I bambini non mentono mai

di Little Firestar84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Annie ***
Capitolo 2: *** Occhi verdi e capelli biondi ***
Capitolo 3: *** Negare la verità e inutile e doloroso ***
Capitolo 4: *** Le Conseguenze dell'amore ***
Capitolo 5: *** Ordini del Medico ***
Capitolo 6: *** 20 giorni ***
Capitolo 7: *** I Parenti sono come le scarpe ***
Capitolo 8: *** Zia, se ti faccio una domanda, tu mi rispondi?? ***
Capitolo 9: *** Patrick Jane mantiene smepre le sue promesse (specie se fatte alle singorine Lisbon) ***
Capitolo 10: *** Il vero colpevole è un altro ***
Capitolo 11: *** Non ho la minima intenzione di farmi metter ei piedi in testa ***
Capitolo 12: *** Un Natale così non lo scordi mai ***
Capitolo 13: *** 9 months ***
Capitolo 14: *** Due persone incasinate possono effettivamente creare qualcosa di meraviglioso e unico ***
Capitolo 15: *** Siamo nella stessa barca ***
Capitolo 16: *** That girl is a genius ***
Capitolo 17: *** Grace's getting married ***
Capitolo 18: *** Fasciarsi la testa prima del tempo ***
Capitolo 19: *** E' una dote di famiglia ***
Capitolo 20: *** Sempre e di nuovo nove mesi ***
Capitolo 21: *** Spezzati e Piegati ***
Capitolo 22: *** Ciò che voglio e che mi rende felice ***
Capitolo 23: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** Annie ***


Ehilà! Vi rimpo un pochettino le scatole con la traduzione (roimaneggiata, e narrata in seconsa persona al presente anzichè in terza al passato) di Children don't lie, fanfiction originariamente pensata e scritta in inglese per la sezione di The Mentalist su FAnfiction.net...L'autrice, che non è riuscita ad ottenere i diritti come ragalo di compleanno, desidera ricordare a tutti che, purtroppo, per ora si può limitare a dire di giocare e sognare con i personaggi...

(Piccola nota: l'alter ego di LIz è, in realtà, Elina... ovvero la sottoscritta! Già, come mi disse qualcunio, sono cì piena di me da scrivere una traduzione di una storia...!) enjoy, e fatemi sapere cosa ne pensate!Se c’è una cosa di cui tu sei grata alla vita, Teresa, è che, tra tutte le droghe esistenti, il caffè è ancora considerato legale; dopotutto, non hai mai permesso a nessuno di interrompere quella tua piacevole routine quotidiana, e col tempo, persino Jane ha imparato che, per averti calma e tranquilla, tutto quello che deve fare è offrirti come prima cosa una bella tazza di caffè e lasciartelo bere in santa pace.


 

“Teresa, devo correre, Annie è in travaglio e ho bisogno che tu tenga sotto controllo Claire!”

Succede tutto così in fretta che non hai nemmeno il tempo di registrare che il più giovane dei tuoi fratelli, Michael, è corso nel tuo ufficio con la figlia in braccio, senza perdere tempo a bussare, parlato con te (confondendo il nome della figlia e della moglie nella fretta), depositato suddetta figlia sul tuo divano, ed è corso via senza aspettare che tu potessi rispondergli. E non si è nemmeno presa la briga di chiudersi la porta alle spalle.

“Ciao zia Tessie – Annie ti guarda col quel suo delizioso sorriso un po’ sfacciato, tuttavia, come tanti bambini, per la timidezza si nasconde dietro il pupazzo che tiene in grembo, un pony che sembra più grosso perfino di lei – papà ha detto che devo fare la brava perché il bambino sta per arrivare!”

“Sì tesoro – le rispondi un po’ esitante, non del tutto convinta che queste affermazioni siano veritiere, o della tua capacità di mantenere le promesse che farai, inginocchiandoti di fronte a lei – appena stacco, andiamo a trovare mamma e il piccolo in ospedale, va bene?” Dannazione, di questo potevi anche farne a meno. La giornata è stata sì calma, ma sono sole le dieci, il che significa che ti attendono almeno altre sette ore di lavoro, a desso, hai sette ore di lavoro e una bambina di cinque anni cui badare mentre mandi avanti la tua unità.

“Chi è il tizio che è scappato via dal tuo ufficio di corsa? Forse si tratta di un amante segreto che hai terrorizzato fino a fargli desiderare la morte? Ti prego, non dirmi che hai terrorizzato il poveretto minacciandolo con una pistola come fai sempre con me! Guarda! - Figuriamoci. Se Jane non si prende il disturbo di bussare quando la porta è chiusa, perché dovrebbe farlo quando è aperta? O perché dovrebbe mai prendersi il disturbo di vedere se sei con qualcuno mentre sei nel TUO ufficio prima di irrompervi e parlare a vanvera? – Guarda chi abbiamo qui! Che adorabile bambina, ciao! Come si chiama questa deliziosa principessina?- sei di nuovo in piedi, e il tuo sguardo letale è diretto a Jane, e lui ne è ben conscio, e non sembra importargliene molto quando occupa il tuo posto davanti ad Annie, facendo un trucco magico a suo beneficio – no, aspetta, silenzio, io scommetto che posso dirtelo!”

“Tu non mi conosci!" quando vedi lo sguardo divertito sui loro volti, per un breve momento, lo immagini su una spiaggia con una bambina bionda con i suoi occhi tra le braccia, e sai per istinto che, nonostante ciò che dice, lui era un buon padre per la sua bambina, a  dir poco meraviglioso.

“Sì, ma voglio confidarti un segreto. Vedi, il fatto è che – si guarda intorno, le sussurra in tono drammatico nell’orecchio parole che tu conosci bene perché non è la prima volta che fa questo numero – io so leggere nel pensiero!”.

“nessuno sa leggere nel pensiero, sciocchino!”

“cosa, non mi credi? Tu mi ferisci, signorina! Mostrerò a te e a questa infedele, che posso, invece, leggere le vostre menti! – la guarda negli occhi, completamente serio, una mano sulla fronte della piccola e una sulla propria come se davvero potesse creare così una connessione – tu, sei la nipote dell’Agente Lisbon. – certo che sa che lei è tua nipote, glie lo hai detto una volta che ti ha domandato chi fosse la bambina nella foto sulla tua scrivania – tu hai, direi, cinque anni, e sei nata, vediamo, direi il 23 marzo? No, non sei nata il 23 marzo, ma hai avuto una festa di compleanno il 23 marzo. Il tuo compleanno, invece, è il 19. Tua madre sta per avere un bambino, e non sai ancora se avrei un fratellino o una sorellina, ma non t’importa più di tanto, perché vuoi solo essere una sorella maggiore. Oh, dimenticavo che il tuo nome è Anne Teresa Lisbon!”

“meraviglioso, quindi, fammi capire, non ti basta più scocciare me perciò te la prendi anche con mia nipote?”

Non ti sentono nemmeno, Annie è troppo emozionata ed eccitata, e passa il tempo a guardare prima te, poi Jane poi di nuovo Jane e così via. “Sì, quello è il mio nome! So Anne Teresa Lisbon! Lei come si chiama signore?”

“Io, tesoro, sono Patrick Jan”

“Lei è un agente speciale come zia Tessie?”

“Oh, no, io sono solo un consulente, significa che io aiuto zia Tessie. Io lavoro con…”

“per” correggi l’uomo a braccia conserte, e nemmeno li guardi più, così presi l’uno dall’altra.

“Sai che non chiuderesti la metà dei casi che risolvi se non ci fossi io, vero? Vorrei che talvolta mi concedessi il beneficio di almeno credere che sia un vero membro della squadra, e non un mero strumento nelle tue mani!”

“Divertente, davvero, giacché sei tu quello che vede noi come strumenti nelle sue mani!”

”Tu sei solo arrabbiata perché non ti dico mai cosa voglio fare, non è colpa mia se so che a te non piaceranno e non vorrai seguirli!”

“No, scusa, fammi capire, io rischio il licenziamento e adesso la colpa è mia?”

“Hightower voleva dimostrare di poterlo fare, e non voleva nemmeno dimostrarlo a te!”

“Dimenticavo che il mondo ruota intono a Patrick Jane!”

“Certo che era il suo modo di minacciarmi! Sperava che mi sarei dato una calmata, ma ha solo dimostrato di non conoscermi tanto bene come crede! So per certo che nasconde degli scheletri, e credimi, l’attimo che metterà te o la squadra in pericolo, non esiterò a usare il mio incontrastato fascino e le mie abilità di sensitivo su di lei!”

“Tu non sei un sensitivo, e soprattutto, io non ho intenzione di permetterti di usare i tuoi trucchi mentali sul capo!”

“Non se ne accorgerà nemmeno! Potrà essere una donna forte quanto vuole, ma è pur sempre umana, una donna umana se me lo lasci dire, e sappiamo tutti che non esiste donna che mi possa resistere. Dopotutto, cara Lisbon, lo dici sempre anche tu, quello che voglio, lo ottengo!”

“A volte mi chiedo perché tu debba passare le tue giornate a seccarmi in questo modo, Jane!”

“Io non ti secco sempre! Insomma, due, tre, quattro volte al giorno non possono certo essere definite sempre, vero?”

“Sei innamorato di zia Tessie?”. In preda all’orrore, ti volti verso Annie, conscia che tu e Jane eravate così presi dal vostro battibecco che ti eri completamente scordata di lei. Sinceramente, sei piuttosto stupita: dove può avere un’idea così assurda? Jane, innamorato di te. Certo, e pure gli unicorni esistono…

“Annie, non dovresti…non dovresti parlare a degli estranei in questo modo… non… non è buona educazione, sai?”

“Sono stupefatto, Annie, perché secondo te sarei innamorato di tua zia?” Lo odi davvero. Dio, perché deve essere così calmo? Sembra quasi che le stia chiedendo quale gelato preferisca, o se abbia visto l’ultimo film Disney!

“Papà dice sempre che i ragazzi scocciano le bambine quando sono innamorati di loro. Papà dice che Tommy Green, all’asilo, è innamorato di me, perché mi scoccia sempre!”. Annie fa una breve pausa, e si morde un labbro, decisa ad avere risposta a tutte le domande che vuole porre, perché ha molto, molto a cuore quest’argomento “Signor Patrick, diventerai mio zio?”

“Annie!” E’ tutto quello che riesci a dire, prima di scivolare sul pavimento. Dio, non sai se è peggio la domanda o il fatto che il ghigno felino di Jane sta peggiorando di minuto in minuto.

“Lisbon, smettila! Non sai che non è educato interferire quando due persone stanno cercando di avere una conversazione? Ora dimmi Annie, perché mi hai fatto questa domanda?”

“Zia parla sempre di te quando è da noi. Mamma dice che la fai arrabbiare, ma poi racconta sempre di cose strane e divertenti che fai per prendere i cattivi, e sorride. Papà dice che tu rendi la sua vita un inferno. Non dirai a papà che ho detto quella parola? Dice che sono ancora piccola per dirla!”

“Io non lo dirò al tuo papà se tu mi dici tutto quello che vi dite su me e zia Tessi, va bene?”

“Papà dice che rendi la sua vita un inferno, ma che la fai tanto felice. Dice che, dato che parla sempre di te, deve essersi innamorata” Annie fa un’altra pausa, desiderosa di fare un’altra domanda, che le sta davvero a cuore “vi sposerete? Claire Danvers è andata al matrimonio di sua zia, e ci racconta sempre che ha gettato i petali di rosa sul pavimento della chiesa. Quando vi sposerete posso farlo anch’io?”

“Io non parlo sempre di Jane! Solo se tuo padre mi chiede di un caso, tutto qui!”. Stai davvero per avere un attacco di panico. E perché non riesci ad alzarti dal pavimento? Non varrai lasciar credere a Jane di avere un tale potere su di te, vero?

“Non è una bugia, parli sempre di lui!”

“Lisbon, lo sanno tutti che i bambini sono incapaci di mentire! E non è gentile che tu menta a un bambino, sai?”

“Quindi diventerai mio zio?” Jane le sorride, e si avvicina, sussurrandole qualcosa nell’orecchio che tu non puoi sentire; dopodiché, la piccola corre sul divano del consulente, ridacchiando, il fedele Pony in grembo, aspettando che lui, che ha preso posto sul pavimento al tuo fianco, la richiami. Dio, e adesso cosa ha intenzione di fare? Sei così seccata che non hai intenzione di startene lì a guardarlo mentre fa giochetti.

“Jane, il fatto che tu ti comporti come un bambino di cinque anni non significa che sia giusto raccontare fandonie a una bambina che cinque anni li ha davvero!”

“Io non le ho raccontato nulla. Gran parte delle cose che ho sentito sono uscite dalla sua, di bocca. Io mi sono limitato a farle una semplice, innocente domanda, e lei mi ha risposto sinceramente. Annie ha detto che parli in continuazione di me, e tu hai osato negarlo e darle della bugiarda. Annie è piuttosto arrabbiata con Zia Tessie, sai? A quanto pare, al momento preferisce – ti guarda dritto negli occhi con quel suo ghigno, quel sorriso adorabile che fa cadere tante, troppe donne ai suoi piedi – lo zio Patrick”

“Jane, tu non sei suo zio”

“Per ora”

“Jane, non sei, e ami sarai, suo zio”

“Ma quando saremo sposati, diventerò suo zio, Tessie.”

“Jane, non chiamarmi Tessi, tu non hai cinque anni”

“Però ripeti in continuazione che mi comporto come un bambino di cinque anni! Devo forse presumere che tu non intenda ciò che dici, mia cara Tessie?”

“Accidenti, allora è un vero peccato che quelli di cinque anni non si possano sposare!”

“Tessi, sono stupefatto! Stai forse dicendo che una parte di te desidera convolare a nozze col sottoscritto? Sapevo che dal momento in cui ci siamo incontrati tu mi hai subito adorato, ma non credevo a tal punto…”

“Jane, io non ho mai…”

“Sai, è strano. Hai negato di parlare di me, ma non neghi di avere un debole per il sottoscritto. – ti guarda con quel suo sorriso, come colpito da una rivelazione, e dannazione, perché senti uno sfarfallio nello stomaco? E perché senti caldo alle guancie? – Oh, guarda, sei arrossita! Sei adorabile! Sai, le spose che arrossiscono sono a dir poco meravigliose, quindi ne deduco che anche tu lo sarai, in modo particolare! E non farmi parlare dei nostri tesorini! Col mio carisma e la mia intelligenza, e la tua bellezza, potrebbero conquistare il mondo!”

“Io non…” Qualsiasi cosa tu volessi dire, doveva essere a dir poco irrilevante, perché se è bastata una carezza delle SUE labbra sulle tue a fartela scordare, allora, davvero, doveva essere inutile. Dopotutto, non è stato nemmeno un bacio, giusto, uno sfioramento, di nemmeno 4 secondi…

“Passo a prenderti alle nove, e mi raccomando, mettiti qualcosa di carino, non è necessario che sia troppo elegante!”. E ti lascia lì, da sola e senza parole, sul pavimento del tuo ufficio, andandosene bello e beato da tua nipote, con quel sorriso ebete stampato in volto.

“Già Annie, credo proprio che chiederò a zia Tessie di lasciarti spargere i petali quando la sposerò…”

 

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Capitolo 2
*** Occhi verdi e capelli biondi ***


Mi scoccia doverlo ripere di nuovo ma no, purtroppo non detengo ancora i diritti di The Mentalist. Sigh.

In compenso, detengo in modo completo e assoluto questa storia; dalle recensioni mi sono resa conto che la cosa non era ben chiara, ma l'autrice di Children don't lie è LIZFROMITALY, e, beh... Io sono Lizfromitaly. (Liz=Elizabeth=Elisabetta=Elina; lo so, che fantasia, eh?), perciò per questo porbabilmente la traduzione mi viene naturale, perchè, anche se il testo pè stato creato in Inglese e non pensato in Italiano, è comquneu un testo mio, che conosco e che so cosa significa. perciò, abndo alle ciance. ghrazie a tutti quelli che hanno scritto una recensione, davvero! ad alcuni ho risposto in privato, ad altri no, e in questo caso me ne scuso, comunque, siete magnifici!e allora, ecco per voi il capitolo 2!

Il tuo lavoro lo hai sempre amato, per tante ragioni, e col passare del tempo, hai capito che una di quelle ragioni è che non ti da il tempo di pensare, e la cosa a cui odi pensare è quanto sei sola. Certo che una famiglia ce l’hai; hai Michael, Tommy e Robert, the meravigliosi fratelli che hai praticamente tirato su tu, e Michael ti ha già resa zia due volte, ma per quanto tu possa voler loro bene, loro hanno la loro vita, e tu la tua, e alla sera sei da sola, non hai figli tuoi,Dio, non hai nemmeno un uomo che possa fare da padre a questi figli immaginari, un uomo che, alla sera, ti aspetti a casa con una deliziosa cenetta, con un bel bagno caldo, che tenti di farti stare meglio dopo tutti gli orrori che hai visto al lavoro. Jane non è a casa con te ogni sera, non ti abbraccia mentre dormite, non ti prepara squisiti manicaretti, né ti porta a fare picnic o organizza vacanze lampo all’ultimo momento…

Sono le sette di sera, e tu stai aspettando fuori dalla stanza di Claire, stai sospirando e non sai nemmeno tu perché. Ti piace Patrick Jane. Ti piace nel modo in cui una donna desidera un uomo. Hai dei sentimenti per lui. Tu hai dei profondi sentimenti per lui.

Sorridi, e pensi ai guerrieri giapponesi delle leggende, pensi al sorriso dei samurai quando cadono sconfitti per mano di un altro guerriero, a loro superiore e leale. Sì, stai ammettendo la sconfitta. Patrick Jane, insopportabile consulente, dolore della tua esistenza, ha occupato un posto particolare nel tuo cuore, senza che tu potessi farci niente, senza che tu te ne rendessi conto, non prima che fosse troppo tardi. Hai dei profondi sentimenti per lui, a questo punto l’unica cosa che puoi fare è ammetterlo,e, cavolo, stai bene…. Ammettendolo, ti sembra quasi di esserti liberata da un peso che ti opprimeva il torace.

Sì, perché, se vuoi davvero essere onesta, non è che sia davvero così inaspettata, come cosa. Hai avuto dei… pensieri su di lui, un certo tipo di pensieri (di cui, per grazia divina, non hai parlato a Michael nemmeno per errore; è già grave che tu lo abbia confessato a Claire mentre pranzavate, dopo un giro per abbigliamento pre-maman, ma sai che lei terrà la bocca chiusa, a meno che non voglia che Mick scopra che le gravidanze le stimolano sogni erotici su Brad Pitt, Eddie Cahill e Keanu Reeves nei panni di una super-spai inglese), ma non ci hai mai dato chissà quale peso. Dopotutto, sognavi le stesse scene di quei romanzi d’amore che leggi sempre prima di addormentarti, con te e Jane come protagonisti, e l’unica ragione per cui sogni certe cose è che la vita romantica, da un anno a questa parte, giusto te la sogni, perciò, era davvero così strano che la tua immaginazione ti giocasse certi scherzi, facendoti vedere l’uomo con cui, in fin dei conti, passi TUTTO il tuo tempo, la persona con cui più hai a che fare durante la giornata? (ma devi ammettere che Claire non ha tutti i torti: non fantastichi di Cho o Rigsby, né, grazie a Dio, su Van Pelt…)Certo, però, quei sogni, sono a dir poco meravigliosi, come meravigliose sono le cose che lui fa a te… certo, ammetti sorridendo a arrossendo un po’, i sogni sono sogni, e la realtà è un’altra cosa, e la sola idea di essere coinvolta romanticamente con Jane non è che ti faccia venire i brividi, però, devi ammetterlo… Salve, questo è Patrick Jane, il mio ragazzo, il mio fidanzato, mio marito. Bè, suona strano…

“Zia Tessie?- eri così persa a Janelandia che ti sei del tutto scordata che avevi ancora tua nipote in braccio; complimenti, questa è almeno la seconda volta che ti capita oggi, e la piccola ha dovuto tirarti la manica della camicia per risvegliarti – zia, possiamo andare a vedere la mamma e il bambino?”

“Certo pasticcino!- mentre vai verso la stanza, mano nella mano con Annie, tenti di stamparti un sorriso che gridi che tutto è perfetto e tu sei una donna forte e determinata e sicura di sé, mentre invece stai regredendo allo stato di adolescente in cerca del principe azzurro alla presa con una cotta di dimensioni epocali- Annie, avrei bisogno che tu mi faccia un piccolo favore…”

Dopo che ti sei inginocchiata, per essere al suo stesso livello, ti mordi le labbra, perché non sai davvero come spiegarti, anche perché sai che lei ti riempirà di domande (a cui tu non sai se sai già rispondere) ma sai che la cosa va fatta, perciò, quando lei ti chiede cosa, tu vai avanti.

“Non devi dire una parola di quello che Patrick ha detto, non ai tuoi genitori, va bene?”

“Ma Mr. Patrick, mamma e papà dicono che le bugie non si dicono!- Annie abbassa la voce e ti sussurra nell’orecchio- padre Joseph a sorella Mary dicono che si va all’inferno!”

“Sì, ma tu non mentiresti. Mentire è raccontare una cosa in modo diverso da come è accaduta, o raccontare una cosa non accaduta. Io ho solo bisogno che tu… dimentichi cosa Mr. Patrick ha detto oggi, va bene?” il tuo sorriso è piuttosto forzato, perché lo sai cosa hai appena fatto. Puoi imbellettare la verità come vuoi, ma hai appena insegnato a una bambina di cinque anni a mentire. Il fatto che tu sappia come ottenere quello che vuoi, dopo avere cresciuto i tre scalmanati, non significa che tu lo debba fare, Teresa. Ma Annie non sembra dare troppo peso alla cosa: sorride come ha sorriso a Patrick all’ufficio,e corre dalla culla del neonato, facendogli dono del suo amato pony.

“Scommetto che sei l’invidia dell’intero piano, così bella dopo ore di travaglio…- sorridi a Claire quando la raggiungi, dandole un leggero bacio sulla guancia, ma quando ti dedichi a Mick, tutto cambia; per tuo fratello, hai in serbo uno sguardo letale, perché, davvero, non ti capaciti ancora di come l’affaire Annie si sia concluso – la porssima volta che hai bisogno di qualcuno che guardi Annie perché ti fai prendere dal panico, gradirei che, prima di mollare senza preavviso tua figlia sul divano del mio ufficio, ti prendessi il disturbo di usare quella cosa chiamata telefono. Sai, c’è quella cosa insignificante che faccio nel corso della mia vita, quando acchiappo i criminali, la dovresti provare anche tu, si chiama lavorare.”

“Posso prendere in braccio il bambino?” Mick, quando si abbassa sulla culla, sussurra qualcosa alla figlia prima di prendere in braccio il piccolo, per poi affidarlo immediatamente alle tue cure.

“Ecco qui… – Mick trattiene a stento le lacrime quando nota quanto sei felice… era tanto che non eri così felice, anzi, sei certa di non esserlo mai stata, perché è la prima volta che tieni tra le braccia un piccolo angelo dai ricci biondi con occhi verdi come smeraldi, un piccolo che ha gli occhi del papà e i capelli biondi della sua mamma – Tess, ti presento Anthony Edward Lisbon”

“Oh, papà ha avuto il suo maschietto, allora…” sai che non può ancora sorridere, ma ti sembra che lo faccia, mentre gli fai il solletico al pancino, e non puoi fare a meno di fare lo stesso. Stai bene. Stai bene come non stavi da parecchio, anche se ridi, se sorridi, se piangi, tutto allo stesso tempo; tutto questo, è davvero troppo, tra il bacio e tutto quello che comporta, quello che lui ha detto, quello che i suoi occhi hanno detto…

“Accidenti, Tess ci sa fare con i neonati. Non mi sembrava così in gamba con Annie…” Mick è perso, smarrito dalla bellezza della vista di te che, mentre canticchi una dolce ninna nanna, fai il solletico al pancino del figlio, e Claire non è da meno.

“Sarà una madre meravigliosa”

“Il papà del piccolo sarà Mr. Patrick?” ti serve la domanda di Annie, posta con una naturalezza tale da sembrare una cosa del tutto ovvia, a svegliarti dal sogno a occhi aperti in cui eri di nuovo ripiombata. Già, ti eri scordata che Annie prende TUTTO alla lettera. Tu le hai detto di non parlare del “matrimonio” e lei non lo ha fatto, ma tu non hai mai detto di non nominare Patrick in toto…

“Ha incontrato Pa… Jane – ti correggi mentre ridai il piccolo al padre- Ha incontrato Jane in ufficio, e sai come vanno queste cose. Quelli di cinque anni tendono a fare amicizia tra di loro, e adesso, è un po’ ossessionata da lui…” Non ha bisogno di sapere che anche tu sei ossessionata da lui, o che hai passato l’intera giornata a fantastica su di lui, sull’appuntamento che avrete, sui baci che vi scambierete e su quello che vi siete già dati, ma soprattutto, mai e poi mai dovrà sapere che il motivo per cui ti eri persa in Tony era che, con quegli occhi verdi e i riccioli biondi sembra una combinazione tua e di Jane…

“Già, lei è ossessionata dal tizio, e ti chiede se ci farai TU un figlio, logico.” Lo odi, tu odi tuo fratello, è brutto da dire ma quell’espressione può significare solo due cose: o sa, o immagina.

“Non stiamo insieme!” usi le stesse parole che hai detto quella volta che vi siete intrufolati in quella clinica di disintossicazione, e rammenti che ti aveva detto di amarti mentre ti allontanavi, e anche se sapevi che era per finzione, quella volta le ginocchia ti erano diventate di gelatina… ti era sembrato sbagliato, tentare di passare per sua moglie, ti era sembrato sbagliato che ti parlasse di amore, ma adesso… mentre sorridi, tra te e te fai quello che ha fatto Jane solo poche ore fa, aggiungi un in pronunciato “per ora” alla frase appena pronunciata sullo status di Jane nella tua vita, e hai, all’improvviso, un’illuminazione: anche quando non lo segnavi col contorno di romanzo d’amore, era sempre lui. Tutte le volte che hai sognato un marito, una famiglia con un buon uomo, era sempre lui, e i bambini, erano sempre biondi con occhi verdi o mori con occhi blu; è sempre stato lui, magari non dal primo giorno, ma sai benissimo che quei sogni li hai da molto, molto tempo. E ti ci è voluta Annie per rendertene conto. Forse è perché non lo avevi mai visto per così tanto tempo con un bambino, una bambina, e pensavi che sarebbe stato a pezzi, un uomo distrutto. Ma non lo è stato: si è comportato come un buon padre si dovrebbe comportare con la propria figlia.

Sorridi,abbracci tutti e saluti piuttosto in fretta, prometti di tornare il giorno dopo, e corri a casa. Per la testa, hai solo due pensieri: il primo, è che alle nove avrai un appuntamento romantico con Jane. Il secondo, è che devi trovare il modo di rendere quei sogni realtà.


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Capitolo 3
*** Negare la verità e inutile e doloroso ***


Oook..eccoci qui, di nuovo, tutte insieme! Allora, prima di indulgiare ulteriormente nel meraviglioso mondo di Janelandia...... e prima di iniziara:

Evelyn: mi fa molto piacere che tu abbia aspetti con tanta ansia il prosequi delle vicessitudine amorose della nostra coppia del cuore 8senza nulla tolgiere a chi è un fan delle cisbon, ci manchi...). Sì, Mick e Annie sono a dir poco favolosi, quando si tratta di farsi i fatti altrui.E, sì, anche io vorrei essere nei panni di Tersa, appena chiude la porta....

Cinfri: più che capire, Annie tende ad ORIGLIARE le discussioni del padre e della madre, e in futuro questo si rivelerà molto importnate. e poi, mi piace immaginarla come un Jane in miniatura... Allanon: mi ci sno voluti anni, ma alla fine ho imparato a scrivere bene anche in Inglese. Oddio, ho studiato letteratura Inglese all'universita (in Inglese, lo devo specificare?), perciò, era ora.

Soarez: brava! e sì, io sono una di quelle che fantastica su di lui (ho appena scritto un paragrafo, in cui Teresa gli passava le mani nei capelli, e per qualche strano motivo, sono passata alla prima persona:) Annie ha aperto gli occhi sull'inizio, ma mi piace pensare che Tony sia un po' una finestra sul loro futuro...

sasita: ah, ti prego, usa POOLVERE FOR PRESIDENT, ANNIE RULES A LA SENSITIVA RESTI DOV'E' come firma da oggi in poi!

Grata che ti piaccia in italiano, non ero certa di volerla tradurre, così ho cambiato tmnepo e persona dei verbi. Concordo: Jane è troppo figo, e Mick, più che deficiente, è bastardo

Kocca: quel "non stiamo insieme" che aveva detto nell'episodio non mi aveva mai convinta... credo nel buon bruno, e spero che voglia aproire gli occhi su ciò che il suo subconscio scrive. lui non lo sa ancora, ma VUOLE che i due stiano insieme...

e ora...


Non appena apri la porta di casa, ti rendi conto di due cose: la prima, cosa sta per succedere, e la seconda, il tempo: hai passato l’intera giornata al lavoro prima e all’ospedale poi, permettendoti giusto un veloce pranzo con Annie in un ristorante vegetariano vicino all’ufficio, non tanto per te quanto perché ti sentivi in dovere di dare alla piccola qualcosa che potesse essere definito sia sano quanto commestibile (perché se c’è una cosa su cui Claire è leggermente ossessiva - compulsiva è il cibo sano, e poi, anche se hai già perso il manto di migliore zia del mondo, almeno sai che Annie non è in grado di tenere il muso per troppo tempo, per cui.), per cui ora, dovresti cancellarti dalla faccia quel sorriso ebete che ti sei portata dietro tutto il giorno, e darti una mossa. Devi fare una doccia, devi depilarti, frugare nell’armadio per trovare qualcosa che possa impressionare il consulente quel tanto che basta, truccarti e… e ti fermi a metà delle scale, perché devi tornare in salotto. Lì, guardi basita e stupefatta la sacca per abiti che mai avevi visto prima, appoggiata allo schienale del divano, con, attaccata con un pezzetto di scotch, una busta con il tuo nome scritto sopra.

Intimorita dalla novità, prendi con cura la busta tra le mani, sorridendo come una ragazzina a cui il quarterback della scuola ha appena chiesto di andare al ballo, perché sai chi l’ha mandata; la calligrafia ordinata, lineare, elegante e di classe è unica, e il fatto che il signore sia totalmente contrario al lavoro d’ufficio non significa che non ti basti un secondo per riconoscere ovunque un suo scritto. Non hai bisogno di guardare la firma per sapere che i tuoi “sospetti” sono corretti: Jane.

Sorridendo e mordendoti le labbra dall’emozione, apri con cura la busta, quasi contenesse un tesoro; intorno a te, non c’è più nulla, e solo il piccolo foglio tra le tue mani è degno della tua attenzione, insieme alle tue”rivelazioni interiori” della giornata.

Mia cara Teresa,

sono conscio del fatto che una creature di tale bellezza debba per forza possedere un capo appropriato alla serata che trascorreremo insieme, ma ho pensato che, considerati gli eventi della giornata, avrei potuto farti guadagnare un po’ di tempo, evitandoti il fastidio di dover faticosamente cercare nell’armadio qualcosa da mettere. Inoltre, mi hai tolto dai guai e aiutato così tante volte, che questo è il minimo che posso fare per te, perciò, per favore, non offenderti.

Vorrei solo rassicurarti riguardo al fatto che non, e ripeto, non, ho chiesto la tua taglia a Van Pelt. Semplicemente, dopo così tanto tempo passato al tuo fianco, ti conosco bene. Purtroppo, non conosco ancora tutto di te, ma è ciò che desidero, e che ho piena intenzione di fare.

Spero che tu sappia che, anche se sembrava che stessi solamente flirtando con te, così non era: ogni parola che ho detto, l’ho detta col cuore in mano.

Spero che il regalo ti piaccia; intanto, aspettami, mia bellissima creature, perché presto sarò da te.

 Tuo, Patrick

P.S.: Io l’ho rimessa dove l’ho trovata, però ti consiglio caldamente di spostare la chiave di scorta da sotto lo zerbino. Credo che anche tu ti renda conto che non è necessario essere me per provare a indovinare dove possa essere.

Riprendi a respirare normalmente, e, anche se sai di essere terribilmente in ritardo, non puoi resistere alla tentazione di dare una sbirciata al “regalino” di Jane; così, con cura e trepidazione, tiri giù la zip della custodia protettiva, a ti ritrovi davanti il più bel capo di abbigliamento che tu abbia mai visto: un vestito da sera di seta rossa, lungo fino alle ginocchia, senza maniche, tagliato sotto il seno in stile imperiale, una morbida gonna che sei certa sembrerà una soffice nuvola; accarezzi il soffice tessuto, soffermandoti sulla sua morbidezza, quasi studiandolo; sorridi come non mai, sembri quasi sotto l’effetto di qualche sostanza, e tutto per colpa di Jane; quell’uomo ti fa delle cose che nessun altro ti ha mai fatto, ti fa sentire come mai prima d’ora, e tutto sommato, non è così spaventoso come credevi, pensare a Patrick in questo modo; certo, lo sai che è strano, però, mentre corri nella tua stanza, ti rendi conto che ciò che provi è qualcosa che, associato a lui, non lo avevi mai provato: trepidazione. Hai un appuntamento con Patrick Jane, e non vedi l’ora che bussi alla tua porta.

Quando arriva davanti a casa tua, è leggermente in anticipo, perciò decide che può concedersi il lusso di pensare, cosa che, contrariamente a quanto si potrebbe credere, non ha fatto per tutto il corso della giornata. Il dito è lì, a un paio di centimetri dal campanello, pronto a premerlo, ma è incapace di compiere una così semplice azione. La fronte si imperla di piccole gocce di sudore quando si rende conto di cosa sta per fare. Sta per uscire con te, con Lisbon, con Teresa Lisbon; il problema non è che tu sei il suo capo, non potrebbe importagli di meno, il problema è che… tu sei bellissima, da togliere il fiato, incredibile, profonda, caritatevole, disponibile, una delle poche persone che si prendano la briga anche solo di provare a andare d’accordo con lui, sempre troppo occupata a pensare agli altri per concentrarsi un po’ su se stessa, sempre pronta a domandarti se ciò che fai sia la cosa giusta, e, e tutto questo non è nemmeno la meta di quello che vede in te. Il fatto che possa trovare così tante qualità in te lo terrorizza: è la prima volta che guarda una donna così da quando ha perso la moglie.

Ma non può fare a meno di sorridere, di essere forte e coraggioso. Ha detto così tante cose di te, e sono tutte cose che ti fanno ciò che sei, che ti rendono la donna che lui ama. Ormai, non ha più problemi ad ammettere di avere dei sentimenti per te, anche se, sotto, sotto, ha sempre saputo che doveva esserci un motivo se sentiva così tanto il bisogno di flirtare con te, o se doveva avere quei piccoli e grandi bisticci quotidiani. All’inizio, il solo pensiero lo faceva star male, vergognare di sé stesso, perché amarti era come tradire chi ti aveva preceduta, tradire sua moglie e sua figlia; ma il tempo è passato, e i brutti ricordi hanno lasciato posto a memorie di tempi più felici, insieme alla consapevolezza che l’amore che nutrivano per lui significava volere la sua felicità, anche senza di loro. La sua nuova ossessione, la sua nuova paura, si era perciò manifestata nella forma della sua nemesi: Red John. Cosa avrebbe fatto se il pazzo ti avesse preso di mira a causa di quell’amore? Se, all’inizio, i suoi rari momenti di sonno erano colmi di immagini sanguinolente in cui la moglie e la figlia divenivano vittime della follia omicida, adesso, a quelle immagini, si uniscono quelle di te, minacciate da un’ombra scura che impugna un maledetto coltello che gronda sangue….

Ma Patrick è un uomo intelligente (nonostante tutto), e può averci messo un po’(un bel po’) ma tutti quei discorsi che vi siete fatti (e forse anche la psicoterapia) hanno finalmente avuto un qualche effetto su di lui; Red John vuole renderlo infelice e miserabile, e lui non ha intenzione di permetterglielo, non ha più intenzione di essere la vittima di questo crudele gioco, e soprattutto, soprattutto, non ha intenzione di permettere al suo desiderio di vendetta di allontanare te, la SUA Teresa, da lui. Si fida di te, e si fida della squadra, sa che, alla fine, consegnerete il mostro alla giustizia. Non c’è più ragione che lui lo uccida, al meno che lui non desideri consciamente allontanarsi da te, e questo è l’ultimo dei suoi desideri, anzi, è ben lontano da ciò che desidera. Vali più della vendetta, e poi… poi, soprattutto, c’è quella parte di lui, che ultimante ha iniziato a farsi sempre più presente, che ancora ricorda come ci senta a essere un marito amato e un padre pieno di attenzioni, e la piccola e diabolica versione in miniature di te che ha passato la giornata sul suo sofà non ha fatto altro che fare urlare quella parte di lui. Ricorda come fosse bello, vuole di nuovo provare quelle emozioni, e vuole farlo con te, Teresa.

“Per farlo funzionare devi premere il pulsante- apri la porta, felice, sorridente, così bella che illumini la stanza con la tua sola presenza, e lui è ancora lì, a un centimetro dal campanello, il braccio teso verso il bottone ma incapace di premerlo – Ti ho visto andare avanti e indietro davanti all’ingresso, e allora ho pensato… spero non ti spiaccia.”

“Wow” ti guarda come ti ha guardata una volta sola, a quella serata di beneficenza, quando indossavi quel vestito lungo scuro che donava decisamente alle tue forme, ma, diversamente da allora, ti ammira da vicino, e non dalle retrovie, di nascosto. Ti mordi le labbra su cui hai passato un filo di rossetto rosso scarlatto, sorridendo come una bimbetta, presa alla sprovvista da come Jane ha reagito. Non lo hai mai visto senza parole, né mai avresti pensato che a farlo piombare nel silenzio saresti stata tu (il tuo corpo, per giunta).

“Grazie per il vestito, Patrick, è meraviglioso, ma non era necessario. Non dovresti spendere soldi per me.” Certo, come no. Sei immensamente felice che abbia anche solo pensato di spendere dei soldi per te. Sei perfino lusingata dalla cosa. Certo, la cosa più incredibile è che siate passati da Jane e Lisbon a Teresa e Patrick con una tale naturalezza che sembra che non abbiate fatto altro che chiamarvi così dal momento in cui vi siete incontrati.

“Teresa, non è il vestito a essere meraviglioso. - senza smettere di guardarti negli occhi, ti bacia la mano, e tu ti sciogli – sei tu che lo rendi tale. Tu renderesti meravigliosa una vecchia e polverosa tuta. Dopotutto, come diceva Giulietta, cos’è un nome? Ciò che noi chiamiamo rosa, avrebbe lo stesso dolce profumo, se noi la chiamassimo con un altro nome.”

“Grazie – riesci a stento a dire tra un sorriso ebete e l’latro, mentre ti richiudi la porta alle spalle; stai già andando in direzione della sua macchina, quando, afferrandoti per un polso, ti blocca, obbligandoti a voltarti verso di lui, e una leggera traccia rosa affiora sulle tue guance, quando il blu dei suoi occhi incontra il verde dei tuoi – Patrick?”

“Lasciati ammirare solo per un altro momento, voglio imprimermi nella memoria questa visione per il resto della vita.” Senti che è totalmente sincero, sorride di un raro, vero sorriso, quando ti si avvicina, i vostri occhi allo stesso livello; per lui, sei una visione, una visione per occhi malati (e una volta lo sei stata letteralmente, quando, dopo esserti presa cura di lui quando aveva perso la vista, ti ha vista per prima cosa, quando la visione è tornata), e non può fare a meno di domandarsi sei sia solo lui o se sei tu, se anche gli altri uomini nutrono lo stesso genere di pensieri nei tuoi confronti, se è solo un frutto della sua mente, innescata dai sentimenti che nutre per te. O forse è il vestito che indossi, il vestito rosso che abbraccia perfettamente il tuo corpo, i sandali neri con quel delizioso tacco non troppo alto né troppo basso (che lasciano intravedere unghie laccate di rosa) con la pochette abbinata, o forse è il trucco fatto nel modo giusto e nella giusta quantità,il fatto che non ti sei riempita di gioielli, indossando solamente la tua croce a un paio di semplici orecchini, o forse è quel tuo profumo a farlo impazzire, quel tuo mix di agrumi, rose e Lisbon.

Ti lascia andare, allontanandosi con il sorriso ancora sulle labbra, e ti manca, ti manca il contatto, il calore emanato dal suo corpo, la sicurezza che hai provato in quel breve ma incredibilmente intimo istante.

“Dove mi porti di bello?” ti ricomponi, e gli poni quella stessa domanda che, decine e decine di volte, ti sei posta durate l’intero arco della giornata.

“Teresa, Teresa, Teresa, questa è una sorpresa” avresti dovuto sapere che alla fine sarebbe tornato a essere il solito, vecchio Patrick Jane: persino il ghigno e il sorriso sono tornati quelli di sempre. A suo pro, bisogna dire che fa del suo meglio. Sta rispettando i limiti di velocità, perché, tutto sommato, non vuole farti arrabbiare, non stasera. Stasera vuole solo godersi la tua compagnia, i silenzi per nulla imbarazzanti, gli occasionali timidi scambi di sguardi, i delicati tocchi per assicurarsi che sei davvero lì, e non solo un parto della sua fantasia, e sa che è lo stesso per te.

“Ok, ora che abbiamo lasciato Sacramento, ti spiacerebbe dirmi dove stiamo andando?”

“Credevo sapessi che se vuoi avere a che fare come devi fare della pazienza la tua virtù più forte.” Accetti la sua risposta senza ribattere, ma lui è riuscito in un evento assai raro: ridi, e presto alla tua risata si unisce la sua. Sai che si sta comportando come il solito Jane, ma sai anche quel Jane non è quello vero. Quello è il Jane che tutti vedono, quello che lui mostra agli altri, tu, tu sola hai visto il suo vero volto, scavando oltre la maschera che si è costruito per sfuggire alla vita.

“Siamo arrivati” parcheggia lungo la strada, al fianco di un parco di Woodland, una cittadina a mezz’ora da casa tua; quando ti aiuta a scendere, non puoi fare a meno che chiederti cosa abbia combinata questa volta, e perché stia cercando qualcosa nel bagaglio della macchina azzurro cielo.

“Patrick, cosa ci facciamo qui, tu avevi parlato di una cena, se non sbaglio” In silenzio ti prende per mano, guidandoti verso una distesa di erba smeraldina tra un gruppo di alberi in fiore; noti, finalmente, il cesto da picnic, e la scena che ti si prospetta davanti: sull’erba c’è già una soffice coperta che aspetta solo voi, candele tutto intono emanano una luce soffusa, e lo stereo è li, pronto, solo il bottone dello start da schiacciare perché la tua musica preferita si diffonda nell’aria.

“Io mi sono limitato a chiederti di vestirti in modo relativamente carino ed legante, cosa che tu sei sempre, lasciatelo dire, carina, intendo. So di non aver mai parlato di un ristorante, perché, a essere sincero, non ci ho mai pensato. Ho pensato che come primo appuntamento ci meritassimo qualcosa di speciale, e questa è la cosa più speciale che mi sia venuta in mente”

“Come, quando, voglio dire…” sei senza parole, attonita, basita, e la luce nei tuoi occhi gli dice subito che sei immensamente felice, e che è la prima volta che un uomo fa una cosa del genere per te; il suo pensiero vola agli idioti con cui sei uscita in passato, incapaci di capire che l’unica cosa che meritavi era di essere riverita e adorata, di essere resa felice in ogni modo e tempo.

“Un mio amico vive dietro l’angolo; il tizio mi doveva un paio di favori, e ho pensato fosse giunto il momento di riscuotere.” Ti aiuta a sedere sulla coperta, che se non potesse fare altrimenti, come se tu, davvero, avessi bisogno di essere guidata e supportata, troppo delicata e preziosa per fare tale semplice azione da sola; non indossate le maschere che vi siete creati ancora prima di conoscervi,maschere che in presenza l’uno dell’altra non sono mai cadute, come se aveste previsto questo evento e aveste cercato in ogni modo di arrivare qui per troppa paura. Non ti stacca gli occhi di dosso, ti guarda con devozione, e sembra impiegare più del dovuto a sedere la tuo fianco, e anche nel rimuovere tutto il necessario dal cesto: carpaccio di mare con piselli, patate dolci con salmone in crosta, e un contenitore trasparente con, all’interno…

“Fragole con crema pasticcera, cioccolato e pasta frolla della Cucina!” sei estasiata, e tentata di saltare direttamente all’ultima portata.

“Mi è stato riferito che da qualche tempo desideravi visitare quel ristorante, ma non avevi mai avuto tempo. Perciò, ho pensato, se Maometto non va alla montagna, la montagna, con un piccolo aiuto, potrebbe andare da Maometto – sorride felice che tu apprezzo i suoi sforzi, offrendoti un bicchiere del vino rosso che ha preso dalla cesta col resto delle cose – secondo alcuni, il Toscana 3 del 2007 è un vino eccellente, che un sapore che varia dalle note del Sangiovese, a quelle del Merlot ad un  Cabernet.”

“Credevo che col pesce si bevesse il vino bianco” ti godi il prelibato calice, ma non puoi davvero fare a meno di chiederglielo, più per stuzzicarlo che per altro.

“Nominami un’occasione in cui avrei seguito le consuete regole di comportamento.”

“Giusto.” – Fai una breve pausa, contemplando il bicchiere nelle tue mani, e, sebbene tanto le tue labbra quanto i tuoi occhi esprimano un evidente sorriso, Patrick sa che c’è qualcosa che ti fa preoccupare, qualcosa che senti di dovergli dire, anche se non è propriamente facile, per te. – “sai, non era il caso di, insomma, mettersi così in mostra per me, ecco.” Sai che non è in grado di leggere nel pensiero per davvero, mai sai anche che non è necessario. Non ne ha bisogno per sapere cosa ti passa per la mente ora come ora: vuoi solo restare con i piedi ben piantati a terra, perché sai che è troppo bello perché sia vero, sai che è troppo bello per durare; la tua vita è stata dura, e sei stata costretta troppo presto a imparare che vedere i tuoi sogni realizzarsi è cosa rara.

“Mettermi in mostra è, Teresa, ciò che faccio ogni giorno al lavoro, nel tentativo di impressionarti – è serio, e non c’è traccia del Patrick Jane che per anni è stato sotto ai tuoi occhi, l’uomo per e con cui hai sofferto; ti guarda negli occhi, offrendoti un assaggio di salmone dalla sua forchetta,e mentre ti guarda assaporare il prelibato pesce, va avanti – come ti ho detto, ho fatto tutto questo a beneficio di entrambi. Voglio costruire bei ricordi. Voglio che tu capisca quanto sei speciale. Voglio costruire dei ricordi felici con la prima donna che mi ha fatto capire che potevo ancora amare.”

Un velo di tristezza discende su entrambi, ma per opposte ragioni, e Jane sente il disperato bisogno di farti capire che non ti sta mentendo, che sei tu la donna di cui sta parlando, quella che gli ha fatto capire tutto questo.

“Erano amiche, Teresa, niente di più. Con loro cenavo, non ci uscivo insieme, non in quel senso. Sei tu, Teresa. Sei sempre stata tu.”

“E’ solo che, è pazzesco. – ti senti sopraffare da tutte queste emozioni, ciò che Patrick prova per te ti travolge con la forza di un fiume in piena, e non riesci a trovare il coraggio di guardarlo negli occhi, e allora ti volti, terrorizzata in cuor tuo da tutti i se e ma e da ciò che potrebbe andare male – non dovremmo… non possiamo… e poi sei così perfetto, a sarà tutto più difficile quando…” nascondi il volto tra le mani, piangendo tutte quelle lacrime che non vorresti lasciargli vedere, ma tutto questo è troppo, non c’è niente altro che tu possa fare.

“Teresa, mi ami?” mentre te lo chiede, mette le sue mani sulle tue, le sposta, ti obbliga a affrontare il suo sguardo.

“E’ inutile, ammetterlo ora, ad alta voce, renderebbe solo tutto più difficile quando…”

“Dimmi sì o no – le sue parole ti zittiscono, la sua voce è bassa, e parla di sofferenza e disperazione – non devi negare la verità, Teresa. Dici sempre ad Annie che mentire non è giusto, e solo perché sei un’adulta non significa che tu possa farlo. Ti prego, Teresa, dimmi la verità. Dimmi cosa provi.”

