoso quanto lei per il braccio che Hanover le teneva stretto attorno alla vita. Dall’altra parte una ragazza del secondo anno leggeva distrattamente La Gazzetta del Profeta e qualche posto più in là Blaise, in completa solitudine, sorseggiava il suo the.
Pansy, a quella vista, si concesse un sorriso rilassante, dimenticando all’istante quel pallone gonfiato di Draco Malfoy. Blaise aveva uno strano potere su di lei. Era come se il solo posare i suoi occhi su quella matassa di capelli castani e su quegli occhi scuri striati di verde la facesse sentire in pace con sé stessa, scacciando ogni sua più piccola scocciatura.
Zabini era esattamente il ragazzo per cui avrebbe potuto perdere la testa e non trovarla più per molto, moltissimo tempo. Non era solo il suo aspetto delicato ad affascinarla, era tutto un’insieme di caratteristiche che spaziavano dal suo carattere misterioso e ricco di sfumature al modo perfetto con cui intingeva il pennino nell’inchiostro a lezione. Di Blaise adorava ogni singola cosa.
Era forse per questo motivo che ogni volta che gli stava accanto tendeva a cambiare carattere, allentando un po’ di quelle difese che invece con gli altri era costretta a tenere alte. Ma perché i suoi genitori non le avevano proposto lui come fidanzato? Se lo chiedeva ogni singolo giorno …
Con una scrollata di spalle, si costrinse a scacciare quei pensieri, prendendo ad avanzare in direzione del ragazzo, tutto impegnato ad inzuppare i biscotti nel the. Tormentarsi con quelle inutili domande non l’avrebbe certo aiutata a sistemare le cose.
- Ciao Blaise! - esclamò con voce squillante, sedendoglisi accanto. Lui sollevò lo sguardo, sorridendole gentile di rimando, lasciando perdere la bevanda fumante. Lo stomaco di Pansy per questo fece qualche piroetta tornando a depositarsi sul fondo con un tonfo sordo.
- Ciao Pansy - rispose, occhieggiando appena alle sue spalle alla ricerca di qualcuno - Sai per caso cos’è successo? Non c‘è ancora nessuno in giro stamattina … -
- Oh beh … - fece lei, scuotendo il capo, il volto improvvisamente scuro al ricordo della sala comune - … Draco ha terrorizzato un mostro ammazza-unicorni ieri notte e ora si sta prendendo la briga di farlo sapere al mondo intero, così per informazione pubblica -
Blaise ridacchiò, passandole il vassoio delle brioches.
- E così l’eroe del momento si sta godendo la dovuta gloria - commentò allegro, grattandosi un orecchio. I due si scambiarono una breve occhiata, per poi scoppiare a ridere, tornando divertiti alla loro colazione. Pansy si riempì abbondantemente la scodella di porridge, afferrando qualche pasticcino a caso.
- Secondo me la sua è tutta una recita - continuò lei guardando il proprio piatto, indecisa da che parte cominciare - Non ce lo vedo proprio a tenere testa ad un mostro … è troppo fifone … -
Ed era vero. Pansy ricordava ancora fin troppo bene la volta in cui, durante le vacanze estive, il ragazzo si era ritrovato un calabrone tra le coperte. Poverino, aveva urlato come un pazzo finché Dobby non l’aveva fatto uscire dalla finestra con un incantesimo. Se c’era una cosa, infatti, di cui Draco Malfoy aveva paura erano gli insetti, qualunque essi fossero. La sua poteva definirsi una sorta di vera e propria fobia … scappava persino di fronte alle cimici! Figuriamoci davanti ad un mostro cos‘era in grado di fare …
Blaise, diede un’altra serie di risatine, ma quando parlò il suo tono era serio.
- Si beh mio cugino non si può certo definire un cuor di leone, ma quando vuole sa tirar fuori i denti. Lo conosco, so che ne è capace. Magari ieri sera era una di quelle volte … -
Pansy alzò un sopraciglio scettica, giocherellando con il cucchiaio. Evidentemente, Blaise lo conosceva poco suo cugino …
- Si certo e Millicent Bulstrode è stata eletta Miss Diagon Alley … ma per piacere -
Lui la guardò enigmatico per un po’, poi, dopo una lunga attesa, le sorrise, tornando a trangugiare i suoi biscotti.
- Si, forse hai ragione -
Proprio in quel momento, come attirato dai loro pensieri, Draco entrò nella sala grande, scortato immancabilmente da Tiger e Goyle e dal suo stuolo di ammiratori, attirando l’attenzione dell’intera tavolata, neanche fosse stato un attore di Hollywood di grande successo. Sorrideva sornione, camminando a testa alta, il naso sparato per aria. Era proprio patetico …
- Ecco - fece Pansy indicandolo appena con il capo al compagno - Ti pare che uno che se ne va in giro con quella faccia possa aver spaventato un mostro? Ma su … -
Blaise curvò appena le labbra in un mezzo sorriso, scuotendo la testa rassegnato. Non c’era niente da fare, qualunque fosse la sua espressione, il ragazzo rimaneva in assoluto perfetto.
- Certo che non lo sopporti proprio … - disse questo d’un tratto, l’aria divertita - Ma si può sapere che ti ha fatto?-
Pansy addentò con foga un pasticcino, i lineamenti contratti in una smorfia nel ripensare all’odiato fidanzato. Se Blaise sapesse la sua storia … tutto quello che aveva dovuto subire per colpa sua, tutte le bambole che quel moccioso le aveva rotto, tutte quelle litigate con suo padre e le offese che aveva ricevuto ingiustamente … ma Blaise non doveva sapere assolutamente niente, come tutti del resto …
- Mettiamola così - improvvisò lei, colta da un’improvvisa illuminazione depositando il dolce.
- Paragoniamo per un attimo Draco Malfoy ad un broccolo … (e qui gli occhi del bruno diedero un guizzo divertito) … io detesto i broccoli, ma non vi è una ragione particolare. Sono semplicemente sgradevoli al gusto, al tatto e alla vista, insomma non mi vanno giù. Ecco … Draco suscita in me le stesse emozioni di un broccolo e cioè: disgusto, repulsione e fastidio, ma senza un vera ragione sotto. Ho reso l‘idea?-
Blaise a quelle parole scoppiò a ridere, inclinando il capo all’indietro, gli occhi stretti in quel modo adorabile che lo facevano sembrare un bambolotto di porcellana. Pansy deglutì, perdendosi ancora una volta nell’esaminare i suoi folti capelli castani e a contemplare il modo perfetto in cui stringeva al collo il cravattino del Serpeverde. Non c’era niente da dire: adorava quel ragazzo.
- Questa del broccolo era davvero buona … - commentò lui, guardandola negli occhi, costringendola a distogliere lo sguardo, evitando così di diventare un pomodoro con le gambe.
- Un’ottima argomentazione non c’è che dire -
Pansy gli sorrise soddisfatta, perdendosi per qualche istante in quel sorriso perlaceo. Stava iniziando a sognare ad occhi aperti com’era solita fare in sua presenza, quando un tonfo degno di un elefante, seguito da una sacca gettata di malagrazia sul tavolo la riportò bruscamente alla realtà. La mora sobbalzò portandosi le mani al petto per lo spavento. Ma chi era quell’idiota privo di educazione?
- Salve Piccioncini!-
- Ciao Draco - rispose Blaise laconico smettendola di ridere, lo sguardo d’un tratto cupo a posarsi sul cugino - Quante volte te lo devo ripetere che io e Pansy non siamo due ‘piccioncini’?-
“ E ti pareva si trattasse di Mr. Rompiamo-Le-Uova-Nel-Paniere” pensò lei sarcastica raddrizzando la cesta del pane che il ragazzo aveva rovesciato con il suo maledetto zaino.
Draco, comunque, alzò le spalle divertito, il sorriso che gli andava da un orecchio all’altro, felice come una Pasqua per averli disturbati. Era veramente odioso …
Pansy di rimando lo squadrò dall’alto in basso, un espressione di pura indifferenza stampata in faccia, come se invece di un viso familiare, al suo fianco, si fosse seduto un perfetto sconosciuto.
- Immagino che tu non abbia intenzione di rivolgermi la parola neanche oggi, vero?- chiese il biondo, l’occhietto furbo a indugiare allegro sulla sua figura. La ragazza per tutta risposta, riprese a mangiare il suo porridge come se nulla fosse, ignorandolo.
Da quando Draco l’aveva offesa in infermeria, infatti, lei non gli aveva più parlato nel vero senso del termine. Non un insulto, non una presa in giro, ne un consiglio o un suggerimento era uscito dalla sua bocca. Niente di niente. Si era arrabbiata, indignata e offesa con lui al punto tale da sforzarsi persino di non mandarlo a quel paese, un impresa, per lei, davvero degna di nota.
Che si fosse trovato un’altra a cui rivolgere le sue malvagità … lei non aveva più intenzione di ascoltarlo. Per cui, da omai ben due settimane e mezzo lei viveva fingendo che il ragazzo non esistesse, o per lo meno ci provava ... Cosa difficile, visto che le era sempre tra i piedi.
- Evidentemente no - fece lui, poco dopo con un ghigno, riempiendosi il piatto di focaccine, ignorandola a sua volta - Di un po’, Blaise, fa la muta anche con te?-
Pansy, strinse impercettibilmente le labbra, ma nessuno a parte lei se ne accorse. Sapeva che lui faceva così per provocarla, quindi, come non avesse ancora notato la sua presenza, continuò imperterrita a mangiare, sforzandosi di rimanere calma.
- Blaise per favore mi passi il latte? - domandò lei, cortese, risparmiando al ragazzo la fatica di rispondere. Blaise li guardava entrambi con occhi sgranati, la mano ad indugiare sulla tavola alla ricerca della brocca del latte. Lui ancora non ci aveva capito niente di tutta quella storia. Probabilmente li considerava un po’ strani … ma la cosa non aveva poi molto peso.
- Grazie - rispose gentile riempiendosi il bicchiere, mentre Draco al suo fianco se la rideva di gusto, mangiucchiando i suoi tortini. Pansy provò l’irresistibile tentazione di colpirlo alla nuca con la caraffa e infilargli la faccia nel porridge … quanto avrebbe desiderato farlo e togliergli quel ghignetto dalla faccia …
Il ragazzo in questione, scosse la testa, la bocca piegata in un sorriso obliquo.
- Blaise mi fai copiare gli esercizi di Vitious? Ieri non sono proprio riuscito a finirli … -
La mora a quelle parole strinse con foga il cucchiaio, facendone cadere un po’ del contenuto. Se c’era una cosa che veramente non sopportava era quando il fidanzato usava il cugino per i suoi loschi scopi. Il biondo, infatti, se ne girava tutto il giorno per il castello a combinare guai, bighellonando con i suoi stupidi amici. Poi, però, verso sera, quando si ricordava di essere in una scuola e non in un parco giochi se ne sgusciava da Blaise, mesto, mesto e si faceva passare tutti i compiti, uno di filato all‘altro. La cosa più insopportabile poi era che il ragazzo lo aiutava sempre senza una singola protesta. Fatto ancor più strano era che questi non lo faceva per paura o per una qualche strana forma di rispetto nei suoi confronti, ma così, quasi per carità, come se lo stare li a negargli il favore fosse un inutile spreco di tempo.
Pansy però non lo capiva, non lo capiva proprio. Per lei, Draco non meritava certo tutte quelle attenzioni, antipatico com’era, ma per Blaise evidentemente sì, visto che continuava a prestargli sempre il suo aiuto, senza ottenere mai nulla in cambio se non qualche sporadica presa in giro.
Anche quella volta il ragazzo, con suo grande disappunto, non si smentì, estraendo dalla borsa un curato foglio di pergamena, passandolo tranquillamente al vicino, senza porre domande. Pansy sospirò rassegnata, riprendendo a mangiare. Anche Blaise, dopotutto, aveva le sue pecche …
- Grazie Blaise non so proprio cosa farei senza di te! - esclamò il biondo, riponendo accuratamente il compito nella borsa.
- La nostra pipistre … ehm … Pansy deve ritenersi davvero fortunata ad averti accalappiato!-
La ragazza sollevò lo sguardo minacciosa, fissandolo con disprezzo. Dire che la sua già scarsa pazienza aveva raggiunto il limite a quell’affermazione era davvero poco. Questa volta non poteva fargliela passare liscia …
Le posate le scivolarono di mano all’istante tintinnando appena sulla ceramica della ciotola. Un tonfo secco ed un urlo di dolore a squarciare l’aria nel medesimo istante in cui la campanella annunciava l’inizio delle lezioni.
- Ma ti ha dato di volte al cervello?- frignò Draco, reggendosi un ginocchio, gli occhi lucidi per il male.
Pansy non era riuscita a trattenersi; gli aveva sferrato un poderoso calcio sugli stinchi, da sotto il tavolo, senza emettere suono, l’aria innocente e pacifica di sempre. Aveva colpito a caso, per lei un punto valeva l’altro, l’importante era fargli più male possibile. Blaise fissava la scena allibito, incerto se ridere o preoccuparsi.
In effetti doveva apparire piuttosto strano vedere Draco Malfoy rotolarsi sulla panchina senza un motivo evidente, sibilando maledizioni silenziose.
- Andiamo? - gli chiese la ragazza come se nulla fosse, afferrando lo zaino. Il bruno annuì, raggiungendola alla svelta, raggirando con cautela il corpo rannicchiato del compagno, ancora scosso e dolorante.
Pansy sorrise soddisfatta, lanciando un’ultima occhiata indifferente al fidanzato, che a fatica aveva riacquistato l’uso dell’arto e ora le restituiva lo sguardo con una sorta di lucetta cattiva negli occhi, Millicent, premurosa ad aiutarlo a stare in piedi.
- Insolente mostriciattola - borbottò rialzandosi, zoppicante.
La ragazza lo ignorò gongolante, il sorriso da gatta stampato in faccia mentre se lo lasciava brevemente alle spalle, uscendo dalla Sala Grande, in un corteo di minuscoli puntolini verdi, gialli, blu e rossi che non erano altro che i colori base delle quattro Case.
Blaise, al suo fianco, la guardava confuso, cercando allo stesso tempo di non scontrarsi con il resto della folla.
- Ma che gli hai fatto? - domando questo, appiccicato al suo fianco, la borsa stretta in mano, a strisciare sul pavimento. Lei sorrise laconica, studiandolo enigmatica da sotto la frangetta.
- Niente che un prode spaventa mostri come Draco Malfoy non possa sopportare, Blaise -
Il bruno rise di cuore, prendendo a salire le scale per il terzo piano insieme al resto della classe, gli occhi scuri di lui, luccicanti a guardarla e a farla immancabilmente arrossire. Ma perché in sua presenza non riusciva mai a mantenere un colorito normale?
- Sai … - disse d’un tratto, distraendola da quei pensieri, il sorriso sulle labbra - … è da quando ti conosco che non faccio altro che ridere. Sei strana Parkinson … -
Pansy lo fissò di sottecchi, gli angoli della bocca curvi in un sorrisino compiaciuto. Non era certo un chiaro complimento il suo, ne una dichiarazione di amore incondizionato, ma nonostante tutto la mora gliene fu infinitamente grata. Essere definita ‘Strana’ dal Serpeverde più incomprensibile del mondo, dopotutto non poteva essere vista ai suoi occhi come un qualcosa di negativo.
“ In fin dei conti ” pensò lei entrando nell’aula d’Incantesimi, il ragazzo sorridente, ancora al suo fianco “ Tra simili ci si intende, no?”.
E con tutte quelle romantiche fantasie a ronzarle nella testa si dimenticò, ancora una volta, di essere promessa ad un altro …

***

Erano trascorse appena un paio di settimane da quando Draco e gli altri Grifondoro erano stati puniti dalla McGranitt per aver violato il regolamento scolastico, ma la situazione ad Hogwarts poteva definirsi già bella che cambiata.
La primavera era arrivata in fretta, dipingendo con i suoi colori vivaci le mura e i giardini della scuola, lasciandosi presto alle spalle le piogge e i venti freddi che l‘avevano colpita per tutto il tempo, tingendo di azzurro il cielo inglese.
Con le belle giornate, però, erano germogliati anche i primi segni di panico, per gli esami che si sarebbero tenuti di lì a meno di un mese e per la precisione tra tre settimane.
Il clima sonnolento e svogliato degli ultimi tempi, pertanto, se n’era andato velocemente, sostituito dalla triste consapevolezza che di li a poco, volenti o nolenti, ci si sarebbe dovuti mettere a studiare seriamente. Per questo tutti gli studenti, chi più, chi meno, avvertivano quella fastidiosa morsa al cuore ogni volta un’insegnante nominasse loro quell’orrenda parolina … cosa, quindi, che sfortunatamente per loro, accadeva assai di frequente.
Il professor Piton, la McGranitt, Vitious, la professoressa Sinistra e persino il soporifero Ruf, infatti, non facevano altro che ripetere ad ogni lezione quanto la fine dell’anno scolastico si stesse avvicinando, creando ancor più ansia e timore negli alunni, già di per sé preoccupati fino al midollo. I Serpeverde del primo anno, per esempio, ma non solo, erano uno dei casi più evidenti di quei giorni…
Goyle non faceva altro che ripetere, a chiunque avesse voglia di ascoltarlo per più di tre secondi, che lo avrebbero sicuramente bocciato in almeno quattro materie, mentre Millicent, colta frequentemente da attacchi isterici, trangugiava per consolazione, bustine su bustine di Api Frizzole e barrette al caramello ipercaloriche, non curandosi affatto della cintola dei vestiti che diventava sempre più stretta a mano a mano che il tempo passava.
Il culmine dell’esasperazione, però, si era raggiunto quella mattina stessa durante l’ora di Pozioni, quando Tracey, le mani tremanti per la paura di sbagliare, aveva gettato troppa Polvere Eccitante di Tricorno nel suo calderone facendolo in un primo momento ribollire e successivamente esplodere, schizzando ovunque un liquido amaranto, dal forte odore di melanzana cotta, colpendo in pieno Blaise, che in quell’occasione le faceva da compagno di laboratorio.
Il ragazzo era stato ricoperto dalla testa ai piedi di quella melma collosa, sputacchiando per terra parte della pozione avariata che aveva ingerito per errore. Inutile fu la veloce ripulita dell’insegnante: la sostanza aveva già iniziato a fare effetto. Blaise, infatti, aveva preso a grattarsi furiosamente il viso e le braccia, come tormentato da mille formiche rosse, la pelle coperta da miriadi di pallini verdi che spuntavano come funghi.
- Oh mi dispiace! Blaise, mi dispiace tantissimo, davvero, scusa! - aveva blaterato Tracey disperata, mentre il ragazzo veniva trascinato di gran carriera in infermeria dal professore, tra le risatine silenziose dei Grifondoro.
I verde-argento però dapprima tranquilli, convinti non vi fosse alcun problema, avevano iniziato a preoccuparsi seriamente per il compagno, non appena l’insegnante era tornato in classe, senza il ragazzo al fianco.
- Sopravvivrà - aveva detto Piton, semplicemente, togliendo nel medesimo istante una ventina di punti al Grifondoro, così, tanto perché si erano permessi di ridere in sua presenza, senza permesso. L’uomo non aveva aggiunto altro, lasciando tutti con il fiato sospeso. In particolare, Pansy, la quale non aveva più seguito la lezione per tutta l’ora, lasciando che Theodore finisse la pozione al posto suo, troppo agitata per continuare a lavorare come se nulla fosse.
Per questo motivo, non appena la campanella del pranzo aveva annunciato loro la fine delle lezioni del mattino, rimbombando tra le pareti dei sotterranei, si era fiondata di corsa in infermeria, facendosi largo tra la folla, per informarsi sullo stato di salute del compagno.
Blaise, con suo enorme sollievo, stava piuttosto bene … cioè, più o meno bene. Il ragazzo, infatti, aveva reagito alla pozione difettosa in un modo alquanto strano: gli era comparsa la varicella.
Ma non la varicella normale, quella che tutti conoscono e sono abituati ad affrontare, ma una forma particolare che invece di ricoprire la pelle di esantemi rossi, la velava di piccole bolle verdi dall’aria rivoltante. Tuttavia i suoi effetti, come le aveva garantito Madama Chips, erano gli stessi, quindi lei, che aveva già contratto anni prima la malattia, poteva stargli benissimo accanto. Cosa di cui si ritenne pienamente soddisfatta.
Erano trascorse alcune ora dall’incidente e Pansy, in quel momento, percorreva a grandi passi il corridoio del primo piano, la borsa dei libri a sbatacchiarle su un fianco, lo stomaco che brontolava per la fame.
“ Cosa darei per avere tra le mani un bel panino farcito” pensò sconsolata, rimpiangendo di non essere scesa nella sala grande a mangiare un boccone, come, invece le aveva consigliato Blaise poco prima.
Lei, ovviamente, non l’aveva ascoltato, decisa a rimanere in infermeria a tenergli compagnia, almeno fino a quando questi non avesse finito di mangiare il cibo che Madama Chips gli aveva fatto portare su dalle cucine. Il ragazzo, infatti, doveva restarsene in isolamento, chiuso nello stanzone con la puzza d’ospedale, fino alla fine della scuola, per non rischiare di contagiare metà istituto e Pansy, vedendo la sua faccia abbacchiata a quella notizia, non se l‘era proprio sentita di lasciarlo solo proprio quando aveva più bisogno di lei …
Naturalmente, il suo non era stato affatto un sacrificio, anzi. Per lei, Blaise rimaneva perfetto anche con il viso coperto di pustolette verdi e l’aria imbronciata. Avrebbe fatto di tutto pur di stare con lui più tempo possibile … anche stare giorno e notte in un’infermeria vecchio stile come quella di Hogwarts.
Il suo stomaco diede un altro gorgoglio, distraendola da quei pensieri, reclamando ancora una volta di essere riempito. La mora sospirò, prendendo a scendere più velocemente le scale.
Magari, se si fosse sbrigata, sarebbe riuscita ad afferrare qualche Zuccotto dal cassetto di Millicent prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane e a placare un po’ quel borbottio sommesso.
Svoltò un angolo di corsa, le suole delle scarpe a ticchettare sul pavimento e la mente impegnata a calcolare i tempi che la separavano dal suo misero pasto. Era così assorta da non prestare la minima attenzione nemmeno ai dipinti appesi alle pareti, che curiosi, si sporgevano dalle cornici per sbirciarla e rivolgerle un saluto gentile. Fu solo quando si sentì chiamare a gran voce dall’altra parte del corridoio che smise di rimuginare tra sé bloccando la sua marcia.
- Pansy! Pansy, aspetta …!-
La ragazza, sbuffo nel riconoscere il proprietario della voce.
Draco Malfoy, le correva incontro, i capelli per aria e il cravattino storto penzolante da un lato della spalla. Sembrava stravolto: le guance rosse per la corsa e il fiato corto. Pansy lo studiò per un secondo, l’aria severa, poi come se nulla fosse riprese a camminare a testa alta, ignorando i suoi tentativi di richiamarla. Decisamente non voleva sentire niente di quello che lui aveva da dirle, ne tanto meno provare a capire il motivo di quella sua apparente agitazione. Era, infatti, ancora troppo arrabbiata con lui per rivolgergli la parola; il ricordo della partita di Quidditch, come i suoi inappropriati insulti, non gli avrebbe dimenticati in fretta.
Draco, comunque, non si scoraggiò, spiccando una corsa e piazzandolesi davanti, ansante, bloccandole, così, l‘accesso ai sotterranei. Pansy, strinse le labbra, guardandolo con disprezzo.
Il ragazzo se ne rimase in silenzio alcuni secondi, per niente turbato dalle sue occhiate, il petto che si alzava e abbassava nel tentativo di portare più aria possibile ai polmoni.
- Cos’è sei sorda? E’ dall’uscita dell’infermeria che provo a fermarti! - sbotto, livido, non appena ebbe recuperato un po’ di fiato, le mani scattanti nel tentativo di darsi una sistemata ai capelli, sparati in aria stile Harry Potter.
Lei per tutta risposta, emise un suono stizzito guardando altrove, il piede a tamburellare sul pavimento, in attesa che lui si togliesse dai piedi. Era arrabbiata e decisa più che mai a non dargli corda. Sperava solo non la trattenesse troppo, ma conoscendolo si sarebbe stancato in fretta … meglio così, stava morendo di fame.
Passarono alcuni minuti, ma Draco continuava a non accennare a muoversi, gli occhi puntati su di lei, ridotti a due fessure sottili. Al pari della ragazza non sembrava intenzionato a cedere in alcun modo.
- Senti cosa, non mi voglio intrattenere con te … - sibilò d’un tratto, odioso, rompendo il silenzio
- voglio solo sapere come sta Blaise -
Pansy, la smise di studiare con finto interesse le pareti, guardandolo storto, con un diavolo per capello. Quell’insolente … come si permetteva di darle della ‘cosa’? Piccolo, insopportabile, moccioso … e lei doveva rimanere lì ad ascoltare i suoi discorsi? Ma non ci pensava proprio …
La mora, colta dall’ira, infatti, lo spinse bruscamente di lato, riprendendo ad avanzare come una furia, i pugni stretti lungo i fianchi. Non lo sopportava davvero quando faceva l’arrogante … anzi, a dir la verità non lo sopportava e basta.
- E dai … Pansy, dimmi come sta mio cugino - le urlò dietro lui, il tono improvvisamente mesto, trattenendola per un braccio - Per favore -
Pansy fu solo per quest’ultima mangiucchiata parola che decise di ritornare obbediente sui propri passi, l’aria tuttavia ancora piuttosto arcigna. Sentire Draco Malfoy chiedere a lei ‘per favore ’, infatti, poteva considerarsi un qualcosa di troppo insolito per essere ignorato.
Ma di strano, a dir la verità, non c’era solamente questo. Il biondo, in effetti, ora che ci faceva caso, oltre ad avere un aspetto distrutto sembrava essere anche enormemente preoccupato.
Non lo aveva mai visto così giù ... in genere Draco era l’immagine fatta a persona del buon umore.
La ragazza sentì involontariamente un po’ della sua rabbia diminuire, nell’incrociare quello sguardo limpido e supplichevole, da cucciolotto bastonato. Che fosse realmente in pena per Blaise?
Una vocetta nella sua testa, spuntata da chissà dove, sembrava volerla spingere a dargli una possibilità. In fondo, anche se i due cugini non erano certo una coppia affiatata, rimanevano pur sempre parenti … un po’ di affetto tra loro doveva sicuramente esserci …
“ No, no e no ” si disse mentalmente scacciando con foga quei pensieri “ Mi sono messa in testa di non parlargli, quindi, se vuol sapere qualcosa, se ne vada da Madama Chips e mi lasci in pace”
La sua fermezza comunque aveva preso a vacillare paurosamente sotto quegli occhietti dolci e insolitamente tristi ... non sembrava più nemmeno il Draco che conosceva. M dov‘era andato a finire quello sguardo di fuoco di pochi secondi prima?
Pansy si mordicchiò un labbro indecisa per la prima volta sul da farsi. Doveva parlargli sì o no? Dopotutto si trattava di Blaise, per lui poteva fare uno strappo alla regola …
Alla fine, intenerita, optò per un compromesso: dirgli come stava il cugino e poi filare via, riprendendo a tenergli il muso. Sospirò rassegnata, un po’ delusa per aver ceduto.
- La pozione gli ha fatto venire la varicella - disse pacata, scostandosi una ciocca corvina dietro l’orecchio - Naturalmente non potrà uscire dall’infermeria per un bel po’… Madama Chips, dice che con buone probabilità sarà costretto a tenere gli esami lì, ma per il resto sta bene, si rimetterà … -
Draco però alla notizia non parve tranquillizzarsi minimamente, se mai il contrario. A quelle parole, infatti, si era portato le mani ai capelli, scompigliandoli maggiormente, il viso contratto in una smorfia disperata.
- Oh no, maledizione … la varicella, no! Non ci voleva … è un guaio, oh no … e adesso?- blaterava frasi senza senso, preda di un isterismo che non gli era proprio. Pansy strabuzzò gli occhi sorpresa, osservandolo curiosa, immobile nella sua posizione. Non sapeva cosa pensare. Non credeva che il ragazzo tenesse tanto al cugino al punto tale di agitarsi a quel modo … forse, in fondo, doveva ricredersi un sul suo conto. Draco non poteva essere poi tanto insensibile ed egoista se reagiva così ad una notizia di così poco conto …
Pansy sentì le ultime tracce di rabbia nei suoi confronti abbandonarla completamente di fronte a quel suo nuovo, ammirevole, lato umano. Senza pensarci più di tanto, lo afferrò gentilmente per un braccio, impedendogli di marciare come un matto su e giù per il corridoio.
Probabilmente, stava impazzendo per essere carina con lui, ma era così triste … e in fondo lo poteva capire, anche lei teneva moltissimo alla sorte di Blaise.
- Su Draco, non fare così, te l’ho detto sta bene … - provò a consolarlo lei, addolcita da quell’insolito comportamento, cercando di calmarlo - … è solo un po’ di varicella, si rimetterà -
- Tu non capisci … - borbottò lui, scuotendo il capo rassegnato, i capelli ormai ridotti a un groviglio - Non capisci …-
“ Poveretto … è proprio a pezzi” pensò la ragazza, accarezzandogli un braccio con fare materno nel tentativo di metterlo al proprio agio. Quasi, quasi avrebbe potuto anche perdonarlo per averla insultata e tornare a rivolgergli la parola …
Draco, nel frattempo, continuava a borbottare parole incomprensibili, ma ad un tratto, come si fosse reso conto della sua presenza solo in quel momento, sollevò il capo, guardandola di traverso, gli occhi sgranati. Si scostò bruscamente da lei, sottraendosi alla sua stretta, l’aria improvvisamente disgustata.
- Ehi … giù le mani! - sbottò stropicciandosi la manica dell’uniforme come a volerle togliere inesistenti animaletti - Che schifo, mi hai toccato! Adesso dovrò bruciarla! Bleah, germi di Pansy Parkinson …-
La mora spalancò la bocca indignata, le braccia strette al petto con fare minaccioso nel vederlo martoriare la giacca senza motivo. No, decisamente non lo avrebbe perdonato, ne tanto meno sarebbe tornata a rivolgergli la parola … se mai lo avrebbe avvelenato o preso bellamente a calci di fronte a tutta la scuola. Quest’ultima idea, in effetti, era particolarmente allettante …
- Oh scusa tanto se ho provato a tirarti su di morale … - ringhiò lei, il tono tagliente - E comunque Blaise non morirà, quindi puoi stare tranquillo! -
Draco non la guardò nemmeno, troppo preso dal tormentarsi il braccio, l’espressione nauseata di chi si rende conto di avere una schifezza spiaccicata al vestito.
- Ma chi se ne frega di Blaise! - urlò inviperito - Quello stupido si è andato ad ammalare proprio adesso che mi doveva aiutare per gli esami … maledizione! Io non ho mai studiato niente fin’ora, non ho nemmeno uno straccio di appunto, non so neanche a cosa serve un bezoar! -
Pansy lo ascoltava sconvolta, una sensazione sgradevole allo stomaco che non aveva nulla a che fare con il suo appetito. Se la sua fosse stata rabbia, indignazione, repulsione non lo sapeva, fatto sta che aveva preso a tremare come una foglia, la mascella contratta nel tentativo di trattenersi dall’afferrarlo per il colletto e gettarlo dalla finestra.
“ Stupida” pensò furente, tra sé, stringendo i pugni per calmarsi “ Come diavolo o potuto pensare che uno come lui potesse realmente essere in pena per Blaise? Che imbecille …”
Nervosa, ecco cos’era, a dir la verità, molto nervosa. Nervosa per essersi illusa veramente che Draco potesse preoccuparsi davvero della sorte del cugino, quando era risaputo che il ragazzo all‘infuori di sé stesso non considerava nessuno. Ma come aveva fatto a farsi abbindolare così facilmente? E lei che si era addirittura preoccupata per lui … che razza di idiota! Si vergognava quasi di sé stessa …
Il ragazzo al suo fianco, intanto, ignaro di quei pensieri, continuava a dimenarsi e bofonchiare insulti, lamentandosi del fatto che adesso, per colpa di Blaise, non avrebbe passato l’esame, non curandosi affatto di lei e dei suoi sbuffi.
A Pansy stava venendo seriamente il mal di testa, la voglia di picchiarlo sempre più forte. Non riusciva a credere di aver provato a consolarlo … ed era stata pure mortalmente gentile! Dio, quant’era idiota …
Quando Draco la smise di brontolare tra sé, la mora era davvero prossima all’esplosione, quasi le si poteva vedere il fumo uscire dalle orecchie, tant‘era rossa. Forse, proprio per questo motivo, ci mise parecchio tempo ad accorgersi che il compagno la stava fissando con una lucetta strana negli occhi, silenzioso, un bagliore sinistro ad illuminargli il volto. Pansy, lo guardò in cagnesco in segno di sfida, per nulla turbata, ma ancora furente per essere stata così ingenua.
- Che hai da guardare? - sbottò irata, le parole simili a tante piccole punture. A suo confronto un Dorsorugoso di Norvegia era un coniglietto candido e carino da portare a spasso.
Lui per tutta risposta assunse un espressione ebete, sorridendole in un modo stupido, quanto odioso. La voglia della ragazza di sbattergli la testa contro il muro stava raggiungendo livelli mai visti nella storia di Hogwarts.
- Pansy … - disse calmo, il tono ovvio di chi sta per dire che due più due fa quattro - … tu sei una secchiona come Blaise … -
Questo era davvero troppo. Non bastava che lui l’avesse ingannata in precedenza con quella sua finta faccia da angioletto, ora passava pure a prenderla in giro, dandole della secchiona. Ma per chi l’aveva presa, per Millicent?
Pansy strinse le labbra, afferrando con foga il lembi della sua borsa, il livello di pazienza sempre più basso e sottile.
- Devo andare - sibilò a denti stretti, prendendo a camminare decisa in direzione dei sotterranei per non scaraventargli contro qualcosa ... e a dirla tutta ci mancava poco. Non avanzò molto, però, perché Draco, cocciuto, la seguì nuovamente, nel tentativo di fermarla. Evidentemente il ragazzo desiderava la morte quel giorno …
- No, aspetta, Pansy … tu … tu puoi aiutarmi con gli esami! -
Pansy continuò ad avanzare, indifferente, realizzando a poco a poco, il significato di quelle parole. Ci mise un po’ a capirne il senso, ma quando lo comprese a pieno, puntò i piedi, voltandosi di scatto, il collo dolorante per la foga e gli occhi spalancati. Probabilmente stava diventando sorda, o la rabbia le stava giocando un brutto scherzo, ma … cos’è che aveva detto?
- Stai scherzando, vero? - domandò lei scioccata, voltandosi per guardarlo in faccia, sbattendo le ciglia perplessa. Draco però non aveva affatto l’aria di uno che scherza, anzi, sembrava piuttosto convinto delle sue parole.
- No, Pansy, davvero … devi assolutamente darmi una mano!-
Era serio, non la stava prendendo in giro. Probabilmente in quegli ultimi secondi si era bevuto la piccola parte di cervello che gli rimaneva, altrimenti la sua richiesta non avrebbe avuto senso. Draco chiedeva a lei di aiutarlo? Ah ah ah … che ridere …
- Ma non ci penso proprio - sbottò, infatti, lei con un risolino isterico, riprendendo a camminare, sventolando in aria una mano con fare eloquente. Il ragazzo, questa volta, però l’afferrò per un braccio costringendola a restare, il tono supplichevole.
- Ma tu devi aiutarmi! -
- Devo? - chiese lei, livida, cercando di liberarsi da quella presa - Se non te lo sei dimenticato, la Maledizione Imperius è stata annullata da un bel pezzo, quindi, non devo fare proprio niente! -
- Pansy … papà mi ammazza se non passo l’esame! - la implorò lui, non accennando minimamente a lasciarla andare, la mora d’altro canto cercò di opporre resistenza, ma con scarsi risultati. La loro sembrava la versione grottesca del gioco del tiro alla fune.
- E cosa ti fa pensare che a me importi qualcosa se tuo padre di fa a pezzi? - ringhiò lei, smettendola di strattonarlo inutilmente, il fiato corto per la fatica. Anche lui prese a rilassarsi, i capelli sempre più indisciplinati.
- Beh … - iniziò lui, l’aria concentrata - Tanto per cominciare ti ritroveresti vedova ancor prima di sposarti, non sarebbe carino … (e qui Pansy, diede uno sbuffo sarcastico) … metti conto che poi ti capita uno come Tiger … cioè sfido io a dormirci assieme, dovresti sentirlo, russa come un orso! -
Pansy strabuzzò gli occhi incerta se ridere o meno. Quella situazione era a dir poco patetica, non riusciva a credere di essere ancora lì ad ascoltarlo ... era ora di concludere una volta per tutte quella pagliacciata.
- Innanzi tutto, Draco, IO non dormirò MAI con TE, nemmeno sotto tortura, ne men che meno in questa vita! Mi ci gioco quel che vuoi … secondo: preferirei sposare un Troll di Montagna piuttosto che te, chiaro? -
Pansy era sicura che in una situazione normale, il biondo, dopo quelle parole, avrebbe iniziato ad andare di matto, insultandola in tutti i modi possibili ed immaginabili, dandole della pipistrella rinsecchita ecc ecc. ma in quell‘occasione, dove, lui aveva evidente bisogno del suo aiuto, non disse niente, limitandosi ad assumere un aria corrucciata e un tantino offesa.
La mora, dovette ammettere a sé stessa, che la cosa non la dispiaceva affatto … aveva un non so che di stramaledettamente divertente, il metterlo alle strette.
Draco comunque, dopo alcuni secondi d’incertezza, momenti nei quali probabilmente diceva a sé stesso di mantenere il controllo, riprese ad attaccarla con le sue richieste.
- E dai Pansy … ho bisogno di te! Sei la migliore dopo Blaise … solo tu mi puoi aiutare! Ti prego … -
- Guarda che i tuoi falsi complimenti non attaccano - sbottò lei, risoluta, incrociando le braccia al petto, l’aria superiore, snobbandolo nuovamente. In realtà, ad essere sinceri, quel ‘sei la migliore ’ qualcosa aveva smosso nel suo orgoglio … era anche lei un tantino egoista e un commento simile, in fondo, non era poi da buttar via. Tuttavia, non era abbastanza potente da farle cambiare idea … di aiutare Draco, proprio non se ne parlava … figuriamoci, nemmeno se l’avesse pregata in ginocchio avrebbe ceduto, ma … un momento.
Qualcosa nella sua testolina aveva preso a muoversi, qualcosa dettato quasi sicuramente da tutte le angherie che aveva dovuto subire durante le vacanze di Natale.
Pansy sorrise gongolante, una consapevolezza sempre più certa a frullarle nella testa: Draco aveva bisogno di lei. Quindi era lei a comandare e ad avere, una volta tanto, il coltello dalla parte del manico ... era lei a gestire il gioco.
- Perché mi guardi così? - chiese il ragazzo, studiandola incerto. Pansy scosse la testa, costringendosi a ritornare con i piedi per terra, un sorriso marcato e irritante a curvarle le labbra.
- Niente … - disse lei laconica, il tono zuccherino da serpe - … solo, se ti aiuto, io che ci guadagno? -
Draco aggrottò un sopracciglio, l’occhietto vispo, a leggere nella sua mente come un libro aperto. Alla fine i due si assomigliavano troppo per non capirsi al volo, il loro lato Serpeverde li accomunava e li rendeva simili più di quanto si potesse immaginare.
- Non … non avrai intenzione di ricattarmi, vero? - chiese poco dopo, leggendo perfettamente ciò che le passava per la testa, l’aria d’un tratto cupa. Pansy non riuscì a reprimere un ghignetto nel cogliere l‘incertezza nella sua voce.
- No, assolutamente - fece lei, in un tono falsamente tranquillo - In fondo a me che importa di aiutarti? Sei tu a scegliere, no? -
Il ragazzo la osservò attentamente, quasi fosse stata una creatura pericolosa pronta a sferrare il suo attacco da un momento all’altro. Non si fidava, era palese, ma d’altronde nemmeno lei al suo posto lo avrebbe fatto. Pansy sorrise ancor più apertamente, nel vedere il suo viso passare dalla falsa cortesia al puro sospetto.
- E sentiamo, cosa vorresti in cambio? -
“ Bingo” pensò la mora, facendo schioccare la lingua, assolutamente deliziata dalla piega che aveva preso tutta quella ridicola faccenda.
- Oh dunque, vediamo un po’ … com’era? - domandò a sé stessa angelica, portandosi un indice alle labbra con fare pensieroso, fingendo di ricordare qualcosa che in realtà sapeva già fin troppo bene.
- Oh sì, sì ecco … - disse d’un tratto, spalancando gli occhi divertita - “Farai tutto quello che ti chiedo e non mi contesterai in nessun caso”-
Draco a quelle parole, le rivolse un occhiata tagliente, simile ad una lamina di ghiaccio, le gote gonfie nello sforzo di trattenersi dall’urlarle contro qualche maldicenza. Era a dir poco livido, ma a Pansy non dispiacque affatto … era ora che anche lui sapesse cosa voleva dire stare alle dipendenze di qualcuno. E lei era disposta ad insegnarglielo più che volentieri.
- Tu … - sibilò il ragazzo puntandole un dito contro, minaccioso - … tu non puoi fregarmi con la mia stessa arma! -
- Certo che posso - ribattè lei pacifica, il sorriso sulle labbra - Ma se non te la senti di accettare, puoi pure iniziare a studiare tutto da solo, senza appunti e tanto meno senza qualcuno che ti corregge … come vedi non ti sto imponendo niente -
I ruoli si erano rapidamente invertiti, ora quello a fumare di rabbia era Draco, mentre quella rilassata e allegra era lei. Una sensazione piacevolissima a percorrerla nel vedere il fidanzato contorcersi dal nervoso.
Avrebbe accettato, ne era sicura al cento per cento. Il timore di essere puniti da Lucius Malfoy, per un eventuale bocciatura, l’avrebbe convinto a mettere ancora una volta da parte l’orgoglio ed accettare le sue regole. Non avrebbe resistito ancora a lungo … oh com’era dolce la vendetta!
Draco sbuffò, rassegnato, il dito puntato ancora contro la compagna. In quell’istante la campanella trillò allegra, spezzando il silenzio che era caduto tra loro.
- D’accordo hai vinto, ma se vengo bocciato lo stesso puoi pure dire addio a questo mondo … -
- Uh … che fifa … - fece lei, portandosi le mani alle spalle, fingendo di tremare per la paura, gli occhi luccicanti di lacrime di gioia. Aveva vinto, aveva vinto e aveva vinto, aveva battuto Draco Malfoy; dire che era euforica era davvero poco.
Lui la trapassò con lo sguardo da parte a parte, ma non aggiunse altro, mentre in lontananza iniziava a sentirsi un forte rumore di passi che annunciava l‘arrivo di qualche studente.
- Bene - esclamò Pansy sfregandosi le mani felice come una Pasqua, voltandosi allegra - Andiamo ad Erbologia? -
Draco grugnì, l’aria imbronciata.
- Scendo a prendere la borsa -
Pansy annuì, congedandolo con un sorriso a trentadue denti davvero insopportabile, osservando la sua schiena avanzare, rigida per la rabbia, verso i sotterranei. Non riuscì a trattenersi, doveva sperimentare immediatamente il suo controllo su di lui.
- Draco? - lo richiamò lei con fare innocente. Il biondo si voltò di male voglia, il volto contratto in una smorfia irritata.
- Sì? -
- Chioccia come una gallina fino alla fine del corridoio -
Draco, aprì bocca indignato, lo sguardo omicida e la mascella serrata in una morsa davvero poco carina. Pansy per tutta risposta, gli sorrise leziosa, sbattendo le ciglia. Sicuramente se avesse potuto, l’avrebbe strangolata.
Il biondo comunque, non aveva scelta. Si era impegnato ad obbedire ai suoi ordini, in cambio del suo aiuto, quindi, come da copione, si apprestò ad obbedire. Con il viso ancora una maschera spaventosa, si porto le mani alle ascelle prendendo a starnazzare come un pollo, sparendo a velocità inaudita oltre l‘angolo che portava alla loro sala comune, rosso come un peperone maturo.
Pansy lo squadrò divertita per un po’, scoppiando a ridere sguaiatamente, nel momento stesso in cui scomparve alla sua visuale. Rise così a lungo da farsi venire i crampi allo stomaco, i pugni a colpire dolcemente le pareti, nel tentativo di calmarsi, cosa assolutamente non facile, vista la situazione.
Fu solo quando uno stormo di Tassorosso le passò accanto guardandola come una pazza sfuggita dalle grinfie del San Mungo che la smise di ridere, recuperando tutto il suo contegno.
“ Mio caro Malfoy “ pensò la ragazza, asciugandosi le lacrime agli occhi “ Ora sai anche tu cosa vuol dire servire qualcuno … ma non ti preoccupare, il peggio deve ancora venire”.
E con un ultima, acuta, risata che fece spaventare una Tassorosso del sesto anno dai folti capelli rossi, raggiunse saltellante l’atrio della scuola, pregustando già l’esito della sua diabolica giornata.

