Le notti bianche

di Inessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima notte ***
Capitolo 2: *** Seconda notte ***
Capitolo 3: *** Terza notte ***
Capitolo 4: *** Quarta notte ***
Capitolo 5: *** Dalle memorie di un sognatore: ultima notte ***



Capitolo 1
*** Prima notte ***


Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni.

 

(Dostoevskij, Le notti Bianche)

 

 

Le notti bianche

 

 

…Fu creato forse allo scopo

di rimanere vicino al tuo cuore,

sia pure per un attimo?...

 

(Ivan S. Turgenev)

 

 

Prima notte

 

Era una fredda notte di Gennaio. Molto fredda, nonostante la neve si fosse già sciolta. Una di quelle notti, in cui l’inverno sembra aver congelato anche l’aria e la luce.

Il chiarore delle stelle, anch’esso solidificato dal gelo, illuminava flebilmente i tetti della periferia londinese, dai cui comignoli, di tanto in tanto, una nube grigia fuoriusciva, per andar ad oscurare il manto notturno.

Un perfetto ritratto della Londra dei libri, insomma.

Di quella Londra amata dai romanzieri, quel paesaggio emozionante, infondente malinconia.

Io ero nella mia camera da letto, perfettamente ordinata, e mi preparavo ad uscire. Avevo indossato un maglione nuovo, color panna, e dei jeans neri.

Avevo legato i capelli, lisciati con cura. Mi stavo truccando davanti allo specchio, attenta ai minimi particolari.

Mi osservai, una volta che ebbi terminato, pienamente soddisfatta del risultato. Non ero bella, non lo sono neanche adesso a dire la verità, ma in quel momento mi sentivo bene.

Mi catapultai alla ricerca della mia sciarpa, nuova anch’essa. Rovistai tra i cassetti e gli armadi, senza tuttavia riuscire a trovarla, decisi quindi di uscire senza.

Scesi lentamente le scale e, una volta davanti all’ingresso indossai il cappotto lungo, abbottonandolo.

Controllai ancora una volta il mio aspetto allo specchio accanto l’attaccapanni. Mancava qualcosa (la sciarpa, certo!).

Lo abbottonai fino al collo, ma non ero soddisfatta. Volevo essere perfetta.

Lasciai i primi bottoni slacciati, alzai ed abbassai il colletto, senza mai essere contenta della mia figura.

Mancava la sciarpa. Così avevo immaginato, durante la mia lunga giornata al lavoro. Per essere perfetta dovevo indossare quella sciarpa.

Attraversai il salotto, accompagnata dal piacevole rimbombare dei miei stivali sul parquet.

Finalmente la vidi. Era ancora dentro la busta del negozio, abbandonata sul divano di pelle bianca.

Staccai l’etichetta e l’indossai. Finalmente potei sorridere soddisfatta alla mia immagine riflessa.

Uscii quasi di fretta, lasciandomi alle spalle il calore confortevole della mia dimora, riscaldata precedentemente dal camino ormai spento.

Anche quella casa era perfetta. Avevo impiegato ore ed ore a progettare l’arredamento, colori e materiali.

E la trovavo perfetta.

Fu quando il gelo mi sferzò il volto che mi riscossi da quella dolce sensazione di frenetica calma.

Dov’ero diretta?

Mi ero preparata con cura maniacale, per far cosa? Non mi aspettava nessuno, non avevo nessun progetto.

Poi ricordai: ero Ginny Weasley, ed ero una sognatrice.

Fui tentata dal tornare dentro, piangere le mie lacrime amare dentro la vasca da bagno piena di bolle ed andare a dormire, cullata dalla musica, unica vera compagna della mia solitudine.

Ma ormai era fatta, e mi sarei sentita peggio tornando indietro, così mi incamminai, tentando di ripararmi dal freddo pungente.

Mi diressi verso il centro della città, con andatura lenta ma decisa.

Mi chiesi cosa mai potesse pensare di me la poca gente che incontravo per strada. Forse pensava che fossi brutta, o magari che avessi un appuntamento galante, così ben vestita.

E se davvero avessi avuto un appuntamento galante?

Allora avrei camminato più velocemente, avrei fantasticato su cosa dire. Scusa per il ritardo, buonasera…ehi, ciao! Aspetti qualcuno?

Avrei esordito con una battuta ed un sorriso, decisamente! E gli avrei stretto la mano o l’avrei baciato sulla guancia? O magari sulle labbra?

Avrei sfiorato la sua pelle morbida e calda, mi sarei persa nel suo sorriso, sarei annegata nei suoi occhi. Perché avrebbe avuto dei begli occhi. Verdi magari.

Mi avrebbe portata a cena, e poi a fare una passeggiata romantica sul Tamigi. Ci saremmo baciati sotto le stelle, e probabilmente mi avrebbe dichiarato il suo amore.

Ed io l’avrei ricambiato ovviamente, perché lo amavo.

Senza nemmeno accorgermene mi ero già innamorata di quella figura, della quale, solo gli occhi (verdi), mi era concesso conoscere.

Ma io non avevo un appuntamento galante: ero solo Ginny Weasley, ed ero una sognatrice.

Assunsi un’espressione di irreale calma, mentre passeggiavo sul lungofiume, magari proprio nel punto in cui avrei potuto ricevere la mia prima dichiarazione d’amore. La mia unica dichiarazione d’amore.

Un pregio di noi sognatori, è quello di esser capaci di diventar felici o caricarci di adrenalina, solo grazie alle immaginazioni prodotte dalla nostra fervida fantasia. Così io, attraversando quel lungofiume, in un’atmosfera talmente romantica, mi sentivo felice, addirittura i miei occhi brillavano, come se davvero stessi ripercorrendo quei bei momenti vissuti.

Come se davvero qualcuno, nella mia casa perfetta mi stesse aspettando con ansia.

Attraversai il Lambeth Bridge e svoltai a destra, con l’intenzione di costeggiare l’Archbishop Park. Era buio, un lampione si era spento su quella strada.

Quello che vidi poco dopo mi spaventò a morte. Sperai ardentemente fosse soltanto un altro dei miei sogni.

Una figura nera, incappucciata, si dirigeva correndo verso di me. In tempo di guerra, purtroppo, quelle figure dal manto nero erano il peggior incubo della popolazione, ed io ero stata davvero una sconsiderata ad uscire a quell’ora.

Se mi avesse visto?

Avevo già immaginato il mio rapimento, la mia consegna a Voldemort, le mie torture…ma quello che invece successe, credo fosse fuori dalla portata della mia immaginazione.

La figura si tolse il mantello in fretta dando una sistemata ai capelli scompigliati e mi si avvicino, prendendomi sottobraccio e facendomi bruscamente tornare sui miei passi.

Credo che in quel momento il mio cuore avesse preso a correre furiosamente e, Dio sa, quanti improbabili avvenimenti stessero già avendo luogo nella mia mente.

So per certo, ad ogni modo, che arrossii.

Appena svoltato l’angolo, la figura aveva rallentato il passo e, ignorandomi volutamente, stava in ascolto, preoccupato forse che il suo persecutore (ero già arrivata alla conclusione che fosse perseguitato dalla legge) avesse potuto scoprirlo.

-Scusi per il disturbo arrecatole, andrò via presto!-

Sobbalzai. La sua voce aveva fatto accentuare il rossore sulle mie guance. Aveva un timbro bellissimo, basso ma melodioso, e la sua stretta sul mio braccio era calda.

-No, la prego! Resti ancora un po’!-

Mi guardò stupito, puntando i suoi occhi nei miei. Fu allora che lo riconobbi.

Quelle iridi di ghiaccio erano inconfondibili.

-…Malfoy…- sussurrai sul suo viso, mentre la sua espressione mutava dallo stupito all’ironico (la mia mente era troppo occupata a vivere quel momento per poter suscitare in me quel consueto sentimento di disprezzo).

-Weasley!-

Aveva parlato ad alta voce. Ebbi la sensazione che il mio nome, pronunciato dalle sue labbra, mi rimbombasse nel sangue, e non seppi se definirla una sensazione piacevole o spiacevole.

-Dovresti aver paura di me, non chiedermi di restare!-

Lo guardai stupita per qualche secondo, rendendomi conto di quanto avesse ragione, ma la ragione mi aveva abbandonata nel momento in cui l’avevo visto dirigersi verso di me.

-Voglio che resti! Non mi capita spesso di poter trascorrere del tempo con qualcuno.-

Avevo abbassato lo sguardo pronunciando le ultime parole, nonostante un senso di felicità mi stesse invadendo le membra.

La felicità del sognatore? In quel momento, mi dissi di no.

Era reale ciò che mi stava accadendo, non poteva essere solo una delle mie solite utopia.

Ero Ginny Weasley, ed ero (una sognatrice) felice!

Lui mi guardò di nuovo, leggermente divertito. Credo avesse fatto una delle sue solite battute, ma io non la sentii (per tanti giorni avvenire mi rimproverai di quella distrazione).

-Cosa ti fa credere che io sia abbastanza affidabile? Sono un Mangiamorte, ricordi?-

Devo ammettere che, in quella situazione, le mie capacità di sognatrice mi furono molto utili. Non fu difficile per me, ripescare, da una di quelle volte in cui avevo sognato di essere una fuggiasca, o un braccio della legge, una scusa per convincerlo a restare.

-Ma hai avuto bisogno di nasconderti. Non puoi farmi del male. Sarebbe pericoloso anche per te.-

Rise (Merlino, quanto mi piaceva la sua risata).

-Sagace, Weasley!-

Ero compiaciuta. Dannatamente compiaciuta. Già pensavo a quando, da sola nel mio letto, avrei arricchito quegli avvenimenti di piacevoli particolari, avrei sospirato su quanto la sua voce fosse profonda e la sua risata contagiosa (e non lo era).

Perché i sognatori hanno il difetto di non riuscire a vivere, se non nel loro cantuccio immaginario. Non riescono a godere dei momenti reali, troppo impegnati nella loro vita fantastica.

