Nel dubbio nega

di Jo Mad Hatter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO - COME FAR ANDARE FUORI DI TESTA LA TUA COINQUILINA ***
Capitolo 2: *** L'arrivo dell'idiota ***



Capitolo 1
*** PROLOGO - COME FAR ANDARE FUORI DI TESTA LA TUA COINQUILINA ***


Nel dubbio nega

- Prologo-

Come far andare fuori di testa la tua inquilina

 

 

 

 

“Dissipare”

Guardai la lavagna piena di formule di fisica e annuii per far trapelare che avevo capito, seguito ed anche appreso la lezione. Non era vero niente. L'unica cosa che per me doveva dissiparsi non era l'energia cinetica, bensì un pensiero piuttosto irritante che avevo in mente da qualche giorno. Abbassai gli occhi sul quaderno che usavo per gli appunti, strano: anche se non avevo sentito un piffero di tutta la spiegazione avevo preso inconsciamente appunti; o forse no, guardandoli più attentamente sembravano più un piano per far saltare in aria la mia coinquilina e dire a suo cugino che no, non poteva restare da noi per qualche settimana poiché Tyla era saltata in aria. Purtroppo il progetto non era realmente attuabile, se non volevo finire in carcere alla tenera età di ventuno anni.

Scossi la testa per riprendere almeno un po' di lucidità e, presi i miei libri, uscii fuori dall'aula per dirigermi verso il parcheggio e tornare a casa, finalmente. Durante il breve tragitto feci mentalmente una piccola lista delle cose da fare tipo dormire, mangiare o guardare la tv, lo studio per quel giorno era opinabile. Già quella mattina avevo dovuto assistere alla lezione di Tyla perché lei non poteva, avevo dovuto sorbire un'ora e più di bla bla bla su non so cosa che si conservava o roba del genere e sinceramente il mio povero e provato cervello non avrebbe sopportato altre informazioni quel giorno.

Ovviamente non avevo calcolato l'uragano Tyla che nel preciso istante in cui misi le chiavi nella toppa si buttò letteralmente contro la porta. Risultato? Oh, per lei nulla, per me un livido in piena fronte.

“Ti ho colpito per caso?” mi chiese innocente, mentre mi porgeva una mano.

“No, guarda, la porta mi ha colpito da sola!” replicai acida, alzandomi da terra, decisamente quella non era la mia miglior giornata, e come si suol dire il peggio doveva ancora arrivare.

 

“Sembri un cavernicolo”. Tyla mi guardò disgustata, probabilmente con il suo commento si riferiva al modo in cui stavo mangiando, divorando il mio piatto di pasta o anche al fatto che prima di pranzo mi ero cambiata sostituendo il delicato vestito a fiori con dei pantaloncini e una maglietta, inoltre avevo acciuffato i miei capelli biondi in stile 'mi sono appena alzata dal letto'.

Borbottai un insulto a bocca piena. Lei fece una smorfia. 

“Senti" cominciai roteando a mezz'aria la forchetta “Oggi non è giornata e il fatto che il tuo cugino ven-”

“Ma se nemmeno lo conosci”.

“Non interrompere il mio discorso. Dicevo? Ah, il fatto che tuo cugino, che di certo avrà qualcosa di irritante - è di famiglia rassegnati - , verrà qui dopo domani non mi aiuta, chiaro?” conclusi puntandole contro la posata ancora sporca di sugo.

“Ma-”

“Niente ma, discorso chiuso, ora mangio” la interruppi riprendendo ad infilzare le mie adorate pennette.

Tyla scosse la testa con fare rassegnato, mi guardava come se solo con gli occhi potesse farmi la paternale, e sono ancora fermamente convinta che nella sua testa lo stava facendo. Roteò gli occhi verso il soffitto mormorando quanto fossi incivile a pranzo e come facessi ad apparire perfettamente in ordine qualche minuto dopo. Dopo qualche secondo di elucubrazione mentale tornò a posare il suo sguardo su di me. Sorrise. Guai in arrivo. Per me, ovvio. “Su, facciamo pace” stirò le labbra in un sorriso molto, ma molto forzato.