***

Salve a tutti!
Eccomi di nuovo qui con un bel capitolozzo … spero vivamente vi sia piaciuto! Ma sono quasi sicura di sì …
Devo ammettere che mentre leggevo le vostre ultime (ma non solo) recensioni, mi veniva quasi da ridere, nel senso che tutti o quasi mi avete chiesto di far rivendicare Pansy … beh, io avevo in mente già da un po’ di “pareggiare il conto”, ma sono rimasta piacevolmente sorpresa nel leggere tutto questo “affetto” nei confronti della ragazza … cioè, solitamente, accade il contrario!
La cosa comunque mi fa davvero piacere, il che significa che ho fatto un buon lavoro! O almeno, spero! Un ultima cosa poi passo ai ringraziamenti …
Se notate delle analogie con il settimo capitolo, state tranquilli sono volute, appunto per il fatto che Pansy si serve della stessa tattica del fidanzato per incastrarlo! Ecco ora che ho chiarito passo alle cose importanti!

Naturalmente si ringraziano TUTTI coloro abbiano avuto la pazienza di leggere questa fic, ma in particolare le seguenti, fantastiche, persone:

Franceskina: Ciao carissima! Grazie mille per le tue sempre gentili recensioni, mi fanno davvero tanto piacere! Eh sì, Draco è un po’ cattivello, ma troverà pane per i suoi denti … e questo capitolo penso lo dimostri a tutti gli effetti! Per quanto riguarda Blaise/Pansy … tu che dici? Ci sarà qualcosa? Io non mi sbilancio in risposte, non voglio rovinare la sorpresa a nessuno! Lo faccio solo per voi! Spero vivamente di leggere un’altra tua recensione … ancora grazie! Un bacio!

Sere: Mille volte grazie per tutti i tuoi fantastici commenti! Mi sento sempre lusingata a leggere la tue recensioni … insomma, mi fa piacere sapere che adori questa storia, per me è fonte di grande soddisfazione! Sei gentilissima, forse troppo buona! Inoltre, son contenta che il “mio” Draco ti piaccia di più di quello della Rowling … non sai quanto ne sia felice! Per quanto riguarda quella cosa del cambiamento dei personaggi … è si le fanciulle crescono prima, è un dato di fatto ^^’! A parte gli scherzi … i due sono più o meno sullo stesso piano, Pansy forse un po’ di più per il fatto che lei a differenza di Draco ha iniziato già a fare i conti con genitori che non la viziano più dalla mattina alla sera, come invece continuano a fare i signori Malfoy con il figlioletto! Fatto sta che comunque la differenza è sottile! Sono contenta che la scena con Ron allo stadio ti sia piaciuta! In effetti (me modesta) è molto carina! Mi raccomando lasciami un commento anche per questo capitolo … per me è importantissimo sapere come la pensi! Un bacio!

Minami77: E sì … Draco a volte è proprio idiota … ma penso che poverino non lo faccia a posta! Naturalmente non posso dirti se il suo comportamento sia dettato dalla gelosia o meno nei confronti di Pansy, ma … tu che pensi? Per quanto riguarda l’evolversi dei loro sentimenti, invece … beh, lo ribadisco il mio scopo è fare un qualcosa di lento e graduale. Non mi piace stravolgere il carattere dei “miei” personaggi da un capitolo all’altro … la trovo una cosa orribile e oltremodo inverosimile! Spero tu sia d’accordo con me … ma mi pare di sì, quindi sto tranquilla ^^’! Ti ringrazio di cuore per i tuoi commenti, mai banali e scontati, e spero vivamente che continuerai a seguirmi (se no mi metto a piangere …)! Bacioni!

Entreri: Ciao! Meno male non mi ha abbandonato! Sono contenta di aver letto un altro tuo commento … mi ha fatto molto, moltissimo piacere! Draco geloso? Uhm … no comment … vi lascio con il fiato sospeso! Me cattiva, lo so! Grazie mille per i complimenti che mi fanno sempre arrossire, spero continuerai a seguirmi! Tanti baci!

Katia37: Spero vivamente che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Sono proprio contenta che Draco ti piaccia … io adoro il personaggio come ce lo presenta la Rowling! Penso di essere una delle poche che lo apprezza così, appunto perché è antipatico, viziato e furbetto … per me HP senza di lui non sarebbe HP (un po‘ come Ron insomma!). Pansy … beh Pansy non ci è mai stata molto presentata quindi non posso attenermi più di tanto all’originale, ma spero comunque di farvela apprezzare! Con te sono sicura di esserci riuscita … meno male ^-^! Spero in un altro commento … bacioni!

Meggie: Oh che bello una nuova lettrice! Sono sempre molto contenta ogni volta che vedo una new entry … ma penso che per tutti sia un po’ così! Comunque mi fa davvero piacere! Ok dopo questa introduzione (che forse mi potevo risparmiare, sigh!) passo a rispondere seriamente al commento! Sono davvero contenta che questa storia ti piaccia, anche perché non molti apprezzano le Draco/Pansy! Naturalmente il tuo commento mi ha fatto impazzire di gioia! Veramente! Ti ringrazio per tutti i complimenti, ne sono rimasta piacevolmente sorpresa … non mi aspettavo tutte queste belle parole! Avrò riletto la tua recensione si è no venti volte … ero troppo contenta! Forse mi prendi per pazza, ma sapere che sei una che recensisce di rado le fic, mi onora davvero averti tra le mie lettrici! Per quanto riguarda Blaise/Pansy … beh, non posso dir niente, se no rovino la sorpresa ma … un po’ ci hai azzeccato! Alla fine comunque non sto a specificare cosa succederà … non voglio rendere i fatti troppo ovvi! Anche perché ripercorrendo una storia già scritta, mantenere il livello d’interesse alto è abbastanza faticoso! Per quanto riguarda HP6 … non l’ho letto, ma ho letto tutti gli spoiler possibili ed immaginabili quindi è come sapessi già tutto (sono troppo curiosa non ho saputo aspettare! ^^), la cosa è preoccupante … cioè, rabbrividisco al pensiero di riscrivere quel libro dal punto di vista di Draco e Pansy … sarà dura! Ma non mi scoraggio, anche perché ho già un sacco di idee … intanto fino all’ “Ordine della fenice” ho già tutto ben chiaro, quindi non dispero! Ultima cosa e poi concludo … non me la sono affatto presa per il consiglio, anzi.
Forse hai ragione ha dire che dovrei rendere la storia un po’ meno descrittiva, ma sarà perché sin da piccola ho sempre apprezzato i libri super mega descrittivi (e sì io sono una delle poche persone al mondo che apprezza i papironi ^^) , ma non riesco a figurarmi bene una storia scritta da me in modo diverso! Magari prima o poi imparerò a dosare le descrizioni, ma per il momento … mi spiace ma dovrete accontentarvi di questo! Spero non sia un problema! Ancora grazie mille per il commento … spero continuerai a seguirmi! Un bacio!

Mystika: E … lo so che sarà dura scrivere tutti e setti i libri di HP ma io ci provo! Non me la sento di spezzare la storia, riducendola o tralasciando alcune parti, perché mi sembrerebbe di fare un lavoro a metà! Preferisco piuttosto metterci più tempo ma fare una cosa accettabile che non il contrario! Spero comunque di non perdere per questo tutti i lettori … sigh, morirei di dispiacere! Grazie mille per esserti fatta sentire ancora! Baciotti

Pansy Malfoy: Ecco un’altra a cui la scena della partita di Quidditch è piaciuta! Sono proprio contenta! Anche a me è piaciuto molto rivisitare il tutto! Anche a te però non posso dire se i sentimenti di Draco nei confronti di Pansy sono cambiati … ma beh, tu che pensi? Io mi astengo dal commentare! Spero mi seguirai ancora … grazie mille per tutti i complimenti! Kiss

Kathlyne: Ecco un’altra nuova lettrice … sono contentissima! Anche perché mi hai riempito di complimenti … troppo buona davvero, sono diventata rossa come una mela! Mi fa davvero tanto piacere sapere che una volta tanto non ti sei buttata sullo slash per leggere la mia fic … un vero onore non c’è che dire! Mentre scrivevo questo capitolo devo dire che ti ho proprio pensata … contenta che questa volta Pansy l’abbia fatta a Draco? Spero proprio di sì e di non essere sfociata sul banale! Sono molto contenta inoltre che il personaggio di Pansy nel modo in cui l’ho impostato ti sia piaciuto … per me è un traguardo più che soddisfacente! Spero di leggere presto un altro commento! Grazie ancora di tutto! Bacioni


Finito! Ultima cosa e poi vi lascio … il prossimo capitolo sarà L’ULTIMO del primo anno! Non riesco a credere di aver già concluso un anno! Grazie ancora a tutti … e alla prossima!

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Capitolo 11
*** Cap 11: E un anno se ne và ... ***



L’estate ad Hogwarts poteva dirsi ufficialmente iniziata. Il lago nero della scuola si era tinto di una brillante sfumatura azzurra ed il cielo, solitamente cupo, era invece così limpido e cristallino da abbagliare gli occhi. I raggi del sole colpivano insolenti ogni cosa, riscaldando l’aria e riempiendola del profumo intenso di rose e ciclamini.
Faceva caldo, molto caldo e tutto era avvolto da un velo d’insolito torpore che non risparmiava nessuno Piovra Gigante ed alunni inclusi.
Tuttavia, mentre la Piovra poteva crogiolarsi al sole, galleggiando sulle rive del lago, giocherellando annoiata con la superficie dell’acqua, quest’ultimi non ne avevano la possibilità, obbligati sui libri dagli esami che si sarebbero tenuti l’indomani.
Era il trentun maggio e all’interno del castello vi era un silenzio spettrale. Non volava una mosca, o per meglio dire, l’unico rumore ben udibile era quello prodotto appunto dalle mosche che volteggiavano stupidamente a cerchio sopra le teste degli studenti, innervosendoli ulteriormente.
Draco Malfoy, per fare un esempio, era quello più nervoso di tutti.
Da ore se ne stava seduto in biblioteca, circondato da una miriade di libri e quaderni nel tentativo di imparare nel minor tempo possibile i dodici, a suo parere noiosissimi, usi del sangue di drago.
Ma non era a buon punto, anzi, era proprio in alto mare. Era stanco, accaldato, irritato dalla presenza di un moscone enorme che sbatteva contro la finestra, tra le altre cose aperta, ma soprattutto arrabbiato perché ancora non riusciva a concepire l’idea di studiare nel giorno del suo dodicesimo compleanno. Ebbene sì, purtroppo per lui, compiva gli anni proprio il giorno antecedente agli esami, una bella fortuna, la sua.
Il ragazzo sbuffò, asciugandosi con un manica della camicia il sudore che gli imperlava la fronte. Non ne poteva più di stare là dentro, la biblioteca era una vera e propria fornace.
- Pansy, non possiamo fare una pausa? - chiese in tono supplichevole, facendosi aria con una serie di fogli sgangherati trovati chissà dove.
La compagna, seduta compostamente dall’altra parte del tavolo, non accennò nemmeno ad alzare la testa dagli appunti sui quali scribacchiava incessantemente da parecchi minuti. Lei al contrario di questi, non sembrava avvertire minimamente i sintomi della stanchezza.
- Li sai i dodici usi del sangue di drago, in pozioni?- domandò in risposta, scostandosi indifferente dal viso una ciocca corvina sfuggita alla buffa codina che aveva stretta sulla nuca. Draco non esitò a rispondere, annuendo vigorosamente.
- Sì -
- Bene, allora dimmeli -
Il biondo diede un ringhio riaprendo con foga il libro di pozioni, un diavolo per capello. Quanto avrebbe voluto alzarsi e piantarla in asso per andarsi a fare una bella nuotata ...
In fondo cosa gli importava di sapere a cosa serviva il sangue di drago, quando poteva pagare benissimo qualcuno perché lo sapesse al posto suo?
- Sai, sei peggio della Granger - sbottò senza riuscire a trattenersi, sfogliando con disinteresse l’indice di Infusi e pozioni magiche. Neanche questa volta, la ragazza alzò lo sguardo.
- Vuoi o non vuoi passare l’esame, domani? No perché se non t’interessa puoi anche andartene …-
Quanto la odiava quando faceva la saputella, So-Tutto-Io. Non la sopportava di cuore, sembrava la versione giovanile della McGranitt. In una parola, dunque: estremamente noiosa e seccante.
Da quando aveva fatto l’errore colossale di chiederle il suo aiuto qualche settimana prima, lei non lo aveva mai lasciato in pace. Dapprima lo aveva tormentato apertamente, riproponendogli uno dopo l’altro tutte le angherie che lui le aveva inferto durante le vacanze invernali. Lo aveva, infatti, fatto starnazzare e costretto a riempirla di complimenti, sminuendo la sua persona ... in poche parole lo aveva trasformato nel suo valletto personale, una sorta di schiavetto dal cervello bacato, per dirla tutta. Aveva buona memoria la ragazza, forse anche troppa per ricordarsi tutto nei minimi dettagli. Una cosa davvero molto umiliante per uno come lui abituato da sempre ad essere trattato come un Re. Ringraziando il cielo, però, Pansy si era stancata presto di comandarlo a bacchetta, aiutandolo semplicemente a studiare tutto quello che in nove mesi di scuola aveva snobbato clamorosamente.
Draco dubitava, tuttavia, che lei avesse smesso di tormentarlo per semplice stanchezza. Con buone probabilità l’aveva fatto solo perché era troppo presa dagli esami per badargli dalla mattina alla sera; lei sì che ad una media eccellente ci teneva.
Fatto sta che comunque, gliene era stato infinitamente grato … per i primi cinque minuti.
Già, perché Pansy, quando si trattava di studiare non era affatto paziente e disponibile come Blaise.
Era una sorta di piccola dittatrice in gonnella. Con lei o lavoravi bene o lavoravi da impazzire, insomma, non avevi alcuna scelta. I suoi orari di studio erano impossibili, le sue spiegazioni meticolose, sembrava essersi ingoiata metà biblioteca tanto era preparata. Aveva una risposta a tutto e se per caso le facevi perder tempo con qualche protesta ti ritrovavi il libro di Storia della Magia conficcato tra un occhio e l’altro. In breve? Un’arpia precisa ai limiti dell’inverosimile.
La Granger a suo confronto poteva passare benissimo per una nullafacente … ed era tutto dire!
Draco glielo ripeteva di continuo, ma lei faceva orecchie da mercante, continuando a farlo sgobbare sui suoi appunti come se niente fosse.
Il biondo aveva messo da parte di nuovo il libro di testo, incapace di concentrarsi per più di mezzo secondo. Gli mancava l’aria e la camicia gli si era incollata fastidiosamente alla schiena, mancava poco si spogliasse e facesse una sauna in piena biblioteca.
- Pansy, possiamo almeno andare a studiare da un’altra parte? - si lagnò lui, sventolando una mano nel tentativo di portare un po’ di refrigerio al viso accaldato - Qui si muore di caldo … sono fradicio! -
La ragazza si decise finalmente, a mettere da parte piuma e calamaio per guardarlo in faccia. Anche lei doveva aver caldo, viste le goccioline di sudore che le imperlavano la fronte.
- E dove vorresti andare, sentiamo? - disse, tranquilla, appoggiandosi stancamente allo schienale, facendosi aria a sua volta.
- In giardino, lì per lo meno si respira - proclamò lui, speranzoso, adocchiando con desiderio l’ombra invitante di una quercia fuori dalla finestra. Che sogno sarebbe stato raggiungerla. Già si vedeva spaparanzato sull’erba, con i piedi a mollo nel lago e un venticello leggero a scompigliargli i capelli, quando Pansy bocciò senza pensarci due volte la sua proposta, facendolo ritornare fastidiosamente con i piedi per terra.
- Ma perché no? - protestò lui, incrociando arrabbiato le braccia al petto.
Lei per tutta risposta, tornò ai suoi appunti, l’aria spazientita.
- Perché non faresti altro che distrarti, distraendo di conseguenza anche me -
Draco, però non era deciso a gettare la spugna. Gli andava bene tutto fuorché quell’orrenda, caldissima e puzzolente, biblioteca piena di mosche.
- La sala comune? E’ nei sotterranei, lì si sta freschi … - provò nuovamente, assumendo un tono che cercava di essere allettante. Pansy, lo deluse ancora, scrollando le spalle.
- Quasi tutti i nostri compagni sono nella sala comune Draco, ci sarà un brusio infernale e tu hai bisogno di calma … -
La mora aveva sottolineato molto il ‘tu’, visto che in effetti, l’unico ad aver veramente bisogno di un ripasso sostanzioso era proprio lui. Tuttavia, il ragazzo finse di non averla sentita, continuando a proporre luoghi su luoghi.
- La guferia? -
- E’ piena di gufi, c’è un tanfo infernale e non ho nessuna intenzione di sporcarmi il vestito -
- La sala grande? -
- Fa più caldo lì di qui -
- Il campo di Quidditch? -
- Per carità! Ruberesti una delle scope di Madama Bumb e ti metteresti a svolazzare come un idiota per tutto il tempo … non se ne parla! -
Draco si stava scaldando ancor più di quello che era già. Aveva sprecato cinque minuti buoni della sua giornata nel tentativo di convincerla. Ormai si sentiva una stufa con le gambe e come se non bastasse la ragazza sembrava fregarsene altamente. Se avesse potuto l’avrebbe strangolata.
- Ma è il mio compleanno, Pansy! - ringhiò all‘improvviso, al limite dell’esasperazione, allontanando bruscamente da sé quell’intruglio di libri e fogli appiccicosi.
- Tutti hanno diritto di divertirsi il giorno del loro compleanno … insomma, dodici anni non si compiono mica tutti i giorni! -
Non ne poteva veramente più, sarebbe sicuramente impazzito se non fosse uscito di lì entro breve. Voleva divertirsi con i suoi amici, rilassarsi un po’ e godersi quella giornata e l’unico ostacolo che lo separava dal farlo era la sua odiosa fidanzata e le sue manie di perfezione. Ma chi se ne importava poi di sapere tutta quella roba? A lui bastava lo stretto indispensabile. Dopotutto suo padre voleva fosse promosso e basta, quindi il problema era risolto … non aveva specificato se a pieni voti o meno …
Pansy levò nuovamente lo sguardo su di lui, l’aria fredda. Draco, d‘altra parte, per nulla intimorito le restituì l‘occhiataccia. Se lei non lo avesse fatto riposare si sarebbe alzato e l’avrebbe piantata in asso, aveva deciso. Al diavolo lei e l’esame di pozioni …
- Sai Draco, penso proprio che un bambino di cinque anni sia più maturo di te - borbottò lei, passandogli con fare seccato il foglio di pergamena sul quale stava lavorando.
Il ragazzo afferrò il foglio, irritato, studiandolo al contrario per il nervoso. Odiava sentirsi dare del moccioso, specie, poi, da una che quando va in piscina usa il salvagente perché non ha ancora imparato a nuotare.
- Che roba eh? - sbottò, impaziente, sventolando la pergamena per aria, stropicciandola.
- Una sorta di mini-test - spiegò lei pacifica, infilando alcuni libri in borsa, risistemando un po’ il tavolo che poteva passare tranquillamente per un campo di battaglia - L’ho fatto mentre ehm … studiavi … è un piccolo riassunto di tutto quello che Piton potrebbe chiederci domani. Rispondi correttamente a quello e poi ti lascio libero fino alle sei -
Draco strabuzzò gli occhi, riacquistando un po’ di calma. Erano appena le due, quindi, facendo un po’ di conti, se si fosse sbrigato avrebbe avuto ben quattro ore tutte per sé. Quattro ore intere per poter fare quel che voleva … certo, non era tantissimo, ma conoscendo Pansy era un vero traguardo. Meglio di niente, in fondo.
- Quindi se faccio questo coso … - iniziò lui, il sorriso sulle labbra - … mi lasci in pace? -
- Se rispondi decentemente a buona parte del test, sì - fece lei con un’alzata di spalle, asciugandosi la fronte sudata, guardandolo appena. Draco recuperò piuma e calamaio da sotto un tomo pesantissimo, prendendo a scribacchiare, schizzando inchiostro da tutte le parti per la fretta che aveva di finire il tutto. Sorrideva. Le domande di Pansy non erano poi così lunghe e difficili, a parte quella sull’utilizzo del sangue di drago che aveva saltato a priori.
Dopo un quarto d’ora scarso aveva terminato il compito. Il foglio era un po’ un pastrocchio, ma aveva risposto quasi a tutto in un modo, a suo parere, più che soddisfacente.
- Finito! - esclamò raggiante, lanciandole il foglio come fosse stato un aeroplanino di carta.
Pansy lo afferrò al volo, le labbra strette, quasi a volergli dimostrare la sua disapprovazione per quel gesto altamente infantile. Con uno sbuffo, si apprestò a leggere, il viso contratto in una smorfia disgustata nel vedere tutte le ditate d‘inchiostro che il ragazzo vi aveva lasciato.
Draco la ignorò prendendo ad infilare in malo modo tutte le sue cose nello zaino, la voglia sempre più intensa di uscire da quel forno per andarsi a sfogare in giardino con Tiger e Goyle.
- Allora? - chiese poco dopo, aspettando un consenso ufficiale per prendere e volatilizzarsi fuori dall’aula - Posso andare?-
Pansy, sollevò un sopracciglio scettica, osservando prima lui poi il test scuotendo la testa rassegnata. Non era un buon segno.
- Draco il bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre, non una capra dai poteri curativi! Quante volte te lo devo dire? -
- Beh tutti possono sbagliare … - bofonchiò lui con sufficienza, alzando gli occhi al cielo. In realtà non gliene importava proprio niente di aver sbagliato o meno, voleva solo eclissarsi da lì il più presto possibile. Pansy però non la pensava esattamente come lui. Evidentemente per lei sapere cos‘era un bezoar era una questione di vita o di morte.
- E l’ingrediente base della pozione che fa dimenticare le cose è il dittamo, non gli aculei di porco spino! - continuò lei appuntando l’errore con uno scarabocchio - E l’artemisia è una pianta che appartiene all’ordine delle Sinandrali non all’ordine delle Tubiflorali … e questo dovresti saperlo bene visto che l’abbiamo fatto pure in Erbologia! -
Draco sbuffò impaziente, tamburellando il piede sul pavimento. Ok, diciamo che per quel compito non si era impegnato poi molto, ma in fondo mica era importante saperle quelle cose … insomma a lui non servivano. E poi sotto, sotto quelle cose le sapeva bene … beh diciamo molto sotto.
- Senti Pansy in conclusione posso andare o no? - sbottò, irritato, interrompendo il suo sermone di ‘hai sbagliato ’, ‘non è corretto ’, ‘ma dove le hai lette queste cose?’.
La mora alzò lo sguardo riluttante, mettendo da parte il foglio stropicciato.
- Sì vai pure … hai fatto degli errori pazzeschi, ma tutto sommato, facendo una media complessiva, forse, domani una sufficienza striminzita la riesci a prendere -
- Grazie Parkinson … come incoraggi tu le persone non le incoraggia nessuno - sibilò sarcastico, gettandosi la sacca in spalla e sistemando malamente la sedia.
Lei per tutta risposta gli sorrise acida, seguendolo rapidamente fuori dalla biblioteca. I due scivolarono silenziosi davanti a Madama Pince, che si era addormentata bellamente sulla sua scrivania in un turbinio di mosche ronzanti, prendendo ad avanzare di buona lena verso il loro dormitorio. Avevano raggiunto silenziosi la scalinata che portava all’ingresso della scuola, quando Pansy si bloccò, sbattendosi una mano in fronte con uno schiocco. Draco si fermò a sua volta, guardandola sorpreso.
- Che c’è? -
La ragazza non rispose, ma prese a rovistare nello zaino con fare isterico, sospirando quasi istantaneamente di sollievo nel constatare che al suo interno vi era una grossa e straripante busta gialla. Certo che a volte era proprio strana ...
- Ah meno male - fece lei sollevata, più a sé stessa che a lui, issandosi nuovamente la borsa in spalla - Pensavo di aver dimenticato gli appunti per Blaise -
Draco sospirò, alzando gli occhi al cielo rassegnato.
Oh … già … Blaisiuccio … quasi se n’era dimenticato. D’altronde, poi, come ricordarsene?
Ora che il cugino era segregato in infermeria la sua presenza ai Serpeverde, ed in particolar modo a lui, passava ancor più inosservata del solito. Erano trascorse un paio di settimane o poco più dall’incidente della pozione e nessuno, Pansy ovviamente esclusa, aveva sentito la sua mancanza. Ma dopo tutto non li si poteva nemmeno biasimare. Blaise passava così piacevolmente inosservato che anche quando spariva dalla circolazione nessuno se ne rendeva pienamente conto.
Pansy però, a differenza degli altri, non l’aveva perso d’occhio un secondo. Passava la maggior parte del suo tempo libero al suo fianco in infermeria, passandogli appunti e discutendo di cose a lui sconosciute, ma a parere della ragazza estremamente interessanti.
Ovviamente le prese in giro sul loro conto avevano raggiunto livelli altissimi dopo questi episodi.
Millicent, per esempio, continuava a divertirsi come una matta nel proclamare ai quattro venti che i due erano una ‘coppia perfetta’ … naturalmente in senso sarcastico. Mentre Draco … beh, Draco si era un tantino rotto di tutta questa storia. Cioè, non fraintendiamo, lui non era geloso … solo stanco di sentir parlare ventiquattrore su ventiquattro di quanto fosse perfetto suo cugino se paragonato a lui. Stando obbligatoriamente a stretto contatto con Pansy, infatti, non poteva far a meno di sentirle decantare in continuazione le lodi di Blaise.
“Blaise è più gentile di te”, “ Blaise quando parlo mi ascolta”, “ Blaise non fa tutte queste storie”, “Blaise è più maturo” e bla bla bla … insomma, in poche parole suo cugino era l’essenza della perfezione, mentre, lui, secondo Pansy, era il difetto fatto a persona. Non ne poteva più … anche perché fino a prova contraria il migliore era Draco Malfoy, non suo cugino, il secchione!
Draco comunque, non faceva trasparire minimamente questo suo fastidio, anche perché uno come lui non poteva certo preoccuparsi di un noioso, vegetale ed ambiguo dodicenne adorato dalla sua altrettanto insignificante fidanzata. In fondo, a lui che importava? Proprio niente.
I due ragazzi, nel frattempo, avevano preso a ridiscendere le scale, il calore della sala sempre più pressante sulla pelle.
- Hai intenzione di andare a trovarlo anche oggi? - chiese Draco, poco dopo, saltando stancamente gli ultimi gradini, tanto per dire qualcosa. Pansy curvò le labbra in un sorriso cinico, guardandolo appena. Il suo sguardo aveva un qualcosa di particolarmente inquisitorio che non gli piacque per niente.
- Blaise? Sì, certo che lo vado a trovare, visto che nessuno a parte me lo ha mai fatto in quasi tre settimane -
Draco sorrise gongolante, non riuscendo a trattenersi. Se fosse stato lui il malato, probabilmente lo sarebbe venuto a trovare l’intero dormitorio Serpeverde, ogni giorno, per tutto il giorno. Per lui avrebbero fatto sicuramente la fila fuori dall’infermeria, con tanto di fiori e dolciumi … dopotutto per il migliore si faceva questo ed altro. Di certo la presenza di Pansy non sarebbe stata rilevante. Su questo piano, quindi: uno a zero per Malfoy.
- Beh … - fece questo, il sorrisino ancora pronunciato per quei pensieri - … probabilmente nessuno a parte te ha già preso la varicella -
Una panzana bella e buona la sua considerato che gli unici del loro anno a non avere contratto la malattia erano lui e Theodore. Pansy, infatti, che ne era ben a conoscenza, gli lanciò un’occhiata torva, mormorando qualcosa che somigliava molto alla parolina ‘ipocrita’. Draco a quel gesto non potè fare a meno di sghignazzare. Sapeva fin troppo bene di darle fastidio con i suoi commenti sgradevoli. Per lei Blaisiuccio era intoccabile … oh povero piccolo …
Il biondo la seguiva silenzioso, il sorriso a increspargli ancora le labbra per quella piccola vittoria. Lei d’altro canto, ostentava ancora una ferrea indifferenza, interrotta di tanto in tanto da qualche occhiata omicida. Arrivarono lentamente alle porte dell’infermeria, chi ridendosela di cuore, chi sbuffando arrabbiata … era giunto il momento di dividersi.
Pansy prese a bussare alla porta, non accennando minimamente a voltarsi per salutarlo … la piccoletta se l’era proprio legata al dito la causa Zabini. Poco male comunque, a Draco non è che importasse poi molto il suo saluto. Per tal motivo, non diminuì il passo, continuando a camminare verso la sala comune dei Serpeverde, come se nulla fosse, l‘aria ancora odiosamente beffarda.
La vocetta acuta della fidanzata, comunque, lo costrinse a fermarsi poco dopo, richiamandolo indietro.
- Ricordati … alle sei in biblioteca - urlò lei stizzita, evitando di guardarlo - Non mi interessa se è il tuo compleanno, cerca di arrivare puntale … sai che non ho tempo da perdere -
Draco si voltò sorridente, incrociando per un’instante lo sguardo di lei, freddo e vagamente seccato, ancora sulla soglia. Il ragazzo non se l’era presa affatto per le sue parole … anche perché in genere, non era lui quello che arrivava sempre in ritardo agli appuntamenti. Tuttavia non resistette dal ribattere a quella provocazione. Si divertiva troppo a vederla uscire dai gangheri …
- Oh non ti preoccupare ci sarò … - disse, con il suo miglior tono strascicato, il ghigno sempre più ampio - Tu piuttosto, non giocare troppo all’infermiera con mio cugino se no finisce che anche questa volta ti presenti mezz’ora dopo l’orario prestabilito -
Detto questo si portò le braccia alle spalle, quasi a voler abbracciare sé stesso, dilettandosi in una mal riuscita imitazione dei due che si baciavano appassionatamente.
Pansy a quella scena, arrossì furiosamente, spalancando la bocca indignata, le mani tremanti a stringersi e a rilassarsi con fare nervoso lungo i fianchi. Balbettava frasi sconnesse, irrequieta nel suo posto. Draco neanche a dirlo, si stava sbellicando dalle risate nel vederla così arrabbiata.
Quando però, la porta dell’infermeria si spalancò, rivelandone una Madama Chips corrucciata, la cuffietta bianca sulle ventitrè, il ragazzo riacquistò tutta la sua calma e il suo autocontrollo, strizzando semplicemente gli occhi in direzione della compagna ancora inviperita poco più in là. Madama Chips faceva saettare lo sguardo da l’uno all’altro con aria severa, sistemandosi il grembiule e sbraitando come una pazza.
- Ma si può sapere cos’è tutto questo chiasso? - sbotto irritata, zittendoli senza un motivo preciso
- Siete in un’infermeria non in un pollaio! Signorina Parkinson se vuole entrare veda di darsi una regolata … e in quanto a lei signor Malfoy se non ha intenzione di restare, se ne torni il più silenziosamente possibile nella sua sala comune. Per tutti gli antidoti, qui c‘è gente che riposa! -
Alla fine, comunque, l’unica là dentro ad urlare veramente era lei, ma era inutile farglielo notare, non avrebbe capito …. vecchia isterica com‘era …
Draco, dunque, si limitò a scusarsi semplicemente, rivolgendo un’ultima occhiatina significativa alla ragazza, prima di voltarsi e seguire di buon grado il consiglio della donna.
Pansy era a dir poco livida, ma completamente incapace di ribattere sotto l’occhio severo della scorbutica infermiera ... cosa che lo rese ancor più soddisfatto della sua impresa.
Fu, infatti, con un sorriso enorme che raggiunse Tiger, Goyle e il resto dei suoi compagni nei sotterranei, obbligandoli letteralmente a smetterla di studiare per costringerli a divertirsi qualche ora con lui. Era incredibilmente felice, appagato e desideroso di godersi a pieno i suoi dodici anni. Agli esami e alla fidanzata avrebbe pensato più tardi.
“In fondo … ” pensò allegro, correndo urlante, insieme agli altri verso il campo di Quidditch per una partita “Alle sei manca ancora tanto, tantissimo tempo … perché preoccuparsi?”
Non sapeva ancora che Pansy quella sera, arrabbiata e offesa per le sue canzonature, non si sarebbe presentata, lasciandolo solo con i suoi scarsi appunti e un mare di lacune nella testa.

