Notte seconda
Allora, dopo un mese, più
o meno, aggiorno. Di certo sto capitolo è completamente diverso da quello
pubblicato nella prima versione, ma mi piace di più anche se sembra non portare
a nulla di concreto.
A parte questo:
RoloChan105: sì, sono io XD Rolo gentilmente,
continua a fracassarmi i maroni così almeno continuo a scrivere. ;)
Nami19: Eccolo qua il nuovo capitolo, sperando
possa piacerti pure questo.
Lucy94: Sì,
tento di rimanere OC, forse è anche per questo che la prima versione di questa
ff l’ho cancellata. Rispettava poco i caratteri. Di certo un’infanzia l’hanno
avuta entrambi, anche se su Nami sappiamo qualcosa di più, su Zoro, diciamo che
improvviso un pochino, anche perché non ho idea di cosa facesse, oltre a farsi
battere da Kuina XD
Selina R84: Come detto sopra, improvviso per l’infanzia
di Zoro ;) per il resto lieta che sia di gradimento.
Tsukichan: Io Oda? O___O Ma dai, paragonarmi al
sensei, voi siete tutte matte >/////<
Le notti bianche
…O era stato forse egli creato
Per essere seppure un solo istante
Al tuo cuore legato?
(I. Turgenev)
Notte Seconda
Piovve. Per i giorni a seguire quello strano incontro il
cielo riversò acqua, sembrava quasi che volesse sommergere tutto, terre, mari,
case e persone complete. Si può dire che venne
giù il cielo.
Me ne rimasi rintanata nella misera camera che avevo preso
in affitto. Di certo il calduccio al suo interno attirava, più del gelido
pungente esterno. La pioggia era un deterrente. Mettere il naso all’esterno era
l’ultima cosa che volevo fare, non almeno dopo la fortunata fuga avvenuta solo
qualche notte prima. Preferivo aspettare qualche giorno prima di farmi rivedere
in giro.
Fu al quarto giorno che riuscì ad uscire dalla mia stanza. O
per meglio dire fu durante la notte del quarto giorno che uscì di nuovo in
strada.
La paura di rincontrare quei maldestri pirati era svanita. Una
conversazione ascoltata per sbaglio mi aveva rassicurato completamente. Avevano
preso il largo il giorno successivo al furto, andando a profilare come scusa,
per i pochi spiccioli rubati, ad una ragazzina troppo svelta di mano.
Nessuno credette a quella storia.
La temperatura quella sera era frizzante, anche dovuta al
temporale appena passato, ma l’umidità era scesa permettendomi di girare
indisturbata con addosso solo un cappotto un po’ più pesante del solito. Certo,
l’isola non era particolarmente fredda e la neve sembrava non voler scendere.
Non avevo mai avuto la possibilità di vedere la neve, ma di
certo mi avrebbe stupita meno vederla scendere che ritrovarmi di nuovo a faccia
a faccia con Zoro Roronoa.
“La ladra.” Lo disse più con stupore che per una presa in
giro. Io mi limitai a stringermi nelle spalle, ancora senza riuscire a trovare
le parole adatte ad esternare il mio stupore.
Non avevo mai creduto alle coincidenza, fino a quei giorni. Quella
fu la prima volta che cominciai a pensare che forse le coincidenze potevano
davvero esistere, sconvolgendo la vita delle persone, portando cambiamenti che
non si credevano possibili.
“Ciao.”
Era poggiato ad una panchina, avvolto in un buffo piumino
scuro. Vederlo lì, in quella posizione, di certo non faceva pensare di trovarsi
Roronoa Zoro di fronte. Ancora faticavo a crederci, anche se poi la sensazione
non è mai cambiata, vedendolo non lo assocerei mai ad un cacciatore di pirati,
ne punterei nemmeno mezzo berry su di lui.
Fu istintivo forse, o forse la mia fu solo stupidità, sta di
fatto che presi posto a sedere proprio sulla panchina dove lui era poggiato,
posizionandomi alle sue spalle.
