Scarlet

di Saorio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio ***
Capitolo 2: *** We need some Vodka. ***
Capitolo 3: *** Incubi ***



Capitolo 1
*** Preludio ***


Scarlet nasce come possibile sequel di “Un segreto lungo un’eternità”.

Dico “come possibile,” perché adesso che le idee si mescolano nella mia testolina, le possibilità che non riprenda la mia precedente storia ci sono. Nonostante questo, sono abbastanza tranquilla sul fatto di poter sciogliere questo piccolissimo dettaglio, già nel primo, e prossimo, capitolo.

Dettaglio sequel a parte, vi confesso di essere un po’ intimorita all’idea che questa sarà la mia prima long. Fino adesso ho scritto sempre e solo one-shot dove tutto era già deciso in partenza. E’ anche vero, però, che alle volte gli imprevisti di percorso possono rivelarsi piacevoli e interessanti, quindi non voglio essere così catastrofica. ^_^

Non mi resta che ringraziare Kukiness, Marpy, Lea__91 e Blackie dato che sono stati proprio i loro consigli ad invogliarmi a fare il grande passo.

 

Preludio

 

 

Non c’era luce in quella stanza.

Seduta su quell’enorme letto continuavo a guardarmi intorno torturando le mie fragili, e sudate, mani da umana. I miei occhi non riuscivano a scorgere altro se non le ombre scure dei mobili posizionati qua e la.

Attorno silenzio.

Non riuscivo a realizzare, veramente, da quanto tempo fossi rimasta sola. L’unica cosa che sapevo era il perché fossi lì.

Nessuno mi aveva obbligato, nessuno mi aveva indotto a trovarmi in quel posto. L’artefice di tutto ero io.

Io volevo essere lì.

Avevo calpestato ciò a cui più tenevo, in quella vita.

La mia famiglia, i miei amici, lui.

Niente era riuscito a scalfire quello che ero convinta di provare.

Amore.

Smisurato e infinito amore verso colui che avrebbe rinunciato addirittura all’eternità solo per paura di avermi persa, per sempre.

Ed io non potevo vivere una vita senza di lui.

Come altro avrebbe potuto chiamarsi, altrimenti, qualcosa che porta all’annullamento totale se non amore?

Sì, io esistevo. Ma solo per stare al suo fianco.

Non poteva essere altrimenti.

Il silenzio mi stava ormai torturando, quando finalmente avvertii un rumore provenire dalle scale.

Un passo, due passi, tre passi.

Stava arrivando. Ormai mancava poco.

Rimasi immobile.

Le mie mani non sudavano più ma in compenso avevano iniziato a tremare.

Tutto il mio corpo stava tremando.

Avevo forse, paura?

Non ebbi il tempo di darmi una risposta. Sussultai nel sentire il cigolio della porta che si apriva.

Il mio sguardo si posò sulla grande lastra di vetro appesa sulla parete di fronte a me.

Una leggera luce proveniente dall’esterno mostrò il riflesso della sagoma di colui che stavo tanto aspettando.

Deglutii nervosamente osservando il suo riflesso immobile sul ciglio della porta. Non lo vedevo chiaramente ma avvertivo fisso su di me il suo sguardo.

Provai a dire il suo nome, ma dalla mia bocca non uscì il ben che minimo suono.

Fu in quel istante che la porta si chiuse, lasciando all’esterno, l’unico barlume di luce che ero stata capace di intravedere.

Il buoi assoluto era tornato.

Tap, tap, tap.

Chiusi gli occhi, come a volermi impedire di vedere quello che già non vedevo.

Dentro di me un urlo inudibile squarciò quel silenzio reale.

In quell’istante mi resi conto di aver risposto alla domanda che poco prima mi ero posta.

Sì, io avevo paura.

Realizzai di voler scappare da quella stanza. Avrei voluto iniziare a correre, correre più veloce possibile verso casa, la mia vera casa.

Eppure nel momento stesso che sentii le sue fredde mani poggiarsi sulle mie spalle nude, seppi che non sarebbe più stato possibile.

Ero stata imprigionata, e lo ero stata da me stessa.

Nonostante ciò, forse, mi fu data la mia ultima possibilità di salvezza.

“Bella, sei sicura? Sei davvero certa che è ciò che vuoi?

Alzai lo sguardo e l’unica cosa che riuscii a vedere per un breve istante furono due, scintillanti, occhi rossi.

Incantata, rimasi completamente incantata.

“Sì, Edward è ciò che voglio.”

Non udii più alcun suono, dopo. Sentii invece sfiorarmi la guancia dai suoi morbidi capelli, mentre le sue gelide labbra sfiorarono il mio collo.

Indugiò qualche secondo… Stava forse per tirarsi indietro, di nuovo?

Tornai a sperare, ma fu in quell’istante, che udii il rumore più inquietante che avessi mai sentito.

Qualcosa mi lacerò la carne.

Un’unica frase iniziò a martellarmi in testa.

«Sai, penso che potrei accettarti anche dopo, forse.»

Poi, solo dolore. L’ultima sensazione umana che provai.

 

 

Note: E’ molto breve, lo so. Ma diciamo che con questo assaggino cercherò di spronarmi a far ingranare la storia.

Come avrete letto questo è il pre trasformazione di Bella.

Il momento che tanto aveva aspettato, e per il quale ci ha scassato in tre libri e mezzo, è finalmente arrivato. Eppure, nel fatidico istante, il suo pensiero va da tutt’altra parte e tutte le sue convinzioni vacillano.

Come gestirà il dopo trasformazione? Rimarrà ugualmente con Edward? Oppure farà retro front?

Beh lo saprete presto. Il prossimo capitolo difatti, si affaccerà sulla sua nuova vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** We need some Vodka. ***


Avvertimento: Calmi, non vi preoccupate. Sono sempre io, la solita Saori. Quella sentimentale e un po’ malinconica. Quella che venera Jacob e adora la coppia Bella/Jake assieme. Solo che stavolta sto cercando di buttarmi in territori mai esplorati prima, dove tutto diventa estremamente nuovo ma molto affascinante *_*

Se avete notato ho cambiato il rating, che da verde è diventato arancione, e il genere, che da solo sentimentale è diventato anche azione e horror. Ma ripeto: don’t worry.

