L'ARRIVO DELL'IDIOTA
"Tyla!"
E
pensare che pochi minuti prima ero ancora sotto le coperte, a dormire
pacificamente, sottolineiamo pacificamente. Si, perché io, Alice Wayland, anche
avendo l'aspetto di un angioletto buono e carino, non lo sono affatto,
specialmente quando mi sveglio dalla parte sbagliata del letto. E in quei
giorni capitava molto spesso, troppo spesso per la mia psiche.
Di
fatto mio zio Anthony - autoproclamatosi mio personale consigliere-psicologo -
affermava che avevo una condotta compulsiva con forti tendenze autodistruttive,
quindi non volevo dargli ulteriore prova del suo, purtroppo, esatto
ragionamento; ma, ditemi voi, cosa fareste se vi capitasse di vivere in casa
mia, con una pazza sclerotica che fa sparire le tue cose?
E
tutto questo complesso ragionamento per…? Per dire che Tyla aveva fatto sparire
di nuovo il calendario con le date degli esami, che ero solita consultare tutte
le mattine. Non che quella mattina dovessi sostenerne uno, ma era una mia
abitudine alzarmi, andare in cucina e consultarlo. Però, nella mia vita c'è
sempre un però. Dicevo? Ah, però mi ero alzata con uno strano nodo allo
stomaco, così per sincerarmi di non aver rimosso nulla di importante dalla
memoria ero scesa in cucina per accertarmene.
Ma
come avrete già capito non l'avrei mai potuto fare. Quindi ora ci possiamo
ricollegare all'urlo dell'inizio.
"Cosa
vuoi?" mi rispose la voce impastata dal sonno della mia amica, proveniente
dal piano di sopra.
"Se
non ti sbrighi a cacciare il mio amatissimo ed inoltre importantissimo
calendario, vengo su e ti faccio un Tai o toshi che te lo ricordi finché
campi!" dissi di rimando, forse avevo usato un tono troppo minaccioso, ma
almeno avevo ottenuto ciò che volevo.
Ed
infatti: "Nel cassetto vicino al frigo…" borbottò lei scendendo le
scale con passo strascicato.
"È
impossibile… È..." continuavo a balbettare. L'avevo detto che mi ero
svegliata male, o no? Raramente sbaglio su queste cose, e spesso vorrei davvero
sbagliarmi. Come prevedibile avevo un esame quella mattina, quindi al momento
stavo correndo come una pazza per casa facendo su e giù per i due piani poiché
a causa della fretta dimenticavo sempre qualcosa.
E
poi c'era Tyla che da almeno cinque minuti cercava di richiamare la mia attenzione
con scarso successo, di fatto non volevo ascoltare di quanto potesse essere
tragico spezzarsi un'unghia.
"Alice
sent-"
"No,
non ho tempo!" le urlai proprio mentre stavo per aprire la porta, che
venne prontamente richiusa da lei. Le intimai di togliersi se non voleva
rischiare di restarci secca seduta stante. E per tutta risposta mi mostrò il
mio telefono. Il telefono capite? Come se quell'aggeggio potesse contenere
chissà quale miracolo, certo non poteva teletrasportarmi all'università in
tempo per l'esame, che tra parentesi era molto importante.
"Su
guarda bene! Forza!" mi incitò.
Insistette
tanto che, alla fine, le presi il cellulare delle mani e realizzai che quello
che voleva farmi notare era un messaggio di ieri sera. Constatai che era della
mia migliore amica Anya, la quale non era molto avvezza alle tecnologie di
questo secolo, e visto che il messaggio era suo voleva dire che era una cosa
della massima importanza.
'L'esame è stato rimandato. PS: ho
imparato a scrivere un messaggio, mi stimo'
Guardai
incredula l'aggeggio maledicendomi, perché mai la mia mente non aveva
controllato il telefono prima?
Sospirai
teatralmente, almeno il peggio era passato. Quindi gettai la borsa con i libri
accanto alla porta e mi fiondai letteralmente sul divano. "Ah" altro
sospiro di sollievo. Probabilmente quella mattina non avrei potuto sopportare
altro, già il tram tram mattutino bastava e avanzava.
Mi
voltai verso Tyla e stavo proprio per ringraziarla - per la prima volta da
quando la conoscevo - quando lei se ne uscì con: "Il messaggio l'avevo
letto ieri, te lo avrei detto ma mi sembravi così stanca".
Bene,
questo confermava le mie teorie: lei era assolutamente priva di cervello.
