Operazione Hunting - Quinta parte: Coloro che arriveranno alla fine del giorno

di Darik
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


OPERAZIONE HUNTING - 5° PARTE

COLORO CHE ARRIVERANNO ALLA FINE DEL GIORNO

1° CAPITOLO

Tessa sedeva nella sua cella, fissando il vuoto davanti a se.

In quel momento si sentiva completamente inutile.

E odiava i momenti in cui si sentiva cosi.

Da qualche parte nell’oceano stava avvenendo chissà che cosa, che coinvolgeva il Tuatha De Danaan, l’equipaggio che aveva affidato a lei la propria vita e probabilmente anche i destini della Mithril e di conseguenza degli equilibri mondiali.

E lei non poteva fare assolutamente nulla, se non starsene chiusa in quella cella.

Una cella tra l’altro della Mithril stessa, che a causa del nemico la credeva un’impostora.

Mentre la vera impostora con le sue fattezze si trovava a bordo del De Danaan.

Nella sua giovane vita le erano capitate molte cose, ma questa era probabilmente la più paradossale.

Aveva cercato nuovamente di spiegare come stavano le cose, di richiamare l’attenzione dei suoi carcerieri gridando.

Ma nessuno era venuto, segno che ormai avevano già deciso di non prestarle la minima attenzione.

All’angoscia per il non poter fare niente e il non sapere neppure cosa stesse succedendo, si aggiunse il timore per il fato suo e della sua amica Melissa, prigioniera in un’altra cella.

Qualora il piano di Amalgam si fosse sciaguratamente compiuto, cosa ne sarebbe stato di loro?

Il fatto che Amalgam fosse in grado di sostituirsi nelle comunicazioni al quartier generale, le faceva avere un orrendo sospetto su cosa sarebbe potuto succedere.

E in quel caso, il fato di Melissa sarebbe stato segnato, perché durante il viaggio le avevano spiegato cosa Amalgam voleva fare alla sua amica e a Sagara.

Mentre su quale sarebbe stato il suo futuro, non aveva la benché minima ipotesi.

O meglio, una c’è l’aveva.

Si era messa a riflettere sul perché l’avessero trattata cosi bene durante la sua prigionia, analizzando ciò che sapeva per certo.

Sapeva che Amalgam era un’organizzazione crudele, che non conosceva la pietà.

Possedeva in dosi abbondanti la Black Technology, quindi aveva a che fare con i Whispered.

Ad essi aveva dato una caccia spietata.

Ma per quanto ne sapeva la Mithril, l'organizzazione nemica era riuscita a mettere le mani su un solo Whsipered, e non era neppure riuscita a prosciugarlo di ogni conoscenza.

D’altronde i procedimenti per estrarre a forza la Black Technology dal cervello delle vittime erano sconvenienti perché sottoponevano a un tale stress psico-fisico i soggetti, che questi ultimi morivano o impazzivano prima che si potesse prelevare tutto.

In tali condizioni era improbabile che da un solo Whispered fossero riusciti a tirare fuori tutta quella Black Technolgy.

E siccome la sua caccia aveva dato fino ad allora un solo frutto, allora Amalgam doveva avere continuamente a sua disposizione un Whispered.

Che magari collaborava attivamente con loro, per questo poteva fornire tutta quella conoscenza senza mai esaurirsi.

Esattamente come faceva lei con la Mithril.

Tutti i candidati Whispered erano da tempo sotto sorveglianza, e si sapeva sempre dove fossero.

Tranne uno, che era sparito anni prima che la Mithril scoprisse l’esistenza di coloro che sentono i ‘sussurri’.

Costui era il suo amato fratello Leonard, il fratello gemello che Tessa aveva sempre guardato con affetto e ammirazione.

Il fratello che era scomparso misteriosamente la notte in cui furono uccisi i suoi genitori.

Si chiedeva come avrebbe potuto Leonard collaborare con Amalgam, lo riteneva assurdo.

Però anche la sua scomparsa anni prima sembrava apparentemente assurda e inspiegabile, eppure era avvenuta.

E suo fratello aveva sempre giocato a fare il misterioso, con quei sorrisi maliziosi e quei silenzi che sembravano dire ‘Lo so, ma non te lo dico’.

Inoltre la presenza di Leonard in Amalgam spiegava perchè quest’ultima avesse trattato cosi bene un colonnello nemico.

Leonard infatti le aveva sempre voluto bene, e le aveva promesso che l’avrebbe protetta sempre.

Non poteva quindi essere intervenuto per chiedere ai suoi capi, chiunque fossero, di trattarla bene?

Ma tutte quelle idee erano solo congetture, che non cambiavano la sua situazione.

Prigioniera e inoffensiva.

A quel punto le restava solo una cosa, da fare.

Pregare

Per alcuni inutile, per altri un semplice palliativo.

Ma lei ci credeva.

E ogni volta che dovevano partire per una missione, desiderava sempre che tutto l’equipaggio si riunisse per una preghiera comune.

Quindi si mise in ginocchio davanti alla branda, congiunse le mani e pregò.

Pregò quel dio buono che la missione di Sousuke e Yu Fan riuscisse, che riuscissero a fermare il piano di Amalgam.

E che loro due, o almeno Melissa, riuscissero a sfuggire a un futuro oscuro e orribile.

****

Pakula osservò impietrito i due missili sfrecciare verso l’alto.

E non aveva bisogno di strumenti per capire quale fosse il loro obiettivo.

“Il summit!!! Presto avvertiteli! Quanto tempo ci metteranno i missili a raggiungere l’isola?”

La risposta degli addetti agli strumenti fu poco incoraggiante: “Quattro-cinque minuti signore!”

Troppo pochi per far smobilitare i delegati.

“Signore, oggetto non identificato in avvicinamento da est!”

“Chi…”

Pakula puntò il binocolo verso est e vide qualcosa che lo lasciò nuovamente senza fiato: una grossa figura nera di forma umanoide sbucò fuori come dal nulla, puntando verso l’alto.

I due missili ormai stavano per diventare dei minuscoli puntini bianchi.

Proprio allora la figura nera tese le braccia e con uno scatto le diresse contro i missili.

Qualche secondo dopo, i missili esplosero da soli!

Il rombo dell’esplosione risuonò come un ruggito sopra il mare silenzioso.

Mentre la figura nera cadde in acqua affondando.


“NOOOOOOOO!!!!” sbraitò Cameron dando violenti pugni ai braccioli della sua poltrona.

Nessuna nella sala comando di Amalgam riusciva a crederci.

Ormai era fatta, i missili erano stati persino lanciati, quando dal nulla era sbucato una specie di AS che era riuscito a distruggere i missili nonostante fossero ormai lontani.

E per aver fatto una cosa del genere, doveva per forza aver usato il Lambda Driver.

Ma chi poteva aver fatto una cosa del genere?

Al generale venne un sospetto, e ordinò di visionare i filmati ripresi dal satellite su quanto era avvenuto.

I computer estrapolarono dai filmati l’immagine del misterioso AS, la cui azione non era durata più di dieci secondi, misero perfettamente a fuoco e Cameron strinse i pugni al punto che le nocche diventarono bianche.

“Quei due…. luridissimi… musi gialli!!!!”


“Ce l’abbiamo fatta! I miei complimenti, KITT!”

“Grazie, signor Sagara”.

KITT in versione AS, stava adesso affondando, ma era impermeabile.

Al suo interno, Yu Fan era seduta al posto di guida e Sousuke stava sulle gambe della ragazza.

Si stava un po’ stretti, ma non importava.

“Siamo stati fortunati” disse Yu Fan “Il nemico non immaginava che KITT fosse in grado di muoversi sull’acqua tramite un cuscinetto d’aria, e ha pensato che fossimo affondati con l’aereo”.

“Ma come ha potuto KITT compiere un simile balzo stando in acqua?” chiese Sousuke.

“E’ la funzione del Super Pursuit” rispose KITT “In modalità auto mi permette di superare le cinquecento miglia all’ora. In modalità AS la uso per compiere ampi balzi con una base instabile o inesistente”.

“Fortuna che grazie all’ECS abbiamo potuto avvicinarci inosservati. Ed ecco il De Danaan” indicò la ragazza.

Sotto l’AS si estendeva l’immenso scafo del sottomarino, sul quale si posò l’inaspettato passeggero.

“KITT, apri un contatto radio, presto” ordinò Yu Fan.


Nella plancia del De Danaan, i membri dell’equipaggio stavano ancora cercando di mettere a fuoco quanto era successo: prima un improvviso attacco nemico sull’isola del summit, poi il colonnello Testarossa si rivelava un impostore da abbattere, e qualcosa o qualcuno bypassava i comandi della plancia per lanciare i missili ancora puntati sull’isola del summit.

Subito dopo che disperato un operatore aveva comunicato a Mardukas che il dispositivo di autodistruzione di quei missili era stato messo fuori uso, dal nulla era arrivato un AS nero.

E aveva distrutto come niente i due missili.

Ora quell’AS stava sopra lo scafo del De Danaan.

Poi un segnale radio s’inserì sulla loro frequenza, e sullo schermo apparve l’immagine di Sousuke Sagara.

“Qui Uruz 7, ripeto, qui Uruz 7, presto fateci salire a bordo”.

“Sergente Sagara, è proprio lei?” chiese sospettoso Mardukas.

“Certo, signore”.

Yu Fan, che aveva chiesto a KITT di non inquadrarla, con un cenno della mano fece notare a Sousuke l’assenza del colonnello.

Probabilmente il falso colonnello era già stato scoperto, ovvio che su quel sottomarino fossero diventati piuttosto prudenti.

Sousuke allora s’incise con le unghie la punta di un dito.

“Guardate, il mio sangue è rosso, non sono uno di quegli androidi. Ascoltate, è in atto un piano di Amalgam per screditare la Mithril agli occhi del mondo. Il sistema di trasmissioni di tutta la Mithril non è sicuro, Amalgam riceve tutte le nostre informazioni e ne invia di false”.


Cameron cercava di sbollire la sua rabbia.

Quando riprese a ragionare lucidamente, si ricordò che non era ancora finita.

Dopo il classico piano B, loro avevano anche il piano C.

Non in grado di fare piazza pulita come i missili ma comunque utile.

“Inviate il segnale. L’attacco deve cominciare immediatamente”.


Mentre Mardukas cercava di riordinare le idee, KITT rilevò qualcosa con i suoi strumenti di trasmissione.