I sentimenti lovvosi rimaranno sempre e comunque!!! *___*



Una piccola grattata sul vinile gente. Qui è Jen, che vi terrà compagnia tutta la notte sulla DBSD. Ed ora un minuto di pubblicità.*


Alcuni altoparlanti istallati su un vecchio edificio trasmettevano musica rock-metal a tutto volume. Cani randagi rovistavano nei cassonetti dell'immondizia, illuminati da lampioni mezzi-fulminati che si accendevano e si spegnevano ad intermittenza. C'era vento, un ventaccio fastidioso che rumoreggiava nelle strade deserte, mulinando le cartacce e qualsiasi cosa fosse stata lasciata per terra. Le vecchie finestre delle case abbandonate cigolavano nei cardini. La solita periferia notturna di Seattle.

Due ragazzi, sulla ventina, sbucarono in un vicolo illuminato a malapena.

Vodka. We need some Vodka. We need some Vodka. We need some Vodka.”** Intonava il più alto, quello con i capelli a spazzola. “Ehi, avete capito? Vogliamo solo la Vodka,” urlò sguaiato verso il cielo, prima di ritrovarsi in un secondo con la faccia all’ingiù rigurgitando solo Dio sa cosa.

L’altro, quello più grassottello, osservava sdegnato la scena. “Puah, Fred. Sei una mezza sega, non reggi nemmeno la birra, altro che Vodka.”

Cazzo! Tutta colpa di quella stronza di Mary.”

Idiota. Te l’ho sempre detto che quella era solo una puttanella. Ma tu non ascolti mai i consigli, eh Fred?”

Ma sì, chi se ne frega. Scopi pure con chi vuole. E lo sai perché?”

L’amico non gli rispose.

E lo sai perché, A.J.? Lo sai? Beh, te lo dico io, se non lo sai. Perché… I need some Vodka,” urlò isterico, prima di scoppiare in una risata sguaiata mentre se ne tornava con la faccia all’ingiù.

Ehi, Fred. Posso dirti una cosa anche io?"

Fred era troppo impegnato a liberarsi da tutto ciò che opprimeva il suo stomaco e non rispose.

Mi fai schifo, amico.”

***

I due ragazzi avevano ripreso a camminare. O meglio, A.J. lo stava facendo, portandosi appresso, a peso morto, quell’ ubriaco di Fred ormai ridotto ad una spugna.

Dovrei cagarti qui e venire domattina a vedere se almeno quelli dell’immondizia ti hanno raccolto. Sono sicuro che ti darebbero volentieri un passaggio.”

Hanno la Vodka, almeno?” Chiese Fred con voce impastata.

Certo che ce l’hanno,” rispose ironico A.J. "Figurati se quelli se ne vanno in giro senza nemmeno un goccetto.”

Impegnati in quella discussione così profonda, sussultarono alla vista di un topo che passò esattamente sulle loro scarpe.

A.J. perse l'equilibrio e lasciò cadere Fred, che era ancora ancorato alla sua spalla.

Ma che cazzo fai? Mi hai fatto battere il culo per terra.”

Merda, Fred! Un topo ha appena passeggiato sui nostri piedi. Ed io odio questi schifosi ratti.”

Evidentemente, la caduta per terra, aveva fatto riprendere un po’ Fred, che nonostante la fatica, si rialzò da solo, dirigendosi barcollando verso il cassonetto dell’immondizia dove il topolino si era nascosto.

Squit, squit. E dai bel topino, vieni dallo zio Fred,”

A.J. osservava la scena immobile e con aria allibita. “Ma allora sei veramente un idiota. Mica è un gatto a cui puoi fare le feste.”

Shhh. Stai zitto sennò non esce.”

Amico, tu sei fuori completamente. Mi hai scocciato. Rimani pure qui con il tuo nuovo amico che io me ne torno per i cazzi miei.”

Fred non lo degnò nemmeno di uno sguardo continuando invece a dedicarsi alla sua caccia al topo. A.J. era evidentemente spazientito.

Fai che cazzo ti pare. Io me ne vado. Buon divertimento.”

Ma non fece in tempo a voltarsi che andò a sbattere contro qualcosa.

Ma che… ehi amico, guarda dove vai.”

Sbucato chissà da dove, era apparso un uomo. Era alto, di corporatura normale, ma con degli strani capelli bianchi, di sicuro non a causa dell’età perché doveva avere al massimo una trentina d’anni.

Ehi, dico a te. Ti hanno tagliato la lingua?”

Sul volto dell’uomo apparve un sorriso. “Oh, hai ragione, mi dispiace,” esordì. “Ma sai, non ci vedo molto bene e il buio della notte non aiuta quelli come me.” Il tono delle sua voce era roco, e le sue, non sembrarono scuse sincere, più che altro parole di scherno. “Mi dareste qualcosa da bere, gentilmente?” Continuò poi con nonchalance, come se avesse appena posto la domanda ad un vecchio barista di un pub.

Ecco ci risiamo. Ehi, Fred,” urlò, in direzione del ragazzo che aveva abbandonato la caccia al topo e osservava la scena da poco distante. “Hai trovato un amico. Accompagnalo in un bel posticino e fatevi un’ultima, bella, scolata di vodka, eh?”

Vodka? Mi dispiace, non sono un grande bevitore di quella roba. Preferirei qualcosa di, che so, un po’ più naturale. Qualcosa di, come dire, caldo e saporito?”

Cosa c’è di più saporito di una bella vodka?” Rispose Fred di rimando, ancora mezzo barcollante.

Oh, beh. Certo, per voi sicuramente sarà così, ma vedete, io ho gusti un po’ particolari.”

