No expression.

di TheBlackSheep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Apaty. ***
Capitolo 2: *** Tiefgefroren. ***



Capitolo 1
*** Apaty. ***


Don't care what people say
Follow just your own way
Follow just your own way
Don't give up, don't give up
To return, to return to innocence.
If you want then laugh
If you must then cry
Be yourself don't hide
Just believe in destiny.*

A Valery non avevano mai detto molte cose.
Non le raccontavano mai favole e non le chiedevano di imparare filastrocche.
Non riceveva doni a Natale, né si prendeva la briga di farne.

La sua esistenza ricordava vagamente un guscio vuoto, troppo fragile per riparare e troppo duro da rompere dall'interno.
Aveva accettato di buon grado quello che credeva fosse giusto per lei, o almeno così le avevano insegnato.

Non conosceva vita diversa da quella che aveva sempre fatto; avevano velocemente taciuto le sue domande con un sogghigno e una scompigliata di capelli, pronunciando un "Non si nasce tutti generali."
E lei era rimasta semplicemente in silenzio, convincendosi che quello era il suo posto nella società, che servivano anche quelle come lei.

..Che ogni mondo, per quanto diverso dal suo, avesse le sue puttane.

Non che le piacesse battere, non che potesse fargli schifo non avendo mai conosciuto alternativa.
Non che la droga e le malattie la riluttassero, non che il concedere il proprio corpo ad un estraneo fosse una colpa. Non conosceva la differenza tra quello che faceva lei e il resto del mondo.

Non era mai uscita da quel quartiere che era la sua realtà quotidiana.

Non aveva mai provato amore, compassione, felicità o solitudine.

Nessuno le aveva insegnato la storia della principessa e il principe, nessuno si era preso la briga di dirle che al di là dell'incrocio c'era una città che viveva e respirava.

Non che conoscesse davvero la differenza tra puttana e donna, dal momento che per lei era solo sesso; qualsiasi cosa era solo sesso.

Pensare di elevarsi era un pensiero che non le aveva mai fatto visita; non si può pensare di cambiare qualcosa quando quello a cui si crede è l'unica opzione che hanno dato.

Non è come cambiare religione o piatto preferito.

Oh, ma se solo le avessero insegnato che il cielo ha altre sfumature oltre il blu, probabilmente, avrebbe cambiato pastelli... se ne avessi avuti.

Paradossalmente era immune ad ogni emozione... o magari era lei repellente per le emozioni.
Ma non era triste per questo, perché non se lo domandava affatto.


***

-Valery!- Esclamò una Klara dal lato opposto del marciapiede. Sventolò la mano in aria in direzione della mora, che in risposta fece un cenno con il capo senza espressione alcuna.

Klara si poteva quasi definire l'unica ad avere mai provato ad avvicinarla, non che ci fosse riuscita.
Valery non piaceva alla gente e d'altro canto la gente non piaceva a lei.

-Come stai?- Urlò trafelata la rossa, appena più giovane di lei, tremando appena dal freddo.

-Bene.- Rispose senza voltarsi a guardarla.

Le persone non si avvicinavano a lei semplicemente perché sembrava una statua di marmo.
Una bellissima e angelica statua di marmo.
Una di quelle bambole bellissime, così belle che non riesci a crederci, una di quelle che compri e con cui non giochi mai per paura di rovinarla.
Resti lì e la fissi insistentemente, fissi il suo volto perfetto e senza espressione.
E Valery era esattamente così: senza espressione.
Non c'era condizione fisica o mentale che la facesse sorridere o piangere, sospirare o rattristare.

Lei non provava nulla.

Neanche se la ricordava l'ultima volta che aveva sentito un fastidioso peso al centro del petto.
Era una sensazione sconosciuta, che aveva rimosso come la carta di una caramella, per poi lasciarla cadere sull'asfalto, incurante.

Non si premurava di cambiare, non conoscendo alternativa e non volendosi neanche impegnare per trovarne una.

Semplicemente non aveva motivo per farlo.

Tirò distrattamente fuori dalla tasca posteriore degli striminziti jeans il pacchetto di sigarette, infilandone prontamente una in bocca. Non gli piaceva il sapore del sesso in bocca, per quello aveva cominciato a fumare.

Si rendeva conto che continuando in quella maniera avrebbe avuto poco da vivere, sia per le condizioni in cui lavorava, sia per le 30 sigarette che le partivano tutti i giorni.

Al contrario di quanto crede la maggior parte della gente, le puttane non sono povere e molte lo fanno per passione.
Fare sesso è un'arte, dopotutto.

Valery lo faceva solo perché non aveva un motivo diverso e abbastanza valido da farle passare per la mente l'idea di qualcosa di diverso.

E non aveva neanche voglia di buttarsi a capofitto in qualcosa che non conosceva.