Quando stavano viaggiando verso l’isola, gli avevano ordinato di contattare il De Danaan ma non ci era riuscito perché il sottomarino sembrava del tutto isolato, un problema ora risolto grazie alla distanza zero.

Allora si era sintonizzato sulle frequenze radio usate dalle forze armate incaricate di proteggere l’isola del summit, e nonostante fossero criptate, per KITT non era stato un grosso problema trovarle.

Non potevano avvertirli del pericolo perché non avevano prove e sapevano che quei militari non avrebbero certo creduto sulla parola a dei perfetti sconosciuti, ma almeno avrebbero avuto una panoramica della situazione.

Però se fino a quel momento tutto era filato liscio sull’isola, ora KITT riceveva degli strani messaggi di allarme.

“Yu Fan, signor Sagara, c’è un problema”.

“Quale?” chiesero insieme i due ragazzi.

“Da quello che ricevo, sembra che gli AS della Mithril sull’isola, stiano attaccando le altre forze e l’edificio del summit”.


Nella plancia del De Danaan, il timoniere si rese conto che il sottomarino stava cambiando posizione da solo.

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


2° CAPITOLO

“Che cosa?!”

All’esclamazione stupita di Sousuke e Yu Fan, KITT rispose con la sua solita calma.

“Ho detto che sto ricevendo delle trasmissioni di emergenza da parte dei militari dell’isola. Gli AS della Mithril hanno cominciato ad attaccarli senza motivo”.

Yu Fan intuì cosa era successo: “Deve trattarsi di un piano di emergenza nel caso il lancio dei missili fosse fallito. Il sosia del colonnello Testarossa deve aver sabotato il pilota automatico di quelle unità”.

“Se è cosi, dobbiamo subito raggiungere l’isola e fermarli” aggiunse Sousuke.

“Per farlo, dobbiamo risalire. KITT, cerca di trasmettere al De Danaan le informazioni che stai ricevendo. D’altronde prima abbiamo avvistato un cacciatorpediniere qui vicino, e non credo che la sua presenza sia casuale” ordinò allora la ragazza.

“Sergente Sagara, abbiamo un problema qui!” comunicò di un tratto Mardukas.

“Cosa succede signore?”

“I nostri strumenti di navigazione sono fuori controllo. Il De Danaan sta puntando verso le altre navi!”

“Quindi niente pausa per il caffé” provò a ironizzare KITT.


Sul sottomarino si stava appena pensando di poter disinserire il sistema di allarme, quando il timoniere aveva riferito allarmato che Dana aveva escluso dai controlli di rotta l’equipaggio, e si stava dirigendo verso le altre unità navali che pattugliavano l’isola.

Tutti i tentativi di riprendere il controllo sembravano inutili.

E la già gravissima situazione si aggravò ulteriormente quando Sousuke dovette comunicare loro che gli AS della Mithril sull’isola stavano attaccando la sede del summit.

Alcuni membri della plancia sembravano mostrare i primi sintomi di una crisi isterica.

Una cosa comprensibile, visto l’avvicendarsi di cosi tanti allarmi gravissimi uno dopo l’altro.

Ma anche se comprensibile, non era certamente utile, perciò Mardukas si sforzò di mantenere il controllo e di razionalizzare.

La sosia del colonnello Testarossa, che a quanto pare in quel momento era prigioniera in una base della Mithril perché considerata un’impostora, in quella settimana si era data davvero molto da fare: aveva sabotato i sensori di rivelazione del De Danaan per far credere che fosse in corso un attacco sull’isola e spingere il sottomarino a lanciare due missili, che per sicurezza erano stati sabotati anch’essi.

Ora il sottomarino stava puntando alcune navi della scorta, e i loro AS stavano attaccando l’isola che avrebbero dovuto difendere.

Mardukas aveva già cominciato a intuire qualcosa, gli mancava un ultimo dettaglio.

“Sergente Wolf” disse a uno degli operatori della plancia “Prenda l’elenco fornito dal Pentagono e mi dica quali sono le navi che Dana sta puntando in questo momento”.

Wolf richiamò l’elenco sul suo schermo e controllò.

“Navi Sirius, Icaro e Fauchè, sono corazzate”.

“Per questa missione hanno altre funzioni oltre a quelle di difesa?”

“Si”.

Quando sentì la seconda funzione di quelle navi, l’uomo ebbe la conferma della sua teoria.

“Sergente Sagara!”

“Sissignore” rispose Sousuke dallo schermo.

“Deve assolutamente fermare non solo i nostri AS sull’isola, ma anche il De Danaan. Lo scopo del nemico non è quello di uccidere i delegati con gli AS, o per lo meno non tutti. Vuole provocare l’evacuazione dell’isola, e poi affondare le navi preposte a raccogliere i superstiti col De Danaan. In questo modo il piano per diffamare la Mithril di cui lei ci ha parlato, si realizzerà lo stesso”.


“Mi chiedo se il tuo superiore si renda conto di cosa ha chiesto” commentò impassibile Yu Fan.

“Effettivamente non è certo una cosa facile, ma siamo in tre, e quindi ritengo che possiamo farcela. Possiamo usare i codici che ci ha passato il colonnello Testarossa. KITT, con quei codici puoi liberare dal controllo nemico Dana?” domandò Sousuke.

“Si, posso usare i miei sensori a lungo raggio per connettermi con Dana tramite le onde radio, ma ci vorrà tempo per annullare il controllo di Amalgam. Si tratta di un computer sofisticato quasi quanto me”.

“Allora concentrati per prima cosa sul farlo emergere. In questo modo potrò lanciarmi sull’isola con l’Arbalest. O fermiamo il De Danaan oppure fermiamo gli AS rendendo inutile l’evacuazione”.

“E allora muoviamoci!” concluse Yu Fan.


Il summit stava procedendo ormai da diverso tempo in maniera regolare.

I vari delegati discutevano sui pro e i contro di un riconoscimento quasi ufficiale della Mithril, esponendo i punti di vista delle proprie nazioni.

Borda principalmente ascoltava, intervenendo solo quando qualche delegato faceva delle obbiezioni basandosi su falsità che circolavano sul conto della Mithril.

Improvvisamente un’esplosione proveniente dall’esterno interruppe la discussione.

Tutti i presenti rimasero come impietriti.

Alcune guardie presenti nella sala ascoltarono tramite un’auricolare cosa stava succedendo.

E subito estrassero le pistole, avvicinandosi ai delegati.

“Signori” disse uno dei sorveglianti “Dobbiamo immediatamente sgombrare l’edificio”.

“Ma cosa succede?” domandò a nome di tutti uno dei presenti.

“Sembra che siamo sotto attacco di AS. Dobbiamo andarcene subito”.

Rapidamente i delegati si alzarono e cominciarono ad affluire verso l’uscita.

In caso di emergenza, era previsto a ridosso di un piccolo altopiano, un punto di raccolta dove fuggire mediante elicotteri.

Una delle guardie si avvicinò a Borda e gli parlò in un orecchio.

“Signore, non dovremmo farlo, ma io e i miei uomini la conosciamo di fama e ci fidiamo di lei. Inoltre, se fosse implicato in qualche complotto, non sarebbe qui”.

“Di cosa sta parlando?” chiese perplesso l’ammiraglio.

“Signore, ad attaccarci sono gli AS della Mithril”.

Borda rimase esterrefatto, mentre dall’esterno giungevano altri rumori di esplosioni e di spari, sempre più vicini.

****

Cameron controllava la situazione, e iniziò a calmarsi.

Nonostante gli imprevisti ostacoli, sembrava che la situazione stesse nuovamente volgendo a loro favore.

Mr. Silver aveva veramente avuto ragione dicendo che per Amalgam la chiusura di una porta significava semplicemente aprirne un’altra.

“Signore, c’è un problema”.

“Eeehhhhhhhh!!!!!?????”

“Un misterioso hacker sta avendo accesso al mainframe della AI del De Danaan. E sta eliminando le modifiche da noi apportate. Tra poco annullerà l’ordine di eseguire la missione restando in immersione”.

“Bloccate quel dannato!!” sbraitò Cameron.

“Impossibile signore, mai visto un hacker cosi abile. Non sembra neppure umano tanto è veloce la sua azione. Possiamo solo sperare che le difese dei nostri programmi reggano. Quelle riguardanti il nocciolo della missione sono più forti delle altre. Senza contare i meccanismi difensivi propri di quel computer”.

“Siete almeno in grado di localizzare l’hacker?”

“Si. Si trova sul Da Danaan. Sopra, per l’esattezza”.

“Stai a vedere che anche questa è opera di… Chiamate Hela, ditele di raggiungere lo stesso quel sottomarino, ma con uno scopo diverso”.

****

“Che cosa hai detto?!” esclamò stupefatto Pakula.

“Signore, dall’isola ci comunicano che gli AS della Mithril hanno cominciato ad attaccare le altre forze presenti sull’isola!”

Pakula non ci capiva più niente: prima quella piccola esplosione, poi il lancio improvviso di quei missili, rapidamente distrutti da un AS sconosciuto.

E ora la notizia che gli AS della stessa organizzazione stavano attaccando il summit.

Se il lancio dei missili, ricollegandosi all’esplosione precedente, si poteva anche spiegare come un incidente, ora con l’attacco degli AS, assumeva un nuovo aspetto, assai pericoloso.

E alla stessa conclusione dovevano essere arrivati anche gli altri ufficiali della Wilson, perché il comandante in seconda, ascoltato tutto, si avvicinò al suo capitano per suggerirgli qualcosa.

“Signore, grazie all’esplosione e al lancio dei missili, possiamo stabilire rapidamente la posizione della Toy Box. E potremmo attaccarla con tutto quello che abbiamo”.

Pakula non riusciva a credere che la sua fiducia nella Mithril fosse stata malriposta.

Tuttavia tutto lasciava supporre che fosse cosi.

“Ehi, guardate là!” gridò un marinaio.

Tutti si fondarono a guardare a dritta della nave, e a qualche chilometro di distanza videro sbucare dalle acque un sottomarino gigantesco, che quando ebbe completato l’emersione, cominciò a navigare in superficie.

“La… la…” balbettò il comandante in seconda.

“La Toy Box!” esclamò Pakula.

Tutti rimasero sbalorditi da quello spettacolo.

Sapevano che la Toy Box era un mezzo enorme, ma non pensavano che fosse cosi imponente.

Anche i sottomarini americani e sovietici più grandi scomparivano di fronte a quel leviatano.

E la sua forma, più che un sottomarino ricordava un’astronave.