Il sorriso ti riappare sulle labbra quando trovi il coraggio di riaprire gli occhi; stai ancora piangendo quando metti una mano sul suo volto, senza renderti conto che lui, la sua destra, non l’aveva ancora tolta, e così, vi ritrovate lì, con le dita intrecciate. “Ti amo”

“Allora mi basta – in quello che si rivelerà essere uno dei momenti più intimi della tua esistenza, Patrick, senza mai distogliere lo sguardo dai tuoi occhi, porta la tua mano alle sue labbra, e bacia ogni singolo dito, per poi proseguire nel suo discorso – sapere che tu ricambi i miei sentimenti è abbastanza per rinunciare a vedere Red John morto. Non ti farei mai e poi del male, Teresa, men che meno volontariamente, e so che se lo uccidessi ti spezzerei il cuore, e poi – la sua voce è ancora bassa, ma non più disperata, e nel momento in cui affondi le labbra nella fragola con cioccolato che ti ha offerto direttamente dalla sua mano, sorride – la mia felicità sarà la migliore delle vendette.”

Quando capisci che si sta avvicinando a te, chiudi gli occhi sapendo bene cosa aspettarti; rabbrividisce per l’emozione quando ti vede morderti le labbra, quando le sue mani trovano la pelle nuda, morbida e pallida, delle spalle, quando affondano nei tuoi capelli corvini, quando tracciano invisibili disegni sulla pelle, sul tuo intero corpo, come se stesse tracciando una mappa; le tue, di dita, sono invece salde nei suoi ricci biondi, in quei soffici capelli che hai sognato di toccare così a lungo.

Finalmente, ti bacia, con esitazione e non troppo certo di cosa fare, come se dopo tanto tempo lo avesse scordato, ne avesse paura di rompere un così fragile oggetto quale tu sei. Il primo bacio è come quello che ti ha dato in ufficio, una carezza sulle labbra, ma nel momento stesso in cui le vostre labbra si dividono, lo guardi negli occhi, e ti getti su di lui, perché vuoi di più, e di più hai bisogno.

Le vostre mani si ritrovano nel momento in cui sorridete in quel bacio, finalmente felici e completi, una risata argentina che riempie l’aria, le vostre dita si intrecciano nuovamente, le dita di entrambe le mani. In quell’istante capisci che non ha bisogno di altro, che sai che sta dicendo la verità.

Non porta più la fede nuziale.

 

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Capitolo 4
*** Le Conseguenze dell'amore ***


Ah, eccoci pure oggi, per il nostro consueto appuntamento con Annie & Co... di cui io oggi HO MOLTO bisogno, dato che ieri sera ero sintonizzata su mediaset premium per l'episodio del giovedì, e sono stata tentata di tenatare di volare nello schermo per ucciedere la dannata sensitiva, o anche lui (brutto idiota deficente, cosa diavolo aspetti? chiedi a Kristina con la K di andare a prendere un caffè insieme "no, anzi, io te a tu caffè?? cosa sei, idiota? devo ricredermi su di te, JANE?)

Ehm... scusate il picoclo sfogo...comqunue....vivo nella speranza che 1)Bruno apra gli occhi, riceva l'illuminazione e li faccia FINALMENTE mettere insieme, oppure, b)decida di cedermi i diritti, cosicchè IO possa farli mettere insieme...

soarez:Sì, l'ho trovato adorabile, così a disagio nel vano tentativo di suonare il campanello di Teresa. mi piace pensare che sotto sotto, sia ancora un essere umano decente, e non il rompipalle con poco tatto che fa uscire fuori di testa Lisbon. Grata che las scena sul prato sia stata di tuo gradimento. il mio ragazzo non l'ha gradita- credo perchè gli ho chiesto perchè lui non fa cose romantiche come Jane ("non sono un pirimane")

evelyn:io, quando finisco di scrivere, mi ritrova con quella faccia, con contorno di amdre che mi chiede se sto bene,; anche io ho riso quando lui le ha detto di sposatre la chiave; Teresa dice che è stato un tocco "alla jane" perciò lo ha apprezzato. gli ha perfino dto ragione quando lui le ha chiesto di ricordare un'occasione in cui si fosse comportato da persona NORMALE .

Nonostante sia una patita del rock, il classicismo ha un certo fascino su di me, e così, adoro Shakespeare, o emglio, el sue tragedie (ho provato a farmi piacere le commedie, non ci sono riuscita). Ho smepre amatoo quella frase, e ho pensato bene di inserirla, mi smebrava adeguata; Teresa dice che a te il bacio di Jane non dovrebbe interessare più di tanto :) Grazie per i complimenti, comuqnue!

kOcca: SU FANFICTION.NET AVEVO ANCHE MESSO UN LINK ALLA FOTO DEL VESTITO, QUI L'ho scordato, cmq, sembra che patrick adori il concetto di Teresa e rosso, più di Teresa e verde (e smeraldi, prima o poi lo spiegherò, eh eh ehe) ricambio abbraccio e complimenti, e mi unisco al coro di ADORO JANE, ADORO LISBON, ADORO LE JISBON! e ora..


Conseguenze dell’amore: Lisbon

Al termine della serata, ti riaccompagna a casa, ad un’ora non troppo tarda, comportandosi come il perfetto gentiluomo che sa, quando vuole, essere; quando vi fermate davanti alla porta, lo guardi, esitando: non sai cosa fare, né, purtroppo, sai cosa lui vorrebbe che tu facessi. Ha qualcosa in mente? Si aspetta qualcosa o no? Prendi un profondo sospiro, sapendo che andrai nel panico o inizierai a parlare a vanvera (anche se è più probabile che farai entrambe le cose), ma Jane ti zittisce prima che tu possa iniziare a parlare, l’indice destro sulle tue labbra scarlatte.

“Conoscere la strada non significa che si debba percorrerla correndo – la sua mano si sposta sulla tua guancia, e chinandosi su di te tu da un tenero, veloce bacio, prima di sussurrarti all’orecchio il più dolce degli arrivederci – buonanotte, Teresa. Ci vedremo domani, anzi, vista l’ora… solo più tardi” quando si separa da te per tornare alla macchina, percorre tutta la strada col viso girato verso di te,e tu, che sei ancora lì sulla soglia con quel sorriso stampato sul volto, riesci solo a rimanere lì, ferma, fino a che sia lui che la macchina sono lontani dall’orizzonte. Quando entri, ti lasci cadere contro la porta, sospirando, con due pensieri chiari in testa. Il primo, è che tu sei grata che vi rivedrete tra poche ore (evitandovi il sofferente rituale del dopo primo appuntamento che consiste nel porsi, a intervalli regolari di pochi secondi, domande del tipo: lo chiamo? Aspetto che mi chiami? Mi chiamerà? E se non mi volesse richiamare?). Il secondo, è che non sai se sarai ancora un’attrice così brava come lo sei stata fino ad ora. Ora che hai ammesso di avere dei sentimenti per il tuo consulente dai biondi capelli, e che sai che sono ricambiati, come conti di fare?

Almeno, al mattino puoi dire di averci riflettuto parecchio; infatti, non hai fatto altro che rifletterci su per TUTTA la notte, per tutta quando la tua completamente priva di sonno notte. Il fatto è che, appena chiudevi gli occhi, te lo rivedevi lì, o rivivevi la giornata, preoccupandoti, e Annie e Tony non hanno fatto altro che peggiorare le cose. Prima, almeno, te lo vedevi solo in fantasie vietate al minori di 18 anni, adesso invece te lo vedi di fianco a te all’altare, guardarti mentre sei incinta, o seduto di fianco al tuo letto d’ospedale, splendida come era Claire quando aspettava Tony, tenere tra le braccia un biondo putto dagli occhi verdi, e poi.. “Basta!” urli, sperando che questa stramaledetti pensieri che ti deconcentrano se ne vadano via; hai difficoltà ad affrontare l’adesso, meglio lasciar perdere (per ora)il tuo personale mondo fantastico dove tu e Patrick crescete la vostra famigliola felice liberi dai mali del mondo (oh, guarda, c’è Pegaso nel giardino del tuo mondo fantastico di Janelandia…)

Oddio. Ti sei ricordata che quando Van Pelt e Rigsby hanno ammesso la loro relazione, tu sei stata obbligata (via Hightower) a rompere, nonostante che a te non facesse né caldo né freddo la cosa; erano sempre stati altamente professionali, avevano tenuto la cosa sotto controllo in ufficio e non avevano fatto sì che non si intromettesse col lavoro. Ma le regole sono regole, e Hightower ti detestava già prima, e dopo aver scoperto che due agenti della tua unità avevano rotto la regola di non fraternizzazione… meglio non parlarne. E adesso, adesso ti ritrovi con 4 membri che hanno, o stanno, infrangendo tale regola. Tu e Jane volete prendere le cose con calma, volete tenere la cosa solo per voi per adesso(ovvero: il più a lungo possibile), ma sai che è una questione di tempo, che a un certo punto, se le cose andranno come tu vorresti, sarete costretti a dirlo. Una piccola parte di te vorrebbe dirlo subito, perlomeno ai tuoi fratelli, per farli smettere di organizzarti appuntamenti al buio, ma, soprattutto, c’è questa sensazione nel petto, questo desiderio di urlare al mondo intero che ami Patrick Jane.

Gli occhi ti ricadono sul morbido tessuto che indossi, e sorridendo, ripensi al passato, a tutte le volte che ti sei detta innamorata. Ora sai che avevi torto. Questo, ciò che hai con Patrick Jane, è amore.

 

Conseguenze dell’amore: Jane

Come Lisbon, anche tu sei dibattuto, anche se i tuoi dilemmi morali sono ben diversi. Tutto ciò che hai detto, tutto ciò che hai fatto, lo hai fatto col cuore in mano. La ami, e l’ultima cosa che vuoi è ferirla. Eri sincero quando le hai detto che avevi rinunciato alla ricerca di una vendetta puramente personale. Insomma, la vendetta non è il problema, a dire il vero, non sai nemmeno quale sia il problema. Non sei nemmeno certo che un problema ci sia, è solo che, è tutto così strano.

Sei stato fermo, morto dentro per così tanto tempo, che non ti sei mai concesso di pensare a un ipotetico domani, e ora eccoti qui, a fare con tutto te stesso un qualcosa che mai e poi avresti pensato di poter fare, fino a poco tempo fa, ciò che a tutti avevi detto di non voler più, di non essere più in grado di fare.

“Spero che mi vorrete perdonare, che capirete che ciò che sto facendo non è dimenticarvi; sarete sempre la prima donna che ho amato, e la mia dolce bambina, ma – ti inginocchi davanti all’odioso simbolo, il sorriso rosso sangue disegnato nel muro, sospirandovi di fronte in  preda all’angoscia come hai fatto negli ultimi anni quasi ogni notte – so che è in parte colpa mia, mi incolperò sempre di ciò che vi è successo, ma… ma non è stata la mia mano a togliervi la vita, ora l’ho capito. Gli uomini possono essere malvagi, ma, alla fine delle cose, decidono cosa fare delle loro vite, chiamala moralità, chiamalo libero arbitrio. Io non vi ho uccise, a farlo è stato l’uomo che si nasconde dietro Red John. Ha avuto scelta, e ha scelto di diventare un assassino. So di aver fatto degli errori, ma – ti fermi ancora una volta, inspirando, passandoti le mani nei ricci biondi – so che non è giusto che io sia ancora vivo mentre voi siete state portate via, ma io SONO vivo, e niente potrà cambiare questo fatto. Vorrei pensare che… vorrei pensare che, se siete da qualche parte, se davvero mi potete sentire, cosa di cui, per inteso, dubito, vorrei pensare che voi vogliate la mia felicità. E Lisbon, Teresa, lei mi fa felice, felice come non ero più da tanto tempo. La cosa più strana è che sembra ricambiare la cosa, dice che io la renderei felice, perciò…”

Sfiori l’odiosa faccia sorridente, e il tuo sguardo si perde sulla latta di vernice bianca appoggiata sul pavimento, accanto al tuo materasso.

Gettandoti la giacca sulla spalla, te ne vai. Quello può ancora aspettare, per oggi hai fatto abbastanza.

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Capitolo 5
*** Ordini del Medico ***


Dopo il primo appuntamento, tu e Jane vi costruite la vostra personalissima routine quotidiana; al lavoro, vi comportate come avete sempre fatto, con le “piccole” litigate, perché, dopotutto, Jane è pur sempre Jane, seccandovi a vicenda, bisticciando e così via. A quanto pare, siete diventati parecchio bravi a recitare le vostre parti, dopo tutto quel tempo passato a negare anche il solo pensiero della possibile esistenza di un sentimento tra di voi). Jane, per non far suonare gli allarmi di Van Pelt e Cho è arrivato addirittura a mettere la fede quando è con loro, per rimuoverla appena rimane solo con te, anche se solo per pochi minuti. Quando sapete che nessuno vi sta osservando, vi scambiate sguardi complici, rapidi e delicati tocchi mentre camminate fianco a fianco, ci sono giorni in cui lui passa le sue giornate sul divano del tuo ufficio invece che sul suo, momenti in cui permette a te, la sua deliziosa e preziosa “ragazza” segreta (salve, sono Teresa, la ragazza di Patrick… Dio, ti sembra ancora così strano….) di passare qualche momento seduta sul suo. E preferisci non pensare a quel paio di occasioni in cui ha avuto il coraggio di infrangere le regole che vi eravate imposti (“Nominami un’occasione in cui avrei seguito le consuete regole di comportamento”, ti ha detto una volta), entrando nel tuo ufficio, chiudendo la porta a chiave, abbassando le veneziane e baciandoti in un modo in cui dovrebbe essere vietato baciare; la sera, lasciate l’ufficio, insieme, di solito per ultimi, andate a cena da qualche parte, o più spesso a casa tua, e poi parlate, parlate e parlate ancora, dicendovi tutto, aprendovi completamente, come non avevate mai fatto prima.

Questo, per un mese, ovvero fino al giorno in cui tutto il tuo mondo è caduto in pezzi e il tuo delicato equilibrio che tanto faticosamente ti eri costruita si è frantumato, perché, da un giorno all’altro, ogni cosa è stata stravolta.

A poco più di un mese di distanza dalla nascita di Tony, ti ritrovi nuovamente in quell’ospedale, ma stavolta il reparto è un altro, come pure è diverso il tuo umore; se la volta scorsa eri lì per vedere tuo nipote per la prima volta, felice ed entusiasta quasi quanto Annie, questa volta sei furibonda, e non c’è bisogno di essere dei geni per sapere che c’è lo zampino di Jane dietro.

Te ne stai lì, a braccia conserte, a osservare il dottore che finisce di mettergli un gesso che copre buona metà della gamba destra, e lui ha il coraggio di farti lo sguardo da bimbo innocente, lui, che è conciato così perché, per l’ennesima volta, non ti ha dato retta (ovvero, non ha ascoltato un tuo ORDINE, perché è quella la parola che hai usato)? Gli hai detto di starsene buono seduto in macchina, che il tizio era pericoloso, ma ti ha ascoltata? Figuriamoci! Il signore doveva andare a controllare DI PERSONA il maledetto stronzo (Perché il fatto che tu abbia passato oltre dieci anni in polizia significa che NON sei in grado di badare a te stessa, soprattutto quando indossi un giubbotto antiproiettile), ottenendo come unico risultato che, per rallentarli, suddetto stronzo ha investito Jane, che ha portato il grande genio in Ospedale (e Jane e gli ospedali non sono una buona combinazione, se non lo sapevi prima, la tua emicrania te lo sta dicendo a chiare lettere ora) con una gamba rotta e un mese di stampelle (questo,s e tutto va a posto per conto proprio, altrimenti, il dottore ha già descritto la necessaria operazione chirurgica, ma sembra che Jane sia più predisposto ad amputarsi la gamba da solo che a essere operato).

“Avrà bisogno di una mano per qualche tempo, perché la gamba non dovrà nemmeno sfiorare il pavimento per i prossimi venti giorni, cioè fino a che terrà il gesso, e fino ad allora sono obbligatorie le stampelle. poi potrà passare ad una o a un bastone da passeggio. Appena tolto il gesso, dovrà iniziare la fisioterapia per non rischiare di compromettere il muscolo, 4 o 5 ore la settimana dovrebbero essere sufficienti, e se tutto va come penso, dato che la frattura non è nulla di che, in un paio di settimane sarà come nuovo. Inoltre – Jesse Travis, il medico biondo sulla quarantina che lo sta curando, si volta verso di te, e dà a te un foglio scritto a mano, una ricetta medica – questi sono i farmaci che dovrà assumere per le prossime 3 settimane; sono iniezioni da fare ogni 24 ore, preferibilmente alla sera, per favorire la corretta circolazione sanguinea all’interno del gesso. Può farle anche sullo stomaco, perciò, tecnicamente, potrebbe farle anche da solo, però ritengo che per i primi giorni sarebbe più opportuno - quando ti vede confusa e in chiaro stato di shock, Travis ti guarda, quasi gli sembrassi pazza – lei non…”

“Certo che è la mia ragazza! Sono il suo uomo, sa? Lei è mia, mia, mia, tutta mia la mia Tessie! Non è vero, Lisbon? Sei la mia Tessie personale! – sparlando a strascicando le parole come un ubriaco o uno strafatto, Jane si volta verso il dottore, continuando a parlargli, indicandolo con un dito, nemmeno gli stesse puntando addosso una pistola giocattolo – sa, la mia idea era quella di una fuga a Las Vegas per mettere le cose in chiaro con tutti quelli che hanno la faccia tosta di puntarle gli occhi addosso, ma me lo tengo per me, perché, sa, se glielo chiedessi le verrebbe molto facilmente in colpo, e così…”

“Lui non sopporta bene i farmaci! Quanta roba gli avete dato? – smetti di essere arrabbiata, perché, quando lo vedi in questo stato pietoso, vai nel panico, presa dalla paura; in un secondo sei seduta sul letto, al suo fianco, e quando posa la testa sul tuo ventre, gliela massaggi come fosse un bambino, fino a che… non è che quei sospiri rilassati sono troppo rilassati, per essere di uno che è strafatto? – Jane! Perché diavolo non ti limiti a chiedere per piacere come le persone normali?”

“Un approccio tradizionale avrebbe potuto portare a un rifiuto, e comunque, ti è piaciuto coccolarmi; non negare, perché so che è così.”

Sgraziatamente, mormorando un “sei incredile” (del genere non positivo), lo sbatti via, e afferrando di fretta la prescrizione esci dalla stanza, pronta a parlare con il resto della squadra, lì fuori ad aspettare notizie dell’idiota.

“Come sta?” Dal tono preoccupato di Grace, sembra quasi che il suddetto idiota sia in coma, e non solo con una gamba rotta.

“Ha una gamba rotta, e dovrà rimanere immobile per qualche giorno, perciò qualcuno dovrà aiutarlo per qualche giorno, e a quanto pare, il dottore ha deciso che quel qualcuno debba essere io, come sempre – fumando di rabbia (più perché non ti è stata data possibilità di scelta o vice in capitolo che per altro), porgi il foglietto a Grace – queste sono le sue medicine, Grace, occupatene tu; Rigsby, vai in qualsiasi posto lui passi la notte o tenga le sue cose, e predi un po’ di roba”

“Va bene capo, ma dove  la porto? – il tono del povero Rigsby ti fa capire che non ha la più pallida idea di cosa tu voglia dire, e di certo, il fatto che debba spiegare AD ALTA VOCE non è di aiuto; anche se con loro ti comporti come al solito, ami Jane, e già prima di divenire la sua ragazza ti importava di lui, anche prima di capire di amarlo, ma averlo 24 ore su 24 a casa tua, sotto lo stesso tetto, per quasi un mese, dovendoti occupare di lui… non sei del tutto certa di sentirti a tuo agio. Dopotutto, non avete ancora raggiunto quel livello di intimità, e quindi adesso ci…  perché adesso Rigsby tu guarda così, e perché diavolo ti ha messo il palmo della mano sulla fronte? – Capo, stai bene? Sei tutta rossa in faccia… non è che hai preso la febbre qui in ospedale?”

“Rigsby, preferirei che tu evitassi di preoccuparti della mia salute, a quello ci penso io – togli la mano dalla fronte, e usi quel tuo placato tono di voce, quella calma che tutti sanno avere un sottofondo di rabbia, con Rigsby,m invece che, come al solito, con Jane – se vuoi preoccuparti di qualcuno, lo farei per Jane. Dopotutto, è lui che rischia di finire con un proiettile in testa, ora, per cortesia, potreste fare come vi ho chiesto?”

Grace e Rigsby ti guardano, e scappano con la coda fra le gambe, leggermente terrorizzati, girandosi di tanto in tanto per vedere se li stai ancora guardando (cosa che, per inteso, stai facendo). Cho, impassibile come sempre, rimane lì a guardarti ancora per un attimo, poi, mentre se ne va per andare ad aiutare Rigsby, si ferma, e rivolgendo lo sguardo alla stanza di Jane dice due parole (due) nel suo solito tono, che ti provocano sudorazione fredda e ti turbano. “Era ora”

Quando torni dentro, Jane inarca le sopracciglia in tono interrogativo quando nota il leggero (nemmeno troppo leggero) stato di shock in cui ti trovi tu, la sua dolce e preziosa Lisbon (a volte è davvero esageratamente sdolcinato), ma ti limiti a ricomporti, scrollando un po’ le spalle, mormorando un silenzioso “No” nella tua testa, e sorridendogli.

“Allora, il paziente è pronto per venire a casa? Se ti comporti bene, ti lascerò usare il divano, forse.”

“Ah, mi ami troppo per segregarmi sul divano. – ecco, questa è una cosa che detesti, quando fa il sicuro di sé con te, soprattutto perché è associata a quel ghigno che odi, quel tono che Jane usa con i sospetti, e non dovrebbe comportarsi così, insomma, chi altro c’è qui oltre a voi? Nessuno! – mi offrirai la camera degli ospiti. Certo, esiste anche la possibilità che tu ti senta abbastanza coraggiosa da osare offrimi la tua, di stanza, ma in questo caso saremmo costretti a condividere anche il letto, e non solo l’appartamento. Fosse questo il caso, mi sento in dovere di ricordarti che sono pur sempre un gentiluomo, e piuttosto all’antica, per giunta, perciò, mai e poi mai ti obbligherei a fare qualcosa per cui non ti senti ancora pronta. Devo ammettere che questo scenario non prende però in considerazione l’idea che tu possa obbligarmi a fare l’amore con te. Dopotutto, dubito che tu possa resistere al mio innato e considerevole fascino ancora a lungo, prima di soccombere alla passione.” La sudorazione fredda con annessi brividi è di nuovo lì (anche se percepisci un certo calore alle guance), anche perché il signore ti sta guardando con occhi che gridano malizia e desiderio, e la sua voce è bassa e suadente, e poi, lo sa, lo sa che impazzisci quando inizia a tracciare invisibili linee sulle  braccia con le dita.

Istintivamente, sai che queste saranno le 3 settimane più lunghe della tua vita, 3 settimane indimenticabili, che sai già rivoluzioneranno la tua intera esistenza, magari pure in modo positivo.


E ora a noi!

sasita:allora, grazie tante. se sei interessata, esiste anche in Francese (una carinissima ragazza mi ha chiesto il permesso, e io le ho concesso di tradurla). il greco antico, nonostante io lo conosca a menadito (mi piacerebbe dirti che scherzo, ma così non è) non lìho ancora contemplato. l'ho lasciato per una ancora inedita fan-fiction di highlander (il bello di avere gente vecchia di migliaia di anni è vederli parlare in greco antico tra loro cosicchè gli altri non capiscono una mazza). apprezzo che apprezzi, e sì, mi paiciono le virgole - eredità del primo chricton, che tendeva a scrivere enunciati parecchio lunghi. smettila di spoilerare per chi l'ha letta in originale, e comquneu, eccoti qui il certo dottore che dice quella certa cosa (ah, in quel certo prossimo capitolo, ci sarà una scena in più, scritta appositamente per la sceneggaitura italiana. il bello che è mia è che ci faccio quel che voglio!). mi raccomando, voglio quella firma ovunque!

allon: ti ringrazio 8la parte totalemnte egocentrica e piena di sè di me ti ringrazia ancora di più). diciamo poi che, a chi mi conosce, io non ho mai tenuto troppo segreto che scrivere come lavoro sia il mio fine ultimo. chissà, io, comuqnue, sono più propensa a puntare sul romanzo.

kocca: pegaso farà ogni tanto una comparsata quà e là, per la tua somma gioia. :)

ilaria:rileggendo in inglese dopo qualche settimana, mi sono accorta che c'erano cose che avrei potuto dire che non ho detto, perciò, non stupirti se vedrai quà e la dei piccoli cambiamneti.

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Capitolo 6
*** 20 giorni ***


Squllino le trombe, suonino i tamburi, vi ricordiamo che the mentalist non è proprietà di codesta scrittrice in erab, e ora, ecco il capitolo che molte di voi aspettavano, signore ecco a voi....20 GIORNI!

Giorno 1

“Dico solo che sei fortunato che io abbia la camera degli ospiti al piano terra” Sorridendo, lo fai accomodare in casa, come già tante volte hai fatto nell’ultimo mese, da quando, cioè, il tuo santuario personale è divenuto un po’ anche suo. Cammina con le stampelle (da come è pratico, sembrerebbe averle giù usate in passato), ma, dato che è ancora piuttosto debole a causa di tutta la roba che gli hanno messo in vena, gli serve una mano. Ti ritrovi a dover sorreggere un uomo che è di gran lunga più alto di te, un uomo che è costretto ad appoggiarsi alla tua figura minuta, ma, sebbene lui sembri leggermente imbarazzato, a te non importa nulla. Da dove sei, riesci a sentire il suo profumo, quella colonia, quel dopobarba di cui non sei ancora riuscita a scoprire il nome, quell’aroma inconfondibile che è lui che nemmeno l’odore di ospedale e farmaci è riuscito a cancellare.

Si lasci sprofondare sul divano, e prima che tu possa fare un solo passo per andare a prendere un bicchiere d’acqua, ti afferra per un polso, trascinandoti al suo fianco, cingendoti le spalle con un braccio per trattenerti lì dove lui vuole.

Gioca con una ciocca di capelli, mentre tu, facendo attenzione a non fargli male, metti la testa sul suo petto, contro la camicia immacolata, respirando tranquillamente come un bambino al sicuro.

“Patrick?” lo chiami, semi addormentata, sapendo che il suo sguardo è su di te.

“Sì amore?”

“Resti comunque nella camera degli ospiti” ridendo, con un meraviglioso sorriso sulle labbra, lasci a malincuore il tuo posto, e vai a vedere dove Rigsby e Cho abbiano messo le sue cose.

Giorno 2

“Sei sicuro di star bene? Insomma, se Lisbon ti minaccia, puoi sempre venire a stare con uno di noi, davvero, per me non sarebbe un problema.” Jane sopprime, a stento, le risate, che dovrebbero essere la logica conseguenza del comportamento iper-preoccupato e protettivo di Grace, tu, invece, occupata in cucina a preparare caffè (per te e la squadra, che ha preso un paio di ore per visitare il povero invalido) e tè (per lui), ti limiti ad alzare gli occhi al cielo. Dio, se sapessero perché, tra tutti, lui ha scelto te per  questa convivenza semi (per lui) forzata (per te).

“Non sono così perfida!” urli indignata dalla cucina, mani sui fianchi, mentre il bollitore fischia sul gas.

“Non intendo che tu sia perfida, capo, davvero! Volevo solo dire, che insomma, ecco, io pensavo…”

“Ci siamo fermati abbastanza- Cho si alza, e lancia uno dei suoi soliti sguardi a Grace, che però sembra riceverlo terrorizzata, quasi nascondesse un significato nascosto – Capo, scusi se abbiamo disturbato. Jane, ci rivedremo quando ci rivedremo”

Senza aspettare che tu lasci la cucina per salutarlo, se ne, seguito da Van Pelt e Rigsby con la coda fra le gambe. Quando vedi l’espressione trionfante sul viso di Jane, capisci che non te lo eri sognata… Cho voleva davvero dire quello che tu hai capito, quel giorno in ospedale.

Giorno 4

“Io dico che per una volta dovremmo guardare un film e mangiare popcorn”

Grazie all’ausilio di tutta la roba che gli hanno dato in ospedale, Jane ha passato quasi tutto io tempo, fino ad ora, a dormicchiare tutto il giorno (è incredibile come il suo corpo si rifiuti di metabolizzare quella roba, tu hai fatto così solo la volta che ti hanno dovuto fare l’anestesia generale) o con riviste di sudoku in mano; quando lasci la cucina, una tazza di caffè per te e una di tè (quello che lui preferisce, fatto nel modo in cui adora) per lui, lo trovi occupato a ficcanasare tra i tuoi DVD, nel mobile da salotto dove c’è anche il tuo amato televisore a schermo piatto LCD 36 pollici (un regalo che ti sei fatta a Natale, per premiarti di non avergli ancora sparato).

“Non dovresti stare in piedi!” gli urli, isterica, indicandogli ferma e decisa la sedia più vicina.

“Tecnicamente, il dottor Travis ha detto che non devo far forza sulla gamba ferita, non che non posso stare in piedi – ti guarda negli occhi, serio, e tu ti perdi in quel mare blu, il tuo cuore accelera il battito (o forse smette di battere) quando prende le tue mani nelle sue – Teresa cara, perché non mi hai mai detto di adorare le commedie romantiche?”

“Sai Patrick – ti riprendi da questo comportamento “da Jane” e decidi che, il minimo che puoi fare, è avere una piccola, piccola vendetta, perciò prendi con decisione un DVD dallo scaffale, non a caso, e lo metti immediatamente nel lettore; ti siedi accanto a lui (negandogli i popcorn che ti ha chiesto), e, parlando con voce suadente e maliziosa, lo guardi negli occhi, il tuo respiro caldo sul suo collo – ci sono alcune scene decisamente bollenti in The wedding date…”

Quando però i titoli sono ormai giunti alla fine, voi siete addormentati da un bel pezzo, l’uno nelle braccia dell’altro, nella stessa posizione in cui tu  ti eri ritrovata alcuni giorni prima. Jane, il mattino dopo, si sveglia, rilassato e, soprattutto, riposato, entrambe cose che non aveva più provato da tempo. Sa di aver sognato, non ricorda cosa di preciso ma sa di aver sognato, e sa che, per una volta, erano stati sogni piacevoli. Tu sei ancora lì, tra le sue braccia, il viso appoggiato al suo petto, sorridente. Sogni di un bambino con occhi verdi e capelli biondi, e quel bambino non è tuo nipote.

Giorno 5

“Teresa, Teresa, Teresa, lo sai che non puoi continuare ad andare avanti a dirmi di no per l’intera giornata…”

“Se devo dirti la verità, Patrick – gli rispondi mentre apri la porta di casa per andare al lavoro – la mia intenzione era proprio quella. Diversamente da te, ho del lavoro da fare, e non ho nessuna intenzione di darmi malata per accudire te. Perciò, caro – termini la frase mandandogli un bacio e sorridendo malignamente- divertiti per conto tuo”

“Ma mi serve aiuto per fare la doccia! -  Ti guarda con quell’espressione da bambino da 5 anni, e tu sorridi, ripensando a cosa ha portato il suo ultimo comportamento infantile – e poi, ti daresti malata per gustarti me senza niente addosso!”

“Sono certa che te la caverai benissimo anche senza di me!” gli urli, tra le risate, mentre sei già fuori dalla porta.

“Per favore, l’unico motivo per cui si è rifiutata di aiutarmi è perché sa che, quando mi vedrà nudo, non potrà trattenere i suoi istinti animali…” si incammina verso la doccia parlando tra sé e sé, soddisfatto e gongolante come un fanciullo. Certo che se la può cavare da solo, ne è completamente conscio. Ma tu sei la sua ragazza, e non ci vede nulla di male nel tentare di sedurti.

Giorno 8

Sei tornata a casa intenzionata a farti un bagno caldo, un bel tè (sì, Jane è, alla fine, riuscito a farti trovare quella bevanda sopportabile, cosa incredibile, per una caffeinomane convinta quale tu sei) per poi passare a una notte di meritato riposo (ci puoi comunque provare); decisamente, una volta rientrata a casa alle undici,non ti aspettavi di trovare tutte le luci accese e nessuna traccia di Jane; il fatto che le serrature siano ancora intatte (quindi niente estranei in casa) non ti tranquillizza, anche se dovrebbe, perciò, quando entri, lo fai con attenzione, con la pistola in pugno.

“Patrick, dove sei?” lo chiami, e, dovesse mai esserci un intruso, sei già pronta a far fuoco, quando, entrata in cucina, trovi cosa, o meglio, chi, stavi cercando; lì, sul pavimento, c’è Jane, che, a quanto pare,è caduto (chissà quando) e non è più riuscito ad alzarsi.

“Jane!” ritiri la pistola, e le tue mani trovano i tuoi fianchi; sei furiosa, e se non fosse il tuo tono a farglielo capire, dovrebbe bastare che lo hai chiamato Jane e non Patrick.

“Volevo prepararti cena, ma poi sono caduto…” Gli sorridi, e prendi due porzioni della pasta che ha preparato (grazie al cielo, le penne allo zafferano con melanzane e zucchine sono buone anche fredde) e ti siedi sul pavimento accanto a lui, col sorriso sulle labbra,a mangiare con le gambe incrociate. “mai più, Patrick, prometti”

“Come desideri” ti risponde con un sorriso che fa invidia al tuo, e con uno di quei veloci baci che ti fanno sciogliere le ginocchia.

Giorno 10

Dopo una settimana insonne, rinunci. All’inizio (due giorni) pensavi fosse il lavoro. Magari, anni di indagini su violenze, stupri, omicidi stavano iniziando a farsi breccia nella tua armatura; peccato stessi indagando su una rapina ai danni di un miliardario. Allora hai fatto i tuoi calcoli, e ti sei resa conto che tutto è iniziato quando hai dormito, molto platonicamente, con Jane.

Ti rigiri nel letto per un’altra ora piuttosto buona, ti tiri su, e mortificata, imbarazzata e infuriata con te stessa, col cuscino sotto braccio, scendi di sotto. Quando entri di soppiatto nella “sua” camera, sorridi soddisfatta: a quanto pare, Jane dorme sul lato sinistro del letto (il fatto che tu sia single non significa che occupi l’intero letto, e il tuo lato preferito è, per caso il destro), perciò, con passo felpato degno del miglior gatto, ti sistemi al suo fianco.

Ti sei appena sistemata sotto le coperte quando un braccio ti afferra, spostandoti verso il suo petto(nudo- a quanto pare, Jane dorme solo con boxer o pantaloni del pigiama); ti volti, così che possiate essere faccia  a faccia; sorridi, dandogli un bacio sul collo, e ti addormenti, il tuo viso sul suo petto caldo, cullata dal battito del suo cuore e dal regolare ritmo del suo respiro.

Giorno 11 (mattino)

“Jane!” come prima cosa, gli urli contro, poi, scappi dal letto, portandoti dietro il lenzuolo per coprirti, perché quella maglia (la famosa maglia Lisbon 99), per quanto quasi ti arrivi alle ginocchia, ti fa sentire quasi nuda.

Con un sorriso sornione, lui si limita a metter le mani dietro alla testa, rilassato come suo solito, senza spostarsi di un millimetro. “Andiamo, Tessie, è una cosa mattutina”

“Una cosa mattutina è fare colazione! Quello, quello, quello è….”

“Questa è la normale, fisiologica e biologica reazione di un qualsiasi corpo maschile che si ritrova schiacciato contro un bel corpo femminile – te ne vai, viola in viso, nemmeno rossa, sperando che lui non abbia notato il tuo essere così paonazza – e comunque, lo so che ti senti lusingata che il mio corpo reagisca così al tuo, e lo so che ti è piaciuto!” Quest’ultima parte, te l’ha urlata dietro, così forte che chi è passato lì davanti ha probabilmente sentito tutto, così, torni indietro e gli tiri addosso il cuscino, per ritirarti subito dopo.

“Andiamo Tess, anche se ferito, sono pur sempre un maschio!”

Giorno 11- sera

“Guarda, guarda, la figliol prodiga è al fine tornata” ti sorride soddisfatto quando ti vede andare al “tuo” lato del letto.

“Ascoltami bene – rispondi al suo sorriso da 500 watt, e ti sistemi al suo fianco, come hai già fatto la scorsa notte – non farti strane idee. Lo faccio per me. Per qualche strana ragione, riesco a dormire solo qui, e io ho bisogno di dormire, se voglio dare il meglio durante la giornata.”

“Ah, quindi non devo presupporre che tu mi trovi irresistibile?”

“Irresistibile tu, ma fammi il favore!” però, prima di addormentarti, gli dai comunque un bacio sulle labbra- e non uno di quelli che sono semplici carezze. Quelli sono i suoi, tu, invece, sei molto più avida.

Giorno 15

“Perché hai indosso una delle mie camicie?”

Cammini sicura di te come una modella, con un sorriso che grida “sono sexy, sicura di me e so che effetto posso fare agli uomini”, e raggiungi quello che ormai è diventato il tuo lato del letto; ti sistemi sotto le coperte, e, come ogni notte, ti sistemi lì, accanto a Patrick, il tuo viso sul suo petto, i vostri corpi attaccati l’uno all’altro.

“Pigiami e camicie da notte sono tutti da lavare, e io sono terribilmente indietro col bucato”

“E così ti sei messa una mia camicia” rabbrividisce, di un genere di brividi che non provava da tempo, un genere di brividi che trova piacevoli, ma preferirebbe averli in un altro momento, un momento in cui, magari, potesse fare in modo di farseli passare con un po’ di azione.

“Le tue camicie sono comode”

“Sei conscia del fatto che indossare la camicia del proprio uomo sia la cosa più sexy che una donna possa fare?” Il termine che vorrebbe usare è un altro, ma non è certo che tu lo apprezzeresti; è abbastanza certo che, nonostante tutto, la tua opinione di lui non sia esattamente delle migliori, perciò, meglio evitare di aggiungere alla (quasi interminabile) lista di difetti anche “porco”, “maiale” e “pervertito”.

“Patrick, sul serio, credi davvero che sia così inesperta?” gli dai un bacio leggero e veloce, uno di quelli che normalmente è lui a darti; stavolta, però, sono le sue ginocchia a diventare molli.

“Ok, sei arrabbiata per il modo in cui mi sveglio, l’ho capito, ma sai che così non mi aiuti, vero?”

“Patrick Jane, non mi dirai che sei in imbarazzo”

“Un po’, sì” ammette candidamente.

“Bene, allora ho raggiunto il mio obbiettivo” di certo, però, non ti cambi (anche se hai fatto il bucato al mattino, e lui lo sa benissimo)

Giorno 16

“Lo sai, sembri quasi – Rigsby, che ha fatto un salto per andarlo a trovare, è seduto sulla poltrona davanti a Jane, e lo sta studiando nemmeno fosse una cavia da laboratorio, anzi, per dirla tutta, ciò che sta studiando non è Patrick di per sé, ma la sua espressione trasognata e riposata – sembri, riposato. Che fine ha fatto la tua perenne insonnia?”

“Ah, lo sai, no? Gli effetti collaterali degli antidolorifici – speri con ogni cosa che Rigsby non noti che il suo sguardo si è spostato su di te, che torni dalla cucina con la tazza di tè per il “povero invalido”, e soprattutto, speri che non noti come il tuo “ragazzo” ti sta guardando come lui fosse il gatto e tu il topo – ti possono stendere”

“A giudicare, direi che ti hanno dato delle dosi che stenderebbero un elefante”

“Oh, davvero, non c’è dubbio, una dose da ko, senza ombra di dubbio…”

Giorno 19

Prima di addormentarti, quando lui ti abbraccia, ormai assopito, gli mormori poche parole che si perdono nella notte.

“Mi mancherà averti qui, con me, a casa” gli baci il petto, nudo come sempre, bagnato dalle tue calde lacrime.

Sa che, probabilmente, non sei mai stata così onesta con lui; questa è stata una delle cose più oneste non tanto che gli hai detto, ma che hai detto su di lui.

Giorno 20

“Sembra che finalmente mi potrò sbarazzare di te. Festeggiamo? – sorridi mentre lasciate l’ospedale, Jane non più in stampelle, ma con un semplice bastone- finalmente avrò pieno possesso di casa mia! Non dovrò preoccuparmi di quanto stare in bagno, di quanto mettermi addosso per girare per casa, e potrò bere tutto il caffè che voglio!”

Sorridendoti, scuote la testa. E’ ben conscio do cosa questi 20 giorni, e soprattutto notti, abbiano significato per entrambi.

Giorno 21(cinque del mattino) [PARTE PARZIALEMNTE INEDITA!]

Ritornato da una veloce passeggiata notturna(dannata insonnia), Jane nota subito la luce intermittente rossa sulla segreteria telefonica; sedendosi sulla sua sedia preferita, una riproduzione di un Luigi XVI, si gode il momento; è abbastanza certo di sapere che potrebbe lasciargli un messaggio alle cinque del mattino.

Patrick, sono io, richiamami appena senti il messaggio.

Ti richiama col sorriso sulle labbra, un vero sorriso, felice, tranquillo, soddisfatto.

“Ehy, ho ricevuto il messaggio, cosa c’è?” La sua voce è dolce, e sai che sta sorridendo, lo capisci dal suo tono, come capisci che sa benissimo cosa c’è; lui soffre di nuovo di insonnia, e tu, negli scorsi giorni, hai avuto delle occhiaie da far paura. Non serve davvero essere lui per sapere quale sia il problema, però apprezzi che stia tentando di comportarsi come una persona normale.

“come hai dormito?” gli chiedi, con una voce impastata che tradisce la tua mancanza di sonno.

“Senza di te le mie notti sono orribili, ma dimmi di te”

“Anche le mie, sai, pensavo nulla fosse peggio delle prime notti che hai passato qui, quando dormivamo separati.”

“Lo so – fa una pausa, senti la sua voce piena di sincerità – mi manchi”

“Anche tu mi manchi. Di notte… e anche di giorno. Ma soprattutto di notte” sei sincera. Credeva che non potessi essere più sincera di quando gli hai detto che eri certa ti sarebbe mancato, ma si sbagliava.

“Qualcuno potrebbe pensare che hai una mente perversa, Teresa” scherza.

“Oh, sono certa che quando scoprirai se e quanto lo sono, non ti lamenterai – ridi per un attimo, chiedendoti se davvero ci state scherzando su, e poi ti fermi a riflettere; piombate in uno di quei silenzi che mate tanto, quei silenzi che sono tutti tranne imbarazzanti, perché dicono tutto senza dire nulla, e intanto, rifletti su cosa dire e come dirlo – come reagiresti se ti chiedessi di prendere le tue cose e venire qui, a stare da me?”

“Ti risponderei che sono già per strada” quando riattacca, il suo sguardo si posa sulle valigie e sulle scatole che aveva portato via da casa tua, e che non aveva ancora svuotato, e che, in men che non si dica, trovano posto sulla sua macchina. Altrettanto velocemente, Jane è da te, e quando suona il campanello, lui è l’ultima persona che ti aspetti di trovarti davanti: il trasloco poteva anche aspettare la sera, dopotutto, alle otto dovete essere in ufficio, e il fatti che tu stai a soli dieci minuti dal CBI non significa che tu possa passare chissà quanto tempo trastullandoti al mattino.

Ma il trasloco è davvero l’ultimo dei suoi pensieri: quando gli apri la porta, ti getta le mani sui fianchi, e mentre vi baciate quasi il domani non esistesse, ti fa camminare, all’indietro, verso la camera del pian terreno, maledicendo che per spogliarti debba smettere di baciarti, mentre tu ridi, mentre cerchi, inutilmente, si sbottonare il gilet e la camicia (quest’uomo indossa sicuramente troppi vestiti, almeno adesso ci stai porgendo rimedio), e gettarglieli alle spalle insieme. Ti serve il suo intervento per riuscirvi, perche Patrick Jane è deciso a vedere quanto e se la tua mente sia veramente perversa, e ha ogni intenzione di scoprirlo ora (sempre che tu non abbia nulla in contrario, ma fin a ora, non sembrerebbe. Sempre non tu non sia un’attrice ancor migliore di quanto lui crede.)

Quando arrivi al lavoro, non sai se amarlo o odiarlo, poiché la prima volta che fai tardi è colpa sua. (tutto sommato, però, né è valsa sicuramente la pensa, ma non lo ammetterai mai, non con lui)


E ora, passiamo ai vostri meravigliosi commenti...

sasita:ad angosciarmi è semplicemente il comportamento idiota di Jane nell'episodio; quello che succederà nel prossimo, su un punto faccio i salti di gioia, e ti posso dire, Jane era oure tenere quando la ragazze ci porvavano con lui e il pover'uomo non sapeva dove sbattere la testa, semplicemente, se lui avesse fatto l'idiota con lisbon invece che fare il cretino con cristina, sarei stata molto più felice (c'era un fic di soarez, di cui ora non ricordo il titolo, che rispecchiava in pieno il mio snetimento durante l'episodio). Spero che la scena inedita ti sia piaciuta, e Tess dice che è arrabbiata non perchèp non volesse coccolarlo, ma perchè, invece di chiedere, ha finto.

Se mi piaciono le RFP? Sasita, ma la leggi Children don't lie? capitolo 12, 16 e 17, lì c'è tutto il mio amore per loro!

evelyn:ti lancerò una maledizione per punirti di aver recensito in ritardo :) Cmw, Jane mi dà l'idea della persona che, a forza di essere qualcuno che non è, di essere stato "malvagio" e freddo, abbia dimenticato che può essere amato; penso che sia per il sneso di colpa, anche; se le sue azioni hanno portato tante moti, come può qualcuno ritenerlo degno di ricevere amore?

Per il resto... ordini del medico e 20 giorni sono capitoli dedicati al "divertiemnto", dove c'è il lato umoristico dellla storia, e io mi sbellicavo dalle risate a scriverli. Ritengo Jane il tipo d'uomo che sia così sexy da essere degno della galera... credo che la colpa sia di quella famosa foto a cui non so più chi aveva messo il link in una fanfic qui (l'adorabile storia in cui teresa a jane finiscono nel nostro mondo e vengono cattirati da noi - chiedo scusa, voi - schiave del jisbon fnadom)

cinfri:  il sorriso ebete l'ho tneutoi pure io a scriverlo, lo scorso capitolo, don't you worry. il vestito da cui ho preso l'idea per quello di Tess lo trovi qui; Janelandia e Pegaso faranno comporsate non molto sporadiche, specie nei capitoli a base du humor. Grata che ti sia piaciuto, disppiaciuta per la cortezza, ma, ehi, a volte la mia musa ispiratrice vola via, e si ferma per darmi giusto delle piccole dritte... se sasita ti lascia, ruba pure il suo motto (ho una mezza idea di farlo pure io, mi lasci?)

soarez:   Cho sarà sempre un mito, e Rigsby, sì, lui è il  nostro paccioccone un po' tonto. E jane è tanto sexy proprio perchè è irritante e saccente.

Allanon9:  Sì, Teresa non desidera altro che averlo sempre tra i piedi, come hai ben visto...

Allora.... a presto!

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Capitolo 7
*** I Parenti sono come le scarpe ***


I Parenti sono come le scarpe :più sono stretti, più ti danno fastidio*

Jane sa, che fra i tuoi fratelli, Mick è quello a cui più sei legata, sia perché è il più giovane, sia perché ha deciso di mantenere un ruolo attivo nella tua vita, scegliendo di vivere nello stesso quartiere e affidandoti il ruolo di damigella al matrimonio prima, e di madrina dei suoi figli poi.

Perciò, Jane è piuttosto turbato dal fatto che Mick non si sia fatto vedere per tutti i 20 giorni della convivenza forzata né nelle due settimane che hanno seguito il trasloco a casa tua.

Non che sia un reale trasloco, per intenderci. Lui ha ancora casa sua (quella casa, con quella stanza, in cui va ancora ogni tanto a “dormire”, e che tu odi con ogni fibra del tuo essere), e pure la stanza che affitta a Sacramento, e ci torna quasi ogni notte. Il signore ha il coraggio di passare la notte con te, dormire nel TUO letto, per poi andarsene alle 4 o 5 del mattino (almeno ha la decenza di svegliarti, altrimenti sembrerebbe davvero che sei solo l’amante). Insomma, avete una relazione seria ed esclusiva, ma ci sono dei momenti in cui tutto ti sembra tranne che le cose stiano così.

Fino a che, un bel venerdì in cui eravate riusciti ad avere tutti e due un giorno di riposo (fine settimana di reperibilità), un certo idiota di tua conoscenza (non il tuo ragazzo, l’altro, quello con cui hai legami di sangue), meglio noto come Michael “Mick” Lisbon, ha deciso bene di presentarsi senza alcun preavviso a casa tua, l’unica volta, nelle due settimane di semi-coabitazione in cui Jane si è preso la briga di fermarsi da te (tecnicamente, la colpa è tua, sei stata tu a, ehm, convincerlo)oltre la notte (adesso ha deciso di godersi le notti di sonno, proprio adesso. Non poteva avere ancora un pio di settimane di insonnia?). L’unica volta in cui tu hai deciso di preparare colazione solo con la vestaglia addosso (solo, nel vero senso della parola), coi capelli ancora bagnati e scalza.

Tra parentesi: non si è limitato a presentarsi a casa tua senza preavviso. No, è proprio entrato per conto suo.