La sua condizione di puttana, per quanto la rendesse feccia, era stabile, almeno fino a che rimaneva giovane, e avrebbe avuto anche abbastanza risparmi per schiattare in una villetta se avesse voluto.

Socchiuse appena gli occhi avvicinandosi ad una berlina nera che si era appena accostata.

Sembrava uno con i soldi, forse avrebbe potuto sfilargli più di quanto credeva.

Si avvicinò con passo felpato, ancheggiando come le avevano insegnato a fare e si ravvivò appena i capelli.

Intravide una chioma castana fare capolino dal finestrino del guidatore.

-Ehi...- Pronunciò questo ammiccando.

-Ciao.- Rispose lei secca.

Era un ragazzo abbastanza bello, sui vent’anni, pieno di soldi e le stava praticamente sbavando addosso.

-Hai qualche malattia?- Chiese lei a bruciapelo.

Lo vide fare un'espressione schifata, per poi guardarla torvo e pronunciare -Ti sembro uno che ha malattie?-

Valery alzò appena gli occhi al cielo sbattendo un piede a terra come per lamentarsi del freddo.

-E tu?- Domandò lui di rimandò.

-Ti sembro una che ha malattie?-

Il moro ridacchiò appena alla battuta ironica della mora facendola leggermente alterare.

-Beh, con le puttane non si sa mai.- Ammise lui sporgendosi un poco.

Le venivano rivolte in continuazione frasi di questo tipo e, dopotutto, erano veritiere; non si vergognava di fare la puttana, chiamarcela equivaleva solo a ricordarle che lavoro faceva.

-Bene. 100 per il sesso orale e 500 tutto compreso.- Disse indifferente osservandolo.

Il castano si grattò appena il mento ridendo sotto i baffi.
-Beh...- Sospirò indicandola, come per incitarla a fare qualcosa.

-Valery.- Disse lei distogliendo lo sguardo dal suo.

-Ecco, Valery..- Continuò lui. -Te ne do 10.000 per venire in macchina con me ad una festa.- Lo guardò torva per qualche secondo, gelandolo sul posto. -Ovviamente questo prevede l'ammucchiata.- Rise spudoratamente lui. -Sai, regalo di compleanno.- Concluse.

-Non faccio orge.- Disse perentoria.

-Facciamo 20.000?- Insistette.

-No.-

Fece per andarsene mugugnando qualche parolaccia e tremando per il gelo.

-30.000!- Urlò lui. -Solo con i festeggiati.-

Si voltò ad osservarlo.
Erano molti soldi...

-Quanti sono?- Chiese lei.

-Due.-

Valutò mentalmente l'idea che non era poi così sicuro entrare in macchina con qualcuno che non si conosce, ma non aveva paura della morte... E non correva il pericolo d'abuso.
Da che sapeva lei, le puttane non corrono il rischio di essere violentate.

-Okay.-




Note: Prima di postare altri capitoli, premetto che questa fan fiction non è assolutamente opera mia. L'ha scritta una mia amica, che avendo problemi con questo sito, ha dato a me il permesso di postarla. Lei è Juls;PornoMuffin e vi assicuro che vale la pena leggerla ;)

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Capitolo 2
*** Tiefgefroren. ***


Gli uomini guardano la loro storia
dallo schermo con apatia
e occasionalmente passa una ventata di orrore
e indignazione.*


Salì in macchina con un gesto stizzito, quasi non notando il sorrisetto compiaciuto che il castano aveva rivolto alle sue gambe scoperte.
Si allacciò la cintura, rimuginando mentalmente su quanto raramente le fosse capitato di doversela allacciare.

Rimase seduta composta per tutto il tragitto, ignorando volutamente le occhiate ammiccanti che il ragazzo le lanciava ogni tre per due.
Le aveva, sì, promesso i soldi, ma non era con lui che doveva farsela; e per lei ogni "okay" era un accordo stipulato.
Non che si potesse dire che avesse rispetto per il suo corpo, quello no, era come una sorta di incosciente rivincita con se stessa.

Quando la macchina frenò nell'immenso parcheggio di fronte la villa si premurò di rifare il tragitto mentalmente, non si aspettava che nessuno la riaccompagnasse.
Se la sarebbe fatta a piedi, come al solito o, nella migliore delle ipotesi, sarebbe riuscita a finire prima delle 3, così da prendere l'ultimo autobus.

-Bene, adesso ti faccio conoscere i festeggiati.- La voce del ragazzo era leggermente arrochita e l'erezione premeva notevolmente contro i suoi jeans.
Non lo aveva neanche toccato e quello già minacciava di venirsi nei pantaloni.

-Certo.- Rispose seppur di malavoglia.
Sarebbe bastato un cenno del capo, ma probabilmente, ridotto com'era ad una larva, non avrebbe afferrato.

