On the battlefield

di herechan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Di nuovo insieme ***
Capitolo 2: *** La kunoichi ***
Capitolo 3: *** Vita d'accampamento ***
Capitolo 4: *** Agguato. ***
Capitolo 5: *** Vita a Konoha ***
Capitolo 6: *** Vita a Konoha II ***



Capitolo 1
*** Prologo - Di nuovo insieme ***


Ed ecco una fanfiction non proprio nuovissima che ho già cominciato a pubblicare su Manga.it con il nick di -moonlight-.
Questo primo capitolo è una specie di prologo, quasi tutto in flashback, che ha la funzione di far capire come si è arrivati al punto dove la storia vera e propria comincia.
Fatemi sapere che ne pensate, per favore...
Grazie a tutti coloro che leggeranno in anticipo.
Herechan.


Naruto prese un respiro profondo, tentando di ingoiare il groppo di lacrime che gli chiudeva la gola.
Le porte di Konoha, la sua amatissima città, erano davanti a lui, rese ancora più maestose dalle ombre nette gettate dal crepuscolo incipiente.
Sakura, di fianco a lui, lo sosteneva, impedendogli di crollare sotto il peso della stanchezza e delle ferite.
Dietro di lui, Kakashi-sensei e Yamato-sensei.
Ancora dietro, quasi in disparte, Sasuke, semi-svenuto, veniva trasportato rispettosamente da uno dei suoi compagni, tal Juugo, mentre gli altri due, Suigetsu e Karin, procedevano ai loro fianchi, fissando su Konoha sguardi tentennanti e sospettosi.
- Andiamo.- disse Naruto, muovendo un passo insicuro.
Una lacrima fuggiasca esitò sulle ciglia bionde, poi cadde, scivolando silenziosamente su di una guancia segnata.
Sakura sorrise lievemente, guardandolo con occhi lucidi e consapevoli.
Anche lei provava ciò che sentiva lui.
Una stanchezza estrema.
Una gioia infinita.
L’Akatsuki era stata sconfitta. E Sasuke aveva combattuto con loro.
Il team 7 era di nuovo insieme…

Naruto giaceva in un letto d’ospedale, bendato dalla testa ai piedi.
Sasuke, nel letto accanto al suo era combinato ancora peggio. Ma forse peggiore ancora era il suo stato d’animo…
Sedeva col capo chino, le ciocche di capelli corvini che sfuggivano alla fasciatura alla fronte, cadevano a coprirgli gli occhi.
Ancora, da quando erano tornati, non aveva detto una parola.
Avevano sconfitto Madara Uchiha insieme. Avevano combattuto fianco a fianco come una volta.
Ma lui era il Ninja traditore, colui che aveva abbandonato Konoha per seguire l’Akatsuki e la sua vendetta, e come tale ancora si sentiva. Naruto poteva capirlo.
E, l’indomani, si sarebbe tenuto il processo contro di lui e i suoi compagni.
Fortunatamente, la vecchia Tsunade si era ristabilita grazie ad una provvidenziale nuova tecnica di Shizune e aveva ripreso il suo posto di Hokage.
C’erano buone speranze che Sasuke venisse perdonato, ma il villaggio, e soprattutto lui, non avrebbero dimenticato.
Per di più, Danzo era ancora a piede libero.
Naruto sospirò. C’erano ferite che ci avrebbero messo del tempo, molto tempo, a guarire…
In quel momento Sakura entrò, un sorriso tremolante sul volto. Portava tra le braccia fiori e frutta.
Naruto le sorrise a sua volta.
Non molto tempo prima la ragazza aveva giurato di amarlo, di voler stare con lui, di non voler più commettere errori. Lui l’aveva respinta con un sorriso.
Sapeva che Sakura provava per lui un profondo affetto, ma era amicizia, niente più. Quelle parole erano state dettate dal senso di colpa, da un maldestro tentativo di non farlo più soffrire.
Gli sguardi che lei gli rivolgeva non erano come quelli che lei aveva per Sasuke e solo per lui. E questo lui l’aveva capito da molto tempo e l’aveva accettato…
Inoltre, un nuovo, timido, incerto seme era stato gettato in lui…
- Sasuke-kun…- mormorò Sakura, gettando al ragazzo uno di quegli sguardi che non erano mai cambiati in tutti quegli anni, solo erano più maturi, consapevoli. E in quel momento, più insicuri.
- Sasuke-kun, vuoi mangiare qualcosa?-
Lui scosse appena la testa.
- Ma Sasuke-kun, devi mangiare qualcosa se vuoi ristabilirti. Sono giorni che tocchi cibo a malapena.-
Venne ignorata.
Naruto si sollevò in piedi di scatto, ignorando la fitta di dolore che si irradiò lungo la sua schiena.
- Sei un cretino, Sasuke.- gridò, facendo sobbalzare Sakura.
- Naruto…- sussurrò lei, sorpresa.
Lui sollevò appena la testa per guardarlo, gli occhi neri gelidi e insondabili. Poi si voltò dall’altra parte.
Naruto non sapeva con certezza cosa stava facendo mentre si sporgeva verso il suo migliore amico e se lo stringeva al petto con l’unico braccio buono.
Sasuke si irrigidì.
- Baka! Come puoi? Come puoi non capire che a noi non importa cos’hai fatto?- disse. Il pianto gli premeva contro la trachea, rendendogli difficoltoso parlare. - Per noi conta solo che tu sia tornato! Che tu alla fine abbia scelto noi alla tua vendetta!-
L’Uchiha si mosse nel suo abbraccio, a disagio.
- E’ vero, Sasuke-kun. Noi non ce l’abbiamo mai avuta con te.- confermò Sakura, insicura, stringendosi le mani intrecciate al petto.
Sasuke tentò con poca convinzione di divincolarsi.
- Io sono un ninja traditore.- disse, duro.- Ho cercato di uccidervi. Di distruggere Konoha.-
- Ma non l’hai fatto! Tu hai sconfitto la maledizione di odio e vendetta che affliggeva la tua famiglia!- esclamò Naruto, stringendolo di più. Un lieve gemito di dolore uscì dalle labbra di Sasuke e lui allentò appena la presa. - Konoha perdonerà come abbiamo fatto noi. Hai combattuto al nostro fianco nell’ultima battaglia, no? E poi, noi siamo una squadra, Sasuke! Uniti fino alla fine! Ti staremo vicini qualunque cosa succederà. Qualsiasi cosa verrà decisa domani, noi saremo lì! Anche Danzo avrà ciò che si merita, prima o poi. Io… noi ti aiuteremo. Te lo giuro, tutto andrà per il meglio! Noi torneremo come prima! Vedrai! Vedrai…-
La sua voce si spezzò sull’ultima parola mentre le lacrime rompevano l’argine e lui scoppiava in un molto poco dignitoso pianto dirotto sulla spalla di Sasuke.
Anche Sakura si unì all’abbraccio, stringendosi a entrambi i suoi compagni. Calde lacrime silenziose le rigavano le guance.
Sasuke sembrò quasi afflosciarsi, abbandonarsi, nell’abbraccio.
Naruto poteva sentire attraverso la pelle il petto del suo compagno andare su e giù, rapido.
Non avrebbe saputo dirlo con certezza, ma ebbe l’impressione che anche il suo migliore amico stesse piangendo…

Il sole splendeva alto e caldo sull’arena di Konoha.
Naruto sentiva il cuore battere possentemente contro le costole.
Aveva paura per il suo migliore amico, ma contava sulla clemenza del Godaime Hokage. La vecchiaccia non l’avrebbe deluso, se lo sentiva.
Sasuke stava parlando, spiegando con voce atona le sue ragioni e quelle dei suoi compagni.
La vecchiaccia ascoltava in silenzio. Era ancora un po’ pallida ma un cipiglio severo aleggiava sul suo volto.
- Sakura, io esco un attimo. - annunciò. Non riusciva più a sopportare la tensione di quel momento, aveva bisogno di una boccata d’aria.
Sakura annuì senza staccare gli occhi dalla figura eretta di Sasuke.
Naruto uscì in fretta dallo stadio, senza guardarsi indietro.
Fuori, seduta sull’erba in attesa, una giovane donna sembrava quasi star pregando, le mani giunte in grembo, lo sguardo puntato sul cielo.
Naruto incespicò, impacciato.
La ragazza si voltò verso di lui, sorpresa. I suoi occhi si allargarono e lei sue guance si tinsero di un rosso acceso.
-Buo-buongiorno, Naruto-kun…-
Anche Naruto si sentì arrossire lievemente.
Hinata.
La ragazza che aveva tentato di proteggerlo da Pain, rischiando la sua stessa vita.
Colei che aveva gridato di amarlo con una sicurezza che non le aveva mai visto prima.
Colei che aveva fatto nascere una piccola, tremolante sensazione di calore sul fondo del suo animo che era stata poi sepolta dai tanti avvenimenti.
Era la prima volta che incontrava Hinata da quel giorno.
- Hinata…- la chiamò e lei lo guardò, esitante. Sembrava lottare per tenere gli occhi fissi nei suoi.
Naruto sentì un assurdo nervosismo attanagliargli lo stomaco. Scosse la testa per scacciarlo.
- Hinata. - disse, dando alla sua voce una sicurezza che non aveva. - Quando tutta questa storia sarà finita.- indicò con la testa allo stadio. - Io e te, dovremo parlare…-
Lei arrossì ulteriormente, distogliendo lo sguardo da lui. La sua testa si mosse appena in una risposta affermativa.
Naruto fece per tornare nello stadio, il cuore in gola.
- Naruto-kun…- si sentì richiamare dalla voce delicata della ragazza. Voltò il capo per guardarla.
Aveva ancora le guance rossissime, ma un dolce sorriso le illuminava il viso.
Una piccola parte delle sua viscere si agitò appena.
- Sasuke-kun verrà perdonato, vedrai. Ne sono sicura…- sussurrò lei.
Anche Naruto sorrise. - Sì, hai ragione. Grazie, Hinata…-

Tsunade, dall’alto della sua postazione, osservava le quattro figure in piedi sulla terra rossiccia dell’arena.
Uchiha Sasuke e i suoi tre compagni del team Taka.
Prese un profondo respiro.
- Uchiha Sasuke-kun, anche considerando il tuo aiuto nella definitiva sconfitta dell’Akatsuki, non posso ignorare i tuoi trascorsi da nukenin.-
Tacque per un secondo e poté sentire gli spettatori tacere con lei. Anche senza vederle, riusciva ad immaginare le facce tese di Naruto e Sakura, in attesa del suo responso.
Represse un sorriso.
- Perciò ti riammetto tra gli shinobi di Konohagakure con riserva, sotto la supervisione costante di Uzumaki Naruto e di Haruno Sakura.-
L’udibilissimo urlo di giubilo di Naruto la interruppe e le strappò un sorriso.
- Sarai obbligato a questa supervisione per cinque anni, poi, se il tuo comportamento verrà giudicato adeguato, ti si potrà considerare pulito da ogni traccia di tradimento e ti sarà concesso, se vorrai, di entrare nelle ANBU o di rifondare la polizia di Konoha, un tempo pertinenza del tuo clan. In questi cinque anni potrai comunque sostenere gli esami per chunin e di tentare di diventare Jonin.-
Sasuke annuì piano, serio. Ma Tsunade riuscì a vedere con chiarezza un barlume di gratitudine nei suoi occhi.
- Per quanto riguarda i tuoi compagni, resteranno a Konoha per un periodo di tre anni, durante i quali Uchiha Sasuke ne avrà la completa responsabilità. Una volta assicuratici che non saranno più un pericolo per il villaggio, saranno liberi di andarsene o di diventare ninja di Konoha a tutti gli effetti. E questo è quanto.-
Sasuke si inchinò rispettosamente e fece per lasciare l’arena.
Un brusio agitato, come di vespe arrabbiate, si levò dagli spalti ma lei si alzò, riportando il silenzio.
- E ora, alla luce di quanto testimoniato da Uchiha Sasuke, vorrei analizzare un nuovo caso. Pregherei Danzo di scendere nell’arena. Ci sono molte cose che deve spiegare…-

Naruto fremeva dalla gioia.
Sasuke era stato riammesso, anche se con riserva, e Danzo era stato incriminato per la strage del clan Uchiha e probabilmente avrebbe avuto quello che si meritava.
Un Sasuke reticente era stato riaccolto da tutti quelli del loro anno con saluti gioiosi e pacche sulle spalle e persino abbracciato da Ino.
Naruto si girò appena verso Sakura. La ragazza osservava la scena in diparte, un lieve sorriso di sollievo sulle labbra, gli occhi lucidi.
In quel momento anche Sasuke si voltò verso di lei. Un lungo sguardo corse tra i due, prima che l’Uchiha distogliesse il suo.
Naruto ghignò.
Lui non era affatto un esperto in materia ma poteva dire che, forse, per quei due c’era qualche speranza…
Ne sarebbe stato felice. Sakura era innamorata di quell’irritante testone da quando era una ragazzina e Sasuke aveva davvero bisogno di qualcuno che lo amasse come lei lo amava.
Naruto sperava che un giorno lui sarebbe arrivato a ricambiarla completamente e che l’avrebbe fatta felice.
Un filo di rimpianto si insinuò subdolamente in lui.
Rimpianto che svanì non appena vide la figura di Hinata poco distante da lui. Lo stava guardando.
Lui le rivolse un sorriso enorme e lei arrossì.
- Allora, Hinata-chan, andiamo?- disse, gridando per sovrastare il caos.
Lei sorrise, rossissima, e annuì.
All’improvviso tutti tacquero, sorpresi. Sakura e Ino lo guardavano, sbigottite, e persino Sasuke aveva abbandonato la maschera indifferente per mostrarsi blandamente stupito.
Hinata divenne, se possibile, viola e Naruto ridacchiò, imbarazzato, grattandosi la nuca.
- Alleluja, Naruto, era ora!- fu l’unico commento che si sentì.
Naruto maledì mentalmente Kakashi-sensei in un milione di modi diversi, mentre strascinava via Hinata tirandola per il polso, con il fastidioso sottofondo della risate sguaiate di Kiba e Ino a riempire l’aria.