“Si.. signore… ricevo una chiamata dalla Toy Box…”

“Apri il contatto” ordinò Pakula.

“Al comandante del cacciatorpediniere Wilson, qui parla il comandante della Toy Box. Vi dobbiamo avvertire che a bordo abbiamo avuto alcuni problemi molto gravi. Ma il lancio di quei missili non è stato intenzionale. Lo stesso vale per il comportamento dei nostri AS sull’isola. Purtroppo abbiamo dei gravi problemi di manovrabilità, che ci impediscono di fermarci. Consapevole che le apparenze sono contro di noi, per dimostrarvi che non intendiamo né scappare né nasconderci, ho deciso di comparire davanti a voi, cosi potrete seguirci costantemente e in caso di ulteriori problemi, prendere adeguati provvedimenti. Ora lanceremo un nostro mezzo per cercare di fermare l’attacco sull’isola. Abbiamo la vostra autorizzazione?”

I presenti nella plancia guardarono Pakula, che cominciò a massaggiarsi le tempie.

Nella sua carriera non gli era mai capitato di sentirsi confuso come in quel momento.

Chiese all’addetto al radar quale fosse la posizione delle altre unità navali.

Sentitala, fece alcuni calcoli.

Alla fine prese la sua decisione.

“Comandante della Toy Box, vi concediamo dieci minuti per risolvere la situazione. Dopo di che vi troverete addosso quasi tutta la flotta che pattuglia queste acque, e non potrò garantirvi nessuna sicurezza. Fate quello che dovete”.

“La ringrazio per la fiducia”.


Mardukas, chiuso il contatto, e si chiese se non fosse il momento di andare in pensione.

Gli eventi si susseguivano con un ritmo estenuante.

E la cosa non poteva certo fargli piacere, visto che era abituato a ponderare tutto con molta attenzione.

Dopo tutto quello che era successo, dopo aver saputo che le comunicazioni della Mithril non erano affidabili, per comunicare con la flotta americana e impedire che, almeno temporaneamente, facessero a pezzi il sottomarino a lui affidato, aveva dovuto affidarsi ad un sistema di trasmissioni installato sul misterioso AS nero, in modo che ricevesse e trasmettesse i messaggi del De Danaan.

Adesso il De Danaan puntava delle navi amiche con l’intenzione di affondarle.

L’unica speranza era un presunto, abilissimo hacker a bordo dell’AS nero.

E per cercare di fermare gli AS sabotati dal falso colonnello, dovevano affidarsi all’Arbalest.

Non potevano fare altro, perché tutti i loro strumenti erano a rischio.

Prima che glielo comunicasse il sergente Sagara, ignoravano di avere sopra di loro un cacciatorpediniere a soli otto chilometri di distanza, quindi anche gli strumenti di rilevazione erano stati sabotati.


Sousuke corse dentro l’hangar, sotto gli sguardi perplessi degli altri membri dell’equipaggio, che non si aspettavano di vederlo lì.

E si fermò davanti all’Arbalest, inginocchiato in attesa.

“Coraggio!” esclamò arrampicandosi rapidamente ed entrando nell’abitacolo.

Prima di attivare il computer di bordo, ebbe un attimo di esitazione: e se l’androide avesse sabotato anche AL?

Concluse che non poteva essere, perché solo lui era in grado di pilotare l’Arbalest.

E avendo avuto Sousuke come prigioniero per tutto quel tempo, Amalgam non aveva avuto bisogno di sabotare quell’AS.

E poi AL era un computer molto particolare.

Attivò il suo singolare partner.

“AL, qui è il sergente Sousuke Sagara”.

“Controllo. Sergente Sousuke Sagara, identità confermata. Finalmente si fa rivedere, sergente. Per usare un’espressione del gergo giovanile, mi stavano crescendo le ragnatele sotto le ascelle” esordì l’intelligenza artificiale dell’Arbalest.

“AL, non è il momento, dobbiamo partire subito. Missione di salvataggio”.

“Ricevuto. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”.

Sousuke sbuffando concluse che AL era sempre lo stesso, quindi mise in piedi l’AS, e i tecnici dell’hangar avvertiti dalla plancia installavano sull’Arbalest il dispositivo XL-2, composto da un paio di ali e un motore a razzo, per permettergli di raggiungere l’isola volando.

Contemporaneamente i pannelli dell’hangar iniziarono ad aprirsi sotto lo sguardo di Yu Fan e KITT, rimasti fuori dal sottomarino.

L’AS nero era inginocchiato, impegnato nel tentativo di rimuovere le alterazioni al programma di Dana effettuate da Amalgam.

Quando i suoi sensori di sorveglianza rilevarono qualcosa.

“Temo ci sia un problema” avvertì KITT.

“Come se non ne avessimo abbastanza. Cosa c’è? Problemi nell’hackeraggio?”

“No. Guarda in alto, c’è una vecchia conoscenza in arrivo”.

Yu Fan scorse un piccolo aereo nero di forma triangolare in rapido avvicinamento.

“Maledetta. Amalgam non demorde. Apri un contatto con Sagara”.

“Fatto, puoi parlare”.

“Sagara, sono io”.

“Cosa c’è?”

“Quella lì sta arrivando. Dobbiamo evitare che t’intercetti in volo. Tu decolla ugualmente, ti copriremo noi”.

“Come? Ma…”

“Fidati!”

Allora, conclusi i preparativi, e mettendosi sopra una pedana di lancio, l’Arbalest fu lanciato alla massima velocità verso l’isola.

“AL, hai le coordinate. Quanto tempo ci metteremo?”

“Quattro minuti e ventisette secondi. Attenzione, veicolo non identificato in rotta d’intercettazione”.

In un monitor che dava la visuale posteriore, Sousuke vide l’aereo puntare dritto su di loro.

“Conto su di te, Yu Fan” pensò Sousuke.

KITT interruppe momentaneamente il contatto e si mise in piedi.

Yu Fan si concentrò ed iniziò ad accumulare l’energia del Lambda Driver in una mano che chiuse a pugno.

Attese che l’energia si accumulasse, fino a quando la mano di KITT divenne una piccola sfera di luce rosa e bianca pulsante.

Infine con forza puntò il pugno contro l’aereo nero, facendone scaturire un velocissimo raggio multicolore che come un lampo percorse la distanza aerea e prese in pieno il mezzo di Amalgam.

Il veicolo esplose in mille pezzi, mentre l’Arbalest si allontanava rapidamente scomparendo all’orizzonte.

“Pensi che ce l’abbiamo fatta?” domandò Yu Fan.

“Temo di no. I miei sensori rilevano che uno dei frammenti sta cadendo a una velocità molto più controllata degli altri. E le sue dimensioni corrispondono a quelle di un corpo umano”.

Al di sotto del fumo dell’esplosione, tra i piccoli detriti che cadevano come una pioggia di metallo, una figura oscura, che sembrava munita di ampie ali nere, scendeva come se planasse.

Sembrava un demone, e in effetti lo era.

Yu Fan concentrò altra energia, stavolta in entrambe le mani, e lanciò altri colpi col Lambda Driver in rapida successione.

La figura oscura riusciva incredibilmente a evitarli tutti.

“Notevole. Sfrutta il suo mantello come aliante e lo spostamento d’aria dei nostri stessi colpi per muoversi” commentò KITT.

“Dì a quelli dell’hangar che stanno per ricevere una visita inaspettata” ordinò la ragazza.

Che scese da KITT e corse dentro l’hangar infilandosi agevolmente tra i portelli che si stavano chiudendo.

Rimase KITT ad osservare in silenzio quella figura planare dolcemente sul ponte, nello stesso istante in cui l’hangar si chiudeva.

E cosi si ritrovò di fronte l’impassibile maschera di metallo di Hela.

KITT valutò subito che la situazione non era affatto buona: doveva riprogrammare Dana, un lavoro che richiedeva tutta la sua abilità, ma non poteva farlo se allo stesso tempo doveva combattere contro Hela.

Quando da un piccolo portello sbucò un M9 armato fino ai denti.

“Tu continua il lavoro, ad Hela penso io” comunicò Yu Fan tramite l’orologio al polso.

“Con quel mezzo non ce la farai mai” replicò KITT.

“A sconfiggerla no, ma trattenerla si. Tu ferma questo sottomarino!”

Hela valutò i suoi due avversari.

Nessuno dei due costituiva una minaccia, specialmente quel semplice M9.

Il suo obiettivo era comunque l’AS nero, identificato come elemento di disturbo nella missione affidata all’AI del Tuatha De Danaan.

Prima lo avrebbe distrutto, poi avrebbe provveduto ad affondare anche il De Danaan, facendolo passare per un affondamento attuato dalla flotta americana

Doveva solo sbarazzarsi del M9 che si piazzava a difesa dell’AS nero, mentre quest’ultimo s’inginocchiava nuovamente.

 

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Capitolo 3
*** 3° Capitolo ***


3° CAPITOLO

La pallina rotolava lentamente sulla scrivania, cadendo nella mano del maggiore Ottaviani che puntuale la rimetteva nella posizione precedente per farla rotolare nuovamente.

La sua espressione era molto accigliata.

Qualcuno bussò alla sua porta.

“Avanti!”

Un uomo entrò e si mise sugli attenti.

“Comandi, maggiore”.

“Riposo, sergente. Cosa c’è?”

“Volevo dirle che gli uomini su nel cantiere hanno terminato i loro lavori e stanno per chiudere. Quindi anche per oggi le operazioni di copertura sono cessate”.

“Ed è venuto qui solo per dirmi questo? Avanti, Sergio, sputa il rospo” disse atono Ottaviani.

Il sergente assunse una posizione normale: “Marco, cosa ti fa pensare che sia venuto qui per parlarti d’altro?”

“Andiamo, ti sei scomodato per venirmi a dire una cosa di routine come questa? Lo prevede il regolamento, ma tra amici non c’è bisogno di fare i puntigliosi. Lo so benissimo che alle sette e mezzo i falsi operai smontano da lavoro. Perciò dimmi perché sei venuto”.

Sergio allora prese una sedia e si mise proprio davanti a Marco.

“Va bene. Mi sono chiesto cosa ti passa per la testa. Nelle ultime ore sei stato chiuso in ufficio, cosa che solitamente odi. Questo mi fa pensare che qualcosa ti rode dentro. E quella pallina… ci giochi sempre quando qualcosa non ti quadra. Perciò ora lo dico io a te: sputa il rospo”.

Il maggiore sospirò.

“Sergio, da quanto tempo ci conosciamo?”