Ah sì? Del tipo?” Chiese di nuovo Fred.

Sul volto dell’uomo apparve un sorriso ancora più disteso, come se non aspettasse altro che gli fosse posta quella domanda. Fece un passo in avanti e posò una mano sulla spalla di A.J.

Ehi, amico. Levami le mani di dosso.” Ma invece di dare ascolto all’avvertimento del ragazzo grassoccello, strinse ancora di più la presa. “Ehi, mi stai facendo male.”

Tranquillo, tra poco non sentirai più niente,” rispose col solito sorriso sghembo. La sua bocca si aprì, mostrando due affilati canini.

Gli occhi di A.J. si spalancarono, ma prima che potesse dire, o fare qualcosa, quei canini erano già affondati nella carne del suo collo. Forse non provò dolore, o forse, più semplicemente, fu il terrore che aveva provato a impedirgli anche solo di emettere un qualsiasi suono.

Tic.Tic.Tic.

Le gocce di sangue di A.J. crepitarono sull'asfalto. L’uomo aveva ancora la testa china sul suo collo. Quando la tirò su, in direzione di Fred, i suoi occhi erano rossi come il sangue che fuoriusciva dal collo del povero A.J. mentre i suoi canini, ormai scarlatti, erano ancora in bella mostra.

Ehi, Fred. Ti do qualche minuto. Se sei abbastanza veloce a scappare potrai ancora scolarti una Vodka,” pronunciò in tono amichevole, prima di riprendere da dove aveva interrotto.

Fred lo osservava terrorizzato. Sentiva le sue gambe molli, in preda alla paura più totale. Doveva scappare, ed anche velocemente, ma non ci riusciva. Continuava a fissare quella scena disgustosa senza riuscire a fare niente.

Ad un certo punto, l’uomo si staccò da A.J. Questa volta definitivamente. Con la sola forza di un braccio, poi, scaraventò quel corpo ormai privo di vita tra i rifiuti del cassonetto, ai piedi di Fred.

Alla visione del collo lacerato e di tutto quel sangue che colava giù, Fred sentì di nuovo un’ irrefrenabile voglia di vomitare. Intanto l’uomo, ancora distante, aveva preso a ripulirsi il viso dai residui di sangue.

Ehi, Fred. Sei ancora lì? Ma diamine, amico. Vuoi proprio fare la stessa fine, eh? Dai, sarò di nuovo magnanimo. Ti concedo ancora un minuto. Poi…” Non finì la frase. Fred aveva girato i tacchi, e aveva iniziato a correre come un forsennato in quel vicolo deserto. La visione di A.J. dissanguato e morto, aveva innescato il lui la voglia di salvarsi. E la paura, evidentemente, aveva lasciato posto all’istinto di sopravvivenza.

Intanto l’uomo, ricompostosi, osservava sorridendo il ragazzo correre veloce.

Cinque, quattro, tre, due, uno, zero. Ehi Fred, il tempo è scaduto.”

La voce roca dell’uomo rimbombò nel vicolo e Fred, che ormai aveva guadagnato qualche metro, si voltò indietro con sguardo terrorizzato, per assicurarsi di avere un buon vantaggio. Eppure dietro di lui non c’era più nessuno.

Non ebbe il tempo di realizzarlo che quando tornò a voltarsi davanti si trovò lui davanti a sé, con le braccia conserte e gli occhi fissi su di lui.

Ah, Fred. Non ci siamo proprio. Un minuto di vantaggio e sei ancora qui? Qualcuno è stato più veloce di te, almeno.”

Fred capì di non avere più scampo. Fece un passo indietro mentre l’uomo ne fece uno in avanti.

Che cazzo sei.” Urlò, disperato.

Ahhh, la solita storia. Che noia, potreste essere più originali per favore?”

Fred era allibito. Quell’uomo dimostrava una calma inumana mischiata ad un ironia tagliante.

E va bene. Soddisferò questa domanda anche stavolta,” rispose sospirando rassegnato. “Vampiri.”

Fred si lasciò cadere a terra ormai privo di forze, come se la sua linfa vitale fosse ormai già stata succhiata.

Fred, Fred. Mi deludi proprio, sai? Voi umani narrate di noi, da chissà quanti millenni, e tutte le volte che ve ne trovate uno davanti, rimanete così stupiti. Bah. Poco importa.” E con quelle ultime parole mise fine alla distanza che lo separavano dal povero Fred.

***


Che schifo, il tuo sangue sapeva tremendamente di birra di pessima qualità, mio caro Fred.” E con la solita nonchalance diede un calcio al corpo senza vita del ragazzo dai capelli a spazzola. Ovviamente, aveva subito la stessa sorte del suo amico, A.J.

Beh, direi che dopo questo spuntino notturno posso rimettermi in marcia, adesso. Nuova destinazione: La Push.”

E con passo tranquillo ed elegante, tornò ad incamminarsi, questa volta fischiettando e canticchiando una canzone.

Blood. We need some Blood. We need some Blood. We need some Blood. Hey!”

Poco distante, vicino al corpo senza vita di A.J., ricomparve il topolino a cui Fred aveva dato tanto la caccia. Unico spettatore di quell’inverosimile film dell’orrore.


To be continued…


  • * Citazione presa pari pari dell’episodio 90 (Storie del terrore) della serie televisiva Dawson’s Creek. Mi piaceva l’ambientazione proposta ed è la stessa che mi immagino per la Seattle di periferia nella notte.

 


Note: E fu così che passai dalle stelle cadenti ai luridi vicoli di periferia. E tutto in una notte…

Evvai :D

Come avete notato questa storia ha preso un corso inaspettato. Di sicuro quando è nata “Scarlet” non avevo in mente una scena di questo genere. Certo l’idea mooolto generale prevedeva scontri, e almeno un nuovo cattivo, ma non esattamente così dark :D

Ammetto però, di essermi divertita un sacco a scrivere questo primo capitolo, quindi spero tanto che possa piacere anche a voi.