Naruto tentennò un attimo.
Lei era lì, davanti a lui, erano soli nel campo d’allenamento n°3, nessuno li avrebbe disturbati.
Ma all’improvviso, lui aveva dimenticato cosa voleva dirle.
- Ehm, senti, Hinata…- balbettò.- Io…-
- Si, Naruto-kun?- lo esortò lei, gli occhi puntati a terra, le mani che si tormentavano nervosamente.
- Io non so cosa provo esattamente adesso per te. - confessò lui, guardando senza in realtà vederle le radici di un albero. - Ma… Si, ecco, qualcosa c’è… Io vorrei davvero provare a conoscerti meglio… Ti va… Ti andrebbe di uscire insieme, ogni tanto…?-
Lei si illuminò di un sorriso stupendo, che lo riscaldò fin nel profondo delle ossa e gli fece stringere lo stomaco.
- Oh, sì, Naruto-kun, mi piacerebbe molto…-

Chi l’avrebbe mai detto quel giorno che sarebbe arrivato ad amarla così… Pensò Naruto con un sospiro. E ormai era lontano da lei da così tanto tempo….
- Naruto-kaichou?- lo chiamò Neji, entrando nella tenda.
Naruto alzò gli occhi dalla mappa che stava studiando insieme a Sasuke e li puntò sullo Hyuuga.
- Non chiamarmi capo, Neji, lo sai che mi mette a disagio. E poi siamo amici da anni…-
Neji ignorò l’appunto.
- Naruto, ho notato dei ninja sospetti al limite del bosco. Penso che sarebbe meglio mandare delle squadre in ricognizione.- lo informò.
Naruto annuì.
- Sasuke.- disse, alzandosi. - Continua tu, per favore. Segnami ogni possibile posto utilizzabile come avamposto. Io torno subito.-
L’uomo che ormai lui considerava come un fratello annuì, avvicinando a sé la mappa che prima condividevano.
Uzumaki Naruto, il nuovo capo delle squadre ANBU, seguì Neji Hyuuga, il suo secondo, sul campo di battaglia.

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Capitolo 2
*** La kunoichi ***


Kiba Inuzuka, 22 anni, avanzava nella foresta umida del Paese del Fulmine, imprecando a più non posso, seguendo il sentiero che il mastodontico corpo di Akamaru tracciava per lui nel sottobosco.
La stupida mocciosa che Naruto gli aveva affidato come partner della missione, una ANBU neoammessa di un anno più piccola di lui, si era persa chissà dove e chissà come.
Se Naruto avesse scoperto questo piccolo disguido o se le fosse capitato qualcosa, lui avrebbe fatto una pessima fine.
Dannata Shiroyame! La maledisse. Ma come aveva fatto a perdersi, stava seguendo le farfalle?
E come avevano fatto lui e Akamaru a non accorgersi che lei si stava allontanando?
Il grosso cane uggiolò piano, attirando la sua attenzione. Aveva trovato le tracce della ragazza, ma anche altro. Un odore sconosciuto.
Kiba digrignò i denti.
Se quella maledetta ragazzina si era cacciata nei guai, lui…
Si affrettò dietro Akamaru, che procedeva spedito verso nord.
Dannazione! Con quella vegetazione così fitta non poteva neanche salire sul dorso del suo amico e non voleva rischiare di perdere l’odore, così lieve se mischiato all’aroma penetrante del muschio e degli abitanti della foresta, procedendo sui rami degli alberi.
Non appena entrarono in una piccola radura circolare, Akamaru emise un lieve ringhio.
Il segnale era chiaro: nemici.
Kiba indossò la maschera ed estrasse un kunai, avanzando cautamente nello spiazzo, le orecchie e il naso tesi alla ricerca di qualsiasi indizio.
La avvertì prima ancora di vederla.
Una donna sostava dall’altra parte della radura, i muscoli tesi, un kunai in mano, nella copia perfetta della sua posizione.
Non sembrava una kunoichi di Kumo, ma non poteva esserne sicuro. Inoltre, sembrava decisamente aggressiva.
- Chi sei?- gridò rivolto alla donna, che non lo degnò di una risposta.
Akamaru ringhiò più forte e Kiba si accorse che l’odore della ragazza si mescolava curiosamente ad un olezzo selvatico e felino, che probabilmente disturbava il suo fedele amico.
- Chi sei?- ripeté più forte, più autoritario, avanzando di un altro passo sull’erba alta.
Lei gli sorrise, ironica. - E’ maleducazione fare domande agli altri senza essersi prima presentati, non credi? - disse.
La sua voce sicura e tagliente strappò a Kiba un ringhio di disappunto.
- Io sono Inuzuka Kiba. - rispose comunque, scandendo le parole con fierezza. - Membro delle squadre ANBU di Konohagakure. E questo è Akamaru, il mio cane ninja.-
Lei gli rivolse uno sguardo indifferente, per nulla impressionata. E Kiba dovette reprimere la voglia di saltarle al collo per spegnere quel sorriso beffardo.
Prima interrompevano quella farsa e prima lui poteva tornare alla ricerca della Shiroyame.
- Ora dimmi chi sei.-
- Akira. - rispose lei seccamente. - E questa è Chillan, la mia compagna di battaglia.-
La ragazza gli voltò appena la schiena e Kiba poté vedere il contenuto della sua sacca e fonte dell’odore di felino che aleggiava intorno a lei.
Un grosso gatto selvatico dal pelo rossiccio lo osservava pigramente coi grandi occhi gialli.
Akamaru si tese in avanti, mostrando i denti in minaccia e il gatto soffiò.
- Ora sei soddisfatto? Posso andare? - fece lei caustica, circumnavigando lentamente la radura con l’intento di aggirarlo.
- Dovrai seguirmi al quartier generale. Sarà il mio capo a decidere se puoi andare.-
Lei si fermò, i lineamenti delicati del volto all’improvviso induriti, e mise giù la sacca col gatto.
- In questo caso. - disse. - Temo che dovrai costringermi con la forza.-

Kiba rimase un po’ spiazzato quando vide il grosso gatto allontanarsi dalla padrona e mettersi in disparte.
Si era aspettato che lei e l’animale combattessero insieme, come lui e Akamaru.
Comunque in quel momento non aveva importanza.
Estrasse rapidamente vari kunai e li lanciò in rapida successione verso la ragazza, che li evitò facilmente con un balzo all’indietro.
Poi si lanciò contro di lui.
- Pronto Akamaru? - gridò lo shinobi, componendo rapidamente i sigilli. - Moltiplicazione selvatica!-
Lui e il suo amico, diventato ormai la sua fedele copia, scattarono in avanti, circondando la ragazza, che si fermò, guardandoli con apparente calma.
In realtà Kiba poté leggere chiaramente nei suoi occhi castano chiaro un lampo di confusione, seguito da una tenace concentrazione.
Si lanciò contro Akamaru, un kunai in mano, e tentò l’affondo.
Akamaru mugolò appena, quando la punta acuminata dell’arma scalfì la pelle del suo braccio.
La risposta non si fece attendere. Un pugno potente colpì lo stomaco dell’avversaria, sollevandola da terra.
La ragazza assorbì il colpo con una capriola all’indietro e atterrò in perfetto equilibrio sulla punta dei piedi. Si portò una mano al ventre, mentre il volto si contraeva in una piccola smorfia di dolore.
Kiba approfittò di quel momento per attaccarla.
Tentò di colpirla al petto con tutta la violenza di cui era capace, ma lei si spostò agilmente, evitandolo.
Il pugno dello shinobi si abbatté sul terreno, sollevando una nuvola di polvere ed erbacce estirpate.
Era veloce, la strega, questo glielo si doveva riconoscere…
Il ragazzo cambiò rapidamente direzione, compiendo un’abile evoluzione, e lanciò rapidamente due shuriken verso la giovane.
Nel contempo Akamaru si lanciò verso di lei, gli artigli protesi nel tentativo di colpirla al viso.
La donna si piegò sulle ginocchia evitando il colpo della copia di Kiba.
La gamba sinistra le cedette quando uno dei suoi shuriken le affondò profondamente nella coscia.
Approfittando dell’occasione Akamaru la colpì con un calcio al volto, spendendola a vari metri di distanza e facendola slittare sull’erba alta.
Quando si rialzò, l’espressione della kunoichi mostrava per la prima volta tutta la sua rabbia.
Dal labbro inferiore gonfio, un rivolo sottile di sangue le gocciolava lentamente sul mento e sul petto e un alone scuro si spandeva sui pantaloni neri della giovane, partendo dallo shuriken ancora conficcato nella sua coscia.
Kiba arrossì suo malgrado, notando che una parte della sua giacchetta nera si era stracciata, mostrando una semplice maglietta a rete.
E, al di sotto, visibilissimo, buona parte di un candido seno.
Lei non parve farci caso.
Sputò sangue per terra e compose, velocissima, alcuni sigilli.
- Chillan!- gridò. - Tecnica dello scambio!-
L’imbarazzo di Kiba passò in secondo piano quando notò che gli occhi nocciola della ragazza si stavano rapidamente schiarendo, divenendo di un inquietante giallo vivido e che le pupille si erano assottigliate gradualmente, fino a diventare ellittiche.
Gli occhi del gatto…
I muscoli della donna si tesero e le unghie crebbero e si scurirono, fino a sembrare affilati artigli rosa scuro.
- E’ ora di fare sul serio, shinobi di Konohagakure…- sibilò lei, sorridendogli con cattiveria. Anche i suoi canini si erano allungati e ora lei esibiva sottili zanne ferine.
Kiba si mise in posizione di guardia e Akamaru lo affiancò.
Lei sembrò sparire, tanta la velocità con cui si muoveva.
Lo aggredì di fianco, colpendogli con forza la spalla con le unghie e aprendoci quattro lunghi solchi sanguinanti.
Il ragazzo reagì, spiazzato, colpendo il vuoto con una violenta gomitata.
Sentì Akamaru guaire mentre veniva colpito con un pugno al mento che lo fece crollare a terra, riassumendo le sembianze originali.
- No, amico mio!- gridò l’Inuzuka, correndo al capezzale del grosso cane.
Dannazione, la velocità con cui si muoveva quella bastarda si era a dir poco triplicata!
E, ora che Akamaru era fuorigioco, come se la sarebbe cavata?
Creò dei cloni da mandare in avanscoperta.
Con pochi movimenti agili, lei li eliminò.
Era sicuramente forte ed esperta, ma in questo lui poteva batterla, e i suoi sensi sembravano essersi potenziati, fino a diventare pari ai suoi.
L’unico problema restava quella straordinaria agilità…
La vide come al rallentatore bilanciarsi leggiadramente sulle punte dei piedi per slanciarsi contro di lui con eleganza felina, gli artigli puntati al suo viso.
Si piegò fino a toccare terra per evitare il colpo, che lo mancò per miracolo, portandogli via appena qualche capello. E in quel momento lo vide.
Un punto debole.
Allungò una gamba e colpi con un calcio ben assestato il lato del ginocchio destro di lei, minando la gamba d’appoggio.
Un “crack” molto soddisfacente invase l’aria mentre l’articolazione cedeva e lei piombò a terra.
Con un solo movimento, Kiba le fu sopra, inchiodandola al terreno col suo peso, cosa inutile visto che la sua gamba restava piegata con un angolazione innaturale.
Lei gli rivolse un lungo sguardo cogitabondo, gli occhi che gradualmente tornavano umani.
- Ehi, ma che succede?- domandò, sorpresa, una voce femminile.
Sia Kiba che la donna si voltarono.
Una ragazza di circa vent’anni, minuta e graziosa, con spettinati capelli a caschetto castano-ramati, li guardava sbigottita con grandi occhi verde scuro.
Una maschera da ANBU penzolava dalla sua cintura.
- Shiroyame! Ma dov’eri finita? E perché sei a viso scoperto?- sbraitò Kiba.
Akamaru si unì alla protesta alzandosi faticosamente in piedi ed emettendo un mugolio seccato.
- Inuzuka-sempai, Akamaru-sempai, chiedo scusa… - rispose lei contrita, inchinandosi profondamente. - Mi ero distratta a guardare una farfalla… -
Kiba si batté una mano sulla fronte e Akamaru uggiolò, incredulo.
Quella ragazza era senza speranza…
Kiba si ricordò mentalmente di presentarla a Shino. Una che dimenticava di stare rischiando la vita in territorio nemico per correre dietro ad un insetto era di certo la compagna ideale per il suo amico…
Una lieve risatina lo distrasse.
Abbassò gli occhi sulla ragazza sotto di lui. Per un attimo si era quasi dimenticato di lei…
Lo guardava divertita, un sorriso ironico sulle labbra piene.
- Va bene, Inuzuka-sempai, hai vinto tu! Portami dove ti pare…-
Lo shinobi si alzò da sopra di lei, torvo, e lei si mise in piedi, agilmente nonostante la gamba inservibile, saltellando su un piede solo.
Con un solo gesto brusco, il viso contratto in una smorfia di dolore, si estrasse lo shuriken dalla coscia sinistra, schizzando gocce di sangue sull’erba.
Kiba abbassò lo sguardo, cercando di non puntare gli occhi sul seno quasi nudo della donna.
- Che è successo a questa ragazza, Inuzuka-sempai? E chi è?- chiese la Shiroyame, sorpresa.
- Ne parliamo dopo. Ora aiutala a salire su Akamaru e tienila d’occhio.- ordinò Kiba, poi indicò la gatta ancora nascosta in un cespuglio. - Donna, richiama la tua bestiaccia e torniamo al campo.- fece, rivolgendosi alla sconosciuta.
- Oh, ma che carino…- sorrise la Shiroyame guardando il felino.
Il gatto la squadrò di rimando, sospettosamente.
- Mi chiamo Akira, Uomo… E Chillan non è una bestiaccia. Possiamo andare, lei ci seguirà.- rispose la giovane, risentita. Ritta su un piede solo, alta e snella, sembrava una gru.
La Shiroyame accorse a sorreggerla e lei accettò graziosamente il suo aiuto.
- Ah, io sono Shiroyame Kaeru. Piacere di conoscerla Akira-san. - si presentò la kunoichi dai capelli ramati, chinando il capo.
Lei rispose con cenno vago della testa.
Akamaru brontolò lievemente mentre la giovane sconosciuta veniva caricata sul suo dorso. La ragazza rise, dandogli una pacca sulle spalle muscolose.
- Chiedo scusa per averti colpito, Akamaru-san, ma sai, durante le battaglie succede anche questo.-
Il cane sbuffò dal naso, in segno di bonaria accettazione.
- Come sei veloce al perdono, Akamaru.- lo rimproverò Kiba. - Ricordati che lei ci ha attaccati.-
La donna, Akira, gli scoccò uno sguardo storto.
- Ti ricordi male, Inuzuka-sempai. Chi è che se ne è venuto, con un kunai in mano, gridando con fare dispotico?-
- Smettila di chiamarmi sempai. E non rigirare le carte in tavola: potevi seguirmi senza fare tutte quelle storie!- ribatté lui, indignato.
Lei si esibì nel suo irritante sorriso ironico. - Ma la mamma non te l’ha detto che non si devono seguire gli sconosciuti?-
Kiba si accigliò, ringhiando leggermente.
Dannata strega!
- Certo che il tuo gatto è davvero grazioso.- disse sorridendo Kaeru.
Akira ghignò.
E Kiba si passò una mano sul viso, esasperato.

