Unspoken Things di kitsune999 (/viewuser.php?uid=62802)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ~Lieti momenti da tramandare. ***
Capitolo 2: *** 2. ~Supremazia persuasiva. ***
Capitolo 1 *** 1. ~Lieti momenti da tramandare. ***
1.
~Lieti
momenti da tramandare.
-
Fuori dal mio locale.
Un
tono fermo e glaciale, che non ammetteva repliche, costrinse tre paia
di occhi sbigottiti a posarsi sull'attempato e baffuto gestore dalla
giugulare palpitante, il quale rafforzò la propria
ingiunzione
gesticolando eloquentemente con la mano.
-
Non voglio piantagrane, qui! Levatevi di torno, e non fatemelo
ripetere!
Al
trio non restò altro da fare che cospargersi il capo di
cenere e
guadagnare l'uscita con aria mesta, occhieggiati malamente dagli
astanti del ristorante.
-
Che razza di imbecille sei, eh? - Sbottò Ben all'indirizzo
di Kevin
non appena messo piede oltre la soglia della porta, ad un passo dal
lanciargli una scarpa e fissandolo col caratteristico cipiglio
omicida di chi ti vuol fare a tocchetti. – Almeno ti rendi conto
del casino che hai combinato?
Kevin
scosse la testa ed esclamò, nel patetico tentativo di
alleggerire la
tensione: -Non sei sportivo, vedi come te la prendi? Rilassati
amico, ti ho fatto un favore, quel lavoro non faceva per te.
Per
evidenziare la fine - unilaterale - delle ostilità e
trasmettergli
un messaggio di pace con la consueta delicatezza, gli
mollò
un'amichevole pacca sulla spalla, rassomigliante più a uno
sganassone, che lo colse alla sprovvista e per poco non lo
stampò
faccia a terra.
Gwen,
che assisteva un po' in disparte, si coprì gli occhi con una
mano,
ripromettendosi di apprendere il teletrasporto, prima o poi. Era
abituata da sempre ad interagire con maschi vanagloriosi - era la
storia della sua vita - e pensava di averci fatto il callo, eppure
ogni volta quei due erano capaci di condurla sull'orlo di nuovi ed
inesplorati baratri di disperazione.
Era
successo tutto molto in fretta, non aveva quasi fatto in tempo ad accorgersene. Pochi attimi prima che scoppiasse quel parapiglia
inumano, Kevin aveva appena finito di sfottere amabilmente la livrea
da cameriere di Ben che, a quanto pareva, non mancava di provocargli
un'immotivata ilarità. In seguito era passato a lamentarsi
della
sedia scomoda e del tavolo troppo basso, e poi tempo di stiracchiarsi
una gamba che lo scenario si era fatto improvvisamente apocalittico:
il decollo di spaghetti al pomodoro, polpette al sugo di carne e
zuppa casereccia aveva innescato una bailamme di improperi e
sproloqui al vetriolo che, senza l'intervento dell'eroico gestore
italiano, sarebbe senz'altro culminata in una scazzottata vecchio
stile.
E
purtroppo questo rischio sussisteva ancora, si disse Gwen,
specie dopo
che Kevin aveva provato a mettere una pezza alla deprecabile
situazione che aveva involontariamente causato. Gli si leggeva in
faccia che suo cugino recepisse quel raffazzonato modo di sdrammatizzare
simpatico ed efficace come il proverbiale felino attaccato ai maroni.
Tuttavia,
quelle ferali aspettative vennero disattese, perché Ben
soppresse l'abituale virulenza e non si rivoltò contro l'irriverente responsabile
sputando
fiamme dagli occhi: con la divisa tristemente inzaccherata e i capelli in
disordine si limitò a sedersi sul bordo del marciapiede,
contrito e
a testa bassa, svuotato di colpo da tutte le energie.
A vederlo così si sarebbe detto l'emblema della depressione,
oppure
un profugo appena scappato.
-
Ben, non ti abbattere...troverai presto un altro lavoro, non
preoccuparti!- Tentò subito Gwen, sedendoglisi accanto e
circondandogli le spalle con un braccio. Kevin invece rimase
impagliato lì dov'era, guardando per terra con aria
desolata, come
se avesse appena schiacciato un gattino con l'auto.
-
Apprezzo lo sforzo, cugina, ma vorrei essere lasciato solo, adesso...
– Dichiarò lui slacciandosi l'ormai inutile
grembiule con gesto
melodrammatico, poi continuò, inasprendo la voce - ...Prima
di
commettere azioni di cui potrei pentirmi.