Vi comunico ufficialmente che “Scarlet” non sarà il sequel di “Un segreto lungo un’eternità.” Spero che tale decisione non vi lasci troppo delusi, ma per quel che ho in mente mi complicherebbe troppo la vita usare la mia precedente shot come punto di partenza per Scarlet, anche se in verità, lo è stato fino a pochi giorni fa.

Spero, comunque, continuerete a seguirmi in questa avventura e forse, prima o poi, arriverà anche il momento di dare un continuo a “Un segreto lungo un’eternità.”

Grazie come sempre a tutti quelli che mi leggono, mi recensiscono, e mi aggiungono alle preferite, seguite, e ricordate. Grazie. Siete troppo, troppo, carini *_*

Grazie a Kukiness , che come sempre mi incoraggia, aiuta e corregge pazientemente. Ragazza questo mio nuovo lato dark lo devo, e dedico, soprattutto a te *_*

Al prossimo capitolo dove finalmente sapremo qualcosa in più sulla vita di Bella e molto probabilmente anche su quella di Jake, mio adorato.

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Capitolo 3
*** Incubi ***


La puzza di vampiro, assieme al forte odore di sangue, mi stavano facendo impazzire.

Accelerai la corsa, guidato solo da quell’ istinto animale che mi voleva sterminatore di quegli esseri schifosi. Diedi uno sguardo alle mie spalle e mi accorsi che il resto del branco non era più con me.

“Dannazione! Quil, Seth, Embry. Dove siete finiti? Paul, Jared? Sam, mi senti?”

Nella mia testa nessuno mi diede una risposta.

Ero rimasto solo, ma poco importava. Avrei scovato quella sanguisuga e l’avrei fatta a brandelli.

Mi addentrai maggiormente nella foresta silenziosa, e quel tanfo intenso mi invase completamente le narici.

L’avevo scovato, infine.

A pochi metri da me, chino sulla sua preda umana, mi dava le spalle impedendomi di vedere la scena che si stava consumando.

Esitai qualche istante quando mi accorsi che il succhiasangue era una donna, ma bastò un alito di vento a intensificare quel fetore tremendo per innescare di nuovo il mio istinto di cacciatore.

Tornai a galoppare nella sua direzione, ma nel momento stesso in cui stavo per sferrare il mio attacco, lei si voltò.

I suoi occhi erano colore del sangue, e sul suo volto era stampato un sorriso inquietante, ma non potevo non riconoscerla. La ragazza che conoscevo io però non era così. Non era un essere assetato di sangue pronto ad uccidere solo per il piacere di farlo.

Improvvisamente, poi, mi resi conto di aver abbassato ogni mia difesa, tornando alla mia forma umana.

“Bella.” Iniziai ad avanzare lentamente verso di lei.

Non rispose al mio richiamo, al contrario continuava a fissarmi con quel sorriso terrificante.

La distanza che ci separava si era ridotta ormai ad una manciata di passi. Spostai per un breve istante lo sguardo da quel volto che stentavo a riconoscere per guardare in basso, in direzione della sua preda.

Due occhi color cioccolata spalancati verso l’alto, un volto incorniciato da lunghi capelli scuri, un fiume di sangue che scorreva dal suo collo. Un corpo privo di vita.

Di fronte a me, Bella aveva appena ucciso se stessa.

Dolore, rabbia e ancora dolore.

Rimasi pietrificato da quei sentimenti. Ero rimasto immobile, incapace di fare qualsiasi cosa.

La foresta poi mutò in un infinita distesa bianca. La mia Bella era svanita lasciando presente solo l’essere che ormai era diventata. La vidi avanzare verso di me.

Non avrei combattuto; del resto mi aveva già ucciso in tanti modi e forse, se le avessi permesso di uccidermi anche così, le mie sofferenze avrebbero avuto fine.

Ormai era davanti a me, non mi restava che aspettare che affondasse i denti nella mia carne, eppure quello che fece fu tutt’altro.

Cinse le braccia attorno alla mia schiena, appoggiando la testa al mio petto.

“Calore,” pronunciò unicamente.

Poi si staccò dal mio petto e avvicinò pericolosamente il volto al mio.

Avvertii le sue gelide labbra sulle mie e per un singolo, breve, istante, pensai che avrei potuto dimenticare tutto quello che avevo appena visto, lasciandomi trasportare solo da quello che stavo provando in quel momento.

Stavo per rispondere a quel bacio, quando lei si allontanò di scatto.

“Voglio il tuo cuore, Jacob,” disse, mentre sul suo volto riappariva quel sorriso spietato.

Ebbi a malapena il tempo di capire ciò che aveva pronunciato che la sua mano mi trapassò il petto.

La sentii stringere forte qualcosa al mio interno, e poi lo strappò.

 

***

 

 

Avevo sempre creduto che il mio incontro con Edward fosse stato il miglior sogno ad occhi aperti che avessi mai fatto, ma oggi, a distanza di tempo e adesso che la mia vita è completamente mutata, mi chiedo piuttosto se quello che ho finito per vivere non sia stato altro che un incubo ad occhi aperti.

 

Scorrevo uno ad uno tutti i libri dell’enorme biblioteca che la mia nuova casa possedeva. Era un piccolo paradiso per chi, come me, ormai non aveva altri possibili svaghi, eppure non c’era nulla che mi attirasse veramente. Erano tutti romanzi di cui, in gran parte, non sapevo proprio nulla. Quel giorno, invece, avevo solo voglia di leggere qualcosa di cui già conoscevo la fine.

Mi ricordai allora del piccolo zaino che mi ero portata dietro il giorno in cui avevo lasciato Forks.

“Bella, non ti sembra un po’ poco come bagaglio per un soggiorno prolungato in Alaska?” mi disse mio padre quando mi vide scendere dalle scale.

“Papà, ti sei già dimenticato che la scorsa settimana ho spedito tre enormi valigie?”

“Ah, già. Il viaggio anticipato del dottore,” ribatté Charlie sospirando.