***

Naruto sorrise gioiosamente, piegando a due la missiva dell’Hokage e gettandola sul tavolino, proprio sopra la mappa che Sasuke e Shikamaru stavano esaminando attentamente, disegnandoci sopra lunghe linee con la punta delle dita.
- Ehi!- protestò l’Uchiha, sollevando di scattò la testa. - Guarda che noi, al contrario di te, stiamo lavorando, testa quadra!-
Naruto rivolse al suo amico un ghigno enorme.
- Bé, smettete pure ed andate a chiamare gli altri, ci sono splendide novità da nonna Tsunade. E non osare più rispondere così al tuo capo, baka! -
Sasuke scosse la testa, contrariato.
- Mi domando come abbia fatto l’Hokage a mettere un idiota come te a capo di qualcosa, soprattutto delle ANBU. Comunque, che vuole adesso quella vecchia pazza?-
- L’unica notizia che vorrei sentire adesso è quella della fine di questa stupida guerra, così potrei tornarmene finalmente alla pace di casa mia.- sbuffò Shikamaru, abbandonando la mappa e stendendosi pigramente a terra.
Il sorriso di Naruto, se possibile, si allargò.
- C’eri quasi, amico mio… La guerra non è finita, ma i confini sembrano essere per ora stabili. Nonna Tsunade dice che manderà una squadra di jonin a pattugliarli. Possiamo tornare a Konoha per un po’ di tempo, ragazzi, siamo in licenza a tempo indeterminato!-
Si alzò in piedi, preda di un energia incontenibile.
- Finalmente, dopo tutti questi mesi, potrò rivedere la mia Hinata! - sospirò profondamente, quasi commosso. Il suo sorriso vacillò, gli occhi si chiusero. - E finalmente potrò conoscerlo!-
Sasuke e Shikamaru lo guardarono sorridendo lievemente, in silenzio.
Sapevano bene quanto Naruto stesse soffrendo, quante cose questa guerra gli stesse portando via, nonostante il loro capo non lo mostrasse mai e agisse sempre con lo stesso sorriso e la stessa decisione di sempre.
Gli occhi di Naruto si riaprirono e si puntarono sui suoi amici.
Una luce di gioia quasi reverenziale illuminava quelle iridi azzurre.
Una morbida, dolce espressione che una volta sarebbe parsa inusuale sul suo volto.
Un’espressione che adesso affiorava spesso.
Ogni volta che parlava della sua famiglia…

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Capitolo 3
*** Vita d'accampamento ***


Un urlo assurdo, anzi un ululato, la fece sobbalzare.
Si voltò di scatto verso la provenienza di quel rumore, riconoscendo all’istante la tenda dove sua cugina alloggiava con il suo uomo.
Un sonoro tonfo si udì dall’interno e un seccatissimo mugolio di dolore.
Sapeva che tutti gli ANBU presenti in quel momento al confine erano stati convocati dal capo Naruto per un annuncio importante, ma lei si fermò ugualmente, preoccupata.
- Ma è meraviglioso!- sentì esclamare la cugina. - Torniamo a casa, finalmente!-
Sorrise. Allora era questo l’annuncio che il capo doveva dare.
Ma come mai? La guerra era già finita o almeno erano in licenza?
- Anche se per poco tempo, torneremo a Konoha!- esultò ancora Ino.
Erano solo in licenza. Bé, meglio di niente…
- Finalmente potremo sposarci, Shikamaru!-
Un secondo di silenzio. Lei rimase ferma immobile dove si trovava, curiosa.
- Che?- fu la risposta dell’uomo, che evidentemente cadeva dalle nuvole.
Tacquero ancora.
- Che significa “che”?- borbottò Ino, la voce che già cominciava a suonare adirata. - Stiamo insieme da cinque anni e tu non hai mai pensato di sposarmi?-
- Che seccatura, Ino. - ribatté Shikamaru, annoiato. - Già conviviamo, a che ti serve sposarti?-
Di nuovo silenzio. Lei trattenne le risate, figurandosi nitidamente l’espressione arrabbiata di sua cugina.
- E TU QUESTA TENDA PIDOCCHIOSA ME LA CHIAMI CONVIVERE!!!- sbraitò Ino con un volume di voce inumano.
Molti degli altri passanti si fermarono a guardare.
Qualcuno ridacchiò e lei, girandosi, riconobbe Sakura-san, la migliore amica di sua cugina e compagna del bellissimo Uchiha Sasuke-san, il braccio destro del capo, seguita da Mitsuki Sakino, una delle sue assistenti.
- Buon pomeriggio, Sakura-san, Mitsuki.- le salutò con un inchino e loro si avvicinarono, incuriosite.
- Ciao, Yukari. Che succede? Tua cugina sta di nuovo bacchettando Shikamaru?- chiese la donna dai capelli rosa, divertita.
La ragazza rise. - Così sembra, Sakura-san.-
- E va bene, e va bene. - sbuffò Shikamaru da dentro la tenda. - Quando torneremo a Konoha, verrai a vivere da me, ok?-
- Tu non hai capito niente, pezzo di cretino! - ringhiò Ino.
Sakura dovette premersi le mani sulla bocca per non mettersi a ridacchiare rumorosamente e Yukari scosse la testa, sconsolata.
- Ma per quale motivo vuoi legarti per sempre?- ribatté l’uomo, irritato. - I matrimoni sono così problematici! Certo che voi donne siete brave a complicarvi la vita!-
- IDIOTA! IO VOGLIO “LEGARMI PER SEMPRE” A TE PERCHE’ TI AMO!!!- gridò sua cugina, evidentemente all’apice della rabbia. - E se non approfittiamo dell’occasione, con questa guerra in corso, chissà quanto altro tempo ancora potremmo dover aspettare… E se a uno dei due succedesse qualcosa? Io ho paura, Shikamaru…- La sua voce si era incrinata appena.
Un lungo silenzio provenne da dentro la tenda.
Le tre spettatrici di quella piccola tragedia tacquero, sulle spine.
- E va bene, Ino. Se per te è davvero così importante, sposiamoci.-
Yukari sorrise, felice per la cugina, e il suo sorriso si rispecchiò, identico, sui volti di Sakura e Mitsuki.
- Ti amo…-
- Tsk, sarai una seccatura, ma ti amo anch’io…-
- Mitsuki, Yukari, andiamo via…- fece Sakura. - Lasciamo loro un po’ di privacy e vediamo di capire perché quel rompiscatole di Naruto ci ha convocati tutti.-
La ragazza annuì, ancora sorridendo.
***
Un boato di gioia si sparse tra la folla davanti a lui, non appena diede l’annuncio.
Naruto sorrise ai suoi uomini, radunati davanti a lui.
Erano almeno nove mesi che tutte quelle persone non rivedevano le loro case e le persone che amavano. Alcuni da anche più tempo.
E anche questa volta sapevano che si trattava di una condizione momentanea. La guerra li avrebbe richiamati indietro prima o poi e loro sarebbero ritornati a rischiare le loro vite al fronte.
Lo sapevano, ma erano felici lo stesso. Il loro Hokage era fin troppo caritatevole a concedere loro di poter tornare a casa, quando la situazione sembrava essere più tranquilla.
Era rischioso, certo, ma faceva loro bene…
La guerra contro Kumogakure durava ormai, tra pause e riprese, da quasi sei lunghi anni. E, anche se nessuno osava mai affermarlo davanti a Naruto, molta gente a Konoha pensava ancora che la colpa fosse di Sasuke, perché aveva tradito, si era unito all’Akatsuki, e tra le tante altre cose, aveva consegnato loro Killer Bee Yotsuki, il fratello del Raikage, senza per questo ricevere alcun tipo di punizione.
Naruto non lo credeva.
La guerra era dovuta solo e unicamente alla caparbietà del Raikage.
Nei vari summit che si erano tenuti lungo tutti quegli anni, Sasuke aveva più volte testimoniato di non aver mai catturato il vero jinchuriki dell’otto code, che era ancora in giro chissà dove.
Naruto credeva ciecamente al suo migliore amico. E, fortunatamente, anche l’Hokage…
Il capo delle Ambu fece scorrere piano gli occhi cerulei sulla folla che iniziava a disperdersi.
Sasuke e Sakura discutevano piano, le teste vicine, intimamente.
I suoi migliori amici stavano insieme da quasi sei anni, ormai. Chissà se avevano mai pensato di sposarsi e mettere su famiglia? Dopotutto uno dei desideri di Sasuke era quello di ridare vita al clan Uchiha…
Se solo non ci fosse stata questa stupida guerra…
Rock Lee corteggiava goffamente Mitsuki, la carinissima ninja medico dai capelli castani, sempre legati in una corta coda, che assisteva Sakura. La ragazza gli sorrideva, arrossendo.
Naruto scosse la testa, quasi incredulo. E incredibile, dopo il matrimonio shock di Choji con Tenri Ariku, una kunoichi del Paese dell’Erba dalla strabiliante bellezza, ora persino Rock Lee aveva trovato una poveretta che gli dava retta!
Più in là, Kiba, ancora col viso coperto, Kaeru, la sua compagna nell’ultima missione, e una malridotta sconosciuta in groppa ad Akamaru, spuntavano dalla boscaglia, seguiti, per completare il quadretto, da un grosso gatto fulvo….
Eh…?
Naruto rimase allibito dalla scena inaspettata che gli si presentava davanti.
- Perché nessuno mi ha avvertito che Kiba e Kaeru non erano ancora tornati?- gridò ai presenti, che sembravano sorpresi quanto lui.
Scattò verso lo strano gruppo, seguito da Sasuke, Sakura, Rock Lee e Mitsuki.
- Kiba! Ma perché eri ancora fuori? E chi è questa?-
L’Inuzuka gli rivolse un’occhiataccia. Sembrava rasentare l’isteria…
- Ma non vedi che sono ferito, “capo”?- abbaiò, mostrandogli una spalla segnata da quattro profondi graffi sanguinanti. - Non potresti farmi guarire e ne parliamo dopo?- Si interruppe e ringhiò piano, nervoso. - Ed è ferita pure questa qua. - aggiunse di malagrazia - Il suo ginocchio destro è fratturato.-
- Ed ha un brutto taglio sulla coscia sinistra…- soggiunse piano Kaeru.
Naruto li ignorò. - Chi sei? - chiese rivolto alla straniera.
Lei si accigliò. - E tu che me lo domandi, chi saresti?-
- Non mi sembra che tu sia nella posizione adatta per fare domande…- fece Sasuke, minaccioso.
Naruto lo trattenne con gesto della mano.
- Io sono Uzumaki Naruto di Konoha e questi sono i miei compagni Sasuke, Sakura, Rock Lee e Mitsuki. Ora dimmi chi sei e da dove provieni. Sei di Kumo?-
- Io non provengo da nessuna parte, tantomeno da Kumo. Sono una ninja girovaga. Il mio nome è Akira.- rispose la ragazza con uno sguardo deciso negli occhi nocciola.
- Akira come?- si intromise gentilmente Sakura.
- Akira e basta. Non ho mai avuto genitori, quindi non ho un cognome.-
Naruto annuì. - Capisco. Sakura, Mitsuki, portateli nella tenda-ospedale e fate ciò che potete. Già che ci siete, date un’occhiata anche ad Akamaru. E appena finite, nella mia tenda. Rock Lee, chiamami Neji, voglio sapere perché non mi ha avvertito dell’assenza di Kiba e Kaeru.-