***


Era finalmente giunto l’ultimo giorno d’esame e l’aria a parere comune sembrava essersi fatta più leggera e frizzante. Il calore estivo, tuttavia non era effettivamente diminuito. Anzi, secondo quello che la Gazzetta del Profeta annunciava in prima pagina quel mattino, l’Inghilterra non aveva mai attraversato un giugno così afoso dal lontano 1927.
A nessuno in fondo, però, importava poi molto questa situazione di ‘caldo-record’ anche perché tutti avevano ben altre cose a cui pensare in quel momento. Come ad esempio l’anno in cui Herbert Daft scoprì la formula magica che permise ai calderoni di rimescolarsi da sé ...
“ Allora …” pensò Draco, rigirandosi la piuma tra le dita, la mano attaccaticcia a scostarsi i capelli dal viso “ … com’è che diceva Pansy? Herbert Daft anno … uhm … 1500, o era il 1600? Ma forse era il 1700 … i due zeri alla fine sono sicuri, me li ricordo … ma poi? Oh capito, tiriamo a indovinare … tanto, secolo più secolo meno …”
Il ragazzo scarabocchiò una data a caso, passando all’istante alla domanda successiva: Indica le diverse utilità del calderone rimescolante. Draco sbuffo, scompigliandosi i capelli, adocchiando l‘ora al suo orologio. Ancora dieci minuti, prima che quel maledetto esame di Storia della Magia giungesse al termine ... praticamente un eternità.
Intinse la piuma nell’inchiostro, iniziando a scrivere l’ultima risposta del test, sbirciando incerto, il compito di Pansy qualche tavolo più in là.
La ragazza era china sul banco, la mano intenta a sfrecciare minuziosamente sul foglio di pergamena nel tentativo di colmare gli ultimi, quali inesistenti, spazi vuoti. Draco lanciò un’occhiata scettica al suo compito, confrontandolo mentalmente con quello della compagna: la sua calligrafia non era mai stata così larga e lo spazio tra una riga e l‘altra poteva paragonarsi benissimo ad una mini-autostrada. Con un ringhio sommesso e una scrollata di capo, tornò all’ultima domanda, scacciando quei pensieri.
Sapeva fin troppo bene di non aver fatto un buon lavoro. Né all’esame di Storia né tanto meno in tutti gli altri esami aveva dato il meglio di sé … ne era perfettamente consapevole.
I dubbi, le incertezze e le lacune non erano mai stati così forti nella sua mente come in quel momento … e tutto per colpa di Pansy. Sì esatto, proprio lei.
Quella piccola serpe traditrice lo aveva abbandonato il giorno del suo compleanno, lasciandolo ad affrontare da solo tutte quelle conoscenze a lui pressoché sconosciute, gettandolo nel panico. Non era tornata nemmeno i giorni seguenti ad aiutarlo, snobbando tutte le sue suppliche, costringendolo così ad arrangiarsi, non solo in Pozioni, ma anche in tutte le altre materie; cosa non da poco per un perdigiorno come lui. Il risultato di quella sua impresa solitaria, neanche a dirlo, era stato a dir poco disastroso.
Alla prova scritta di Trasfigurazione, per fare un esempio, aveva fatto un pastrocchio colossale, mentre in quella pratica di Pozioni, la sua soluzione per far dimenticare le cose, invece di essere di un bel grigio perla, era diventata di un rivoltante color sabbia.
Decisamente solo un miracolo l’avrebbe salvato quell’anno dalla bocciatura.
- Ancora un minuto ragazzi - mormorò Ruf, fluttuando a mezz’aria tra i banchi con aria mortalmente annoiata.
Draco concluse con un sospirò e un ambiguo ghirigoro il suo test, sollevando lo sguardo dal foglio nel medesimo istante in cui l’insegnante intimò loro di riporre le penne d’oca e di arrotolare le pergamene.
“Ecco terminata un’altra schifezza” pensò depresso, allentando un po’ il nodo della cravatta che gli segava il collo “ Papà sarà furioso … mi sa che la scopa da Quidditch me la sogno pure quest’anno”
Abbacchiato, si alzò dal suo posto seguendo lentamente la baraonda di studenti fuori dall’aula. Potter e Weasley qualche metro più in là erano stanchi e immusoniti quanto lui, ma la cosa non lo sollevò minimamente, tanto che rinunciò persino ad offenderli con le sue frecciatine. Era proprio messo male per pensarla così e lasciarli andare.
Si stropicciò distrattamente gli occhi, trattenendo a stento uno sbadiglio. Ridiscendeva fiacco e solitario le scale per i sotterranei, la testa ancora rivolta al disastro che sarebbe scoppiato in casa alla pubblicazione dei risultati. Già si immaginava la faccia del padre contratta in una smorfia di disappunto a quella notizia … meglio non pensarci.
Voleva raggiungere al più presto la sua stanza e farsi una clamorosa dormita, almeno nel sonno l’avrebbe smessa di tormentarsi. Se solo Pansy l’avesse aiutato come si deve per l’esame probabilmente ora non sarebbe a quel punto …
“ Maledetta pipistrella …” pensò inferocito senza riuscire a trattenersi “… questa me la paghi, oh se me la paghi … e pensare che te l‘ho chiesto gentilmente di aiutarmi! Ma robe da pazzi … io abbassarmi a tanto per niente …”
Rimuginando tra sè aveva raggiunto senza accorgersene la parete che dava l’accesso alla sala comune dei Serpeverde, lasciandosi brevemente alle spalle la confusione dell’atrio. Il sotterraneo, se paragonato a questo, infatti, era estremamente silenzioso, l’aria piacevolmente fredda a pressare sulla pelle sudata.
Doveva essere solo là sotto … o per lo meno, era quello che pensava. Qualcuno, infatti, lo aveva seguito a sua insaputa, non perdendolo di vista un solo istante. Stava per aprir bocca quando una voce flebile lo astenne dal pronunciare la parola d’ordine per entrare nel dormitorio.
- Draco -
Si voltò di scatto, vagamente sorpreso di ritrovarsi di fronte …
- Tracey …? -
- Ehm … sì … ciao … - bofonchiò lei, facendo un passo indietro, per consentirgli di voltarsi.
Draco si voltò completamente, ritrovandosi senza volere a studiarla curioso. Ora che ci faceva caso, aveva un qualcosa di strano rispetto a l‘ultima volta che l‘aveva vista … sembrava … non so … nervosa per qualcosa. Insomma il suo comportamento non rientrava nella norma.
La ragazza, infatti, gli sorrideva appena, l’occhio vispo ad indugiare timidamente sulla sua figura.
Si tormentava i capelli dorati con fare assente, intrecciando le dita sottili e ben curate nei suoi boccoli lucenti. Solitamente non era così mesta nei suoi confronti … se mai tutt’altro.
Aspettò paziente che questa si decidesse a parlare, ma visto che pareva essere completamente rapita dalle proprie scarpe, toccò a lui spezzare il silenzio.
- Come mai non sei andata in giardino con gli altri? -
- Non avevo voglia di uscire - spiegò brevemente lei, le gote d’improvviso rosate - E poi volevo … sì, ecco io … io volevo parlare da sola con te, hai … hai un minuto? -
Draco inarcò un sopracciglio, osservandola come si fa con un oggetto strano particolarmente curioso. Decisamente c’era qualcosa che non andava. Lui non l’aveva mai vista tanto impacciata ... Cioè, in genere era sempre lì a mettersi in mostra e a fargli gli occhi dolci, spregiudicata come una piccola donna … quindi, perché adesso aveva preso a mangiarsi le parole, balbettando come Neville Paciock in sua presenza?
- Veramente sono un po’ stanco - fece lui dosando le parole, squadrandola ancora da capo a piedi
- Sai, gli esami … -
Tracey, a quelle parole, divenne inspiegabilmente più rossa, allungando una mano in sua direzione per poi ritrarla bruscamente, quasi si fosse scottata a mezz‘aria.
- Oh, ma non ci metterò molto … Draco è … è importante -
Draco sbuffo, passandosi distrattamente una mano tra i capelli sotto lo sguardo supplichevole di lei. Che seccatura questa Tracey … ma proprio adesso doveva parlargli? E lui che voleva farsi una bella dormita in santa pace. Neanche poi fosse scappato via. Ragazze, sempre di corsa … non le avrebbe mai capite …
- D’accordo … - borbottò rassegnato con una scrollata di spalle davvero poco carina - … se proprio insisti …-
- Entriamo? - chiese poco dopo indicando con il capo la porta della sala comune ancora chiusa, desideroso di sprofondare almeno in una delle poltrone smeraldo al suo interno.
Tracey scosse vigorosamente il capo, un sorriso incerto a curvarle le labbra sottili e a farle luccicare gli occhi.
- No … ehm, perché non andiamo laggiù? Potremmo sederci sulla gradinata (e qui indicò con un breve cenno i quattro gradini di pietra poco più in là che portavano dritti al laboratorio di Pozioni)-
Draco annuì senza troppo entusiasmo, seguendola stancamente, le mani nelle tasche dei pantaloni. Non aveva molta importanza il luogo, sperava solo si sbrigasse a parlare …
Ma che diavolo doveva dirgli poi di così importante? Sarà un’altra delle sue solite sciocchezze …
“Speriamo solo non se ne esca con qualche orsetto gommoso” pensò questo, ripensando con una smorfia alla sbrancata di pupazzetti canterini che lei gli aveva regalato a San Valentino. Se ci ripensava gli veniva il mal di testa …
Tracey, però non sembrava aver nessun tipo di regalo, perchè si sedette semplicemente sull’ultimo gradino della scala, le mani a contorcersi in grembo con fare nervoso, aspettando che anche lui imitasse quel gesto.
- Non ti siedi? - chiese gentile, guardandolo dal basso.
- Preferisco stare in piedi - tagliò corto lui appoggiandosi pesantemente alla parete, desideroso più che mai di andarsene a letto - Allora che vuoi? -
La ragazza parve intimidirsi ancor più per quel tono brusco, ma fu solo un attimo perché quasi istantaneamente saltò in piedi, le dita tremanti tornate a giocherellare con i capelli, lo sguardo fisso a terra.
- Allora? - rincarò Draco, stufo di quel silenzio esasperante. Insomma, se lei non aveva nulla da dirgli poteva anche prendere ed andarsene in camera ... Che ci stava a fare se no come un cretino in mezzo al corridoio?
Tracey levò lentamente gli occhi su di lui, mordicchiandosi le labbra. Si fissarono per poco meno di un secondo, prima che lei tornasse a studiarsi le scarpe. Il ragazzo si trattenne a stento dall’alzare gli occhi al cielo.
- Ecco, io … io volevo sapere se … - iniziò questa titubante - … se tu e Pansy state … insieme -
Ci vollero poco meno di due nanosecondi prima che Draco comprendesse a pieno quelle parole.
Quando le realizzò per poco non si strozzò con la saliva, prendendo a tossire come un dannato nel tentativo di non soffocarsi. Ma che razza di domanda era? E soprattutto perché glielo chiedeva … che avesse scoperto tutta la faccenda?
Si batté il petto più e più volte, nel tentativo di calmarsi e riacquistare una parvenza seria e credibile. Ci mise parecchio tempo prima di tornare pienamente padrone di sé e delle sue azioni. Il sonno, neanche a dirlo era scomparso all’istante.
- No - esclamò deciso, poco dopo, l’espressione disgustata a mascherare in un lampo le sue preoccupazioni - Chi ti ha detto una stupidaggine del genere?! Pansy? -
Tracey che nel frattempo aveva abbandonato l’aria mesta per una ben più indagatrice, parve tranquillizzarsi, tanto che tirò un profondo respiro di sollievo, abbassando nuovamente lo sguardo, tornando scostante come poc’anzi.
- No, cioè non me l’ha detto nessuno … - spiegò con un mezzo sorriso - Era solo una mia idea, perché … beh, ultimamente vi ho sempre visti a studiare insieme e così … -
- Beh, non stiamo insieme - la interruppe lui, riconfermando le sue parole. Si sentiva martellare il cuore in gola, quasi questo gli si fosse incastonato da qualche parte nella zona del pomo d‘Adamo.
Per un terribile istante aveva temuto il peggio … e invece quell’assurda quanto veritiera domanda era solo il frutto della mente contorta di Tracey … ah che sollievo immenso …
Passarono alcuni minuti di silenzio, minuti durante i quali i battiti cardiaci del ragazzo tornarono lentamente ai loro livelli ottimali. La compagna d’altro canto sorrideva ancora tra sé, le guance chiazzate di rosa a renderla una graziosa bambolina bionda. Nessuno dei due pareva più intenzionato ad aprir bocca.
Draco inspirò profondamente, d’un tratto rilassato.
- Allora ciao! - disse allegro, convinto che questa avesse finito - Ci vediamo a cena! -
Fece per voltarsi, contento di aver concluso in fretta la faccenda, ma questa lo trattene per un braccio, costringendolo a restare, la voce nuovamente un tremolio.
- Draco, aspetta! Non ho … non ho ancora finito -
“ E ti pareva” pensò riluttante tornando obbligatoriamente sui propri passi, l’aria di un condannato a morte particolarmente di cattivo umore “ Possibile che le ragazze non abbiano mai niente di meglio da fare che rompere a noi maschi? ”
- Cosa vuoi ancora? - sbottò, infatti, alzando esasperato gli occhi al cielo. Sapeva di essere scortese, ma non gli importava poi molto, visto che Tracey era tornata a studiarsi le scarpe, le mani nivee a contorcesi l’un con l’altra. Sbuffò. Possibile non riuscisse a far altro?
Draco rimase in attesa, le braccia incrociate, vagamente scocciato. La mente rivolta al suo soffice letto a baldacchino che come una sirena lo chiamava telepaticamente dal dormitorio. Ci volle ancora un po’ prima che questa si decidesse finalmente ad aprir bocca.
- Draco, allora io volevo dirti che tu … cioè, prima che finisca la scuola volevo dirti che … -
La ragazza deglutì a fatica, il viso del colore sempre più simile ai capelli dei Weasley.
Il biondo era tentato seriamente di porgerle carta e penna … magari a scrivere sarebbe stata più svelta che a parole.
- Sì, insomma, ecco io volevo dirti che tu mi … -
Ma Draco non seppe mai cosa lei voleva dirgli, perché un urlo festante, seguito da un rombo degno di una mandria di bufali imbizzarriti, li investì in pieno facendoli sobbalzare, mozzando le parole della ragazza. Entrambi si voltarono di scatto preoccupati. Convinti di ritrovarsi metà scuola alle spalle.
Rimasero ambedue sorpresi nel constatare che nessuno, eccezion fatta per una Pansy Parkinson particolarmente euforica occupava il corridoio.
Correva loro incontro, i capelli al vento e un ampio sorriso stampato in faccia. Sventolava un braccio in aria, la mano serrata attorno ad una busta aperta e stropicciata nel tentativo di attirare la loro attenzione. Draco la fissò scioccato, indeciso se prendere e tagliare la corda o rimanersene li fermo e vedere cosa aveva da dire.
- DRACO! Draco, guarda cosa mi è arrivato da casa! Oh non ci crederai! E‘ fantastico!-
Urlava come un ossessa, tanto che non si era nemmeno accorta della presenza di Tracey. Concentrata com’era su di lui, in effetti, non si sarebbe accorta nemmeno di un elefante africano travestito da donna. Pansy notò l’amica solo quando le fu davanti, ma non ne parve affatto preoccupata. Saltellava sul posto, sorridendo sorniona.
- Oh ciao Tracey! - la salutò questa, agitando una mano, senza però degnarla di uno sguardo
- Draco ti posso parlare … subito? -
“ Eccone un’altra” pensò lui, sarcastico, osservandola ancora come fosse stata un piccolo tornado con le gambe. Pansy a differenza della compagna, infatti, sprizzava gioia da tutti i pori, continuando ad agitare la lettera che teneva saldamente tra le dita, lanciando occhiate eloquenti prima a lui e poi alla busta. La sua attenzione alla lunga dunque venne a polarizzarsi su quel foglio bianco, tutto spiegazzato. Il ragazzo corrugò la fronte, cercando di capire quel muto messaggio.
Aveva detto che le era appena arrivato da casa, quindi, quasi sicuramente dai signori Parkinson … era qualcosa di fantastico e riguardava lui, anzi loro … uhm … che poteva essere?
Ad un tratto, anche i suoi occhi grigi presero a brillare come quelli della compagna, il sorriso sulle labbra. Se Pansy era così contenta al punto tale da cercarlo come una pazza per i corridoi, dimenticando i loro battibecchi significava che sotto c’era qualcosa di veramente importante.
Che avessero annullato il fidanzamento? Magari!
La sola idea lo fece impazzire di gioia, facendogli scordare all’istante Tracey e le sue parole mangiucchiate. Era ancora arrabbiato con Pansy, certo, ma venire a conoscenza di questa notizia fantastica non lo faceva stare nella pelle. Per qualche minuto poteva anche sopportarla.
- Puoi venire? - chiese nuovamente lei, una nota d’impazienza nella voce, riportandolo alla realtà.
- Certo - esclamò raggiante, senza pensarci due volte. Lei gli sorrise di rimando, facendogli cenno di seguirla. Una terza voce tuttavia risuonò acida tra le pareti bloccandoli all‘istante.
Draco si voltò: si era dimenticato di Tracey …
Questa aveva abbandonato l’aria timida e sparuta, recuperando in fretta tutta la sua grinta. Aveva i pugni stretti lungo i fianchi e gli occhi turchesi ridotti a due fessure sottili, intenti a scrutare minacciosi la nuova arrivata. Era ancora piuttosto rossa in viso, ma questa volta, chiaramente per un motivo ben diverso.
- Un momento Pansy - sbottò, puntandole arrabbiata un dito contro - Draco stava parlando con me! Quindi se proprio gli devi parlare aspetta il tuo turno!-
Pansy strabuzzò gli occhi sorpresa per quel tono duro, scrutandola enigmatica. Sembrava quasi le due avessero preso a comunicare tra loro senza bisogno di parole. Lentamente, la mora fece cadere lo sguardo dapprima su di lei e poi sul fidanzato, la bocca sempre più aperta ad ogni movimento ondeggiante del capo. Improvvisamente anche lei si fece rossa, prendendo a balbettare.
- Oh Tracey … scusa, cioè io non … ehm … beh, Draco fa niente ne parliamo dopo …-
Con l’aria imbarazzata e un sorriso tirato fece per defilarsi alla velocità con cui era arrivata, ma Draco la trattenne per un braccio, trascinandola indietro.
Il biondo, che nella sua ignoranza maschile non aveva capito assolutamente niente della faccenda, stentava a comprendere il motivo di quella ridicola sceneggiata. Insomma, Tracey poteva aspettare benissimo una decina di minuti e chiarirsi le idee, visto che se ne stava lì a mangiarsi le parole, facendogli perdere solamente del tempo prezioso. E poi, andiamo, diciamocelo, se proprio doveva scegliere tra il parlare con una che farneticava frasi senza senso da mezz’ora e una che, invece, gli avrebbe annunciato qualcosa di fantastico sul suo conto, subito, preferiva di gran lunga la seconda. Cioè … non ci voleva un genio a capirlo …
- No, aspetta Pansy, dove vai? Vengo con te -
- Ehm, no … stai con Tracey … - provò a scrollarselo di dosso lei neanche fosse stato un cane particolarmente appiccicoso, lanciandogli strane occhiate.
Ma cosa l’era preso? Prima era lì tutta impaziente e adesso perché l’amica le era saltata su un po’ isterica, lo lasciava lì? Ma non se ne parla …
- Pansy, con Tracey parlerò dopo … ora voglio sentire te -
Ma non doveva dirlo. Il viso di Tracey, infatti, cambiò tre colori diversi alla velocità della luce, sembrava pronta ad uccidere tanto erano diventati isterici i suoi movimenti.
- Draco! - protestò lei, sbattendo un piede a terra irritata - Tu stavi parlando come me!-
Il ragazzo sbuffò, sventolando una mano in aria con fare seccato. Ora si era decisamente rotto le scatole di tutto quel lagnarsi … cavolo, mica poteva perder tempo con due isteriche tutto il giorno! Aveva cose ben più importanti da fare che star li a cianciare.
- Me ne parlerai più tardi … non c’è fretta, no? Tanto stavi li a blaterare e basta …-
Tracey diede un ringhio, gli occhi lucidi carichi di umiliazione.
- Oh va bene! - sbottò arrabbiata, alzando le braccia - Me ne vado, vi lascio finalmente soli!-
E con un’ultima occhiata sghemba a lui e una spallata davvero poco carina a Pansy, sparì oltre la parete della sala comune, sbattendosi la porta alle spalle.
Draco guardò a malapena il punto in cui era sparita, un’aria di sufficienza stampata in faccia. Quella reazione, neanche a dirlo, non gli aveva fatto né caldo né freddo.
Nel corridoio a quell’uscita però cadde il silenzio. Solo un vago e indefinito gocciolio a tener loro compagnia e a spezzare quella calma apparente. Passò un po’ di tempo prima che qualcuno si decidesse a parlare.
- Sai Draco, sei proprio un gran pezzo di somaro!- proclamò Pansy, arrabbiata, spezzando il silenzio
- Possibile tu non riesca mai ad essere gentile?!-
Si massaggiava la spalla contusa, articolando i movimenti, il viso una smorfia severa.
Draco si strinse nelle spalle, non comprendendo a pieno il motivo di tutto quel gran chiasso.
Quanto erano noiose le ragazze … sempre lì a trovar problemi e a lamentarsi di tutto … e poi cosa centrava lui con l’isterismo di Tracey?! Se aveva qualche problema ad auto-controllarsi mica era colpa sua.
- Guarda che è stata lei la maleducata - sentenziò tranquillo, avanzando di qualche passo.
Pansy per tutta risposta alzò gli occhi al cielo.
- Tutte le ragazze avrebbero reagito come lei a quelle parole!-
- Il che conferma la mia teoria su quanto voi donne siate stupide - borbottò lui in sua difesa, tornando a infilarsi distrattamente le mani in tasca, ignorando l’occhiata torva che lei gli aveva lanciato a quell’affermazione. Insomma neanche le avesse prese tutte e due a pugni … in fin dei conti aveva detto solo la verità!
- Su dimmi questa cosa fantastica e diamoci un taglio - disse piatto, rompendo quel gioco di sguardi assassini che aveva preso a circolare tra loro. Pansy gli lanciò un’ultima occhiataccia prima di tornare sorridente e spigliata come pochi minuti prima.
Draco a quella vista stirò la bocca in un ghigno ironico. Ormai ne era certo, non avrebbe mai conosciuto ragazza capace di cambiare umore alla velocità della luce come lei. Le sue idee sul fatto che non fosse umana venivano confermate di giorno in giorno ... probabilmente era un vampiro mal riuscito. La somiglianza con i pipistrelli, i capelli neri e la pelle bianca in effetti lo convincevano parecchio ...
Rise. Si divertiva un sacco a stuzzicarla.
- Perché ridi? - chiese lei un sopracciglio inarcato. Draco scosse il capo, facendole cenno di lasciar perdere. Avrebbero perso un’ora buona a litigare se lui le avesse detto cosa gli passava per la mente. Pansy lo studiò enigmatica, per poi alzare gli occhi al cielo e tornare a sorridere, sventolando eccitata la busta che teneva tra le mani.
- Oh Draco è magnifico … indovina un po’? Torno in Germania!-
Gli occhi del ragazzo si spalancarono di scatto, una lucetta speranzosa ad accedere il grigio dei suoi occhi. La sfuriata di Tracey un ricordo lontano nella testa.
Non poteva crederci … era troppo bello per essere vero. I suoi sogni allora potevano ancora realizzarsi! Cioè, se Pansy se ne ritornava in quel paese di matti da dove era venuta allora significava che … oh mio Dio, stentava a crederlo … il fidanzamento era stato annullato!
Sorrise. Sorrise di cuore, soddisfatto come se gli avessero appena detto che Harry Potter era stato espulso da Hogwarts a calci nel sedere. Si sarebbe messo a ballare, tant‘era felice.
- E’ fantastico! - esclamò senza smetterla di sorridere, la testa leggera come una nuvola, dentro la quale una miriade di omini immaginari stappavano bottiglie di champagne e facevano scoppiare petardi a suon di valzer.
Pansy d’altro canto era raggiante quanto lui, gli occhi due stelle luccicanti.
- Sì, infatti! Due mesi interi senza vedere la tua brutta faccia … ancora non ci credo! -
Il sorriso di Draco si spense all’istante e la musica che sentiva nella testa si interruppe di botto, con uno stridio sordo, riportandolo alla realtà.
- Due mesi? - ripeté scioccato, la voce più stridula del solito - Solo due mesi?-
Pansy lo squadrò interrogativa, un sorriso fiacco a dipingerle le labbra.
- Sì, ci passo le vacanze poi torno … purtroppo -
Il biondo spalancò la bocca, aprendola e chiudendola a mo di pesce, incapace di spiaccicare parola.
Era deluso, decisamente deluso. Per un minuscolo, bellissimo, secondo aveva pensato di essersela tolta dai piedi una volta per tutte e invece … non l’avrebbe vista per soli due mesi.
A quel pensiero si sentì peggio di prima, la testa a ciondolare inerme a un lato della spalla.
- Non dirmi che pensavi me ne andassi definitivamente? - chiese la mora tranquilla, scostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio - Suvvia saresti ridicolo … insomma, insieme valiamo una fortuna, figurati se i nostri genitori s‘inventano di annullare il fidanzamento …-
Draco alzò il capo, l’aria nuovamente arcigna. Odiava passare per un sognatore incallito, specie quando non lo era. E poi, la speranza era o non era l’ultima a morire?
- Fai meno la spiritosa - la riprese lui il tono funereo - E comunque … perché quest’estate te ne vai? Non che mi dispiaccia, ovvio …-
Pansy sorrise gelida, accennando uno sbuffo.
- Mia nonna sta male … niente di grave i soliti acciacchi, ma mamma è preoccupata e ha praticamente costretto papà a prendersi un periodo di ferie per tornare a casa … lui non era molto contento; detesta la nonna, dice sempre che è una vecchia spilorcia -
Ci fu un attimo di pausa, poi come se ne nulla fosse riprese a parlare, il tono confidenziale.
- Ah … ehm … non dire a nessuno questa cosa, mamma non lo sa, e papà pensa che non lo senta quando borbotta a tavola sulla nonna -
Draco la osservava ad occhi sgranati, incerto se ridere o meno a quelle parole. La situazione era incredibilmente buffa.
Insomma i signori Parkinson quand’erano al maniero erano sempre così seri e precisi che stentava a credere potessero parlare di certe cose o esprimere giudizi del genere … cioè, non era da loro.
“ Ma in fondo” pensò il ragazzo subito dopo, abbozzando un sorriso “ Anche papà delle volte fa cose strane … tipo canticchiare canzoni che risalgono al pleistocene credendo che nessuno lo senta…”
A quel pensiero non riuscì a trattenere una risata, che però mascherò subito con un colpo di tosse all’occhiata inquisitoria della ragazza. Si sforzò di tornare serio.
- Bene - buttò giù questi recuperando alla svelta la sua maschera d’indifferenza - In fondo meglio di niente … per lo meno non ti rivedrò fino a settembre -
La ragazza esitò, studiando con interesse il pavimento nero.
- Ehm … ecco, diciamo fino all’ultima settimana di agosto -
- COSA? - urlò il biondo, spalancando gli occhi con fare demoniaco.
Pansy non si scompose, ma arretrò comunque di qualche passo, dondolandosi sulle punte dei piedi, l’aria d’un tratto imbronciata.
- Non prendertela con me! - sbottò offesa, brandendo la busta come una sciabola - La lettera dice che prima dell’inizio della scuola devo passare da te qualche giorno come al solito … mica è colpa mia se i nostri padri sono fissati con questa sciocchezza del “legame tra famiglie”!-
Draco per tutta risposta, diede un ringhio, incrociando le braccia stizzito. Era pronto a scommettere tutto l’oro che possedeva alla Gringott che suo padre con quella “settimana di vacanza” c’entrasse parecchio, forse anche più del signor Parkinson.
D’altronde Lucius Malfoy, come continuava a ripetergli di continuo, adorava Pansy. In lei vedeva la moglie ideale per il figlio. “E’ la ragazza giusta per te” diceva “Ha carattere, intelligenza e tutte quelle doti che ti trasformeranno in un vero uomo”.
Sì, certo, come no. “Ti formerà il carattere” e bla bla bla. La faceva facile, tanto, mica se la doveva sposare lui quella peste, dalla lingua biforcuta.
Costringendosi a mettere da parte quei pensieri, tornò a concentrarsi sulla ragazza.
- E’ tutto? - bofonchiò - O hanno deciso anche la data delle nozze e quanti figli dovremmo avere? -
- Ah ah ah - commentò lei, alzando gli occhi al cielo - Molto divertente … e comunque non c’è altro. Ora puoi andare da Tracey a scusarti per il tuo comportamento -
Draco corrugò la fronte, le sopracciglia inarcate. Tracey? Perché … oh già … Tracey ….
Un sorrisetto sghembo prese a curvargli le labbra con fare ironico nel ripensare alla scenata della ragazza. Neanche a dirlo, non aveva la minima intenzione di scusarsi. E poi per cosa? Lui non aveva fatto niente di male …
- Sì certo - disse, il tono strascicato - Sicuramente. Sarà il mio primo pensiero -
- Guarda che non sto scherzando - replicò cupa la mora, fissandolo in tralice - Sappi che non ho nessuna intenzione di litigare con Tracey per causa tua. Quindi, tu ora entri in sala comune, la supplichi di perdonarti e senti quello che aveva da dirti; accennando magari al fatto che io per te sono una vecchia ciabatta o qualcosa del genere e che prima, quando hai detto di voler parlare con me invece che con lei, ti eri momentaneamente bevuto il cervello -
Draco la guardò perplesso, vagamente sorpreso dall’interesse eccessivo della ragazza nei confronti della compagna. Ma cosa aveva da dirgli Tracey di così importante da preoccuparla tanto? Lui non ci aveva capito niente, solo qualche frase sbocconcellata … comunque, non aveva importanza.
Non si sarebbe scusato, in fondo non ne vedeva il motivo. Ma evidentemente Pansy lo vedeva eccome …
- Tu sai cosa voleva dirmi Tracey? -
Aveva parlato senza rendersene conto, ma sinceramente non gli dispiacque più di tanto. Anche perché Pansy arrossì lievemente, distogliendo lo sguardo dalla sua persona.
- Penso di sì … ma non spetta a me dirtelo -
- Perché no?-
La ragazza, lo guardò storto. Studiandolo dall’alto in basso con occhio critico, quasi a volersi assicurare fosse realmente lui. Questi tuttavia non si mosse, aspettando paziente una risposta.
- Andiamo Draco non dirmi che non l’hai capito! - esclamò esasperata, guardandolo come un sorta di fessacchiotto che fatica a capire che la terra è rotonda - Non puoi essere così stupido. Insomma è così evidente! -
Il biondo serrò la mascella, l’aria contrariata. Innanzitutto lui non era stupido e poi come diavolo poteva immaginare cosa voleva Tracey se questa non aveva fatto altro che gesticolare e guardarsi le scarpe?!
- Senti piantala di fare la saputella e spiegami cosa voleva! - sbottò arrabbiato, sventolando una mano in aria con fare seccato. Stava perdendo la pazienza, se lo sentiva. Le donne e tutti loro inutili giri di parole … non le avrebbe mai capite. Ma non potevano arrivare al punto e basta?
Pansy però scosse il capo, un sorriso rassegnato stampato in faccia.
- Lascia perdere … - sussurrò, gli occhi rivolti al soffitto grigio - Ma se proprio ti interessa, torna da lei e chiediglielo -
Detto questo, abbozzò un sorriso eloquente, quanto irritante, per poi tornarsene da dove era venuta con una graziosa piroetta. Draco non provò nemmeno a fermarla, non sarebbe servito.
Fissò la sua chioma corvina sparire oltre le scale che davano all’atrio, borbottando tra sé.
- Ragazze - ripeté imbronciato, avviandosi lentamente verso il dormitorio dei Serpeverde qualche metro più in là - Parlano, parlano … ma per dire cosa poi? -
E con la testa piena di domande sul perché le donne debbano essere tanto odiose e incomprensibili se ne tornò in camera, stanco e con un accenno di mal di testa per tutto quel gran battere e ribattere.
“Non c‘è dubbio” pensò gettandosi sul letto, distrutto “A una conversazione con due ragazze preferisco di gran lunga una pila di esami di Storia della Magia … sono meno stancanti e decisamente più produttivi”.
E senza avere il tempo di togliersi le scarpe e sghignazzare per quei pensieri, si addormentò come un bambino, sbuffando tranquillo al tiepido lume di candela.

