Unspoken Things

di kitsune999
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ~Lieti momenti da tramandare. ***
Capitolo 2: *** 2. ~Supremazia persuasiva. ***



Capitolo 1
*** 1. ~Lieti momenti da tramandare. ***


1. ~Lieti momenti da tramandare.


- Fuori dal mio locale.
Un tono fermo e glaciale, che non ammetteva repliche, costrinse tre paia di occhi sbigottiti a posarsi sull'attempato e baffuto gestore dalla giugulare palpitante, il quale rafforzò la propria ingiunzione gesticolando eloquentemente con la mano.
- Non voglio piantagrane, qui! Levatevi di torno, e non fatemelo ripetere!
Al trio non restò altro da fare che cospargersi il capo di cenere e guadagnare l'uscita con aria mesta, occhieggiati malamente dagli astanti del ristorante.
- Che razza di imbecille sei, eh? - Sbottò Ben all'indirizzo di Kevin non appena messo piede oltre la soglia della porta, ad un passo dal lanciargli una scarpa e fissandolo col caratteristico cipiglio omicida di chi ti vuol fare a tocchetti. – Almeno ti rendi conto del casino che hai combinato?
Kevin scosse la testa ed esclamò, nel patetico tentativo di alleggerire la tensione: -Non sei sportivo, vedi come te la prendi? Rilassati amico, ti ho fatto un favore, quel lavoro non faceva per te.
Per evidenziare la fine - unilaterale - delle ostilità e trasmettergli un messaggio di pace con la consueta delicatezza, gli mollò un'amichevole pacca sulla spalla, rassomigliante più a uno sganassone, che lo colse alla sprovvista e per poco non lo stampò faccia a terra.
Gwen, che assisteva un po' in disparte, si coprì gli occhi con una mano, ripromettendosi di apprendere il teletrasporto, prima o poi. Era abituata da sempre ad interagire con maschi vanagloriosi - era la storia della sua vita - e pensava di averci fatto il callo, eppure ogni volta quei due erano capaci di condurla sull'orlo di nuovi ed inesplorati baratri di disperazione.

Era successo tutto molto in fretta, non aveva quasi fatto in tempo ad accorgersene. Pochi attimi prima che scoppiasse quel parapiglia inumano, Kevin aveva appena finito di sfottere amabilmente la livrea da cameriere di Ben che, a quanto pareva, non mancava di provocargli un'immotivata ilarità. In seguito era passato a lamentarsi della sedia scomoda e del tavolo troppo basso, e poi tempo di stiracchiarsi una gamba che lo scenario si era fatto improvvisamente apocalittico: il decollo di spaghetti al pomodoro, polpette al sugo di carne e zuppa casereccia aveva innescato una bailamme di improperi e sproloqui al vetriolo che, senza l'intervento dell'eroico gestore italiano, sarebbe senz'altro culminata in una scazzottata vecchio stile.

E purtroppo questo rischio sussisteva ancora, si disse Gwen, specie dopo che Kevin aveva provato a mettere una pezza alla deprecabile situazione che aveva involontariamente causato. Gli si leggeva in faccia che suo cugino recepisse quel raffazzonato modo di sdrammatizzare simpatico ed efficace come il proverbiale felino attaccato ai maroni.
Tuttavia, quelle ferali aspettative vennero disattese, perché Ben soppresse l'abituale virulenza e non si rivoltò contro l'irriverente responsabile sputando fiamme dagli occhi: con la divisa tristemente inzaccherata e i capelli in disordine si limitò a sedersi sul bordo del marciapiede, contrito e a testa bassa, svuotato di colpo da tutte le energie. A vederlo così si sarebbe detto l'emblema della depressione, oppure un profugo appena scappato.
- Ben, non ti abbattere...troverai presto un altro lavoro, non preoccuparti!- Tentò subito Gwen, sedendoglisi accanto e circondandogli le spalle con un braccio. Kevin invece rimase impagliato lì dov'era, guardando per terra con aria desolata, come se avesse appena schiacciato un gattino con l'auto.
- Apprezzo lo sforzo, cugina, ma vorrei essere lasciato solo, adesso... – Dichiarò lui slacciandosi l'ormai inutile grembiule con gesto melodrammatico, poi continuò, inasprendo la voce - ...Prima di commettere azioni di cui potrei pentirmi.
- Non esiste che ti lasci da solo in un momento come questo! - Insistette lei, materna – Che ne dici di andare a prenderci qualcosa da Mr. Smoothies? Solo io e te, naturalmente.
Kevin fece per aprire bocca ma venne redarguito da un categorico cenno di Gwen che, fuori dal campo visivo di Ben, mimò il gesto della cornetta e gli sillabò col labiale un austero “ti chiamo dopo”.