Sasuke gli rivolse uno sguardo ironico. - Certe volte, quando proprio ci si mette d’impegno, persino una testa quadra come te riesce quasi ad assomigliare ad un vero capo. Non l’avrei mai detto.-
Naruto si irrigidì, fulminando l’Uchiha con gli occhi. - Ehi, cosa vorresti dire, bastardo?-
***
- Ecco fatto, Akira-san, ho fatto tutto ciò che potevo.- disse Sakura gentilmente, finendo di steccare la gamba della donna.- Ma dovrai ugualmente tenere il ginocchio immobile per almeno tre settimane…-
Akira sbuffò, seccata. - Grazie.-
Si distese sulla brandina, le braccia buttate dietro la testa.
Kiba la guardò di sottecchi, accigliato.
La sua giacchetta nera, che era stata malamente ricucita dall’assistente di Sakura, era tornata finalmente a coprirle il petto, mentre i pantaloni ancora laceri lasciavano intravedere a malapena una striscia rossastra dove prima c’era la brutta ferita lasciata dal suo shuriken.
Le palpebre chiuse nascondevano i penetranti occhi nocciola e le labbra rosee e carnose erano tirate in una smorfia seccata.
I lunghi capelli biondo scuro, raccolti in una coda laterale, si spargevano come onde d’oro brunito sul suo viso e sulla branda.
Doveva avere all’incirca la sua età, anno più anno meno. Lei aprì un occhio e lo guardò con sufficienza.
- Cosa vuoi, Inuzuka-sempai?-
Kiba sentì l’irritazione muoversi dentro, insinuante come un verme.
Per essere, era bella, anzi bellissima. Ma quanto era odiosa!
- Sarebbe gradito se la smettessi di chiamarmi sempai, grazie…- sibilò il ragazzo, guardandola con astio.
Lei gli sorrise, angelica.
-Chi ti dice che io voglia risultarti gradita?- chiese, con divertita ironia.
Kiba chiuse gli occhi, tentando di mantenere la calma.
- Anche se sotto quella maschera hai proprio un bel faccino…- aggiunse la donna, con una punta di malizia.
L’uomo spalancò gli occhi, arrossendo suo malgrado, e la fissò, senza parole.
Non era la prima volta che entrava in contatto con una ragazza, ma sicuramente era la primissima volta che qualcuno lo definiva in qualche modo “attraente”.
Lei ridacchiò sarcasticamente, facendolo accigliare. Lo stava prendendo in giro?
- La smettete voi due?- li rimproverò Sakura, intenta a bendargli strettamente la spalla. - Siamo in una tenda-ospedale, non in un parco.-
- Ma se ci siamo solo noi qui dentro…- la rimbeccò Kiba, polemico.
Lei gli scoccò un’occhiataccia mortale, minacciandolo con un pugno chiuso. - Non fa niente. - ribatté a denti stretti. - Questa è la MIA tenda-ospedale e si fa come dico io…-
L’Inuzuka si limitò ad un incomprensibile borbottio di protesta. Vista la sua forza portentosa, e la sua altrettanto leggendaria irascibilità, non era mai raccomandabile sfidare Sakura Haruno…
Akira sbuffò, divertita.
- Ehi, sensei!- chiamò, rivolgendosi a Sakura. - Devo dire che approvo i tuoi metodi! Devi essere davvero un’abile ninja per mettere a tacere questo qua…-
Kiba strinse i denti e Sakura le rivolse un sorriso orgoglioso.
- Grazie Akira-san! Sono lieta che apprezzi i miei sistemi educativi, visto che con questi animali è possibile usare solo questi…-
- Ehi!- tentò di reclamare il ragazzo. Entrambe lo ignorarono.
- Chiamami solo Akira, sensei, non sono abituata a suffissi di rispetto.- sorrise la ninja girovaga.
- E tu solo Sakura. - ricambiò il ninja medico. - E ora dimmi, perché avete combattuto? Non mi sembri affatto una nemica…-
Lei si strinse nelle spalle.
- Mi ha gridato addosso, con una certa maleducazione oserei dire, ed io non sono abituata a farmi mettere i piedi in testa…- rispose con semplicità. - Inoltre mi era sembrato aggressivo ed io mi sono difesa…-
Sakura scosse la testa con espressione rassegnata.
- Posso capire…-
- Ehi, Sakura, ma tu da che parte stai? - sbottò Kiba, irritato.
- Ma se tu avessi mostrato un po’ di educazione…- cominciò a dire la ragazza dai capelli rosa.
- Guarda che siamo in guerra, non in villeggiatura!-
- Hai ragione, ma…-
- Akamaru è apposto.- interruppe Mitsuki, rientrando nella tenda. - Nessun danno serio, solo un paio di contusioni non gravi… -
- Meno male…- sospirò Kiba, sollevato.
- Se l’avessi distinto da te, non l’avrei colpito affatto.- fece Akira, provocatoria.
Kiba si limitò a fulminarla con gli occhi.
- Inoltre… - soggiunse Mitsuki. - C’è un grosso gatto rosso che gira attorno alla tenda da mezz’ora buona…-
- È la mia compagna. - spiegò la kunoichi bionda. - Si chiama Chillan. Sta aspettando che io la chiami per ripartire…-
- Mi dispiace. Temo che la tua partenza sia una questione che devi discutere con Naruto. - disse Sakura. - È una testa quadra ed un esagitato, ma è un buon capo. Deciderà con giustizia, vedrai…-
Akira assentì lievemente. - E va bene. Vediamo com’è questo tanto decantato capo Naruto…-
***
Kaeru Shiroyame, 21 anni compiuti da poco, sedeva sotto un albero.
Non faceva né caldo né freddo sul confine della terra del Fulmine ma una fastidiosa umidità si appiccicava sulla sua pelle.
Gli alberi, cedendo alla spinta dell’autunno incipiente, lasciavano che le loro foglie sbiadissero, ingiallendosi gradualmente, e un gradevole odore di legno e muschio si spargeva dalla foresta fino a dove si trovava lei.
Tranne che per il suono lieve del vento tra le foglie secche e per i rumori lontani dell’accampamento, tutto era silenzioso.
Lì, finalmente, poteva trovare un po’ di riposo da tutta quella guerra…
Respirò a pieni polmoni, chiudendo gli occhi e godendosi quella pace che solo la natura sapeva darle.
Un ronzio lieve le solleticò l’orecchio, spingendola ad aprire gli occhi.
Una leggiadra libellula colorata di blu iridescente volava davanti al suo viso, battendo rapidamente le piccole ali diafane.
Tese un dito lentamente, con cautela, e la libellula vi si posò.
Sorrise. Com’era bella!
- Ah!- strillò, premendosi contro il tronco dell’albero, sorpresa.
La libellula volò via.
Un tipo strano, dal viso nascosto da un paio di occhiali da sole e dal collo alto di una maglia, la osservava, pendendo a testa in giù da un ramo dell’albero sotto cui era seduta.
Notando il coprifronte della foglia che spuntava dal cappuccio che gli copriva la testa, Kaeru si tranquillizzò.
- Chi sei?- chiese allo sconosciuto, curiosa.
Lui scese dall’albero, riappoggiando i piedi a terra con eleganza.
Era molto alto, notò Kaeru, persino più di Inuzuka-sempai. E sicuramente molto misterioso…
- Io mi chiamo Shiroyame Kaeru, piacere di conoscerti…-
- Aburame Shino.-
La ragazza gli sorrise, gentile. - Fai parte della squadra di Uzumaki-kaichou? Non ti ho mai visto in giro per il campo, Aburame-san.-
Il ragazzo annuì appena scoprendo qualche ciocca di ispidi capelli scuri.
- Sono uno dei tredici di Konoha.- rispose, laconico.
Lei si sollevò in piedi, ammirata.
- Wow, sei uno dei tredici! Noi, venuti l’anno dopo il vostro, abbiamo davvero dovuto faticare per tentare di mantenere il vostro standard. E comunque non ci siamo riusciti... È più unico che raro che ben tredici ninja, tutti appartenenti allo stesso anno, arrivino al livello S di pericolosità prima dei 18 anni. Voi siete una leggenda!-
Lui chinò appena la testa in ringraziamento.
Lei non poté vedere nessun cambio di espressione significativo nel suo viso nascosto ma, chissà perché, ebbe l’impressione che lui stesse sorridendo.
- Sai, anche il mio ultimo compagno di missione è uno dei tredici. Si chiama Inuzuka Kiba-sempai.-aggiunse Kaeru.
Voleva spingerlo a esporsi, in qualche modo. Era troppo taciturno…
Un sopracciglio di lui si sollevò visibilmente.
- Sempai…?-
- Sì, è più grande e più esperto di me. È un sempai… Comunque, lo conosci?-
- Lo conosco.-
- Il suo cane, Akamaru-sempai, è così bello… Io adoro gli animali…- sospirò Kaeru. - Anch’io vorrei averne uno che mi segua ovunque così fedelmente…-
-Ti piacciono anche gli insetti?- chiese lui a sorpresa.
Kaeru sorrise. Forse stava cominciando ad ottenere qualche risultato…
- Sì, mi piacciono tantissimo. Anzi li adoro. Soprattutto le libellule… E a te? A te piacciono?-
Lui annuì.
Poi tese una mano vuota, il palmo aperto rivolto verso il cielo.
Kaeru la guardò interrogativamente.v Lentamente, da sotto una manica, una splendida libellula venne fuori e si fermò sul palmo di lui, battendo appena le sottili ali opalescenti.
Era diversa da quella di prima. Più piccola e colorata di un cangiante verde scuro, simile al colore dei suoi occhi.
Per un attimo, Kaeru si sentì simile a quel minuscolo, elegante insetto…
- È bellissima…- disse in un soffio, spostando gli occhi dall’insetto al viso di Shino.
- È tua.- asserì lui.
- Eh?-
-Ti seguirà ovunque vorrai e potrà esserti utile se desidererai trovare qualcuno. Tutto quello che dovrai fare per lei è consentirle di nutrirsi di un’esigua parte del tuo chakra…-
Kaeru annuì, emozionata.
- Lo farò. La tratterò con tutte le cure, vedrai… -
Con un delicato gesto raccolse l’insetto dalla mano di Shino, tenendola con gentilezza nei palmi chiusi a coppa. - Grazie, Aburame-san. Grazie davvero…-
Il ragazzo non rispose nulla, né sembrò cambiare espressione.
La giovane sorrise. Era poco loquace, misterioso, strano. Ma gentile…
- Kaeru-chan!- chiamò qualcuno e lei riconobbe la voce di Sakura-san, il capo dei ninja medici dell’accampamento. - Dobbiamo andare, Naruto ci aspetta…-
- Ehi, Shino…- aggiunse Inuzuka-sempai, torvo. Non sembrava essere esattamente di buon umore… - Che ci fai qui con la Shiroyame. Non dovresti essere di ronda?-
L’Aburame mosse appena la testa. - Ho finito.-
- Dai, Kaeru, togliamoci questo pensiero. Così finalmente non dovrò più sopportare questo qui…- sbottò Akira, indicando Kiba.
L’uomo rispose con un ringhio canino. - Strega…-
La ragazza ghignò facendolo arrabbiare ancora di più.
Sakura sbuffò, esasperata.
Con una risatina, Kaeru si apprestò a seguirli.
Ma prima rivolse ad Aburame-san, un ultimo sguardo e un ultimo sorriso.
La prossima volta, si prefisse, la prossima volta sarebbe riuscita a vederlo in volto…
E si allontanò con la libellula ancora al sicuro tra le sue mani.