Camminammo per un po’ sul lungofiume, in silenzio.

-Cosa ti porta qui?- chiesi innocentemente, ansiosa di riempire quel silenzio.

-Tante cose. Meno fantastiche di quelle che potresti immaginare.- rispose sollevando lo sguardo verso le stelle.

Sussultai. Perché quel riferimento alla mia immaginazione? Che avesse capito tutto?

Era un uomo intelligente. Capiva le persone. Era perfetto (come la mia casa, come me quella sera).

Ero troppo felice per ricordarmi che fosse un Malfoy e, forse, per una volta, il mio esser sognatrice, non mi avrebbe portato ad una delusione.

Guardai anch’io il cielo, seguendo il suo sguardo. La luna era ormai alta e l’orologio della cattedrale in quel momento suonava l’una.

Quanto corre il tempo quando si è felici!

-Credo sia ora di andare a nanna, Weasley!-

Lo guardai tra il deluso e l’ammirato. Sembrava avermi letto nel pensiero (forse lo aveva fatto, era un esperto di Magia Oscura). Poteva un essere tanto perfetto essere lì con me quella sera?

-Ti prego…-

Lo stavo pregando. Tempo dopo mi sarei disprezzata per quel tono così umile e supplichevole ma adesso, a distanza di tanti anni, ritengo che, potendo tornare indietro, userei il medesimo tono e le medesime parole.

Perché forse, se non avessi agito in quel modo, tutto sarebbe andato diversamente. Ed io in quel momento, avevo bisogno di vivere. Volevo che lui restasse con me, che mi parlasse, volevo restare sveglia, non volevo tornare nel mio mondo, fatto di sogni e fantasie.

Gli presi le mani, stupendomi ancora di quanto fossero calde. Lui era stupito, credo non fosse abituato a simili atteggiamenti e ad una tale vicinanza, non lo sapevo ancora.

-Potremmo rivederci domani, Weasley!- sussurrò sorridendo (quanto era bello!).

-Certo, a domani!- gli strinsi ancora le mani, scuotendole un po’ per suggellare quell’appuntamento -A domani, a domani!-

-Ci vediamo alla stessa ora…laggiù! Vedi quella panchina sul molo?-

Abbassai vigorosamente la testa -Certo, ci vediamo lì! A domani!-

Si sciolse dalla mia stretta, le mie mani rabbrividirono per il freddo, e, voltando le spalle, si incamminò per la sua strada.

Dio, come mi sentivo viva! Ero felice, mi diressi verso casa, con uno sguardo diverso. Se avessi rincontrato la gente vista all’andata, vedendomi così felice avrebbe pensato che il mio appuntamento fosse andato a gonfie vele.

Quell’uomo! Quell’uomo, l’ho visto prima!

-Sono felice!- urlai, rendendomi conto solo dopo di quanto dovessi apparire ridicola. Lui scosse semplicemente la testa sorridendo e continuò per la sua strada.

Iniziai a cantare (anche la canzone che avevo intonato, era già stata la colonna sonora di uno dei miei sogni!).

Tornai in fretta a casa. Dovevo dormire. Si, avrei dormito fino a mezzogiorno, fino alla notte dopo se necessario, così la giornata sarebbe passata in fretta, e avrei potuto rincontrare Draco (avevo iniziato anche a chiamarlo per nome).

 

 

 

 

 

Lungi da me voler imitare il grande Dotoevskij! Ho solo preso spunto dal suo genio e sto utilizzando, grossomodo, la sua stessa suddivisione della storia. Non andrà per le lunghe, saranno solo quattro capitoli, massimo cinque. All’inizio avevo intenzione di farne una one shot, ma poi ho visto che i capitoli riuscivano abbastanza lunghi, quindi ho optato per una storia a capitoli.

Naturalmente spero mi lascerete qualche recensione…mi aiuterebbe davvero ad andare avanti, soprattutto in questo momento (l’ispirazione lascia a desiderare!).

 

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Capitolo 2
*** Seconda notte ***


In quei momenti  io comincio già a credere che non sarò più capace di vivere una vita vera; mi sembra già di aver perduto ogni connotazione, ogni senso della realtà, della verità.

 

(Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche)

 

Le notti bianche

 

 

Ed ecco un'altra volta in sogno, avanti

del medesmo celeste messaggiero

gli appar l'imago, con quel volto stesso,

con quel color, con quella chioma d'oro

con che lo vide pria giovane e bello;

 

(Virgilio, Eneide, libro IV)

 

 

Seconda notte

 

 

-Mi hai aspettato seduta qui da ieri notte, Weasley?-

Sobbalzai al suono della sua voce. Era proprio come me la ricordavo. Nei sogni di quella giornata, quando avevo immaginato cosa ci saremmo detti, non avevo, nemmeno per un attimo, travisato il suo timbro, rimasto impresso a fuoco nella mia mente.

Ero arrivata all’appuntamento con due ore di anticipo, senza preoccuparmi di apparire patetica ai suoi occhi. La felicità e l’intrepida attesa che mi avevano accompagnata durante tutta quella lunga giornata, erano state troppo reali, per permettermi il lusso di sentirmi in imbarazzo.

Come può un’anima sentirsi imbarazzata della propria felicità?

Avevo guardato il tramonto, persa come sempre nei miei sogni ad occhi aperti. Avevo paragonato la luce del sole al chiarore luminoso dei suoi capelli, e il colore dell’acqua del fiume, rischiarato dalle prime luci della luna, al ghiaccio dei suoi occhi.

E mi ero resa conto di essere stata ingenua la sera prima, quando avevo pensato di innamorarmi di uno sconosciuto dagli occhi verdi. Potevano degli occhi verdi essere paragonati a quel sottile ghiaccio penetrante degli occhi di Draco?

Era mai possibile l’esistenza di niente di più bello dei suoi occhi?

-No, sono arrivata da poco!-

Mentii, pur sapendo che lui non mi avrebbe mai creduta. Sorrise infatti con quel ghigno che, ai tempi della scuola (quant’ero inesperta allora!), lo aveva reso insopportabile.

Sedette elegantemente accanto a me, guardando le imbarcazioni attraccate al molo, interessato. Immaginai che avesse navigato molto, che fosse un marinaio esperto, che…

Improvvisamente mi riscossi, rimproverando la mia stoltezza. Potevo mai perdermi ancora nei miei sogni quando, accanto a me, c’era un essere vivo e reale che forse, non aspettava altro che io iniziassi a parlare?

In fondo, non sapevo niente di lui e, per quanto emozionante potesse rivelarsi fantasticare, sentire dalla sua stessa voce il suo racconto, lo sarebbe stato ancora di più.

-Parlami di te, Draco.-

Distolse lo sguardo dalle barche, puntandolo su di me. Nonostante avessi desiderato (sognato) essere scrutata da quegli occhi indagatori, non riuscii ad impedirmi di arrossire.

-Io credo di essere interessato più alla tua storia, Ginevra.-

Non riuscii ad evitare che un’espressione di pura sorpresa, mi marcasse i lineamenti. Mi aveva chiamata per nome.

E, sebbene non l’avessi mai particolarmente amato, pronunciato dalle sue labbra, aveva un suono dolcissimo. Avrei per sempre rinnegato il mio vecchio nomignolo da quel momento, in favore del mio nome per esteso.

Perché lui l’aveva ricordato.

-La mia storia?- chiesi stupita, sperando, per un momento, che credesse che la mia sorpresa fosse dovuta più alla sua domanda -Mi dispiace, ma credo di non avere una storia!- conclusi arrossendo ancora una volta e distogliendo lo sguardo.

Mi sentivo inadeguata. Lui di certo aveva vissuto chissà quali avventure, mentre io? Cosa mai potevo raccontargli io?

Ero solo una sognatrice. Vivevo di storie, ma nessuna che fosse mia. E di certo lui non era interessato ai raccontini di una povera ragazza, vivente nel suo mondo fantastico.

-Quanti anni hai, Weasley?-

-Ventuno!- risposi tentennante, ignorando volutamente la fitta che mi aveva attraversato il cuore, quando aveva utilizzato il mio cognome. Chissà cosa poteva aver pensato. Forse che non mi fidassi di lui?

-Bene, cara (oh mio Dio! Il mio cuore non avrebbe retto!) Ginevra, hai ventuno anni di storia da raccontare! Avanti.-

Sorrisi timidamente compiaciuta e mi concessi un attimo per pensare (che sperai lui scambiasse per una pausa ad effetto) e racimolare ricordi, o meglio, per separare i ricordi reali dai sogni, per rendere il mio racconto il più possibile attinente alla realtà.

Dopo tutto, ero Ginny Weasley, ed ero una sognatrice.

Ed era normale per me, che i ricordi reali si mescolassero a quelli fittizi, tanto che, a volte, nei momenti di malinconia, mi ritrovavo a chiedermi se davvero riuscissi a distinguere la vita vera. Se fossi ancora capace di vivere realmente o se fossi totalmente immersa nei miei sogni.

-Vedi Draco, a mio parere, il mondo, può essere diviso in due grandi categorie di uomini.- esordii con voce sicura, assumendo il timbro gentile di un narratore che si accinge a raccontare la sua opera, arricchendola delle sue emozioni, suscitando nel suo ascoltatore la calma di un bambino totalmente impegnato nell’immergersi in quel racconto saturo di fantasia -Alcuni possono essere definiti come attori della propria vita, altri come semplici spettatori. Ai primi è concesso il privilegio di agire, di esser felici, di sentirsi reali, di…vivere.

Agli spettatori invece, non resta che sedersi. E guardare.

Guardare gli attori che vivono, analizzarli magari, e, perché no, avere con loro, qualche sopradico contatto, senza che questo confonda però i ruoli. Spesso gli spettatori sognano di essere attori, di prendere in mano le redini del proprio destino, alzarsi e distogliere gli occhi dallo schermo, per andare a girare il film della propria vita.