“Bu! – ti urla alle spalle; ha visto lo stato di grazia in cui ti trovavi (lui non sa ancora, ma eri in compagnia di Pegaso in Janelandia), e non ha resistito alla tentazione di tentare di spaventarti, così presa com’eri dal tuo mondo di fantasie personali che neanche ti eri accorta che l’idiota era entrato in casa con la sua copia delle chiavi – Ah, come tu possa essere un così bravo poliziotto, Tess, è un vero mistero!”

In silenzio, sotto shock, pallida come un fantasma, lo guardi negli occhi; getti lo sguardo su di lui, a un punto alle sue spalle poi, poi di nuovo a lui, e Mick non sembra capire perché la sua presenza ti abbia sconvolta a tal punto (ci sarebbe un motivo, ma non sei il tipo, secondo lui, almeno), non fino al momento in cui sente una voce provenire da quello che è il bagno, e vede uscire dalla stanza (guarda un po’, il punto in cui stavi guardando tu in preda al terrore.)un uomo con indosso solo un asciugamano intorno ai fianchi  e un altro che gli copre i capelli e apre del viso.

“Teresa, hai visto il mio dopobarba? Avrei giurato dio averlo messo sulla mensola ma non riesco più a trovarlo e – a questo punto, tu ti stai già nascondendo la faccia dietro le mani, pregando che l’inferno ti voglia far sprofondare, e Jane ha finalmente deciso di togliersi il dannato asciugamano dalla faccia, mentre Mick, beh, Mick non sa se scoppiare a ridere o prendere la prima arma bianca a portata di mano e fare fuori Jane – Oh, salve. Interrompo qualcosa?”

“Io… penso che dovrei essere io quello che lo dice, veramente – Mick incrocia le braccia, e rifiuta la mano di Jane, studiando lui (suona meglio: come un cannibale studia una persona bella in carne, o come un cobra studia il topolino?) e poi te (e lo stato di quasi totale nudità in cui entrambi vi trovate)- provo a indovinare: Jane”

“Il solo e unico”

Un “Grazie a dio” Bisbigliato tra tè e tè è l’unica cosa che ti viene in mente. Come si suppone che tu ti debba comportare in questa situazione, con il tuo ragazzo con solo un asciugamano intono alla vita, appena uscito dalla doccia in cui, fino a non più di 5 minuti fa, c’eri anche tu, attualmente vestita con  solo un minuscola vestaglia SENZA intimo, a fargli compagnia (parte della tua opera di persuasione a rimanere lì tutto il giorno), e uno dei tuoi fratelli, anzi, il più protettivo dei tuoi fratelli?

“Direi che ho risolto il mistero delle domande bizzarre di Annie su te e il tizio – fa una pausa, e con un sorriso seccato si ferma  a guardare te. Cosa aspettano gli inferi a aprirsi e farti sprofondare? Adesso sarebbe il momento opportuno – contavi di dirci che vivete insieme?”

“Veramente, mi limito a passare la notte da Teresa – ok, se non lo uccide Mick, lo fai tu, perché quello che ha detto, alle orecchie di Mick (e il suo sguardo assassino dice proprio quello), quello che ha appena detto suona tanto come mi limito a portarmi a letto tua sorella, detto in modo gentile, ovvio. – è che… soffro di insonnia, e quando non dormo tendo a fare cose stupide, come entrare in casa di sospettati o di vittime, e così, è che tua sorella vuole solo controllarmi, tutto qui…” Sbagli, o è panico quello che avverti nella sua voce? Ah! Jane ha paura di Mick!

“Certo, e mia figlia, nel giardino di casa, ha Pegaso” Ok, non se l’è bevuta che è una convivenza solamente platonica, ma c’è di peggio.

“Certo, c’è il piccolo dettaglio che, quando non sono al suo fianco, non posso dormire, e che le sue notti sono insonni se non le passa letteralmente nelle mie braccia – ti abbraccia alla vita, sorridendo di quei stramaledetti sorrisi sornioni insopportabili, quei dannati sorrisi sarcastici che tu hai sempre odiato, e che ora odi di più perché non sono quelli che ha solo per te, ma il signore, a quanto apre, non può resistere alla tentazione di fare il cretino se qualcun altro è presente- vero amore?”

“Volevo dirvi che stavo con qualcuno, ma sono successe così tante cose negli ultimi mesi…”

“Avremmo deciso, se non hai nulla in contrario, di dare a tutti e due i bambini la stessa madrina e lo stesso padrino – ti punta il dito contro, prendendo profondi sospiri – perciò, domenica della prossima settimana, quando ci sarà il battesimo di Tony, avrei bisogno di te. E di Tommy, logico, ma di questo devo parlare con lui.”

“Posso venire anch’io? Desidero davvero conoscere l’intera famiglia di Teresa! – Jane si impossessa della mano di Mick, e inizia a stringerla come se fossero vecchi amici, e, oddio, sta per toccarlo sulla spalla? Non vorrà ipnotizzare tuo fratello, vero? – e Annie, tua figlia è una creatura così meravigliosa, notevolmente intelligente per la sua età!”

“Sì, anche lei ha… una gran opinione di te”

“Come se già non sapesse dell’effetto che fa agli elementi femminili di tutte le età” Ci sarà pure del sarcasmo nella tua voce, ma sei molto rilassata, fin troppo, considerato quello che NON hai sotto la vestaglia.

“Dubito che Claire voglia delle prove, però, chi sono io per negarle la pubblica gioia di avere, come sempre, ragione?- lo guardi indignata quando vedi che sta ridacchiando, che si comporta come se stesse tramando qualcosa, o come se avesse qualcosa da nascondere – adesso mi toccherà comprarle quel dannato Armani che ha visto. Avrei dovuto dare retta ad Annie e non fare quella scommessa. Come abbia capito che ti piaceva il tizio, lo sa solo lei”

Sempre più indignata, gli indichi la porta, e mentre è già per metà fuori, il suo viso si illumina, nemmeno fosse San Paolo sulla via di Damasco che riceva l’illuminazione, e scoppia a ridere, così tanto, che gli scappano le lacrime.

“Cosa mi sono perso?” Oddio, Jane che non capisce qualcosa? Questa te la devi segnare sul calendario. Non che tu sappia cosa diavolo è preso a tuo fratello, ma la cosa non cambia.

“Oddio, ecco perché eri così trasognata quando avevi Tony in braccio!- ridendo come un idiota, stringe la mano e Jane, e tu continui a chiederti dove diavolo è la voragine che aspetti – Oh, devi proprio venire… scommetto che ti verrà un colpo.”

“Fuori dai piedi e la prossima volta annunciati!” Urlando, gli sbatti la porta in faccia con quanta forza hai, mentre l’idiota, dall’altra parte, se la ride ancora.

“Perché tuo nipote dovrebbe farmi venire un colpo? – ti segue come un cagnolino in cucina, e Dio, lo sai, sai che sa che sei nervosa, perché, davvero, non ha bisogno di essere un sensitivo per capirlo, né che è quello che Mick ha detto che ti ha turbata, mentre sa che non è il fatto che abbia scoperto che vivi con un uomo- Teresa, perché tuo fratello pensa che vedere il tuo figlioccio mi farà venire un colpo?”

“Quest’affermazione presuppone che Mick pensi, e Mick non pensa, perciò, scordati tutto e fammi il favore di andare a metterti qualcosa addosso prima che decida di mettere all’opera la mia mente perversa qui in cucina” Magari, se non stringessi così tanto la tazza di caffè, neanche fosse lei la responsabile dei tuoi problemi, ci potrebbe pure cascare. Forse.

“Io direi che la tazza non ha fatto nulla di male – ti dice togliendotela di mano, e, purtroppo per te, quell’insopportabile tremolio nervoso è un qualcosa che proprio non può passare inosservato – Teresa, qual è il problema?”

“Oh, avanti, Mick non sapeva che stavamo insieme, e se fosse arrivato solo qualche minuto prima ci avrebbe trovati insieme sotto la doccia a… a fare l’amore e, ecco, insomma, Mick è mio fratello!”  Allora, se non hai ancora capito che quando fingi di essere calma gli suonano gli allarmi, allora sei mal messa. E poi, davvero, mentirgli mentre lo guardi negli occhi, quando alzi la voce di un’ottava? Quell’acuto urla “Salve, sono Teresa Lisbon, e sto mentendo” più di una confessione scritta!

“Dopo l’iniziale nervosismo, ti sei rilassata. Hai sorriso, felice che Mick lo abbia scoperto. Tu vuoi che io venga presentato in famiglia, perché sai che quello che c’è tra di noi è sincero e destinato a durare, perciò, non, non è quello il motivo della tua agitazione”

“No, davvero, è perché ci ha quasi colti in flagranza!” ci provi davvero a mentire, ma lui ti sta facendo quello sguardo che fa ai sospettati quando vuole obbligarli a confessare, e, insomma, lui è in grande e onnipotente mentalista che tutto sa e ogni cosa capisce, ed è senza nulla addosso…

“Teresa – ha una voce bassa e lussuriosa, colma di malizia e di promesse, e tutto quello che vorresti fare sarebbe 1)toglierli l’asciugamano, e 2)slacciarti la cintura della vestaglia, e, dal bacio che ti da sula scollatura, sembrerebbe d’accordo – non – altro bacio, sul collo – osare- stavolta sulla mandibola - mentirmi – la punta del naso – di nuovo – lobo dell’orecchio, stavolta però seguito da un piccolo morso – così” e, finalmente, la carezza sulle labbra che tanto adori.

Rossa in viso, seccata, ti guardi i piedi, mormorando così velocemente le tue ragioni che Jane deve chiederti di ripetere tutto da capo, perché non ha capito una sola parola di quello che hai detto.

“E’ solo che, c’è una certa somiglianza, tra Tony e noi due.”

“Una somiglianza?” fa finta di non capire o fa sul serio? No, perché se fa sul serio allora devi farlo dire dalla CNN…

“Tony….ha gli stessi occhi miei e di Mick, e ha i capelli di Claire – quando vedi che il suo sguardo è quello di un (finto) ignorante, decidi che, tutto sommato, aprire il becco ora non sarebbe poi così male, se davvero vuoi evitargli un colpo al battesimo – Claire ha i ricci biondi. Perciò, è un po’ come se Tony fosse una combinazione di noi due”

“Hai pensato ai nostri figli!” mentre tu tenti disperatamente di afferrare un muffin per concentrati sul cibo, lui, presunto (vero) amore della tua vita, va alle tue spalle, abbracciandoti in vita, con quel sorriso felino stampato in volto.

“Jane, non abbiamo figli” puntualizzi, sorridendo, mordendoti il labbro in quel modo che lo fa rabbrividire di piacere, con quel tono di sottofondo che usate in ufficio con le finte/vere scaramucce quotidiane che avete al lavoro, quei battibecchi che, sembra strano, ma vi tranquillizzano.

“per ora - ti risponde, come già aveva fatto quando tu gli avevi ricordato che non eravate sposati né lui era il tuo ragazzo, spostando col naso la spallina della vestaglia per baciarti lì, mentre le sue mani giocano pericolosamente col nodo della cintura –per adesso, c’è sempre tempo per un po’ di pratica, credo di essere fuori esercizio”.

 A occhi chiusi, inspira profondamente; se tu glielo chiedessi, ti direbbe che vuole imprimersi nella memoria il tuo profumo in questo momento, mentre in realtà sta pianificando la sua mossa successiva, estasiato all’idea di un bambino con capelli biondi e occhi verdi, o di una bambina uguale a sua madre, ma sa che, prima, deve fare un’altra cosa.

Non ti aspetta per andare via, appena giunto il pomeriggio sparisce, e torna al luogo che a lungo ha chiamato casa, ripetendo non più le parole che hanno lasciato le sue labbra per lunghi anni, ma scuse quasi nuove, quelle che ha detto per la prima volta solo un paio di mesi prima. Questa volta, finisce ciò che aveva iniziato, la vernice bianca non più sul pavimento quando se va al tramonto, ma brillante sul muro, che sembra nuovamente immacolato, quasi non fosse mai stato toccato, quasi quella faccia sorridente rosso sangue non fosse mai stata lì.

Piangendo in silenzio, sfiora il punto in cui si trovava il ricordo dei suoi errori, poi, finalmente, prendendo un profondo sospiro, col telefono in mano, fa la telefonata che, forse, avrebbe dovuto fare da molto tempo.

Ma almeno, ora sa di essere pronto.


*Titolo ispirato alla celebre massima di mio nonno beppe. Grazie mille della gentile opinione, terrò a mente :) e ora, commenti!

sasita:  la scena è davvero tratta da Ricatto d'amore, anche se in Ricatto d'amore reinolds non era per niente a suo agio con la cosa, mentre jane sembra vantarsene, tutto soddisfatto...  A christams to remember è il capitolo 13, adesso sto lavorando al 19, il lavoro è stato un casino totale e sono rimasta indietro con la battitura. tra l'altro, tra una cosa e l'altra, mi copro il capo di cenere, chissà perchè io ho confuso RFP con RVP (Rigsby Van Pelt).... counque, se non fosse così strano, le avevo già dato un'occhiata, e non mi dispiace (la cameriera che desidera soltanto toccargli i riccie lo scambia per un angelo? esilerante!)

evelyn: sono morta dal ridere nello scriverlo, perciò ti capisco, comunque: Teresa, con Patrick, fa un po' la bastardella. andiamo, sa che potere ha su di lui, anche se il caro mentalista è certo del contrario, tanto che lei lo nha mollato a casa da solo... nota: dobbiamo registarre il motto "CHE MONDO SAREBBE SENZA CHO".!

soarez:  ribadisco, che mondo sarebbe senza cho, e che questa storia, in alcuni punti, sia meglio del prozac. l'immagine di Jane col bastone... beh, lo ammetto, quel sexy bastardo di Gregory House ha fatto breccia anche nel mio cuore...

kocca:  sono sempre felice che vi piaccia, e che vi faccia sorridere:) dopotutto, è per colpire i lettori che si scrive, no? (ok, noi scriviamo perchè Bruno non si decide a farli mettere insieme, ma è lo stesso) Finalmente qualcuno ha commentato la scena della cena! ah! sì, c'era anche una possibilità, cioè Teresa puntata alla tempia di lui perchè non sa chi asptettarsi in casa, e jane che chiede pietà perchè non ha dato retta nè a lei nè al medico, ma sarebbe diventata tropppo idiota come scene, perciò..

Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Zia, se ti faccio una domanda, tu mi rispondi?? ***


“Ero convinto che questo fosse il compito del padrino” Siete in una piccola gioielleria del centro di Sacramento, specializzata in antichità; mancano due giorni al battesimo, e tu non hai ancora comprato il regalo per Tony, e Jane sta ancora pianificando tutte le sue mosse (anche se questa gita fuori programma fa al caso suo).

“Per favore, Tommy non ha il minimo gusto in gioielli. Se lasciassi scegliere a lui comprerebbe una catena da rapper. – sorridendo, i tuoi occhi si spostano dalla vetrinetta di gioielli, adatti a te, a Jane, e il tuo pensiero vola a qualche anno prima – per Annie, voleva comprarle una cosa assurda, per nulla appropriata. Sai quei gioielli stravaganti, enormi ed assurdi, quelle specie di camei enormi con coralli e altre pietre e perle varie. La regola è questa: ci prefissiamo un budget, io vado, lui mi paga e siamo tutti felici.”

“Devo dunque presumere che sia stata una tua sceltala catenina con l’effige astratta della Madonna con Gesù bambino? – accanto a te, ti sussurra nell’orecchio, facendoti traballare le ginocchia, e non hai bisogno di voltarti per sapere che sta sorridendo, con quel suo sorriso che, lo hai sempre saputo, prima o poi ti avrebbe stravolto la vita – Scusa se te lo chiedo, ma cosa prenderai per Tony? Sai, ero troppo concentrato a studiare la commessa, che, per inteso, ha una tresca col marito di quella cliente, per stare a sentire cosa hai chiesto al proprietario”

“Pensavo a un’immagine di Sant’ Antonio, è una specie di gioco, diciamo- ancora una volta, lasci Jane senza parole, ma non ti sembra il caso di sentirti troppo piena di te, dato che fino a ieri nemmeno tu sapevi questo piccolo particolare (e l’hai scoperto solo grazie a Google)- Sant’Antonio da Padova è il patrono di Lisbona, la città, quella che porta il mio stesso nome, così sarà doppiamente il suo patrono. È carino”. Stai ancora sorridendo soddisfatta, che il proprietario del negozio arriva, una scatola di velluto rosso in mano.

“Questo è ciò che cercava – ti porge la scatola, aperta, e tu sfiori il suo contenuto, quasi fosse questo ciò che ti dirà se l’oggetto fa al caso tuo, è degno di appartenere al tuo figlioccio- medaglia circolare in oro giallo 24 k di Sant’Antonio con Gesù Bambino in braccio. I documenti attestanti l’autenticità la fanno risalire ai primi anni ’40, Italia, Valenza.”

“Incantevole” è l’unica parola che lascia la gola di Jane, mentre ti guarda, così presa dall’oggetto, quasi fosse un dono che hai ricevuto o un oggetto ben più speciale.

“La prendo”

“Bene- l’uomo prende l’oggetto, lo ripone nella sua custodia e poi in una piccola borsa di preziosa carta di riso, e vi osserva col sorriso – posso aiutarvi in altro?”

“NO”

“Veramente, sì – quando senti Jane parlare, ti volti, un po’ stupefatta, per guardarlo meglio, e ti rendi conto che quel sorriso sornione che sta facendo al commesso non presagisce nulla di buono – il mio orologio preferito, veramente, il mio unico orologio, si è fermato, e mi chiedevo se potesse dagli un’occhiata”

Ti guarda con quel dannato sorriso sornione, mentre tu gli lanci il tuo miglio sguardo del tipo” so che sati tramando qualcosa, non so cosa, ma lo stai facendo, e so che non  mi piacerà”, ma lui si limita  a porgere l’oggetto all’uomo dietro al bancone. Che sorride di un sorriso complice. Ok, stanno tramando qualcosa, non sai cosa, ma sai che non ti piace.

“Purtroppo ho altri clienti, e potrebbe volerci anche un’ora prima che mi possa liberare”

“Aspetterò – ti guarda con un’espressione dolce e sognate, ma lo conosci bene; ti guarda così quando trama qualcosa e tenta di non fartelo capire (Ti sbagli di grosso, cocco, se pensi che non abbia ancora imparato il tuo gioco) – siamo venuti in macchine separate, perciò non è un problema per te, vero Teresa?”

“Non sarà un problema per me se tu non combinerai guai. Preferirei evitare di fare l’infermiera per un altro mese – paghi, e mentre stai per andartene, guardi i due, e sai che stanno tramando qualcosa, oh, lo sai eccome… a quanto pare, il mondo ha deciso di complottare con Patrick Jane per rovinare la tua esistenza (di poliziotta, non di persona) – ci vediamo stasera a cena, allora”

Quando esci, il commesso serve un paio di clienti, poi, a braccia conserte, torna da Jane, sorridendo, porgendogli una semplice domanda. “Dobbiamo parlare di affari, giusto?”

     Domenica al fine giunge, e Jane si ritrova in un luogo in cui non metteva piede da anni- una Chiesa, cattolica per giunta. Dalle dimensioni, si direbbe più una piccola cappella, ma serve il suo scopo, dato che la cerimonia è intima tanto per il luogo che per il numero di persone presenti; a quanto pare, Claire fa la volontaria in parrocchia, e servirebbe anche messa molto spesso, e grazie a questo, padre Lucas, il loro prete, ha accettato di battezzare Tony in una cerimonia privata e non durante una messa come consuetudine; il risultato è che solo la famiglia Lisbon, Jane e il prete sono presenti.

Il tuo affascinate consulente biondo conosce già Annie e Mick, e oggi, fuori dalla chiesetta, gli vengono presentati Claire, una fatina bionda che condivide con la figlia, se non l’aspetto fisico (Annie è davvero una Teresa in miniatura) il comportamento vivace e la facilità di interagire con gli altri, e Robert, detto Robby, e Thomas, Tommy (padrino dal pessimo gusto in fatto di gioielli); se Claire lo ha subito abbracciato, dandogli estasiata il benvenuto in famiglia, Jane è abbastanza sicuro che lo sguardo che il maggiore dei tuoi fratelli minori gli riserva urli “non mi piaci” meglio di un Non mi piaci urlato sul serio, e la ferrea stretta di mano di Robert (che è chiamato Robby solo perché odia lo odia), tenente nel corpo dei Marines, è piuttosto chiara.

Durante la cerimonia, però, si accorge di una cosa: i loro sguardi cambiano, come se il loro comportamento stesse rispecchiando quello di Mick poco più di una settimana prima, quando aveva scoperto che la sua perfetta sorella maggiore nascondeva una “torbida storia segreta”. Se la stanno, letteralmente, ridendo di brutto,senza nemmeno provare a nasconderlo, e lui non li biasima di certo. E’ piuttosto sicuro che, tutto preso da te, debba per forza sembrare un idiota, e se c’è davvero qualcuno da considerare colpevole, lui incolpa te. Quante volte ti ha detto che anche in tuta sei sexy da morire? Centinaia, ecco quante, e tu cosa fai? Non solo ti rendi bellissima e irresistibile mettendoti elegante, ma metti il suo vestito rosso (puoi aver messo scarpe con mezzo tacco chiuse e un piccolo golfino nero, ma è lo stesso). Vuoi davvero stenderlo… cattiva Teresa, sei davvero cattiva.

Mentre è tutto preso dalle sue riflessioni personali, i vostri sguardi si incrociano per un momento, prima che tu ti possa voltare verso padre Lucas, e lui vede una scena che fino ad ora aveva solo immaginato: il suo dolce, idiota, preoccupato e sognante sguardo si posa su di te, la sua preziosa Teresa, che con lacrime di gioia tieni tra le braccia un biondo bambino poco più che neonato dagli occhi verdi. Se aveva ancora dei dubbi, se non sono andati via tutti, e al loro posto giunge la consapevolezza che, quel giorno, Mick gli ha fornito l’illuminazione di cui aveva bisogno, anche se… Mick aveva torto, quando gli ha detto che avrebbe avuto un colpo. Ama questa scena, la vuole rivivere, presto, per il resto dei suoi giorni,solo, vuole che il bambino che terrai in braccio si di un certo qualcun altro. Deve essere suo figlio nelle tue braccia, vostro figlio. Ok, va bene, adesso deve solo convincerti a fare il passo successivo.

“Tutto a posto?” Gli chiedi sorridente quando lasciate la chiesa, in direzione della macchina, mano nella mano; lui, dolce, ti guarda negli occhi, e vedi che fa il tutto per tutto per ricacciare indietro le lacrime.

“Niente, davvero, solo…”

“Ti ho fatto ricordare cose che avresti preferito non ricordare, vero? – ti fermi preoccupata, una mano sulla sua guancia, persa nei suoi occhi blu – Dio, Patrick mi dispiace così tanto, non ho pensato che ti sarebbe potuto venire in mente quando…”

Come la prima sera, prende la tua mano nella sua, portandola alle labbra e baciando ogni dito “ mi è piaciuto quello che ho visto, Teresa, tutto qui, sono felice.”

Salite in macchina, tu rossa in volto (e lui non fa commenti sulle spose che arrosiscono, per una volta) e in un placido e sereno silenzio andate da Mick e Claire, per un veloce brunch; siete appena scesi quando Annie corre nella vostra direzione, urlando un entusiasta “Mister Patrick!”, saltandogli addosso e obbligandolo a prenderla in braccio.

“Ah, guarda chi abbiamo qui!” sorride e ride, sincero e davvero felice, come di rado, mentre la fa volteggiare, tutta estasiata, in aria.

“Annie, non avevamo detto che ti saresti comportata educatamente?” Claire non può fare a meno di lamentarsi un po’ quando vede entrare in salotto Jane, con Annie attaccata al collo e non intenzionata a lasciarlo andare.

“A mister Patrick non dispiace”

“Annie, cosa ti ho detto tante volte?”

“No, davvero, non mi dispiace, e poi, secondo me – le dice mentre la posa sul tappeto davanti al caminetto, in sostanza sempre spento, della sala – di cominciare a chiamarmi solo Patrick” Mister Patrick mi fa sentire vecchio!”

“ma tu sei vecchio! Papà e vecchio e tu sei molto più vecchio di lui!”

“Annie!” la riprendete insieme tu a Claire, non del tutto indignate, però; ridete, perché, tutto sommato, questa è ancora una delle cose più gentili che lei abbia detto a una persona da quando ha imparato a parlare.

“Oh, per favore, mi piace la sua sincerità – si inginocchia davanti a lei, la guarda negli occhi tutto preso dalla piccola, mentre le scompiglia la massa di capelli scuri- adoro questo folletto!”

“Vorrei ben vedere, è come te.” Li guardi a braccia conserte, un sorriso sulle lebbra, ma non certo incerto come quando hai dovuto spiegare a Mick perché Jane e Annie andavano d’accordo (anche se sei convinta che i bambini di 5 anni come loro davvero facciamo amicizia tra loro con facilità).

“Papà dice tu e zia Tessie state insieme – gli dice all’improvviso, mani dietro alla schiena, occhi verdi in occhi blu – quindi diventerai davvero mio zio?”

“Annie!” non sei proprio arrabbiata, solo seccata che Annie non voglia mollare l’osso (il fatto che tu non sia arrabbiata non significa che tu non abbia quasi sputato il tuo tè freddo perché ti stava andando di traverso, né che i tuoi fratelli non stiano ridendo come idioti ubriachi appena la sentono parlare o vedono lui gongolare tutto pieno di sé e orgoglioso)

“Beh, tesoro, non lo so. Sebbene sia vero che tua zia ed io ci frequentiamo, e nonostante sia universalmente noto come io la ami più della mia stessa vita, bisogna ricordare che, tuttavia, l’unica padrona della sua esistenza è lei, perciò, direi che, in fin dei conti – prende un sospiro, mentre tu, alle sue spalle, sei piombata nel silenzio più assoluto, e ti sei dovuta appoggiare allo stipite della porta – sta a lei decidere, non credi?”

Jane si ricompone subito, guardando alla piccola di fronte a lui, che sembra assecondarlo, mordicchiandosi le labbra e guardandolo come se aspettasse qualcosa.

“Ok, ho capito, passiamo a parlare di cose serie, ti va di vedere un trucco magico, Annie? – lei fa cenno di sì con la testa, lui le si avvicina, le mormora qualcosa nell’orecchio come l’altra volta, sempre gongolante – ora, il gioco è questo, hai capito? Fai bene attenzione – fa di nuovo il trucco della moneta, tirandola fuori da dietro l’orecchio della piccola, poi glie le mette nella tenera manina – fai vedere a Zia Tessie cosa ti ho dato, ok?”

Quando Annie corre da te, lui non si muove, rimane in ginocchio, solo, si volta guardare la piccola Lisbon che ti abbraccia le ginocchia obbligandoti e scendere al suo stesso livello, nella stessa posizione in cui patrick era poco prima con la piccola.

“Zia Tessie, Patrick vuole che io ti faccia una domanda” ti dice con l’innocenza tipica dei bambini della sua età, tutta gongolante, mentre si morde il pollice destro, la mano in cui la moneta sai essere nascosta.

“Certo, sentiamo un po’ cosa vuole Patrick questa volta” guardi la piccola con amore e curiosità, i vostri occhi splendono come smeraldi, ma i tuoi di più.

Tutta contenta, Annie apre il minuscolo pugno, rivelando cosa Jane vi aveva nascosto.

“Vuole sapere se mi lascerai spargere i petali al tuo matrimonio” Rimani a bocca aperta quando vedi che nella manina non c’è una moneta come ti aspettavi, ma un anello, un anello di fidanzamento: oro bianco, un rubino tondo al centro e sei rubini ovali ai lati, disposti come petali, foglie lavorate nell’oro intorno a ogni pietra e ai lati del fiore, con, all'interno, piccoli diamanti; non è un anello straordinario, né ha pietre enormi, ma allo stesso tempo non è nemmeno semplice. E’ il tipo di anello che hai sempre voluto ricevere, semplicemente perfetto.

“Ho verniciato il muro e venduto la casa, perché era giunto il momento. Ed ora è il momento che io mi rimpossessi della mia vita – non ti dice altro, non spiega altro, sa che capisci; sorride, fa una pausa, aggiunge un tocco di humour, come il buon vecchio Jane che tutti conoscono – andiamo Teresa, come pensavi che avrei reagito, vedendo un bambino che è la nostra perfetta combinazione?”

Una volta finito il discorso, ti guarda per pochi interminabili momenti, adorante, incapace di aspettare ancora, mentre tu, ancora a bocca aperta, prendi l’anello in mano, lo studi, con le lacrime agli occhi; Patrick ti ha già vista piangere in passato, ma i tuoi occhi erano quasi sempre tristi, scuri, mentre stavolta sono brillanti come non mai. Ti raggiunge, si inginocchia, (su un ginocchio), e non smette di guardarti negli occhi. Tu sei sempre in ginocchio davanti ad Annie, ma è lui che guardi.

“Sì” sorridi  e piangi allo stesso tempo,e nell’aria si diffonde una delicata risata quando dice quella parola.

“Sì, nel senso che Annie spargerà i petali quando mi sposerò, o sì, Annie spargerà i petali quando mi sposerò con te?” non te lo chiede davvero, sa cosa intendi, ma vuole e ha bisogno che tu lo dica ad alta voce, perché solo così sarà certo che sta succedendo davvero, che è davvero ciò che tu vuoi.

“Sì, ti sposo” smetti di piangere, e mentre ti mette l’anello, promessa del vostro amore eterno, all’anulare sinistro, gli afferri il volto con la mano libera e lo baci, assaporando, in quel bacio, il sapore salato delle vostre lacrime, lacrime che, per una volta, sono di gioia.


E ora... l'anello di fianzamento di Teresa

Teresa's engagement ring e  i vostri commenti!

sasita: Meglio non pensare a tutti i trip mentali che molte di noi si fanno su Jane. Teresa in preda al panico è uno spasso, e jane che non ci capisce nulla... beh, è ancora tutto da vedere, se DAVVERO non ci capisce nulla. a sua difesa, Jane ha solo incontrotato Annie, mora con occhi verdi, e Mick, e non ha mai visto Claire, perciò c'è una buona probabilità che davvero non sappia che lei ha ricci biondi.

allanon: grazie, e no, non credo che resisterà, non se l'opera di seduzione va avanti così; in compenso, in futuro si riscatterà e gliela farà pagare.

soarez: grata che le apparizioni di janelandia e pegaso ti abbiano fatto piacere!

evelyn: oh, tu e le tue lunghe review... allora: sì, Mick è l'elemento comico, già dal primo capitolo; il suo ruole è mettere tess in imbarazzo. scena dell'asciugamano: vedi quello che ho detto a sasita. (tra parentesi, Teresa dice che NON hanno fatto SOLO la doccia...lo ammette pure lei!). jane che fa lo scemo è davvero uno spasso, perchè, diciamocelo, Jane è un uomo intelligente e maturo che si comporta come un idiota di 5 anni! 

Allora, hai capito chi ha chiamato alla fine dello scorso capitolo? già, ha fatto mettere in vendita la casa di malibù.... (ps. credevo che a ucciderti, mia 15enne, fosse stato il carico erotico dell'immagine di jane nudo solo con un asciugamano in vita!)

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Capitolo 9
*** Patrick Jane mantiene smepre le sue promesse (specie se fatte alle singorine Lisbon) ***


“Ho bisogno che voi 3 mi facciate un favore” Quando, alle Otto, Van Pelt lascia l’ascensore, Patrick le va incontro, spingendola al centro dell’ufficio, dove gli altri sono già presenti (Rigsby tutto preso da un panino, Cho intento nella lettura della Lettera Scarlatta). Gongolando come un idiota, batte le mani tutto felice ed entusiasta, spaventando la povera rossa.

“Il capo non sarà contento, per nulla” Diretto, ma un po’ a disagio, Rigsby è il primo a rompere il silenzio, fissando Jane negli occhi.

“Lisbon non avrà nulla da ridere su questo, credetemi – scrolla le spalle, che se quello che sta per fare davvero non fosse nulla di ché – davvero, conosco Lisbon, e non si arrabbierà mai per questo.”

“Ne dubito, ma sono curioso” Sentenzia Cho senza dimostrare alcun interesse particolare per la cosa,non con la voce, ma prestando attenzione (nel senso che i suoi occhi sono su Jane, tutto qui). Se lui non avesse detto di essere curioso, non lo avrebbero mai immaginato.

“Sei sicuro che non si arrabbierà? – fa cenno di sì a Grace, tutta preoccupata – sei certo che non finirai sospeso – altro cenno di assenso – né Lisbon finirà sospesa o peggio – altro segno di assenso – sei certo che nessuno di noi 3 sarà sospeso?- mentre lei si volta verso Cho e Rigsby, tutto soddisfatto, Jane fa cenno, per l’ultima volta, di sì col capo, poi Grace si volta verso di lui, non troppo convinta – ok, sentiamo, cosa ti serve?”

“Oh, Grace, nulla di ché, sarà facile come bere un bicchiere d’acqua – le da un foglio con scarabocchiato sopra quello che sai essere un indirizzo – oggi è venerdì, e avete il fine settimana libero, senza reperibilità. Ora, so che poiché finirete all’ora di pranzo vorreste essere lasciati liberi di fare cosa più vi piace, però ho bisogno che alle sei siate in questo posto, vestiti elegantemente. Rilassatevi, non è nulla di illegale” e se ne va, pronto a passare alla fase due, ovvero quella che, come passo iniziale, implica che lui ti raggiunga in ufficio.

“Qualsiasi cosa tu stia tramando, la mia risposta è no, Jane” Lo senti entrare nell’ufficio, e non ti prendi nemmeno la briga di alzare lo sguardo dalle carte che stai leggendo; sai due cose, la prima, è che vorrà vederti gettare via quelle carte non appena verrà l’ora di pranzo per averti tutta per sé, la seconda, è che, senza nemmeno guardarlo, sai che ha il migliore sguardo del tipo” voglio seccare per bene Lisbon”, ma tu, mentre lui è lì, bello beato alla porta, senza nulla di meglio da fare, stai letteralmente affogando nelle pratiche burocratiche. La verità è che lui VUOLE seccarti. A quanto apre, il suo piano prevede che tu sia furibonda con lui.

“Lisbon, non sai nemmeno cosa ti voglio chiedere!” eccolo lì!, e lì, quel maledetto ghigno, quel dannato segno distintivo che l’intero team del CBI  riconosce come segno inequivocabile che Patrick Jane sta tramando qualcosa (di pericoloso e/o stupido e/o dannoso per la tua attuale posizione lavorativa).

“Ho imparato a conoscerti abbastanza bene, Jane. O hai fatto qualcosa, o stai per fare qualcosa” lo guardi negli occhi, tragico errore, e ti mordi le labbra per non scoppiare a ridere: hai detto la verità, ha la faccia colpevole, ma questa vostra falsa sta diventando un po’ difficile da gestire, e a volte, solo a volte, fai fatica a resistergli; non è che tu voglia saltargli tra le braccia e strappargli via i vestiti, per carità (non in ufficio, almeno), solo, ti mancano le piccole cose, come tenersi per mano, soffici tocchi, tenere abbracci consolatori, i placidi baci sui capelli, o anche solo essere Patrick e Teresa.

“Ottengo sempre quello che voglio” Sì, lo sai, lo ammetti semplicemente col sorriso; nei pochi mesi in cui siete stati insieme, lui te l’ha dimostrato molte, molte volte, che lui ottiene sempre quello che vuole.”Teresa” al sentire il tuo nome di battesimo, capisci che non sta architettando qualcosa che possa anche essere lontanamente collegato al caso che state seguendo, ma deve essere qualcosa di personale, altrimenti, nonostante tutto, ti avrebbe chiamata Lisbon (perché può anche chiudere a chiave il tuo ufficio per rubarti baci talmente appassionati da essere illegali, ma mai  e poi mai ti chiamerà Teresa al lavoro, non mentre state lavorando).

“Cosa stai architettando, Patrick?”

“Oh, credimi, Teresa, sa non mi ami ancora, mi amerai per questo, credimi… e adesso ascolta.”

     “Cosa credete che abbia architettato?” Grace è in iperventilazione quando lascia la macchina con cui è venuta con Cho e Rigsby; è preoccupata, molto, molto preoccupata, perché, se Jane ha architettato uno dei suoi numeri, allora è garantito che le cose andranno molto, molto male, e lei non sopporta che le cose vadano molto, molto male. Le mani le sudano dall’agitazione, e si tranquillizza un po’ quando Rigsby le porge un fazzolettino bianco. La trova incredibile, anche perché, ubbidendo alla particolare richiesta di Jane, si p messa un vestito semplice ma elegante, grigio, al ginocchio, con un fantasia di rose più scure, completato da sandali alti neri; lui e Cho si sono imitati a indossare un altro completo, tutti e due grigio scuro, e a mettere delle cravatte che potessero passare per decenti (rosse).

“Se conosco bene Jane, non ne uscirà nulla di buono – guardando in lontananza, Rigsby si gratta il collo, nessuna traccia di Jane, in compenso, può scorgere un gruppetto di persone che sembrano essere lì per una cerimonia- perché credete ci abbia fatto venire proprio qui, in un parco di Woodland?”

“Lisbon era d’accordo con lui, e lei non comprotterebbe mai le nostre carriere per lui. La sua e la sua vita, sì, le nostre, mai, nemmeno in un milione di anni – quando fa una pausa, gli occhi di Cho scorgono, nel gruppo, la testa di Jane, allontanarsi per raggiungerli – Jane sta arrivando”

E per la prima ma non ultima volta nella giornata, Rigsby e Van Pelt rimangono a bocca aperta, occhi spalancati e  senza parole.

“Jane, sei, insomma, voglio dire… quello è un 3 pezzi, però, insomma… - Grace fa una breve pausa per riprendersi dallo shock mentre lo osserva, completo 3 pezzi gessato sartoriale grigio scuro, camicia bianca e cravatta nera, e il più elegante e presumibilmente costoso paio di scarpe lei abbia mai visto indossare da un uomo – wow, sei davvero incredibilmente elegante”

“Devi andare al tuo funerale o cosa?”

“Patrick, quando iniziamo?”  Annie corre da lui, abbracciandolo per le gambe, e il tuo team immediatamente la riconosce, vestita con un vestitino color latte, in pizzo e tulle, con un laccio color avorio intono alla vita, decorato da una rosa di stoffa dello stesso colore, tutta presa dal cestino che tiene nelle manine, colmo di petali di rosa bianchi e gialli.

“Presto Annie, te l’ho detto, andrà tutto come ho previsto” le scompiglia i capelli così poco che non sembra metterli in disordine nemmeno un po’, anche perché, cos’ ben sistemata, sarebbe un crimine; lui le sorride, e Van Pelt si scioglie alla vista, una lacrima che rischia di mettere in pericolo il maquillage, perché l’uomo che considera un amico, e quasi famiglia, sembra finalmente in pace e felice.

“Jane, non hai addosso..” Rigsby sta per parlare, ma Grace lo blocca, notando lo stesso particolare, con un poco elegante ma doloroso quanto efficace colpo di gomito nei reni, conscia che Jane non si lascerebbe mai scappare una cosa del genere.

“Sono settimane che non indossa la fede” Cho spiega, mentre raggiunge Jane e Annie, faccia a faccia con l’uomo.

“Non capisco perché avrebbe dovuto smettere di..” e di nuovo Grace gli da un bel colpo, e dato che Rigsby non sembra capire, stavolta è ben più forte.

“Quand’è che potrò gettare i petali? Io VOGLIO gettare i petali!”

“Se la signorina e i signori mi vorranno seguire, presto avrai il tuo momento, tesoro – Jane apre le braccia, indicando il gruppo con cui era fino a poco fa, riunito sull’erba, sedie e decorazioni floreali, mentre Annie rimane, di proposito, indietro – Cho, mi servirà il tuo aiuto, se non ti spiace”

Annie rimane molto indietro, ferma ma saltellando sul posto per l’eccitazione, mentre loro si fermano davanti ad un uomo sulla cinquantina, aspetto marziale, mentre invece Cho si posiziona dalla parte opposta di Claire, vestita di un fresco abito giallo chiaro.

“Non so, normalmente, ho un brutto presentimento quando Jane è coinvolto in qualcosa, però, stavolta qualcosa non mi quadra”

Rigsby non finisce di parlare, perché le note della marcai nuziale iniziano a riempire l’aria, diffuse da uno stereo tanto piccolo quanto potente, e, prima che possano capire perché Jane li ha portati in un luogo in cui c’è una marcia nuziale, Annie arriva, saltellando verso Jane e il maestro di cerimonie, lanciando i petali nell’aria, seguita poi da una donna, molto simile a te, che cammina al braccio di un uomo dai capelli neri e dagli occhi verdi, vestita con abito nuziale simile a quello di Annie, pizzo bianco latte, lungo al ginocchio, nastro in vita, senza maniche o spalline, un bouquet di rose bianche e fresie e tulipani, tutti bianchi, abbellito da foglie di edera. Alla fine, Rigsby e Van Pelt rimangono nuovamente senza parole (Cho sorride, ne sei certa, quella cosa che ha sulle labbra sembra davvero un sorriso) quando capiscono che la sposa non si limita ad assomigliarti. Oddio, dalla faccia di Rigsby, si direbbe che sta per avere un infarto… davvero non si aspettava che TU fossi la sposa?

“Signore e signori – inizia l’uomo, un tizio che ha tutta l’aria di essere una persona alla mano, quando tu, radiosa, raggiungi Jane, che, a detta del team, non sembra mai essere stato così felice- siamo qui riuniti per unire nel vincolo del matrimonio Patrick e Teresa. Questa coppia ha creato un profondo legame d’amore, e ha deciso di convenire qui oggi per formalizzare questo sentimento unendosi in matrimonio con questa cerimonia legale. Patrick e Teresa sanno che li aspettano tempi pieni di gioia, ma che saranno molti anche gli ostacoli, ma sono certi che che il loro amore e la loro forza uniti sapranno dargli la capacità di raggiungere una vita felice e di successo, l’uno al fianco dell’altra. Patrick e Teresa sono qui per essere uniti formalmente, secondo la legge dell’uomo e quelle dei loro cuori, come marito e moglie. Il loro amore tocca ognuno di noi, ed è giusto che sia al loro fianco che oggi siamo qui, a celebrare questo amore, perché questo matrimonio vuole essere la pubblica ammissione di un sentimento privato quale è l’amore. Ognuno di noi, in modo diverso, è parte della loro gioia, e abbiamo tutte le intenzione di stare la loro fianco quando avranno bisogno d’aiuto. Ora, chi concede Teresa in moglie a Patrick?”

“Io” Mick risponde, guardandoti, ma tu, raggiante, non te ne accorgi, perché sei concentrata sullo sguardo sognate di Jane.

“Io, Roger Andrew, con l’autorità concessami dallo Stata della California e dalla città di San Francisco, in qualità di giudice di pace abilitato alla celebrazione di matrimoni, sono autorizzato a ufficiare le vostre nozze. Prima di essere uniti in matrimonio alla presenza mia e delle vostre famiglie e di coloro a voi legati, desidererei rammentarvi della natura solenne, seria e destinata a legarvi della scelta che vi apprestate a fare. Il matrimonio, come molti sanno,è l’impegno totale e volontario di una donna e di un uomo, l’uno con l’altra. Nasce perché non vi è desiderio di nessun altro, nella convinzione, speranza e desiderio che sarà per la vita. – vi sorride, quasi potesse vedere le sue parole avverarsi di fronte ai suoi occhi, e, prendendo un altro sospiro, prosegue – Patrick, sei qui oggi per celebrare il tuo amore per Teresa. Giuri di prendere Teresa in moglie nel vincolo del matrimonio, di occuparti di lei e amarla qualsiasi cosa accada, nella vostra vita insieme come marito e moglie?”

“Lo voglio” ti tiene per mano, e se non fosse che Claire ha impiegato ore per il trucco, piangeresti.

“Teresa, sei qui oggi per celebrare il tuo amore per Patrick. Giuri di prendere Patrick come tuo sposo nel vincolo del matrimonio, di occuparti di lui e amarlo qualsiasi cosa accada, nella vostra vita insieme come marito e moglie?”

“Lo voglio” sorridi, con le lacrime agli occhi, e stai per scoppiare a ridere quando ti rendi conto che Jane sospira di sollievo.

“Teresa, davanti alla legge ti prendo come mia sposa. Davanti a questi testimoni, giuro di amarti e proteggerti fino a che avremo vita. Ti prendo con i tuoi difetti, che, permettimi di dirtelo, sono davvero pochi, e i tuoi pregi, che possiedi in abbondanza per entrambi, e mi offro a te, con i miei abbondanti difetti e i miei pochi pregi. Quando avrai bisogno di aiuto, io ti aiuterò, e ti prometto che stavolta, quando avrò bisogno di essere aiutato, mi rivolgerò a te come prima cosa. Teresa, io ho deciso che tu sei colei con cui voglio passare il resto della mia vita, e sono grato che tu abbia deciso di accettare.”

“Patrick, davanti alla legge ti prendo come mio sposo. Davanti a questi testimoni, giuro di amarti e proteggerti fino a che avremo vita. Ti prendo con i tuoi difetti e i tuoi pregi e mi offro a te con i miei difetti e i miei pregi. Quando avrai bisogno di aiuto, io ti aiuterò, e quando avrò bisogno di essere aiutata mi rivolgerò a te. Patrick, io ho deciso che tu sei colui con cui voglio passare il resto della mia vita.” Jane prende gli anelli che aveva praticamente gettato in mano a Cho a cose ormai iniziate, col sorriso sulle labbra, e la cerimonia prosegue.

“Teresa – ti dice fiero quando ti mette la semplice verga di oro bianco al dito, accanto all’anello di fidanzamento – ti do questo anello come simbolo del mio eterno amore; il suo cerchio non ha né inizio né fine, ed è per questo che te lo affido, simbolo del mio amore infinito per te.”

“Patrick – ripeti il suo stesso gesto, mettendogli quella fede che ha sostituito, fisicamente, quella vecchia, un gesto che hai sognato tante volte di fare, ma che mai e poi avresti detto sarebbe divenuto realtà - ti do questo anello come simbolo del mio eterno amore; il suo cerchio non ha né inizio né fine, ed è per questo che te lo affido, simbolo del mio amore infinito per te.”

“Patrick e Teresa, alla presenza delle vostre famiglie e dei vostri amici, vi siete fatti queste promesse, simboleggiate dall’unione delle vostre mani e dallo scambio di anelli. Perciò per vostro volere, e con il permesso delle vostre famiglie e dei vostri cari, con l’autorità concessami, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa – vi sorride, mentre vi guarda scambiarvi il vostro primo bacio da coppia sposata, quelle maledette carezze sulle labbra che lui ama darti e che ti fanno sciogliere le ginocchia in anticipazione di cosa sa davvero fare quel demonio; finisce presto, prima ancora che possiate sentire gli applausi – vi presento, per la prima volta, Patrick e Teresa Jane!”

“Congratulazioni, capo, sono così contenta per te e per Jane!- Grace, appena vi siete “liberati” dal maestro di cerimonie, ti raggiunge e ti abbraccia, e quando ti lascia, ti guarda negli occhi, sotto shock – capo, come dobbiamo chiamarti ora?”

“Lisbon andrà benissimo. Non ho intenzione di cambiare cognome”

“Per ora” Il tizio che da meno di due minuti è tuo marito continua a fare quel dannato sorriso sornione che ti propina tutte le volte che ti dice quelle due maledette parole.

“Con tutto il rispetto, sono felicissimo per voi, ma noi dove eravamo mentre voi vi mettevate insieme? Insomma, io non avevo notato niente, e poi lui indossava ancora al fede.”

“Ha tentato di prenderci per i fondelli, semplice strategia, Rigsby”

“Posso vedere l’anello di fidanzamento? Da quanto state insieme? Quando vi siete fidanzati?” Non credi di aver mai visto Grace così entusiasta e felice per qualcosa, e di certo non per qualcuno che non fosse Rigsby.

“Sì – le mostri l’anello con diamante  e rubini – alcuni mesi e 5 giorni”

“Sei incinta!” Grace di abbraccia di nuovo, tutta felice, davvero, non credevi potesse essere più felice di prima, ma ti sbagliavi.

“No! Ma perché me lo chiedete tutti? Io non sono incinta!”

“Per ora” prima guardi Patrick, abbastanza innervosita, poi ti giri verso Grace.

“L’idiota sapeva che se mi avesse dato troppo tempo per pensarci su alla fine avrei cambiato idea, perciò ha voluto fare tutto in fretta e furia”

“Pensavo che tu fossi quella terrorizzata che io cambiassi idea e dirigessi i miei interessi verso altri porti.”

“Oh, per favore, nominami un'altra persona che avrebbe il coraggio anche solo di tentare di sopportarti. Il mondo, caro mio, pullula di uomini che vorrebbero avermi al loro fianco!”