"Ma sei scema o cosa?"
"Eri
stanca" ripeté convinta.
"Tu
lo sapevi! Tu sapevi che me lo sarei scordato..." mi alzai dalla mia
postazione avvicinandomi minacciosa.
"Si,
certo, ma infondo non era nulla di importante" provò ancora.
"Stai
per caso cercando di vendicarti perché ho macchiato quel tuo 'preziosissimo
vestito francese' ?" scimmiottai imitandola.
Ormai
era spalle al muro e io avevo già afferrato il piccolo vaso su uno dei mobili
per usarlo come arma impropria, vi ho già detto del mio perfetto profilo di
serial killer?
"Torta!"
gridai all'improvviso. Per fortuna di quella, quella non mi viene il termine,
la vista di una gigantesca torta sacher sulla credenza aveva fermato la mia
furia omicida. "Torta" ripetei con la bocca già piena di dolce al
cioccolato. Ce volete farci ho un debole per il cibo.
"Questa
cosa non finisce qua, in tal caso" asserii ancora una volta.
"Lo
sai che non ti prendo sul serio quando sei sotto l'effetto deleterio,
sottolineo deleterio, del cioccolato" mi riprese lei facendo un gesto
stizzito con la mano.
Dopo
il suo quasi omicidio ci eravamo spostate in terrazza per fare colazione. Il
quartiere dove abitavamo ruotava tutto intorno a una piazzetta a pianta
ellittica, ed era composto da una serie di villini a due piani dai colori tenui
che si affacciavano quasi tutti su un piccolo giardino. Il nostro era uno dei
tre con terrazza, dove eravamo solite fare colazione, era una sorta di zona
neutrale dell'abitazione.
"In
qualsiasi caso, comincia a tenere sotto chiave i tuoi vestiti, o non ti
assicuro che domani saranno ancora nello stato di oggi" replicai decisa.
Fra noi funzionava così, una buona dose di minacce e la nostra vita procedeva a
gonfie vele. A patto che nessuna interferisse nell'esistenza dell'altra, ovvio.
Anche
se il fatto che suo cugino venga qui è un'interferenza non gradita. E non
pensiate che non abbia valutato la possibilità che lui sia l'eccezione che
conferma la regola che la famiglia Hummer sia irritante. Lui è esattamente come
loro, irritante. È scientificamente provato. Garantito.
Ero
tornata in cucina a prendere dell'altro succo di frutta quando Cornelius, il
nostro gatto-mascotte, si decise a presentarsi in soggiorno emettendo un lungo
miagolio per annunciare che aveva fame. Mi voltai verso di lui che, con la sua
enorme massa corporea, si era steso in terra e mi guardava come per dirmi di
andare lì e fargli le coccole. Tyla lo stava viziando decisamente troppo.
Quindi più lei lo viziava più era difficile dargli da mangiare, perché lui non
è come un comune gatto, Cornelius cambia gusto di cibo almeno una volta a
settimana. In poche parole se gli propini un qualcosa che lui ha mangiato sette
giorni prima, lo schifa e, guardandoti sdegnato, se ne va in terrazza. Gatto
puzzoso e grasso.
"Alice
puoi dare da mangiare a Corny? Al momento sono occupata" mi disse la voce
di Tyla al piano di sopra. Sbuffai, tornando a fissare il panciuto gatto. In
effetti sentivo la mia amica discorrere dal terrazzo con qualcuno in strada,
sperai fosse il falegname. L'avevamo chiamato la settimana prima per riparare
la porta d'ingresso, che come avete visto a qualche problema; di fatto mi ha
colpito molte volte, supposi che Tyla e quest'ultima stessero macchinando
qualcosa contro di me.
“Si,
si” risposi di rimando. Tanto alla fine toccava sempre a me discutere con Cornelius il gusto del suo
pasto mattutino. Mi accinsi a cercare nel mobiletto della cucina, contenente il
cibo per gatti, qualcosa che avesse l’aria appetitosa, anche se a me quelle
cose sembravano tutte gelatinose e identiche, ne presi una a caso.
Stavo
proprio per aprirla quando sentii suonare il campanello. “Dovrai aspettare
ancora Cicciopanza ” sorrisi
all’animale mentre mi sciacquavo le mani e mi recavo ad aprire la porta.
Avrò
già detto che la sfortuna cammina di pari passo con la mia ombra?
