Le notti bianche di Inessa (/viewuser.php?uid=567)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima notte ***
Capitolo 2: *** Seconda notte ***
Capitolo 3: *** Terza notte ***
Capitolo 4: *** Quarta notte ***
Capitolo 5: *** Dalle memorie di un sognatore: ultima notte ***
Capitolo 1 *** Prima notte ***
Io
sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non
posso non ripeterli nei sogni.
(Dostoevskij, Le notti
Bianche)
Le notti
bianche
…Fu creato forse allo scopo
di rimanere vicino al tuo
cuore,
sia pure per un attimo?...
(Ivan S. Turgenev)
Prima notte
Era una fredda notte di Gennaio. Molto fredda, nonostante
la neve si fosse già sciolta. Una di quelle notti, in cui l’inverno sembra aver
congelato anche l’aria e la luce.
Il chiarore delle stelle, anch’esso solidificato dal gelo,
illuminava flebilmente i tetti della periferia londinese, dai cui comignoli, di
tanto in tanto, una nube grigia fuoriusciva, per andar ad oscurare il manto
notturno.
Un perfetto ritratto della Londra dei libri, insomma.
Di quella Londra amata dai romanzieri, quel paesaggio
emozionante, infondente malinconia.
Io ero nella mia camera da letto, perfettamente ordinata,
e mi preparavo ad uscire. Avevo indossato un maglione nuovo, color panna, e dei
jeans neri.
Avevo legato i capelli, lisciati con cura. Mi stavo
truccando davanti allo specchio, attenta ai minimi particolari.
Mi osservai, una volta che ebbi terminato, pienamente
soddisfatta del risultato. Non ero bella, non lo sono neanche adesso a dire la
verità, ma in quel momento mi sentivo bene.
Mi catapultai alla ricerca della mia sciarpa, nuova
anch’essa. Rovistai tra i cassetti e gli armadi, senza tuttavia riuscire a
trovarla, decisi quindi di uscire senza.
Scesi lentamente le scale e, una volta davanti
all’ingresso indossai il cappotto lungo, abbottonandolo.
Controllai ancora una volta il mio aspetto allo specchio
accanto l’attaccapanni. Mancava qualcosa (la sciarpa, certo!).
Lo abbottonai fino al collo, ma non ero soddisfatta.
Volevo essere perfetta.
Lasciai i primi bottoni slacciati, alzai ed abbassai il
colletto, senza mai essere contenta della mia figura.
Mancava la sciarpa. Così avevo immaginato, durante la mia
lunga giornata al lavoro. Per essere perfetta dovevo indossare quella sciarpa.
Attraversai il salotto, accompagnata dal piacevole
rimbombare dei miei stivali sul parquet.
Finalmente la vidi. Era ancora dentro la busta del
negozio, abbandonata sul divano di pelle bianca.
Staccai l’etichetta e l’indossai. Finalmente potei
sorridere soddisfatta alla mia immagine riflessa.
Uscii quasi di fretta, lasciandomi alle spalle il calore
confortevole della mia dimora, riscaldata precedentemente dal camino ormai
spento.
Anche quella casa era perfetta. Avevo impiegato ore ed ore
a progettare l’arredamento, colori e materiali.
E la trovavo perfetta.
Fu quando il gelo mi sferzò il volto che mi riscossi da
quella dolce sensazione di frenetica calma.
Dov’ero diretta?
Mi ero preparata con cura maniacale, per far cosa? Non mi
aspettava nessuno, non avevo nessun progetto.
Poi ricordai: ero Ginny Weasley, ed ero una sognatrice.
Fui tentata dal tornare dentro, piangere le mie lacrime
amare dentro la vasca da bagno piena di bolle ed andare a dormire, cullata dalla
musica, unica vera compagna della mia solitudine.
Ma ormai era fatta, e mi sarei sentita peggio tornando
indietro, così mi incamminai, tentando di ripararmi dal freddo pungente.
Mi diressi verso il centro della città, con andatura lenta
ma decisa.
Mi chiesi cosa mai potesse pensare di me la poca gente che
incontravo per strada. Forse pensava che fossi brutta, o magari che avessi un
appuntamento galante, così ben vestita.
E se davvero avessi avuto un appuntamento galante?
Allora avrei camminato più velocemente, avrei fantasticato
su cosa dire. Scusa per il ritardo, buonasera…ehi, ciao! Aspetti qualcuno?
Avrei esordito con una battuta ed un sorriso, decisamente!
E gli avrei stretto la mano o l’avrei baciato sulla guancia? O magari sulle
labbra?
Avrei sfiorato la sua pelle morbida e calda, mi sarei
persa nel suo sorriso, sarei annegata nei suoi occhi. Perché avrebbe avuto dei
begli occhi. Verdi magari.
Mi avrebbe portata a cena, e poi a fare una passeggiata
romantica sul Tamigi. Ci saremmo baciati sotto le stelle, e probabilmente mi
avrebbe dichiarato il suo amore.
Ed io l’avrei ricambiato ovviamente, perché lo amavo.
Senza nemmeno accorgermene mi ero già innamorata di quella
figura, della quale, solo gli occhi (verdi), mi era concesso conoscere.
Ma io non avevo un appuntamento galante: ero solo Ginny
Weasley, ed ero una sognatrice.
Assunsi un’espressione di irreale calma, mentre
passeggiavo sul lungofiume, magari proprio nel punto in cui avrei potuto
ricevere la mia prima dichiarazione d’amore. La mia unica dichiarazione d’amore.
Un pregio di noi sognatori, è quello di esser capaci di
diventar felici o caricarci di adrenalina, solo grazie alle immaginazioni
prodotte dalla nostra fervida fantasia. Così io, attraversando quel lungofiume,
in un’atmosfera talmente romantica, mi sentivo felice, addirittura i miei occhi
brillavano, come se davvero stessi ripercorrendo quei bei momenti vissuti.
Come se davvero qualcuno, nella mia casa perfetta mi
stesse aspettando con ansia.
Attraversai il Lambeth Bridge e svoltai a destra, con
l’intenzione di costeggiare l’Archbishop Park. Era buio, un lampione si era
spento su quella strada.
Quello che vidi poco dopo mi spaventò a morte. Sperai
ardentemente fosse soltanto un altro dei miei sogni.
Una figura nera, incappucciata, si dirigeva correndo verso
di me. In tempo di guerra, purtroppo, quelle figure dal manto nero erano il
peggior incubo della popolazione, ed io ero stata davvero una sconsiderata ad
uscire a quell’ora.
Se mi avesse visto?
Avevo già immaginato il mio rapimento, la mia consegna a
Voldemort, le mie torture…ma quello che invece successe, credo fosse fuori dalla
portata della mia immaginazione.
La figura si tolse il mantello in fretta dando una
sistemata ai capelli scompigliati e mi si avvicino, prendendomi sottobraccio e
facendomi bruscamente tornare sui miei passi.
Credo che in quel momento il mio cuore avesse preso a
correre furiosamente e, Dio sa, quanti improbabili avvenimenti stessero già
avendo luogo nella mia mente.
So per certo, ad ogni modo, che arrossii.
Appena svoltato l’angolo, la figura aveva rallentato il
passo e, ignorandomi volutamente, stava in ascolto, preoccupato forse che il suo
persecutore (ero già arrivata alla conclusione che fosse perseguitato dalla
legge) avesse potuto scoprirlo.
-Scusi per il disturbo arrecatole, andrò via presto!-
Sobbalzai. La sua voce aveva fatto accentuare il rossore
sulle mie guance. Aveva un timbro bellissimo, basso ma melodioso, e la sua
stretta sul mio braccio era calda.
-No, la prego! Resti ancora un po’!-
Mi guardò stupito, puntando i suoi occhi nei miei. Fu
allora che lo riconobbi.
Quelle iridi di ghiaccio erano inconfondibili.
-…Malfoy…- sussurrai sul suo viso, mentre la sua
espressione mutava dallo stupito all’ironico (la mia mente era troppo occupata a
vivere quel momento per poter suscitare in me quel consueto sentimento di
disprezzo).
-Weasley!-
Aveva parlato ad alta voce. Ebbi la sensazione che il mio
nome, pronunciato dalle sue labbra, mi rimbombasse nel sangue, e non seppi se
definirla una sensazione piacevole o spiacevole.
-Dovresti aver paura di me, non chiedermi di restare!-
Lo guardai stupita per qualche secondo, rendendomi conto
di quanto avesse ragione, ma la ragione mi aveva abbandonata nel momento in cui
l’avevo visto dirigersi verso di me.
-Voglio che resti! Non mi capita spesso di poter
trascorrere del tempo con qualcuno.-
Avevo abbassato lo sguardo pronunciando le ultime parole,
nonostante un senso di felicità mi stesse invadendo le membra.
La felicità del sognatore? In quel momento, mi dissi di
no.
Era reale ciò che mi stava accadendo, non poteva essere
solo una delle mie solite utopia.
Ero Ginny Weasley, ed ero (una sognatrice) felice!
Lui mi guardò di nuovo, leggermente divertito. Credo
avesse fatto una delle sue solite battute, ma io non la sentii (per tanti giorni
avvenire mi rimproverai di quella distrazione).
-Cosa ti fa credere che io sia abbastanza affidabile? Sono
un Mangiamorte, ricordi?-
Devo ammettere che, in quella situazione, le mie capacità
di sognatrice mi furono molto utili. Non fu difficile per me, ripescare, da una
di quelle volte in cui avevo sognato di essere una fuggiasca, o un braccio della
legge, una scusa per convincerlo a restare.
-Ma hai avuto bisogno di nasconderti. Non puoi farmi del
male. Sarebbe pericoloso anche per te.-
Rise (Merlino, quanto mi piaceva la sua risata).
-Sagace, Weasley!-
Ero compiaciuta. Dannatamente compiaciuta. Già pensavo a
quando, da sola nel mio letto, avrei arricchito quegli avvenimenti di piacevoli
particolari, avrei sospirato su quanto la sua voce fosse profonda e la sua
risata contagiosa (e non lo era).
Perché i sognatori hanno il difetto di non riuscire a
vivere, se non nel loro cantuccio immaginario. Non riescono a godere dei momenti
reali, troppo impegnati nella loro vita fantastica.