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Capitolo 4
*** Agguato. ***


Era notte fonda.
I rumori lievi della foresta e le risate e i chiacchiericci degli abitanti dell’accampamento risuonavano allegramente nell’aria a dispetto del suono inquietante dei passi pesanti delle guardie che pattugliavano il confine.
Un suono cupo e cadenzato che sapeva di guerra quanto, e forse più, del rumore metallico dei kunai.
Akira stava distesa scompostamente sul ramo di un albero, pensierosa.
Chillan, sulla sua pancia con tutto il soave peso dei suoi almeno sette chili, ronfava, soddisfatta delle carezze ricevute.
Dietro ordine del capo Uzumaki Naruto, potevano andarsene liberamente ma quello strano uomo, così infantile e così adulto contemporaneamente, aveva offerto loro un lavoro.
Vitto e alloggio in cambio delle loro capacità.
Entrare in guerra.
Combattere per e con qualcuno…
Akira non era sicura di esserne in grado. Lei non sapeva neanche il significato di “lavoro di squadra” ed era da quando il Maestro era morto, molti anni fa, che Chillan era la sua unica compagna di vita.
La proposta le sembrava allettante e terrificante contemporaneamente.
Non sapeva che pensarne…
***
Il fuoco scoppiettava allegramente facendo volteggiare nell’aria buia piccoli lapilli incandescenti.
Naruto rideva rumorosamente come al solito, scherzando con Mitsuki e Yukari, che sembravano non sapere con certezza se essere divertite o rispettose.
Kaeru giocava con un insetto di provenienza ignota, che però si sospettava fosse Shino, lasciando che le camminasse sulle dita e appellandolo allegramente con il nome di Shia.
Tenten tentava di consolare, ridendo divertita, un Neji eccessivamente corrucciato per essere stato ripreso da “un capo troppo distratto e impulsivo che i suoi ninja potrebbe controllarseli da solo” come Naruto.
Kiba invece sedeva in un angolo, fissando le fiamme.
Non aveva apprezzato per niente la proposta fatta da Naruto ad Akira di unirsi a loro.
Sembrava aver preso quella kunoichi davvero in antipatia.
E lei, con le sue provocazioni, non pareva volergli rendere più facile l’accettazione…
Sakura trattenne un sorriso, voltandosi a guardare Sasuke, seduto accanto a lei. Non poteva essere più bello, alto e statuario, col fuoco che gli danzava nei capelli…
Si ritrovò a pensare che anche lui all’inizio la odiava. E invece ora…
Strinse discretamente la mano del suo compagno, appoggiata al terreno, intrappolando tra le loro dita qualche ciuffo d’erba umida.
Sasuke si voltò, gli occhi neri e penetranti, un sopracciglio appena sollevato.
Sakura sapeva quanto lui odiasse le manifestazioni d’affetto quando erano in pubblico, ma lui, totalmente a sorpresa, ricambiò la stretta.
Gli sorrise, contenta. Chissà, forse stava davvero riuscendo ad ammorbidirlo…
Ma adesso era lei a desiderare ardentemente che fossero soli…
- Ehilà ragazzi!-
Ino, che si trascinava dietro uno Shikamaru che non sembrava completamente a suo agio, irruppe nel cerchio.
- Dobbiamo darvi un annuncio importante…-
Naruto li guardò interrogativamente. - Dite pure…-
Sakura si ritrovò a sorridere. Aveva già idea di quale fosse la notizia…
Ino si strinse all’uomo, che intanto guardava in aria, apparentemente imbarazzato.
- Non appena torneremo a Konoha, noi ci sposeremo…-
Un vero e proprio boato esplose.
Varie teste curiose, infastidite o assonnate spuntarono dalle tende.
La notizia venne divulgata e tutto l’accampamento si mobilitò.
Chi già dormiva o chi era di guardia venne richiamato.
Bisognava festeggiare i futuri sposi…
***
Akira ascoltava distrattamente l’allegro casino scoppiato nell’accampamento nascere strisciando, raggiungere il suo apice, poi scemare lentamente, fino ad estinguersi del tutto.
La notizia di due futuri sposi tra gli ANBU di Konoha era giunta anche alle sue orecchie, così come i rumorosi festeggiamenti che ne erano seguiti.
Non poteva fare a meno di sentirsi un po’ fuoriposto.
Le persone che vivevano lì erano così affiatate, così a proprio agio insieme..
Le persone che vivevano lì avevano un vero motivo per trovarsi in quel luogo, qualcosa per cui combattere. La loro famiglia, i loro amici, la loro patria…
Lei invece… Lei non aveva nulla e nessuno per cui lottare, nessun motivo valido per unirsi a loro tranne la promessa di un pasto caldo e di un posto asciutto dove dormire.
Lei aveva pensato sempre e solo a sé stessa e a Chillan. E al Maestro quando ancora viveva…
Non era in grado di fare amicizia, di essere gentile o affettuosa, di offrire la sua vita per una causa più grande. E allora che diavolo ci faceva ancora lì?
Sospirò, prendendo la sua decisione.
All’alba sarebbe ripartita…
Chillan miagolò, un verso acuto e preoccupato che lei riconobbe al volo.
- Che succede, piccola?-
Vide i peli sul dorso della gatta sollevarsi in minaccia.
Mosse rapidamente le mani a comporre i sigilli necessari per la tecnica.
- Tecnica dello scambio.- sussurrò e subito avvertì l’ormai abituale cambiamento dei suoi sensi.
L’udito aumentò a dismisura, l’olfatto migliorò, il mondo sacrificò molti dei suoi colori per una visione più nitida.
Chillan non si era sbagliata.
Ora poteva vederli anche lei nascosti tra il fogliame degli alberi, le armi che luccicavano in mano. Poteva udire i loro sussurri ed il frusciare degli abiti sulla loro pelle.
E, a giudicare dall’odore di sangue e morte che si portavano addosso, le guardie ad est dell’accampamento dovevano aver fatto una brutta fine…
Erano numerosi, più numerosi dei ninja che dormivano nella tendopoli lì accanto, e stavano evidentemente tentando di penetrare nell’accampamento.
Molto scorretto attaccare il nemico mentre riposava…
- Chillan, resta qui…-
Akira si alzò e scivolò nelle tenebre, sfruttando appieno le qualità che la sua fedele amica che le aveva ceduto.
Doveva avvertire Inuzuka-sempai.
***
Si trovava in un grande, luminosissimo prato verde.
In giro, a perdita d’occhio, solo e unicamente erba alta spazzata da un lieve vento tiepido che la faceva ondeggiare morbidamente come acqua.
Ma dov’era?
E come era arrivato lì?
E perché Akamaru non era con lui?
Avanzò di pochi passi, senza sapere dove andare e senza nessun senso dell’orientamento.
- Ehi, Inuzuka-sempai!-
Si voltò a guardarla, già sentendo l’irritazione nascere in lui.
Inutile, fastidiosa donna!
Era lì, ritta in piedi, le mani sui fianchi, i capelli sciolti che danzavano col vento. Indossava un kimono lungo fino alle ginocchia, bianco.
- Inuzuka-sempai!- il suo sorriso sarcastico, il tono di scherno nella sua voce, rovinarono l’effetto di candida bellezza che le dava il suo abbigliamento.
- Cosa vuoi, donna?- ringhiò.
- Inuzuka-sempai, svegliati…-
Kiba aprì gli occhi e per un attimo rimase spiazzato.
Il viso che aleggiava davanti al suo era lo stesso del sogno, ma aveva i capelli legati ed un espressione terribilmente ansiosa.
- Che cosa vuoi, donna?- ringhiò con voce impastata dal sonno, ricalcando alla perfezione la frase nel suo sogno.
Si sollevò a sedere.
- Che diavolo ci fai nella mia tenda?-
- Inuzuka-sempai, presto! Dei ninja sconosciuti si stanno introducendo nell’accampamento!-
- Cosa?- urlò l’uomo, scattando in piedi e trascinandosi dietro tutto il sacco a pelo.
- Dobbiamo fare presto. - intervenne Shino, anche lui sveglio e in piedi, probabilmente già al corrente di tutto. - Kiba, io e te andiamo a tentare di trattenerli. Akira-san, sveglia tutti e per primo Naruto.-
Kiba seguì Shino, in silenzio per mantenere l’effetto sorpresa, mentre Akira scattava nella direzione opposta, stringendo i denti per il dolore al ginocchio.
Quella donna, in quella notte, probabilmente aveva salvato molti di loro…
***
Naruto si lasciò sfuggire un gemito lieve dalle labbra mentre uno degli shinobi nemici riusciva sorprendentemente a colpirlo allo stomaco con un attacco di tipo fulmine di media potenza.
Non sentì subito il dolore, quanto più uno sgradevole odore di carne bruciata e il rumore lacerante della stoffa della sua giubba da Jonin stapparsi.
Il bruciore venne dopo, accompagnato dal contrarsi involontario dei suoi addominali indolenziti.
Il ninja di Kumo sorrise. Ma fu il suo ultimo atto…
La ninja girovaga, Akira, lo trapasso da parte a parte con i suoi artigli inumani.
- Tutto bene, Naruto-san?- gli chiese guardandolo con occhi felini.
Lui li trovava inquietanti, almeno quanto quelli di Orochimaru, ma si sforzò di non farci caso.
- Tutto bene, Akira. Grazie!-
La kunoichi gli concesse un sorriso a denti stretti, i canini acuminati ben evidenti.
La sua espressione era animata da una reticente ferocia, come se non fosse molto felice di dover combattere ma ben decisa a difendersi con energia.
Gli piacque.
- Stai attento alla battaglia, usuratonkachi!- gli gridò dietro Sasuke, allontanando un nemico da lui con una spallata.
Naruto fece una smorfia, lanciando un kunai che centrò in pieno lo stomaco dello shinobi, un ragazzo con la pelle scura e i capelli chiari che non aveva all’apparenza più di 17 anni.
Una fitta di senso di colpa strinse lo stomaco di Naruto non appena lo vide accasciarsi a terra, ferito gravemente.
Quante vittime tra le fila di entrambe le fazioni stava provocando quella guerra…
- Non è questo il momento per i sensi di colpa, razza di idiota. Concentrati! - ringhiò Kyubi da dentro di lui.
“Dolce e gentile come sempre…” ironizzò Naruto, pur sapendo che il bijuu aveva ragione.
Con gli occhi della mente vide il demone ghignare…
Lasciò che quel ghigno inumano si espandesse anche sul suo volto.
Si voltò rapidamente, spalleggiando Sasuke e lasciò libero di defluire il chakra della volpe, che lo avvolse in un’aura rossa.
Era il momento ideale per la sua tecnica preferita…
- Kage Bunshin no jutsu!- gridò.
*** La battaglia era agli sgoccioli.
Yukari si deterse il sudore alla fronte con la manica della maglia.
Il suo compito era finito, ora potevano tranquillamente pensare ultimi aggressori rimasti Naruto-kaichou e i suoi.
Il loro accampamento, così faticosamente costruito e così faticosamente difeso era ormai demolito. Cadaveri e feriti giacevano a terra, sia di una fazione che dell’altra e tre persone, tre ragazzi della sua età, sedevano a terra, le espressioni rassegnate e risolute contemporaneamente, trattenuti dai fili di chakra di Sakura-san.
La ragazza provò un filo di compassione per loro, ma solo un po’ e di breve durata. Combattevano e uccidevano i suoi compagni, spinti unicamente da un motivo inesistente.
E’ vero, Uchiha-san aveva fatto degli errori, ma li aveva ammessi, e aveva pagato. Che motivo avrebbe avuto di nascondere quell’ultimo, quello che aveva scatenato la guerra? Se Uchiha Sasuke affermava di non aver ucciso il fratello del Raikage, lei ci credeva!
Yukari si sentì arrossire lievemente, ma scosse la testa per scacciare pensieri molesti.
Sasuke-san era il compagno di Sakura Haruno, e lei lo sapeva bene…
Con un sospiro, si avvicinò al nucleo del conflitto ormai sedato.
***
Naruto represse un ringhio malevolo, riconoscendo il bel viso della kunoichi inginocchiata davanti a lui, trattenuta da tre dei suoi cloni.
- Samui…- lasciò scivolare fuori dalle sua labbra, con disprezzo. - Sei tu a capo di tutto questo? E io che credevo te e il tuo team dei veri ninja. Attaccare di notte come dei ladri…-
La donna distolse lo sguardo, lasciando che ciocche chiarissime le coprissero gli occhi azzurro pallido.
- Siamo in guerra, Uzumaki, dove tutto è lecito.- rispose con fierezza, smentita dal suo sguardo. - E comunque, io non prendo iniziative personali, faccio ciò che mi ordina il Raikage.-
Avvertendo il biasimo che permeava le ultime parola della kunoichi, Naruto lasciò che un po’ della riprovazione che provava scivolasse via.
- Un azione davvero poco degna del capo di una nazione.- commentò Sasuke, accanto a lui, riflettendo anche i suoi pensieri. La sua mano pendeva, quasi senza vita, lungo il fianco, rigata da rivoli di sangue scuro.
- Va da tua “moglie”, teme, e fatti guarire. Non mi servirai a nulla se mi muori dissanguato.- disse Naruto. Poi, occhieggiando al petto nudo del compagno, si concesse un breve ghigno beffardo. - E magari vatti anche a rivestire, che mi distrai tutte le kunoichi.-
Sasuke sbuffò, irritato, ma non tentò nemmeno di ribattere, troppo spossato dal combattimento e dalla perdita di sangue.
Naruto lo seguì con uno sguardo preoccupato mentre si allontanava alla ricerca di Sakura.
- Naruto, cosa ne facciamo di loro?- domandò uno dei suoi giovani sottoposti, di cui al momento gli sfuggiva il nome, indicando Samui.
“Bella domanda. Che ne facciamo di loro?” Pensò il capo delle ANBU, passandosi stancamente la mano sugli occhi.
- Uccidili. Uccidili tutti.- ringhiò Kyubi, ancora eccitato dallo spargimento di sangue appena avvenuto.
Naruto scosse la testa, seccato. Era da quando aveva risvegliato anche la nona coda della volpe, combattendo contro quel bastardo di Madara, che quella stupida volpe si prendeva la libertà di parlargli quando e come voleva. Facendogli anche fare la figura del pazzo quando, a volte, gli rispondeva a voce alta…
“Taci tu” intimò, aggrottando le sopracciglia. “Non posso e non voglio ucciderli. Ci deve essere un modo per usarli a nostro vantaggio.”
Ma quanto siamo magnanimi…” Ironizzò la volpe. “Rimandane uno a casa, allora, e manda a dire al Raikage che ucciderai tutti gli altri se vi attaccherà di nuovo. Intanto, magari, potresti torturarli per ottenere informazioni.
“Tsk. Meschino. Ma in fondo non una cattiva idea. Rimanderò uno di loro dal suo capo a comunicare che alcuni dei suoi uomini sono ancora vivi ma prigionieri. E manderò Samui a essere interrogata a Konoha.” Prendendo la sua decisione, Naruto si lasciò sfuggire un ghigno soddisfatto. “ Ma, prima di tutto devo inviare un messaggio alla vecchiaccia per comunicarle l’accaduto.”
Era meglio ucciderli.” Ci tenne a puntualizzare Kyubi.
L’uomo la ignorò.
- Yukari!- chiamò, adocchiando una bella ragazza bionda non molto distante. La giovane si girò, guardandolo con i grandi occhi cerulei colmi di dubbio. - Vai al lato ovest dell’accampamento e chiedi di Sai. Digli che ho bisogno di lui, immediatamente.-
La ragazza non si diede neanche il tempo di annuire e scomparve con un balzo.
***
Sakura arrossì violentemente quando Sasuke riportò la frecciatina di Naruto sul suo scarso abbigliamento.
Bé, avrebbe proprio voluto vedere! L’allarme li aveva interrotti proprio nel mezzo di ‘piacevoli attività’ e Sasuke si era a malapena infilato i pantaloni per accorrere in aiuto… Invece di ironizzare, quello stupido di Naruto avrebbe dovuto lodarlo.
Si appuntò mentalmente di fargli scontare la battutaccia a suon di pugni appena possibile…
- Che succede, Sakura-sensei?- ridacchiò la kunoichi nomade, Akira, osservando il suo viso arrabbiato con il sorriso malizioso di chi ha capito tutto.
I suoi occhi felini, gialli come ambra e dalle pupille ellittiche, le misero i brividi.
- Ma fatti i fatti tuoi!- le ringhiò contro Kiba, seduto su una brandina della tenda-ospedale proprio di fronte a lei.
Il ginocchio di Akira era livido e gonfio. La frattura era peggiorata per lo sforzo e l’avrebbe costretta ad un mese e forse più di quasi totale immobilità.
I tagli sulla spalla di lui invece si erano riaperti, causando un’ingente perdita di sangue.
Entrambi erano messi malissimo, al limite del curabile, ma Sakura si sarebbe sentita più sicura se avesse potuto vederli anche l’Hokage.
- Ma che cosa vuoi tu, Inu-sempai?- sbottò la ragazza, incrociando le braccia sul petto.
- Come mi hai chiamato?-
- Inu-sempai, carissimo. Anche perché ad un cane ci assomigli davvero…- ribatté lei con ironia provocatoria.
- Guarda che per me è un complimento questo, sai…?- ringhiò Kiba con un tono che lasciava intendere tutto il contrario.
Akira rise, sprezzante, e Sakura sorrise.
Sembravano realmente cane e gatto quei due, e come tali bisticciavano continuamente.
- Si può…?- fece un giovane shinobi facendo capolino nella tenda. - Cerco Inuzuka-san ed Akira-san.-
- Siamo noi.- abbaiò Kiba, ancora nervosissimo.
Il giovane sobbalzò ma non si fece indietro.
- Uzumaki-kaichou richiede che voi siate pronti a partire per Konoha entro domani mattina, in accompagnamento di una prigioniera. Sarete accompagnati da Akimichi Choji.- disse tutto d’un fiato e scomparve fuori come se avesse una gran fretta.
Il silenzio calò nella tenda.
Kiba e Akira si guardavano a vicenda in silenzio, all’inizio sorpresi, poi sempre più atterriti via via che la consapevolezza di dover intraprendere un viaggio insieme si faceva strada.
- E io dovrei dividere cibo e accampamento con questa?- sbraitò Kiba.
- Mi domando come io possa entrarci.- fece la ragazza con voce irritata ma comunque pacata. - Mica faccio parte della squadra di Uzumaki-san…-
- Dopo quello che hai fatto stanotte.- intervenne Sasuke, serio. - Sono più che sicuro che Naruto ti considera una di noi a tutti gli effetti.-
Sakura annuì solennemente e Kiba arricciò il naso in una smorfia leggera, ma non disse niente.
La ninja girovaga sembrò a disagio.
- Ah, ehm, si. Allora ok. - disse. - Dopotutto non mi costa niente accompagnarli fino a Konoha…-
Sakura le rivolse un sorriso lieve.
Naruto era stato più sveglio del previsto mandando proprio loro due in città. Era lieta che avrebbero avuto la possibilità di farsi vedere da Tsunade-sama.
Forse forse avrebbe potuto perdonare a quel baka di Naruto la pessima battuta sul suo Sasuke…
No, non l’avrebbe fatto… Concluse con un sorriso sadico.
***
Una leggerissima pioggia iniziò a cadere sull’accampamento, pungendole guance con piccoli, quasi intangibili, aghi ghiacciati.
Yukari Yamanaka, 20 anni, scosse i lunghissimi capelli biondi, rassegnandosi all’idea di vedere la pioggia scompigliarli.
Erano vari minuti che vagava senza meta per l’angolo ovest dell’accampamento, l’unico quasi non toccato dalla battaglia appena conclusasi.
Sospirò seccata. Come volevasi dimostrare, nessuno in vista.
Sobbalzò quasi quando notò una figura vestita di nero seminascosta nell’oscurità della foresta. Sembrava scarabocchiare rapidamente su di un taccuino appoggiato alle sue ginocchia.
Yukari mosse qualche passo avanti e il cuore le salì in gola, pulsando fastidiosamente contro la trachea, via via che si avvicinava.
Non poteva non riconoscere quei capelli lisci e scuri, quella pelle pallida, l’espressione seria e composta su di un viso perfetto…
Uchiha Sasuke-kun.
Ma che ci faceva lì?
Si fermò a poca distanza da lui, quasi dimentica della sua missione, cercando il coraggio di rivolgergli la parola.
- Cosa vuoi?- le chiese lui cortesemente, voltandosi a guardarla.
La sua pelle era più chiara del previsto, i capelli neri appena più corti. Non era Sasuke-kun, ma era quasi altrettanto bello.
- Sa… Sai-san?- balbettò Yukari, nervosa.
Il ragazzo le sorrise con cordialità, annuendo.
- Naruto-kaichou richiede la tua presenza…-
L’uomo si mise in piedi con eleganza, rivelando una figura slanciata ed armoniosa.
- La ringrazio per l’informazione.- fece, quasi eccessivamente educato, inchinandosi lievemente.
Il piccolo quaderno che il ragazzo teneva in mano venne chiuso ed infilato in una sacca, poi il ragazzo si allontanò di corsa.
Yukari deglutì, tentando di ricacciare giù il nodo che le occludeva la gola.
Aveva visto bene, o il quaderno di quell’affascinante ragazzo, così simile a Sasuke-kun, racchiudeva dei bellissimi disegni?