“Già.”

Non accettava ancora l’idea che lasciassi Forks per andare a studiare a chilometri di distanza da lui. Anzi, era più esatto dire che non accettava l’idea che me ne andassi così lontana per seguire Edward.

Nel frattempo, il campanello di casa Swan suonò. Era arrivato il taxi che mi avrebbe accompagnato all’aeroporto dove avrei trovato Edward ad aspettarmi.

 “Beh, credo che sia arrivato il momento, allora.”

“Certo, sì.” Vidi Charlie irrigidirsi e assumere un’aria impacciata. Sorrisi. Il mio imbranato papà, al quale però assomigliavo poi così tanto.

Sentii gli occhi pizzicarmi, mi ero ripromessa che non avrei versato una lacrima al momento dei saluti, ma era così difficile. Del resto, quello, non sarebbe stato un semplice arrivederci. Scattai in avanti istintivamente e lo abbracciai. Mi sarebbe mancato, terribilmente.

Lo sentii irrigidirsi a quel contatto inaspettato, e lo ricambiò proprio alla sua maniera: tre pacche sulle spalle.

Aumentai per un secondo la mia stretta, prima di sciogliere definitivamente quell’abbraccio.

E così un altro filo era stato quasi reciso.

Recuperai il piccolo bagaglio che avevo lasciato alla fine delle scale e mi avviai verso la porta.

“Aspetta, Bella. Ho un’ultima cosa da darti.”

Charlie sgattaiolò velocemente in sala, tornandosene poi con un pacco.

“Papà, ma…”

“Niente, ma. Portalo con te, potrebbero esserti sempre utili.”

Non avevo idea di cosa ci fosse là dentro, ma non potevo certo rifiutare il suo regalo.

“Va bene. Ti ringrazio, papà. Ci sentiamo presto.”

Gli lanciai un ultimo sorriso, prima di lasciare quella casa per sempre.

 

***

 

Il taxi procedeva veloce verso l’aeroporto, quando decisi di aprire il pacchetto che mi aveva dato mio padre.

Scartai l’involucro e mi ritrovai tra le mani una scatola bianca. Sul coperchio c’era un piccolo biglietto che diceva: “Faranno stare più tranquillo il tuo vecchio, almeno.”

Mi sorse un dubbio e aprendo la scatola, istintivamente scoppiai a ridere.

Charlie mi aveva appena regalato un’intera confezione di spray al peperoncino.

Senza accorgermene, poi, la risata mutò in singhiozzo. Le lacrime che avevo trattenuto poco prima, ormai, cadevano giù senza che potessi fermarle.

 

***

 

Rovistavo nell’enorme armadio ormai da qualche minuto, scavando tra un milione di vestiti ovviamente procuratimi tutti da Alice, quando finalmente lo trovai. Il mio zaino.

Lo rovesciai interamente per terra. Non c’era molto, per lo più erano tutti libri presi di corsa e gettati dentro alla rinfusa.

Iniziai a cercare la mia copia consumata di “Cime Tempestose” quando mi ritrovai tra le mani un volumetto tutto colorato: “Homemade cookies.”

Quel giorno, io e Jacob, avevamo passato l’intero pomeriggio in cerca di alcuni pezzi per le nostre moto. Era stata dura, ma alla fine eravamo riusciti a mettere assieme tutto quello che ci occorreva. Stavamo poi riprendendo la via del ritorno, quando passammo proprio di fronte ad una libreria.

Non era certo uno dei posti preferiti di Jake, ma alla fine riuscii a convincerlo ad entrare con me.

Stavo ancora spulciando gli ultimi arrivi quando mi accorsi che Jacob non era più con me. Diedi un occhio in giro, ma niente. Era sparito.

Uscii allora dalla libreria e lo vidi appoggiato al Pick Up che mi fissava sorridente. Lo raggiunsi.

“Ehi, ti pare il modo di fare?”

“Perché?”

“Ti ho cercato per l’intera libreria. Potevi almeno avvertirmi che uscivi!”

“E dai Bella. Mi annoiavo a morte lì dentro.”

“Sei sempre il solito. Non ti farebbe male leggere qualcosa di interessante ogni tanto, sai?

“Certo, certo.”

“Jacob Black! Quando fai così sei proprio impossibile,” lo ammonii ricevendo di tutta risposta un sorriso divertito.

“Ti stai prendendo gioco di me?”

“Ci mancherebbe. Piuttosto, hai trovato quello che cercavi?”

“No,” sbuffai. “Non avevano il libro che mi serviva, così la commessa me l’ha ordinato. Arriva settimana prossima.”

“Bene.”

“Bene?” ribattei sorpresa per quell’affermazione.

“Beh almeno se non hai altro da leggere puoi dare un’occhiata a questo.” E allungò il braccio all’interno del furgone, tirando fuori una busta che mi porse.

“Che cos’è?”

“Guarda, no?”

Gli lanciai un’occhiata incuriosita, e poi seguii la sua direttiva.

“Dolci fatti in casa?” Scoppiai a ridere.

“E’ l’unica cosa interessante che ho trovato,” si giustificò. “ E poi a te piace cucinare, no? Beh, se non ti piace puoi sempre riportarlo indietro. Non me la prendo,” concluse poi, spostando lo sguardo in un’altra direzione.

Aveva frainteso e si era imbronciato. Fu impossibile non intenerirmi a guardarlo così.

“Niente affatto, Jake.” Sorrisi. “Hai proprio ragione, a me piace cucinare. Mi sarà utile,” dissi, mentre in testa mi balenò un’idea. “Se vuoi… sì, ecco. Se vuoi posso provare a prepararti il dolce che preferisci.”

Jacob tornò a fissarmi di nuovo sorridente.

“Lo faresti davvero? Cucineresti per me?”

“Beh, è un regalo no? E allora lascia che possa ricambiare in qualche modo.”