***


Ormai mancava pochissimo al termine della scuola. Gli esami si erano conclusi da giorni e anche gli ultimi G.U.F.O e M.A.G.O erano stati stilati e assegnati agli studenti anziani più meritevoli.
La situazione ad Hogwarts, tuttavia, non era poi così tranquilla e rilassata come la si potrebbe immaginare.
I ragazzi, i fantasmi e persino i dipinti, infatti, erano in completo subbuglio.
Ovunque si andasse, qualsiasi cosa si ascoltasse, l’argomento indiscusso, che manteneva vivo l’interesse generale era Harry Potter e le sue mirabolanti avventure dell‘ultima ora.
Già, perché a quanto pareva il Bambino Sopravvissuto ne aveva combinata un’altra delle sue.
Nessuno sapeva con chiarezza com’erano andate le cose. Ciononostante, dalla sera del quattro giugno, strane, quanto curiose, voci avevano preso a circolare per i corridoi della scuola, viaggiando rapidamente di Casa in Casa e di piano in piano. Alcuni parlavano di mostri a tre teste rinchiusi nell’ala proibita al terzo piano, altri di scacchiere giganti con furiose pedine animate, altri ancora di piante assassine e indovinelli misteriosi.
Naturalmente, in tutto quel gran bisbigliare, non vi era nulla di certo. Fatto sta, comunque, che da quella notte Potter era stipato in infermeria, completamente privo di sensi, ed il professor Raptor era scomparso misteriosamente dalla circolazione.
Si sussurrava sempre più spesso per i corridoi che questi fosse morto nel tentativo di riportare in vita il Signore Oscuro, nascosto abilmente nel suo turbante dall’inizio dell’anno e che proprio Harry Potter lo avesse fermato, insieme ai suoi due inseparabili amichetti, impedendogli di agguantare qualcosa d’importante, dal nome ignoto.
Tuttavia, visto che né i professori né tanto meno il preside si azzardavano a dare spiegazioni soddisfacenti, la faccenda rimaneva avvolta in un alone di cupo mistero, dal quale pareva impossibile uscire.
L’emozione del momento, tuttavia, non era dettata solo ed esclusivamente dalle imprese di Potter, anzi. Ai Serpeverde, per fare un esempio, del ricovero del ragazzo non importava poi molto. La loro euforia era dettata soprattutto, se non unicamente, dal risultato dell’ultima partita di Quidditch dell’anno, che aveva visto come rivali Corvonero e Grifondoro.
Quest’ultimi, per la grande gioia dei Serpeverde, a causa della mancata presenza del loro Cercatore avevano ricevuto una batosta esemplare, bruciandosi, per il settimo anno consecutivo, la possibilità di vincere il campionato e con essa la coppa d’oro, simbolo indiscusso della vittoria tra Case.
Anche quest’anno i verde-argento avevano trionfato e naturalmente come d’abitudine si erano curati di ricordarlo a tutti.
Il professor Piton, per dirne uno, era così felice e giulivo per averla fatta in barba alla McGranitt al punto tale da sorridere ironico a tutti i Grifondoro che gli capitavano sotto tiro, rinunciando persino allo sfizio di sottrarre loro punti.
D’altronde, però i membri della sua Casa non erano certo da meno ...
Da giorni ormai la sala comune dei Serpeverde si era trasformata in una sorta di piccolo santuario. Al centro di essa, infatti, sopra un elaborato tavolino di cristallo, si ergeva in tutto il suo splendore, la coppa del Quidditch, venerata e acclamata dagli studenti al pari di un idolo pagano di stimato valore. I sette giocatori della squadra, neanche a dirlo, si atteggiavano a eroi dell‘universo.
Marcus Flitt che era il capitano se ne girava tronfio per la scuola, il naso per aria e un sorriso da schiaffi stampato in faccia, pomposo come non lo era mai stato in tutta la sua vita. Adrian Pucey, invece, che si era dimostrato uno dei migliori Cacciatori dell‘anno, sbandierava la sua nuova popolarità con le ragazze nel modesto tentativo di far ingelosire la fidanzata, la quale però, sfortunatamente per lui, trovava ancora ben più interessanti i muscoli di Hanover alla sua spiccata capacità di rimanere in sella a una scopa.
Ma non erano solo i campioni a paragonarsi a divinità scese in terra …
Draco Malfoy, infatti, pur non facendo effettivamente parte della squadra si godeva il momento, brillando di una sfolgorante luce riflessa. Dire che era euforico era piuttosto riduttivo.
La sua fantasia alla vista del Cercatore, Terence Higgs, portato in trionfo dalla folla, acclamato dai ragazzi e desiderato ardentemente dalle ragazze, aveva raggiunto livelli mai visti nella sua storia di dodicenne. Inutile dire che già si vedeva al suo posto, come la star indiscussa del Quidditch, con le dita serrate attorno ai preziosi manici della coppa e una schiera di ammiratori alle spalle, intenti ad urlare a gran voce il suo nome. Non stava nella pelle. Ancora un anno e sarebbe toccato a lui quel ruolo … ne era certo.
Neanche a dirlo, preso com’era dal fantasticare e dal godersi la meritata vittoria della sua squadra, non aveva prestato la minima attenzione al “Caso Potter” e a tutto il putiferio che ne era seguito.
Aveva ben altre cose a cui pensare … mica era stupido come gli altri a perdere tutto il suo tempo dietro alle avventure dello Sfregiato e dei suoi amichetti Lenticchia e Dentona.
L’unica cosa di cui si era un po’ rammaricato era che questi non ci avesse rimesso le penne. Ma dopotutto, non si poteva avere sempre tutto dalla vita …
Così, il giovane rampollo dei Malfoy, tra la gioia del momento, le continue feste organizzate nella sala comune dai prefetti in onore della gran vittoria e l’arrivo dell’imminente consegna della Coppa delle Case aveva rimosso completamente il suo battibecco con Tracey.
Lei non gli aveva più rivolto la parola, ostentando ogni volta in sua presenza un espressione da donna offesa e profondamente umiliata, fingendo di ignorarlo in un modo che non convinceva nessuno.
Ovviamente Draco non aveva provato minimamente a sistemare le cose. Primo perché si riteneva assolutamente innocente (ancora non capiva cosa avesse detto di così mostruoso); secondo perché, a dirla tutta, in quella situazione ci stava benissimo. Le sue “spasimanti”, infatti, come le aveva definite scherzosamente Goyle, da tre si erano ridotte a due e lui non poteva che esserne contento. Insomma, bisognava capirlo, già era dura per lui tenersi alla larga dagli agguati di Daphne e Millicent (soprattutto Millicent) figurarsi se si dispiaceva di avere una piattola in meno tra i piedi …
Si poteva, quindi, dire che il ragazzo stesse attraversando un piccolo momento d’oro. Momento che, secondo lui, avrebbe raggiunto a breve l’apice della felicità ...
In quel preciso istante, infatti, i Serpeverde del primo anno, attraversavano compatti la soglia della Sala Grande, graziosamente decorata con gli stendardi serpentini dei verde-argento.
Avevano gli occhi puntati per aria, luccicanti dall’emozione alla vista dei loro simboli, tappezzati un po’ ovunque. La Coppa delle Case era loro.
Avevano sbaragliato la concorrenza sotto ogni punto di vista. Erano i migliori a Quidditch e in qualsiasi altro campo e quei colori sfavillanti lo confermavano a pieno.
- E’ assolutamente perfetta! - esclamò Daphne estasiata, spalancando le braccia quasi a voler abbracciare l’intera sala - Dovrebbero tenerla così tutto l’anno! Non trovate?-
I compagni annuirono entusiasti, guardandosi attorno con infinito stupore. Quella era la loro prima vittoria e avevano tutta l‘intenzione di godersela.
Draco si sentiva i muscoli del viso rigidi e tesi, ma non riusciva a togliersi dalla faccia il suo tipico quanto inconfondibile ghigno, marca Malfoy. Inspirò a fondo, deciso a riempirsi i polmoni di quel profumo meraviglioso di successo che con il cibo non aveva nulla a che fare.
- Abbiamo vinto - proclamò fiero più a sé stesso che ai compagni, l’aria sognante - Abbiamo vinto -
Si guardò attorno ancora una volta, pienamente soddisfatto. Stringeva i lembi della giacca con fare aristocratico, occhieggiando con orgoglio due grossi e sibilanti serpenti d’argento che ondeggiavano alle pareti, ricadendo morbidi e fieri sulla pietra fredda, catturando la luce delle candele.
- Capo, andiamo a sederci - borbottò Tiger, distogliendolo dallo stemma più grande del Serpeverde che dominava dall‘alto le quattro tavolate, scrutandoli sprezzante alle spalle dei professori.
Draco annuì appena, sedendosi com’era solito fare tra i suoi due compari.
La tavola era festante e più animata che mai. Non vi era un solo studente serio, tutti sembravano avere uno smaccato e ampissimo sorriso stampato in faccia.
A qualche passo da lui Pansy e Millicent, ambedue particolarmente vispe, intrattenevano addirittura un piccolo gruppo di ragazzi improvvisando un balletto e canticchiando qualcosa che suonava molto come:
“ … Serpeverde vincitor, purosangue a voi l’onor, Grifondoro perderà e tra le spire perirà!
Il biondo si ritrovò a ridere involontariamente tra sé nel vedere la fidanzata sfilarsi dignitosamente il capello a punta e ricevere gli applausi entusiastici del Barone Sanguinario e degli altri compagni altrettanto euforici per quell’appropriato duetto canoro.
La mora, ringraziava educatamente, assumendo una finta aria di superiorità, da attrice melodrammatica, per poi scoppiare a ridere a sua volta, salutando odiosamente due Grifondoro imbufaliti che continuavano a fissarla malamente dall‘altra parte della stanza.
Draco scosse il capo, continuando a sorridere.
A volte Pansy, doveva ammetterlo, era davvero uno spasso. Adorava vederla tormentare la gente con le sue frecciatine … peccato però che la maggior parte del tempo lo dedicasse a perseguitare lui, invece degli altri. Sbuffò.
Fortunatamente da quando Blaise era uscito dall’infermeria lei non lo aveva più nemmeno preso in considerazione, smettendola di stargli con il fiato sul collo …
“Già …” pensò ironico, ignorando il silenzio che era caduto nella sala all’ingresso del famoso Harry Potter “… ora che il suo tesoruccio piccino picciò è tornato figuriamoci se se lo lascia scappare … ha bisogno di cure e tanto, tanto affetto il piccolino … bleah! Neanche fosse un bambolotto di pezza … che schifo … e Blaise che la lascia anche fare! Ma che razza di idiota!”
Alzò il capo di scatto voltandosi di lato a sbirciare i due piccioncini seduti qualche posto più in là.
Pansy si era seduta accanto al ragazzo, ridendosela di gusto. Draco strizzò il naso indispettito nel constatare che anche il cugino aveva le lacrime agli occhi. Sembravano entrambi vittima di un eccesso incontrollabile di risatine, visto il modo ignobile in cui singhiozzavano.
“ Ma cosa avranno sempre da ridere … mah ... probabilmente non riescono a guardarsi in faccia senza scoppiare. Dopotutto con una faccia come la loro non sarebbe poi tanto strano”.
I suoi sghignazzi solitari, tuttavia, ebbero breve durata, perché Goyle lo strattonò gentilmente per un braccio indicandogli il Tavolo delle Autorità.
Silente si era alzato in piedi, gli occhialetti a mezzaluna a luccicargli sul naso adunco.
- Un altro anno è passato! - tuonò felice, richiamando l’attenzione dei presenti, sventolando le mani nodose. Le risate e i borbottii si spensero all’istante, mutandosi in un silenzio eccitato.
- E io devo tediarvi con una chiacchierata da vecchio bacucco, prima che possiamo affondare i denti nelle nostre deliziose leccornie -
- Sul ‘vecchio bacucco’ mi ritrovo pienamente d’accordo - bisbigliò un ragazzo del terzo anno dagli incisivi enormi e il naso aguzzo, soffocando una risata. Draco abbozzò un sorriso, ma tornò subito a concentrarsi. Silente aveva ripreso il suo discorso.
- Che anno è stato questo! Si spera che adesso abbiate la testa un po’ meno vuota di quando siete arrivati … E ora, avete tutta l’estate davanti a voi per tornare a vuotarvela, prima che cominci il nuovo anno …-
Ci furono un’altra serie di commentini acidi, ma anche questi vennero smorzati all’istante, dalle nuove parole del preside.
- Ora, se ho ben capito dev’essere assegnata la Coppa delle Case, e la classifica è questa: al quarto posto Grifondoro, con trecentododici punti; terzo Tassorosso, con trecentocinquantadue punti; secondo Corvonero, con quattrocentoventisei punti e al primo posto Serpeverde, con quattrocentosettantadue punti -
La soddisfazione dei Serpeverde, trattenuta per quei pochi minuti, scoppiò tra le pareti come un colpo di cannone, facendo tintinnare i vetri delle finestre.
Draco aveva preso ad urlare a squarciagola, sbattendo con foga il calice sul tavolo, mentre Tiger e Goyle al suo fianco battevano le loro mani formato bistecchiera l‘un con l‘altra, producendo un baccano infernale. I fischi e le grida ci misero parecchio a placarsi, tanto che quando tornò il silenzio al biondo dolevano le orecchie.
“Abbiamo vinto, abbiamo vinto, abbiamo vinto” canticchiò il ragazzo tra sé saltellando lievemente sulla panchina, il sorriso che lo attraversava da un orecchio all’altro come un rospo ben nutrito. Potter e compagni, al contrario, avevano un’aria macabra, da funerale. Draco a quella vista gongolò un po’ di più.
Se in quel momento gli fosse capitato un accidenti, decisamente sarebbe morto felice.
Silente sventolò ancora una volta le mani, attirando su di sé l’attenzione di tutta la sala.
- Sì, sì, molto bene Serpeverde - fece questi, sorridendo appena - Ma ci sono alcuni recenti avvenimenti che vanno presi in considerazione -
- ‘Avvenimenti’ di che cosa?!- sbottò arcigno un Serpeverde del quarto anno, mentre i sorrisi della tavolata verde-argento prendevano a spegnersi come mozziconi di candela alla bora invernale.
Draco, sentì i muscoli del viso rilassarsi di botto. Non era una sensazione piacevole. Aveva l’irritante presentimento che qualunque cosa Silente avesse detto loro non sarebbe stata ben accolta né da lui, né men che meno dai suoi compagni.
- Ehm …- fece Silente, gonfiandosi appena - Ho alcune comunicazioni dell’ultimo minuto da fare, a proposito del punteggio. Vediamo un po’ ecco …-
- ‘Comunicazioni sul punteggio’ di che cosa? - ripeté il ragazzo di prima sputacchiando inferocito.
Nessuno lo ascoltò. Gli occhi di tutti erano puntati sulle labbra dell’anziano Preside.
- Primo, al signor Ronald Weasley … (e qui gli sguardi di tutta la sala vennero a catapultarsi sulla sua figura paonazza) … per la miglior partita a scacchi che si sia vista a Hogwarts da molti anni a questa parte, attribuisco al Grifondoro cinquanta punti -
Uno scroscio di applausi dal tavolo di quest’ultimi parve spazzare all’istante l’entusiasmo dei Serpeverde. Draco aveva assunto una faccia così contorta e schifata che a confronto la pelle di Malocchio Moody poteva passare benissimo per il sederino profumato di un pupo.
- Weasley? Il fratello di quei due piantagrane di Fred e George Weasley?! - ringhiò Flitt, sbattendo un pugno sul tavolo, mentre un mormorio lugubre prendeva a levarsi dalla tavolata - Quel morto di fame con una rapa al posto dei capelli?!-
- Secondo - proclamò Silente, facendo calare il silenzio - Alla signorina Hermione Granger … per avere usato freddamente la sua logica di fronte al fuoco, attribuisco a Grifondoro cinquanta punti -
- HERMIONE GRANGER! NO, QUELLA SCHIFOSA BABBANA PUZZOLENTE … CINQUANTA PUNTI?!?-
Draco si voltò di scatto verso la fonte di quel grido disumano che lo aveva assalito, il viso ancora una maschera orribile. Pansy si era alzata in piedi, le nocche bianche dallo sforzo, tra le altre cose inutile, di contenere la rabbia. Aveva gli occhi così dannatamente taglienti che sprizzavano scintille. Era stata lei a gridare.
- … LOGICA DI FRONTE AL FUOCO!! MA GLIELA DO IO LA LOGICA A QUELLA!-
Era paonazza e brandiva un piatto vuoto con fare minaccioso, mentre gli altri cercavano di impedirle di scagliare l‘oggetto in testa alla rivale in fondo alla sala. Il biondo una volta tanto si ritrovò perfettamente d’accordo con lei … quasi quasi le avrebbe dato manforte.
- Terzo, al signor Harry Potter … - proseguì silente, reclamando la calma - … per il suo sangue freddo e l’eccezionale coraggio, attribuisco al Grifondoro altri sessanta punti -
Un boato di insulti si levò dal tavolo dei Serpeverde quasi contemporaneamente alle urla di gioia dei Grifondoro. Il tutto era avvolto da un caos a dir poco epico. Draco però si sentiva come se gli avessero infilato un sacchetto del ghiaccio nei pantaloni … in poche parole pietrificato.
- Siamo pari! - urlò Natalie Shapely stizzita, superando le grida e curvando appena le labbra in un sorriso gelido, la chioma dorata a caderle fluente sulle spalle - Non hanno ancora vinto! -
Ma forse non doveva aprire bocca, perché Silente, quasi l’avesse sentita, annunciò deciso la sua sentenza, felice come un bambino la mattina di Natale.
- Esistono molti tipi di coraggio - iniziò - Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici. E per tanto … attribuisco dieci punti al signor Neville Paciock -
Draco sbiancò, per poi acquistare gradualmente un’abominevole tonalità prugna.
- COSA!? - urlò disgustato - PACIOCK CORAGGIOSO?! MA STIAMO DANDO I NUMERI! UN CANARINO NE AVREBBE DI PIU’ DI QUEL SALAME RIDONDANTE!-
Ora non si sentiva più tanto congelato, se mai il contrario. Il calore lo pervadeva come se nelle vene al posto del sangue gli scorresse lava incandescente. Gli fumavano le orecchie, ne era certo. Era assolutamente fuori di sé. Un conto era Potter ma … Paciock? Cioè, stiamo scherzando? Neville-ti-prego-Malfoy-non-farmi-male-Paciock, coraggioso? E lui cos’era allora Super Wizard?
Si alzò di scatto, sbattendo con foga il cappello che teneva in testa sul tavolo, rovesciando al tempo stesso parecchi calici. Era arrabbiato, molto, molto arrabbiato.
Avevano perso per pura ingiustizia, non lo mandava giù. Gli avevano tolto la vittoria da sotto il naso troppo in fretta e per puro favoritismo. E tutto perché Silente adora quell’idiota di Potter.
Il biondo lanciò un occhiata fulminante al preside, il quale, ignaro, se la rideva tranquillo battendo le mani insieme al resto della scuola. Il suo risentimento a quella vista parve triplicarsi.
- Vecchio pulcioso di un babbanofilo - sibilò scosso da tremiti inconsulti, mentre al suo fianco gli altri Serpeverde si lanciavano in maledizioni o in silenzi degni di un lutto nazionale.
Era furente e parlava senza pensare. Nessuno alla tavolata verde-argento comunque sembrava essere in grado di far altro.
Pansy si era lanciata in una serie di imprecazioni incomprensibili, che Draco pensò in seguito essere pronunciate in tedesco, sventolando ancora il piatto di prima. Nott agitava i pugni in aria e Millicent era scoppiata in lacrime. Persino il calmo e pacato, Blaise borbottava dal suo posto, le braccia a scattare nervose contro i Grifondoro esultanti.
Il resto della serata com’era, prevedibile, trascorse in un turbinio di proteste da parte dei Serpeverde e di ovazioni da parte delle altre Case.
Piton sembrava pronto ad uccidere e i suoi studenti non erano molto diversi da lui.
Quella sera nessuno toccò cibo chi per protesta chi perché gli si era chiuso lo stomaco a forza di vedere il leone rampante del Grifondoro ruggire alle pareti, spazzando come polvere il loro Serpente smeraldo. Decisamente per Draco l’anno non si era concluso in bellezza. Neppure i risultati degli esami usciti qualche giorno dopo riuscirono a rallegrarlo minimamente. Era stato promosso, certo, ma in alcune materie come Storia della Magia e Trasfigurazione era passato per il rotto della cuffia e decisamente suo padre non l‘avrebbe lodato per questo. Anche perché Pansy aveva ottenuto voti altissimi, risultando seconda solo alla Granger, cosa per la quale la mora parve rischiare seriamente l’esaurimento nervoso (“Non riesco a crederci! La migliore in tutto! Io quella Mezzosangue l’ammazzo! Giuro che l‘ammazzo!”).
Nonostante tutto però gli ultimi giorni di scuola trascorsero tranquilli. Tra sporadiche nuotate nel lago, scherzi a base di Caccabombe e Frisbee Zannuti che fecero strepitare Gazza come un fagiano impazzito i Serpeverde del primo anno smisero di tormentarsi, godendosi le ultime ore insieme.
Il giorno della partenza arrivò dunque, forse, fin troppo preso. Il sole quel mattino bruciava, ma l’aria era decisamente malinconica e piatta.
Draco al momento dei saluti sul treno di ritorno rischiò persino di morire, schiacciato prima tra le possenti braccia di Millicent e soffocato poi dalle vesti di Daphne e Tracey (la ragazza ormai aveva rinunciato alle sue scuse ed era tornata come se niente fosse ai suoi piedi) che gli erano saltate addosso, nel tentativo di strappargli almeno un minuscolo bacio d’addio.
Il biondo dovette ammettere in seguito a sé stesso che quando le tre si erano messe a piangere, supplicandolo di farsi sentire durante l’estate, un po’ si era sentito lusingato. In fondo, dopo un anno di assilli un po’ ci aveva preso gusto ad essere così acclamato e ricercato dalle ragazze … ma non lo avrebbe mai ammesso a nessuno.
Blaise e Pansy neanche a dirlo erano patetici. Lei aveva gli occhi lucidi e poco prima di scendere dal treno (giusto per non farsi beccare dal signor Parkinson) gli aveva gettato le braccia al collo, facendolo arrossire.
“Che schifo” si era ritrovato a pensare più volte il ragazzo, distogliendo lo sguardo nel tentativo di non vomitare, trascinando i bagagli verso l‘uscita del Binario Nove e Tre Quarti, in completa solitudine per non attirare l‘attenzione di nessuno.
I suoi genitori, infatti, lo attendevano in un angolo della stazione sorridendo. O per lo meno, sua madre sorrideva raggiante, salutandolo con una mano, mentre suo padre non sorrideva affatto e sembrava più cupo che mai. Draco non ci mise molto a capire il perché …
- Ieri - sibilò senza nemmeno salutarlo - Mi è arrivata in ufficio una copia dei tuoi risultati all‘esame, ne parliamo a casa giovanotto, hai da giustificare un paio di cosette …-
Draco deglutì. Non era mai un buon segno quando suo padre assumeva con lui quel tono da capoufficio stizzito. Quasi quasi, se ne sarebbe ritornato ad Hogwarts.
Stava per avviarsi depresso al seguito dei genitori quando qualcuno gli sfiorò la spalla, richiamandolo indietro.
Era Pansy. Aveva gli occhi rossi e particolarmente lucidi, ma tuttavia la sua aria era piuttosto rigida.
- I miei mi hanno obbligata a venirti a salutare - spiegò brevemente, accennando con il capo i genitori intenti ad estrarre i bagagli dall’espresso - Quindi: ciao, ci vediamo ad agosto -
Draco sorrise, scuotendo la testa rassegnato.
- Ciao a te … e mi raccomando non mandarmi cartoline -
- Ma per carità! - sbottò lei, giocherellando distratta con la frangetta - Non sono così idiota da buttare i miei soldi!-
Entrambi sorrisero divertiti, allungando quasi contemporaneamente una mano l’uno verso l‘altro.
- Arrivederci Parkinson -
La mora, gli strinse la mano, alzando gli occhi al cielo divertita.
- Arrivederci Malfoy -
E con quest’ultimo saluto, forse un po’ troppo formale, i due si voltarono raggiungendo i rispettivi genitori. Draco raggiunse rapidamente la barriera di King’s Cross, lanciando un’ultima occhiata alla fidanzata, ora intenta a trafficare con una delle borse che sua madre le porgeva.
Sorrise. Chissà come sarebbe stata quell’estate senza di lei …
“ Certamente uno spasso” pensò allegro attraversando la parete di pietra, entrando nella stazione pullulante di babbani “ Starò a letto fino a mezzogiorno, leggerò i miei fumetti per tutto il tempo, mangerò schifezze senza quella frignona dietro alle spalle a lamentarsi di tutto … bella vita, sto arrivando!”
Dopotutto era solo un ragazzo.

***


Fine primo anno!
Non ci credo … la prima tappa è superata! Che soddisfazione immensa!
Spero vivamente che quest’ultimo capitolo vi sia piaciuto … perdonate la lunghezza eccessiva, ma come avrete ben capito non sono una scrittrice sintetica ^^!

Ora, prima di passare ai ringraziamenti vi faccio una piccola richiesta …
Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate complessivamente del mio lavoro fin’ora.
Che so … il capitolo che vi è piaciuto di più, quello che vi è piaciuto di meno; le cose che secondo voi non “suonano bene” o quelle che “suonano male”; gli aspetti che non avete capito e che vi lasciano perplessi ecc. ecc.
Insomma SFOGATEVI ^^! E’ una cosa che serve a me per capire dove sbaglio, cosa piace o meno ai lettori, dove prestare più attenzione o altro.
Ma magari potete anche … se volete … farmi sapere le situazioni del secondo anno che desiderate maggiormente vedere (non che poi stravolga le mie idee, anche perché come ho detto ho già tutto pianificato in mente), così più che altro per curiosità!
Naturalmente mi par di aver capito che fin’ora l’evento che più aspettate è la scena dell’Ipogrifo del terzo anno … ma per quello c’è tempo ^^!
Beh ... Non mi perdo ancora in ciance e passo ai ringraziamenti.