Sarhita:

grazie mille per il commento. Sono davvero felice che ti piacciano i miei personaggi, anche perché li considero quasi come figli miei XD e sono anche sollevata nel sapere che i personaggi by Kishimoto-sensei sono IC. Io ce la metto tutta, ma non sono sicura di renderli sempre al meglio...

Rispondendo alla tua domanda, ho contato e ricontato i nostri amatissimi per assicurarmi di non sbagliare numero. Sono 13. Credo proprio che tu abbia scordato Sai :). Povero ragazzo... Ma lo amo solo io a questo mondo? XD

 

 

Vaius:

Ahahahah! Sono più che convinta che l'hachibi non se la passerà benissimo al ritorno a casa, anche se ancora non ho propriamente deciso come, quando e se lo fara. Ehm...

Shino, così poco calcolato da Kishi e dai fan, è uno dei miei personaggi preferiti di Naruto (veramente io  ho tantissimi personaggi preferiti ^_^'') perciò sono contenta che apprezzi la sua entrata in scena...

Per quanto riguarda Akira, bè, si scoprirà qualcosina in più di lei tra non moltissimo. E ciò che succederà tra lei e Kiba...chi vivrà vedrà! XD!

 

Spero di trovare i vostri commenti anche a questo nuovo capitolo. Graze e alla prossima.

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Capitolo 5
*** Vita a Konoha ***


Saluti, miei cari, ecco a voi il nuovo capitolo e anche il più... uhm, diciamo contorto va, fino ad ora. E soprattutto quello su cui maggiormente vorrei un parere. Quindi, per favore, commentate e fatemi sapere tutto ciò che pensate sul capitolo, critiche, suggerimenti e, perchè no, complimenti...
Grazie davvero di cuore a Sarhita per il suo commento.
Come vedi non sono poi così rapida ad aggiornare... ^_^''
Per quanto riguarda Shino, bé, si piazza al 5° posto tra nella mia lista dei personaggi narutiani più amati. Per adesso... La mia lista è piuttosta variabile XD.
Spero di sentirti anche per questo capitolo.
Un bacio.








Il tonfo attutito del timbro che premeva sulla carta si propagò nella stanza silenziosa.
Rabbrividì, tendendo le orecchie al silenzio, nella speranza di non udire nessun tipo di pianto infantile. Si concesse un sospiro di sollievo, non sentendo nell’aria alcun rumore a parte quello del suo battito accelerato.
Suo figlio, per la sua disperazione, aveva il sonno leggero, e lui, stanco di fare il lavoro al posto dell’hokage, era stato forse un po’ troppo brusco…
Calò di nuovo il timbro sull’ennesimo documento non letto, pressandolo con cautela nello spazio apposito.
Sbuffò.
Stupida vecchiaccia, sempre in giro a bere sakè e a giocare d’azzardo! Da quando Shizune si era sposata col caro vecchio Genma, poi, e aveva rinunciato al lavoro per dedicarsi alla bambina, tutto sembrava andare a rotoli. E il lavoro pesante veniva scaricato tutto su di lui…
E pensare che lui era sempre stato un uomo d’azione, un forgiatore di giovani menti. Non era fatto per ammuffire in un ufficio timbrando documenti!
Consigliere dell’Hokage? Bah, che fregatura! Gli era suonato così importante quando la vecchia Tsunade gliel’aveva proposto!
L’uomo si passò il dorso della mano sull’occhio destro, stanco e stressato.
Al diavolo i documenti e l’Hokage, pensò appoggiando con menefreghismo i piedi sulla scrivania ed aprendo uno dei suoi amati volumetti, aveva bisogno di rilassarsi un po’!
Mica la sua vita era facile! Padre single, timbratore di documenti ufficiale e…si certo, consigliere della vecchiaccia.
Fu in quel momento che notò un movimento sospetto fuori dalla finestra.
Era un uccello.
Un uccello molto ben conosciuto.
Un uccello d’inchiostro…
Comunicazioni da Naruto.
Si alzò di scattò, facendo cadere rumorosamente la sedia a terra e lanciando un’imprecazione subito dopo.
Il bambino cominciò a strillare nello stesso istante in cui lui spalancava la finestra e l’uccello entrava svolazzando e andandosi a posare sul primo foglio vuoto.
Prese in braccio il neonato e lo cullò lievemente, con una pazienza che fino a sei mesi prima mai avrebbe pensato di avere, tentando di zittirlo.
Quando il pianto spacca timpani si calmò in un gorgogliare contrariato, si avvicinò alla scrivania.
L’uccello si era sciolto diventando parole sparse sul foglio, scritte nella familiare calligrafia elegante di Sai ma con l’inequivocabile tono energico dell’Uzumaki.
Si chinò appena sul pezzo di carta, continuando a cullare il neonato con gesti meccanici, per leggere la missiva.

"Kakashi-sensei,
mi sembra il caso di comunicare che ieri notte siamo stati attaccati. Un gruppo di circa trenta ninja di Kumogakure ha attaccato l’accampamento ma sono stati sconfitti.
Purtroppo, tre dei nostri sono caduti durante la battaglia e l’accampamento è stato praticamente raso al suolo.
Invece, solo quattro dei loro sono sopravvissuti allo scontro e sono stati fatti prigionieri. Non sapendo cosa fare in questa situazione, ho deciso di rimandare uno di loro dal Raikage come messaggero, trattenerne due all’accampamento come eventuale merce di scambio e di far scortare una di loro a Konoha per essere interrogata. Si tratta di una nostra vecchia conoscenza, ti ricordi vero di Samui, la bionda scontrosa con quelle grosse tette? Bene, spero che sarai felice di rivederla! E per favore fammi avere la tua opinione. Secondo te, ho agito bene?"

Kakashi sorrise, smettendo di cullare il bambino ormai addormentato e lasciandolo scivolare dolcemente nella culla.
- Hai agito bene, Naruto, benissimo. Molto meglio di quando mi sarei aspettato da te. Anche se ormai dovrei saperlo che tu sei una continua sorpresa…-
Si reimmerse nella lettura, ormai libero dal peso del neonato.

"Ora, tornando alle faccende serie, a causa di questo attacco ho dovuto rimandare la licenza concessaci dall’Hokage. La mia squadra non l’ha presa tanto bene ma non so che altro fare. Al momento non mi sembra prudente abbandonare questa parte del confine, almeno per un altro po’. Forse chissà, se la situazione si calmerà di nuovo… O magari sarà possibile in futuro far spostare un'altra squadra di ANBU qui e concederci finalmente il meritato riposo…
Non vedo l’ora di tornare dalla mia famiglia…Ti prego, va da loro appena potrai. Comunica che io sto bene, che tornerò presto, appena possibile, e che li amo più che mai.
Stare lontano da Hinata in un momento come questo è davvero terribile, sai Kakashi?
Scusati davvero con lei da parte mia, per averla lasciata sola. Ma lei è così dolce, è così buona che mi perdonerà come sempre.
Comunque, ho rimandato Kiba al villaggio come scorta della prigioniera. In realtà è perché ha perso un enorme quantità di sangue. Vorrei che la vecchiaccia lo vedesse. Puoi assicurartene tu? Con lui c’è anche Choji, che come me è lontano dalla sua compagna e con la scusa potrà rivedere, e una kunoichi nomade che è capitata nel nostro accampamento per caso. Ha un caratteraccio e sembra alquanto maleducata, però ha salvato le nostre vite e vorrei che tu e la vecchiaccia consideraste se farla diventare una ninja di Konoha a tutti gli effetti e poi magari se farle fare il test per entrare nelle ANBU. La voglio tra i miei, niente di più, niente di meno. Ma prima di tutto, fa controllare il suo ginocchio da Tsunade.
Ti allego il rapporto completo stilato da Neji sull’attacco.
Dovrebbe essere tutto.
Salutami tanto Yugao ed il piccolo Sakumo, che ormai dovrebbe già essere nato da un pezzo...
Con affetto,
Uzumaki Naruto."

***
Si pettinava i capelli davanti allo specchio della camera di Kakashi, ancora nuda. Lunghe, lucide ciocche di seta viola ricadevano, sfiorandole le spalle pallide, ad accarezzarle sensualmente le clavicole.
Era bella come una dea, e altrettanto distante.
E negli ultimi giorni sembrava essere ancora più lontana, persa in un mondo che conosceva solo lei…
- Kakashi…- la sua voce fredda, profonda, lo fece voltare.
Si tirò su la maschera, con noncuranza, e si passò le dita tra i capelli ribelli, finendo la sua vestizione.
- Yugao…-
Lei lo guardò coi suoi grandi occhi di gelida ardesia. I denti bianchi si intravidero appena mentre lei si mordicchiava il labbro inferiore.
- Kakashi, sono incinta.-
Il respiro dell’uomo si mozzò in gola. Il cuore aumentò il suo battito.
Era sorpreso. Incredulo. Spaventato.
Felice…
***
Kakashi si concesse un sorriso amaro, lasciando cadere la lettera sulla scrivania.
‘Salutami Yugao ed il piccolo Sakumo.’
Già, lui non poteva esserne a conoscenza…
La corrispondenza con l’accampamento non era mai troppo fitta. Sai era l’unico in grado di mandare messaggi veloci, era troppo pericoloso inviare troppo spesso messaggeri da Konoha all’accampamento e l’ultima permanenza di Naruto in città risaliva a poco più di nove mesi prima.
Non poteva sapere che Yugao era sparita. Che aveva messo al mondo il bambino e l’aveva abbandonato, solo e sprovveduto, a badare al loro figlio.
Kakashi in fondo sapeva fin dall’inizio che sarebbe andata così.
L’ombra di Hayate non era mai sparita dalla mente di Yugao, mai, neanche mentre si concedeva a lui e facevano l’amore disperatamente, per ore.
Era stata una relazione sterile la loro.
Lei non lo amava. Lui non amava lei.
Ma Yugao sentiva il bisogno di colmare la bruciante solitudine che l’affliggeva. Lui l’aveva capito e aveva voluto accontentarla.
O chissà, forse anche lui aveva avuto lo stesso bisogno…
Non avrebbe saputo dirlo.
Sakumo era stato qualcosa di non previsto.
Ma quando lei gli aveva detto di essere rimasta incinta, lui per un attimo, ma solo per un attimo, aveva creduto nella loro relazione.
Durante la gravidanza, forse per le uniche volte da quando si “frequentavano”, erano davvero sembrati una coppia, e, non appena Sakumo era nato, sei mesi prima, e lui aveva potuto guardare quel piccolo viso rosso e grinzoso, aveva capito che l’unica cosa che non aveva mai avuto e di cui aveva sempre sentito la mancanza nella vita, era una famiglia.
Yugao però non era evidentemente della stessa idea. Era fuggita tre giorni dopo e lui non l’aveva più rivista...
Bé, in fondo Kakashi non si poteva lamentare. Era stato effettivamente escluso dalla battaglia in corso, non sapeva neanche più dire la data della sua ultima missione, ed era da sei mesi pieni che non si concedeva un’intera nottata di sonno, ma in fondo era felice.
Sakumo riempiva completamente le sue giornate e i suoi pensieri, impedendogli di provare qualunque tipo di rimpianto…
***
Il viso di Anko si illuminò del suo solito sorriso malizioso non appena i suoi occhi lo misero a fuoco.
- Kakashi, ma tu guarda che sorpresa!- esclamò ironicamente, scostandosi appena dalla porta, permettendogli di entrare. - Qual buon vento…?-
- Ma guarda, oggi ci sentiamo in vena di spiritosaggini, vero Anko?- sbottò l’uomo con ironia.
La donna ridacchiò, allegra.
Kakashi sorrise. Al contrario di lui, anche dopo il matrimonio e una figlia, Anko non era affatto cambiata. E questo lo faceva sentire bene, come ai vecchi tempi...
- Oh, Kakashi! - Iruka sbucò dalla porta della cucina della piccola ma accogliente casa. Un cumulo di lana color pesca, da cui sbucava un soffice ciuffetto di capelli castani, giaceva tra le sue braccia, succhiando rumorosamente da un biberon.
- Ehi, Iruka! Come sta Asari-chan?-
Iruka sorrise con dolcezza alla neonata tra le sue braccia.
- Sta bene, esattamente come ieri, quando l’hai vista l’ultima volta.- scherzò il chunin.
Kakashi scoppiò a ridere. - Ok. Ok, touché. Mi serve che teniate Sakumo anche oggi. - prese una pausa, deglutendo. - Mi è arrivata una missiva da Naruto…-
Iruka si fece serio in meno di un secondo e Anko si avvicinò ulteriormente.
Per un attimo, Kakashi si ritrovò a pensare alla sorpresa che aveva provato quando Iruka gli aveva parlato della loro relazione (a quanto pareva del tutto decisa e gestita da Anko…).
Due persone così diverse, praticamente opposte... Ma insieme avevano funzionato perfettamente.
Erano sposati da un anno e mezzo e la loro figlia, Asari, aveva appena un paio di mesi meno di Sakumo.
- Allora, che ti ha scritto Naruto nella lettera? - chiese Anko, pressante.
- Stanno tutti bene?- domandò Iruka, accigliandosi appena.
- Sono stati attaccati.- sospirò Kakashi. - Di nuovo. Sono morti in tre tra i nostri, purtroppo, ma loro stanno tutti bene. Solo Kiba è stato rimandato qui per una ferita appena più grave. Arriverà a giorni con Choji, una sconosciuta che Naruto ha raccattato per le strade e una prigioniera da interrogare. Devo fare al più presto rapporto a Tsunade ed andare da Hinata a rassicurarla. Non me la sento di scarrozzare Sakumo in giro per la città…-
Iruka annuì, comprensivo. - Capiamo, Kakashi. Sei sempre così impegnato e fare il padre single non dev’essere facile…-
Kakashi ingoiò il disappunto. Non gli era mai piaciuto esser compatito, ma era quasi impossibile irritarsi per la candida, quasi infantile, sincerità di Iruka.
Anko però parve comprendere meglio del marito. Passò il braccio sulle spalle del chunin stringendolo, piuttosto bruscamente, a sé, mozzandogli le parole in gola.
- Per noi è sempre un piacere tenere Saku-chan! Dopotutto è o non è il nostro figlioccio?- affermò con allegra sicurezza.
Kakashi sorrise, staccando il figlio dal suo torace e sollevandolo all’altezza degli occhi.
Il bambino sorrise, mostrandogli il suo unico dentino, e batté le piccole mani.
- Dadada…- gorgogliò.
- Sakumo, adesso papà va via per un po’ e ti lascia con gli zii. Mi raccomando, fai il bravo bambino…-
Sakumo strillò acutamente, mentre passava di mano, venendo accolto tra le braccia di Anko.
Il jonin si sentì quasi in colpa vedendo i grandi occhi d’ardesia del bambino scrutarlo con rabbia e tristezza.
- Dadà…-
- Tornerò presto, Sakumo, te lo giuro. Anko, Iruka, grazie. Tornerò a prenderlo prima possibile…-
Anko agitò una mano in aria, come a scacciare delle mosche immaginarie. - Tranquillo, non c’è problema! A dopo Kakashi!-
Con un sospiro rassegnato, il Ninja-copia spiccò un balzo, diretto verso casa Uzumaki.
***
La guerra durava quasi ininterrottamente da più di quattro anni, fermandosi appena per i periodici, e perfettamente inutili, meeting tra kage.
Molti dei jonin e praticamente tutti gli ANBU erano al fronte e ciò rendeva Konoha inusualmente vuota, triste.
Ma nonostante l’atmosfera lugubre c’era ancora qualcuno di gioioso per le vie della città della foglia.
- Sai, Kakashi, non avrei mai pensato di dirti queste parole, soprattutto riferendole ad Anko, ma io credo di essermene innamorato veramente…- Iruka sorrise timidamente e Kakashi si congratulò con un’ energica pacca cameratesca.
- Complimenti Iruka! Sei riuscito ad accalappiare una delle donne più sexy di Konoha! Ma, per curiosità, come hai fatto?-
Il chunin arrossì appena, grattandosi la nuca con imbarazzo.
- Ma veramente… Sai… Ha fatto tutto lei… Un giorno è piombata dal nulla chiedendomi di uscire e da lì è cominciato tutto. E’ più di un anno che ci frequentiamo abitualmente ed io… Si, io sono davvero felice… Stavo pensando di chiederle di sposarmi, Kakashi…-
Il Ninja-copia sgranò l’unico occhio visibile, sorpreso. Poi si aprì in un sorriso lieve, quasi impossibile da notare a causa della maschera.
- Ne sono davvero felice, Iruka. Se è questo ciò che vuoi, allora fallo e basta.-
- Grazie, Kakashi. E naturalmente vorrei che tu fossi il mio testimone.-
Il sorriso del jonin si allargò appena, impercettibilmente, mentre l’uomo si abbassava in un piccolo inchino.
- Ne sarò davvero onorato, Iruka.-
- Kakashi-san…- Una voce femminile, bassa e atona ma che lui riconobbe al volo. Un corpo sottile avvolto in un kimono grigio fumo, occhi dello stesso colore, lunghi capelli viola.
- Yugao, sei tornata…-
Iruka osservò la donna con curiosità per pochi istanti, poi si congedò con un sorriso, quasi che avesse capito di essere di troppo.
- E’ meglio che io vada, Anko mi aspetta…-
Il silenzio discese tra di loro, mentre Kakashi la scrutava attentamente.
Era cambiata. Quasi invisibilmente, certo, ma era diversa. Sempre bellissima, una dea in terra, ma gelida e lontana come la neve sulla cime delle montagne. Ancora più fredda e indifferente di prima.
Ancora più sola…
- Che ci fai qui? Hai rinunciato ai tuoi propositi di vendetta?-
- E tu, Kakashi? Sempre solo a crogiolarti nel ricordo di Obito e Rin?-
Tono ironico, tagliente. Domanda crudele, che feriva, ma che rappresentava l’amara realtà.
Lei. Lui. In fondo erano uguali. Ugualmente soli.
Erano entrambi folli, nostalgiche creature che inseguivano inutilmente l’ombra di chi non c’era più e che mai sarebbe potuto tornare…
Fu con questi pensieri nella mentre che Kakashi lasciò che la donna gli abbassasse la maschera e gli accarezzasse delicatamente le labbra.
E ricambiò con paritario ardore, senza rifletterci troppo, il bacio rabbioso che lei gli diede.
***
Kakashi si fermò davanti al piccolo portone di legno di casa Uzumaki.
Inciso profondamente sul legno chiaro, il simbolo di una spirale campeggiava sopra il batacchio, a chiarificare l’appartenenza dell’abitazione.
Yugao…
Forse, in fondo, inconsciamente, senza mai rendersene davvero conto, un po’ l’aveva amata.
Ma ormai era troppo tardi.
L’uomo scosse rapidamente la testa per scacciare i pensieri molesti.
Non era certo il caso, ne il momento di perdersi in ricordi!
Con un sospiro lieve, bussò al portone della casa di Naruto e Hinata Uzumaki.