“Come se ci fosse donna che potesse resistere al mio fascino e ai miei modi un po’ all’antica. Questi, cara mia, sono i motivi per cui mi ami. E ritengo che dovresti considerarti fortunata, cara la mia signora Jane, che io abbia scelto te”

“Perciò ti amo perché sei un idiota rompiscatole, giusto? – scoppi a ridere, una risata a cui presto anche Jane si unisce, le tue braccia al suo collo, le sue intorno alla tua vita, e vi baciate di uno di quei baci che tu definisci criminali – sì, ti amo sul serio”

“Allora non ci resta che parlare ad Hightower” ti dice baciandoti di nuovo.

“Siamo ancora qui” Cho ti richiama alla realtà dal tuo viaggio in Janelandia (dove tu e Jane vi stavate baciando sulla groppa di Pegaso); braccia conserte, diresti che quella rughetta potrebbe essere un sorriso, che appare veloce, veloce nel momento in cui mostra il palmo a Rigsby.

“Come diavolo facevi a sapere fin dall’inizio che alla fine si sarebbero sposati?” Rigsby è piuttosto seccato nel momento in cui getta un mucchio di banconote nel palmo sempre aperto di Cho, quella rughetta di nuovo lì per qualche istante, prima che l’asiatico si possa ricomporre.

“Wayne, quanto hai scommesso?” Oh, Grace arrabbiata, questa è nuova. Ma ne ha tutti i diritti. Anche tu sei arrabbiata, mentre Jane, che ti sorregge perché sei anche in leggero stato di shock, se la sta ridendo di gusto.

“Scommettevate su di noi? Voglio sapere da quanto andava avanti!”

“Da quando Jane si è unito alla squadra. – ti spiega Cho con la sua solita calma – e no, Rigsby non ha scommesso molto, ma non hai voluto scambiare i risultati, perciò, alla fine, al cifra che si è accumulata è di oltre 800 dollari, e lo sapevo perché c’erano solo due possibili risultati finali; in uno il capo faceva fuori Jane dall’esasperazione, nell’altro lo sposava. Conoscendo Lisbon, dubitavo fortemente del primo.”

“Ti devo far davvero avere una squadra…” Non sai se odiare Cho o adorarlo; è raro che qualcun sia più in gamba di te come poliziotto, e lui ha visto cose di cui tu non ti eri mai accorta fino a meno di sei mesi fa.

“Mr. Patrick, vuoi venire a giocare con me e Tony?” sorridi felice, il tuo team d’accordo con te, quando vedete Patrick, il tuo neo-marito, sollevare la nipotina tra le braccia, così felice che quasi piange.

“Mi spiace Annie, ma non posso farlo, e sai perché? – lui è serio, lei si limita  a fare segno di no con la testa, triste e rassegnata – non devi più chiedere a Mr. Patrick di venire a giocare con te, e sai perché?”

Tutta felice, fa segno di sì “Perché avevi promesso che saresti diventato mio zio e che mi avresti lasciato lanciare i fiori al matrimonio!”

“E io dov’ero quando hai fatto questa promessa?” Al suo fianco, sorridente,. Li guardi, davvero curiosa, perché questo particolare ti era ignoto.

“Eri seduta sul pavimento del tuo ufficio, sotto shock perché Annie ti aveva chiesto se ci saremmo sposati, presa dal fantasticare su come il tuo nome suonasse accanto al mio cognome”

“Non lo stavo facendo!”

“Invece sì, e fossi in te non mentirei. Non ti serve a nulla, perché io so sempre quando mi menti”

“Non lo stavo facendo!”

“Come vuoi, negalo pure, tanto so che lo stavi facendo, perciò, ripeto, negare è inutile”

“Non sognavo a occhi aperti su di te!” vuoi così tanto chiudere l’argomento, che lo colpisci sul petto, un leggero tocco, col bouquet.

“Teresa, tu sogni sempre a occhi aperti di me! Lo facevi anche prima che Annie mettesse in chiaro le cose per noi!”

“Non lo stavo facendo!”

Sentitasi chiamata in causa, Annie decide che è giunto il momento ti ricordare agli adulti che lei è lì, e che, essendo la più adorabile bambina del mondo, merita di essere il centro della loro attenzione.

“Zio Patrick, quando mi darai la cuginetta che mi hai promesso?” Diversamente dalle altre volte in cui Annie ha avuto uno scoppio di sincerità, non ti arrabbi, ma quando tuo marito ti prende tra le braccia (come faccia ad avere un fisico così perfetto, che non fa nulla, lo sa solo lui), scoppi a ridere, come lui, un suono di gioia, sincero.

“Presto – le dice baciandoti i capelli – presto manterremo anche questa promessa”


 Ora, due cose veloci veloci... due immaginette

Teresa's wedding dressAnnie's dresse, sopratutto, i commenti ai commenti...

 

 soarez: nemmeno io lo sapevo. le meraviglie di wikipedia...la cosa non è stata assolutamente voluta, solamente, sono una fan sfegatata di Robert Downey Junior, e il nome del suo personaggio in Iron man è Antony Edward Stark... volevo solo vedere come potesse essere una medaglietta con sopra il santo, e coosa scopro? che è il santo patrono di Lisbon! Potevo resistere? PER LA PROPOSTA: è originale di per sè, ma considerato che la fa Patrick jane, direi che è normale. me lo vedo proprio a fare così, sì sì...

kocca: quando avevo 5 anni, mio padre era più giovane di patrick, ma lo vedevo vecchio, è una coa comune a tanti bambini. Grazie per i complimenti, e, sì, ha verniciato il muro e venduto casa, per andare avanti sul serio con Teresa... Bruno, sei pregato di darti una mossa, prima che una di noi tu lanci il malocchio, ok?

allanon: chi non ruberebbe Jane a Teresa?

sasita: Anbnie ringrazia, e dice che è solo normale, perchè zio patrick dice che lei è la bambina più spettacolare del mondo, ergo il  mondo ruota intorno a lei. Patrick dice che superare la cosa è un conto, accettare il presente e andare avanti è un'altra, e finche Red John sarà libero, lui non supererà mai davvero la cosa. (ps: Gli smeraldi non sarebbero mai stati brillanti come gli occhi di Tess, e sono fissato col rosso, parole sue :))

evelyn: Oddio, quella scena con la catena dietro non mi era venuta in mente... dovrò inseriral da qualche parte! e ti sei immaginat la scena alla perfezione! proprio come l'ho visualizzata io! e anche la scena della proposta... è un'insolita proposta, se fatta da una persona normale, ma parliamo di Jane, credete davvero che potrebbe chiedere in sposa Tess in modo normale? Questo è il suo concetto di normale!

Arrivederci al prossimo capitolo, dove ci aspetterà un salto temporale di ben sei mesi sei!

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Capitolo 10
*** Il vero colpevole è un altro ***


A sei mesi dal matrimonio, quando ancora solo la squadra sa di voi due, Red John colpisce ancora, stavolta a Los Angeles; lì aveva preso di mira una graziosa brunetta in vacanza lì col suo ragazzo, e appena era rimasta sola mentre il suo compagno le prendeva un gelato, l’uomo dietro la maschera di Red John aveva portato via Ziva, facendo sapere a Jane che era lui ad averla.

Quello stesso giorno, Tony era seduto sul divano di Jane alla sede centrale del CBI, mani nei capelli biondo-castani e sguardo puntato sui piedi, senza più lacrime da piangere per la donna della sua vita, che con ogni probabilità giace già senza vita da qualche parte. Vedendolo in questo stato, sai che Patrick sta pensando a quando ha scoperto il cadavere della prima moglie, a come si è sentito nei giorni seguenti, e sa che pensa a te, a quanto significhi per lui, quanto perderti potrebbe essere il primo passo verso la pazzia, una pazzia da cui, sa, stavolta non potrebbe più uscire.

Ma tu vedi qualcosa di diverso negli occhi di Tony, qualcosa che ti dice che crede in Ziva, che crede che tornerà da lui. Jane non riterrà giusto creare false speranze, ma almeno non sembra intenzionato a stravolgere del tutto il mondo del povero ragazzo, dicendogli che non ci sono chance che la sua amata sia ancora viva.

“Non conosce Ziva, chi è, cosa è in grado di fare – Tony apre gli occhi su Jane, e vedi di nuovo la speranza, la sicurezza di quelle parole – se quest’uomo è stato così stupido da prendere Ziva, non sopravvivrà”

Il pover’uomo l’ha ripetuto così tante volte, che ormai sarà stanco, e sai che Jane vede il vecchio sé stesso, certo che, come era lui, il giovane Dinozzo voglia giurare vendetta all’omicida, di trasformare il carnefice in vittima, data la giusta occasione. Ci vogliono poche ore perché Jane capisca che, una volta tanto, ha avuto torto: quando il cellulare di Tony suona, il ragazzo lo afferra, frenetico, rispondendovi con ansia, felice e nervoso allo stesso tempo, camminando avanti e indietro per la stanza sotto i vostri occhi, che non capite cosa stia succedendo.

“Ziva non sa dove si trova con esattezza, perciò ha bisogno che localizziate il cellulare per lei – lo guardi incredula, non sapendo se Red John abbia fatto un errore, o se, semplicemente, si trattava di emulatore non troppo bravo – no, glie lo dirò, dirò che hai tutto il tempo che vuoi. No, Ziva, non è necessario. Non, non devi. Ziva, ho detto di no, come te lo devo dire! Ok, ok, lo dirò, sì, sei sicura? No, non sto… va bene, ve bene, come vuoi tu! Sì, ho detto di sì! No, adesso non lo ripeto più! No, non si dice così, il modo di dire giusto è… va bene, va bene, lascio perdere. Sì, lo dirò. No, scusa, non posso non dirlo al capo! Ziva, lo saprà già adesso! Cosa? No, non l’ho detto a tuo padre! Lo sai che tuo padre e io non ci parliamo! Tuo padre non parla nemmeno con te!”

Rigsby arriva, correndo, dandovi l’indirizzo, e Ziva decide di riattaccare per alcuni minuti, scusandosi tanto ma dicendo che vuole stare in silenzio per un po’, e voi lasciate la base, Tony, un leggero sorriso sul volto, si unisce a voi, mormorando una frase che sei certa di aver capito male, ma lo sguardo di Jane ti dice che anche lui l’ha sentita, e non sa cosa pensarne.

Ziva ha detto il minimo indispensabile, anche a Tony, e ha chiesto di rimanere un po’ in pace per riprendersi dallo shock, almeno fino a che non fossero giunti lì; una delle ipotesi è che lei sia riuscita a scappare; poi, mentre la raggiungete, si fa strada l’ipotesi che non fosse Red John, ma un imitatore inesperto, ma Red John aveva contattato Jane per fargli sapere che lui aveva la ragazza, perciò quest’ipotesi non ha senso, perciò, evidentemente, ha fatto, finalmente, un errore, e grazie a Ziva che è riuscita a fuggire, forse lo potrete finalmente catturare. Quando la raggiungete, capite di aver sbagliato su tutti i fronti, e che entrambe le vostre ipotesi erano sbagliate.

Ziva, una brunetta sui 35 anni, è in un vecchio magazzino, con le ginocchia abbracciate al suo corpo; ha pianto tutte le lacrime che aveva, ed è sotto shock, anche se sta mantenendo un certo controllo; è ferita, con lividi, ha segni di legacci a polsi e caviglie, e sul suo collo un sottile segno rosso fa bella mostra di sé, prova, con la piccola goccia di sangue che lascia una ferita, che ha provato a ferirla, ad ucciderla, con un coltello. Non parla, si limita a indicare un punto in lontananza, avvolto dall’oscurità, e quando lo raggiungete, rimanete senza parole, e tu e Jane capite che quelle parole che eravate certi di non aver capito erano state avvero dette, e finalmente tutto ha senso. Red John ha fatto un errore, ed il suo errore è stato scegliere, tra tutte, proprio lei. Tony aveva ragione, giocare col Mossad significa giocare col fuoco.

Logicamente, questo è un particolare che non dovreste sapere, ma Tony e Ziva hanno deciso di condividere con voi queste informazioni; a quanto pare, Red John, prendendo una donna sul momento, non ha calcolato che stava rapendo un Agente Speciale in forze all’NCIS (insieme a Dinozzo), che era stata a lungo un agente di elite del miglior servizio segreto del mondo, del Mossad israeliano.

C’è una leggera ironia malata, nel vedere Red John lì, sul freddo pavimento, nel suo stesso sangue, ucciso dal suo stesso coltello per mano di quella che doveva essere la sua vittima, nello stesso modo in cui pianificava di uccidere lei.

Pallido, Jane collassa al suolo, in ginocchio, sporcandosi di quel sangue. Il viso nascosto dalle mani, e l’unica cosa che riesci a fare e andare alle sue spalle, abbracciarlo, poggiare il capo sulla sua spalla, mentre, furtiva, vedi Tony prendere Ziva tra le sue braccia, e Jane piange, piange tutte le lacrime si è rifiutato di piangere negli anni trascorsi dalla morte della sua famiglia e quella di questo essere spregevole.

“E’ finita, Patrick, finalmente è finita” gli sussurri nell’orecchio, e senza smettere di piangere, poggia la testa sul tuo petto, in grado di riposare di nuovo dopo tanti anni.

     24 ore dopo, lo chiami in ufficio e lo fai sedere sul sofà; in ginocchio davanti a lui, poggi le braccia incrociate sulle sue di ginocchia, il viso sui gomiti, e gli racconti ogni cosa che avete scoperto su l’uomo dietro cui si celava Red John, informazioni raccolte in 24 ore passate tutti quanti svegli.

Jonathan Louis Stern aveva 42 anni il giorno in cui era morto, classe medio-bassa, sobborghi di LA, operaio in una piccola officina, storie di abusi durante l’infanzia, un QI più alto della media di cui era cosciente ma di cui non era importato nulla a nessuno; a quanto pareva, Stern aveva passato l’infanzia e l’adolescenza passando di casa famiglia in casa famiglia, guadagnandosi una fedina penale lunga quanto la Bibbia, con reati che andavano da piccoli reati di nessun conto alla rapina al semplice furtarello, ai maltrattamenti sugli animali fino ai problemi di droga, che, alla fine,l lo avevano portato in riformatorio. Una volta divenuto maggiorenne, sembrava essersi dato una calmata, preso la strada del bene, redento, dimentico del suo passato. Peccato non fosse così.

La sofferta gioventù aveva portato la comparsa di problemi psichici, che non erano la cosa migliore per un individuo con un comportamento tendente alla violenza; iniziò a fantasticare di uccidere, di far soffrire quanto lui aveva sofferto da piccolo, e così via. Deciso a far scomparire quei pensieri, un giorno si arrese e li assecondò; ovviamente, non funzionò, e ne era lui stesso consapevole, in quanto ci erano  prove che avesse cercato l’aiuto di diversi medici che lo potessero fermare prima che fosse troppo tardi, che vedessero oltre la maschera del bambino sofferente che era stato; era ricorso anche ad alcuni sensitivi, nella speranza che guardandolo vedessero chi fosse  e lo facessero arrestare, e dato che non ci riuscirono, decise che ognuno di loro era un semplice truffatore.

Per giunta, ormai era davvero troppo tardi. Le fantasie se ne erano andate, per lasciare posto a un senso perverso di piacere che lo circondava quando vedeva la vita scorrere via dalle sue vittime, il bisogno di sentire il sangue di quelle creature sulle sue mani.

Jane, avevate scoperto, non era stato contattato da Stern, ma era colpevole di essere un sensitivo, un truffatore, che pretendeva di sapere tutto sull’omicida; lo aveva reso così furioso, che Stern aveva deciso di distruggerlo, spingerlo ad un punto di non ritorno, e non c’era nulla di meglio che portagli via l’unica cosa a cui lui tenesse veramente.

Uccidere Jane non aveva mai fatto parte del paino; anche se distruggerlo non era stato abbastanza, lui non voleva uccidere Patrick; voleva farlo impazzire, farlo sentire colpevole per la perdita della sua famiglia, farli vedere il suicidio come unica soluzione ai suoi problemi; quando però non aveva funzionato, Red John aveva dato inizio al gioco, alla battaglia di ingegno, diventando migliore con ogni morte che aggiungeva alla sua lista, raccontando a Patrick di come fosse lui l’unico responsabile di tutto, di ogni singola morte, e più uccideva, migliore diventava, fino al tragico errore, fino alla persona sbagliata.                  

Quando finisci il tuo racconto, rimanete in silenzio, e Patrick guarda nel vuoto, le mani strette intorno alla stoffa dei pantaloni, mentre tu piangi, osservandolo. Prendi il suo viso nelle tue mani, occhi verdi dentro occhi blu, lo obblighi a sostenere il tuo sguardo.

“Non ti azzardare – gli dice ferma ma dolce, ripetendo le parole una seconda volta perché capisca – non ti azzardare a pensare che sia colpa tua. Nessuno gli ha detto che doveva uccidere quelle persone, lui solo  lo ha deciso”

“Lo so, ma…” piange, vorrebbe spiegarti cosa prova, ma tu ti metti in piedi, la tua voce si fa più forte, non lo lasci proseguire, sei così furiosa che non puoi controllare la lacrime.

“Patrick, smettila! Nessuno lo ha obbligato a diventare un assassino! Non c’è nulla che giustifichi quello che ha fatto! Lo sai quante volte mio padre ha riempito di botte me e i ragazzi, quando era così ubriaco che poi non se lo ricordava nemmeno? Non lo nemmeno io, Patrick, perché ad un certo punto ho smesso di contare! Ma guardami, guarda i miei fratelli. Non siamo criminali! – torni in ginocchio, gli prendi le mani nelle tue, lo guardi negli occhi – prima che tu ti interessasi al caso, lui aveva già ucciso, e molto più di quanto non si credesse. Patrick, ti prego, non pensare che sia colpa tua.”

Guardandoti dritta negli occhi, Patrick ti fa alzare, ti fa sedere sulle sue ginocchia; vi abbracciate per un tempo che sembra infinito, lui ti tiene stretta come se da ciò dipendesse la sua vita, baciandoti, sollevato e libero, i capelli, sussurrando nel tuo orecchio. “E’ finita, non ci minaccerà più, mai più”

Arrivate a casa che è quasi mattino, pratiche burocratiche scordate, e due giorni di riposo gentilmente offerti da Hightower, per riposare per la prima volta, in anni, sul serio, sapendo che stavolta non ci sarà Red John pronto a colpire mentre meno ve lo aspettate.

Passate quasi tutto il tempo a letto, abbracciati, liberi dalla tensione che si era accumulata dalla scomparsa di Ziva David, e liberi da ogni cosa, decidete che è ora di mantenere la promessa fatta ad Annie. Ora che Red John è morto, non c’è ragione per cui non dobbiate farvi una vera famiglia.


Allora, nel caso non ve ne fosse accorti.... sono una leggera fanatica di NCIS. se non conoscete questo show, della CBAS come The Mentalist, vi consiglio caldamente di informarvi al riguardo, perchè non è niente male davvero...cmq... ora tornaimo a noi...

soarez: il bello di jane e lisbon è proprio il loro scannarsi a vicenda. ed è il motivo per cui, in fondo in foindo, sappiamo che starebbero bene insieme.... Rigsy è adorabielmdavvero, un vero pacioccone., e Cho, secondo me, doti così le ha smepre avute, ma ha una faccia da poker da far paura..

kocca: eh, sapessi, essere me è così difficile... la perfezione è dura, sapete? :) Sì, Grace si sbagliava, tranquilla... Teresa non aspetta un bambino (per ora, dice Jane), ma adora avere picocli battibecchi con lui...

sasita: Jane sexy? vedessi il vestito con cui l'ho immaginato adddosso... simon baker con quel vestito addossos arebbe criminale!

evelyn: oddio, tesoro, fatti una vita! (scherzo, ovvio!) cmq, è vero. jane ottiene sempre quello che vuole- il suo lavoro in primis. adoro quell'uomo, e il sorrisetto che fa quando fa qualche idiozia...non fa venire voglia di saltargli addosso? i dico di sì.

mi fa piacere che i voti vi siano piaciuti, anche se non sono miei: la meraviglia di internet, e la pazzia della gente, fà si che ci si trovi tutto (incluse le trascrizioni dei matrimoni) :) piaciuto il salto? era un po' più dark del solito, ma non era male come capitolo, no?

allanon: sempliceemnte, grazie!

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Capitolo 11
*** Non ho la minima intenzione di farmi metter ei piedi in testa ***


Una volta chiuso il caso Stern, prosciolta da ogni accusa l’agente David (non che non fosse chiaro che era stata legittima difesa, lei si era ritrovata faccia a faccia con un pericoloso e noto serial killer, dopotutto), tu e Patrick buttate gli anticoncezionali, sia tuoi che suoi, nella spazzatura, consci che, ora che un bambino è in programma, dovete dire la verità Sul matrimonio a Hightower.

A Jane non sembra importare più di tanto cosa il capo vi dirà; ti ha già detto che è pronto a mostrarle che sul manuale non ci sono articoli che vietino una relazione tra un agente ed il suo consulente, specie se se questi è un civile; nel peggiore dei casi, la strega dovesse mai sbattervi in faccia qualche cavillo legale, allora lui le sbatterebbe in faccia la lettera di dimissioni che tiene nella giacca, di cui tu non sei ancora a conoscenza, perché sei già troppo nervosa di tuo senza dover sapere altro. Dovesse mai accadere, Patrick è ben conscio che sentirà la tua mancanza, sarà strano non averti intorno 24 ore su 24, 7 giorni su 7, litigando come colleghi di giorno e come sposini di notte, ma è abbastanza certo che si una scambio che andrà a suo favore. Per non parlare del fatto che, una volta giunto l’erede, lo potrà avere tutto per sé ogni istante…

Tu, dal canto tuo, sei nervosa, anche se Patrick è certo che definirti solamente tale significhi usare  un eufemismo, dato che il nervosismo tu lo hai lasciato indietro almeno un centinaio di miglia fa, tu sei messa peggio. Una volta stabilito di “confessarvi”, hai smesso di dormire, hai iniziato a rigirarti nel letto per tutta la notte o a camminare per casa che il pavimento è quasi consumato, e hai moltiplicato per 3 la dose di caffè quotidiana, contro il suo pare, ottenendo più problemi di insonnia (e ora sa che la sua insonnia, al confronto, non era nulla).

Al lunedì, il pover’uomo è tutto impegnato nello stringerti la mano destra, tutta sudata, nel vano tentativo di tranquillizzarti, tanto per evitare un esaurimento nervoso nell’ufficio del capo; la sua idea non sembra funzionare molto bene, però, dato che più prova a calmarti, più ti agiti (perché sei convinta che sia proprio questo che sta tentando di fare: ha sempre adorato, molto apertamente, vederti agitata).

“Teresa, tesoro, il fatto che tu sia adorabile quando sei nervosa non significa che io stia tentando di agitarti di proposito – ti dice mentre disegna quelle linee invisibili sulla pelle del tuo polso, sapendo ciò che tu stavi pensando ancora prima che tu sapessi di pensarlo – sai che non ho mai avuto istinti suicidi così profondi, vero?”

Con il suo miglior sorriso, ti bacia il polso che ancora trattiene, rendendoti  certa che sta davvero di innervosirti; peccato che l’unica cosa che riesca ad ottenere sia farti comparire sulle guancie una certa tonalità di rosa scuro che l’ha fatto impazzire molto tempo prima.

“E io che credevo che temessi di dover dormire sul divano per un imprecisato periodo di tempo.” Ti mordi il labbro in un modo che lo fa impazzire, che gli scatena pensieri molto inappropriati su voi due e il tuo ufficio, e sorridi, più a tuo agio, mentre tenti di non ridere al suono gutturale che lasciato la gola di Patrick quando tu hai compiuto quel gesto che sai essere afrodisiaco per lui. Ti siedi al suo fianco sul divano di Hightower, permettendogli di strofinarti il collo con la punta del naso, ma, circa 30 secondi dopo, quando i tuoi occhi verdi incontrano i suoi, la tranquillità che avevi appena conquistato sparisce nel nulla, e di nuovo cammini frenetica per l’ufficio, mordendoti le unghie come una bambina, concentrata solo sui tuoi piedi e sulle tue mani; se Patrick pensava di calmarti con il suo bel momento di onestà totale, allora è un illuso.

“Teresa, qui” t’indica,serio, calmo e pacato, il posto dove fino a un attimo fa c’eri tu, e ti meravigli. Patrick serio è una cosa rara, specie al lavoro, dove normalmente lo faceva solo in relazione a Red John. Con te è serio, lo sai, ma solo quando siete soli, e vederlo così rende tutto peggiore, anche perché sei certa che ci sia un obbligo contrattuale che forza almeno uno di voi due ad avere un esaurimento nervoso al momento.

“Patrick, devi capire che ci sono cose a cui non posso rinunciare – ti siedi al suo fianco, occhi negli occhi, sincera come lui ti aveva chiesto di essere; fai una pausa, e scorgi negli occhi di tuo marito qualcosa che non ti piace, capisci che non sa di cosa parli davvero, e allora vai avanti – non parlo del lavoro Patrick, non di per sé, almeno. Lo amo, certo, ma quello a cui non voglio rinunciare, è lavorare al tuo fianco.” Sorridi di un sorriso triste, che lui, purtroppo, conosce fin troppo bene, e accarezzi la sua guancia; come spesso fa, prende quella mano nella sua, e la bacia teneramente.

“Teresa, ho controllato ogni più piccolo particolare. Non ci può vietare di stare insieme, e lo sai anche tu”

“Lo so! – ti alzi di nuovo in preda al panico, di nuovo cammini per la stanza, mano su una fianco e l’altra alla fronte – ma conosci Hightower. Lei non è mai stata la mia fan numero uno”

Quando si accorge del cambio di umore, da nervosa a arrabbiata, sorride, per ricomporsi immediatamente dopo, dato che gli stai lanciando uno sguardo assassino, non troppo felice della sua allegria, perché, davvero, non c’è niente per cui stare allegri.

“La persona che stavo cercando! – il capo entra mentre tu sei ancora in piedi a guardare Patrick con aria un po’ omicida, un po’ “so cosa hai fatto e non mi piace”, un po’ “ricorda che sei un mio sottoposto” – Mr. Jane, avrei bisogno di parlare con L’Agente Speciale Lisbon in privato, se non le spiace.”

Quando Hightower spara ordini a destra e manca a tuo marito, tutta la tensione nervosa sparisce, e sai cosa fare , sai cosa dire e al diavolo le conseguenze. Vuole la guerra? E guerra sia! Sei stufa di sentire la donna lamentarsi di te e della tua unità, quando siete i migliori del CBI!

“Sì, gli dispiace eccome!” mani ai fianchi, guardi il tuo capo, con una voce ferma, decisa e orgogliosa, che fa diventare molli le ginocchia di Patrick, facendo riapparire quei pensieri sordidi; divertito e con un sorriso ebete sul viso, colpito dalla tua dichiarazione di guerra, si mette comodo sul sofà, pronto per l’imminente attacco, di chi, nemmeno lui lo sa.

“Bene – il capo si siede alla scrivania, e non si prende nemmeno il fastidio di guardarvi, tutta presa dalle carte davanti a lei e dalle parole che vuole dire al duo, fregandosene che tu sei lì, in piedi, davanti a lei, con le mani sui fianchi – Il governatore non è affatto felice di come vi siete curati del problema Red John”

“Se posso interrompere- Jane guarda da te al capo, che ancora fa finta che non siate lì, chiedendo la parola con la mano alzata come un bimbo a scuola, tentando di abbassare la pressione con quel suo (poco” semi (molto) sarcastico modo di fare – voi rammentarle che Red John non è più problema, e soprattutto, non sono stato io a ucciderlo, come tutti voi eravate certi. Direi che è un risultato piuttosto buono”

“Red John non è più un problema perché un agente dell’NCIS lo ha pugnalato a morte – mani sui fianchi, Hightower finalmente ti guarda – non devo ricordarti quanto fragile fosse la tua posizione, vero Lisbon?”

“Mi faccia capire – stai quasi ridendo, tanto questa faccenda è pazzesca – se Jane si comporta male, io perdo il lavoro. Se Jane si comporta bene, è lo stesso?”  

“Lisbon, sai bene in cosa voglio trasformare il CBI. Jane serve il mio scopo, tu, invece, sei sacrificabile”

“Se la licenzia mi dimetto!” dice senza pensare né respirare; prova a alzarsi per rendere più plateale il gesto, ma tu lo fulmini, e lui rinuncia. Dio, lo odi davvero, perché quando fai così sei più bollente dell’inferno, e ora, come dovrebbe mandare via quei pensieri indecenti, quando tu non fai altro che farli moltiplicare?

“Mi vuole mandare via, si accomodi. Se crede che questo sia l’unico lavoro che posso ottenere, si sbaglia di grosso. Sono dannatamente brava come poliziotta, non c’è distretto in California e oltre che non  mi vorrebbe. Sa che lo scorso anno ho ricevuto un’offerta di lavoro, tutt’ora valida, dall’FBI? Crede davvero che sia Jane l’unico motivo per cui risolviamo i casi? Allora mi faccia il favore di guardare i vecchi dossier, sa, quelli di prima che lui si unisse alla mia unità, e scoprirà che già allora la mia unità era quelle che chiudeva più casi -  incroci le braccia sul petto, con un sorriso di soddisfazione in viso – no, rettifico. La mia unità già allora era quella che RISOLVEVA più casi”

“Ammetterai però che dopo la mia introduzione al CBI il numero di casi da voi risolto è notevolmente…”

“Chiudi il becco, Jane! – guardandolo negli occhi, urli, e poi ti volti di nuovo verso il tuo capo, parlando stavolta con tono normale e piuttosto tranquilla – mi vuole sbattere fuori? Prego, ma voglio vedere come la mia unità reagirà. – ti siedi con un sorriso sornione in volto, compiaciuta – o come reagirà Jane. Non la lascerà più stare se farà una cosa del genere, ne è conscia, vero? E se crede davvero di poter trovare qualcun altro che possa controllarlo… non dubito che ci siano elementi che potrebbero controllare la situazione meglio di come faccio io, ma queste persone lo faranno uscire di galera? Riusciranno a stare al passo con i suoi metodi non convenzionali? Sappiamo che se Jane risolve casi è perché i suoi metodi non sono convenzionali. Diciamoci la verità, quando dovrà comportarsi come una persona normale, allora sarà la sua fine”

“Mi stai forse minacciando?” ti chiede guardandoti negli occhi.

“Sì” risponde Patrick “No” rispondi tu, insieme a lui.

“Sto semplicemente prendendo le parti della mia unità, di Jane, e mie. Sto facendo ciò che avrei dovuto fare per Rigsby e Van Pelt, sto facendo ciò che avrei dovuto fare tutte le volte che ha minacciato di licenziarmi e quando mi ha sospeso. Questo – dice, alzandoti senza rompere il contatto – è ciò che sto facendo”

“Rigsby e Van Pelt…”

“Oh, per favore, come se non sapessi che avrebbe benissimo potuto fare un’eccezione! – le punti un dito contro, determinata e risoluta come mai prima – non hanno mai commesso errori, non si sono mai comportati in modo non professionale. Sa quando sono iniziati i problemi?  I problemi sono iniziati quando lei li ha obbligati a scegliere! Loro, due persone che sono state così fortunate da trovare qualcosa che non tutti hanno la fortuna di avere nella vita! Lei – le ripeti – lei ha compromesso la mia unità, e io ero così terrorizzata da lei che l’ho lasciata fare, ma adesso dico basta!”  prendi un foglio dalla giacca, e lo lanci sulla scrivania, e te ne vai, ma non sei ancora alla porta che Hightower, dopo aver dato un’occhiata a cosa c’è scritto, ti chiama, facendoti voltare,e solo allora noti che Jane è ancora sul sofà, incredulo per il tuo comportamento.

“Agente Lisbon… Teresa…. Davvero è pronta a licenziarsi perché…”

“perché lei non rispetta né me, né il team, ecco il perché.”

“Si vuole licenziare? – Patrick lascia il sofà, e pende dalle mani del tuo capo la lettera, studiandola per poi voltarsi verso di te- vuoi licenziarti? Ma non abbiamo mai detto che tu ti dovessi licenziare! Io mi dovrei licenziare! – prende dalla giacca un foglio e lo porge a Hightower, per poi voltarsi verso di te – visto, ecco, già scritte!”

“No, non le darai questa soddisfazione! – fredda e seria, prendi le sue dimissioni dalle mani di Hightower e le fai in tanti piccoli pezzi -  voglio vedere come farà a sopportati come io ho dovuto fare per anni!”

Dio, se lo odi. Ecco, adesso non solo ha pensieri inappropriati,a desso vuole proprio strapparti i vestiti e saltarti addosso lì, sotto gli occhi di Hightower…

“Non voglio che vi dimettiate, semplicemente…”

“Come si è comportato negli ultimi, diciamo, 8-9 mesi?” Le chiedi all’improvviso, calma e seria, braccia incrociate, con uno sguardo che la sfida a mentirti.

“Sono ben conscia che le pratiche burocratiche inerenti il particolare comportamento di Mr. Jane negli ultimi mesi è nettamente diminuito-. Per quel che ne so, l’unica persona che ha osato lamentarsi di lui era quello che si è rivelato essere l’assassino.” Hightower ti guarda con sospetto e curiosità, non sapendo dove tu voglia arrivare, ma conscia che vuoi arrivare da qualche parte.

“Si è sempre comportato in modo professionale? Ha compromesso casi?”

“Mr. Jane si è comportato in modo impeccabile, e i casi da voi risolti non sono certo diminuiti.”

“Ha qualcosa di cui lamentarsi al riguardi di Jane?”

“No” 

“Ha qualcosa di cui lamentarsi a mio riguardo, escluso il caso Red John?”

“Considerato che Red John non è stato nemmeno ucciso da Jane come tutti credevamo, e che siete riusciti a chiudere dei casi freddi di cui non eravamo a conoscenza, direi che tutto sommato non è andata poi così male”

“E se le dicessi che in questo periodo di tempo, in cui Jane ha finalmente imparato a comportarsi d persona normale, Jane ed io siamo stati insieme, e che per sei di questi mesi siamo addirittura stati SPOSATI? – Hightower scoppia a ridere quando prospetti l’idea che tu e Jane possiate essere sposati, ma tu, prontamente, stacci dal collo la catenina d’oro a cui tieni la fede e l’anello di fidanzamento, sbattendogliela in faccia, zittendola – anche se non ho intenzione di cambiare cognome, sono la Signora Jane  da sei mesi, e l’unica cosa che è successa è che Jane finalmente si è dato una calmata!”

“Vero, siamo sposati, io vivo da lei. E stiamo provando ad avere un bambino e..”  usa quel tono semiserio, di nuovo, nel patetico e inutile tentativo di alleviare la tensione e renderti le cose più facili…

“Jane” lo zittisci con una parola che dice tutto (il suo cognome) e uno sguardo. 

“Se tu te ne vai, se ne ve Jane, e probabilmente la tua intera squadra vi seguirà – riflettendo sulla situazione, Hightower si trova improvvisamente preda dalle sue mani e dal legno della sua scrivania – e come ho detto, non posso certo perdere Jane. Né la tua unità. Teresa – lascia il suo posto e ti si mette davanti, offrendoti la mano sorridente e felice – te l’ho detto molte volte, ma tu non mi hai mai creduta. Tu mi piaci, ma in questo momento, ti adoro, perché mi hai dimostrato cosa faresti per la tua gente. E anche se in futuro preferirei essere informata in precedenza su matrimoni e gravidanze, non vedo perché mi dovrei lamentare. Anche perché, da oggi in poi, tu e la tua squadra – rimarca ripetendo la parola, sorridendo come una volpe soddisfatta – tu e tutta la tua squadra potrete fare ciò che volete nel tempo libero, almeno fino a che vi comporterete in modo professionale e non comprometterete casi, ovvio.”

“Capo, sono commossa, davvero non so cosa dire, prometto che non se ne pentirà” Le stringi la mano, e lasci la stanza, seguita da Jane, ancora senza parole, a malapena capace di contenere i suoi più bassi istinti animali nel palazzo…

“Lisbon, Jane, un’ultima cosa – vi fermate dalla porta quando vi chiama, proprio come tu avevi fatto qualche minuto prima – le mie felicitazioni, e mi raccomando Lisbon, non appena avrai bisogno di essere assegnata solamente al lavoro d’ufficio e vorrai andare in maternità…”

“Stavo pensando di andare in paternità anch’io, quando sarà il momento, ovvio – Jane sente il bisogno di chiarire, forse perché è stato fin troppo zitto – scusate, prego, proceda”

“Quando vorrai andare in maternità… o quando tuo marito vorrò andare in paternità, fatemelo sapere.”

“Grazie capo, non le faremo rimpiangere questa decisione – ancora una volta ti volti, ancora una volta la guardi negli occhi – e per quel che riguarda le mie dimissioni?”

“Quale dimissioni?” ti chiede mentre la sopramenzionata lettera finisce in mille pezzetti nel cesto dei rifiuti.

“Bene, adesso – ti dice Patrick mentre ti prende per mano e ti porta di forza verso l’ascensore – credo che l’ascensore rimarrà fuori servizio per un po’! devo fartela pagare per quello che mi hai fatto lì dentro, Tess, molto, molto cara…” Ed è incredibile quanto tu trovi allettante la prospettiva della sua piccola vendetta… dentro di te, pensi che, probabilmente, dovresti istigarlo un po’ di più, se il risultato è questo, ed è così piacevole…


E ora, i commenti...

soarez: non ho resistito alla tentazione di inserire Tony e Ziva... sono una di quelle coppie che gli spettatori vogliono vedere, e sembrerebbe che gli autori, almeno in questo caso, siano propensi ad accontentarci; per di più, Ziva, agente mossad addestrato ad uccidere a mani nude, m alla'apparenza fragile e comune ragazza... mi smebrava appropriato.

evelyn: pensa a jane in asciugamno e riprenditi :) comuqneu, se il pressing psicologico c'è stato, allora vuole dire che ho ho trasmesso quello che volevo, evvai! mi fa paicere che la scena con tony ti abbia fatto ridere- lo scopo era quello, per sdrammatizzare un po' il tutto. e poi quella è la dinamica di tony e ziva anche nella serie; il termine leggera irnia mi è sembrato più appropiato di "quando vedono John il rosso acooltellato tutto il team del cbs saltella elice e contento ballando intorno al cadavere"... un figlio da loro? ev, mi meraviglio di te! comquneu, sì, ho capito. cho non vorrebbe un jane in miniatura?

sasita: odio kristina con tutto il cuore. ieri sra, prima scena, lui con gli occhioni da cucciolo, gli urlavo praticamnete dietro idiota cretino ecc ecc... ppoi gli ho mandato un numero imprecisato di baci quando è rinsavito. quando l'ho visto che toccavsa la fede, ho capito: evvai! non sarà ancora pronto per una storia, ma poco importa, l'importnate è che non fosse pronto per la strega !(che, sia dove vuole, ci può pure stare! povero reddie, lui non ne può niente, è un essere umano, gli serva aiuto...ma va al diavolo!!!). non leggerci niente di malizioso- passano il tempo a lettto, e riposare, tutto qui.

cinfri: la scena del mattino dopo è liberamente ispirata a ricatto d'amore, come mi smebra sasita avesse notato; Jane, ne sono certa, ha la potenzialità per essere dolce. sono convinta che sotto sotto non sia lo stronzo che cerca di essere in tutti i modi possibili....

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Capitolo 12
*** Un Natale così non lo scordi mai ***


“Huston, abbiamo un problema” Mick che entra fulmineo nella vostra cucina è già di per se brutto (e dimostra quanto poco continui a conoscerti), ma avere Mick che ti piomba in cucina, non invitato, alle sette e mezza del mattino del vostro giorno libero (quando mai gli serve qualcosa quando non avete il giorno libero?), che si mette bello comodo al tavolo servendosi per conto proprio tè e biscotti, senza considerare che potreste essere (siete) poco vestiti (magari tu con la camicia del Pigiama di Patrick, e Patrick solo in boxer o pantaloni) è la dimostrazione che, tutto sommato, come sorella, non sei stata così brava, e che Mick è davvero mal messo, dato che non sembra sapere dove stia di casa la parola “educazione”. (L’unica cosa positiva di queste sue improvvisate è che finalmente hai capito da dove Annie ha imparato a comportarsi così, con quei suoi attacchi di sincerità senza la benché minima traccia di tatto – tutta sua padre).

“Buon giorno, Mick, mi fa piacere che tu abbia chiesto come sto, sto bene, grazie, e anche Patrick non è tanto mal messo, anche se si lamentava di un leggero dolore alla schiena. Dimmi di te, piuttosto”  Patrick quasi sputa il suo tè mattutino, tentando di non ridere; tu hai appena usato il tono più sarcastico che ti abbia mai sentita usare in anni e anni al tuo fianco, e stai guardando tuo fratello con un’espressione glaciale, mentre il caro parente rimane a bocca aperta, un biscotto lì, a mezz’aria, né dentro la bocca né fuori, incapace di proseguire oltre nella semplice operazione, nemmeno si fosse accorto giusto ora di cosa ha combinato.

“Ehm, ecco, io, ero qui intorno, e così…”  quasi balbetta, lasciando cadere il biscotto nella sua tazza, massaggiandosi il collo, con la stessa espressione che conosci bene, perché da bambino aveva quella faccia quando combinava qualcosa che non doveva.

“Mick, cosa diavolo hai combinato” non è una domanda, ma un puro e semplice fatto; dopo aver cresciuto un padre incapace di badare a sé stesso, 3 fratelli minori e un marito con la capacità di attirare i guai peggio di una calamita, sai che quel tono può avere 3 significati: 1) ha fatto qualcosa che non va e gli serve il tuo aiuto; 2)sta per fare qualcosa che non dovrebbe, e si fascia la testa nel caos gli potesse servire il tuo aiuto; 3)gli serve il tuo aiuto per fare qualcosa che non dovrebbe.

“E’, uh, Annie”

“Quante volte vi devo ripetere che non si può promettere un pony per Natale.” Un’altra domanda che suona come un fatto, un’altra volta in cui ti lasci cadere sulla tua sedia, braccia incrociate sul petto, esasperata perché non ne puoi più di ripetere sempre le stesse cose, sempre e di nuovo, ai due “mocciosi”.

“Non sono uno stupido, so che se fai una promessa a un bambino, ti massacrerà con le sue lagne così a lungo che a un certo punto sarai obbligato a mantenere la promessa per startene tranquillo. Il mio problema, a dire la verità – incrocia le braccia, come per aggiungere enfasi e drammatizzare – è il vostro problema”

“Patrick, cosa diavolo hai combinato stavolta – per la terza volta in pochi minuti, porgi una domanda che suona tanto come un’affermazione, senza tuttavia esserlo per intero, e all’improvviso rammenti perché eri ritrosa ad uscire con lui all’inizio – Patrick, lo so che adori impressionare le donne di tutte le età, ma Annie è nostra nipote, la vediamo tutte le settimane, perciò, potresti una volta tanto evitare di impressionarla? Non puoi evitare di essere così, così irresistibile a affascinante quando sei con lei?”

“Ieri sera mi ha dettato la lettera per Babbo Natale, e ho pensato bene di aspettare il mattino per scaricarvi addosso le granate.- ti volti verso Patrick, uno sguardo che dice tutto, poi guardi di nuovo Mick, che intanto ha ripreso a mangiare beato, e lo inviti a proseguire – dice che vuole una cugina o un cugino per Natale, e dato che mancano solo un paio di settimane, ho pensato bene di avvertirvi, cosicché possiate mettervi al lavoro”

“Veramente, siamo già al lavoro, ma sono pochi giorni che abbiamo buttato via tutte le protezioni, perciò non so se sia già…”

“Patrick!” le tua guancie diventano rosso fuco quando ti alzi, andandotene dalla cucina senza null’altro aggiungere, tenendo ben chiusa la camicia, come se ti potesse coprire di più o ti potesse proteggere, mentre i due signori se la stanno quasi ridendo, e tu, in esilio volontario in camera da letto, che ti chiedi se potrai resistere abbastanza a lungo al tuo consulente da farlo restare anche solo per una notte sul divano.

“E questo, amico mio, è il motivo per cui ti adoro. – Jane proclama solennemente mentre invita Mick a brindare con le tazze della colazione – diciamoci le verità, nessuno mette in imbarazzo Tess come noi due”

“Oh, per favore, io sono carne della sua carne, il piccolo fratellino prediletto, non resterà mai arrabbiata con me per più di due minuti. Tu che scusa avresti?”

“Hai mai sentito dire che il sesso rappacificatore è il migliore di tutti? Voglio confessarti una cosa, io non ci credevo, ma – fa un sorrisetto malizioso e odioso allo stesso tempo – è dannatamente vero. L’unica cosa che rimpiangerò quando Tess sarà incinta, sarà che a un certo punto dovremo mettere da parte per un po’ il sesso.”

“Ok, la sai una cosa? Per quanto mettere in imbarazzo Tess sia uno spasso, questa non è una conversazione che voglio avere, perciò – mentre si alza, il più giovane dei tuoi fratelli studia la tazza prima e Patrick poi, con aria interrogativa- credevo che avessi gusti migliori. Questo non è te, è… acqua sporca.”

“Tess ha rinunciato alla caffeina perché potrebbe rimanere incinta del mio erede da un momento all’altro, e dato che anche il te contiene degli eccitanti nervosi, io ho iniziato a prendere questa brodaglia”

“Cavolo, fate sul serio”

Patrick quasi scoppi a ridere in faccia a tua fratello, un’espressione che non sei certa potrai mai capire “Mick, ho sposato tua sorella, non credi che possa essere definito serio?”

“Lo so, è solo che, è strano, e poi Annie che mi fa domande strane su voi due, e, non lo so. Cosa diavolo dico a una bambina di nemmeno sei anni che mi dice che vuole che i suoi zii producano un erede?”

“Le dici che sono già al lavoro, e che – gli dice guardandolo con una luce di speranza negli occhi – Zio Patrick ha chiesto la stessa cosa, e non vede l’ora di scoprire se il suo desiderio verrà esaudito”

     Alla Vigilia, Patrick è decisamente preoccupato, e per molte ragioni. Primo: tu gli fai ancora il muso per quel cavolo di conversazione che avete avuto con Mick (perché non ti piace che tuo fratello, ergo, la tua intera famiglia, scoprano della tua vita sessuale); secondo: lo stai evitando, lui, tuo marito, il tuo Patrick, e gli hai parlato, negli ultimi giorni, solo per lavoro (capisce che avete un problema il giorno in cui gli dici di avere malditesta a ti giri dall’altra parte, dandogli la schiena, quando lui prova a farti il solletico sotto la camicia), e non sembri tropo ben intenzionata a condividere il letto con lui, il che porta al problema numero tre: oltre un mese, e non sei ancora incinta? La sua prima moglie, sarà stata pure più giovane di te, ma ci ha messo GIORNI  a rimanere incinta (non che te lo dirà mai, ama troppo condividere il letto con te, e per quanto sai affezionato ai divani, odia esserci spedito a dormire per forza).

“A cosa pensi?” non è abituato a essere preso di sorpresa o in contropiede, ma era così perso nel suo mondo interiore che non ti ha sentita entrare in camera, avvicinarsi a lui, né ha capito che lo stavi abbracciando alle spalle; si volta, sorridente, e ti da un leggero bacio sui capelli, e mentre lo fa, capisce di volerti abbracciare e baciare sul serio, così, afferrandoti per le braccia, ti sposta cosicché vi possiate guardare occhi negli occhi.

Gli sorridi felice; sei bellissima con la morbida gonna rossa e la camicetta grigia (Patrick ha scoperto che averti in giro in gonna significa avere certi… benefici, diciamo, e poi sai benissimo che questi due capi seguono a ruota il vestito rosso del primo appuntamento nell’elenco dei suoi capi preferiti del tuo repertorio), radiosa come il giorno in cui vi siete sposati, forse anche di più, e occhi blu in occhi verdi, capisce che è passato un po’ dall’ultima volta in cui sei stata così felice. Ok, sarà pure un mentalista e bravo  a leggere le persone,ma dopotutto non era lui quello che dice che leggerti non è poi così facile?  Adesso inizia a credere di aver visto cose che non c’erano, e di aver leggermente esagerato…

Sorridendoti, decide che se c’è una cosa che ha imparato dalla tua famiglia è che agire nell’impeto del momento è la cosa migliore (quasi sempre); ti prende tra le braccia, mani sui fianchi, e ti solleva quel tanto che basta che siate relativamente comodi nel baciarvi; un momento dopo, mentre ancora vi state baciando nemmeno fosse la fine del mondo, le tue mani finiscono nei suoi ricci biondi, giocando con quella incredibile morbidezza, mentre quelle di Patrick esplorano la pelle sotto la stoffa della camicetta, sulla tua schiena, le sue dita impegnate a disegnare invisibile linee sulla pelle; se non fosse abbastanza difficile per lui controllarsi, il fatto che tu sorridi nel bacio rende tutto più difficile.

“Dio Teresa, quanto mi odi…” ti dice quando vi separate, le vostre fronti l’una contro l’latra, mentre tu sorridi radiosa e felice.