Camminammo per un po’ sul lungofiume, in silenzio.
-Cosa ti porta qui?- chiesi innocentemente, ansiosa di
riempire quel silenzio.
-Tante cose. Meno fantastiche di quelle che potresti
immaginare.- rispose sollevando lo sguardo verso le stelle.
Sussultai. Perché quel riferimento alla mia immaginazione?
Che avesse capito tutto?
Era un uomo intelligente. Capiva le persone. Era perfetto
(come la mia casa, come me quella sera).
Ero troppo felice per ricordarmi che fosse un Malfoy e,
forse, per una volta, il mio esser sognatrice, non mi avrebbe portato ad una
delusione.
Guardai anch’io il cielo, seguendo il suo sguardo. La luna
era ormai alta e l’orologio della cattedrale in quel momento suonava l’una.
Quanto corre il tempo quando si è felici!
-Credo sia ora di andare a nanna, Weasley!-
Lo guardai tra il deluso e l’ammirato. Sembrava avermi
letto nel pensiero (forse lo aveva fatto, era un esperto di Magia Oscura).
Poteva un essere tanto perfetto essere lì con me quella sera?
-Ti prego…-
Lo stavo pregando. Tempo dopo mi sarei disprezzata per
quel tono così umile e supplichevole ma adesso, a distanza di tanti anni,
ritengo che, potendo tornare indietro, userei il medesimo tono e le medesime
parole.
Perché forse, se non avessi agito in quel modo, tutto
sarebbe andato diversamente. Ed io in quel momento, avevo bisogno di vivere.
Volevo che lui restasse con me, che mi parlasse, volevo restare sveglia, non
volevo tornare nel mio mondo, fatto di sogni e fantasie.
Gli presi le mani, stupendomi ancora di quanto fossero
calde. Lui era stupito, credo non fosse abituato a simili atteggiamenti e ad una
tale vicinanza, non lo sapevo ancora.
-Potremmo rivederci domani, Weasley!- sussurrò sorridendo
(quanto era bello!).
-Certo, a domani!- gli strinsi ancora le mani, scuotendole
un po’ per suggellare quell’appuntamento -A domani, a domani!-
-Ci vediamo alla stessa ora…laggiù! Vedi quella panchina
sul molo?-
Abbassai vigorosamente la testa -Certo, ci vediamo lì! A
domani!-
Si sciolse dalla mia stretta, le mie mani rabbrividirono
per il freddo, e, voltando le spalle, si incamminò per la sua strada.
Dio, come mi sentivo viva! Ero felice, mi diressi verso
casa, con uno sguardo diverso. Se avessi rincontrato la gente vista all’andata,
vedendomi così felice avrebbe pensato che il mio appuntamento fosse andato a
gonfie vele.
Quell’uomo! Quell’uomo, l’ho visto prima!
-Sono felice!- urlai, rendendomi conto solo dopo di quanto
dovessi apparire ridicola. Lui scosse semplicemente la testa sorridendo e
continuò per la sua strada.
Iniziai a cantare (anche la canzone che avevo intonato,
era già stata la colonna sonora di uno dei miei sogni!).
Tornai in fretta a casa. Dovevo dormire. Si, avrei dormito
fino a mezzogiorno, fino alla notte dopo se necessario, così la giornata sarebbe
passata in fretta, e avrei potuto rincontrare Draco (avevo iniziato anche a
chiamarlo per nome).
Lungi da me voler imitare il grande
Dotoevskij! Ho solo preso spunto dal suo genio e sto utilizzando, grossomodo, la
sua stessa suddivisione della storia. Non andrà per le lunghe, saranno solo
quattro capitoli, massimo cinque. All’inizio avevo intenzione di farne una one
shot, ma poi ho visto che i capitoli riuscivano abbastanza lunghi, quindi ho
optato per una storia a capitoli.
Naturalmente spero mi lascerete
qualche recensione…mi aiuterebbe davvero ad andare avanti, soprattutto in questo
momento (l’ispirazione lascia a desiderare!).
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Capitolo 2 *** Seconda notte ***
In
quei momenti io comincio già a credere che non sarò più capace di vivere una
vita vera; mi sembra già di aver perduto ogni connotazione, ogni senso della
realtà, della verità.
(Fëdor Dostoevskij, Le notti
bianche)
Le notti
bianche
Ed ecco un'altra volta in
sogno, avanti
del medesmo celeste
messaggiero
gli appar l'imago, con quel
volto stesso,
con quel color, con quella
chioma d'oro
con che lo vide pria giovane
e bello;
(Virgilio, Eneide, libro IV)
Seconda
notte
-Mi hai aspettato seduta qui da ieri notte, Weasley?-
Sobbalzai al suono della sua voce. Era proprio come me la
ricordavo. Nei sogni di quella giornata, quando avevo immaginato cosa ci saremmo
detti, non avevo, nemmeno per un attimo, travisato il suo timbro, rimasto
impresso a fuoco nella mia mente.
Ero arrivata all’appuntamento con due ore di anticipo,
senza preoccuparmi di apparire patetica ai suoi occhi. La felicità e l’intrepida
attesa che mi avevano accompagnata durante tutta quella lunga giornata, erano
state troppo reali, per permettermi il lusso di sentirmi in imbarazzo.
Come può un’anima sentirsi imbarazzata della propria
felicità?
Avevo guardato il tramonto, persa come sempre nei miei
sogni ad occhi aperti. Avevo paragonato la luce del sole al chiarore luminoso
dei suoi capelli, e il colore dell’acqua del fiume, rischiarato dalle prime luci
della luna, al ghiaccio dei suoi occhi.
E mi ero resa conto di essere stata ingenua la sera prima,
quando avevo pensato di innamorarmi di uno sconosciuto dagli occhi verdi.
Potevano degli occhi verdi essere paragonati a quel sottile ghiaccio penetrante
degli occhi di Draco?
Era mai possibile l’esistenza di niente di più bello dei
suoi occhi?
-No, sono arrivata da poco!-
Mentii, pur sapendo che lui non mi avrebbe mai creduta.
Sorrise infatti con quel ghigno che, ai tempi della scuola (quant’ero inesperta
allora!), lo aveva reso insopportabile.
Sedette elegantemente accanto a me, guardando le
imbarcazioni attraccate al molo, interessato. Immaginai che avesse navigato
molto, che fosse un marinaio esperto, che…
Improvvisamente mi riscossi, rimproverando la mia
stoltezza. Potevo mai perdermi ancora nei miei sogni quando, accanto a me, c’era
un essere vivo e reale che forse, non aspettava altro che io iniziassi a
parlare?
In fondo, non sapevo niente di lui e, per quanto
emozionante potesse rivelarsi fantasticare, sentire dalla sua stessa voce il suo
racconto, lo sarebbe stato ancora di più.
-Parlami di te, Draco.-
Distolse lo sguardo dalle barche, puntandolo su di me.
Nonostante avessi desiderato (sognato) essere scrutata da quegli occhi
indagatori, non riuscii ad impedirmi di arrossire.
-Io credo di essere interessato più alla tua storia,
Ginevra.-
Non riuscii ad evitare che un’espressione di pura
sorpresa, mi marcasse i lineamenti. Mi aveva chiamata per nome.
E, sebbene non l’avessi mai particolarmente amato,
pronunciato dalle sue labbra, aveva un suono dolcissimo. Avrei per sempre
rinnegato il mio vecchio nomignolo da quel momento, in favore del mio nome per
esteso.
Perché lui l’aveva ricordato.
-La mia storia?- chiesi stupita, sperando, per un momento,
che credesse che la mia sorpresa fosse dovuta più alla sua domanda -Mi dispiace,
ma credo di non avere una storia!- conclusi arrossendo ancora una volta e
distogliendo lo sguardo.
Mi sentivo inadeguata. Lui di certo aveva vissuto chissà
quali avventure, mentre io? Cosa mai potevo raccontargli io?
Ero solo una sognatrice. Vivevo di storie, ma nessuna che
fosse mia. E di certo lui non era interessato ai raccontini di una povera
ragazza, vivente nel suo mondo fantastico.
-Quanti anni hai, Weasley?-
-Ventuno!- risposi tentennante, ignorando volutamente la
fitta che mi aveva attraversato il cuore, quando aveva utilizzato il mio
cognome. Chissà cosa poteva aver pensato. Forse che non mi fidassi di lui?
-Bene, cara (oh mio Dio! Il mio cuore non avrebbe retto!)
Ginevra, hai ventuno anni di storia da raccontare! Avanti.-
Sorrisi timidamente compiaciuta e mi concessi un attimo
per pensare (che sperai lui scambiasse per una pausa ad effetto) e racimolare
ricordi, o meglio, per separare i ricordi reali dai sogni, per rendere il mio
racconto il più possibile attinente alla realtà.
Dopo tutto, ero Ginny Weasley, ed ero una sognatrice.
Ed era normale per me, che i ricordi reali si mescolassero
a quelli fittizi, tanto che, a volte, nei momenti di malinconia, mi ritrovavo a
chiedermi se davvero riuscissi a distinguere la vita vera. Se fossi ancora
capace di vivere realmente o se fossi totalmente immersa nei miei sogni.
-Vedi Draco, a mio parere, il mondo, può essere diviso in
due grandi categorie di uomini.- esordii con voce sicura, assumendo il timbro
gentile di un narratore che si accinge a raccontare la sua opera, arricchendola
delle sue emozioni, suscitando nel suo ascoltatore la calma di un bambino
totalmente impegnato nell’immergersi in quel racconto saturo di fantasia -Alcuni
possono essere definiti come attori della propria vita, altri come semplici
spettatori. Ai primi è concesso il privilegio di agire, di esser felici, di
sentirsi reali, di…vivere.
Agli spettatori invece, non resta che sedersi. E guardare.
Guardare gli attori che vivono, analizzarli magari, e,
perché no, avere con loro, qualche sopradico contatto, senza che questo confonda
però i ruoli. Spesso gli spettatori sognano di essere attori, di prendere in
mano le redini del proprio destino, alzarsi e distogliere gli occhi dallo
schermo, per andare a girare il film della propria vita.