Ma non è il loro ruolo. Non riescono a sostenerlo, e fuggono via. Vanno a rintanarsi nella loro poltrona che, per i più fortunati, si trova nelle prime file, ad accucciarvisi e godersi il film.-

Effettuai una pausa, prendendo il respiro e schiarendomi le idee. Mai avevo parlato così tanto, e così apertamente e, soprattutto, mai avevo avuto la sensazione di essere ascoltata con tanta dedizione.

-Parli come un libro stampato, Weasley! Hai ingoiato un trattato di filosofia babbana, o cosa?-

Mi concessi una breve risata, beandomi del suo tono divertito e registrandolo mentalmente, per poterlo portare con me.

Proseguii senza rispondere alla sua domanda. Per una volta nella mia vita, era qualcun altro ad ascoltare ciò che avevo da dire. Avrei continuato il mio discorso, così come usciva dalle mie labbra, senza nemmeno rendermi conto, a momenti, di ciò che stessi dicendo.

-Io ho vissuto da spettatrice, fino al mio primo anno ad Hogwarts.- annuì con la testa, ad indicare che ricordava quella storia -Quell’anno, uno degli attori, mi ha dato la possibilità di lasciare la mia poltrona. E vivere. Mi ha messo in mano un copione, che mi congiungeva con uno dei più grandi protagonisti, ed io ne ho approfittato.

Ma non era il mio ruolo. Io ero Ginny Weasley.

Prima della fine dell’anno, i veri eroi della vicenda sono arrivati a rimettermi al mio posto. Avevo avuto il mio quarto d’ora di celebrità, adesso toccava a qualcun altro.

Nonostante abbia sofferto, durante il mio periodo da comparsa (perché, infine era tutto ciò che avevo rappresentato), non smetterò mai di ringraziare chi mi ha dato la possibilità di vivere.-

-Lucius Malfoy…-

Stavolta fui io ad annuire.

-Mi credi stupida?- chiesi con calma, come se casualmente stessi facendo un’osservazione sul tempo.

Non mi aspettavo che rispondesse. Ero convinta che mi credesse stupida, o quantomeno pazza. Il discorso che avevo appena fatto, era degno di una mente poco meno che folle.

Passarono alcuni minuti di silenzio.

Osservai il profilo aristocratico di Draco, il suo sguardo era fisso, perso in un punto lontano. Sentivo il suo respiro regolare e potevo vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi aritmicamente.

Lo paragonai ad una scultura greca del periodo classico (in Babbanologia avevo ottimi voti). Giovane e sensuale, nel suo atteggiamento di totale abbandono.

Sentii qualcosa muoversi dentro di me, mentre quella statua marmorea riprendeva vita.

-No, non ti credo affatto stupida. Anzi, ti capisco.-

I suoi capelli erano mossi dal vento. Desiderai sfiorarli con le dita, per realizzare di esser sveglia.

Ma non ero folle fino a tal punto. Non ancora, almeno.

Decisi che era arrivato il suo turno di raccontare, a me non era rimasto molto da dire. Aprii la bocca per dire qualcosa ma lui fu più veloce.

-No Weasley. Hai ancora altri nove anni da raccontare.-

Lo vidi muovere una mano, che andò a posarsi sulla mia. La scossa elettrica che mi attraversò ed il calore che mi salì in viso, riuscirono ad eliminare tutte le mie barriere. E continuai a parlare.

-Non c’è altro. Ho trascorso da spettatrice i nove anni restanti. Iniziai gli studi superiori. Volevo essere un Medimago, ma non mi appassionava come avrei creduto e mi sono lasciata bocciare al primo esame.

Lasciai la Tana: ero diventata una presenza ingombrante ed i miei non erano bravi a nasconderlo, così decisi di cambiare strada, di proseguire gli studi a Londra, in un’Università Babbana. Studio lettere e sogno di diventare una scrittrice.

Trascorro le mie giornate tra studio e lavoro (faccio la commessa in un negozietto a Diagon Alley) e, per il resto della giornata, la solitudine mi tiene compagnia.

Non ho nessuna conoscenza. Ogni tanto mio fratello ed Hermione (si sposeranno il mese prossimo, sai?) vengono a trovarmi.

Ed Harry mi scrive una lettera qualche volta, ma hanno impegni più grandi, lo capisco.

Sai, la guerra...-

Aumentò la stretta sulla mia mano facendo intrecciare le nostre dita. Forse avevo toccato un tasto per lui dolente. Il dolore tanto profondo che mi trasmise con quella stretta, mi convinsi, non poteva che derivare dalla perdita di una persona cara durante una battaglia.

E se avesse perso qualcuno che amava?

Scossi violentemente la testa, scacciando quel pensiero che mi aveva fatto provare una fitta al petto.

 

 

 

La storia di Draco

 

Quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri; il sentimento non si frantuma, ma si concentra.

(Fëdor Dostoevskij, le notti bianche)

 

Cercai disperatamente il suo sguardo, rendendomi conto di voler sapere tutto di lui. Per la prima volta nella mia vita, forse i sogni non bastavano a rispondere alle mie domande, non sarebbero stati all’altezza.

Ma temevo che lui non potesse parlarmi di sé, che qualcosa, o qualcuno, glielo impedisse. E senza rendermene nemmeno conto avevo ripreso a costruire castelli per aria, condotta dalla mia abitudine di sognatrice.

Possibile che il mio destino fosse ormai irreparabilmente segnato? Che la mia vita dovesse consistere nella stesura di lunghe pagine di sogni, di storie, di fantasie? Come poteva un qualunque dio permettere ad una delle sue creature un’esistenza tanto miserevole?

Mi riscossi quando anche l’altra mano di Draco avvolse la mia, creando un delizioso contrasto tra il calore del suo corpo e il gelo di quella notte londinese, minacciante pioggia.

-Se mi permetti di usare le tue stesse parole,- esordì improvvisamente, come rispondendo ad una domanda che nessuno aveva mai posto -anch’io mi ritengo, nient’altro che uno spettatore.-

Lo guardai meravigliata. Non riuscivo a credere che uno come lui potesse ritenersi appartenente ad una categoria tanto infima. Sicuramente si era sbagliato, forse era troppo modesto. Si, doveva certamente essere così.

In quel momento non ero riuscita a comprendere a pieno le sue parole, che avrebbero assunto un significato profondo solo la notte, quando, come sempre, avrei rivissuto alla moviola quei momenti di felicità insieme a lui. Quando, le mie doti di sognatrice, unite alle mie capacità di romanziera, mi avrebbero permesso di analizzarle a fondo e vedere, per la prima volta, un barlume di luce in quel tunnel oscuro, che era per me l’anima di Draco.

Mi sarei avvicinata alla sua anima con i miei sogni, più di quanto avrei mai potuto fare con le mie indagini razionali.

-Ho vissuto tutta la vita addestrandomi per diventare qualcuno ma, a quanto pare, ho sbagliato i miei calcoli. Sin dalla mia prima infanzia, mio padre mi ha educato affinché riuscissi a trovare la mia strada (che coincideva inverosimilmente con la sua) nella società.

Divenni Mangiamorte a soli sedici anni, e fu terribile. Gravavano su di me responsabilità troppo pesanti, che riuscirono solo a farmi smarrire.

Dopo qualche mese dalla mia iniziazione mio padre evase da Azkaban. Me lo ritrovai davanti dopo una missione, fiero di me, come non lo era mai stato.

Fu proprio per non deluderlo che continuai per quella strada e, a poco a poco, crebbero in me le convinzioni (che ancora non mi hanno abbandonato) che la nostra fosse una giusta causa. Divenni il più grande servitore del Signore Oscuro. Ero finalmente riuscito a diventare qualcuno.

Vissi da attore (scusami se continuo ad utilizzare le tue figure) per molti anni. Ero il Mangiamorte più ricercato d’Europa, ero il braccio destro del mio Signore, non c’era luogo dove non mi temessero.-

Senza rompere il contatto tra le nostre mani si voltò verso di me, aspettandosi forse di vedere delle tracce di timore nei miei occhi. Credei di vederlo stupito, quando vide che, al contrario, sul mio viso, faceva bella mostra un’espressione di profonda ammirazione.

Ero ammirata per il coraggio che doveva aver dimostrato, per essere sopravvissuto a quell’orrore. Non riuscivo a rendermi conto che fosse l’artefice stesso degli orrori di cui io, estranea orami alle vicende del mondo magico, avevo solo sentito parlare.

Eppure, con la mia innocenza, ero riuscita a capirlo, e lui ne era rimasto stupito.

-Ma il destino, un giorno, decise di voltarmi le spalle. Tornai a Malfoy Manor, dopo una missione e mi diressi immediatamente verso i sotterranei. Tenevamo dei prigionieri allora.-

Lo vidi sospirare, aumentò la stretta sulla mia mano.

Percepivo il suo dolore, la morsa che stringeva il suo cuore era la stessa che opprimeva il mio. Eravamo così vicini.

Mi sentii tremendamente meschina, mentre prendevo coscienza della felicità che albergava nel mio spirito, per quel contatto così intimo che legava le nostre anime. Lui mi stava rendendo partecipe del suo dolore ed io, riuscivo solo ad essere felice.

Com’ero spregevole!

-Trovai il cadavere di mia madre.-

Stavolta fui io a voltarmi stupita verso di lui. Sentivo gli occhi già umidi ed un nodo mi stringeva la gola, rendendomi il respiro doloroso. Immaginai ciò che dovesse provare lui, e mi sentii affogare.

Era un pregio di noi sognatori. Il nostro immaginare di vivere le situazioni più differenti, permetteva di esser capaci di provare tutte le emozioni umane, come se attraversassero la nostra stessa anima. E, se un attimo prima mi ero sentita felice per essergli vicina, in quel momento immaginai di essermi trovata al posto suo. Trovare il cadavere di mia madre.

Un singhiozzo inconsulto mi sfuggì dalle labbra.

-Avevo ancora le mani sporche del sangue della mia ultima vittima, e sporcai anche il suo viso, reso pallido dalla morte, mentre la accarezzavo.