“Ho un regalo per te” gli dici, incapace di contenere il tuo entusiasmo, e lui capisce che sì, aveva decisamente esagerata nel preoccuparsi.

“Io… lo so. Te ne ho preso uno anch’io” ti dice. Non è stupido, davvero, ma non sa come reagire, anche perché sa che tu gli hai preso un regalo, e tu sai che lui sa che tu gli hai preso un regalo, perciò, dove vuoi arrivare?

“No stupido, non quel regalo! – gli metti le mani intorno al collo, sorridendo felice, radiosa, bellissima, guardandole negli occhi – baciami come hai fatto, e scoprirai cosa ho in serbo per te”

Ti guarda sollevando le sopracciglia, ma i suoi occhi hanno un ché di malizioso; non ha certo intenzione di lamentarsi: se tu, sua moglie, lo vuoi sedurre, perché dovrebbe fermarti?

“Ok” vi sorridete, vi avvicinate, e vi baciate, ma preso nell’impeto del momento, Patrick sposta le mani, mettendole intorno al tuo viso, cosicché le dita possano giocare con le tue ciocche scure.

“Patrick, baciami come mi hai baciata prima, nello stesso, identico modo” gli dici tra un bacio e l’altro, sorridendo e ridendo; Patrick volge gli occhi al cielo, ma poi sposata le mani dove tu le vuoi, tentando di capire se semplicemente questa posizione ti ecciti di più o cosa. sorridi di nuovo nel bacio, proprio mentre le sue labbra assaporano qualcosa di umido e salato che capisce essere lacrima. Lacrime sì, ma stai ancora sorridendo, sei ancora felice, perciò devono essere lacrime di gioia. Vorrebbe fermarsi per chiederti perché piangi, ma sei più veloce di lui, afferri le mani di tuo marito e le sposti sul tuo ventre, sollevando la camicetta quel tanto che basta che possa vedere la pelle, e le lasci lì.

Credevi che Patrick ti avesse già riservato il suo più bel sorriso per il matrimonio, ma ti sbagliavi; questo è il suo più bel sorriso, questo, lo stesso sorriso che sta condividendo con te ora, perché sa. Sempre in lacrime, lo guardi negli occhi, tenendo le mani premute sulle sue. “So che non è ancora mezzanotte, ma – ti fermi, sai che sa, ma vuoi dirlo, perché così sarà vero, tangibile e reale – Buon Natale papà”

Ti prendo tra le braccia, ti solleva in aria, ti bacia, tanti piccoli baci, quelli che tu adori.

“Come… insomma… quando… io..”

“Avevo un ritardo, e non sono mai stata in ritardo, perciò sono andata dal medico, e mi ha fatto un esame del sangue, e due giorni fa mi ha chiamata, e mi ha detto che avevo ragione, e so che non sono stata proprio una santa negli ultimi giorni, ma volevo esserne certa, e poi ero certo ma ho creduto che sarebbe stato bello dirtelo a Natale, e…”

Ti ferma all’improvviso con un bacio, con un ghigno di soddisfazione in volto; sai che non è il tipo da andare in giro a dire che la sua donna è incinta e che lui ha avuto fortuna a letto, ma ci sono dei momenti in cui Patrick Jane ti sembra un cavernicolo in 3 pezzi, e questo è uno di quei momenti; non andrà in girò a rendersi orgoglioso perché ti ha messo incinta, ma di sicuro va in giro a raccontare che sua moglie sta per dargli un erede.

“Sei felice?” gli chiedi a bassa voce, la testa sulla sua spalla. Sai che dovreste essere felici, ma c’è quel grosso elefante lì nella stanza, il fantasma del suo primo matrimonio, e il dolore terribile della perdita di un figlio.

“Mi permetterai di dire al nostro bambino di sua sorella?” c’è un accenno di tristezza nella sua voce, una voce bassa e triste, rivolta a te mentre ti guarda negli occhi verdi, spostando una ciocca ribelle dal tuo sguardo, come se vi si potesse perdere meglio così. Sorride di un sorriso triste; dopotutto, ti conosce, o almeno, ti conosce abbastanza bene da sapere a cosa stavi pensando.

“Oh, Patrick – nascondi il viso nella camicia, e dopo un secondo, lo rimpiangi; gli ormoni stanno già avendo un certo effetto su di te, se ti basi sulle lacrime che hai versato su quella che fino a un secondo fa era una camicia bianca perfettamente immacolata – ti arrabbierai…. Ti dispiacerà… credi che sarà un problema se…”

“No – ti risponde tenendoti lì, ferma, da questo dipendessero le vostre vita – voglio solo avere il nostro bambino, maschio e femmina non importa. Vorrei solo che… che tu mi permettessi di parlargli della mia primogenita, quando lui o lei sarà abbastanza grande da capire.” Rimanete abbracciati nella semi oscurità fino a che non siete costretti ad andare, e quando vi separate, Patrick per prima cosa bacia te e poi il tuo addome; non parlate perché non c’è bisogno: sguardi, baci e carezze dicono tutto quello che c’è da dire.

     “Zia, sei triste?” sei in cucina con Claire e Annie, a preparare latte e biscotti per Babbo Natale, quando la piccola ha sentito il bisogno di dar voce al suo bisogno di verità, dettato dagli occhi rossi e dal naso che continua a gocciolare. E poi, se c’è qualcuno che sa che a casa parli quando hai un problema (specie se si chiama Patrick Jane) è Annie, e tu sei stata zitta tutta la sera. E dato che lei è la più adorabile bambine del mondo (e Tony il più adorabile bambino del mondo), spetta a lei sistemare tutto.

“Tess, tutto a posto? È per quel caso?” quando tu affondi nella sedia più vicina, collassando in lacrime e pianti, un vero relitto umano, un relitto umano, un casino fatto persona che lei non ha mai creduto di essere, Claire si mette lì al tuo fianco. Dio, finché non lo avevi detto ad alta voce, non avevi avvertito i sintomi della gravidanza, e adesso, una parola, e senti tutto?

“Oh Tess, cosa è successo? Patrick ha fatto qualcosa? Avete litigato? Parlami…” Sai che Claire ti è venuta accanto appena hai iniziato a piangere non solo per le lacrime; voi capite, voi avete cura l’una dell’altra… e voi vi conoscete (il fatto che abbia chiesto cosa ha combinato Jane lo dimostra), e sa che sei stata in questo stato solo due volte, entrambe colpa di Jane: la prima volta quando ti ha confessato il suo paino per eliminare Red John, la seconda quando è uscito con quella che Claire chiama “Kristina come diavolo si chiama non me ne frega un accidenti spero soffochi”

“Patrick è meraviglioso, perfetto, e io non lo merito. Non l’ho mai meritato” Claire non sa cosa fare, davvero, è in preda al panico, perché più passano i secondi, più piangi, e più piangi, più biscotti mangi (e quei biscotti, Babbo Natale voleva lasciarli ad Annie), e non sa se chiamare Patrick, perché anche se tu dici di no, deve per forza aver combinato qualcosa per farti stare così.

“Oddio, non ti ha ipnotizzata, vero?” Claire riterrà pure Patrick decente, ma sai che lo trova leggermente “ossessionato” dall’ipnosi…

“Quando Tony doveva nascere, tu piangevi, e poi mangiavi sempre i biscotti al cioccolato, mamma” Vi dice Annie in un altro attacco di verità, intenta a rubare un biscotto, (voi li stavate già mangiando, e poi sa che Babbo Natale non esiste e che state facendo questo a beneficio di Tony, perciò, a che pro sprecarli?), e tu sei lì, il biscotto mezzo in bocca mezzo in mano, immobile, scioccata dalla bambina.

“Sei incinta? Ti chiede Claire sotto shock, non sai se perché sei incinta o perché è stata Annie a capirlo, e tu fai solo cenno di sì con la testa – sei incinta!” Urla, corre eccitata nell’altra stanza, abbraccia Patrick, gli scocca un bacio sulla fronte, piangendo, poi abbraccia Mick, corre in cucina da te, che hai di nuovo iniziato a piangere, e ti bacia di nuovo sulla fronte, abbracciandoti, mentre intanto Mick (con in braccio Tony) e Jane, che sorride come un gatto sornione (o, secondo altri, come un idiota), conscio del perché delle azioni di Claire (anche se, dal suo comportamento, si direbbe lei incinta, e non tu), che, tutto sommato, sembra però una maniaca al momento…

“Cosa hai fatto a mia sorella” Oh, eccoli lì, i tuoi geni, quella domanda che è in realtà un’affermazione bella e buona… Mick, è davvero tuo fratello, e davvero lo hai cresciuto tu (ed il fatto che Jane si stia schermando il naso perché terrorizzato all’idea che Mick voglia romperglielo è davvero ilare)

“Zia Tess e Zio Patrick stanno per avere un bambino” vi dice Annie calma mentre beve un po’ di latte caldo.

“Sei incinta? - Mick ti chiede mimando le stesse azioni di sua moglie, senza saperlo – sei incinta! Pat, razza di bastardo fortunato!” Certo, Claire ti ha abbracciata, non ti ha dato pacche sulle spalle, per complimentarsi dell’ottimo lavoro svolto…

“Annie, tesoro, non sembri sorpresa” una volta sfuggito alla presa di Mick, Patrick si rivolge a Annie, con quel tono che ha solo per lei, la piccola Lisbon in miniatura che gli ha rubato il cuore in un attimo.

“Bè, tu mi avevi promesso un cugino o una cugina, e tu mantieni sempre le promesse, zio – vi dice con quel tono serio e sicuro che anche tu spesso hai, assaporando latte e biscotti – a proposito papà, zio Patrick promette e poi mantiene, ma tu non mi hai ancora preso il pony che mi avevi promesso!”


E ora...commenti ai commenti!

Cinfri: malfidati? mah, non direi. tutto sommato, sono più le volte che li ficca nei guai, che le volte che non combina casini... vi faccio sognare? wow, grazie, mi fa paicere! come mi fa paicere che adori Annie...

kocca: grazie, bacione anhce a te, e, come hai visto, sì, avranno dei piccoli teresa e patrick (se sarà un piccolo Patrick o una piccola Teresa è erò ancora un mistero...)

soarez: evviva, cora da stadio per lisbon che ne dice 4 alla Hightower!  Ah, mi fa paicere che la pensi come me, anche io credo che mai  eppoi accetterebbero così di vedere il loro capo sbattuto fuori!

sasita: ah, grazie! e, sì, mi sono divertita da matti! (aodro quando Teresa zittisce patrick!) il problema? tecnicamente, caso risolto per caso (ehm, scusate il gioco di parole) e per giunta, il colpevole è morto. certo, coem dice jane, "non sono stato io a ucciderlo come ormai eravate certi che sarebbe accaduto", perciò, fossi in hightower, non mi lamenterei... eh, sì, lo so... terribilmente hot. ma andiamo, Jane è il tipo che approfitterebbe dell'ufficio per rubar eun po' di tempo con la sua Teresa... La scena con Hightower che ride all'idea del amtrimonio? io l'ho trovata spassosa! per nove mesi dovrai apsettare domani, al peggio lunedì (che rottura la doemnica al lavoro...)... oggi ti è toccato il capitolo precedente!

evelyn: ah! se sei stata in ansia, allora sono davvero brava, cavolo! (egomiacal bahavior off); davvero? io mi vedevo Teresa preoccupata emntre guardava le pillole andare giù dallo scicquone, e jane che le metteva la mano sul pulsante dello scarico per convincerla che, dato che lo avevano deciso, dovevano farlo...la scena delle dimissioni è esilernate, molto jisbon.... quasi meglio di hightower che ride e lisbon incavolata perchè la strega del nord... ehm..madeline.... riude all'idea che jane possa stare con lei. Eh, ev, mi metti in una posizione... cmq, il prossimo non sarà postato, facilemnte, fino a domani tardo pomeriggio/serata, perciò hai tutto il tempo di leggere e commentare!

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Capitolo 13
*** 9 months ***


“allora Mick, qual è il problema?” dopo la rivelazione riguardo alla gravidanza di tua moglie, tu e tuo cognato siete migrati nuovamente in salotto, e il giovane Lisbon ha iniziato a comportarsi in modo leggermente strano; sai che, nonostante adori ( anche troppo) mettere in imbarazzo Teresa con chiacchiere normalmente riservate ai maschi (sesso), la cosa lo mette un po’ a disagio. Non sembra volee parlare troppo del fatto che avrà un nipote, e ti guarda quando crede che tu non te ne accorga, per poi voltarsi nella direzione opposta appena mostri di volerti voltare verso di lui.

“Mick, qual è il problema? – gli chiedi nuovamente, quel sorriso sornione in volto, fino a che non noti la sua espressione preoccupata, e capisci che il vero problema non è che sua sorella abbia concepito, ma che abbia concepito con te, che hai un certo passato – Oh, scusa. Non avevo capito subito. Immagino che la mia prima impressione sia stata stupida.”

“No, no, scusami tu, lo stupido sono io. Sapendo come funzione la tua mente, non ci avrei nemmeno dovuto pensare.” Mick si concentra sul tappeto, sulle sue mani, sui suoi piedi, su tutto tranne che su di te.

“No, davvero, è ok. Insomma, non ho mai nascosto di aver un passato, e – prendi un profondo respiro, e rivolgi il tuo sguardo a Mick, sperando che la sua profondità la convinca a guardarti negli occhi, nuovamente – sì, ho già vissuto tutto questo, ma allo stesso tempo, non l’ho fatto. Quando la mia prima moglie era incinta, ero troppo impegnato e preso da me per prestarle attenzione. Non mi sono goduto la gravidanza come avrei dovuto, e so che non è esattamente nuovo per me, ma lo è, allo stesso tempo. È strano, lo so, non sono certo… - lo guardi sorridendo, quasi scoppiando a ridere, tanto poco senso fa il tuo ragionamento – capisci cosa voglio dire?”

Mick non ti risponde subito, non a voce almeno, si limita ad alzarsi e ad andare alla libreria, cercando qualcosa, fino a che non lo trova e poi te lo porge, e tu lo prendi, sorpreso.

“Divertiti, ma ti avverto Jane – l’uso del cognome ti fa ricordare Teresa, e capisci che sì, sono davvero fratello e sorella, perché anche lei usa il tuo, vostro cognome per sgridarti o minacciarti – se rovini tutto o fai soffrire Teresa o il bambino, giuro su Dio che non avrai vita lunga” Non sai perché, ma quell’espressione sul viso di Mick mentre ti da una pacca sulla spalla guardandoti negli occhi sembra dirti che dice davvero la verità…

Tratto da “guida alla gravidanza per futuri padri: il primo mese

“Durante le prime due settimane, potreste non essere certi di aspettare un bambino, perché molte donne al momento manifestano pochi sintomi, se non nessuno.”

Fatto. Pensi tra te e te mentre, beatamente sdraiato sul tuo divano, ti leggo il regalo di Mick, nascosto dalla copertina di uno dei romanzi che Cho tiene nella scrivania; ormai le festività sono quasi finite, e voi siete al CBI per il lavoro d’ufficio, ma Teresa, lo sai, è un po’ tesa, preoccupata per il bambino. Preoccupata ed eccitata, ha passato l’intera giornata a mordersi le labbra tutte le volte che incontra qualcuno che conosce, tutta desiderosa di condividere la novità. Prima, addirittura, stava tornando nel suo ufficio, e si è fermata, immobile, nel bel mezzo della stanza, decaffeinato in mano, e si è girata verso Cho, Rigsby e van Pelt, per poi voltarsi di nuovo verso il suo ufficio, correndovi dentro. Hightower lo sa già, dopotutto, lo avevate promesso, ma loro è diverso, loro non sono sempre semplici colleghi, loro sono amici, sono famiglia, e sapete che nei primi 3 mesi può succedere di tutto, perciò preferite aspettare il secondo trimestre per condividere con loro questa gioia, nel caso qualcosa andasse storto non volete vederli soffrire per voi (e poi c’è il problema Rigsby; se Van Pelt scopre che Teresa è incinta, c’è una buona probabilità che chieda a Rigsby di fare qualcosa al riguardo, e il pover’uomo sembra terrorizzato dalle donne incinte e dai neonati quasi quanto dal diavolo in persona). Comunque, almeno di una cosa sei certo: il libro ha ragione, perché all’epoca Teresa non aveva sintomi, e i pochi che aveva erano di natura prettamente auto-indotta dalla consapevolezza di essere incinta, e non erano stati nemmeno tanto evidenti fino a che non lo ha ammesso ad alta voce…

“Durante il primo mese, la tua compagna non subirà drammatici cambiamenti; potrebbe desiderare maggiore riposo, tuttavia. Alcune donne notano che i loro seni diventano più sentili, e avvertono una leggera sensazione di pizzicore. Alla fine del primo mese inizierà a farsi sentire la nausea- al mattino e alla sera, e i seni inizieranno a ingrossarsi leggermente, diventando ancora più sensibili.”

“Credi che il capo sia andata da un chirurgo plastico? – alla fine del primo mese, Rigsby e Van Pelt sono nella cucina a chiacchierare, e tu cerchi di non ridere troppo a come il poveretto non abbia capito un accidenti di tutto quello che sta succedendo, anche perché non è esattamente la cosa più intelligente da fare, parlare del seno di un’altra donna con la propria ragazza- il suo seno sembra molto più florido “

“Maniaco – la rossa gli dice furibonda mentre lo molla lì, tu di nuovo sul tuo amato sofà a goderti la scena, occhi puntati sul Elvis, apprezzando l’ironia di tutto questo – e stupido” Grace finisce la frase sorridendoti di un sorriso complice, mentre osserva Teresa che corre in bagno per la terza volta nel corso della mattinata.

“Io le avevo detto che mangiare del cinese che era stato in frigo per 3 giorni non era consigliabile, ma mi ha dato retta?” le dici, lo stesso sorriso complice che ha lei. Grande, siete stati beccati… almeno Grace non andrà a dirlo in giro.

“Secondo mese-  tu e la tua compagna noterete un leggero aumento di peso intorno alla vita; si stancherà anche di più, perché è in questo periodo che i primi cambiamenti avvengono all’interno del suo corpo- al momento si sta formando il cordone ombelicale, ed è uno stress profondo per il suo fisico. Verso la fine del mese, i livelli di estrogeni e progesterone subiranno un rapido aumento, dando origine ai cambi d’umore improvvisi, che dureranno per gran parte della gravidanza; inoltre, desidererà certi cibi, e starà male al pensiero di altri.”

“Teresa, ho ordinato cinese, ti va bene?” sei in cucina, con telefono in una mano e menù nell’altra, e urli a Teresa nella speranza che esca dalla vostra stanza per unirti a te. A quanto pare, appena siete arrivati dal lavoro, ha deciso che tu le avevi distrutto la vita di proposito, e che perciò dovevi startene chiuso fuori dalla vostra stanza a tempo indeterminato.

“Odio il cinese” ti urla contro, furiosa, e tu ringrazi Dio per l’esistenza della globalizzazione e delle serre, che ti permettono di avere disponibili 12 mesi all’anno le sue cose preferite; il cuoco della Cucina avrà pure sollevato qualche protesta, ma una chiacchierata e una sessione di ipnosi per liberarlo di quella fastidiosa dipendenza da nicotina lo hanno convinto a preparare le fragole con crema, pasta sfoglia e cioccolato che tua moglie adora così tanto.

“e se ti dicessi che ho delle fragole per te?” le sorridi con quel dannato sorriso sornione, il vassoio in mano, e non puoi che trovare adorabile il modo in cui apre la porta quel tanto che basta per vedere se sei sincero o meno.

“Mi spiace! Non dovevo urlarti contro! Non dovevo dirti che sei un idiota e infantile! Non lo farò più!” dimentica del cinese e della fragole, Teresa ti abbraccia con una forza che non ti aspettavi, prendendoti di sorpresa con il cambio d’umore così improvviso (troppo). Sarà pure un bene che Teresa non sia più arrabbiata con te, ma il suo costante bisogno di fragole (peggiorato durante la gravidanza)non fa certo bene alle tue finanze, come pure il conto della lavanderia… quel dannato mascara waterproof si scioglie con le lacrime, macchiando le tua adorate camicie immacolate, ma non ne vuole sapere di andarsene via in lavatrice.

“terzo mese- la tua compagna sarà leggermente su di giri, non esattamente in sé, dato che il suo corpo è in “overdrive” (questo è il periodo in cui il bambino inizia a svilupparsi). Potrebbe accadere che senta forte attrazione verso di te e desideri agire di conseguenza, ma potrebbe essere troppo stanca per poter godere di questi nuovi stimoli”

“Jane, nel mio ufficio!” ti urla furibonda dalla porta, e tu balzi giù dal divano, leggermente impaurito. Teresa che usa il tuo cognome è un male, ma Teresa che urla il tuo cognome e lo urla furibonda è ancora peggio. E dire che ti sei comportato abbastanza bene ultimamente…

“Posso esserti utile?” le chiedi, un po’ intimidito, dopo aver bussato (bussato, tu!) No, quello sguardo furibondo non promette nulla di buono. Cocco, stanotte dormi sul divano.

“tu e io dobbiamo parlare seriamente, mister” ti dice, braccia incrociate, sempre seria, mentre ti passa a fianco e chiude la porta e abbassa le veneziane, per poi pararsi davanti a te con quello sguardo languido e malizioso negli occhi, mordendosi le labbra in quel modo erotico, neanche fosse la stessa che ti ha chiamato a raccolta. Grande, te l’ha fatta. E tu dovresti essere un mentalista. Ma per favore, se non capisci nemmeno quando tua moglie ha certe voglie…

“No, Teresa, andiamo, siamo nel bezzo di un caso e…” prima che tu possa finire la frase (balbettata senza troppa convinzione, perché, ammettilo, questo tipo di voglie fanno andare su di giri anche te), sei con la schiena contro la sua scrivania, e le sue mani sono nei tuoi capelli (per poco, perché poi si concentra nello sbottonarti il gilet e nel tirarti fuori dai pantaloni la camicia)mentre lei ti bacia, esplorando la tua bocca, e, no, non puoi certo resisterle quando fa così… perciò le tue mani iniziano ad agire di conseguenza, concentrandosi sui suoi, di bottoni.

Il dannato libro ha torto. Ti vuole? Sì. Il sesso è buono? Per favore, descrivere il sesso con lei mentre è incinta come “buono” è un eufemismo. È stanca? No, ed è questo il problema. Stanca, lei non è mai stanca, e invece di voler il cibo, vuole te! Almeno una volta si limitava a controllarti perché non voleva che facessi idiozie, adesso invece tenta costantemente di sbarazzarsi dei vostri vestiti (sì, anche in ufficio, e lo puoi capire, ma sul tuo divano, sotto gli occhi di Elvis, no!) e ci sono dei momenti in cui devi andare a chiuderti in bagno perché quando è troppo è troppo, e, andiamo, sarai pure abbastanza giovane, ma non hai più vent’anni, e ti serve un attimo per riprenderti quando ti attacca così!

“Cosa c’è, vuoi mettere incinta il capo o cosa?” ti chiede Rigsby subito dopo che lasci l’ufficio di Teresa, senza fiato, camicia e gilet fuori posto e stropicciati dopo un’appassionata seduta di baci infuocati che ha rischiato (molto seriamente) di andare fuori controllo. Se crede di essere divertente, si sbaglia di grosso.

“Quarto mese – il mondo dovrebbe finalmente accorgersi di quello che sta accendendo alla tua compagna, ma rammenta che non tutte le donne sono uguali, perciò il modo in cui la gravidanza diverrà visibile (e il momento) dipenderà da molti fattori. Il senso di affaticamento si affievolirà, e si sentirà più a suo agio con la gravidanza, anche se potrebbero comparire alcuni doloretti e la sua pelle potrebbe cambiare leggermente per l’aumento di ormoni nel sangue.”

Siete chiusi nel suo ufficio, e lei si è sollevata l’orlo della camicetta per sfiorare la pelle dell’addome, sorridente e felice, e tu, dalla tua sedia, la guardi con occhi sognanti e con un qualcosa che può essere descritto solo come adorazione.

“Non sei obbligata a farlo” le dici, quasi un bisbiglio, incerto se guardarla negli occhi o centrarti sulla pelle della sua pancia. Sì, vostro figlio deve avere i suoi occhi, hai deciso.

“No, devo. È giunto il momento di dedicarsi solo al lavoro di ufficio, e poi, tra poco, dovrò mettere vestiti premaman, perciò nasconderlo sarà impossibile. – tu guarda negli occhi, sorridendoti – Patrick, facciamolo”  ti sorride, si alza e, al tuo fianco, ti porge la sua mano; lasciate l’ufficio, e mano nella mano, vi fermate nel mezzo della sala comune, pronti a dire quello che Teresa avrebbe voluto dire fin dall’inizio.

“Signori e signora, mi servirebbe un attimo del vostro prezioso tempo” alzi la voce per un attimo, e poi, quando non prosegui, Teresa sorride, gustandosi il momento, perché NON SAI come proseguire, e questo è il Patrick che lei adora, che tutto sa ma non ha la più pallida idea di come gestire le proprie emozioni o quelle di coloro che gli sono accanto, che sa sempre cosa dire ma a cui mancano la parole quando deve parlare di sé o di sua moglie, l’uomo che parla tanto, troppo, ma che è imbarazzato ad ammettere una cosa del genere.

“Cho – gli dice Teresa con tono professionale – per i prossimi mesi sarai tu l’agente responsabile nelle operazioni sul campo. Io sarò disponibile per i prossimi 4 mesi, poi andrò in maternità”

“Dannazione, no! – Rigsby sbotta furibondo mollando una manciata di banconote nella mano protesa di Cho, per poi guardarlo, mani sui fianchi, in un tono decisamente irato – adesso voglio sapere come diavolo facevi a sapere una cosa del genere?”

“Capo, Jane, sono così contenta per voi! – Grave abbraccia prima te e poi Teresa, e poi rimane lì, in estasi, nemmeno Teresa fosse la madonna, con le mani incrociate davanti al viso, nemmeno stesso pregando – posso organizzare la festa per il bambino, vero? Quando sapreste se è maschio e femmina, me lo lascerete fare, vero? Per favore!”

“Beh, veramente, non avevamo intenzione di scoprire il sesso del bambino fino alla nascita”

“Davvero?- guardi, sorpreso, Teresa con sguardo interrogativo, mentre lei si limita a inarcare le sopracciglia – sì, giusto, vero, non volevamo sapere il sesso del bambino... no, scusa, mi correggo. noi non vogliamo sapere il sesso del bambino.”

“Verde! – Grace urla – verde va bene sia per un maschio che per una femminuccia!”

“Oh, ok – le risponde Teresa in tono poco entusiasta, temendo la festa di benvenuto per il bambino, tenendoti stretta la mano come se tu potessi salvarla da un’orda di donne che altro non vogliono che toccarle la pancia – Cho, come facevi a sapere che ero incinta?”

“Voglio saperlo anch’io! Andiamo Cho, dimmelo!” gli chiede Rigsby, sempre più furioso (Dio, se ti stai divertendo…)

“Due mesi fa ho notato un mio libro sul divano di Jane, ma quando sono andato a riprendermelo, ho scoperto che in realtà la copertina del romanzo di Castle nascondeva la “guida ai futuri padri”. Perciò, o lui e Lisbon stavano programmando una gravidanza, o lei era già incinta. Dal capitolo che stava leggendo e che aveva usurato, ho capito che lei era già incinta”  

“Jane, cosa stavi leggendo” Oh, la domanda-affermazione (con uso del cognome). Grande, adesso è arrabbiata…

“Era il capitolo sul sesso in gravidanza”  Quando Cho vi risponde, tua moglie si rimpossessa della sua mano, e, paonazza in viso, va a nascondersi in ufficio, desiderosa di non lasciare il suo posto felice per il resto dei suoi giorni.

“quinto mese- molte donne lo vedono come il più bello dei mesi. il loro corpo finalmente si rilassa dopo i mesi di lavoro, e se metterai la mano nel punto giusto al momento giusto, potrai sentire tuo figlio muoversi.”

“Com’è andata l’ecografia?” vi chiede Claire mentre prepara cena a casa sua. Teresa finalmente dimostra (anche se poco- difficilmente chi non lo sa capisce che aspetta un bambino)di essere incinta, anche se i vestiti premaman sono ancora fuori discussione. A un occhi esterno, l’unico segnale sarebbe il fatto che lei passa il tempo libero ad accarezzare la pancia e guardarla sorridente, mentre tu la osservi con occhi sognanti sospirando. A questo punto, i tuoi occhi non esprimono più adorazione semplice. Tu, adesso, la veneri (come pure la semplice terra su cui lei cammina).

“Patrick ha fatto una delle sue solite scenate, solo che stavolta a patirne le conseguenze è stato il mio medico – ride, felice, nemmeno stesse raccontando la cosa più divertente del mondo, eppure ti sembra di ricordare che la momento volesse sparire – ti giuro, a un certo punto ho temuto volesse strozzare con le sue mani il pover’uomo”

“Ti ha chiamata vecchia”  non cambi né posizione né tono di voce: testa sui gomiti, gomiti sul tavolo, calmo e tranquillo, che non sembri lo stesso uomo che il giorno prima, a momenti, la portava via di peso dall’ospedale.

“Non ha detto che sono vecchia, Patrick, ha usato il termine primipara attempata. Significa solo che avrei dovuto partorire per la prima volta qualche anno fa, tutto qui”

“Avevi solo da portare Annie in ufficio prima, se desideravi tanto portare in grembo l’ultimo erede della dinastia dei Jane”

“Sapete già e avrò un cugino o una cugina?” vi chiede Annie, tirata in causa, mettendo da parte i suoi libri per un attimo; ha compiuto sei anni da qualche mese, e sta dimostrando a tutti che tu avevi dannatamente ragione: la piccola è un vero genio.

“perché, tesoro, ti piacerebbe qualcosa in particolare?” Teresa ti guarda fulminandoti: odia quando usi il tuo fascino con Annie, anche perché non dovresti fare promesse con non puoi mantenere (e non sei tu a decidere se sarà maschio o femmina).

“Non voglio che lo chiamate Annie o Tony – ti dice seria, e tu ti stai godendo ogni singolo momento, perché questa bambina è davvero grande! – so che sarà il nuovo principe o la principessa di casa, ma non è giusto che si confonda. E poi credo che non mi piacerebbe avere qualcuno che si chiama come me in famiglia. Zio Patrick, voglio che tu mi prometta che non userete i nomi Tony o Annie!”

“Oh, tesoro, vieni qui! - Teresa la prende tra le braccia, stringendola forte, e riempendola di baci come una vecchia zia- allora, forse è il caso che tu aiuti zio Patrick e me a….” Teresa si ferma un secondo, pi, sorridendo, ti afferra la mano, e la mette, insieme a quella di Annie, sotto la camicetta, sulla pelle del suo addome.

“Ciao piccolo, sbrigati perché voglio incontrarti!” le dice Annie mettendo anche l’orecchio sulla pancia, mentre tu senti colpetti sotto la pelle, i calci del tuo bambino.

“Sì, anche la mamma ed io non vediamo l’ora di incontrarti” ti chini, e senza togliere la mano, baci il punto in cui il piccolo si è mosso per la prima volta.  Piangete emozionati, e lei ti mette le mani nei ricci biondi mentre tu continui a baciare quel punto, e capisci che vuole che vostro figlio abbia i tuoi stessi capelli (che lei non ammetterà mai  e poi mai di adorare).

Sesto mese – la fatica si farà nuovamente vedere, e i cambiamenti nel seno saranno evidenti a chiunque. La pressione sanguinea potrebbe abbassarsi all’improvviso, perché il sangue sarà ridiretto al bambino”

Le ultime due settimane hanno visto tua moglie segregata sul divano, perché punto uno, tu non le concedi di fare nemmeno un passo, secondo, sai benissimo che lei non ne avrebbe l’energia, perciò, la serata cinematografica con Claire, Mick e i bambini non è certamente differente.

“Lucas, Nathan, Christopher e Thomas mi piacciono per un maschietto, per una femmina invece mi piacciono Alexis, Julia, Madison e Isabel” vi dice Annie togliendo dalla scatola il dvd della bella e la bestia; negli ultimi due mesi avete già parlato di nomi con lei, ma mai prima di ora vi aveva accennato al fatto che fosse lei a voler scegliere i nomi, sempre dicendo semplicemente che non voleva i nomi Annie e Tony, perché lei e suo fratello potessero essere gli unici Lisbon così chiamati. 

“Tua figlia ha trovato il libro dei nomi…”

“Nostra figlia, Mick – le dice Claire per poi voltarsi verso suddetta bambina – Tesoro, è il loro bambino. Non è come con Tony, non puoi scegliere tu il nome”

“Possiamo usare il secondo nome dei bambini?- salti giù dal divano, guardando con speranza e occhi da cucciolo Mick e Claire, sotto gli occhi di Teresa che spesso si chiede se i cambi di umore li ha lei oppure tu – Lucas Edward Jane, Christopher Edward Jane, Juliet Teresa Jane, Alexis Teresa Jane…”

“Juliet e Lucas sono semplicemente meravigliosi” ti sussurra baciandoti languidamente sulle labbra, neanche foste soli.

“Ehi, siamo ancora qui!” Mick vi tira un cuscino e poi si alza, lasciando la stanza, mano sugli occhi per non vedere.

“E’ vero che è una fatina a portare i bambini nella pancia delle mamme, come quella dei denti?” ti chiede Annie.

“Non ti azzardare a rispondere a mia figlia, Jane!” Mick ti urla dalla stanza accanto,e tu rimani con la bocca aperta pronto a parlare…

“settimo mese – il bambino cresce più in fretta, e la tua compagna avvertirà un senso di fastidio agli organi interni, compressi dal bimbo”

Due di notte, e Teresa ancora si gira nel letto alla disperata ricerca di una posizione che le permetta di dormire.

“Dormi, Tess” le dici mezzo addormentato. Lei deve dormire per sé e il piccolo, e tu devi dormire per te, perché… perché non sei più abituato all’insonnia, ormai è più di un anno che dormi beatamente, e in questo momento ti manca il fatto che fossi completamente operativo anche con sole poche ore di sonno. 

“Il signore dice che devo dormire sulla schiena, ma io sono sempre stata scomoda nel dormire sulla schiena! – si gira verso di te, e ti guarda in quelle fessure semi-aperte che dovrebbero essere i tuoi occhi- Patrick, anche se sono grossa come una casa mi ami ancora, vero?”

E dire che i cambi d’umore normalmente dovrebbero essere già passati… ”Teresa, non sei grassa né grossa come una casa – la rassicuri, le fessure un po’ più aperte, la voce impastata, ma sincero, anche perché Teresa mostra a malapena di essere incinta; il bambino è piuttosto piccolo, ma sano e forte, e non sottopeso – tu sei incinta, di mio figlio. E questo ti rende ancora più sexy”

“Stai dicendo che se fossi stata più abbondante non ti saresti mai innamorato di me?”

“Teresa – le dici completamente sveglio, le tue labbra sulle sue, per poi proseguire lungo TUTTO il resto del corpo, sorridente- nulla mi avrebbe impedito di amarti”

“Ottavo mese- la futura mamma avvertirà facilmente dolore alla schiena, e potrebbe avere problemi nell’alzarsi e nel muoversi. Sopraggiungeranno anche problemi legati al sonno: preparati ad affrontare notti insonni che, insieme ai picchi ormonali, la faranno divenire più scontrosa e irascibile. Mani e piedi, inoltre, potrebbero gonfiarsi, e in alcuni casi potrebbe avere bisogno di scarpe più grandi.”

A quanto apre, secondo Teresa, l’unico responsabile della sua gravidanza sei tu, e a quanto pare non sei abbastanza di supporto e continui  a fare le tue idiozie al lavoro (di nuovo, un sospettato ti ha quasi rotto il naso, e Cho non ha pazienza di Teresa, perciò le ha detto di metterti il guinzaglio), perciò sei stato cacciato di nuovo, ma questa volta, mentre un servizio di porcellana  ti volava quasi in testa, ha deciso che non poteva solo cacciarti dalla camera da letto.

Dato che sei tu che l’hai resa vittima degli ormoni, grassa, reso i suoi seni enormi e doloranti, i piedi grossi come quelli di gozilla, il minimo che puoi fare dopo il tuo ultimo giochetto è essere sbattuto temporaneamente fuori casa (e ti deve dire perché crede che Rigsby, che passa il suo tempo libero chiuso in camera da letto con Grace, dovrebbe ospitarti).

Almeno Mick è già passato attraverso due gravidanze, perciò è ben lieto di offrirti il divano (a patto che tu non li dica a Tess).

“Lei è arrabbiata? Io dovrei essere arrabbiato! Lo sai che mi ha chiamato Simon parecchie volte mentre eravamo a letto insieme da quanto è incinta? – la vita sessuale di Tess non è mai interessata troppo a Mick, anzi, lo ha sempre imbarazzato un po’, se non si trattava di metterla in imbarazzo, ma deve ammettere di essere terribilmente curioso di sapere chi diavolo sia il Simon che Tess chiama urlando mentre è impegnata con suo marito in… in quello con cui è impegnata con suo marito- Simon Baker, un attore, biondo e occhi azzurri. Lei dice che mi assomiglia, io dico di no.”

“Già, nessuno può competere col fascino di Patrick Jane – ti dice in tono sarcastico- guarda il lato positivo, almeno non ti ha chiamato Keanu…”

“Reeves?” gli chiedi stupito. Guarda un po’, questa non te l’aspettavi….

“Già, e io e il tizio non ci assomigliamo nemmeno un po’…” brindate con le vostre birre, e ti scordi del divano, perché passate l’intera nottata a bere e raccontarvi storie sul vostro passato e piccoli aneddoti di lavoro.

“Nono mese- ci siamo! Il seno delle tua compagna diventerà sempre più pesante, e potrebbe già perdere colostro, il primo nutrimento di vostro figlio dopo la nascita. I suoi organi interni saranno sempre più compressi verso il diaframma, e questo potrebbe provocare batticuore e respirazione accelerata. I suoi reni lavoreranno di più, perciò sentirà spesso il bisogno di andare in bagno. Sul suo ventre potrebbero apparire le prime smagliature, e sentirà molti crampi a schiena  e gambe. Adorerà i tuoi massaggi…”

“Per l’amor di dio, donna, datti una calmata!” siete svegli, molto svegli (soprattutto Teresa), nel cuore della notte, nel vostro letto; Teresa si è convinta che non vi sia nulla di più interessante del soffitto (nemmeno tu sei mai stato così preso da Elvis), e non adorare per nulla la magia che le tue mani stanno compiendo sulle sue caviglie ( e dire che ha sempre apprezzato i tuoi massaggi, specie alla schiena, se fatti con poco addosso).

“Una settimana, Patrick, manca una settimana!- si alza, mettendosi seduta, guardati in faccia; tu sei a gambe incrociate al fondo del letto, e non sai se sia il caso di ridere per la sua crisi di panico – mi dici come diavolo faccio a essere calma? Tu come fai a essere calmo!”

“Probabilmente perché ci sono già passato?” non sai se è quello che vuole sentirsi dire, perché Teresa sotto ormoni è più difficile da leggere del solito, perciò, non sai se deve essere una domanda o un’affermazione (è lei la regina di questo, dopotutto).

“Credi che sarò una buona madre?”

Ridendo, torni e sederti al tuo lato del letto, e la guardi… adorabile, Teresa è semplicemente adorabile. “Perché non mi chiedi se sarò un buon padre?”

“Ti ho visto con Annie e con Tony, e con tutti quei bambini che dobbiamo vedere per lavoro. So che sarai un buon padre. – ride, posando la testa sul tuo petto (sempre nudo, come al solito), più tranquilla, il tuo battito regolare sembra allontanare l’ansia – sono certa che adorava il suo papà, Patrick, e il nostro bambino farà altrettanto”

“è un maschio – le dici all’improvviso, la tua voce un sussurro, occhi negli occhi, voce bassa come un sussurro, morbida come seta, seduttrice- avremo un maschio, con meravigliosi ricci biondi e occhi verdi e brillanti come smeraldi, proprio come quelli della sua mamma”

“E come lo sai?” ti chiede, mentre le sue labbra sono lì, sul tuo collo, pronte a baciarti, e lei sorride, riedendo felice.

“perché, tesoro, è quello che vogliamo. Voglio pensare che Dio voglia farci questo piccolo regalo…”

“Patrick, tu sei ateo”

“O forse – le dici baciandole il naso- madre Teresa mi ha fatto cambiare idea”

“odio quel soprannome”

“Tesoro, ho passato anni soffocato dal desiderio di vendetta, poi ti ho incontrata, e tu mi hai fatto capire cosa era davvero importante. Se c’è un nome che è appropriato – le dici baciandola velocemente sulle labbra – è proprio quello” Teresa alza gli occhi al cielo, poi si alza (non prima di averti dato un'altro veloce bacio, però) e va nel luogo che più ha frequentato negli ultimi mesi: il bagno.

“Patrick?”

Pochi minuti  dopo, sei quasi del tutto di nuovo addormentato, ma il tono di panico nella voce di Teresa ti sveglia completamente in pochi secondi; corri da dove proviene la voce, e in bagno la trovi, in piedi, una mano a reggersi contro la porta l’altra sulla pancia.

“Patrick, mi si sono rotte le acque…”


Soarez: Annie rules, evvai! Sì, sono terribili, Mick perchè imbarzza Teresa (e basta), patrick che ma imbarazza perchè adora vederal arrossire...

kocca: la scena delle mani sul ventre ha una storia (no, non nel sneso che è accaduto). Lo scorso anno ero totalmente pazza del personaggio di hal giordan (Lanterna verde-dc comics); eroe cosmico, ho pensato bene di scrivere una fan-fiction su un'ipotetico incontro con la forza fenice del marvel universe; quella doveva essere la scena finale, l'epilogo in cui i due più grnadi poteri cosmici del multiverso - la forza fenice e e l'entità bianca dell'universo dc - fondavano un nuovo equilibrio universale attraverso il concepimento di una creatura frutto dei due ospiti delle rispettive incarnazioni; alla fine, la mia passione er Hal Jordan si è seponta, ma mi era piaciuta molto la scena in cui la sua compagna li diceva così della nascita del loro primo figlio, e non ho sapouto resistere e ho dovuto inserirla...

allanon: mi sono accorta che , effettivamente, non si capiva quale fosse la risposta- comquneu, era sì, Teresa vuole che i suoi figli sappaino della sorella, e nell'epilogo (capitolo 21? 22? è pazzesco ceh io abbia l'ultimo capitolo ma non quelli in mezzo?) s vedrà come reagiranno alla notizia.

sasita:  Sì, adoro Teresa e il suo sarcasmo, non è meravigliosa? patrick? il "verme" in senso gentile, ovvio, non sa cosa voglie mentire o tenere sotto controllo la bocca. sindrome di turette? non me ne meraviglierei... Claire è il mio specchio, come io odio la maledetta sensitiva, lei la odia. No, non ero come Annie. ero peggio (mia amdre mi diceva che ero la più vecchia bambina di sei anni che conoscesse). ecco nove mesi 8con un paio di righe in più quà e là!) piaciuto?

evelyn: viusto che ti ho dato tempo per fare la recensione, eh? ragazza di poca fede! Mick, quando è stato concepito, è stato pensato con un chiaro riferiemnto televisivo; Joey triviani di Friends; l'idiozia di Mick (e la sua maleducazione che lui non capisce essere maleducazione) è tale quale quella del buon Joey; Annie... Annie, come presto patrick scoprirà, non è sciocca, nè pazza (oddio, un po' lo è). Mi dà l'dea di essere una piccola e subdola manipolatrice delle vite altrui, all'inizio inconsapevole, poi smepre più in preda a creare subdole trame per ottenere le piccole cose che vuole (non mi meraviglierei se prima o poi ottenesse il pony- il suo commento, anche se ha solo sei anni, non era proprio "sincero", era una specie ri rimprovero, della serie "fossi in te mi darei una mossa o diventerò una vera lagna".... comquneu, sì, Annie è molto jane nei suoi comportamenti, sarà che passa così tanto tempo con lo zio!

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Capitolo 14
*** Due persone incasinate possono effettivamente creare qualcosa di meraviglioso e unico ***


“Il dottor Kensighton è dispiaciuto ma non può ancora raggiungervi. Purtroppo, è rimasto bloccato a San Francisco per un cesareo, ma non vi dovete preoccupare, perché fino al suo arrivo ci sarò io ad assistervi.” Sdraiata nel letto d’ospedale, sei concertata su una cosa e una sola, la mano di Patrick, stretta tenacemente alla tua, e la sua presenza, l’uomo della tua vita, con una banalissima e piuttosto logora camicia con le maniche arrotolate e jeans da cui le macchie di vernice, la vernice con cui ha verniciato casa vostra poche settimane fa, non se ne sono volute andare via. Niente gilet, niente giacca, niente completo tre pezzi; piuttosto strano, certo, ma piacevole, e francamente, a questo Patrick Jane ti ci potresti pure abituare.

Quando Abby Kovatch, l’assistente del dottore Kensighton, è venuta a dirvi che il vostro medico era in ritardo lui si è girato verso la dottoressa e l’ha seguita con lo sguardo, come se potesse calmarlo (come se lui fosse agitato, certo), ma non appena ha sentito la morsa della tua mano farsi più stretta si è concentrato nuovamente su te e te sola, con quel suo stramaledettissimo sorriso stampato lì in viso. E tu odi che lui, adesso, stia sorridendo. E stia calmo.

“Patrick, se il mio medico non viene immediatamente qui, non ho alcuna intenzione di mettere al mondo questo bambino, ok? Mi serve lui!” La tua voce è rotta dal dolore fisico delle contrazioni e dal pianto, e Patrick sa benissimo che tu, la sua bella moglie dai capelli corvini, è a tanto così da un esaurimento nervoso. Odi questa sensazione, odi il senso di impotenza, odi non essere in controllo, e, sopratutto, in questo momento, detesti Patrick, così calmo e tranquillo! Non dovrebbe essere calmo e tranquillo, i futuri padri non sono mai calmi e tranquilli, perché diavolo lui deve essere il primo? Dovrebbe essere insicuro e alla soglia dell’esaurimento nervoso, dovrebbe essere come se non peggio di lei!

“Teresa, quando hai detto che ti si erano rotte le acque, avevi solo perso qualche goccia di sangue…” prova a calmarti con quella voce ipnotica, massaggiandoti la spalla. Davvero crede di poteri tranquillizzare o addirittura ipnotizzare? Se lo può scordare!

“Sangue, patrick, ho perso del sangue! Credi che sia normale? Io dico di no!”

“sì che lo è, Teresa – ti dice con quel dannato sorriso compiaciuto che normalmente ti fa quando sta per fare una delle sue idiozie, mentre ti da piccole pacche sulla testa come se avessi 5 anni (ovvero la sua età mentale), e tu con quest’uomo hai fatto un figlio).- è il primo segno del travaglio. Kensi ci ha avvertito che sarebbe potuto accadere, ricordi?” giri gli occhi al cielo mentre lui continua a farti quel dannato sorriso idiota al mere pensiero del soprannome del tuo medico; e dire che Patrick sembrava volergli strappare la testa a mani nude, quando il pover’uomo si è azzardato a dire che era un primipara attempata (che era vero, ma Patrick doveva comportarsi da Jane).

“Almeno tra poco non mi sentirò più come un personaggio del film Alien – ti abbandoni nell’oceano di morbidi cuscini che tuo marito ti ha così diligentemente procurato, e noti il suo sguardo interrogativo e le strane occhiate che ti manda… e… no! – Alien, Patrick, il film di fantascienza. Non dirmi che non l’hai mai visto!”

“Certo che l’ho già visto, sciocchina! Teresa, tanti anni che ci consociamo, e ancora non capisci quando scherzo? – si ricompone, l’espressione giocosa se ne va, e di nuovo torna serio (perché, lo è mai stato? Da quando Jane è serio? Per quanto lo ami, sei la prima ad ammettere che normalmente si comporta o da idiota o da stronzo)- Ok, potrei non aver visto il film, ma non significa che non sappia di cosa parla. Il fatto che fingessi di essere un sensitivo non significa che mi piaccia il genere fantascientifico!”

“E’ ancora lunga, vero? – gli chiedi all’improvviso, capendo perché sta continuando a cambiare argomento e a parlare del più e del meno; Patrick non ti lascai la mano, ma si allontana quel tanto che basta che tu non lo possa colpire, ma che le vostre mani, nonostante le braccia distese, possano ancora essere ben salde, giusto perché si sente più al sciuro così, perché, pistola o no, sai essere pericolosa quando sei di cattivo umore – Patrick, quanto ancora”

“nel migliore dei casi, dato che sei alla prima gravidanza, anche 18-24 ore…”

“IL MIGLIORE DEI CASI? PATRICK JANE, QUESTA E’ TUTTA COLPA TUA! VOGLIO IL MIO DOTTORE E LO VOLEVO QUI IERI! VOGLIO L’EPIDURALE, ANZI, SAI CHE TI DICO? VOGLIO UN BEL CESAREO! NON HO ALCUNE INTENZIONE DI ANDARE AVANTI COSI’ PER LE PROSSIME 24 ORE!”