“Dai tempi dell’accademia militare a Roma”.

“Quindi non sai nulla della mia vita da studente liceale”.

“Be, direi di no”.

“Allora ti racconterò una breve storia: nella mia classe c’era un ragazzo di nome Stefano, che combinava scherzi idioti a tutti, a volta ci rubava pure delle cose, ed era un bugiardo di prima categoria. In classe stava antipatico a tutti, ma non potevamo toccarlo, perché grazie a un’aria da santarellino, s’ingraziava sempre i professori, quindi guai a fargli qualcosa. E poi era bravo a non farsi cogliere mai sul fatto.

Ora, un giorno organizzarono a scuola una sorta di concorso artistico, dovevamo realizzare dei disegni ispirati ai grandi classici della pittura. La mia classe si mise d’impegno per creare una copia dell’Urlo di Munch, e anche se fummo ovviamente molto lontani dal fare una copia perfetta, facemmo comunque un lavoro niente male, che ci riempì d’orgoglio. Ci sentivamo fiduciosi che il concorso lo avremmo vinto noi.

Purtroppo, la mattina del giorno del concorso, trovammo il nostro lavoro imbrattato di vernice, rovinato.

Grande fu la sorpresa e il dolore per quello scempio, che ci eliminò dal concorso.

E grande fu la rabbia, che indirizzammo contro l’unico che poteva essere colpevole, ovvero Stefano.

Del resto, noi lo avevamo escluso dal nostro lavoro perché non lo sopportavamo, e quella sembrava una vendetta perfetta da parte sua.

Perciò quello stesso giorno, tre di noi lo bloccarono in un vicolo e gli diedero una lezione.

Io ero uno dei tre.

Lui piangendo continuava a ripetere che non ne sapeva nulla, che era innocente, ma non lo ascoltammo.

Quando la cosa fu scoperta, fummo tutti sospesi per una settimana, ma non ci importò.

Purtroppo, il giorno successivo si scoprì la verità: in quel periodo a scuola stavano svolgendo dei lavori di ristrutturazione, e la sera prima del concorso, un operaio che portava dei barattoli di vernice era inciampato imbrattando cosi il nostro quadro”.

“Capisco” disse Sergio “Quindi quello Stefano era innocente. Però…”

“Il fatto” continuò Marco “e che mentre gli davamo addosso, io ebbi la netta impressione che fosse innocente. Il suo giurare che non ne sapeva nulla mi sembrò dannatamente sincero. Ma pensando a tutto quello che aveva fatto, ignorai quella sensazione. Intendiamoci, Stefano era un bastardo, poteva non aver fatto niente in quell’occasione, ma chissà quante altre volte era stato lui. Eppure dopo mi sentii un verme per aver pestato un innocente. E se ci ripenso, continuo a sentirmi in colpa”.

“E per questo che sei cosi giù adesso?”

“No. Il problema è che oggi, interrogando quel falso colonnello Testarossa, ho avuto la stessa sensazione di sincerità che provai allora davanti a Stefano. Insomma, mi è sembrato che quella ragazza fosse veramente chi diceva di essere”.

“Ma abbiamo ricevuto precise informazioni dallo stesso quartier generale su chi sia veramente” replicò Sergio.

“Lo so. E la mia è solo una sensazione. Però non riesco a togliermela dalla testa. Pure prima, passando vicino alla cella, l’ho vista inginocchiata che pregava”.

“Cerca di non lasciarti abbindolare” disse Sergio “A quella poveretta hanno incasinato il cervello per farle credere di essere qualcun altro. Hanno scombinato il cervello anche al maggiore Mao. Ma tra massimo mezz’ora arriveranno a prelevarle quelli del quartier generale, ci penseranno loro ad aiutarle”.

“Si, hai ragione” concluse Marco sforzandosi di sorridere.

Sergio gli mise una mano sulla spalla, sorrise e uscì.

Il maggiore ripose in una tasca la pallina e gli andò dietro.

Pensò di andare in sala ritrovo per svagare un po’ giocando a carte.

****

Una fila di dieci Jeep correva lungo il sentiero in terra battuta.

Ed era uno spettacolo alquanto buffo vedere i vari delegati sobbalzare impacciati a causa degli scossoni, con le uniformi che anziché di tessuto, sembravano fatte di metallo per quanto erano rigide.

Quindi con alcuni sobbalzi, la giacca si alzava e la testa del proprietario sembrava voler sparire.

Ma nonostante questo, l’espressione di quegli uomini non era affatto divertita.

Erano tutti spaventati a morte, per via del rumore di esplosioni e spari che proveniva da dietro di loro.

Una grande colonna di fumo si levava dove poco prima erano riuniti.

E ora dovevano sperare di raggiungere in tempo i mezzi di soccorso che li avrebbero condotti al sicuro sulle navi.

I piani per l’evacuazione di emergenza erano stati approntati da tempo, ma purtroppo le forze disposte a difesa dell’isola avevano avuto un inconveniente: erano state attaccate dagli AS della Mithril, che erano tra gli elementi migliori che avevano.

Colti cosi alla sprovvista, avevano solo potuto raccogliere in fretta e furia i delegati e correre a destinazione.

Tra tutti quei pezzi grossi, solo l’ammiraglio Borda, per il momento, era stato informato che si trattava degli AS della Mithril.

E la cosa non sarebbe durata a lungo, e in quel momento l’ammiraglio, a bordo anche lui di una jeep, non poteva non chiedersi come avrebbero reagito gli altri partecipanti al summit.

Avrebbero pensato a uno straordinario incidente, oppure… a un atto terroristico messo in piedi dalla Mithril?

Purtroppo era la seconda possibilità quella che sembrava più verosimile.

E del resto Borda stesso sapeva che non era in grado di fornire altre spiegazioni.

Anche lui avrebbe pensato a un attacco a tradimento.

“Decisamente non va bene” mugugnò aspro.

Quando un’ombra scura emerse dalla boscaglia circostante e si piazzò di fronte al piccolo corteo.

****

Hela e l’M9 si fissarono negli occhi per qualche istante.

Si stavano valutando.

Yu Fan tentò di elaborare diverse strategie, ma nessuna risultava essere vincente.

Tuttavia non doveva vincere, solo bloccarla per qualche minuto.

Sperando che qualche minuto sarebbe stato sufficiente.

Come armamentario aveva quattro fucili, un lanciarazzi, due coltelli con elettro lama e tre pistole.

Il tutto in formato gigante, più le mitragliatrici installate sulla testa dell’AS.

Sperò che bastasse e si lanciò all’attacco, aprendo il fuoco con uno dei fucili.

Hela estrasse rapidissima le sue spade e cominciò a intercettare tutti i proiettili con una velocità fenomenale.

Iniziò anche a muoversi, verso destra e verso sinistra.

Facendo questo si avvicinava sempre di più.

Yu Fan lo sapeva, ma poiché doveva coprire le spalle a KITT, non poteva muoversi più di tanto.

Però ebbe un’idea: usò l’altro fucile e sparò contro la lamiera blindata del De Danaan.

I proiettili rimbalzarono e colpirono Hela alle spalle, prendendola di sorpresa.

Non riuscirono a perforare la sua corazza, ma la sbilanciarono quel tanto che bastava perché Yu Fan potesse lanciarsi contro di lei e colpirla in piena faccia, a distanza zero, col lanciarazzi.

L’esplosione scaraventò Hela contro una paratia dell’hangar, deformandola leggermente.

Tuttavia Hela non sembrò risentire per niente del colpo appena subito.

Anzi, si scrollò con tranquillità i frammenti del proiettile dal mantello.

E fissò il suo nemico, che si accorse effettivamente di un piccolo danno: sulla maschera di Hela si era aperta una crepa, che permetteva di scorgere un occhio umano con l’iride rossa dietro a tutto quel metallo.

“Quindi sei anche di carne. Allora puoi anche sanguinare” pensò Yu Fan, che però aveva sperato in danni più considerevoli.

Hela partì all’attacco spiccando un balzo verso l’alto.

Yu Fan la vide in controluce e sparò ancora col lanciarazzi.

E incredibilmente Hela con un calcio in volo colpì il proiettile esplosivo proprio sotto la punta con l’innesco, mandandolo indietro.

Yu Fan fu colta di sorpresa e non riuscì a spostarsi in tempo.

Allora istintivamente si coprì col braccio che impugnava il lanciarazzi.

Quest’ultimo esplose fragorosamente, distruggendo anche il braccio.

L’M9 venne sbalzato all’indietro, e stavolta fu lui a schiantarsi contro le paratie dell’hangar.

Stando al rapporto danni, per fortuna l’AS aveva perso solo un braccio.

Ma l’esplosione aveva distrutto quasi tutte le armi della ragazza, tranne un fucile.

“Non va affatto bene” commentò Yu Fan.

Hela ripartì all’attacco, Yu Fan imbracciò il fucile rimasto e sparò.

Il nemico evitò tutti i colpi e con uno scatto si piazzò proprio davanti all’M9.

Yu Fan tentò di colpirla col fucile a mo di mazza, ma Hela lo tagliò in quattro parti.

La giovane pilota allora usò le mitragliatrici incorporate nella testa dell’M9, mirando alla piccola crepa nella maschera. Hela dovette intuirlo, perché con un balzo all’indietro si allontanò all’istante.

Yu Fan ne approfittò per rimettersi in piedi.

Il combattimento era appena cominciato e già lei aveva un braccio fuori uso e aveva perso tutte le armi.

Decisamente non andava bene.

“KITT, quanto ti ci vuole ancora?”

“Tienila occupata per cinque minuti”.

“La fai facile tu” replicò allora la ragazza.

Che si strappò il braccio fuori uso dell’M9.

Avrebbe usato quello a mo di mazza.


L’ammiraglio Borda correva con la jeep lungo la strada per raggiungere il punto di soccorso.

Insieme con lui alcuni delegati, leggermente feriti.

Il parabrezza nella zona del guidatore era distrutto.

E l’abitacolo era cosparso da chiazze di sangue.

Quel M9 era apparso all’improvviso davanti a loro.

Già si ritenevano spacciati, quando un altro AS, forse francese, era intervenuto e aveva fermato il mezzo impazzito della Mithril.

Che però aveva già cominciato a sparare, e alcune schegge avevano freddato il loro autista.

Vista la situazione, Borda si era messo alla guida e ora sperava di non essersi arrugginito al punto da non saper più guidare in condizioni d’emergenza.

I tempi in cui combatteva in prima linea erano molto lontani, purtroppo.