Venni a sapere tempo dopo che, ad ucciderla era stato un altro Mangiamorte, desideroso di vendetta nei miei confronti.

Iniziò il mio declino. Ero come una fiamma che andava lentamente spegnendosi. Da più di un mese non ricevo ordini dal Signore Oscuro.

Ho fallito.-

Si alzò. Impiegai qualche secondo a rendermene conto, poiché i miei occhi erano offuscati dalle lacrime.

Scattai in piedi, impedendogli di andar via e, guardando quei suoi occhi di ghiaccio, ebbi davvero l’impressione di scorgervi una fiamma quasi spenta. Gli gettai le braccia al collo abbracciandolo convulsamente e piansi, a lungo, sul suo petto.

-A quanto pare abbiamo qualcosa in comune, Weasley!-

Lo guardai senza capire. Cosa mai potevo avere io, povera sognatrice, alla stregua di un parassita della società, in comune con lui? Con una persona che aveva vissuto tanto, che aveva visto tanti orrori?

Che aveva sofferto tanto in prima persona?

-Abbiamo avuto il nostro momento da attori, incitati dalla stessa persona. E, adesso, siamo di nuovo tornati alla nostra poltrona. Non ci resta che stare a guardare.-

Acconsentii, sciogliendolo dal mio abbraccio.

-E’ ora che vada.-

Mi si spezzò il cuore a quelle parole. La solitudine mi stava già, inesorabilmente piombando addosso. Quanto sa essere crudele la vita a volte!

Lo lasciai andare via con la promessa, sussurrata a fior di labbra, di rivederci la notte dopo (A domani!). Tornai lentamente a casa, rievocando i suoi ricordi, che avevo reso miei, immergendomi di nuovo nel mio mondo.

Ero ancora Ginny Weasley, ed ero una sognatrice, mi dissi.

Ciò che ancora non sapevo era che, tempo dopo, il processo iniziato in quelle notti, mi avrebbe fatto rimpiangere il mio mondo dei sogni.

Perché, pian piano, Ginny Weasley, stava risvegliandosi.

 

 

Allora? Troppo filosofico? Troppo noioso? Troppo lungo? Era meglio quando parlavo di kamikaze e maledizioni divine?

 

Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate! In pochi hanno recensito…sto scrivendo così male?! A voi non costa che qualche secondo scrivermi un commento, mentre a me sarebbe immensamente utile! ^_^ Grazie!!!

 

Comunque…è quasi ufficiale che i capitoli saranno cinque, mi è venuta un’idea particolare! Per quanto riguarda la teoria di Ginny e tutto il resto…Dostoevskij non c’entra nulla! Ho fatto tutto io. Voglio solo sottolineare questo punto per evitare che si pensi che stia letteralmente facendo una brutta copia dell’originale. In realtà sto esulando molto, restano solo i punti principali, che mi servono per scandire il tempo.

 

Thanks:

 

Minako-chan: tu sei come me…dove ci sono Draco/Ginny siamo sempre presenti! Grazie per la recensione…spero continuerai a seguirmi!

 

Hermia: Allora…dopo avermi contagiato…ringrazio anche te per la recensione! Mi chiedi se sono una sognatrice?! Beh, in effetti lo sono abbastanza, anche se non ai livelli di Ginny! ^_^ Per quanto riguarda le descrizioni della notte londinese…sai a cosa mi sono ispirata? Alle scene degli spazzacamini di Mary Poppins…^_^ Non crescerò mai! Però sono felice di essere riuscita a rendere l’idea!! Grazie!

 

Shanìka: Ciao!! A quanto vedo la mia pazzia per Draco è contagiosa!! Eh eh…^_^ Credo siamo in due a sospirare ogni volta che il caro Malfoy si ritrova con un capello fuori posto…aaahh! (Come vedi non sei la sola a cadere su Draco anche quando non è il protagonista!) Comunque cosa te ne sembra di questo capitolo?! Grazie tantissime per la recensione…e spero di risentirti durante il corso della storia!

 

Lanya: ti ho già ringraziata via forum! Ho scritto lì tutto ciò che dovevo dirti! Grazie tante anche a te, gentilissima! (Va meglio con la formattazione?)

 

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Capitolo 3
*** Terza notte ***


Oh, com’è insopportabile un uomo felice in certi momenti!

 

(Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche)

 

Le notti bianche

 

Poiché dunque, siamo svegli: seguiamolo,

e lungo la strada ci racconteremo i nostri sogni.

 

(William Shakespeare, Sogno di una notte di mezz’estate)

 

 

Terza notte

 

 

Arrivai ancora una volta con un’abbondante anticipo, la nostra terza notte bianca. L’asfalto era bagnato dalla pioggia e l’aria era gelida e molto umida.

Alitai sulle mani, sfregandole tra loro nel tentativo di ripararmi dal gelo, non riuscendo ad impedire alla mia mente di concentrarsi sul calore che avevo sentito la notte prima, quando Draco aveva intrecciato le sue dita alle mie.

Le strade di Londra avevano perso un po’ di quell’atmosfera magica che le caratterizzava, in favore di un triste paesaggio oscurato dal cielo plumbeo. Solo nel pomeriggio, guardando quel cielo carico di nuvoloni grigi, rischiarati a tratti, in quei pochi punti in cui la luce del sole, caparbia, riusciva a penetrare, l’atmosfera avrebbe potuto definirsi pittoresca.

Ma l’unico aggettivo adatto a descrivere quella notte era triste. Solitamente l’atmosfera rispecchia gli animi degli uomini ma, fino a quel momento, non avevo alcun motivo per ritenermi triste. Forse solo un po’ malinconica (il pensiero della dolorosa vita di Draco non mi aveva ancora abbandonata).

Rimasi in piedi, accanto la solita panchina sul lungofiume, contando sul vecchio campanile i secondi che mi separavano dal nostro appuntamento. Ascoltai con gli occhi chiusi i rintocchi, immergendomi in uno dei miei sogni.

Riuscii a tornare alla realtà, quando un rumore di passi affrettati dietro di me attirò al mia attenzione. Sapevo che fosse ancora presto ma, la mia urgenza di vedere il nuovo compagno delle mie lunghe notti, mi mise addosso un piacevole senso di frenesia.

Chissà cos’avrei scoperto di lui quella notte.

Mi stupii trovandomelo davanti (anche lui era arrivato in anticipo). Ed era felice.

Lo percepii nei suoi movimenti, nel suo respiro, nella sua andatura. Era così entusiasmato! E sorrideva (non avevo mai visto il suo vero sorriso). Cosa poteva essergli successo? Era tanto felice che, anch’io non riuscii a far altro che rallegrarmi.

-L’ho sentito, Weasley! L’ho sentito!-

Nella foga mi aveva afferrato le mani, riuscendo, ancora una volta, a creare due vortici contrastanti nella mia anima: la palpabile felicità del sentire il suo tocco su di me e, allo stesso tempo, l’amarezza per il suo, seppur velato, distacco.

-Che succede? Perché sei tanto felice?-

La mia curiosità, in quel momento, ebbe il sopravvento sul mio timore di dover fronteggiare una spiacevole rivelazione. Draco era felice! Draco era felice dopo tutto ciò che aveva passato! Provai un moto di vergogna per la mia reticenza nel venire a conoscenza della causa della sua felicità.

-Oggi, ho sentito il richiamo! Il richiamo del mio Signore!-

Sorrisi debolmente, mentre il cuore mi si stringeva. La sua felicità era divenuta la mia dannazione.

Sarebbe andato via, lo sentivo. Avrebbe ritrovato la sua strada, avrebbe ripreso il suo ruolo. E a me cosa sarebbe rimasto? Maledissi il mio dannato mondo dei sogni.

Quel mondo che, fino a quel momento, mi aveva permesso di evadere dalla mia esistenza vuota e sentirmi, anche se in modo fittizio, parte di qualcosa. Ero stata così stupida! Aver pensato di poter vivere per sempre in quel mondo!

Non sarebbe mai potuto bastare. Non dopo aver provato, per la prima volta, quelle nuove, seppur brevi, esperienze! Non dopo aver condiviso qualcosa con qualcuno!

Seppur riluttante nei confronti del mio esser sognatrice, mi illusi ancora una volta. Mi illusi che, notando la mia mesta espressione di fronte alla sua felicità, Draco si accorgesse di me, di quella piccola irrilevante figura che gli stava davanti, speranzosa.

Che si accorgesse dei sentimenti che avevano stravolto il mio piccolo mondo fatto di fantasie e di esperienze emozionanti, commoventi, immaginarie, false.

Purtroppo la mia preghiera non fu esaudita, o meglio, non come avrei voluto.

-Sai cosa significa?- mi chiese frenando per un attimo il suo entusiasmo davanti al mio dolore.

Annuii –Che non hai fallito!- dissi con voce mesta, sforzandomi di sorridergli.

-Esatto!- sussurrò orgoglioso e mi diede le spalle, incamminandosi lentamente per il lungofiume. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi, mentre lui andava via senza nemmeno salutarmi. Era una sensazione diversa però, da quella provata la notte prima, quando, tra le lacrime sentivo la felicità provocata dalla sua vicinanza e, in un modo o nell’altro, mi sentivo viva.

In quel momento, era come se la fiamma che stesse riaccendendosi negli occhi di Draco stesse lentamente, ma inesorabilmente, spegnendosi nei miei. Era una sensazione terribile, che lui già conosceva, ma che io avevo solo assaporato (immaginato).

Ma quella fiamma, almeno per quella notte, non era destinata a spegnersi. Draco si era girato leggermente impaziente verso di me, chiedendomi se la vista un basilisco mi avesse pietrificata: non era andato via.

Con il cuore un poco più leggero lo seguii e camminammo a lungo, costeggiando la riva del Tamigi, in quella notte poco magica, ma certamente fredda, di Londra. Ci fermammo dove tirava meno vento, Draco si appoggiò alla ringhiera tenendo lo sguardo fisso sulle luci che si specchiavano sull’acqua.