Un grazie mille enormissimo va a:
Entreri
Sere
Minami77
Katia37
Franceskina
Dracontessa
Kathlyne
Meggie


Siete state tutte gentilissime con le vostre recensioni belle corpose! Le adoro! Troppi complimenti … comunque mi fa piacere sapere che apprezzate il mio lavoro! Siete il mio sostegno! Baci e se non riesco a pubblicare prima di Natale …

- BUONE FESTE A TUTTI -

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Capitolo 12
*** Cap 1: Ritorno a Greenfresh ***



Un auto volante dalla forma ambigua sfrecciava leggera tra le nuvole tinteggiate di rosa e arancio, gonfie della luce dell’ultimo tramonto inglese.
Ogni cosa pareva bruciare sotto quei raggi ramati, rendendo il paesaggio simile ad un enorme e bellissimo falò sfumato dai mille e più colori. Da lassù, la vista era incredibile, ma dopo più di cinque ore passate a fissare fiumi, montagne e case minuscole, comunque, un po’ di quell’effetto magico svaniva, tanto da rendere il tutto quasi monotono e insignificante agli occhi dei tre maghi seduti all‘interno della strana macchina volante.
Uno dei finestrini posteriori della vettura era completamente aperto. Vi entrava un’intensa brezza estiva, che impertinente scompigliava i capelli neri di una ragazza di dodici anni dall’aria triste e stanca. Respirava a pieni polmoni, la testa a ciondolarle inerme su una spalla.
Quel vento tiepido era intriso di odori e profumi … odori e profumi inglesi, forse da lei fin troppo conosciuti.
- Pansy, per favore, chiudi quel finestrino. Inizia a far freddo, non vorrai ammalarti -
La ragazza aprì a fatica gli occhi, scrutando appena la figura torbida della madre.
La sua voce le era giunta gentile, cortese, quasi lontana, ma per Pansy era come se questa le avesse urlato all’orecchio con quanto più fiato aveva in gola per un tempo indefinito.
- Chi se ne importa - sbottò brusca, schiacciandosi contro il sedile posteriore, l’aria a graffiarle feroce il viso - Certamente i Malfoy non si metteranno a piangere se mi becco il raffreddore … o forse sì, in effetti starnutendo potrei infettare la loro costosissima aria -
- Pansy … - iniziò sua madre senza guardarla, il tono che voleva sembrare ragionevole - Sai benissimo che i signori Malfoy ti adorano -
- Sì, mi adorano quanto si può adorare una caccola di Troll attaccata alla suola di una scarpa -
La donna sbuffò esasperata, ma suo padre, che fin’ora se n’era rimasto in silenzio, le lanciò un’occhiataccia attraverso lo specchietto retrovisore, fulminandola all’istante.
- Che cosa hai detto a tua madre? - sibilò, senza toglierle gli occhi di dosso.
- Niente - mormorò rassegnata.
- Bene …- tuonò gelido, continuando a fissarla in tralice - … allora chiudi quel finestrino e cerca di renderti presentabile. Saremo a Greenfresh tra meno di mezz’ora e non voglio che i Malfoy ti vedano così -
Pansy richiuse il finestrino con rabbia, scostandosi con forza un ciuffo ribelle dal viso.
Sapeva bene di avere i capelli aggrovigliati, gli occhi arrossati e una perfetta aria da funerale stampata in faccia, ma non le importava affatto … Lei non voleva tornare dai Malfoy, o per lo meno non quella sera. Non subito dopo una splendida vacanza trascorsa a Kiel, la sua meravigliosa città natale.
“Già … Kiel …” pensò melanconica, appoggiando la fronte al vetro freddo del finestrino, ignorando le lucette che dal basso avevano preso ad accendersi per le strade “Chissà quando e se mai ci ritornerò … ”
Scrollò il capo, ricacciando indietro le lacrime.
Se ripensava al suo paese, infatti, le veniva un fastidioso e ingombrante groppo al cuore … per non parlare, poi, della voglia impellente di piangere e urlare come una piccola mocciosa.
Non ci doveva assolutamente pensare, lo sapeva, ma non era facile per lei dimenticare quei due mesi da sogno lontani da Londra …
Quando aveva messo piede in Germania, in quella terra lontana, così familiare e al tempo stesso così sconosciuta, si era sentita rinascere. Una sensazione strana quanto piacevole l’aveva pervasa nel momento stesso in cui i suoi occhi erano andati a posarsi sulla sua antica città affacciata al Mar Baltico.
Erano quattro anni che non rimirava quella baia stretta e sinuosa che sapeva e profumava di mare… praticamente un’eternità.
Quattro lunghi anni che non vedeva la sua vera casa: quella enorme, abbagliante, dagli antichi coppi grigi e le pareti di pietra calcarea; quella situata in cima alla scogliera e circondata da quel verde così selvaggio e così poco inglese che l‘aveva accolta nei suoi primi anni di vita. Oh com’era bella ai suoi occhi…
Ma, bisognava ammetterlo, non era stato più di tanto il luogo a colpirla: le persone, così simili a lei, erano state la sua vera gioia.
Aveva riabbracciato finalmente i suoi nonni materni, Konrad e Ela Schauenburg, ma anche tutti i suoi vecchi amici d’infanzia.
Aveva rivisto Elizabeth, la sua spigliata migliore amica dai tempi in cui giravano per casa con enormi pannolini bianchi e puzzolenti, e il suo bel fratello sedicenne, Christian, che da quel che ricordava, le rubava sempre i biscotti quando andavano all‘asilo. Entrambi ora frequentavano la scuola di magia e stregoneria di Durmstrang e avevano un sacco di cose da raccontarle a riguardo di quel luogo misterioso. Con loro accanto il tempo era volato.
Tra passeggiate nei boschi, discussioni su quale scuola fosse la migliore e sporadiche prese in giro sul fatto che il tedesco di Pansy necessitasse di una buona spolverata, l’estate era scivolata via fin troppo in fretta.
Era stata così contenta di sentire le buffe storielle di suo nonno, detto “Il Vichingo” (per via della lunga barba raccolta in trecce e la corporatura massiccia) e le lamentele quotidiane di sua nonna su quanto suo padre si fosse rimbambito a darla in sposa a un lattante inglese da scordarsi completamente del fatto che prima o poi sarebbe dovuta tornare in Inghilterra ... e quindi dai Malfoy.
Le era caduto il mondo addosso quel mattino, quando aveva dovuto dire nuovamente addio ai suoi familiari e ai suoi amici per riprendere la sua vita da futura Mrs. Malfoy.
Non si era mai sentita così male in tutta la sua vita. Aveva pianto così tanto e così a lungo per rimanere anche quell’ultima settimana di vacanza a Kiel da scatenare il putiferio in famiglia.
Sua nonna che da sempre detestava suo padre, gli aveva dato del “mostro insensibile”, mentre il signor Parkinson, che se avesse potuto avrebbe gettato la suocera nel fiume più vicino, aveva ribattuto furente che parecchi anni prima anche lei aveva fatto la medesima cosa obbligando la figlia a sposarlo e che quindi non erano poi così differenti.
Il resto del litigio è meglio non riportarlo; primo perché noioso, secondo perché infinitamente lungo. Fatto sta comunque che Pansy, sotto viva richiesta della madre, aveva smesso di far storie saltando in macchina senza fiatare, ponendo così fine a quella sceneggiata.
Il lungo viaggio di ritorno era trascorso nel silenzio totale, interrotto talvolta da alcuni singhiozzi da parte di lei e da brevi e intensi litigi tra i signori Parkinson per la questione “nonna”.
Fortunatamente le cose nell’ultima mezzora si erano calmate … suo padre tuttavia rimaneva ancora di cattivo umore, e il breve scambio di battute di poco prima ne era la prova lampante.
Pansy sbattè ripetutamente le palpebre, distogliendo lo sguardo dal paesaggio ormai buio e vuoto, eccezion fatta per le piccole lucette gialle provenienti dalle sottostanti casa babbane.
Una lacrima amara le rigò involontariamente una guancia. La asciugò in fretta con le dita, rovistando nella borsa alla ricerca dell’ennesimo pacchetto di fazzoletti.
- Siamo arrivati - borbottò suo padre, chiaramente ancora di umore nero, mentre lei si soffiava il naso con una pernacchia degna di Pix, il poltergeist di Hogwarts - Spazzolati i capelli e vedi di comportati bene-
“ Bla, bla, bla e gné gné gné” lo scimmiottò mentalmente la ragazza, mentre con rabbia si passava le dita tra i capelli nel tentativo, inutile, di lisciarli agli angoli della testa “ Neanche a Draco fregasse qualcosa se sono pettinata o meno!”
L’auto prese a planare leggera e invisibile, tra le cime degli alberi del maniero, sfiorando appena la recinzione di ferro battuto, inoltrandosi nel bel giardino curato e ricolmo di fiori colorati.
Come un gatto enorme, la vettura si depositò a terra, scricchiolando dolcemente sulla ghiaia e tornando automaticamente visibile.
Pansy sospirò, stringendo le mani attorno alla maniglia fredda della portiera, ben consapevole che l‘inferno sarebbe iniziato una volta scesa da lì. Ma perché tra tutti i purosangue inglesi, proprio Draco le doveva capitare?
- Erick, Katrina! Ben arrivati!-
La voce odiosamente gentile di Narcissa Malfoy le giunse all’improvviso alle spalle, facendola trasalire. Esitò, osservando con una sgradevole sensazione allo stomaco, la mano di sua madre stringersi calorosamente a quella della donna.
“Ma sì, tanto prima o poi devo scendere” disse tra sé con un sospiro, spingendo lo sportello, uscendo così dall’auto. Le lanterne appese all’elegante porticato in legno antico della casa le abbagliavano gli occhi, sfumando tutto il prato di un intenso bianco-argento. Teneva gli occhi semichiusi, sbirciando appena quella maestosa villa che solitamente adorava, ma che in quel momento non poteva fare a meno di detestare.
Fece per avanzare di qualche passo alla cieca quando due mani gelide le strinsero le braccia, serrandola in una piccola morsa.
- Pansy, mia cara -
Narcissa le deposito due baci striminziti ed eccessivamente formali sulle guance bollenti, facendola trasalire ancora una volta. La donna le sorrideva, ma i suoi occhi non brillavano … era incredibile come quella donna potesse apparire costantemente algida ai suoi occhi, sebbene sempre gentile e cortese.
- Buona sera, signora Malfoy - rispose educatamente lei, strofinandosi le spalle nel tentativo di annullare quella sensazione di ghiaccio sulla pelle.
No, decisamente la sua persona non le era mancata per niente.
Narcissa aveva ripreso a scambiare convenevoli con i suoi genitori, tornando ad ignorarla, cosa che a Pansy non dispiacque affatto. Non si sentiva, infatti, ancora psicologicamente preparata a tenere una conversazione “ben educata” con qualcuno per più di dodici secondi …
Quei pensieri vennero interrotti bruscamente da una vocetta stridula e ossequiosa proveniente da un punto indefinito in zona piedi.
- Signorina, vuol dare a Dobby la sua borsa? Dobby la porta nella sua stanza, insieme ai suoi affetti, signorina -
Dobby, l’elfo domestico dei Malfoy, la fissava dal basso, umile, con gli occhioni a palla che luccicavano, porgendo le mani tremanti in sua direzione. Aveva le dita bendate e il naso più ammaccato e violaceo dall‘ultima volta che lo aveva visto.
Pansy gli porse lo zaino, studiandolo curiosa.
“Ma che diavolo gli è successo?” pensò questa, senza accennare a togliergli gli occhi di dosso, soffermandosi incerta sulle sue orecchie da pipistrello bruciacchiate.
Non che gli importasse qualcosa di lui, certo … un elfo, rimaneva pur sempre una creatura inferiore, e lei non badava minimamente a esseri come lui, ma nonostante tutto non riuscì comunque a non chiederselo.
- Dobby! - tuonò Narcissa, d’un tratto, facendo sobbalzare sia lei che il diretto interessato - Quante volte te lo devo ripetere? Mi pare di essere stata chiara l’altro giorno, quando ho detto di non volerti tra i piedi. Esegui i tuoi compiti e vedi di sparire alla svelta. Non mi piace che importuni i miei ospiti … o forse dovrei chiedere a Lucius di rinfrescarti ancora un po’ le idee?-
Dobby saltellò irrequieto, come se all’improvviso si fosse trovato con i piedi immersi nei carboni ardenti. Si portò automaticamente le mani alle orecchie, tremando come una foglia.
- Oh Padron Lucius, no, Signora. No, Padron Lucius, no - mormorò spaventato, prima di smaterializzarsi alla svelta insieme ai bagagli della ragazza.
Pansy fissava ad occhi sbarrati il punto dove pochi istanti prima si trovava l’elfo, la bocca dischiusa in un moto di immenso stupore. Narcissa, al contrario, era una statua di sale.
- Perdonate questa inopportuna intrusione - si scusò brevemente, abbozzando un sorriso cordiale, il tono nuovamente zuccherino - Ma quell’elfo ultimamente si comporta in modo alquanto strano … probabilmente sta solo invecchiando. Pensate che un paio di settimane fa avevo proposto di tagliargli la testa, sapete da noi è tradizione, ma Lucius si è rifiutato categoricamente! E’ sicuro che una buona dose di frustate lo farà tornare come nuovo … io ho i miei dubbi, ma sapete com’è fatto mio marito. Ora se volete seguirmi …-
Pansy strabuzzò gli occhi, ma non aprì bocca, limitandosi semplicemente a seguire i tre adulti, che a pochi passi da lei avevano ripreso tranquillamente a parlare del tempo e di altre sciocchezza del genere come se nulla fosse. La ragazza abbassò lo sguardo sul selciato, illuminato dalle lanterne trasparenti.
“Decapitare gli elfi? Decapitare … oh mio Dio! Ma che tradizione disgustosa!” pensò avvicinandosi sempre più all’ingresso “Cioè chi mai terrebbe la testa di un elfo appesa alla parete come trofeo? Cioè … posso capire gli altri animali, anche papà lo fa, ma gli elfi sono così brutti e raggrinziti! Bah, inglesi …”
I quattro raggiunsero la soglia, entrandovi rapidamente in un leggero borbottio.
La sala d’ingresso era ben illuminata come sempre. Grosse fiaccole guizzavano taglienti scaldando l‘aria, mentre il pavimento di marmo rosso era così lustro e splendente da riflettere il soffitto e qualunque altra cosa fosse presente all‘interno della stanza. I dipinti alle pareti, invece, ritraevano come al solito persone illustri, dalle espressioni altezzose ed eccezionalmente pignole. Pansy trovò la casa identica all’ultima volta che l‘aveva vista. Narcissa nel frattempo aveva ripreso a parlare, indifferente.
- Se volete accomodarvi in salotto, faccio chiamare Draco e servire qualcosa di caldo. Lucius è ancora al lavoro e purtroppo non ho idea di quanto possa tornare … al Ministero ultimamente gli stanno dando del filo da torcere. Quell’Arthur Weasley e la sua nuova Legge per la Protezione dei Babbani ha fatto drizzare i capelli a parecchie persone … - la donna strinse le labbra risentita, ma mai quanto il signor Parkinson che al pari di questa era assolutamente contrario a tutto ciò favorisse Babbani o filo-babbani di ogni sorta. Decisamente questa notizia non lo aggradava per niente. Pansy però, catturata com’era dai suoi pensieri, ascoltava appena i loro discorsi.
Ora che il suo interesse nei confronti di Dobby era svanito, la consapevolezza di ritrovarsi a casa di Draco era tornata ad affliggerla, insieme alla nostalgia per la sua terra ormai lontana.
Non voleva rivedere il fidanzato e ascoltare i suoi stupidi commenti … magari relativi al fatto che così conciata sembrava proprio un pipistrello. Non se la sentiva di affrontarlo e poi, ora come ora l’unica cosa che voleva fare era raggiungere la sua stanza ed essere lasciata in pace. Sbuffò sconsolata, varcando come un condannato a morte la soglia dell’ampio salotto vermiglio.
“Maledizione” pensò imbronciata sedendosi stancamente su una morbida poltroncina tutta frange “Se ci fosse un solo maledettissimo modo per evitare quest’incontro lo utilizzerei all’istante”
Rimuginò a lungo, ignorando il gruppetto di adulti seduti poco più in là, quando un’idea le balenò in mente, costringendola a sorridere.
Forse … ora che ci pensava bene …. c’era un modo per sfuggire all’incontro con Draco. Certo … molti avrebbero potuto fraintendere le sue parole ma, dopotutto chi se ne importava? Se avesse funzionato, anche quella sera si sarebbe risparmiata il disgusto di rivedere la faccia del fidanzato.
Inspirò a fondo, cercando di assumere un’aria umile, da ragazzetta timida e indifesa eliminando in un lampo il muso lungo. Quando si sentì pronta, parlò.
- Signora Malfoy - disse zuccherosa interrompendo con finto dispiacere la conversazione tra questa e i suoi genitori. Narcissa si voltò con eleganza, continuando a sorridere.
- Sì, mia cara?-
- Non faccia scomodare Draco, posso andare benissimo io da lui … gli farò una sorpresa -
Suo padre a quelle parole la scrutò con un sopracciglio inarcato, bloccandosi nell’atto di afferrare una delle pregiate tazzine che si erano appena materializzate sul tavolino da the. Lei non vi prestò la minima attenzione, mantenendo la sua espressione sognante su Narcissa.
- Ottima idea, a Draco sono sempre piaciute le sorprese - squittì (e qui Pansy si trattenne a stento dall‘affermare il contrario) - Ma non preferiresti mangiare prima qualcosa? Hai viaggiato così a lungo e sarai sicuramente affamata …-
Pansy scosse educatamente il capo.
- Non ho molto appetito, la ringrazio - tagliò corto, sorridendole di rimando - E poi, preferisco andare direttamente da lui … sono mesi che non ci vediamo -
Questo era il colpo finale. Se non fosse stata così brava a controllare i propri muscoli facciali, certamente in quel momento, sarebbe scoppiata bellamente a ridere. La scena che le si prestava davanti era, infatti, una delle più buffe che si potesse immaginare. A quelle parole Erick Parkinson e sua moglie avevano spalancato così tanto gli occhi da sembrare vagamente spiritati, lasciando perdere the e pasticcini. Era chiaro che non le credevano, ma non osarono farglielo notare in presenza della signora Malfoy, che da quelle parole era rimasta decisamente colpita.
- Certamente tesoro, va pure … Draco è nella sua stanza - disse con aria deliziata - Sai dove si trova, non è vero? -
- Naturalmente - rispose innocentemente lei, curvando le labbra in un sorrisino sarcastico.
Se la ricordava fin troppo bene la stanza di quel moccioso, visto che il Natale precedente era stata costretta a riordinargliela da cima a fondo al posto di Dobby sotto Maledizione Imperius … se ci ripensava le montava una rabbia …
Con una scrollata di capo, però cancellò quei pensieri, decisa a non rivangare nel passato. Dopotutto si era vendicata degnamente delle sue malefatte durante l’ultimo periodo ad Hogwarts … non valeva certo la pena arrabbiarsi per cose risalenti a quasi un anno prima.
Così, con un sorriso da signorina perbene si congedò dai genitori, ancora piuttosto sospettosi, e dalla futura suocera, sparendo con eleganza alla loro vista, risalendo soddisfatta le lustre scale di quercia che conducevano ai piani superiori.
Ovviamente Pansy non aveva la minima intenzione di passare da Draco. Figurarsi! Sarebbe semplicemente filata in camera sua chiudendo una volta per tutte quella giornata d’inferno. Tra le altre cose poi non vedeva l’ora di farsi una bella dormita.
Aveva sorpassato rapida il primo piano, ignorando le facce arcigne e talvolta spaventose dei ritratti appesi alle pareti, proseguendo dritta e filata verso la meta.
A metà delle scale che conducevano al terzo piano, comunque, non potè fare a meno di fermarsi e tendere le orecchie. Un rumore indefinito, in lontananza aveva preso a ronzare, spezzando il silenzio che aleggiava nella casa. Prestò maggior attenzione a quell’insolito rumore, avanzando di qualche passo. Decisamente proveniva dall’alto.
Pansy annullò in breve la distanza che la separava dal terzo piano, distinguendo con maggiore intensità il punto da dove proveniva quel frastuono. ‘Frastuono’ era certo la parola adatta per definire quel gran sbattere di piatti e urlare isterico che alcuni idioti nel suo mondo continuano a chiamare musica. Uno di questi idioti era chiaramente Draco Malfoy, visto che era proprio dalla porta chiusa della sua camera da letto che proveniva tutto quel baccano assordante.
La ragazza si accostò alla porta di questi in punta di piedi, sbirciando dal buco della serratura. Anche se comunque avesse preso a saltare e a battere le mani come allo stadio certamente lui non l’avrebbe sentita in tutta quella confusione.
Dalla stretta fessura non si vedeva molto a parte un’anta dell’armadio in mogano e le tende argentee ai lati delle finestre. Provò a cambiare posizione, ma era tutto inutile: non si vedeva niente di niente. Era soprapensiero e quando un urlo degno di una scimmia venne ad aggiungersi alle altre grida dei presunti ‘cantanti’, si scostò di scatto dalla porta, rischiando di cadere a terra.
Per un attimo pensò di essere stata scoperta dal ragazzo, ma poi, lentamente, si rese conto che ad urlare era stato sì, Draco ma per un motivo ben diverso da quello che immaginava. Il biondo, infatti, aveva preso a cantare … se così si poteva dire di uno che strepita come un gallo a cui stanno tentando di strappare le penne.
Pansy dapprima strabuzzò gli occhi incredula, poi di punto in bianco prese a ridere come una matta tappandosi automaticamente la bocca con le mani, mentre il fidanzato, in sottofondo continuava a starnazzare parole incomprensibili, ignaro di essere ascoltato. Oh com’era ridicolo!
La mora sentiva il viso in fiamme ed il corpo scosso dai singhiozzi ... Non riusciva a smettere di ridere. Era troppo divertente sentire quella vocetta che non riusciva ad arrivare alla fine della canzone. Si inginocchio a terra il viso tra le mani, trattenendo i singulti. Ora aveva persino le lacrime agli occhi (dovute probabilmente all’ultimo acuto del ragazzo che era suonato particolarmente strozzato).
Pansy dopo parecchi secondi si rialzò da terra, lo stomaco dolorante e le gambe tremule per tutte quelle risate. Draco gracchiava a più non posso: non avrebbe mai smesso di sghignazzare se fosse rimasta lì ad ascoltarlo.
Quando riuscì a reggersi in piedi, spiccò una corsa degna di un elefante imbizzarrito, raggiungendo in un lampo la fine del corridoio entrando nella sua stanza con un tonfo. Si abbandonò sul letto all’istante con una risata rumorosa e gratificante senza curarsi di accendere la luce.
“Oh oh oh … che vocetta sublime … abbiamo un tenore in famiglia!” pensò sarcastica rotolandosi sul letto e sbattendo i pugni sul materasso nel tentativo di calmarsi. Oh se l’avessero sentito Millicent, Tracey e Daphne … il loro amore dalla voce d’angelo!
Trascorse un’infinità di tempo prima che questa riacquistasse il controllo di sé.
La ragazza inspirò ed espirò a fondo cercando di recuperare il fiato ... cosa non certo da poco.
Quando si sentì padrona delle sue azioni accese la luce, ascoltando la voce di Draco attutita dalla distanza e dal mare di stanze e porte che li separavano. Non riuscì a trattenere un’altra serie di risatine nel vedere Icaro, il suo gatto grigio, nascondersi sotto il letto, lasciando fuori solamente la coda che spazzolava frenetica la moquette panna.
- Povero Icaro … - fece lei, tirandolo fuori e grattandogli le orecchie con fare rassicurante, mentre questo tentava di ritornarsene sotto il letto al sicuro da quegli strepiti - … suppongo che questo “coro angelico” sia per te un inferno … si beh in effetti, lo sarebbe per chiunque. Cavolo ma non si sente mentre canta? Altro che le Banshee delle Brughiere …-
Con un’ultima risata, lasciò andare il gatto, il quale sparì di filato da dove era venuto con un miagolio sordo. Si guardò attorno divertita, trattenendo un‘altra ondata di risa.
I suoi bagagli erano già stati recapitati e le sue cose sistemate a dovere nelle mensole e negli armadi. Cercando di non scoppiare nuovamente a ridere, almeno per pietà nei confronti di Icaro, che sembrava già di per sé spaventatissimo, prese a spogliarsi e prepararsi per la notte.
Una volta filata sotto le coperte, tuttavia, trovò la “serenata” di Draco tutt’altro che divertente.
Ora che aveva perso gran parte del suo fascino, infatti, sentire quelle grida oscene la disturbava e basta. Passarono secondi, minuti, decine di minuti … e nulla pareva mutare. Quella maledetta ‘musica’ non accennava a diminuire.
Ora, era decisamente stanca. Lo stress del viaggio, i pianti isterici e lo stomaco vuoto avevano preso a farsi sentire, ma con quel baccano infernale era praticamente impossibile chiudere occhio e metterli a tacere. Pansy sbuffo irritata, scalciando sotto le coperte.
Certo, poteva sempre alzarsi e andare a spaccare un vaso in testa all’adorato fidanzato e al suo maledetto stereo, ma … non voleva vederlo. E nemmeno la prospettiva di fargli un bernoccolo in testa l’allettava al punto da dissuaderla del incontrarlo.
- Malfoy smettila!! Chiudi il becco e abbassa il volume! - urlò al vuoto, tappandosi le orecchie con il cuscino, sprofondando sotto le lenzuola. La musica nonostante l’urlo non diminuì, prova lampante che il ragazzo non l’aveva sentita.
Pansy, rassegnata e un tantino isterica, si rigirò a lungo nel letto, lanciando maledizioni a destra e a manca fino a che, dopo quello che le parve un tempo infinito, lui smise di cantare e il rumore assordante di martellare tra le pareti. Si alzò a sedere, le orecchie tese a captare ogni suono. Silenzio assoluto, solo un vago frusciare dall‘esterno.
- Oh grazie Signore! - esclamò sventolando le mani in aria, sistemando le coperte con un mezzo sorriso sollevato.
Un secondo dopo però la musica riprese, sempre martellante, ma leggermente diversa dalla precedente … Draco aveva semplicemente cambiato canzone, anche se a orecchio non sembrava affatto. Questo era troppo.
- Nooooo! - gridò Pansy portandosi disperata le mani tra i capelli, ricadendo distesa sul letto con un tonfo sordo.
Decisamente sarebbe stata una lunga, lunghissima nottata …