Comunque con la sua reazione, faceva decisamente una figura migliore degli altri militari, semplicemente terrorizzati, anche se in silenzio.

Ora il corteo di Jeep si era separato, perché insieme formavano un unico, troppo facile bersaglio.

Avrebbero raggiunto per strade separate il punto di soccorso.

Ma intanto dietro si udivano altri rumori di esplosioni.

E in mezzo alla fitta vegetazione, cominciavano a sentirsi rumori di pesanti passi metallici.

E Borda temeva di sapere a chi appartenevano.


Quella Hela era maledettamente veloce.

Evitava tutti i colpi di Yu Fan dati col braccio staccato.

E contemporaneamente evitava i colpi delle mitragliatrici incorporate nella testa dell’AS.

Era incredibile come riuscisse a muoversi in aria senza neppure bisogno di toccare il pavimento.

Sfruttava la spinta provocata dai suoi stessi movimenti per compiere evoluzioni incredibili.

Di un tratto tentò un affondo con le sue spade, e tagliò in più pezzi il braccio usato dal suo nemico come arma.

Yu Fan sparò ancora, e tutti quei proiettili non sfiorarono neppure un bersaglio cosi agile.

Poi i proiettili finirono.

Vedendo il nemico ormai disarmato, Hela si volse verso KITT, e fece per attaccarlo.

“Non te lo permetterò!” esclamò risoluta Yu Fan, lanciandosi in un ultimo attacco con tutto l’AS nel tentativo di schiacciare Hela.

Che all’improvviso si girò verso l’M9 come se non attendesse altro, con due rapidi colpi di spada amputò entrambe le gambe dell’AS all’altezza delle ginocchia, e infine balzò sul mutilato robot e gli toccò il petto usando il suo fatale tocco energetico.

Ma Yu Fan, che già sapeva cosa sarebbe successo, non perse tempo, e mentre tutti gli indicatori dell’abitacolo impazzirono, tirò la leva del meccanismo di espulsione.

Venne proiettata fuori dall’abitacolo, e l’M9 esplose un secondo dopo.

Per nulla infastidita dal fuoco e dal fumo dell’esplosione, Hela si girò nuovamente verso l’AS nero, sempre inginocchiato.

Caricò l’energia del Lambda Driver nelle sue spade.

Gli obbiettivi erano le articolazioni del nemico.

Per ultima la testa.

“Fermati!”

Hela guardò appena Yu Fan, con i vestiti anneriti dal fumo e alcuni graffi sul viso, che spuntava da dietro la carcassa in fiamme dell’M9.

Non era degna di considerazione.

E fece per attaccare KITT.

Quando Yu Fan le balzò addosso e le mise il cappuccio del mantello sulla faccia, per coprirle la visuale.

Hela afferrò per il collo Yu Fan, dando a quest’ultima l’impressione di essere finita col collo dentro una pressa, e la sbatté violentemente per terra.

Alzò un braccio per trafiggere la testa di quella ragazza cosi seccante con una delle sue spade.

Quando una raffica di energia rosa la sfiorò costringendola ad allontanarsi.

“Finito” disse semplicemente KITT che con un balzo si piazzò tra Hela e Yu Fan.

Nel frattempo il De Danaan, lentamente si fermò.

****

“La riprogrammazione del computer del Tuatha De Danaan è stata annullata. Hanno di nuovo loro il controllo. Cosa facciamo, signore?”

Ma Cameron non rispose.

Era troppo preso dall’osservare il combattimento sul De Danaan.

Prima di allora non aveva mai visto in tutta la sua potenza Hela.

E neppure aveva mai visto in tutto il suo splendore l’abilità di Yu Fan, che con un normale M9 aveva resistito un tempo record contro l’angelo della morte di Amalgam.

Uno spettacolo semplicemente magnifico, la cui visione aveva preso il sopravvento sui suoi doveri e sulla brutta piega che stava prendendo l’operazione Hunting.

“Ehm… signore?”

Due addetti si guardarono, poi uno con gli occhi fece cenno all’altro di ridestarlo da quella specie di estasi.

L’operatore titubante gli andò davanti e gli mosse una mano davanti al viso.

“Seccatore!” esclamò Cameron che estrasse la pistola e freddò l’incauto.

“Ma… ma signore…. L’operazione Hunting…” mormorò l’altro.

“Ah si. Quali sono le novità?”

“L’hacker misterioso ha ridato alla Mithril il controllo dell’AI. Che facciamo?”

“Ordinate ad Hela di tornare all’intenzione originaria: affondi il De Danaan. E lasciamo che gli M9 uccidano i delegati sull’isola. Cosi lasceremo la Mithril nei casini”.

Detto questo, ritornò a fissare ipnotizzato lo schermo, pregustando il secondo tempo tra Hela e Yu Fan.

****

Yu Fan salì prontamente su KITT, e stavolta si sentì sicura di vincere.

“Ci ha sconfitti entrambi, ma singolarmente. Ora vediamo come se la cava contro tutti e due! Sei pronto?” esclamò Yu Fan.

“Certamente” rispose KITT.

Hela si mise in posizione di guardia: aveva già sconfitto entrambi, quindi non costituivano una minaccia eccezionale.

I due avversari iniziarono a girare in tondo fissandosi l’un l’altro.

****

Davanti a Borda sembrò apparire la salvezza: la radura con i mezzi di soccorso.

Un elicottero era già atterrato, ed altri erano in arrivo.

Inoltre in quel momento anche le altre Jeep arrivarono con andatura sostenuta.

Ritenne che ormai ce l’avevano fatta.

Quando un missile sbucò dalla foresta dietro di loro, e andò a colpire l’elicottero distruggendolo.

E alcune raffiche di colpi arrivarono ancora dalla foresta, colpendo il terreno proprio davanti alle jeep, che furono costrette a fermarsi.

Qualcun si fermò troppo bruscamente e si ribaltò.

Ben dieci M9 sbucarono dalla vegetazione, avanzando con passo implacabile contro le jeep.

Ormai erano troppo allo scoperto per potersi nascondere.

E gli altri elicotteri non sarebbero mai arrivati in tempo, correndo tra l’altro il rischio di essere abbattuti.

Borda non aveva intenzione di arrendersi, tuttavia un sentimento di rassegnazione cominciò lentamente a serpeggiare dentro di lui.

Gli M9 puntarono le armi contro di loro in perfetta sincronia, come un plotone di esecuzione.

Sembrava davvero finita.

Finché il sole non sembrò oscurarsi.

Poi si udì un sibilo, e qualcosa atterrò pesantemente tra le jeep e gli M9, sollevando una nuvola di polvere.

Quando la polvere si diradò, Borda fissò stupito il nuovo arrivato.

“L’Arbalest!!!”

 

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Capitolo 4
*** 4° Capitolo ***


4° CAPITOLO

I dieci M9 stavano fermi davanti all’Arbalest, e lo fissavano con i loro inespressivi occhi artificiali.

Tuttavia quel silenzio non era certo incoraggiante.

Sousuke scrutò la situazione: davanti a lui dieci AS che di per se non costituivano certo un problema per l’Arbalest.

Ma dentro quei mezzi c’erano i suoi camerati, quindi non poteva farli a pezzi come le altre volte.

Senza contare che gli AS avrebbero potuto benissimo evitare di combattere con l’Arbalest, perché il loro obiettivo era un altro.

Il vero bersaglio di quegli AS stava, infatti, dietro di lui, i delegati del summit, alcuni a piedi, altri sulle jeep, in attesa che arrivassero i mezzi di soccorso.

E poiché questi ultimi erano un bersaglio troppo scoperto, toccava a Sousuke proteggerli insieme ai delegati fino a quando non fossero partiti dall’isola.

Poi c’era da sperare che Yu Fan e KITT fossero riusciti a fermare il De Danaan che faceva rotta verso le navi dei soccorsi per affondarle.

Tuttavia questo problema non poteva essere di sua competenza.

“Sergente, sta elaborando una strategia?” chiese AL.

“Si. Hai suggerimenti?”

“Be, siccome dubito fortemente si possa evitare di combattere, le consiglierei di provare a prendere contatto con i piloti degli M9 per avvertirli che tra poco avvertiranno molti scossoni”.

Sousuke inarcò un sopracciglio, e cercò di aprire il contatto con l’M9 nero, che apparteneva a Clouzot.

Sullo schermo apparve tra molti disturbi l’immagine del robusto uomo di colore.

“Uruz 1, mi ricevi?”

“Tskrr…. Serg…..ente Sagara…. È…tssrrkkk…lei?”

“Affermativo. Quali sono le vostre condizioni?”

“Ho parlato… con gli… altri… siamo….tskkrr….intrappolati qui dentro…. Non riusciamo a…. fermare….nostri tsrkkk….mezzi…”

“Capisco. Vi devo informare che cercherò di fermarvi, per salvare i delegati”.

“Faccia…..tskrrr…. quello che deve….. fare…. sergente…. anche ucciderci…. Se trkkkss serve…”

“Roger” rispose Sousuke chiudendo il contatto.

Da un lato ammirava lo spirito di sacrificio di Clouzot, sicuramente condiviso anche dagli altri.

Ma l’opzione di uccidere i suoi compagni non era per nulla contemplabile per Sousuke.

Strinse i pugni intorno alle cloche.

“AL, sei pronto?”

“Se mi permette, sergente, sono nato pronto”.

“Allora miriamo alle braccia, poi alle gambe, infine alla testa. Colpire la parte centrale è inammissibile”.

“Roger!”

Gli occhi dell’Arbalest s’illuminarono, e con un balzo felino saltò addosso ai nemici.


KITT, con bordo Yu Fan, stava di fronte ad Hela, con le spade sguainate.

Poi contemporaneamente andarono all’attacco.

Gli attacchi di Hela con le spade erano numerosi e rapidissimi, davanti all’AS nero era come uno sciamare di lame brillanti.

Ma tutti quei colpi erano inutili contro la corazza di KITT, che si scheggiava e nulla più.

Tuttavia, memore del tocco fatale di Hela, Yu Fan non si scopriva mai.

Sferrava pugni e calci ma senza mai abbassare la guardia e sbilanciarsi.

E i suoi colpi, molto veloci per un AS, non lo erano a sufficienza per colpire Hela, che schivava tutto.

Rapidamente capirono di essere in una posizione di stallo.

L’AS nero con un balzo tornò alla posizione di partenza.

Hela fece altrettanto.

“Cosi non può continuare, KITT. Dobbiamo provare a disarmarla”.