Lo imitai accarezzando con la punta delle dita il metallo freddo e disegnando distrattamente figure incorporee, ricercando un modo per attirare la sua attenzione, per sentire la sua voce, per provare ancora una volta il brivido dei suoi occhi nei miei.

Fu inaspettatamente lui a girarsi verso di me e parlare.

-Come mai così taciturna Weasley? Sogni ad occhi aperti?-

Evitai di guardarlo stupita, ormai consapevole della sua capacità di leggermi dentro, che ancora non sapevo se attribuire alle sue capacità di Legilimens o ad una semplice, ben nascosta, sensibilità. Sorrisi alla ricerca di una risposta che non trovai.

-Come lo sai?- chiesi solamente, sperando di avere una risposta esauriente che definisse un po’ l’alone (tremendamente magnetico) di mistero che circondava la sua intera figura.

-Tutto di te parla di sogni. I tuoi gesti, le tue parole, la tua voce.-

Annuii fidandomi, forse ingenuamente, delle sue parole.

-E tu sei stato capace di ascoltare.-

-Mi racconterai mai qualcuno dei tuoi sogni?-

Risi brevemente, incredula nei confronti della sua curiosità su quello strambo argomento. Forse, se non fossi stata cosciente della realtà di Draco, se l’avessi ritenuto uno dei tanti abitanti dei miei sogni, sarei stata meno compiaciuta delle sue domande, della sua curiosità nei miei confronti.

Ma sapevo chi fosse, sapevo con chi avessi a che fare, ed iniziò nella mia mente un inesplicabile processo che tentava di dare un senso al suo comportamento in quelle notti. Cercai una spiegazione che lasciasse combaciare le facce opposte di un’improbabile medaglia, che combinasse la mansuetudine e la profondità dell’uomo che avevo accanto, con la ferocia e la violenza di un Mangiamorte, un tempo il più temuto d’Europa, e che non si risolvesse in un sogno.

-Forse, un giorno lo farò! Ti basti sapere che non c’è nulla che non abbia mai sognato. A parte essere un Mangiamorte, forse.-

Mi pentii quasi di aver utilizzato un tono tanto freddo, ma non avevo mai raccontato a nessuno dei miei sogni e non sarei mai stata capace di parlarne con lui che, ero sicura, presto mi avrebbe lasciata per sempre (ero riuscita a scacciare il pensiero per un po’).

La sua espressione assorta non era per niente mutata nei pochi secondi di silenzio che avevano seguito la mia affermazione ed ebbi la sensazione che non mi avesse ascoltato, finchè non notai un impercettibile movimento della sua mano destra. Stava lentamente sfiorandosi l’avambraccio sinistro, che, data la temperatura gelida, era sempre rimasto coperto sotto strati di stoffa.

Immaginai che quello fosse il punto in cui si trovava il Marchio Nero, e fui assalita dall’indomabile desiderio di vederlo (Dio sa, se non stessi iniziando a sognare di essere una Mangiamorte!). Ma come chiederglielo? Si sarebbe sicuramente arrabbiato.

Fu egli stesso, come dimentico della mia presenza ed immerso in chissà quale considerazioni a sollevarsi la manica sinistra, scoprendo un avambraccio pallido.

Mi sentii gelare dal terrore a quella vista. Era terribile. Un grosso disegno scuro, terribilmente somigliante alle conseguenze di una forte ustione, dominava su quella pelle diafana così perfetta. Impallidii e mi costrinsi a chiudere gli occhi per qualche istante.

Solo allora Draco sembrò riscuotersi, e si affrettò a riabbassare la manica. Ma glielo impedii. Ormai, quelle poche capacità razionali che possedevo, non erano più abbastanza forti da impedirmi di commettere delle stupidaggini. Ed io volevo rivedere quel marchio, volevo che lui mi parlasse ancora di sé. E se questo avesse richiesto un po’ di sofferenza da parte mia, avrei sopportato.

Poggiai entrambe le mie mani sulle sue, delicatamente, per paura di una sua cattiva reazione. Accompagni la sua mano destra finchè il braccio non fosse ancora completamente scoperto e rimasi ad osservarlo per alcuni secondi.

Insieme al gelo anche una palpabile tensione sembrava aver congelato l’atmosfera. Sentivo il suo respiro tra i miei capelli ma, per quanto piacevole, mi costrinsi a non pensarci, totalmente ipnotizzata da quel terribile sfregio.

Allungai una mano, fin quasi a sfiorarlo ma mi bloccai in tempo.

-Posso?- chiesi in un sussurro appena udibile, sentendomi improvvisamente come se la voce mi avesse abbandonata, forse congelata anch’essa.

Mi resi conto che il terrore mi aveva abbandonata, soppiantato dall’incredibile fascino che tutta una serie di caratteristiche, misteriose ed inquietanti, possedute da Draco avevano su di me. Sentivo il mio corpo totalmente attratto dal suo, come un magnete. Sentivo la mia anima totalmente attratta dalla sua.

Aveva semplicemente abbassato il capo in un cenno di assenso, rispondendo alla mia domanda. Avvicinai sempre più la mano, lentamente. Ebbi addirittura l’impressione che la distanza tra la punta delle mie dita e la sua pelle si fosse dilatata, così come il tempo in quei frangenti.

Lo sfiorai appena e lui sospirò forte. Ritrassi subito la mano, come scottata, temendo di avergli, in qualche modo, procurato dolore.

Avvampai quando lui afferrò la mia mano, riportandola a sfiorare quel macabro simbolo. Percorsi quella la superficie ruvida, solo sfiorandola.

-Fa male?- chiesi con calma curiosità.

-No.- effettuò una pausa -Fa male solo quando Lui mi chiama. A volte, come stamattina, la sento bruciare appena. Lo prendo come un ordire di allerta.

Solitamente, dopo un paio d’ore arriva la vera chiamata. E allora fa dannatamente male, brucia come la prima volta.-

-Devastante.- sussurrai.

Annuì -Capacità di sognatrice? Credevo non avessi mai…-.

Lo interruppi -Si, ma sono riuscita ad immaginare. L’ho percepito.- risposi non riuscendo a smettere di lisciare il suo avambraccio.

In quel momento il campanile della cattedrale suonò i suoi dodici rintocchi: un altro giorno era ufficialmente iniziato. Draco si irrigidì, mentre la consapevolezza del lungo intervallo di tempo trascorso da quello che lui aveva definito ordine di allerta, si faceva largo nella sua mente.

Erano passate ben più di un paio d’ore, certamente il dubbio di aver avuto solo un’illusione, stava divorandolo. E’ terribile sentire di aver fallito.

E la consapevolezza è peggiore. Io avevo convissuto fino a quell’età accompagnata da quel sentimento, ero cosciente che la mia vita fosse solo un fallimento, ma Draco era riuscito ad illudersi. Essere schiavo di Voldermort era stata l’ancora della sua vita, e lui vi si era aggrappato con tutte le sue forze, in modo da poter affermare di essere un vincente.

Ero convinta, e lo sono ancora, che non fosse completamente colpa sua, ma dell’educazione che aveva ricevuto. Ad ogni modo, non ebbi mai conferma di quelle mie ipotesi, che archiviai in fretta come semplici conseguenze dei miei sogni.

-TI rivorrà tra le sue schiere, ne sono sicura.- affermai voltandomi verso di lui, senza nemmeno sapere da cosa esattamente derivasse la mia sicurezza. Forse ero solo stata spinta dal desiderio di dargli un po’ di sollievo.

Iniziò a piovere lentamente.

-E’ meglio tornare a casa. Non verrò domani se dovesse piovere!-

Annuii stancamente. Ebbi l’impressione che, nel momento in cui la pioggia fosse passata tra noi, anche quel legame così raro, eppure così intenso, si fosse sciolto.

Mi aveva salutato come sempre, con poche parole e nessuna spiegazione, aveva voltato le spalle ed era andato via, seguito dal mio sguardo che, ammaliato, scrutava la sua elegante figura.

-A domani!-

Rimasi da sola, sotto la lieve acquerugiola, consolata solo dalla promessa di rivederci, che non era stata surclassata dalla sua speranza di tornare all’azione.

Ed ero Ginny Weasley, ed ero una sognatrice.

 

 

 

 

Bene, siamo esattamente a metà della storia…che ve ne pare? Questo capitolo, come vedete, è un po’ più breve rispetto agli altri…diciamo che funge un po’ da transizione! Il prossimo riguarderà la Quarta notte bianca, mentre l’ultimo esulerà completamente dal modello di Dostoevskij (parlo soprattutto per chi ha letto il libro).

Ringrazio chi ha letto e recensito, e spero continuiate ad accompagnarmi in questo sogno!

Ringraziamenti:

 

Hermia: Ti ringrazio per la recensione al capitolo precedente e vorrei spendere due parole sul personaggio di Ginny: in effetti la sua personalità può apparire un po’ patetica, ma fa parte del suo esser sognatrice. Il fatto di ritrovarsi spesso, anche se solo in modo fittizio, in diverse situazioni, la rende sensibile a qualsiasi emozione, come se la stesse vivendo in prima persona: ecco perché soffre così tanto ascoltando la storia di Draco. Inoltre è consapevole del suo stato (anche se non si rende conto dei suoi cambiamenti) e questo la porta ad essere sincera con se stessa. E’ sincera con Draco invece, perché vede in lui il primo personaggio reale della sua vita, e vi si aggrappa con tutte le sue forze. Ad ogni modo, credo che molto sarà spiegato nell’ultimo capitolo (parlo come se non fossi io a decidere cosa debba succedere!! ^_^ Beh, mi conosci, sono scostante e a volte inizio a scrivere una cosa e finisco scrivendone una totalmente differente!) Grazie ancora!!

 

Minako-chan: Ehi ciao! Che te ne sembra di questo capitolo? Spero davvero che ti piaccia! Mi ha fatto molto piacere sapere che la storia dei sognatori sia di tuo gradimento (rendiamo omaggio a Dostoevskij!!) e che lo scorso capitolo non ti sia sembrato troppo filosofico (io adoro la filosofia…giusto Hermia?)! Grazie tantissime anche a te!!