“Della serie facciamo pace perché questa sera c'è White Collar o facciamo pace da brave amiche e viviamo per tutta la vita felice e zuccherose?” chiesi guardandola con sospetto.

“Decisamente la prima”.

Asserii con evidente entusiasmo. E poi, su, quale donna non vorrebbe guardare White Collar, o meglio Neal Caffrey, o più precisamente Matt Bomer?

Almeno su una cosa io e Tyla eravamo d'accordo: i telefilm. L'unica cosa di cui si parlava in casa senza urla o lanci di oggetti non meglio identificati. Quindi se c'era un telefilm con uno bello da stupro era sicuro che io, lei e del pop-corn ci saremmo stabiliti sul divano in pianta stabile per almeno un'ora.

Mentre infilavo i piatti nella lavastoviglie pensai che dopo tutto la giornata che sembrava profilarsi come una delle peggiori si stava concludendo nel migliore dei modi. Chiusi lo sportello dell'elettrodomestico con un sorriso e mi accinsi a sparecchiare la tavola.

 

Cosa avevo detto prima? Qualcosa su come al peggio non c'è mai fine? Di fatto...

“Ah, Alice, un'ultima cosa. Ha chiamato mio cugino, arriva domani”.

Così Tyla ringraziò, non so quale divinità, che per quel giorno avessi già messo i piatti a posto.

 

 

 

Rifugio Autrice:

Eccoci qui! Con questa mia nuova storia, che non ha senso.

Ma visto che me la sono sognata, volevo condividerla con voi tizi che bazzicate in questa sezione.

Che dire?

Ho cominciato a scriverla dopo un orrendo compito/incubo di fisica. Quindi immaginate come stavo. Parliamo un po’ di questi personaggi: Alice, la protagonista (la amo) mi rispecchia molto, specialmente per il fatto di essere sempre molto impulsiva e schietta; Tyla, la tipica ragazza superficiale, ma che alla fine è anche sopportabile. E poi c’è questo misterioso Lui, perché come l’ho identificato come “il cugino”? Perché i cugini sono delle persone bizzarre, ma è una lunga storia, e ora non ho tempo.

Ho poco da scrivere perché siamo all’inizio, ma spero di aver cominciato bene e che (ovviamente) la storia vi piaccia.

 

Ly

 

PS: la qui presente FanFic (?) è dedicata a quella poveretta di Chiara (Kyraya su EFP) che il martedì viene a casa mia e ascolta i miei deliri mentre guardiamo FullMetal Alchemist e White Collar! XD

 

 

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Capitolo 2
*** L'arrivo dell'idiota ***


L'ARRIVO DELL'IDIOTA

 

"Tyla!"

E pensare che pochi minuti prima ero ancora sotto le coperte, a dormire pacificamente, sottolineiamo pacificamente. Si, perché io, Alice Wayland, anche avendo l'aspetto di un angioletto buono e carino, non lo sono affatto, specialmente quando mi sveglio dalla parte sbagliata del letto. E in quei giorni capitava molto spesso, troppo spesso per la mia psiche.

Di fatto mio zio Anthony - autoproclamatosi mio personale consigliere-psicologo - affermava che avevo una condotta compulsiva con forti tendenze autodistruttive, quindi non volevo dargli ulteriore prova del suo, purtroppo, esatto ragionamento; ma, ditemi voi, cosa fareste se vi capitasse di vivere in casa mia, con una pazza sclerotica che fa sparire le tue cose?

 

E tutto questo complesso ragionamento per…? Per dire che Tyla aveva fatto sparire di nuovo il calendario con le date degli esami, che ero solita consultare tutte le mattine. Non che quella mattina dovessi sostenerne uno, ma era una mia abitudine alzarmi, andare in cucina e consultarlo. Però, nella mia vita c'è sempre un però. Dicevo? Ah, però mi ero alzata con uno strano nodo allo stomaco, così per sincerarmi di non aver rimosso nulla di importante dalla memoria ero scesa in cucina per accertarmene.