E nel momento in cui era certo che le tue urla avessero distrutto i suoi timpani e li avessi fatti sanguinare, il signore ha la brillante idea do contemplare il peggiore dei casi. “Alla peggio, potrebbe durare tra le 72 1 le 80 ore…” e capisce che non ha fatto bene a parlare quando sente scricchiolare il polso destro. Certo, magari non ti comporterai più come la lontana aprente di una banschee irlandese, ma dal modo in cui ti stringe forte, molto, troppo forte il polso, dall’espressione che ti da, che normalmente significa che hai combinato qualche grosso guaio… già, ti preferiva decisamente urlante.

“Patrick, amore, ascolta, tu adesso vai dalla dottoressa Kovatch, e le dici di chiamare il nostro medico subito, perché non ho intenzione di passare 80 ore in travaglio, va bene?” gli dici con calma (finta) e a bassa voce, il suo polso stretto nella tua mano.

“Non ci sarà nessun bisogno di fare interventi così estremi. Lei è qui da già 5 ore, e la cervice si è dilatata, per questo sente dolore – la dottoressa ti controlla, cosa che tu odi, perché odi sentirti così intimante esposta, e odi sapere che qualcuno sta guardando le tue parti intime (e il sorriso di scusa di Patrick ti dice che ha capito; vuoi ben vedere, se non lo ha capito dopo che hai preteso che faceste l’amore al buio la prima volta che siete stati insieme…)- siamo a 7 centimetri, ormai siamo vicini. Le contrazioni sono regolari, vero?”

“Dal modo in cui quasi rompe la mia mano ad intervalli regolari, dire di sì… Ahi! Stai avendo un’altra contrazione, tesoro,  perché non credevo fosse già il momento e…ahi! – fa una pausa e ti guarda con quell’espressione dannatamente giocosa; tu sei una maschera, e non certo di felicità, e se non sa ancora che quello è lo  sguardo che gli riservi quando ne combina una delle sue, allora è un mentalista del cavolo. Davvero, sei a tanto così dal gridare “Jane!” – cielo, donna, non è il caso di essere così seria! Pensi di essere l’unica agitata? Bè, sappi che lo sono anch’io. L’unica differenza, mia cara – ti fa quel dannato sorriso – è che sono un grande attore”

“Patrick, ascolta – gli dici in tono calmo e pacato, quasi sorridendo , guardandolo  negli occhi – se ci tieni a continuare a condividere il letto con me, hai esattamente cinque secondi per smettere di recitare e andare nel panico o startene zitto fino a che questo bambino non vedrà la luce, perché più a lungo tu stai calmo, più agitata sono io, va bene tesoro? – lui fa cenno di sì con la testa, e tu gli dai un veloce bacio sulla guancia per poi ricascare nei cuscini – bene, sono felice che abbiamo raggiunto un accordo.”  

Meno di 10 minuti dopo

“Patrick, parlami” gli dici tra le lacrime. Dio, per quanto ti ami e voglia avere almeno un paio di figli da te, non è certo di poter sopportare tutto questo un’altra volta. Tu in versione ormonale sei una disgrazia per il suo (fragile, quasi inesistente, già una volta andato, che sta sparendo, ormai sono la pallida imitazione del vero) equilibrio mentale, e non sta certo ringiovanendo, almeno, di questo è certo. Davvero, non è certo di poter sopportare tutto questo una seconda volta… nemmeno 10 minuti fa lo hai minacciato, tutta seria, perché lo volevi star zitta, e adesso piangi perché vuoi che ti parli?  O dio ha un perverso senso dell’umorismo, o ce l’hai tu, perché eccitarlo quando non può fare nulla al riguardo (non con te, almeno), entrare in modalità “Molestia sessuale sul lavoro” (non che non gli piaccia essere molestato da te, perché lo adora, ma non hai avuto nessuna pazienza. Come ricorda lui stesso, non sta ringiovanendo, quindi, ha bisogno di tempo tra una… ehm… performance e l’altra, come ogni uomo della sua età, non è strano, non è una cosa di cui vergognarsi e sei tu che non hai pazienza) e poi i cambi d’umore (che non dovrebbero durare così a lungo, nessuno gli aveva detto che sarebbero durati così a lungo, perché cavolo devi essere l’eccezione a tutte le regole?)

“Patrick, non voglio il cesareo, non se ne posso fare a meno, va bene? -  gli dici tra le lacrime, mentre  ascolti il battito del cuore del bambino e guardi il monitor che vi sta tenendo sotto controllo da alcuni minuti- ehy, riesci a credere che due persone incasinate come noi hanno creato una cosa del genere? Quello è il cuore del nostro piccolo…”

“Di nostro figlio, Teresa, quello è il battito del cuore di nostro figlio” ti guarda serio, ma con quell’espressione di profonda devozione che ami e te lo fa amare, e intanto tiene stretta la tua destra e accarezza con la mano libera la pancia. Sì, vuole davvero farlo di nuovo, non una, magari un altro paio di volte. Tutto per vederti così. La gravidanza ha fatto meraviglie su di te, non sei mai stata così bella e radiosa. no, non sei una santa come ti ha detto l’altra sera. Tu sei una dea, punto.

“Sciocco presuntuoso, non crederò mai che tu possa prevedere il sesso del nostro bambino. O hai letto qualcosa che non avresti dovuto? – anche se soffri perché le contrazioni sono sempre più regolari e vicine, non vuoi perderti questo momento. Patrick è felice, dopo anni e anni, dopo tutto il tempo che hai aspettato (e sperato), lui è finalmente felice, e vuoi goderti ogni singolo istante di questa sua gioia, vuoi esserne parte, perciò, speri che il grande mentalista non se ne renda conto (certo, nascondere qualcosa a lui, che novità) e ti mordi il labbro per non gemere di dolore, sorridendogli – so che vogliamo avere un maschio, però promettimi che, dovessimo avere una bambina, l’amerai comunque” Dio, pensa mentre si passa le mani tra i capelli e sul viso, ecco gli ormoni di nuovo alla carica…

“Lo sai che lo farò- ti dice sorridendo e baciando la pancia – però non capisco perché dobbiamo avere questa conversazione, dato che sarà maschio”

“Giusto, perché le tue “intuizioni” sono sempre giuste, e tu non hai mai torto”

“Ehy, alla fine riesco o no a farvi mettere dentro i cattivi in ogni occasione? Vuoi forse negarlo?” ed ecco che, mentre gli stringi la mano nemmeno vi dipendesse la tua vita, tu inizi di nuovo a piangere, occhi negli occhi. Questo, per lui, non è del tutto associato al bambino, perciò, facendo attenzione a non spostare nulla, lascia il suo posto e si sdraia sul letto, al tuo fianco, cancellando con il pollice le odiose lacrime che solcano il tuo viso.

“Mi spiace di non averti creduto quel giorno, Patrick – lo abbracci, stringendoti a lui, e tuo marito si chiede a quale volta ti riferisci in particolare, ti ha ferita tante di quelle volte, e ti ha fatto tante promesse, molte delle quali rivelatesi vuote (“Va bene Lisbon, resterò in macchina” “no, non darò fastidio al procuratore”,” perché dovrei rispondere in malo modo al giudice?”) anche se, le più importanti, le ha sempre mantenute e rispettate (“non ucciderò Red John”,”ti salverò sempre, che tu lo voglia o meno”,”non ti ferirò mai di proposito”, “giuro di amarti fino alla fine dei miei giorni”), e, leggendogli nella mente, vai avanti, spiegandogli a quale volta di preciso di riferisci – quando siamo stati chiusi in quel container, ricordi? Mi dicesti che non mi avresti lasciata andare, che non mi avresti mai abbandonata, che mi avresti sempre salvata, che lo volessi o meno, qualsiasi cosa fosse successa. Mi spiace di aver pensato che fosse un’altra delle tue promesse senza senso”

Ok, adesso davvero non sa se ridere o piangere, perché si è appena reso conto di una cosa…

“Teresa, tu non hai mai creduto che ti abbia baciata quel giorno solo perché volevo dimostrare qualcosa a Annie, vero?- fa quel sorrisetto, quel dannato sorrisetto che fa ai criminali quando li smaschera, e adesso lo fa a te, sua moglie? Fa il mentalista con le tue emozioni? Le cose sono tre. O ha istinti suicidi, o è idiota, o non gli importa di dormire sul pavimento del salotto per il resto della vita – certo che volevo provare qualcosa, ma a me stesso. Volevo – si massaggia il collo, nervoso per l’ammissione che sta per fare – volevo dimostrare a me stesso che era semplice attrazione fisica, che una volta che ci fossimo abbandonati ai nostri istinti, sarei stato a posto.”  

“Perciò, per dimostrare che eravamo solo animali in calore, invece di venire a casa mia e spogliarmi e ammanettarmi al letto – sorride compiaciuto dell’immagine, pregustando l’idea di te, nuda, su letto, ammanettata alla testata (probabilmente hai fatto bene a prendere un letto in ferro battuto), immagine che ha deciso di rendere reale appena potrai nuovamente essere soddisfatta (e la povera Abby, intanto, è diventata rossa come la mela di Biancaneve) – mi hai chiesto un appuntamento, hai fatto il perfetto gentiluomo, e hai aspettato due mesi, dopo che ci conoscevamo da anni, per portarmi  a letto? Tutte stronzate, Mentalista. Tu eri pazzo di me”

“Tu non eri certo da meno. Credi non mi fossi accorto che tutte le volte che ti sfioravo le ginocchia ti diventavano molli?”

“Signora Jane, cosa le hanno dato?” Abby si fionda su di te e legge la cartella, terrorizzata che qualcuno possa aver compromesso il travaglio dandoti morfina o chissà cosa.

“Teresa, preferisco Teresa. Tra l’altro, non mi faccio nemmeno chiamare Jane al lavoro, Tecnicamente, sono sempre Lisbon”

“Bisticciare con me ha quest’effetto. So che non lo direbbe mai di una relazione normale, ma, andiamo – le dice lui rivolgendole quel sorriso fascinoso da principe azzurro che fa andare su di giri tutte le donne eterosessuali e tutti gli uomini omosessuali – c’è forse qualcosa di divertente nell’essere normali?”

“Se scopro che mi hai ipnotizzata, sei morto, Jane”  gli dici sorridendogli, mentre lui ti fa il  baciamano.

“La dilatazione è di quasi 10 cm, perciò è giunto il momento. Non devi preoccuparti Teresa, tu non sei piuttosto minuta, ma il bambino è proporzionato a te, perciò non varai troppi problemi. Il parto sarà relativamente veloce e indolore.”

“Guai a te se svieni, Patrick” gli dici mentre, di nuovo, ti bacia la mano che tiene tra le sue; non è per il senso di bisogno che avverte nella tua voce che sa che non lo farà (anche se sa che potrebbe sentirne la necessità); ha fatto quest’errore una volta, già una volta non ha assistito a questo miracolo, e questo è un errore che non intende ripetere. Ha fallito nei confronti della sua prima famiglia, non ha intenzione di fallire con voi, con te; quella notte, nel container, ha capito che la vita gli aveva dato una seconda possibilità, e si era ripromesso di, giunta la giusta opportunità, fare tutto il possibile al riguardo, e ha ogni intenzione di mantenere quella promessa.

Pochi minuti dopo, vestito con abiti sterili, è al tuo fianco in sala parto, e lo guardi negli occhi, anche se non li puoi vedere, così pieni di lacrime, di gioia, ma sempre lacrime, che rendono le sue brillanti iridi più scure del solito; in silenzio, piangi, e baci la sua mano, come lui fa spesso e volentieri.

“Sverrai” gli dici, certa che ti abbai fatto uno dei suoi giochetti. Deve averti ipnotizzata senza che tu te ne accorgessi.

“Sei meravigliosa Teresa, e io ti amo, lo sai, vero?” ti sussurra mentre ti accarezza i capelli. Vuole una piccola te, una mini Teresa, una copia di Annie.

“Voglio altri figli da te, Patrick, e voglio che ti racconti loro della sorella maggiore – gli dici, sul punto di svenire per il dolore tra una spinta e l’altra, tra le lacrime e le grida – so che dovremo aspettare che siano grandi per dire loro cosa è veramente successo alla tua famiglia.”

“tu sei la mia famiglia, Teresa, tu, questo bambino, i tuoi fratelli, Claire, Annie e Tony”

“so che dovremo aspettare che siano grandi per dire loro cosa è veramente successo alla tua famiglia, e so che sei ateo, ma – piangi, spingi, urli, tenendolo per mano – ma voglio che sappiano che la loro sorella maggiore è in cielo con gli angeli, e da là starà sempre al loro fianco, qualsiasi cosa accada”

“Patrick, Teresa deve respirare e spingere, ok?”

“Patrick, promettimi che glielo diremo”

“Sì, te lo prometto Tess… ma tu…spingi, ok? Ascolta Abby, va bene?”

“E’ importante per me, Patrick. Mia madre mi ha cresciuto secondo la fede cattolica, mi ha sempre detto che il mio angelo era al mio fianco a vegliare su di me, credere che fosse in un posto migliore, che fosse stata chiamata in cielo per una ragione, mi ha fatto andare avanti quando è morta. Sei l’amore della mia vita, ma non voglio che i nostri figli siano atei come te. Hai detto che pensavi che Dio ci avrebbe premiato per tutto quello che abbiamo fatto, che avrebbe fatto sì che nostro figlio fosse sano e felice. voglio credere che tu dicessi sul serio…”

“ancora un paio di spinte e ci siamo, Teresa, la testa è già fuori!”

“Sposami Patrick. Promettimi che ci sposeremo di nuovo, un giorno. Ti amo, ho amato il nostro matrimonio, ma voglio ciò che hanno avuto i miei genitori, voglio il matrimonio in bianco, in chiesa, davanti a un prete…”

“Tutto quello che vuoi, ma prima un’ultima spinta. Nostro figlio non può più aspettare di incontrarci…”

“Teresa, ancora una volta. Patrick, vuole venire a tagliare il cordone quando il piccolo sarà fuori? – Abby fa una pausa, e prepara le forbici chirurgiche, dandole a Patrick, che intanto ti ha lasciata per raggiungere la dottoressa – nome?”

“Patrick Jane e Teresa Lisbon Jane” risponde guardando la testa del piccolo, nelle mani di Abby, perso in quella visione.

“Patrick, conosciamo i vostri nomi. Intendevo il nome del bambino”

“Oh, scusate, giusto- fa una pausa respira, e la sua mente cola a una notte a casa vostra, a tutti voi, insieme, a discutere di nomi – Lucas Edward Jane se è un maschio, e sarà maschio, o Juliet Teresa Jane se è femmina”

“Scommetto che sua moglie era alla prima gravidanza…. – Abby sorride e si volta verso una delle infermiere – Ehy Carla, scrivi che Lucas Edward Jane è nato alla 4 e 36 del pomeriggio del 17 settembre!”

“E’ un maschio! –urla di gioia mentre Abby guida la sua mano nel taglio del cordone, facendo risonare nella stanza il primo pianto di Lucas, di vostro figlio, il vostro primogenito – Teresa, è un maschio, e ho visto gli occhi mentre piangeva e…”

“Ma perché devi sempre avere ragione?” gli sussurri semi addormentata mentre Abby ti porta Lucas, avvolto in una coperta azzurra, già pulito, fresco e profumato, mettendotelo tra le braccia.

“E’ biondo, Lucvas è biondo come te. Ha i tuoi stessi capelli… l’ho sempre immaginato con i ricci biondi come te…” piangi mentre tieni tuo figlio tra le braccia, e Patrick, che ti sostiene, non è da meno.

“Ha anche i tuoi occhi. Ha capelli ricci biondi e occhi verdi. È il nostro mix perfetto. La gente lo scambierà per il fratellino di Tony” Ride, piange, ti accarezza e a malapena si accorge che ti sei addormentata col piccolo tra le braccia.

“Patrick, sua moglie deve riposare, e dobbiamo fare un paio di controlli di routine a Lucas. Sono arrivate delle persone per voi, perché non esce a parlare con loro?” Abby gli si avvicina, premurosa, e lo osserva, pensando che, qualsiasi cosa sia successa alla primogenita di quest’uomo, lui doveva essere, e sarà senza dubbio, un buon padre.

Vi bacia e esce, senza però staccare gli occhi da voi fino a che è fuori dalla porta.

“Teresa e Lucas stanno bene – dice a Cho, Rigsby, Van Pelt e Mick (Claire, che lui presume essere nuovamente incinta, è a casa coi bambini, e gli altri tuoi fratelli non hanno potuto venire; Robbie è ancora in missione in Afganistan) – abbiamo un bambino, è un meraviglioso maschietto, perfetto!”

“Jane, sono così felice per voi!” gli dice Grace abbracciandolo, dando le spalle al suo ragazzo che butta delle banconote nella mano di Cho (come sapesse questo, è un mistero).

“Vi abbiamo preso una pianta – gli dice Rigsby, seccato, porgendo a uno stupito Jane un vaso di ceramica- è stat un’idea di Grace, dice che i fiori non sarebbero durati, ma che una vera pianta sarebbe cresciuta col bambino”

“Quando Lucas sarà grande, avrà ancora questo Ficus Benjamin, non è meraviglioso?”

“Come sta Tess?” Mick è decisamente eccitato (è la prima volta che diventa zio), ma più che tutto è divertito, perché, davvero, l’aria sognate di Patrick è sempre uno spasso per lui…

“Dopo avermi ricattato con successo affinché la sposi nuovamente, ma stavolta con rito religioso, tua sorella ha fatto ritorno nella sua stanza, dove a quest’ora lo staff dovrebbe aver portato anche Lucas..”

“Com’è? Ha preso da te o dal capo?” Grace saltella con le mani giunte, battendole ogni tanto, estasiata, e Wayne avverte un’improvvisa ondata di terrore: le piacciono un po’ troppo i bambini, ed siete tutti certi che, una volta visto Lucas, chiederà al poveretto di mettere in cantiere un’erede anche per la loro, di dinastia…

“Se la signorina vuole, può vederlo da sé – Patrick si volta, e trova Abby alle sua spalle, che, mettendogli una mano sulla spalla, cerca di calmarla, ancora eccitato com’è dagli eventi- La signora Jane è nuovamente sveglia, ed il bambino è con lei. Se non sarete troppo rumorosi, potete andare a trovarli.”

“Il bambino è nato? Posso vederlo? Per favore, Zio Patrick!” Il team, Patrick e Abby si voltano verso la provenienza della voce, verso la Lisbon in miniatura che si è materializzata intorno alle gambe di Patrick, tutta sorrisi e lusinghe per convincere il suo zio (acquisito) preferito.

“Oh, no, lo sapevo! Volevo arrivare prima che nascesse! La baby-sitter è malata, così ho dovuto supplicare la vicina di tenere Tony! – Claire si avvicina, e salta tra le braccia di Patrick, abbracciandolo stretto, con le lacrime agli occhi (poco dopo, tuo marito ti farà notare che fino a un secondo prima era leggermente seccata) – Patrick, sono così felice per te e Tess! È un maschio o una femmina? Che nome avete scelto?”

“Se promettete di non fare troppo rumore e di essere veloci, vi lascio entrare – si ripete Abby, sorridente, mentre li guida verso la tua stanza, assieme a Patrick una camera singola, dove tu sei seduta, a letto, intenta ad ammirare il neonato nella culla accanto a te, mentre, inconsciamente, giochi con la croce di tua madre che ti sei rimessa al collo appena risvegliata– Teresa è sveglia ma ancora debole, e deve riposare.”

“Ho portato visite e doni” ti dice Patrick baciandoti la tempia, e tu sorridi, abbracciando e baciando ciascuno di loro, uno  a uno.

“Posso tenere in braccio il bambino? Papà mi ha dato Tony solo dopo che lo ha tenuto Zia Tess!”

“Solo se ti lasci aiutare da Zio Patrick, però- guardi, con sentimento, la scena, tuo marito che aiuta la bambina di sei anni a tenere in bracci un neonato (chiedendoti se vedrai ancora questa scena, magari però con Patrick che aiuta Lucas), e prima che tu te ne possa rendere conto, il tuo fratellino preferito e sua moglie sono al tuo fianco a godersi la stessa scena- è meraviglioso, vero?”

“E’ il nostro perfetto mix, sapete? – gli spiega Patrick col piccolo ancora in braccio, occhi solo per lui, lacrime in quelle meravigliose orbite blu – c’è un po’ della sua mamma e un po’ del suo papà in questo campione. Ha i miei ricci biondi, ma i suoi occhi, sono verdi come quelli della mamma e della piccola Annie e di Tony. Tra l’altro – aggiunge scherzando, col suo tono alla Patrick Jane (perché sa essere serio, ma non troppo  a lungo)- credo che la struttura muscolare e scheletrica collimino con le mie, anche se è un po’ presto per dirlo. Ma la voce… se l’aveste sentito urlare capireste subito che ha la voce di Teresa! – fa una pausa, guardando di nuovo il bambino, suo figlio, vostro figlio, con le lacrime agli occhi- è.. è perfetto, il nostro piccolo, perfetto e incredibile miracolo…”

“Fisicamente, assomiglia molto a Tony, e Patrick scherzava che li scambieranno per… - ti fermi un secondo, bocca spalancata, colpita da una rivelazione improvvisa, e ti chiedi come hai potuto non vedere una cosa del genere. E dici di essere un bravo poliziotto -  Mick, quella volta che sei venuto da me, hai subito riconosciuto Patrick senza che io te lo presentassi. Come mai non hai avuto il minimo dubbio che lui fosse davvero Patrick Jane?”

“Oh, beh, tu mi avevi detto di lui, insomma, parlavi sempre e solo di lui, lui era praticamente il tuo unico argomento di conversazione e…”

“Mick”

“Claire mi ha detto che gli avevi descritto il tipo, e lei lo ha descritto a me, e mi ha detto..ehm..tutto”

“Mick, tu e Claire non mi avete fatto tenere in braccio Tony per prima perché aveva occhi verdi e ricci biondi, vero? Non avreste mai cercato di manipolarmi nell’ammettere che nutrivo dei sentimenti per Jane, no?” Oh, le tue belle domande-affermazioni…

“Io non lo avrei mai fatto, non ho istinti suicidi – fa una pausa – l’idea infatti è stata di Claire”

“Mick, quante volte vi ho detto che non dovete interessarvi della mia vita privata, e dovete farvi i vostri affari,insomma, credevo che…”

“Papà, perché non mi dai un fratellino o una sorellina invece che il Pony?”


 E ora, per quanti siano pochi fino ad ora, commenti, commenri, e commenti! (se commenterete 9 mesi in seguito a questa nota, il vostro commento sarà commentato nel capitolo successivo)... perciò...

kocca: so che mi adori, ma io aodro sentirmelo dire, perciò, ripetilo pure quanto vuoi, io non mi annoio dic erto :) Il punto di Annie è quello; il piccolo è importante, ma lei è l'anziana dell'ultima generazione, perciò, almeno, le va lasciato il suo nome.

sasita: spulcia, spulcia pure! Ehh..e dovresti vedere teresa cosa fa al povero patrick nel capitolo 16, e anhce in altri... tu non sarai maniaca, ma credo ceh Tess lo sia un po'. Annie egocentrica? certo, lo zio le ha passato tutte le sue brutte abitudini. il paragrafo dei nomi: il secondo nome di Annie è Teresa, mentre quello di Tony è Edward, perciò, usando come secondo nome il secondo nome dei nipoti, vengono Lucas Edward a Juliet Teresa jane (adesso sappiamo che è Lucas Edward Jane); sono però fermamente convinta che Jane volesse chaiamrlo PJ (Patrick jane Junior)... Simon Baker che assomiglia a Jane è meta-fiction, in un certo senso; mi sono ispirata ad una vecchia scena di X-men (sì, leggo fumetti, ok?) in cui wolverine va a teatro a vedere uno spettacolo con Hugh Jackman, e tempesta gli dice "ti assomiglia" "no tempesta, non credo proprio" emntre JACKMAN è QUELLO che ha interpretato nei film wolverine...

soarez: Mick, sa essere stupido ma dolce e difensivo, a volte. davvero, è tutto joey. sì, hai detto a me che adori certe cose della squadra, io pure. mi piace credere che jane adori tutti quanti loro... Rigsby...sapete come la penso, no? cucciolone tonto. JANE, è JANE, DAVVERO, insomma, tutte ce lo immaginiamo a spiegare come nascono i bambini tanto per secccare mick e teresa, no? Becker già commentato (a proposito, qualcuno di voi vedeva the guardian? non trovate che sia cambiato tnatissimo in dieci anni? sembrava molto più giovane dei suooi poco più di 30 anni dell'epoca!)

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Capitolo 15
*** Siamo nella stessa barca ***


“Patrick, Lucas da lì non si muove” Jane sa benissimo che vostro figlio da lì non si muove, è logico, Lucas ha solo una settimana ed ha appena lasciato l’ospedale, ma non può fare a meno di comportarsi così; non può fare a meno di stare sveglio, non può fare e meno di passare la notte seduto accanto alla culla, guardando il neonato con un senso di ansietà che non ricorda aver provato per la nascita della figlia.

Certo, sai benissimo che il problema è proprio questo- si sente di aver fallito con lei come padre, perché adesso le cose dovrebbero essere differenti? Certo, adesso non va in giro a fingere di essere un sensitivo, ed è diventato piuttosto timido se telecamere, fotografi e giornalisti sono nelle vicinanze, ma questo non significa che le cose non possono andare male comunque.

“Patrick, Lucas non si muove da lì, e voglio che tu torni a letto – lo abbracci da dietro, dandogli un bacio sulle spalle nude, e lui, voltatosi, nello stesso istante ti bacia i capelli, senza però smettere di guardare vostro figlio – Patrick, sono cosa provi..”

Non hai ucciso la tua famiglia vorrebbe dire, ma poi si ferma, perché questo non Riguarda Red John, perché è morto, riguarda qualcosa d’altro, qualcosa di diverso. Lui è… lui è padre; rabbrividisce al pensiero di una figlia adolescente, quella sì che sarebbe una bella gatta da pelare, ne è certo.  Con un accenno di sorriso sul volto, si volta verso di te, e cingendoti le spalle ti guida verso il letto, conscio che non si tratta di maniaci, assassini e criminali, ma semplicemente una questiona di vita. È padre, tutto qui.

“Dolcezza, lo so che sei stato un insonne cronico per una vita- gli dici quando, sotto le coperte, i vostri arti sono così aggrovigliati che sembrate una sola entità – ma credo che uno di noi debba fare un pisolino, una volta ogni tanto. Come tu stesso hai detto – gli dici baciandogli il naso, sorridendo estasiata – Lucas nell’urlare ha preso da me”

“Avrei fatto meglio a stare di là con lui, così quando si sveglia potevo subito portartelo. Dopotutto, dormirà ancora per quanto, 10, 15 minuti?”

Neanche vi avesse sentito parlare di lui, Lucas rende nota la sua presenza in casa, dando inizio allo show preferito del neo-papà, e prima a bassa voce, poi sempre più forte, chiama i genitori a raccolta con le sue grida.

“Ti ho mai detto che odio quando hai sempre ragione?” Sorridendo, ti sistemi a letto, cuscini contro la testata e tu seduta, cosicché allattare Lucas non sia troppo difficoltoso, e quando Patrick arriva, prendi più che volentieri il piccole nelle tue braccia, facendo capire a Patrick che non è stata la gravidanza ad avere un certo effetto su di te, ma l’essere madre ti rende bella e radiosa (più del solito, almeno).

“Ma non era per quello che mi amavi? – si siede davanti a te a gambe incrociate, preso dalla vista di te e vostro figlio insieme, e quando nota il tuo sguardo sbarazzino, prova a fare il suo solito umorismo – non posso certo biasimarlo se ama così tanto il seno della sua mamma, lo amo anch’io...”

Una volta, a un commento del genere, specie se fatto da quello che era ancora Jane, avresti girato gli occhi al cielo, ma adesso, l’unico risultato ottenuto è stato farti sorridere un po’ lusingata e un po’ timida allo stesso tempo. “Grazie per esserti svegliato con me” gli dici dolcemente, spostando gli occhi da Lucas a Patrick, verdi in blu, persa e catturata, come lui;  in quell’istante, Lucas inizia a fare versetti di apprezzamento, facendoti capire di non aver più fame, e appena capisce che il tuo compito è finito, quasi fosse una cosa automatica, Patrick ti prende il piccolo dalle braccia, e camminando per la stanza, il petto del piccolo contro il suo, massaggiandogli la schiena, canta a bassa voce e dolcemente una canzone che tu non hai mai sentito…  

Nel buio della notte senza età, tra verdi trame cerco il mio mare blu

I sogni sanno, cosa ho nel cuore, avvinto dal loro andare io sarò.

Dischiude le sue grandi ali e poi via con sé in sogno mi porterà, e un destriero per me sarà, mio dolce sogno tu non finire mai.

E adesso vola, vola e va, il mio destriero sempre a sé mi stringerà, e fra i pianeti e le lune splende già un dolce sole che i miei ricordi e i miei pensieri avvolgerà. E adesso vola e vola va, il canto dolce della mia libertà, assieme a te io scoprirò che so, volar d’incanto già, con le mie ali azzurro cielo viaggerò…

E adesso vola, vola e va, il canto dolce della mia libertà, assieme a te io scoprirò che so, volar d’incanto già, con le mie ali azzurro cielo viaggerò…

“Adora quando fai così, sai?- sorridi mentre lo guardi tenere vostro figlio tra le braccia, cantare dolcemente mentre passa a massaggiare il pancino sa che sei tu che gli parli, sa che sei tu che canti, lo fai sentire – ti fermi, perché hai un po’ di paura ad usare quella parola, temendo in una brutta reazione (emotiva) di Patrick – lo fai sentire protetto”

“E’ davvero un bravo bambino.- Si ferma, mette Lucas nella culla, e lo guarda attraverso le dita delle mani che gli nascondono il viso, il viso che nasconde non per stanchezza, ma perché si vergogna di sé stesso, di ciò che è stato – per i primi 4 mesi, Lily si svegliava a tutte le ore. Non ho protetto lei, perché dovrei essere certo di essere in gradi di fare meglio con lui? Se fallissi con lui, con voi? Se…”

“Ce la faremo – gli dici abbracciandolo di nuovo dalle spalle – ce la faremo. Abbiamo fatto funzionare una relazione, e faremo funzionare questa famiglia”

“Sono stato un pessimo padre per Lily ed un pessimo marito perché nessuno mi ha insegnato come mi comportare. Non ho avuto nessun modello di riferimento, Teresa…”

“Patrick, lo so che questa cosa non se ne andrà facilmente, ma non sei l’unico che ha paura a fare il genitore, ok? – ti sposti, vi guardate occhi negli occhi, e per la prima da quando state insieme sei davvero arrabbiata con lui, perché non capisce, non ha capito- sai quante volte sono andata in ospedale con qualche osso rotto o delle ferite? Sai quante volte mi sono dovuta coprire da capo a piedi perché ero piena di lividi? Mio padre, dopo la morte di mia madre, non è più stato lo stesso, è diventato un mostro, e anche se tu non sembri rendertene conto, anche io sono spaventata. Ho paura che fallirò, che diventerò come lui, che sarò la degna figlia di cotanto padre. ma – gli dici baciandolo – lo affronteremo insieme, ce la faremo, andremo avanti, e faremo funzionare questa famiglia, l’uno al fianco dell’altra.”

Ripete gli stessi gesti di mezz’ora prima, e ti guida di nuovo a letto, abbracciandoti e pensando. Non fallirà, non fallirà come padre, non fallirà come marito, e farà funzionare questa famiglia. Si addormenta col sorriso sulle labbra, e riposa. Almeno, fino a quando, dieci minuti dopo, Lucas reclama un pannolino pulito.

Cinfri: ecoolo qui il mini-Jane, alias Lucas Edward Jane! NCIS è una delle poche serie televisive che seguo ancora, diversamente la tv la seguo effettivamente poco - mentalist, i due NCIS, i tre CSI e Law and Order (sì, mi piacciono le serie crime...una volta seguivo pure ER, però.). fortunatamente, sono trasmesse in periodi diversi dell'anno, perciò non ho problemi...

sasita: spulcia, spulcia, spulcia, che mi fai tanto contenta! Sì, questi erano i capitoli "all fun" dai, lo devi ammettere, jane che va nel panico perchè non sa se è innamorato o se si vuole solo portare a letto Teresa è simpatico... "certo, e dato che volevi solo portarmi a letto, tu NON mi hai portata a letto" era il senso dell'affermazione di Teresa. Hugh Jackman e il fumetto: era in un numero di Uncanny X-men di anni or sono; leggo fumetti, ma solo in originale, e quella scena da "metafumetto" era davvero esilerante.

kocca: sì, è arrivata l'erede della dinastia jane, come Patrick lo chiama (il primo, almeno). TUTTI lo vorremmo vedere, e se bruno si farà furbo...poi chissà, forse Annie sa qualcosa che gli altri (eccetto Patrick) non sanno...

evelyn: ehi, non assomiglia un po' alla scenata di red badge? claire è grande, è lei la manipolatrice! acc, so che è imbarazzante, ridere davanti alle suore... io anche ho fatto l'educatrice per un po' ai tempi della cresima, e rammento l'imbarazzo di certi momenti. la cosa di grace a noi può smebrare starna, ma per gli americani organizzare i "baby showers" è del tutto normale (mia amdre sarebbe morta se delle donne si fossero unite per poterle toccare la pancia; con me non ha avuto nessun problema, non si notava che fosse incinta, ma con mio fratello, 4 kg, tutti volevano toccargliela e lei aveva un'esauriemnto nervoso..)...


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Capitolo 16
*** That girl is a genius ***


Dopo la nascita di Lucas, decidete che, prima o poi, manterrete la promessa che vi siete fatti, di avere un vero e proprio matrimonio (beh, tu vuoi avere un vero matrimonio; Patrick vuole ciò che vuoi tu, e se il classico grande, grosso matrimonio in bianco ti fa felice, non si lamenterà certo, specie se sarai così gentile da lasciarlo fuori dai preparativi. Può sopravvivere a chiunque e qualunque cosa, ma non le forze unite di te, Grace, Claire e un’organizzatrice di matrimoni), anche se c’è tempo. Vostro figlio è la priorità numero uno, come ricordate ad alta voce il giorno in cui Padre Lucas lo battezza, con Mick e una Claire in cinta di sei mesi (gemelli- “il giorno in cui sei venuta in ospedale sapevo che eri di nuovo incinta, e ti dirò di più, adesso so che aspetti un maschio e una femmina” le aveva detto alcuni mesi prima, tenendo sulle ginocchia Annie il giorno in cui Claire aveva annunciato la nuova gravidanza) come madrina e padrino del bimbo di 5 mesi.

E comunque, tecnicamente, siete già sposati, e vuoi che prima sia un’altra certa coppia a fare il grande passo, e Patrick, seduto sul divano del tuo ufficio (stravaccato) intenti a fare un sudoku nel vostro primo giorno di ritorno al lavoro, sfodera il suo solito sorriso beota certo che accadrà molto prima di quanto crediate (dopo tutto, è o non è lui il grande mentalista che vi legge come libri aperti? E leggere Rigsby è molto più facile di leggere un libro aperto nella propria lingua).

“Voglio sapere a cosa pensi?”  non alzi gli occhi da tutte le pratiche burocratiche mentre gli parli, pratiche che riguardano la sola giornata odierna (perché sembra che il suo concetto di controllarsi sia ancora diverso dal tuo, e tuo marito necessita ancora di costante controllo).

“solo che tra un paio d’ore devo essere al nido, tesoro”

“Credi che si sposeranno presto? – gli chiedi, in piedi, schiena contro la scrivania, mani nelle tasche posteriori dei jeans neri – Rigsby e Van Pelt sono tornati insieme da più di un anno ormai, e tutti sanno che prima o poi si sposeranno, perciò mi chiedo, perché non lo fanno? Cosa aspetta a chiederglielo?”

Ok, frenate, aspettate un secondo… che cosa combinate? Il mentalista è lui, lui è quello che dovrebbe sapere tutto di tutti, che fa giochetti mentali, e non tu! Tu sei Madre Teresa, e lui è il grande, unico e solo mentalista!

“Patrick?” lo devi chiamare 4 volte prima che si degni di risponderti, e quando lo fa, prima si alza a ti viene davanti, occhi scuri, voce suadente ma rauca, e terribilmente sexy…

“Ho decisamente una pessima influenza su di te, Teresa – ti dice baciandoti il collo e succhiando la tenera pelle in un punto in cui il colletto della camicia nasconderà il marchio d’amore che ti sta lasciando – ed è una cosa terribilmente sexy”

Sorridendo e ridendo, posi le mani curate sulle sue spalle, e lo spingi via, incrociando poi le mani e facendogli una leggera smorfia.

“Come sai che glielo chiederà” gli chiedi; siete faccia a faccia, ma tu hai la tua schiena contro la scrivania, lui la sua contro la porta, a distanza di sicurezza.

“Wayne mi ha chiesto un consiglio sull’anello. – è costretto ad ammettere, anche se gli piace credere che, anche se il buon Rigsby non avesse chiesto aiuto, lui avrebbe comunque capito tutto dal suo atteggiamento fisico – e tu?”

“L’altro giorno, mentre lui era  a parlare con un testimone, Grace aveva bisogno di un blocco. Sapeva che lui ne aveva di più nella scrivania, e quando ha aperto il cassetto, si è trovata davanti la scatola della gioielleria – ti fermi, e guardando un punto alle spalle di Patrick, cerchi di immaginarti la scena, anche se ti riesce difficile (perché le uniche proposte che tu hai visto sono quelle dei film  e quella molto particolare di Patrick) – vorrà un grande matrimonio in bianco”

“e se tu lo vuoi, lo avremo anche noi” ti dice con voce bassa e suadente.

“Lasciamo fare prima a loro. Questione di giorni, e Rigsby farà la proposta. Che Grace accetterà. Non c’è motivo di correre di nuovo.”

Sorride a occhi chiusi, la testa contro il vetro alla sue spalle, sapendo bene di cosa parli; tutti vogliono sapere perché avete fatto tutto in fretta e furia (e  tutti credevano che fosse perché tu fossi incinta),ma, ok, vi sarete pure messi ufficialmente insieme al primo appuntamento, sarete andati a vivere insieme dopo meno di due mesi per poi sposarvi poche settimane dopo, ma qualcuno conta gli anni e anni di balletto che avete fatto l’uno intorno all’altra? Li contano gli ANNI di preliminari? No! Era comune opinione (tua e di Patrick)che il vostro balletto di negazione è durato davvero troppo a lungo, e adesso, ogni dannata notte (o almeno, nelle notti in cui non lo tieni occupato con attività famigliari)si chiede perché siete stati così stupidi da aspettare così tanto (“Beh, perché sei un egocentrico, sciovinista, egoista e stronzo che non ha mai tollerato il pensiero di dover dipendere da qualcuno, caro” gli avevi risposto sarcastica quando aveva osato, mentre eravate mezzi addormentati, a chiederti come era potuto essere così stupido da perdere tanto tempo, rischiando di perderti “e prima che tu possa replicare Patrick caro, non ho fatto la prima mossa perché mai  e poi mai avrei tollerato di darti la soddisfazione di dire che mi avevi fatto cadere ai tuoi piedi  come il resto dell’intera popolazione femminile del globo. E, no Patrick, questo non è sarcasmo”)

Dandoti un ultimo bacio e prendendoti per mano (la mano a cui tieni gli anelli, dato che dopo il tuo spettacolino con Hightower li metti alle dita  e non più intorno al collo), Patrick è costretto a salutarti a malincuore (e lo stesso vale per te, perché, non sapete come, ma siete come due adolescenti in preda agli ormoni, riuscite sempre a trasformare il più casto dei baci in una sessione di preliminari piuttosto sfrenata e appassionata, molto appassionata), giusto perché ve lo impone la legge (Non volete davvero sentire Hightower lamentarsi perché state facendo ciò che state facendo al lavoro, e poi, strano ma vero, Patrick ama il suo lavoro, e non lo vuole mollare) e il comune senso del pudore (ti preferiva davvero quando eri incinta, vittima degli ormoni sempre in preda a voglie che riguardavano il suo corpo, giorno e notte, ovunque) e della decenza (”Patrick, non possiamo, insomma, siamo in ufficio, in ufficio, capisci?”)

“Vado a prendere Lucas al nido. Vuoi qualcosa di speciale per cena?”

“Sbizzarrisciti ai fornelli” gli rispondi sorridendo, correndo di nuovo dalle pratiche burocratiche causate dal biondino.

     Alle otto (già, è incredibile, sei a casa prima di mezzanotte, e non per una, ma due ragioni! Cosa aspetti a celebrare con champagne? Devi celebrare! È come l’uomo sulla luna o la più grande scoperta del secolo!) arrivi a casa, e gettate scarpe, giacca e borsa sul tappeto, corri da Patrick, ancora ai fornelli, e salti come una bimbetta appoggiandoti alle sue spalle.

“Voglio saperlo?” ti chiede con quello sguardo che normalmente fai tu a lui quando si comporta in modo… da Jane (ci sono notti in cui si veglia, e mentre ti guarda, è leggermente terrorizzato dall’influenza che TU hai si di lui… ah, e lui dice di avere una cattiva influenza si di te!).

“Avresti dovuto vederlo! Erano le sei, e stavano finendo di completare dei rapporti; Wayne si era comportato in modo strano tutto il pomeriggio, e poi, così, lascai la scrivania, va da Grace e le si inginocchia davanti, e tutto serio e preoccupato, le chiede di sposarlo! Avresti dovuto vederlo, grande e grosso com’è, era terrorizzato come un bimbo all’idea che lei potesse rifiutare!”

“Non perderò tempo rammentandoti quanto la mia proposta di matrimonio fosse decisamente superiore a questa mediocrità; mi limiterò a dirti che le mie capacità di mentalista mi suggeriscono, attraverso il linguaggio del corpo, che Grace ha accettato”  

“Oh, complimenti, davvero un grande sensitivo del cavolo sei” gli rispondi ridendo, rubando, con un pezzetto di pane, un po’ della salsa che sta preparando, ancora sul gas.

“Donna, nostro figlio è qui, starà dormendo, ma è qui, perciò, modera il linguaggio, specie se riferito a suo padre – e sorridendo ti da il cucchiaio sulla mano per punirti del furto – e abbi un po’ di pazienza. Tra poco avrai tutto quello che vuoi”

“hai detto, proprio tutto? – gli chiedi afferrandolo per il colletto della camicia, facendolo abbassare al tuo livello, baciandolo languidamente, un desiderio malizioso chiaro nei tuoi occhi - dovresti essere più cauto nell’uso delle parole che fai, Mr. Jane. Potrei chiederti di mantenere la parola data…”

Ringraziando i ritmi regolari con cui tuo figlio si sveglia e si nutre, conscia che per oltre un’ora sarà addormentato nel suo lettino, cammini all’indietro, cosicché tu e Patrick non la smettiate di guardavi negli occhi, raggiungendo con estrema lentezza la camera da letto, spogliandoti lungo la strada, e quando la tua schiena tocca la porta, solo più la parte inferiore del tuo completo intimo ti è rimasta addosso. 

“Grazie a Dio che dormi ancora, amico, altrimenti la tua vita sarebbe rovinata da certe visioni – Patrick dice a Lucas, appisolato nel lettino da campeggio che staziona nel soggiorno, cercando di capire se vuole che la sua mente vada in quel posto felice in cui va quando ha pensieri che non dovrebbe avere in momenti in cui non li dovrebbe avere  - sai, credo che dovresti chiedere a tua madre se vuole mettere su una squadra di calcetto. Certo, se vuole fare certi giochetti con me, non mi lamenterò certo, anzi – gli sorride sornione, gomiti sul bordo del lettino – o forse tua madre in realtà mi odia, e adora farmi eccitare nei momenti in cui sa non posso fare nulla al riguardo…”

“Patrick? – lo chiami di nuovo dalla porta della camera da letto, ma stavolta, addosso, hai solo la tua pelle, e le mani sui fianchi – tesoro, ho davvero bisogno di una doccia, ma buttare a terra quel sospettato stamattina non ha fatto esattamente del bene alla mia povera schiena… credi di poter metter Lucas nella culla e venire a darmi una mano?”

“Sono qui per servirti e assecondarti, tesoro – ti risponde mentre esce dalla cameretta del piccolo, con in mano uno degli speaker del baby-monitor – e poi, mi sembra di ricordare di averti promesso tutto quello che volevi…”

“E sappiamo che Patrick Jane mantiene sempre la parola data – gli dici con voce bassa e ammaliatrice, maliziosa, afferrandolo poi per il colletto, tirandolo a te e baciandolo con languore, per mollarlo lì, tutto eccitato e desideroso di molto di più, per entrare nella doccia, seguita a ruota da tuo marito, nemmeno fossi una dea e lui il tuo fedele (e fidato) seguace – specie se quelle donne si chiamano Lisbon...”  


Cinfri: ewssere troppo volgare non mi smebrava il caso, così ho optato per un nomignolo più "soft" per la "cara" Kristina con la K...

evelyn: eh, tesoro, mica prentederai ceh la musa isppo' di tregua!  (tutte vorremmo un marito come patrick. almeno fisicamente)

sasita:( sono insonne semi-croinica, perciò, nessun problema, non mi scandalizzo certo)Jane all'apice della perfezione. lui, l'uomo che si ritrova il naso rotto in media  una volta al mese, mah. Mio fratello dormiva abbastanza, la soglia di sonno dei neonati è molto soggettiva. conosco bambini che appena nati dormono quasi tutta la notte. la canzone, non ramemnto il titolo, è una ninna nanna che ho imprato da piccola. era nella colonna sonora di ehm..ecco...sailor moon. (tregua, avevo 10 anni). mi è rimasta in testa, e ho deciso che se mai avessi scritto qualcosa ce l'avrei messa dentro. l'occasione alla fine è arrivata.

SOAREZ: er la dottoressa Abby Lockhart in Kovatch è quella a sinistra. ve l'ho detto, fan di ER della prima ora. Jane, beh, lo sappiamo, lui è cretino a modo suo, ma lo amiamo per questo. Annie non è figlai di jane, le cose stanno addiruttura peggio- Annie è l'apprendista mentalist di jane. Teresa è, diciamocelo, l'ancora di Jane... e purtroppo, no, non sono ancora riuscita ad andare oltre il 19; il 20 sarebbe scritto, in buona parte, in brutta, e poi c'è l'epilogo, ma che sto penado di modificare in parte. tra lavoro che è stato un caos totale nell ultime settimane, che  la sera mi cala la palpebra e leggere posso ma scrivere, specoie in inglese, non ho la forza davvero. spero di riuscire ad andare avanti questo fine settimana con qualche capitolo, però, anche se significherà che probabilmente potrei subire dei ritardi nella pubblicazione in iliano..

 

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Capitolo 17
*** Grace's getting married ***


Hai sempre avuto un’idea di come volevi che il tuo matrimonio fosse, ma, appunto, era, ed è, un’idea, e per quanto meraviglioso sia stato il matrimonio che Patrick vi ha organizzato in meno di 24 ore, non si avvicina nemmeno un po’ alla tua idea di matrimonio ideale (12, eravate in 12 al matrimonio! Contando il celebrante e voi due!). Grace, d’altra parte…

Grace non ha un’idea di quello che il suo matrimonio dovrebbe essere. Grace sa come il suo matrimonio sarà, e sembra saperlo dall’età di sei anni; a quanto pare, la famiglia di Grace è la tipica grande famiglia americana,e Grace è la tipica figlioletta adorata che ogni padre vorrebbe, e il “diario” che tiene da quando è piccola con tutti gli appunti e gli schizzi sul suo futuro matrimonio sono chiara dimostrazione di quanto è tipica (francamente, alcune cose ti sembrano un po’ pacchiane, ma Grace le adora, e non vuoi ferire i suoi sentimenti). Ciò non toglie che quando Grace ti mostra il “mattone”, il giorno dopo la proposta, tu ti senti morire, presa dal terrore.  Grace ha scelto giorno, ora, mese, stagione in cui sposarsi (aveva anche scelto il luogo; il nome di una delle chiese della sua città natale è stato cancellato con pensati righe di matita, per poi affiggere sopra il nome di una delle chiese più grandi di Sacramento dopo che si è trasferita), ha già scelto la musica, i fiori, le decorazioni, la cena che seguirà la cerimonia, ha già persino scelto l’abito da sposa (barbie sposa regina del millennio – suo sorella minore aveva la bambola, dieci anni prima) e quello delle damigelle (quello l’ha preso da uno di quelli sorelle di barbie), tubini in un’orribile nuance verde palude che tu (e pure le sue sorelle) odiate; l’unico problema è stato trovare qualcuno che quel vestito osasse farlo (vi ci sono voluti dei mesi), poi, dato che ormai tutto era già organizzato (a quanto pare, Wayne e Patrick vanno molto d’accordo in questo- ciò che volete voi è ciò che vogliono loro, se voi siete felici, loro sono felici, specie in alcuni aspetti della vita di coppia.), verificato che luogo e dato erano disponibili, tutto era pronto; a 3 mesi dalla proposta di matrimonio, il tuo vestito verde è li, appeso all’armadio, e l’unica cosa che vuoi fare è guardarlo. Non riesci a credere che dovrai indossarlo domani.