Wow, non vedo l'ora”, pensò lui, reprimendo la stizza.


✪✪✪✪



Ahem...Scusate se appesto il fandom scrivendo fanfic ad cazzum, ma non faccio in tempo a iniziare una raccolta che ho già delle idee per una nuova pseudo-long xD La mia vena cazzara è risorta, urrà! Giubilo e gaudio. Devo tutto a questi due fluffini e al nuovo fandom, che mi ha risvegliato dal torpore.
Tornando alla storia, probabilmente si è capito poco e niente di questo breve capitolo che più breve non si può, ma non temete, in un futuro assai prossimo ogni cosa verrà chiarita.
Detta la mia solita trafila di inutilità, passiamo ai ringraziamenti.

Carissima Blackhorse96, tu e i tuoi complimenti smodati mi farete innalzare la glicemia xD E' sempre un piacere leggere le tue recensioni. Perché leggendole regredisco a uno stato primordiale di puro crogiolamento insensato, e tutto ciò è molto bello. Grazie.
Erato1984, lietissima di averti fatto cappottare xD Sì, è la verità. Kevin è imbarazzante. E ludico. E sfrontato. Ah ~ *muore squeeeando*
Piccola Sakusasu92, sei troppo gentile, mi sento lusingata e pertanto correrò a nascondermi in un angolino, che mi emoziono facilmente, io *o* Comunque non so fino a che punto li farò arrivare, sono troppo pudica e non credo proprio di spingermi molto in là xD A dire il vero più che pudica sono totalmente imbranata a descrivere le scene HOT, sigh.


Bene, rinnovo i miei più sinceri ringraziamenti. Appuntamento nel prossimo capitolo!^^

P.S. Ammazza, quanto sono cattiva con Ben xD

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Capitolo 2
*** 2. ~Supremazia persuasiva. ***


2. ~Supremazia persuasiva.


E la chiamata era arrivata, puntuale come la bolletta della luce.
Vedendo il suo nome lampeggiare minaccioso sul display del cellulare, Kevin esitò un istante prima rispondere e si appellò ipocritamente a qualche santo in cui non credeva, nella speranza che lo aiutasse a uscire indenne da quella che si prospettava essere la Litigata del Secolo. Mai come allora il tema che aveva associato al suo numero, il maestoso quarto movimento della sinfonia n.9 di Dvořák, gli era parso più appropriato.
- Tu-sei-da-prolasso.
Giust'appunto, si iniziava nel migliore dei modi.
- Evviva, ciao anche a te, eh – Borbottò lui, incassando la cortese definizione con disinvoltura e aggiungendo subito dopo – E se ne parlassimo a quattr'occhi, così potresti sbranarmi meglio?
Qualunque cosa pur di rimandare la discussione, foss'anche soltanto di mezz'ora.
- Kevin, sono seria. Quello che hai fatto è grave, Ben ci è rimasto malissimo. E anche io sono molto delusa.
Sì, beh. Se gli avesse piantato direttamente uno stiletto nel cuore forse gli avrebbe fatto meno male, tuttavia riuscì a rispondere, ingoiando il rospo: - Mi dispiace, ok? Non è la fine del mondo, ma soprattutto non l'ho fatto apposta! Troverà un altro lavoro, anzi, se vuole gli darò una mano io.
- Kevin – Ripeté lei, sbuffando – Proprio non capisci? L'hai fatto silurare a tre giorni da San Valentino.
Lui cascò dalle nuvole.
- E allora?
Dall'altra parte si udì un profondo sospiro di costernazione che gli fece un po' girare le scatole.
- E allora lavorava lì per racimolare dei soldi e fare un regalo a Julie. Un regalo importante, che simboleggiasse tutto quello che prova per lei. Probabilmente un anello, non so. Almeno fin qui ci arrivi?