Ma non è il loro ruolo. Non riescono a sostenerlo, e
fuggono via. Vanno a rintanarsi nella loro poltrona che, per i più fortunati, si
trova nelle prime file, ad accucciarvisi e godersi il film.-
Effettuai una pausa, prendendo il respiro e schiarendomi
le idee. Mai avevo parlato così tanto, e così apertamente e, soprattutto, mai
avevo avuto la sensazione di essere ascoltata con tanta dedizione.
-Parli come un libro stampato, Weasley! Hai ingoiato un
trattato di filosofia babbana, o cosa?-
Mi concessi una breve risata, beandomi del suo tono
divertito e registrandolo mentalmente, per poterlo portare con me.
Proseguii senza rispondere alla sua domanda. Per una volta
nella mia vita, era qualcun altro ad ascoltare ciò che avevo da dire. Avrei
continuato il mio discorso, così come usciva dalle mie labbra, senza nemmeno
rendermi conto, a momenti, di ciò che stessi dicendo.
-Io ho vissuto da spettatrice, fino al mio primo anno ad
Hogwarts.- annuì con la testa, ad indicare che ricordava quella storia
-Quell’anno, uno degli attori, mi ha dato la possibilità di lasciare la mia
poltrona. E vivere. Mi ha messo in mano un copione, che mi congiungeva con uno
dei più grandi protagonisti, ed io ne ho approfittato.
Ma non era il mio ruolo. Io ero Ginny Weasley.
Prima della fine dell’anno, i veri eroi della vicenda sono
arrivati a rimettermi al mio posto. Avevo avuto il mio quarto d’ora di
celebrità, adesso toccava a qualcun altro.
Nonostante abbia sofferto, durante il mio periodo da
comparsa (perché, infine era tutto ciò che avevo rappresentato), non smetterò
mai di ringraziare chi mi ha dato la possibilità di vivere.-
-Lucius Malfoy…-
Stavolta fui io ad annuire.
-Mi credi stupida?- chiesi con calma, come se casualmente
stessi facendo un’osservazione sul tempo.
Non mi aspettavo che rispondesse. Ero convinta che mi
credesse stupida, o quantomeno pazza. Il discorso che avevo appena fatto, era
degno di una mente poco meno che folle.
Passarono alcuni minuti di silenzio.
Osservai il profilo aristocratico di Draco, il suo sguardo
era fisso, perso in un punto lontano. Sentivo il suo respiro regolare e potevo
vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi aritmicamente.
Lo paragonai ad una scultura greca del periodo classico
(in Babbanologia avevo ottimi voti). Giovane e sensuale, nel suo atteggiamento
di totale abbandono.
Sentii qualcosa muoversi dentro di me, mentre quella
statua marmorea riprendeva vita.
-No, non ti credo affatto stupida. Anzi, ti capisco.-
I suoi capelli erano mossi dal vento. Desiderai sfiorarli
con le dita, per realizzare di esser sveglia.
Ma non ero folle fino a tal punto. Non ancora, almeno.
Decisi che era arrivato il suo turno di raccontare, a me
non era rimasto molto da dire. Aprii la bocca per dire qualcosa ma lui fu più
veloce.
-No Weasley. Hai ancora altri nove anni da raccontare.-
Lo vidi muovere una mano, che andò a posarsi sulla mia. La
scossa elettrica che mi attraversò ed il calore che mi salì in viso, riuscirono
ad eliminare tutte le mie barriere. E continuai a parlare.
-Non c’è altro. Ho trascorso da spettatrice i nove anni
restanti. Iniziai gli studi superiori. Volevo essere un Medimago, ma non mi
appassionava come avrei creduto e mi sono lasciata bocciare al primo esame.
Lasciai la Tana: ero diventata una presenza ingombrante ed
i miei non erano bravi a nasconderlo, così decisi di cambiare strada, di
proseguire gli studi a Londra, in un’Università Babbana. Studio lettere e sogno
di diventare una scrittrice.
Trascorro le mie giornate tra studio e lavoro (faccio la
commessa in un negozietto a Diagon Alley) e, per il resto della giornata, la
solitudine mi tiene compagnia.
Non ho nessuna conoscenza. Ogni tanto mio fratello ed
Hermione (si sposeranno il mese prossimo, sai?) vengono a trovarmi.
Ed Harry mi scrive una lettera qualche volta, ma hanno
impegni più grandi, lo capisco.
Sai, la guerra...-
Aumentò la stretta sulla mia mano facendo intrecciare le
nostre dita. Forse avevo toccato un tasto per lui dolente. Il dolore tanto
profondo che mi trasmise con quella stretta, mi convinsi, non poteva che
derivare dalla perdita di una persona cara durante una battaglia.
E se avesse perso qualcuno che amava?
Scossi violentemente la testa, scacciando quel pensiero
che mi aveva fatto provare una fitta al petto.
La storia di
Draco
Quanto più siamo infelici,
tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri; il sentimento non si
frantuma, ma si concentra.
(Fëdor Dostoevskij, le notti bianche)
Cercai disperatamente il suo sguardo, rendendomi conto di
voler sapere tutto di lui. Per la prima volta nella mia vita, forse i sogni non
bastavano a rispondere alle mie domande, non sarebbero stati all’altezza.
Ma temevo che lui non potesse parlarmi di sé, che
qualcosa, o qualcuno, glielo impedisse. E senza rendermene nemmeno conto avevo
ripreso a costruire castelli per aria, condotta dalla mia abitudine di
sognatrice.
Possibile che il mio destino fosse ormai irreparabilmente
segnato? Che la mia vita dovesse consistere nella stesura di lunghe pagine di
sogni, di storie, di fantasie? Come poteva un qualunque dio permettere ad una
delle sue creature un’esistenza tanto miserevole?
Mi riscossi quando anche l’altra mano di Draco avvolse la
mia, creando un delizioso contrasto tra il calore del suo corpo e il gelo di
quella notte londinese, minacciante pioggia.
-Se mi permetti di usare le tue stesse parole,- esordì
improvvisamente, come rispondendo ad una domanda che nessuno aveva mai posto
-anch’io mi ritengo, nient’altro che uno spettatore.-
Lo guardai meravigliata. Non riuscivo a credere che uno
come lui potesse ritenersi appartenente ad una categoria tanto infima.
Sicuramente si era sbagliato, forse era troppo modesto. Si, doveva certamente
essere così.
In quel momento non ero riuscita a comprendere a pieno le
sue parole, che avrebbero assunto un significato profondo solo la notte, quando,
come sempre, avrei rivissuto alla moviola quei momenti di felicità insieme a
lui. Quando, le mie doti di sognatrice, unite alle mie capacità di romanziera,
mi avrebbero permesso di analizzarle a fondo e vedere, per la prima volta, un
barlume di luce in quel tunnel oscuro, che era per me l’anima di Draco.
Mi sarei avvicinata alla sua anima con i miei sogni, più
di quanto avrei mai potuto fare con le mie indagini razionali.
-Ho vissuto tutta la vita addestrandomi per diventare
qualcuno ma, a quanto pare, ho sbagliato i miei calcoli. Sin dalla mia prima
infanzia, mio padre mi ha educato affinché riuscissi a trovare la mia strada
(che coincideva inverosimilmente con la sua) nella società.
Divenni Mangiamorte a soli sedici anni, e fu terribile.
Gravavano su di me responsabilità troppo pesanti, che riuscirono solo a farmi
smarrire.
Dopo qualche mese dalla mia iniziazione mio padre evase da
Azkaban. Me lo ritrovai davanti dopo una missione, fiero di me, come non lo era
mai stato.
Fu proprio per non deluderlo che continuai per quella
strada e, a poco a poco, crebbero in me le convinzioni (che ancora non mi hanno
abbandonato) che la nostra fosse una giusta causa. Divenni il più grande
servitore del Signore Oscuro. Ero finalmente riuscito a diventare qualcuno.
Vissi da attore (scusami se continuo ad utilizzare le tue
figure) per molti anni. Ero il Mangiamorte più ricercato d’Europa, ero il
braccio destro del mio Signore, non c’era luogo dove non mi temessero.-
Senza rompere il contatto tra le nostre mani si voltò
verso di me, aspettandosi forse di vedere delle tracce di timore nei miei occhi.
Credei di vederlo stupito, quando vide che, al contrario, sul mio viso, faceva
bella mostra un’espressione di profonda ammirazione.
Ero ammirata per il coraggio che doveva aver dimostrato,
per essere sopravvissuto a quell’orrore. Non riuscivo a rendermi conto che fosse
l’artefice stesso degli orrori di cui io, estranea orami alle vicende del mondo
magico, avevo solo sentito parlare.
Eppure, con la mia innocenza, ero riuscita a capirlo, e
lui ne era rimasto stupito.
-Ma il destino, un giorno, decise di voltarmi le spalle.
Tornai a Malfoy Manor, dopo una missione e mi diressi immediatamente verso i
sotterranei. Tenevamo dei prigionieri allora.-
Lo vidi sospirare, aumentò la stretta sulla mia mano.
Percepivo il suo dolore, la morsa che stringeva il suo
cuore era la stessa che opprimeva il mio. Eravamo così vicini.
Mi sentii tremendamente meschina, mentre prendevo
coscienza della felicità che albergava nel mio spirito, per quel contatto così
intimo che legava le nostre anime. Lui mi stava rendendo partecipe del suo
dolore ed io, riuscivo solo ad essere felice.
Com’ero spregevole!
-Trovai il cadavere di mia madre.-
Stavolta fui io a voltarmi stupita verso di lui. Sentivo
gli occhi già umidi ed un nodo mi stringeva la gola, rendendomi il respiro
doloroso. Immaginai ciò che dovesse provare lui, e mi sentii affogare.
Era un pregio di noi sognatori. Il nostro immaginare di
vivere le situazioni più differenti, permetteva di esser capaci di provare tutte
le emozioni umane, come se attraversassero la nostra stessa anima. E, se un
attimo prima mi ero sentita felice per essergli vicina, in quel momento
immaginai di essermi trovata al posto suo. Trovare il cadavere di mia madre.
Un singhiozzo inconsulto mi sfuggì dalle labbra.
-Avevo ancora le mani sporche del sangue della mia ultima
vittima, e sporcai anche il suo viso, reso pallido dalla morte, mentre la
accarezzavo.