“Perché non le chiediamo gentilmente di combattere disarmata come noi?”

“Non scherzare. Serve un piano”.

“Potremmo usare l’ECS” propose KITT.

“Ma sicuramente Hela è munita di sensori che le permettono di rilevarlo”.

“Però non sa che il nostro ECS ha qualcosa di particolare. Che ne dici se…”.

Yu Fan ascoltò il piano di KITT e abbozzò un mezzo sorriso: “Idea niente male per un computer”.

“Lo prenderò per un complimento”.

L’AS nero batté in ritirata.

Hela non si scompose.

La fuga era una scelta inutile contro di lei, cosi come sarebbe stato inutile se avessero usato l’ECS.

I sensori inseriti nei suoi occhi le permettevano di individuare gli ECS senza problemi.

E sarebbe stato inutile anche che lei sfruttasse il suo ECS, perché un AS cosi sofisticato doveva per forza avere anche lui sensori adatti a rilevarlo.

Cominciò a camminare con calma lungo lo scafo e guardandosi intorno.

Sul De Danaan calò il silenzio.


L’Arbalest piombò addosso al primo M9, che tentò di colpirlo col fucile.

Sousuke col braccio lo bloccò e con la mano gli afferrò la testa.

L’M9 reagì con le mitragliatrici incorporate, ma la corazza dell’Arbalest era molto più robusta di quella degli altri AS.

Sousuke afferrò la testa, e potenziando la stretta col Lambda Driver, la torse e decapitò il nemico.

Sarebbe passato alle braccia e alle gambe, se altre tre M9 non gli fossero balzati addosso per fermarlo sbattendolo al suolo.

I delegati fissavano impietriti quella scena, poi Borda udì il rumore degli elicotteri che si avvicinavano.

“Presto! Presto! Andiamo incontro agli elicotteri! Non restiamo qui fermi!” gridò l’energico ammiraglio.

Subito tutti corsero verso le piazzole d’atterraggio.

Uno degli M9 in piedi se ne accorse, e prese la mira col suo fucile.

Sousuke, mentre i tre nemici subissavano invano di colpi l’Arbalest, vide cosa stava succedendo, prese per il collo uno dei tre e lo scagliò addosso a quello che stava per sparare.

I due AS caddero a terra in una nuvola di polvere.

Anche gli altri sei M9, vedendo che i delegati scappavano, presero a inseguirli e a sparare.

“Merda!” esclamò Sousuke.

Che con due gomitate in pieno viso si liberò dei due nemici che lo bloccavano a terra.

Recuperò da terra un fucile e corse verso gli altri M9, spiccando un ampio balzo atterrò davanti a loro e cominciò a sparare mirando alle gambe.


Sul Tuatha De Danaan, ora fermo in mezzo all’oceano, era calata una calma spettrale, interrotta solo dal live scrosciare delle onde sullo scafo.

Hela cercava l’AS nero, nascosto chissà dove.

Comunque lo scafo del Tuatha De Danaan non offriva certo molti posti per nascondersi a un AS.

Aveva già ispezionato la prua e le fiancate, mancava solo la poppa.

E infatti era lì che stava l’AS fuggiasco, appeso poco sopra le immense eliche del sottomarino.

“Sta arrivando” comunicò KITT.

“Bene, mettimi in contatto con la plancia del De Danaan”.

Hela era arrivata giusto sopra la sezione di scafo che copriva dall’alto le eliche.

Quello era per forza l’unico posto dove poteva trovarsi il nemico.

In posizione d’attacco, cominciò ad avvicinarsi al bordo.

Si abbassò e reggendosi con le ginocchia, sbirciò sotto il metallo.

E vide appiattito contro lo scafo, dietro le eliche d’emergenza che usavano nel caso il sistema propulsivo del sottomarino non funzionasse, il suo nemico.

L’AS nero le dava le spalle e guardava in un’altra direzione, chiaramente cercando Hela con lo sguardo.

La posizione non era agevole, ma tra lo scafo e le eliche c’era molto spazio.

E non sapendo cosa stava succedendo, sicuramente il sottomarino non si sarebbe mosso.

Però anche se fosse riuscito a raggiungerlo, in quel punto non c’era comunque molto spazio perché una come lei potesse muoversi agevolmente.

Evidentemente Yu Fan tentava di attirarla in una specie di trappola, per limitare l’agilità di Hela.

Ma quest’ultima aveva altre armi a disposizione.

Come le sue spade.

Le caricò con l’energia del Lambda Driver e rapidissima le scagliò contro l’AS nero a mo di proiettili.

“Ora!” gridò Yu Fan.

Le eliche del De Danaan cominciarono a muoversi.

E ad appena due metri dall’obbiettivo, furono colpite violentemente da qualcosa che le spinse sott’acqua.

Dove cariche d’energia esplosero con un rimbombo appena soffocato dall’acqua, che s’illuminò con una luce rosa e bianca.

Hela piegò la testa come se non capisse.

A prima vista sembrava che fossero state le eliche a colpire le sue spade, ma come poteva essere successo quando tra le sue armi e le enormi pale c’era una distanza di almeno due metri.

Poi le venne un sospetto, attivò i suoi sensori anti-ECS e lo vide: vide che le parti superiori di tutte le pale erano ricoperte dall’energia dell’ECS che le rendeva invisibili.

Era davvero una trappola, e lei c’era cascata perché diversa da quella che aveva ipotizzato.

Le eliche si fermarono, l’AS nero tenendosi aggrappato al metallo risalì lo scafo, poi con un pugno caricato col Lambda Driver tornò all’aperto.

“C’è cascata KITT. Non sapeva che il nostro ECS può rendere invisibile anche quello che ci sta attorno. Ed essendo sempre stati visibili, non ha ritenuto necessario usare i sensori anti-ECS”.

“Un punto per noi” commentò KITT.

Ma Hela non si riteneva affatto sconfitta.


Le raffiche di colpi di Sousuke colpirono quattro M9 alle ginocchia, distruggendole.

Ma quelli non si arrendevano e continuavano a sparare anche senza gambe contro di lui.

Per questo dovette mirare anche alle loro teste, facendole saltare.

Gli altri M9 ancora in piedi, sparavano contro i delegati e gli elicotteri di soccorso.

Vedendo quella situazione, Sousuke cominciò ad arretrare.

Poi estese il Lambda Driver, creando uno scudo energetico molto esteso che proteggesse tutti quegli uomini.

Dagli elicotteri giunse una comunicazione: “Al pilota dell’AS bianco. Quegli M9 stanno sparando contro di noi, e le armi che abbiamo noi non possono opporsi a quel tipo di modello. Le consiglio di coprire anche noi mentre atterriamo”.

“Questo lo immaginavo” rispose Sousuke “AL, espandiamo la barriera il più possibile!”

“Agli ordini, sergente”.

La barriera energetica dell’Arbalest si estese fino ad assumere un diametro di almeno una settantina di metri per altezza e larghezza.

Invano gli M9 scaricavano tutta la loro potenza di fuoco contro il Lambda Driver.

Gli elicotteri atterrarono, e velocemente caricarono tutti i delegati, per poi decollare.

Quando Sousuke vide che sull’isola erano rimasti solo loro, si sentì più sollevato.

Una preoccupazione in meno.

****

“Generale Cameron, i delegati hanno lasciato l’isola. E il misterioso hacker è riuscito a bloccare il Tuatha De Danaan prima che potesse intercettare le navi di soccorso. Ormai possiamo solo sperare che Hela riesca ad affondare il De Danaan, nel tentativo di infliggere più danni possibili alla Mithril”.

Cameron smise di guardare lo stupendo combattimento tra Hela e l’AS nero, ora nuovamente in stallo, e pensò che non aveva mai visto l’Arbalest in azione come si deve.

Allora gli venne un’idea.

Ormai l’operazione Hunting era fallita, ma lui poteva ancora soddisfare la sua passione per i combattimenti.

“Inviate queste istruzioni ai piloti automatici degli M9” ordinò.

****

Di M9 ne erano rimasti la metà, ma ora che non doveva più preoccuparsi dei delegati, non ci sarebbe voluto molto per sconfiggerli senza fare del male ai suoi camerati.

Improvvisamente uno degli M9 cominciò a sparare contro un AS già steso, mirando alla schiena, dove si trovava il pilota.

Sousuke rispose con le mitragliatrici incorporate nella testa dell’Arbalest, costringendo chi sparava ad arretrare.

“Perché diavolo ha sparato a quel M9? Non poteva più muoversi” esclamò Sousuke avvicinandosi di corsa.

“In effetti è un comportamento illogico” convenne AL.

Poi Sousuke vide l’M9 che aveva sparato puntare il fucile prima contro di lui, ma senza sparare.

In seguito con la mano indicò se stesso.

Dopodiché puntò il fucile contro uno dei suoi compagni.

Infine si ritirarono.

“Che significavano quei gesti?” domandò AL.

“Credo di saperlo. Ci hanno sfidato. O li seguiamo nella foresta, immagino per una sfida, oppure si faranno a pezzi tra di loro, uccidendo anche i piloti” rispose Sousuke.

“Un comportamento davvero illogico” commentò l’intelligenza artificiale.

“Infatti” e Sousuke pensò subito che ci fosse lo zampino di quel Cameron “Ma non abbiamo altra scelta che seguirli”.

Sousuke liberò dalle carcasse degli altri M9 i suoi compagni, tra cui Kurz e Clouzot, dicendo loro di restare lì ad aspettare i soccorsi.

Quindi corse nella foresta.

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Capitolo 5
*** 5° Capitolo ***


5° CAPITOLO

Hela fronteggiava l’AS nero, che con una mossa inaspettata, le aveva sottratto le sue spade.

Questo rievocò nuovamente in lei il ricordo delle sensazioni di seccatura.

Ma non sarebbe successo di nuovo.

“Siamo riusciti a disarmarla. Adesso l’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci veramente è il suo tocco energetico” disse KITT.

“Da pericolosissima è diventata molto pericolosa, un bel guadagno” commentò Yu Fan.

La cui attenzione non diminuì per niente.

Hela si era già dimostrata troppo imprevedibile.

E sembrò che volesse confermarlo nuovamente, quando i suoi pugni si caricarono con l’energia del Lambda Driver.

Hela partì con un attacco fulmineo, mirando alle gambe di KITT.

Con un potente calcio dietro le ginocchia lo fece piegare in avanti, e cominciò a rifilargli un colpo dietro l’altro nel ventre.

Il possente AS sussultava a ogni colpo.