Stavo
proprio per posare la mano sul pomello e spingerlo per aprire quando il mio
piede decise, senza avvisarmi ovviamente, di inciampare nel tappeto facendo in
modo che mi buttassi, letteralmente, contro la porta spalancandolo con troppa
foga. Risultato? La porta killer trovò la sua nuova vittima: un tizio. “Oddio,
ho ucciso qualcuno con una porta!”
Di
fatto il poveretto era steso davanti l’uscio come svenuto. Avrei dovuto
occultare il corpo? Chiamare la polizia? E se l’avessi chiamata non sarebbe
stato compromettente nei miei confronti? In fondo ero io l’artefice del
crimine. Potevo, quindi, essere incriminata per aver attentato alla vita di
qualcuno che non sapevo nemmeno chi era? Un attimo, avevo si colpito qualcuno
con la nostra porta killer, ma costui chi era?
Per
mia fortuna arrivò Tyla a svelarmi l’arcano. “Alice hai tramortito mio cugino!”
Suo
cugino? Bene, ora potevo tranquillamente finire di ammazzarlo e poi nascondere
il corpo nel giardino dei vicini, trasferirmi in Italia e continuare la mia
vita come boss di qualche famiglia mafiosa. Purtroppo Tyla uccise le mie
fantasie cercando di rianimare l’essere svenuto davanti a me.
Dopo
mille e più suppliche dovetti cedere ed aiutare la mia coinquilina a portare
dentro casa il corpo. Avevo anche proposto di farlo a pezzi e infilarlo nel
congelatore, quello grosso in garage, ma lei mi guardò sconvolta e se ne uscì
con un acido “Lo so che le cure psichiatriche sono costose, ma se le provi te
le pago io!”
La
liquidai con un gesto stizzito della mano e continuai, con massima naturalezza,
a fare colazione.
Il
corpo del fantomatico cugino, di cui avevo anche appreso il nome, Alec, era
steso sul divano ancora in versione morto e Tyla era seduta accanto a lui,
tentando di rianimarlo con qualche schiaffo.
“Shh!
Sto cercando di seguire!” intimai alla mora.
“Ma
stai guardando i cartoni!”
“E
quindi? Voglio sapere se Tom riuscirà finalmente a mangiare Jerry, ho sempre
odiato quel topo!” borbottai, i cerali ancora in bocca, tentando di far capire
a quella cocciuta che era una cosa seria, dovevo sapere!
“Tanto
finisce come sempre!”. Mi fece una linguaccia e tornò ad occuparsi dello pseudo
– deceduto Alec. “Dove vai di punto in bianco?”
“A
fare un giro...” risposi vaga. Ero già davanti alla porta, le chiavi della
macchina in mano, quando notai per terra un altro mazzo di chiavi sconosciuto;
mi chinai per raccoglierle, constatando che appartenevano ad una Ferrari. Le
alzai in alto per mostrarle “Di chi sono?”
“Di
Alec, deve averle perse quando è svenuto!” rispose Tyla, nel frattempo si era
avvicinata e stava esaminando le suddette chiavi. “Lasciale qui, e se vai al
super mercato compra il latte!”continuò poi mentre tornava alla sua postazione.
Lasciare
le chiavi di una fiammante Ferrari ed andare al super mercato a comprare il
latte. Io odio il latte.
Rimasi
ancora un po’ dubbiosa sulla porta, tanto che Tyla mi fece segno di andare via.
Borbottai un insulto a mezza bocca e, afferrate le chiavi, uscii di casa con
una certa fretta.
Infondo
potevo sempre essere incriminata per furto d’auto, no? Quindi era meglio
sgattaiolare dal nostro quartiere il più in fretta possibile.
* *
* *
Tornai
a casa un paio d’ore dopo.
Sarebbe
stato meglio se non avessi mai rimesso piede in quel posto.
Già
da quando avevo svoltato per nel vialetto d’accesso al nostro quartiere mi
aveva preso una strana sensazione. Mi ero sentita ancora peggio quando davanti
al cancello avevo individuato una macchina sconosciuta.
La
prima ipotesi è stata: la macchina sospetta è del cugino malefico. Ma,
ovviamente, non poteva essere perché la stavo guidando io. Di male in peggio.
Vorrei
cominciare col dire che Tyla, a causa di non so quale maledizione o roba
simile, riesce ad attirare tutti gli essere maschili più squinternati della
terra, poi – non voglio sapere come – questi ultimi finiscono sempre a passare
la notte (o anche il giorno) con lei, a casa mia (CASA MIA!).
Aprii
la porta. L’entrata era deserta. Bene, almeno potevo far finta di non essere
mai tornata a casa, uscire e trasferirmi in un’isola tropicale.