Venni a sapere tempo dopo che, ad ucciderla era stato un
altro Mangiamorte, desideroso di vendetta nei miei confronti.
Iniziò il mio declino. Ero come una fiamma che andava
lentamente spegnendosi. Da più di un mese non ricevo ordini dal Signore Oscuro.
Ho fallito.-
Si alzò. Impiegai qualche secondo a rendermene conto,
poiché i miei occhi erano offuscati dalle lacrime.
Scattai in piedi, impedendogli di andar via e, guardando
quei suoi occhi di ghiaccio, ebbi davvero l’impressione di scorgervi una fiamma
quasi spenta. Gli gettai le braccia al collo abbracciandolo convulsamente e
piansi, a lungo, sul suo petto.
-A quanto pare abbiamo qualcosa in comune, Weasley!-
Lo guardai senza capire. Cosa mai potevo avere io, povera
sognatrice, alla stregua di un parassita della società, in comune con lui? Con
una persona che aveva vissuto tanto, che aveva visto tanti orrori?
Che aveva sofferto tanto in prima persona?
-Abbiamo avuto il nostro momento da attori, incitati dalla
stessa persona. E, adesso, siamo di nuovo tornati alla nostra poltrona. Non ci
resta che stare a guardare.-
Acconsentii, sciogliendolo dal mio abbraccio.
-E’ ora che vada.-
Mi si spezzò il cuore a quelle parole. La solitudine mi
stava già, inesorabilmente piombando addosso. Quanto sa essere crudele la vita a
volte!
Lo lasciai andare via con la promessa, sussurrata a fior
di labbra, di rivederci la notte dopo (A domani!). Tornai lentamente a casa,
rievocando i suoi ricordi, che avevo reso miei, immergendomi di nuovo nel mio
mondo.
Ero ancora Ginny Weasley, ed ero una sognatrice, mi dissi.
Ciò che ancora non sapevo era che, tempo dopo, il processo
iniziato in quelle notti, mi avrebbe fatto rimpiangere il mio mondo dei sogni.
Perché, pian piano, Ginny Weasley, stava risvegliandosi.
Allora?
Troppo filosofico? Troppo noioso? Troppo lungo? Era meglio quando parlavo di
kamikaze e maledizioni divine?
Vi prego
di farmi sapere cosa ne pensate! In pochi hanno recensito…sto scrivendo così
male?! A voi non costa che qualche secondo scrivermi un commento, mentre a me
sarebbe immensamente utile! ^_^ Grazie!!!
Comunque…è quasi ufficiale che i capitoli saranno cinque, mi è venuta un’idea
particolare! Per quanto riguarda la teoria di Ginny e tutto il resto…Dostoevskij
non c’entra nulla! Ho fatto tutto io. Voglio solo sottolineare questo punto per
evitare che si pensi che stia letteralmente facendo una brutta copia
dell’originale. In realtà sto esulando molto, restano solo i punti principali,
che mi servono per scandire il tempo.
Thanks:
Minako-chan: tu
sei come me…dove ci sono Draco/Ginny siamo sempre presenti! Grazie per la
recensione…spero continuerai a seguirmi!
Hermia: Allora…dopo avermi contagiato…ringrazio anche te per
la recensione! Mi chiedi se sono una sognatrice?! Beh, in effetti lo sono
abbastanza, anche se non ai livelli di Ginny! ^_^ Per quanto riguarda le
descrizioni della notte londinese…sai a cosa mi sono ispirata? Alle scene degli
spazzacamini di Mary Poppins…^_^ Non crescerò mai! Però sono felice di essere
riuscita a rendere l’idea!! Grazie!
Shanìka: Ciao!! A quanto vedo la mia pazzia per Draco è
contagiosa!! Eh eh…^_^ Credo siamo in due a sospirare ogni volta che il caro
Malfoy si ritrova con un capello fuori posto…aaahh! (Come vedi non sei la sola a
cadere su Draco anche quando non è il protagonista!) Comunque cosa te ne
sembra di questo capitolo?! Grazie tantissime per la recensione…e spero di
risentirti durante il corso della storia!
Lanya: ti ho già ringraziata via forum! Ho scritto lì tutto
ciò che dovevo dirti! Grazie tante anche a te, gentilissima! (Va meglio con la
formattazione?)
|
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Capitolo 3 *** Terza notte ***
Oh,
com’è insopportabile un uomo felice in certi momenti!
(Fëdor Dostoevskij, Le notti
bianche)
Le notti
bianche
Poiché dunque, siamo svegli:
seguiamolo,
e lungo la strada ci
racconteremo i nostri sogni.
(William Shakespeare, Sogno
di una notte di mezz’estate)
Terza notte
Arrivai ancora una volta con un’abbondante anticipo, la
nostra terza notte bianca. L’asfalto era bagnato dalla pioggia e l’aria era
gelida e molto umida.
Alitai sulle mani, sfregandole tra loro nel tentativo di
ripararmi dal gelo, non riuscendo ad impedire alla mia mente di concentrarsi sul
calore che avevo sentito la notte prima, quando Draco aveva intrecciato le sue
dita alle mie.
Le strade di Londra avevano perso un po’ di
quell’atmosfera magica che le caratterizzava, in favore di un triste paesaggio
oscurato dal cielo plumbeo. Solo nel pomeriggio, guardando quel cielo carico di
nuvoloni grigi, rischiarati a tratti, in quei pochi punti in cui la luce del
sole, caparbia, riusciva a penetrare, l’atmosfera avrebbe potuto definirsi
pittoresca.
Ma l’unico aggettivo adatto a descrivere quella notte era
triste. Solitamente l’atmosfera rispecchia gli animi degli uomini ma,
fino a quel momento, non avevo alcun motivo per ritenermi triste. Forse solo un
po’ malinconica (il pensiero della dolorosa vita di Draco non mi aveva ancora
abbandonata).
Rimasi in piedi, accanto la solita panchina sul
lungofiume, contando sul vecchio campanile i secondi che mi separavano dal
nostro appuntamento. Ascoltai con gli occhi chiusi i rintocchi, immergendomi in
uno dei miei sogni.
Riuscii a tornare alla realtà, quando un rumore di passi
affrettati dietro di me attirò al mia attenzione. Sapevo che fosse ancora presto
ma, la mia urgenza di vedere il nuovo compagno delle mie lunghe notti, mi mise
addosso un piacevole senso di frenesia.
Chissà cos’avrei scoperto di lui quella notte.
Mi stupii trovandomelo davanti (anche lui era arrivato in
anticipo). Ed era felice.
Lo percepii nei suoi movimenti, nel suo respiro, nella sua
andatura. Era così entusiasmato! E sorrideva (non avevo mai visto il suo vero
sorriso). Cosa poteva essergli successo? Era tanto felice che, anch’io non
riuscii a far altro che rallegrarmi.
-L’ho sentito, Weasley! L’ho sentito!-
Nella foga mi aveva afferrato le mani, riuscendo, ancora
una volta, a creare due vortici contrastanti nella mia anima: la palpabile
felicità del sentire il suo tocco su di me e, allo stesso tempo, l’amarezza per
il suo, seppur velato, distacco.
-Che succede? Perché sei tanto felice?-
La mia curiosità, in quel momento, ebbe il sopravvento sul
mio timore di dover fronteggiare una spiacevole rivelazione. Draco era felice!
Draco era felice dopo tutto ciò che aveva passato! Provai un moto di vergogna
per la mia reticenza nel venire a conoscenza della causa della sua felicità.
-Oggi, ho sentito il richiamo! Il richiamo del mio
Signore!-
Sorrisi debolmente, mentre il cuore mi si stringeva. La
sua felicità era divenuta la mia dannazione.
Sarebbe andato via, lo sentivo. Avrebbe ritrovato la sua
strada, avrebbe ripreso il suo ruolo. E a me cosa sarebbe rimasto? Maledissi il
mio dannato mondo dei sogni.
Quel mondo che, fino a quel momento, mi aveva permesso di
evadere dalla mia esistenza vuota e sentirmi, anche se in modo fittizio, parte
di qualcosa. Ero stata così stupida! Aver pensato di poter vivere per sempre in
quel mondo!
Non sarebbe mai potuto bastare. Non dopo aver provato, per
la prima volta, quelle nuove, seppur brevi, esperienze! Non dopo aver condiviso
qualcosa con qualcuno!
Seppur riluttante nei confronti del mio esser sognatrice,
mi illusi ancora una volta. Mi illusi che, notando la mia mesta espressione di
fronte alla sua felicità, Draco si accorgesse di me, di quella piccola
irrilevante figura che gli stava davanti, speranzosa.
Che si accorgesse dei sentimenti che avevano stravolto il
mio piccolo mondo fatto di fantasie e di esperienze emozionanti, commoventi,
immaginarie, false.
Purtroppo la mia preghiera non fu esaudita, o meglio, non
come avrei voluto.
-Sai cosa significa?- mi chiese frenando per un attimo il
suo entusiasmo davanti al mio dolore.
Annuii –Che non hai fallito!- dissi con voce mesta,
sforzandomi di sorridergli.
-Esatto!- sussurrò orgoglioso e mi diede le spalle,
incamminandosi lentamente per il lungofiume. Sentivo le lacrime pungermi gli
occhi, mentre lui andava via senza nemmeno salutarmi. Era una sensazione diversa
però, da quella provata la notte prima, quando, tra le lacrime sentivo la
felicità provocata dalla sua vicinanza e, in un modo o nell’altro, mi sentivo
viva.
In quel momento, era come se la fiamma che stesse
riaccendendosi negli occhi di Draco stesse lentamente, ma inesorabilmente,
spegnendosi nei miei. Era una sensazione terribile, che lui già conosceva, ma
che io avevo solo assaporato (immaginato).
Ma quella fiamma, almeno per quella notte, non era
destinata a spegnersi. Draco si era girato leggermente impaziente verso di me,
chiedendomi se la vista un basilisco mi avesse pietrificata: non era andato via.
Con il cuore un poco più leggero lo seguii e camminammo a
lungo, costeggiando la riva del Tamigi, in quella notte poco magica, ma
certamente fredda, di Londra. Ci fermammo dove tirava meno vento, Draco si
appoggiò alla ringhiera tenendo lo sguardo fisso sulle luci che si specchiavano
sull’acqua.