Poi Hela saltò sopra di lui e con le mani giunte gli diede un doppio pugno sulla testa.

KITT cadde in avanti e l’arma di Amalgam gli atterrò sulla schiena, continuando a colpire.

Il suo obbiettivo era chiaramente l’abitacolo.

“Maledetta!” esclamò Yu Fan, che fece girare sulla schiena KITT in modo da costringere Hela a saltare per non finire schiacciata.

Ma Yu Fan non si limitò a questo, e cominciò a far ruotare le gambe dell’AS.

In questo modo Hela dovette atterrare altrove, anziché limitarsi a ricadere stavolta sul petto del nemico per continuare il lavoro.

Non appena Hela toccò il pavimento, KITT subito si rimise in piedi e indietreggiò.

“Che umiliazione. Preso a pugni da qualcuno alto appena un metro e settanta” si lamentò KITT.

“La situazione non è cambiata granché. La sua velocità e la sua agilità sono troppo superiori alle nostre. Serve un’altra idea”.

Yu Fan avrebbe potuto usare anche lei colpi caricati col Lambda Driver, ma essendo Hela sul De Danaan, rischiava di trasformare quest’ultimo in un colabrodo.

Improvvisamente Hela ripartì all’attacco.

Per un pelo l’AS nero evitò l’attacco e cominciò a saltare da un punto all’altro del sottomarino, inseguito da Hela in una specie di balletto.


L’Arbalest era entrato nella foresta, al cui centro c’era una piccola radura.

Nessuna traccia dei cinque M9.

“Devono aver usato l’ECS” suggerì AL.

“Probabile. E noi faremo altrettanto” rispose Sousuke.

Anche l’Arbalest diventò invisibile.

Cominciò a muoversi in mezzo alla vegetazione, facendo attenzione che i suoi passi non fossero eccessivamente rumorosi.

Quella era una situazione in cui si era già ritrovato tante volte, e potendo contare sulla potenza dell’Arbalest, non avrebbe avuto eccessivi problemi.

Però stavolta a bordo degli AS nemici c’erano dei suoi compagni intrappolati, quindi non poteva colpire per distruggere.

Soprattutto non poteva usare il Lambda Driver per attaccare.

Inoltre Sousuke si rese conto che in quella foresta l’ECS era relativamente inutile, perché l’erba era molto alta, e venendo calpestata dall’AS, ne tradiva la posizione.

Nella foresta regnava il silenzio assoluto, rotto solo dal cinguettare di alcuni uccelli.

Improvvisamente delle raffiche di colpi arrivarono da destra, Sousuke balzò in avanti e sparò alcuni colpi in quella direzione all’altezza delle gambe.

Attese, e non successe niente.

Prudentemente si mosse verso il punto dove aveva sparato, ma non vide nessun segno che indicasse la presenza di un AS, anche invisibile.

Sousuke ricominciò a muoversi, cercando di stare il più vicino agli alberi in modo da avere una protezione nel caso tentassero di colpirlo da lontano.

Sentì alcuni rumori dietro di lui.

“Attenzione. Granate!” esclamò AL.

Sousuke si buttò di lato, le granate esplosero fragorosamente.

Girandosi verso la direzione da cui erano arrivate le granate, Sousuke sparò altri colpi.

E di nuovo non sembrò ottenere altri risultati.

Subito dopo arrivarono altre due granate.

Stavolta si trattava di fumogeni, che riempirono tutta l’area con un denso fumo bianco.

A quel punto altre raffiche di colpi sembrarono arrivare da tutte le direzioni, scatenando un inferno.

Sousuke attivò il Lambda Driver in funzione difensiva, ma cosi facendo l’ECS veniva meno, e lui diventava un bersaglio ancora più scoperto.

Quindi disattivò il Lambda Driver per ripristinare l’ECS, e si buttò a terra, strisciando fino a uno sperone roccioso circondato dalla vegetazione.

La pioggia di proiettili cessò.

“Vediamo di riordinare le idee: se non riusciamo a vederli, non può essere solo l’ECS. Riescono a spararci da tutte le direzioni, noi invece colpiamo il vuoto. Perché?”

“Forse ho la soluzione, sergente”.

“Ovvero, AL?”

“Quando eravamo in volo le ho chiesto chi fosse il nemico. Lei ha risposto gli AS della Mithril incaricati di proteggere l’isola, cui avevano sabotato il computer di bordo. Ma se quegli AS dovevano proteggere quest’isola, è probabile che nella memoria centrale avessero inserito la mappa geografica dell’isola. Questo potrebbe essere il loro vantaggio”.

“E’ vero! Conoscono alla perfezione, al contrario di noi, questo territorio, quindi sanno come muoversi, e sanno dove nascondersi in modo da colpire senza essere colpiti a loro volta”.

“Questo però non risolve il problema di stanarli”.

“Forse ho un’idea, AL”.


“Questo balletto comincia a stancarmi, Yu Fan”.

“Anche a me, KITT. E va bene, fatti sotto Hela!”

L’As nero atterrò strisciando con i piedi lungo il ponte del De Danaan, e contemporaneamente si girò.

Hela cadeva verso di lui.

Yu Fan allora decise di andarle incontro saltando e tenendo un pugno in avanti.

Hela fece altrettanto.

I due avversari s’incontrarono a mezz’aria.

Anche i loro pugni.

L’aria cominciò a strepitare, caricandosi con l’energia del Lambda Driver, e facendoli restare sospesi.

Poi con uno scoppio silenzioso, le energie di entrambi respinsero l’altro.

Atterrarono in piedi, e appena toccò il ponte, Hela tornò all’attacco.

KITT si accorse di strane scintille intorno alla mano destra di Hela, capì di cosa si trattava e scansò il colpo arretrando.

“Ha usato lo stesso colpo di prima” disse l’intelligenza artificiale.

“Che vuoi dire?”

“Aveva delle scintille d’energia intorno alla mano. Voleva usare nuovamente il suo tocco energetico su di me, come ha fatto al castello. Ma è un’esperienza che non voglio ripetere”.

“Tocco energetico? Ma certo! KITT, ho un’idea. Rischiosa, ma può funzionare”.

Hela vide il nemico arretrare fino a scomparire dietro la torre di navigazione del De Danaan.

Fece per seguirlo, ma si fermò: se si era nascosto come l’altra volta, allora forse stava tramando qualcos’altro.

Questa volta non avrebbe corso rischi, e sarebbe rimasta ferma dove si trovava, fino a quando il nemico non fosse ricomparso.

Allora avrebbe usato ancora il suo tocco energetico, la sua unica arma che era stata in grado di mettere veramente fuori combattimento quell’AS.


Il computer di bordo del M9 scrutava, nascosto sulla cima di un grosso albero, la zona circostante alla ricerca dell’Arbalest.

Invisibile grazie all’ECS, il robot si era posizionato su quell’albero, circondato da rami molto spessi, che dava sulla radura interna alla foresta.

In questo modo, prendendo la mira tra le fronde, poteva colpire chiunque passasse nella radura.

Mentre i colpi dell’obbiettivo venivano parati dai rami.

Però c’era qualcosa di strano: prima riuscivano a individuare il nemico identificato come l’Arbalest grazie alle tracce che lasciava sull’erba alta, anche se era invisibile.

Adesso da alcuni minuti, nulla si muoveva nell’erba.

L’Arbalest sembrava svanito.

Poi ci fu un tonfo, un cespuglio a cinquanta metri di distanza si mosse.

L’M9 sparò in quel punto.

Niente.

Si guardò in giro, quando qualcosa d’invisibile gli sfondò la faccia.

Come se lo avesse colpito un pugno.

Anche un secondo M9, nascosto dentro una cavità rocciosa, aveva gli stessi problemi.

Quello che appariva come un unico, grosso blocco di roccia, in realtà all’interno era cavo, e vi si accedeva tramite una spaccatura alla base.

Sulla superficie della roccia c’erano poi varie fessure di piccole dimensioni, perfette per colpire restando nascosti.

Un altro tonfo, stavolta nell’ebra alta, e l’M9 sparò.

Niente.

Poi un sibilo, e una serie di proiettili in rapida successione lo colpì in piena fronte distruggendogli la testa.

****

“Un altro…” commentò sbigottito l’operatore di Amalgam.

Dalla loro postazione controllavano anche l’andamento della battaglia sull’isola.

E un altro M9 da loro controllato era appena stato distrutto dall’Arbalest.

“Ma dove si è nascosto quel dannato?”

Era inutile aspettarsi che a questa domanda rispondesse Cameron, preso com’era dal contemplare estasiato le due battaglie.

Sembrava che sia Yu Fan che Sagara avessero elaborato un piano preciso.

E questo lo eccitava assai.

Nel frattempo, un terzo M9 veniva distrutto dall’Arbalest. E poco dopo anche un quarto.

“Maledetto Sousuke Sagara!” sbottò l’operatore.


“Ne è rimasto solo uno, AL”.

“Crede che adesso possiamo scendere, sergente?”

“Non dirmi che soffri di vertigini? Sarebbe il colmo per un computer”.

“No. E che preferirei un finale più spettacolare”.

“Che razza di idee” esclamò seccato Sousuke.

Che si chiese come facesse AL a non rendersi conto che già quello che stavano facendo era molto spettacolare.

Ma forse la risposta sfuggiva alla sua AI perché quel piano era sia spettacolare che poco appariscente.

In fondo, quanti piloti di AS erano in grado di manovrare quei bestioni di metallo facendoli muovere sui rami degli alberi?

Poiché a terra erano troppo scoperti, Sousuke aveva deciso di passarci sopra.

E ora l’Arbalest passava da un ramo all’altro, silenzioso e preciso come un ninja, passando anche sopra quei rami che non sembravano affatto in grado di reggere il peso di un AS.

E sicuramente se al posto di Sousuke ci fosse stato un altro pilota, sarebbe stato cosi.

Tuttavia già durante il combattimento con i Venom a Hong Kong, Sousuke aveva dimostrato che per compiere il suo dovere era capace anche di violare qualche legge della fisica.

Da là sopra, lasciava cadere qualche rametto per costringere il nemico a scoprirsi facendo fuoco.

Il mirino computerizzato di AL e il fucile facevano il resto.

Ora bisognava stanare l’ultimo M9.

Sousuke cominciò a far cadere altri piccoli rami, ma stavolta niente si muoveva.

Forse l’ultimo nemico aveva capito la sua tattica.

Allora c’era un’unica soluzione.