Ma come avrete già capito non l'avrei mai potuto fare. Quindi ora ci possiamo ricollegare all'urlo dell'inizio.

"Cosa vuoi?" mi rispose la voce impastata dal sonno della mia amica, proveniente dal piano di sopra.

"Se non ti sbrighi a cacciare il mio amatissimo ed inoltre importantissimo calendario, vengo su e ti faccio un Tai o toshi che te lo ricordi finché campi!" dissi di rimando, forse avevo usato un tono troppo minaccioso, ma almeno avevo ottenuto ciò che volevo.

Ed infatti: "Nel cassetto vicino al frigo…" borbottò lei scendendo le scale con passo strascicato.

 

"È impossibile… È..." continuavo a balbettare. L'avevo detto che mi ero svegliata male, o no? Raramente sbaglio su queste cose, e spesso vorrei davvero sbagliarmi. Come prevedibile avevo un esame quella mattina, quindi al momento stavo correndo come una pazza per casa facendo su e giù per i due piani poiché a causa della fretta dimenticavo sempre qualcosa.

E poi c'era Tyla che da almeno cinque minuti cercava di richiamare la mia attenzione con scarso successo, di fatto non volevo ascoltare di quanto potesse essere tragico spezzarsi un'unghia.

"Alice sent-"

"No, non ho tempo!" le urlai proprio mentre stavo per aprire la porta, che venne prontamente richiusa da lei. Le intimai di togliersi se non voleva rischiare di restarci secca seduta stante. E per tutta risposta mi mostrò il mio telefono. Il telefono capite? Come se quell'aggeggio potesse contenere chissà quale miracolo, certo non poteva teletrasportarmi all'università in tempo per l'esame, che tra parentesi era molto importante.

"Su guarda bene! Forza!" mi incitò.

Insistette tanto che, alla fine, le presi il cellulare delle mani e realizzai che quello che voleva farmi notare era un messaggio di ieri sera. Constatai che era della mia migliore amica Anya, la quale non era molto avvezza alle tecnologie di questo secolo, e visto che il messaggio era suo voleva dire che era una cosa della massima importanza.

'L'esame è stato rimandato. PS: ho imparato a scrivere un messaggio, mi stimo'

Guardai incredula l'aggeggio maledicendomi, perché mai la mia mente non aveva controllato il telefono prima?

Sospirai teatralmente, almeno il peggio era passato. Quindi gettai la borsa con i libri accanto alla porta e mi fiondai letteralmente sul divano. "Ah" altro sospiro di sollievo. Probabilmente quella mattina non avrei potuto sopportare altro, già il tram tram mattutino bastava e avanzava.

Mi voltai verso Tyla e stavo proprio per ringraziarla - per la prima volta da quando la conoscevo - quando lei se ne uscì con: "Il messaggio l'avevo letto ieri, te lo avrei detto ma mi sembravi così stanca".

Bene, questo confermava le mie teorie: lei era assolutamente priva di cervello. "Ma sei scema o cosa?"

"Eri stanca" ripeté convinta.

"Tu lo sapevi! Tu sapevi che me lo sarei scordato..." mi alzai dalla mia postazione avvicinandomi minacciosa.

"Si, certo, ma infondo non era nulla di importante" provò ancora.

"Stai per caso cercando di vendicarti perché ho macchiato quel tuo 'preziosissimo vestito francese' ?" scimmiottai imitandola.

Ormai era spalle al muro e io avevo già afferrato il piccolo vaso su uno dei mobili per usarlo come arma impropria, vi ho già detto del mio perfetto profilo di serial killer?

"Torta!" gridai all'improvviso. Per fortuna di quella, quella non mi viene il termine, la vista di una gigantesca torta sacher sulla credenza aveva fermato la mia furia omicida. "Torta" ripetei con la bocca già piena di dolce al cioccolato. Ce volete farci ho un debole per il cibo.

 

"Questa cosa non finisce qua, in tal caso" asserii ancora una volta.