“Ok, affare fatto,” esordì soddisfatto, prima di spostare di nuovo il suo sguardo. “Spero solo di non dovermi pentire…”

Ci misi qualche istante e poi capii. Girai i tacchi e senza dire una parola aggirai il Pick Up salendo dalla parte del conducente.

Jacob scoppiò a ridere, prima di salire anche lui.

“Bella, stavo scherzando. Non te le prenderai veramente.”

“Certo, certo.”

“Che fai, mi copi adesso?”

“Certo, certo.”

Tre secondi e entrambi scoppiamo a ridere.

 

***

Sorrisi al pensiero di quell’episodio.

Ricordo ancora l’espressione felice che l’accompagnò per l’intero tragitto, fino a casa. Era proprio un bambino cresciuto alle volte, eppure era una delle cose che più adoravo di lui. Un entusiasmo che, a quel tempo, era riuscito a regalarmi di nuovo dei momenti di beata serenità e tranquillità.

 

***

 

 

Fare l’amore con la persona che ami e guardarla, di nascosto, quando poi si addormenta. Fare l’amore e sentire i vostri corpi, caldi, che si cercano. Fare l'amore e ascoltare il cuore che batte all'impazzata.

Fare l’amore e sentirsi vivi, sentire che l’altra persona ti completa in tutto e per tutto.

Fare l’amore con Edward, però, non era niente di tutto ciò.

 

 

Me ne stavo rannicchiata su quel divano, con la coperta che Renée mi aveva regalato solo pochi mesi prima, per il mio diploma. Il fuoco scoppiettante del camino illuminava la stanza.

Le sue fiamme rosse riscaldavano quell’ambiente così gelido, ma non potevano farlo con me. Avevo iniziato a prendere quell’inutile abitudine ogni qual volta che fuori il vento ululava forte e infuriava una bufera. In teoria non mi serviva di certo, ma era come se mi facesse sentire al sicuro, come quando un tempo ero solo una fragile ragazzina umana piena di paure. Certo, un tempo, perché adesso non era più così.

Il cellulare di fianco a me iniziò a vibrare. Sul display lampeggiava il nome di Charlie. Era la terza volta che mi chiamava nel giro di una settimana, ma come già avevo fatto, non risposi. Aspettai che, come al solito, si arrendesse.

Parlare con lui era diventato troppo difficile. Da quando me ne ero andata da Forks l’unico contatto che portavamo avanti erano delle rare e imbarazzate telefonate. Le domande che mi faceva erano sempre le solite: ti piace l’Alaska? Come va al College? Quando pensi di tornare da queste parti? E a quel punto io non potevo che rispondere sempre nello stesso modo: Sì-Bene-Presto.

Tutte bugie. Ed io ero stanca di mentire.

L’Alaska assomigliava a Forks, ma non lo era. Il College non mi aveva mai visto tra i suoi studenti, mentre non avevo idea di quando mi sarebbe stato permesso tornare.

Con Renée invece era stato più semplice. Mia madre aveva sempre avuto la particolarità di monopolizzare le nostre telefonate, raccontandomi per lo più tutto quel che accadeva a lei, invece di costringere me a raccontare quel che non mi succedeva. E, sinceramente, a me andava benissimo così.

Mi alzai dal divano dirigendomi lenta verso la vetrata che dava sull’esterno. Era buio pesto e la neve continuava a cadere prepotentemente, dipingendo di bianco tutto quel che trovava. Proprio come quella notte. La notte in cui ho desiderato per la prima volta del sangue.

 

Tre giorni.

Il veleno aveva impiegato tre interi giorni per incenerire tutto quel che di umano c’era in me. Le fiamme corrodevano ogni cellula del mio corpo, mentre ogni centimetro della mia pelle pulsava freneticamente, come se volesse  scavarsi una via di fuga in quell’ammasso di carne, senza però riuscirvi. Continuavo invece a bruciare, sempre più intensamente. Eppure c’era una cosa che il fuoco non riusciva a divorare: la mia mente. Lei era estremamente lucida, consapevole. Continuava a domandarmi perché, come avessi potuto permettere di lasciarmi trascinare in quel inferno. Ed io continuavo a ripeterle che era il prezzo da pagare per avere quel che più desideravo: Edward.

Ma perché, invece, la mia mente sembrava avere vita propria?

Il dolore continuava ad espandersi dovunque, mentre nella mia testa era in atto la lotta più dura, e difficile, che avessi mai affrontato. James, Victoria, i Volturi, e infine i neonati. Mi sembrarono niente in confronto al nemico che stavo cercando di battere in quel momento: me stessa.

Non ce la facevo più. Non volevo più lottare, avrei solo voluto che tutto quello finisse, che io stessa finissi divorata da quelle fiamme.

Improvvisamente, però, sentii il dolore fisico iniziare a farsi sempre meno forte. Forse, allora, anche i miei pensieri sarebbero svaniti assieme al dolore. Sì, doveva essere così. Provai per un breve istante un senso quasi di pace, poi l’inferno mi inghiottì completamente.

Il mio cuore iniziò a correre all’impazzata, sarebbe scoppiato, ne ero certa. Era finita. Forse ero troppo debole, e fragile, per reggere la trasformazione in un essere perfetto. Non avrei mai più riaperto gli occhi, non avrei mai più rivisto la luce del giorno, e il buio della notte. Non avrei più rivisto né Charlie né Renée.

Ma quando ormai aspettavo solo che il momento fatale giungesse, il cuore tornò a rallentare la sua corsa, improvvisamente, come l’aveva iniziata.

E finalmente capii.

Il cuore non sarebbe scoppiato. Avrebbe solo cessato di battere, per sempre.

«Sai, penso che potrei accettarti anche dopo, forse.» «Sai, penso che potrei accettarti anche dopo, forse.» «Sai, penso che potrei accettarti anche dopo, forse.»

 

Il volto dolorante di Jacob, disteso nel suo letto mi si stampò nella mente, insieme a quella sua ultima frase che continuava a rimbombarmi in testa, prima forte e vicina, poi sempre più lontana, fino a scomparire completamente.