***


Il mattino seguente, quando Pansy aprì gli occhi, il sole era già alto da un pezzo e la città di Greenfresh più rumorosa e pimpante che mai.
A svegliarla non era stata, infatti, la luce intensa proveniente dalle finestre aperte o l‘elfo domestico di casa Malfoy, ma il rombo assordante di un veicolo babbano utilizzato da qualche contadino nelle vicinanze per arare i campi.
La ragazza, che in un primo momento aveva dimenticato di essere tornata in Inghilterra, a quel frastuono infernale era balzata giù dal letto, cadendo sulla moquette in un groviglio di lenzuola, pensando, tra le altre cose, si trattasse di uno dei soliti trucchetti di Elizabeth per farla alzare.
Ma non era così e se ne accorse fin troppo presto, ricordando ogni cosa.
Fu, forse, per questo motivo, sommato al mal di testa dovuto alle urla di Draco che l’avevano accompagnata sino a notte fonda, che si diresse di mala voglia nella sala da pranzo dei Malfoy per fare un minimo di colazione.
Erano le dieci passate, ma la casa era avvolta nel silenzio più totale. Per Pansy, a differenza di quel che si potrebbe immaginare, quella quiete fu un vero toccasana: primo perché non ne poteva più di urla e strepiti, secondo perché ciò stava a significare che non avrebbe dovuto conversare con nessun Malfoy nemmeno quella mattina.
L’intera villa sembrava, infatti, completamente deserta. Nemmeno Dobby si vedeva in giro.
“Strano” pensò Pansy scendendo gli ultimi gradini con fare annoiato “Di solito scorrazza sempre su e giù per la casa sistemando quadri e spolverando specchi … uhm, probabilmente è ancora terrorizzato da ieri sera …”
Raggiunse alla svelta la sala da pranzo, rimuginando tra sé. Lo stanzone era anch’esso vuoto, ma il lungo tavolo non era quello di sempre. Questa volta era graziosamente apparecchiato per due, con al centro un mazzo di pomposi girasoli freschi che illuminavano la sala. Si guardò intorno spiazzata, avanzando si qualche passo. Ora che ci faceva caso c’erano fiori enormi un po’ dappertutto.
Pansy nel vedere il tutto così addobbato trattenne a stento una smorfia. Certamente era stata un’idea di Narcissa … poteva metterci la mano sul fuoco. In fondo, dopo quello che le aveva detto ieri sera prima di coricarsi, probabilmente questa si era illusa che tra lei e Draco scorresse amore a fiumi … che stupidaggine …
- Sapevo che me ne sarei pentita - mormorò, afferrando una fetta di pane tostato e prendendo ad imburrarla senza entusiasmo - Sicuramente ora mi ritroverò questo spettacolino sotto il naso tutti i giorni … magnifico -
A quest’idea si sentì ancor più depressa, tanto che decise di fornirsi di qualche toast e finire il suo pasto in giardino lontana da tutte quelle inappropriate romanticherie. Era certa che al suo posto Draco avrebbe fatto lo stesso, se non peggio.
Uscì di casa, sbocconcellando in silenzio il suo misero pasto sulla gradinata principale.
Era una delle rare mattinate limpide e fresche della stagione e l’aria era pesta del profumo di fiori... Decisamente l’ideale per farsi una passeggiata in quella sorta di parco privato dalle innumerevoli attrattive.
Il giardino dei Malfoy in effetti era più simile ad un boschetto che non ad un comune cortile, visti gli alberi secolari, i rosari e i rampicanti sempreverdi. Per non parlare poi della presenza di una serra degna di Hogwarts e una piscina titanica.
Pansy, che non aveva la minima intenzione di rientrare in casa e rischiare così di incontrare Draco o qualche altro membro della famiglia, optò quindi per farsi un bel giro solitario in quell’angolo di paradiso finendo i suoi toast.
Dapprima gironzolò a vuoto, spargendo le briciole di pane agli uccellini di turno, poi, annoiata decise di spingersi ai limiti della tenuta, verso le scuderie di Lucius.
Pansy non riusciva a comprendere ancora il motivo per cui il signor Malfoy tenesse nella sua proprietà una serie di magnifici stalloni purosangue visto che non li cavalcava mai e a stento se ne curava. Lei la considerava un cosa un po’ assurda visto il costo di quegli adorabili ‘puledri’.
“Ma probabilmente” pensò la ragazza, superando la piscina cristallina illuminata dal sole “ Per lui è come collezionare francobolli o tappi di bottiglia … gli basta mostrargli agli amici o vederli di tanto in tanto per essere contento … cavolo, è peggio di papà”
Avanzò ancora, zigzagando tra i cespugli e i cedri imboccando lo stretto sentiero di ghiaia che l’avrebbe condotta da Caramello, il cavallo che preferiva tra tutti proprio per la sua dolcezza e il bellissimo manto ambrato. A differenza di quel che si potrebbe pensare, infatti, lei adorava gli animali dolci e coccoloni.
Pochi metri ormai la separavano dalla stalla, quando qualcosa attirò bruscamente la sua attenzione.
Rannicchiato di fronte al portone di legno, intento a rosicchiare un osso enorme, c’era Cerbero; il grosso dobermann di Draco. Pansy a quella vista rabbrividì non poco.
Era cresciuto parecchio dall’ultima volta che l’aveva visto, doveva ammetterlo. Ora non era più un cucciolo cicciottello e morbido, ma un possente cane nero e cioccolato, dalle zampe affusolate e le orecchie dritte come spilli. Snello, dalla presa salda e da quel che sembrava, estremamente veloce.
Pansy ricordava fin troppo bene quel cagnaccio e i suoi dispetti, per desiderare di andarlo a salutare o ritrovarselo vicino.
Perciò come se nulla fosse prese ad arretrare il più silenziosamente possibile tra le begonie per tornarsene da dov‘era venuta. C’era quasi riuscita quando Cerbero alzò lo sguardo dall’osso (ormai a pezzi), annusando l’aria. La ragazza si bloccò nuovamente trattenendo il respiro.
Si irrigidì ancor più quando gli occhietti scuri del cane presero ad indugiare sulla sua figura: l’aveva scoperta.
- Ehm … ciao Cerbero - fece lei, con un mezzo sorriso, rimanendo immobile - Ti ricordi di me, non è vero?-
Questi si alzò da terra, digrignando i denti minaccioso, l’osso tra l’erba morbida, ormai dimenticato. La mora tentò di scacciare dalla mente il pensiero di essere diventata lei il suo prossimo spuntino di metà mattina.
- Cerbero … s-sono io, avanti su … Pansy … - tentò di nuovo, la voce tremula.
Mentre parlava non riusciva a togliere gli occhi di dosso dai dentini affilati che il cane continuava ad esibirle, ringhiando. Di certo, non l’aveva riconosciuta, visto che ora puntava addirittura le zampe anteriori sul terreno, stringendo il naso di velluto.
- S-su bello … buono … n-non mi riconosci …? Andiamo non … - ma non finì la frase perché Cerbero prese ad abbaiare contraendo le zampe posteriori, prendendo lo slancio. Stava per attaccarla ... ne era certa. A quel punto la situazione prese a precipitare.
Pansy si lasciò sfuggire un gridò raggelante e senza pensarci su due volte si voltò e prese a correre più che poteva tra i cespugli. La sua tuttavia non fu un buona mossa, considerato il fatto che quel gesto improvviso e inconsulto, fece scattare definitivamente il cane che con un balzo si diede al suo inseguimento, i denti in bella mostra a sferzare l’aria.
La ragazza correva a più non posso, urlando come una pazza, ignorando i ramoscelli degli arbusti più bassi che le graffiavano le braccia e le caviglie. Era troppo spaventata per farlo.
Correva tra la vegetazione nel tentativo di ostacolare Cerbero e tenere il suo muso aguzzo lontano dalle sue gambe, ma la cosa non sembrava funzionava poi molto, visto che sentiva sempre il suo fiato sulla pelle e il rumore dei suoi balzi felpati a pochi centimetri da lei.
Corse a più non posso, spezzando parecchi rami, ma dopo pochi minuti, prese a mancarle il fiato e un dolore atroce al fianco la costrinse a rallentare un poco. Fu per pura fortuna che Cerbero non le addentò in quel momento un polpaccio, cosa che la motivò parecchio a riprendere la velocità iniziale se non a superarla.
Girava in tondo alla ricerca di una scappatoia e nessuno pareva sentire le sue urla. Non ne poteva più né di correre né di gridare, ma non voleva nemmeno morire tra quelle fauci acuminate.
Ad un tratto la vegetazione prese a diradarsi, anche i cespugli e i rosari sparirono alla sua vista e il cane acquistò velocità: nulla, ora gli impediva di raggiungerla liberamente con un balzo. Uscì in uno spiazzo. Davanti a loro ora vi era solo erba fina e l’immensa piscina baciata dal sole di casa Malfoy che aveva superato poco prima.
Pansy aveva le tempie, il cuore e ogni singola parte del suo corpo che batteva all’impazzata e ciò le impediva di riflettere con lucidità. Fu forse questo il motivo che la spinse a spiccare con le sue ultime forze un salto e a tuffarsi in acqua in un mare di goccioline … dimenticandosi così di non saper nuotare. Voltò il capo giusto in tempo per vedere Cerbero fermarsi a bordo piscina, prima che le acque la avvolgessero con un spruzzo gelido, coprendole la visuale.
Dapprima l’acqua fredda sulla pelle sudata e dolorante fu un vero sollievo; ma poi, quando iniziò a mancarle l’aria e i suoi piedi presero ad annaspare a vuoto, desiderò ardentemente tornare a terra con il cane alle calcagna.
La pozza era fonda, più fonda di quanto si sarebbe immaginata e il suo corpo non sembrava avere la minima intenzione di tornare in superficie e galleggiare come si deve … e qui al terrore subentrò il panico, che la costrinse a fare le cose più stupide che si potessero pensare.
Dimenava braccia e gambe in modo frenetico, aprendo e chiudendo i palmi delle mani nel tentativo di afferrare qualcosa di inesistente. Intorno a lei non vi era nulla, solo acqua.
La sua testa riuscì ad emergere qualche secondo per puro miracolo, ma inutilmente. Il tempo a sua disposizione, infatti, non era decisamente sufficiente per sputare l’acqua ingerita, riempire i polmoni e chiedere aiuto.
Sprofondò e riemerse un paio di volte, continuando ad agitarsi. Le doleva la testa e non riusciva a pensare ad altro che all’ossigeno che diminuiva di secondo in secondo. Si sentiva incredibilmente pesante.
Dopo un tempo indefinito in quella situazione incerta, avvenne l’irreparabile: perse il controllo delle proprie gambe e per il terrore si lasciò sfuggire un grido che le riempì solamente la bocca d‘acqua dolce, sprigionando bollicine.
Ora era come se i suoi arti non rispondessero più ai suoi comandi; erano come due pezzi di legno inutilizzati e pesavano … pesavano da morire. Ansava e i vestiti iniziavano a farsi più ingombranti, trascinandola sempre più in basso verso il fondo luccicante. Non riusciva più a risalire.
La testa iniziò a farsi sempre più leggera, gli occhi a socchiudersi e i rumori a farsi pressoché inesistenti mentre lei scendeva giù contro la sua volontà, come un sassolino in mare …
All’improvviso però accadde qualcosa, ma era così intorpidita che non riuscì subito a capacitarsi con chiarezza di cosa stesse succedendo. Sapeva solo che stava risalendo verso la luce e che qualcosa le stringeva la vita, impedendole di tornare dov‘era: sembrava un sogno, tutto era velato e anche i suoni erano ovattati e lontani.
Quando infranse la superficie dell’acqua e inspirò le prime boccate d’aria, però, si risvegliò di colpo, riacquistando lentamente padronanza delle braccia e delle sue facoltà mentali. Senza pensare si aggrappò con foga alla cosa che la trascinava avvicinandosi ancor più ad essa, decisamente spaventata all‘idea di tornare sul fondo o che questa la lasciasse andare.
- Pa … Pansy m-mi stai … mi stai … strozzando, mo-mollami - ansò una voce vicinissima al suo orecchio, smettendo di trascinarla, galleggiando come un tappo di sughero.
Pansy spalancò gli occhi di scatto nel riconoscere la voce. Davanti a lei una matassa di gocciolanti capelli biondi. Ancora confusa, iniziò a rendersi conto a poco a poco che la ‘cosa’ non era nient’altro che Draco e che lei gli si era praticamente appiccicata contro, le braccia strette al suo collo e il volto a un centimetro dal suo.
Automaticamente allentò la presa, scostandosi da lui quel tanto che bastava per non avere il suo viso proprio a portata di naso. Draco non si lamentò più, sbuffando quanto lei per uscire da lì. Nonostante la situazione, Pansy non riuscì a non sentirsi a disagio e vagamente in imbarazzo.
Un istante dopo cozzarono entrambi contro il bordo piscina e subito dopo si accasciarono stanchi sull’erba calda, respirando a fatica.
Pansy si rotolò di lato, lasciandolo definitivamente andare. Sputacchiava acqua e allo stesso tempo tentava di allontanare dal viso la matassa di capelli bagnati che le si erano appiccicati ovunque.
L’aria non le era mai sembrata così fresca e buona come in quel momento. Inspirò ed espirò avidamente, riprendendo lentamente a ragionare con lucidità.
Ora che lo spavento era passato sentiva persino la fastidiosa sensazione dei vestiti bagnati sulla pelle e il freddo che ne comportava. Gli occhi le bruciavano un po’.
- Stai … stai bene? -
Pansy si voltò a fatica, socchiudendo gli occhi alla luce del sole. Draco si reggeva su un gomito, completamente fradicio, la fronte corrugata, respirando affannosamente. Era stato lui a parlare.
- Sì … - mormorò gocciolante, ancora un po’ imbambolata - … G-grazie per … -
- Stupida - la interruppe subito mettendosi a sedere, strizzandosi la maglia - Come ti è saltato in mente di tuffarti in piscina! Devi esserti bevuta il cervello … non lo sai che potevi rimetterci le penne là dentro? -
Pansy provò a parlare, ma lui riprese di filato, sempre più stizzito. Ormai aveva riacquistato tutto il fiato necessario per tornare il brontolone di sempre.
- Che razza di … fortuna che oggi avevo deciso di alzarmi presto per allenarmi a Quidditch ed ero nelle vicinanze, se no ora potevi già essere bella che morta, brutta stupida che non sei altro! Ma probabilmente credendoti la solita So-Tutto-Io pensavi di riuscire a imparare a nuotare in una vasca di tre metri in quattro e quattr’otto, vero? -
La ragazza strinse i pugni tra l’erba, gli angoli degli occhi che le pizzicavano per la rabbia e una voglia crescente di mollargli un ceffone in piena faccia.
- E’ stato il tuo stupidissimo cane a farmi cadere in acqua, pezzo di somaro! - sbraitò lei, scattando in ginocchio tremante, un po’ per il freddo un po’ per l’indignazione - Cos’è, gli hai insegnato personalmente ad aggredirmi non appena mi vede? -
Draco si inginocchiò a sua volta di scatto, spruzzando acqua da tutte le parti come un leone bagnato.
- E’ addestrato a togliere dai piedi chiunque non faccia parte della famiglia e decida di addentrarsi nella proprietà senza permesso! Non è colpa sua! -
- Infatti la colpa è tua che non gli hai insegnato a riconoscermi! Perché se non te lo ricordi, stupidissimo moccioso, anch’io faccio parte della famiglia! -
Urlavano entrambi come pazzi, l’uno di fronte all’altro, ma nessuno dei due pareva farci caso.
- Lo so, Pipistrella! Tecnicamente Cerbero avrebbe dovuto riconoscerti, ma visto che in questi due mesi hai ripreso il tuo maledetto accento tedesco e sei diventata ancor più racchia di quando sei partita, ci credo che non ti ha riconosciuta e ti ha scambiata per una befana! -
- Ah chi hai dato della befana, brutto frignone stonato?! -
- Vedi altre befane racchie qui attorno a parte te? A me non sembra proprio! -
I due erano tornati ad ansare e a guardarsi in cagnesco, ma adesso per un motivo ben diverso.
Pansy era livida, tanto che il minimo di gratitudine che aveva avuto nei confronti del fidanzato era sparito all’istante come neve al sole. Uno spiffero gelido, comunque, placò i suoi bollenti spiriti, facendola trasalire.
Non era una giornata fredda, ma nemmeno afosa o estremamente calda. Era ovvio che bagnata fradicia com’era bastasse un soffio per farla tremare come una foglia. Doveva avere certamente le labbra viola, visto il tempo che aveva perso a cianciare all’aperto insieme a quell’idiota del suo salvatore. E pensare che non voleva nemmeno vederlo …
- Bene - sbottò ad un tratto, alzandosi in piedi furente, le braccia strette attorno alle spalle e i capelli a gocciolarle agli angoli del viso come serpenti neri - Visto che ci siamo già scambiati i nostri soliti convenevoli e non abbiamo più nulla da dirci, io andrei anche ad asciugarmi! Spero con tutto il cuore che tu cada dalla tua maledettissima scopa mentre ti alleni … con permesso!-
Detto questo, sparò il naso in aria e senza più degnarlo di uno sguardo si avvio verso la porta di casa con un cipiglio da gran donna offesa. Cerbero ora se ne stava in disparte, la lingua penzolante … sembrava vagamente soddisfatto di sé stesso e di ciò che aveva combinato.
“Cagnaccio della malora” pensò scorbutica, superandolo alla svelta, svoltando l’angolo “Tra lui e il suo padrone non so chi sia il più insopportabile”
Raggiunse in breve la porta di servizio, appoggiandovisi contro arrabbiata e stanca. Si strizzò i capelli, tutta intirizzita, borbottando tra sé maledizioni e insulti. Si tolse le scarpe e ne fece uscire l’acqua che le impregnava, stropicciando i calzini fradici e cercando di scrollarsi di dosso più acqua possibile. Le sembrava, infatti, piuttosto maleducato entrare in casa e spargere pozzanghere ovunque. Stava per entrare, quando Draco spuntò dal suo stesso angolo, bloccandola.
In mano teneva una scopa da Quidditch e nell’altra una scatoletta piena di comuni palline gialle; Cerbero lo seguiva, giocando con una di queste tutto contento.
- Non azzardarti ad entrare - borbottò imbronciato, avvicinandosi. Lei per tutta risposta drizzò la schiena antipatica, fissando il vetro opaco della porta.
- Perché no? Ho freddo e voglio asciugarmi -
- Hai idea del disastro che combineresti entrando conciata così? - sbottò risentito, appoggiando la scopa e le palline - Ma probabilmente no, mocciosa come sei … -
Pansy spalancò la bocca indignata, lasciando perdere la porta.
- Oh, illuminami Grande Uomo dalla maturità eccelsa! Cosa dovrei fare allora, beccarmi un accidenti, per te e il tuo lucidissimo pavimento?-
Draco le si avvicinò sbuffando impaziente. Ora che lo guardava bene, aveva qualcosa di diverso … sembrava un po’ più alto e meno pelle e ossa del solito. Ma forse, era l’ombra dei pini a giocarle un brutto tiro.
- Chiamo Dobby e gli chiedo di portare degli asciugamani - ribattè indifferente, aprendo la porta e ficcandoci la testa dentro. Un secondo dopo, urlava a squarciagola il nome dell’elfo. Andò avanti così per un po’, ma di Dobby neanche l’ombra.
“Stupido elfo” lo sentì borbottare, mentre faceva cenno al cane di entrare in casa e di andarlo a recuperare. Cerbero, come se avesse capito perfettamente l’ordine del padrone, sparì trotterellando per quella che sembrava una lavanderia, salendo le scale.
- Probabilmente non ti ha sentito - fece Pansy con una scrollata di spalle sedendosi sull’erba, stanca di restarsene in piedi ad aspettare. Draco imitò il suo gesto poco più in là, appoggiando la schiena alla parete.
- Impossibile - disse con calma, togliendosi a sua volta le scarpe - Anche se fosse dall’altra parte della casa avrebbe dovuto sentirmi comunque. Gli elfi hanno un udito eccellente, lo sai. No, mi ha sentito perfettamente è che da un mese a questa parte è diventato… strano: brucia la colazione, si dimentica di dar da mangiare a Cerbero, non stira le mie camice, non rifà i letti … sembra distratto. Non capisco perché papà non abbia voluto tagliargli la testa, dubito che se ne sia affezionato vista la mazzata che gli ha dato la settimana scorsa … -
- Ma perché voi inglesi tagliate la testa agli elfi? - domandò d’impatto, ricordandosi le parole di Narcissa della sera prima. Ma anche perché, sotto sotto, non aveva la forza per riprendere il litigio di poco prima e l’argomento “Elfi” era un diversivo più che accettabile per cambiare discorso.
Draco sembrava del suo stesso parere, perché continuando a strizzarsi gli abiti bagnati, continuò a parlare come se nulla fosse.
- Non lo fanno tutti gli inglesi … anzi, a dir la verità sono sempre meno quelli che lo fanno. Noi però l’abbiamo sempre fatto … cioè i parenti di mamma e papà l’hanno sempre fatto. Ad avviare la tradizione è stata, infatti, una mia prozia, una Black, ma adesso non mi ricordo come si chiama -
- Black? - chiese Pansy corrugando la fronte perplessa.
- E’ il cognome di mia madre - tagliò corto lui, smettendola di grondare acqua da tutte le parti, prendendo finalmente a rilassarsi contro il muro.
La ragazza si fece pensierosa, aveva già sentito da qualche parte quel cognome, ma non ricordava esattamente né dove né quando. Certamente molto tempo fa, forse quand’era piccola, chi può dirlo… ma in fondo non era poi così importante.
- Certo che i tuoi parenti sono strani … - disse senza pensare, con la testa ancora rivolta ai misteriosi Black - Insomma … decapitare gli elfi … che stupidaggine … -
Draco la fissò in tralice, nuovamente stizzito.
- Beh suppongo che anche in Germania ci siano delle tradizioni strane, no? Tipo mangiare in nemici o cose simili … non siete tutti un mare di selvaggi laggiù? -
Pansy sentì le guance acquistare calore, le mani riprendere a tremare. L’idea di rimanere calma, era evaporata all’istante. Ora sì che il biondo l’aveva fatta arrabbiare … mai offendere la sua terra di fronte a lei. Sin da piccola, infatti, aveva avuto un forte senso patriottico … forse troppo vista la situazione.
- Innanzitutto - iniziò lei brandendo un dito minacciosa - i tedeschi sono cento volte più civilizzati di voi puzzoni inglesi con le vostre manie di grandezza da lattanti dell‘asilo nido. Secondo, Malfoy, sei un grande ignorante, visto che se avessi studiato un po’ in tutta la tua vita sapresti che i cannibali non si sono mai visti in Germania. E terzo, gran somaro che non sei altro, se proprio un giorno dovrò sposarti (cosa per cui ho ancora forti dubbi) vedi di essere un po’ meno tedescofobo se non vuoi prenderle di santa ragione! -
Draco aprì bocca perplesso, ma Pansy scosse la criniera corvina, sbottando irata.
- E se hai un po’ di cervello non osare chiedermi cos‘è un tedescofobo! -
Il biondo si era alzato in piedi, l’aria irritata e un tantino umiliata. Aveva la mascella contratta e i capelli umidi sparati in aria da tutte le parti. Era pronto a ribattere per le rime, offeso di tutto punto, ma una serie di lamenti da dietro la porta di servizio attirarono la sua attenzione, zittendolo.
Entrambi si voltarono giusto in tempo per vedere Cerbero e Dobby uscire in giardino. Quest’ultimo si dibatteva freneticamente, piagnucolando e sbattendo le orecchie agli angoli della testa.
Il cane, infatti, lo trascinava per il colletto della veste, facendolo ondeggiare come uno yo-yo gigante sul pavimento, strisciandogli il posteriore. Se Dobby non fosse stato così disperato la scena sarebbe stata persino divertente.
Draco fece cenno a Cerbero di lasciarlo andare, facendolo rotolare a terra come un ammasso di abiti sporchi e smessi. Piagnucolava ancora.
- Si può sapere dov’eri finito? - ringhiò - Non hai sentito chiamare? -
Dobby singhiozzava sempre più forte, il naso a terra in un inchino forzato e umile. Si massaggiava la collottola dolorante e nel vederlo così conciato Pansy non riuscì a non provare un minimo di pena per quel povero mostriciattolo spelacchiato.
- Padroncino, Dobby sistemava la stanza della signorina e … -
- Non m’interessa cosa stavi facendo! - tuonò Draco, la voce simile a una puntura - Quando ti chiamo pretendo che tu corra all’istante, chiaro? -
Dobby annuì tramante, contorcendosi le dita bendate.
- Bene … - fece il ragazzo, guardandolo come si può fare con una gomma da masticare attaccata a una scarpa nuova di zecca - E ora portaci due asciugamani. Muoviti! -
L’elfo s’inchinò un’ultima volta, smaterializzandosi alla svelta. Un istante dopo era di nuovo in mezzo a loro con due soffici e ampi asciugamani perlacei stretti tra le mani.
Pansy li prese entrambi, avvolgendosene uno intorno alle spalle come una sorta di candido mantello, fissando ancora quell’esserino smilzo venir maltrattato dal fidanzato. Prima di congedarlo, infatti, Draco gli aveva ordinato di sbattersi la testa contro il muro un paio di volte, tanto che questi sparì barcollando, oltre la porta, reggendosi la testa come un pallone.
- Lo sai Draco, sei proprio un mostro - lo apostrofò lei severa, lanciandogli il suo asciugamano con foga - Che bisogno c’era di fargli spuntare altri due bernoccoli! -
Lui la fissò con sufficienza, gettandosi in spalla la salvietta.
- Mio padre ha detto che con lui bisogna adottare il pugno di ferro, per non fargli dimenticare chi comanda. E’ come un mulo: va avanti solo a bastonate -
Pansy alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo rassegnata. Lei certo non amava gli elfi. Anzi, a dir la verità la maggior parte delle volte li trattava malissimo o non li degnava nemmeno di uno sguardo, ma le sembrava davvero assurda questa teoria del “più le dai, più ci guadagni” … e poi Dobby era già messo male di suo! Non ne vedeva l’utilità.
- Beh secondo me, il metodo di tuo padre non funziona poi molto - borbottò con una scrollata di spalle, aprendo la porta di servizio per entrare nella stanzetta che odorava di detersivo. Draco la seguì, afferrando scopa e scarpe da terra.
- I metodi di mio padre funzionano sempre - ribattè lui indispettito - … o per lo meno meglio di quelli di una mocciosa brutta e racchia come te che non sa un accidenti di come funzionano le cose-
Pansy non disse niente, limitandosi a stringere le labbra e a scoccargli un’occhiata omicida. Quando però furono in cima alle scale a chiocciola che portavano all’atrio della sala da pranzo, con un colpo ben assestato lo spinse a terra, facendolo inciampare su alcuni gradini. In un istante, Draco si ritrovò a rotolare a cerchio verso il basso accompagnato dalla fedele scopa e da un mare di palline gialle sulla testa.
L’intenzione della ragazza non era stata certo questa, ma la trovò ugualmente divertente. Anche perchè lui non si era fatto proprio un bel niente visto il modo in cui ora le urlava contro, brandendo la scopa come una sciabola d‘altri tempi.
- Stupida! Avresti potuto rompermi l’osso del collo! - le urlò rialzandosi di scatto, scivolando per poco sulle palline che ricoprivano il pavimento - Bella riconoscenza per averti salvata … ma aspetta che torno su e vedrai! E ringrazia che nella caduta la mia Nimbus nuova non si sia rotta o saresti già morta!-
Pansy, a cui le minacce del fidanzato non avevano fatto un baffo, continuò a ridere, ma nel posare gli occhi sulla scopa, il sorriso andò sempre più affievolendosi.
In effetti, ora che lui gliel‘aveva fatto notare, quella che reggeva tra le mani non era la solita vecchia Comet Duecentossessanta di Lucius. Era decisamente più lucida e sinuosa. I rami della coda, inoltre, erano perfettamente allineati e di un fiammante marrone scuro, neanche lontanamente simile al color caco della precedente. Non credeva ai suoi occhi.
- Hai una Nimbus? - chiese questa a bocca aperta, studiandolo dall’alto sorpresa - Tuo padre ti ha comprato una Nimbus Duemila? -
Draco parve gonfiasi di orgoglio come un tacchino il giorno del ringraziamento.
- Duemilauno - precisò con finta noncuranza, accarezzandone il manico soddisfatto - Ultimo modello. Quella di Potter a confronto è legna da ardere … -
Risaliva le scale lento, perso nella contemplazione della sua scopa al punto tale da dimenticarsi di prendersela con lei per averlo fatto ruzzolare a terra. Pansy d’altro canto se n’era già scordata da un pezzo, presa com‘era dal rimuginare tra sè. Ora procedevano fianco a fianco verso l‘uscita.
- E che te ne fai se non sei in squadra? - si informò lei, un sopracciglio inarcato - Ad Hogwarts non ci è concesso portare scope così tanto per fare, lo sai no … -
Draco sghignazzò, pomposo come non mai.
- Ma io sono in squadra … o per meglio dire, ci sarò tra una settimana -
Pansy lo fissò scettica, entrando nell’atrio che dava alla sala da pranzo, ancora odiosamente ingombra di fiori colorati ed eccessivamente profumati. Draco alla vista del mazzo di girasoli sul tavolo strizzo il naso schifato.
- Non dirmi che questa cosa orribile è per noi! - esclamò disgustato, girando intorno al vaso - Mio Dio, mamma dev’essere impazzita!-
Detto questo, però, non fece più caso alle decorazioni, fiondandosi direttamente sui toast e la pancetta fredda, riempiendosi fino all’orlo il bicchiere di Succo di Zucca e trangugiando il tutto neanche fosse stato a digiuno da tre mesi. Tiger e Goyle se paragonati a lui, in quel momento, potevano passare tranquillamente per due uccellini dal becco pieno. E’ proprio vero che chi va con lo zoppo impara a zoppicare …
La ragazza distolse lo sguardo da quello spettacolo raccapricciante, sedendosi dall’altra parte del tavolo, con una smorfia, cercando di riprendere la conversazione come se nulla fosse.
- Io non mi illuderei se fossi in te - disse fissando con intensità una posata, ignorando gli “Gnam gnam” e i “Glu glu” del fidanzato - Di entrare in squadra, intendo. L’unico che se ne và è Higgs, il Cercatore e certamente non sarai l’unico del Serpeverde ad ambire a quel posto -
Draco ingurgito in fretta e furia un’intera fetta di pane tostato, riassumendo una parvenza seria … o quasi vista la marmellata che gli ricopriva metà faccia e i vestiti e i capelli ancora umidi e stropicciati.
- Lo so … - fece lui, il tono superiore, mentre si serviva un’altra porzione di bacon e tornava a riempirsi la bocca - … ma di sicuro nessun altro a parte me offrirà alla squadra sette Nimbus Duemilauno … è una garanzia che non si può rifiutare, mia cara -
Pansy, forse per il fatto che questi aveva ripreso a mangiare come un barbone, non era sicura di aver capito bene le sue parole. Per un attimo le era sembrato di aver sentito parlare di sette Nimbus Duemilauno … ma di sicuro si era sbagliata. Lucius non avrebbe mai comprato così tante scope solo per far entrare il figlio in squadra … era ridicolo e poi, diciamocelo, il signor Malfoy non era così stupido da buttare i suoi soldi al vento.
- Ehm … cos’è che hai detto? - chiese, infatti, la mora, sforzandosi di guardarlo in faccia nonostante il ruminare disgustoso del ragazzo. Lui, posò forchetta e coltello, piuttosto seccato tornando a fissarla.
- Ho detto che se mi scelgono, con me si prendono anche sette Nimbus Duemilauno. Per questo sono sicuro di entrare in squadra … -
Allora aveva capito benissimo, non si era sbagliata. Indignata, spalancò la bocca, stringendo le braccia al petto. Sapeva che Draco era uno disposto a tutto pur di entrare a far parte della squadra di Quidditch del Serpeverde e che quando si impuntava otteneva tutto ciò che voleva con le buone o con le cattive, perciò doveva esserci abituata ai suoi trucchetti meschini, ma addirittura questo …
- Non è giusto! - sbraitò, infatti, togliendogli il piatto da sotto il naso per attirare la sua attenzione
- Potrebbero esserci giocatori migliori di te che attendono di essere scelti da mesi! Daphne, per esempio, è bravissima a volare e voleva partecipare alle selezioni per … -
- Daphne è una ragazza - la interruppe Draco, stizzito, cercando di riprendersi il piatto - Lei non può giocare a Quidditch … a Serpeverde le donne non giocano me l‘ha detto Flitt! -
- Perché no? - sbottò lei, irritata, sottraendogli per ripicca anche la caraffa di Succo di Zucca - A Grifondoro e a Corvonero sono quasi tutte ragazze! -
- E infatti la Coppa del Quidditch non l’hanno mai vinta! - ribattè lui piatto, il tono ovvio di chi ha detto che due più due fa quattro - E poi … le ragazze non sono fatte per volare. Ora posso riavere la mia colazione? -
Pansy che teneva ancora la portata del ragazzo in cima alla testa, non accennò a muoversi, fissandolo come un insetto dalle zampette sudice particolarmente grosso. Chiaramente non gli avrebbe ridato il piatto neanche sotto tortura.
- Ah è così? “Le donne non sono fatte per volare”! E per cosa sarebbero fatte secondo te, eh? -
Draco, appoggiò con forza i gomiti al tavolo, gli occhi due lamelle di ghiaccio. La mora non mosse un muscolo, ma fu seriamente tentata di arretrare, appoggiando il corpo allo schienale rigido della sedia. Il ragazzo, infatti, aveva allungato così tanto la testa verso di lei, tanto da sfiorare il vaso di girasoli con un ciuffo di capelli. Ora erano decisamente faccia a faccia, come due bestie pronte ad aggredirsi da un momento all‘altro.
Pansy non potè non notare ancora una volta che qualcosa nel suo aspetto era cambiato, ma non sapeva dire con certezza cosa ci fosse di diverso.
- Beh se proprio lo vuoi sapere - sentenziò d’un tratto il biondo, sibilando come un serpente arrabbiato - Mi hanno detto che voi ragazze siete buone solo per …-
Ma Pansy non sentì le sue ultime parole, attirata dal ticchettio famigliare prodotto dagli stivaletti di Narcissa sul pavimento, seguiti da un tonfo piatto, come di un qualcosa di pesante che viene depositato a terra in fretta e furia. Si era voltata di scatto, non cogliendo la fine della frase ... Inutile, inoltre, chiedere a Draco di ripetere, visto che all’entrata della madre in sala, si era zittito all’istante tornando “l’angioletto tutto carino e beneducato della mamma” ... patetico …
Narcissa indossava un completo da giorno di uno sfavillante color indaco e tra le mani reggeva la posta e una borsetta rettangolare in tinta con il vestito. Sorrideva e a giudicare dal modo in cui sgambettava per la stanza aveva trascorso una piacevolissima giornata.
“Beata lei” pensò la mora, ancora incerta se attirare o meno l’attenzione della donna che, felice e immersa nei suoi pensieri, non li aveva ancora degnati di uno sguardo “Io invece ho rischiato di morire sbranata, poi affogata e poi martoriata a colpi di scopa dal mio fidanzato … decisamente oggi non è la mia giornata”
In quel momento, la donna lasciò perdere la posta, che butto di malagrazia sul tavolo accompagnata dalla borsa, concentrandosi su di loro. Il sorriso le scomparve dalle labbra, quando i suoi occhi azzurri andarono a posarsi sui vestiti bagnati dei due.
- Buongiorno signora Malfoy -
- Mamma -
Entrambi i ragazzi la salutarono indifferenti, come se invece di avere un aspetto a dir poco indecente (Draco in particolare visto che aveva pure la bocca sporca di marmellata) fossero perfettamente asciutti e pettinati come due piccoli Lord Inglesi.
Narcissa sembrava più sorpresa che arrabbiata, anche se il suo sguardo non poteva che esprimere disgusto.
- B-buongiorno, ma che … che cosa vi è successo? Perché siete così zuppi? -
Prima che Pansy ebbe anche solo il tempo di pensare a rispondere, Draco aveva già spiegato per lei, con il suo pomposo e strascicato tono da maestro dell‘universo.
- Pansy è caduta in piscina e io l’ho ripescata … niente di grave, mamma. Solo qualche ammaccatura… -
La donna spostò la sua attenzione dal figlio a lei, l’aria un tantino preoccupata. Solo in quel momento, la ragazza si accorse di tenere ancora il piatto del ragazzo sopra la testa.
Lo riabbassò imbarazzata, evitando di guardarla negli occhi. Si sentiva una perfetta cretina e per lo più le era caduta una strisciolina di pancetta in testa.
- Tesoro, ti conviene stare più attenta quando cammini a bordo piscina … - la richiamò questa, il tono perennemente pacato, ma velato di quella che Pansy definiva “una patina di ghiaccio”
- … Draco non sarà sempre lì a salvarti, spero tu te ne renda conto …-
- Ma veramente io … - tentò di spiegarsi la mora, leggermente offesa per quel richiamo che non la faceva passare altro che per una stupida che non sa reggersi in piedi - … io non camminavo a bordo piscina, io stavo …-
- Stava tentando di attirare la mia attenzione - s’intromise il biondo, come al solito, con un ghigno insopportabile stampato in faccia, senza guardarla - Mi allenavo a Quidditch e Pansy, probabilmente per mettersi in mostra, si è messa a giocare con l’acqua … poi è scivolata ed è caduta dentro, naturalmente non potevo lasciarla lì … -
Pansy spalancò la bocca, troppo sorpresa per spiccicare parola. Ma cosa andava farneticando quel lattante? Lei mettersi in mostra, per lui? Ma neanche morta! Narcissa non poteva certo bersi una panzana del genere … non stava né in cielo, né in terra …
- Oh questo spiega tutto - fece invece la donna, con un sorriso malizioso a curvarle le labbra - Le ragazze innamorate a volte sono così sciocche! Solo … Pansy ti prego di non farlo mai più, non so cosa sarebbe accaduto se … -
La ragazza scatto in piedi di colpo, le mani tremanti strette lungo i fianchi. L’asciugamano le era addirittura caduto alle spalle in un turbinio bianco, lasciandola nuovamente al freddo, ma lei non vi prestò attenzione.
- “Ragazze innamorate”?! - sbraitò senza alcun contegno, dimenticandosi le buone maniere e l’educazione in generale - Io non sono innamorata di lui! Non mi piace nemmeno un po’ … ma si è guardato allo specchio?! Sta inventando solo un mare di sciocchezze come al solito! -
Narcissa la fissava ad occhi aperti, l’espressione allo stesso tempo sorpresa e risentita. Non pareva particolarmente soddisfatta nel sentire quelle parole su suo figlio e se la mora fosse stata abbastanza in sé da smetterla di urlare e dimenarsi, probabilmente si sarebbe resa conto che era meglio tenere la bocca chiusa e cambiare discorso alla svelta, magari aggiungendo una buona dose di “mi dispiace”.
Ma, invece, la mora continuò ad infierire, non curandosi affatto del ghigno sempre più ampio che il ragazzo continuava a ostentare tranquillo, sicuro di non essere notato dai presenti. Era chiaro che aveva parlato a sproposito per provocarla ...
- Pansy, smettila, santo cielo! - sbraitò Narcissa tutta impettita, dopo una serie di epiteti non proprio carini nei confronti del figlio - Un po’ di contegno per favore, questo linguaggio certo non ti si addice e certamente i tuoi genitori non approverebbero -
La donna utilizzava un tono leggero, per niente grave, ma nonostante tutto i suoi occhi brillavano di una luce che non aveva assolutamente nulla di comprensivo. Sembrava quasi si trattenesse, dall’insultarla a sua volta. La mora la ignorò bellamente, e per tutta risposta non accennò minimamente a cambiare tono … era stufa di prendersi sempre la colpa di tutto, passando per stupida o sciocca.
- Certo, i miei genitori non approverebbero il mio comportamento - sbottò incrociando le braccia compunta - Ma non me ne importa un granché visto che se dipendesse da loro e da voi non farei altro che sorridere e leccare i piedi a quel … quel … coso senza cervello! -
E con uno scatto furibondo della mano, indicò il fidanzato che, come da copione, eliminò il ghigno all’istante, assumendo in compenso un‘espressione perplessa e indispettita.
Narcissa, d’altro canto, si era eretta in tutta la sua altezza, lo sguardo di ghiaccio. Di certo ora non era più né preoccupata né men che meno felice. A Pansy, in quel momento, ricordò benissimo una di quelle finte nobildonne con la puzza sotto il naso e l’aria scandalizzata che si vedono nei film di vecchia data.
- Avviserò immediatamente i tuoi genitori dell’accaduto - proclamò piatta e incolore, come se stesse semplicemente leggendo la lista della spesa - E’ chiaro che alcuni tratti del tuo carattere debbano essere modificati, credo che un corso accelerato di buone maniere prima di Hogwarts, sia quello che fa al caso tuo. A giudicare dalla tua insolenza, debbo purtroppo immaginare che finora ti debba essere stato insegnato ben poco a riguardo …-
Pansy strinse convulsamente i pugni, ma non aprì bocca, il viso una maschera di bronzo. Avrebbe dato tutto il denaro che possedeva per poterle saltare addosso e strapparle i capelli, ma non poteva e lo sapeva bene. Era già nei pasticci fino al collo e non erano trascorse nemmeno ventiquattrore dal suo arrivo a Greenfresh … decisamente avrebbe fatto meglio a controllarsi.
Draco, neanche a dirlo era l’immagine fatta a persona della soddisfazione. Era chiaro che quella situazione era per lui fonte di infinito divertimento ... probabilmente aveva atteso quel momento per tutta l’estate.
- Bene - sentenziò dopo un tempo infinito, riacquistando un tono che doveva essere indifferente - Se è questo quello che pensate, signora, e cioè che io sia troppo sveglia per vostro figlio … perché è chiaro che sia così … toglierei il disturbo … o pensate forse che anche questo sia troppo maleducato da parte mia? -
Narcissa, non mosse un muscolo continuando a fissarla in tralice.
Pansy, senza abbassare minimamente lo sguardo, le fece un largo e pomposo inchino che di serio non aveva proprio niente, poi si voltò la schiena dritta e il mento sollevato, mormorando un chiaro e sarcastico “Besten Dank” sparendo oltre la porta della sala.
Era ormai giunta ai piedi della scalinata, quando sentì distintamente la voce di Draco chiedere alla madre:
- Che ha detto? -
- Non lo so, ma di certo nulla che una buona ed educata purosangue inglese avrebbe detto. Ma non temere tesoro cambierà, dovrà cambiare … non permetterò certo che mio figlio se ne vada in giro con una rozza tedesca, come compagna … e Lucius dovrà ascoltarmi questa volta, non mi interessa se … -
Per Pansy era troppo. Non aveva più intenzione di ascoltare quei due. Afferrò con foga il corrimano della scalinata, fino a farsi diventare le nocche delle dita bianche, prendendo a salire furente come non lo era mai stata, sfuggendo a quei discorsi.
Narcissa non le era mai stata particolarmente simpatica, certo e finora si era limitata a sopportarla, ma adesso poteva dire con certezza che la detestava di tutto cuore.
“Come si permette quella di darmi della rozza?” pensò arrabbiata, camminando così velocemente che pareva corresse per le scale “ Maleducata a me? Maleducata … quella strega! E suo figlio cosa dovrebbe essere, allora? Un Troll uscito male!? Oh gli è andata bene che non gli ho presi entrambi a calci nel sedere! Si credono tanto intelligenti quei due, ma non sanno nemmeno che Besten Dank significa Grazie Tante … che branco di ignoranti … oh sono in casi come questi che Potter e Weasley mi diventano incredibilmente simpatici! Spero solo che se Malfoy entra in squadra come Cercatore, Potter gli soffi sempre il boccino sotto il naso facendogli fare la figura dell‘idiota … tanto mica me ne frega qualcosa di vincere la Coppa del Quidditch!”
Tutta presa dal rimuginare e formulare possibili piani sull’eventuale uccisione del ragazzo e della rispettiva madre, si chiuse in camera con un botto fragoroso, infilandosi all’istante sotto la doccia, gettando a terra gli abiti bagnati.
Si sentiva sul punto di esplodere da un momento all’altro, tanto che a stento prestava attenzione all’acqua calda che le picchiettava violentemente la pelle.
Di certo per lei, anche quell’anno, le cose non sarebbero stata affatto facili.