"Lo sai che non ti prendo sul serio quando sei sotto l'effetto deleterio, sottolineo deleterio, del cioccolato" mi riprese lei facendo un gesto stizzito con la mano.

Dopo il suo quasi omicidio ci eravamo spostate in terrazza per fare colazione. Il quartiere dove abitavamo ruotava tutto intorno a una piazzetta a pianta ellittica, ed era composto da una serie di villini a due piani dai colori tenui che si affacciavano quasi tutti su un piccolo giardino. Il nostro era uno dei tre con terrazza, dove eravamo solite fare colazione, era una sorta di zona neutrale dell'abitazione. 

"In qualsiasi caso, comincia a tenere sotto chiave i tuoi vestiti, o non ti assicuro che domani saranno ancora nello stato di oggi" replicai decisa. Fra noi funzionava così, una buona dose di minacce e la nostra vita procedeva a gonfie vele. A patto che nessuna interferisse nell'esistenza dell'altra, ovvio.

Anche se il fatto che suo cugino venga qui è un'interferenza non gradita. E non pensiate che non abbia valutato la possibilità che lui sia l'eccezione che conferma la regola che la famiglia Hummer sia irritante. Lui è esattamente come loro, irritante. È scientificamente provato. Garantito.

Ero tornata in cucina a prendere dell'altro succo di frutta quando Cornelius, il nostro gatto-mascotte, si decise a presentarsi in soggiorno emettendo un lungo miagolio per annunciare che aveva fame. Mi voltai verso di lui che, con la sua enorme massa corporea, si era steso in terra e mi guardava come per dirmi di andare lì e fargli le coccole. Tyla lo stava viziando decisamente troppo. Quindi più lei lo viziava più era difficile dargli da mangiare, perché lui non è come un comune gatto, Cornelius cambia gusto di cibo almeno una volta a settimana. In poche parole se gli propini un qualcosa che lui ha mangiato sette giorni prima, lo schifa e, guardandoti sdegnato, se ne va in terrazza. Gatto puzzoso e grasso.

"Alice puoi dare da mangiare a Corny? Al momento sono occupata" mi disse la voce di Tyla al piano di sopra. Sbuffai, tornando a fissare il panciuto gatto. In effetti sentivo la mia amica discorrere dal terrazzo con qualcuno in strada, sperai fosse il falegname. L'avevamo chiamato la settimana prima per riparare la porta d'ingresso, che come avete visto a qualche problema; di fatto mi ha colpito molte volte, supposi che Tyla e quest'ultima stessero macchinando qualcosa contro di me.

“Si, si” risposi di rimando. Tanto alla fine toccava sempre a me discutere con Cornelius il gusto del suo pasto mattutino. Mi accinsi a cercare nel mobiletto della cucina, contenente il cibo per gatti, qualcosa che avesse l’aria appetitosa, anche se a me quelle cose sembravano tutte gelatinose e identiche, ne presi una a caso.

Stavo proprio per aprirla quando sentii suonare il campanello. “Dovrai aspettare ancora Cicciopanza ” sorrisi all’animale mentre mi sciacquavo le mani e mi recavo ad aprire la porta.

Avrò già detto che la sfortuna cammina di pari passo con la mia ombra?

Stavo proprio per posare la mano sul pomello e spingerlo per aprire quando il mio piede decise, senza avvisarmi ovviamente, di inciampare nel tappeto facendo in modo che mi buttassi, letteralmente, contro la porta spalancandolo con troppa foga. Risultato? La porta killer trovò la sua nuova vittima: un tizio. “Oddio, ho ucciso qualcuno con una porta!”

Di fatto il poveretto era steso davanti l’uscio come svenuto. Avrei dovuto occultare il corpo? Chiamare la polizia? E se l’avessi chiamata non sarebbe stato compromettente nei miei confronti? In fondo ero io l’artefice del crimine. Potevo, quindi, essere incriminata per aver attentato alla vita di qualcuno che non sapevo nemmeno chi era? Un attimo, avevo si colpito qualcuno con la nostra porta killer, ma costui chi era?