No. Non voglio.

Non era solo più la mia mente a parlare adesso, ma ero io stessa consapevole del errore che avevo commesso.

Non voglio, non voglio. Continua a battere ti prego, continua a battere, non ti fermare, non…

Ma mentre continuavo a ripetermi quelle parole, un ultimo colpo assordante, e secco, martellò nel mio petto.

La trasformazione era giunta al termine.

L’incendio nel mio corpo era stato domato completamente. Per un secondo mi sembrò di avvertire il rumore del vetro quando finisce in frantumi, dopodiché  il calore del fuoco svanì completamente.

La battaglia dentro di me era finita eppure, non ne ero uscita ne vincente ne perdente, ma solamente vuota.

 

Quando improvvisamente due braccia mi avvolsero in un abbraccio, spalancai istintivamente gli occhi.

 “Ehi. A cosa stavi pensando? Non ti sei accorta nemmeno della mia presenza.”

“Niente di particolare, Edward. Mi chiedevo solo quando saresti tornato,” risposi fissando la sua immagine riflessa nel vetro, abbozzando un sorriso.

Sorrise anche lui. “Ah sì? Beh, ed io non vedevo l’ora di poterti stringere, così. Starti lontano è la mia peggior tortura.” Mi sfiorò il collo con le sue labbra. “Dovresti farti perdonare per non essere venuta con me.”

Con un gesto improvviso, quanto veloce, mi fece voltare verso di lui. Eravamo l’uno di fronte all’altra. I suoi occhi non erano ancora tornati del colore dell’ambra, nonostante fosse appena rientrato da una battuta di caccia.

Conoscevo quello sguardo ormai, e sapevo cosa voleva. Come sempre non mi restava che assecondarlo. “Un modo per farmi perdonare? Uhm, non saprei. Ma sono pronta a sentire le opzioni di…”

Non mi lasciò il tempo di terminare la frase, le sue labbra si avventarono sulle mie. “C’è solo un opzione,” rispose staccandosi per un breve istante, prima di condurmi per l’ennesima volta nel abisso che io stessa avevo creato, e dal quale ero convinta, non sarei mai riemersa.

 

***

 

Eravamo ancora distesi a terra, quando Edward sciolse l’abbraccio che mi teneva stretta al suo petto. Ogni volta che facevamo l’amore rimaneva ore a cullarmi come una bambina sussurrandomi dolci parole, ma quel suo strano silenzio e quel gesto così poco da lui mi insinuarono il dubbio che qualcosa non andasse. Libera dal suo abbraccio alzai lo sguardo verso di lui, ma a rassicurarmi trovai come sempre il suo sorriso.

“Ti amo,”

Due parole a cui, oramai, era sempre più difficile rispondere.

Avvicinai di nuovo il mio viso al suo, stampandogli un leggero bacio a fior di labbra, quasi come se quel gesto servisse a dare più sicurezza alla mia risposta.

“Anche io.”

Edward iniziò poi a delineare una scia di baci delicati sul mio volto, scendendo poi verso il mio collo, dove lasciò premere le sue labbra sulla vecchia cicatrice a forma di Luna, che lui stesso mi aveva procurato.

“Bella, io sto ancora aspettando.”

Sussultai al suono di quelle parole. Credevo che per il momento avesse accantonato la questione, ma a quanto pareva non era ancora così.

 

***

 

Mi svegliai di soprassalto, ansimante e sudato, con la mano stretta sul petto. Il dolore che avevo provato poco prima mi sembrava ancora terribilmente reale. Improvvisamente, la rabbia si impossessò di me. Afferrai la sveglia sul comodino, e la scagliai contro il muro, riducendola in pezzi.

Che diavolo di sogno era mai quello? Ma soprattutto, per quanto tempo ancora il ricordo di Bella mi avrebbe perseguitato? C’era un detto comune che diceva che il tempo aiuta in certe situazioni, beh, o era la più grande cazzata che avessi mai sentito, o ormai ne ero diventato così ossessionato a tal punto da non accettare la realtà. Ah, certo c’era anche la terza opzione: nel mio caso valevano entrambe le prime due.

Improvvisamente, il rumore di qualcuno che bussava all’entrata mi fece distogliere dai miei pensieri. Diedi uno sguardo in direzione della sveglia per rendermi conto di che ora fosse, dimenticandomi che l’avevo appena frantumata.

Ottima mossa, Jacob.

I rumori provenienti dall’entrata si fecero sempre più prepotenti così mi affrettai ad andare a vedere cosa stesse succedendo.

Quando aprii la porta mi ritrovai davanti Jared e Paul.

“Ragazzi che succede?”

“Ehi, Jacob. Non hai una bella cera, sai fratello?”

Fulminai Jared con lo sguardo, non ero di certo del umore adatto per le sue scherne.

“Siete qui per accertarvi della mia cera o c’è dell’altro?”

“C’è dell’altro,” rispose Paul. “Abbiamo un problema.”

“Che tipo di problema?”

“Succhiasangue.”

Forse avevo trovato un ottimo diversivo alla mia notte insonne.

 

 

Note Autore

 

Argh!

Speravo tanto di riuscire a postare il secondo capitolo un po’ prima, ma non c’è stato proprio verso. Ho ancora nove documenti word sparsi per il desktop riguardanti questo capitolo. O_O

Se sono riuscita a portarlo a termine, però, devo solo ringraziare Erica. Santa donna, e dispensatrice solo di ottimi consigli! *_* Per non contare delle sue doti da autrice quindi vi consiglio come al solito di passare a leggere le sue storie. Basta cliccare qua:  Kukiness

Parlando del capitolo in se. Ho cercato di buttare qualche esca qua e la e di dare un’idea generale della vita che stanno vivendo adesso i protagonisti.

Spero di aver mantenuto in voi la curiosità, e la voglia di continuare a seguire “Scarlet.”

 

@Marpy

Noti proprio tutto, eh Marpyuccia?