Lo imitai accarezzando con la punta delle dita il metallo
freddo e disegnando distrattamente figure incorporee, ricercando un modo per
attirare la sua attenzione, per sentire la sua voce, per provare ancora una
volta il brivido dei suoi occhi nei miei.
Fu inaspettatamente lui a girarsi verso di me e parlare.
-Come mai così taciturna Weasley? Sogni ad occhi aperti?-
Evitai di guardarlo stupita, ormai consapevole della sua
capacità di leggermi dentro, che ancora non sapevo se attribuire alle sue
capacità di Legilimens o ad una semplice, ben nascosta, sensibilità. Sorrisi
alla ricerca di una risposta che non trovai.
-Come lo sai?- chiesi solamente, sperando di avere una
risposta esauriente che definisse un po’ l’alone (tremendamente magnetico) di
mistero che circondava la sua intera figura.
-Tutto di te parla di sogni. I tuoi gesti, le tue parole,
la tua voce.-
Annuii fidandomi, forse ingenuamente, delle sue parole.
-E tu sei stato capace di ascoltare.-
-Mi racconterai mai qualcuno dei tuoi sogni?-
Risi brevemente, incredula nei confronti della sua
curiosità su quello strambo argomento. Forse, se non fossi stata cosciente della
realtà di Draco, se l’avessi ritenuto uno dei tanti abitanti dei miei sogni,
sarei stata meno compiaciuta delle sue domande, della sua curiosità nei miei
confronti.
Ma sapevo chi fosse, sapevo con chi avessi a che fare, ed
iniziò nella mia mente un inesplicabile processo che tentava di dare un senso al
suo comportamento in quelle notti. Cercai una spiegazione che lasciasse
combaciare le facce opposte di un’improbabile medaglia, che combinasse la
mansuetudine e la profondità dell’uomo che avevo accanto, con la ferocia e la
violenza di un Mangiamorte, un tempo il più temuto d’Europa, e che non si
risolvesse in un sogno.
-Forse, un giorno lo farò! Ti basti sapere che non c’è
nulla che non abbia mai sognato. A parte essere un Mangiamorte, forse.-
Mi pentii quasi di aver utilizzato un tono tanto freddo,
ma non avevo mai raccontato a nessuno dei miei sogni e non sarei mai stata
capace di parlarne con lui che, ero sicura, presto mi avrebbe lasciata per
sempre (ero riuscita a scacciare il pensiero per un po’).
La sua espressione assorta non era per niente mutata nei
pochi secondi di silenzio che avevano seguito la mia affermazione ed ebbi la
sensazione che non mi avesse ascoltato, finchè non notai un impercettibile
movimento della sua mano destra. Stava lentamente sfiorandosi l’avambraccio
sinistro, che, data la temperatura gelida, era sempre rimasto coperto sotto
strati di stoffa.
Immaginai che quello fosse il punto in cui si trovava il
Marchio Nero, e fui assalita dall’indomabile desiderio di vederlo (Dio sa, se
non stessi iniziando a sognare di essere una Mangiamorte!). Ma come
chiederglielo? Si sarebbe sicuramente arrabbiato.
Fu egli stesso, come dimentico della mia presenza ed
immerso in chissà quale considerazioni a sollevarsi la manica sinistra,
scoprendo un avambraccio pallido.
Mi sentii gelare dal terrore a quella vista. Era
terribile. Un grosso disegno scuro, terribilmente somigliante alle conseguenze
di una forte ustione, dominava su quella pelle diafana così perfetta. Impallidii
e mi costrinsi a chiudere gli occhi per qualche istante.
Solo allora Draco sembrò riscuotersi, e si affrettò a
riabbassare la manica. Ma glielo impedii. Ormai, quelle poche capacità razionali
che possedevo, non erano più abbastanza forti da impedirmi di commettere delle
stupidaggini. Ed io volevo rivedere quel marchio, volevo che lui mi parlasse
ancora di sé. E se questo avesse richiesto un po’ di sofferenza da parte mia,
avrei sopportato.
Poggiai entrambe le mie mani sulle sue, delicatamente, per
paura di una sua cattiva reazione. Accompagni la sua mano destra finchè il
braccio non fosse ancora completamente scoperto e rimasi ad osservarlo per
alcuni secondi.
Insieme al gelo anche una palpabile tensione sembrava aver
congelato l’atmosfera. Sentivo il suo respiro tra i miei capelli ma, per quanto
piacevole, mi costrinsi a non pensarci, totalmente ipnotizzata da quel terribile
sfregio.
Allungai una mano, fin quasi a sfiorarlo ma mi bloccai in
tempo.
-Posso?- chiesi in un sussurro appena udibile, sentendomi
improvvisamente come se la voce mi avesse abbandonata, forse congelata
anch’essa.
Mi resi conto che il terrore mi aveva abbandonata,
soppiantato dall’incredibile fascino che tutta una serie di caratteristiche,
misteriose ed inquietanti, possedute da Draco avevano su di me. Sentivo il mio
corpo totalmente attratto dal suo, come un magnete. Sentivo la mia anima
totalmente attratta dalla sua.
Aveva semplicemente abbassato il capo in un cenno di
assenso, rispondendo alla mia domanda. Avvicinai sempre più la mano, lentamente.
Ebbi addirittura l’impressione che la distanza tra la punta delle mie dita e la
sua pelle si fosse dilatata, così come il tempo in quei frangenti.
Lo sfiorai appena e lui sospirò forte. Ritrassi subito la
mano, come scottata, temendo di avergli, in qualche modo, procurato dolore.
Avvampai quando lui afferrò la mia mano, riportandola a
sfiorare quel macabro simbolo. Percorsi quella la superficie ruvida, solo
sfiorandola.
-Fa male?- chiesi con calma curiosità.
-No.- effettuò una pausa -Fa male solo quando Lui mi
chiama. A volte, come stamattina, la sento bruciare appena. Lo prendo come un
ordire di allerta.
Solitamente, dopo un paio d’ore arriva la vera chiamata. E
allora fa dannatamente male, brucia come la prima volta.-
-Devastante.- sussurrai.
Annuì -Capacità di sognatrice? Credevo non avessi mai…-.
Lo interruppi -Si, ma sono riuscita ad immaginare. L’ho
percepito.- risposi non riuscendo a smettere di lisciare il suo avambraccio.
In quel momento il campanile della cattedrale suonò i suoi
dodici rintocchi: un altro giorno era ufficialmente iniziato. Draco si irrigidì,
mentre la consapevolezza del lungo intervallo di tempo trascorso da quello che
lui aveva definito ordine di allerta, si faceva largo nella sua mente.
Erano passate ben più di un paio d’ore, certamente il
dubbio di aver avuto solo un’illusione, stava divorandolo. E’ terribile sentire
di aver fallito.
E la consapevolezza è peggiore. Io avevo convissuto fino a
quell’età accompagnata da quel sentimento, ero cosciente che la mia vita fosse
solo un fallimento, ma Draco era riuscito ad illudersi. Essere schiavo di
Voldermort era stata l’ancora della sua vita, e lui vi si era aggrappato con
tutte le sue forze, in modo da poter affermare di essere un vincente.
Ero convinta, e lo sono ancora, che non fosse
completamente colpa sua, ma dell’educazione che aveva ricevuto. Ad ogni modo,
non ebbi mai conferma di quelle mie ipotesi, che archiviai in fretta come
semplici conseguenze dei miei sogni.
-TI rivorrà tra le sue schiere, ne sono sicura.- affermai
voltandomi verso di lui, senza nemmeno sapere da cosa esattamente derivasse la
mia sicurezza. Forse ero solo stata spinta dal desiderio di dargli un po’ di
sollievo.
Iniziò a piovere lentamente.
-E’ meglio tornare a casa. Non verrò domani se dovesse
piovere!-
Annuii stancamente. Ebbi l’impressione che, nel momento in
cui la pioggia fosse passata tra noi, anche quel legame così raro, eppure così
intenso, si fosse sciolto.
Mi aveva salutato come sempre, con poche parole e nessuna
spiegazione, aveva voltato le spalle ed era andato via, seguito dal mio sguardo
che, ammaliato, scrutava la sua elegante figura.
-A domani!-
Rimasi da sola, sotto la lieve acquerugiola, consolata
solo dalla promessa di rivederci, che non era stata surclassata dalla sua
speranza di tornare all’azione.
Ed ero Ginny Weasley, ed ero una sognatrice.
Bene, siamo esattamente a metà della
storia…che ve ne pare? Questo capitolo, come vedete, è un po’ più breve rispetto
agli altri…diciamo che funge un po’ da transizione! Il prossimo riguarderà la
Quarta notte bianca, mentre l’ultimo esulerà completamente dal modello di
Dostoevskij (parlo soprattutto per chi ha letto il libro).
Ringrazio chi ha letto e recensito, e
spero continuiate ad accompagnarmi in questo sogno!
Ringraziamenti:
Hermia:
Ti ringrazio per la recensione al capitolo precedente e vorrei spendere due
parole sul personaggio di Ginny: in effetti la sua personalità può apparire un
po’ patetica, ma fa parte del suo esser sognatrice. Il fatto di ritrovarsi
spesso, anche se solo in modo fittizio, in diverse situazioni, la rende
sensibile a qualsiasi emozione, come se la stesse vivendo in prima persona: ecco
perché soffre così tanto ascoltando la storia di Draco. Inoltre è consapevole
del suo stato (anche se non si rende conto dei suoi cambiamenti) e questo la
porta ad essere sincera con se stessa. E’ sincera con Draco invece, perché vede
in lui il primo personaggio reale della sua vita, e vi si aggrappa con tutte le
sue forze. Ad ogni modo, credo che molto sarà spiegato nell’ultimo capitolo
(parlo come se non fossi io a decidere cosa debba succedere!! ^_^ Beh, mi
conosci, sono scostante e a volte inizio a scrivere una cosa e finisco
scrivendone una totalmente differente!) Grazie ancora!!
Minako-chan:
Ehi ciao! Che te ne sembra di questo capitolo? Spero davvero che ti piaccia! Mi
ha fatto molto piacere sapere che la storia dei sognatori sia di tuo gradimento
(rendiamo omaggio a Dostoevskij!!) e che lo scorso capitolo non ti sia sembrato
troppo filosofico (io adoro la filosofia…giusto Hermia?)! Grazie tantissime
anche a te!!