 

Lanya: Addirittura parliamo di rasentare la perfezione? Mi sa che sei stata troppo generosa!!! ^_^ Grazie davvero!

 

Mise_keith: Non ci credo, sei anche tu un’ammiratrice del grande Fëdor?!? Io lo adoro da matti, il suo metodo di trattare l’introspezione è secondo me perfetto! Per non parlare delle situazioni descritte in modo eccezionale (a volte ho l’impressione di aver visto coi miei stessi occhi la Pietroburgo ottocentesca)! E…beh, sembrerà assurdo, ma dormo con una copia di Delitto e castigo sotto il cuscino! ^_^’ Grazie tante per la recensione, sono onorata che la mia storia ti piaccia tanto!

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Capitolo 4
*** Quarta notte ***


Ciò che vi dirò adesso, sono tutte sciocchezze, castelli in aria, cose assurde! So che non potranno mai accadere, ma è lo stesso, non posso tacere!

 

(Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche)

 

 

Le notti bianche

 

La mia fantasticheria, dilettandosi di martoriarmi,
s'inebriava sapientemente del profumo di tristezza
che, pur senza rimpianto e senza disgusto, lascia
l'aver colto un Sogno al cuore che lo colse.

 

(Stéphan Mallarmé – Apparizione)

 

Quarta notte

 

Inizia adesso il racconto della fine delle nostre notti bianche, della mia evasione dai sogni, della mia prima esperienza con la vita. E in che modo quelle notti sfumarono in quell’aria umida di una notte d’inverno!

La notte dopo piovve, ma mi recai comunque all’appuntamento, sperando che Draco non tenesse fede alla propria promessa e si presentasse in ogni caso. Mi stavo forse, ancora una volta cullando, nell’illusione che per lui quelle notti, avessero assunto lo stesso vitale valore che avevano assunto per me. Ma, evidentemente non era andata così.

Lo attesi a lungo, fiduciosa, perdendomi in congetture che potessero giustificare un suo eventuale ritardo. Solo quando sentii per la quarta volta i rintocchi delle campane rimbombare nell’aria fredda e perdersi nella pioggia, mi convinsi che non sarebbe venuto e, sconfitta, mi incamminai verso casa, consolandomi nella speranza di rivederlo il giorno dopo.

Utilizzai quel tempo, trascorso sotto la pioggia, sulla riva del fiume, per riflettere. Per ringraziare il cielo per avermi concesso quel fortunato incontro tre notti prima e per sognare il nostro prossimo appuntamento.

Scacciai volutamente, negli angoli remoti della mia mente, in quella zona che qualcuno, un tempo, definì Es, la sgradevole sensazione, il fastidioso senso di insoddisfazione che le mie fantasie mi recavano.

E lo stesso trattamento riservai a quel pensiero fuggevole che, per un attimo, mi aveva colpita. Quel dubbio martellante che mi rodeva, lo stesso che mi aveva colta la sera prima.

Draco aveva sentito il Marchio bruciare, e ben sapevo, che non era una possibilità remota quella che fosse definitivamente stato richiamato dal suo Signore e che per me, sarebbe rimasto per sempre un piacevole, intangibile ricordo.

La notte successiva, incapace di resistere alla tentazione di recarmi col consueto anticipo al nostro incontro, mi avventurai per le strade deserte di quella deserta domenica d’inverno.

Ma fui costretta a stupirmi ancora una volta, accelerando il passo verso la nostra panchina, quando scorsi l’elegante figura di Draco già lì ad aspettarmi. Che gioia mi colse in quel momento! La felicità provata nel notare che fosse arrivato addirittura prima di me, unita al sollievo della sua presenza, crearono una piacevole euforia nel mio animo.

-Sei in anticipo!- dissi con voce allegra. Mi sarei messa volentieri ad urlare per la felicità, già dimentica dell’ombra che incombeva sui nostri incontri.

-Anche tu.- rispose lui semplicemente, regalandomi un sorriso. Era bello il suo sorriso, per quanto stravolgesse poco i suoi lineamenti aristocratici. Gli bastava piegare un po’ l’angolo della bocca per farmi rabbrividire, e i suoi occhi erano illuminati da una strana scintilla che, in un altro tempo, in un altro sogno, avrei anche potuto paragonare al sole battente su una distesa di ghiaccio.

Restammo in silenzio per alcuni secondi. Non sapevo cosa dire.

Anzi, avrei avuto tante cose da dirgli, ma nessuna che mi impedisse di pensare al suo futuro, e di chiedergli che ne fosse stato delle sue vecchie speranze. Ma, allo stesso tempo, inoltrarmi davvero in quel territorio mi avrebbe recato troppa sofferenza.

Fu lui a rompere il ghiaccio.

-Ho ancora sentito il Marchio bruciare.-

Lo guardai addolorata, nonostante mi aspettassi già una simile affermazione. Mi costrinsi a convincermi che così dovessero andare le cose, che da qualche parte, in un libro chiamato Destino, era scritto che lui sarebbe andato via, lasciando a me solo i miei cari sogni.

-Non è arrivata la chiamata, se è questo che ti chiedi, e non posso recarmi al suo cospetto.-

Continuai a barricarmi nel mio silenzio, nonostante fossi un po’ risollevata. Sentii che, se avessi aperto bocca, avrei potuto dire qualcosa di spiacevole, ed allora lui mi avrebbe scacciata scandalizzato. Ad ogni modo, lui sembrava aver qualcosa da dire quella sera, e non gli pesò il mio silenzio.

-Ero il migliore, ma anche i migliori possono avere dei periodi difficili. Perché non darmi un’altra possibilità? Nott ha avuto un periodo buio, ma non l’ha abbandonato! L’ha richiamato a sé!

E Draco Malfoy vale di più, certamente.

Forse aspetta di affidarmi un compito degno della mia esperienza! Si, dev’essere cosi!-

Seguirono alcuni secondi di silenzio, in cui ebbi l’impressione che Draco stesse cercando di convincere se stesso delle sue teorie. Evitai di guardarlo, preferendo dedicarmi alla luna, nascosta dietro una nuvola, che creava delle strane forme sull’acqua del Tamigi.

Draco si alzò, come colto da un improvviso pensiero, invitandomi a seguirlo sul lungofiume. Camminammo per un po’, ognuno immerso nei suoi sogni.

Ormai, mio malgrado, avevo iniziato a credere che anche lui facesse parte della mia categoria. Tutte quelle speranze, tutti quei progetti sulle sue missioni, mi avevano portato a capire che avesse quantomeno bisogno di sognare. Un bisogno vitale ed impellente.

Ed io volentieri gli avrei regalato uno dei miei sogni.

-A volte mi domando…- esordì sottovoce, con quel timbro rassicurante che avevo imparato ad attribuire ai suoi ricordi -…se non sia più opportuno che impieghi le mie energie in qualcos’altro.-

Si fermò guardando verso me, ma io non ero riuscita a capire.

Mi afferrò le spalle, un po’ rudemente, facendomi arrossire, nonostante mi fossi ripromessa di non dimostrargli in alcun modo quanto effetto mi facesse ogni suo gesto.

-Se Lui non dovesse più chiamarmi (ed ormai ne sono certo), avrei dedicato la mia vita a nulla! Ma se già dal principio avessi dedicato me stesso a qualcos’altro, o a qualcun altro…forse adesso non sarei solamente un fallito.-

Annuii debolmente leggermente scossa, senza essere sicura di aver afferrato ciò che lui volesse dire.

-Se avessi dedicato la mia vita a qualcuno…-

Sentii i suoi occhi di ghiaccio affondare nei miei, ed il mio cuore mancò un battito. Forse iniziavo a capire. Sentivo già la frenesia scorrermi nelle vene, e non importava quante volte mi ripetessi di smettere di illudermi, avevo già iniziato a sperare.

-Se avessi davvero amato qualcuno…come amavo mia madre!-

Fu allora che non riuscii più ad arginare le mie emozioni in subbuglio! Mi convinsi che l’unico modo per convincerlo a restare, fosse dirgli tutto. E l’avrei fatto! Proprio adesso che sembrava ben disposto! Proprio nel luogo che qualche sera prima avevo immaginato come scenario della mia prima dichiarazione d’amore!

Mi attraversò il dubbio che non fosse adatto quel luogo, che avessi dovuto trovarne un altro, dove nessuno dei miei sogni si fosse già svolto, ma non c’era tempo! Non avrei resistito ad aspettare tanto!

-Draco…- scoppiai a piangere, come una bambina, appoggiandomi al suo petto. Lui era stupito, lo sentivo, ma mi abbracciò.

Mi stava abbracciando! E forse…forse…!

-Sarà anche uno dei miei sogni, Draco…- dissi sollevando la testa e guardandolo negli occhi, riuscendo miracolosamente a frenare le mie lacrime -…ma ti amo!-

Sgranò gli occhi e rimase interdetto a fissarmi per un attimo, senza lasciarmi andare. Poi sorrise.

-Sai, Ginevra…credo di poterlo accettare! Anzi, ne sono certo! Già la sensazione di essere un fallito mi ha abbandonato!-

Iniziò a piovere. Grosse gocce iniziarono a posarsi sui nostri visi sorridenti, mescolandosi alle lacrime capricciose che avevano ripreso a scorrermi sulle guance.

Per la prima volta in vita mia, potevo affermare di essere davvero felice. Ero totalmente in balia di emozioni così violente, così reali!

I capelli mi si erano incollati ai lari del viso e, con stupore, sentii Draco scostarmeli con le mani e chinarsi verso di me. Intuii le sue intenzioni, spaventata ed al tempo stesso eccitata! Oh mio Dio! La vita era entrata prepotentemente nella mia esistenza, lasciandomi spiazzata.

Sentii il tocco delle labbra di Draco sulle mie. Ero scossa da mille sensazioni violente, i miei sensi, forse un po’ assopiti, ne erano già sommersi.