Ma,
nonostante tutto ciò a cui potevo incorrere andando avanti, mi recai in
salotto, sperando di non trovare nessuno ad aspettarmi.
Errore.
Ad
aspettarmi c’era steso sul divano Alec, che come se fosse a casa sua, se ne
stava in panciolle a guardare la collezione dei miei DVD di FullMetal
Alchemist!
Finsi
un colpo di tosse per attirare la sua attenzione. “Scusa se disturbo il tuo
momento di relax, ma quello è il mio divano, quelle le mie patatine e quelli i
miei DVD!”
“Tu!”
esclamò appena si accorse di me. Mi puntò l’indice contro “Tu, sei quella che
ha cercato di farmi fuori con una porta!”
Sospirai
esasperata, e per fortuna che quella era la prima volta che ci parlavo. “Già,
peccato sei ancora vivo” commentai acida.
Sorrise
orgoglioso. Quando l’avevo steso con la porta non mi ero soffermata
sull’aspetto, occupata com’ero a trovare un modo per liberarmi di lui.
Ora,
nessun pensiero ad occuparmi la mente, notai che era alto almeno venti
centimetri più di me, aveva i capelli castano scuro che ricadevano scomposti
sulla fronte, ciò che più mi aveva colpito erano gli occhi, verdi. Insomma non
era da buttare se non fosse stato per il suo carattere.
Roteai
gli occhi al soffitto, sospirando. “Tyla?” mi decisi a chiedere dopo qualche
minuto di silenzio da entrambe le fazioni.
Alec
tornò a guardare nella mia direzione, rispondendo distrattamente “In bagno, a
darsi da fare con il falegname biondo tinto, credo”
Annuii
comprensiva, c’ero passata anche io.
Mi
sedetti accanto a lui sul sofà, prendendo alcune patatine.
“Allora,
bellezza, ci vieni al cinema con me?”
Ecco
proprio nel momento in cui stavo pensando che forse, ma forse poteva anche
risultarmi simpatico, Alec Westerfeld mi diede prova di essere esattamente ciò
che pensavo: un idiota narcisista che fa il Don Giovanni per sport.
La
mia risposta alla sua domanda? Eccola, mi alzai stizzita e con un sorriso che
non prometteva nulla di buono afferrai la bibita ghiacciata che avevo lasciato
sul tavolo e gliela rovesciata in testa.
Lo
lasciai scioccato, con la mano che reggeva una patatina ancora a mezz’aria.
“Stai
sicuro che renderò la tua vita un inferno da ora!” affermai decisa.
Mentre
salivo le scale mi arrivò un distinto “Ci conto, piccola”. Forse sarebbe stato
meglio togliere tutti gli oggetti contundenti in casa da quel momento.
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Spazio assolutamente
inutile che potete saltare:
Non so come voi vi
immaginate i protagonisti di questa storia, ma visto che tutti ormai gli danno
un volto usando personaggi più o meno famosi, anche io mi aggrego alla massa!
Alice Wayland
Alec
Westerfeld
Tyla Hummer
Angolo Autrice Inutile:
Salve gente! Ho aggiornato abbastanza presto?
La scuola è finita e finalmente ho più tempo per dedicarmi a
questa storia.
Parliamo un po’ del capitolo: abbiamo conosciuto Alec e da ora
ne vedremo delle belle, farò entrare in scena uno dei miei personaggi che più
adoro!
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto (io non sono
molto soddisfatta... bha!) e ora passiamo ai
ringraziamenti [che bello ricevere recensioni disinteressate da una perfette
sconosciute, non come quella di kyraya (XD)]:
kyraya: White Collar! Ok, ora ho
anche scoperto come va a finire... che tristezza (alla Bart)! Questa storia è
tutta da ridere! Ma adesso tutti i nostri spettacolari telefilm sono finiti...
come faremo! XD
Spero ti piaccia anche questo capitolo! Kiss
Ferj: Ma grazie! È ancora
l’inizio, quindi c’è poco da dire... allora: grazie ancora e spero che anche
questo capitolo sia stato come il precedente!
chiara84: Sono contenta che l’inizio
sia stato di tuo gradimento! Spero che anche questo abbia avuto lo stesso
effetto XD! Grazie ancora!
Bhé, sembra che abbiamo
finito! Un bacio a tutte/i quelle/i che leggono, mettono tra i preferiti e cose
del genere, grazie!
Alla prossima, Ly