Lanya:
Addirittura parliamo di rasentare la perfezione? Mi sa che sei stata
troppo generosa!!! ^_^ Grazie davvero!
Mise_keith:
Non ci credo, sei anche tu un’ammiratrice del grande Fëdor?!? Io lo adoro da
matti, il suo metodo di trattare l’introspezione è secondo me perfetto! Per non
parlare delle situazioni descritte in modo eccezionale (a volte ho l’impressione
di aver visto coi miei stessi occhi la Pietroburgo ottocentesca)! E…beh,
sembrerà assurdo, ma dormo con una copia di Delitto e castigo sotto il
cuscino! ^_^’ Grazie tante per la recensione, sono onorata che la mia storia ti
piaccia tanto! |
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Capitolo 4 *** Quarta notte ***
Ciò
che vi dirò adesso, sono tutte sciocchezze, castelli in aria, cose assurde! So
che non potranno mai accadere, ma è lo stesso, non posso tacere!
(Fëdor Dostoevskij, Le notti
bianche)
Le notti
bianche
La
mia fantasticheria, dilettandosi di martoriarmi,
s'inebriava sapientemente del profumo di tristezza
che,
pur senza rimpianto e senza disgusto, lascia
l'aver colto un Sogno al cuore che lo colse.
(Stéphan Mallarmé –
Apparizione)
Quarta notte
Inizia adesso il racconto della fine delle nostre notti
bianche, della mia evasione dai sogni, della mia prima esperienza con la vita. E
in che modo quelle notti sfumarono in quell’aria umida di una notte d’inverno!
La notte dopo piovve, ma mi recai comunque
all’appuntamento, sperando che Draco non tenesse fede alla propria promessa e si
presentasse in ogni caso. Mi stavo forse, ancora una volta cullando,
nell’illusione che per lui quelle notti, avessero assunto lo stesso vitale
valore che avevano assunto per me. Ma, evidentemente non era andata così.
Lo attesi a lungo, fiduciosa, perdendomi in congetture che
potessero giustificare un suo eventuale ritardo. Solo quando sentii per la
quarta volta i rintocchi delle campane rimbombare nell’aria fredda e perdersi
nella pioggia, mi convinsi che non sarebbe venuto e, sconfitta, mi incamminai
verso casa, consolandomi nella speranza di rivederlo il giorno dopo.
Utilizzai quel tempo, trascorso sotto la pioggia, sulla
riva del fiume, per riflettere. Per ringraziare il cielo per avermi concesso
quel fortunato incontro tre notti prima e per sognare il nostro prossimo
appuntamento.
Scacciai volutamente, negli angoli remoti della mia mente,
in quella zona che qualcuno, un tempo, definì Es, la sgradevole
sensazione, il fastidioso senso di insoddisfazione che le mie fantasie mi
recavano.
E lo stesso trattamento riservai a quel pensiero fuggevole
che, per un attimo, mi aveva colpita. Quel dubbio martellante che mi rodeva, lo
stesso che mi aveva colta la sera prima.
Draco aveva sentito il Marchio bruciare, e ben sapevo, che
non era una possibilità remota quella che fosse definitivamente stato richiamato
dal suo Signore e che per me, sarebbe rimasto per sempre un piacevole,
intangibile ricordo.
La notte successiva, incapace di resistere alla tentazione
di recarmi col consueto anticipo al nostro incontro, mi avventurai per le strade
deserte di quella deserta domenica d’inverno.
Ma fui costretta a stupirmi ancora una volta, accelerando
il passo verso la nostra panchina, quando scorsi l’elegante figura di Draco già
lì ad aspettarmi. Che gioia mi colse in quel momento! La felicità provata nel
notare che fosse arrivato addirittura prima di me, unita al sollievo della sua
presenza, crearono una piacevole euforia nel mio animo.
-Sei in anticipo!- dissi con voce allegra. Mi sarei messa
volentieri ad urlare per la felicità, già dimentica dell’ombra che incombeva sui
nostri incontri.
-Anche tu.- rispose lui semplicemente, regalandomi un
sorriso. Era bello il suo sorriso, per quanto stravolgesse poco i suoi
lineamenti aristocratici. Gli bastava piegare un po’ l’angolo della bocca per
farmi rabbrividire, e i suoi occhi erano illuminati da una strana scintilla che,
in un altro tempo, in un altro sogno, avrei anche potuto paragonare al sole
battente su una distesa di ghiaccio.
Restammo in silenzio per alcuni secondi. Non sapevo cosa
dire.
Anzi, avrei avuto tante cose da dirgli, ma nessuna che mi
impedisse di pensare al suo futuro, e di chiedergli che ne fosse stato delle sue
vecchie speranze. Ma, allo stesso tempo, inoltrarmi davvero in quel territorio
mi avrebbe recato troppa sofferenza.
Fu lui a rompere il ghiaccio.
-Ho ancora sentito il Marchio bruciare.-
Lo guardai addolorata, nonostante mi aspettassi già una
simile affermazione. Mi costrinsi a convincermi che così dovessero andare le
cose, che da qualche parte, in un libro chiamato Destino, era scritto che
lui sarebbe andato via, lasciando a me solo i miei cari sogni.
-Non è arrivata la chiamata, se è questo che ti chiedi, e
non posso recarmi al suo cospetto.-
Continuai a barricarmi nel mio silenzio, nonostante fossi
un po’ risollevata. Sentii che, se avessi aperto bocca, avrei potuto dire
qualcosa di spiacevole, ed allora lui mi avrebbe scacciata scandalizzato. Ad
ogni modo, lui sembrava aver qualcosa da dire quella sera, e non gli pesò il mio
silenzio.
-Ero il migliore, ma anche i migliori possono avere dei
periodi difficili. Perché non darmi un’altra possibilità? Nott ha avuto un
periodo buio, ma non l’ha abbandonato! L’ha richiamato a sé!
E Draco Malfoy vale di più, certamente.
Forse aspetta di affidarmi un compito degno della mia
esperienza! Si, dev’essere cosi!-
Seguirono alcuni secondi di silenzio, in cui ebbi
l’impressione che Draco stesse cercando di convincere se stesso delle sue
teorie. Evitai di guardarlo, preferendo dedicarmi alla luna, nascosta dietro una
nuvola, che creava delle strane forme sull’acqua del Tamigi.
Draco si alzò, come colto da un improvviso pensiero,
invitandomi a seguirlo sul lungofiume. Camminammo per un po’, ognuno immerso nei
suoi sogni.
Ormai, mio malgrado, avevo iniziato a credere che anche
lui facesse parte della mia categoria. Tutte quelle speranze, tutti quei
progetti sulle sue missioni, mi avevano portato a capire che avesse quantomeno
bisogno di sognare. Un bisogno vitale ed impellente.
Ed io volentieri gli avrei regalato uno dei miei sogni.
-A volte mi domando…- esordì sottovoce, con quel timbro
rassicurante che avevo imparato ad attribuire ai suoi ricordi -…se non sia più
opportuno che impieghi le mie energie in qualcos’altro.-
Si fermò guardando verso me, ma io non ero riuscita a
capire.
Mi afferrò le spalle, un po’ rudemente, facendomi
arrossire, nonostante mi fossi ripromessa di non dimostrargli in alcun modo
quanto effetto mi facesse ogni suo gesto.
-Se Lui non dovesse più chiamarmi (ed ormai ne sono
certo), avrei dedicato la mia vita a nulla! Ma se già dal principio avessi
dedicato me stesso a qualcos’altro, o a qualcun altro…forse adesso non sarei
solamente un fallito.-
Annuii debolmente leggermente scossa, senza essere sicura
di aver afferrato ciò che lui volesse dire.
-Se avessi dedicato la mia vita a qualcuno…-
Sentii i suoi occhi di ghiaccio affondare nei miei, ed il
mio cuore mancò un battito. Forse iniziavo a capire. Sentivo già la frenesia
scorrermi nelle vene, e non importava quante volte mi ripetessi di smettere di
illudermi, avevo già iniziato a sperare.
-Se avessi davvero amato qualcuno…come amavo mia madre!-
Fu allora che non riuscii più ad arginare le mie emozioni
in subbuglio! Mi convinsi che l’unico modo per convincerlo a restare, fosse
dirgli tutto. E l’avrei fatto! Proprio adesso che sembrava ben disposto! Proprio
nel luogo che qualche sera prima avevo immaginato come scenario della mia prima
dichiarazione d’amore!
Mi attraversò il dubbio che non fosse adatto quel luogo,
che avessi dovuto trovarne un altro, dove nessuno dei miei sogni si fosse già
svolto, ma non c’era tempo! Non avrei resistito ad aspettare tanto!
-Draco…- scoppiai a piangere, come una bambina,
appoggiandomi al suo petto. Lui era stupito, lo sentivo, ma mi abbracciò.
Mi stava abbracciando! E forse…forse…!
-Sarà anche uno dei miei sogni, Draco…- dissi sollevando
la testa e guardandolo negli occhi, riuscendo miracolosamente a frenare le mie
lacrime -…ma ti amo!-
Sgranò gli occhi e rimase interdetto a fissarmi per un
attimo, senza lasciarmi andare. Poi sorrise.
-Sai, Ginevra…credo di poterlo accettare! Anzi, ne sono
certo! Già la sensazione di essere un fallito mi ha abbandonato!-
Iniziò a piovere. Grosse gocce iniziarono a posarsi sui
nostri visi sorridenti, mescolandosi alle lacrime capricciose che avevano
ripreso a scorrermi sulle guance.
Per la prima volta in vita mia, potevo affermare di essere
davvero felice. Ero totalmente in balia di emozioni così violente, così reali!
I capelli mi si erano incollati ai lari del viso e, con
stupore, sentii Draco scostarmeli con le mani e chinarsi verso di me. Intuii le
sue intenzioni, spaventata ed al tempo stesso eccitata! Oh mio Dio! La vita era
entrata prepotentemente nella mia esistenza, lasciandomi spiazzata.
Sentii il tocco delle labbra di Draco sulle mie. Ero
scossa da mille sensazioni violente, i miei sensi, forse un po’ assopiti, ne
erano già sommersi.