Commento dell'autrice:
Ok, ok, lo so che forse Kakashi potrebbe sembrare un po' OOC,o almeno così è sembrato a me, ma la vita da padre single e "impiegato d'ufficio" mica è facile, soprattutto per un uomo come lui... ^ ^'
Bé, fatemi sapere se ho ragione o se mi sbaglio, e anche qualunque altra cosa...
Bye bye, alla prossima.

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Capitolo 6
*** Vita a Konoha II ***


Salut mes amis,
un ringraziamento velocissimo (sono di corsa ^_^''')a Sarhita per i suoi sempre pronti ed immancabili commenti. Grazie...
Spero che questo capitolo ti piaccia.
Un bacio.









Si mise in bocca qualche tagliolino, masticandolo lentamente e assaporandone con calme il gusto delicato e la consistenza morbida.
Lei non amava particolarmente il ramen, ma quello dell’Ichiraku aveva qualcosa di speciale che glielo rendeva gradito. Poteva capire perché a Naruto piacesse tanto…
Gettò uno sguardo di sottecchi al ragazzo seduto accanto a lei, che trangugiava con foga il suo pasto, quasi immergendosi con il viso nella scodella.
Da quando erano lì, le aveva rivolto a malapena qualche sorriso lucido di brodo.
“Ma è davvero un appuntamento?” si chiese per l’ennesima volta, insicura, non riuscendo più a tenere le sue paure lontane da lei.
Intercettò lo sguardo di Ichiraku Ayame-san. Era divertito e anche un po’ compassionevole e la face avvampare.
- Naruto-kun, certo che quando hai davanti del ramen non ti accorgi più di nulla!-
A queste parole, esclamate allegramente dalla cameriera, Hinata credette di soffocare. Ormai il rossore sul suo viso doveva farla davvero assomigliare a una ciliegia…
Naruto emerse dalla sua ciotola, guardando Ayame con curiosità.
- Eh? Perché?- chiese con ingenuità spaventosa che le fece tirare un sospiro di sollievo.
Ayame scosse la testa, e le rivolse un sorriso di compatimento a cui lei rispose timidamente.
In fondo, si era innamorata di Naruto anche per il suo essere così distratto, completamente senza pensieri…
- Hinata-chan?- la voce dell’oggetto dei suoi pensieri la face quasi strozzare col brodo, mentre la chiamava inaspettatamente.
- Si, Naruto-kun?-
Lo sguardo improvvisamente serio e indagatore, dietro la facciata del sorriso la preoccupò.
- Ti va di andare a fare una passeggiata o qualcos’altro?- le chiese. - Ah, e chiamami solo Naruto, per favore!-
Lei sgranò gli occhi, sentendosi il cuore esplodere nel petto. Lui…lui…stava facendo questo…per lei?
- Oh… Io…io…sì…una passeggiata…sì…- balbettò incontrollabilmente.
- E’ gratis per voi, questa volta.- strizzò l’occhio Ayame. - Ma solo perché sei meno stupido di quanto sembri!-
-Ehi!- sbottò Naruto, incerto se essere offeso o felice.
Lei invece osservò le due ciotole di ramen non finite abbandonate sul bancone del chiosco e non seppe più che pensare…


- Ormai ero davvero disperato, sai? Sakura svenuta, Sasuke ferito gravemente, Kakashi-sensei e Yamato-sensei lontani! Non sapevo più che fare!- urlava il ninja, sbracciandosi in grandi, eloquenti gesti, mimando una battaglia.
Hinata lo ascoltava, divertita da tutta quell’espressività. Naruto, il suo Naruto, era sempre molto vivace quando raccontava, anche un po’ ingigantendole, le sue vittorie…
- Fu in quel momento che formai il rasenshuriken più grande della mia vita!- disse, gonfiando il petto con orgoglio. - Era grande quanto la ruota di un carro, davvero!- esclamò, allargando le braccia in dimostrazione. - Persino Madara ne era spaventato!!!-
La ragazza ridacchiò all’esagerazione. Conosceva bene, come tutti al villaggio, la storia della sconfitta di Madara Uchiha e sapeva bene che “l’enorme rasenshuriken” non aveva fatto altro che attraversare l’avversario senza lasciare alcun danno…
Naruto si fermò, guardandola con una buffissima aria da cucciolo ferito. - Che c’è? Non mi credi? Ti giuro che Madara era impressionato…-
Hinata sorrise con condiscendenza alle vanterie dell’Uzumaki. - Certo che ti credo… Anche se…-
- Si, si, lo so. - sbuffò lui. - Fu quando liberai la nona coda della volpe che sconfissi davvero quell’uomo!- Incrociò le braccia sul petto, con un broncio ostinato in viso. - Ma anche quello fu difficilissimo sai!- sbottò, recuperando energia e slanciando le braccia al cielo. - Non riuscivo a controllarla! Era forte! Fortissima! Non riuscivo a trovare neanche i miei pensieri in mezzo a tutta quella potenza!- Le mani di Naruto sventolarono nell’aria come pale di un mulino.
- Fosti un vero eroe…- commentò con dolcezza Hinata.
Quelle braccia che fino a quel momento erano state sempre in movimento, si fermarono lungo i fianchi del ragazzo.
In silenzio, Naruto, la guardava con inusuale intensità, che le fece distogliere lo sguardo da lui, imbarazzata.
- Fosti tu a salvarmi…-
L’inaspettata frase dello shinobi le fece fermare il cuore.
- I-io…?- balbettò, incredula, tornando a guardarlo. Era indubbiamente falso, assolutamente impossibile, ma le chiuse la gola con un groppo di emozione.
- Si, tu. - confermò lui, solenne. - In mezzo a tutto quel marasma di rabbia, ferocia e forza incontrollabile, riuscii a recuperare un solo pensiero. Tu che gridavi di amarmi, fronteggiando un avversario troppo potente per te. Rischiavi la tua vita, solo per salvare la mia. Mi aggrappai a quel ricordo… Non so perché mi apparve proprio quello, né perché l’effetto fu così potente, ma mi aiutò a recuperare me stesso e, piano piano, a prendere il controllo sulla volpe. Fu straordinario… Terribile, ma straordinario…- Lo sguardo di Naruto, prima perso nei ricordi, tornò su di lei, serio e consapevole. - Ecco perché affermo che tu mi hai salvato. Tu hai salvato tutti…-
Hinata, sbigottita, prese un respiro profondo, poi un altro, tentando con tutte le sue forze di non svenire.
Lei… Lei aveva salvato Naruto? Lei lo aveva salvato come in precedenza lui aveva salvato lei? Non poteva crederci…
- Ehi, ehi, cosa?- esclamò Naruto nel panico e lei si accorse con sorpresa che le lacrime le stavano rigando le guance. - Non piangere, dai! Non volevo. Mi dispiace!-
Le scuse insensate di Naruto la fecero sorridere e commuovere di più contemporaneamente.
Lui si grattò la nuca, così confuso e spaesato da farla ridere di nuovo.
Naruto sorrise di rimando, incerto.
- Certo che sei strana!- disse, poggiandole le mani sulle spalle. - Ma sei forte. Mi piacciono davvero le persone come te. -
Hinata si sentì morire di imbarazzo e gioia, mentre la testa si svuotava di pensieri, riempiendosi del rombo possente del suo cuore impazzito.

Aprì gli occhi lentamente, con cautela, e si guardò attorno, disorientata. Era al caldo, accoccolata in una posizione non troppo comoda, ma neanche spiacevole e il viso di Naruto la sovrastava, guardando un punto indefinito proprio davanti a sé.
Si rese conto con un sobbalzo di trovarsi in braccio a lui e avvampò, imbarazzata.
Naruto abbassò il viso a guardarla e sorrise.
- Finalmente ti sei svegliata…- scherzò, mettendola giù. - Possibile che tu svenga così spesso!-
- Scusami…- fece, amareggiata.
- Naaa… - rispose lui, con allegria smentita dallo strano rossore sulle guance. - Piuttosto… Prima che tu torni a casa… ecco…- farfugliò, indicando villa Hyuga non molto distante. - Potrei… Potrei provare una cosa? Ma attenta a non svenire di nuovo…-
Hinata abbassò il viso verso terra, imbarazzata. L’aveva accompagnata fino a casa, in braccio per di più, e ora la lasciava e con parole pesanti per loro cruda, patetica, verità…
- Che cosa?- chiese a voce bassissima, scoraggiata.
Una risposta non arrivò mai, o almeno non a parole. Né lei la cerco più…
Naruto le sollevò con delicatezza il mento con due dita e, fulmineo, la baciò, strofinando le labbra sulle sue con visibile inesperienza, compensata dall’ardore.
Non seppe mai se fosse stato istinto, o amore, o cos’altro, ma si ritrovò a ricambiare il bacio con uguale passione, stringendosi alle sue spalle con forza.
Lo stimolo a svenire venne dopo, quando finalmente si separarono, entrambi rossi e senza fiato.
Si aggrappò al braccio di Naruto, tentando di recuperare un po’ di equilibrio e lui le rivolse un adorabile sorriso timido.
- E’ stato… wow...! E sapeva di ramen…- commentò, facendola arrossire per l’ennesima volta.
- EHI TU, UZUMAKI! ALLONTANATI DA MIA FIGLIA SE NON VUOI FINIRE MALE!!!- La voce arrabbiatissima di suo padre li fece sobbalzare. - HINATA, VIENI QUI!- - Oh-oh! - fece Naruto, sorridendo preoccupato.- Meglio che io vada… Tu intanto scegli cosa fare domani…- suggerì, agitando la mano in saluto.
Poi scomparve con un balzo…