***



Nei giorni che seguirono Pansy ebbe a pentirsi molte volte di quel suo breve quanto intenso scambio di battute con la signora Malfoy.
Ma non tanto per la sfuriata di suo padre che ne era seguita quella sera, o per il successivo litigio con Draco che si era concluso in un mare di lacrime da parte sua e con lei che gli rovesciava in testa una caraffa piena d’acqua, ma per le continue, asfissianti e noiose lezioni di etichetta che Narcissa, l’aveva obbligata a seguire fintanto avesse alloggiato dai Malfoy.
La donna non aveva scherzato affatto quando l’aveva minacciata di insegnarle personalmente “le buone maniere” e Pansy se n’era accorta fin troppo in fretta, visto che il giorno seguente al fattaccio questa le aveva già distribuito una sorta di orario delle lezioni da seguire.
Le lezioni (anche se sarebbe più corretto definirle prove di resistenza) si tenevano tutte le mattine, dalle nove alle dieci, e tutti i tardi pomeriggi, dalle otto alle nove e trattavano ogni volta tematiche diverse e allo stesso tempo incredibilmente noiose; come, ad esempio, il resistere elegantemente alle provocazioni, cosa per cui Pansy non era affatto ferrata, o il sapersi dominare in pubblico e mantenere una sorta di freddo rispetto nei confronti altrui, il tutto seguito da insulse e snervanti ore di danza, cucito, portamento e di tutte quelle altre sciocchezze che nell’ottocento sarebbero state perfette, ma che in un secolo come il loro facevano piuttosto ridere.
Pansy, infatti, trovava il tutto una gran perdita di tempo visto e considerato che lei non era né una principessina, né una nobile dama … ma era inutile da parte sua provare a ribellarsi e rifiutarsi di seguire il corso … sarebbe stata solo un ulteriore matassa di guai da sbrogliare prima dell‘inizio della scuola e lei certo non aveva, né il tempo, né la voglia di ridursi anche quell‘anno a fare da aiuto elfa a Dobby … anche se a dirla in privato, questi ne aveva un disperato bisogno.
Così l’ultima settimana di agosto prese a scivolare lentamente tra un giro di valzer e un punto croce fino ad arrivare alla temuta e desiderata ultima notte a casa Malfoy.
Pansy, in quel momento, era rannicchiata sul tappeto persiano dell’immenso salotto, tutta presa dallo sfogliare i suoi nuovissimi e numerosissimi libri di Difesa Contro le Arti Oscure e a sgranocchiare una ciotola di noccioline caramellate.
Il camino era spento e la stanza, viste le sue dimensioni mastodontiche, non era illuminata a sufficienza dal lampadario grondante di candele bianche e mollicce. L’atmosfera che aleggiava nel salone era, quindi, complessivamente cupa e fredda, ma Pansy che ormai ci era abituata non vi prestava la minima attenzione.
Era immersa nella lettura di A Merenda Con La Morte, uno degli affascinanti e avventurosi testi di Gilderoy Allock, il suo scrittore preferito, e nulla sembrava sfiorarla.
Lei, infatti, adorava Gilderoy Allock. Sin da quando aveva imparato a leggere, le sue imprese l‘avevano rapita, dando libero sfogo alla sua immaginazione e al suo senso eroico. Era incredibile il modo in cui quell’uomo dalle fattezze celestiali riuscisse a compiere tali e avvincenti imprese e a narrarle con altrettanta maestria … ancora non riusciva a credere che l’indomani l’avrebbe conosciuto di persona!
Già, perché Gilderoy Allock, come aveva scoperto solamente qualche ora prima, sarebbe divenuto a breve il suo nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Era impazzita di gioia quando quella sera a cena, parlando dell’imminente partenza per Hogwarts, era saltato fuori l’argomento.
Narcissa, una volta tanto, aveva persino smesso di fare la sostenuta nei suoi confronti, prendendo a parlarle come una sorta di amica di come qualche giorno prima avesse acquistato la sua autobiografia Magicamente Io e di come l’avesse trovata appassionante.
Anche Pansy aveva abbandonato per qualche minuto quella sua aria indifferente per condividere le sue conoscenze a riguardo, e doveva ammettere di essersi persino divertita a discutere con lei di alcuni passi del libro … almeno fino a quando Lucius non si era irritato di ascoltarle, cambiando istantaneamente argomento, facendola sprofondare nuovamente nella noia più totale.
Per il resto della cena, l’unica cosa che le aveva impedito di addormentarsi sulla zuppa di piselli era stato il vivo il desiderio di correre in camera sua, afferrare qualche libro e ripassare alcuni punti salienti delle avventure del suo eroe. Era stata così presa da Gilderoy Allock che per tutto il tempo non aveva prestato la minima attenzione a quello che il signor Malfoy diceva a Draco a proposito della scuola … aveva accennato ad alcuni cambiamenti … ma come già detto, lei non vi bado se non superficialmente, al punto tale da scordarsene completamente non appena infilato il naso tra le pagine del suo beniamino. Ma torniamo al presente …
Era da circa un’ora che sottolineava azioni e appuntava dettagli sulle entusiasmanti imprese di Allock, ma il suo entusiasmo non accennava a smorzarsi di una virgola. Insomma, avrebbe frequentato per un anno o forse più Allock, il famoso Gilderoy Allock! Mica era una cosa da poco…
“Chissà … ” pensò tra sé, sfogliando le pagine con una dolcezza quasi ridicola “ Chissà se ad Hogwarts riuscirò a strappargli un autografo … oh magari! Mamma mia … ancora poche ore e lo vedrò di persona … e mangerò addirittura le sue stesse cose!”
Era così emozionata e concentrata a sognare ad occhi aperti che a stento si accorgeva del tempo che passava. Ignorava il ticchettio dell’orologio e con esso lo sfrigolare leggero della cera che colava dalle candele; sembrava vivesse in un mondo a parte, tanto che quando Cerbero le sgusciò accanto, scivolando quatto quatto sulla moquette per rubarle le noccioline, non se accorse nemmeno.
Fu solo quando allungò la mano per afferrare il contenitore che si rese conto di non essere sola.
Per poco non le venne un colpo, nel posare gli occhi sulla sua figura nera, incredibilmente maestosa. In un primo momento provò ad allontanarlo con qualche spinta, ma questi solido come una roccia, per tutta risposta diede un ringhio sommesso, facendole ritrarre le mani di scatto.
Aveva il muso infilato nella ciotola e sgranocchiava di tutto gusto quello che doveva essere il suo spuntino serale. Ad un tratto prese addirittura a masticare vistosamente, sbavando dappertutto, contento come una pasqua.
- Stupido cane!- urlò la ragazza, improvvisamente arrabbiata, sottraendo alla svelta i suoi appunti e i suoi testi alla bava appiccicosa dell’animale - Scommetto che se potessi parlare e ti mettessero una parrucca bionda in testa saresti uguale a Draco! -
- Chi è che dovrebbe essere uguale a me? -
Pansy si voltò di scatto nel sentire la voce del ragazzo alle sue spalle.
Il diretto interessato era spuntato dall’ombra del salone, l’aria curiosa e una tazza di quella che doveva essere cioccolata calda stretta in mano. Era già in pigiama e la vestaglia grigia che indossava spolverava leggermente il pavimento. Visto così faceva un po’ ridere … anche perché aveva delle ciabatte che erano tutto un programma.
- Il tuo cane … - rispose la mora con semplicità, la stizza sostituita in breve da quella visione estremamente buffa - Comunque … carino il pigiama, quello di Super Wizard l’hai buttato a lavare?-
Draco strinse gli occhi a due fessure sottili, rigirandosi la tazza calda tra le mani. Pansy non riuscì a reprimere una risata ... era così ridicolo!
- Divertente … - sbottò lui per niente convinto, sedendosi pesantemente sul divano - E comunque il pigiama di Super Wizard l’ho gettato l’anno scorso … tu al contrario però, da quel che ho potuto vedere, tieni ancora quello con le paparelle e gli unicorni di quando avevi dieci anni -
- Non è vero - ribattè lei arrossendo appena. In effetti, ad essere sinceri, aveva ancora un pigiama con le paperelle e gli unicorni anche se ovviamente non lo stesso di due anni fa. Draco per tutta risposta sorrise, sorseggiando con aria assente la sua cioccolata.
- Ma davvero? Oh beh … allora quello che Dobby stirava l’altro giorno con gli unicorni rosa e i pulcini gialli sarà stato certamente di qualcun altro, magari di papà … ce lo vedo proprio conciato così …-
Pansy lo fissò imbarazzata, poi, nella sua mente prese a farsi largo un immagine … istantaneamente cominciò a ridere come un pazza, ricadendo sulla moquette con un tonfo, le mani strette al petto scosso dai singhiozzi. Draco, d’altro canto, se la rideva quanto lei, tanto che per poco non si strozzava con la bevanda fumante, sputacchiando dappertutto. Entrambi avevano avuto la stessa esilarante visione:
L’immagine di un compunto e indifferente Lucius Malfoy che si aggira per casa con un pigiamino rosa cosparso di papere, in effetti, avrebbe fatto sbellicare chiunque … figlio e nuora compresi.
Pansy era ancora presa a ridere, la mente annebbiata da un immaginario signor Malfoy con una papalina a fiori in testa. Rideva così intensamente al punto tale da non rendersi nemmeno conto che Draco, riacquistato il controllo dei muscoli facciali, le si era avvicinato, afferrando senza permesso uno dei suoi libri e prendendo a leggerlo.
- Pansy … - fece lui, poco dopo, la voce tremula per il riso trattenuto, attirando la sua attenzione
- Mi vuoi spiegare il significato di questo … ehm … pfff … Pansy-cuore-Gilderoy? -
La ragazza saltò a sedere di scatto, strappandogli con foga il libro di mano, l’espressione d’un tratto seria e le gote rosse per il riso e l‘imbarazzo. Cavolo, si era completamente dimenticata di Allock… che stupida era stata a lasciare i suoi appunti a portata di mano!
Questa volta era Draco a ridersela di gusto accasciato contro il bracciolo di una poltrona, preda ai singhiozzi. Il biondo era rosso come un peperone e tra i singhiozzi ripeteva in continuazione la frase “Pansy-cuore-Gilderoy”, sbellicandosi sempre di più ogni qual volta pronunciasse quella parola. Sembrava incapace di smettere.
Pansy al contrario non poteva essere più scura e arrabbiata.
- Smettila! - urlò lei - Draco piantala! Non fa ridere neanche un po’! -
Ma il ragazzo non pareva sentirla, troppo preso a contorcersi dalle risate per prestarle particolare attenzione. La smise solamente quando questa, esasperata, gli lanciò in piena faccia uno dei suoi libri, facendolo sprofondare nella poltrona come un bambolotto gigante.
Comunque, quando Draco riemerse da tutti quei cuscini non era né arrabbiato né stizzito, ma anzi, sembrava ancor più divertito di prima, tanto che, come se nulla fosse, aprì a caso una pagina di A Merenda Con La Morte prendendo ad inventare sue ipotetiche frasi d‘amore.
- Pansy-cuoricino-Allock ci starebbe bene qui … - disse indicando il primo capitolo - Oh ma aspetta un po’ … no forse è meglio Pansy-più-Allock-uguale-amore … oh no, no Pansy e Allock per sempre è perfetta come augurio di inizio capitolo! -
Pansy, sempre più rossa, gli strappò il libro di mano, prendendo ad urlargli contro di tutto e a colpirlo con il volume un po’ ovunque, dimenticando all’istante gli insegnamenti di autocontrollo di Narcissa di quella settimana.
Draco per tutta risposta prese a ridere più forte, sibilando tra i singhiozzi “Oh mio Dio ti piace Allock? Uh … quel fesso tutto bigodini …”.
Andarono avanti così per una decina di minuti buoni, finché il ragazzo, approfittando di un momento di silenzio, dovuto al fatto che la compagna riprendeva fiato dopo tutte quelle urla e quelle librate, disse, sempre con il sorriso sulle labbra:
- Certo che … quest’anno avrai il tuo bel da fare … cioè … (e qui venne interrotto da un‘altra ondata di risa) … tra Allock e Zabini … chi sarà il prescelto? Poveretto … chiunque sia non lo invidio per niente … -
- Oh smettila! - sbottò nuovamente lei, raccogliendo in fretta e furia le sue cose per defilarsi alla svelta - Sei solo geloso perché entrambi sono cento volte meglio di te! -
Draco, a giudicare dal fatto che aveva smesso di ridere e si era fatto tutto serio, non aveva gradito affatto il commento.
- Io geloso di quei due idioti? - sibilò, piazzandolesi davanti - E perché dovrei, scusa? Blaise ad Hogwarts ha la stessa importanza di un fagiolo sgusciato e per quanto riguarda Allock … beh, quell’uomo è assolutamente patetico! Papà dice che a stento sarà capace di schiantare una ranocchia … ma forse non lo fa perché lo spostamento d‘aria potrebbe scompigliargli qualche ricciolo! -
Pansy strinse con più forza i libri al petto, guardandolo in cagnesco, sempre più arrabbiata.
- Tuo padre è solo geloso di Allock, per questo parla così! Scommetto che non sa fare la metà delle cose che ha fatto lui, ecco perché … -
- A no? - la interruppe lui un sopracciglio inarcato e un ghignetto sarcastico stampato in faccia
- Pensi davvero che Allock sia un mago migliore di mio padre anche dopo quello che ha detto questa sera? -
Pansy strabuzzò gli occhi, la bocca ancora aperta nell’atto di completare la frase. Lei non aveva ascoltato un bel niente di quel che Lucius aveva detto a tavola … quindi, come poteva sapere?
Incerta, si limito a dilettarsi in una serie di “ehm” e “uhm”.
- Lo sapevo che non avevi ascoltato un tubo - tagliò corto lui, tutto pomposo, facendola sentire una perfetta idiota - Ma non ti preoccupare ti spiegherò io … dovresti ritenerti fortunata ad avere un ragazzo come me, sai? -
- In effetti, faccio un fioretto tutte le sere … - ribattè lei sarcastica, alzando gli occhi al cielo.
Draco storse a malapena il naso, riprendendo a sorseggiare la cioccolata; era evidente che si era trattenuto dal dire qualcosa di estremamente offensivo. Comunque, dopo alcuni secondi, in cui la sua bocca venne letteralmente spalmata di cioccolata, riprese a parlare.
- Papà ha detto che quest’anno ad Hogwarts ne succederanno delle belle, cioè belle per noi … (e qui le sue labbra si curvarono in ghigno sinistro) … per i mezzosangue mica tanto -
Pansy corrugò la fronte, in attesa questi proseguisse il racconto.
- Sai … è un po’ difficile da spiegare, ma … - riprese lui, sforzandosi di ricordare le esplicite parole del padre - Beh, da dove comincio? … uhm, sì … hai mai sentito parlare della Camera dei Segreti?-
La ragazza si rabbuiò, abbassando il capo pensierosa. Dopo all’incirca un paio di secondi, comunque, scosse il capo in un evidente diniego. Poteva provarci quanto voleva, ma non le sembrava di aver mai sentito parlare di nulla ad Hogwarts o fuori che potesse riferirsi a una qualche Camera Segreta.
“Forse …” pensò stupidamente, ignorando il sorrisino del fidanzato a quella notizia “ Si tratta di un ala privata del castello dove vengono stipati i mezzosangue … una sorta di mega sgabuzzino per gente scadente”
Rimase in silenzio, in attesa che Draco riprendesse a parlare. Era curiosa di sapere cosa fosse questa misteriosa stanza, ma il biondo non pareva voler continuare la conversazione visto che aveva cambiato espressione e ora, sembrava particolarmente concentrato in tutt’altra cosa.
Pansy non ci mise molto a capire cosa lo avesse distratto.
Dobby, l’elfo domestico, se ne stava zitto zitto in un angolo poco illuminato vicino alla soglia, le orecchie appuntite, tese a captare ogni sillaba; in quel momento sembrava tutto fuorché il solito vecchio e pietoso Dobby.
- Che diavolo stai facendo? - gli sbraitò contro il ragazzo, con la sua ormai inconfondibile gentilezza da bulletto affermato - Stavi origliando, eh? Aspetta che lo …-
L’elfo, però, riacquistata la sua aria umile, lo interruppe di scatto, scuotendo vigorosamente il capo e prendendo a balbettare tutto preoccupato.
- No, no padroncino … Do-Dobby è venuto perché … perché vo-vostra madre ha ordinato … ha o-ordinato di dirvi di andare a … a letto. Domattina do-dovete alzarvi p-presto si-signori … -
Draco lo fissò enigmatico per qualche secondo, poi, come se nulla fosse scrollò le spalle e prese a sbadigliare. Strisciò lentamente verso l‘elfo, passandogli bruscamente la tazza di cioccolata ormai vuota.
- Adesso andiamo … - sibilò indifferente - … vattene -
Dobby non se lo fece ripetere due volte. Augurò frettolosamente loro la buona notte e com’era solito fare, sparì con uno sciocco in un’altra ala del maniero, lasciandoli nuovamente soli.
Draco sbadigliò nuovamente.
- E’ meglio che andiamo a dormire … - disse piatto, avviandosi tranquillo verso le scale che davano ai piani superiori - … vieni? -
Pansy non accennò a muoversi, limitandosi semplicemente a issarsi meglio i libri di Allock tra le braccia. Era pensierosa e chiaramente non aveva voglia di andare a dormire ... sinceramente, in quel momento, l’unica cosa che le premeva era riprendere la conversazione di poco prima.
- Che cos’è la Camera dei Segreti? - domandò d’impulso, bloccandolo nell’atto di uscire dalla stanza - Prima non me l’hai detto …-
Questi non si voltò nemmeno, riprendendo a camminare ... sembrava che in quei dieci minuti di silenzio tutto il suo entusiasmo fosse svanito.
- Te lo spiego domattina - borbottò, infatti, raggiungendo la soglia - ’Notte Parkinson … -
- No aspetta! - lo richiamò lei, correndogli dietro, non senza una certa difficoltà vista la pesantezza dei volumi che reggeva - Io voglio saperlo adesso! -
Non ricevette risposta e quando uscì dal salone per parlargli di persona, il ragazzo era già sparito. L’ingresso era vuoto e silenzioso … nemmeno un eco di passi in lontananza. Draco pareva essersi volatilizzato nel nulla; nemmeno in cima alle scale si notava la sua presenza … era come evaporato.
Rassegnata, la mora prese a salire rumorosamente le scale che conducevano alla sua camera da letto, la testa immersa in una nube di pensieri.
“ Probabilmente devono esserci dei passaggi segreti …” pensò questa, tamburellando distrattamente le dita sul tomo Un anno con lo yeti “… altrimenti l’avrei visto salire … non può essersi smaterializzato nel nulla! Mica lo sa fare …”
“Oh quanto avrei voluto sapere cos’era questa Camera dei Miei Stivali!” continuò lei con un sbuffo, qualche piano più su mentre si richiudeva alle spalle la porta della sua stanza “Ma quello stupido elfo doveva arrivare proprio in quel momento? Forse era meglio se lo decapitavano … beh pazienza, in fondo, vorrà dire che lo saprò domani … giorno più, giorno meno … che differenza fa?”
Così, senza particolare entusiasmo ripose i suoi libri di Difesa Contro le Arti Oscure nel baule per Hogwarts, prendendo a controllare che non vi mancasse nulla.
Non sapeva ancora che il giorno seguente, colta dall’entusiasmo della partenza e da tutto ciò che ne comportava, non avrebbe più pensato alla Camera dei Segreti, né a quello che Draco le aveva detto a proposito dei mezzosangue… ma dopotutto, prima o poi, l’avrebbe scoperto comunque.

***



Salve e buone feste a tutti! Scusate il ritardo mega, ma tra la scuola, le feste e il resto non ho avuto molto tempo per questa fic … senza contare inoltre che alcune parti le ho dovute riscrivere tre volte perché non mi convincevano per niente! Non pensavo che la stesura del primo capitolo de “La Camera dei Segreti” fosse così complessa … ma va beh … tralasciamo!
Perdonatemi e considerate questo capitolone (mi sono resa conto che più passa il tempo più i miei capitoli si allungano) una sorta di regalo di Natale ritardatario!!!
Comunque … il secondo anno sta per iniziare … cosa succederà? Mistero (beh … più o meno)!
Non mi dilungo e passo come al solito ai ringraziamenti:

Un grazie immenso come una casa va ovviamente a tutti, ma in particolare a coloro che hanno recensito e cioè:

Entreri
Kathlyne
Sere
Katia37
Minami77
Franceskina
Dracontessa
Meggie


Vi ringrazio tutti quanti per i bellissimi commenti!!

Ps. Scusate ancora il ritardo clamoroso … spero non succeda mai più!!

BUON NATALE (in ritardo)!!!

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Capitolo 13
*** Cap 2: Sentimenti Contrastanti ***