Il sapore della pioggia, improvvisamente si era fuso con
il sapore di Draco, col sapore delle sue labbra. Sentivo al tatto la pelle
ruvida delle sue mani, i suoi vestiti bagnati. Affondai le dita nei suoi
capelli, anch’essi zuppi di pioggia.
Dio, era quella la vita?
Mi strinse maggiormente a sé approfondendo il nostro
contatto, al quale risposi, con un istinto che non sapevo di possedere, con
tutta la passione che avevo in corpo.
Fu in quel momento, mentre ero attraversata da quelle
sensazioni violente, che sentii qualcosa di indefinito spezzarsi
irreparabilmente dentro di me.
Fu egli stesso a rompere il nostro contatto, appena un
attimo prima che restassi senza fiato. Il cuore correva all’impazzata nel petto
ed ebbi l’impressione che, da un momento all’altro, sarebbe esploso. Non
riuscivo a respirare, e mi aggrappai ancora alle sue spalle.
Avrei potuto per sempre vivere il quel modo!
Avevo smesso di odiare la vita, Dio, il destino!
Avevo persino smesso di maledire il mio mondo dei sogni
che, paradossalmente, mi aveva portata alla vita in una notte londinese degna di
un romanzo, che ormai appariva tanto lontana.
Il mattino
(…)
Domani la mattina
Sarà serena e lieta.
Questa vita è perfetta:
cuore, sii dunque saggio.
Sei tanto stanco, tanto.
Batti più sordo e lento.
Lo sai, ho letto
che le anime sono immortali.
(Anna Achmatova, La porta è
socchiusa)
Camminammo, stretti l’uno all’altra, fino al mattino. Il
primo mattino felice della mia vita. Sentii i nostri cuori battere all’unisono,
respirai aria dalle sue labbra. Era meraviglioso!
-Guarda, il sole sta sorgendo!- urlai, per la prima volta
nella mia vita, felice al nascere di un nuovo giorno.
Imparai a conoscere le sfumature che i raggi sanguigni
dell’alba formavano sui suoi capelli, mentre il colore dei suoi occhi diventava
più chiaro, assumendo le stesse tonalità dell’acqua del fiume.
Averlo vicino, tangibile era una sensazione
indescrivibile.
Fu un attimo.
Vidi improvvisamente il suo volto tramutarsi in una
maschera di dolore e gelai sentendo il grido che uscì dalle sue labbra. Mi
allarmai, tentando di capire la causa di un dolore tanto devastante.
Improvvisamente ricordai, e la paura mi gelò il sangue nelle vene.
Devastante.
Fu quando il suo braccio destro corse a stringere il
sinistro che ebbi la brutale conferma di avere presupposto correttamente. Cosa
ne sarebbe stato di me? Ero abbastanza sveglia da riuscire a non illudermi, a
non sperare.
-Devo andare, Ginevra! Lui mi sta chiamando.- riuscì a
dire, la fronte imperlata di sudore -Mi dispiace!-
L’ultima cosa che vidi fu la sua espressione che, nel
dolore, apparve paradossalmente serena, poi si smaterializzò. Ebbi comunque la
certezza che avesse ritrovato la sua via.
Incapace di ritornare a casa, continuai a camminare su e
giù per il lungo fiume, guardando la mia felicità frantumarsi in miliardi di
pezzi ed andarsene via per sempre. Il cuore divenne pesante e il respiro
doloroso.
Mi era stato regalato un solo attimo di felicità, che mi
avrebbe accompagnata, quasi come una persecuzione, per tutta la vita. Il colore
del cielo mi ricordava adesso solo il sangue, quel sangue che sembrava sgorgare
a fiumi dal mio sguardo.
Tentai di sognare qualcosa, ma mi riuscì doloroso, e quasi
impossibile.
Cosa ne sarebbe stato della mia esistenza?
Ero sempre Ginny Weasley…ma ero ancora una sognatrice?
Che ve ne pare? Sono stata davvero molto
indecisa sulle ultime scene! Spero che vi piaccia, anche se io non ne sono molto
convinta…
Aspetto i vostro commenti, e magari le
vostre critiche!
Vorrei ringraziarvi tanto per le
recensioni allo scorso capitolo!! ^_^ Non mi aspettavo fossero così tante!!
Grazie!!!!
Nisi_corvonero:
Come vedi avevi ragione su Ginny, credo sia rimasta irrimediabilmente scottata!
Per quanto riguarda Dostoevsij…non posso fare a meno di consigliarti di
leggerlo!! Non te ne pentirai!! ^_^ Grazie tante, sei stata gentilissima
davvero!!!
Kitsunechan:
il fatto che hai letto i precedenti capitoli tutti d’un fiato mi fa capire che
forse non erano così pesanti come pensavo…che sollievo!! ^_^ Anche a me piace
molto la filosofia ma……non aspetto con impazienza l’inizio della scuola!!!
L
Grazie tante anche a te!!
Shanìka:
Ti rispondo adesso ad entrambe le recensioni! Sinceramente non so perché faccio
soffrire tanto Draco…forse perché secondo me E’ un personaggio che soffre, solo
che gli altri sono troppo impegnanti a biasimarlo per accorgersene! (Ti evito le
mie speculazioni filosofiche sul 6° libro, anche perché vorrei evitare lo
spoiler!) Non ho usato un capitolo a parte (anche se avrei dovuto), per il
semplice motivo che mi riesce difficile scrivere capitoli troppo lunghi…finisce
sempre che mi perdo! Grazie tante!!!! (P.S.: per quanto riguarda i capelli di
Draco…quando non ha i capelli tirati col gel...qual è la prima cosa che ti viene
in mente di fare?!?! ^_^_^)
Hermia:
Grazie tante!!! Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!! Adesso
aspetto io il tuo aggiornamento!!!
Minako-chan:
Ginny Mangiamorte?! Ti risponderò nel prossimo ed ultimo capitolo in proposito a
questa domanda! Come ti sembra questo capitolo? Grazie tante!!
Acchan:
Ringrazio tanto anche te per la recensione! Sono felice che la storia ti
piaccia…spero continuerai a farmi sapere!!
Mise_keith:
rispondo alla tua osservazione sul mio modo di trattare il personaggio di Draco,
con una citazione che sicuramente riconoscerai: Tutto dipende dalle
circostanze e dall’ambiente in cui si trova l’uomo. Tutto è determinato
dall’ambiente, l’uomo per se stesso non è nulla!! (Delitto e Castigo…tanto
per cambiare!!) ^_^ Ti ringrazio tanto per i commenti e…….concordo: quei due
sono fatti per stare insieme!!
Chanellina:
Grazie!!!! Davvero, mi fa molto piacere che la storia ti piaccia tanto!!! Come
ti sembra che proceda?
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Capitolo 5 *** Dalle memorie di un sognatore: ultima notte ***
Dio
mio! Un minuto intero di beatitudine! E’ forse poco per colmare tutta la vita di
un uomo?
(Fëdor Dostoevskij, Le notti
bianche)
Le notti
bianche
Verrà la morte e avrà i tuoi
occhi
Questa che ci accompagna
dal mattino alla sera,
insonne,
sorda, come un vecchio
rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi
occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un
silenzio.
Così li vedi ogni mattina
Quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara
speranza,
quel giorno sapremo anche
noi
che sei la vita e sei il
nulla.
Per tutti la morte ha uno
sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi
occhi.
Sarà come smetter un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro
chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
(Cesare Pavese, Verrà la
notte e avrà i tuoi occhi)
Dalle
memorie di un sognatore:
Ultima notte
Chiudo lentamente il libro sulle ginocchia, concedendo
finalmente ai miei occhi un po’ di riposo. Lascio che le dita scorrano sulla
copertina. Ne seguo il contorno azzurro, e traccio lentamente le lettere del
titolo.
Le notti bianche, Fëdor
Dostoevskij.
Comprai questo libro ad un mercatino dell’usato, a Londra,
molto tempo fa, in un’epoca che sembra ormai appartenere ad un’altra vita.
Ricordo solo che mi incuriosì il titolo e, sfogliandolo, rimasi sorpresa dalla
cura dimostrata dal suo ex-proprietario, e dai molti passaggi sottolineati
lievemente a matita.
L’ho letto tante e tante volte, ed ormai ogni singola
parola è impressa a fuoco nella mia mente. Non so chi fosse l’uomo che lo
scrisse, ma sono certa che fosse un genio. Solo un genio avrebbe potuto
trasmettere con le sue parole così tante emozioni.
Ad ogni modo, la storia narrata tra queste pagine, sembra
rispecchiare in modo inverosimile quello che è stato uno scorcio della mia vita.
O, per meglio dire, l’inizio della mia vita.
Esattamente come il sognatore di questo breve romanzo,
anch’io ho vissuto le mie notti bianche, che hanno lasciato un segno indelebile
nella mia anima e che mi hanno irrimediabilmente trasformata.
Sono stata anch’io una sognatrice, ho vissuto gran parte
della mia vita fuggendo la realtà e riparandomi nei sogni, dai quali sono stata
bruscamente costretta ad evadere, nel giro di poche fredde notti d’inverno.
Adesso sono Ginny Weasley, ed ho smesso di sognare.
Ho smesso di sognare la notte che Draco è andato via per
inseguire la sua vita, per adempire al suo ruolo di attore, come avrei detto a
quel tempo.
Ho trascorso anni a bramare la vita e, quando questa è
prepotentemente entrata nella mia nicchia, ho iniziato a rimpiangere il mio
mondo, quando ho scoperto quanto la realtà fosse dura, e quanto insignificante
fosse una vita priva di sogni.
Riuscii a sopravvivere a questa amara scoperta, solo
grazie ad una forza che non avrei mai sospettato di possedere, che mi accompagnò
nei miei primi approcci con la vita reale, fino a rendermi finalmente
soddisfatta di me stessa, come mai lo ero stata.
Fin quando le sensazioni fittizie non divennero reali, fin
quando non riuscii finalmente ad affermare di vivere.
Solo allora, a distanza di un anno dalla mia ultima notte
bianca mi concessi di ritornare sul luogo della mia storia, per poter finalmente
analizzare con la più lucida razionalità ciò che ero stata e ciò in qui mi ero
trasformata.