***
Hinata Uzumaki si portò alla bocca qualche tagliolino, assaporandolo con calma. Quel gesto le riportava sempre alla memoria quel giorno, il giorno del primo appuntamento con Naruto e del loro primo bacio.
Da allora aveva ripetuto quel gesto così spesso che il ramen era quasi arrivato a piacerle…
Ayame la guardava quasi insistentemente, come allora, solo che adesso nei suoi occhi non c’era più traccia di malizioso divertimento, solo tanta tanta fastidiosissima pietà.
E Naruto non era accanto a lei, così concentrato sul suo pasto da scordarsi di ogni cosa.
Lui, il capo della più rinomata delle squadre ANBU, era tenuto lontano da questa stupida guerra e lei, che era inizialmente entrata nella squadra solo per poterlo seguire, adesso non faceva altro che aspettare, almeno per una licenza, per poterlo rivedere.
L’ultima era stata nove mesi e mezzo fa circa. Erano tornati al villaggio, magri, stanchi e scarmigliati ma insieme, e lui le aveva chiesto di sposarlo, così, all’improvviso, senza nessuna premeditazione, né nessun preparativo.
Suo padre ne era stato indignato, ricordò Hinata con un sorriso. Sua figlia primogenita, la prima erede di sangue della casata degli Hyuga, avrebbe sposato un Uzumaki qualsiasi, con un demone dentro, e con un matrimonio di una modestia agghiacciante, per di più!
Ma invece era stato ugualmente bellissimo. Lei era quasi svenuta, pronunciando il fatidico sì davanti all’Hokage e Sakura-san e Ino-san avevano litigato per il bouquet, finito poi sparso per terra, distrutto…
Il giorno dopo erano tutti ripartiti, richiamati al fronte dalla guerra, e lei era rimasta bloccata a Konoha, da sola, impossibilitata a seguirli. L’Hokage le aveva confermato ciò che lei sospettava: era rimasta incinta…
- HINATA-CHAN!-
Hinata sobbalzò, poi sorrise, sorpresa e felice al richiamo inaspettato di una voce a lei molto cara.
***
Akamaru uggiolò piano, scodinzolando, poi cominciò ad abbaiare, eccitato.
Akira sentiva il suo corpo enorme gonfiarsi sotto le sue ginocchia prima di ogni latrato ed i muscoli possenti dell’animale contrarsi per la voglia di cominciare a correre.
- E così siamo arrivati.- disse la ninja girovaga, aguzzando uno sguardo interessato verso il limitare vicino del bosco.
- Così pare. - rispose Inuzuka-sempai, scontroso come era stato durante tutto il viaggio.
Akira sbuffò, ormai totalmente priva della voglia di rispondergli.
Quel caldo asfissiante a cui non era per nulla abituata la spossava anche più della fatica del viaggio e del dolore al ginocchio, ormai di un inquietante colore bluastro.
La porta di Konohagakure spuntò dalla vegetazione quasi all’improvviso, enorme e maestosa nei suoi circa venti metri di altezza.
La sensazione di déjà vu la colpì con la violenza di una valanga e contemporaneamente con tutto il calore di un piacevole ricordo passato che però non sovviene.

- Le vedi, Akira-kun*? Queste porte sono così grandi, così belle per motivo: offrire accoglienza a chiunque giunga in questa splendida città senza desiderio di guerra, anche a due vagabondi come noi. Esse sono il simbolo dell’ospitalità di Konohagakure, calda come il loro clima.-
- Sì, sensei…-
- Benvenuti a Konoha. Per favore, fatevi riconoscere…-


- Chi è là? Fatevi riconoscere!-
La voce brusca di una delle guardie sulla porta la fece sobbalzare e vanificò la sua già inutile ricerca del ricordo perduto.
Sbuffò, infastidita, facendosi da parte mentre Inu-sempai avanzava verso la guardia.
- Sono Inuzuka Kiba, del clan Inuzuka di Konohagakure, membro della squadra ANBU n°17.- disse, secondo Akira in modo stupidamente pomposo. - Quello è il mio cane-ninja Akamaru. E questa bionda, qui, è una prigioniera da interrogare per Hatake-sama-
L’altro loro compagno di viaggio, il ragazzo robusto e silenzioso ma simpatico smise di ficcarsi patatine in bocca e rispose alla guardia.
- Akimichi Choji, del clan Akimichi di Konoha, squadra ANBU 17.-
La guardia annuì e si voltò verso di lei, guardandola fissa e innervosendola.
- Akira, nessun cognome. Sono una ninja girovaga.- rispose, cercando di mantenere neutro il tono della voce.
Gli occhi chiari della guardia di assottigliarono con sospetto e anche l’altro suo collega si concentrò su di lei.
- Non vi preoccupate, ragazzi, è un alleata.- rispose Inu-sempai come se non ne fosse convinto neanche lui. - Ha aiutato nella battaglia contro Kumo ed una protetta della Volpe.-
- Sono una cosa di cosa?- cominciò a esclamare Akira, ma una leggera gomitata nel costato le fece abbassare bruscamente la voce.
Si voltò verso il responsabile dell’oltraggio ma la sua ira si placò vedendo Choji Akimichi scuotere appena la testa con apparente serietà.
Tacque, volgendo uno sguardo dubbioso verso la guardia che la guardò con diffidenza prima di annuire.
- Potete passare, ma tenete d’occhio questa “ninja girovaga”.-
Akira ringhiò sommessamente guadagnandosi occhiate di rimprovero sia da Inuzuka-sempai che da Choji-san.
Finalmente poterono varcare le grandi porte di Konoha che si spalancarono per loro.

Un mondo intero di piccole case colorate e di labirintici vicoli si aprì davanti a loro.
E sopra tutto campeggiava il monte degli Hokage, con i quattro enormi volti scolpiti nella pietra che sembravano osservare il villaggio con sguardo paterno.
Tante, troppe persone tra shinobi e civili, tante quanto lei mai ne aveva viste giravano per le strade, allegre, felici…
-Wow…- esclamò lei, estasiata.
Ai tempi aveva nove anni, i capelli cortissimi e una casacca da uomo, lunghissima, stretta in vita da una cintura.
- Questa è Konoha, la più grande città ninja dei nostri tempi e culla dei più grandi shinobi che siano mai esistiti. Probabilmente la più bella tra tutte quelle che abbiamo visitato… La senti l’energia che la permea, Akira-kun? La senti?-
- Io… Sì, sensei.-
- E’ la Volontà del Fuoco, una forza potentissima e incomprensibile. Solo gli abitanti di questo paese si avvicinano a capirla… Noi possiamo solo immaginare…-
Lei annuì, senza aver per nulla compreso, ma fu ugualmente felice. Ogni parola che il maestro le rivolgeva era oro.
Lei pendeva dalle sue labbra e sempre l’avrebbe fatto.
- Ora andiamo a comprare dei nuovi vestiti per te, Akira-kun. Non potrai indossare per sempre i miei…-
Akira arrossì, beandosi dello sguardo, non affettuoso né paterno, ma comunque qualcosa, che quegli occhi nocciola avevano solo per lei.
Si inchinò, lasciando che la frangia le nascondesse gli occhi. - Grazie, sensei.-
- Ma prima, andiamo a mangiare. Qui, se ancora quel posto esiste, fanno il ramen migliore che abbia mai mangiato, credimi.-
- Io le credo, sensei…-
Allontanandosi con il suo amato maestro, lei fece a malapena caso al bambino biondo, pressappoco della sua età, che li guardava incuriosito. Solo, come in fondo era anche lei…

- Akira-san, tutto bene?-
La donna si riscosse dai suoi pensieri, il cuore il tumulto, gli occhi sgranati.
- Ah, sì, Choji-san, tutto bene. Solo…un ricordo…-
- Ok, se è tutto apposto, io vi lascio. Voglio andare a raggiungere mia moglie…-
- Per favore Choji, porta tu Riccioli d’Oro da Kakashi. Io non posso reggerle tutte e due…- intervenne Inu-sempai, massaggiandosi le tempie con una mano. - Hanno già fatto abbastanza comunella durante il viaggio…-
Samui-san gli rivolse un lungo sguardo omicida ma non ribatté e lei si limitò a salutare la donna con un cenno del capo.
Quando l’Akimichi e Samui si furono allontanati, Akira scosse il capo.
- Choji-san…è sposato?-
- Sì, è sposato. - rispose Inu-sempai, scorbutico.- Perché, ti piaceva?-
- Tsk, sempre più di te, razza di canide! Che razza di domande da fare a una signora.-
- Io non vedo nessuna signora qui. Piuttosto, non che io abbia grande fiducia nelle tue capacità intellettive, ma come cacchio stai agendo oggi? Prima hai rischiato di non entrare in città, e poi ti imbamboli a guardare chissà cosa! Vuoi darmi una spiegazione?-
- Non mi sembra di doverti spiegazioni. Comunque sono già stata qui, anni fa, col mio maestro. E mi sembra di ricordare un luogo diverso, caldo, vivace e colorato. Questo è un freddo e duro deserto…-
Inuzuka-sempai ringhiò apertamente. - Siamo in guerra! Cosa ti aspettavi, i festoni di benvenuto? Questo tuo fantomatico “maestro” non ti ha insegnato nulla?-
Akira si irrigidì, trattenendo l’impulso omicida che la stava cogliendo. - A combattere. A sopravvivere. Ma come ho già detto, non mi sembra di doverti spiegazioni…-
Calò il silenzio mentre lui avanzava, seguito da Akamaru, che continuava gentilmente a trasportarla.
- E comunque perché una volpe dovrebbe proteggermi?- sbottò lei all’improvviso, ringhiosa.
- La Volpe, o meglio la Konoha no Kiiroi Kitsune*, altri non è che Naruto, che ha insistito, ancora non mi spiego il motivo, perché io ti portassi a Konoha e ti scortassi da Kakashi-sensei.-
- Prima di andare da questo Kakashi-sensei, io ho fame. Portami a mangiare il ramen di questo villaggio.-
- Spiegami perché mai dovrei.-
- Perché non hai più voglia di sentirmi parlare, no?- rispose lei, ironica, regalandogli il solito ghigno.
Lui strinse i pugni, ormai al limite della sopportazione. - E va bene, hai vinto. Ma solo perché ho fame anch’io!-

Kiba si immobilizzò, nervoso, non appena vide in lontananza l’eterea figura seduta davanti all’Ichiraku ramen.
Hinata…
Non l’aveva ancora rivista dopo il matrimonio e sinceramente si domandava per quale misterioso scherzo del fato fosse lei la prima persona a dover rincontrare dopo tanto tempo.
Non era pronto…
Non era preparato psicologicamente…
Deglutì a vuoto, scacciando ricordi antichi di gelosie insensate che piano piano prendevano un significato terribile.
Si era innamorato della sua compagna di squadra. E l’aveva capito solo quando Naruto gliel’aveva portata via.
Cioè, l’aveva avuta accanto per anni, senza accorgersi di nulla, guardandola svenire per Naruto senza il minimo risentimento. Ma poi il sogno di lei era divenuto realtà e l’Uzumaki, il nuovo eroe di Konoha, la famosa Volpe Gialla, l’aveva notata, fatta sua e poi sposata.
E lui aveva guardato il loro amore progredire, inerme, da lontano, rodendosi di gelosia.
- Chi è quella donna?- chiese, del tutto inopportunamente, quella dannata nomade, squadrando Hinata con interesse. - È davvero bellissima, complimenti. È la tua amante?-
Kiba ringhiò, colpito in pieno. - No, è soltanto una mia vecchia compagna di squadra.-
- Ma sei innamorato di lei.- osservò Akira, con voce neutra.
Colpito e affondato.
- È una donna sposata.-
- E quindi?- rispose lei, con una, presumeva falsa, ingenuità disarmante, continuando ad infilare il dito nella piaga.
- Se proprio ci tieni a saperlo. - quasi gridò lui. - È la moglie di Naruto Uzumaki la Volpe Gialla, contenta? Ma comunque…- concluse, facendole il verso. - Non mi sembra di doverti spiegazioni.-
Scattò in avanti, lasciando lei e Akamaru dietro le sue spalle.
- HINATA-CHAN! - gridò.
O la va, o la spacca.
***
Occhi grandissimi, pallidi come brina, senza pupilla. I capelli radi, chiarissimi, ancora di colore ancora indefinibile. Restava nella sua culla, tranquillamente, emettendo versi simili al miagolare di un gattino.
- E così è nato. - commentò Kiba, tentando di non suonare troppo atono.
Hinata si illumino di un sorriso splendido, che quasi lo abbagliò.
- Sì, due settimane fa. Somiglia tutto a Naruto, non credi?-
Sì, lui credeva. E forse era per quello che la piccola creatura dal visino grinzoso perdeva parte del suo fascino ai suoi occhi.
- Però ha il byakugan, come te. - commentò.
- Già. Mio padre ne è stato felice. - disse lei. - Già progetta di farlo diventare il nuovo erede della famiglia, se accetto di imporgli il cognome “del nobile casato degli Hyuga”.- guardò il bambino con dolcezza infinita, che gli strinse il cuore. - Però io prendo tempo. Lui resterà Minato Uzumaki finché non sarà abbastanza grande da scegliere da solo…-
- Davvero una saggia decisione…- commentò quell’inutile, fastidiosa nomade intromettendosi in fatti che non la riguardavano.
Hinata la guardò con sorpresa.
- Oh, salve. Chiedo scusa per non averla notata prima. Io sono Uzumaki Hinata e lui è Minato.-
- Si figuri. Io sono Akira e basta. Devo molto a suo marito. Mi ha raccolta per strada come un randagio e mi ha aiutata…-
Hinata le rivolse un sorriso benevolo.
- Sì. Mio marito è fatto così. Ma prego, mi dia del tu. -
Akira sorrise con una dolcezza che Kiba mai avrebbe potuto credere.
- Allora, per piacere, dai del tu anche a me. Il tuo bambino è davvero bellissimo. Dev’essere dura crescerlo da sola…-
-Sì e no. Minato è un bambino molto buono. Ma davvero vorrei che la guerra finisse presto per riavere Naruto con me. -
Kiba guardò fisso il tavolo, cercando di scacciare i pensieri molesti che prevedevano lui che consolava con “troppo affetto” la moglie di un suo amico.
- Oh, ma scusatemi, devo andare a far mangiare Minato-chan. Vogliate scusarmi. È stato un piacere, Akira-san. Passa da casa quando vuoi Kiba-kun…-
Si allontano seguita da due sguardi diversi.
Poi la nomade si voltò verso di lui, senza nessun tipo di scherno sul viso.
- Capisco perché Naruto-san ha scelto lei e capisco perché tu la ami. Quella donna è davvero di una forza straordinaria, pur sembrando così fragile.-
- Zitta e mangia. E muoviti anche, che ancora dobbiamo andare a fare rapporto.- ringhiò lui, il cuore in gola.





*il suffisso giapponese di media onorificenza -kun, pur essendo prettamente maschile, può essere dato anche ad una donna se si trova nella posizione di minore importanza in un rapporto di “superiorità/ inferiorità” come per esempio quella tra “capo/dipendente, sottoposto” oppure, come in questo caso, “maestro/allievo”. (spero di essermi spiegata bene :P)
* Volpe Gialla di Konoha. Da notare che è quasi completamente assonante al soprannome di Minato.

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