“AL, avevi detto di volere un finale spettacolare?”

“Si, sergente”.

“Allora ti accontenterò”.

L’Arbalest saltò giù dagli alberi e non appena atterrò, l’ultimo M9 aprì il fuoco.

Sousuke si girò verso la direzione da cui proveniva il fuoco, incurante dei colpi che riceveva poiché l’Arbalest era molto robusto, estrasse il pugnale e lo lanciò con tutta la forza dei servomotori del braccio sinistro.

Il pugnale percorse all’inverso la traiettoria dei proiettili, intercettandoli, deviandoli e tagliandoli.

E attraversando un grosso tronco cavo e steso a terra, si conficcò in mezzo agli occhi del M9, appostato dentro una buca.

Una piccola esplosione, Sousuke la vide, a grandi balzi raggiunse l’AS e con un calcio lo decapitò.

“I miei complimenti, sergente. Bella mossa”.

“Grazie AL. Se avessi fatto cosi prima, in attesa di localizzare ciascun cecchino, il fuoco degli altri avrebbe potuto farci a pezzi. Una simile mossa davanti ad un solo avversario potevo concedermela. Ora torniamo dagli altri. Ci sono due questioni in sospeso”.


Hela restava ferma sul De Danaan.

Attendeva Yu Fan e il suo AS nero.

Quest’ultimo rispuntò con un ampio balzo, mettendosi davanti ad Hela.

Stavolta non sembrava averle teso agguati.

Ma visto che il suo ECS era in grado di rendere invisibile anche quello che lo circondava, Hela controllò con i sensori inseriti nei suoi occhi che non avesse addosso qualche tipo di arma resa invisibile.

Non vide nulla.

Allora decise che quello sarebbe stato l’attacco definitivo.

D’altronde la sua base l’aveva appena informata che l’operazione Hunting si poteva considerare fallita.

L’unica possibilità rimasta ad Amalgam per salvarsi dalla sconfitta totale, era affondare il De Danaan.

E per farlo quell’AS nero andava distrutto.

Quindi si preparò a sfruttare il suo tocco fatale, concentrando al massimo la sua energia nella mano.

Infine corse incontro all’AS nero.

Che fece altrettanto.

A grandi e rapidi passi, i due contendenti si avvicinarono l’uno all’altro.

Hela allungò un braccio per colpire al ventre l’AS.

Che contemporaneamente si piegò in avanti.

E non appena la mano di Hela toccò la scura corazza, sulla schiena di KITT apparve come dal nulla Yu Fan.

La ragazza sferrò un calcio con tutta la sua forza sul volto mascherato di Hela, cogliendola di sorpresa.

“ORA!!!” gridò Yu Fan.

Un lampo percorse il corpo di KITT, andando dal ventre alla mano sinistra.

La stessa mano colpì violentemente Hela, scagliandola indietro.

Hela gridò, un grido orribile, straziante, una voce umana mescolata con quella che può avere un robot.

Con il corpo scosso da violentissimi fremiti e attraversato da scariche della sua stessa energia, Hela piombò in acqua.

Non appena tutta l’energia in eccesso entrò in contatto col mare, ci fu un’esplosione violentissima, che fece vibrare l’intero De Danaan e alzò un’altissima colonna d’acqua circondata da lampi.

Dopo un tempo breve e allo stesso tempo interminabile, la situazione si calmò.

E Yu Fan e KITT osservavano il punto dove Hela era esplosa.

“Il tuo piano ha funzionato Yu Fan”.

“Non si aspettava di essere attaccata direttamente da me, nascosta sulla tua schiena. Quei pochi secondi di sorpresa ti hanno permesso di convogliare l’energia della sua scarica nella tua mano per rispedirla al mittente”.

“Un buon lavoro di squadra” commentò soddisfatto il computer.

Al che Yu Fan risalì dentro KITT.

Non appena l’abitacolo si chiuse, la ragazza si rilassò sul sedile.

“Aaahh, che male. Temo di essermi rotta il piede dandole quel calcio”.

“Eppure poco fa non mostravi il minimo dolore” le fece notare KITT.

“Non mi andava di mostrarmi sofferente davanti a quelli della Mithril”.

“Be, allora, confidenza per confidenza, ti comunico che la tua idea di incanalare attraverso il mio corpo l’energia della scarica, ha funzionato ma ora ho tutto i meccanismi interni del braccio fusi!”

“Scusa. Com’è andata a Sagara?”

“Dalle trasmissioni che ricevo, tutto bene”.

“Bene, allora è rimasta una sola questione da sistemare”.

****

Fallimento.

Questa era la parola che risuonava nella testa di tutti i presenti nella base di Amalgam, ad eccezione di Cameron che davanti all’astuzia e abilità di Xiu-Yu Fan e Sousuke Sagara, si era eccitato quasi al punto di piangere, blaterando cose incomprensibili sulla logica della distruzione e similari.

L’operazione Hunting, gli obbiettivi paralleli, era tutto fallito.

I delegati erano salvi, il De Danaan non era stato affondato, Hela era stata distrutta e siccome i partecipanti al summit erano stati salvati dall’Arbalest, la Mithril aveva buone possibilità di salvare la faccia agli occhi delle potenze del mondo.

Però si ricordarono che c’era ancora qualcosa che Amalgam poteva fare alla Mithril.

Tanto loro controllavano ancora il sistema di comunicazioni dell’organizzazione nemica, quindi potevano bloccare qualunque comunicazione verso l’Italia fino a quando per la Mithril non sarebbe stato troppo tardi.

Anzi, la cosina stava avvenendo proprio in quel momento.

Improvvisamente tutti gli schermi della base s’illuminarono di rosso.

Qualcuno stava violando i principali database di Amalgam.

****

ITALIA

L’elicottero disattivò l’ECS quando fu giusto sopra lo spiazzo al centro del cantiere, che fungeva da copertura per la base della Mithril.

Tuttavia era incredibilmente silenzioso, quindi non disturbò la quiete serale.

Alcuni riflettori si accesero, illuminando l’elicottero da cui scesero cinque uomini in divisa militare con sopra lo stemma della Mithril.

Da un capannone uscì un gruppo di dieci persone, guidate dal maggiore Ottaviani e dal suo amico Sergio.

Al centro c’erano Melissa e Tessa.

Solo la prima era ammanettata con le mani dietro la schiena.

Tessa era invece tenuta per le braccia da due soldati.

Andarono incontro agli uomini scesi dall’elicottero.

“Maggiore Ottaviani” si presentò l’uomo facendo il saluto militare.

“Capitano Stern” rispose l’altro con lo stesso saluto.

“Vi diamo in custodia i due soggetti per scortarli al quartier generale”.

“Non si preoccupi, saranno in buone mani” rispose Stern.

Il gruppo si aprì per consegnare le due donne.

Quando Melissa guardò in faccia uno dei cinque nuovi arrivati e spalancò gli occhi.

“Ma uno di quegli uomini…. Io l’ho già visto… al castello di Amalgam!”

Visto che nessuno credeva loro, non ci pensò due volte a reagire: agilmente con un salto fece passare le braccia sotto le gambe piegate, e con una serie di calci allontanò tutti gli uomini che aveva intorno.

“Tessa, scappa! E’ una trappola!”

Ma prima che Tessa potesse fare qualunque cosa, uno dei cinque uomini colpì Melissa al ventre con un pugno, e un altro la colpì alla schiena, sbattendola a terra.

“Melissa!!” gridò spaventata Tessa, che le andò vicino e s’inginocchiò per aiutarla.

Uno degli uomini che aveva colpito l'ufficiale della Mithril, afferrò Tessa per dietro il collo, costringendola ad alzarsi.

“Venite con noi senza fare troppe storie!” tuonò Stern.

Il gruppo di soldati italiani osservò in silenzio le due ragazze che di peso venivano trascinate verso l’elicottero.

Sergio notò che il maggiore Ottaviani apriva e chiudeva in continuazione una mano.

“Marco, cosa c’è?” gli chiese sussurrandogli in un orecchio.

“Sergio, visto che siamo amici, ti prego fa quello che ti dico di fare. Tanto se la potranno prendere solo con me”.

“Ma di che parli?”

Il maggiore s’incamminò verso i cinque uomini.

“Capitano Stern?”

“Si?”

Stern si voltò e si ritrovò la pistola di Ottaviani puntata contro la fronte.

“Ma… ma maggiore…. È impazzito?!” sbottò Stern.

Sergio si sentì rizzare i capelli.

“Qualcosa non mi quadra. Cosa sia non lo so, comunque non mi piace. Ho deciso che saremo noi a consegnare quelle due al quartier generale!”

“Io non le permetto di…”

Ottaviani premette la punta della sua pistola sulla fronte di Stern.

A quel gesto, gli uomini di Stern fecero per estrarre le armi ma Sergio li aveva preceduti e a un suo cenno gli italiani avevano già estratto le loro armi.

Gli uomini di Stern si ritrovarono con pistole e fucili puntati contro, mentre loro stavano ancora con la mano sulla fondina.

I soldati del maggiore non capivano cosa stesse succedendo, ma dovendo scegliere tra degli sconosciuti e il loro superiore, scelsero il secondo.

Stern e Ottaviani si scrutarono negli occhi: alla rabbia e allo stupore del primo, si contrapponeva la calma impassibile del secondo.

Dopo diversi interminabili attimi carichi di tensione, alla fine Stern dovette cedere.

“Ritiriamoci” ordinò.

I suoi uomini lasciarono Melissa e Tessa e salirono sull’elicottero.

Stern puntò minaccioso il dito contro l’ufficiale italiano.

Che per tutta risposta fece il saluto militare con un sorriso di sfida.

Risaliti tutti sull’elicottero, quest’ultimo decollò e rendendosi invisibile scomparve nella notte.

La tensione si allentò.

“Cosa diavolo ti è preso? Ti rendi conto di quello che hai fatto?!” esclamò Sergio affiancando l’amico.

“Si. E so che se sono fortunato mi nomineranno addetto alla pulizia dei bagni in qualche carcere. Però questa volta ho voluto seguire il mio istinto, e non me ne pento”.

“Tu sei proprio impazzito!”

“Grazie…”

A quella voce abbastanza flebile, i due uomini si voltarono.

Tessa, inginocchiata vicino a Melissa ancora dolorante per i colpi subiti, guardava Ottaviani con occhi pieni di riconoscenza.

Di fronte a quella vista, il maggiore arrossì leggermente.

E sempre di più sentiva dentro di se di aver fatto la cosa giusta.

Continua…

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