Ebbene, l’accenno al sorriso sghembo l’ho inserito proprio di proposito, per sfatare un pochino tutti i benedetti accenni che la Meyer ha fatto sul fantomatico sorriso di MR Cullen. è_é Mica c’ha il copyright, eh. :D

Comunque, mi fa piacere che tu abbia apprezzato il capitolo precedente nonostante si allontani sicuramente da ciò che scrivo di solito ma, come ho già spiegato, con “Scarlet” vorrei anche un po’ sperimentare nuovi orizzonti. ^_^

Purtroppo ammetto la mia ignoranza su “Dal tramonto all’alba” quindi con dispiacere non posso commentare più di tanto la tua affermazione:/

Aspetto ovviamente la tua opinione su questo nuovo chappy, però!!!  J

 

@Fayeforyou

Ciao cara! ^_^

Intanto grazie ancora per i tuoi complimenti. Per rispondere alla tua domanda: sì, il cambiamento che ho adottato nello scorso capitolo è nato così per caso. Mi sono svegliata la mattina con un’idea precisa in testa e ho buttato tutto su word. Come ho già detto vorrei provare a mescolare più generi in questa mia long, e l’idea di un po’ di dark/horror mi piaceva un sacco. *_*

Dal prossimo capitolo la storia dovrebbe entrare un po’ più nel vivo ma non do mai niente per certo dato che cambio idea su cosa scrivere ogni tre per due. :D

Spero comunque che questo capitolo abbia soddisfatto un po’ delle tue aspettative, almeno per il momento! J

 

@Kukiness

Tessssssssoro!!!

Non sai quanto mi fanno piacere le tue parole. E’ bello sapere di riuscire a dare anche solo un qual cosina a chi legge. Quando ho iniziato a scrivere l’ho fatto veramente così per gioco, soprattutto sapevo di avere tanti limiti che mi bloccavano. Eppure ricordo ancora l’entusiasmo che mi colse nel leggere la tua prima recensione a “Un segreto lungo un’eternità.”

Ero, sì, contenta del commento positivo finale, ma lo ero ancora di più per tutte le tue critiche costruttive. Critiche che sono diventate sin da subito buonissimi consigli e che oggi, a distanza di mesi, mi permettono addirittura di riuscire a cogliere i miei stessi miglioramenti. Soprattutto è merito tuo se ogni tanto faccio qualche gradino in su, dato che parlare con te mi invoglia sempre a cercare di fare qualcosa di nuovo!

 Non finirò mai di ringraziarti per il tempo che mi dedichi! <3

 

@Missrikottina

Ciao cara!

Innanzitutto colgo l’occasione per ringraziarti di tutte le recensioni che hai lasciato alle altre mie fiction. Sei fin troppo buona! J

Vuoi sapere se questa sarà una Jake/Bella? Beh, puoi stare tranquilla. Almeno che non impazzisca tutto di un botto io scrivo solo, ed esclusivamente, storie su loro due. La coppia Bella/Edward non la digerisco proprio, la trovo noiosa e pesante. E soprattutto adesso, che al momento sono assieme, faccio una fatica tremenda a gestirli. XD

Sulla questione imprinting: non sono assolutamente una sostenitrice di questa teoria Mayeriana (beh, non lo sono quasi di nessuna se è per quelloXD) quindi non credo toccherò l’argomento, o almeno non è nelle mie idee per il momento. Forse più avanti, chissà!

La frase «Sai, penso che potrei accettarti anche dopo, forse.» la trovo bellissima, e secondo me fa benissimo da cornice al sentimento che Jacob nutre per Bella. Purtroppo però, non è farina del mio sacco, ma della Meyer. E’ la frase che Jacob pronuncia a Bella nel momento in cui lei lo va a trovare dopo essere stato ferito nella battaglia contro i neonati.

Beh, mi sembra di averti risposto su tutto quindi, non mi resta che sperare di trovarti anche nel prossimo capitolo. J

 

@Dackota

Ciao carissima! *_*

Come vedi l’aggiornamento è arrivato un po’ tardi, ma almeno è arrivato. XD

Sono contenta che anche tu apprezzi questo genere ma ti dirò, io non sono mai stata una fan del genere, ne tanto meno dei vampiri. Se devo essere sincera ho scoperto questo “mondo” proprio leggendo la saga di Twilight, ma ammetto che questi vampiri non sono poi un granché. XD

Aspetto la tua opinione anche in questo nuovo aggiornamento, eh! J

 

@Faffina

Faffiii *_*

Ma, ma, grazie!!!

Inutile dire che mi hai fatto un complimento bellissimo. È incoraggiante sapere di riuscire a incuriosire nonostante abbia toccato tasti non riguardante la saga. Non ho mai avuto la pretesa di scrivere un’originale, ancora troppo difficile per me, ma sapere che già questo piccolo accenno extra ha riscosso un buon risultato mi fa saltellare dalla gioia! *_*

Per sapere qualcosa di più sul nuovo vampirozzolo, però, dovrai aspettare il prossimo capitolo!^^ Come avrai letto stavolta mi sono dedicata a Bella, Jacob, e un pochino di Edward. Spero non avrai cambiato idea dopo aver letto questo aggiornamento!

Aspetto di sapere cosa ne pensi! J

Ovviamente ti ringrazio anche per gli appunti preziosi che mi hai illustrato. Qualcosa scappa sempre, e hai fatto benissimo a farmeli notare. Sentiti libera di fare qualsiasi precisione ogni volta che trovi qualcosa che non va! ^_-

 

Grazie a chi mi aggiunge nei preferiti, nelle seguite, e addirittura tra gli autori preferiti.

Grazie a chi recensisce aiutandomi, e spronandomi a cercare di fare sempre meglio.

Grazie a chiunque legge solamente.

Non mi resta che augurami che anche questo capitolo vi sia piaciuto e di trovarvi nel prossimo aggiornamento. ^_^

 

 

 

 

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