Ecchediamine! Quanto gliela menava, si era trattato solo di uno stupido incidente! Non era colpa sua se aveva le gambe lunghe e quel tavolinetto ridicolo era talmente minuscolo da averlo costretto ad allungare un piede all'esterno, per essere più comodo. Che c'entrava lui se, per una sciagurata coincidenza, un giulivo Ben fischiettante e vassoio-munito era passato di lì proprio in quel momento, inciampandovi sopra e rovesciando le portate addosso a se stesso e a tre clienti spocchiosi? Senza contare che quel nano feroce ci avrebbe fatto più bella figura a risparmiare al resto dei presenti l'esecrabile massacro verbale avutosi quando gli si era avventato contro, inveendo epiteti da far rivoltare Gesù Cristo nella tomba.
- Epiteti a cui tu ovviamente avevi il dovere morale di rispondere, vero? - Rimarcò Gwen, contrariata. - Sia mai che tu possa chiedere scusa e basta, per una volta.
- Mi sono già scusato, quante volte lo dovrò ripetere prima di ottenere la redenzione? - Replicò l'altro a denti stretti, infastidito dal suo tono castrante.
- Avrò qualche problema di udito, perché mi sembra che tu non abbia mai pronunciato niente di simile.
- Ti ho detto che mi dispiaceva due secondi fa! Più che d'udito, mi sa che hai un problema con la memoria a breve termine.
- Non sono io la persona a cui devi porgere le tue scuse - Ribatté lei, lasciandosi scivolare addosso la frecciatina.
- Massì, parlerò con Ben, prima o poi – Mugugnò lui vago, masticando le parole. – Te l'ho mai detto che sei assillante?
- E chi lo sa. Dopotutto, ho un problema con la memoria a breve termine, no?
- ...Gwen?
Nessuna risposta.
- Te la sei presa?
- ...No. Ma mi devi promettere che sistemerai le cose con Ben.
Ebbe bisogno di prendersi qualche istante di raccoglimento prima di alitare, rassegnato come un condannato a morte: - ...Lo prometto. Basta che tu non mi faccia la sostenuta da qui all'eternità.
- Bene, siamo d'accordo.
Tutto sommato se l'era cavata con poco, constatò lui sollevato.
Una volta sola. Bastava pronunciare quell'odiosa parolina una volta soltanto al cospetto di Ben.
In fondo non era poi una cosa così tragica.
- Ah, Kevin...?
- Sì? - Il peggio era passato, almeno a giudicare dal trillo gioioso e rilassato con cui l'aveva richiamato. Si lasciò sfuggire un mezzo sorriso, che gli morì sulle labbra quando la sentì cinguettare:
- Dico a Ben che ci pensi tu a prestargli i soldi che gli mancano per comprare il regalo a Julie, ok?

Ebbe appena il tempo di esplodere in un - Che cosa? Oh, ma andiamo! - che già Gwen aveva riagganciato, sottraendosi per un pelo a un'abominevole sequenza di bestemmie passabili di censura.



✪✪✪✪



Se non conoscete (blasfemi!) il quarto movimento della sinfonia n.9 di Dvořák, colmate immediatamente la vostra vergognosa lacuna andando ad ascoltarlo QUI. E sarete perdonati. Fra parentesi, immagino musicisti e direttore d'orchestra travolti da un orgasmo collettivo mentre suonano l'epica sinfonia, ahah.

Comunque sia, devo ringraziare Raven Cullen se ho aggiornato questa fanfiction che, caduta nell'oblio ormai da diversi anni, rischiava di restare a prender polvere in eterno nella cartella delle incompiute. È passato molto tempo da quando l'ho iniziata e ho dovuto riprendere in mano il filo logico della narrazione, spero di non aver fatto pasticci (stento a ricordare dove volessi andare a parare, LOL, ma tuttavia rammento benissimo che si trattava di una cosina buttata giù senza impegno, con una trama priva di intrecci avvincenti o accadimenti memorabili. E conoscendomi come potrebbe essere diversamente XD)
Può darsi che il prossimo capitolo sia quello conclusivo, se mai riuscirò a trovare la giusta ispirazione per scriverlo :)




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