Per mia fortuna arrivò Tyla a svelarmi l’arcano. “Alice hai tramortito mio cugino!”

Suo cugino? Bene, ora potevo tranquillamente finire di ammazzarlo e poi nascondere il corpo nel giardino dei vicini, trasferirmi in Italia e continuare la mia vita come boss di qualche famiglia mafiosa. Purtroppo Tyla uccise le mie fantasie cercando di rianimare l’essere svenuto davanti a me.

 

Dopo mille e più suppliche dovetti cedere ed aiutare la mia coinquilina a portare dentro casa il corpo. Avevo anche proposto di farlo a pezzi e infilarlo nel congelatore, quello grosso in garage, ma lei mi guardò sconvolta e se ne uscì con un acido “Lo so che le cure psichiatriche sono costose, ma se le provi te le pago io!”

La liquidai con un gesto stizzito della mano e continuai, con massima naturalezza, a fare colazione.

Il corpo del fantomatico cugino, di cui avevo anche appreso il nome, Alec, era steso sul divano ancora in versione morto e Tyla era seduta accanto a lui, tentando di rianimarlo con qualche schiaffo.

“Shh! Sto cercando di seguire!” intimai alla mora.

“Ma stai guardando i cartoni!”

“E quindi? Voglio sapere se Tom riuscirà finalmente a mangiare Jerry, ho sempre odiato quel topo!” borbottai, i cerali ancora in bocca, tentando di far capire a quella cocciuta che era una cosa seria, dovevo sapere!

“Tanto finisce come sempre!”. Mi fece una linguaccia e tornò ad occuparsi dello pseudo – deceduto Alec. “Dove vai di punto in bianco?”

“A fare un giro...” risposi vaga. Ero già davanti alla porta, le chiavi della macchina in mano, quando notai per terra un altro mazzo di chiavi sconosciuto; mi chinai per raccoglierle, constatando che appartenevano ad una Ferrari. Le alzai in alto per mostrarle “Di chi sono?”

“Di Alec, deve averle perse quando è svenuto!” rispose Tyla, nel frattempo si era avvicinata e stava esaminando le suddette chiavi. “Lasciale qui, e se vai al super mercato compra il latte!”continuò poi mentre tornava alla sua postazione.

Lasciare le chiavi di una fiammante Ferrari ed andare al super mercato a comprare il latte. Io odio il latte.

Rimasi ancora un po’ dubbiosa sulla porta, tanto che Tyla mi fece segno di andare via. Borbottai un insulto a mezza bocca e, afferrate le chiavi, uscii di casa con una certa fretta.

Infondo potevo sempre essere incriminata per furto d’auto, no? Quindi era meglio sgattaiolare dal nostro quartiere il più in fretta possibile.

 

*   *   *   *

 

Tornai a casa un paio d’ore dopo.

Sarebbe stato meglio se non avessi mai rimesso piede in quel posto.

Già da quando avevo svoltato per nel vialetto d’accesso al nostro quartiere mi aveva preso una strana sensazione. Mi ero sentita ancora peggio quando davanti al cancello avevo individuato una macchina sconosciuta.

La prima ipotesi è stata: la macchina sospetta è del cugino malefico. Ma, ovviamente, non poteva essere perché la stavo guidando io. Di male in peggio.

Vorrei cominciare col dire che Tyla, a causa di non so quale maledizione o roba simile, riesce ad attirare tutti gli essere maschili più squinternati della terra, poi – non voglio sapere come – questi ultimi finiscono sempre a passare la notte (o anche il giorno) con lei, a casa mia (CASA MIA!).

 

Aprii la porta. L’entrata era deserta. Bene, almeno potevo far finta di non essere mai tornata a casa, uscire e trasferirmi in un’isola tropicale.

Ma, nonostante tutto ciò a cui potevo incorrere andando avanti, mi recai in salotto, sperando di non trovare nessuno ad aspettarmi.

Errore.

Ad aspettarmi c’era steso sul divano Alec, che come se fosse a casa sua, se ne stava in panciolle a guardare la collezione dei miei DVD di FullMetal Alchemist!