A Valery non piaceva parlare, o forse la verità era che nessuno le parlava.
Le persone non se ne premuravano, e neanche Valery stessa.

L'egocentrismo e il narcisismo erano due parole inesistenti sul suo vocabolario, non sapeva esistessero neanche dei sinonimi. Ma non avrebbe comunque avuto niente da dire se glielo avvessero chiesto.

Si incamminarono nel viottolo, leggermente coperto di ghiaia, fino ad arrivare ad una porticina di legno con una finestrella a croce.
La porta sul retro.
Doveva aspettarselo.
...e in effetti, era così.
Non che le fregasse qualcosa, questo no.

-Bill!- Urlò ad un tratto il castano facendola sobbalzare.
Digrignò per un attimo i denti producendo un poco di attrito e stringendo convulsamente i pugni.

Si guardò intorno per nulla spaesata.
Non le fregava niente.
Non le importava dov'era, con chi era e che faceva: stava lavorando.
Tutto era lavoro, almeno da finchè aveva memoria.

-Tom!- Strillò poi.
Odiava le urla.

Ogni volta che la voce si alzava di quel decibel sopra la scala normale, le scoppiava l'emicrania.
Non poteva farci niente.

Una volta Melody le raccontò che quella "strana cosa", come la chiamava lei, era derivata dal fatto che, prima di cominciare a battere, si trovava in un ospedale in seguito ad un incidente.

In effetti ricordava i dottori che le esplicavano la sua perdita di memoria, ma non aveva mai avuto particolare interesse verso i suoi ricordi, nè, d'altronde, gli stessi erano tornati a cercare lei.
Tutto era diventato terribilmente sterile e senza un minimo di interesse da quando aveva aperto gli occhi in quella camera bianca.
Non si era domandata perchè fosse stesa lì con un ago nel braccio e troppe macchine a produrre insopportabili "tic".
Aveva solo sentito la testa leggera e la mente svuotata.
E così, aparentemente, l'aveva lasciata.

Si premurò di ravvivarsi nuovamente i capelli, prima di spostare il peso sull'anca e poggiare la mano sul fianco.
Non che le importasse come mettersi per provocare qualcuno, semplicemente così le avevano detto di fare.

Vuoi i soldi per le sigarette? Bene, fai questo, questo e questo.

E, paradossalmente, le sigarette erano l'unica cosa che le interessava.

Erano ancora fermi sulla soglia quando un moretto fece il suo ingresso.
Portava dei pantaloni neri attillati e una giacchetta in pelle.
Dei capelli troppo bizzarri per essere anche solo catalogati e il viso più truccato di una puttana.

-Georg, cia...chi è questa?- Si era impalato a guardare il viso di Valery nel momento in cui bloccò la frase a metà.
Si stupì che esistesse tanta bellezza e, per un attimo, si sentì terribilmente brutto e goffo se messo in confronto alla bella mora che gli si era piazzata davanti.

-Il tuo regalo di compleanno!- Proferì entusiasta il castano. Si avvicinò per abbracciarlo, non accorgendosi della vena di delusione che aveva preso forma negli occhi di Bill. Era relativamente triste che fosse una prostituta. -Ah e anche di Tom...- Si corresse poi.

-A dire la verità credo che abbia già scartato il suo.- Alluse squadrando il corpo perfetto di lei.



**


Non se lo ricordava neanche come ci era finito avvinghiato a quella bambola di porcellana.
Ricordava solo di quanto sapesse di dolce la pelle del suo collo e del gemito strozzato che gli era uscito non appena l'aveva penetrata.

L'aria si era gradualmente appestata di sesso e sudore e le pareti avevano assistito mute a quell'amplesso che di naturale aveva ben poco.

L'aveva posseduta senza troppi complimenti e presentazioni.
Dopotutto era il suo regalo di compleanno per quella notte e, a suo avviso, poteva farci ciò che voleva.

Le intimò di stendersi e di divaricare per bene le gambe, prima di rientrare in lei in una mossa quasi troppo meccanica.
Quello era troppo squallido anche per essere chiamato sesso.

Sospirò di piacere affondando completamente in lei e stringendole convulsamente un seno.

Si premurò di aprire gli occhi e osservarle il volto, trovandolo estremamente freddo e senza espressione.
Per un attimo l'eccitazione scomparve, alla vista di tanta indifferenza, per poi riversarsi con violenza al suo inguine, facendolo urlare, quando lei strinse i muscoli attorno alla sua erezione.

Le si stese affianco affannosso, percependo un respiro leggermente irregolare fuoriuscire dalle labbra di lei.

-Grazie.- Soffiò fuori balbettando.

-Figurati.- Aveva risposto vacua.

[1] Conor Cruise O'Brien




Note finali: Grazie a tutte e due per aver commentato, spero di non deludervi :) E ringrazio anche quelli che hanno solo letto, senza commentare :)

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