Il mattino seguente arrivo fin troppo in fretta per i gusti di Draco, abituato com’era ad alzarsi non prima delle dieci e con tutta la calma dell’universo a sua disposizione.
Fu forse per questo motivo che quando Dobby entrò nella sua stanza, spalancando brutalmente le finestre e le tende del suo letto a baldacchino, esponendolo alla sfolgorante luce di quel soleggiato primo settembre, il ragazzo reagì con una foga a dir poco esagerata.
- Dobby! - sbraitò, saltando a sedere sul letto, i capelli stravolti e gli occhi ancora semichiusi a proteggersi dai raggi del sole - Perché diavolo mi hai svegliato? Ti ho ripetuto più volte che non voglio essere alzato prima di pranzo se non in caso di assoluta emergenza! Questa non la passi liscia! Aspetta che … -
L’elfo indietreggiò appena, le mani protese in avanti quasi a proteggersi da quelle grida.
- M-ma si-signorino …- balbettò saltando da un piede all’altro, tremante - Oggi è il primo settembre … d-deve tornare ad Hogwarts! -
Draco mugugnò, sforzandosi di mettere a fuoco la stanza completamente illuminata.
A pochi passi dal letto, accanto alla sua scrivania, vi era un grosso baule ben chiuso, un paio di pantaloni e una maglietta di cotone pronti per essere indossati. La sua scopa qualche metro più in là era stata coperta con un telo grigio e nel complesso la sua stanza non era mai stata tanto in ordine come quel giorno: segno evidente che di li a poco sarebbe partito. Lentamente iniziò a riprendere coscienza.
- Beh in questo caso ti perdono - disse poco dopo, scansando le lenzuola e scendendo dal letto
- Ma ricordati di svegliarmi decentemente la prossima volta -
Dobby strabuzzo gli occhi a palla, annuendo appena. Draco ne sembrò soddisfatto perché senza più curarsi dell’elfo afferrò le sue cose dirigendosi a passo incerto verso il bagno per una rinfrescata.
Solo quando si fu sciacquato tre, quattro volte il viso si sentì completamente sveglio e padrone di sé stesso.
“Hogwarts” si ritrovò a pensare, studiando il proprio riflesso allo specchio “Cavolo è già ora di tornare … sembra ieri che è finita la scuola. Beh poco male … Potter aspettami, sto arrivando”
Già perché il chiodo fisso di Draco, per tutta l’estate, era stato niente di meno che Harry Potter, il famoso Harry Potter, suo rivale giurato da un anno esatto da allora.
Draco odiava Potter come si poteva odiare qualcosa di molto, molto fastidioso attaccato alla suola di una scarpa. Ma di lui non odiava solo la fama, la sfrontatezza e il coraggio … no, odiava anche e soprattutto la sua fortuna sfacciata a Quidditch.
Il ragazzo, infatti, non tollerava ancora che il rivale fosse entrato a far parte della squadra di Grifondoro, come non tollerava che questi fosse considerato da tutti un campione, quando in realtà era evidente che non valeva una cicca come giocatore, o almeno non più di lui.
Per questo aveva passato tutta l’estate a studiare un modo per poter entrare immediatamente nella squadra di Serpeverde, senza dover aspettare i provini d’inizio anno per il nuovo Cercatore.
Non che avesse paura di dover sostenere un provino … figuriamoci, non credeva che all’interno della sua Casa ci fosse qualcuno più abile di lui a volare, solo … voleva avere la certezza che sarebbe stato in assoluto lui a vedersela con Potter il primo incontro dell’anno.
Così aveva preso a contattare Flitt, il capitano del Serpeverde già dai primi di luglio, assillandolo di gufi perché lo inserisse già in squadra. Purtroppo per lui, Marcus gli aveva sempre negato questa possibilità.
“Mi dispiace Draco” aveva scritto in una delle sue lettere “ Ma non posso decidere io per la squadra. Con buone probabilità verrai ammesso, insomma piaci a tutti, ma dobbiamo essere unanimi nella scelta e soprattutto constatare che non ci siano Cercatori migliori di te. Mi spiace ma è così che funziona …”
Draco era andato su tutte le furie, ma non aveva neanche lontanamente gettato la spugna. Quando si poneva un obbiettivo finché non lo aveva raggiunto non si dava pace. Così, molto semplicemente, aveva deciso di cambiare strategia: se Flitt non si poteva corrompere c’era sempre l’amicizia tra suo padre e il professor Piton da poter sfruttare.
Così aveva preso ad assillare quotidianamente il signor Malfoy, alla ricerca di una qualche scappatoia per poter entrare in squadra.
Neanche a dirlo, Lucius non aveva la minima intenzione di utilizzare la sua influenza per una simile sciocchezza, ma Draco quando voleva sapeva essere davvero insistente, al punto che il padre, probabilmente per farlo star buono almeno durante la sua unica settimana di ferie, aveva deciso di regalargli una Nimbus Duemila Uno, la miglior scopa in circolazione da meno di un mese a questa parte.
“Con una scopa del genere non posso garantirti l’ingresso in squadra” aveva detto stremato a colazione, sorseggiando il suo tè “ Ma di certo avrai più possibilità, visto che 8 volte su 10 è la scopa che fa il giocatore, non il contrario”
Draco non poteva certo ritenersi soddisfatto delle parole del padre, ma dopotutto una Nimbus era pur sempre una Nimbus, non ci avrebbe di certo sputato sopra.
Non poteva immaginare che durante una calda giornata di agosto, mentre faceva i suoi acquisti a Diagon Alley, Lucius Malfoy avrebbe superato sé stesso, comprando non una, ma ben 7 Nimbus Duemila Uno.
Un ampio ghigno attraversò il viso rilassato del ragazzo, ripensando a tutta la faccenda.
“E pensare” disse tra sé e sé, mentre si preparava a scendere per la colazione, i capelli finalmente disciplinati e l’aria pulita “ Che se non fosse stato per Potter e in particolar modo per il suo caro amico Weasley, ora non avrei la sicurezza di entrare in squadra … beh, dopotutto mi hanno restituito il favore, visto che Potter è Cercatore per merito mio”
Era infatti merito di Weasley, o per meglio dire del signor Weasley se suo padre aveva preso questa drastica tanto entusiasmante decisione.
Mentre si trovavano a far spese al Ghirigoro, sommersi da un caos infernale a causa della presentazione del nuovo, a parer di Draco, patetico, libro di Gilderoy Allock, Magicamente io, il ragazzo aveva intravisto Potter e l’intera famiglia Weasley e non era riuscito a trattenersi dall’avvicinarsi a loro per una buona dose di frecciatine. Suo padre, una volta terminati gli acquisti dei nuovi libri di testo, lo aveva raggiunto tra la folla, scambiando anch’egli un paio di battute pungenti con il signor Weasley.
Lucius, infatti, da quando questi aveva proposto al ministero una nuova legge per la Protezione dei Babbani, aumentando così i controlli e le perquisizioni, non aveva più potuto gestire liberamente il suo traffico di innocui oggetti oscuri, creandogli non poche difficoltà in ufficio e di conseguenza peggiorando il suo umore.
Fatto sta che i due dopo una serie d’offese tutt’altro che leggere erano arrivati alle mani, scatenando una vera e propria rissa all‘interno del locale. Draco, neanche a dirlo, si era divertito un mondo a fare il tifo, ma vista la faccia contorta e tumefatta del padre, si era astenuto dal comunicarlo.
Non l’aveva mai visto tanto arrabbiato, ma per il ragazzo quella mini scazzottata fu una vera fortuna.
Uscendo dalla libreria, infatti, Lucius si era rivolto a lui con cipiglio vagamente isterico e frettoloso.
- Hai detto che anche i figli di quel Weasley, oltre a Potter giocano a Grifondoro, vero? -
Draco aveva annuito perplesso, continuando a fissarlo mentre tentava di ridarsi un contegno.
- Bene, bene …- aveva mormorato, dirigendosi spedito presso il più vicino negozio di articoli per il Quidditch, entrando come un uragano - Vediamo se dopo questo vincono ancora …-
Draco non aveva minimamente capito le intenzioni del padre, anzi pesava che il colpo all‘occhio infertogli dal signor Weasley lo avesse vagamente rimbambito. Fu solo quando questi gli comunicò di aver acquistato Nimbus Duemila Uno per tutta la squadra Serpeverde che il biondo realizzò a pieno la sua grande fortuna. Con l’assicurazione di 7 Nimbus Duemila Uno si sarebbe guadagnato non solo l’ingresso in squadra, ma anche la certezza di vincere contro chiunque gli sbarrasse la strada. Definirlo euforico era davvero riduttivo.
“Oh povero piccolo Potter” pensò saltando gli ultimi gradini che lo separavano dall’ingresso della cucina, canticchiando uno stupido motivetto “Goditi le tue vittorie perché tra un po’ avrai poco di cui rallegrarti!”
Con una specie di piroetta entrò in sala da pranzo, il sorriso smagliante.
La stanza era perfetta come sempre, vuota, eccezion fatta per Pansy che, seduta al tavolo con una fetta di pane tostato in una mano e la Gazzetta del Profeta nell’altra, gli dava le spalle, tutta concentrata nella lettura. Indossava già la sua uniforme, i capelli neri a sfiorarle lisci e ordinati le spalle. Al suo ingresso si voltò, l’aria ancora lievemente assonnata.
- A sei tu … ciao -
- Sempre gentile è? - rispose lui avvicinandosi alla tavola imbandita di ogni squisitezza, afferrando un paio di frittelle al volo. Lei per tutta risposta riprese a leggere la Gazzetta con noncuranza.
Draco scosse il capo, versando un abbondante dose di miele sulle sue frittelle.
Non se l’era affatto presa per il tono disinteressato del suo saluto. Tra lui e Pansy funzionava così da ben 2 anni ormai, ci aveva fatto l’abitudine; senza contare poi che la ragazza doveva avercela ancora con lui per le lezioni di bon ton di Narcissa e per le prese in giro riguardo la sua cotta per Allock, il loro nuovo, assurdo, insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
La sera prima, infatti, aveva sbirciato alcuni suoi libri dove i cuoricini e il loro nomi intrecciati di certo non mancavano, a dir poco patetico, insomma. A quel pensiero gli venne da ridere, ma il rintocco assordante dell’orologio a pendolo dell’ingresso, lo trattenne dal farlo. Erano le dieci e mezza: tra trenta minuti il treno per Hogwarts sarebbe partito e loro erano ancora lì seduti a tavola a mangiare.
- Po-Ponsy - disse con la bocca piena di frittella - Ofe fono mamma e popà? -
Pansy sollevo lo sguardo dal giornale, l’aria schifata.
- Sai Malfoy che mi dai la nausea? - disse contemplando la masticazione tutt’altro che discreta del ragazzo - Nessuno ti ha mai insegnato a mangiare come si deve? -
Draco ingoiò gli ultimi residui di cibo tracannando un grosso sorso di succo di zucca con fare maleducato. Lei strizzò il naso indispettita, scuotendo il capo.
- Sei proprio rozzo … tua madre doveva insegnarle a te le buone maniere. Comunque - disse distogliendo lo sguardo da quello spettacolo raccapricciante e riprendendo a leggere - I tuoi genitori sono usciti questa mattina presto, a quanto ho capito è sorto un problema alla Gringott … non ho idea di che cosa si tratti, so solo che non ci accompagneranno a scuola … ah, a proposito hanno detto di salutarti -
Draco posò forchetta e coltello perplesso.
- E chi ci porta allora? -
- Dobby naturalmente - rispose lei con fare ovvio, addentando un panino imburrato - Ci può smaterializzare fino a King’s Cross -
“Strano” pensò il ragazzo spolverando il piatto “Cosa può mai essere successo alla Gringott di tanto importante da trattenere mamma e papà? Un furto è da escludere … cioè quella banca è impenetrabile, ma allora che può essere?”
Fu con la testa piena di quei pensieri che alle undici meno un quarto Draco si alzò da tavola, la pancia piena e una gran voglia di rivedere i suoi vecchi amici. Rapidamente lui e Pansy raccolsero le rispettive cose, dirigendosi nell’ampio salotto dove Dobby gli aspettava piuttosto agitato, il naso fresco di una nuova bruciatura.
Senza prestare molta attenzione all’accaduto i due crearono una sorta di catena, i bagagli a stretto contatto con i loro corpi. Il gufo nero di Draco diede qualche stridio impaziente mentre un Dobby particolarmente traballante si posizionava al centro della sala. Sembrava quasi spaventato.
- B-bene sig-signorini … ehm, ci … ci siamo … po-porgetemi le v-vostre ma-mani, ecco … s-si, si parte!-
Con un forte schiocco e una luce gialla dai riflessi ambra, i tre, bagagli e animali compresi, sparirono, ritrovandosi un secondo dopo in un angolo fumoso e piuttosto sporco della stazione di King’s Cross, il binario nove e dieci una decina di metri da loro.
- Su forza andiamo - disse Pansy trascinando i propri bagagli verso uno dei carrelli offerti dalla stazione - O non troveremo più posto -
Draco annuì, osservando disgustato una serie di babbani in ventiquattrore che aspettavano il treno dall’altra parte del binario. Ancora non capiva che bisogno c’era di prendere il treno in una stazione babbana. Scrollando il capo e scacciando quei pensieri raccolse anch’egli le sue cose, voltandosi per congedare Dobby. Stranamente però l’elfo era già sparito, al suo posto solo un lurido cestino per l‘immondizia.
- Allora? - lo richiamò Pansy, spazientita poco più in là - Ti muovi? -
- Si arrivo, arrivo … - fece lui alzando le spalle rassegnato.
Dopotutto, lo strano atteggiamento di Dobby non era certo una novità. Decise così di non prestarci più attenzione, in fondo, ora, aveva altro a cui pensare.
Senza farsi notare, i due ragazzi scivolarono indisturbati oltre la barriera che separava i binari nove e dieci: davanti ai loro occhi, come per incanto, si stagliava ora un enorme, fumante, treno rosso-nero, affollato da una miriade di maghi e streghe eccitati.
La giornata era splendida e gufi di tutti i colori e dimensioni, attraversavano il cielo, gettando ombre sui presenti, indaffarati a salutare gli amici o a sistemare i bagagli. Proprio accanto a loro alcuni ragazzini del primo anno salutavano i genitori, l’aria chi triste chi estremamente felice.
- Non ti fa uno strano effetto? - chiese all’improvviso Pansy, guardandosi intorno estasiata - Insomma, ritrovarci di nuovo qui, rivedere tutti … non è fantastico? -
- Beh … - fece lui, un sorriso sghembo a curvargli le labbra - Sarebbe ancor più fantastico se tu, Pipistrella, non ci fossi! Ma pazienza dopotutto ci penserà il mio caro, stupido cuginetto a tenerti lontano da me … -
Pansy perse d’improvviso la sua aria sognante, lanciandogli un’occhiata di fuoco, da sotto la liscissima frangetta. La ragazza, osservò in quel momento Draco, non era cambiata molto dall’anno precedente. Aveva preso qualche centimetro di altezza e un colorito roseo, sano, ma non poteva certo definirsi attraente per i suoi gusti. Caratterialmente parlando poi … non era cambiata di una virgola, era rimasta sempre la solita piccola peste, capricciosa e testarda che aveva conosciuto. In una parola? Inaccettabile come fidanzata di un Malfoy.
Inutile dire però che trovava ancora infinitamente divertente stuzzicarla, era più forte di lui cacciarla nei guai o farla arrabbiare. Anche quella volta, quindi, come d’abitudine, non si era lasciato sfuggire l’occasione per importunarla.
- Malfoy - ringhiò lei, dosando con fin troppa calma le parole per il modo in cui lo stava guardando - Ma lo sai che più tempo passa più diventi st … -
- Stupendo?! -
Ambedue si voltarono verso la voce che aveva interrotto la ragazza, le sopracciglia inarcate. Un intenso profumo di rose li colpì in pieno viso quando si trovarono di fronte a una radiosa e sempre più bella, Tracey Davis.
- Veramente volevo dire stupido - la corresse Pansy, piuttosto irritata per essere stata brutalmente interrotta, gli occhi che dardeggiavano.
Tracey le sorrise, mettendo in mostra una perfetta fila di denti bianchissimi.
- Io preferisco stupendo … è più realistico. Comunque (e qui si voltò verso il ragazzo, ignorando la compagna che ancora la guardava storto) … Ciao Draco! Passato una buona estate? -
Draco era come ipnotizzato, fu per pura fortuna che si risvegliò in tempo per rispondere e non fare la figura dell‘idiota.
“Cavolo” si ritrovò a pensare mentre Tracey prendeva a parlargli delle sue noiosissime vacanze in Costarica “ questa si che è una vera ragazza”.
No, tranquilli, non stava impazzendo. Draco, come tutti i ragazzi della sua età, eccezion fatta per qualche raro caso, aveva lentamente smesso di trovare repellenti le ragazze, iniziando poco a poco a trovare accettabile, se non addirittura gradevole la loro presenza. Aveva iniziato ad ascoltare la propria natura, i propri istinti e sentimenti, rendendosi conto, non senza sorpresa, che il suo corpo, come la sua mente, non erano più tanto indifferenti di fronte a un bel viso e a delle curve giuste.
Per fare un esempio, in quel momento si sentiva vagamente stordito da quel meraviglioso angelo biondo che gli parlava (dio solo sa di cosa), dal modo in cui muoveva le mani, perfettamente curate, e dal profumo di fiori che emanava.
- … e così siamo dovuti partire con due giorni d’anticipo, ma come avrai capito, è stata una vera fortuna! - terminò Tracey con uno sciocco risolino.
Neanche a dirlo Draco non ci fece minimamente caso, troppo concentrato a smetterla di fissarla. Non sapeva perché, ma Tracey (la Tracey petulante e appiccicosa che fino a qualche mese fa aveva degnamente snobbato ed evitato) ora riusciva a polarizzare completamente la sua attenzione, distogliendolo da tutto il resto.
A salvarlo da una nuova, magra figura, il fischio acuto del treno che in una nuvola di fumo grigio, annunciava l’imminente partenza. Il biondo si guardò intorno, riacquistando un po’ di lucidità. Il grande orologio della stazione segnava le dieci e cinquantasei minuti. Segno che mancavano solo quattro minuti alla partenza.
- Maledizione! - esclamò, arraffando in fretta e furia le proprie cose da terra, seguito a ruota da una Tracey molto meno spigliata - Non mi ero accorto mancasse così poco! -
Intorno a loro non vi era praticamente nessuno, a parte qualche ritardatario e i genitori di questi intenti a salutare o a dare una mano. In cielo non volava un gufo e persino i gatti erano già saliti sul treno, ben appollaiati nelle loro cuccette. Pansy era sparita.
Con uno sforzo sovraumano raggiunsero il treno, i bagagli a sbattere prepotentemente sull’asfalto alle loro spalle. Avevano il fiato corto, ma senza curarsene troppo issarono i bagagli sul primo vagone, catapultandosi al loro interno. Arrancarono di qualche passo, circondati da un forte brusio: il posto era decisamente sovraffollato.
- Oh è tutto pieno! - constatò Tracey nel momento stesso in cui le porte si chiudevano e il treno iniziava la sua marcia - Non troveremo mai uno scompartimento tutto per noi! -
Draco si guardò intorno alla ricerca di visi familiari, non trovando però nessuno del suo gruppo.
- Dobbiamo cambiare vagone - sentenziò dopo qualche secondo, spostandosi verso l’uscita
- Probabilmente Tiger e Goyle mi hanno tenuto un posto da qualche parte, sarà meglio cercarli -
Tracey al suo fianco annuì, seguendo i suoi passi.
Draco le lanciò una breve occhiata prima di riprendere la sua marcia. Si sentiva ancora piuttosto confuso, doveva ammetterlo. Non gli era mai successo nulla del genere prima d’allora, men che meno con una ragazza o per una ragazza.
Tracey era carina, l’aveva sempre saputo, ma non gli aveva mai fatto perdere la sanità mentale e la capacità di spiccicare una frase di senso compiuto. Si sentiva piuttosto vulnerabile, ecco.
“Oh andiamo che mi prende” si disse mentre con foga apriva l’ennesimo scompartimento occupato “ Non posso farmi abbindolare da Tracey, insomma non è così speciale!”
Ma si stava prendendo in giro, perché nulla nella sua testa, neanche un solo minuscolo neurone, riusciva a non collegare Tracey a un vero e proprio schianto.
Arrabbiato per lo scarso controllo di sé che in quel momento dimostrava di avere, aprì con uno strattone un po’ troppo eccessivo la porta del decimo scompartimento, la quale, per lo slanciò, tornò indietro colpendolo violentemente ad una spalla, gettandolo ridicolamente a terra.
Un istante dopo un urlo a dir poco grottesco e un paio di mani forti come pinze lo raggiunsero, sollevandolo come un bambolotto da terra.
- Draco? Oh, Draco stai bene?! Ti prego dimmi che stai bene! -
Ci mise qualche secondo prima di realizzare che quella matassa informe che gli ondeggiava davanti strepitando, non era altro che Millicent Bulstrode, la più disgustosa e maniacale ragazza del Serpeverde.
- Sto bene Bulstrode, puoi anche lasciarmi - bofonchiò mentre tentava di ribellarsi da quella morsa stritola ossa. Millicent però non accennava a mollare la presa, anzi, sembrava spaventosamente pronta ad abbracciarlo da un momento all’altro.
Fu l’intervento di Tracey a salvarlo.
- Millicent lascialo andare! Ho detto lascialo! Per tutti gli elfi non vedi che lo stai strozzando?!-
Millicent lo liberò istantaneamente, facendolo cadere nuovamente a terra, in uno scoppio di risa.
- Oh scusa, Draco! Mi dispiace aspetta che … -
- No! Non ci provare! - il ragazzo scatto in piedi di lato, i capelli stravolti e il viso contorto in una smorfia arrabbiata - Toccami ancora e giuro che ti sguinzaglio Tiger e Goyle! -
Un altro scroscio di risate investi le sue orecchie costringendolo, finalmente, a darsi un’occhiata intorno.
Pansy Parkinson, contorta dalle risate e con gli occhi carichi di lacrime, era seduta accanto al finestrino, le mani a stringersi lo stomaco, nel tentativo di darsi una calmata; accanto a lei un cresciuto Zabini dall‘aria squisitamente divertita.
Millicent, invece era ancora accanto a lui, ma così pallida e floscia da ricordare vagamente una brutta meringa. Il resto dello scompartimento era vuoto eccezion fatta per una ragazzina dai lunghissimi capelli castani e dallo sguardo acquoso, che non conosceva.
Pansy sghignazzava ancora quando Tracey gli appoggiò delicatamente una mano su una spalla, facendolo trasalire.
- Tutto bene? - miagolò lei, lo sguardo preoccupato.
Draco deglutì. Incredibile a dirsi ma si sentiva un perfetto idiota in quel momento, e non gli piaceva per niente. Doveva assolutamente togliersi da quell‘impiccio, e alla svelta.
Raccogliendo un brandello di dignità marca Malfoy, si scostò dal tocco della ragazza, senza rispondere alla sua domanda. Avanzò di qualche passo, respirando a pieni polmoni.
A poco a poco stava tornando sé stesso.
- Ehm … Draco? - azzardò Millicent, riprendendo un po’ di colore - Ti andrebbe di rimanere qui? Insomma se ci stringiamo ci stiamo tutti e sei e …-
- No Millicent, grazie, preferisco rimanere in piedi tutto il viaggio che passare un altro secondo in questa gabbia di matti - sibilò ancora piuttosto irritato, lanciando un’occhiataccia alla fidanzata che ancora non accennava a smetterla di ridere.
Così senza aggiungere altro, indifferente ai mugolii di Millicent e Tracey, uscì di filato dallo scompartimento, trascinando bruscamente dietro di sé i propri bagagli.
Fortunatamente non ci mise molto a trovare Tiger e Goyle. I due insieme ad un agitatissimo Theodore Nott, erano solo un vagone più in là.
- Su avanti Theo, rilassati - stava dicendo Tiger, con fare rassicurante, offrendo noccioline a tutti - Non può essere così tremendo … -
- Cosa non può essere così tremendo? - chiese lui curioso, entrando nello scompartimento, ora decisamente più rilassato.
Le ragazze non gli facevano più schifo era vero, ma preferiva decisamente la compagnia maschile a quella femminile. Le donne erano ancora troppo complicate e nevrotiche per i suoi gusti.
- Oh, ciao Draco! - esclamarono i suoi scagnozzi all’unisono, seguiti da un ‘ciao’ un po’ più depresso da parte di Nott. Il poveretto aveva una faccia così disperata che faceva pena.
- Niente - riprese tranquillamente Tiger una volta che Draco ebbe sistemato il bagaglio e si fu spaparanzato davanti a loro - E’ solo che la ragazza di Nott da quest’anno è ad Hogwarts -
- Solo?! - saltò su Nott, gli occhi che saettavano come boccini su un campo da Quidditch - Tu quella non la conosci … è pazza, è strana … fa paura! Non è una cosa da poco!-
Draco gli posò una mano sulla spalla solidale. Sapeva perfettamente come si sentiva il compagno. Dopotutto anche la sua ragazza frequentava Hogwarts ed era pazza, strana e a volte faceva paura.
- Ti capisco perfettamente Theo - mormorò serio, mentre il compagno provava a darsi una calmata
- Ma per lo meno frequenterete lezioni diverse, avrete orari e amici diversi e con buone probabilità non dividerete neanche lo stesso dormitorio … insomma ti va di lusso se pensi a …-
- Ah chi? - s’intromise lui, un sopracciglio inarcato - A Pucey?-
Draco, che per un soffio stava per rivelare agli amici il suo fidanzamento non voluto con Pansy, annuì convinto, tirando mentalmente un enorme respiro di sollievo. Nessuno, infatti, conosceva il loro segreto, nemmeno Tiger e Goyle, i suoi più fidati amici.
Il fatto di tenere nascosto l’argomento era l’unico accordo che i due ragazzi erano riusciti a raggiungere fin’ora.
- Forse hai ragione - aggiunse Theodore poco dopo, accettando le noccioline che Goyle gli porgeva, l’aria visibilmente più serena - Cioè, non è ragazza da finire a Serpeverde, come dici tu è possibile che venga smistata altrove … e poi è vero, insomma peggio di Adrian Pucey non c’è nessuno!-
Ed effettivamente la sorte di Adrian non la invidiava certo nessuno. Il povero Cacciatore di Serpeverde era, infatti, fidanzato con un’autentica bomba sexy, alias la bellissima Natalie Shapely, ex Prefetto di Serpeverde, nonché sogno proibito di tutti i novellini di Hogwarts. I due trascorrevano insieme praticamente ogni minuto, solo che mentre lui era pazzo di lei, lo sapevano anche i muri ormai, lei non era affatto interessata a lui. La ragazza alla sua compagnia, era risaputo, preferiva quella dell’aitante Aaron Hanover, attuale caposcuola di Serpeverde, non curandosi affatto di nascondere la cosa a chicchessia e men ché meno a lui. Una brutta situazione insomma, ma torniamo al presente …
Tranquillizzato dalla situazione di Pucey, Nott prese a tornare quello di sempre, iniziando a conversare con i compagni di vacanze, compiti non fatti e Quidditch … soprattutto Quidditch.
Draco d’altro canto, dimenticati, o almeno messi da parte, i begli occhi di Tracey e le disavventure di quel mattino, iniziò a dar manforte a Theodore, cogliendo l’occasione per mostrare a tutti la sua nuova, splendida Nimbus Duemila Uno e raccontando in seguito come fosse riuscito a garantirsi l’ingresso in squadra tramite una serie di stratagemmi e colpi di fortuna.
Successivamente si unirono a loro anche Marcus Flitt e Dorian Bletchley, rispettivamente Cacciatore e Portiere del Serpeverde, i quali dopo aver appreso le notizie che Draco portava, furono ben lieti di prenderselo in squadra, alla faccia del regolamento.
- Stai scherzando? Nimbus Duemila Uno per tutta la squadra!! - aveva detto Flitt, gli occhi lucidi e il sorriso che gli andava da orecchio a orecchio - E me lo chiedi? Certo che ti prendiamo come Cercatore! Sulla scopa non te la cavi niente male e per lo più fornisci l’intera squadra … saremo pazzi a lasciarti andare! -
Di fatto, quindi, quello fu il momento in cui Draco entrò a far parte della squadra di Quidditch della sua Casa.
I sei ragazzi andarono avanti a parlare per tutto il tempo, interrompendosi solo per comprare qualcosa da sgranocchiare e per fare un paio di partite a Sparaschiocco. Le ore passarono liete per il numeroso gruppetto, ignaro che fuori dal finestrino il cielo iniziava a farsi sempre più scuro e nebuloso. Ben presto, il treno prese a rallentare e la luminosa quanto antica stazione di Hogsmeade fu presto visibile ai loro occhi.
In un fuggifuggi generale i ragazzi indossarono le loro divise e raccolsero le loro cose da sotto i sedili, catapultandosi fuori dal treno, ormai fermo. La stazione era a dir poco caotica: gente che inciampava sui bagagli, gatti che si rincorrevano, studenti che urlavano e Prefetti che cercavano di urlare più di loro per farsi ascoltare erano un po’ ovunque.
Draco con un salto, scanso un paio di borse buttate distrattamente a terra, allontanandosi dal treno.
Goyle che era davanti a lui, con la sua enorme mole gli faceva spazio tra le file di studenti confusi, mentre in lontananza Hagrid, il Guardiacaccia, radunava i ragazzi del primo anno per condurli alle barche per il giro turistico che anche lui l‘anno prima aveva fatto.
Lì per li gli venne un dubbio.
- Ehi Goyle! - urlò questi al compagno, indaffarato a farsi largo tra la folla - Hai idea di come arriveremo a scuola quest’anno? -
Ma non ci fu bisogno di risposta. A qualche metro da loro, sul sentiero che conduceva al centro di Hogsmeade vi erano una cinquantina o forse più di panciute carrozze nere, prive di cavalli e cavalieri.
Draco ne fu visibilmente colpito. Non aveva mai viaggiato s’una carrozza incantata.
Un prefetto Tassorosso dal nome a lui ignoto, li invitò a salire a bordo di una di queste e a sgomberare l’area il più velocemente possibile.
I due non se lo fecero ripetere e in uno sbattere di bauli raggiunsero Tiger e Nott, già comodamente seduti s’una bella carrozza dagli interni porpora.
Non appena le porte si chiusero, la vettura prese istantaneamente ad avanzare e con essa molte altre dietro di lei.
Draco appoggiò la testa al finestrino, studiando rapito il paesaggio circostante: non era mai passato per Hogsmeade, l’unico paese abitato interamente da maghi, ed era piuttosto curioso di vedere come fosse.
Vecchie case in pietra si alternavano a nuove costruzioni dalle rifiniture bizzarre, mentre le insegne dei negozi brillavano alla luce dei lampioni, mandando strani bagliori sul selciato. Le vetrine si susseguivano numerose e da qualche finestra aperta si scorgevano streghe intente a cucinare o rammentare a colpi di bacchetta qualche calzino. Nel complesso gli apparve come una cittadina semplice, ma così ben fornita da essere un punto di scambio notevole per molti commercianti. Cullati dal movimento ondeggiante della carrozza, raggiunsero ben presto i giardini di Hogwarts e di li a poco l’ingresso della scuola, dove un cupo Gazza attendeva con la torcia in mano che gli studenti depositassero tutti i loro bagagli.
Ignorando il vecchio bidello, Draco seguì lo stormo di studenti diretti verso la Sala Grande.
Lo stanzone nel complesso era quello di sempre. Candele sospese a mezz’aria illuminavano le tavole, facendo risplendere bicchieri e posate di una luce dorata, mentre il soffitto rifletteva per magia un cielo di velluto trapunto di stelle.
- Ehi Capo da questa parte! -
Goyle aveva già raggiunto il tavolo Serpeverde occupando posti per sé e per i suoi amici.
Draco annuì, affrettando il passo per non farsi travolgere dai compagni chiassosi quanto affamati.
In un batter d’occhio, infatti, le quattro tavolate si erano riempite, in un tripudio di colori e forme distinte, lasciando liberi solo alcuni posti laterali che i ritardatari si affrettavano ad occupare borbottando tra loro.
Draco si era appena accomodato quando una voce dolce, a lui ben nota, lo richiamò, facendolo sussultare per la sorpresa.
- Questi posti sono tutti occupati? - chiese Tracey, forse un po’ troppo premurosa, giocherellando con uno dei suoi ricci - Posso sedermi? -
“Dio quant’è bella” pensò Draco fissando il viso delicato di lei incorniciato da una cascata di boccoli color dell’oro, la pelle di porcellana.
- Oh beh … io non … - balbettò confuso, assumendo a sua insaputa una perfetta faccia da idiota, gli occhi grigi puntati in quelli azzurri di lei.
Ecco che quel senso di vulnerabilità tornava a colpirlo e la lingua si torceva, impedendogli di parlare come un essere umano normale. Non capiva che gli prendeva, sentiva solo caldo, molto molto caldo. Tracey, però, lo fissava come se niente fosse in attesa di risposta.
Draco sbattè le palpebre un paio di volte, prima di prendere fiato.
- Beh, si ecco … si, sono libero, cioè liberi -
La ragazza sorrise, accomodandosi accanto a lui.
“ Ma che diavolo mi è preso? E soprattutto che stupidate vado dicendo?” pensò isterico, mentre le sue guance assumevano una deliziosa sfumatura bordeaux e il naso gli si riempiva del profumo di Tracey, impedendogli di ragionare. Forse la sua non era stata una mossa brillante.
- Draco - lo chiamò questa, strappandolo ai suoi pensieri. Aveva l’aria abbacchiata
- Mi dispiace … - sussurrò, lo sguardo fisso a terra - Per prima intendo, ma Millicent è così imbranata e … non ce l’hai con me, vero? -
Draco la studiò per qualche secondo inebetito. Neanche a dirlo aveva rimosso l’intera faccenda. Stava comunque per rispondere che no, non ce l’aveva affatto con lei quando Pansy seguita dalle sue amiche, Millicent, Eloise e Daphne si piazzò davanti a loro l’aria sollevata.
- Oh meno male! - esclamò sedendosi davanti a loro e in breve occupando l’intera panchina - La tavolata si è riempita in un lampo, grazie Tracey per averci tenuto i posti! -
- Veramente … - Tracey strabuzzò gli occhi. A giudicare dalla sua espressione l’idea di tenere dei posti per loro non le era nemmeno passata per la testa, ma non sembrava così coraggiosa da ammetterlo.
- Veramente - le venne incontro Draco dal nulla, recuperando il suo perfetto tono strascicato - Questi posti non sono per voi -
Non sapeva perché aveva deciso di parlare, forse, semplicemente non voleva tutte quelle ragazze tra i piedi..
Pansy si scostò lentamente un ciuffo di capelli corvini da davanti gli occhi, voltandosi verso di lui, un mezzo ghigno stampato in faccia. Le iridi mandavano strani bagliori.
- Ah no? - fece lentamente lei, il tono ironico - Non sapevo aveste prenotato un’intera panchina per voi … ma è chiaro si, beh capisco se volete star soli non c’è problema -
Detto questo si alzò, seguita a ruota dalle sue amiche che accanto a lei, scocciate, lanciavano occhiate tutt’altro che amichevoli alla povera Tracey, leggermente compiaciuta per quell‘inappropriata allusione. Millicent digrignava i denti, assomigliando ad un grosso orso bruno.
Draco non ci stava capendo niente, ma non voleva che si sapesse in giro che aveva un debole per Tracey. Anche perché effettivamente non sapeva ancora come catalogare i suoi sentimenti per lei.
Per lo più i suoi amici li stavano fissando, doveva assolutamente fare qualcosa.
- Ehi aspetta - esclamò fermando l’odiosa fidanzata.
- Si? - fece lei fingendo di essere sorpresa, il sorriso sempre più ampio. Quella strega lo conosceva bene, conosceva i suoi punti deboli e sapeva che l’orgoglio era uno di questi. Maledetta …
- Non vogliamo stare soli … tsk, figuriamoci! Sedetevi pure, per me non fa alcuna differenza -
Tracey, al suo fianco, non sembrava affatto pensarla allo stesso modo
- Ottimo allora - cinguettò Pansy, senza smettere di sorridere, mentre Daphne e Millicent si piazzavano davanti a Tracey l’aria di chi aveva in mente qualcosa di molto cattivo.
La mora, preferì invece sedersi accanto a Blaise e Theodore, ignorandolo completamente, com‘era sua abitudine ad Hogwarts.
In quel momento Draco avrebbe dato non so cosa per tornare indietro nel tempo e lasciarla affogare nella sua piscina. La odiava davvero quella piccoletta, dai lineamenti felini e la mente diabolica.
Fortunatamente per lui, comunque, la McGranitt entrò in sala, portando con sé il Cappello Parlante, oltre che un silenzio assoluto, dando il via allo smistamento.
Non vi furono personaggi degni di nota quella sera, a parte Emily Mischief, la ragazza dai lunghi capelli castani che aveva intravisto sul treno quella mattina. Era lei la fidanzata di Nott.
- Fa che non finisca qui! - aveva esclamato quest‘ultimo, rivelando a tutti il mistero, il viso sprofondato nelle mani, in attesa che il Cappello emettesse il suo verdetto - Tutto ma non qui!-
I desideri di Theodore vennero esauditi. Un istante dopo, infatti, la ragazza veniva assegnata a Corvonero in uno scroscio di applausi e urla di gioia.
Il resto della serata fu nel complesso piuttosto noioso: Gilderoy Allock, in una nube di sospiri estasiati e grida, venne accolto dalla scolaresca (femminile) come nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Draco non credeva che le ragazze fossero eccessivamente stupide, ma dovette ricredersi quando una decina di queste scoppiarono in lacrime al discorso tutto fronzoli di Allock … una cosa a dir poco assurda, visto che più che a parlare, l‘insegnante sembrava occupato a far agitare la sua chioma bionda e ad ammiccare.
Dopo quell’episodio, a parer di Draco, da dimenticare, arrivò la tanto attesa ora di cena. I piatti presero a riempirsi dal nulla di ogni tipo prelibatezze, facendo squittire di piacere il palato di Goyle, il quale dall’ora di pranzo aveva mangiato solo quattro barrette di cioccolata e quattro panini al prosciutto. Una cosa da niente insomma …
Il biondo a differenza dell’amico, tuttavia non riuscì a gustare la sua bistecca come avrebbe voluto. Millicent e Daphne, al suo fianco, non la smettevano di parlare, impedendogli di dialogare con chiunque non fosse loro. Tracey d’altro canto non lo aiutò per niente, dando man forte alle compagne, in una sorta di gara a chi riusciva a strappargli più frasi dalla bocca. C’era una strana elettricità tra loro, cosa che nemmeno il bel viso di Tracey (ora decisamente meno rilassato)gli impedì di notare.
Fu quindi con una certa gioia che accolse il congedo degli insegnanti e la fine della cena.
Tutte quelle chiacchiere lo avevano decisamente stancato e l‘unica cosa che voleva era raggiungere il suo dormitorio.
- Per il dormitorio Serpeverde di qua! - gridò il Caposcuola, Aaron Hanover, aiutato dai quattro prefetti a radunare gli studenti del primo anno, ancora piuttosto sovraeccitati. Tutt’intorno a loro vi era di nuovo una gran confusione.
Draco li superò alla svelta, seguito dagli immancabili Tiger e Goyle. Il dormitorio Serpeverde, ormai era a pochi metri da lo.
- Sei riuscito a seminarle? - chiese d’un tratto Tiger, il sorriso stampato in faccia, mentre pronunciava la parola d’ordine dell’anno (Castagna) ed entravano nella loro Sala Comune, calda e silenziosa.
- Certo che sono appiccicose eh .. - gli diede manforte Goyle, ad un cenno d’assenso del biondo, scuotendo il capo - Voglio dire Daphne è piuttosto carina e Tracey è davvero il massimo, ma …-
- … ad uno o più chilometri di distanza l’una dall’altra, si ho notato - concluse Draco per lui, prendendo a salire stancamente le scale che conducevano al suo dormitorio.
I tre scoppiarono a ridere, seguiti da un felicissimo Theodore Nott (“E’ a Corvonero!E’ a Corvonero”) e da un rilassato Zabini.
- Perché ridete? - chiese Theo, i capelli a spazzola sparati ovunque e gli occhi brillanti di gioia. Il ragazzo sprizzava entusiasmo da tutti i pori.
- Oh niente parlavamo di Tracey e le altre - spiegò Draco divertito, spalancando la porta della sua stanza e accendendo le candele con un colpo di bacchetta - Niente d’importante -
Nott, rise a sua volta, gettandosi sul letto, in uno scricchiolare di molle.
- Oh si! Ho notato … - bofonchiò - durante l’estate non sembrano aver perso molto del loro interesse per te -
- Sai un po’ t’invidio … - aggiunse poco dopo, incrociando le braccia al petto - Cioè, voglio dire … non mi dispiacerebbe che Tracey s’interessasse così a me -
Draco si ritrovò automaticamente a gongolare. Gli piaceva essere invidiato, inoltre l’idea che la ragazza più carina del suo anno fosse cotta di lui, non lo lasciava del tutto indifferente, anzi, ne era estremamente compiaciuto. Dopotutto doveva ammetterlo, Tracey su di lui aveva uno strano effetto, ma non lo avrebbe rivelato nemmeno sotto tortura.
- Beh … si non è male - ribattè, il tono superiore, sfilandosi i vestiti per indossare il pigiama
- Suppongo possa considerarsi passabile -
- Ma andiamo! - rise Theodore dandogli un colpetto sulla spalla - Ammettilo che è una bomba! Insomma piace a tutti! -
- A me non piace. Si diciamo che è carina, ma niente di più -
Ma non era stato Draco a parlare. Blaise Zabini, il pacato, silenzioso e sempre per le sue Blaise Zabini si era unito alla loro strana conversazione, senza essere interpellato. La cosa era a dir poco incredibile quanto quello che aveva detto.
Draco si trovò ancora una volta a pensare che il cugino doveva essere completamente tocco.
- Non puoi dire sul serio - disse Theodore dopo un minuto di shock generale, mentre Tiger e Goyle alle sue spalle annuivano decisi. Blaise per tutta risposta alzò le spalle, gli occhi nocciola striati di verde a posarsi su di loro con noncuranza.
- Questo è quello che penso - borbottò semplicemente, scomparendo nel suo letto a baldacchino, in un frusciare di coperte, chiudendo così la conversazione.
I quattro ragazzi si fissarono allibiti, scuotendo il capo.
- Per me non è normale - sussurrò Draco agli altri, prima di seguire il cugino, infilandosi sotto le coperte - Cioè basta vedere che compagnie frequenta -
Nell’oscurità non gli giunse nessun commento a parte il ringhio sonnolento di Tiger. La discussione poteva dirsi a quel punto conclusa, la voglia di parlare sembrava, infatti, sfumata nel nulla. Stancamente i cinque ragazzi spensero le luci, infilandosi sotto le coperte che profumavano di pulito. Il dormitorio come loro era sprofondato nel silenzio più assoluto, solo il rumore delle lancette a segnare i secondi che passavano rompeva un po‘ di quella quiete serale.
Draco sospirò, rigirandosi nel letto. Non riusciva a dormire, pensava ancora alle parole del cugino, ma non sapeva se fosse più divertito o perplesso. Sapeva che Blaise era un tipo particolare, di gusti strani e complicati, ma non credeva fosse strano al punto da sdegnare completamente una bellezza idilliaca come quella di Tracey.
“ Insomma, uno così non può essere normale” si ritrovò a pensare ancora una volta, mentre un sonoro sbadiglio gli annunciava quanto effettivamente fosse stanco “ Voglio dire, non gli piace il Quidditch, non gli piace Tracey, studia volentieri e frequenta Pansy … di certo non ha tutte le rotelle al posto giusto”.
Con un debole sorriso, scacciò quei pensieri entrando a poco a poco nell’incantato mondo di Morfeo, sicuro che mai avrebbe compreso a pieno ciò che passava per la testa del cugino, ignorando, che nel giro di poco tempo, purtroppo per lui, l’avrebbe compreso anche fin troppo bene.


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Salve a tutti! Vi prego di scusarmi per l’imperdonabile ritardo, ma non voglio dilungarmi sul perché di questa mia lunghissima assenza … diciamo solo che le tante cose da fare e la momentanea perdita di ispirazione mi hanno giocato un brutto tiro, tenendomi lontana da questa storia.
In succo, vi chiedo umilmente perdono! ;-)
Voglio comunque farvi sapere che ho apprezzato moltissimo le vostre recensioni, siete stati tutti/e molto carini a non abbandonarmi e a insistere perché continuassi questa fic!
Ora ho ripreso a scrivere e spero che questo capitolo, che si è fatto tanto desiderare, non vi abbia deluso e che anzi vi sia piaciuto. Aspetto quindi vostri giudizi e perché no qualche consiglio.
Premetto già che non aggiornerò di frequente, ma non mancherò più all’appello per così tanto tempo!

Vi ringrazio TUTTI di cuore per la (diciamo così) fedeltà!
Un bacione e … strano ma vero … a presto!


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