Il sapore della pioggia, improvvisamente si era fuso con il sapore di Draco, col sapore delle sue labbra. Sentivo al tatto la pelle ruvida delle sue mani, i suoi vestiti bagnati. Affondai le dita nei suoi capelli, anch’essi zuppi di pioggia.

Dio, era quella la vita?

Mi strinse maggiormente a sé approfondendo il nostro contatto, al quale risposi, con un istinto che non sapevo di possedere, con tutta la passione che avevo in corpo.

Fu in quel momento, mentre ero attraversata da quelle sensazioni violente, che sentii qualcosa di indefinito spezzarsi irreparabilmente dentro di me.

Fu egli stesso a rompere il nostro contatto, appena un attimo prima che restassi senza fiato. Il cuore correva all’impazzata nel petto ed ebbi l’impressione che, da un momento all’altro, sarebbe esploso. Non riuscivo a respirare, e mi aggrappai ancora alle sue spalle.

Avrei potuto per sempre vivere il quel modo!

Avevo smesso di odiare la vita, Dio, il destino!

Avevo persino smesso di maledire il mio mondo dei sogni che, paradossalmente, mi aveva portata alla vita in una notte londinese degna di un romanzo, che ormai appariva tanto lontana.

 

 

Il mattino

 

(…)

Domani la mattina

Sarà serena e lieta.

Questa vita è perfetta:

cuore, sii dunque saggio.

 

Sei tanto stanco, tanto.

Batti più sordo e lento.

Lo sai, ho letto

che le anime sono immortali.

 

(Anna Achmatova, La porta è socchiusa)

 

 

Camminammo, stretti l’uno all’altra, fino al mattino. Il primo mattino felice della mia vita. Sentii i nostri cuori battere all’unisono, respirai aria dalle sue labbra. Era meraviglioso!

-Guarda, il sole sta sorgendo!- urlai, per la prima volta nella mia vita, felice al nascere di un nuovo giorno.

Imparai a conoscere le sfumature che i raggi sanguigni dell’alba formavano sui suoi capelli, mentre il colore dei suoi occhi diventava più chiaro, assumendo le stesse tonalità dell’acqua del fiume.

Averlo vicino, tangibile era una sensazione indescrivibile.

Fu un attimo.

Vidi improvvisamente il suo volto tramutarsi in una maschera di dolore e gelai sentendo il grido che uscì dalle sue labbra. Mi allarmai, tentando di capire la causa di un dolore tanto devastante. Improvvisamente ricordai, e la paura mi gelò il sangue nelle vene.

Devastante.

Fu quando il suo braccio destro corse a stringere il sinistro che ebbi la brutale conferma di avere presupposto correttamente. Cosa ne sarebbe stato di me? Ero abbastanza sveglia da riuscire a non illudermi, a non sperare.

-Devo andare, Ginevra! Lui mi sta chiamando.- riuscì a dire, la fronte imperlata di sudore -Mi dispiace!-

L’ultima cosa che vidi fu la sua espressione che, nel dolore, apparve paradossalmente serena, poi si smaterializzò. Ebbi comunque la certezza che avesse ritrovato la sua via.

Incapace di ritornare a casa, continuai a camminare su e giù per il lungo fiume, guardando la mia felicità frantumarsi in miliardi di pezzi ed andarsene via per sempre. Il cuore divenne pesante e il respiro doloroso.

Mi era stato regalato un solo attimo di felicità, che mi avrebbe accompagnata, quasi come una persecuzione, per tutta la vita. Il colore del cielo mi ricordava adesso solo il sangue, quel sangue che sembrava sgorgare a fiumi dal mio sguardo.

Tentai di sognare qualcosa, ma mi riuscì doloroso, e quasi impossibile.

Cosa ne sarebbe stato della mia esistenza?

Ero sempre Ginny Weasley…ma ero ancora una sognatrice?

 

 

 

 

Che ve ne pare? Sono stata davvero molto indecisa sulle ultime scene! Spero che vi piaccia, anche se io non ne sono molto convinta…

Aspetto i vostro commenti, e magari le vostre critiche!

Vorrei ringraziarvi tanto per le recensioni allo scorso capitolo!! ^_^ Non mi aspettavo fossero così tante!! Grazie!!!!

 

Nisi_corvonero: Come vedi avevi ragione su Ginny, credo sia rimasta irrimediabilmente scottata! Per quanto riguarda Dostoevsij…non posso fare a meno di consigliarti di leggerlo!! Non te ne pentirai!! ^_^ Grazie tante, sei stata gentilissima davvero!!!

Kitsunechan: il fatto che hai letto i precedenti capitoli tutti d’un fiato mi fa capire che forse non erano così pesanti come pensavo…che sollievo!! ^_^ Anche a me piace molto la filosofia ma……non aspetto con impazienza l’inizio della scuola!!! L Grazie tante anche a te!!

Shanìka: Ti rispondo adesso ad entrambe le recensioni! Sinceramente non so perché faccio soffrire tanto Draco…forse perché secondo me E’ un personaggio che soffre, solo che gli altri sono troppo impegnanti a biasimarlo per accorgersene! (Ti evito le mie speculazioni filosofiche sul 6° libro, anche perché vorrei evitare lo spoiler!) Non ho usato un capitolo a parte (anche se avrei dovuto), per il semplice motivo che mi riesce difficile scrivere capitoli troppo lunghi…finisce sempre che mi perdo! Grazie tante!!!! (P.S.: per quanto riguarda i capelli di Draco…quando non ha i capelli tirati col gel...qual è la prima cosa che ti viene in mente di fare?!?! ^_^_^)

Hermia: Grazie tante!!! Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!! Adesso aspetto io il tuo aggiornamento!!!

Minako-chan: Ginny Mangiamorte?! Ti risponderò nel prossimo ed ultimo capitolo in proposito a questa domanda! Come ti sembra questo capitolo? Grazie tante!!

Acchan: Ringrazio tanto anche te per la recensione! Sono felice che la storia ti piaccia…spero continuerai a farmi sapere!!

Mise_keith: rispondo alla tua osservazione sul mio modo di trattare il personaggio di Draco, con una citazione che sicuramente riconoscerai: Tutto dipende dalle circostanze e dall’ambiente in cui si trova l’uomo. Tutto è determinato dall’ambiente, l’uomo per se stesso non è nulla!! (Delitto e Castigo…tanto per cambiare!!) ^_^ Ti ringrazio tanto per i commenti e…….concordo: quei due sono fatti per stare insieme!!

Chanellina: Grazie!!!! Davvero, mi fa molto piacere che la storia ti piaccia tanto!!! Come ti sembra che proceda?

 

 

 

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Capitolo 5
*** Dalle memorie di un sognatore: ultima notte ***


Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! E’ forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?

 

(Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche)

 

 

Le notti bianche

 

 

 

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Questa che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,

sorda, come un vecchio rimorso

o un vizio assurdo. I tuoi occhi

saranno una vana parola,

un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina

Quando su te sola ti pieghi

nello specchio. O cara speranza,

quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla.

 

Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Sarà come smetter un vizio,

come vedere nello specchio

riemergere un viso morto,

come ascoltare un labbro chiuso.

Scenderemo nel gorgo muti.

 

(Cesare Pavese, Verrà la notte e avrà i tuoi occhi)

 

 

 

Dalle memorie di un sognatore:

 

Ultima notte

 

Chiudo lentamente il libro sulle ginocchia, concedendo finalmente ai miei occhi un po’ di riposo. Lascio che le dita scorrano sulla copertina. Ne seguo il contorno azzurro, e traccio lentamente le lettere del titolo.

Le notti bianche, Fëdor Dostoevskij.

Comprai questo libro ad un mercatino dell’usato, a Londra, molto tempo fa, in un’epoca che sembra ormai appartenere ad un’altra vita. Ricordo solo che mi incuriosì il titolo e, sfogliandolo, rimasi sorpresa dalla cura dimostrata dal suo ex-proprietario, e dai molti passaggi sottolineati lievemente a matita.

L’ho letto tante e tante volte, ed ormai ogni singola parola è impressa a fuoco nella mia mente. Non so chi fosse l’uomo che lo scrisse, ma sono certa che fosse un genio. Solo un genio avrebbe potuto trasmettere con le sue parole così tante emozioni.

Ad ogni modo, la storia narrata tra queste pagine, sembra rispecchiare in modo inverosimile quello che è stato uno scorcio della mia vita. O, per meglio dire, l’inizio della mia vita.

Esattamente come il sognatore di questo breve romanzo, anch’io ho vissuto le mie notti bianche, che hanno lasciato un segno indelebile nella mia anima e che mi hanno irrimediabilmente trasformata.

Sono stata anch’io una sognatrice, ho vissuto gran parte della mia vita fuggendo la realtà e riparandomi nei sogni, dai quali sono stata bruscamente costretta ad evadere, nel giro di poche fredde notti d’inverno.

Adesso sono Ginny Weasley, ed ho smesso di sognare.

Ho smesso di sognare la notte che Draco è andato via per inseguire la sua vita, per adempire al suo ruolo di attore, come avrei detto a quel tempo.

Ho trascorso anni a bramare la vita e, quando questa è prepotentemente entrata nella mia nicchia, ho iniziato a rimpiangere il mio mondo, quando ho scoperto quanto la realtà fosse dura, e quanto insignificante fosse una vita priva di sogni.

Riuscii a sopravvivere a questa amara scoperta, solo grazie ad una forza che non avrei mai sospettato di possedere, che mi accompagnò nei miei primi approcci con la vita reale, fino a rendermi finalmente soddisfatta di me stessa, come mai lo ero stata.

Fin quando le sensazioni fittizie non divennero reali, fin quando non riuscii finalmente ad affermare di vivere.

Solo allora, a distanza di un anno dalla mia ultima notte bianca mi concessi di ritornare sul luogo della mia storia, per poter finalmente analizzare con la più lucida razionalità ciò che ero stata e ciò in qui mi ero trasformata.