“Sarai meravigliosa” ti dice abbracciandoti alle spalle e baciandoti le scapole; tu ti volti, e gli riservi un sorriso carico di sarcasmo e piuttosto seccato.

“Patrick, diciamoci la verità, nemmeno la Shiffer o la Campbell sarebbero meravigliose con un vestito verde palude”

“Almeno tu non devi indossare lo smoking – Patrick riserva il tuo stesso sguardo a quello che è appeso accanto tuo, di vestito; sinceramente, non capisci cosa ha da lamentarsi, è piuttosto attraente in smoking, molto più che nei suoi completi 3 pezzi – poi, non so, c’è qualcosa di quel vestito… è come se mi dicesse qualcosa”

A questa sua ultima affermazione (accompagnata dal sorriso sornione) tu alzi gli occhi al cielo. Il vestito gli parla, certo. Da quando state insieme, ogni capo del tuo guardaroba gli URLA. Dio, ci sono giorni in cui ti guarda come se lui fosse un avvoltoio pronto ad afferrare la sua preda (ovvero: saltarti addosso e farti a pezzi i vestiti) anche quando hai una vecchia tuta larga!

“Jane, tutti i miei vestiti ti parlano”

“Vero tesoro, ma quando tu indossi dei vestiti che abbracciano così bene le tue forme, non posso fare a meno di volerti molto, molto, molto – ti sorride di uno dei suoi sorrisi alla Jane (32 denti, 24 carati), e ti abbraccia, giusto per attaccarti facendoti il solletico – incolpa te stessa, donna!”

Normalmente, gli serve più tempo per convincerti a lasciarti andare, mettendo da parte le tue inibizioni, specie se c’è il pericolo che Lucas si svegli, ma per una volta, non appena i vostri corpi toccano il letto (dove siete piombati mentre lui ti stava solleticando fino  a farti impazzire), non gli dai nemmeno il tempo di iniziare la lotta, arrendendoti a tuo marito immediatamente.

     E il giorno del matrimonio tutto va come da programma; la cattedrale è piena di rose, tulipani, lillà e gigli (bianchi); l’orchestra (sì, c’è una piccola orchestra) suona mentre vi avvinate all’altare, tu con Patrick (Lucas è in braccio a una vostra cara amica, a 8 mesi non può fare il paggetto, ma Grace lo voleva presente a tutti i costi, e poi tu non lo hai mai lasciato con altri, e Mick e Claire non possono certo occuparsene, con i gemelli appena nati), Cho e la sua eterna ragazza, i 2 fratelli di Grace con le rispettive mogli, la sorella della sposa con il marito e, quando le nipoti di Grace entrano saltellando come Annie aveva fatto al vostro matrimonio, scorgete, ognuno al suo posto ai alti dell’altare, Grace, camminare come una principessa verso di voi, al braccio del padre.

Ci sono lacrime, brindisi, congratulazioni, tutto quello che la rossa voleva dal suo matrimonio, e soprattutto, Wayne, come aveva sperato dal primo giorno (“ovvero dal primo giorno in cui, appena trasferita al CBI,  ho messo gli occhi sul ragazzo più sexy che avessi mai visto, e no, non sto parlando di Jane; per Jane, vedi, la più grande seccatura dell’umanità”). C’è la cena con i migliori vini della California (che tu rifiuti;  Jane ti ha viziata troppo, con tutti quei costosi e squisiti vini europei, e dire che prima di metterti con lui compravi il vino in cartone al supermercato. Davvero una pessima influenza), e soprattutto le danze ed i lenti (che tu, su pressione di Patrick, hai potuto ballare solo con i maschi Jane, ovvero tuo marito e vostro figlio, che ha indosso un mini-smoking con gilet e papillon disegnati sulla maglietta)      

“Cosa c’è che non va, stai male Teresa?” ti chiede tutto preoccupato, quando, dopo l’ennesimo giramento di testa, tenta di fati rinunciare alle danze.

“Sto bene, sono solo un po’..stordita, credo. Deve essere tutta questa gente, e poi, sono così felice per loro. Hanno quasi perso tutto questo per causa mia – gli dici piangendo – perché non li ho difesi, e se non ci fossi stato tu…”

“Veramente, se ben ricordo, tu hai fatto una scenata ad Hightower perché non voleva che loro stessero insieme, mentre mi ordinavi di stare zitto. È stata una delle cose più eccitanti che tu abbia mai fatto… insieme a quello che hai fatto nell’ascensore subito dopo, si intende, amore” ti dice con voce calma e suadente , tentando di rassicurarti, mentre tu tieni la testa sulla sua spalla; sei strana, perché sei emotiva ed ormonale, ma sa che non è quel periodo del mese, e quella è l’unica opzione. Certo, ce ne sarebbe anche un’altra, ma… no, scaccia via il pensiero, perché non è possibile, è troppo presto, però… no, non puoi. O puoi?

“Sai – ti dice con quella voce, sperando che non ti arrabbierai, né scoppierai a ridere- quando ti ho visto il vestito addosso per la prima volta, un mesetto fa, non mi sembrava che ti abbracciasse così bene…”

“Ho preso peso. Dici sempre che sono troppo minuta, e adesso ti lamenti?” porvi a dire guardando i vostri piedi, senza cambiare il ritmo del ballo, facendo l’errore di morderti il labbro mentre parli (non gli serve essere il grande mentalista che è per sapere che menti molto, molto, molto  quando ti mordi il labbro e non lo guardi negli occhi)

“Lamentarmi, io? Non potrei ami. Insomma, guardati. È come se stessi splendendo, avvolta da un’aurea divina di beatitudine e magnificenza né voglio lamentarmi – ti sussurra con quel ghigno soddisfatto, guardandoti negli occhi -  del fatto che non puoi fare a meno di portarmi nel più vicino locale dove avere un po’ di privacy. Voglio dire, il guardaroba? Tess, sono tuo marito e un mentalista, ti conosco da una vita, e mai  e poi mai avrei pensato una cosa del genere…”

“Jane, se vuoi avere ancora fortuna con la sottoscritta, è meglio se ti cancelli dalla faccia quel sorriso da idiota” sibili pestandogli i piedi di proposito con i tacchi a spillo alti (Dio o chi per lui li ha inventati non l’ha fatto per creati problemi, ma perché tu potessi provocare dolore a quell’idiota saccente di tuo marito).

“Teresa, mi hai ferito! – finge di essere ferito, sia fisicamente che emotivamente, e si pone la mano sul cuore, la mano che tu avevi sulla sua (perciò, tu hai la tua mano sul suo cuore)-  - sei stata molto.. emotiva ultimante”

“Ho ricevuto la visita del mio amico mensile” provi a mentire (sa che menti perché ti comporti esattamente come prima)

“Tess, conosco la data delle tue mestruazioni, perché è così che si chiamano ed è così che le chiamerò, e non amico mensile o qualsiasi altra cosa voi donne usate per definirle per chissà quale ragione… comunque, ho imparato a tenere conto delle tue mestruazioni dopo due mesi con la tua unità, e come tu una volta mi hai detto, tu sei più precisa di un orologio svizzero, un ciclo ogni 28 giorni. Perciò – ti sussurra – so con assoluta certezza che tu, al momento, non hai le mestruazioni”

Lo guardi col panico negli occhi; sai che ti consoce bene e sa tutto di te, che ha sempre saputo tutto di te, ma sapere questo? Il tuo ciclo mensile? Calcola il tuo ciclo? Cosa diavolo c’è di sbagliato in lui? Oh Dio, lo hai sposato e ci hai fatto un figlio. Grande, adesso dovrai sopportarlo nella buona e cattiva sorte ecc ecc ecc…

“Posso farti una domanda semplice, semplice?”  ti guarda negli occhi, sorridendo, scorgendo un’ombra di paura, di insicurezza, e non dovresti. Anche se avesse ragione, non devi avere paura. Non avrai mica ripensamenti sul matrimonio con lui, e condividere tutta la tua vita insieme a quest’uomo, vero? 

“Patrick, ti conosco, so come lavora la tua mente, e so cosa mi vuoi chiedere, però – abbassi la voce, e capisce che non è paura quella che sente – ho fatto un test casalingo, non voglio permettermi… permetterci… di crearci false illusioni. Ci crederò solo quando Abby ce lo dirà con assoluta certezza”

 Ti prende tra le braccia, stringendoti più forte, e ballando con dolcezza e lentezza, ti sussurra. “Non mi spiacerebbe se ci sposassimo con te col pancione. Certo, possiamo aspettare che lei sia nata”

“Lei” ti limiti a dire incuriosita.

“Certo, Tess. So che sei incinta, e la mia idea era di chiederti di quanto credevi di essere – ti chiede con quel sorriso da idiota, afferrandoti il naso come fa con i bambini – e so che avremo una bambina!”

Non lo sa, non lo può sapere. Non può essere certo che sei incinta, o che sarà una bambina (il fatto che ci abbia azzeccato la prima volta e con i gemelli di Claire è un caso, per forza), insomma, mica è un sensitivo sul serio…

“A volte, Jane, ti odio”

“Ehy, se ti comporti così con le persone che odi, non oso pensare cosa fai con quelle che ami – scherza con quel sorriso idiota – ah, il mio sogno della squadra di calcetto si avvera…”

“Voglio sapere di cosa parli?”

“Donna, cosa aspetti a dirmi se intendi sposarmi di nuovo o no?”

“Te lo avevo chiesto io, mentre partorivo il tuo erede!”

“Ma io te l’ho chiesto oggi e tu non mi hai detto se mi sposerai mentre aspetteremo Juliet o no!”

“Juliet?” gli chiedo con le lacrime agli occhi. Ricorda quale nome ti piaceva!

“Juliet Teresa Jane, volevamo chiamare così la nostra primogenita, perciò non vedo perché...” sa che vuole finire la frase, ma non sa più come, perché il suo cervello va in corto circuito quando tu lo afferri per il colletto della camicia e lo baci in lacrime, come quando gli hai detto di Lucas. Sì, certe volte non avete bisogno di parole.

“Sì”

“Sì, ti sposo mentre aspetterò Juliet, o sì, prima o poi ti sposo di nuovo? Perché tu rispondi sempre a monosillabi, e non so mai come interpretarli, perché io fingevo solo di essere un sensitivo ma non lo ero davvero, e tu non specifici mai, e devi davvero smetterla di…”

Ed eccoti lì, di nuovo a zittirlo con i tuoi baci…

“Trovami un vestito da sposa premaman e ti sposo prima che lei nasca”

“Come ti dico sempre, Teresa – ti dice baciandoti così languidamente da mandare brividi di piacere lungo tutto il tuo corpo – vivo per servirti e proteggerti e per portarti tutti i piaceri che vuoi…”

Già, gli piaci davvero tanto sotto ormoni, tanto, tanto, tanto.


Notarella: purtroppo per voi, aspettatevi update più sporadici. Il capitolo 20 è su ff.net, ma nè quello nè il 19 sono già stati tradotti, e sono ancora alla brutta del 21...e ora..

sasita: sì, ho una mente leggermente eprversa. e sono dell'idea che il povero APTRICK e la ancora più povera teresa debbano sfogare ANNI di tensione fisica... povetta, me la vedo a usicre con degli idoti, e emntre le parlano, lei guarda davanti a sè  evede Patrick...

kocca: l'ho capito che è bello, due volte bastano tesorro! e wayne sa essere tenerissimo!

evelyn: ieir leggero una rticolo su Bones. a quanto pare, la possibilità ceh tra i protagoinsiti potesse nascere una sotira non era piaciuta agli spettatori, così gli autori avevano fatto amrcia indietro. io sarà perchè sono ragazza, ma anche nei gialli mi piace un po' di romanticismo! (e poi, dai, soi vede che patrick flirta con lisbon!)

soarez: dio, quanto mi hai fatto ridere! mi sono immaginata cho che cheidi agrace di sposare wayne com intermediario!  Patrick dice che è stato abbastanza intelligente da spegnere i fornelli prima di reggiungere la mogliettina. a quanto apre, aveva lavorato tutto il pomeriggio e non voleva aver sprecato tempo :)

 

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Capitolo 18
*** Fasciarsi la testa prima del tempo ***


Fasciarsi la testa prima del tempo è del tutto inutile

I tuoi colleghi sanno come sei quando sei incinta, lo sai. Sai di essere diversa quando sei incinta, e il solo pensiero che potrebbero scoprire il tuo piccolo, sporco segretuccio prima che tu possa dirglielo (prima che VOI possiate dirglielo, ti ripeti, dannazione, non hai certo fatto tutto da sola!). non è che tu sia spaventata all’idea che lo scoprano per conto loro, solo, preferisci che sia una cosa detta da te (voi). Certo, c’è anche la concreta possibilità che tu non debba fare nulla di tutto questo, se Patrick dovesse decidere di mettersi ad urlare “sto per diventare di nuovo padre” non appena entrato in ufficio (sì, te lo puoi vedere fare così; dopotutto, quando è eccitato, si comporta come un bimbo di 5 anni, ma non dovresti lamentarti, dato che sapevi com’era quando hai accettato di uscire con lui la prima volta).

“Il fatto che sia eccitato per la bambina e per il matrimonio non significa che mi metterò ad urlare davanti a tutti che sei incita, Teresa” Patrick è disteso sullo stomaco, al tuo fianco, accoccolato a te, mentre tu, a causa della tua “insonnia da gravidanza” (che le donne hanno più avanti, ma tu sei tu perciò devi averla all’inizio) sei seduta, intenta a leggere uno dei libri della saga di Twilight (sì, gli ormoni non  solo ti fanno piangere, ma ti fanno adorare, alla tua età, Twilight- e patteggiare per Carlyle).

“Non stavo pensando a quello – provi a difenderti; odi quando fa così, facendo giochetti mentali con te (un marito non dovrebbe mai leggere la propria moglie. Non c’è nulla a proposito nella costituzione?)- pensavo… pensavo a Twilight!”. Provi a sorridere, ma lui sa che quello è uno dei tuoi sorrisi forzati, li riconosce perfino in questo stato di semi-veglia; così, mentre lui fa quel sorrisetto che indica che sa, tu gli tiri il libro addosso.

“Teresa, so cosa stai pensando, ma sono felice; Il fatto che io stia dormendo lo dimostra – fa una piccola pausa, cercando di essere il più lucido possibile, ancora assonnato- sai che dormivo per più di un paio di ore, e mai di fila, perciò…”

“Come credi che lui reagirà?” Dio, stai avendo un attacco di panico, eccoli lì, ci sono pure i singhiozzi, e quindi, secondi i suoi calcoli, dovrebbero mancare 5 secondi alle lacrime. Teresa, per quanto tu fossi meravigliosa quando eri incinta di Lucas, se fai così già dal primo mese, Patrick potrebbe decidere di rinunciare alla squadra di calcetto…

“Conosciamo tanti “lui”, specifica” Ok, adesso, è meglio che si svegli del tutto, perché non è il caso che lo faccia mentre tu piangi e urli. Una cosa intelligente da fare sarebbe sedersi al tuo fianco e consolarti, e se parlare non serve, la seduzione ha sempre avuto un certo effetto su di te mentre eri incinta, calmandoti in mezzo secondo. E non è che Patrick si lamentasse, insomma, lui è certo che nessuna donna possa resistergli, perciò non ritiene che tu, su cui i suoi “numeri” hanno sempre fatto un certo effetto, dovresti essere in grado di resistergli.

“NOSTRO FIGLIO, IDIOTA! COME HO POTUTO CREDERE CHE SARESTI CAMBIATO PER ME? SEI UNO STUPIDO, CAPACE SOLO DI FARE SCHERZI, E… E VUOI SAPERE A COSA STAVO PENSANDO? PENSAVO CHE ANNIE AVEVA 5 ANNI, LA TUA STESSA ETÀ MENTALE, MA ALMENO LEI POI E’ CRESCIUTA!” Gli urli mentre lasci la stanza andando in cucina per farti una cioccolata calda con mashmallows nel cuore nella notte.

“Se è felice come lo sono, sarà felicissimo” dice a bassa voce mentre si massaggia i suoi timpani – o meglio, cosa ne è rimasto.

Torni dieci minuti dopo, e gli porgi la sua tazza preferita con il suo tè preferito, fatto come piace a lui, come hai fatto tante volte da quando condividete la vostra vita- e pure qualcuna quando eravate solo capo e consulente (sì, è strano, ma hai sempre saputo come a Jane, l’angelo biondo, o forse demonietto biondo, piacesse il suo tè, hai sempre saputo come gli piacessero molte cose, non solo cibo e bevande; con l’eccezione di te stessa, non sapevi davvero di piacergli)

“Che sguardo malizioso, Teresa…” ti dice mentre assapora la fragranza della calda bevanda, perso però nei tuoi occhi verdi (possibile che non lo hai ancora capito, tu per lui, sei la perfezione fatta persona).

“Non ho lo sguardo malizioso!” gli rispondi scandalizzata (certo, Patrick che ti scandalizza, specie riguardo a questo argomento. Ma per favore, quando mai)

“Direi che stavi pensando al sottoscritto” ti dice con il suo tono da mentalista all’opera, quello che, normalmente, finisce per fare infuriare qualcuno che poi firmerà delle carte contro di lui, carte che tu dovrai controfirmare e per cui dovrai chieder scusa.

“fammi pensare, ti ho sposato, sono a letto con te, sei il padre dei miei figli, lavoro con te, e devo sempre fare attenzione a quello che fai ogni istante della tue esistenza per limitare i danni al minimo. Direi che non c’è bisogno di essere un mentalista per capire che pensavo a te”

“Sto per dire, stavi pensando al sottoscritto e a tutte le meravigliose cose che posso fare al tuo corpo sia nel letto che fuori”

Ah, il dolce sapore della vendetta… Con tutto il rispetto, ma te la sei cercata. Dopotutto, se confrontata con  i pensieri che tu gli provochi e le conseguenti torture psicologiche, un po’ di cioccolata di traverso cos’è?

 “You wonna wear my kiss all over your body, once you try it on, you can’t live without it. You wonna wear my kiss all over your lips, I promise you this, you wonna wear my kiss…”

Canticchia mentre di bacia, esplorando tutto il tuo corpo, solleticandolo, facendoti ridere come una pazza.

“Le Sugarbabes, Patrick, sono esterrefatta – scoppi a ridere ancora più forte quando arriva all’ombelico, perché, una volta scoperto dall’orlo della tua camicia (tecnicamente, la sua camicia- tu dormi solo con il sopra, lui solo con il sotto. Vi completate pure nell’intimo da notte), il solletico diventa davvero incredibile – non credi che stiamo esagerando? Insomma, Abby non telefonerà prima di domani per dirci degli esami del sangue, e magari non dovremmo fasciarci la testa prima di…”

Si ferma per dedicare di nuovo tutte le sue attenzioni alle tue labbra, zittendoti con un focoso bacio sulla bocca.

“Teresa, se dopo tutto questo lavoro tu sei ancora in grado di parlare – ti dice con quel sorriso che ti manda le ginocchia in gelatina – allora sto perdendo il mio tocco. Non dovresti neppure essere ancora in grado di pensare, non dopo…”

 Ecco, ADESSO lo guardo con sguardo malizioso, mentre affondi le dita nei ricci biondi e lo zittisci nello stesso modo in cui lui ha zittito te, con un bacio (per cominciare).

“Sai, non ti ho mai chiesto che cosa ne pensi dei giochi di ruolo, perché non mi dispiacerebbe interpretare l’ultima scena di “La Dura Verità” ora come ora.”

Al mattino, strano ma vero,non riesci a mangiare; Patrick si sta facendo quella che definisce una “salutare colazione” (perché tanto vi dovete abituare a mangiare quella “roba”, dato che appena saprà che sei incinta, Grace porterà cibi biologici/ senza zuccheri/ coloranti/ conservanti/ grassi /colesterolo per tutti quanti, come già aveva fatto l’altra volta)e tu sei seduta al tavolo, battendo con le unghie laccate di rosso il tavolo, lo sguardo concentrato sul cordless come se fosse un oggetto magico o maledetto (o un cane che ti sta per mordere).

“Sai cosa dicono delle teiere e del guardarle mentre si sta aspettando che bollano?”

Lo guardi senza la minima pazienza, perché per una volta il suo umorismo non è decisamente d’aiuto “lo so che non suonerà solo perché lo voglio! Se così fosse, punterei l’indice contro quella dannata cornetta, e direi, non so, abracadabra, suona! – punti il dito verso l’oggetto, e nel momento in cui dici le parole… suona – Patrick, la casa è infestata dai poltergeist!”

Senza replicare (non che gli dispiacesse che tu gli fossi saltata con le braccia al collo urlando, era pure abbastanza eccitante come situazione, ma un po’ di serietà no?) Patrick prende il telefono e risponde calmo e tranquillo alzando gli occhi al cielo.

“Casa Lisbon-Jane, sono Patrick, come posso aiutarvi? – sorride, contro il piano della cucina, ascoltando la voce dell’altra parte (e tu ti chiedi perché, almeno a fare colazione, non può mettersi una maglietta o una camicia. Solo perché è appena sceso dal letto, non significa che debba stare solo con i pantaloni del pigiama) – Dottoressa Kovatch, mi fa piacere sentirla. No, eravamo ancora a casa, non stavamo per uscire. Ah, io le avevo detto che non era il caso. Insomma, il suo comportamento poteva essere solo giustificato dagli ormoni, no, va bene, riferirò, certo, va bene, d’accordo, grazie – chiude la chiamata e ti guarda negli occhi (e sei sul punto di piangere), e mentre prende le tue mani tra le sue, ti chiedi perché lui deve essere, sempre così calmo, anche se, lo vedi, c’è un certo non so che di serio e triste nel suo atteggiamento – Teresa, ascolta, ho bisogno che tu stia tranquilla. So che sarà dura, ma ce la faremo, supereremo anche questa”     

“Lo sapevo che era troppo bello per essere vero! E io che volevo darti una bambina! volevo che non ci fosse quasi differenza di età tra i nostri figli! Mi dispiace Patrick mi dispiace, non avrei dovuto dirtelo, ti ho illuso e…”

“Dovresti essere alla quarta quinta settimana” ti dice, fermando il tuo sfogo nervoso, sempre calmo, placido, tranquillo e serio, neanche fosse il poliziotto buono, così controllato (tu, invece, sei il poliziotto con l’esaurimento nervoso).

“Sono incinta? – dimetrica che il verme/ tuo marito/ padre dei tuoi figli ti ha preso per i fondelli, gli salti addosso, le tue braccia intorno al suo collo, le sue intorno alla tua vita, e ti fa fare giravolte nell’aria, nemmeno stesse ballando – Patrick, avremo un altro bambino! Stiamo per avere un altro bambino, un altro meraviglioso bambino! Patrick, voglio che tu – scoppi a piangere, e fai una breve pausa, calmandoti un po’ - Patrick, la telecamera nel mobile dell’ingresso, vai!”

“Cosa?” si ferma a guardarti, stupito, e osserva le lacrime (che sa essere del tipo buono) e poi il punto in cui il tuo sguardo è fisso e, appena lo vede, ti molla e corre a prendere la telecamera e ritorna lì dov’era prima, puntando l’obiettivo sul suo soggetto preferito.

In piedi appoggiato a un lato del divano davanti a cui stava giocando con i suoi orsacchiotti, Lucas tenta di mettersi in equilibrio stabile parecchie volte,fallendo miseramente, ma mai arrendendosi (tutto suo padre, nella determinazione; almeno però il piccolo non si concentra su intenti omicidi), e mentre, inginocchiati sul pavimento della cucina a braccia aperte, voi lo applaudite e lo incoraggiate, eccolo lì che, sorridente e ridente, il cucciolo di 9 mesi vi cammina incontro, incerto, e dopo pochi attimi che sembrano infiniti vi raggiunge.

Sorridi mentre guardi Patrick abbracciare Lucas e sollevarlo in aria, tutti e due felici. Ti è chiaro che Patrick è felice, che Patrick non è un buon padre, ma un ottimo padre, che tu vuoi dargli, se non ora, un giorno, la figlia che tanto desidera, che non rimpiangi un solo momento che hai passato al suo fianco; non pensi al giorno in cui ti ha baciata nel tuo ufficio dopo averti detto che un giorno vi sareste sposati, pensi alla prima volta che lo hai visto, al giorno in cui Minelli ti ha chiamata nel suo ufficio per presentartelo (non che ammetterai mai di averlo trovato estremamente desiderabile dal primo minuto in cui l’hai visto, però. Patrick è già troppo pieno di sé, non è il caso che sappia che anche su questo ha avuto ragione).

Ecco, adesso potete anche bendarvi la testa, perché dovete davvero dirlo che sei di nuovo incinta (e dopo nemmeno un anno).

 

PS. Grazie a Soarez e Sasita per le recensioni, mi fanno smepre tnato piacere, e mi diverto smepre tantissimo a scrivere, e se voi apprezzate, è acnroa memglio!

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Capitolo 19
*** E' una dote di famiglia ***


 E’ una dote di famiglia

 
Come tu ed Abby avevate immaginato, all’epoca del matrimonio di Grace eri a malapena nella terza settimana di gestazione, e questo significa che, all’arrivo del test di gravidanza (positivo) effettuato dalla dottoressa, sei alla soglia del secondo mese. Ti fa impazzire: ti specchi, solo in intimo, e noti come il tuo seno sia già cambiato, leggermente più grande del solito; tra non molto, Rigsby lo noterà, facendo l’ennesimo commento sul chirurgo plastico e facendo suonare a tutta birra gli allarmi interiori di Grace e Cho. Almeno stavolta la nausea mattutina è accettabile, e ti colpisce solo il mattino presto, quando entrambi siete ancora a casa (nota: devi chiedere alla triplice mamma Claire se col l’avanzare delle gravidanze la nausea diminuisce, giusto per futura referenza.)
Futura referenza, una prossima volta… sorridi, massaggiandoci il ventre ancora piatto, chiedendoti come sarà questo bambino, se sarà una bambina uguale a te, come Jane scommette, o una copia in miniatura di Lucas.
Speri, per una volta, che gli istinti di tuo marito siano giusti, vuoi davvero avere una bambina, preferibilmente che assomigli a te (anche se segretamente desideri di nuovo un mix, capelli scuri e occhi azzurri). Sai che lui è felice, che per lui è perfetto avere di nuovo una bambina da abbracciare, ma temi che una bambina con occhi azzurri e capelli biondi sia troppo per lui, un constante ricordo troppo doloroso per la sua anima del senso di colpa che lo ha attanagliato troppo a lungo.
Se biondo con occhi azzurri deve essere, preferiresti un maschietto, copia del papà perfetta, incluso sorriso stregante, un maschietto destinato a fare stragi di tutti cuori femminili che oseranno mettergli gli occhi addosso.  Cavolo, se sarà maschio, lascerai perfino Patrick chiamarlo PJ (Sì, ricordi quando, incinta del primogenito, ha osato  suggerire Patrick Jane Junior). Ma PJ può attendere. Non è che non lo vuoi o lo vuoi fra tropo tempo, ma preferiresti che l’ennesimo maschietto fosse il bebè numero 3, o anche 4. Certo, se bebè numero 2 sarà una femmina come Patrick è certo che sia, allora sarebbe perfetto se lui fosse il bebè numero 3….
Dannato l’uomo e la sua storiella sulla squadra di calcetto, adesso ti ha contagiata, e ora il tuo pensiero costante è quello di una piccola armata di marmocchi biondi (femmine escluse, sai che sarebbe difficile per lui) con il dono del papà (può dirti quanto vuole che lui ha imparato ad essere un mentalista, tu sei certa che la predisposizione genetica e naturale conti eccome).
“Pa-pa” “bebè” numero uno batte le manine, chiedendo la completa attenzione del suo “pa-pa”, come Patrick asserisce Lucas lo chiami (ha detto le due sillabe due giorni fa, e Patrick è certo voglia dire papà); ridendo, il piccolo tenta di rubare il naso del padre ancora addormentato, un totale insuccesso.
“pa-pa” ripete, ripetendo pure il gesto.
“Ehy, amico, ci cosa fai qui?” sentendo la voce addormentata di Patrick (una voce che sai essere associata a occhi chiusi) sorridi, e terni a letto, accoccolando il piccolo al tuo petto.
“quando mi sono svegliata, il signorino era tutto preso dallo staccare le api della sua giostrina, perciò ho pensato che avrei fatto meglio a portarlo qui a farci compagnia”
“pa-pa” ripete, tirando, stavolta, i capelli di tuo marito. Certo, lui è così piccolo che non gli può fare male.
“Ok, Luc, ho capito. Vuoi papà sveglio, e papà si sta svegliando.”si tira su e si siede davanti a voi, e non sai, forse nemmeno lui lo sa, se è te che guarda, o tutti e due. I suoi affascinati lineamenti si fanno seri quando prende la tua mano nella sua “Teresa, ti supplico, se mi ami come dici, non fami questo. Non indossare il vestito rosso al battesimo”
Dopo la paura iniziale, perché davvero credevi che fosse serio (quando mai) riprendi il controllo delle tue emozioni, e ridendo lo colpisci leggermente sul petto, finendo con la tua schiena contro il suo petto, come Lucas è contro di te.
“Che c’è, hai paura di non resistermi e che finirai col mettermi di nuovo incinta?” gli chiedi ridendo, terminando la frase con un bacio sul mento.
“Tesoro, non mi stancherò mai di averti incinta” la sua voce è bassa, ma non roca di desiderio o lussuria o malizia. Il suo tono è tenero, come è tenero il gesto di giocare con una ciocca dei tuoi capelli con una mano, e con una di Lucas con l’altra.
“Mr. Jane, lei è un cavernicolo” gli dici sarcasticamente, sempre ridendo, il tuo viso affossato nel suo petto nudo (sarai pure incinta del vostro secondo figlio, ma le abitudini notturne sono dure a morire, perciò tu continui a indossare la camicia dei suoi pigiami a dormire, e lui solo i pantaloni).
“Ammetto che gravidanze e anelli sono, senza ombra di dubbio, segni di possesso in forma fisica e psichica del corpo femminile da parte dell’uomo, ma non è ciò che intendevo” si rilassa, respirando il vostro profumo, il tuo e quello di Lucas, entrambi consci che nessun bambino profuma come un altro, non per i genitori “intendevo dire che, vedi, mi piacerebbe avere altri figli, oltre Juliet e Lucas, almeno tre o quattro, se lo vuoi, e se l’età lo permetterà”  
“Mmm… una casa piena di riccioli biondi… meravigliosa idea…” sorridi nel suo petto, baciando per un instante la pelle calda.
“E io che credevo che mi amassi per la mia grande personalità; Teresa, non riesco ancora a credere che tu sia così veniale da amarmi solamente perché sono terribilmente sexy!”
“Credi che soffriresti molto se Juliet dovesse assomigliare a Lily?” sei sempre nella stessa posizione, ma seria, e non hai il coraggio di incrociare i suoi occhi, terrorizzata che quelle sfere azzurre possano trasmetterti sofferenza.
“Dio, donna, sei davvero fissata con i ricci biondi!” gli dai una gomitata nello stomaco quando inizia a prendersi gioco di te, e facendo un profondo sospiro, Patrick si lascia andare contro la testata del letto, più comodo (e al sicuro da te) “non credo mi peserebbe”
Ti sorride di uno di quei sorrisi che fino a non molti anni fa credeva non avrebbe mai più fatto a nessuno, e poi continua, serio ma dolce “Quando avremo anche Juliet, vorrei parlare loro di Lily. Ho ancora delle sue foto, sai, e spero che un giorno, quando saranno grandi abbastanza da capire, mi permetterei di portarli a trovarla”
“Oh, Patrick, certo, non devi nemmeno chiederlo, ok?” gli dici, baciandogli di nuovo il mento prima di andartene per prepararti per il battesimo dei gemelli.
     Il battesimo dei gemelli vi porta, per la terza volta nel giro di un paio di anni, nella cappella di Padre Lucas, che per la terza volta è stato scelto per celebrare l’ennesimo battesimo. L’unica differenza dalle due precedenti occasioni è che tutto sarà ancora più ristretto, con Robert ancora in Afganistan con la sua unità per altri sei mesi e Tommy a New York, a seguire come procuratore distrettuale un caso molto delicato. Mick, perciò, ha chiesto a Patrick di essere il padrino, e come risultato, il tuo biondo e affascinate consulente/ marito si è trovato con Alexis, una Lisbon in miniatura, tra le braccia, mentre tu tieni il gemellino, Jason, copia di Mike. (fai finta di non sapere che Mike ha chiesto a Patrick di fare da padrino perché lui aveva avvertito tuo fratello della gravidanza di Claire, che era così riuscito a farla molto felice quando l’aveva anticipata quando lei aveva deciso di dargli la notizia). Sei stata buona, però, niente fascinoso vestito rosso regalato per il primo appuntamento, ma uno grigio. Non che serva a molto con lui, però.
“Vedi forse qualcosa che ti piace, tesoro?” gli sussurri scherzando quando ti rendi conto di avere i suoi occhi addosso (decisamente tutti i tuoi vestiti gli dicono qualcosa, specie se sono sul pavimento del vostro appartamento)
“pensavo” scrolla le spalle come nulla fosse, perché sa che tanto lo interrogherai, perché tu sei tu.
“a noi?”
Fa segno di si, e ti si avvicina di più, sussurrandoti con voce bassa e seduttrice che ti fa sciogliere “ero ceco e perso, e non l’ho capito finché i nostri cammini non si sono incrociati; tu sei la mia strada, la mia verità e la mia vita; tu, mio unico, grande amore, sei il mio tutto.” Arrossisci dopo questa sincera e seducente confessione, e il tuo intero copro è percorso da brividi “mi fai impazzire quando arrossisci. Quando ci sposeremo qui, sarai una meravigliosa sposina con le guance rosse dall’emozione!”
“qui, davvero?” sei eccitata, e la tua voce è più alta di troppi decibel, visto il posto e l’occasione, ma non ci rifletti nemmeno.
“è giusto ed appropriato. Dopotutto, e stato vedendoti qui con Tony in braccio che tutti i miei dubbi su di noi se ne sono andati”  si avvicina a te, entrambi dimentichi del resto del mondo (neonati in braccio inclusi); il resto del mondo scompare, ci siete solo voi, e chiudendo gli occhi, aspetti il suo bacio sulle tue labbra…
“Desiderate unirvi a noi? O magari condividere con la vostra famiglia ciò di cui stavate parlando? Sempre che non dobbiate ucciderci dopo…” Dopo che vedete il ghigno di Mick, sia tu che Patrick (sì, pure lui stavolta!) arrossite imbarazzati, mentre l’artefice del mancato viaggio di Jane e Teresa nel paese delle meravigli si becca una gomitata nelle reni dalla moglie, che, presi i gemelli e rimessi nella carrozzina, vi restituisce Lucas, liberandolo dalle grinfie del fratello.
“Veramente, sì, ci sarebbe qualcosa” dici mentre Patrick ti prende la mano stringendola con dolcezza “il fatto è che”
“aspetti un bambino!” tutti gli occhi vengono puntati sul possessore dell’allegra voce, finendo su…
“Annie?” chiedi stupita, mentre Patrick ridacchia soddisfatto nemmeno la bimbetta di otto anni fosse sua figlia.
“Prendi sempre il latte con quegli schifosi biscotti che odi, ma che mangiavi sempre quando avevi Lucas nella pancia; e hai detto di no a il caffè ed il te, fino a che zio Patrick non è andato a prenderti quello deteinato” è tutta sorridente e soddisfatta, e Patrick se la ride di gusto mentre la abbraccia arruffandole i capelli.
“Questa bambina ha le potenzialità per essere una mentalista perfino migliore di me! Posso prenderla come pupilla? Vi prego, vi prego vi prego?” non molla Annie, e si comporta come il solito bambino di 5 anni troppo cresciuto, fino a che non lo vedi illuminarsi, e il suo volto si ferma su di te “Teresa, se è una dote di famiglia, e Annie ha preso dalla parte del padre… i nostri figli potrebbero avere il potenziale per essere i più grandi mentalisti dell’universo!”
“sei incinta?” mentre te lo chiede, Claire batte le mani tutta eccitata come una bambina nel paese dei balocchi, e la gioia e le lacrime non fanno che aumentare quando tu fai segno di sì “sei incinta!”
“Zia Teresa, sono troppo grande per lanciare i petali dei fiori” Anni ti dice, triste, per ricomporsi in un sorriso alla Jane un attimo dopo “ma se vuoi posso fare la damigella!”
“cosa?” tutti si chiedono guardando prima lei e poi voi.
“Zio Patrick ha sempre detto che se zia avesse avuto un altro bambino, l’avrebbe sposata in chiesa prima della sua nascita”
“davvero?” Claire è davvero troppo, troppo eccitata. E sai perché. Sta preparando il matrimonio e la festa di benvenuto al piccolo.
“Se padre Lucas volesse farci questa piccola concessione, gradiremmo poterci sposare qui”  sorridi timida mentre lo guardi, e lui si limita a fare cenno di sì, sorridendo felice.
“E tu, mia piccola Annie” le dice Patrick, inginocchiato, dandole un buffetto sulla guancia “tu, piccola, sarai la damigella che camminerà davanti alla zia, e dovrai” le dici, occhi brillanti che già pregustano la scena “accompagnare il tuo cuginetto all’altare, dove terrà i nostri anelli!”.
E anche se Annie dice sempre di non essere più piccola, non fa storie quando Patrick la fa volteggiare nell’aria proprio come quando aveva 5 anni. 



Note dell'autrice... che si cosparge il capo di cenere! Ammetto le mie colpe, mi ero scordata che I bambini non mentono mai era ancora da terminare in Italiano..e io vi ho abbandonato! Ragazzuole, merito di essere maltrattata da voi tutte... e a così pochi capitoli dalla fine... Già, ormai ci siamo. Questo è il capitolo 19 di 23! Perciò..attendete prestissimo mie nuove!!!!

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Capitolo 20
*** Sempre e di nuovo nove mesi ***