-
Non esiste che ti lasci da solo in un momento come questo! -
Insistette lei, materna – Che ne dici di andare a prenderci
qualcosa da Mr. Smoothies? Solo io e te, naturalmente.
Kevin
fece per aprire bocca ma venne redarguito da un categorico cenno di
Gwen che, fuori dal campo visivo di Ben, mimò il gesto
della
cornetta e gli sillabò col labiale un austero “ti
chiamo dopo”.
“Wow,
non vedo l'ora”, pensò lui, reprimendo la stizza.
✪✪✪✪
Ahem...Scusate
se appesto il fandom scrivendo fanfic ad cazzum, ma non faccio in
tempo a iniziare una raccolta che ho già delle idee per una
nuova
pseudo-long xD La mia vena cazzara è risorta,
urrà! Giubilo e
gaudio. Devo tutto a questi due fluffini e al nuovo fandom, che mi ha
risvegliato dal torpore.
Tornando
alla storia, probabilmente si è capito poco e niente di
questo breve
capitolo che più breve non si può, ma non temete,
in un futuro
assai prossimo ogni cosa verrà chiarita.
Detta
la mia solita trafila di inutilità, passiamo ai
ringraziamenti.
Carissima
Blackhorse96, tu e i tuoi complimenti smodati mi farete innalzare la glicemia xD E' sempre un piacere leggere le tue
recensioni. Perché leggendole regredisco a uno stato
primordiale di
puro crogiolamento insensato, e tutto ciò è molto
bello. Grazie.
Erato1984,
lietissima di averti fatto cappottare xD Sì, è la
verità. Kevin è
imbarazzante. E ludico. E sfrontato. Ah ~ *muore squeeeando*
Piccola
Sakusasu92, sei troppo gentile, mi sento lusingata e pertanto
correrò a nascondermi in un angolino, che mi emoziono
facilmente, io
*o* Comunque non so fino a che punto li farò arrivare, sono
troppo
pudica e non credo proprio di spingermi molto in là xD A
dire il
vero più che pudica sono totalmente imbranata a descrivere
le scene
HOT, sigh.
Bene,
rinnovo i miei più sinceri ringraziamenti. Appuntamento nel
prossimo
capitolo!^^
P.S.
Ammazza, quanto sono cattiva con Ben xD
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Capitolo 2 *** 2. ~Supremazia persuasiva. ***
2.
~Supremazia persuasiva.
E
la chiamata era arrivata, puntuale come la bolletta della luce.
Vedendo
il suo nome lampeggiare minaccioso sul display del cellulare, Kevin
esitò un istante prima rispondere e si appellò
ipocritamente a
qualche santo in cui non credeva, nella speranza che lo aiutasse a
uscire indenne da quella che si prospettava essere la Litigata del
Secolo. Mai come allora il tema che aveva associato al suo numero, il
maestoso quarto movimento della sinfonia n.9 di Dvořák, gli
era
parso più appropriato.
-
Tu-sei-da-prolasso.
Giust'appunto,
si iniziava nel migliore dei modi.
-
Evviva, ciao anche a te, eh – Borbottò lui,
incassando la cortese
definizione con disinvoltura e aggiungendo subito dopo – E se
ne
parlassimo a quattr'occhi, così potresti sbranarmi meglio?
Qualunque
cosa pur di rimandare la discussione, foss'anche soltanto di
mezz'ora.
-
Kevin, sono seria. Quello che hai fatto è grave, Ben ci
è rimasto
malissimo. E anche io sono molto delusa.
Sì,
beh. Se gli avesse piantato direttamente uno stiletto nel cuore forse
gli avrebbe fatto meno male, tuttavia riuscì a rispondere,
ingoiando
il rospo: - Mi dispiace, ok? Non è la fine del mondo, ma
soprattutto
non l'ho fatto apposta! Troverà un altro lavoro, anzi, se
vuole gli
darò una mano io.
-
Kevin – Ripeté lei, sbuffando – Proprio
non capisci? L'hai fatto
silurare a tre giorni da San Valentino.
Lui
cascò dalle nuvole.
-
E allora?
Dall'altra
parte si udì un profondo sospiro di costernazione che gli
fece un
po' girare le scatole.
-
E allora lavorava lì per racimolare dei soldi e fare un
regalo a
Julie. Un regalo importante, che simboleggiasse tutto quello che
prova per lei. Probabilmente un anello, non so. Almeno fin qui ci
arrivi?