Rimasi ad osservare il cielo, coperto ancora dai rimasugli di
quel temporale che aveva scombussolato il mondo. Solo il silenzio attorno a me
ed il lieve respiro del ragazzo alle mie spalle.
Fu ancora una volta una sorpresa sentire la mia voce
parlare, come se la mia mente avesse preso l’iniziativa, senza passare dal via.
“Perché un cacciatore?”
Non credevo rispondesse ad una domanda così stupida. Scossi il
capo portandomi le ginocchia al petto e posandovi il mento. Tornai a guardare
nell’oscurità illuminata dalle sporadiche luci dei lampioni. Ma fu una sorpresa
sentirlo parlare.
Quella fu la seconda cosa che capì.
“Perché no?” Sembrava più una domanda rivolta a se stesso. “Sono
gli altri che mi hanno affibbiato questo titolo. Io cerco solamente di
sopravvivere.”
Mi stupì davvero, sembravano parole rivolte ad entrambi,
ladra e cacciatore.
“Potevi scegliere un lavoro meno rischioso.” La buttai lì
enfatizzando con una mano il tutto anche se lui ancora mi dava le spalle. Cercavo
una risposta alle domande che mi frullavano in testa, tutte domande che mi
riguardavano in prima persona, le mie scelte, le mie decisioni.
“Potevo…” Mi lasciò il dubbio a tarlarmi la mente. “Ma non
avrebbe sortito lo stesso effetto.”
Capì solo che doveva esserci qualcosa di più dietro a quell’atteggiamento,
come se nascondesse qualcosa. Stupidamente mi ritrovai a sorridere, tutti,
nessuno escluso, hanno qualcosa di più dietro la facciata che mostravano alle
persone intorno a loro. Io in primis lo sapevo molto bene.
Lasciai cadere il discorso nonostante volessi sapere, capire
il perché di una scelta così rischiosa. Ma avevo preso la giusta decisione all’epoca,
non lo sapevo, ma lo avrei scoperto un paio d’anni dopo.
“Tu invece?”
Ridacchiai. “Arrotondo.” Un movimento alle mie spalle mi
fece intuire che aveva scosso le spalle, probabilmente divertito dalla mia stupida
uscita senza senso. “È un periodo tranquillo questo, ho un po’ di tempo libero
e lo sfrutto.” Cercai in qualche modo di spiegare, non riuscendoci, ma il lieve
annuire di lui mi fece capire che altre parole erano inutili e senza senso.
Bastava così.
Fu quella la seconda cosa che capì. A volte bastava solo un
gesto o una parola per farsi capire. Roronoa sembrava poi il classico ragazzo a
cui poco importava. Forse era solo un menefreghista, ma poco mi importò all’epoca.
E poi, mi sbagliavo.
Il campanile rintoccò la mezzanotte. Mi sembrò di essere tornata
a quattro sere prima, come una strana sensazione di deja-vù. Ci voltammo
entrambi verso quel suono e nei contai mentalmente i dodici rintocchi, come
aspettando il momento in cui fosse svanito nel nulla. Come un sogno.
Fu solo dopo qualche minuto, dopo che il dodicesimo rintocco
tuonò, che Roronoa si alzò staccandosi dal gelido e duro sedile. Rimasi a
fissarlo dal sotto in su, aspettando il commiato.
“Non ti metterai ancora nei guai vero?” Scossi il capo
divertita.
“No, hanno già salpato. Quindi direi che sono fuori
pericolo.” Lo vidi abbozzare un sorrisetto e mi ritrovai a mia volta a
ricambiare con un sorriso un po’ canzonatorio. “E poi so difendermi.” Proclamai
mettendomi dritta, sfidandolo con lo sguardo.
Lui semplicemente scrollò le spalle.
“Bene.” Alzò di nuovo il viso al cielo scrutandolo attento. “Credo
sia ora di salutarsi.”
Annuì lentamente infilando le mani nelle tasche del cappotto
e stringendomi di più in esso.
Lo guardai scomparire ancora come l’altra sera, entrando in
una delle vie laterali che costeggiavano la piazza in cui ci eravamo
incontrati.
Sembrava solo uno stupido sogno.
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