E la scoperta di aver finalmente abbandonato quel mondo fu straordinariamente piacevole.

Ho finalmente imparato a vivere, e adesso, nonostante la porzione di cielo stellato a me visibile, sia ostacolata da spesse grate, ho la possibilità di guardarmi alle spalle, e non vedere sulla strada percorsa nessun rimpianto.

Sollevo lo sguardo su Draco, seduto sul pavimento, con la testa sulle ginocchia. Sembra terribilmente debole così, rannicchiato su se stesso, ma ho ritenuto più opportuno lasciarlo per un po’ solo con i suoi pensieri.

Il misterioso protagonista delle mie notti, il principale responsabile della fine dei miei sogni. E’ tornato.

E’ tornato in un’altra fredda notte, consapevole di essere un vinto e confermando le mie supposizioni, che lo vedevano solamente come un altro schiavo dei sogni. Non cosa lo abbia fatto tornare indietro, anch’egli finalmente sveglio e semplicemente intenzionato a vivere.

Mi fu necessario del tempo per accettare il suo ritorno, e per imparare a fidarmi lucidamente di lui, ma credo di aver scelto giustamente, avevamo entrambi una vita da costruire e molto tempo da recuperare.

Iniziò quindi la nostra storia, che ci vedeva unici protagonisti. In un certo senso, un sogno divenuto realtà. Una realtà carica di emozioni violente, prive delle tipica attenuazione caratteristica delle illusioni.

Eravamo noi, ed eravamo reali.

Adesso credo che Draco si sia addormentato, tanto è immobile. Mi sollevo da terra, tentando di evitare il minimo rumore e, accovacciandomi davanti a lui, gli scosto i capelli dalla fronte.

Alza la testa e mi guarda, con quelle iridi grigie in questo momento così espressive. E’ angoscia il sentimento che prevalentemente riesco a leggervi, ma non mi è concesso il privilegio di aiutarlo, quindi mi limito a portare le braccia dietro la sua nuca inginocchiandomi.

Restiamo così per pochi minuti che sembrano essere un’eternità. Sento il suo respiro greve sul mio seno e la consistenza dei suoi capelli sulla guancia e non riesco ad impormi di lasciarlo andare.

La vita è stata crudele con lui. Ha dovuto fronteggiare a soli sedici anni, una realtà troppo dura per chiunque, che gli ha imposto di uccidere altri esseri umani, mentre tutti gli altri, io compresa, eravamo impegnati a giocare a Quidditch, e per questo è stato condannato.

Non sto tentando di difenderlo, ho chiuso con i sogni. Semplicemente non sono il giudice adatto a biasimarlo, e credo nessun altro abbia una tale facoltà.

Eppure entrambi ci troviamo qui, prigionieri ad Azkaban.

Una sognatrice ad Azkaban, chi l’avrebbe mai detto?

Una notte degli Auror hanno fatto incursione in casa mia arrestando entrambi. Draco accusato di essere Mangiamorte, ed io di avergli dato asilo e averlo protetto.

Solo grazie ad Hermione ci è stato concesso di essere rinchiusi nella stessa cella: i nostri pensieri sono troppo tristi persino per i Dissennatore.

Tutto è accaduto troppo in fretta, e credo che non ci sarà dato il tempo di accettare l’idea. Anzi, io credo di avere a disposizione tutta la vita per accettarlo, ma non Draco.

Ancora una volta non gli sono concesse possibilità: è stata emessa per lui la peggiore condanna del Mondo Magico.

Il bacio del Dissennatore.

Verrà letteralmente negata un’anima ad un uomo cui è stata metaforicamente negata per tutta la vita.

Piton una volta ci ha mostrato dei dipinti ritraenti le vittime del bacio. Immagini agghiaccianti, cui non riesco ad evitarmi di pensare, ed è terribile.

E non posso nemmeno meditare su come sarà dopo che lui non ci sarà più, dopo che la sua anima, che si è così intimamente legata alla mia in una notte bianca, andrà via dal suo corpo. Concedermi di pensare a cosa sarà equivarrebbe a sognare, e non credo sia la giusta soluzione.

Ho chiuso con i sogni.

L’aria notturna inizia a farsi meno fredda, ed io paradossalmente rabbrividisco: questa è la nostra ultima notte, alle prime luci dell’alba Draco sarà giustiziato.

Al sorgere di un nuovo giorno, ancora una volta, tutto svanirà.

Gli poggio una mano sulla guancia, costringendolo a sollevare il capo. Voglio ancora guardarlo negli occhi, finché saranno pieni di vita, finché trasmetteranno emozioni, finché mi faranno piacevolmente rabbrividire.

I suoi occhi sono pieni di parole che la vita non gli ha dato il tempo di pronunciare, e che presto saranno freddi e muti.

Non avrei mai potuto pensare che la morte avrebbe avuto gli stessi occhi di Draco.

-Ti amo.- sussurro mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime. Dovrei essere forte per tutti e due, come si suole in situazioni difficili, ma sfido chiunque ad essere forte al mio posto.

-Anch’io ti amo.-

La sua risposta è debole, appena udibile, ma so che sente ciò che dice.

Lo bacio per l’ultima volta. Respiro dalle sue labbra per l’ultima volta. Ascolto il battito del suo cuore per l’ultima volta. E, per la prima volta, asciugo con le labbra una solitaria lacrima che gli scivola sulla guancia.

Dei passi rimbombano nel corridoio e ci alziamo entrambi. I lineamenti del suo viso sono inespressivi, e solo una scintilla nei suoi occhi mi permette di riconoscere l’uomo che amo.

Se penso che questi sono i nostri ultimi attimi insieme!

La porta si spalanca e l’ultima persona che mai mi sarei aspettata di ritrovarmi davanti varca la soglia: Hermione Granger.

Un scintilla di speranza sembra riaccendersi ed il futuro sembra adesso più incerto che mai.

Ma sono Ginny Weasley, ed ho smesso di sognare.

 

The End…

 

 

Bene…questa è la fine!! Sono riuscita a scriverla ad una velocità per me insolita…forse perché già la pianificavo da settimane!!

 Che ve ne pare? Lo so che è irrimediabilmente deprimente, ma ultimamente non vado tanto per i lieto fine!! Sinceramente un finale rose e fiori non mi sembrava troppo adatto ad una storia simile!

Però vi prometto che la prossima volta scriverò uno dei più happy happy end mai visti prima…anche a costo di sfiorare l’inverosimilmente mielato!! ^_^

I festeggiamenti sono d’obbligo, dato che questa è la prima storia a capitoli che sia mai stata capace di portare a termine!!!! (^_^_^_^ Izumi è molto fiera di se stessa ed ignora volutamente di aver scritto una storia di soli 5 capitoli!!!)

Spero tanto che il finale vi sia piaciuto e che mi facciate avere qualche commento finale!!

Grazie infinite a tutti coloro che hanno letto e commentato o anche soltanto letto!!

 

Minako-chan: Scusami tanto!!!! All’inizio della storia mi avevi raccomandato di non farla finire male…ma non ce l’ho fatta!!! Sorry!!! L Comunque…mi avevi chiesto se avessi intenzione di far diventare Ginny Mangiamorte!! Bene, a dire il vero l’idea all’inizio era quella, solo che poi mi sono resa conto che non sarebbe stato il finale adatto per una sognatrice risvegliata…quindi ho cambiato idea!! Grazie tante per avermi seguito!!! Spero di risentirti!

Nisi Corvonero: E’ una mia impressione o sei un po’ ostile nei confronti di Draco? (Poverino….^_^) Cosa ne pensi adesso che è finita? Ginny è cresciuta molto, come vedi, però la sua vita, a quanto pare non era destinata ad essere completamente felice!! Grazie tante anche a te!!!

Hermia: Allora…la pensi ancora così irrimediabilmente male per quanto riguarda Draco? Ho già tentato di spiegarti i motivi della dichiarazione veloce di Ginny e dell’altrettanto veloce risposta di Draco…!! Ad ogni modo…ti rimando alla recensione di Mise_keith, che è stata più esauriente di me in proposito!! Grazie tante per il sostegno!!

Kitsunechan: Grazie per avermi seguito! Spero mi farai sapere cosa ne pensi del finale!! ^_^

Shanìka: NON UCCIDERMI TI PREGO!! Ehi, lo sai che amo Draco (si, ho notato!!! Per questo lo tratti sempre così bene! ndShanìka)!! Ho promesso che il prossimo sarà un happy end!!! (Ti ho mai detto che voglio entrare in marina?! Leggi: probabile promessa da marinaio!!) E comunque…vuoi consolarlo?!! Potrei esserne molto gelosa, sai?? Per quanto riguarda Ginny Mangiamorte ti rimando alla risposta che ho dato a Minako, mentre per la dichiarazione affrettata…alla recensione di Mise_keith e Nisi!! Grazie anche a te!!

Acchan: Eh eh…speranze vane! Come vedi è finita piuttosto maluccio, anche se le ultime righe lasciano una piccola luce accesa! Grazie tante!!!

Mise_keith: mia cara, devo dire che forse sei stata la persona (insieme a Nisi) che più ha capito il significato dello scorso capitolo (forse, essendo anche tu un’ammiratrice di un certo genere di romanzi, hai un punto di vista più simile al mio)! In effetti, forse era un po’ veloce ma, anche cambiandolo, non potrei rallentarne il ritmo, perché è la storia stessa che lo richiede! Credo tu sia riuscita a spiegarlo meglio di quanto io stessa avrei saputo fare (ho utilizzato fiumi di parole a questo scopo, ma credo che tu, con poche righe, sia riuscita meglio di me!!)! Come vedi Gin ha preso una decisione che l’ha portata ad abbandonare il suo mondo fatto di sogni, portandola a mettere in gioco la sua stessa vita…ma senza alcun rimpianto! Spero il finale sia di tuo gradimento e…grazie grazie grazie!!!

 

 

Alla prox (forse)…

Izumi

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