Sempre e di nuovo nove mesi
Primo mese
Hai qualcosa, e credi di sapere di cosa si debba trattare. Certo, ricordi ogni parola letta da Patrick da quel libro, di come spesso molte donne non si rendono conto di aspettare un bambino per diverse settimane, ma stranamente, forse perché hai già un figlio tuo e durante la gravidanza hai capito i cambiamenti del tuo corpo. Sai che non sei in ritardo, perché il tuo prossimo ciclo dovrebbe arrivare da lì a una settimana circa, e la tua sindrome premestruale tende ad assomigliare molto ai sintomi di una gravidanza, ma, osservando il tuo riflesso, lo sai. Beh, non sei proprio certa, ma hai molte ragioni per crederlo. Magari non era proprio pianificata come cosa, ma volevate una famiglia numerosa, non siete state esattamente troppo attenti con le precauzioni. Solo, non vuoi infondere false speranze in Patrick, anche se sei certa al 99,9% di aspettare un bambino; comunque, meglio eseguire prima un test fai da te, poi un controllo con Abby e alla fine, allora e solo allora, lo dirai a Patrick.
Chiusa in uno dei bagni del CBI (perché se lo avessi eseguito a casa, lo avrebbe scoperto di certo) re-inizi a respirare, controlli l’orologio accorgendoti che i cinque minuti sono passati; prendi il bastoncino con gli occhi chiusi, e li apri piano, piano, con attenzione, e quando vedi le due linee sul piccolo schermo, ti sforzi di non ridere o urlare per la gioia. Glielo dirai in un modo carino e speciale, proprio come con Lucas. Accidenti, se il matrimonio non fosse domani, glielo diresti ballando!
Il giorno dopo
 “Posso farti una domanda semplice?” ti guarda negli occhi, sorridendo, scorgendo un’ombra di paura, d’insicurezza, e non dovresti. Anche se avesse ragione, non devi avere paura. Non avrai mica ripensamenti sul matrimonio con lui, e condividere tutta la tua vita insieme a quest’uomo, vero? 
“Patrick, ti conosco, so come lavora la tua mente, e so cosa mi vuoi chiedere, però” abbassi la voce, e capisce che non è paura quella che sente “ho fatto un test casalingo, non voglio permettere a me o a te di crearci false illusioni; ci crederò solo quando Abby lo dirà con assoluta certezza.”.
Ti stringe tra le braccia, più forte, e ballando con dolcezza e lentezza, ti sussurra. “Non mi spiacerebbe se ci sposassimo con te col pancione; Certo, possiamo aspettare che lei sia nata.”.
“Lei” ti limiti a dire incuriosita.
“Certo, Tess. So che sei incinta, e la mia idea era di chiederti di quanto credevi di essere – ti chiede con quel sorriso da idiota, afferrandoti il naso come fa con i bambini – e so che avremo una bambina!”
Non lo sa. Non lo può sapere. Non può essere certo che sei incinta, o che sarà una bambina (il fatto che ci abbia azzeccato la prima volta e con i gemelli di Claire è un caso, per forza), insomma, mica è un sensitivo sul serio.
“A volte, Jane, ti odio”
“Ehy, se ti comporti così con le persone che odi, cosa fai con quelle che ami?” scherza con quel sorriso idiota “Ah, il mio sogno della squadra di calcetto si avvera!”.
“Voglio sapere di cosa parli?”
Secondo mese
“Ci ha chiamati, signora?” sei piuttosto calma mentre entri nell’ufficio del capo; negli ultimi anni, le cose tra voi sono migliorate, segno che potete andare d’accordo e, a volte, anche piacervi.
“Se è per via della gravidanza, gradirei rammentarle che ci aveva promesso che qualsiasi cosa fosse accaduta, lei ci avrebbe appoggiati; cos’è, ha cambiato idea?” Era da parecchio che Patrick non era così antipatico, ma la sua reazione esagerata non ti fa né sorridere né arrossire, anzi, ci guadagna un’alzata di occhi e un gomito nel rene.
“Non mi avete mai nascosto il desiderio di avere una famiglia numerosa.” Il capo ti dice guardandoti negli occhi.
“Capo, io sono la maggiore di quattro figli e ho adorato crescere i miei fratelli, nonostante tutto; Patrick è figlio unico, e anche se considerato lo stile di vita della sua famiglia, era una scelta logica, non significa che gli facesse piacere; sì, vogliamo una famiglia numerosa e non lo abbiamo mai nascosto, qual è il problema?” Risvegliando ricordi (e un certo desiderio in Patrick) assumi la posizione difensiva che spesso, col tuo capo, hai dovuto assumere in passato.
“Interessa una posizione migliore, con meno pericolo, e orario e paga migliori?”
“Oh, capo, non credevo che un consulente civile potesse essere promosso!” gongola tutto fiero e contento. “molto nobile da parte sua volermi promuovere!”
“E’ a tua moglie che io sto offrendo il mio lavoro, Patrick.”
“Oh.”
“Ci lascia?” dire che sei scioccata è un eufemismo.
“Mi è stato offerto di dirigere la sezione crimini maggiori del dipartimento di polizia a New York, dove mia figlia studia arte drammatica; non vivrò con lei, ma preferisco vederla due volte la settimana o il mese che l’anno.” Fa una pausa, sorridendo “E poi, me ne andrei tranquilla, sapendo che vi lascio in buone mani.”
“Amore, se prometto che appena Cho sarà promosso lo ascolterò e non lo farò arrabbiare troppo, accetti il lavoro?” Patrick si mette in ginocchio prendendo le tue mani nelle sue, supplicandoti con gli occhi da cucciolo e mettendoti parecchio a disagio.
“Sei un idiota demente” gli dice senza nemmeno prenderti la briga di sussurrare, e liberi piuttosto brutalmente le mani dalle sue grinfie per poi girarti verso il tuo capo. “Va bene, ci sto!”
Terzo mese
“Patrick, non voglio sedurti!”
“Permettermi di essere in disaccordo con te, giacché stai usando il mio petto nudo come cuscino!”
“Io uso sempre il tuo petto nudo come cuscino, giacché tu dormi a petto nudo, e anche se non lo facessi, userei il tuo petto nudo come cuscino perché ti ho sedotto, anche se non sono certa che si parli di seduzione, quando è tua moglie che ti seduce.”
“In linea di massima, sarei d’accordo con te, ma giacché è di te che parlo, non ne sono certo; tu non ti limiti a sedurre, tu salti addosso, tu mi violi, mi abusi, mi strappi letteralmente i vestiti di dosso, ti appropri del mio corpo sul tappeto del salotto, facendo sì che io non possa più guardarlo nello stesso modo per il resto dei miei giorni!”
“Oh, lo so, come sono certa che ti vedrai questo momento per il resto dei tuoi giorni, ogni volta che ti cadranno gli occhi qui sopra!” gli baci il mento, maliziosamente. “E comunque, non ti sei lamentato di certo.”
“La mia camicia desidererebbe dissentire.”
“La tua camicia ha solo perso un paio di bottoni che sono volati da qualche parte qui intorno; prima di andare al lavoro te la sistema e sarà come nuova, però prima dovresti occuparti di una certa cosa.”
“Dimmi tutto, cara.” Ti sorride complice mentre le sue mani curiose esplorano sotto le coperte, fermandosi su quelle curve che mostrano la verità solo a coloro che già la conoscono.
“Pensi di essere pronto per il secondo round?”
“Teresa, cara, che razza di moglie è una che non ha fede nelle capacità del suo adorato marito?”
“Dici davvero?” gli chiedi divertita, mentre ti fa il solletico e allo stesso tempo ti bacia il collo.
“Sì, sai, tu sei molto, come dire, persuasiva, ma se stavolta volessi lasciare il mio divano in ufficio in pace, ti amerei ancora di più!”
“Non sono certa di poter fare una simile promessa.” Gli dai un bacio. “Dopotutto, dipende tutto da te se sarà in grado di resisterti o no.” Gli dai un altro bacio. “Non è colpa mia se ti trovo così affascinante, seducente, sexy, intrigante, brillante, divertente e soprattutto così desiderabile!”
“Sai, credo che tutti questi complimenti ti autorizzino a strapparmi di dosso i vestiti come e dove vuoi.”
“Affare fatto!” Firmi la promessa con un bacio, sorridendo per com’è facile, certe volte, manipolarlo nel darti ciò che vuoi.
“Sapevo che stavi cercando di sedurmi!” ti dice con voce seria, bassa e sexy. “Sai, mi sono appena ricordato di una certa agente del CBI che aveva promesso al suo affascinante, seducente, sexy, intrigante, brillante, divertente e soprattutto così desiderabile marito e consulente che gli avrebbe permesso di ammanettare il suo divino corpo nudo alla spalliera del letto.”
“Punto primo, non credo che il consulente sarebbe in grado di resistere fino alla stanza da letto.” Gli dici con voce seducente mentre disegni forme invisibili sul suo petto con le unghie. “Punto secondo, la moglie è famosa per seguire sempre le regole, e sarebbe uso improprio di una proprietà federale.”
“Peccato che il consulente voglia arrivare fino alla stanza da letto, e sappia di essere molto persuasivo!” decidendo che vuole sostituire la fantasia con un ricordo, ti solleva sulle spalle, correndo verso la vostra stanza come il perfetto primitivo e idiota demente che è.
Quarto mese
“Avanti amico, dì ciao alla sorellina!” mentre sei sdraia sul lettino con la pancia al vento coperta da liquido freddo per fare l’ecografia, Patrick, con Lucas sulle ginocchia, gongola tutto contento, fregandosene che a solo un anno il piccolo probabilmente non capisce cosa stia succedendo, pensando solo che volete passare più tempo possibile con lui e condividere la vostra gioia con lui. “Dai, Luc, farlo per papà, dì ciao a Julie, come me!” gli dici, sorridendo e facendo vedere il semplice gesto, un pugno chiuso e poi aperto.
“Ha già avuto torto qualche volta?” Abby è stata promossa, dopo l’avventura della nascita di Luc, a vostra ginecologa e ostetrica di fiducia, e sperate di tutto cuore che, come il suo mentore la volta precedente, lei non abbia altro di cui occuparsi al momento della nascita.
“Morirò prima di vedere il giorno in cui Patrick Jane avrà torto e lo ammetterà!”
“Io non ho mai torto, e voi state facendo del male al mio ego!”Patrick finge indignazione, e Luc, in tutta risposta, erutta in un oceano di risate, come capisse che suo padre sta facendo il pagliaccio.
“A quanto pare, è giunto il momento.” Abby sorride, e, fermando un attimo l’esame, sposta il monitor verso di voi. “Date un’occhiata.”
“Questo non l’avevo capito.” Patrick è pallido e confuso, Luc, invece, continua a ridere e battere le mani tutto allegro.  
“Io non volevo sapere il sesso!” sei r oltre ogni ragionevole misura, davvero non volevi sapere cosa stavate per avere, ma poi, ti volti verso Patrick, sempre pallido, sempre in silenzio, sempre sotto shock. “Cosa c’è, cos’ha il mio bambino?”
“Bambini.” Sussurra, sempre più pallido, ricadendo nella sedia, la sua voce è un sussurro roco. “PJ sta facendo compagnia a Julie!”
“Cosa vuoi dire con PJ?”
“Gemelli, avremo dei gemelli!” ti dice ancora un po’ sotto shock.
“L’ho capito quando hai detto bambini, io mi riferivo al fatto che tu debba essere pazzo per credere che io ti lascerò chiamare il mio secondo nato Patrick Michael Jane Junior, abbreviato in PJ, come dici tu!”
“Ma Luc è d’accordo con me!” fa finta di essere indignato, mentre Luc applaude allo schermo nemmeno fosse la TV di casa.
“Non sappiamo se avremo due maschi, due femmine, o una coppia mista, fino a cinque secondi fa nemmeno sapevamo di aspettare dei gemelli!” divi, con voce tenera, accarezzando i ricci biondi del vostro piccolo miracolo.
“Forse invece io lo sapevo e volevo vedere come avresti reagito alla notizia; dici sempre che sono un grande attore, come puoi essere certa che non lo sapessi?”
“Sai, ci sono giorni in cui dubito della mia sanità mentale, e mi chiedo per quale ragione ti abbia sposato.” Però, mentre lo dici, con Luc che continua ad applaudire allo schermo, vi baciate.
Quinto mese
“Come di certo già saprete, sono incinta.” Tu sei seduta sul divano di casa, circondata da amici e famiglia, riuniti per il primo compleanno di Luc. Sei tesa e preoccupata, ma la mano di Patrick sulla tua ti tranquillizza.
“Tuttavia, ci sono un paio di novità che desidereremmo condividere con voi.” Finisce la frase per te, guardandoti negli occhi come se volesse vedere solo te.
“Lo sapevo che stavate per avere dei gemelli! Sborsa i soldi, Wayne!” Accidenti, Cho tutto eccitato all’idea di aver vinto dei soldi con Rigsby. Strano, perfino più strano del fatto che sapesse che avreste avuto dei gemelli, e… aspetta un secondo, Cho ti è seduto, stoico come sempre, di fronte. Ma allora chi diavolo…
“Mick!” lo guardi, furibonda, con le mani sui fianchi. Come ha osato anche solo pensare di fare una cosa del genere?
“Non incolpare me se il tizio perde sempre!”
“Ti avevo detto o no che era una scommessa sicura, papà? Non potevi perdere!” Guardi Annie sconvolta. Non ti piace il suo sguardo. Assomiglia un po’ troppo a quello di Jane quando ti mette all’angolo. Sta passando troppo tempo con lo zietto, e non è per nulla salutare. La sta trasformando in… beh, ha ragione a chiamarla “mini-me”.
“Sì, aspetto dei gemelli, ma quello che volevo dirvi è che…” inizi, chiaramente esasperata, perché, andiamo, Jane, Annie e Mick a complottare contro di te, insieme? Non è giusto!
“Prenderà il posto della Hightower appena finita la maternità!”
“Jane, volevo dirlo io!”
“ciò che mio è tuo, ciò che è tuo, è mio, e la tua notizia è la mia notizia.” Il cretino fa una pausa e guarda gli altri “e vorremmo dirvi, con l’eccezione della famiglia di Teresa che già lo sa, che…” fa un’altra pausa “prima porta a destra appena entrata nel corridoio” quando fa quest’uscita, lo osservi, interrogativa, ed è allora che Grace si alza di corsa , dirigendosi nella stanza indicatole da Patrick (il bagno), nemmeno le sue parole avessero fatto scattare chissà quale meccanismo, o come lui lo avesse saputo. “Wayne, credo sia giusto informarti che non permetterò a tuo figlio di avvicinarsi alla mia Jules nemmeno con un dito”
“Io invece credo che Stacy non sarà mai avvicinata da Lucas o…”
“Patrick Junior, Pj in breve, se sarà un maschio invece come lo chiamerete voi?”
“Scott”
“Beh, Scott non uscirà mai con Jules”
“Ehy, aspettate un secondo, Grace è incinta?” chiedi semi-sconvolta, e prendi il silenzio imbarazzato di Wayne come assenso. Poi, non appena Grace riemerge dal bagno, tu, futura punta di diamante della dirigenza del CBI, ti comporti esattamente come aveva fatto Claire. “Sei incinta! Saremo incinte insieme! Potremo andare a fare compere insieme! E quando i bambini saranno nati, potremmo portarli con noi! Verrai al matrimonio, vero?”
“Tu e Jane vi sposate come si deve? Ma è bellissimo!”
“Sì, lo so, è tutto programmato per l’otto di gennaio!”
“Oh, Capo, certo che verremo!”
“Oh mio Dio! Potremmo essere consuocere un giorno, ci pensi?”
“Scott non toccherà la mia Juliet!”
“E né PJ né Lucas potranno toccare la mia Stacy!”
Sesto mese
“Ancora non fatico a credere che avremmo dei gemelli, è tutto così irreale.”  Sospiri, sdraiata sulla schiena mentre giocherelli con una certa testa riccia bionda.
“Sto davvero invecchiando” si biasima, mentre sorride contro la pelle del tuo collo, tornato velocemente al tuo fianco, osservandoti. “Un anno fa, quando ti baciavo il collo così, tu sospiravi il mio nome in estasi, scongiurandomi di andare oltre.”
“A volte fatico a credere che mi sto per unire a te nel sacro vincolo del matrimonio” sussurri solo con un poco di serietà, occhi al cielo mente baci il suo mento e disegni invisibili linee sul suo petto nudo.
“Avanti, lo sai che mi ami” sussurra ridendo, con una voce piena di humour e gioia; persa a guardare l’uomo che, al tuo fianco, guarda la tua ormai visibilissima pancia, perdi un respiro, realizzando che lui ama tutto questo. Ama essere sposato con te, ama essere padre dei vostri figli, e tu non lo avresti mai creduto possibile. Per molti degli anni passati al suo fianco come semplice collega, hai pensato che Patrick Jane fosse un uomo spezzato, che la sua anima fosse rotta in così tanti pezzi che non potesse più tornare integra, non avresti mai creduto che un giorno avrebbe trovato di nuovo la felicità, e mai e poi mai al tuo fianco. Ti eri vietata anche solo di sognare una simile eventualità.
“Non ti stufi mai di essere così pieno di te?” gli chiedi chiaramente per scherzo, la tua voce rotta dalle risate provocate dal solletico che lui ti infligge.
“No, mi amo così come sono, e dato che tu sei stata così insensibile e hai spezzato il mio povero vecchio cuore, in virtù della temperatura glaciale di questa stanza, mi vedo costretto a pretendere indietro la mia camicia!”
“Scordatelo, biondino; dovrai strapparla di dosso con la forza bruta!” gli dice suggestiva, ma sempre ridendo perché lui continua torturatti facendoti  il solletico, e non puoi fare a meno di chiederti come faccia tua figlio a dormire nella stanza accanto, con te che sghignazzi come una pazza…
“Come comandi, donna!”
Settimo mese
“Vi divertite?” Chiedi una volta entrata in cucina, rivolta a Patrick e Wayne, che sono spaparanzati sulle sedie bevendo birra (Birra, Patrick, sul serio?) e scambiandosi aneddoti sulle rispettive consorti incinte. Sembra una vita fa che Patrick aveva fatto lo stesso con Mick…
“Sentite, Grace ed io ci chiedevamo se, per caso, vi andasse di… prestarci Lucas per il fine settimana. LEI vuole che abbiamo un bambino a casa per qualche giorno, perché dice che IO devo fare pratica, e che VOI avete diritto a un po’ di tempo per voi prima che nascano i gemelli”
“Oh, per favore, come se Teresa potesse aspettare che nostro figlio sia lontano da casa per saltarmi addosso e strapparmi letteralmente i vestiti!”
“Jane!” urli, diventando sempre più paonazza, sperando, dopo tanto tempo, che si apra una buca sotto i tuoi piedi e tu possa sprofondare.
“Ok, sai che ti dico, di certi particolari su te e il capo ne faccio volentieri a meno!” Wayne, mani in alto come segno di sconfitta, lascai la sua sedia, e si appresta a camminare attraverso l’uscita posteriore, quando si volta e guarda, fisso, Jane. “Tra parentesi, guardavo “The Guardian”, e tu sei davvero il gemello di Simon Baker!” scappa chiudendosi la porta alle spalle, e una volta in giardino, sente tre rumori: qualcosa di delicato (vetro o porcellana)colpire la porta da cui è uscito, “Jane” urlato da te, e di nuovo vetri rotti, ma stavolta contro il muro dove si trovava Jane…
Ottavo mese
“Forse dovremmo rimandare tutto, insomma, io sono enorme!” gli dici esasperata, braccia incrociate sul petto, nell’oscurità della vostra camera da letto. Parlare la notte, mentre sei incinta, è la tua attività preferita, e quel poveretto di tuo marito, non più abituato all’insonnia che lo ha abbandonato una volta abbandonati i propositi di vendetta, di giorno sembra quasi un morto vivente, perché tu passi le nottate a tenerlo sveglio parlando di ogni singola cosa possibile.
“Teresa, lo so, con Lucas sei stata più felice perché a malapena si vedeva, ma ti prego, credimi quando ti dico che non sei assolutamente enorme, che sembri incinta di un bambino un po’ grande, ma mai e poi mai direi di due”
“Sì, un solo bambino un po’ grande e con due teste”  sibili decidendo che , per quello che ha fatto, si merita che tu gli dia la schiena. Adesso che i tuoi ormoni sono tornati alla riscossa, sarà felice.
“I nostri bambini non avranno due teste, ma due corpi distinti, va bene?” ti scompiglia i capelli come fa con i vostri nipoti, e tu stai davvero per perdere la pazienza, ormai sei al limite della sopportazione  e lui fa il bambino troppo cresciuto, e quando non lo fa, si comporta come un papà iper-protettivo con la sua piccola bambina (tu). “Torna a dormire, e pensa che tra un mese camminerai verso di me nella navata centrale di una meravigliosa chiesa, come hai sempre desiderato da quando mi hai incontrato per la prima volta!”
 Nono mese
“Sei eccitata? Perché io SONO eccitato!” Ti parla nemmeno fosse un bambino, con una luce di leggerezza e allegria lì, nei suoi occhi. Ti fermi per un istante. Quell’uomo è davvero incredibile, sembra quasi che stia per combinare una delle sue idiozie per beccare qualche criminale o qualcosa del genere. A volte ti chiedi come hai fatto anche solo a lavorare tanto a lungo con un tizio così, senza considerare l’incredibile amore che provi per lui, ovviamente (e nemmeno il fatto che sei pazza del modo in cui lui adora e venera te, ma non lo dirai mai e poi mai). Sospira, baciandoti il pancione e picchiettando gentilmente la pelle, quasi volesse far sentire al gemelli la sua presenza.
“Siamo già sposati, Patrick, stiamo solo rinnovando i nostri voti” gli dici con leggerezza, un leggerezza d’animo che hai per lui e per lui solo, so lo quando siete così, voi due, in pace e tranquilli, mentre giochi con i suoi capelli, una cosa che hai iniziato a fare quando aspettavi Lucas. Certo, lo facevi anche prima, sia nella fase degli appuntamenti che una volta divenuti una vera coppia, ma era diverso. All’inizio era, beh, è dura da ammettere ma era una cosa dettata più da un certo tipo di lussuria che altro, ma mentre aspettavi Lucas è diventato un qualcosa che ti calmava, che rendeva tutto reale. Ancora adesso, ci sono ancora giorni in cui ti svegli nel cuore della notte chiedendoti se sia stato tutto un sogno, e poi lo vedi lì al tuo fianco, e lo tocchi… e sai che è vero.
“Teresa, se il pensiero di sposarti di nuovo con me non ti elettrizza, mi ferisci davvero”
“Patrick Jane, modestia è il tuo secondo nome!” scherzi un po’ baciandogli la fronte mentre inspiri il suo profumo. Hai sempre adorato il suo profumo, fatta eccezione per un tipo di dopobarba che si ostinava a usare in primavera e che, senza che lui lo sapesse (ufficialmente), tu hai scaraventato nel secchio della spazzatura perché era insopportabile.
“A dirla tutta, il mio secondo nome è Michael”
“Patrick?” sussurri, inspirandolo nuovamente.
“Sì grande amore della mia vita?”
“No ti mostrerò mai e poi mai il vestito” dici dolce, sempre ridendo e scherzando. Sei certa che, se tu dovessi viaggiare in dietro nel tempo e dire alla tè più giovane che non solo sei sposata con lui, ma che lui ti rende felice e ti fa ridere, lei non ti crederebbe mai. “Anche perché tanto lo so che tu sei tu e perciò lo avrai già visto”
“Forse sì, forse no”
“Sei incredibile” gli dici, fingendoti arrabbiata, e la tua mente vola a qualche anno addietro, quando hai usato quelle stesse parole con lui, il giorno in cui lui ti ha fatto credere di essere messo peggio quello che era perché voleva che fossi tu a prenderti cura di lui. Sorridi al ricordo, conscia che è stato in quel periodo che hai capito che non era solo attrazione quella che provavi per lui, ma amore, e che lo volevi per sempre nella tua vita.
“Sì, ma mi ami per questo”  ti sorride e ti bacia di nuovo il pancione, massaggiandolo, guardandoti come se tu e i piccoli foste delle entità da venerare. “Buona notte Jules” dà un altro bacio e un altro sguardo adorante “buona notte PJ” e poi bacia te, sulle labbra, veloce, quei baci che ti fanno impazzire. “e buonanotte a te, signora Jane”   
“Sei davvero certo di non voler dormire a casa?” gli chiedi mettendo il broncio, afferrandolo per il coletto della camicia obbligandolo a avvinarsi ancora di più a te “non mi spiacerebbe per nulla, sai..”  
“Teresa, lo sai che non porta bene che la sposa e lo sposo condividano la stessa casa la notte prima delle nozze, e stavolta voglio seguire la tradizione” ti sussurra sulle labbra con lentezza, calma e trasudando sensualità (sì, ammetti che ti chiedi ancora come sia possibile che ogni cosa che lui faccia trasudi sensualità). “Ci vediamo domani mattina, e nel caso non mi vedessi, sarò il tizio che ti aspetterà all’altare, e voi due” bacia i piccoli un’ultima volta, prima di correre da Lucas per salutare anche il primogenito “papà e mamma vi aspettano tra settimane, va bene?”   

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Capitolo 21
*** Spezzati e Piegati ***


TERESA
Contro ogni possibile previsione, il tuo matrimonio funziona, nonostante che, quando vi siete incontrati per la prima volta, tu abbia pensato che Patrick fosse la peggiore cosa che potesse accadere a un essere umano e che la sua anima fosse stata spezzata senza possibilità di tornare un giorno integra. Litigate, questo è certo, e i primi mesi dopo la nascita di Lucas sono stati parecchio difficili, con lui costantemente terrorizzato di fallire (nuovamente, come dice lui) come padre e marito, ma principalmente, quando litigate, lo fate per gli stessi motivi per cui lo facevate un tempo: lavoro. Perciò, il giorno in cui stai per rinnovare i tuoi, vostri, voti nuziali, stavolta come Dio comanda (letteralmente), mentre sei nella canonica che ti prepari con l’aiuto di Grace, non hai paura, perché sai che voi cinque ce la farete, questa cosa funzionerà. Dopotutto, cosa potrebbe andare storto? E’ tutto perfetto. Stai per sposare Patrick in chiesa, come hai sempre voluto. Hai indosso un lungo abito bianco che ti fa sentire la donna più bella del mondo nonostante tu sia incinta di otto mesi e una settimana (e di una coppia di gemelli, per giunta). Hai il tuo qualcosa di nuovo (l’abito), il tuo qualcosa di blu (l’intimo è di pizzo azzurro ma tant’è), qualcosa di vecchio (la croce di tua madre, che tieni sempre al collo) e qualcosa di prestato (un paio di orecchini di Grace, sottili catenelle d’oro con piccoli smeraldi che tanto stanno bene con i tuoi occhi). L’organo intona la classica marcia nuziale, fiori bianchi sono ovunque nel più perfetto dei modi e la chiesa è gremita di amici e parenti e persone cui voi tenete.
“Sai, ci sono giorni in cui mi chiedo come sia possibile che Patrick sia stato così a lungo senza saltarti addosso” Grace ti sorride maliziosa mentre dà gli ultimi tocchi alle leggere onde in cui i tuoi capelli cadono sulle spalle. “Anche se direi che non ci sono dubbi sul fatto che non sia più in grado di passare più di qualche minuto senza metterti le mani addosso.”
“Magari è il contrario.” Tu sorridi leggera, scherzando, voltandoti a guardare la tua amica e collega. “Sai, a volte mi chiedo perché proprio me; Patrick avrebbe potuto avere qualsiasi donna, eppure ha scelto me, e ci sono giorni in cui penso che sia così.”
“Patrick è rimasto coinvolto in una rissa!”
PATRICK
Tra un paio di minuti, Teresa camminerà verso di te, eppure tu sei comunque nervoso, neppure lei potesse decidere di scappare via (nonostante siate legalmente già sposati e alla vostra seconda gravidanza insieme); nemmeno il fatto che tecnicamente, sia stata lei a chiedertelo ti fa essere meno preoccupato. Improvvisamente, un’ombra nelle retrovie della chiesa coglie la tua attenzione e tu rimani lì, immobile, come congelato.
“Jane, tutto a posto?” Come vede i tuoi occhi, vuoti e freddi, Wayne si preoccupa immediatamente, confuso, come se ci fosse qualcosa in te, nel tuo atteggiamento in questo istante, che lo spaventa.  
“Torno subito” correndo, segui l’ombra, con qualcosa nei tuoi occhi che può essere descritto come rabbia. Non puoi fare a meno di chiederti perché lui sia qui, e non ti rendi nemmeno conto che Claire, con Lucas in braccio, ti sta correndo dietro.
“Cosa diavolo credi di fare qui?” urli quando afferri lui per le spalle obbligandolo a voltarsi cosicché ora siete a faccia a faccia; in questo momento non t’importa di nulla. Non t’importa di essere rispettoso. Non t’importa nulla nemmeno di dove ti trovi. Sei cieco a tutto. Non ti rendi conto di Claire che, al tuo fianco, è stupito nell’osservare l’uomo davanti a voi. Non c’è ombra di dubbio che non siate la stessa persona, ma i tratti somatici sono quelli, ci sono.
“Andiamo, Patrick, non credi che dovresti essere più gentile con il tuo vecchio?” Non vedi Claire preoccupata e, francamente, anche spaventata. Ora ha la certezza che l’uomo di fronte a voi è davvero tuo padre, un uomo che, fino a oggi, non sapeva essere ancora in vita. Come Teresa, hai sempre avuto problemi a parlare dei tuoi genitori, almeno, non lo hai mai fatto con loro più del dovuto, perciò lei, come tutti, aveva assunto che tu fossi orfano.
“Patrick?” Stringe la presa su tuo figlio, quasi fosse conscia della tempesta che sta per abbattersi su di voi.
“Claire, vai; mi sbarazzo di lui e torno subito da voi.”
“Claire, perciò questa non è la tua futura moglie; il suo nome dovrebbe essere Teresa, se non sbaglio; spero vivamente che non sia la tua amante, portarla Al tuo matrimonio sarebbe certamente inappropriato, figliolo.”
“Non tradirei mai mia moglie; non sono un bastardo che si compra la fiducia delle persone!”
“Peccato, figliolo, che io mi ricordi di un certo ragazzo che giocava al finto sensitivo senza farsi troppi problemi.”
“Io invece ricordo un uomo che convinse una ragazza morente che la poteva salvare solo perché lei era ricca; ricordo che suo figlio non voleva e quello stesso ragazzo scappare non appena poté; ricordo che a te non è più importato nulla di me fino ad oggi!” Nella tua voce ci sono solo rabbia e veleno.
“Voglio papà” Senti la voce di Lucas, rotta dalla paura, e con la coda dell’occhio lo vedi stringere con tutta la forza che un bimbo della sua età può avere la mano della zia.
“Andiamo, Patrick, non vedo perché un padre non possa andare al matrimonio del figlio quando ne viene a sapere.”
“Non sei mai stato un padre per me, perciò basta giochetti e dimmi cosa vuoi; se è il denaro che cerchi, dimmi una cifra e sparisci!”
“Sai, Patrick, io gradirei davvero che la smettessi di essere un tale ipocrita; sarai pure scappato dal circo, ma non potrai mai scappare m da chi sei davvero; non sai quanto io sia fiero di te, di come sai manipolare le persone e di come hai finto così a lungo di essere un sensitivo.” Fa una breve pausa, un sorrisetto maligno stampato sul volto. “Per non parlare di come hai agito con quel maniaco assassino, John il rosso; Non hai mai considerato che se io non ti avessi insegnato quello che ho, se non ti avessi reso ciò che sei oggi, tu non avresti mai incontrato la tua cara Teresa?”
“Sul serio, vattene.” Stringi i pugni, combattendo il sempre più crescente bisogno di spaccare la faccia all’uomo davanti a te.
“Sono certo che lei sia il completo opposto della tua prima moglie; lei era una meravigliosa creatura del nostro mondo, mentre questa è una volgare poliziotta, è impossibile poterle paragonare; mi chiedo come tu abbia potuto accontentarti di così poco, dato che potresti convincere qualsiasi donna a condividere con te il suo letto.” Sorride di nuovo maligno. “Ora che ci penso, ricordo di aver letto da qualche parte che ti accompagnavi a Kristina Frey, la sensitiva; saresti dovuto rimanere con lei, insieme avreste fatto una barca di soldi nel nostro giro.”

Senza replicare, gli salti addosso, al tuo stesso padre, lotti con lui sul pavimento della chiesa e nemmeno il pianto terrorizzato di Lucas ti fa desistere.

TERESA
“Patrick è rimasto coinvolto in una rissa!”
I tuoi bei pensieri sono stati interrotti dall’improvviso arrivo di Claire; tua cognata, che ha indosso lo stesso abito “nebuloso” color lillà di Grace, è chiaramente sotto shock e spaventata, e il tuo piccolo di sedici mesi lo è altrettanto, perché il tuo piccolo Luca, nelle braccia della zia, sta piangendo disperato.
“E’ colpa sua, Lucas sta piangendo perché la rissa l’ha spaventato?” Con un diavolo per capello e incavolata nera con Patrick, ti ergi in tutta la tua forza di agente anziano del CBI e ti dirigi in direzioni del punto da cui senti provenire le urla; ti fermi quando vedi cosa sta succedendo, capendo perché Claire fosse sotto shock. Fai l’unica cosa che puoi in un momento come questo, con le mani che ti tremano e la voce rotta dalla rabbia.
“JANE!” quando urli il cognome con rabbia e furia, tutti si voltano a guardarvi, e Minelli e Hightower addirittura si uniscono alla mischia, raggiungendovi. Riapri gli occhi lentamente per studiare la scena davanti a te. Patrick tiene per il colletto l’uomo con cui stava lottando, un tizio che ha sulla faccia un ghigno. Sono entrambi immobili, entrambi ti guardano, anche se in modo diverso. L’unica cosa che sai, l’unica che capisci, è che Patrick ti sta chiedendo scusa con lo sguardo.
“Nessuno di voi ha a che fare con la sua presenza qui, vero?” ti chiede, anche se capisci che sa che tu non c’entri nulla; tuttavia, non può giurare lo stesso per i vostri colleghi. Grace, ad esempio: questo sembrerebbe il tipo di regalo di nozze che lei farebbe, così romantica, una bella riunione di famiglia.
“Ecco dunque Teresa, la sposa; vedo che è incinta, non dirmi che la sposi perché te la sei fatta e lei non ha voluto sbarazzarsi del vostro incidente di percorso; non riesco a credere che tu abbia deciso, proprio adesso, di crescere e fare l’uomo.”
Quando dice queste parole, Patrick fa per colpirlo di nuovo, ma lo fermi giusto all’ultimo momento, mettendoti in mezzo; Patrick è così furibondo che non vede né sente Lucas che lo chiama disperato. “Claire, porta via Lucas; non voglio che veda Patrick in questo stato, e tu.” Dici puntandogli l’indice negli occhi “farai meglio ad avere una buona spiegazione per questo, perché stavolta hai oltrepassato ogni limite!”
“Dimmi solo che nessuno di voi ha a che fare con la sua presenza qui.”  
“Patrick, non ho mai visto quest’uomo, né so chi sia!”
“Il mio nome è Alexander Jane, Teresa, sono il tuo futuro suocero.”
“Non sarai il suo suocero, non sarai un nonno per i miei figli né sei mio padre, non lo sei mai stato perciò non ti azzardare a usare una di quelle parole!”
“Io sono tuo padre, e tu sei degno figlio di cotanto padre.” ride mentre lo dice, come se volesse prendersi gioco di quel figlio che ha sempre solo sfruttato, specie economicamente. Patrick lo colpisce di nuovo, più forte, sempre più duramente. Suo “padre” non lo conosce. Non conosceva Lily e sua madre. Non ti conosce, né consoce Lucas. Di certo non conoscerà i gemelli. Non aveva alcun diritto, non lo aveva assolutamente, e Patrick è così preso dalla lotta che non rende conto di cosa sta accendendo intorno a lui fino a che Wayne, con l’aiuto di Minelli e Cho, non lo afferra con la forza.
“Lasciatemi andare; stavolta voglio che impari la lezione per bene!”
“Patrick, basta, Teresa ha bisogno di te!” Patrick guarda negli occhi del suo ex capo, e sente la sua voce, leggendovi dolore, rabbia, paura a sofferenza. Solo allora si ferma e si volta verso di te. Tu sei sul pavimento, in posizione fetale, in una pozza di liquido rossastro che proviene dal tuo corpo, dal tuo ventre. Corre da te, prende la tua mano nella sua. Sapete entrambi che non è così che doveva succedere, che non è ancora ora per i gemelli di nascere. Sa che non è giusto, che non dovrebbe andare così. E non può fare a meno di sentirsi in colpa.       

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Capitolo 22
*** Ciò che voglio e che mi rende felice ***


PATRICK
Non sta accadendo, uno dei giorni più belli della tua vita non si sta lentamente trasformando nel tuo nuovo inferno personale. E’ impossibile, non è giusto. Non doveva andare così. Non deve andare così. Non dovresti essere seduto fuori da una sale operatoria ad aspettare che Abby ti dica se Teresa e i gemelli ce la faranno. Non dovresti essere qui a vedere la paura sulle facce di Mick e Tommy e la rabbia di Robert. Il soldato sembrerebbe pronto a colpire qualcuno poiché qualcosa l’ha già colpito, il muro alle vostre spalle, che ne mostra le conseguenze. Grace ha accompagnato Claire a casa, e insieme stanno accudendo ai bambini; quando hanno portato Lucas via, lui ancora piangeva, chiamando la mamma e te, il suo papà; Annie e Tony erano ancora sotto shock, la piccola era pallida e spaventata, ma non piangeva. Cho e Rigsby non sono con voi, avendo deciso di assumersi un incarico molto speciale.
“Abbiamo suggerito che lasciasse Sacramento entro ventiquattro ore e vi lasciasse in pace; da quello che abbiamo capito, erano i soldi a interessarlo, sperava che decidessi di tornare a giocare al sensitivo in sua compagnia.” Anche se la sua voce è sempre la stessa, conosci Cho, e sai che esattamente come Grace e Wayne per lui Teresa è molto più di un semplice capo, ma un membro della famiglia. Quando Wayne si siede al tuo fianco mettendoti una mano sulla spalla, fai qualcosa che non compi da molto, moltissimo tempo. Come un bambino addolorato, piangi, per la paura e per la disperazione. Non t’importa di nulla, ora sai solo una cosa. Lei crede, molto più di quando lasci a vedere, e se Dio esiste, se davvero è la fuori da qualche parte che ti osserva, preghi che non permetta che ti accada questo. Niente e nessuno dovrebbero portartele via. Sei davvero una persona così orribile, hai fatto davvero così male da meritare di perdere non una ma ben due famiglie? E poi c’è Lucas. E’ piccolo e ha ancora tanto bisogno della sua mamma. E poi ci sono i loro amici, e tutte quelle persone che lei potrà ancora aiutare se lei sopravvivrà. Non gli importa se lassù pensano di aver bisogno di un altro Angelo. C’è ancora tanto bisogno di Teresa, qui, sulla terra.
Quando sembrano passate ore, Abby e un chirurgo, che scoprirai essere chiamato Luke ed essere suo marito si avvicinano a voi, e tutto ciò che tu vedi sono il sangue sui loro camici, ce n’è tanto, troppo, e Teresa è così piccola.
“Mr. Jane, sono il dottor Luke Kovatch, e desideravo solo informarla“ ti dice col sorriso sulle labbra “Sua moglie sta riposando nella sua stanza, e per quello che riguarda i gemelli.”
“Juliet e Patrick stanno bene, ma li abbiamo messi in incubatrice per precauzione” Abby ti guarda negli occhi mentre ti dà una pacca sulla spalla per tranquillizzarti. “Cesarei in parti gemellari verso il termine della gravidanza non sono strani nei giorni nostri, Patrick, anzi, sono più comuni di quel che si crede; vogliamo solo toglierci ogni dubbio.”
“Mr. Jane, può capitare che si abbia una leggera perdita, soprattutto se il giorno prima si è sostenuto un esame piuttosto, come dire, invasivo come quello che aveva avuto Teresa, spero che lei lo sapesse e non si sia spaventato troppo, anche se so che a volte può sembrare peggiore di quello che è.”
“Vedrai Patrick, potrete perfino avere quel quarto figlio di cui parlate sempre!” Abby, rassicurante, continua a sorriderti sincera. “La tua piccola, come dire, scenata, l’ha spaventata abbastanza da provocare un parto leggermente prematuro, ma non è del tutto colpa tua; da quello che ho visto, le acque si sarebbero comunque rotte, se non in chiesa, almeno da lì a qualche ora; entro sera saresti comunque diventato di nuovo papà.”
“Credi che potrei.” Le chiedi, titubante, un po’ terrorizzato all’idea di finire la frase. Dentro di te, temi che possano dirti di no. Non hai nemmeno il coraggio di guardare Abby in faccia, e lei sembra capirlo, perché quando decide di risponderti lo fa con un gesto. Ti prende per le spalle, e ti guida verso la sala neonatale, dove, dentro due incubatrici vicine, ci sono piccoli, perfetti, sani e molto attivi gemelli neonati in lacrime. Piangi di nuovo, ma stavolta di gioia, e solo allora ti rendi conto di quello che Abby ti ha detto poco prima. Patrick e Juliet, che presto saranno noti come PJ e Jules, un bimbetto con un ciuffetto biondo e occhi azzurri, e una piccola con un ciuffo scuro sulla fronte e gli occhi verdi, tuo figlio e tua figlia, sono davanti a te, vivi e sani, presi dal loro pianto incessante che non è mai suonato più meraviglioso di ora. 
“Grazie per esserti ricordata come avevamo deciso di chiamarli; è toccante che tu lo abbia fatto, con tutte le coppie che ti capita di assistere” la tua voce è poco più di un sussurro, e il tuo sguardo è rivolto sempre e soltanto a loto, e al sottile vetro che li divide e protegge dal resto del mondo.    
“Figurati, dimenticarsi di te e Teresa è in pratica impossibile.” Ti dice sempre col sorriso, che tu non vedi perché anche il suo sguardo è rivolto verso i neonati. Come ogni volta che assiste al miracolo della vita, Abby è totalmente presa dalla vista, dalla meraviglia, ogni volta come fosse la prima. Ogni volta è come quando, anni prima, lei ha il suo stesso figlio. “Senti, Teresa è stata sistemata in una stanza privata, perciò, se ti andasse, potrei chiedere allo staff di sistemarti una branda lì accanto, cosicché tu possa passare la notte con lei.”
Lo vuoi, e lo fai; passi la notte al fianco di tua moglie, sveglio, tenendole la mano, controllando ogni trenta secondi che sia tutto vero, che non hai perso anche lei. Sorridi quando giunge il mattino, quel sorriso mischiato a lacrime di gioia, sollevato. Le dai un bacio veloce sulla fronte, dolce, e ringrazi la piccola Lily e la sua mamma, e la madre di Teresa, per aver vegliato si di lei, su di loro, per averli protetti.
 
TERESA
“Non ti sei raso.” la tua voce è un sussurro roco. La tua pelle sensibile ha sentito la barbetta di due giorni, una cosa cui non sei abituata, e che non ha mai provato, non con lui almeno. Sorride Patrick, stringendoti con maggiore forza la mano, un gesto che tante altre volte ha fatto inconsciamente, ma che forse non ha mai significato tanto quanto oggi. La tua mano sinistra, quella libera, si muove, andando sul tuo addome, e hai un attacco di panico quando ti rendi conto di cosa e chi manca. “Patrick, I gemelli.”
Si siede al tuo fianco sul letto e ti stringe forte, le sue braccia intorno alle tue spalle, il tuo petto schiacciato contro il suo. Ti bacia i capelli col sorriso, per rassicurarti. “Stanno bene, Teresa, PJ e Jules, i gemelli stanno bene; sono nell’incubatrice per precauzione Abby dice che potrebbero portarceli qui già oggi.”  Fa una breve pausa, prende un grosso respiro, a occhi chiusi. “Purtroppo hanno dovuto farti un cesareo ma Abby dice che non è così starno con i gemelli, e che un giorno potremmo perfino pensare ad avere un altro figlio.”
Riposi il capo nella camicia del suo completo, la stessa che aveva indosso durante quello che doveva essere il vostro vero matrimonio, quello che non è avvenuto, ed è con sollievo che ti rendi conto che, anche se il suo profumo è mixato con il tanfo dell’ospedale, in qualche modo l’odore è sempre lo stesso. Il profumo è il suo, quella colonia che non hai ancora capito come si chiami perché Patrick nasconde le bottiglie terrorizzato che, come facevi con quella vecchia, tu la possa gettare via, che comunque non profumerebbe mai nello stesso modo con nessun altro perché quello è l’odore di Patrick e Patrick solo.
“Sai, tutto questo mi ha fato capire cosa davvero è importante; sono stata piuttosto stupida e infantile con questa fissa grandi nozze in bianco in pompa magna; il matrimonio con una piccola cerimonia al parco è stato perfetto, era tutto ciò che avrei potuto chiedere e non lo cambierei per nulla al mondo.”
“Teresa, so che è il matrimonio religioso ciò che desideri, e te lo voglio dare; potremmo avere un’altra piccola cerimonia, magari al nostro anniversario e potremmo approfittarne per battezzare i gemelli.” Ti sussurra nelle orecchie, il suo battito ti calma, e ti culla nuovamente, facendoti sprofondare nuovamente in un sonno profondo.
“Perché non ti ho mai chiesto se sei felice con me, se non hai nessun rimpianto?” Ore dopo, o forse solo minuti, senti Patrick che sussurra contro la tua pelle. Sei quasi del tutto certa che non te lo stia davvero chiedendo ma che rifletta, quasi parlando da solo. Ne hai la certezza quando ti rendi conto che il fatto che gli rispondi sciocca non poco tuo marito, nonostante tu lo faccia col sorriso.
“Certo che sono felice con te, Patrick, lo sono sempre stata, e lo sarò ancora di più quando saremo tutti quanti assieme a casa nostra.” Sorride sornione annullando la distanza tra di voi, dandoti un veloce ma dolce e sensuale bacio sulle labbra, di quelli che ti fanno impazzire (e lui lo sa eccome) e che sembrano gridare tutto l’amore che vi unisce.
Capisci solo ora una cosa cui non hai mai dato peso, cui non hai mai pensato, mai, nemmeno una volta dal giorno in cui vi siete incontrati per la prima volta. Patrick non si è limitato a cambiarti la vita, lo ami per COME te l’ha cambiata. Patrick ha fatto uscire il tuo lato giocoso. Ti ha reso più “spregiudicata”e meno rigida, più aperta e disponibile a confidarti e condividere. Soprattutto, ha portato gioia e divertimento (perché, nonostante tutto, Patrick è divertente, anche se ha una versione molto personale del divertimento che lo porta a cacciarsi novanta volte su cento nei guai; per questo è semplicemente divino con i bambini) nella tua vita e ti ha ridato il bisogno di avere una famiglia, una cosa che avevi perso con la morte di tua madre e la “scomparsa” dell’uomo che era tuo padre dietro il vetro di una bottiglia. In un certo senso, Patrick Jane, l’uomo che hai sposato e che è tuo marito, è la tua droga e il tuo tipo preferito di eroina. Sei totalmente dipendente da lui e lo sei sempre stata, se ci pensi un attimo, solo che mettervi insieme ha reso tutto peggio, in un certo qual senso. Non puoi più immaginare la tua vita senza di lui. Non puoi capire come tu sia esistita senza averlo al tuo fianco come compagno, senza i suoi baci, senza toccarlo, senza fare l’amore con lui, cucinare insieme, condividere ogni cosa, senza accoccolarti la sera al suo fianco sul divano, prima di essere la madre dei suoi figli. Sì, tu sei dipendente da Patrick Jane e non hai intenzione di smettere. 
   

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Capitolo 23
*** epilogo ***


Grazie a tutte per le recensioni, per avermi "aspettata! " e grazie ad Aoko per avermi fatto notare che c'erano dei paragrafi ceh erano venuti doppi..errore messo a posto!

   “In giro si dice che la prossima settimana ti attenda un trasloco.”  In cucina, PJ è intento a terminare il pollo al vino, ricetta tramandatagli dal padre come sicuro strumento di seduzione (“Ma abbi la bontà di non dirlo a tua madre; le ho sempre detto che sedurre una donna attraverso il buon cibo fosse una mossa da scolaretto, e gradirei non scoprisse che ho mentito; penserebbe che tutte le volte che l’ho invitata a mangiare fuori, abbia tentato di sedurla.”) e il giovane erede della progenie Jane ha ogni intenzione di fare colpo sulla sua ragazza.
A ventidue anni, Patrick Michael Jane Junior è la copia del padre, col suo fascino ma la sensibilità della madre.
“Scott si trasferisce qui con Jules; secondo papà, loro si sarebbero già accasati durante le vacanze di primavera, durante un viaggetto a Vegas, ma loro negano; certo, Jules è sempre rossa come un pomodoro” sorride, ricordando il tratto comune delle sorelle e della madre “quando papà ne parla; io dico che non hanno il coraggio di ammetterlo, ma tempo un anno, appena penseranno a espandere la famiglia, dovranno dirci tutto.”
PJ serve, sorridendo malizioso, quella che da otto mesi è la sua ragazza, Katherine  Brenda Flynn; la castana, come lui, è una “figlia della legge”, con entrambi i genitori detective. Non sa se durerà, ma è quasi del tutto certo che entrambi facciano parecchio sul serio (o così papà caro ha detto la settimana precedente), e comunque, lei gli piace, e tanto.
“e non ti secca?” gli chiede curiosa. Adora questo di lei, che come lui e tutti i suoi fratelli, sai curiosa di natura, e non può fare a meno di chiedersi se sia il background “poliziesco” delle famiglie ad aver prodotto questo.
“I genitori di Scott sono i migliori amici di mamma e papà, e noi lo conosciamo letteralmente da tutta la vita; siamo cresciuti insieme” fa una pausa, sorridendo, quasi ridendo. “Quando papà l’ha visto per la prima volta, ha detto, ecco, questo è l’uomo che Jules sposerà, e quando si sono messi insieme sette anni fa, lui ha guardato mamma come per dire, ecco cara, cosa ti avevo giurato sarebbe successo?” fa un’altra pausa, sorridendo “non è strano pensare a loro insieme, insomma, abbiamo sempre saputo che sarebbe successo, io sono solo seccato di dover andare a stare nel campus, tutto qui.”
“Tuo padre lo sapeva?” PJ le sorride vedendo il suo sguardo, capendo che la sua è più una riflessione che una domanda, enigmatica. Lo stesso sguardo che spesso, anzi sempre, la gente fa quando pensa a suo padre. Padre che, tra parentesi, ha ragione: si vede concretamente con Kat nel lungo periodo.
“Non credo di aver mai sentito dire che abbia avuto torto” lascia il tavolo, scusandosi, e va in un’altra stanza, da cui emerge con diversi volumi piuttosto grossi che posa poi davanti a Kat, sedendosi al suo fianco per meglio vederli “Kat, ecco la famiglia.”
Lei posa le dita sulla foto della pagina, due neonati in una stanza d’ospedale con un bambino piccolo, biondo, e un altro uomo con gli stessi capelli, con, al suo fianco, una bella donna dalla chioma scura. “Questi due neonati siete tu e Jules?”
“Credo che avessimo tipo ventiquattro ore o giù di lì; il bambino è Lucas e come potrai immaginare, gli adulti sono i miei genitori oltre vent’anni fa.”
“Accidenti, sei la copia di tuo padre, e anche tuo fratello, e scommetto che vi assomigliate parecchio” Kat si volta dall’altra parte, cercando di nascondere tanto il sorriso malizioso che il leggero rossore delle guancie, ma quando si rende conto che è troppo tardi si arrende, e ammette la verità. “Mi stavo chiedendo se anche tu sarai affascinante come lui quando avrai passato i quaranta.”
Ride, e le mostra altre foto, questa volta quattro bambini, tutti con occhi e capelli bene in vista. “In linea di massima, i maschi hanno preso da papà e le ragazze da mamma, anche se Lucas ha gli occhi verdi come mamma” poi indica una bambina in una foto che gli cade sotto gli occhi, una neonata tra un bambino di cinque anni e gemelli di tre o poco più.  “Isabella invece è l’opposto.” 
“Questa è una foto di compleanno?” volta la pagina e coglie un’immagine di grande gioia, una torta e tante persone riunite intorno al tavolo. PJ spiega chi siano i vari elementi, indicandoli uno per un man mano che parla.
“La foto del quinto compleanno di Lucas: ci siamo noi quattro, i nostri genitori, i fratelli di mamma con le loro mogli e i loro figli, Zio Cho e zia Elise, Zia Grace e zio Wayne con Scott in braccio.” Fa una breve pausa, nemmeno fosse imbarazzato. “Grace, Wayne, Cho ed Elise non sono imparentati con noi col sangue, ma li conosciamo da sempre, erano la squadra di mamma e papà, e lei era solita dirgli che erano come una famiglia allargata.”
“Lei è così bella, mi toglie il fiato!” Mentre sfiora la vecchia foto, Kat è senza parole: la bambina che sta vedendo è la creatura più bella che abbia mai visto, perfetta, nemmeno fosse un angelo. PJ la guarda in lacrime, sfiorandola con lei, fosse quasi un tesoro; non si era reso conto che stava trattenendo il respiro. “Lei mia sorella Lily, sorellastra, a dirla tutta, poiché abbiamo solo un genitore in comune.”
“Non mi hai mai parlato di lei, e non ho mai visto altre sue foto in giro, non andate d’accordo?” PJ si morde le labbra, perché sa che è vero, che non l’ha mai nominata con Kat, e non perché non lo volesse. Ha sempre pensato di doversi sentire dentro di parlarne e fino ad adesso non ha mai pensato che fosse il momento gusto. Non sa se adesso è il momento giusto, non aveva intenzione di farlo. Aveva dimenticato che la sua foto fosse lì, proprio in quell’album.
“Avrebbe compiuto trentatré anni il prossimo mese; non aveva nemmeno cinque anni quando è successo.” Parla mentre ancora tocca con leggerezza la foto della bambina piccola di pochi anni dai capelli biondi riccioluti; lacrime lasciano i suoi occhi ma PJ si ricompone subito, come farebbe suo padre: Kat però ha visto tutto e ha capito ogni cosa. “Papà ci ha dato una sua foto ciascuno e ha tenuto le altre.” Sospira di nuovo, pensieroso, sorridendo, le sue dita non lasciano mai l’immagine. “ Ho sempre pensato che siamo stati fortunati a non avere una sorella con ricci biondi e occhi azzurri; so che papà ha sempre detto a mamma che non gli sarebbe importato, ma so che dentro avrebbe sofferto non poco.”
“A cosa stai pensando?” lei gli chiede, la sua mano su quella di PJ che ancora sta sfiorando il ritratto di Lily Jane.
“I miei genitori si conoscono da trentuno anni e sono sposati da venticinque, e se non fosse stato per l’omicidio di Lily e sua madre lei non lo avrebbe mai incontrato; mamma era a capo delle indagini e papà, perché si sentiva in colpa, decise di offrire il suo aiuto alle forze dell’ordine; Se loro non fossero morte, i miei genitori non si sarebbero mai incontrati.” PJ fa una breve pausa, è pensieroso ma più leggero. “Quando eravamo adolescenti, la cosa non ci ha creato non pochi problemi, perché sapevamo che se papà non avesse perso la sua prima famiglia non avrebbe mai incontrato mamma, ma, non so, a un certo punto ho, abbiamo iniziato a pensare che forse Lily e sua madre avevano guidato mamma e papà verso l’uno l’altra, forse è perché mamma è Cattolica e da piccoli ci diceva che Lily e sua madre erano come i nostri angeli custodi.” PJ prende un sorso di vino rosso un po’ scombussolato fino a quando Kat non rompe il silenzio parlando di una cosa che raramente ha ammesso.
“Papà è il terzo marito di mamma; da Don, il secondo, aveva divorziato, ma il primo, Noah, era morto in servizio quando lei aveva solo venticinque anni; fu allora che lasciò Chicago per trasferirsi a Los Angeles, e lì incontrò papà; lei era un investigatore della scientifica mentre papà lavorava alla “omicidi” e capitava spesso che lavorassero insieme.” Kat ride ripensando al modo di comportarsi tra di loro dei genitori, soprattutto al lavoro, una cosa che non ha visto molto spesso poiché il padre era andato in pensione quando lei aveva solo dieci anni. “Ci sono vent’anni di differenza tra di loro, e all’epoca non si potevano soffrire.”
“E allora com’è che si sono messi insieme?”
“Tecnicamente non dovrei saperlo, ma le voci di corridoio corrono, e a quanto sembra, al matrimonio della mia nonna materna col migliore amico nonché partner di papà, loro due avrebbero avuto una torbida notte di passione.”
“E io che credevo che la mia famiglia fosse strana!”
“Pochi mesi dopo, mamma finì in ospedale con un qualche pallottola in corpo, e mentre la vegliava si rese conto di esserne davvero innamorato; morale della favola, dopo dodici anni che flirtavano e bisticciavano perché mamma credeva alle prove mentre papà era devoto al suo istinto, si sono messi insieme e dopo meno di un anno sono arrivata io.”
“Grace dice sempre la stessa cosa dei miei genitori; a quanto pare, flirtavano e bisticciavano come une vecchia coppia sposata dal giorno in cui si sono incontrati; mamma era a capo della divisione e seguiva sempre le regole, mentre papà, che da giovane aveva fatto come lavoro il sensitivo conscio di non esserlo, seguiva l’istinto e usava metodi, come dire, molto particolari; non ascoltava mai cosa gli dicevano i suoi capi, specie se era la mamma a dirglielo, e posso giurare che ha perso la conta delle volte in cui lui ha ipnotizzato gente contro il suo volere.” 
“Tuo padre era un finto sensitivo che ipnotizzava la gente?” Ancora una mezza domanda e mezza affermazione, una cosa che lui adora di lei.
“Papà è un mentalista, e mamma dice che abbiamo preso tutti da lui e che secondo lei sarebbe una dote di famiglia.” Ride pensando a tutte le volte in cui suo padre è stato accolto da silenzio per giorni interi perché al lavoro aveva fatto qualche idiozia. “Dice sempre che gli permetteva di fare come voleva e lo perdonava sempre perché alla fine confessavano sempre e ogni caso veniva chiuso.”
“Allora anche il capo di papà era un po’ mentalista, sapeva se mentivi da un solo sguardo ed era una grande a manipolare, o almeno così papà dice.” Sospira prendendo un sorso di vino. “Per mamma invece il capo Johnson era solo un ottimo ex agente della CIA, che amava dire che per avere una confessione bisognava sempre mentire e manipolare, perché altrimenti le celle sarebbero state vuote; papà a volte lo diceva pure lui, e mamma andava su tutte le furie e non gli parlava per giorni.” Di nuovo PJ cade in silenzio, il mento sul palmo della mano, focalizzato su di lei e lei sola. “PJ, a cosa stai pensando?”
“Tra poco sarà il venticinquesimo anniversario di nozze dei miei genitori.”
“Sì, rammento che hai detto qualcosa del genere.” Sorride, contenta, i suoi occhi neri che si perdono in quelli blu di lui.
“Ti andrebbe di incontrarli?” mentre lei gli sorride, PJ non può fare a meno di chiedersi se suo padre, il grande e onnisciente mentalista che tutto vede e tutto sa, l’uomo col suo stesso nome, Patrick Michael Jane Senior, avesse nuovamente ragione. Una domanda stupida da fare, lo sa, perché suo padre ha sempre ragione, ha visto giusto da quando è nato. Sì, a lui piace molto Kat, e può davvero vedersi a lungo termine con lei. 
 
 
FINE 


 

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