E la scoperta di aver finalmente abbandonato quel mondo fu
straordinariamente piacevole.
Ho finalmente imparato a vivere, e adesso, nonostante la
porzione di cielo stellato a me visibile, sia ostacolata da spesse grate, ho la
possibilità di guardarmi alle spalle, e non vedere sulla strada percorsa nessun
rimpianto.
Sollevo lo sguardo su Draco, seduto sul pavimento, con la
testa sulle ginocchia. Sembra terribilmente debole così, rannicchiato su se
stesso, ma ho ritenuto più opportuno lasciarlo per un po’ solo con i suoi
pensieri.
Il misterioso protagonista delle mie notti, il principale
responsabile della fine dei miei sogni. E’ tornato.
E’ tornato in un’altra fredda notte, consapevole di essere
un vinto e confermando le mie supposizioni, che lo vedevano solamente come un
altro schiavo dei sogni. Non cosa lo abbia fatto tornare indietro, anch’egli
finalmente sveglio e semplicemente intenzionato a vivere.
Mi fu necessario del tempo per accettare il suo ritorno, e
per imparare a fidarmi lucidamente di lui, ma credo di aver scelto giustamente,
avevamo entrambi una vita da costruire e molto tempo da recuperare.
Iniziò quindi la nostra storia, che ci vedeva unici
protagonisti. In un certo senso, un sogno divenuto realtà. Una realtà carica di
emozioni violente, prive delle tipica attenuazione caratteristica delle
illusioni.
Eravamo noi, ed eravamo reali.
Adesso credo che Draco si sia addormentato, tanto è
immobile. Mi sollevo da terra, tentando di evitare il minimo rumore e,
accovacciandomi davanti a lui, gli scosto i capelli dalla fronte.
Alza la testa e mi guarda, con quelle iridi grigie in
questo momento così espressive. E’ angoscia il sentimento che prevalentemente
riesco a leggervi, ma non mi è concesso il privilegio di aiutarlo, quindi mi
limito a portare le braccia dietro la sua nuca inginocchiandomi.
Restiamo così per pochi minuti che sembrano essere
un’eternità. Sento il suo respiro greve sul mio seno e la consistenza dei suoi
capelli sulla guancia e non riesco ad impormi di lasciarlo andare.
La vita è stata crudele con lui. Ha dovuto fronteggiare a
soli sedici anni, una realtà troppo dura per chiunque, che gli ha imposto di
uccidere altri esseri umani, mentre tutti gli altri, io compresa, eravamo
impegnati a giocare a Quidditch, e per questo è stato condannato.
Non sto tentando di difenderlo, ho chiuso con i sogni.
Semplicemente non sono il giudice adatto a biasimarlo, e credo nessun altro
abbia una tale facoltà.
Eppure entrambi ci troviamo qui, prigionieri ad Azkaban.
Una sognatrice ad Azkaban, chi l’avrebbe mai detto?
Una notte degli Auror hanno fatto incursione in casa mia
arrestando entrambi. Draco accusato di essere Mangiamorte, ed io di avergli dato
asilo e averlo protetto.
Solo grazie ad Hermione ci è stato concesso di essere
rinchiusi nella stessa cella: i nostri pensieri sono troppo tristi persino per i
Dissennatore.
Tutto è accaduto troppo in fretta, e credo che non ci sarà
dato il tempo di accettare l’idea. Anzi, io credo di avere a disposizione tutta
la vita per accettarlo, ma non Draco.
Ancora una volta non gli sono concesse possibilità: è
stata emessa per lui la peggiore condanna del Mondo Magico.
Il bacio del Dissennatore.
Verrà letteralmente negata un’anima ad un uomo cui è stata
metaforicamente negata per tutta la vita.
Piton una volta ci ha mostrato dei dipinti ritraenti le
vittime del bacio. Immagini agghiaccianti, cui non riesco ad evitarmi di
pensare, ed è terribile.
E non posso nemmeno meditare su come sarà dopo che lui non
ci sarà più, dopo che la sua anima, che si è così intimamente legata alla mia in
una notte bianca, andrà via dal suo corpo. Concedermi di pensare a cosa sarà
equivarrebbe a sognare, e non credo sia la giusta soluzione.
Ho chiuso con i sogni.
L’aria notturna inizia a farsi meno fredda, ed io
paradossalmente rabbrividisco: questa è la nostra ultima notte, alle prime luci
dell’alba Draco sarà giustiziato.
Al sorgere di un nuovo giorno, ancora una volta, tutto
svanirà.
Gli poggio una mano sulla guancia, costringendolo a
sollevare il capo. Voglio ancora guardarlo negli occhi, finché saranno pieni di
vita, finché trasmetteranno emozioni, finché mi faranno piacevolmente
rabbrividire.
I suoi occhi sono pieni di parole che la vita non gli ha
dato il tempo di pronunciare, e che presto saranno freddi e muti.
Non avrei mai potuto pensare che la morte avrebbe avuto
gli stessi occhi di Draco.
-Ti amo.- sussurro mentre gli occhi mi si riempiono di
lacrime. Dovrei essere forte per tutti e due, come si suole in situazioni
difficili, ma sfido chiunque ad essere forte al mio posto.
-Anch’io ti amo.-
La sua risposta è debole, appena udibile, ma so che sente
ciò che dice.
Lo bacio per l’ultima volta. Respiro dalle sue labbra per
l’ultima volta. Ascolto il battito del suo cuore per l’ultima volta. E, per la
prima volta, asciugo con le labbra una solitaria lacrima che gli scivola sulla
guancia.
Dei passi rimbombano nel corridoio e ci alziamo entrambi.
I lineamenti del suo viso sono inespressivi, e solo una scintilla nei suoi occhi
mi permette di riconoscere l’uomo che amo.
Se penso che questi sono i nostri ultimi attimi insieme!
La porta si spalanca e l’ultima persona che mai mi sarei
aspettata di ritrovarmi davanti varca la soglia: Hermione Granger.
Un scintilla di speranza sembra riaccendersi ed il futuro
sembra adesso più incerto che mai.
Ma sono Ginny Weasley, ed ho smesso di sognare.
The End…
Bene…questa è la fine!! Sono riuscita a
scriverla ad una velocità per me insolita…forse perché già la pianificavo da
settimane!!
Che ve ne pare? Lo so che è
irrimediabilmente deprimente, ma ultimamente non vado tanto per i lieto fine!!
Sinceramente un finale rose e fiori non mi sembrava troppo adatto ad una storia
simile!
Però vi prometto che la prossima volta
scriverò uno dei più happy happy end mai visti prima…anche a costo di
sfiorare l’inverosimilmente mielato!! ^_^
I festeggiamenti sono d’obbligo, dato che
questa è la prima storia a capitoli che sia mai stata capace di portare a
termine!!!! (^_^_^_^ Izumi è molto fiera di se stessa ed ignora volutamente di
aver scritto una storia di soli 5 capitoli!!!)
Spero tanto che il finale vi sia piaciuto
e che mi facciate avere qualche commento finale!!
Grazie infinite a tutti coloro che hanno
letto e commentato o anche soltanto letto!!
Minako-chan: Scusami tanto!!!! All’inizio
della storia mi avevi raccomandato di non farla finire male…ma non ce l’ho
fatta!!! Sorry!!!
L
Comunque…mi avevi chiesto se avessi intenzione di far diventare Ginny
Mangiamorte!! Bene, a dire il vero l’idea all’inizio era quella, solo che poi mi
sono resa conto che non sarebbe stato il finale adatto per una sognatrice
risvegliata…quindi ho cambiato idea!! Grazie tante per avermi seguito!!!
Spero di risentirti!
Nisi Corvonero: E’ una mia impressione o
sei un po’ ostile nei confronti di Draco? (Poverino….^_^) Cosa ne pensi adesso
che è finita? Ginny è cresciuta molto, come vedi, però la sua vita, a quanto
pare non era destinata ad essere completamente felice!! Grazie tante anche a
te!!!
Hermia: Allora…la pensi ancora così
irrimediabilmente male per quanto riguarda Draco? Ho già tentato di spiegarti i
motivi della dichiarazione veloce di Ginny e dell’altrettanto veloce risposta di
Draco…!! Ad ogni modo…ti rimando alla recensione di Mise_keith, che è stata più
esauriente di me in proposito!! Grazie tante per il sostegno!!
Kitsunechan: Grazie per avermi seguito!
Spero mi farai sapere cosa ne pensi del finale!! ^_^
Shanìka: NON UCCIDERMI TI PREGO!! Ehi, lo
sai che amo Draco (si, ho notato!!! Per questo lo tratti sempre così bene!
ndShanìka)!! Ho promesso che il prossimo sarà un happy end!!! (Ti ho mai detto
che voglio entrare in marina?! Leggi: probabile promessa da marinaio!!) E
comunque…vuoi consolarlo?!! Potrei esserne molto gelosa, sai?? Per quanto
riguarda Ginny Mangiamorte ti rimando alla risposta che ho dato a Minako, mentre
per la dichiarazione affrettata…alla recensione di Mise_keith e Nisi!! Grazie
anche a te!!
Acchan: Eh eh…speranze vane! Come vedi è
finita piuttosto maluccio, anche se le ultime righe lasciano una piccola luce
accesa! Grazie tante!!!
Mise_keith:
mia cara, devo dire che forse sei stata la persona (insieme a Nisi) che più ha
capito il significato dello scorso capitolo (forse, essendo anche tu
un’ammiratrice di un certo genere di romanzi, hai un punto di vista più simile
al mio)! In effetti, forse era un po’ veloce ma, anche cambiandolo, non potrei
rallentarne il ritmo, perché è la storia stessa che lo richiede! Credo tu sia
riuscita a spiegarlo meglio di quanto io stessa avrei saputo fare (ho utilizzato
fiumi di parole a questo scopo, ma credo che tu, con poche righe, sia riuscita
meglio di me!!)! Come vedi Gin ha preso una decisione che l’ha portata ad
abbandonare il suo mondo fatto di sogni, portandola a mettere in gioco la sua
stessa vita…ma senza alcun rimpianto! Spero il finale sia di tuo gradimento
e…grazie grazie grazie!!!
Alla prox (forse)…
Izumi |
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