Finsi un colpo di tosse per attirare la sua attenzione. “Scusa se disturbo il tuo momento di relax, ma quello è il mio divano, quelle le mie patatine e quelli i miei DVD!”

“Tu!” esclamò appena si accorse di me. Mi puntò l’indice contro “Tu, sei quella che ha cercato di farmi fuori con una porta!”

Sospirai esasperata, e per fortuna che quella era la prima volta che ci parlavo. “Già, peccato sei ancora vivo” commentai acida.

Sorrise orgoglioso. Quando l’avevo steso con la porta non mi ero soffermata sull’aspetto, occupata com’ero a trovare un modo per liberarmi di lui.

Ora, nessun pensiero ad occuparmi la mente, notai che era alto almeno venti centimetri più di me, aveva i capelli castano scuro che ricadevano scomposti sulla fronte, ciò che più mi aveva colpito erano gli occhi, verdi. Insomma non era da buttare se non fosse stato per il suo carattere.

Roteai gli occhi al soffitto, sospirando. “Tyla?” mi decisi a chiedere dopo qualche minuto di silenzio da entrambe le fazioni.

Alec tornò a guardare nella mia direzione, rispondendo distrattamente “In bagno, a darsi da fare con il falegname biondo tinto, credo”

Annuii comprensiva, c’ero passata anche io.

Mi sedetti accanto a lui sul sofà, prendendo alcune patatine.

“Allora, bellezza, ci vieni al cinema con me?”

Ecco proprio nel momento in cui stavo pensando che forse, ma forse poteva anche risultarmi simpatico, Alec Westerfeld mi diede prova di essere esattamente ciò che pensavo: un idiota narcisista che fa il Don Giovanni per sport.

La mia risposta alla sua domanda? Eccola, mi alzai stizzita e con un sorriso che non prometteva nulla di buono afferrai la bibita ghiacciata che avevo lasciato sul tavolo e gliela rovesciata in testa.

Lo lasciai scioccato, con la mano che reggeva una patatina ancora a mezz’aria.

“Stai sicuro che renderò la tua vita un inferno da ora!” affermai decisa.

Mentre salivo le scale mi arrivò un distinto “Ci conto, piccola”. Forse sarebbe stato meglio togliere tutti gli oggetti contundenti in casa da quel momento.

 

 

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Spazio assolutamente inutile che potete saltare:

Non so come voi vi immaginate i protagonisti di questa storia, ma visto che tutti ormai gli danno un volto usando personaggi più o meno famosi, anche io mi aggrego alla massa!

Alice Wayland 

Alec Westerfeld

Tyla Hummer

 

 Angolo Autrice Inutile:

Salve gente! Ho aggiornato abbastanza presto?

La scuola è finita e finalmente ho più tempo per dedicarmi a questa storia.

Parliamo un po’ del capitolo: abbiamo conosciuto Alec e da ora ne vedremo delle belle, farò entrare in scena uno dei miei personaggi che più adoro!

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto (io non sono molto soddisfatta... bha!) e ora passiamo ai ringraziamenti [che bello ricevere recensioni disinteressate da una perfette sconosciute, non come quella di kyraya (XD)]:

 

kyraya: White Collar! Ok, ora ho anche scoperto come va a finire... che tristezza (alla Bart)! Questa storia è tutta da ridere! Ma adesso tutti i nostri spettacolari telefilm sono finiti... come faremo! XD

Spero ti piaccia anche questo capitolo! Kiss

 

Ferj: Ma grazie! È ancora l’inizio, quindi c’è poco da dire... allora: grazie ancora e spero che anche questo capitolo sia stato come il precedente!

 

chiara84: Sono contenta che l’inizio sia stato di tuo gradimento! Spero che anche questo abbia avuto lo stesso effetto XD! Grazie ancora!

 

Bhé, sembra che abbiamo finito! Un bacio a tutte/i quelle/i che leggono, mettono tra i preferiti e cose del genere, grazie!

Alla prossima, Ly

 

 

 

 

 

 

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