Ecchediamine!
Quanto gliela menava, si era trattato solo di uno stupido incidente!
Non era colpa sua se aveva le gambe lunghe e quel tavolinetto
ridicolo era talmente minuscolo da averlo costretto ad allungare un
piede all'esterno, per essere più comodo. Che c'entrava lui
se, per
una sciagurata coincidenza, un giulivo Ben fischiettante e
vassoio-munito era passato di lì proprio in quel momento,
inciampandovi sopra e rovesciando le portate addosso a se stesso e a
tre clienti spocchiosi? Senza contare che quel nano feroce ci avrebbe
fatto più bella figura a risparmiare al resto dei presenti
l'esecrabile massacro verbale avutosi quando gli si era avventato
contro, inveendo epiteti da far rivoltare Gesù Cristo nella
tomba.
-
Epiteti a cui tu ovviamente avevi il dovere morale di rispondere,
vero? - Rimarcò Gwen, contrariata. - Sia mai che tu possa
chiedere
scusa e basta, per una volta.
-
Mi sono già scusato, quante volte lo dovrò
ripetere prima di
ottenere la redenzione? - Replicò l'altro a denti stretti,
infastidito
dal suo tono castrante.
-
Avrò qualche problema di udito, perché mi
sembra che tu non abbia
mai pronunciato niente di simile.
-
Ti ho detto che mi dispiaceva due secondi fa! Più che
d'udito, mi sa
che hai un problema con la memoria a breve termine.
-
Non sono io la persona a cui devi porgere le tue scuse -
Ribatté
lei, lasciandosi scivolare addosso la frecciatina.
-
Massì, parlerò con Ben, prima o poi –
Mugugnò lui vago,
masticando le parole. – Te l'ho mai detto che sei assillante?
-
E chi lo sa. Dopotutto, ho un problema con la memoria a breve
termine, no?
-
...Gwen?
Nessuna
risposta.
-
Te la sei presa?
-
...No. Ma mi devi promettere che sistemerai le cose con Ben.
Ebbe
bisogno di prendersi qualche istante di raccoglimento prima di
alitare, rassegnato come un condannato a morte: -
...Lo prometto. Basta che tu non mi faccia la sostenuta da qui
all'eternità.
-
Bene, siamo d'accordo.
Tutto
sommato se l'era cavata con poco, constatò lui sollevato.
Una
volta sola. Bastava pronunciare quell'odiosa parolina una volta
soltanto al cospetto di Ben.
In
fondo non era poi una cosa così
tragica.
-
Ah, Kevin...?
-
Sì? - Il peggio era passato, almeno a giudicare dal trillo
gioioso e
rilassato con cui l'aveva richiamato. Si lasciò sfuggire un
mezzo
sorriso, che gli morì sulle labbra quando la
sentì cinguettare:
-
Dico a Ben che ci pensi tu a prestargli i soldi che gli mancano per
comprare il regalo a Julie, ok?
Ebbe
appena il tempo di esplodere in un - Che cosa? Oh, ma andiamo! - che
già Gwen aveva riagganciato, sottraendosi per un pelo a
un'abominevole sequenza di bestemmie passabili di censura.
✪✪✪✪
Se
non conoscete (blasfemi!) il quarto movimento della sinfonia n.9 di
Dvořák, colmate immediatamente la vostra vergognosa lacuna andando ad
ascoltarlo QUI.
E sarete perdonati. Fra
parentesi, immagino musicisti e direttore d'orchestra travolti da un
orgasmo collettivo mentre suonano l'epica sinfonia, ahah.
Comunque
sia, devo ringraziare Raven Cullen se ho aggiornato
questa
fanfiction che, caduta nell'oblio ormai da diversi anni, rischiava di
restare a prender polvere in eterno nella cartella delle incompiute.
È passato molto tempo da quando l'ho iniziata e ho dovuto
riprendere
in mano il filo logico della narrazione, spero di non aver fatto
pasticci (stento a ricordare dove volessi andare a parare, LOL, ma
tuttavia rammento benissimo che si trattava di una cosina buttata
giù
senza impegno, con una trama priva di intrecci avvincenti o
accadimenti memorabili. E conoscendomi come potrebbe essere
diversamente XD)
Può darsi che
il prossimo capitolo sia quello conclusivo, se mai
riuscirò a
trovare la giusta ispirazione per scriverlo :)
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